Is it real?

di paola_99_t4e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Si parte ***
Capitolo 3: *** 2. Ambientarsi in una nuova città ***
Capitolo 4: *** 3. Nuove conoscenze ***
Capitolo 5: *** 4. Primo giorno di scuola ***
Capitolo 6: *** 5. Un pomeriggio in casa Cullen ***
Capitolo 7: *** 6. Domande e confessioni ***
Capitolo 8: *** 8. Il bacio che aspettavo ***
Capitolo 8: *** 7. Depistare qualcuno ***
Capitolo 9: *** 9. Pianti di gioia ***
Capitolo 10: *** 10. POV Edward ***
Capitolo 11: *** 11. Organizzare un compleanno in segreto ***
Capitolo 12: *** 12. Sorpresa riuscita ***
Capitolo 13: *** 12. Sorpresa riuscita ***



Capitolo 1
*** 1. Si parte ***


Sono Isabella Swan, per gli amici Bella. Ho 17 e devo frequentare il quarto anno di liceo. Fino a qualche ora fa vivevo a Phoneix con con mia madre Renée ed il suo secondo marito Phil. Lui, essendo un giocatore di baseball, viaggia molto e mia madre soffriva a non averlo vicino per vivere la loro quotidianità di neo sposini. Per permettere alla mia svampita mamma di seguire il suo maritino per il mondo ho deciso quindi di trasferirmi da mio padre Charlie a Forks, una piccola e piovosa cittadina nello stato di Washington, dall'altra parte degli States.
Mia madre e mio padre sono sempre stati molto diversi: lei espansiva ed estroversa, incostante e svampita: un'eterna bambina. Lui serio e riflessivo, affettuoso ma timido: un orso tenerone.
Mi è sempre piaciuto vivere con mia madre, le giornate con lei volano via, trascorse all'insegna del divertimento, ma non mi sento mai me stessa al 100% perché devo essere l'adulta della situazione. Non è una cosa che mi pesi particolarmente, ma non mi permette di vivere la mia adolescenza come tutti i miei coetanei. 
Trascorrere il tempo con mio padre, principalmente vacanze e feste scolastiche, è il massimo: lui con uno sguardo capisce cosa penso e cosa provo, sa quando esserci in silenzio perché sono triste e non ho neanche la forza di sostenere una conversazione, e quando fare il chiacchierone a macchinetta per strapparmi un sorriso; nel nostro rapporto è lui l'adulto, ma non fa mai pesare la sua autorità: è un papà magnifico. Per questo non è un sacrificio per me andare a vivere con lui, anzi. Non vedo l'ora che l'aereo atterri a Seattle, la città più vicina a Forks dotata di aeroporto. Da qui ci sposteremo con la volante della polizia di papà fino alla mia nuova città.

Finalmente l'aereo è atterrato e, dopo aver ritirato le valigie, mi metto alla ricerca di un uomo alto, con capelli e baffi neri e degli occhi cioccolatosi ed espressivi quanto i miei. Eccolo! Inizio a correre e, giunta di fronte a lui, gli salto al collo. Dopo qualche minuto gli sussurro all'orecchio <Mi sei mancato, papà!>
<Anche tu, principessa mia, anche tu!> mi dice con un tono commosso, stringendomi di più.
Poco dopo ci stacchiamo e ci incamminiamo verso il parcheggio parlando del viaggio.
All'improvviso ci fermiamo. Mi guardo intorno alla ricerca della volante e, non trovandola, mi volto verso mio padre e lo guardo stranita, ma lui fa finta di niente e mi porge un pacchetto blu. È il mio colore preferito e lo adoro in ogni sua sfumatura. Dubbiosa lo afferro e lo apro. Intanto mio padre mi spiega <Ad agosto è stato il tuo compleanno ed ora sei venuta a vivere qui. Consideralo un regalo di compleanno e di benvenuto. E poi ti aiuterà ad essere indipendente>. Fianlmete riesco ad aprire la scatoletta: all'interno ci sono delle chiavi di un'auto. Le prendo con mano trmante e clicco sul tasto di apertura automatica, senza sapere bene dove puntare, per capire a quale auto appartengono. 
Si accendono le luci di un'auto fantastica: non sarà una ferrari o una bmw ma secondo me è stupenda.

Ha il tettuccio bianco e le porte e i cofani blu. E piccola anche se è una cinque porte e anche gli inerni sembrano da urlo. Gia la amo!
Mi volto di nuovo verso mi padre e gli risalto al collo. 
<Grazie, è il più bel regalo che potessi farmi>
<Prego piccola mia. Ti voglio bene>
<Anche io papà, tantissimo>
Ci stacchiamo, mettiamo le valigie nell'auto e mi metto alla guida. Destinazione: Forks!

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Capitolo 3
*** 2. Ambientarsi in una nuova città ***


Dal mio arrivo a Forks è trascorsa una settimana, che ho speso a mettere a posto tutte le mie cose e a rimodernizzare la mia camera. Trascorrendo da mio padre relativamente poco tempo, la mia era rimasta principalmente la camera che i miei genitori avevano pensato per me: un piccolo armadio, una cassettiera ed un tavolo da lavoro in legno scuro ed un lettino, col tempo sostituito da un letto vero e proprio. Ora invece, dopo una settimana di duro lavoro, appare così:

(Immaginate pareti,mobilio ed accessori vari blu)
Appena si entra si vede sulla destra un divanetto e sulla parete dietro di esso tante foto di posti che adoro e momenti della mia infanzia: compaiono Londra, Parigi, Roma, San Pietroburgo, Mosca, Atene, New York, Los Angeles, i visi giovani dei miei genitori con me bambina, alle giostre con mamma e alla tavola calda con papà, perfino con Phil e la sua mazza da baseball; a seguire un mobiletto con computer, cd, dvd e cose simili ed una luminosa finestra; nella parete di fronte all'entrata ci sono il letto e gli armadi; sulla parete sinistra ci sono una grande scrivania, delle mensole ed una cassettiera.
Adoro il risultato ottenuto in così poco tempo, forse è dovuto al fatto che in questa settimana non sono uscita mai, delegando sempre papà, un po' per terminare in fretta il lavoro, un po' perché uscire mi imbarazza: non conosco quasi nessuno e non saprei cosa fare. Fortunatamente la scuola inizierà tra due giorni o potrò finalmente conoscere qualcuno.
Avendo finito di mettere a posto, scendo al piano di sotto, raggiungo la cucina e mi metto alla ricerca di qualcosa da cucinare per la cena. È presto ma vorrei cucinare qualcosa di buono per il mio papà: lui, al contrario di me, è negato ai fornelli, ed in mia assenza mangia solo pizze e cibi precotti. Bleah! Non so come abbia fatto a sopravvivere così.
Apro a caso le ante dei mobili ma trovo solo stoviglie, neanche una confezione di pasta o legumi. Provo con il frigo e vedo solo due lattine di birra ed una di coca cola. 
Ecco perché mio padre ha voluto ordinare pizze su pizze in questi giorni: non per farmi riposare alla sera, dopo una giornata di duro lavoro, ma perché non c'era niente da cucinare e lui sa quanto odi le cucine vuote.
Chiudo tutto, prendo la borsa ed esco.

