Le spine non possono nulla contro la roccia.

di 6Attila6Csihar6
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kirk ***
Capitolo 2: *** La fine. ***



Capitolo 1
*** Kirk ***


Il cavaliere di Spine era seduto a gambe incrociate davanti al falò al centro della piccola stanza, ricoperta da sottilissimi fili di ragnatela e grosse uova che pulsavano costantemente, segno che al loro interno c'era qualcosa di vivo, che smaniava per uscire.
I primi tempi aveva fatto una fatica indicibile ad abituarsi a quell'odore di morte e di palude che aleggiava nella zona, non a caso a poche centinaia di metri vi era il piccolo accesso che dava sulla palude velenosa della città Infame.
Nessuno sapeva chi avesse costruito quell'insieme di strutture lignee abitate da umanoidi che avevano completamente perso le proprie inibizioni e una qualsivoglia briciola di sanità mentale, e francamente nemmeno lui voleva saperlo. In fondo non era mai stato nei suoi piani conoscere la storia di quel posto infernale, l'unica cosa che contava e per cui valesse la pena lottare era quella piccola farfallina scintillante che di tanto in tanto fuoriusciva da un corpo senza vita di qualche non-morto: l'umanità.
Buffo, pensò il cavaliere, che da vivi gli uomini non sappiano cosa farsene della propria umanità, ma quando muoiono essa diventa improvvisamente la cosa più importante che possiedono, e fanno di tutto pur di proteggerla.
Alcuni riuscivano a preservare la propria umanità per parecchio tempo, ma prima o poi tutti morivano, e la loro umanità, in rari casi, volava via, pronta ad essere raccolta da qualche altro essere.
La morte in quel luogo maledetto poteva avere un solo esito: il vuoto.
Sì, a Lordran le cose stavano lentamente precipitando, tutto sembrava collassare su se stesso, ormai non si moriva più normalmente, quando si moriva si diventava esseri vuoti.
Non sapeva cosa significasse essere un essere vuoto, ma poteva solamente immaginarlo nel vedere cosa stava accadendo intorno a lui.
Ogni volta che riemergeva da quegli abissi pestilenziali, alla ricerca di qualche umano che non fosse ancora morto e che possedesse un briciolo di umanità, vedeva solamente esseri impazziti.
La carne rosea diventava secca e grigiastra, gli occhi perdevano espressività e sembravano sprofondare dentro a dei pozzi, lasciando solo orbite vuote e nere, e la voce diventava un urlo sgraziato di rabbia e follia.
I non-morti erano la cosa più...disgustosa che avesse mai visto. Perfino il tuo migliore amico poteva morire da un momento all'altro, attaccato da uno di quei cosi, e diventare identico a loro.
E tentare di uccidere anche te.
Era per questo che lavorava da solo, ma quella era una scusa che ripeteva a se stesso per non guardare in faccia la realtà e convincersi di aver fatto la cosa giusta ad aver abbandonato Kaathe.
Kaathe voleva solamente l'umanità per permettere a lui e ai suoi guerrieri di potenziarsi, nell'attesa della venuta del Prescelto Non-Morto, colui che avrebbe messo fine a quell'era di caos. Loro lo avrebbero aiutato affiancandolo in battaglia contro Lord Gwyn, il sovrano di Lordran, che aveva permesso che quel putiferio succedesse.
Non aveva mai visto Gwyn, solamente sentito nominare, ma non aveva mai dato peso alle parole riguardo quell'uomo, visto che i suoi pensieri erano rivolti sempre e solo ad una persona.
Per lei aveva abbandonato Kaathe, rinnegando lui e i suoi compagni, che adesso lo avevano additato come il "famigerato cavaliere di spine". Sì, lui voleva distinguersi da quegli altri manichini, lui era qualcosa di più di un semplice servitore, così si era creato la sua personalissima armatura e il suo set. Spada ricoperta di spine, scudo ricoperto di spine, armatura ricoperta di spine, era una macchina da guerra, chiunque tentasse di colpirlo rimaneva ferito a sua volta a causa di quelle spine affilatissime e la sua gola veniva squarciata da una lama dentata.
Quanti uomini aveva ucciso con quella stessa spada per rubare loro umanità...e donarla a lei?
Dieci? Cento? Aveva perso il conto.
Ma per Quelaan avrebbe fatto di tutto. La sua lady, la sua signora bianca, la sorella della Regina Queelag, l'unica a cui avesse consacrato segretamente il suo cuore e pubblicamente la sua spada e il suo onore. 
