How i lost my soul

di Xandalphon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo edificio nel cuore del villaggio ***
Capitolo 2: *** Kanaki Daruma ***
Capitolo 3: *** Quando vidi crollare il castello di Ryugu -Jo ***
Capitolo 4: *** La natura del fulmine/gruppi studio ***
Capitolo 5: *** Spiacevoli risultati ***
Capitolo 6: *** La prova del nove ***
Capitolo 7: *** Biwako Sarutobi ***
Capitolo 8: *** One year, one second ***



Capitolo 1
*** Un nuovo edificio nel cuore del villaggio ***


1)Un nuovo edificio nel cuore del villaggio

 

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Con un po' di ritardo sul programma, l'edificio era finito. Era una casetta decisamente anonima, per l'importante ruolo che avrebbe dovuto assumere, a detta di Hashirama.

 

Francamente, per quanto capisse che l'idea non era affatto stupida, Tobirama dubitava che funzionasse: Un'accademia per insegnare le basi nel ninjutsu ai ragazzini? Bah...

 

Probabilmente nessun clan avrebbe accettato di lasciare l'educazione dei propri pargoli a qualcuno di estraneo. Vero, suo fratello gli ribadiva sempre cose come 'inculcare la volontà del fuoco nelle nuove generazioni' o che 'non esistono solo pochi grandi e potenti clan. Tutti possono imparare il ninjutsu!'. Ma tra il dire e il fare c'era di mezzo il mare, diceva un saggio proverbio. No, quello sarebbe stato un fiasco, ne era sicuro...

 

Eppure c'era una forza che non sapeva ben definire che lo induceva ad andare fino in fondo a quella triste farsa. Non era solo la volontà di portare avanti i progetti del suo defunto fratello... Era come se il suo cuore stesse cercando di dirgli qualcosa, anche se non sapeva dargli un senso compiuto.

 

Ma, in fondo, non era lui quello bravo a leggere nel cuore delle persone, in famiglia...

 

Alla fine, il giorno tanto atteso dell'apertura, giunse. E, come previsto, i numeri erano deludenti. C'erano una dozzina di mocciosi che probabilmente avevano imparato da poco a correre e saltare, che non dovevano avere più di sei anni. Per quelli c'era bisogno di una baby sitter, altro che un maestro ninja. Vero che lui, a cinque anni, conosceva già parecchi modi per uccidere... Ma non tutti avevano quel talento, per non parlare del fatto che si trattava perlopiù di figli di civili... Gente che al terzo compleanno dei propri marmocchi regalava giocattoli, non kunai e shuriken.

 

Invece, di più grandicelli, sui nove-dieci anni, ce n'erano appena la metà: sei. Tre di clan noti e tre di famiglie completamente sconosciute.

 

Il primo era un Sarutobi. Prevedibile... Quando si trattava di mostrare di essere fedeli, qualsiasi fosse il modo, quel clan era in prima linea.

 

Il secondo, con suo sommo stupore, era un Akimichi. Probabile che i genitori avessero perso una scommessa con dei Nara e degli Yamanaka. Sì, era senza dubbio l'ipotesi più plausibile.

 

Il terzo... Un Uchiha? Oh, kami... Ma sì, aveva un senso, in effetti. Quei bastardi avevano la coda di paglia e per dimostrare la loro sottomissione e la loro buona volontà, ecco che mandavano avanti un agnellino sacrificale. Se cercavano di intenerirlo, però, cascavano male.

 

***

Invece dei loro omologhi di buona famiglia, i tre perfetti sconosciuti, due maschi ed una femmina, avevano uno sguardo allegro ed entusiasta. Sembrava che non vedessero l'ora di misurarsi. Forse sentivano di avere tutto da dimostrare, o forse erano semplicemente curiosi di entrare in quel mondo per loro tanto affascinante quanto sconosciuto.

 

Tobirama mollò il sensei designato nelle grinfie dei bambini più piccoli (non osava pensare cosa gli avrebbe fatto quella peste della piccola Tsunade. Aveva solo quattro anni, ma la sua iperattività avrebbe sfiancato un toro...) e si fiondò direttamente sui sei 'grandi'.

 

Voleva capire quali trucchetti conoscevano già, quei marmocchi.

 

“Ragazzi... Non sono molto bravo con i convenevoli, per cui andiamo al sodo. Dopo tutto, siete qui per questo no? Per oggi, e solo per oggi, il Nidaime hokage si prenderà la briga di allenarvi. Ma innanzitutto, vorrei che mi mostriate che sapete fare, per valutare il vostro livello di partenza. Che ne dite di un bel tre contro tre?”

 

Prevedibilmente, nel piccolo Sarutobi si fece largo un ghigno strafottente e sicuro di sé. L'Uchiha sembrava impassibile, mentre l'Akimichi annoiato.

Lo spettacolo vero era negli sguardi degli altri tre, Shimura, Utatane e Mitokado... In loro balenava un misto inestricabile di grinta e terrore. Erano ansiosi di mostrare quanto valevano, ma allo stesso tempo temevano di far figuracce.

 

Giusto per scombinare un po' le loro certezze, Tobirama assortì i due gruppi.

 

“Hiruzen Sarutobi con Koharu Utatane e Homura Mitokado... Kagami Uchiha con Danzo Shimura e Torifu Akimichi. Forza, ora stupitemi. Ma senza farvi troppo male, mi raccomando!”

 

“Ma... Con questi due non sanno nemmeno da che parte di prende un kunai! Non posso vincere in queste condizioni!”

 

“Allora insegnaglielo, Hiruzen-kun, così avrai più possibilità.”

 

“Ma...”

 

“Niente ma, giovane Sarutobi. Di questo passo vorrà dire che non diverrai nemmeno un genin.”

 

“Ufff... Okay, Nidaime Hokage Senju sama...”

 

Dall'altra parte, mentre Tobirama sgridava Hiruzen, Kagami lo prendeva in parola: estrasse un kunai e lo mostrò sorridente a Danzo, cercando di spiegargli alla bella e meglio, quale fosse il modo migliore per lanciarlo contro un nemico.

L'Hokage non era molto propenso a lanciarsi in complimenti verso un Uchiha, ma quel gesto sincero e disinteressato lo colpì profondamente. Forse ogni tanto qualcuno ne nasceva, in quel clan, con una pasta diversa, in fondo.

 

La lezione non poté, però, protrarsi molto a lungo. Senza porre tempo in mezzo, infatti, l'impaziente Hiruzen si scagliò contro quello che era convinto fosse l'anello debole del gruppo avversario, quello scricciolo poco cresciuto di Danzo. Troppa foga. Lo Shimura scartò agilmente di lato. Forse era vero che non sapeva lanciare bene un kunai... Ma certo non difettava in destrezza. Come un cane cui abbiano pestato a sorpresa la coda, Hiruzen fissò con feroce il civile che aveva osato fregarlo in quella maniera idiota. Sentiva su di sé gli insopportabili sorrisetti di compatimento dell'hokage. E perfino i suoi due inutili compagni avevano l'ardire di ridacchiare! No, quello stronzetto l'avrebbe pagata cara...

 

A dire il vero, la sua percezione delle cose era leggermente alterata dalla frustrazione. Homura e Koharu, infatti, avevano ben altro da fare che ridere di lui. Kagami, assicuratosi con soddisfazione che il suo nuovo compagno sapeva tenere perfettamente testa a quella testa calda di Sarutobi, fece un cenno di intesa a Torifu e scattarono. Quest'ultimo si raggomitolò a palla e si lanciò rotolando sui nemici, mentre Kagami lanciò con precisione chirurgica una pioggia di shuriken. I loro avversari potevano scegliere: o evitare gli uni o evitare l'altro. Ma sfuggire ad entrambi... Impresa ardua. Eppure valeva un tentativo. Homura spiccò un salto verso l'alto, lanciando una serie di kunai per deviare le stelle dell'Uchiha. Purtroppo, la sua mira non fu altrettanto precisa e non fu in grado di mutare completamente la loro traiettoria. Si reputò comunque soddisfatto che l'avessero colpito solo di striscio. Soddisfazione prematura. Pensando che Torifu potesse rotolare solamente in linea retta, atterrò dal suo balzo in un luogo da lui reputato erroneamente sicuro. A malapena vide il 'proiettile umano' curvarsi e puntare su di lui. Finì sbalzato contro un albero. Koharu, dal canto suo, fu più veloce e approfittò dello scudo involontario fornito da Homura per saltare provvidenzialmente su un albero.

 

Dal lato opposto del campo, nel frattempo, Hiruzen era passato all'artiglieria pesante, vomitando contro Danzo tutta una serie di Kunai e Shuriken, che, puntualmente, venivano evitati. Ma aveva un'ultima carta da giocare. Con quella, avrebbe concluso il match facilmente. Non pensava fosse necessario utilizzarla, ma, a mali estremi...

 

Estrasse dal pantalone un corto bastone di colore rosso, con un ghigno strafottente sulle labbra. Menò un gran fendente contro lo stomaco dell'avversario. Hiruzen aveva urlato qualcosa, mentre colpiva, ma allo Shimura parvero parole senza senso. Quest'ultimo fece un balzo indietro per evitarlo. Ma, nonostante avesse calcolato perfettamente l'ampiezza del proprio salto, lo prese comunque in pieno sterno, facendogli un male cane. Com'era stato possibile?

 

“Sorpreso, Shimura kun? Questo bastone è intriso di chakra e si può allungare al mio comando. Il suo nome è Nyoi-bo. Ahahaahah!”

 

Fece per vibrare un altro colpo contro la testa di Danzo, chinato in due dal dolore. Ma la mano dell'Hokage fermò Nyoi-bo a mezz'aria. L'espressione di Tobirama era palesemente contrariata.

 

Angolino dell'autore

 

Ed ecco a voi un mio nuovo parto! Visto che sono bastian contrario per natura, e visto che era da un po' che lo volevo fare, ecco a voi una long su Danzo, il personaggio più odiato di tutta la saga di Naruto! Gli aggiornamenti saranno piuttosto randomici (comunque credo sempre di martedì), dato che le altre due fic che sto scrivendo hanno la priorità e per scrivere non ho più molto tempo, ma non potevo resistere a lasciare queste idee solo nel cervello...

Ringrazio le, immagino poche, anime coraggiose che si cimenteranno nella lettura di questa fic...

Beh, per ora è tutto... Alla prossima!

 

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Capitolo 2
*** Kanaki Daruma ***


2)Kanaki Daruma

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“Ahi ahi... L'hokage mi ha fatto una bella lavata di capo...”

 

“Ah, Hiruzen... Di sicuro avrai fatto qualche porcata. Vediamo se indovino: hai esagerato a riempire di botte le altre matricole e Tobirama si è arrabbiato. Indovino?”

 

“Beh...”

 

“Allora, indovino o no?”

 

“Uff! Come sei noiosa Kanaki! Sì... Insomma, cioè... Più o meno...”

 

“Più, o meno?”

 

“Diciamo che c'era un 'civile' parecchio bravo e...”

 

“E sei sbroccato perché non riuscivi a batterlo... Complimenti al prode figlio del grande Sas'ke -sama...”

 

“In effetti...”

 

“Vedila così: almeno ti servirà a non fare più il bambinetto borioso e saccente.”

 

“Io non sono saccente e borioso!”