Sono da ore in questo supermarket e non ho ancora finito la mia spesa. Sapendo che in casa non c'era niente, mi sto procurando un po di tutto: cibo, bevande, accessori per la pulizia personale e della casa. Ora mi sono accodata alla lunghissima fila che c'è alle casse: come è possibile che in una città così piccola la gente faccia la spesa nello stesso posto e contemporaneamente? Neanche a Phoenix era così affollato il supermarket. 
Dietro di me sento una risata cristallina e mi preoccupo: non è che ho espresso i miei pensieri ad alta voce e non me ne sono resa conto? Mi voto e vedo una ragazza ed una donna, entrambe more e con corporature minute; la donna è alta e con lunghi capelli che le ricadono sulle spalle e gli occhi verdi, la ragazza invece è bassina, con i capelli corti e gli occhi castani (sembra un folletto!). È lei che rideva e continua a farlo. Ora ride anche la donna che, cercando di contenersi, dice << Basta Alice, ti prego, o quando i tuoi fratelli lo sapranno, si arrabbieranno parecchio, sapendo anche che ci hai riso su così. >>
<< Suvvia mamma, come vuoi che lo scoprano!? Se non glielo dici tu non sapranno mai che la colpevole sono io! >> risponde Alice continuando a ridere. Si volta a guardare avanti e vede che la stavo guardando, o sarebbe meglio dire fissando. Mi sorride, si avvicina e mi dice << Ciao! Io sono Alice Cullen e devo frequentare il quarto anno. Tu devi essere Isabella Swan, la figlia del capo della polizia! Lo sai che sei proprio carina!? E mi sembri anche simpatica! Vieni da Phoenix, giusto? La mia famiglia è di Chicago, ci siamo trasferiti a causa del lavoro di mio padre. Lui è un medico molto bravo e generoso, per questo ha deciso di trasferirsi qui, dove può aiutare anche chi non è straricco e può viaggiare nelle grandi città per curarsi. Tu perché ti sei trasferita? Stanca del sole e del mare di Phoenix? >>
Oddio! È possibile che abbia detto tutto senza respirare neanche una volta? La guardo spaesata e, più lentamente, le rispondo << Si, sono io. Ma puoi chiamarmi Bella, è così che fanno gli amici! Grazie per i complimenti, anche tu sei molto carina e mi sembri molto simpatica! Per quanto riguarda il trasferimento è una storia un po' lunga, magari te la spiego un'altra volta. Hai detto che devi frequentare il quarto anno? Quindi saremo insieme a scuola!? Magari avremo qualche corso in comune! Speriamo! >> 
<< Non preoccuparti. Secondo me saremo sempre insieme. Ora vai, è arrivato il tuo turno! >> Mi stringe in un abbraccio e, quando mi lascia, mi fa l'occhiolino.
La saluto con un sorriso e mi volto per pagare la mia spesa.
In auto, tornando a casa, ripenso al breve dialogo con Alice: forse ho trovato una nuova amica, forse la scuola qui non sarà tanto male come a Phoenix.

 

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Capitolo 4
*** 3. Nuove conoscenze ***


È lunedì, il primo giorno di scuola. Sono in auto e sto seguendo le indicazioni che mi ha dato frettolosamente mio padre per arrivarci, chissà se ci riuscirò!? 
Stamattina mi sono svegliata praticamente all'alba per prepararmi con calma e non dimenticare niente: ho fatto una doccia rilassante, ho messo un velo di trucco, ho indossato i miei jeans preferiti ed una delle mie tipiche camicie a quadri, abbinata a qualche accessorio e gli stivaletti neri con un po' di tacco. Poi mi sono dedicata allo zaino: ho messo soltanto qualche quaderno ed un astuccio con dentro un po' di tutto, non avendo ancora nessun libro di testo. Mio padre si è informato: me li consegneranno stamani quando mi presenterò in segreteria per ultimare l'iscrizione. Finalmente vedo l'insegna della scuola. Entro nel parcheggio e do un'occhiata alle altre auto: sono tutte piuttosto malmesse, eccezzion fatta per due auto meravigliose: una volvo nera e una bmw m3 rossa. Trovo un posto libero per parcheggiare proprio vicino alla volvo e ne approfitto.
Esco dall'auto e, adocchiata la segreteria, mi precipito ad ultimare i miei "affari burocratici": all'entrata la segretaria mi accoglie con un sorriso e dopo essersi assicurata che io fossi la nuova studentessa, mi fa firmare l'ultimo modulo dell'iscrizione e mi consegna i miei libri, un'orario con allegata una cartina della scuola ed una cedola da far firmare a tutti gli insegnanti; dopo aver messo tutto nello zaino, esco e, non sapendo cosa fare, mi metto alla ricerca dell'aula della mia prima lezione e, dopo aver capito dov’è, decido di incamminarmi, nonostante sia presto.
Sono imbarazzata, ma sono costretta a guardare avanti, altrimenti inciamperò come al solito. Vengo subito attratta da un volto dall'aspetto simpatico, già visto prima: é Alice. Oggi è davvero carina! Indossa una grande camicia a quadri fucsia e neri, delle calze lughe e degli scarponcini neri. Mi saluta con la mano e mi fa cenno di avvicinarmi. Solo quando inizio a fare i primi passi mi accorgo che non è sola. Con lei c'è una ragazza bionda da urlo e tre ragazzi, uno più bello dell'altro.
La bionda è alta e slanciata, gli occhi sono azzurro cielo, con un trucco chiaro che ben si abbina ai suoi abiti: ha una camicetta a fiori sul rosa e un pantalone attillato rosa cipria, coordinato al cardigan, e delle scarpe in pizzo bianco. Vicino a lei c'è una ragazzo molto alto ed altrettanto muscoloso: assomiglia ad un orso! Ha i capelli neri e gli occhi castani; indossa un maglioncino grigio, dei jeans e semplici scarpe da tennis bianche: è carino! 
Il ragazzo che stringe Alice indossa un magliocino nero, come le scrpe, e dei jeans: è anche lui alto, ma meno muscoloso, ha dei capelli biondo paglia e degli occhi azzurri molto simili a quelli della bionda: che siano parenti?
L'ultimo ragazzo, quello tra Alice e il ragazzo-orso, è il più bel ragazzo che abbia mai visto: è alto e muscoloso, ma non troppo, con dei fantastici capelli ramati e degli occhi verdi stupendi: potrei svenire! Insoosa una t-shirt bianca con sopra una camicia a quadri sull’azzurro, dei jeans e delle scarpe da tennis blu.
Poco dopo mi rendo conto che, mentre facevo queste considerazioni, mi sono molto avvicinata al loro gruppo e ora mi ritrovo proprio davanti a tutti loro. Alice non mi da il tempo di salutare che mi salta al collo come l'ultima volta, quasi strozzandomi. Gli altri sorridono, probabilmente abituati alla sua espansività. Dopo qualche minuto finalmente mi lascia andare, permettendomi di respirare di nuovo. 
Imbarazzata, riesco soltanto a dire << Ciao a tutti. Io sono Isabella Swan, Bella per gli amici, piacere >>.
Il ragazzo biondo mi dice << Alice ci ha già raccontato tutto di te, non che ce ne fosse bisogno: tutti sapevano del tuo arrivo! >> porgendomi la mano continua << Io comunque sono Jasper Hale, il ragazzo della pazza che già conosci >> conclude facendomi un occhiolino; mi sembra simpatico. Mentre io ridacchio lui si becca uno schiaffetto da Alice. 
La ragazza bionda si avvicina lentamente e mi dice << Io sono Rosalie Hale, per gli amici Rose, la sorella del leoncino >> fa un occhiolino al fratello, che alza gli acchi al cielo, e continua << piacere di conoscerti >> e mi stringe in un caldo e leggero abbraccio. A duna prima occhiata mi era sembrata una di quelle con la puzza sotto il naso, ma le sono bastate due parole per farmi cambiare idea su di lei: credo sia una ragazza molto dolce!
Appena mi lascia mi sento afferrare da due braccia muscolose e forti, immagino quindi che l’orso mi abbia preso. Mentre ancora mi stringe, mi parla dicendomi << Io sono Emmett Cullen, il fratello maggiore della pazza e del rosso e ragazzo di Rosalie, piacere di conoscerti >>. Finalmente mi lascia ed io, cercando di non farmi vedere, mi massaggio le braccia e il busto: ancora un po’ e mi sarebbero spuntati dei lividi. Nonostante la disavventura per la troppa forza devo dire che Emmett mi sembra il più giocherellone: dovendolo definire userei le esatte parole "bambino troppo cresciuto".
Sentendo delle risatine soffocate capisco che mi hanno vista e, non riuscendo a trattenermi, replico << Spero che con la tua ragazza tu sia più delicato, orso! >>. Lui risponde << Certamente, ma non volevo farti male: era solo un abbraccio affettuoso!>>. Allora replico di nuovo << E menomale, non oso immaginare come mi avresti trattata se avessi voluto farmi male! >>. Dopo quest’ultima battuta le risatine che si erano fatte più alte diventano una vera e propria risata fragorosa da parte di tutti, meno che dall’orso, e Rosalie mi batte addirittura le mani. 
Il ragazzo fantastico, notando forse il mio sguardo stupito a causa di tutta quest’ilarità per due battute, mi si avvicina e mi spiega << Sei la prima, a parte i nostri genitori, che sia mai riuscita a far tacere il nostro orso; ma sta tranquilla, nonostante la stazza è un orso buono! >>. Gli rispondo << Non so se fidarmi, infondo sei suo fratello e poi neanche ti conosco! >> << Rimediamo subito: sono Edward Cullen, piacere >> replica lui, facendomi un sorriso sghemo da mozzare il fiato. Sono rimasta senza parole, ma mi salva Alice che, avvicinatasi proprio in quel momento, mi chiede << Allora, mi fai vedere il tuo orario? >>. Lo prendo dallo zaino e glielo mostro, lei lo confronta con il suo e quello degli altri ed emette il responso << Hai tutte le ore in comune con uno o più di noi, direi di iniziare ad incamminarci verso l’aula della prima ora se non vogliamo arrivare tardi il primo giorno! >> e mi tira con lei verso l’edificio a sinistra. A noi si aggiungono i fratelli Hale, mentre i fratelli Cullen vanno verso uno più a destra.
Mentre ci avviamo penso: “ Edward Cullen, sarai la mia rovina! ”


