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di scbiebersloveg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buongiorno raggio di sole! ***
Capitolo 2: *** La ragazza di Justin ***
Capitolo 3: *** Signorina Johnson! ***
Capitolo 4: *** Cheerleader ***
Capitolo 5: *** Lasciami spiegare! ***
Capitolo 6: *** Battaglie ***
Capitolo 7: *** Villa Carter ***
Capitolo 8: *** Jella bitches! ***
Capitolo 9: *** Account! ***
Capitolo 10: *** Rose ***
Capitolo 11: *** Se ne sono andati ***
Capitolo 12: *** Sorpresa sorpresa ***
Capitolo 13: *** Posso avere un ultimo bacio? ***
Capitolo 14: *** Principessa ***
Capitolo 15: *** Non mi arrenderò facilmente ***
Capitolo 16: *** Bel culo piccola ***
Capitolo 17: *** Non aspettarti che io ti baci ***
Capitolo 18: *** Lasciami idiota! ***
Capitolo 19: *** Sei un elefante ***
Capitolo 20: *** Love me ***
Capitolo 21: *** Grazie prego ciao ***
Capitolo 22: *** Idee ***
Capitolo 23: *** Sei mio ***
Capitolo 24: *** Ti amo ***
Capitolo 25: *** Basket ***
Capitolo 26: *** Buongiorno sorellina ***
Capitolo 27: *** Gelosia ***
Capitolo 28: *** Sei un po' rossa ***
Capitolo 29: *** Ragazzo moro ***



Capitolo 1
*** Buongiorno raggio di sole! ***


Stranamente ero di buon umore quella mattina nonostante fosse il primo giorno di scuola, scesi in cucina con la borsa sulla spalla destra mentre canticchiavo un canzoncina di cui nemmeno ricordavo le parole.
Sentii il telefono vibrare nella tasca posteriore dei miei jeans, aprii il messaggio di Elysabeth

Da: Sistah
Buongiorno raggio di sole! 
Pronta per il primo giorno di scuola? Scendi stronzetta sono qui fuori.

Sorrisi leggendo il messaggio “Io vado a scuola!” salutai velocemente i miei genitori e uscii di casa.

Elysabeth mi aspettava nella sua decappottabile rossa –scelta accuratamente per non dare nell’occhio- d’avanti al cancello del vialetto di casa.

“Buongiorno bellissima!” esclamai sorridendo mentre entravo in macchina

“Ellen!” mi saltò addosso

“Ely, ci siamo viste ieri e poi mi stai soffocando” ridacchiai e lei sciolse l’abbraccio, ci squadrammo a vicenda per poi annuire soddisfatte del nostro abbigliamento

“Sei perfetta, ah e devi prestarmi questa maglietta” ridacchiai guardando la mia maglietta

“Si El ti presterò la mia maglietta” alzai gli occhi al cielo

“Comunque anche tu sei fantastica, ma adesso andiamo, non voglio arrivare tardi anche il primo giorno di scuola”

Si, eravamo le solite ritardatarie e per poco non rischiavamo di perdere l’anno per i troppi ritardi, non eravamo nemmeno studentesse modello, capiamoci.

Arrivate a scuola il parcheggio era già pieno di studenti che raccontavano le proprie vacanze e sfoggiavano le auto nuove.
Frequentavamo una delle scuole più famose del Canada, dopo circa 10 minuti a girare per il parcheggio El parcheggiò di fronte la scuola.
Raggiungemmo le panchine del cortile dove ad aspettarci come sempre c’erano Fay, Lexi e Brook con i ragazzi: Mike, Chaz, Ryan e mio fratello Harley.

“Buongiorno!” saltai sulla schiena di Mike avvolgendo le braccia al suo collo.

“Ehi El! Così mi uccidi” gli stampai un bacio sulla guancia

“Ma se sono così leggera” lui mi abbracciò ridendo, Mike era il mio migliore amico dai tempi delle elementari insieme a Elysabeth.

“Ehi El!” Fay corse verso di me abbracciandomi e dopo di lei anche Lexi e Brooklyn, era quasi una settimana che non ci vedevamo e mi erano mancate, passavamo quasi tutto il giorno insieme.

“Come mai in ritardo?” domandò mio fratello

“Beh Harley, ci conosci, in quattro anni di scuola non siamo mai arrivata in orario”  dopo aver salutato anche Chaz e Ryan io e le ragazze andammo ai nostri armadietti.

“Hai sentito?Hanno detto che torna oggi” senti parlare Kayla e Jessica, le ragazze si guardarono ascoltando anche loro, okkay si, siamo un po’ pettegole.

“Ma non aveva cambiato città?”  continuarono le ragazze

“boh sarà tornato” la conversazione finì lì e io e le ragazze ci guardammo confuse non riuscendo a capire chi stesse arrivando.

Stavamo per andare dai ragazzi -il vantaggio del primo giorno è che non ci sono lezioni- quando tutto il corridoio si zittì guardando verso la fine del corridoio, ecco chi era tornato.

Le ragazze si girarono verso di me scioccate e preoccupate, il mio cuore perso un battito, sentivo l’aria mancarmi; non riuscivo a respirare.

Lui era tornato dopo avermi lasciato lì da sola, dopo aver rotto il mio cuore in mille pezzi, era andato via senza pensarci due volte.

Era sempre più bello, i capelli biondo cenere alzati in una cresta impeccabile, indossava dei jeans a cavallo basso e una maglietta bianca che metteva in evidenza i suoi muscoli più evidenti dall’ultima volta, era più alto ed era perfetto, come sempre.

Stavo per collassare in quel corridoio quando incontrai il suo sguardo, quel misto di oro e caramello che avevo sempre amato.

Continuò a camminare nel corridoio senza mai staccare gli occhi dai miei, sorrise leggermente.

Una ragazza dai capelli biondi -tinti – si avvicinò a lui sorridendo che si girò verso di lei, la ragazza a me sconosciuta gli diede un bacio a stampo; mi lanciò un ultimo sguardo prima di andare via con lei.

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Capitolo 2
*** La ragazza di Justin ***


Volevo andare via di lì, come se El avesse ascoltato i miei pensieri mi trascinò in bagno fortunatamente vuoto.

“Vieni qui” mi strinse forte a se, avevo bisogno di quell’abbraccio, in questi mesi le ragazze mi sono state vicine ma Elysabeth è sempre stata con me, ringraziarla non sarebbe abbastanza.

Staccò l’abbraccio e mi guardò “Ascoltami, devi dimenticarlo; so che è difficile ma lui non ti merita, e poi quella sarà solo la sua puttanella” mi sorrise abbracciandomi di nuovo.
Tornammo dalle ragazze che ci aspettavano nel cortile secondario “Ehi!” sorrisi alle ragazze che mi guardavano preoccupate

“Dove siete andate?” oh Dio, ecco il fratello protettivo, alzai gli occhi al cielo

“Non alzare gli occhi al cielo con me Ellen” sbuffai incrociando le braccia sotto il seno

“Harley, non rompere, e comunque siamo andate in bagno” annuì guardando oltre la mia spalla, spalancò gli occhi scioccato così come Mike, Chaz e Ryan, mi girai per capire cosa stava succedendo.

Ed eccolo lì, per la seconda volta quella mattina, ovviamente la sfortuna mi ama, i ragazzi non sapevano niente, sapevano solo che lui era partito e che per tutti questi mesi eravamo rimasti in contatto.

“Justin!” esclamarono in coro, guardarono prima me e poi lui, si aspettavano che sarei corsa da lui abbracciandolo? Si certo, continuate a sognare.
 
Andai a sedermi su una panchina sotto lo sguardo attento dei ragazzi, guardarono prima me e poi Justin, ah e non dimentichiamoci la biondina.

Finalmente Mike, il mio salvatore e l’unico che sapeva tutto ruppe quel silenzio imbarazzante “Justin! Quando sei tornato?” si Justin quando sei tornato e soprattutto, perché sei tornato?
Si scambiarono un veloce abbraccio con qualche pacca dietro la schiena, nonostante Mike sapeva tutto non mi aspettavo che lo prendesse a pugni –anche se la cosa non mi dispiaceva-  erano amici da tempo e Justin non aveva tradito Mike ma me.

“Sono tornato due settimane fa” bene, non hai pensato di cercare qualcuno di noi vero?

“Justin!” Chaz lo salutò e dopo di lui Harley e Ryan.

“Sei tornato per restare vero?” chiese Ryan con un sorriso enorme, era il suo migliore amico

“Ovvio bro” sorrise anche lui mandando il mio cervello in tilt

“Hey ragazze!” sorrise alle ragazze che per tutto questo tempo come me non avevano aperto bocca

“Justin!” esclamarono abbracciandolo, dopotutto gli volevano bene, l’unica che come me –ma forse di meno- odiava Justin in quel momento era El.

Lui si girò verso di lei e poi guardò me, sospirò abbassando lo sguardo “Non mi abbracci?” sorrise aprendo le braccia verso Elysabeth, rimase ferma per qualche secondo, poi si fiondò tra le sue braccia abbracciandolo, erano come fratello e sorella, sorrisi leggermente, ricordo ancora quando io e Justin litigavamo e lei lo aiutava a farsi perdonare.

Senza rendermene conto me lo ritrovai davanti “Ciao El” lo guardai ancora seduta sulla panchina

“Ciao Justin” lo salutai con tono annoiato,  non ero intenzionata ad alzarmi da lì per abbracciarlo se era questo che stava aspettando.

“Ehi Justin!” ah quanto ti adoro Mike!

“Dimmi” sospirò girandosi verso di lui

“Non ci presenti la tua amica?” indicò la biondina dietro di lui

“Ah si…lei è Jessica” disse continuando a guardarmi

“La sua ragazza, piacere” la sua ragazza, mi aspettavo un cosa del genere ma sentirlo fa male, Justin continuava a fissarmi, cosa aspettava? Che sarei scoppiata a piangere, guardai meglio la ragazza, più la guardavo e più mi convincevo che fosse una puttana, aveva dei pantaloncini di jeans stretti, il sedere stava per esplodere e una camicetta bianca quasi tutta aperta.

Le sorrisi avvicinandomi a lei, i ragazzi erano scioccati, sentivo il loro sguardo che seguiva ogni mio movimento “Piacere, io sono Ellen, la ex di Justin” le porsi la mano e lei la strinse, El mi guardava confusa così come tutte le ragazze.

“Ah tu sei la famosa Ellen” si sono proprio io dolcezza

“A quanto pare sono famosa, aspetta…tu hai detto che sei?” il suo sorriso sparì

“Jessica, la ragazza di Justin” specificò ancora

“Bene, è tardi e io voglio andare a casa, andiamo?” mi girai verso le ragazze e mio fratello

“Aspetta, prima voglio conoscere gli altri”disse la biondina, e io voglio spaccarti la faccia ma è tardi

“Un’altra volta” tirai El per un braccio e con l’altro Brook, mentre Fay e Lexi ci seguivano “Harley, Mike vi muovete?” sbuffai e Mike iniziò a camminare verso di me, Justin era ancora lì fermo vicino a quella panchina che mi guardava.

Era così silenzioso, lo guardai un ultima volta prima di sparire dietro l’angolo verso il parcheggio.

Justin

El era andata via di corsa, era così cambiata, era la mia ragazzina ma adesso è una donna, i capelli neri che prima le arrivavano a metà schiena le arrivavano in vita, anche la sua voce era cambiata.

Ero in macchina con Jess, l’avevo conosciuta a New York, era il capo delle cheerleader e lei ovviamente, come tutte ci provava con i giocatori di basket, o almeno, quasi tutte le cheerleader, Ellen ne era il capitano ma era totalmente diversa dalle altre, così dolce, solare e sorridente, un sorriso capace di illuminare un palazzo, ma soprattutto non era una puttana perché si, Jessica era una puttana, non so nemmeno perché l’ho portata qui con me, beh forse lo sapevo, speravo che con lei avrei dimenticato Ellen e pensavo di esserci riuscito, ma chi volevo prendere in giro, quando ho rivisto Ellen in quel corridoio ho capito di amarla ancora.
 

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Capitolo 3
*** Signorina Johnson! ***


Mi alzai dal letto per andare nel bagno della mia camera, erano le 6:45 e di solito non riesco nemmeno a svegliarmi per le 7.
Mi avvicinai allo specchio sul lavandino, i miei capelli sembravano paglia, erano tutti arruffati.

Meglio fare una doccia. Mi rilassai sotto il getto d’acqua calda, esaminai le bottiglie di shampoo sulla mensola di vetro per poi prendere quello a cocco, dopo aver finito mi avvolsi in un asciugamano bianco ed entrai nella cabina armadio.
Dilemma, cosa mi metto? Presi un paio di jeans e una maglietta bianca e nera, asciugai velocemente i capelli e andai in cucina con la borsa in spalla.

“Ehi sorellina” Harley era seduto su uno sgabello della cucina e una ciotola enorme di latte e cereali tra le mani

“Ma quanto mangi?” sembrava un maiale

“Ellen, tu non sei da meno” ignorai la sua risposta fiondandomi sul cornetto a cioccolato…okay si, anche io mangio molto ma andiamo….almeno non ingrasso.

“Sei caduta dal letto stamattina?” rise guardando l’orologio sul muro della cucina

“ha ha, dai muoviti non voglio arrivare tardi” entrai nel garage, c’erano diverse auto ma la mia preferita era la Lamborghini.

“Oggi prendiamo quella” dissi indicandola

“No” fratello ingrato che distrugge i miei sogni pff  “Oggi prendiamo quella” indicò la Porsche nera infondo al garage.

Entrai in macchina borbottando, usa la Lamborghini solo quando io non ci sono, devo prendermi la patente.

“El?” mi chiamò Harley dopo 10 minuti di silenzio – troppi per uno che non riesce a stare zitto 2 minuti- “Dimmi” aveva gli occhi fissi sulla strada

“Cosa è successo tra te e Justin?”

Eccola. La domanda che più temevo, soprattutto da mio fratello.

“Perché vuoi saperlo?” sbuffò guardandomi

“Ellen, è partito mesi fa e da quello che ricordo era il tuo ragazzo…” non lo lasciai finire

“Ecco,hai detto bene, era, lui era il mio ragazzo” sbottai con un tono di voce più alto

“Ellen, non voglio litigare; e non alzare la voce” mi guardai intorno rendendomi conto che eravamo nel parcheggio della scuola

“Senti, non sono cose che ti riguardano, quello che devi sapere è che Justin non è più il mio ragazzo, ci vediamo dopo” uscii dalla macchina lasciandolo lì senza dargli la possibilità di parlare.

Harley era troppo impulsivo, conoscendolo avrebbe ucciso Justin per aver rotto il cuore della sua sorellina.
Bene, per parlare con Harley ero anche in ritardo, andai al mio armadietto per prendere il libro di filosofia e raggiunsi l’aula.

“Signorina Johnson!” Alzai gli occhi al cielo, quanto odiavo la Smith, con quella vocina stridula che mi ricorderò a vita “Signorina, non capisco perché non rispetta il nostro orario scolastico” sospirai

“Mi scusi per il ritardo, non accadrà più” sfoderai il mio miglior sorriso –finto- e lei borbottò qualcosa come ‘sono quattro anni che aspetto questo miracolo.’

Cercai un banco libero, -domani la sfortuna mi sposa- l’unico era accanto alla biondina.

Andai a sedermi senza rivolgerle uno sguardo.

“Ehi Ellen!” esclamò la gallina

“Ehi Jenna!” Il suo sorriso sparì “Sono Jessica” mi fece notare

“Ah si! Giusto” Non avevo una buona memoria.

Sperai che la “chiacchierata” fosse finita lì ma mi sbagliavo.

“Come stai?” chiese per niente interessata

“Come stavo ieri” sorrisi falsamente.

La biondina non aprì più bocca per 10 minuti, speravo avesse finito ma mi sbagliavo.

Alzai gli occhi al cielo dopo un ennesima e stupidissima domanda delle 8:40.

“Senti, non so che cazzo vuoi da me ma arriva al punto, mi hai stancato con tutti questi giri di parole” sbottai piuttosto arrabbiata.

“Non credere che io sia così felice di parlare con te” disse irritata

“E allora parla una volta per tutte” la guardai aspettando una risposta

“Voglio sapere cosa c’era tra te e Justin” ecco dove voleva arrivare

“Era il mio ragazzo, non c’e altro da sapere” la campanella suonò e mi alzai velocemente, non sopportavo più quella biondina

“Non ho finito di parlare” mi afferrò il polso, guardai lei poi la sua mano

“Toglimi le mani di dosso” dissi stringendo i denti “Senti biondina io non devo dirti un cazzo e se tu hai finito di parlare o no non mi interessa” uscii velocemente dall’aula e andai al mio armadietto.

Oggi non era giornata; e io non ero di certo una persona che sapeva mantenere la calma.

“Ho perso tre anni di vita cogliona!” portai una mano al cuore per la genialità di Fay che era apparsa alle mie spalle

“Oddio El” disse ridendo Lexi

“Dovevi vedere la tua faccia!” esclamò Brook.

Aspettai che si calmassero “Avete finto?” mi scappò un sorriso

“Okkay scusa El” disse Elysabeth continuando a ridere.

“Dai Beth, Anne, Isabella, Rosalie andiamo?” si fermarono di scatto sentendo il loro secondo nome

“Beth? Beth proprio no! Chiamami come vuoi ma non Beth!” sbottò El, dai loro sguardi capii che volevano uccidermi, odiavano essere chiamate per il loro secondo nome – anche se Beth era il diminutivo di Elysabeth- “Dai andiamo” ridacchiai trascinandole in palestra per l’ora di fisica.

Io, Brooklyn e Elysabeth eravamo cheerleader e dovevamo provare mentre Fay e Lexi dovevano giocare a pallavolo. Andammo a cambiarci negli spogliatoi.

La palestra era enorme ed era divisa in campo da pallavolo, campo da basket e un’altra parte per noi cheerleader e altri sport.

I ragazzi: Chaz, Ryan, Mike e Harley erano nella squadra di basket, Chaz era il capitano.

Anche…Justin giocava a basket, chissà se è rientrato in squadra.

Armate di divisa e pon pon entrammo in palestra.

Osservai tutti i giocatori di basket fino a trovare un ciuffo biondo, Justin indossava la divisa da basket che gli lasciava scoperte le braccia ricoperte di tatuaggi –aumentati dall’ultima volta- si girò di scatto e quando si accorse che lo fissavo mi sorrise, cercai di trattenere un sorriso e mi girai dandogli le spalle.

Sobbalzai quando la porta della palestra si aprì di scatto sbattendo le porte al muro.


 
Salveee XD
Psss vedete quella foto? Si proprio quella, lei è Ellen *-* lol
Ve piasa? :)
Vi chiedo un piccolo ma piccolissimo favore che mi renderà felicissima, mi lasciate una recensione?
Vorrei tanto sapere se la storia vi piace, è noiosa, è na palla...
Lasciate ogni tipo di recensione positiva, neutra, critica quella che volete.

Vi lascio il link di 'Scars'
Ieri ho pubblicato una OS eccola qui.

Baci bellissime

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Capitolo 4
*** Cheerleader ***


Ma che cazz…? Ecco la finezza di Ellen Johnson.
Mi girai verso l’uscita per vedere l’idiota che faceva tanto casino, sgrani gli occhi alla vista della gallinella 1, 2 e 3.
Ecco il pollaio!

Dovevo aspettarmi una cosa del genere, tra galline ci si intende.
Avevo davanti ai miei occhi le ragazze che più odiavo in tutta la scuola (o forse in tutto il mondo.)
Bryanna, Charlotte e la biondina.

La cosa peggiore era che la biondina indossava la divisa da cheerleader!
Tutta la palestra le fissava aumentando la loro autostima.
Mi girai dall’altra parte camminando velocemente verso la Sanchez.

“Prof?” cercai di mantenere la calma

“Mi dica Johnson” rispose guardandomi

“Come mai non mi ha detto che ci sono nuove cheerleader nella squadra?” guardò le ragazze dietro di me

“Non sono nuove, o almeno non tutte, due di quelle ragazze sono le sue compagne mentre l’altra è appena arrivata in città, mi sarà sfuggito e non l’ho avvertita” i denti ti faccio fuggire! Annuii e camminai verso Brook e El.

“Allora El? Che ti ha detto?” mi chiese Brook

“Sono in squadra” mormorai guardando le tre ragazze.

Justin

Non riuscivo a trovare Ellen, erano più di 20 minuti che giravo per la scuola a vuoto, speravo solo di vederla in palestra.
Volevo parlarle e sapere se ancora era arrabbiata o mi odiava.
Io non volevo abbandonarla senza una spiegazione, senza riuscire a spiegarle cosa fosse successo quella sera.

Camminai verso la palestra già in ritardo per gli allenamenti di basket, fortunatamente i ragazzi mi avevano riaccettato in squadra.
Loro non sapevano niente, non sapevano che io e Ellen avevamo rotto prima della mia partenza, al contrario delle ragazze che sapevano tutto, soprattutto Elysabeth, era arrabbiata anche lei.
Se solo Harley avesse saputo che avevo fatto soffrire la sua sorellina mi avrebbe staccato la testa a morsi.

Entrai in palestra e raggiunsi velocemente gli spogliatoi, avevo 10 minuti per cambiarmi.
Indossai la divisa da basket e andai in palestra, i ragazzi avevano già iniziato il riscaldamento.

“Ehi brò” salutò Chaz appena entrai in palestra

“Ragazzi” salutai con un cenno del capo e qualche pacca sulla spalla.

“Mi fa piacere che tu sia ritornato Bieber” disse Harley

“Anche a me Harley, anche a me”

“Uuuuh guarda quella!” esclamò quello che ricordavo fosse Alan, non avevano perso l’abitudine di mangiarsi con gli occhi tutte le cheerleader prima degli allenamenti.

Seguimmo tutti il suo sguardo posato su una moretta.

“Chi è quella?” non ricordavo quella ragazza

“Quella è Bernice” sgranai gli occhi dalla sorpresa la santarellina della classe…o almeno, quello che ne rimane

“Bernice? Quella Bernice?” Mike rise della mia reazione

 “Sono cambiate tante cose” mormorò.

Bernice era sempre stata la secchiona della classe, la santarellina, adesso era entrata nelle cheerleader e sembrava una di quelle troiette che la danno a tutti, cosa molto diffusa in questa scuola.

Mi girai verso le cheerleader, Ellen era lì che mi fissava, le sorrisi e lei si girò velocemente cercando di non sorridere, cosa che fece allargare il mio sorriso ancora di più.

L’attenzione di tutta la palestra fu catturata dalle tre ragazze che entrarono sbattendo le porte al muro, erano Bryanna, Charlotte e…Jessica? Con la divisa da cheerleader?

Guardai Ellen, dalla sua espressione capii che era molto arrabbiata, scambiò qualche parola con la Sanchez e ritornò dalle ragazze.

***

Cercai di raggiungere Ellen prima che uscisse dalla palestra, stavo per raggiungerla quando mi ritrovai Jessica davanti.

“Amore!” esclamò abbracciandomi

“Ehm…ehi Jess, tesoro devo andare, ci vediamo dopo” cercai di scollarmela di dosso ma senza riuscirci

“Cosa? Amore ma che hai? Dai resta un po’ qui con me” guardai dietro di lei, Ellen non c’era più, era già andata via.

Ellen

Ero arrabbiata, furiosa, incazzata dalla punta dei capelli a quella dei piedi, già non sopportavo Bryanna e Charlotte adesso c’era anche la biondina.

Era appena entrata nella squadra e già dettava ordini e cercava di cambiare le coreografie.

Uscii velocemente dalla palestra dopo aver tolto la divisa.

Andai in segreteria, dovevo ritirare il nuovo orario scolastico.

“Buongiorno” salutai velocemente Loren, la segretaria più pettegola che avessi mai visto, non usciva mai da quella stanza eppure sapeva tutto di tutto e tutti.

“Ehi dolcezza! Come stai?” mi salutò con un sorriso enorme, amavo Loren, era sempre così simpatica, solare

“Una meraviglia” moromorai

“Oh splendore chi ti ha fatto arrabbiare” ridacchiai

“Nessuno Loren, nessuno…mi dai l’orario?” mi scrutò a lungo

“Oh si certo Ellen, e io ci credo” non avevo intenzione di raccontargli quello che mi passava per la testa.

Mentre aspettavo il foglio con gli orari delle materie un ragazzo biondo uscì dalla presidenza.


Ellen




Elysabeth



 

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Capitolo 5
*** Lasciami spiegare! ***


Oh signorina Johnson!” mi girai verso il preside Clark

“Salve” salutai.

Mi girai di nuovo verso il ragazzo “Sei nuovo?” chiesi al ragazzo che ridacchiò

“Mi deludi Ellen, mi deludi, come fai a non riconoscere il tuo ex ragazzo ” finse con tono triste, non ricordavo di aver mai visto quel ragazzo fino a quando…mi sorrise, quel sorriso magnifico che avevo amato tanto

“Niall!” esclamai gettandogli le braccia al collo

“Finalmente El!” era così cambiato

“Ma sei davvero tu? Oddio come sei cambiato” lo guardai meglio, era molto più alto, più muscoloso ma i suoi occhi azzurri erano sempre gli stessi, amavamo i suoi occhi, mi ricordavano il mare, l’estate

“Si sono io El, mi sei mancata” disse sorridendo

“Scusate” il preside attirò la nostra attenzione “Visto che vi conoscete così bene può accompagnare il signorino Horan a lezione? Sono cambiate molte cose qui”

Presi Niall a braccetto e uscimmo dalla segreteria.

“Allora biondino raccontami, cosa hai fatto in questi 3 anni?” chiesi al mio amico

“Nah niente di che, tu come te la passi qui?” ci fermammo al mio armadietto

“Nah niente di che” ridacchiò spingendomi

“Sempre la solita eh?” alzai le spalle e insieme andammo in mensa.

“Ehi bellissimi!” arrivammo al tavolo dov’erano seduti tutti, e per tutti intendo tutti, anche Justin e la biondina.

“Ehi El! Come mai in ritardo? Lui chi è?” alzai gli occhi al cielo per l’insistenza di Harley

“Sono andata in segreteria per il nuovo orario e lui è il mio nuovo ragazzo” Harley squadrò Niall mentre Justin quasi soffocava con il pollo –se così si poteva chiamare- le ragazze mi guardavano scioccate

“Il tuo ragazzo? Piacere Harley, suo fratello” si alzò cercando di fare il duro, anche se Harley se si arrabbiava faceva davvero paura.

Cercai di non ridere ma alla fine scoppiai, era troppo buffò.

“Oddio Harley sei proprio un idiota” Niall inizò a ridere anche lui

“Ma si può sapere che cazzo avete da ridere?!” sbottò irritato, cercai di calmarmi

“Ha-Harley lui è Niall, Niall Horan” guardò Niall e poi me “Niall!” esclamò abbracciandolo “Come mai sei tornato?” chiese dandogli qualche pacca sulla spalla

“Mi mancava il Canada” guardò i ragazzi e le ragazze sedute al tavolo che si alzarono per salutarlo “Lexi?!” esclamò sgranando gli occhi “Sei proprio tu? La mia migliore amica Lexi?” Lexi ridacchiò alzandosi dalla sedia per abbracciarlo, quei due erano fratello e sorella, amici di culla.

“Certo che non siete cambiati molto eh?” lì guardò tutti per poi soffermarsi su Justin e Jessica “Piacere, Niall” sorrise porgendo la mano a Justin, non si conoscevano, quando Niall era partito per l’Irlanda Justin era arrivato qui

“Piacere Justin” la biondina si alzò

“Piacere, Jessica la ragazza di Justin” mi servivano dei tappi, quella vocina stridula mi dava i nervi.

Ricordammo i vecchi tempi fino a che Justin non ci interruppe “Ehi Niall, come hai conosciuto i ragazzi?” da quanto avevo capito Niall gli stava molto simpatico e viceversa.

“Sono partito 3 anni fa per l’Irlanda e venivo a scuola qui, poi Ellen è diventata la mia ragazza e ho conosciuto anche loro”disse indicando le ragazze “Tu invece?” domandò Niall, Justin guardò prima me poi Niall.

“Ah io sono arrivato qui 3 anni fa, ho conosciuto Harley e le ragazze e Ellen era la mia ragazza, poi mi sono trasferito a New York e adesso sono ritornato” concluse mangiando una patatina.

Le ultime ore di scuola passarono velocemente, raggiunsi la macchina di Harley, dove c’erano anche le ragazze “Sorellina!” mi salutò con uno strano sorriso

“Ehm…io e i ragazzi andiamo al campetto” sbuffai

“Okkay ho capito, andrò con le ragazze” mi girai verso El, l’unica patentata

“Ehm, El scusami ma non posso” spalancai la bocca

“Cosa? E perché?” si morse il labbro inferiore

“Devo andare da mia cugina Ally e le ragazze abitano da quelle parti” si mordeva il labbro inferiore, si grattava nervosamente il braccio, la conoscevo troppo bene stava mentendo

“E io come me ne vado!” sbottai irritata

“Con J-Justin” balbettò Harley

“COSA! Nemmeno morta! Elysabeth! Lo so che mi stai mentendo!” gli puntai un dito contro

“Io non andrò mai con lui e quella puttanella!” urlai sbattendo il piede a terra

“N-no aspetta El, non ti arrabbiare dai” cercò di calmarmi Mike

“Si dai El, e poi la biondina non c’e, è andata via prima” continuò Fay

“Allora? Andiamo?” mi ritrovai Justin davanti che giocava con le chiavi della macchina, sbuffai iniziando a camminare verso la sua Range Rover.

“Nervosa?” mi chiese entrando in macchina sempre con quel suo irritante sorrisetto, lo ignorai guardando la strada “Ellen, dai dimmi qualcosa” sbuffò guardandomi

“Guarda la strada” lo fulminai

“Oddio! Mi hai parlato” ridacchiai

“Idiota smettila e guarda avanti” mi ignorò

“Sbaglio o quello era un sorriso?” cercai di non sorridere, di nuovo, lui ridacchiò.

Avevo dimenticato quanto bello fosse stare con lui e vedere il suo sorriso.

“Allora El cosa mi racconti?” era meglio se stava zitto

“Ah niente di che” sbuffò

“El, perché fai così?” lo guardai

“Così come?” non riuscivo a capire

“Così, sei fredda, distaccata, perché?” cosa si aspettava?

“Cosa ti aspettavi Justin, che tutto fosse come prima?” sospirò

“No, certo che no ma non pensavo fossi ancora arrabbiata” lo guardai non riuscendo a credere alle sue parole

“Ancora? Justin, io mi sento ferita, te ne sei andato, un giorno sei venuto a casa mia e mi hai detto che partivi per New York!”abbassò lo sguardo

“Allora è solo per questo, è perché sono partito?” ero incredula, non riuscivo a credere alle sue parole.

