Every second count.

di Imyoursmaljk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***
Capitolo 3: *** III. ***
Capitolo 4: *** IV. ***
Capitolo 5: *** V. ***
Capitolo 6: *** VI. ***
Capitolo 7: *** VII. ***
Capitolo 8: *** VIII. ***
Capitolo 9: *** IX. ***
Capitolo 10: *** X. ***
Capitolo 11: *** XI. ***
Capitolo 12: *** XII. ***
Capitolo 13: *** XIII. ***
Capitolo 14: *** AVVISO. ***
Capitolo 15: *** XIV. ***
Capitolo 16: *** XV. ***
Capitolo 17: *** XVI - Parte 1. ***
Capitolo 18: *** XVII - Parte due. ***
Capitolo 19: *** XVIII. ***



Capitolo 1
*** I. ***


"Questa storia è di mia pura invenzione. I personaggi presi in considerazione non hanno nulla a che fare con la realtà, qualsiasi paragone è puramente casuale.Con questo mio scritto pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo."

I.

Conversation's getting dull
There's a constant buzzing in my ears
Sense of humor's void and null
And I'm bored to tears
.

 
Dal finestrino osservavo gli abeti mentre si imbrunivano lentamente. Il tragitto in macchina dall'aeroporto a casa stava diventando alquanto lungo e stavo iniziando ad annoiarmi.
Il volo dalla mia vecchia casa in Inghilterra a quella nuova in America, era stato più faticoso dal previsto. "Andrà tutto bene, vedrai" aveva detto mia madre quanto l'aereo aveva iniziato a prendere quota e io le avevo regalato semplicemente un sorriso.
Non volevo pensasse che la sua decisione presa all'improvviso e nel bel mezzo del mese ottobre non mi piacesse, anche perché non era così. Nella mia vecchia scuola era sempre stata una ragazza tranquilla che non infastidiva o veniva infastidita da nessuno, una a cui piaceva passare per i corridoi e non essere notata.
Probabilmente nessuno sentirà la mia mancanza così come non sentirò la loro. Ma chi ero realmente? Paige Annabeth Murphy, una normalissa ragazza che stava per iniziare una nuova vita in un continente completamente nuovo e sconosciuto.
«Sai Paige, la zia mi ha raccontato che Mackenzie non vede l'ora di conoscerti» sorrise mia madre.
Con zia intendeva sua sorella e con Mackenzie intendeva sua figlia, mia cugina. Due persone mai viste e completamente estranee a me. Mia madre e Odette, così aveva detto che si chiamasse sua sorella, erano originarie di Boston ma per un assurdo motivo mia madre aveva abbandonato l'America per andare a vivere nel Regno Unito, concependomi lì.
Probabilmente perché i miei nonni non avevano accettato il fatto che mia madre era rimasta incinta a ventitré anni, senza essere sposata o sapere chi fosse mio padre. Forse l'unica cosa positiva era stata che mia madre era riuscita in tempo a prendersi la laurea in giurisprudenza prima di farsi ingravidare.
«Spero solo che non sia assillante» sospirai.
 E lo speravo davvero, non avevo abbastanza pazienza per convivere con una adolescente iperattiva sotto lo stesso tetto.
«Tesoro, avete la stessa età. A dir la verità ha fatto diciotto anni a giugno quindi è perfino più grande di te, anche se di poco» mi rassicurò allungando la mano verso la mia.
Dopo questa breve conversazione, arrivammo a casa della zia Odette. Tuttavia, piuttosto di sembrare una casa sembrava una specie di ranch. E pensare che mia madre era nata e cresciuta in questo luogo. La casa sembrava costruita completamente in legno e dal tetto si vedeva spiccare fuori un camino fatto di mattoni rossi.
Attorno la casa vi era un esteso prato ben curato, qua e là c'era qualche cesta di legno che conteneva del fieno e dietro la casa invece sembrava di specchiarsi un piccolo laghetto. Grandioso, avevano anche i cavalli. Quando mia madre entrò nel sentiero che portava alla casa, vidi due figure davanti la porta di cui una di queste di stava visibilmente sbracciando.
Roteai gli occhi aspettandomi una convivenza al quanto fastidiosa perché sì, era mia zia Odette che ci ospitava. Almeno non avremmo dovuto pagare affitto e da quanto potevo notare non ci sarebbero stati vicini irritanti nei dintorni.
Quando mia madre parcheggiò e mise il freno a mano, la vidi catapultarsi fuori dalla macchina e correre ad abbracciare sua sorella. Sbuffando scesi e la seguii svogliatamente. I capelli biondi di mia madre erano in contrasto con quelli scuri di mia zia e anche la pelle era più scura della nostra.
«Ciao, Paige!» Sussultai quando la ragazza che qualche minuto fa si stava sbracciando si presentò davanti a me porgendomi la mano praticamente davanti al viso.
La sua carnagione era visibilmente più scura della mia, aveva gli occhi marroni e lunghi capelli corvini. In pratica potevamo rappresentare entrambe le facciate del biscotto ringo, lei cioccolato ed io vaniglia.
«Ciao, Makenna» ricambiai cordialmente. «Mackenzie» mi corresse, «ma tranquilla, prima o poi l'imparerai.»
Mentre mia madre e Odette erano intente a rovistare nei vecchi ricordi d'infanzia, io mi scomodai a scaricare le valige dalla macchina così avrei avuto un'ottima scusa per chiudermi in camera e scollarmi mia cugina da dosso. In fondo non sembrava poi così male come ragazza ma mi dava fastidio essere circondata da sconosciuti, tutto qui.
Le valige erano più pesanti di quanto pensassi e riuscii a stento tirarli fuori dal cofano.
«Ti aiuto» si offrì mia cugina. Mi aiutò a portare dentro la valigia e mi accorsi che la casa da dentro non era niente male.
Dava un'aria tipica da cacciatore con le tonalità rosse e qualche tappeto persiano qua e là.
«La nostra camera è di sopra» mi informò. Sentii lo stomaco stringermi appena udii la parola nostra.
Avrei dovuto condividere la stanza con Mackenzie per un periodo a tempo non determinato. Sperai solo che non invadesse i miei spazi e non mi rubasse i vestiti. Salimmo le scale caricando le valige, due le portò nella stanza degli ospiti ed una nella nostra camera in comune. Era ben arredata con tonalità lilla e qualche poter di Green Day e Aritic Monkey appesi alle pareti.
Vi erano due letti singoli; uno con le coperte altrettanto lilla dall'aspetto invitante ed uno con le coperte bianche che davano l'impressione da un letto ospedaliero. Lungo la parete sinistra stava un armadio in legno bianco ed oserei dire piuttosto piccolo per contenere gli indumenti di due adolescenti. Arricciai il naso capendo al volo e i miei spazi sarebbero stati molto limitati e soprattutto invasi.
«Scusa per le lenzuola orrende, non sapevo di che colore ti piacesse. Domani possiamo anche cambiarle di un colore che ti piace, okay?» propose ed io annuii.
Sentii che tutta questa gentilezza era alquanto preoccupante, insomma, io non lo sarei stata se fossi stata al posto suo. Aprii la mia valigia e Mackenzie mi indicò la mia metà dell'armadio e i cassetti per la biancheria intima.
«Ti serve aiuto?» chiese mentre mi vedeva disfare il bagaglio. «No» risposi in monosillaba.
Mackenzie mi guardò per qualche altro secondo mentre ripiegavo le mie magliette, visibilmente in imbarazzo.
«D'accordo, allora ti lascio disfare in pace i bagagli. Scendo di sotto, se avessi bisogno di qualunque cosa chiedi pure.» Non la guardai nemmeno e continuai a fare il mio lavoro.
«A proposito» scattò mentre era diretta verso la porta per uscire, «domani sarà il tuo primo giorno nella mia scuola quindi dovrai alzarti presto così potremmo recuperare l'orario, l'armadietto, i cors-» La interruppi. «Va bene, va bene! Respira! Domani faremo tutte queste cose ma ora per piacere lasciami sola a sistemare le mie cose.» Mackenzie annuii un po' turbata e scese la scale.
I sensi di colpa si fecero spazio dentro di me per averla appena trattata in quel modo e aver alzato la voce dopo che lei mi aveva perfino aiutata a salire le valige pesanti. Per il resto della giornata restai dentro la camera a sistemare le mie cose e non scesi nemmeno per cena. L'unico momento un cui riparlammo fu per darci la buonanotte. L'indomani mattina quando mi svegliai sentii parecchio freddo nonostante fossimo solo ad ottobre.
Quando mi misi a sedere notai che il letto accanto a me era vuoto e già rifatto. Mi scostai da dosso le coperte e andai a tirare fuori dall'armadio un paio di jeans blu e una maglietta bianca gettandoli sul letto. Mi diressi al bagno ancora in pigiama ed incontrai lungo il corridoio mia cugina. «Oh, 'giorno. Il bagno è la porta in fondo a destra.» disse a voce bassa.
Avevo intenzioni di scusarmi per ieri ma non ora, non era il momento. Mi rinfrescai velocemente e mi vestii, Mackenzie nel frattempo era già pronta e mi stava aspettando all'ingresso. Solo quando uscii di casa notai zia Odette in macchina pronta per darci il passaggio a scuola. Quando arrivammo a scuola salutai educatamente mia zia e scendemmo dalla macchina. Mackenzie sfrecciò velocemente verso il liceo lasciandomi praticamente incustodita e sola.
«Mackenzie» la chiamai cercando di raggiungerla, «senti, per ieri io... Mi dispiace, okay? Non volevo essere sgarbata ma devo ancora abituarmi a tutto questo.» dissi.
Il viso inespressivo di mia cugina mutò in un battito di ciglia in uno felice.
«Tranquilla, adesso cerchiamo di recuperare tutto!» mi sorrise afferrandomi a braccetto. Cavolo, adesso tutti stavano guardando verso di noi! Sforzai un sorriso lasciandomi trascinare da lei sentendomi gli occhi di tutti gli altri studenti addosso.
«Allora Blondie, devi entrare lì dentro, presentarti e ti saranno dati i tuoi orari. Io nel frattempo andrò dal mio armadietto a recuperare i libri, ci metterò un attimo. A dopo!»
Si allontanò da me sventolando la mano e la seguii con lo sguardo mentre spariva lungo il corridoio finché non incontrai lo sguardo di un ragazzo. Il suo sguardo non era come quelli degli altri; gli altri studenti guardavano solo perché non mi avevano mai vista prima, solo pura curiosità ma il suo era come se mi volesse intimorire, o meglio, spaventare.
Aggrottando le sopracciglia entrai in segreteria chiedendo l'orario. La donna borbottò qualcosa del tipo di quanto facesse schifo il suo lavoro prima di consegnarmi i miei orari scolastici. Foggiando un sorriso più falso di una banconota da tre dollari la ringraziai ed uscii.
Se solo non fossi uscita così presto; quando uscii vidi il ragazzo del corridoio appoggiato al muro alla mia sinistra mentre sosteneva il peso su una gamba. Era vicino, troppo vicino. Con questa spaventosa vicinanza riuscii perfino a guardarlo dritto negli occhi, pentendomi subito l'attimo dopo.
Quegli occhi profondi erano incatenati a quelli miei e l'unica cosa che pensai era che trasmettevano guai. Grandissimi guai.

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Capitolo 2
*** II. ***


II.

When darkness comes upon you
And sleep no longer finds your bed
Remember all the words I said
Be still, be still, be still
 
«Prego» disse il ragazzo con un leggero sorriso. In questo momento desiderai con tutta me stessa che Mackenzie saltasse fuori e mi levasse questo tipo da dosso. Non riuscivo a muovere un solo muscolo ed ero praticamente come imbambolata dai suoi occhi profondi e scuri.
«Ho detto, ti sei persa?» ripeté con un tono un po' irritato. Solo dopo realizzai che doveva avermelo già chiesto e tornai in me stessa scuotendo la testa.
«No, so perfettamente dove andare» mentii cercando di distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Lo sconosciuto sorrise, maliziosamente oserei dire.
«Oh, lo vedo! Si nota da lontano che sei nuova, tutti ti stanno fissando come se fossi un'extraterrestre. Comunque, io sono Zayn e tu sei...» si presentò infine porgendomi la mano. Abbassai lo sguardo sulla sua mano notando fuoriuscire dalla manica della sua giacca numerosi tatuaggi e non potei fare a meno di fare una piccola smorfia.
«Non interessata, ma ti ringrazio per il tuo commentino carino» risposi. Ovviamente, per non fare la figura del perfetto idiota il ragazzo ritrasse la mano fingendo di doversi grattare la nuca.
«E' stato un piacere, ciao.» Girai i tacchi mi allontanai da lui lasciandolo lì come un salamino. Un po' mi dispiacque il fatto di averlo lasciato lì, stava solo cercando di essere gentile ma quel tipo non mi piaceva, per niente.
Purtroppo Mackenzie non si era fatta più viva, dimenticandosi completamente che io non avevo la più pallida idea di dove si trovasse l'aula di scienze e dovetti chiedere a due coetanei l'indicazioni per raggiungere l'aula.
Quando arrivai notai con orrore che Zayn era nella stessa aula mentre pasticciava il suo banco con la matita e gli altri studenti parlavano tra di loro. Mi bloccai all'istante sentendomi come se i miei piedi avessero piantato le radici in quel posto esatto.
Era ovvio che fosse arrivato prima di me conoscendo la scuola ma in un certo senso ero sopresa e un po' infastidita del fatto che Zayn si trovava in classe con me. Il suo sguardo era basso e le sue lunghe ciglia per poco non gli solleticavano il viso ben abbronzato. Da dietro ricevetti una spallata e mi morsi la lingua notando che era stato un uomo paffuto con i baffi, probabilmente il professore.
«Ragazzi, silenzio e seduti» urlò.
Cavolo, dall'aspetto non sembrava che così severo. Gli alunni corsero ai propri posti ed io, sfortunata che ero, dovetti sedermi all'unico posto libero, ovvero dietro Zayn.
«Settimana prossima faremo un compito e vi consiglio di prendere appunti di ciò che spiegherò se teneste di non beccarvi un F» ci avvisò.
Boccheggiai sollevata per il fatto che il professore non fosse uno di quelli a cui importavano le presentazioni ai nuovi arrivati. Iniziò a straparlare e io afferrai quaderno e penna per appuntarmi tutto quello che servita. Non appena iniziai a scrivere in maiuscolo il titolo 'scienze' la penna iniziò a difettare. Imprecai contro me stessa per essermi trascinata dietro l'unica penna non funzionante.
Dovevo assolutamente trovare una penna, magari potevo chiedere ai compagni di banco; mi voltai a destra e vidi un ciccione che a quanto pareva aveva saltato la colazione perché mordicchiava appassionatamente la sua penna blu. Era fuori discussione chiedere a lui quindi ritentai alla mia sinistra.
Decisamente no; era uno dei classici tipi da sport che se gli avessi chiesto una penna avrebbe pensato che avevo tentato di attaccare bottone e si sarebbe gonfiato tutto, quindi un deciso no anche per lui. Dannazione, mi serviva una penna! Un rumore fastidioso catturò la mia attenzione, allungai il collo per vedere cosa stava facendo e notai che Zayn stava disegnando un serpente sul suo banco.
Ultima possibilità, mi dissi. Coraggiosamente gli picchiettai la spalla e si voltò verso di me con le sopracciglia alzate.
«Ehi, ecco... Potresti darmi la tua matita? Devo prendere appunti e come noto a te non serve» dissi velocemente e sottovoce.
«Sei arrivata in questa scuola con un mese ti ritardo, non avevano le penne da dove vieni tu?» rise di me, «comunque no, Kaa ha bisogno di essere terminato entro quest'ora quindi mi serve la matita.» Ghignò prima di girarsi e dedicarsi di nuovo al suo disegno ed io idiota mi ero sentita in colpa per come l'avevo trattato davanti la segreteria.
Per tutta l'ora restai concentrata sulla spiegazione del professore cercando di canalizzare gli argomenti ma venivo continuamente distratta da Zayn che correggeva il suo disegno con la gomma e matita e le sue spalle larghe non mi permettevano di vedere granché la lavagna. Quando l'ora terminò Zayn fu il primo ad uscire dall'aula concedendomi l'onore di poter ammirare il suo capolavoro.
Aveva disegnato il pitone del 'Il libro della giungla'. Mi schiaffeggiai mentalmente per aver solo pensato che mi avrebbe dato la matita. Quando uscii dall'aula vidi la chioma corvina di Mackenzie avvicinarsi a me.
«Eccoti, ti ho portato la combinazione e postazione dell'armadietto. Come è andata la tua prima ora?» domandò stringendomi il bigliettino tra le mani.
«Non bene. La penna difettava e non ho potuto prendere appunti» le dissi. «Beh, potevi chiedere. Di sicuro qualcuno te l'avrebbe prestata» mi consigliò.
«Ci ho provato ma a quanto pare era più importante disegnare la disney» spiegai. «Chi è stato che io... io...» iniziò a dire Mackenzie.
«Era uno ragazzo maleducato e pieno di tatuaggi. Jamie, Zackie... Zayn se non ricordo male. Eccolo, è quello lì» indicai con lo sguardo il moro in compagnia di altri ragazzi e Mackenzie sgranò gli occhi. «Hai parlato con Zayn Malik?!» domandò incredula. «Gli ho solo chiesto solo una matita, che c'è di strano?» la corressi alzando le spalle.
«Niente, solo che normalmente è difficile che uno di loro parli con qualcuno che non faccia parte del suo gruppetto. Vedi.» Mi invitò a guardare il suo gruppetto e notai che parlava come un normalissimo ragazzo con gli altri mentre con me aveva sputato solo veleno.
«Paige, Zayn sta guardando verso di noi, smettila di fissarli!» mi rimproverò. Distolsi per un attimo lo sguardo per poi riportarlo sul ragazzo e stavolta mi notò. Cercai di guardare altrove per fingere di non aver guardato ma non ci riuscii, Zayn rise perfino sotto i baffi quando notò il mio senso di panico.
«Allontaniamoci» suggerì Mackenzie e io la seguii. Molte domande mi frullavano nella testa ma in un certo senso non volevo che mi interessasse o incuriosisse più di tanto.
«Perchè eri così sorpresa quando ti ho detto di averci parlato, c'è dell'altro?» domandai a mia cugina e lei si fermò per un istante e tirò un profondo sospiro.
«Sei nuova quindi è meglio se te lo dico subito: Zayn Malik e il suo gruppetto non fanno per te o per me, per nessuno in realtà. Non gli piace stare con altra gente se non con i suoi amici. In un certo senso tutti credono che siano strani o che abbiano a che fare con la droga. Io personalmente credo che siano troppo pericolosi per stare in questa scuola. Per questo ero sorpresa che uno di loro abbia parlato con te. Paige, per favore sta lontana da loro, d'accordo?» mi implorò e io annuii, anche se poco convinta.
Il resto delle lezioni le avevo in comune con Mackenzie quindi le passai tranquillamente con lei e recuperai fortunatamente una penna funzionante appuntando gli argomenti. Durante il cambio di lezioni continuavo sentirmi osservata e ogni volta notavo da lontano lo sguardo intimidatorio di quel Zayn, seguito dagli altri due ragazzi, addosso.
Che aveva intenzioni di fare? Sarei uscita pazza se non fossi tornata a casa assieme a Mackenzie. Facemmo il ritorno a piedi da scuola e mi spiegò altre cose riguardo Mr Inchiostro: in giro si diceva che il suo gruppetto fosse formato di cinque persone, anche se molto sostenevano solo di tre. Uno di loro era ovviamente Zayn, poi un biondino e un castano, adesso restava solo scoprire chi dicesse la verità.
Nessuno di loro era considerato come sciupafemmine o puttaniere nonostante avessero un bel aspetto, semplicemente non gli importava dell'attenzione femminile. Probabilmente questo era stato il dettaglio che meno preferivo o credevo. Era stato Zayn a venire da me nel corridoio per conversare, non io. Ad ogni modo non riuscivo a capacitarmi di pensare che fossero pericolosi. Insomma, avranno diciotto o diciannove anni e Zayn aveva disegnato il serpente della Disney sul banco durante le lezioni.
La sera quando tutti dormivano scesi giù per prendermi un bicchiere d'acqua in cucina e trovai mia madre mentre si scaldava le mani con la sua tazzina di tè.
«Tesoro, ancora sveglia?» domandò mia madre.
Aprii lo stipeto recuperando un bicchiere di vetro e versai dell'acqua dentro. «Avevo sete» risposi. Mi sedetti a tavola con lei e mia madre mi sorrise.
«Paige, non voglio che tu mi eviti solo perché ho preso questa decisione. Lo faccio per il tuo bene, lo sai» mi sorrise Callie. Il suo tono di voce era calmo e rassicurante, di sicuro la sua era solo preoccupazione.
«Tranquilla mamma, va tutto bene» dissi e lei annuì con un leggero sorriso. Feci per tornare a letto quando mia madre mi fermò richiamandomi in cucina. Lo vidi correre verso il salotto recuperando una piccola scatoletta marrone e leggermente impolverata.
«So che il tuo compleanno sarà tra due settimane ma ci tenevo che tu avessi questo. Sai, è un gioiello di famiglia ed era qua dalla zia quindi non ho potuto dartelo prima.» Aprii la scatoletta e trovai un collana con un ciondolo particolare, somigliava moltissimo alla foglia della menta.
«Se è di famiglia non dovrebbe spettare a Mackenzie, lei è la nipote maggiore» mormorai e mia madre scosse la testa. «No Paige, è per te e voglio che non te ne separi più. E' un portafortuna» spiegò mentre me lo agganciava al collo.
Scostai i miei capelli biondi ed ammirai meglio il ciondolo: l'oro era luccicante e le linee che erano state incise erano mal fatte e storte. Passandoci il dito sopra si poteva sentire perfettamente i solchi nel metallo e dietro notai un incisione: Natura Requiescit
. Dava l'impressione di essere un accessorio da farmacia ma per fortuna era piccolino come ciondolo così almeno avrei potuto nasconderlo senza problemi sotto le magliette.
«Grazie, mamma. Adesso torno a dormire, domani ho scuola. Buonanotte.» Le diedi una bacio veloce sulla guancia e ciabattai su le scale andando dritto a letto. Presi da sotto il pigiama il ciondolo ammirandolo sotto la luce che la luna emanava, raggirandolo tra le mani. Dai, in fondo non era così brutto come pensavo.

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Capitolo 3
*** III. ***




III.

It's like we've been drifting along
pretending like nothing's wrong, yeah
we play the game, keep up the charade
but when the river runs dry we're on different sides
.
Mackenzie mi lanciò il cuscino in faccia quanto brontolai per la quarta volta che volevo stare a casa. Sapevo che non mi avrebbe risparmiata e non si era nemmeno fatta scrupoli a saltellare sul letto quando spostai il cuscino per prendere aria fresca. Dopo circa dieci minuti, trascorsi con lanci di cuscini e brontoli, il mio buonsenso mi consigliò di svegliarmi altrimenti avrei fatto tardi al mio secondo giorno di scuola.
Mackenzie sprizzava vitalità da tutti i pori e mi domandai di come facesse a essere così piena di energia a prima mattina. «A prima ora avrò letteratura e la Smith non è una che accetta ritardi, tanto meno la Hupertz» mi avvertì. Presi velocemente un paio di jeans neri dall'armadio e una canotta celeste, poi mi metterò una giacca sulle spalle. Ormai vestita corsi in bagno a lavarmi il viso ed i denti, mi sistemai i capelli in una coda alta mettendo in bella mostra la collana che mi aveva dato mia madre la sera precedente.
Stesi l'eyeliner lungo le palpebre e nascosi il ciondolo della collana dentro la canotta. Quando finii guardai velocemente l'orario sul display del cellulare e notai di averci impiegato solo nove minuti. Tempo record. Raccolsi velocemente la borsa e la giacca e raggiunsi Mackenzie e la zia in macchina.
«Volete che vi vengo a prendere al ritorno?» chiese Odette guardando sua figlia. «Vediamo mamma, in caso ti chiamerò» rispose Mackenzie e Odette tamburellò le dita sul manubrio.
Il resto del tragitto proseguì in silenzio e quando arrivammo Mackenzie sfrecciò proprio come il giorno precedente dentro il liceo ed io dovetti rincorrerla. Sapevo che se avessi perso mia cugina mi sarei ritrovata in una specie di labirinto.
«Cavolo, rallenta!» mi lamentai cercando di allungare il braccio per acchiapparla. «Mancano solo due minuti, Paige!» ribatté lei. Sentivo i miei capelli svolazzare da destra a sinistra per la breve corsetta e quando Mackenzie aprì la porta dell'aula sospirò soddisfatta per avercela fatta in tempo. Mentre lei sospirava sollevata io mi dovetti portare la mano al petto per recuperare fiato; le corse mattutine non facevano per me e dovevo ancora trovare la mia classe.
Mackenzie mi disse che la mia classe era in fondo al corridoio, camminai a passo spedito fino all'aula ed una volta arrivata con lo sguardo cercai un posto libero. Quando poi individuai finalmente un posto trattenni il respiro nel vedere chi era seduto dietro: non potevo anche avere storia con lui, sembrava fatto apposta e per giunta l'avevo sempre vicino.
Silenziosa camminai verso il banco vuoto e notai che pure Zayn si era accorto della mia presenza. Cercai di non pensare al fatto che eravamo di nuovo nella stessa stanza e guardai fuori dalla finestra, vedendo che c'erano un gruppo di ragazzi impegnati in una partita di calcio con il coatch. Uno dei giocatori era l'amico di Zayn, l'avevo riconosciuto subito con le sue spalle larghe e la sua barba perfettamente curata. Ero un'ottima osservatrice e ieri l'avevo osservato perfettamente.
«Cameron, non parlare con la bionda!»
Sentimmo urlare con un tonfo di borsa e libri. Sussultai per l'urlo improvviso, la professoressa Hupertz di cui mi aveva parlato Mackenzie si accomodò alla cattedra posizionandosi l'occhiali sulla punta del naso ed iniziò a fare l'appello.
«... MacCole... Malik...» Strizzò gli occhi cercando di trovare il diretto interessato, poi fece una smorfia e Zayn gli mimò con le mani un cuore. «Murphy.» Vagò con lo sguardo attraverso la classe ed essendo che non mi aveva mai vista prima, alzai la mano in modo da farmi vedere.
Capii subito che io e lei non saremmo andate d'accordo quando la vidi arricciarsi il naso e calare senza dire niente lo sguardo sul registro. Quando iniziò a spiegare, uscii il libro ma non riuscii a concentrarmi alle sue spiegazioni; non riuscivo di distogliere lo sguardo dalla finestra su quel ragazzo, osservando ogni sua mossa. Sembrava un ragazzo calmo e tranquillo, non pericoloso o drogato come aveva descritto Mackenzie.
Probabilmente su Zayn era credibile che lo fosse ma su lui ero più certa che non lo fosse. Mentre continuavo a fantasticare, sentii un pezzo di carta colpirmi alla testa. Era un piccolo fogliettino giallo accartocciato e, controllando che la prof non stessa guardando, lo aprii e lessi:
"piccola guardona".
Spalancai la bocca e rincartocciai il bigliettino tra le mani, poi sentii ridacchiare alle mie spalle e capii al volo che era stato lui ad avermelo mandato.
«Smettila, sto cercando di seguire!» mi difesi e lui scosse la testa ridendo sotto i baffi.
«Oh, lo vedo, ma non credo che le spiegazioni della Hupertz siano scritte sulle finestre» ghignò, facendomi innervosire solo di più.
«Murphy, è questa l'impressione che vuoi fare alla prima lezione con me?» La voce stridula della professoressa richiamò la mia attenzione ed io scossi la testa alla sua affermazione. «Mi scusi, non capiterà di nuovo.»
La Hupertz tornò a spiegare e Zayn scoppiò in una risata silenziosa coprendosi la bocca con la mano. Sadicamente gli lanciai il bigliettino in faccia e Zayn fece un'espressione del tipo 'ehi, come ti sei permessa' ma non mi interessava. Fortunatamente per resto delle lezioni non m'infastidì più di tanto Zayn ed io potei seguire la lezione in santa pace, a parte qualche occhiata lanciata ogni tanto su fuori per la squadra di calcio.
Quando la lezione finì raccolsi tutto il mio materiale ed andai al mio armadietto per prendere gli altri libri per la prossima lezione. Dopo aver recuperato i libri notai Zayn in fondo al corridoio e facendomi coraggio mi avviai verso di lui. Ero solamente al secondo giorno in questo liceo e già mi sentivo tormentata da questo ragazzo. Mi posizionai accanto a lui nell'attesa che mi notasse ma lui continuava a fingere di dover sistemare il suo armadietto. Finsi un colpo di tosse e finalmente portò lo sguardo su di me facendo, o fingendo, un'espressione sorpresa. Scossi la testa alzando gli occhi al cielo. «Che c'è, se mi mettessi una tuta da basket sarei più gradito?» Chiese con un sorriso sghembo.
«Sei irritante. Io...» sobbalzai quando chiuse con violenza l'armadietto e piantò lo sguardo su di me. Mi schiarii la voce prima di dire: «Beh, credo che ieri siamo partiti con il piede sbagliato. Non sono stata molto carina nei tuoi confronto e tu nemmeno nei miei quindi direi di metterci una pietra sopra e di ricominciare da capo.» Con il fiato corto e i piedi che mi tremavano sotto il suo sguardo intimidatorio allungai la mano verso di lui. «Ciao, sono nuova in questa scuola e mi chiamo Paige Murphy» cercai di sorridere per mascherare la mia voce tremante ma più lo guardavo, più mi sentivo piccola ed insignificante. Con un colpo secco mi schiaffeggiò la mano, rifiutando categoricamente di stringerla. Abbassai lo sguardo e lui avanzò di qualche passi verso di me. Ieri quando l'avevo visto per la prima volta aveva avuto un effetto intimidatorio su di me ma oggi, avendolo quasi ad un palmo da me, sentivo che a momenti mi sarei messa ad urlare dalla paura. Che diavolo mi ero messo in testa?!
«Non ho bisogno di ricominciare da capo con te, Murphy» scandì con disprezzo il mio cognome, «tieni, questo è tuo» aggiunse poi spingendomi un libro sul ventre con forza, notai solo ora che lo aveva tenuto tra le mani ed si allontanò da me. Sbattei le palpebre per assicurarmi che se ne fosse andato realmente e quando realizzai che non era più di fronte a me respirai a pieni polmoni. Ormai era così, con lui accanto mi ritrovavo costretta a trattenere il respiro per non mettermi ad urlare. Mi spaventava. Abbassando lo sguardo capii di aver tra le mani il mio libro di storia dell'ora precedente, vi era perfino il mio nome all'interno. Controllai accuratamente dentro la borsa per assicurarmi che non si trattasse di uno scherzo ma dovetti ricredermi; era davvero il mio libro. Come faceva Malik ad averlo se avevo raccolto tutto il mio materiale a fine lezione e messo dentro la mia borsa? 
«Dio mio, Paige! Non mi sento bene, aiutami» piagnucolò Mackenzie da lontano tenendosi la pancia con la mano. Sistemai il libro dentro la borsa ed avanzai verso mio cugina, sorreggendola. «Nel bagno femminile. Ora» ringhiò. La accompagnai fino al bagno e quando arrivammo stavo già frugando dentro la borsa alla ricerca da un assorbente da darle, Mackenzie pestò il piede per terra.
«Quale parte di 'stargli lontana' non hai capito?» domandò ironica reggendosi perfettamente in piedi.
«Non lo so, Mackenzie, stavo solo cercando un modo per andarci d'accordo» spiegai. Mackenzie avanzò verso di me, e mi spinse con le spalle al muro con fare minaccioso.
«Gente come lui non va d'accordo con nessuno. Non sopporto l'idea che lui ti stia vicina, lui non mi piace neanche un po'. Anzi, non mi piace affatto» sputò, «Paige, cerca di evitarli. Non credo sia una cosa buona che quello continui a parlare con te o viceversa. Non sprecare altro tempo.» Raccolse la sua borsa da terra e abbandonò il bagno senza voltarsi indietro.
 

Angolino autrice: Capitolo un po' breve e no-sense ma cercherò in cambio di pubblicare il prossimo il primo possibile. Intanto vi lascio una gif con Paige.
Recensite. :)


 

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Capitolo 4
*** IV. ***


IV

Between devil in the deep blue sea
I saw you dancing with a girl like me
I watched in silence as you held her hands
It’s all down the river for a girl like me
For a girl like me
.

Sentivo gli occhi bruciarmi per le poche ore che avevo dormito e l'occhiaie viola sotto gli occhi ne erano la dimostrazione. Il pomeriggio e sera di ieri non erano andati bene come previsto e Mackenzie era ancora silenziosa nei miei confronti, tanto che stamattina mi aveva chiamato solamente una volta per andare a scuola e dopodiché mi aveva mandato al diavolo perché non mi ero ancora alzata.
Che se la fosse presa così tanto per ieri non ci avrei mai creduto, anche perché in fondo non avevo commesso nessun reato per meritare tale trattamento da parte sua. Strisciando con le solette delle scarpe lungo il corridoio pallido della scuola raggiunsi il mio armadietto per recuperare i libri di storia. Iniziare la giornata con la cara Hupertz era fin troppo entusiasmante.
Quando presi anche l'ultimo libro e richiusi l'armadietto, imprecai contro me stessa per non essere stata attenta e aver fatto incastrare il cardigan dentro. Il riaprire di nuovo l'armadietto mi costò altri preziosi tre minuti, anche perché l'armadietto non sembrava di essere dalla mia parte. Tirai un sospiro profondo quando raggiunsi l'aula B6 e poi entrai.
«Oh, chi abbiamo qui? La nostra cara Murphy ha deciso di venire a lezione dopo... 27 minuti di ritardo» controllò con precisione dal suo orologio al polso, «conosci le regole e i ritardi vanno puniti. Spero che non avevi impegni questo pomeriggio» sorrise falsamente mentre firmava il bigliettino rosa da detenzione. Sbuffando raccolsi il mio biglietto d'ingresso in omaggio per stare a scuola l'intero pomeriggio e mi sedetti in fondo all'aula. La Hupertz proseguì con la sua lezione di storia, spiegando le sue teorie sull'assassinamento di Abraham Lincoln.
«Pst, hai una gomma da masticare?» Mi scostai i capelli da davanti il viso e vidi il mio compagno Craig guardarmi speranzoso. Non avevo gomme da masticare ma gli offrii delle caramelle alla frutta che lui accettò senza complimenti. Dopo aver dato le caramelle a Craig, sentivo un vuoto attorno a me, come se qualcosa non fosse al suo posto o fuori luogo. Quando la professoressa finì di esporre le sue teorie, ci fece uscire un po' prima dall'aula.
Abbastanza strano, ma non illudetevi; l'aveva fatto perché sentiva la necessità di avvelenarsi con la nicotina. Le altre lezioni furono noiose come era normale che fossero e per pausa pranzo incontrai Mackenzie. Non sapevo se le era passata la sua arrabbiatura e quindi avevo tentato.
Dopo essermi avvicinata a lei e aver mormorato un flessibile 'ciao' e Mackenzie mi chiese se avessi dei soldi; stava morendo di fame. Non era uno dei miglior modi per pacificarsi ma se con un po' di soldi fosse tornata a essere la solita cugina iperattiva che avevo conosciuto in questi giorni glieli avrei dati con molto piacere. Prima che la pausa finisse le spiegai che non sarei tornata a casa con lei, spiegandole che avevo una ricerca di storia da fare. Non volevo che mia madre sapesse che mi ero fatta mettere in punizione al terzo giorno di scuola, anche se dubitavo che Mackenzie le avesse detto qualcosa.
Scesi con andatura svogliata le scale per raggiungere l'aula detenzione, trascinandomi sulla spalla la borsa e le mie caramelle. Lungo il corridoio non c'era nessuno, tranne il bidello Gordy che passava lo straccio vecchio e annerito per il pavimento. Ero in anticipo di tre minuti per scontare la mia punizione ed entrai tirando un profondo respiro. Quando aprii la porta capii che non sarei stata sola.
«Murphy, che ci fai qui? Mi perseguiti per caso?» domandò sorpreso il moro. Se non fossi stata io ad essere arrivata seconda avrei pensato e detto sicuramente la stessa cosa, quel ragazzo era sempre presente.
«Devo scontare la detenzione della Hupe-.» mi bloccai. Io e Zayn avevamo l'ora di storia in comune e lui oggi non era stato presente, che fosse qui per questo? Non si era fatto vedere tutto il giorno. «Tu sei qui per colpa della Hupertz?» azzardai chiedere anche se ero più che sicura che non mi avrebbe risposto. Difatti, Zayn non rispose alla mia domanda e continuò a messaggiare con il suo smartphone. Storsi le labbra, in silenzio mi sedetti lontana da lui e poggiai la borsa sul banco, mangiando alcune delle mie caramelle. Dopo l'ennesima vibrazione chiusi gli occhi per il fastidio e sbuffai.
«D'accordo, se proprio ci tieni a saperlo mi hanno beccato nel bagno a fumare e sì, è stata la Hupertz. Solo lei sa per chissà quale assurdo motivo si trovava nel bagno maschile. Ad ogni modo ho saltato tutte le lezioni oggi, tanto sarei dovuto venire comunque in detenzione.»
«Che diavolo ci faceva nel bagno maschile?» chiesi sbalordita e Zayn strinse la spalle.
«Magari voleva vedere ben altro che solo un ragazzo mentre cercava di fumare.» Zayn alzò un sopracciglio e sorrise con malizia ed io spalancai la bocca.
«Sei disgustoso» sputai schifata, «quando viene l'insegnante?, non ho più voglia di conversare con te.»
«Se fossi in te mi metterei comoda» suggerì mentre mandava l'ennesimo messaggio. Che stesse parlando con la fidanzata? Impossibile. Chi se non sua madre sopporterebbe un ragazzo del genere? Eppure vedere la sua attenzione dedicata completamente allo schermo mi infastidiva.
Ficcai in bocca un'altra caramella alla ciliegia quando la porta si spalancò di botto.
«Forza, forza, forza!» urlò un ragazzo ricciolino. Sbattei varie volte le palpebre per accorgermi che Zayn si era praticamente catapultato fuori dall'aula, lasciandomi completamente abbandonata a me stessa. In fondo non avevo problemi con questo; avrei scontato queste tre ore e sarei tornata a casa come se nulla fosse successo mentre lui sarebbe stato costretto a tornare domani magari con una punizione peggiore. La maniglia si riabbassò nuovamente e Zayn varcò la porta.
«Sensi di colpa, Malik?» biascicai.
«Io? Certo che no. Tu devi venire con noi, non posso rischiare che spifferi di essermela svignata» ordinò prendendomi per il braccio e tirandomi verso l'uscita.
«Cosa, no! Non voglio venire con te e soprattutto non voglio finire nei guai per colpa tua!» protestai cercando di liberarmi dalla sua presa. Sbuffò spazientito e mi strattonò nuovamente il braccio prima di guardarmi dritto negli occhi.
«Tu vieni con noi» sibilò con voce bassa e allo stesso tempo minacciosa. I suoi occhi sarebbero stata la mia rovina; ogni volta che vi guardavo dentro sentivo come se stessi cadendo dentro un burrone senza via d'uscita.
«No» riuscii a dire con lo stesso tono altrettanto serio e minaccioso. Non potevo fargli capire che mi intimidiva, sarebbe stato solo un punto a suo favore.
«No? Ottimo, farò a modo mio.» In meno di un secondo mi ritrovai a carico le sue spalle in stile di sacco di patate. Non mi aspettavo che arrivasse a tal punto ma soprattutto non mi sarei aspettata che avesse la forza da potermi caricare sulle spalle. La sua corporatura non era molto muscolosa ed era anche magro, eppure mi ero ritrovata in un battito di ciglio sulle sue spalle. Mi agitai ed iniziai a protestare tirando pugni contro la sua schiena finché non ricevetti una sculacciata.
«Inutile che ti agiti bionda, verrai con noi.» Nella sua voce c'era prepotenza e per poco non mi trattenni dal mordergli una spalla. Quando i miei piedi toccarono di nuovo terra eravamo già fuori dall'edificio e prendendomi per il braccio mi trascinò con sé fino a raggiungere un gruppo di ragazzi nei parcheggi. Appena li raggiungemmo mi sentii fortemente a disagio, io non dovevo trovarmi nei parcheggi ma soprattutto non dovevo trovarmi in quel luogo con lui.
«Hai portato compagnia?» scherzò un ragazzo biondo. Era uno dei due ragazzi che già avevo visto in compagnia di Zayn a scuola.
«Sì ma questo non cambierà i nostri piani. Non potevo rischiare che raccontasse tutto a quei idioti laureati» si difese Zayn.
«Non c'è di bisogno che mi trascini con te, te l'ho già detto.» Zayn mi fulminò con lo sguardo, probabilmente non si sarebbe aspettato che avrei parlato.
«Nessun problema, bambolina» si intromise un ragazzo. Era la prima volta che lo vedevo e la prima cosa che notai furono i suoi lunghi capelli castani tirati all'indietro da una fascia e i suoi occhi blu. «Malik! La bionda, Styles e Horan vengono in macchina con te ed io porto Payne con il motore. Se vogliamo ancora concludere qualcosa dobbiamo brigarci o chiuderanno i cancelli» dichiarò gettandogli un borsone davanti ai piedi. Inghiottii a vuoto quando sentii il ragazzo pronunciare 'la bionda' e 'macchina con te' nella stessa frase. Mi infastidiva e intimoriva troppo per poter stare in uno spazio così limitato e ristretto con lui. Con una spintarella alla spalla Zayn mi incitò a camminare, indicandomi di andare dietro la scuola. Probabilmente per prendere la macchina e giustamente eravamo seguiti dal riccio e dal biondino. Aveva una bmw di vecchio modello nera ma perfettamente lucidata e naturalmente Zayn si andò a sistemare al lato giuda mentre io ero stata cacciata dentro la macchina prendendo posto dietro di lui. Niall si sedette accanto a me e mi fece l'occhiolino con un sorriso.
«Ma lei?» domandò il ragazzo seduto accanto a Zayn mentre scuoteva i suoi ricci. Zayn sistemò lo specchietto retrovisore puntandolo nella mia direzione.
«Lei non ci darà fastidio, a meno che voglia partecipare.» Il ghigno che aveva dipinto sul volto non faceva intendere nulla di buono o positivo. Mise in moto la macchina e dopo poco tempo stavamo percorrendo una strada dove la flora padroneggiava sulla strada e notai dalle sgommate che gli altri ragazzi erano poco distanti da noi. Il silenzio dentro la macchina era preoccupante: il riccio alla sinistra di Zayn messaggiava con il suo Iphone all'ultimo modello e il biondo accanto a me fischiettava un motivetto. Zayn sembrava completamente concentrato sulla strada ed io, tanto per cambiare, non avevo la più pallida di dove mi stessero portando. Ad un certo punto la macchina si fermò, scesero tutti mentre io rimasi dentro come se fossi pietrificata, non volevo scendere. Zayn bussò contro il vetro attirando la mia attenzione.
«Scendi.» Scossi la testa tenendo lo sguardo fisso verso lo sterzo per non guardarlo negli occhi. In un lampo lo sportello si aprì e nuovamente fui strattonata al braccio e tirata fuori dalla macchina. Questa volta potevo giurare che mi avesse davvero fatto male e non sapevo cosa mi infastidiva di più; il fatto di essere strattonata da lui in quel modo o il fatto che lo trovasse perfino divertente.
«Louis» urlò il biondo quando lo vide togliersi il casco dalla testa ed andandogli all'incontro.
«Cammina.» Fui spintonata per l'ennesima volta da Zayn e sentii la rabbia risalirmi per il cervello.
«Sì Zayn, so cosa e come devo fare. Non occorre spingere o stringere, ricorda che sono qua per colpa tua e se fossi al posto tuo la smetterei di trattarmi come se fossi una prigioniera da guerra.» Le parole uscirono da sole dalla mia bocca e mi morsi la lingua, pentendomi di avergli urlato in quel modo subito un secondo dopo. Senza nemmeno ribattere girò i tacchi e fece un gesto con la mano che faceva intuire che mi aveva appena mandata in quel paese.
«Liam» ringhiò mentre continuava ad immergersi in mezzo la flora del bosco, «resta con la bionda, mi ha già rotto i coglioni.» Liam annuì silenziosamente, mi posizionò una mano dietro la schiena e mi invitò a seguirli. Inciampai varie volte su qualche radice, non ero abituata a tutti questi alberi, alla puzza di legno bagnato e muschio. Io seguii Liam tenendo lo sguardo basso per controllare i miei passi ma ad un certo punto si fermò, facendomi sbattere contro le sua schiena e giurai che nonostante avesse addosso la giacca riuscii a percepire la sua dura massa muscolare.
«Siamo arrivati.» Affiancai Liam togliendomi i ciuffi che mi erano ricaduti davanti gli occhi e quando vidi dove ci trovavamo la mia bocca si spalancò come non mai. Non era possibile.