 

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Capitolo 5
*** 4. Primo giorno di scuola ***


La giornata è stata fantastica: non mi sono mai divertita tanto a scuola. Come predetto da Alice, che mi ha fatto da cicerone, per tutto il giorno ho condiviso le lezioni con lei, Emmett e Jasper. Il folletto mi ha presentato a tutti i professori e mi ha spiegato come lavorano e il programma che hanno seguito l'anno scorso. A mensa, quando ci siamo rincontrati, ci siamo salutati calorosamente: per me ci sono stati caldi abbracci dalle ragazze ed un bacio da Jasper ed Emmett, per i quali mi sono commossa, e da Edward, per il quale ho rischiato di svenire; credo che si sia reso conto delle reazioni che mi provoca, perché l'ho visto cercare di reprimere a stento una risatina.
Alice mi ha fatto conoscere il loro gruppo (anche se, da quanto ho capito, Cullen e Hale sono un gruppo un po' a parte). Alcune ragazze sono proprio delle racchie: Jessica e Lauren in particolare mi hanno guardato male tutto il tempo, lanciandomi occhiate di fuoco, non mi hanno fatto una bella impressione; vorrei ben vedere: sorvolando sul loro comportamento, erano vestite più per andare in piscina che a scuola per quanta pelle si vedeva! Angela invece mi è sembrata molto carina e posata. 
Ora siamo appena uscite dall'ultima ora e ci stiamo dirigendo alle auto. Alice mi ha già invitato da loro per un pomeriggio insieme per chiacchierare e conoscerci meglio: le ho risposto che, se prima mi avessero accompagnata a casa per lasciare lo zaino ed avvisare mio padre, avrei accettato. Lei, felice più di un bambino la mattina di natale, ha acconsentito ad ogni mia richiesta ed è corsa ad aggiornare gli altri. Mentre mi avvicino alla mia auto, noto che vi è appoggiato Edward, che mi sorride. Appena gli arrivo di fronte mi da di nuovo un bacio sulla guancia e mi dice << Posso farti compagnia in auto? Altrimenti mi toccherebbe andare con una delle due coppiette e quest'estate ho già fatto il pieno per un anno o due! Ti prego! >>.
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Vedendo la sua faccia disperata, inizio a ridere e non essendo capace di rispondergli, cerco nello zaino le chiavi dell'auto e gliele lancio per fargli capire che accetto. Lui le afferra ed entra. Appena salgo in auto Edward mi da un altro bacio e mi spiega << E’ per avermi salvato >>. Mentre mette in moto l’auto noto che aveva ragione: Alice e Jasper sono nella m3 a sbaciucchiarsi, così come Rose ed Emmett nella volvo. Chiudo la porta e dico << Ah, c'est l'amour! >>. 
Edward mi guarda e, sorridendomi, mi risponde: << Les enfants qui s'aiment s'embrassent debout, contre les portes de la nuit, et les passants qui passent les désignent du doigt. 
Mais les enfants qui s'aiment ne sont là pour personne et c'est seulement leur ombre, qui tremble dans la nuit, excitant la rage des passants: leur rage leur mépris leurs rires et leur envie.
Les enfants qui s'aiment ne sont là pour personne, ils sont ailleurs bien plus loin que la nuit, bien plus haut que le jour, dans l'éblouissante clarté de leur premier amour >>. 
(Per chi volesse leggere la traduzione: http://www.settemuse.it/poesia/poesia_prevert_i_ragazzi.htm )
Io rimango basita. Parla meravigliosamente bene il francese! E poi la sua voce è fantastica con quell'accento. Dopo qualche minuto mi riprendo e gli faccio i miei più sinceri complimenti, aggiungendo << Io non sono né arrabbiata né invidiosa del loro amore. Nonostante vi conosca da poco, credo di aver trovato degli amici meravigliosi e sapere che alcuni di voi, per quanto ne so, sono innamorati e felici mi fa piacere. E poi tu non lo sai ma sono una romanticona e vedere queste coppiette felici mi fa volare tanto con la fantasia! E, per inciso, quella è la mia poesia preferita. >>.
Lui distoglie per un secondo lo sguardo dal traffico e mi guarda attentamente poi, tornando a prestare attenzione alla strada, mi dice << È anche la mia preferita: secondo me Prevert ha la capacità di farti riscoprire emozioni, che magari credevi di aver compreso, con una semplicità che ogni volta che rileggo le sue poesie mi sorprende di più. Ho una domanda per te, ma me la riservo per il ritorno >> e, come se aspettasse solo un segnale di Edward, il vialetto di casa mia ci appare davanti.
Gli chiedo di aspettarmi in auto perché farò in fretta (in realtà non ricordo in che condizioni è la casa e non vorrei fare una brutta figura) e corro dentro. Lascio lo zaino, prendo la borsa ed un post-it, ci scrivo due righe per papà, lo appiccico al frigo e volo fuori. 
Sarà un pomeriggio fantastico, me lo sento!

