La Notte Di Sangue Del Folle Bastardo

di babastrell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Bene, oso presentarmi anche in questa sezione...
Avevo già intenzione di scrivere una storia ambientata a Sin City quando ho visto il primo film, ma a causa della mancanza di idee e della pigrizia ho finito per accantonare tutto. Però qualche giorno fa ho visto Una Donna Per Cui Uccidere, che ha fatto riaffiorare l'amore che ho per quella pellicola e mi ha spinto a scrivere finalmente questa fanfiction. In realtà era già pronta qualche giorno fa, ma l'ho riletta e modificata fino alla nausea, poichè ci tenevo che fosse proprio come l'avevo immaginata; tutto sommato sono soddisfatta.
Ho scelto di dividerla in due parti più per amor di suspence che per effettiva lunghezza, ma il secondo capitolo è già pronto quindi arriverà a breve.
Spero vi piaccia quanto piace a me.

LA NOTTE DI SANGUE DEL FOLLE BASTARDO - Prima Parte


Una chiazza di sangue si allarga sotto i miei piedi. Non è la prima volta che accade in questa schifosa catapecchia, ma è la prima volta che mi interessa. Mi è sempre piaciuto vedere scorrere quel liquido rosso e viscoso, ma ora mi sale qualcosa di acido e disgustoso nella bocca.

Sfioro con la mano il viso di Lottie, il mio sguardo indugia sui suoi occhi spalancati e spenti e sulla sua pelle ancora più pallida del solito.

Oh, sorellina, che cosa ti hanno fatto?

Guardo fuori dalla finestra mentre prendo il lenzuolo e copro il suo corpo freddo e rigido, per non vedere lo squarcio che attraversa il suo stomaco coperto dal corsetto ora macchiato di rosso.

Chiunque l'abbia uccisa di sicuro non era un esperto: il taglio è profondo ma approssimativo, Lottie è morta di emorragia e sicuramente ha sofferto.

Hai lottato, vero? Certo che hai lottato, si vede dalle macchie di sangue sulle pareti e sul pavimento e dai mobili spostati o distrutti. Raccolgo una cornice spaccata dal pavimento: rappresenta noi due, Lottie, quando ancora vivevamo con mamma e papà nella magione di famiglia, prima della strage che ci ha portati a cercare rifugio proprio a Sin City, nel posto più putrido e marcio che potessimo trovare.

I ricordi scivolano nella mia anima, raggiungendo quel punto di me che cerco di tenere nascosto. Mi avvicino ancora al corpo e accarezzo il suo braccio inerte.

I miei occhi si posano sulle mie dita sporche del sangue di Lottie.

Non vedrò mai più il sorriso che avevi in quella foto, sorella.

Porto le dita alle labbra e sento quel sapore metallico che tanto amo e odio. La mia mente si annebbia.

No. Mantieni il controllo, folle bastardo, non è ancora il momento.

Esco in strada e la pioggia sul viso sembra una cascata di proiettili che mi colpiscono senza ferirmi. Ed è una cosa che detesto.

Lascio che siano i miei piedi a decidere dove andare, tanto non ho la minima idea di dove cominciare a cercare quel figlio di puttana che ha ucciso Lottie, può darsi che il mio istinto per una volta sappia dove mi sta portando.

L'insegna al neon del Kadie's appare davanti ai miei occhi come una luce divina nel buio del mio animo. Entro quasi di riflesso, non sto pensando a cosa faccio.

L'odore acre e pungente di fumo e alcool mi colpisce come i pugni che ho preso nella mia vita. Mi siedo al bancone gettando uno sguardo al palco. Nancy è bella come sempre, non è una novità, ed è per questo che mi piace questo posto: alcune cose sono sempre le stesse, proprio come dovrebbero essere, e posso illudermi di avere qualche certezza.

Ma oggi non sono in vena di sedermi accanto a Marv in mezzo agli altri idioti che fantasticano su quella dea illudendosi di poter avere una possibilità anche solo per un secondo.

«Vuoi qualcosa?» chiede una voce acuta distraendomi dai miei pensieri su Nancy.

Mi volto verso la cameriera e vengo quasi accecato dai suoi capelli chiari. «Il solito, Shellie»

«Ricevuto, dolcezza» sorride mentre si allontana.

Avverto lo sguardo di qualcuno sulla schiena. Mi volto e incontro un paio di occhi scuri che mi fissano in cagnesco.