Per lei era disposto ad affrontare ogni pericolo, i Non-Morti, un uomo disperato che cerca di mantenere la propria umanità, le creature mostruose che si aggiravano per Lordran, e tutto per darle un po' di quelle piccole farfalline luccicanti, e farla stare un po' meglio.
La sua lady non era bella. Perchè non lo era nel senso comune del termine.
Era bloccata al muro di fronte a lui, oltre il falò. Più che bloccata era...letteralmente immersa nel muro di ragnatela.
Dal bacino in giù era completamente avvolta da un grappolo fitto di uova di ragno che le avvolgevano anche le gambe, impedendole il movimento. Dietro di lei sbucava un grosso addome di ragno pallidissimo, di cui era visibile solo la parte finale a cui la ragazza era collegata, e da quel groviglio di uova e fili di ragnatela spuntavano delle zampe di ragno, rinsecchite e deboli, incapaci di muoversi.
La pelle della ragazza era pallidissima, bianca come la carta, e teneva la testa leggermente china in avanti in modo tale che i lunghi capelli biondi le ricadessero in avanti, coprendole il seno.
Teneva le mani giunte tra loro, con le dita intrecciate, e gli occhi chiusi. L'espressione però, era serena, e conferiva morbidezza e dolcezza ai lineamenti del volto.
Il cavaliere se ne era innamorato subito, dal primo momento che l'aveva vista, pur sapendo che il suo amore incondizionato non sarebbe mai stato ricambiato, poichè lei non parlava la sua lingua. L'unica cosa che poteva fare per dimostrarle ciò che provava era portarle umanità, tutta quella che trovava.
-Kirk.-
La voce roca arrivò dalla sua destra, ma inspiegabilmente Kirk, il cavaliere di Spine, osservò a sinistra, dove la stanza diventava un grosso corridioio squadrato molto breve, di circa cinque metri, e terminava di fronte ad una parete.
Kirk sapeva che se avesse dato abbastanza umanità alla sua Lady, quella parete sarebbe scomparsa sotto su ordine, per permettere al cavaliere di continuare la ricerca di umanità in altri luoghi. 
-Kirk.-
Si voltò a destra, dove un uomo riverso per terra, con delle grosse uova sulla schiena, che dovevano sfiorare almeno il metro d'altezza, e pesavano così tanto da costringerlo a camminare carponi, strisciando il ventre per terra.
Si chiamava Eingyi, ed era il servitore più fedele della sua regina. Vecchio, stanco, con l'animo votato al servilismo nei confronti di Lady Quelaan, aveva mantenuto quel briciolo di umanità che gli bastava per essere senziente e parlare ad eventuali guerrieri che volessero unirsi alla donna, e assicurarsi protezione e potenti incantesimi in cambio di umanità.
Kirk non riusciva ad odiarlo, e nemmeno aveva mai tentato di rubargli l'umanità, anche perchè era sicuro che poi la sua pallida Lady sarebbe stata distrutta dal dolore nel perdere un servitore così devoto e un amico così caro.
Già, lui era venuto solamente dopo, e invece Eingyi c'era sempre stato, da che lui avesse memoria. Ma aveva imparato a conoscerlo, e lo rispettava profondamente, e molte volte aveva l'impressione che fosse al corrente dei sentimenti che gli scuotevano l'animo.
Gettò uno sguardo alla spada spinata piantata per terra, poi guardò di nuovo Eingyi.
-Che cosa c'è?-
La voce era arrochita, come se la parola non fosse stata usata da anni ed effettivamente Kirk non era mai stato un uomo dialettico. Aveva sempre preferito l'azione, alla parola.
-Altri servi della Regina hanno sentito dei rumori provenire dalla Città Infame.-
-E allora?- 
-Hanno visto un cavaliere. Ancora umano.-
Eingyi aveva fatto una piccola pausa tra le due frasi, come a creare una impercettibile aura di tensione. 
-Dimmi qualcosa che non so su di lui.- disse Kirk a mezza bocca, alzandosi e afferrando l'elsa della spada e dando un violento strattone col braccio, per sfilarla dal terreno. Fece qualche movimento con la spada, facendola roteare col polso, poi la assicurò alla cintura di cuoio trattato, modificato da lui appositamente per evitare che le spine e la lama tagliassero il cuoio.
Il servitore della Lady sembrò pensarci più intensamente, si grattò il mento con aria pensierosa ed emise un verso di sforzo, come se pensare richiedesse chissà quale grande fatica!