 

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Capitolo 6
*** 5. Un pomeriggio in casa Cullen ***


Appena uscita noto due auto parcheggiate dietro la mia. Avvicinandomi vedo che sono quelle dei Cullen e degli Hale, che parlano tutti insieme. Arrivata davanti a loro mi sorridono e mi propongono di lasciare qui la mia auto ed andare con loro. Accetto e noi ragazze saliamo nella m3, i ragazzi nella volvo.
In auto Alice mi riempie di domande su Edward, chiedendomi se mi piace, se lo trovo simpatico, cosa abbiamo fatto e di cosa abbiamo parlato durante il breve viaggio in auto ma soprattutto manifesta la sua meraviglia nei confronti del comportamento del fratello: mi confessa di non averlo mai visto così espansivo, se non in famiglia e con gli Hale. Quando mi dice ciò credo che la mia espressione cambi radicalmente ma cerco subito di ricompormi, notando che Alice mi fissa per vedere almeno una mia reazione, non avendo ricevuto una vera e propria risposta. Vivendo con una madre parecchio impicciona sono diventata esperta nel dare in risposte in cui sembra che confessi chissà cosa ma in realtà non dico nulla, anche se temo che Alice abbia già capito il mio trucchetto.
L’ auto si ferma ed io scendo subito per evitare lo sguardo indagatore di Alice, al quale si è aggiunto anche quello di Rose, dedicandomi ad ammirare la meravigliosa villa della famiglia Cullen. E’ una grande villa bianca a 3 piani, con grandi vetrate ed infissi in legno, immersa nei caldi colori della natura: è infatti circondata da un ricco boschetto, che concede agli abitanti della casa la giusta intimità nonostante le vetrate.
Avanziamo tutti insieme ed entriamo. Rose ed Alice mi portano subito a fare un giro della casa: mi fanno vedere la meravigliosa cucina (per me che amo cucinare è un sogno!),

la sala con una ricca libreria, quattro poltrone e due divani dall’aria comoda e una tv ultrapiatta, ed il bagno di servizio; saliamo poi al piano successivo, dove mi indicano le porte delle due camere da letto deglio ospiti; al terzo piano invece ci sono quelle di Edward ed Emmett, che mi indicano soltanto, e quella di Alice, dove la proprietaria mi concede di entrare: le pareti sono bianche, c’è un grande letto a baldacchino in legno, una scrivania piena di foglie cose varie, a causa dei quali non si capisce come sia fatta, tante mensole con foto, album e qualche libro e due porte che mi spiega portano al bagno e alla cabina armadio (così comein tutte le altre camere dal letto). C’è poi una specie di mansarda al piano successivo, dove si trova la camera da letto dei signori Cullen e i loro studi.
Riscendiamo e vediamo i ragazzi in cucina che preparano la merenda. Emmett si è sporcato tutto con la cioccolata con la quale cercava di fare dei piccoli panini; Jasper ha fatto un danno con le arance: ha fatto una spremuta, sporcando tutto il piano da lavoro; l’unico che non ha fatto danni, o almeno apparenti, è Edward ma devo correggermi subito: avendo preso i sei bicchieri tutti insieme, ne ha fatti cadere due, che si sono frantumati sul candido pavimento in marmo. Vedendo la scna noi ragazze scoppiamo a ridere, seguite a ruota dai ragazzi che ammettono << Siamo un afrana in cucina. La prossiam volta ci pensate voi! >> e, mentre le ragazzeannuiscono io propongo << La prossima volta potrei preparare una delle mie torte, magari quella al cioccolato, che è una ricetta semplice così potete aiutarmi, facile da memorizzare se volete rifarla, e veloce così non impiegheremo tutto il pomeriggio! >>. Sono tutti d’accordo soprattutto Emmett, che aggiunge << E non dimentichiamoci che è in assoluto la più buona! >> scoppiamo a ridere fino ad avere le lacrime agli occhi, ed è così che ci trovano i signori Cullen quando rientrano a casa in serata: abbiamo trascorso un intero pomeriggio a ridere e parlare di noi e dei nostri  amici. Le ragazze mi hanno dato  conferma chel’impressione che avevo avuto su Jessica, Lauren e Angela era giusta. Poi ci siamo divertitit un sacco quando i ragazzi hanno fatto le imitazioni dei professori: Emmett è stato un ortento, da grande potrebbe farne un mestiere!
Alice mi presenta ai suoi genitori dicendo << Mamma, papà, queta è Bella Swan, la figlia di Charlie. È una ragazza simpaticissima e dolcissima; mamma, ti ricordi, l’abbiamo incontrata al supermarket qualche giorno fa!? >>. Io aggiungo << Buona sera signori Cullen, è un piacere conoscervi >>. La signora, avanzando, mi dice << Ma quale signora!? Io sono Esme, cara, altrimenti mi fai sentire vecchia! >> mi fa un occhiolino, mi abbraccia e, quando mi lascia, aggiunge << e questo è mio marito Carlisle >>. Mi prendo un momento per osservarlo per bene: è alto, biondo e con gli occhi verdi. Eward è identico al padre,a parte per il colore dei capelli, che credo sia un misto tra quello dei genitori. Sorrido ad entrami e stringo la mano a Carlisle, poi aggiungo << Ora si è fatto tardi e direi che sia il caso di tornare a casa per preparare la cena a Charlie e far cenare anche voi. Dovrei però chiedere ad uno di voi di accompagnarmi visto che non ho l’auto >>. Edward subito si propone, e ciò mi ricorda che deve ancora farmi la sua domanda. Mi prende per mano e mi porta all’auto. Chissà come sarà questo viaggio!? 

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Capitolo 7
*** 6. Domande e confessioni ***


