-What you mean to me

di _Lillian_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 ***
Capitolo 12: *** Chapter 12 ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14 ***
Capitolo 15: *** Personaggi ♥ ***
Capitolo 16: *** Chapter 15 ***
Capitolo 17: *** Chapter 16 ***
Capitolo 18: *** Chapter 17 ***
Capitolo 19: *** Chapter 18 ***
Capitolo 20: *** Chapter 19 ***
Capitolo 21: *** AVVISO!! ***
Capitolo 22: *** Chapter 20 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


 

What you mean to me

Sarà come se non fossi mai esistito”.

Se ne era andato cosi, pronunciando sette semplici parole, le stesse con le quali aveva messo fine alla mia vita. Dal mio catastrofico diciottesimo compleanno erano trascorsi ben 80 anni.
Quasi tutti i ricordi della mia precedente vita stavano via via sbiadendo, portati via da un inesorabile nebbiolina che li rendeva vacui, confusi...lontani. Si lontani era sicuramente la parola giusta, sembrava ormai appartenessero ad una vita così lontana da poter essere considerata un sogno. L'unica cosa che tale non la rendevano, erano quei ricordi di cui non avevo dimenticato neanche un singolo particolare, erano quelli più dolorosi, quelli che minacciavano di corrodere come un potentissimo acido il muro che per non soffrire avevo costruito intorno a me. Erano gli stessi ricordi che avevano il potere di tenermi ancora ancorata alla realtà della quale avrei voluto tanto entrar a far parte.

...è ancora il mio compleanno se non ricordo male, vorrei che esaudissi un mio desiderio”chiesi con la mia stupida voce traballante.
Tutto ciò che vuoi” mi rispose con occhi tormentati.
Fammi tua”.

Irrazionale,disperata, semplice...inaspettata. Sapevo che una tale richiesta non l'avrebbe mai esaudita nonostante la sua promessa, tante volte avevamo parlato dell'alto rischio che si sarebbe creato se la passione tra noi fosse aumentata e altrettante volte tali situazioni lui le aveva bloccate sul nascere.

Perchè piangi?” chiese con la sua melodiosa voce spezzata da un antico dolore.
Perchè non so star zitta, perchè ti ho chiesto di esaudire un desiderio che a te porta dolore. Io sono un'egoista ed è solo colpa mia se è successo quello che è successo prima, non tua! Non di Jasper! Solo dell'insignificante e stupida umana quale sono e io...” 

Inaspettata lo fu di certo ma ancor più inaspettata fu la sua reazione. Nonostante mi sentissi in colpa per tutto ciò che era successo, nonostante mi vergognassi della mia inettitudine, della mia spregiudicata richiesta e delle mie insensate e stupide lacrime, trascorsi la notte più bella della mia vita. Per quale motivo accettò? Non lo so. Forse era solo il preludio dell'imminente addio o forse solo il suo modo di scusarsi per un amore non più corrisposto.
Davvero pochi furono i giorni dopo l'abbandono in cui provai a resistere all'agonia che sempre più tentava di polverizzarmi, vedevo nello sguardo di Charlie il terrore,quale, altro non era che un riflesso del mio. Vedevo il sorriso di Jake, il mio Jake, spegnersi come già da tempo ormai si era spento il mio. Vedevo le persone a me più care soffrire per il modo di gran lunga superiore in cui soffrivo io e tutto ciò andava fermato.
Avevo deciso di mettere fine alla mia vita e ci provai davvero in tutti i modi possibili ma tutti i miei sforzi furono vanificati dal mio migliore amico, il quale, dopo una pesantissima lite mostrò la sua vera natura. Un licantropo, un mutaforma, una leggenda in cui avevo creduto fino ad allora che tanto leggenda ormai non era più. 

LUI NON MERITA LA TUA VITA!LUI NON HA MAI MERITATO NIENTE DI TE BELLA!”.

Cosi aveva detto prima di iniziare a tremare, quanto si sbagliava. Mi tenne in vita evitando qualsiasi pazzia da parte mia, sapeva che in ogni caso mi sarebbe bastata una sua distrazione per averla vinta ma avevo già fatto del male a troppe persone e almeno per il momento gli permisi di proteggermi . Ovviamente mi limitai solo a posticipare la mia morte, lo avrei fatto appena Jake avesse incontrato il suo imprinting in modo da non essere solo al momento della notizia. Meritava che qualcuno lo amasse sopra ogni cosa, una ragazza dall'animo nobile che si sarebbe presa cura di lui e speravo con tutta me stessa che quest'ultima non tardasse ad arrivare anche perchè restare in vita a quel mondo senza lui per me non aveva alcun senso. A peggiorar la situazione la mia salute in quel periodo ancor più cagionevole del normale. Ormai passavo più tempo in bagno che nella mia stanza e dato che di cibo non ne assumevo, era la mia anima che a poco a poco rigettavo fuori.
I miei piani degni di una psicopatica suicida presero una rotta del tutto diversa quando in una fredda mattina autunnale qualcosa dentro di me cambiò. Quando qualcosa dentro di me si mosse.
Spaventata come non mai chiamai Jake in stato confusionale, pochi minuti dopo il campanello di casa Swan iniziò a trillare come impazzito. Jake era arrivato e ringrazia tutte le buone stelle che avevano tenuto Charlie occupato e lontano da casa molto più del previsto per un reato o qualcosa di simile.

Bells dovresti farti controllare da un dottore, forse te lo sei solo immaginata, ma che non stai bene lo avevamo appurato già da un bel po'!” sbottò il mio migliore amico mentre a petto nudo con solo dei calzoncini e a piedi nudi girava la mia stanza in lungo e in largo.
Jake...c'è qualcosa dentro me...io l'ho sentita” dissi confusa...non poteva essere.
Oh andiamo Bells non essere ridicola! Non puoi essere incinta! non hai avuto altri ragazzi se non il succhiasangue  e di certo tu e quella specie di sanguisuga non avete fatto sesso!” Sbottò su tutte le furie.
Lo guardai.
Bells...”
Abbassai lo sguardo.
In ogni caso... non può essere! Non deve essere!”.

Non doveva essere, ma così fu. Nel giro di un mese la situazione peggiorò a vista d'occhio. Il mio corpo era diventato informe, strano, pallido. E il grande pallone che c'era al posto della mia solita pancia piatta la diceva lunga. A Charlie, Jake disse tutta la verità... la prese bene dopo essere svenuto ripetutamente, s'intende. Era ormai chiaro quanto quella realtà così irreale fosse invece concreta, dentro di me un piccolo bambino stava crescendo. Mio figlio, suo figlio.
Il mio fragile corpo tuttavia non era in grado di sostenere tale gravidanza, non sapevo la natura del bambino quale fosse, ma sicuramente era già più forte di me. Ricordai che Ed...lui, mi raccontò tempo prima di una famiglia a capo di tutti i vampiri, i Volturi. Era pericoloso certo ma forse erano gli unici a poter salvare non me ma il mio bambino, non chiedevo altro. Con tutte le sue forza Jake si oppose alla mia decisione.

“Vuoi andare a farti ammazzare!?” strillò Jake in preda ad una crisi isterica
“Jake è l'unico modo che ho per salvarlo, e non urlare o lo spaventerai” risposi a bassa voce carezzando il pancione con fare protettivo.
“Tu sei matta! Ti vuoi gettare in pasto ad un branco di succhiavita!”
“Jake non capisci, io devo salvarlo, lui è tutta la mia vita, lui deve vivere!” risposi con tutta la fermezza che la mia stanca voce poteva permettersi.
“E sia...”.

Non so cosa lo convinse, forse i miei occhi carichi di amore verso quella piccola creatura ce dentro me cresceva, fatto sta che poche ore dopo partimmo allo volta dell'Italia. Alla volta di Volterra.
Aro, il capo di tutto e tutti, vampiro ultra millenario, fu subito affascinato dalla ragazza umana immune ai suoi poteri e a qualsiasi altro di essi e gravida di un vampiro. Raccontar a voce tutta la mia storia d'amore dall'inizio alla fine fu come cento stilettate al cuore per me. Ma per il mio piccolo brontolone questo ed altro. Aro, Caius e Marcus affascinati da me e da tutto il mistero che la mia gravidanza comportava mi accolsero tra loro come una figlia fino al momento del parto. Avvenne poche settimane dopo, un movimento diverso dagli altri, un brusco scricchiolio, la mia spina dorsale spezzata e un fiume di sangue riversato a terra dalla mia bocca. Fu la cosa più dolorosa che qualsiasi individuo umano e non avesse potuto sopportare.

TIRALO FUORI SOFFOCA!” urlai ad Aro con tutta me stessa
Tranquilla bambina mia” rispose il vampiro iniziando a mordere in più punti il ventre rigonfio. Il dolore fu qualcosa di indescrivibile. Sangue proveniente dal mio ventre squarciato venne rovesciato a terra come se una grande conca ripiena di quest'ultimo fosse caduta. Jane, pupilla di Aro e migliore guardia dei Volturi, mi teneva la testa alzata per evitare che soffocassi con il mio stesso sangue.
VI PREGO NON RESPIRA!” urlai ancora. Un'altro assordante scricchiolio e le mie gambe presero una posa innaturale.
Un pianto... era nato... il mio bambino.
Com è possibile” mormorò Aro.
Cos'era successo al mio bambino! Perchè Aro non parlava!? Perchè non lo faceva neanche Jane o qualcun altro dei presenti.
E' un miracolo...”
Altri tre pianti si unirono al precendente, tutti diversi. Non capivo.
Complimenti Isabella sei diventata mamma di quattro splendidi gemelli” sospirò Jane con voce adorante.
Qua... qauttro ge...gemell...” e poi buio. 

Fu così che diedi alla luce i miei angeli, i miei perfetti bambini ibridi, fu così che nacquero Anthony J, Renesmee Carlie, Lilian e Deliah Alice Cullen.   
Mi chiamo Isabella Marie Swan e ora di quella realtà che avevo tanto agognato ne facevo parte. Sono un'immortale.  

ANGOLO AUTICE  :)
Salve e piacere a tutte mi chiamo Lillian e spero tanto di avervi incuriosito con la mia storia.
Vorrei iniziare questo cammino insieme a voi e spero di ricevere presto vostri pareri. Alla prossima <3

 

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Chapter 2 

POV BELLA

Affacciata alla grande finestra della mia stanza, ammiravo il paesaggio che circondava l'immenso e antico Palazzo dei Priori, la mia casa da 80 anni. La fitta vegetazione ormai da una settimana era tormentata da violenti piogge e se per molti questo era sinonimo di disagio, la pioggia per me aveva tutto un altro significato. Mi ricordava Forks, la mia amata città, lo scenario in cui la mia vita ebbe un vero inizio e una tragica fine.

Ti piace la pioggia?” mi chiese come se volesse leggermi dentro
Mi chiedi cosa penso del tempo?” risposi confusa dal suo sguardo, dalla sua presenza.
Si, credo di si” rispose mestamente.
In realtà la odio, ogni cosa fredda e bagnata proprio non la sopporto”.

Oh accidenti a me! Da quando Jane mi aveva morsa per salvarmi la pelle dopo il disastroso parto, non solo avevo acuito tutti i sensi da buona vampira, ma ero anche diventata più masochista del solito. Perchè mai avrei dovuto tormentarmi con quei ricordi?
Mi avvicinai allo specchio grande quasi quanto un'intera parete, gentile regalo di Aro, e osservai la donna riflessa. Lunghi capelli tendenti al nero le scendevano in morbidi boccoli fino alla fine della schiena, occhi dorati incorniciati da sottili sopracciglia scure, figura minuta e slanciata, pelle più bianca della neve e labbra carnose rosso sangue. Se solo penso a tutto il tempo che mi ci volle per accettare la mia nuova versione... inizialmente non mi riconoscevo e i cremisi occhi da neonata sicuro non aiutavano la mia causa. Pur tuttavia, ora non era tanto il mio aspetto che notavo, quanto il fatto che al mio fianco mancasse ciò che da sempre avevo desiderato...
A cosa mai potrà servire una vita eterna se non puoi condividerla con chi vorresti?
“LILIAN CULLEN IO TI AMMAZZO!”
“E DAI FRATELLINO LO SAI CHE TI VOGLIO BENE”
“MA LA SMETTETE DI FARE BACCANO VOI DUE!?”
“Ed ecco la sgridata tra tre...due...uno”
“RAGAZZI PER L'AMOR DEL CIELO PIANTATELA DI URLARE COME SE VI AVESSE ALLEVATI UN BRANCO DI  BABBUINI IMPAZZITI!” Nonostante non ce ne fosse bisogno, sicura che anche il minimo sussurro fosse stato udibile in tutto il palazzo, urlai a pieni polmoni anch'io sperando che quei quattro sciagurati dei miei figli la smettessero di bisticciare. Con tutta la pazienza di cui disponevo e fortunatamente era davvero tanta, mi misi a sedere sul letto ovviamente inutile in un castello pieno di vampiri, aspettando che, come da copione, le loro figure facessero capolino nella mia stanza.
La prima ad entrare fu Lilian che con un balzo ed occhi imploranti saltò sul letto nascondendosi dietro la mia schiena. Alzai gli occhi al cielo e sorrisi. Tra i miei adoratissimi gemelli lei era quella che sempre più mi ricordava Alice. Il suo viso luminoso era incorniciato da un caschetto di folti boccoli mogano e i suoi occhi erano identici ai miei da umana. Vispa all'inverosimile, amava fare shopping e tormentare suo fratello Anthony.  Prima o poi ero sicura che le sue pazzie avrebbero sfidato la mia natura facendomi prendere un infarto. Nonostante sapessi che non le sarebbe mai potuto accadere nulla grazie alla sua parte vampira, le sue strambe e pericolose idee mi tormentavano. Questo tratto della mia bambina lo riconoscevo nella mia povera mamma Renee scomparsa ormai decenni fa, ero contenta che ci fosse qualcosa di lei in uno di loro ma avrei preferito magari che fossero stati gli occhi, o comunque qualcosa di innocuo.
“Che cosa hai combinato Lily?” chiesi carezzandole la mano che saldamente era ancorata alla mia spalla. “Io? Niente mammina” disse sorridendo a trentadue denti. Sospirai con ancora il sorriso sulle labbra ed attesi l'arrivo del prossimo. “Sei nei guai ora nanerottola!” disse il mio bellissimo Anthony entrando nella stanza più infuriato che mai. Se possibile aveva i capelli castano-ramati ancora più scompigliati del solito e i suoi occhi verde smeraldo erano lucidi per la rabbia. Semmai avessi avuto l'opportunità di conoscere Edward quando era ancora umano, sono sicura che avrebbe avuto questo aspetto. Anthony era la sua copia sputata e i suoi modi di fare me lo ricordavano terribilmente, anche se forse era giusto un po' più irascibile rispetto all'originale. Guardarlo spesso era come fare i conti con me stessa. Potevo ingannare gli altri ma di certo non il mio cuore fermo.“Mamma dovresti insegnare a tua figlia, nonostante abbia 80 anni, che non si usano i propri poteri per violare la privacy altrui!” disse indignato ormai paonazzo in viso. “Lilian?” dissi rivolgendomi alla birbante alle spalle. “Oh mamma ma non ho violato la sua privacy volevo solo sapere cosa quella vampira bionda avesse da dire al mio fratellino stamani!” sbuffò Lily cercando di scagionarsi. L'ampio spazio disponibile nella mia mente vampira mi permise di analizzare le parole di mia figlia...'Vampira bionda'? Mi era forse sfuggito qualcosa? “Non puoi semplicemente chiedere e aspettare che sia il diretto interessato a dirtelo!” rimarcò Anthony. “Si ma tu non me lo avresti detto e io... uffa ero gelosa, magari avevi accettato una qualche sua proposta...” sussurrò la mia bambina scendendo dal letto e ponendosi dinanzi al fratello con le spalle curve e la testa chinata verso il basso come fosse un detenuto pronto alla ghigliottina. Scambiai uno sguardo d'intesa con Anthony per poi sorridergli. Vidi i suoi lineamenti rilassarsi e i suoi occhi  passare dalla rabbia alla tenerezza. Si avvicinò a sua sorella per poi stringerla in un tenero abbraccio. “Scema di una sorella mezza vampira lo sai che nella mia vita c'è posto solo per quattro donne e fidati se te lo dico, ne siete già troppe” sorrise il mio uomo dando un buffetto sulla guancia di Lily che a sua volta sorrise e gli saltò letteralmente in braccio. Come non potevo essere orgogliosa di loro.
“Ah ma l'azzuffa è già finita? Uffa sono arrivata tardi”. Eccola li, il mio terzo angelo in tutto il suo splendore, Renesmee Carlie Cullen, stessi occhi di Lilian stessi capelli di Anthony. La mia Nessie era di una bellezza mozzafiato anche nella sua semplicità. I lunghi e ricci capelli erano raccolti in una coda di cavallo disordinata e i suoi occhi cioccolato esprimevano disappunto per essere arrivata in ritardo sulla scena della zuffa. “Renesmee Carlie Cullen non devi sperare che i tuoi fratelli si picchino per tuo divertimento personale” la ripresi fingendo di essere indignata. Per tutta risposta scoppiò a ridere, di una risata genuina che mi riempì l'anima e fece vibrare se possibile il mio cuore morto. Mi si avvicinò per poi posarmi la mano sulla guancia e parlarmi nel suo modo. Ciao mamma. “Buongiorno anche a te tesoro mio” risposi baciandole i capelli. Nessie aveva un dono particolare, riusciva a trasmettere tramite un tocco immagini cariche delle sue emozioni e intrise dei suoi pensieri. Particolare perchè sembrava essere esattamente il contrario del dono di cui disponeva suo padre...
“Per essere metà vampiri siete veramente ma veramente tanto rumorosi” sentenziò il mio ultimo angelo entrando nella stanza. Deliah Alice Cullen, copia al femminile di Anthony... copia al femminile del suo papà. Nonostante fossero gemelli, lei si presentava più piccola rispetto ai fratelli. Al contrario delle sorelle i suoi lunghi capelli non erano raccolti in boccoli ma in una cascata di onde e a differenza di Anthony i suoi occhi verdi erano più chiari, come quelli di Renee. Di una dolcezza unica, il carattere della mia bambina aveva molte sfumature che mi ricordavano quello di lui. “Buongiorno amore della mamma” le dissi amorevolmente. I suoi bellissimi occhi saettarono dai fratelli a me illuminandosi dello stesso splendente sorriso che ora piegava all'insù le sue labbra. “Buongiorno a te mamma”.
Eccoli qui, i miei miracoli, la mia vita,la mia essenza, il mio tutto.
“Ah mamma e comunque babbuini impazziti no, ma volubili licantropi si” disse Lily facendomi l'occhiolino e innescando in tutti una fragorosa risata. Già, dopo la nascita dei bambini e dopo che la mia trasformazione fu completa avevo chiesto ad Aro, Caius e Marcus di poter tornare a La Push per rassicurare Jake e gli altri e per poter spiegar loro cosa fosse successo. 

Vi prego fidatevi di me, ho bisogno di far saper loro che sono viva e che stiamo tutti bene” dissi implorando i Volturi indicando con gli occhi i quattro fagottini protetti dalle braccia di Jane, Alec, Caius e Marcus. Tutti a corte già li amavano incondizionatamente.
Mia cara Isabella lo sai che sei libera di fare tutto ciò che vuoi qui...ma penso converrai con me che nel tuo stato di vampira neonata sia pericoloso allontanarti dal palazzo, non dimenticare che il nostro primo compito è mantenere l'ordine e garantire la giustizia” rispose Aro con la sua solita voce garbata.
Questo lo so, ma so anche che a loro non potrei mai far del male... e poi ci sono i bambini con me e qualcuno di voi potrebbe accompagnarmi se questo servisse a rendervi più tranquilli” rimbeccai io con vigore. Vidi Aro valutare le mie parole. Forse ci ero riuscita,
Cara, sei sicura che i tuoi amici licantropi ti accetterebbero come prima? Ricorda che tu ora sei come noi e come ben sai noi siamo loro nemici giurati da sempre” avanzò mestamente Marcus mentre accarezzava la guancia paffuta di Lilian.
Sicurissima. Non mi farebbero mai del male, loro hanno sempre accettato tutte le mie scelte e Jacob Black è il mio migliore amico, mi è stato vicino quando nessuno ha voluto”.
Comunque mi trovo costretto a declinare la tua proposta cara, sono spiacente ma il pericolo è troppo alto” sentenziò Aro.
Abbassai lo sguardo sconfitta.
A meno che il tuo amico non voglia venire a trovarti...qui. In questo caso potrei chiudere un occhio sulla presenza di volubili licantropi nel mio palazzo” terminò Aro guardandomi di sottecchi e venendo fulminato dai fratelli.
Mi aprii in un sorriso radioso per poi saltargli al collo.
Grazie...papà”.   

Certo Jake di tale proposta non ne andò matto. “ Dio Bells che fetore!” così aveva detto mettendo piede a palazzo “Questa è la prima e l'ultima volta che ci metto piede!” bofonchiò nervoso. Poi però aveva incontrato gli occhi di Renesmee e la sua filosofia anti- vampiro cambiò nettamente. Già, la mia Nessie era l'imprinting del mio migliore amico. Certo, in un primo momento vedendo il suo sguardo adorante nei confronti di mia figlia mi era venuto l'impulso di staccargli la testa a morsi ma poi ragionando razionalmente, capii che a Nessie non poteva capitar di meglio. Da allora Jake e gli altri ebbero il permesso di entrare e uscire dal palazzo come meglio credevano anche se, sempre per il 'fetore', preferirono farlo il meno possibile. Grazie a Nessie si era venuto a creare uno spesso equilibrio tra quei due mondi tanto diversi che avevano comunque imparato a coesistere e convivere in pace. Questo permise ai miei bambini di crescere con i miei cari amici Quiliutes che adoravano sopra ogni cosa. Fu uno dei periodi più belli della mia esistenza ma al contempo anche il più brutto.
I miei angeli crescevano a vista d'occhio e sembrava non ci fosse alcun modo per arrestare la loro crescita impazzita. Ogni secondo mi domandavo quanto tempo ancora avevo da trascorrere con loro, quanto tempo avrei avuto prima che potessi per sempre perderli. Volturi, guardie e licantropi , incantati dai miei bambini intrapresero ricerche su ricerche per scoprire tutti i segreti che la loro unica natura celasse. Dopo aver consultato tutti i libri del mondo, girammo quest'ultimo in lungo e in largo per trovare risposte da altri vampiri o per cercare un caso come il loro. Ringraziando qualsiasi buona stella ci avesse assistiti lo trovammo. Si chiamava Nahuel e proprio come i gemelli era stato concepito e partorito da un'umana con un vampiro. Nahuel ci spiegò di essere un mezzo-vampiro, la sua crescita si era bloccata sette anni dopo la sua nascita. Poteva nutrirsi sia di cibo umano che di sangue, per lui non avrebbe fatto alcuna differenza. Poteva dormire, arrossire, piangere e il suo cuore non era fermo come il nostro ma batteva più veloce rispetto a quello umano. Quando lo trovammo aveva 150 anni anche se ne mostrava solo 18. Non immaginate il sollievo che provai... che tutti provammo, nel sapere che i gemelli sarebbero potuti vivere sani e forti con noi per l'eternità. Jacob a quella notizia parve togliersi dalle spalle 100 anni abbracciando Nessie spasmodicamente, mentre i risolini della piccola riempivano il suo cuore. Lasciato Nahuel decidemmo felici di tornare a casa ed è lì che incontrammo Nassiri.

 

“I tuoi bambini sono speciali, vampira” disse una bellissima donna dai folti capelli biondi e dagli occhi...viola. Non so per quale motivo ma era come se quella donna l'avessi già vista.
Di riflesso io, Jake, Jane e Alec stringemmo i bambini tra le braccia ancor di più per proteggerli.
“Che cosa vuoi!?” ringhia fra i denti. Mentre gli altri si acquattavano in posizione di attacco. Una parte del mio cervello si spaventò a quel gesto. Volevano attaccarla con i bambini in braccio!? Erano forse impazziti!?. Anche le altre guardie con noi si posizionarono pronti a scattare all'attacco in caso di necessità.
“Non voglio far loro del male, né voglio farlo a voi Volturi. Probabilmente di me tu non avrai alcun ricordo ma io si, ero sul tuo stesso aereo diretto a Volterra qualche mese fa. Mi chiamo Nassiri” disse la donna guardandomi dritta negli occhi. Ecco dove l'avevo vista!
“Come fai a sapere chi siamo?” chiese Jane sgarbatamente.
“Quei bambini non sono quello che pensate. O meglio non sono solo quello” disse Nassiri ignorando Jane.
Se possibile le mie gambe tremarono e il mondo mi crollò addosso. Se questa donna aveva ragione allora tutto ciò che avevo appena scoperto sui miei figli era stato di nuovo messo in gioco.
“Tu chi sei? Perchè mai dovremmo fidarci di te!?” sputò Jake tra i denti.
“Calma licantropo. Come ho già detto non sono qui per far del male a nessuno” rispose la donna continuando a fissarmi e spostando i suoi occhi sul bambino che avevo in braccio. Strinsi automaticamente di più Anthony a me. Jacob trasalì alla parola licantropo. Come faceva a saperlo.
“Mi presento, sono Nassiri Miuley Deck, ultima discendente dei veggenti di Murrai”.
“Veggenti di Murrai? Impossibile... quel popolo di veggenti immortali è stato sterminato da secoli” sussurrò Demetri tenendo lo sguardo fisso sulla donna come fosse un fantasma.
“Si è vero, il mio popolo fu sterminato senza pietà ma mio padre prima che venisse ucciso riuscì a sopprimere temporaneamente i miei poteri e a spedirmi lontano da li in modo che non potessi essere scoperta e inizio a credere che non sia l'unica ancora in vita” rispose Nassiri con lo sguardo perso nel vuoto.
La mia mente stava captando tutte le informazioni a velocità impressionante ma nonostante ciò non stavo capendo molto. Cosa c'entrava questa donna con i miei bambini e...
“Chi sono i veggenti di Murrai?” chiesi senza neanche accorgermene.
“Tanto tempo fa Murrai era un paese splendente posto alle pendici di un monte sacro. Un paese popolato da gente comune che viveva in pace e in armonia senza avere tante pretese, ci bastava ciò di cui disponevamo. Tuttavia ciò che è visibilmente bello all'esterno spesso nasconde del marcio all'interno. In una grotta creata all'interno del monte sacro venivano condotti esperimenti orribili su freschi cadaveri. Centinaia e centinaia di questi ultimi furono deturpati, sfregiati e gettati via nel momento in cui l'esperimento fosse fallito”.
“Ma qual era il fine di tale esperimento” chiese Jane assorta.
“Creare una nuova razza, una razza di gran lunga superiore a quella umana... una razza immortale”.
Rabbrividii al solo pensiero di tutti quei cadaveri.
“Contemporaneamente a questi esperimenti tuttavia, al villaggio iniziarono a succedere cose strane alla gran parte della gente che lo abitava, compresa me...”
“Che cosa?” chise Jacob interrompendola e stringendo Nessie ormai dormiente tra le sue grandi braccia. Nassiri spostò per la prima volta lo sguardo su di lui.
“Iniziammo ad avere visioni di morte. Qualsiasi persona sfiorassimo, nella nostra mente prendeva vita il momento in cui quest'ultima avesse incontrato la morte. Molti per la pazzia che tale maledizione infliggeva, si tolsero la vita con le proprie mani altri come me, si appigliarono alla fede credendo questo, come un dono divino. Capii di essere cambiata anche io quando abbracciando mio padre vidi la sua morte. Il villaggio sprofondò nel caos più totale, dividendosi in due, da un lato i comuni mortali, dall'altro i figli del demonio, coloro che vennero in seguito chiamati i veggenti di Murrai”.
Quella storia aveva dell'incredibile. Ascoltavo affascinata ogni singola parola della bionda donna ma non mi capacitavo, non capivo cosa tutto questo potesse mai avere a che fare con i miei gemelli.
“Ci riuscirono, riuscirono a ridar nuova vita ad un cadavere ma la situazione sfuggì loro di mano, la creatura che avevano creato fu la stessa che sterminò senza ritegno sia loro che tutta la popolazione. Riuscii a vederla una seconda volta, solo per una frazione di secondo, nascosta in una botola sotterranea. Era la stessa creatura affiorata nella mia mente dopo che ebbi abbracciato mio padre, la stessa che di li a poco gli avrebbe tolto la vita. Pelle bianca come la neve, aspetto angelico, forza e velocità disumana, occhi... rossi” sussurrò Nassiri in modo inquietante.
“Vampiro...” sussurrai.
“Tutto ha un origini, gli esseri umani come gli animali secondo il cristianesimo sono stata creati da un'entità chiamata Dio. Secondo altre credenze dietro di noi c'è la scienza. I vampiri millenari di questo mondo non sono nati dal nulla... ovviamente”.
Non potevo crederci... tutto questo era assurdo. Come potevano degli esseri umani aver creato dei vampiri...
“ Isabella Marie Swan Volturi. I tuoi figli sono...”


Angolo Autrice u.u

Tadaaaaaaaaa! Salve a tutti lettori e lettrici e buon pomeriggio. Lo so lo so forse vi siete addormentati ma questo capitolo era importante per gettare le basi della storia e confondervi muahahah (risata maligna)....(colpi di tosse) ok la smetto xD
Comunque prometto che dal prossimo capitolo munirò ognuno di voi di copertina, cuscino e sveglia u.u
Tanti misteri inizieranno da qui a poco a districarsi, nuovi personaggi e ovviamente ben presto ci imbatteremo nel ritorno dei nostri bellissimi, adoratissimi, meravigliosissimi, superlativissimi.. ehm nei nostri Cullen.
Cosa mai saranno i figli di Bella?
A voi le risposte... ah solo una cosa vi prego vi prego vi pregoooooooo di lasciare una recensione per dare a me modo di capire se è il caso che io continui questa bizzarra storia o comunque se in qualche modo posso migliorare il mio modo di scrivere in base alle vostre esigenze.. siate buoni *-*
Lilian: lasciategliela una recensione non vedete quanto è disperata?
Anthony: Lilian non sta bene intrometterti!
Nessie: avete visto come ilmio Jaky mi stringe in questo capitolo *-*
Deliah: Sei impossibile Nessie e voi due piantatela di litigare -.-.
autrice: ragazzi state dando spettacolo -.-”
scusate xD alla prossima vostra Lilian.

 

 

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Chapter 3

 

POV RENESMEE

Correndo ero arrivata in un vicolo cieco, non riuscivo a vedere quasi nulla, beh non che potessi sperare il contrario alle 3:45 di notte. Questa volta avevano attaccato in gruppo, evidentemente avevano molta fame...
Stupidi e irritanti succhia anima dei miei stivali! A causa loro io e i miei fratelli ci eravamo divisi ed ora con tutta me stessa speravo soltanto che stessero  bene e che Lilian non si comportasse in modo impulsivo come al solito, questo suo atteggiamento spesso e volentieri l'aveva messa nei guai, nonostante ci fosse da riconoscere che avesse la capacità di risolverne in proporzione a quanti ne creasse. Sentii un rumore sinistro provenire alle mie spalle...era vicino!Aggiustai meglio il cappuccio della mantella nera che indossavo e uscii allo scoperto. Tombola!
Erano due, ed erano anche belli grandi. Maledizione dovevano essersi appena nutriti. Perchè il mio ragazzo barra figo da paura barra licantropo non c'era mai quando serviva? Appuntai mentalmente che avrei dovuto rimproverarlo appena l'avrei avuto sotto tiro. Sfilai i pugnali rossi da sotto la mantella e cercai di mantenere la calma. Non essere codarda Renesmee ormai questa è una situazione che faceva parte della quotidianità no?
Uno dei due si scagliò verso di me con un ruggito che mi fece rabbrividire mentre l'altro saltò alle mie spalle. Maledizione quanto potevano essere mostruosi!? Riuscii a schivarli saltando in aria con agilità, ora ero sopra di loro nascosta nel buio e appesa ad un palo della luce, spenta, ovviamente. Che film horror sarebbe stato sennò?
Ringraziai mille volte il cielo che quei cosi non avessero né occhi né naso. Se avessi fatto anche solo il minimo rumore si sarebbero accorti di dove fossi , in caso contrario sarei riuscita ad avere la meglio, forse.
Li vidi muoversi sotto di me inquieti, molto probabilmente li stavo facendo incazzare di brutto. Poco male non erano gli unici ad essere incazzati! A causa loro mi ero dovuta tirar fuori dalle mie calde e invitanti coperte nel bel mezzo della notte per affrontare il vento gelido e gli attacchi isterici di mia sorella che ogni santissima volta si lamentava di quanto il poco sonno facesse male alla sua nivea pelle delicata. Rabbrividii al pensiero. Mia sorella Lilian sapeva essere tremendamente irritante, chissà da chi aveva preso.
Aspettai che i due fossero esattamente sotto di me per poi lasciarmi cadere tra loro e squarciare interamente tutte e due le figure con i pugnali. Il liquido grigio che fuoriuscì dai corpi mi imbrattò tutta. Che grandissimo schifo!
Qualcosa mi illuminò il viso ed io non potei far altro che sorridere in quella direzione. Piccole fiamme fatue iniziarono a volteggiare intorno a me in segno di ringraziamento.
“Non c'è di che... ora riposate in pace” sospirai per poi essere abbandonata dalle fiamme e inghiottita nuovamente dal buio. La situazione ora sembrava tranquilla... che vita da Jak...ops da cani.
“Ness!? Nessie!? Sei tu? Renesmee!?”.La dolce voce di mia sorella mi ridestò dai pensieri poco carini sul mio ragazzo, s solo mi avesse sentita mi avrebbe disconosciuta a vita. “Si sono io! sono qui Deliah!” urlai nella sua direzione. La  vidi spuntare poco dopo accanto a me. “Oh sia ringraziato il cielo stai bene... torniamo a casa Ness, ci aspettano”. A velocità vampira corremmo per le buie strade di Volterra fino ad arrivare a Palazzo dei Priori, la nostra casa.
Rientrammo accolti da Renata e Demetri che squadrarono le nostre mantelle con una smorfia di disgusto. Inizialmente non capii ma poi, finalmente alla luce, potei vedere la figura di mia sorella, beh in quanto ad aspetto fisico non era messa meglio di me... spettinate fino all'inverosimile, le mantelle nere tipiche dei Volturi imbrattate di liquido grigiastro, le guance rosse per il gelo che fuori imperava e la pelle più pallida di un cadavere.. oh beh quello era normale in realtà.
“Bentornate ragazze... ehm nottata difficile?” disse Demetri prendendoci in giro.
“AH AH AH, molto divertente vorrei vedere te al nostro posto centenario vampiro dei mie stivaletti firmati” dissi piccata storcendo il nasino all'insù. Demetri per tutta risposta scoppiò in una fragorosa risata che avrebbe svegliato tutto il vicinato se quest'ultimo non fosse stato composto da vampiri ovviamente.
“Comunque mi sa che ci conviene fare una bella doccia, che schifo Dely puzzi!” dissi ridendo e spingendo la mia gemella per scherzare. “Guarda chi parla, se Jacob ti vedesse in queste condizioni imprinting o meno ti lascerebbe su due piedi” rispose Deliah ridendo e spingendomi a sua volta mentre a velocità vampira ci dirigevamo al piano di sopra accompagnate dalla scampanellante risata di Renata. La doccia ebbe il potere di distendere tutti i miei muscoli e  quando ne fui fuori mi sentii completamente rigenerata. Erano ormai le sette del mattino quindi rimettere il pigiama era pressoché inutile. Decisi quindi di indossare una morbida tuta e di raccogliere i capelli ribelli in una treccia laterale per poi scendere al piano di sotto. 

“Il panico ormai anima i sentimenti di tutto il mondo, si susseguono misteriose sparizioni e aberranti uccisioni. Nessuno sa chi possa essere il fautore o i fautori di tutto ciò ma una cosa è sicura bisogna...”

“Maledizione!” disse Anthony spegnendo la televisione per poi scagliare con rabbia il telecomando contro la parete e contro di me.
“Ehi sta calmino! Stavi per beccarmi in pieno!” mi lamentai massaggiando il fianco che avevo urtato contro un mobile per evitare un telecomando in fronte.
“Sei una mezza vampira cosa vuoi che ti faccia un telecomando? Dovresti avere i riflessi pronti tra l'altro!” borbottò infastidito.
“Qualcuno stamattina si è svegliato di malumore per caso? Svegliato poi, abbiamo praticamente passato la notte in bianco a causa di quei cosi!” dissi sarcasticamente prendendo in giro il mio mestruato fratellone. Tuttavia il mio gemello parve non notare minimamente la mia vena sarcastica, limitandosi a sospirare e a poggiarsi contro il ripiano della cucina con entrambe le mani. “Anthony cos'hai?” gli chiesi avvicinandomi ed accarezzandogli dolcemente una spalla. Puntò i suoi bellissimi occhi verdi nei miei.
“Te lo dico io cos'ha! Là fuori sta succedendo il finimondo mentre noi siamo comodamente in casa a far nulla. No seriamente vorrei proprio sapere chi è questo deficiente a capo di tutti gli altri cretini che importunano l'intera umanità e spappolargli il cervello!” brontolò mia sorella Lilian entrando nella stanza seguita da Deliah.
“Sempre di ottimo umore Lily”. Ci voltammo tutti verso quella voce per poi sorridere alla vampira più bella di tutto l'universo, la nostra mamma.
“Sono stata così in pensiero per voi stanotte se avessi ancora un cuore che batte sicuramente avrei avuto più di un infarto” sospirò la mamma avvicinandosi a Lily e Dely e accarezzando loro i capelli per poi venire al mio fianco e fare lo stesso con me ed Anthony.
“Mamma hai sentito cosa dice il telegiornale?” chiese mio fratello con aria assorta. “Si e non mi piace per niente. La situazione sta diventando pericolosa per tutti, umani e non” rispose mamma appoggiandosi anch'essa al ripiano della cucina.
“La cosa peggiore di tutta questa storia e che nonostante noi da anni diamo loro la caccia e ne sterminiamo un gran numero ogni volta, le morti non accennano a diminuire. Nell'ultima settimana se ne contano 8 in più sul numero complessivo” ci informò Deliah sedendosi sul divano.
“Questo perchè noi sterminiamo solo i sicari dello stro...  ehm del capo, quando invece ci serve la sua di testa!” sentenziò Lilian evitando la parolaccia dopo aver ricevuto l'occhiataccia di mamma.
“Sempre che ci sia un capo in tutta questa storia” dissi guardando la pioggia che ormai fuori aveva iniziato a infuriare.
“Certo che c'è! La leggenda lo prevede Nessie! Noi siamo parte di essa!” obiettò con vigore. “Lily si tratta pur sempre solo di una leggenda... spesso mi chiedo quanto possa essere attendibile”. Il più delle volte mi sembrava così stupido mettere a repentaglio la nostra vita per seguire una leggenda millenaria. Nassiri, che ormai consideravamo di famiglia, ci aveva rassicurati su quanto fosse giusto ciò che stavamo facendo per il mondo e in un certo senso avevamo potuto constatarlo anche con i nostri occhi. Se non ci fossimo stati ora i morti sarebbero il triplo. Tuttavia nonostante ciò, per me e i miei fratelli era come brancolare nel buoi. Rincorrevamo da decenni qualcuno di cui non sapevamo né l'aspetto né l'effettiva esistenza e questo era estremamente frustrante.
“Oh andiamo Ness, non c'è bisogno di chiamare Nassiri per rinfrescarti la memoria!” sbottò Lily ormai al limite della pazienza. No non c'era bisogno...ricordavo bene il giorno del nostro diciottesimo compleanno anche se erano passati 68 anni da allora. Fu il giorno in cui per noi tutto cambiò e fu anche il giorno in cui incontrammo Nassiri per la seconda volta anche se della prima non ricordavamo nulla. Nonno Aro ci aveva convocati nella sala del trono, erano presenti tutti, dai capi al corpo di guardia ai licantropi e al centro della sala c'era lei...Nassiri Miuley Deck. Ci raccontò del nostro primo incontro e della sua storia, una storia agghiacciante che ci fece rizzare i peli. Per poi arrivare alla leggenda.

“Sola al mondo poche erano le possibilità a me concesse... la prima era togliermi la vita con le mie stesse mani, la seconda era lasciarmi sopraffare dalla follia e giungere comunque alla morte, la terza e ultima era dedicare la mia vita alla ricerca, la stessa che mi ha condotta a voi. Girai il mondo in lungo e in largo cercando risposte e superstiti come me sfuggiti all'ira del mostro. Ma non trovai nulla per anni ed anni. Presa da uno strano impeto spinsi me stessa a ritornare al villaggio di Murrai o per meglio dire quello che un tempo fu il villaggio di Murrai. Tutto era raso al suolo, distrutto...deturpato. Sembrava solo che avanti a me si estendesse un cimitero lontano anni luce dallo splendore che quel posto era stato. Poche case erano rimaste intatte o per meglio dire ancora in piedi e una di quelle era il Dektonos, o il manicomio, come oggi lo chiameremmo. Mio padre da bambina mi raccontò che era stato costruito appositamente per un vecchio pazzo la cui unica colpa per essere etichettato come tale, era stata quella di aver scritto su una pergamena la storia della fine. Entrai spinta da un innaturale coraggio nel Dektonos ma quello che trovai furono solo polvere, teschi legati da pesanti catene e animali morti... fin quando non notai sotto uno di essi una pergamena” disse Nassiri con occhi vacui, probabilmente lontani anni e anni da noi.
“Era la pergamena del vecchio pazzo?” chiese mio fratello Anthony affascinato dalla storia. Nassiri lo guardò.
“Si, era la pergamena scritta da Krokaind Sheiva o meglio la premonizione della nostra fine. Era scritta nella nostra lingua con termini arcaici che solo grazie alle mie ricerche ero riuscita a tradurre”. Tra le braccia di Jake guardai Nassiri ipnotizzata. La sua voce e le sue parole erano come una ninna nanna...una ninna nanna maledetta. Vidi i miei fratelli ipnotizzati tanto quanto me, fissare quella bellissima donna bionda dagli occhi tanto strani e pendere dalle sue labbra. Nassiri continuò.
“Ci saranno uomini, figli di un Dio devoto al male, che storpieranno anime in viaggio per i tre mondi ultraterreni.
Le loro folli gesta dettate dal demonio rinchiuso nei loro occhi,mani e menti, porteranno il villaggio ad essere un relitto antico cosparso solo da un fiume di sangue. Il sangue di Murrai. Il mostro dalle angeliche fattezze da loro creato si ciberà del sangue dei creatori e di tutti coloro che avranno la sfortuna di incrociare il suo cammino ma non sarà il solo. Su molti altri cadaveri l'esperimento avrà buon esito seppur non in maniera completa. Una razza immortale sarà creata e il veleno dei loro corpi ne contaminerà altri fino a moltiplicarsi. Verranno chiamati vampiri. La creatura originale chiamata Shindra avrà il potere di non essere sola, creerà suoi sottoposti i quali si ciberanno di paura e anime riportando al loro padrone solo il sangue dei caduti, accrescendo a dismisura la sua forza. Ma verrà un tempo in cui un vampiro e un umano metteranno al mondo i quattro gemelli discendenti di Sheiva. Belli e letali come il loro creatore saranno dotati di poteri sovrannaturali e verranno trovati in fasce da uno dei veggenti di Murrai il quale compito sarà quello di metterli al corrente del loro destino nel momento propizio. Cresceranno accuditi da vampiri che uccidere mai potranno, impareranno a lottare, uccidere e amare e al rintocco del loro diciottesimo anno di vita, anno in cui il loro corpo smetterà di mutare, verranno a conoscenza di ciò che sono. Cammineranno sui teschi, si bagneranno del sangue, verranno chiamati i cacciatori del morte. Nelle loro vene scorrerà sangue umano, veleno vampiro e flusso dei discendenti di Sheiva. Tre donne e un uomo avranno il potere di salvare ciò che deve essere salvato ma...la pergamena è stata distrutta in parte, per questo il continuo della leggenda è a me oscuro... mi dispiace” concluse Nassiri con voce sempre più fievole.
“Quello che so per certo è che l'uomo, saprà scomporre la materia, saprà controllare l'elemento del fuoco e far proprie con lo sguardo le anime altrui.
La prima donna a nascere saprà soggiogare le menti altrui, saprà controllare l'elemento dell'acqua e prendere possesso delle anime e dei corpi altrui.
La seconda donna a nascere saprà trasmettere i propri pensieri toccando le persone, saprà controllare l'elemento della terra e venire a conoscenza del passato di una persona solo conoscendone il nome completo ed infine annullare qualsiasi potere sovrannaturale a lei rivolto.
La terza e ultima donna a nascere sarà uno scudo fisico, saprà controllare l'elemento dell'aria e scagliare il proprio scudo fisico verso l'esterno uccidendo più di venti persone alla volta come fossero trafitte da lame. Ed effettivamente questi sono davvero i vostri poteri cacciatori” disse Nassiri guardandoci uno alla volta come a voler scrutarci l'animo.

“Nessi? Ness!? Terra chiama Renesmee!”. Mi ridestai dal torpore dovuto al ricordo in tempo per notare mio fratello sventolarmi una mano davanti al naso.
“RAGAZZI PRESTO UN ATTACCO A OVEST!” urlò un trafelato Alec entrando nella stanza.
“State attenti vi prego” disse la mamma stringendomi il braccio.
Scambia uno sguardo con i miei fratelli.
Sono Renesmee Curlie Cullen Volturi, la seconda donna a nascere discendente di Sheiva e cacciatrice di morte.


Angolo Autrice ^^

Saaalve e perdonate il terribile ritardo ma sono stata davvero impegnata con le scartoffie universitarie T.T una vera giungla! Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite e un immenso grazie a chi l'ha recensita e ai silenziosi lettori. Alla prossima e spero di non avervi deluse :D

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


Chapter 4

Li guardavo dalla finestra della mia camera non potendo far altro che notare quanta somiglianza avessero con lui.
Stesi in giardino insieme ai Quiliutes e ad alcuni membri della guardia dei Volturi, i miei figli ridevano e giocavano sotto un sole che quella mattina uscendo fuori dalle nubi, aveva sorpreso tutti. Una scena simile se me l'avessero propinata anni e anni fa non l'avrei mai creduta possibile o forse sarebbe stata una dei miei peggiori incubi. Chi l'avrebbe mai detto che i sanguinari e spietati Volturi, giudici della giustizia nel mondo sovrannaturale, si sarebbero sciolti come neve al sole dinanzi ad un'umana incinta di un vampiro... il più alto scandalo che nella loro realtà avrebbero potuto trovare. Ed ora faceva sicuramente un certo effetto osservare il vampiro millenario dai penetranti e sfavillanti occhi rossi che avevo avuto modo di osservare in un dipinto durante la mia vita umana, giocare a carte in giardino con Lilian, Jake e Jane e brontolare ogni qual volta veniva stracciato. O vedere Marcus giocare a scacchi con Deliah e Caius ascoltare rapito e ridere insieme ad Alec e Demetri dei battibecchi tra Renesmee e suo fratello. Era tutto perfetto, o meglio lo sarebbe stato se ora lui fosse stato in giardino a rimproverare i due litiganti per poi ridere felice con loro e con me...
“Tu bari lupo!” sbottò Aro gettando le carte sul tavolo. “Tu non sai perdere nonno Aro” rise Lilian. “Nipote ingrata, io ti ho cresciuta, ti vizio e ti vezzo e tu cosi mi ringrazi? Parteggiando per il nemico!?” disse Aro recitando la parte dell'indignato alla perfezione. “Beh vecchio la bambolina sta dalla parte della verità non te la prendere tu vai forte nel succhiare il sangue” rispose Jake per poi scoppiare in una fragorosa risata. “Impertinente!” sorrise Aro. E
sorrisi anche io... mi sentivo così bene quando li vedevo interagire tra loro, era ormai un sapore di casa. Ma inevitabilmente guardandoli mi domandavo quanto i miei figli ora potessero essere diversi se avessero avuto la possibilità di crescere con entrambe le figure di riferimento che ogni bambino avrebbe avuto il diritto di avere. E ancor più spesso immagino come sarebbe stato vederlo alle prese con pappette, cambi e giochi all'aperto. Ma la risposta in fondo la sapevo già. Perfetto, sarebbe stato assolutamente perfetto come in qualsiasi altra cosa lui avesse mai fatto.
“Bella!” chiamò forte la voce di un uomo facendomi sobbalzare. “Ok...ragazza stai sfatando un mito! Sei la prima vampira al mondo con un udito ipersviluppato a non accorgersi di essere chiamata a gran voce in una stanza in cui evidentemente non sei più sola da un pò” disse Jake mostrandole quel sorriso che tanto amava. “Jake scusa, ero assorta nei miei pensieri... vi stavo guardando dalla finestra” dissi bloccando i miei lineamenti in un sorriso. “Quel sorriso è finto quanto la capacità di Aro di giocare a carte e sgridare i tuoi figli”. “E tu mi conosci così bene da risultare fastidiosamente fastidioso cane” dissi con finto tono dispregiativo ridendo dell'assurdità con cui avevo formulato la mia risposta. “Ehi succhiasangue calmina con le parole, potrei anche offendermi sai? Noi lupi siamo delicati nei sentimenti” rispose il mio migliore amico portandosi una mano al cuore teatralmente e facendo scoppiare nella stanza una risata genuina da parte di entrambi. Come avrei mai potuto fare senza di lui? Era stato la mia ancora di salvezza e il mio porto sicuro da sempre. Non c'era mai stato un singolo momento della mia vita, sia esso bello che brutto, in cui non ricordassi la sua costante presenza. Era sempre lì, pronto a 'piangere', ridere, soffrire e gioire con me e fui davvero felice quando dinanzi a tutti si dichiarò alla mia bambina. 

Eravamo arrivati a casa da pochi minuti dopo essere stati per tre settimane in giro per il mondo alla ricerca di informazioni sui cacciatori di morte. A noi si erano uniti anche alcuni membri del branco e della guardia voltura in modo da avere una buona linea di difesa in caso di attacco. Pur tuttavia, nonostante avessimo setacciato i posti che secondo Nassiri potevano essere quelli con maggiori capacità di soddisfare la nostra sete di sapere, avevamo fatto solo una collezione di buchi nell'acqua venendo a conoscenza di leggende che avevamo già ampiamente ascoltato in altre tribù. Sconfitti eravamo tornati a Palazzo Volturi con in pugno solo una manciata di mosche. Le facce demotivate e sconfitte dei miei figli erano la cosa che in assoluto mi faceva star più male ,oltre a non sapere quali mai sarebbero state le loro sorti future...osservando Jake potei notare nel suo sguardo fisso su Nessie le mie stesse identiche preoccupazioni. Vidi Lilian lasciarsi cadere sull'erba umida senza pensare come suo solito a come il suo bel vestitino azzurro potesse sporcarsi di fango grazie a quel gesto. Vidi il verde degli occhi di Anthony divenire sempre più spento e opaco mentre accarezzava la testa di Deliah che ciondolava verso il basso, un gesto che mi fece stringere il cuore. La dolcezza di Anthony nei confronti delle sorelle era qualcosa di davvero puro. 
A quanto pare dobbiamo accettare il nostro destino e arrenderci all'etichetta affibbiataci di mostri spietati che cammineranno su cadaveri e si macchieranno di sangue umano” disse Nessie scagliando un sassolino contro un albero creando nel tronco un piccolo foro. Jacob lasciò il mio fianco per avvicinarsi alla bambina che ormai tanto più bimba non lo era più, cingendole le piccole spalle con le sue grandi mani.
Ness! Non dire mai più una cosa del genere! Tu non potresti mai essere un mostro... come non potrebbero esserlo neanche i tuoi fratelli. Beh forse Lilian un po' si” disse il licantropo scherzando e facendo un occhiolino alla diretta interessata che alzando il busto gli fece una bella linguaccia. Nessie fece un piccolo sorriso per poi riabbassare il capo. “Ehi... guardami... Non c'è al mondo Ness, ragazza che meriti di essere amata come puoi meritarlo tu. Sin da quando eri piccola per me sei sempre stata una ventata di freschezza e di felicità. E non mi importava se avevi i canini appuntiti, non m'importava se fossi una cacciatrice di morte e molto probabilmente non mi sarebbe importato nemmeno se tu avessi avuto due occhi e quattro braccia in più o un corno che ti spuntasse dalla fronte” disse Jake con voce dolce mentre Renesmee aveva puntato i suoi occhi identici ai miei da umana nei suoi. “Non puoi pensare di essere un mostro quando la realtà è completamente diversa, tu sei la creatura più bella, dolce e desiderabile che a questo mondo possa esistere e semmai mi si chiedesse di rinunciare alla mia vita pur di farti avere un'eternità felice, credimi Ness lo farei senza alcun remore. Perchè tu sei il mio tutto, lo sei sempre stata e sempre lo sarai. Ness tu non sei l'amore per il lupo che c'è in me, tu sei l'amore per l'uomo che io sono, il cui unico scopo dopo la nascita era trovarti e vivere per te”concluse il mio migliore amico guardando mia figlia dritta negli occhi. Sguardi innamorati che conoscevo bene. Sguardi che se da un lato mi fecero immensamente felice dall'altro squarciarono la ferita che cercavo in tutti i modi di ricucire. A quel punto però capii e non fui la sola, che stare lì sarebbe stato solo essere di troppo, così in silenzio ci dileguammo tutti all'interno del palazzo lasciando i due nuovi innamorati nella loro bolla privata.

“Bella!? Dove sei finita con la testolina? Torna tra noi!” disse Jake sventolandomi una mano davanti al naso.
“Scusa Jake mi ero persa” risi facendogli una piccola linguaccia. Mi guardò con un sopracciglio alzato per poi sbuffare e buttarsi a peso morto sul mio letto. “Ehi lo avevo appena sistemato!” mi lamentai sedendomi nonostante tutto accanto a lui. “Stavi pensando a Cullen?” chiese senza mezzi termini. “Si...mi chiedevo come sarebbe stato averlo accanto a tutti noi. Quasi sempre mi sento così in colpa nei confronti dei miei ragazzi, non sono stata in grado di dar loro un padre e non so se questo ai loro occhi fa di me una buona madre”. Strinsi il pugno e se avessi potuto piangere ora avrei versato tutte quelle lacrime che grazie alla mia nuova condizione non potevano avere via d'uscita. Sentii la mano bollente di Jacob posarsi sulla mia ghiacciata. “Loro ti adorano indiscutibilmente Bells. Sei la loro luce dopo la tempesta, la loro ancora di salvezza, il loro amore più grande. Stravedono tutti e quattro per te e ti amano, di un amore potente, forte, vivo!”. “E ti amiamo quando ci sgridi...” disse Anthony entrando nella stanza. “Ti amiamo quando ci consoli...” continuò Lilian. “Ti amiamo quando con grande sforzo ci cresci da sola...” si aggiunse Renesmee. “E ti amiamo semplicemente perchè sei la nostra bellissima mamma. Non potevamo chiedere di meglio e l'uomo che tu affermi essere nostro padre non merita neanche di camminare sullo stesso pianeta dove sei tu. Di insozzare l'aria che respiriamo. Lui non merita nulla!” concluse Deliah con rabbia. Una rabbia che non volevo animasse i cuori dei miei figli ma una rabbia che inevitabilmente in loro anno dopo anno era cresciuta e si era ben radicata e di questo me ne assumevo tutte le colpe. Io non ero mai riuscita a parlare di Edward nè in loro presenza né a me stessa per questo l'unica versione che loro avevano avuto sul suo conto riguardava il nostro ultimo incontro, quando ero ancora umana e quando la mia storia d'amore insieme a tutti i miei sogni felici erano andati in frantumi.
“C'è una riunione di condominio a cui non sono stato invitato qui dentro?” chiese un ragazzo appoggiato allo stipite della porta portandosi le toniche braccia al petto. “Nicholas! Sei tornato!” gridò Lily gettandosi tra le sue braccia che si aprirono di buon grado accogliendola. “Ciao pulce” disse stringendo mia figlia sempre più e mostrano una perfetta schiera di denti bianchi. Era davvero un bel ragazzo Nick, ricciolini neri ricadevano su un viso d'angelo incorniciato da profondi occhi blu, alto e con un fisico scolpito mostrava la freschezza dei suoi 20 anni. “Come mai già di ritorno Nick!?” domandò Anthony sorridendo a quello che ormai era il suo migliore amico. “Quegli orribili cosi erano molto meno del previsto e così li abbiamo fatti fuori in fretta per poter tornare a casa e mangiare finalmente un cheesburger degno di essere chiamato tale!” sbuffò Grace entrando nella stanza dandosi dei colpetti sulla pancia. “ Ma è mai possibile che il tuo pensiero corra sempre al cibo Grace?”. “Anthony tu non puoi capire come io mi sia sentita lontana dal mio Fast Food di fiducia”. “Quel luogo campa ancora grazie a te Gracy” rise Deliah mentre Anthony abbracciava la ragazza appena arrivata dandole anche un buffo sulla testa rossa. Grace sembrava avere una criniera di fuoco al posto dei capelli. Erano bellissimi e incorniciavano un viso tondo e lentigginoso su cui spiccavano due lucenti occhi azzurri. “Dove sono tutti gli altri?” chiesi alzandomi dal letto salutando i nuovi arrivati con un abbraccio. “ Kein, Daniel e Clara sono con Aro nella sala del Trono per fargli rapporto mentre Cameron, Daisy e Aria stanno per arrivare” rispose Nicholas giocando con una ciocca di capelli di Lily al suo fianco.     
“Beh allora andiamo da loro sicuramente sarete affamati, Grace né ha dato l'idea e in effetti inizio ad avere un certo appetito anche io” disse Nessi prendendo per mano Jake e avviandosi all'uscita seguita da tutti noi. In corridoio il chiacchiericcio levatosi tra tutti loro mi fece sorridere. E pensare che all'inizio non potevano stare tutti nella stessa stanza senza uccidersi tra loro. Robert aveva fatto davvero un ottimo lavoro con loro. Quando ebbi l'opportunità di conoscerli tutti non potei credere che ragazzi tanto normali di diciotto anni potessero essere considerati così potenti. Secondo l'opinione del mondo sovrannaturale dovuta ad antiche leggende che nel corso degli anni avevamo conosciuto, erano creature che una volta raggiunta la loro maturità psichica e fisica avrebbero messo in ginocchio il mondo intero. Persa nei miei pensieri mi accorsi di essere giunta al cospetto di Aro solo quando Robert mi si affiancò salutandomi con dolcezza. “Mi sei mancata Isabella”. Sorrisi all'uomo dinanzi a me non potendo non notare la bellezza che irradiava. Gambe lunghe e toniche fasciate da jeans scuri, petto scolpito fasciato da un t-shirt verde acqua e una giacca di pelle a completare l'opera. Capelli neri corvino e occhi azzurro ghiaccio ornavano un viso dai lineamenti marcati ma allo stesso tempo armoniosi. “Sono felice di vederti Robert” dissi sorridendogli un po' imbarazzata dall'occhiata che mi stava offrendo.  Non aveva mai nascosto la sua attrazione nei miei confronti e molto probabilmente se nel mio passato lui non ci fosse stato, facilmente mi sarei innamorata di Robert. Tuttavia lui pur sapendo la storia che avevo alle spalle non mi aveva mai abbandonata e non si era mai arreso contando sul fatto che un giorno avrei capito che saremmo potuti essere la coppia perfetta. Spesso lo credevo anche io. La voce di Aro irruppe nella sala interrompendo il chiacchiericcio generale e i saluti che i presenti stavano scambiando con i nuovi arrivati. Ci posizionammo tutti di fronte a lui senza però assumere un atteggiamento formale. Molti si sedettero addirittura sul pavimento.
“Allora innanzitutto do il bentornato a tutti coloro che oggi sono rientrati dalla missione e colgo l'occasione per congratularmi anche per il buon esito di quest'ultima riportato. Siete la miglior squadra di cacciatori di morte mai vista prima”. “Beh nonno siamo anche l'unica!” rise Deliah sottolineando le parole di Aro che le sorrise bonario lanciandole però un'occhiata di rimprovero per averlo interrotto. “Dicevo, grazie al vostro intervento un'altra minaccia è stata scongiurata ma la situazione tuttavia sta comunque degenerando. I morti salgono ad un numero impressionante e capirete che come primo giudice di giustizia non posso fare a meno di costernarmi per quanto sta accadendo. La nostra identità sta venendo messa a repentaglio e in più dopo tanti decenni non riusciamo ancora a risalire alla vera fine della leggenda. Ad oggi sappiamo soltanto che quest'ultima nel pezzo di pergamena strappato molto probabilmente parlava della presenza di altri ragazzi e ragazze destinati a diventare cacciatori di morte,e questo è confermato dalla presenza di tutti voi oltre ai miei nipoti. Ma quanti ancora aspettano lì fuori di essere trovati? Oppure siete solo questi? Di quali altri poteri potete disporre? E soprattutto Shindra si risveglierà? E come possiamo mai metter fine a tutte queste morti?” chiese Aro evidentemente avvilito. “Sicuramente avvilirsi a questo modo non ci porterà da nessuna parte Aro, se ci sono altri ragazzi come noi li fuori li troveremo proprio come è successo con tutti noi” disse Daisy, una delle ultime arrivate. Era una ragazza bellissima dai tratti britannici. Bionda con occhi azzurri, proprio la tipica inglese. “Questo è vero mia cara ma, quanto tempo abbiamo a disposizione ancora?”. “Aro se posso permettermi dovrei avanzare una proposta” disse Rober facendosi avanti. “Gli attacchi si stanno concentrando tutti nello stato di Washington e per i ragazzi spostarsi ogni volta dall'Italia all'America potrebbe risultare solo un elemento di disturbo e di perdita di tempo. So che prima Isabella e i Quilieutes abitavano a Forks e secondo me la prima cosa da fare e trasferirsi li”. Ritiro tutto quello che ho detto sul suo conto. Ora più che mai avrei voluto strozzare Robert! Stupido strano vampiro addestratore di cacciatori ma che idee assurde ti vengono? Tornare a casa? A Forks? Dove tutto sapeva di un antico dolore con cui combattevo giorno per giorno? No. no. no. No!
“Credo tu abbia ragione Robert” disse Aro. Aspetta che!? Aro gli aveva dato ragione!? Ma avevano bevuto sangue avariato? Oh mio Dio. “Isabella,figlia mia noto il tuo sgomento ma è meglio per tutti loro avvicinarsi alle zone prese di mira. Sarà tutto più facile, l'intervento repentino e molte vite potrebbero essere salvate in tempo. Ovviamente tu non sei costretta ad andare” disse Aro guardandomi dritto negli occhi. E abbandonare i miei figli? Decisamente era sangue avariato!. “Io non abbandonerò mai i miei figli!” sbraitai decisa. “Ovviamente in una città così piccola il trasferimento di tante persone potrebbe dare nell'occhio e qualcuno Isabella potrebbe riconoscerti, per questo credo che oltre a mettere le lenti a contatto tu debba tingerti i capelli” continuò Robert. Quell'uomo aveva deciso di morire. “Tra l'altro i ragazzi non posso stare in casa senza far nulla, a seconda dell'età o meglio dell'età che mostrano credo debbano smistarsi tra scuola e lavoro. Beh il lavoro mi sa toccherà solo a me e a te Isa”. “Fantastico” grugnii. “Wow non sono mai stata in America sono così eccitata” disse Clara battendo le mani. “Ehi Claretta perchè non dici la verità? E cioè che non vedi l'ora di abitare sotto il mio stesso tetto” flirtò senza ritegno Daniel verso la castana che spalancando i suoi occhi verdi arrossì fino all'inverosimile. “Piantala Daniel così la spaventi” lo rimbeccò Keinsuo gemello. Rispetto ai miei figli loro erano davvero identici. Stessi capelli castani mossi, stessi occhi verde chiaro. In realtà tranne due dei miei figli tutti avevano gli occhi chiari. “Quindi andremo a scuola?” chiese eccitata Aria. “Si, e vi comporterete in modo normale. E con normale intendo niente utilizzo di poteri e forza né con gli altri né fra voi al cospetto di altri o vi faccio a fettine stile sushi sono stato chiaro? “Signor sì signore!” risposero tutti in coro ridendo. “Approvo tutto quello che è stato proposto fin'ora anche se mi dispiace separarvi da voi ma, come vi presenterete alla nuova cittadina?” chiese Marcus che parlò per la prima volta. “Così tante persone non passano inosservate in una città tanto piccola” continuò Caius. “Avevo pensato anche a questo, siamo quattordici persone, due adulti ovvero io e Isabella e dodici ragazzi. Pensavo di presentarci come tre famiglie Italiane che hanno deciso di vivere insieme”. “Ehm Robert? Quando si parla di famiglia si parla di madre, padre e figli. Voi siete due e ricoprite una famiglia ma gli altri quattro genitori?” chiese Cameron facendo i conti sulle proprie mani. “Io sarò il genitore di una prima famiglia con Nassiri che reciterà la parte di mia moglie. Isabella sarà la madre di un'altra famiglia con Jacob che farà la parte di suo marito. E tranquilla Ness vivrai nella stessa casa in modo da non impazzire per la mancanza di effusioni con il tuo lupo” disse Robert bloccando sul nascere le proteste di mia figlia. “ Ed infine Renata e Demetri faranno i genitori dell'ultima famiglia. A loro ho già chiesto la disponibilità se a te va bene Aro”. “Si, si. Va benissimo sarà una maggior protezione per voi”.
Ma che carini avevano progettato proprio tutto alle mie spalle. Infimi, cattivi e subdoli amici uffa!
“Io sarò un neurochirurgo presso l'ospedale di Forks mentre tu Isabella un avvocato. Nassiri coprirà il ruolo della casalinga in modo da avere più tempo per tenere la situazione sotto controllo. Jacob tu porterai avanti la tua vita come al solito tanto dalla riserva non sei mai più andato a Forks quindi potrai benissimo essere scambiato per il nipote di un ormai morto Jacob Black. Demetri tu lavorerai al commissariato di Seattle mentre tu Renata al liceo dove alcuni dei ragazzi andranno come insegnante di letteratura. Per quanto riguarda i ragazzi per la vostra età credo andrete tutti a scuola smistandomi però per anni diversi. Tutto chiaro?”. Un 'si' deciso riempì l'ambiente.
Ok. ll mio incubo stava per avere inizio.

