The pirate and the Swan.

di asyouwishmilady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quite jealous, aren't we? ***
Capitolo 2: *** Where does Hook sleep? ***
Capitolo 3: *** For the first time in forever ***
Capitolo 4: *** The cursed hand ***



Capitolo 1
*** Quite jealous, aren't we? ***


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La notte era ormai calata del tutto sul quel piccolo ma affollato borgo della Foresta Incantata. L’unica fonte di luce – ahimè – proveniva dal riflesso della luna sull’oceano calmo. Emma, staccando riluttante gli occhi dalla finestra della locanda, si portò una mano alla fronte: non era abituata a tutto quel buio e, come se non bastasse, avrebbe dovuto portarsi appresso un Hook non esattamente sobrio.
«Sei una donna bellissima. Te l’hanno già detto, immagino» farfugliò lui, con l’accenno di un sorrisetto malizioso.
Emma allungò una mano per accarezzare la cicatrice che lui aveva sulla guancia, scendendo, poi, fino alle sue labbra carnose ed ancora bagnate di rum.
A quel tocco, Killian le schiuse ancora di più, ispirando violentemente «Ti voglio. Adesso»
Udendo le parole di lui, così dirette, così rudi, Emma si morse il labbro inferiore, reprimendo un’ondata di desiderio.
«Non vuoi bere qualcos’altro?» riuscì a biascicare, infine, ricordando il piano e l’accordo con il vero Hook.
Lui, senza mutare espressione, si lasciò scivolare sulla panca di legno consumato, fino a ritrovarsi a pochi centimetri da lei.
«Ti ho già detto quello che voglio» i loro visi si erano fatti così vicini che Emma sentì gli occhi bruciare a causa del forte odore di rum proveniente dalla bocca di lui. Un odore che in altri contesti l’avrebbe nauseata, in quel momento l’attraeva ed inebriava nella maniera più assoluta.
Lui l’attraeva come non mai. La sua barba ruvida, quello sguardo carico di smania, le labbra arrossate dal contatto con l’alcol; tutto di lui la faceva sentire come un pulcino in balìa di un uragano.
Impotente.
E confusa. E dire che non aveva nemmeno toccato rum.
Killian, d’impeto, si mise in piedi, porgendo la mano buona ad Emma «Voglio mostrarti la mia nave»
Lei l’afferrò senza esitazioni, accarezzandone il palmo con il pollice «Non c’è qualcos’altro che vorresti mostrarmi?»
Era brava in questo gioco ma, per un istante, si era scordata chi si trovasse di fronte. Quando si rese conto di non aver soppesato abbastanza attentamente le parole, fu troppo tardi: una frazione di secondo dopo, avvertì il corpo di Killian contro il suo, le sue braccia avvolgerla, il suo fiato caldo sulla spalla.
«Modera i termini, tesoro» l’avvertì, strofinandole il naso contro la spalla «O non arriveremo nemmeno alla Jolly Roger»
***
Alla Jolly Roger ci arrivarono eccome, anche se non senza fatica. Ogni dieci passi, Killian si aggrappava alla mantella marrone di Emma, implorandola di concedersi in qualche sporco vicoletto.
Non era facile gestire un pirata ubriaco ed eccitato, soprattutto uno testardo ed egocentrico quanto lui. Emma sapeva bene com’era fatto. Quello che, però, non sapeva è che, di lì a qualche minuto, il vero Hook li avrebbe sorpresi a pomiciare nella cabina della Jolly Roger – solo per distrarlo, ok? –, e avrebbe steso il vecchio sé stesso con un memorabile cazzotto.
«Stai scherzando?!» sbottò lei, fulminando il suo compagno d’avventura con lo sguardo «Come puoi pretendere che questo non avrà conseguenze?»
Killian, risentito, evitò gli occhi di lei «Incolperà il rum. E poi se l’è cercata. Andiamo via»
Prima che potesse ribattere, Hook era già uscito di scena, arrampicandosi sulla scaletta consumata che conduceva al pontile.
Emma sbuffò. Non riusciva ancora a capirlo completamente, ma era diverso ora: lei importava di lui, per quanto provasse a convincersi del contrario. Non voleva ferirlo, né allontanarlo. Del resto, non l’aveva mai delusa, non l’aveva mai abbandonata, anche quando lei sembrava supplicare di farlo.
Congedatosi da un confuso Smee, Hook si avviò a grandi passi verso la strada che portava al bosco.
Lei, di sottecchi, studiò la sua espressione per tutta la durata del tragitto: era serio, quasi imbronciato, con le sue sopracciglia scure incurvate verso il basso.
Emma sapeva che non era arrabbiato – non gli riusciva proprio con lei -, che probabilmente era solo infastidito dal modo in cui era saltata addosso al vecchio lui, nella sua stessa cabina.
Lei come avrebbe reagito, se lo avesse visto pomiciare con qualcun’altra? Scacciò in fretta quel fastidioso pensiero, con lo stomaco in subbuglio.