In auto regna un silenzio imbarazzato, che si protrae per tutta la durata del viaggio: vorrei ricordargli della domanda ma il non sapere come iniziare un discorso ed il timore di cadere in un silenzio ancora più imbarazzante, mi fermano. Quando arriviamo davanti casa mia è ormai tardi, forse se ne è dimenticato. Mi volto verso di lui per salutarlo ma lui mi da un bacio sulla guancia e mi augura la buona notte. Ricambio e scendo dalla’auto. Quando sono già quasi arrivata alla porta di casa mi richiama e mi raggiunge correndo. Sorridendomi, mi ricorda << Devo farti la mia domanda Swan, ricordi? >>. Annuisco e lui prosegue << Non vorrei essere troppo invadente ma mi chiedevo come mai ti sei trasferita qui a Forks. Non fraintendermi: ne sono felice, ma non capisco come mai una persona possa decidere volontariamente di trasferirsi da una città grande e soleggiata con Phoenix per venire qui, in questo buco piovoso di città! >>. Lo guardo stranita, nessuno mi ha mai chiesto il motivo: né mia madre, che ne ha approfittato per poter viaggiare in giro per in mondo con Phil, né mio padre, felicissimo di avermi qui con me, né Alice e tutti gli altri che ho conoscito oggi; solo Edward se ne sta interessando: perché? Gli rispondo << Non sei indiscreto, è solo che è una lunga storia >> mi prendo qualche secondo per riorganizzare le idee e continuo << Mia madre si è risposata: lui è un giocatore  di baseball e viaggia molto, mia madre è sempre stata con me per non lasciarmi sola ma sapevo che ci soffriva così, appena è stato possibile, ho deciso di trasferirmi da mio padre >>. << Sei sicura? >> mi chiede lui un po’ dubbioso << Certo, perché? >> gli chiedo io, subito sulla difensiva. Mi risponde << Perché mi sembra che tu non mi abbia detto tutto. Non preoccuparti, puoi fidarti di me: lo so che ci conosciamo da poco ma sono uno che sa ascoltare >>. Guardo la sua espressione e mi accorgo che è sincero: non mi ha fatto questa domanda in modo da aver un pettegolezzo da racconatre domani a scuola. Me l’ha fatta perché gli interessa, anche se non ne so il motivo.
Mi siedo su una delle sedie che sono sul piccolo portico ed indico ad Edward di fare lo stesso. Penso a come organizzare un discorso chiaro e, dopo qualche minuto, inizio a parlare. << Mia madre è sempre stata una donna molto particolare: sempre entusiasta di tutto e di tutti, esuberante ed impulsiva, sempre con una nuova idea da mettere in pratica o una cosa da provare. Io non le assomiglio molto, sono la fotocopia di mio padre: timida e riflessiva, faccio amicizia raramente ma, quando trovo quella persona, quell’amica/o vera/o, sarei capace di fare tutto per lei/lui. Voglio bene a mia madre, ma vivere con lei stava diventando troppo difficile: da quando ha trovato Phil è peggiorata. Non c’è modo di contenerla ed io non riuscivo più a vivere serenamente vicino a lei. Perciò ho deciso di trasferirmi qui da papà, e poi Forks mi è sempre piaciuta: secondo me qui c’è un’atmosfera magica. Pensa che quando ero piccola trascorrevo le mie serate seduta sul davanzale della finestra ed osservavo il boschetto fantasticando: immaginavo di essere una principessa che trova il suo principe azzurro e vive felice e contenta la sua storia d’amore; quando si faceva tardi fingevo di dormire e mio padre mi metteva a letto, mi rimboccava le coperte, poi mi sussurrava sempre la stessa frase: “Rimani sempre così, mia piccola Bella, perché nel tuo mondo tutto è possibile”, mi dava un bacio sulla fronte ed usciva >>. Mentre racconto ad Edward tutto ciò chiudo gli occhi, facendo riaffiorare alla mente i ricordi. Ora che ho finito, sento le sue braccia forti che mi stringono delicatamente e mi sussurra dolcemente all’orecchio << Scusami Bella, non volevo farti piangere. Ti prego, perdonami >>. Appena sento ciò cerco di dirgli che non deve sentirsi in colpa perché non sto piangendo, ma sento un groppo in gola che mi impedisce di parlare e mi rendo conto di essermi commossa durante il mio racconto. Appena mi calmo gli spiego << Ho sempre pensato che il rapporto con mio padre fosse una cosa speciale, solo nostra e a Phoenix, lontana da lui, cercavo di non pensare a lui: mi mancava molto e ripensare a tutti i momenti che passavamo insieme mi avrebbe fatto stare male, mentre io cercavo solo di evitarmi altro dolore. E, un po’ per questo, un po’ perché, a causa del mio carattere introverso, non ho mai trovato una vera amica con cui confidarmi e a cui raccontare tutto ciò. >> Edward, triste e preoccupato, mi dice << Non volevo farti sentire costretta a dirmi qualcosa che non volevi, scusami >>. Io, un po’ divertita, gli dico << La smetti si scusarti per tutto? Se non avessi voluto dirtelo avrei rimediato una scusa! >>.  Mi sorride come per scusarsi e mi dice << Secondo me dovresti confidarti con le ragazze. Loro potrebbero capirti ed aiutarti. Non che non possa farlo io, ma magari per te potrebbe essere più facile aprirti e parlare con loro >>. Ci penso su un po’ e poi accetto il suo consiglio. Edward mi sorride di nuovo e mi dice << Si è fatto tardi, è ora che io torni a casa >> mi da un bacio sulla guancia,

che io contraccambio, e torna in auto, la mette in moto ed e si allontana.
Io entro in casa e, salendo le scale, penso al fatto che finalmente il peso che sentivo sempre all’altezza del petto, si è così alleggerito che quasi non lo avverto più.

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Capitolo 8
*** 8. Il bacio che aspettavo ***


Ed è proprio come ci avevano augurato Esme e Carlisle: per il momento è una serata fantastica! È tardi e per tutta la serata ci siamo divertiti un sacco: io faccio coppia con Edward, come al solito, e ciò non mi dispiace per niente. È sempre così dolce con me! È simpatico, intelligente, premuroso, e poi è bellissimo! Spesso mi incanto a guardarlo mentre fa qualsiasi cosa ed i ragzzi o le ragazze mi riprendono ridendo: credo proprio che si siano resi conto dei miei sentimenti, l’unico che non sembra farci caso è Edward. Io penso perché mi considera solo un’amica, Alice sostiene che prova lo stesso per me e si trova nella mia stessa situazione: ne dubito fortemente.
È da ore che balliamo, siamo esausti, e decidiamo di andare a sederci; ordiniamo da bere e stabiliamo di fare un ultimo ballo e poi tornare a casa: è stata una serata meravigliosa ma siamo tutti molto stanchi e, conoscendo Alice ed il suo dono nel rendere perfetto ogni evento, credo proprio che dovremo riposarci per bene: domani ci farà sgobbare per rendere perfetto il compleanno di Rose e Jazz e permetterci di divertirci quanto, se non più, di stasera.
Torniamo a casa, divisi nelle auto come al solito: io ed Edward nella mia auto, Rose ed Emm nella m3 e Alice e Jazz nella volvo. Arrivati a casa io ed Eddy salutiamo gli altri (le coppiette rimangono a sbaciucchiarsi perché i fratelli Hale torneranno a casa loro) e ci fermiamo in cucina a bere dell’acqua: io sono disidratata, credo che sia lo stesso per lui.
Appena finito saliamo su e lui si ferma davanti la porta della mia camera. Mi sorride, mi prende la mano e mi fa una domanda inaspettata << Ricordi cosa mi hai detto il primo giorno che ci siamo incontrati? >> gli rispondo << Certo, ti ho praticamente raccontato tutto di me >> e gli sorrido. Lui ricambia e mi spiega << Mi riferivo a prima, quando eravamo in auto al ritorno da scuola >>. Ci penso un po’ e quando ricordo sorrido << Come ho fatto a dimenticarlo? È stato quando hai recitato la mia poesia preferita >>. Lui sorride e prosegue << Si, ti ricordi precisamente cosa mi hai detto? >> ci penso un’attimo poi annuisco e lui continua << Beh, devo chiederti una cosa >>. Sono un po’ spazientita da tutte queste domande ma, cercando di non farglielo capire, lo spingo a parlare dicendogli << Ma stasera devo tirarti le parole di bocca con la forza!? >>. Sorride e finalmente si convince a parlare << L’hai voluto tu! Sei sicura di aver trovato degli amici qui a Forks? >>. Confusa gli chiedo << Che intendi? >>. Lui mi spiega << In effetti mi sono espresso male. Avrei dovuto dire “Dopo tre mesi, sei sicura di aver trovato SOLO degli amici qui a Forks?”. Insomma, scarti completamete l’idea di trovare, o aver già trovato, qualcosa di piu dell’amicizia? >>. Non mi da il tempo di comprendere a pieno la sua domanda: appena termina di parlare mi prende con dolcezza la testa, la avvicina alla sua e mi bacia.


Non ho mai baciato nessuno, ma credo che baciare lui sia il massimo. Non è un bacio appassionato, al contrario: un semplice e dolce sfiorarsi di labbra, che è comunque capace di disconnettermi il cercello e frami venire le farfalle nello stomaco e le gambe molli. Quando ci allontaniamo sorridiamo come ebeti e lui mi spiega << E’ da un pezzo che volevo farlo >>. Vorrei chiedergli “ Perché hai aspettato tanto, pazzo? ” invece gli sorrido ancora, lui mi ribacia, augurandomi la buona notte. Faccio lo stesso e lo osservo mentre sale le scale lentamente, come suo solito.
Avevo ragione: Edward Cullen mi farà impazzire!

