Una raccolta di 30  drabble e one shot sulle mie coppie preferite GerIta, FrUk, RuPru e Spamano. 30  prompts seguendo la famigerata Big Damn Table.

# 90 Casa - RuPru

Casa sua era fin troppo silenziosa, da quando tutti quanti l’avevano abbandonato. Così solitaria, così triste… troppo grande per un uomo divorato dai suoi demoni, come Ivan. 
Lui voleva solo un amico. Chiedeva forse troppo? Credeva che, diventando una superpotenza mondiale e annettendo altri paesi alla “Grande madre Russia”, non sarebbe stato più solo come quand’era un bambino, che avrebbe avuto tanti amici. E invece, pian piano avevano cominciato ad abbandonarlo tutti, persino Ucraina non voleva più parlargli. 
Ora quella grande casa era tremendamente silenziosa, e lui l’odiava. 
‘’ Kesekesekese… cos’è quel muso lungo? Dovresti essere felice, il Magnifico me ha deciso di omaggiarti con la sua fantastica presenza ’’ ghignò Prussia, entrando prepotentemente nel suo salotto e nella sua vita. 
Curioso come, grazie a  degli occhi scarlatti come il sangue, casa sua sembrò diventare meno silenziosa. 

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# 96 Scelta libera
Ad un appuntamento - GerIta

Tum. Tum. Tum.
Germania si portò una mano al cuore, respirando profondamente e cercando di calmare i battiti via via più veloci. 
Era una reazione che prima di quel momento, anche nelle situazioni più critiche, non aveva mai avuto. 
Che dovesse farsi controllare da un medico invece di andare a quell’appuntamento? Peraltro, il suo primo appuntamento?  
Tum. Tum. Tum.
Le palpitazioni aumentavano, aveva le mani sudaticce e si sentiva bruciare il viso, come se avesse la febbre. 
Il suo corpo in quel momento era completamente fuori dal suo controllo e, se una certa Nazione non fosse venuta entro dieci minuti, il tedesco sarebbe tornato di filato a casa per controllare se avesse la febbre e 
‘’ Ve Lud! – lo salutò allegro Italia - Scusa il ritardo!’’
TUM. TUM. TUM. TUM. TUM. TUM. 
‘’ Non fa niente, Italien.’’ 
‘’ Ve… sono per me?’’ gli chiese, notando i fiordalisi che il tedesco aveva portato con sé, seguendo le istruzioni sul suo manuale.
‘’ J-ja… spero che ti piacciano ’’ disse la Nazione germanica, porgendoglieli con poca grazia e un po’ impacciato. 
Cosa che però non sembrò turbare l’italiano che, anzi, accettò di buon grado i fiordalisi che gli stava regalando, sorridendo, se possibile, ancora più di prima, facendo trattenere il respiro per pochi istanti a Germania.   
Quando Ludwig sarebbe andato dal medico (perché una simile situazione non poteva essere accettata ancora a lungo) gli avrebbe anche dovuto chiedere perché simili “sintomi” divenissero più forti quando nelle vicinanze c’era Feliciano.

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# 85 Lei – FrUk

Lei era stato il primo vero amore di Francia, la Pulzella d’Orléans, la vergine guerriera 
che guidava i suoi uomini con un coraggio indomito degno di un vero re.
Lei l’aveva salvato, arrivando a morire per la sua causa.
Lei l’aveva risollevato, quando le sorti della guerra sembravano già decise a suo sfavore. 
Inghilterra come poteva anche solo sperare di competere con il ricordo di quell’eroina?
Con il ricordo della donna che aveva contribuito a uccidere? 
L’amore che Francia provava ancora per Jeanne, era pari solo all’odio 
che il francese ha nei suo confronti per avergliela portata via: quindi era inutile che si facesse illusioni, 
i sentimenti che, purtroppo per lui, provava per l’altro, non sarebbero mai stati ricambiati. 
E Dio solo sapeva quanto facesse male. 

