Cartagine, mia patria.

di Nyarlatothep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CARTAGINE. ***
Capitolo 2: *** ASSASSINIO. ***
Capitolo 3: *** SAGUNTO. ***
Capitolo 4: *** VENDETTA. ***
Capitolo 5: *** CARTAGENA. ***
Capitolo 6: *** L'ARRIVO IN ITALIA. ***
Capitolo 7: *** BATTAGLIA DEL TREBBIA. ***



Capitolo 1
*** CARTAGINE. ***


CARTAGINE
 
 
 
Cartagine, all’alba, era uno spettacolo magnifico.
Ogni suo antico palazzo splendeva di luce propria e le strade sprizzavano vitalità sin dal primo mattino.
Avvicinandosi alla zona marittima della città abbiamo lo splendente porto, colmo di navi sia da guerra che da pesca.
Che spettacolo.
E’ quasi impossibile dare una descrizione completa di Cartagine, data la sua vastità, quasi completamente colma di scenari pazzeschi.
Mi svegliai sulla lunga spiaggia della città.
Aprendo gli occhi, una fantastica luce mi pervase e una splendida brezza marina aprì i miei polmoni.
Affianco a me, il mio fedelissimo Greninja stava sonnecchiando steso sulla sabbia ancora fredda.
Mentre guardavo questo fantastico scenario mi riapparirono in mente alcune scene dei giorni precedenti.
Asdrubale era stato ucciso. Il popolo di Cartagine era sconvolto, soprattutto l’esercito.
Fu assassinato proprio in casa sua e l’assassino probabilmente era un Pokémon.
Alcune persone hanno visto uscire dalla finestra dell’appartamento di Asdrubale un Pokémon con due affilate lame, entrambe sporche di sangue.
Dopo questa agghiacciante notizia, subito venne scelto Annibale per sostituire il generale ormai deceduto.
Annibale era il figlio di Amilcare, altro importante comandante Cartaginese.
Il nuovo comandante aveva un profondo sentimento anti-romano, proprio come il padre e lo stesso Asdrubale.
Era quasi imbattibile in battaglia.
Lui e il suo Donphan formavano una squadra invincibile.
Annibale, indomabile condottiero dell’esercito Cartaginese, nonché un bell’imbusto venticinquenne e donnaiolo.
Alla fine di questi pensieri la mia attenzione ricadde su dei piccoli Wingull che erano appoggiati sulla superficie dell’acqua, a pochi metri da me e da Greninja.
-Bene, direi che è il momento di andare.- dissi alzandomi dalla sabbia.
Greninja mi seguì, come al solito.
 

 
 
Il mio nome è Diodoro, sono un semplice soldato di fanteria.
Età, diciotto anni.
Un metro e ottantatre, ottanta chili.
Il mio pokémon compagno è un esemplare di Greninja.
Secondo in abilità e in forza solo al possente e scaltro Donphan di Annibale.
Tattica preferita: mimetizzazione e attacco silenzioso.
Il mio pokémon meriterebbe di meglio.
Essendo impacciato nel dare comandi e confusionale nel farlo, non lascio intendere i miei comandi, lasciando fare tutto a Greninja.
Per questo ho deciso di diventare forte.
Abito in una bella villetta vicino al porto di Cartagine.
I miei genitori sono benestanti, e non devono sfamare più di una bocca, poiché io sono il loro unico figlio.
Amo la mia patria.
Per questo ho intenzione di difenderla, con tutto me stesso e con tutte le mie energie.
Faccio tutto questo solo per una cosa. Per Cartagine.
 
 
 
Camminando per le strade della città, che ormai conosco a memoria, vediamo un esemplare di Eevee, piccolo e rapido, avvicinarsi a noi quasi chiedendo aiuto.
Lo seguimmo, ammirando i colori che la città aveva da offrire.
Ogni volta che camminavo per le strade di Cartagine, mi spuntava sempre qualcosa di nuovo all’occhio.
Arrivammo in una deliziosa piazzetta colma di viole e di rose che riempivano l’aria di un dolcissimo profumo.
Sdraiata su una panchina c’era una bellissima ragazza, dai lungi capelli biondi.
Erano tutti spettinati e arruffati ma questo li rendeva ancora più particolari.
Mi avvicinai a questa, notando che era ferita a un braccio.
Il fatto sorprendente era che aveva indosso l’armatura dell’esercito cartaginese.
Aveva una spada all’altezza del bacino e i gambali erano tutti scheggiati e graffiati.
L’elmo era riposto con cura a terra, anche se era anch’esso ridotto male.
Il resto dell’armatura era quasi completamente distrutto, graffiato e ammaccato.
Subito la presi in braccio e la portai dal mio medico di fiducia.
 
 
-Non preoccuparti, va tutto bene, era solo una lieve ferita al braccio, niente di che.- disse il dottore appena uscito dalla camera della ragazza.
-Adesso è conscia?- chiesi al dottore impaziente di vedere la fanciulla.
-Si, prego, può entrare.- rispose con tono gentile.
Entrai.
Un piacevole profumo attraversò le mie narici, facendomi andare quasi in estasi.
-Ha davvero un bel profumo, signorina.- le dissi avvicinandomi al letto.
Aveva una benda sul braccio sinistro ma fortunatamente per il resto stava bene.
-Grazie mille, signore.- rispose guardando per terra.
-Non mi chiamare signore! Mi chiamo Diodoro. E tu?- chiesi gentilmente.
-Cintia. Mi chiamo Cintia.- rispose mostrandomi un bellissimo sorriso.
Per un secondo la stanza si illuminò di un bagliore meraviglioso.
-Come mai eri ridotta così Cintia? Cosa era successo?- le chiesi, adottando un’espressione più seria, data l’importanza della situazione.
Per una decina di secondi ci fu il silenzio.
Poi disse:- E’ stato un Bisharp….-
 
 
-Lo stesso Bisharp che ha ucciso Asdrubale.- finì.
 
