Il caso Molly Hooper

di Piumadifenice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Festa? Quale festa? ***
Capitolo 2: *** ABBRACCIO SUPER ***
Capitolo 3: *** Tutta colpa di un vestito! ***



Capitolo 1
*** Festa? Quale festa? ***


Capitolo 1: FESTA? QUALE FESTA?
 
Sherlock entrò a precipizio nel laboratorio del Barth's seguito a ruota dal suo inseparabile blogger John Watson.
-Che abbiamo qui?- chiese subito Sherlock.
-Ciao Molly- gli fece eco John.
La piccola patologa sorrise- Ciao John! Come sta Mary?- 
-Oh sta molto meglio adesso, sai dopo quello che è succes-
-Molly Hooper sai che odio ripetermi:COSA.ABBIAMO.QUI.-
-Mr Gentilezza è di buon umore oggi mmh?- Chiese la patologa un po' arrabbiata e divertita allo stesso tempo dall'espressione scioccata dell'unico consulente investigativo al mondo. 
- Sai dovresti evitare l'ironia, non ti si addice.- disse Sherlock con un moto di stizza.
Ecco cosa aveva un quel momento davanti la patologa Molly Hooper:un bambino; ed esattamente un bambino dell'età di 5-6 anni. Uno degli uomini più intelligenti che aveva le sembianze di un bambino imbronciato.
Cercò di reprimere un sorriso, senza avere molto successo a dire la verità, e poi si accorse che anche John stava ridendo e quindi sfociarono entrambi in una sonora risata.
-Vi alleate contro di me eh? Bè fatemi sapere quando uno dei vostri piccoli e difettosi neuroni torna a funzionare. E in quanto a te Molly Hooper tieni a mente che quegli organi mi servono entro oggi pomeriggio o rischierò di morire dalla noia.- detto questo il consulente uscì dalla stanza insieme al suo svolazzante belstaff.
 
****
Uscì come un fiume in piena e si diresse fuori dall'obitorio del Bart's fiondandosi sul marciapiede. Decise di non prendere un taxi e si trovò a camminare per le strade londinesi inondate dalla pioggia: "proprio una bella idea vero Sherlock?" lo aveva canzonato la voce del suo subconscio che ,per infastidirlo maggiormente, aveva assunto il suono della voce petulante di suo fratello Microft. Ma andava bene così, aveva bisogno di pensare...Sherlock non capiva.... Come mai Molly tendeva a ignorarlo completamente? Si era comportato come sempre in quelle due ultime settimane: non aveva nessun caso da svolgere e passava tutto il tempo che aveva in compagnia del suo amante preferito;il violino. Mangiava come di consueto un pasto ogni due tre giorni e questo lo aiutava a pensare più velocemente... Aveva ripreso tutto ciò che faceva e che aveva prima della Caduta... Il suo lavoro, i suoi amici, persino la signora Hudson che si ostinava a dire che non fosse la sua governante.... Sorrise inconsciamente a quest'ultima affermazione... Aveva tutto ciò che aveva prima eppure c'era qualcosa di diverso, qualcosa che gli sfuggiva; si irritò non poco, c'era sempre qualche minuscolo dettaglio, qualche piccola incognita... È la sua, in quel momento, era proprio la sua patologa preferita: Molly Hooper. La piccola, dolce e timida Molly con quella sua bella pelle morbida e il suo buonissimo profumo al cocco e vaniglia.... Ma che cosa andava mai pensando? Quando mai permetteva ai suoi irritanti e non richiesti sentimenti di penetrare così profondamente nei suoi pensieri? Scosse la testa e si riscosse, proprio in tempo per evitare il getto d'acqua di un taxi in corsa.  
 
****
Molly Hooper, patologa del Bart's segretamente (o forse no?) innamorata dell'unico consulente investigativo al mondo era rimasta immobile da quando Sherlock se n'era andato e ora si ritrovava a fissare il vuoto non curante dello sguardo interrogativo che si era fatto strada sul viso del suo amico John. Appena si rese conto della situazione in cui si trovava, come se si fosse appena svegliata, battè le palpebre un paio di volte e tornò lentamente vicino al tavolo su cui era adagiato il corpo di un cinquantenne che aveva urgenza di essere ricucito. Non che andasse da qualche parte in realtà. Si innervosì impercettibilmente quando riaffiorarono le parole che le aveva sibilato poco prima Sherlock:" Dovresti evitare l'ironia non ti si addice".
- Non mi si addice- ripetè ad alta voce Molly rendendosi solo ora conto che John le stava parlando, e anche da un bel po' data l'espressione stupita dell'amico.
- Come scusa?- le chiese John confuso.
- No niente è solo che.... Che... Insomma... Bè non è che... che ci sia poi niente da dire... Cioè tu puoi dire quello che vuoi... No scusa non stavo parlando con te... Cioe si sto parlando con te ma stavo riflettendo su una cosa.. Cioè tu puoi dire quello che vuoi non è che mi interessa.... Cioè si certo che mi interessa volevo solo dire.... Cioè ... Bè... Ecco... - si maledisse per essere così insopportabilmente balbettante e cercò di riprendere fiato per dire ad alta voce un pensiero di senso compiuto.
- Quello che voglio dire è che...-
- Molly stai calma e per favore smettila di dire cioè e non scusarti, non vedo proprio di cosa dovresti scusarti visto che non sei stata tu quella sgarbata... -  la interruppe sul nascere il dottore-E poi proseguendo il mio discorso...-
- Scusami di quale discorso parli John?- 
- Di quale discorso sto parlando!? Naturalmente di quello di poco fa, in cui ti stavo chiedendo se ti andrebbe di venire a cena da me e Mary.-
- Cena? A casa tua? Con Mary?- chiese un po' titubante Molly che non voleva trovarsi a fare il terzo incomodo (anzi in quarto si corresse mentalmente con l'arrivo del loro primo figlio) tra di loro.
Come se al dottore si fosse accesa una lampadina capì immediatamente il disagio di Molly e si affrettò ad aggiungere- Naturalmente sarà una cena tra amici e ci saranno anche Sherlock e Lestrade. Per favore mi farebbe molto piacere se tu ti aggiungessi a noi.- le sorrise John e non poté fare a meno di accettare: " dopotutto ė solo una cena no? Cosa mai può andare storto?" Si rincuorò, sorridendo all'amico 
- Perfetto!- Esclamò raggiante lui e aggiunse- ci vediamo domani alle... Bè diciamo... Sette e mezza? Ti va bene?- chiese evidentemente preoccupato per i suoi turni che la spossavano in ogni ora del giorno e della notte.
- Si va benissimo!- disse e si appuntò mentalmente di dover cambiare il turno con qualche collega.
- Ok allora ci vediamo!- sorrise il dottore, la salutò con un gesto della mano e se ne andò, molto probabilmente in cerca del povero piccolo bambino, derubato del suo giocattolo preferito: un enigma da risolvere.
 