 

“Mmm... Sì, certo, Hiruzen kun, come vuoi... Piuttosto, sai cosa? Se Tobirama di darà una bella lezione un'altra volta, desidero tanto assistere.”

 

“In che senso Kana-chan?”

 

“Nel senso che mi hai fatto venire voglia di farti compagnia in accademia. Ammesso e non concesso che riesca a convincere oto-san...”

 

“Non mi sembra una cosa molto semplice...”

 

“Eh, in effetti hai ragione... Mi immagino già quel che potrebbe dire 'La figlia primogenita del clan Daruma che si abbassa a frequentare una vile accademia aperta a tutti? Mai e poi mai!' Mah... Vedremo. Ah! Vedo che arriva Biwako... Meglio che tolga il disturbo allora.”

 

“Guarda che è inutile che fai quella faccia ammiccante, tanto lei mica mi piace. Anzi, in generale le femmine non mi piacciono.”

 

“E io cosa sarei scusa?”

 

“Beh, Kana-chan tu non è che ti comporti tanto da femmina...”

“Ahahah! Forse è vero... Comunque io vado lo stesso, che se arrivo un'altra volta in ritardo per la cena la mamma mi frusta...”

 

***

 

L'ho messo in difficoltà! Ho messo in difficoltà un Sarutobi! Allora vuol dire che valgo qualcosa...

 

Danzo già si immaginava diventare un ninja fortissimo, successore di Tobirama e in grado di sconfiggere mille nemici. In altre parole, camminava con lo sguardo non rivolto alla strada, ma perso nel mondo dei sogni.

 

Volgendo lo sguardo in lontananza, i suoi occhi si fermarono su un ragazzino che stava amabilmente chiacchierando al centro di un capannello di altri suoi compari. Dalla voce e dall'aspetto sembrava proprio Hiruzen kun.

 

Il suo primo istinto fu quello di corrergli incontro ed unirsi a quel gruppetto. Ma uno strano impulso lo trattenne dal farlo.

 

Ecco, se adesso io corro lì da lui, che gli dico? “Ciao, ti prego, diventiamo amici?” Naaah. Figuriamoci. Non voglio fare l'aggregato di quel codazzo di mocciosetti che pendono dalle sue labbra.

 

Danzo non aveva amici. Si era sempre sentito inferiore rispetto ai suoi coetanei, per quanto non sapeva bene perché. No, forse dire che non lo sapeva era sbagliato. A dire il vero lo sapeva benissimo: aveva un'autostima che definire carente era un eufemismo grande come una montagna.

 

Ma lui non si sarebbe espresso in quel modo, anche perché non aveva nemmeno mai sentito il termine “autostima”. Lui, di sé, avrebbe detto solo che era un codardo, così come l'avevano additato diverse volte alcuni suoi compagni di gioco. Gliel'avevano ripetuto talmente spesso, quelli che gli stavano intorno, che aveva finito per crederci sul serio.

 

Ma adesso, se lo sentiva, sarebbe cambiato tutto. Sarebbe diventato un grande ninja e tutti l'avrebbero rispettato. Tutti avrebbero avuto voglia di stare con lui, si sarebbe circondato di nuovi amici, proprio come Hiruzen – kun. Lui...

 

Sba-baaam!

 

“Ahi! Guarda dove metti i piedi ragazzino, per poco non rimanevo col culo nel fango!”

 

“Ah, sì, mi scus... eh?” Appena alzò lo sguardo da terra, vide la persona cui era andato addosso. Era una bambina all'incirca della sua età. No, un momento... Aveva davvero detto culo?”

 

“Che c'è? Hashirama ha deciso di tornare dall'aldilà per privarti della parola?”

 

“No, è che... Sei una bambina...”

 

“Eh, quindi?”

 

“...E sei volgare...”

 

“Ah, era quello il motivo di tanto stupore? Ops... Si, mamma mi rimprovera (facesse solo quello! Mi da' di quelle legnate!) sempre di essere fine come un dito nel... Ahem, come uno scaricatore di porto...”

 

“Stavi dicendo... Fine come un dito nel culo. Ma come cazzo ti esprimi per essere una di dieci anni? E bambina per di più!”

 

“Ahem... Ehi, amico... Va che hai detto tutto tu stavolta...”

 

“Ah. Ops.” Suo malgrado, Danzo scoppiò a ridere. Quando si agitava era una macchina di parolacce, nonostante avesse solo dieci anni. E se le sentiva sua padre volavano ceffoni alla velocità della polvere (che è più di quella della luce, come tutti sanno)... E ora, ecco un concentrato atomico di cafonaggine spinta della sua età gli si parava davanti? E per giunta era una femmina! Di quelle che dovrebbero giocare con le bambole e sognare il principe azzurro!

 

Anche la bambina, contagiata da quello scoppio, esplose in una fragorosa risata. Ripresasi un poco, gli tese la mano e gli disse: “Kanaki Daruma, piacere di conoscerti!”

 

“Danzo Shimura. Piacere mio. No, aspetta... Daruma come... No, cioè... QUEI Daruma?”

 

“Beccata. Sono la figlia primogenita del capoclan, Sakai il giocattolaio. E dall'aria spaventata che hai appena fatto devi essere un civile, giusto?”

 

“Ahem... Già. Quindi mi sa che devo togliere il disturbo e far passare 'sua altezza'...”

 

“Cosa? No, ma và. Ma che, ti sembro una reginetta? Guarda che i ninja non sono mica tutti una manica di stronzi...”

 

“Tutti tutti no, però...”

 

“Ok, hai ragione, forse la maggior parte. Però, almeno IO non sono così, chiaro? Per cui non devi pensare neanche lontanamente che non puoi essere mio amico o cose così!”

 

“E chi l'ha mai detto? Comunque tra poco, diventerò un ninja anche io, visto che frequento l'accademia, quindi di problemi non dovrebbero essercene. Credo, almeno.”

Negli occhi di Kanaki brillò un lampo di sorpresa. Non era mica quello scricciolo che aveva fatto incazzare per benino Hiruzen kun? No, dai, non poteva essere...

 

Angolino dell'autore

 

Lo so, lo so bene quello che vi state chiedendo: “UN ALTRO personaggio nuovo? Non bastavano tutti quelli che già stai inventando per le altre serie che stai scrivendo in questo momento?”

 

Evidentemente no, sono masochista nel profondo...

 

P.s: se il linguaggio di questi scriccioli di dieci-undici anni vi sembra troppo...Troppo... beh, avete capito che intendo, no? Beh, fidatevi, conosco dei mocciosetti di quell'età che ne sanno ben più di me.

 

In più, dovete considerare che in un villaggio ninja, in un mondo segnato dalla guerra si cresce fin troppo velocemente...

 

Non siamo ancora entrati nel vivo dell'azione e le personalità dei personaggi principali cominciano solo adesso a fare lentamente capolino, ma fidatevi, il ritmo si velocizzerà ben presto...

 

Seeya next time!

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Capitolo 3
*** Quando vidi crollare il castello di Ryugu -Jo ***


3)Quando vidi crollare il castello di Ryugu-jo

 

Tobirama, nei giorni successivi, non si fece vedere in accademia. Veramente, avrebbe seriamente desiderato monitorare regolarmente i progressi dei ragazzini. Ma dovendo governare un intero villaggio ninja, non era affatto semplice. Persino le capatine di pochi minuti diventavano qualcosa di complicato da organizzare. Tanto più che la pace che si era creata dopo la prima grande guerra, sembrava diventare di giorno in giorno più fragile.

 

Tsk... Uomini... Di fronte al pericolo, di fronte ad una figura carismatica, eccoli lì, a fare bella mostra di alti ideali di pace e fratellanza... Ma quando la forza che li aveva uniti svaniva giorno dopo giorno dalle loro menti, per farsi nient'altro che un labile ricordo, ecco che erano pronti a tirare fuori nuovamente tutti i loro bassi desideri di potere, le loro meschine ambizioni.

 

Era chiaro che i due villaggi usciti vittoriosi dal conflitto, Konoha e Kumo, erano diventati le due superpotenze del continente. Ed era altrettanto evidente che due galli nello stesso pollaio erano troppi. Al solito, Kiri si faceva solo apparentemente gli affari propri, mentre era attentissimo all'evolversi della situazione per essere pronto a saltare sul carro del vincitore al momento opportuno. Iwa e Suna non erano meno ambigue, ma i loro sentimenti di ostilità verso Konoha erano più difficili da celare... Del resto, chi, abitando in un deserto o in una pietraia, per quanto vaste, non avrebbe desiderato di conquistare territori incomparabilmente più verdi e fertili?

 

E per quanto riguardava gli altri, innumerevoli villaggi minori... Beh, loro stavano a guardare dove tirava il vento con il fine principale di non farsi schiacciare. Meno male che il vortice aveva ribadito la propria alleanza con la foglia, quantomeno...

 

Ad ogni buon conto,Tobirama cercò di convincersi di aver lasciato i pargoli in buone mani. Satoshi, del clan Serizawa era una persona seria. Gentile ma ferma, avrebbe sicuramente dimostrato molta più pazienza di lui, nel trattare con quei marmocchi. Da quel che aveva visto, non avrebbe avuto bisogno di molto tempo per insegnare loro tutte le tecniche base. Sostanzialmente, quei sei, a livello di capacità erano già più che pronti a divenire genin. L'unica cosa che mancava era inculcargli un minimo di spirito di squadra.

 

Giusto quel tanto che bastava perché durante una missione non si ammazzassero a vicenda e obbedissero agli ordini del proprio capitano senza frignare troppo.

 

***

 

Per Danzo, quei mesi volarono. Sembrava passata un'eternità, dal primo giorno e dallo scontro con Hiruzen-kun. Eppure, erano solo sei mesi, da che era entrato in quell'accademia.

 

Nel giro di poco tempo, agli occhi del Sarutobi era passato da 'il civile' a 'Danzo-kun'.

Chissà come erano diventati amici inseparabili. Cosa poteva esserci che li unisse tanto, onestamente, lo Shimura proprio non lo sapeva. Ok, i grandi avevano stabilito che entrambi avevano un Q.I spaventosamente alto. Ok, erano entrambi dei fissati con la storia...Però un hobby e qualche abilità in comune non potevano bastare a spiegare il loro legame... Strano. Strano, sì perché avevano personalità decisamente differenti... Lui era piuttosto casinista, fino alla goffaggine, in certe situazioni; era un sognatore ad occhi aperti, con una fantasia straripante che, a volte, sconcertava Hiruzen. Era sempre avido di conoscere nuove tecniche, nuovi espedienti, nuovi trucchi... Che puntualmente si ricordava solo per metà...

 

Sarutobi invece... Non che fosse rigido, quello no... Però... Però era una di quelle persone che molto raramente cambiava opinione su qualcosa. Forse era quello il grande pregio che tutti gli ammiravano: nessun dubbio. Una volta che si metteva in testa una cosa, era quella, punto. Non aveva una mezza esitazione che fosse una. E, forte di questa sua ferma disposizione d'animo, sapeva sempre cosa fare e cosa dire, di fronte a qualcosa. Danzo si diceva che prima o poi avrebbe trovato un imprevisto in grado di sconvolgerlo... Ma tutti i suoi tentativi si infrangevano miseramente contro un muro di granitiche certezze e una faccia oscillante tra il compatimento e lo scandalizzato. No, veramente... Possibile che non si lasciasse stupire da niente? Ma proprio da niente?