 
 
 
 
 

SPAZIO AUTORE.
 

Salve a tutti! Ho voluto riscrivere il primo capitolo di questa ff perché ho avuto qualche consiglio per migliorarla e subito ho cercato di renderla migliore, in base appunto a questi consigli. Spero che il cambiamento sia notevole e ringrazio quelloa che mi ha aiutato a migliorarla!
Comunque grazie per la visualizzazione e per la recensione! <3

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Capitolo 2
*** ASSASSINIO. ***


CINTIA.

 
 
-Stavo camminando tranquillamente per la strada centrale di Cartagine, volendo raggiungere proprio la piazzetta dove mi hai trovato.
Era sera inoltrata e vidi qualcosa di sospetto aggirarsi per la parte sinistra della strada, in sostanza di fianco a me.
Era un’ombra, veloce e silenziosa.
Faceva spuntare dalla sua lunga tunica nera, due lame affilate.
In un primo momento mi spaventai ma, incuriosita, lo inseguì.
L’essere arrivò sotto l’appartamento del generale Asdrubale.
Io lo osservavo da una distanza adeguata e fortunatamente non mi vide.
Eevee era spaventato, ma ormai mi ero inoltrata troppo in questo fatto.
L’essere si girò intorno, cercando di capire se qualcuno lo stesse osservando e per un pelo non vide la mia testa che sbucava dall’angolo di un muro.
Fece cadere la tunica per terra, rivelando il suo vero aspetto.
Era un Bisharp, il Pokèmon Fildilama.
Piantò le sue lame nella parete e iniziò a scalare il bellissimo edificio gotico in cui si trovava Asdrubale.
Io ero terrorizzata, non riuscivo a muovermi e solo quando sentì l’urlo di un uomo, mi decisi a estrarre la spada.
Le mani mi tremavano alla vista del Bisharp volare sopra di me con le lame sporche di sangue.
Gli urlai contro e lo inseguì.
Dopo una lunga corsa si decise a scendere dai palazzi, puntandomi contro le lame, ancora rosse scarlatte.
L’aria intorno a noi era torbida, io avevo l’affanno, avevo ancora l’armatura fortunatamente dato che ero uscita tardi dall’allenamento dell’esercito.
Avevo programmato di fare un salto veloce alla piazzetta e tornare a casa per cambiarmi.
Però mi ritrovai a dover affrontare l’assassino di Asdrubale.
Una cosa da tutti i giorni no?
Fatto sta che lui attaccò per primo, facendomi sbilanciare.
La spada vibrò tutta, quasi come se stesse per spezzarsi.-
-Aspetta un attimo.- la interruppi io.
-Mi devi prima spiegare una cosa…com’è possibile che una ragazza stia nell’esercito Cartaginese? Non dovrebbero entrarci solo maschi?-chiesi.
-Hai ragione...ma io mi sono finta un maschio.-
-Perché? La guerra è una cosa brutta, di certo non adatta a una bellissima fanciulla come te.- dissi sedendomi sul suo letto.
Lei arrossì e si aggiustò le coperte.
-Ho sempre voluto essere utile in qualcosa nella mia vita. Sono abbastanza brava nel combattere, soprattutto sfruttando i fantastici poteri di Eevee.-
-Si ma…-
-Non andare oltre. Fammi proseguire. Ti racconterò tutto, prima o poi.- disse.
Questa frase mi lasciò molto perplesso, ci pensai per qualche secondo ma subito lei riprese il racconto, non lasciandomi tempo.
-Ho sempre combattuto con i capelli legati, nascondendo la mia femminilità dicendo di aver sempre adorato i capelli lunghi. Fatto sta che quella sera non erano legati, e mi infastidivano in un modo tremendo.
Sferrai una tuonopietra a Eevee che subito si trasformò in Jolteon.
Ordinai di usare fulmine, solo per spaventare Bisharp, per poi affondare la mia spada.
Tutto andava secondo i miei piani se non fosse stato che Bisharp, proteggendosi, non avesse rotto la spada.
La vidi frantumarsi sotto i miei occhi.
Guardai il Bisharp che con una lama mi colpì il braccio.
Jolteon usò tuononda, paralizzando il Bisharp momentaneamente.
Mi alzai e scappai assieme a Jolteon.
Non potei fare nient’altro.
Quel Pokémon era veramente forte.
Arrivata alla piazzetta, dopo aver perso molto sangue, svenni sulla panchina.
Fortunatamente Eevee vi trovò e…vabbè sai il resto.- concluse mordendosi il labbro.
-Questa cosa la dovremmo dire a Annibale.- le dissi.
-Si, probabilmente...ma mi devi promettere una cosa.- chiese guardandomi con una faccia tenerissima.
-…dimmi.-
-Io per te, d’ora in poi, sarò un maschio. Puoi chiamarmi Zamora. Sono un ufficiale della cavalleria cartaginese.-
Mi guardò serissima, lasciando posto alla fine a un dolcissimo sorriso.
-Va bene. Te lo prometto, Zamora.- dissi.
-Ma quando siamo soli ti posso chiamare Cintia vero?- chiesi.
-Certo, quante volte vuoi tu.- rispose stendendosi sul letto e aggiustandosi il cuscino.
 
