Kübler Ross

di Triz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Denial and isolation ***
Capitolo 2: *** Anger ***
Capitolo 3: *** Bargaining ***
Capitolo 4: *** Depression ***
Capitolo 5: *** Acceptance ***



Capitolo 1
*** Denial and isolation ***


Denial and isolation

Per Sherlock, quel medico era una sorta di "secondo Anderson".
Ti disse che non ispirava alcuna fiducia e aggiunse che, dalle sue continue interruzioni e dal suo vizio di grattarsi l’orecchio sinistro, era il classico inetto che aveva ottenuto il posto per il rotto della cuffia.
«Sherlock, per favore» sibilasti stanco quando stava per far sapere al diretto interessato le sue conclusioni su di lui, ma in fondo speravi che Sherlock avesse ragione, come sempre.
Sherlock ti costrinse a fare altre analisi in altri ospedali, ma quelle non poterono che confermare le parole dell'inetto.


Prendi il violino e cominci a suonare.
Il caso che Lestrade ti ha affibbiato - e che hai già risolto, ovviamente - è il primo che ti capita da quando John...
No, è assurdo. Continui a suonare con più convinzione.
Accidenti, è sopravvissuto a un mucchio di eventi nefasti - Afghanistan e Moriarty ne erano due esempi - non può essersene andato così.
Sono passati pochi giorni dal funerale, eppure speri ancora di vederlo lavorare al suo blog.
Una nota stonata e ti fermi un momento.
È irrazionale - è da stupidi - sperare qualcosa che non potrà mai avvenire. La gente si ammala e muore ogni giorno, che cos'ha - aveva - John di diverso?
Ti prepari per riprendere a suonare, ma ci ripensi.
Non è un buon momento per strimpellare il violino, devi chiamare Lestrade per parlargli del caso.






Note dell'Autrice
Ehm, sì, sono nuova e devo rovinare il fandom così, bene!
Ci tengo a precisare che gli aggiornamenti saranno molto veloci a causa del contest a cui partecipa (e che potrete trovare qui). Preferirei, inoltre, dare altre spiegazioni a questa "cosa" all'ultimo capitolo.
Non so, fatemi sapere cosa ne pensate.
Ci vediamo tra un paio di giorni con la nuova flash,
Triz

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Capitolo 2
*** Anger ***


Anger

Tutto ti irritava, John.
La malattia che ti stava uccidendo, i medici che provavano inutilmente a farti vivere di più, persino Sherlock e le sue maledette sviolinate.
Non suona male, sei perfino sorpreso da questa tua irritabilità, eppure volevi solo un po' di silenzio.
«Piantala, Sherlock!» ringhiasti più di una volta massaggiandoti le tempie e, di solito, era così che cominciavano le vostre discussioni.
Non sapevi più quante volte la signora Hudson ha dovuto salire le scale per chiedere che cosa avevate da gridare, specie a un'ora così tarda.
E più il tempo passava, più le cose tra voi due andavano male.


Chiudi la telefonata e getti il telefono contro il muro.
Non sai come, Sherlock, eppure sei riuscito ad arrabbiarti con Lestrade.
«Fattene una ragione, okay?» ti ha gridato al culmine della sfuriata e quella è stata l'ultima goccia.
Hai bisogno di fumare, Sherlock.
Butti tutto all'aria - cassetti, libri, persino i cuscini della poltrona -, tiri via la confezione di cerotti alla nicotina accanto al cellulare e finalmente, tra gli scaffali della libreria, trovi l'ultimo nascondiglio di John per le sigarette.
Apri il pacchetto e sfili una sigaretta - finalmente! -, ma non hai un accendino. Ed è in quel momento che lo capisci.
È di John che hai bisogno, ma non potrai riaverlo indietro.

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Capitolo 3
*** Bargaining ***


Bargaining

Quella sera avevate litigato - sì, di nuovo - e, per la prima volta dopo anni, stavate dormendo in due stanze separate.
"Dormendo", si fa per dire: nel buio e nella solitudine della tua stanza, riflettesti che non potevi passare il breve resto dei tuoi giorni a litigare con lui.
Chissà, magari riappacificandoti con Sherlock avresti cominciato persino a soffrire di meno.
Uscisti così dalla tua stanza e bussasti alla sua porta, trovandolo ancora sveglio: lui ti strinse forte tra le sue braccia e, con un bacio sulla fronte, gettò la discussione alle vostre spalle.


Dopo che John è morto, hai cominciato a pensare che, dedicandoti anima e corpo al tuo lavoro, avresti lenito un po' il tuo dolore, ma ti sbagliavi.
Prima che John entrasse nella tua vita, il dolore era qualcosa che potevi leggere sui volti altrui, perlopiù su quelli dei familiari delle vittime di omicidio. Non avresti mai creduto che potesse toccarti da vicino.
Credevi anche che non avresti visto mai John morire, in effetti.
Ultimamente commetti degli errori, Sherlock.
Ebbene sì, il grande consulente investigativo Sherlock Holmes si sbaglia come una banale e noiosa persona comune.
Sbuffi scocciato: non sarebbe accaduto se avessi tenuto quelle maledette emozioni fuori dalla tua testa.
Decidi che ti controllerai, Sherlock, e che d'ora in poi sarai quello di prima.