Aveva amato Jeanne con tutto il suo cuore, con tutta l’intensità
di cui un essere immortale come lui era capace.
L’aveva ammirata per il suo coraggio, per l’incrollabile fede che aveva
in Dio, un Dio giusto e misericordioso, che però non era intervenuto
per salvare la sua guerriera quando tutti, persino il re a cui lei aveva
ridato il trono, l’avevano tradita, consegnandola agli inglesi.
Per un certo periodo, aveva sinceramente odiato Inghilterra, per
averla condannata al rogo, ma poi aveva capito che la colpa non 
era sua:
Angleterre era stato il capro espiatorio dei suoi sensi di colpa per 
troppo tempo, e non se lo meritava.
Beh... non del tutto, almeno.
Voleva solo che anche lui la smettesse di colpevolizzarsi. 
E che provasse ad esternare i suoi veri sentimenti senza paura. 


 

( 242  parole)

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# 11 Rosso - Spamano

Il rosso era il colore della passione, della vitalità, del sangue. Nessuna sorpresa che fosse predominante nella bandiera di Spagna, una Nazione che da sola sapeva incarnare perfettamente le mille sfaccettature che poteva assumere quel colore. 
Antonio era passionale, sanguigno, spietato se lo voleva, con una personalità intricata, complessa, affascinante. Non era semplicemente un bastardo mangia pomodori sempre allegro (come lo definisce sempre Romano), ma qualcosa di più intricato, proprio come il colore rosso che lo rappresentava.  
Era stato un pirata, un inquisitore, un conquistadores, un Impero... tante, troppe cose per un solo uomo. 
Romano si vergognava ad ammetterlo anche a sé stesso, ma il rosso era diventato il suo colore preferito proprio perché gli ricordava lo spagnolo. 

( 120  parole)

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# 97 Scelta libera
Al Bar - Spamano

 ‘’ Bastardo, cos’hai da guardare?’’ sbottò ad un tratto Romano, con le guance rosse e gli occhi lucidi. 
Era appena al suo secondo bicchiere ( di sangria, ovviamente) e già era ubriaco fradicio. 
Forse, si ritrovò a pensare Spagna, non avrebbe dovuto invitarlo a bere con lui. Ma era la prima volta che uscivano a bere insieme (e la prima volta che Lovino beveva la sangria)  ed era stata l’unica idea che era venuta allo spagnolo per poter stare un po’ con il ragazzo. 
Anche se era cresciuto, Sud Italia continuava ad avere un carattere difficile, scostante. Erano secoli che Spagna cercava di avvicinarlo, e anche se ormai l’italiano non era più una sua colonia, non aveva ancora rinunciato a quell’impresa che i suoi due migliori amici avevano definito ‘’ una fatica di Sisifo.’’
Come se Francia e Prussia fossero messi meglio con Inghilterra e Ungheria! 
‘’ Mi Lovinito, non credi di aver bevuto troppo per stasera?’’  
‘’ Taci, bastardo! Uff… se proprio ci tieni, la prossima volta che i tuoi amici sono occupati, non venire da me!’’ 
‘’ Cosa?’’ 
‘’ Non fare il finto tonto – continuò il ragazzo, abbassando lo sguardo e facendosi via via più rosso. E non era per l’alcool – Per quale altro motivo mi avresti invitato? Quei due idioti dovevano essere occupati, altrimenti col cazzo che saresti uscito con me! ‘’ 
‘’ Lovinito, non è vero. Questa serata... – e qui lo stesso spagnolo si vergognava a dirlo ad alta voce. – Beh… questa serata doveva essere solo per noi due.’’ 
‘’ Dios, fa che domani non ricordi niente.’’ 
L’italiano sorrise di sbieco. 
‘’ Ma davvero?  E perché cazzo hai aspettato tanto?’’
‘’ Che intendi?’’
Sud Italia sbuffò.
‘’ Imbecille… sono anni che aspetto che tu mi dia un appuntamento… e invece te ne stai sempre con quei due stronzi di Francia e Prussia… Per una volta… non potrei averti tutto per me?’’
Per poco, il cuore dello spagnolo a quelle parole (che, sia chiaro, Romano non avrebbe mai detto se non fosse stato ubriaco e, pertanto, incapace di ragionare lucidamente) non rischiò di scoppiargli nel petto per la felicità. 
Lovinito... il suo Lovinito aveva detto di amarlo. A modo tutto suo, ovvio, ma l'aveva detto. E già questo bastava a Spagna. 