-Beh, si stava dirigendo verso il Grande Vuoto, per motivi che a dir la verità non so. Se fai ancora in tempo, potresti rintracciarlo.-

Spazio Dell'Autore
Probabilmente avrò fatto alcuni grossolani errori, o avrò sbagliato nel descrivere Queelan o la condizione di non-morto, in effetti è parecchio che non gioco al primo DS. Ho cercato di immaginare che rapporto ci fosse tra Kirk e la sua Lady, e di come Eingyi fosse come una specie di padrino per il nostro cavaliere, evitando però di snaturare troppo i loro comportamenti e personalità. Beh, spero vi sia piaciuta.

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Capitolo 2
*** La fine. ***


Il Grande Vuoto era il nome del gigantesco albero cavo che era cresciuto nella palude, a poca distanza dall'enorme nido di ragnatela che fungeva da casa per Lady Queelan. Nessuno sapeva da quanti anni fosse lì, sta di fatto che anche il più anziano abitante della Città Infame non sapeva dire con precisione quando fosse cresciuto e cosa lo avesse fatto diventare cavo.
Aveva una struttura parecchio curiosa, infatti un grosso ramo che terminava immergendosi direttamente nella melma velenosa della Palude e iniziava qualche decina di metri più sopra, permetteva a chiunque di salire e di entrare dentro l'albero tramite una grossa cavità nel legno, e dopo pochi passi ci si trovava di fronte ad un abisso vero e proprio.
Era profondo, molto profondo, cadere da quell'altezza significava morte certa e Kirk sapeva benissimo quanti cavalieri erano morti nell'impresa di raggiungere le profondità di quel luogo. Ovviamente la maggior parte di essi non era morta certo per essere caduta, diciamo che erano accidentalmente incappati nella lama di Kirk.
Tuttavia, alcune volte il cavaliere di spine aveva assistito in diretta ai tentativi infruttuosi di alcuni temerari, e ancora se chiudeva gli occhi poteva sentire nell'aria l'eco delle loro urla terrorizzate, che rilasciavano tutta la loro angoscia e la loro paura, per chiedere una seconda possibilità che non sarebbe stata concessa. 
Comunque scendere in quel posto era difficile.
Quel tronco era irto, internamente da grossi rami che si dipanavano in più svariate direzioni, a volte lasciando un passaggio abbastanza largo da permettere facilmente il passaggio, altre volte si interrompevano di colpo, oppure si assottigliavano fino a non permettere più neanche un passo.
Di quando in quanto, dal tronco spuntavano delle sporgenze  che fungevano da piattaforme, utili per riposarsi e vedere cosa fare, Kirk qualche volta le aveva usate per cogliere degli agguati ai cavalieri che avevano l'imprudenza di avventurarsi in quei luoghi. 
Al centro di quella enorme cavità, vi era un grosso tronco perpendicolare che percorreva tutto il Grande Vuoto, per conferire maggiore stabilità, e circa a metà tra la sporgenza che si affacciava sul ramo della Palude e il fondo del Grande Vuoto, vi era una cavità, grande abbastanza da far entrare dentro essa circa 5 uomini in piedi. Accanto alla cavità passava un ramo, uno di quelli su cui si poteva camminare, e che era uno dei principali che portavano al fondo del Grande Vuoto. 
Una volta Kirk aveva raggiunto il fondo di quel posto, e la curiosità di scoprire cosa ci fosse ancora oltre era fortissima, ma una voce dentro di se gli aveva ricordato i lamenti di dolore e la sofferenza che aleggiavano nella stanza della sua Lady Queelan, quindi era risalito frettolosamente con l'umanità che aveva rubato alla sua preda.
Adesso si trovava allentrata del tronco, che osservava l'atmosfera cupa e il silenzio agghiacciante del luogo, cercando di scorgere un minimo movimento o un rumore improvviso che gli facesse capire dove diavolo fosse quel cavaliere, ammesso e non concesso che ci fosse effettivamente e fosse ancora vivo.
Iniziò a scendere lentamente sul ramo di fronte a lui, camminando a passi lenti e misurati, per evitare di sbattere troppo forte l'acciaio sul legno e fare un rumore che rivelasse la sua posizione, era l'ultima cosa che voleva succedesse.
Dopo qualche minuto, e circa aver percorso un quarto dell'altezza del Grande Vuoto, notò una porzione del legno completamente smaciullata. Il ramo su cui camminava continuava per un altra decina di metri, poi si univa ad un altro ramo che permetteva di continuare il cammino in una direzione diversa, più facile e rapida, e fino a quel momento quel punto di unione era sempre stato sormontato da un nodo legnoso alto almeno un metro e mezzo, che aveva sempre causato problemi per passare, ma adesso qualcosa o qualcuno l'aveva sbriciolato con ferocia, riducendo tutto a un ammasso di scheggie e legno deforme. 