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Capitolo 8
*** 7. Depistare qualcuno ***


La sera che Edward mi accompagnò a casa riflettei molto sul consiglio che mi aveva dato e la mattina seguente, dopo una notte insonne, decisi di seguirlo: nel pomeriggio raccontai tutto alle ragazze. Loro furono molto comprensive con me e mi fecero capire che mi sarebbero state vicine e che avrei potuto contare su di loro in caso di bisogno. Quel momento ci ha segnato molto e credo che da lì la nostra amicizia sia davvero iniziata: da allora sono trascorsi tre mesi e siamo diventato un gruppo affiatato, 

studiamo quasi sempre insieme a villa Cullen e spesso nel weekend usciamo per andare a ballare o al cinema. A volte sono anche riamsta a dormire da loro perché papà aveva il turno di notte alla centrale ed Esme e Crlisle non volevano che rimanessi da sola in casa: sono così dolci e premurosi! Oggi è venerdì e sia stasera che nel weekend rimarrò da loro ma per un motivo diverso: domenica ci sarà il compleanno dei gemelli Hale e io ed i Cullen vogliamo organizzare una festa a sorpresa. Ora sto preparando una borsa piena di vestiti, pigiami, intimo e occorrente per la pulizia personale: mi presta sempre tutto Alice ma è da un po’ che mi propone di lasciare qualcosa nella “mia” stanza da letto a casa Cullen, in modo taòe da renderla totalmente mia.
Sento un clacson dalla strada, mi precipito alla finestra e noto Edward che, uscito dall’auto ma con ancora un braccio in auto sul volante, mi fa segno di uscire. Finisco velocemente di mettere le mie cose nella borsa, scendendo le scale saluto papà e gli ricordo che in questi giorni non ci sarò, esco, corro alla mia auto ed entro. Fuori fa davvero freddo! Edward mi segue ed Emmett, che è alla guida della volvo, prima di ripartire mi saluta con un clacson. Io ed il fratello Cullen intelligente ci salutiamo con il consueto bacio sulla guancia, ci sorridiamo e lui, che si è seduto alla guida, parte alla volta di villa Cullen. Sta sera è in programma un’uscita in un locale aperto da poco a Seattle ed Alice si è offerta di auitarmi a prepararmi. Di solito usciamo il sabato ma quel giorno io e i Cullen saremo occupati ad organizzare la sorpresa quindi, per non far insospettire i fratelli Hale facendo saltare completamente l’uscita, l’abbiamo anticipata inventando per il weekend loro una visita da alcuni lontani parenti a Port Angeles, io una breve visita a mia madre in modo tale da anticipare quella di Natale, in quanto durante quelle vacanze voglio trascorrere tutto il mio tempo con mio padre ed i miei nuovi amici. Ho anche inventato che mio padre stasera aveva il turno di notte, in questo modo non li insospettirò andando a dormire dai Cullen. Ci sono rimasti parecchio male per la nostra assenza, noi abbiamo fatto finta di essere sorpresi da tanta tristezza, chiedendo loro il motivo (che in realtà conoscevamo benissimo: saremmo mancati il giorno del loro compleanno!) ma loro non hanno voluto dirci niente.
Edward mi osserva con la coda dell’occhio e mi chiede << A cosa pensi? Hai l’espressione che usi di solito quando pensi a qualcosa di divertente >>. Ogni volta che fa questo genere di osservazioni mi stupisco di quanto sappia di me nonostante ci conosciamo da così poco tempo. Beh, il bue che dice cornuto all'asino! Da mesi trascorro intere giornate a fissarlo, lanciando occhiate di fuoco alle ragazze che gli si avvicinano. All'inizio ho pensato fosse una cotta passeggera: insomma, non potevo mica innamorarmi di quello che reputavo i mio migliore amico! E invece poi ho capito che è stato proprio così: che cliché! Scaccio dalla mia mente tutti questi pensieri e gli sorrido rispondendogli << Ripensavo a quando abbiamo detto a Rose e Jazz che questo weekend non ci saremo mentre invece vogliamo organizzare loro una festa a sorpresa >> << Altroché se è divertente! >> e ridacchia. Appena arriviamo notiamo subito Alice seduta sulle scale del portico di casa sua. Ricordo in quel momento che si era offerta di aiutarmi a prepararmi per stasera e mi lamento a bassa voce, sussurrando anche qualche imprecazione, mentre scendo dall’auto con Edward, che, avendomi sentito, mi augura buona fortuna, mi da un bacio sulla guancia e scappa in casa. Io avanzo più lentamente e, quando giungo davanti ad Alice la stringo in un abbraccio, cercando di depistarla un po’. Lei mi dice << Rimandiamo le smancerie: dobbiamo prepararci! >>. Io ribatto << Ma se sono le 18 ed il locale apre alle 22! >>. Lei mi risponde << E’ anche poco il tempo che ci rimane! >> e mi trascina fino alla sua stanza, dove ci aspettava Rose. Trascorriamo tutto il pomeriggio a prepararci: facciamo a turno un bagno rilassante con dei sali minerali, stendiamo la crema su tutto il corpo, indossiamo l’intimo, lavoriamo i capelli, ci vestiamo e trucchiamo con tanta cura che non oso immagginare cosa farà per prepararsi il giorno del suo matrimonio! Ora siamo fianlmente pronte. Scendiamo le scale e lasciamo a bocca aperta i ragazzi quando ci vedono. Anche Esme e Carlisle ci guardano un po', facendoci poi i complimenti e augurandoci di divertirci e passare una bella serata.

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Capitolo 9
*** 9. Pianti di gioia ***


Entro in camera mia, mi cambio per la notte e mi metto a letto.

Non ho neanche il tempo di spegnere l’abat-jour che qualcuno bussa alla porta.
Il mio primo pensiero è che sia Edward. Poi penso al fatto che è passato troppo poco tempo: conoscendo la sua lentezza nel fare tutto, sarà appena arrivato in camera sua. Ridacchio e do il permesso di entrare. Alice ed Emmett entrano come due tornadi.
La nana ha un sorrisone stampato in faccia e mi salta addosso. Sono confusa per questo suo comportamento: non è passata neanche mezz’ora da quando io ed Edward li abbiamo lasciati giù: che sia successo qualcosa? Ci pensa l’orso a chiarirmi le idee: con una mano (aperta) sugli occhi mi dice << Sei sicura che possiamo entrare o stai ancora sbaciucchindo il nostro fratellino? >>. Arrossisco all’istante, scatto in piedi (forse facendo cadere Alice) e, avvicinandomi all’orso, gli chiedo << Come lo avete saputo? >>. Lui, togliendosi la mano dal volto, mi risponde sorridendo << Stavamo salendo su per andare a dormire ma, vedendovi così vicini, ci siamo appostati e vi abbiamo spiato. È da mesi che, notando i vostri sguardi, abbiamo capito che provate qualcosa l’uno per l’altra, a dire il vero lo hanno fatto tutti tranne voi! >>. Avevo ragione, lo hanno capito tutti: che imbarazzo!
Insomma, dopo tutti i libri e i film che ho letto e visto a proposito dell’amore credevo di averci capito qualcosa. Mi era chiaro il concetto che non basta che si pensi che una persona sia perfetta per noi, ed io penso che Edward lo sia. Avevo capito che l’amore fosse un sentimento che trascende dal nostro volere e dal nostro “conscio”, che fosse una cosa che nasce così nel profondo, quasi non dipendesse, non caturisse, dai noi. Questo vuol dire che anche il mio subconscio pensa che Edward sia perfetto per me!? Lascio stare questi pensieri, rimandandoli a quando la mia camera sarà di nuovo solo mia.
Ripenso alla frase di Emm e noto che non ha alcuna vergogna ad ammettere ciò che ha fatto, ma ormai lo conosco e so com’è fatto. Non finisco di pensarlo che mi sento stringere in una morsa dolce e sorrido. Lo sento sussurrarmi all’orecchio << Certo che ci avete messo parecchio! Avevo notato che qualcosa era scattato già il primo giorno che vi siete incontrati! Comunque sono felice per voi >>. Lo stringo anche io e gli rispondo << Grazie Koda >>. Lui mi lascia guardandomi perplesso. Gli spiego << E’ un film d’animazione: Koda, fratello orso. Ti chiamo così perché è quello che sei per me: il fratellone che ho sempre desiderato >>. Si commuove. EMMETT CULLEN SI E’ COMMOSSO! Mi sorride mentre piange lacrime di felicità: sembra un bambino! Lo abbraccio e, dopo qualche secondo, sentiamo dei singhiozzi. Ci giriamo e vediamo Alice che piange. Subito mi preoccupo e il senso di colpa mi assale: l’ho fatta cadere, si è fatta male ed io non me ne sono neanche curata, troppo occupata a pensare alle mie cose. Che amica sono? Mi avvicino e mi scuso con lei. Lei mi guarda per un attimo e mi stringe forte tra le sue esili braccia. Dopo qualche minuto mi dice << Non piango perché mi sono fatta male, anche se potevi stare più attenta!, ma perché mi sono commossa: eravate così dolci! >> ride. Abbraccio anche la Cullen nana e la seguo a ruota, così come Emm, che dopo un po’ si calma e dice << Vado a parlare con Eddy. Volevo già farlo senza nessuna qualifica, ma ora che mi hai riconosciuto come tuo fratellone sarà più ufficiale, come lo è stato quello che ho fatto a Jazz per Alice; e poi, nonostante sia mio fratellino, se Eddy osa farti soffrire gli spezzo le gambe e anche qualche altra cosa >>. Mi da un bacio, così come ad una nanetta sconvolta per la dichiarazione indiretta, ed esce sorridendo.
Prima Eward che mi bacia e quasi si dichiara senza aver mai fatto accenno prima ai suoi sentimenti, poi la nana che ride e piange per un abbraccio e due frasi dolci, infine Koda che si commuove come una donna incinta: in che famiglia pazza mi sono imbattuta!?  

