Delinquenti

di Nami93_Calypso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“La Barca”
Questo è il nome del centro d’aggregazione giovanile a cui sono costretta ad andare ogni giorno, dal lunedì al venerdì, dall’uscita di scuola fino alle 18.30.
È un luogo in cui gli assistenti sociali mandano i ragazzi che hanno avuto problemi con la legge o con la famiglia per evitare che, se liberi di andare dove vogliono, abbiano problemi ancor più gravi.
È una vera rottura.
Non posso uscire liberamente con i miei amici se non nel week ed e non facciamo altro che fare compiti o insulsi laboratori sportivi o ricreativi.
L’unico lato positivo è la compagnia.
Essendo qui da ormai più di un anno sono considerata una veterana, e con molte delle persone che ci sono si è instaurato un forte legame, quasi una famiglia. Non potrebbe essere altrimenti: molti di noi non hanno una famiglia vera.
Finita l’ultima lezione del giorno, inglese, butto tutto nello zaino ed esco un po’ svogliatamente dall’istituto. Per fortuna il centro è vicino e non devo camminare molto.
“Buon giorno” urlo entrando al “La Barca” e accasciandomi sul divano del salotto, stremata dalla mattinata di scuola.
Una testa bionda fa capolino dalla porta della cucina.
“Ciao Nami!!! Tutto bene??” è Kya, la responsabile del centro. È un po’ strana, più che altro è sempre euforica, canta in continuazione, sembra che non esaurisca mai le energie. Ma a parte questo ci sta, è piacevole stare in sua compagnia.
“Sisi” rispondo stiracchiandomi “cosa c’è per pranzo?”
Non fa in tempo a rispondermi che la mia migliore amica salta fuori dalla cucina urlando il mio nome.
“NAMIIIIIII”
In mano ha una fetta di pane: pessimo errore. Prima che possa raggiungermi Kya la blocca con un poderoso pugno sul capo facendole uscire subito un bernoccolo
“QUANTE VOLTE TI DEVO DIRE CHE BISOGNA ASPETTARE TUTTI PER MANGIARE??” le urla con i denti a squaletto prima di tornare in cucina.
Bonney si massaggia la testa, un po’ infastidita, e prende posto accanto a me. È una ragazza molto espansiva, eccentrica nel vestire, mangia sempre e forse la definirei anche un po’ rozza. Perchè è qui? Ha fatto rissa con 3 o 4 ragazze fuori da scuola.
“Guarda un po’ qua” le dico aprendo lo zaino e tirando fuori l’astuccio.
“L’ho rubato a Nina” le mostro uno smalto color rosso fragola.
“Wow! Dopo lo mettiamo!” mi dice entusiasta
“Ovvio. Ma non facciamoci scoprire da Max o mi ammazza!” le dico nascondendo la refurtiva.
Max è il migliore! È un educatore del centro, è come se fosse il fratello maggiore che non ho mai avuto.  Mi capisce sempre e sa sempre come prendermi, è gentile anche quando ho l’umore nero e lo tratto male. Lo ammiro molto.
Pian piano tutti ritornano da scuola.
Ci sono Rufy e Usopp. Il primo è un ragazzo dai capelli e occhi neri, sempre con il sorriso sulle labbra. Qui dentro è il mio migliore amico. È buono come il pane, infatti non si trova qui perché ha compiuto qualche crimine ma per la sua situazione familiare: sua mamma è scomparsa da tempo mentre suo papà è sempre in viaggio per lavoro. Dall’aspetto non incute alcun timore, ma vi assicuro che se lo fate arrabbiare ne pagherete le conseguenze!
Usopp, invece, ha capelli ricci da afro e un nasone che si vedrebbe a 1 km! È qui per atti di vandalismo. Una volta mi ha fatto vedere un suo murales pazzesco!! Raffigurava una nave pirata che solcava il mare in tempesta e sulla polena c’era un capitano dall’aria coraggiosa e temeraria.
“Ehi ragazze! Mi stavate aspettando, vero?” Kidd. Che soggetto. Non lo sopporto proprio, è uno sbruffone. Mi domando sempre come faccia Bonney ad avere un debole per lui. Quando è nella stanza non capisce più nulla!
Ovviamente, con la faccia da brutto ceffo che si ritrova, non poteva trovarsi qui se non per violenza a pubblico ufficiale. Per fortuna non conosco i dettagli, ma credo sia un miracolo che abbia evitato il riformatorio.
“Un Suuuper buon giorno a tutti!!” è Franki ad entrare, insieme a Robin.
Lui è un ragazzone grande e grosso che potrebbe spaccare un muro con un solo pugno, ma in realtà ha il cuore tenero e la lacrimuccia facile. Ciò che l’ha portato qui è stato un episodio di disturbo della quiete pubblica. Se ne andava tranquillamente in giro alle tre di notte con la sua moto con la musica a tutto volume in un quartiere abitato. Dopo una settimana i vicini hanno sporto denuncia.
Sotto questo punto di vista è molto diverso dalla ragazza che è arrivata con lui. Dall’aspetto non diresti mai che potrebbe creare problemi, è sempre pacata e riservata, ma a quanto sembra ha fatto qualche sorta di truffa ai suoi compagni di scuola. Non so di preciso di cosa si tratti perché non ne parla mai.
“Buon giorno!!” Rebecca entra raggiante dalla porta accompagnata da Zoro, che è tutto meno che raggiante.
Lei è si è trasferita qui da poco, infatti viene al centro perché i suoi cambiano spesso casa e lei ha subito esperienze di bullismo in passato, quindi i suoi preferiscono mandarla in un ambiente “protetto”. Certo, è come mandarla nella tana del lupo! Forse non sa che proprio Zoro si trova qui per atti di bullismo. Ma, a quanto dice lui, è innocente, è stato incastrato.
“Ragazzi a lavarsi le mani e poi a tavola. Oggi è anche giorno di novità” annuncia Kya.
“Finalmente!!!” esclamano Rufy e Bonney in coro mentre tutti prendiamo posto.
 

Angolo dell’autore:
*entra in scena un po’ intimorita*
Buon giorno a tutti. Sono titubante perché non so che effetto possa fare questa storia. È un po’ strana e forse originale, nel senso che credo che pochi o nessuno abbia mai trattato un argomento del genere. Quindi se pensate che sia una boiata o, al contrario, un’ottima idea non risparmiatevi e fatemi sapere i vostri pareri :D
Essendo quello dei centri d’aggregazione giovanile un contesto forse poco conosciuto ho buttato giù questo primo capitolo introduttivo per farvi conoscere la situazione e presentare brevemente anche i personaggi. Se qualcosa non è chiaro chiedete ;)
I ragazzi sono tutti delle scuole superiori di età compresa tra i 15 e 17 anni. Nami, che è il personaggio principale, ne ha 16. Credo sia scontato dire quali problemi abbia avuto lei con la legge xD
Concludo dicendo che questa storia per me significa molto. Racchiude una parte di me, al punto che potrei comparire anche io, ma non vi dirò con quale personaggio.
Per chiarire qualsiasi dubbio: no, non ho e non ho mai avuto problemi con la legge o simili xD
Credo di aver detto tutto…
Spero che la storia vi piaccia :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Angolo dell’autore:
Questa volta lo scrivo all’inizio perché ho una cosa importante da dire. Sto provando una vera e propria avversione verso le storie a capitoli, non le sento mie, ma volevo comunque cimentarmi in questa impresa. Non sono assolutamente sicura di questa storia e del capitolo (forse si tratta solo di questo, il successivo mi piace di più), non tanto per trama o altro quanto per stesura e scrittura. Ma credo che tenere la storia per me senza pubblicarla non risolverebbe un tubo, rimarrei in stallo. Quindi tanto vale farla leggere a qualcuno e sentirne i pareri.
Grazie per l’attenzione, la pazienza e lo stomaco che avrete nel leggere J

 


“Posso sedermi vicino a te?” chiedo a Max aprendomi in un ampio sorriso vedendolo già seduto a tavola
“Certo Nami!” sposta la sedia accanto a sé facendomi un cenno.
“Com’è andata oggi a scuola?” mi chiede versandomi dell’acqua nel bicchiere.
“Male. Ho preso 5 in francese!”
Mi scocca un’occhiata di rimprovero.
“Ma non è stata colpa mia, io avevo studiato! È la prof che mi odia!” cerco di difendermi, ma so che con lui non attacca.
“Va bene. Allora dopo ti chiederò tutti i verbi irregolari, così scopriremo di chi è la colpa”
Mi ha fregata.
“Ragazzi prima di iniziare a mangiare un avviso” Kya entra nella sala da pranzo accompagnata da un ragazzo sconosciuto e subito cala il silenzio.
“Lui è Trafalgar Law e da oggi comincerà a frequentare La Barca. Confido che vi comportiate bene e che siate gentili con lui. Vuoi raccontarci qualcosa di te?” gli domanda infine, appoggiando un gomito sulla sua spalla. Espansiva come sempre. Forse anche troppo. Il nuovo arrivato, visibilmente irritato da quel contatto, si sottrae e si allontana dall’educatrice mormorando un leggero “No” come risposta e prende posto tra Zoro e Kidd.
È un ragazzo alto, moro, magro con degli occhi di un grigio particolare. Sembra molto tranquillo, ma quelli così in realtà sono i peggiori. Chissà cos’ha combinato. Omicidio? Rapina? Mah.
“Ehi strega, passami l’acqua” mi dice Zoro.
“Prenditela da solo buzzurro!”
“Non iniziate voi due!” Max si intromette subito per placare gli animi.
 
“Avanti Nami non è difficile” il ragazzo cerca di incoraggiarmi per l’ennesima volta
“Ma non ce la farò mai! Sono troppi”
Avvilita mi accascio sul tavolo posando la fronte sulla superficie di legno liscia e fresca. È da un’ora e mezza che cerca di infilarmi nella testa quei maledetti verbi irregolari francesi ma non c’è nulla da fare, non vogliono proprio saperne di rimanermi in mente.
“Va bene dai, facciamo una pausa”
Max si alza dalla sedia accanto alla mia e si avvicina a Bonney per vedere se ha bisogno di una mano con i compiti.
Dopo qualche minuti in quella posizione mi risollevo portando le braccia sopra la testa per stiracchiarle.
Guardo di fronte a me Rufy, che con aria accigliata fissa il libro di storia come se non sapesse nemmeno a cosa serva.
Sto per offrirmi di aiutarlo quando vedo, nel tavolo dietro di lui, il nuovo arrivato che mi fissa.
È seduto con le gambe allungate sotto il banco e le braccia incrociate al petto. I libri davanti a lui sono chiusi e si ostina a fissarmi con aria inespressiva. No anzi, sembra quasi che sia arrabbiato con me. Cosa gli ho fatto?
Mantengo lo sguardo. Non sono di certo una che si fa intimorire per così poco.
E infatti è lui a distoglierlo. Ho vinto!
No, mi sbagliavo. Sta guardando Max che si è avvicinato a lui e gli sta dicendo qualcosa. Probabilmente l’ha visto lì senza far nulla e gli sta chiedendo spiegazioni.
“Nami mi dai una mano?”
Rufy mi sta implorando con il labbro inferiore sporgente e gli occhi luccicanti. Come potrei dirgli di no?
“E va bene, fammi vedere”
“Ragazzi mettete via che è ora di far merenda” dice Kya entrando nella stanza.
“Sììììììììììììì” Rufy lancia in aria il libro euforico. Si è praticamente dimenticato che mi aveva chiesto aiuto e  non si preoccupa minimamente che se non sa nulla domani porterà a casa un altro 3. Va bè, non è un mio problema.
Rimetto tutto nello zaino. Guardando l’astuccio mi torna in mente lo smalto sottratto a Nina e sorrido.
Entro in cucina per prendere una ciambella e un succo di frutta, gli altri stanno ancora sistemando.
“Scusami”
Mi volto. Ancora Law
“Cosa vuoi?” gli chiedo seccata. Mi lascia in pace?
“Scusami se prima ti stavo fissando. È che mi ricordi una persona e stavo cercando di capire se fossi veramente lei”
Lo guardo un po’ sbalordita. Che stupida che sono stata! Che cosa mi prende? Non gli ho lasciato nemmeno il beneficio del dubbio e ho subito pensato male di lui.
“Ah no, non preoccuparti. Anzi, scusami tu” gli sorrido cercando di rimediare ai miei modi scortesi ma lui continua a fissarmi impassibile. E ti pareva. Prendo la mia merenda e lo lascio li da solo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Sistemo meglio la sciarpa intorno al mio collo uscendo da scuola. Ottobre sta lasciando il posto a novembre e il freddo inizia a farsi sentire.
Entro al centro con i capelli scompigliati dal vento.
“Ciao Nami”
È Robin a salutarmi, seduta al divanetto con un libro di greco in grembo. Ma non è sola.
“Ciao Robin, ciao Law”
Tolgo il cappotto e lo appoggio sull’attaccapanni nell’ingresso prima di avvicinarmi al moro.
“Allora, come è andato latino?” gli chiedo con le mani sui fianchi.
Loro due frequentano entrambi il liceo classico ma Law ha un anno in più di Robin
“Bene” mi risponde schivo.
“Ha preso 10” dice Robin senza sollevare lo sguardo e girando pagina.
Un sorrisetto mi compare sul volto e lo guardo compiaciuta.
“Secchione!”
Mi trafigge con uno sguardo di ghiaccio e prima che possa fare qualsiasi altra cosa scappo in cucina.
Dal momento del nostro incontro ad oggi tra noi si è instaurato un rapporto un po’ strano. Spesso ci cerchiamo, forse anche inconsciamente, ma non condividiamo mai qualcosa di veramente importante. Più che altro io lo stuzzico e lui si limita a guardarmi con aria truce.
“Ciao Ila!!” saluto l’educatrice che trovo ai fornelli.
“Ciao Nami! Fa freddo fuori?”
“Sì un sacco! Ah, ciao Kidd, non ti avevo visto”
Il rosso è seduto al tavolo della cucina. Non lo avevo notato perché raramente se ne sta così tranquillo e pacato in un angolo senza mettersi in mostra. Ha un aria cupa. Fissa il pavimento con sguardo rabbioso, come se ce l’avesse con una piastrella in particolare.
“Fammi indovinare. Bonney”
Grugnisce. Non mi guarda nemmeno ma so di aver indovinato. Anche perché sta mattina mi ha mandato un sms carico di insulti rivolti proprio a lui, anche se non ci ho capito molto.
Finalmente quei due sono riusciti a mettersi insieme ma non fanno altro che litigare in continuazione. Ma credo faccia parte di loro, che sia normale nel loro rapporto.
“Nami, tu e Robin potreste apparecchiare?” mi chiede Ila prima che possa dire qualcos’altro a Kidd. Probabilmente vuole che lo lasciamo in pace finchè non gli sarà passata
“Certo”
“E mettete un posto in più oggi, abbiamo un ospite”
“Ok…”
Esco dalla cucina andando a chiamare Robin domandandomi di chi si possa trattare.
 