Kirk si inginocchiò ad osservare il legno, notando alcune profonde ammaccature sul ramo. Sembrava quasi che avessero...abbattuto qualcosa di molto pesante sul legno, più e più volte, fino a rompere tutto, e sicuramente chiunque l'avesse fatto aveva una forza non indifferente. E molta umanità.
Iniziò a correre. Il rumore dei suoi passi sul legno era come una pioggia che batteva sull'acciaio, spezzava il silenzio tombale del luogo, sapeva che così con molta probabilità si sarebbe fatto scoprire, ma non gli interessava, fino a quel momento aveva sempre vinto, e non avrebbe fallito quella volta. 
In pochi attimi si ritrovò nella struttura centrale del Grande Vuoto, sul ramo che girava intorno ad essa, poco prima di quella cavità naturale.
Continuava a correre, sicuro che avrebbe ucciso anche quel nemico, fece un giro attorno all'albero continuando a percorrere il ramo. Chissà come sarebbe stato quell'ennesimo cavaliere, un normale avversario, un debole  o Kirk avrebbe dovuto sfoderare tutti i suoi trucchi? Un cavaliere capace di rompere così facilmente un nodo legnoso antico come quello del Grande Vuoto doveva essere un avversario...mostruoso.
Era talmente assorto nei suoi pensieri, che quasi il cuore gli si fermò quando vide un qualcosa di grosso e veloce cadergli di fronte, e fu costretto a frenare di colpo per evitare di inciampare in quell'affare e cadere rovinosamente in avanti, col pericolo di precipitare di sotto.
-Ma che cazzo...?
Un'enorme mazza grigiastra si era abbattuta di fronte a Kirk, fuoriuscendo dalla cavità, con l'intento di schiacciarlo, e non appena il cavaliere poggiò la mano sull'elsa della spada per estrarla e combattere il pericolo, quell'affare si alzò lentamente, e da quella cavità uscì uno dei cavalieri più mostruosi e imponenti che Kirk avesse mai visto, tanto che per qualche attimo stentò a credere ai suoi stessi occhi.
L'armatura che portava era larga almeno il doppio di quella di Kirk, che aveva puntato tutto sulla rapidità e sul dolore, infatti sebbene irta di spine, la sua  permetteva di muoversi molto agilmente. Quella del suo avversario invece era gigantesca, e dava immediatamente l'impressione della pesantezza e del peso che il cavaliere che vi era all'interno doveva sopportare, pur non essendo priva di alcune decorazioni, e cosa curiosa, non riluceva, non aveva la stessa lucidità del metallo.
Di che diavolo era fatta?
Ma quella domanda lasciò il posto a sgomento e paura, quando Kirk si rese conto di quanto mostruosamente forte fosse il cavaliere, infatti nella mano sinistra teneva uno scudo talmente alto e massiccio che Kirk vi si sarebbe potuto riparare dietro e sarebbe stato interamente coperto e al sicuro. Nella destra invece vi era quell'arma mostruosa, che teneva con nonchalanche poggiata sopra lo spallaccio destro e che aveva maneggiato con tanta facilità fino a pochi attimi prima.
Due occhi nerissimi e lucenti si piantarono su Kirk. E per la prima volta, ebbe paura di non poter affrontare un avversario tanto possente.
-Dove si trova il Drago Immortale?- disse con voce possente, simile a un ruggito.
Draghi?! Ma a Lordran i Draghi non esistevano da anni, addirittura da millenni, che diavolo stava cercando quel tipo?
Che stesse iniziando a perdere il senno?
-I Draghi sono estinti da millenni. Non ci sono più, tantomeno qui.- disse Kirk gelido, sfoderando rapidamente la spada e imbracciando lo scudo, pronto ad ucciderlo al minimo errore. 
Fu il cavaliere misterioso a colpire per primo, però, e non fu tanto la rapidità con cui colpì, che comunque era notevole visto il peso che si portava di sopra, che impedì a Kirk di parare il colpo e di contrattaccare, quanto la facilità e la ferocia con cui maneggiava arma e scudo.
Rapidamente la mazza si alzò e calò brutalmente sull'elmo di Kirk, travolgendo con una botta lancinante il cavaliere, e facendolo cadere rovinosamente in avanti.