Come era arrivata a questo? Le sembrava passato un giorno da quando si erano incontrati. Poi c’era stata Cora, Neal, Pan, Zelena e la sua dannata paura di lasciarsi andare.
«Hai parlato con mia madre?» domandò Emma, d’un tratto, tentando disperatamente di smettere pensare.
Killian annuì, serioso, sollevando un sopracciglio nella penombra della notte «Sì, adesso dobbiamo solo assicurarci che riesca a prendere l’anello».
Lei non rispose. Temeva che qualcosa non sarebbe filato liscio, e tutto quello di cui aveva bisogno era qualcuno che la rassicurasse o che, almeno, la distraesse.
Le battute provocatorie di Killian funzionavano, di solito, ma lui non sembrava proprio essere in vena.
«Si può sapere cosa ti prende?» sbottò Emma, squarciando il silenzio.
«Cosa prende me?!» si voltò lui, di scatto, con un sorriso ironico stampato in volto «Sei tu quella che stava per farsi prendere, in realtà»
Lei si morse energicamente il labbro inferiore, per allentare l’irritazione «Quindi è questo il problema?»
Sospirò, stanca, incrociando le braccia al petto «Killian, era solo il piano. Tu mi hai chiesto di tenerlo occupato e io l’ho fatto»
Hook si fermò di colpo, per fulminarla con lo sguardo «Lui, in un’ora, ha avuto più di quello che ho avuto io in tutto questo tempo»
Lei inclinò la testa di lato e non poté fare a meno di sorridere: grazie a Dio, nel buio, lui non se ne accorse «Non ha significato niente»
«Lo so. Ai tempi, non ero interessato a niente che non mi procurasse un orgasmo» ridacchiò tra sé, perso in un ricordo lontano. Emma si domandò distrattamente se sentisse la mancanza di tutte quelle donne, della sua vecchia vita da pirata. La risposta le sarebbe arrivata di lì a poco.
«In realtà, avrei voluto solo essere al posto suo» ammise, serio, a testa bassa.
Per qualche motivo, Emma si sentì offesa da quelle parole: tutto l’amore che sosteneva di provare per lei si limitava al desiderio fisico?
Come suo solito, intravedendo la possibilità di essere ferita di nuovo, si chiuse a riccio «Ma per favore!»
Riprese, in fretta, a camminare nell’oscurità del porto, aguzzando l’orecchio, di tanto in tanto, per assicurarsi che Killian fosse ancora dietro di sé.
***
Mentre Emma era impegnata ad ignorarlo, Hook trovò della legna da ardere e delle foglie secche su cui dormire. Le aveva ammucchiate distrattamente di fronte al fuoco, fingendo di non udire i versi di disapprovazione di lei.
«Vado a prendere le foglie per me» lo avvisò Emma, senza troppi convenevoli. Poi, si ritrovò a studiare l’espressione confusa di lui.
Non vorrà dire che… No.
«Il caldo dei nostri corpi ci eviterà di congelare» disse semplicemente lui, senza una traccia di malizia.
Una manciata di minuti più tardi, se ne stavano già sdraiati a terra, su quelle foglie sporche e ruvide.
Lei si era voltata, dandogli le spalle, mentre lui era sistemato a pancia all’aria, con il braccio che gli sorreggeva la testa.
Quando inizierà a fare freddo, pensò Killian, la smetterà di fare la schizzinosa.
Ma lui sapeva perfettamente che, piuttosto che chiedergli aiuto, si sarebbe lasciata morire ibernata. Quando Killian avvertì l’aria farsi insopportabilmente gelida, si voltò nella sua direzione e si spinse contro di lei, senza alcun preavviso.
I muscoli di lei scattarono come una molla, ma non lo respinse. Lentamente, allargò le braccia per stringerla, cercando di trasmetterle tutto il calore che aveva in corpo. Era ancora sveglia? Sì.
Quando il respiro agitato di Emma si fece più regolare, Hook decise di rischiare «Sei comoda?»
Lei non rispose, non verbalmente: si limitò a stringere la mano di Killian tra le sue. La sensazione dei loro corpi vicini era così bella… Emma sentiva che sarebbe potuta rimanere così per sempre. Senza “ma”, senza “perché”.
In tutta risposta, Killian posò il mento sulla sua spalla, accoccolandosi ancora di più a lei. Aveva sognato quel momento da così tanto tempo. Lei era stata la sua luce alla fine del tunnel, un lampo di piacere in un oceano di oscurità.
Ad un tratto, la voce fievole di lei, lo riscosse dai suoi pensieri «Grazie»
All’udire quella parola, il suo cuore prese a battere all’impazzata «Per cosa, Swan?»
Non rispose. Era già stato fin troppo difficile partorire quella singola parola: non ci sarebbe mai riuscita senza il buio, la paura di perdere tutto, il respiro caldo di lui sul collo.
Per cosa? Per tutto. Non l’aveva mai delusa, mai. L’aveva sempre messa di fronte a qualsiasi altra cosa, persino a se stesso. E le aveva dato la speranza di poter imparare ad amare ancora.
«E’ stato un piacere, Emma» mormorò, infine, Killian, senza indagare ulteriormente.