 

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Capitolo 5
*** V. ***


V

Is it better is it worse,
Are we sittin in reverse,
Its just like were going backwards,
I know where I want this to go,
Drivin fast but lets go slow,
What I dont wanna do is crash.. no

'Staranno scherzando, sicuramente' mi ripetevo mentalmente. Liam ricominciò a camminare e varcammo il cancello che ci permetteva di entrare nel campo di calcio. Mackenzie non mi avrebbe mai creduto se gli avessi raccontato che Zayn mi aveva rapinata per poi portarmi ad un campo di calcio, lei si sarebbe sicuramente aspettata che mi avessero portata ad uno stripclub, incontri box clandestini o altri posti frequentati da delinquenti. Niall mi accompagnò alle panchine facendomi sedere mentre lui si sfilò la felpa e i jeans per indossare una maglietta a maniche corte e i pantaloni della tuta. In pochi secondi fui circondata da cinque ragazzi semi nudi e sentendomi davvero in imbarazzo e iniziai a giocherellare con il ciondolo della mio collana.
«Non ti vergognare Murphy, altre ragazze ucciderebbero per vedere questo.» Alzai lo sguardo e vidi il petto nudo e tonico di Zayn. Come avevo pensato era magro e non molto muscoloso. Rise sguaiatamente quando ricalai lo sguardo e lo rialzai soltanto quando il ricciolino posò una mano sulla mia spalla, informandomi che avevano finito.
«Non ci sono spogliatoi in questo campo» disse come se si volesse scusare anche se non aveva colpe, «d'altronde non era previsto che ci fosse stata una ragazza, altrimenti saremmo già venuti pronti.»
Annuì come per confermare a sé stesso quello che aveva appena detto e raggiunse gli altri.
Si erano radunati per formare le squadre, nonostante fossero solo in cinque. Niall e Liam erano in una squadra, Louis aveva scelto Harry in quella sua e notai Zayn furibondo. «Che cazzo significa Hugh e gli altri ci hanno fatto buca? Mi prendete per il culo, io non mi siedo a fare niente!» sbottò, «fate qualcosa.» Niall e Louis si lanciarono un'occhiata complice prima di rivolgere lo sguardo su di me. «Ehi, bambolina» mi chiamò Louis, sussurrando successivamente verso di Zayn un 'come diavolo hai detto che si chiamava?', «Paige, sai giocare a calcio?» Ero incerta sulla risposta da dare, non sapendo cosa mi sarebbe spettato. Annuii.
«Conosci le regole basilari?» Annuii nuovamente e Liam mi fece cenno di venire da loro. «Ottimo. Io, Harry e lei saremo in una squadra così Zayn non si scalderà, quindi resta con Niall e Liam» spiegò con tranquillità alzando le spalle, «voglio un gioco pulito senza trucchetti e voi sapete cosa intendo. Giochiamo.» Batté ripetutamente le mani per incitarci e mi precipitai di corsa verso la panchina per togliermi da dosso il cardigan per restare con la maglietta. Louis posizionò Harry come portiere data la sua altezza, io e lui restammo nel campo. Quando Niall fece una specie di fischio con le labbra e lanciò il pallone nel campo capii che ero spacciata; come mi era saltato in mente di giocare con cinque ragazzi a calcio? Louis recuperò immediatamente la palla smarcando Liam dalla sinistra, misi in moto le gambe e corsi verso di Louis per ricevere la palla, che non tardò ad arrivare. Percorsi sì e no cinque metri palleggiando la palla finché il mio piede affondò in una pozzanghera.
«Cristo» imprecai furiosa mentre guardavo i lembi dei miei jeans blu diventare marrone. «Non ti fermare! La palla!» sentii urlare Harry dietro di me. Avevo avuto malapena il tempo di alzare lo sguardo che la palla accanto a me fu calciata da Zayn.
«Ecco perché il calcio è roba da uomini!» sghignazzò vittorioso mentre raggiungeva la nostra porta e segnò un gol per la loro squadra, «e pensare che non ho nemmeno avuto il bisogno d'imbrogliare» aggiunse cattivamente il moro e vidi i volti delusi dei miei compagni. Dannazione, non potevo lasciare che la mia squadra perdesse. Niall fischiò nuovamente e Harry lanciò la palla verso di Louis, questa volta non mi sarei bloccata al primo ostacolo. Avanzammo verso la porta avversaria, Louis fu abbastanza fiducioso da riaffidarmi la palla per segnare un punto ma nel suo breve tragitto Paige-Louis la palla deviò dal lato opposto, inspiegabilmente.
«Niall, come avevo detto riguardi i giochetti!» lo rimproverò Louis. Niall si voltò appena per mostrarci il suo sorriso, i suoi occhi scuri e disse: «scusa ma così è più divertente!»
Ripresi fiato e corsi verso il biondo, le gambe già mi dolevano non essendo abituata alle corse brevi e veloci ma tuttavia riuscii a conquistarmi la palla. L'adrenalina che scorreva nelle mie vene mi diede la spinta per avanzare verso Liam che stava nella porta. Abbassai lo sguardo mordendomi il labbro inferiore e mirai verso la porta ma in un battito di ciglia mi trovai rovesciata per terra pur atterrando su qualcosa di morbido.
«Cazzo che schifo, ma tu hai i baffetti» commentò Zayn mentre i nostri corpi erano schiacciati l'una con l'altro. «Levati subito da dosso!» urlò poi scuotendomi da dosso facendomi atterrare con le chiappe sul prato bagnato. Ottimo, adesso ero completamente ricoperta di terra. Lanciai un'occhiata alle mie spalle, notando una radice che crepava nel prato verde del campo. Come avevo fatto a non vederla ed inciamparci?, ma soprattutto, come aveva fatto ad arrivare una radice fino a qua? Mi alzai e tentai di non pensare alle foglie che probabilmente avevo impigliati nei capelli quando Harry mi affiancò battendomi le spalle. «Pareggio!»
Harry aveva un orologio al polso e notai che erano già le cinque, dovevamo tornare e scuola prima che chiudesse.
«Potresti riportarmi a scuola?» chiesi gentilmente a Louis. Annuì sorridendo, mostrando le rughe d'espressione che si formavano sotto gli occhi e informò gli altri ragazzi.
«Avanti, sei seria? Perchè vuoi tornare in quel buco?» brontolò Zayn. Mi voltai verso di lui e lo fissai dritto negli occhi, quelli che mi terrorizzavano terribilmente.
«Ho lasciato lo zaino in aula detenzione, permetti che lo prenda prima che chiuda quel buco» rimarcai le sue stesse parole.
Raccolsi il cardigan e seguii il castano per uscire dal campo verso le macchine. Solo quando arrivammo mi ricordai che lui aveva la moto anziché della macchina.
«Sei tutta sporca e non puoi salire così sul mio motore» mi informò, osservandomi. Dalla sua trolley uscì i vestiti che aveva indossato prima di giocare e me li porse. «Vai dietro l'albero e indossa questi. Possibilmente veloce.»
Si voltò dandomi le spalle e incrociò le braccia al petto. Io mi affrettai ad andare dietro l'albero e a cambiarmi. I suoi vestiti mi venivano larghissimi nonostante la differenza d'altezza tra noi due fosse poca e odoravano tantissimo. Insomma, il classico odore da maschio che ti faceva girare la testa. Mi permise di mettere i miei vestiti dentro il suo trolley -ovviamente messi alla rovescia- e mi passò il casco, facendomi accomodare dietro di lui.
«Ti informo che appena metto piede in strada non conosco più limiti, quindi ti consiglio di reggerti forti e fottertene dei capelli» ridacchiò. 'Uomo avvisato, mezzo salvato' si diceva, e dopo quel avvertimento non tardai a cingere le mani attorno alla sua vita e mettendo in moto partì come un razzo. Strinsi gli occhi per lo spavento e ogni curva che faceva temevo che il motore si sarebbe ribaltato per terra con noi sepolti di sotto.
Per fortuna ciò non accade, in circa cinque minuti la moto si fermò e aprii gli occhi; non era casa mia.
«Questa non è casa mia» dissi con fare ovvio. Louis sollevò il casco e se lo portò sotto braccio, andando verso la porta. «Lo so. Questa infatti è casa mia» spiegò. Aprì la porta ed entrò, poi lui mi fece un cenno di fare lo stesso. «Tu resta qua, torno tra un attimo» mi ordinò facendomi aggiuccare nel divano in salotto. La casa sembrava accogliente e di buona famiglia, c'erano croci e crocifissi ovunque guardassi. C'erano anche numerose foto di famiglia: riuscivo a distinguere un Louis da bambino con la madre e circa quattro bambine, supposi che fossero le sue sorelle, e un uomo anziano accanto alla donna. L'uomo anziano, pensai, era suo nonno ma mi chiedevo perché non vi fosse traccia di suo padre.
«Tieni.» Distolsi lo sguardo dalla foto di famiglia e guardai ciò che mi aveva lanciato; dei vestiti. «Che devo farci?» chiesi aggrottando la fronte.
«Mangiarli, è ovvio!» disse sarcasticamente, «non fare storie e indossali, sono di mia sorella ma dovrebbero starti. Non posso farti andare in giro con i miei vestiti, sembri una stracciona.» Mi indicò il bagno e mi cambiai. Mi lavai velocemente il viso e le mani per togliere la sporcizia e notai accanto al lavandino che c'erano sei spazzolini da denti; Louis, quattro sorelle, madre e nonno. Continuava a mancare il padre nei conti. Sentii Louis bussare alla porta e velocemente mi precipitai ad aprire.
«Muoviti, altrimenti dovremmo scassinare le porte per il tuo zaino.» Erano le cinque e venti quando arrivammo ed in fretta e furia corsi giù per le scale per raggiungere l'aula detenzione. Poggiando l'orecchio sulla porta, verificai che non ci fosse nessuno all'interno e quando abbassai la maniglia mi accorsi che la porta era già fermata. Tentai varie volte ma niente da fare, era fermata. Sbuffai passandomi una mano tra i capelli eccessivamente sporchi e pestai il piede per terra per il nervoso. Domani mattina mi toccherà alzarmi prima del dovuto per recuperare lo zaino. Abbattuta, mi girai verso le scale per ritornare da Louis per farmi accompagnare a casa quando sentii una porta scricchiolare. La porta dell'aula detenzione si aprì, e con esso uscì un ragazzo con gli occhiali sul naso e il mio zaino sulle spalle.
«Il mio zaino!» boccheggiai, facendo sussultare il ragazzo. I suoi capelli castani chiaro sembravano grassi e il suo viso era segnato da eruzioni acneiche ma dietro i suoi occhiali grandi e pesanti riuscii a vedere i suoi occhi verdi, così simili ai miei.
«Questo deve essere tuo» balbettò dando una occhiata alle sue spalle, «stavo per portarlo in bidelleria.» Mi restituì lo zaino e io lo ringraziai. «Dovresti stare più attenta alle tue cose. Sai, non c'è sempre ci sarà qualcuno come me che te li restituisce» disse. Il suo tono di voce era nettamente cambiato, sembrava che appartenesse a una persona diversa e lo sguardo, come suoi occhi, erano mutati in qualche sfumatura più scura.

«Collana molto particolare indossi» osservò raggirandola tra le mani. Il sorriso che mi fece quando la raccolsi per infilarla dentro la maglietta mi provocò un brivido sgradevole sulla pelle, corsi via salendo le scale e riempii d'aria i polmoni appena uscii da quel edificio -o buco, come aveva detto Zayn- e raggiunsi Louis.
«Alleluja, massimo un altro minuto e ti avrei lasciato qua, giuro» alzò le braccia verso il cielo, «hai raccolto tutto?»
«Oh si, certo» farfugliai, «c'era un tizio strano in aula detenzione, aveva lui il mio zaino.» Salii in moto mettendomi il casco, Louis rise.
«Ti prego, Paige, presentami un individuo in questa scuola che è normale» ridacchiò, «nessuno è normale lì dentro!» Girò l'acceleratore ed in poco tempo raggiungemmo al viale che portava a casa mia. Diedi il casco al ragazzo che lo posizionò in mezzo le gambe. «Grazie per il passaggio. I vestiti te li restituisco il prima possibile» dissi allontanandomi da lui. «Ah Paige!» mi chiamò e mi voltai, «non odiarlo, non lo fa apposta ma è fatto così. Devi solo cercare seguire i suoi ritmi e sbalzi d'umore.» Sorrise mentre si rimetteva il casco in testa e con voce ottavata lo sentii dire «sai di chi parlo.» Lo vidi sfrecciare via con la moto alzando una marea di polvere, sperai con tutta me stessa che nessuno si avesse sentito del rumore assordante che aveva fatto con il motore perché, sinceramente, non saprei come avrei dovuto spiegare. Mackenzie e mia madre avrebbero dato di matto, senza ombra di dubbio.

 


Angolino autrice: Ho tardato di alcune ore ma spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Per farmi perdonare ho unito due capitoli e allungato parecchio; amatemi!
Volevo ringraziare chi ha messo tra le preferite e seguite questa storia e soprattutto chi ha recensito. Mi scuso in anticipo se non vi ho risposto, anche se ho amato i vostri commenti. Spero che non ve la prenderete a male se non vi risponderò. Ci vediamo al prossimo aggiornamento! Kiss :*

Ps: Fate molta attenzione durante la lettura del capitolo perchè iniziano le prime manifestazioni sovrannaturali. Vediamo se qualcuno indovina! ahaha ;)

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Capitolo 6
*** VI. ***




VI

You and I'll never die.
It's a dark embrace.
In the beginning was the light of a dawning age.
Time to be alive.

Percorsi tranquillamente i corridoi della scuola, tenendo tra le braccia i miei libri e in mano un pacco di fazzoletti. La prima ora era appena terminata e per raggiungere il mio armadietto dovevo praticamente saltare da un punto all'altro. Erano già passati alcune settimane dal mio arrivo eppure gli altri studenti si ostinavano ancora a guardarmi sottecchi, come se nascondessi uno scheletro nell'armadio. Pensavo che avessero smesso ma era tutta la mattina che andava avanti così.
Raggiunsi il mio armadio cercando il libro di scienze e vidi due ragazze parlottolare tra di loro, guardando verso la mia direzione con bocca spalancata. Indossavo la maglietta alla rovescia?, mi domandai ma controllando era tutto al suo posto. Accelerai il passo facendo balzare i miei occhi da destra a sinistra, e viceversa; tutti mi guardavano sbalorditi ma non ne capivo il motivo. Raggiunsi l'aula di scienze e mi sedetti, coprendomi il meglio possibile il viso con la manica della felpa. Quando mi voltai verso sinistra mi accorsi che il banco che apparteneva a Zayn era vuoto -che non fosse ancora arrabbiato per ieri?- e allo stesso tempo vidi le mie compagne bisbigliare tra di loro. Continuavano a parlottolare e fissare. Io non era abituata a tutto ciò, ero una tipa che non veniva calcolata, tanto meno calcolava gli altri e la cosa mi era sempre piaciuta così. Quando il professore entrò e pregò agli altri di prendere posto, fortunatamente gli sguardi indiscreti cessarono. La lezione era iniziata appena da venti minuti e il professore stava spiegando la fotosintesi clorofilliana quando all'improvviso la porta si aprì.
«Buon giorno professore, la preside domanda dell'alunna...» il ragazzino, che molto probabilmente era del secondo anno, guardò sul palmo della mano e poi tornò a guardare il professore, «Murphy Paige. Dice che deve fare dei discorsi intensi con la ragazza per il suo comportamento scorretto in scuola. E' scusata per tutta la giornata visto che non sa quanto tempo impiegherà.» Il ragazzo ritirò la testa e chiuse la porta, il professore annotava la mia assenza indeterminata sul registro con la penna rossa e scosse la testa.
«Spero che questa lavata di testa ti serva da lezione, signorina» marcò l'uomo. Uscii dalla classe trascinandomi lo zaino e i libri dietro, non riuscivo a capire la convocazione in presidenza; l'unica trasgressione di regole che avevo commesso era arrivare in ritardo, precisamente di ventisette minuti contati dalla Hupertz, nient'altro. Mi bloccai schiaffeggiandomi la fronte, era ovvio che avevano scoperto la mia evasione pomeridiana dall'aula detenzione d'ieri pomeriggio. Lievemente meno preoccupata mi incamminai di nuovo verso la presidenza finché, improvvisamente, non fui trascinata per un braccio dentro un corridoio buio e mi tapparono la bocca con la mano.
L'oscurità confondeva il viso del mio aggressore ma nonostante riuscii a riconoscerlo e sgranai gli occhi «Ancora tu?!» sbraitai togliendomi le sue manacce da dosso. «Sorpresa!» recitò Zayn alzando le mani entusiasta seguito da un 'yeeehhh'. Sbuffando raccolsi le mie cose che erano finite sul pavimento e mi allontanai da lui.
«Si può sapere dove diavolo stai andando?» lo sentii dire da dietro e mi voltai. «In presidenza! Grazie alla tua geniale idea di saltare la detenzione mi hanno convocata e sarà un miracolo se non chiameranno anche mia madre!» Lo vidi ridere, avanzò verso di me a passi lenti fischiettando. «Giusto. Credo sia il caso che ti accompagni» si propose cingendomi le spalle con il braccio. Aggrottai le sopracciglia per questa gentilezza improvvisa perché in effetti non avevo idea di dove si trovasse la presidenza, magari Louis aveva avuto ragione. Zayn continuava a tenere il braccio sulle spalle e a un certo punto iniziai ad imbarazzarmi, insomma, era pur sempre un ragazzo e per giunta uno che trasmetteva un di ché negativo. Mi scrollai il suo braccio di dosso e gli chiesi «tu non vieni mai convocato per tutte le tue assenze?» Alzò noncurante le spalle torcendosi le labbra. «Ho i miei metodi per non essere convocato» spiegò facendo l'occhiolino, «la porta a destra e ce l'abbiamo fatta.» Tirando un sospiro aprii la porta, accecandomi con la luce del sole; eravamo all'uscita secondaria della scuola.
«Questa non è la presidenza» brontolai. «Perspicace, Murphy, davvero perspicace» mi prese allegramente in giro. Mi massaggiai le tempie cercando di non urlargli contro le cose peggiori che mi passavano per la testa ma dissi semplicemente «portami solo in presidenza, non ti sto chiedendo molto», ma lui come al suo solito ghignò.
«Davvero non vuoi capire? Non c'è nessuno convocazione da parte della preside, sono stato io a dire quel ragazzino di chiamarti» confessò dopo aver uscito una sigaretta dal pacchetto ed essersela messa tra le labbra.
«Sei un idiota!» lo schiaffeggiai al braccio con il libro di scienze, «per colpa tua ho una annotazione in penna rossa nel registro!» Zayn mi afferrò il polso bloccandomi e mi ispirò il fumo in faccia facendomi tossire. «Se fossi in te la smetterei con quel libro» ringhiò a un palmo dal mio viso e giurai di aver visto le sue pupille dilatarsi, sì, quei occhi che mi incutevano terrore e paura quando fissavano quelli miei. Mi zittii e mi sedetti su uno dei gradini delle scalinate, imbronciata, mentre lui continuava a fumare tranquillamente la sua sigaretta.
«Ai ragazzi ieri sei piaciuta, soprattutto a Harry hai fatto una certa simpatia» biascicò, «vogliono rivederti.» Gettò il mozzicone per terra e dopodiché si sedette accanto a me, silenzioso.
«Potevi dirmelo e si sarebbe organizzato qualcosa nel pomerig-»
«Non ho il tuo numero per rintracciarti» mi interruppe, «e poi saltare la scuola rende tutto più... trasgressivo.» Sentimmo delle sgommate dai parcheggi e Zayn si alzò capendo che si trattasse dei ragazzi. Si infilò una mano nella tasca dei jeans e scese il resto delle scale, poi si fermò voltandosi. «Cammina.»
Dal suo tono capii che si trattava di un ordine e non di un invito. Scossi la testa. «Dove dovrei andare?» Sbuffò spazientito. «Con noi. A fare un giro. Non sono stato chiaro un attimo fa?» borbottò con fare ovvio. «Non ho mai acconsentito di venire con voi. Per quanto mi riguarda, tornerei a casa visto che la mia assenza è giustificata.» Seguendo la sua traiettoria scesi le scale allontanandomi da lui e dalla macchina parcheggiata. Ero tentata dal girarmi per vedere la sua espressione ma non lo feci, irrigidendomi il collo e le spalle. Strinsi ulteriormente i libri al petto quando sentii del passi alle mie spalle e accelerai i passi trattenendo il respiro. Per quanto potessi camminare veloce Zayn aveva delle gambe lunghe e di conseguenza dieci passi miei erano due falcate di lui. Sentii una stretta prepotente sulla spalla che mi fece voltare.
«Murphy, non costringermi a fare il cattivo. Ti ho solo chiesto di venire con noi, non abusare della mia pazienza» mi avvertì, «non fare la difficile e sali in quella fottuta macchina.» Un altro ordine. «No» gli sillabai. Zayn chiuse gli occhi come se stesse per esplodere e tirò un profondo sospiro. «Non te lo chiederò un altra volta, poi passo alle mie maniere.» Feci qualche passo verso di lui e poi gli alitai sul collo «No Zayn.»
Di colpo spalancò gli occhi, talmente scuri da confondersi con l'iride, e mi cinse le braccia attorno il bacino sollevandomi da terra. I miei libri caddero per terra seguito da una mia scarpa quando iniziai a scalciare. «Non puoi trascinarmi con te con la forza! Questo si chiama sequestro di persona!» protestai reggendomi alle sua giacca per non perdere l'equilibrio e trovarmi con la faccia spiccicata sull'asfalto. «Sta ferma» si lamentò soltanto quando tirai troppo al lembo alla sua giacca.
«Giuro che mi metto ad urlare!» lo minacciai ma era già troppo tardi; tenendomi ancora ben salta sottobraccio aprì lo sportello catapultandomi praticamente dentro. «Ti consiglio di stare mansueta e zitta, vado a prendere la tua scarpa e i tuoi libri.» Sbatté con violenza lo sportello facendomi sussultare.
«Toglimi una curiosità: farete sempre così voi due quando vieni con noi?» rise Niall al mio lato, di cui tra parentesi non mi ero accorta fosse lì. Poco dopo Zayn salì davanti, prendendo posto accanto a Harry che era al lato guida.
«Louis e Liam?» domandò Zayn saltando ogni tipo di saluto e lanciandomi praticamente la mia scarpa addosso. «Sono già là, ci stanno aspettando» rispose Niall sporgendosi in avanti. Mi riallacciai la scarpa e stetti in silenzio osservando il paesaggio dal finestrino.
«Siamo venuti niente male questa volta» ammise Harry che anziché guardare la strada aveva lo sguardo sul suo cellulare. «Fammi vedere!» esaltò Niall allungando la mano nei sedili anteriori e strappandogli letteralmente il cellulare dalle mani. Sfogliò varie immagini e poi guardò me. «Hanno beccato anche te mentre eri tutta infangata» ridacchiò mostrandomi le foto. Sbarrai gli occhi quando vidi me, tutta sporca, sullo schermo illuminato. Proprio come aveva fatto il biondino un attimo fa gli sottrai l'aggeggio dalle mani, sfogliando le varie immagini incredula: c'eravamo tutti e sei, in ogni momento, in ogni situazione. Alcune ci mostravano mentre correvamo nel campo, alcuni erano state scattate separatamente e in alcune ero ritratta con i ragazzi. Erano perfino riusciti a fotografarmi quando mi stavo cambiando dietro l'albero. Disgustosi.
«Perchè diavolo ci sono queste foto in rete?» chiesi sconvolta. Ora capivo tutti quei sguardi nei corridoi della scuola. «Diciamo che siamo come dei vip per le ragazze della scuola, quindi hanno creato questa fanpage dove postano le foto scattate di noi eccetera eccetera» spiegò tranquillamente Harry.
«Capiscile, non hanno un hobby, in qualche modo devono pur ammazzare il tempo» brontolò Zayn.
«Dovrei sapere qualcosa che non so?» enfatizzai.
«Oh no, tranquilla. Siamo persone comuni proprio come te» ridacchiò Niall, «però diciamo siccome non consideriamo molto le ragazze della nostra scuola scaturiamo un certo interesse nei loro confronti. Inoltre le voci su nostro conto non aiutano.» Ricordavo che Mackenzie mi aveva accennato qualcosa a riguardo ma pensavo che anch'esse fossero solo voci di corridoio.
Di botto Harry fermò la macchina impedendomi di continuare i miei pensieri; eravamo in un posto piuttosto poco trafficato nelle vicinanze del boschetto e vidi Niall e Zayn dirigersi verso un locale con delle insegne rosse in neon. «Louis e Liam ci stanno aspettando» disse Harry sorridendomi e invitandomi a entrare. Nel locale c'era poca clientela, l'arredamento era completamento in legno e puzzava terribilmente di muffa. In un angolino sentii la risata fragrante di Louis circondato dagli altri ragazzi. Mi sedetti sul divano a forma di semicerchio tra Liam e Harry mentre Niall era rimasto fuori e si era seduto su uno sgabello di legno.
«Oggi è il turno di Niall» esclamò Louis indicando il biondo. Quello si alzò con un ghigno sulle labbra e si diresse verso il bancone. «Il turno di fare cosa?» sussurrai a Liam, incerta. «Il turno per prendere da bere» mi rispose ridacchiando per una battuta di Louis. «Niall non ha ventun anni, non glieli daranno» gli ricordai. Tutti sapevano che l'età minima in America per poter compare degli alcolici era di ventun anni e Niall, per quanto potesse atteggiarsi e sembrare grande, aveva pur sempre si e no diciannove anni sulla carta d'identità.
«Tranquilla bambolina, il nostro Horan ha i suoi metodi per recuperare gli alcolici per noi» s'intromise Louis. Lanciai una occhiata al biondino che stava discutendo con la barista, vittorioso a quanto pareva perché la donna si girò dandogli ben due bottiglie di superalcolici pieni, sigillati oserei dire. A vista la barista non arrivava ai quarant'anni e portava i capelli cortissimi di un nero corvino, però sembrava abbastanza adulta per essergli sfiorato in mente di chiedere la carta d'identità al ragazzo, cosa che non fece. Non credevo che una dipendente rischiasse cosi palesemente il posto di lavoro andando contro legge, per un ragazzo qualsiasi. Con un sorriso da orecchio a orecchio, Niall tornò al tavolo con le bottiglie e sei bicchierini.
«Ottimo!» esclamò Louis battendo le mani, «chi inizia?» Si stava praticamente lanciando sugli alcolici ma Liam gli schiaffeggio le mani prima che potesse toccare qualcosa. «Prima di darti agli spasimi hai deciso come giocare?» lo rimproverò il castano. Louis sbuffò annoiato abbandonandosi sul divano. «Lo sai come giochiamo, Liam, al gioco della monetina» sbraitò. «Io invece direi di cambiare gioco» intervenne Zayn che teneva una monetina sotto la fiamma dell'accendino, «come ieri pomeriggio oggi godiamo della presenza di una ragazza, perché non giochiamo a non ho mai, potrebbe rivelarsi interessante.» Soffiò accuratamente sulla monetina, ripose l'accendino nella tasca della giacca e la posizionò nel centro del tavolo. «Murphy, do a te la possibilità di scegliere» disse facendomi l'occhiolino. Conoscevo entrambi i giochi, in fin dei conti ero soltanto un po' asociale ma ciò non significava che fossi stupida o che non conosci i classici giochi da adolescenti. «Al gioco della monetina» risposi prontamente. Zayn fece schioccare la lingua contro il palato. «Non è così che funziona. Deve essere lei a decidere» indicò la moneta, «croce e giocheremo a quello della moneta, testa e faremo come ho suggerito io.» Harry cercava a convincerlo di lasciar perdere questa volta ma inutile, lui non cambiava idea riguardo la sfida. Titubante allungai il braccio per raccogliere la moneta ancora calda e la misi tra due dita.
«Croce!» urlai mentalmente quando la lanciai in aria producendo un leggero tintinnio. La moneta fluttuò per qualche secondo nell'aria prima che la raccolsi e la posizionai sul dorso della mano ancora coperta. «Vediamo un po' come giocheremo...» Zayn sorrideva raggiante come se già sapesse la risposta. Quel sorriso così sicuro di sé e arrogante mi fece prendere un profondo respiro quando alzai la mano mostrando la facciata della moneta.


 


Angolino autrice: Scusate il piccolo ritardo, ieri proprio non ho avuto tempo per postare!
Vi è piaciuto questo capitolo? Io inizio sempre ad amare di più il rapporto che Paige instaura con i ragazzi.
Prometto che la settimana prossimo sarò puntuale. 
Un bacio, Imyoursmaljk.

Ps: Ragà, attenti ai dettagli e a ciò che dicono Zayn e Louis. ;)

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Capitolo 7
*** VII. ***



VII

About a girl who lived in a shell, 
and a boy washed up somewhere else. 
With the ocean in between, 

Whatever I'm through.

 
«Vediamo un po' come giocheremo...» Zayn sorrideva raggiante come se già sapesse la risposta. Quel sorriso così sicuro di sè e arrogante mi fece prendere un profondo respiro quando alzai la mano mostrando la facciata della moneta.
«Paige, è uscito testa» mormorò Niall alla mia sinistra mettendomi un braccio attorno le spalle come se volesse consolarmi. Notai gli angoli della bocca di Zayn curvarsi verso l'alto mentre Louis mi guardava mortificato. 
«Riempio io i bicchieri per oggi» si offrì Liam, sistemò sei bicchierini sul tavolo riempendoli e assegnandone uno ad ognuno. «Ora ti spiego le regole quindi apri bene le orecchie» disse Zayn, «a turno dovremo iniziare una frase con 'non ho mai' aggiungendo quello che non abbiamo mai fatto. Se nel giro ci fosse qualcuno che l'avesse fatto gli toccherà bere, se invece non l'hai fatto non dovrà bere.» Annuii anche se in realtà ero già a conoscenza delle regole. La cosa che più mi preoccupava non era l'alcol ma bensì il fatto che mi trovassi in questo bar con una specie di vip scolastici, non avevo intenzione di essere fotografata un'altra volta. E se Mackenzie avesse visto quelle foto di ieri e ora sapesse che gli avevo mentito? Mi sentivo terribilmente in colpa. 
«Inizio io» decise Louis, «non ho mai mangiato cinese.» Storsi le labbra; me, Harry e Niall ci toccò bere. Mandai giù il liquido sentendo la gola bruciare e se avessi continuato così non sarebbe finita bene, erano decisamente troppo forti per me.
«Non ho mai» il turno di Harry, «mangiato una lumaca.» Bevve Zayn e Niall. 
«Fate confessioni da tredicenni, che schifo» si lamentò Zayn essendo che era arrivato il suo turno, «non ho mai indossato un reggiseno.» Era così palese che l'avesse detto per far bere me, era l'unica ragazza fra loro. Strinsi gli occhi scolandomi il bicchiere che poi fu velocemente riempito da Liam. Però il gioco aveva anche qualche pro: ogni volta che sarebbe toccato a me bastava che facessi delle domande per avere delle risposte e loro non potevano mentire, almeno credo. Il mio turno. 
«Non ho mai...» Pensai agli eventi di oggi e soprattutto a quello che mi avevano detto. Sia Zayn che Louis avevano ammesso che loro avessero i loro metodi per sbrigarsi le cose, in ogni caso riguardava una donna. Non negavo il fatto che erano tutti dei bellissimi ragazzi, ma se usassero il loro corpo per raggiunger i propri scopi? Solo al pensiero mi venne la pelle d'oca. «Non ho mai avuto una relazione con una persona più vecchia di venticinque anni» tentai, magari così avrei scoperto se Zayn avesse una relazione segreta con qualche insegnante per quanto riguardava le assenze e Niall per gli alcolici. L'unico a bere fu Harry. 
A quanto pareva i miei sospetti riguardo le donne erano sbagliate, però continuavo a chiedermi come facessero e quali fossero i loro metodi. Era il turno di Niall.
«Non ho mai fatto sesso in macchina.» Stranamente, nessuno bevve questo giro quindi Niall fu squalificato. Continuammo altri giri e notai che gli altri ragazzi erano abbastanza brilli, tranne Niall ovviamente. In tutto avevo bevuto altri due bicchierini e dovevo ammettere di essere ancora abbastanza lucida a differenza degli altri. «Non cadere!» sentii brontolare Harry alla mia destra mentre cercava di non far schiantare il bicchierino per terra. Fiaccamente teneva il bicchierino tra la mano sinistra semi aperta e notai una collana pendergli dal collo. 
«Dallo a me.» Sfilandogli l'oggetto ne approfittai per allungare la mano verso il ciondolo. Era rotondo, lucido e sembrava di essere fatto da un metallo particolare. Le lancette non erano dritte ma sembravano irregolari cortecce d'albero e i numeri non erano arabi. Segnava l'una e nove minuti e la lancetta dei secondi era immobile, probabilmente era rotto a quanto era antico.
«Harry, perché hai un orologio così bizzarro come ciondolo?» domandai al riccio, carezzandogli la mano. Harry sorrise in un singhiozzo prima di alzare il capo e guardarmi. «Perché questo non è un semplice orologio» spiegò stanco, poggiando la testa sulla mia spalla, «questo -mostrò l'oggetto- è la mia vita.» Richiuse gli occhi e sicuramente stava per addormentarsi a causa dell'alcol, io però ero troppo curiosa per concedergli il sonno.
«Cosa intendi con 'è la mia vita'?» domandai curiosa. «Intendo dire che questo mi ricorda-» Harry non riuscì a terminare la frase la frase perchè Niall gli tappò la bocca mettendolo a tacere. «Questo gli ricorda di essere sempre puntuale!» aggiunse il biondo al posto suo. Harry annuì per appoggiare l'affermazione di Niall, quest'ultimo sembrò cambiare atteggiamento e richiamò gli altri ragazzi mezzi storditi per abbandonare il locale. 
«Sono solo le dodici, io non torno mai prima delle sei a casa!» protestò Louis. Niall gli lanciò un'occhiata severa, questo lo fece ricomporre e si alzò dalla sedia barcollante. «Donne, è il momento di andare.» ordinò con tono acuto. Liam, Zayn e Harry borbottarono qualche lamentela ma infine vinse Niall essendo l'unico sobrio di loro riuscendo perfettamente e tenergli testa e li spingemmo fuori dal locale. 
«Harry è troppo ubriaco per guidare» gli ricordai.
«Lo so. Per questo motivo sarai tu a guidare» sorrise. Probabilmente Niall non era al corrente che non avessi la patente; avevo solo diciassette anni ed in Inghilterra l'età minima per fare le guide era diciotto, tra l'altro non mi ero neanche scomodata a fare i corsi qua in america, dove l'età minima corrisponde ai sedici anni.
«Non posso guidare, non ho la patente.»
«Vuol dire che è arrivata l'ora di fare la prima pratica» mi fece l'occhiolino. No, io ci tenevo ad arrivare tutta intera a casa. Non avevo intenzione di mettermi alla guida senza patenta e per giunta con quattro ragazzi a bordo, tra cui uno sembrava sforzarsi ad andare d'accordo con me.
«Sinceramente, Niall? Preferisco andare a piedi a casa, tu torna pure in macchina con i ragazzi.» Ammiccai un saluto e mi allontanai da lui iniziando a percorrere la mia strada. Per fortuna durante il tragitto avevo guardato fuori dal finestrino, ricordandone più o meno le vie anche se con tutti quegli alberi tutto quanto sembrava assurdamente uguale. 
Non c'era marciapiede e tanto meno vedevo passare macchine per fare l'autostop, ma in fin dei conti non pensavo fosse una buona idea da fare, non conoscevo nessuno in questo paesino se non la mia famiglia e quei cinque ragazzi.
Dalla foresta vidi sbucare fuori un uomo, incappucciato da un mantello verdognolo per l'esattezza, con il capo chino. Sembrava malconcio, aveva i stivali pieni di fango e potevo vedere anche da lontano che avesse le mani sporche di un rosso vivo. Sangue. Feci qualche passo un avanti non curandomi di lui finché lo vidi accasciarsi per terra inerme. Da buona crocerossina che ero, gli soccorsi un aiuto togliendogli il cappuccio da dosso per permettergli di respirare. 
Se da lontano avevo sospettato che la carnagione fosse verdognola, ora dovevo darmi ragione; la sua pelle era tale con venature viola stese su tutto il collo fino alle mascelle, i suoi denti erano marci e gli occhi erano del tutti neri. 
Cacciai un urlo e feci per scrostarmelo da dosso quando all'improvviso strinse in pugno i miei capelli, tirandomi verso di lui. 
«Tu puzzi come una di loro...» mormorò avvicinando la mia guancia verso di lui, «...Callisto.» Cacciò fuori la lingua disgustosa e mi leccò la guancia facendomi urlare per lo spavento. Riuscii a liberarmi i capelli dalla sua presa, pur perdendo qualche ciocca bionda, e strisciai con il sedere sull'asfalto distandomi di qualche metro prima di iniziare a correre. Quando costatai di essere abbastanza lontana mi voltai verso l'uomo ma l'unica cosa che vidi furono un ammasso di foglie secche svolazzare via col vento. Che mi fossi immaginata tutto quanto?