 
 
 
 
*Note della sociopatica*
Ehm ciao a tutti ^_^ non so cosa si dica di preciso in questi casi cooomunque... Questa dovrebbe essere una long ma non so nè se la continuerò nè quando scriverò il prossimo capitolo... Siate clementi, è la mia prima storia e non ho mai scritto nulla prima di oggi. Fatemi sapere cosa pensate di questa... COSA e soprattutto siate sinceri! Sono ben accetti consigli, critiche e qualsiasi modo di continuare la storia vi venga in mente! Ps per tutti quei buoni samaritani che scrivono sherolly: pubblicate un'altra delle vostre meravigliose storie per favore!

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Capitolo 2
*** ABBRACCIO SUPER ***


CAPITOLO 2: ABBRACCIO SUPER
 
Sherlock Holmes era un uomo abbastanza intrattabile. 
Lo pensava la signora Hudson ( "oh povero caro vedrai che tra un po' ci sarà un bell'omicidio che ti risolleverà il morale" gli aveva detto il giorno in cui lui aveva deciso che il muro poteva anche essere utilizzato come mezzo per incassare i colpi della sua pistola) lo pensava John ( che era sopravvissuto alle interminabili notti insonni e alle cattive maniere dell'amico) e molto probabilmente lo pensava anche Molly. 
La suddetta Molly aveva appena cominciato il suo turno all'obitorio quando si scontrò contro qualcosa di scuro. 
O più precisamente contro qualcuno che indossava un cappotto scuro. 
O più precisamente contro l'unico consulente investigativo al mondo che aveva scelto proprio quel momento per girarsi e per ritrovarsi praticamente abbracciato con la patologa. 
Furono solo pochi secondi nei quali Molly tentò invano di non schiantarsi sul petto di Sherlock che nel frattempo si era ritrovato con la testa di Molly sotto il suo naso. Subito il suo Mind Place venne invaso da odori, ricordi, e soprattutto Molly, Molly         -Molly- disse Sherlock con voce roca.
Molly alzò la testa, le mani ancora artigliate al cappotto del consulente, e guardò in quegli occhi freddi come il giaccio, che in quel momento erano però caldi come il sole: - Sh-Sherlock...- 
L'uomo parve risvegliarsi dal suo stato di trance e, come se stesse guardando la patologa per la prima volta e non si fosse accorto di quello che era appena successo, schiarendosi la voce e riprendendo il suo tono freddo e distaccato disse:
- Hai intenzione di rimanere qui attaccata tutto il giorno o vuoi riprendere il tuo lavoro?-
Vide negli occhi della patologa cosa? Rabbia?( No, era da escludere) Delusione? Oh si... E anche cosa? Tristezza? Non poteva mai esserne certo, non capiva mai le cose quando si trattava di sentimen-.. 
-Si, scusami Sherlock, sono molto sbadata in questo periodo...- la voce imbarazzata della patologa lo riscosse dai suoi pensieri.
-In questo periodo? Molly tu sei sempre sbadata- disse con tono sgarbato Sherlock.
-Ah si? Bè allora Miss sbadata adesso andrà a lavorare e Mr Perfezione starà qui fuori e non intralcerà il lavoro della qui presente patologa ok?- disse Molly molto arrabbiata sbattendogli la porta in faccia.
 
*****
Di nuovo, di nuovo, di nuovo! -Dannazione!- gridò Sherlock.
Lo aveva fatto. Per la seconda volta. E Sherlock non poteva crederci. 
Insomma lui era sempre stato intrattabile, ma era lui quello intrattabile, non Molly. Che cosa aveva fatto per meritarselo? Oh certo oltre al fatto che l'aveva offesa, ma non era la prima volta... E se si fosse stancata? E se non avesse voluto avere più niente a che fare con lui? La sola idea lo terrorizzava. 
Rimase a fissare con astio la porta bianca dell'obitorio come se fosse sua la colpa di tutti i suoi problemi. Esitò, incerto sul da farsi. "Oh al diavolo! Non mi farò spaventare da una porta!" pensò mentre entrava nell'obitorio: stranamente, però, non vide nessuno.
 
*****
Appena aveva sbattuto la porta in faccia al detective, Molly si era sentita un vero e proprio schifo.
Iniziò a piangere sommessamente e si diresse verso il piccolo bagno attiguo per non farsi sentire da Sherlock.
Subito calde lacrime amare iniziarono a rigare il volto della patologa.
Scossa dai singhiozzi iniziò a pensare a come aveva passato le ultime settimane.
Aveva appena metabolizzato il fatto che Sherlock avesse sparato a sangue freddo un uomo. Oh certo lo aveva fatto per difendere i suoi amici e non lo biasimava per questo. Inoltre sapeva che non era la prima volta. 
Dio solo sa cosa aveva fatto nei due anni in cui tutti lo credevano morto.
E poi, non aveva ancora ben accettato la "partenza" di Sherlock. 
<<“John e Mary Watson saranno sulla pista di partenza, potrai salutarli”
“Bene. Grazie, Mycroft... lo apprezzo molto”
“Posso arrangiare la presenza di qualcun altro, se vuoi”
“Qualcun altro? No, non e’ necessario”>>*
Le parole della registrazione portata da Mycroft per lei le ronzavano in testa da giorni ormai. Riviveva quel momento ogni ora di ogni giorno.
Lei sapeva che, se fosse partito, non lo avrebbe più rivisto. E lui non l'aveva ritenuta  necessaria. Non sapeva se arrendersi all'evidenza o piangere ancora di più perché, lo sapeva, il suo cuore si era spezzato definitivamente. E lei, come al solito, era rimasta sola a raccogliere i pezzi della sua anima infranta. 
E poi c'era Jim. No Moriarty, si corresse mentalmente. Era solo lui il motivo per cui Sherlock era tornato a Londra. Anche se era il miglior consulente criminale del mondo, "e anche il più sexy", non poteva far altro che ringraziar-... No, momento. Momento. Momento. Momento. 
"Molly devi assolutamente mettere da parte questi pensieri, lui è un criminale. Lui ti piaceva quando era Jim dell'IT, non puoi pensare a lui adesso. No, no, no."
Si rannicchiò ancora di più vicino la parete del bagno per cercare di scomparire e affondare nella vergogna dei suoi pensieri, quando un messaggio sul suo telefono decise di farle ricordare perché aveva rotto con Tom.
 