Angolo autrice *_*
salve bella gente di nuovo e spero tanto il capitolo vi sia piaciuto. Come avrete letto molti personaggi sono entrati in scena. Tutti cacciatori di morte tranne Robert che bella chiama strano vampiro.. chissà perchè u.u
non disperate il nostro amato Edward farà presto la sua entrata in scena e chissà quante rogne lo aspettano muahahahha.
*Cough cough* sorry mi sono lasciata sopraffare dalla parte maligna ahah.
Alla prossima bellissime fanciulle e aitanti cavalieri! ♥      

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


Chapter 5
 

POV  BELLA

Aereo privato Volturi. Ore 05.37 del mattino. Partenza Italia, arrivo Washington DC e già un nervoso pronto a scalare le vette dell’Everest. I ragazzi ancora troppo assonnati per poter parlare se ne stavano placidamente dormienti sulle loro poltrone extralusso di pelle rossa, le ragazze invece, troppo eccitate dalla nuova avventura per potersi contenere, parlavano ad alta voce infastidendo i presenti. Io invece, ero tesa come una corda di violino tirata al massimo e pronta a spezzarsi da un momento all’altro. L’idea di dover tornare nei luoghi che mi avevano vista felice, innamorata, completa e distrutta allo stesso tempo mi mandava in uno stato di totale agitazione che grazie alla mia natura riuscivo a mascherare…forse. Picchiettavo ritmicamente le dita sul bracciolo attenta a non disintegrarlo nonostante sulla superficie si vedessero già alcune conchette riproduzioni perfette del mio indice. Aro non me ne vorrà e se lo farà gli urlerò contro che la colpa era tutta sua, sua e di quel vampirastro che ora mi guardava con un sorrisetto sornione e sfrontato che avrei strappato dal suo viso molto volentieri. Comodamente sedutomi difronte attendeva una mia parola che, caro mio, non sarebbe arrivata presto. Parola di Isabella Marie Swan Volturi.

“Vuoi davvero tenermi il muso per tutto il tempo?” mi chiese Robert a metà tra l’esasperato e il divertito, un duo che fece arrivare la mia ostinazione ancora più in alto. Girai la testa dall’altro lato come una bambina offesa dall’alto dei miei novantotto e passa anni. “E dai Isy, lo sai anche tu che non puoi continuare a fuggire dal tuo passato e sai anche che per i tuoi figli e per tutti gli altri questa è la scelta migliore, non avrebbero potuto andare avanti e indietro tra due Stati tanto lontani rimanendo comunque efficienti e salvando lo stesso numero di vite” sospirò l’uomo più serio di prima. “Lo so” sbuffai tra i denti. Eccome se lo sapevo ma non riuscivo ad evitare un comportamento più simile ad una mocciosa che ad una donna.  Ma in ogni caso lui ora era a spassarsela in chissà quale parte del mondo e sicuramente non l’avrei incontrato a Forks a distanza di decenni e decenni. Anzi molto probabilmente evitava quella piovosa cittadina come la peste per paura di incontrare qualche mia discendente. Robert tornò a guardarmi soddisfatto e divertito. “Se lo sai allora sai anche che è inutile tenermi il broncio. Non permetterò più a nessuno di farti del male e Anthony è del mio stesso avviso quindi non c’è nulla di cui tu debba preoccuparti”. Sorrisi all’uomo che tanto mi era stato vicino insieme a Jake e sporgendomi in avanti senza mai staccare gli occhi dal suo sguardo di ghiaccio, gli accarezzai una mano ringraziandolo implicitamente. “Maaaaammaaaaa! Ma lo sai che nella nuova scuola avremmo degli armadietti tutti per noi? In Italia non avevamo un tale confort. Oh che emozione” disse Lilian con sguardo sognante agitando convulsamente il dépliant del liceo di Forks che accuratamente avevo evitato di guardare. “Certo che lo so tesoro, ricordati che io frequentavo quella scuola” risposi sorridendo al mio angelo che intanto veniva rimesso a sedere da un esasperato Nick pronto a scampare una rivista in piena faccia. Quel ragazzo diventava sempre più bello giorno dopo giorno e al fianco della mia Lily lo era ancora di più. Per lei era una protezione, una guida, un amico, un insegnante e forse un amore. Quando si erano conosciuti per la prima volta erano state scintille sin da subito. Ma non in senso positivo. Letteralmente scintille! Si scannavano un giorno si e l’altro pure fin quando un bel giorno l’astio e la competizione si erano trasformati in ammirazione, rispetto e un gran bene che chissà magari era già amore ma ne erano ancora ignari.  “Wow ma ci pensate? Andremo nella stessa scuola della mamma quando era giovane!” disse Nessie con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro smuovendo malamente il braccio del povero Jake che tentava invano di dormire. “Ehi signorina cosa intendi per ‘quando era giovane’? Io sono ancora giovane impertinente!” sentenziai con divertimento e finta indignazione. Tutti scoppiarono a ridere compresa me allentando almeno per pochi minuti la tensione che attanagliava le mie membra. Dall’oblò si potevano vedere i primi colori dell’alba che quando sorse definitivamente ci offrì uno spettacolo meraviglioso e romantico che fece arrossire e sospirare le neo o comunque future coppiette. Vidi Renesmee rinunciare alla missione ‘svegliare il lupo’ e accoccolarsi al petto del mio migliore amico godendosi lo spettacolo con un sorriso a piegarle gli angoli delle labbra. Spostando lo sguardo osservai Lily praticamente sopra Nicholas sporta in avanti verso l’oblò con occhi meravigliati di bambina. Era tenuta per i fianchi dal ragazzo per evitare che cadesse rovinosamente a terra. “Ehi Grace quella parte di cielo ha lo stesso colore dei tuoi capelli” disse Kein seduto al fianco di Deliah con un occhio ancora chiuso e uno aperto. “Ma se è rosa! Tornatene a dormire gemello numero due che sei ancora con un piede nell’altro mondo” rispose Grace indignata affondando ancora di più la sua piccola figura nella poltrona e prendendosi un buffetto divertito sulla testa da Clara, sua vicina di posto. “Piuttosto qualcuno sa dirmi quando si mangia?” continuò la rossa massaggiandosi lo stomaco e lanciando un occhiataccia ammonitrice all’amica “Si mangia quando saremmo arrivati. Ora perché non provate a dormire un po’ tutti? Le mie orecchie stanno chiedendo pietà e preferirei che le loro preghiere non fossero vane, su fatelo per zio Demetri” disse esasperato il vampiro biondo  seduto al fianco di Renata che volgeva lo sguardo fuori dall’oblò con un sorriso appena accennato sulle labbra. “’Zio Demetri’ prova a dormire tu, magari troverai un po’ di pace” rispose Aria ridendosela alle spalle del vampiro che la minacciò con una estenuante e dolorosa seduta di solletico che ebbe il potere di zittirla all’istante. “Quale sarà la prima cosa che faremo una volta arrivati a Forks?” chiese con tono sostenuto Clara a Robert. “Le villette sono già state sistemate e i vostri oggetti personali spostati nelle camere in modo che le stanze siano già state assegnate evitando urla e litigi nell’intendo di accaparrarsi la camera migliore. E prima di qualsiasi protesta, vi informo che sono tutte uguali quindi è inutile proferire parola al riguardo” disse Robert zittendo e facendo abbassare le prime mani alzate per dire la propria e le prime agguerrite proteste. “Con Bella e Jacob andranno a vivere i quattro gemelli, prenderete il cognome di Jacob e sarete suoi figli effettivi per la gente. Con Me e Nassiri ci saranno Daniel, Daisy, Kein e Aria, saremo la famiglia Steele mentre con Renata e Demetri ovviamente ci saranno Cameron, Clara, Grace e Nicholas. Sarete la famiglia Gordon. I documenti li troverete su ogni rispettiva scrivania ed è molto importante che non vadano persi, ho fatto una faticaccia per avere quei falsi che sembrano più veri di qualsiasi originale. Le villette sono disposte sullo stesso viale l’una al fianco all’altra. È un nuovo quartiere e sono nuove costruzioni, siamo i primi che le abitano ma non per questo i soli per tale ragione è severamente vietato esporre le vostre stranezze se prima non siano state accuratamente chiuse finestre e tende sono stato chiaro?” disse Robert prendendo le sembianze del generale Hitler. “Ho una domanda” rispose Aria richiamando l’attenzione di tutti su di se. Robert fece un cenno d’assenso con il capo “Possiamo respirare senza essere ripresi in alcun modo?” chiese Aria così seria da confondere i presenti. Con una tale espressione era difficile capire se fosse una battuta la sua o una vera e propria perplessità. Robert alzò gli occhi al cielo per poi sbuffare esasperato massaggiandosi il naso con il pollice e l’indice.  “Guardate siamo arrivati! Si vede l’area d’atterraggio!” gridò Daisy. Spostai lo sguardo fuori dal finestrino e ispirai profondamente. Gesto meccanico ma che con me ha sempre sortito un qualche effetto calmante. Ero arrivata alla resa dei conti. Prese tutte le valige una volta atterrati scendemmo l’uno dopo l’altro pronti, o quasi, ad affrontare la nuova vita. Quattro taxi chiamati da Felix erano fermi ad aspettarci fuori dall’aeroporto di Seattle. “Andrà tutto bene mamma”. Mi girai verso mio figlio con un espressione sicuramente persa. Mi abbracciò forte per poi prendere la mia valigia e sorridermi. “Andiamo?”. “Si amore” sorrisi anche io alla dolcezza che Anthony sapeva dare. Aveva un cuore enorme e uno spirito di osservazione acuto che gli permetteva di scoprire ogni più piccola espressione di dolore sul mio viso.  Una volta che il Taxi fu partito vidi scorrere fuori dal finestrino strade già conosciute e posti già visitati tempo addietro. Fu duro il tragitto ma ancor di più lo fu una volta arrivati a Forks. Nonostante di quest’ultima avessi ricordi puramente umani ne ricordavo comunque con nitidezza ogni via, ogni albero ogni angolo ogni casa… nulla era cambiato tutto era rimasto immutato così come i miei ricordi. Arrivati a destinazione finalmente il mio supplizio personale ebbe fine. Quella zona non l’avevo mai vista e questo stava a significare ce nessun ricordo di lui avrebbe mai potuto affiorare prepotentemente nella mia mente. Tirai un sospiro di sollievo per quella piccola tregua concessami e pensai che sicuramente la scelta del luogo in qualche modo fosse stata presa da Robert con senno di poi. Avrei dovuto ringraziare quell’uomo fino allo sfinimento. E credo che in tutto questo ci fosse anche lo zampino di Jake che ora mi fissava con ostinazione pronto ad accorrere in caso di vampira in piena crisi isterica. La mezza età l’avevo già passata non c’erano pericoli per attacchi di quel tipo. Sbuffai giocosamente per fargli capre che non c’era alcun bisogno di preoccuparsi così tanto. Tutto sommato stavo bene. Si certo…
“Questa casa è fighissima!” urlò Nessie correndo su è giù come una matta. “Niente a che vedere con il castello del nonno ovviamente, ma accettabile” rispose Lily guardandosi attorno con occhio critico. “Sono sicura che se anche Nicky fosse stato un tuo ‘fratellone’ la casa ti sarebbe piaciuta molto di più” rise Nessie furbescamente facendo arrossire mia figlia come un pomodoro maturo. “Piantatela di dire stupidaggini voi due e date una mano a mettere al loro posto le cose. Se non avevate voglia di farlo non vi portavate dietro tutto il castello!” sbuffò Anthony sicuramente geloso e indispettito per la piega che il discorso delle sorelle stava prendendo. “Ma Deliah dov’è finita chiesi vedendo che all’appello mancava la mia ultima bambina. “Si è accorta che una sua valigia era stata scambiata con quella di Clara ed è andata a recuperarla”. “Sempre i soliti sbadati. Beh ragazzi finite di sistemare le vostre cose così vi preparo il pranzo. Ho imparato un bel po’ di ricette per inaugurare il primo pranzo nella nuova casa, per me hanno un odore sgradevolissimo ma sono sicura che a voi faranno venire l’acquolina in bocca” dissi sorridendo. Vidi i miei figli guardarsi spaesati spostando lo sguardo da me al frigo per un paio di volte  per poi avanzare verso di me uno alla volta “Vedi mamma… non ho molta fame, credo che andrò a fare un giro di perlustrazione della città” rispose Anthony spostandosi nervosamente lo stesso ciuffo ribelle di capelli all’indietro che puntualmente e ostinatamente tornava al suo posto. “Neanche io ho fame, i viaggi mandano nel caos più totale il mio stomaco mamy” aggiunse Lily sfogliando distrattamente una rivista di moda appoggiata sul tavolo mandandomi di tanto in tanto delle occhiatine. “Non mangio neanche io mammina avevo promesso a Grace che sarei andata al fast food con lei e con noi c’è anche Deliah” concluse Nessie stringendo i suoi lunghi capelli in una treccia laterale. Ma che bravi figli, io studio nuove ricette per preparargli da mangiare e loro mi piantano in asso come se niente fosse. “Io ho una fame da lupi Bells quindi sarò lieto di farti cucinare anche le loro porzioni per me” sorrise sornione Jake prendendosi uno scappellotto da Nessie. “ Diventerai un licantropo obeso e un uomo poco attraente se continui a mangiare così” lo riprese contrariata mia figlia. “Piccola potrei mangiare anche te ma il mio fisico perfetto resterebbe immutato. Dai Bells ho famee quando inizi a smanettare con la cucina?”. Oh santa pazienza quando dicevo di voler una persona al mio fianco non intendevo un ‘marito’ così! Cosa avrò mai fatto di male nelle mie vite precedenti per meritarmi questo?

POV DELIAH

“Mi spiegate perché anche io devo essere trascinato con voi al Fast Food?”. Era ormai da dieci minuti che mio fratello Anthony sbuffava come una locomotiva per essere stato raggirato da Nessie e costretto a venire con noi al MC. “E dai fratellino vuoi davvero lasciare che tre ragazze vaghino da sole per le strade di una nuova città?” rispose teatralmente Nessie alla quale quasi quasi spuntò una lacrimuccia all’angolo dell’occhio sinistro. “Come puoi avere il coraggio di chiamare Forks città? Non potrà mai capitare nulla in un buco tanto piccolo e non far finta che siate ragazzine indifese. Sai meglio di me che se un semplice umano si avvicinasse per farvi del male lo spedireste con un biglietto di sola andata in ospedale” sbuffò ancora più forte Anthony contrariato sempre più. “Oh insomma smettila di lamentarti infondo volevi fare il giro della città, beh inizi da qui!” sentenziò Grace stanca e troppo affamata per poter reggere ancora a lungo il loro battibecco. Sorrisi alla scena per poi guardarmi attorno incuriosita, avevo sempre avuto il desiderio di capire che cosa di questa piccola cittadina affascinasse tanto mia madre. Tutto appariva umido e viscido, una sottile pioggia lenta ci bagnava dalla testa ai piedi fastidiosamente e la gente continuava a guardarci come se fossimo stati degli alieni venuti da chissà quale pianeta per sterminare la loro razza. Essendo vampiri per buona parte eravamo abituati ad essere etichettati come più belli del normale tuttavia se in Italia la gente ci guardava con un velato interesse che svaniva subito dopo averci sorpassato, qui le occhiate erano insistenti e i loro commenti udibili abbastanza alle nostre orecchie da poterci mettere in imbarazzo. E ad avvalorare la mia tesi, mio fratello aveva appena ringhiato ad un gruppo di diciassettenni in calore che aveva appena fatto pensieri del tutto a luci rosse su me, Ness e Gracy. Arrossii fino all’ultima punta dei capelli abbassando la testa. “Non dar retta ai loro commenti Deliah, sono solo degli sciocchi” disse Anthony mentre con entrambe le mani nelle tasche dei jeans camminava impettito a pochi passi da me. “S..si lo so”. “Finalmente si mangiaaaaaa!”. “Grace piantala di urlare così, l’attenzione è già troppo spostata su di noi non diamo motivo per averne altra!” la riprese Ness guardandosi attorno circospetta.  Mangiammo con calma e quando finalmente Grace si ritenne sodisfatta del risultato potemmo uscire da lì. “Mi sento piena come un uovo!”. “E ci credo Gracy hai mangiato quattro e dico quattro maxi panini, a volte mi domando dove tu metta tutte le calorie che assumi” risposi ridendo. “Dely faccio attività fisica ovvio. Non tutte le ragazze corrono da una parte all’altra del mondo per sconfiggere dei ‘cosi’ orribili come è orribile il liquido che fuoriesce dal loro corpo”. “Che schifo ho appena mangiato abbi pietà Grace!” si lamentò Ness mettendosi una mano sulla bocca e l’altra sullo stomaco. “Secondo voi qui a Forks ci sono ancora vampiri?” chiese improvvisamente Anthony sviando l’argomento del discorso. “Non credo ci siano, o meglio per ora non ho avvertito alcun tipo di odore diverso da quello umano” risposi io quando la mia attenzione fu catturata da qualcosa. “Cosa c’è Dely?” mi chiese Nessi tornando indietro e fissando nello stesso punto in cui erano puntati i miei occhi. “Ma quella non è la casa di nonno Charlie? Vi ricordate la foto di mamma dove aveva all’incirca tredici anni ed era con nonno davanti ad una villetta bianca?”. “Si…Hai ragione è proprio lei!” mi rispose Ness iniziando ad agitarsi sul posto. “Però sembra essere abbandonata, se guardate bene tutte le finestre sono serrate, le luci spente e si sente un forte odore di chiuso provenire da li misto ad un flebile odore che sembra avvicinarsi a quello di vostra madre” disse Grace venendo anche lei nel punto dove ci eravamo fermati. “Probabilmente dopo la morte di nonno Charlie nessuno è più venuto ad abitare e a rigor di logica è anche normale dato che i prezzi delle nuove costruzioni, in cui ora anche noi abitiamo, non sono poi così alti” dissi continuando a tenere lo sguardo sulla casa. “Dov è il cimitero di Forks?” chiesi improvvisamente sorprendendo gli altri. “Perché vuoi saperlo?” chiese mio fratello stranito. “Voglio semplicemente portare dei fiori al nonno, infondo  non ci siamo mai venuti…” risposi alzando il viso verso il cielo plumbeo. “Il puzzo di morto e cadaveri in decomposizione viene da quelle parti, andiamo” disse Ness iniziando ad incamminarsi. “Un bell’odorino davvero dopo aver mangiato, non c’è che dire sul serio!” si lamentò Grace smanettando con il cellulare. “Ma cosa stai facendo” le chiese mio fratello guardandola bisticciare con l’iphone di ultima generazione mentre continuavamo a camminare lasciandoci ex casa Swan alle spalle. “Mando un messaggio a tua sorella sicuramente vorrà esserci anche lei”. Nessuno obiettò, conoscendo Lily sicuramente ci avrebbe accusato di non averla avvisata se avesse saputo della visita al nonno. “Sempre che sbadata com’è non si perda per i boschi che circondano Forks”. “Ti ho sentito snaturata di una sorella e mi dispiace deluderti ma sono arrivata sana e salva da voi. Il puzzo del tuo profumo si sente a chilometri di distanza!” sbuffò Lily arrivando alla velocità vampiresca nel punto in cui ci trovavamo accompagnata da un trafelato Nick che evidentemente, conoscendo il soggetto, aveva escluso di lasciarla girovagare da sola. “Io non ho il profumo oggi!” ribattè isterica Ness. “Appunto! Puzzi di te!”. “Sorellina sei simpatica come una spina nel c…”. “Basta così voi due piantatela subito e usate linguaggi meno volgari!” intervenne prontamente nostro fratello esasperato ricevendo una pacca di comprensione sulla spalla da parte di Nick.
‘CIMITERO DI FORKS. CHE I NOSTRI CARI POSSANO RIPOSARE IN PACE PER SEMPRE’
Scritto a caratteri cubitali sulla parte superiore dell’arco di entrata in pietra, ormai usurata dal tempo, compariva questa scritta come inno alla pace da ottenere dopo la morte per le persone scomparse. Non ero mai stata in un cimitero,  di esso avevo letto, sentito parlare, visto illustrazioni ma mai mi era capitato di metterci piede. Quando nonno Charlie venne a mancare purtroppo noi eravamo lontani da Volterra per una missione e nostra madre non poté in alcun modo contattarci. Ricordo che i nemici avevano fatto fare un bel volo nella melma ai nostri cellulari e con loro ci eravamo uniti anche noi. Fu la missione più viscida e disgustosa della storia. Successivamente una volta fatto ritorno a Volterra ci fu spiegato che anche per nostra madre era stato impossibile raggiungere Forks per salutare un ultima volta il nonno. Questo per diversi motivi; il primo era che non poteva in alcun modo farsi vedere a Forks, per tutti la figlia di Charlie Swan era rimasta incinta in giovane età, scappata di casa e poi morta dopo aver dato alla luce il neonato. Il secondo motivo riguardava la famiglia dell’uomo che a conti fatti dovrei chiamare papà. Pare che uno dei componenti della sua famiglia avesse a diposizione un potere che gli avrebbe permesso, in qualunque posto egli si trovasse, di sapere della morte del nonno e quindi sarebbero potuti andare anche loro a dargli un ultimo addio e riconoscere in qualche modo l’odore della mamma. Alla fine con decisione unanime decidemmo di non fare mai tappa al cimitero di Forks cercando di ricordare nostro nonno così come lo avevamo conosciuto. Bello, riservato e soprattutto in vita. decisione che fu presa anche per rispettare il dolore di nostra madre nel vedere che tutti potevano andare dal suo amato papà tanto simile a lei, tratte effettivamente lei che più di tutti ci teneva di più. Vagammo tra le tombe per un bel po’ prima di trovare quella che a noi interessava. La foto del nonno era la stessa che mamma soleva portare nel portafoglio. Impettito nella sua divisa da poliziotto con i suoi immancabili baffi e il suo sorriso imbarazzato appena accennato. Vi erano incise sul marmo le date di nascita e di morte ma ciò che più ci sorprese fu la tomba accanto alla sua.
‘ISABELLA MARIE SWAN’
(13-09-1987  -  22-06-2006 )
‘SARAI SEMPRE NEI NOSTRI CUORI PICCOLA GRANDE BELLA’
“Ma è la data  in cui noi più meno saremmo dovuti nascere se mamma avesse avuto una gravidanza normale…”sussurrai fissando la lapide. “Certo che hanno pensato davvero a tutto” disse Nick sfiorando il marmo con le dita. “State zitti! Sta arrivando qualcuno!” disse Anthony con un tono di voce che solo noi avremmo potuto sentire. “Beh e qual è il problema?” disse Lily alzando le spalle. “Annusa l’aria”. “Oh…”
 
POV ***

Eravamo tornati a Forks. Dopo decenni in cui il nome di questa cittadina veniva accuratamente evitato, eravamo tornati qui. Ma ora a cosa serviva? Lei non c’era più e di questo ne ero più che sicura…il suo futuro era scomparso dalle mie visioni ottant’anni fa e non vi aveva più fatto ritorno. Fu per me uno strazio e mi sentii dilaniare il cuore quando anche mio fratello ne venne a conoscenza. Per quanto fossi arrabbiata con lui per la decisione che aveva da solo preso per tutti e per lei non dimenticherò mai il suo volto dilaniato dal dolore che chiamare così era solo un mero eufemismo. Non lo avevamo più visto per anni ma finalmente un anno fa il dolore della dolce Esme riuscì a convincere Edward a ritornare a ‘vivere’ con noi. O forse era meglio dire abitare con noi, non si poteva certo parlare di ‘vivere’ quando questa parola veniva accostata a lui. Non era riuscito ad uccidersi, non avrebbe potuto farlo a Esme e Carlisle, non avrebbe potuto fare una cosa del genere a me e almeno di questo sono grata a qualsiasi Dio lo abbia guidato a fare la scelta giusta. Per me lui era troppo importante, avevo già perso una sorella se avessi perso anche lui, non avrei retto. Ora mi trovo a vagare per le lapidi tra le quali sicuramente ci sarebbe stata anche la sua.
   

Angolo Autrice
Dovete perdonarmi non ho parole per dire quanto io sia in difetto con voi ma ho avuto problemi più o meno gravi in famiglia accostati a quelli ordinari e oltre al tempo mi era venuta meno anche l'ispirazione. Ma ora sono qui e ho già scritto un bel po' di capitoli quindi la promessa di postare una volta alla settimana è più che valida e la manterrò. Scusatemi davvero tanto e spero continuiate a seguirmi in tante come avete fatto fin ora ♥ 

 

 
 

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


Chapter 6
 
POV LILIAN

“SVEGLIA MORTI AMBULANTI! Siamo troppo giovani per dormire fino a tardi e troppo vecchi per potercelo permettere, non sia mai che uno di questi giorni la morte ci venga a prendere e inostri begli occhi non si aprano più” dissi con una grandissima dose di sarcasmo ai miei fratelli barra vampiri ancora beatamente accoccolati nel loro sonno. Presi al volo una sveglia lanciatami contro. “Oh che mal grazia! Sai fratellino i tuoi riflessi la mattina sono gli stessi di un bradipo cieco in calore”. “Va all’inferno Lilian!”. “Ti voglio bene anche io. NESSIE! DELIAH! Oggi mi sento magnanima quindi vi offro due possibilità.  La prima è che voi alziate i vostri bei culetti dal letto grazie alla vostra nemica volontà, la seconda è che io vi smembri fino all’ultimo pezzettino e faccia un gran bel falò in giardino se entro dieci minuti circa non siete pronti, belli e aitanti per andare a fare shopping pre-scolastico” dissi picchiettando un piede sul pavimento, appoggiata alla ringhiera nera della nostra nuova casa. Le minacce erano sempre state il mio forte e di questo ne andavo più che fiera. “Perché non vai a rompere l’anima al tuo futuro ragazzo martire e lasci noi, povere anime in pena già troppo sofferenti a causa tua, in pace?” disse Nessie sbucando fuori dalla sua stanza a metà tra l’incazzato e l’assonnato. “Sorvolerò la parte del fidanzato perché non ho ancora voglia di staccare la testa a qualcuno per ora. Detto ciò la risposta è ovvia, in questa casa ci sono quattro finti adolescenti-vampiri-cacciatori super sexy che inizieranno il quarto anno di liceo tra meno di ventiquattro ore, ed è per me praticamente impensabile farvi presentare così conciati!”. “Illuminami Lily, per ‘così conciati’ cosa intendi? La scuola non è una passerella ma un luogo dove si apprende e una gonna all’ultimo grido non fa la
differenza” contestò Deliah uscendo anch’essa dalla sua stanza. “E se vogliamo essere pignole, attiriamo già troppo l’attenzione su di noi. Meglio non mettere in mostra troppa mercanzia” continuò la mia sorellina guastafeste. “Forse non avete capito, io non vi do il diritto di contestare né ho chiesto un vostro parere al riguardo, il mio è un ordine perentorio che se non esaudito farà ruzzolare la testa di qualcuno giù per le scale e ho la netta sensazione di aver già deciso chi sarà il decapitato. ANTHONY ALZA IL CULO!”. Corsi al piano inferiore a velocità umana per poter fare colazione convinta ormai che le minacce avessero sorbito il loro effetto. Ovviamente i miei fratelli avrebbero esaudito le mie ‘richieste’ non per paura di me ma della mia isteria sicuramente. “Sai Lilian non dovresti minacciare così i tuoi fratelli, prima o poi potrebbero coalizzarsi contro di te per un obiettivo comune” disse mamma sorridendomi mentre io alzavo gli occhi al cielo.
“Comunque buongiorno tesoro, dormito bene?”. “Un incanto mammina. Hey Jake se continui a ingozzarti così prima o poi dovremmo farti una tracheotomia per estrarre un muffin incastrato!” risi picchiando con la mano sulla schiena del fidanzato di mia sorella troppo occupato a strozzarsi per rispondere. “Mangi come un’animale… ah giusto, lo sei” gli sorrisi sorniona. “Hey Bells ma sei sicura di non averle dato soda caustica nel primo biberon?”. “Ah, ah, ah molto divertente. Oh finalmente siete arrivati!” dissi voltandomi verso i miei fratelli che pochi secondi dopo fecero capolino giù dalle scale entrando nella grande cucina. “Si Lilian e la parte più bella è che l’abbiamo fatto di nostra spontanea volontà!” mi rispose acido Anthony sedendosi al tavolo e prendendo due muffin seguito dalle mie sorelle mentre mamma accarezzava loro la testa. “Mamma, posso farti una domanda?” chiese Deliah a nostra madre ignorando il discorso. Mamma posò la caffettiera sul tavolo e si girò con un sorriso tirato. “Certo Deliah”. “Ieri siamo stati al cimitero dal nonno…  accanto alla sua lapide c’era…”. Deliah tentennava, non sapevamo ancora come mamma avrebbe preso la nostra ‘passeggiata’ pomeridiana dal nonno ma per qualche strano motivo sembrava preoccupata per tutt’altro. “C’era la mia. Sapevo che questa domanda sarebbe arrivata e so che ne arriveranno a breve altre” disse mamma sospirando e sedendosi sul ripiano della cucina con la sua imbarazzante eleganza. Imbarazzante perché al confronto io, la più posata tra i gemelli, sembravo un papera monca. Mamma prese un altro respiro. “Quando me ne andai da Forks avevo già deciso che per la gente del posto sarebbe presto o tardi arrivata la notizia della mia morte, tuttavia ho voluto lasciar tutti loro con una mezza verità o una non del tutto bugia, chiamatela come volete. Si sparse grazie a Jake la notizia che Isabella Swan era rimasta incinta e che per tale motivo era scappata dalla casa di suo padre. La notizia fece scalpore ,ovviamente, in una cittadina tanto piccola non ci si può aspettare altro. Nessuno si sarebbe mai aspettato un tale colpo di testa dalla figlia del capo Swan e per questo motivo molti di loro rimasero titubanti e stentarono a crederci ma poi si accorsero che quasi contemporaneamente anche un’altra persona era andata via da li…”. “Intendi Cullen?”disse Anthony precedendola. “Intendo vostro padre, Anthony.  Tutti avevano visto, notato o saputo dell’amore che legava Isabella Swan al ragazzo che apparteneva alla famiglia più misteriosa del posto e non ci volle molto a fare due più due” disse mia madre stringendo le mani sul tavolo. “Ma quindi la gente di Forks sapeva che noi fossimo suoi figli?” domandò Nessie seduta comodamente su Jake intento a disegnarle ghirigori sulla schiena con l’indice. “No, la notizia fu smentita subito. Si venne a sapere tramite fonti certe molto vicine a lei, che dopo la rottura con il giovane Cullen, Isabella  presa dalla depressione andò con il primo che gli capitò a tiro e al momento del parto sia lei che il bambino per delle complicazioni non riuscirono a sopravvivere”. “Quindi non esiste alcun discendente di Isabella Swan per loro” constatai appoggiandomi con entrambe le braccia sul tavolo. “Ma quali sono queste fonti certe?”. “Vennero corrotti, non chiedetemi come, quelli che a loro tempo furono la mia ginecologa e il mio dottore e nonostante dovessero mantenere il segreto professionale con pochi parlarono comunque e dai quei pochi poi si sparsero notizie in tutta la città, ma almeno quella volta il modo molesto in cui girano i gossip a Forks ci fu comodo” terminò mamma scendendo dal ripiano e versando il caffè avanzato nella moka nel lavandino. “E della casa di nonno? Cosa ci sai dire?” chiese Anthony appoggiando la testa sulle sue mani. “Non ho mai avuto il coraggio di venderla o di affittarla a qualcuno, non solo perché da allora qui non tornai mai più ma anche perché sono emotivamente legata a quel posto e il solo pensiero che qualcuno possa abitarci e cambiare tutto il suo interno mi riempie di tristezza” disse nostra madre dandoci le spalle. “Ma perché non siamo andati noi? Cioè alla fine saresti tornata li con i tuoi figli” dissi non capendo la tristezza di mia madre. “Perché in ogni caso sarebbe molto strano che in quella casa ci andasse ad abitare una famiglia dove la madre è del tutto uguale a Isabella Swan”. “Ma qualcuno potrebbe comunque vederti, insomma ora la tua vita è qui, hai un lavoro, dovrai venire ai colloqui, ti vedranno”. “Robert si è accertato che tutti quelli che io conoscevo nella mia vita passata, insieme a tutti coloro che mi hanno mai vista o che hanno avuto a che fare con me fossero morti, e fortunatamente non ne conoscevo molti”. “Di la verità, Robert li ha soggiogati vero?” disse Dely prendendo l’ultimo sorso del suo caffè. “Si, coloro che sapevano troppo ora non sanno neanche che io sia mai esistita”. “Beh alla faccia del non mostrare stranezze da vampiri-cacciatori, direi che il concetto è stato afferrato bene da tutti” risi sarcasticamente, odiavo non poter essere me stessa e ancor di più odiavo nascondere la mia essenza e i miei poteri. Dover recitare le parti di normalissimi umani adolescenti non era proprio il nostro forte e sicuramente ci stavamo imbarcando in una vita in cui un minimo passo falso ci avrebbe trascinati tutti sul fondo dell’abisso, in bilico su un sottilissimo filo, tra la vita e la morte. “Sapete benissimo che nascondere ciò che siete e necessario soprattutto per la vostra sopravvivenza. Il mondo sta andando avanti e con esso la tecnologia e il sapere umano, le persone più astute e acute intellettualmente hanno iniziato a porsi delle domande e se una sola di queste avesse una minima risposta, potreste essere tutti in pericolo. Ricordate bene non solo i vampiri o i licantropi possono essere dei mostri. Spesso la crudeltà umana non conosce limiti o vincoli quindi vi prego, vi supplico di stare attenti. Non posso pensare di perdere qualcuno di voi, siete la mia eternità e tutto ciò che mi resta” disse nostra madre fissando a turno ognuno di noi. “Sta tranquilla mamma abbiamo ottant’anni e un bagaglio di discreta esperienza, tra l’altro non permetterò che a te o ad una delle mie preziose rompipalle sorelline accada qualcosa. Arriveremo sani e salvi alla ballo di fine anno”. “ E se qualcosa dovesse andar storto, nella peggiore delle possibilità, qualcuno di noi quella sera ballerà con Satana” conclusi io ridendo e pizzicando la guancia di Anthony. Il rumore immensamente fastidioso del campanello si diffuse in tutta la villa. “Vado io” dissi scendendo dalla sedie e andando verso la porta che, non appena aperta, mi mostrò il ragazzo più bello che io conoscessi. “Ode vampiro per madmoiselle” disse Nicholas mostrando la schiera di perfetti, bianchissimi e letali denti. “Sai Nick credo che dovresti andarci piano con i sorrisi di primo mattino, la nostra Lily fa fatica a metabolizzarli”. “Molto divertente Nessie” risposi acida a mia sorella che sicuramente oggi aveva voglia di fare a botte. “Sono venuto a chiamarvi, noi siamo tutti pronti per la giornata di shopping suicida”. Gli sorrisi a mia volta a trentadue denti. Quel ragazzo ispirava sesso a partire da ogni ricciolo che ricopriva i suoi meravigliosi occhi blu, passando per il petto coperto da una striminzita t-shirt bianca coperta da una giacca di pelle e finendo lungo i suoi stretti blue jeans. Oh Dio Santo. “Si va bene andiamo Lily, ciao mamma!” disse Anthony trascinandomi fuori insieme agli altri. Che qualcuno uccida mio fratello prima che io mi macchi la coscienza di una guerra fratricida da me scatenata e appenda la testa di mio fratello alla tappezzeria.
 
 

POV ALICE
 
Tutta la notte dinanzi alla sua tomba non avevo fatto altro che maledire ciò che ero. L’odio verso me stessa penetrava ogni singola cellula e ogni singola fibra del mio immutato corpo. Mi odiavo per non essere capace di versare una singola lacrime per la mia migliore amica, per mia sorella, quando tutto ciò che avrei voluto fare era urlare, distruggere e straziarmi per la sua perdita. È vero, era avvenuta già quando avevo dato retta a quello stolto di Edward lasciandola in balia di se stessa. Ma ora, dinanzi alla sua lapide, dinanzi alla foto che la ritraeva felice nei suoi diciotto anni non potevo crederci… non volevo crederci. Lei era morta per davvero, lei non aveva vissuto alcun tipo di vita, né quella con mio fratello né quella felice da umana.  Dio quanto mi odiavo. Quando stamani avevo deciso di tornare a casa a niente erano servite le carezze amorevoli di Esme, le parole di Carlisle, o gli occhi di Jasper. Ero morta una seconda volta, ma stavolta, ricordavo tutto di questo passaggio ed era stato straziante. Mi accasciai in posizione fetale sul pavimento della mia camera e iniziai a singhiozzare convulsamente e a perdere lacrime invisibili. Sapevo che lui mi stava ascoltando, sapevo che era in casa e sapevo anche che aveva ascoltato la storia di Bella dopo la nostra scomparsa. Volevo che lui sapesse, volevo che lui capisse che enorme errore. Non che non lo avesse già capito vivendo giorno dopo giorno come un automa, ma come per me, questo avrebbe reso tutto finalmente concreto. Stavo impazzendo, stavamo impazzendo e questo lo seppi nel momento in cui entrò in camera mia e mi strinse forte a sé. Vidi il suo riflesso allo specchio. Una maschera di puro orrore, una maschera di dolore, dilaniata dai sensi di colpa, straziata dalla tristezza, morta. Poi tutto successe. Come un flash un’immagine comparve nella mia mente, una ragazza stava facendo rapporto al preside della Forks High School riguardo l’arrivo di dodici nuovi studenti, riuscii a leggere un cognome che spiccò tra alti due… Volturi.
“C-cosa?”. “Edward, ma cosa significa?” chiesi spiazzata. Non avevamo mai incontrato persone che avessero il loro stesso cognome in tutta la nostra vita e in ogni luogo noi fossimo mai andati e ne erano davvero tanti. Ma cosa poteva significare allora? Che avessero a che fare con i Vampiri Italiani millenari?
“Non credo… è impossibile una cosa del genere, i Volturi non farebbero mai una cosa del genere non è nel loro interesse frequentare una scuola superiore quando coloro che la frequentano sono di norma il loro pranzo” mi rispose Edward una volta aver letto nella mia mente tutte le domande che ora l’affollavano. “Forse sarà meglio chiedere a Carlisle. Magari lui saprà dirci qualcosa di più”. “Alice, cosa vuoi che mi interessi… lei non c’è più e la mia vita non ha più senso e sicuramente non c’è più neanche quel bastardo che ha osato violarla e lasciarla al proprio destino con un bambino in grembo. Io non ce la faccio e se i Volturi c’entrano qualcosa in questa storia sarò lieto di farmi togliere la vita da loro. Questo per me è troppo da sopportare e l’unica cosa che ora mi preme fare è ricongiungermi a lei il prima possibile. Nella morte saremo sicuramente lontani ma forse all’inferno mi concederanno la pena di poterla vedere, anche se tra le braccia di un altro. Sarà uno strazio ma almeno i miei occhi potranno posarsi nuovamente sulla sua figura”. “Edward, non puoi dire questo né puoi fare una cosa del genere ad Esme, a Carlisle, a me e a tutti gli altri. Noi ti amiamo e non permetteremo mai una cosa del genere. Se questi nuovi arrivati hanno a che fare con i Volturi dobbiamo scoprirlo e stare molto attenti, basta morti, basta vite spezzate, se questo avvenisse morirebbero ragazze che hanno la sua stessa età, l’età in cui tutto le è stato strappato. Non possiamo permetterlo. Ti giuro che troverò un modo per riavere la nostra Bella in vita o in morte, ma per ora non possiamo lasciar correre un tale pericolo. Te ne prego”. Annuì e questo mi bastò. Non l’avrei ancora perso. O almeno non per ora.
“Quindi da domani si torna a scuola?” disse Jasper entrando nella mia camera seguito da Rosalie e Emmett. “Si, sicuramente avrete sentito tutto quindi inutile ripeterlo. Dobbiamo sapere chi sono e cosa vogliono, magari saranno dei semplici esseri umani ma di questo dobbiamo accertarcene” dissi con fermezza.  “Evviva un altro diploma da aggiungere alla lista!” rise Emmett cercando di tirar su di morale Edward, sapevo che avevano sentito davvero ‘tutto’ della nostra conversazione. “Edward… mi dispiace” disse Rose incerta. Tra tutti era quella che mai aveva accettato Bella e forse una di quelle che aveva meno colpe verso di lei. Non le aveva permesso di affezionarsi a lei ed era stata una persona in meno da piangere alla nostra scomparsa per lei. Non che avesse avuto ancora tanto da vivere per potersi straziare…
Edward chinò il capo verso il basso. “Dovrete andare a caccia, io mi occupo di spedire le vostre iscrizioni a scuola” disse Carlisle entrando nella stanza. Annuimmo per poi alzarci e iniziare una nuova vita… dopo ottant’anni i Cullen erano tornati a Forks.
 
 
Angolo Autrice *_*
Con un giorno di ritardi, grande record per i miei colpi di testa, eccomi qua con un nuovo capitolo che può essere considerato di passaggio ma che per la storia è fondamentale al tempo stesso. Alla prossima settimana! Vostra Lilian ♥!
 
 
 
  
      
 
 

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Chapter 7
 
 
 
POV BELLA
 
“Questo è un errore inaudito! Una tale mancanza da parte vostra è scandalosa! Avevo detto Black! Non Volturi!”. Robert era attaccato al cellulare da più di mezz’ora strepitando più di una papera in procinto di affogare. Feci segno con le mani di calmarsi e abbassare il tono ma l’unica cosa che ebbi in cambio fu un eloquentissima occhiataccia. Sospirai.“ In ogni caso, se entro cinque minuti a partire dal momento in cui il tasto rosso metterà fine alla nostra chiamata, l’errore non sarà risolto e sepolto i vostri servigi non sono più a noi graditi e passerete davvero un brutto quarto d’ora!”. Robert mise fine alla chiamata lanciando il suo nuovo, ma ormai rotto, smartphone chissà dove. “Ai miei tempi non c’era tutta questa indisciplina sul posto di lavoro, le nostre famiglie sono loro clienti da decenni e decenni è grazie a noi che l’impresa va avanti per quanto sborsiamo ogni volta e loro hanno anche la barbara presunzione di poter sbagliare!? Tzè!” disse ancora gettandosi a peso morto sul divano. Inarcai un sopracciglio. “Sai Robert, dovresti calmarti, di vampiri che hanno avuto un infarto non ne ho mai sentito parlare ma, parliamoci chiaro, per te che lo sei solo per una parte niente può essere certo” dissi sedendomi accanto a lui e accarezzandogli la schiena con la mano destra mentre cercavo disperatamente di trattenere un risolino. “Isabella, un tale errore poteva metterci in pericolo, hai mai sentito parlare di famiglie umane, italiane e non, che hanno Volturi come cognome? Ovvio che no. Magari già che c’erano avrebbero potuto mettere anche Cullen! Chissà cosa sarebbe potuto accadere se qualcuno a noi nemico se ne fosse accorto. L’identità dei ragazzi è la cosa più preziosa da dover mantenere e già la loro abnorme indisciplina mette a dura prova questo compito. Quando ho iniziato ad allenarli sembravano un branco di iene impazzite… non che adesso la cosa sia cambiata in effetti”. Risi al ricordo di quanto poco andassero d’accordo quelli che ora potrebbero considerarsi tante parti di un unico corpo. Le antipatie erano nate dal nulla così come poi dal nulla erano nate le amicizie. “Credi che in qualcuno quest’errore abbia già destato sospetti?” chiesi ora più preoccupata di prima ritornando con i ricordi al presente. “Non penso, sai quanto può essere facile soggiogare una persona per noi e diciamo che colei che si occupa delle varie scartoffie era già molto propensa a fare due chiacchiere con me” disse Robert ammiccando con il suo sorrisino che avrebbe fatto prendere l’infarto a qualsiasi essere femminile umano e non sulla faccia della terra. Si anche a me va bene!? Ma io sono già super innamorata di un altro per questo ciò che provo io non fa testo. “So che è stato un pericoloso errore, ma sono umani e gli errori possono capitare, anche i vampiri sbagliano e a volte i loro sbagli fanno anche più danni”. Molti ma molti più stratosfericamente enormi danni. A volte mi viene da pensare a lui non come al bellissimo, intelligentissimo e super galante vampiro di cui io mi sia innamorata ma come al vampiro più imbecille che possa essere mai esistere sulla faccia della terra. Ovviamente sempre con affetto. Lui mi ha avvicinata, lui mi ha fatta innamorare, lui parla di ‘per sempre insieme’ e poi sempre lui mi dice che io non sono la gnocca che può essere all’altezza di stargli al fianco! “Si lo so per questo evito di ucciderli seduta stante, o almeno non per questa volta… Isy ci sei? Non è ora il momento in cui mi dici che le persone innocenti non possono essere uccise e che io non devo diventare un mostro? Un altro viaggio mentale? Insomma ragazza datti una calmata o un giorno di questi non ti riprendiamo più dal tuo mondo di vampiri azzurri e rosa!”. Risposi a Robert con un occhiataccia per poi alzarmi e andare a preparare la cena per i ragazzi. “A proposito, dove sono le nostre bellissime e adorabili dodici bestiole?”. “I ‘ragazzi’ sono ancora in giro per negozi ma conoscendo i ritmi a cui li avrà sottoposti Lilian torneranno più affamati che mai” sorrisi a Nassiri che aveva appena fatto il suo ingresso. “Novità mogliettina?” le chiese Robert mentre faceva zapping con la tv. “Nessuna, da quando siamo arrivati si sono registrati solo due omicidi a duecento chilometri da qui e sicuramente non sono opera di esseri umani, il marchio di morte è sempre lo stesso, ieri notte sono andati in ricognizione Nicholas e Cameron ma al loro arrivo non cera già più nulla eccetto i cadaveri ovviamente”. “Carnagione grigiastra, occhi rivoltati, labbra viola e uno squarcio sulla gola da parte a parte?”. “Robert non c’è bisogno di fare l’autopsia vocale, sappiamo già le condizioni in cui le vittime riversano ed è ora di cena, grazie”. “Oh andiamo, come se tu dovessi cenare o come se il tuo stomaco morto potesse provare qualcosa. Sai credo che risulteresti davvero molto sexy mentre sei intenta a mangiare una pizza con la mozzarella filante che cola giù dalle tue labbra carnose” ammiccò nella mia direzione. Alzai gli occhi al cielo. “Qualcuno se lo prenda vi prego”. “In tutto questo dove sono gli zii vampiri e il cagnolino?”. “Demetri e Renata sono a caccia lontano da qui mentre Jake è alla riserva per dei saluti al nuovo branco, pare sia molto più numeroso rispetto ai precedenti” risposi girando la frittata in padella. “Credo sia logico, non ho mai visto una tale affluenza di mostri tutti in una volta, tra lupi, vampiri, cacciatori di morte e morti viventi potremmo aprire un buffet di umani in tutto il mondo ma non servirebbe a sfamarci”. “Sai Robert le tue battute hanno sempre un non so che di macabro, dovresti rivedere il concetto di sarcasmo su un dizionario”. “È la vita che mi ha inacidito, dovevi conoscermi nel 1890 ero un vero gentleman ti avrei conquistata con il mio charme” disse l’uomo comodamente stravaccato sul divano facendomi l’occhiolino per poi incatenarmi sul posto con quei suoi meravigliosi occhi ghiaccio-azzurri. Si prospetta una ‘convivenza’ davvero, davvero, ma davvero molto difficile.
 
POV ANTHONY
 
“Ti prego Lily, ti supplico basta!”. Ed ecco che per la trentasettesima volta Nicholas  implorava mia sorella per poter uscire da quel dannatissimo centro commerciale. “No”. Ed ecco come mia sorella per la trentasettesima volta calpestava senza pietà le sue preghiere. Erano sette ore, quarantatré minuti e ventiquattro…venticinque… ventisei secondi che eravamo imprigionati lì senza alcuna via di scampo. Ai miei occhi, questa poteva considerarsi la giornata in cui ognuno di noi aveva dato il meglio di se prendendo alla lettera il ‘siate più umani possibile’. Lilian aveva comprato una quantità industriale di vestiti che avrebbero sicuramente riempito i nostri armadi e da essi straripato. Nicholas aveva pregato più in questa giornata che in tutta la sua vita invocando tutti i santi del calendario messi in fila e credo che qualcuno lo abbia anche inventato trovandosene improvvisamente a corto. Grace con tutto quello che aveva messo nello stomaco avrebbe potuto sfamare l’esercito di due nazioni, i bambini del terzo mondo e forse anche qualche panda. Daniel aveva conquistato e infranto cuori ovunque i suoi occhi cadessero e il bello della situazione e che nonostante lui sapesse di non voler dare alcuna chance al popolo femminile li dentro concentrato, utilizzava comunque tutta la potenza del suo charme cavalleresco per farsi ammirare, Narciso. Cameron aveva accarezzato ogni singolo essere animale che abbia incrociato il nostro cammino, i piccoli occhi e i musini pelosi lo mandavano in tilt come un mega cheeseburger manda in crisi Grace e un paio di Gucci Lily. Renesmee si era fermata in ogni singolo negozio che avesse in vetrina anche un solo, minuscolo e insignificante peluche sicuro che a fine giornata avrebbe fatto un resoconto dettagliato al povero Jake, o forse al suo povero portafogli. Deliah aveva saccheggiato ogni tipo di libreria presente e Kein l’aveva seguita in ognuna di esse fulminando tutti gli esseri maschili a partire dal commesso. Si Kein aveva una sbandata colossale non dichiarata per mia sorella, quella buona però. Daisy aveva provato tutti i giochi elettronici possibili facendo capitolare tutti gli adolescenti che nelle donne cercavano solo calcio, sesso e videogiochi e credo che il sesso con la bionda non sia niente male. Clara aveva giocato con tutti i bambini che le zampettavano di fianco feliche come una pasqua, era la meno avvezza a giocare con i nostri schifosissimi nemici e torno non potevamo di certo darglielo. Aria seduta al mio fianco era intenta a trattenere i suoi istinti omicidi contro Daniel e il suo infinito ed egocentrico io. Credo che anche questa sia una cotta non dichiarata ma fossi in lei per un tipo come Daniel non la dichiarerei neanche sotto tortura.   
“Possiamo tornare a casa”. Mai frase più soave ho mai udito fuoriuscire dalle labbra di Lilian. Finalmente dopo otto ore, ventotto minuti e quarantadue secondi il supplizio era finito. Sommersi dalle buste, esausti e affamati eravamo finalmente sulla soglia di casa dove ad attenderci c’era un profumino davvero molto invitante. “Mamma te l’ho mai detto che ti amo più di ogni altra cosa al mondo e al di sopra di esso?” dissi a mia madre che si aprì in un meraviglioso e materno sorriso seppur sulle labbra di una diciottenne. “Oh Isabella sei un miraggio o sei quella vera? In ogni caso sei bellissima e anche la tua frittata lo è!” disse Nicholas gettando le buste a terra sotto lo sguardo omicida di Lilian e andando ad abbracciare mia madre e la pentola. “Dalle vostre facce deduco che vi siate divertiti” rise mamma scombinando i ricci di Nick. “Si, fino a cinque ore fa lo stavamo facendo, poi tutto è diventato sempre più stretto, pesante e offuscato” rispose Aria con una voce melodrammatica. “Quante storie per un po’ di shopping!”. “Un po’ di shopping!? Ma se non si vede il pavimento!” sbottò Cameron indignato guardando le buste che costellavano il parquet ormai scomparso. “Aver fatto movimento di certo non ha danneggiato i vostri sederi appesantiti! Tra poco saremmo dovuti ricorrere alla chirurgia per staccarvi dai divani, eravate entrati in simbiosi con il salotto!” ribatté mia sorella impettita. “Basta così bestiole, mettete a posto il centro commerciale, lavatevi le manine e portate i vostri deretani sulle sedie prima che vi scuoia vivi” disse Robert comparendo al fianco di mia madre che prontamente gli sorrise alzando gli occhi al cielo. Come uomo era strano, pazzo e il suo sarcasmo faceva paura ma sinceramente sia io che le mie sorelle non siamo mai stati contrari ad una loro relazione e non abbiamo mai immaginato uomo diverso al suo fianco. Robert era infinitamente buono anche se raramente lo mostrava e per noi era stato come un padre, a dire il vero forse anche un po’ tale lo consideravamo. Ci aveva allenati, ci aveva resi forti, ci aveva aiutati ad accettare ciò che eravamo e ad accettare anche quella parte di noi che ancora ci è oscura e la cosa più importante, in qualsiasi momento non aveva mai abbandonato nostra madre, l’aveva sempre protetta, l’aveva consolata, fatta ridere, l’aveva resa viva e per questo gli saremo debitori a vita.
“Mangiamo in fretta e poi tutti a nanna domani è il gran giorno!” Batté le mani Lily euforica. “Lilian inizia la scuola! La scuola è considerata luogo di martirio per noi adolescenti cosa ti rende tanto entusiasta nel dover affrontare verifiche, interrogazioni e compiti a casa su cose che probabilmente hai anche vissuto?” risposi scettico all’idea. “Mi rende entusiasta il fatto di poter fare qualcosa di normale, come le persone normali della nostra età. E nonostante io forse abbia vissuto determinate cose le studierò lo stesso perché è questo che fanno i normali adolescenti!”. “Questo è lo spirito giusto ragazza! Prendete esempio bestiole” sorrise Robert strofinandosi le mani sporche di sale con il panno da cucina. “Che banda di matti” sentenziò Clara sedendosi a tavola. La cena passò allegramente tra battutine, scherzi e risate come di consueto e una volta aiutata la mamma a ripulire la cucina, la macchina macina pensieri che mia sorella Lily aveva al posto del cervello, partorì la brillante idea di dormire tutti insieme. A nulla servirono le proteste del poco spazio, del pavimento freddo o delle occhiaie il primo giorno di scuola perché furono tutte spente da sacchi a pelo gonfiabili di dodici e dico dodici colori diversi comprati a nostra insaputa da quella matta da legare. Inutile dire che ancora una volta la sua capacità di incastrarci in situazioni scomode e assurde avesse avuto la forza di stupirci e di colpirci di nuovo, si, come solo un martello di dieci tonnellate solo può fare. Ma dico io non potevamo stare ognuno sotto il proprio tetto, dentro al proprio piumone con il sedere sul proprio  soffice materasso? La risposta di Lilian fu diretta, no.
 