 
 

Angolino autrice: 
E' un po' corto e ho fatto di nuovo in ritardo a postare ma in compenso è ricco di particolari.
Non li elencherò (sono very bad oggi), ma voglio vedere se qualcuno di voi ha intuito qualcosa.
Aspetto le vostre ipotesi, ahahah :)
Un bacio,
Imyoursmaljk.

 

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Capitolo 8
*** VIII. ***



VIII

Fate is coming, that I know.
Time is running, got to go.
Faith is coming, that I know.
Let it go.
Here right now
Under the banner of heaven , we dream out loud
Do or die, and the story goes.
Un colpo al braccio. 
«Mi pieghi cosa sono questi?»
Un spinta sul petto.
«Quante volte ti ho detto di stargli lontana?» sbraitò Mackenzie furiosa. Mi aveva sbattuto letteralmente in faccia le foto che erano state messe in circolazione dal fanclub dei ragazzi e adesso mi stava facendo una delle sue paternale. 
«Dannazione, Paige, ieri non sei affatto andata in biblioteca e oggi hai perfino saltato le lezioni» sbuffò esausta, «non vedi dove ti porta stando con quelli?» Mi sentivo in colpa, una per averle mentito e secondo per aver trascurato la scuola. Dovevo ammettere però di essere stata bene in compagnia di quei ragazzi in questi giorni.
«Non sono così male come pensi» mi difesi. Zayn era un caso tutto suo ma il resto dei ragazzi erano più che accettabili.
«Non così male?! Sono dei delinquenti! Se quello che mi hai raccontato sugli alcolici fosse vero, sono dei criminali!» Alzai gli occhi al cielo. Si passò freneticamente una mano tra i capelli corvini. Mi chiedevo come facessimo ad essere imparentate se non avevamo nessun aspetto fisico in comune, tanto meno mia madre con sua sorella.
«Vediamo se questo può rendere meglio il concetto» affermò uscendo dalla nostra stanza in comune e scendendo le scale. 
«Dove stai andando?» le urlai dietro. «Da tua madre!» No, no, no e ancora no. Mia madre doveva sapere nulla riguardo queste uscite e se mai l'avesse fatto sicuramente mi avrebbe messo in punizione fino alla mia laurea.
«Zia Callie» sentii dire Mackenzie al piano di sotto, scattai velocemente scendendo le scale ma era troppo tardi. «E' vero quello che mi sta dicendo tua cugina?» Non potevo mentirle, lei mi conosceva meglio di chiunque quindi ero costretta ad annuire. 
Vidi delusione negli occhi di mia madre e sentii come se le avessi rubato dei soldi nel portafogli di nascosto e adesso fossi stata beccata. Mia madre mi negò la cena e mi mise in punizione fino al mio compleanno, cioè tre giorni, non erano molti ma bastarono per scaturire la mia rabbia. 
Spalancai la porta del retro, uscii fuori e piantai i miei piedi scalzi nell'erba fresca di sera. Seppure fosse ottobre inoltrato non m'infastidiva molto questa sensazione, così continuai a camminare fino ad arrivare al laghetto dietro casa mia. La luce che emanava la luna piena faceva brillare la superficie piatta dell'acqua di fronte a me, era straordinario come la combinazione di due elementi potesse essere così incandescente. Mi sedetti sull'erba consapevole che mi sarei bagnata, avrei fatto un'altra doccia. Questo silenzio era confortante, si sentivano i grilli cantare e le foglie strusciare tra di loro. Sobbalzai quando sentii un tonfo nel lago; probabilmente qualcuno aveva gettato un sasso enorme nel lago. Scorsi una figura scura non molto distante, ma oltre il nostro stoccato, gettare a furia sassi nell'acqua.
«Ma sei completamente impazzito!» urlai. Feci per andare verso la figura dall'altra parte del stoccato quando mi balenò in mente ciò che era successo questa mattina quando avevo deciso di intervenire. Mi bloccai e strizzai gli occhi cercando di capire se si trattasse di una donna o di un uomo ma nulla da fare, era troppo buio per poter capire.
Dedussi che in questi casi la cosa migliore che si potesse fare era girare i tacchi e farmi gli affari propri, tanto finché non oltrepassasse lo stoccato poteva fare ciò che gli pareva.
«Che ci fai qui di notte, Murphy?» sentii alle mie spalle da una voce che ormai avevo imparato a conoscere.
«Potrei farti la stessa domanda, Malik» ribattei secca incrociando le braccia al petto. 
«Eh eh, l'ho fatto prima io quindi sarai tu la prima rispondere.» Aveva un tono scherzoso, che fosse ancora ubriaco?
«Beh, io ci vivo qui -indicai la casa- e tu cosa ci fai qui in piena notte, mh?» Zayn aveva scavalcato lo stoccato posizionandosi al mio lato, addentando una mela.
«Dov-, hai rubato una mela dalle nostre ceste?» domandai quando mi ricordai che Odette allevasse i cavalli e li nutrisse giornalmente con le mele.
«Può darsi.» Diede un morso alla mela succosa per farmi un dispetto.
«Ad ogni modo non hai ancora risposto alla mia prima domanda: cosa ci fai qui in piena notte? E' venerdì sera, non dovresti essere da qualche parte con i tuoi companeros?» ripetei per una terza volta. Non era possibile che ogni volta gli facessi una domanda lui deviasse intenzionalmente il discorso.
«Non ero qua per te, se era questo quello che pensavi. Non sapevo nemmeno che abitavi nei dintorni» disse, «comunque, ero qua perché stavo cercando qualcosa.» Tralasciando il fatto che mi avesse rubato una mela e oltrepassato una proprietà privata, si stava comportando abbastanza bene nei miei confronti.
«Ti è caduto qualcosa nel lago?» chiesi, arricciando il naso mentre la guardavo divorare la mela.
«Non lo so di preciso, credo però che sia in questi dintorni.»
«Come puoi cercare qualcosa quando nemmeno tu hai idea da dove o cosa iniziare?» domandai sarcastica.
«Murphy, non tirare la corda» mi ammonì. Incrociai le braccia al petto e battei il piede ripetutamente, sbuffando.
«Devo farti i miei complementi, comunque. Oggi non hai esitato a dartele a gambe quando Niall ti ha chiesto aiuto» mi rinfacciò. 
«Come fai a saperlo?» mi accigliai.
«Essere ubriaco non vuol dire essere cieco o sordo» afferma, «potevi benissimo venirci a lasciare tu invece di far fare due viaggi al povero cristo.» 
«Beh, non dovrai più preoccuparti dei passaggi perché non verrò più con voi. Sono in punizione» m'affrettai a rispondere. Era colpa sua e anche degli altri, simpatici quanto potessero starmi. 
«Ah» sospirò. Sapevo che era di poche parole ma un miserabile 'scusa' non avrebbe danneggiato. Girai i tacchi e m'incamminai verso casa, avevo bisogno di farmi una doccia calda oppure i sarei ammalata.
«Vado a casa. Ti consiglio di fare altrettanto e di non gironzolare nelle nostre proprietà, mia zia ha un fucile.»
Quando rientrai a casa mi andai a lavare e quando finii filai dritta in camera. Non negavo il fatto che a volte sbirciai dalla finestra per vedere se Zayn fosse ancora dove l'avevo lasciato e, come avevo sospettato, era ancora lì. L'avevo visto varie volte sporgersi ai lati del lago, gettare sassi nell'acqua e pestare i piedi per la rabbia per terra. 
Cosa aveva perso di tanto importante da trascorrer l'intera nottata al freddo? Non sarebbe stato meglio cercare alla luce del giorno? Non capivo. La mattina dopo mi svegliai con un torci collo implacabile. Notai inoltre che il letto alla mia sinistra era già vuoto eppure erano ancora le sei del mattino. Mi preparai con calma e quando finii scesi giù in cucina, notando delle valige. Mi sporsi vero l'uscita e vidi Odette e Mackenzie caricare la macchine e mia madre controllava accuratamente il motore della macchina. 
«Buongiorno, tesoro» salutò mia madre. Io restai muta sul ciglio della porta, continuavo a guardarli mentre caricavano la macchine e non mi scomodai nemmeno ad aiutarli. L'unica persona per mi dispiacevo era per zia Odette, lei non centrava nulla con quello che era successo la scorsa sera.
«Posso avere il piacere di sapere perché state caricando la macchina?» chiesi fredda. Mia madre chiuse con un tonfo il cofano e si avvicinò a me prendendomi il viso tra le mani.
«Io e tua zia dobbiamo andare fuori paese per lavoro, sai com'è.» Certo che ricordavo; molto spesso mia madre spariva per settimane lasciandomi sola e soprattutto ignara di dove fosse e se stesse bene. Con il tempo ho smesso di farmi domande, tanto meno di chiedermi se tornasse più. 
«Mackenzie resterà con te quindi non sarai del tutto sola» sorrise dolcemente, baciandomi la fronte, «però resti ugualmente in punizione fino al tuo compleanno. Spero di esserci entro mercoledì.» Salì in macchina e ebbi un deja-vù quando vidi Mackenzie sbracciarsi come al suo solito per salutare sua madre e Callie. Emisi un sospiro e rientrai dentro, sentii lo sbattere di una porta.
«Non hai più intenzione di parlarmi?» domandò la mora.
«Forse» feci spallucce. Mackenzie si gettò esausta sul divano, dovevo ammettere che era strano vederla in questi abiti sportivi, lei una di più un tipo da vestiti eleganti.
«L'ho fatto solo per proteggerti, non mi piacciono e sono pericolosi» dice alzando le braccia verso il cielo.
«Solo perché non piacciono a te non vuol dire che non possano stare simpatici a me» ribattei, «inoltre non sono pericolosi come credi tu, sono solo dei normalissimi adolescente solo che-» Sentimmo bussare alla porta. I miei occhi saettarono da Mackenzie alla porta in legno e viceversa. Mia cugina scattò verso l'entrata mormorando qualcosa come 'si saranno dimenticati qualcosa' e aprii la porta, richiudendolo subito dopo.
«Che avevano dimenticato?» domandai. 
«Uhm, niente di importante.» Mackenzie deviò diverse volte il mio sguardo e si sosteneva ancora alla porta, inoltre sentivo che stavano ancora bussando.
«Stanno bussando ancora, non hai intenzione di aprire e vedere cosa vogliono?»
«Sono i testimoni di Geova, se ne andranno.» Avanzai verso di lei e cercai di spingerla dalla porta nonostante lei cercasse di protestare e aprii la porta.
Quello che vide non furono due teste ma tre, non vide una bionda e una mora ma due mori e un biondo, ma soprattutto non vide due donne ma tre adolescenti maschi. 
«Sorpresa!» riprodussero all'unisono, sorprendo me e sconvolgendo Mackenzie.
 

Angolino autrice: 
Penso sia abbastanza chiaro chi siano queste tre persone a farle visita, lascio a voi le conclusioni.
Dunque, Mackenzie scopre che Paige è stata ancora in giro on loro e sbuffera tutto alla madre che di conseguenza 
la mette in punizione. Abbiamo un piccolo incontro con Zayn, che è in ricerca di qualcosa. 
Questo è un dettaglio che non dovreste dimenticare perchè sarà qualcosa su cui ritorneremo. ;)
Spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto e mi farebbe molto piacere se lasciaste una recensione.
Vi lascio, ci vediamo al prossimo aggiornamento.
 

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Capitolo 9
*** IX. ***


 

IX

Tell me would you kill to save for a life?
Tell me would you kill to prove you're right?
Crash, crash, burn, let it all burn
This hurricane's chasing us all underground

 
Come se nulla fosse vidi entrare Niall, Liam e Zayn in casa mia e accomodarsi sul divano rosso. Non capivo il motivo per cui si trovassero qua, in casa mia senza alcun invito, di sabato mattina. Lanciai un'occhiata su Mackenzie che aveva la bocca talmente spalancata che quasi quasi la sua mascella toccava il pavimento. Scossi la testa e m'incamminai nel salotto dove vidi i ragazzi già scherzare tra di loro. 
«Dovete andarvene» dissi con tono secco. Le mani di Niall si fermarono all'istante e anche il sorriso che aveva pochi secondi fa svanì.
«Prego?» incalzò Zayn con un sopracciglio alzato. «Dovete andarvene da casa mia. I nostri genitori non ci sono e... »  
«...e tu sei in punizione» mi interruppe il moro, «sei in punizione quindi non puoi uscire. Non pensi che sia un gesto carino da parte nostra venire a farti visita?» Storsi la bocca; non potevo cacciarli via dopo che si erano scomodati di venire fino a qua. Soprattutto perchè se fossero andato via non avrei potuto seguirli essendo sotto l'assoluto controllo di Mackenzie. Mia cugina ci osservò da lontano con le braccia incrociate e facendomi un cenno con la testa come se volesse dirmi 'allora? buttali fuori.' 
«Paige, cara, hai del succo d'ananas? Ho saltato la colazione e sto letteralmente morendo» piagnucolò Niall massaggiandosi la pancia. 
«Certo, non voglio che un buon cavaliere come te mi svenisse nel salotto.» Mi diressi in cucina e aprii il frigo, rimanendo di stucco.
«Mackenzie!» la chiamai, «perchè il frigo e vuoto?» Sentii dei sghignazzi provenire dal salotto ma non gli diedi peso. Quando la mora, ancora imbronciata e visibilmente infastidita arrivò in cucina, le spalancai davanti il frigo completamente vuoto se non per dei miseri peperoni e una fetta di formaggio.
«Mamma voleva andare a fare la spesa prima di partire ma ho insistito che ci saremo andate noi quindi mi ha lasciato i soldi.» Il suo tono di voce era piatto e il viso privi di qualsiasi accenno di un sorriso. Allungò il collo verso il salotto quando sentì strusciare una sedia, guardando i ragazzi con disgusto e disappunto.
«Beh, vai a fare allora» le suggerii.
«Cosa? Non esiste che ti lascio sola con questi delinquenti mentre io vado a fare la spesa!» borbottò puntandomi un dito contro, «Buttali fuori e andremo a fare la spesa.»
«Credo non sia possibile!» s'intromise Niall sbucando dal nulla e facendo sussultare mia cugina, «Paige è ancora in punizione, non penso che vostri madri approverebbero.» Mackenzie si ammutolì ed uscì dalla cucina, raggiungendo Liam e Zayn in salotto. Io e Niall la seguimmo in silenzio scambiandoci un'occhiata quando la vedemmo seduta con il muso dall'altra parte della stanza, come se quei ragazzi potessero infettarla d'ebola se si fosse avvicinata a loro. 
«Chi si offre volontario?» strillò Niall alzando la mano e facendo un cenno a Liam per unirsi, poi guardo me. «Come si chiama tua cugina?» mi sussurrò all'orecchio. Zayn ci guardò sospetti quando scossi debolmente il capo al biondo. 
«Mackenzie, ma non-» Niall le se avvicinò gentilmente prendendola per un braccio e alzandola dalla sedia, «visto che Paige è in punizione e voi avete urgentemente bisogno di cibo, io e Liam ti aiuteremo a portare le buste. Non è da tutti avere due gentiluomini come noi a farti compagnia tra i reparti della frutta e verdura.» Niall trotterellò in avanti, Mackenzie era rigida come un manico da scopa mentre si faceva trascinare via da Niall e Liam. Ah, se i sguardi potessero uccidere. 
«No!» urlò sconcertata Mackenzie quando stavano quasi per raggiungere la parta d'ingresso. 
«E su, quante storie!» Liam alzò gli occhi al cielo. «Guardalo, Zayn è innocuo. Non le parlerà nemmeno mentre è da solo con lei.» Zayn zitto zitto annuì, mimando di sigillarsi la bocca e di gettare via la chiave. Mackenzie sembrava avere una forma di rifiuto nei confronti dei ragazzi, nonostante si fossero mostrati gentili e disponibili. Probabilmente questo rifiuto valeva solo per loro.  Liam e Niall la presero a braccetto impedendole qualsiasi via di scampo e uscirono di casa sbattendo la porta. Quando sentii una macchina abbandonare il nostro vialetto, sospirai sollevata e mi gettai sul divano.
«Si vede che siete parenti,» ridacchiò Zayn alla mia destra, «fate entrambe un mucchio di storie quando vi chiediamo di venire con noi.» Mostrò i suoi denti, dritti e bianchi come se fossero stati limati alla perfezione. Tuttavia, non sapevo se prendere quella affermazione come offesa o complimento.
«Ha ha, che simpatico» risposi sarcastica. Zayn roteò gli occhi e uscì un pacchetto di sigarette dalla tasca, accendendone una. Scattai in piedi e gliela sfilai dalle labbra, precipitandomi in bagno per gettarla nel water.
«Non si fuma in casa mia» ringhiai quando tirai lo sciacquone e lo vidi raggiungermi e sostenersi alla porta. «Ho visto un posacenere sul tavolo, altrimenti non mi sarei permesso di accenderla, intelligentona.» rispose dandosi una leggera spinta con le braccia e dirigendosi di nuovo in salotto. Mi vergognai moltissimo per la mia azione stupida; abitavo in questa casa ma trascorrevo talmente poco tempo con i miei famigliari da non essermi nemmeno accorta che Odette fumasse. Tornai in salotto, Zayn era all'impiedi vicino al tavolo da pranzo mentre fumava un'altra sigaretta. Mi avvicinai a lui prendendo posto sulla sedia, osservandolo; i suoi occhi erano puntati sul posacenere per spegnere il mozzicone, facendomi notare le sue occhiaie sotto gli occhi. Aveva trascorso gran parte di ieri notte nel laghetto dietro casa mia a cercare chissà cosa.
«Hai trovato quello che cercavi?» gli chiesi, guardando le sue dita avvolte attorno la parte giallastra della sigaretta. Mi guardò interrogativo, aggrottando le sopracciglia. «Beh, anche dopo che me ne ero andata ti ho visto ancora al laghetto, ieri sera.»
Sulle sue labbra si allargò un sorriso. «Questo vuol dire che mi hai guardato e che eri in pensiero per me?» La sua espressione maliziosa mi fece avvampare e aumentare la temperatura attorno a me.
«Certo che no! Te l'ho detto soltanto perchè hai fatto un gran fracasso!» Mi alzai dalla sedia per sfuggire al suo sguardo attento e sveglio; non avevo intenzione di mostrargli le mie guance rosse e concedergli l'ennesima vittoria. Sentii le mani grandi di Zayn prendermi per i fianchi e tirarmi verso di lui, facendo scontrare i nostri bacini. Mettendo le mani sul suo petto cercai di recuperare le distanze ma tutte le mie proteste sembravano inutili. 
«Se devo essere sincero ho fatto appositamente quel baccano; speravo che venissi a rimproverarmi cosi mi avresti aiutato» mi soffiò contro il viso. Avevo il viso così vicino al mio che sentii il suo accenno di barba graffiarmi la guancia. Ero come paralizzata; il suono della sua voce, il calore della sua pelle e il profumo che emanava mi stava facendo letteralmente cadendo tra le sue braccia. Le palpebre iniziavano a pesarmi sempre di più come se stessi per addormentarmi da un momento all'altro ma, per fortuna, recuperai un po' di buon senso quando Zayn mi strinse più forte il fianco, dandogli una spinta violenta con una forza che nemmeno immaginavo di avere facendolo sbattere violentemente contro la credenza di mia zia Odette. La cosa che più mi preoccupava non era l'espressione arrabbiata di Zayn, ma il vaso di fiori che cadde a terra. 
«Merda, merda!» imprecai quando vidi il tappetto persiano con una macchia enorme d'acqua.
«Il vaso non si è nemmeno rotto e i fiori sono ancora intatti, perchè ti preoccupi tanto?» ammiccò Zayn massaggiandosi la testa per la botta che aveva preso.
«E' un tappetto persiano e si rovinerà! Aiutami a stenderlo fuori, così si asciugherà prima del ritorno di Mackenzie.» Iniziai a rotolare lo spesso tessuto del tappetto facendolo diventare un salsicciotto enorme. Zayn se lo caricò sulle spalle ed era intento di uscire dalla porta al retro per poterlo stendere quando i miei occhi caddero su un piccolo particolare. 
«C'è un buco nel pavimento» dissi a bassa voce a me stessa e mi inginocchiai per vedere meglio. Sentii Zayn sbuffare e successivamente un tonfo, segno che aveva gettato il pesante tappetto-salsicciotto per terra.
«Se li saranno mangiati i topi a quanto è piccolo, in fondo la tua casa è di legno e anche molto vecchia» commentò disinteressato sedendosi accanto a me. Titubante allungai la mano verso il buchino e quando infilai l'indice dentro, Zayn cacciò un urlo facendomi spaventare.
«Sei un cretino!» Gli schiaffeggiai il braccio per il suo stupido scherzo ma tuttavia non era stato del tutto inutile; la piastrella di legno ero uscita fuori dai binari, rivelandosi come una specie di box segreta. «Figo!» aggiunse, infatti. All'interno c'erano dei fogli arrotolati e sigillati da un nastrino rosso e un piccolo scrigno. Aprii per prima cosa uno dei tanti fogli e lessi: Dichiarazione di proprietà Odette Dylan, nata il 23 maggio del 1975 a Boston. 
«E' soltanto l'atto della casa» disse Zayn sbirciando qua e là. Quello che per lui poteva sembrare un semplice foglio, per me era una grande bugia; la lettera indicava l'acquisto di questo terreno nel 2011. Ricordavo perfettamente che mia madre mi aveva raccontato di esserci cresciuta in questa casa ma come era possibile se esisteva da malapena tre anni?
«Qualcosa non quadra.» Levai di mezzo il foglio ignorando i continui sbuffa da parte di Zayn, dedicandomi nell'aprire lo scrigno. «Apro io!» si offrì il moro, cercando di essere l'uomo della situazione visto che lo scrigno era pesante nonostante fosse piccolo. Fu molto divertente vederlo diventare rosso come un pomodoro per lo sforzo. 
«Dammi qua!» sbottai, strappandoglielo dalle mani. Mi bastò soltanto premere il bottoncino e lo scrigno si aprì con estrema facilità. «E' merito mio se ti è venuto facile ad aprirlo» brontolò offeso Zayn quando gli lanciai un sorriso vittorioso.  Rimasi delusa quando l'aprii e l'unica cosa che trovai era una grande scheggia di vetro colorato, posizionato con cura tra la stoffa dello scrigno. 
«Tua zia tiene in segreto un pezzo di vetro colorato? Inquietante.» Fece finta di rabbrividire. Il pezzo di vetro era abbastanza spesso e in certi tratti era verde, blu, rosso e bianco. Chi darebbe mai una tale importanza ad un pezzo di vetro da nasconderlo sotto il pavimento?
«Aspetta un secondo, fammelo vedere meglio.» Non insistette molto perciò glielo passai con molta attenzione in modo che nessuno di noi due si tagliasse. Proprio quando continuai a scavare dentro la box, la porta d'ingresso s'aprì. Le buste di alimenti che Mackenzie teneva tra le braccia caddero al suolo rotolando ovunque e lei mi fu subito addosso, spintonando Zayn e strappandogli il pezzo di vetro dalle mani. 
«Come ti permetti a frugare dentro le cose che non ti riguardano!» strillò mentre raccoglieva le cartacee da terra, «e per giunta assieme ad un estraneo!» Notai che Mackenzie si era tagliata alla mano nella foga di sottrarlo a Zayn, sporcando il pavimento e i documenti di sangue ma ciò non sembrò importarle. Liam e Niall sembravano abbastanza scossi dalla scena ma non si mossero dall'ingresso con le buste in mano. Zayn, invece, sembrava indifferente, fresco come una rosa.
«Non scappare, serva.» esclamò con voce profonda Zayn. Mackenzie si bloccò e si voltò verso il moro, guardandolo in cagnesco.
«Come mi hai appena chiamata?» lo guardava con gli occhi ridotti in due fessure. «Mi hai sentito bene, ti sei appena fatta riconoscere. Sei la discendente dell'eterna serva di Callisto.» Quel nome, l'avevo già sentito ma pensavo che si fosse trattato di una mia immaginazione quando ero stata sotto gli effetti d'alcolici.
«Zayn, cosa stai dicendo? E' impossi-» La voce tremante di Niall fu interrotta dal moro. «E' lei, ne sono sicurissimo. Sono in possesso del pezzo mancante. Dio, dovevo arrivarci prima!» La mia testa non riusciva più a seguire il loro discorso, sembrava che fossi l'unica a non capire. Perchè Zayn aveva definito mia cugina una serva di Callisto?, cosa intendeva con pezzo mancante?
«Mackenzie?» soffiai con voce strozzata. All'improvviso il mio respiro sembrò mancare ed iniziai a tremare, ma questo non impedì al moro di avvicinarsi minaccioso verso mia cugina.
«Dove la tieni nascosta?» le ringhiò contro, «dove?!» Lo sguardo di Mackenzie che fino adesso era riuscito a sostenere gli occhi infernali di Zayn si spostò su di me, imploranti.
«Lei?» La voce incredula di Zayn furono le uniche cose che sentii prima di chiudere gli occhi e cadere sul pavimento.
 
Angolino autrice:
Mi scuso in anticipo per non aver aggiornato per tutto questo tempo ma con la neve
mi era morta le connessione. Sorry!
Ad ogni modo, in compenso ho fatto un capitolo abbastanza lungo e ricco di avvenimenti. Per non parlare del colpo di scena!
Siamo giunti finalemente alla parte dove inizia la parte 'sovrannaturale' della fanfiction.
Non so se vi piacerà (spero di sì) e nel prossimo capitolo ci saranno molti chiarimenti.
Lasciatemi una recensione ditemi cosa ne pensate e quali sono le vostre ipotesi.
Secondo voi cosa è Mackenzie? E Paige?, perchè Mackenzie guardava proprio lei?
Dai, smetto di fare la misterosa. Vado!
Ci vediamo al prossimo aggiornamento, un bacio.
-Imyoursmaljk.
 

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Capitolo 10
*** X. ***


X

I do believe in the light
Raise your hands into the sky
The fight is done, the war is won
Lift your hands toward the sun
Mossi le mie dita con cautela, palpando qualcosa di morbido. Ero distesa su un fianco ma non più sul pavimento, questo era definitivamente troppo comodo.
«Sei un allocco, non era giunto il momento di farle sapere!» era la voce stridula di Mackenzie, «tu e i tuoi amici avete messo in subbuglio tutto il piano che mi era stato affidato.» Aprii lentamente gli occhi; l'immagine all'inizio mi apparve sfogato, poi riuscii a mettere a fuoco la felpa celeste di Mackenzie e gli abiti scuri di Zayn. Stavano discutendo e Niall e Liam erano ai miei lati.
«Si sta svegliando!» li informò il biondo. Cercai di mettermi a sedere ma il dolore che sentivo mi fece vorticare nuovamente la testa. Mia cugina si avvicinò a me, scansando con accurata attenzione le gambe lunghe dei ragazzi.
«Come ti senti?» Il suo tono di voce era tutt'altro che preoccupato, sembrava come se fosse obbligata di domandare del mio benessere. Zayn rimase distante, imbronciato e col capo chino.
«Penso di aver sbattuto la testa» dissi. Mackenzie poggiò le mani sulle mie cosce ed in quel momento notai le fasce alle sue mani, ricordandomi della box segreta, dello scrigno e delle parole di Zayn.
«Cos'era quello che c'era dentro lo scrigno?» gemetti. Le mani infasciate di Mackenzie abbandonavano le mie gambe e con espressione fredda disse: «non ho intenzione di spiegartelo davanti a loro.»
«Avanti,» s'intromise bruscamente Zayn, «queste storielle ce le hanno raccontate quando eravamo ancora in fasce. Di certo non ci traumatizzerà!» Le teste di Niall e Liam annuirono, confermando ciò che il moro aveva appena detto. La ragazza roteò gli occhi e si alzò, facendo qualche passo.
«Va bene!» alzò le braccia verso il cielo, «il vero problema è che lei non ha ancora raggiunto i diciotto anni, non so se mi è concesso parlare.» 
«Penso che lei sappia già fin troppo per poterti tirare indietro» commentò Liam, inclinando la testa verso di lei. «Non so da dove iniziare» si giustificò Mackenzie, invece.
«Per l'amor del cielo, lo farò io allora!» brontolò infastidito il moro, «Cara Paige, benvenuti nel club dei mezzosangue!» squittì glorioso. 
«Potevi usare un po' di tatto, eh!» aggiunse Niall. 
«Cosa significherebbe mezzosangue? Io-» Mackenzie m'interruppe. «Non si è espresso bene. Loro sono dei mezzosangue, dei bastardi concepiti da una ninfa minore e un umano» lo corresse. Il tono di voce di Mackenzie era cattivo, guardava con disprezzo i ragazzi e arricciava il naso ogni volta scontrava lo sguardo con ognuno di loro. 
«Ti ringrazio per averci etichettato in quel modo carinissimo. Ti vorrei solo far ricordare che tu sei solo un'umile serva, nonché umana» gli ricordò Liam. Tutti queste informazioni mi avevano investito troppo velocemente e non riuscivo ad elaborarle; le ninfe non esistevano e Mackenzie non era assolutamente una serva, si trattava tutto di uno scherzo mal riuscito. Mi alzai bruscamente dal divano, dirigendomi verso il bagno.
«Dove stai andando? Devi-» Mackenzie cercò di fermarmi ma non gliele permisi. «NO!» le urlai contro, chiudendomi la porta alle spalle. La testa mi ronzava e le mie gambe tremavano insistemente. Sentii qualcuno bussare alla porta.
«Paige, so che non è facile da assimilare ma tu non puoi scappare da tutto ciò. E' il tuo destino prendere il posto di tua madre.» Mia madre. Spalancai la porta del bagno, cogliendo di sorpresa la mora.
«Dove sono le nostre madri?» scandii con voce tremante. Mackenzie mi guidò di nuovo verso il salotto assieme ai ragazzi.
«Si dovevano recare al consiglio delle ninfe. Dovevano informare gli anziani della tua imminente maturità.» 
«Perché proprio ora, perché non cinque o sei anni fa?» balbettai. Sentivo un groppo alla gola ed era prossima dal scoppiare a piangere.
«Gli elfi della foresta hanno visto i goblin dell'immortale raggirarsi nei dintorni. Ti stanno cercando e voglion-.» Zayn alzò la mano facendo tacere Mackenzie e con occhi attenti si guardò attorno.
«Ho sentito qualcosa» ci informò prontamente. Da parte mia, non avevo sentito nulla di sospetto tranne la voce di Mackenzie, il pestare degli zoccoli dei cavalli nella stalla e il mangiucchiare delle unghie di Niall.
«Eccolo!» Liam si buttò di capofitto per terra rovesciando maldestramente una sedia per terra, Zayn lo seguì spalmandosi contro la parete ed Niall sorrise vittorioso mostrandoci le mani chiuse a coppa. La domanda che mi venne spontaneo fu: cosa stavano facendo?
«Faccio io.» Zayn si avvicino al biondo facendogli schiudere lentamente le mani; erano vuote. Congiunse pollice ed indice, come se stesse tenendo qualcosa tra le dita ma non vi era nulla.
«Siete dei piccoli mostricciatoli, vi ho sempre detestati quando venivate a casa mia per la posta» sputò il moro. Guardai torva Mackenzie che mi congedo con: «Ah giusto, tu non riesci a vederli.» Ci rimasi parecchio male, poteva almeno spiegarmi meglio chi e cosa fosse l'essere invisibile che Zayn teneva tra le mani.
«Folletti. Loro sono una specie di postino per le ninfe, ognuna ha il proprio.» Niall mi sorrise, almeno lui era stato così gentile da spiegarmi cosa fosse. 
«Owain, cosa hai da dirci?» chiese Mackenzie, «Sì... Lo sappiamo... Quando... Lo hanno deciso loro?... Certamente, ci andremo subito.» Il monologo di Mackenzie durò poco e nonostante avessi sentito solo metà del discorso, capii che qualcosa non andava bene. I ragazzi seguirono con gli occhi il folletto a me invisibile, finché non se ne andò e tornarono a guardare a mia cugina.
«Potresti illuminarmi e dirmi quello che il folletto ha sperpellato?» dissi con un tono irritazione. Mackenzie voleva che io accettassi questa situazione nuova quanto bizzarra, ma lei non si scomodava ad aiutarmi o chiarire i miei dubbi.
«Sono state assalite durante il tragitto, Owain dice che sono stati i goblin. Adesso sarà compito mio portarti dagli anziani» spiega con voce piatta. 
«Aspetta, aspetta, aspetta. Se sono state assalite dai goblin non dovremmo prima cercarle e aiutarle? I vecchi potranno aspettare...» intervenni immediatamente. Liam, che si trovava alla mia destra, scosse la testa.
«Se tu andassi a cercarle cadresti nella loro trappola. La cosa più saggia per il momento è andare dagli anziani, loro sapranno cosa fare» aggiunse Niall. Ero molto preoccupata; non volevo che le succedesse qualcosa e soprattutto per colpa mia. Non capivo perché nessuno mi aveva detto niente, magari mi sarei fatta trovare più preparata e pronta invece di spaventata e colma di paura. Vidi Mackenzie riporre il pezzo di vetro nell'apposito scrigno ed infilarsi la giacca.
«Vai a prenderti la giacca, partiamo immediatamente» annunciò la mora. Non risposi, presi in silenzio la mia giacca e l'affiancai poco dopo. Era meglio seguirla senza discuterne; di sicuro gli anziani mi avrebbero spiegato tutto ciò che Mackenzie in questo momento mi stava negando.
«Bene, allora noi andiamo a casa...» affermò Zayn avviandosi verso la porta ma quando lui afferrò la maniglia per uscire, sentii perfettamente la porta sigillarsi e vidi lo sguardo attento di Mackenzie su di lui. Lui lanciò uno sbuffo.
«L'unica parte dove andrete sarà con noi nel regno delle ninfe» ordinò Mackenzie, «sapete troppo e non mi fido di voi. Non posso rischiare.» Zayn di conseguenza cercò di aprire la porta con più violenza e quando questa non si aprì, si avvicinò minaccioso alla mora.
«Se volessi potrei benissimo spazzare via questa porta, assieme a tutto il resto della casa quindi aprila prima che faccia a modo mio.» Mackenzie non batté ciglio di fronte alle sue minacce, anzi, gonfiò il petto e si avvicinò ancora di più a lui fino a farlo scontrare con il suo.
«Se volessi potrei benissimo far smettere i tuoi polmoni di funzionare, assieme a tutto il resto del tuo corpo quindi seguici prima che ti uccida a sangue freddo.» La guardò in cagnesco ma non osò replicare, si fece di lato e Mackenzie sfiorando appena la maniglia, sfermò la porta. Nemmeno io, che litigavo abbastanza spesso con Mackenzie, in quel momento avrei avuto il coraggio di risponderle; aveva uno sguardo carico di odio e cattiveria. Non la riconoscevo più, dov'era finita la Mackenzie iperattiva e sempre sorridente di qualche giorno fa? Andai verso la porta per uscire di casa ma mia cugina mi ostacolò mettendomi una mano sul petto, guardando i ragazzi.
«Se non ve ne sareste accorti non siete né ninfe minori, né 'serve', -mimò con le dita le virgolette- e tanto meno donne. Dovete travestirvi per non dare nell'occhio.» Niall tossì cercando di coprire la sua piccola risata. Perchè mai dovevano travestirsi, se anche loro erano dei mezzi mezzosangue, non pensavo ci fossero tutti questi problemi. Stetti in silenzio e vidi Mackenzie avvicinarsi al biondo e toccandogli la spalla, fece sparire la poca barba che aveva sulle guance e mascella.
«Cosa diavolo gli stai facendo?» boccheggiò allarmato Zayn. Niall, oltre ad aver perso la barba, si era accorciato di circa dieci centimetri e gli erano spuntate delle prosperità sul petto. Mackenzie sorrise.
«Salutate Nila e voi,» disse puntando il dito contro Liam e Zayn, «se osate chiamarmi di nuovo serva farò cose peggiori di questa. Sono molto più potente di quanto crediate, adesso cercate di apparire femminili prima che lo faccia io.» Feci un piccola smorfia girandomi dal lato opposto di Mackenzie; era terrificante, non mi permetterò mai più farla arrabbiare ora che sapevo quanto era potente. Accompagnai i ragazzi su in camera mia per cercare dei vestiti che potessero entrargli. Liam era molto più alto di me e soprattutto aveva molta più massa muscolare sulle spalle quindi dovetti optare per forza per una maglietta in stile pipistrello e una sciarpa per coprirgli la peluria sul petto. Mackenzie si sarebbe occupata di fargli allungare i capelli. Quando Liam uscì dalla camera e fece entrare Zayn, lui aveva già le lacrime agli occhi per le risate, speravo solo che Mackenzie non l'avesse visto.
«Hai intenzione di conciarmi allo stesso modo?» continuò a ridacchiare. Roteai gli occhi sbuffando. Osservai il corpo di Zayn: era molto più magro e piccolo rispetto a quello di Liam, di conseguenza gli sarebbero entrati più facilmente i miei vestiti. L'unica pecca era che il suo petto non era muscoloso come quello di Liam quindi lui risultava fin troppo piatto per essere una donna. Uscii dal mio armadio un maglioncino color salmone e un reggiseno, porgendoglieli.
«Indossa questi, basteranno per renderti femminile.» Chiusi le ante dell'armadio e quando mi girai verso di lui era già a petto nudo che armeggiava per infilarsi il reggiseno. 
«Solo una coppa 2B? A vista avrei detto di più» commentò guardando l'etichetta. Gli diedi uno schiaffo sul braccio e gli aiutai a filare le bretelle lungo le braccia. Quando andai ad allacciarlo da dietro lo sentii rabbrividire al mio tocco a causa delle mie mani fredde. Ridacchiai, poi ripensai alla nostra situazione e che dovevamo andare con urgenza nel regno delle ninfe. Mi preoccupava il fatto che non avessi la più pallida idea di come fosse quel posto.
«Zayn,» sussurrai appena, «cosa mi sai dire riguardo il regno delle ninfe. Insomma, è un posto carino e le creature sono amichevoli lì?» Zayn alzò le spalle.
«Sinceramente non so come sia questo regno. Ai maschi è proibito entrarci, per questo motivo quella matta ci vuole travestire da ragazze» spiegò, «solamente le ragazze vengono spedite nel regno delle ninfe per seguire i corsi d'insegnamento dei loro poteri naturali, pure con le mie sorelle è stato così. Non le vedo da 4 anni.» Non sapevo cosa esattamente mi spingesse a pensarlo ma Zayn mi fece tenerezza in quel momento; la sua voce non era arrogante o maliziosa, mi stava raccontando qualcosa di sé e della sua vita e sicuramente doveva esserli stato molto difficile. Poggiai le mani sulle sue scapole e lisciando la pelle.
«Se volevi mettermi un reggiseno per approfittarne di toccarmi bastava parlare, mi sarei spogliato anche senza indossare uno di questi.» Il suo commentò rude mi fece ritrarre le mani e uscire di capofitto dalla stanza, seguito dalla sua risata. Quando raggiunsi il salotto trovai 'Nila' ancora in lacrime, preoccupato di dover restare per il resto della sua vita una ragazza e dall'altra parte Liam, adesso senza alcuna traccia di barba e con i capelli lunghi e ricci, che cercava invano a consolarlo.
«Dov'è il terzo? Dobbiamo fare in fretta» chiese Mackenzie.
«Sta scendendo.» Quando arrivò, Mackenzie velocemente gli fece sparire la barba e gli procurò dei lunghi capelli corvini lisci che quasi facevano invidia ai suoi. Erano tutti diventato delle belle ragazze ma la giacca di pelle di Zayn faceva praticamente a pugni con il maglioncino color salmone. Dopo essere usciti di casa ci avviammo nel bosco, tutto adesso sembrava più cupo e pericoloso, non c'era più la stessa atmosfera che conoscevo prima di sapere tutto questo. Probabilmente era soltanto una mia impressione. Camminammo per circa mezz'ora in assoluto silenzio e il bosco man mano si facevo sempre più fitto e tenebroso, finché Mackenzie si fermò davanti una quercia. Era sicuramente uno dei più vecchi alberi del bosco dato che i rami erano talmente grandi i lunghi da essere tutt'uno con il terreno. Nonostante fosse autunno, possedeva anche gran parte delle foglie e sembrava anche più vivo rispetto agli altri.
«Guardate come svolazzano tutte impazzite attorno l'albero, mi vanno venire le vertigini» brontolò Niall con la sua voce femminile. Mi sarei messa volentieri a ridere per la sua voce stridula ma volevo evitare che piangesse di nuovo, del resto io non vedevo nulla attorno l'albero se non i raggi di sole che si erano infiltrate tra i rami. 
 «Cosa vedete di preciso?» chiesi, ovviamente. Mackenzie stranamente mi sorrise.
«Questa volta esiste un modo per farti vedere» disse, «mettiti su una gamba, allunga una mano e chiudi un occhio. Vedrai tutto.» Alzai la gamba destra, allungai la mano sinistra e chiusi un occhio. In un battito di ciglia i raggi di sole che erano infiltrati tra i rami si rivelarono di essere piccole creature alate che volavano rilasciavano una polvere illuminata. Cercai di avvicinarmi all'albero per vedere meglio ma Liam mi fermò.
«Attenta al cerchio dorati di funghi, se l'oltrepassi ti catapulterai dall'altra parte!» Abbassai lo sguardo per terra e vidi che attorno l'albero c'era davvero un cerchio di funghi. Mackenzie mi prese per mano guardandomi negli occhi.
«Ricordate: quanti ne entrano ne possono uscire. Non dobbiamo dividerci per nessuna ragione al mondo e soprattutto non dobbiamo mangiare o bere ciò che ci viene offerto oppure non potremo più lasciare il regno delle ninfe.» Tutti e cinque ci prendemmo per mano e tirando un profondo respiro attraversammo la barriera dei funghi dorati.
 