*****
Sherlock non era uno stupido. 
Sapeva che Molly si era rintanata in bagno eppure si era seduto. Logicamente parlando, voleva dare alla patologa il tempo per ricomporsi, ma sapeva che era una scusa bella e buona.
Quando mai aveva dato a un qualsiasi inetto essere vivente "il tempo per ricomporsi?"
No, lui non voleva andare da Molly perché sapeva che era colpa sua se stava piangendo, perché stava piangendo, lui ovviamente lo sapeva. 
Non era certo la prima volta che piangeva per lui comunque. Non poche volte l'aveva notata con gli occhi rossi e lo sguardo vuoto e triste, proprio mentre gli altri non la guardavano. Ma lui non era "gli altri" e notava cose che solo un occhio attento poteva vedere. Buffo come a volte le persone che sembrano le più felici e disponibili siano in realtà le più tristi. Tuttavia prima non gli importava. O forse fingeva di non importarsene. 
Adesso però le cose erano cambiate. Prima di tutto lei aveva visto in lui cose che nemmeno John era riuscito a notare. E, secondo, lei gli aveva salvato la vita. E non solo quando lo aveva aiutato a fingere la sua morte, ma in tantissimi modi diversi che nemmeno lui era in grado di comprendere... 
Ecco, stava divagando, di nuovo.
"Tutta colpa di John" si rimproverò mentalmente. È stato lui a fargli aprire quella dannata porta dei sentimenti nel suo Mind Place, che non era riuscito più a chiudere. 
Ed era anche un po' colpa di John se si trovava all'obitorio quella mattina. Come se non avesse niente di meglio da fare...
Aveva infatti avuto una "leggera discussione" (con accenni di ira da parte di John) dopo che era uscito in fretta e furia dall'obitorio.
E poi quella stupida idea della cena... No, non ci sarebbe andato. O forse si... 
Ma perché doveva essere tutto così complicato quando si parlava di sentimenti? 
E poi si sentiva in colpa... Più che altro aveva associato il suo "sentirsi in colpa"alle occhiatacce di John...
Ecco, si era distratto ancora... 
Mmm era veramente una questione importante se si era permesso di distrarsi... Non lo aveva fatto nemmeno con Moriarty... 
Comunque, dopo essere uscito sotto l'insistente pioggia londinese, John lo aveva raggiunto a Baker Street dove avevano discusso del suo comportamento con Molly e della cena.
 
*****
"Hey non prendere appuntamenti per questa sera. Ceniamo insieme. -Tom" 8:30
Continuava a guardare il display del cellulare incerta su come rispondere.
Dopo il ritorno di Sherlock, Molly si era finalmente resa conto che l'uomo che aveva accanto a sè non era che una brutta imitazione dell'uomo che amava. Così, una sera, dopo aver cenato con il suo futuro sposo, lo aveva lasciato, spiegandogli che, quello che provava per lui, non era che un'illusione. 
Ovviamente il suo fidanzato non si era arreso all'idea di dover rinunciare a lei per sempre, e aveva cercato di riconquistarla in mille modi diversi. Naturalmente se non fosse stata innamorata di quel cieco presuntuoso di Sherlock, sarebbe cascata ai suoi piedi in meno di ventiquattro ore.
Ma purtroppo nel suo cuore c'era posto per un solo sociopatico iperattivo.
"Mi dispiace Tom, ma sono già impegnata questa sera. -Molly" 8:42
"Oh non mi dire, il tuo principe azzurro ti ha chiesto di uscire? -Tom" 8:43
Okay non era andata proprio come aveva previsto, ma finché si manteneva sul generico non era in pericolo.
"No, dei miei amici mi hanno invitata a cenare da loro. -Molly" 8:44
"Disdici. -Tom" 8:44
Adesso iniziava ad irritarsi. Perché Tom non voleva accettare la realtà?
"Ti ho già detto che sono impegnata. -Molly" 8:45
"Dai Molly, non farmi arrabbiare... -Tom" 8:45
Cos'era quella? Una minaccia? Un modo per farla spaventare? 
Perché iniziava davvero ad avere paura. 
Le corse un brivido lungo la schiena al ricordo dei momenti successivi in cui lei gli aveva detto di non amarlo: Tom aveva iniziato a gridare e a dare calci a ogni cosa che si presentava sul suo cammino, e si sarebbe avventata anche su di lei se non ci fossero stati dei ragazzi che lo avrebbero fermato... 
Per migliorare un po' la situazione a suo favore scrisse:
"Davvero, non posso rinunciare, ma possiamo vederci comunque durante la settimana... Che ne pensi? -Molly" 8:49
Non aveva intenzione di uscire con lui comunque. Si sarebbe inventata un'altra scusa all'ultimo momento. Lei odiava dare false speranze, ma non aveva alternative questa volta purtroppo...
La vibrazione del suo telefono la avvisò dell'arrivo di un nuovo messaggio che la riscosse dai suoi pensieri:
"Mmm okay ma vedi di non inventarti le tue tipiche scuse dell'ultimo momento. -Tom" 8:50
Il suo piano geniale non aveva funzionato a dovere, ma almeno era riuscita a guadagnare un po' di tempo, così scrisse velocemente una risposta:
"Certo che no! Scusami Tom ma ora ho del lavoro da fare. -Molly" 8:51
In realtà l'ultima cosa che voleva fare era lavorare, così decise di rimanersene lì per un altro po'. 
 