POV KEIN
 
“Ho vinto di nuovo!” disse Anthony vincendo l’ennesima partita a scacchi ad un ormai molto esaurito Cameron mentre Grace e Aria scoppiavano in una fragorosa risata “Tu bari, è impossibile che vinca sempre, deve esserci sotto qualche sporco mezzuccio!”. “Cameron credo che l’unico sporco mezzuccio sia la sua infima e meschina intelligenza” rispose Nessie facendo spallucce e gettando l’ennesima maglietta sul letto. Avevamo optato per dormire tutti nella sua stanza che seppur della stessa grandezza delle altre, in lunghezza era più agibile per dodici persone e avremmo guadagnato spazio. “Secondo me quella rossa ti stava da Dio Ness” sentenziò Clara con le mani nel barattolo di Nutella ormai vuoto. “No il rosso è troppo appariscente da indossare il primo giorno di scuola”. “Perchè non provi con la mantella nera che hai gettato sul letto diciamo… venti abiti fa?” disse suo fratello rimettendo in ordine la scacchiera. “Ma quella mi farà sembrare invisibile!”. “Appunto”. Risi della gelosia di Anthony per le sorelle tutte intente nella scelta del vestiario da primo giorno di scuola, tutte tranne una. Deliah se ne stava seduta alla finestra ad ammirare il paesaggio al di fuori di essa rigirando tra le dita un piccolo ciondolo a forma di infinito appartenente al bracciale che le regalai quattro anni fa. Mi persi nell’osservare i suoi lineamenti perfetti, il nasino piccolo e all’insù come quello di sua madre, le guance rosee e soffici, le labbra piene ma delicate, il verde luminoso dei suoi occhi incorniciati dalle  perfette onde che i suoi capelli ramati creavano fino ai suoi fianchi percorrendo tutta la lunghezza della sua schiena. “Gemello non vorrei essere invadente ma tra poco sbavi” disse Daniel a bassa voce al mio orecchio. Lo spinsi indispettito giù dal letto mentre lui se la rideva e solo poi mi accorsi di essere osservato da tutti. Il mio sguardò scattò a lei che se in un primo momento mi guardò con un cipiglio interrogativo, subito dopo si aprì in un dolce sorriso. “Uh ma ci sono le corse di cavalli qui fuori? Sento galoppare qualcosa alla velocità della luce” rise ancora il mio sicuramente morto gemello. Ora ridevano tutti. Ok l’allusione era stata colta al volo con successo. “Piantatela di fare gli idioti”. Santa Aria da Los Angeles sei sicuramente la mia ragazza preferita dopo l’ultima Cullen. “Giusto è arrivato il momento di fare la nanna cacciatori, da domani la nostra vita umana avrà inizio e tutto sarà diverso, tutto cambierà, me lo sento” sospirò Ness stendendosi sul proprio letto dal quale ero poco prima sceso e accoccolandosi fra le braccia del fratello che aveva preso il mio posto. Anthony abbracciò la sorella per poi stamparle un bacio fraterno sulla fronte. “Notte peste” sussurrò Nick all’orecchio di Lilian accarezzandole una guancia, vidi le gote della mia amica pazza divenire di mille sfumature di rosso diverso per poi sorridere al moro e dargli un tenero bacio sul naso. Aria si era infagottata per bene nel suo sacco a pelo beige e inaspettatamente mio fratello Daniel aveva spostato il suo di sacco accanto a quello della ragazza, le aveva fatto un occhiolino e poi si era messo nella sua stessa posizione, occhi negli occhi. Ok, questa mi era nuova. “Un penny per i tuoi pensieri?” mi chiese Dely comparendo improvvisamente alle mie spalle. Mi voltai verso di lei e le sorrisi. “Direi che alla fine come idea non è stata male”. Vidi passare negli occhi di Deliah la confusione sicuramente dovuta al fatto di non aver capito a cosa io mi stessi riferendo. “Lilian ha avuto una buona idea, se domani inizia una nuova vita per noi credo sia giusto dire addio alla vecchia tutti insieme, non credi anche tu?”. E la confusione divenne dolcezza e il mio cuore perse un battito e poi due, tre…
 
 
POV DELIAH
 
“Non utilizzate la velocità vampira, non soggiogate le persone per ottenere ciò che volete, non mostrate di sapere troppe cose non è normale per degli adolescenti che lo studio lo evitano come la peste, non azzardatevi a spaventare qualcuno, ragazzi le ragazze posso essere guardate quindi trucidate chi di dovere solo se vengono alzate mani dove non devono essere alzate, mostratevi goffi di tanto in tanto nelle ore di educazione fisica, eccellere in ogni sport non è una cosa normale, non rispondete a tono ai professori, non siate asociali ma neanche troppo aperti, gli umani non sono completamente stupidi e cosa più importante cercate vi prego di non innamorarvi di uno di loro. Per quanto sia una cosa nobile sarebbero guai in primis per l’umano o l’umana, il mondo in cui apparteniamo li vede prede non cacciatori  e in secondo luogo per voi, rimarreste feriti da un amore impossibile e soprattutto, cosa più importante di tutte, il vostro cognome Black non Volturi, non Cullen per Dio! Tutto chiaro?”. Era ormai da un’ora che la tiritera di Robert andava avanti, non avevamo fatto in tempo a metter  piede in cucina che ci aveva fatti accomodare tutti in salone per esporci la sua lunga, lunghissima lista di ‘non fare questo, non fare quello’. “Cristallino Robert ma se non ci fai andare faremo un mega ritardo il primo giorno!” borbottò Daniel esasperato. “Questa è una cosa da umani” disse mamma abbracciandoci uno ad uno. “Mi raccomando ragazzi siate voi stessi nonostante tutto e divertitevi!” disse schiacciandoci un occhiolino. “Isabella se dici così mandi all’aria un’ora di raccomandazioni studiate per altro per una notte intera” protestò Robert indispettito. “So che è importante che stiano attenti, ma vorrei che fossero anche loro stessi, vorrei che vivessero a pieno le superiori come adolescenti ordinari, voglio andare ai loro colloqui e sgridarli se vanno male in matematica. Sono sempre impegnati in combattimenti, allenamenti e gli omicidi sono il loro ‘lavoro’. Voglio ben altro per loro, voglio ben altro per tutti voi. Quindi pance in dentro, petti in fuori, testa alta e buon primo giorno di scuola!”. Ho mai detto che io adoro mia madre?     
“Va bene, se proprio Isabella vuole questo,  vi concedo di entrare a far parte della squadra delle cheerleader e di diventare capitani della squadra di football, rugby e baseball ma niente di più” sorrise Robert sornione. “Oh ma quale onore ci hai concesso, tra un po’ mi commuovo, non ho parole” rispose mio fratello teatralmente. “Noi allora andremo se avete finito con le raccomandazioni da prima elementare, arrivederci è stato un piacere” disse Lily spintonando Clara e Kein fuori di casa seguita da tutti noi. Fui l’ultima ad uscire e non lo feci o almeno non lo feci prima di abbracciare forte mamma. Sapevo quanto tutto questo per lei significasse e sapevo quanto tutto questo per lei fosse difficile. Se mai avessi potuto fare qualcosa per dividere con lei le sue emozioni l’avrei fatto e sperai con tutta me stessa di aver inviato con questo abbraccio le mie intenzioni a lei. Mi strinse così forte da farmi mancare il respiro, ma sin da quando eravamo piccoli questa era la più dolce delle torture. “Ti voglio bene mia piccola e adorabile Deliah”. “Te ne voglio anche io mamma, tanto”. “DELIAH LA RIVEDRAI TRA SEI ORE VEDI DI SBRIGARTI!”. “Mamma te l’ho mai detto che a me bastavano anche solo Nessie e Anthony come fratelli? Non c’era bisogno di impegnarsi per farne una quarta” dissi ridendo seguita a ruota da mia madre e da Robert che seppur in disparte aveva assistito al nostro momento madre - figlia. “Ti ho sentita e l’ultima a nascere sei stata tu!”.
 
POV EDWARD
 
La Forks High School… il luogo dove la incontrai per la prima volta e la sede dei più cari ricordi. Non avevo mai amato così tanto essere un perenne adolescente come in quel periodo dove le mie ore di lezione trascorrevano rovistando le menti altrui per trovare il suo volto e dove aspettavo con ansia l’ora che con lei condividevo, l’ora di Biologia… l’ora in cui bestemmiai cercando di attentare alla sua vita in mille modi possibili ma anche l’ora in cui capii che se mai la sua vita fosse stata spezzata nel baratro avrebbe trascinato con sé anche la mia e io gliel’avrei lasciato fare magari aiutandola. Ed oggi mi manca, come l’aria, come il sole, come la mia umanità. Lei era la mia umanità.
Questo era tutto un errore, io non dovevo essere fuori il parcheggio di questa scuola ma in Italia ad implorare i Volturi di uccidermi. Speravo con tutto me stesso che i nuovi arrivati avessero davvero a che fare con la famiglia Italiana di vampiri più potenti che esistano, almeno il mio supplizio sarebbe terminato prima di quanto potessi anche solo sperare.
La mia testa era affollata da centinaia di pensieri ma tutti ruotavano intorno ad un unico movente. L’arrivo di diciassette nuovi studenti, il nostro arrivo e il loro arrivo. In una cittadina tanto piccola mai si era vista una tale cosa che per molti era considerato un vero e proprio fenomeno. Nessuno li aveva ancora visti poiché nessuno stava pensando ai loro volti evidentemente non erano ancora arrivati.
-Ma quello è un Dio!-. – Oh mio Dio ma quanto sono belli?- . – Ti prego, ti supplico buon Dio fai che la biondona super sexy me la dia!-.
Ed eccoli qui, i soliti pensieri adolescenziali che ogni santissima volta investivano  la mia testa come se mi fossero stati urlati a qualche centimetro di distanza. Ogni volta che ci trasferivamo in una nuova scuola, in qualsiasi Stato essa si trovasse, qualsiasi lingua si parlasse i pensieri su di noi erano sempre gli stessi. Ci avevano notati e ora ci avrebbero ammirati per il resto delle loro vite, se solo sapessero…
“Andiamo Edward la campanella è suonata e la tua prima ora è Matematica, siamo insieme” disse Alice scotendomi leggermente il braccio sinistro. Annuì senza forze o meglio il mio corpo avrebbe potuto spostare due montagne insieme in qualunque momento ma moralmente sentivo di non poter spostare neanche una stupida piuma.
Camminavamo per i corridoi ignorando le occhiate ammirate, gli inutili sussurri e i risolini eccitati di approvazione intenti a raggiungere l’aula. Avevo solo voglia di sedermi e staccare la spina del mio cervello e così feci. Appena presi posto ebbi solo il tempo di notare mia sorella sedersi qualche banco più indietro lasciando libero quello al mio fianco ma poi arrivai alla conclusione che non m’interessava davvero avere una risposta.
-Voglio tenere d’occhio i nuovi arrivati e se ho qualche visione meglio non stare tra le prime file-. Non annuii, non feci nulla mi limitai solo a spegnere tutte le voci nel mio cervello definitivamente e con esse anche quella di mia sorella. Al mio fianco si sedette un giovane ragazzo dalla pelle olivastra e gli occhiali enormi che gli cascavano sul naso dritto di continuo.
“Mi scusi è qui che si svolgerà la lezione di matematica?” chiese una voce nuova non ancora udita in quella classe finora. Non mi voltai. Non ne vedevo il motivo. “Si signorine?” rispose il professore con un tono di voce alquanto annoiata. Evidentemente il primo giorno di scuola era una scocciatura non solo per gli studenti. “Black, Deliah e Lilian Black”. “Ah due dei nostri nuovi arrivi, sedetevi pure qui avanti la lezione sta per iniziare e benvenute a bordo. Sperando non siate ignoranti quanto i miei studenti attuali”.
Black… ottant’anni fa qual cognome era unico e apparteneva all’odioso ragazzino dalla pelle baciata dal sole, ma se le due ragazzine fossero state sue discendenti avrebbero presenziato oggi in una scuola della riserva non di certo qui a Forks, patria dei visi pallidi.
“Edward”. Mia sorella mi chiamò con un tono di voce che avrei potuto udire solo io. Alzai gli occhi dal banco per capire cosa da me volesse e annegai in un pozzo color cioccolato.
La ragazza dinanzi a me, la nuova, Black… aveva i suoi stessi occhi .
Il mio cuore morto se possibile si lacerò ancor di più sotto quello sguardo. Da quando l’avevo lasciata commettendo l’errore più grave della mia esistenza, mai avevo incontrato occhi come i suoi, della loro stessa luminosità, delle loro stesse sfaccettature, della loro stessa profondità. Sapevo di dover distogliere lo sguardo ma non ci riuscii. Qualcosa nella nuova arrivata mi attirava come la gravità mi attira alla terra.
“Ciao, io sono Deliah Black e lei e mia sorella Lilian, tu sei?” chiese la ragazza al suo fianco. Mi occorse tutta la forza possibile per staccare gli occhi dalla ragazza per spostarli sull’altra. E ciò che vidi fu ancora peggio. La ragazza che aveva parlato aveva degli occhi a me fin troppo familiari, occhi che mi riportarono al passato, occhi che erano identici ai miei… ai miei da umano. Mi fissava con un mezzo sorrisino imbarazzato, probabilmente dovuto al mio sguardo insistente e al mio silenzio. Mi aveva fatto una domanda ma per la prima volta da quando mi ero trasformato rimasi in silenzio non sapendo rispondere ad una domanda che forse non avevo neanche capito.
“Bene ragazzi per quanto mi duole ammetterlo, un altro anno sta iniziando e io sono il vostro professore di Matematica per chi non lo sapesse, qualcuno mi vedrà come un incubo altri magari come un icona da seguire e nonostante io sappia che la seconda è solo una mera speranza mentre la prima una solida realtà, continuo a sperare anno dopo anno che arrivi qualcuno pronto a seguire le mie orme”. La voce del professore irruppe nell’aula facendo girare le due ragazze alquanto stranite dal mio comportamento. Per tutta l’ora le osservai, osservai i loro movimenti e ascoltai i loro discorsi che quasi sempre riguardavano la lezione. Al suono della campanella si alzarono agilmente dal loro posto scappando letteralmente fuori dall’aula.
“Edward”. Alice comparve al mio fianco, sul suo viso un velo di preoccupazione. “Edward o non vedo i loro futuri”.
Ma cosa stava succedendo?        
 
Angolo Autrice ♥

Buon Salve eccomi qui dopo le feste e tanto studio universitario. Se intoppi non saltano fuori rinizia di nuovo il capitolo alla settimana senza problemi. Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo e che dire finalmente qualcuno ha incontrato qualcun'altro :P
alla prossima ♥ 

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


Chapter 8
 
 
POV DANIEL
 
Camminando per i corridoi della Forks High School non potei fare a meno di notare quanti occhi sognanti erano puntati sulla mia figura e su quella del ragazzo che mi stava di fianco. Era scontato che come nuovi acquisti dell’istituto quella mattina saremmo stati sotto gli occhi di tutti ma per me questo non presentava assolutamente un problema. Amavo essere al centro dell’attenzione , soprattutto se quest’ultima era femminile s’intende. Potevo definirmi nettamente diverso da Kein, mio fratello gemello, lui era più riservato di me e al contempo promotore di grande sarcasmo, una forza della natura rinchiusa in un corpo favoloso, favoloso perché uguale al mio ovviamente.
“Non per essere guastafeste e toglierti quel sorriso vittorioso dal bel faccino, ma se in questo momento Aria ti vedesse ammiccare verso tutto il popolo studentesco femminile, ti rifarebbe i connotati solo con lo sguardo Daniel” disse Anthony camminando e ignorando contemporaneamente tutte le occhiatine maliziose a lui rivolte. Mi ero sempre chiesto se fosse dell’altra sponda, insomma, Anthony non degnava mai di alcuna attenzione particolare le donne che a lui si interessavano, e tra umane e vampire erano davvero ma davvero tante. “Aria?” chiesi cadendo dalle nuvole una volta ricordatomi cosa il mio amico avesse detto. “Si. Aria, ricordi? La ragazza bionda nostra amica da secoli e tuo amore segreto?”  disse aggiustandosi meglio lo zaino sulla spalla destra. 
“Cosa c’entra Aria ora? Aspetta che!? Amore segreto? Ma cosa vai blaterando!” risposi sconcertato e al contempo agitato. Agitato per che cosa poi!?
“Non fare il finto tonto Daniel, sappiamo tutti che sotto questa scorza platinata da latin lover si nasconde l’affetto, quello vero, verso Aria. L’unica ragazza sulla faccia della terra ad aver risposto al tuo primo sguardo languido con un ‘Ehi se cerchi una via d’uscita da questa situazione io sono nella merda come e quanto te!’”  mi rispose Anthony mostrando, con la risata, la perfetta arcata di denti bianchi che fece esalare estasiati sospiri.
“Non dire scemenze! Aria non è il mio amore segreto. Lei è…lei è come una sorella!”.
“Chi è come una sorella?” chiese Clara sbucando improvvisamente alle mie spalle.
“Aria per Daniel” le rispose il mio tra poco morto amico facendo spallucce. Di tutta risposta Clara scoppiò in una risata cristallina per poi darmi una leggera pacca sulla spalla.
“Daniel nessuno ci crede più a questa solfatara”.
“Ehi nanerottola ma sei venuta qui per allearti con Mr sorriso letale o cosa?” chiesi indispettito. Uno che diceva baggianate potevo tenerlo a bada ma due era un’altra questione. “Sono qui perché ho Inglese con voi e lo ammetto anche per allearmi contro di te” rise Clara aggiustandosi meglio intorno collo la leggera sciarpa rosa.
“Tzè”. Entrai sdegnato nell’aula d’inglese precedendo le due iene ancora intente a sghignazzare alle mie spalle e decisi di freddarli con la santa indifferenza stravaccandomi sulla sedia appartenente all’ultimo banco accanto alla finestra.
“Sc…scu…scusami è libero questo pos…posto?” mi voltai verso la balbettante voce  che scoprii appartenere ad una piccola ragazzina imbarazzata, ma nello stesso momento in cui lo feci vidi con la coda dell’occhio Anthony ridere di gusto ad una battuta di Clara per poi irrigidirsi di colpo.
“Certo che è libero bella signorina, mi scusi per la mia immensa maleducazione ma non potrò tenerle compagnia quest’oggi, devo proprio scappare” le dissi facendole un perfetto baciamano e dirigendomi verso i due cacciatori senza lasciarle il tempo di rispondere.
“Che succede Anthony?” chiese Clara preoccupata. Mi sporsi in avanti per poter capire qualcosa ma non ne ebbi più bisogno appena una forte fitta alla testa mi colpì. Dannazione ma non si poteva star tranquilli per più di due giorni!
“Dobbiamo raggiungere immediatamente Grace prima che qualcuno se ne accorga!” sentenziò Anthony portandosi entrambe le mani alla testa. Sotto lo sguardo stranito degli altri studenti ci fiondammo letteralmente fuori dall’aula. E menomale che il professore non era ancora arrivato! Alla faccia del dover essere ragazzi normali oggi!
“Qualcuno sa che lezione aveva ora Grace?” chiese Anthony allarmato correndo per i corridoi e gettando occhiate in ogni aula alla ricerca della rossa.
“No accidenti è il primo giorno e non potevamo imparare dodici orari diversi! Ora che facciamo? Ci scopriranno!” rispose Clara agitandosi ancor di più tenendosi la testa con una mano. Ora si che eravamo nella merda.
“Invece Daisy ora dov’è!?” chiesi preoccupato.
 “Accidenti all’occorrenza non c’è mai nessuno!” rispose Anthony guardando ovunque.
Due teste castano-ramate sbucarono dall’aula di Matematica mostrando due ragazze trafelate e preoccupate.
“Deliah! Lilian! Dov’è Grace!?” chiesi correndo.
“Nell’aula di Arte con Nicholas, dobbiamo sbrigarci le fitte sono sempre più ravvicinate e le persone ci guardano in modo strano” sibilò istericamente Lilian lanciando un occhiata all’interno della classe verso un ragazzo che la fissava di rimando in modo molto intenso. Ebbi poco tempo per squadrarlo ma subito mi saltò all’occhio la sua carnagione esageratamente pallida e il suo sguardo tormentato color oro simile se non del tutto identico a quello di Isabella. Ah se lo avesse scoperto Nick!
“Chi è quel ragazzo Lily?” chiesi affiancandola ma camminando comunque a passo spedito. “Credo si chiami Edward e credo che sia anche ‘particolarmente strano’. Sicuramente dovremmo parlarne quando questa faccenda sarà sistemata” disse risoluta calcando molto le parole particolarmente e strano. Rettifico non potevamo star tranquilli per più di cinque minuti!?
Nel momento in cui una piccola testa rossa sbucò dal corridoio adiacente al nostro capì che qualche Santo lassù doveva volerci davvero bene nonostante tutto.
“GRACE!” urlammo quasi in coro. La giovane ragazza seguita da Nicholas nonostante il dolore che sicuramente stava provando alla testa come ognuno di noi, stese le labbra in un sorriso mentre Nick scattò verso Lilian appurando con non poco sollievo che la ragazza per la quale stravedeva stesse bene.
“Ehi ho capito che mi volete bene ma non vi agitate tutti insieme!” scherzò bloccandosi sul posto. Era proprio da lei scherzare in un momento come questo.
“Bloccalo piccoletta!” ordinai senza mezzi termini e al diavolo il bon ton! Grace mi lanciò un occhiataccia per poi con una mano toccare l’orologio da polso di Renesmee appena comparsa alle sue spalle, seguita da Aria. Come per magia tutto intorno a noi, persone, cose, elementi si arrestarono nello stesso momento in cui lo fecero anche le lancette dell’orologio. Grace aveva un dono meravigliosamente utile. Era in grado di bloccare il tempo e gli esseri viventi a sua scelta con esso fin quando non avesse deciso lei di sbloccarlo nuovamente. Ovviamente come tutto ciò che è esistente, anche il suo dono aveva dei limiti. Secondo Nassiri non poteva farlo per più di cinque ore anche non consecutive al giorno o il suo corpo ne avrebbe risentito. Non si era mai spinta a  provare cosa le potesse accadere in effetti, ma a mio modesto parere era meglio rimanere nell’ignoranza.  
“Ma è mai possibile che non si riesca ad avere una giornata normale e libera!? Era il nostro primo giorno di scuola e che cavolo! Se trovo quei budini di melma andata a male giuro che li sbudello con la mia nuova manicure e appendo i loro occhi come souvenir nell’aula di Biologia!” sbattè il piede in terra una Lilian alquanto indispettita.
“Se usi questa foga contro quei cosi che tra poco ci troveremo dinanzi potrai tornare presto al tuo beneamato primo giorno Lily” disse Aria alzando gli occhi al cielo. Era adorabile quando lo faceva e lo era ancora di più quando passava una mano in quei lunghissimi capelli biondi che per quanto potessero essere scombinati, erano sempre perfetti.
Ma che cavolo andavo a pensare anche io in un momento simile. Contegno Daniel!
“Potremmo concentrarci ora? Devo andare anche in bagno, per non vivisezionare una rana ho finto una disidratazione con i fiocchi e mi hanno dato sei bottiglie d’acqua da bere!” borbottò Cameron comparso alle spalle di Deliah insieme a Daisy.
“Cameron è ovvio che te le abbiamo date per bere di certo non per ficcartele in c...” disse quest’ultima venendo proprio sul vivo della battuta bloccata dall’amica.
“Scusate ma dov’è Kein?” chiese infatti Dely preoccupata per mio fratello e iniziando a far impensierire anche me. Mio fratello mancava all’appello cazzo!
“RAGAZZI PORCA MISERIA MUOVETE QUEI CULI E VENITE AD AIUTARMI INVECE DI FARE LA CONTA!?” Urlò la voce del diretto interessato in un luogo abbastanza lontano dal nostro. Tombola! Certo che doveva essersi spolmonato per farsi sentire povero ragazzo.
“La voce viene da Est!” disse Daisy localizzando Kein grazie al suo dono. Anche Daisy era una cacciatrice molto particolare, poteva grazie alla sua capacità extra, localizzare chiunque avesse mai avuto un contatto con lei o chiunque lei avesse mai visto in volto in modo dettagliato. Iniziò a correre e noi fiduciosi la seguimmo senza fiatare trovandoci poco dopo un Kein tenuto a testa in giù da uno di quei succhia vita. Era accerchiato e in tutto se ne contavano quattro ma per nostra fortuna erano abbastanza piccoli e non avevano ancora iniziato la loro opera, gli occhi di Kein seppur vitrei non erano del tutto spiritati.
“Ah ma alla buon ora! Sapete sono un tantino a testa in giù per potermi difendere”. Beh se aveva anche voglia di fare acido sarcasmo allora stava benone ancora.  
“Sembri un salame Kein” disse Daisy ridendo per nulla preoccupata dalla situazione. E come darle torto, ormai erano all’ordine del giorno. Tuttavia parlandosi di un salame con il mio stesso sangue in pericolo, decisi di concentrarmi per salvarlo. Presi istintivamente il pugnale rosso che avevo attaccato alla cinta ma prima ancora di poter anche solo pensare di far qualcosa, Deliah me lo strappò di mano e senza muoversi dal posto, con un colpò secco del braccio e del polso, lo lanciò tranciando di netto la mano dello spettro che teneva mio fratello in ostaggio. La reazione fu istantanea, il succhia anima con un lamento aberrante lasciò la caviglia di Kein facendolo cadere rovinosamente con la testa a terra mentre tutte le nostre scattarono dal ‘coso’ a Deliah e da Deliah alla mano ancora attaccata alla caviglia del mio gemello che la tolse via schifato mentre i suoi occhi tornavano normali.
“Wow ragazza” disse Nicholas fischiando e non potei che trovarmi d’accordo con lui. Deliah tra tutti poteva essere considerata la più mansueta all’apparenza e ci tengo a sottolineare SOLO all’apparenza. Quando si arrabbiava era una furia letale a doppio taglio. Con la tipica maestria con la quale Robert tante e tante volte ci aveva fatto il culo, Kein si rimise in piedi bloccando con il braccio destro gli artigli del suo carceriere che per poco non lo affettarono e con la mano sinistra estrasse il pugnale dall’armadietto nella quale si era conficcato per poi infilzarglielo dritto all’altezza del cuore, beh se un cuore ci fosse stato. Vidi la lama conficcarsi con difficoltà e senza pensarci due volte lo raggiunsi velocemente alle spalle prima di spingerlo con un calcio verso mio fratello. Fu allora che la lama lo trafisse completamente uscendo dall’altra parte. In poco tempo lo spettro si ridusse in poltiglia grigia e cinque anime fuoriuscirono da esso.
“Merda per rafforzarsi ha ucciso cinque innocenti. Grazie comunque fratello” disse Kein pulendosi la maglia e massaggiandosi il collo dove un grande livido faceva bella mostra di se. Piano si avvicinò a Deliah sorridendole.
“E grazie soprattutto a te, Deliah” disse facendo arrossire completamente la ragazza che sorrise timidamente. Ah l’amour!
“E che cavolo ma non potete avvisare? O per lo meno dare un orario di attacco!? Sono stufa di voi branco di spettri spiritati e bastardi!” urlò Lilian prendendo il pugnale con il quale ne avevamo appena ucciso uno per conficcarlo nella testa di uno spettro intento a soffocare Clara. Se non fossimo stati nel bel mezzo di uno scontro questa scenetta sarebbe stata anche esilarante. In ogni caso fuori due. Improvvisamente un nome si materializzò con prepotenza nella mia mente: Aria! Spostai immediatamente lo sguardo sulla ragazza oggetto dei miei pensieri preoccupato e la vidi staccare a mani nude l’anta di uno degli armadietti circostanti per poi conficcarla nello stomaco di uno dei due spettri ancora rimasti. Si guardò in giro in cerca di qualcosa e io capii al volo ciò che lei volesse. “Lilian il pugnale!” ordinai alla gemella senza troppi giri di parole venendo presto accontentato dopo un sonoro sbuffo. Il pugnale mi venne lanciato tra le mani e dopo aver scambiato uno sguardo d’intesa con Aria mi preparai. “Al mio tre! Uno, due… Tre!”. Lanciai l’arma rosso sangue nel esatto momento in cui Aria con un innata eleganza capovolse le posizioni con lo spettro spingendo la parte esterna dell’armadietto verso destra e lasciandomi la grigia e melmosa schiena in bella mostra. Il pugnale lo colpì poco sotto la scapola e Nessie lì vicino, impugnando il manico dell’arma, con un affondo deciso lo condusse alla morte. “Muori viscido verme!” disse la gemella ghignando. Quella ragazza sapeva essere davvero sadica quando voleva. Mi avvicinai ad Aria contento che nessuno avesse riportato danni, tutti a parte i nostri vestiti ovviamente.
“Stai bene?” le chiesi dolcemente sorprendendo me stesso. Che Anthony e Clara avessero ragione?
“Mai stata meglio Daniel” mi rispose con quei suoi languidi occhioni chiari. Dio quanto era sexy… Daniel ancora questi pensieri!?
“Oh Daniel tranquillo sto bene anche io” disse Nessie alzando gli occhi al cielo. Le scombinai i capelli sotto il suo sguardo omicida.
“Sono contento che tu stia bene gemella numero uno”.
“Chi te lo dice che io sia la prima?” rispose indispettita scrollandosi di dosso la mia mano.
“Beh ma davvero ha importanza saperlo? Tra poco potresti essere chiamata gemella numero due o tre o magari Anthony” dissi prendendo in giro la bella Ness, perché dovevo riconoscerlo era bellissima, che di tutta risposta raccolse il pugnale dalla poltiglia sul pavimento ignorandomi bellamente.
“ATTENZIONE!” urlò Anthony guardando nella nostra direzione. Con uno scatto degno di un felino presi Aria e Nessie per un braccio e con un balzo ci tirai fuori dalla traiettoria dello spettro che Anthony aveva scagliato per sbaglio verso di noi. Il succhia vita si schiantò violentemente contro il muro divenendo solo un orribile macchia grigia e nera su di esso e l’ultima cosa che si udì fu il rumore della lama del secondo pugnale che si scontrava con il linoleum.
“Ma che schifo Anthony!” sbuffò disgustata Daisy girandosi dall’altro lato mentre tutte le anime celesti volavano in cielo.
“Scusa! Non potevo di certo invitarlo a prendere un the pregando che affogasse con i biscotti!” rispose il ragazzo indispettito pulendosi le mani e poi la camicia celeste.
“OK BASTA! Il primo giorno di scuola è andato male, una decina di persone sono state uccise da questa poltiglia grigiastra, i miei vestiti sono rovinati così come lo è il mio umore quindi o torniamo alle nostre lezioni in silenzio o  qualcuno oggi ci rimette un arto! Magari la testa!” sbottò Lilian nevrotica.
“Ma la testa non è un arto Lilian” azzardò Cameron venendo subito incenerito dallo sguardo assassino di quest’ultima.
“Ok… ehm scusa Lily, non volevo proprio contraddirti”.
“Grace sblocca il tempo” sentenziò la ragazza sbrigativa guardando le lancette di un orologio ormai fermo. Su per giù doveva essere passata mezz’ora dall’attacco e sicuramente appena tornati a casa Robert ci avrebbe fatto una sonora strigliata per il troppo tempo impiegato. Sbuffai stiracchiandomi per bene e sbattendo le mani sulla camicia tentai di eliminare il più possibile i residui di polvere e melma.
“Coraggio liceali, andiamo a studiare!”.
 
POV EDWARD
 
Per la prima volta nella mia esistenza vampira mi sentii fisicamente e mentalmente spaesato. Provai una strana sensazione di smarrimento nel momento il cui mi accorsi che le due nuove  ragazze erano sedute comodamente al loro posto ad aspettare il suono della campanella. Eppure ero più che sicuro di averle viste fuggire fuori dall’aula poco prima…
Che stessi impazzendo? Bella amore mio la tua morte mi sta davvero portando in uno stato di annebbiamento e perdizione?
Avevo giurato a te e a me stesso, dopo la tua perdita, che non avrei provato più interesse per niente e per nessuno. E allora perché queste due ragazzine suscitavano una tale inquietudine e voglia di sapere? E perché avevano caratteri così simili ai tuoi?
Era inaudito che potessi trovare interessanti due umane praticamente sconosciute, loro non erano te… per quanto gli occhi di una fossero del tuo stesso colore e lineamenti dell’altra molto simili ai tuoi.
Mi manchi forse così tanto da vedere te, i tuoi occhi, i tuoi colori, il tuo profumo in ogni donna su questo dannato e falso mondo mia amata?
Eppure c’era davvero qualcosa di strano, un presentimento potente… quasi viscerale che mi spingeva a scoprire di più sul loro conto. E decisi di provare a farlo, ma la cosa mi sconvolse.
Le loro menti erano mute… mute come solo una lo era stata finora.
 
“Non riesco a leggere la tua mente, è come se io ricevessi frequenze in AM e tu trasmettessi solo in FM” dissi frustrato e spaventato dalla reazione che avresti potuto avere. Paura, sgomento, rabbia… mi aspettavo solo questo. Saresti  scappata da me a gambe levate e io avrei dovuto fare violenza su me stesso per permetterti di farlo.
“Ho qualcosa che non va?” chiedesti pensierosa. E mi spiazzasti.
“Io ti dico che so leggere nella mente e tu credi che ci sia qualcosa che non vada in te!?” chiesi sbigottito e…sollevato.
 
Come poteva essere? Com’era possibile! Forse ero io che avevo perso la capacità di usare il mio dono. Si doveva essere così! Eppure quella mattina con tutti gli altri studenti non mi era costato alcuno sforzo, anzi leggere le loro menti era stato un gesto slegato alla mia volontà come sempre. Che quelle ragazze fossero davvero uno scherzo dei Volturi? Delle loro emissarie?
Troppe domande vorticavano nella mia testa e nessuna di queste aveva una risposta. Frustrante, tutto ciò era nettamente e straziantemente frustrante. Dio ti prego no! So che sono un abominio, uno scherzo della natura perfetta che tu hai creato, ma non far ripetere la storia, non tormentarmi più, dammi solo la morte… ricongiungimi alla mia Isabella!
Troppo preso dalle mie elucubrazioni mentali non mi resi neanche conto dell’assordante tintinnio della campanella e di tutti gli studenti che rumorosamente si apprestavano ad uscire dall’edificio. Il primo giorno di scuola era sempre stato un giorno particolare in cui le lezioni duravano si e no tre ore, giusto per dare agli umani il tempo di riprendere il ritmo.
“Edward, hai scoperto qualcosa?” chiese Alice mesta affiancandomi. Negai con il capo senza riuscire ad emettere alcun suono. Fuori l’aula Rosalie, Emmett e Jasper ci aspettavano e il loro unico pensiero fu: ‘dobbiamo parlare’.
Nel tragitto per arrivare al fuoristrada di Rosalie la nostra attenzione fu catturata dal gruppo dei nuovi ragazzi, la mia mente riuscii a calcolare la presenza di ben dodici persone. Se fossero stati realmente emissari dei Volturi ci avevano davvero accerchiati… che la famiglia reale dei vampiri fosse venuta a conoscenza del segreto che legava me all’umana dai meravigliosi occhi nocciola? Ma perché mai mandare una quantità spropositata di vampiri?
“Ma i loro cuori battono!” sussurrò Jasper sgomento.
“Battono molto più veloce del normale, ma nella loro gabbia toracica il rimbombo di quell’organo si sente forte e chiaro!” rispose Emmett meravigliato. Rimasi di sasso.
Mi concentrai sui loro cuori che battevano alla stessa velocità con la quale un uccellino batteva le proprie ali, era impressionante. Setaccia i loro discorsi cercando di captare qualcosa e vidi i miei fratelli fare lo stesso ma sembravano essere tipiche chiacchiere adolescenziali.
 
“Sorellina hai visto quella ragazza come guardava Anthony?” chiese Lilian  Black smuovendo i boccoli d’ebano e avvicinandosi a sua sorella, Deliah Black.
Quest’ultima sorrise dolcemente mettendo in evidenza due graziose fossette e diede un piccolo colpetto sulla guancia della sorella.
“Lily non dovresti intrometterti sempre nella vita di Anthony” la riprese bonaria portandosi una ciocca dietro l’orecchio nello stesso modo in cui faceva la mia Bella quando era in imbarazzo. Quel gesto ebbe la forza di trascinarmi indietro nel tempo e questo fece più che male al mio cuore morto.
“Tzè, se non ci ficco il naso io chi lo protegge dalle arpie? Il mondo è cattivo Dely” rispose Lilian formando col le dita un cerchio gigante.
“Saprò anche cavarmela da solo Lily e comunque se non la pianti te ne combino una prima o poi che non dimenticherai per il resto della tua eternità!” rispose impettito un ragazzo… del tutto simile a me da umano! Ma chi diamine erano quei ragazzi dei cloni infernali?! Pensai seriamente che Satana mi stesse facendo vittima di qualche bruttissimo tiro mancino. Ragazze simili a Bella, un ragazzo simile a me… la mia sofferenza avrebbe mai avuto fine?
Invece di litigare perché non ci muoviamo? Ho una fame che mangerei anche le pietre” sbottò una rossa dal nasino all’insù.
“Perché questa cosa non mi sorprende?” chiese una biondina alzando gli occhi al cielo voltandosi verso la rossa e continuando a camminare all’indietro.
“A me non sorprenderebbe nemmeno se a momenti una pietra la mangiasse davvero” rise una piccola ragazza dai capelli castani dando il cinque a quella di prima.
Il mio clone, Anthony, sorrise per poi abbracciare affettuosamente quelle che dovevano essere sue amiche procedendo spedito verso una Aston Martin.
“Oggi a che ora abbiamo gli allenamenti?” chiese un ragazzo riccio dai profondi occhi blu cobalto.
“Oh no perché ci sono!? Accidenti a Robert!” si lagnò al suo fianco una piccola ragazzina più simile ad una bambola di porcellana che ad una persona. Mi dava le spalle e l’unica cosa che potei vedere fu una figura minuta ma al contempo slanciata e un folta chioma di boccoli bronzei. Lo stesso colore dei miei capelli…
“Non solo ci sono Nessie, se ci azzardiamo a fare anche un solo secondo di ritardo Robert ci fa fuori lentamente uno alla volta” le rispose un ragazzo biondiccio poco più avanti del tutto uguale ad un altro ragazzo che gli camminava di fianco e che non staccava mai gli occhi da Deliah Black. Non so perché ma tutto ciò mi diede altamente fastidio.
E poi chi era Robert? Che allenamenti sostenevano? E perché mai non riuscivo a rovistare in nessuna delle loro menti!?
Troppo presto per la mia sete di sapere arrivarono alle auto e sfrecciarono via dal parcheggio.
Se mai ci fosse stata una via di salvezza per la mia anima evidentemente essa era destinata a non arrivare mai. Questo era l’inferno al centro esatto di Forks, di nuovo.
 
POV ALICE
 
Il viaggio verso casa fu silenzioso e nonostante non avessi a mia disposizione il dono di Edward non ci volle un genio per capire che tutti i nostri pensieri convergevano in un unico punto. Tenevo sotto controllo il nostro futuro da quando avevo avuto quella strana visione sui ‘Volturi’ e grazie a questa iniziativa capii che in un modo o nell’altro oggi ognuno di noi avrebbe avuto a che fare con uno di loro, uno dei dodici nuovi ragazzi misteriosi arrivati a Forks. Tanti buchi neri avevano costellato le mie visioni e il fatto di essere cieca mi faceva impazzire. Non lo sopportavo e non avrei mai potuto, ormai questo dono per quanto molesto spesso e volentieri, era parte indissolubile di me. Pensavo che dopo la tragica notizia della morte di Bella, il dolore di mio fratello e il nostro suo eco, potesse essere già una grandissima punizione, seppur meritata, inflittaci. Ma mi sbagliavo di grosso. Vedevo nello sguardo di Jasper sgomento, in quello di Rosalie preoccupazione, in quello di Emmett stranezza e in quello di Edward disperazione. Chi mai potevano essere?
A nessuno di noi erano sfuggite le somiglianze allarmanti che alcuni di loro avevano con Edward e Bella, ma perché mai?
E i loro cuori? Battevano, e questo stava a significare che non fossero vampiri, ma neanche umani. Ma allora cos’erano?
“È quello che dobbiamo scoprire Alice!” disse Edward quasi ringhiando captando i miei pensieri. Proprio come un automa non mi ero nemmeno resa conto si essere arrivata nel grande salone di casa Cullen dove un’amareggiata Esme e un triste Carlisle ci guardavano straniti.
“Ma andiamo gente! Perché stiamo permettendo a dodici ragazzini sconosciuti di piegarci alla paura!? Siamo dei vampiri centenari diamine!” disse Emmett mantenendo sempre la sua innocenza da bambino, nonostante di anni ne avesse e pure parecchi.
“Ragazzi che cosa sta succedendo?” chiese Esme ora preoccupata più che mai. Da quando tutto era successo era diventata estremamente suscettibile ai nostri cambiamenti d’umore e Carlisle ai suoi. Credeva di non essere stata una buona madre e questo l’aveva scaraventata nello sconforto più totale. Bella per lei era la figlia di cui avrebbe potuto occuparsi seriamente perché a nostra differenza, lei aveva davvero bisogno di cure, di mangiare, di dormire, poteva ammalarsi, poteva cadere e farsi male. E Esme ci sarebbe stata. A pensarci bene da quanto tempo non aleggiava più un atmosfera o dei sentimenti sereni in questa casa?
“Carlisle c’è qualcosa che non va. Oggi a scuola sono arrivati dodici nuovi studenti oltre a noi” disse Rosalie sedendosi elegantemente sul divano di pelle.
“Dodici? Un numero mai visto a Forks” constatò nostro padre avvicinandosi a noi.
“Io non riesco a vedere nulla nel futuro di ognuno di loro, solo buchi neri e immagini sfocate dove non distinguo nessun contorno. Ma so che ognuno di noi oggi ne ha incontrato uno o più di uno perché anche i nostri di futuri sono temporaneamente scomparsi durante le lezioni per poi magicamente riapparire” dissi mantenendo lo sguardo sul pavimento poi continuai alzandolo.
“Io ed Edward ad esempio ne abbiamo incontrate due, Lilian e Deliah Black”.
“Black?” chiese Esme a metà tra il curioso e lo stranito.
“Si anche io ho pensato la tua stessa cosa Esme… lo stesso cognome del Quileutes. Di  Ephraim Black. E anche lo stesso nome di un suo discendente diretto migliore amico di… di Bella” disse Edward a fatica volgendo lo sguardo sofferente fuori dalla finestra dove la pioggia aveva iniziato a battere.
“Al contrario degli uomini della riserva però la pelle delle due ragazze non era scura e i loro tratti non erano mediterranei quindi discendenti non possono essere” dissi sedendomi sulle scale.
“Ma la cosa più sconvolgente era la somiglianza che queste presentavano con Bella… Carlisle una aveva i suoi stessi occhi e l’altra il suo stesso colore di capelli, inoltre c’era qualcosa nei loro lineamenti che molto più che vagamente la ricordano e non solo lei, un ragazzo è uguale al nostro Edward e i capelli e due delle ragazze hanno lo stesso colore bronzeo” sbottai senza mai fermare le parole che fuoriuscirono dalle mie labbra come un fiume in piena.
“Quello che dici Alice è interessante e parecchio strano, ma sappiamo tutti ormai che Isabella è morta con l’unico suo erede e discendente e che io sappia era anche figlia unica. Inoltre il cognome Black non fa parte del suo albero genealogico”.
“Carlisle i loro cuori, battono ad una velocità impressionante! E questo esclude una natura vampira ma al contempo esclude anche qualsiasi natura umana. Un ragazzo normale sarebbe morto d’infarto con un tale ritmo” disse Jasper pragmatico. Non stava cercando di calmare i nostri umori, evidentemente perché anche il suo non gli permetteva di farlo. Volteggiai accanto a lui posandogli una mano sulla spalla che lui prese e portò alle labbra baciandola dolcemente.
“Io ho avuto modo durante l’ora di Arte di incontrare la ragazza dai capelli rossi e il ragazzo riccio dagli occhi blu. Si chiamano Grace e Nicholas Gordon, sono fratelli ma non si assomigliano neanche un po’” ci mise al corrente Rosalie passandosi una mano nei voluminosi e bellissimi capelli biondi.
“Io invece sono stato durante l’ora di Spagnolo con Daisy Steele e Cameron Gordon” disse Jasper continuando a tenere stretta la mia mano.
Un altro Gordon? Ma erano tutti fratelli e sorelle? Possibile fossero solo coincidenze?
“È impossibile che lo siano Alice, sono troppe, troppe!” rispose Edward.
“C’è stato un momento in cui mi sono sentito totalmente rincoglionito” disse Emmett beccandosi un occhiataccia da parte di Esme per l’uso improprio del linguaggio.
“Scusa mamma, dicevo c’è stato un momento in cui mi sono sentito perso,come se tutto intorno a me e io stesso fossimo stati bloccati in uno stato di torpore assoluto, un momento prima ho visto Anthony Black, Clara Steele e Daniel Gordon fiondarsi fuori dalla porta e il momento dopo erano comodamente seduti ai loro banchi come se non si fossero per niente mossi. Loro non si sono accorti della mia presenza ma io si, e sono convinto di aver visto ciò che vi ho detto” disse Emmett spiegando ciò che era accaduto anche a me ed Edward con le sorelle Black.
“Quindi per ora ci sono: tre Black, due Steele e quattro Gordon” tirò le somme Esme.
“Chi sono quelli che assomigliano a Bella e Edward?” chiese Carlisle sedendosi sul bracciolo del divano di pelle.
“I Black. Il ragazzo, Anthony, assomiglia in un modo spaventoso ad Edward. Deliah Black ha il suo stesso colore di capelli e Lilian è simile a Bella sia per la forma del viso che per il colore degli occhi e dei capelli” dissi cercando di fornire un quadro chiaro della situazione.
“In più c’è un’altra ragazza, una certa Ness, che ha anch’essa il mio stesso colore di capelli per qualche ciocca mischiato a quello di Bella… e gli occhi di Anthony e Deliah sono i miei stessi occhi da umano”. L’espressione di Edward diveniva sempre più sofferente e quella di Esme sempre più triste.
Sorellina mia, tu da lassù, ti prego aiutaci. Cosa sta succedendo Bella? Mi manchi così tanto amica mia…
Edward sentì i miei pensieri e mi fissò amareggiato. Sapevo quanta colpa si addossasse per tutta questa triste storia.
“Se non fosse una cosa letteralmente impossibile direi quasi che sono loro figli” disse Emmett cercando di alleggerire la situazione.
Figli… già, come se avessi mai potuto darle dei bambini. Un abominio non crea, un abominio distrugge.
 
Angolo Autrice :)
 
Mi dispiace per il ritardo lettori e lettrici, mi dispiace davvero tanto ma è un periodo un po’ difficile dove oltre alla sessione invernale d’esame all’università ci si mette anche un operazione che mia madre la settimana prossima dovrà subire. Un’operazione delicata che fa stare tutti molto tesi e anche la scrittura ne risente. Quindi piuttosto che battere al pc un capitolo orrido preferisco aspettare che il cielo nella mia famiglia si rischiari.
Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto e attendo con ansia vostri pareri pro o contro. Io accetto tutto. Buona domenica e buona giornata a tutti vostra _Lillian_  <3
 
  
 
       

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Capitolo 9
*** Chapter 9 ***


Chapter 9
 
 
POV BELLA

 
Quella mattina mi ero sentita felice. Felice solo come una madre normale a tutti gli effetti avrebbe potuto esserlo o perlomeno avrebbe dovuto. Beh, in effetti erano due concetti da prendere in considerazione sotto un altro punto di vista. Essendo una madre vampira di altrettanti ragazzi vampiri- umani-cacciatori, era per me meraviglioso potermi prendere cura di loro e fare le tipiche cose che farebbero le normali mamme ai loro altrettanto normali figli. Indubbiamente però, se tutti, me compresa, fossimo stati normali sin dal principio, credo che come tutte le mamme del pianeta avrei considerato una situazione come quella venutasi a creare stamani una vera e propria palla al piede.  
Per il primo giorno di scuola i miei ‘bambini’ e anche tutti gli altri, ovviamente eccetto Lilian, avevano fatto più storie dei veri bimbi dell’asilo per alzarsi dal letto e prepararsi in virtù di quella nuova esperienza che li attendeva e di cui, molti di loro il giorno prima, erano entusiasti.
Ricordate l’entusiasmo mostrato in aereo? Ecco si proprio quello, beh, SPARITO!
Con Anthony e Renesmee poi era stata una vera e propria lotta all’ultimo colpo, vinta da me, solo grazie ai loro peccati di gola. Non erano servite sveglie, bacetti, richiami, urla, rumori, musica ad alto volume… niente! Ma con le frittelle e le brioches appena sfornate non ci fu storia, li avevo attirati in cucina vincendo su tutta la linea sotto lo sguardo inorridito della mia Lily che trovava inconcepibile il modo di far colazione dei suoi fratelli. Amavamo il momento della colazione, a palazzo eravamo soliti stare tutti insieme se nessuno era in missione e il chiacchiericcio che veniva a crearsi appena gli occhi e le menti dei ragazzi erano completamente vigili riempiva l’aria di serenità. Persino i grandi Volturi sorridevano durante quel momento della giornata che per vampiri millenari come loro non aveva mai significato nulla. Poi, dopo le infinite raccomandazioni di  Robert, era stato per me il momento di salutare ognuno di loro con un bacio sulla guancia e augurargli una buona giornata aspettando da brava madre quale desideravo essere, il loro rientro.
Rientro che sarebbe avvenuto tra tre, due, uno…
“Inaudito è dire poco!” sbottò la mia Lilian entrando indignata senza salutare nessuno dei presenti lasciandomi in modalità stoccafisso. E dove erano finite le bune maniere impartitele e di cui era stata sempre promotrice?!
Ecco, fu proprio in quel momento che come una secchiata d’acqua gelida in pieno inverno
(non che potesse farmi differenza alcuna ovviamente), la verità mi scivolò attaccandosi addosso. Io non potevo essere una madre normale, una madre normale decisamente si sarebbe aspettata  da figli normali un ritorno meno... come dire, burrascoso!
Dietro di lei uno alla volta i ragazzi entrarono con dipinte sul volto espressioni che andavano dal preoccupato all’esasperato. Il campanello d’allarme ‘mamma chioccia iperprotettiva’ scattò nella mia testa fracassandomi i timpani.
“Cosa succede bestiacce?” chiese Robert mangiucchiando una patatina, battendomi sul tempo. Dannato finto padre chioccia!
“Succede che Lilian come suo solito sta dando di matto per un attacco nemico che ancora una volta le ha rotto le uova nel paniere” rispose Nicholas cercando di bloccare le mani di mia figlia intenta, per il nervoso, a smantellare la collana che aveva indosso pezzo per pezzo.
Lilian stava distruggendo un gioiello?! Driiiiiin grave grave!
“Era il nostro primo giorno di scuola! Il primo giorno in cui potevamo essere normali! Il giorno in cui avevo scelto accuratamente ogni singolo dettaglio del vostro vestiario! Il giorno in cui voi mi avete permesso di farlo! E invece quegli orribili e melmosi scherzi della natura ce l’hanno rovinato! Perché non capite quanto la nostra vita sia complicatamente complicata!” sbottò adirata lanciando un occhiataccia al povero Nick che alzò le mani in segno di resa per poi abbassarle invitandola a fiondarsi in un caldo abbraccio. Inutile dire che Lily non ci pensò due volte ad accoccolarsi piagnucolando al suo petto come una bambina. Erano degli ‘amici’ così dolci!
“Se ti fa star meglio mi offro come tuo modello per una settimana Sissi” disse il riccio carezzandole i boccoli e chiamandola con il nomignolo che da sempre le aveva affibbiato. Sul viso di mia figlia si aprì un sorriso spettacolare e allo stesso tempo alquanto maligno.
“Un mese!” esordì tutta contenta staccandosi dal povero Nicholas e dandogli un bacio sulla guancia. Come si dice, darsi la zappa sui piedi da solo…
“In effetti ho percepito degli strani movimenti nella natura questa mattina ma li avevo attribuiti al suo non volerci come ospiti in questa terra già tempo addietro infestata da creature inumane” sussurrò Nassiri più a se stessa che a noi riportandomi alla questione principale. Se li aveva percepiti perché non lo aveva detto in modo che io corressi dai miei figli e rifacessi i connotati a quei… quei… quei cosi !?
“Sono riusciti ad entrate a scuola tra la seconda e la terza ora, avevo deciso di marinare la lezione d’italiano e stavo camminando per i corridoi deserti quando la testa ha iniziato a dolermi. Non ho avuto neanche il tempo di accorgermene che ero già accerchiato, fortunatamente dopo aver smesso di fare la conta e aver ricevuto una bella strigliata da parte del sottoscritto i miei dolcissimi amici sono giunti in mio aiuto e tutto si è risolto per il meglio” disse Kein guardando indispettito tutti gli altri.
“Ma questo è terribile?!” sbottò Robert all’improvviso spaventando persino me. Oddio e ora cosa era successo? Cosa gli era venuto in mente? E se i ragazzi stavolta fossero in serio pericolo?! Io mi sarei uccisa di sicuro. Senza di loro non avevo più niente e loro non dovevano morire, no loro dovevano vivere in eterno perché erano i miei bambini, tutti e quattordici! DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!!!
“Si lo so Robert sono poco efficienti” rispose Kein beccandosi occhiatacce di fuoco da parte dei diretti interessati. Robert lo guardò allibito, dannazione meraviglioso uomo malvagio, parla!
“No. No. No! Ragazzino tu hai marinato Italiano?!” continuò Robert lasciandoci di stucco. Silenzio, solo quello si avvertì per pochi secondi, cioè stavano per ucciderci Kein, avevo profetizzato pochi attimi prima la fine di tutti loro compresa la mia e lui pensava a Italiano?! Lo guardai truce ricevendo di rimando la stessa occhiata.
“Isabella l’istruzione dei nostri ragazzi è importante!” mi rispose facendo spallucce e aprendosi in uno di quei suoi sorrisi malandrini. Alzai gli occhi al cielo esasperata, quell’uomo era impossibile!
“Quanti erano? E quanti ne hanno uccisi?” chiese sbrigativo Demetri in piedi accanto al tavolo.
“In tutto ne abbiamo contati e sconfitti quattro mentre le anime di quei poveri sfortunati erano sette, quindi sette morti” rispose Anthony incrociando le braccia al petto e serrando duramente la mascella, Dio era identico a suo padre!
“Noi crediamo che in giro per ora non ce ne siano altri, la testa non fa male e presenze non se ne avvertono. In più non abbiamo rilevato alcun cadavere, dopo scuola ci siamo divisi per un po’ e abbiamo ispezionato la zona ma non abbiamo trovato assolutamente nulla”  disse pragmaticamente Clara addentando una fetta di pane e sospirando pesantemente.
“I cadaveri li ho trovati e seppelliti io. Buongiorno a tutti” intervenne Renata entrando in casa con i vestiti tutti sporchi di fango e i capelli arruffati. Decisamente un aspetto inusuale per una vampira come lei.
“Sono andata a caccia e spingendomi più verso Est ho percepito l’odore nauseabondo di cadaveri in putrefazione. Sette uomini gettati malamente in una fossa naturale, probabilmente degli escursionisti a giudicare dai residui di vestiti che avevano indosso. Il marchio era sempre lo stesso, i loro occhi erano rivoltati all’indietro, le ossa erano quasi tutte spezzate, la pelle ricoperta da ematomi” continuò facendomi venire i brividi.
“Merda. Hanno fatto le cose proprio per bene quei dannati!” sputò Jacob guardando il suo imprinting, mia figlia, cercando di capire se avesse riportato un qualche danno. Io ovviamente avevo già fatto loro la radiografia non appena l’allarme nella mia testa era suonato e con mia somma gioia avevo constatato che fossero tutti presenti e integri.
“Qualcuno vi ha visti?” chiese Robert con un cipiglio ad incurvargli le sopracciglia scure.
“No, fortunatamente il tempo impiegato per capire che qualcosa non andasse e conseguentemente quello per  riunirci è stato sommariamente breve. Inoltre come ha detto Kein il tutto è avvenuto mentre gli studenti erano appena entrati nella loro classe quindi i corridoi erano pressoché deserti” rispose Grace facendoci tirare un sospiro di sollievo.
“Hai bloccato il tempo Grace?” chiesi io preoccupata per la sua salute.
“Si Isabella ma sto benone tranquilla, per sconfiggerne quattro abbiamo utilizzato una quantità di tempo davvero esigua” mi rispose sorridendomi e tranquillizzandomi. Tranquilla mamma- chioccia stanno bene.
“C’è un altro problema” esordì Deliah guardando Lilian che a suo volta drizzò le spalle sotto lo sguardo pensieroso di Nicholas.
“Che meraviglia!” scimmiottò Robert buttandosi sul divano a peso morto.
“Cosa succede tesoro?” chiesi io avvicinandomi per accarezzarle i capelli. Mi guardò dubbiosa per poi spostare lo sguardo sulle gemelle.
“Anthony ha fatto a pugni con un ragazzo!” esordì Renesmee lasciandomi allibita. Spostai lo sguardo su mio figlio che intanto trucidava con gli stessi occhioni verdi del padre la sorella. Ah se gli sguardi potessero uccidere… in tutti i sensi…
“Anthony! Perché hai picchiato un ragazzo?!” lo sgridai con un tono che non convinse neanche me. Possibile che davvero mio figlio avesse preso a pugni un ragazzino umano? Anthony non era stato mai impulsivo come Lilian o una testa calda come Nessie, qualcosa decisamente puzzava.
“Guardava troppo Deliah” bofonchiò il mio angelo distogliendo lo sguardo magnetico dal mio inquisitorio.
“E chi è questo qui!?” intervenne Kein beccandosi uno scappellotto dal gemello che alzò gli occhi al cielo e facendo arrossire la mia dolcissima Deliah.
“Noi ora dobbiamo andare a... studiare! Si a studiare, questi professori sono davvero dei despota, un po’ come te Robert” disse Daisy ridendo e spingendo di mal grazia Daniel e Kein al piano di sopra.
Driiiiiiiiiiiiin! Atteggiamenti troppo evasivi a ore sedici!
“Già dobbiamo proprio andare s..si è fatto tardi” continuò Aria prendendo sotto braccio Clara e dirigendosi anch’essa al piano di sopra.
Driiiiiiiin! Balbettii a ore sedici e zero uno!
“E non mangiamo?” chiese indecisa una piccola vocina.
“GRACE!”
“Beh a dirla tutta mi è passata… la… fame, già” disse poco convinta la bella rossa sbuffando e salendo le scale seguita da tutti gli altri.
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin! Grace non mangia? Miracolo a ore sedici e zero tre.
“Ti vogliamo bene mamma!” urlarono in coro le mie quattro pesti correndo alle loro camere insieme agli altri. Gatta ci cova uova enormi qui! Mi voltai in direzione di Robert trovandolo già a fissarmi con un cipiglio divertito sul volto. Perché si divertiva così tanto quando era palese che ci fosse qualcosa che non andasse oltretutto tenuto volontariamente a noi sconosciuto e segreto dai ragazzi?
“Se stai per chiedermi a cosa è dovuto il mio divertimento lo saprai presto e se vuoi chiedermi cosa ci nascondono sta tranquilla Isy… lo sai il detto prendere quattordici piccioni con una solo allenamento?” ghignò l’uomo facendomi accapponare la pelle.
Oh poveri loro.
 
