Unconventional

di ProudRavenclaw
(/viewuser.php?uid=526144)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Punizioni e nuovi incontri ***
Capitolo 3: *** "Elementare, Baston" ***
Capitolo 4: *** Cambi di prospettiva ***
Capitolo 5: *** Un patto indistruttibile ***
Capitolo 6: *** "Riscaldami" ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


1. PROLOGO
 
In Sala Grande, tutti gli studenti erano impegnati ad abbuffarsi e a ingurgitare succo di zucca per prepararsi ad affrontare con energia il primo giorno di scuola per quello che era il settimo e ultimo anno di Alyssa.
Alyssa Green. Una Serpeverde nata. Capelli biondi, quasi albini, occhi di ghiaccio, sguardo penetrante. Tutto ciò che Salazard sarebbe stato fiero di trovare in un suo discepolo. E Alyssa era, in effetti, ciò che veniva definito "una strega Purosangue", quindi un fedele discepolo dell'ambizioso fondatore di Hogwarts.
Era sempre stata una ragazza orgogliosa, sin dai suoi primi anni nella scuola di magia e stregoneria. Era conosciuta e ammirata da tutte le sue compagne di Serpeverde, così com'era anche desiderata non solo dai ragazzi della sua Casa, ma dai tutti i ragazzi della scuola. O meglio, da quasi tutti. Fra i Grifondoro, infatti, rivali storici dei Serpeverde, spiccava un ragazzo alto e robusto, con occhi marroni e fisico invidiabile: nientemeno che il Portiere e Capitano della squadra di Quidditch della sua Casa, Oliver Baston.
I due si detestavano sin dal primo giorno di scuola del loro primo anno e la situazione non era affatto migliorata con il passare degli anni.
Terminata la colazione, gli studenti si alzarono per dirigersi verso le rispettive Sale Comuni. Alyssa era particolarmente di fretta quella mattina perché ci teneva ad arrivare in orario alla prima lezione con il Professor Piton, il direttore della sua Casa. Svoltato l'angolo del corridoio, qualcosa si frappose fra lei e la sua smania di andare a recuperare i libri. Si era, infatti, scontrata con il suo acerrimo nemico, Oliver Baston, suscitando in lui un certo disappunto che, osservando l'espressione della ragazza quando distinse "l'ostacolo", era condiviso anche da lei.
"Baston, levati di mezzo. Non ho tempo da perdere con te." sibilò la Serpeverde, che non aveva nessuna voglia di invischiarsi in una discussione che, lo sapeva, sarebbe finita a colpi di Fatture Orcovolanti.
"Bè, a dire la verità sei stata tu a urtarmi, Green. E poi tranquilla, nemmeno io ho voglia di sprecare il mio preziosissimo tempo con te.". Detto questo, i due si scambiarono uno sguardo in cagnesco, per poi dirigersi in direzioni opposte, entrambi divorati dall'odio verso l'altro.
 
Era il primo giorno di scuola per Alyssa. Nonostante il suo carattere sicuro e risoluto, sentiva l'ansia che la pervadeva. In quale casa sarebbe stata smistata? Quanto sarebbero state difficili le materie? Ma soprattutto, si sarebbe fatta degli amici, nonostante una rigidità e una freddezza che poco si addicevano ad una ragazzina di undici anni?
Fu ben presto risvegliata dal rumore del treno in avvicinamento, così prese il suo baule, il suo amato gatto nero Falcon e si diresse verso l'ingresso del famoso binario 9¾.
L'interno era tutto ciò che un mago potesse desiderare: comodi sedili in pelle, scompartimenti divisi ma soprattutto un intero carrello colmo di dolciumi! Alyssa, comunque, scelse uno scompartimento dove si sarebbe potuta sistemare e riposare, ma ad un tratto... MEEOOOOOWW!! Un gemito di gatto risuonò per tutto il binario, facendo cadere una ragazza del terzo anno di Corvonero e la sua amica di Grifondoro. Alyssa alzò lo sguardo e si ritrovò davanti ad un ragazzetto decisamente troppo alto per la sua età che reggeva in una mano "Il Quidditch attraverso i secoli" e nell'altra un sostanzioso gruzzoletto, evidentemente destinato ad essere speso in Cioccorane e Gelatine Tutti i Gusti+1.
"Ehi tu! Guarda dove metti i piedi la prossima volta! Hai pestato la coda del mio gatto e non ti sei neanche degnato di chiedere scusa!" urlò la ragazzina, contribuendo a peggiorare la situazione.
"Non ho fatto apposta! E comunque se tu non mi avessi tagliato la strada, tutto questo non sarebbe successo, stupida ragazzina!". I due si sfidavano con lo sguardo, finché decisero che forse sarebbe stato meglio dare un taglio a quella fastidiosa faccenda e dimenticare tutto.
Ormai il treno si stava avvicinando sempre di più alla stazione di Hogsmeade, dove sarebbero stati accolti dal guardiacaccia Hagrid e scortati fino al maestoso ingresso della scuola.
Era tutto come la giovane Alyssa aveva immaginato: imponenti porte, candelabri appesi ai muri e una miriade di scale. Si chiese addirittura se quell'anno non avesse avuto bisogno di una mappa per evitare di perdersi!
I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di una strega alta dal viso spigoloso, il naso aquilino e un'aria autorevole: Minerva McGranitt.
Dopo aver snocciolato i primi accorgimenti da tenere durante la Cerimonia dello Smistamento, la professoressa McGranitt scortò gli alunni in Sala Grande. Con alcune eccezioni: Alyssa, infatti, era stata bloccata dal ragazzetto che aveva "conosciuto" poco prima sul treno, che sembrava non aver perso il suo spirito combattivo.
"Ehi ragazzina! Vedo che la tua sottospecie di gatto è sopravvissuta agli scalini d'ingresso! Ah ma deve ancora vedere il caminetto della Sala Comune! Non credo che reggerà il colpo!" il ragazzetto scoppiò in una fragorosa risata che non lasciava intendere niente di buono.
"E invece ho visto che tu hai resistito alla tentazione di annegarti nel Lago Nero dopo aver scoperto che i tuoi genitori ti avevano mandato in una scuola!" ribatté combattiva Alyssa, decisa a non lasciare nemmeno una soddisfazione a quel mostriciattolo.
Non aveva nemmeno finito di pronunciare la frase che subito dalla bacchetta del ragazzino scaturirono delle scintille che la colpirono in pieno volto, provocandole la comparsa di enormi foruncoli. La ragazzina non voleva darla vinta a quel marmocchio insolente, quindi scagliò contro di lui un incantesimo che fece crescere dei lunghissimi baffi sul viso del povero ragazzetto.
Richiamata dal fragore degli incantesimi, la McGranitt era tornata sui suoi passi, mettendo, così, fine alla lite che era scoppiata tra le due matricole.
"VI ORDINO DI SMETTERLA IMMEDIATAMENTE!" sbraitò la strega, che sembrava piuttosto arrabbiata, ma anche sorpresa dal fatto che quei due ragazzini riuscissero già ad eseguire quegli incantesimi.
Dopo averli risistemati entrambi, li scortò in Sala Grande, sotto gli occhi straniti di tutti gli altri studenti.
 
Com'era possibile che, pur non facendo niente, Baston fosse così irritante? Forse era la sua aria da spaccone, o magari il suo ego smisurato che aumentava ulteriormente quando si trovava in un qualsiasi campo da Quidditch. Il motivo di quel loro odio reciproco era collegato a quel lontano episodio di sei anni prima, ma l'ostilità che regnava fra loro era un sentimento ben più radicato e profondo, quasi innato. Sembrava che Alyssa e Baston fossero nati esclusivamente per odiarsi a vicenda.
La ragazza scacciò questi pensieri e improvvisamente si ricordò che doveva dirigersi verso i sotterranei, e in fretta! Prese a correre, arrivò in Sala Comune con il fiatone, raccolse i suoi libri e si avviò velocemente verso l'aula di pozioni, pronta a cominciare il suo ultimo anno a Hogwarts.















ANGOLO AUTRICE
Eccomi qui con un'altra fanfiction. Ho deciso di scrivere qualcosa su Oliver Baston perchè è un personaggio secondario ma che per me ha un'importanza particolare. Porterò avanti questa storia, ho molte idee, devo solo trovare il tempo per metterle in pratica. Nel frattempo, spero che seguirete questa simpatica vicenda. Buona lettura!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Punizioni e nuovi incontri ***