****
Poche ore prima...
-A cosa devo questa visita, mio caro amico?- disse Sherlock con un falso sorriso dipinto sulle labbra. A volte gli sarebbe piaciuto tirargli un altro pugno in faccia. 
Non che non avesse buoni motivi... Anzi, di quelli, ne aveva anche troppi. 
Represse i suoi istinti omicidi facendo uso di tutta la buona volontà che possedeva.
-Penso che dovresti scusarti con Molly- esordii .
-Io? E perché mai?- 
-Perché Sherlock sei stato sgarbato con lei, anche se non ti aveva fatto niente- continuai imperterrito.
-Non mi ha fatto niente?! John lei mi ha volutamente ignorato!-
-Oh già, avevo dimenticato che la rotazione del globo dipendeva da Mr Gentilezza**- ripresi sarcastico.
-Oh, ti metti anche tu adesso?- riprese lui con il suo solito tono da MI-STO-ANNOIANDO-PER-FAVORE-NON-MI-DIRE-CHE-SEI-UN-IDIOTA-ANCHE-TU-ANCHE-SE-IN-REALTÀ-LO-SEI.  
-Si, e comunque sono qui anche per un altro motivo... - continuai incerto.
-Non ci vengo alla cena.- rispose secco lui.
-Ma come diavolo fai a sapere della ce-... Oh sai che ti dico? Non mi interessa come lo sai, tu vieni e basta.- 
-NO.- 
-Sherlock non fare il bambino! Ci saranno solo le persone con cui riesci a dimostrare un po' di umanità...-
-Ci sarà anche Gavin?-
-Greg-lo corressi automaticamente mentre lui gesticolava con noncuranza- e si comunque, lui e Molly oltre me te e Mary-
-Okay vengo.- 
-Tutto qui?- dissi sorpreso - Mi aspettavo come minimo la terza guerra mondiale o qualcosa del genere...-
-Si tutto qui. Ora se non ti dispiace potresti allietare qualcun altro con la tua ingombrante presenza?- disse con nonchalance.
-Eh no caro! Tu ora vai da Molly e ti scusi con lei.-
-No-
-Si, invece!-
-No-
-Si-
-No-
-Si-
-NO-
-SI!-
-NO!-
-SI!-
-SI!-
-NO!-
-Okay John, visto che insisti, non vado.- disse Sherlock, compiaciuto di aver beffato l'amico.
-E dai però non è giusto...-
-Stai tranquillo John, andrò da lei domani, le ho già inviato un messaggio per dirle di non venire questo pomeriggio per portarmi gli organi, andrò io direttamente all'obitorio.- disse Sherlock.
In realtà non aveva inviato proprio nessun messaggio, ma lo avrebbe fatto quando John se ne fosse andato.
Voleva davvero scusarsi con Molly, ma prima doveva ordinare i suoi "sentimenti" in modo che non intaccassero la sua fredda e amata logica.
-Ehm okay io vado- disse John salutando l'amico.
-Mmm- fu l'unica risposta che ottenne.
 
*****
La lontana vibrazione di un messaggio lo riscosse dai suoi pensieri. 
Sherlock aveva passato un buon quarto d'ora a pensare al motivo per cui era lì.
Doveva scusarsi con Molly. E non perché glielo aveva imposto John, ma perché voleva farlo. Quindi si alzò dalla sedia e con passo deciso si diresse verso il bagno.
 
*****
Era ancora rannicchiata contro una parete del bagno quando sentì dei passi avvicinarsi alla porta nel quale si era rinchiusa.
Subito si alzò in piedi e facendo pressione sulla porta per evitare che venisse aperta, disse: -Vattene via Sherlock.-
-Molly...- disse quasi sussurrando il detective attraverso la porta.
-Ti prego Sherlock va via-
-Volevo chiederti scusa per come mi sono comportato in questi giorni-
Non si udì alcun rumore per un paio di secondi, poi, tutto ad un tratto, la porta venne sbloccata e ne uscì una Molly con il volto arrossato e gonfio per il pianto.
Nessuno dei due parlò per un po' poi alle fine il detective continuò dicendo: -Perdonami Molly, ti prego. Sono stato uno stupido e so che sei arrabbiata non solo per questi eventi, ma anche perché non ti ho voluto salutare dopo il caso Magnussen, ma l'ho fatto solo perché sapevo che non sarei mai riuscito a dirti addio... So che se sei triste è solo colpa mia, ma sapevo per certo che non si trattava di sei mesi quando sono salito sull'aereo, perché molto probabilmente sarei morto prima di atterrare. ***-
Molly rimase immobile. Non poteva crederci. Sherlock aveva preparato un discorso (composto da più di tre parole messe in fila) per chiederle scusa. 
Non quelle solite scuse per sfruttare la sua pazienza, il suo tempo, o il laboratorio, ma solo per lei.
E l'aveva pregata di perdonarlo
Appena ebbe formulato questi pensieri si mise a piangere di nuovo. Cavoli, doveva essere proprio patetica in quel momento.  
-Ho detto qualcosa di sbagliato? Scusami non volev...- 
La patologa lo travolse con un abbraccio, impedendogli di continuare il discorso. 
-Certo che ti perdono Sherlock- disse Molly mentre affondava la testa nel petto del detective. 
Un paio di anni prima non si sarebbe mai permessa di abbracciarlo, nemmeno di toccarlo, ma da quando lo aveva schiaffeggiato, si sentiva molto più sicura di sè. Sentì il detective che si irrigidiva con il suo abbraccio, ma, quando stava per scioglierlo, lui la colse di sorpresa e la abbracciò.
 