POV RENESMEE

 
Maledetto! Che Robert sia maledetto in tutte le lingue del mondo, dell’universo e in quelle ancora create da Dio!
Con la forza dei suoi spietati allenamenti si era abbattuto su di noi in tutta la sua malvagità riducendo le nostre risorse all’osso e neanche a quello! Era stata l’esperienza più brutta della mia vita. Riuniti quasi ai confini del Canada, in una foresta sperduta e dimenticata dal creato, sotto i suoi ordini avevamo corso con polsini e cavigliere di otto tonnellate, avevamo scalato le montagne a mani nude, lottato corpo a corpo,fatto flessioni, addominali, slanci e solo Dio sa cos’altro si fosse inventato per distruggerci fisicamente e soprattutto psicologicamente. Tutto questo solo per sapere quale arcano segreto tentavamo di nascondere ai ‘grandi’.
Ma mai ero stata più fiera di noi. Eravamo sopravvissuti, avevamo resistito ai suoi soprusi e cosa più importante avevamo taciuto. Poi una volta rientrati in casa eravamo stati anche abbastanza fortunati nel poter vedere Robert chinare il capo di fronte a una madre incazzata per le condizioni in cui i suoi cuccioli riversavano.
Grande mamma!
“È possibile per una mezza vampira sentire tanto dolore diciamo… ovunque?!” disse Lilian entrando nella mia stanza con solo un asciugamano lilla a coprirle il corpo minuto ma slanciato. Era bella la mia sorellina, una bellezza mozzafiato racchiusa in un corpo da bambolina. Mi stava sulle scatole con le sue manie da shopping pazzo e psicopatico questo era certo, ma non avevo mai nascosto quanto la invidiassi per l’eleganza, i modi di fare e il portamento che ostentava anche nei più stupidi gesti del quotidiano.
“È possibile se hai Robert come carnefice Lily” sbadigliò Deliah entrando nella camera avvolta dal suo maglione blu che lasciava le gambe nivee e snelle completamente nude. Ah se ci fosse stato Kein qui gli sarebbe venuto sicuramente un infarto. Con passo lento si avvicinò al grande lettone stendendosi al mio fianco e appoggiando la testa alla mia spalla destra. Presi ad accarezzarle i capelli chilometrici e come quando eravamo bambine, la sentii rilassarsi sempre più ad ogni mio tocco mentre guardavo l’altra sorella intenta ad infilarsi un vestitino invernale color sabbia e a districare nodi inesistenti fra i suoi capelli perfetti. Anche quelli oggetto d’invidia da parte mia che al loro posto potevo dire di avere una complicatissima balla di fieno.
“A che ora dobbiamo incontrare gli altri?” chiese Lily sedendosi ai piedi del letto e facendo scricchiolare le ossa del collo con movimenti lenti e circolari.
“Dopo cena” risposi abbassando il tono di voce e mandandole un occhiataccia.
“Dove andate di bello dopo cena ragazze?” chiese mamma a sua volta con un cipiglio sospetto sul volto, entrando nella stanza e facendoci sobbalzare. Dannato udito super sviluppato e dannata modalità madre vampira silenziosa!
“Andiamo a caccia mamma, dopo l’attacco di questa mattina è meglio tenere la nostra parte vampira più in forma e il solo cibo umano come sai non ce lo permette” rispose Deliah prontamente, alzandosi a sedere e sorridendo apertamente alla bella mamma-vampira. Come si dice faccia da angelo ma diavoletto nel cuore, ecco, Deliah era così.   
“Vorrei tanto che la vostra vita fosse diversa bambine mie” sospirò mamma sedendosi con noi al centro del letto e incrociando le gambe. Era pur vero che fosse una vampira quasi centenaria ma lo era anche il suo essere ancora un adolescente nei modi e nell’aspetto.
“Non è colpa tua mamma e comunque questa vita alla fin fine a noi piace. Non è monotona” dissi accarezzandole una mano bianca e perfetta. Mamma prese la mia fra le sue e la strinse leggermente sorridendomi.
“Non avevi tutti i torti prima sai… Quando dicevi che nessuno capiva quanto la vostra vita fosse complicata. Avevi ragione Lilian, nessuno può capirlo” disse stavolta rivolgendosi alla prima gemella.
“Era uno sfogo nevrotico il mio mamma, non penso davvero queste cose. Si è vero la nostra vita è complicata ma non la cambierei per nessun’altra al mondo. Se fosse stata diversa, se fosse stata ‘normale’ forse non ci avrebbe portate dove siamo ore né avremmo incontrato tutte le persone che in questo momento ci circondano” rispose Lilian sorridendo dolcemente davvero contenta.
“Non avresti incontrato Nickyyyy”  canticchiai io ridendo e trascinando anche la mamma e Dely con me. Mia sorella dal canto suo sfiorò mille sfumature di rosso.
“Come va con Nicholas tesoro?” le chiese mamma facendola arrossire ancora di più.
“È s-solo un amico mamma, non c’è niente tra di noi e mai ci sarà… insomma ci sarebbe già stata s-se... Oddio ma che domande sono?! Siamo solo… amici tutto qui!” sbottò Lily alzandosi dal letto e sedendosi accanto alla finestra con gli occhi grandi rivolti verso il cielo. Nostra madre scambiò con noi un sorriso d’intesa per poi avvicinarsi alla diretta interessata.
“Lilian Cullen in Swan Volturi! Non puoi davvero mettere in discussione ciò che provi per quel ragazzo e ciò che, viceversa, quel ragazzo prova per te!”.
“Mamma… se il cuore di Nicholas provasse per me qualcosa che va aldilà del semplice affetto, mi spieghi perché mai dopo cinquant’anni non siamo andati oltre questo?” sbottò Lilian triste incavando la testa fra le spalle. Non aveva di certo tutti i torti eh. Quell’imbecille erano anni che voleva farsi avanti e non lo faceva. Nessuno capiva mai perché si accontentasse di guardarla da lontano ringhiando a qualsiasi uomo e non si facesse avanti per chiedere la sua mano. Il suo comportamento oltre ad essere oltremodo strano per me, ma penso anche per tutti gli altri, era anche da considerare oltremodo demente.
“Amore mio ci sono cose nella vita che non sempre vengono fuori con la facilità e il coraggio adatti. Molto probabilmente Nicholas freme come te all’idea di poter andare oltre lo stato in cui vi trovate rompendo finalmente quella sottile barriera che vi tiene in bilico sul filo del rasoio, ma come te ha paura che forse il suo sentimento non sia corrisposto” cercò di spiegare nostra madre accarezzandole i boccoli morbidi.
“Tutto quello che hai detto è giusto mammina cara, ma qui si sfiora l’esasperazione” borbottai io venendo fulminata dalla vampira e prendendomi una gomitata da Deliah. Lilian mi fissò consapevole per poi scendere con lo sguardo a fissarsi le mani intrecciate spasmodicamente fra loro, ero sicura che anche lei la pensasse come me ma sicuramente se non gliel’avessi spiattellato in faccia sarebbe stato meglio. Dannata lingua biforcuta!
“Io lo amo da sempre mamma. Pensavo fosse solo una stupida cotta che con il tempo sarebbe sbiadita ma cavolo, sono passati cinquant’anni e il sentimento nei suoi confronti non ha fatto altro che crescere! Lo amo dal primo scontro verbale che abbiamo avuto, lo amo dal primo sguardo scambiato, lo amo per quei suoi occhi blu oceano che mi sfiorano l’anima, dalla prima carezza, dal primo abbraccio, da sempre mamma, lo amo da sempre!”.
Avete presente la faccia da pesce lesso? Si? Bene.
Mentre quella di mia madre era incorniciata da un dolce sorriso, la mia e quella di mia sorella erano in quel momento proprio così. Con gli occhi fuori dalle orbite e la mascella a sfiorare il pavimento per la prima volta nella storia, avevamo udito mia sorella affermare apertamente e con ardore di amare Nicholas! E per di più da sempre! Ed io mi sentii così allocca al solo pensiero di tutte quelle volte in cui avevo avuto tale verità spiattellata sotto al naso! Renesmee Carlie Cullen in Swan Volturi stai perdendo colpi!
Ora, con le carte scoperte sul tavolo, collegavo tutti i singoli sguardi, i teneri abbracci, le accortezze che avevano l’uno nei confronti dell’altra, tutto! E se ci pensavo bene anche il loro primo ‘incontro’ la diceva lunga…
Eravamo a Reikiavik quando incontrammo Nicholas. Fu la nostra prima missione con Grace, Aria e Cameron come cacciatori alleati e la cosa che sicuramente ricordammo perfettamente una volta tornati a casa, fu il freddo che penetrate aveva ghiacciato ogni singolo osso del nostro corpo. Lo scopo di quella missione fu puramente investigativo. Nassiri aveva avvertito degli strani movimenti in natura che presupponemmo dovuti alla presenza dei senz’anima, ma in quel posto trovammo molto, molto di più. In città si vociferava sul conto di un serial killer buono, un uomo dalla bellezza sconvolgente, dai capelli corvino e dagli occhi simili a gemme marine che uccideva stupratori, assassini, usurpatori, ladri…insomma uomini che nella loro vita altro non avevano fatto che arrecare dolore alle persone e distruggere le loro di vite. La figura del misterioso e inquietante benefattore attirò subito la nostra attenzione, credevamo o meglio, eravamo fermamente convinti si trattasse o di un vampiro o di un cacciatore come noi e tanto lontani dalla realtà per nostra fortuna scoprimmo di non essere.
 
“Come si fa a vivere in una città come questa?! Insomma fa freddo, c’è un sacco di smog e le persone sono scontrose!” sbottai tirando il pesante risvolto della mantella sul nasoprima che quest’ultimo se ne cadesse per il troppo gelo. Quella notte la temperatura era scesa vertiginosamente nonostante fossimo a marzo e la giornata precedente fosse stata illuminata da tiepidi raggi del sole. Le strade che stavamo percorrendo oltre ad essere deserte erano anche completamente buie se non fosse stato per qualche lampione sparso qua e là. Un silenzio sinistro rotto solo dall’echeggiare dei nostri passi e dai miagolii di gatti randagi, aleggiava nell’aria mettendo i brividi. Sembrava il perfetto scenario per un film dell’orrore. Nostro fratello Anthony insieme al nuovo ragazzo, Cameron, ci precedeva stando attento a qualsiasi tipo di movimento o rumore che potesse innescare una qualsivoglia situazione di pericolo.
“Se continui a lamentarti non rendi di certo la nostra permanenza qui più semplice Nessie” rispose Deliah con una cartina tra le mani e lo sguardo concentrato su di essa parlottando con Anthony e seguendolo a pochi passi di distanza.
“Mi ripetete per quale arcano motivo siamo usciti dall’Hotel alle tre di notte? Insomma investigare come le persone normali alla luce del sole e con una buona dose di riposo sulle spalle male non farebbe mica. In più se questo rinomato serial killer ci scambiasse per gente poco di buono e fosse davvero così astuto come i giornali affermano, potrebbe coglierci di sorpresa e farci del male” borbottò Lilian iniziando a camminare all’indietro e stringendosi nella mantella nera indossata solo dai gioielli di punta della guardia Voltura.
“Il serial killer anche se benvoluto dai cittadini non uccide di certo alla luce del sole Lilian, tra l’altro la feccia di questo pianete compie misfatti di notte in modo da non essere riconosciuti. Se noi venissimo scambiati da lui per questi ultimi sarebbe una situazione per noi vantaggiosa. Ricordati che tra le tante cose, stiamo cercando anche lui” le rispose Grace facendo spallucce.
“Secondo voi c’è una pizzeria aperta a quest’ora? Ho una fame da lupi!” aggiunse come se niente fosse. Roba da matti, credeva forse di essere in gita?!
“Grace non ci sono pizzerie aper…oh buon Dio m-mi… sc-scusi…” disse Lilian urtando accidentalmente qualcuno e immobilizzandosi nello stesso istante in cui, voltandosi, incontrò i suoi occhi. Scattammo tutti verso di loro venendo bloccati non appena l’uomo alzò un dito. Una sensazione orribile si irradiò in tutto il mio corpo. Sentii come se il cemento si stesse ramificando all’interno dei miei muscoli fino alle mie corde vocali, bloccandoli e rendendoli pietra dura. Il panico prese possesso di noi nel momento in cui ci accorgemmo che l’unica a potersi muovere era proprio Lilian che pur tuttavia, come ipnotizzata, non accennava ad un solo singolo movimento.
“Credo lei abbia ragione Signorina. È molto, molto pericoloso passeggiare a quest’ora tra le strade di Reikiavik. È una città che non perdona questa…” sussurrò l’uomo accarezzando con un dito niveo la guancia di mia sorella e sorridendo di sbieco mostrando una perfetta fila di denti bianchi. Con un movimento fluido ed elegante tolse il cappuccio della mantella grigia che indossava dal viso mostrandoci il suo aspetto. Aspetto che scoprimmo esser quello di un ragazzo… un ragazzo bellissimo.
Riccioli neri ordinati incorniciavano un viso etereo dagli occhi blu, un blu simile all’oceano in tempesta, un blu incantatore e perfetto. Il corpo slanciato, prestante e ben proporzionato era fasciato da classici pantaloni neri e una camicia bianca un po’ a sbuffo tipica di quel periodo. Tentai di parlare ma alcuna sillaba uscì dalla mia gola. Vidi il volto del ragazzo concentrarsi su Lilian per poi sorriderle…dolcemente!?
“Stai tranquilla Sissi, non ti farò alcun male. E ora che ti guardo bene…non credo potrei mai” le sussurrò avvicinandosi pericolosamente al suo orecchio e portandole una ciocca di capelli dietro quest’ultimo facendola arrossire. Come ripresasi dalla trans in cui era caduta, mia sorella sbattè più volte gli occhi per poi saltare a pochi metri da lui.
“Non mi chiamo Sissi! E sei pregato di starmi lontano razza di maleducato! Lo sai che ci si presenta prima di fare lo sbruffone con una signorina?!”sbottò ormai viola acceso.
Il giovane si aprì in un sorriso spettacolare che le fece morire le parole. La situazione si metteva sempre male quando qualcuno riusciva a  zittire Lilian.
“Non so proprio cosa mi sia passato per la mente Milady, sono davvero costernato mi creda. Di solito sono un ragazzo dalle maniere impeccabili, pur tuttavia, stavolta  il tanto fascino che ostentate credo mi abbia folgorato a tal punto da portarmi a perdere il lume della ragione. Mi perdoni, il mio nome è Nicholas Adam Smith, per la gente il killer buono, ma per te mia bella cacciatrice, solo Nick” disse il ragazzo facendole l’occhiolino e con il medesimo gesto della mano fatto poco prima, sbloccandoci dalla situazione di torpore in cui ci aveva costretti.
“Tu! Togli immediatamente le mani da mia sorella!” sbottò Anthony marciando verso Nicholas a passo di carica.
“Anthony fermo!” urlò Lilian a sua volta freddando sul posto nostro fratello e rivolgendo nuovamente l’attenzione al giovane sconosciuto che, dal canto suo, continuava a fissarla come fosse un miracolo.
“Come fai a sapere cosa sono? Come fai a sapere chi siamo?” chiese quasi in un sussurro tenendo comunque lo sguardo cioccolato dritto in quello cobalto di lui.
“È dal primo giorno in cui siete arrivati a Reikiavik che vi tengo d’occhio. Diciamo che non passate inosservati, la vostra bellezza eterea, le vostre capacità troppo sviluppate per essere dei semplici umani…tutto di voi urla sovrannaturale. E lo so perché anche tutto di me urla la medesima cosa. Forse è meglio che dia un piccolo tocco in più alla mia presentazione di poc’anzi. Sono Nicholas Adam Smith per metà vampiro e per l’altra cacciatore”.
“Se ti chiedessi di unirti a noi lo faresti Nicholas?” chiese mia sorella ritornando alla sua sfacciataggine di sempre.
“Ti stavo aspettando, Lilian”.
 

POV CAMERON
 
Seduto in bilico tra la finestra e il vuoto aspettavo che Nicholas mi desse il segnale per sgattaiolare silenziosamente da li. Demetri era andato a caccia e questo facilitava la nostra missione ma Renata era lì, vigile e spietata come suo solito. Non sarebbe stato facile eludere la ‘sorveglianza’. Da quando nel pomeriggio si erano accorti che stavamo cercando di tener loro nascosto qualcosa, Robert e tutti gli altri ‘adulti’ si comportavano come i peggiori carcerieri. Nel buio della sera vidi un uccellino volare verso il ramo più alto dell’albero posto di fianco alla nostra villetta e sorrisi. Avrei tanto voluto spiccare anche io il volo verso cime e ambizioni più alte, ma la mia vita per ironia della sorte, mi teneva imprigionato in una scelta che non era neanche stata mia. Ero nato cacciatore e per chissà quale motivo, pareva che anche la mia morte, semmai fosse sopraggiunta, sarebbe stata in tali vesti.
“Ehi Cam ti va di accompagnarmi a caccia? Grace e Clara mi hanno già detto si” disse Nicholas entrando nella mia stanza con le mani nelle tasche e un sorrisino sghembo stampato sul viso. Ecco il segnale.
“Certo Nick, non c’è niente di meglio di un puma come dessert” sorrisi a mia volta atterrando silenziosamente sul pavimento.
“E un altro coniglietto avrà salva la vita, giusto Cameron?” rise Nick prendendomi in giro. “Cosa ci trovi di tanto divertente nel mio stile di caccia? Io uccido animali feroci per salvare quelli più deboli proprio come tu uccidevi assassini per salvare brava gente. Tutto nella regola” dissi tranquillamente facendo spallucce.
“Cameron, io non distruggevo certo una catena alimentare naturale” rise ancora più forte Nicholas saltando dalla finestra con passo felino. Lui si che assomigliava ad un animale feroce, all’inizio quando lo conoscemmo pareva indomabile. Poi arrivava Lilian e si trasformava nel più mansueto tra i conigli.
“Dove state andando ragazzini?!” sbottò Renata irrompendo nella camera.
“E tu, so che sei lì fuori. Ti sconsiglio di fare anche mezzo passo!” continuò avvicinandosi alla finestra a passo di carica e fulminando Nicholas che le fece un occhiolino e le augurò una buona serata. Che faccia tosta, tra lui e Daniel a volte era difficile capire il peggiore chi fosse.
“Stiamo solo andando a caccia Renata, lo scontro di oggi ha indeboliti e non credo sia il caso presentarsi  ad un prossimo attacco, stanchi e spossati. Il sangue animale rigenererà la nostra parte vampira” spiegò Clara comparendo alle spalle della bellissima vampira mora che ci guardò uno per uno circospetta.
“Robert lo sa?” chiese con fare inquisitorio.
“Ne starà venendo sicuramente a conoscenza in questo momento. Andiamo tutti insieme quindi i ragazzi che abitano con lui lo staranno avvertendo” aggiunse Grace facendo la sua entrata nella stanza.
“Vedi ‘mammina’ è tutto in regola!” urlò Nicholas dal giardino stuzzicandola.
“Bene, allora se la mettete così ve lo concedo. Ma un solo singolo colpo di testa da parte di uno di voi e vi farò vedere cosa significa essere figli acquisiti di Renata Volturi. Ho staccato teste in modo direttamente proporzionale ad ogni mio battito di ciglia. Ci siamo capiti?”.
Ma cos’era da umana? Un generale dell’esercito confederato?!
“Cristallina come sempre” dissi sorpassandola per poi scendendo al piano di sotto seguito dalle ragazze e uscire dalla porta. Nicholas nella stessa posizione di prima ci aspettava con sguardo sornione.
“Nick non dovresti saltare dalla finestra, i vicini potrebbero vederti!” lo rimproverò Clara incrociando le braccia al petto esasperata dal comportamento lascivo di suo ‘fratello’.
“I vicini? Tzè Clara i vicini sono nove cacciatori, una veggente e una vampira!” rise Nick passandole un braccio attorno alle esili spalle e facendola sorridere.
Con la coda dell’occhio vidi uscire dalla villetta accanto i gemelli, Aria e Daisy. Strano pensavo che per loro quattro uscire da li sarebbe stata un impresa titanica contando che loro ‘padre’ fosse Robert.
Ci raggiunsero a passo umano guardandosi intorno circospetti.
“Ehilà gente già liberi dalle grinfie di Saw l’enigmista?” chiese Grace sorridendo ai nuovi arrivati.
“Robert è stato davvero un osso duro da convincere inizialmente ma è bastata una telefonata da parte di Isabella per farci concedere il permesso. Sono riuscita a mandare un messaggio di aiuto a Deliah senza farmi scoprire e fortunatamente lo ha recepito senza problemi” spiegò Daisy sospirando. Non doveva essere stato per niente facile.
“A voi come è andata?” chiese Daniel dando un calcio ad un piccolo sassolino.
Gli feci cenno con il dito di alzare lo sguardo verso la mia finestra e dalla sua faccia capii che si era accorto del mastin… ehm volevo dire di Renata.
“Ecco i gemelli!” disse Aria indicando i quattro Cullen uscire dalla villa e venirci incontro.
Bella ferma sull’uscio della porta ci osservava stranita e ad essa dalla casa affianco si unirono anche Robert e Nassiri. Il primo aveva uno sguardo da pazzo la seconda enigmatico come sempre.
“Beh pronti per la caccia ragazzi?” chiese Nessie con finto ma ben mascherato entusiasmo.
“Pronti!” dicemmo in coro salutando i nostri adorabili ‘genitori’.
Iniziammo a correre verso la parte verde della città ben consapevoli che, una volta lontani da sguardi indiscreti, la nostra meta sarebbe stata un'altra. Arriviamo casa Swan.
 
 
 
POV EDWARD    
 
Letteralmente stavo impazzendo. La sua lacerante mancanza, il ritorno in quella città scenario del mio più grande e unico amore ma anche della sua morte, i nuovi arrivati, tutti quei perché senza alcun tipo di risposta, TUTTO, mi stava mandando al manicomio. Non riuscivo a contenere tutta quella frustrazione e quel dolore che come uno dei più potenti fiumi in piena mi stava devastando. Jasper agonizzante nel percepire tutte le mie emozioni più tutte quelle degli altri, era stato costretto da Carlisle ad uscire da quella casa e a fuggire abbastanza lontano da me. Non ce la facevo più, non potevo farcela senza di te amore mio…
Cosa avrei dato per poter rivedere il tuo sorriso, i tuoi dolci occhi e risentire quel tuo profumo mia grandissima maledizione ma anche mio più agognato peccato.
Forse un modo c’era ed anche da tempo lo avevo trovato ma poteva un vampiro essere così masochista? La risposta era si…
Casa Swan… seppur abbandonata da tano, troppo tempo, doveva pur contenere qualcosa, un ricordo, una traccia seppur lievissima del suo profumo, un suo oggetto, ciò che al suo diciottesimo compleanno avevo nascosto sotto quella trave di legno che componeva il pavimento della sua stanza. Si, se non l’avesse già trovati lei i nostri ricordi dovevano essere ancora sepolti lì. Non volevo che dimenticasse tutto di me, ed egoisticamente avevo nascosto un qualcosa di noi tanto vicino a lei quanto al tempo stesso lontano. I miei pensieri non ebbero il tempo di dare informazioni di movimento ai miei muscoli che mi accorsi di star già correndo verso la mia meta.
Casa Swan dopo tantissimi anni, ritorno a arcare la tua soglia.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE :)
Salve a tutti e buona sera! Eccomi qui con il nuovo capitolo forse da considerare di passaggio ma comunque ricco di informazioni. Vi avviso che con il prossimo finalmente ci sarà uno degli incontri tanto sperati e spero che di questo ne siate felici anche perché dalle recensioni diciamo che ho capito di starvi facendo un tantino arrancare ahahah.
Mi dispiace tanto ma tutto è funzionale ai fini della storia come sempre quindi miei cari lettori abbiate pazienza e fede u.u detto questo vi comunico che il prossimo capitolo arriverà prima di quanto voi speriate. Quante belle notizie che vi sto dando eh?  Che brava che sono mamma mia :P
Alla prossima donzelle e cavalieri
 
       

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Capitolo 10
*** Chapter 10 ***


Chapter 10
 
POV ANTHONY
 
La villetta bianca, avvolta nel manto nero della notte, sembrava urlare ad ogni tegola, finestra o gradino presente quanto fosse vecchia e abbandonata. Pensare che era stata tempo prima teatro di amori, scontri e vita quotidiana la rendeva tuttavia per mia madre speciale. E ovviamente anche se non lo aveva esplicitamente detto i suoi occhi e la sua espressione ogni volta che si parlava di quella casa, la dicevano davvero lunga.
In silenzio religioso ci avviammo verso l’entrata attenti che nessuno ci vedesse. Cercavamo di muoverci nel modo più furtivo e discreto possibile e l’unica cosa che intorno a noi si udiva erano i rumori dei boschi circostanti.
“La porta è chiusa a chiave, dobbiamo scassinarla?” chiese Cameron poggiando la mano sul pomello pronto a fare forza.
“No fermo! Se scassiniamo la porta le persone se ne accorgeranno prima o poi” dissi scostando la sua mano distogliendolo dall’intento ‘scassina-entra-fuggi’.
“Un ladro in giro per Forks è una notizia che può solo darci delle rogne, meglio che in circolazione ci siano meno poliziotti possibile” aggiunse Grace tenendo lo sguardo fisso sul pomello non più oro ma verso il color ruggine.
“E se provassimo a usare una forcina o una carta di credito, nei migliori film e libri gialli di solito funziona!” esordì Daisy tirandosi una forcina dai capelli che caddero liberi lungo le sue spalle.
“Mi spieghi come fai a tener su con una sola forcina tutti quei capelli?!” chiese Lilian con tanto di occhi fuori dalle orbite. Oh no ora iniziavano con il look! Già era stata una manna dal cielo non essere vestiti tutti con tutine nere attillate e passa montagna con tanto di strass
“Trucchi del mestiere cara, in ogni caso proviamo?!”rispose Daisy mettendo un punto al discorso. Gliene fui eternamente grato e mi ripromisi di stringerle la mano il prima possibile.
“Potremmo provarci ma non siamo ladri di professione e nel migliore dei casi la carta di credito potrebbe spezzarsi all’interno nel peggiore scatta l’allarme” disse la più piccola delle mie sorelle portandosi un indice al mento pensierosa.
“Non credo che l’allarme sia in funzione, insomma questa casa è una catapecchia ormai!”.
“Lilian anche se è molto vecchia questo non significa che non possa venir affittata. Insomma il nonno prima di morire deve pur aver messo qualche precauzione anti ladro!” le rispose Nessie seccata dalla situazione.
“O anti- noi!” rimbeccai ridendo più silenziosamente possibile beccandomi le occhiatacce di alcuni dei presenti.
Uno scricchiolio attirò la nostra attenzione e quando lo sguardo di tutti si posò sulla porta d’ingresso aperta e sul sorriso di Nicholas, quasi simultaneamente le nostre sopracciglia si aggrottarono.
“Ehi che cosa avete da guardare come gli stoccafissi! Sono pur sempre un ex serial killer di professione! Ho i miei metodi” disse Nick allargando il suo sorriso e scoccandoci un occhiataccia accigliata.
“Quanta poca fiducia avete nelle sue capacità ragazzi, mi meraviglio di voi!” scimmiottò Lilian furbamente adulando Nicholas che, capendo la beffa, le pizzicò una guancia piccato.
“Prenditi gioco di me donna, ma prima o poi riconoscerai quante doti sono racchiuse in un uomo pazzesco come me” borbottò il diretto interessato seguendo mia sorella all’interno dell’abitazione. Quei due non sarebbero cambiati neanche a distanza di cent’anni. Infantili erano e infantili saranno.
“Se ci becca Robert siamo fritti!” dissi ad Aria che passandomi accanto mi lanciò un occhiata preoccupata. Stesso pensiero, stesso carnefice.
Uno alla volta entrammo in casa in religioso silenzio chiudendoci poi la porta alle spalle una volta entrati tutti. C’era un buio pesto. 
“Le luci sono staccate come nei migliori film horror, non mi sorprenderei se un mostro uscisse improvvisamente alle nostre spalle” scherzò Daniel facendo strani versi gutturali con la gola.
“Tranquillo Dan, i mostri siamo noi!” disse Aria innescando la risata di tutti.
“Ma esattamente cosa stiamo cercando?” continuò la ragazza accendendo la torcia del proprio Iphone di ultima generazione. Non che ne avessimo bisogno ma una luce era sempre meglio che niente. Sicuro quindi fosse una buona idea, presi il cellulare dalla tasca dei jeans neri e imitai lo stesso gesto di Aria seguito poi a poco a poco da tutti gli altri.
“Degli indizi, delle prove un qualcosa che ci conduca alla figura del vampiro che nostra madre ha amato tempo fa, deve pur esserci qualcosa” sbottai non riuscendo tuttavia a chiamare quell’uomo padre.
“Credete ci sia un legame tra i vampiri che oggi abbiamo visto a scuola e lui?” chiese Kein avvicinandosi a quella che un tempo doveva essere la cucina dato il tavolo di legno posto al centro della stanza.
“Io non ne sono sicura, ma può davvero essere solo una coincidenza il fatto che il colore dei loro occhi sia lo stesso di nostra madre? Insomma quanti vampiri vegetariani abbiamo incontrato in ottant’anni?” chiese Deliah con tono leggermente avvilito. Mi avvicinai a lei e le strinsi le spalle in un abbraccio fraterno che sperai avesse il potere di calmarla. Potevo capirla, fino ad allora non eravamo mai stati così vicini alla verità, non avevamo mai indagato su chi fosse il nostro creatore un po’ per rabbia, un po’per paura di ferire i sentimenti di nostra madre e un po’ anche perché così ci conveniva fare. Ma da quando eravamo arrivati in quella cittadina erano troppi i quesiti che richiedevano una risposta immediata e non potevamo più ignorarli facendo finta di niente. A scuola quella mattina ben cinque vampiri avevano incrociato il cammino di ognuno di noi e di certo non potevamo ignorare la cosa. Di comune e tacito accordo avevamo tuttavia deciso di tenere nostra madre e gli altri all’oscuro della cosa. Semmai i nostri sospetti fossero stati una serie di buchi nell’acqua nostra madre ci sarebbe stata male e forse anche le mie sorelle. Sapevo che alla fine sentivano la mancanza di una figura paterna che fosse geloso di loro, che le proteggesse, che insegnasse loro a vivere e a tener lontani i ragazzi e l’autodifesa.  In cuor mio sapevo che questa volta, se uno di quei vampiri fosse stato davvero lui, ci sarebbe dovuto  essere un confronto che avremmo dovuto avere solo noi. Di rimandare non era più tempo.
“Assicuratevi che in tutta la casa le persiane siano chiuse bene o le torce dei nostri cellulari potrebbero insospettire qualche vicino” disse Clara tirando per bene verso il basso la persiana dell’ampio salone.
Ci sparpagliammo per la casa in gruppi di due o tre persone cercando un qualsiasi tipo di dettaglio che avesse ristretto la cerchia di indizi che finora avevamo. In realtà non erano neanche concreti se volevamo dirla tutta, l’unica cosa su cui potevamo basarci erano i nostri tratti fisici, Lilian e Nessie avevano molto di nostra madre ma io e Deliah no. E questo poteva voler dire solo una cosa: somigliavamo a lui…
Capelli ramati, naso dritto e occhi verdi che ovviamente lui avrebbe avuto oro. Mamma mi diceva sempre che gli somigliavo tantissimo e per quanto questa cosa non mi andasse tanto a genio costituiva sicuramente un punto a nostro favore per la sua identificazione.
L’odore di chiuso era così forte da coprire qualsiasi altra traccia presente e sembrava davvero non ci fosse nulla li dentro che facesse al caso nostro. Era stato tolto quasi tutto, mobili, oggetti… non c’era quasi più nulla se non lo scheletro del letto matrimoniale di nonno Charlie e qualche cornice vuota disseminata qua e la.
“La stanza di Isabella deve essere quella” disse Kein comparendo alle mie spalle e indicandomi una porta alla fine del corridoio alle mie spalle. Al suono di quelle parole tutti si riunirono in quel punto pronti ad entrare. Avvicinandomi alla porta abbassai lentamente la maniglia ed entrai. Tutto era rimasto perfettamente intatto, certo ricoperto di polvere, ma nulla era stato spostato.  O meglio, che fosse stato spostato poteva essere non conoscendo la disposizione originale, ma c’era tutto. Dai quadri ai libri, fino ai CD sulla scrivania. Il letto disfatto come se mamma si fosse alzata da li quella mattina, i vestiti accatastati sulla sedia di fianco alla scrivania, un bicchiere d’acqua sul comodino. E tante foto. Mamma da piccola, mamma a scuola, il disegno di un lupo che terribilmente ricordava Jacob e ancora foto di mamma e i nonni, mamma nel suo tutù rosa, mamma, mamma e ancora mamma.
“Wow…” sussurrò Lilian al mio fianco.
“Nonno non ha toccato nulla…”sussurrò Dely accarezzando una foto sulla scrivania che ritraeva la mamma stretta alle braccia di nonna Renée.
“Non vi fa uno strano effetto essere qui? No perché a me si e anche tanto!” disse Lily indietreggiando nuovamente verso la porta.
“Cosa c’è riccia, stai avendo paura? Tranquilla ti protegge Nicholas” la schernì Daniel facendole una linguaccia.
“Vuoi un pugno sul naso Daniel?”.
“Per carità! Con il mio viso io ci lavoro!”.
“Oh ma certo la pubblicità del pesce Findus” rimbrottò Lily alzando gli occhi al cielo.
“Oh buon Dio! Mi hai dato del pesce?!” urlò Daniel facendo sobbalzare tutti.
“In realtà ti ha dato indirettamente della faccia di cazzo Dan” rise Renesmée trascinando con sé anche gli altri. Daniel accusò il colpo in silenzio girandosi di spalle e sedendosi impettito sul letto. Quando mai cresceranno?!
“Ci muoviamo? Io ho sonno ragazzi e se entro venti minuti massimo questa stanza non sarà rivoltata come un calzino io levo le tende e vado a dormire. Già mi avete fatto saltare la cena! Siete degli insensibili!” si intromise Grace spezzando le risate e portandoci nuovamente al nocciolo della questione. Di certo non eravamo arrivati fin li, avevamo eluso i genitori cattivi e saltato la cena per niente.
Iniziammo in silenzio a rovistare in ogni angolo possibile della stanza ma nulla di nulla poteva costituire per noi un’informazione che servisse davvero. Cassetti, quadri, mobili, tutto fu spostato e poi rimesso in ordine ma niente.
“Abbiamo fatto l’ennesimo buco nell’acqua” sospirò Clara lasciandosi cadere malamente sul pavimento. Uno scricchiolio sinistro attirò la nostra attenzione.
“Clara! Dio mio mangia di meno tesoro, hai spaccato un asse del pavimento!” disse inorridita mia sorella Lilian avvicinandosi alla ragazza e aiutandola ad alzarsi.
“Non sono ingrassata Lily! Deve essersi consumata con il tempo!” sbottò in risposta Clara arrossendo come un peperone.
Mi avvicinai lentamente alla tegola rotta per poterla rimettere al proprio posto ma qualcosa mi fece desistere dal farlo. Un CD…
“Ma cosa…”.
“Che hai Anthony?” chiese Deli alle mie spalle poggiandomi una mano sulla schiena.
“C’è un CD qui sotto” dissi guardando attentamente l’oggetto che rigiravo tra le mani.
“Che posti strani aveva Isabella per nascondere le cose”.
“No Kein, se questo CD è qua sotto un motivo deve esserci e non penso che da umana mia madre fosse così forte da spostare una tegola”.
“Bella’s Lullaby…” sussurrò Deliah prendendo dalle mie mani l’oggetto rotondo.
“Eh?” chiese Cameron avvicinandosi.
“C’è scritto Bella’s Lullaby, la ninna nanna di Bella. Qualcuno deve averle dedicato una ninna nanna!” spiegò mia sorella mostrando a tutti la scritta.
“E se quel qualcuno fosse…” disse Nick lasciando la frase in sospeso.
“Ehi ragazzi qui sotto c’è una foto piegata!” esordì Aria attirando nuovamente la nostra attenzione nel nuovo nascondiglio scoperto.
“È Isabella accanto ad un… vampiro” deglutì Aria girando la foto verso di noi.
Illuminata solo dalla luce dei nostri telefoni riuscii benissimo a vedere quella figura. Accanto a mia madre bellissima nella sua umanità, un ragazzo del tutto identico a me stava sorridendo in un completo grigio scuro elegante.
“Oh mio Dio…non… non è possibile…”.
Mi girai verso Deliah non appena quell’esclamazione arrivò alle mie orecchie e vidi mia sorella più bianca del solito tenersi una mano all’altezza delle labbra.
“Non ci posso credere… lui è… lui è il ragazzo che stamattina seguiva Matematica con noi…” bisbigliò Lilian facendomi sbarrare gli occhi.
“Credo che abbiate appena trovato vostro padre ragazzi” disse Kein rompendo quel agghiacciante silenzio.
Tombola…
 
POV EDWARD
 

Arrivato dinanzi casa Swan rimasi di sasso. Mi aspettavo sarebbe stato difficile una volta arrivato procedere, ma non credevo che lo sarebbe stato così tanto. Prepotenti i ricordi di lei mi invasero la testa. Lei che percorreva il vialetto di quella casa ogni mattina per venire da me, lei che prima di salutarmi e chiudersi la porta alle spalle si bloccava e mi salutava con un dolce sorriso, lei, lei e ancora lei.
Ero quasi sicuro che avrei passato la notte impalato lì dinanzi quando dei rumori all’interno dell’abitazione catturarono la mia attenzione. Setacciai le menti di tutto il vicinato ma a parte sogni e immagini sfuocate nulla pareva disturbare la quieta notte che si estendeva per migliaia di kilometri sopra la mia testa. Ma allora cosa stava mai succedendo? Poteva mai esser caduto qualcosa senza che fuori ci fosse un minimo di vento?
Forse lì dentro c’era davvero qualcuno e il mio dono stava davvero iniziando a fare cilecca. Questo da un lato mi rendeva felice, così magari si sarebbe risolto il dilemma delle menti silenziose di quei ragazzi…
Forzai leggermente la maniglia venendo investito da un odore molto forte di chiuso, polvere e umido per poi venir distratto da uno, due, tre, quattro… dodici profumi diversi…
Ma che diavolo!
Un rumore più forte del precedente attirò la mia attenzione e non appena alzai lo sguardo sul punto incriminato un paio di occhi verdi mi fulminarono.
Un ragazzo, quel ragazzo identico a me, mi stava letteralmente fucilando con lo sguardo. Ma che cosa ci faceva lui lì?
Alle spalle della mia fotocopia vidi comparire uno alla volta gli altri undici ragazzi visti quella stessa mattina al parcheggio. Perché erano in casa di Bella? Non potevano più essere solo coincidenze!
“Oh…” disse una ragazza dai lunghi capelli mogano-ramati e da profondi occhi color cioccolato. Gli occhi di tutti erano puntati su di me e per la prima volta in vita mia non seppi cosa fare.
“Edward! Ho visto il tuo futuro scomparire e sono corsa subito da…te…” disse Alice comparendo trafelata al mio fianco bloccandosi subito dopo essersi accorta della loro presenza. Alcuni di loro dilatarono i loro occhi fino all’inverosimile, altri sbiancarono e i rimanenti dipinte in volto avevano o espressioni assassine o sorprese. Potei tra loro riconoscere facilmente Deliah e Lilian Black. La prima mi guardava spaventata la seconda forse anche troppo sorpresa. Perché mai dovevano essere sorpresi o spaventati dalla mia presenza? Se erano emissari dei Volturi sapevano benissimo io chi fossi o chi fosse Alice.
O forse no?  
“Che cosa ci fai tu qui!” ringhiò il primo ragazzo ad avermi visto acuendo il suo sguardo omicida. Lo guardai allibito per poi indossare la mia solita espressione indifferente.
“Anthony no… ti prego non così” sussurrò Deliah al ragazzo in questione poggiandogli una mano sulla spalla. Gesto che parve in parte calmare la mia fotocopia umana che in ogni caso non staccò lo sguardo furente da me.
“Ehm ragazzi, cosa ci fate a quest’ora in questa casa?” chiese loro mia sorella facendo la finta tonta.
“La stessa domanda potrebbe esservi rivolta e credo che a nessuno di noi faccia piacere rispondere” sentenziò una ragazza dai capelli biondi e dai freddi occhi azzurri fulminando mia sorella.
“Che cosa ci fai tu qui!?” mi chiese nuovamente Anthony stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche delle mani.
“Sono qui per nostalgia, ma non credo sia qualcosa che ti interessi. E non credo di doverti dare spiegazione alcuna. Tu sei qui ingiustificatamente proprio come me” risposi freddo stanco di quelle occhiate rivoltemi.
“Ti consiglio di andar via vampiro!” sputò il ragazzo con sdegno lasciandomi di sasso. Sapeva di me? Sapeva della mia natura? Come poteva essere possibile!
“Ma come…” disse Alice sorpresa quasi quanto me.
“È inutile far finta di nulla, sappiamo cosa siete e sappiamo forse anche chi voi siate” si intromise una ragazza dai capelli rossi avvicinandosi a colei che per prima aveva parlato carezzandole un braccio.
“Va tutto bene Ness…” disse poi più a bassa voce alla ragazza che mi guardava quasi come se fossi un fantasma. Il che non era poi così lontano dalla realtà.
“Io lo sapevo che non erano andati a caccia!” strepitò una voce alle mie spalle facendomi scattare nella sua direzione. Un uomo dai capelli neri e dagli occhi castani mi guardò accigliato per qualche istante per poi disegnare sul volto perfetto un espressione di puro disgusto nei miei confronti. Non potevo crederci… Jacob Black!
Com’era possibile? Lui era lì e dimostrava si e no ventidue anni! Ma come poteva mai essere? Doveva essere morto a quest’ora e anche da un bel pezzo! Forse era suo figlio… si per forza!
“JACOB!” dissero quasi in coro i presenti eccetto me e mia sorella.
No, non era suo figlio.
Lo sguardo dell’uomo si spostò da me ai dodici che lo avevano richiamato ancora impalati sulle scale e li fulminò uno per uno.
“Ora si che siete nei guai ragazzi, il grande capo sta arrivando” cantilenò sadicamente l’uomo  facendoli sbiancare. Mi passò accanto sbattendo una spalla contro la mia di proposito e mi sorpresi della forza con il quale aveva compiuto il gesto. Ma cos’era diventato Jacob Black?!
“State lontani da loro succhiasangue!” sputò portandosi poi al fianco di quella che doveva chiamarsi Ness accarezzandole dolcemente il viso.
“Va tutto bene piccola, va tutto bene” disse quasi come una nenia alla ragazza che come spiritata si gettò fra le sue braccia stringendolo spasmodicamente. L’uomo la strinse a se come se fosse la cosa più importante delle sua vita. Si vedeva benissimo, era lo stesso modo in cui io stringevo lei…   
“ORA SI CHE VI DISINTEGRO BESTIACCE!” urlò un uomo dagli occhi color ghiaccio entrando come un fulmine all’interno di casa Swan e facendo sobbalzare i dodici.
“ROBERT!” dissero in coro allarmati.
“Potete anche chiamarmi incubo da oggi in poi!” disse malignamente l’uomo sorridendo in modo più che cattivo.
“Noi possiamo spiegare!” disse Lilian avanzando di qualche scala.
“Cosa Lilian?!”
“MAMMA!”
 
Angolo Autrice *-*
 
Muahahahahhaha, ve lo avevo detto io che ci sarebbe stato un incontro. Certo è che non immaginavate tutta questa gente aaahahahah fidatevi non l’avevo previsto neanche io questo sovraffollamento in casa Swan.
Come avrete potuto notare il capitolo è appositamente più corto poiché per me è importante che il prossimo sia più lungo. Saranno tante le emozioni da descrivere e in più dovrò toccare diversi punti di vista. Beh che dire alla prossima dolci donzelle e baldi giovincelli! ♥

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Capitolo 11
*** Chapter 11 ***


Chapter 11
 
 
POV EDWARD
 

Venendo qui in casa Swan, speravo che il mio animo tormentato a contatto con i ricordi più felici, almeno in parte, potesse trovare riparo. Riparo da tutte quelle domande senza alcuna risposta, riparo da quei dubbi indissolubili e da quell’immensa sofferenza. Ma evidentemente il destino, aveva deciso di non essere dalla mia parte neanche quella volta.
O forse si…
“MAMMA!” urlò Lilian Black spalancando gli occhi cioccolato e portandosi entrambe le mani a stringersi i capelli. Era forse una cantante? Quell’urlo ebbe quasi la potenza di spaccarmi i timpani.
“Oh perfetto! Adesso ripassiamo il grado di parentela? Quando si tratta di sgattaiolare via di casa come profughi e prendermi per il naso invece cosa sono?” chiese una voce femminile alle mie spalle piuttosto adirata.
Quella voce per quanto melodiosa, per quanto diversa, per quanto più acuta, non poteva essermi più familiare di così.
Mi voltai inevitabilmente e fu come una boccata d’aria fresca dopo mille anni di buio…
Una donna, una vampira bellissima, trucidava con i suoi splendidi occhi color ambra i dodici ragazzi ora alle mie spalle.
I boccoli scuri color mogano le ricadevano morbidi sulle spalle esili, la pelle lattea riluceva alla luce della luna che ora penetrava dalla porta spalancata, le labbra carnose e rosse leggermente sproporzionate, il petto, nonostante non ne avesse bisogno data la sua natura, si alzava e abbassava comunque a ritmo del suo respiro.
Non era possibile… non- non poteva essere!
“Bella…” la richiamai quasi pregando, quasi implorandola,  quasi spaventato che potesse essere ancora una volta frutto della mia fervida immaginazione. E in cuor mio sapevo che quella vampira non si sarebbe girata, lei non era la mia Bella, le somigliava si certo, ma non era lei.
È solo un altro clone Edward, nulla di più. solo un altro clone, proprio come tutti gli altri.
Ma contro ogni pronostico, ogni speranza e contro ogni illusione, la vampira si voltò.
“Edward, Alice. Da quanto tempo” disse freddamente la donna scaraventandomi in un vortice d’emozioni indescrivibili persino per un vampiro.
Poteva uno come me cadere in stato di shock?
“Non può essere… tu- tu sei Isabella Swan?” chiese mia sorella con voce impercettibile.
“E tu sei Alice Cullen, l’appello lo ricordiamo, fantastico no?” rispose acidamente Isabella.
“Ma come è possibile?” chiesi più a me che alla creatura che aveva completamente e nuovamente catturato tutto me stesso.
Bella spostò lo sguardo da Alice a me marcando sul suo splendido viso un ghigno.
“Esistono i vampiri, i licantropi, e anche gli ibridi. Perché mai non posso esistere anche io?” mi chiese sorniona gelandomi con lo sguardo.
Perché mi guardi così Bella? Ti ho ferita a tal punto da farmi odiare ciecamente da te?
Me lo merito lo so e se fosse così ne avresti tutte le ragioni, ma Dio! Fa così male!
“Oh patetico! Ma andiamo! Da decenni facciamo di tutto per non incontrare un passato da dimenticare, giriamo in lungo e in largo il mondo riuscendo nell’intento e invece ora, grazie a voi, mandria di babbuini selvaggi, siamo tutti felicemente nella stessa stanza! Scoppiò di felicità!” intervenne l’uomo che prima i ragazzi avevano chiamato Robert, avvicinandosi ad Isabella e guardandola scocciato. Di tutta risposta la mia Bella alzò gli occhi al cielo e lo spinse più in là sorridendo.
Perché sembravano così in confidenza? Chi è lui per te Bella? Perché sei una vampira?
“Mi ha paragonata davvero ad una scimmia pelosa?!” sbottò Lilian Black rivolgendosi al ragazzo più vicino a lei.
“Lilian! Ti prego non è il momento!” rispose Jacob Black beccandosi un occhiata truce dalla ragazza. Che fosse davvero una sua discendente? L’aveva ripresa allo stesso modo in cui un padre fa con i propri figli, come Carlisle fa con noi…
Un momento! Prima Lilian aveva urlato mamma e l’unica donna che le aveva risposto e che fosse presente oltre ad Alice era…
COSA?!
Guardai la ragazza per poi spostare lo sguardo su Isabella. Le somiglianze…mamma… poteva davvero essere vero o tutto frutto di incredibili coincidenze?
“Sto aspettando una spiegazione” esordì Isabella richiamando l’attenzione dei ragazzi su di sé.
“Magari anche prima di domani mattina, la notte trasmettono dei film davvero interessati” ghignò nuovamente Robert beccandosi una gomitata nelle costole da Bella.
“Tranquilla, resti la mia preferita!” disse l’uomo facendomi infuriare come una belva. Ma la cosa che più lasciò il segno fu il sorrisino che mi rivolse. Glòi avrei volentieri spaccato la faccia!
Chi cazzo era quell’uomo per Isabella!?
“Ehm… noi eravamo andati a caccia. Si a caccia. Ma poi stanchi, abbiamo visto questa bella casa abbandonata e ci siam detti ‘perché non entrare e raccontare una terrificante storia horror per passare il tempo e spaventare le ragazze?’. Solo che in un secondo momento ci siamo resi conto che fosse la tua da umana Isabella e allora pensavamo di fare un giro di perlustrazione solo per vedere dove vivevi prima, non avevamo la minima intenzione di trovare degli indizi per scoprire un tuo legame passato né avevamo progettato tutto sin da quando alcuni di noi stamattina avevano incontrato dei vampiri a scuola. Lo giuro!” disse un ragazzo beccandosi più di uno scappellotto dai compagni.
“Cameron perché ti immoli in qualcosa che non sai fare?!” chiese indispettito Anthony alzando gli occhi al cielo. Con quel gesto ai miei occhi parve più… ‘umano’.
Bella inarcò le sopracciglia in un espressione del tutto scettica per poi incrociare le braccia sotto il seno e sbuffare.
“Bugia numero uno! Dovevate andare a caccia dal lato opposto a questo. Bugia numero due! Sapevate benissimo come fosse esternamente la casa ed è impossibile che una banda di mezzi vampiri dai sensi acuti e dalla memoria sviluppata si renda conto solo in un secondo momento del luogo in cui si trovi. Bugia numero tre! Avevate intenzione eccome di trovare gli indizi. Bugia numero quattro! La storia horror avrebbe spaventato più voi ragazzi che le ragazze. Domanda numero due! Da quando mi nascondete le cose?! ” chiese Isabella avvicinandosi, con l’indice accusatorio all’insù, sempre più ai dodici che invece dal canto loro, salivano un gradino alla volta a ritroso verso il piano superiore.
“Mammina tu che sei così dolce e comprensiva potrai ben capire che non tutti i mezzi- vampiri sono come li descrivi. Insomma prendi Cameron, né è l’esempio lampante!” disse la ragazza dai boccoli mogano-ramati ora non più fra le braccia di Black.
“Esatto” rimarcò Cameron.
“Aspetta, mi stai forse offendendo Renesmee?!” continuò il ragazzo indispettito.
“Certo che no Cam, ti sto facendo un complimento!” disse la ragazza colpevole.
“Oh… allora grazie!” rispose sorridente Cameron. Mi sorsero seri dubbi sul quoziente intellettivo di quel ragazzo.
“Ehi gente pensate se nella battaglia conclusiva la nostra vita fosse nelle mani di Cameron!” rise Robert beccandosi un occhiata stralunata da parte di tutti gli altri. Che cosa aveva da ridere in una situazione del genere!?
Ma chi erano tutti loro? Perché mentre il cuore di Isabella non batte più quello degli altri si?
Mezzi vampiri? Esistevano davvero delle creature ibride?
I miei occhi, come calamitati da una forza sovrannaturale, si riposarono nuovamente su Isabella e stavolta incontrai subito i suoi. Glaciali.
Feci per fare un passo verso di lei, volevo abbracciarla, volevo risentire la sua consistenza sul mio corpo, ma evidentemente non era della mia stessa opinione.
Con uno scatto si spostò il più lontano possibile da me, per quanto la casa potesse permetterlo, arrivando dinanzi ai ragazzi della prima fila, che spaventati caddero all’indietro trascinando con sé anche tutti gli altri eccetto che per Deliah, la quale impalata sul quarto gradino, non pareva volersi muovere.
“Va bene che non siamo creature perfette ma che cavolo un po’ di equilibrio non è mica chiedere tanto ad un mezzo vampiro!” sbottò sdegnata la ragazzina dai capelli rossi scrollandosi di dosso un riccio dagli occhi blu e Lilian.
“Dio che botta alla schiena, se non mi viene il colpo della strega adesso non mi verrà più!” si lamentò la bionda che poco prima aveva trucidato mia sorella con le parole.
“Tranquilla Daisy, le streghe non prendono il loro stesso colpo” rise un ragazzo.
“Daniel, per quanto sia sprecato rovinare un viso come il tuo, stai attento alle tue battute idiote o giuro che il tuo intestino tenue sarà presto all’interno dei tuoi bulbi oculari!”
“Non oseresti!” rispose il ragazzo di nome Daniel portandosi teatralmente una mano al petto.
“Scommettiamo!?” sputò la giovane avvicinandosi pericolosamente alla sua vittima che invece spalancando gli occhi e alzandosi velocemente andò a cercare riparo dietro le esili spalle di Deliah che di tutta risposta gli sorrise dolcemente.
“Potresti rinfrescarmi la memoria Bells? Sommandoli tutti insieme, arrivano ad avere dieci anni a testa?” chiese Jacob Black alla mia Isabella che rise nel modo più dolce che io avessi mai sentito. Un’orchestra di arpe non avrebbe retto il confronto.
“Se la metti così allora sei un pedofilo dalla prima punta dei capelli fino alla punta dei piedi con scarpe comprese Jacob Black!” sbottò quella che ormai ero più che sicuro si chiamasse Renesmee.
“E dato che per te sono una bambina tanto piccola, non credo ti dispiacerà per il nostro anniversario portarmi al luna park invece che su di un isola sperduta nell’oceano pacifico. Non è vero tesoro?” continuò la ragazza sostenendo apertamente la relazione affettiva che la legava a quel Black.
“Ora si che ti è andata male Jay B.” rise quello che per forza di cose doveva essere il gemello di Daniel.
“Renesmee ti prego non dire certe cose davanti a tutti!” borbottò Anthony scioccato.
“Come se tu non le sapessi già fratellone”.
“Potevo immaginare che non fosse così prima di ora!” rimbeccò suo… fratello?
Renesmee Black, sorella di Lilian e Deliah Black e sorella anche di Anthony Black aveva una relazione con Jacob Black? Quello che ipoteticamente era suo padre?! Ma che diamine!
“Edward io non ci sto capendo più nulla” disse mentalmente Alice facendomi distogliere l’attenzione da quel largo giro di parentele dove sbucavano fratelli e sorelle ovunque dove alcuni di loro erano fidanzati con i propri genitori.
Le lancia uno sguardo carico di significato, di un solo significato in realtà: Spiacente Alice, non ci sto capendo niente neanche io!
“Bella per favore, mi spieghi cosa sta succedendo? Chi sono tutte queste persone? Perché tu sei una vampira? Cosa ti è successo da quando noi siamo andati via?” disse Alice tutto d’un fiato facendomi sobbalzare.
“E perché credi che io debba darti le risposte che mi chiedi?" rispose placidamente il mio angelo.
“O meglio, perché mai dovresti utilizzare termini come ‘andati via’ quando invece siete scappati come dei conigli?” continuò incenerendo Alice.
“Perché io…”.
“Tu cosa Alice?!”.
“Isabella Marie Swan, stammi bene a sentire! Non c’è stato un singolo giorno in cui io non abbia pensato a te! Un singolo secondo in cui tu non mi sia mancata e un singolo istante in cui io non mi sia sentita una stupida per essermi comportata così con colei che più di tutti consideravo una sorella! Non ci sono scusanti ma l’ho fatto per amore! Ho visto con questi occhi, per davvero, in che serio pericolo ti saresti potuta cacciare se Jasper non si fosse fermato in tempo, o meglio, se noi non lo avessimo fermato in tempo! Ho visto la paura negli occhi di Esme, la consapevolezza di uno schiacciante ‘ve lo avevo detto’  in quelli di Rosalie, la preoccupazione in quelli di Emmett e di Carlisle e la disperazione pura in quelli di Edward! E mi sono sentita egoista… Dio quanto mi sono sentita egoista! Volevo tenerti a tutti i costi legata ad un mondo per te pericoloso!” urlò Alice con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
“Già volevi tenere lontana dai pericoli la povera umana!” sbottò di tutta risposta Bella avvicinandosi pericolosamente a mia sorella e conseguentemente a me.
Il suo dolce e ora più amplificato profumo mi colpì più forte di mille pugni nello stomaco.
“VOLEVO TENERE LONTANA DAL PERICOLO MIA SORELLA!” gridò Alice facendo sobbalzare i presenti che sbigottiti guardavano la scena con occhi fuori dalle orbite.
“È così sbagliato pensare di voler tenere al sicuro a tutti i costi una persona che per te vale quanto la tua vita Bella?!”.
Viso contro viso, ad una spanna di distanza l’una dall’altra, occhi negli occhi e respiri affannati, Alice e Bella si sfidavano con lo sguardo estraniandosi da tutti noi se non dal mondo intero.
“Era così sbagliato per te pensare che ci fosse un’altra soluzione!? Era così sbagliato desiderare che Jasper mi mordesse per poter essere finalmente come voi?! Avete deciso tutto da soli e lo avete fatto per la MIA VITA! Chi mai vi ha dato questo diritto!” urlò Bella spintonando Alice all’indietro.
Quel gesto lasciò senza parole me e ferì mia sorella sino all’inverosimile. Bella aveva spinto Alice…la stessa ragazza che per mia sorella avrebbe dato tutto ora la guardava assassina!
“Bella…”.
“Credi che la vostra fuga abbia aggiustato le cose Alice?!” urlò arrabbiata la vampira.
“GUARDAMI CULLEN! SONO COME TE SEI CONTENTO!” disse stavolta riferendosi a me.
“Isabella io non avrei mai potuto sapere cosa sarebbe successo dopo la nostra partenza”.
“LA VOSTRA FUGA!” mi corresse agguerritamente.
“Non lo so tutt’ora cosa ti è successo Bella, ma se c’è qualcuno con cui è lecito che tu te la prenda, quello sono io!” dissi amareggiato.
“Puoi giurarci Edward Cullen!”.
“Rovescia pure su di me tutto l’odio che hai accumulato, picchiami, uccidimi! Ma non prendertela con Alice o con la mia famiglia. Loro non c’entrano, li ho costretti io!” tentai non so nemmeno io di far cosa. Ma se solo ci fosse stato un modo per cancellare la sofferenza sul viso di mia sorella e fare in modo che tornassero amiche, io l’avrei trovato. Costi quel che costi.
“Un vampiro che ne ha costretti altri sei? Inverosimile come cosa Cullen!” rispose la mia unica ragione di vita velenosa.
“Lo hanno fatto per amor mio, lo hanno fatto per il mio bene e per il tuo. Forse ora non lo capisci ma quando hai qualcuno da accudire, da proteggere e da tenere sempre al sicuro le priorità cambiano Bella. Io avevo te, e la mia felicità rispetto alla tua è sempre passata in secondo piano!”.
Mi aspettavo di tutto, urla, strepiti, pugni e persino indifferenza ma la risata che mi diede in risposta, quella proprio no.
“Io so cosa vuol dire tutto questo Edward! So cosa significa avere qualcuno da accudire, da proteggere e da rendere felice. So anche cosa significa vivere solo per la vita di qualcun altro. Da umana vivevo per la tua!”.
“Bells è proprio questo il punto! Tu eri umana e io un vampiro! Quello da cui io dovevo proteggerti ero proprio io! Tu così pura volevi prenderti cura di un abominio!”.
“Sai che le hai appena dato dell’abominio vero?” mi chiese Daniel interrompendo lo scambio di sguardi tra me e Bella.
“Taci Daniel non è il momento! Questo è anche meglio di un film!” disse Robert mandandomi in tilt. Che cazzo aveva da fare battute?! Se Isabella mi odiava già a tal punto la morte di quel suo amico per mano mia non avrebbe cambiato tanto no?
“Io so cosa vuol dire tutto questo e so anche cosa significa per loro tutto questo!” disse Isabella ignorando Robert e indicando i ragazzi immobili sulle scale.
“Co-cosa c’entrano loro Bella?” chiesi quasi sicuro che alcune delle mie domande avrebbero presto trovato risposta.
“Non ti sei domandato perché mai alcuni di loro ti somigliano? ‘Ci’ somigliano Edward?!
Guarda Anthony, oppure guarda Deliah Alice!  Si come te Alice!” rispose Bella prima che Alice potesse dar voce ai suoi pensieri.
“Io non…”.
“Tu non cosa Edward? Non capisci? Beh allora guarda Lilian, mi somiglia vero? E anche Renesmée vero? Che strano non trovi?”.
“Oh mio Dio…” sussurrò Alice al mio fianco spostando lo sguardo sui ragazzi presi in causa. E lo feci anche io.
Anthony mi guardava con odio e astio, si era posizionato dinanzi alle sorelle a mo’ di difesa. Perché mai credeva che io avessi mai potuto far loro del male?
Lilian spostava lo sguardo color cioccolato da me a Bella per poi sviare di tanto in tanto verso il ragazzo riccio dietro di lei.
Deliah teneva il viso basso e ben nascosto dalla cascata di onde ramate. Una mano saldamente poggiata sul braccio del fratello dinanzi a lei.
Renesmee stringeva spasmodicamente il corrimano guardando mia sorella, sembrava essere un fascio di nervi.
Mi somigliavano, somigliavano a me, somigliavano a Bella ma perché?
“Davvero non ci arrivi Edward Cullen? Vediamo se posso darti una mano.
Se c’è una sola cosa che mi rende in debito con te è quella di aver esaudito il desiderio d’amore nel giorno del mio ormai lontano diciottesimo compleanno. Se non l’avessi fatto io non avrei avuto loro”.
Desiderio d’amore…diciottesimo compleanno… non avrei avuto loro…loro…
Le parole di Bella vorticavano impazzite nella mia testa. Una dopo l’altra a ripetizione. Si correvano, si accavallavano, si scontravano e il loro boato era per me consapevolezza.
La consapevolezza di un qualcosa che avrei sempre ritenuto impossibile.
“Qual è il loro cognome?” chiesi mesto ad Isabella, ma sfortunatamente le parole mi morirono in gola.
“Cullen!” sbottò Anthony avvicinandosi a me minacciosamente.
“Già! Cullen! In teoria sono tuo figlio. In pratica morirei per evitare che questo fosse vero! E se credi che dopo questa rivelazione potrai avvicinarti a nostra madre o alle mie sorelle hai sbagliato di grosso! Fallo e te ne pentirai, ti staccherò la testa con le mie stesse mani e questa non è altro che una promessa!” disse poi correndo via da quella casa e da me.
“Anthony!” urlò Bella correndogli dietro non prima di avermi lanciato un occhiata di…scuse?
Ero paralizzato, non riuscivo a muovere un muscolo né riuscivo a dare forma coerente ai miei pensieri. Ero padre… avevo quattro figli…avevo quattro figli e li avevo lasciati tutti al loro destino.  Come poteva non essere giustificata la sete di vendetta che Anthony aveva nei miei confronti?
‘Edward…le altre tre…’
Solo quando Alice mi richiamò all’attenzione mi accorsi che nella stanza c’erano molte meno persone di quante invece ce ne fossero pochi minuti prima. Quel Robert era scomparso insieme a Jacob Black e a buona parte dei ragazzi. Ma loro tre c’erano… e i loro occhi erano puntati su di me.
Renesmee scoteva impercettibilmente la testa a mo’ di diniego e mi scrutava con occhi impauriti.
Lilian invece mi sfidava apertamente con quei suoi occhi simili se non uguali a quelli della madre.
Ma lo sguardo che fece più male fu quello triste di Deliah…era delusa…da me.
“Per quanto possa contare io sono Alice Cullen, in teoria vostra zia. E se posso permettermi vorrei dirvi che siete bellissime ragazze, davvero bellissime” sorrise loro dolcemente Alice.
“Noi non possiamo sapere cosa sia successo prima della nostra nascita, come è ovvio che sia, potremmo venirne a conoscenza ora e senza il minimo sforzo, ma preferiamo non farlo. Quando mamma sarà pronta, quando tutti sarete pronti, magari verrete a raccontarcelo. So anche che mamma è stra-incazzata con te, ma ho visto prima come la guardavi e come lei guardava te. Se da un lato voleva strozzarti dall’altro moriva dalla voglia di abbracciarti e io so che non ce l’avrà con te ancora per molto Alice. Detto ciò sei bellissima anche tu e vado matta per le tue scarpe! Dove le hai comprate?” disse Lilian partendo con un discorso del tutto serio per poi ricadere su un particolare che fece brillare gli occhi di mia sorella. E ovviamente non stavo parlando solo del grado d’incazzatura di Bella che presto sarebbe svanito nei suoi confronti.
“Lilian ti prego! Abbi pietà di noi!” supplicò Renesmee scendendo piano le scale e trascinandosi letteralmente una più che contrariata sorella con lei.
“Noi andiamo. Buonanotte!” disse prima di scomparire dietro la porta principale.
I miei occhi si fissarono in quelli verdi dell’ultima ragazza rimasta.
“Deliah io…” provai a chiamarle per dirle non sapevo neanche cosa, ma fu strano come ,sulle mie labbra, il suono del suo nome fosse stato dolce.
“Non c’è né bisogno… davvero” disse tristemente spezzandomi il cuore.
Sembrava così piccola!
“Io non so trovare le parole per scusarmi con te, con tua madre e con i tuoi fratelli”.
“Anthony non è cattivo e non penso ti odi davvero. Vorrebbe prenderti a pugni si, questo sicuramente. Ma non ti odia. Buonanotte…” disse per poi abbandonare la casa.
“Edward sei padre!” sussurrò Alice più a se stessa che a me.
Sono padre.
Buio.
 