Si fermò al semaforo e ne approfittai per scendere dall’auto “Ellen!” mi chiamò, preferivo andare a piedi che stare con un coglione.

“Ellen dove vai!” sentii lo sportello dell’auto sbattere, era andato via? Lo speravo.

Mi senti afferrare per un braccio, mi girai verso di lui “El aspetta, non voglio litigare ma ti prego, lasciami spiegare” mi guardò con occhi imploranti

“Cosa vorresti spiegare? Perché ci sono tante cose da spiegare” sbuffò

“Non sbuffare Bieber, sono io quella arrabbiata qui, vuoi spiegare, allora spiegami perché lo hai fatto!” mi guardò senza capire

“Spiegami perché ti sei scopato quella puttana! Spiegami perché sei partito! Spiegami perché sei tornato e spiegami chi è quella stronza che ti porti sempre dietro!”




Justin *-*

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Capitolo 6
*** Battaglie ***


Justin

Non riuscivo a capire cosa le fosse successo, un attimo prima era di buonumore l’altro era arrabbiata.

“Spiegami perché ti sei scopato quella puttana! Spiegami perché sei partito! Spiegami perché sei tornato e spiegami chi è quella stronza che ti porti sempre dietro!” mi bloccai di colpo senza riuscire a parlare, guardai Ellen, aveva urlato tutte quelle cose così velocemente che respirava a fatica.
Era proprio quello che volevo, darle una spiegazione.

Guardai i suoi occhi, erano lucidi ma non avrebbe mai pianto, era troppo orgogliosa.

“El, dobbiamo parlarne proprio qui?” indicai le case e gli alberi intorno a noi

“Allora accompagnami a casa” disse con tono freddo.

Per tutto il resto del viaggio Ellen rimase in silenzio e non mi azzardai ad aprir’ bocca.
Arrivati davanti casa sua scese senza dire niente, nemmeno un saluto, andò dritta verso il cancello.

Ellen

Aprii la porta di casa con le chiavi, i miei non c’erano, come sempre.
Gettai la borsa in un angolo del salotto e andai verso le scale, nemmeno il tempo di mettere il piede sul primo gradino che bussarono alla porta.

Sbuffai ritornando indietro, aprii di scatto la porta, guardai la persona davanti a me e alzai gli occhi al cielo, richiusi la porta ma il ragazzo la bloccò con un piede.
“Che. Cosa. Vuoi. Bieber?” mi fermai ad ogni parola

“Posso entrare?” mi appoggiai alla porta

“No” sbuffò

“Va bene, El ascolta, lo so, sono andato via senza dirtelo e mi dispiace, scusami io…” non lo lasciai finire

“Non mi servono le tue scuse Justin, puoi anche andartene, di nuovo” strinse i pugni

“ Ellen smettila! Vuoi un spiegazione ma non mi lasci parlare!” urlò “Sono partito per New York perché non riuscivo più a stare qui! Mi sentivo male, mi sentivo una merda per averti fatto soffrire! Non volevi parlarmi, non mi salutavi nemmeno e non riuscivo più a sopportarlo!” si fermò per riprendere fiato “Speravo che sarei riuscito a dimenticarti e che anche tu l’avresti fatto ma no-” lo fermai di nuovo

“A quanto pare ci sei riuscito” si passò una mano nei capelli

“No Ellen, non ci sono riuscito e non voglio riuscirci perché ti amo ancora.”

Non avrei mai pensato a una cosa del genere, fino a qualche mese fa mi sarei sciolta a quelle parole, ma adesso, non mi fanno nessun effetto.

“Perché ti aspetti che io ti creda?” domandai fredda, senza nessuna emozione

“Perché non mi credi?” domandò senza rispondere

“Come posso credere che tu mi ami ancora? Come posso crederci se sei ritornato con una ragazza? Come posso avere la sicurezza che non mi stai mentendo e che non ami lei, perché dovrei fidarmi Justin? Ormai hai perso la mia fiducia da un bel po’ di tempo.”

Entrai in casa richiudendo la porta alle mie spalle e andai a sedermi sul divano.
Eccomi qui, per la seconda volta Justin Bieber mi ha spezzato il cuore.
Iniziai a piangere senza rendermene conto, ‘perché ti amo ancora’ questa frase rimbombava nella mia testa, come un disco rotto.

Non sapevo se Justin fosse ancora lì fuori ma non volevo più vederlo.
Mi alzai dal divano asciugandomi le lacrime e andai nella mia stanza, entrai in bagno, gettai i panni sporchi nel cesto e mi buttai sotto il getto d’acqua calda.

Sentii la porta di casa sbattere, Harley era tornato.
“Ellen! Dove sei!” alzai gli occhi al cielo e velocemente mi avvolsi in un asciugamano.

“Sono qui Harley!” entrai in camera con la speranza che mi avesse sentito

“Ellen ma ch- oddio ma sei nuda! Copriti muoviti!” stavo per soffocare dalle risate, sembrava un bambino, aveva le mani sugli occhi per non vedere

”Harley! Idiota non sono proprio nuda e poi chi ti ha detto di entrare” aveva ancora le mani sugli occhi

“Ti sei vestita?” cercai di non ridere

“Ti comporti come se non avessi mai visto una donna nuda…e non ti azzardare a guardare” lo avvertii

“Si ma sei la mia sorellina, che schifo” gli lanciai un cuscino in piena faccia “Ellen! Non ti corro dietro perché hai solo un asciugamano, che potrebbe cadere” ridacchiai

“Dai esci, muoviti” uscì senza obbiettare dalla mia camera e mi vestii velocemente.

Andai in cucina per prendere il mio telefono, avevo tre chiamate perse: 2 di Lexi e 1 di El, richiamai Lexi.
Rispose al primo squillo

“Ehi bellissima! Cosa mi racconti?” rispose di buonumore

“Niente di che” rimase in silenzio “Lexi?” la chiamai

“Tu non me la racconti giusta Johnson” alzai gli occhi al cielo

“Ah si?” non volevo parlare per telefono

“Si, muovi il culo Ellen e vieni da me, chiamo anche le altre” sorrisi

“Ai suoi ordini signora” la sentii ridere e poi staccò la chiamata.

Con loro dimenticavo tutti i problemi, erano la mia salvezza, salii velocemente in camera mi vestii e andai in salotto, Harley era steso sul divano con una scodella piena di pop-corn

“Io esco” si alzò con il busto

“Dove vai?” sbuffai

“Top secret” gli feci l’occhiolino afferrai borsa, telefono, una manciata di pop-corn e uscii.

Ci volevano circa 10 minuti da casa mia a casa di Lexi, bussai al citofono e lei mia aprì il cancelletto.
Lexi mi aspettava con la porta aperta “Ehi bellissima” sorrise aprendo le braccia

“Abbracciami stronza” ridacchiai stringendogli le braccia al collo.

Ad aspettarci in salotto c’erano anche Brooklyn, Fay e Elysabeth.
Salutai anche Brook e Fay con un abbraccio poi andai da Elysabeth, incrociai le braccia sotto il seno e la guardai

“Hai qualcosa da dirmi?” cercai di nascondere un sorriso ma lei se ne accorse

“Mi abbracci?” ridacchiai e la strinsi a me “Pensavo di trovarti arrabbiata ma invece…ti devo regalare un cartello con scritto ‘free hugs’ ” spalancai la bocca dandole uno schiaffo “Ehi!” si toccò il braccio.

“Allora” iniziò Brook allungando la ‘o’

“Allora” risposi

“El, dai smettila, lo sai che non puoi nasconderci niente, racconta” mi rassicurò Fay.

Gli raccontai del piccolo viaggetto verso casa

“Beh…” inizò Elysabeth

“Wow” continuò Brook

“Mi hai tolto le parole di bocca Brook” disse Lexi

“E chi si aspettava questa…confessione” disse infine Fay

ridacchiai per le loro espressioni “Non ridere scema” Fay mi lanciò un cuscino

“Sto cercando di non pensarci” alzai le spalle e gli lanciai un cuscino che però colpì Brook.

Conclusione? Volavano cuscini.
Risultati? Due vasi rotti.

Ci fermammo di scattò quando un cuscino colpì i due vasi sul tavolino “Uuuuh due in uno!” esclamò Elysabeth, la guardammo tutte per poi ridere.
Ecco perché le amo.




Ellen




Elysabeth




Lexi



Fay



Brooklyn



 

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Capitolo 7
*** Villa Carter ***


Era passata circa una settimana dalla litigata con Justin, aveva cercato in tutti modi di parlare, mi cercava per i corridoi ma riuscivo a scappare, aveva cercato di chiamarmi – e chissà come o chi gli aveva dato il mio numero – ma lasciavo squillare il telefono a vuoto.

Non so perché scappavo; ma non volevo parlargli, forse per paura…paura di essere ferita, di nuovo, o forse avevo solo paura di essere presa per il culo.

Guardai il telefono che vibrava sul bancone della cucina, un messaggio.

Da:Fay lamiabiondapreferita Carter – sorrisi leggendo il nome

Patatina, muovi il culo e vieni qui da me, sono nella villa dei nonni ;)
Muoviti. <3

A:Fay lamiabiondapreferita Carter

Zucchina! Arrivo subito! <3
P.S. Amo i tuoi nonni :P


I nonni di Fay erano così dolci, quando partivano ci lasciavo la villa, a patto che al loro ritorno fosse ancora intera.

Andai in camera e preparai un borsa con pigiama, vestiti e tutto quello che mi sarebbe servito.

“Harley!” entrai nella sua camera

“Non si bussa più?” stava parlando a telefono con una delle sue ultime conquiste, sicuro.

Alzai gli occhi al cielo “Io vado” ignorai la sua domanda

“Io vado” cercò di imitare la mia voce “Vai dove?” domandò

“Da Fay, piccolo party” gli feci l’occhiolino

“I nonni sono in viaggio eh?” ridacchiò

Annuii e lo salutai con un bacio sulla guancia.

Erano circa le 19, dovevo muovermi, camminai a passo svelto verso villa Carter, che poi, tutte avevamo una villa enorme, ma amavamo particolarmente quella dei nonni di Fay, specialmente quando era vuota, potevamo fare quello che volevamo, senza disturbare nessuno.

Arrivata di fronte al grande cancello grigio bussai.

“Chi è?” domandò Fay

“Ellen Johnson e qui baby!” esclamai nel microfono

“Taci e Sali scema” la sentii ridere e mi aprì il cancello

“Buonasera vite mie!” entrai in salotto spaventando tutte “Paura eh?” ridacchiai e mi arrivò un cuscino in faccia

“Ehi! Siamo delicate eh?” mi girai verso Brook che si alzò per abbracciarmi.

Abbracci tutte e andai a mettermi il costume, anche se sapevamo tutte che saremmo andate in piscina alla fine della serata.

Eravamo spaparanzate sui due divani di pelle nera con ciotole piene di patatine, biscotti e schifezze varie.

“Raccontaci Lexi” iniziò Elysabeth lanciandole un popcorn

“Cosa dovrei raccontare?” domandò lanciandogli una patatina

“Ci devi raccontare di Chaz” sgranai gli occhi

“Ferme ferme ferme!” esclamai “Chaz!? Cosa mi sono persa?” stavo per soffocare con una patatina

“Niente” alzò le spalle Lexi “Nemmeno io so di cosa parlano” le arrivò una manciata di popcorn

“Ehi ferme! Non sprecate il cibo” mi guardarono tutte, e mi ritrovai sotto una pioggia di popcorn, ma poverini.

“Lexi non mentire, tutte qui” si fermò “Tutte tranne Ellen ovvio, ti abbiamo visto con Chaz” concluse Fay

“Non è colpa mia, non me ne sono resa conto” mi difesi, sbuffarono alzando gli occhi al cielo

“Si ovvio, eri troppo impegnata a scappare da Bieber” affermò Brooklyn

“Non stavamo parlando di Lexi e Chaz?” cercai di cambiare discorso

“Guarda che dopo tocca anche a te” mi puntò un dito contro Lexi

“RACCONTA!” urlammo tutte per poi guardarci e ridere.

Sbuffò “Va bene! Allora, cosa volete sapere?” alzai gli occhi al cielo

“Non girarci intorno e parla!” la incitai

“Beh si, forse in questa settimana ci siamo avvicinati molto, più di quanto abbiamo fatto in quattro anni” ridacchiò.

Io, Elysabeth e Mike eravamo gli unici a conoscerci dalle elementari, avevo conosciuto Mike grazie a mio fratello e poi andavamo nella stessa scuola, avevo conosciuto le ragazze il primo giorno di liceo e poi con Mike e Harley abbiamo conosciuto Chaz e Ryan.

“Come sapete Chaz doveva cambiare casa perché aveva problemi con i tubi e altro, non so se vi ricordate ma a fianco casa mia c’è una villetta vuota, circa una settimana fa mia madre e io siamo andate a dare il benvenuto ai vicini, ci siamo ritrovate davanti la signora Somers” ridacchiò

“Eeee quindi?” domandò Ely

“E quindi sua madre ha chiesto a Chaz di farmi vedere la casa, abbiamo chiacchierato un po’ e durante la settimana ci siamo incontrati molte volte; anche perché dalla mia finestra vedo la sua camera” concluse

“Si okay, ma non capisco” dissi, lei sbuffò

“Devi capire El, che la nostra piccola Lexi” iniziò Elysabeth, e al ‘piccola Lexi’ le arrivò un cuscino in faccia “come dicevo, la piccola Lexi, ha una cotta per Chaz” rise ridandole il cuscino, in faccia.

“Aaaaw piccolinaaaa” le strizzai le guance

“Ellen, se fossi in te starei zitta” mi fulminò con lo sguardo Lexi

“No meglio di no Lexi” le disse Brooklyn “Deve raccontarci perché scappa da Justin”

Sbuffai “Non lo so” abbassai lo sguardo “Non so perché scappo”

“Non hai più parlato con lui vero?” chiese Lexi

“No” risposi

“El, parlaci, ti sentirai anche meglio, capisco che hai paura di soffrire di nuovo, soprattutto perché ha portato con lui Jessica, ma non ti farebbe del male, non di nuovo” concluse Fay

“Tu lo ami ancora vero?” io lo amo ancora? Non saprei.

Mi ha causato tanto dolore che pensavo di odiarlo, o almeno di averlo dimenticato, ma mi sbagliavo, quando è tornato ho capito di non averlo mai dimenticato, non sarei riuscita mai ad odiarlo, perché si, io lo amo ancora.

Guardai Elysabeth e poi annuii “Si El, i-io lo amo ancora” bene, iniziavo anche a balbettare?

Mi ritrovai a piangere fra due braccia, poi quattro, poi sei, poi otto, mi stringevano forte, e io mi stringevo forte a loro.

“Bene, bene! Su con la vita e non pensiamoci più” dissi, sorrisi e mi asciugai le lacrime

“Andiamo in piscina? O volete vedere un film?” domandai, loro ridacchiarono sciogliendo l’abbraccio

“Piscina!” esclamò Fay alzando le braccia

Fortunatamente, i nonni di Fay avevano due piscine, una dentro, e una fuori.

10 minuti dopo

10 minuti dopo? Eravamo fradice che correvamo tutt’intorno alla piscina con delle pistole cariche d’acqua.

“AH! TI HO COLPITO PUTTANELLA!” esclamai contro Lexi, alzai le braccia e improvvisai una danza della vittoria.

“Come mi hai chiamato?!” mi fermai di scatto “Corri stronzetta che se ti prendo ti affogo nella piscina” iniziai a correre con Lexi dietro, non arrivai molto lontano visto che ridevo e correvo, mi mancava l’aria, ma con loro, ero felice.

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Capitolo 8
*** Jella bitches! ***


Corsi velocemente verso il mio armadietto, ero in ritardo per la terza ora, avevo storia, preso il libro girai l’angolo per andare in classe.

“Ferma!” qualcuno mi afferrò il polso

“Che c’e!” sbottai, mi girai per vedere…Justin, alzai gli occhi al cielo

“Perché scappi?” domandò

“Ti sembra che io stia scappando? È tardi, sono in ritardo per la terza ora, devo andare” cercai di liberarmi, ma senza risultati “Tu non devi andare in classe?” scosse la testa

“No, ho filosofia, salto la terza ora” alzò le spalle “E comunque, si”

“Si cosa?” domandai

“Si, stai scappando, da me” alzo le sopracciglia, dannazione! Come fa una sola persona ad essere così sexy solo alzando le sopracciglia!

“Si certo, ti ho già detto che devo andare in classe, quindi, ciao” cercai di andare via

“Ah no piccola” mi ha chiamata piccola? Era da tanto che non lo faceva “La storia non ti è mai piaciuta, quindi, salti la terza ora con me” sorrise

Mi trascinò nel cortile posteriore della scuola, quel cortile era abbandonato, era troppo piccolo per contenere tutta la scuola.
Andai a sedermi su uno dei tavoli da picnic e lui sulla panca attaccata al tavolo.
Alzai la testa verso il cielo, non c’erano nuvole, mi sentii osservata.

“Che c’e?” sbottai guardandolo

Ridacchiò “Niente” ritorno a guardarmi e io alzai gli occhi al cielo, cose che lo fece ridere

“Si può sapere perché ti faccio tanto ridere?” non riuscii a non sorridere

“Ti da sempre fastidio quando qualcuno ti fissa” sorrise, e involontariamente lo feci anche io

“Ma allora lo fai apposta!” gli schiaffeggiai il braccio

“Ahi!” si massaggiò la parte che avevo colpito

Sembravamo ritornati a un anno fa…

“El?” ritornò serio

“Dimmi” mi girai verso di lui

“Mi odi?” wow, dritto al punto, non mi aspettavo questa domanda

“No” non potrei mai odiarlo

Sospirò “Sei ancora arrabbiata con me?”

Non lo so, vorrei tanto odiarti, ma non ci riesco, il problema e che ti amo ancora, non ho mai smesso di amarti e non sopporto l’idea di vederti con un’altra, non sopporto la puttanella che ti sei portato dietro, avrei voluto dirgli.

“Arrabbiata per cosa?” domandai

“Non lo so…ma” sospirò passandosi le mani tra i capelli “Sei arrabbiata, questo lo so, non saresti scappata per tutta la settimana, ma non capisco perché, sei arrabbiata perché sono partito, per Jessica” lo interruppi

“Si, sono arrabbiata, sono arrabbiata perché mi hai mentito ancora, hai detto di amarmi, ma sai Justin, è difficile crederci, soprattutto se penso a Jessica e che lei è venuta qui, con te” sentivo le lacrime agli angoli degli occhi, ma non volevo piangere.

“No, no no no, non pensarlo nemmeno, io non ti ho mentito” mi guardò negli occhi “No, ti prego amore mio non piangere” mi prese il viso tra le mani, mi ha chiamata ‘amore mio’, okay, sto per collassare.
“Non ti ho mentito, non potrei farlo, io ti amo davvero, non ho mai smesso, e-e lo so che c’e Jessica, ma non so perché è qui con me, non so perché lo portata qui, non lo so, io per lei non provo niente” mi asciugò le lacrime che più cercavo di trattenere più scendevano
“Sono un coglione” annuii “non avrei mai dovuto portarla, ma credimi, io ti amo, non ho mai amato nessuno, fino a che ho incontrato te, la mia bambolina, amore mio perdonami” continuò ad asciugarmi le lacrime

“Dimostramelo Justin, dimostrami che a me ci tieni ancora, dimostrami che mi ami”
 
****
 
“E…niente” conclusi

“Aw, però è così dolce” affermò Brook

“Tu gli credi?” domandò Ely

“Su cosa?” chiesi

“Che ti ama ancora” annuii

“Si, gli credo” aggrottò la fronte

“E perché gli hai chiesto di dimostrartelo? Ritornate insieme e basta” sbuffai

“Non so, e poi ammettiamolo, Justin quando vuole sa essere davvero dolce, quindi” alzai le spalle

“Ma sei un stronza! Lui si dispera per farsi perdonare e tu l’hai già perdonato, ma poverino” esclamò ancora Elysabeth

“Ma stai zitta, lo sappiamo tutte qui che tu aspetti questo momento da una vita”

“Si, e allora? Shippo i Jella bitches!” alzò le braccia in aria

“I che?” domandammo tutte ridendo

“Ma devo spiegarvi sempre tutto? Uffa!” alzò gli occhi al cielo “Jella, Justin + Ellen = Jella, è difficile essere la più intelligente” sbuffò

“Ma stai zitta!” si ritrovò in una pioggia di cuscini.

Aaaah i Jella, non suona male però…naaah.






 
Salve!

Mi scuso per il ritardo ma avevo problemi con la connessione, non ho ancora capito se la storia vi piace o no ma ringrazio chi l'ha aggiunta alle preferite/seguite/ricordate, sinceramente non so se continuarla, non ci sono recensioni e io vorrei sapere se vale la pena continuarla.
Baci.

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Capitolo 9
*** Account! ***


Ehi, beh, avete capito che questo non è un capitolo, vi lascio questo annuncio perché credo che qualcuno sia entrato nel mio account, ho trovato l'immagine...l'icon, l'avatar o.come si chiama cambiata, per due volte, quindi non so se cambierò account ma se avete qualcosa da consigliarmi per vedere come fare aiutatemi, grazie. p.s ho già provato a cambiare password. Baci ;)

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Capitolo 10
*** Rose ***


Mercoledì, puoi farcela Ellen, il venerdì è vicino, forza.
Mi incoraggiai mentalmente.
Andai giù in cucina e ovviamente quasi me la facevo la rampa di scale col culo, sentii delle risate provenire dal soggiorno, entrai nella stanza

“Ehi Ellen! Per poco hai mancato il terzo gradino” esclama ridendo quello che riconobbi come Ryan, dopo di lui partirono altre risate, i miei occhi erano due fessure, avevo sonno, tanto sonno.

Gli mostrai il dito medio facendo ridere tutti, mi guardai intorno, c’erano tutti, anche Niall.

“Ciao anche a te” scherzò Ryan, andai ad abbracciarlo

“Perché siete tutti qui?” domandai

“Per andare a scuola, stavamo aspettando te” rispose Harley

“Ah, allora andiamo” dissi sbadigliando.

Mi incamminai verso l’ingresso trascinando i piedi, un braccio mi circondò le spalle e senza vedere il tipo al mio fianco poggiai la testa sulla sua spalla, lo sentii sorridere, ispirai il suo profumo, Justin, sorrisi accoccolandomi ancora di più a lui.
Le ragazze andarono in macchina con Mike e i ragazzi con Niall, e visto che io sono alternativa, andai con Justin.

****
 
Dopo due infinite ore di matematica e una di filosofia dovevamo andare in palestra.
Aprii il mio armadietto per posare i libri, mi ritrovai una rosa davanti e un braccio pieno di tatuaggi  che mi circondava i fianchi, Justin, appoggiò il mento sulla mia spalla e mi lasciò un bacio sul collo

“Un bellissimo fiore per una ragazza ancor più bella” ridacchiai prendendo la rosa

Mi girai circondandogli il collo con le braccia “E chi sarebbe questa ragazza?”

Sorrise “Credo che tu la conosca, è bellissima” arrossii e cercai di nasconderlo abbassando lo sguardo, rise alzandomi la testa.

“Scusate, non vorrei disturbare ma vorrei tanto sapere perché sei attaccata al mio ragazzo” ci ritrovammo Jessica davanti

Mi staccai di colpo da Justin, il suo ragazzo eh? “Cos’è quella rosa?” indicò il fiore tra le mie mani

“Ah no, niente, qualche idiota l’ha messa nel mio armadietto, tieni, te la regalo” le lasciai il fiore e andai via senza dire altro.

Entrai in palestra e poi negli spogliatoi, raggiunsi Brook e Elysabeth, con loro c’erano anche Lexi e Fay.

“Sorpresa!” esclamarono, le guardai senza capire

“Vogliamo fare i provini per diventare cheerleader” disse Fay

Spalancai la bocca “Davvero?! Aw” ridacchiai e andai ad abbracciarle

“Si okay basta smancerie sei entrata in palestra tutta incazzata quindi cambiati, e mentre lo fai, racconta” affermò Ely

“Delicatezza portami via” alzai gli occhi al cielo
****

“Ma dai, forse Jessica l’ha detto perché voleva farvi litigare” spiegò Lexi

“Non lo so, comunque se vuole farsi perdonare questo non è il modo giusto” affermai

“Ma perché gli hai dato la rosa? È stato così carino a regalartela” disse Brook e le altre annuirono d’accordo

Alzai le spalle ed uscimmo dagli spogliatoi, come sempre, anche la squadra di basket era lì, alla fine Justin era di nuovo il capitano.
Dopo una mezz’ora di prove la Sanchez ci diede 10 minuti di pausa, stavo per raggiungere le panchine ma qualcuno mi fermò avvolgendo le braccia intorno ai miei fianchi, guardai le braccia piene di tatuaggi con la scritta ‘BELIEVE’, Justin.

Justin

Avevamo 10 minuti di pausa così ne approfittai per andare da Ellen, le circondai i fianchi con le braccia e appoggiai il mento sulla sua spalla, sbuffò incrociando le braccia al petto

“Perché sei arrabbiata?” domandai

“Non ho voglia di parlare con te, e se sei così stupido da non capirlo io non posso farci niente” tolse le mie braccia dai suoi fianchi e andò via.

Sbuffai passandomi una mano tra i capelli, quando tutto stava per andare nel verso giusto succedeva sempre qualcosa che rovinava tutto.
Andai alle panchine e senza farmi vedere dalle ragazze e soprattutto da Ellen afferrai Elysabeth – la mia salvezza – per il braccio e la trascinai con me.
Non aprì bocca finché non ci fermammo in modo che nessuno potesse vederci.

“Fammi indovinare” incrociò le braccia al petto e cercò di non ridere “Devi farti perdonare da Ellen?” rise e io con lei

“Si, ma non capisco perché è arrabbiata” spalancò la bocca e mi diede uno schiaffò sul braccio

“Ehi!” mi massaggiai il braccio, faceva male

“Ma sei scemo!?” sbottò, la guardai senza capire “Ti dice qualcosa Jessica?”

Sbuffai “Non iniziamo con gli indovinelli” mi arrivò un altro schiaffo

“La smetti?!” mi toccai il punto colpito

“No perché sei veramente un idiota! Rispondi!” alzai gli occhi al cielo

“Jessica? Jessica è la mia…ragazza” dissi lentamente e mi sbattei una mano in fronte

“Eh, adesso hai capito?” annuii “Se proprio vuoi farti perdonare lasciala” mi appoggiò una mano sulla spalla

“Lo so, e volevo farlo ieri ma Jessica aveva la febbre” spigai e lei annuì

“Beh, buona fortuna, io vado, ciao” ridacchiò

“Aspetta” l’afferrai per il polso “Grazie El…non saprei che fare senza di te”

“Beh, ammettiamolo, sono geniale” ridacchiai
 
“E anche modesta” rise e l’abbracciai.
 
 ***
 
Aspettai Ellen nel parcheggiò e la vidi camminare verso i ragazzi.

Mi fermai davanti a lei “Che vuoi?” sbottò

“Darti questa” le diedi un’altra rosa e lei cercò di non sorridere “E, farmi perdonare, lo so che sei arrabbiata per Jessica, ma non so se te ne sei accorta ma non è venuta a scuola per tutta la settimana, aveva la febbre e io non sono di certo andato a casa sua” ridacchiò, aggrottai la fronte “Questo significa che mi perdoni?” risi anch’io

“No, questo significa che ti ho visto in palestra mentre ti trascinavi Elysabeth” cercò di non ridere, beccato.

“Mi perdoni?” domandai, rise e annuì.

L’abbracciai e mi avvicinai alle sue labbra ma lei giro la faccia e baciai la sua guancia, rise e se ne andò, lasciandomi lì, da solo.
La raggiunsi e le circondai i fianchi con le braccia “Non è giusto” le sussurrai all’orecchio e lei cercò di non ridere, le lasciai un bacio sul collo e guardai i ragazzi, ci fissavano senza fiatare.

 
EHI EHI EHIII!
Scusatemi, lo so, ci metto tre anni solo per postare un capitolo ma come vi ho già detto -non voglio essere ripetitiva però...- non ho internet, o meglio, non avevo internet fino a 10 minuti fa, quiiindi ho postato subito il capitolo, grazie a chi ha recensito la storia :* e chi l'ha aggiunta alle preferite/seguite/ricordate, lasciatemi il vostro parere anche qui ;)
UN BASINO PELLE SAOOOOO 

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Capitolo 11
*** Se ne sono andati ***


“Ma dai! È orrendo!” esclamò Brook

“Toglilo Fay! Adesso!” risi guardando il suo vestito.

Stavamo girando da quasi 3 ore per i negozi.

“Ma dai! Non è così brutto” si guardò allo specchio “No okay è orrendo” affermò subito dopo.

Aveva preso un vestito rosa confetto, sembrava una bambolina, era pieno di voilà e brillantini, troppo complicato anche da spiegare.
Entrai nel camerino con un vestitino nero, era molto corto e lasciava la schiena scoperta, uscii dal camerino facendo una giravolta.

“Come sto?” domandai alle ragazze ma mi ritrovai...Justin? “Justin? Che ci fai qui?” non rispose, aveva la bocca spalancata, mi squadrò un paio di volte per poi mordersi il labbro inferiore, alzai gli occhi al cielo “La smetti?!” sbottai

Si riprese dal suo stato di trans “Di fare cosa?” domandò

“Di spogliarmi con gli occhi” ridacchiò

“Non posso farci niente, tu ti presenti con questo vestitino, molto scollato devo dire” rise

Lo ignorai “Perché sei qui? Dove sono le ragazze?” domandai

“Io e i ragazzi siamo passati per qui e vi abbiamo visto, così ho cacciato le ragazze…e devo dire che non è stato difficile” rise e spalancai la bocca

“Beh, visto che hai cacciato le ragazze dovrai aspettare qui e dirmi come mi stanno tutti quei vestiti” indicai un enorme pila di vestiti, erano i vestiti che io e le ragazze avevamo scartato.

Spalancò gli occhi vedendoli “Sono tutti vestitini?” domando, annuii “Vestitini corti e scolati?” annuii senza capire “Vestitini, corti e scollati, ci sto!” concluse

Spalancai la bocca e lui rise “Ah no” smise di ridere, stavolta rido io “Questi” indicai la pila di vestiti “Sono tutti vestitini che io e le ragazze abbiamo già provato” sorrisi

“Uff, vabbè mi accontento di vederti con questo” indicò il vestitino che avevo addosso e sorrise, okay aveva vinto

“Visto che sei qui…come sto?” domandai anche se la sua espressione prima lasciava capire.

Si alzò e mi prese una mano facendomi fare una giravolta “Perfetta” sorrise e subito dopo anch’io “Ma non credi che sia troppo corto?” risi alzando gli occhi al cielo “è troppo corto, potrebbe alzarsi” entrai velocemente in camerino
lasciandolo li a parlare da solo.