 
Da "Brocken" di Yllel grazie per avermi ispirato con le tue bellissime storie ^-^ Ps: ho pianto troppo, l'angst più bello di sempre 😍 
** Riferimenti casuali al primo capitolo
*** Licenze poetiche; molto probabilmente Sherlock non avrebbe mai detto queste parole, ma visto che in questa storia dirigo io i miei personaggi preferiti, (sono una megalomane, lo so) mi sono presa questa libertà ^_^ 
 
 
*Sgabuzzino della ragazza normale ( normale= termine con cui si indica il valore inversamente proporzionale alla sanità mentale)*
Riciao a tutti!!!! Questo è un odioso, ma necessario "capitolo di passaggio". È stato abbastanza complicato e alcuni punti non mi piacciono molto, soprattutto quelli che si avvicinavano alla fine.
Ho cercato di rendere i personaggi abbastanza simili alla storia originale, ma non sono sicura di aver reso l'idea.... Come sempre i commenti, le critiche (positive e negative) e i consigli sono ben accetti. Ringrazio particolarmente coloro che hanno letto/recensito/messo tra le preferite la mia storia. Perdonatemi se non ho ancora risposto a tutti i vostri commenti/messaggi, ma il computer per ora ha deciso che non posso recensire😔. Anyway spero che il capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima😘😘

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Capitolo 3
*** Tutta colpa di un vestito! ***


Capitolo 3: TUTTA COLPA DI UN VESTITO!
 
Bene, come prima cosa scusate per l'assurdo ritardo, ma a quanto pare scuola, corsi pomeridiani di varie lingue, e lavoro non vanno tanto d'accordo... 
Bando alle ciance, vorrei ringraziare tutte le personeche hanno letto/recensito/messo tra le preferite/fatto qualsiasi cosa con la mia storia, perché è davvero molto importante sapere cosa ne pensate❤️.
 
Inoltre, prima di iniziare, una cosa importante che non ho ancora precisato bene. Questa storia si svolge dopo l'apparizione di Moriarty sugli schermi di tutta Londra. Non si è però ancora rivelato personalmente a Sherlock (nonostante siano passati mesi) per continuare il loro grande gioco. E, questa volta, il nostro Jim non compirà più lo stesso errore nel sottovalutare Molly.
Detto questo, buona lettura!
 
 
 
 
Ritardo. Ritardo. Ritardo! 
Molly correva come un fulmine per tutta la casa, cercando di sbrigarsi il più velocemente possibile. Tuttavia, l'unica cosa su cui riusciva a focalizzarsi seriamente, era il suo apocalittico ritardo. 
Aveva finito di lavorare tardi a causa della sua mente che le faceva rivivere continuamente i momenti in cui lei e Sherlock si erano abbracciati. 
Si era appena resa conto di essersi fermata (per la millesima volta) in mezzo alla camera a rivangare di nuovo quei ricordi con un sorriso da ebete stampato sulla faccia. Si riscosse e riprese a saettare da un lato all'altro della camera.
Come se non bastasse, appena finito il suo turno, era dovuta scappare a comprarsi un vestito nuovo. 
Perché?
Perché il suo amato subconscio continuava a dire cose del tipo: "E se a Sherlock i vestiti che hai a casa non piacciono? E se lui non ti vorrà abbracciare mai più a causa del tuo vecchio abito mal ridotto?"
E ci era cascata. Gettò uno sguardo fugace al nuovo vestito, corredato di scarpe. Mmmh non era male. 
Anzi, era davvero molto bello. Grazie al cielo quella santa della sua amica appena aveva sentito le parole "vestito" e "parere" aveva subito riattaccato e si era fatta trovare davanti alla porta di casa sua dopo dieci minuti. Il vestito non era nel suo genere, troppo corto e troppo costoso, ma Meena* non aveva voluto darle ascolto. 
E poi se lo meritava un abito nuovo; non ne comprava uno da tempo immemore. 
Così, adesso, si trovava davanti un vestito mozzafiato e dei trampoli che, solo a guardarli, le venivano le vertigini. 
Stava per vestirsi, quando il suono del campanello la fece precipitare all'entrata.
Aprì senza indugio la porta, trovandosi di fronte l'alta figura dell'unico consulente investigativo al mondo.
Proprio in quel momento ricordò che era da poco uscita dalla doccia.
Oh no.
Aveva solo un asciugamano striminzito che le ricopriva appena le cosce e i capelli che le gocciolavano sul pavimento. 
Si sentì avvampare sotto lo sguardo indagatore di Sherlock.
-Ehm ciao, cosa ci fai qui?- chiese la patologa tenendo uno sguardo basso.
-Sono venuto per accompagnarti a casa dei Watson, è ovvio- disse annoiato Sherlock.
-Cosa?!-
-Ti prego Molly non costringermi a ripetertelo- continuò lui come se fosse la cosa più naturale del mondo che un uomo elegantissimo e bello da togliere il fiato come lui la accompagnasse a una cena tra amici.
Mentre rimurginava su queste cose, si accorse di non aver ancora fatto entrare Sherlock e di essere ancora semi nuda.
Oh no, doppio oh no.
-Ehm okay... Entra nel frattempo.-
-Bene- disse entrando a passo svelto dentro l'appartamento. 
Era strano vederlo in casa sua. Creava un forte contrasto con tutto quello che lo circondava. Tutto si appiattiva in sua presenza.
-Sherlock?-
-Dimmi-
-Ti ha per caso costretto qualcuno a venire qui?- 
-No, perché?-
-Niente era solo per... Curiosità- disse impacciata lei.
-Curiosità- affermò lui con un mezzo sorriso sulle labbra.
-Già, si, proprio quella- sorrise Molly a sua volta.
-E non vai a vestirti?- chiese lui stranito dal suo comportamento: non seguiva mai uno schema preciso Molly Hooper, sempre a sorprenderlo con i suoi sentimenti.
-Oh...- rispose, come se si fosse appena resa conto del modo in cui si era presentata alla porta. 
Non che non avesse mai visto una donna nuda prima.
Ma bè, lei era Molly! Non poteva presentarsi così!
Soprattutto non dopo il loro abbraccio.
Dopo il loro scontro di pochi secondi in cui si era inebriato del suo profumo, non aveva fatto altro che pensare a un momento proprizio per scontrarsi di nuovo, senza che lei se ne accorgesse, magari anche dandole la colpa per la sua goffaggine.
E poi il momento era arrivato da sè: lei lo aveva abbracciato e quando stava per staccarsi da lui, il detective non era ancora pronto a lasciarla andare e l'aveva abbracciata a sua volta.
Quando la patologa aveva finito il suo turno ed era tornata a casa, lui non aveva resistito e si era inventato la scusa di accompagnarla per averla un altro po' tutta per se....
Oh oh. Questo non va affatto bene.
"Si direbbe che il mio fratellone abbia trovato una nuova droga altamente tossica" lo canzonò con la sua solita voce beffarda Mycroft, che -ovviamente- lui mise a tacere.
-Bè...allora...io... Ehm.. Ecco... vado- disse Molly con un sorrisetto riscuotendolo dai suoi pensieri.
-Okay- rispose Sherlock con finto disinteresse.
-Okay**- sorrise lei e si girò per entrare in camera e vestirsi.
Ora non è che Molly fosse una completa imbranata. 
Ma non era nemmeno un'atleta.
E si sa che, a volte, la goffaggine e le gocce d'acqua sul pavimento non vanno tanto d'accordo.
E così, mentre si girava per aprire la porta della sua stanza da letto, scivolò rovinosamente all'indietro, cadendo sopra Sherlock che, non essendo preparato, perse l'equilibrio.
Finirono entrambi sul pavimento e per qualche secondo nessuno parlò.
Ad un certo punto però Molly iniziò a ridere. E non riusciva proprio a smettere.
-Ahahahaha, scusa Sherlock- disse continuando a ridere -ti sei fatto male?- chiese preoccupata.
-No, no- la rassicurò Sherlock.
La patologa si alzò e tese la mano al detective che, prontamente, la prese.
Purtroppo però Molly aveva calcolato male le distanze e così scivolò nuovamente, portando Sherlock con sé.
Si ritrovarono nuovamente a terra con Molly schiacciata sotto il peso di Sherlock.
I loro volti così vicini che potevano respirare il profumo della loro pelle. 
Il cuore di Molly iniziò a pompare sangue a un ritmo furioso, il suo respiro accelerò e le sue pupille si dilatarono. 
Naturalmente Sherlock si rese conto di tutto ciò e sapeva che, se non fosse intervenuto, sarebbero giunti a un punto di non ritorno. 
Tuttavia, quello che non notava, era che anche il suo corpo aveva reagito allo stesso modo.
-Sh-Sherlok...-espirò piano Molly, avvicinando piano le sue labbra a quelle dell'uomo, lentamente, in modo che i loro nasi potessero sfiorarsi ma non abbastanza vicini da baciarsi.
Non voleva essere lei a baciarlo perché voleva, per una sola, piccola e infinitesima volta, essere lei quella a ricevere qualcosa, senza essere costretta a dare. 
Decise in quel momento che doveva essere il consulente a baciarla, se lo voleva, e ne avrebbe accettato le conseguenze, anche se avesse significato soffrire maggiormente.
Persa nelle sue riflessioni, non si era accorta che il detective si era leggermente allontanato dal suo viso ed era in procinto di dire qualcosa.
-Dovremmo alzarci Molly-
-Già, dovremmo- rispose lei abbozzando un sorriso per nascondere il velo di tristezza che si stava piano piano impossessando di lei.
Come poteva essere stata così stupida?
Stupida. Stupida. Stupida.
Sherlock si scostò da lei e si alzò porgendole la mano.
Lei la prese e si ritrovò di fronte a lui. Incapace di guardarlo sussurrò piano dandogli le spalle: -Non ci metterò molto- disse freddamente -se vuoi qualcosa sai dove trovarlo-
-Grazie- rispose con tono dolce lui (Sherlock aveva un tono dolce? E lo usava con lei!?)   e Molly chiuse la porta dietro di sé.
 