Angolo Autriceeee
Salveeee e ta daaaaaaaaan ahahahahhaahha
Non dico altro u.u
Come potrete immaginare la vera storia inizia da qui. Alla prossima cari u.u ♥
 

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Capitolo 12
*** Chapter 12 ***


Chapter 12

POV BELLA

Tremavo. Mentre correvo per raggiungere mio figlio, tremavo.
Non potevo credere che fosse accaduto davvero, né potevo pensare di essere riuscita con tanta freddezza a dire quelle cose, a spingere Alice e a guardarlo negli occhi. Quegli occhi che non erano cambiati di una virgola, ma che allo stesso tempo incrociando i miei, aveva ribaltato un mondo. Il mio, di nuovo.
Mi sentivo confusa, spaesata, arrabbiata, triste e in un angolino del mio cuore felice. Si felice perché lui era vivo, stava bene, nulla gli era successo ed era a pochi passi da me. Era una felicità malsana la mia, dopo tutto quello che aveva fatto di certo non la meritava, ma in me stessa potevo permettermi di esserlo no?
Rivederlo era stato come un fulmine a ciel sereno, come la pioggia dopo una torrida estate, come un arcobaleno dopo decenni in cui ero stata colpita da una personale tempesta.
Poi non appena mi ero resa conto della situazione in  cui mi ritrovavo era subentrato il panico. Nella stessa stanza, sotto lo stesso tetto, io, lui e loro. Madre, padre e figli per la prima volta.
Unico problema: lui non sapeva chi fossero loro, loro non sapevano che il padre fosse lui.
Perfetto no?
No.
Non avevo intenzione di dirgli niente, non potevo farlo così d’improvviso ma poi tutto era precipitato. Alice mi aveva urlato quelle cose, io ne avevo urlate altre, le facce dei ragazzi  spaesate ma sempre più consapevoli e lui che aveva detto quelle cose sul prendersi cura di altri proprio come aveva voluto fare con me tempo addietro. E semplicemente io non avevo ragionato più.
Tutto, avevo detto tutto.
E mai come in quel momento mi sarei voluta tagliare le corde vocali a mani nude per poi tritarle con i denti.
Avevo visto Edward divenire una statua, Alice sbarrare gli occhi, le mie bambine indietreggiare spaventate, Anthony avanzare infuriato e la situazione sfuggirmi di mano impazzita.
Come una furia Anthony si era scagliato su Edward dando vita ad uno dei miei peggiori incubi. Sapevo che se solo Edward avesse detto qualcosa di sbagliato suo figlio non avrebbe badato tanto alle buone maniere o meglio, alla paternità!
Gli occhi di Edward erano saettati da lui a me in cerca d’aiuto e io in quel momento quanto avrei voluto dargliene Dio solo lo sa. 
Una tenerezza assurda nei suoi confronti mi aveva attanagliato lo stomaco, ma l’amore per mio figlio aveva scavalcato quel sentimento e proprio per questo ora mi ritrovavo a rincorrere, nel bel mezzo della notte, un mezzo vampiro incazzato nero.
La velocità l’aveva ereditata dal padre, strano a dirsi ma sentivo la milza in gola.
“Anthony ti prego fermati!” urlai a pieni polmoni (morti) vedendo finalmente la figura avanti a me di molti metri, arrestarsi.
Eravamo vicini ad un profondo burrone, ah ecco perché si era fermato per l’amor del cielo!
Lo vidi sedersi al limite del precipizio con le gambe a penzoloni e avvicinandomi cautamente a lui, feci lo stesso. Cercai in tutti i modi di mettere a tacere la mamma chioccia che era in me, la quale, vedendo uno dei suoi cuccioli seduto al limite di un burrone, urlava a gran voce di prenderlo in braccio e spostarlo da lì. 
Non è il momento mamma- chioccia! Taci!
“Perché proprio ora mamma? Stavamo bene, non avevamo bisogno di lui!” sputò velenoso mio figlio sradicando una parte di roccia e facendo salire la mia preoccupazione alle stelle, se fossimo caduti io non mi sarei fatta niente ma lui?
“Anthony…” provai a dire senza sapere davvero cosa.
“Perché diavolo doveva comparire adesso? Perché devo somigliargli così tanto!?” disse prendendosi la testa tra le mani.
Il cuore mi si strinse.
Posi la mia mano sul suo cuore e l’altra ad accarezzargli i capelli ramati.
“Anthony, tesoro mio, prima o poi sarebbe successo comunque. Quanto pensi che avremmo potuto posticipare ancora questo inevitabile incontro? Ogni cosa segue un proprio corso temporale ed evidentemente il vostro momento era arrivato al capolinea. Chi siamo noi per dire che un momento sia migliore di un altro?” chiesi retorica accarezzando la sua guancia arrossata dal freddo.
“Perché proprio ora?” ripetè come una nenia senza ascoltarmi davvero.
“E perché non ora? Se fosse accaduto tra cento anni sono sicura che la domanda sarebbe stata sempre la stessa e lo sai anche tu. Anthony ascoltami, io non ho mai parlato tanto di lui con voi e di questo solo ora ne capisco la gravità. Voi avete conosciuto solo ciò che di brutto ha fatto, ma non sapete nulla di quello che di bello è stato capace di fare. Somigliargli è la cosa più bella che potesse capitarti ed è una delle cose che di te mi rende più fiera” sussurrai alzando gli occhi al cielo ancora nero.
“Ma cosa…”
“Edward è molto più di ciò che tu pensi di sapere sul suo conto. È vero per lui ho sofferto come per nessun altro, ed è altrettanto vero che per il suo abbandono ho pensato spesso che la mia vita non meritasse di essere vissuta. Ma Edward non è mai stato solo questo. Lui per me è stato sorrisi sinceri, è stato braccia protettive, è stato porto sicuro in cui rifugiarmi, è stato gioia, felicità e amore. È stato sogni, adolescenza, crescita. È stato un mondo nuovo in cui gettarmi a capofitto nonostante tutto, ed oltre ad essere stato vita per me, lo è stato anche per voi. Non sareste qui senza di lui ed è inutile che io stia qui a spiegarti il perché” risi spingendolo giocosamente con la spalla. Sorrise anche lui, e il mio mondo tornò ad illuminarsi. La ragazza che avrebbe rubato il cuore del mio Anthony sarebbe stata la più fortunata del mondo. E non lo pensavo semplicemente perché ero la madre. 
Anthony era una boccata d’aria pulita.
“Tu somigli a lui non solo per l’aspetto fisico, ma anche per come sei dentro” dissi accarezzandogli il petto laddove era nascosto quel cuore scalpitante.
“Sei la parte migliore di lui Anthony” dissi sicura che quelle sette parole furono le più chiare, le più complete e le più giuste in quel momento.
Non disse nulla, semplicemente mi abbracciò. Si aggrappò a me con tutte le sue forze e io fui felice di essere la sua ancora. 
Il mio Anthony non mostrava mai nulla, non voleva farlo né poteva secondo lui. Si era sempre sentito in dovere di essere l’uomo di casa lasciando scorrere la sua fanciullezza, non vivendola davvero. Si era sempre preso cura di me e delle sue sorelle nel modo più dolce e umano possibile. 
Amavo il mio uomo. Lo amavo sopra ogni cosa.
“Mamma?” mi richiamò a bassa voce.
“Si?”.
“Sarà anche quello che hai detto tu, ma se si avvicina lo scanno comunque!” sentenziò sorridendomi e gettandosi improvvisamente nel vuoto.
Il mio cuore saltò in gola e gli occhi mi uscirono fuori dalle orbite.
“O MIO DIO ANTHONY!”
La sua risata riecheggiò fino alle mie orecchie.
Risi, sapevo che il peggio era passato ma sapevo anche che il buio per anni raccolto nel suo cuore nei confronti di quella figura era solo stato scalfito. 
Niente di più.

POV JACOB

Maledetto succhia sangue a tradimento! Proprio ora doveva venire a rompermi le uova nel paniere quella specie di botolo ringhioso con i canini affilati!
Razza di Succhiasangue, Stucco-man, trilli dei miei stivali!
Giuro che se Bella, la mia Renesméè o qualcun altro di questa famiglia avesse sofferto per la loro teatrale e romanzata ricomparsa, lo avrei scuoiato vivo dando una mano ad Anthony e un falò in giardino.
Nella mia testa la scena di suo figlio che gli staccava la testa, oltre ad essere esilarante mi riempiva d’orgoglio! Mi sarei fatto delle sane risate se davvero l’avesse fatto! Ooh si che me le sarei fatte!
“Io non posso crederci! Era lì, davanti ai miei occhi! DIO!” disse il mio piccolo uragano entrando come una forsennata in casa e sbattendo la porta. 
Fortunatamente quella notte si erano dileguati tutti una volta capita la situazione, ottima mossa gente, davvero ottima!
“Ehm Tesoro…” provai a dire cercando di farle capire che ci fossi anche io e magari evitare una di quelle sue urla spacca- timpano.
“Ad una scalinata di distanza c’era mio padre ed io come uno stoccafisso dico ‘buonanotte’ grande mossa Ness, davvero una mossa grandiosa!” sbottò sbattendo un bicchiere di vetro sul piano cucina.
Inutile dire che fine fece.
“Nessie…” ritentai cautamente.
“Mi è passata anche la sete! Accidentaccio a lui! Accidentaccio a me! Vaffanculo a tutti!”
“RENESMEE CARLIE!” urlai esasperato non riuscendo in alcun modo ad ottenere la sua attenzione.
“E tu da dove salti fuori?!” chiese stralunata facendomi sospirare. La mia pazza, dolce, svampita Nessie.
“Potevi dirmelo!” continuò facendomi alzare gli occhi al cielo.
“Sono qui da quando sei entrata amore, solo che eri troppo occupata a strillare per accorgertene” dissi osservando la sua testolina piegarsi di lato, poi diceva che il cane ero io! Beh, effettivamente lo ero ma… 
Vabbè capito no?
“Jacob?” chiese mesta appoggiandosi con entrambe le mani al ripiano cottura dietro di lei.
“Si?”.
“Sono nel panico! Insomma lo hai visto? Li hai visti? Hai visto come ci ha guardati? Hai visto come ha guardato la mamma? Hai visto come mamma ha guardato lui? Hai visto come mamma ha spinto Alice? Hai visto come Alice ha urlato alla mamma? E hai visto come poi la mamma gliene ha dette quattro? E poi hai visto che faccia da stoccafissi hanno assunto alla notizia bomba? E…”
“NESS!” urlai nuovamente per bloccare quel fiume in piena di parole sempre meno comprensibili. Quella mezza vampira mi faceva ammattire quando iniziava a fare così.
“Amore per non vedere tutte queste cose avrebbero dovuto cavarmi gli occhi! Respira ed ispira piccola, sei diventata viola” le sussurrai avvicinandomi e prendendola in braccio di peso per poterla spostare dai cocci di vetro sparsi sul pavimento.  
Una volta assicuratomi che fosse abbastanza lontana dal pericolo tagli, la misi giù e presi tra le mie, entrambe le sue piccole.
I suoi occhi cioccolato si piantarono nei miei in un misto di smarrimento, paura, eccitazione e rabbia.
“Jake… io non riesco a capire. Ho dovuto metabolizzare e accettare tante cose nella mia vita. La mia natura, la parte ancora sconosciuta di me, la morte… ma allora perché non riesco a capacitarmi di aver ritrovato mio padre?” mi chiese stringendo forte la presa su di me.
“Perché certe cose non si accettano solo con la testa Ness, non tutte e non di certo questa. Tu con questa hai accettato di uccidere” dissi portando un indice ad accarezzarle la tempia.
“Ma con il cuore piangi ogni volta che lo fai” continuai spostando la mano all’altezza del suo cuore. Lo sentii palpitare velocemente e fui sicuro non fosse solo per la sua natura. Quel suono ormai lo avrei riconosciuto tra mille. 
Era la musica della mia vita, era la mia vita.
Spostò la sua mano sulla mia e l’accarezzò.
“Quando saprò che anche il mio cuore lo avrà accettato?” chiese appoggiandosi completamente a me. Prontamente le mie braccia, come mosse da riflesso incondizionato, si strinsero intorno alla sua figura.
“Non c’è un vero modo per saperlo piccola mia… i sentimenti sono irrazionali, pazzi e molto spesso incoerenti. Credo tuttavia che prima o poi arriverai a provare per quell’uomo un unico e solo sentimento. Che sia amore o che sia odio, capirai chi lui sia per te e che ruolo vuoi che abbia nella tua vita”.
“Non posso semplicemente far finta che lui non esista come ho fatto finora?” singhiozzò appoggiando le labbra bollenti sul mio collo.
“E saresti felice?” chiesi sorridendole.
Si scostò da me quel tanto per far incrociare i nostri occhi.
“Da quando sei così saggio mio lupo?” chiese sorniona facendo comparire su quel dolce volto di porcellana, il sorriso che tanto adoravo.
“Quando si tratta di te devo per forza esserlo mia bella cacciatrice” risposi avvicinando le mie labbra alle sue, sfiorandole.
“Love you my heart” sussurrò prima di poggiare completamente le sue labbra sulle mie in uno di quei baci senza fine. 

POV NICHOLAS 

Era ufficiale, Lilian Cullen aveva deciso che la mia morte dovesse avvenire al più presto!
Con i nervi a fior di pelle e la tensione palpabile intorno a me, stavo girando, ormai da un’ora abbondante, Forks in lungo e in largo per trovarla. Nella mia testa continuavo a rivoltare come un calzino lo scambio di battute avute con Nessie poco prima in cerca di un qualsiasi tipo d’indizio.

In un tacito accordo avevamo deciso di abbandonare casa Swan per permettere alla famiglia Cullen di vivere quell’assurda situazione in santa pace. Molti di noi, se non praticamente tutti, quella notte non sarebbero tornati a casa per permettere poi ad Isabella di parlare con i figli, con la giusta privacy che un argomento come quello meritava. Ma io non potevo allontanarmi prima di aver visto Lilian star bene e rientrare in casa. Non ci riuscivo. Così mi appollaiai su di una panchina posta a metà strada tra la villa Steele e la villa Cullen aspettando la comparsa di un viso conosciuto. 
E almeno in quell’intento ci riuscii.
“Ehi Ness! È tutto ok?” chiesi vedendo la mia amica tornare a casa come una furia.
“Sono una deficiente! ‘Buonanotte’ capisci? La mia testa ha partorito semplicemente uno stupido ‘buonanotte’!” urlò stizzita facendomi preoccupare per la sua sanità mentale.
“Ness, dov’è Lilian” chiesi trovando subito molto strana la sua assenza.
“Voleva stare da sola, si è allontanata già da un bel po’ da noi” rispose facendo spallucce.
 
La chiamavano sfiga!
E pioveva anche!
Avevo setacciato boschi, giardini, strade, parchi ma niente. La preoccupazione che si fosse persa mi stava attanagliando lentamente lo stomaco e la paura che le potesse esser successo qualcosa stava invece penetrando nelle mie vene a velocità sempre più costante.
Dove sei Lilian?
Non doveva separarsi dalle sorelle maledizione! Non quando era così emotivamente instabile e non in una città nuova! Tutti sapevano quanto Lily non fosse un asso nell’orientamento, persino lei!
E allora perché Lily?! Non potevi semplicemente venire da me come hai sempre fatto?
Da me… 
Ma certo! Perché sono così limitato a volte!?
Come un pazzo corsi verso casa mia, come previsto non c’era nessuno, o meglio qualcuno c’era e fortunatamente era l’unica persona che in quel momento avrei voluto ci fosse. 
Corsi su per la rampa di scale a velocità vampira, per poi spalancare la porta della mia stanza.
Il mio cuore si alleggerì di cento tonnellate.
Rannicchiata sul mio letto, con un cuscino stretto spasmodicamente al petto e il viso in esso sprofondato, se ne stava Lily.
Improvvisamente, tutte le parole poco prima studiate per farle una di quelle ramanzine storiche, svanirono come il vento.
“Lilian” sospirai finalmente felice di vederla sana, salva e soprattutto al sicuro.
Alzò il viso piantando i suoi occhioni cioccolato nei miei.
“Mi chiedevo quando saresti arrivato…scusa se sono bagnata e sul tuo letto, ma tu non c’eri e io…io avevo bisogno di te… qui il tuo profumo è così forte e…” sussurrò con la voce più triste che avessi mai sentito provenire da lei.
Il mio cuore si contrasse.
“Sei qui…” disse nuovamente con voce spezzata dal pianto. Riuscii a vedere perfettamente il momento in cui i suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Sono qui Sissi” dissi avvicinandomi a lei e inginocchiandomi al lato del letto poggiandole una mano sulla gamba.
“Nick!” .
Nello stesso istante in cui pronunciò il mio nome, venni avvolto da quelle piccole braccia che si strinsero spasmodicamente intorno al mio collo. Nonostante la posizione non fosse delle migliori, con lei sul letto ed io sul pavimento, presi a cullarla e a sussurrarle parole di conforto.
“Cosa c’è di sbagliato in me Nicholas?” chiese singhiozzando ancora più forte di prima.
“Mi dispiace Sissi, hai posto la domanda all’uomo sbagliato” dissi scostandola leggermente da me in modo da potermi sedere al suo fianco e osservare quei suoi bellissimi occhi confusi.
“Non potrò mai sapere cosa in te sia sbagliato Lilian Cullen, Perché io di sbagliato in te, non  ho mai trovato nulla” continuai spostandole dietro l’orecchio, una ciocca bagnata forse da lacrime forse dalla pioggia.
La sua mano, inaspettatamente, si posò sulla mia guancia destra e l’accarezzò dolcemente.
“Perché Nick?” chiese senza che io capissi davvero a cosa si stesse riferendo.
“Perché ora fa così male se poco fa ho parlato tranquillamente con Alice, come se fosse stata una di noi da sempre?” continuò chiarendo ogni mio dubbio. Poggiai la mia mano sulla sua scostandola dalla mia guancia e baciandola.
“Perché tu sei così Lilian, tu sei come il mare, apparentemente piatto all’esterno ma nascondi un tesoro al tuo interno” dissi più che sicuro di aver scelto la giusta metafora. Lilian era un concentrato di energie e vitalità. Sapeva affrontare di petto situazioni e persone senza mai sbilanciarsi con le emozioni. Ma poi, quando era da sola, dava sfogo a tutte quelle emozioni che altrimenti l’avrebbero surclassata.
“Nick io non voglio che la mia famiglia soffra…non voglio vedere mia madre star male, né voglio vedere la rabbia di Anthony o la delusione e la tristezza in Deliah. Non sopporto lo smarrimento di Nessie né il tormento negli occhi di quell’uomo” disse abbassando gli occhi e prendendosi la testa fra le mani.
“Lilian, hai appena detto che non vuoi vedere la tua famiglia soffrire e tra i nomi, forse inconsapevolmente, è comparso anche quello di tuo padre. Per quanto tu non lo voglia ammettere, per quando Anthony sia arrabbiato, Deliah delusa e Nessie smarrita, quell’uomo fa parte della vostra vita, ne ha sempre fatto parte. Solo che prima non era così concreto come lo è ora” dissi accarezzandole la testolina piena di boccoli d’ebano.
“E io cosa dovrei fare” chiese riportando i suoi occhi nei miei.
“Insomma a scuola domani, lui ci sarà! Ci saremo tutti!” continuò allarmata.
“Tu devi essere Lilian, semplicemente la mia Lilian” dissi facendola arrossire. Adoravo come quel colore andasse a tingere la pelle nivea delle sue guance e facesse splendere di una luce diversa i suoi occhi. 
In teoria di Lilian adoravo tutto sin dal primo giorno in cui i miei occhi si erano posati su di lei. Da quel lontano giorno a Reikiavik non poterono più farne a meno.
“Chi è Lilian in realtà Nick?” mi chiese avvicinandosi impercettibilmente.
“Lilian è la donna più pazza che abbia mai conosciuto, Lilian è energia, vitalità e gioia. Lilian è la donna per la quale sono pronto a subire ventiquattro ore di shopping, per la quale non dormo e grazie alla quale sono cambiato. Lilian è la mia Sissi” dissi scoprendomi completamente.
Amavo Lilian da sempre, ma di dirglielo non ne avevo mai avuto il coraggio. Non era la prima volta che le dicevo cose del genere, ma un vero ti amo, non era mai venuto fuori dalle mie labbra e la situazione ritornava come sempre ad un punto di stagno ogni volta. Il mio cuore però, quelle due paroline le urlava a gran voce e avrei tanto voluto che lei potesse sentirle con la stessa facilità con la quale le udivo io.
Alzò entrambe le mani poggiandole sulle mie guance e le carezzò dolcemente. Al contatto rabbrividii, non solo per quanto fossero fredde.
I nostri occhi s’incatenarono e la distanza tra noi diveniva sempre di meno. Sentivo chiaramente il profumo di vaniglia solleticarmi il naso e mi ritrovai presto a bramarne di più.
“Sissi…” soffia sulle sue labbra preda di tante emozioni tra loro contrastanti.
“Resta con me Nicholas, non lasciarmi da sola… non stanotte” sussurrò poggiando il suo nasino al mio.
Sentivo chiaramente i nostri cuori impazzire.
“Non lo farò mai Lilian, mai” sentenziai baciandole la fronte e accogliendola tra le mie braccia. 
Quella notte fu una delle più belle della mia vita. Steso al suo fianco, guardai la mia unica ragione di vita dormire serenamente stretta al mio petto per tutto il tempo.
“Ti amo Sissi” le sussurrai all’orecchio baciandoglielo dolcemente subito dopo.

POV KEIN

“Siete degli sciagurati!” disse nuovamente Robert facendomi alzare gli occhi al cielo.
“Ma cosa vi è saltato in mente?! Se i vostri di dietro fossero davvero andati a caccia a quest’ora tutto questo non sarebbe successo razza di bestiacce insolenti!” continuò mandando quasi saette con gli occhi chiari.
Era da più di due ore che andava avanti quella tiritera. Robert stavolta aveva proprio deciso di spolmonarsi per bene.
“Sarebbe successo comunque. Non stanotte, forse domani o il giorno dopo, ma sarebbe successo” disse una voce da me fin troppo conosciuta.
Alle nostre spalle comparve Deliah bagnata fradicia. I lunghi capelli appiccicati alle guance arrossate per la bassa temperatura, gli occhi lucidi, e il petto che più velocemente del solito si alzava ed abbassava a ritmo del suo respiro. I vestiti le si erano appicciati addosso quasi a divenire una seconda pelle e in un'altra occasione questa scena avrebbe sicuramente stuzzicato la mia fantasia.
Ma non ora, non quando vedevo chiaramente i segni di sofferenza sul suo viso.
Una sensazione di panico mi avvolse. Eravamo in un bosco nelle vicinanze di casa, e vedere la sua figura minuta, sotto l’acqua insistente e avvolta dal buio che dietro di lei regnava sovrano, mi metteva in agitazione.
Robert non rispose, sapeva che la giovane Cullen avesse ragione, sapeva che non era neanche il caso di farlo.
“Come stai piccola bestiolina?” chiese l’uomo mostrando preoccupazione nel suo singolare modo.
“Domani starò meglio Robert” rispose Dely fissando un punto indefinito dinanzi a lei.
“E dopodomani sarà ancora meglio piccola” disse l’uomo accarezzandole la testa.
Ok chi è quell’uomo e dov’è Robert?
“Non ci credo! Sei davvero capace di essere umano?!” borbottò Aria venendo trafitta con lo sguardo dal cacciatore.
“Solo con chi ne ha un impellente bisogno Aria. Domani vi aspetta una punizione esemplare!”.
Si alzò uno sbuffò generale da cui me ne tirai fuori.
La mia attenzione era concentrata su di lei.  
Si stringeva le braccia intorno come a volersi proteggere da chissà cosa e la testa penzolava verso il basso.
Mi avvicinai lentamente e sfilandomi la giacca di pelle, gliela misi sulle spalle. Non era tanto ma almeno poteva sentirti un po’ più al riparo.
“Grazie Kein” sussurrò talmente piano da far sembrare quasi irreali quelle due paroline.
“Stai bene?” chiesi a bassa voce poggiandole una mano sui capelli.
“No…” rispose alzando finalmente la testa. Dai suoi bellissimi occhi verdi, tante piccole gocce, si mischiarono con la pioggia.
“Non piangere” dissi nel modo più dolce che potesse esistere.
“Torniamo a casa”.
Fu l’unica cosa che disse sino all’indomani. Non potei fare nulla, nessuno poté, non quella notte.

POV LILIAN

Aprii di scatto gli occhi svegliata di soprassalto da quella maledetta sveglia e quel suo incessante e rumoroso suono.
Sbuffai.
Poi come un flash, le immagini della notte precedente ritornarono e fu panico.
Mi voltai lentamente verso destra e il mio naso sfiorò quello di Nicholas avendo come effetto immediato, la colorazione delle mie guance da rosa carne a rosso pomodoro.
Oh Santa Chanel! Avevo davvero chiesto a Nick di dormire con me?!
Ma cosa mi era passato per la testa?! Dovevo essere ammattita.
Portai una mano all’orecchio destro, facendo attenzione a non svegliarlo.
Avevo fatto un sogno quella notte, uno strano sogno da cui pur tuttavia non avrei mai voluto sottrarmi.
Mi aveva sussurrato ti amo nel modo più dolce che io avessi mai potuto desiderare, e sembrava così vivido e reale da far male quasi.
Sbuffai nuovamente.
Magari fosse successo davvero!
“Mmm… Sissi la smetti di fare la locomotiva e torni a dormire?” mugugnò Nick al mio fianco stringendosi di più a me per mettersi comodo. 
Bordeaux .
Il suo naso ora sfiorava il mio collo e il suo respiro lo solleticava facendomi venire i brividi.
Oh Santo Armani aiutami tu!
“Nicholas dobbiamo andare a scuola” sussurrai cercando in tutti i modi di girare il volto dalla parte opposta alla sua.
Che figura di merda! 
“Altri cinque minuti giuro” borbottò in risposta con la voce ultra impastata dal sonno.
Sorrisi, sembrava un bambino.
Ma io ero Lilian e si sa Lilian non sa stare al proprio posto.
Con uno scatto feci volar via le coperte e mi alzai facendo cadere Nick sul pavimento per l’irruenza dei miei movimenti.
“Cavolo Lilian!” sbottò massaggiandosi una guancia.
“Scusami splendore ma è ora di sbrigarsi. CHIUNQUE SIA IN QUESTA CASA SI SVEGLI!” gridai poi cercando di sdrammatizzare sul nomignolo appena affibbiatogli.
Di corsa uscii da casa Gordon, non prima di aver aperto le tende di tutti e tirato via le calde coperte dai loro letti.
Così feci anche in casa Steele dove le proteste furono meno gentili e successivamente entrai in casa Cullen.
Forza Lilian Cullen, vai a fronteggiare tuo padre!
Angolo Autirce *_*
Salve a tutti e buongiorno! Spero che la vostra giornata scolastica sia andata bene così la lavorativa nel caso qualcuno di voi fosse più grande 
Ecco qua il dodicesimo capitolo con un po’ di ritardo. Come avrete potuto notare sono state elencate un po’ le reazioni dei quattro figli di Edward e Bella e sono state spiegate anche alcune delle loro relazioni con gli altri. Ovviamente in modo molto ma molto approssimativamente. Credo il prossimo capitolo arrivi a breve e non fra una settimana. È già in fase di scrittura. Anzi se le recensioni aumentano da 7 a 9 entro domani è probabile che pubblichi anche domani. Ce la facciamo ragazzi??
Penso di si, voi siete i migliori!
Alla prossima Lilian <3

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Capitolo 13
*** Chapter 13 ***


Chapter 13
 
 
POV RENESMEE
 
“Ok, ammetto pure una sorta di collisione stellare, un accordo tra astri o che Winnie Pooh sia realmente esistito, ma nulla! E ripeto nulla! Può sorprendermi più della mia sfiga persecutrice!" sbottò mia sorella Lilian entrando come un invasata in cucina.
Erano passati esattamente cinque giorni, dodici ore e ventidue minuti da quando avevamo dato un volto concreto a colui che avremmo dovuto, almeno in teoria, chiamare padre. Ed esattamente lo stesso tempo, da quando il suddetto, se l’era filata a gambe levate non venendo più a scuola insieme alla sua famigliola felice.
Direi che fuggire dalle situazioni scomode era proprio un loro asso nella manica.
In più era da cinque giorni che in quella casa, e nelle due poste ai lati, regnava un isteria generale mista a megalomania, stranezza e ad una buona dose di incazzatura nera.
Robert era dolce con mamma. Mamma non solo non lo calcolava minimamente scatenando un forte stato depressivo compulsivo nell’uomo, ma si perdeva sempre più spesso nel suo mondo fatto di chissà che cosa.
Anthony diveniva isterico se solo si parlava di nostro padre nel raggio di cinque miglia da lui. Lilian, se già prima era famosa per il suo difficile carattere, ora sfiorava le vette massime della pazzia. La dolce e sempre affabile Deliah sembrava una bomba ad orologeria pronta a scoppiare da un momento all’altro. Sul dizionario, sotto la voce intrattabile, la sua foto faceva aveva cominciato a fare bella mostra di sé. Cameron il giorno dopo il ‘lieto evento’, fuori scuola, aveva trovato una scatola piena di cagnolini abbandonati e da allora aveva messo su una petizione contro colui o colei che secondo il suo modesto parere, aveva ‘deturpato la sensibilità del mondo animale’. Petizione che fortunatamente per cause di forza maggiore non era andata avanti a lungo. In realtà era nata e cessata quasi contemporaneamente. Daisy sembrava essere lì in mezzo la più normale, ma quanto poteva essere definita normale la normalità di quella ragazza?
Grace per il nervoso, come sosteneva lei stessa, aveva divorato le dispense di tutte e tre le ville per poi la sera stessa, andare a festeggiare chissà cosa, al Mec.
La più strana poteva sicuramente essere considerata Aria. Da un po’ di giorni infatti, girovagava con sguardo assente e una bottiglia sigillata di Vodka sotto braccio. Che stesse meditando i pro e i contro di un alcolista?
E fidatevi, è meglio non continuare con la lista di stranezze.
“Sei per caso inciampata in un libro di astronomia Lils?”chiesi retorica mentre placidamente, me ne stavo con i gomiti appoggiati sull’isola e la  testa ciondolante sul palmo aperto della mano destra.
“No!” ringhiò in risposta sedendosi al mio fianco e sbattendo le mani sul ripiano in marmo.
La guardai accigliata ancora ignara di quale fosse la causa del suo isterismo quel pomeriggio e attesi una sua delucidazione, che fortunatamente, non tardò ad arrivare.
“È l’incompetenza delle persone il mio problema!”.
“Continuo a non capire” dissi con la mano sempre più vicina al mio Iphone pronta per chiamare il primo manicomio disponibile.
“E quando mai di Lilian si è capito qualcosa?” chiese Grace entrando in casa con un barattolo di miele in una mano e le chiavi insieme ad un cucchiaio nell’altra. 
“E da quando casa nostra è diventata un alveare Miss Ape Maya?” ribattè acida mia sorella riferendosi al fatto che da quella casa le persone entrassero e uscissero a loro piacimento ad ogni ora del giorno.
“Ehi! Che cosa hai mangiato alla mensa di andato a male?!” borbottò stizzita Grace sedendosi al mio fianco e immergendo il cucchiaio nel miele per poi portarselo alle labbra.
“Uno, sicuramente niente dato che tu eri prima di me in fila. Due, sei disgustosa quando mangi a quel modo. Tre, perché mai in questa città non riesco a trovare un parrucchiere che sappia fare il suo lavoro!?” urlò sempre più irata facendoci sobbalzare.
Scambiai uno sguardo preoccupato con Grace per poi riposare lo sguardo su mia sorella.
Che cosa mai poteva essere successo al momento del suo parto?!
Mamma aveva forse deciso di riposarsi bevendo Tequila liscia strong?
“Perché ti serve un parrucchiere Lily?” chiese Daisy entrando in casa seguita da Clara, che a sua volta, sosteneva Aria per un gomito.
Vidi la mia bionda amica barcollare spaventosamente ad ogni passo e notai subito i suoi occhi lucidi e rossi.
Mi sa che la bottiglia era stata aperta.
“Aria perché sei ubriaca alle cinque del pomeriggio?!” chiesi stordita guardando l’interessata alzare le braccia al cielo come una scimmia urlatrice.
“Pecché quescio mondo fa SCIFO!” biascicò iniziando a saltellare su una gamba sola mentre Clara disperatamente cercava di tenerla ferma per evitarle una rovinosa caduta di culo.
Rettifico. Era una scimmia urlatrice!
“Oh puoi dirlo forte!” sbottò Lilian alzando gli occhi al cielo e sbattendo nuovamente le mani sul marmo.
“La pianti di prendertela con l’isola della cucina?” sbottai stizzita dopo l’ennesimo sobbalzo. Di tutta risposta la mia adorata sorellina mi ringhiò nuovamente contro.
“Ho portato i cornetti e il libro di matematica, c’è Anthony vero?” disse Daisy  cambiando completamente discorso e guardando quel libro in modo sempre più frustrato.
“Mi sono fermata alla parola cornetti” esultò Grace saltellando verso la ragazza e strappandole letteralmente la busta di mano.
“Chi l’avrebbe mai detto che dopo centodieci anni di vita avrei dovuto fronteggiare, ed essere sconfitta in modo schiacciante ed umiliante, da stupide equazioni!” sbottò la bionda guardando ‘Graceladivoratricedicornetti’ sconsolata.
“Daisy la matematica è una materia come le altre. Non avresti mai potuto continuare a scansarla in eterno come la peste bubbonica” disse Clara prendendo il libro che malamente l’amica aveva lasciato schiantare al pavimento, impiegandoci il giusto tempo, affinchè Aria cadesse rovinosamente.
“Oooh, ora sci che mi sciono fatta la bua!” cantilenò ridendo come una pazza.
“In realtà avevo pensato più a come Robert scansa la gentilezza” disse Daisy afferrando la busta dei cornetti dalle mani di Grace e salvandone qualcuno da quella macchina macina cibo.
“Ritornando ad una delle questioni principali, perché ti serve un parrucchiere?” chiesi a Lilian che fissava Aria sconfortata e Grace disgustata.
“Perché ho bisogno di cambiamenti quando sono di cattivo umore!” borbottò avvicinandosi al frigo e prendendo del succo alle more.
“E perché mai saresti di cattivo umore?” chiese Deliah scendendo le scale in quel momento e guardando accigliata le condizioni in cui Aria riversava.
“Perché le domande mi vengono poste sempre da una persona diversa?!” rispose stizzita Lilian lanciando un occhiataccia a nostra sorella che di tutta risposta fece spallucce.
Eravamo abituate ormai ai suoi scleri.
“Non c’è neanche da chiederlo Dely, sappiamo benissimo perché Lilian da cinque giorni assomiglia più ad un cane da presa che ad una ragazza” rise Daisy dando l’ultimo morso al suo cornetto.
“Più che cane da presa io direi Rottweiler affamato dinanzi ad una scodella di carne fresca… Letale!” sottolineai io guardando gli occhi iniettati di sangue di mia sorella.
“Siete simpatiche tanto quanto lo sarebbe il ciclo, il giorno del matrimonio, in estate!”.
“Tanto noi non abbiamo di questi problemi” bofonchiò Grace con la bocca piena di miele.
Bleah.
“Parli di un possibile matrimonio o del ciclo mestruale?” rise Clara venendo istantaneamente fulminata.
“Nicholas e Daniel sono partiti da soli cinque giorni e il risultato è un’ubriacona incallita e una nevrotica impazzita. Non oso immaginare cosa potrebbe succedere alla notizia di un loro soggiorno prolungato lì a Cuba” dissi centrando a pieno il punto del problema dati gli occhi assatanati di Lilian in quel momento puntati su di me e il cessato borbottio sconnesso di Aria.
Nicholas, Daniel e Cameron erano partiti cinque giorni prima per volere di Nassiri, alla volta di Cuba. La nostra veggente personale aveva captato delle strane vibrazioni provenire da quel luogo e Robert tra noi, aveva scelto coloro che più erano tagliati per partire.
Aveva scelto Nicholas per i suoi trascorsi da killer, Daniel per la sua nonchalance ( anche chiamata faccia tosta) nel risolvere situazioni di pericolo e Cameron per il viso d’angelo che sarebbe servito nel caso avessero avuto bisogno d’informazioni.
Nessuno lo avrebbe mai preso per un assassino.
“Io non scio neanche chi scia Daniel, ansci lo scio e quescio mi fa popio arrabbiare!” soffiò Aria gettandosi sul divano di peso.
“Ed è per questo che oggi volevi tirare le exstension  al capo delle cheerleader per aver fatto un apprezzamento su di lui?” rise Clara dando un buffetto sulla guancia dell’amica.
“No! Pecchè sciulettava troppo!” abbaiò la ragazza in difesa.
“Io non sono arrabbiata per Nicholas! La mia rabbia non è di certo dovuta ad un suo mancato messaggio da cinque giorni, o ad una sua promessa chiamata mai arrivata sul serio o al fatto che non sappia se sia vivo o morto! È dovuta alla mancata vocazione artistica dei parrucchieri in questa città!” urlò Lilian isterica più che mai.
“Ok… qual è il manicomio più vicino?” chiese Daisy leggendo perfettamente nella mia mente. La mano sempre più vicina al cellulare.
“Basta così io vado a Seattle! Lì qualcosa salterà fuori! Arrivederci!” sentenziò Lilian correndo fuori senza darci neanche il tempo di rispondere.
Guardai esterrefatta la porta bianca che era appena stata ‘delicatamente’ sbattuta per poi, con la stessa espressione, guardare le presenti.
“In questa casa si sta sfiorando la pazzia pura” sentenziò Grace chiudendo finalmente quel dannatissimo barattolo che emanava un puzzo dolciastro orribile.
“Semplicemente perché in questa casa le persone dimostrano di non avere palle! Oh andiamo ragazze sono anni ormai che Lilian stravede per Nick e viceversa e non si fa nulla, sono anni che Daniel fa il cascamorto con qualsiasi cosa abbia un buco e respiri mentre Aria soffre in silenzio nascondendo in primis a se stessa ciò che prova per lui e sono anni che Isabella finge di non fregarsene più nulla di vostro padre quando è schiacciante che non sia così! Per non parlare di come Deliah arrossisca ogni qualvolta ci sia Kein nei paraggi o di come lui balbetti se nel raggio di un kilometro ci sia lei! Stiamo sfiorando il ridicolo!” sbottò Clara  concludendo il discorso più lungo che io abbia mai udito venir fuori dalle sue labbra.
“Io non sono innamorata di Daniel!” scattò a sedere Aria improvvisamente padrona del proprio linguaggio.
“E chi lo ha mai detto questo Aria?” chiese retorica Clara con un sorrisetto sornione che fece arrossire di botto l’amica, la quale, con uno scattò tornò a distendersi lanciando un inquietante lamento.
“Io non arrossisco quando vedo Kein!” borbottò Deliah sedendosi sullo scalino.
“Oh giusto, lo fai anche solo se si parla di lui, proprio come adesso!” dissi ridendo e beccandomi un occhiata furente da mia sorella.
Ma si stavano per caso sconvolgendo gli equilibri familiari?
Mamma tra le nuvole, io dolce, Anthony nevrotico, Deliah scoglionata e Lilian… beh Lilian sempre la stessa.
“Per quanto riguarda mamma, sono decenni che ce ne siamo accorti e sono altrettanti gli anni in cui lei elude ogni tipo di domanda al riguardo da parte nostra. Dopo tanto tempo abbiamo imparato che è meglio aspettare i suoi tempi per determinate cose” continuai rigirando tra le dita l’anello che mi aveva regalato Jake dieci anni prima in onore del mio compleanno.
“A proposito ma quando tornano gli adulti?” chiese Daisy addentando un secondo cornetto.
“Oggi era il loro primo giorno di lavoro, o meglio il primo giorno in cui si sono degnai di andarci, quindi penso che torneranno tutti ad orari diversi, dei quali tuttavia non ne ho la più pallida idea” risposi con molto poco trasporto afferrando l’ultimo cornetto sotto lo sguardo contrariato di Grace.
“Anthony?” chiese Deliah ancora imbronciata.
“Anthony è con Jacob alla riserva. Voleva salutare Seth e tutti gli altri”.
“Kein?”.
“Con Nassiri a Washington, pare che anche lì ci siano stati diversi movimenti sospetti. Sono partiti alla seconda ora scolastica”.
“Ah, ecco perché non c’era a Letteratura” disse distrattamente Aria che parve star tornando lentamente alla realtà.
“Oh ragazze ma andiamo! Abbiamo diciotto anni, siamo giovani e belle. È venerdì e non vedo il motivo per il quale dobbiamo restarcene chiuse in casa come delle recluse depresse. Mettetevi in tiro stasera si va a fare baldoria!” saltò su Grace venendo squadrata da tutte noi con un espressione sorpresa.
“Oh. Mio. Dio.” dissi scandendo bene parola per parola. 
“Che c’è?!”.
“Sembravi la copia rossa di Lilian!” balzò su Daisy portandosi una mano al cuore.
“Oh ma piantatela!”.
Risi di cuore. Amavo le mie amiche sin da quando avevo avuto modo di incrociare ognuna di loro. Mi piaceva così tanto considerarci un’anima sola divisa in sette corpi.     
 
POV NICHOLAS
 
Pensavo che le dicerie su Cuba fossero soltanto…insomma, dicerie!
E invece dopo cinque giorni trascorsi qui, insieme a Cameron e Daniel, non potevo fare a meno di tapparmi le orecchie per quella musica incessante e sentirmi stanco per tutto quel caos che mi circondava. Non avevo mai visto città più caotica e assolata di quella!
La bellissima mattina in cui mi ero svegliato con quella piccola donna raggomitolata sul mio petto, tra le mie braccia, fu la stessa in cui Nassiri e Robert ci chiamarono per avvisarci di quell’ imminente missione.
Fu una vera e propria doccia fredda che mandò al diavolo il mio sorriso da ebete.
E io che pensavo di poter trascorrere una giornata tranquilla all’insegna della scuola, dei compiti e di Lilian. Da quel giorno non l’avevo più sentita neanche per messaggio ed ero sicurissimo che questa cosa avesse scatenato in Sissi una furia omicida nei miei confronti. Ma Robert era stato chiaro, non conoscendo il nostro nemico, ogni nostra scia doveva essere cancellata e di certo mandare messaggi o addirittura chiamare, poteva essere compromettente secondo la sua logica. Ben presto poi, non appena il nostro ‘maestro’ aveva tirato in ballo la sicurezza di coloro che erano rimasti a Forks, questa logica era divenuta anche mia.
Tuttavia mi mancava…
La tentazione di prendere il cellulare tra le mani e mandarle un messaggio si fece forte.
“Oh accidenti! Tutto questo sole sta danneggiando il mio incarnato perfetto!” sbottò Daniel lanciando un occhiataccia al cielo.
“Oh povera fanciulla, vuoi forse che ti compri un parasole riccioli d’oro?” chiesi sarcastico al ragazzo che sbuffando come una locomotiva, mi camminava di fianco. Lasciai ricadere nuovamente il cellulare nella tasca dei jeans. Non potevo…
Daniel fece per rispondere ma Cameron lo interruppe presto, indicando con l’indice, un punto ben preciso alla nostra sinistra.
In una piccola stradina secondaria poco illuminata, il puzzo di cadavere in prima fase di decomposizione, iniziò a sentirsi forte.
“Uomini, abbiamo trovato l’ultimo cadavere”.
“E non solo purtroppo, qualcosa mi dice che il cadavere è appena diventato il terzultimo” disse Daniel indicando la stradina successiva.
Merda! Erano cinque giorni che quei cosi saltavano fuori come funghi!
Velocemente corremmo nella loro direzione prima che potessero strappare altre vite, ma sfortunatamente questo ci fu impossibile…
Ai loro piedi due giovani ragazze, erano riverse a terra in una pozza di sangue fresco e una terza stava per fare la loro stessa fine. Per un attimo mi soffermai sul suo viso venendo subito colpito da quegli occhi color nocciola tanto terrorizzati e impauriti. Ci volle un secondo affinché il mio cervello li associasse ad un altro paio di occhi del medesimo colore, molto più intenso, e ci volle ancora meno per farmi agire. Senza pensare ad alcun tipo di conseguenza, mi fiondai su di lei facendole da scudo con il mio corpo e sentii chiaramente quando gli artigli del succhia vita mi si conficcarono nelle scapole per poi scendere giù fino al bacino.
Un dolore lancinante si diffuse come una potentissima scarica elettrica in tutto il mio corpo e a stento riuscii a sentire le urla dei miei amici intenti a chiamare il mio nome più volte.
I rumori intorno a me si fecero ovattati e non ben distinti, l’ultima cosa che sentii fu il caldo asfalto sotto di me.
 
POV GRACE
 

Quando giunsi nel soggiorno di villa Black, erano le sette di sera precise.
“Eilà gente siete pron…”
Ok. Quale parte del ‘mettetevi in tiro stasera usciamo’ non avevano afferrato?
Vidi Isabella sul divano più piccolo intenta ad accarezzare i capelli di Deliah, che seduta a terra davanti ai piedi della madre, lasciava ciondolare stancamente la testa su un libro di Jane Austen.
Anthony sul divano vicino cercava in tutti i modi di far capire a Daisy che la matematica non fosse qualcosa di trascendentale. Renesmee stravaccata comodamente tra le braccia di Jacob, guardava distrattamente la televisione giocando con le dita del suo fidanzato, il quale, sul viso aveva la solita espressione da ebete felice.
Quei due erano zuccherosi da far voltare lo stomaco persino a me. Jacob guardava la mia amica come fosse la reincarnazione del miracolo di Sant’Antonio.
Robert, guardava Aria, intenta a mantenersi la testa con entrambe le mani, tra l’incazzato e lo sconfortato. Evidentemente anche lui aveva afferrato il dramma sentimentale che percuoteva la ragazza nelle viscere e di conseguenza preferito rimandare la ramanzina.
E TUTTI erano rigorosamente in tuta!
“Ma fate sul serio?!” sbottai attirando finalmente l’attenzione su di me.
“Non solo sembrate un branco di anime spiritate e depresse ma avete anche bellamente ignorato ciò che solo poche ore fa vi ho intimato gentilmente di fare!” continuai squadrando la tuta rosa in cui era stretta Renesmee.
“Ciao anche a te Grace, sei bellissima” disse Anthony sarcastico lanciandomi un occhiatina languida.
“Non ci provare Don Giovanni!” borbottai sedendomi al fianco di Isabella.
Sbuffai sonoramente.
“Sembri una macchina a vapore Gracy” disse Deliah sistemandosi meglio tra le gambe della madre.
“Dovevamo uscire questa sera! Non fare i pensionati! Siete orribili in quelle tute!” sbottai stringendomi nella mia giacca di pelle nera.  
“Che cosa mi sono perso? Quando è stato deciso?” chiese Anthony aggrottando le sopracciglia in cerca, sicuramente, del momento in cui noi avessimo parlato di quel venerdì sera.
“Ne abbiamo parlato oggi pomeriggio” sbuffai io.
“Ma evidentemente le tue sorelle e le tue care amiche erano troppo occupate ad ignorarmi per potertelo riferire”.
“Davvero è stato detto oggi?” chiese Aria più con una specie di lamento che con voce da umana vera e propria.
La guardai accigliata.
Oh Santo Iddio!
“Quanti litri ti sei scolata Miss ‘bevo vodka per dimenticare’?” domandai scettica lanciando un occhiataccia ad Aria.
“Boh! So solo che ho un enorme e stratosferico mal di testa!” sbuffò in risposta facendo battere malamente la fronte contro il marmo freddo dell’isola.
“BUONASERA GENTE!” esultò una voce alle mie spalle che avrei riconosciuto tra mille.
Era arrivata la mia salvezza!
Colei che non avrebbe battuto ciglio per uscire quella sera, colei che sicuramente ad una comoda tuta avrebbe preferito tacchi a spillo e minigonna, colei che rappresentava più l’icona della vita mondana che una cacciatrice di chissachè, quella ‘colei’ era finalmente arriva…
“LILLIAN! PERCHE’ HAI I CAPELLI BLU!?” urlai non appena mi voltai verso colei che molto probabilmente era impazzita del tutto mandando il suo cervello alle Bahamas.
Vidi attorno a me tutti i presenti guardarla con la mascella a sfiorare il pavimento e gli occhi fuori dalle orbite.
“Lilian ma… cosa hai fatto ai tuoi capelli?” chiese Bella quasi in un sussurro per paura di far spaventare la matta.
“Li ho tinti no!? Come vi sembrano?” chiese tutta soddisfatta la diretta interessata.
“Strani”.
“Colorati”.
“Pazzeschi”
“Coraggiosi”.
“Blu!” sbottò Isabella guardano Lilian come fosse una bomba pronta a scoppiare da un momento all’altro.
La risata cristallina della gemella numero due, o forse uno, risuonò per l’intero salone.
“Avevo bisogno di rinnovare il mio look e ho pensato che non ci fosse di meglio del blu, il colore della speranza!”.
“Lilian il colore della speranza è il verde” la canzonò Deliah con gli occhi spalancati.
“Lo so, ma il verde non s’intona con la mia carnagione e quindi per me da oggi in poi il colore della speranza è il blu!” disse ovvia la ragazza sedendosi allegramente accanto al fratello che dal canto suo, la guardava come se fosse l’incrocio tra un alieno e un Gorbaciov.
“Ti prego tesoro, dimmi che con l’acqua viene via” supplicò Isabella guardando la testa color puffo geneticamente modificato della figlia.
“No mamma è una tinta forte e potente proprio come me”.
“Oh Signore aiutami!” disse Isabella incrociando le mani invocando chissà quale preghiera.
“Oh Signore aiutala!” sottolineò Robert prendendo dalla tasca posteriore dei suoi jeans neri il cellulare che da pochi secondi aveva preso a trillare impazzito.
Guardò lo schermo in cagnesco per poi rispondere.
“Daniel quante volte vi devo ripetere di non chiam…COSA?!” urlò Robert cambiando la sua espressione da scocciato a terrorizzato repentinamente.
M’irrigidii all’istante e non fui l’unica.
“Non muovetevi, corro a prendervi subito!”
“Robert cosa succede?” chiese Isabella allarmata avvicinandosi al vampiro.
“Non posso ora, devo andare!” disse l’uomo prima di schizzare come un fulmine fuori dalla porta.
Volsi lo sguardo ai miei amici trovando sui loro volti la mia stessa espressione.
Paura.
  
POV ROSALIE
 

Io non potevo crederci…
Tra tutte le cose che la mia fantasia avrebbe potuto partorire, questa sicuro andava aldilà di ogni mia capacità.
Questo pensiero da cinque giorni a quella parte, era costante nella mia mente.
Vorticavano come impazzite tutte le informazioni che Alice quella notte ci fornì con occhi spaesati e increduli. Un espressione che presto dominò sui volti di tutti.
Figli…
Bella era riuscita ad avere dei figli da Edward. Era riuscita a coronare il mio sogno più grande non una, ma ben quattro volte!
Ed io, al contrario di ogni mia aspettativa, avevo reagito non provando invidia come tutti si sarebbero aspettati, ma provando una gran voglia di stringere ciascuno di loro forte a me.
Nipoti…non li conoscevo ma li consideravo già tali.  
Possibile che il loro amore, per quanto sbagliato, per quanto malsano, fosse riuscito a superare le barriere dell’innaturale?
“Ehi Rose va tutto bene?” chiese Emmett cogliendomi di sorpresa, entrando nella nostra camera e sorridendomi come solo lui sapeva fare.
“Ma tu riesci a crederci Emm?” chiesi a mio marito che di tutta risposta fece una smorfia.
“Sembra assurdo. Quando feci la battuta sui figli non potevo di certo immaginare di aver beccato la realtà. Insomma in meno di una settimana ci siamo ritrovati a dover assimilare una Bella morta giovane, poi una Bella ancora viva dopo quasi cento anni, Edward padre e noi zii di ben quattro ragazzi!” disse Emmett aprendo le braccia come a voler sottolineare l’ovvia assurdità di quella situazione.
“Ah e non dimentichiamoci di aver anche scoperto che un vampiro può cadere in stato catatonico” aggiunse riferendosi allo stato in cui era precipitato Edward da quella notte.
Erano cinque giorni che nostro fratello guardava dinanzi a se un punto indefinito senza proferire parola, cacciare o fare un qualsiasi tipo di cosa che ci permettesse di capire quanto fosse vivo.
Per non parlare di Alice. Erano ora ancora più frequenti le sue crisi isteriche dovute alla reazione di Isabella nel rivederla. Pare l’avesse spinta in malo modo fregandosene dei suoi sentimenti o di Edward.
E come darle torto.
Se io fossi stata al suo posto probabilmente avrei fatto anche di peggio. Ma io ero un tipo teatrale e questo lo sapevano un po’ tutti.
“Ehi Rose posso?” chiese Alice fuori la porta della nostra camera con voce lieve.
“Entra pure Alice” dissi sicura che non avrei trovato mia sorella nelle migliori condizioni.
“Beh io vi lascio sorelle, vado a cacciare qualche Grizzly” saltò su Emmett sfiorando le mie labbra con le sue e schizzando via non prima di aver scombinato i capelli di Alice.
A quella mossa non fece assolutamente nulla.
“Ti va di andare a caccia insieme stasera?” chiese il folletto, un momento… chiese?
“Alice da quando chiedi il permesso o il parere per fare qualcosa?” chiesi scettica e assai preoccupata per lei. Ok che non era sopportabile quando si mostrava normale, ma così era l’esagerazione!
Sorrise in modo stanco ed io sospirai.
“Alice?” chiesi stavolta io, incerta più che mai.
Non appena vidi i suoi occhi puntati nei miei capii di avere la sua totale attenzione.
“Come sono?” domandai mesta.
E sorrise.
“Rose sono… wow. Il loro cuore batte, arrossiscono, piangono, ridono e sembrano adolescenti come tanti altri, sono…”
“Alice” dissi io interrompendola.
“Come sono loro?” richiesi calcando le parole una per una.
“Non saprei come spiegartelo Rose… avrei anto voluto capire di più, molto di più rispetto a quello che mi è stato concesso quella notte. Sono Edward, ma sono anche Bella. E sono te e sono me nonostante tutto. Non sai cosa darei per poterli conoscere davvero…”.
“E allora facciamolo no? Perché non stiamo andando a scuola? Cosa vogliamo dimostrare con questo nostro comportamento?” sbottai stizzita da quella decisione quasi unanime presa cinque giorni prima.
“Cosa vogliamo dimostrare dici?” chiese Alice perdendosi in chissà quali pensieri.
“Alice non è così che li conquisteremo, non è così che diventeremo una famiglia”
“E se loro non volessero?” chiese Edward entrando come un automa nella camera.
“Oh ma guarda un po’, allora sei vivo”.
Alzai gli occhi al cielo non potendo fare a meno di frenare il mio tagliente sarcasmo.
“Loro non vogliono perché sanno ciò che di male abbiam fatto, ma mostriamo di saper fare anche del bene Edward!” continuai con ovvietà.
Nessuno avrebbe mai perdonato un ladro, ma se avessero saputo che dietro ogni suo gesto, seppur sbagliato, si nascondesse il voler aiutare una persona in difficoltà, se le sarebbero poste alcune domande, no? Sarebbero venuti alcuni dubbi sulle loro sentenze? No?
“È inutile Rosalie”.
“Cazzo Edward sono i tuoi figli! combatti per loro come non hai fatto per Isabella!” urlai attirando l’attenzione di tutta la famiglia e facendo sbarrare gli occhi all’interessato che nonostante paresse colpito da quelle parole, abbassò il capo in segno di resa.
“Sei un codardo!” sputai risentita.
 
Angolo autrice <3
 
 IMPORTANTE: Ho cominciato a dare alcuni volti ai miei personaggi e vorrei condividerli con voi prma di capire come riuscire a mettere delle loro foto ahahah.
Allora...
Robert : Ian Somheralder.
Anthony : Robert Pattinson nella sua versione umana (XD) con qualche dettaglio differente (lascio alla vostra fantasia il resto).
Lilian: la bellissima e meravigliosa Demetria Devonne Lovato, per tutti Demi.
 Nicholas: sono indecisa tra Nick Jonas con gli occhi blu o Liam Heimsworth con i capelli ricci, fatemi sapere chi preferite.
Renesmee: la bella Nina Dobrev.
Daisy:  la biondissima e dolcissima Emily Osmet.
Deliah: Nicole Anderson con i capelli lunghi, la trovo bellissima.
Daniel e Kein: saranno uno Zac Efron rispettivamente impeccabile e ordinato per Daniel e selvaggio e mooolto sexy per Kein.
per gli altri devo ancora pensarci bene.
tra qualche capitolo la scelta finale con foto annesse al capitolo stesso. Si spera XD 


Ri- angolo autrice <3

 
Olaaaaa!! Beh cosa dire, stanno succedendo un po’ di cose che in questo capitolo volutamente non ho voluto specificare. Cosa ne sarà di Nick?
Dove sta andando Robert? Cosa penseranno tutti coloro rimasti in casa Black nel dubbio? Che decisione prenderà Edwrad? La famiglia Cullen si spaccherà forse in sezioni?
Tutto questo nella prossima puntata xD ahahahha

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Capitolo 14
*** Chapter 14 ***


Chapter 14
 
POV LILIAN


Elettrica.
Si, sicuramente era la definizione giusta per il mio stato d’animo in quel momento.
Erano passate esattamente tredici ore da quando Robert aveva ricevuto quella maledetta  telefonata da parte di Daniel, e ad ora, non sapevamo ancora nulla.
Nella mia mente quella notte, si erano formate le immagini di tutte le possibili mille e uno cose che potevano esser successe, ma solo un nome era urlato a gran voce nel mio cervello.
Nicholas.
Tremavo al solo pensiero che potesse essergli successo qualcosa e a nulla erano valse le parole di mamma sul ‘non preoccuparsi’ o sul ‘ non sarà successo nulla’.  Se nulla fosse successo, Robert avrebbe continuato la sua sfuriata telefonica e lei non avrebbe passato la maggior parte del tempo a tentare invano di rintracciarlo o comunque con gli occhi puntati ansiosamente sul cellulare.
Proprio come me.
Pregavo chissà quale divinità affinché il display del mio iPhone si accendesse e, a caratteri cubitali, lampeggiasse il suo nome.
Ma evidentemente Santo Anti-Lilian, Santo Informatico e Santo Tecnologico in questa vita avevano deciso di odiarmi più che mai. Manco avessi sconvolto gli equilibri naturali della terra o fossi la causa diretta della guerra e della fame nel mondo.
Passai convulsamente una mano fra i capelli riavviandoli all’indietro.
 
“Ti stavo aspettando Lilian”.
Nicholas.
 
“Sissi abbi pietà di me, hai comprato tutto il negozio! Andiamo a casa?!”
Nicholas.
 
“Tu devi essere Lilian, semplicemente la mia Lilian”
Nicholas.
 
“Sei la ragazza più pazza che esista a questo mondo Lils, ma a me va bene così”.
Nicholas.
 
“Con chi ti piacerebbe essere tra, che so, cento anni?”
“Devo davvero risponderti Lily?”
Nicholas…
 
BASTA!
 
Passai stancamente una mano sul viso, dovevo smetterla di torturarmi con tutti quei ricordi o sarei impazzita di lì a poco.
Giuro sul mio onore che se si è fatto ammazzare lo resuscito solo per riammazzarlo di nuovo con le mie mani! Quanto è vero che mi chiamo Lilian Cullen!
Stupido, stupido, stupido Nicholas stupido!
Sospirai osservando per l’ennesima volta il mio riflesso allo specchio e sarei stata pronta a giurare che quella ragazza, non fossi io. I miei occhi nocciola quel giorno apparivano molto più scuri e spenti, la mia pelle troppo pallida sembrava tirata e quasi traslucida, i capelli, di un blu intenso tendente in molte parti all’azzurro, erano scombinati.
Nessuno avrebbe mai pensato a me, maniaca dell’aspetto, ridotta in quello stato. Se Nicholas mi avesse vista gli sarebbe sicuramente preso un colpo.
Sorrisi lievemente all’immagine della sua espressione sbigottita, sarebbe stata comica…
Dove sei Nick?
 