Uscii dal camerino e andammo alla cassa per pagare il vestito, uscimmo dal negozio ma non c’era traccia dei ragazzi o delle ragazze, presi il telefono dai miei jeans.
 
A: Lexi <3
Lexiuccia bella, dove siete? :P
Non so se arrabbiarmi con voi per avermi lasciata da sola o no… : /

 
Pochi minuti dopo e mi rispose
 
Da: Lexi <3
Ellen, non chiamarmi più ‘Lexiuccia.’
Le altre non so dove sono, ma io, sono…con Chaz :)
Non devi arrabbiarti, devi ringraziarci, u.u sei con Justin, da sola.
P.S. Sono troppo giovane per diventare zia :P

 
A:Lexi <3
Ringraziarti? Anche tu devi ringraziarmi visto che hai incontrato Chaz ;)
E poi sei con Chaz da sola, devo preoccuparmi? Sono troppo giovane per diventare zia :P
Amami zucchina! <3


Non rispose al messaggio, quella zucchina.
“Dove sono?” domandò Justin

“Se ne sono andati” sorrise

“Bene, devi comprare altro? Costumi, intimo o altre cose così?” gli diedi uno schiaffo sul braccio “Hey! Ma perché mi hai colpito?” ridacchiai dandogli un altro schiaffo

“La smetti?” stavo per dargliene un altro ma mi bloccò “Eh no, un altro no” sorrise avvicinandosi di più.

Posso morire? Non puoi sorridere se siamo così vicini Bieber, potrei svenire, qui, adesso.
Premette le sue labbra sulle mie ma mi staccai subito, mi guardò confuso.

“Come sta Jessica?” domandai

Sospirò “Non lo so, l’ultima volta che l’ho vista è stato due giorni fa, dovevo dirle che mi sono innamorato” spalancai la bocca “Sei uno stronzo!” stavo per andarmene ma mi fermò

“Aspetta! Lasciami finire” sorrise poggiando le mani sui miei fianchi “Dovevo dirle che ero innamorato, e non era lei, ma tu, la mia principessa…una principessa molto impulsiva devo dire” ridacchiai

“El?” mi chiamò

“Dimmi” risposi guardando i suoi meravigliosi occhi

“Mi sei mancata” sorrise e involontariamente anch’io

“Justin?”

“El?”

“Mi sei mancato”

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Capitolo 12
*** Sorpresa sorpresa ***


Erano ancora le 11:00 così andai in cucina e presi un barattolo di gelato a cioccolato, amo il cioccolato, datemi quello che volte basta che ci sia il cioccolato…o la nutella, lo adoro.

Harley entrò in cucina fischiettando “Buongiorno sorellina” mi salutò con un bacio sulla guancia

“Giorno” sorrisi continuando a mangiare “Harley, domani vengo con te” lo avvisai

“Okay” annuì “Come mai?”

“Deve esserci per forza un motivo se la tua sorellina viene a scuola con te?” risposi

Annuì e guardò l’orologio, poi me, poi il barattolo di gelato, poi di nuovo l’orologio, me e il gelato, orologio, me, gelato.

Posai infastidita il cucchiaio “Che cazzo guardi!? La smetti?!” sbottai infastidita

“Wow che finezza sorellina” rise e io alzai gli occhi al cielo “Comunque, ti fissavo perché sono le 11 e tu mangi il gelato, ew”

“Mi prendi per il culo? Hai mai visto cosa mangi prima d’ingozzarti?”

“Lasciamo stare” deviò l'argomento e aprì il frigo prendendo il cartone del latte, dopo prese i cereali, la nutella, una busta di cornetti e…la panna?

“Perché la panna? E poi ti lamenti del gelato, pft” sbuffò

“Perché la panna?” imitò la mia voce “Ma perché non ti fai i cazzi tuoi?” gli mostrai il dito medio “Stronza” ridacchiò

“Si ti voglio bene anche io fratellone” gli mandai un bacio con le mani.

“Ellen, ha chiamato mamma” lo guardai aspettando che continuasse “Tornano stasera”

“Davvero?!” quasi cadevo dallo sgabello “Per quanto rimangono?” domandai cercando di mantenere l’equilibrio

“Non so” cercò di non ridere

“Ehi, non ridere di me!” gli feci la linguaccia.

La giornata migliorava, non vedevo i miei genitori da quasi un mese e mi mancavano, mio padre era un avvocato mentre mia madre…beh mia madre lo seguiva nei suoi viaggi, partivano spesso, a volte anche per mesi.
 
****
 
Presi l’iphone dalla tasca per leggere il messaggio
Da:Justin
Che fai?

A:Justin
Niente, mi annoio, tu?



Aspettai una risposta che arrivò subito.
Da:Justin
Preparati, mezz’ora e sono da te piccola ;)

 
Mi alzai dal divano e corsi in camera, dopo una veloce doccia mi vestii, misi un po’ di trucco e andai in soggiorno.
“Harley!” lo chiamai “Harley!” riprovai “Harley! Dove cazzo sei?!”
Gli mandai un messaggio.

A:Fratellone
Coglione dove cazzo sei?!


2 minuti dopo e lo vidi scendere le scale.
“Non potevi salire e cercarmi?” domandò

“Naah, mandarti un messaggio è meno faticoso” sentii il campanello suonare e mi alzai per aprire la porta.

Aprii la porta con un sorriso che scomparse quando vidi il biondino, non era il biondino che volevo, per carità, voglio bene a Niall, ma Justin…beh è Justin.
Sentii mio fratello ridere, o meglio, rideva di me, aveva visto la mia faccia, riportai la mia attenzione su Niall.

“Ehi Niall!” lo abbracciai

“Ehi Ellen!” ridacchiò e salutò mio fratello con una strana cosa con le mani e cose così pff.

“Come mai qui?” domandai

“Passavo per di qui e visto che da quando sono tornato non ci siamo visti molto che ne dici di uscire, come ai vecchi tempi?” sorrise
Oh cazzo, e adesso? Cosa gli dico? Scusa Niall ma preferisco uscire con Justin…no!

“Niall che-“ non finii di parlare che suonarono il campanello

Andai ad aprire e sorrisi vedendo il biondo davanti a me, i capelli alzati sempre nella sua solita cresta, jeans ovviamente a vita bassa…molto bassa, maglietta bianca con camicia a quadri e supra, perfetto come sempre.

Ridacchiò “Mi fai entrare o andiamo?” alzai gli occhi al cielo e lo feci entrare.

“Ehi Niall!” lo salutò Justin e lui ricambiò battendo il pugno.

Okay, ero in totale imbarazzo, e quel coglione di mio fratello si godeva la scena.
“Ehm, Justin? Mi aspetti in macchina? Prendo il telefono e arrivo” annuì e dopo aver salutato Niall e Harley uscì.

Guardai Harley, con la speranza che capisse che doveva sparire, ma non voleva andarsene.
“Sparisci o ti mando fuori da questa stanza a calci in culo!” sbottai, alzò le mani in segno di resa e ridendo se ne andò al piano di sopra, okay si mantenere la calma non è il mio forte.

Mi girai verso Niall che rideva, lo fulminai con lo sguardo “Siamo un po’ nervosi oggi?” alzai gli occhi al cielo ignorandolo.

“Ehm…Niall, senti, sai dovevo uscire con Justin e…”

“Non preoccuparti El” mi salutò con un bacio sulla guancia e uscì.

Uscii di casa e salii sulla Range Rover di Justin “Andiamo?” domandai, sorrise e scosse la testa

“No, prima voglio un bacio” si toccò le labbra, ridacchiai e mi avvicinai a lui ma gli lasciai un bacio sulla guancia, mi guardò con una faccia da cucciolo e gli feci la linguaccia, rise e mise in moto l’auto.

“Dove andiamo?” domandi dopo 5 minuti

“Ssssh, è una sorpresa” mi fece l’occhiolino

“Dai dimmelo” scosse la testa ridendo, incrociai le braccia al petto e sbuffai

“Ma come siamo impazienti” fece una faccia buffa e risi, prese gli occhiali da sole e li mise

Mi allungai un po’ prendendoli e mettendoli “Ehi” protestò, ridacchiai

“Tu dimmi dove mi porti e ti darò gli occhiali” provai

“Allora puoi tenerli” rise e io sbuffai.

“Dove andiamo?” domandai al biondo davanti a me
“Sorpresa sorpresa” canticchiò
“Ma dai, dimmi dove andiamo daii” dissi mettendo il broncio
“No Ellen, così non vale, non ti guardo” risi e si girò guardando la strada

Sorrisi al ricordo, era passato così tanto tempo, 10 minuti dopo fermò la macchina, scesi guardandomi intorno, si sentiva l’odore del mare e il rumore delle onde che si scontrava con gli scogli, mi portò sulla spiaggia, era bellissimo, il sole stava tramontando in mare e l’acqua brillava.
Sorrisi e mi prese la mano portandomi sulla spiaggia, mi sedetti vicino la riva in modo da non bagnarmi.

“Ti piace?” domandò sedendosi dietro di me e circondandomi i fianchi con le sue braccia

Annuii “Tanto” iniziò a lasciarmi piccoli baci sul collo, dopo un po’ si fermò e mi guardò “Che c’e?” domandai, odio quando mi fissano.

Non rispose e si riprese gli occhiali “Hey!” protestai e lui rise “Comunque stanno meglio a me” continuai e gli cacciai la lingua

“Si…ti stanno bene” rise.

“El?” mi chiamò

“Mh” mormorai

“Perché Niall era a casa tua?” alzai le spalle

“E’ un mio amico” annuì

“Non mi piace questo tuo amico” ridacchiai e mi girai per guardarlo

“Ah davvero?” annuì “ A me sembrava il contrario” scosse la testa

“Finché ti sta lontano mi sta bene, se si avvicina gli spacco la faccia” risi

“Ah si?”

“Si” rispose

“E perché?” domandai
“Perché sei mia” senza rendermene conto mi ritrovai stesa sulla sabbia, gli circondai il collo con le braccia.

“E chi dice che io sono tua?”

“Io” mi baciò la fronte, poi la guancia destra, la sinistra e poi la punta del naso, ridacchiai, sorrise e poggiò le sue labbra sulle mie.
 
****

“Ci vediamo domani?” annui lasciandomi un ultimo bacio

“Ci vuole ancora tempo?” qualcuno dietro di noi si schiarì la gola, spalancai gli occhi staccandomi subito da Justin.

“Ciao Justin” salutò mio padre

“Buonasera Signor Luke” salutò mio padre grattandosi la nuca, segno che anche lui come me era in imbarazzo, si conoscevano già ma dai, chi non trova imbarazzante baciare il suo ragazzo davanti suo padre, soprattutto se il ragazzo ha fatto soffrire la sua bambina.

“Ehm…allora io vado eh? Arrivederci” se ne andò velocemente, cercai di non ridere.

Mi girai verso mio padre che mi sorrise “Non mi saluti bimba?” lo abbracciai forte saltandogli addosso

“Mi sei mancato” mormorai sul suo collo

“Anche tu bimba” mi strinse forte.

Mi staccai da lui ed entrammo in casa “Mamma!” esclamai

“Piccola mia” abbracciai forte anche lei.

Dopo baci e tanti abbracci andammo in soggiorno.
“Per quanto rimanete?” domandai

“Ripartiamo domani” abbassai lo sguardo, bene, ci lasciavano di nuovo soli.

“Ma” continuò mia madre “Partiamo e ritorniamo tra una settimana, poi rimaniamo qua” spalancai gli occhi

“In che senso rimanete qua?” domandò Harley

“Che rimaniamo qua, non partiamo più…beh ovvio ci saranno ancora piccoli viaggi ma raramente e di pochi giorni” concluse Luke

“Davvero?” domandai, annuì e gli saltai addosso.



 
EHI EHI EHI!

Si, sono proprio io, lo so non ci credete ma ho aggiornato yeee
Come vi va la vita? :)
Grazie per aver recensito il capitolo, spero di leggere le votre recensioni anche qui. :)
A presto :3
Sao :*

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Capitolo 13
*** Posso avere un ultimo bacio? ***


Finalmente la pausa, andai dalle ragazze che circondavano l’armadietto di Brook.

“Ehi” le salutai

“Ehi Ellen!” mi salutarono

“Andiamo? Sto morendo di fame” disse Fay toccandosi la pancia

Annuì, eravamo quasi arrivate in cortile, dovevamo solo fare un piccolo spuntino in pace ma David Morrison rovinò tutti i nostri piani…okay forse è un po’ troppo drammatico.

“Ehi dolcezza!” si fermò davanti a me, alzai gli occhi al cielo.

David era uno dei più fighi della scuola, tutte le ragazze gli andavano dietro, tranne me, è carino si ma è un rompi palle, mi viene dietro da quasi due anni, per un certo periodo ha smesso perché c’era Justin, ma poi ha iniziato di nuovo due mesi dopo la sua partenza.

“Cosa c’e David?” domandai al ragazzo

“Ti ricordi che abbiamo un appuntamento?” lo guardai piuttosto confusa

“Perché io non me lo ricordo?” incrociai le braccia al petto già stanca di quella inutile conversazione.

“Dai principessa so che lo ricordi” avvolse un braccio intorno alle mie spalle

“Non chiamarmi ‘principessa’” tolsi il suo braccio e notai che le ragazze mi aspettavano appoggiate agli armadietti, le guardai chiedendogli aiuto, David non mi avrebbe lasciato andare facilmente.
Cercai di ricordare, ero sicura di non avergli detto….niente
 
“Oggi vieni da me?” mi domandò Elysabeth
“Certo” annuii
“Principessa” alzai gli occhi al cielo ignorando il ragazzo
“A che ora vengo?” domandai a El
“Non mi ignorare principessa” me lo ritrovai a fianco che camminava con noi, lo ignorai mentre continuava a blaterare, io annuivo senza dargli importanza.

 
Mi sbattei una mano in fronte ricordando quando due settimane fa mi aveva chiesto di uscire.

“Sono fottuta” mormorai

“Cosa hai detto?” domandò

“Niente” non capivo perché insisteva tanto, più lo trattavo male più ci provava “David adesso devo andare, poi ne riparliamo” me ne andai velocemente.

“Ci prova ancora eh?” domandò Brook

“Si, non lo sopporto” David era un puttaniere, all’inizio pensavo fosse solo una scommessa ma insiste da due anni ormai, vuole solo aggiungermi alla sua lista, lo sanno ormai tutti che si è scopato tutta la scuola.

Avevamo ancora 10 minuti, poi dovevamo ritornare in classe, andammo a sederci sull’erba; sotto un grande albero a farci ombra, il cortile era pieno, diviso in vari gruppi.
Uno dei tavoli da picnic era circondato da puttane e puttanieri o comunemente chiamati cheerleader e giocatori di basket, -si lo so, io sono una cheerleader, e allora? Non sono una puttana- vidi tra di loro anche i ragazzi, Ryan esplorava la bocca di una rossa, si chiamava Loren, Chaz chiacchierava con una biondina, Harley stava per cercare qualcosa nella bocca di una bionda tinta, Mike parlava con…Charlotte?! Oh ma che gli prende a questi ragazzi! C’era anche Justin, e questa cosa non mi piaceva per niente, odiavo vederlo lì circondato da tutte quelle ochette, sorrideva parlando di qualcosa, ma erano troppo lontani per riuscire a capire, mentre lui parlava le ochette lo guardavano, chi si mordeva il labbro, chi giocava con i capelli, pft ridicole, c’era una biondina vicino a lui che riconobbi come Bryanna cercava di avvicinarsi sempre di più, era quasi sulle sue gambe!

“Gli strappo quella parrucca!” sbottai, se non si toglieva la facevo sparire io.

“Cosa?” domandò Brook
Seguirono il mio sguardo.

“Ma gli sta praticamente saltando addosso!” esclamò Fay
Forse mi stavo arrabbiando un po’ troppo ma a quanto pare a lui non dava fastidio, lo guardai ancora, adesso c’era anche Jessica, lo chiamò e prendendolo per mano si allontanarono, lo portò dietro ad un albero ma io riuscivo ancora a vederli, non li avrei fermati, volevo vedere cosa volevano fare, cosa voleva fare.

Justin

Stavo parlando alle cheerleader del mio viaggio a New York, ma non credo che mi stavano realmente ascoltando, me ne andai quando Jessica mi chiamò.

“Perché mi hai portato qui?” domandai quando ci fermammo dietro un albero

“Volevo parlarti” disse

“E perché qui?” chiesi confuso

“Perché volevo parlare con te, da soli” precisò

“Jess, se riguarda Ellen e me lo s-“

“No no no” mi interruppe “Non volevo parlarti di questo, volevo salutarti, parto” accennò un sorriso

“E dove vai?” domandai confuso

“Me ne torno a casa, a New York, non ha più senso stare qui” alzò le spalle “Sono venuta qui con te, e per te, ma è inutile restare qui, tu hai scelto Ellen, e si vede che la ami” mi sorrise
Non avrei mai pensato che Jessica potesse dirlo

“Lo so, lo so, sembra strano detto da me ma non ha senso rimanere qui” annuii

“Stammi bene Jess, ti voglio bene” l’abbracciai

“Ti voglio bene anche io Justin” ricambiò l’abbraccio “Posso chiederti un’ultima cosa?” domandò

“Certo” sciolsi l’abbraccio

“Posso avere un ultimo bacio?” sorrise timidamente

Ellen

Stronzo, ecco cos’era, uno stronzo! Coglione, e io che l’avevo perdonato, che cretina, aveva detto di amarmi, fanculo, ormai è come tutti gli altri, non era più il mio Justin, ma un puttaniere, come tutti i coglioni che ci sono qui dentro.
Entrai in classe e sbattei i libri sul banco, era ancora vuota, Elysabeth e Brook erano con me, avevamo lezione insieme.

“Ellen, calmati” disse Brook, la fulminai con lo sguardo

“Calmarmi?! Clamarmi?!” urlai “Non posso calmarmi, mi ha riempito di stronzate, erano tutte stronzate!” urlai più forte, mancavano ancora cinque minuti per il suono della campanella quindi i corridoi erano ancora deserti.

“Non urlare” provò ancora Elysabeth, ma mi fece arrabbiare ancora di più, non ero il tipo che piangeva, capitava poche volte, e quando capitava era sempre colpa di Justin, di solito mi sfogavo con la rabbia, proprio come adesso.
Volevo rompere qualcosa ma non sapevo cosa, avrei fatto troppo rumore.

“Non dirmi di calmarmi” urlai ancora, mi passai una mano tra i capelli e alla fine optai per una sedia, diedi un calcio contro l’oggetto che sbatte al muro causando troppo rumore.

“Vieni con me” mi afferrarono per i polsi e mi lasciai trascinare in bagno

“Calmati” esclamò Brook

“Respira Ellen, calma” suggerì Elysabeth

Mi appoggiai al lavandino abbassando la testa, aprii il rubinetto.
“Sono calma” dissi, e lo ero davvero “Ma appena lo vedo lo uccido” dissi a denti stretti
Mi lavai la faccia non importandomi del trucco, presi la mia borsa, e tirai fuori, una matita e del mascara, lì avevo sempre con me.

“Andiamo?” domandò El appena ebbi finito, annuii.
Mi fermai tirandole per il polso “Ragazze, mi dispiace, non volevo aggredirvi” mi scusai

“Non preoccuparti Ellen” mi accarezzò un paio di volte il braccio e mi abbracciò, dopo di lei anche Ely mi abbracciò

“Vi voglio bene” erano come sorelle.

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Capitolo 14
*** Principessa ***


Volevo solo tornarmene a casa in pace, Justin non si era fatto vivo e io speravo di incontrarlo per prenderlo a calci. Mi avvicinai a Mike, appoggiato alla sua macchina.

“Cosa c’e che non va?” Mike riusciva sempre a capirmi, diceva che per lui ero un libro aperto, un solo sguardo e capiva se qualcosa non andava.

“Cosa non dovrebbe andare?” risposi

“Ti hanno mai detto di non rispondere a una domanda con un’altra domanda?” ridacchiai

“Mi hai appena fatto una domanda Mike” rise

“Giusto” mi guardò ancora

“Sei fastidioso quando fai così” cercai di non sorridere ma lui se ne accorse

“Cosa ti ha fatto?” domandò ignorandomi

“Chi?” alzò gli occhi al cielo

“Non fare la stupida lo sai chi” sospirai

“E’ uno stronzo” rise

“Vedi che avevo ragione?” alzai gli occhi al cielo ridendo “Cosa ha fatto?” ripeté

“L’ho visto baciare la biondina” alzò le spalle

“E allora? Voi due non state insieme” gli arrivò uno schiaffo sul petto

“Ha-ha-ha, non sei divertente” rise

“Vedi avevo ragione” lo guardai confusa “Siete tornati insieme” esclamò

“Ma dai Ellen, si vede che vi amate, e poi, vi abbracciate, ricevi rose, eh eh” spalancai la bocca

“Che fai mi spii?” scherzai

“No ma ho due occhi e vi vedo per i corridoi” fece l’occhiolino “Sei sicura che l’hai visto con Jessica?” domandò serio

Annuii “Ma ci sarà una spiegazione perché gli spaccherò la faccia” mi accarezzò la testa

“Grazie Mike” lo abbracciai “Ti voglio bene”

“Anch’io principessa” sorrisi per come mi aveva chiamato
 
“Dai daiii! Harley ti prego mi compri quella bambola?” esclamai tirando mio fratello per la maglietta
“No El, abbiamo già comprato due bambole” iniziai a piangere sedendomi a terra
“Ehi piccolina, perché piangi” mi domandò Mike, gli saltai addosso
“Harley non vuole comprarmi la bambola principessa” indicai la bambola
“Cosa te ne fai di un’altra principessa se ne abbiamo già una?” domandò
“Ma io non ho un’altra principessa Mike!” piagnucolai
“Infatti sei tu la principessa” mi asciugò le lacrime
“Io?” annuì
“Si, la principessa Ellen”


Sorrisi, da quel giorno mi chiamava principessa, era il giorno prima del mio compleanno, e alla fine Mike mi regalò la bambola che volevo.

“Ehi, devo preoccuparmi?” ci indicò Justin ridendo

Lo ignorai e mi staccai da Mike “Andiamo?” domandai ad Harley che annuì.

Camminai verso la macchina ma Justin mi fermò “Che c’e?” volevo vedere se aveva il coraggio di dirmelo “Cosa c’e che non va?” domandò

“Dimmelo tu” alzai le spalle

“Ellen, perché sei arrabbiata?” mi accarezzò una guancia “Con me” aggiunse subito dopo

“Hai qualcosa da dirmi?” incrociai le braccia al petto

“Mi hai visto vero?” domandò

“Visto cosa?” sospirò

“Piccola non arrabbiarti” sorrisi leggermente

“Non devo arrabbiarmi?” domandai incredula, stavamo parlando da meno di cinque minuti ma già avevo i nervi a fior di pelle

“Lo so hai visto il bacio, ma io ti amo” adesso lo prendo a schiaffi

“Smettila di sparare cazzate” spalancò gli occhi

“Cosa? No non sono cazzate io ti amo davvero” mi prese il viso tra le mani

“Davvero? Allora perché l’hai baciata, avevi perso qualcosa nella sua bocca, dovevi fargli la respirazione bocca a bocca e altre cazzate così?” sbottai

“Cosa? No! Mi ha chiesto un ultimo bacio perch-”

“Ah ho capito” non lo lasciai finire “Quindi se qui tutte ti chiedono un bacio tu lo fai senza problemi, non ci pensi due volte”

“Ellen ma che cazzo dici?” guardai alle sue spalle, le ragazze erano ancora lì che guardavano, e non erano gli unici, quasi tutta la scuola ci guardava ma cercavano di non farsi vedere, fortunatamente eravamo vicini quindi non stavamo urlando e loro erano troppo lontani per ascoltare, li fulminai con lo sguardo e me ne andai.

Justin si guardò intorno, e cercò di chiamarmi ma continuavo a camminare, l’anno scorso ci stavano addosso, giravano pettegolezzi su di noi enormi, una volta credevano anche che io fossi incinta.
 
****
 
Arrivata a casa mi buttai direttamente sul divano, mi sfilai le scarpe e gettai la borsa da qualche parte.

“Cosa c’e che non va sorellina?” cercò di sedersi sul divano “Fammi spazio” ridacchiai e mi spostai “Cosa ha fatto?” domandò

Andai a sedermi sulle sue gambe appoggiando la testa sulla sua spalle “E’ uno stronzo” rise

“Ehi! Il linguaggio!” spuntò mio padre dalla cucina “E poi chi è uno stronzo?”

“Nessuno pà, nessuno” salii le scale e me ne andai in camera, mi infilai sotto le coperte.

“Posso?” domandò Harley da dietro la porta, non risposi, e lui sapeva che poteva entrare “Racconta” si stese anche lui sotto le coperte e iniziò a giocare con i miei capelli

“Devo?” rise e annuì “Se baciato la biondina, cosa ha che non va quel ragazzo?”

“Cosa? Ma io gli spacco la faccia” stava quasi per alzarsi ma lo fermai

“No Harley, ecco perché non volevo raccontarti niente” sbuffai

“Va bene, va bene” alzò le mani in segno di resa

Gli lasciai un bacio sulla guancia e gli dissi di voler restare sola, andai in bagno e dopo una veloce doccia mi vestii e buttai sul letto con i capelli ancora bagnati, aprii il cassetto del comodino alla mia destra, ci trovai un piccolo quaderno nero, era un quaderno di canzoni, era da tempo che non scrivevo, c’era anche un foglietto dentro con scritto sopra ‘Per Ellen’, ricordavo quel foglietto.
 
“Ho scritto un nuova canzone” esclamò il biondo
“Davvero? Voglio sentirla” battei la mani come una bambina
Amavo la sua voce, andò a prendere la chitarra nell’angolo della sua stanza.
“Come si chiama?” domandai
“U smile” mi sorrise e iniziò a suonare

 
Pensavo di aver perso quel quaderno, l’ho cercato per due settimane ma alla fine mi sono arresa disperandomi per tutte le canzoni perse.
Andai a prende la mia chitarra nella cabina armadio, era da tanto che non la usavo.
 
Baby take my open heart and all it offers cause this is as unconditional as it’ll ever get you ain’t seen nothing yet
I wont ever hesitate to give you more
cause baby
U smile, I smile
Whenever u smile, I smile.

Cantai una piccola parte della canzone e posai la chitarra.

“Non pensavo che la ricordassi” mi girai spaventata verso di lui “Scusa, non volevo spaventarti”

“Come sei entrato?” domandai

“Non so se lo sai ma ci sono i tuoi giù e la porta della tua camera è aperta” annuii, domanda stupida.
“Te la ricordi ancora?” domandò e annuii

“Perché dovrei dimenticarla?” alzò le spalle

“Mi dispiace El, volevo dirti del bacio ma non mi lasciavi parlare, Jessica parte, ritorna a New York perché al contrario di me lei mi ama e mi ha chiesto un ultimo bacio” mi sentii male, aveva cercato di spiegarmelo ma io non lo lasciavo parlare…anche se il bacio poteva evitarlo.

“Scusa” abbassai la testa

“Per cosa?” mi alzò il viso

“Sono stata troppo impulsiva e non ti ho lasciato parlare…anche se non eri obbligato a baciarla ma…”

Mi sorrise e sorrisi anch’io, poggiò le sue labbra sulle mie e portai le mie mani dietro al suo collo, schiusi le labbra lasciando che le nostre lingue si intrecciassero.

“Ti amo Ellen, ti ho sempre amata” sussurrò sulle mie labbra

“Ti amo anch’io Justin” sorrise lasciandomi un ultimo bacio a stampo.


 
EHIIII

Scusate per il ritardo :D spero che il capitolo vi piaccia e vorrei davvero saperlo, lasciate una piccola piccolissima recensione, solo per sapere se la storia vi piace. ;)

Baci. :*

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Capitolo 15
*** Non mi arrenderò facilmente ***


JUSTIN

“Mi canti qualcosa?” domandò passandomi la chitarra

“Cosa vuoi sentire?” alzò le spalle e andò a sedersi sul letto dandomi un ottima visione del suo perfetto fondoschiena.
Iniziai a suonare una canzone che avevo scritto tempo fa, in aereo, strano vero?

My favorite, my favorite, my favorite
My favorite girl , my favorite girl
You take my breath away,
With everything you say
I just wanna be with you
My baby , my baby, oh oh,
My miss don’t play no games,
Treats you no other way than you deserve cause you’re the girl of my dreamsMy prized possession
One and only
Adore ya
Girl I want ya
The one I can’t live without that’s you , that’s you,
You’re my special little lady
The one that makes me crazy
Of all the girls I’ve ever known it’s you, it’s you
My prized possession

La guardai aspettando una sua reazione, volevo sapere se la canzone le piaceva, si alzò e mi tolse la chitarra dalle mani sedendosi sulle mie gambe.

“Lo sai che la tua voce è fantastica?” la guardai confuso

“Non la trovo così fantastica…ti è piaciuta la canzone?” domandai

“Non è vero, tu lo sai che ti amo vero?” ignorò la mia domanda

“Davvero mi ami?” annuì

“Si, tanto, troppo” mi baciò a stampo ma approfondii subito il bacio.

“Lo sai che la canzone è per te vero?” domandai sulle sue labbra, annuì

“Si, e non ho parole per descriverla, è bellissima, la amo” abbassò lo sguardo e arrossì, le alzai il viso per vederla, era così bella, anche quando arrossiva; per questo non sopportavo quando si nascondeva.

****

“Justin?” mi chiamò alzando la testa dal mio petto, eravamo stesi sul suo letto “Lo sai che prima non stavo scherzando vero? La tua voce è veramente fantastica, potresti diventare famoso” ridacchiai

“Si, certo” sarcasmo

“Ehi, io non sto scherzando, potresti fare dei provini o che so…”

“Non lo so Ellen”

“Tu pensaci”

Restammo sul suo letto per quasi mezz’ora e poi ritornai a casa.

“Mamma! Sono tornato!” posai le chiavi della macchina sul tavolino accanto alla porta e andai in cucina.

“Justin, ti stavo aspettando, devi guardare Jazzy e Jax mentre io vado a fare la spesa” mi avvisò

“Papà?” domandai

“Non può guardarli lui è a lavoro” sbuffai “Non sbuffare” mi richiamò, dopo un po’ di silenzio iniziò a fissarmi.

“Che c’è?” domandai ridendo

“Sai, sei particolarmente felice in questo periodo, è successo qualcosa?” mi domandò

“No niente, cosa dovrebbe succedere?” alzai le spalle grattandomi nervosamente la nuca

“Justin Drew Bieber” mi puntò un dito contro “Sono tua madre, non mentirmi” cercai di non ridere ma non ci riuscii “Parla perché ti conosco e so che c’entra una ragazza” smisi subito di ridere e spalancai la bocca, come aveva fatto?