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Capitolo 2
*** Where does Hook sleep? ***


                                                      Image and video hosting by TinyPic                                                  


Storybrooke era più fredda del solito, quella mattina, e nonostante Henry si rifiutasse di indossare il suo berretto di lana, la giornata in casa Charming era iniziata parecchio bene. Il piccolo Neal sembrava amare la nanna, e ciò aveva convinto Emma a lasciare la stanza da Granny’s, a favore della sua vecchia tana: l’appartamento di Mary Margaret.
E’ solo una sistemazione momentanea” si era giustificata con Henry, che non sembrava essere particolarmente contento della decisione della madre.
Ma come dargli torto? Quando era arrivata a Storybrooke, in quell’appartamento viveva una sola persona, mentre ora pretendeva che ci fosse spazio per 5 persone, tra le quali un neonato.
Durante il tragitto verso Granny’s, – per farsi perdonare, Emma aveva deciso di portare il figlio a fare colazione fuori – Henry aveva domandato distrattamente dove dormisse Hook.
Forse dovremmo invitarlo a casa della nonna. Sembra che abbia bisogno di una doccia”.
Udendo le parole sincere ma premurose del suo ragazzino, Emma non era riuscita a trattenere una risata.
La verità, però, era che non era stata in grado di rispondere alla sua domanda. Dove dormiva? Escludeva che avesse affittato una stanza da Granny’s, o che le suore lo ospitassero.
Quindi, di fronte ad un caffè fumante, decise di porgere la fatidica domanda a Killian, giusto per fare contento Henry. Tuttavia, che fosse disposta ad ammetterlo oppure no, la curiosità del figlio aveva messo in luce qualcosa dentro di lei che era stato in ombra praticamente per tutta la vita. Cos’era? Preoccupazione, premura, apprensione? O, semplicemente, non era sicura di voler baciare qualcuno che puzzasse.
«Nuovo “caso” da risolvere, Swan?» fece Hook, ironico, quando lei ebbe finito di parlare.
«Henry voleva saperlo» ribatté Emma, sulla difensiva.
L’altro annuì, giocherellando con la tazza sbeccata «Al porto»
Emma strabuzzò gli occhi per un istante, per poi stringere nervosamente la sciarpa rossa tra le mani: il solo pensiero di rannicchiarsi sul pavimento di legno umido del porto la faceva rabbrividire.
«Perché non l’hai detto prima? Ti avremmo pagato una stanza da Granny’s » sbottò, infine, quasi accusandolo di averla fatta impensierire troppo, con quella notizia.  
Lui fece spallucce, intuendo il disagio dell’altra «Non è la prima volta che dormo al freddo, Swa…»
«Ma qui siamo a Storybrooke. Ci sono i letti, i piumoni, il riscaldamento» lo interruppe, brusca.
«Nessuno mi ha mai parlato di questi piumoni» sussurrò Hook, con gli occhi azzurri carichi di amarezza.
Il messaggio era chiaro. Ed Emma sapeva che aveva ragione lui. Prima di quell’incidente col portale di Zelena, a malapena gli parlava: se le avesse chiesto di dormire insieme, l’avrebbe steso come quella volta a New York.
«Te ne sto parlando adesso» fece lei, infine, in tono risoluto ma dolce.
Hook, ricevuto il messaggio tra le righe di lei, fece un cenno con il capo «Grazie».