«Datti una calmata, Dwight, non te la rubo». Lo liquido e mi metto a fissare il bicchiere che Shellie mi ha portato. In un altro momento probabilmente ci avrei provato con la sua ragazza solo per vedere come avrebbe reagito, ma questa sera ho altri pensieri.

Qualcuno si siede accanto a me. Non alzo lo sguardo, non mi interessa.

«Jason» mi chiamano due voci orribilmente familiari.

Mi volto e incontro quattro occhi blu.

Selvaggia e sensuale Cherry.

Sarcastico e indomabile Seth.

Sbuffo e torno a guardare il palco. Nancy ha finito il suo numero e un'altra ragazza è salita sul palco. Non conosco il suo nome e il suo balletto non mi comunica niente, ma mi fingo interessato solo per non dover guardare i due gemelli dagli occhi di ghiaccio.

«Come sta Charlotte?» mi chiede Seth con il suo tono calmo e ironico.

Mi volto di scatto verso di lui. Ha un sorriso sardonico scolpito sulle labbra.

Cherry scoppia a ridere sadicamente. «Sono sicura che stesse meglio prima».

Per fortuna ho giusto due mani e quando si chiudono sulle loro gole candide finalmente le loro risate si chetano. «Siete stati voi?» sibilo.

Cherry tossisce. «Puoi risponderti da solo».

No, non sono loro i responsabili. Chiunque abbia squarciato il ventre di mia sorella non aveva idea di come si usasse un coltello, a differenza di queste serpi che si contorcono sotto la mia stretta.

Dovrei lasciarli. Eppure il suono dei loro respiri spezzati solletica quel punto particolare dentro di me. Basta muovere appena i pollici verso l'alto e sentirei quel delizioso suono di ossa che si incrinano.

Molla la presa. Molla la presa. Non sono loro i tuoi obiettivi.

Le mie mani si stringono ancora di più.

«Non vuoi farlo davvero, Jason» ansima Seth.

No, non voglio. Molla la presa, folle bastardo.

Trattengo il fiato, staccandomi di malavoglia dai loro colli, su cui le mie dita hanno lasciato dei segni scuri.

Cherry si accascia sul bancone del bar e mi sorride. «Hai fatto la scelta giusta, tesoro»

«Levatevi dai piedi» ringhio.

Lei si avvicina al mio viso, accarezzandomi con il suo respiro. «Non essere troppo precipitoso. Noi sappiamo cosa cerchi e possiamo aiutarti a trovarlo».

La guardo dritta nei suoi occhi glaciali. «Ti ho detto di sparire».

I gemelli ridono.

«Come sei focoso» mi apostrofa Seth, appoggiandosi alla mia spalla e sussurrandomi all'orecchio. «Sei come noi. È questo che mi piace di te». Mette un braccio attorno alle spalle della sorella e la accompagna verso l'uscita. Sulla porta, si volta verso di me. «Noi sappiamo. Quando vorrai conoscere la verità, sai dove trovarci».

Sono rimasto solo, seduto a questo piano-bar in un locale marcio. Fisso ancora per un attimo il bicchiere intatto che avevo ordinato. Poi ne butto giù il contenuto in un solo sorso, lascio i soldi sul bancone ed esco.

Non ho intenzione di cedere a quei due, troverò l'assassino di Lottie da solo.

Era da tempo che non bazzicavo la Città Vecchia, più o meno da quando la mia adorata sorellina era entrata a far parte della comunità di incantevoli guerriere conosciute semplicemente come “le signore”. Da allora avevo cominciato a odiare quel luogo di vizi e piaceri, ma se voglio scovare chi ha ucciso Lottie dovrò ingoiare il mio disprezzo.

Mi rendo presto conto che non so dove andare. Ho bisogno di una pausa, il mio cervello lavora troppo in fretta, non sono in grado di ragionare lucidamente.

Mi siedo su una transenna abbandonata, stringendomi le tempie con le mani.

Lottie, temo di non essere in grado di vendicarti. Non senza un segno.

Il ticchettio di tacchi a spillo mi fa alzare la testa. Due donne mi passano davanti senza degnarmi di uno sguardo, troppo prese a parlare tra loro. Il terrore nei loro occhi mi incuriosisce.

È il segno che ti ho chiesto, sorella mia?

Le seguo senza farmi notare. Mi guidano fino al confine della Città Vecchia, dove altre ragazze formano una piccola folla.