2. PUNIZIONI E NUOVI INCONTRI
 
Era solo il terzo giorno che gli studenti di Hogwarts trascorrevano nella scuola di magia e stregoneria, eppure erano tutti oberati di compiti, soprattutto quelli dell'ultimo anno, visto che a giugno avrebbero dovuto affrontare i tanto temuti M.A.G.O.
Nemmeno Alyssa, nonostante la sua fama di brillante studentessa, sembrava essersi completamente riabituata ai ritmi scolastici, che quell'anno avrebbero decisamente messo alla prova la sua tenacia. Ma di una cosa era convinta: se la sarebbe cavata egregiamente, come in ogni situazione del resto, e avrebbe nuovamente umiliato tutti i suoi compagni di corso, perfino gli studenti più perspicaci di Corvonero.
L'umiltà non era certo la caratteristica migliore della giovane serpe, sempre pronta a difendere la propria causa anche a costo di tradire un amico. Anche se, a pensarci bene, di amici veri non ne aveva: tutti i suoi compagni di Serpeverde (ragazzi o ragazze, non aveva alcuna importanza) erano rimasti inquietati dalla glaciale undicenne che si era presentata loro sei anni prima e, ogni volta che si avvicinavano a lei, si sentivano sempre, inevitabilmente in soggezione. Nonostante tutto, molti giovanotti tentavano di aggiudicarsi la sua mano, vista la sua misteriosa bellezza, così come la maggior parte delle ragazze invidiava i suoi capelli, lunghi, biondi, fluenti e leggermente mossi.
Alyssa decise di alzarsi dal suo accogliente letto per iniziare a prepararsi in vista della colazione e di un nuovo giorno di lezioni e studio. Indossata la divisa della propria Casa, la giovane Purosangue si diresse verso la Sala Grande e da una finestra del corridoio notò che le premesse non erano delle migliori: il cielo era solcato da una leggera foschia e le nuvole cariche di pioggia minacciavano il Lago Nero e il parco nel quale gli studenti, nei periodi caldi, erano soliti passeggiare e liberare la mente da tutti gli impegni che li opprimevano. Quel panorama non si poteva osservare dalla Sala Comune di Serpeverde poiché essa era situata esattamente sotto le acque del Lago Nero, che faceva entrare una luce verdastra dalle finestre della stanza, creando un'atmosfera piuttosto inquietante.
Svoltato l'angolo del corridoio, si presentò agli occhi di Alyssa una scena a dir poco patetica: l'aitante capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, Oliver Baston, stava intrattenendo un gruppetto di ingenue ragazzine del terzo anno, evidentemente stregate dalla prestanza atletica del giovane portiere più che dalla sua abilità oratoria. Era un'occasione da non farsi sfuggire, pensò Alyssa: certo, ormai avevano entrambi diciassette anni, alcuni scherzi era meglio lasciarli fare ai ragazzini del primo anno, solitamente non dotati di una spiccata maturità, ma la bionda non riuscì a resistere.
Si nascose dietro l'angolo del corridoio, cercando di non farsi vedere dalla sua prossima vittima, estrasse la bacchetta dallo stivale e con un sussurro lanciò un incantesimo verso Baston, che si ritrovò disteso per terra, in preda ad un attacco improvviso di prurito che lo costringeva a grattarsi convulsamente ogni parte del corpo.
Alyssa non riuscì a trattenersi e scoppiò in una fragorosa risata, scivolando lentamente con la schiena lungo la parete e trovandosi, alla fine, seduta sul pavimento, con le lacrime agli occhi.
Accortosi della sua presenza, Baston si rialzò con aria truce e iniziò a scagliare contro la ragazza una serie di fatture Orcovolanti molto ben eseguite. In un attimo, il corridoio si trasformò in uno dei migliori Club dei Duellanti, con incantesimi che sfrecciavano da una parte all'altra e ragazzini del primo e del secondo anno che guardavano la scena, in muta ammirazione.
"Non la passerai liscia, Green!" sbraitò Baston, tra un incantesimo e l'altro.
"Questo lo dici tu!" gridò di rimando Alyssa, per niente decisa a cedere la vittoria al suo acerrimo nemico.
La zuffa terminò solamente quando la professoressa McGranitt fece capolino nel corridoio, con un'aria di evidente disapprovazione che le deformava il viso rugoso. Con l'arrivo della vecchia strega, tutti gli spettatori si erano dileguati senza farsi notare, così nel corridoio erano rimasti i due ragazzi e la loro professoressa, che rivolse loro uno sguardo eloquente, aggiungendo: "Voi due, seguitemi immediatamente nel mio ufficio."
I ragazzi si scambiarono uno sguardo carico d'odio e si accodarono docilmente al passo della McGranitt.
Ben presto, entrarono in un'ampia stanza, arredata in modo estremamente elegante e raffinato, con mobili per lo più in legno scuro ed antico e tipicamente inglesi. In fondo, vi era una grande finestra che dava direttamente sul campo da Quidditch e, opposta ad essa, la scrivania, sempre pulita e ordinata. Infine, due librerie intarsiate completavano l'arredamento insieme ad un imponente quadro di Godric Grifondoro, che sembrava osservare con atteggiamento inquisitorio i due giovani maghi.
L'anziana professoressa si sedette dietro la scrivania e abbassò leggermente gli occhialetti, per guardare in faccia i due colpevoli.
"Penso di aver visto abbastanza là fuori" cominciò la McGranitt.
"Professoressa, io non c'entro nulla con questa storia, la colpa è solo sua. È stata lei a cominciare e a provocarmi..." Baston non fece nemmeno in tempo a finire la frase che la professoressa alzò una mano in segno di ALT.
Oliver Baston stava ancora una volta cercando di salvare la sua posizione, forse tentando di far leva sul fatto che l'insegnante di trasfigurazione appartenesse alla sua Casa. La McGranitt, invece, sembrava irremovibile ed anche per questo, nonostante fosse la direttrice di Grifondoro, Alyssa la considerava una degli insegnanti più capaci e meritevoli di Hogwarts.
"Temo che le sue scuse non avranno alcun valore, signor Baston" proseguì con aria severa "Lei e la signorina Green vi troverete domani pomeriggio al termine delle lezioni per scontare la punizione."
"Ma professoressa, domani c'è l'allenamento di Quidditch, io..."
"Mi dispiace, signor Baston, ho preso la mia decisione." fu la risposta definitiva che diede la McGranitt. Dalla sua espressione era evidente che non avrebbe ammesso ulteriori repliche, da nessuno dei due.
Udite queste parole, Alyssa e Baston si diressero con aria afflitta verso l'uscita dell'ufficio, mantenendo una certa distanza di sicurezza tra i loro corpi.
"Sarai soddisfatta ora" la provocò il portiere rosso-oro.
"Tu non immagini nemmeno quando sia compiaciuta dal fatto che passerai un bel pomeriggio in punizione invece di svolazzare per i campi sulla tua dannatissima scopa" lo  rimbeccò Alyssa, dispiaciuta per il castigo ricevuto ma, allo stesso tempo, estremamente appagata nel vedere Baston tormentarsi proprio a causa sua.
I due si lasciarono guardandosi in cagnesco e si avviarono in direzioni opposte, cercando di trattenersi dal lanciare Maledizioni Senza Perdono l'uno contro l'altra.
Poiché, a causa di questo inaspettato inconveniente, la prima lezione della giornata era già cominciata, Alyssa decise di recarsi in biblioteca per rimettersi in pari con i compiti: doveva scrivere un saggio di Pozioni di tre pagine, tradurre un brano per Antiche Rune ed esercitarsi con l'incantesimo di Duplicazione.
La biblioteca era deserta, quindi non fu difficile trovare la giusta concentrazione per affrontare il carico di compiti di quella grigia mattinata.
La ragazza estrasse dalla borsa di cuoio la sua copia di Pozioni Avanzate e iniziò a scrivere il saggio per il professor Piton. Nonostante fosse il direttore della sua Casa, Alyssa provava una certa repulsione verso quell'inquietante individuo e pensava che la sua scontrosità derivasse solamente dall'odio represso, oppure dal fatto che Silente non gli avesse mai affidato la carica di insegnante di Difesa Contro Le Arti Oscure, da lui tanto agognata. Bah, Alyssa non aveva alcuna intenzione di riflettere sul passato o sui disturbi del professor Piton, verso di lui aveva sempre provato indifferenza e credeva che non meritasse tutto il rispetto che quotidianamente lui esigeva dai suoi studenti.
Il saggio di Pozioni venne terminato in brevissimo tempo, con grande soddisfazione della giovane strega, che così avrebbe potuto iniziare anche la traduzione di Antiche Rune.
Si alzò dal suo posto per cercare su uno degli scaffali della biblioteca il dizionario, ma qualcosa appeso alla bacheca attirò la sua attenzione: si avvicinò per leggere meglio e notò con delusione che si trattava del volantino riguardante la prima uscita a Hogsmeade, che si sarebbe tenuta il primo sabato del mese di ottobre.
Prese distrattamente il vocabolario dal ripiano del mobile e si risedette al posto, con aria infastidita: non le era mai piaciuto più di tanto recarsi a Hogsmeade con i suoi compagni, ma riteneva che restarsene a scuola in solitudine fosse qualcosa di addirittura più noioso. Adorava starsene isolata dall'idiozia dei suoi coetanei e dall'immaturità degli studenti più giovani ma riteneva che il distacco dovesse essere in qualche modo produttivo. In particolare, lei adorava starsene nei pressi della Stamberga Strillante, un luogo perfetto per meditare. Le piaceva riflettere su se stessa, pensare al passato e progettare il futuro, che era la cosa che la metteva di più in soggezione. Non era la solita ragazza vanitosa disgustata dai Vermicoli o spaventata dagli Schiopodi Sparacoda, lei temeva il futuro e quello che avrebbe riservato ad una come lei, una Purosangue Serpeverde. Certo, non si poteva sicuramente dire che fosse provvista di una natura amichevole, ma aveva sempre cercato di distaccarsi da ogni cosa riguardante la Magia Oscura, perché lei non era malvagia. Non lo sarebbe mai diventata.
Presa, come al solito, dai suoi pensieri, Alyssa si risvegliò e si accorse che l'ora buca a sua disposizione era terminata. Raccolse in fretta le sue cose e si avviò verso l'uscita, per raggiungere l'aula di Incantesimi, dove si sarebbe tenuta la lezione successiva.
 
 
Più tardi, nel pomeriggio, Alyssa si recò in Sala Grande per terminare i compiti iniziati quella mattina. Antiche Rune era davvero una materia affascinante, pensò la bionda Serpeverde. Le piaceva perché in qualche modo le assomigliava: era qualcosa di misterioso, che racchiudeva molti segreti.
Mentre stava ultimando la traduzione, si accorse con cruccio che l'inchiostro della sua piuma era finito. Sbuffò energicamente: il fatto che non si fosse accorta che il liquido scuro stesse finendo la irritava enormemente, visto che lei amava avere tutto sotto controllo, in ogni momento.
Stava per alzarsi dal suo posto, quando una voce profonda la fece fermare.
"Aspetta. Se vuoi, puoi usare il mio" disse un ragazzo alto, di bell'aspetto, porgendole il suo calamaio colmo d’inchiostro quasi fino all'orlo. Alyssa alzò gli occhi e incontrò lo sguardo e il sorriso dell'ignoto mago: aveva degli splendidi occhi verdi e i capelli castani erano leggermente scompigliati. Aveva la classica aria da bravo ragazzo. Alyssa non era solita incantarsi davanti ad un paio di occhioni e ad un bel faccino, ma in quel momento qualcosa in lei scattò. Fu come se tutto si fosse fermato all'improvviso, ogni cosa intorno a lei sembrava aver perso valore e consistenza.
La voce del ragazzo la fece ridestare: "Scusa, pensavo avessi bisogno di un po' di inchiostro. Se ti sto disturbando, me ne vado."
"No, scusa ero... ehm, distratta." Alyssa cercò di mascherare la sua aria assente "Grazie per l'inchiostro." le rivolse un debole sorriso in segno di gratitudine, afferrando la boccetta dalla mano del giovane.
"Sono Nicholas". Ecco qual era il suo nome. Nicholas. Alyssa avrebbe tanto voluto chiederglielo ma, lei lo sapeva, non era brava in questo genere di cose. Per questo, lo ringraziò mentalmente per averle risparmiato un'altra figuraccia.
"Piacere, mi chiamo Alyssa" fu la sua risposta.
"Ci si vede in giro allora, Alyssa!" Nicholas la salutò e si avviò verso l'uscita della Sala Grande.
La ragazza tornò a respirare e tentò di ricominciare i compiti ma la sua testa vagava per altre strade, così decise di alzarsi e di dirigersi verso i sotterranei. Là sarebbe potuta rimanere da sola a riflettere, la cosa che amava fare di più al mondo.
 