Angolino autrice:
Waaaaahhhhhh!!!
Ve lo immaginavate una cosa del genere? Beh, spero di avervi sorpresi. :)
Il capitolo è davvero lungo rispetto agli altri e vi informo che il prossimo è già work in progress.
Mhhh, non so che dirvi però vorrei ringraziare tutti i miei lettori e anche chi recensisce. GRAZIE!
Ovviamente, anche chi aggiunge questa storia nelle preferite/ricordate/seguite. 
Una piccola nota che devo aggiungere che purtroppo i periodi di aggiornamente da ora in poi saranno un po' più lunghi,
dato che quelli precendenti erano già stati scritti questa estate. Spero di non impiegarci molto tempo, ad ogni modo!
Un altro favore che vi chiedo è di RECENSIRE.
Bastano 10 parole per farmi sapere ciò che pensate, che sia positivo o negativo.
Ci tengo a sapere cosa vi piace, infastidisce o non capite della mia storia.
Dunque, la smetto. Vado a studiare.
Un bacio a tutti,
Imyoursmaljk.


 

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Capitolo 11
*** XI. ***


XI

It's a beautiful lie
It's the perfect denial
Such a beautiful lie to believe in
So beautiful, beautiful lie it makes me

 
Chiusi gli occhi e tirando un respiro profondo attraversammo la barriera dei funghi dorati. Non capii nulla di quello che stava accadendo attorno a me, sentii soltanto un gelo sfiorami le guance, come se mi gettassero in continuazione dell'acqua ghiacciata addosso. Quando Mackenzie mollò la mia mano, raccolsi tutto il mio coraggio per aprire gli occhi: ovunque i miei occhi posavano lo sguardo c'era qualche traccia di verde, che fosse un albero, un cespuglio o un fiore. Soprattutto l'erbaccia attorno a noi era lunga almeno due o tre metri. Se non fosse stato per il sentiero sotto ai nostri piedi sicuramente ci saremmo persi. 
«Bene, e adesso?» sbuffò Liam. 
«Adesso niente. La porteremo al castello e poi si vedrà» replicò Mackenzie. Lei sembrava conoscere le regole e il posto meglio di tutti, probabilmente aveva vissuto per molto tempo in questo posto prima di dover abbandonare tutto e nascondersi tra gli umani. Nessuno parlò. Mackenzie mi prese per mano e mi trascinò con sé, seguito dai due e mezzo di ragazzi. Quando notai che l'erbaccia attorno a noi sembrava essere meno fitta guardai verso l'alto cercando di vedere il cielo ma era impossibile dato che le punte verdi si univano rendendo impossibile vedere oltre. 
«Ce la stiamo facendo ad uscire, pazientati un altro po'.» Mackenzie si voltò verso i ragazzi bisbigliando un flebile 'caproni' e continuò il suo cammino stringendo la mia mano. Il sentiero terminò, riuscimmo a uscire da questa specie di giungla e mi pentii amaramente di aver indossato una felpa pesante. Mi guardai attorno e aguzzando gli occhi vidi tra le corone degli alberi una punta brillare particolarmente.
«Vedete quello?» Mackenzie indicò con il dito, «Quello è il castello dei cristalli. Dobbiamo arrivare lì prima che tramonti oppure saremo in grave pericolo.» L'orologio che portavo al polso segnava le sedici meno cinque, ce la faremo in tre ore ad attraversare un intero boscato e raggiungerlo senza problemi prima del tramonto? Iniziai a tremare.
«Ehm, non potresti usare uno dei tuoi abra cadabra e farci spuntare delle ali?» propose Niall recuperando un po' di fiato, essendo anche lui esausto. Mackenzie si storse le labbra sembrando di pensarci su.
«Potrei, ma non ho mai fatto una cosa del genere.» Se Mackenzie fosse davvero in grado di crearci delle ali risparmieremo moltissimo tempo e energia. Allo stesso tempo, però, non poteva rischiare di ferire a qualcuno visto che pure per lei era una cosa nuova e mai sperimentata prima. Ero curiosa sapere quali fossero i suoi poteri; se non era una ninfa cos'era?, che funzione avevano i suoi poteri? 
«Vuoi rischiare di ucciderli?» Le afferrai il braccio, che lei prontamente ritrasse. Lo squittire di un topo poco distante da noi attirò la nostra attenzione.
«Tu, -indicò Zayn- trasportalo qua» gli ordinò. Zayn la guardò con un misto di sorpresa e negazione.
«Cosa? Tu sei matta se credi che io accorci il mio tempo per trasportare un roditore qua, per giunta per te! Mai.» Ogni frase che usciva dalle loro bocche apriva nuovi enigmi per me e con tutti quei pensieri ipotesi con facevo altro che crearmi un gran mal di testa. Mackenzie gli puntò il dito contro.
«Non c'è altro modo, se cercassimo di catturarlo scapperebbe. Perderai giusto uno o due giorni, coraggio.» Zayn sembrò arricciare malapena il naso e alzò il braccio verso la direzione del topo, facendolo sollevare e per magia fluttuare nell'aria verso di noi. Spalancai la bocca per lo stupore; pure io ero in grado a fare questo?
«Visto, non è stato poi così difficile obbedirmi. Ora vedrai a cosa mi servirà.» Mackenzie catturò il topo che fluttuava verso di noi e lo posizionò sul palmo della mano, guardandolo negli occhi e carezzandogli la schiena. Non accadde nulla finché non sentimmo il topo lamentarsi e contorcersi dal dolore, inoltre iniziò a sputare sangue.
«Mi hai fatto sprecare due dei miei giorni per torturare un topo?» sputò con disprezzò Zayn.
«Quel topo potevi essere tu, ho tentato prima su di lui se era possibile farci spuntare le ali. Tienilo!» Mackenzie gli lanciò contro il topo ormai morto ed infuriata pestò il piede per terra. Lei aveva agito per il bene di tutti, almeno questa volta. Zayn buttò gli occhi per terra sospirando, io mi avvicinai a lui e tirai il moro e Liam per le giacche per evitare di perderci. Niall era ancora inchinato per terra a guardare il topo morto. Silenziosi, percorremmo alcuni metri lasciando che Niall ci seguisse prima di sentirlo urlare.
«Aspettate un momento, sta succedendo qualcosa!» squittì, correndo verso di noi. Teneva qualcosa tra le mani e quando fu abbastanza vicino ci mostrò il topo: era ricoperto di sangue sì, ma era vivo e sulle spalle gli erano spuntate delle ali simili a quelle delle farfalle. Il biondo lo posò cautamente per terra e prendendo la rincorsa, il topo iniziò a svolazzare tra l'erbaccia anche se maldestramente. Se tornassi in Inghilterra e raccontassi in giro di aver visto un topo volante mi prenderebbero per pazza e finirei per il resto dei miei giorni dentro un'ospedale psichiatrico, sicuramente. Mackenzie aveva la bocca spalancata per lo stupore e a testa alta si avvicinò verso di noi, tirò dritto verso di Liam e lo fece voltare. Gli tastò le spalle e la schiena, alzò la maglietta fin dove le serviva e chiuse gli occhi concentrandosi probabilmente su suoi poteri. Fece lo stesso anche con Niall e, con controvoglia, anche con Zayn. Quando finì mi feci avanti e alzando la maglietta le diedi le spalle, aspettando che facesse lo stesso procedimento con me.
«Non mi è permesso modificarti, Paige. Uno di loro ci porterà.» Dopo aver pronunciato quelle parole Liam lasciò uscire un urlo gutturale dalle labbra, facendo sobbalzare entrambe. Corsi verso di lui trovandolo rannicchiato per terra in posizione fetale mentre era in preda ai dolori. Cercai di prendergli la testa tra le mani per evitare che se la strofinasse nel terriccio e appena riuscii a tenerlo fermo per un attimo mi si gelò il sangue nelle vene: stava praticamente lacrimando sangue. Mi voltai verso Niall e Zayn che sembravano avere gli stessi sintomi.
«Mackenzie, fa qualcosa!» La voce mi tremava. Dovetti allontanarmi da Liam di qualche metro; tutta questa agitazione e la vista del sangue mi aveva fatto venire la nausea, facendomi rigettare il pranzo di ieri. Sentii un dolore lancinante alle costole e gli occhi mi bruciavano, per fortuna, però, non lacrimavano sangue. Persi qualche minuto e quando riuscii a tirarmi su le urla erano cessate e sostituite da strilli di apprezzamento. La figura femminile di Niall ammirava le sue spalle, adesso dotate da due paia d'ali trasparenti e molto simili a quelli di una libellula. Le spalle di Liam furono attrezzate da delle ali nere e lisce come quelle di un chirottero. Erano parecchio più grandi da quelle di Niall, ma visto la differenza di statura era sicura che riuscissero a trasportalo. Le ali di Zayn erano le più semplici dato che come aspetto erano uguali a quelle di un'aquila reale: l'apertura alare era larghissima e le piume sembravamo affilate ma allo stesso tempo morbide. Mi tolsi la felpa di dosso, restando con in maglietta, e mi avvicinai uno ad uno ai ragazzi, cercando di togliergli quel sangue dalle guance oppure i conati di vomito sarebbero tornati.
«Esperimento riuscito, proseguiamo.» Niall lanciò uno sbuffo.
«Perché loro hanno ali fighissime e io quelli da insetto?» piagnucolò il biondo, incrociando le braccia al petto. Mackenzie ridacchiò.
«Per lo stesso motivo perché tu sei diventato una ragazza e loro no: mi stai antipatico.» Niall s'imbronciò e dovevo ammettere che era tenerissimo, soprattutto nella sua versione femminile. Mackenzie avanzò verso di Liam, prendendo le sue braccia e cingendoseli attorno la vita.
«Coraggio, sbatti le ali e partiamo» lo incitò. Liam sembrò esitare, non aveva ancora sperimentato il volo e un po' di paura l'avrei avuto pure io se fossi stata al suo posto. Stese le ali e riempendo i polmoni d'aria iniziò a sbattere le ali, prendendo pian piano quota. Anche se non lo dava a vedere, gli occhi di Mackenzie facevano capire che era terrorizzata tra le braccia di Liam da quell'altezza. Liam invece sembrava un bambino di cinque anni a cui avevano appena regalato la prima macchinina telecomandata, talmente sorrideva. Con l'adrenalina al massimo, mi avvicinai a Niall lanciandogli un sorriso complice e cinsi le sue mani attorno il mio busto.
«Se dovessi avere paura, dimmelo.» La mani di Niall erano calde e piccoline rispetto alle mie, solo nell'altezza riusciva a battermi.
«Tranquillo, non ne avrò» lo rassicurai. Le ali di Niall si muovevano in modo velocissimo, creavano parecchio vento e un fastidioso ronzio. Si diede una spinta con le gambe si alzò dal suolo e mi strinse forte, ma non percorremmo molti metri perché ci ritrovammo rotolati per terra pochi secondi dopo.
«Niall!» mi lamentai, massaggiandomi le ginocchia. Zayn dietro di noi cercava di trattenere le risate.
«Cosa?!» urlò mortificato, «Tua cugina mi ha dato delle ali scarsissimi e poi sono una femmina in questo momento. Pesi parecchio, Paige.» Mi fece spalancare la bocca: come poteva dirmi che ero pesante?, non poteva essere lui quello troppo debole da non riuscire a reggermi per come si deve? Zayn lanciò uno sbuffo e avanzò verso la nostra direzione. 
«Sempre la stessa storia,» brontolò tra sé e sé, «ti porto io altrimenti pianteremo le radici in questo posto!» Con un movimento rapido mi prese tra le sue braccia in stile sposa, stese le sue lunghissime ali piumate e con una piccola rincorsa i piedi di Zayn si erano separate dal terreno. Rispetto a Niall prendemmo velocemente quota e le sue ali non facevano quel ronzio fastidioso ma in compenso ogni volta che le doveva sbattere mi faceva sussultare dato che avevo la sensazione che mi facesse cadere da un momento all'altro. Cinsi le braccia attorno al suo collo dopo l'ennesima volta e sentii una piccola vibrazione dal suo petto, probabilmente stava ridendo di me. Le correnti d'aria mi infastidivano parecchio e mi facevano lacrimare gli occhi quindi, cingendomi sempre al suo collo per andare al sicuro di non cadere, poggiai il mento sulla sua spalla in modo da evitare tutto quel vento. Vidi Niall: era circa dieci metri distante di noi e scommisi che ce la stava mettendo tutta per mantenere il passo con quelle alette. Ronzava in modo irregolare tra le nuvole e agitava in modo strano le braccia e le gambe, sembrava estremamente buffo. 
«Le libellule normalmente non volano in questa altezza, resistere contro queste correnti d'aria gli sta costando una fatica immensa» disse Zayn come se mi avesse letto nel pensiero. Il mio volo da prima classe di lusso non durò ancora per molto e mi sentii immensamente felice quando toccai di nuovo terraferma. Mackenzie sembrava un po' scossa anche se da lontano mi era sembrato che avesse avuto un volo abbastanza gradevole, perlomeno meglio del biondo. Il castello di fronte a noi era immenso e maestoso, non avevo mai visto qualcosa di così bello. Sembrava essere fatto di vetro e di cristalli luccicanti, era quasi accecante. Le quattro torri squarciavano il cielo ed erano abbracciati allo stesso tempo da estesi rampicanti e piante di vario tipo che spuntavano dal fertile terreno sottostante. 
«Che spettacolo!» esordì Liam ammaliato. Mackenzie roteò gli occhi e ci fece cenno di avvicinarci al portone centrale che appariva smisurato e strombato. Poco distante da esso, c'erano due figure con l'armatura scintillante e a mia sorpresa erano delle donne.
«Le sentinelle,» mormorò Mackenzie, «non aprite bocca e fate parlare me. Annuite, qualsiasi cosa vi dica.» Noi seguimmo i suoi passi, muti come i pesci.
«Chi va là?» brontolò la guardia, «Perché vi trovate qua e non all'accademia?» Ci guardava minacciosi, sicuramente per le figlie delle ninfe non era usuale raggirarsi fuori dall'accademia, figuriamoci nei paraggi del castello. 
«Lorelei ci ha spediti perché sospetta in noi la piromania,» disse Mackenzie, «non ci ha accompagnati perché temeva, però ha chiaramente espresso di esporci agli anziani.» La guardia fece un passo indietro e ci puntò la lancia contro, facendomi sussultare. Mackenzie aveva chiaramente detto di non intrometterci e, anche se il suo piano sembrava un fiasco, non osavo proferire una sola parola.
«Dimostralo» intimidì la guardia. 
«Vuoi davvero che lo faccia? Potremmo distruggere mille ettari di terra in pochi secondi, saresti davvero disposta a rischiare?» Sentii nella voce di mia cugina una nota mista di sfida e paura. Lei non poteva sapere cosa gli avrebbe risposto la guardia eppure non gliela dava vinta. Diedi una piccola gomitata a Zayn alle costole, facendogli intendere che volevo capire di cosa stavano parlando.
«Piromania è il potere del fuoco, ovvero quello della distruzione. Normalmente possediamo solamente quello dell'aria, dell'acqua e della terra, cioè della vita e procreazione. Chi ha questo dono viene incarcerato o allenato per diventare guardia nei confini» sussurrò a bassa voce in modo che potevo sentirlo solo io. Mackenzie, a quanto potevo dedurre, ci stava condannando ad un ergastolo o allenamento a vita ma escludevo il fatto che fosse così sciocca. Aveva un secondo piano.
«No,» lo voce era flebile, «Ciannait vi accompagnerà.»  La guardia aprì il portone e ci guardò con occhi aguzzi entrare e raggiungere l'altra guardia. Quest'ultima sembrava aver capito tutta la situazione non disse nulla, se non quello di non toccare nulla. I corridoi erano immensi e larghissimi, con qualche affresco che raffiguravano battaglie e esseri strani. Rabbrividii. Quando arrivammo davanti l'ennesima porta, ci chiese di aspettare in modo che avvertisse gli anziani da una porta secondaria. Si allontanò dal nostro piccolo gruppetto e prima che potessimo proferire mezza parola, Mackenzie spalancò con tutta la sua forza il portone. Niall infilò le dita nei passanti dei miei jeans, seguendomi. Mackenzie avanzò velocemente verso gli anziani che ci guardavano stupiti, inchinandosi. 
«Signori, sono la figlia di Odette. Mia madre e Callisto era in viaggio verso di voi ma furono attaccate. Sono qui per consegnarvi sua figlia.» Non capii molto di quello che disse Mackenzie, era troppo impegnata a nascondermi dietro il corpo massiccio di Liam finché udii una voce maschile.
«La figlia di Callisto? Fammela vedere» ordinò entusiasta l'uomo. Aveva lunghi capelli neri pece pettinati accuratamente all'indietro, i suoi occhi erano blu ghiaccio e praticamente trasparenti, ma la cosa che mi fece più intimidire era il sorriso di quell'uomo. Per rendere chiaro il concetto, il suo sorriso corrispondeva a quello di Jocker nel Cavaliere Oscuro, terrificante. Mackenzie mi fece un cenno con la mano e mi feci avanti, posizionandomi davanti a loro.
«Cara, sei uguale a tua madre. Tranne gli occhi, quelli li hai presi di tuo padre.» I miei occhi saettarono su di lui; mia madre mi aveva sempre detto di non sapere chi era mio padre ma quest'uomo lo conosceva quindi pure mia madre, in teoria.
«Paige sta per raggiungere la maturità,» s'affrettò a dire Mackenzie prima che potessi chiedere di mio padre, «cosa ci consiglia di fare?» Distolse gli occhi da me ed iniziò a picchiettare il dito sul mento, pensando.
«Dovete cercare Torcall. Lo troverete nei boschi degli umani» disse l'uomo, «non credo che qua potremo fare molto. Lui ha aiutato anche tua madre, allora.» Mollò la mia mano e si diresse di nuovo verso gli altri per sedersi al suo posto. Mackenzie mi strinse il braccio.
«Ovviamente. Lo andremo subito a cercare» l'informò Mackenzie. Mi spinse delicatamente di nuovo dagli altri per uscire e lasciare la stanza.
«Restate per la notte, insisto. Non vorrei che correste qualche pericolo durante il ritorno.» Quel invito non mi convinceva per niente, però anche Mackenzie aveva detto che la notte era pericolosa e che era meglio non raggirarsi in quel orario. Ci aveva nelle sue mani, d'altronde era un anziano e la sua parola era legge. «Come desiderate, Urien.» rispose Mackenzie all'anziano, infatti. Urien fece un cenno con la mano verso la porta secondaria, richiamando una guardia.
«Freya vi accompagnerà nelle rispettive camere, le nostre migliori ovviamente. Non è da tutti giorni avere l'onore di ospitare la figlia di Callisto.» Sospirai. Un guardia, parecchio giovane oserei dire e probabilmente dalla nostra età, si avvicinò a noi invitandoci di seguirla. Sembrava molto più gentile rispetto quella di prima dovuto forse dalla sua giovane età; era della stessa altezza di Niall coperta da una pesante armatura lucente, capelli biondi legati in una coda alta e stretta, occhi a mandorla chiarissimi e tendenti al verde, una fascia di cuoio sulla fronte e aveva le orecchie appuntite. Ciò mi fece dedurre che nemmeno lei era del tutto umana. 
«C'è una puzza assurda» bofonchiò la ragazza, guardandosi in torno. Strano, io non sentivo assolutamente niente anzi, l'odore di lavanda che si poteva sentire nei corridoi era abbastanza forte. Mackenzie mi strinse la mano.
«Sente l'odore dei ragazzi, ha mai visto un ragazzo se non quei vecchi e per lei il loro odore equivale puzza. Inoltre gli elfi hanno un olfatto più sviluppato del nostro.» Dunque, Freya era un elfo. Ci accompagnò nelle rispettive stanze dopo che Mackenzie le spiegò che Nila per sbaglio era caduto nelle feci d'un orso, indicando la grande macchia di terra che aveva sulla maglia. 
«La porterò nelle docce, a quest'ora alle guardie viene concesso di lavarsi» rispose prontamente l'elfo, porgendo la mano a Niall. Lui titubante allungò la mano, seguendola. Ridacchiai e mi gettai sul letto enorme. Era morbidissimo, mi sembrava un peccato sporcarlo con i miei abiti infangati quindi mi tolsi la felpa sporca e i jeans, restando con la maglietta e intimo. Mi strinsi sotto le coperte e non durò molto che caddi nel sonno.

 

Angolino Autrice:
Stappiamo lo spumante, ho aggiornato! Beh, ci ho messo più del dovuto ma alla fine ce lo fatta.
Bene, sono entrati nel regno delle ninfe e con non poche sorprese.
Non so se la parte delle ali vi piaccia ma mi tornerà utile più avanti nella storia haha
Gli anziani non so perchè me li immagino molto simili ai Volturi della saga Twillight, almeno per quanto riguarda Urien.
Invece trovo carina la parte con Freya e della 'puzza'; poveretta! Ad ogni modo il prossimo capitolo è già work in progress!
Credo che sposterò gli aggiornamenti a domenica, giovedì è decisamente impossibile!
A proposito, un piccolo spoiler: prossimo capitolo sarà parzialmente Naige (faccio schifo nelle ship), niente di amoroso in quanto Niall è ancora femmina ma saranno molto uniti durante il capitolo e poi boh, magari ci sarà qualche sorpresina. Chissà! Lasciatemi una generosa recensione, ahahah
Adesso vi lascio, enjoy!
Imyourmaljk.

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Capitolo 12
*** XII. ***


XII

Can you imagine a time when the truth ran free
A birth of a song, a death of a dream
Closer to the edge
This never ending story, hate 4 wheel driving fate
We all fall short of glory, lost in ourself

 
Aprii gli occhi e notai di non trovarmi più nella camera da letto del castello. Ero in un punto impreciso della foresta, albeggiava. Non c'era traccia né di Mackenzie né dei ragazzi; ero perfettamente sola. Ad un tratto mi accorsi di non essere propriamente sola. Un corpo era riverso per terra, distante qualche metro. Lo raggiunsi pensando che si trattasse di Mackenzie, ma i capelli biondi che giacevano per terra non le appartenevano. Feci un passo in avanti e sentii il sangue gelarsi nelle vene: il corpo riverso nella foresta scura e tetra era il mio. Urlai dal terrore vedendo me stessa in una pozza di sangue. Ero morta? Sentii un brusio alle mie spalle, rivelando una presenza. La creatura aveva la forma umana, di una bambina per la precisione, ma il ghigno che aveva dipinto sul volto non era affatto umano e neppure le piccole corna rosse che le spuntavano fra i capelli, né la coda verde. Scattai in piedi, nascondendomi dietro uno dei tanti alberi.
«Spostati, non ti appoggiare sulla mia faccia» disse la corteccia con voce roca e infastidita, facendomi tremare. Dove diavolo ero finita dove gli alberi parlano e strane bambine spuntavano dal nulla. «Scusami» sussurrai a bassa voce, all'albero.
«Chi sei?» chiese la bambina. Aveva una voce sottilissima che mi fece accapponare la pelle.
«P-Paige, sai, la figlia di Callisto» balbettai terrorizzata. Ormai non c'era più bisogno che mi presentavo con il mio nome, bastava dire 'figlia di Callisto' e il resto si faceva da sé.
«Davvero?, finalmente siete tornate!» esclamò entusiasta l'albero, rivelando probabilmente il mio nascondiglio.
«Già, finalmente» fece l'eco una voce cattiva. Improvvisamente nella radura calò il silenzio, poi apparve una figura ammantata di nero. In mano stringeva una falce e il cappuccio gli copriva completamente il viso, lasciando intravedere solo due occhi serpentini.
«Chi-chi sei?» articolai, conoscendo forse già la risposta. 
«Sono la Morte. Ti appaio come tu m'immagini. Gli uomini mi hanno privato di una forma mia centinaia di migliaia di anni fa; fin da quando esistono mi hanno immaginato in modi diversi, con diversi aspetti per ognuno. Da allora sono schiavo della loro immaginazione, condannato a mutare forma ogni volta che accolgo qualcuno al mio cospetto.» Nonostante si esprimesse al maschile, il timbro della voce era chiaramente femminile ed era accompagnato da malvagità e odio.
«Deve essere davvero brutto» considerai, mordendomi le labbra. La Morte mi fissò e i suoi occhi scintillarono pericolosamente.
«Per fortuna non sono come i miei fratelli e sorelle, che fanno una differenza tra voi e gli umani; a me non importa chi tu sia. Sei comunque un essere vivente e in quanto tale devi sottostare alle mie regole. Non permetto a nessuno di andarsene dopo avermi visto» sibilò, sollevando la falce.
«E se chiudessi gli occhi?» tentai disperatamente, «così non ti avrei vista... visto?»
«Dì addio al mondo, figlia di Callisto» pronunciò la Morte, abbassando la falce. Sentii il sibilo mortale ma proprio quando l'arma avrebbe dovuto colpirmi, qualcosa mi afferrò e mi sollevò da terra; un cavallo bianco con un corno sulla fronte galoppava veloce sotto il mio corpo, allontanandomi dalla Morte che urlava frustata: «Ci rivedremo, neanche tu sei eterna.»


Mi svegliai di soprassalto, sudata e con un battito cardiaco accelerato. Era notte fonda e dopo un sogno di questo genere dubitavo di riprendere sonno così facilmente. Mi scostai da dosso le coperte e camminai a tendoni fino alla porta, assicurandomi che nessuno mi vedesse. Aprii la prima porta alla mia sinistra, entrando. Per mia fortuna ero entrata in quella di Niall.
«Niall!» dissi picchiettandogli la spalla, «Niall, dormi?» Grugnì qualcosa di incomprensibile e si stropicciò gli occhi.
«Paige, fino a due attimi fa stavo dormendo. Che c'è?» domandò con voce impastata. 
«Posso restare con te fino a domani mattina? Ho avuto un brutto sogno e non voglio stare sola, se ti sta bene?» Non rispose, si fece semplicemente di lato permettendomi di stendermi accanto a lui nel letto. Niall, profumava tantissimo di lavanda in questo momento, la doccia doveva avergli fatto proprio bene. Mi strinsi di più verso di lui... lei. Insomma, quello che sia.
«Che c'è?» domandò nuovamente. Strinsi le spalle. «Profumi tantissimo. Come erano le docce in questo castello?» 
«Per favore, non parliamone. Ho visto talmente tanti corpi femminili che possono bastare per tutta la vita, quello mio incluso» si lamentò. Stette in silenzio per una manciata di secondi finché realizzai.
«Erano delle docce comuni!» ridacchiai e Niall mi diede sotto le coperte un calcetto alla gamba. «Non c'è di ridere! E' stato imbarazzante, dovevate mandarci Zayn o Liam.»
«Scusami se ti correggo ma gli altri due sono ancora dei maschi sani, non pensi che avrebbero sconvolte le guardie con... Insomma, hai capito!» 
«Basta parlare delle docce! Tu piuttosto, come mai sei qua?» deviò il discorso il biondo. «Ho fatto un brutto sogno.»
«L'avevo già capito ma-» lo interruppi. «Ho sognato di vedere il mio corpo riverso per terra senza vita e qualcosa con la Morte . Sì, la Morte vera e propria. Voleva uccidermi e diceva che prima poi toccherà pure a me, senza distinzioni. Tu pensi si un brutto segno?»
«Non so se questo può farti sentire meglio ma la concezione di vita per noi mezzi semi-déi è molto diversa; voi femmine avete il privilegio di vivere a lungo conservando la vostra bellezza e potete usufruire senza alcun problema dei vostri poteri. Per noi maschi è molto diverso, per noi è per lo più una maledizione: non restiamo eternamente belli e tanto meno giovani, usare i nostri poteri ci costa tempo da vivere. Ehm, ti ricordi quella mattina nel bar e tu vedesti il ciondolo ad orologio di Harry?» Annuii. 
«Beh, lui è pure uno di noi è quel orologio era davvero la sua vita. Segna la nostra età e come hai potuto notare l'orologio segnava l'una e nove minuti, ovvero diciannove. Harry ha diciotto anni e ha sprecato già un anno di vita, per farti un esempio.» Mi coprii la bocca con la mano, paralizzata dalle sue parole. Sapevo che mi sarebbe toccato scoprire tante, troppe cose di questo nuovo mondo ma non credevo che la vita di tutti noi fosse così 'complessa'. 
«Dio Niall, è terribile» affermai, «vi tocca vivere una vita così breve in confronto a noi, non lo trovo corretto.» Niall scosse lievemente la testa.
«Non è poi così male. Finché non li usiamo possiamo vivere abbastanza a lungo, l'importante è riuscire a controllarsi. Se li usi in piccole dosi perderai al massimo qualche giorno, se invece l'usassimo costantemente perderemo anni e si noterebbe.» Da quello che potevo dedurre, i ragazzi per fortuna non avevano sprecati molti anni di vita. Erano ancora perfettamente giovani. «Però,» aggiunse qualche secondo dopo, «tutto quanto dipende anche dal tipo di persona. Io personalmente li ho usati pochissimo, beh, effettivamente solo per barare nel calcio ma questi sono dettagli.» Ora che Niall mi aveva accennato questo particolare, riuscivo a spiegarmi come quella radice aveva fatto a raggiungere il centrocampo quando avevamo giocato a calcio. Molte cose mi erano più chiare ma tuttavia restavano innumerevoli domande aperte e non avevo intenzione di prosciugare tutta la saliva di Niall in una sola notte. Lo strinsi a me da sotto le coperte non sentendo alcun imbarazzo -in quanto femmina anche lui in questo momento- cercando una posizione comoda per addormentarmi. Scontrai le mie gambe nude con quelle sue, perfettamente lisce e senza peluria. Accidenti, Mackenzie potrebbe risultare piuttosto utile in questo campo. Ci demmo la buonanotte e mi addormentai tra le sue braccia. Non feci alcun tipo di sogno durante il resto della notte e quando mi svegliai il mio braccio era teso verso la parte vuota del letto. Niall non era più nel letto e nonostante non avessimo fatto assolutamente di intimo, mi sentii abbandonata. Probabilmente questa sensazione era dovuto dalla mia insicurezza e il bisogno costante di avere qualcuno al mio fianco in questo momento. Questi pensieri passarono al secondo piano quando ricordai di avere i vestiti nella camera affianco e il bisogno di raggiungerla senza essere vista. Gattonai nella mia stanza, assicurandomi che nessuno fosse nei paraggi, e mi vestii alla velocità della luce. Adesso l'unica cosa che mi toccava fare era mettermi alla ricerca di Mackenzie. Aprii la porta e sentii qualcosa schiantare contro il legno della porta.
«Cazzo, il naso!» sentii urlare. Mi affacciai completamente chiudendo la porta alle spalle, trovando Zayn intento massaggiarsi il naso. «Murphy, un po' di attenzione no?» piagnucolò il moro. Posizionò la manica della mia maglietta sotto il naso per fermare il flusso di sangue. 
«Scusami! Davvero non volevo io- E' rotto?» Allungai la mano verso il suo visto tastandogli malapena il naso con due dita. «Fa male!» mi urlò contro. Saltellai sul posto per l'agitazione non sapendo come reagire, speravo solo con tutta me stessa di non averglielo rotto. Cercai disperatamente di spostargli i lunghi capelli davanti il viso ma ciò sembrò solo irritarlo di più. 
«Che fracasso!» ci raggiunse Mackenzie, «Gli hai dato un cazzotto in faccia? Era ora che lo facessi» si complimentò con me, battendo le mani.
«Cosa?, no! E' stato un incidente con la porta!» chiarii immediatamente, «Piuttosto, cerca di aiutarlo.» Mackenzie parve delusa del fatto che si trattava di un incedente, storse le labbra.
«E se non volessi?» Incrociò le braccia al petto. «Mackenzie!» la ripresi. «Ragazze, il naso!» si intromise infine anche Zayn. La mora roteò gli occhi, fece allontanare le mani di Zayn dal naso e lo strinse tra le falangi prossimali del dito medio e indice, fino a farlo inginocchiare per il dolore. Riuscii a sentire perfettamente il 'crack' dell'osso, assieme all'urlo di Zayn. 
«Aggiustato. Datti una ripulita, fai schifo solo a guardare.» Zayn non rispose in alcun modo, troppo occupato a stringersi il naso per alleviare il dolore. 
«Zayn, cos-» Non mi fece terminare la frasi. «Lascia stare. Fammi solo il favore di andare in quella stramaledetta sala. Aspettano solo te.» Scossi freneticamente il capo e mi diressi a passo felpato verso la stessa sala di ieri, dove trovai Niall, Liam e Mackenzie. 
«Paige, finalmente» mi venne all'incontro Urien. Arricciai il naso; quell'uomo non mi piaceva affatto. Mi fece accomodare assieme gli altri e aspettammo che Zayn arrivasse. Dopo averci raggiunto, Mackenzie decise che era meglio ripartire per il mondo umano.
«Ma certamente, cara, dovete individuare Torcall il prima possibile.» esclamò l'anziano, «Tutti tranne lei -indicò Niall- lei è costretta a restare; ha mangiato dalle nostre pietanze.» Tutti ci voltammo verso la sua direzione, lanciandogli uno sguardo accusatorio.
«Che c'è?» domando in modo innocente, «le ragazze non ascoltano mai a ciò che le viene detto e io stavo morendo di fame, era un'emergenza» si giustificò. Adesso il problema persistente era un altro: senza Niall non potevamo abbandonare il regno delle ninfe. Quanti ne entrano ne possono uscire, aveva spiegato Mackenzie. Ci ritrovavamo intrappolati.
«Urien» lo chiamai, «non può chiudere un'occhio solo per questa volta. Il ra-, ehm, la ragazza è la mia più fedele seguace e senza di lei rischierei di far cadere tutte le foglie sugli alberi nel mondo umano. Lei mi tiene sotto controllo.» Non avevo la più pallida idea di ciò che avevo buttato giù senza riflettere ma, dato che ero e rimanevo la figlia di Callisto, speravo che il nome di mia madre potesse aiutarmi.
«Ma è terribile,» si portò una mano sul petto, «ma le regole sono regole, lei appartiene a noi, adesso. A meno che...» Sussultai. «A meno che cosa?»
«Le potrei concedere la libertà per il momento ma non posso correre il rischio che non torni.» Urien alzò una mano verso la guardia vicino la porta secondaria. «Ragione per cui le affiderò Freya. Le starà malgrado alle costole ma almeno avrai la tua seguace accanto. Non è meraviglioso?» Di nuovo quel sorriso. In un lampo si posizionò al lato di Niall, lo sguardo irremovibile. Era chiaro che non potevamo ulteriormente contrattare, ma d'altronde avere un elfo ammaestrato non poteva essere negativo.
«D'accordo» conclusi. Urien alzò per l'ennesima volta la mano e un brusio di vento entrò nella sala assieme a qualche foglia, si raggrupparono tra le sue dita diventando un'unica grande foglia verde. Me la porse.
«Questo basterà per farvi oltrepassare la barriera senza problemi.» Raccolsi la foglia e uscimmo dal castello, ponendoci la domanda di come avremmo fatto dato che Freya non poteva essere trasportata dalle alette di Niall.
«Non preoccupatevi per me, so cavarmela.» In un battito di ciglia Freya sparì davanti ai nostri occhi, lasciandoci perplessi.
«Pff, vanitosi come sempre» borbottò Mackenzie tra le braccia di Liam. Facemmo lo stesso procedimento di ieri per il volo, anche se questa volta impiegammo meno tempo perché la corrente d'aria era a nostro favore. Eravamo di nuovo in mezzo l'erbaccia di tre metri quando al nostro lato si materializzò Freya, tirando un sospiro.
«Piccola curiosità: come hai fatto in così poco tempo?» chiesi a Freya.
«Ho corso» rispose ammiccando un debole sorriso. In fin dei conti Freya sembrava una ragazza abbastanza gentile e intelligente però i suoi comportamenti era troppo robotici, era sottoposta troppo all'influenza del suo compito da volgere da non accorgersi che le gambe le tremavano. Stava eseguendo e basta. Zayn sfiorò la mia mano, stringendola.
«Dobbiamo oltrepassare. Prendi la foglia» mi ricordò. Diedi la foglia a Niall -dato che era lui la causa di questo disagio- e oltrepassammo la barriera dei funghi. Dopo questo passaggio dei mondi sentii notevolmente il cambio d'aria, da quella pulita e pura a quella inquinata e soffocante.
«Beh, sono due giorni che non torno a casa. Ci concedi adesso di andare?» istigò Zayn. Mackenzie si voltò nella sua direzione appena mollammo le mani. 
«Certo che no, ormai ci siete dentro quanto noi. Niall specialmente non può tornare a casa, nessuno di voi. Ah, se ci tieni proprio a saperlo sono passati 17 giorni; le ore lì equivalgono giorni qua.» Mackenzie fece qualche passo ma Zayn l'afferrò per la spalla, fermandola.
«Io e miei amici abbiamo assecondato il tuo giochetto fino a questo momento ma ora basta. Siamo stanchi, affamati e conciati come le drag queen più oscene d'America» disse con voce roca, «Vogliamo solo tornare a casa.» Liam e Niall annuirono, soprattutto quest'ultimo che aveva ancora i genitali scombussolati. Erano stanchi almeno quanti noi, glielo potevo leggere negli occhi ma Mackenzie sembrò tuttavia incerta. 
«Io.. Io non posso permettervi di tornare a casa, sarebbe pericoloso per voi stessi e anche per le vostre famiglie. L'unica cosa che posso fare -Mackenzie toccò la guancia di Zayn, facendo ritirare i capelli dentro il cuoio capelluto e spuntare la barba- è di aiutarvi a rendere tutto più gradevole e appena saremo fuori pericolo vi prometto che potrete tornare a casa senza problemi.» Sembrò compassionevole nei confronti dei ragazzi, tanto che Zayn non osò ribattere. Sapeva che era in pericolo conoscendo la mia natura -anche se non mi era del tutto chiaro cosa fossi- e lo avrebbero cercato per raggiungere me. Mackenzie fece tornare Niall e Liam nel loro aspetto originale sotto gli occhi di Freya che non capì come fosse possibile.
«Questa puzza,» arricciò il naso, «eravate voi!» Estrasse velocemente il pugnale dallo stivale, puntandolo contro il i collo di Liam. 
«Ferma, ferma!» strillai, «so che possono essere davvero fastidiosi e puzzolenti i maschi ma non innocui. Non solo loro il nostro nemico.» Gli occhi di Freya saettarono da me al pugnale, indecisa sul da farsi. Per fortuna ritirò l'arma.
«Va bene. Questo però non muterà il mio compito: la sorveglierò e proteggerò te.» 
«Si dice lo sorveglierò e mi chiamo Niall» la corresse. Ad ogni modo proseguimmo verso casa nostra, entrammo tutti tranne Mackenzie che disse di dover verificare una cosa. La puzza che m'investì le narici era nauseante e non ci impiegai molto per capire da dove provenisse: la spesa che Mackenzie aveva fatto prima della nostra partenza era ancora riversa per terra, ormai impossibile da ingerire e con tanto di mosche e muffa. Riuscii a stento a trattenere i conati di vomito ma se avessi vomitato mi sarei ritrovata ancora più debole di quanto non già fossi. 
«Tieni.» Alle mie spalle Zayn mi passò un sacchetto da spazzatura e, malgrado mi era toccato raccogliere tutto con le mani, riuscii a buttare tutto e Liam si offrì a pulire il resto. Ci gettammo tutti sul divano distrutti, tranne Freya che restava alzata e rigida, finché sentimmo la porta sbattere.
«Possiamo mangiare le mele» propose Mackenzie mostrandoci il cestino. Erano quelle destinate ai cavalli ma non cambiava molto, stavamo morendo tutti quanti di fame. Divorammo le mele ma Freya non mosse un muscolo per prendere la sua mela dalla cesta.
«Freya,» la chiamò Niall, «mangia. E' buona!» Freya sembrò disorientata e secondo me non capì l'affermazione del biondo.
«Siediti con noi. Non sei costretta a essere una guardia da ventiquattrore, pure tu devi mangiare.» Gli porse la mela. Si sedette assieme noi sul divano, addentando la mela.
«E' buona!» confermò, mangiando la mela con avidità. Mi fece molta tenerezza in questo momento ma mi preoccupavo di più per il fatto che non avesse mai visto una mela in vita sua. Come erano le condizioni nel regno delle ninfe?, vivevano rinchiusi in quelle quattro mura?, le altre ragazze simili a noi come stavano nell'accademia? Avevo ancora troppo incertezze, ma come diceva un detto "dai tempo al tempo", quindi l'unica cosa che potevo fare era aspettare e il resto sarebbe venuto da sé. Mackenzie divise i posti da letto per la notte: Io e Mackenzie nella sua stanza; Liam e Zayn in camera mia e Freya con Niall nella camera da letto di nostre madri. Era abbastanza tardi e tutti dormivano quando sentii dei rumori al quanto strani. Senza svegliare Mackenzie, mi alzai dal letto e indossai una felpa con zip, cercando di capire da dove veniva quel baccano. La casa era completamente al buio e non scorsi nessuno in cucina o nel bagno, poi sentii di nuovo quel rumore; veniva da fuori. Aprii la porta del retro producendo uno scricchiolare fastidioso e notai una figura vicino al laghetto. Tornai in cucina per recuperare una padella come arma, seppur non letale, per difendermi dall'intruso. Cercai di non farmi beccare mentre mi avvicinavo alla figura che gettava a furia sassi, erba e pezzi di corteccia nel lago, proprio come aveva fatto... Zayn?
«Zayn?» bisbigliai incredula. Impugnavo ancora la padella in posizione d'attacco, doveva essere proprio una scena raccapricciante. «Cosa fai qua fuori?»
«La vera domanda è cosa fai tu qua fuori con la padella? Se avevi fame bastava andare in cucina» brontolò infastidito. Lanciò l'ennesimo sassolino nel lago e si sedette nel prato umido sbuffando sonoramente. Non mi degnò nemmeno di uno minimo sguardo ma non serviva uno psicologo per capire che qualcosa lo turbava. Spostai i capelli dietro gli incavi dell'orecchio e mi accucciai al suo lato, in silenzio assoluto. Mi sarebbe piaciuto chiedergli cosa non andava ma a quanto sfuggente e nervoso era, dubitavo che mi avrebbe spiegato il motivo. Tuttavia, non potevo starmene in silenzio e fissare il nulla. Azzardai.
«So che non ti sto particolarmente simpatica ma se c'è qualcosa che ti turba puoi dirmelo tranquillamente» tentai, assumendo un tono di voce gentile e caldo. Lui in compenso iniziò ad agitare ritmicamente il piede.
«Sai qual'è il problema? Il problema è tutto questo e quello che sono, il problema mio sei tu!» sputò con rabbia. Lo guardai con occhi sgranato non capendo.
«Cosa centra-» cercai di chiedere ma Zayn mi interruppe bruscamente
«Stai zitta, non ti voglio sentire parlare! Era già abbastanza nella merda essendo quello che sono, non mi serviva essere costantemente in pericolo di vita per una ninfetta che non sa nemmeno vedere quello che ha sotto il naso!»
«Ti sembra che a me piaccia tutto questo? Non ho mai deciso di esserlo, tanto meno di mettervi in mezzo!» mi difesi urlando a pieni polmoni. Ormai eravamo entrambi alzati e a pochi metri di distanza. Vidi Zayn stringere i pugni e respirare lentamente, mentre la vena del collo si ingrossava. Si avvicinò pericolosamente a me con la mano sospesa nell'aria come se volesse colpirmi ma non lo fece; il suo pugno colpì il suo palmo e bramì violentemente.
«Devi starmi il più lontano possibile.» Zayn si allontanò da me accecato dalla rabbia, tirando calci nel vuoto e lasciandomi fuori sola. Mi accascia nella terra bagnata portandomi le ginocchia al petto, permisi alle lacrima che avevo trattenuto così a lungo a bagnarmi il viso. Zayn non era cattiva persona e l'aveva mostrato -pur sempre a modo suo- nei pochi giorni che avevamo trascorso insieme, ma perché le parole che aveva appena pronunciato mi ferivano a morte?