 

Una volta, Serizawa sensei gli aveva detto che aveva “La stoffa del capo”. Pff... Se avere la stoffa del capo significava possedere quella adamantina fede nelle proprie capacità, il non farsi cogliere da imprevisti, beh, allora preferiva non averla...

 

Ecco, a rifletterci per benino, forse era quello il motivo per cui erano amici. Che lui fosse l'imprevisto con la I 'maiuscola' nella vita impeccabilmente perfetta e tracciata con millimetrica precisione di quel professorino? Mah...

 

Nel frattempo, anche con gli altri aveva creato dei forti legami, altrettanto incomprensibili, a dire il vero.

 

Torifu, per dire, caratterialmente era la sua antitesi. Lui era uno che evitava guai, che svicolava... Piuttosto che innescare un conflitto, preferiva assecondare (pur rimanendo delle sue idee, naturalmente). Era uno di quei bambini che quando i genitori litigavano di brutto si chiudeva nella sua cameretta e si premeva il cuscino sulle orecchie per non sentire...

 

Ecco, l'Akimichi, no. Per niente. Torifu il conflitto se lo andava a cercare. Era impulsivo, irruento, aggressivo. Difendeva a spada tratta la propria posizione anche quando era palese che era nel torto. Palese a tutti, men che a lui, probabilmente... Era insopportabile... Ma anche formidabile. Non solo in combattimento, visto che, pur con tutta la sua agilità e fantasia, buttarlo giù, per lui, era impresa a dir poco improba. No, era formidabile perché era sempre, candidamente sincero. Non mentiva. MAI (al contrario di lui, che si reputava un maestro della balla convincente). E come quando difendeva un suo punto di vista, così era in tutti gli altri elementi della sua vita. Voleva bene con la stessa intensità con cui disprezzava. Si sarebbe gettato tranquillamente nel fuoco e nei tormenti eterni per salvare un amico in difficoltà. E se gli avessi chiesto perché, molto probabilmente non avrebbe capito la domanda, tanto gli sarebbe parsa ovvia la risposta...

 

Ed infine, il più misterioso di tutti. Kagami Uchiha. Beh, era un Uchiha, per cui, a prescindere, DOVEVA essere strano, no? Solo che, a quanto ne sapeva del loro clan, Kagami era strano anche per i loro standard. Ed era una stranezza che, suo malgrado, lo affascinava. Non sapeva bene come, ne perché, ma sentiva che gli era simile. Aveva un cuore sempre inquieto, uno spirito che cercava qualcosa ma non sapeva nemmeno bene cosa... Ma in più, era sempre tranquillo e sorridente. Diciamo pure che, tra tutti, era lui quello che più ammirava ed invidiava. Non certo per le sue abilità marziali straordinarie, no. Ma per quella sua mistica capacità di guardare con coraggio e fiducia alla vita. Era una persona felice e serena. E non perché sapesse (o credesse di sapere, come Hiruzen) la risposta a tutto...

Come cavolo faceva?

 

Non che avessero intenzione di lasciare fuori dal loro sodalizio Homura e quella nevrotica di Koharu, ma tra loro quattro l'amicizia, sebbene non riuscisse mai a capirne il perché, aveva un che di indefinibilmente più profondo. Del resto, la cosa si percepiva anche dal di fuori, dato che Serizawa sensei li aveva denominati simpaticamente “la banda dei quattro elementi.”

Affettuosamente chiamava lui kazekage, Hiruzen-Kun tsukikagr, Kagami-kun mizukage e Torifu-kun hokage...

 

Ecco, mancava il raikage al novero... E né Homura, ne Kahoru avevano ricevuto dal maestro tale titolo. Avrebbe desiderato, per una bambinesca percezione delle cose, che il quadretto fosse completo, in fondo...

 

Ma, come diceva un saggio proverbio: “Bisogna stare attenti a ciò che si chiede!”

 

Dopo esattamente sei mesi dal loro primo giorno, alla porta all'accademia apparve un nutrito gruppo di nuovi aspiranti, loro coetanei o giù di lì.

 

La loro piccola famigliola si sarebbe allargata e di molto. Ripensandoci a posteriori, forse fu proprio quello l'inizio della fine. O, più semplicemente, il ritorno alla realtà dopo un bel sogno durato troppo a lungo.

 

***

 

“Kanaki?” Fecero all'unisono Danzo e Hiruzen. Che peraltro, poi, si guardarono tra di loro con fare interrogativo. Tutti e due la conoscevano?

 

“Ehilà...” Fece lei, leggermente esitante. Ma durò un attimo. Nel giro di un secondo, riprese il suo usuale ghigno sarcastico.

 

“Ma...” Esordì Danzo. Prima che potesse andare oltre, però, la ragazzina fece un eloquente gesto con la mano, per indicare tutta la massa di coetanei alle sue spalle. Poi precisò:

 

“Ho convinto Oto – san... E a quanto pare, lui ha convinto un paio di amici a sua volta...”

 

A quel punto entrò Serizawa sensei, che si prese la responsabilità di fare da anfitrione ai nuovi venuti:

 

“Benvenuti all'accademia ninja, ragazzi. Direi che sarebbe gradevole se vi presentiate ai vostri compagni anziani.”

 

Alla parola 'anziani', a dire il vero, a Kanaki sfuggi una risatina, ma il maestro fece finta di non accorgersene. Uno per uno, i nuovi venuti, si inchinarono e diedero il loro nome.

 

“Kanaki Daruma. Lieta di conoscervi.” Esordì la prima, con un sorrisetto.

 

“Shikuto Nara.” Questa volta fu il turno di Torifu sorridere. Non pensava davvero che il cupo Shikuto venisse preso a calci a sufficienza dai suoi per farsi vivo in quel posto...

 

“Biwako Sarutobi. Piacere di fare la vostra conoscenza.” Bionda, gentile e sorridente. Danzo, impegnandosi seriamente in una cosa che credeva di saper fare molto bene, ossia leggere il carattere della gente a partire dalle emozioni che trasparivano dal loro volto, constatò che sarebbe diventata molto probabilmente l'idolo di tutti loro in tempo zero. Anche se era un bambino, dopo tutto, sapeva molto bene come funzionavano certe cose... Appena si voltò, lo Shimura sorprese lo sguardo incuriosito e divertito di Kanaki, prima su Hiruzen, poi su di lui. Chissà cosa diavolo stava macchinando nel suo cervello quella diabolica bambina...

 

“Ehilà! Sono Fumika Sumeragi! Sono cooontentissima di conoscervi!” Ok, quella doveva essere l'iperattiva e logorroica della compagnia. Dèi, come odiava i soggetti di quel genere...

 

“Kururu Kano, molto lieta.” Altra femmina bionda. Quell'anno le avevano prodotte a grappoli? Non la conosceva ancora, ma gli generava una istintiva sensazione di antipatia. A dirla tutta, ogni essere vivente, di primo acchito gli suscitava una reazione del genere, però...

 

“Sumire Takeyushi, Serizawa – sensei sama.” Oh, no... Un'altra femmina? E per di più leccaculo del sensei? Caspita, si andava di male in peggio...

 

“Genta Shiranui, buongiorno a tutti.” Della serie 'chi si fa i cazzi suoi campa cent'anni', quel tipo dava a Danzo l'idea di essere una persona semplice e tranquilla. Di quelle che si fanno scivolare addosso i problemi senza prendersela troppo. Certo, poteva sempre sbagliarsi, ma... Beh, in quel genere di cose capitava di rado.

 

Chissà per quale senso di tempesta imminente, sentì uno strano senso di disagio, durante quella presentazione, che non riuscì a togliersi per il resto della giornata.

 

Angolino dell'autore

 

Della serie: è domenica, mattina, è estate, sei a casa e non hai un tubo da fare... Dormi, no?

No... Troppo caldo...

 

Rilassati un po', che ti costa?

No... Non ci riesco...

 

E poi vengono fuori cose del genere... Parti di una mente bacata...

 

Seeya next time!

 

Nota: il castello di Ryugu-jo è la dimora del dio dei draghi. Narrano diverse leggende nipponiche, riprese in diversi manga, in diversi modi, peraltro, che un mortale che passasse un solo giorno all'interno di questo castello, una volta uscito avrebbe scoperto che in realtà erano passati cent'anni.

L'allusione del titolo si spiega con il fatto che Danzo crede di aver passato una vita, insieme ai suoi nuovi amici. Mentre in realtà sono passati solo sei mesi. E poi il castello da sogno, con i nuovi venuti, irrimediabilmente crolla.

Nota2: Biwako nel manga non è bionda... Spero non vi dia fastidio...

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Capitolo 4
*** La natura del fulmine/gruppi studio ***


4)La natura di un fulmine/ Gruppi studio

 

Cos'è un fulmine? Semplice. Differenza di potenziale tra il cielo e la terra che scatena un arco elettrico. In sostanza, è una forza in grado di mostrare quanto il nostro mondo, su cui poggiamo i piedi, e quello in cui si librano leggeri gli uccelli siano distanti, quanto abbia un che di ultimamente innaturale il loro toccarsi, il loro comunicare tra loro.

E' una forza altamente distruttiva, che lacera, scendendo rapida e all'improvviso. Molti poeti lo hanno considerato un ponte, tra i due elementi. Forse, se avesse una mente propria, lo stesso fulmine crederebbe di esserlo.

 

Sbagliandosi.

 

 

A Danzo, Biwako, ricordava un po' il sole. Tutti sembravano attratti da lei, tutti coloro che la conoscevano finivano per gravitargli irrimediabilmente intorno. Razionalmente, non si poteva dire che la cosa non fosse giustificata. Insomma, siamo onesti... Non aveva un difetto che fosse uno. Era bella, simpatica, divertente, coinvolgente, spiritosa, allegra, saggia e profonda quando le circostanze lo richiedevano...

 

E allora perché a lui, in fondo, non andava? Perché, se l'accademia era diventata un sistema solare, con Biwako a recitare la parte della stella, lui era Plutone, lontano, buio, freddo e tanto piccolo da non essere degno nemmeno di essere considerato un pianeta vero e proprio?

 

Lì per lì, si disse che era solo una strana e insensata forma di gelosia nei confronti di Hiruzen e Torifu, dato che per i suoi gusti, quei due la ammiravano un po' troppo.

 

Ma sì, che gli aveva fatto mai di male la povera Biwako? Era un sentimento stupido, il suo. Meglio farselo passare in fretta.

 

Cosa peraltro facile, dato che c'era una cosuccia ben più pressante a cui pensare, che di nome faceva 'prova di promozione al rango di genin'. A quanto aveva detto loro Serizawa sensei, l'esame constava di tre differenti prove. La prima era un test scritto, la seconda una prova pratica (centrare dei bersagli con kunai e shuriken e mostrare di saper eseguire alla perfezione le tre tecniche base: bunshin no jutsu, henge no jutsu, kawarimi no jutsu, moltiplicazione, trasformazione e sostituzione). La terza... Il maestro non aveva voluto spiegar loro i dettagli. Disse solo che era un'idea del nidaime. E, se gli fosse stato possibile, lo stesso hokage se ne sarebbe occupato.

 

A parte Kanaki e Genta, che avevano accolto la notizia l'una con il suo solito, criptico sorriso furbo e l'altro con la sua solita indifferenza, i nuovi reagirono male. Erano palesemente in svantaggio rispetto agli altri, visto che erano lì da soli tre mesi, era ingiusto nei loro confronti!