 
 
Dopo la mia visita a Cintia, ci continuammo a vedere ogni giorno alla piazzetta.
Appena finivamo gli allenamenti, ci vedevamo lì per parlare e mangiare.
Lei era tenerissima, dolcissima e soprattutto di una bellezza sconfinata.
Anche se era un ufficiale di guerra, il suo fascino mi ammaliava.
Fatto sta che arrivò il momento di dire ad Annibale le cose successe tra Cintia e quel Bisharp.
Ci presentammo entrambi davanti Annibale in una delle locande più malandate della città.
-IL vino di questa locanda è eccezzionale, accidenti.- disse dopo aver svuotato il boccale in un sorso.
Era biondo e aveva una barbetta incolta che sapeva tanto di senzatetto.
Il suo abbigliamento era tutt’altro che elegante.
Aveva una maglietta bucata marrone, con qualche toppa per non far vedere i fori più ingombranti.
-Ma ditemi, miei cari. Come mai siete qui?-chiese chiedendo un altro baccale di vino.
-Abbiamo notizie…sull’assassinio di Asdrubale…è stato un esemplare di Bisharp.-
 
Annibale lasciò cadere a terra il boccale.

 
 
 
 
SPAZIO AUTORE.
 
Salve a tutti, grazie della visualizzazione!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ho voluto incentrarlo principalmente su Cintia, anche se questa è solo una minima parte di quello che sto progettando per lei. (Y)
Nel prossimo episodio succederanno delle cose interessanti, quindi non perdetelo. :)
Grazie ancora a tutti per la recensione e per la visualizzazione! <3
DEF.

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Capitolo 3
*** SAGUNTO. ***


SAGUNTO

 
 
Dopo aver raccontato tutto ad Annibale, nella locanda calò un silenzio imbarazzante.
Io e Cintia ci guardavamo mentre Annibale beveva tranquillamente , pensando al da farsi.
-Credo che è arrivato il momento di intervenire.- ruppe il silenzio il comandante cartaginese.
-Tra circa una settimana partirà l’assedio a Sagunto. Sarà una battaglia fondamentale per l’esito della supremazia cartaginese. Approfittando di questa situazione, voi cercherete di trovare informazioni su questo Bisharp, anche se ho già qualche idea su chi sia l’allenatore di quel pokèmon.- finì Annibale.
-Ma Signore, io sto nella cavalleria mentre Diodoro è nella fanteria. Come possiamo incontrarci una volta lì a Sagunto?- chiese Cintia, nelle sue vesti da Zamora.
-Tu che sei più esperto, Zomora, dovrai fare uno strappo alla regola. Entrerai nella Fanteria e affiancherai Diodoro, e appena saremo riusciti a penetrare nelle mura, voi vi separerete dal gruppo e cercherete il Bisharp. Se non lo troverete, la missione verrà annullata e tornerete ad aiutare l’esercito per la presa di Sagunto.- concluse Annibale, alzandosi dalla sedia e mettendosi la tunica.
Anche noi ci avviammo all’esterno della locanda, seguendo Annibale e il suo orribile fetore di alcool.
Annibale, dopo averci spiegato i vari piani di guerra e, ovviamente, dopo essersi vantato della sua imbattibilità sul campo, si congedò, ritirandosi a casa sua.
Io e Cintia andammo alla nostra solita piazzetta, come di consueto.
Ci sedemmo sulla panchina e nessuno di noi due parlò per i primi cinque minuti.
-Ehi, mi sciogli i capelli per favore?- disse arrossendo.
-E…Eh?-risposi sconvolto da quella richiesta.
-F…Fa niente, come non det…-
Le afferrai la spalla e girai la testa verso di me.
Le sciolsi i capelli.
Erano così belli, soffici e lucenti.
-Fatto.- dissi.
Appena si girò, notai che era diventata rossa come un peperone e non potei non dirle:-Certo che, pur essendo una guerriera, sei davvero carina.-
Lei rimase ferma per un secondo, cacciò il pugnale e me lo puntò alla gola.
-C…Come osi dire certe cose su di me!?- urlò.
Le presi la mano e piano piano il pugnale le scivolò a terra.
-Adesso andiamo, ti accompagno a casa.- dissi, alzandomi.
Cintia mi seguì.

Arrivata sotto casa sua, Cintia, non mi salutò.
Si limitò a guardarmi e a sorridermi.
Vabbè, avevo cose più importanti a cui pensare.
Mi sarei dovuto preparare per Sagunto.
Ma, dopotutto, questa situazione non mi rendeva per niente preoccupato.
Anzi, avevo la responsabilità di proteggere Cintia.
Di certo non un fardello leggero  sulle mie spalle.
 