“Buon appetito a tutti!!”
Kya entra nella sala da pranzo accompagnata da una ragazza.
“Cavoli abbiamo fatto tardi!!”
In effetti Usopp e Rebecca stanno già sparecchiando mentre noi altri beviamo il caffè.
“Se volete vi preparo qualcosa!” fa Ila alzandosi dalla sedia.
“Nono non preoccuparti!!” la blocca subito Kya.
“Ma mica possiamo lasciare gli ospiti a pancia vuota” si intromette Max.
“Oh no, non preoccupatevi! Mangio un po’ di frutta!” si precipita a dire la ragazza.
Ha dei lunghi capelli biondi ricci e sembra piuttosto giovane.
“Che maleducata, quasi dimenticavo. Ragazzi lei è Rachel. È una volontaria che ha deciso di passare un po’ di tempo con noi per aiutarvi soprattutto nei compiti. Credo che per il momento la affiancheremo a qualcuno di voi, poi si vedrà. Vuoi dire qualcosa per presentarti?”
“Emh, va bene… Ciao, come ha detto Kya il mio nome è Rachel, ho 23 anni e studio scienze dell’educazione all’università per questa ragione ho deciso di avvicinarmi alla realtà dei centri d’aggregazione giovanile. E.. Non so cos’altro dire. Spero di trovarmi bene qui e che voi vi troviate altrettanto bene con me”
Rachel guarda Kya un po’ imbarazzata.
“Ok perfetto! Zoro puoi andare a prendere un po’ di frutta e magari a preparare un altro paio di caffè? Law tu invece puoi venire con me per favore?”
Mentre Kya e Law si dirigono nell’ufficio della responsabile Rachel si siede a tavola con noi e inizia a presentarsi con tutti, educatori e ragazzi.
In quel momento entra anche Bonney.
“Buon giorno” dice senza troppo entusiasmo per poi lasciarsi cadere sulla sedia accanto alla mia.
Appena l’ha vista Kidd ha immediatamente distolto lo sguardo sbuffando, mentre lei non si è degnata minimamente di guardarlo.
È qui, accanto a me, con le braccia conserte sul tavolo e la testa appoggiata sopra.
“Bonney, va tutto bene?”
Nessuna risposta.
Guardo Ila alla ricerca di aiuto, aiuto che non tarda ad arrivare. Mi sta già guardando e appena ci scambiamo un’occhiata mi fa un cenno con la testa.
“Ila, possiamo andare di là? Tanto abbiamo finito di mangiare e oggi non è il nostro turno di sparecchiare o lavare i piatti” chiedo ad alta voce.
“Certo, andate pure”
Poso dolcemente una mano sulla spalla di Bonney per spronarla ad alzarsi. Come uno zombie mi segue nella stanza accanto. Quando passiamo vicino a Ila mi fa l’occhiolino e io la ringrazio muovendo solo le labbra.
Ci sediamo sul divanetto. Ha proprio la faccia sconvolta.
“Vuoi spiegarmi che è successo?”
Bonney chiude gli occhi e prende un respiro tremolante prima di rispondermi.
“Oggi Apoo mi ha mandato un messaggio. Mi ha detto di aver visto…”
Una lacrima scorre lungo la sua guancia
“Ha visto Kidd che baciava Boa!!”
Scoppia in un pianto dirotto abbracciandomi in cerca di consolazione. La stringo forte a me cercando di placare quei tremiti e singhiozzi.
Quel brutto figlio di… Come ha potuto! Ma, aspetta…
Mi scosto un poco per guardarle in faccia.
“Ma tu sei proprio sicura di poterti fidare di Apoo?! Mi pare che non sia la prima volta che racconta balle in giro per puro divertimento, o sbaglio?”
Bonney si passa il dorso della mano sulla guancia per cancellare le lacrime.
“Non lo so. Appena me l’ha detto non ci ho visto più e ho mandato un messaggio a Kidd dicendogli che tra noi era finita e che non volevo più sapere niente di lui”
“E non gli hai detto il motivo? Non hai chiesto spiegazioni?”
“No…”
Mi guarda con gli occhi ancora umidi. Non sopporto vederla così. La stringo nuovamente a me.
“Ascoltami, a mio parere non puoi fare affidamento su ciò che ti ha detto quello squinternato. Se non vuoi chiedere a Kidd io proverei a cercare risposte da Killer, di solito è sempre leale per quanto riguarda queste faccende, e di sicuro lo saprebbe se fosse vero. O magari anche a Drake”
La sento annuire contro la mia spalla.
“Però ora smetti di piangere” le do un bacio sulla testa rosa.
“Ragazze” Ila entra un po’ incerta nella sala “stiamo iniziando i compiti”
Le faccio un cenno col capo per farle capire che va tutto bene.
“Dai Bonney, andiamo” le asciugo le ultime lacrime dal volto prima di raggiungere gli altri.
Mi siedo, come al solito, vicino a Rufy, Usopp e Robin.
“Come avevo accennato prima Rachel sarà affiancata a uno di voi e abbiamo optato per Law” Kya lancia uno sguardo eloquente al ragazzo in piedi accanto a lei “e lui ha accettato con molto piacere!”
Ecco di cosa doveva parlagli in privato.
Povera ragazza, non sa cosa l’aspetta. Sì, quando ci si mette è bravo, il più bravo oserei dire. Oggi ha portato a casa un 10. Ma il problema è proprio questo: quando ci si mette!
La vedo prendere posto vicino a lui e rivolgergli un sorriso cortese, sorriso che lui ricambia con un’occhiata gelida.
 

Angolo dell’autore:
Kidd e Boa??? Dio ce ne scampi!!! Sarebbero due prime donne insopportabili!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
“Per me è pallavolo”
“Potrebbe essere anche calcio!”
“Speriamo di no!!”
“Hockey?!”
“E il giaccio dove lo metti?”
“Esiste anche su pista, babbeo!”
“Magari pallamano”
Siamo riuniti nella solita palestra dove il giovedì pomeriggio facciamo il laboratorio di basket ma gli educatori ci hanno detto che per qualche settimana faremo un’altra attività e, ovviamente, non ci hanno svelato di cosa si tratta. Ci hanno solo detto di cambiarci con dei vestiti più comodi.
Perlustro lo spazio circostante con lo sguardo alla ricerca di indizi utili ma non vedo nulla, assolutamente nulla, oltre alle solite cose: i due canestri appesi al muro, i palloni in un angolo, qualche cerchio da hoola hop.
Mentre ancora tiriamo ad indovinare Kya, Max e Ila escono dallo spogliatoio; il ragazzo porta con sé uno stereo… Uno stereo?!
“Bene ragazzi, come vi avevamo già anticipato oggi, e per un po’, non faremo basket bensì qualcosa di un po’ diverso” dice Ila fermandosi davanti a noi.
“Se state pensando ad un nuovo sport sappiate che siete fuori strada” aggiunge Max.
Ci guardiamo tutti un po’ perplessi.
Sul volto di Kya si apre un sorriso strano, quasi sadico. Non mi piace per niente.
“Da oggi” esclama “faremo un laboratorio di ballo liscio!!!”
“COSA?!?!?!” urlano in coro Kidd, Zoro, Rufy e Usopp
“Oh che cosa carina!!” dice Rebecca girandosi verso Robin che le sorride di rimando
“Sìììì non vedo l’ora!!!!” esclama Franki euforico saltellando sul posto.
Ci voltiamo tutti a guardarlo, educatori compresi, interdetti. Usopp e Bonney cadono sul posto mentre Kidd credo stia per vomitare.
“Oooook…. Bè, come tutti penso sappiate, il ballo liscio si pratica in coppia”
Alle parole di Max mi volto subito verso Rufy e Usopp che mi guardano sorridendo; almeno con uno di loro due sarà divertente! Invece Bonney si avvicina repentina a Kidd. Sì, il “problema Boa” è già stato superato e dimenticato. Avevo ragione io, Apoo aveva solo voglia di dar aria alla bocca.
“Nonono fermi!!!!” Kya ci richiama all’attenzione “saremo noi a fare le coppie!!”
Una cascata di “COSA?!?!”, “NO!!!” e “Non è giusto!!” si abbatte sui tre educatori.
“Oh avanti, non fate storie. È il momento di cambiare un po’ le carte in tavola!” dice Ila alzando la voce per farsi sentire sopra il frastuono.
Controvoglia ci zittiamo ma il nostro disappunto rimane evidente sui nostri volti.
“Allora… Rebecca con Rufy”
La ragazza arrossisce un po’ mentre il mio migliore amico le si avvicina sorridendo.
“Bonney con Usopp”
E che cavolo!! E a me chi capiterà?!
“Robin con Franki”
“Suuuper!!” esclama il ragazzone esibendo la sua classica posa.
“E Nami con Law”
Mi volto verso il moro che alza gli occhi su di me inespressivo.
“Rimangono Kidd e Zoro. Scegliete, potete ballare voi due insieme oppure con me e Kya”
I due si scambiano uno sguardo pieno di puro terrore.
“CON VOI DUE!!!!” urlano all’unisono avvicinandosi alle due educatrici.
Mi avvicino a Law senza nemmeno guardarlo. Che pizza, non mi piace ballare, è una cosa che mi annoia. Se almeno fossi stata in coppia con qualcuno di simpatico mi sarei divertita. Invece sono con questo ghiacciolo preso male. Spero che almeno abbia un minimo di senso del ritmo. Aspetta, ma Max sta spiegando i passi!! Cosa ha detto?! La donna va in avanti o indietro?? Cavoli non ho seguito nulla!!! Destro, sinistro, chiudi… cosa vuol dire?!?
“Bene, provateci voi” dice il ragazzo azionando lo stereo.
Law afferra la mia mano destra e poggia la sua sul mio fianco sinistro.
“Ehi, cosa stai facendo?!” gli chiedo irritata.
“Cosa credi che stia facendo?! È la posizione del ballo liscio” mi risponde secco.
In effetti è vero, anche gli altri stanno facendo le stesse cose. Non ho ascoltato proprio nulla. Kya e ila stanno andando indietro… Ok.
“Hai sbagliato piede Nami-ya, prima il destro” mi dice Trafalgar saccente come al solito.
“Taci!” gli dico infastidita.
Cerco di copiare i passi delle altre ma non ci capisco nulla.
“Sai, di solito è l’uomo che conduce”
Con queste parole Law fa pressione sul mio fianco avvicinandomi a lui. Con i piedi spinge delicatamente i miei per mostrarmi i passi. In effetti se seguo lui è più facile. Destro, sinistro, chiudo, pausa. Dai, non è tanto difficile.
Alzo il capo sorridendo soddisfatta e sobbalzo trovando il suo viso così vicino al mio. Arrossisco riportando lo sguardo sui miei passi. In effetti non siamo mai stati così vicini o in una situazione così intima.
“Non ti facevo così timida Nami-ya. Di solito sei sempre così sfacciata” mi sussurra ghignando.
Ah certo, mi sembrava strano che non rispondesse mai alle mie provocazioni. È questa la sua vendetta.
M’imporporo ancor più di prima e gli calpesto un piede per ripicca.
Lui non reagisce, come se non gli avessi fatto nulla. Odioso.
“E non sapevo nemmeno fossi così scoordinata” continua imperterrito.
“Piantala!!”
“Nami, stai più concentrata!!” mi dice Kya passandoci accanto disinvolta con un Kidd dal volto rosso come i suoi capelli. Ci scambiamo uno sguardo complice che esprime una muta richiesta d’aiuto.
“E tieni lo sguardo alto!” aggiunge prima di allontanarsi.
Sollevo il volto imbronciata. Mi ritrovo Law che mi fissa con il suo ghigno stampato sul volto. Gli rispondo con una linguaccia.
Per non dover guardare la sua faccia da schiaffi osservo gli altri.
Franki trascina Robin per tutta la palestra inebriato dalla musica mentre la ragazza sorride eterea.
Rufy e Rebecca ridono di gusto mentre inciampano ad ogni passo. Beati loro che si divertono!
La stessa fortuna non è capitata a Usopp e Bonney: la ragazza cerca in tutti i modi di condurre sbagliando tutti i passi.
Ila invece è costretta a guidare dato che Zoro sembra aver perso la capacità di riconoscere la destra dalla sinistra.
Quell’infame di Max invece è piegato in due dalle risate guardandoci. Me la pagherà!
“Dai, aumentiamo la difficoltà” sento la voce di Law.
“Cos..?”
Mi stringe ancor di più al suo petto guidandomi in una piroetta su noi stessi.
Osservo il suo viso sereno e altero.
Devo ammettere che è bravo, chissà dove ha imparato. Però… che imbarazzo!!
 