 


Angolino Autrice:
Che splendita domenica! Gli uccelli conguettano, il sole è alto ed io ho aggiornato il nuovo capitolo. Dannazione, sono così fiera di me. Credo proprio che domenica sia la mia giornata preferita, da ora in poi. 
Dunque, il capitolo: purtroppo non succede molto, diciamo che è per lo più un capitolo di passaggio ma in qualche modo dovevano pure tornare nel loro mondo. Da ora in poi avremo un nuovo personaggio fisso nella storia, ovvero Freya. Può sembrare una seccatura ma diventerà un personaggio molto importate ed inoltre è una specie di guardia del corpo per Paige e Niall, dato che quest'ultimo ha fatto l'idiota e ora appartiene all'altro regno. Beh, per quanto riguarda Zayn volevo solo aggiungere che lui non odia Paige, tantomeno ha un carattere difficile o cavolate varie. Zayn è semplicemente arrabbiato e sarà spiegato probabilmente nel prossimo capitolo, che è già a metà produzione. Ora vi lascio in pace, promesso. Lasciatemi una generosa recensione con tanto love love e ci risentiamo domenica prossima. ;)
Un bacio,
Imyoursmaljk.

Ps: perdonatemi se trovare qualche errore, non ho riletto. Informatemi se dovreste trovarne qualcuno.
Vi lascio una gif con Paige dopo essere stata smerdata dal monellissimo Zayn Xx

 

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Capitolo 13
*** XIII. ***


 

XIII

A thousand times I tempted fate.
A thousand times I played this game.
A thousand times that I have said today, today, today.

 
Mackenzie mi concesse di farmi una doccia quando mi annusò la testa; puzzavo parecchio. Non che questo mi dispiaceva ma sapevo che saremmo dovuti partire il prima possibile per cercare quel Torcall. Feci in fretta, indossai la maglietta e jeans più comodi che possedevo e scesi velocemente in salotto dove tutti mi stavano già aspettando. La prima cosa che notai era Freya. Non indossava più la completa armatura ma un sweatshirt grigio abbinata con la sua solita gonna in cuoio, i capelli legati in una lunghissima treccia laterale. Ovviamente le armi non le avrebbe mai deposto, infatti alle spalle aveva arco e freccia, alla vita la sua spada e nei stivali di sicuro nascondeva il suo pugnale.
«Sta bene!» ammiccai. Liam alzò il pollice per confermare, lanciando un'occhiata all'elfo. Il sorriso mi morì sulle labbra quando mi accorsi che Zayn era totalmente indifferente e distaccato dal resto del gruppo, sbucciandosi tranquillamente una mela. Probabilmente era meglio che mi ignorava, dopotutto io era la colpa di tutti i suoi mali e se avesse fatto qualcosa contro di me Mackenzie l'avrebbe sicuramente ucciso.
«Ci vogliamo dare una mossa» sbuffò mia cugina, spalancando la porta del retro. Non capii perché uscimmo dalla porta del retro, quando alzai le spalle noncurante e seguii gli altri ragazzi.
«Di qua» istruì la mora, guidandoci nella stalla dei cavalli. Voleva recuperare altre mele per il viaggio? La stalla era a forma di pentagono, in legno rosso, bianco e nero. Lei aprì lentamente il portone in legno, invitandoci di seguirla. Dentro la stalla la luce era scarsa e c'era malapena una finestrina in alto ma nonostante non'era puzza. Forse solo un po', ma era sopportabile. Ci indicò con il dito la cabina di un cavallo, uno bianco.
«Ma com-, Pensavo fossero istinti!» Niall si portò una mano tra i capelli, stupito. Scommisi che ci doveva essere qualcosa di nascosto dietro tutto questo e il deficit di non poter vedere cosa avevo sotto il naso era più fastidioso che mai. Freya si avvicinò al quadrupede con estrema sicurezza, carezzandogli la criniera e il muso. Il cavallo bianco sembrò gradire, tanto che le fece le fusa e pestò un zoccolo per terra.
«Sforzati un po', Paige, sono sicuro che ne sei in grado» mi incoraggiò l'elfo, facendomi un cenno di avvicinarmi all'animale. Un po' mi spaventava, in fin dei conti era un animale grande e pesante e per quanto ne sapevo loro fiutano la paura, usandola a loro vantaggio e agitandosi. Allungai tremante la mano sotto lo sguardo attento di mia cugina. Freya mi avvolse il polso e mi fece posare il palmo sul muso caldo e liscio del cavallo, sorridendo. Guardai l'animale dritto negli occhi neri e sentii una sensazione strana, come se guardandolo negli occhi vedesse tutta la sua vita, la sua storia.
«Silver» mormorai, «Il suo nome è Silver.» Freya mi sorrise e, in un battito di ciglia, sulla fronte del cavallo bianco apparve un corno, bianco e appuntito a forma di spirale.
«Silver è un unicorno..» Dal tono di voce che emessi, più che un'affermazione sembrava una domanda. Non credevo nemmeno ai miei stessi occhi, insomma, avevo un dannatissimo unicorno avanti gli occhi. Questi animali non dovrebbero nemmeno esistere, figurasi averne uno all'interno della propria stalla. 
«Scusate, ma perché avete un unicorno nella vostra stalla, voglio dire, non dovrebbero essere estinti?» notò Liam. 
«Sì dovrebbero, Silver è l'ultimo rimasto della sua mandria. Il resto di loro sono stati sterminati ma noi possediamo Silver da circa mille anni, ormai fa parte della famiglia» spiegò attentamente Mackenzie. Tempo fa avevo letto dei libro sugli unicorni, solo per pura curiosità quando vivevo ancora in Inghilterra. Raccontava la loro leggenda: gli unicorni erano gli animali più belli che potessero esistere ma era minacciati dall'uomo che pretendeva il loro unico corno. Il capo branco aveva proposto di rinunciare al corno ma gran parte di loro si erano opposti, dividendosi un due gruppi. Quelli con il corno si incamminarono alle spiagge dove furono scoperti e uccisi uno ad uno, gli altri s'incamminarono verso la montagna per frantumare il loro bellissimo corno contro le rocce. Non ricordavo perfettamente come andasse a finire ma dedussi che Silver in qualche modo doveva essere uno della montagna, partorito molto tempo dopo la loro divisione di gruppi. 
«Ancora non capisco perché stiamo perdendo il nostro tempo in questa stalla puzzolente se potremo benissimo essere già arrivati da quel Torcall» borbottò Zayn, sventolandosi la mano davanti al viso. Freya gli lanciò un'occhiata omicida.
«Gli unicorni sono lo spirito dei boschi, loro vedono tutto e tutti. Che sia un piccolo ruscello, una foglia svolazzante o una persona. Lui ci porterà da Torcall, oppure sai tu dove si trova?» Freya riuscì a far ammutolire il burbero Zayn, alzando vittoriosa la testa in alto. «Portaci da Torcall» aggiunse poi l'elfo guardando l'unicorno dritto negli occhi. Silver nitrì per un breve istante ed uscì senza alcun aiuto dalla stalla, dirigendosi verso il bosco. Gli corremmo dietro cercando di non perderlo di vista e di perderci tra di noi. Per fortuna si fermò quando entrammo nel cuore del bosco, riducendo l'andatura dal galoppo al passo. Camminammo al suo fianco quelle che parvero ore, senza vedere lontanamente l'ombra di Torcall. Sospirai, le gambe stavano già iniziando a dolermi.
«Io continuo a sostenere di esserci persi» commentò Niall, con voce lieve. Freya al suo fianco non rispose ma si notava che non le piaceva che un mezzo semi-dio osasse dubitare delle capacità di una creatura così pura e perfetta come quella di un unicorno.
«Mi duole ammetterlo ma inizio a pensare la stessa cosa, sinceramente» confessò in seguito Liam. Quest'ultimo si asciugò il sudore dalla fronte con la manica della giacca; la foresta era umida e a volte mi sembrava di non respirare più.
«Non dobbiamo abbatterci, magari questo Torcall vive lontano e la strada da percorrere è tanta» tentai di rassicurarli, con un sorriso sincero.
 «Ma per favore, che puoi saperne tu!» sputò sottovoce Zayn, in fondo alla fila di persone. Rimasi parecchio infastidita dalla sua affermazione; sì, era vero che non capivo una mazza per quanto riguardavano le mitologie, regole e quant'altro ma ciò non significava che fossi stupida. 
«Zayn, la prossima volta potresti lasciare il tuo umore nero a casa?» risposi a tono. Mi voltai verso la sua direzione, lo guardai rabbiosa e lui restituì l'occhiataccia.
«L'avrei fatto molto volentieri ma purtroppo non mi è concesso andare a casa per potercela lasciare!» rispose pungente, facendo un sorriso che esprimeva pura cattiveria. 
«Ragazzi.» Mackenzie cercò invano di calmare le acque tra me e lui, anche se lei stessa non gradiva molto la sua presenza. Non ascoltai il richiamo della mora e mi bloccai sul posto, strinsi i pugni e mi lanciai furiosa su di lui. Il mio intento era quello di colpirlo con un pugno sulla mascella ma Zayn era più abile e veloce di quanto pensassi. Silver proseguì per la sua strada incurante dal fatto che ci fossimo fermati e che io stavo tirando pugni a vuoto.
«Smettila o ti farai del male» ringhiò a denti stretti Zayn mentre schivava i miei pugni. Mi bloccò con un gesto rapido i polsi alzandoli verso il cielo, cercai di divincolarmi iniziando a tirare calci alle gambe ma lui mi cinse i fianchi intrappolandomi tra le sue braccia e impedendomi qualsiasi tipo di movimento.
«Smettila di agitarti, sei sono una stupida bambina.»  Le sue parole fecero solo scaturire ulteriormente la mia rabbia; chi si credeva di essere? Mackenzie lanciò un'urlo e con il dito indicò il cielo ma io e Zayn eravamo troppo impegnati, io a colpirlo e lui a fermarmi, per accorgerci che stavamo per essere attaccati. Dall'alto un forte vento ci travolse, facendo alzare tutte le foglie secche dal suolo. La creatura cacciò un urlo gracchiante e su posò sulla corona dell'albero; il suo viso apparteneva a una donna bellissima, così come il busto, le cosce e l'avambracci, il resto era diverso e non umano. Alle mani e ai piedi al posto delle dita aveva degli artigli affilatissimi e neri, una lunga coda si intravedeva da dietro e aveva delle ali di piumaggio bionde e rovinate alle spalle. Non avevo mai visto una creatura orribile come questa. 
«Un'arpia! Portate immediatamente Silver al sicuro!» urlò Freya, uscendo arco e freccia per scagliarli contro la bestia. Zayn sciolse le braccia attorno a me e mi diede una spinta per farmi allontanare da lui, corsi immediatamente verso Silver e presi la corda che aveva attorno al collo. Cercai di tirarlo ma lui nitrì spaventato dall'urlò dell'arpia e scappò.  La creatura balzò dal ramo per attaccare ma stranamente non Silver come aveva sospettato Freya. Mi volò accanto mancandomi per un pelo con i suoi artigli, facendomi inciampare per terra. Non voleva Silver, voleva me.
«Il mio padrone mi ha promesso una grande ricompensa se ti ucciderò» squittì l'arpia. Si avvicinò pericolosamente verso di me a due zampe, alzò quello che doveva essere la sua mano pronta per colpirmi. Indietreggia spaventata riuscendo a sfuggire al colpo ma un suo dito mi sfiorò il petto, procurandomi un taglio e staccandomi la collana dal collo. Quella non era una collana qualunque ma il portafortuna che mi aveva dato mia madre quando ci eravamo appena trasferite. I miei occhi seguirono la traiettoria della collana volare lontana da me, nemmeno mi accorsi che la creatura era avanzata in avanti ed era pronta per colpirmi una seconda volta. Strinsi gli occhi e  portai le braccia davanti il viso come difesa, trattenni il respiro. Un corpo caldo mi travolse ansimando, allontandomi alla mia posizione per terra; Zayn mi aveva salvato, ma non stava respirando in modo regolare e gemeva dal dolore. Vidi Freya andare all'incontro all'arpia con arco e freccia, Liam era alle sue spalle per aiutarla quindi mi presi la briga di preoccuparmi per Zayn.
«Zayn, cavolo,» balbettai, «Ti sei fatto niente?»
«No» rispose immediatamente alzandosi da terra ma cadendo sulle ginocchia un attimo dopo. Alle sue spalle notai due profondi tagli d'artigli che gli avevano perforato la giacca con tutta la pelle. Quel ragazzo era sempre di più un enigma per me; la sera prima mi ordinava di stargli lontana, il giorno dopo mi provoca fino a farmi esplodere e un attimo dopo rischiava la vita per proteggere la mia. La vista del copioso sangue di Zayn sparso sul terreno mi fece congelare le vene; stavo per essere travolta e risucchiata dalla paura, gli occhi si stavano riempendo di lacrime e il mio cuore sembrava correre una maratona. Quando vidi la creatura cingere i suoi schifosi artigli attorno al collo di Mackenzie e uscirle qualche gemito strozzato dalla gola, sentii dentro di me un 'click' che mi fece spronare e alzare da terra. Divaricai le gambe e in automatico alzai la mano verso la direzione dell'arpia, lanciando un urlo. All'improvviso il cielo si fece più cupo, il vento rafforzò e fece svolazzare tutte le foglie attorno la bestia, infastidendola. L'arpia liberò mia cugina facendola cadere a terra con un tonfo mentre lei era occupata a cacciarsi le foglie secche che il vento le soffiava in faccia. Con la mano ancora tesa, nella mia testa mi apparve una scritta di cui non capivo il significato ma la mia lingua era come asservita dal pronunciarla.
«Fulgur!» urlai a pieni polmoni, alzando entrambe la mani verso il cielo.
«Paige!» mi chiamò Zayn alle mie spalle ma ormai era troppo tardi. Senza nemmeno sapere come avevo fatto, scagliai contro l'arpia un fulmine dal cielo, accecandomi quasi dal bagliore. L'impatto non era stato indifferente con noi, difatti appena il fulmine colpì la bestia noi balzammo circa cinque metri indietro. Mi scontrai con la schiena contro un albero senza ferirmi ulteriormente e vidi l'arpia fuggire, quindi corsi subito a soccorrere i ragazzi. Freya era ancora cosciente e per fortuna il resto dei ragazzi stavano bene.
«Paige,» disse Mackenzie preoccupata avvicinandosi a me, «non ti permettere di usare i tuoi poteri. Stavi per ammazzarci tutti!» Non solo le avevo salvato la vita da quella bestia ma osava pure rimproverarmi?
«A me risulta che siamo tutti sani e salvi. Ti vorrei ricordare che se non fosse stato per me l'arpia ti avrebbe sgozzata!» le rammentai. Mackenzie premette insieme le sue labbra prima che la sua mano entrasse in collisione con la mia guancia. Mille emozioni mi travolsero tra cui la rabbia, tristezza ma allo stesso tempo coraggio. Il mio viso era rivolto verso la destra e qualcosa di bagnato dal sapore ferroso mi gocciolò sulle labbra. Sangue.
«Guardati bene! Se muoio io non ha importanza ma tu sei troppo importante per ridurti così per una come me!» Mackenzie mi indicò, facendomi notare le mie mani carbonizzate, la schiena squarciata dalla corteccia d'albero quando mi ero schiantata contro di esso e dalla fronte mi gocciolava del sangue. L'adrenalina non mi aveva fatto provare alcun dolore ma ora che era svanita mi sentivo morire e iniziai a piangere, piegandomi in ginocchio. Nonostante i miei singhiozzi sentii i zoccoli di Silver che si avvicinava e premette il suo corno contro mie mani, allevando il dolore.
«Cosa sta facendo?» chiesi. Il suo corno era illuminato e il nero dalle mie mani scomparve, così come tutte le scottature e vesciche.
«Ti sta guarendo» rispose Mackenzie, fredda. Scossi inevitabilmente la testa; non volevo essere guarita, soprattutto perché avevo agito senza pensare e avevo messo in rischio la vita di tutti disconoscendo i miei poteri. Silver doveva aiutare gli altri, piuttosto di me. Cercai di allontanare il cavallo da me ma lui rimase testardo inchinato verso di me.
«No no, deve fermarsi. Zayn e gli altri sono ferito più gravemente di me. Digli che salva a voi, non me» implorai. Non servì che qualcuno glielo riferisse, Silver capì e si diresse verso Zayn che era steso immobile tra il fogliame. Silver guarì in pochi attimi la schiena di Zayn, il braccio rotto di Liam e il taglio sulla coscia di Freya. 
«Ti ringrazio» proferì l'elfo, inchinandosi. Non mi piaceva il fatto che Freya mi considerasse superiore a lei perché, davvero, non lo ero assolutamente. Lo stesso valeva per Mackenzie; che mi aveva tirato una schiaffo perché avevo messo in repentaglio la mia vita per salvare quella sua. Mi ressi in piedi con una smorfia di dolore e feci qualche passo per raggiungere Silver in modo da potermi sostenere a lui; l'uso improvviso dei miei poteri mi aveva resa debole.
«Meraviglioso» soffiò lievemente Liam. Mi girai verso la sua direzione e vidi un piccolo tratto di fiori per terra, nonostante fosse autunno inoltrato. Aggrottai le sopracciglia; fino a circa cinque secondi fa ero inginocchiata in quel posto esatto, come avevo fatto a non accorgermi di quel fiorellini violacei? 
«Le hai creati appena tu, Paige, camminando semplicemente» parlò Niall stupito. Non stavo usando affatto i miei poteri o, perlomeno, non ero cosciente sul fatto che li stavo usando. Notai Mackenzie scorgere nervosamente un oggetto in mezzo il fogliame e avvinarsi a me, sfiorandomi il collo e riagganciandomi la collana di mia madre.
«Non perderla» mi disse premurosa come se non avesse mai tirato quella sberla e urlato contro. Lanciò un'occhiata ai ragazzi, pregandoli di estirpare i fiori e di gettarli nel ruscello poco distante a noi. «Non dobbiamo lasciare traccie» spiegò. Dopo aver finito proseguimmo e per fortuna non feci spuntare altri fiori dal terreno, altrimenti non raggiungeremo mai quel benedetto Torcall con tutte quelle soste. Camminai di lato a Silver tenendo una mano tra la sua criniera dorata e lucente per sostenermi meglio. Stava tramontando ed eravamo piuttosto stanchi quando Silver nitrì e si bloccò nel bel mezzo del sentiero, non molto distante a una sfasciacarrozze.
«Dice che Torcall si trova esattamente qui di fronte» tradusse Freya. Guardai un po' scettica l'elfo; L'uomo che mi doveva aiutare viveva in un posto che puzzava di gomme e benzina? Sospirai e attraversammo il cancello di metallo. Camminammo alla cieca non sapendo da dove iniziare a cercare o di dove potesse essere Torcall. Ai nostri lati vi erano numerose macchine pronte a essere sfasciate e riutilizzate, altre invece erano ancora intatte ma senza i copertoni; sicuramente erano state sottratte in modo che nessuno potesse rubarli, dato che erano ancora in buone condizioni. Adocchiammo in fondo al cimitero d'automobili una luce proveniente da una minuscola casa fatta in legno, avvicinandoci ad essa. Niall bussò furiosa contro la porta legnosa e ammuffita, provocando un brontolo dall'interno. Le mani iniziarono a sudarmi e tremare, tirai su col naso; Torcall doveva essere di sicuro un uomo potente, forte e saggio dato che gli anziani mi avevano consigliato di farmi aiutarmi da lui. Quando la porta scricchiolò e Torcall apparve davanti a me non credetti ai miei occhi; lui non poteva essere l'uomo che aveva aiutato mia madre e doveva aiutare me.

 

Angolinetto Autricina: 
Ragazziiiiii, je suis désolé! Vi avevo promesso di aggiornare domenica scorsa ma una forza maggiore me la ho impedito, pur avendo completato il capitolo giovedi scorso.
Ad ogni modo oggi ce l'ho fatta, spero solo di non aver deluso le vostre aspettative. Volevo solo ricordarvi che se non dovreste capire qualcosa riguardo le figure, i poteri e qualsiasi altra cosa basta mandarmi un messaggio privato oppure in una recensione ciò che non vi è chiaro e vi spiegherò ogni cosa. Mica potete tirare ad indovinare cosa ho stabilito nella mia testa riguardo quelle cose ahaha.
Beh, spero di aggiornare il prima possibile e che nessuno di voi mi abbandoni durante il periodo di 'attesa'. ;)
Un bacio,
Imyoursmaljk.

Ps: scusate se trovate qualche errore, non sto pubblicando con iil mio pc quindi non ho riletto. Informatemi se trovate qualcosa di non corretto. :)





 

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Capitolo 14
*** AVVISO. ***


-Zayn e Paige non ci lasceranno in questo avviso-


-AVVISO-

Buonasera ragazze, so che vi aspettavate un capitolino e mi scuso in anticipo con voi per avervi fatte esaltare inutilmente ma non penso di poter continuare la storia.
Non è per mancanza di fantasia, di tempo o altro; semplicemente non penso di essere tagliata per scrivere fanfic. Il mio lessico è povero, i dialoghi non mi soddisfano e nonostante ci metta tutto il cuore e l'anima non riesco a tirare nulla di decente fuori. Ho semplicemente paura di deludervi. Inoltre sono consapevole che il mio italiano, parlando grammaticalmente, faccia piangere. Nel vero senso della parola. 
Quindi, per il momento ho deciso di segnare la storia 'completa' ma con l'avvertenza 'incompiuta'. 
Se alla conclusione, nonostante tutte le mie lacune e errori grammaticali & co., sarete in grado a scendere a qualche compromesso e a chiudere due occhi riguardo le cose che ho elencate, sarò molto lieta di continuare. Perché nei fin dei conti, le idee e buona volontà di concludere questa fanfic è grande. Ma per il momento stiamo così. Let me know!

A presto coccinelle,
Imyoursmaljk.

 

-AVVISO PT. 2-

Salve ragazzuole, volevo semplicemente informarvi che ho deciso di "annullare" l'avviso precedente e di continuare la storia. Alle ragazze che infatti avevano chiesto spiegazioni avevo chiarito che non abbandonavo ma sospendevo la storia per un periodo e che sarei tornata con una raffica di capitoli. Questo avviso l'avevo postato a fine febbraio circa e tra qualche giorno dovrei riuscire a postare un capitolo, sperando che vi piaccia. Ad ogni modo spero con tutto il cuore che non vi siate arresi con me e che sarete presenti e disponibili quando posterò il capitolo sucessivo. 

Smack, 
Imyoursmaljk.

 

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Capitolo 15
*** XIV. ***


XIV

A hundred days have made me older
Since the last time that I saw your pretty face.
A thousand lies have made me colder
And I don't think I can look at this the same.
All the miles that separate
Disappear now when I'm dreamin' of your face.

 
Si sapeva; quando qualcuno si aspettava qualcosa di specifico accadeva sempre l'esatto contrario. Non che m'aspettassi di trovare un uomo alto, muscoloso con il petto ricoperto deliziosamente da peletti o qualcosa del genere ma nemmeno ciò che mi si presentò davanti gli occhi. Spalancai la bocca quando Torcall varcò la soglia del suo portoncino o meglio, spinse. Torcall era in sedia a rotelle. La fioca luce non mi permetteva di mettere a fuoco perfettamente il viso di Torcall ma aveva un pizzetto sul mento, il capo ricoperto da un cappellino bianco e rosso con visiera -parecchio sporco oserei dire -, una giacca impermeabile verde, jeans classici di almeno tre taglie più grandi. 
«Siete voi Torcall?» chiesi con voce strozzata. Nella mia testa stava dubitando del povero Silver, ma lui non poteva essersi sbagliato.
«Forse, dipende da chi lo cerca» grugnì, «voi chi diavolo siete e perché siete qua? Questa è proprietà privata.» Sputò per terra e poi tornò a guardarmi. Era rozzo da fare schifo. Mackenzie mi oltrepassò facendosi avanti, sovrastando Torcall. Lui da canto suo la guardò sottecchi.
«Abbiamo percorso l'intero boscato, siamo stati attaccati e stiamo rischiando l'ipotermia; sei o non sei Tocall?» Mackenzie poggiò le mani sui fianchi cercando di sembrare più prominente e gonfiò il petto. Torcall strinse gli occhi e tirò un lungo sospiro per poi ripete nuovamente: «Dipende da chi lo cerca.» Capii che così non saremmo andati da nessuna porte, poi ricordai un piccolo particolare. Infilai le mani nella borsa alle spalle di Mackenzie e uscii il pezzo mancante, così almeno avevo sentito chiamarlo Zayn e mia cugina. Glielo mostrai, facendogli sgranare gli occhi. Allungo cautamente le mani ammirando l'oggetto; stava analizzando il mio viso, oltre all'oggetto.
«Chi sei veramente, ragazzina?»
«Il mio nome è Paige, sono la figlia di Callisto. Gli anziani mi hanno detto che tu mi avresti aiutato» spiegai con voce paca, «Mia madre è in pericolo. Ho bisogno di conoscere i miei poteri.» Il suo sguardo sembrò addolcirsi e giurai che era sul punto di sorridere ma ciò non accadde; getto sgarbatamente l'oggetto per terra e girò le ruote della sedia a rotelle.
«No, santo cielo! Sono in pensione, non ho tempo per addestrare altre ninfette.» urlò esasperato, entrò in casa e prima che potessi raggiungerlo tirò la corda legata al pomello e sbatté la porta. La mia guancia toccò il legno freddo; era sull'orlo di una crisi isterica e mi sarei messa ad urlare da un momento all'altro. 
«Ti prego Torcall, ho bisogno del tuo aiuto!» insistetti, bussando alla porta.
«Ho detto di no! Andatevene!» udii la sua voce gracchiante all'interno. Liam si avvicinò a me e mi afferrò gentilmente per le spalle, allontanandomi dalla porta. Avevo iniziato a tremare e la mano mi faceva male; mi ero sicuramente beccata qualche scheggia. Accidenti a quel Torcall!
«Non prendertela, Paige. E' un vecchio, scorbutico e antipatico; sono sicuro che non sarebbe mai stato capace ad aiutarci, non avremmo bisogno di lui.» Le parole di Niall tentarono di alleviare l'aria pesante che si era creata, fallendo miseramente. Sapevo che i ragazzi a modo loro mi avrebbero aiutata ma allo stesso tempo sapevo che non sarebbe mai stato sufficiente e l'unica persona che ne era in grado si rifiutava di darmi una mano. Probabilmente la cosa migliore sarebbe stata tornare nel regno delle ninfe e cercare di seguire i corsi all'accademia, correndo il rischio di non uscirne mai più. Ci eravamo allontanati di qualche metro dalla casa quando sentimmo un tonfo provenire dalla casetta; che si fosse fatto del male? Anche se era un vecchio maleducato meritava essere aiutato, io almeno la pensavo così quindi corsi all'interno. Rimasi sbalordita quando l'unica cosa che trovai era la sedie a rotelle rovesciata per terra ma di Torcall nessuna traccia.
«E' sparito» dissi ai ragazzi e loro alzarono le spalle. Sentii dei strani rumori proveniente da sopra le nostre teste e per capire,uscimmo dalla casa rimando a bocca aperta. Torcall era in piedi sul tetto della casa e soffiava da un corno da stambecco.
«Vi sembro ancora un vecchio, scorbutico e antipatico?» Torcall saltò giù dal tetto con abilità balzando sui propri piedi... O meglio, zoccoli. Avevo la parte inferiore del corpo nuda, mostrando le sue gambe pelose e i zoccoli ai suoi piedi, inoltre si era tolto il cappello mostrando così le piccole corna che gli spuntavano tra i capelli ricci. 
«Sei un fauno» constatò Freya. Torcall sembrava una persona completamente nuova da quella incontrata dieci minuti fa; era come se fosse scosso da forze maggiori, ora. 
«Indovinato, fatina!» disse con un sorriso sornione. Il viso di Freya mutò in una leggera smorfia per il fatto di averla scambiata per una fata. Lui stesso sembrò accorgersene e aggrottò le sopracciglia, guardando in modo sospetto la sua sinistra. «Stupido, è un elfo!» rimproverò il vuoto. Con chi parlava? Possibile che ci fosse un essere ancora invisibile a me?
«Si lo so, ho visto le sue orecchie!... Allora non chiamarla di nuovo in quel modo, gli elfi sono essere fieri e si offendono facilmente... Stai zitto, mi metti in imbarazzo!» monologò Torcall, usando diversi timbri di voce. 
«Sembra avere un disturbo di personalità. L'essere solo lo ha reso pazzo; possiamo fidarci?» mi sussurrò cautamente Zayn all'orecchio e per un secondo mi sentii fremere. Se voleva assoluta distanza, perché mi stava parlando con tale vicinanza? 
«Sarà anche pazzo ma lui saprà aiutarci. Azzardiamo.»
«State parlando di me?» ci interruppe Torcall, attirando la nostra attenzione. «Volete o non volete il mio aiuto, allora?» Annuii energicamente con la testa. Le labbra del fauno si allargarono in un largo sorriso, suonò una seconda volta il corno e dal cielo sembrò mirare un cerchio attorno a noi.
«Servirà per non farvi scorgere» spiegò subito. Quell'uomo era troppo strano, tralasciando il suo piccolo disturbo; magari era anche una mia impressione. 
«Ormai è notte, inizieremo domani. Vi consigli di trovarvi una macchina comoda per passare la notte perché di sicuro io condividerò la mia cuccetta in paglia con voi» ci avvertì. Senza ombra di dubbio, nessuno di noi avrebbe voluto condividerla con lui. Cercammo delle macchine stabili -dato che erano accatastate una sopra l'altra - e integre per passare la notte in modo da ripararci dalla pioggia ma persisteva ancora il problema del freddo. Ed io stavo davvero gelando.
«Accenderò un fuoco, va bene?» Torcall gettò della legna al centro di noi e fece schioccare abilmente due pietre l'una contro l'altra, accendendo il fuoco. Non era granché come fonte di calore ma ci saremmo dovuti accontentare di questo. Ci demmo la buonanotte, anche se di buono questa sera non c'era nulla, ritirandoci nelle rispettive macchine. Tutti avevamo scelto una macchina propria, evitando di condividerla con qualcuno per via dello spazio limitato. Tutti tranne Niall ovviamente, lui come al solito era accompagnato dal dolce segugio che portava il nome Freya ma questo non sembrava infastidirlo molto. Probabilmente ci aveva già fatto l'abitudine. Abbassai il sedile e cercai disperatamente una posizione più comoda possibile ma il manubrio mi impediva di muovere le gambe ed io era troppo stanca per alzarmi e mettermi nel sedile accanto. Sbuffai sonoramente e sbattei con rabbia la testa contro il sedile alle mie spalle. Guardai l'orologio che portavo al polso; erano quasi le due di notte, domani avrei iniziato a conoscermi meglio ed io non riuscivo a prendere sonno. Ticchettai le dita contro quel fastidioso manubrio, decidendo di uscire silenziosamente dalla macchine e di andarmi a scaldare al fuoco. Scesi cautamente dalle due macchine sottostanti alla mia e rotolai un pneumatico vicino al fuoco, fungendomi da poltrona. Mi strofinai le mani sulle braccia per riscaldarmi.
«Perché non dormi?» Trasalii quanto sentii Torcall alle mie spalle. «Tranquilla, non ti volevo mica mangiare» tentò di scherzare, mostrandomi il cotone che aveva tra le mani. Mi medicò la ferita che avevo sulla fronte con cotone e qualcosa che dal odore dedussi era del whisky. Bruciava terribilmente e ma apprezzai il fatto che si fosse preoccupato di me.
«C'era un unicorno con voi -annusò un po' l'aria intorno- ed è ancora molto vicino. Perché non ti sei fatta curare da lui?» Chiese, stampandomi con forza della garza sterile sulla fronte. Feci spallucce.
«Gli altri erano messi peggio di me; Liam aveva una gamba rotta e Zayn aveva la schiena squartata. Inoltre è stata colpa mia se si sono feriti, quindi..» risposi semplicemente. L'episodio con l'arpia non sarebbe stato di sicuro l'ultimo scontro col nemico e non potevo permettere che mi facessi trascinare così dai miei poteri. D'altronde, non volevo assolutamente che gli altri pagassero per i miei errori.
«La schiena squartata?» ridacchiò, «Dimmi, quel ragazzo ti ha fatto arrabbiare e tu-» 
«Cosa, no! Zayn si era ferito in quel modo perché era intervenuto quando l'arpia stava per attaccarmi!» lo interruppi, chiarendo immediatamente. Lui sembrò impercettibilmente di annuire e si grattò il pizzetto.
«Vuoi dire che quel vecchietto tra voi ti ha salvato? Accidenti!» Torcall sembrò impressionato da quello che aveva compito Zayn quel pomeriggio.
«Vecchietto?» chiesi stranita, aggrottando le sopracciglia. Lui si mosse da dietro, sentii i suoi zoccoli pestare per terra e lo vidi accucciarsi vicino a me.
«Ehm, non proprio vecchietto ma è visibilmente più grande. Sai, con tutti gli anni di lavoro-» Cercò di spiegare ma lo interruppi prima che potesse finire.
«Torcall, Zayn ha diciannove anni. Non penso che lì si sia già vecchi.»
«Ed è lì che ti sbagli, Paige. Lui ha ventitré anni e credimi, ho un occhio da falco. Riesco a riconoscere la vecchiaia di quei mezzosangue.» Non riuscivo a crederci, Zayn aveva ventitré anni ed aveva sempre omesso questo particolare. Era amareggiata e delusa, delusa da Niall che mi aveva mentito l'altra notte riguardo l'età dei ragazzi. Come faceva ad andare ancora al liceo a quell'età, era per questo che veniva così rispettato a scuola, era questo il motivo perché gli avevano dato senza alcun problema gli alcolici quella mattina? Scattai in piedi.
«Mi è venuto improvvisamente sonno, credo che andrò a dormire.» Rotolai il pneumatico al suo posto e finsi un sbadiglio, mentre lui era occupato in un intenso dialogo con sé stesso. Mi diressi alla mia macchina, decisa che per oggi le informazioni ricevute erano bastate ma il mio occhio cadde sulla macchina in alto alla mia sinistra; era quella di Zayn. La voglia di salire e tempestarlo di domande era grande ma non potevo andare da lui di punto in bianco. Lanciai una moneta che trovai in tasca. 
«Testa vado da lui, croce torno a dormire.» La moneta luccicò nell'aria e colpi il mio palmo. Testa. Tirai un profondo sospiro e salii, cercando di non ammaccare le carrozzerie o fare rumore. Aprii silenziosamente lo sportello e m'infilai dentro, senza chiudere la porta. La testa di Zayn era adagiata all'indietro ed aveva la bocca socchiusa da cui uscivano respiri brevi. Sembrava così sereno e non aveva il solito broncio che riservava solo ed esclusivamente a me. Dal suo collo esposto notai una catenina finissima, il ciondolo era sotto la maglietta. Che fosse lo stesso tipo di collana che portava Harry quella mattina al bar? Niall, per esempio, non la possedeva o almeno io non l'avevo ancora vista. Mi avvicinai di alcuni centimetri a lui, sfiorandogli appena il petto e tirando leggermente la collana verso fuori. Zayn si mosse e risucchiò un profondo respiro, una sua mano catturò il mio polso stringendolo forte. I suoi occhi scuri erano spalancati e fissi su di me.
«Cosa stai facendo?» La sua voce era roca e irritata. Strinse ancora di più il mio polso fino a farmi male, e lo indicò con gli occhi.
«Non-, non stavo facendo niente, Zayn» tagliai corto, divincolandomi dalla sua presa. La pelle sembrava bruciarmi e lui era ostinato a non mollarlo. Lo tirò un po' e si avvicinò a me e «Non provarci mai più» sputò. Mi liberò il polso che massaggiai per il bruciore e lui sospirò come se fosse rassegnato. Gli avrei volontariamente tirato un pugno sul naso -che era stato riparato grazie alle mie suppliche da Mackenzie - e farglielo sanguinare. Però, facendo così, mi sarei solo fatta odiare ulteriormente e non era questo il mio obbiettivo.
«Posso vedere la tua collana?» buttai lì schietta. Lui si massaggiò le tempie con un lamento.
«Non dovresti essere nell'altra macchina a dormire? Tornatene là e lasciamo in pace» borbottò, «la tua presenza mi infastidisce.» La prima parte mi convinse solo di spronarlo di più a farlo parlare, la seconda mi ferì. 
«E' dall'altra notte che mi domando perché provi tutto questo rancore verso di me. Davvero, io non capisco cosa abbia fatto di sbagliato con te...» presi un sospiro e abbassai lo sguardo, «perché non hai mai detto essere invecchiato di quattro anni?» Zayn si mosse nervosamente verso di me, colpendo varie volte il manubrio tra le sue gambe e agitò la mani nella mia direzione.
«Punto uno, non sono affari tuoi quanti anni abbia effettivamente o quanto sia invecchiato. Che poi, vorrei sapere di cazzo è stato a raccontartelo, Niall vero? Punto due, non ho affatto rancore verso di te, in fondo non mi hai mai fatto niente ma non ti voglio attorno. Adesso che abbiamo messo in chiaro i tuoi dubbi puoi andartene.» Incrociò le braccia al petto e mi voltò le spalle, tenendo lo sguardo rivolto fuori dal finestrino.
«Non ti azzardare di lasciare la discussione in sospeso!» lo ripresi alla spalle facendolo girare verso di me, «Dimmelo ora ed in faccia, cosa ho che ti infastidisce così tanto?» sbottai. Avevo il respiro affannato per la rabbia e guardai Zayn dritto negli occhi. 
«Paige Murphy, figlia della ninfa Callisto; non trovi strano il fatto che tutti sappiano chi tu sia e conoscano tua madre?» pronunciò con un suono di voce aggraziato, alludendo qualcosa...
«Io-, io non me lo sono mai chiesto...» Non mi ero mai posta la domanda perché Urien mi conoscesse, perché i ragazzi sapevano più loro su di me che io stessa, perché Mackenzie attribuiva un valore così alto alla mia vita.
«Esatto. Preferibilmente la prossima volta dovresti informarti riguardo il tuo albero genealogico prima di impicciarti nei miei affari. E ora, seriamente, vattene. Non ce l'ho con e non ti dio ma non ho la voglia e la pazienza di tollerarti accanto a me.» Si rigira nuovamente dal lato opposto ed uscii dalla vettura senza proferire un'altra parola. Per la seconda volta mi aveva fatto capire che la mia presenza non era gradita, o meglio, quello che ero. Tutto quanto era iniziato da quando avevamo fatto cadere quel maledetto vaso per terra facendo rovesciare l'acqua e scoprendo lo scrigno sotto il pavimento. E' da allora che sembrava avere una sorta ti intolleranza nei miei confronti. Sbuffai quanto i miei piedi toccarono il suolo e mi diressi alla macchina per dormire mentre all'orizzonte sembrava albeggiare. 