“Tesoro posso?” chiese mia madre battendo lievemente le nocche sulla porta già di suo spalancata, facendomi sussultare.
Non risposi. Lo avrebbe fatto lo stesso.
“Scusa piccola non volevo spaventarti. Sono venuta per dirti che gli altri sono pronti, stanno aspettando te” disse ponendosi alle mie spalle e accarezzandole con le sue mani gelide.
“Perché dobbiamo andare a scuola?” chiesi venendo spaventata quasi subito dal tono che fuoriuscì dalle mie labbra. Sembrava un gemito strozzato.
Vidi sul viso di mia madre passare emozioni che andarono dalla preoccupazione alla tristezza e cercai di darmi un contegno.
“Amore è inutile stare qui e aspettare. E poi non eri tu quella che voleva una vita  da normale adolescente? Beh, questa normalità comprende anche presenziare in classe durante le ore di lezione”.
Normalità…
Avrei tanto voluto prendermi da sola a sberle. A quale normalità ambivo?
Credevo forse di poter passare davvero le mie giornate tra cheerleader, compiti in classe, studio e divertimento come tutti gli altri? Di poter andare con Nicholas in giro per negozi o semplicemente prendere un gelato al parco con tutti?
Io non ero normale, nessuno intorno a me lo era.
Io ero un illusa, una stupida illusa.
In ogni momento perfettamente costruito per essere normale nella mia vita, ci sarebbe stata una chiamata, un succhia anima o un vampiro pronto rovinare tutto.
Sempre e comunque.
Neanche andare a scuola era più normale. Passavamo la maggior parte del tempo preoccupati che magari da dietro l’angolo sarebbe sbucato un membro della famiglia Cullen pur sapendo che non erano davvero presenti.
Patetico.
 
“Devi stare tranquilla amore, vedrai che al tuo ritorno Robert e gli altri saranno a casa sani e salvi. Ne avranno solo combinata una delle loro” disse cercando di metter su una maschera di finto sollievo.
Provavo per mia madre un amore smisurato ma il suo tono calmo e i suoi tentativi di prendermi per il naso mi fecero innervosire ancora di più. Scattai in piedi come un fulmine e l’irruenza del gesto fece cadere rovinosamente sul pavimento lo sgabello sul quale ero seduta.
“Ora vado” dissi sbrigativamente senza guardarla neanche negli occhi, sapevo che non avrei retto altrimenti.
“Lilian” sentenziò lei sbarrandomi la porta.
Oh no…
“Buttar fuori tutto ciò che si prova  può solo far bene, ricordalo” continuò mia madre guardandomi in modo apprensivo
Odiavo quello sguardo.
“Io non ho nulla dentro mamma. Assolutamente nulla” ribattei prima di scomparire giù per le scale facendomi spazio.
Bugiarda.
 
Uscii fuori da quella casa le cui mura parevano volermi schiacciare da un momento all’altro ed entrai velocemente in macchina non fermandomi per un solo singolo istante a guardare le espressioni dei miei fratelli. Sapevo che ci avrei trovato compassione, tristezza, pietà… tutto ciò di cui non avevo bisogno insomma.
Il silenzio che tuttavia regnava nell’abitacolo mi fece capire che anche loro, come me, erano preoccupati per ciò che stava succedendo. Qualsiasi cosa fosse stata, ovviamente.
Osservai distrattamente il paesaggio schizzare fuori dal finestrino e sospirai.
“Pensate davvero che questo pesante silenzio e questi continui sospiri possano aiutarci in qualche modo?” sbottò Renesmee seduta al fianco del guidatore sfregando ripetutamente le mani sui jeans chiari.
“Andiamo gemelli non siamo di alcun aiuto in questo stato, qualsiasi cosa sia successa dobbiamo essere reattivi. E poi dove c’è scritto che debba essere successo per forza qualcosa di cattivo? Per Robert è puro terrore anche vederci scambiare semplici baci o mangiare un hot dog!”.
“Ness per carità non urlare, ho la testa che mi scoppia” sospirò stancamente Anthony facendo sbuffare rumorosamente la mia gemella meno avvezza ai lunghi silenzi.
Sentii la mano di Deliah poggiarsi sulla mia e voltandomi nella sua direzione vidi un sorriso dolce far capolino sul suo viso.
Quasi senza accorgermene mi trovai a sorriderle di rimando. Tra me e Deliah l’empatia tra gemelli era stata appurata sin da subito, bastava così poco per capirci nonostante fossimo le gemelle agli antipodi… lei molto più simile ad Anthony ed io molto più a Nessie.
Ma forse era proprio quella diversità a renderci tanto complete insieme.
“Qualsiasi cosa io ci sono” sussurrò al mio orecchio lasciandomi un leggero bacio sulla guancia.
“Per sempre sorellina” risposi prendendo la sua mano nella mia e stringendola forte. Quello si che era il conforto di cui avevo disperatamente bisogno.
“Arrivati nella selva oscura! È una settimana che è iniziata questa dannata scuola e già ne ho piene le scatole! Mi sento così… in gabbia, possibile?” disse Ness alleviando la tensione ancora una volta.
“Si se si parla di te Ness” dissi sorridendo appena.
“Beh, per il sorriso dobbiamo lavorarci, ma l’acidità è tutta la tua. Bentornata tra noi Lils” disse schiacciandomi un occhiolino.
Ed ecco il modo di consolare della gemella più simile a me.
Le sorrisi accarezzandole un braccio e di tutta risposta mi trovai strangolata nel suo abbraccio da polipo a diciotto tentacoli.
“Ness non respiro!”
“Oh tanto non muori comunque!” rise saltellando verso l’entrata.
“Ma non era lei quella triste e in gabbia?” domandai retorica a mio fratello che di tutta risposta sbadigliò sonoramente cercando contemporaneamente di dirmi qualcosa.
“Certo Anthony è come dici tu!”.
 
POV EDWARD
 
“Ma almeno posso abbracciarli?”.
“Emmett no! Non sono bambini di tre anni!” sbottò Alice quel giorno molto ma molto isterica.
“E allora quanti anni hanno?” chiese Emmett ignaro della furia che si sarebbe scatenata di li a poco su di lui se non l’avesse smessa di fare domande.
“Non lo so! Dimostrano diciotto anni o giù di lì, ma non credo sia quella la loro vera età” rispose il folletto guardando fuori dal finestrino della BMW rosso fiammante di Rosalie.
“Beh e perché non posso abbracciarli? A diciotto anni sono vietate le forme d’affetto zio-nipote?” rimarcò Emm mettendo la sua vita seriamente in pericolo.
Vidi Alice voltarsi indietro con uno sguardo assassino e un cipiglio omicida.
“NON SONO VIETATE MA NON DEVI FARLO OK?!”gridò a pieni polmoni facendo quasi vibrare i vetri.
Emmett si raggomitolò contro Jasper facendosi piccolo piccolo e borbottando sottovoce qualcosa su quanto fosse isterica e despota sua sorella, decise di non controbattere più.
“E in ogni caso se ti avvicinassi troppo ad Anthony sono sicura  ti sbranerebbe” disse con un tono di voce molto più umano Alice, ritornando a guardare fuori dal finestrino.
Beh quello era poco ma sicuro.
“E Anthony chi sarebbe ora?” chiese avvilito l’orso.
Sospirai. La parentela e i nomi non erano mai stati il suo forte.
Dal mio canto invece, riversavo in un convulso stato d’agitazione, i giorni seguenti alla scoperta come un codardo avevo evitato l’edificio scolastico come la peste e i miei fratelli con me.
Non mi sentivo pronto a rivederli e non mi sentivo pronto ad aver sbattuta nuovamente in faccia una realtà che agli antipodi era tanto bella ma al contempo tanto triste.
In quei cinque giorni il mio cuore in un moto di contrazione continuo, si distruggeva e si rianimava alla stessa velocità di un battito di ciglia.
Non riuscivo ad accettare che quel Robert fosse il compagno di Isabella, anche se non ne ero sicuro, il modo in cui la guardava e la confidenza che lei aveva nei sui confronti non erano fattori da niente. Avevo avuto modo di accettare una figura umana accanto ad una altrettanto Bella umana, ma la verità, è che non l’avevo mai accettato per davvero.
Il fatto che, al sol pensiero, il mio cervello andasse in corto circuito era la prova schiacciante di quanto io non avessi mai smesso di essere egoista nei confronti del mio angelo.
Non volevo che fosse di nessun altro.
Solo mia, nient’altro che mia.
Rivederla era stata un emozione indescrivibile, saperla viva era stato un unguento lenitivo per tutte le mie ferite.
Ma a quale prezzo?
Era un vampiro, ora anche lei era un anima dannata e questo non poteva che essere colpa mia.
In qualche modo l’avevo scaraventata io in quel mondo tanto abbietto e in qualche modo solo grazie a me ora era così.
O meglio, solo grazie alla sfortuna che nella sua vita ero stato in grado di portarle.
Dall’altro lato invece, sentivo il mio cuore, giorno dopo giorno, gonfiarsi d’amore per quelle quattro splendide creature che avevo avuto sotto al naso  in diversi momenti e che avevo scambiato per demoni.
I miei figli…
Tre parole che ancora ora era difficile pronunciare anche solo con il pensiero.
Nonostante non li avessi più visti, nonostante non avessi fatto ancora nulla per avvicinarli e nonostante sapessi il loro odio nei miei confronti, come una esplosione nel mio petto sentivo l’amore che era in me sprigionarsi nei loro confronti.
Ripercorrevo il ricordo dei loro volti, trattenendo a stento la voglia di presentarmi alla porta di casa per osservarli  ore ed ore e poterne fissare ogni singola sfaccettatura.
E stavo male.
Oh quanto stavo male per essermi perso la loro nascita, i loro primi passi, le loro prime parole, tutte le loro prime esperienze…
Ricordavo che da umano e soprattutto da bambino, sentivo il forte bisogno di entrambe le figure di riferimento. Mi sentivo perso senza il bacio di mia madre o l’abbraccio di mio padre.
E loro?
Loro avevano sentito la mia mancanza?
Avevano trovato difficoltà nel colmare il vuoto che inconsapevolmente avevo lasciato?
Mi avrebbero permesso di colmarlo ora?
 
“Siamo arrivati” esordì Rosalie parcheggiando l’auto  e  portandomi alla realtà.
Il mio sguardo setacciò tutto il parcheggio alla loro ricerca ma subito mi resi conto che non conoscevo né le loro auto né quelle degli amici nel caso non fossero stati loro i guidatori.
Mentalmente maledii tutta quella mia ignoranza nei loro confronti.
“Quella è una di loro” disse Alice stizzita attirando la nostra attenzione per poi indicare una ragazza bionda ferma nei pressi del cancello principale.
La riconobbi subito.
Era la stessa ragazza che con la lingua tagliente aveva zittito mia sorella quella fatidica notte.
A pochi passi da lei riconobbi anche uno dei due gemelli dagli occhi azzurri e l’altra ragazza bionda. Avevano un aria preoccupata e stanca ed io non potei che andare in panico come riflesso incondizionato.
Perché avevano quelle espressioni?
Dov’erano i miei gemelli?
 
Miei…
 
Zittii tutte le voci fastidiose nella mia testa per poter acuire bene l’udito verso la loro direzione.
 
“Dove sono andati a finire tutti?” domandò la prima ragazza.
“Non lo so, penso che alcuni siano già entrati ed altri siano rimasti a casa o chissà dove” rispose secco l’unico ragazzo del gruppo.
Vidi le due ragazze guardarlo con preoccupazione mista a tensione.
“Andrà tutto bene Kein. Deve essere così e così sarà” sentenziò la seconda ragazza appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Si Aria, sarà così”.
“Che lezione avete alla prima?” chiese Aria incamminandosi verso le scale.
“Secondo l’orario provvisorio Chimica. Dovremmo essere con Anthony” rispose Kein mentre l’altra ragazza di cui ancora ricordavo l’identità, annuiva. A quel nome m’irrigidii ma allo stesso tempo sospirai.
Anthony stava bene.
“Io fisica con Grace, ci si vede fuori”
 
Dopo averli visti scomparire all’interno dell’edificio, posai lo sguardo sui miei fratelli sicuro che avessero ascoltato tutto anche loro.
“Anche io ho Fisica, ma da quel che ho capito non sono con nessuno dei Cullen” esordì Rosalie portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
Vidi Alice lanciarmi un occhiata furtiva per poi spostare lo sguardo verso sinistra.
I miei occhi saettarono nello stesso punto e il mio respiro si mozzò.
Con le mani nelle tasche dei jeans scuri e i capelli scombinati come non mai Anthony stava avanzando verso l’entrata.
“Oh mio Dio… è uguale per davvero” sussurrò Rose con tanto di occhi spalancati.
“Mitico! Sembra uno davvero tosto!” continuò Emm sorridendo come non mai.
Panico…
Nonostante fossi così felice di vederlo il panico si stava lentamente impossessando di me.
Dov’erano le alte tre?
Dov’erano le mie bambine?
Perché Anthony sembrava tanto triste, preoccupato, avvilito…
Perché lo sembravano tutti?
Bella…
E se fosse successo qualcosa ad Isabella?!
“Edward calmati!” sbottò Jasper guardandomi male.
“Ma dove sono le mie nipotine?” chiese Emmett per niente accortosi della tensione che aleggiava nell’aria.
“Vorrei saperlo anche io Emmett… vorrei tanto saperlo anche io” dissi più a me stesso che a lui.
“Una non è lì?” chiese Jasper fissando stavolta verso destra.
Vidi Renesmee a qualche centinaio di metri di distanza, guardare male un libro e sorrisi.
Un altro peso mi si tolse dal cuore.
Anche lei stava bene…
Nonostante sembrasse avere un cipiglio preoccupato come tutti gli altri, fasciata da quei jeans chiari, avvolta da quel maglioncino color pesca e con i capelli raccolti in una morbida crocchia non poté sembrarmi più bella.
 
“Ness guardare intensamente il libro di storia non ti renderà preparata per la verifica” le disse la ragazza dalla folta chioma rossa, sua amica.
“Qui ci vorrebbe solo un miracolo Grace! E se salto l’ora nel migliore dei casi mamma mi uccide” sbottò Renesmee pizzicandosi la base del naso con il pollice e l’indice esasperata.
Sorrisi per ciò che delle madre aveva detto. Chissà com’era vedere la mia Bella nei panni della mamma autoritaria.
 
“Si avvisano i signori studenti che le lezioni della prima e della seconda ora sono state sospese. Causa comunicazione interna che avverrà nell’aula magna da parte del preside. Si pregano tutti i suddetti di entrare silenziosamente nell’edificio e accomodarsi al più presto nell’aula appena indicata. Grazie e buona giornata”
 
La voce nell’altoparlante si diffuse in tutto il parcheggio facendolo esplodere in un boato di consensi e risa.
 
“Ma quanto puoi essere fortunata!?” sbottò Grace verso mia figlia che aveva preso a saltellare dalla felicità.
Sorrisi anche io nel vederla e vidi che la stessa espressione incantata era anche sui volti dei miei fratelli.
Di comune accordo, non appena Renesmee scomparve all’interno dell’edificio, decidemmo di incamminarci verso l’aula magna e la tensione tornò a colpirmi.
Non solo mi resi conto che all’appello mancavano Lilian e Deliah, ma capii anche che tra poco mi sarei ritrovato anche nella loro stessa stanza. Di nuovo tutti e cinque sotto lo stesso tetto.
Rabbrividii e presi un grosso respiro dinanzi alla grande porta bianca, per poi varcarne la soglia.
Tutti gli studenti erano ammassati in modo poco omogeneo per tutta la stanza e nonostante le loro voci mentali mi arrivarono con la stessa potenza di un pugno nello stomaco cercai di isolarle quanto più possibile per udirne una delle loro.
“Sono lì!” disse Alice indicando un angolo a destra accanto ad una panca.
Senza perder tempo posai lo sguardo sul punto indicatomi e li vidi.
Anthony a braccia incrociate, era poggiato con la schiena al muro bianco sporco e setacciava con sguardo infastidito la calca di studenti dinanzi a sé.
Che stesse cercando me? Era per quel motivo che aveva dipinta quell’espressione sul volto?
Al suo fianco vidi la testa di Deliah ciondolare stancamente sulla spalla del fratello che, per una frazione di secondo, distolse lo sguardo dagli studenti per accarezzare dolcemente la figura della sorella al suo fianco.
Sembrava essere due ragazzi diversi. Uno scontroso e distaccato mentre l’altro dolce e premuroso.
Mi faceva impazzire questa cosa… lui chi era davvero?
Preoccupato e sollevato ritornai sulla figura di Deliah. Sembrava essere molto stanca…
Ma cosa avevano fatto in quei giorni per ridursi a quel modo?!
Seduta poco più a sinistra, tra Grace, Aria e la ragazza bionda  c’era Renesmee intenta a fissare la punta delle sue scarpe.
Perché non sembrava più felice?
“Ma non erano quattro?” chiese Jasper osservando la mia espressione tesa.
Quattro…
Dov’era Lilian?!
 
POV LILIAN
 
C’era qualcosa che non andava e di questo ne ero sempre più sicura.
Da una buona mezz’ora, ad ogni minuto che passava, delle fitte lancinanti alla schiena mi mozzavano il respiro. Mi ero allontanata da tutti gli altri per non destare sospetti e fortunatamente quella comunicazione di servizio era arrivata come una manna dal cielo per me.
Non capivo cosa mi stesse succedendo, non ero ferita né avevo mai provato un normale mal di schiena data la mia natura.
Certo mi raffreddavo, raramente prendevo la febbre ma anche se fossi caduta dolori reumatici non li avrei comunque mai provati.
E allora perché?
Dopo l’ennesima fitta fui costretta ad aggrapparmi alla porta del bagno in cui ero rinchiusa per non capitolare sul pavimento non proprio immacolato.
Ero spaventata, confusa ma non per questo mi sarei fatta vedere da tutti gli altri.
Avrebbero capito al volo che ci fosse qualcosa che non andasse in me e si sarebbero allarmati, cosa che proprio in quel momento, non era il caso succedesse.
Inizia a prendere lunghi respiri ma neanche quello aiutò la mia causa. Ad ogni tentativo era sempre peggio. Il bruciore si stava velocemente propagando anche verso il petto ed il dolore mi stava annebbiando via via la vista.
Tutto intorno a me era sfocato e girava vorticosamente ma dovevo mantenere la calma.
Una vibrazione mi riscosse dallo stato d’intorpidimento nel quale ero caduta, facendomi velocemente portare la mano all’interno della tasca dei jeans.
Il mio cellulare.
Cercai di mettere a fuoco il mittente leggendo poi il contenuto.
Era la mamma.
 
Lils, torna a casa.
 
Sentii chiaramente il momento in cui il mio cuore, di per sé già molto veloce, iniziò a battere infuriato.
Erano a casa, lui era a casa… me lo sentivo!
Ed era successo qualcosa.
Tra il dolore lancinante ed il panico che pian piano mi stava attanagliando lo stomaco, non riuscivo più a capire dove stessi mettendo i piedi o dove fossi diretta.
Sapevo solo di star correndo.
Correndo lontano da quel posto, lontano da quegli stupidi sorrisi di quegli altrettanto stupidi e spensierati studenti, correndo via dai miei amici e correndo da lui.
I corridoi sembravano esser tutti uguali e mai come quella volta maledii il mio scarso senso dell’orientamento.
Sembravo un topolino rinchiuso in un impossibile labirinto.
Un’altra fitta più forte delle altre mi fece piegare in due, ma non dovevo, non potevo fermarmi.
Mi alzai di fretta andando a sbattere contro qualcuno ma non ci feci caso e proseguii senza chiedere scusa.
“Lilian!”.
Mi sentii chiamare da una voce poco conosciuta ma al contempo molto dolce. Se avessi avuto tempo e se fossi stata in una condizione migliore molto probabilmente mi sarei fermata a parlare con lo sconosciuto che avevo urtato e gli avrei fatto i complimenti per la sua bella voce.
Ma non avevo tempo.
“Lilian fermati!”.
Mi sentii presto avvolta da due forti braccia e non potei far altro che fissare lo sguardo in quello di…
“Ed..Edward?”.
Gli occhi color oro di mio padre erano fissi nei miei e sembravano… preoccupati?
Ma non era il momento! Non potevo perdere tempo dovevo andare a casa, io dovevo andare da Nicholas.
“Ti… ti prego lasciami andare!” dissi cercando di scrollarmi dalle spalle le sue mani.
Mi fissò accigliato per poi stringere la presa su di me.
Credevo mi sarei fatta male, ma la sua stretta benché forte, era così delicata…
“Cosa ti è successo Lilian?” chiese in tono fermo ma molto più dolce rispetto al precedente.
“Io devo… Nicholas è a casa e io sono qui! Io devo andare…devo andare a casa ma non…non ci riesco… è un labirinto è tutto un labirinto!” sbottai in modo sconnesso dimenandomi come un uccellino in gabbia.
Un ‘altra fitta mi fece sbattere contro di lui e gemere dal dolore.
“LILIAN!”.
“Ti prego…ti supplico portami... a c-casa” sussurrai pregandolo a cuore aperto.
“Ma certo, sta tranquilla piccola ti porto a casa” disse accarezzandomi la testa.
Piccola…
Mi prese per mano trascinandomi letteralmente di peso fino al parcheggio.
“Stringiti a me più che puoi”.
Feci come mi aveva ordinato e una volta avermi fatto salire sulla sua schiena mi aggrappai al suo collo come se fosse l’ultimo mio appiglio per tenermi in vita.
Lì, con il viso contro la sua spalla e stretta dalle sue braccia mi sentii al sicuro, almeno per un po’.
Cercai di dargli le giuste indicazioni e in men che non si dica fummo dinanzi alle tre ville.
 
POV BELLA
 
“Oh mio Dio! NICHOLAS!”.
Vidi Robert poggiare il ragazzo privo di sensi e gravemente ferito alla schiena, sul grande divano color sabbia.
Mi avvicinai a Nick portandogli una mano fredda sulla fronte bagnata di sudore.
I riccioli neri erano appiccicati al viso e un espressione sofferente era dipinta sul volto cereo.
“Ma cosa è successo?!” chiesi spaventata ai ragazzi appena rientrati continuando a scrutare l’espressione dolorante del ragazzo.
“In una delle stradine di Cuba avevamo avvistato tre succhia anime, avevano ucciso due ragazze e stavano per togliere la vita ad una terza quando Nicholas si è frapposto tra i due” mi rispose Daniel quasi ringhiando.
“Noi non abbiamo fatto in tempo a salvarlo è successo tutto troppo velocemente Isabella e non ci siamo riusciti! È tutta colpa nostra!” continuò Cameron con la voce spezzata.
“Non dite idiozie! Non è colpa di nessuno!” sbottò Robert prendendo il suo cellulare e guardando come impazzito qualcosa sullo schermo.
“Che stai facendo?!” chiesi in uno stato di pura tensione.
Il mio pensiero corse a Lilian.
“Devo avvisare Aro di quanto successo e dobbiamo farci mandare un medico al più presto!”.
“Robert non possiamo aspettare che un medico arrivi dall’Italia! Non c’è tempo Nicholas sta male!” sbottai arrabbiata.
“Isabella che altro posso fare?! Nicholas non è un ragazzo normale e un normale medico potrebbe accorgersene!” sbottò irritato più che mai.
Non aveva mai usato quel tono con me.
“Al diavolo Robert! Non metteremo la vita di Nicholas in pericolo solo per preservare il nostro segreto! Non possiamo farlo” dissi alzandomi e prendendo una mano dell’uomo tra le mie.
Vidi nei suoi occhi passare la preoccupazione e l’incertezza più pura.
Sapevo quanto per lui tutto ciò fosse doloroso. Nicholas come tutti gli altri, era come un figlio.
E ora lui non era altro che un padre dilaniato dal dolore per la possibilità di perdere un figlio.
“E cosa possiamo fare… cosa?!” chiese avvilito passandosi la mano libera dalla mia stretta fra i capelli.
Sentimmo Nicholas tossire e ci irrigidimmo all’istante.
Vidi Robert scattare verso di lui e sostenergli il capo.
Dovevamo fare qualcosa.
“Quanto tempo è passato dall’aggressione?” chiesi velocemente ai ragazzi impalati di fianco al divano.
“Quasi un giorno e soprattutto ieri ha perso moltissimo sangue” rispose Cameron quasi in un sussurrò continuando a guardare l’amico spaventato.
“Daniel prendi il mio cellulare e  avverti tutti di ritornare a casa poi va da Nassiri e portala qui!” dissi autoritaria iniziando a prendere in mano la situazione.
“Cameron vai di sopra riempi due bacinelle con dell’acqua tiepida e prendi quanti più asciugamani di telo puoi”.
“Si!” risposero in coro prima di fare ciò che gli era stato ordinato.
“Robert togligli la maglia e giralo su un fianco”.
Ero laureata anche in medicina, ma non avevo mai avuto un vero paziente.
Troppo emotiva.
L’unica cosa che mi aveva spinto a intraprendere quel corso era stata la preoccupazione che un giorno sarei potuta servire ad uno dei miei bambini ma poi avevo scoperto quanto fossero indistruttibili e letali e tutto era stato lasciato al caso.
Accidenti a me!
Vidi Cameron scendere poco dopo con ciò che gli avevo chiesto e prendendo tutto il coraggio di cui disponevo, con entrambe le mani inizia a tamponare la schiena di Nicholas con l’asciugamano bagnato.
Lo sentii gemere ad ogni tocco mentre violente scosse di tosse scuotevano il suo corpo.
“L-lil....”.
“Shss Nichols shss, va tutto bene, tra poco tutto passerà” dissi continuando il mio lavoro.
“Lili-an io d-devo salvare…Li-ls” sussurrò iniziando a delirare e a muoversi.
“No Nick no! Lilian sta bene tesoro non le è successo nulla” cercai di dirgli con la voce più dolce di cui disponevo.
Pensare che anche in uno stato del genere per quel ragazzo, mia figlia fosse più importante, mi riempii il cuore di gioia.
“Robert tienilo fermo!”.
“Lei…lei era l-lì, io d-devo salvare Lil…”.
Iniziò a dimenarsi come impazzito e a pronunciare parole sconnesse e prive di senso facendoci spaventare.
Lanciai una veloce occhiata a Robert giusto il tempo per notare la stessa espressione allibita dipinta sul suo volto, specchio della mia.
“Nick, tesoro Lilian è sempre stata qui al sicuro. Non avere paura vedrai che tra poco arriverà e starà al tuo fianco” dissi accarezzandogli i ricci.
“Lei è s-salva?” chiese parendo trovare uno sprazzo di lucidità.
“Si Nicholas, è salva” dissi sorridendogli rassicurante.
 Il campanello trillò impazzito.
“Saranno arrivati tutti, spero non facciano il loro solito casino. Quando sono in ansia quelle bestiacce diventano ingestibili!” disse Robert lasciando temporaneamente le spalle di Nicholas per andare ad aprire.
Ritornai alla schiena del ragazzo cercando di essere quanto più delicata possibile.
“E tu cosa ci fai qui?!”.
Il ringhio con cui Robert accompagnò quelle parole mi fece sussultare all’istante. Mi voltai repentinamente giusto in tempo per veder dipinta sul viso di mia figlia un espressione di puro terrore. Pur tuttavia non fu solo quello a destabilizzarmi quanto invece, la persona che alle spalle di Lilian mi trafiggeva con lo sguardo.
“Edward…” sussurrai più a me stessa che a lui.
“NICHOLAS!”.
L’urlo di Lilian mi fece accapponare la pelle e ritornare alla realtà.
Come un fulmine si avvicinò al ragazzo prendendo il suo viso tra le mani e accarezzandolo convulsamente.
“Lil…Lilian” rispose flebilmente il ragazzo accennando un sorriso.
“Sono qui Nick, io sono qui con te!” disse mia figlia poggiando la sua fronte contro quella del ragazzo.
“Se-sei qui…sei s-salva…meno…male” sussurrò il ragazzo alzando con non poco sforzo la mano sulla testa della mia bambina.
“Scusami Nick, scusami. Io dovevo essere lì con te, perdonami” singhiozzò Lilian non riuscendo a trattenere le lacrime.
“Perché non vedo alcun dottore?!” gridò isterica subito dopo aver ispezionato la stanza.
“Non possiamo chiamare un medico Lilian” rispose Robert stanco di non poter far nulla.
“Ma che cosa stai dicendo?! CHI SE NE FREGA ROBERT!? PORTA SUBITO UN MEDICO QUI!” urlò autoritaria.
Vidi con la coda dell’occhio Edward prendere il cellulare tra le mani e comporre un numero.
“Carlisle sto per mandarti un indirizzo, corri subito qui c’è un emergenza” disse secco per poi ritornare a digitare l’indirizzo sul tastierino.
Carlisle…
Perché non ci avevo pensato prima!
Lo guardai riconoscente e lui ricambiò lo sguardo accennando un lieve sorriso.
Dio quanto mi era mancato!
“Lilian cos’hai!?” chiese Robert facendomi gelare qualsiasi cosa nelle mie vene scorresse.
Mi voltai di scattò in tempo per osservare inorridita mia figlia accasciarsi al pavimento.
Nello stesso momento io ed Edward scattammo verso di lei afferrandola prima che sbattesse la testa contro il tavolo di vetro.
“LILIAN!” urlammo in coro.
 
Angolo Autrice
Ma buon salve!
Come si va gente? A me tutto bene e spero anche a voi.
Certo non si può dire la stessa cosa di Nicholas o Lilian .-.
Che cosa sarà mai successo a Lilian?
Che cosa succederà a Nicholas?
Come la prenderà Bella questa inaspettata presenza di Edward in casa sua?
E Edward come si sentirà nel vedere sua figlia accasciarsi al pavimento preda di chissà quale cosa?
 
Tutto questo nella prossima puntata xD

Ciao belli

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Capitolo 15
*** Personaggi ♥ ***


PERSONAGGI


ISABELLA MARIE SWAN

 

EDWARD ANTHONY MASEN CULLEN



ANTHONY J. CULLEN



RENESMEE CARLIE CULLEN



LILIAN CULLEN



DELIAH ALICE CULLEN



NICHOLAS ADAM (GORDON)



KEIN WHITLOOK (STEELE)



DANIEL WHITLOOK (STEELE)



DAISY WHITMORE (STEELE)



ARIA DEVENPORT (STEELE)



GRACE FILLING (GORDON)



CLARA SCHENNON (GORDON)




CAMERON LUCAS (GORDON)



ROBERT JOANNE (GORDON)




JACOB BLACK



NASSIRI MIULEY DECK



 CLAN CULLEN



VOLTURI 



QUILIUTE




Angolo Autrice ♥
Lo avevo promesso ed eccoveli qui! semplicemente fatemi sapere cosa ne pensate e comunicazione di servizio; tra domani e dopodomani arriva il capitolo qundici!
ciao belli!  

 

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Capitolo 16
*** Chapter 15 ***


Chapter 15
 
POV BELLA
 
Nella mia vita non potevo di certo dire che tutto fosse avvenuto normalmente.
Anzi, se mai dovessi ricordare uno dei momenti normali vissuti, probabilmente starei lì ad arrovellarmi il cervello per giorni e giorni senza cavare un ragno dal buco.
Da umana non avevo avuto la solita famiglia ordinaria, sapete quella con padre e madre felicemente sposati in una città amata da entrambi, magari teatro della loro storia d’amore. Durante l’adolescenza mi ero innamorata di un vampiro bellissimo, venendo conseguentemente, catapultata in un modo fatto di sole cose sovrannaturali e poi, dal suddetto, lasciata.
Questo non prima di esserci giurati amore eterno e avermi reso madre di quattro gemelli…ovviamente.
Per metterli al mondo e avere salva la vita, sono diventata anche io un vampiro e questo mi ha risparmiato l’infarto che altrimenti avrei avuto alla notizia della vera natura dei miei bambini.
Dei cacciatori di morte destinati a sporcarsi le mani di sangue e a non essere mai adolescenti normali.
Che bello!
Ed ora dopo ottant’anni e più, mi ritrovo nel salotto di casa mia, con il padre medico del vampiro da me amato, quest’ultimo e una delle mie figlie, agonizzante tra le nostre braccia.
Normale. No?
No!
Guardavo disperata Carlisle toccare con le bianche dita le tempie di mia figlia, la sua gola, il suo torace…ma dalle sue labbra non una singola sillaba veniva fuori.
Ed il tutto era davvero snervante oltre che straziante.
Non mi resi neanche conto del momento in cui la mano di Edward si era ancorata alla mia spalla e la mia mano sinistra aveva artigliato nel vero senso della parola una sua gamba.
La mia attenzione era tutta per Lilian.
Il viso era pallido e sofferente, i suoi bei occhi serrati, le sue mani strette a pugno e le sue gambe tirate al petto per il dolore.
Mi si strinsero le viscere.
Ti prego Dio, so che sono una creatura non più degna di essere accarezzata dalla tua luce, ma salvala! Salva la mia bambina e fa di me ciò che vuoi! Ti supplico!
“Nick diavolo sta fermo!” sbottò Robert facendomi sobbalzare e portando per pochi attimi l’attenzione su di lui.
Cercava di tenere fermo Nicholas…
Ma perché Nick si stava dimenando così se non poteva muoversi? Perché lo faceva se ogni singolo movimento provocava in lui un atroce dolore?
 
Lilian…
 
Riportai l’attenzione sul mio pazzo angelo dai capelli azzurri in tempo per vedere Carlisle prelevare con un grosso ago, del sangue dal suo piccolo braccio e successivamente iniettarle qualcos’altro.
“Carlisle?” chiese Edward con uno strano tono di voce.
“Le ho iniettato della morfina ma non capisco cos’abbia. Non sono sintomi di una comune malattia umana e non c’è nulla di concreto che in lei non vada davvero. Sembra sana come un pesce e i parametri vitali nella norma” disse Carlisle guardandomi dispiaciuto.
“Ha mai avuto crisi del genere?” continuò ritornando al suo tono medico.
Ma io non risposi, non feci nulla, non ci riuscii.
“No mai. È sempre stata bene sin da neonata” rispose Robert al mio posto fulminando Carlisle.
“E tu come fai ad esserne sicuro?” chiese Edward scoccandogli un’occhiata in tralice.
Vidi Robert avvicinarsi a lui pericolosamente ed Edward alzarsi per fronteggiarlo.
“IO, ci sono sempre stato vampiro, sempre!” sputò Robert fra i denti lasciando Edward di stucco.
“Ci sarei stato anche io se solo lo avessi saputo!” gli ringhiò contro Edward.
Quella frase mi colpì con la stessa violenza di un calcio nello stomaco. E se avessi sbagliato tutto sin dall’inizio e Edward ora ce l’avesse a morte con me per averglieli tenuti nascosti?
Avevo sbagliato, ne ero consapevole.
Ma perché mai avrei dovuto costringerlo a starmi accanto quando era in realtà l’ultima cosa che lui volesse fare davvero?
Tra l’altro, lui ci sarebbe stato sul serio?
“Oh ma certo per una bella e sana scampagnata di famiglia il paparino è indispensabile!” disse cattivo Robert riportandomi al battibecco.
“Che cosa vorresti insinuare?”.
“Io? Assolutamente niente rosso. Dico solo che sei utile come un granello di sabbia per il Sahara”.
“Ora basta!” esordì Nassiri fino ad allora in disparte, riportando nella stanza il silenzio rotto solo dai gemiti di Lilian.
“Robert piantala di fare il bambino dispettoso e porta Lilian nella sua camera è inutile che stia sul pavimento, ora dobbiamo solo aspettare che la morfina faccia il suo effetto giusto dottor Cullen?” chiese Nassiri a Carlisle.
“Giusto” rispose con un lieve sorriso il padre del vampiro al mio fianco.
“Muoviti Robert!”.
“Agli ordini mogliettina” rispose con sarcasmo acido Robert guardando male ancora una volta Edward, prima di prendere la mia bambina fra le braccia e posarle un bacio tra i capelli.
“Ehi bestiolina non ti azzardare a fare scherzi, gli allenamenti aspettano solo te e non me ne frega un corno se ti si spezzano le unghie” sussurrò all’orecchio di Lilian sparendo poi al piano di sopra.
“Jacob, Daniel, Cameron portate Nicholas al piano di sopra nella stanza di Anthony. Meglio che non venga spostato nell’altra villa. Qualcuno potrebbe vederlo”.
I tre annuirono e fecero come gli era stato ordinato in religioso silenzio.
“Isabella così non sei di alcun aiuto, quindi o ti svegli o esci da questa casa. Di problemi già ne abbiamo e Lilian ha bisogno di sua madre non di un fantasma”.
Le parole di Nassiri ebbero fortunatamente il potere di risvegliarmi dallo stato catatonico in cui ero caduta.
Cosa stavo facendo?
Lilian aveva bisogno di me…
Con uno scatto mi portai in piedi correndo al piano di sopra. Ignorai la voce di Edward che aveva sussurrato il mio nome, ignorai gli occhi di Nassiri puntati su di me, ignorai il mondo intero.
Ero una madre e questo era il mio preciso dovere.
 
POV EDWARD
 
In quel momento ero semplicemente e assolutamente confuso.
Nel salotto di casa ‘Black’ vedevo gente a me sconosciuta andare avanti e indietro nervosa.
La donna bionda che prima aveva riportato l’ordine sembrava esser caduta in uno stato di trance dalla quale non era intenzionata ad uscire.
Mio padre al suo fianco taceva lanciandomi di tanto in tanto occhiatine eloquenti.
Jacob Black se ne stava stranamente placido accanto al caminetto, con lo sguardo perso nel vuoto. Era così strano che non mi stesse attaccando, credevo che la mia sola presenza per lui fosse stata fonte di disturbo.
Perché mai ora sembrava non fare neanche caso alla mia esistenza, quando saremmo dovuti essere in giardino a distruggere tutto intorno a noi?
Dio! Più stavo in quella casa e più grattacapi venivano a galla!
Cercavo di far passare il tempo ascoltando i respiri di Bella e i battiti del cuore di mia figlia.
Era di sopra con Lilian e l’altro ragazzo ferito ormai da un bel pò e per quanto io volessi raggiungerle e assicurarmi stessero bene, sapevo che me lo avrebbero impedito.
Che lui me l’avrebbe impedito.
Seduti l’uno di fronte all’altro, guardavo Robert in cagnesco venendo da quest’ultimo praticamente fulminato. I suoi occhi color ghiaccio sviavano ogni mia ipotesi sulla sua natura e quindi il fatto che fosse esattamente come i miei figli mi mandava in bestia.
Lui era vicino a loro più di quanto io avessi solo pensato e sicuramente più di quanto potessi esserlo io.
Tremila domande affollavano la mia mente e nessuna di queste aveva una risposta.
Estremamente snervante!
“Ehi moglie dove sono le bestiacce?” chiese quell’odioso rivolgendosi alla strana donna dagli occhi viola.
Era davvero sua moglie? O era una farsa come tutto il resto? E a quel punto di sorprendersi non ce n’era motivo.
“Sono qui ‘marito’” rispose pacatamente Nassiri, se non sbaglio, versandosi un’altra tazza di the e offrendone poi a Carlisle che rifiutò gentilmente l’offerta .
Ci stava per caso prendendo in giro?
Vidi Robert guardarsi intorno accigliato e poi far segno ai due ragazzi, seduti ai suoi lati, che qualche rotella nel cervello della donna non andasse come avrebbe dovuto.
Ma evidentemente così non era, in quanto la porta principale, si aprì con la stessa velocità con la quale un uragano di capelli ramati investì Jacob Black.
“Oh mio Dio Jake ti prego dimmi che sono tutti vivi e che la mia agitazione non ha motivo di esistere!”.
“Ciao anche a te Renesmee” rispose Jacob alzando gli occhi al cielo e accarezzandole i capelli.
Ripeto: estremamente snervante!
“Scusaci Jake, non siamo riusciti a trattenerla” disse Grace entrando nell’ampio salone e osservandomi accigliata.
“Come se fosse possibile!” sussurrò Deliah guardandomi dritto negli occhi.
Ricambia lo sguardo cercando in ogni modo di trasmetterle quanto fossi dispiaciuto e quanto nonostante tutto l’amassi.
Si, perché non importava quanto tecnicamente io non la conoscessi, non m’importava il fatto che questo amore smisurato nei confronti di una figlia estranea fosse pazzo, non m’importava nulla.
Rivolevo i miei figli.
Anzi io VOLEVO i miei figli.
“Ehi! Non avete davvero provato a farlo!” sbottò Renesmee incrociando le braccia sotto al seno e riportandomi alla realtà.
“Lui cosa ci fa qui?!” ringhiò una voce alle mie spalle ormai conosciuta.
Tutti gli occhi vennero puntati su di me e solo allora molti di loro, tra cui Renesmee, si accorsero della mia presenza.
Spalancò le labbra e sbarrò gli occhi in modo alquanto inverosimile.
Se la situazione fosse stata diversa ed io non fossi stato il soggetto di tanto stupore, sicuramente avrei riso.
“Sai Jay Jay me lo stavo chiedendo anche io” s’intromise Robert sorridendomi maligno.
Dio quanto avrei voluto spaccargli la faccia.
“Ora non è il momento Anthony. Nicholas è stato ferito gravemente e tua sorella sta male” lo freddò Nassiri girando il liquido verde con il cucchiaino.
Silenzio.
“Oh merda! Ovviamente con Lilian sta male s’intende un male psicologico dovuto alla vista del suo ‘non ancora ragazzo ferito’ giusto?” chiese Aria impaurita.
“No Aria. Edward l’ha portata qui in uno stato di quasi incoscienza quindi per quanto tu lo odi” disse la donna rivolgendosi nuovamente ad Anthony.
“In questo momento puoi solo tacere e dirgli grazie” continuò pratica guardando l’infuso all’interno della sua tazza.
“Un momento, COSA?!” sbottò nuovamente la mia pazza figlia con tanto di occhi fuori dalle orbite.
Lo sguardo, ora preoccupato, di Anthony, saettava impazzito da me a Nassiri e viceversa.
“Cos’ha Lilian? E che cosa ci faceva con te?” mi chiese nel tono più freddo che avessi mai sentito ma almeno non accusatorio.
Di certo non mi aspettavo delle scuse.
“Non so cos’abbia tua sorella, Anthony, anche se vorrei tanto saperlo. L’ho trovata a scuola in uno dei corridoi laterali con un aria completamente smarrita. Sembrava star male e l’ho appurato quando mi è praticamente svenuta tra le braccia”.
“Ma non è possibile che Lilian stia male… insomma lei è un mezzo vampiro!” disse una ragazza di nome Clara, se non sbaglio,  avvicinandosi di più a me.
Sempre con cautela, ma almeno alcuni di loro iniziavano a guardarmi più come si guarda una persona che un alieno.
“Io a questo non posso rispondere, non so nulla su di loro” sussurrai incerto e sicuramente triste.
“Possiamo vederli?” chiese Anthony rivolgendosi a Robert.
“Non sono io il Dottor canino appuntito bello” fece spallucce l’uomo.
Perché era sarcastico in qualunque momento?
Lo sapeva di essere fuori luogo diamine?!
“Forse è meglio che riposino ora tesoro” esordì Bella scendendo le scale e rispondendo alla domanda del figlio.
“Mamma!” disse Ren prima di fiondarsi tra le sue braccia.
Ren…Renesmee.
Sorrisi.
“Si sono addormentati entrambi ed è meglio che riposino per bene, hanno avuto una giornata abbastanza dura” disse carezzando con fare molto materno la testa di nostra figlia.
Ed io sorrisi di nuovo.
Avevo cercato in tutti i modi di vedere in quella giovane donna umana che conoscevo un immagine materna e a dirla tutta non ci ero riuscito granché bene.
Ma la realtà superava di gran lunga le aspettative della mia immaginazione.
Era perfetta.
Erano tutti e cinque perfetti.
“Ma cosa è successo?” chiese Aria rivolgendosi ad uno dei gemelli biondi. Quello che era in casa sin dall’inizio.
Daniel forse?
“Quando eravamo a Cuba abbiamo assistito ad una vera strage di cadaveri. C’erano scie di sangue ovunque e purtroppo siamo riusciti a salvarne meno della metà. Quando siamo arrivati era per molti, già troppo tardi” disse con lo sguardo perso nel vuoto.
Scie di sangue? Cadaveri?
Ma cosa stava dicendo? Perché mai erano immischiati in una situazione di cui io non ne ero neanche lontanamente a conoscenza?
“Oh…”.
“Maledizione! Quelle rogne stanno prendendo troppo potere!” sbottò Robert battendo un pugno contro il muro e beccandosi un occhiata ammonitrice da Bella.
“Il nostro ultimo giorno lì è stato teatro di altre due morti. Stavamo camminando per le strade secondarie di Cuba quando ci siamo accorti della loro presenza. Due ragazze erano già state sgozzate ma per la terza forse c’era ancora speranza. Nicholas come impazzito si è gettato contro il succhia vita per strappargliela dalle grinfie, ma per proteggerla non ha pensato a sé stesso” continuò Cameron digrignando i denti.
“Oh mio Dio” sospirò la bionda di nome Aria guardando Daniel al suo fianco.
“È la prima cosa che vi ho insegnato dannazione! La prudenza! Perché cazzo non la usate?!” urlò Robert facendoli sobbalzare.
“Cosa credi che siamo fatti di ferro?!” sbottò Grace rispondendolo a tono con occhi iniettati di sangue.
“Siamo persone! Con dei sentimenti! E se vediamo un innocente alla ghigliottina cerchiamo di salvarlo ad ogni costo! È per questo che siamo nati no?!” continuò Deliah venendo presa per le spalle dal fratello.
Non ci stavo capendo nulla! È un dolore al petto mi stava attanagliando.
Anche Deliah faceva parte di tutto quello?
Erano tutti coinvolti in un giro assurdo di morte?
“Dico semplicemente che dovete avere sale in quelle zucche vuote! Vi alleno per uscir fuori dalle situazioni più disparate non per farvi uccidere!”.
“Basta Robert!” ordinò Isabella fino ad allora in silenzio.
“Non è colpa di nessuno. Nicholas ha fatto ciò che sentiva di dover fare e non possiamo recriminarlo per questo” continuò sfidandolo con gli occhi oro fuso.
“Oh ma certo! Dirai lo stesso quando sarà una delle teste dei tuoi figli a ruzzolare sul pavimento per indulgenza o perché è quello il loro dovere morale Isabella?!” rispose acido ghiacciandola sul posto.
“Come puoi dire una cosa del genere?!” chiese in un verso strozzato.
“Perché sono l’unico che guarda in faccia la realtà qui dentro! La situazione si sta facendo pericolosa e noi siamo troppo presi dal vivere una vita normale! Beh volete una bella notizia fresca di stampa? Noi non siamo normali! E sapete dove ci porterà tutto questo?” chiese retorico guardandoli uno per uno.
“No? Oh ve lo dico subito! Verremo decimati! Ci uccideranno uno alla volta. Ieri poteva essere Nicholas, domani potrei essere io e dopodomani qualcun altro! Che cosa ce ne faremo nella tomba di una vita normale?! Cazzo!”.
Guardai Carlisle in cerca di una qualunque delucidazione perché dopo un discorso del genere, il panico aveva letteralmente preso possesso di me.
Pur tuttavia trovai la mia stessa espressione allibita.
“Non mi sembra il caso di continuare a parlare se due persone non capiscono nulla” Intervenne Nassiri acquistandosi tutta la mia stima.
Vidi gli occhi  del mio angelo posarsi su di me e una strana consapevolezza farsi strada sul suo viso. Come se si fosse nuovamente accorta della mia presenza.
“Perché dovremmo dirglielo? Loro sono degli estranei!” sputò Anthony ritornando alla carica.
“Sbagliato. Lui è tuo padre e Carlisle è tuo nonno. Hanno il diritto di sapere nonostante tutto. Isabella?”.
“Ho impedito a vostro padre di essere tale fino ad ora. E per questo mi dispiace. Ora non posso tirarlo fuori dalle vostre vite né tantomeno decidere di farlo restare. È una decisione che spetta a voi e a lui. Ma credo che  per prenderne una, debba sapere tutta la verità” rispose Isabella puntando il suo sguardo dritto nel mio.
Mi stava sfidando.
Posi la domanda da un milione di dollari.
“Che cosa siete?”.
Li vidi guardarsi tra loro in silenzio per poi osservare Renesmee, avanzare verso di me.
Ad una spanna di distanza alzò la mano verso il mio viso senza tuttavia sfiorarmi.
“Renesmee mostra solo ciò che siete, per tutto il resto parleremo con le famiglie al completo” disse il mio angelo.
“Non avere paura” sussurrò prima che il palmo della sua mano, toccasse la mia guancia.
 
POV NICHOLAS
 
Aprì di scatto gli occhi ritrovandomi in una stanza familiare, beh di certo non era la stessa dell’hotel cubano.
Le tendine azzurre svolazzavano facendo entrare una fresca brezza nonostante fosse pieno inverno.
Forse ero solo io a percepirla come tale.
Non appena ripresi consapevolezza del macigno che avevo al posto del corpo una fitta di dolore mi colpì al basso ventre.
“Dio!” imprecai sfilando dal mio braccio, l’ago della flebo a cui ero attaccato.
Sperai tanto che non me l’avesse messo Robert, lo immaginavo a bucherellarmi sadicamente e a tentativi solo per farmela pagare.
Scaccia quell’orribile immagine e mi alzai con fatica portandomi dinanzi allo specchio che, subdolamente, Renesmee aveva regalato a suo fratello per i suoi… non mi ricordo anni.
“Maledizione sembro una griglia!” sussurrai notando i tre enormi graffi sulla schiena.
“Ehi amico finalmente ti sei svegliato” disse il mio migliore amico appoggiato allo stipite della porta, facendomi prendere un infarto.
“Dannazione Anthony sii più rumoroso quando ti muovi!” sbottai sorridendo.
Ero felice di poterlo vedere ancora una volta.
“Ci hai fatto prendere uno spavento sai?” chiese retorico venendomi incontro e dandomi una leggera pacca sulla spalla. Sono sicuro che se avesse potuto mi avrebbe abbracciato come solo noi sapevamo fare.
Un abbraccio fraterno che spesso aveva risollevato gli umori più neri.
“L’ho preso anche io. Pensavo davvero che non avrei più rivisto la tua brutta faccia d’angelo” risi dandogli un pugno sulla scapola.
“Ah!” imprecai nuovamente.
“Brutta mossa amico. Cavolo hai la stessa forza di Clara ora!” rise Anthony scoprendo tutti i bianchissimi e perfettissimi denti.
“Ti ho sentito!” sbottò una voce femminile dal piano di sotto.
“Ah, bentornato tra noi Nick!” continuò Clara con la sua solita voce gioiosa.
Sorrisi.
Quanto mi erano mancati i miei pazzi amici.
 
“LILIAN!”
 
L’urlo di Isabella insieme a quello di un uomo e l’immagine di Lilian che si accasciava al pavimento, tornano come un flash nella mia mente e il mio cuore balzò a mille.
Vidi Anthony fissarmi dapprima spaventato poi sempre più consapevole.
“Sta bene, o almeno speriamo che sia così. È sotto effetto della morfina già da un bel po’ ora stiamo aspettando che si svegli. Sono successe parecchie cose in soggiorno questo pomeriggio. Rimettetevi presto che ci aspetta una lunga lunghissima chiacchierata con i Cullen” disse alleviando con le sue parole, parte del dolore al cuore che mi stava attanagliando.
Non feci neanche caso all’ultima parte del discorso.
“Va da lei” sorrise Anthony.
Sorrisi di rimando al mio migliore amico per poi dirigermi a passo spedito, per quanto mi fosse possibile, verso la stanza di Sissi.
Aprii lentamente la porta dopo aver preso un grosso sospiro ed entrai.
Attaccata ad una flebo identica alla mia se ne stava il mio angelo più pallida che mai.
Mi avvicinai lentamente a lei per paura che anche un solo singolo movimento avesse potuto recarle disturbo e mi appoggiai al suo fianco.
Sbarrai leggermente gli occhi alla vista dei suoi capelli.
Blu?
Ma quanto poteva essere matta? E… terribilmente sexy?
Dio se lo era!
Rivederla era praticamente come prendere una boccata d’aria o un sorso d’acqua dopo mesi d’arsura.
“Lilian…” sussurrai mosso dalla voglia di svegliarla per poter affondare nei suoi occhi color cioccolato fuso.
Vidi le palpebre tremare leggermente e pian piano schiudersi non celando più le sue iridi.
“Ehi…” disse in tono talmente flebile da risultare nullo.
Presi ad accarezzarle lentamente una guancia.
“Ma cosa mi combini, me ne vado per un po’ e ti ritrovo attaccata ad una flebo?” chiesi sorridendo e cercando di trattenere le lacrime che prepotenti spingevano per uscire.
Ero stato un serial killer è vero, ma nei confronti della vita di quella ragazza, nulla aveva più senso dentro il mio cuore o nella mia testa.
Vederla lì, così piccola, indifesa… fragile. Mi uccideva.
Non avevo fatto nulla, non avevo potuto fare nulla per lei.
E mi odiavo per questo.
Si aggiustò meglio, alzando leggermente la schiena contro la testiera del letto e facendo una smorfia alla vista dell’ago conficcato nel suo braccio.
“Parla colui che ritorna a casa peggio del soldato Ryan” disse sorridendomi.
I suoi occhi erano stanchi, la sua pelle pallida, il suo sorriso spento. Ma era viva e  sarcastica, questo mi fece sperare che presto sarebbe tornata a star bene.
“Ma il soldato Ryan non tirava le cuoia alla fine del film?” risposi portandole una ciocca blu dietro l’orecchio.
“In realtà ora non ricordo neanche il colore dei miei occhi”.
“Amo il cioccolato dal momento in cui ho visto i tuoi occhi” dissi di gettò facendola arrossire.
“Almeno ora hai del colore su queste guanciotte pallide” risi pizzicandogliene una.
“Oh per carità non mi guardare. Sembrerò un mostro!” disse portandosi la mano libera al viso.
“Si, un mostro terrificante direi” risposi ridendo leggermente.
“Non sei d’aiuto playboy!” sbottò capricciosa.
“Beh se volevo esserlo a quest’ora eravamo in una spa”.
Sbarrò gli occhi sino all’inverosimile.
“Sono così orribile che serve addirittura l’intervento immediato di un centro benessere? O Sant Laurent!” disse portandosi teatralmente una mano alla fronte.
Alzai gli occhi al cielo, decisamente stava meglio.
Mi sorrise radiosa per poi fissare lo sguardo nel vuoto.
In un attimo mi allarmai.
“Cosa succede Sissi?”.
“Ho avuto paura sai? Insomma è la prima volta che vedo il temibile e fortissimo Nicholas messo al tappeto con tanto di sangue attorno a lui e perdita dei sensi annessa” disse fissando le sue mani ora strette convulsamente tra loro e i suoi occhi farsi lucidi.
“Ehi, ehi, ehi! Sono qui e sto benissimo!” dissi stiracchiando i muscoli e gemendo subito dopo.
Mossa orribile.
Lilian inarcò le sopracciglia per poi guardarmi storto.
“Ops!”.
“Già Nicholas, ops! La smetti di fare il deficiente e ammetti di non passartela bene?” sibilò seria e tagliente.
“Io sto bene Lilian!”.
“Non ci provare!”.
“LILIAN! Io sto bene lo capisci? Sto bene perché tu stai bene! Perché hai la forza di sgridarmi, di scherzare, di fare sarcasmo! E no! Non sto bene!” sbottai prendendole entrambe le mani tra le mie.
“Mi stai confondendo, hai appena detto di star bene…” sussurrò smarrita.
“Non sto bene Lilian, perché mentre il mio dolore è dovuto a ferite concrete, il tuo non ha alcun tipo di origine a noi conosciuta… e questo vuol dire che potresti star male di nuovo e di nuovo noi non sapremmo cosa fare!” dissi prendendomi la testa tra le mani.
Sentii movimenti strani e poi una sua mano, quella ora liberata dalla flebo, poggiarsi leggera sulla mia schiena, proprio dove facevano bella mostra di sé le ferite.
Le percorse una ad una con le dita fresche senza farmi realmente del male, anzi, una scarica di brividi partì dal basso ventre.
Ma la cosa più inaspettata, fu quando le sue labbra si poggiarono sulla mia spalla nuda e la baciarono delicatamente.
I nostri occhi si incrociarono per un tempo indeterminato.
“L’importante e che almeno uno di noi stia bene quando succederà e se succederà, Nicholas” sussurrò ad una spanna dal mio viso.
Sentii il suo respiro fresco sfiorarmi il viso e il suo  odore alla vaniglia inebriarmi ogni senso.
Fu in quel momento che persi qualsiasi tipo di freno o contatto con la realtà.
Le mie labbra si poggiarono sulle sue e in un attimo le sue mani furono tra i miei capelli e le mie sui suoi fianchi.
Erano morbide, erano dolci, erano soffici… erano Lilian, la mia Lilian.
“Per la cronaca” dissi staccandomi leggermente da lei.
“Il blu ti dona” continuai sorridendo.
La sua risata riempì l’aria e il mio cuore.
 
Angolo Autrice .-.
 
Chiedo venia!!!!!
Dovevo postare qualche giorno fa ma sono stata attaccata da una febbre orribile che mi ha costretta a letto e con tipo dieci decimi di vista in meno -.-
Mi dispiace tanto ma spero che con questo capitolo riesca a farmi perdonare u.u
Insomma c’è il bacio!!!!!!
AHAHAHAHAH alla prossima ♥
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 17
*** Chapter 16 ***


 
 
 
 
 
 
Chapter 16
 
 
POV ALICE
 
“E se non dovesse andar bene?”.
Spiegai la gonna del mio abitino blu per l’ennesima volta, in un gesto di stizza e nervosismo sicuramente non da me. Aggiustando i fiori multicolore posti nel grande vaso in ceramica sul tavolo di vetro mi voltai verso Esme.
“Sarà tutto perfetto, devi stare tranquilla mamma, sono ragazzi intelligenti sono sicura capiranno la situazione” dissi cercando più che altro di rassicurare me stessa senza farmi scoprire.
Questa situazione iniziava a risultare davvero molto scomoda.
Era per me frustrante non poter prevedere alcun tipo di loro decisione, tutto ciò che li riguardava era precluso alle mie visioni, alla mente di Edward e credo a qualsiasi altro dono extra presente sulla faccia della terra .
Che ironia della sorte.
Da quando Edward aveva annunciato l’imminente ‘riunione familiare’, i nervi di tutti erano a fior di pelle e la tensione aleggiava nell’aria proprio come una ghigliottina pendeva sulle teste dei malcapitati. Abituati ai nostri poteri extra non ci eravamo di certo mai trovati in una situazione di completo svantaggio e cecità.
Erano passate esattamente due settimane da quando il preside aveva annunciato la chiusura dell’edificio scolastico per disinfestazioni varie  per la gioia di tutto il corpo studentesco ed esattamente lo stesso tempo da quando Edward ci aveva spiegato tutto ciò che era successo in casa Black dopo il suo incontro con una delle nuove Cullen, Lilian.
Carlisle aveva tentato di spiegarci il lato medico della faccenda, ma sfortunatamente per tutti noi, non vi erano lati medici che potessero entrare nelle sue competenze. Nemmeno in quelle di vampiro.
Lilian era stata colpita da qualcosa che nessuno sapeva ancora spiegarsi e nonostante Esme non la conoscesse per niente, sentire il nome di sua nipote, accompagnato dalle parole  ‘dolore’ e ‘crisi’ in una stessa frase, l’aveva completamente mandata in tilt.
Edward dal canto suo aveva deciso di vegliare sui suoi figli da lontano, lasciandogli la possibilità in queste due settimane di decidere cosa fosse meglio per loro.
Sperava ardentemente tuttavia, che le loro scelte prevedessero la sua presenza nelle loro vite e io non potevo far altro che sperare in silenzio assieme a lui. Vedevo come di notte metteva tutto se stesso nel compiere ricerche sulla loro natura o come cercasse di venire a capo sulla ‘faccenda Lilian’, non lo immaginavo ancora nelle vesti di un padre, questo no, ma era diventato sicuramente qualcosa di molto vicino a quella figura. Soprattutto quando ad avvilirlo c’era l’irraggiungibile cuore di Anthony.
Lui si che sarebbe stato un osso duro.
E proprio quando tutte le nostre speranze si stavano sciogliendo come neve al sole, un messaggio di Bella arrivò tempestivo a scuotere i nostri cuori.
 
“I ragazzi hanno accettato il confronto, se per voi non è un problema preferirei tuttavia che  si tenesse a casa vostra in modo che possano conoscere la famiglia al completo.
Isabella.”.
 
Fredda. Concisa. Chiara.
 