Angolo dell’autore:
Perdonatemi se ultimamente non riesco ad aggiornare frequentemente ma sono presa da mille cose! Ma non preoccupatevi, la traccia della storia e dei capitoli c’è già, devo solo trovare il tempo di scrivere.
Chiariamo che io di ballo non ne capisco una cippa!! Perciò chiedo venia per qualsiasi cavolata io abbia scritto.
Prima o poi scriverò una RufyxRebecca, lo giuro! Rubecca?! Refy?! Reby?! Sarebbero troppo teneri :3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


“Rachel-ya passami quelle palline blu” chiede Law dalla cima della scaletta di ferro accostata all’immenso albero.
“Al volo!” la ragazza inizia a lanciargliele dal basso facendogli quasi perdere l’equilibrio.
“Simpatica!!” le dice glaciale afferrando l’ultima che stava rischiando di cadere e frantumarsi a terra.
Lei gli rivolge una linguaccia amichevole prima di andare ad aiutare Rebecca con i festoni.
A breve sarà Natale! La festa che preferisco in assoluto! E oggi abbiamo deciso di dedicarci agli addobbi per poter sentire meglio lo spirito natalizio.
“Wow Usopp è fighissimo!!!”
“Suuuper!!”
Sento le voci di Franki e Rufy e mi avvicino a loro.
“Nami guarda che bello!!” mi dice Usopp aprendosi in un radioso sorriso con il viso sporco di tempera bianca e rossa.
Per l’occasione gli educatori gli hanno dato il permesso di realizzare un disegno sulla parete della sala: la scritta “La Barca” decorata con fiocchi di neve, pupazzi, pacchi dono, bastoncini di zucchero e altri simboli a tema natalizio.
“Sei stato bravissimo!!!” gli dico battendogli il cinque.
Il suo viso esprime gioia e soddisfazione da tutti i pori.
“E bravo il nasone” dice Kidd con strafottenza entrando nella stanza.
“E lascialo stare” gli dico guardandolo con aria truce.
“Ma è bellissimoooo!!!!!!” la voce di Kya giunge a perforarci i timpani, come al solito.
L’educatrice corre ad abbracciare Usopp sporcandosi anche lei di tempera, ma la cosa le importa ben poco.
“Dai ora venite di là che vogliamo parlarvi di una cosa” con il braccio ancora intorno alle spalle del writer ci precede nella sala.
Prendiamo tutti posto intorno al tavolone, in attesa.
“Conoscete tutti Babbo Natale segreto?” ci chiede Ila.
“Babbo Natale non esiste” dice Zoro incrociando l braccia al petto.
“COSA??!!” chiede Rufy all’amico facendo sporgere il labbro inferiore.
“Te lo spiego dopo Rufy” gli dice Robin dandogli una pacca sulla spalla.
“Ehi! Mi state ammazzando lo spirito del Natale!!” fa Kya portandosi le mani sui fianchi
“Sorvolando…” riprende Ila “A Natale è tradizione che si facciano dei regali alle persone cui si vuole bene; ma dato che spesso queste persone sono tante risulta molto difficile sia sul piano economico sia su quello delle idee. Quindi, per evitare di fare un sacco di regali ma pensati male si è ideato Babbo Natale segreto”
Mentre la ragazza spiega Max estrae un cappellino
“Come funziona. In questo cappello che Max tiene in mano ci sono dei fogliettini con scritti i vostri nomi, uno per ognuno di voi. Quindi ciascuno pescherà dal cappello. Il nome estratto sarà quello della persona a cui dovete fare un regalo. Il tutto deve rimanere segreto!! Nessuno deve sapere a chi farete un regalo. Così facendo ognuno farà un solo regalo, ma fatto bene, e ognuno ne riceverà uno, e siamo tutti contenti!”
“Che idea carina!!” dice Rebecca illuminandosi.
“Ci sono domande?” chiede l’educatore.
Vedendo che nessuno accenna a parlare inizia a far passare il cappello partendo da Rufy.
“Mi raccomando, non far vedere a nessuno che nome peschi!!”
“Ok!!” dice lui convinto.
A metà del giro tocca a me.
Infilo la mano nel berretto e, dopo aver mescolato un po’, ne estraggo un foglietto.
Lo apro
“Kidd”
Kidd?? E cosa cavolo gli potrei regalare?? Una mazza da baseball per spaccare la testa ai secchioni??!!
Guardo gli altri. Alcuni hanno la mia stessa espressione confusa dipinta in volto, altri invece sembrano soddisfatti di ciò che il destino ha scelto per loro.
“Molto bene. Vi ricordo di tenere segreto il vostro prescelto. Avete circa due settimane per cercare il regalo adatto” dice Max mettendo via il cappello “e visto che oggi siete stati così bravi nell’addobbare il centro da cima a fondo abbiamo una super merenda per voi: pandoro e nutella!!!”
“Sììììììììì” urliamo in coro.
Dopo che Bonney è uscita dalla cucina con almeno 5 fette di dolce nel piatto mi avvicino a lei.
“Senti, cosa potrei regalare al tuo ragazzo?” le chiedo in cerca di un consiglio.
“Cosa??? L’hai pescato tu????!!!!” mi domanda con la bocca piena e strabuzzando gli occhi.
“S…”
“Ti prego facciamo cambio????? Tanto a lui farei comunque un regalo, essendo il mio ragazzo, ed ho una mega idea!” mi chiede avvicinandosi sempre più a me.
Come faccio a dirle di no?
“E va bene…”
Non faccio in tempo a chiederle a chi dovrò fare da Babbo Natale segreto che mi ha già strappato il foglietto di mano sostituendolo con quello da lei pescato.
Lo apro con un po’ di timore.
“Law”
E che cavolo!!!! Almeno con Kidd qualche idea stupida l’avevo!! Cosa potrei mai regalare ad uno così misterioso e riservato?!
Sconsolata e amareggiata più di prima mi volto a guardarlo: sta porgendo un bicchiere a Rachel.
In effetti lei potrebbe aiutarmi… Da quando è qui è riuscita ad attirare le sue simpatie. Essendo affiancata a lui hanno passato molto tempo insieme ed hanno avuto modo di conoscersi.
È quasi impercettibile ma quando c’è lei lui è un po’ diverso. Sembra più sereno e rilassato, perde momentaneamente quell’aria cupa.
Avverto una strana sensazione allo stomaco mentre li osservo intenti a salutarsi.
Cosa mi sta succedendo? Perché ci sto pensando così tanto? È logico che abbiano legato, come io l’ho fatto con Max.
La vedo indossare il cappotto e afferrare la borsa mentre saluta tutti.
Scuoto il capo cercando di scacciare tutti quei pensieri.
Prima che possa raggiungere la porta la intercetto.
“Ehi Rachel! Posso chiederti un consiglio?”
“Certo Nami, dimmi tutto” mi risponde voltandosi verso di me con aria interrogativa.
“Ecco.. Per Babbo Natale segreto mi è capitato Law… E mi chiedevo se tu potessi aiutarmi a trovare un’idea per un regalo. Non lo conosco molto e non so cosa potrebbe piacergli.
Si porta un dito al lato della bocca con sguardo pensieroso.
“Potresti prendergli qualcosa inerente alla musica… Ne è un grande appassionato”  dice sollevando gli occhi su di me.
“Musica?! Forse è per questo che al laboratorio di ballo è così bravo…” dico più a me stessa che a lei.
“Ah ah sì, me ne ha parlato” dice lei sorridendo.
Ancora quella strana sensazione allo stomaco.
“Che genere di musica?” le chiedo tentando di celare il fastidio nella mia voce.
“In realtà un po’ di tutto, è molto aperto, ascolta qualsiasi genere e artista. Una bella idea sarebbe una compilation mista fatta da te, altrimenti… Se vuoi andare sul sicuro prova con il rock inglese”
Una compilation sarebbe perfetta! Personale ma non troppo.
Le sorrido soddisfatta.
“Grazie! Mi sei stata di molto aiuto!”
“Non c’è di che! Ora vado, ci vediamo la prossima settimana!”
Apre la porta facendo entrare qualche fiocco di neve.
“Ciao!”

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


“Buon Natale, mocciosa” Zoro si para davanti a me con un pacchetto tra le mani.
“Cosa?!? Eri tu il mio Babbo Natale segreto?!” gli domando stupita. Non lo avrei mai sospettato!
“A quanto pare. Dai, aprilo” mi risponde duro ma senza riuscire a reprimere un sorriso gentile.
In realtà Natale è passato già da un paio di giorni, ma dato che il centro rimarrà aperto anche durante le vacanze abbiamo deciso di scambiarci i regali dopo per protrarre lo spirito natalizio il più possibile. La cosa bella è che possiamo aprirli subito!
Scarto l’involucro verde e apro la scatolina che vi trovo all’interno.
“Oh Zoro! Sono bellissimi!!” esclamo estasiata.
Sono un paio di orecchini, dei punti luce. In realtà sono molto semplici ma sono comunque bellissimi.
“Davvero ti piacciono?” mi chiede un po’ sorpreso arrossendo impercettibilmente.
“Ma certo buzzurro!!” mi alzo di slancio dalla sedia per abbracciarlo e ringraziarlo.
Dopo esserci scambiati gli auguri, anche se ormai non hanno più tanto senso, mi avvicino a Rebecca.
“Allora, chi ti ha fatto un regalo?” le chiedo curiosa.
Il suo volto si illumina di gioia.
“Rufy! Guarda che bello!!” mi mostra un maglione all’apparenza molto pesante in tema natalizio: blu con dei motivi rossi e bianchi.
“Wow! È stupendo!”
Mi sorprendo di come Rufy sia riuscito a partorire un’idea così decente.
“Gliel’ho consigliato io” mi sussurra Usopp all’orecchio per non farsi sentire dalla ragazza ancora in estasi.
“Ah, ecco. Mi sembrava strano. Tu cos’hai ricevuto invece?” gli domando voltandomi verso di lui.
In risposta indossa un paio di occhiali da sole con la montatura nera e un berretto di lana beige.
“Fighi gli occhiali! Sono quelli che vanno di moda ora! Chi te li ha regalati?” chiedo sfilandoglieli per guardarli meglio.
“è stato Law, sa il fatto suo quello!!”
“Caspita!! Stavo per dimenticarmi il mio regalo!!” esclamo schioccando le dita.
Corro alla borsa e ne estraggo il cd impacchettato con carta decorata da piccoli pupazzi di neve.
“Ehi Law! Scusami se ti ho fatto aspettare, buon Natale!” gli dico porgendogli il regalo, un po’ nervosa. Ho seguito il consiglio di Rachel e gli ho fatto una compilation ma ogni volta che inserivo una canzone temevo potesse non piacergli.
Lui si alza dalla sedia e afferra il pacchetto. Prima di scartarlo se lo rigira un po’ tra le mani soppesandolo, lo vedo ghignare. In effetti dalla forma non dev’essere difficile immaginare cosa sia.
Finalmente toglie l’involucro e apre il cofanetto per poter leggere i vari titoli. Vedo i suoi occhi scorrere lungo la lista.
Quella sua strana smorfia torna a increspargli le labbra.
“Ottimo Nami-ya, non credevo ascoltassi tutta questa buona musica” mi dice guardandomi negli occhi.
Il mio cuore manca un battito davanti al suo volto radioso; sono davvero contenta che gli sia piaciuto. Non posso fare a meno di sorridergli di rimando.
 