***

«Non era questo, quello intendevo, mamma!» si lamentò Henry, non appena Killian varcò la porta dell’appartamento di Mary Margaret.
«Lo so, lo so!» si affrettò Emma, sollevando le mani a mezz’aria, a mo’ di scuse  «Domani andremo a cercare una nuova casa in zona»
«Per noi due?!» la interruppe il figlio, entusiasta.
Emma esitò un istante, prima di annuire.
Henry sollevò un sopracciglio ed incrociò le braccia al petto, scherzosamente «Per noi tre
Lei sentì le guance avvampare «Non possiamo lasciarlo là fuori al freddo»
«Hai ragione. E’ la cosa giusta da fare» sorrise il ragazzino, citando le parole dei suoi amati nonni, prima di recuperare cappotto e sciarpa dall’appendiabiti «Ma io dormo dalla mamma, stanotte»
Emma sorrise, prima di posargli un’affettuosa pacca sulla spalla: era felice che il rapporto tra Henry e Regina avesse preso una bella piega e poi, se non altro, la presenza del figlio l’avrebbe distratta dal ritorno della moglie di Robin. Scacciò in fretta quel pensiero fastidioso.
«Tutto bene con il ragazzo?» domandò Killian, apprensivo, mentre scendeva piano le scale dell’appartamento. Nel frattempo, Henry aveva levato le tende con un “ci si vede”.
«Credo di sì. Tu gli piaci»
«Sono un pirata» sorrise, sornione, allargando le braccia.
«Già. Senti, a questo proposito…» esordì lei, consapevole che il tatto non fosse mai stato il suo forte «Sai cos’è una doccia?»
Hook corrugò la fronte, indietreggiando di un passo «Dove vuoi arrivare?»
Senza troppi convenevoli, Emma  lo afferrò per il braccio, trascinandolo all’interno del grazioso ed ordinato bagno di Mary Margaret.
«Mi stai dicendo che puzzo?»
«Se hai intenzione di stare qui, devi adattarti a questo stile di vita» Emma trattenne una risata: era stata parecchio brava. E non aveva nemmeno accennato a parole come “tanfo”, “fetore” o “disgustoso”.
«D’accordo» fece Hook, divertito, posando la pesante giacca di pelle sullo sgabellino a lato della finestra «Come funziona questa macchina infenale?»
Emma, pazientemente, spalancò le porte di vetro trasparente della doccia, per poi sporgersi a regolare il miscelatore su una temperatura intermedia.
«Non stare a guardarmi come un pesce lesso, spogliati!» inveì lei, mentre uno schizzo d’acqua ancora fredda le inondò la manica del maglione.
«Se me lo chiedi così, tesoro…» sorrise Killian, sornione, mentre percorreva con lo sguardo tutto il corpo di Emma e, nonostante fosse coperta come uno yeti, lei si sentì nuda e vulnerabile.
«Adesso esco. Farai meglio a non fare disastri» lo avvertì, in tono severo.
«Puoi anche restare» la provocò Hook, mentre cominciava a liberarsi dei vestiti «Non ho niente da nascondere»
Emma soppresse uno sbuffo, decidendo di ignorare le solite battutine a sfondo sessuale di lui «Passami quei vestiti. Devono essere lavati»
Una volta che Killian si fu completamente spogliato, Emma dovette trattenere il respiro. E non perché puzzasse.
Non voleva nemmeno vederlo: se un bacio le aveva messo sottosopra gli ormoni, osservarlo totalmente nudo le avrebbe fatto perdere il controllo. E non voleva perderlo, non ancora.
«Sei dentro?» domandò con la gola secca, mentre cercava di ricomporsi.
«Pessima scelta di parole, Swan» rispose lui, con voce inaspettatamente roca.
Prima che Emma avesse la possibilità di rimproverare sé stessa, un lamento squarciò la quiete di quel Martedì mattina.
«Hook!» gridò Emma, precipitandosi verso la doccia. Nonostante i vetri fossero già appannati, riuscì a vedere che lui si era rannicchiato in un angolo della doccia.
«E’ bollente!» sbottò Killian.
Emma sospirò, prima di spalancare le porte del box. In effetti, né fuoriuscì un vapore che, in pochi istanti, invase tutta la stanza.
«Hai girato la manopola!» lo rimproverò lei, affrettandosi a risistemarla nella posizione iniziale.
Prima che potesse rendersene conto, Hook le cinse la vita e la trascinò sotto il getto «Forse potrei accidentalmente aver toccato qualcosa»
«E sarà l’unica cosa che toccherai» mormorò Emma, a testa bassa, consapevole di non essere esattamente convincente. Sentiva a malapena l’acqua tiepida bagnarle i capelli ed i vestiti. Sentiva, invece, il corpo nudo di lui premere contro il suo, insieme al suo sguardo carico di desiderio.
Hook affondò il viso nel suo incavo del collo, contribuendo ulteriormente a farle perdere il controllo.
«Killian, mi sto bagnando tutta per colpa tua» sussurrò debolmente, sovrastando a malapena il ronzio dell’acqua.
Lui si staccò solo per analizzare l’espressione dell’altra «Pessima scelta di parole, Swan. Di nuovo. Inizio a pensare che tu lo faccia apposta»
Emma finalmente trovo la forza di divincolarsi dalla stretta di lui «Sei tu ad essere un pervertito»
Killian, in tutta risposta, sollevò spalle e sopracciglia «Questo è vero»
«Stammi a sentire, Hook» esordì Emma, in tono piuttosto duro, prima di afferrare spugna e bagnoschiuma «Versi un po’ di questo sopra questa, poi strofini, ok? E poi risciacqui»
«D’accordo» Killian le rubò la spugna di mano, e prese a strofinare con fin troppa forza ogni angolo del suo corpo.
Emma lo osservava, mentre dentro di lei maturava qualcosa di ancora nuovo. Lui era l’unico a non averla mai delusa, l’unico che la mettesse al primo posto, perfino prima di sé stesso.
Dopo pochi minuti, però, dei bizzarri versi, la distrassero dai suoi pensieri.
«Non ci arrivo» spiegò Killian, che, come un bambino, si era messo a fare i capricci per attirare la sua attenzione «La schiena. Non riesco a strofinarla»
«Dammi» Emma gli strappò letteralmente la spugna di mano, per poi prendere a sfregare delicatamente la schiena di lui, studiandone ogni neo, ogni cicatrice.
Una volta terminato, lasciò cadere la spugna sul pavimento della doccia, facendo sobbalzare Hook «Grazie, Emma».
Lei, presa da un’improvviso ed inspiegabile moto d’affetto, fissando un punto vuoto di fronte a sé, si lasciò cadere addosso a lui, stringendolo così forte da fargli mancare il respiro «Zitto».