*****
John e Mary, seduti sul divano, si stavano rilassando in attesa degli ospiti.
Accanto al fuoco si godevano il silenzio; non quello glaciale che si creava in presenza di Sherlock, ma un silenzio tranquillo e rilassante, più significativo di mille parole.
Riscaldati dal tepore del camino, erano entrambi immersi nei propri pensieri, di natura ovviamente diversa.
Mary pensava alle mille cose che avrebbe amato della loro futura figlia (o figlio avevano deciso di non saperlo), a quanto si sarebbe stancata nel primo periodo e alle tante soddisfazioni che avrebbe avuto vedendola/lo crescere.
John, dal canto suo, voleva davvero pensare alle stesse cose che occupavano la mente di Mary, ma purtroppo, doveva occuparsi di un altro bambino, altro circa un un metro e ottanta*** che abitava a Baker Street. 
Era in ritardo. E di solito lui non era MAI in ritardo. 
Quindi i fatti erano due: o era stato ucciso (cosa molto improbabile anche se per niente impossibile), o stava combinando qualcosa senza di lui (molto più probabile conoscendolo).
Entrambe le opzioni comunque lo infastidivano. 
Scartando la prima ( più che altro temendo che fosse vera) si concentrò sulla seconda.
Quali motivi potevano essere responsabili del suo ritardo?
Esperimenti?
Un nuovo caso?
Mmh no.
Poi si ricordò del suo litigio con Sherlock.
C'erano molte cose che non lo convincevano. 
Primo fra tutti il modo arrendevole con cui aveva accettato la cena.
Insomma lui non si comportava in modo così... Normale.
Sherlock era quello che se gli chiedevi di spostare un libro accanto a lui, chiamava la signora Hudson a piano di sotto per spostarlo al posto suo.
O quello che ti faceva fare il giro della città (probabilmente anche di notte) solo perché: "Il carbone John! Questo carbone sicuramente si trova solo in quella determinata parte della città come fai a non saperlo! È così ovvio..."
Stava divagando...
Sherlock non voleva venire, ma quando aveva accennato a Lestrade e a Molly aveva cambiato subito idea...
Sicuramente era la presenza di Lestrade ad avergli fatto cambiare idea...
Non poteva certo essere Molly il motivo del suo ripensamento, giusto? 
Giusto??
 