Esco da La Barca e mi stringo nel cappotto avviandomi verso la fermata del pullman. Speriamo che anche con questo tempo la circolazione sia regolare.
Mi perdo ad osservare il movimento lento dei fiocchi di neve nel cono di luce del lampione finché non sento dei passi ovattati avvicinarsi.
Mi volto facendomi prendere un po’ dall’ansia: è quasi sera, è già buio, e non si sa mai chi possa prendere i mezzi.
Appena riconosco una sagoma familiare mi tranquillizzo.
“Trafalgar! Che ci fai qui?” domando un po’ sorpresa. Da quando lo conosco non abbiamo mai fatto la strada insieme.
“Prendo il pullman” mi risponde atono fermandosi a pochi passi da me.
Simpatico.
“Questo l’avevo capito, genio. Ma è la prima volta che ti vedo prenderlo”
“Durante le feste vado spesso a casa di mio zio, abita vicino l’ospedale”
“Ah sì, è la fermata dopo la mia”
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto. È la prima volta che ci troviamo veramente soli e sono un po’ in imbarazzo, non so di cosa parlare. Ed è strano; io ho sempre qualcosa da dire!
L’aria è davvero fredda. Estraggo le mani dalle tasche e le sfrego tra loro nel tentativo di scaldarle.
“Tieni”
Un paio di guanti entrano nel mio campo visivo; è Law a porgermeli.
Sono molto tentata di accettarli al volo ma non vorrei essere scortese.
“Sicuro che a te non servino?” gli domando combattuta.
“Sì. Sopporto bene il freddo”
A questo punto, senza farmelo ripetere, afferro i guanti e li indosso. Le mie mani iniziano da subito a beneficare del tepore.
In quel momento arriva il pullman quasi completamente vuoto e noi saliamo prendendo posto in fondo. La temperatura non è cambiata di molto.
Lui appoggia il capo al finestrino e mentre si perde a guardare fuori io mi trovo a fissarlo.
È davvero un bel ragazzo. E ha anche un bel carattere. È buono, non è maleducato o aggressivo; forse è solo un po’ troppo distaccato. È diverso dagli altri ragazzi del centro. Mi domando per quale ragione ci sia finito dentro. In effetti lo conosciamo da qualche mese ma nessuno di noi lo sa.
“Senti… posso farti una domanda?” trovo il coraggio di chiedergli.
“Di che tipo?” mi risponde senza cambiare posizione.
“Personale…”
Dopo qualche attimo di silenzio sospira e si volta a guardarmi, dandomi così il permesso di proseguire.
“Come mai sei a La Barca?”
Una strana luce gli attraversa gli occhi mentre li fissa nei miei. Si avvicina leggermente per non farsi sentire dagli altri passeggeri.
“Spaccio” è l’unica cosa che mi dice.
Sento un brivido lungo la schiena. Il tono che ha usato e l’espressione dei suoi occhi sono strani.
Non avrei mai pensato si trattasse di una cosa così. È sempre così lucido, calmo, prende bei voti, non ha mai parlato di cose strane o avuto qualcosa di inappropriato tra le mani.
“Non credevo che facessi uso di drog…”
“Non ho mai detto di drogarmi” mi interrompe irritato.
Rimango perplessa. Per quello che ne so io tutti gli spacciatori fanno anche abuso di sostanze, è inevitabile, un circolo vizioso.
“Se non per qualche tipo di tornaconto perché lo fai allora?”
Di nuovo quella strana luce.
“Per noia”
Spalanco gli occhi mentre realizzo le sue parole. Noia? Posso ancora capire chi lo fa per dipendenza, chi per prestigio, chi per soldi, ma non per noia.
“E ti sembra una motivazione valida?!” dico infuriata alzando il tono della voce, forse anche troppo.
“Ti rendi conto che con quello che fai rovini la vita di qualcuno?? Chi si droga non lo fa perché gli piaccia o per noia, come dici tu, ma per dipendenza! Perché hanno un problema! E per loro spesso quelle sostanze nocive sembrano l’unica soluzione! Ma credevo tu avessi abbastanza testa da capire che non lo sono affatto, anzi!!”
Rimane impassibile a subire tutti i miei rimproveri con un’espressione dura sul volto.
Quando capisco che non ha la minima intenzione di ribattere scuoto la testa e porto lo sguardo da un’altra parte. Realizzo che siamo quasi arrivati alla mia fermata.
Mi alzo suonando il campanello per segnalare all’autista di fermarsi.
Non lo degno nemmeno di uno sguardo o un saluto, e lui non è da meno.
Quando le porte si aprono scendo dal mezzo senza voltarmi indietro.


Angolo dell'autore:
Salve!! :D
Essendo riuscita a trovare un paio di giorni di relax in questa vita frenetica ho pensato ad una cosina per voi.
In questa storia ci sono molti personaggi, con storie assai diverse e ognuna interessante a modo proprio. Ma dato che il punto di vista è quello di Nami e io mi sto concentrando solo su specifici personaggi è un po' difficile dire tutto di tutti.
Per questo motivo ho pensato di scrivere una sorta di "scheda di presentazione" per ogni personaggio e postarne una o due alla fine di ogni capitolo, partendo da questo.
Alla prossima! :)





Nome: Rebecca Riku
Età: 1
5 anni
Scuola: Istituto Tecnico indirizzo Turistico, 2° anno
Crimine: Ne
ssuno
Note: Si trova a La Barca perché cambia spesso città a causa del lavoro dei genitori, spesso assenti. Negli anni ha anche subito atti di bullismo essendo una ragazza minuta e poco incline alla violenza. Ha una cotta per Rufy.


 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Sono seduta sul divano ad aspettare. Osservo tutti quelli che varcano la soglia tornando da scuola e li saluto. E intanto continuo ad aspettare. Aspetto, aspetto e ancora aspetto!
Sono veramente agitata; come ogni volta del resto. E questa attesa non aiuta certo a migliorare le cose.
“A tavola ragazzi” dice Ila uscendo dalla cucina.
Mentre mi dirigo nell’altra stanza guardo per un’ultima volta la porta d’ingresso. Ancora nulla.
Prendo posto e inizio a mangiare a capo chino. Non vedo nessuno e non sento nessuno.
Però devo darmi una regolata. Se continuo così Max potrebbe accorgersene
“Nami, va tutto bene?” mi domanda Usopp guardandomi un po’ timoroso.
“Sì sì, non preoccuparti” gli rispondo nel tentativo di tranquillizzarlo mentre i miei occhi mandano un messaggio diverso: fatti i fatti tuoi!
Per il resto del pranzo cerco in qualsiasi modo di distrarmi. Parlo un po’ con Robin e Rebecca delle vacanze, di come hanno passato il Capodanno, di cosa è successo in questo primo giorno di scuola. Così facendo riesco quasi a sopravvivere all’ansia.
“Bene, oggi sparecchiano…” esordisce Max a fine pranzo.
Usopp e Franki improvvisano un rullo di tamburi con le posate.
“… Zoro e Rebecca!!” esclama tra le ovazioni dei due.
“E per lavare i piatti invece… Kidd e Rufy!!” continua guardando Kidd con un’espressione che non ammette repliche prima che possa dire qualsiasi cosa.
Mi alzo dalla sedia e guardo nuovamente verso la porta: ancora nulla. Questo è davvero strano. Pensavo che entro il pranzo sarebbe arrivata.
Vado da Ila per capirci qualcosa.
“Ila come mai Bonney non è ancora arrivata?” le domando sfregandomi il braccio.
“Ha la febbre, ha chiamato questa mattina sua madre per dircelo”
“Ah… Ok… Grazie”
Con sguardo vitreo torno ad accasciarmi sul divano, nella stessa posizione di prima.
Maledizione! Perché proprio oggi doveva ammalarsi?! E soprattutto perché cavolo non mi ha avvisata!! Poteva anche mandarmi un messaggio, non mi sembrava così difficile!
E ora come faccio? Avevamo programmato tutto nei minimi dettagli e non posso rimandare. Ma non posso nemmeno farlo da sola. E dubito che qui ci sia qualcuno in grado di farlo. Che situazione… Quando la vedo la strozzo!!
“Mi sembri un po’ agitata Nami-ya”
Faccio un salto sul divano e a stento trattengo un urlo. Non mi ero accorta che accanto a me c’era Law. C’era già prima che mi sedessi io o è arrivato dopo?
“E anche tesa oserei dire” continua sogghignando, strafottente come al solito.
Ho una voglia di tirargli un pugno…
Da quella volta sul pullman abbiamo parlato davvero poco. Non che io sia ancora arrabbiato per quello che ha detto, in fondo non è un mio problema, ma non sono più riuscita a guardarlo allo stesso modo. Mi ero illusa che fosse un ragazzo onesto, buono, maturo, e invece si è rivelato stupido e menefreghista come tutti gli altri!
Speravo davvero che fosse diverso dagli altri, che valesse la pena conoscerlo un po’ di più. Ma i miei erano solo castelli in aria.
Ma chi voglio prendere in giro. La realtà è che stavo iniziando ad accettare il fatto che provavo minimamente interesse verso di lui e in pochi minuti è riuscito a far svanire tutto.
“Sei ancora qui?”
Al suono della sua voce mi riscuoto dai miei pensieri e arrossisco un po’ nel trovarlo intento a fissarmi con attenzione.
“Non sono affari tuoi!” esclamo brusca.
“Scommetto…” riprende a parlare con un tono più basso e avvicinandosi di più a me.
“… che la causa è il fatto che Bonney è assente”
Inevitabilmente sbarro gli occhi, e così facendo gli do la conferma che cercava.
Fulminea afferro la sua felpa strattonandola un po’ ma lui non si muove di un millimetro.
“Cosa sai tu?” ringhio a denti stretti.
“So tutto Nami-ya” mi dice impassibile, come se non lo stessi quasi minacciando, come se stessimo parlando del clima.
“E se non ti dai una calmata gli altri potrebbero insospettirsi e porci domande scomode”
Mi guardo intorno e incontro lo sguardo di Robin che ci fissa con finta indifferenza.
Lascio andare la presa e ricado contro lo schienale del divano incrociando le braccia al petto.
“Parla” gli ordino guardandolo furente.
“So che avevate progettato un furto alla gioielleria per questa sera, ma essendo malata non potrà più farti da complice” mi dice con aria furba.
Apro la bocca nel tentativo di ribattere, di smentire, ma è tutto inutile. La richiudo. Come diavolo fa a saperlo lui?
“C-come…?” tento di chiedergli balbettando con le mani che iniziano a sudare.
“è stato Kidd a dirmelo” il suo ghigno si fa sempre più largo.
Rapidamente tento di fare tutti i collegamenti. Bonney l’avrà sicuramente detto a Kidd e lui… Lui perché lo ha detto a Law?!
Lo guardo socchiudendo gli occhi. Non c’è nemmeno bisogno che ponga la mia domanda che lui ha già capito.
“Oggi ci siamo incrociati mentre tornavamo da scuola e non ha fatto altro che esibire la sua ragazza e il fatto che fosse talmente tosta da infiltrarsi in una gioielleria di notte. Il tutto con il petto gonfio d’orgoglio!”
Quei due baka! Me la pagheranno. Un furto ben pianificato non è una cosa da sbandierare ai quattro venti.
Sto per alzarmi e andare in cucina a cantargliene quattro a quella testa rossa.
“Se vuoi ti accompagno io”
Alle sue parole mi arresto a metà strada ricadendo sul divano.
“Tu?!” domando scettica
“Sono abile, veloce, un ottimo partito” risponde con aria maliziosa.
“Hai mai rubato qualcosa?” proseguo ignorando la sua frecciatina.
“No, ma sono sicuro che tu sarai un’ottima insegnante. E poi non vorrai mica andarci da sola”
Lo osservo valutando le alternative. Per una cosa simile oltre alle capacità ci vuole affinità e complicità, infatti avevo pensato a Rufy e Usopp ma uno è troppo chiassoso e l’altro troppo fifone e imbranato.
Rebecca non mi sembra proprio il tipo, andrebbe nel panico. E ho paura che se lo sapesse Robin tenterebbe di dissuadermi.
In effetti potrebbe essere la mia unica speranza. È atletico e furbo. Queste doti forse potrebbero compensare qualsiasi mancanza. E poi non posso tenergli il broncio per una cosa in cui io non c’entro minimamente.
“Farai tutto quello che ti dico senza obiettare e senza agire di testa tua?” gli domando con sguardo severo che non ammette risposte negative.
“Certamente” risponde fissandomi negli occhi.
So già che me ne pentirò...