 

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Capitolo 3
*** For the first time in forever ***


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«Vuoi salire?» domandò Killian, bloccandosi improvvisamente a lato della strada bagnata dai primi fiocchi di neve. La mano di Emma era stretta nella sua e, se si concentrava, riusciva a percepire persino il battito di lei.
«Hai visto qualche film sulla HBO?» domandò, divertita, cercando di nascondere l’imbarazzo.
Hook si strinse nelle spalle, per poi fare un cenno con il capo verso Granny’s «Non so cosa sia questa HBO, Swan, comunque ho una sorpresa».
«Che genere di sorpresa?» chiese lei, un po’ intimorita dalle folli ipotesi che cominciavano a balenarle in testa.
Killian si lasciò sfuggire un sorrisetto, prima di trascinarla all’interno del cortiletto di Granny’s, il luogo dove si erano dati il primo vero bacio.
«Vedrai» sussurrò, poi, prima di varcare la soglia.
Granny’s, come sempre, era gremito di gente: principesse, principi, maghi, qualche nano. Personaggi incredibilmente diversi tra loro che però, in quel momento, ebbero in comune l’impellente bisogno di scrutare Emma e Killian. Che tra quei due ci fosse qualcosa, se n’era accorta praticamente mezza città, ma vedere la Salvatrice mano nella mano con il pirata era tutta un’altra cosa.
«Sbrigati» ringhiò Emma sottovoce, spingendo delicatamente Hook con la mano. Si sentiva addosso gli occhi di tutti, specie quelli di Grumpy e Granny. Istintivamente, stinse più forte la mano di Killian, infastidita dal calore che le divampava improvvisamente sulle guance.
«Hey, aspetta. Killian…» biascicò, confusa ma autoritaria, rendendosi conto di aver superato la zona bistrot di Granny’s «Dove stiamo andando?»
Lui le sorrise e, con un gesto rapido, estrasse una vecchia chiave consumata dalla tasca dei pantaloni.
Emma gli lanciò un’occhiataccia  «Killian!»
«Che c’è?»
La donna sospirò, sconsolata «Pessima tecnica di abbordaggio. Dio, hai 300 anni. Credevo che…»
«Emma» la interruppe lui, allarmato, guardandola dritto negli occhi verdi «Non so cosa tu abbia capito, ma io volevo solamente stare un po’ da solo con te. In un posto con una temperatura superiore ai -15 gradi centigradi, se capisci a cosa mi riferisco»
Emma sbuffò, sollevando la mano libera in segno di resa «D’accordo, d’accordo. Non voglio parlare di lavoro, stasera»
«Allora seguimi».