 
Quella notte Alyssa non riusciva proprio ad addormentarsi. Continuava a ripensare agli avvenimenti della giornata, all'incontro con Nicholas, alla punizione ricevuta. Ah già, la punizione. Se n'era completamente dimenticata. Domani avrebbe dovuto trascorrere delle ore con la persona più detestabile della Terra e il solo pensiero le fece risalire il pasticcio di rognone della cena. Non si sarebbe fatta prendere in giro. Avrebbe scontato la punizione evitando altre discussioni con Baston. Se la sarebbe cavata sicuramente.
La sua mente improvvisamente tornò a Nicholas: le aveva fatto un'ottima impressione ma si ricordò che di lui non sapeva niente, si era addirittura dimenticata di guardare il distintivo sulla sua divisa per scoprire a che Casa appartenesse. Si diede della stupida per non essersi trattenuta a parlare con lui. Com'era possibile che non fosse mai in grado di sfruttare le occasioni che le si presentavano? Forse perché era sempre stata abituata a mantenere una certa distanza dai suoi coetanei, non riusciva mai a fidarsi completamente delle persone. Ma con Nicholas sembrava diverso.
In ogni caso ci avrebbe pensato il giorno seguente. Voleva riposare per recuperare le forze, che le sarebbero servite durante la punizione con l'idiota.
I suoi pensieri vennero interrotti e Alyssa venne sopraffatta dal sonno.

 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ciao, sono tornata! Allora, in questo capitolo succedono alcune cose: il litigio, le riflessioni, i nuovi incontri. Alyssa è una ragazza combattiva quindi non vuole farsi assolutamente mettere i piedi in testa da quel mentecatto di Oliver Baston (quanto soffro ad insultarlo). Allo stesso tempo, però, è solitaria, misteriosa e non ama stare in mezzo alle persone. Per questo si sente impacciata quando incontra Nicholas. Appunto, Nicholas: devo dirvi che è un personaggio di mia invenzione, non si trova in alcun libro/film di Harry Potter. Ho dovuto inventarlo per il semplice fatto che, spulciando tra i vari alunni di Hogwarts, non se ne trova uno della stessa età di Oliver, a parte Marcus Flitt ma mi sembrava una cosa troppo banale, quindi ho preferito fare di testa mia. Vi dico già da subito che io AMO il personaggio di Nicholas (forse quasi più di Oliver, non posso credere che lo sto dicendo). Lui è il classico ragazzo perfetto. Ah, per l'aspetto fisico: voi potete immaginarvelo come volete, io ho preso ispirazione da Dylan O'Brien ma gli ho appioppato gli occhi verdi perché io adoro gli occhi verdi AIUTO.
Ok, penso di aver detto tutto quello che serviva, ora la smetto di blaterare.
Ci vediamo al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** "Elementare, Baston" ***


3. "ELEMENTARE, BASTON"
 
Era una mattinata davvero splendida: il sole era alto nel cielo, che era solcato solamente da qualche sporadica nuvola, tirava una mite brezza e le foglie degli alberi producevano un delicato fruscio, molto rilassante. Sarebbe stata una giornata perfetta per una passeggiata, se solo Alyssa non avesse dovuto trascorrere il pomeriggio con quella testa di Acromantula.
No, decisamente il risveglio, quella mattina, non fu dei migliori. Anzi, Alyssa pensò che quello fosse il peggior risveglio in assoluto della sua vita. Probabilmente, per alzarsi dal letto, avrebbe dovuto chiamare qualcuno affinché le lanciasse addosso una scarica di Reinnerva, ma poi il briciolo di razionalità che ancora le era rimasto, la spinse ad alzarsi dal letto per vestirsi e dirigersi verso la Sala Grande.
Prima di uscire, afferrò la sua fidata borsa di cuoio e, mentre la sollevava, notò che sotto c'era qualcosa: ma certo, era il calamaio che le aveva prestato Nicholas il giorno prima! Con lui si era trovata talmente in difficoltà che si era perfino dimenticata di restituirglielo. Ok, era davvero una causa persa. Prese con decisione la boccetta e la infilò delicatamente in una delle tasche della sua borsa, per poi uscire dal dormitorio a passo svelto.
Si ripromise che, nonostante la punizione, avrebbe fatto fruttare al meglio quella giornata: avrebbe rintracciato quel ragazzo dai magnifici occhi verdi.
Giunta in Sala Grande, si sedette di fianco ai suoi compagni di Serpeverde ma mantenne, nei loro confronti, un atteggiamento distaccato e assente. D'altronde, non avrebbe di certo destato sospetti, visto che il suo atteggiamento era sempre distaccato e assente.
Gli occhi di Alyssa vagavano per l'ampia stanza, sembrava che avessero il bisogno di riunirsi a quelli che il giorno prima l'avevano fatta incantare e le avevano squagliato il cervello. Era decisamente una situazione strana per una come lei.
Alyssa cercò ancora e ancora, tentando di nascondere almeno in parte il suo sguardo indagatore e inquieto con la tazza colma di succo di zucca.
La colazione finì prima del previsto. In realtà si svolse esattamente come gli altri giorni, ma la giovane Serpeverde aveva bisogno di più tempo, i minuti erano scorsi troppo velocemente.
Si alzò dal suo posto solamente quando si accorse che erano rimasti solo lei e un ragazzino impacciato del secondo anno. Si diresse a passo pesante verso l'uscita e fu lì che il suo cuore perse un battito: aveva incontrato un paio di occhi in mezzo alla confusione del corridoio ma con immenso disappunto realizzò che essi appartenevano all'idiota. Sì, proprio a lui: Oliver Baston.
Alyssa avrebbe voluto ignorarlo con tutto il cuore, ma il Grifondoro sembrava volesse renderle la vita impossibile. Si avvicinò con sguardo di sfida e iniziò: "Oh, che peccato. Sei ancora viva. Speravo ti fossi strozzata con il succo di zucca".
"Già, io sono abbastanza matura da riuscire a badare a me stessa. Sembra che tu, invece, a diciassette anni suonati, ti diverta ancora a intrattenerti in disonorevoli contese, per di più arrecando danno ad una ragazza" la tagliente risposta di Alyssa fece disorientare per un attimo quel portiere così pieno di sé, ma la replica non tardò ad arrivare: "Perché invece tu che, alla mia stessa età, provi piacere ad attaccare le persone alle spalle, credi di essere migliore? La dignità e l'onore non si comprano da Madama McClan."
Detto questo, il ragazzo proseguì per la sua strada, probabilmente diretto verso la sua maledettissima Sala Comune, luogo di ritrovo dei pomposi Grifondoro che salvano il mondo.
Ok, Alyssa lo aveva lasciato vincere. Di certo in un'altra situazione lo avrebbe Schiantato senza pensarci due volte ma quella giornata, di per sé negativa, non sarebbe peggiorata ulteriormente. La bionda non avrebbe permesso che quella faccia da Bezoar interrompesse la sua vitale ricerca. Ora più che mai sentiva il bisogno di qualcuno a cui importasse di lei, di qualcuno che fosse disposto ad apprezzarla per quello che era e ad ascoltare tutti i suoi problemi e le sue paranoie. Apparentemente, Alyssa sembrava una ragazza inflessibile e poco impressionabile ma la realtà era ben diversa: aveva sempre la sensazione che qualcosa in lei fosse sbagliato, pensava di non essere mai abbastanza, insomma, viveva di insicurezze e ciò di cui aveva veramente bisogno era qualcuno che potesse aiutarla ad allontanarle.
 
 
Oliver Baston proprio non la capiva. Anzi, in generale lui non capiva le ragazze. Il suo unico pensiero, sin da quando era uscito dal ventre di sua madre, era sempre stato il Quidditch: schemi, acrobazie, giocatori professionisti, scope volanti... Quel mondo era tutta la sua vita.
Quello che non capiva era perché Alyssa dovesse sempre intromettersi nella sua già complicata esistenza. Non riusciva proprio a capire che la lontananza dal Quidditch gli provocava un malessere fisico? Lui non era in grado di separarsi dalla sua fidata Comet, che lo aveva accompagnato in ogni sua partita e che era solito utilizzare per le sue segrete uscite notturne, che lo facevano rilassare più di qualsiasi infuso di valeriana.
Lui sarebbe stato d'accordo ad ignorare quella pestifera Serpeverde ma lei sembrava di tutt'altra idea. In ogni caso, pensò Oliver, non sarebbe stato in grado di evitarla, neanche se avesse voluto: ogni volta che la vedeva, sentiva ribollire dentro di sé rabbia, collera, in realtà non sapeva cosa fosse di preciso. Avvertiva soltanto che quella sensazione era forte, fortissima, quasi insopportabile e indomabile. Per questo, quando si incrociavano, finivano sempre per Schiantarsi a vicenda. Era inutile, non sapevano controllarsi.
Quella mattina, quando l'aveva vista, però, non sembrava lei: l'aveva fatto vincere troppo facilmente. Sicuramente c'era qualcosa che la tormentava e questa cosa doveva essere più coinvolgente dell'odio che la ragazza provava nei suoi confronti. Ad Oliver seccava ammetterlo, ma la situazione lo irritava enormemente. Non era abituato ad essere messo in secondo piano dai suoi nemici, men che meno da Alyssa Green.
Avrebbe scoperto la causa del suo turbamento e poi sarebbero tornati ad odiarsi, anche più di prima.
Forse avrebbe potuto approfittare della punizione che dovevano scontare insieme: in quel lasso di tempo sarebbe riuscito a scoprire tutto, ogni dettaglio della situazione. Chissà, magari l'indagine lo avrebbe anche aiutato ad individuare eventuali punti deboli della bionda da utilizzare a proprio favore.
Di certo non avrebbe lasciato che quella terribile condanna non venisse sfruttata a dovere.
Quella mattina, i Grifondoro del settimo anno avrebbero condiviso l'aula di Pozioni, posta nei sotterranei, con i Serpeverde: meglio così, pensò Oliver, che di solito detestava essere costretto a respirare lo stesso ossigeno di quelle odiose linguelunghe.
Il professor Piton fece il suo ingresso nella stanza, mantenendo la solita aria di superiorità e, giunto al suo posto, disse con fastidio: "Aprite il vostro libro Pozioni Avanzate a pagina 152. Lì troverete le istruzioni per la preparazione del Distillato della Morte Vivente. Sono a conoscenza del fatto che esso sia un preparato tipico del sesto anno. Nonostante ciò, vista la vostra ineguagliabile ignoranza, non mi aspetto di certo che otteniate un voto sufficiente. Cominciate".
Il silenzio nella stanza era interrotto solamente da fruscii di pagine, coltelli che tagliavano e calderoni gorgoglianti. L'atmosfera era inquietante ma del resto gli studenti che frequentavano l'aula di Pozioni ne erano abituati.
Oliver non era certamente uno degli allievi prediletti del professor Piton, fosse soltanto per il fatto che apparteneva alla Casa di Grifondoro. I suoi voti nel resto delle materie, tuttavia, viaggiavano da Oltre Ogni Previsione ad Eccezionale: non si poteva certo dire che Oliver Baston fosse uno zuccone.
In ogni caso, quel giorno avrebbe osservato per tutto il tempo Alyssa. Ogni sua azione avrebbe potuto rivelargli un indizio.
La guardò mentre sminuzzava con cura le sue radici di Valeriana e di Asfodelo, studiò i suoi movimenti mentre versava l'infuso di Artemisia e il succo di Fagioli Sopoforosi nel calderone e la osservò mentre aggiungeva al preparato alcune zanne di serpente. Infine, riuscì a cogliere nei suoi occhi la soddisfazione quando, finito di mescolare in senso antiorario, la sua pozione divenne limpida come l'acqua.
"Vedo con rammarico che in sette anni non ha perso il vizio di copiare dagli studenti migliori di lei, signor Baston" il tono nauseato del professor Piton lo fece sobbalzare. L'insegnante si fermò ad osservare il lavoro di Oliver e notò con compiacimento che il giovane portiere aveva tagliato approssimativamente solo due radici di Asfodelo.
"Bene, signor Baston. Devo annunciarle con rammarico che il suo sforzo le è valso un misero Desolante. Non che mi aspettassi di meglio da un monotematico, presuntuoso Grifondoro del suo calibro."
Oliver dovette trattenersi dal lanciare contro il professore una Fattura Orcovolante ma doveva ammettere con amarezza che Piton aveva ragione: sembrava proprio che stesse copiando e che non fosse in grado di preparare il Distillato. Poco male, avrebbe recuperato nella lezione successiva, era perfettamente in grado di farlo.
 