Nome: Roronoa Zoro
Età: 17 anni
Scuola: Liceo Sportivo, 3° anno
Crimine: Bullismo
Note: Aveva iniziato con Ragioneria ma dopo essere stato bocciato ha intrapreso il Liceo Sportivo in cui ha trovato la sua strada. È stato trovato vicino ad un ragazzino inerme coperto di sangue. Senza nemmeno essergli data la possibilità di ribattere è stato denunciato per bullismo: in realtà si trovava lì proprio per aiutare quel ragazzino






Nome: Usopp
Età: 16 anni
Scuola: Settore Tecnologico- Indirizzo Chimico, 3° anno
Crimine: Vandalismo
Note: Abilissimo writer è un ragazzo simpatico a cui piace mettere in mostra la sua bravura. Molto amico di Rufy e Nami, non va molto d’accordo con Bonney e Kidd




 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


“Tieni”
Porgo a Law i suoi guanti, quelli che mi aveva prestato durante le vacanze di Natale che non avevo avuto ancora modo di ridargli.
“Ah grazie” li indossa, come è giusto che faccia. Non dobbiamo lasciare impronte.
Siamo davanti alla gioielleria Hazel, la più rinomata della città. L’orario di chiusura è passato da un pezzo e infatti non si vede alcuna luce all’interno.
Sono un po’ nervosa. Solitamente mi dedico a furtarelli: entro in un negozio e infilo un braccialetto o una camicetta in borsa senza che le commesse se ne accorgono. Raramente mi dedico ai furti notturni. Ma a volte ne sento il bisogno, ho voglia di sentire quella scarica d’adrenalina che mi fa sentire come se mi trovassi in un film d’azione.
Come ogni volta ho pianificato tutto.
So che sul retro c’è una porta non allarmata con la serratura facile da scassinare.
Qualche giorno fa mentre ero nel negozio un commesso molto poco astuto ha fatto l’errore di farsi vedere mentre nascondeva le chiavi dei vari cassetti, così non dovrò nemmeno preoccuparmi di spaccare le vetrine e far scattare qualche allarme.
Sembra quasi troppo facile.
“Ti ricordi tutto?” domando a Law nell’oscurità.
“Perfettamente” mi risponde lui ghignando.
Non sembra affatto impaurito. Dal suo volto è evidente il suo stato di eccitazione. Probabilmente è la prima volta che partecipa ad una cosa del genere.
“Pivello…” sussurro deridendolo.
“Cosa hai detto?” mi chiede con un pizzico di irritazione nella voce.
“Nulla Lupin!” soffoco una risata.
“Dai, andiamo”
Mi avvio lungo la strada e anche se si trova alle mie spalle so che mi sta guardando in cagnesco per essermi presa gioco di lui.
Entriamo nella stradina laterale per dirigerci sul retro del negozio.
Osservo nuovamente con attenzione e scrupolo la porta per assicurarmi di aver calcolato tutto nel migliore dei modi.
Porto le mani alla testa per prendere una forcina che mi tiene fermi i ciuffi di capelli troppo corti per arrivare alla mia coda alta, facendo così ricadere la ciocca sul mio viso.
Infilo il fermacapelli nella serratura e inizio a muoverlo con mani esperte finché, pochi secondi dopo, sento lo scatto della serratura.
Compiaciuta rimetto la forcina al suo posto.
“Ammirevole” dice Law tenendo aperta la porta per farmi entrare.
“Non sono mica una dilettante, io” gli soffio sul volto mentre gli passo davanti entrando nell’edificio.
È troppo piacevole stuzzicarlo. E questa volta non sembra nemmeno prendersela, anzi, sembra divertito. Sarà l’adrenalina che ci scorre in corpo a renderci così euforici e complici.
Ci muoviamo a tentoni nel buio del retrobottega. Ho preferito non portare alcuna torcia per evitare qualsiasi tipo di rischio.
Mi muovo incerta tra scatoloni e scaffali, toccando le pareti con le mani per orientarmi meglio.
“Anche se abbiamo fatto tardi ne è valsa la pena”
Improvvisamente delle voci giungono alle nostre orecchie accompagnate da una fonte luminosa sulla nostra destra. Intravedo un corridoio laterale che abbiamo appena superato da cui proviene la luce. Devono esserci delle stanze che non avevo calcolato, stanze che si frappongono tra noi e l’unica via di fuga.
Colta alla sprovvista lascio sfuggire un gridolino stridulo che subito viene soffocato da una mano guantata.
Law mi trascina in uno spazio angusto tra due scaffali, bloccandomi contro la parete, in un punto in cui la luce non riesce a raggiungerci.
“Sei matta?! Non gridare!” mi sussurra visibilmente allarmato.
Vedendolo in questo stato di agitazione capisco che devo essere io a prendere in mano la situazione essendo l’esperta del caso.
Ritrovo un minimo di calma e concentrazione e sposto la sua mano dal mio volto.
“Hai ragione scusa. Ora dobbiamo trovare un modo per cacciarci fuori da questo guaio”
Mi guardo intorno mentre il mio cervello lavora frenetico alla ricerca di una soluzione.
“Bè… Se escono senza venire da questa parte non dovremmo avere problemi… Altr…”
Le parole mi muoiono in gola. Spalanco gli occhi inorridita a non riesco a trattenere un urlo di disgusto.
“Ahhhhhhhh!!!”
Ho appena visto uno scarafaggio grande come una pallina da ping pong zampettare sugli scatoloni che occupano lo scaffala alla mia sinistra.
Law cerca nuovamente di zittirmi ma inutilmente, ormai il danno è fatto.
“Ehi hai sentito?” sento dire da un uomo.
“Sì… C’è qualcuno!” risponde l’altro.
Prima che possa farlo lui mi tappo da sola la bocca quando capisco che i passi dei due si dirigono nella nostra direzione.
Siamo spacciati! Siamo in trappola! Verremo beccati e Max mi farà la pelle! Gli avevo promesso che avrei smesso con i furti e lui aveva molta fiducia in me, ci rimarrà malissimo.
Sono proprio una stupida!
Le voci dei due uomini si fanno sempre più vicine, a breve saranno nella stanza e sarà la nostra fine!
Law mi mette le mani sulle spalle e io riporto la mia attenzione su di lui. Vedo che si è calato maggiormente il berretto sul volto.
“Ascoltami. Io li distraggo e tu scappi!”
Ma cosa sta dicendo? Non faccio in tempo a domandarglielo che è già sbucato fuori dal nostro nascondiglio nel momento esatto in cui i due sono arrivati nella stanza.
“Ehi tu!!” sento uno gridare nella sua direzione.
Trafalgar scappa verso il negozio, nella direzione apposta a quella da cui siamo venuti. Pochi secondi dopo vedo altre due sagome correre davanti a me. Concentrati come sono su di lui non si accorgono nemmeno della mia presenza.
Faccio capolino con la testa dal mio nascondiglio per vedere cosa stia succedendo ma nella gioielleria è troppo buio per vedere qualcosa. Sento i rumori allontanarsi.
Emergo totalmente dagli scaffali e corro in direzione dell’uscita.
Devo assolutamente fare qualcosa per Torao, devo aiutarlo. Lui si è sacrificato perché io potessi salvarmi.
Esco all’esterno e l’aria fredda di gennaio mi colpisce in pieno. Senza fermarmi esco dalla strada laterale e mi precipito sulla sinistra dove trovo una cabina telefonica; mi ci nascondo dietro.
Con il battito cardiaco ancora a mille cerco di elaborare rapidamente un piano. Ma non ho idee!
Sto per farmi prendere dalla disperazione quando sento il rumore di una porta che sbatte.
Guardo attraverso i vetri della cabina e vedo Law sbucare fuori dalla stradina e svoltare nella direzione opposta alla mia.
Sto per chiamarlo quando vedo arrivare anche i due inseguitori. Fortunatamente non hanno visto da che parte sia andato e dopo un po’ indecisione vengono nella mia direzione. Mi accuccio per evitare di essere vista.
Dopo che mi hanno superata mi sollevo e vado in cerca di Law.
Non lo vedo sulla via principale. Dopo una cinquantina di metri noto un’altra stradina laterale. Mi affaccio con circospezione e lo vedo. La schiena poggiata contro il muro, le mani posate sulle ginocchia mentre tenta di riprendere fiato.
Gli vado in contro. Non appena mi vede si solleva assumendo una posizione eretta e un’espressione spavalda cercando di darsi un’aria imponente.
“Chi è il pivello ora?” mi domanda ghignando con il fiato ancora corto.
“TU!!!” gli urlo fermandomi davanti a lui. Punto un indice contro il suo petto e ad ogni parola lo colpisco con crescente rabbia.
“Idiota! Sprovveduto! Avventato! Baka! Incosciente! Megalomane! Presuntuoso!”
Potrei continuare all’infinito, la mia testa è affollata di termini ben poco gentili, ma non me lo permette.
Con una mano ferma quella che lo stava colpendo ripetutamente e porta l’altra dietro la mia nuca.
Prima che possa rendermene conto le sue labbra sono sulle mie. Si muovono smaniose e fameliche in un bacio passionale.
In poco tempo la mia collera è stata rimpiazzata dalla sorpresa che ha subito lasciato il posto al sollievo: il sollievo di sapere che stiamo bene, che sta bene, che non ci accadrà nulla.
Con il cuore più leggero e le farfalle nello stomaco passo le braccia intorno al suo collo ricambiando il bacio.
Non so se ciò stia accadendo per qualche residuo di adrenalina nelle vene o per chissà quale altro motivo, ma non mi importa. Mi inebrio del suo profumo e del suo sapore avvicinandomi più a lui e approfondendo sempre più il nostro bacio.
 

Angolo dell’autore:
Ho inserito un piccolo riferimento a Percy Jackson e uno a Harry Potter. Vediamo se qualcuno li ha individuati ;) 




Nome: Nico Robin
Età: 16 anni
Scuola: Liceo Classico, 3° anno
Crimine: Truffa scolastica
Note: Ragazza seria e molto leale. Stufa di vedere i suoi compagni di scuola prendere voti alti ricopiando, senza studiare, ha distribuito a tutti false copie di compiti in classe, mettendo in cattiva luce tutto l’istituto

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Angolo dell'autore:
Domando infinitamente scusa per il ritardo! è stato un periodo molto impegnativo.
Ad ogni modo non dovrebbe mancare molto alla fine della storia perciò in questi giorni mi impegnerò per finirla così da poter aggiornare più frequentemente.
Buona lettura :)