Con Bella le cose, forse, andavano anche peggio di come andassero con Anthony. E non parlavo solo dell’onnipresenza di quel ‘Robert sadico faccia da schiaffi zecca cavallina’. Dopo quel giorno in casa Black non aveva più parlato con Edward e aveva accuratamente evitato ognuno di noi. Facendo ricerche eravamo venuti a conoscenza del suo nuovo lavoro. Avvocato Swan, la migliore che Forks abbia mai avuto nonostante fosse dietro quella scrivania da solo poche settimane. Il mio cuore scoppiava d’orgoglio verso quella mia sorella barra migliore amica, speravo con tutta me stessa di poter ricongiungere i cocci del suo cuore e riaverla con me al più presto per poterglielo dire, un giorno, di persona.
E mentre Bella fingeva di non sapere nulla della nostra esistenza, Edward soffriva da matti per tutto questo.
I figli non sapevano nulla di lui e forse neanche gli interessava, viceversa, lui non sapeva nulla dei figli ma venire a conoscenza di ogni più piccolo e insignificante dettaglio sul loro conto, era il suo desiderio più grande.
Bella non voleva saperne di Edward mentre lui arrovellandosi giorno e notte il cervello, cercava di trovare un giusto approccio con la suddetta vampira testa dura.
La ‘zecca cavallina’ alias ‘Robert gne gne’ pareva essere nelle grazie dei giovani Cullen e soprattutto in quelle di Isabella, cosa che rendeva la situazione di mio fratello molto, ma molto, più complicata.
Per non parlare di quel fastidioso Jacob Black che girava intorno a mia nipote Renesmee come una mosca! Questa cosa mandava Edward fuori di testa e sinceramente anche me.
Insomma una tale bellezza con cotanta avvenenza non poteva stare con Black!
Tirando le somme?
Un gran casino.
“Siamo sicuri che sappiano la strada giusta per raggiungere casa nostra?” chiese Rosalie scendendo le scale tesa e riportandomi alla realtà.
Già, anche l’imperturbabile e impeccabile Rosalie Lilian Hale Cullen, stava cedendo dinanzi all’imminente incontro con i suoi bellissimi nipoti gemelli, mezzi vampiri e Dio solo sa cos’altro.
“Diamine non è proprio nel mio essere la pazienza!” sbottò Emmett comparendo dietro la moglie e scendendo gli ultimi cinque scalini con un unico salto che fece tremare i vetri della casa.
“Dovrai farlo scimmione, possibilmente senza distruggere casa!” lo richiamò Rose sedendosi sul divano e riavviandosi i capelli all’indietro scocciata.
“Ho preparato cinque torte diverse fra loro, sapete non conoscendo i loro gusti… credete che le accetteranno” fece Esme torturandosi  la gonna.
Sorridemmo alla scena.
Esme era sempre stata la reincarnazione della dolcezza e della bontà, un loro rifiuto avrebbe fatto male in primis a lei.
“Mammina se non le accettano loro per farti contenta le mangio io!” disse Emmett andando ad abbracciarla e regalandole un sorrisone.
Esme gli carezzò un braccio sorridendogli grata.
“Stanno arrivando Carlisle, Edward e Jasper” dissi sentendo distintamente i loro passi a qualche chilometro di distanza dalla villa.
“Bene mancano solo loro. Bella verrà?” chiese Rosalie titubante.
“Io non credo, il messaggio diceva i ragazzi hanno accettato ma della sua presenza non ha accennato nulla” risposi delusa.
Sapevo già non sarebbe venuta ma in cuor mio non avevo mai smesso di sperarlo.
“Non verrà” disse Edward entrando in casa.
“Tesoro mi dispiace così tanto” disse Esme accarezzandogli la testa.
Edward le sorrise sincero per poi guardare fuori dalla finestra.
“La cosa che più mi preme ora e conquistare i gemelli, non sapevo della loro esistenza è vero, ma non posso fare a meno di recriminarmi il fatto di non essere stato un buon padre per loro. Non ci sono stato in nessuna delle loro prime esperienze. La loro prima parola, il loro primo dentino, i loro primi passi, i giochi in giardino, i cartoni in tv, nulla, con loro non ho fatto nulla” sussurrò triste portandosi una mano fra i capelli.
“Sarai un padre fantastico Edward. Loro ti accetteranno. Forse non subito, ma lo faranno ne sono sicuro” disse Carlisle guardandolo orgoglioso.
“Grazie papà… sperando poi di arrivare a Bella e al suo cuore. Sempre che non sia già occupato” continuò alla fine sconfitto.
“Se stai parlando di Robert sono pro al farlo fuori” dissi seria beccandomi un occhiataccia da Esme.
“No Alice. Se Robert è colui che ora rende felice Bella io non opporrò resistenza né sono intenzionato a mettermi fra loro. Deciderà lei stavolta per la sua vita. Non tu, né io” disse risoluto andando a sedersi al fianco di Rosalie che guardandolo contrariata, decise comunque di rimanere in silenzio.
I minuti scorrevano lenti e nonostante per noi fossero stati sempre insignificanti, ora sentivamo il peso di ognuno di loro.
Seduti nella sala da pranzo al completo, attendevamo con ansia lo stridio del campanello che avrebbe annunciato la loro presenza.
 
POV ANTHONY
 
“Smettila di tenere quel broncio Anthony, non servirà a nulla” disse per l’ennesima volta mia sorella Ness guardandomi torva, sguardo che ricambia in pieno.
“Tutto questo è assurdo e voi non ve ne rendete conto!” sbottai esaurito a causa della situazione venutasi a creare.
Da dieci minuti circa, camminavamo tra gli alberi di un piccolo ma fittissimo bosco per raggiungere casa Cullen e mentre io a tutto ciò ero molto contrario, le mie sorelle parevano ben felici di avere quel maledetto confronto.
Mi sentivo tradito!
Per anni eravamo d’accordo sul sottolineare quanto quell’Edward fosse stato un emerito stronzo ed ora sgambettavano per andare in casa sua senza opporre resistenza!
Ma la coerenza dov’era?!
“Anthony piantala! Credi davvero che sia facile per noi tutto questo?” chiese retorica Lilian sbuffando poi per l’ennesimo ramo che minacciava di strappare il suo leggins di pelle nero.
“Oh io credo proprio di si!” borbottai beccandomi un occhiataccia furibonda da quella matta.
“Senti un po’ fratellino” disse avvicinandosi pericolosamente a me, puntandomi l’indice contro il petto e facendo quasi sfiorare i nostri nasi.
“Nessuno è contento per tutta questa situazione ma con ottant’anni a testa sembra un po’ stupido fare ancora una volta finta di nulla e andare avanti come se niente fosse accaduto. Che ti piaccia o no quello è l’uomo che nostra madre ha amato e che con tutte le probabilità ama ancora anche se lo nega ad oltranza. E che ti piaccia o no lui è nostro padre e ha il diritto di sapere qualcosa sui suoi figli! Quindi piantala di borbottare e cammina!” urlò adirata girando sui tacchi e continuando ad avanzare verso il sentiero che nostra madre ci aveva indicato.
Per un attimo rimasi perplesso ma poi ritornai all’attacco.
“Solo ora è nostro padre? Solo ora vuole sapere? Beh dov’è stato in tutti questi anni allora?!” brontolai stizzito.
“Mi dispiace andarti contro Anthony, ma credo proprio che in questo caso sia colpa di nostra madre e non di Edward” fece Deliah lasciandomi di stucco.
“Anche tu sei con loro?!” chiesi avvilito, pensavo che almeno l’unica sana tra le tre mi appoggiasse!
“Ragiona Anthony. Se lo avesse saputo prima, se mamma glielo avesse in qualche modo detto, forse avremmo avuto un padre già da molto tempo ormai. Nonostante non ami più lei, forse avrebbe amato noi…”sussurrò abbassando la testa.
Ci avrebbe amato…
Sciocchezze!
Sapevo quanto Deliah ci stesse male per tutta quella situazione e sapevo anche quanto lei rispetto a noi avesse sofferto la mancanza di una figura paterna al suo fianco ma non poteva illudersi così!
Nonostante tutto feci per rispondere continuando la mia arringa, ma un occhiata eloquente da parte delle altre mie due sorelle mi fece zittire.
“E va bene! Ma non aspettatevi che gli salti al collo e gli faccia le feste!”.
“Mica sei un cane!”
“State zitti, sento il ruscello… dovremmo essere quasi arrivati” sentenziò Ness iniziando a correre seguita da noi altri.
Fantastico!
 
In effetti arrivati lo eravamo davvero.
Una grande villa bianca con tanto di luminose vetrate a specchio, troneggiava imponente circondata dal verde e dalle acque di un ruscello vicino. Avrebbe fatto sicuramente il suo bell’effetto se tutto non fosse rovinato dai proprietari.
Tzè.
In silenzio ci dirigemmo verso la porta principale e con un immane sforzo, sotto lo sguardo teso delle mie sorelle, suonai.
Il trillo del campanello si diffuse nell’aria e dei passi raggiunsero la porta che aprendosi, mostrò il sorriso dolcissimo di una giovane donna dai capelli color caramello.
Ci guardava in un misto tra sorpresa e adorazione che mise me in soggezione e fece arrossire le mie sorelle fino all’ultima punta dei capelli.
“Sc-scusatemi io non so proprio cosa dire… sono così emozionata!” disse improvvisamente facendo chiudere il mio stomaco in una morsa.
Ok Anthony, uno dei membri di questa tanto odiata famiglia è dolce, gentile e ha gli occhi colmi d’amore.
Ma è tutta finzione, puoi farcela!
“Prego ragazzi entrate pure” disse il dottor Carlisle, conosciuto già due settimane prima, affiancandosi alla donna, subentrando nel discorso e facendoci cenno con la mano di entrare nell’abitazione.
Con educazione sorpassammo Carlisle e la vampira di parentela ancora sconosciuta, trovandoci al centro di un grande salone luminoso con cinque paia di occhi puntati su di noi. Il nostro corse invece all’uomo che accanto al pianoforte, ci sorrideva imbarazzato.
Patetico.
Noi in precedenza avevamo già visto loro e loro avevano già visto noi. Ma all’appello mancava qualcosa, la consapevolezza.
E questo faceva si che ora i loro sguardi fossero del tutto diversi nei nostri confronti.
Stupore, felicità, confusione e tanti altri sentimenti trapelavano dalle loro iridi e nell’aria l’imbarazzo e la tensione iniziavano a farsi molto pesanti. Deliah, essere molto timido, faceva di tutto per nascondersi dietro la mia schiena, Lilian guardava con sfida una sottospecie di armadio che di tutta risposta le sorrideva sornione e Renesmee tratteneva il fiato cercando di non fare rumore, tipica reazione di mia sorella quando veniva messa sotto pressione.
“Bene, credo che sia questo il momento delle presentazioni ufficiali, no?” chiese il dottore rompendo il ghiaccio e sorridendo gentilmente.
“Io sono Carlisle Cullen, in teoria vostro nonno. Mi avrete sicuramente già visto in casa vostra qualche settimana fa durante una situazione alquanto spiacevole. E a tal proposito, vorrei sapere se stai bene Lilian” chiese l’uomo a mia sorella che presa in contropiede non fece altro che annuire.
La grande Lilian Cullen senza parole, questo giorno era da segnare sul calendario tra i giorni memorabili della storia.
“Sono felice che sia così allora” rispose l’uomo sorridendole e guardando i suoi capelli con espressione stralunata.
Abituatici nonnino, Lilian è matta!
Quel sorriso calmo e pacato tuttavia, stava iniziando a darmi sui nervi. Voltai lo sguardo per evitarne la visione ma sfortunatamente, scontrai gli occhi di Edward e mi maledii mille e più volte per averlo fatto. Lo guardai in cagnesco per poi rispostare l’attenzione altrove.
“Io sono Esme Cullen, vostra no-nonna, sono così felice di conoscervi! Voi siete davvero bellissimi, bellissimi” disse emozionata la donna che era venuta ad accoglierci alla porta guardandoci bene uno alla volta. Sembrava quasi volersi mettere a piangere.
Oh Dio no.
Calma Anthony, ricordi? Finzione.
Beh però, nonna giovanile…
Vidi Deliah abbozzare un sorriso nella sua direzione per poi spostare lo sguardo sulla vampira bionda, che con passo elegante e un sorriso estasiato stava venendo verso di noi.
“Sono Rosalie Lilian Cullen, molto piacere ragazzi” disse semplicemente guardando mia sorella Lilian e venendo ricambiata prontamente da quest’ultima una volta pronunciato il suo secondo nome.
Poteva essere solo un caso?
“Io sono Alice Cullen e sono felice che non abbiate preso il senso della moda da vostra madre!” esordì una gnometta saltellando verso di noi e sorridendo alla Joker.
Metteva i brividi.
La guardai scettico e lei rispose con impertinenza facendomi la linguaccia.
Ma cosa…?!
“Io sono Emmett e spero tanto voi sappiate giocare a baseball, tra poco c’è un temporale con i fiocchi!” esordì l’armadio facendosi spazio e parlando come se fossimo amici da anni e anni.
“Baseball?” chiese scettica mia sorella Lilian guardandolo dall’alto in basso.
“Hai paura di spezzarti le unghie bella bambolina di zio?” le chiese Emmett sornione facendola arrossire.
“Le unghie si spezzano solo ai perdenti Cullen!” rispose a tono Lilian facendo ridere l’omone e sorridere l’intera famiglia. Vidi con la coda dell’occhio Edward guardarla adorante.
“È una tosta Cullen Junior! È bravo Edward!”
Perché sembravano così diversi da come li avevo sempre immaginati?
“Lasciatelo perdere fa sempre così ma alla fine è buono” disse un biondino avvicinandosi a noi. L’ultimo all’appello non contando nostro… vabbè Edward.
“Sono Jasper Cullen, piacere” disse accennando un sorriso che gli uscì davvero molto male.
Beh almeno lui non faceva finta di nulla.
Ora tutti aspettavano pazientemente che qualcuno di noi spiaccicasse parola, ma di certo non fui io.
“Ehm io sono Lilian, piacere…credo” disse mia sorella facendosi avanti.
“Io mi chiamo Renesmee Carlie ma per abbreviare il tutto va bene anche Nessie” continuò Ness grattandosi la testa imbarazzata.
I presenti sorrisero alla scena e spostarono lo sguardo sulla povera Deliah, che in cuor suo, stava sicuramente invocando Dio affinchè facesse aprire una voragine sotto di lei.
“Io m-mi chiamo Deliah Alice” balbettò guardandosi le scarpe e torturandosi le mani.
“Va tutto bene Deliah” sussurrò inaspettatamente Edward guardandola dolcemente.
Deliah alzò di scatto la testa verso di lui e arrossì ancora di più. La tenerezza stampata sui volti dei presenti.
Si, Deliah faceva questo effetto.
Nel mio cuore una strana sensazione si stava pian piano diffondendo e questo, pur non sapendo cosa fosse, non parve ai miei occhi qualcosa di buono.
“Anthony” sussurrò Lilian dandomi una leggera gomitata nelle costole.  Ritornai alla realtà giusto in tempo per notare tutti gli occhi puntati su di me, cosa che mi fece estremamente innervosire.
“Anthony” dissi risoluto. Non avrebbero avuto nient’altro da me questo era poco ma sicuro.
Alcuni sospiri raggiunsero le mie orecchie ma non volli sapere da chi provenissero.
Il silenzio era nuovamente calato nella stanza.
“Beh che ne dite di accomodarci tutti e conoscerci meglio?” chiese Carlisle mostrandoci con la mano i divani di pelle bianchi.
In silenzio facemmo come ci era stato chiesto sedendoci stranamente, in modo molto misto.
Io per evitare qualsiasi contatto che non fosse con le mie sorelle, mi sedei sull’unica poltrona presente.
Renesmee capitò sul divano più vicino alla grande vetrata, tra Jasper e Rosalie.
Lilian  e Deliah sul divano di fronte alla mia poltrona, erano tra Emmett ed Alice.
E sull’ultimo divano si erano accomodati Carlisle, Esme ed Edward.
Fu proprio quest’ultima a prendere parola.
“Bene io voglio assolutamente sapere tutto di voi!” cinguettò allegra.
Guardai le mie sorelle cercando di capire quale, tra loro, avrebbe preso parola e inaspettatamente fu Ness.
“In realtà non possiamo essere molto chiari sulla nostra natura, non sappiamo neanche noi concretamente cosa siamo”.
“Cosa vuoi dire cara?” chiese Esme in modo apprensivo.
“A pochi mesi dalla nostra nascita la mamma insieme alla nostra famiglia adottiva, ha girato il mondo per poter scoprire qualcosa su ciò che eravamo e dopo tanti buchi nell’acqua, incontrò Nassiri” continuò Renesmee guardando incantata i riflessi che il sole creava sul grande tavolo di vetro.
“Nassiri è la donna dagli strani occhi violacei che era nel vostro salone due settimane fa giusto?” chiese Carlisle interessato.
“Si, lei non è un vampiro ma non è neanche un umana qualsiasi. Li chiamano i veggenti di Murrai” disse mia sorella riportando la sua attenzione a nonno Cullen.
“Ma si certo né ho sentito parlare, pensavo tuttavia si trattasse solo di una leggenda non avendone mai incontrato uno e credendo fossero stati tutti sterminati. Straordinario…” sussurrò l’uomo seriamente affascinato.
“Ehm potremo capire anche noi?” chiese Emmett spazientito.
“I veggenti di Murrai sono un popolo molto antico e peraltro assai potente. Credendo di essere comuni mortali vivevano in modo assolutamente normale in un villaggio posto alle pendici di un monte sacro. Grazia, bellezza e semplicità regnavano in quel luogo ma il tutto era semplicemente una facciata”.
“In che senso?” chiese la bionda umettandosi le labbra.
“All’interno del monte sacro, in una grotta creata appositamente, venivano svolti strani esperimenti su cadaveri freschi e non ancora in fase di putrefazione. Pare che il motivo principale di questo scempio sia stato la smania che alcuni scienziati pazzi hanno dimostrato nel voler creare un essere perfetto, colui che avrebbe dato il via ad una razza di gran lunga superiore a quella umana” disse Lilian cercando di spiegare tutto il caos che c’era dietro le nostre vite.
“Che schifo!” borbottò la bionda indignata.
“Già concordo” sorrise amara Lilian guardando Rosalie.
Guardandole avevano la stessa espressione schifata.
Era proprio vero che il frutto non cadeva tanto lontano dall’albero…
“Ma io non capisco, voi in tutto questo cosa c’entrate?” chiese il fuggitivo evitando accuratamente il mio sguardo.
Gran bella mossa ‘papino’!
“È complicato e credo che finire la storia sia l’unica cosa che possa rispondere quantomeno alla tua domanda” rispose Lilian guardandolo incerta.
Conoscendo Lilian in quel momento era combattuta sul tono da usare nei confronti di quel vampiro e fino ad allora la sua scelta era ricaduta sul finto neutro. Per me ovviamente era molto facile captare quel tremolio d’emozione che scoteva la sua voce.
La stavo perdendo…meraviglioso!
“Contemporaneamente ai tanti fallimenti ottenuti all’interno di quella grotta, al villaggio iniziarono a succedere cose strane agli abitanti. Molti di loro sostenevano di prevedere improvvisamente la morte altrui, solamente sfiorando il soggetto in questione. Quando la gente appurò la veridicità di quelle parole  il caos più totale avvolse villaggio stesso, che, dal suo canto, non potè far altro che dividersi in due fazioni, da una parte vi erano coloro che ancora risultavano essere in tutto e per tutto normali, mentre dal lato opposto vi erano coloro che ora vengono chiamati veggenti di Murrai”.
“Lilian noi continuiamo a non capire il nesso tra loro e voi” disse la gnoma muovendosi irrequieta sul divano.
Ma che razza di vampiro era?!
“Dopo tanti fallimenti sfortunatamente riuscirono nel loro intento, quei pazzoidi ebbero esattamente ciò che avevano sempre voluto, ma il tutto costò loro la vita. la creatura a cui avevano dato vita si ribellò contro i loro stessi creatori e non solo…
In poco tempo tutto il villaggio fu messo a ferro e fuoco e nessuno si salvò da quel che sappiamo, ovviamente nessuno tranne Nassiri. Quando il padre di Nassiri si rese conto dell’orrenda situazione scatenatasi intorno a loro, decise di mettere in salvo la figlia che sfiorandolo riuscì a prevedere la sua morte e nella sua visione, vide per la prima volta quella creatura. Bellezza immane, pelle bianchissima, occhi rossi e denti aguzzi” disse Deliah rendendo ovvia la risposta.
“Oh mio Dio! No-non è possibile” sussurrò Esme sbigottita un po’ come tutti gli altri del resto.
“Un vampiro” disse Edward ovvio.
“Già, ma non sappiamo praticamente nulla sul suo conto” disse Renesmee stendendo le gambe in avanti.
“Neanche la veggente?” chiese Emmette concentrato.
“Nassiri per molto tempo vagò in giro per il mondo cercando delle risposte o perlomeno un senso alla sua vita. Molto tempo dopo l’accaduto decise di ritornare a quello che un tempo era stato il suo villaggio e tra le poche costruzioni rimaste in piedi, vi era il Dektonos”.
“Il manicomio?” chiese Carlisle sorprendendoci. Ne sapeva molto più di ciò che ci aspettavamo.
Lilian annuì.
“Era stato costruito appositamente per un vecchio pazzo che aveva predetto la fine del villaggio di Murrai scrivendo il tutto su di una pergamena. Al tempo nessuno poteva credere ad una tale idiozia e decisero bene di confinarlo lì, ma se solo gli avessero dato ascolto forse la loro storia ora sarebbe diversa” disse Deliah prendendo dalla borsa al suo fianco la pergamena sotto lo sguardo meravigliato di tutti.
“È quella vera?” chiese Emmett con occhioni spalancati.
“Ma certo che lo è!” dissi irritato parlando per la prima volta. Tutti gli occhi si puntarono su di me ed io sbuffando voltai la testa dall’altro lato.
E che cavolo non ero mica un alieno!
“Krokaind Sheiva aveva scritto tutto su questo antico ‘pezzo di carta’ e Nassiri lo ha poi tradotto per noi” disse passando la pergamena e il foglio nelle mani di Edward.
Lui con molta cautela spiegò il foglio bianco sul quale vi era la traduzione e iniziò a leggere.
“Ci saranno uomini, figli di un Dio devoto al male, che storpieranno anime in viaggio per i tre mondi ultraterreni.
Le loro folli gesta dettate dal demonio rinchiuso nei loro occhi, mani e menti, porteranno il villaggio ad essere un relitto antico cosparso solo da un fiume di sangue. Il sangue di Murrai. Il mostro dalle angeliche fattezze da loro creato si ciberà del sangue dei creatori e di tutti coloro che avranno la sfortuna di incrociare il suo cammino ma non sarà il solo. Su molti altri cadaveri l'esperimento avrà buon esito seppur non in maniera completa. Una razza immortale sarà creata e il veleno dei loro corpi ne contaminerà altri fino a moltiplicarsi. Verranno chiamati vampiri…”.
“Un momento stop, ma quindi quello da loro creato è il primo vampiro esistente nella storia?” disse Rosalie sgomenta interrompendo il fratello.
Annuimmo.
“E non è finita… sentite qua, la creatura originale chiamata Shindra avrà il potere di non essere sola, creerà suoi sottoposti i quali si ciberanno di paura e anime riportando al loro padrone solo il sangue dei caduti, accrescendo a dismisura la sua forza. Ma verrà un tempo in cui un vampiro e un umano metteranno al mondo i quattro gemelli discendenti di Sheiva. Belli e letali come il loro creatore saranno dotati di poteri sovrannaturali e verranno trovati in fasce da uno dei veggenti di Murrai il quale compito sarà quello di metterli al corrente del loro destino nel momento propizio. Cresceranno accuditi da vampiri che uccidere mai potranno, impareranno a lottare, uccidere e amare e al rintocco del loro diciottesimo anno di vita, anno in cui il loro corpo smetterà di mutare, verranno a conoscenza di ciò che sono. Cammineranno sui teschi, si bagneranno del sangue, verranno chiamati i cacciatori del morte. Nelle loro vene scorrerà sangue umano, veleno vampiro e flusso dei discendenti di Sheiva. Tre donne e un uomo avranno il potere di salvare ciò che deve essere salvato ma…”.
“MA?!” sbottarono Emmett ed Alice contemporaneamente.
“Ma niente. La pergamena è stata distrutta e questo è tutto ciò che sappiamo e abbiamo” dissi per la prima volta buttando fuori una frase di senso compiuto.
“Voi siete quei ragazzi vero?” chiese Esme toccandosi il petto dove tecnicamente sarebbe dovuto esserci il cuore.
“Nassiri ci trovò in una delle escursioni fatte con la mamma e sganciò la bomba a lei per prima. Poi al compimento dei nostri diciotto anni, proprio come la pergamena decanta, ci ha dato la bella notizia” disse ironicamente Lilian accavallando le gambe e poggiando il viso sul palmo della sua mano destra.
“Ma tutto questo è assurdo. Insomma perché mai credete ad una leggenda vecchia millenni?” chiese la bionda ovviamente non capendo.
“Anche noi abbiamo avuto la stessa reazione in un primo momento. Ma poi la nostra natura ha deciso bene di spiattellarci in faccia i nostri doveri. Improvvisamente delle strane fitte alla testa colpirono contemporaneamente tutti e quattro e se in un primo periodo cercammo di ignorare la strana quanto non molto casuale situazione, poi non potemmo più farlo. Ogni volta che accadeva una cosa del genere, una persona o venti morivano e questo ci portò inesorabilmente a porci delle domande” dissi ormai entrando pienamente nel discorso.
Al diavolo l’orgoglio. Dovevo spiegare la mia natura non abbracciarlo e perdonarlo!
“Fin quando non fummo attaccati da quelli che noi chiamiamo ‘amorevolmente’ succhia vita, ovvero coloro che la pergamena chiama sottoposti di Shindra. Sono creature a metà tra un vampiro e un homunculus, si cibano di sole anime anche se svuotano fino all’ultima goccia di sangue il corpo della vittima” spiegò Renesmee.
“Ma la pergamena afferma che il sangue veniva portato a Shindra. Ciò significa che è vivo?” chiese ovviamente Carlisle.
“Purtroppo questa è una delle cose che non sappiamo. Con il tempo abbiamo capito tante altre cose ma non  lo abbiamo mai incontrato né siamo mai riusciti ad avere notizie sul suo conto” rispose Deliah torturandosi una ciocca di capelli.
“E quali sono queste cose in più di cui siete venuti a conoscenza?” intervenne Jasper guardandomi.
“Il fatto ad esempio che non siamo solo in quattro. Altri ragazzi come noi pare siano discendenti di Sheiva. Hanno le nostre stesse potenzialità con doni extra differenti” risposi sentendomi chiamato in causa dallo sguardo del vampiro ricoperto di cicatrici.
Chissà qual era la sua storia…
“Sono tutti quei ragazzi con cui di solito vi abbiamo visto?” chieste nostro… accidenti! Edward!
“Si sono loro, li abbiamo incontrati in diverse parti de mondo e pian piano siamo diventati una sorta di grande famiglia” gli rispose pacata Dely.
“Anche quel Robert?” chiese Alice con una strana espressione infastidita.
“Robert è molto più vampiro rispetto a  noi ma anche lui ha una parte diciamo sconosciuta. Lo incontrammo insieme a Cameron e Grace ad Auckland, in Nuova Zelanda. Lui allenava i nostri amici con lo scopo di migliorarli nell’arte del combattimento e quando le nostre strade si incrociarono, una volta capite le nature simili, decidemmo di unirci. Da allora è un po’ il nostro maestro ma della sua storia personale non ha mai accennati nulla” spiegò Lilian melliflua.
“Tutto questo ha dell’incredibile” disse Edward guardandoci triste.
E ora perché faceva così?!
“Voi…voi come avete preso tutta questa storia?” chiese poi prendendo coraggio.
Vidi le mie sorelle abbassare lo sguardo.
“È la nostra vita, non possiamo sottrarci a quello che è il nostro destino, ci abbiamo provato ma ci ha rincorso fin anche agli angoli più bui del mondo” dissi schietto non prestando molta attenzione al tono accusatorio.
“E vostra madre?” chiese poi guardandomi dritto negli occhi.
“Mamma è una donna molto forte. Le dispiace per noi questo è certo, ma ci ha sempre protetti come ha potuto e per questo le saremo eternamente grati. Come lo saremo nei confronti della nostra famiglia” disse Renesmee venendomi a dare man forte.
“Sarebbero gli altri cacciatori?” chiese Esme sorridendo triste.
“No, loro sono si la nostra famiglia, ma sono subentrati in un secondo momento. Noi parliamo dei Volturi”.
Diverse espressioni passarono sui loro volti ma la più gettonata fu sicuramente il terrore.
“Voi considerate i Vo-Volturi una famiglia?! Perché?!” chiese Alice stizzita.
“Quando nostra madre ancora umana si rese conto di essere incinta e di non sostenere una gravidanza del tutto normale, si recò in Italia, dai Volturi per chiedere aiuto e loro furono felici di darglielo. Al momento del parto, noi troppo forti rispetto a lei, senza volerlo le spezzammo tutte le ossa e l’intervento di Jane e di Aro furono tempestivi, riuscirono a salvarci tutti ma mamma per forza di cose divenne un vampiro o altrimenti non ce l’avrebbe mai fatta” disse Lilian facendo una smorfia di dolore al ricordo di quel triste racconto.
Sul volto di Edward l’agonia sembrava regnare sovrana e a Deliah questo non passò inosservato.
“Se-se tu credi che noi siamo qualcosa di più simile a dei mostri, io-io beh, noi non lo abbiamo fatto apposta… non volevamo farle del male. La mamma è la cosa più bella che la vita potesse donarci” sussurrò abbassando il capo prima che i suoi occhi si riempissero di lacrime.
Come scottato Edward scattò in piedi e si diresse a passo di marcia verso Deliah abbassandosi poi alla sua altezza. Feci per bloccarlo ma Lilian me lo impedì con lo sguardo. Mia sorella dal suo canto, continuava ostinatamente a tenere il capo chinato verso il pavimento e quello che fece il vampiro spiazzò tutti.
La sua mano pallida delicatamente si poggiò sulla testa di Deliah accarezzando i suoi capelli in un gesto di estrema… dolcezza?
“Io non potrò mai pensare una cosa del genere Deliah, voi… Dio! Voi siete la cosa più bella che questa vita potesse donarmi! Non potrò mai farlo, mai!” disse accoratamente.
Così tanto che stavo quasi per cascarci anche io.
Mettendole due dita sotto il mento riuscì a farle alzare la testa e con l’indice della mano libera tolse l’unica lacrima solitaria che era sfuggita al controllo di Deliah, la quale gli sorrise timidamente.
Un silenzio di tomba calò.    
“Ecco… io vi ho preparato la torta! Beh in realtà sono cinque così potete scegliere, vi va?!” esordì Esme contenta guardandoci con occhi speranzosi e prendendoci in contropiede.
Vidi gli occhi di Ness illuminarsi, dettaglio che non sfuggì neanche ad Esme.
“Una è strapiena di cioccolato” disse guardando sua nipote di sbieco con un sorrisino vittorioso sulle labbra.
“Beh se è al cioccolato io potrei fare lo sforzo…” disse portandosi una mano alla pancia. Molti dei presenti scoppiarono a ridere.
Mangiona, golosa e irrecuperabile Renesmee!
“E voi?” chiese nuovamente Esme.
“Buon Dio io non assumo zuccheri!” sentenziò Lilian velocemente per poi pentirsene subito dopo.
“Ehm… cioè volevo dire, se una di quelle è alla frutta potrei accettare” disse ormai paonazza beccandosi una gomitata giocosa dall’armadio.
Lilian lo guardò torva per poi sorridere insieme a lui.
Oh no…
“E tu tesoro?” chiese Esme all’ultima delle mie sorelle con un gran sorriso.
Come facevi a dirle dì no?
“Anthony tu?” mi chiese speranzosa.
Traballai non tanto per le torte ma per il fatto che quella vampira non poteva ai miei occhi essere cattiva, o meglio non ci riusciva.
“Perché ve ne siete andati?” chiesi io lasciando tutti di stucco.
“Oh…” disse solamente Esme per poi guardare Edward.
“È stata tutta colpa mia… quando vostra madre compì diciotto anni, organizzammo una festa in questa casa ma tutto andò secondo piani disastrosamente diversi dai nostri. Si tagliò per sbaglio con un pezzo di carta regalo e questo in una casa di vampiri la mise inesorabilmente in pericolo” disse Edward alzandosi dalla posizione in cui era prima per venirmi di fronte.
“Non vedo cosa questo c’entri” rimbeccai io fiero.
“Non successe nulla quella sera ma io capii che inevitabilmente prima o poi qualcosa l’avrebbe messa ancora una volta in pericolo. Amavo vostra madre più della mia stessa vita e per quanto la mia natura di vampiro mi imponga l’egoismo, l’amore nei suoi confronti fu più forte e mi spinse ad andar via” continuò con sguardo tormentato.
Come se quel ricordo aprisse vecchie ferite ancora risanate.
“Aspetta quindi tu amavi la mamma? Ma lei è convinta del contrario! Qui qualcuno sta mentendo!” sbottò Lilian avvicinandosi a noi.
“Sono io ad averle mentito. Sapevo che non sarebbe stato facile convincere vostra madre a lasciarmi andare così ho scelto la strada più facile… ovviamente non per me.
Ho mentito… le ho fatto credere di non essere abbastanza per me quando alla fine lei era tutto ciò di cui avevo sempre avuto bisogno. Le ho mentito e lei mi ha creduto così facilmente. Quel giorno il mio cuore si spezzò in milioni di piccoli pezzi. Ma per lei lo avrei fatto altrettante volte. Ovviamente io non potevo sapere cosa mi ero lasciato alle spalle! Non lo avrei mai fatto credetemi. Io non riesco a capacitarmi di essermi perso ogni vostro più piccolo passo e mi dispiace così tanto…” disse quasi sull’orlo delle lacrima. Chiaramente se avesse potuto piangere.
“Oh…” disse Lilian senza parole per la seconda volta.
“Già… oh” borbottò Nessie passandosi una mano fra i capelli con fare avvilito.
“Mi si sta arrovellando il cervello” disse poi risedendosi sul divano.
“Quindi tu ami la mamma?” chiese Lilian stranita.
“Non ho mai smesso di farlo!” disse risoluto il vampiro.
“Ma mamma è estremamente convinta del contrario” continuai io.
“Credo proprio sia così” rispose lui.
“Che gran casino gente!” sbottò Nessie facendo ridere lo scimmione che le si avvicinò per poi scompigliarle i capelli.
“Tranquilla nipotina le cose si sistemeranno” disse Emmett per la prima volta mediamente serio.
“Questo ribalta tutte le carte in tavola” sussurrò Lilian guardandomi.
“Io non voglio giustificarmi per quello che ho fatto, né voglio il vostro perdono dopo tutti gli anni perduti, ma vorrei tanto che voi consideraste l’idea di avermi nella vostra vita da ora in poi… vorrei poter essere per voi il miglior padre del mondo nonostante tutto, vorrei proteggervi da qualsiasi cosa ostacoli la vostra vita, vorrei poterci essere per i vostri problemi di qualsiasi natura essi siano e vorrei potervi amare liberamente come solo un padre può fare. Perché io vi amo già. In un modo totalmente e incondizionatamente folle io vi amo già” disse guardandoci uno alla volta.
“Vi prego” continuò quasi supplicandoci.
“Tu non ci stai mentendo vero?” chiese Deliah restia ma commossa da quelle parole.
“No Deliah…noi vorremo davvero essere la vostra famiglia, tutti noi”.
Vidi insieme alle mie sorelle le espressioni completamente simili a quelle di Edward, sui volti di tutta la famiglia Cullen.
Erano tutti d’accordo con lui.
Poi il tutto si susseguì molto velocemente.
Deliah con un unico scattò si fiondò letteralmente fra le sue braccia che per la sorpresa non la strinsero si da subito, ma quando lo fecero… beh, quando lo fecero mia sorella fu praticamente stretta in una morsa inespugnabile.
Erano quelle le braccia di un padre?
 
Angolo Autrice

Scusate per il ritardo ma il capitolo era importante e molto lungo, mi sono presa un bel po’ per scriverlo e spero sia davvero in grado di trasmettervi ciò che ha trasmesso a me durante la sua stesura. Non rovino un momento tanto epico con le mie parole quindi sto zitta e ci vediamo presto :*

 

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Capitolo 18
*** Chapter 17 ***


Chapter 17
 
POV EDWARD
 
“Oh Esme queste torte…Dio, sono buonissime!” esclamò entusiasta Renesmee fiondandosi sul terzo pezzo di torta, sotto lo sguardo estasiato di mia madre e quello puramente schifato di Lilian.
“Ringrazia che mamma ti abbia messa al mondo perfetta perché dopo questi ottomila settecentocinquanta carboidrati, saresti più simile ad una balenottera che ad una ragazza” sbottò infatti indignata alzando gli occhi al cielo ma venendo, in ogni caso, ignorata dalla sorella.
“Tesoro per me puoi prenderne quante ne vuoi” disse Esme su di giri.
Prima che arrivassero, avevo letto nella sua mente tutta la smania con la quale si era dedicata anima e corpo alla preparazione di quelle torte. Per lei rappresentavano effettivamente il primo gesto d’amore nei loro confronti nonché il primo gesto di cura che solo una nonna era in grado di svolgere alla perfezione. Seppur si trattasse di una nonna vampira e quindi non proprio nell’ordinario.
“Quindi voi potete nutrirvi anche con il cibo umano” constatò Emmett curioso, guardando divertito Nessie ingozzarsi.
“Il nostro organismo riesce ad assimilare anche il sangue, ma preferiamo il cibo per essere quanto più normali ci è possibile” spiegò Deliah mentre sorrideva in direzione delle sorelle.
Sicuramente quello delle due litiganti era un teatrino quotidiano a cui era abituata.
“E il vostro fisico non ne risente?” domandò Rose sorpresa.
“Tecnicamente si, quando torniamo provati da una battaglia o comunque quando partiamo per una qualche missione in giro per il mondo ci tocca andare a caccia per rafforzare il nostro lato vampiro” rispose Anthony in piedi accanto alla grande vetrata.
“E se non lo faceste cosa succederebbe?”.
“Siamo molto deboli e in caso di un secondo attacco nettamente in svantaggio. Ma ovviamente mangiando come Nessie, credo che questo tabù possa essere scongiurato” borbottò Lilian beccandosi un’occhiataccia dalla gemella e provocando l’ilarità generale.
Mi accorsi presto di adorare le interazioni tra i miei figli, mi parlavano di loro, di come fossero diversi e di come questo influisse sui loro rapporti, mi parlavano di ogni singolo pregio e difetto… mi aiutavano a conoscerli e ne rimanevo sempre più affascinato.
“E tu bambolina di zio? Fai il digiuno universale per non ingrassare?” chiese Emmett ad una scettica Lilian.
“E tu orso Yogi? Hai sempre ignorato ad oltranza l’esistenza degli edifici scolastici fino ad oggi per non diventare intelligente?” rispose piccata zittendo Emmett e facendo scoppiare tutti in una fragorosa risata.
“Che porti il secondo nome di Rosalie si vede lontano un miglio” borbottò Emm risentito ma pur sempre con un leggero sorriso a increspargli le labbra, beccandosi uno scappellotto dalla moglie.   
“Prima avete parlato di doni extra, ne site tutti provvisti?” chiese Carlisle improvvisamente dirottando il discorso nuovamente sulla loro natura.
“Si tutti, poi alcuni di noi ne presentano anche più di uno” rispose Renesmee posando il piatto orami vuoto sul tavolino dinanzi a lei.
La curiosità in quel momento tornò a montare dentro me prepotente.
“Io ad esempio so controllare l’elemento della terra, trasmettere tramite contatto tattile i miei pensieri ad una seconda persona e rovistare nell’intero passato di qualcuno solo conoscendone il nome completo” disse lasciandoci completamente di stucco.
“Questo è strabiliante…” sussurrò Carlisle così tanto affascinato da sembrare in quel momento completamente assente.
E in effetti nella sua mente lessi nomi su nomi di vampiri incontrati nella sua lunga vita che potessero avere doni portentosi come quelli di mia figlia.
“È praticamente il contrario di quello che fa vostro padre” saltò su Alice sorridente.
“In che senso?” chiese Deliah guardando il folletto.
“Edward legge nella mente, tu nella tua mente ci fai entrare le persone. Fate esattamente l’opposto” spiegò.
“Beh è una teoria su cui non si può discutere” disse Carlisle più a se stesso che a noi.
“Cioè tu hai ficcato il naso nelle nostre vite passate?” esclamò Emmett stranito, impressionato e… preoccupato?
Mi addentrai nella sua mente di solito molto semplice da leggere, ma non l’avessi mai fatto.
Immagini di lui e Rosalie in atteggiamenti inopportuni si scontravano con il volto di Renesmee paonazzo dopo aver assistito ad un tale teatrino.
“Emmett ti prego!” esclamai indignato.
“Fuori dalla mia testa Edward!”.
“In realtà anche se la curiosità è molto forte, come in questo momento, non l’ho fatto. Considero questo dono un po’ molesto, se qualcuno lo avesse al mio posto non sarei felice di sapere che i miei segreti e la mia vita possano essere alla sua completa mercé, quindi preferisco non fare agli altri ciò che non voglio sia fatto a me” spiegò dimostrando grande maturità.
Tirai mentalmente un sospiro di sollievo, non volevo assolutamente che Renemsee assistesse a quelle oscenità.
Non potevo credere tuttavia a ciò che avevo appena udito, tutte quelle sorprese stavano completamente mandando il mio cervello in tilt e il mio cuore a mille, metaforicamente s’intende.
Scoppiavo d’orgoglio per quelle creature così affascinanti e trasudavo amore nei loro confronti da ogni singolo poro.
“Puoi mostrarmi i tuoi pensieri?” chiesi quasi non rendendomene conto ma pentendomene subito dopo.
Insomma chi mi autorizzava a chiederle una cosa così intima? Io per lei molto probabilmente non ero ancora nessuno e forse mai lo sarei stato…
Ma al contrario di ciò che la mia mente stava partorendo, una mano delicata si poggiò sulla mia guancia e quello che vidi mi lasciò senza fiato.
 
“Mamma ma i genitori vogliono sempre sempre bene ai loro figli?” chiese una piccola Renesmee infagottata tra le coperte di un grande letto matrimoniale.
La ragazza che le era seduta di fianco, la mia Bella, le sorrise sincera illuminando la stanza non solo con il suo sorriso ma anche con quell’amore immenso che traspariva dai suoi occhi color cremisi.
“Ma certo tesoro mio, i genitori amano immensamente i loro figli anche se combinano tanti pasticci” le rispose la vampira accarezzandole i capelli ramati.
“E allora perché il mio papà non mi vuole bene? Ho combinato un pasticcio così grosso?” chiese la bambina con l’innocenza tipica di quell’età.
Bella s’irrigidii per poi sciogliersi in un sorriso triste.
“No amore, tu sei un angelo”.
“E tu perché sei triste mamma?”.
 
Sentii la mano di Renesmee scivolare via dal mio viso e il contatto con quelle immagini passate si interruppe in modo immediato.
Fissai mia figlia dritto negli occhi e mi sentii ancora peggio.
“Ehm scusami, non l’ho fatto apposta sono i primi ricordi che mi sono venuti in mente, ecco non erano per… si insomma…”.
“Lo so piccola, lo so” dissi nel modo più dolce possibile cercando di nascondere la mia tristezza e di bloccare quel fiume in piena di parole.
Dal canto suo Renesmee fece un sorriso imbarazzato e schiarendosi la voce, si tirò fuori da quella situazione scomoda  passando la patata bollente a qualcun altro.
“Io ho dei poteri un po’ particolari, forse molesti, ma ad usarli non mi faccio molti scrupoli sinceramente” disse Lilian affiancandosi al fratello che le rivolse un sorrisino sarcastico ma molto fraterno.
Avevo l’impressione che tra i quattro, Lilian e Anthony, fossero i più simili ma allo stesso tempo i più dissimili. Due pezzi complementari della stessa medaglia.
“Cosa intendi dire con doni molesti?” chiese Esme fissando sua nipote accigliata.
“Posso soggiogare le menti altrui per spingere le persone a fare esattamente ciò che voglio, cosa che io trovo utile e assolutamente gratificante” cinguettò lasciandoci con le mascelle a toccare il terreno.
“Perché non riesco a stupirmi del tuo amore verso questo dono?” chiese retorico Jasper nonostante tutto molto affascinato.
Era un dono mai sentito prima e sicuramente prima di mia figlia non avevo mai incontrato vampiro capace di tanto.
Ovviamente da padre, quale stavo imparando ad essere, questo potere mi parve alquanto controproducente.
Mia figlia si lasciò andare ad una risatina ironica per poi alzare leggermente il dito verso Jasper e muoverlo in senso circolare.
Non capimmo cosa stesse facendo o cosa volesse dire quel gesto, ma non appena la faccia di Jasper fu presa in pieno da una palla fatta completamente di acqua, la risposta arrivò immediata proprio come le risate.
“So controllare l’acqua…” disse sorridendo sorniona ad un indignatissimo Jasper che le lanciò un occhiataccia di fuoco.
“E so prendere possesso dei corpi altrui facendo temporaneamente addormentare il loro animo” concluse facendo zittire tutti.
Tra tutti questo fu il dono che ci lasciò più spiazzati.
La mia mente fu bombardata dai pensieri sconcertati di tutta la famiglia che intanto guardava Lilian sbigottita.
“Non guardatemi come se fossi un alieno, tra i tre doni e quello che uso di meno, anzi è raro che io lo faccia. Insomma perché abbandonare il mio corpo per un altro assolutamente imperfetto rispetto a questo?” disse indicandosi con ovvietà, ma dalle sue guance imporporate si poteva dedurre facilmente quanto si stesse sentendo in difficoltà con tutti gli occhi puntati addosso.
“Io so controllare l’elemento dell’aria e mentre Nessie sembra essere il rovescio di ciò che sai fare tu, io credo di essere esattamente il contrario di ciò che sa fare la mamma” mi disse Deliah facendo arrivare la mia curiosità alle stelle.
Anche Bella era un vampiro con un dono extra?
“Cosa intendi dire?”.
“La mamma è uno scudo psichico mentre io sono uno scudo fisico, nessuno può toccarmi senza il mio permesso e nessuno può avvicinarsi a me in un raggio d’azione che solitamente sono io stessa a decidere. Quando ero più piccola si parlava di pochi metri, ora sono arrivata a otto chilometri e mezzo”.
“Wow” esclamò Jasper senza parole.
“È per questo che Bella era immune a qualsiasi nostro potere!” urlò Alice facendoci prendere un colpo.
“Pensateci, Edward non leggeva nella sua mente, mai! Era il suo scudo psichico che già da umana si presentava come un potere latente in lei” spiegò.
Poche semplici parole riuscirono a districare un rompicapo lungo quasi cento anni.
Meraviglioso!
“Il mio scudo tra l’altro è un po’ particolare, secondo la leggenda che ci riguarda, sarei in grado di scagliarlo oltre me stessa e uccidere parecchie persone contemporaneamente ma non ho intenzione di scoprire se sia davvero così. Ecco non sono proprio il tipo” disse nervosa muovendosi sul posto irrequieta.
La mia dolce e buona Deliah.
Mi riempiva il cuore ad ogni parola.
“Questo è mitico!Sai che culo fai ai nemici in una qualsiasi battaglia?!” esultò Emmett prendendo Deliah per le spalle e agitandola come fosse un pupazzo.
“Scimmione giù le mani!” urlò Esme preoccupata che Deliah potesse farsi male sotto le manone di Emm.
“Ops, scusa”.
“E tu bel tenebroso?” chiese Rosalie ad un taciturno Anthony.
“So controllare l’elemento del fuoco, scomporre qualsiasi tipo di materia e prendere possesso delle anime altrui. A differenza di Lilian io non entro nel corpo di altri, io divido l’anima dal corpo in modo che non possano più riunirsi”.
“Macabro!” sputò fuori Alice.
“E le anime dove vanno a finire?” chiese Esme interdetta.
“Non saprei, credo che se esistano davvero paradiso, inferno e purgatorio, le anime vengano smistate in questi tre regni dell’oltretomba” disse risoluto come se stesse parlando di qualcosa di completamente naturale.
“Voi siete qualcosa di così unico e affascinante e sono sicuro che questa non è la prima volta che ve lo sentiate dire!” esultò Carlisle su di giri.
Sembrava un bambino nel giorno dedicato ai luna park.
“In effetti Jake me lo ripete tutti i giorni” disse Nessie facendomi bloccare.
Quel nome aveva lasciato in me davvero un brutto presentimento. Prepotenti tutte le immagini di quella sera in casa Swan, con mia figlia abbracciata a quell’energumeno di Black, riaffiorarono nella mia mente.
“Per Jake tu intendi…”
“Jacob Black, suo fidanzato storico, anima gemella, metà della mela e bla bla bla” disse Lilian con molta non chalance.
M’irrigidii di colpo.
Certo non ero stupido, avevo immaginato che tra loro ci potesse essere un tale rapporto ma sentirselo dire era stato orribile!
“Quindi le cose stanno così” sussurrai venendo fissato da dieci paia di occhi.
“Su fratellino non deprimerti perché un uomo è riuscito già a soffiarti tua figlia” rise Emmett dandomi una vigorosa pacca sulla spalla.
Gli lanciai un occhiataccia di fuoco.
“Un momento ma Jacob Black era un ragazzino ottanta anni fa, come fa ora a…” disse Alice portandosi una mano al mento.
“Jacob è un Quiliutes o meglio, un licantropo, tecnicamente a invecchiare invecchia, ma lo fa in modo molto lento, quasi impercettibile” spiegò Deliah lasciandoci basiti.
“La famiglia Black è tornata a trasformarsi?!” chiese Carlisle sbigottito.
“Si e Jake ci ha spiegato il vostro incontro avvenuto molto tempo fa” disse quella che sembrava essere fin ora la più calma tra le mie bambine.
Che poi bambine era davvero un parolone.
“Ma come è possibile, noi vampiri siamo andati via da Forks, perché mai si sarebbe innescato di nuovo il meccanismo della trasformazione?” chiese Esme perplessa.
“In realtà molti Quiliutes nel corso degli anni si sono spostati dalla Push e questo è successo proprio da quando Renesmee è nata” disse Anthony subentrando nuovamente nel discorso e rendendomi felice.
Sembrava che l’ostilità nei nostri confronti, per quanto ci fosse ancora, fosse diminuita.
“Ma guardatela è arrossita!” rise Emmett prendendo in giro Ness.
“Emmett lasciala in pace” lo riprese Esme severa.
“Cosa intendi dire?”.
“Jacob ha avuto l’imprinting con Renesmee. In teoria l’imprintig è qualcosa che in termini normali non credo possa essere spiegato ma in quelli magici si” esordì Lilian con gli occhia cuoricino.
“Che cosa vuol dire?” chiesi direttamente a Renesmee.
“Jacob per me è stato ciò di cui avevo bisogno. Un amico, un fratello maggiore, un confidente, un padre e infine il primo e unico amore. Quando un Licantropo ha l’imprinting con una persona, quest’ultima diventa il centro gravitazionale di tutta la sua vita. inizia a vivere per lei, solo per lei. Tutto lo spinge verso di me e niente riesce a farlo allontanare” spiegò arrossendo sempre più ad ogni parola.
“L’hai incastrato proprio per bene piccoletta”.
La risata di Emmett perforò i timpani di tutti per quanto forte.
“Oh ma che carina sei diventata simile ad un peperone” continuò prendendola in giro.
“Zio smettila!” urlò Renesmee zittendo Emmett.
Mio fratello iniziò a guardarsi intorno spaesato per poi avvicinarsi lentamente a lei e gettarsi letteralmente ai suoi piedi.
“Ma che cosa fai?!”.
“Mi ha… mi hai chiamato…zio?” balbettò.
“Oh…beh si”.
Scoppiando teatralmente in un finto pianto liberatorio Emmett si aggrappò con tutta la sua forza alle gambe di mia figlia facendola cascare a terra.
“Accidenti Emmett mi hai fatta male!”.
“Quanto è bella la mia Nenè!”.
“Non chiamarmi Nenè!”.
“Rerè!”.
“Per carità!”.
“Emmi”.
“Ma da dove li tiri fuori!”.
Con gli occhi spalancati stavamo assistendo a quel teatrino esasperati.
Ma quanto poteva essere stupido?!
Eravamo tuttavia felici. Si felici perché Renesmee aveva riconosciuto come membro familiare uno di noi e questo poteva voler dire che ci aveva infondo riconosciuti tutti.
Forse anche me…
“Si ma perché spostarsi da La Push?” chiese Rosalie tornando con i piedi per terra.
“Noi abitavamo a Palazzo dei Priori con nonno Aro”.
“Nonno Aro!?” chiese indignata Alice.
“Si, nonno Aro. Soffrivo a stare lontana da lui, così il nonno ha permesso ai Licantropi di entrare a palazzo e per amore entrambe le parti hanno accantonato l’antico astio divenendo un unica grande famiglia. Ora giocano anche a carte insieme”.
“Certo con grande rivalità e molto poco spirito di gioco” continuò ridendo Deliah.
Non eravamo basiti, sbigottiti, perplessi e quanto altro…no, noi eravamo SCIOCCATI!
“I Licantropi e i Vampiri una famiglia” sussurrò Carlisle lasciandosi cadere nuovamente sulla sedia dalla quale si era alzato poco prima.
“Si può essere incredibile come notizia ma alla fine ci si abitua a vederli insieme” disse Lilian facendo spallucce.
“Ci si abitua?” ripetei io in stato catatonico.
“Beh si… forse dopo davvero molto tempo”.
“Siete stati in grado di fare miracoli bambini miei” sorrise Esme per nulla turbata guardando i miei figli con adorazione.
“Un momento!” urlai io zittendo tutti.
“Renesmee tu non sei sposata vero?!”.
Mia figlia divenne se possibile bordeaux iniziando ad agitare le mani come fosse una cavalletta impazzita.
“No, no! Certo che no, non ancora, non me lo ha chiesto, non ci siamo arrivati…”.
“Renesmee prendi fiato” la riprese Lilian alzando gli occhi al cielo.
“Oh capisco…e tu, perché hai i capelli azzurri?!” chiesi finalmente dando voce a quella domanda che mi stava tormentando ormai da molto.
“Io alle brutte notizie reagisco così” disse facendo spallucce come fosse la cosa più normale del mondo.
“Lo trovo un colore e una scelta di moda alquanto insolita ma ti sta d’incanto dolcezza!” sorrise Alice facendole l’occhiolino.
“Lei si che ne capisce” disse Lilian battendole il cinque.
“Ti adoro ragazza, faremo tanto shopping insieme da oggi in poi”.
Oh no…
“Sii!”urlò mia figlia.
Oooh no! No! No!No! Era una pazza mianiacale come Alice!
“Tralasciando lo shopping qualcun altro ha un… compagno o una compagna di…vita?” chiesi non proprio sicuro di voler sapere la risposta.
“Lilian!” dissero in coro Deliah e Renesmee puntanto gli indici contro la sorella.
Colpo al cuore morto.
“Non è vero!” si difese lei diventando di un rosso davvero molto in contrasto con l’azzurro dei capelli.
“Nicholaaas!” urlarono di nuovo in coro.
“PIANTATELA NON E’ DIVERTENTE!”.
“Chi è Nicholas?” chiesi al limite della sopportazione.
Chi era questo qui? E cosa voleva dalla mia bambina.
“Un ex serial Killer” disse Anthony calmo.
“Ah un serial killer…COSA?!” urlai fuori di me.
“Lilian sei forse impazzita? Insomma un serial killer con la mia bambina? Un poco di buono? Un uomo crudele? Un uomo con le mani sporche di sangue? Un vampiro forse? Un vampiro killer? Un vampiro killer con la mia bambina? Un…”
“PAPA’ CALMATI”.
Papà…
 
Angolo autrice ♥
Scusatemi ragazzi per questo ritardo davvero, ma questo capitolo proprio non voleva saperne di venir fuori e ad ora ancora ne sono convinta, anzi per niente.
Sembra essere molto leggera come lettura ma in quanto tale lascia comunque ai Cullen senior molte altre informazioni sui Cullen Junior, informazioni che per Edward sono molto importanti e scioccanti direi ahahah.
Alla prossima che prometto sarà presto e lo scenario cambierà.

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Capitolo 19
*** Chapter 18 ***


Chapter 18
 
POV BELLA
 

“Secondo voi perché ci stanno impiegando tutto questo tempo?” chiesi lanciando un’occhiata preoccupata all’orologio continuando a rendere il pavimento della sala, una pista infuocata.
“Forse perché hanno staccato la testa a qualcuno e non trovano un accendino” rispose Robert con espressione puramente annoiata.
Bloccai il mio andirivieni di scatto per fissarlo allibita.
“Ma che cosa vai blaterando?!” gli urlai contro indignata.
“Non farebbero mai una cosa del genere a loro padre, o alla loro nuova famiglia… Vero?” chiesi alla fine non essendone poi così tanto sicura.
“Bells secondo me ti stai agitando per niente, i ragazzi se la staranno cavando sicuramente alla grande e no non daranno fuoco a nessuno” disse Jake entrando in sala con un bicchiere d’acqua in una mano e il cellulare nell’altra, bloccando la mia ennesima paranoia.
“E se non riescono a considerarli come una famiglia e la rabbia ha il sopravvento su tutti i loro principi?” chiesi nuovamente sull’orlo di una crisi isterica.
Robert alzò gli occhi al cielo sicuramente esasperato, per poi lanciare sul divano la rivista che stava cercando, invano, di leggere da quella mattina.
“Stai diventando paranoica e grazie a te non saprò mai cosa ha fatto Lupo Alberto alla fine del giornale”.
“Sappi che non sei di alcun aiuto!” risposi piccata lasciandomi cadere a peso morto sul divano bianco al suo fianco.
“Perché non ti rilassi?” mi chiese mostrando uno dei suoi rari sorrisi amorevoli.
Gli carezzai la guancia perfetta e mi persi  temporaneamente in quell’oceano ghiacciato che i suoi occhi rappresentavano.
Sapevo quanto quei pozzi fossero pericolosi, ma ero anche consapevole che mai, li avrebbe utilizzati contro di me.
Inoltre, da quando avevo conosciuto Robert avevo anche trovato l’unica persona al mondo che dopo Jake e i miei figli, mi facesse sentire umana… normale, amata, unica.
“Ragazzi vi prego c’è una terza persona!” sbottò Jake con finto tono sdegnato.
Un cuscino lanciato prontamente da Robert, gli arrivò in pieno viso facendo rovesciare l’intero contenuto del bicchiere sui pantaloni di Jacob.
“Ehi cane ti sei appena fatto addosso, non c’è bisogno di marcare il territorio, tanto è casa tua” disse Robert accompagnando il tutto con un sorrisino bastardo.
“Ah, ah, ah! Estremamente divertente e maturo da parte tua Robert! Davvero!”.
Alzai gli occhi al cielo.
Infantili!
“Dove sono tutti i ragazzi?” chiesi cercando di tenere la mia mente lontana da quei pensieri angosciosi e da quei due.
Ovviamente tentativo più che patetico, ero una vampira, la mia mente era più grande del Kenya!
Accidenti!
“Sono sparpagliati tra le due ville di fianco, credo si stiano deprimendo per l’imminente riapertura della scuola” rise Jake sicuramente immaginando la scena.
“E pensare che ne erano così entusiasti” continuò poi ridendo ancora di più.
“A proposito di bestiacce, non per fare il pettegolo ma avete per caso notato anche voi come le cose tra Nicholas e Lilian siano diverse in queste ultime settimane?” chiese Robert entrando in modalità vecchietta ciarliera.
“Stai facendo il pettegolo Robert” gli feci notare ridendo.
“Oh andiamo bellezza, sono serio!” rimbeccò lui mettendomi una mano sulle labbra per farmi tacere, mano che ovviamente io gli morsi ‘delicatamente’.
“Ahi!”.
“Comunque io non ho notato nulla” disse Jacob facendo spallucce.
“Non me ne meraviglio di certo”.
“Piantatela voi due!” li ripresi sbuffando annoiata.
“In ogni caso, se anche fossero cambiati i loro rapporti, ce lo diranno se e quando vorranno” chiarii severa guardando prima l’uno e poi l’altro.
“Ritorno a Lupo Alberto, lui si che capisce l’umorismo!”.
Alzai gli occhi al cielo.
Con la coda dell’occhio riuscii a scorgere la porta principale aprirsi, ma al contrario di ciò che speravo, comparve Nassiri.
Tra le mani un grosso libro.
“Ciao mogliettina, qual buon vento ti porta qui dopo essere inspiegabilmente sparita da giorni? Ti manco forse?”.
“Non mi mancheresti neanche se fossi l’ultimo essere umano sulla faccia dell’intero universo” rispose calma non degnandolo nemmeno di uno sguardo.
“Ho trovato qualcosa che forse può spiegare la crisi subita da Lilian giorni fa” disse risoluta facendo arrivare la mia preoccupazione alle stelle con quelle poche semplici parole.
Robert si alzò di scatto tornando serio e in un batter d’occhio le si avvicinò.
“Parla”.
“Il giorno dopo la crisi, sono riuscita a mettermi in contatto con Aro spiegandogli l’accaduto su grandi linee e chiedendogli di indagare anche con i suoi mezzi”.
“Aspetta, quali sono i suoi mezzi?” chiesi io interrompendola.
La vidi inarcare un sopracciglio.
“Ok, non lo voglio sapere” dissi captando il messaggio.
Meglio non sapere, soprattutto se di mezzo c’erano i suoi adorati ‘nipotini’.
“Dopo parecchi giorni senza alcuna sua notizia mi è stato recapitato due giorni fa questo” disse mostrandoci il libro in questione.
Osservandolo da vicino uno strano senso d’inquietudine mi avvolse.
La copertina completamente nera faceva da sfondo ad un cerchio viola con degli strani disegni al suo interno, al centro esatto del dorso.
“Che strani segni… tu li hai mai visti Nassiri?” chiesi affascinata e inquieta allo stesso tempo.
“No mai. E purtroppo non sono neanche riuscita a risalire al loro significato consultando altri tomi” disse appoggiando il libro sul tavolino e sedendosi sull’unica poltrona libera.
“Hai provato con internet?” chiese Jake mostrandole il suo cellulare.
“Si, per quanto lo odi, ma non sono riuscita nemmeno in quel caso a trovare simboli simili a questi”.
“Non capisco allora come tu possa aver scoperto qualcosa su Lilian grazie a questo libro” disse Robert con tono ovvio guardando male l’oggetto.
“Ci sono troppi misteri avvoltigli intorno e proprio per tale motivo credo che per noi sia importante. Il problema e che solo le prime due pagine sono scritte, il resto sono tutte completamente bianche”.
“Ma che razza di libro è allora?!” sbottò Jake guardando male l’oggetto in questione.
“Quello che a te avrebbe fatto piacere studiare a scuola” rise bastardo Robert beccandosi un occhiataccia dal mio migliore amico.
Presi il tomo fra le mani e lo aprii alla prima pagina, dove un’unica frase, faceva bella mostra di se,
Scritta in un elegante color grigio la scritta decantava:
“Non cercate di fare gli eroi,  tutti gli eroi muoiono. Ma che cosa vuol dire?” chiesi stralunata più a me stessa che ai presenti.
“Quello che sta a significare per certo ancora lo so, ma per lo stesso motivo sono dell’idea che questo libro nasconda qualcosa che a noi potrebbe servire. Vai alla seconda pagina c’è un post-it  con la traduzione fatta da me” mi ordinò Nassiri guardando le mie mani sul tomo.
Feci come mi era stato detto e inizia a leggere.
 