 
Oliver decise di seguire ogni movimento di Alyssa anche durante le due ore di Storia della Magia che avrebbe dovuto trascorrere insieme agli studenti di Corvonero.
Le circostanze erano perfette: il professor Rüf era solito parlare senza essere interrotto, così i ragazzi potevano tranquillamente pensare ai propri affari, senza alcun rischio di essere rimproverati o spediti in punizione.
Il giovane Grifondoro si era appostato di fianco ad una finestra, per osservare con attenzione Alyssa, in quel momento impegnata in una lezione all'aperto di Cura delle Creature Magiche.
Il tempo passava inesorabile ma non c'era traccia di comportamenti sospetti da parte della bionda Serpeverde. Sembrava che tutto procedesse in modo assolutamente naturale. Eppure quella mattina, ne era certo, aveva colto nel suo sguardo e nel suo atteggiamento una sfumatura di inquietudine, cosa molto strana per una come lei, che non si agitava quasi mai.
Le due ore di Storia della Magia erano trascorse più velocemente del solito, pensò Oliver, che si avviò insieme agli altri studenti verso la Sala Grande per pranzare.
Prima di entrare, però, intercettò Marcus Flitt: lui faceva parte della Casa di Alyssa e trascorreva con lei molto più tempo di lui, così pensò di fargli alcune domande.
"Ehi Flitt. Devo chiederti alcune cose" tagliò corto Oliver.
"Baston, non ho tempo. Sto morendo di fame. E poi non avrai mica pensato che io sia disposto ad aiutarti!" replicò lui, con aria feroce.
Ah già, piccolo particolare che Oliver aveva trascurato: lui e Flitt erano nemici sin dal primo anno a Hogwarts e manifestavano l'antipatia reciproca sfidandosi continuamente sul campo da Quidditch. Flitt era un avversario temibile, quindi era sempre un grande piacere sconfiggerlo.
"Dai, Flitt. Non ti sto mica chiedendo di cedermi il campo da Quidditch per gli allenamenti! Ho solo qualche semplice domanda a cui tu dovresti rispondere. Perfino uno del tuo quoziente intellettivo le troverebbe elementari."
A questa provocazione, Flitt decise di rimanere: "Ok, ma se impieghi più di due minuti, non esiterò a Pietrificarti davanti all'intera scuola."
"D'accordo, non ti scaldare. Dunque: in questi giorni hai notato qualche comportamento strano o sospetto da parte di Alyssa Green?"
Flitt scoppiò in una fragorosa risata: "Che c'è, ora ti piace la Green? Credevo che foste nemici per la pelle!"
"No, non è questo il punto. E poi non mi piace, voglio solo scoprire che cosa sta architettando. Ma tu non hai risposto alla mia domanda"
"Sono desolato, Baston, ma il tempo a tua disposizione è esaurito. Ora levati dai piedi prima che decida di non risparmiarti." fu la secca risposta dello scontroso Serpeverde.
Erano tutti uguali, pensò Oliver. Evidentemente Salazar li aveva scelti con lo stampino.
Sconsolato, decise di prendere posto al tavolo di Grifondoro, di fianco ai rossi gemelli Weasley.
Purtroppo, dalla sua posizione non riusciva a scorgere il tavolo di Serpeverde, quindi per lui fu impossibile tenere d'occhio Alyssa.
I gemelli, però, a cui non sfuggiva niente, si erano accorti della situazione.
Prese la parola Fred: "Ollino caro, stai per caso cercando la tua fidanzata? Mi sembrava di averla vista in cima alle scale, in un dipinto" il gemello faceva riferimento alla Signora Grassa, il quadro posto all'ingresso della Sala Comune di Grifondoro.
"Ah sì, è vero" continuò George "però, se fossi in te, correrei a trovarla perché fino a pochi minuti fa se la stava spassando con Sir Cadogan!"
Le risate dei gemelli risuonarono per tutta la Sala ma Oliver non li stava ascoltando. D'altronde, ormai era abituato alle burle di quei due.
Finito di pranzare, si alzò dalla tavola per recuperare i libri che gli sarebbero serviti per la prossima lezione.
Avrebbe rimandato l'indagine al momento della punizione.

 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Come potete notare, in questo capitolo ho tralasciato un po' Alyssa per concentrarmi sul personaggio di Oliver, che, secondo me, meritava una descrizione più approfondita. Qui abbiamo un Oliver versione stalker: il suo obiettivo è quello di farsi odiare di nuovo da Alyssa, che sembra aver perso interesse (qualsiasi esso sia) verso di lui. Potrebbe sembrare un comportamento da egocentrico, in realtà sotto c'è qualcosa di più profondo. Ah, ho menzionato la Comet: devo confessare che ho cercato dappertutto, nessuna fonte fa riferimento al tipo di scopa utilizzata effettivamente da Baston nei libri/film. Se qualcuno di voi è più informato, ogni suggerimento è ben accetto.
Inoltre, ho rimandato il confronto in punizione dei due tizi al prossimo aggiornamento perché volevo fare tutto con calma.
Poi, qui non ho quasi mai menzionato Nicholas (di cui ancora non sappiamo quasi niente), credo che un po' di suspense sia necessaria, non uccidetemi, cercherò di recuperare prossimamente ;)
Lasciatemi dire che adoro il dialogo tra Oliver e Marcus: sono troppo adorabili quei due ma ci tengo a sottolineare che NON sono affatto una sostenitrice di loro due come coppia slash. Ok, piccola precisazione.
Niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Ah sì, ringrazio
Miss Slytherin 96 per le recensioni dei capitoli precedenti, mi fa molto piacere sapere come la pensate della mia storia, sono ben accette anche le critiche (se costruttive).
Al prossimo capitolo, ho parlato fin troppo!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cambi di prospettiva ***