 
Una settimana passò in fretta tra preparativi e allenamenti.
Greninja era accanto a me.
Fiero e riluttante, come sempre.
Il viaggio non fu così pesante.
Solo che noi di Cartagine dovemmo arrivare a Cartagena, la neo provincia cartaginese nella Spagna, mentre le truppe del posto non dovettero spostarsi di tanto.
Arrivati a Cartagena ebbi l’onore di vedere anche l’immensa imponenza di quella città.
Che spettacolo.
Comunque, tralasciando questo, la marcia verso Sagunto iniziò quasi subito.
A comandare le truppe c’era, ovviamente, il comandante Annibale, con il suo maestoso Donphan.
L’esercito si fermò per riposare e io e Cintia ne approfittammo subito per stuzzicare qualcosa sotto un albero.
Tutto d’un tratto si avvicinò Annibale, scortato da due Primeape.
-Bene bene, guardate chi abbiamo qui.- disse sedendosi accanto a noi.
-Salve, comandante.- rispondemmo in coro io e Cintia.
-I Romani ci stanno ordinando di fermare le truppe. Hanno mandato due ambasciatori a Sagunto. Questo alzerà la vostra probabilità di trovare quel Bisharp.- disse.
-Cosa? Quindi sta affermando che quel Bisharp sia il Pokémon di qualche romano?- disse Cintia, sbalordita dalla frase di Annibale.
-Già. E’ come se avessi questo presentimento. Fidatevi di me.- disse alzandosi dall’erba.
-Preparatevi all’arrivo a Sagunto. Appena la porta verrà sfondata, voi dovrete esse
re i primi a entrare.- disse senza aggiungere altro.
-Aspetti!- urlai io. Purtroppo non ricevetti nessuna risposta.
Finimmo il pasto e proseguimmo per la città, senza esitazione.
 
 
 
Arrivati a Sagunto a darci il benvenuto fuori dalle mura della città c’era una truppa di Saguntini, pronti alla battaglia.
Annibale partì alla carica insieme ai Primeape e a Donphan.
Donphan, con una sola carica, fece volare la schiera di nemici, scagliandosi verso la porta della città.
I Primeape si avventarono sulle mura, usando scalaroccia e creando delle scale per far salire tutti.
Prima ancora che la porta fosse distrutta, presi Cintia per il braccio e le urlai di correre.
-CORRETE!- urlò Annibale.
Corremmo attraverso il fumo creato dall’impatto di Donphan, e ci ritrovammo nel mezzo di migliaia di soldati Saguntini.
Greninja sfoltì la massa usando qualche idropompa e Jolteon paralizzò alcuni soldati con Tuononda.
Arrivati in città ci nascondemmo, senza essere notati dalle truppe nemiche.
Ormai eravamo dentro.
 

 
 
SPAZIO AUTORE.
 
Allora…grazie a tutti delle meravigliose recensioniiii! Ve ne sono infinitamente grato.
Ho voluto provare a disegnare la scena dell’albero, ma non è uscita proprio bene bene…è…decente (spero)

Comunque, so che il disegno non c’entra con il contesto della guerra ma volevo solo farveli vedere fisicamente.;)

Comunque grazie ancora per tutto! <3
DEF.

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Capitolo 4
*** VENDETTA. ***


                                                           

                                                                            VENDETTA

 
 
Dopo aver trovato dei vestiti adatti, ci incamminammo per le strade di Sagunto.
Non c’era anima viva.
Si sentiva solo il clamore della battaglia che risuonava per tutte le strade.
Annibale ci aveva dato delle istruzioni ben precise: Trovare i due uomini mandati da Roma a Sagunto per ricavare informazioni su quel Bisharp.
Cercammo in tutta la città ma non trovammo niente e per questo ci stavamo avviando verso il campo di battaglia.
La guerra ancora infuriava e noi non eravamo stati per niente di aiuto.
-Ehi, voi due!-
Una voce fece trasalire sia me che Cintia.
Ci girammo.
Erano due uomini, con addosso l’armatura romana.
-Cosa fate in mezzo alla strada? Non vedete che c’è un assedio in corso?- disse l’uomo più alto dei due.
-Si infatti stavamo giusto per…-
Mi bloccai appena vidi un’ombra uscire da dietro le spalle di uno degli uomini.
Era Bisharp.
Appena vide Cintia fece una salto indietro, facendo allarmare i Romani.
Presi la spada e, mentre uno dei due era distratto, lo uccisi da dietro.
L’altro, avendo fatto un passo indietro, estrasse anche lui la spada, cercando il conflitto con me.
-Cintia, pensa a Bisharp! Uccidilo!- urlai mentre mi avventavo sul romano.
Era veloce e abile. Era da aspettarselo da un uomo al servizio di Roma, una delle potenze più influenti del Mediterraneo.
Le spade si scontrarono più volte e alla fine riuscì a gettarlo a terra.
Cercando di finirlo, con un calcio mi buttò giù a sua volta.
Sfinito, non riuscivo più a muovermi.
Pensavo fosse la fine.
Poi Bisharp, colpito con forza a tutta velocità da Cintia, colpì con una lama involontariamente il romano, mutilandolo.
Mi alzai, ritrovando Bisharp accanto.
-Greninjaaa!- urlai.
Si avventò sul nemico, inutilmente.
Venne ferito, ma riuscì comunque a proseguire la battaglia.
-Cintia, aspetta il momento giusto per scagliare tuono con Jolteon!- urlai.
-Greninja! Idropompa!- ordinai al mio pokèmon che subito obbedì.
-ADESSO!-
Jolteon, caricatosi di tutta l’energia possibile, scagliò un tuono potentissimo che colpì l’idropompa di Greninja, rendendolo un attacco micidiale.
Colpì in pieno Bisharp che cadde a terra sfinito.
Guardandoci, io e Cintia, ci demmo il cinque, sorridendo a vicenda.
Legammo Bisharp e lo portammo ad Annibale che, allontanatosi un secondo dalla guerra, venne a vedere il pokèmon.
-Lo sapevo che l’avremmo trovato qui. Il problema adesso è che avete ucciso quei romani. Sarà probabilmente l’inizio di una sanguinosa guerra. Ne siete consapevoli, no?- disse guardandoci con occhi come vuoti.
-S…Si signore.- dicemmo in coro.
Sorprendendoci, questo iniziò a ridere affermando:- Da quanto tempo ho aspettato questo momento!-
Rimanemmo sbalorditi ma, dopo un po’, ci unimmo anche noi alla battaglia.
Dopo qualche ora la città fu presa e ci potemmo finalmente ritirare, dopo aver trovato il Bisharp che assassinò Asdrubale.
 