***


«Se non ti conoscessi, direi che stai cercando di portarmi a letto» fece Emma, dopo essersi seduta sul grande letto matrimoniale al centro della stanza.
Killian, che stava fissando un punto indistinto fuori dalla finestra, si voltò di scatto, con un’espressione divertita in volto «Se non ti conoscessi, direi che non stai rifiutando»
Lei sollevò gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto «Sul serio, Killian?»
«Qualcuno ha perso il suo senso dell’umorismo» constatò Hook, corrugando la fronte «Dai, Emma, stavo solo scherzando».
Lei, facendo spallucce, abbassò lo sguardo sui suoi piedi scalzi «Lo so. E’ solo che…»
E’ solo che mi sento in imbarazzo, avrebbe voluto dirgli. Solo tu ed io, in una piccola, calda stanza. Non credevo sarebbe mai successo.
Come se le avesse letto nel pensiero, Killian andò a sedersi accanto a lei, così vicino che le loro gambe erano attaccate l’una all’altra. La stava fissando, anche se Emma non poteva saperlo per certo, visto che il suo sguardo era ancora puntato sul pavimento in legno della stanza.
«Emma» mormorò semplicemente Killian, accarezzandole il viso con il suo respiro.
Solo in quel momento lei trovò la forza di incrociare i suoi occhi. Era reale. Tre anni fa, se le avessero detto che si sarebbe innamorata di un pirata di 300 anni, con un uncino al posto della mano sinistra, sarebbe scoppiata a ridere. In realtà, sarebbe scoppiata a ridere semplicemente se le avessero detto che si sarebbe innamorata.
«A cosa stai pensando, tesoro?» domandò, Killian, d’un tratto, cirondandole le spalle con il braccio.
«Che casa mia comincia ad essere davvero affollata» mentì, posando una mano sul ginocchio di lui.
Killian annuì: era esattamente il motivo che l’aveva spinto a portarla lì, quella sera «Ho visto che il ragazzo scappa da Regina ogni volta che può»
«Come dargli torto? Gli strilli di mezzanotte li eviterei volentieri anch’io. E non sto parlando di Neal».
Scoppiarono entrambi in una sonora risata, stringendosi ancora di più l’uno all’altra.
«Killian?» lo chiamò, cercando i suoi occhi.
«Sì?»
«Baciami»
Lui obbedì, posandole un dolce ma passionale bacio sulle labbra. Anche se lui non l’avrebbe mai ammesso, era evidente che Hook fosse imbarazzato quanto Emma da quell’atmosfera incredibilmente intima.
Si staccarono giusto un istante, durante il quale Emma avvolse collo di lui con le braccia, fissandolo dritto negli occhi.
Ancora, per favore. Non fermarti.
Le loro labbra s’incontrarono nuovamente, questa volta con più foga. Quel secondo bacio fu così semplicemente ardente che i due, totalmente privi di fiato, si lasciarono cadere sul letto.
Emma sollevò le braccia sopra la testa, osservando il soffitto giallastro e scrostato. Hook, invece, si concesse uno spettacolo decisamente più allettante: con lo sguardo, prese a segnare ogni porzione del corpo Emma, centimetro per centimetro, curva per curva. Partendo dall’incavo del mento, arrivando alle increspature dell’abito, passando per il seno e le braccia.
«Sei fortunata che io sia un uomo d’onore, Swan» borbottò, con la voce che si era fatta più roca del solito. Era così bella, e così vicina.
«E tu sei fortunato che non dirò a mio padre del nostro dopo-cena» lo sfidò Emma, prima di cercare la sua mano.
«Bene» fece lui, divertito «Allora, adesso che so che non spiffererai tutto a David, posso fare questo».
Questo cosa? Si domandò Emma, ma non fece nemmeno in tempo a formulare un’ipotesi, perché Killian si chinò sopra di lei per baciarla, spiazzandola del tutto. Lasciandosi andare, portò le mani sulla sua schiena, accarezzando la superficie ruvida e fredda della giacca di pelle.
Adesso, i baci di Hook, si erano spostati più in basso: sul collo, sulle spalle, sul petto. Istintivamente, affondò una mano nei capelli scuri di lui, come ad esortarlo a proseguire. Per una volta, c’era solo lei. Lei e Killian. Per una volta, non c’erano sortilegi da spezzare, cattivi da sconfiggere, deboli da salvare. Per una volta, non era la Salvatrice: era solo Emma.
«Ti amo» sussurrò Killian, d’un tratto, all’orecchio di lei, facendola sobbalzare per la sorpresa.
Con il cuore impazzito nel petto, Emma posò entrambe le mani sulle spalle di lui, indicandogli di guardarla. E, per la prima volta, lo disse «Ti amo anch’io, Killian».
L’amore negli occhi di lui lo rendeva così dolce che Emma avvertì il bisogno di stringerlo a sé. Era caldo, ma non profumava più di salsedine. Profumava semplicemente di Killian.
«Stanotte posso dormire qui?» domandò, Emma, mettendosi a sedere. Non voleva separarsi da lui, e la scusa del piccolo Neal era ottima ad evitarle la figura della ragazzina innamorata.
Hook, mentre si sfilava la giacca di pelle, le rivolse uno dei suoi soliti sorrisetti maliziosi «Se non ti conoscessi, direi che mi vuoi portare a letto».
Emma annuì, come a dire “me la sono cercata”.
«Dai, infilati a letto. Per quanto quell’abito ti stia d’incanto, credo che tu stia congelando» aggiunse Killian, con indosso solo una t-shirt e i pantaloni.
«Non guardare» lo intimò lei, sfilandosi velocemente il vestito, per poi infilarsi ancora più fretta sotto le pesanti coperte. Killian fece lo stesso, sforzandosi di scacciare quei pensieri maliziosi che avevano iniziato a fare capolino nella sua mente.
«Allora, buonanotte» fece, prima di spegnere la luce dell’abatjour.
«Non allungare le mani» lo avvertì Emma, scherzosamente.
Killian sorrise nel buio della stanza «Non potrei mai: sono un uomo d’onore, io»
«Certo, come no» ridacchiò lei, prima di stringerlo da dietro. E rimasero così tutta la notte, mentre la neve, silenziosa, scendeva su Storybrooke.