Allungo il collo per sbirciare tra quei corpi perfetti.

No.

Non è possibile.

Quegli occhi, quei capelli, il volto contratto in una smorfia di sofferenza.

Lottie, che ci fai in questa strada? Non eri a casa?

Mi guardo intorno, cercando una via di fuga da questa scena raccapricciante. Nell'ombra di un vicolo due sagome scure mi stanno guardando. Prima che spariscano riesco a vedere solo una sfumatura blu ghiaccio che si volatilizza nel buio.

Le signore mi hanno notato. Il capannello si allarga, per fare passare quella che sembra il capo. Si ferma davanti a me, guardandomi dispiaciuta con i suoi grandi occhi neri. «Jason...»

«Avevi promesso che l'avreste protetta!» la aggredisco.

«Non abbiamo potuto fare niente» cerca di giustificarsi.

Ma io non sono in vena di sentire scuse. Le afferro il polso e glielo immobilizzo dietro la schiena, bloccandole il collo con un braccio.

«Avevi promesso» ripeto.

Lei mi rivolge uno sguardo rabbioso con la coda dell'occhio, ma nel battito del suo cuore sento la paura. Ho imparato a riconoscerla in questi anni.

Potrei spezzarle la spina dorsale con un solo movimento. Le altre sono pietrificate.

Sento qualcosa di freddo e appuntito in mezzo alle spalle. Guardo dietro di me.

«Non preoccuparti, Miho. Non mi farà del male» dice la donna tra le mie braccia.

Miho però resta immobile, il viso inespressivo e la katana puntata sulla mia nuca.

Che schifo. Di malavoglia lascio andare la signora, che si accascia ai miei piedi.

«Gail!» grida una delle donne precipitandosi ad aiutarla.

«Sto bene» la rassicura lei. Si alza e mi guarda. «Charlotte aveva questo addosso». Mi porge un oggetto piccolo e lucido.

È un distintivo.

«Mi dispiace» dice Gail.

Non le rispondo.

Mi giro e corro. Corro fino a sentire i polmoni bruciare, fino alla nostra casa. Mi fa male la testa mentre salgo le scale ed entro nella camera dove ho trovato Lottie. Il letto è vuoto e la finestra frantumata.

Lottie.

Perché prenderti dal tuo letto e portarti in quella strada?

Esamino il distintivo che mi ha dato Gail. È stato dunque uno sbirro a mettere fine alla tua vita?

Non posso credere a quello che sto per fare.
 

Ecco, il primo capitolo si chiude qui. Spero che abbia in qualche modo stuzzicato il vostro interesse e che lasciate una recensione, anche critica, per farmi sapere cosa ne pensate

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Ehm... Ok, sono di nuovo qui con la seconda parte. Onestamente, mi ero scordata di dover pubblicare questo capitolo quindi ci ho messo più tempo di quanto volessi, ma ora sono qui e spero che vi piaccia

LA NOTTE DI SANGUE DEL FOLLE BASTARDO - Seconda parte


Sbatto le mani aperte sul legno marcio della porta. Se qualcuno non viene ad aprire probabilmente la sfonderò.

Sento il chiavistello. «Ci serve ancora questa porta» mi accoglie una voce roca.

La pelle nera degli abiti di Seth cigola ad ogni suo passo e il suono si propaga nel corridoio fino a diventare assordante.

Mi fa entrare in una schifosa camera da letto. La porta si chiude alle mie spalle.

Cherry è seduta sul davanzale della finestra, le gambe nude illuminate dalla luce della luna e dai lampioni.

«Ci hai messo tanto». Sorride.

Selvaggia e sensuale Cherry, il ricordo dei tuoi capelli e delle tue mani sul mio corpo è sempre vivido nella mia mente, come nella tua.

«Ma ora sono qui». Questa stanza odora di fumo, di chiuso e di sesso, voglio uscire. «Voglio sapere la verità»

«Mi chiedevo quando avrei sentito queste parole» è il commento di Seth.

Seth, indomabile e sarcastico. Anche nei miei ricordi hai quella grazia felina, disteso su quello stesso letto sgangherato.

Cherry mi si avvicina lentamente, spingendomi sul materasso tarmato dove il fratello mi cinge la vita.

Lei mi abbraccia le spalle, mormorando nel mio orecchio: «Vogliono la guerra, Jason».