 

Il loro maestro si trincerò dietro ad un “E' stato Tobirama a volere fortemente così, io non posso farci nulla. Cercherò di convincerlo a ideare delle misure compensative, ma non vi assicuro nulla.”

 

Naturalmente, la risposta non li convinse per niente, ma la parola dell'Hokage non si poteva contraddire, per cui dovettero rassegnarsi a fare buon viso a cattivo gioco.

 

Su suggerimento di Serizawa sensei, per facilitare ai novellini il superamento delle prove, vennero organizzati dei 'gruppi studio', per un allenamento teorico e pratico intensivo.

 

Manco a dirlo, gli 'insegnanti' furono, naturalmente, Lui, Hiruzen, Torifu e Kagami. Tre gruppi tra tre e uno da quattro.

 

A lui toccarono Homura – kun e la Kano (chiamarla Kururu – chan? No, grazie); ad Hiruzen lo Shiranui e, soprattutto, l'improbo compito di tenere a bada i cavalli di Koharu; a Torifu (per sua somma gioia), Biwako – chan, la logorroica (Sumeragi, giusto?) e quella specie di mistero vivente che era il Nara (Danzo cominciava ad avere seri dubbi su un suo possibile autismo, dato che l'unica cosa che sembrava gli piacesse fare era costruire e poi suonare strumenti musicali. Per tutti gli dei, era bravissimo, glielo si concedeva, però...);

infine, Kagami era con la leccacu... Ahem, la Takeyushi e Kanaki - chan. Anzi, no, non Kanaki – chan... Akuryo chan, spiritello maligno, come l'aveva soprannominata. A dire il vero a lei non dispiaceva affatto quel nomignolo e, per tutta risposta, gli aveva reso la pariglia appioppandogli il soprannome di Aranami kun. Perché, a dire suo: “Non so se sono lo specchio dei tuoi pensieri o che cazzo d'altro, ma... I tuoi occhi sembrano proprio un mare in tempesta, te l'ha mai detto nessuno?”

 

Danzo pensava di essere stato fortunato. Perlomeno era finito con dei tipi calmi, no?

A quanto pare, in quel caso aveva preso una cantonata di proporzioni cosmiche. Non per Homura, che era un ragazzino simpaticissimo (l'unico a cui stava sulle cosiddette era Torifu, ma si ostinava a non capirne il motivo), quanto, piuttosto, per la Kano.

 

Ma che cavolo... Anzi, ma che cazzo! Possibile che lì dentro non ci fosse una bambina normale? Che la sanità mentale fosse un concetto d'altri tempi e che la nevrosi isterica andasse di moda per la maggiore, tra le femmine?

 

Quella era una fottutissima schizofrenica, c'era poco da scherzare... Passava dalla gioia esagerata alla tristezza più nera nel giro di un decimo di secondo netto! Eppure non le era sembrata così, prima di conoscerla meglio...

 

A quel punto, l'unica cosa da fare era armarsi di tanta santissima pazienza, spegnere il cervello e dare una mano a quelle due frane. Quello gli era richiesto e quello avrebbe fatto. Il resto non doveva contare.

 

***

“Ok, Kururu. Chan (oh, dei, l'aveva detto... Bleah), cominciamo dall'analisi degli elementi: la prima cosa da cercare è il volume totale del chakra. Senza quello non puoi calcolare il flusso, chiaro?”

 

“Okkkeeeey... Senti, Danzo – Kun... Cioè... Io lo so che sono uno schifo con questo genere di cose. Ecco, io... Io faccio del mio meglio, però ho sempre la testa così incasinata, specialmente ultimamente...”

 

Ok, ecco che arriva il confession time... Che palle...

 

“Qual è il problema? Non credo di poter fare molto di più che essere una banale cassa di risonanza per i tuoi pensieri, però credo che a tutti faccia bene sfogarsi, ogni tanto...”

 

Ecco, questa è la dimostrazione che sono un coglione. Ma non potevo mandarla direttamente a cagare? Ma perché diavolo non sono capace di fare lo stronzo, quando serve?

 

“Grazie, Danzo kun, sei un amico, dico davvero... E' che... Insomma, ho litigato di brutto con un'amica...”

 

“Beh, di litigare capita. E non sempre si dice quello che si sente in situazioni del genere. Ok, lo so che questo è un commento banale, ma fidati che è vero...”

 

“No, ok, lo so... Però stavolta è differente! Vedi, ecco... Io mi sarei messa insieme ad un tipo... Che poi ho scoperto che piaceva anche a lei... Ma giuro che non lo sapevo!”

 

“Ah.”

 

E A ME? E poi che problema idiota sarebbe?

 

“Sarò sincero, Kururu- chan, non riesco a capire la gravità del problema. Nel senso: Non abbiamo ancora undici anni! I sentimenti sono cose che vanno e vengono... Almeno, credo.”

 

“Quindi anche tu credi che mantenere un'amicizia sia più importante, veeero?”

 

“Certo!”

 

“Vedi. Danzo – Kun, io l'ho sempre aiutata, l'ho sempre sostenuta, l'ho sempre...”

 

“Gli hai fatto da mamma, in pratica.”

 

“No! Ma che dici?”

 

“Dico che con quella ragazza, non hai mai avuto un'amicizia giusta. E' un tipo di amicizia che alla fine rischia di diventare una catena. Una cosa che ti impedisce di essere liberamente chi sei, insomma. Quindi, se saprà perdonarti vorrà dire che ha capito questa cosa. Se no, mi spiace per la brutalità, ma sei più tu che ci guadagni, perché ora hai l'occasione per essere veramente, come dire... libera? Cioè, penso...”

 

E adesso quegli occhi sbrilluccicosi cosa sarebbero. Oh, no... Non dirmi che gli sono bastate le quattro stronzate che le ho detto per farla piangere...

 

Kururu, prevedibilmente, scoppiò in un pianto dirotto sulla spalla di un impacciato Danzo, che dal canto suo sperava solo che quel supplizio finisse. Poi, finalmente, dopo un'ultima tirata col naso, Kururu gli regalò un ampio sorriso e gli disse:

 

“Ok, allora com'era quel problema di flusso?”

 

***

 

“Ehi occhi tempestosi, come va?”

 

“Ciao spiritello... Ce c'è, Kagami ti ha tenuto sui libri fino a tardi?”

 

“Naah. Non ne ho bisogno più di tanto. Il manuale ormai lo so a memoria ormai. Basta che leggo le cose una volta e me le ricordo, dopo tutto... Al limite mi preoccupa la prova pratica... Piuttosto... si direbbe che hai fatto colpo...”

 

“Eh?”

 

“Ho visto Kururu, prima. Aveva un sorriso talmente largo che mi faceva quasi paura. Considerando la faccia da funerale che aveva quando è arrivata questa mattina... Hai fatto colpo.”

 

“Chi, io? Figurati! L'ho solo consolata un po'. Era in fissa per una sua menata del cazzo... Se non la tiravo su di morale non studiava.”

 

“Attento, occhi tempestosi, attento alla 'sindrome del papà'!” Kanaki condì la sua constatazione semiseria con una risatina. Una di quelle che dava i nervi a Danzo, perché significava che nella sua testa, quel demonietto stava elaborando qualcosa di molto perverso...

 

“Spiegati...”

 

“Mai e poi mai, Danzo – kun! Se sei tanto intelligente, arrivaci da solo. Ci si vede domani!”

 

“No Kanaki, asp...” Niente. Andata. Lasciandolo lì come al solito con la faccia da idiota. Che fastidio quella ragazza...

Angolino dell'autore

 

Maleditemi pure per l'ennesimo capitolo un po' psicologico, ma mi sono necessari per delineare meglio i rapporti tra i personaggi (che ormai sono più o meno quelli, non ho intenzione di introdurre altre barcate di OC).

 

L'azione ed il cozy language arriveranno, state pure tranquilli...

 

Secondo voi che prova ha in mente il nostro hokage? Devono preoccuparsi i nostri allievi, che dite? Che so... Magari di due campanelli...

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Capitolo 5
*** Spiacevoli risultati ***


5)Spiacevoli risultati

 

“Capisco le sue motivazioni, Tobirama – sama... Ma lo sa bene che non lo può fare...”

 

“Serizawa – san, siamo oggettivi... La pace che abbiamo ora non è destinata a durare. E se pensi che ceda anno dopo anno questo o quel villaggio, questo o quel territorio, pur di soddisfare le pretese di Iwa, Suna o Kumo, ti sbagli di grosso!”

 

“Capisco, ma cosa c'entra con...”

 

“C'entra eccome! Cosa pensi, che quelli della nuvola stiano giocando ai castelli di sabbia con tanto di paletta e secchiello, in questo momento? Si stanno preparando. Vogliono essere pronti, quando dovranno confrontarsi nuovamente con noi. Per questo abbiamo bisogno di ninja addestrati.”

 

“Su questo siamo d'accordo, Tobirama. Il punto su cui non consento è la selezione. Proprio per il motivo da lei sottolineato, non possiamo permetterci di essere troppo schizzinosi con le nuove reclute. Dobbiamo allargare la massa di manovra. E rendere impossibile per un terzo dei ragazzi dell'accademia di diventare genin va proprio contro all'obiettivo che ci stiamo prefiggendo.”

 

Tobirama sbuffò. Certo, Serizawa aveva ragione. I ninja erano soldati ora, non assassini d'élite come prima dell'epoca dei villaggi nascosti. E in una guerra, alla fine, per quanto potesse piacergli poco, alla lunga è il numero che faceva vincere. Con un sospiro di rassegnazione chiese, infine: “Quindi, cosa suggeriresti?”

 

“L'idea di riprendere l'antico allenamento dei monaci del tempio dei tre volti è buona. Solo che, al contrario di noi, loro volevano meno novizi possibili. A noi basta che i team appena formati capiscano il senso della prova, ovvero il lavoro di squadra. Per cui gli faremo solo credere che uno di loro verrà eliminato comunque. Poi, se afferreranno la chiave del problema, promuoveremo tutti e tre i componenti.”

 

“...E se non l'afferreranno?”

 

“Beh, Tobirama sama... A quel punto sarà liberissimo di eliminare l'intero team...”

 

“Eliminare un intero team è ben peggio che eliminarne uno per team...”

 

“Ahahah! Vero, in effetti. Ma sono piuttosto fiducioso in quei ragazzi. Credo che supereranno tutti il test. Piuttosto, non abbiamo ancora reclutato tutti i maestri.”

 

“Giuro che, se potessi, farei io da loro sensei, personalmente... Ma questa dannata politica... Gli unici a cui trovo il tempo di fare da maestro sono i ragazzi delle forze speciali...”

 

“Non si preoccupi. Tobirama – sama. Chissà che qualcuno di loro, con qualche anno a disposizione non arrivi a farne parte...”

 

“Da quando tutta questa fiducia nelle nuove leve, Serizawa?”

 

“Semplice. Li ho visti in azione. Magari non tutti, ma alcuni di loro sono veramente promettenti.”

 

“Già messo gli occhi su qualcuno?”

 

“Sì, Tobirama – sama, in effetti ha ragione. L'Uchiha, l'Akimichi e la primogenita dei Daruma. Ma più di tutti, i due Sarutobi e lo Shimura. E' un vero peccato non averne di più come loro.”