-Ohi, mi passi il vino?- dico a Cintia mentre ci apprestavamo ad avere (finalmente) un pasto.
Subito lei me ne versò un poco, dicendomi di non esagerare.
Ovviamente dissi di si, mentendo.
Volevo bere.
La scena di quell’uomo che veniva mutilato davanti ai miei occhi aveva provocato in me un senso di disgusto e angoscia allo stesso momento.
Non ne potevo più e quindi decisi di andare a dormire, salutando Cintia.
-Diodoro.- disse.
-Dimmi.-
Due secondi di silenzio.
-Ottimo lavoro oggi.- disse arrossendo.
-Grazie, anche tu sei stata straordinaria.- risposi.
Mi avvicinai a lei e le accarezzai la testa.
Poi mi girai, stanco di parlare o fare qualsiasi altra azione.
Per la strada incontrai Annibale.
Sembrava ubriaco, ma aveva ancora qualcosa in se di lucido.
-DIODORO!- urlò.
-Accidenti, comandante, sveglierà tutti.- gli bisbigliai nelle orecchie.
-MA QUI SONO IL COMANDANTE QUINDI POSSO FARE QUELLO CHE MI PARE!- urlò di nuovo, iniziando a ridere rumorosamente.
 Mi mise un braccio intorno alle spalle e mi disse:- Diodoro…siete stati fenomenali in battaglia. Grazie di tutto.-
-Ma signore…abbiamo probabilmente iniziato una guerra che potrebbe mettere in ginocchio l’intera Cartagine….non sono esattamente fiero di quello che ho fatto.- dissi, guardando il comandante.
Sorrideva.
-Diodoro. La tua sincerità e il tuo valore non hanno limiti. In qualsiasi modo questa guerra andrà a finire, il nostro nome sarà nella storia, inciso sulla gigantesca lastra di marmo dove sono scritti i nomi dei più valorosi guerrieri di tutti i tempi. Saremo ricordati per sempre!- disse.
La situazione mi intrigava molto.
La fama. La gloria. La libertà. Il rispetto.
Valori che ho sempre cercato nei miei più profondi sogni.
-Adesso andiamo a dormire. Domani sarà una giornata ricca.- disse, congedandosi.
Anche io mi ritirai, trovando finalmente il meritato riposo.
 
 
 
SPAZIO AUTORE
 
Alloooora…spero che questo capitolo vi sia piaciuto. J
Il prossimo capitolo vorrei incentrarlo principalmente sulla vita a Cartagena di Diodoro e Cintia. Ditemi cosa ne pensate. ;)
L’altra opzione sarebbe continuare con lo stesso ritmo di questo capitolo.
La scelta sta a voi. <3
Grazie, come sempre, di tutto.
DEF.

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Capitolo 5
*** CARTAGENA. ***


                                                        CARTAGENA

 
 