4. CAMBI DI PROSPETTIVA
 
La McGranitt, seduta alla sua scrivania, li osservava attentamente attraverso i suoi piccoli occhiali, mantenendo un silenzio quasi innaturale.
All'improvviso parlò: "Bene. La punizione di oggi prevede la pulizia di ogni singola aula della scuola adibita alle lezioni. Senza magia." la professoressa si sentì in dovere di fare quella precisazione, visto che con studenti come loro due le raccomandazioni non erano mai troppe.
La McGranitt continuò: "Mi aspetto un lavoro adeguato da parte di entrambi e non ammetterò altri litigi che prevedano il lancio di incantesimi. Sono stata sufficientemente chiara?"
I due ragazzi annuirono con arrendevolezza.
"Molto bene. Potete iniziare."
Alyssa e Oliver uscirono dall'ufficio dell'insegnante e si diressero verso i Sotterranei: avrebbero iniziato a sistemare l'aula di Pozioni.
Giunti sul luogo, prima di cominciare, la giovane Serpeverde parlò: "Ascoltami, Baston. A nessuno dei due fa piacere ritrovarsi qui a sistemare le aule. Vediamo di rendere la faccenda il meno fastidioso possibile: io non disturberò te, tu non disturberai me, non ci parleremo neanche per passarci gli stracci, così tutto finirà presto ed entrambi potremo tornare felicemente ai nostri affari". Il tono di Alyssa sembrava non ammettere repliche ma, per Baston, quell'atteggiamento era decisamente troppo strano, più strampalato del dialogo che avevano avuto quella stessa mattina. La situazione si stava facendo sempre più critica e il ragazzo non sarebbe rimasto a guardare: avrebbe indagato a fondo, aveva l'occasione giusta per scoprire finalmente che cosa l'aveva fatta cambiare così all'improvviso.
I due ragazzi si divisero le aree per incontrarsi il minor numero di volte possibili e per ottimizzare il lavoro.
Oliver si stava impegnando a fondo, anche se la sua testa era da un'altra parte: stava pensando a che domande porre ad Alyssa per la sua indagine ma voleva essere sicuro che non gli procurassero danni fisici dovuti ad uno Schiantesimo.
"Bè... ecco..." iniziò incerto il ragazzo "come va?" Come va? Ma che razza di domanda era? A cosa sarebbe potuto servirgli? In quel momento, Oliver si sentiva un vero idiota.
Alyssa lo guardò con aria smarrita e confusa, poi rispose: "E come potrebbe andare? Sono rinchiusa nei Sotterranei con te, costretta a pulire le aule della scuola. Non mi sembra che le cose vadano particolarmente bene. Inoltre, avrei molte faccende da sbrigare..."
Gli occhi di Oliver si illuminarono: forse sarebbe arrivato dove avrebbe voluto. Colse la palla al balzo: "Che genere di faccende?" chiese con aria innocente e apparentemente disinteressata.
"Un genere di faccende che non ti riguarda" fu la secca replica della giovane Serpeverde, particolarmente abile nel dare il benservito agli impiccioni come Baston.
Alyssa continuava a strofinare gli stracci sui banchi, tentando di rimuovere ogni traccia di Muco di vermicoli o Sangue di Salamandra. Ogni minuto che passava, l'energia con cui la ragazza cercava di lustrare la superficie aumentava, forse perché, in qualche modo, sperava di sfogare la sua rabbia e la sua frustrazione.
Oliver notò il fatto: "Ehi, se continui così finirai per consumare il banco!"
"Baston, non ho bisogno dei tuoi consigli per sopravvivere a questa odiosa punizione"
Il ragazzo sbuffò: ormai si stava stancando, avrebbe messo da parte tutte le buone maniere e avrebbe costretto la serpe a confessargli ogni cosa.
"Senti, ora mi dici che ti prende" sbottò Oliver.
"Se stai pensando che io abbia qualche problema, ti sbagli di grosso"
"Avanti, Green. Ti conosco da troppo tempo, so benissimo quando sei tesa per qualcosa"
"In ogni caso non sono affari tuoi. Penso che dovresti abbandonare la vita degli altri e concentrarti sulla tua".
L'ultima risposta fece ammutolire il portiere, che decise di lasciar perdere: non avrebbe sprecato tempo ed energie per una come lei, non ne valeva la pena.
In uno schiocco di dita, l'aula di Pozioni tornò a splendere: i banchi puliti, gli ingredienti riordinati negli armadietti, il pavimento lustrato.
Il pomeriggio trascorse lentamente tra aule da sistemare, sguardi furtivi e stanchezza sempre più opprimente.
Finalmente i due ragazzi, con grande gioia, terminarono la punizione e il loro lavoro rese la McGranitt sufficientemente soddisfatta.
"Molto bene. Vedo con piacere che, con impegno e collaborazione, anche due persone così distanti dal punto di vista caratteriale riescono a trovare l'energia giusta per affrontare situazioni difficili" il tono della professoressa sembrava sinceramente colpito, come se non si aspettasse un simile risultato da loro due.
Con un lieve sorriso, l'insegnante di Trasfigurazione li congedò dal suo ufficio, non senza un'ultima raccomandazione: "Spero per voi che non abbiate intenzione di far scoppiare ulteriori litigi in giro per i corridoi della scuola. Perché, se così fosse, non esiterei a costringervi a riordinare le stanze della professoressa Cooman per tutto l'anno". Dopo una breve pausa aggiunse con distensione: "Buona serata".
Oliver e Alyssa iniziarono a dirigersi verso la Sala Grande per (lo speravano ardentemente) una sostanziosa e abbondante cena.
Per un attimo Alyssa si era dimenticata di Nicholas, ma gli tornò subito in mente quando trovò dentro la sua borsa il calamaio. Ormai non aveva più tempo per cercarlo, inoltre la punizione aveva prosciugato tutte le sue energie. Pensò che sarebbe stato meglio rimettersi in forze cenando e riposando: avrebbe ripreso la sua ricerca il giorno seguente.
All'improvviso si ritrovò a chiedersi come mai, in sei anni abbondanti, non lo avesse mai notato. Insomma, un paio di occhi così non passa di certo inosservato. La soluzione all'interrogativo le fu subito chiara: in tutto quel tempo era sempre stata impegnata a concentrarsi su se stessa, sullo studio, sui suoi nemici. Con fastidio, si rese conto che aveva passato più tempo a farsi detestare dai suoi compagni piuttosto che cercare di fare amicizia con loro. Soprattutto si accorse che aveva perso il conto dei minuti sprecati a litigare con Baston: come aveva potuto essere così stupida e ingenua? Il suo onore le impediva di far passare le miriadi di provocazioni che quotidianamente l'idiota le rivolgeva, ma forse (lo intuì solo in quel momento) sarebbe stato meglio dimostrarsi superiore e ignorare ogni cosa.
Questa nuova prospettiva la sconvolse: per tutta la sua vita Alyssa aveva pensato di poter contare solamente su se stessa, che gli altri non la influenzassero minimamente. Invece si sbagliava: la sua intera esistenza era basata sulle altre persone. Aveva trascorso gli anni nascondendosi e difendendosi da esse, senza calcolare che magari, tra di loro, qualcuno di a posto c'era.
Alyssa decise di interrompere immediatamente quel flusso di pensieri che la stava facendo letteralmente impazzire. Stabilì, comunque, che avrebbe riflettuto a fondo più tardi.
La cosa che capì all'istante, invece, fu che doveva trovare Nicholas e dimostrarsi amichevole con lui, evitando le sue solite figure di Cioccorana.
 
 
Ad Oliver piaceva la notte. Adorava uscire dal castello per concedersi un giro sulla sua fidata Comet.
Quella sera gli pareva particolarmente adatta ad una delle sue evasioni segrete, soprattutto perché avrebbe avuto la possibilità di starsene un po' da solo, senza il sottile umorismo dei gemelli Weasley, senza la montagna di libri scolastici che torreggiavano sulla scrivania del dormitorio, lontano da schemi e tattiche di Quidditch o da fastidiose punizioni.
Quando saliva sulla sua scopa, Oliver sentiva di poter essere completamente se stesso. In quei momenti, non aveva bisogno di nascondersi dietro un'aria da duro perché aveva la possibilità di essere libero.
Troppe volte si era sentito imprigionato tra le mura di Hogwarts, costretto a non abbandonare per nessun motivo il suo atteggiamento freddo e irremovibile. Quelle uscite notturne, quindi, erano per lui indispensabili: era come se risultasse ricaricato di nuova energia, si sentiva più pronto ad affrontare con decisione le intricate situazioni che spesso caratterizzavano la vita ad Hogwarts.
Quella sera seguì, come sempre, il passaggio segreto che conduceva all'esterno, tenendo saldamente tra le mani la sua Comet. Giunto nel grande parco della scuola, salì a cavalcioni sulla scopa e si alzò gradualmente dal terreno, sollevando i piedi.
Ben presto fu ad un'altezza tale che riusciva a scorgere l'infinità di luci che illuminavano il castello e, nonostante non fosse la prima volta, ne rimase stupito. Restò a contemplare il panorama per qualche minuto, poi si decise a partire: sorvolò il Platano Picchiatore, il Lago Nero e la Foresta Proibita, fino ad arrivare in una piccola radura che costeggiava il grande lago. Si fermò, scese dalla scopa e si distese sull'erba soffice, assaporando gli ultimi momenti di un'estate che stava per volgere al termine.
In particolare, Oliver rimase colpito dalla stellata che si presentava sopra alla sua testa.
Circondato da un ambiente del genere, il giovane Grifondoro tornò a ripensare alla giornata appena trascorsa: l'atteggiamento di Alyssa era decisamente sospetto ma a lui cosa doveva importare? Valeva davvero la pena sprecare tempo prezioso per cercare di scoprire quale diabolica macchinazione avesse partorito la sua mente perversa? Oliver si stava convincendo ogni minuto di più che quella situazione non dovesse interessargli.
Tuttavia c'era sempre qualcosa che lo frenava, che gli faceva cambiare idea: era sicuro che, in qualche modo, lui e Alyssa fossero legati. Sentiva che tra di loro esisteva una connessione fortissima, che, però, non riusciva a spiegare.
Per un attimo ebbe il folle pensiero di poterne parlare con la diretta interessata, ma poi realizzò che, se l'avesse fatto, la Serpeverde non avrebbe esitato a ridergli in faccia e a umiliarlo davanti all'intera scuola. No, decisamente non era una buona idea.
Allora perché non era del tutto convinto del fatto che dovesse lasciar perdere? Questo, Oliver non lo sapeva spiegare.
Inoltre, pensò, non era nel suo carattere demordere: era sempre stato abituato a lottare per ciò che gli interessava, a non mollare mai, neanche nei momenti più critici. Dopotutto, era stato quel lato della sua personalità ad averlo reso il capitano della squadra di Quidditch.
Improvvisamente, una nuova forza gli invase il petto, come se fosse stato investito di un'aura soprannaturale che gli avesse rinvigorito i sensi. Una sensazione quasi inebriante.
Si alzò dal terreno, salì sulla sua Comet e si diresse verso il castello: demordere non era sicuramente la decisione giusta. Dopotutto, lui era Oliver Baston.
 
 
Era notte inoltrata quando il giovane capitano rientrò nel castello. Era molto tardi ma non si sentiva per niente stanco, sembrava aver recuperato tutte le energie spese durante quella faticosa giornata.
Era sul punto di mettere piede all'interno delle mura quando udì dei singhiozzi lontani. Tese le orecchie per capire da dove provenissero: erano certamente lamenti di una ragazza.
Incerto, poggiò la sua Comet appena all'ingresso e tornò sui suoi passi per scoprire qualcosa di più su quella bizzarra situazione. Perché mai qualcuno dovrebbe mettersi a piangere nel bel mezzo della notte, nel parco di Hogwarts? Forse era successo qualcosa di grave, magari la ragazza si era addentrata nella Foresta Proibita ed era stata attaccata da qualche creatura magica. Oliver si domandò se la fanciulla fosse una studentessa di Hogwarts. In tal caso, che ci faceva fuori dal castello a quell'ora? Poi si ricordò della sua situazione e si fece scappare un lieve sorriso.
Svoltò qualche angolo fino a che raggiunse l'origine dei singhiozzi: una ragazza dai lunghi capelli biondi era seduta per terra, con la schiena appoggiata ad un albero e il viso tra le mani. Stava piangendo.
Con immenso stupore, Oliver si accorse che la sagoma che stava osservando apparteneva ad Alyssa Green.
Trovarla in quello stato non fece altro che accrescere dentro di lui la consapevolezza che qualcosa in lei non andasse, che fosse, in qualche modo, tormentata da un serio problema.
Sentì l'impulso di dirigersi verso di lei e chiederle che cosa le stesse accadendo, ma si fermò, certo che quella non fosse la cosa migliore da fare.
Come avrebbe dovuto comportarsi? Oliver proprio non lo sapeva.
L'unica cosa certa era che la connessione fra i due ragazzi, lo sentiva, si stava rafforzando. Ma che tipo di legame li teneva uniti? Di che genere? Tutte domande alle quali il ragazzo non riusciva a trovare risposta.
Era certo che ad ogni singhiozzo di Alyssa, il suo cuore diventasse sempre più buoi, come se non fosse in grado di sopportare tutto quel dolore che la sua acerrima nemica stava provando.
Strano, pensò Oliver. Quella stessa sensazione, di solito, lo prendeva nei momenti di estrema soddisfazione di Alyssa. Ora, invece, la situazione si era capovolta. In qualche modo Oliver sentiva, rimanendo lì fermo ad osservarla, di poter condividere con lei la sua sofferenza, di poterla aiutare a sopportare quel terribile fardello che la ragazza continuava a tenere nascosto.
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Questo è un capitolo di transizione, non succedono grandi cose ma ci sono rivelazioni importanti: Alyssa non è la ragazza sicura che poteva sembrare, Oliver non è l'irremovibile capitano che gode delle sofferenze altrui.
Penso che le riflessioni siano abbastanza chiare, se avete bisogno di chiarimenti chiedete pure.
oggi parlo poco perché sono stanca, spero possiate capirmi.
Voglio ringraziare le persone che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/recensite, ricordatevi che per me significa molto.
Al prossimo capitolo! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Un patto indistruttibile ***