«Loro ne uccideranno altre». Seth soffia nell'altro orecchio. «Faranno ricadere la colpa sulla polizia, così il patto si romperà e loro potranno prendere il controllo di Sin City».

Il mio corpo è rigido, non ho intenzione di cedere ai loro attacchi seducenti, non di nuovo. «Non mi importa chi vuole fare cosa» li interrompo.

«Invece dovrebbe importarti» la risata tranquilla di Cherry vibra. «Perché se tu trovi l'assassino di tua sorella, potrai dimostrare alle signore che non è necessario rompere un accordo già così precario»

«Quello che accade qui non è affar mio»

«Però è affar nostro» sussurra lei. «E sappiamo che in fondo di noi ti preoccupi».

Seth si lascia sfuggire una risatina.

«Sapete sempre tutto». Mi stanno stancando e sanno che quando mi stanco non rispondo più di me. «Sapete anche chi ha ucciso Lottie o no?».

Due bocche si accostano al mio viso e bisbigliano un nome.

Un nome che conosco.

Mi sottraggo alle loro moine e mi precipito verso la porta. Prima di uscire, mi volto verso di loro. Ammalianti e combattivi gemelli. Vorrei avervi conosciuti in altre circostanze, ora saremmo felici probabilmente, magari lontani dalla Città Vecchia.

Noi tre.

E Lottie.

Sarebbe stato perfetto.

Ma ora Lottie non potrà più far parte di quel sogno egoista e questo ideale di felicità effimera non si addice ai maledetti come noi. Avete ragione, siamo uguali, ma mai lo ammetterò, preferisco l'ipocrita sicurezza di una falsa sanità mentale.

Sicurezza che sta andando in pezzi ogni secondo che mi avvicino ai quartieri più benestanti di Sin City. La sanità mentale non mi servirà più adesso. Mantieni la calma ancora qualche minuto, folle bastardo, perché tra poco potrai sfogarti. E quando lo farai, la tua vittima ti supplicherà di mettere fine alle sue sofferenze, ma tu non la accontenterai, anzi, godrai nel sentire le sue urla di dolore.

Anche tu hai urlato quando il suo coltello è affondato nella tua pancia, mi sbaglio, sorellina?

La grondaia del palazzo è fredda e scivolosa per via della pioggia e sono appesantito dalle armi sotto la mia giacca, ma continuo ad arrampicarmi. Il mio obiettivo si trova al sesto piano e come se non bastasse ha ricominciato a piovere. Al quarto piano mi siedo su un davanzale per riprendere fiato. Una donna mi vede e si spaventa; grazie al cielo sviene, così almeno non devo farla tacere io.

Finalmente riesco a sbirciare nell'appartamento che cercavo, e lo vedo.

È seduto su una poltrona, gli occhi chiari fissi davanti a sé. Ancora sotto shock, figlio di puttana? Bene. Voglio che i tuoi ultimi pensieri siano per Lottie.

La finestra è chiusa, ma non bloccata. La alzo quel tanto che basta per infilare la canna della pistola.

«Tesoro, sono a casa» sussurro premendo il grilletto. Oh, in questo momento somiglio così tanto a Seth da farmi schifo.

Dal suo ginocchio sgorga una fontana di quel liquido appiccicoso che mi da la nausea e mi manda in estasi. Le sue grida solleticano il mio udito in maniera deliziosa e la vista del suo corpo che cerca di alzarsi ma si abbatte sul pavimento in preda alle convulsioni fa fremere quell'angolo celato nel mio spirito. Spalanco la finestra. Ehi, folle bastardo, ricordi quando ti ho detto di mantenere la calma?

Bene, dimenticatelo.

Non si è ancora accorto di me, troppo preso a fermare la fuoriuscita di sangue. Sfortuna vuole che a me non piaccia essere ignorato. Punto ancora la pistola e premo il grilletto. Il proiettile lascia un bel buco sul costoso tappeto ricamato, a pochi centimetri dalla sua testa di cazzo. Almeno adesso mi sta guardando.

«Jason...». La sua voce trema.

«Ti ricordi di me?». Mi avvicino e gli schiaccio il torace contro il parquet di legno scuro. Roba da ricconi qui a Sin City. «Allora sei ancora più scemo di quanto ricordassi. Uccidere Lottie senza tener conto del suo fratellone squilibrato»

«Tu non capisci» rantola.

Sorrido sentendo il suo sterno scricchiolare sotto il mio scarpone. «Spero che sarai così gentile da spiegarmi».