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Capitolo 10
*** 10. POV Edward ***


Esco dalla camera di Bella e salgo al piando si sopra. Intanto penso a quanto quella ragazzina così piccola e fragile abbia sofferto, ma nonostante ciò riesca a portare allegria ovunque vada. È una forza della natura! Non proprio come Alice, mia sorella è un tornado; lei lo è in modo semplice e delicato, come un raggio di sole in una giornata piovosa: l’unica cosa che ti fa venire il buon umore. Scuoto la testa come per scacciare questi pensieri troppo sdolcinati. Entro nella mia stanza, mi spoglio e faccio una doccia che dovrebbe essere rilassante ma che non sortisce alcun effetto. Infilo un paio di boxer ed una semplice maglia, mi metto a letto, spengo le luci e tento di dormire. Ci vuole un po’ per rilassarmi e, quando finalmente stavo per abbandonarmi alle braccia di Morfeo, bussano alla porta. Scocciato apro gli occhi e accendo la luce mentre do il permesso di antrare al bestione: ho capito che fosse lui dai colpi “delicati”. Quando lo fa noto subito che ha qualcosa di strano ma non capisco cosa; lo guardo attentamente e capisco: ha gli occhi rossi. Ha pianto. Non lo fa da quando è morta nonna Pratt (quella materna) due anni fa. Lui ci era molto legato, come tutti, ma non quanto me: è stata come una seconda madre per me e mi ha insegnato a sunare il pianoforte, la nostra passione in comune. Quando è morta mi sono sentito perso,ho perfino abbandonato il piano; l’ultima volta che l’ho suonato è stato al suo funerale: glielo dovevo, è stato come un tributo.
Da quando Bella è entrata a far parte della mia vita invece riesco a vivere di nuovo: mi dedico davvero ad i miei amici ed alla mia famiglia, ed ho perfino ricominciato a suonare.

Accantono il pensiero di Bella e chiedo a mio fratello cosa è successo e lui mi racconta tutto, da quando con Alice mi ha visto con Bella fino al suo discorso, per il quale si è commosso. Quasi quasi scendo di sotto e, abbracciandola forte, me la bacio… la mia Bella! Emm, forse leggendo la mia espressione, mi mette un braccio dietro al collo e mi dice << Calma i bollenti spiriti ragazzo. Ora che sono anche suo fratello riconosciuto, se provi a sgarrare o a farla soffrire ti ammazzo con le mie mani, non mi importa che sei mio fratello. Inoltre volevo avvertirti: Rose mi ha raccontato tutto ciò che Bella ha passato ed io panso che, anche se alcuni avvenimenti l’hanno temprata, facendola apparire forte, sia troppo fragile e che non sopporterebbe altro dolore >>. Quando ha questi momenti seri mi stupisce sempre: dimostra di non essere solo un burlone ma un ragazzo d’oro, dolce, premuroso e attento alle emozioni, i sentimenti e le necessità delle persone a cui vuole bene: non lo cambierei con nessun altro!
Mi da una pacca sulla spalla ed esce.
Mi rimetto a letto e ripenso a ciò che mi ha detto: sono le cose sulle quali ho riflettuto in queste ultime settimane, il motivo per cui ho aspettato tanto prima di prendere la decisione di buttarmi. Sono consapevole della fragilità di Bella ma questo non mi spaventa, anzi: le starò vicino, sarò la sua forza e la amerò curando le sue ferite più nascoste. È una promessa!



Angolino dell'autrice (che parolona!)
Capitolo breve ma ricco: i POV saranno tutti così
Al prossimo

P.S.: grazie a tutte/i per la lettura: continuate così e recensite!

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Capitolo 11
*** 11. Organizzare un compleanno in segreto ***


Abbiamo appena finito di pranzare e siamo tutti riuniti per ricapitolare i nostri compiti: Emm ed Eddy devono prepararsi e chiamare i gemelli per dire loro che siamo tutti riusciti a liberarci oggi e daranno loro appuntamento a villa Cullen per questo pomeriggio; io ed Alice dobbiamo prepararci, scegliere i vestiti e gli accessori dei festeggiati e metterli in due buste apposite. Poi tutti insieme dovremo portare nelle auto i borsoni, i regali ed i CD con la musica per la festa.
Ancora sono stupita da tutto ciò che la nana è riuscita a farci fare in un solo giorno: dopo averci svegliato praticamente all’alba, ci ha fatti fare una brevissima colazione ed una doccia ancora più fast, ci ha messi all’opera e comandati peggio di un generale della marina militare. Abbiamo scelto il locale da affittare per il pomeriggio e la serata, la musica, gli invitati e gli inviti, che poi abbiamo anche spedito con posta prioritaria, i nostri abiti (con rispettivi trucchi ed accessori) e, dopo tutto ciò, siamo usciti per comprare i regali e qualcosa che ci servirà nei prosimi giochi. Tornati abbiamo preparato i borsoni e siamo andati a letto presto per ricaricare le energie, anche in previsione  di quello che perderemo durante i giorni futuri.
Per tutto il giorno io ed Eddy ci siamo tenuti per mano e, tra un compito ed un altro, ci siamo dati qualche bacetto innocente, che ha comunque dato ad Alice un motivo per commuoversi e correre ad abbracciarci felice ogni volta che ci vedeva vicini, dando ad Emm pretesti perfetti per prenderci in giro e ridere di noi: me la pagherà, parola di Isabella Marie Swan!
Torno alla realtà e sento la nana lamentarsi per il poco tempo a nostra disposizione. Saliamo nella sua camera e, mentre ci prepariamo, sentiamo i ragazzi che parlano a telefono con Jazz. Si stanno divertendo un mondo a prenderlo in giro, anche se credo che il biondino abbia intuito qualcosa: ha un gran fiuto e non si riesce a tenergli nascosto niente, ma tutti speriamo che la sorpresa non sia rovinata.
Io ed Alice finiamo di prepararci ed indossiamo i nostri abiti.