 

“Mah... Su questo do' ragione al mio defunto fratello. E' l'individuo che conta. I clan vanno e vengono, Serizawa... Chissà, tra un paio di generazioni, di famiglie potenti come i Daruma, gli Hatake, i Sumeragi o i Nara, non rimarrà altro che polvere. Persino i Senju potrebbero scomparire...”

 

“Francamente trovo difficile che casate del genere possano estinguersi. Anche perché, se togliamo quelle da lei citate... Immaginarmi una Konoha in cui il clan più potente fossero gli Hyuuga sarebbe qualcosa di molto deprimente...”

 

“Ahahah! Buona questa, Serizawa! Sì, in effetti sarebbe un villaggio della foglia piuttosto triste, con loro al vertice della scala... Va beh, lasciamo perdere. Ho ancora una montagna di lavoro da sbrigare. In più ho tutta l'intenzione di fare una visita diplomatica ai villaggi del confine nord-est. Almeno il Raikage capirà che se vuole invadere Yu, si troverà davanti Konoha...”

 

“Allora non la disturbo oltre, Nidaime. A presto.”

 

***

 

Risultati delle due prove; totale:

 

Uchiha Kagami 118 pt.

 

Sarutobi Hiruzen 118 pt.

 

Shimura Danzo 116 pt.

 

Akimichi Torifu 104 pt.

 

Daruma Kanaki 104 pt.

 

Sarutobi Biwako 98 pt.

 

Utatane Koharu 96 pt.

 

Sumeragi Fumika 94 pt.

 

Mitokado Homura 92 pt.

 

Takeyushi Sumire 90 pt.

 

Nara Shikuto 90 pt.

 

Shiranui Genta 90 pt.

 

Kano Kururu 84 pt.

 

Le squadre con cui affronterete la terza prova saranno così composte:

 

Squadra 1: Uchiha Kagami, Sumeragi Fumika, Shikuto Nara

 

Squadra 2: Sarutobi Hiruzen, Sarutobi Biwako, Takeyushi Sumire

 

Squadra 3: Shimura Danzo, Daruma Kanaki, Kano Kururu

 

Squadra 4: Akimichi Torifu, Utatane Koharu, Shiranui Genta, Mitokado Homura

 

Tutte le squadre dovranno presentarsi domani alle 7.30 ai campi di allenamento sud-est. Rispettivamente il 6, il 9, il 10 ed il 14.

 

A Danzo, dopo aver dato una lettura al tabellone, per poco non partì un insulto ad Hashirama. Si fermò all'ultimo, poi, come per un'istintiva coda di paglia, si guardò intorno con lo sguardo, alla ricerca del volto del Nidaime. Che in quello stesso preciso istante, si lasciò andare ad un potente starnuto.

 

No, perché quella era sfiga. Nera, anzi, nerissima. Non uno, ma due flagelli dell'umanità nella stessa squadra? Nella vita precedente doveva essere stato una persona molto malvagia, poco ma sicuro. C'erano molte cose sbagliate in quell'abbinamento, per i suoi gusti. E non solo per la sua (ipotetica, precisiamolo) squadra. Se dava un'occhiata anche agli altri assortimenti, non è che fossero congegnati proprio come gli dei comandavano. In particolare, non poté non avvertire un senso di palese e particolare fastidio per il fatto che Hiruzen kun fosse finito con quella che aveva, alla fine, 'assunto' per dire così, il titolo di raikage, da parte di Serizawa sensei, ovvero Biwako. No, si era ripromesso di non avere niente contro quella ragazza, quindi meglio non galoppare con la fantasia...

 

Il suo lungo sospiro non passò inosservato.

“Ehi, occhi tempestosi, ti fa così schifo stare in squadra con me?” Chiese, con il suo solito sorrisetto ironico, Kanaki.

 

“Eh? No, cioè...”

 

Sì! Sì, cazzo! Sei l'unica persona che non riesco mai a capire cosa pensa!

 

“Eddai, prendila come viene, Da – kun... Giuro che cercherò di essere querula e petulante il meno possibile...”

 

“Mi stai prendendo per i fondelli, vero?”

 

“Un po'. Ma la tua faccia confusa è troppo divertente, non posso farne a meno di punzecchiarti, è più forte di me...”

 

“Sei un'infame, te l'ha mai detto nessuno?”

 

“Se dobbiamo guardare alla parola esatta, no... Per quanto riguarda dei sinonimi... Direi di sì.” Commentò ridacchiando la ragazza. Che poi aggiunse, sempre con lo stesso tono: “Piuttosto... Mi raccomando, non buttare Kururu – chan nel primo burrone che troviamo facendolo passare un incidente, ok?”

 

“Ehi, guarda che non le ho fatto niente!”

 

Non ancora, perlomeno. Anche se l'idea non è del tutto da scartare...

 

“Ok, ma si vede lontano un miglio che le sue ahem.. 'attenzioni' ti fanno andare proprio in visibilio dalla gioia...”

 

“Va beh...ci proverò, spiritello malvagio, ci proverò... Piuttosto: quand'è che Serizawa sensei ci dirà una buona volta cosa diavolo dobbiamo fare?”

 

“Mah... Secondo mio padre, qualsiasi cosa ha in mente il Nidaime è una idiozia. Francamente, se vuoi la mia opinione, credo sia qualcosa si follemente, assurdamente, incommensurabilmente difficile...”

 

“Confortante...”

 

“Oggettiva, è diverso. Hai mai visto Tobirama sama fare qualcosa senza un secondo, triplo o quadruplo fine?”

 

“Beh, mi sembra che tu stia esagerando. Ad ogni buon conto, inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Domattina vedremo...”

 

“Già. L'hai detto... Ora è meglio che...”

 

“Ora è meglio COSA, Kanaki – chan? Perché hai sempre il brutto vizio di sparire appena finiscono gli allenamenti?”

 

“Ahahah! Ma perché così posso vedere da lontano la tua faccia da idiota mentre ti lascio impalato a metà di un discorso, no? Dài, su, scherzavo... Chissà, magari sono la spia di un paese nemico... Sono un crudele mostro che succhia le anime delle proprie vittime, sono... Ok, basta, scusa...”

 

Poi, fece una faccia che Danzo le aveva vista fare molto di rado. Era seria, quasi triste mentre aggiungeva:

 

“ Un giorno forse te lo dirò. Lascia però che ti dica una cosa... Se cerchi la compagnia di un sole devi guardare da un'altra parte. Gli spiritelli, dopo tutto, appartengono al mondo delle ombre, al buio della notte, no?”

 

Scosse la testa, come se si fosse pentita di quel che aveva appena detto e concluse, riprendendo il suo solito ghigno ironico:

 

Per questa volta allora, facciamo che mi fermo a fare compagnia a vossignoria, che ne dice?”

 

“Dico che i tuoi sorrisetti sono la cosa più irritante del mondo...”

 

“E allora io dico che per questa tua gravissima offesa, dovrai accompagnarmi da Junaa Baa-san.”

 

“Ma è la teeria più costosa di Konoha!”

 

“Già. Ah, offri tu, vero?”

 

“Ti odio...”

 

“Lo so, caro il mio occhi tempestosi!”

 

Angolino dell'autore

 

Ed ecco che ci avviciniamo agli esami per l'ammissione a genin... Chi l'avrebbe mai detto che per la prova dei due campanelli, Tobirama, aveva in mente DAVVERO di eliminarne uno per squadra?

E chissà come saranno i loro maestri, visto che (per ora) Tobirama è troppo occupato dalla politica per badare a loro?

 

Lo scoprirete presto. Alla prossima!

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Capitolo 6
*** La prova del nove ***


6)La prova del nove

 

“Per tutti gli dei... E voi sareste la squadra che devo allenare? Grande Hashirama aiutami... Costretto a fare da balia a dei mocciosi...”

 

“Beh, Sensei, non è che l'abbiamo voluto noi...” Dopo la calda e simpatica accoglienza che gli aveva fatto quella specie di armadio a quattro ante con una cicatrice vistosa sul collo e i capelli a spazzola, Danzo non poté fare a meno di trovare un modo per rompere il ghiaccio. Per quanto, in effetti, potesse capire, almeno vagamente, i sentimenti di quell'uomo.

 

Ma il loro nuovo maestro lo freddò con uno sguardo assassino e gli rispose, avvicinando la faccia ad un millimetro dalla sua.

 

“Chi ti ha detto di parlare ragazzino? Mmm?”

 

A quel punto il 'ragazzino', non tentò neanche di rispondere. Per quanto ne sapeva, con uno del genere, sarebbe stato solo peggio.

 

E da dove è uscito questo qua? Sembra il classico capitano burbero dei fumetti... Ma un soggetto normale no, eh?

 

“Comunque! - riprese il tizio muscolato – Sarò onesto con voi: ho accettato l'ordine dell'Hokage di star qui a far la calzetta con voi, ma gli ho posto una condizione molto chiara, che ha accettato. E' molto semplice: vi preparerò al solo scopo di battervi, entro 365 giorni esatti, con i vostri pari età del clan Hyuuga. Insomma, il mio unico sprone per essere qui oggi è vedere, ad un anno da oggi, che prendete a calci un culo quegli stronzetti boriosi con gli occhi bianchi.”

 

Kanaki alzò gli occhi al cielo. E non solo per il fatto che quell'uomo le sembrava infinitamente comico. Ma anche perché i Daruma era storicamente alleati con gli Hyuuga. Anzi, per essere precisi, erano sempre stati una sorta di 'guardie le corpo' dei portatori del byakugan. Uno scontro tra gli esponenti dei due clan poteva dare adito a... Beh, ad una infinità di implicazioni spinose. La ragazzina non aveva assolutamente idea di quali, di preciso, ma di sicuro sarebbe stato un casino inenarrabile. Possibile che Tobirama avesse dato veramente l'assenso alla richiesta di quel pazzoide?

 

Pazzoide che, a quanto pare, non aveva ancora terminato di tramortirli, comunque.

 

“...Tutto questo, ovviamente, a patto che superiate la prova di idoneità. Mai sentito parlare dei monaci del tempio dei tre volti? I conversi, per diventare novizi a pieno titolo, dovevano affrontare un test. Riuniti in gruppi da quattro o cinque, dovevano sottrarre ad un adepto due pendagli che portava legati alla cintura. Essi rappresentavano intelletto e forza. Chi di loro riusciva ad afferrarli era accolto nel novero dei novizi del tempio. Stessa cosa faremo oggi. Ho appesi alla cintura due campanelli. Chi riuscirà a prendermeli sarà ufficialmente genin. Ciò significa che uno di voi verrà comunque eliminato, giusto per essere chiari.”

 

Finito il discorso, il jounin rimase piuttosto sorpreso dalla reazione del trio che aveva di fronte. Ok, la biondina si era visibilmente terrorizzata, in un primo momento, ma gli altri due...

Il ragazzino aveva paura, certo. Ma aveva chiaramente tentato di trattenere l'ondata di panico che gli aveva tinto il viso di rosso.

 

L'altra invece niente, neanche quello. Non riusciva a leggere la minima alterazione del battito cardiaco. Si guardava le unghie con aria indifferente. Aveva un che di pericolosamente inquietante e anche di piuttosto inumano, quella reazione. Chi non si sarebbe spaventato di fronte ad un'informazione del genere?

 

Quando diede loro il via, i due si fecero un impercettibile cenno col capo, presero di peso la semi-paralizzata biondina e si nascosero nel fitto della boscaglia.