Continuo a guardare l’orologio ma sembra che le lancette non si muovino. Non vedo l’ora di uscire da qui. Non riesco più ad evitarlo.
Ieri sera dopo il furto, dopo il bacio, Law mi ha riaccompagnato a casa e non ci siamo detti una parola!
E anche oggi quando sono entrata al centro e l’ho visto non sapevo cosa dirgli, ero troppo in imbarazzo. Ed è andata a finire che l’ho ignorato per tutta la giornata.
Lui invece continua a lanciarmi occhiate di quando in quando. Sembra che voglia dirmi qualcosa ma ho paura!
Non so cosa significhi quel bacio per lui e nemmeno per me. Non so come affrontare la situazione.
Finalmente è finita la giornata. Non appena gli educatori ci dicono che possiamo andare a casa mi sfilo il grembiule che stavo usando per il laboratorio di cucina e indosso il mio cappotto afferrando rapidamente lo zaino.
“Ciao a tutti!!” dico con un piede già fuori dalla porta.
Attraverso i vetri vedo che Max, Kya e Usop mi guardano in modo strano. Sicuramente si staranno chiedendo da dove nasca tutta questa fretta.
Mentre mi avvio alla fermata del pullman metto le auricolari nelle orecchie e mi perdo nel mio mondo.
Voglio mettere più distanza possibile tra me e Trafalgar. Non voglio dargli la possibilità di avvicinarsi a me e parlarmi, non reggerei per l’imbarazzo!
Dopo pochi minuti il mezzo sosta davanti a me e apre le porte.
Come al solito prendo posto accanto al finestrino e subito mi perdo a guardare fuori.
Nonostante abbia le cuffie nelle orecchie sento qualcuno rivolgermi la parola. Mi volto verso il mio interlocutore sfilandone una per poter capire cosa mi stia dicendo.
Con mio immenso stupore mi trovo davanti Law, con il fiato corto, che mi osserva in attesa di risposta. Risposta che non arriva in quanto non ho udito la sua domanda.
“Allora, posso sedermi?” mi chiede dopo aver ritrovato un respiro regolare e il suo solito ghigno.
Arrossisco visibilmente e gli faccio un segno d’assenso con il capo. Non posso certo ignorarlo in una situazione del genere.
Prende posto accanto a me sfilandosi lo zaino dalle spalle.
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto.
“Tutto bene?” mi domanda poi facendomi sobbalzare.
“Sì… Tu?” gli chiedo più per educazione che per vero interesse.
“Tutto bene” risponde atono.
Mi viene in mente che lui non è solito prendere il pullman
“Stai andando da tuo zio?”
“In realtà no. Volevo parlare con te” mi dice guardandomi con sguardo duro, sguardo che non riesco a sostenere e mi ritrovo ad abbassare il capo mentre le mie guance si imporporano ancor di più.
Maledizione. Perché ne vuole parlare per forza? Non saprei nemmeno cosa dirgli! Però qualcosa dovrò pur inventarmi, non ho vie di scampo.
“Senti, per ieri sera…” inizio a parlare con tono incerto ma lui mi interrompe immediatamente.
“Non volevo parlare di ieri sera” dice secco.
Sorpresa riporto l’attenzione sul suo volto. Ha un’espressione seria e contrita.
Non riesco a immaginare cosa abbia di così urgente da dirmi.
“Ti ho mentito” esordisce atono.
Un’espressione confusa e interrogativa compare sul mio volto ma non faccio in tempo ad esprimere i miei dubbi ad alta voce che lui continua con il suo discorso.
“Quando mi hai chiesto perché spacciassi ti ho risposto per noia. Ho mentito”
Si volta per puntare lo sguardo di fronte a sé prima di proseguire.
“La verità è che… Lo faccio per soldi. I miei genitori hanno grossi problemi finanziari e l’unico modo veloce e comodo che ho trovato per aiutarli è stato questo. Mi rendo conto quanto questa cosa sia sbagliata ma nella situazione in cui mi trovavo non riuscivo a vedere altra alternativa. In realtà io sono sempre stato contro la droga, ogni volta che vendevo sostanze a qualcuno e lo vedevo cadere nella spirale della differenza per causa mia avvertivo un profondo dolore. Inutile dire che quando i miei genitori lo hanno scoperto si sono infuriati moltissimo nonostante abbiano capito le mie ragioni. Hanno deciso di mandarmi a La Barca per evitare che potessi entrare in giri più grandi e peggiorare la situazione”
Lo vedo incurvare la schiena e poggiare i gomiti sulle ginocchia.
“Oltre agli educatori, che conoscono tutte le nostre situazioni per ragioni lavorativo, ne ho parlato solo con Rachel. Mi è stata molto d’aiuto, mi ha dato molti consigli utili su come evitare determinate situazioni. Ti ricordi che il primo giorno che ci siamo visti ti fissavo in modo strano? Mi ricordavi molto una mia ex cliente e avevo paura che sarei ricaduto in quel giro di affari”
Ammutolisce.
Io lo fisso con gli occhi sgranati.
Quindi mi ero sbagliata. Non è un ragazzo idiota, superficiale e immaturo come tutti gli altri. Porta dentro di sé il peso di una situazione familiare precaria e la vergogna per aver rovinato la vita di tante persone. E non ha mai mostrato questo dolore, nascondendolo sempre dietro il sarcasmo e l’indifferenza.
Ma vedendolo ora qui, così abbattuto e abbandonato, non posso provare rancore o disgusto per lui. Ha solo cecato un modo per rimanere a galla con i mezzi che aveva, come molti di noi del resto.
Vorrei consolarlo, dirgli che va tutto bene, che io lo capisco, ma mi precede.
“Ho deciso di parlarne con te per ricambiare la fiducia che tu hai mostrato ieri nei miei confronti. Bè, non solo per questo, anche perché mi fido di te”
Si porta una mano tra i capelli in un gesto teso.
“Scusami per quello che ho fatto ieri sera, non volevo infastidirti. È solo che… Non lo so… Quando sto con te mi sento un normale diciassettenne e dimentico momentaneamente i miei problemi. Però non volevo in alcun modo turbarti quindi dimentica pure ciò che è successo”
Avverto una strana sensazione allo stomaco. Ora che conosco la sua vera natura non vorrei mai dimenticare. Ora che so chi è e cosa prova posso finalmente dar libero sfogo ai miei sentimenti che avevo tentato di inibire per paura delle conseguenze. Ma ora la paura può lasciar spazio alla speranza.
Dolcemente appoggio una mano sulla sua guancia e imprimo una lieve pressione per voltare il suo viso verso di me. Lui mi guarda un po’ confuso da quel gesto per lui inaspettato.
Senza dire una parola mi avvicino a lui socchiudendo gli occhi e poggio le mie labbra sulle sue in un bacio totalmente diverso da quello di ieri sera.
È lento, pacato, romantico. Voglio trasmettergli tutta la dolcezza, l’affetto e la comprensione che gli sono mancati e di cui è in cerca.



Nome: Monkey D Rufy
Età: 16 anni
Scuola: Liceo Scientifico, 3° anno
Crimine: Nessuno
Note: Si trova a La barca perché i genitori sono spesso assenti: la madre è sparita da molti anni e il padre è spesso via per lavoro. Nonostante questi problemi è sempre spensierato e allegro. Adora mangiare e i suoi migliori amici sono Usopp e Nami, insieme formano un trio inseparabile







Nome: Eustass Kidd
Età: 17 anni
Scuola: Istituto Professionale- Indirizzo Meccanico, 3° anno
Crimine: Violenza a pubblico ufficiale
Note: Ragazzo pieno di sé, crudele e aggressivo. Ha picchiato un poliziotto che si era intromesso per fermare una rissa in cui lui era coinvolto fuori da un locale. È fidanzato con Bonney: la loro relazione è caratterizzata da alti e bassi e spesso litigano, ma tornano sempre insieme.


 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Angolo dell'autore:
Chiedo scusa per il ritardo, mi merito tutti i vostri insulti dal primo all'ultimo.




“Buon giorno” mi sussurra Law all’orecchio passando dietro di me appena entrato al La Barca, provocandomi un piacevole brividio dietro la schiena.
“Buon giorno” gli rispondo con un sorriso malizioso.
È da un paio di settimane che usciamo insieme ma abbiamo deciso di tenerlo nascosto: non vorrei dovermi sorbire battutine e frecciatine ogni giorno dal momento in cui varco quella porta.
Anche se in realtà non ho potuto fare a meno di dirlo a Rufy, che però non sembra averci capito molto, e Robin sembra esserci arrivata anche prima di noi. Ogni tanto ci guarda e la vedo ridacchiare tra sé.
E penso che lui ne abbia parlato con Rachel; anche lei negli ultimi tempi mi regala ampi sorrisi. Ma tutto questo non fa che aumentare la mia sensazione di colpevolezza.
Non ho la forza di raccontargli la verità…
“A tavola!” ci invita Max dalla sala da pranzo.
“Finalmente!!” urla Bonney prendendomi per un braccio e trascinandomi nella stanza accanto facendomi perdere definitivamente il filo dei pensieri.
Il pranzo prosegue nella sua solita routine: Bonney e Rufy si ingozzano, Rebecca guarda Rufy con aria sognante e ogni tanto gli allunga del cibo, Robin, Usopp ed io chiacchieriamo e Zoro Franki e Kidd parlano con Max di qualche nuova moto o macchina, non saprei proprio dirlo.
“Bene!” urla Max sopra il chiacchiericcio per farsi sentire e attirare la nostra attenzione.
“Oggi sparecchiano… Usopp e Franki! E lavano… Law e Nami”
Lavare i piatti è il lavoro più ingrato di tutti al centro ma non posso fare a meno di guardare il mio compagno di lavori forzati e sorridere raggiante.
Inconsapevolmente Max ci dona anche le occasioni per stare un po’ soli.
Mentre ci alziamo tutti da tavola vedo Robin osservarmi compiaciuta con la sua tazzina di caffè in mano.
Fintanto che i ragazzi finiscono di sparecchiare e portare le stoviglie in cucina mi appresto a riempire il lavello di acqua e detersivo.
Nel momento in cui chiudo il rubinetto sento delle braccia cingermi la vita e un paio di labbra posarsi sul mio collo. Non ho nemmeno bisogno di voltarmi per sapere di chi si tratta.
“Potrebbero scoprirci” gli dico con un filo di voce passandogli una mano tra i capelli spettinati.
Nonostante il timore di essere visti non posso negare la piacevolezza di tali attenzioni.
“Sarebbe un vero disastro” afferma sarcastico continuando a baciarmi il collo imperterrito.
“Ora che ci penso non conosco ancora la politica del centro riguardo le coppie” dico pensierosa.
“E non sei curiosa?” continua a stuzzicarmi.
Sto per rispondergli quando sento dei passi avvicinarsi. Agilmente mi sottraggo dalla sua presa appena in tempo per veder entrare Usopp, Franki e Ila.
“è tutto vostro!” dice il nasone rovesciando le stoviglie sporche nel lavandino.
Mentre i due ragazzi escono l’educatrice si sofferma in cucina a sistemare la spesa appena fatta nella dispensa.
Law ed io ci voltiamo verso il lavello e iniziamo il nostro compito: lui lava e io asciugo.
“Senti” gli dico a bassa voce, un po’ ansiosa “hai da fare pomeriggio?”
Mi lancia un’occhiata di sbieco prima di rispondermi con lo stesso tono sussurrato.
“Nulla che non possa essere rimandato. Cosa proponi?”
“Sorpresa” affermo con un sorriso indecifrabile in viso
 
Improvvisamente stacca le sue labbra dalle mie.
“Ma quindi dove stiamo andando?” mi domanda scrutandomi con fare indagatore.
“Lo scoprirai!” gli rispondo mostrandogli la lingua e balzando sull’autobus appena giunto alla fermata.
Prendiamo posto in un paio di sedili verso il fondo del mezzo, io vicino al finestrino, il mio preferito.
Il pullman è quasi vuoto come spesso capita a quest’ora.
Mi perdo con lo sguardo oltre il finestrino ad osservare le luci dei lampioni e delle altre auto che scorrono.
Anche la mia mente inizia a viaggiare. Anche se in realtà non va molto lontano.
Si sofferma sempre sullo stesso punto: i sensi di colpa.
Io voglio stare con questo ragazzo che ora è seduto al mio fianco e che dolcemente mi tiene la mano ma al contempo temo, anzi so, che lo farò soffrire.
Perché non ho il coraggio di dirgli la verità. Non ho avuto il coraggio di dirla a nessuno.
Egoisticamente voglio vivere intensamente questo rapporto che si è creato con lui ma so che la cosa giusta per entrambi sarebbe allontanarsi.
Ma proprio non ce la faccio.
Voglio avere qualcosa di lui da poter ricordare.
“Ehi, tutto bene?” lo sento domandarmi in tono premuroso.
Mi volto a guardarlo per rispondergli.
“Sì, sono solo un po’ stanca” mento. Chissà se se la beve.
“Dobbiamo scendere qui!” esclamo rendendomi conto di dove siamo.
Scendiamo in fretta dal pullman e ci ritroviamo su un marciapiede di fronte ad una fila di condomini.
“Questa non è la fermata dove scendi di solito?” domanda guardandosi intorno.
“Esatto”
Punta i suoi occhi su di me con sguardo interrogativo.
“Sai, i miei lavorano fino a tardi e mi domandavo se volessi salire in casa. Per stare un po’ soli”
Mi avvicino a lui cingendogli il collo con le braccia e guardandolo con occhi colmi di speranza.
Lui finge di prendere in considerazione la mia proposta ma so già che accetterà.
“Se proprio insisti” dice infine baciandomi sulle labbra.
Lo prendo per mano e lo guido verso il palazzo e poi lungo le scale per raggiungere il mio appartamento.
Infilo le chiavi nella porta e la apro. Una volta dentro accendo la luce e mi sfilo il cappotto che ripongo sull’appendiabiti.
Mi volto verso Law che si guarda intorno incuriosito mentre si sfila il giubbino seguendo il mio esempio.
Vado verso la cucina per bere qualcosa.
“Come mai ci sono tutti questi scatoloni in giro?” lo sento domandarmi dall’ingresso.
Un po’ dell’acqua che stavo versando nel bicchiere cade per terra.
Deglutisco a fatica. Maledizione! Non ci avevo pensato.
“Perché… Tra poco imbiancheremo! Quindi abbiamo iniziato a sistemare tutto negli scatoloni” gli urlo di rimando per farmi sentire.
Mando giù l’acqua per poter inumidire nuovamente la gola.
Sistemo il bicchiere nel lavandino proprio nel momento in cui lui varca la soglia.
Mi cinge la vita con le mani avvicinandomi a sé facendo aderire i nostri corpi. Con il viso scende sul mio collo per poterlo baciare delicatamente.
“Come mai mi hai invitato qui Nami-ya?” sussurra contro la mia pelle candida.
E come ogni volta mi sento percorrere da un brivido.
Sappiamo entrambi dove vogliamo andare a parare, non c’è bisogno di giri di parole.
“Vuoi vedere camera mia?” gli domando decisa senza però riuscire a nascondere un lieve imbarazzo.
Lui solleva il viso per potermi guardare negli occhi, portandolo a pochi centimetri dal mio.
Mi guarda intensamente come a voler capire quali siano le mie reali intenzioni.
Quando capisce che la mia determinazione e consapevolezza supera la vergogna si avvicina maggiormente a me e, contro le mie labbra, sussurra una semplice parola.
“Sì”

 



Nome: Jewelry Bonney
Età: 16 anni
Scuola: Istituto Tecnico Commerciale- Ragioneria
Crimine: Rissa
Note: Ragazza molto espansiva con uno stomaco che non conosce fine. Fuori da scuola ha avuto una rissa con altre ragazze per qualche commento di troppo. Ha da sempre una cotta per Kidd e riesce anche a conquistarlo.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