 

Ragazzeeeeeeeeeee

Io penso che dovremo davvero compare un champagne e stapparlo in questo preciso momento.
Primo di tutto come state? Sono mancata tipo 20 giorni e ho provato a scrivere qualcosa di decente.
La brutta notizia è che è uscito fuori questa cagata, quella buona è che ho indagato su internet e ho trovato del materiale interessante da introdurre (mitologie, leggende e quella roba lì). 
Mh,vabbè passiamo al capitolo:
1. preparate le carote, è spuntato il così tant nominato Torcall! E' un fauno e quindi metà capra e metà uomo. Ammetto di aver avuto questa ispirazione dal libro di Percy Jackson e da Phil nel cartone di Hercules ma il personaggio sarà ovviamente diverso. Diciamo che la solitudine gli ha fatto un po' maluccio e ora ha un disturbo di personalità multipla. Double-Torcall;
2. Zaige. Nella prima parte hanno un dialogo normale, poi nella seconda parte abbiamo un dei loro soliti litigi. Lui sembra detestare la sua presenza e si comporta in modo lunatico ed ecco che arriviamo al punto 3;
3. Zayn. Torcall se la è cantata che Zayn ha ventitré anni e Paige fa l'impicciona. Ora vi chiederete "perché ha perso quattro anni, mica ha fatto come Harry e si è messo a giocare?" La risposta è no, lo scoprirete più avanti perchè ha perso i quattro anni.
Bene, credo di non aver dimenticato nulla, se avete dubbi potete senza problemi contattarmi e chiedere. Sono sempre disponibile a spiegarvi tutto! :)
Spero che nonostante l'attesa il capitolo vi sia piaciuto e spero ancora di più di postare il possimo capitolo il prima possbile. Adesso passo e chiudo.
[Scusate eventuali errori.]
Un bacio, 
Imyoursmaljk.

Ps: Adorato il nuovo banner? L'ho creato giusto per innaugurare il mio ritorno. ;)
Pps: Vi lascio le gif dei nostri protagonisti e la foto della sfasciacarrozze di come me la immagina più o meno.


 
           

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Capitolo 16
*** XV. ***




 

XV

So where are you now that I need you.
So where are you now
Where are you now
Where are you now, that I need you.

 
Mi giro attorno, tutto è verde e splende sotto la luce del sole. Una strana sensazione dentro di me avverte gli alberi e le foglie attaccate ad esse in modo diverso; sembrano più sani e nutriti del solito. Cammino per un po' spostandomi tra i cespugli e rami marroni. Scorgo un laghetto di fronte a me: l'acqua sembra purissima e fresca, i pesci si intravedono già  da lontani a quanto è limpida. Noto però di non essere sola e mi nascondo dietro un cespuglio di more, osservando le tre persone. Una giovane donna con lunghissimi capelli biondi fino alla coscia vestita da un leggero abito di cotone bianco sta parlando con una ragazza mulatta, quest'ultima è accompagnata da un uomo che indossa un armatura. Lei gli sorride dolcemente e gli sfila l'elmo. Risvegliando il suo viso sfigurato.
"Sta morendo," esclama la donna, "vi prego, salvatelo." Il viso del cavaliere non è semplicemente malconcio, ma è ricoperto da bolle e cisti nere, gli occhi erano gonfi e sembra che stesse respirando a fatica.
"Tenete così tanto alla vita di quest'uomo, Jala?" domanda la donna in bianco. L'altra annuisce.
"Lo amo con tutta me stessa. Le nozze sono state stabilite il mese prossimo ma di questo passo la peste me lo porterà  via. Vi supplico, farò qualsiasi cosa!" Da quanto posso dedurre dai vestiti e linguaggio penso di essere finita nella prima metà  del quattrocento, quando la gente lottava per sfuggire alla terribile peste. Quelle che non capisco è il motivo per cui la donna mulatta, Jala, si è recata da lui anziché da qualche monastero per rimediare delle cure.
"Sai benissimo che qualsiasi cosa ha un prezzo. Sì, salverò la vita del tuo uomo ma, in cambio, voglio la tua primogenita. E susseguirà la primogenita di tua figlia e così via, per sempre. Sei disposta a pagare questo prezzo?" Mi tappo la bocca con la mano per lo stupore; Jala con un pugnale passatole falla donna in bianco si taglia il palmo della mano, facendo scorrere copiosamente il sangue dentro il laghetto. Ha accettato il cambio e firmato con il sangue. La donna in bianco esce dalla manica del vestito un bicchiere e lo riempie immergendolo nel acqua lievemente rossa. Si avvicina al uomo e sussurra delle parole incomprensibili, nel frattempo gli getta lentamente l'acqua nel viso. Sorride soddisfatta.
"Vai al lago e specchiati" istruisce. Il cavaliere si china e si osserva, caccia un urlo di gioia e si tocca tutto il tipo ormai guarito e sano. Corre da Jala e la stringe tra le braccia. Lei si inchina davanti alla donna in bianco e la ringrazia di cuore.
"E' stato un piacere ma ricorda il nostro patto. Non appena nascerà la bambina che porti in grembo, verrai da me e la consegnerai."
"Certamente, le sarò debitrice a vita, divina Callisto." Sgrano gli occhi e emetto un piccolo grido; la donna in bianco era mia madre. Ma quale ninfa poteva avere tutto questo potere da salvare le vita. Pensavo che fossero solo capaci a stabilire l'equilibrio in natura. All'improvviso sento il braccio pizzicarmi, abbasso lo sguardo e lo vedo sanguinare, al mio fianco vedo un serpente con la bocca bagnata del mio sangue. Urlo ed esco dal mio nascondiglio, loro tre si voltano nella mia direzione. Quello di cui mi accorgo troppo tardi è che non guardano me, ma per terra; il serpente.
"Tu donna, come hai potuto tradirmi in questo modo?" Mia madre urla con Jala. Sembrano non vedermi, mi sento pietrificata. 
"Il tuo tradimento sarà  ripagato con la tua stessa moneta." Si avvicina all'uomo e gli attraversa il petto con la mano, poi ne estrae il cuore e la sua vesta bianca si sporca di sangue. L'uomo si accascia privo di vita per terra.
"Ricordati, il patto è stato fatto e io ho mantenuto la mia parola. Ci rivedremo quando mi porterai tua figlia." Jala lancia lo sguardo colmo di lacrime nella mia direzione, attraverso i suoi occhi riesco quasi a sentire il suo dolore. Mia madre alza il braccio verso di me e l'animale, la sua mano si illumina e io inizio a urlare.


Sentivo delle mani toccarmi le braccia, il viso e il torace. In un gesto automatico aprii gli occhi e vidi Liam che cercava invano di calmarmi ma io continuavo a gridare.
"Paige, ti prego calmati, era soltanto un incubo." Realizzai di essere del tutto sveglia e mi strinsi tra le braccia di Liam. Avevo la fronte ricoperta di sudore e il respiro era troppo accelerato, mi sembrava mancare l'aria.
"Va tutto bene, adesso scendiamo a chiamare gli altri e potremo iniziare gli allenamenti con il fauno." Liam mi sorrise dolcemente e mi lisciò la schiena per rassicurarmi. Annuii e tirai un profondo respiro, abbassando lo sguardo. Notai di avere il sedile, pantaloni e la manica destra sporchi di sangue. Alzai cautamente la manica e vidi due solchi dentro la mia pelle. Era il morso del serpente nel mio sogno. Ma se era stato un sogno come faceva a sanguinare?, probabilmente era stato un scarafaggio a mordermi durante la notte. Prima che Liam svegliasse tutti gli altri andai da Torcall, medicai la ferita e la bendai, coprendola attentamente con la manica della maglietta pulita. Però la puzza di sangue si sentiva ancora. Vidi tutti raggrupparsi e stavano aspettando solo me. Era ormai una settimana che seguivamo gli allenamenti di Torcall, ci aveva fatto lavorare ma non usare i nostri poteri.
"Prima di iniziare a giocare dovete ancora imparare come si cammina sui propri piedi!" aveva urlato, sputacchiando. Ci eravamo allenati con gli attrezzi che ci forniva il posto usandoli come ostacoli e pesi. Raggiunsi Mackenzie che batteva nervosamente il piede per terra, in attesa che Torcall parlasse e ci acconsentisse di allenarci diversamente.
«Quanto tempo hai intenzione di farci perdere ancora? Callisto e mia madre potrebbero essere già morte a quest'ora e tu-» Torcall interruppe lo sfogo di mia cugina, gettandole una scarpa addosso e la colpì al fianco.
«Vedi ragazzina, come puoi pretendere di andare avanti se non sai neanche come muoverti? E fidati, i mostri che ci sono là fuori non ti lanciano delle innocue scarpe!» rispose a tono il fauno, «D'altronde perché sto sprecando il mio tempo con te; non sei nemmeno una ninfa. Siediti e non disturbarmi più!» Il volto di Mackenzie si rattristò per l'affermazione di Torcall ma orgogliosa com'era, con testa alta sparì dalla nostra vista. Torcall emise uno sbuffo e si strofinò le mani. Nessuno parlava e io non sapevo se continuare la lezione o seguire Mackenzie.
«Mi conceda di parlare,» disse Freya nel suo solito modo formale, «capisco che lei ha svolto questo lavoro per molti anni ma il tempo stringe e del resto tutti quanti abbiamo appreso abbastanza bene il 'camminare sui propri piedi'» mimò con le dita. Torcall sembrò agitarsi e lanciò un bidone per aria, sparpagliando la spazzatura ovunque.
«Perfetto, come preferite!» sbottò, «Cambio di programma: oggi vi assegnerò una missione e vedremo. Vedete quella montagna? Beh, lì crescono dei bellissimi e buonissimi funghi. Se al ritorno sarete ancora vivi ne riparleremo!» Non aggiunse altro, non ci diede le minime indicazione, spezzò il sigillo che aveva creato attorno il campo e si rinchiuse nella sua casetta. 
«Dunque, io direi di metterci in marcia prima che faccia tardi» consigliò Niall. I ragazzi andarono velocemente a preparare le bottiglie d'acqua ed io cercai Mackenzie per avvertirle del nostro piccolo compito. La vidi seduta per terra mentre stringeva con rabbia le mani in un pugno e fece sciogliere un pneumatico. Anche se malgrado Mackenzie non era una ninfa, era potente.
«Mackenzie!» la chiamai, «Dobbiamo andare, raggiungici!» Lei mi fece un lieve cenno e mi allontanai. Mentre camminavo sentii un dolore lancinante al braccio, proprio dove si trovava il morso. Aveva ripreso a sanguinare e aveva sporcato anche questa maglietta. Non avevo abbastanza tempo per cambiarmi le fasciature perciò indossai la giacca per nasconderla e ci avviammo. Non avevo intenzione di farci perdere inutilmente altro tempo per una piccola ferita quando mia madre era ancora in costante pericolo di vita. Torcall non venne per salutarci e augurarci buona fortuna. Oggi faceva caldo più del dovuto, inoltre ci trovavamo in un posto completamente nuovo e un passo sbagliato poteva risultare fatale. 
«Freya, cosa ho sulla schiena? Mi prude terribilmente» sentii Niall alle mie spalle. Si fermarono e sentii un grido da parte di Freya. Tutti ci voltammo di botto per vedere cosa fosse successo.
«Niall, Niall, Niall!» urlò disperata, «è sparito!» Cercai con gli occhi la chioma bionda di Niall ma non c'era più, era come se fosse stato risucchiato. Freya iniziò a decomporsi dal suo solito atteggiamento formale, blaterando che deve seguire gli ordini e sorvegliarlo. La presi per le spalle scuotendola.
 «Chiudi il becco Freya, ti sembra il momento di pensare a dei stupidi ordini? Niall è sparito e dobbiamo trovarlo!» Freya scuoté la testa, si ricompose e estrasse il pugnale dallo stivale per difendersi da un eventuale attacco improvviso. Se lei dovesse perdere la testa abbiamo già perso qualsiasi tipo di battaglia. 
«Io credo sia meglio tornare da Torcall. Lui saprà come aiutarci..» rifletté Liam. Torcall avrebbe trovato una soluzione, ma ciò avrebbe mostrato che lui aveva ragione e che non eravamo pronti per iniziare i veri allenamenti.
«Non esiste, Liam. Dobbiamo proseguire e nel frattempo penseremo come aiutare Niall.» Alla destra di Liam, Zayn sembrò essere d'accordo con me e strinse la spalla del castano per calmarlo. Eravamo spaventati e preoccupati per Niall, ma proseguimmo il nostro cammino nel bosco. Liam e Zayn si tolsero dalle spalle le giacche allacciandole alla vita e io stavo perdendo molti preziosi liquidi con il sudore, tuttavia non potevo levarmi di dosso la giacca e mostrare la chiazza di sangue al mio braccio; avrebbero dato di matto. Mi limitai a legare i capelli in una coda ma la testa continuava a vorticarmi. 
«Ehm, non vorrei fermarci ma ho davvero bisogno di, ehm... fare pipì» annunciò imbarazzato LIam. Eravamo in viaggio da tre ore, due dalla scomparsa di Niall. Il castano si mosse goffamente sul posto e poi non ricevendo risposta si allontanò dietro un albero per i suoi bisogni.
«Non lasciarlo solo, è meglio se camminiamo sempre in compagnia. Va da lui» suggerì Mackenzie parlando a Zayn. Quest'ultimo sembrò fare una faccia schifata.
«Io non lo vado a controllare mentre piscia.»
«Non devi controllare quello» fece una smorfia, «devi solo andare con lui e non perderlo di vista.» Zayn scosse la testa con fare ovvio che causò uno sbuffo da parte di Mackenzie.
«Sei un idiota, andrò io da lui!» Mackenzie si diresse nella direzione di Liam a passo felpato, noi ci sedemmo in attesa del loro ritorno. Freya guardava la lama tra le sue dita e Zayn prese a disegnare il terreno umido con un bastoncino. Io stavo cercando di attenuare i crampi e fitte allo stomaco, mascherando il mio malore con un mezzo sorriso; probabilmente tutto il calore e la perdita di sangue stava avendo dei effetti negativi su di me. Freya distolse lo sguardo momentaneamente dal pugnale e annusò l'aria, arricciando il naso.
«C'è una puzza terribile.»
«Scusami se non odoro di lavanda come sei stata abituata nel palazzo, ma come noti Torcall non dispone di docce ottime» brontolò in difesa Zayn. L'elfo roteò scosse la testa. 
«Non è puzza da maschio, sembra... odore da animale in decomposizione. La puzza di sangue è nauseante, davvero non sentite nulla?» Per una frazione di secondi il mio cuore perse un battito; avevo completamente dalla mente che l'olfatto di Freya era eccezionale. Zayn rispose all'elfo scuotendo la testa, io nascosi il braccio meglio sotto la giacca.
«Non sento nulla» mentii. L'argomento cessò lì e Freya prese a raccontare le sue tecniche con arco e freccia, parvero passare ore.
«Ma non stanno perdendo un po' troppo tempo? Non ho mai visto una pisciata così lunga» rifletté Zayn. Il moro si alzò seguito da me e l'elfo ma quando oltrepassammo l'albero l'unica cosa che trovammo era la giacca di Liam per terra. Di Mackenzie e Liam mancava qualsiasi traccia, anche loro spariti nel nulla come Niall. 
«Se questo è uno scherzo non è più divertente!» sbottò Zayn, «Mi senti Torcall, basta fare giochetti!» Zayn aprì le braccia esasperato e si girò verso ogni direzione. Mi tempestai su di lui tappandogli la bocca e abbassandogli le braccia.
«Chiunque ha rapito Niall, Liam e Mackenzie vuole spaventarci» sussurrai allontanando lentamente la mano dalla sua bocca, «dobbiamo mantenere il sangue freddo.» Zayn sembrò calmarsi e presso le labbra tra loro, annuendo. Il ragazzo che non sopportava la mia vicinanza ora era costretto a collaborare con me, ormai non si trattava più di convincere Torcall delle nostre capacità ma di mostrare a noi stessi che nulla riusciva a spaventarci. Freya alzò gli occhi verso il cielo, annunciando che era pomeriggio inoltrato e tra qualche ora avrebbe fatto buio. E si sapeva, il buio significava pericolo. L'elfo notò anche qualcos'altro nel cielo oltre il tramonto: una scia di fumo nero macchiava il cielo ricoperto di nuvole bianche. Non era opera del fauno perché il fumo non distava molto da noi, inoltre lui era soltanto in grado di fare un piccolo fuochino. 
«Io non penso sia una buona idea andarci» dissi all'elfo. Lei di rimando allargò un sorriso sulle labbra e mi strinse la mano.
«Potrebbero essere dei cacciatori e aiutarci! Questo spiegherebbe anche la puzza del sangue, Paige.» Lanciai uno sguardo su Zayn per sapere cosa ne pensasse ma lui alzò noncurante le spalle, così ascoltammo le suppliche di Freya. Dopo circa dieci minuti di marcia le gambe mi cedettero e caddi a terra. Iniziai a vedere nero e sentivo molto sonno in quel momento. 
«Paige!» Freya mi colpì ripetutamente le guance cercando di tenermi sveglia ma i miei occhi sembravano chiudersi da soli e respiravo a fatica. «E' pallidissima. Passami dell'acqua, è troppo disidratata!» ordinò al moro. Mi strinse le guance nel tentativo di aprirmi la bocca e farmi bere dell'acqua, poi mi tolse la giacca per far espandere i polmoni meglio. In quel momento Freya vide il mio braccio: quell'innocuo morso da insetto ora era circondato da venature nere e ampie fino alla spalla, aveva smesso di sanguinare ma la pelle sembrava come bruciata e lacerata. Non ero affatto messa bene.
«Cazzo, quando è successo tutto questo?» imprecò Zayn, chinandosi e reggendomi la testa per farmi bere meglio. Freya sembrò allontanarsi dal mio fianco, infatti sentii Zayn «Dove stai andando? Non lasciarmi solo in questa situazione!» urlarle dietro. Zayn la seguì con lo sguardo e lei tornò con delle foglie e le pressò sulla ferita. 
 «Non so cosa l'ha morsa quindi non posso fare molto per lei. Queste foglie le anestetizzeranno il dolore per alcune ore» spiegò. Urlai e mi torcigliai dal dolore, calciando e dimenandomi. Freya per lo spavento che mi potessi mordere a forza la lingua mi ficcò un fazzoletto in bocca, attutendo allo stesso tempo anche le mie urla. Non capii perfettamente quello che successe dopo, probabilmente svenni. Quando mi risvegliai era orario di tramonto, io giacevo per terra e Zayn era seduto alla mia sinistra con la testa poggiata sulle ginocchia. I dolori sembravano essere spariti ma sentivo la ferita ancora pulsare da sotto le fasciature. Doveva la mia vita a Freya, almeno per il momento ero ancora viva. A proposito, Freya non c'era vicino a noi.
«Dov'è Freya?» chiesi allarmata, spaventando Zayn che non si era accorto di essermi svegliata. Prima che potessi dire altro mi posò l'indice sulle labbra, zittendomi.
«Dobbiamo fare silenzio» pronunciò a bassa voce, «Freya è lassù, abbiamo trovato gli altri ragazzi.» Io e Zayn eravamo nascosti dietro una grande radice che ci fungeva come riparo, mi alzai lentamente e sporsi la testa e vidi una piccola casetta in legno. Dal tetto un piccolo camino produceva fumo.
«I cacciatori li hanno rapiti?» chiesi stranita.
«Non cacciatori; streghe. E lì dentro c'è una particolarmente brutta.» Freya balzò fuori dal nulla e si tolse dalla testa un cappello che sembrava aver fatto per mimetizzare i suoi capelli dorati.
«Oh ti sei ripresa, per fortuna» mi sorrise e io la ringraziai di tutto. «Dunque, attraverso le finestre ho visto Liam, Niall e Mackenzie. Sono legati a delle sedie e posti a tavola come se stessero banchettando, la strega gli gira continuamente attorno» spiegò attentamente. Freya sembrava abbastanza informata riguardo queste creature ma non capiva perché li avessero legati, secondo lei l'unica cosa che facevano era usarli come cavie delle loro pozioni.
«Beh, come abbiamo intenzioni di salvarli?» domandò dopo qualche secondo Zayn.
 «Le streghe non sono molto intelligenti, oltre vedono in modo pessimo. Uno di noi deve distrarla in modo che gli altri due liberano i ragazzi.» Freya raccolse da terra un bastoncino sottile e lo spezzo in due pezzi lunghi e uno corto. Ci incoraggiò di pescarne uno.
«Chi ha quello corto le distrarrà.» Aprimmo le mani tutti nello stesso momento ed era proprio Freya ad avere quello corto. «D'accordo. Cercate di stare attenti e non farvi ingannare.» Freya abbandonò il riparo e diresse alla parte posteriore della casa, facendo un grande fracasso. Velocemente io e Zayn ci intrufolammo in casa, cercando di raggiungere i ragazzi. Aprii la prima porta che mi ritrovai davanti e vidi i ragazzi seduti ad una tavola abbondantemente apparecchiata da dolciumi. I ragazzi non erano affatto legati e stavano divorando qualsiasi cosa gli capitava davanti.
«Cosa aspettate? Andiamo!» li spronai, scuotendo le spalle di ognuno di loro ma l'unica risposta che ricevetti furono grugniti. 
«Questa situazione mi tanto di Hansel e Gretel» arrancò Zayn. Il moro cercò di far alzare Niall dalla sedia ma lui sembrava come posseduto e lottava contro le mani di Zayn. Fu lì che mi accorso che avevano gli occhi neri. 
«Zayn, c'è qualcosa che non va. Guarda i loro occhi, sono sotto un'incantesimo.»
«Dannazione, non ci resta molto tempo prima che-» Qualcosa alle spalle Zayn l'afferrò per i capelli e lo tirò verso il basso, rise sguaiatamente.
«Ma guarda cosa abbiamo qua, un altro ospite!» La strega si mostrò: aveva dei lunghi capelli grigi arruffati, gli occhi talmente chiari che parvero trasparenti, vestiti completamente stracciati e al contrario delle favole era giovane. Gli toccò con le sue lunghe dita il viso. «Un altro maschio!» urlò quando sentì le dita pizzicarle dalla barba. Gli ficcò le unghie nelle clavicole costringendolo di sedersi alla sedia, tuttavia non lo ipnotizzò e tanto meno cercò di catturare me. Le indifferente o meglio, non riusciva a vedermi. Zayn mimò sulle labbra un 'cerca Freya', annuii appena e feci un passo verso la porta.
«Muriel!» urlò con voce stridula la strega. Ed ecco che apparve una seconda strega accompagnata da Freya ipnotizzata. Mi coprii la bocca con la mano per soffocare un singhiozzo quando vidi l'elfo che seguiva gli ordini di quella creatura. Freya si sedette ma non iniziò ad abbuffarsi ma iniziò a deporre tutte le sue armi sul tavolo. Quando finì una delle streghe parlò.
«Conosci queste persone?» Freya si voltò roboticamente verso i ragazzi e annuì. «Chi e cosa sono?»
«Tre di loro sono dei mezzosangue, la ragazza mora è la schiava di Callisto e la bionda è-» Zayn iniziò ad urlare. «Freya chiuda quella bocca, non dirlo!» Una delle streghe raccolse una freccia di Freya e la piantò nella coscia di Zayn, facendolo gemere dal dolore. L'altra strega, Murka, tastò per i scaffale cercando qualcosa in modo piuttosto disperato, all'altra parve non interessare ciò che stava cercando e prestò maggior attenzione alle parole di Freya. 
«Cosa dici, la schiava? Indicami la ragazza.» Freya alzò il braccio e puntò il dito contro Mackenzie e con uno schioccare di dita i suoi occhi tornarono normali e smise di ingozzarsi. Il suo sguardo era un misto di confusione e disgusto. La prima cosa che fece fu riportare il suo sguardo su di me e quando aprì le labbra per pronunciare il mio nome la supplicai in silenzio di non urlare. 
«Ecco, l'ho trovata Muriel» esaltò una delle streghe, mostrano fiera una sfera della grandezza di un pugno. Ci guardò attraverso e si voltò di scatto nella mia direzione; adesso riusciva a vedermi. Frenetica si avvicinò a me venendomi addosso, poggiò delicatamente una mano sulla guancia come se non credesse che fossi realmente davanti a lei.
«Non azzardarti a toccarla!» la minacciò Mackenzie scattando in piedi dalla sedia e muovendo un passo verso di me. La strega davanti a me la immobilizzò puntandole un dito contro.
«Non c'è bisogno di agitarsi, cara. I tuoi amici sono anche i nostri amici... non vogliamo mica che qualcuno si faccia ulteriormente del male.» Il suono della voce di Murka era calmo con un piccolo tono di sfida. Mi tirò dalle spalle e mi fece sedere sull'ennesima sedia, puntandomi un coltello alla gola. 
«Non toccarla» digrignò tra i denti Mackenzie, immobile. Niall e Liam dal loro canto continuavano a riempirsi le bocche di dolciumi e temevo davvero che da un momento all'altro sarebbero scoppiati. Zayn era ancora piantato sulla sedia con la freccia conficcata nella coscia e si tratteneva dal urlare. Murka impugnò i miei capelli, odorandoli.
«Sento il legame che c'è tra voi, di mezzo c'è un patto di sangue. La vita è così ingiusta..» Il suo sorriso era maligno. Mackenzie stava lottando contro se stessa con tutte le sue forza ma riusciva malapena muovere il petto per la respirazione.
«Stai zitta, non voglio sentirti!» le urlò contro mia cugina, «Chiudi quella bocca!» Era furiosa.
«Suvvia, non essere antipatica.» scherzò allontanandomi il coltello dal collo. «Non occorre che io la uccida con un misero coltello; il veleno che scorre nelle sue vene lo farò al mio posto.» 
«Cosa, quale veleno?» Mackenzie ancora non sapeva nulla riguardo il morso o del fatto che Freya mi aveva salvato per un pelo. Ero una bomba ad orologeria e il tempo stava per scadere.
«Già, a quanto pare è stata morsa da un crotalo abbastanza velenoso -mi infilò le dita dentro la maglia per sfiorare le venature scure, sorridendo- . Fortunatamente ho una cura, proprio qui. -toccò con attenzione la tasca della gonna di Muriel- Ma...»
«Ma cosa?!» Gli occhi trasparenti erano puntati prima su di me e poi sulla sfera, accarezzandola.
«Ma ho anche la possibilità di mostrarti come sciogliere quel legame che c'è tra voi. La sfera parla chiara; tu odi esserlo e non hai mai avuto altra scelta ma io posso cambiare tutto. Non sarai più schiava, né tu e né tua madre. Però puoi scegliere solo una cosa; l'antidoto o la tua libertà.» Murka scioccò nuovamente le dita e il corpo di Mackenzie si sciolse dalla posizione immobile, nel frattempo le streghe ridacchiarono tra di loro. La mora abbassò il capo pensierosa; non potevo sapere cosa avesse scelto, a dire la verità nemmeno io avrei saputo cosa scegliere in un momento del genere. Quando rialzò il capo si indirizzò verso di me, ovvero la libertà.
«No, Mackenzie! Non puoi farlo, lo sai-» Zayn cercò di farla ragionare ma Mackenzie per farlo zittire gli conficcò un'altra freccia questa volta nella spalla all'altezza della clavicola. In pochi attimi la sua maglia venne ricoperta di sangue e Mackenzie aveva perso completamente la ragione. Lacrime calde iniziarono scendermi lungo le guance.
«So che lo desideri, Morwenna...» pronunciò con suono invitante la strega, mostrandogli la sfera tra le mani. Si avvicinò a passi lenti verso di me e Murka.
«La libertà è ciò che più bramo al mondo...» Osservai le mani di Mackenzie chiudersi in pugni e accadde l'inaspettato. La mora batté le mani davanti il suo viso e le streghe furono sommerse da fiamme iniziando ad urlare. «Ma non è ancora arrivato il mio momento, mi guadagnerò la libertà!» Murka fece cadere la sfera per terra e come un lampo Mackenzie si affrettò di raccoglierla e distruggerla tra le sua mani. Gli occhi di Liam, Freya e Niall tornarono al loro colore naturale; la prima sensazione che li travolse era il panico. Tutto quanto stava prendendo fuoco all'interno della casetta.
«Usciamo in fretta da qua!» ordinò la mora, indicando l'uscita a loro tre. Zayn non riusciva ad alzarsi dalla sedia per colpa della freccia. Gliela spezzai e lo sentii imprecare per la mia poca delicatezza, infine lo presi sotto braccio e zoppicante riuscimmo a sfuggire l'incendio. Quando sentii di essere abbastanza lontani mi voltai, vedendo la casa completamente travolta da fiamme ardenti che illuminava fiocamente il bosco scuro.
«Ecco la fine che spetta ogni strega: bruciate tra le fiamme!» urlò Mackenzie a pieni polmoni, il suo viso ricoperto da cenere nera. Ero sollevata sulla sua decisione di salvarci tutti anziché scoprire il modo di liberarsi di me, ma dovevo ammettere che quando la strega le aveva offerto la libertà di averla vista in difficoltà. 'La libertà è quello che più bramo',  le era stata tolta ed era questo il motivo per cui odiava essere definita schiava? 
«La cura! Dobb- dobbiamo tornare altrimenti morirà!» rifletté Zayn. Le streghe erano state seppellite e con loro la mia possibilità di vita. Mackenzie scosse la testa e con un sorriso soddisfatto uscì una boccetta di vetro dalla tasca.
«Non sono così pazza da infilarti una freccia nella coscia senza una valido motivo...» Mi porse la boccetta ma non la bevvi subito; non potevo sapere che la strega ci avesse imbrogliati riguardo l'antidoto ma Mackenzie mi assicurò con un «Alle streghe piace ingannare ma non mentono. Mai.» Tranquillizzata dalle sue parole bevvi tutto d'un sorso, e il gusto non era affatto gradevole. Zayn continuava a piagnucolare per il dolore alla gamba, fortunatamente Freya riuscì a fermare l'uscita del sangue con il lembo della maglietta, fasciandola per bene. 
«Torniamo a casa, ho un mal di pancia tremendo; al diavolo i funghi.» Niall si massaggiò la pancia, lamentandosi.
«I funghi!, non possiamo tornare senza..» dissi balzando in piedi. Torcall ci aveva spediti in questo bosco per raccoglierli e non avevo intenzione dopo tutto l'accaduto di tornare a mani vuote dal fauno. 
«Oh, di questo non dobbiamo preoccuparci» sorrise Liam, mostrando il contenuto delle sue tasche. Liam aveva i raccolti i funghi e tutti lo guardammo sbalorditi. «Che c'è?, non è colpa mia se l'ho individuati mentre mi svuotavo la vescica. Mi dovreste ringraziare!» Liam si finse offeso e prese Zayn tra le braccia per non farlo faticare e aprì le sue ali. Non pensavo che l'avesse ancora. Spiccò il volo trasportando il ferito e noi restanti quattro eravamo costretti a raggiungere la sfasciacarrozze a piedi. Niall e Freya si reggevano a vicenda per la stanchezza e mi avvicinai a Mackenzie, mi sentivo in dovere di parlarle.
«Io- Grazie di averci salvato» dissi mentre camminavo al suo fianco, «Sapevo che avresti fatto la scelta giusta..»
«Io volevo scegliere la sfera ma non potevo, avrei tradito mia madre» rispose, fredda.
«Come, Mackenzie?»
«Niente Mackenzie,» scimmiottò la mia voce, «come avrai sentito il mio vero nome è Morwenna! Io non ho mai voluto essere quel che sono ma non posso cambiarlo; devo dare priorità a te o tua madre davanti qualunque altra cosa, anche della mia stessa vita.»
«Non essere così drammatica,» replicai, «tu per me non sei mai stata una schiava o qualunque altra cosa. Tu sei mia cugina ed io-»
«Non sono la tua dannata cugina, era tutta una bugia! Io sono stata venduta a tua madre secoli fa e non passa giorno in cui glielo rinfaccio» sputò rabbiosa, «Non passa giorno dove prego di non essere mai nata.» Mackenzie accelerò il passo lasciandomi indietro, con il cuore in mille pezzi e un groppo alla gola.
 