Si divincola e cerca di strisciare lontano da me. Sembra un verme e sono tentato di schiacciarlo e chiudere la questione. Però mi sto divertendo troppo.

«Prenderanno la Città Vecchia» esclama. Si aggrappa al piano del tavolo per sollevarsi. «L'accordo si romperà e quelle dannate puttane si troveranno faccia a faccia con la vera giustizia».

Riconosco quel bagliore maniacale nei suoi occhi: somiglia a quello dell'uomo che vedo quando guardo nello specchio.

Povero ingenuo. È pazzo, non ci sono dubbi, ma io lo sono di più.

«Dovresti essere dalla mia parte» tossisce miseramente. «Tu odi quelle strade tanto quanto me, se non di più. Anche tu vuoi la distruzione di quel luogo, da quando nelle sue spire è stata intrappolata anche Charlotte!».

Il nome di mia sorella, pronunciato da quella bocca stirata in una smorfia agghiacciante, mi fa salire qualcosa di amaro per la gola.

«Lascia che ti dica qualcosa». La canna della mia pistola si appoggia sulla sua fronte quasi per caso. «A me non importa della Città Vecchia. Lottie ha scelto di sua iniziativa di entrare nei suoi giri. Ma tu, ragazzino, hai usato la mia sorellina per alimentare il tuo delirio. E mi hai fatto incazzare».

Allontano il ferro e reinserisco il cane. Non ti farò certo il favore di una morte così rapida.

Anche le nuvole cariche di pioggia si diradano, come se fossero spaventate dalla mia pazzia. La luna piena mi illumina blandamente attraverso la finestra aperta, un pallido riflettore sul truce spettacolo che sto dando.

Ha urlato, almeno. Non so esattamente quando quella schifezza in decomposizione che chiamava cuore abbia smesso di pompare; forse quando ho usato l'attizzatoio del camino per giocare con i suoi organi interni, oppure quando gli ho adornato quel collo rinsecchito con le sue stesse budella. So solo che quando finalmente abbandono l'appartamento l'aria fredda della notte mi ricorda uno schiaffo in piena faccia. Non posso riportarti indietro, Lottie, ma spero che il casino che ho combinato sia bastato a vendicarti.

Giro l'angolo, solo per trovarmi davanti due paia di occhi color ghiaccio che mi aspettano.

«Come sta Dade?» chiede Seth, un ghigno trattenuto sul viso pallido.

«Sicuramente meglio di come stava prima» cantilena Cherry con la sua risata sadica.

Il sospiro a cui mi abbandono contiene tutta la tensione accumulata in questa notte troppo lunga. «Non mi era mai piaciuto quel tizio. Nemmeno quando stava con Lottie».

Mi avvio verso la Città Vecchia. Ora non la sento più tanto ostile, soprattutto perché adesso che ho ucciso un uomo non c'è altro posto dove possa rifugiarmi. E poi ci sono loro.

Una attaccata al mio braccio destro e l'altro al sinistro, le nostre ombre sull'asfalto sembrano una strana unica entità a tre teste.

«Quindi ci sarà la guerra?». La voce bassa di Cherry scivola su di me e sana le ferite del mio animo.

«Non credo». Infilo la mano in tasca e le mostro un involto insanguinato. «È il coltello di Dade. Quello schifoso non ha avuto neanche la decenza di pulirlo dal sangue di Lottie. Sono sicuro che Gail saprà cosa farne». Loro ridono.

Cherry e Seth. Seth e Cherry. Per quanto ci abbia provato non sono mai riuscito a cancellarvi completamente dalla mia testa scombussolata. Adescatori, depravati gemelli venuti da una strada deserta. Angeli decaduti e diavoli fuggiaschi. Siete come il sangue: viscidi, appiccicosi e mortiferi.

E come il sangue, vi aborro e vi disprezzo.

E come il sangue, siete la mia dipendenza.

Siete come il sangue, ho detto.

Siete come me.

Siete come Lottie.

Oh, bene. Non mi sento di dover aggiungere altro, visto che ritengo che questa storia senza troppe pretese parli da sola. Tuttavia mi farebbe decisamente sapere cosa ne pensate, soprattutto perchè Sin City è uno dei miei film preferiti in assoluto e ci terrei a sapere se ho fatto un buon lavoro o no a rendergli omaggio. Quindi in breve chiedo di lasciare recensioni, positive o negative che siano

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