“Oh ecco, io, tu, c-cosa, come hai f-fatto?” rise per la mia razione e mi ricordò ancora una volta di essere mia madre.

“La conosco?” domandò

“Più o meno” eccome se la conosceva, adorava Ellen.

“Come più o meno? È di qui? Dai dimmelo…e Jessica?” iniziò a fare tremila domande fino a che non la fermai.

“Ehi, calma” risi vedendo la sua faccia “Si è di qui, Jessica è ritornata a New York e…la ragazza è Ellen” abbassai il tono alle ultime parole tanto che dovetti ripetere “è Ellen” mormorai imbarazzato.

“Ellen?!” esclamò, bene, adesso inizierà a sclerale “Perché non me l’hai detto?” mi diede uno schiaffo dietro la nuca e subito dopo mi abbracciò, aaah le donne.

“Portala qui, è da tempo che non la vedo” alzai gli occhi al cielo

“Mamma, non credo che adesso sia il mome-” non finii di parlare che mi obbligò a invitarla a cena.

****

Mi svegliai di buon umore quella mattina e non vedo l’ora di vedere Ellen, mi lavai e vestii poi andai in cucina per fare colazione.

“Buongiorno” salutai mia madre e mia sorella con un bacio sulla guancia e passai una mano sulla testa di Jaxon che borbottò qualcosa riguardo a me che gli rovinavo sempre i capelli.

“Siamo di buon umore stamattina” notò mio padre facendo alzare gli occhi al cielo a me e ridere lui.

“Mamma” mi lamentai, sicuramente gli aveva detto della conversazione di ieri sera, non volevo tenergli nascosto qualcosa ma mia madre non teneva mai la bocca chiusa, quasi metteva i cartelloni, come avevo già detto, adorava Ellen, erano piuttosto inquietanti insieme.

Finii di fare colazione e andai via, arrivato a scuola parcheggiai al primo posto libero, non era molto pieno, era ancora presto, mi appoggiai alla portiera dell’auto e mentre aspettavo che Ellen arrivasse fumai una sigaretta.
Quindici minuti dopo e il parcheggio era pieno ma senza tracce di Ellen, mi guardai intorno, una decappottabile rossa stava entrando nel parcheggio, c’erano cinque ragazze, Elysabeth, Fay, Brook, Lexi e Ellen, mi avvicinai a loro senza farmi vedere.

“Wow che bel buongiorno, tutta questa bellezza solo per me” ridacchiai mentre loro arrossivano.

“Ehi” Ellen si avvicinò a me “Tu sei solo mio” sorrisi e annuii prima di baciarla.

“Ho appena fatto colazione, niente effusioni quando ci sono io” disse Harley prima di separarci.

“E tu da dove spunti?” domandò Ellen

“Sono venuto in macchina, ero dietro di voi Ellen”

“Oh, davvero…”

Aspettai che finissero di parlare e poi portai Ellen con me dove nessuno poteva vederci.

“Mi sei mancata” dissi lasciando piccoli baci sul suo collo.

“Ma se si ci siamo visti ieri?” rise

“Mi sei mancata lo stesso”

“Oggi mi accompagni al centro?” mi chiese

Annuii “Cosa devi fare?”

“Devo comprare alcune cose” ridacchiai

“Si certo, conosco quel ‘alcune cose,’ ti comprerai tutto il negozio” risi e mi fece la linguaccia.

ELLEN

Aprii l’armadietto e presi i libri per la terza ora.

“Ehi Ellen!” mi girai verso il biondo che si appoggiò all’armadietto accanto al mio “Ti sono mancato?” si avvicinò a me, se giravo il viso i nostri nasi potevano sfiorarsi.

“Cosa vuoi David?” domandai allontanandomi

“Uscire con te” disse come se fosse una cosa ovvia uscire con una ragazza che ti rifiuta da ormai due anni.

“David, no” chiusi l’armadietto e mi avviai in classe

“Ellen, aspetta” mi afferrò il polso “Ti ricordo che hai accettato di uscire con me, quindi…”

“Quindi cosa? Ti ricordo che ho un ragazzo” sbuffò

“Si quel coglione di Bieber è il tuo ragazzo, e allora? Io sono molto meglio, in tutto quello che vuoi” disse con tono malizioso, ew, il vomito, lo ignorai e ritornai sulla mia strada “Non mi arrenderò facilmente” urlò andando via.


Scusate il ritardo ma sono stata un po' impegnata, è iniziata la scuola -.-' e si vede.

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Capitolo 16
*** Bel culo piccola ***


“Ellen! Scendi!” andai al piano di sotto sentendo le urla di mio padre

“Dimmi” urlai dalle scale

“La porta, c’e qualcuno per te” mi avvicinai alla porta mentre mio padre si allontanava.

Sorrisi guardandolo, era così bello, i suoi occhi, quasi dorati mi guardavano felici, avrei potuto guardarli per sempre, erano occhi pericolosi, ti incantavano e riusciva ad ottenere tutto quello che voleva, bastava un’occhiata e ti scioglievi sotto il suo sguardo, e poi sorrise, quel sorriso così bello e splendente da non riuscire a non guardarlo, sentii il suono della sua risata.

“Bambolina, la prossima volta ti porto una foto, basta chiedere, lo sai” iniziò a ridere, o meglio, rideva di me, mi accorsi solo adesso che ero ferma in mezzo al soggiorno incantata a guardarlo.

“Idiota” incrociai le braccia al petto sbuffando, rise ancora una volta, chiuse la porta e entrò in casa.

“Ma dai, non te la prendere” e continuò a ridere, sbuffai ancora e me ne andai al piano di sopra seguita da lui, arrivata in camera mi chiusi la porta alle spalle.

“Ehi” ridacchiai sentendolo imprecare dall’altro lato, poi aprì la porta ed entrò “Mh, siamo di cattivo umore oggi” si avvicinò prendendomi per i fianchi “Cosa c’e che non va?” domandò sulle mie labbra, non risposi per non interrompere il bacio “Ah, e comunque bel culo piccola” mi allontanai cercando di nascondere il rossore sulle mie guance.

“Come mai qui? Non sono ancora pronta, dovevi venire tra due ore” cercai di cambiare argomento e lui rise

“Sono venuto prima” annuii e andai in bagno per fare una doccia, stavo per chiudere la porta quando me lo ritrovai davanti.

“Ti serve qualcosa?” domandai

“Perché chiudi?” disse con un sorrisetto malizioso

“Justin, via” indicai la camera alle sue spalle

“Ma dai ti ho già visto nuda, e poi c’e la tenda, cosa cambia?” si avvicinò intrappolandomi tra il muro e il suo corpo.

“Sparisci” sbuffò

“Ma dai perc-“

“Ho detto di no, vai via” alzò gli occhi al cielo ed uscì, si buttò sul letto aspettandomi, non riuscii a non ridere ma chiusi subito la porta a chiave.

Mi spogliai gettando i panni nel cesto ed entrai nella doccia, dopo aver finito mi avvolsi in un asciugamano, ricordai solo in quel momento di aver dimenticato di prendere i panni così uscii dal bagno ed entrai nella cabina armadio, dopo aver preso i panni mi girai cacciando un piccolo urletto vedendo il biondo a pochi centimetri dal mio viso.

“Posso avere un bacio?” domandò serio senza allontanarsi, ridacchiai e lo baciai a stampo poi ritornai in bagno, mi vestii ed uscii, ritornai nell’armadio per sceglier le scarpe e ancora una volta mi ritrovai Justin dietro che cercava baci, ritornai ancora una volta in bagno e iniziai a truccarmi, lui era appoggiato allo stipite della porta che mi fissava, una volta mi disse che gli piaceva guardarmi mentre mi preparavo, e ogni volta mi seguiva come un cagnolino seguendo ogni mio movimento, mi aggiustai i capelli e andai nell’armadio per scegliere la borsa.

“Questa o questa?” domandai, mi indicò la borsa che più gli piaceva ed i iniziai a riempirla di cose inutili.

“Pronta?” mi domandò, annuii

“No!” mi fermai di scatto prima di aprire la porta “Ho dimenticato una cosa” stava per chiedermi cosa ma non riuscì a parlare perché lo spinsi al muro fiondandomi sulle sue labbra.

“Questo è un bacio” mormorò senza staccarsi, risi e mi allontanai, stavolta per uscire davvero.

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Scesi dall’auto guardandomi intorno, eravamo arrivati al centro.

“Dove andiamo per prima?” domandò Justin

“Giriamo un po’” annuì e mano nella mano ci incamminammo nella folla

JUSTIN

Giriamo un po’, aveva detto, sono due ore che giriamo per i negozi e siamo pieni di buste, o meglio, io sono pieno di buste.

“Ellen?” la chiamai mentre entrava in un altro negozio “Ellen” ma ancora una volta non mi sentì, alzai gli occhi al cielo ed entrai anch’io, la cercai in tutti reparti trovandola finalmente in quello delle scarpe “Ellen, basta, non c’e la faccio più” posai le buste a terra e andai a sedermi su un piccolo sgabello

“Dai, non dirmi che sei già stanco” disse sedendosi sulle mie gambe

“Ellen, sono due ore che giriamo, basta” rise e appoggiò la testa sulla mia spalle lasciando piccoli baci sul mio collo.

“Allora andiamo a casa” mi sussurrò all’orecchio, sorrisi e si alzò dalle mie gambe, ripresi le buste e finalmente ritornammo in macchina.

“Ah Ellen, domani vieni a casa, a cena, e non puoi dire di no o mia madre ti verrà a prendere” mi girai verso di lei che scoppiò a ridere mantenendosi la pancia, sorrisi guardandola, alcune ciocche di capelli le ricadevano sul viso mentre si nascondeva mettendo una mano sulla bocca “Perché ridi?” domandai cercando di non ridere.

“A volte descrivi tua madre come se fosse un mostro e la tua faccia imbarazzata poi, una sola parola: E-P-I-C-A” e continuò a ridere.
 
Ehii :)

Come vedete, ho appena aggiornato e ci terrei veramente tanto se mi lasciaste una piccola recensione, ringrazio chi ha aggiunto la storia alle storie preferite/seguite/ricordate e ringrazio Dracotta, veramente grazie.
Baci

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Capitolo 17
*** Non aspettarti che io ti baci ***


Mi guardai un ultima volta allo specchio prima di afferrare il telefono e le chiavi di casa dalla scrivania, indossavo dei semplici jeans con un maglioncino sopra, era quasi Novembre e le temperature del Canada in questi mesi non sono delle migliori.
Scesi le scale aspettando l’arrivo di Justin, sarebbe arrivato a momenti.

“Ehi” richiamami l’attenzione di mia madre attenta sui fornelli “Cosa prepari?” annusai l’aria cercando di capire.

“Lasagne” sorrise voltandosi verso i fornelli.

“Mamma” mi lamentai trascinando la a.

“Ellen” mi imitò ridacchiando.

Le lasagne erano il mio piatto preferito e lei lo sapeva benissimo “Sapevi che non rimanevo per cena”

“Lo so tesoro, ma la prossima volta non avvertire un’ora prima” sorrisi innocentemente, okay si, forse è colpa mia, roteai gli occhi.

Poco dopo il mio telefono squillò avvisando l’arrivo di un messaggio, sbloccai il telefono e sorrisi leggendo il mittente.

Sono qui fuori ;)

“E’ Justin?” domandò Harley, lo guardai confusa, non l’avevo visto entrare. “Quando sei-“

“Sorridi sempre come una cretina quando sei con lui o sei stata con lui” mi interruppe ignorando la mia domanda, arrossii, mormorai un piccolo ‘ciao’ prima di sparire dietro la porta della cucina nascondendo il mio rossore, e ovviamente, li sentii ridere della mia fuga. Salutai papà con un bacio sulla guancia e mi infilai il capotto.

Aprii la porta fermandomi sulla piccola veranda, mi guardai intorno, Justin era appoggiato alla sua macchina mente fumava una di quelle dannatissime sigarette, alzai gli occhi al cielo e lo raggiunsi. Indossava dei jeans e una maglietta leggera sotto il suo giubbotto di pelle, Gesù, c’erano meno di 10 gradi e io stavo gelando.

“Ehi” attirai la sua attenzione, non si era nemmeno accorto di me nonostante il ticchettio che provocavano i miei tacchi sull’asfalto.

Gettò la sigaretta ormai finita schiacciandola con la suola della scarpa “Ehi” sorrise prendendomi per i fianchi, stava per baciarmi ma posai un dito sulle sue labbra, aggrottò la fronte e sentii le sue braccia irrigidirsi.

“Hai fumato” sospirò calmandosi “Sai quanto odio quella roba, quindi non aspettarti che io ti baci dopo aver fumato” non stavo scherzando, odiavo il fumo, anche solo sentirne la puzza mi disgustava, per quanto dovetti ammettere che Justin mentre fumava era davvero sexy, non mi piaceva vederlo fumare. Sbuffò facendo il giro dell’auto e aprendomi la portiera, sorrisi entrando mentre lui sbuffava, borbottò qualcosa mentre raggiungeva l’altro lato dell’auto, ridacchiai cercando di ritornare seria appena entrò, mi guardò e roteò gli occhi cercando di non sorridere.

“Non ridere di me bimba” arrossii al nomignolo, cercai di nasconderlo guardando la strada attraverso i finestrini, stavolta però rise lui vedendomi arrossire.

Casa sua distava circa 10 minuti dalla mia quindi non ci volle molto, il viaggio in macchina fu breve, parcheggiò l’auto nel garage accanto a casa sua, c’erano tante altre macchine lì dentro, aprii la portiera e uscii dall’auto, Justin mi raggiunse intrecciando le nostre mani.

“Posso avere un bacio adesso?” ridacchiai scuotendo il capo, non ero sicura che il sapore della sigaretta fosse andato via ma comunque mi divertiva quando chiedeva baci.
Bussò il campanello visto che aveva dimenticato le chiavi, la porta si aprì rivelando una donna sulla trentina, Pattie.

“Ellen!” mi abbracciò trascinandomi dentro, ricambiai l’abbraccio ridendo e sentendo Justin borbottare cose come ‘Ma falla prima entrare” o “Grazie mamma sono felice di vederti anch’io.”

“Ma come sei cambiata, era da tanto che non ti vedevo” sciolse l’abbraccio guardandomi, mi accorsi che al suo fianco c’era Jeremy, il padre di Justin.

“Ellen” mi abbracciò anche lui dicendomi quanto ero cambiata, questa cosa iniziava a darmi sui nervi, odiavo essere fissata, non mi consideravo brutta, grassa o troppo magra ma non sopportavo lo sguardo della gente addosso, Justin se ne accorse e mi attirò a se cercando di cambiare argomento.

“Jazmyn e Jaxon?” domandò guardandosi intorno.

“Ti sono mancata fratellone?” una biondina spuntò all’improvviso, Justin roteò gli occhi scherzosamente “Ehi cognatina” ridacchiai al suo nuovo nomignolo.

“Ehi Jazzy” Jazzy non era un tipo da abbracci, era una quindicenne piuttosto vivace, ed essendo l’unica figlia femmina era la principessina di papà – e io ne sapevo qualcosa – e non dimentichiamo Justin, avevano un bel rapporto se si escludevano i piccoli ricatti da parte della sorella.

Dietro di lei c’era Jaxon che salutai con un abbraccio “Ehm…Jaxon, non pensavo ti fossi mancata così tanto” mi stava abbracciando da quasi 5 minuti.

“Non ci provare moccioso” Justin lo tirò indietro in moda da farlo staccare.

“Perché? Che ho fatto?” si difese il ragazzo, Jaxon aveva sedici anni, era nella fase in cui ci provava con tutto quello che avesse tette e culo, quando Justin mi portò a casa sua per la prima volta pensava fossi una delle tante puttanelle, anche adesso ci prova ancora ma so che lo fa solo per infastidire il fratello, e la cosa bella, è che ci riesce.

“E’ la mia ragazza” gli arrivò uno schiaffo dietro la nuca.

“Fratello! Ma che cazz-”

“Linguaggio!” non terminò la frase che Pattie gli diede un altro schiaffo.

“Ritirati fratellino” Jazmyn gli diede una pacca sulla spalla.

“Guarda che sono più grande di te mocciosa” ribatté il fratello

“Non di cervello, moccioso” e diedero inizio ai loro soliti battibecchi.

“Ragazzi smettetela!” disse Jeremy ridendo, Pattie gli lanciò uno sguardo di fuoco, Justin roteò gli occhi avvicinandosi alla sorella, le afferrò le gambe caricandosela in spalla come un sacco di patate.

“Justiiin!” gli colpì la schiena con i pugni “Mettimi giù. ADESSO” alla fine si arrese e finì col ridere, adoravo il loro rapporto.

“Vieni qui dolcezza, quei due sono due bambini” Jaxon mi circondò le spalle con un braccio portandomi in salotto, eravamo rimasti da soli all’entrata, Pattie e Jeremy erano andati in cucina mentre Jazmyn era sul divano pregando Justin di non farle più il solletico.

“Jaxo” lo chiamai con il soprannome che usavano quando era piccolo.

“Jaxon” mi corresse.

“Dovresti smetterla di far arrabbiate tuo fratello”

“Naaah, dai è troppo divertente quando è geloso, è così protettivo nei tuoi confronti” arrossi leggermente “Dai piccola non arrossire” mi fece l’occhiolino.

“Chiamala di nuovo ‘piccola’ e ti raso a zero” gli diede un altro schiaffo dietro la nuca e tolse il suo braccio dalle mie spalle.

“Fratello! La smetti di colpirmi!” se ne andò scuotendo la testa e borbottando qualcosa di incomprensibile.

“Dovresti davvero smetterla di essere così geloso, dopotutto è tuo fratello”

“Si ma tu sei mia” mi tirò per un braccio avvolgendomi in un abbraccio, fortunatamente non vide il rossore sulle mie guance, strinsi le braccia attorno alla sua vita appoggiando la testa sul suo petto.

“Ew, vi prego, niente smancerie, il mio stomaco è sensibile” Jazzy, ridacchiai sciogliendo l’abbraccio.

“La smetti di essere una rompi palle” sbuffò il biondo.
 
****

“Allora Ellen, come va a scuola?” mi domandò Jeremy.

“Molto bene” sorrisi prendendo un altra forchettata.

“I tuoi genitori sono a casa?” mi domandò stavolta Pattie

“Mamma” si lamentò Justin trascinando la a “Lei stai facendo un interrogatorio, la smettete?” ridacchiai mentre Pattie lo fulminava con lo sguardo.

“Abbassa il tono Justin Drew” sentii i due fratellini ridere, quando Pattie lo chiamava Justin Drew o Justin Drew Bieber lui l’ascoltava, non avevo ancora capito il perché.

“Smettetela voi due mocciosi” li fulminò Justin con lo sguardo.

“Bene bene smettetela tutti” Pattie si alzò iniziando a sparecchiare “No non preoccuparti cara faccio io, e poi c’e anche Jazmyn che mi aiuta” mi bloccò mentre stavo per prendere alcuni piatti.

“Non preoccuparti” portai i piatti in cucina e iniziai a lavarli.

“Sai Ellen” iniziò Pattie dopo alcuni minuti di silenzio “Sono felice che tutto si sia aggiustato tra te e Justin, qualunque cosa sia successa”

Sorrisi “Ne sono felice anch’io”

“Sei come una figlia per me, e ammetto che sono felice che Jessica se ne sia tornata a New York” spalancai la bocca e lei rise “Non guardarmi così, quella ragazza è troppo...non mi piace, era così arrogante e si vestiva in modo troppo…”

“Da puttana?” Jazmyn entrò in cucina sedendosi sul bancone.

“Jazmyn!” la sgridò per aver detto parolacce “Stavi origliando?”

“Forse si, forse no” alzò le spalle “Ammettilo mamma, Jessica era una puttana, non ho ancora capito perché è venuta qui, Ellen è molto meglio” mi sorpresi delle sue parole, non era da Jazmyn.

“Di cosa parlano le due donne della mia vita” calcò la parola ‘due’ e io ovviamente arrossii.

“Sei uno stronzo” Jazmyn gli lanciò una delle mele poste sul ripiano.

“Jazmyn” la richiamò la madre.

“Ma dai sorellina scherzavo, ti arrabbi così facilmente, lo sai che ti adoro” l’abbracciò da dietro e lei sbuffò incrociando le braccia al petto.

“Ruffiano” mormorò la biondina cercando di non sorridere e il fratello le diede un leggero pizzicotto sul fianco.
 
****

“Ci vediamo domani, buona notte” mi allontanai dall’auto ma mi attirò a se per un braccio.

“Dove credi di andare? Prima voglio un bacio” ridacchiai e lo baciai a stampo andando via.

“E questo lo chiami bacio?” l’avevo baciato a stampo di proposito “Vieni qui bimba” mi attirò di nuovo a se poggiando le sue labbra sulle mie, ammetto che mi erano mancati i suoi baci…ehi, dopotutto non lo baciavo da un giorno intero.






Ehii, sii finalmete mi sono decisa ad aggiornaree c: (sono in fissa con questa faccina ma okay) sono stata impegnata con la scuola ewe e volevo aggiornare ieri...o meglio sabato perchè è già lunedì(?) okay si è tardi lol
Spero che il capitolo ve piaccia :3 anche perchè mi sono decisa ad allungarli un po' yeee, e piano piano arriverò a una lunghezza più decente ewe (si sono in fissa anche con questa faccina lol)
Mi scuso se ci sranno errori, sia nel capitolo e si nello spazio autrice(?) vado di fretta perchè è tardi e domani devo svegliarmi presto, good, adios amigos (inglese, spagnolo, ma quanto sono brava, okay no, mi ritiro addio)

 

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Capitolo 18
*** Lasciami idiota! ***


Justin

“Che ne dici?” domandai a Jeremy.

“Non lo so Justin, come mai questa idea?”

“Ellen me lo dice sempre” alzai le spalle.

“Beh, da piccolo eri davvero bravo, lo sei sempre stato, provaci, non costa niente” mi sorrise dandomi una pacca sulla spalla.
 
****


Mi appoggiai alla mia macchina aspettando Ellen, ero impaziente di vederla, dovevo darle una bella notizia e di sicuro avrebbe fatto i salti di gioia.
Presi una sigaretta ma mi fermai prima di accenderla, Ellen odiava il fumo, e anche l’odore che sarebbe rimasto nella mia bocca, ciò significa che non mi avrebbe baciato, sbuffai e riposai la sigaretta nel pacchetto.
Il parcheggio della scuola era ancora vuoto e se Ellen non sarebbe arrivata tardi come suo solito, sarebbe arrivata a momenti, e infatti, la vidi oltrepassare il cancello della scuola.
Mi presi un minuto per ammirarla prima di andare da lei, indossava dei jeans che le fasciavano perfettamente le gambe mettendo in risalto il suo sedere, i lunghi capelli le ricadevano davanti al viso, era così bella, aveva le cuffie e il cellulare tra le mani, era così concentrata che non guardava nemmeno dove andava.
Mi avvicinai a lei e le misi le mani sul viso coprendole gli occhi, posò le sue mani sulle mie e sorrise.

“Fay?” provò a indovinare.

“Mike?” sbagliò di nuovo.

“Justin?!” esclamò girandosi “Ho indovinato!” sorrise e mi si buttò addosso avvolgendomi le braccia attorno al collo, mi abbracciò nascondendo la testa contro il mio collo “Mi sei mancato” rialzò la testa guardandomi negli occhi, non mi diede il tempo di aprire bocca che mi ritrovai le sue labbra sulle mie, avvolsi i suoi fianchi con le braccia approfondendo il bacio.

“Ellen” bacio “Devo” bacio “Dirti una” bacio “Cosa” lasciai in pace le sue labbra guardandola negli occhi.

“Cosa devi dirmi?”

“Ti ricordi che mi dici sempre che ho una voce meravigliosa?” annuì

“Bene, ho fatto quei famosi provini che mi consigliavi da tempo”

“Davvero?” mi guardò incredula annuii per confermarlo “Oddio Justin è fantastico” mi saltò addosso cogliendomi di sorpresa.

“Quando hai fatto il provino?” mi domandò entusiasta.

“Ieri, mi chiameranno tra un paio di giorni per farmi sapere com’è andata” batté le mani come una bimba di tre anni facendomi ridere “Sei più felice di me” mi diede uno schiaffo sul petto facendo la linguaccia.

ELLEN

“Sabato ci sarà una festa a casa di Grace Bennett e dobbiamo esserci” mi puntò un dito contro assottigliando gli occhi.


“Non lo so Fay” spalancò gli occhi dandomi un leggero schiaffo sul braccio.

“Scherzi vero? Tu devi esserci, ha una villa enorme e ci sarà metà scuola, sarai l’unica sfigata a non venire” sbuffai, l’ultima cosa che mi interessava era passare per una sfigata o quella stupida festa.

“Ci penserò” cercai di zittirla ma come al solito non ci riuscii.

“Ci penserai si, ma ti trascinerò lo stesso a quella festa, che tu lo voglia o no” roteai gli occhi per la millesima volta quel giorno, Fay era così testarda.

“Okay okay, adesso andiamo che sta per suonare”

“A dopo El” mi salutò scuotendo la mano, mi incamminai anch’io verso la mia prossima lezione.

“Principessa!” roteai gli occhi, ci mancava solo lui.

“Cosa vuoi?” mi girai verso di lui.

“Ho sentito che andrai alla festa di Grace sabato”

“David, non hai sentito, hai origliato, è diverso” sventolò una mano in aria con noncuranza.

“E’ uguale, comunque, ho la macchina libera, ti passo a prendere alle 8?”

“No”

“Alle 9 va bene?” sbuffai

“David, no, non verrò con te, e poi quante altre volte devo ricordarti che ho un ragazzo?”

“Si forse mi hai accennato qualcosa” idiota.

“Smettila di fare l’idiota, ciao David” sventolai la mano andando via.
 
****

“Quindi andiamo alla festa di Grace?” Dio, che incubo! Guardai il biondino alla mia sinistra, aveva un sorriso enorme stampato sul viso.

“Andiamo? Chi ha detto che andiamo insieme a quella festa? E non mi sembra di aver detto di volerci andare”

“Infatti non l’hai detto, me l’ha detto Fay, ed è ovvio che verrai con me” mi girai verso di lui, era appoggiato a uno dei tanti armadietti con le braccia incrociate al petto, i suoi tatuaggi erano aumentati sul braccio sinistro.

“Non credo di voler andare a quella festa”

“Dai, è da tanto che non andiamo ad una festa insieme” chiusi gli occhi appoggiando la testa all’anta dell’armadietto, stava facendo la faccia da cucciolo, stava usando la faccia da cucciolo!

“Justin Drew Bieber! Non usare la faccia da cucciolo con me!” lo chiamai con il suo nome intero, cercai di non ridere ma con scarsi risultati.


“Non ci provare bimba, non funziona” arrossii e mi tirò per i fianchi poggiando subito le sue labbra sulle mie, ricambiai il bacio ma mi staccai subito, c’era troppa gente in quel corridoio.

“Devo andare in palestra adesso, ci sono gli allenamenti di basket, vieni?”

“Certo” non entravo in palestra da quasi due settimane, la professoressa Sanchez aveva un braccio rotto e di conseguenza non potevamo allenarci, ancora non ne avevo capito il motivo, dopotutto, la Sanchez era utile solo per urlare.

Entrammo in palestra con cinque minuti di ritardo e Justin corse direttamente negli spogliatoi maschili trascinandomi con lui.

“Justin” lo chiamami cercando di attirare la sua attenzione ma continuava a correre, io non potevo entrare negli spogliatoi maschili, aprì le porte degli spogliatoi e dopo essere entrato mi trascinò dentro “Justin!” esclamai senza fiato “Smettila di correre” roteò gli occhi scherzosamente.

“Non capisco come fai ad essere una cheerleader, e sei anche il capitano, non abbiamo corso per nemmeno 5 minuti e sei già stanca e senza fiato” gli colpii il braccio destro.

“Non eri in ritardo per gli allenamenti tu?” spalancò gli occhi e corse verso il suo armadietto, le mie guance andarono a fuoco quando iniziò a spogliarsi, era girato di spalle e sfortunatamente non riuscii a vedere i suoi addominali, si cambiò e s’infilò delle supra rosse, mi stampò un bacio sulle labbra e corse in campo.

Andai a sedermi su una delle tante panchine, accesi il cellulare guardando l’ora, quando alzai lo sguardo la mia visione fu coperta da due lunghe gambe, alzai lo sguardo incrociando quello di Bryanna, dietro di lei c’era Charlotte, oh bene, mi mancavano solo le puttanelle oggi.

“Ciao El” la voce stridula di Bryanna era più acuta del solito.

“Ellen, per te” sorrisi falsamente alzandomi dalla panchina.

“A quanto pare Justin ha sbagliato ancora” mi guardò dall’alto verso il basso “Ma sappi che hai finito con i tuoi giochetti, capirà che non sei la ragazza giusta per lui”

“Io non sto facendo nessun giochetto Bryanna, se non accetti la verità io non posso farci niente” Bryanna in questi quattro anni ha cercato di dividerci in tutti i modi ma senza riuscirci, aspettava solo il momento adatto in cui noi ci saremmo lasciati in modo che lei avrebbe potuto consolare Justin, era così patetica.

“Come vuoi, ma sta attenta Ellen, questa volta non mi arrenderò facilmente” se ne andò seguita da Charlotte che miracolosamente non aveva aperto bocca, dividerci ormai per lei era un ossessione, non le importava nemmeno più di Justin, le importava solo entrare nei suoi pantaloni e di spezzarmi il cuore, lei mi odiava.
 
****

La puzza, il caldo e la musica che ti rimbombava nelle orecchie erano una sola cosa, ero appena arrivata a casa di Grace e già la festa non mi piaceva, come ad ogni festa c’era gente che continuava a strusciarsi uno contro l’altro. Erano ancora le dieci di sera e più della metà delle persone che erano lì erano ubriache, il grande salone al centro era vuoto e lasciava spazio alla pista da ballo, nel resto della stanza c’erano tanti divani e divanetti, la maggior parte occupata, raggiunsi il minibar e ordinai qualcosa da bere, non ero il tipo che odiava le feste ma non ero dell’umore adatto per una festa quella sera.
Le ragazze erano ancora nel parcheggio, mi ero precipitata dentro perché volevo vedere Justin, ma non era ancora arrivato. Ordinai altri due bicchieri di quella strana roba di cui non conoscevo il nome e andai alla ricerca delle ragazze, le trovai in mezzo alla pista da ballo che si scatenavano a più non posso, sorrisi guardandole, erano delle pazze.
Nemmeno il tempo di rendermene conto che mi ritrovai contro un muro, guardai il ragazzo che mi sorrideva.