POV LAW

Distrattamente con la forchetta giocherello con i rimasugli di cibo rimasti nel piatto.
Nami non c’è e la cosa è alquanto strana. In più non l’ho sentita tutto il giorno.
Non riesco proprio a capire. Non è da lei. Per giunta dopo quello che è successo tra di noi ieri.
“Che hai Law? Il gatto ti ha forse mangiato la lingua?!” mi domanda Kidd deridendomi. Se persino lui si è reso conto del mio stato d’animo significa che sono messo veramente male.
“Taci Eustass-ya” gli rispondo semplicemente fulminando con lo sguardo la sua ragazza che, seduta al suo fianco, ridacchia sotto i baffi.
Che coppia di buffoni.
Con la coda dell’occhio vedo Kya alzarsi da tavola e richiamare il silenzio e l’attenzione con un battito di mani.
Anche lei sembra strana oggi. Non ha nulla della sua caratteristica euforia.
Intorno al tavolo cala il silenzio. Anche gli altri sembrano percepire qualcosa di strano.
“Ragazzi devo darvi una notizia” comincia guardandoci attentamente uno ad uno.
“Circa un mese fa è stato offerto al padre di Nami un lavoro migliore, più prestigioso, un’occasione da non farsi sfuggire. L’unico problema è che non si trova in questa città. In realtà è molto lontano da qui”
Punto gli occhi sull’educatrice. Temo di non poter sopportare le prossime parole.
“Per questa ragione hanno deciso di trasferirsi…”
Silenzio.
Buio.
Non è vero. Non può essere possibile.
Perché? Perché adesso? Perché lei?
Ero finalmente riuscito a trovare una persona che mi rendesse felice, che mi facesse dimenticare i miei problemi e preoccupazioni, capace con la sua sola presenza di farmi credere che un futuro esiste anche per uno come me.
Una persona che credesse in me che non si fermava all’apparenza del ragazzo freddo e schivo, dello spacciatore che fa leva sulle debolezze altrui per andare avanti.
Ma ora che non c’è più percepisco solo il vuoto.
Com’è potuto accadere? Perché non me ne ha parlato? Perché ieri non mi ha rivelato la reale funzionalità di quegli scatoloni?
Dopo un lasso di tempo che sembra infinito riesco a capire che il buio e il silenzio non sono reali ma solo mie percezioni. Intorno a me è pieno di bisbigli degli altri ragazzi che commentano la notizia.
Perché di questo si tratta per loro, una semplice novità che nel giro di qualche settimana non sarà più tanto importante. Ma non è altrettanto per me.
Prima che Kya ricominci a parlare incontro gli occhi azzurri e limpidi di Robin. Sembra tentare di leggermi l’anima.
“Io sono venuta subito a conoscenza dei fatti ma lei ha scelto di non dirvi niente e io ho rispettato la sua decisione. Non voleva allarmarvi e non le piacciono gli addii. Voleva che gli ultimi momenti qui con voi passassero nella totale normalità e serenità, nessuna forzatura o frase di circostanza”
Stringo i pugni sotto il tavolo fino a ferire i palmi con le unghie.
Perché mi ha riservato lo stesso trattamento degli altri? Forse per lei non sono stato nulla? Un semplice passatempo pre-partenza?
L’educatrice continua a parlare ma non l’ascolto più, ha cambiato discorso.
Gli altri si alzano da tavola, probabilmente per prepararsi alle attività pomeridiane, ma io sono incapace di muovermi e di articolare qualsiasi pensiero coerente o minimamente razionale.
“Law…”
Mi volto al suono del richiamo appena sussurrato al mio fianco e incontro un paio di occhi verdi. È Rachel.
“Mi dispiace” aggiunge con tono dolce e lo sguardo colmo di apprensione.
So che vorrebbe fare di più: consolarmi, abbracciarmi, lo capisco dalla sua postura. Ma mi conosce e sa perfettamente che se mi toccasse esploderei in un fiume di dolore.
Osservandola meglio noto che tiene una busta tra le mani e prendo ad osservarla con sguardo interrogativo. Senza bisogno che esprima ad alta voce i miei dubbi mi risponde.
“Questa mattina mentre voi eravate a scuola Nami è passata di qui appena prima di partire. Mi ha consegnato questa lettera chiedendomi di dartela”
Sgrano gli occhi di fronte a questa rivelazione.
Rimango pietrificato. Non so cosa fare.
Che senso ha? Prima mi tratta come tutti gli altri e poi vuole far avere qualcosa solo a me.
Sono davvero sicuro di voler sapere cosa ha da dirmi?
“Law, non farti sopraffare dal rancore e dall’odio. Per te è stata una persona importante e secondo me vale la pena scoprire cosa ha da dirti” mi dice Rachel porgendomi la busta con un sorriso incoraggiante appena accennato.
Titubante faccio per prenderla ma mi arresto con la mano bloccata a mezz’aria.
“Ti prego tienila tu” le dico ritraendo il braccio.
La vedo rattristarsi.
“Non voglio leggerla davanti a tutti perciò dovrei aspettare di uscire da qui. Ma non potrei resistere per tutte queste ore sapendo di averla in tasca” mi affretto a spiegarle.
Mi guarda con occhi lievemente sbarrati dalla sorpresa. Si alza scuotendo dolcemente il capo sorridendomi un’ultima volta e mi appoggia la mano sulla spalla prima di allontanarsi riponendo la busta nella tasca dei jeans.
Rimango seduto ancora qualche attimo consapevole del fatto che dovrò convivere tutto il pomeriggio con la consapevolezza che una volta uscito da qui ci sarà qualcosa ad attendermi.
Ed infatti non è per niente facile. Passo tutto il tempo a rimuginare su cosa ci possa essere scritto in quel pezzo di carta.
Durante il laboratorio di falegnameria con Max rischio addirittura di tagliare un dito al nasone che si allontana in fretta da me con sguardo terrorizzato.
Quando è finalmente il momento di uscire non ho nemmeno bisogno di cercare Rachel che è lei a venire da me e senza dire una parola mi mette la busta in mano con espressione incoraggiante.
Senza dedicarle troppa attenzione la infilo nella tasca del giaccone ed esco da La Barca senza salutare nessuno.
E la prima cosa che faccio è iniziare a correre.
Sì, voglio andarmene lontano, voglio essere solo. Nessuno sapeva di questa cosa e non vedo perché dovrebbero saperla adesso.
Corro finchè l’aria fredda non brucia nei polmoni.
Corro finchè mi fanno male le gambe per lo sforzo.
Corro finchè non riconosco più le strade e gli edifici che mi circondano.
Mi fermo in una strada isolata costeggiata solo da fabbriche e vecchi magazzini abbandonati. Sosto sotto un lampione mentre estraggo il pezzo di carta dalla tasca.
Me lo rigiro tra le mani e noto due semplici parole scritte con una bella calligrafia
“Per Law”
In quel momento realizzo a pieno la natura di ciò che stringo in mano e con gesti tremanti apro la busta e ne estraggo la lettera. La calligrafia è la stessa dell’esterno. Mi soffermo un attimo prima di prendere a leggere.
 
Caro Law,
non so proprio da dove cominciare.
Forse con il chiederti scusa. Oppure con il ringraziarti. Ma forse è meglio partire dai fatti.
Circa un mese fa sono venuta a sapere da mio padre che avremmo dovuto trasferirci. Ho sofferto molto a causa di questa notizia e non volendo che anche voi passaste quel che ho passato io ho deciso di non dirvi nulla e fingere che tutto fosse come prima. E probabilmente il tutto avrebbe funzionato se non fosse che noi due abbiamo iniziato a frequentarci.
Non dico che mi pento del fatto che tu mi abbia baciato, assolutamente no! È solo che le cose si sono un po’ complicate.
Da un lato volevo vivere questa nuova esperienza con te perché provo dei sentimenti per te e non riesco a reprimerli ma dall’altro mi sembrava di prenderti in giro ed illuderti e pensavo fosse meglio allontanarmi per non farti soffrire più degli altri. Ma non ce l’ho fatta…
Sono stata un’egoista e per questo ti domando scusa, anche se non mi aspetto il tuo perdono. Capirò se vorrai rimanere arrabbiato con me per sempre.
Non sono riuscita ad allontanarmi da te e rinnegare i miei sentimenti e così ho pensato di starti ancor più vicino rendendo il nostro ultimo periodo insieme bellissimo.
Ma credo di aver esagerato con ciò che ho fatto ieri sera. Sono stata così egoista da volerti tutto per me, in tutti i sensi, passando sopra ai quei pochi scrupoli che mi stavo facendo riguardo al quanto tu avresti sofferto a causa della mia partenza.
Sono stata davvero una sciocca e una vigliacca.
Per questa ragione ho deciso di scriverti, per spiegarti come stanno le cose e per dirti che mi dispiace di essermi comportata così male con te. E voglio anche ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per me nell’ultimo periodo.
Non ti dimenticherò mai.
Addio,
Nami

 
Mi basta leggere il foglio una sola volta per rimanere stordito a fissare la pagina con occhi vitrei.
Un uragano di emozioni e sensazioni prende forma dentro di me che lottano l’una con l’altra in una guerra in cui non so quale avrà la supremazia: tristezza, dolore, rabbia, frustrazione, angoscia, collera, solitudine, disperazione, amarezza.
Ma alla fine fuoriescono tutte insieme sovrastandomi e facendomi crollare in ginocchio sul marciapiede e trascinandomi in un pianto disperato.




Nome: Franki
Età: 17 anni
Scuola: Istituto Professionale- Indirizzo Meccanico, 4° anno
Crimine: Disturbo della quiete pubblica
Note: Ragazzone grande e grosso molto espansivo. Dall’aspetto incute timore ma in realtà è molto sensibile ed emotivo e non farebbe male a nessuno. Prova qualcosa per Robin ma lei non lo guarda neanche di striscio.








Nome: Trafalgar Law
Età: 17 anni
Scuola: Liceo Classico, 3° anno
Crimine: Spaccio di droga
Note: Freddo, riservato, misterioso, strafottente. Non parla molto di sé. L’unica a cui dice che il motivo per cui spaccia è un problema di soldi dei genitori è la volontaria Rachel con cui instaura un legame molto forte. Successivamente si aprirà anche con Nami per cui prova dei sentimenti sin dall’inizio pur non dandolo a vedere