*****
-Sbagliato!-
-Cosa!?- esclamò meravigliata Molly dall'altra parte della porta.
-Ma allora come hai fatto a capire la password?- chiese curiosa la patologa che aveva deciso di mettere da parte la propria tristezza. 
In fondo cosa sperava sarebbe accaduto? 
Quegli avvenimenti delle ultime ore, le avevano fatto pensare a un cambiamento da parte dell'uomo che amava, ma Sherlock non era della stessa idea. Quindi, rassegnata, aveva deciso di godersi la serata, per poi dimenticare tutti i momenti tristi con l'aiuto di un po' d'alcool. 
Non che amasse bere, ma ogni tanto, come le diceva sempre la sua amica "Un bicchierino non fa mai male".
-Elementare Molly. Irene Adler provava qualche stupido e superficiale sentimento nei miei confronti e, non potendo resistere, ha usato le lettere iniziali del mio nome per la sua password.
Il suo telefono era la sua vita e io ne rappresentavo una buona parte. Dedurre il resto è stato semplice. Questa esperienza mi ha dimostrato ancora una volta come i sentimenti possano essere dannosi. 
Io non farò mai un errore del genere. Troppo banale. 
Pensa solo un attimo all- il suo discorso venne bruscamente interrotto dalla porta che si apriva velocemente e un cuscino che lo prendeva diritto in faccia.
-Ascoltami bene consulente investigativo da strapazzo- esordì Molly furente puntandogli un dito contro il petto -i sentimenti sono tutto, tranne stupidi, superficiali e tantomeno dannosi. 
Certo, ti fanno soffrire e a volte desidereresti morire, piuttosto che affrontarli, ma non puoi vivere senza. Pensa un attimo a John. 
Per chi ti sei buttato giù da quel dannato tetto eh? Per John, la signora Hudson e Lestrade. 
Per quale motivo ti sei buttato? Per proteggerli. E no, ti prego, non rispondermi che c'era qualche motivo logico, perché non ce ne sono. Nonostante tu ti ostini a definirti sociopatico, freddo, insensibile, tu non sei affatto così. 
Perché nonostante il tuo carattere, nonostante i tuoi modi non convenzionali di rapportarti con le persone, tu sei riuscito a legarti sentimentalmente ad altre persone. Puoi definirli un difetto, una falla, del tuo palazzo mentale? No, perché tu ti sei affezionato a loro, tanto da rischiare la tua vita per preservare la loro. 
E quindi mi dispiace dirtelo, ma tu hai commesso lo stesso "errore" di Irene Adler, se di errore si può parlare. E, per favore, smettila di dire cose insensate, citandoti testualmente "non ti si addice".- wow per la prima volta era riuscita a fare un discorso serio senza balbettii e ripensamenti davanti all'uomo che amava. Perché per una volta, era lei l'esperta in materia. 
Si sentì inaspettatamente orgogliosa di sé stessa.
Tuttavia ora era preoccupata. 
Perché Sherlock era rimasto lì, immobile, e continuava a fissarla.
Tutta la rabbia era di colpo svanita, sostituita da un profondo senso di colpa.
-Ho detto qualcosa di sbagliato? Perché Sherlock, davvero, io non volevo offenderti, volevo solo dirti quello che penso e farti vedere che sotto quella maschera di ghiaccio c'è un grande cuore, solo che, a quanto pare, tu non riesci a vederlo. Quello che mi fa più arrabbiare è che tu parli dei sentimenti come se non ti appartenessero, quando invece non è affatto così...- 
Mmh secondo discorso decente, non male Molly, davvero niente male.
-Quando hai comprato questo vestito?- chiese Sherlock, come se non avesse ascoltato una sola parola di tutto quello che aveva detto la patologa.
-Cosa?- 
-Quando hai comprato questo vestito?- ripeté Sherlock un po' seccato.
-Lo so quello che hai detto, chiedevo come mai me lo chiedi-
-Curiosità- disse l'uomo con un sorrisetto.
-Touchè- sorrise Molly allora.
-Allora?-
-Allora cosa?-
-Il vestito Molly-
-Oh questo... -
Indossava un grazioso tubino blu notte aderente e molto corto (troppo corto in verità) con una scollatura a cuore e delle scarpe nere abbinate.
-In realtà oggi- rispose sinceramente la ragazza abbozzando un sorriso.
-Ecco perché non lo ricordavo...- sussurrò Sherlock.
-Perché nel tuo Mind Place c'è posto anche per l'elenco di tutti i miei vestiti?- chiese ironica la patologa.
-L'ho detto ad alta voce?-
-Sì e comunque non sviare la mia domanda con un'altra domanda, tu sei il primo che non lo sopporti.-
-Bene dobbiamo andare, siamo in ritardo Molly- e si precipitò alla porta scendendo le scale.
-Aspetta Sherlock!- gridò Molly alla porta chiusa, prima di sospirare e prendere la borsa.
 
*****
John stava ancora rimurginando sulle possibili idiozie che poteva aver messo in atto Sherlock per evitare di venire alla festa, quando il suono del campanello lo riscosse. 
Si alzò dalla poltrona e andò ad aprire la porta.
-Ciao John!-
-Ciao Greg!- disse il blogger, a cui venne che consegnata una bottiglia di vino (a prima vista molto costosa) portata dall'amico.
-Greg, non dovevi!-
-Cosa? Questa? Nah è Natale, almeno così possiamo indurre Sherlock a comportarsi meno da Sherlock. E poi bere un po' non fa mai male.- rispose l'ispettore facendogli l'occhiolino.
-Grazie amico. Piuttosto non restare lì vieni dentro a riscaldarti, la temperatura fuori non è delle migliori.-
-Si, c'è molto freddo in effetti- disse entrando Lestrade.
-Sherlock e Molly non sono ancora arrivati?- chiese ancora guardandosi intorno.
-No, purtroppo- rispose John.
-Oh... - disse con tono deluso Gregory.
-Sherlock mi ha detto che sarebbe andato a prendere Molly a casa per evitare di prendere due taxi...- continuò dubbioso.
-Mmh mi sembra inverosimile... Quando mai Sherlock si è preoccupato di non far pagare troppi soldi a Molly?-
-Boh, forse... Mai? Ma infondo sai com'è Sherlock... Non capisci mai cosa pensa in quel suo hotel a 5 stelle che si trova al posto di una comune mente mortale, fino a quando non ti rende partecipe in qualche modo astruso.- Scherzò l'altro.
-Ahahahahaha già- 
 