Dopo l’assedio di Sagunto, Cintia ed io ci ritirammo a vivere a Cartagena, sotto consiglio di Annibale.
Il comandante ci diede un appartamento abbastanza centrale, perciò non potevamo lamentarci.
Era un posto molto carino, con mobili di legno di Ebano e pareti in solida roccia.
C’erano due stanze da letto, una nella parte destra della casa e una in quella sinistra.
Io dormivo nella sinistra, Cintia nella destra.
Tutto l’esercito Cartaginese aspettava una reazione da parte di Roma che intanto stava discutendo sul da farsi.
Cartagena era una bellissima città ed ebbi il piacere di viverci per circa un anno.
Contando che trascorsi quell’intero anno con Cintia ciò rese il tutto ancora più bello.
Giorno dopo giorno arrivò il momento della giustiziazione di Bisharp.
Dopo un bel po’ di tempo, Annibale arrivò a questa conclusione, ripensando ai crimini commessi contro Cartagine.
Si decise di giustiziarlo nella piazza centrale di Cartagena.
Erano le quattro di pomeriggio e quasi mezza città era riunita nella piazza, davanti a Bisharp, incatenato.
Tutto era pronto.
In prima fila c’era Annibale, con affianco Donphan.
Nel bel mezzo della giustiziazione, tutta la piazza cadde nel silenzio più assoluto.
Il vento si fermò, mostrando una delle scene più agghiaccianti che io abbia mai visto.
Bisharp si liberò, e puntò dritto verso Annibale, che era stato preso alla sprovvista.
Alla vista delle lame del Pokemon nemico, Donphan si posizionò davanti ad Annibale per proteggerlo.
Pochi secondi dopo il Pokemon era a terra, sanguinante.
Annibale, furibondo, con un potentissimo grido di disperazione estrasse la spada, dirigendosi verso Bisharp.
Arrivato a lui, cominciò a sferrare dei colpi pesantissimi che fecero cadere a terra il pokèmon nemico.
Il comandante prese l’ascia del boia e lo decapitò, senza nessuno scrupolo.
La gente in piazza non disse una parola, voltò le spalle e se ne andò, senza nessun commento.
Annibale piangeva sul corpo di Donphan, ormai privo di vita.
Cintia ed io lo raggiungemmo, cercando di consolarlo ma fu tutto inutile, non  volle saper ragione.
Continuò a sospirare una sola frase:- Io li ucciderò tutti, dal primo all’ultimo. I Romani cadranno.-
Ci allontanammo, cauti, mentre Annibale raccoglieva il corpo del compagno da terra.
Cintia era sconvolta quanto me, infatti non ci dicemmo una parola per tutto il tragitto.
Arrivati a un bivio le presi la mano e le dissi:- Andiamo sulla spiaggia.-
Non sapevo neanche il motivo di quella affermazione ma ci andammo lo stesso.
Non mi lasciò la mano finché non arrivammo lì.
Era quasi arrivato il tramonto, e perciò ci stendemmo sulla sabbia.
-Diodoro…- disse lei.
-Dimmi.- risposi.
-Io…io sono un peso per te? Da quando ci siamo incontrati non ho fatto altro che starti appiccicata. Mi sento in colpa….-
Quelle parole risuonarono nell’aria fragili e senza peso. Di certo per me lei non era un peso. Anzi mi divertivo con lei. E anche tanto. Ma avevo paura di perderla in battaglia.
-Tu non sei assolutamente un peso. Ho soltanto…ho soltanto paura di perderti.- dissi nascondendo la mia faccia.
Si, ero diventato rosso.
Lei si girò, sorpresa dalla mia risposta.
-Come…come potresti perdermi?- chiese.
-In battaglia. Per questo devo starti vicino. Non voglio che tu muoia. Voglio vincere con te.-
Lei si fece rossa.
-Allora promettiamoci di vincere insieme. Promettiamoci di difenderci a vicenda per tutta la vita.- disse avvicinandosi a me, allungando la mano volendo stringere il patto.
-Lo prometto.- invece di stringergli la mano la abbracciai.
Il sole stava tramontando e io avevo Cintia tra le mie braccia.
Era soffice e calorosa.
Anche lei si strinse a me, poggiando la testa sulla mia spalla.
 
 
Non molto tempo dopo Annibale istituì un corteo funebre in onore di Donphan.
Tutto l’esercito partecipò insieme a gran parte dei cittadini di Cartagena.
Questo andò avanti per quasi un giorno, per terminare con un deliziono banchetto nella casa di Annibale.
Bevvi tanto e Cintia si arrabbiò.
Uscì sul balcone per prendere un po’ d’aria.
Mi seguì Annibale.
Tutti e due quasi ubriachi.
-Sai…- disse.
-Tra qualche mese inizierà l’assedio a Roma. Non posso più sopportare la loro arroganza. Mi da sui nervi. Scavalcheremo le Alpi e entreremo in Italia garantendoci l’alleanza delle popolazioni della Pianura Padana.- concluse.
-Signore ma io credo che Zamora dovrebbe restare qui a Cartagena. Sa è per il suo meglio e poi…-
-Sei innamorato di lei vero?- disse guardandomi.
-EH?- dissi allontanandomi.
Aveva capito tutto.
-Zamora è una ragazza, lo so da tempo, non ti preoccupare. Garantirò per lei la sicurezza. Ma deve seguirci in battaglia. Non possiamo permetterci di perdere un guerriero del suo calibro.-
-D’accordo. Ma io dovrò stare al suo fianco. Mi può garantire questo?- chiesi.
-Certo. Farei di tutto per un amico.- disse, ingoiando l’ultimo sorso di vino.
La festa era finita bene, Cintia non si arrabbiò più di tanto e alla fine tornammo a casa, stanchi.
 
 
 
 
SPAZIO AUTORE
 
Allora, scusate per il ritardo :c
COMPITI,COMPITI,COMPITI. (che palle)
Comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto e grazie per la recensione <3
DEF.

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Capitolo 6
*** L'ARRIVO IN ITALIA. ***


                                                      L’ARRIVO IN ITALIA

 
 
Alla fine, Annibale decise di oltrepassare il fiume Ebro, entrando nei territori dei Romani.
Lasciò suo fratello Asdrubale a presidiare i territori spagnoli e a dare un supporto nel caso fosse sconfitto e avesse bisogno di truppe ausiliari.
Il suo piano sembrava perfetto, studiò tutto nei minimi dettagli, non tralasciando nessun particolare.
Dopo aver sentito la strategia di battaglia di Annibale, Cintia ed io prendemmo molta fiducia. Ci fidavamo ormai ciecamente del nostro comandante.
Anche gli altri soldati dell’esercito la pensavano alla stessa maniera.
Prima della partenza, tutto l’esercito si riunì per brindare e sperare insieme di vincere la guerra che incombeva.
Non successe nulla di particolare.
Il giorno dopo ci ritrovammo tutti all’ingresso della città, per salutarla un’ultima volta.
Dopo un po’ di tempo, l’esercito s’incamminò.
Ci volle molto prima di arrivare a destinazione.
Il nostro primo obiettivo sarebbe stato quello di riuscire a oltrepassare l’Ebro in poco tempo, per poi entrare in Italia attraverso le Alpi.
Il viaggio durò molto.
Dopo le svariate soste e dopo essere riusciti a vedere dei paesaggi spettacolari, l’esercito riuscì a oltrepassare il fiume.
Insieme a quest’ultimo, Annibale portò una specie di “cavalleria”.
Portò dei Mamoswine.
Certo erano ingombranti, ma molto efficaci nelle tattiche di battaglia.
Arrivati nelle Alpi, Annibale era indeciso.
Per entrare in Italia, avrebbe potuto usare diversi passi.
Alla fine scelse di usare il passo del Moncenisio.
Arrivati lì, mettemmo l’accampamento e ci riposammo per poi ripartire il giorno dopo.
 