SALVEEEEEEEEEEEE (+7 without Zayn)

Ecco un capitoluzzo abbastanza lungo solo per voi! Ho impiegato un più tempo del dovuto per scriverlo ed è praticamente enorme. Vabbè concentriamoci su quello che accade:
1. Generalmente tutto gira a Zaige attorno e trascuro fin troppo quello che accade agli altri personaggi. Con questo capitolo ho voluto accentrare un po' Mackenzie e sua madre. Il sogno all'inizio è appunto il momento un cui sua madre la vende per salvare il padre, che poi a sua volta viene uccido dalla ninfa. E' un intreccio piuttosto strano ma più avanti capirete meglio.
2. Riguardo il morso volevo mettere su un po' di sospence e ovviamente mi chiederete 'cosa ha fatto ad essere morsa se era un sogno?' Beh, non era del tutto un sogno, almeno non per Paige ma anche questo to be continued...
3. Amo Freya e Niall insieme. Mi ha fatto tenerezza scrivere di lei e di quando si sentisse 'nuda' senza di lui, ormai boh, non si trata solo di un ordine ma non rivelo nulla.
4. Mi manca Zayn. Non il Zayn incazzoso della storia ma il Zayn vero e proprio ma non posso altro che accettare tutto e continuare la storia. Dopotutto, resterà sempre una parte di me.

Basta annoiarvi, vi lascio in pace. Lasciate una generosa recensione qua in basso con tanto di corazòn love love. Ovviamente potete chiedere qualsiasi cosa e io vi risponderò con molto piacere. Ora chiudo.
Un beso,
Imyoursmaljk.

Ps: se non dovessi aggiornare entro la prossima settimana, vi auguro buona pasqua in anticipo! 









 

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Capitolo 17
*** XVI - Parte 1. ***






XVI - Parte 1

 
Yeah you can start over you can run free
You can find other fish in the sea
You can pretend it’s meant to be
But you can’t stay away from me

 
«Vedi quella lassù a sinistra? Quella è la costellazione dell'orsa minore» Il ragazzo di fianco a me puntò il dito nel cielo, indicandomi il punto esatto. La tettoia fredda sotto i nostri corpi era stata ricoperta da vecchi sedili in modo da non farci prendere troppo freddo. 
«La vedo! E' meravigliosa!» Esclamai entusiasta quando la vidi, Niall mi sorrise da orecchio a orecchio e cercò di individuare un'altra costellazione ma purtroppo stava diventando sempre più difficile a causa della nebbia. Era passata circa una settimana dalla nostra spedizione nel bosco e, ringraziando il cielo, l'antidoto stava facendo il suo lavoro e il mio braccio era tornato funzionante come prima. Niall storse la bocca infastidito e si girò verso di me.
«Paige, vuoi vedere cosa ho imparato ieri?» I suoi occhi luccicavano nonostante fosse buio resto. Torcall aveva ricevuto i suoi funghi e come promesso acconsentì di allenarci in modo più avanzato. "La prima cosa che dovete imparare è che la vostra forza proviene dalla natura: chi ne ha meno, chi ne ha di più ma tutto proviene da un'unica fonte." Aveva detto, "L'acqua, il vento e la terra sono i vostri elementi. Tutto dipende dalla vostra ascendenza, ovviamente. L'acqua è l'elemento della purezza e dei sogni, di cui la fonte principale è la luna; l'aria è l'elemento della libertà e pace, si esprime attraverso tutti le creature alate; la terra è l'elemento della forza." Non volevo assolutamente mettere in dubbio le sue parole ma avevo sostenuto che gli elementi principali fossero quattro, quindi Torcall stava tralasciando l'elemento del fuoco ma non mi ero fermata più di tanto su questo particolare. 
«Niall, sei sicuro che questo non acceleri il processo?» domandai insicura.
«No, tranquilla. Torcall ha detto che se li uso sfruttando sostanzialmente l'energia trasmessa dalla natura non perderò granché...» Niall allungò la mano verso una bottiglietta d'acqua e ne rovesciò un po' sui sedili.
«Guarda.» Il biondo congiunse le mani e con movimenti fluidi delle dita l'acqua che era infiltrata tra i tessuti iniziò a fluttuare sopra i suoi palmi, acquistando successivamente una forma a sfera. 
«Adesso il grande finale» disse con un tono di insicurezza: non era entrato molto in confidenza con le proprie capacità da quando aveva imparato di poterli usare con prudenza. La palla d'acqua sembrò illuminarsi, Niall sorrideva come un bambino. Peccato che in pochi secondi tutto finì e l'acqua cadde sopra i nostri vestiti. Lui non lo sapeva, ma Torcall mi aveva confessato che la madre di Niall ai suoi tempi era una delle ninfe acquatiche più potenti e riteneva un peccato che avesse fatto questa fine. Quando gli chiesi cosa intendesse, deviò l'argomento.
«Scusami, non sono ancora molto pratico. Piuttosto, tu cosa hai imparato?» Alzai le spalle.
«Mh, io? Giusto qualcosina» risposi vaga. Lui mi guardò speranzoso e mossi la mano sopra di noi da destra a sinistra e viceversa, eliminando la nebbia e le nuvole nel cielo.
«Niente male, direi,» si complimentò con me, «però sembra piuttosto elementare, perché non provi qualcosa del mio livello?»
«Sai, benissimo che non riesco, quando-»  La testa Freya comparve alla sinistra, guardando me e il biondo con suoi occhi da falco. I suoi lunghissimi capelli setosi erano legati in una coda alta e stretta cosa, allineando ancora di più i suoi occhi leggermente a mandorla.
«Non riesco ad aprire la porta della carrozza.» Io e Niall ci scambiammo uno sguardo complice, capendo al volo dove volesse arrivare l'elfo; Freya aveva mostrato più volte di essere troppo fiera della sua posizione per chiedere aiuto a dei semplici mezzosangue, per quanto ridicolo a difficile le poteva sembrare. 
«Già, hai ragione Fress.» Niall e Freya si erano avvicinati moltissimi in quest'ultimo periodo, tanto da donarle un soprannome. Il loro rapporto era basato dalla complicità: Freya gli insegnava a combattere e  Niall le raccontava della sua vita da normale terrestre. «Vado a dormire.» Niall mi stampò calorosamente un baciò sulla guancia e scese dal tetto, seguito da Freya al sua fianco. Da sopra, vidi Niall cingere scherzosamente un braccio sopra le spalle dell'elfo ma lei rimase rigida e fredda dinanzi alla dimostrazione d'affetto. Infatti pochi secondi dopo Niall si ritrovò con il braccio piegato dietro la schiena che l'implorava con un sorriso sulle labbra di liberarlo. Risi tra me e me; almeno loro sembravano divertirsi. 

***

Non mi capacitavo come Liam riuscisse a stare con una semplice canottiera addosso quando ci trovavamo in pieno inverno e con natale alle porte. Oggi nessuno aveva particolarmente voglia di eseguire l'addestramento: Zayn mirava annoiato i suoi coltelli da lancio al bersaglio, centrando sempre il punto rosso. Non c'era da stupirsi, dato che lui direzionava in modo perfetto i venti; Liam, dopo aver imparato di individuare i punti deboli dei tronchi d'albero per spezzarli in un solo colpo, era seduto su un pneumatico e cercava in un modo o nell'altro di accorciarsi la barba con le forbici; Mackenzie osservava semplicemente Freya e Niall espandere la corda dei loro archi. Avevamo fatto molti progressi ma la situazione ci stava sfuggendo di mano e non sapevamo come proseguire, dopo gli addestramenti. Che ne sarebbe diventati di noi e come avevamo intenzione di aiutare i nostri famigliari? Soprattutto come avevo intenzione di trovare e salvare mia madre? Né io, né Mackenzie avevamo qualcosa da cui prendere spunto e seguire le tracce, ammesso e concesso che fossero ancora vive. Torcall balzò fuori dal nulla, spaventandoci.
«Qualcuno ha oltrepassato la barriera!» ci informò allarmato, «Deve trattarsi di qualcosa di davvero potente e maligno... Oppure è un semplice umano. Tuttavia, non devono vedervi qua, nascondetevi!» Tutti scattammo e facemmo il giro del terreno, cercando di evitare l'ingresso. Torcall invece si infilò rapidamente i suoi larghi pantaloni sgualciti e il capellino per nascondere i zoccoli e le corna, assestandosi infine sulla sua sedia a rotelle. Da dietro le cataste delle macchine ci accurammo di tenere sott'occhio il fauno; se quel qualcuno fosse stato maligno saremo intervenuti immediatamente. 
«Hey,» sentii la voce di Torcall, «cosa ti porta qui?» La voce del fauno tremava e non riuscivo ad identificare se si trattava per colui o colei che aveva davanti oppure per la preoccupazione che non ci fossimo nascosti abbastanza bene. 
«Avanti, secondo te cosa posso fare in una sfasciacarrozze? Ti credevo più sveglio, e poi tutti sanno che li tieni nascosti! Non puoi fare un favore ad un vecchio amico?»
«Non sono sicuro di avere ciò di cui hai bisogno, insomma... Le tue fonti si devono sbagliare.»
«Dai Tommy...» La voce dell'ultimo suonò quasi come una minaccia e quando sentii il suono stridente delle ruote iniziai a preoccuparmi seriamente. Torcall venne spinto dentro la sua casetta mentre l'intruso ci dava le spalle; aveva spalle larghe e un fisico slanciato, il suo capo era coperto da un bernie color prugna. Ad ogni modo doveva trattarsi di qualcuno di giovane. I goblin avevano questo aspetto... così umano? Tuttavia dentro di me c'era qualcosa che mi convinceva del contrario, che l'intruso fosse d'animo gentile e senza cattive intenzioni ma le sue parole e azioni fecero svanire quella sensazione positiva.
«Dov'è Torcall?» bisbigliò Mackenzie nella mia direzione e come risposta poggiai l'indice sulle labbra, indicandole di fare silenzio. 
«Penso si tratti di un goblin e penso proprio che ci stia cercando. Ha portato Torcall nella sua casetta e se non ci sbrighiamo ad aiutarlo lo ucciderà.» Gli occhi di Niall sembravano uscire da un momento all'altro fuori dalle orbite quando mi sentì, solo Zayn sembrò l'unico calmo tra noi e rapidamente afferro uno dei suoi coltelli. 
«Restate nascosti» c'indicò. Si avviò verso la porta stando ben attendo di non farsi beccare e quando sentì un urlo da parte di Tocall calciò la porta ed entrò come un tornado dentro la porta. Passarono vari secondi prima che sentimmo urlare anche Zayn da dentro la casa di legno: era arrivato il momento di intervenire. Non appena uscimmo dal nostro nascondiglio, Zayn uscì sorridente dalla porta tenendo la testa dell'intruso sotto il braccio.
«Problema risolto!» Torcall li seguì a ruota con un sorriso sulle labbra. Quando finalmente Zayn decise di liberare la persona sotto il suo braccio restai abbastanza sorpresa di rivedere una vecchia conoscenza.
«Harry!» strillò Niall, saltando tra le braccia del riccio. Harry arruffò in modo affettuoso i capelli di Niall.
«Come-, cosa ci fai qui?» chiesi, passandomi distrattamente la mano tra i capelli. Harry alzò le spalle.
«Louis ha sfasciato di nuovo la marmitta del suo motore e tutti sanno benissimo che Torcall ha pezzi di ricambio di prima scelta, peccato che sia sempre così avaro!» Il riccio gli diede al fauno una pacca sulla spalla, probabilmente con troppa forza, «Voi piuttosto, in paese vi danno per spariti; hanno perfino mandato truppe nei boschi.» Era passato quasi un mese da quando avevamo messo piede a scuola o fatti vedere in giro, era ovvio che la gente avesse iniziato ad accorgersene.
«Beh, ci troviamo in una specie di sequestro di persona volontario» tentò di spiegare Niall, ma Harry arricciò il naso e di conseguenza il biondo si avvicinò a lui sussurrandogli probabilmente i dettagli più importanti nell'orecchio. Tutti li scrutammo attentamente. Gli occhi di Harry erano adesso visibilmente sgranati e la bocca spalancata.
«Cavolo, e chi l'avrebbe mai detto! Posso considerarmi fortunato di essere tuo amico.»
«E chiamala fortuna.» Quelle parole pronunciate a bassa voce mi fecero incupire ma mi sforzai di non mostrarlo, anche se sapevo benissimo chi l'aveva detto.
«Io prenderei comunque in considerazione di tornare per un periodo in paese; dobbiamo eliminare i pettegolezzi e d'altronde gli addestramenti per il momento sembrano inutili. Mi sono stancata di stare in questo che puzza costantemente di benzina» esclamò Mackenzie, con un minimo tatto che potesse avere. L'idea di tornar a scuola non mi entusiastava particolarmente, soprattutto perché la mia sparizione era legata a Niall, Zayn e Liam, persone non ben viste al liceo.
«Io non penso che sia una buona idea,» s'intromise Zayn, «tu stessa hai detto chiunque stia nelle nostre vicinanze è in pericolo. Vuoi scatenare un massacro?» Mackenzie dovette dargli ragione, ed in fondo questo era uno dei motivi principali per cui i ragazzi erano intrappolati con noi. 
«Appunto. In paese non potranno mai attaccare perché verrebbero visti dagli umani e si trasformerebbero in ceneri, in questa sfasciacarrozze nonostante la barriera siamo più a rischio; Harry l'ha oltrepassata senza accorgersene!» Seguii attentamente il loro discorso, apprendendo tutto quello che dicevano e raccogliendo ogni singola informazione che potevo ricevere. Dopo vari battibecchi Zayn sembrò gettare la spugna e Mackenzie sorrise trionfante, però Torcall non sembrava molto d'accordo con la loro decisione.
«Non esiste che lasciate questo posto! Dovete-» Harry lo interruppe. 
«E su vecchio Tommy, concedigli una settimana di vacanza. Ce ne occuperemo io e Louis di controllarli!» cercò di convincerlo, «Ce ne staremo buoni senza dare nell'occhio, con noi non corrono alcun pericolo e tu sai che noi siamo ben forniti.» Torcall mise il broncio e strinse le sopracciglia, potevo quasi azzardarmi che con quella espressione fosse perfino più brutto del solito. Harry gli si avvicinò ancora un po' e «in cambio ti poterò una torta alle mele» gli sussurrò. Era maledettamente bravo nel abbindolare le persone, dovevo ammetterlo.
«Ok, ok!» acconsentì finalmente il fauno e saltando giù dalla sua sedia. Mi guardò per un breve istante e puntò il dito contro di me.  «Tu, dammi la tua collana» ordinò con voce severa. La staccai dal mio collo porgendogliela e lui si imbucò nella sua casa, finché sentimmo un tonfo. Sulla sua piccola tavola trovammo piazzato un libro grande quanto un cuscino e spesso circa venti centimetri. Sfogliava attentamente le pagine e notai che la scrittura e calligrafia era molto diversa di quella che conoscevo. Raccolse una foglia nera da un piccolo arbusto che coltivava dietro la sua casetta e la strofinò contro il metallo della collana, mormorando parole incomprensibili. Dallo strofinare contro la collana si rialzò una piccola nube di fumo viola e quando finì il fumo fu assorbito dalla collana.
«Questo dovrebbe bastare per proteggervi: un sigillo che  non vi rende rintracciabili al di fuori da questa barriera. Abbine cura» mi ribadì Torcall.  La riagganciai sorridente di nuovo al collo e ci dirigemmo al cancello per uscire dalla sfasciacarrozze.
«Fermi tutti!» sentimmo urlare il fauno, facendoci voltare. Correva nella nostra direzione con qualcosa in mano e quando lo indossò con cura sulla testa di Freya capimmo che si trattava di un capello. «Le sue orecchie devono stare coperte!» Freya lo raddrizzò un altro po' e salutammo il fauno. Harry ci guidò attraverso il bosco per raggiunger il più veloce possibile casa mia e permetterci ri recuperare un po' di forze. La terra sotto ai nostri piedi, però, era strana; trasmetteva una sensazione di negatività e priva di felicità, come se fosse malata. Inoltre, nell'aria c'era uno strano odore. Quando imboccammo l'ultimo sentiero da seguire e vidi il piccolo laghetto che distava da casa mia, capii tutto. Nell'aria svolazzava ancora la cenere e l'acqua del lago era nera, la nostra casa e il prato che vi era attorno erano del tutto bruciate. La mano di Harry si poggiò sulla mia spalla, mortificato.
«Scusa, io- avevo completamente rimosso dalla mente di dirvelo» la voce rotta e bassa, «Qualche ora dopo aver saputo di Zayn che vi venivano a trovare è scoppiato un incendio e i pompieri non riuscivano a spegnere le fiamme, erano troppo forti. Non ci sono testimoni né di chi sia stato né se eravate dentro o meno, per questi tutti pensano che siate dispersi o addirittura morti.» Restai paralizzata; qualcuno voleva che fossimo dentro per ucciderci nel modo più crudele che esista, senza dar nemmeno nell'occhio. Tutti i nostri beni erano stati bruciate e ora non possedevamo nulla se non noi stessi. Dalla penombra del bosco apparve Silver, il suo manto bianco e purissimo era stato sporcato da macchie nere dall'incendio, attorno il collo portava una lunga corta e la punta del suo corno sembrava spezzato. Silver si avvicinò a Freya e quando gli toccò il corno gli occhi di Freya diventarono bianchi.
«L'incendio. Non è stato un incidente, vedo i goblin. Sento le loro risate mentre bruciano tutto, tutto quanto...» Silver gli stava facendo vivere l'accaduto, infatti lei si muoveva di riflesso e cercava di proteggersi con le braccia, come se fosse stata lì. «Silver ha cercato di lottare ma quando hanno cercato di catturalo è scappato.» 
«Vedete, questo è un segno. Non dovremmo trovarci qua, siamo in costante pericolo. Torniamo da Torcall» suggerì prontamente Zayn. 
«No! La casa bruciata non ha importanza, starete da me e Louis» protestò Harry, «non voglio che spariate di nuovo così all'improvviso. Con me e Louis non correte alcun pericolo, staremo noi attenti a voi!» Non conoscevo molto bene Harry perché, diciamocelo, l'avevo incontrato solo tre volte in tutta la mia vita ma quello che aveva detto mi aveva trasmesso molti significati: lui non aveva saputo nulla sulla nostra spedizione nel segno delle ninfe, tanto meno i nostri addestramenti con Torcall. L'ultima notizia che aveva avuto sul nostro conto era che ci trovavamo in casa mia e che quest'ultima ora era bruciata. Era spaventato a morte di perdere di nuovo i suoi amici e magari questa volta, veramente.
«Io sono d'accordo con Harry. Andiamo da lui e Louis.» Alle mie spalle tutti mi guardarono scioccati, come se avessi appena bestemmiato. «Harry ha detto che siamo al sicuro da lui, io mi fido lui. D'altronde ho la mia collana che copre le nostre tracce e i goblin ci considerano morti.»
«Non è così facile come pensi tu, Paige» mi rimproverò Mackenzie, con tono severo.
«Torcall ci ha concesso una settimana. Durante questo periodo non avranno neanche il tempo di scorgerci che già torneremo da lui, la vedo abbastanza semplice.» Mackenzie sostenne il mio sguardo, incrociò le braccia al petto ed infine sbuffo.
«Allora, Harry,» rimarcò particolarmente il suo nome, «hai abbastanza posti letto per sei persone?»

***

La casa di Louis era esattamente come la ricordavo; ti faceva sentire come se fossi a casa, semplice e pulita. L'odore che circolava in aria era invitante e se dovevo essere sincera, le verdure che ci somministrava Torcall non erano state molto appetitose. Il mio volto diventò paonazzo quando la mia pancia brontolò vergognosamente all'ingresso di casa Tomlinson. Il riccio ci condusse in cucina dove trovammo - per mia fortuna- Louis davanti ai fornelli intento a controllare la lasagne. Probabilmente Harry l'aveva avvertito con un messaggio che l'avremo raggiunti. Non sprecò tempo per alcun saluto, sembrava essere fatto così e iniziò direttamente a dividere le porzioni in piatti. Il pranzo passò in modo piuttosto imbarazzante tra il silenzio e il ticchettio della posate contro il piatto; anche in quella situazione Louis non si sprecò a chiedere alcune spiegazioni e probabilmente era meglio così. Meno sapeva e meglio era, altrimenti sarebbe finito nei casini anche lui e fin ora erano state coinvolte troppe persone a causa mia.
«Avevate programmi per stasera?» Louis ruppe finalmente il silenzio, «Oggi è il ventitré di dicembre e...»
«Beh, Louis compie gli anni domani e avevamo intenzione di festeggiare. Più o meno si tratta di questo, sì» completò poi Harry al suo posto. Louis non sembrò affatto infastidito dal fatto che l'avesse interrotto anzi, era tranquillissimo. Non pensavo che i mezzosangue festeggiassero i loro compleanni, in fin dei conti la loro età veniva continuamente scombussolata e la loro età effettiva non coincideva con quella che mostravano. Louis, però, sembrava ancora molto giovanile e probabilmente lo era, ma lui non sembrava molto entusiasta di doverlo festeggiare.
«Certo!» esclamò Niall, «Una volta che siamo finalmente di nuovo tutti insieme mi sembra il minimo che potessimo fare! Festeggeremo con Louis il suo, ehm, compleanno!» Il castano pronunciò appena un sorriso e si alzò dal tavolo, lanciando un occhiata ad Harry che lo seguì su per le scale. Da sopra le nostre teste sentimmo uno sbattere continuo; sicuramente stavano addobbando e spostando i nostri letti per la notte. Quando scesero ci permise di lavarci e di prendere qualsiasi vestiti dagli armadi, in questo caso per quanto riguardava noi ragazze dall'armadio delle sorelle: Mackenzie scelse una camicia bianca a fantasia con fiori che le donava molto e dei blue jeans; Freya all'inizio si era opposta un po' perché voleva restare fedele alle sue origini ma con l'armatura addosso avrebbe dato fin troppo negli occhi al locale, quindi infine le facemmo indossa un vestito largo turchese che le desse tutte le comodità di muoversi per come volesse. Solo il suo capello in testa stonava un po' con il suo look; Io mi rifiutai di prendere altro in prestito, in quando dovevo già un dei vestiti a Louis e anche quando lui insisté che non faceva nulla, non ci riuscii.
«Io penso che dovresti cambiarti invece,» s'intromise Zayn porgendomi dei vestiti puliti, «con questi abiti sporchi di fango e sangue daresti ancora di nell'occhio delle orecchie di Freya.» Tutti erano già pronti e cambiati, tranne me. I miei occhi vagarono sulla figura magra e slanciata di Zayn; indossava una maglietta marrone sotto la sua solita giacca di pelle un po' rovinata e un paio di cargo pants beige che gli attribuivano un'aria da carpentiere, eppure era bellissimo.
«Potrei benissimo stare a casa, se fossero i miei vestiti il problema» replicai, gettando i vestiti puliti per terra e salendo su per le scale dirigendomi in bagno. Zayn scosse flebilmente la testa prima di raccogliere i vestiti per terra scattare verso di me, rincorrendomi per le scale. Era velocissimo e al volo caricò sulle spalle.
«Come ai vecchi tempi, eh?» mi beffeggiò, stringendo più del dovuto le mie gambe per non farmi muovere. Sentii che aprì una porta, entrò in camera mi lanciò sul letto assieme ai vestiti.
«Adesso la smetti di comportarti da pecora nera e ti metti addosso questi fottuti vestiti» ordinò puntandomi con un dito. Mi rialzai velocemente dal letto posizionandomi di fronte a lui e guardandolo dritto negli occhi.
«E se non ti ascoltassi?» sputai con aria di sfida.
«Significherebbe che sarei costretto e rimanere in questa stanza con te finché non ti leverai quei stracci da dosso. Dio, ci stai facendo perdere un casino di tempo.» Non mi sarei mai cambiata davanti a lui anche se ne avessi avuto l'intenzione, cercai di superarlo ma ogni volta di spingeva verso il letto facendomi oscillare sulle mie stesse gambe. Non avevo via di scampo. Quando udii i lamenti di Liam al piano di sotto mi sentii quasi in colpa per i miei capricci e per il fatto che mi rifiutassi di indossare i vestiti delle sorelle di Louis. In fin dei conti era soltanto preoccupata; non volevo che appena le sue sorelle fossero tornate se la sarebbero presa con lui a causa dei mancanti vestiti. Mi voltai verso il letto iniziando a sbottonare i miei jeans sotto lo sguardo di Zayn.
«Ti dispiacerebbe?!» brontolai nella sua direzione e prontamente Zayn si voltò. Cacciai fuori la lingua quando lo sentii ridacchiare, tanto non l'avrebbe visto.
«Guarda che ti ho visto» disse poi, come se mi avesse letto nel pensiero. Era come se avesse occhi e orecchie ovunque. 
«Zayn» lo chiamai, osservando il mio polso arrossato per averlo stretto un po troppo mentre cercava di non farmi muovere.
«Che vuoi?»
«Perché mi carichi sempre sulle spalle in quel modo? Mi fai sentire un come se fossi un coniglietto e tu l'aquila.» Una preda.
«A me piace giocare a coniglietto e aquila 
con te
 

Bonsaiiiiiiii,

Ciao ragazze, so di essere molto in ritardo e che il capitolo faccia piuttosto schifo ma ho avuto parecchi - troppo- impegni, inoltre sono mancata venti giorni perchè ho avuto uno stage scolastico.
Vabbé, non voglio annoiarvi con i miei fatti personali quindi passiamo al capitolo:
1. Torcall inizia gli addestramenti e come notate ognuno di loro ha già più o meni capito quale sia il loro elemento domanante. Ovviamente i vari indizi ve li ho già dati, vediamo cosa avete scoperto voi :3
Oltrettutto Torcall gli ha affidato delle proprie e adatte armi ai ragazzi, solo Paige sembra ancora un po' confusa e debole con sé stessa.
2. Oh il mio Harold. Ve lo aspettevate un come back del genere? Ovviamente no bc io sono a genuis AHAHAHAHAH. Mh, giustamente anche Louis è compreso nel come back e con questo vi informo che questo capitolo è diviso in due parti, nel prossimo ci sarà un po' di più azione e sarà dedicato alla festa di Louis e magari chissa, qualche sorpresa?
3. Una piccola introduzione di Zayn e Paige. Questa parte è spuntata fuori dal nulla quindi non sos se vi piacerà ma vi assicuro che nel prossimo loro due verrano derfiniti un po' meglio e scopriremo qualcosa in..... fondo.
4. A proposito: cosa ne pensate di Freya? Simpatica o antipatica? Troppo asociale? Freya sta legando molto con Niall e nel prossimo uno dei due la combinerà grossa, vedrete!
Inoltre vi ringrazio per tutta la pazienza che state dimostrando e le parole carine che mi dite, soprattutto ringrazio MadSaharan_97 (ti mando un bacione!)

L'altra metà del capitolo è già pronta, ma non ho ancora stabilito quando postarla. Se voi vi preoccuperete di lasciare almeno tre recensioni cercherò di postare entro la settimana.

Un bacio, 
Imyousmaljk.

Ps: scusate eventuali errori.

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Capitolo 18
*** XVII - Parte due. ***




XVII - Parte due

Like when you said you felt so happy you could die
Told myself that you were right for me
But felt so lonely in your company
But that was love and it’s an ache I still remember