 

Chissà cosa avrebbero escogitato...

 

***

 

“Io mi arrendo... Direi che è abbastanza palese che sono troppo sfigata rispetto a voi due...”

 

Sentenziò con un sospiro Kururu.

 

“Vero.” Annuì soprappensiero Danzo.

 

Kanaki lo guardò di traverso, replicando: “Ma che perfetto esempio di cavaliere, che abbiamo qua...”

 

Danzo sbuffò, poi rispose, più calmo: “Ok, ok, scusa Kururu - chan, non lo intendevo davvero... Anche perché, quanto larga possa essere la differenza in abilità tra noi due, certamente è insignificante rispetto al divario che c'è tra noi tre e quell'idiota palestrato, ok?”

 

Anche se quello che hai detto prima resta vero, Kano...

 

“Quindi? Che facciamo? Cerchiamo di piastrargli il culo, poi tiriamo a sorte chi si deve beccare il campanello?” Domandò Kanaki.

 

Domanda retorica, Akuryo... Non è che abbiamo altre alternative... Fottuti campanelli...

 

“Al momento non ho idee migliori che quella di cercare di dimenticarci che uno di noi verrà comunque eliminato... Per cui muoviamoci ad inventarci qualche modo per attaccare quella specie di armadio a quattro ante dal carattere di merda...”

 

Kanaki accennò un sorrisetto ed esordì: “Facciamo che io lo tengo impegnato. Mentre è distratto, agite voi, vi va?”

 

“Scusa Kanaki – chan, ma non è un pochino vago? Innanzitutto, come pensi di intrattenerlo quel tanto che basta perché riusciamo ad arrivare a prendere quei cosi? Secondo, noi cosa dovremmo fare di preciso?” Per una era Kururu ad essere perplessa.

 

A quel punto Danzo scoppiò a ridere, mentre le due lo guardavano come se fosse improvvisamente uscito di senno. Accortosi delle loro espressioni a dir poco esterrefatte, si affrettò spiegare: “Andiamo... Non è patetico? Non conosciamo nemmeno le nostre reciproche abilità... E pretendono che caghiamo fuori un gioco di squadra decente per mettere fuori combattimento per tre minuti e mezzo un Jounin esperto? Dovevano avvisarci prima che la prova consisteva in una specie di 'azzeramento dell'autostima'! Va beh, dai, vediamo cosa riusciamo a combinare...Tanto vale cercare di divertirsi un po' a questo punto...”

 

Al che Kanaki sfoggiò di nuovo la sua solita espressione enigmatica e disse: “Allora mentre rimanete nascosti a pensare in fretta a qualcosa, date una sgranocchiatina a qualche pop-corn, così vi godrete meglio il mio spettacolo...”

 

“Parecchio sicura di te, spiritello...” Le fece ironico Danzo.

 

Vedere quello spettacolino, vedere che quei due si punzecchiavano con tanta naturalezza a vicenda a Kururu faceva un pochino male. Beh, lo sapeva, lo sapeva di essere una piagnona senza speranza, nervosa (più corretto sarebbe stato il termine nevrotica, a dire il vero), insicura e con l'autostima sempre sotto i tacchi. Lo sapeva che era ancora una bambina (non passava giorno che non ci fosse qualcuno a casa che glielo ribadisse) e che quello che sentiva per quel ragazzino poteva dimenticarselo da lì ad una settimana. Però... Però in quel momento avrebbe voluto fortemente essere un po' più come Kanaki...

 

“Ehi? Prontoooo? Kururu chan, sto parlando con te!”

 

“Ahem, sì, scusa, Danzo Kun, stavi parlando con me? Ero soprappensiero...”

 

“Ok, ok, fa niente... Ripeto la domanda: Sai fare qualcosa di particolare che possiamo utilizzare?”

 

“Ecco, veramente... Beh, non è che sia gran che a dire il vero...”

 

Qualcosa è meglio di niente. Qualsiasi cosa!”

“Ok, allora...”

 

***

 

“Ohohoh! Finalmente... Pensavo che vi steste cagando sotto, infrattati in quei cespugli... Ancora un paio di minuti di noia e sarei venuto lì a tirarvi fuori personalmente...

Così, pulcino del clan Daruma, tu saresti la prima intrattenitrice della serata? Spero che tanta attesa valga un bello show, perlomeno, anche se ne dubito. Forza, bando alle ciance e attaccami, signorinella!”

 

“Con piacere, quasi-prossimo-sensei!”

 

Detto questo Kanaki partì a tutta velocità contro il nemico con il Kunai tra i denti.

 

“Un attacco frontale? E io che speravo in qualcosa di meglio!”

 

Detto questo, l'uomo si scagliò con un pugno contro di lei. Kanaki esplose in una nuvola di fumo. Un bunshin. Ma non aveva finito con il suo attacco. Con una giravolta talmente rapida da apparire inumana, tirò una gomitata dritta nello sterno di un'altra Kanaki spuntata all'improvviso alle sue spalle. Lanciandola dritta contro un albero talmente forte da spezzarlo in due.

 

“Banale...”

 

Ma la ragazzina non fece una piega e si scagliò di nuovo contro il proprio avversario.

 

“Ammirevole resistenza ai colpi, non c'è che dire. Ma siamo ancora lontanucci dall'avere una minima speranza di prendermi i campanelli...”

 

Ancora una volta, un rapido scambio di colpi terminante nella completa disfatta della decenne. E ancora. E ancora. E ancora.

 

E tutte le volte Kanaki sembrava resistere stoicamente e rialzarsi.

 

All'ennesimo attacco frontale, alle spalle del nerboruto colosso apparvero Danzo e Kururu. Il primo teneva sulle spalle la seconda senza apparente sforzo.

 

Danzo fece comparire uno Shuriken gigante demoniaco e lo lanciò a tutta velocità.

 

“Veloce, ragazzino, ma non abbastanza!” Esclamò ridendo l'uomo, mentre nel frattempo badava senza troppo sforzo apparente dei tentativi di Kanaki. Ma a quel punto Kururu saltò sulle spalle di Danzo per poi atterrare sullo Shuriken demoniaco. Poi saltò di nuovo a velocità incredibile diretta a tutta forza contro la schiena del nemico.

 

Ora il loro futuro sensei doveva curarsi di due oggetti ad alta velocità diretti contro di lui, che avevano deviato all'ultimo dalla traiettoria prevista.

 

Ciò non gli impediva si ridere ed essere ampiamente di buon umore. Ma non aveva tenuto conto di una ultima piccola sorpresina. Mentre dava un vigoroso fendente con la mano a Kanaki. Quella esplose con un boato, generando una gran nuvola di fumo e uno spostamento d'aria che colpì, seppur minimamente, l'avversario. Dalla nuvola, però, spuntarono dei fili quasi invisibili che, come dei rapidi serpenti, scattarono verso i campanelli.

 

A quel punto, L'energumeno, decise di giocare pesante. Iniziò a girare come una trottola su sé stesso, creando un possente tifone che scaraventò tutti e tre i ragazzini a distanza di diversi metri.

 

Nessuno dei tre riuscì ad alzarsi, se non a fatica.

 

L'uomo esplose in una nuova, grassa (e fastidiosa, secondo il metro di Danzo) risata. Poi, rivolto a Kanaki fece: “Non crederai davvero che io non mi sia accorto della tua piccola marionetta? La controlli benino, non c'è che dire, ma non esageriamo, cosa credi che sia, un pivello?”

 

Poi, giratosi verso Kururu e Danzo, continuò: “Ottima combinazione... Che jutsu è, ragazzina? Controllo del peso? No, forse della gravità intorno a te? E tu, bimbetto... Non mi aspettavo che dei marmocchi potessero essere tanto rapidi. Ma velocità senza forza... Non ci siamo... E poi, scusate, neanche un piano c?”

 

Danzo sorrise. Prima di scomparire in una nuvola di polvere. Nel frattempo, lo Shuriken gigante, conficcatosi a due passi alle spalle dell'uomo si trasformò nel 'vero' Danzo, che si lanciò verso la cinta del suo avversario.

 

Prima di trovarsi, senza capire nemmeno troppo bene come, a terra e con un piede che gli schiacciava la testa al suolo.

 

“Ripeto la domanda per i duri d'orecchi... Neanche un piano c? No, perché che questo fosse il piano b era abbastanza evidente. Bel tentativo, però, te lo concedo, bimbetto.”

 

Cazzo, E adesso? Cosa dannazione mi posso inventare? Oh, dei, questo bastardo mi ha fatto un male cane... E in più siamo fregati per bene...

 

L'energumeno, poi, rivolto a nessuno in particolare, riprese, a voce più alta: “Bene! Ora possiamo finalmente fare le presentazioni. Il mio nome è Rajin Lee. E d'ora in poi sarò il vostro nuovo sensei.”

 

Coooosa???

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Capitolo 7
*** Biwako Sarutobi ***


7)Biwako Sarutobi

 

Danzo, per una volta, era sulla via di casa da solo. Era da un po' che non succedeva. Le due zecche gli erano sempre tra i piedi, ma siccome gli dei lo avevano creato con la genetica incapacità di dire di no di fronte alle insistenze, non era mai capace di scrollarsele di dosso.

 

Solo con i suoi pensieri finalmente... Bella sensazione, no? Eppure, pur maledicendosi per la propria idiozia, dopo cinque minuti cominciò a sentire la mancanza dell'incessante cicaleccio delle sue compagne. Non che fosse diventato frivolo tutto a un tratto, quello no. Ma aveva scoperto di gradire la compagnia delle persone, in senso generale, più di quanto non credesse. Aveva sempre fatto per conto suo, qualsiasi cosa, sempre. Ma avere qualcuno al proprio fianco, qualcuno che ti stima, che crede in te... Beh, non era una sensazione così brutta. Inoltre, aveva scoperto che era una cosa che rendeva più forte.

Lui era sempre stato un codardo o, almeno, così credeva. Appena una situazione si faceva troppo brutta, troppo stressante, scappava. Non materialmente, ma con la testa. Indossava una maschera per non dover comunicare cosa lo turbasse, si costruiva mille illusioni per non doverci pensare, si inventava cose da fare, anche stupide...

Ma essere consci che la propria fuga significava mettere in pericolo altre due vite, altri due esseri umani che da te dipendevano, era come un incentivo a non arrendersi, a guardare in faccia al pericolo, comunque e nonostante tutto. Era qualcosa che non riusciva ancora a spiegarsi bene, ma che non gli dispiaceva affatto.

 

 

Cominciava a capire perché il sogno di Hiruzen fosse quello di diventare hokage. L'uomo più stimato e amato del villaggio, quello su cui tutti potevano contare e di cui tutti si fidavano... Rimaneva convinto che tutto quello non fosse roba per lui, certo... Ma capiva.

 

Mentre era assorto in tali ordini di pensiero, una voce lo riscosse, costringendolo a voltarsi.

 

“Ehi, Shimura-san? Come va?”

 

Era Biwako, l'oggetto di massima attrazione di tutti i suoi coetanei di sesso maschile, in particolare di Hiruzen. Francamente, a lui non stava esageratamente simpatica. Ma si costrinse a supporre che forse la colpa era sua. Forse a lui Biwako non piaceva proprio perché piaceva a tutti. Tra le altre cose, nemmeno ricordava di aver imbastito con lei un discorso più complesso di un banale “Ciao, come stai? Bene, grazie!”