“Cosa ci fa una ragazza così bella tutta sola?” si passò la lingua sulle labbra guardandomi dall’alto verso il basso.

“Aspettavo il mio ragazzo, ma visto che non arriva” lo tirai per la maglietta avvicinandolo a me.

“Che non arriva cosa?” mi guardò con un strano sorrisetto e si avvicinò ancora, i nostri nasi si sfioravano.

Alzai le spalle sapendo che se avrei continuato quella conversazione sarei arrossita fino a scoppiare “Mi sei mancato” cambiai argomento circondandogli il collo con le braccia.

Ridacchiò sfiorando il naso contro il mio “Sei bellissima” arrossii abbassando lo sguardo “Balliamo?” annuii seguendolo sulla pista.

Passammo per il minibar prima d’immischiarci tra la folla.
Circondai il suo collo con un braccio mentre con l’altro reggevo il mio drink, muovevo i fianchi a ritmo con la musica su una canzone a me sconosciuta.
Justin mi attirò a se facendo scontrare i nostri bacini.
Quando mi stancai di ballare, lo trascinai fuori da quell’ammasso di gente sotto le sue proteste per andare al bar.

“Voglio solo prendere qualcosa da bere” spiegai prima di fermarmi davanti al bancone del bar, aggrottò la fronte.

“Ellen, quanti bicchieri hai bevuto?” alzò le sopracciglia.

“Boh che ne so, tre, quattro, cinque…non lo ricordo!” dissi mentre ordinavo un altro drink.

“Si okay ma questo è l’ultimo” mi fermò quando cercai di ordinarne un altro, sbuffai incrociando le braccia al petto.

“Si, papi” alzò gli occhi al cielo.

“Andiamo a cercare gli altri”

Trovammo gli altri seduti sui divanetti in pelle nera.

“Ehi ragazzi!” Chaz richiamò l’attenzione su di noi.

“Ehi” andai a sedermi vicino alle ragazze.

“Andiamo a ballare” esclamò Brook prendendoci per mano, mi ritrovai in quell’ammasso di gente senza nemmeno rendermene conto, okay forse avevo bevuto un paio di bicchieri di troppo, ma sinceramente non m’importava, passai di nuovo per il bar e continuai a ballare con le ragazze fino a che una biondina non mi tirò per il polso.

“Ehi” la salutai tirando via il polso.

“Ciao Ellen” era Alex, una ragazza davvero simpatica, anche se erano davvero poche le volte che avevamo parlato “Ti stavo cercando, no, aspetta, Justin ti sta cercando…o era Bryanna?” Bryanna? Oh bene, era ubriaca…beh,io non ero in condizioni migliori “Allora” ridacchiai mentre cercava di ricordare cosa doveva dire “Al piano di sopra ci sei tu, no! Justin e tu devi andare fuori…no no non era così, oddio sono confusa” scoppiai a ridere, non si capiva niente e nemmeno lei si capiva.

Prese un lungo respiro prima di parlare “Credo che devi andare al piano di sopra, sulla terrazza, credo” disse insicura, annuii e ringraziandola mi avviai verso le scale, raggiunsi la terrazza che stranamente non era affollata, sentii quasi le mie orecchie sospirare, la musica da lì era più bassa.

“Alla fine sei venuta” mi girai verso il ragazzo appoggiato al muretto, alzai gli occhi al cielo.

“Ma non per te” sputai acida.

“Non capisco come fai a stare con quello li, io sono molto meglio, e se vuoi posso fartelo vedere” fece l’occhiolino sorseggiando la sua birra, lo guardai disgustata e mi avviai verso la porta-vetro per andare via.

“No, no, no” mi fermò per il polso “Dove credi di andare principessa” mi attirò a se sbattendomi contro il muro alle sue spalle.

“Lasciami idiota!” cercai di spingerlo via ma ovviamente era più forte di me.

“No no principessa, il divertimento è appena iniziato” mi alitò in faccia, era più ubriaco di quanto pensassi.

Non capii niente, mi ritrovi solo spiaccicata al muro con le sue labbra sulle mie, bene, era uno di quei momenti in cui avrei voluto sparire…o almeno riuscire a dargli un calcio nelle palle, ma sfortunatamente, non riuscivo a muovermi.


SALVEEEEEE

Sono vivaaaa siiii
Come state? 
Non aggiorno da quanto? Una settimana? Appunto non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho aggionato ma con la scuola, la linea che non andava-e dal telefono non riesco a caricarlo- poi, come se non fosse abbastanza quando la linea torna mio padre non vuole farmi usare il pc? Ma io boh, questo è un complotto contro di me gne. Vabbè non voglio annoiarvi ma spero di essemi fatta perdonare con questo capitolo (più o meno) è molto più lungo degli altri :)
Fatemi sapere pls lol


Ah! Avete visto il video di playtime *-* urlo, è bellissimo e poi, due strafighi insieme lol.

Baci, alla prossima :*


Babbo Nataleeeee




La mia domanda è, chi ha scattato questa foto? O.o

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Capitolo 19
*** Sei un elefante ***


Justin

Ellen, dove diamine sta Ellen?! La cercavo da più di venti minuti, potevo sembrare ossessivo ma l’avevo cercata dappertutto, avevo domandato alle ragazze e perfino al ragazzo del bar!

“Mike” mi avvicinai ai divanetti “Hai visto Ellen?” era la mia ultima speranza.

“No, perché?”

“Perché l’ho cercata dappertutto ma non so dove sia e non mi risponde al cellulare!” mi passai una mano nei capelli, ero preoccupato, non sapevo dov’era o con chi, conoscendola di sicuro aveva bevuto altri drink ed era ubriaca.

“Ti aiuto a cercarla, tu vedi se Harley la vista” annuii e andai dritto verso la pista per cercarlo.

“Harley!” lo tirai per un braccio.

“Ehi amico! Lasciami divertire, cos’è quella faccia?”

“Non è il momento, non riesco a trovare Ellen” al sentire il nome ‘Ellen’ scattò.

“Come non riesci a trovarla? Hai controllato nei bagni?” la preoccupazione era chiara nella sua voce.

“Si, ho mandato le ragazze e non c’era”

“Vedi al piano di sopra e se l’hai già fatto controlla di nuovo, io provo a cercarla qui” non mi diede il tempo di rispondere che sparì tra la folla.

Mi precipitai alle scale salendo i gradini due alla volta, controllai in ogni stanza e angolo ma niente.

“Ehi Alex! Alex!” fermai la ragazza bionda che usciva da una delle tante camere.

“Ehi…ragazzo” fantastico! Era ubriaca.

“Hai visto Ellen?” aggrottò la fronte cercando di ricordare.

“Oh si, era andata a cercarti, credo in terrazza” terrazza? Questa casa ha una terrazza?! Ringraziai la ragazza e cercai la terrazza.
Trovai la porta-vetro che conduceva alla terrazza in un angolo sperduto della casa che non avevo mai visto.

Aprii la grande vetrata, il terrazzo era enorme, c’erano due divanetti alla mia destra su cui c’erano ragazzi e ragazze che si passavano di tutto: sigarette, marijuana, alcool e anche le ragazze.
Mi guardai intorno, niente, lei non c’era, mi avvicinai al muretto che circondava il terrazzo, percorsi tutto il contorno fino ad arrivare dall’altra parte, circondava tutta la casa, svoltai l’angolo fermandomi di colpo.
Strinsi i pugni guardandoli, erano insieme, mentre io la cercavo come un disperato, preoccupandomi per lei.
Non avevo più il controllo di me stesso, scattai verso le due figure avvinghiate l’una all’altra, afferrai il collo della maglia del ragazzo spingendolo via dalla mia ragazza.
Volevo ucciderlo, pestarlo a sangue, lo scaraventai a terra colpendolo più volte sulla mascella, ero ormai sicuro di avergli fatto un occhio nero e avergli rotto il naso.

“Justin!” Ellen cercò di spingermi via dal corpo di David, sentivo la sua voce ma allo stesso tempo era come se non la sentissi, era solo un sottofondo di tutti i miei pensieri, ero più furioso che mai, aveva toccato la mia ragazza, la mia piccola Ellen, ero disgustato.

“Justin! Ti prego basta! Così lo uccidi!” poggiò le sue mani sulle mie spalle cercando di allontanarmi da David “Harley! Mike! Aiutatemi vi prego!” urlò disperata.

Alla fine Harley e Mike mi spinsero via dal corpo di quel bastardo.

“Cosa cazzo stai facendo!” mi urlò Harley contro.

Lo guardai prima di alzarmi da terra, passai le mani sui jeans per pulirle da alcune gocce di sangue.

“Portate via quell’idiota prima che lo uccida” guardai il ragazzo steso a terra, si teneva lo stomaco dolorante.

“Si può sapere perché l’hai fatto?!” mi domando stavolta Mike.

“Chiedilo a lei, non ero io quello avvinghiato a David” indicai con la testa Ellen, aveva il viso rigato dalle lacrime, il trucco le era colato sul tutto il viso e righe nere le attraversavano le guance, e nonostante tutto, era sempre bellissima.

“Cosa è successo?” Harley si rivolse alla sorella.

“Io me ne vado” superai Ellen e accesi una sigaretta mentre scendevo le scale che portavano al piano inferiore, volevo solo andarmene via da lì.

Ellen

Non riuscivo a pensare, a muovermi, ero bloccata, non riuscivo nemmeno a parlare, mi sarei aspettata di tutto da David ma non questo, non osavo immaginare cosa sarebbe successo se Justin non sarebbe arrivato. Mi faceva schifo.
Justin mi guardava furioso, privo di emozioni, mi risvegliai dal mio stato di trance solo quando svoltò l’angolo per andare via.

“Justin” sussurrai, ma era troppo lontano per sentirmi, guardai David, era ancora steso a terra, privo di forze, Mike e Harley mi guardavano chiedendomi spiegazioni, ma io volevo solo parlare con Justin.

Mi asciugai le lacrime sporcandomi le mani di nero, ero orribile, lo sapevo, ma in quel momento non mi importava del mio aspetto.
Tirai giù il vestito e portai i capelli davanti al viso prima di correre e raggiungere Justin.
Cercai di scendere le scale il più veloce possibile, o almeno, per quello che i tacchi permettevano, non cercai nella villa, mi precipitai direttamente fuori, e infatti era lì, nella sua Ferrari bianca, lo chiamai più volte ma inutilmente, sfrecciò via lungo la strada deserta, lasciandomi lì, in lacrime.
Mi accasciai a terra, singhiozzando, due braccia mi avvolsero da dietro, mi girai trovando Elysabeth che mi stringeva forte a se, avvolsi le mie braccia attorno al suo busto sprofondando la faccia nel suo collo.

“Ssssh, El tesoro non piangere” mi accarezzò i capelli cercando di cessare il mio pianto “Cosa è successo?” strofinò le dite sotto i miei occhi cercando di togliere le lacrime ma era impossibile, ne uscivano sempre di più.

“El, ti prego non piangere” mi strinse di nuovo a se sussurrandomi che sarebbe andato tutto bene.
 
****

“Lasciami in pace, non ho voglia di parlarne” la mia voce uscì ovattata a causa del cuscino che avevo sulla mia testa.

“Non me ne frega un cazzo Ellen, ieri sera hai pianto per quasi mezz’ora tra le mie braccia quindi o mi dici cosa è successo o lo vado a chiedere a Justin!” alzai la testa di scatto guardandola minacciosamente.

“Ti odio” alzò gli occhi al cielo.

“No, non è vero, tu mi adori” disegnò un cuoricino immaginario con le dite e mi lanciò un bacio “Adesso parla Jhonson, muoviti” ritornò subito seria e incrociò braccia e gambe sedendosi sul mio letto.

Sbuffai e iniziai a raccontarle tutto, anche se con tutto l’alcol che avevo bevuto era tutto troppo confuso.

****

“Ma io lo uccido! Aspetta solo che me lo trovi davanti e lo castro!” non finii nemmeno di raccontare che iniziò ad urlare e imprecare contro David.

“El?” la chiamai cercando di calmarla “Ely?” ci riprovai di nuovo “Elysabeth?” stavolta usai il suo nome intero “Beth?!” urlai più forte arrivata ormai all’esasperazione.

Si fermò di scatto fulminandomi con lo sguardo “Come mi hai chiamato?”

“Ti sto chiamando da dieci minuti cogliona!” alzai gli occhi al cielo “Calmati Ely”

“Hai parlato con Justin?” abbassai lo sguardo sentendo già le lacrime ritornare.

“No” scossi la testa cercando di scacciare le lacrime “Ho provato a chiamarlo ma non mi risponde, ovviamente, crede che l’abbia tradito” il suo comportamento mi aveva delusa, lui non si fidava di me, credeva davvero che avrei potuto tradirlo, con David poi!

“Oh tesoro, non preoccuparti, devi solo parlargli e si aggiusterà tutto, quindi, invece di startene qui, muoviti e vai da lui” mi spinse giù dal letto.

“Elysabeth! Sei un elefante” sbuffai e iniziai a vestirmi.

“El?” la chiamai prima di chiudermi in bagno, si girò aspettando che parlassi “Grazie” sorrise facendomi l’occhiolino.





Buh...

Non chiedetemi il perchè di questo "buh" perchè non lo so nemmeno io gne.
Da oggi, cercherò di aggiornare ogni sabato...anche se oggi è venerdì ma dettagli .-.
Domani parto, vado a Roma ouo quindi ho postato il capitolo oggi, mi scuso per gli errori, ma avevo tutto in testa e dovevo solo scriverlo, poi andavo di fretta c:

Avevo ancora tante cose da scrivere ma ho deciso di scriverle nel prossimo capitolo lasciandovi in ansia ouo che bulla eheh, nu vabbè io vi vi bi forevah pelle, okay la smetto.
Vorrei tanto sapere se la storia vi interessa o no, quindi vi chiedo solo di lasciare una piccola ma piccolissima recensione :)

 

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Capitolo 20
*** Love me ***


E’ strano come quanto ti cambiano le persone, le persone che ami, faresti di tutto per loro, senza pensarci due volte.

Ero ferma come un emerita cogliona davanti al cancello di casa Bieber, stavo tremando e non avevo il coraggio di bussare, avevo provato più e più volte a formulare un discorso sensato e logico ma senza risultati, incespicavo nelle mie stesse parole, io, che avevo sempre qualcosa da dire, ricordo che da bambina mi dicevano spesso che parlavo troppo, adesso non lo fanno più, ma sono sicura sia perché sono ormai abituati alla mia ininterrotta parlantina.

Non tenevo mai la bocca chiusa, dicevo tutto quello che mi passava per la testa, ogni piccola stronzata e se dovevo fare qualcosa lo facevo, senza pensare alle conseguenze anche se poi me ne sarei pentita, ero un tipo dolce che ti abbracciava all’improvviso senza motivo ma allo stesso tempo ero un po’ troppo strafottente, e tutto ciò non era cambiato, tranne con Justin, lui riusciva a rendermi insicura e interrompeva anche la mia enorme parlantina, riusciva a farmi ragionare prima di parlare e di conseguenza mi creavo complessi mentali.

Presi un lungo respiro e poggiai il dito sul piccolo bottoncino nero del grande cancello.

“Chi è?” tirai un lungo sospiro di sollievo a sentire la voce di Jazmyn.

“S-sono Ellen” ecco un’altra cosa da aggiungere alla lista, da quando io balbettavo?

Il cancello iniziò ad aprirsi lentamente ed entrai dentro, attraversai il giardino e arrivai davanti alla porta, prima che potessi bussare si aprì rivelando una Jazmyn tutta allegra e sorridente.

“Ellen!” esclamò aprendo completamente la porta, mi abbracciò e mi trascinò letteralmente in casa “Okay non voglio pressarti ma cosa cazzo è successo? Quel ragazzo è diventato una mummia da un giorno all’altro!” esclamò alzando le braccia in aria, ricordavo ancora le sue parole della nostra piccola conversazione, avvenuta un paio di giorni fa: “Sono felice che tu sia ritornata con Justin, sai, quest’anno è stato difficile per lui e anche per tutti noi vederlo in quello stato, scopava come se non ci fosse un domani, si arrabbiava facilmente, dovevi stare attenta su qualunque cosa dicessi perché poteva scoppiare da un momento all’altro, era come una bomba”

L’avevo incontrata per caso, mentre tornavo da scuola un paio di giorni fa.

“Sono qui proprio per questo” sforzai un piccolo sorriso e lei si grattò la nuca imbarazzata.

“Oh, scusami Ellen! Sono stata così egoista, anche l’altro giorno, ho pensato solo a quanto stava male Justin ma non ho mai pensato a come stavi tu”

“Non preoccuparti Jaz, va tutto bene, è normale che ti preoccupi per lui, ucciderei la donna che farebbe soffrire il mio fratellone” lei sorrise annuendo.

“Beh El, non sono sicura che sia stata tu a farlo soffrire, forse è il contrario”

“Non preoccuparti più per questo Jazzy, ormai è passato” e passato ma eravamo di nuovo come prima: lontani, arrabbiati e troppo impulsivi.

“C’e Justin?”

“Si certo, e nella sua stanza” mi indicò le scale e lentamente le salii.

Love me, love me
Say that you love me

Mi fermai davanti la porta della sua camera, stava suonando la chitarra e cantava una nuova canzone, dimmi che mi ami, erano queste le parole della canzone, lui davvero credeva che non lo amassi.

Kiss me, kiss me
Say that you miss me

Mi asciugai una piccola lacrima che scivola sulla mia guancia e mi decisi ad entrare, abbassai la maniglia, era girato di spalle con la chitarra fra le mani, suonava solo una piccola melodia che rimbombava per la stanza.

“Jazmyn!” posò la chitarra sul letto “Ti ho detto mille volte di bussare prim-“ si bloccò quando si girò, trovando me al posto della sua sorellina “Cosa ci fai qui?”

“Ciao anche a te Justin” risposi ironicamente, anche se non era il momento adatto ma io ero fatta così, cercavo sempre di sdrammatizzare con battutine ironiche o sciocchezze durante un litigio, in situazioni imbarazzanti o quando stava per nascere una discussione, non me ne rendevo nemmeno conto, era spontaneo.

“Perché sei qui? Con quale coraggio ti fai ancora vedere?” rispose stringendo i pugni.

“Non ho intenzione di litigare ancora, voglio solo chiarire e voglio che mi lasci spiegare come sono andate le cose” sbuffò passandosi una mano tra i capelli “Non sbuffare” ma sbuffò di nuovo solo per farmi arrabbiare “Molto maturo Justin, si si” incrociò le braccia e si appoggio al muro dietro di lui.

“Puoi anche andartene, non c’e niente da spiegare, ho capito tutto da solo”

Non riuscii più a stare calma, quel ragazzo gettava benzina sul fuoco! “Cosa hai capito Justin? Cosa?! Che sei un coglione? Bene perché è una cosa che già sapevo!” strinse i pugni cercando di restare calmo “Qui l’unica arrabbiata dovrei essere io! Mi hai abbandonata, non ti sei interessato minimamente a come stavo e non mi hai nemmeno lasciato il tempo di spiegare o capire cosa fosse successo perché eri troppo accecato dalla rabbia che hai pensato solo a te, a te, a te, e solo a te stesso!” stavolta alzai il tono di voce, cacciando tutte le mie emozioni, tutto quello che volevo dirgli e tutto il dolore e la delusione che mi aveva causato.

“Cosa dovrei lasciarti spiegare!? Cosa c’e da spiegare quando trovi la tua ragazza avvinghiata ad un altro!? Cosa!? Devi spiegarmi che mi hai preso per il culo tutto il tempo!?” si tirò le punte dei capelli.

“No c’e da spiegare che la tua ragazza stava per essere violentata da un maniaco e che non hai pensato nemmeno un secondo a cosa fosse successo, hai creduto solo a ciò che hai visto senza pensare che non avrei mai potuto fare una cosa del genere e che fortunatamente non sono una puttana!” mi fermai per prendere aria e lo vidi sgranare gli occhi “Non hai idea di quanto tu mi abbia deluso, hai pensato davvero che avrei potuto tradirti, dopo tutto quello che è successo, perché Justin, devo ricordarti che non sono stata l’unica a tradire? Solo con la differenze che io non l’ho deciso di mia spontanea volontà e fortunatamente non è successo niente!” mi veniva voglia di prenderlo a schiaffi, nemmeno io avevo reagito come lui quando mi disse che mi aveva tradito, poco prima che partisse per New York.

“Perché riporti a galla cose successe tempo fa e credevo che mi avessi perdonato?”

“E l’ho fatto Justin ma così non possiamo andare avanti, mi hai praticamente dimostrato che non ti fidi di me” cercai di trattenere le lacrime ma sapevo che i miei occhi erano già lucidi.

“Tu come avresti reagito Ellen, non credo che mi saresti venuta incontro come se nulla fosse successo”

“Ma ti avrei chiesto di spiegare!” urlai “Ti avrei chiesto di spiegare perché lo avresti fatto ma invece non te ne è fregato un cazzo di me! Avrei potuto capire che eri troppo accecato dalla rabbia ma il giorno dopo potevi anche chiamarmi ma invece non ti sei fatto vivo per due giorni, non hai chiamato, scritto un  messaggio e so che non hai cercato nemmeno di chiedere ad Elysabeth perché le hai attaccato il telefono troppe volte e lei non c’entra niente!”

“Mi dispiace Ellen, mi dispiace! Lo so sono stato un vero e proprio coglione, ho reagito senza pensare e mi dispiace” gesticolò velocemente senza nemmeno rendersene conto.

“Non ti scusare Justin perché se non ti fidi di me delle tue scuse non me ne faccio niente” abbassai il tono di voce calmandomi e cercando di regolare il respiro.

“Ma io mi fido di te Ellen, cosa devo fare? Dimmelo perché non ne ho proprio idea” si passò ancora una volta le mani nei capelli che della sua cresta perfetta e ordinata non avevano più niente.

“Stavolta sono io che non mi fido di te Justin, non mi fido di te e delle tue parole, ti ho anche sentito mentre cantavi, tu credevi e credi che non ti amo, davvero credi che dopo tutto questo tempo ho solo giocato con te e che non mi importa?” sgranò gli occhi e si avvicinò a me.

“No Ellen, non pensarlo, io mi fido di te, sono solo stato un idiota che non ha pensato a quello che faceva, e ammetto di aver pensato almeno un secondo che tu non mi amavi ma nemmeno io riuscivo a crederci” si leccò le labbra prendendomi il viso “Io ti amo Ellen, e scusami, perdonami, ma devi fidarti di me, devi fidarti delle mie parole e devi fidarti quando dico che a te ci tengo e non pensare che non mi importi di te perché morirei se ti succedesse qualcosa” appoggiò la fronte sulla mia guardandomi negli occhi “Ti amo El, ti amo come non ho mai amato nessuno e la mia vita e nelle tue mani, senza di te io non vivo” lo guardavo negli occhi, eravamo a pochi centimetri di distanza e i nostri nasi si toccavano “Quando ti ho visto con David” pronunciò il suo nome con disgusto “Non ho capito più niente, mi è caduto il mondo addosso ed ero così distrutto e arrabbiato che non riuscivo più a ragionare, volevo solo prenderlo e ucciderlo di pugni e calci, il solo pensiero delle sue mani sul tuo corpo mi fa imbestialire” la voglia di baciarlo e perdonarlo era forte ma non sapevo cosa fare, nonostante tutte le sue parole “Perdonami El, ucciderò quel bastardo appena lo vedo o se solo si avvicina a te, perché ti amo e voglio proteggerti, non lascerò che ti tocchi ancora”

Lo guardai negli occhi, in quegli occhi color miele in cui potevi scioglierti, erano come specchi, specchi della sua anima, delle sue emozioni, e in quel momento riflettevano tutta la sincerità delle sue parole e più lo guardavo e più mi rendevo conto che non sarei riuscita a stare a lungo senza di lui , mi sarebbe mancato troppo, perché lo amavo, e non sarei riuscita a vivere senza i suoi sorrisi, i suoi abbracci, e a volte amavo litigare con lui solo per finire a coccolarci sul divano, tra le sue braccia, mi sarebbe mancato il suo profumo e anche solo pronunciare il suo nome, tutto di lui mi sarebbe mancato.

Senza pensarci due volte mi buttai tra le sue braccia stringendolo forte, lasciando cadere tutte le lacrime che avevo trattenuto, erano lacrime di dolore ma anche di gioia, lui mi strinse a se baciandomi il capo e cercando di placare il mio pianto.
Mi porto sul letto e affondai il viso nel suo collo stringendolo forte, non lo avrei lasciato andare facilmente.





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Capitolo 21
*** Grazie prego ciao ***


Erano passati solo due giorni dalla festa e Justin mi era mancato così tanto, potevo anche non vederlo per giorni ma sapevo che mi amava e che nonostante la distanza lui era con me e tutto andava bene; in quei due giorni invece, mi era mancato così terribilmente tanto, mi mancava solo a pensare che lui non c’era, che non mi avrebbe chiamata, dato il buongiorno o la buonanotte e che non avrei sentito la sua voce.

Eravamo ancora sul suo letto, lui mi accarezzava i capelli ed io circondavo il suo corpo con le mie braccia, nessuno dei due aveva aperto bocca ed eravamo in quella posizione da più di mezz’ora, era rilassante, ma anche rassicurante sapere che lui era di nuovo con me, nessuno dei due aveva intenzione di rompere il silenzio e la tranquillità dell’aria, gli unici suoni erano solo i nostri respiri e il battito del suo cuore che rimbombava nel mio orecchio.
Avevo voglia di parlare, di sentire la sua voce, ma non volevo rompere la tranquillità dell’aria.

“El?” come se avesse sentito i miei pensieri, parlò per primo, rompendo il silenzio che riempiva la stanza, alzai la testa, guardandolo negli occhi “Ti amo” disse con un sorriso che partiva da un orecchio all’altro.

Mi appoggiai su di lui affondando il viso nel suo collo “Ti amo anch’io Justin” la mia voce uscì ovatta e lo dissi nel modo più silenzioso possibile, come un segreto, circondò i miei fianchi con le sue braccia e mi strinse forte a se, e così anch’io, gli circondai il collo con le braccia beandomi del suo dolce profumo; rimanemmo in quella posizione per circa dieci minuti e pian piano mi stringeva sempre più forte, a malincuore mi staccai da lui sedendomi con le gambe sotto il sedere “Justin, è tardi e devo andare a casa”

“Naaah, rimani qui” mi pregò con lo sguardo.

“Justin non voglio dare fastidio” mi guardò facendo finta di essere scioccato dalle mie parole.

“Questa è la cazzata più grande che tu abbia mai detto Ellen” lo guardai non capendo il perché “No okay, ne hai dette di più grosse” spalancai la bocca e gli diedi uno schiaffo sul petto, rise e mi tirò per il braccio, mi ritrovai stesa su di lui, a pochi centimetri dal suo viso, dai suoi occhi dorati, pft, e poi c’e gente che dice ancora che il paradiso non esiste “Dai rimani qui” mi guardò negli occhi sporgendo il labbro inferiore, mi accarezzò una guancia e portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.


“O-okay” farfugliai incantata da tutta quella bellezza, spalancai la bocca realizzando cosa aveva fatto mentre lui sorrideva fiero di se “Sei uno stronzo!” gli colpii il braccio.

“Dai bimba non ti arrabbiare, non è colpa tua se sono così bello” si vantò aggiustandosi il ciuffo, sbuffai e mi alzai dal letto.

“Ah, si? Allora me ne vado, tu continua a vantarti vai” presi il mio telefono da sopra la scrivania e mi avvicinai alla porta, mentre stavo per aprirla Justin mi fermò.

“No, no, no!” richiuse la porta con un calcio e mi spinse contro il muro, non mi diede nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo che mi baciò, portai le mani dietro il suo collo tirandolo il più vicino possibile, dalle labbra scese a baciarmi il collo, mi afferrò una gamba portandola all’altezza dei suoi fianchi e gli saltai in braccio avvolgendo le gambe ai suoi fianchi, si allontanò dal muro avvicinandosi al letto; dopotutto, potevo rimanere ancora un po’.
 
****

Quella mattina mi svegliai con un sorriso stampato sul volto, ero felice, ed era strano, la mattina odio tutto e tutti, nessuno deve farmi incazzare appena sveglia o lo sarò per tutta la giornata, si sono strana lo so ma mi irrito facilmente.
Guardai il ragazzo al mio fianco, dormiva ancora, il suo ciuffo biondo andava in tutte le direzioni, le labbra socchiuse lo rendevano così carino, era bellissimo anche quando dormiva; guardai l’ora sul telefono, erano le nove e mezza e avevo detto ai miei che sarei ritornata per le dieci, mi alzai piano dal letto cercando di non svegliare Justin, mi vestii e cercai di rendere l’ammasso di paglia che avevo in testa presentabile, avevo anche il trucco sbavato, andai in bagno e mi lavai la faccia poi tornai dal biondo che dormiva ancora, gli lasciai un bacio sulla guancia e andai via, fortunatamente, i genitori, Jazmyn e Jaxon non c’erano, erano partiti la sera prima per andare dai nonni.

“Ehi bimba, mi lasci così?” mi portai una mano al cuore dallo spavento, in quella casa regnava il silenzio e lui mi appare all’improvviso, mi girai trovandomi un Justin tutto assonnato, aveva gli occhi semichiusi, indossava solo i boxer e con le dita si strofinava gli occhi cercando di svegliarsi del tutto.

“Scusa, ma è tardi e devo ritornare a casa” in risposta, lui aprì le braccia e senza pensarci due volte mi ci fiondai dentro, mi strinse forte a se appoggiando la guancia sulla mia testa.

“Questo è un risveglio, se aspetti mi vesto e ti accompagno io” sorrisi ma scossi la testa.

“Non preoccuparti, tu torna a dormire” gli passai una mano nei capelli.

“No dai asp-”

“Justin, non preoccuparti” lo guardai non ammettendo obbiezioni, lui sospirò annuendo.

“Va bene ma chiamami quando arrivi” ridacchiai e prima di andare via gli lasciai un bacio a stampo.

Aprii la porta di casa e il sole mi colpì in pieno, era una giornata calda, o almeno, quanto le temperature del Canada lo permettono; casa mia distava circa venti minuti da casa di Justin e per andarci passavo davanti casa Reyes, quindi, nonostante avevo ancora i vestiti di ieri ed ero sicura di sembrare un mostro senza trucco mi fermai alla villetta.

Una piccola bimba bionda mi aprì quando bussai il campanello “Ellen!” mi saltò in braccio abbracciandomi, era da tanto che non vedevo la piccola Ariana.

“Come stai piccola?” le domandai accarezzandole i capelli.

“Bene, e tu?” mi rispose con quella sua piccola vocina.

“Bene tesoro, c’e tua sorella?” non mi rispose nemmeno che la sua piccola vocina si trasformò in un urlo stridulo.