Salve. Mi scuso per questa cosa sdolcinata ma, Dio, quei due mi stanno uccidendo negli ultimi episodi. Diciamo che questa è la mia aspettativa (impossibile) per il loro appuntamento, ahah. Ovviamente non faranno mai accadere una cosa del genere perché Once Upon a Time è un programma "per tutta la famiglia", secondo Adam & Eddy. E - TADAAAAN - è a questo che servono le fanfiction. Spero di non essere caduta nell'OOC, ma stanno cambiando così tanto (in senso positivo) che non so nemmeno più quali sono i confini. Attendo vostri giudizi! Grazie per aver letto.
Claudia

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Capitolo 4
*** The cursed hand ***


                                                                                  Image and video hosting by TinyPic 

«La “prossima volta”?» il suo bellissimo viso s’increspò in un’espressione confusa ma divertita «Non ricordavo di avertelo chiesto».
Strinsi ulteriormente le sue mani e mi assicurai che mi guardasse dritto negli occhi «Perché è mio turno. Vorresti uscire di nuovo con me?».
Ma certo, mi rispose con lo sguardo, facendolo saltellare dai miei occhi alle mie labbra. Quella serata aveva di gran lunga superato anche le rosee aspettative di un pirata fin troppo egocentrico.
Finalmente, Emma aveva smesso di respingermi, di evitarmi, di trattarmi come fossi una specie di pericoloso animale selvatico, pronto ad attaccare quando meno te lo aspetti. E, rendermi conto che la nostra relazione aveva raggiunto un nuovo livello, mi faceva sentire bene. Riusciva a farmi sentire di nuovo il vecchio me: l'uomo che ero prima della morte di mio fratello.
Lentamente, Emma avvicinò il suo viso al mio, socchiudendo gli occhi, ed io lasciai che le nostre labbra s’incontrassero per l’ennesima volta. Come ogni volta, avvertii il mio corpo crollare di fronte a quel contatto, per poi risvegliarsi gradualmente. Lei, come sempre, aveva un buon sapore ed un buon profumo. Le sue labbra, poi, erano più morbide di un petalo di rosa.
L’abitudine e l’emozione mi fecero scordare che finalmente avrei potuto stringerla con entrambe le mani. Con decisione, le avvolsi il corpo con le braccia, andando a posare le mani sul retro di quella nuova giacca che le avevo prestato perché non prendesse freddo.
Non credevo che un gesto così banale potesse scatenare in me – in noi -  così tanta passione. Continuammo a baciarci fino a perdere il fiato, finché, per puro caso, mi ritrovai a fissare quella mano sinistra che sembrava estremamente fuori posto.
Una serie di confusi pensieri prese a bombardarmi.
E se il Signore Oscuro avesse detto la verità?
Perché avevo reagito in quel modo al ristorante?
Era come se qualcun altro avesse preso il controllo del mio corpo.
Quella mano. Possibile che fosse tutta colpa sua?