“Il dolore strazia il corpo, il primo passo del non morto .
Fuoco l’animo depura, il secondo passo è la tortura .
Il sangue rovesciato sul corpo deturpato, il filo non si spezza nella persona poco avvezza.
Terzo passo porta al quarto nella notte del misfatto.
Pazzo l’uomo che mai morto, dalle ceneri risorto.
Quinto il buio lo trattiene, il nulla scorre nelle vene.
Se al sesto vuoi arrivare, sangue nero rovesciare.
Settimo passo dopo il suono, muore l’ibrido, il non morto e l’uomo.
Ottavo una cantilena, diciannove tombe e luna piena.
Tombe colme di dolore nella notte del terrore.
Nono passo, giacciono tetri, mille corvi sotto i cedri.
Rotto il male vuol dormire, donna deve sol subire.
Diecimo il nome di nessuno, alla fine solo uno.
Undicesimo resterà, nella terra al di là.
Dodicesimo cade in fossa, sotto l’acqua solo ossa.
Tre le ancore da slegare se quattordicesimo vuol restare
L’uomo pazzo è rinchiuso, stolto umano l’ha deluso.
Diavolo menti, spezzi pensieri, giochi con mente e artigli neri.
Quindicesimo rapisce, il cadavere a stelle e strisce.
Sedicesimo non vede, ciò che il male forte chiede.
Diciassette è follia, occhi e cuore in agonia.
Mille lame spezzan vite, diciottesimo è il prim che uccide.
Diciannovesimo resta in vita, non c’è altra via d’uscita…”.
 
“Ok, questo è macabro persino per me” disse Robert rompendo il silenzio agghiacciante che era calato nella stanza dopo che ebbi pronunciato l’ultima rima.
Non riuscivo a capacitarmi di come parole tanto tetre fossero confluite in così poche righe. Ripassai a mente ciò che avevo appena letto e un senso di forte angoscia avvolse il mio cuore, avrei voluto prendere quel libro e ridurlo in pezzi così piccoli da rendere una follia la possibile ricomposizione da parte di qualcuno.
Non volevo assolutamente che i miei bambini, come tutti gli altri, fossero legati ad una cosa simile e cercai in Nassiri la conferma alle mie preghiere, ma non ebbi ciò che avrei voluto.  
“È scritto in una lingua molto antica e conosciuta davvero da pochi, viene chiamata Nahairij” spiegò la donna ormai divenuta un membro della nostra grande famiglia allargata.
“Io non capisco comunque cosa ti abbia portato a collegare Lilian a tutto questo?” chiesi già preoccupata dall’eventuale risposta.
“È solo una teoria, nulla di certo, quindi spero non prendiate le mie parole per oro colato. Per un gioco di associazioni ho creduto possibile che la ‘notte del misfatto’, potesse essere la notte in cui gli uomini del mio villaggio riuscirono a dar vita alla creatura assassina e la frase ‘il sangue rovesciato sul corpo deturpato’ me ne ha dato in qualche modo una conferma. Magari davvero allude al cadavere utilizzato per l’esperimento” disse mostrandoci con l’indice i passi della filastrocca.
“Continua” mormorò Robert assorto.
“‘Pazzo l’uomo che mai morto, dalle ceneri risorto’ può essere l’ennesima allusione alla pazzia che la creatura, il ‘mai morto dalle ceneri risorto’, ha dimostrato sterminando l’intero villaggio. ‘Il dolore strazia il corpo, il primo passo del non morto’,  la ferita che è stata inferta dall’homunculus a Nicholas ha in un certo senso straziato la sua schiena, quindi il corpo. La natura di Nick non può essere definita semplicemente con l’aggettivo ‘umana’ e quindi tirando le somme lui è un non morto, come tutti voi”.
Nel mio essere vampiro, tante emozioni amplificate si stavano scontrando fra loro in una battaglia dove a vincere sembrava esser la paura.
Semmai mi fosse stato concesso di tremare e piangere, probabilmente sarei stata ora scossa da forti convulsioni.
I miei angeli…
“‘Fuoco l’animo depura, il secondo è la tortura’. Lilian stava male e avvertiva un forte dolore fisico pur non avendo nulla di reale, sentiva un fuoco bruciarle dentro e la schiena dolere. Un dolore che le dilaniava l’animo e la torturava. Guarda caso proprio nello stesso punto in cui Nicholas era stato ferito e da qui la frase ‘ il filo non si spezza nella persona poco avvezza’. In questo caso il filo può essere inteso come il legame che unisce Lilian a Nicholas. Lilian per amore del ragazzo soffrirebbe al posto suo ed è forse quello che è successo. Pensateci, Nicholas è guarito troppo in fretta anche per uno della sua natura e come sono legati loro, possono esserlo anche gli altri” disse lasciandoci completamente scioccati.
Il discorso in un modo assai perverso, filava come l’olio.
“E noi cosa dovremmo fare a questo punto? Ferirne uno a caso e vedere chi tra gli altri stramazza a terra?” chiese Robert serio.
Quasi non mi strozzai con il veleno.
Ma cosa diamine gli saltava per la testa!
Ciò che aveva detto, anche solo pensato sarebbe stato orribile!
Gli scoccai un occhiata assassina e lui di tutta risposta alzò le mani in avanti.
“Continua Nassiri” la esortò Jake.
“’L’uomo pazzo è rinchiuso, stolto umano l’ha deluso’, in questo caso la frase può essere diretta a Sheiva, colui che venne rinchiuso per decisione del capo villaggio solo per aver predetto la fine di tutti noi”.
“Fino ad ora non può fare una piega il tuo discorso, ma come possiamo esserne sicuri? Ci sono altri indizi?” chiese Robert con un aria alquanto preoccupata.
E quando Robert iniziava a preoccuparsi allora la situazione era davvero tragica.
Oh povero mio cuore morto.
“Non sono riuscita a dedurre nient’altro poiché ogni frase sembra il destino di una persona a sé” rispose la donna sedendosi meglio.
“E se così fosse allora le persone sarebbero?” chiese Jake confuso.
La deduzione non era mai stata il suo punto di forza.
“Diciannove… come i passi?” chiesi io quasi in un sussurro.
Vidi Nassiri annuire in mia direzione.
“Si Isabella, credo proprio di si”.
Merda.
“Ok, ammettiamo per assurdo che questa filastrocca parli dei ragazzi, loro sono solo dodici!”.
“Non dimenticare che all’inizio dovevano esserne solo quattro, i tuoi figli. Nessuno ha tuttavia impedito al tempo di fare il suo corso o di far incontrare quattordici cacciatori diversi” rispose mettendomi definitivamente a tacere.
“Quindi se così fosse, voglio dire, se tutto questo fosse vero, i cacciatori in tutto sarebbero diciannove e questa filastrocca potrebbe in qualche modo indicarci il proseguo della leggenda. Giusto?” dedusse Robert critico.
“Esattamente. Non riesco a far al meno di pensare che questo libro sia una chiave di volta per noi. Tutte queste parole, non possono essere solo frutto di coincidenze”.
“Resta il problema ‘come esserne sicuri?’” disse Jake ora anch’egli con un cipiglio preoccupato ad increspargli la fronte.
“Dobbiamo aspettare che il destino si compia e cercare di andargli contro è l’unica soluzione che ora vedo possibile”.
“Aspettare che il destino si compia!? Nassiri come puoi anche solo pensare una cosa del genere?! Se questa maledetta filastrocca ha ragione, quei numeri sono i miei figli! I nostri ragazzi moriranno uno dopo l’altro!” urlai avvilita e sull’orlo di una crisi isterica.
Le braccia protettive di Robert si strinsero intorno a me in una morsa accogliente e rassicurante, pur tuttavia nulla avrebbe impedito in quel momento ad un cuore di mamma, di sentire dolore.
 
Edward…
 
Il suo nome illuminò la mia mente come un fulmine a ciel sereno.
In quel momento avvertivo il bisogno di averlo accanto come non lo avevo mai avvertito prima. E non perché fosse il padre dei miei figli, ma perché ero più che certa, fosse l’unica persona in grado di dividere il dolore con me.
Del resto lo aveva sempre fatto.
Dammi la forza Edward…
“Ai ragazzi non deve esser detto nulla riguardo tutta questa storia finché noi non ne  saremmo completamente sicuri. È fuori discussione che sulle loro spalle gravino ulteriori preoccupazioni, già quelle che hanno sono ingiuste. Nessuno ne farà parola o se la vedrà direttamente con me. Sono stata chiara?!” chiesi categorica.
Li vidi annuire vigorosamente e almeno per ora fui sicura che non mi avrebbero delusa.
 
POV NICHOLAS
 
“Questa viene chiamata noia mortale!” sbottò Daisy rompendo l’innaturale silenzio caduto in quella casa.
Alzai lo sguardo sulla mia bionda amica, giusto in tempo per vederla alzarsi e stendere i muscoli, fin troppo atrofizzati quella mattina per una come lei.
Era da due intere ore che ce ne stavamo rinchiusi in casa senza far niente, o quasi.
Clara almeno utilizzava il tempo a disposizione per studiare.
“Perché non facciamo qualcosa o che so parliamo del tempo? Giusto per sentire la voce di uno di voi! Mi mancano” continuò sarcastica alludendo alla poca voglia che stavamo dimostrando nel fare qualsiasi cosa.
“Perché non prendi esempio da Clara e studi?” chiese annoiata Aria rimirandosi le unghie laccate di rosso.
“Ti prego, per quello ho un’eternità a disposizione”.
“E un compito domani” disse Clara rimbeccando l’amica.
Risi.
“Oh finalmente le labbra di qualcuno si piegano in un qualcosa, mi andava bene anche se iniziavi a piangere, purchè lo facessi”.
“Daisy dovresti seriamente trovarti un hobbie”.
“Nicholas ti preferivo zitto” scimmiottò lei incrociando le braccia sotto al seno.
“Chissà quando tornano i gemelli” mormorò Cameron guardando fuori dalla finestra.
“Spero stia andando tutto per il meglio” disse Kein alzandosi dalla sedie e stendendosi sul divano.
Grande attività fisica devo dire.
“Si anche io sono preoccupata per loro” gli diede man forte Aria giocando con uno dei suoi anelli.
“Ma che preoccupato per loro! Io sono preoccupato per noi! Hai idea di cosa potrebbe farci fare una Lilian incacchiata?!” inorridì Daniel facendo scoppiare una fragorosa risata da parte di tutti.
“Mi sono venuti i brividi ragazzi” fece Kein spaventato.
“Nicholas per carità, semmai dovessi vedere qualcosa di strano nel suo umore, trattienila!” mi ordinò Grace portandosi teatralmente una mano alla fronte.
“Ehi perché proprio io?!” chiesi sentendomi già incastrato fino al collo.
“Mi domando perché dopo tanti decenni è ancora qui a chiedercelo” sbottò Clara facendo annuire gli altri.
“È un caso perso lascialo perdere” rispose Daisy melliflua.
“Guardate che sono ancora qui e vi sento!” dissi irritato alzando gli occhi al cielo.
“Oh scusa cocco” risposero in coro ridendo.
Donne!
“Lasciale perdere amico è ormai risaputo che non sono normali. Io invece ho un’altra idea”.
“Oh beh allora siamo messe bene” lo interruppe Daisy.
“Continua Daniel” disse il gemello ignorando la bionda.
 “Si, dicevo perché non fuggiamo ora che siamo ancora in tempo?!” propose con occhi a cuore.
“Perché il vostro incubo personale è già qui!” disse Lilian entrando in sala da pranzo.
Il respiro mi si mozzò nell’esatto momento in cui il mio sguardo si posò su di lei.
I capelli azzurri erano raccolti in una crocchia alta, il busto era fasciato da una semplice maglia bianca e una giacca attillata di pelle nera, lo stesso tessuto che fasciava le belle gambe.
Non portava il trucco come suo solito e quel delizioso rossore naturale sulle guance mi fece venir voglia di mordergliele.
Il mio cuore fece una capriola, o forse dieci?
Ma che importava!
“Lilian! Dolce musa del mio cuore non ci eravamo accorti del tuo splendente arrivo!”.
“Non ci provare Daniel non attacca” lo fulminò lei alzando contrariata un sopracciglio.
“Buongiorno a tutti” disse Anthony sbucando alle spalle della sorella seguito dalle altre due.
Mi trovai involontariamente a trattenere il respiro e da quello che potei udire, lo fecero anche tutti gli altri.
La reazione di Anthony dopo quell’incontro era sicuramente la più temuta da tutti.
Lilian poteva anche sfogare in una stressante e infinita seduta di shopping, ma lui?
“Oh finalmente un po’ di gossip. Allora ragazzi come è andata?!” chiese Daisy con nuovo ardore ignorando il fattore ‘gemello incazzato cacciatore avvisato’.
“Daisy un po’ di tatto e che cavolo!” la riprese Grace esasperata.
“Ma insomma quale tatto! Stiamo tutti morendo dalla voglia di sapere! E si faccia avanti chi osa affermare il contrario! ” minacciò con l’indice ognuno di noi ottenendo il silenzio come risposta.
Beh chi tace acconsente no?
“Non c’è niente da sapere ragazzi” disse Nessi gettandosi tra le braccia di Kein, o meglio, tra le braccia del divano gettando Kein sul pavimento.
“Sei un terremoto Nessie!” urlò contrariato il nostro amico massaggiandosi il sedere e la testa.
“Come sarebbe a dire ‘non c’è niente da dire’! ci siam svegliati che voi già non c’eravate! Siete stati quasi una giornata intera in casa Cullen e sperate di cavarvela con un ‘non c’è niente da dire?!”.
“Daisy calmati, ti saltano le coronarie” borbottò Ness stiracchiandosi.
“Come è andata ragazzi?” provò a chiedere nuovamente Clara, gentilmente.
“È stato strano, ma intenso” rispose Deliah vaga facendo letteralmente morire la povera Daisy.
“Più dettagli prego” rise Cameron.
“Sono successe cose che di certo non ci aspettavamo succedessero. Sono gentili con noi, sono simpatici e sembrano davvero una bella famiglia” continuò la gemella più piccola sedendosi sul tavolo della sala.
Se Bella l’avesse vista in quel momento sarebbe inorridita.
“Beh è grandioso no?!” esultò Grace contenta.
“No” disse secca Lilian facendomi preoccupare.
“Eh?” chiese stralunata la rossa.
“No non lo è. Noi siamo sempre stati abituati a pensare a loro come una famiglia di vampiri menefreghisti, lavativi e irresponsabili. Invece ora che abbiam parlato con loro è tutto diverso e questa cosa mi manda letteralmente ai matti!” disse portandosi le mani sulle tempie.
“Ma Lilian! Al mio paese se le cose sono molto meglio di ciò che ci si aspetta si è felici non confusi!!” disse Aria non capendo l’amica.
“Ma io sono felice!”.
“Ok, mi sono persa” sussurrò Clara stranita.
“Buon Dio ragazza! Sei felice o no?!" chiese Daisy cercando di tagliar corto.
“Lo siamo, ma allo stesso tempo no” rispose Anthony al posto della sorella.
“Ancora non trovo la strada” fece Clara ancor più stranita, piegando la testa di lato come un cagnolino.
“Semplicemente ci serve un po’ di tempo per abituarci all’idea che nelle nostre vite da oggi in poi ci saranno anche loro” sentenziò Renesmee aiutando i fratelli in difficoltà.
“Quindi li avete accettati?” chiese Kein dubbioso.
“In un certo senso si” rispose Deliah con un leggero sorriso ad incresparle le labbra.
“Tutti?” sottolineai io guardando Anthony.
“Tutti” confermò lui facendo una smorfia.
Capii che con quella specie di perdono, lui non avesse comunque chiuso il conto in sospeso con suo padre, ma ne fui felice lo stesso.
“E ora sanno tutto di voi?” chiese Clara.
“Quello di importante che c’è da sapere per ora lo sanno” rispose Renesmee alludendo sicuramente anche alla leggenda che ci vedeva protagonisti.
“E sono tutti simpatici e dolci?” chiese Aria con fare innocente.
“Esme, nostra nonna, è dolcissima. Emmett, nostro zio, è uno scimmione fastidioso ma divertente. Rosalie e Jasper, i nostri zii, sinceramente ancora siamo riusciti ad inquadrarli. Così come nostro nonno, Carlisle. Alice, nostra zia, è una pazza come Lilian!” elencò Deliah lasciandoci piacevolmente sorpresi.
“Oh no! Un’altra Lilian no vi prego! Al mondo ne basta una!” commentò Daniel disperandosi e prendendosi una bella scarpa in fronte.
Fortuna che non era con il tacco.
“E vostro padre?” chiese Cameron tranquillo.
“Lui è… interessante” rispose Rensmee portandosi una mano al mento, sicuramente per cercare il termine adatto a descriverlo.
“Interessante… per oggi ve la abboniamo ma non sarete così fortunati la prossima volta carini! Borbottò Daisy felice di aver avuto quantomeno la sua dose giornaliera di gossip.
“Rompete le righe soldati!” scherzò Grace venendo ascoltata nonostante tutto. Ognuno di noi tornò a fare ciò che gli pareva sotto il suo sguardo sorpreso e in realtà come darle torto, nessuno qui dentro faceva ciò che gli veniva chiesto.
Fui riportato alla realtà quando una testolina azzurra entrò nel mio raggio visivo e istintivamente sorrisi.
“Ehi” dissi dolcemente sorridendole.
“Ehi” rispose lei arricciando il nasino in modo decisamente grazioso.
“Sei felice?” le chiesi di getto accarezzandole una guancia.
La vidi arrossire e me ne compiacqui anche più del dovuto.
“L’ho chiamato istintivamente papà” mi confessò lasciandomi senza parole.
“Wow” dissi dopo un po’ per non fare la figura del completo idiota.
“Già… e lui ne è rimasto così contento che io mi son sentita bene con me stessa” disse guardando fuori dalla finestra con un leggero sorriso sulle labbra.
Parte del corpo che mi stava attirando con la stessa forza con la quale la forza di gravità mi teneva in piedi sulla terra.
“E sei felice solo per averlo reso felice?” chiesi sicuro della risposta.
“In realtà no” disse portando i suoi occhi nocciola nei miei.
“Lo sono perché nell'istante in cui quella parola è uscita dalle mie labbra, il mio cuore si è sentito finalmente in pace. Nick finalmente posso davvero chiamare qualcuno papà e posso farlo con quello vero” continuò sorridendo più apertamente ma sempre in modo incredulo.
“Sono molto felice per te Sissy” sussurrai baciandole la fronte.
La vidi chiudere gli occhi forse per bearsi del contatto fra noi proprio come stavo facendo io.
Avrei tanto voluto stringerla forte a me e baciarla davvero, ma in presenza di tutti quei chiacchieroni ficcanaso, non mi sembrava il caso... purtroppo.
“Ragazzi!”.
La voce di Isabella irruppe nella grande villa facendo sussultare tutti.
“Mamma” disse Lilian sorridendole.
Bella bloccandosi sul posto, passò in rassegna i volti di tutti e quattro i figli per poi sospirare.
“Non avete dato fuoco ad uno dei Cullen vero?” chiese lasciandoci di stucco.
“Ma cosa vai dicendo mamma!” sbottò indignata Deliah incrociando le braccia al petto offesa.
“Oh sia ringraziato il cielo!” sussurrò Isabella guardando il soffitto.
Era forse impazzita?
Beh ma tanto in questa famiglia, chi era sano?
 
 
Angolo Autrice u.u
Visto che brava?
Capitolo arrivato prestissimo u.u
Non parlo, a voi i commenti :)

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Capitolo 20
*** Chapter 19 ***


Chapter 19
 
POV ANTHONY
 
“Ragazzi questa è l’ultima volta che lo ripeterò!”.
Aglia.
“Svegliatevi IMMEDIATAMENTE!” urlò mamma dal piano di sotto come una forsennata.
Un odio profondo e alquanto viscerale verso la scuola, lentamente stava montando dentro  me.
“Non ne posso già più” borbottò Nessie entrando nella mia stanza e buttandosi a peso morto al mio fianco.
L’abbracciai stretta affondando il viso nei suoi capelli in cerca di buio, sperando vivamente di riuscire a riappisolarmi, anche solo per poco.
“NON COSTRINGETEMI A VENIRE DI SOPRA!” urlò nuovamente nostra madre, oggi sembrava una iena mestruata e isterica.
“Ma che le prende questa mattina?!” chiese Deliah entrando nella stanza con gli occhi ancora chiusi.
Per miracolo non andò a sbattere contro lo stipite della porta.
A volte eravamo davvero la vergogna dei vampiri…
Con il braccio libero l’afferrai per la mano quando fu nei pressi del letto e la feci stendere accanto a noi.
“Dio che sonno!” sbottò Ness infilando la testa sotto il cuscino di nostra sorella.
“Siamo sicuri che non abbia più il ciclo?!” chiese Lilian entrando in scena con occhi molto più svegli rispetto ai nostri e già vestita di tutto punto.
Telepatia gemellare, così la chiamavano.
E mamma aveva il ciclo, così si era stabilito.
“STO SALENDO!”.
“Siamo svegli mamma!” sentenziò di rimando Lily alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto.
Come un automa mi alzai spostando delicatamente le mie sorelle e arrancai stanco verso l’armadio.
Era proprio in questi momenti che odiavo anche il mio lato umano oltre all’istruzione.
“Ness, Dely vi conviene alzare le chiappe prima che a mamma venga qui e ve le faccia quadrate” disse poi lanciando ad ognuna di loro dei vestiti.
Pochi minuti dopo stavamo tutti dormendo sulla nostra colazione.
Quale gioia!
“Oggi ricomincia la scuola e spero non ci siano più interruzioni d’ora in poi. L’istruzione è una cosa seria!” disse nostra madre convinta.
La guardai scettico.
“Mamma sei seria?” chiese Deliah osservandola di sottecchi.
E per essere scettica la secchiona di casa…
“Certo che si, avere un lauto bagaglio culturale è sinonimo di grande ambizione e spiccata intelligenza”.
“Ma noi sappiamo già tutto quello che c’è da sapere mamma, abbiamo ottant’anni!” borbottò in disaccordo Renesmee.
“E poi rallegrati, sappiamo anche cosa significa lauto!” risi io guardando Nessi osservarmi perplessa.
Beh forse non tutti sapevano cosa significasse.
Ma tre su quattro era davvero un ottima percentuale!
“Potete averne anche duemila a testa per me non cambierebbe nulla, nella vita non si finisce mai di imparare. Quindi non peccate di presunzione e alzate i vostri bei sederini. Filate a scuola” sentenziò guardandoci uno alla volta.
Nessuno si mosse.
“SUBITO!” sbottò irritata battendo le mani un'unica volta, quella che bastò per farci saltar su in piedi e dirigere verso la porta.
“Despota!”.
“Isterica!”.
“Mestruata!”.
“Dittatrice!”.
“VI HO SENTITI! BUONA GIORNATA TESORI MIEI!”.
“Sto seriamente prendendo in considerazione l’idea di andare a vivere con Edward” sbuffò Ness battendo i piedi a terra impettita.
“Poi non potresti vivere sotto lo stesso tetto con Jake” dissi nonostante fossi alquanto propenso alla sua idea.
Meno pomiciamenti, Anthony felice.
“Con quello che conta! Non c’è mai in casa, ieri sera è andato a La Push e stamattina non era nel suo letto”.
Oh oh, aria di guai per il lupacchiotto.
“Buongiorno ragazzi!”.
Lasciando perdere la vita amorosa di nostra sorella per quel momento, alzammo lo sguardò verso la mano che Grace stava sventolando all’aria per farsi vedere, dietro di lei, tutti gli altri con occhi impastati dal sonno.
“Perché sei così piena d’energia?” chiese Lilian scompigliandole i capelli infuocati.
“Ho mangiato ventitré Pancake!” rispose Grace tutta soddisfatta facendoci uscire gli occhi fuori dalle orbite per la sorpresa e nel caso di Lilian, per il disgusto.
“Sei indescrivibile Grace!” risi io passandole un braccio intorno alle spalle e ricevendo in risposta un bacio con tanto di schiocco sulla guancia.
Sorrisi alla mia migliore amica mangiona.
Adoravo Grace sopra ogni cosa.
“Dovremmo muoverci ragazzi, siamo in ritardo” disse Clara iniziando a correre verso la foresta.
Fantastico, oggi neanche in macchina si andava a scuola!
 
“Questa storia deve finire! Non è possibile che io, Lilian Cullen, debba presentarmi a scuola senza auto e con i capelli fuori posto!” sbottò mia sorella nella sua fase cornacchia inviperita.
Ma le cornacchie potevano essere imviperite poi?
Bah.
“Sei bellissima comunque Lilian, non temere!” la prese in giro Aria alzando gli occhi al cielo.
Daniel si avvicinò alla ragazza portandole un braccio a cingerle le spalle, facendola arrossire fino all’ultima punta dei capelli.
“Ci muoviamo? C’è un gruppo di ragazze che aspetta paziente che io passi loro davanti” disse ammiccando in direzione delle suddette.
Vidi le sopracciglia di Aria corrugarsi così tanto, da sembrare un mono ciglio.
“E allora cosa aspetti” sibilò velenosa gettando il braccio di Daniel via dalle sue spalle davvero in malo modo.
Il gemello la guardò smarrito.
“Va da loro, non sia mai vedano un tuo arto sfiorare un’altra ragazza. Potrebbe venir loro un infarto! Deliah andiamo!” sentenziò facendo scattare mia sorella nella sua direzione e lasciandoci indietro nella sua camminata aggressiva verso l’istituto.
“Ma che ho fatto?!” chiese Daniel confuso ora più che mai.
“Amico, sarai anche affascinante ma nel tuo cervello i neuroni davvero non riescono a connettere fra loro” disse Nicholas affibbiandogli una pacca sulla spalla.
 
POV BELLA
 
Il modo migliore di una madre per non pensare alla sfiga perpetua dei suoi figli era distrarsi.
Ma se la suddetta madre era un vampiro con la mente formato famiglia come la si poteva mettere nome?
Accidentaccio a quel libro del cavolo!
Mi aveva reso isterica e sicuramente i ragazzi se ne erano accorti, ma cosa potevo farci?
Mamma chioccia dentro me scalpitava impazzita e di certo non potevo ignorare il suo insorgere.
Era parte di me.
“Sei una vampira bellissima, ma incredibilmente distratta. Non hai perso questa caratteristica e ne sono felice”.
Il cuore mi saltò letteralmente in gola.
Metaforicamente parlando.
“Non dovresti essere a scuola?” chiesi nel modo più freddo a me disponibile.
“Bell…Isabella, credi davvero che m’importi della scuola in questo momento?”.
“Non so cosa t’importi Edward, e ho smesso di interessarmene molto tempo fa” dissi per poi sorpassarlo.
Ci mancava solo che facessi ritardo a lavoro.
“Non puoi ignorarmi in eterno, lo sai anche tu questo Isabella”.
Perché mi chiamava così? Era irritante!
Anzi se non mi chiamava affatto era meglio.
Tuttavia…
“Se stai parlando dei nostri figli non vieterò né a te né a loro di avere contatti, ma questo non implica un contatto fra noi” sentenzia guardandolo per la prima volta.
Oro nell’oro.
“Se solo tu mi lasciassi spiegare…”.
“Non  hanno importanza le parole ora, l’avrebbero avuta forse tanto tempo fa, ma non ora, non per me” dissi secca, interrompendolo.
“Se avessi saputo prima di loro…e di te io avrei…”.
“Cosa? Avresti fatto cosa? Tornare indietro? Prenderti cura di loro? Sacrificare le tue distrazioni e la tua vita con un degna compagna per poter vivere con un umana e quattro mezzi vampiri pieni di problemi?” sibilai cattiva.
“I nostri figli per me non sarebbero mai stati un problema e non lo sono tutt’ora. Io li amo sopra ogni cosa e avendo avuto l’opportunità di parlare con loro ne ho preso ancor più consapevolezza. Sono fantastici! Anthony è forte e fiero, Deliah è delicata e tanto buona d’animo, Renesmee genuina e solare e Lilian un uragano di emozioni e un concentrato di energia. Io li amo Isabella!” disse con la voce più ferma che avessi mai udito.
Sentir parlare di loro in quel modo non solo mi resa la madre più fiera del mondo, ma fece tremare anche il mio cuore.
“Lilian mi ha chiamato papà sai?” continuò lasciandomi di stucco.
Questo non me lo aspettavo.
Ma ne ero felice, troppo.
“Certo, non rendendosene davvero conto, ma lo ha fatto. E credo sia stata l’emozione più bella di tutta la mia esistenza. Alla pari se non più forte di quello che provai e provo per te”.
Sobbalzai.
E lui ne approfittò.
“Io ti amo Bella. Ti amo da sempre e ti amerò per sempre. Puoi non credermi, puoi odiarmi, puoi uccidermi. Ma nulla, nulla cambierà una verità tanto radicata in me. Io ti amo” sentenziò fissandomi intensamente con quelle gemme onice.
Avevo amato quella pietra per lui.
“Non capisco dove tu voglia arrivare”.
“Probabilmente da nessuna parte, probabilmente ovunque se con te. Ma per ora, mi basta anche solo sapere che tu sappia”.
“Io non posso ignorare tutti questi anni e non ho neanche intenzione di farlo Edward” dissi brusca ferendolo.
Lo seppi nel momento io cui i suoi occhi divennero liquidi e intrisi di dolore.
Ti prego non guardarmi così…
Sorrise triste.
Non farlo…
“Non potevo aspettarmi altro. Ma sai, sono così orgoglioso di te e di ciò che sei diventata. Amavo la piccola ragazza che con passi incerti correva tra le mie braccia, il suo calore, i suoi occhi cioccolato fuso, le manine morbide e piccole pronte a stringere le mie, quelle di un abominio. Poi però… ti ho rivista, ed eri una donna. La donna più bella che avessi mai visto in vita mia e che probabilmente non avrò più occasione di vedere in nessuna altro luogo, né universo, né mondo parallelo. Le mie certezze da allora si sono incrinate come una foglia in balia del vento invernale. Tu non potevi essere un abominio della natura Bella, per quanto la nostra vita ora sia la stessa, tu non puoi essere un abominio.
Sei una donna che è stata in grado di crescere da sola quattro meravigliosi ragazzi e hai affrontato altrettanto sola tutti i loro problemi senza mai perdere te stessa. Sei forte, gentile e fredda al contempo. Doti che ti rendono completa e ai miei occhi ancor più irraggiungibile. Ma stammi bene a sentire Isabella Marie Swan. Fin quando io avrò vita, non passerà giorno senza che io cerchi di riprenderti. Tu sei mia. Chiamami egoista, chiamami possessivo, dimmi che non mi vuoi. Ma tu sei mia e io ti riporterò da me, dovessi uccidere il mondo intero!”.
Sbarrai gli occhi nonostante mi fossi prefissata di mantenere una maschera di algida freddezza.
Tutte le parole appena pronunciate vorticavano nella mia mente a velocità impressionante lasciandomi senza fiato.
Quegli occhi in cui ora vi si leggeva solo una bruciante determinazione mi destabilizzarono sino all’inverosimile.
Perché ora Edward… cosa vuoi da me?
Cosa pretendi dal mio cuore ferito che non batte se non pe te?
“E sarò capace di conquistare i miei figli. Loro sono con te, la cosa più preziosa di questo mondo per me. Sono la ragione di ogni mio sorriso in queste ultime settimane, le mia ancore di salvezza e tutto ciò che abbia sempre sognato. Li amo e li voglio per sempre!”.
Indietreggiai colpita da tanta forza.
“Io devo andare a lavoro”.
Brava Isabella, un uscita davvero consona e intelligente.
Complimenti, un applauso a te!
Sorrise.
Perché diavolo sorrideva ora?
“Va bene, sfuggimi pure piccola tigre, ma io tornerò sappilo” disse sparendo poi dalla mia vista.
Mi lasciai incantare dalla sua figura che alla velocità del suono, sparì nella foresta.
OH MISERIACCIA!
 
POV EDWARD

 
Lo avevo fatto, avevo vuotato il sacco e ora stavo meglio.
Credevo di non riuscire minimamente a scalfire la nuova Bella, ma quando i suoi deliziosi occhi si erano dilatati e aveva fatto incerta qualche passo indietro, avevo capito che in qualche modo le mie parole le erano arrivate forti.
Questo mi faceva sperare in positivo.
Avrei distrutto quella corazza composta e me la sarei ripresa.
Bella era mia, e lo sarebbe stata per sempre.
Non era più una questione di priorità, la sua felicità ovviamente era sempre al primo posto, ma avevo smesso ormai di autocommiserarmi e di struggermi in una vita dove lei non era contemplata.
Basta così.
Sarebbe tornata fra le mie braccia, fosse stata l’ultima cosa che avessi fatto in questa imperfetta vita.
Arrivai a scuola per l’ora di pranzo, ma non me ne curai.
Ora avevo solo bisogno di vedere i loro occhi, gli occhi dei miei quattro pazzi gemelli.
Un sorriso dolce si formò autonomamente sulle mie labbra.
Quando si parlava di loro o semplicemente venivano nominati da uno dei miei familiari, succedeva sempre così.
In una giornata come quella, dove sole non ce n’era ma fuori si stava discretamente bene nonostante il mese invernale, gli studenti erano affluiti sulle panchine del parcheggio schiamazzando a più non posso.
Pensieri di ogni tipo schiaffeggiarono la mia mente orami tropo tramortita dagli anni.
Per ironia della sorte i pensieri di colore che mi stavano a cuore, erano anche gli unici ad essermi preclusi.
Decisi così di affilare l’udito e trovare le loro voci.
Le avrei riconosciute fra mille.
“Sissi dovresti seriamente smetterla di saltare educazione fisica o il professor Boffs ti ammazza”.
“Cosa credi che me ne importi, io non faccio quegli stupidi allenamenti con quelle stupide cheerleader che credono di muoversi bene quando sembrano solo papere affogate nel Whisky”
Vidi il ragazzo sospirare esasperato per poi abbassarsi all’altezza di mia figlia e poggiare la fronte contro la sua.
Quello era Nicholas, il ragazzo ferito.
“Come devo fare con te?” sussurrò piano chiudendo gli occhi.
Vidi il volto di mia figlia passare dal rosato al rosso intenso.
“Non puoi…non puoi far nulla…credo” rispose incerta.
Sentii chiaramente il suo cuore tamburellare ad una velocità assurda e per un istante quel suono si mischiò ad uno passato.
Lo stesso per cui la mia vita aveva un senso.
“Il tuo cuore batte forte” rise piano il ragazzo aprendo gli occhi e fissandola nello stesso modo in cui io guardavo e guardo ancora la madre.
Lo riconobbi subito quello sguardo.
Era lo stesso per cui sarei rimasto a digiuno per anni solo per lei, avrei spostato mondi per lei, portatole la luna, il sole e le stelle se solo avesse voluto.
Era lo sguardo di colui che avrebbe affidato mille e mille volte la sua vita nelle mani di quella piccola donna, nonostante tali mani potessero essere le più irresponsabili del mondo.
“Chissà perché” rispose Lilian portando una sua manina sulla guancia del ragazzo.
La risata di quel Nicholas, riempì l’aria di un sentimento nuovo, prima che una sua mano venisse posizionata possessiva sulla schiena di mia figlia e le sue labbra andassero a poggiarsi su quella di Lilian.
Assassino.
Quella parola si piantò nel mio cervello come trapanata con forza e io inizia ad agitarmi.
Quello era l’assassino! Oddio l’assassino aveva le mani su mia figlia, le labbra su mia figlia e mia figlia, quella folle lo stringeva pure.
“Lilian!”.
Mi resi conto solo dopo di aver urlato il suo nome per davvero.
“Pa…ehm…Edward?” chiese lei stranita e oltremodo imbarazzata.
Il ragazzo invece dal canto suo, le circondò le spalle e mi sfidò on lo sguardo.
Che faccia di bronzo.
Guardai scettico quella mano posata possessiva sulla spalla di mia figlia e un moto di gelosia acuta mi pervase.
“Dio ho bisogno di fare del sano sesso con Jak…Oh porca miseria!” sbottò Renesmee accorgendosi della mia presenza.
Lei aveva bisogno di far cosa?!
“Ehm Edward cosa ci fai qui?” chiese con un sorrisetto nervoso lanciando occhiate incenerirtici verso la sorella probabilmente per non averla avvertita della mia presenza.
Mia figlia faceva sesso con un licantropo?
Dio voglio morire adesso.
Una con un assassino.
L’altra con un licantropo.
Datemi una flebo.
“Dicevo… la conoscete quella canzone che fa ‘Ho bisogno di fare del sano sesso Dioooo, ho bisogno di fare del sano sesso con Jacobbeeee’”.
La sorella la guardò scettica mentre Nicholas tentò in tutti i modi di trattenere le risate.
“Ora Jacob lo chiami Jacobbe? E ti prego Renesme, uno, non cantare. Due, evita questi commenti a ora di pranzo se non vuoi farmi fare il digiuno universale!” sbottò Anthony entrando nella discussione e accorgendosi subito dopo della mia presenza.
Mi osservò, non mi sorrise, non mi parlò, né fece altro.
Però non mi aveva neanche incenerito e questo era davvero un buon passo avanti.
Renesmee invece mi guardava distratta aspettandosi una chissà quale reazione.
Oh tesoro di papà, meglio che io stia zitto se non vuoi che faccia una strage di massa avanti ai tuoi occhi, iniziando da quel lupo spelacchiato.
Che nervi.
“Oh siete tutti qui” disse Deliah arrivando nel parcheggio accompagnata dai due gemelli e dalla ragazza dai capelli rosso fuoco.
Quando i suoi occhi si posarono su di me un sorriso sincero si spiegò sulle sue labbra del tutto identiche a quelle della madre.
La somiglianza tra le gemelle era impressionante, se non fossi un vampiro e non fossi loro padre, le avrei confuse a vita.
Eppure ora ero capace di cogliere ogni loro minima differenza l’una dall’altra, e chissà quante altre ce n’erano ancora da scoprire.  
“Che cosa succede qui?” chiese uno dei gemelli biondi, Kein se non sbaglio.
Mi guardò con occhio critico per poi posizionarsi esattamente alle spalle di mia figlia.
Ma che avevano questi ragazzi?!
Dovevamo fare una chiacchierata padre-pretendenti del caspio!
Io vi disintegro, quelle sono le MIE bambine!
Bambine!
“Nessi ha specificato di voler far sesso con Jake, per gli amici Jacobbe, dinanzi a papà” fece spallucce Lilian raccontando il tutto melliflua.
Venni scosso da brividi di disgusto mentre la gemella in questione prese fuoco e Deliah pure.
“Ness!”.
“Non sapevo ci fosse anche lui!”.
“E credo che il problema sia anche il fatto che io abbia baciato sua figlia, vero?” chiese sfacciato Nicholas facendo bloccare tutti.
Gli occhi di ogni singolo presente divennero formato padella.
Evidentemente quella era una bomba fresca di giornata.
A prendere il colore di un pomodoro maturo fu ora Lilian che cercò presto gli occhi di Nicholas.
Non li trovò poiché erano piantati nei miei, ma la mano del ragazzo corse al suo fianco.
“TU COSA?! VOI COSA?!” urlò la rossa allibita.
“Ehi, quella è mia sorella!” sbottò Anthony ricevendo la mia più totale ammirazione.
“Il problema è forse il mio passato signor Cullen?” chiese Nicholas ignorando mio figlio e chiunque altro gli avesse rivolto la parola.
Solo la mano che accarezzava rassicurante la pelle di mia figlia, tradiva la preoccupazione nei suoi confronti.
“Tu eri un assassino” dissi come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“E chi non lo è qui in mezzo!” fece l’altro gemello, Daniel, alzando le spalle.
“Anche io lo sono” disse risoluta Lilian fissandomi glaciale.
“E se non riesci ad accettarlo non credo siano problemi miei” sentenziò fredda e calcolatrice prima di prendere la mano con cui il ragazzo la stava accarezzando e andar via.
 
POV ANTHONY
 
Che alcova di matti!
Ma perché non faceva in tempo ad aggiustarsi una cosa che subito se ne distruggevano altre mille?!
“Accidenti!” dissi gettandomi all’indietro verso un albero.
“Ahi”.
“Dio, scusami io non…”
 
Angolo autriceee.
Scusate il ritardo ma mia madre ha iniziato a fare le chemio ed è un po’ un macello.
Spero il capitolo non vi abbia delusi e alla prossima con molte novità Spero il capitolo non vi abbia delusi e alla prossima con molte novità ♥
 
 
 
 

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Capitolo 21
*** AVVISO!! ***


Salve a tutti bellissime donzelle e baldi giovanotti!
No, non sono morta..
Questo avviso è per informarvi che la storia continuerà la sua normale stesura e pubblicazione a settembre, subito dopo le vacanze. 
E' stato un anno faticoso per me e pur di non scrivere min***ate, preferisco prendere una pausa.
Buona vacanze a tutti e divertitevi!

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Capitolo 22
*** Chapter 20 ***


Chapter 20
 
 
POV ANTHONY
Il detto “quando il buongiorno si vede dal mattino” è stato infallibile per secoli e secoli.
Poi arrivo io, credo di essere bello e di scampare alla funesta ira di questo detto ma, faccio solo una gran figura di merda.
Preso com’ero dall’osservare la situazione venutasi a creare nel cortile scolastico tra Lilian, Nicholas e  papà Cullen, non mi ero reso conto della ragazza dietro di me.
Pessima mossa.
“Dio, scusami non ti avevo vista!” mi affannai a dire rimanendo a guardare fermo come un coglione, la studentessa che con non poca mal grazia avevo scaraventato nel fango melmoso davanti a tutti.
Bravo Anthony, giorni e giorni ti ci sono voluti per costruire l’immagine da duro davanti ad Edward e ti basta un gesto per vanificare ogni tuo sforzo.
Ottimo.
“Beh nemmeno io ti avevo visto, ma sai campione se mi aiutassi sarebbe davvero gradito” disse cercando di alzarsi più volte ma scivolando sul terriccio bagnato altrettante.
Ci misi un po’ di tempo a connettere lo ammetto, ma appena i miei neuroni fecero rotta di collisione fra loro, decisi finalmente di darle una mano.
“Mi dispiace davvero, non ti avevo vista”.
“Lo hai già detto” constatò lei con un mezzo sorriso del tutto diverso da quello omicida che mi avrebbe riservato Lilian se solo, Dio grazie per avermi scansato dalla sua ira, fosse stata al posto della vittima qui presente.
“Oh vero, scusa” dissi nuovamente grattandomi il capo con fare molto imbarazzato.
Sentivo lo sguardo di Edward perforarmi la schiena.
Dio che odio verso me stesso.
P.s. Oggi il comandamento ‘non nominare il nome di Dio invano’ lo sto rispettando alla grande.
Se avessi potuto mi sarei preso a calci nel culo da solo o avrei chiesto a Ness, ero sicuro che non si sarebbe lamentata, la mia dolce gemellina.
“Anche questo lo hai già detto” sorrise la ragazza in uno sbuffo districando i capelli castani ora appiccicati dal fango.
Congratulazioni Anthony, un’altra delle tue uscite geniali e riceverai il premio Nobel per la loquacità!
“Ehm…”.
Premio vinto!
“Sei sempre così logorroico?” chiese guardando il mio petto, cosa che mise me ancor più in difficoltà.
Sfacciata? Abbastanza.
“Di solito si” risposi secco cercando di sbarazzarmi di lei.
Non ero mai stato arrogante o cattivo con il gentil sesso, per come mi aveva educato la mamma e per un mio personale codice etico, sarebbe stato impossibile il contrario.
Ma in una situazione come quella in cui mi ero venuto a trovare, diversamente non riuscii a fare.
“Beh allora i tuoi amici saranno davvero felici di conversare con te” rise leggermente battendo le mani sui jeans infangati e volgendo lo sguardo verso i presenti alle mie spalle.
Udii risatine mascherate davvero molto male da colpi di tosse, altre invece non mascherate affatto.
“Credo che quelle macchie non verranno via solo con le mani sai? Mi dispiace tanto” dissi cercando di ignorare la mia dolcissima famiglia e dirottare l’attenzione della sconosciuta su altro.
Ci mancava solo che capisse quanto i tizi dietro di me fossero strani.
E non ci voleva poi molto!
Tra l’altro mi dispiaceva davvero, con quattro donne in giro per casa e molte altre a fare da contorno nella mia vita, avevo pur imparato la sacralità del vestiario e la megalomania ossessivo compulsiva nel voler essere sempre al meglio.
La ragazza fece un sorriso tirato e parve incupirsi.
“Non è un problema, magari per una volta noteranno qualcosa di diverso”.
Ok, ora due erano le cose: o io di primo mattino non riesco proprio a connettere i neuroni, o la ragazza formula frasi ambigue dalla dubbia facilità comprensiva.
“Perdonami ma non ti seguo”.
“Davvero non lo hai notato? Vivi su un altro pianeta?” mi schernì quasi offesa, come se si sentisse presa in giro.
Panico.
“Continuo davvero a non seguirti”.
Tutte a me!
“Anthony…” chiamò incerto mio pad…Edward alle mie spalle.
Non molto allegramente e senza neanche preoccuparmi di nasconderlo, voltai lo sguardo verso il viso dell’uomo.
 Lo vidi indicare la sconosciuta e poi toccare i propri occhi.
Cosa!? Gli era entrata la polvere negli occhi e voleva che gliela togliessi? Beh paparino scordatelo!
“Ma è stupido?” sentii sussurrare Renesmee alla mia destra ad un interlocutore sconosciuto.
Edward nel contempo continuava a guardarmi allucinato e fu così che l’illuminazione arrivò.
OH CAZZO.
“Sono cieca” sentenziò piatta sorridendo mellifluamente.
“Allora io sono un cretino” risposi prontamente fregandomene della figura barbina che io solo mi stavo facendo fare.
“Beh, se ti fa piacere sentirtelo dire anche da me, va bene, sei un cretino” rise lei come se niente fosse successo.
“Io, mi dispiace davvero, non mi ero reso conto che…”.
Venni bloccato da un suo dito sulle mie labbra.
“Non importa, forse sei l’unico che nota altro, che riesca a vedere al di la di ciò che è semplice e ovvio constatare. Non è una cosa cattiva”.
“In realtà dolcezza, anche io avevo notato il tuo bellissimo incarnato” attaccò prontamente Daniel già dimentico dell’incazzatura di Aria, tornando a fare il solito marpione.
La ragazza rise.
“Mi chiamo Demetria Tomilson” sorrise gentile lei come se Daniel non avesse proprio aperto becco, perché di becco si parlava, allungando la mano dinanzi a lei, verso di me.
“Io sono Anthony Cullen” risposi prendendola fra la mia e stringendola leggermente.
Leggera fu la stretta, ma non lo fu la scarica elettrica che sentii invadere il mio corpo.
Lasciai la mano scottato e la guardai stranito.
Demetria invece fece un sorriso sinistro.
“Beh ora io devo proprio andare, è stato un piacere Cullen”.
Non risposi.
Non appena Demetria iniziò ad allontanarsi da noi per poi scomparire nell’edificio di mattoni rossi mi resi conto di un peso attaccato al mio braccio sinistro.
Volsi lo sguardo verso mia sorella modalità piovra.
“Nessie staccati dal mio braccio”.
“Quanto sei coglione da uno a cento?” rise lei facendomi sentire ancora più stupido e in imbarazzo.
Cosa avrebbe pensato ora Edward di me?
Un momento, ma cosa me ne fregava?!
Io potevo fare quello che volevo, quando volevo e come volevo.
Lui o il suo parere non contavano nulla!
Nulla!
“Andiamo a lezione!” sentenziai freddo scaraventando mia sorella tra le braccia di Kein e marciando verso l’edificio a passo di carica.
“Ha il ciclo, come la mamma”.
 
POV NICHOLAS
 
“Lilian forse dovresti andare più lentamente se non vuoi che la tua ira investa qualcuno” sospirai tenendo senza problemi il passo della ragazza che, come un tornado, correva a passo spedito dinanzi a me.
“ Non riesco a crederci! Ti ha dato dell’assassino!” sbottò spiattellando un povero ragazzo contro gli armadietti.
Il tipo non riuscì a capire se fosse prioritario il dolore alla schiena o la felicità di essere stato spiaccicato contro una parete dalla bellissima Lilian Cullen.
Chiesi lui scusa con lo sguardo in ogni caso.
“Ma è quello che sono Lils e abbassa la voce quando dici certe cose, non mi va di finire in prigione”.
Per tutta risposta accelerò ancora di più il passo.
Sapendo che con quel suo modo di fare, non avrei cavato alcun ragno dal buco decisi di passare alle maniere forti.
A velocità vampira, facendo attenzione a che nessuno badasse a noi in quel momento, afferrai Lilian per le spalle e la condussi nello sgabuzzino dei bidelli chiudendo a chiave, la porta alle nostre spalle.
Appena resasi conto di ciò che effettivamente era successo l’espressione della mia compagna passò da arrabbiato, a frustrato, a incazzato fino ad arrivare all’inorridito.
“Nello sgabuzzino!? Sei serio!? Questo posto puzza di germi!” urlò inviperita.
Le tappai la boccuccia rosea con la mano destra, facendole segno con la sinistra di fare silenzio.
“Ti prego piccola, promettimi che non urlerai ed io toglierò la mano” le sussurrai trattenendo le risate.
Sapevo benissimo cosa quegli occhi di fuoco stessero celando, anzi preannunciando.
La mia morte era ormai imminente.
Ma almeno, sarebbe avvenuta per mano di una Dea, la settimana scorsa stava per andarmi decisamente peggio.
La sentii rilassarsi e solo allora, dopo una manciata di minuti, decisi di lasciarla andare.
“Non ti uccido ora solo perché siamo isolati da tutti, sai quanto mi piace essere teatrale” sibilò satanica non sorridendo per nulla.
Un brivido mi percorse la schiena.
Effettivamente non era famosa per la discrezione nell’uccidere.
Sissi tendeva ad essere sempre un tantino sopra le righe quando si trattava di marcare la linea che rendeva lei comandante e noi sottomessi.
“Va bene, però se tu potessi uccidermi con i capelli sciolti te ne sarei grato” sussurrai al suo orecchio facendola chiaramente, e con mio sommo piacere, rabbrividire.
“Perché con i capelli sciolti!?” chiese tenendo ancora in alto il suo orgoglio di donna ferito e incazzato.
“Non immagini nemmeno quanto tu possa essere sexy quando uccidi al naturale” le soffiai nell’orecchio ora, facendola arrossire.
Mi spinse leggermente lontano da lei a disagio.
“Smettila stupido!” sentenziò trattenendo un sorriso.
Finalmente.
“Ora che ti sei calmata, si spera, potremmo ragionare su quello che è appena successo da persone civili?” le chiesi alzando entrambe le mani in segno di pace e poi di resa quando rividi le sue iridi infuocarsi.
“Ti prego…”.
“Cosa ci sarà mai da discutere!? Mio padre…”.
“Che ha appena scoperto di avere quattro figli” aggiunsi io interrompendola.
“Ha sentito Nessie dire…”.
“Ho voglia di fare del sano sesso con Jacob”.
“Un ragazzo che lui già conosceva in passato…”.
“Che aveva cercato di soffiargli tua madre e che a conti fatti dovrebbe avere cento anni e passa” sorrisi io interrompendola di nuovo.
“Poi ha visto noi due…”
“Baciarci” sorrisi.
“E constatare che…”.
“L’altra sua bambina flirta con un assassino seriale” dissi ovviamente.
“Si ma lui non poteva permettersi di…”.
“Fare il padre e preoccuparsi per la vita di sua figlia, no no”.
“Senti un po’ tu, ma da che parte stai!?” sbottò ormai con le spalle al muro.
Sapevo di averla in pugno.
 
 
 
POV EDWARD
 
In una sola mattina ero stato capace di parlare con Bella senza ottenere risultati sperati, far arrabbiare Lilian a causa di una gelosia potente nata in me dopo aver visto la faccia di bronzo del Killer e allontanare di nuovo Anthony.
La vita del padre era dura, certo, ma non mi aspettavo così tanto.
Vedere le mani del ricciolino sulla mia bambina mi aveva scaraventato in uno stato di ansia e tristezza al contempo.
Tristezza perché avevo già perso la vita sentimentale di Renesmee con il cane e ora mi ero accorto di aver perso anche la sua.
Ansia per ovvie ragioni, ma la prima e forse anche quella che le spiegava tutte era il suo passato.
Insomma un assassino è pur sempre un assassino.
Anche io ho ucciso e continuerei volentieri a farlo se avessi quel Robert, il sacco di pulci e Terminator dinanzi, ma la mia bambina meritava di meglio! No!?
Avrei tanto voluto avere più tempo…
In ogni caso, dopo lo strano episodio avvenuto in cortile, non avevo avuto nessun’ora scolastica in comune con uno dei gemelli accontentandomi di tenere sotto controllo le menti di tutti coloro che avevano parlato con uno di loro o li aveva anche solo visti.
Potevo sembrare paranoico ma per ora era l’unico modo a mia disposizione per capire qualcosa delle loro vite.
Finalmente poi, alla terza ora le mie preghiere furono esaudite da chissà quale dio che ancora non mi aveva rinnegato.
Vidi varcare la soglia dell’aula di inglese ( materia che da allora avrei amato tanto) da Renesmee, Deliah e Grace.
La stanza era ancora semi vuota ma nonostante tutto la mia piccola Ren venne a sedersi al mio fianco mentre le altre due prendevano posto in quello dinanzi.
“Ciao” sorrise gioviale.
Rimasi incantato.
Bellissima.
Ecco cos’era.
“Ciao Renesmee” sorrisi di rimando per poi accarezzare la mano di Deliah appoggiata sul mio banco.
“Ciao papà” sussurrò piano riempendomi il cuore di gioia.
Mi aveva chiamato papà anche lei.
Non riuscivo a crederci.
“Signor Cullen” mi apostrofò l’altra ragazza con la mano.
“Ciao Grace” sorrisi cordialmente troppo felice per poter far altro.
Sentii una testolina poggiarsi contro la mia spalla e una cascata di capelli bronzei solleticarmi il braccio.
“Se mamma non la smette di svegliarci urlando giuro che le recido le corde vocali” sbadigliò facendomi ridere.
Non riuscivo proprio ad immaginare Bella così, ma solo sentirne parlare era aria per i miei polmoni morti.
Erano informazioni, erano vita, erano momenti che avrei voluto passare con loro e che speravo sarebbero arrivati  presto.
Posai un bacio sul capo di mia figlia e lei lo prese come un invito ad accoccolarsi meglio contro di me.
“Se non stai attenta a quello che fai, le voci gireranno presto Ness” disse Grace facendoci  cadere tutti dalle nuvole.
“Eh?” sbadigliò ancora una volta Renesmee.
“Edward Cullen e Renesmee Black, nuova coppia dell’anno” rise Grace capendo l’assurdità della questione semmai si fosse davvero divulgata un pettegolezzo del genere.
“Oh beh, sarebbe solo invidia la loro, è figo e anche comodo, cosa vorrebbe una ragazza di più dalla vita” rispose con non chalance.
“Forse stare lontana mille miglia anche solo dall’idea di uscire con il proprio padre?” chiesi io consapevole di quanto gli adolescenti odierni facessero fatica a farsi vedere in giro con un genitore.
“Ehm, dimentichi che il mio genitore ha la mia stessa età fisica e gli addominali scolpiti da far paura” rispose di sana pianta facendomi ridere.
Vidi Grace pensarci su e poi alzare le spalle.
“Mica ha tutti i torti”.
Il suono di una melodiosa risata fece posare i miei occhi sull’altra piccola Cullen.
Deliah guardava la sorella scuotendo la testa e le sue deliziose labbra rosee erano rivolte all’insù.
Quanto era bella la mia bambina.
Frettolosamente vidi entrare anche Nicholas nell’aula e il mio corpo si irrigidii di colpo facendo mugolare di disapprovazione Ren.
Le carezzai i capelli in segno di scusa tenendo i miei occhi fissi sulla figura dell’uomo e successivamente, una volta accortosi di noi, nei suoi.
Oro contro blu.
Blu contro oro.
Lo avrei disintegrato volentieri, lui e quella sua faccia da schiaffi.
Lo vidi avanzare verso di noi e sedersi sul banco di Deliah.
Ora non mi guardava più.
“Allora, il Gorbaciov si è calmato?” chiese Grace facendo sicuramente riferimento alla mia Lilian.
Avrei dovuto in qualche modo riconquistarla e anche alla svelta.
“Direi che potrebbe ancora fare qualche vittima, la giudicherei ancora potenzialmente pericolosa” rispose lui sorridendo pacifico.
Lilian avrebbe davvero ucciso qualcuno solo per nervosismo?
No, ma che andavo a pensare!
Però effettivamente non la conoscevo così bene…
Mi sarei forse dovuto preoccupare di correre da mia figlia e salvarle la coscienza e la fedina penale?
“Quella ragazza è impossibile! Bella deve aver sbagliato latte quando era neonata” disse Grace riavviando la folta ed indomabile chioma.
“Si calmerà presto, vedrete” sospirò Deliah gentile.
Un angelo.
“Ah lo spero, sennò chi la sopporta stasera a casa! Tra lei e mamma ciclata non so chi sia peggio oggi” sbuffò Renesmee mettendosi dritta e sbuffando nuovamente.
“Io dico Anthony” sentenziò Terminator.
Attirò subito la mia attenzione.
Renesmee sporse la sua mano verso la guancia del ragazzo che dal canto suo l’accetto di buon grado.
Il suo potere…
Che cosa affascinante.
“Beh, si è rincoglionito Anthony, ed io non c’ero. Stupendo!” borbottò il ragazzo ora sicuramente al corrente di ciò che quella mattina era successo dopo la sua uscita di scena.
“Avete visto come Demetria lo abbia messo in difficoltà? Non so voi ma quella ragazza mi puzza di strano” sussurrò Deliah.
Ora non so come prendere la situazione ma, se Deliah, ragazza dolcissima e premurosa verso tutti, fa cattivi pensieri su una persona, si sta scatenando l’apocalisse o cosa?
“Credete che lei…”
 
 
Angolo Autrice:
Beh cosa dire, perdono.
Sono mancata davvero per tanto tempo ma ho avuto i miei, purtroppo, buoni motivi.
Sono successe tante cose in questo periodo tanto lungo e la maggior parte non sono state assolutamente belle.
Credo però che dopo un tunnel tanto lungo, la luce in qualche modo debba sempre sbucare.
E forse anche la mia è venuta fuori.
Il capitolo è introduttivo ad una seconda fase della storia.
Spero vi sia piaciuto.
Al prossimo appuntamento, molto presto, promesso.
Vostra Lilian ♥
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                             
                                                                                                                                      

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