 

“Bene, grazie!” Ecco, appunto. Ragazzina sistemata e dialogo finito. E invece, con suo sommo disappunto, la biondina non parve intenzionata a lasciar cadere la conversazione.

 

Sempre gentile, cortese e distaccato, il nostro Shimura-san... Sai, a volte dimentico persino che anche tu sei un ragazzino della mia età!

 

“In che senso?”

 

“Veramente non capisci?”

 

“Ahem... No, Sarutobi-sama, veramente no...”

 

“Sarutobi-sama?” A quel modo tanto formale di rivolgersi a lei, Biwako scoppiò a ridere, di fronte alla faccia stranita di Danzo. Appena si riprese un attimo, gli disse: “Per favore, Danzo-san! Era esattamente quello il punto cui volevo arrivare. Sono una normale ragazzina come te, della tua eta! Chiamami Biwako-chan, andiamo...”

 

“Normali? Secondo te, Biwako-chan, siamo davvero dei normali ragazzini, di quelli che possono correre, ridere e scherzare?”

 

“Assolutamente sì, perché non dovremmo esserlo?”

 

“Beh, perché siamo ninja, ora. Siamo armi, in fondo.” Come non poteva, quella ragazza, capire quella verità così semplice?

 

“Mmm... Sì, può darsi. Quando mi ordineranno di esserlo. Ma fuori da quei momenti, sarò semplicemente Biwako Sarutobi e tu semplicemente Danzo Shimura. E credo vorrò esserlo per tutto il resto della mia vita!”

 

Dopo quell'uscita, quella bisbetica riprese a ridere gioiosa. Però forse era quella la chiave di tutto. Essere contenti per quel che si aveva, quando lo si aveva. Anni luce da uno come lui, sempre e perennemente insoddisfatto, sempre e perennemente inquieto...

 

“Stai pensando a quanto poco ti piaccia, vero Danzo-San?”, interloquì quella, senza smettere di sorridere.

 

“Veramente non è che non mi piaci, Biwako-chan... E' che... insomma... Abbiamo caratteri diametralmente opposti... Insomma, tu sei l'oca giuliva che ride sempre, io quello sempre incazzoso. Siamo su piatti opposti della bilancia, non credi?”

 

“Ehi! - Fece lei, fingendo di essersela presa per quell'oca giuliva – Guarda che non sono stupida. Stupido è chi ride senza motivo. Io rido quando trovo una cosa bella e divertente! E poi, scusa, se anche avessimo caratteri opposti, nulla ci impedisce di essere amici, non credi?” Dopo quella frase, si mise di nuovo a ridacchiare, contenta, facendo sorgere seri dubbi, in Danzo, sulla sua sanità mentale.

 

“E adesso perché staresti ghignando in quel modo così inquietante?”

 

“Semplice, perché ti ho tolto la maschera, Danzo-san!”

 

“Cosa intendi, di preciso?”

 

“Intendo dire che quando parli con noi indossi sempre una maschera, non dici mai a nessuno quello che pensi in modo spontaneo, uffa!”

 

“E tu sei venuta qui a rompere solo per questo?”

 

“Beh, meglio il Danzo-san infastidito che il Danzo-san pacato e impassibile, a mio giudizio! E poi, così ti posso anche ricordare che non sei da solo e che hai gente disposta a stare con te volentieri lo stesso anche se non fingi di fare il bravo soldatino a tutti i costi!”

 

“E chi ha mai finto di fare il bravo soldatino?”

 

“Eddài, Danzo... Sii onesto. L'unica persona con cui riesci a ridere e scherzare senza farti problemi è Kanaki!” E mentre lo diceva, Biwako sfoggiava un sorrisetto malizioso, che non passò inosservato al ragazzo. Con uno sbuffo di disappunto, quello rispose:

 

“Guarda che l'unico motivo per cui passo più tempo con lei è perché è una mia compagna di team... E poi ha parlato quella che si fa sbavare dietro praticamente da tutti...”

 

“Mpf... Che sbavino. Tanto a me non è che interessa più di tanto...”

 

“Nemmeno tuo cugino di secondo grado?” Questa volta fu il turno di Danzo sfoggiare un sorriso malizioso. Suo malgrado, Biwako rise di nuovo, all'insinuazione. Divertita, replicò:

 

Specialmente mio cugino di secondo grado, brutto impertinente! Danzo-san, se stare troppo con Kanaki-chan ti fa questi effetti, stalle lontano, per tutti gli dei! Ora, però, mi sa che ti devo lasciare, sto facendo veramente troppo tardi e casa mia è da tutt'altra parte! Ciaooo!”

 

Detto questo, il piccolo terremoto, sparì, sbracciandosi per salutarlo da lontano per almeno un buon cento metri.

 

Che pazza. Aveva sempre pensato che tutti le andassero dietro perché era quella sempre dolce e gentile e pacata. Ma probabilmente si sbagliava. Forse tutti la apprezzavano perché era sempre, maledettamente, sfacciatamente spontanea. E felice. Un vecchio proverbio diceva “Guardati dalle persone tristi, che la tristezza può celar rabbia.” Vero che fosse, o meno, era istintivamente più rasserenante stare con una persona come Biwako rispetto a... rispetto una come Kanaki. Con lei era tutto contorto, pieno di ombre, di doppi sensi, di saliscendi e di sfide... A doverle confrontare, erano proprio come la notte ed il giorno.

 

Tornò a casa. Invece di prepararsi un piatto di zuppa calda, come faceva di solito, si stese nel piccolo giardino di casa sua, inspirando intensamente l'odore dell'erba al crepuscolo. Non era solo eh? Biwako si sbagliava. Quando tornava a casa lei, la attendevano i suoi genitori e un intero clan pronto a chiederle questo o quello dei suoi allenamenti. Quando tornava a casa lui, dopo essersi fatto massacrare per tutta la giornata da Rajin e il suo maledetto taijutsu, lo aspettava la preparazione di un pasto decente. L'avrebbe consumato su un piccolo tavolino, accompagnato solo dal suono delle foglie che risuonavano nel vento. Questa era la differenza. Poteva pensare o credere che la sensazione di fugace calore che provava durante il giorno, per brevi istanti fosse la realtà, e quella serale fosse un'illusione, un breve intermezzo... Ma la verità era che era esattamente il contrario. Era il giorno l'illusione e la sera la realtà. La bellezza, la felicità... Lui sapeva che erano qualcosa di fugace, qualcosa che poteva sparire da un momento all'altro. Tutti gli altri, nelle loro comode e spensierate vite, no. Se l'avevano scelto come genin, l'avevano reputato in grado di togliere la vita a qualcun altro. Togliere ogni speranza di un futuro ad un'altra vita, spezzandola. E se era stato reputato buono per questo, per spezzare sogni ed illusioni agli altri, allora non c'era più spazio per essere bambini, per ridere e divertirsi, come diceva Biwako.

 

O forse...

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Capitolo 8
*** One year, one second ***


One year, one second

 

Rajin era una tipo severo, ma anche tremendamente efficace, nei suoi allenamenti. Si poteva dire che li avesse spremuti come dei limoni, ma probabilmente si sarebbe trattato di un eufemismo.

 

Nonostante questo, però, Danzo sentiva di essere diventato più forte. No, più che più forte, più veloce. Il maestro Lee lo aveva rimproverato fino allo sfinimento di 'pensare troppo'. Doveva schivare e parare senza ragionare: un gesto automatico, un'unica corrente sinuosa di movimenti, senza inutili interruzioni. Questo era ciò che aveva insegnato loro.

 

Gli Hyuuga avevano il byakugan, un occhio che permetteva loro di vedere i flussi di chakra e di non avere punti cechi. Era un vantaggio enorme che la natura aveva loro fornito. Come compensarlo? Semplice, con astuzia e rapidità. Non dare loro tregua, incalzarli continuamente.

 

Perché in un vantaggio poteva sempre celarsi uno svantaggio. I possessori del byakugan prima vedevano, poi agivano. L'informazione correva dalla retina al cervello, e sulla base di essa elaboravano la risposta.

 

Ma un decimo di secondo di troppo, in natura, può fare la differenza tra la vita e la morte.

L'affidarsi ad un solo senso, quando l'uomo ne possedeva cinque... Questi erano tutti fatali errori che potevano essere sfruttati. Il discorso non valeva solo per gli Hyuuga, naturalmente, ma per ogni nemico che avrebbero trovato sul loro cammino da quel momento in avanti.

 

L'anno di allenamenti passò così in modo molto più rapido di quanto non si aspettasse. Senza nemmeno accorgersene arrivò a mancare un giorno alla fatidica prova.

 

Come al solito, quella sera venne assillato dalle sue petulanti compagne di squadra per tre quarti del tragitto verso casa. E, come al solito, non vedeva l'ora di liberarsene.

 

La prima a staccarsi, con riluttanza, fu Kururu. Quella ragazza per lui era sempre un mistero indecifrabile per come cambiava spesso d'umore. Ma iniziava a capirla un po' di più, dopo tutto quel tempo insieme. Per certi aspetti, era coma lui. E' vero, aveva una vastissima famiglia, ma ne era letteralmente schiacciata. Aveva una sorella perfetta verso cui nutriva un complesso di inferiorità mastodontico, peraltro acuito dai genitori che non facevano, per come aveva capito, che rimarcare la differenza tra le due. E intanto, però, smazzavano a lei gran parte delle faccende di casa, con le scuse che loro avevano compiti ben più importanti a cui badare.

Era questo che aveva generato in lei quella specie di atteggiamento da eroina tragica che faceva di tutto per dimostrarsi forte e coraggiosa ma che era più fragile di un pezzo di cristallo appoggiato male sul tavolo.

 

Quando se ne andò, emise un sospiro di sollievo piuttosto forte. Senza che se ne accorgesse, aveva cominciato ad entrare nel ruolo del 'papà', dispensatore di consigli e che cercava di tirarla su di morale quando si deprimeva (cioè praticamente un giorno sì e l'altro pure), e ora non sapeva bene come uscirne...

 

Kanaki non perdeva mai occasione di rimarcarlo e prenderlo in giro per questo. Anche quella sera si stava aspettando che da un momento all'altro la ragazzina lo colpisse con una delle sue battutine pungenti e maliziose.

 

Quando passarono dieci secondi senza che lei proferisse parola, Danzo iniziò a guardarla stranito.

 

“Cazzo hai, Akuryo? La tua lingua biforcuta ha deciso di entrare in sciopero?”

 

“Ops... Scusa, la tua tenera e dolce Kanaki era un momento occupata con i suoi pensieri, occhi tempestosi...” Le fece lei ridacchiando.

 

“Scemo io che mi preoccupo anche per te...” Disse con un sospiro di disappunto.

 

In generale non riusciva mai a capire fino a che punto scherzasse o dicesse sul serio, quella dannata. Ma quella volta ne era certo. Le risatine di Kanaki erano false.

 

Avrebbe tanto desiderato sapere cosa diavolo nascondeva, capire cosa pensasse davvero... Ma era un libro chiuso. Serrato con un lucchetto. E solo lei poteva decidere a chi regalare la chiave. Si sorprese a sentirsi indispettito all'idea di non essere sulla lista di coloro a cui aveva concesso tale dono.

 

Arrivati all'incirca al punto del tragitto in cui, solitamente, si separavano, improvvisamente lei disse: “Sai, penso che mi fermerò a mangiare da te, oggi, dopo tutto!”