-Diodoro?-
Una voce mi svegliò nel sonno.
-Sono Cintia, non temere.-
-Ah, d’accordo. Che è successo?- chiesi assonnato.
-Ho freddo.- disse.
In effetti, anche io avevo freddo nonostante fossi vestito e coperto pesantemente.
Mi alzai e presi la coperta.
Gliela misi sulle spalle e la rimisi a dormire.
-Ti metti a dormire qua vicino?- chiese, guardandomi.
Continuai a guardare i suoi occhi per qualche minuto.
Ero come ammaliato.
Nel buio, era come se i suoi occhi risplendessero di luce propria.
-D’accordo. Aspettami due minuti.- dissi, uscendo dalla tenda.
Era notte fonda, stava iniziando a nevicare.
Sentivo il freddo dappertutto e senza esitare tornai nella tenda.
Appena entrai Cintia si buttò su di me e mi costrinse a stendermi affianco a lei.
Solo dopo pensai che se quando si fossero svegliati gli altri ci avessero visto, sarebbero stati guai.
Non ci pensai e mi addormentai.
 
Il giorno dopo, appena aprii gli occhi, vidi Annibale davanti alla nostra tenda.
Cintia era ancora avvinghiata a me.
Lui si girò e ci fece segno di prepararci.
Svegliai Cintia e anche lei si preparò.
Dopo poco tempo eravamo pronti e uscimmo dalla tenda.
-Dormito bene?- chiese il comandante ridendo.
-Una meraviglia.- disse Cintia arrossendo.
-Ah, beati voi. Comunque è rischioso fare questo genere di cose qua. Non solo perché Cintia è una donna ma anche perché questo potrebbe distogliervi dalla guerra.-
-Non succederà più, signore.- risposi io.
-Stiamo per ripartire. A quanto pare i romani si sono accorti della nostra presenza. Siate pronti alla battaglia, mi raccomando.- disse, avanzando verso il punto d’incontro prestabilito.
-Accidenti a te, come ti è saltato in mente?!- disse lei infuriata.
-Ah, sono stato pure io adesso?- risposi iniziando a ridere.
L’esercito ripartì, senza nessuna esitazione.
Dopo un po’ di tempo, riuscimmo a superare le Alpi, senza troppe difficoltà e, vedendo la potenza e la determinazione dell’esercito Cartaginese, le popolazioni della Pianura Padana, a poco a poco, si ribellarono a Roma.
Assicurandosi le popolazioni della Pianura Padana, Annibale si concesse un po’ di tregua.
Tutto l’esercito, in seguito, dovette affrontare il primo vero scontro contro le forze Romane.
 
Arrivammo al fiume Trebbia, vicino a una città chiamata Piacenza.
Annibale decise di contrastare il nemico con una tattica di battaglia studiata in ogni particolare.
Sulla riva del fiume appostò delle truppe mentre quelle che dovevano spingere i nemici verso la riva eravamo noi, Annibale e il resto dell’esercito.
Dopo un po’ di tempo arrivarono i Romani.
Le loro truppe erano organizzate bene ed erano famose per la potente fanteria.
A guidare l’esercito c’era Publio Cornelio Scipione.
Questo era il padre di quello che in seguito avrebbe dato molti problemi a Cartagine.
Mentre loro si avvicinavano, Cintia ed io ci guardammo.
Sorridemmo entrambi, felici di combattere insieme.
Ci promettemmo di vincere insieme, di vincere ogni battaglia e di vincere contro Roma.
Questo era il nostro scopo.
Semplicemente…andare avanti.
 
 
SPAZIO AUTORE.
 
Salve a tutti, anche oggi sono in ritardo di qualche giorno, scusatemi. L
Fatto sta che è finalmente iniziata la guerra.
Non vedevo l’ora!
Ci sta ancora un bel po’ da scrivere e questo mi piace….TANTO. ;)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ancora grazie per tutto <3
DEF.

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Capitolo 7
*** BATTAGLIA DEL TREBBIA. ***


                                                     BATTAGLIA DEL TREBBIA

 
 