Il mio è verde ed il suo blu, con abbinati accessori coordinati. Ci gaurdiamo allo specchio e notiamo che siamo davvero fantastiche! Finalmete pronte ci dedichiamo alla preparazione del vestito di Jazz, un semplice completo nero con camicia bianca e scarpe e cravatta grigia, e ci dedichiamo a quello di Rose: è viola e lungo: con questo indosso sarà stupenda, una dea. All’abito abbiniamo delle scarpe con tacco e ud un fermaglio per i capelli (che acconceremo in tanti boccoli) color ghiaccio. Mettiamo tutto nelle buste e chiamiamo i ragazzi per farci aiutare a portare tutto giù: ovviamoente i ragazzi portano i nostri ed i loro borsoni, molto pesanti, mentre noi ci limitiamo a trasportare i regali!
Mettiamo il tutto nelle auto facendo molto in fretta: fuori fa davvero freddo infatti, tornati in casa, mentre aspettiamo i festeggiati, prepariamo delle cioccolate calde per tutti, in modo tale da riscldarci un po’ e recuperare le energie: dobbaimo essere in forze per la serata!
Gemellini Hale, preparatevi al compleanno più bello della vostra vita!

 

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Capitolo 12
*** 12. Sorpresa riuscita ***


12. Sorpresa riuscita
Appena i gemelli sono arrivati abbiamo offerto loro una cioccolata calda e, senza perdere altro tempo noi ragazze abbiamo sequestrato Rose e i ragazzi Jazz e li abbiamo portati al piano di sopra con una scusa.
Noi avviamo detto a Rose che non è vestita nel modo adeguato per il locale in cui vogliamo andare ed ho inventato che mia madre mi ha regalato un abito che non è per niente della mia taglia, ma che a lei starebbe da dio. Glielo facciamo provare ed è davvero fantastica!

<< Sei meravigliosa >> dice Alice; io aggiungo << Concordo, ovviamente stasera lo indosserai: sei troppo stupenda, sembra fatto apposta per te! >>.
Non ho il tempo di aggiungere altro perché Koda, spalancando la porta, è rimasto a bocca aperta. Dopo alcuni minuti riesce a riprendersi e a spiccicare tre parole << Sei una dea! >> per poi scappare, speriamo in camera sua a cambiarsi. Non avendo seguito i consigli di Alice, che aveva preparato per lui un completo perfettamente abbinato all’abito di Rose, era abbigliato in modo completamente inadegluato: l’avrebbe fatta sfigurare!
Ripreseci dall’interrzione di Koda ci dedichiamo ad acconciare i capelli all’inconsapevole festeggiata, rendendoli boccolosi come avevamo stabilito, aggiungiamo poi il fermaglio e le porgiamo le scarpe ed il coprispalle. Quando siamo pronte scendiamo di sotto, dove i ragazzi ci aspettano.
Arrivate davanti a Jazz ed Emm, Alice e Rose vengono baciate dei loro ragazzi; la stessa cosa succede a me quando gli giungo davanti ad Edward, ma tutto ciò scatena una grande sorpresa nei gemelli, che ci guardano come se fossimo degli alieni. Dopo aver promesso di spiegare loro tutto con calma, ci apprestiamo ad uscire ed, entrati nelle auto, partiamo alla volta di Seattle.
Dopo un viaggetto piuttosto lungo giungiamo dinnanzi al locale ci fermiamo, scendiamo dalle auto, ci raggruppiamo di nuovo ed entriamo.
Le luci sono molto soffuse, le pareti sono di un colore tra l’arancione ed il rosso, il soffitto è bianco e a volta ed il pavimento ha il parquet dello stesso legno di cui sono fatti i tavoli, posizionati nella parte destra del locale. Sulle mensole che a diverse altezze ricoprono le pareti, sono disseminate molte candele profumate e, accostato al muro destro, c’è un tavolo con la cena a buffet. A sinistra c’è lo spazio del DJ e tutto il resto dello spazio è dedicato ad un’immensa pista da ballo, dove gli invitati si stanno già sbizzarrendo. Quando Rose e Jazz capiscono che quasto non è una semplice serata ma la loro festa di compleanno a sorpresa, si voltano verso di noi con espressioni del tutto sorprese e felici.
Avendo capito che siamo noi gli artefici di tutto, ci correno incontro e  ci saltano al collo, stringendoci poi in abbracci stritolatori. Ricambiamo tutti e, dopo aver augurato loro un buon compleanno, li spingiamo in pista per un primo ballo tra festeggiati.
Gemellini, direi che la sorpresa è proprio riuscita!

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Capitolo 13
*** 12. Sorpresa riuscita ***


12. Sorpresa riuscita
Appena i gemelli sono arrivati abbiamo offerto loro una cioccolata calda e, senza perdere altro tempo noi ragazze abbiamo sequestrato Rose e i ragazzi Jazz e li abbiamo portati al piano di sopra con una scusa.
Noi avviamo detto a Rose che non è vestita nel modo adeguato per il locale in cui vogliamo andare ed ho inventato che mia madre mi ha regalato un abito che non è per niente della mia taglia, ma che a lei starebbe da dio. Glielo facciamo provare ed è davvero fantastica!

<< Sei meravigliosa >> dice Alice; io aggiungo << Concordo, ovviamente stasera lo indosserai: sei troppo stupenda, sembra fatto apposta per te! >>.
Non ho il tempo di aggiungere altro perché Koda, spalancando la porta, è rimasto a bocca aperta. Dopo alcuni minuti riesce a riprendersi e a spiccicare tre parole << Sei una dea! >> per poi scappare, speriamo in camera sua a cambiarsi. Non avendo seguito i consigli di Alice, che aveva preparato per lui un completo perfettamente abbinato all’abito di Rose, era abbigliato in modo completamente inadegluato: l’avrebbe fatta sfigurare!
Ripreseci dall’interrzione di Koda ci dedichiamo ad acconciare i capelli all’inconsapevole festeggiata, rendendoli boccolosi come avevamo stabilito, aggiungiamo poi il fermaglio e le porgiamo le scarpe ed il coprispalle. Quando siamo pronte scendiamo di sotto, dove i ragazzi ci aspettano.
Arrivate davanti a Jazz ed Emm, Alice e Rose vengono baciate dei loro ragazzi; la stessa cosa succede a me quando gli giungo davanti ad Edward, ma tutto ciò scatena una grande sorpresa nei gemelli, che ci guardano come se fossimo degli alieni. Dopo aver promesso di spiegare loro tutto con calma, ci apprestiamo ad uscire ed, entrati nelle auto, partiamo alla volta di Seattle.
Dopo un viaggetto piuttosto lungo giungiamo dinnanzi al locale ci fermiamo, scendiamo dalle auto, ci raggruppiamo di nuovo ed entriamo.
Le luci sono molto soffuse, le pareti sono di un colore tra l’arancione ed il rosso, il soffitto è bianco e a volta ed il pavimento ha il parquet dello stesso legno di cui sono fatti i tavoli, posizionati nella parte destra del locale. Sulle mensole che a diverse altezze ricoprono le pareti, sono disseminate molte candele profumate e, accostato al muro destro, c’è un tavolo con la cena a buffet. A sinistra c’è lo spazio del DJ e tutto il resto dello spazio è dedicato ad un’immensa pista da ballo, dove gli invitati si stanno già sbizzarrendo. Quando Rose e Jazz capiscono che quasto non è una semplice serata ma la loro festa di compleanno a sorpresa, si voltano verso di noi con espressioni del tutto sorprese e felici.
Avendo capito che siamo noi gli artefici di tutto, ci correno incontro e  ci saltano al collo, stringendoci poi in abbracci stritolatori. Ricambiamo tutti e, dopo aver augurato loro un buon compleanno, li spingiamo in pista per un primo ballo tra festeggiati.
Gemellini, direi che la sorpresa è proprio riuscita!

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