( 378 parole)

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# 89 Lavoro - GerIta

 ‘’ Ve... Lud, vogliamo uscire a giocare a calcio?''
'' Nein...''
'' Ve... Vogliamo cucinare la pasta?''
'' Nein, Italien. '' 
Germania non aveva tempo da perdere con simili stupidaggini, lui doveva lavorare: c'erano documenti da revisionare prima di darli a quel pazzo del suo capo, stetegie da preparere prima del prossimo consiglio di guerra, trattati di alleanze traballanti che richiedevano la sua attenzione.
C'era del lavoro da fare, e lui era troppo ligio al dovere per trascurarlo. Era nella sua natura, non poteva farci niente. Peccato che il suo alleato non fosse dello stesso parere.
'' Ve... tanto lavoro non ti fa bene - disse Italia, con una decisione tale che il biondo si chiese perchè non la usasse anche durante i loro allenamenti - Hai bisogno di un pò di riposo.''
'' Nein. Ho bisogno di completare questi documenti, non di perdere tempo.''
Feliciano sbuffò, e gli prese la mano, facendogli cadere la penna.
'' Per il lavoro c'è sempre tempo, Lud. Ve... non ci si deve dimenticare che tutti, comprese noi Nazioni, hanno bisogno di staccare la spina, ogni tanto. Da quant'è che non ti rilassi, Lud?''
Settimane, avrebbe voluto rispondergli il tedesco. Intere giornate passate solo tra allenamenti e lavoro, senza un minuto libero da dedicare a sé stesso. Suo fratello aveva tentato più di una volta di farlo uscire, ma tutte le sue "imprese" si erano sempre rivelate un fiasco.
Ma, in quel momento, Germania non riesca ad articolare una frase di senso compiuto. Sa che è stupido, ma si sentiva terribilmente in imbarazzo per l'eccessiva vicinanza dell'altro, il cui viso era talmente vicino che, se avesse voluto, avrebbe potuto baciarlo. 
'' Solo cinque minuti, non di più. Poi si torna a lavorare, e tu mi dovrai dare una mano!'' 
'' Ve... grazie, grazie, grazie! Giochiamoci a calcio, Lud! Usciamo! Un pò di aria fresca ti farà bene! E poi cucineremo insieme la pasta!'' 
Lo sapeva che Italia avrebbe trasformato quei cinque minuti in un paio d'ore, eppure al tedesco non importò. Il tempo che passava con Feliciano, si rese conto, non era mai inutile. 

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# 52 Fuoco - RuPru

Prussia era fuoco vivo. Impossibile da domare, incontrollabile, un fuoco bruciava tutto quello che trovava sulla sua strada e che, all'occorrenza, poteva donare conforto e calore. Un calore, una luce che Russia voleva avere solo per sé. 
Solo il Generale Inverno sapeva quante volte il russo avesse provato ad addomesticare, a fare suo quel fuoco, ma ogni suo tentativo, ogni suo gioco, si era risolto sempre in un nulla di fatto. 
L'albino era forte, più forte di quanto quello sciocco di Amerika pensasse. Aveva perso la guerra e la sua indipendenza, la sua Nazione era stata cancellata dalle carte geografiche... aveva perso tutto, eppure il suo fuoco non si era spento. 
Il fuoco prussiano aveva continuato a bruciare, ad ardere con la stessa intensità che  l'aveva reso grande in passato. E inconsciamente, il russo ne era sempre più attratto. 

( 139 parole)

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# 14 Verde - FrUk

Francia amava il verde. Gli ricordava le colline delle sua amata Provenza, dove aveva passato la maggior parte della sua infanzia  nelle corti dei vari nobili che governavano quella regione, e dove amava tornarvi ancora oggi, sebbene fosse ormai adulto, con le liriche dei poeti trovatori che ancora riecheggiano nelle sua memoria in tutta la loro bellezza e delicatezza. 
Verdi erano anche gli occhi di un certo inglese misantropo, occhi così belli e tristi da far sciogliere il cuore di chiunque, che lo avevano catturato fin dalla prima volta che aveva avuto la fortuna di incrociare il suo sguardo con quello dell'altro. 
E, quando guardava quegli occhi, il francese cominciava a credere che, forse, la magia esisteva veramente.