5. UN PATTO INDISTRUTTIBILE
 
Quella mattina, Alyssa si sentiva rinvigorita. Era come se quel pianto l'avesse svuotata delle sue insicurezze, come se fosse riuscita a scacciare momentaneamente le preoccupazioni derivanti dall'incessante flusso di pensieri che, la sera prima, le aveva rivelato una nuova prospettiva. La ragazza sentiva di dover utilizzare quell'insolita energia positiva e decise che sarebbe riuscita a trovare Nicholas. Sì, ma come? Nei giorni precedenti aveva setacciato ogni angolo del castello, osservato gli studenti nelle aule e perlustrato la biblioteca. Del ragazzo dagli occhi verdi non c'era traccia. Misterioso, pensò. Tuttavia, l'aura enigmatica che avvolgeva il giovane non faceva altro che aumentare di giorno in giorno l'attrazione che Alyssa provava nei suoi confronti.
La bionda Serpeverde sentiva il bisogno impellente di rivederlo, di perdersi ancora nei suoi immensi occhi verdi. Tuttavia, il suo desiderio contrastava con la razionalità che l'aveva sempre guidata nei suoi diciassette anni di vita. Com'era possibile che un ragazzo visto una sola volta le facesse quell'effetto? Dopotutto, sembrava un semplice studente di Hogwarts. Semplice. Alyssa non era sicura che Nicholas fosse "semplice".
Come al solito, stava pensando troppo e, senza nemmeno accorgersene, la ragazza andò a sbattere contro qualcosa. O meglio, qualcuno.
Il gelido cuore di Alyssa venne scosso da una vampata di emozioni quando la giovane Serpeverde sollevò gli occhi sulla persona che aveva appena urtato: il suo sguardo incontrò due gemme naturali che tradivano timidezza e imbarazzo.
"Oh, scusami, non stavo guardando dove stavo andando..." esordì Alyssa, travolta dalle sue insicurezze.
"Non ti preoccupare... Alyssa, giusto?
Gli occhi della ragazza si illuminarono nel sentire pronunciare da lui il suo nome.
"Giusto" rispose sorridendo.
Nicholas, evidentemente imbarazzato, decise di tagliare corto: "Allora... bè... buona giornata!"
"Grazie, anche a te" disse debolmente la bionda.
Ad un tratto si ricordò della promessa che aveva fatto a se stessa: non aveva alcuna intenzione di tradirla, anche a costo di rimetterci. Per questo, raccolse tutte le energie che possedeva ed esclamò: "Nicholas, aspetta!"
Il ragazzo si girò con aria interrogativa e, per un attimo, Alyssa temette di aver perso tutta la fermezza che era riuscita a riunire dentro di sé.
Titubante, si avvicinò a lui ed estrasse dalla sua borsa di cuoio l'ampolla con l'inchiostro che, giorni prima, aveva preso in prestito. Gliela porse con un lieve sorriso e lui la afferrò, sorridendo a sua volta. Nicholas non sembrava sorpreso: era come se fosse esattamente ciò che stava aspettando.
"Ah grazie. Non riuscivo più a trovarla!"
"Ti ho cercato in giro per la scuola ma non sono mai riuscita ad individuarti. Sei un tipo piuttosto misterioso"
Alyssa non sapeva nemmeno dove stesse trovando il coraggio di dire certe cose ma decise che non si sarebbe preoccupata, visto che, finalmente, era stata in grado di cominciare una conversazione con un ragazzo al quale era, per la prima volta, veramente interessata e che sembrava non curarsi della sua fama di inquietante solitaria.
Senza rendersene conto, i due giovani iniziarono a camminare, l'uno di fianco all'altra, con passo disteso: l'atmosfera ideale per cominciare a conoscersi.
Alyssa notò, sulla divisa di Nicholas, lo stemma di Corvonero: ecco qual era la sua Casa di appartenenza! Nei giorni precedenti aveva pensato più volte a quale gruppo fosse legato e l'idea che fosse un Corvonero contribuiva ulteriormente a farla avvicinare a lui: era risaputo che i membri di quella Casa fossero dei veri cervelloni e Alyssa era più che felice di potersi confrontare con una persona che potesse essere intelligente come e più di lei. Un altro zuccone come Oliver Baston non l'avrebbe sopportato. Oliver Baston. Ogni volta, inevitabilmente, finiva per pensare a lui. Com'era possibile che un idiota del suo calibro occupasse una parte così grande della sua mente? Era inconcepibile che fra loro esistesse un legame così maledettamente forte, visto che passavano la maggior parte del loro tempo ad odiarsi. La natura di quella connessione era ancora oscura agli occhi di Alyssa.
"Ti senti bene?" la rilassante voce di Nicholas la riportò al mondo magico.
"Oh sì, scusami... ho... dimenticato che oggi pomeriggio ho una montagna di compiti da fare. Spero di riuscire a finire prima di cena!" la Serpeverde inventò una scusa velocemente: non voleva che Baston, anche da assente, riuscisse a mandare all'aria tutti i suoi piani.
Dopo qualche attimo di esitazione, Nicholas parlò: "Se vuoi oggi pomeriggio sono in biblioteca. Anch'io ho molto lavoro da svolgere e, visto che siamo dello stesso anno, magari... sì, insomma... potremmo aiutarci a vicenda" il viso del ragazzo si arrossò lievemente e Alyssa lo trovò assolutamente adorabile.
"Sì, mi farebbe piacere" rispose con un sorriso.
"Ok, allora ci vediamo dopo!"
I due ragazzi rimasero a guardarsi negli occhi per qualche secondo, come se i loro sguardi si fossero intrecciati indissolubilmente. Poi, il giovane mago, spezzando a malincuore quell'incantesimo non menzionato nei libri di scuola, riprese a camminare, lasciando Alyssa con sguardo perso, scossa dalla scarica di emozioni che una sola occhiata era stata in grado di regalarle.
 
 
La pioggia batteva con impeto sui vetri del castello e sulle teste dei poveri giocatori della squadra di Quidditch di Grifondoro, costretti ad allenarsi duramente anche con condizioni meteorologiche nettamente avverse.
In una situazione diversa, probabilmente, Oliver ci avrebbe pensato due volte prima di costringere i suoi compagni ad affrontare un tempo simile, anche se, senza dubbio, il risultato sarebbe stato lo stesso. Ora, invece, sentiva ribollire dentro di sé una frustrazione crescente, che avrebbe potuto sfogare solamente salendo sulla sua Comet e sbraitando contro i giocatori che lui stesso aveva scelto alle selezioni.
Perfino i gemelli Weasley stavano arrivando al limite della sopportazione, nonostante fossero famosi per il loro umorismo, che, molto spesso, risultava fuori luogo.
"Alicia, smettila di sbagliare i passaggi! E tu, Katie, vedi di svegliarti altrimenti ti caccio un bolide in piena fronte! No, Angelina, ma chi ti ha insegnato a volare?!?" il capitano della squadra continuava ad urlare e ad insultare i suoi compagni, anche se il motivo della sua rabbia non aveva nulla a che fare con la prima partita del Campionato.
Oliver si era portato dietro, dalla sera prima, tutto il dolore che aveva cercato di condividere con Alyssa, a sua insaputa. Vederla in quelle condizioni lo aveva scosso notevolmente, ma ciò che non riusciva proprio a concepire era il fatto che si fosse preoccupato per lei: in sette anni abbondanti, non le era mai capitato di compatirla, perciò si sentiva decisamente a disagio. Negli ultimi giorni aveva notato la forza di quel legame sconosciuto che li teneva uniti, ma non era ancora in grado di stabilire se quel collegamento fosse di natura positiva o meno. Forse, però, pensò Oliver, avrebbe dovuto scavare nel suo animo per giungere a conclusioni definitive: il giovane sentiva che la risposta era facile e stava dentro di lui.
 