Le orecchie gli fischiavano, aveva lasciato andare la spada a causa del colpo violentissimo che gli aveva travolto la testa, sentiva pulsare, sentiva dolore, sentiva la testa esplodergli, tentò di alzarsi, almeno per accertarsi delle sue condizioni, ma una seconda botta, stavolta al fianco sinistro, lo fece rotolare malamente dentro la cavità.
Dei passi pesanti gli fecero capire che il suo avversario lo stava raggiungendo, doveva rialzarsi e scappare, non era pronto per lui, si spostò con le braccia dandosi una spinta verso destra, per schiacciarsi contro la parete ed allontanarsi ancora di qualche centimetro.
Miracolosamente il gesto disperato di Kirk funzionò, infatti il sibilo e il tonfo mostruoso che vi furono subito dopo, fecero apparire davanti al volto di Kirk la parte finale della mazza, che non gli aveva sfondato l'elmo per pochi centimetri.
No...non poteva morire, non doveva, la sua Lady aveva bisogno di lui, lui aveva bisogno di lei! Non sarebbe morto, non quella volta. Strinse i denti e si poggiò coi palmi per terra.
Il cavaliere avversario imprecò, e si preparò di nuovo a colpire, alzando di nuovo l'arma, e fu in quel preciso istante che il cavaliere di Spine, facendo uno scatto fulmineo, gli corse incontro per superarlo un attimo prima dell'impatto.
Uscì dalla cavità e rotolò a sinistra, recuperando la spada in un lampo, la quale fu immediatamente di nuovo come un prolungamento del suo arto, e fece un lungo affondo per colpirlo.
E la lama si spezzò quando andò a cozzare contro la piastra del petto del suo avversario.
Kirk, in quell'istante, in quel preciso momento in cui lasciò andare la lama ormai intaccata e si accasciò in ginocchio, seppe che ormai era tutto perduto.
La sua lady, l'aveva abbandonata.
Non aveva compiuto il suo dovere.
Aveva fallito.
Per un cavaliere non c'è cosa più straziante che non adempiere al proprio dovere, sapere di aver messo tutto se stesso per una causa e vederla infrangersi come acqua sugli scogli, trasportando tra i flutti la dignità e l'onore del cavaliere.
Il suo avversario si avvicinòlentamente, impugnando l'enorme arma a due mani.
-Un ultimo desiderio?- disse con voce fonda, preparandosi a finirlo.
Kirk sentì una lacrima colargli sulla guancia, lacrima che non fu visibile a causa dell'elmo scuro e spinato.
-Chi sei tu?- chiese debolmente.
-Havel. Havel la Roccia.-
Adesso Kirk non si stupì più di aver perso contro Havel. Ne aveva sentito parlare, sapeva che quell'uomo era dotato di una forza erculea, e impugnava un dente di drago. Quello che adesso sarebbe calato dritto sopra di lui, uccidendolo.
-Ti prego...Havel...non uccidere la Lady...- 
Lo stava supplicando? Sì. L'onore di Kirk stava lentamente scivolando verso un baratro, per non uscirne più.
-Non conosco nessuna Lady. A me interessano i Draghi, e qui ce n'è uno nascosto. Io lo ucciderò. Come ucciderò te per avermi intralciato.-
Havel alzò l'enorme Dente di Drago, tendendo i muscoli.
Il cavaliere di spine chinò la testa in silenzio, pronto al colpo.
"Mi dispiace, mia Lady."
Il dente calò verso il basso rapidamente.
"Mi dispiace così tanto..."
L'impatto fece letteralmente crollare sul grosso ramo nodoso Kirk, che non sentì alcun dolore. Non gli interessava più nulla.
Havel girò su se stesso continuando ad impugnare l'arma, per colpirlo nuovamente al fianco e buttarlo giù da quell'altezza vertiginosa.
"Ho fallito..."
Kirk scoppiò a piangere quando l'impatto lo raggiunse al fianco, e gli sembrò di volare per qualche metro prima di cadere nel vuoto.
"Ti amo, mia Lady..."
Quasi lo sussurrò, senza più energie per pensare. Parlare. Agire. Autocommiserarsi.
Iniziò a cadere.
Chiuse gli occhi.


Angolo dell'autore.
Non siate troppo duri con me se ho sbagliato qualcosa di Lore o di trama, sono un semplice videogiocatore che vuole tributare uno dei più bei videogiochi che abbia mai avuto occasione di provare. Ogni errore è fatto in buona fede, lol, quando capirò di più la trama e il background state certi che la modificherò. Grazie per aver letto, ragazzi. Sempre se non siete saltati fino alla fine per vedere quando finiva 'sta lagna...

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