“Brooklyn! La porta! E’ per te!” nemmeno due minuti che vidi la mora scendere le scale tutta assonnata.

“Che cazzo urli mocciosa?!” sbottò incazzata, la sua solita finezza, Brooklyn sembrava una ragazza dolce e tranquilla, ti ingannava con i suoi sorrisi e i suoi dolci occhietti, per non parlare della voce, era dolcissima, ma era tutta apparenza, era un uragano, la sua finezza mi stupiva ogni giorno di più -beh, io non ero la persona più adatta per parlare di finezza- era dolce, ma solo quando voleva e con chi voleva; quando la vidi per la prima volta, il primo giorno di scuola, pensavo fosse una di quelle ricche –in quella scuola erano tutti ricchi ma sh, dettagli- santarelline, perfettine del cazzo che ubbidivano ai loro genitori e prendevano voti alti solo per loro, ma poi, conoscendola meglio, era l’opposto di quel che pensavo, non era di certo una santerellina e i suoi voti erano alti si ma non per i suoi genitori e il suo rapporto con loro era un po’ incasinato, gli creava mille problemi.

“Ellen!” urlò accorgendosi di me, corse giù per le scale e mi saltò addosso stritolandomi, ecco, questo è il suo lato dolce.

“Si Brook, mi sei mancata anche tu” la stritolai anch’io in un forte abbraccio, non la vedevo da quanto…due giorni? Ehi, io adoro le mie migliori amiche! Pft.

“Cosa ci fai qui alle…” guardo l’orologio dal suo telefono “10 di mattina?” mi guardò confusa, oh bene, ero anche in ritardo per tornare a casa.

“Oh, beh, ho dormito a casa di Justin” arrossii leggermente.

“Ellen Jhonson stai arrossendo!” urlò indicando le mie guance e ridendo.

“Sssh non è vero cogliona, lasciami in pace” le colpii il braccio e lei rise ancora di più.

“Se vabbè dai tanto lo so che avete fatto sesso” ridacchiai per la sua espressione alla: ‘tu sai che a me puoi dirlo eh eh’

“Si okay abbiamo fatto sesso e allora? Non è la prima volta” incrociai le braccia al petto.

“Non è la prima volta ma se ricordo bene eravate incazzati l’uno con l’altro quindi sesso riparatore baby” formò con le mani due pistole e strizzò l’occhio, spalancai la bocca, schietta e decisa la ragazza…come sempre “Quindi adesso entra, perché devi raccontarmi quello che è successo” entrai dentro e mi trascinò in camera sua, l’unica che sapeva tutto, beh non proprio tutto, era Elysabeth.

“Aspetta Brook, che ne dici se ci incontriamo tutte oggi e vi racconto? Devo anche ritornare a casa” e non avevo voglia di raccontare cosa fosse successo per altre tre volte.


“Va bene, per questa volta te la scampi Jhonson ma ci vediamo oggi” ridacchiai e gli diedi un bacio sulla guancia e andai via.
Questa volta, uscita da casa Reyes, andai dritta a casa.

****

“Sono a casa!” urlai per farmi sentire, era stranamente tutto silenzioso “Mamma! Papà! Harley!” niente.

Salii le scale e controllai nelle camere, non c’era nessuno, mi rimaneva solo la camera di Harley, entrai senza bussare, ed era una cosa che non avrei dovuto fare.
Era sul suo letto che dormiva e accanto a lui c’era una biondina ossigenata, era appoggiata sul suo petto, ed erano fortunatamente coperti dal lenzuolo, soprattutto Harley.

“Harley Jay Jhonson!” urlai il più forte possibile per farli svegliare.

“Cosa? Che succede?” si svegliò di scatto alzando il busto e di conseguenza facendo svegliare la biondina “Cosa cazzo urli Ellen?!” urlò incazzato.

“Stai urlando anche tu coglione! E se proprio devi scoparti qualcuno abbi la decenza di chiudere la porta a chiave, immagina se fosse stata la mamma!” urlai più forte di lui “E dove sono mamma e papà?” urlai ancora.

“Smettila di urlare, non lo so, hai controllato se hanno lasciato un bigliettino o inviato un messaggio?” disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Ovvio che ho controllato” mentii.

“Bene allora vai a vedere” scosse la testa cercando di non ridere, me ne andai ma nemmeno cinque minuti dopo che rientrai in stanza.

“Oh, Harley, manda la biondina via di qui, o la fai tu o lo faccio io, grazie prego ciao” e lasciai di nuovo la stanza.



 

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Capitolo 22
*** Idee ***


“Sono stanca di restare qui, chi ha voglia di un gelato?” Fay non finì nemmeno la frase che alla parola “gelato” alzammo la nostra mano “Oh wow, se avete fame potevate dirmelo eh” eravamo tutte in villa Carter con una delle nostre solite "riunioni"…ma più che riunioni potevamo fare un circo.

“Guarda Fay che se avevamo fame ci alzavamo e mangiavamo” ammise Brook senza troppi giri di parole, ci alzammo tutte dai divani in pelle e uscimmo di casa.

“Che ne dite se invece di prendere il gelato andiamo al cinema?” propose Lexi.

“No, sentite, prendete una decisione che non voglio finire come l’altra volta che dal cinema siamo finite al supermercato” dissi sbuffando sapendo che stava per iniziare una battaglia, chi voleva mangiare, chi prendere un gelato, chi vedere un film, chi andare al parco…

“Per me il cinema va bene” disse Elysabeth e tutte le altre annuirono d’accordo con lei, miracolo.

“Horror, romantico o d’azione?” ridacchiai sentendo la domanda di Brooklyn “Perché ridi?” mi chiese dopo.

“Perché non riuscite a prendere una decisione ed essere tutte d’accordo, quindi, decido io” sorrisi alle quattro ragazze e mi incamminai verso il cinema.

E visto che, quelle quattro bimbe sono tanto curiose, me le ritrovai addosso che mi tempestavano di domande.

“Daii, che film vediamo?” domandò per prima Elysabeth.


“Almeno puoi dirci che genere?” chiese stavolta Lexi.

“Piccolo indizio?” provò Fay.

Sbuffai fermandomi di scatto “La smettete? Sembrate delle bimbe” ridacchiai continuando a camminare.

“Ferme tutte” esclamò all'improvviso Lexi “Amatemi e baciatemi i piedi per la meravigliosa idea che ho avuto” tutte la guardammo in attesa che parlasse ma sembravamo solo cinque coglione in mezzo alla strada che continuavano a fissarsi senza motivo.

“Hai intenzione di dirci la tua meravigliosa idea o no?” sbottò impaziente Brook.

“Oh si, giusto, che ne dite se andiamo al parco?” sorrise alzando e abbassando le sopracciglia.

“Ma non sappiamo se i ragazzi sono lì” disse Fay.

“E quindi? Io non vado lì per loro ma per i fighi che ci sono” fece un occhiolino e tutte annuimmo dirigendoci verso il parco.

Ho sempre amato quel parco, era circondato da alberi e al centro aveva un campo da basket, ci andavo da quando avevo quattro anni con mio padre e Harley la domenica mattina, poi col passar del tempo ci venivamo solo per vedere le partite di Harley e adesso, ci vengo con queste quattro disagiate che amo più di me stessa; vediamo le partite dei ragazzi, i fighi che passano, o semplicemente per spettegolare o mangiare un gelato. Non distava molto da casa e a volte ci andavo quando volevo stare da sola.

“Hey, bella addormentata, ci sei?” mi risvegliai dai miei pensieri e mi girai verso Lexi.

“Cosa c’e?”

“Noi volevamo sederci qui ma tu continuavi a camminare e poi bella addormentata c’e il tuo principe azzurro” mi indicò con il mento un gruppetto di ragazzi che giocava a basket, alcuni senza maglietta, tra cui Justin.

“Oh, ero sovrappensiero” sorrisi imbarazzata e andai a sedermi accanto a Brook, sulla panchina.

“Ma non capisco come fanno” disse all’improvviso Elysabeth “Fa freddo, io sto gelando e loro sono in pantaloncini e a torso nudo ma che cazzo di problemi hanno?”

“Ma goditi la vista!” esclamò Fay dandole una gomitata.

“A proposito di bella vista, quelle se la stanno godendo di certo” Lexi ci indicò un gruppetto di ragazze che ridacchiavano e guardavano i ragazzi che giocavano, guardai i ragazzi che avevano smesso di giocare, erano appoggiati alle ringhiere che circondavano il campetto e riposavano facendo occhiolini a quelle ragazze.

“Glielo stacco quell'occhio se non la smette” guardai i ragazzi tra cui i cinque coglioni: Ryan, Harley, Chaz, Mike e Justin, ma soprattutto Justin, mio fratello poi, che faceva tanto il geloso se solo Justin mi dava un bacio sulla guancia e poi non gli importava se ci provava con un'altra.

“Dai El, non fare la gelosa, sta solo scherzando non la vuole mica scopare” disse Fay, tutte la guardammo.

“E’ un maschio Fay, ovvio che vuole scoparsela” disse Brooklyn ridendo, le diedi uno schiaffo sul braccio e cercai di non ridere.

“Ehi El, Justin potrà anche scherzare ma la ragazza non di certo” disse Lexi, seguii il suo sguardo, il gruppetto di ragazze avanzava verso i ragazzi, una di loro, la mora, sorrideva al biondo che adesso chiacchierava con Ryan.

“Io la uccido” stavo per alzarmi ma Elysabeth mi bloccò per il braccio.

“Nonono, aspetta qui, vedi cosa fa, se la respinge” sbuffai risedendomi.

La mora insieme alla amica si fermò davanti a Ryan e Justin, i due si girarono guardandole e sorridendo subito dopo, e non un sorriso qualsiasi, uno di quei sorrisetti maliziosi, di quelli che conquistano, che ormai avevo imparato a riconoscere; ricordo quando avevo conosciuto per la prima volta Chaz, Ryan e Justin, Harley li aveva portati per la prima volta a casa.

“L’hai vista quella! Aveva delle montagne russe” sentii urlare da uno dei ragazzi, scesi l’ultimo scalino e cercai di andare in cucina senza farmi vedere, proprio non ci tenevo a parlare con quei quattro maniaci –si anche mio fratello- in modalità “mi scopo tutte” ew.
“Si ma ammettetelo, un sorriso e ti cadono ai piedi” ew.
“Si” urlarono ridendo gli altri tre idioti.
“è un sorriso che conquista, funziona sempre” sorriso che conquista? Ma che cazzo dicono? Ceraci di non ascoltarli e attivai la modalità silenziosa…
“Ehi sorellina!” cazzo! Mi bloccai all'entrata della cucina, tirai su le labbra in un sorriso finto perfetto e mi girai lentamente.
“Ehi…ragazzi!” esclamai, i tre ragazzi a me sconosciuti mi salutarono in coro con un “ehi”
“Ragazzi, lei è la mia sorellina Ellen” mi presentò calcando le parole ‘mia sorellina’ “Ellen loro sono: Ryan” due occhi azzurri mi sorrisero, era davvero carino…beh, tutti lo erano, in risposta Ryan mi fece l’occhiolino “Chaz” continuò Harley “E Justin” mi voltai verso il biondino.
“Ehi bellissima” cercai di non far notare il mio rossore girandomi verso Harley ma lo sentii ridacchiare.
“Beh, io vado eh, è stato un piacere, ciao” cercai di andarmene il più velocemente possibile.
“Ehi principessa! Non si saluta?” ridacchiai sapendo già chi era, mi girai sorridendo verso il ragazzo.
“Mike!” andai a salutarlo, lo abbracciai stampandogli un bacio sulla guancia “Non sapevo ci fossi anche tu”
“Io ci sono sempre” ridacchiai, mi fece l’occhiolino e mi abbracciò.
“Ehm…credo di aver salutato tutti no? Io…vado” e me la svignai il più velocemente possibile, quei cinque minuti dei loro stupidi discorsi sulle ragazze mi erano bastati.


Erano così cambiati, tranne i “sorrisi che conquistano”, quelli erano sempre uguali, se non migliori.
Riportai la mia attenzione su quei quattro, ero troppo distante quindi non riuscivo a capire cosa dicevano.

“Guarda come agita i capelli” ridacchiò Brook “Se lo sta mangiando con gli occhi”

“Oh oh sta allungando le mani” esclamò Lexi, la mora infatti, posò la sua mano sul braccio del MIO ragazzo tastando il suo bicipite.

“Okay, se non toglie le mani dal mio ragazzo o se lui non fa niente mi alzo e vado a prenderli a schiaffi” avevo aspettato fin troppo e quella ragazza stava esagerando; la mia pazienza si esaurì nel momento esatto in cui la sua mano sfiorò i suoi capelli, quel ciuffo biondo che ammirava e curava tanto, amava i suoi capelli più di se stesso e odiava quando qualcuno li toccava, tranne se quel qualcuno ero io, infatti, vidi il biondo infastidito dal suo gesto, sorrisi compiaciuta e mi alzai dalla panchina.

“Dove vai?” domandò Fay.

“A salutare il mio ragazzo” rise e mi incamminai verso i due.

“Sei davvero bravo” sentii dire alla ragazza mentre mi avvicinavo.

“Grazie piccola” disse facendole l’occhiolino, strinsi i pugni cercando di controllarmi e non saltargli addosso.

Mi fermai accanto a loro e mi schiarii la gola “Problemi?” chiesi mentre la ragazza mi squadrava, incrociai le braccia al petto e iniziai a squadrarla anch’io “Mi stai consumando, se vuoi ti regalo una foto” sorrisi falsamente e vidi il biondo sorridere.

“Tu saresti?” mi chiese ignorandomi, con la coda dell’occhio vidi il biondo sorridere mentre incrociava le braccia appoggiandosi alle ringhiere del campetto, pronto a godersi lo spettacolo, dietro di lui invece vidi quei quattro idioti che aspettavano una mia reazione sorridendo, e così capii.

“Ellen, la ex di Justin” sorrisi porgendole la mano, osservai la reazione del biondo con la coda dell’occhio.

“Cosa?” disse incredulo, il suo sorrisetto si spense “Stai scherzando?” cercai di non sorridere e cacciai fuori l’espressione più seria che potessi fare in quel momento e dalla sua reazione, mi era riuscita bene.

“Sappi che è uno stronzo, ciao” sorrisi fintamente e le voltai le spalle andando via.



HELLOOOO

Here I am! Sono viva si si, scusate per l'enorme ritardo ma indovinate il motivo? La scuola! yayy come sempre ovviamente :3
Alla prossima bimbe :3

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Capitolo 23
*** Sei mio ***


Cercavo in tutti i modi di non mostrare nessuna emozione, nemmeno un piccolo sorrisetto, niente.
Camminavo a passo lento cercando di non ridere per il tono preoccupato del biondo, era a pochi passi da me, mi stava raggiungendo.
Mi richiamò ancora e stavolta riuscì ad afferrarmi il braccio, mi spinse verso di se e mi ritrovai tra le ringhiere e il suo corpo, vedevo la preoccupazione nei suoi occhi e la voglia di ridere era sempre più forte.

“Cosa significa?” mi domandò subito.

“Significa cosa?” domandai ingenuamente ma cercando ancora di non lasciare emozioni sul mio viso.

“Cosa significa che sei la mia ex, cosa vuoi fare? Dove vuoi arrivare? Perché l’hai detto?” iniziò con una parlantina e domande a raffica che mai gli avevo sentito fare, aveva sempre un tono calmo quando parlava, ti dava sicurezza attraverso le sue parole.

“Non sono stata chiara?” domandai senza dargli risposte.

“No per niente, Ellen, cosa significa?” si avvicinò ancora di più, ero completamente schiacciata alla ringhiera.

“Che sei un coglione” iniziai portando una mano sul suo braccio e salendo fino alla spalla “Non ti conviene fare altri scherzetti del genere, se così si possono chiamare” arrivai al collo “Sei uno stronzo” gli sfiorai la guancia e un piccolo sorrisetto gli spuntò all’angolo della bocca, passai ai capelli tirando il suo ciuffo all’indietro “E sei mio” lo tirai per la testa verso di me, ormai eravamo a pochi centimetri di distanza “C’e altro da capire?”

Sospirò, e in quel sospirò vidi tutta la sua preoccupazione, la paura, lasciare posto al felicità, al divertimento e alla serenità, rise prima di rispondermi “Credo tu sia stata abbastanza chiara…non è che potresti lasciarmi i capelli adesso?” cercò di non sorridere e io, al contrario, tirai ancora di più i suoi capelli.

“A quanto pare non sono stata chiara riguardo a questi giochetti e non mi sembra ti sia dispiaciuto quando la ragazza li ha toccati” sorrisi falsamente e lui rise.

“Mh, hai ragione, credo che ritornerò da lei” stava per allontanarsi ma lo bloccai tirandolo di nuovo verso di me.

“Sei sicuro?” lo portai più vicino “Ma proprio sicuro di voler andare?” sussurrai al suo orecchio e lo tirai ancora più vicino a me, lui, in risposta mi spinse contro la ringhiera posando le mani sui miei fianchi.

“Credo che aspetterò altri cinque minuti” iniziò a baciarmi il collo e pian piano si avvicinava alle labbra, mi allontanai quando ormai era arrivato all’angola delle labbra.

“I cinque minuti sono finiti” ridacchiai e lo spinsi via andandomene.

“Ehi! Ma così non vale” non potei fare a meno di ridere, mi girai verso di lui, era fermo con un sorriso enorme e le braccia spalancate, mi accorsi solo in quel momento che era ancora a petto nudo e dietro di lui vidi la ragazza che ci guardava, o meglio, guardava lui, senza maglietta, e questo, non andava bene.

“E mettiti una maglietta, ci sono troppi occhi indiscreti” rise e mi abbracciò.

“Mh, la mia bimba è gelosa” mi sussurrò ridendo, sentivo il suo respiro che mi solleticava il collo e il suo corpo tremava a causa della sua risata.

“No, non sono gelosa” sbottai incrociando le braccia “Sono solo particolarmente attenta alla salute del mio ragazzo” rise e cercai di non ridere anch’io.

“Okay, se lo dici tu bimba” mi lasciò un bacio sul collo e si allontanò “Torno alla mia partita, posso avere un bacio?” mi fece l’occhiolino avvicinandosi alle mie labbra, si avvicinava sempre di più e quando le sue labbra sfioravano le mie mi allontanavo “Eh no, così non va” mi circondò i fianchi con le braccia intrappolandomi e mi spinse verso la ringhiera catturando subito le mie labbra “Ora va meglio” mi lasciò un ultimo bacio a stampo e si allontanò.
Ritornai dalle ragazze che erano ancora sedute sulla stessa panchina e nella stessa posizione.

“E allora?!” si alzò subito Lexi “Quante volte vi ho detto che questo parco è pieno di bimbi! Non potete fare atti sessuali qui dentro!” e scoppiò a ridere seguita dalle altre.

“Ma che cazzo dici” non riuscii a non ridere e andai a sedermi sulla panchina.

“No okay dai eravate dolcissimi” prolungò la i finale e mi strizzò le guance.

“Ma stai zitta Lexi” la spinsi via ridendo.

“Avete saputo che la Sanchez finalmente ritorna?” cambiò argomento Fay.

“Si, adesso ci farò lavorare come muli per la partita di fine Novembre” dissi sbuffando.

“Ma non è giusto, manca una settimana a quella partita!” quasi urlò Brook.

“Avete visto le nuove divise?” cambiò argomento Lexi “Sono fantastiche!”

“Si, e anche tanto corte” rise Elysabeth.

“Io non le ho viste” ed ero il capitano della squadra, bene.

“E tu saresti il capitano” rise Brook.

“Hey” le diedi uno schiaffo sul braccio “Dai ditemi come sono”

“Ti dico solo che se Justin ti vede con quella divisa muore…di rabbia però a meno che non la indossi solo per lui” e scoppiò a ridere seguita dalle altre.

“Addirittura, non possono essere così corte o scollate” dissi guardandole per avere una conferma.

“Allora, El, adesso ti spiego, le vecchie divise ti arrivavano a metà sedere, adesso te lo coprono a malapena e sono strette, tanto soprattutto per chi ha un seno enorme, ti stringono ed evidenzino tutto” spiegò Fay.

“Ma dobbiamo giocare una partita o fare le puttane?” sbottai.

“Indovina chi le ha disegnate tesoro?” mi sorrise Lexi.

“Oh no” sussurrai e loro annuirono comprensive, Bryanna e Charlotte.

****

“Forza signorine! Siete state in pausa per quasi un mese! E’ l’ora di riprendere a lavorare!” ed eccola qui, la Sanchez è tornata, con più voce che mai “Dovete sentire la fatica e il sudore che vi cola sulla fronte! Dovete espellere dal vostro corpo tutte le schifezze che avete mangiato, vedo la ciccia sulle vostre gambe! Dove sono i muscoli!? Forza signorine, da oggi si ricomincia!” stava urlando da quasi mezz’ora e questo è stato uno degli allenamenti più faticosi che avessi mai fatto.

“Sto per vomitare” disse Fay quasi sul punto di cadere a terra.

“Possiamo farcela, abbiamo quasi finito” cercai di incoraggiarla ma non ne potevo più nemmeno io.

“Bene ragazze! Gli allenamenti terminano qui!” in quel preciso momento sentii un sospiro di sollievo sollevarsi nell’aria e le ragazze si accasciavano a terra senza fiato per i troppi esercizi “Vi do 10 minuti di tempo per andare negli spogliatoi lavarvi e indossare la nuova divisa, forza!” ci alzammo tutte velocemente, cercando di arrivare per prime negli spogliatoi, le docce non bastavano per tutte e nessuna voleva fare allenamenti in più per essere arrivata in ritardo; appena arrivata negli spogliatoi mi spogliai velocemente e mi buttai sotto la prima doccia che trovai libera, fortunatamente, le docce erano grandi e potevano contenere 3 persone.
Indossai velocemente la divisa e le scarpette, mi truccai e lasciai i capelli ancora bagnati sciolti, che ricadevano sulle spalle.

“Vi rimangono solo due minuti poi voglio vedervi tutte qui fuori!” tirai un sospiro di sollievo, e mi buttai su una delle panchine rilassandomi per quei due minuti, guardai le ragazze che cercavano di fare il più veloce possibile, correvano a destra e sinistra.
Lexi si buttò sulla panchina, accanto a me ed entrambe guardavamo la squadra disperarsi per il poco tempo, soprattutto chi indossava kili di trucco e voleva apparire perfetta.
Mi alzai quando sentii la Sanchez avvertirci del tempo scaduto, passai davanti gli specchi e mi bloccai vedendo il mio riflesso.

“Ma scherziamo!?” quasi urlai alle mie amiche che mi stavano aspettando “Questa cosa sembra un vestitino da Barbie!” non avevo avuto il tempo di guardare come mi stava la divisa e avevo scoperto perché le ragazze dicevano fosse così corta, arrivava a metà sedere e si poteva vedere la parte rotonda che ovviamente le mutandine della divisa non coprivano, il busto era carino anche se molto aderente, aveva la mascotte della squadra sulla schiena e ognuna aveva il numero di un giocatore, io avevo il giocatore David Morrison “Ma porca puttana!” esclamai più arrabbiata che mai, quel coglione non si era fatto ancora vedere fortunatamente e io non avevo intenzione di accompagnarlo in campo!

“Cosa c’e?” mi domandarono le ragazze.

“C’e che ho il giocatore David Morrison capite? Tra tutti quei giocatori quale mi capita? Il coglione!” strinsi i pugni e uscì dalla palestra dritta verso la Sanchez “Prof, chi ha scelto i giocatori da assegnare?” domandai cercando di apparire calma.

“Chi ha disegnato le divise, le signorine Bryanna e Charlotte” m indicò le due ragazze che ridevano e le guardai meglio, sulle loro divise c’erano stampati due nomi che mai avrei voluto vedere: HARLEY JHONSON E JUSTIN BIEBER.

“Okay Ellen prima che tu possa fare qualcosa di avventato calmati, respira El, respira” Elysabeth mi portò lontana da quelle due e chiusi gli occhi cercando di calmarmi per non strappargli quei capelli finti che si ritrovavano.

“Okay ragazze vi voglio tutte qui davanti in fila” urlò la Sanchez e andammo ad unirci alla fila, poco dopo la campanella suonò e la squadra di basket entrò in palestra, i ragazzi chiacchieravano tra loro e iniziarono a fischiare appena ci videro.

Tutte le cheerleader iniziarono a nascondersi, a mettersi in mostra o semplicemente restare immobile, io volevo e non volevo farmi vedere, mi piaceva vedere Justin geloso ma di certo non volevo mettermi in mostra come quelle puttanelle.
Guardai i giocatori che ci squadravano e cercai il ragazzo che mi interessava, lo vidi che mi cercava tra la fila di cheerleader e aspettai che il suo sguardo si posasse su di me, mi guardo a lungo e mi squadrò un paio di volte prima di rendersi conto che troppe parti del mio corpo erano troppo esposte, vidi il suo volto cambiare, strinse la mascella e i pugni, sapevo che si stava trattenendo dal venire e coprirmi, fulminava ogni ragazzo che vedeva mi stesse guardando, distolsi lo sguardo da lui quando mi accorsi che anche Harley mi aveva visto “Oh cazzo” mormorai attirando l’attenzione delle ragazze su di me.

“Ti ha visto eh?” domandò divertita Brook.

“Basta guardare la sua faccia Brooklyn” sorrisi fintamente “E guardate anche la faccia di Harley” sussurrai.

“Bene! Vedo che avete attirato molta attenzione ragazze!” rise la Sanchez “ Adesso andate a cambiarvi e non sculettate troppo” rise e la squadra ridacchiò.

Tutte in fila andammo negli spogliatoi e appena raggiunsi la porta venni tirata all’interno e sbattuta al muro, guardai il biondo davanti a me, come cazzo aveva fatto ad arrivare così velocemente.

“Cosa significa?” mi squadrò un paio di volte e lo vidi soffermarsi sul mio seno.

“Significa cosa?” mi appoggiai al muro in modo che avesse tutta la visuale del mio corpo.

“Non cercare di fregarmi Ellen” si portò una mano sugli occhi strofinandoli e si avvicinò a me “Perché hai scelto questa divisa?” domandò arrabbiato.

“Non l’ho scelta io, la disegnata Bryanna e la sua amica Charlotte” incrociai le braccia.

“Chiunque abbia disegnato questa divisa devi assolutamente toglierla, troppi occhi, si vede praticamente tutto non posso tenere tutti lontani e non devono nemmeno guardarti” parlò a raffica cercando di mantenere la calma.

“Si vede tutto? Cosa precisamente?” domandai tirandolo più vicino.

“Ellen” mi richiamò distogliendo lo sguardo da me “Smettila”

“Di fare cosa?” mi avvicinai a lui lasciandogli piccoli baci sulla mascella.

“Questo” sospirò “Smettila, va a toglierti questa cosa e se non la smetti adesso non credo riuscirò a trattenermi ancora per molto”

“Chi ha detto che devi trattenerti?” aprì gli occhi di scatto.

“Così non mi aiuti Ellen” mi avvicinai a lui che si era allontanato di nuovo e lo baciai, lui in risposta mi spinse contro il muro, strinse il mio sedere in parte nudo “Questa cosa copre davvero troppo poco” ridacchiai e continuai a baciarlo.

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Capitolo 24
*** Ti amo ***


Arrivai a casa sfinita, Harley mi aveva già dato una sua opinione per la divisa da cheerleader e si era anche arrabbiato perché mi aveva cercato per tutta scuola senza trovarmi, beh, non aveva di certo guardato nel ripostiglio della palestra, e di certo non avrei voluto essere trovata con Justin a fare cose che nemmeno avrei dovuto fare…almeno non a scuola.
Mi accasciai sul divano cercando di fare un pisolino ma Harley mi chiamò appena il sonno stava per inghiottirmi.

“Cosa c’e adesso?” domandai non avendo voglia di raggiungerlo in cucina.

“Hanno chiamato mamma e papà” disse semplicemente ma me ne restai sul divano, nella stessa posizione e ancora con gli occhi chiusi, non avevano chiamato me e nemmeno a casa, avevano chiamato lui perché sapevano che se avrebbero chiamato me sarebbe nata una discussione o avrei semplicemente ignorato la loro chiamata; erano partiti ancora una volta per chi sa dove, non avevano mai un luogo fisso in cui restare e stavolta erano partiti anche senza avvisare, ah no, avevano lasciato un bigliettino, un bigliettino del cazzo che non poteva essere più inutile.

“Dai El, non essere arrabbiata con loro” disse Harley, mi alzai di scatto dal divano.

“Non dovrei essere arrabbiata? Come puoi dire una cosa del genere?!” urlai contro Harley “Sono partiti senza dire niente, hanno lasciato un bigliettino, un fottuto biglietto che non è servito a un cazzo! Sono partiti come hanno sempre fatto in questi fottutissimi sei anni! Ritornano per un paio di giorni e spariscono per tre mesi! Erano tutte cazzate, avevano detto che non sarebbero più partiti, me l’avevano promesso cazzo e invece se non sono andati via di nuovo!” senza nemmeno accorgermene avevo iniziato a piangere, odiavo piangere, perché dovevamo mostraci così deboli con delle inutili gocce d’acqua, io non ero debole e non volevo sembrarlo.
Mi asciugai con forza le lacrime e scaraventai le riviste posate sul tavolino “Non voglio più vedere nessuno! Non azzardarti a seguirmi” gli urlai contro già sulla cima delle scale.

Avevo sempre avuto un buon rapporto con i miei genitori se escludiamo le piccole litigate, dicevano che ero testarda, e lo ero, che volevo sempre aver ragione…e forse anche quello era vero, insomma, la maggior parte delle nostre litigate era per colpa mia e del mio carattere ma ne andavo fiera, amavo quella che ero diventata con il tempo, da piccola ero timida e di poche parole poi mi sono stancata di essere quella esclusa da tutti e ho rinchiuso quella timidezza nel bidone dei rifiuti. Ormai non mi importava più nulla, se dovevo dire una cosa la dicevo, facevo quello che volevo, esprimevo le mie opinioni, ed eccone una, che vadano tutti a fanculo, perché la gente fa promesse che poi non riuscirà a mantenere? Promettono, promettono, promettono, io per adesso ho solo sentito parole, voglio i fatti, voglio vedere che queste promesse sono vere, non parole buttate al vento, tanto per far felice qualcuno, ho visto tantissime persone spezzare promesse di una vita, di una amore durato anni, quante cazzate ho visto, sentito dire, ormai sono tutti così monotoni che promettere è diventato un hobby.
Io ero una di quelle tante persone illuse che avevano creduto a tutte quelle cazzate, con la differenze che io non mi piangevo addosso, era tutto inutile versare lacrime per qualcosa che sapevamo sarebbe successo, o almeno io, lo sapevo, avevo solo creato una bolla di illusione solo per terminare quel dolore che continuava da anni, si, mi portavano dolore, un dolore durato per troppo tempo ed era ormai arrivata l’ora di farlo smette e di far scoppiare quella bolla di illusione, partivano? Per me andava bene. Restavano? Non me ne fregava niente perché sapevo che avrebbero fatto altre promesse, e io ci avrei creduto, ma dovevano dimostrare di saperle mantenere, di realizzarle.
Ero incazzata con loro, ma soprattutto con me stessa, per averci creduto. Mi alzai dal letto sul quale mio ero buttata ed entrai nella cabina armadio, posata in un angolo c’era la mia bimba, la mia amata chitarra acustica, era su di lei che sfogavo le mie emozioni…sennò c’era il sacco da box in garage ma su quello sfogavo la rabbia. Andai a sedermi sul divanetto sotto la finestra e iniziai a suonare la prima melodia che mi venne in mente, appena le mie dita si poggiarono sulle corde della chitarra il mio iphone intonò teenage dream, in versione Glee; guardai il mittente: Justin, posai la chitarra al mio fianco e accettai la chiamata.