 
La mattinata volò in un attimo e ben presto Alyssa si ritrovò nel suo dormitorio, seduta sul letto a baldacchino, a contemplare la punta delle sue scarpe, in attesa di ricevere da Salazar la forza necessaria per passare il pomeriggio in biblioteca insieme a Nicholas, possibilmente senza combinare qualcuno dei suoi irreparabili danni.
Innanzitutto, le sembrava davvero surreale che un ragazzo dolce e pacato come lui si fosse interessato a lei, da sempre abituata ad essere evitata per via del suo carattere piuttosto complesso.
Ora la giovane strega si sentiva quasi in imbarazzo: non voleva dare a Nicholas un'impressione di lei che non corrispondesse alla realtà ma, allo stesso tempo, pensava che, se avesse mostrato la sua vera essenza, il ragazzo sarebbe scappato più velocemente di una Firebolt. Questa situazione la metteva decisamente a disagio. Come si sarebbe dovuta comportare?
Alyssa raccolse tutto il suo coraggio e si alzò dal soffice materasso, dirigendosi verso l'uscita del dormitorio, con la sua fidata borsa di cuoio in spalla.
Il tragitto dalla sua stanza alla biblioteca, quel pomeriggio, le sembrò infinito, anche se ne era abituata visto che quell'aula era diventata il suo posto prediletto per studiare: l'ambiente era caldo e tranquillo, silenzioso e intimo, per questo era l'ideale per chi fosse veramente impegnato ad ottenere eccellenti risultati in tutte le materie.
Giunta all'ingresso, la giovane Serpeverde attese un momento, fece un respiro profondo ed entrò nell'ampia stanza.
Fortunatamente non era affollata, oltre a lei c'erano solo altre quattro o cinque persone: meglio così, non si sarebbe dovuta preoccupare delle voci che sarebbero potute trapelare in seguito al suo incontro con Nicholas.
Con sua grande sorpresa, si rese conto che il ragazzo non era ancora arrivato, quindi scelse con calma un posto a sedere: optò per un tavolo nascosto da un grande scaffale, posto vicino ad un'ampia finestra, dalla quale si poteva osservare l'immenso parco che circondava Hogwarts. Purtroppo, quel giorno la vista non era delle migliori, visto che il cielo era completamente coperto da imponenti nuvoloni dai quali sgorgava acqua a catinelle.
"Scusa, sono in ritardo!"
Alyssa, spaventata, si girò di scatto e si accorse della presenza di Nicholas, proprio davanti a lei, visibilmente accaldato e imbarazzato.
"Oh scusa, non volevo spaventarti! Ho avuto qualche imprevisto ma alla fine ce l'ho fatta" il viso del Corvonero si distese in un lieve sorriso che riuscì ad illuminare perfino la tetra atmosfera creata dalle condizioni climatiche all'esterno.
"Non preoccuparti, anch'io sono appena arrivata" rispose Alyssa.
"Bene, allora direi che possiamo cominciare"
"Certo, abbiamo una montagna di lavoro da sbrigare!"
I due ragazzi presero posto al tavolo e iniziarono ad estrarre i libri dalle proprie borse.
Dopo qualche attimo di silenzio, Alyssa parlò: "Io comincerei da Antiche Rune. Ho iniziato questa traduzione ma ho trovato difficoltà in alcune frasi..."
"Fammi dare un'occhiata, vedo se riesco ad aiutarti"
Il viso di Nicholas si avvicinò pericolosamente a quello della bionda, che ora poteva sentire il suo fresco profumo. Per un attimo pensò di chiudere gli occhi e assaporare ogni istante di quel momento, ma poi ritornò alla realtà e si costrinse ad ascoltare quello che il giovane le stava dicendo.
Le risultava impossibile: Alyssa si perdeva ad osservare i dolci movimenti della sua bocca, pensando a quanto avrebbe voluto assaporarne ogni tratto; per non parlare dei suoi occhi: era come se fossero due calamite che stessero attirando a sé ogni fibra del corpo di Alyssa. Si sentiva inebriata dal profumo dei suoi capelli e dagli armoniosi movimenti delle sue mani.
Improvvisamente, Alyssa venne scossa da un fremito e si risvegliò come da un sogno.
"Scusa, devo andare un attimo a rinfrescarmi..."
Con aria sconvolta, si alzò dalla sedia e si diresse a passo spedito verso il bagno delle ragazze, sotto lo sguardo sorpreso di Nicholas.
Dopo essere entrata, si bagnò leggermente le mani e la fronte, cercando di scacciare quella stranissima sensazione: le pareva di essere entrata in un tunnel nel quale avrebbe potuto solo commettere errori, le sembrava che tutto quello che le stava accadendo fosse sbagliato in partenza. Era qualcosa di bizzarro, qualcosa che, ancora una volta, Alyssa non era in grado di spiegare.
Dopo essersi rilassata, decise di lasciar perdere e di tornare da Nicholas, che sicuramente l'aveva presa per una psicopatica, paranoica, schizofrenica.
Giunta di nuovo in biblioteca, Alyssa si sedette al tavolo come se non fosse successo nulla ma lo sguardo del ragazzo era serio e sinceramente turbato.
Nicholas esitò un attimo, poi disse: "Mi hai fatto preoccupare. Stai bene?"
"Sì, certo!" rispose Alyssa con disinvoltura.
"Ne sei sicura?" il ragazzo aveva posto quella domanda, anche se conosceva già la risposta.
"Sì, voglio dire... credo di sì" un'ombra di incertezza iniziava a trapelare dalle parole e dall'espressione della giovane Serpeverde che, nonostante il suo carattere fermo e deciso (almeno apparentemente), non riusciva a mascherare completamente tutte le sue insicurezze.
"Io penso di no" ribatté Nicholas con una tranquillità disarmante.
In quel momento, Alyssa capì che forse era arrivato il momento di fidarsi di qualcuno. Non conosceva bene Nicholas ma aveva visto abbastanza da credere che fosse un ragazzo d'oro. Già il fatto che si fosse preoccupato e che avesse avuto il buon senso di chiederle come stava, dimostrava che lui era completamente diverso dalle persone che aveva incontrato finora, sempre pronte a giudicarla e ad evitarla senza prima averla conosciuta.
Ripensando a ciò che era accaduto prima, la ragazza tentò di trattenere le lacrime: perché tutte quegli avvenimenti strani capitavano sempre a lei? Perché non poteva essere una normale studentessa la cui unica preoccupazione fosse quella di impegnarsi nello studio?
Mossa da un improvviso senso di smarrimento, Alyssa si alzò dalla sedia e cercò di ancorarsi al corpo a lei più vicino: in un attimo, lei e Nicholas si legarono in un abbraccio fortissimo, che trasmetteva tutte le paure di lei e tutta la compassione di lui. I loro corpi si fusero insieme, creando un unico ente in grado di affrontare qualsiasi difficoltà. Non servirono parole per sancire il patto che entrambi avevano accettato: con quell'abbraccio, promisero che si sarebbero protetti e aiutati l'un l'altro e che nulla sarebbe mai stato capace di separarli.
 

 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Innanzitutto mi scuso tantissimo per l'enorme attesa che vi ho fatto patire (ammesso che esista qualcuno che segue la mia storia...) ma gli impegni universitari mi hanno veramente oppressa.
Dunque, qui accadono un po' di cose: il primo incontro tra Alyssa e Nicholas (quanto posso amare questo ragazzo, voi non lo potete neanche immaginare) e poi... bè nient'altro. Ma direi che basta e avanza.
Oliver l'ho voluto un po' trascurare in questo capitolo ma mi farò perdonare, non disperate.
Aggiungo che sto scrivendo la storia di getto, nel senso che niente è già stabilito quindi se volete darmi consigli per quanto riguarda la continuazione, sappiate che sono ben accetti.
Ringrazio sempre chi aggiunge il mio piccolo lavoretto ai preferiti/ricordati/seguiti e anche chi recensisce, nonostante finora ci sia solo una ragazza :'(((( Vabbè, spero che dopo questo capitolo ci sia qualcuno che si unisce a lei!
Vi saluto, ci vediamo al prossimo capitolo!
 
PS: se avete bisogno di chiarimenti, scrivetemi pure nei messaggi/nelle (eventuali) recensioni ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** "Riscaldami" ***


6. "RISCALDAMI"
 
Il primo giorno di ottobre si stava avvicinando a grandi passi, con immenso dispiacere di Alyssa: significava che stava per arrivare la prima uscita a Hogsmeade. Solitamente, la bionda apprezzava quella piccola cittadina abitata da soli maghi, costellata da una miriade di interessanti negozietti e avvolta dall'aura di mistero emanata dalla Stamberga Strillante. Purtroppo, in quel periodo, la Serpeverde non era dell'umore adatto: avrebbe preferito starsene nell'oscurità del suo dormitorio, con il suo fedele compagno, il gatto nero Falcon, accoccolato sulle ginocchia. Perfino per una come lei sarebbe stato piuttosto deprimente sistemarsi nei pressi della tetra casa infestata di spiriti, a riflettere sull'esistenza.
Così decise che non sarebbe andata, per nessun motivo: non aveva amici, quindi nessuno avrebbe sentito la sua mancanza.
In realtà, non era del tutto vero: negli ultimi tempi, lei e Nicholas si erano avvicinati parecchio. Spesso si trovavano per studiare insieme, per passare quei pochi momenti di tempo libero che venivano loro concessi, oppure semplicemente per parlare.
Alyssa sentiva che il suo compagno la capiva, con lui poteva esprimere la sua essenza, senza paura di sembrare inquietante o inadeguata. Si sentiva apprezzata.
Nicholas si accorse di lei, che stava appoggiata alla parete del corridoio, con le braccia incrociate sul petto. Pensatrice di natura, pensò il ragazzo.
Le si avvicinò con cautela, cercando di non farsi sentire, anche se probabilmente lei non lo avrebbe notato in alcun modo, assorta com'era nelle sue meditazioni. Giunto alle sue spalle, le lasciò un leggero bacio sulla guancia, innocente e invisibile. Un segno di amicizia.
"MA CHE..." Alyssa si destò di soprassalto, spaventata dal gesto del ragazzo. Si girò all'improvviso per dare una bella lezione all'idiota che aveva osato avvicinarsi così tanto a lei. Per fortuna si fermò in tempo, visto che si accorse che "l'idiota" rispondeva al nome di Nicholas.
La Serpeverde si mise le mani sulla bocca, sinceramente dispiaciuta per la reazione che aveva avuto: "Oooh scusa! Pensavo fossi... bè pensavo non fossi tu!"
Il giovane si lasciò sfuggire una risata, che risuonò come una dolce melodia alle orecchie di Alyssa.
"No, scusami tu, sono stato un po'... avventato"
Alyssa avrebbe voluto urlargli che no, lui non aveva colpe, per lei era perfetto così, non aveva difetti se non quello di averla indirizzata alla via della perdizione. Si trattenne.
"Ascolta..." continuò Nicholas, portando una mano dietro alla nuca, imbarazzato "...questo sabato ci sarà la prima uscita a Hogsmeade. Mi chiedevo se *cough cough* volevi venire *cough cough* con me..." il giovane Corvonero stava mascherando il suo invito dietro un pessimo tentativo di tosse. Per sua fortuna, Alyssa era talmente persa nelle sue iridi dal colore della natura che non si accorse di cosa le avesse appena chiesto.
"Mmh? Hai detto qualcosa?" biascicò lei, con aria assente.
"Ehm... sì" Nicholas raccolse quel poco coraggio che ancora gli era rimasto "Volevo chiederti se ti andava di venire con me a Hogsmeade, questo sabato" il ragazzo arrossì leggermente ma non staccò i suoi occhi verdi da quelli di ghiaccio di Alyssa.
"Oh, io... non lo so, cioè... non mi sono mai..." la bionda era in serie difficoltà, non si sarebbe mai aspettata una richiesta del genere da parte di Nicholas "Va bene" mormorò alla fine. Le labbra dei due si dischiusero in timidi sorrisi, che non volevano far trapelare alcun sentimento nei confronti dell'altro.
"D'accordo, allora. Scusa, adesso devo correre: se la McGranitt non mi trova in aula, mi trasformerà di sicuro in un criceto" disse il giovane.
"Ok, ci vediamo in giro" rispose debolmente la Serpeverde, ancora scossa da quanto era appena accaduto.
"Ciao" Nicholas salutò con un cenno della mano e si diresse verso l'aula di Trasfigurazione.
Alyssa rimase lì ancora un po', a guardare la sagoma del ragazzo allontanarsi gradualmente, fino a scomparire dal suo campo visivo.
L'imbarazzo, ora, aveva lasciato spazio ad un'incontenibile euforia, che la portò a girarsi di scatto, tirando un sonoro schiaffo alla persona che stava sopraggiungendo, ignara di tutto: quella persona non poteva che essere Oliver Baston.
"EHI! STAI PIÙ ATTENTA QUANDO DECIDI DI TORNARE AL MONDO DELLE PERSONE NORMALI!" sbraitò il Grifondoro, senza contegno.
"Se la mia mano ti ha colpito, vuol dire che c'era un buon motivo"
"Sì certo, secondo me dovresti farti visitare da Madama Chips. Oppure, se vuoi, per Natale ti regalo un soggiorno all inclusive al San Mungo"
Alyssa non aveva alcuna intenzione di cedere alle provocazioni di quell'imbecille patentato, nemmeno lui sarebbe riuscito a rovinarle quella giornata, iniziata nel migliore dei modi.
 