 
L'ultima volta che ero entrata un quel capannone non avevo fatto altro che tempestarmi di domande, friggermi il cervello e farmi chissà quanti film mentali sul motivo per cui la barista non ci aveva ancora sbattuto fuori. Oggi, il locale era stracolmo di persone che oltre a essere sabato sera era anche la notte che ricadeva sulla vigilia di natale. Ci spintonammo tra la gente, Louis era davanti tutti noi e quando un uomo grande quanto un armadio guardò nella nostra direzione negandoci l'accesso al locale, Louis gli sussurrò qualcosa nell'orecchio e poi schioccò dietro le spalle le dita. L'uomo si fece di lato e Louis sorrise soddisfatto invitandoci di seguirlo. Sentii lamentele di ragazzi alle nostre spalle sul fatto che non avessimo rispettato la fila. Qualcuno mi tirò per i capelli trascinandomi via dal gruppo ma per quanto potessi urlare le mie urla erano sovrastate dall'alta musica. Il ragazzo che mi tirava per i capelli ricevette fischi d'apprezzamento e sembrava non intenzionato di mollarmi.
«Cazzone!» sentii quando caddi rovinosamente a terra finalmente con i capelli liberi. Dopo che Zayn spintonò via il ragazzo venne nella mia direzione, stringendomi per la giacca e trascinandomi con sé.
«Sei impossibile. Louis fa di tutto per farci entrare e tu ti allontani» si lamentò. Zayn stringeva con forza alla mia giacca per non perdermi in mezzo la folla, giungendo di nuovo all'entrata del locale.
«Ti sembro una che si sia allontanata di sua spontanea volontà? Quel tipo mi avrà staccato metà dei miei capelli dalla testa!» Si voltò nella mia direzione passandomi una mano sulla testa e facendomi chinare il capo.
«Sembra tutto apposto» constatò, «Adesso però muoviamoci prima che l'incantesimo di Louis svanisca.» Mr Armadio era ancora davanti la porta e stava acconsentendo il passaggio a chiunque gli si ritrovasse davanti, bastò passargli davanti ed entrammo senza alcuni problemi. Né io, né Zayn però avevamo ventuno anni - perlomeno non sulla carta d'identità, per quanto riguardava Zayn- e ciò che stava facendo la guardia era illegale. 
«Cosa gli ha fatto Louis? Se lo beccano potrebbe finire nei guai.» Zayn si fermò e cercò con gli occhi il nostro gruppo, non prestando assolutamente attenzione a quello che gli avevo chiesto.
«Zayn!» lo richiamai, praticamente urlando e in pochi frazioni di secondi mi guardò innervosito.
«Vedi, questo è il tuo problema: quando dovresti avere la bocca chiusa inizi a blaterare senza sosta e quando dovresti parlare stai muta e ti fai aggredire. Ti aiuto e non ricevo nemmeno un misero grazie, cosa ti dice la testa?» rispose, alludendo all'episodio di fuori con il ragazzo. 
«Non ho preteso che tu mi aiutassi, per quanto mi riguarda potevi benissimo far finta di niente ed entrare assieme agli altri. Scommetto che non ti sarebbe dispiaciuto se mi avessero pestato.» Zayn in passato aveva ripetuto più e più volte di non gradire la mia presenza e se oggi non fosse stato per l'insistenza degli altri avrebbe sicuramente preferito lasciarmi a casa e trascorrere una serena serata senza di me.
«Ti ringrazio davvero, in pratica mi stai descrivendo come una persona orribile. Lo apprezzo molto dopo essermi spaccato la mano per tirarti fuori dai guai.» Le sue sopracciglia erano congiunte e le sue labbra imbronciate, sembrava quasi arrabbiato... o infastidito?
«Scusami, non volevo che tu lo percepissi in quel senso. E' solo-, è solo che tu mi hai fatto capire più volte di non sopportami e quasi addirittura odiarmi.»
«Non ti odio, Paige. Sto solo... sto cercando di accettare te e tutta questa situazione del cazzo. E poi è normale che mi preoccupi per te, in fondo.» Non riuscii a proseguire con la conversazione perché Zayn scrutò i ragazzi seduti ad un tavolo, già stracolmo di bicchieri pieni fino all'orlo. 
«Finalmente! Ci avete messo una vita per trovarci!» brontolò Harry tracannando l'intero bicchiere. Tutti ridevano e scherzavano tra di loro. Niall era seduto tra Mackenzie e Freya, alla sinistra di Freya c'erano rispettivamente Harry, Louis, Liam, Zayn ed infine io. I ragazzi erano piuttosto impegnati a bere e facevano battutacce sulle cameriere del locale, Mackenzie si guardava annoiata attorno anche se muoveva il corpo a ritmo e Freya se ne stava seduta assumendo quasi un'espressione spaventata; un locale di questo genere era di qualcosa completamente nuovo e sconosciuto per lei, così come il bicchiere d'alcolici che le aveva porto Niall. Aveva fatta una faccia schifata per il retrogusto che lasciava la bevanda ma lo svuotò in pochi secondi, sotto insistenti indicazioni del biondo. 
«Coraggio,» disse Zayn spintonandomi scherzosamente e porgendomi un bicchiere, «per una sera dimentichiamoci di essere dei mezzosangue e divertiamoci come dei normali adolescenti.» Era così gentile stasera, il nostro rapporta sembrava resettato al periodo iniziale quando a lui faceva piacere la mia presenza e quasi mi obbligava a trascorrere le giornate con lui e i ragazzi. Accettai con piacere e bevvi tutto in un sorso. La serata proseguì così finché Louis uscì una sigaretta piuttosto strana, da cui tutti fecero un tiro. Io ovviamente rifiutai, primo perché non ero in grado di fumare e secondo perché la testa mi vorticava talmente tanto da non riuscire nemmeno a trattenere quel cilindro tra le dita. Il nostro angolo si riempì di fumo e dall'odore capii che non si trattava di una semplice sigaretta; fortunatamente eravamo in un tavolo più appartato rispetto agli altri e con fortuna non ci avrebbero sbattuto fuori. Il fumo passivo iniziò a circolare nei miei polmoni e i drink che avevo bevuto prima non mi rendevano abbastanza lucida. Lanciai uno sguardo su Harry che stava sussurrando qualcosa a Louis all'orecchio, spostò le labbra in movimento sulla guancia e raggiungendo quasi la bocca del castano. Solo dopo mi accorsi che Louis gli stava lisciando affettuosamente la coscia. Strabuzzai gli occhi stanca e confusa, sentii una vivace risata pronunciare il mio nome e tirarmi per un braccio. 
«Dai Paige, non stare così moscia sulla sedia e balla con me!» Niall mi attirò a sé stringendomi tra le sue braccia e iniziando a muoversi a ritmo della musica. Mi stringeva i fianchi ma non c'era alcuna malizia nei suoi gesti, inoltre eravamo ben vigilati dall'unica sobria tra noi, ovvero Mackenzie. Di lui mi potevo fidare e sapevo che mi voleva un gran bene proprio come io ne volevo a lui. Iniziò a rallentare i passi e buttò la testa indietro.
«Penso di essere troppo ubriaco per poter ballare ancora» scherzò, facendomi ridacchiare. «Probabilmente domani non ricorderò nemmeno questa serata.» Adagiò la fronte sulla mia spalla, come se volesse dormire e facendomi sentire tutto il suo peso addosso.
«Non sei una piuma, Niall.» Gli picchiettai più volte sulla spalle sperando che la finisse di starmi così di peso - ed era davvero pesante- ma di conseguenza Niall mi strinse più forte un fianco, intimidendomi di finirla.
«Non ce la faccio più a reggerti, forse è meglio se torniamo al tav-.» Niall mi interruppe prima che potessi completare la frase.
«Perché sei così bella, Paige?» Un piccolo urlio mi sfuggì dalle labbra quando Niall smise di sostenersi sulle gambe, trascinandomi con sé sul pavimento. Era steso per terra con gli occhi serrati ma rideva come un matto. La gente stava iniziando a guardare nella nostra direzione. Mi chinai su di lui e lo tirai per le spalle cercando di alzarlo, anche Freya era soccorso in mio aiuto per farlo alzare. Era immobile come un sasso steso per terra e la sua risata continuava a stressarmi i timpani.
«Paige, Paige...» miagolò Niall tirandomi per il braccio verso il basso. Guardai insicura Freya che in risposta alzò le spalle. Mi scostai le ciocche di capelli dietro l'orecchio, chinandomi alla sua altezza. 
«Non puoi continuare a stare per-» Non riuscii a terminare la frase perché in un secondo Niall mi prese il volto tra le mani e mi stampò un umido bacio sulle labbra, sotto gli occhi di Freya e gli altri ragazzi. Era come paralizzata da quel gesto inaspettato, Niall continuava a muovere le labbra sulle mie mentre io non riuscivo a corrispondere al bacio, e nemmeno avrei voluto riuscirci. Per la seconda volta in questa serata sentii qualcuno stringere in un pugno i miei capelli e allontanarmi dal corpo di Niall. Gli occhi mi pizzicavano per il dolore alla cute nonostante l'alcol che mi circolava nelle vene. La presa era ferrea e quando mi allentò i capelli mi arrivò uno schiaffo in pieno viso. Mi portai una mano sulla guancia colpita.
«Freya,» dissi incredula, «cosa stai facendo?» Non rispose e mi colpì l'altra guancia. Quando tentò colpirmi una terza volta le bloccai le mani, spingendola contro il muro; era velocissima e molto più forte di me e non sarei riuscita a trattenerla ancora per molto.
«Sei impazzita? Dovresti proteggermi e non aggredirmi!»
«Il mio compito è proteggere Niall; lui si stava uccidendo con le sue stesse mani e tu non facevi nulla per impedirlo!» Mi diede una testata facendomi barcollare, quando tirò fuori il pugnale tutta l'adrenalina era svanita. Se la gente si fosse accorta del pugnale di Freya sarebbe scoppiato il panico e avrebbero chiamato la polizia. Scappai verso l'uscita del retro, assicurandomi che i ragazzi mi vedessero. Fui investita dal contrasto di temperatura da dentro a fuori il locale e dall'aria fresca, facendo svolazzare i miei capelli davanti il viso.
«Freya, cerca di ragionare: io non potrei mai uccidere Niall, è uno dei pochi e cari amici che ho!» Sospirò furiosa e si scagliò nuovamente su di me e la scansai rotolandomi per terra, sfiorandomi malapena il braccio.
«Dicono sempre la stessa cosa, le ninfe, e poi finisco ogni volta per ucciderli.» Freya lanciò decisa il pugnale nella mia direzione ma quest'ultimo si bloccò in mezzo l'aria, proprio davanti la mia fronte. L'elfo sembrava come congelata nella sua posizione e non riusciva a muoversi.
«Cosa sta succedendo?» intervenne Mackenzie fortunatamente, seguita dai ragazzi. In quel momento non riuscii a dare alcuna spiegazione, sia perché non capivo l'aggressione da parte di Freya sia perché era ancora sotto shock per il pugnale che mi levitava davanti il viso.
«Lasciatemi, lasciatemi...» protestò l'elfo, «non capite che è tutta colpa sua?» Mackenzie le si parò davanti, fissandola dritta negli occhi trasparenti e facendola urlare dal dolore. Era una scena massacrante da assistere.
«So che il tuo compito è proteggere Niall, ma il mio è proteggere lei. Non costringermi di ucciderti, sai benissimo che sarei io quella a vincere tra noi due.» Le urla cessarono e il pugnale cadde a terra e Freya si accasciò per terra ancora agonizzante. Alzò il capo rivolgendomi un sguardo carico di odio e disprezzo. Zayn, Harry e Louis l'aiutarono e sollevarla da terra ma lei si rifiutò di essere ulteriormente toccata.
«Non mi meraviglio che i mezzosangue e la schiava ti odiano; rovini la vita a chiunque, pure a me che non c'entro nulla con tua madre.» Le parole che sputò mi ferirono e non poco: lei conosceva la situazione e le complicazioni che avevo provocato ai ragazzi, ma sapeva cose di cui io ancora non ero a conoscenza e che nessuno mi aveva ancora rivelato. Rientrò nel locale assieme ai ragazzi, Mackenzie stessa mi rivolse una sguardo quasi implorante prima di lasciarmi completamente sola nel retro. Calciai le bottiglie di vetro per terra permettendo alle lacrime di scorrermi giù per il viso. Senza fiato mi buttai per terra sostenendomi dalle spalle al muro; ero sola, stanca, ferita, adesso anche sporca e ancora sola. La porta del retro si spalancò rumorosamente non gli prestai alcuna intenzione, finché la persona si sedette al mio fianco. Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo dagli occhi verdi limpidi, dei capelli castano chiari mossi e un grande sorriso sulle labbra mentre cercava di offrirmi un sorso della sua birra. Era davvero bello ma non era assolutamente il momento giusto, probabilmente non lo sarebbe neanche stato in altre occasioni.
«Non parlo con i sconosciuti e tanto meno accetto da loro da bere. Lasciami in pace.» Il ragazzo rise di gusto e posò nuovamente gli occhi su di me.
«E' questo il ringraziamento che ricevo dopo averti restituito lo zaino?» si lamentò con tono scherzoso. Prestai più attenzione al ragazzo e riconoscendolo malapena; non aveva più sul naso gli spessi occhiali, il viso era pulito e privo di qualsiasi tipo di acne e i capelli erano vivi e lucenti, non più unti e sporchi. Si era completamente trasformato, lo guardai incredula.
«Sono Ashton e ora che ci conosciamo accetta pure un sorso» insisté nuovamente ma io rifiutai, non era un ragazzo di cui potevo fidarmi. «Voi ragazze siete incredibili: vi prendete per i capelli per un ragazzo e poi finite sempre per piangere» mi derise.
«Non era-, hai visto tutto?» Ashton mi cinse un braccio attorno le spalle, come se fossimo amici di vecchia data e mi ritrovai infastidita.
«Certo, tutto il locale l'avrà visto. Lascia che ti dica una cosa; se una ragazza reagisce in questo modo -indicò i miei vestiti e il livido sotto l'occhio- credimi, è cotta fino al midollo. Oppure è semplicemente matta da legare.» Non avevo preso in considerazione che Freya potesse provare qualcosa nei confronti di Niall, in fin dei conti per lei era soltanto un compito da portar a termine. Freya nascondeva sempre gli emozioni e i suoi stati d'animo, non potevo capire ciò che le succedeva: mi aveva semplicemente attaccata perché si sentiva minacciata da me e Niall. Magari percepiva il pericolo in modo diverso ma quando Niall mi aveva baciata l'aveva visto come una possibile perdita e inadempienza al suo compito. Ashton si alzò da terra e si ripulì i pantaloni.
«Beh, io penso che tornerò a casa. E' stato un piacere rivederti e questa volta non sparire di nuovo per mesi» si raccomandò con me. Perfino lui era venuto a sapere della nostra mancanza e probabilmente anche sull'incendio ma non potevo permettermi di fargli domande a riguardo o avrei creato sospetti.
«Ehm, certo» risposi solamente. Avanzò verso la porta ma prima di oltrepassarla si voltò di nuovo verso di me frugando dentro la tasca.
«Prima che li dimentichi,» uscì qualcosa di luccicante dalla tasca, «ormai sono l'addetto a consegnarti i tuoi beni andati persi quindi, eccoti la tua collana.» Mi tastai il collo constatando che la collana non era più legata al mio collo. Deve essere stata Freya a staccarmela quando mi attaccava. Ashton mi fece l'occhiolino prima di abbandonarmi a me stessa nel retro e prima che qualcuno di inconveniente si sarebbe avvicinato decisi di raggiungere gli altri ragazzi o, perlomeno, chiedere a qualcuno di sobrio di accompagnarmi a casa. Le persone erano sudaticce e mi spingevano da destra a sinistra e viceversa finché raggiunsi il nostro tavolo, ormai vuoto. Fui sul punto di urlare quando capii che nessuno di loro mi aveva aspettato e nemmeno avvertito che se ne fossero andati; in fondo non li potevo biasimare, loro erano amici da anni e io ero soltanto una ragazza straniera e un alto fattore di rischio per le loro vite. Nessuno di loro mi voleva attorno. Arrancai verso l'uscita, pronta per incamminarmi verso la casa di Louis e sperando che non mi avrebbero sbattuto la porta in faccia.
«Era ora che uscissi!» brontolò una voce femminile, «E' forse da un'ora che ti aspetto. Su, andiamocene.» Mackenzie si diede una leggera spinta contro il muro e si avvicinò con passi lenti. Le strade erano poche illuminate e qua e là incrociavamo qualche pozzanghera nelle carreggiate.
«Perché sei rimasta? Pensavo te ne fossi andata con gli altri..» 
«Non potevo lasciarti sola: devo sempre avere un'occhio su di te, è il mio compito.» Mackenzie ripeté per l'ennesima volta che starmi alle calcagna e provvedere per la mia salute fosse il suo compito ma io non mi capacitavo perché lo facesse. Certo, era stata venduta a mia madre anni fa ma non sapevo altro, né su di lei e né su mia madre. Cessai i passi e pestai un piede per terra.
«Non ce la faccio più!» urlai a pieni polmoni, «Tutto questo è uno totale schifo: tu mi odi per qualcosa che mia madre ha fatto ed io non so, i ragazzi o come li chiameresti tu 'mezzosangue' mi detestano e stasera Freya mi stava per uccidere!» sospirai a lungo e con la manica ripulii le lacrime calde che scivolavano lungo le mie guance. «Ho bisogno di sapere, Mackenzie, non posso continuare a starne allo scuro se c'è in repentaglio la mia vita e degli altri. Inizio ad avere perfino paura da me stessa...» Sentivo di essere arrivata al limite, e sentivo qualcosa dentro il petto che pian piano si stava dissolvendo e veniva rimpiazzato d'altro. Era sollevata di aver buttato tutto fuori, ora spettava lei aiutarmi. Lei mi guardava senza proferire parole, poi fece una cosa che ormai non mi sarei mai aspettata. Mi abbraccio e mi strinse tra le sue braccia.
«Non posso raccontarti tutto qua. Anche gli alberi hanno orecchie e potrebbero riferire senza volerlo. Andiamo da un'altra parte.» Annuii prontamente e la seguii in silenzio fino a raggiungere quella che era la nostra vecchia casa, o almeno i loro resti. Ci sedemmo per terra sull'erba carbonizzata e aspettai che Mackenzie iniziasse a parlare.
«Io non sono tua cugina e non abbiamo alcun tipo di parentela» iniziò, «Mia madre mi vendette a Callisto per salvare mio padre dalla peste perché altrimenti non sarebbe sopravvissuto e lei non sapeva come crescere una bambina da sola, d'altronde lei era nubile e in quei secoli le donne che avevano bambini senza essere sposate venivano considerate prostitute. Nel paese medievale londinese si diceva che chi fosse abbastanza coraggioso di avventurarsi nel cuore del bosco avrebbe incontrato una donna bellissima, in grado di curare e far resuscitare i morti cioè tua madre. Mamma riuscì a trovarla, strinse il patto e guarì lei mio padre però qualcosa andò storto e lui morì lo stesso giorno. Io crebbi senza padre e fui costretta e seguire mia madre assieme a Callisto per tutti i secoli ed infine assegnata alla tua protezione. Non fraintendermi, tua madre non mi ha mai maltrattata o qualcosa del genere però non sopporto il fatto che mia madre debba mantenere il patto quando lei ha fatto morire mio padre. Tanto meno accetto il fatto che non abbia sciolto il patto dopo quello che era successo...» Mackenzie si sdraiò noncurante di sporcarsi di ceneri e incrociò le braccia dietro la testa. 
«Cosa successe, Mackenzie? E cosa centra tutto questo con i ragazzi?»
«Torniamo un po' alle origini per farti un quadro chiaro: circa settecento anni fa il mondo era cosparso di ninfe di tutti i tipi, che fossero d'acqua, bosco, palude o laghi. Il loro compito era quello di proteggere, custodire e rigenerare la natura, evitando qualsiasi contatto gli umani. Devi sapere che le ninfe erano creature davvero belle, molto spesso capitava che un uomo mettesse i suoi occhi su di loro e finivano per innamorarsene. Le ninfe sapevano però che il prezzo da pagare era l'abbandono da custode e la condivisione parziale della loro immortalità con il compagno. Ben presto la maggior parte di loro si accoppiarono diventando delle comune mortali, ed è quello che successe alle madri di Zayn, Harry e gli altri. Tua madre era anche una ninfa ma da come avrai capito non era una qualunque; lei era la ninfa della fonte di vita. Diciamo che era il punto d'equilibrio della natura, inoltre era proprio lei che custodiva il Graal * -di cui ora disponiamo soltanto un frammento. Lei era una ninfa da lago e aveva un compito ben preciso; custodire. Ma poi commise pure lei l'errore fatale e si innamorò. L'oggetto che le era stata affidata però non era un oggetto qualunque, era il calice dell'immortalità e solo lei poteva donarla.» Avevo già sentito parlare di questo oggetto ma pensavo che si trattasse solo di una leggenda. Il santo Graal era il calice che usò Gesù all'ultima cena e chiunque vi bevesse acquistava immortalità. A quanto pareva esisteva la condizione che solamente mia madre poteva donarla tramite il calice. Mackenzie continuò.  
«L'uomo la sedusse e si fece donare l'immortalità promettendole amore eterno e alla fine la derubò. Urien bandì per sempre Callisto dal regno per la sua frivolezza e la dissolse del suo incarico; ormai il Graal era stato rubato e lui non si fidava più di lei. Infine Urien maledì tutti i figli maschi, consentendogli di usare i loro poteri solo in cambio d'energia vitale e costrinse le figlie delle ninfe a vivere nel regno delle loro madri per produrre meriglia*, il nucleo che dona vitalità alla natura.»
«Perché usano le figlie delle altre ninfe e non me?» Non capivo perché lei non aveva provveduto, era pur sempre mia madre e le volevo bene ma in quel caso era stata lei l'incosciente e lei meritava di essere punita.
«Non ho idea perché non abbiano mai preso in considerazione te o una possibile prigionia per tua madre, so solo che loro figlie pur essendo delle mezzosangue sono ancora creature pure, a differenza delle loro madri. Inoltre non invecchiano ma restano per lungo tempo giovani e potenti. Almeno abbastanza a lungo per aiutare a mantenere viva la natura.» 
«Quanto tempo restano lì?» Sarebbero tornate dopo un certo periodo di servizio, giusto? 
«Non lo so, nessuna è più tornata. Dedicano la loro intera vita a produrre meriglia.» Le ragazze venivano separate per sempre dalle loro famiglie ed la colpa era solamente di mia madre. Migliaia di innocente ragazze dedicavano la loro intera vita a sostituire un lavoro che spetterebbe a qualcun'altra. Riflettei su tutto il discorso e qualcosa non tornava.
«Aspetta un secondo. La peste di cui stavi parlando si diffuse... nella seconda metà del diciassettesimo secolo. Quindi hai-»
«Ho oltre trecentocinquanta anni, io e mia madre siamo immortali ma soltanto parzialmente riguardo l'invecchiamento; se mi scagliassero contro una freccia morirei come qualsiasi altro umano» spiegò con accenno di sorriso,  «Tu comunque non sei da meno, hai circa... duecentonovanta anni.» Io, duecentonovanta anni? Avevo compiuto diciotto anni da qualche mese e non mostravo nessun tipo di vecchiaia. 
«Non può essere vero. Ho compiuto diciotto anni da poco.»
«Dimentichi che tua madre era una ninfa particolare. E' rimasta ingravida per oltre due secoli finché decise che fosse il momento giusto per metterti al mondo, esattamente quando riuscì a recuperare il frammento del Graal e prese in considerazione un possibile ritorno nel Regno delle ninfe. Suona strano ma è così. Sei nata da diciotto anni ma esisti da molto più tempo» concluse, «Penso che questo posso bastare per oggi, ci sono molte altre cose che ancora non sai ma da ora in poi te le dirò con il tempo. E' giusto che tu sappia ogni cosa.» Si alzò da terra e mi tirò per le mani sollevandomi, incitandomi a camminare. In fondo le fui grata di aver terminato le sue spiegazioni lì perché ero abbastanza sconvolta: mia madre all'epoca aveva delle immense responsabilità e si era fatta ingannare da un uomo qualunque. Adesso per un suo errore le figlie delle altre ninfe dovevano pagarne le conseguenze e dunque... anche le sorelle di Zayn. Le sorelle di Louis. Lui e gli altri ragazzi erano costretti a vivere una vita breve e probabilmente anche da soli. Mi sentivo come se tutto quanto adesso gravasse sulle mie spalle e sentivo un grande desiderio di fare qualcosa per cambiarlo ma ero impotente, non potevo cambiare le regole della natura. Da lontano vidi la casa di Louis e tutte le luci erano spente, segno che tutti stavano già dormendo. Prima di entrare in casa Mackenzie mi prese a parte e mi sussurrò a voce bassa: «Ah, giusto che tu lo sappia: se le ninfe baciano un umano, e in questo caso Niall n'è la metà, gli risucchiano l'energia vitale. Sarà stato questo il motivo per cui hai mandato in bestia Freya.» Perfetto, in effetti mi mancava quest ultimo carico di sensi di colpa per farmi sentire meglio. Sia io che lei filammo dritto a letto ma non riuscivo a prendere sonno e mi muovevo irrequieta tra le lenzuola finché decisi di alzarmi. Mackenzie alla mia sinistra già russava profondamente e riuscii a sgattaiolare dalla stanza senza problemi e percorsi in assoluto silenzio il corridoio. Aprii la porta senza fare alcun rumore e gattonai fino al letto, intrufolandomi sotto le coperte già calde. Zayn si voltò verso il mio lato e mi fissò, senza proferire parola. Era buio e le traccie d'alcol mi stavano dando le possibilità di parlargli in queste particolari condizioni. Fu in un attimo, tra uno sguardo all'altro che sentii il bisogno di stringergli la mano per fargli sentire che sarebbe stato più solo. Mai più, se me lo avesse concesso.
«Te lo prometto, Zayn, farò di tutto per ridarti le tue sorelle.»
 



Eccomi puntaulissima! Beh che dire, vuoi avete il vostro dovere e io ho ricambiato. In this chapter:
1. Diciamo innanzitutto che le risse non mancano. Abbiamo finalmente un po' di momenti Zaige anche se non so bene di esserci riuscita per come volevo, spero solo che vi siano piaciuti. 
2. Il nostro Niall l'ha combinata grossa. Ve lo aspettavate una cosa del genere? L'irlandese si è preso una cotta per Paige e nel classico momento di una sbronza la bacia, proprio davanti a Freya. Ah, volevo parlarvi appunto di lei: Come sapete Freya è un'elfo Élite del Regno delle ninfe, è cresciuta combattendo e in modo piuttosto rigido, quindi per lei non c'è mai stato spazio per gentilezza, carezze e sentimenti. Adesso ovviamente le poche attenzioni che le dedica Niall, la loro vicinanza quasi obbligata e il suo senso di dovere nel proteggerlo hanno finito per farle provare qualcosa di nuovo (che lei ovviamente non comprende e giudica soltanto come un 'compito'). Non odiatela, poverina non capisce, ahahah
3. Vi ricordate che vi avevo detto che quel strano ragazzo sarebbe tornato in gioco? Eccolo qua e non scomparirà ben presto ma sarà un nuovo personaggio nella storia quindi occhi ben aperti su quello che fa!
4. Mackenzie spiega ogni dettaglio a Paige, finalmente. Spero di essere riuscita a spiegare tutto in modo abbastanza plausibile, poi se qualcosa non vi dovrebbe essere chiaro potete ovviamente chiedermi ulteriori spiegazioni nei messaggi privati. Non fatevi problemi, rispondo con piacere :)
5. Il finale mi è piaciuto molto ma non starò lì a spiegarlo, prendetelo come volete ahahah...


Bene, se ho tralasciato qualcosa e non vi è chiaro fatemi sapere. Mi scuso in anticipo se dovreste incontrare qualche errore, ecc, ecc. Ioltre volevo ringraziare le mie fedelissime lettrici e chi segue questa storia; aumentate sempre di più e per me è un piacere immenso scriverle per voi. 

Kisses,
Imyoursmaljk.

Ps: una piccola gif di Freya, giusto per farvela un po' immaginare ;)






*Graal: 
il sacro Graal è la coppa con la quale Gesù celebrò l'Ultima Cena e nella quale Giuseppe d'Arimatea raccolse il sangue di Cristo dopo la sua crocifissione. Proprio per aver raccolto il sangue di Gesù, tale oggetto sarebbe dotato di misteriosi poteri mistico-magici.

*Meriglia: non so se avete mai visto 'Barbie e l'avventura nell'oceano' ma ho preso spunto da lì.




 

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Capitolo 19
*** XVIII. ***



XVIII

The silent words are hard to speak
When your thoughts are all I see
"Don't ever leave," she said to me

Sentii percorrere lungo le braccia intensi brividi di freddo e di colpo mi misi a sedere. Ero ancora nel letto di Zayn ma lui non c'era, in compenso mi aveva lasciata la sua giaccia sulle spalle; probabilmente si era accorto che durante la notte avevo tremato. La camera dove era segregato Zayn era illuminata dalla luce del sole e mi guardai attorno: le pareti erano di una tonalità rosa chiaro decorato da qualche adesivo a forma di fiore, un piccolo armadio bianco, un comodino con l'abat jour e una scrivania stracolma di fotografie. Mi avvicinai alla scrivania incuriosita per osservare le varie foto. Non riuscivo a vedere chiaramente i volti delle persone a causa dello spesso strato di polvere. Pulii con le dita il vetro riconoscendo un piccolo Louis all'età di circa dieci anni, assieme ad altre bambine, una donna e un uomo più anziano. Tutte le varie foto ritraevano le stesse persone e dal modo in cui interagivano nelle immagini capii che si trattava dalla famiglia di Louis. Una sensazione sgradevole mi percosse l'intero corpo; le sorelle di Louis erano chissà dove per colpa della mia famiglia e io me ne stavo qui a non poter fare nulla per rimediare, con addosso i vestiti di una ragazza che probabilmente non potrà mai più tornare a casa.
«Quanto ti-, oh, sei già sveglia.» I passi provenienti dal corridoio e la voce di Harry mi fecero sobbalzare e per poco non mi cadde il portafotografie dalle mani. Non volevo che Harry pensasse che mi ero messo a curiosare nelle cose che non mi riguardavano. 
«E' successo qualcosa?» domandai prontamente, anche se il sorriso sulle sue labbra faceva intuire che non era successo nulla di preoccupante.
«Abbiamo preparato la colazione, scendi?» Annuii e Harry abbandonò la stanza, permettendomi di mettere la foto al posto prima che il proprietario se ne potesse accorgere. Scesi le scale e trovai tutti seduti a tavola intenti a mangiare, eccetto Freya che faceva come al solito la guardia alla porta del retro. 
«Paige, pensavamo fosse entrata in letargo!» scherzò Niall con assoluta tranquillità sputacchiando pezzi di uova ovunque. Notai Freya sussultare quando il biondo pronunciò il mio nome e mi diede una lieve occhiata.
Mi sedetti tra Liam e Louis mangiando una mela verde mentre gli altri continuavano i loro discorsi incominciati. Adesso che conoscevo la verità li vedevo sotto una luce diversa. Capivo il rancore di Zayn, l'insicurezza di Niall nell'usare i suoi poteri, l'eccessiva prudenza di Freya e la profonda preoccupazione di Mackenzie nei miei confronti. Gli unici a cui non importava di essere un'orologieri vivente erano Liam, Harry e Louis. A proposito degli orologi, l'unico a cui avevo beccato con il ciondolo fino ad ora era stato Harry. Gli altri non lo utilizzavano o la nascondevano talmente bene da non permettermi di scorgerlo?
«Ho detto, mi passeresti il succo?» La voce di Zayn mi tirò fuori dal mio monologo ma non scattai abbastanza in fretta che Liam glielo aveva già porto.
«Ti vedo stanca, hai qualcosa?» chiese preoccupato Niall. I miei occhi sfrecciarono su di lui e tra i ragazzi incombe il silenzio. Gli occhi del biondo per me erano diventati come un libro aperto per me e in questo esatto momento capii che la sua domanda non era stata posta per cattiveria o istigazione ma solo per preoccupazione. Un trambusto preveniente dalla cucina ci allarmò, interrompendo la nostra colazione e ci costrinse a controllare. La prima che avanzò era Freya dato che al momento era l'unica armata ma lei abbassò il pugnale non appena mise piede in cucina:  due piccoli esserini verdi lottavano nel lavandino tra di loro. Dovevo ammettere che erano piuttosto carini, soprattutto le loro calze a strisce e il cappellino a punta.
«Owain, lascia in pace il folletto di questa casa!» urlò Mackenzie, levando la gamba dalla bocca ad uno dei esserini e separandoli. Louis prese tra le braccia l'altro folletto e lo avvolse in una tovaglia da cucina.
«Oggi hai davvero superato te stesso! Perché hai attaccato... ehm..»
«Erijef» disse prontamente Louis.
«Giusto, Erijef. Non spetta a te venire qua, Owain.» Dopo che sentii per la seconda volta il nome dell'esserino ricordai da dove l'avevo sentito, ovvero quanto aveva fatto eruzione in casa nostra per consegnarci il messaggio della cattura di mia madre, solo che io in quel periodo non ero ancora in grado di poterli vedere. Con una simile di un topino spiegò che il messaggio era indirizzato a me e Mackenzie ma la casa apparteneva ai Tomlinson, quindi avevano deciso di lottare per decidere chi doveva consegnare il messaggio.
«Ho capito, ma qual'è il messaggio?» Owain lanciò uno sguardo arrabbiato a Erijef quando uscì trionfante una busta dalla giacchetta e la porse a Mackenzie.
«E' da parte di Torcall: ci informa che al momento è in visita nel Regno delle ninfe perché ha ricevuto una convocazione da Urien» alzò le spalle la mora.
«Non dice altro? I nostri allenamenti?» chiese Zayn. Le labbra di Mackenzie incresparono un piccolo sorriso.
«Dice che dobbiamo goderci la neve.» Ci voltammo verso la finestra, accorgendoci solamente grazie alla lettera che durante la notte era calata la neve. Ci precipitammo verso l'attaccapanni per recuperare i giubbotti e uscimmo di casa, percependo il pungente freddo sulle guance. Nel paesino dove vivevo in Inghilterra non aveva mai nevicato e ora vedere tutto quel manto bianco sotto i miei piedi mi fece quasi scoppiare il cuore per la felicità. Era l'unica cosa positiva che era succedeva in questi giorni. Ero impalata davanti la porta ad ammirare il contrasto tra il verde dei pini e il bianco della neve, finché notai qualcosa di strano: qualcosa di enorme si muoveva tra gli albero smuovendo la neve fino alla corona. Non era facile capire di cosa si trattasse dato che anch'esso era bianco e si confondeva facilmente. Ricevetti una lieve spinta alla spalla da Zayn che si era affiancato a me e cercava di capire cosa stessi guardando.
«Vedi qualcosa?» domando, infatti. Distolsi lo sguardo per guardarlo e quando lo posai sul punto di prima non vidi più nulla. Era sparito.
«Uh, no nulla.» Non ero molto sicura di quello che avevo scorso tra gli alberi ma una cosa era sicura; la sensazione che qualcuno mi stesse osservando non voleva lasciarmi.
«Perfetto, allora prendi questo e inizia a lottare per la vita!» Zayn prese la mia mano e mi diede una palla di neve perfettamente rotonda e una seconda me la lanciò addosso. Lo rincorsi conservando la palla di neve che mi aveva dato, centrandolo poi perfettamente alla nuca. Gli altri avevano già costruito dei veri e propri muri per la battaglia di neve, mentre Niall tentava di convincere Freya di uscire fuori ed aiutarlo nel costruire un pupazzo di neve ma l'elfo rimase testardo come un mulo e rigidissima davanti la casa a sorvegliare tutto e tutti, nonostante il biondo tentava invano di trascinarla con sé tirandola da un braccio. Avevo le scarpe completamente fradice e sentivo i denti battermi per il freddo, Niall aveva addirittura le labbra viola ma non si arrendeva con Freya nonostante stesse congelando. 
«Suvvia, togli il pugnale e divertiti anche tu!» incitai l'elfo. Freya mi lanciò uno sguardo più gelido della neve che avevo sotto i piedi e strinse ancora di più il suo pugnale.
«Non accetto ordini da te» sputò con disprezzo. Niall sbuffò e alzò gli occhi al cielo, mentre io mi strinsi nel mio cappotto per il freddo.
«Perché la tratti così, Fress? Lei è sempre stata gentile con te, non è come quelli del castello...» Il fatto che Niall riuscisse a farle un paragone del genere mi fece capire che Freya deve essersi aperta moltissimo con lui, o perlomeno abbastanza da raccontargli degli episodi accaduti nel Regno delle ninfe. Liam, Harry e gli altri si accorsero del nostro scambio di parole, dedicando un po' più attenzione non appena Freya parlò.
«Ha fatto del male a te» pronunciò con voce flebile nella direzione del biondo. L'elfo senza ombra di dubbio stava tirando di nuovo in ballo la faccenda di ieri sera e sembrava quasi sul punto di attaccarmi una seconda volta quando all'improvviso dal bosco apparve un'enorme creatura con la pelliccia bianca, ringhiando nella nostra direzione e mostrando i suoi lunghissimi denti. Caddi a terra per l'impatto che diede l’animale e strisciai disperatamente per terra per allontanarmi da lui ma i suoi occhi sembravano puntati solo su di me. Si avvicinò allungando la sua gigante mano ma una freccia da parte di Freya gli perforò un dito, provocando un suo profondo urlo che mi fece fischiare le orecchie. Zayn gli indirizzò col vento un pugnale al petto e la bestia staccò un pino dalle sue radici per difendersi e lo scagliò contro i ragazzi. Cercai di raggiungere i ragazzi ma se mi fossi avvicinata un altro po' avrei rischiato di venire attaccata e non avevo modo di difendermi. era in momenti come questi che mi sentivo totalmente inutile: dopo l'episodio dell'arpia non avevo più avuto modo di usare i miei poteri, erano come bloccati da forze maggiori e per quanto mi sforzassi non riuscivo a fare granché per proteggere gli altri o me stessa. Freya urlò dal dolore assieme a Louis; erano finiti sotto il tronco d'albero. Tentai di raggirare la bestia e raggiunsi gli altri ma non appena mi avvicinai delle enorme dita mi circondarono l'intero addome e mi sollevarono dal suolo. La sua presa era così forte e stretta che sentii il respiro mancarmi e per poco non mi uscirono le orbite fuori dagli occhi. Boccheggiai per il dolore e speravo che qualcuno mi aiutasse perché ero messa davvero male. Harry e Zayn stavano cercando di liberare Louis e Freya, Liam era corso in casa a recuperare altri armi e Niall stava lì impaurito con arco e freccia in mano.
«Niall, aiutami!» ordinò Freya, ma più di un ordine sembrava una supplica; gli occhi di Niall passavano da me a Freya e viceversa. L'elfo lo richiamò ancora e fu lì che capii le insistenti urla da parte dell'elfo: Niall era stato indirettamente posto ad una scelta, cioè chi salvare tra noi due e Freya sperava che il biondo avesse scelto lei ma quando lo vide scattare verso la direzione del mostro per venirmi in soccorso abbandonò la testa al suolo, perdendo definitivamente i sensi e probabilmente anche la speranza. Niall si ritrovò faccia a faccia con la bestia e cercò di espandere l'arco ma prima che potesse riuscirci l'animale lo colpì con il dosso della mano catapultandolo in aria.
«Niall!» urlai io questa volta, cercando di liberarmi dalla presa salda della bestia. Zayn estrasse il pugnale dalle mani di Freya e si scagliò contro l'animale, ferendolo alla gamba. La bestia lo acchiappò velocemente e lo strinse in pugno, ringhiandogli contro e lui sputò del sangue dalla bocca, tossendo. Ormai senza forze la bestia decise di ritirarsi e trascinò Zayn e me con sé. L'animale si muoveva velocemente tra gli alberi e molti di loro mi rigarono il viso e la mani; ormai stavo sanguinando ovunque. Posizionai la testa tra le mie braccia per evitare ulteriori colpi e tentavo in tutti i modi di allargare un po' la sua presa attorno il mio bacino per respirare. Quando la bestia si fermò iniziai ad urlare dando pugni alle sue dita ma tutto questo non sembrava affatto scalfirlo. Posizionò me e Zayn in un'angolo buio di quello che sembrava una grotta delle montagne allontanandosi. Tirai un profondo respiro massaggiandomi l'addome mentre alla mia destra Zayn sembrava svenuto. 
«Zayn!», lo chiamai a bassa voce dandogli piccoli schiaffi sulla guancia, «svegliati, dobbiamo andarcene prima che quella cosa torni!» Continuai a chiamarlo ripetutamente ma nulla, non dava segni di vita. 

Oh merda.

All'angolo delle sue labbra c'erano ancora tracce di sangue ma il suo viso era rilassato, gli occhi e la bocca chiusi. Posizionai il viso davanti la sua bocca per sentire se stesse respirando ma i rumori animaleschi dentro la grotta mi impedivano di capirlo. Osservai il suo petto, sperando di vederlo sollevarsi ma non riuscii a vedere nulla nel buio.  Ti prego Zayn, respira.
«No no no Zayn, non puoi farmi questo.» Presi la sua testa tra le braccia scuotendolo e supplicandolo di svegliarsi. Il mio corpo tremava e gli occhi iniziavano a pizzicare. Tutto questo non poteva essere reale. Strofinai freneticamente la manica della giacca sugli occhi per asciugare le lacrime che mi scendevano lungo il viso. 
«Giovane ninfa» pronunciò una voce alle mie spalle. Era un uomo sulla sessantina, con una lunga barba nera, pelato e con un lungo manto marrone addosso.
«Oh grazie al cielo!» ansimai, «un'orribile creatura ci ha portati qui, il mio amico è morto e io non so-» tentai di spiegare con gli occhi arrossati e singhiozzando ma lui mi interruppe.
«Il tuo amico non è morto. Vedo ancora della vita in lui.» La sua voce era paca e qualsiasi parola uscisse dalla sua bocca la faceva sembrare pura, perfino la parola 'morto'.
«Mi aiuti, la prego!» Gli toccai la spalla mia lui si sottrasse all'istante dal mio contatto.
«Io non posso fare nulla, ma tu sì» spiegò, «come vedi questo manto è così lungo che mi impedisce di muovermi, io posso darti l'indicazioni ma devi essere tu a farlo.» Annuii. In quel momento ero fin troppo disperata per urlargli contro di tirarsi su quelle cazzo di maniche per aiutarmi ma dato che era l'unico essere umano al momento disponibile di aiutarmi non ribattei.
«Per prima cosa scoprigli la pancia, togli ogni indumento che gli impedisca la respirazione.» Le mie mani tremavano talmente tanto da far invidia al morbo di parkinson; molto lentamente gli aprii la giacca e gli strappai la maglietta. Il suo corpo era gelato.
«Adesso, vedi la neve ghiacciata suelle pareti? Recuperane un po' e spalmala sulla pancia e sul petto.»
«Ma così congelerà ancora di più!» Non volevo mettere in dubbio le sue parole ma la vita di Zayn era appesa ad un filo, era semi nudo in montagna con tanto di neve e adesso voleva anche che lo ricoprissi con del ghiaccio sul petto? 
«Obbedisci o morirà.» Strinsi i denti e scattai verso la parete ghiacciata per recuperarne qualcosa ma era più difficile del previsto. Con una pietra riuscii alla fine a raschiarne un po' e la mostrai al signore.
«Molto bene. Ora scioglila tra le tue mani, poggiale sul ragazzo e guariscilo.» Feci come mi aveva detto, riscaldai il ghiaccio con il alito e poggiai le mie mani fredde sul suo petto ma dopo un paio di secondi ancora non accadde nulla.
«Non guarisce!»
«Usa il tuo potere, giovane Paige.» 
«Come-, come fa a sapere il mio nome?» chiesi.
«Io so molto su di te e se vuoi davvero salvare il suo amico apri il tuo cuore e guariscilo. Devi desideralo, devi volerlo.» Rivolsi il mio sguardo di nuovo su di Zayn. 
«Okay Zayn, non mi morire. Se ne usciremo vivi ti giuro che mi farò insegnare da te come si guida una dannata macchina, proprio come mi avevi proposto tu quella volta» gli sussurrai anche se ero consapevole che non poteva sentirmi. Adagiai con più decisione le mie mani sul suo petto, chiusi gli occhi e tirai un profondo respiro. Sentii un forte calore provenire dalle mie mani e pian piano illuminarsi di una luce splendente blu. L'acqua ghiacciata che era sul suo petto e sulle mie mani venne risucchiata all'interno del corpo di Zayn e pochi secondi dopo i suoi occhi si spalancarono ed iniziò e la sua bocca fece un profondo risucchio d'aria. Non riuscivo a crederci, l'avevo davvero salvato. 
«Oh mio Dio!» Istintivamente avvolse le mie braccia attorno al suo collo, realizzando solo dopo che era stato un po'... ecco, azzardato da parte mia. Zayn mi guardava confuso negli occhi; i suoi esprimevano stupore e non sembravano capire perchè fossi tanto sollevata, il suo viso faceva intentere che non riusciva a spiegarsi il motivo per cui le mie gote erano arrossate e bagnate. Allungò la mano e mi carrezzò la guancia umida ed osservò i suoi polpastrelli bagnati, come se volesse accertarsi che fosse vero. 
«Molto bene giovane ninfa, il sigillo è stato spezzato e hai potuto salvarlo.» Con la manica della giacca mi asciugai per bene il viso. L'uomo sembrava felice per me.
«Quale sigillo?» 
«La tua collana,» alzò il braccio ricoperto dal lungo manto verso la mia direzione, «era quella ad impedire la maturazione dei tuoi poteri e sei riuscita a spezzarlo.» Tirai fuori dalla giacca la mia collana e lessi l'incisione capendone solo ora il significato; natura riposa. Mia madre mi aveva regalato intenzionalmente quella collana perché sapeva che tutto ciò sarebbe accaduto e aveva tentato di nascondere me e la mia natura, poi quando raggiunsi la maggiore età il sigillo non era più in grado di controllare i miei poteri ed ecco che andai fuori controllo, questo spiegherebbe ciò che era accaduto quando si era verificato lo scontro con l'arpia. Torcall aveva tentato altrettanto di far addormentare la mia natura prima della nostra partenza, ma tutto questo perché? 
«Dai questa al ragazzo, così non avrà freddo.» Davanti ai suoi piedi apparve una coperta pelosa ma molto soffice al tatto. L'uomo si allontanò da noi e velocemente Zayn si alzò e lo seguimmo.
«Come sapeva che ci sarei riuscita e soprattutto perché si trova in questa grotta dove da un momento all'altro potrebbe spuntare fuori un peloso animale feroce?» Raggiunsi i suoi passi quando all'improvviso si fermò e lo spinsi involontariamente buttandomi praticamente addosso a lui.
«Quel peloso animale feroce di cui stai parlando è uno yeti e ti assicuro che uno degli animali più pacifici che esista, a meno che si senta minacciato» disse, e riprese a camminare.
«Pacifico? E' stato lui ad attaccarci, guardi il mio viso! Ha quasi ucciso Zayn!» esclamai alzando le braccia in aria.
«Mh, avrà esagerato un po' la presa con il giovane ragazzo ma io so pure che voi l'avete attaccato. Yeti stava facendo solo quello che io gli avevo chiesto: portare te da me.» Alzò il braccio invitandoci a guardare dove ci aveva condotto: davanti ai nostri occhi c'era un enorme catino scavato nella roccia, dove dall'alto gocciolava acqua delle nevi. Ero uno sgocciolio continuo ma ogni volta che una goccia si schiantava nel cantino apparivano cerchi blu sulla superficie.
«Lavati il viso con quest'acqua» mi ordinò. Titubante mi inginocchiai e immersi le mie mani, pulendomi il viso. La stessa luce che prima era apparsa con Zayn si illuminò sulle mie ferite, guarendole. 
«Questa, è l'acqua più pura che possa esistere e una volta finita dentro questa vasca diventa magica. Se poi all'acqua magica abbiniamo la custode del Graal, ricaviamo l'acqua per la fonte della vita.» Zayn lo guardava con la bocca spalancata, probabilmente nemmeno lui era al corrente dell'esistenza di questa vasca. Alle nostre spalle apparve lo Yeti, sembrava che stesse per colpirci quando invece allungò la mano verso l'uomo e gli porse una scatola, una boccetta fatta con pelle d'animale e un campanellina.
«Paige,» mi chiamò, «so che tua madre è in pericolo e ho chiesto di te per un motivo ben preciso: prima di tutto dovevo farti spezzare il sigillo; secondo, devo metterti a conoscenza di alcune cose e terzo nonché il più importante; questo.» L'uomo aprì la scatola e sulla manica del suo manto apparve un secondo pezzo del Graal. Mi avvicinai a lui ma lui scosse la testa, guardando torvo Zayn.
«Che c'è? Non ho nemmeno fiatato!» si difese lui. 
«Vorrei svolgere questa conversazione in quattrocchi. Yeti, mi faresti questa cortesia...» Lo Yeti brontolò e delicatamente posizionò Zayn sulla sua spalla e lo allontanò da noi.
«Perché lo ha cacciato via? Non avrebbe detto nulla comunque, si può fidare di lui» m'affrettai a dire.
«Non posso correre il rischio che qualcuno al di fuori delle custode sappiano, anche se si tratta dei tuoi amici, cara.» Mi diede il pezzo tra le mani.
«Ascolta, non ho più molto tempo. Devi soltanto sapere che ora sei in possesso di due pezzi del Graal, il che ti mette in maggior pericolo: tutti bramano l'immortalità e dato che tua madre è nel Regno delle ninfe, cercheranno te. Dentro questa boccetta c'è dell'acqua pura, usala con cura per aiutare te e i tuoi amici e mai, sottolineo mai, metterla in contatto con il Graal. Se tu lo facessi doneresti l'immortalità senza rendertene conto, adesso sei l'unica che può farlo. Inoltre ti regalo questo -mostrò il campanellino-, era di tua madre; in qualsiasi momento, qualsiasi luogo basti che tu lo suoni e gli yeti correrranno in tuo aiuto ma non farlo finire nelle mani sbagliate, Paige.» Annuii energicamente ascoltando parola per parola di quello che mi aveva detto. All'improvviso i suoi occhi si fecero più stanchi, il viso più sciupato ed ossuto, la barba divenne bianca. Lo guardai inorridita ma non perché era una scena raccapricciante, perlopiù perché mi stava morendo davanti e io non potevo fare altro che guardare.
«Adesso vai, custodiscilo e porta a termine il tuo compito.» Non appena pronunciò tale parole, l'uomo si dissolse in polvere, facendo cadere ai miei piedi le sue ossa e ceneri. 
«Paige,» sentii la voce di Zayn chiamarmi, «perché sei lì impalata, dove è il vecchio?» Non riuscivo a pronunciare una parola, guardai per terra dove un attimo prima c'erano i resti dell'uomo e ora invece vidi muschio e fiori. 
«Il Padrone ha svolto ciò che il destino ha avuto in serbo per lui ed ora, dopo duemila anni, ha fatto ciò che più desiderava: morire» spiegò Yeti. Lo yeti sapeva parlare?
«Io e i miei fratelli proteggeremo queste acqua da nemici, ma per voi è giunta l'ora di andare.»

 

Bonsasiiiiiiiiiiiii,
dopo mesi e mesi d'attesa il momento tanto desiderato è arrivato: neeeeeew chapter! So di avervi fatto proprio penare per l'arrivo di questo capitolo -disastroso e indecente tra l'altro- ma è stato voluto da forze maggiori. Vabbè, l'importante è che finalemente io sia tornata e che continuerò a scrivere su questa storia.
Sapendo di essere una ritardona nata, volevo garantirvi che non abbandonerò la storia mai e poi mai quindi se dovesse succedere di nuovo che non aggiorno dopo moltissimo tempo non preoccupatevi: I'll coming baaack (soon)!!!! Ad ogni modo, come state? come sono state le vostre vacanze??
Ditemi cosa pensate per le poche persone fedeli rimaste :D

Much love, 
Imyoursmaljk.

ps: sorry for little errorii

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