“E’ passata solo un ora e già ti manco?” mi appoggiai al vetro della finestra guardando i bimbi giocare nel parco di fronte.

“Sempre” rispose semplicemente, una semplice frase che mi scaldò il cuore “Cosa fai?”

“Niente, mi annoio, tu?”

“Cosa è successo?” mi chiese all’improvviso.

“Cosa dovrebbe succedere?” domandai non rispondendo alla sua domanda.

“Ellen” mi incitò a parlare.

“Cosa Justin non è successo nie-“

“Ellen smettila di sparare stronzate, lo so che stai mentendo” ma stavamo parlando a telefono! Come cazzo aveva fatto?!

Sospirai prima di rispondergli “No è solo che…sono partiti di nuovo”

“Quando?” domandò subito e lo sentii muoversi dall’altro lato.

“Una settimana fa, due giorni dopo la festa” sussurrai.


“Perché non me l’hai detto?” stavolta sentii il rumore dei passi.

“Non pensavo fosse così importante” dissi tirando su col naso e mi maledii mentalmente perché avevo paura che avesse sentito e anche perché avrei potuto ripetermi mille volte che piangere era inutile ma avrei pianto sempre di più, che nervi!

“Cosa?” disse e sentii una porta sbattere “Non pensarlo nemmeno. Bimba devo andare, ti richiamo io, ti amo”

“Ti amo anch’io” sussurrai piano ma non mi avrebbe sentito lo stesso, aveva già chiuso la chiamata, ammetto di esserci rimasta male, mi aveva praticamente chiuso il telefono in faccia, a quanto pare aveva cose più importanti da fare per parlare con la sua ragazza.
Poggiai il telefono sul divano e ripresi la chitarra, pensai per quasi cinque minuti a cosa suonare e appena trovai la canzone adatta bussarono alla porta della mia camera.

“Ma porca troia!” sbottai già esausta di quella lunga giornata, posai per la terza volta la chitarra “Harley ti ho detto che devi sparire!” urlai contro la porta e il ragazzo che nascondeva, ma bussò di nuovo “Vaffanculo!” si tanto amore ma comunque non si arrese, bussò di nuovo e stavolta mi alzai furiosa dal piccolo divano “Ti ho detto e ti ripeto Harley che te ne devi andare!” mi avvicinai alla porta “Non ti voglio vedere fino a domani non voglio vedere nessuno andat-” e mi bloccai quando al posto del fratello rompipalle mi ritrovai il biondo che dieci minuti prima mi aveva attaccato il telefono in faccia.

“Siamo un po’ arrabbiate eh?” fece il suo adorabile broncio mentre cercava di nascondere un sorriso, ero ferma a guardarlo sorpresa mentre lui mi guardava con quella faccia da bambino e aspettava una mia reazione “Non mi abbracci bimba?” allargo le braccia e mi ripresi da tutta quella bellezza buttandomi tra le sue braccia, mi strinse forte e io mi aggrappai a lui stringendolo forte e avvolgendo le gambe al suo bacino “Cosa è successo bimba?” camminò verso il letto sedendosi con me ancora aggrappata al suo collo.

“Sono partiti di nuovo, stavolta senza dire niente, hanno solo lasciato un bigliettino” mormorai nell’incavo del suo collo e la mia voce uscì ovatta.

“Ritorneranno presto piccola” mi accarezzò la schiena.

“Non mi interessa” dissi, potevo sembrare una bambina ma non mi importava, perché mi mancavano, mi mancavano le domeniche in spiaggia a mangiare il gelato, il sabato sera la pizza sul lungomare e mi mancava esultare con il mio papà ad ogni punto segnato quando vedevamo le partite di Harley al campetto, mi mancava parlare con la mia mamma, sdraiarci sui lettini in giardino quando il tempo lo permetteva e prendere il sole chiacchierando di qualunque cosa; io volevo solo averli un po’ per me, non chiedevo molto, un solo giorno liberi e a mia disposizione, erano passati anni dall’ultima chiacchierata con mamma, erano passati anni dall’ultimo gelato con papà.
Il loro primo viaggio è stato quando avevo undici anni e Harley dodici, lo ritenevano abbastanza responsabile, e lo era…anche se avevamo con noi la sorella di mamma: Elysa. A quei tempi non era ancora sposata ma in ogni caso avevamo imparato a cavarcela da soli, le volevamo bene, era sempre disponibile per noi mentre i nostri genitori non c’erano ma per quanto bene le volessi volevo la mia mamma.
Io non ero orfana, non mi mancava un padre, non mi mancava una madre, avevo entrambi i genitori, uniti, ma per quei sei anni, che pian piano aumentavano sempre di più, la cosa che più mi mancava erano i miei genitori, mi erano stati rubati, e mi mancavano, sentivo la loro mancanza nella mia vita.

“El, non dire così” mi accarezzò la testa “Parla con loro spiegagli come ti senti, spiegami come ti senti” disse baciandomi una guancia.

“Io…non so nemmeno io come mi sento Justin, so solo che…sono ferita, hanno tradito la mia fiducia, mi hanno mentito e quello che fa più male è che non smetteranno di farlo, ne sono sicura; mi mancano Justin, mi mancano perché è come se non li avessi mai avuti con me”

Cercò di rassicurarmi fino a che non ci infilammo sotto il caldo piumone del mio letto, mi teneva stretta tra le sue braccia.

“Voglio vederti sorridere” disse all'improvviso e sforzai un piccolo sorriso “Io voglio un vero sorriso bimba” disse teneramente e mi tirò gli angoli della bocca facendomi ridere “Oh ecco! Questo si che è un sorriso!” mi sorrise baciandomi.

“Ti amo” sussurrai sulle sue labbra.

“Ripeti”

“Ti amo” dissi di nuovo

“Ancora” chiese

“Ti amo ti amo ti amo” dissi velocemente e scoppiai a ridere mentre lui mi guardava sorridendo.

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Capitolo 25
*** Basket ***


L’adrenalina era al massimo, ero pronto, dovevo e potevo vincere, la vittoria sarebbe stata nostra ne ero sicuro, ero più carico che mai.

“Mancano 5 minuti all’inizio della partita!” urlò il coach.

“Allora amico sei pronto?” mi domandò Chaz.

“Io sono sempre pronto” dissi dandogli il pugno.

Presi il cellulare dall’armadietto e controllai i messaggi, c’era un messaggio da Ellen:

Buona Fortuna. J

C’era scritto solo questo con una piccola faccina sorridente.

Non vedo l’ora di vederti ;)

Ridacchiai inviando il messaggio immaginandola arrossire. Dopo pochi minuti rispose.

Pervertito.

Rispose semplicemente. Questa sera, oltre alla partita di basket ovviamente ci sarebbero state le cheerleader che indossavano quella mini divisa che metteva in evidenza tutto, non ero ancora d’accordo che si facesse vedere con quella cosa da tutta la scuola ma non avevo altra scelta.

“Forza ragazzi!” urlò il coach “Si va in campo!” posai velocemente il telefono e raggiunsi la squadra; quando entrammo in palestra ci accolsero tutti con urla,fischi e applausi, era la nostra palestra quindi erano tutti della nostra scuola, vidi in prima fila i miei genitori con accanto Jaxon e Jazmyn, mi girai quando sentii le urla degli spettatori, guardai verso l’entrata degli spogliatoi femminili, la squadra di cheerleader entrava sventolando i pompon in aria, cercai Ellen ed era la prima della squadra, guidava il gruppo visto che era il capitano, si fermarono ai lati del campo e iniziarono a cantare il coro della nostra squadra, era un continuo scuotere di pompon e capriole; le ragazze indossavano tutte quella mini divisa e guardai Ellen, si voltò insieme alle altre scuotendo i fianchi dandomi una buona visione del suo fondoschiena, Dio se era perfetto! Mi risvegliai dal mio stato di trance quando il coach ci chiamò mandandoci in campo.

Ellen

Mi muovevo a ritmo di musica seguendo i passi della coreografia, adoravo ballare, fare capriole, spaccate…mi divertivo. La palestra e i suoi spettatori ci accolsero con urla e fischi mentre io cercavo di non mettere troppo in mostra il mio lato B.
La palestra si zittì agli ultimi minuti, Justin stava correndo sul campo cercando di prendere la palla, scattò in avanti verso il suo avversario e la recuperò palleggiando verso il canestro, la prese con entrambe le mani e saltò il più in alto possibile schiacciando perfettamente la palla nel grande canestro della squadra avversaria.

“E BIEBER SEGNA” urlarono negli altoparlanti, si alzò un grosso boato, urla , fischi, cori, applausi, musica, era tutto così confuso ma noi continuavamo a festeggiare la nostra grande vittoria.

“è il momento di celebrare la vittoria!” urlarono negli altoparlanti, ed ecco il momento che più temevo, ad ogni cheerleader era stato assegnato un giocatore che doveva scortare fino agli spogliatoi, non era un compito chissà quanto difficile o chissà cosa ma il problema non era scortare qualcuno, il problema era il giocatore da scortare, e il mio era David Morrison.

Justin

Continuai a saltare per la palestra festeggiando con tutta la squadra, corsi verso i miei genitori e gli urlai la mia vittoria.

“Sapevo che avreste vinto, bravo” si congratulò mio padre fiero, gli sorrisi salutando poi mia madre.
Cercai Ellen per tutta la palestra con lo sguardo e la trovai che parlava con le ragazze ma prima che potessi raggiungerla qualcuno attivò gli altoparlanti.

“Per i vincitori congratulazioni!” e si elevò un urlo di felicità “Attendete la vostra cheerleader che vi accompagnerà negli spogliatoi” disse infine e sentii i giocatori approvare per questa decisone, tanto si sapeva che avrebbero scopato; mi voltai di nuovo nella direzione dove prima c’era Ellen ma non la trovai, mi guardai intorno e la trovai ferma a braccetto con David Morrison, sentii la rabbia salire, strinsi i pugni e a passo veloce andai verso di loro, qualcuno mi fermò bruscamente quando ero ormai a metà campo e stavo per raggiungerli.

“Justiin” la voce odiosa e squillante di Bryanna mi perforò le orecchie, non ero in vena di sopportare le sue inutili chiacchiere, il mio unico pensiero era Ellen e quel coglione di Morrison.

“Che c’e?!” risposi non curandomi del mio tono brusco.

“Devo accompagnarti agli spogliatoi” disse ignorando il modo in cui mi ero rivolto, alzai gli occhi al cielo cercando di staccare la sua mano dal mio braccio.

“Conosco la strada, non preoccuparti” cercai di andarmene ma mi tirò per il braccio.

“Ma non l’ho deciso io, dai non fare così e lascia che ti accompagni” sorrise innocentemente avvolgendo una ciocca dei suoi capelli biondi finti tra le dita, sbuffai e mi lasciai trascinare negli spogliatoi.

“Si bene, contenta?” dissi appena varcammo la porta degli spogliatoi maschili “Io vado eh ciao” cercai di andarmene di nuovo, il mio unico pensiero in quel momento era trovare la mia ragazza.

“Justy, ma dai aspetta, che fretta c’e” mi tirò di nuovo per il braccio avvinghiandosi a me, avevo capito le sue intenzioni, voleva scopare nonostante sapesse che avevo una ragazza, puttana.

“Senti ti scolli! E non chiamarmi in quel modo” la spinsi via andandomene, ma che rompi cazzo.
Girai per gli spogliatoi in cerca della mia ragazza, dalla festa non avevo più visto David Morrison, tranne agli allenamenti ma non ci guardavamo nemmeno, sapevo solo che se me lo sarei ritrovato davanti l’avrei preso a pugni in faccia; girai l’angolo trovandomi in un altro corridoio e me li ritrovai davanti.

“Ho detto che non voglio più vederti! Levati dal cazzo!” lo spinse via Ellen.

“Ma dai, non fare la preziosa” la tirò per i fianchi, strinsi i pugni cercando di controllarmi, se solo toccava di nuovo la mia ragazza gli rompevo le braccia.

“Vaffanculo” urlò lei e fu tutto così veloce che non capii niente, si attaccò alle sue labbra e non ebbi il tempo di arrivare da loro che Ellen lo spinse via, la sua mano colpì la guancia del ragazzo lasciando sulla sua guancia il segno delle sue dita “Non toccarmi!” questa è la mia ragazza; corsi verso di loro scagliando il mio pugno sulla mascella del ragazzo.

“Se ti vedo ancora vicino a lei ti uccido!” dissi scagliandomi di nuovo contro di lui.

“Justin Justin! Basta!” Ellen mi tirò per il braccio e mi lasciai trascinare via.

“Stai bene vero?” le presi il viso tra le mani guardandola.

“Si, sto bene” mi abbracciò.

“Perché eri con lui!” mi staccai arrabbiato.

“Perché quelle coglione di Bryanna e Charlotte hanno deciso che le cheerleader devono accompagnare i giocat-”

“E tu hai scelto proprio lui!?” la sua faccia passò da tranquilla ad arrabbiata.

“Ma ti pare che avrei scelto proprio lui? Lasciami parlare!” si passò una mano tra i capelli portandoli su una spalla “Su ogni divisa hanno stampato il numero del giocatore scelto, da loro ovviamente e a me hanno assegnato lui; perché, la tua cheerleader non ti ha accompagnato?” sollevò un sopracciglio.

“Si, è Bryanna”

“Questo lo sapevo già grazie” sorrise fintamente e se ne andò, la seguii mentre lei si dirigeva fuori dagli spogliatoi godendomi la vista “E non guardarmi il culo!” girò solo la testa ma riuscii a vedere il suo sorrisino, avanzai il passo e me la portai su una spalla cogliendola di sorpresa “Justin!” urlò colpendomi con i suoi piccoli pugni.

“Cosa c’e?” domandai divertito.

“Mettimi giù!” urlò di nuovo e non potei far a meno di ridere.

“Non urlare” le lasciai uno schiaffo sul sedere ridendo.

“Justin!” esclamò e mi diede un pizzico sul sedere.

“Hey” faceva male ma lei se la rise.
 
****

“Sei pronta?” chiuse la porta degli spogliatoi dietro di se e annuì “Ma quanto tempo ci metti” mi lamentai, avvolsi le sue spalle con un braccio.

“Parla lui, ma se quando devi aggiustarti i capelli ti incanti davanti allo specchio e non esci più!” mi diede uno pizzicotto sul fianco e avvolse il suo braccio intorno alla mia vita.

“Mi accompagni tu a casa?” si voltò “Harley è già andato via" annuii lasciandole un bacio sulla fronte.

Durante il viaggio di ritorno a casa non smise di parlare -o meglio cantare- un solo minuto, la sua voce non era male, il problema erano le canzoni, io amavo il rap.

“Justin?” si guardò intorno “Ma dovevi girare dall’altra parte” indicò la strada opposta.

“Oh, ho dimenticato di dirti che andiamo da tutt’altra parte” le sorrisi innocentemente e lei alzò gli occhi al cielo scherzosamente.

“E dove?” chiese subito dopo.

“Sorpresa” sbuffò incrociando le braccia facendomi ridere.

****

“Siamo arrivati” fermai l’auto girandomi verso di lei che sorrise e aprì lo sportello dell’auto.

“Dove siamo?” si guardò intorno, pochi conoscevano quel posto.

“Vieni” le presi la mano guidandola nella piccola foresta e seguii il sentiero.

“Ma è bellissimo” guardò il sole che con i suoi raggi dava diverse sfumature al cielo, giallo, arancione, rosso e pian piano spariva “Come conosci questo posto?” continuò a guardare il paesaggio davanti a lei.

“Mi portò mio nonno” io ero incantato, non dal sole, ma da lei, la luce le illuminava il viso e il sole dava riflessi ramati ai suoi lunghi capelli, le labbra perfette schiuse e i suoi piccoli occhi erano fissi solo sul bellissimo paesaggio “Sei bellissima” si voltò guardandomi e poi sorrise cercando di nascondere il rossore sulle sue guance, ridacchiai abbracciandola da dietro.

“C’e una cosa che devo dirti” si voltò verso di me “Ricordi del provino?” annuì ascoltando attentamente “Non mi hanno preso” spalancò gli occhi sorpresa.

“Mi dispiace tantissimo” si portò le mani alla bocca “Ma sei sicuro? Come hanno potuto non prenderti! Sei bravissimo, la tua voce è meravigliosa!” parlò velocemente.

“Non mi ritengo così bravo, ed è anche per questo che non mi hanno preso” mi ascoltava attentamente e scosse la testa abbracciandomi.

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Capitolo 26
*** Buongiorno sorellina ***


Aprii la finestra uscendo sulla piccola terrazza, respirai a fondo e lasciai entrare in camera l’aria fredda di Dicembre, il Natale era alle porte.
Quella mattina mi ero svegliata di buon umore e avevo deciso di fare pulizie nella mia camera, avevo ricavato 4-5 buste di vestiti che non indossavo più e avevo cambiato radicalmente la mia stanza, avevo spostato il letto, i mobili e anche le foto sulle pareti, avevo lasciato una parete vuota e l’avevo ricoperta di foto. Mi buttai sotto la doccia esausta, lavai per bene i capelli e mi avvolsi in un asciugamano; mi asciugai velocemente e cercai qualcosa di adatto da indossare per il clima invernale: indossai un paio di jeans con un semplice maglione bianco, asciugai i capelli legandoli in una coda alta, mi truccai e infilai soldi e telefono nelle tasche. Mi trascinai le grandi buste dietro gettandole giù per le scale visto che avevo un fratello inutile.

“Ma che cazzo?!” mi ritrovai davanti un Harley assonnato in mutande “La smetti con sto casino!” chiuse la porta della sua camera dietro di se e mi sorpassò scendendo le scale.

“Che persona inutile!” esclamai e si girò guardandomi dalla fine delle scale.

“Cazzo vuoi?” esclamò, dolce come una caramella.

“Ma hai bisogno di un paio di occhiali?” alzò un sopracciglio in attesa di spiegazioni “Io, le buste pesanti, le scale, fratello, aiutare me, neanche per idea” alzai gli occhi e scesi le scale sorpassandolo “Scendi quelle buste idiota” indicai le due buste rimanenti sulle scale e me ne andai in cucina.

“Buongiorno anche a te sorellina” mi urlò dietro.

“Anche a te fratellone!” ridacchiai e da brava sorella gli preparai la colazione, preparai due tazze di latte caldo e riempii dei cornetti di nutella.

“Mh…sei troppo buona questa mattina, cosa è successo?” mi guardò dallo stipite della porta.

“Perché dovrebbe esserci un motivo per preparare la colazione al mio fratellone?” afferrai un cornetto immergendolo nel latte.

“Okay spara, cosa vuoi?” camminò lungo il tavolo e incrociò le braccia fissandomi dall’alto.

“Che usi dei vestiti, ecco cosa voglia, ma non hai freddo?” lo guardai mentre alzava gli occhi “Comunque, voglio le chiavi della macchina, una qualsiasi” quasi si strozzò con il cornetto e mi fulminò con lo sguardo.

“Scordatelo” disse semplicemente.

“Scordatelo non mi vestirò o scordatelo non ti darò la macchina?” domandai anche se sapevo la risposta.

“Non ci provare Ellen” mi ammonì con lo sguardo.

“Provare cosa?” lo guardai innocentemente.

“So cosa cerchi di fare, vuoi raggirarmi in modo che ti dica dove siano le chiavi, non provarci”

Spalancai gli occhi fingendomi offesa “Ma che persona pensi che io sia fratellone!” mi portai una mano sul cuore.

Roteo gli occhi mentre un piccolo sorriso gli si formava sul volto “Si Ellen, certo, se proprio vuoi la macchina, prenditi la patente”

“Ma io so guidare!” portai le braccia in alto.

“Ma non hai la patente!” mi imitò.

“Ma dai” lo pregai trascinando la i.

“No” e se ne andò chissà dove per la casa.

“Ti odio!” gli urlai dietro.

“Non è vero sorellina, lo so che mi ami” si vantò dall’altra parte della casa, cacciai un urlo di frustrazione e andai alla ricerca delle chiavi.
Cercai ovunque, nei vasi, sotto i letti, nel divano, tra i cuscini, nei mobili in cucina, sotto i mobili, ma niente.

“Cerchi questo?” un Harley, pulito e vestito mi apparse davanti reggendo tra le mani il piccolo porta chiave che conteneva tutte le chiavi.

“E dove vai adesso?!” gli urlai dietro mentre si dirigeva verso la porta del garage.

“Esco” capitan ovvio mio fratello.

“Ma non puoi lasciarmi qui!” roteo gli occhi.

“Dove devi andare?” domandò annoiato.

“Devo portare quelle buste alla chiesa” le indicai.

“Oh mio dio, ma tu hai un cuore!” esclamò fingendosi scioccato.

“Idiota” mi incamminai verso il garage ma lui mi richiamò.

“Ellen, le buste” guardai prima lui, poi le buste.

“Prendile” dissi ridendo ed entrando nel garage, lo sentii borbottare qualcosa ma dopo un po’ mi raggiunse trascinandosi le buste dietro.

Mi accompagnò di fronte la chiesa e lasciai le buste al parroco.

“Ellen, ma quanto sei cresciuta!” mi disse appena gli fui davanti, beh è ovvio, l’ultima volta che ci siamo visti avevo sette anni, adesso ne ho sedici…quasi diciassette.

Cercai di svignarmela il più presto possibile o Harley me l’avrebbe fatta fare a piedi fino a casa.

“Ellen!” qualcuno mi chiamò appena uscii dalla piccola chiesa, mi girai trovandomi davanti il biondino.

“Niall!” esclamai salutandolo con un bacio sulla guancia.

“E’ da tanto che non ci vediamo!” esclamò “Come mai sei qui?”

“Piccola donazione” risposi semplicemente.

“Ellen! Ti muovi!” mi voltai verso il mio fratello rompi palle.

“Facciamo un giro? Ti accompagno io a casa” mi sorrise il biondo.

“Harley! Resto con Niall” annuì e partì subito verso non so dove…

Passammo per il piccolo parco vicino la chiesa e andammo a sederci su una delle tante panchine chiacchierando.

“Ma…quindi sei ritornata con Justin?” guardò i bambini giocare distogliendo lo sguardo da me.

“Si” risposi e lo guardai rattristirsi.

“Lo ami?” lo guardai senza capire perché quelle domande.

“Si…” risposi esitante, non sapendo se dirglielo o no.

“Ellen, so che lo ami, ma sei sicura che faccia bene per te?” domandò all’improvviso.

“Cosa vuoi dire?” sentivo già la rabbia salire.

“Non ha una buona reputazione con le ragazze a scuola, lo sanno tutti che quello che vuole è solo scopare e quando ci riuscirà ti abbandonerà” disse convinto delle sue parole “Ti farà del male” lo guardai mentre lui era sempre più convinto delle sue parole.

“Ma cosa cazzo stai dicendo” risi istericamente “Tu non sai un cazzo Niall”

“Ma so che ti farà soffrire” alzò un po’ la voce.

“Ma cosa ne vuoi sapere tu, di me, di Justin, non sai un cazzo, non sai come sono andate e come stanno le cose quindi non venire a farmi questa sparata del cazzo!” io e il controllo della rabbia siamo una cosa sola, lo so, da notare il sarcasmo.

“Ma io lo dico per te, perché mi importa di te Ellen!” si passò una mano tra i capelli “Io- io…Ellen io…”

“Tu cosa Niall!?” sbottai impaziente.

“Io ti amo!” mi urlò contro.

Rimasi paralizzata a quelle parole, avevo la bocca spalancata, balbettai a vuoto cercando di formulare una frase sensata ma le parole mi morirono in gola. “T-tu cosa?” speravo di aver capito male.


“Io ti amo Ellen” respirai profondamente cercando di non avere scatti di rabbia e far cose di cui mi sarei pentita “Non posso sopportare che tu stia con un altro che non sono io, l-lui non ti merita, il suo unico obbiettivo è solo il sesso” Niall tastava la mia pazienza “E’ un coglione, ti farà solo soffrire” lo fulminai con lo sguardo appena pronunciò quelle parole, non avevo intenzione di restare ancora calma quando il coglione era lui, stava sparando cazzate su Justin da quando avevamo iniziato a parlare, lui non sapeva assolutamente niente.

“Come ti permetti di dire queste cose, non hai idea di cosa stai dicendo perché tu non sai niente e non hai nessun diritto di offendere e soprattutto consigliarmi cosa mi fa bene o no quindi sparisci dalla mia vista perché sono stata fin troppo buona con te oggi!” non aspettai una sua risposta me ne andai direttamente, ero particolarmente ‘dolce’ oggi, beh, dolce a modo mio, non riuscivo a credere alle sue parole, dopotutto aveva già avuto la sua occasione ma era andato via e senza pensarci due volte aveva chiuso ogni tipo di rapporto con me e nonostante gli anni passati avevo sofferto, avevo pianto notti perché provo sentimenti forti per quel ragazzo, non era amore, ma gli volevo bene anche se a pensarci adesso, trovavo ridicole le notti passate a piangere e disperarmi per lui; non provavo più niente per lui ma gli volevo bene, era orami un amico.

“Hey signorina, cosa ci fa tutta sola? Vuole un passaggio?” mi girai di scatto pronta a dirne quattro a quel maniaco quando incontrai due occhi nocciola e un sorriso smagliante, sorrisi come una cogliona in mezzo alla strada.

“Mi scusi ma non accetto passaggi dagli sconosciuti” ridacchiò e con un cenno del capo mi invitò a salire in macchina.

“Dove andava principessa?” mi chiese dopo essere entrata in macchina.

“A casa” sbuffai incrociando le braccia al petto.

“Mh…beh, cambio di programma principessa, si va in spiaggia” spalancai gli occhi.

“In spiaggia?” lo guardai cercando di capire se fosse uno scherzo ma non lo era per niente “Mike fa un freddo cane!” alzai le braccia mentre lui se la rideva per le mie parole “Che cazzo ridi idiota” non potei evitare di ridacchiare, si, ha una risata contagiosa.

“Freddo cane El?” imitò le mie parole ridendo ancora di più, incrociai le braccia al petto aspettando che la smettesse.

“Hai finito?” aveva le lacrime agli occhi “Ma insomma, cosa ho detto di così divertente!”

“Scusami principessa, ma sei troppo divertente” si strofinò gli occhi e girò le chiavi per accendere l’auto.

“Beh, modestamente” mi vantai.

“Modesta la ragazza” ridacchiò.

“Sempre” riposi ridendo “Ma dai Mike, dimmi dove andiamo” lo pregai.

“In spiaggia, te l’ho detto!” esclamò.

“Ma fa freddo!”

“Stai rifiutando un gelato Jhonson?”

“Non lo farei mai Benson” alzai le mani.

“Cosa ci facevi lì tutta sola?” con Mike stavo così bene che dimenticavo tutti i problemi, mi aveva fatto dimenticare totalmente del piccolo litigio con Niall al parco.

“Non ero sola, ero con quell’idiota di Niall” mi imbronciai mentre lui mi guardò confusa.

“Se ti ha fatto del male lo prendo a pugni” strinse il volante impaziente di sentire la mia spiegazione, gli sorrisi sentendo le mie guance arrossarsi e cercai di nasconderlo.

“Mi ha detto…che mi ama” dissi velocemente l’ultima parte, non ero più tanto sicura di volerglielo dire.

“Cosa?” domandò non avendo capito.

“Mi ha detto che mi ama” frenò di colpo la macchina e il mio corpo si spostò avanti e indietro sbattendo la fronte sul cruscotto.

“Lui cosa?!” urlò guardandomi scioccato, calma ragazzo.

“Ahi! Porca troia Mike sta più attento!” mi portai una mano alla fronte massaggiando il punto ferito, si sarebbe formato di sicuro un bernoccolo.

“Uh, scusami El” accostò l’auto e mi tolse le mani dalla fronte “Almeno non c’e sangue” scrollò le spalle guardandomi innocentemente.

“Che fortuna!” esclami sarcasticamente.

“Ma adesso spiegami cosa è successo” lo fulminai con lo sguardo.

“Ma grazie eh; hey Ellen, stai bene? Si grazie Mike” imitai la sua voce.

“Dai non è niente” rise “Però adesso racconta”

“Ha iniziato a dirmi che Justin non va bene per me e che a scuola non ha una buona reputazione con le ragazze perché vuole solo portarsele a letto, ma tutti sappiamo che non è più così da ormai tanto tempo” alzai gli occhi al cielo ricordando le sue parole.

“Wow, chi l’avrebbe mai detto, è innamorato di te” nemmeno lui riusciva a crederci “Beh, che ne dici di palarne mangiando un bel gelato” annuii ridendo alla sua idea e in nemmeno cinque minuti arrivammo davanti alla piccola gelateria sulla spiaggia.

“Cosa pensi di fare?” eravamo seduti ai tavoli della gelateria gustandoci i nostri gelati.

“Cosa vuoi che faccia? Io non lo amo” dissi non prestandogli molto attenzione e concentrandomi sul mio gelato alla nutella.

“Si Ellen, l’avevo capito”

“Non lo so Mike, ammetto che mi dispiace perderlo come amico, è comunque stato una parte importante nella mia vita anche se sono passati anni”

“Prova a dirgli che vuoi essergli solo amica, forse sarà solo una piccola cotta perché adesso sei impegnata per lui ed è geloso per averti perso” spiegò la sua teoria.

“Forse” risposi ripensando alla chiacchierata col biondo.
 
****

“Ci vediamo principessa” mi sorrise facendo un occhiolino.

“Mi sono divertita Mike, a presto” gli lasciai un bacio ed entrai in casa, avrei dovuto passare più tempo con Mike, come ai vecchi tempi, ci divertivamo sempre insieme.