 
Il fatidico sabato era arrivato: il cielo era coperto da ampie nuvole bianche. Sembrava un normalissimo giorno di ottobre, di quelli in cui la cosa migliore da fare era starsene sotto le coperte, con un bel libro fra le mani. Alyssa, invece, aveva deciso di accettare l'invito di Nicholas e, per una volta, si sentì proprio come una normale studentessa di Hogwarts, esaltata per la prima uscita a Hogsmeade dell'anno.
Quella mattina si alzò presto per decidere l'abbigliamento: non faceva troppo freddo, quindi optò per una gonna bordeaux a vita alta, la sua preferita, regalatale dalla sua amata zia, sorella di sua madre, accompagnata da calze nere, stivali e una maglia bianca a mezze maniche. Sopra al tutto, abbinò una giacca nera piuttosto larga. Lasciò che i lunghi capelli biondi le ricadessero sulle spalle, creando un elegantissimo mare di onde dorate.
Alyssa era soddisfatta del lavoro svolto, soprattutto perché in sette anni non si era mai dovuta preoccupare di vestiti, scarpe e accessori: si era sempre mostrata per com'era veramente, senza inganni.
Finito di prepararsi, si accomodò sul suo letto. Il suo fedele compagno Falcon stava acciambellato sulle morbide coperte di lana del dormitorio. Erano verdi, proprio come lo stemma della Casa di Serpeverde. Alyssa adorava quelle coperte perché erano accoglienti e sapevano riscaldare anche un animo freddo come il suo. Nella comodità del suo letto, la giovane si sentiva protetta, come se fosse avvolta da un alone impenetrabile. Il dormitorio era decisamente il luogo in cui preferiva stare.
Il tempo volò e ben presto arrivarono le dieci: Alyssa prese la sua borsa e si diresse verso il Salone d'ingresso, dove avrebbe trovato Nicholas.
Il cuore le batteva forte quando pensava a lui, sentiva dentro di sé un calore innaturale, come se le sue vene fossero attraversate da lava e materiale incandescente. Inoltre, sentiva verso il ragazzo un'attrazione fisica che mai aveva sperimentato prima. Tutto questo la portava spesso ad alienarsi dalla realtà circostante, la spingeva a fantasticare: sognava di toccare le sue mani affusolate, di sentire il profumo dei suoi capelli, di perdersi nei suoi occhi infiniti, di baciare quelle labbra così definite. Tutto di lui la faceva sciogliere come neve al sole, in un modo che nemmeno lei pensava fosse possibile. Eppure, percepiva anche un'aura negativa. Forse a causa di essa, Alyssa tendeva a non lasciarsi andare, a non abbandonarsi completamente alle sensazioni che lui le provocava.
Eccolo lì, pensò la Serpeverde, così bello, così autentico. La stava aspettando.
I due giovani si trovarono nel Salone d'ingresso, si salutarono come semplici amici e si unirono al gruppo di studenti che avrebbe raggiunto la cittadina.
Dopo i consueti controlli di routine di Gazza (ogni anno sempre più eccessivi e fuori luogo), la comitiva si avviò verso la tanto agognata meta.
 
 
Oliver si stava aggirando per le stradine di Hogsmeade insieme agli inseparabili gemelli Weasley. Avevano già razziato Mielandia e il negozio di scherzi di Zonko ed ora stavano vagando senza alcuna meta precisa.
Visto il poco entusiasmo manifestato dal capitano, Fred parlò: "Ehi che ti succede, Ollino? Non ti si sarà mica rotto il manico di scopa?"
"...oppure il nostro Oliver si è dimenticato di prenotare il campo da Quidditch per i prossimi 6 mesi!" completò George.
"Ragazzi, ma che avete per la testa? Io sto benissimo" li rassicurò Oliver, con scarsi risultati e poca convinzione.
"Certo! Stai bene come l'auto volante di nostro padre sul Platano Picchiatore! Dalla tua faccia, sembra che tu abbia appena incontrato un Avvincino" commentò di nuovo Fred.
"D'accordo, ragazzi, forse ho solo bisogno di stare un po' da solo. Vado da quella parte e non provate a seguirmi, altrimenti vi farò allenare da soli, sotto la pioggia, per le prossime sessanta serate" il Grifondoro scandì bene le ultime parole, in modo tale da far intendere che non avrebbe ammesso repliche da parte dei gemelli.
Si girò di scatto, sotto lo sguardo attonito dei due ragazzi dai capelli rossi.
Oliver aveva veramente bisogno di restare da solo, in compagnia di se stesso, senza altre persone che gli confondessero ulteriormente le idee. Sì, perché da quella sera in cui aveva trovato Alyssa in lacrime, non era più in grado di considerarla come aveva sempre fatto negli ultimi sei anni. Per lui, lei era sempre stata la nemica, la ragazza da evitare, la giovane capace di mandarlo fuori dai gangheri semplicemente aprendo la bocca e liberando quella lingua da serpe che si ritrovava. Sapeva farlo ammattire, anche se spesso si sentiva estremamente appagato nel vederla ritirarsi, quando le capitava di perdere uno dei loro scontri fisici ma, soprattutto, verbali.
Le sue gambe avanzavano inconsapevoli, senza sapere dove lo avrebbero portato. La cosa più importante, in quel momento, era liberare la mente da tutti quei dubbi che lo stringevano come una morsa indistruttibile. Avrebbe tanto voluto salire sulla sua Comet: lei era la sola in grado di risollevarlo, di farlo tornare a vivere.
 
 
La brezza di ottobre scompigliava i lunghi capelli di Alyssa, mentre camminava, insieme a Nicholas, per le stradine di Hogsmeade.
La giornata stava passando sorprendentemente veloce, molto più di quanto Alyssa si potesse aspettare. Non si era mai soffermata ad osservare le lucine che, nonostante fosse solo ottobre, decoravano già gli accoglienti edifici della cittadina. All'improvviso, tutto le sembrò così familiare e rassicurante che pensava di essere nel bel mezzo di un sogno. La Serpeverde si ridestò dalla sua confortante indifferenza quando si accorse, con imbarazzo, che stava sfiorando la mano di Nicholas. Arrossì e ritrasse bruscamente le dita, come se fosse stata scottata da un tizzone ardente. Non era abituata a provare quel tipo di sensazioni: il suo cuore di ghiaccio si stava lentamente sciogliendo, ma non era ancora pronto a confrontarsi con il calore di un sentimento sincero.
Nicholas prese la parola: "Ehi, mi sembri un po' nervosa!" disse con tono divertito.
"No! Al contrario: sto ammirando ogni piccolo particolare di questo luogo. Sai, ero talmente abituata a passare il mio tempo nei pressi della Stamberga Strillante che non mi ero mai accorta di quanto Hogsmeade potesse essere... affascinante" Alyssa si sorprese della risposta che era stata in grado di dare: nessun commento acido o frase malinconica, aveva espresso esattamente ciò che le era passato per la mente nel corso dell'intera giornata.
"Sai, io..." esitò il ragazzo "...io ti avevo notato già da un po'. Sto iniziando a capire che non sei la persona che tutti pensano di conoscere e che, forse, vuoi che gli altri vedano. Tu sei... completamente diversa"
I due giovani non si erano accorti che si erano allontanati dal centro e che ora stavano camminando lungo un piccolo sentiero boschivo. Il silenzio era interrotto solo dai passi dei due ragazzi, che si guardavano negli occhi, ignari di tutto ciò che stava accadendo intorno a loro.
"Mi trovo bene a parlare con te. Sei spiritosa, intelligente..."
Alyssa arrossiva sempre più ad ogni passo, non poteva credere che Nicholas le stesse dicendo quelle cose. Certo, aveva notato sin dall'inizio quello strano luccichio nei suoi occhi verdi quando la guardava, ma aveva pensato che, cominciando a conoscerla, sarebbe sparito come Ron Weasley davanti ad un ragno. Invece no. Si era sbagliata. Per la prima volta dovette ammettere che le cose non erano andate come lei aveva previsto. Si sentiva frustrata per questo, ma non poteva negare che le facesse piacere ricevere, per la prima volta, quel tipo di attenzioni.
Un brivido scosse il corpo slanciato della giovane Serpeverde, cosa che attirò l'attenzione del suo accompagnatore che, imbarazzato, le prese la mano con cautela e la chiuse fra le sue, cercando di trasmetterle tutto il tepore di cui aveva bisogno.
Erano fermi, in mezzo agli alberi che iniziavano a spogliarsi delle foglie che, in estate li avevano resi rigogliosi e pieni di vita. Il cielo incolore era coperto dalle chiome gialle e arancioni, che proteggevano Alyssa e Nicholas dal mondo esterno, dal mondo reale.
Uno sguardo e tutto, intorno a loro, sparì, spazzato via dalla brezza pungente che si scagliava contro i visi dei due giovani.
Nessuno dei due sembrava accorgersi di nulla.
 
continua...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Non ci credo, sono riuscita a pubblicare questo capitolo. Scusatemi tantissimo ma, oltre all'università, si è messa anche la mancanza di ispirazione. Ho avuto una specie di "blocco dello scrittore" dal quale non so come abbia fatto a uscire.
Ad ogni modo, questo è il capitolo. Sorpresi? Soddisfatti? Delusi? Arrabbiati? Fatemelo sapere. Sappiate che ci sono altre sorprese che vi attendono eheh *faccia malefica*
Vi chiedo scusa se farò fatica a pubblicare anche i capitoli successivi ma vi chiedo di capirmi, è la prima long che scrivo e gli impegni mi opprimono. Io spero comunque che qualcuno di voi possa apprezzare il mio lavoro.
Ora ci sono le vacanze, quindi, probabilmente, un po' di tempo in più per scrivere lo troverò. Ricordatevi, però, che non abbandonerò mai la mia Alyssa!
Buone feste a tutti voi!


PS: ringrazio Ninox per la bellissima recensione, mi ha fatto davvero tanto piacere!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2800950