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


*** 3 anni dopo ***

Scendo dall’auto stiracchiandomi dopo tante ore di viaggio.
Mentre attraverso la strada mi godo il profumo di primavera che impregna l’aria e il tepore del sole sulla pelle.
Ma non appena arrivo dall’altra parte mi blocco. Come se stessi realizzando veramente solo ora dove mi trovo mi soffermo davanti alla porta incapace di proseguire.
Ma so che devo farlo. E soprattutto voglio farlo! Sono tornata qui anche per questo.
Traggo un respiro profondo e poggio la mano sulla maniglia spingendo per permettere alla porta di aprirsi. Nello stesso istante sento gli immancabili campanellini sopra la porta tintinnare. Sollevo la testa per guardarli e sorrido divertita: certe cose non cambiano mai.
“Chi è?”
Una voce proveniente dall’altra stanza mi fa riabbassare lo sguardo e vedo una ragazza con biondi capelli mossi fare capolino da dietro lo stipite della porta e osservarmi un po’ perplessa ma un attimo dopo si apre in un ampio sorriso.
“Oh mio Dio! Sei Nami?!” la ragazza mi viene incontro e mi abbraccia dandomi due baci sulle guance.
“Ciao Rachel!” le dico ricambiando il saluto.
“Cosa ci fai qui?” mi domanda una volta avermi lasciata andare.
“Ma sai… un po’ di nostalgia mi ha convinta a passare per un saluto” le rispondo un po’ in imbarazzo. In effetti sarebbe stato meglio se fossi tornata prima ma non ne ho mai avuto il coraggio e la forza.
“E tu che ci fai qui? Fai ancora la volontaria dopo tutto questo tempo?”
“Oh no, ormai mi hanno assunta! Ed ecco appunto il mio capo” mi risponde indicando con un cenno la porta a vetri.
Kya entra proprio in quel momento con le braccia ingombre di buste della spesa talmente impegnata a controllare che nulla le sfugga dalle mani da non alzare nemmeno lo sguardo.
“Ciao Kya. Guarda chi c’è!” le dice l’altra.
La nuova arrivata alza gli occhi su di lei e si accorge della mia presenza.
I suoi occhi e la sua bocca si spalancano all’inverosimile.
“NAMIIIIIIIIIIIIIIII!!!!” emette un urlo acutissimo, da perforare i timpani, e lascia cadere tutto ciò che fino a un attimo prima reggeva con tanta cura per corrermi incontro e stringermi in una morsa mozzafiato.
“Ciao Kya!” saluto l’educatrice tra le risate.
“Che bello rivederti! A cosa dobbiamo l’onore?” mi chiede ancora appiccicata a me.
Dopo che Rachel è riuscita a staccarci le aiuto a sistemare i nuovi acquisti mentre chiacchieriamo.
Spiego loro che dopo essermi trasferita ho finito serenamente le scuole superiori, che nella nuova città mi sono trovata bene anche se ho sempre sofferto un po’ di nostalgia perché mi mancavano tutti loro, educatori e ragazzi. Ometto di dire di essermi cacciata ancora in qualche guaio, qualche furtarello, anche perché ormai è acqua passata.
“E gli altri come stanno? Cosa stanno facendo?” domando riponendo del tonno in scatola su uno scaffale.
“Ila non lavora più qui, ha deciso di aprire uno studio di psicoterapia, ma spesso passa a trovarci. Max invece è sempre presente! Inizia a lavorare nel pomeriggio” mi risponde Kya sistemando i surgelati nel frizer.
“I ragazzi invece una volta diventati maggiorenni hanno lasciato tutti il centro, come è giusto che sia. Alcuni sono rimasti per un certo periodo ad aiutarci come volontari, tipo Franki, Rebecca e Robin” prosegue Rachel.
Sorrido nell’immaginare Franki impegnato nel volontariato. Ce lo vedo bene, un po’ troppo chiassoso forse.
Di Robin già lo sapevo. Insieme a Rufy e Usopp è una delle poche con cui sono rimasta in contatto in questi anni. All’inizio del mio trasferimento sentivo spesso anche Bonney ma pian piano ha smesso di farsi sentire.
Osservo Rachel con la coda dell’occhio. Ho un po’ di timore a chiederle di Law anche perché non sono sicura che sappia qualcosa. Una volta usciti di qui gli educatori non hanno più nessun dovere nei confronti dei ragazzi quindi non è detto che siano rimasti in contatto.
E poi in fondo non ho bisogno di chiederle notizie perché a breve lo incontrerò, forse, se non è ancora troppo arrabbiato con me da darmi buca.
Pochi giorni fa, quando ho deciso di fare un salto in città, l’ho sentito. Fortunatamente il numero che avevo era ancora attivo.
Non mi aspettavo mi rispondesse eppure l’ha fatto. Certo, non è stata una delle nostre conversazioni più accese e vivaci. Rispondeva principalmente a monosillabi. E quando gli ho chiesto di incontrarci non ha dato nemmeno una risposta chiara. Ha buttato lì un vago “vedremo”.
“Vuoi fermarti a pranzo con noi?” mi domanda Kya facendomi tornare alla realtà.
“Oh no grazie ho un impegno. Magari passo sul tardi così vedo se riesco a salutare anche Max”
Osservo l’orologio accigliandomi.
“E in effetti è proprio ora che io vada se non voglio fare tardi”
Abbraccio nuovamente le due educatrici prima di recuperare borsa e giacca e uscire dal centro.
Osservo la mia macchina parcheggiata poco distante, indecisa se prenderla o meno, ma decido di fare una passeggiata. Tanto il posto non è lontano e almeno ho una scusa per tornare qui dopo.
Mentre cammino per le vie del centro vecchi ricordi affiorano, ricordi dei miei pomeriggi da adolescente passati a bighellonare. Lo shopping con Bonney o Robin, i gelati o le cioccolate calde con Rufy e Usopp e le passeggiate mano nella mano con Law, in quel breve periodo che abbiamo trascorso insieme.
Oggi ho deciso di incontrarlo perché in tutti questi anni non l’ho mai dimenticato. Ho sempre pensato a lui, anche quando un qualsiasi ragazzo mi corteggiava e io cercavo di trovare in lui qualcosa di interessante che mi facesse dimenticare anche solo per un attimo quegli occhi grigi. Nemmeno le costanti attenzioni di Sanji, prima persona che ho conosciuto e primo amico fidato nella nuova città, sono servite a nulla.
Ma ho sempre avuto il timore che lui fosse in collera con me e non ho mai avuto la forza di scrivergli, anche solo per chiedergli come stesse. Quante volte, prima di addormentarmi, sono rimasta a fissare il suo numero salvato in rubrica sul cellulare per trovare la forza di contattarlo o anche solo per sentirlo più vicino.
E oggi che lo vedrò sinceramente non so cosa aspettarmi. So solo che voglio vederlo e fargli sapere che sono stata una stupida e mi dispiace per come mi sono comportata, per essermene andata via così senza dirgli nulla. Non so come lui reagirà ma poco importa, sono pronta a tutto.
Sovrappensiero mi accorgo di essere giunta a destinazione: il bar “Da Ray”
Entro nel locale guardandomi intorno. Lui non è ancora arrivato.
Prendo posto ad un tavolino isolato sperando che lui non mi abbia davvero dato buca.
Dopo qualche minuto passato a studiare il menù sollevo il capo sentendo la porta aprirsi.
Il mio cuore perde svariati battiti.
È lui.
Non posso sbagliarmi.
Nonostante sia passato molto tempo lo riconoscerei tra mille.
Gli stessi capelli neri spettinati, la stessa espressione seria e glaciale, gli stessi movimenti rigidi. Le uniche differenze sono che ora è un po’ più alto e porta il pizzetto. E in effetti i suoi lineamenti sono più maturi, più adulti.
Mentre si gira intorno ad osservare il locale o forse nel tentativo di individuarmi mi rendo conto di quanto sono nervosa. D’un tratto sento la gola totalmente arida e mi rendo conto di trattenere il fiato. Non so come comportarmi: se alzarmi, farmi vedere, chiamarlo.
Ma fortunatamente lui si volta nella mia direzione e mi riconosce.
Lo vedo sgranare impercettibilmente gli occhi e titubare un momento prima di avvinarsi a me.
Si ferma in piedi accanto alla sedia posta di fronte a me e mi fissa per un istante.
“Ciao” mi dice semplicemente, senza la minima nota di calore nel suo tono di voce.
“Ciao” rispondo riprendendo finalmente fiato e con il battito cardiaco ancora irregolare. L’ansia mi sta uccidendo!
“Siediti pure” gli dico un po’ impacciata indicando la sedia con un movimento della mano.
Lui, impassibile, prende posto e inizia a scorrere il menù ignorandomi, come se non fossi lì. La mia ansia si sta trasformando in terrore puro.
Non so assolutamente come rompere il ghiaccio e qualsiasi cosa da dire mi venga in mente mi sembra una stupidata.
“Come stai?” gli domando in fine con il solo scopo di rompere quel silenzio teso.
“Bene” mi risponde sollevando appena gli occhi dalla lista.
“Cosa fai nella vita?” chiedo nuovamente nella speranza di smuoverlo.
“Studio in università, medicina” riappoggia il menù sul tavolo e fissa i suoi occhi nei miei causandomi una nuova aritmia “E tu?”
Non riesco a capire se la sua domanda nasca da un sincero interesse o pura e semplice cortesi. Ma poco importa, è già qualcosa.
“Anche io sono una studentessa, lingue straniere” rispondo per poi distogliere lo sguardo che non riesco a sostenere.
Ora c’è di nuovo silenzio.
Che imbarazzo!
Ma cosa mi aspettavo? Che mi accogliesse dopo tutto questo tempo come se nulla fosse successo e nulla fosse cambiato? Che sciocca. Dovevo aspettarmelo che sarebbe stata così dura.
E non credo che riuscirò a sostenere questa situazione per molto. Perciò ho deciso, andrò subito al sodo.
“Law, ascoltami. Ti ho chiamato qui oggi perché volevo parlare con te. Volevo sapere come stavi, anche se so che dopo tutto questo tempo non dovrebbe importarmene nulla, ma soprattutto volevo chiederti scusa per come mi sono comportata”
Mentre parlo lui nemmeno mi guarda. Giocherella distrattamente con il tovagliolo.
Sento il cuore farsi sempre più pesante ma ormai devo continuare.
“Non ho scusanti. Ho sbagliato. Lo so e mi dispiace. Può sembrare una banalità ma ero piccola e non sapevo quale fosse il modo giusto per affrontare la situazione con te. Ero già abbastanza spaventata di mio; cambiare città, lasciare tutto e tutti, ricominciare da zero e da sola, con un padre assente. Non sapevo come avrei dovuto comportarmi con e per me stessa figurati se lo sapevo per altri”
Continua ad ignorarmi come se nemmeno stessi parlando ma oramai sono partita in quarta.
“E ho deciso di parlartene non solo per i sensi di colpa ma anche perché… in tutto questo tempo ho sempre pensato a te e… ecco non mi aspetto minimamente che la cosa sia reciproca però avevo questo desiderio di rivederti e ti ringrazio per averlo esaudito”
Mi zittisco torcendomi l’orlo della maglietta nascosta sotto al tavolo nella speranza che lui dica o almeno faccia qualcosa. Ma non accade nulla. Continua a fissare la superficie in legno del tavolino.
Chiudo gli occhi sentendoli pizzicare dietro e le palpebre e sospiro rassegnata.
Li riapro con l’unico desiderio di scappare da lì e da tutta quella freddezza.
“Vedo che ciò che ho da dirti non ti interessa minimamente e non ti biasimo. Ti sono immensamente grata per esserti almeno presentato. Scusami per il disturbo e ti prometto che non ti infastidirò mai più”
Con gesti rapidi afferro la borsa e mi alzo pregustando la fuga. Ho solo voglia di dare sfogo a queste lacrime, lontano da lui.
Gli passo accanto oltrepassandolo ma non riesco a fare nemmeno due passi che una presa decisa sul mio polso mi fa arrestare.
“Aspetta…” lo sento mormorare lievemente mentre anche lui si alza
Mi spinge leggermente verso di sé e automaticamente mi volto verso di lui sorpresa.
“Aspetta…” ripete appoggiando le mani sulle mie spalle e tenendo gli occhi puntati sul pavimento.
Trattengo nuovamente il fiato mentre lo osservo con occhi lucidi.
“Devi darmi un po’ di tempo” mi dice aumentando la presa.
“Non ti azzardare mai più a dirmi una cosa del genere. Ti ho già perso una volta, non sarò così stupido da commettere nuovamente lo stesso errore”
Davanti alle sue parole mi trovo a sgranare gli occhi impotente mentre mi cinge in un abbraccio quasi disperato. Un paio di lacrime sfuggono al mio controllo mentre mi aggrappo alla sua felpa e il suo odore tanto desiderato mi stordisce leggermente.
“Anche io ho sempre pensato a te” mormora contro i miei capelli “ma pensavo non volessi più sapere nulla di me e soprattutto il mio orgoglio mi ha spinto a provare rancore e rabbia per tutto questo tempo. Ma non appena sono entrato e ti ho vista tutto l’odio dentro di me si è sciolto lasciando spazio all’unico desiderio di stringerti a me”
Alle sue parole seguono i fatti e la sua stretta si fa più salda.
“Avevo paura che non sarei riuscito a controllarlo, e infatti così è stato” sbuffa una leggera risata e anche io sorrido “E non sapendo cosa avevi da dirmi non volevo fare qualcosa di sbagliato e inappropriato”
Rimaniamo così ancora qualche attimo in cui realizzo cosa sia successo davvero. Lui mi ha perdonata e anche lui non mi ha mai dimenticato. Questa è l’unica cosa che ora conta. È anche più importante di ciò che prova per me. Come ha detto lui, per quello ci vorrà del tempo.
E mentre siamo ancora stretti l’uno all’altra mi lascio andare ad un pianto che con le sue lacrime porta via con sé tutta la tensione e il timore accumulato.
Mi accarezza dolcemente la testa e vi deposita sopra un bacio.
“Adesso va tutto bene” sussurra.
E io chiudo gli occhi fiduciosa che la sua affermazione sia vera.


Nome: Nami
Età: 16 anni
Scuola: Liceo Linguistico, 3° anno
Crimine: Furto
Note: è una ragazza molto aperta e solare. I suoi migliori amici sono Rufy e Bonney, anche se questi ultimi non abbiano un grande rapporto tra loro. Mano a mano che conosce Law inizia a provare qualcosa per lui.



 



Angolo dell’autore:
E siamo giunti anche al termine di questa long!
Essendo la prima che ho scritto volevo approfittare di questo spazio per tirare un po’ le somme.
Ammetto di non essere totalmente soddisfatta del risultato, non so di preciso cosa non sia a convincermi ma riguarda più lo stile che la trama in sé. Nonostante ciò l’ho continuata e completata perché tenevo molto alla storia e perché per me scriverla è stata un banco di prova. Durante la stesura ho capito moltissimi errori e possibili miglioramenti (che però in corso non potevo modificare xD) a partire dal fatto che nelle long è preferibile la terza persona fino ad arrivare a quello che è meglio avere un giorno fisso di pubblicazione per non rischiare di perdersi (chiedo nuovamente scusa a tutti per i continui ritardi soprattutto verso la fine). E giunti al termine mi farebbe molto piacere conoscere anche il vostro parere generale :)
Comunque sia ringrazio tutti voi che avete seguito la storia con tanto interesse, siete stati davvero molti e spero di non avervi deluso troppo :(
Ci tengo a ringraziarvi tutti uno a uno! :D
Perciò ringrazio chi ha seguito la storia: arcangela87, doragun hitomi,  Guchan, namine92, nemesis_inframe92, Portgas_D_Giorgia Uzumaki, Roxanne_16,  shera_darknight, Trafalgar Revy, Trafalgar_D_Water_Law, zipi89
E anche tutti quelli che hanno recensito!!! :D
Ultima cosa e poi sparisco: W LA LAWNAMI!!! :D

 
 

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