Nonostante mi fossi irrigidito, Emma non aveva smesso di baciarmi. Provai a chiudere gli occhi per tornare a contraccambiare il bacio, ma il mio corpo fu improvvisamente attraversato da un tremito, che mi portò inspiegabilmente a sollevare la mano incriminata, all’altezza del collo di Emma. E lo afferrai, con tutta la forza che avevo in corpo. Sentivo le punte delle dita affondare nella carne.
No! Che cosa diamine stavo facendo?
Quando provai a staccare la mano, essa si allontanò solo per un istante dal corpo di Emma, per poi afferrarla di nuovo per il collo: da davanti, questa volta.
La mano stringeva, stringeva fino a farle perdere ogni possibilità di respirare. Lei annaspava, si dimenava, cercando disperatamente di divincolarsi da quella presa. La sua espressione era disperata, una maschera di dolore: stava addirittura cambiando colore. Ma io, per quanto ci provassi, non riuscivo a controllare né quella mano, né qualsiasi altra parte del mio corpo.
«K-Killian…» mormorò, con l’ultima goccia di respiro che le rimaneva «Mi stai uccidendo».
Scossi violentemente la testa. No. Non poteva morire per mano mia, non adesso che finalmente potevamo essere felici insieme. Facendo leva su questo pensiero, finalmente riuscii a lasciarla andare.
Sobbalzai, osservando il suo corpo cadere inerme a terra. Aveva persino sbattuto la testa sul pavimento del pianerottolo.
«Emma» mi chinai, preoccupato, su di lei, afferrandole un mano «Emma, mi dispiace. Non è stata colpa mia. E’… E’ la mano che ha preso il controllo».
Quando mi resi conto che non rispondeva e non dava segni di vita, m’inginocchiai ed appoggiai la testa sul suo petto, per controllare il battito del cuore.
Non poteva essere. Con le mani tremolanti, afferrai delicatamente il suo polso. Niente.
Ma sarei riuscito a salvarla, mi convinsi: era stata la magia a farle del male, e la magia l’avrebbe salvata. L’avrei portata da Rumpelstiltskin. Lui sarebbe riuscito a curarla.
«Emma, non preoccuparti» l’afferrai e la sollevai «Andrà tutto bene, te lo pro…»
Quando il mio sguardo si posò sul suo viso, i suoi occhi erano spalancati, fissi nel nulla, privi di emozione, privi di vita.
Sul suo collo candido, spiccavano dei segni rossi, quasi marroni: i segni che le avevo lasciato io, strangolandola.
Ero stato io, non la magia. Niente le avrebbe ridato la vita. Come potevo convivere con questo fardello? Il fardello di aver ucciso l’unica persona che avessi mai amato realmente.
Il mio corpo fu preso da una serie di lunghi ed intensi singhiozzi, che mi facevano mancare il respiro.
D’un tratto, la porta dell’appartamento dei genitori di Emma si spalancò. David e Mary Margaret mi si piazzarono di fronte: i loro volti trasudavano rabbia, dolore e follia.
«Cos’hai fatto a mia figlia?!» strillò lei, accorrendo sul corpo di Emma, stringendolo e baciandolo.
«Mi… Mi dispiace» indietreggiai, fino a trovarmi con le spalle al muro «Non è stata colpa mia».
«Lo sapevo! L’ho sempre saputo che non avrei mai dovuto fidarmi di te» sibilò David, quasi in un ringhio, estraendo la spada dal fodero «Sei solamente un pirata crudele ed egoista».
«Mamma!» il giovane Henry, che nel frattempo ci aveva raggiunti, scoppiò a piangere, vedendo il corpo privo di vita della madre «No, mamma…».
«Mi dispiace tanto, Henry» tentai di consolarlo, ma lui mi interruppe subito.
«No! Stai zitto! Hai già fatto abbastanza: è solo colpa tua se la mia famiglia è andata distrutta, se mio padre è morto».
«Forza, Elsa. E’ arrivato il momento» biascicò Mary Margaret, tra i singhiozzi, indicando alla ragazza di raggiungerci.
Elsa, sollevò entrambe le mani, perforandomi l’anima con lo sguardo «Non so se funzionerà. Nemmeno il ghiacciò può distruggere un cuore di pietra».
Il cuore mi batteva talmente forte che faticavo a respirare. Ero rannicchiato in un angolo, senza alcuna possibilità di scappare. Non volevo scappare: era quello che mi meritavo, in fondo.
«Capitano» quella voce. Ero sicuro di conoscerla.
«Capitano» ma certo, era del Signore Oscuro.
Gliel’avrei fatta pagare. Mi voltai ripetutamente, ma di lui nemmeno l’ombra.
Poi, un fascio di luce, mi accecò. Aprii gli occhi: era stato solo in incubo.
 

Ok, odiatemi pure. A me è venuto un mezzo infarto a scrivere questa cosa, ben sapendo come sarebbe andata a finire. Spero di non avervi uccisi troppo! Perdonatemi. Avevate capito che era un sogno? Vi è piaciuta? Fatemelo sapere, mi raccomando!
A dire la verità, l'idea per questa one shot mi è venuta proprio dalla scena da cui sono partita: quando Hook alza la mano mentre bacia Emma, mi ha fatto un po' paura. E, in più, le parole di Rumple "potresti ferire qualcuno che non ne uscirebbe inerme come me" mi hanno convinta definitivamente a mettere giù questa idea. Spero vi sia piaciuta!
Claudia

 

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