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Capitolo 4
*** Depression ***


Depression

«Sherlock, non ho più due anni».
«Questo lo so, John» ti rispose lui tirando fuori il violino dalla custodia: «Ma, come ti ho già detto, l'insonnia ha ripercussioni negative a livello fisico».
Scuotesti la testa e ridacchiasti per la prima volta dopo mesi, mentre Sherlock metteva in posizione l'archetto: «Sono troppo cresciuto per la ninna nanna, non credi?».
Per tutta risposta, Sherlock cominciò a suonare. Ti lanciò una rapida occhiata e tu ti mettesti comodo tra le coperte.
Erano rare le occasioni in cui Sherlock suonava esclusivamente per te e, quando capitavano, una parte di te rimaneva lusingata.
La nenia divenne più lenta e dolce, iniziando a sortire l'effetto sperato sulle tue palpebre pesanti.
Peccato, però, che non avresti potuto goderne a lungo.
«Non smettere» mormorasti assonnato e Sherlock ti fece un cenno di assenso.
Ti addormentasti poco dopo, John, con le lacrime agli occhi e la sua musica nelle orecchie.


Quando la signora Hudson è salita per chiedere cosa fosse quel trambusto, sei riuscito a controllarti.
Ci sei talmente riuscito che, quando la signora Hudson se ne va, sul tuo viso è apparso un sorrisetto soddisfatto.
Hai vinto, Sherlock, niente emozioni.
Ma, se così fosse, cosa sono quelle lacrime che ti solcano il viso?

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Capitolo 5
*** Acceptance ***


Acceptance

Ci volle del tempo prima di comprendere appieno ciò che ti stava accadendo.
Non lo accettasti - non lo avresti mai fatto - ma al tempo questo non sarebbe importato.
Su quel letto d'ospedale, mentre Sherlock ti stringeva la mano, lo guardasti un momento negli occhi e temesti per lui.
Non lo hai mai immaginato che si buttava giù e si disperava, ma dovesti ammettere che Sherlock sapeva essere imprevedibile, se lo voleva.
Se quell'imprevedibilità ti aveva fatto innamorare di lui, ora ti spaventava.
Sherlock ricambiò il tuo sguardo e si accorse che qualcosa ti turbava - quando mai non si è accorto di una cosa? -, ma non ti tempestò di domande, né fece osservazioni boriose.
Si sporse sul letto e ti lasciò un bacio a fior di labbra.
Beandoti di quell'attimo speciale, pregasti che Sherlock fosse tanto forte quanto lo era stato con te.


Otto mesi dopo la morte di John, Sherlock, sei finalmente uscito da casa.
Proprio così, hai indossato il ridicolo cappello da cacciatore, hai alzato il bavero e hai aperto la porta del 221 b di Baker Street, davanti agli occhi della signora Hudson.
Fermi un taxi e, lungo il tragitto fino a Scotland Yard, hai riflettuto sugli avvenimenti dell'ultimo anno e pensato a John.
Non accetti ancora la sua morte - non lo farai mai - e sai che avvertire ogni mattina la sua assenza sarà pesante e difficile, ma terrai tutto per te e andrai avanti.
Molta gente normale lo fa e vive piuttosto bene, non vedi per quale motivo non dovresti riuscirci tu.
Il taxi è arrivato proprio mentre Lestrade esce con il suo disgustoso caffè, la sua faccia pensierosa tradisce che ha un nuovo caso tra le mani e il bicchiere che lascia cadere sull'asfalto non appena ti vede è segno che non si aspettava di vederti lì. E, infatti...
«Che mi prenda un colpo» borbotta e tu sorridi.
Hai del lavoro che ti aspetta, Sherlock.







Note dell'Autrice
Sono sicura di aver toppato la richiesta del contest.
Voglio dire, io e il romanticismo non siamo mai andati d'accordo e mai lo saremo. È probabile, inoltre, che sia più una bromance che una slash e addirittura che qualcuno dei personaggi sia OOC.
Come ho detto nell'intro, la raccolta si basa anche sul modello a cinque fasi della malattia e del lutto elaborato da Elisabeth Kübler Ross negli anni Settanta (rimando a Wikipedia per maggiori informazioni), ma le ho dato un'interpretazione molto libera.
Concludo questa manfrina ringraziando la giudiciA DonnieTZ, emerenziano per aver recensito tutti i capitoli e tutti coloro che hanno letto la storia.
Alla prossima,
Triz

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