*****
*In taxi*
Sherlock era rimasto in silenzio per tutto il tempo, guardando ostinatamente fuori dal finestrino. Anche se lui sembrava essere a proprio agio in quel silenzio, Molly non era della stessa idea.
Quindi, dopo averci rimarginato un po' su, decise di intervenire.
-Sherlock?- domandò dubbiosa.
-Mmmh?- 
Okay era un buon inizio se non l'aveva interrotta in modo sprezzante.
-Ehm... Non so bene come introdurre l'argomento in effetti-
-E allora non farlo.-
-No. No. Devo farlo. Perché ehm... Vedi... Mi piacerebbe sapere la tua opinione su una cosa... E poi è da tanto che volevo parlarne.-
-Va bene. Sebbene la cosa non mi esalti in alcun modo, dimmi.-
Un occhiataccia da parte di Molly eliminò il sorriso gongolante dal viso del consulente.
-Forza dai.. Stavo scherzando.-Continuò incoraggiando la patologa.
-Beh... Sai... Non mi piace parlarne ma... Ultimamente ho l'impressione di essere seguita... So che può sembrarti stupido, e un po' paranoico ma non riesco a togliermi questa sensazione... Anche perché c'è un uomo, un uomo in particolare, che mi segue sempre, ovunque io vada. Lo vedo quando mi avvicino alla finestra di casa mia che guarda nella mia direzione o mentre cammino per andare a lavoro, e non tenta nemmeno di nascondersi. A essere sincera, anche se non mi piace ammetterlo, ho un po' paura.-
-Quanto tempo fa te ne sei accorta?- chiese subito il detective attirato dalle parole di Molly.
-Circa una settimana fa.- 
-Quindi è ovvio che ti stia seguendo da almeno un mese o forse più- sussurrò soprappensiero Sherlock -sapresti descrivermelo?- continuò.
-Più o meno... È molto alto ed è biondo. E poi cammina in modo molto strano, come se  stesse marciando a passo militare. Una volta l'ho anche visto su una macchina nera, molto costosa e nuova... Credi sia pericoloso?- 
-Le informazioni sono abbastanza scarse, ma temo non voglia offrirti delle caramelle per fare amicizia. Ritengo comunque che non voglia farti del male, ma che ti stia in qualche modo osservando e che stia aspettando qualcosa. O piuttosto qualcuno. Certamente chi ti sta seguendo è un sottoposto che sta eseguendo degli ordini. E a cui non importa di essere visto.- concluse il detective.
-Dovrei fare qualcosa secondo te?-
-Non so se andare dalla polizia sia un buon modo di togliertelo dai piedi. Penso solo sia un pretesto per velocizzare i piani del superiore del tuo amichetto. Chiamo Mycroft che entro domani ti farà avere una guardia del corpo e dei cecchini addestrati a sparare al primo estraneo che ti si avvicina troppo.-
-Wow grazie mille Sherlock ma è davvero necessaria una guardia del corpo secondo te?-
-Non te l'avrei proposta se non l'avessi ritenuta necessaria.-
-Bè allora grazie mille Sherlock- sorrise la patologa - e comunque era di questo che stavo parlando nel mio appartamento. Tu aiuti le persone. E lo fai in modo disinteressato.-
-Io non aiuto le persone Molly, aiuto me stesso a non crollare nel baratro dell'apatia.-disse con tono annoiato Sherlock.
-Pensala come vuoi, ma nonostante ciò che dici, tu mi stai aiutando, perciò grazie, grazie davvero.- 
 
*****
Odio dover chiedere favori a mio fratello Microft. 
Ma me lo deve. Sfrutterò fino in fondo il suo tradimento. E poi distruggere la rete di Moriarty non è stata certo una passeggiata... 
Non ho voluto dire niente a Molly per non allarmarla ma, molto probabilmente, c'è James Moriarty dietro tutto questo. Per una volta mi piacerebbe non aver ragione. Anche se la prospettiva di un nuovo gioco non mi dispiace molto. 
So che dovrei odiarlo per avermi fatto buttare giù da quel maledetto tetto e minacciato di morte i miei amici, ma non posso impedirmi di essere felice per un nuovo enigma da risolvere all'orizzonte. 
Anche se c'è anche la probabilità che sia tutto un fake per far spaventare la massa.
Chissà se c'è un modo per calcolare la composizione di un isotopo radioattivo usando solo-
-Sherlock ma quindi tu hai spazio per i miei vestiti nel tuo Mind Place?- lo interpellò Molly irrompendo nei suoi pensieri mentre il taxi si fermava.
-Forza, vai avanti, pago io.- disse liquidando la domanda mentre pagava il tassista.
 
 
* Meena viene menzionata nel blog di Molly Hooper creato dalla BBC
** Riferimenti casuali a film casuali
***Non è di vitale importanza, comunque mi riferisco all'attore che interpreta Sherlock nella serie della BBC ovvero Benedict Cumberbatch che è alto per la precisione 1,83. So cosa state pensando e no, purtroppo (almeno per me) non l'ho misurato personalmente con un metro, né sono una fan ossessionata (o forse si? Boh). Comunque l'ho cercato su Internet. 
 
*sgabuzzino di una ragazza delirante*
Lo so, lo so. 
Sento le folle di personaggi che gridano "al rogo" tutti in coro...
Questo capitolo è OOC in modo oltraggioso, ma è anche vero che non esisterebbe nessuna Sherolly senza un po' di OOC.
Anche se io ho un po' esagerato. 
Deeecisamente esagerato.
Dal prossimo capitolo in poi ci sarà un po' più di movimento ( o almeno spero). 
La mia mente malata ha concepito questo per il nuovo capitolo.
So che non é niente di che, ma é la mia prima storia, spero che almeno a qualcuno di voi stia piacendo.
Inoltre, prima che lo dimentichi, non scrivo a scopo di lucro, la BBC non mi appartiene, come nemmeno la trama originale e i bellissimissimi attori si questa Serie TV e bla bla bla. 
Come sempre, aspetto le vostre recensioni ❤️

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