 

“Eh? Ma sei fuori?”

 

“Perché, non posso avere voglia di provare la famosa e squisita cucina di messer Danzo Shimura?”

 

“No! Stiamo parlando di te, in fondo... Come minimo avrai un quintuplo fine, ma che io sia dannato se capisco di cosa si tratta...”

 

“Baka! Una signorina ti sta chiedendo di stare a casa tua per una cenetta romantica e tu rifiuti? Ahahah! Che caso perso... Non troverai mai una fidanzata, di questo passo, Dakkun, lasciatelo dire!” Disse lei ridendo di cuore.

 

Di cuore? Davvero? No, affatto. Danzo vi leggeva la stessa falsità di prima. Leggermente piccato gli disse. “E va bene, brutta deficiente che si diverte a prendermi in giro... Ti piace il ramen?”

 

“Non se è quella brodaglia preriscaldata che vendono al supermercato...”

 

“Nah. Teuchi-kun mi ha insegnato uno o due trucchetti per rendere buono anche quello schifo.”

 

Kanaki socchiuse gli occhi e sorrise. Infine disse: “Ok! Ci...”

 

Non fece in tempo a finire la frase che un ragazzo dai lunghi capelli rossastri, con un fisico asciutto e longilineo spuntò fischiettando dalla svolta della via.

 

“Toshi Nii-san?” Disse Kanaki con fare esitante.

 

“Oh, ma guarda un po' qual è la persona che trovo per prima dopo una lunga missione... La mia piccola Kana-neechan!” Esclamò l'altro. Mentre lo diceva sfoderava un sorriso obliquo. Per un istante Danzo giurò che quella persona lo avesse voluto gelare con uno sguardo assassino. Ma si disse che doveva essere impossibile.

 

“Ahah... Che fortuna eh?” Fece la ragazzina, allegra.

 

No, fintamente allegra. Danzo sarebbe stato pronto a scommettere che di lì a poco avrebbe sentito dei craaac. Il rumore della maschera di Kanaki che si infrangeva a terra, rivelando un senso di puro terrore.

 

“Ma sorellina, non fai le presentazioni?”

 

“Ah, sì giusto! Questo è Danzo Shimura, un mio am... Ahem, compagno di team. Abbiamo fatto un pezzo di strada insieme di ritorno dal campo d'allenamento.”

 

“Beh, piacere di conoscerti Shimura-san!” Fece gaio Toshi, che, a giudicare dal suo aspetto, doveva avere sui sedici-diciassette anni. Il quale poi aggiunse: “Sorellina, che ne dici se lo invitassimo a cena da noi? Purtroppo, Shimura-san, dovrai accontentarti della mia cucina, dato che i miei genitori oggi sono fuori Konoha, ma fidati, farò del mio meglio!”

 

Prima che Danzo potesse rispondere in un qualsiasi modo, Kanaki si affrettò a parlare per lui: “Ma no, ma no! Nii-san, che dici! Shimura-san mi stava dicendo giusto ora di quanto fosse stanco e di quanto volesse andarsene a letto presto. Sai, Lee-sensei oggi ci è andato giù pesante con lui!”

 

L'undicenne guardò la sua compagna con tanto d'occhi. Era rigida, pallida come un cencio. Uno spettatore esterno l'avrebbe definita 'l'espressione di una lepre in trappola'. Ciò nonostante, si sforzava di ridacchiare.

 

Shimura-san? Quando mai l'aveva chiamato così? Ma neanche la prima volta che si erano visti! Danzo trattenne la sua mano destra dal fortissimo istinto di mollarle uno schiaffone, per toglierle almeno la menzogna dal volto. Pacatamente replicò, accennando un inchino: “Toshi-san, sono molto onorato del vostro invito ma è come ha detto Daruma-sama (sottolineando con un tono freddo il 'sama'). Vi prego di perdonarmi.”

 

“Gentile e cortese! Come mi piacerebbe che la mia nee-chan imparasse da te, in questo senso! Peccato! Sarà per un altra volta, allora. A presto, Shimura-san!”

 

Danzo rispose con un nuovo inchino e se andò per la sua strada senza neanche voltarsi a guardare l'espressione di Kanaki. Che per un attimo, al contrario, si era voltata per cercare ardentemente il suo volto.

 

Dopo pochi passi, Toshi mise a Kanaki il braccio intorno al collo e le disse all'orecchio. “Quel tuo compagno di squadra mi piace poco, sai?”

 

“No-non devi preoccuparti per lui, nii-san...”

 

“Nii-san? Come ho detto che mi devi chiamare quando siamo solo io e te, imouto?”

 

“Pa-padrone...”

 

“Così va meglio.”

 

***

Il giorno dopo, Kururu, Danzo e Kanaki si presentarono di buon mattino al campo 7. Davanti a loro stava Rajin Lee a braccia conserte che confabulava con un tizio alto e segaligno, con un kimono nero. Poco più in là c'erano tre tipetti dall'aria annoiata. Indossavano tutti lo stesso kimono. Ma la cosa che più li contraddistingueva erano gli occhi. Il tipico colore perlaceo dei possessori del byakugan.

 

Dopo un paio di minuti, il maestro Lee interruppe la discussione e disse loro: “Pronti a fargli il culo a strisce, bambinetti?”

 

“Sì SENSEI!” Risposero all'unisono.

 

Nel frattempo, anche lo Hyuuga incitava i suoi allievi: “Mi raccomando. Non disonorate il clan. Non si tratta di un'esortazione, ma di una minaccia. Spero di essere stato sufficientemente chiaro.”

 

L'inizio non si poté certo dire dei più confortanti. Quelli partirono a tutta velocità contro di loro senza dargli neanche il tempo di nascondersi tra i cespugli. Il più alto dei tre avversari si fiondò contro Kanaki. La ragazzina non tentò nemmeno di reagire, accorgendosi solo all'ultimo di ciò che stava succedendo. Danzo la tolse dagli impicci, prendendo un colpo della famigerata arte marziale del pugno gentile in pieno petto. Sentì un brivido in tutto il corpo e gli venne un fortissimo istinto di vomitare, che trattenne a malapena. E non l'aveva nemmeno colpito in un punto vitale! Così quella era la potenza di uno dei clan più temuti della foglia?

 

Ma prima di tutto, veniva un'altra cosa.

 

“Kanaki, se ti distrai di nuovo così siamo ampiamente fottuti...”

 

“Ok, ok... Scusa occhi tempestosi!”

 

Detto questo, seguendo il piano che avevano elaborato il giorno prima, Kanaki si nascose, mentre Danzo e Kano tenevano a bada i tre.

 

“Eh no, perdenti, la Daruma non ci scappa!” Esclamò uno dei nemici. Anche loro sapevano come funzionavano le tecniche di Kanaki, visto che Hyuuga e Daruma lavoravano in combinazione la maggior parte delle volte. Per loro 'la giocattolaia' era il primo obiettivo da abbattere.

 

Quello che aveva parlato abbatté le loro difese e si lanciò nel bosco ad inseguire Kanaki. Danzo sorrise. Idiota borioso.

 

“Kuru-chan, pronta?”

 

“Quando vuoi, Dakkun!”

 

Danzo prese i piedi della ragazzina bionda e la spinse in alto. Lei si rannicchiò, fino a formare una sorta di palla con il suo corpo. Creò rapidamente due bunshin per tenere impegnati gli avversari, saltò su uno di loro e, a mezz'aria, emise un getto di chakra dalla sua mano, in direzione di Kururu. Aveva imparato a farlo piuttosto di recente. Non sapeva dare un nome a quella tecnica, ma gli pareva che avesse qualcosa di legato all'elemento vento, dato che puntualmente creava una potente folata d'aria.

 

Kururu venne 'spedita' da tale getto contro il ragazzo che stava cercando Kanaki. Il peso del suo corpo, in quel momento era un centesimo del suo normale. Quando si approssimò all'avversario, questi si girò in tempo: con il byakugan non aveva punti cechi e poteva prevedere la traiettoria della ragazzina bionda. Ma aveva commesso un gravissimo errore. Un istante prima di entrare in contatto con lui, Kururu gridò: “Cento volte!” Lo Hyuuga venne abbattuto come se fosse stato colpito da una pesantissima mazza di ferro.

 

In quel momento, sempre secondo copione, tre Kanaki emersero dalla boscaglia, per dargli il colpo del K.o.

 

“MENO DUE!” Urlò entusiasta Danzo, che stringeva i denti. Il suo compito, tenere a bada il nemico il maggior tempo possibile prima che Kururu e Kanaki passassero al contrattacco, non era certo dei più semplici, ma ce la stava mettendo tutta.

 

Improvvisamente uno dei due avversari fece un ampio balzo all'indietro. L'altro sibilò, verso Danzo: “La stupidità si paga cara sul campo di battaglia. Ma non vi sottovaluteremo una seconda volta.” Detto questo, fece quello che lo Shimura temeva: la rotazione suprema. Un solo colpo e venne sbalzato via, dolorante e sanguinante, di diversi metri, approssimativamente dove c'erano le sue due compagne di team.

 

“Cazzo...” sussurrò.

 

“Lascia fare a me!” Disse, sicura di sé Kanaki, mentre lui era steso a terra, incapace per il momento di muoversi. Ma intravide una cosa che non gli piacque per nulla. Le gambe della Daruma tremavano.

 

Non era una delle sue marionette! Era la 'vera' Kanaki...

 

Che, oltretutto, aveva decisamente qualcosa che non andava per farsela sotto così.

 

“Forza piccoli Hyuuga, che ne dite di provare una rotazione suprema congiunta contro di me? Non avete voglia di stritolare come un sandwich una piccola Daruma dispettosa?”

 

“Cerchi la morte?” Le chiese uno dei due stupito. Se avessero davvero messo a segno un colpo del genere la possibilità che quella ragazzina finisse male non erano per nulla remote.

 

“Voi provate, poi vediamo che succede.” Disse lei, ridacchiando.

 

I due fecero un cenno d'assenso con il capo, poi partirono. Si resero conto all'ultimo, quasi con orrore, che la Daruma non aveva alcuna intenzione di parare il colpo. L'avrebbe preso direttamente e a piena potenza. Ma ormai non potevano fermare la rotazione.

 

Kanaki chiuse gli occhi. Quando li riaprì, si vide una Kururu ed un Danzo ansimanti e laceri che la fissavano straniti.

 

“Cosa diavolo volevi fare? Cazzo Kanaki, ripigliati una buona volta!” Esclamò il ragazzo, con la voce impastata.

 

Alla ragazzina venne da sorridere. “Non mi lasci mai in pace, eh Dakkun?”

 

Quell'altro, però, con voce irata le fece: “Senti, non me ne fotte un cazzo se non vuoi dirmi che diamine hai nella testa ultimamente, ma se provi a farti ammazzare davanti a me di nuovo, giuro che mi incazzo come una iena! Siamo tuoi amici, per tutti gli dei!”

 

“Amici... Non suona affatto male come parola...” Disse lei, ghignando. Poi aggiunse: “Va bene, Kuruchan, Dakkun... Scusate, la vostra piccola Akuryo era un po' troppo soprappensiero in questi giorni. Ma con due prodi paladini che le guardano le spalle così, non può non essere contenta, no?”

 

“Sei sempre la solita scema...” Concluse Danzo con un sospiro.

 

Bene.

 

Era tornata. Almeno per ora.

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