“Sono a casa!” urlai sperando che Harley fosse tornato ma non c’era, mi avvicinai alla cucina per prendere qualcosa da mangiare ma il campanello suonò, imprecai contro chiunque ci fosse dietro quella porta e sbuffando la aprii trovandomi il ragazzo che mai mi sarei aspettata di trovare davanti la porta di casa mia.


Ciao principesse! Spero che il capitolo vi piaccia, anche se fa uno po' schifo ma okay, perdonatemi, ci tenevo a postarlo anche per farvi gli auguri quindi scusatemi se ci sono errori ma io ho controllato però sono le 3 quindi...
Auguri a tutte, buona vigilia e buon natale e se non aggiornerò prima di gennaio BUON ANNO NUOVO! 
Un bacio, a presto ;)

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Capitolo 27
*** Gelosia ***


Richiusi la porta velocemente, non volevo vederlo, odiavo quel ragazzo come mai avevo odiato qualcuno.

“Ellen, aspetta” non riuscivo a chiudere quella maledetta porta, il suo piede la bloccava e più io spingevo lui più spingeva dall’altro lato.

“Aspetta un corno! Vai via!” diede una spinta forte e mi ritrovai a terra e il sedere dolorante.

“Ti sei fatta male?” mi corse incontro per aiutarmi ma lo spinsi via.

“Non toccarmi” cercai di alzarmi appoggiandomi al divano e con vari sforzi riuscii a mettermi in piedi.

“Mi dispiace, non volevo farti del male” si toccò la fronte imbarazzato.

Questo è bipolare o cosa?! “Si okay, prossima battuta”

“Sono serio” mi guardò come se stessi delirando.

“E io sono Ellen, adesso sparisci” indicai la porta con un dito.

“Ellen smettila” quasi urlò.

“Smettila cosa? Ma sei coglione! Non voglio vederti te ne devi andare!” urlai spingendolo fuori.

“Ma cosa ti ho fatto?!” ma che faccia tosta!

“Cosa mi hai fatto David? Cosa mi hai fatto!?” non trovavo nemmeno le parole per esprimere quanto fossi scioccata “Hai quasi cercato di violentarmi!”

“Ma ero ubriaco!” si giustificò.

“Questo non cambia niente!” esclamai.

“Ellen ti prego, voglio solo parlarti, alla festa ero ubriaco e lo so sono un coglione anche per averti trattato male alla partita di basket ma sono così fottutamente geloso!” ammise quasi con le lacrime agli occhi.

“Geloso?” domandai incredula.

“Si geloso!” urlò all’improvviso spaventandomi “Sono geloso di quel biondino del cazzo che non ti merita, io ti amo Ellen e se non posso averti io non ti avrà nemmeno lui” spalancai gli occhi per il suo cambio d’umore improvviso “Sono geloso e ti amo” ripeté nel caso non avessi sentito, si, era bipolare.

“Si si certo David ma adesso vai via” non diedi retta alle sue parole, soprattutto la parte in cui parlava di Justin, volevo solo che andasse via, avevo avuto fin troppe confessioni d’amore oggi e alla sua poco ci credevo.

“Tu non mi credi” capitan ovvio il ragazzo “Tu non mi credi!” urlò dando un pugno sul muro “Perché non mi credi! Perché non puoi semplicemente amarmi come ti amo io! Perché devi essere così difficile e stronza!” mi urlò contro come se la colpa fosse mia, che poi colpa di cosa? “Lui non ti ama!” diede un altro pugno nel muro “Sono io quello che ti ama davvero! Io!” si avvicinò lentamente, non avevo aperto bocca da quando aveva iniziato il suo sfogo e più si avvicinava più mi allontanavo.

“David, calmati” non sapevo cosa fare, non avevo mai conosciuto questo suo lato.

“Non posso calmarmi! Tu devi amarmi” mi ritrovai schiacciata al muro e il suo viso a pochi centimetri dal mio “Tu sarai mia” mi sussurrò all’orecchio.

“Lasciami” cercai di spingerlo via ma inutilmente “David vai via! Non toccarmi!” urlai spingendolo di nuovo con tutta la forza.

“Non respingermi principessa, lo so che mi vuoi” portò le mani su i miei fianchi.

“Non chiamarmi in quel modo e togliti di dosso!” posai le mani sul suo petto e stavolta riuscii ad allontanarlo cogliendolo di sorpresa.

Mi avvicinai alla porta ancora aperta e mentre stavo per uscire mi raggiunse tirandomi per i capelli, caddi a terra cacciando un urlo di dolore, avevo sentito i capelli staccarsi.

“Non scappare piccola” si abbassò al mio livello visto che ero ancora a terra e me lo ritrovai addosso, mi baciò con forza e con una palpata al sedere riuscì ad infilare la sua lingua nella mia bocca; muovevo le gambe cercando di colpirlo dove potevo mentre le mie mani erano bloccate dalle sue, dalla bocca passò al collo, sembrava un cammello, mi stava sbavando addosso ma che schifo! “Non fare la preziosa Ellen, lasciati andare” mi guardò negli occhi e passò una delle sue mani sul mio corpo passando dal seno al sedere e così lasciò una delle mie mani, mi calmai fermando piedi e mani, passai una mano tra i suoi capelli e per il ciuffo lo spinsi sulle mie labbra, lo sentii sorridere e stavolta ricambiai il bacio, le sue mani erano sul mio corpo, una sul mio sedere e una sul seno e mi stavo innervosendo più di quanto non lo fossi prima, se non le toglieva le tagliavo, capovolsi la situazione mettendomi sopra di lui e staccandomi dalle sue labbra gli sorrisi.

“Idiota” non gli diedi il tempo di capire che lo colpii nei gioielli di famiglia, mi alzai e dopo avergli dato un calcio nello stomaco scappai via.

Correvo il più veloce possibile con la vista sfocata a causa delle lacrime che cercavano di uscire dai miei occhi, non volevo piangere, io non dovevo piangere ma in quel momento erano il mio unico sfogo, avevo bisogno di prendere a pugni il mio sacco o qualunque cosa potesse capitarmi davanti, continuai a correre senza mai voltarmi; arrivai a destinazione con l’affanno e le gambe che cedevano per il troppo sforzo, mi asciugai le lacrime con la manica del maglione e attraversai correndo il cancello -fortunatamente aperto- e il viale della villetta.


Justin

Boom, colpii di nuovo il muro con la piccola pallina, boom, rimbalzò di nuovo e tornò indietro, l’afferrai al volo e la lanciai ancora una volta facendola poi rotolare sotto il letto, bene, troviamo un altro passatempo; mi alzai da letto e presi la chitarra suonando melodie a caso.
Dopo aver suonato per cinque minuti posai la chitarra già annoiato e composi il numero che volevo sul telefono, schiacciai il tasto verde e aspettai che rispondesse, dopo vari squilli la chiamata si staccò e ricomposi il numero ma di nuovo nessuna risposta, non mi preoccupai molto, conoscendo Ellen si era addormentata oppure aveva la vibrazione e non sentiva il telefono.
Poggiai la testa sul cuscino deciso a schiacciare un sonnellino ma prima che potessi chiudere gli occhi il campanello suonò, aspettai che qualcuno andasse ad aprire ma poi ricordai di essere solo in casa, sbuffai sonoramente e mi trascinai giù per le scale mentre il campanello suonava ininterrottamente, ero pronto a dirne quattro a chiunque rompeva i coglioni dall’altro lato della porta; girai la maniglia e la aprii.

“Si può sapere che cazzo ave-“ mi bloccai vedendo la ragazza in lacrime davanti a me, prima che potessi dire altro mi si buttò addosso avvolgendo braccia e gambe intorno al mio corpo stingendomi forte, la sua faccia era nell’incavo del mio collo e sentivo le sue lacrime scivolare dai suoi occhi, rimasi fermò cercando di elaborare il tutto poi la strinsi altrettanto forte, chiusi la porta con un calcio ed entrai nel salotto, lasciai che sfogasse il suo pianto anche se morivo dalla voglia di sapere cosa fosse successo, non riuscivo a vederla così triste e in lacrime “Ellen, sssh, basta” cercai di calmarla accarezzandole i capelli e lei mi strinse ancora più forte “Basta Ellen, ti prego basta, non riesco a vederti così, dimmi cosa è successo” questo sembrò farla calmare almeno un po’ perché alzò la testa, incontrai i suoi occhi rossi e gonfi, era raro vedere Ellen piangere e mi si spezzava il cuore a vederla, asciugai alcune lacrime che cadevano ancora dai suoi occhi “Basta amore mio, non riesco a vederti così” le baciai la fronte “Che ne dici di farmi un sorriso?” sforzò uno dei sorrisi più finti che avessi mai visto sul suo volto e scossi la testa “Così non va bimba” le solleticai la pancia e rise “Ecco, molto meglio” mi abbracciò ancora.

“Grazie” la sua voce uscì come un sussurrò e si schiarì la gola.

“Mi spieghi cosa è successo? Chi ti ha fatto piangere così tanto?” le accarezzai una guancia.

“No ho solo-solo litigato con H-Harley” sorrise innocentemente “Niente di che s-sai, cose tra fratelli” scosse la mano.

“Ellen” la richiamai.

“No davvero Justin! Non è successo niente, ho solo litigato con-“

“Ellen!” stavo iniziando ad arrabbiarmi, sapevo che mentiva, riuscivo a capirlo, la conoscevo meglio di chiunque altro e potevo capire che mentiva dal suo comportamento e dai suoi occhi, quando mentiva iniziava a balbettare e posava lo sguardo ovunque senza mantenerlo su qualcosa per nemmeno 5 minuti “Non mentirmi e dimmi cosa è successo” sospirai sonoramente cercando di mantenere la calma, camminai verso il tavolo da pranzo e poggiai Ellen li sopra restando tra le sue gambe.

Ellen

Sospirai prima di iniziare a raccontargli cosa fosse successo “Sono tornata a casa e subito dopo qualcuno ha suonato alla porta, e-era David” chiusi gli occhi aspettando la sua reazione che non tardò ad arrivare.

“Quel David?!” strinse la presa su i miei fianchi “Cosa ti ha fatto? Ti ha toccata?! Giuro che se solo ha osato toccarti lo uccido” per quanto amassi quel suo lato protettivo e geloso nei miei confronti avevo paura di dirgli il resto.

“E entrato in casa dicendo di amarmi e che è geloso perché tu non mi ami e-e non mi meriti e ha detto che se non sarò sua non-non sarò nemmeno tua e Justin io ho cercato di non farlo entrare ma lui è entrato e ti prego Justin non fare nulla e non arrabbiarti ma lui-lui” parlai velocemente, sospirai guardandolo negli occhi.

“Fottuto bastardo!” esclamò dando un pugno sul tavolo su cui ero seduta “Tu sai che non è vero Ellen, vero?” sorrisi leggermente, faceva così tanto il duro ma era così insicuro, credeva di non essere abbastanza.

“Sh,sh,sh Justin” gli presi il viso tra le mani baciandolo a stampo “Lo so, non preoccuparti, va tutto bene” lo rassicurai e sorrise.

“Continua, cosa è successo dopo?” mi guardò negli occhi appoggiando la sua fronte sulla mia.

“Ma niente, ti ho detto tutto!” distolsi lo sguardo dal suo.

“Ellen” si lamentò facendomi capire che non ci credeva.

“Io te lo dico Justin, però devi promettermi che non farai niente, non adesso, resterai qui con me” lo pregai con lo sguardo.

“Va bene El, te lo prometto” mi baciò.

“Io gli ho detto di andare via e allora lui si è arrabbiato perché non lo amo e mi ha bloccato contro il muro così lo spinto via e-e lui mi ha tirato per i capelli” mi fermai guardandolo, stringeva i pugni e aveva gli occhi chiusi “E non ti dico più niente Justin” scesi dal tavolo allontanandomi da lui.

“Cosa, no Ellen devi dirmi cosa è successo” mi tirò per il braccio fermando la mia camminata avanti e indietro per il salotto.

Sospirai e chiusi gli occhi continuando a parlare “Mi ha tirato i capelli e-e si è steso sul mio corpo e io ho provato ad allontanarlo ma mi aveva bloccato le mani e nonostante i miei calci non si smuoveva” parlai velocemente giustificandomi.

“Continua” il suo tono era arrabbiato, potevo sentirlo; ancora con gli occhi chiusi continuai a raccontare.

“Mi ha baciato e-e io ho ricambiato cos-”

“Tu cosa!?” aprii gli occhi e lo vidi fermò dov’era prima con le mani strette in due pugni e gli occhi spalancati.

“No aspetta fermo!” esclamai “Non è come pensi fammi finire! Ho ricambiato il bacio solo per fargli credere che lo volevo anch’io e che mi avesse convinto con le sue parole ma l’ho fatto solo per scappare e infatti ci sono riuscita” in due passi mi raggiunse e mi strinse forte a se interrompendo la mia parlantina, mi sollevò da terra e io ricambiai l’abbraccio.

“Giuro Ellen” mi prese il viso tra le mani “Che appena lo vedo gliela faccio pagare”

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Capitolo 28
*** Sei un po' rossa ***


Avevo sentito un angoscia e una tristezza nel petto, il mio cuore aveva smesso di battere e la rabbia mi aveva abbandonato per lasciar posto all’angoscia, alla tristezza, al dolore.
Mi aveva ingannato, tradito, umiliato, erano questi i pensieri che mi avevano attraversato nel momento esatto in cui aveva pronunciato quelle parole; avevo visto nei suoi occhi il dolore di ciò che era accaduto e si era poi trasformato in un misto di paura e spavento.
Il mio cuore si era rigonfiato e la rabbia era ritornata cacciando via il dolore e l’angoscia; la ragazza dai lunghi capelli neri respirava irregolarmente e parlava velocemente per rassicurarmi che avessi capito male, in due passi la raggiunsi e la strinsi tra le mie braccia per non lasciarla andare.
Non riuscivo a non pensare a cosa gli aveva fatto, non riuscivo a non pensare ai suoi occhi colmi di dolore e spavento, non riuscivo a non pensare a ciò che aveva subito e il mio unico desiderio era picchiare a sangue quel ragazzo che aveva toccato la mia ragazza.
Erano ormai le due di notte e non riuscivo a chiudere occhio, Ellen dormiva profondamente sul mio petto, l’avevo obbligata a non tornare a casa così aveva chiamato suo fratello Harley, la sua reazione non era stata delle migliori, era corso a casa per uccidere quel bastardo ma ovviamente non l’aveva trovato, voleva correre dalla sua sorellina ma lo avevo rassicurato dicendogli che stava bene.
Mi girai su un lato e avvolsi con un braccio la vita della ragazza accanto a me, sprofondai la testa nel suo collo e mi lasciai finalmente trasportare nel buio.

Ellen

Un lamento fuoriuscì dalle mie labbra, qualcosa si posò sui miei occhi ancora chiusi risvegliandoli, aprii piano gli occhi stiracchiandomi per bene, la stanza era illuminata dai raggi del sole e la finestra era completamente spalancata, mi girai dall’altro lato scontrandomi contro il petto nudo del ragazzo al mio fianco, alzai la testa dal suo petto scontrandomi con una visione da togliere il fiato; dormiva profondamente con la bocca socchiusa e il respiro che si scontrava sul mio collo, la sua morbida chioma bionda di cui andava enormemente fiero gli ricadeva sulla fronte con alcune ciocche sparate vero l’alto, ricordo della cresta del giorno prima, gli accarezzai i capelli e lui in risposta strinse la presa sulla mia vita tirandomi più vicino al suo corpo, mi alzai col busto e affondai la testa nell’incavo del suo collo lasciandogli piccoli baci.

“Lo so che sei sveglio” ridacchiai e lui in risposta sorrise.

“Come fai a sapere che sono sveglio?” domandò ancora con gli occhi chiusi.

“Non lo sapevo infatti” gli salii a cavalcioni e lui poggiò le sue mani su i miei fianchi.

“Questo si che è un risvegliò” mormorò ridacchiando quando mi chinai per baciarlo.

“Si ma adesso alzati, muoviti che ho fame” mia alzai dal letto e lui alzò gli occhi scherzosamente.

“A volte ho l’impressione che se dovresti scegliere tra me e il cibo sceglieresti il cibo” disse ridendo.

“Oh ma è così Jay” ridacchiai e uscii velocemente dalla sua stanza.

“Cosa hai detto?” uscì anche lui guardandomi con un espressione minacciosa “Se fossi in te inizierei a scappare” spalancai gli occhi mentre lui si avvicinava, partii velocemente attraversando il corridoio e scesi le scale a due alla volta, mi mancava l’aria, ridevo e correvo contemporaneamente, cacciai un urlo quando posai il piede sull’ultimo gradino, mi aveva presa per i fianchi e alzata da terra.

“Justin!” urlai ridendo “Mettimi-” mi bloccai quando vidi Jeremy, Pattie, Jazmyn e Jaxon guardarci dalla cucina “-giù” terminai la frase e Justin mi mise a terra distrattamente visto che stavo per cadere ma prima che fossi caduta a faccia a terra mi prese per i fianchi, ero sicura di essere diventata il sosia di un pomodoro, la famiglia in cucina ci stava ancora guardando, Jazmyn, Jaxon e Jeremy cercavano di non ridere mentre Pattie cercava di non ridere e di assumere un espressione seria, mi resi conto che indossavo solo una maglietta di Justin che mi arrivava a metà coscia e Justin era in box -anche se quello era il suo pigiama- non sapevo cosa fare così diedi una gomitata a Justin che ridacchiò, lo fulminai con lo sguardo e prendendomi per mano mi trascinò in cucina.

“Non sapevo che foste già tornati” iniziò Justin.

“C’e ne siamo accorti figliolo” disse ridacchiando Jeremy, volevo solo che un buco si aprisse sotto i miei piedi e mi inghiottisse.

“Bella maglietta piccola” Jaxon mi fece l’occhiolino e prima che potessi rispondere la mano di Justin colpì la nuca del fratello.

“Justin” lo rimproverò Pattie, guardai Jazmyn che stranamente non aveva aperto bocca.

“Sai, la prossima volta, assicurati che sei solo in casa, copriti idiota!” gli urlò contro Jazmyn ma cercò di nascondere un sorriso “Ellen, sei un po’ rossa” ridacchiò, okay, era meglio se non parlava.

“Va bene, noi andiamo di sopra” annunciò Justin cercando di non ridere, lo colpii sul petto e salii velocemente le scale seguita da lui consapevole che mi stesse fissando il culo, sentii le risate della sua famiglia appena salimmo l’ultimo gradino “Però Jazzy ha ragione, sei un po’ rossa” rise.

“Justin” lo fulminai con lo sguardo e mi coprii la faccia con le mani “E’ stato così imbarazzante” mormorai e lui continuò a ridere, sbuffai e lo lasciai in mezzo al corridoio da solo, entrai nella sua stanza e mi buttai sul letto.

“Ellen” entrò in camera ancora ridendo, gli lanciai un cuscino ma ciò lo fece ridere ancora di più, cacciai un urlo di frustrazione e mi chiusi in bagno lasciandolo tra le sue risate “Ellen” mi richiamò di nuovo ed entro in bagno, non rideva ma cercava di trattenersi “Dai non essere imbarazzata” infilai i jeans del giorno prima e infilai la sua maglietta all’interno “Ellen, aspetta, fermati” mi bloccò tra la porta del bagno e il suo corpo “Non arrabbiarti con me bimba” mi baciò una guancia e mi strinsi a lui appoggiandomi al suo petto.

“Se ridi ancora ti arriva un pugno” lo minacciai e lui, ovviamente, rise, roteai gli occhi e uscii dal bagno, mi infilai le scarpe e cercai di sistemare l’ammasso di capelli che si era formato durante la notte il meglio possibile, sembravo un mostro senza trucco ma dovetti accontentarmi; Justin uscì dal bagno già vestito e mi circondò la vita con i fianchi.

“Vai già via?” mi domandò baciandomi il collo, annuii e mi girai per baciargli le labbra “Vuoi fare prima colazione o ti accompagno direttamente?” ridacchiò.

“Ti odio” uscii dalla sua camera e mi bloccò nel corridoio.

“Non è vero principessa, lo so che mi ami” si vantò.

“Si, chissà come” roteai gli occhi cercando di non sorridere.

Justin

Mi buttai sul divano cercando di riposare “Fammi spazio” la rompi palle di mia sorella apparì nel salotto “Se hai sonno dormi la notte invece di fare altro” alzai la testa di scatto fulminandola con lo sguardo e sentii all’entrata del salotto la risata di Jeremy “Papà, fallo spostare” sbuffai e spostai le gambe.

“Mocciosa” mormorai sapendo che si arrabbiava.

“Non chiamarmi in quel modo idiota” e se ne andò.

“Ma che cazzo, mi ha fatto prima spostare e adesso se ne va” al posto di Jazmyn arrivò mio padre.

“Figliolo” mi chiamò cercando di non ridere “Dopotutto tua sorella ha ragione” e rise.

“Papà, non ho fatto niente” risi.

“Ti ha lasciato in bianco!” esclamò Jaxon buttandosi sul divano “No fratello, mi deludi” scosse il capo e scoppiai a ridere.

“Ma stai zitto!” gli colpii il braccio “Non sono affari tuoi”

“Ma almeno dimmi se è brava” si lamentò ma lo lasciai in salotto e andai via.


Salii in camera e mi buttai sotto la doccia, mi vestii velocemente ed entrai in macchina guidando vero il campetto.

Partita?” scrissi a Chaz che mi ripose subito “Ci sto!”
Parcheggiai l’auto e raggiunsi i ragazzi, c’erano solo Harley e Mike.

“Hey” salutai con un cenno del capo e una pacca sulla spalla i ragazzi.

“Ti ha raccontato cosa è successo vero?” mi domandò Harley, annuii e lui sbuffò “A me no, perché non vuole dirmelo!” diede un pugno alle recinzioni dietro di lui.

“Amico, dalle tempo, non vuole ricordare” lo rassicurò Mike.

“Stai certo Harley, che appena lo vedo lo uccido” assicurai e lui annuì.



Salve!

Allora, so che il capitolo è corto, fa schifo ed è privo di avvenimenti ma è solo di passaggio.
Spero che abbiate passato un buon capodanno e fine anno e spero che il vostro 2015 sia alle vostre aspettative, vi auguro che tutti i vostri propositi si realizzino, un bacio e alla prossima ;)

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Capitolo 29
*** Ragazzo moro ***


Appoggiai la scodella di popcorn sul piccolo tavolino, accesi la televisione e mi buttai sul grande divano di pelle nere, girai diverse volte vari canali fermandomi poi su una vecchia commedia, mi appoggiai ai braccioli coprendomi con una calda coperta, la mia tranquillità non durò molto, qualcuno suonò il campanello disturbando il mio momento di relax, mi alzai dal divano coprendomi con la coperta dato che indossavo solo l'intimo e una vecchia maglietta di Harley che arrivava a metà gamba, si, lo so, c'erano quasi -2 gradi ed io ero praticamente nuda ma c'era il riscaldamento accesso in tutta la casa; guardai dalle finestre e aprii la porta, un vento gelido entrò facendomi rabbrividire mentre quattro ragazze coperte da cappotti, sciarpe e cappelli entrarono proccupate e tremolanti per il troppo freddo.

“Ellen” Fay mi si buttò addosso stritolandomi tra le sue braccia “Sei un stronza! ” in un attimo cambiò umore colpendomi, nemmeno il tempo di formulare una frase sensata che le altre mi si buttarono addosso stritolandomi anche loro.

“Ci hai fatte proccupare” mormorò Lexi con gli occhi lucidi.

“Perchè?” domandai ingenuamente scatenando la rabbia di Brooklyn.

“Appunto! Tu non ci hai detto niente, sei un stronza, hai idea di quanto eravamo preoccupate!? E abbiamo dovuto saperlo dai ragazzi” la rabbia era intrappolata nella sua voce ma potevo vedere nei suoi occhi scuri il sollievo di vedermi sana e salva, la strinsi forte e lei ricambiò l'abbraccio, abbracciai tutte e le feci entrare chiudendomi la porta alle spalle.

“Noi, ” iniziò Elysabeth e le invitai a sedersi “abbiamo saputo cos'è successo da Ryan e Mike ma adesso vogliamo la tua versione Ellen, cosa è successo?” iniziai a raccontargli gli avvenimenti del giorno prima stavolta non tralasciando nessun dettaglio, le ragazze mi guardavano preoccupate e controllavano ad ogni mia parola se avessi segni sul corpo, quando finii la mia piccola “storiella” fui travolta di nuovo da tanti abbracci.

“Non pensavo potesse essere così violento, la scorsa volta era ubriaco ma adesso…” Fay scosse il capo non volendo pensarci.

“Non preoccuparti El, se si avvicina gli spacco la faccia” mi rassicurò Brooke facendo ridere tutte.

Mi alzai dal letto ed entrai barcollando nella cabina armadio, abbinai qualcosa di comodo da indossare e mi buttai sotto il getto caldo della doccia risvegliandomi dal lungo sonno, mi vestii, truccai e pettinai, afferrai la borsa infilandoci un paio di libri all'interno e la misi in spalla scendendo le scale per fare colazione, buttai la borsa su una delle sedie vuote del grande tavolo da pranzo in legno e riempii una scodella di latte e cereali sedendomi poi sul bancone.

“Harley!” urlai dalla cucina con la speranza che mi avesse sentito, sbuffai quando non sentii nessuna risposta e posai la ciotola nel lavandino trascinando i piedi sulle scale, verso la stanza di Harley, bussai, giusto per precauzione -non volevo ritrovarmelo nudo- ma non rispose così entrai.

“Harley!” quasi urlai ma non si mosse, erano le sette e mezza e non aveva intenzione di svegliarsi. 
“Harley” riprovai di nuovo ma continuava a dormire come se non ci fossi, sbuffai e iniziai a scuoterlo fino a che non iniziò a lamentarsi e svegliarsi.

“Cazzo vuoi” mormorò con la testa contro il cuscino.

“Sono le sette e mezza Harley, è ora di svegliarsi” mormorò cose incomprensibili e sparì nel bagno. Venti minuti dopo era pronto e lo trascinai fuori prima che potesse solo pensare di fare colazione.

“Come stai Ellen? ” domandò appena accese l'auto, mi girai verso il finestrino roteando gli occhi.

“Harley, non c'e bisogno di domandarmi tutti i giorni come sto, sto bene”

“Ah okay allora scusami se mi preoccupo per mia sorella” strinse i pugni sul volante, aumentò la velocità puntando lo sguardo solo sulla strada, bene, si era offeso, ecco come far sentire una persona di merda, e se non se capito quella persona sono io.

“Senti Harley, lo so, sono una stronza scusami ma, è solo che non voglio pensarci, sto bene e apprezzo che tu ti preoccupi per me” posai la mia mano sinistra sulla sua poggiata sul cambio.

“Ellen, sei la mia sorellina, come potrei non preoccuparmi” mi sorrise dolcemente “Anche se vorrei sapere cosa è successo precisamente” roteai di nuovo gli occhi.

“Vuoi sapere perchè non voglio raccontartelo?” annuì e continuai “perchè sei troppo impulsivo, correresti da lui senza nemmeno ascoltarmi e il tuo obbiettivo sarà solo di pestarlo a sangue perchè ha fatto soffrire la tua sorellina, sarai talmente accecato dalla rabbia, più di quanto tu non lo sia già nei suoi confronti, che non capirai più niente, ti conosco Harley” sbuffò troppo orgoglioso per ammettere che avevo ragione.

“Sisi va bene, ma adesso scendi che è tardi” guardai attraverso i finestrini accorgendomi di essere fermi nel parcheggio della scuola.

“Va bene” aprii la portiera e uscii “ah Harley” lo chiamai prima di andare via, con un cenno del capo mi incitò a continuare “Ti voglio bene” sorrisi e chiusi la portiera ma non prima di aver visto il sorriso formarsi sul suo volto.

“Hey Ellen” il sorriso più finto che avessi mai visto si formò sul volto della bionda tinta, chiusi l'armadietto dirigendomi verso l'aula di storia per l'ultima ora.

“Cosa c'e, Bryanna” sputai il suo nome acidamente.

“Vorrei parlarti” disse ignorando il mio tono di voce “in privato” specificò lanciando un'occhiata ai ragazzi nel corridoio.

“È proprio urgente? Sai, avrei cose più importanti da fare” tirai un sorriso finto e la bionda roteò gli occhi.

“Ti…prego Ellen” potei vedere nei suoi occhi e dai suoi gesti quanto fosse difficile per lei pregare qualcuno.

“E va bene” roteai gli occhi e sbuffando la seguii “Dove andiamo?” domamdai.

“Nel bagno femminile” mi indicò con una delle sue lunghe unghia laccate di rosa la porta del bagno che spinse per lasciarmi entrare per prima “Buon divertimento” l'ultima cosa che vidi fù il suo sorriso trionfante, la porta si chiuse, la serratura girò e il suono della campanella rimbombò per tutta la scuola segno dell'inizio delle lezioni.

“Cazzo!” sbattei un pugno sul legno bianco della porta ma ormai nessuno avrebbe potuto sentirmi, erano tutti in classe.

“Finalmente soli” mi paralizzai all'istante riconoscendo quella voce, mi girai lentamente ritrovandomi davanti colui che avevo cercato di evitare per tutto il giorno; mi spinsi inconsciamente all'indietro sbattendo contro la porta, grugnii dolorante e il ragazzo moro davanti a me corse in mio aiuto ma mi spinsi di nuovo indietro -stavolta evitando la porta- per la paura.

“Ti sei fatta male? ” chiese dolcemente ma preoccupato, ero sempre più sicura che fosse bipolare e che avesse dei seri problemi, cambiava umore, comportamento e carattere all'improvviso e aveva seri problemi con la rabbia.

“Cosa vuoi da me?” domandai esitante, paurosa di far scattare i suoi attacchi d'ira.

“Ma ancora non l'hai capito?” mi domandò come se fossi stupida “Io voglio te, perché ti amo, appartieni a me, e devi essere mia” mi afferrò il viso con una mano e strinse leggermente lasciandomi un bacio sulla fronte.

“Usciamo da qui dentro? ” cercavo di controllare la mia voce e il mio tremolio, dovevo riuscire a raggirarlo per uscire da qui.

“Certo principessa” mi sorrise, non un semplice sorriso, un sorriso amaro, privo di qualunque emozione positiva, solo rabbia, furbizia, cattiveria, vendetta, perversione e pazzia



Hey :)

Buongiorno, mi scuso per l'attesa ma ho deciso che questo sarà l'ultimo capitolo che posterò  non riesco più a scrivere come prima dal pc, ho vari problemi però non ho intenzione di smettere di scrivere, continuerò a scrivere e aggiornare Is back ma non qui, quindi se ancora volete seguire la mia ff, potete trovarla anche su wattpad, se continuerete a seguirla ci terrei tanto a saperlo :) lasciatemi un commento o un messaggio privato, scusate.
Un bacio :*

 

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