La battaglia era ormai iniziata e ai romani si aggiunse il comandante Tiberio Sempronio Longo, abile condottiero, venuto in soccorso di Scipione.
Il piano di Annibale aveva funzionato.
In principio, questo inviò la cavalleria Numidica per attrarre i Romani e farli cadere in trappola.
Longo, stupidamente, inviò un gran numero di truppe per inseguire i nemici e questi ultimi, sorpassando il fiume Trebbia, fecero indebolire i Romani che sprecarono moltissime frecce e si stancarono nell’oltrepassare il fiume.
Annibale, osservando questo, inviò a sua volta il resto dell’esercito, dove c’eravamo Cintia ed io.
Eravamo ormai sul campo di battaglia e i Romani erano stanchi e affamati.
Avevamo molti vantaggi: condizioni fisiche, terreno e numero di soldati.
Per ordine di Annibale, la cavalleria e i Mamoswine attaccarono sui fianchi, facendo perdere molti soldati ai Romani.
La fanteria attaccò frontalmente.
Appena partimmo Greninja si fiondò immediatamente sulle schiere nemiche.
Cintia ed io correvamo, seguiti dal resto della fanteria.
Appena iniziò lo scontro, notai subito le condizioni precarie dei romani.
Erano affannati e stanchi, peggio di quel che credevo.
Pian piano che i nemici cadevano sotto la mia lama e sotto gli attacchi di Greninja, sentivo profumo di vittoria nell’aria.
Cintia combatteva quasi attaccata a me, e se la cavava molto bene…anzi meglio di me, a dirla tutta.
Fatto sta che molti Romani furono uccisi.
Andò tutto liscio finché Longo non scese in campo.
Iniziò a combattere irato e infastidito dall’esercito Cartaginese, e molti caddero sotto la sua lama.
Non me ne resi subito conto, ma dopo una decina di minuti dal suo intervento me lo ritrovai davanti.
In quel momento non seppi cosa fare.
Lui attaccò ed io, immobile, guardavo la sua lama avvicinarsi al mio volto.
Cintia parò l’attacco e iniziò a combattere contro Longo.
Ero terrorizzato, ma riuscii a prendere la spada.
Mi alzai e corsi verso di loro.
Attaccai Longo con tutta la forza che mi rimaneva e il mio attacco lo destabilizzò.
Scorsi Cintia avvicinarsi a lui per dare il colpo finale ma un pokémon la buttò a terra.
Guardando bene, mi resi conto che si trattava di un Luxray.
Era maestoso e guardandomi mi fece rabbrividire.
A un certo punto, arrivò una scarica elettrica dalle spalle di Cintia.
L’attacco colpì Luxray, che non subì molti danni.
Era Jolteon.
Era uscito allo scoperto volendo lo scontro con Luxray.
Mentre i due pokémon elettro combattevano, Cintia ed io continuavamo a sconfiggere nemici, vedendo che i lati dell’esercito romano si stavano rimpicciolendo.
I nemici, però, contrastavano bene gli attacchi ed erano duri da sconfiggere.
Jolteon era alle strette, non riusciva a resistere agli attacchi di Luxray.
Correndo, Greninja si unì allo scontro colpendo Luxray con Acqualame.
Quella era una delle mosse più forti di Greninja che però non scalfì nemmeno il pokèmon avversario.
Il Pokèmon nemico si caricò e colpì con un potentissimo Tuono.
Era quasi la fine, Greninja era alle strette ma a un certo punto entrò in scena un esemplare di Swampert.
Luxray lo colpì con fulmine, ma Swampert lo ignorò completamente, sorridendo allegramente.
Swampert usò Fanghiglia e Luxray venne spazzato via dalla forza dell’attacco.
Questo scappò, lasciando la vittoria a Swampert.
Lo ringraziammo e Cintia, vedendo Jolteon ferito, se lo caricò in spalla e cercò di allontanarsi dal conflitto.
La seguì, e difendendola dagli attacchi nemici riuscimmo a scappare.
Vedevamo lo scontro.
Annibale stava per vincere, le truppe romane erano diventate ormai minuscole in confronto a quelle cartaginesi e in compenso si era aggiunta anche la fanteria del fratello di Annibale: Magone.
Cintia ed io non avevamo mai visto in faccia Magone, ne avevamo sentito solamente parlare.
Jolteon era steso a terra e Cintia, con pazienza, lo accarezzava.
-Deve essersi stancato troppo…deve riprendere un po’ di forze, tutto qui. Vai se vuoi…- disse, girandosi verso di me.
-Assolutamente no. Non ti lascio. Ormai la battaglia è finita. Ce la siamo cavata .- dico, sedendomi accanto a lei.
L’aria era rinfrescante. Non provavo quella sensazione da molto tempo.
Sensazione di vittoria.
 D’invincibilità.
Cintia mi abbracciò e, guardando la battaglia che finiva, chiusi gli occhi.
L’aria mi rinfrescava.
Puzzavo di sangue, ma faceva lo stesso.
Tutto d’un tratto apparve davanti a noi una persona.
Era enorme, sarà stato alto almeno un metro e novantacinque.
Somigliava molo ad Annibale, ma la barba e i capelli erano più lunghi.
Dietro di lui comparve Swampert.
Cintia ed io ci alzammo, stupiti.
-Ma…lei chi è?- chiesi io.
-Salve! Io sono Magone. E questo è Swampert. Piacere.- disse, guardandomi con aria amichevole.
-Quel Pokèmon...ha salvato il mio Jolteon. Grazie Mille di tutto!- disse Cintia guardando Swampert.
Il pokèmon sorrise e guardò Magone che sorrideva a sua volta.
-E’ stato un piacere per lui aiutarvi.- disse il comandante.
-Come potete vedere la battaglia è terminata. I romani si sono ritirati. Abbiamo vinto. Adesso andate, Annibale vi starà aspettando.- disse.
Noi, ascoltandolo, ce ne andammo, ringraziandolo un’altra volta.
In seguito, ritornammo all’accampamento.
 
 
 
 
SPAZIO AUTORE.
 
Ancora scusa per il ritardoooo. L
Ho avuto un sacco di cose da fare, pur volendo a tutti i costi scrivere.
Fatto sta, ecco il capitolo. Spero vi sia piaciuto! J
Grazie di tutto, ancora.
DEF.

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