La scelta giusta per me

di Mapix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il baratro ***
Capitolo 2: *** L'altra metà dello specchio ***
Capitolo 3: *** Come stanno le cose ***
Capitolo 4: *** il sogno ***
Capitolo 5: *** Lo specchio si frantuma ***
Capitolo 6: *** La telefonata ***



Capitolo 1
*** Il baratro ***


Let it go, Lasciarla andare, Ma perché devo lasciarla andare? Perché? Le note di Iridescent pervadevano la stanza di un aria malinconica, mentre fuori la tempesta non accennava a dare pace ai pensieri di Alex, che si rigirava nel letto a destra e a sinistra.. In cerca di un pò di riposo dopo mesi trascorsi nell'insonnia più totale. La mattina al solito non avrebbe mangiato e non sarebbe uscito di casa, con sempre in mente quel giovedì sera, il 14 novembre, il giorno della sua distruzione. La porta della sua stanza si aprì, un filo di vita entro in quella stanza buia come succedeva ormai ogni mattina all'ora di svegliarsi, Alex si sentì chiamato da sua madre che gli aveva preparato la colazione nella speranza che stavolta mangiasse tutto, ma c'era una cosa che lei non capiva, nella testa di Alex c'era un unica cosa , che gli toglieva il sonno, la fame, la vita: Alice. Dopo aver tentato di mangiare, Alex si diresse verso la sua scuola, che si trovava al centro della sua città, Firenze, un'altra giornata stava per incominciare.

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Capitolo 2
*** L'altra metà dello specchio ***


"Amore mio, svegliati dai, devi alzarti che giù è pronto, Alice svegliati che ti aspettiamo"
La voce della mamma di Alice era come sempre più dolce del miele, Alice è la sua bambina, tutta la sua vita, lei sapeva che la sua bambina aveva una grande bua al cuore, ma stava ancora cercando un cerotto abbastanza grande da coprire la sua grande ferita, nonostante la piccola Alice non lo desse a vedere, ma la mamma notava come chiudeva la finestra quando lui passava sotto da lei, anche se solo di passaggio, non voleva vederlo nemmeno in cartolina : "come hai potuto?? Ti odio, sei la persona peggiore che mi sia mai capitato di conoscere, addio! Non ti voglio più vedere." Era il 14 Novembre, quel giorno da cancellare dal calendario.
" Amore prepara la zaino che papà ti accompagna a scuola, ti amo piccola mia" Ogni mattina la stessa frase della mamma portava Alice a vivere una giornata nuova con un sorriso che aveva la pretesa di essere sincero : "Mamma oggi è martedì, giusto? Ho italiano allora." Messo il libro nello zainetto, salì in macchina da papà e partirono. Quanti pensieri per la testa, quante preoccupazioni, troppe.
Chissà cosa sarebbe successo da oggi in poi, era come se la vita avesse deciso senza la sua approvazione, la vita le aveva tolto il sorriso da serena sedicenne che Madre Natura aveva deciso di regalare a uno dei migliori fiori del suo giardino. Ma ora chi poteva restituirle la felicità che aveva perso? Alex? No, lui no, Alex è uno stronzo, lui e quell'idiota del suo amichetto, sempre a fare cazzate a destra e a manca, ora è tempo di ricominciare. Si sfiorò il viso con la sua mano di seta, per una volta non era lì per asciugare le lacrime che scendevano dai suoi occhi color cielo, che molti confonderebbero con due diamanti; stavolta lo sguardo era fisso fuori dal finestrino dell'auto, a guardare lo spettacolo della cupola di Santa Maria del fiore che dall'alto dominava la città di firenze, che le portava alla mente migliaia di attimi, secondi,minuti, mesi passati ad ammirarla insieme a lui. Già, proprio lui, è ovunque, non se ne va, è sempre presente, mi bacia, mi accarezza, mi.. NO! lui non si merita niente da me, nè le mie labbra, nè il mio cuore, niente di niente! Vattene dai miei pensieri, vattene dalla mia vita una volta per tutte. Non ti amo! Non dovrei amarti, ma allora perché sto così? Mi sono ripromessa di non stare male, ma allora perché? Forse dovrei..
"Alice siamo arrivati,quando hai intenzione di scendere? Cosa pensi?"
"No niente papà. Scusami, ora vado."
La campanella del liceo artistico mise in pausa in pensieri di Alice,che si diresse velocemente in classe. Tutto sarebbe stato fatto dopo. Dopo, come sempre..

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Capitolo 3
*** Come stanno le cose ***


"Ehi, Alex, ma che fine hai fatto? C'è quella tipa che non fa altro che chiedermi di te. Ma sei scemo? Perché non vuoi vederla? Dai non ci pensare a quell'altra e fatti sotto che aspetta solo te."
Il testo del messaggio che Alex leggeva sul suo telefonino, che aveva nascosto dentro lo zaino aperto affinché l'insegnante non lo vedesse, Lo aveva mandato Max, il suo migliore amico, che negli ultimi tempi si era dato molto da fare dopo la notizia che gli aveva dato Alex qualche tempo prima :
"Max, devo dirti una cosa, ascoltami per favore."
"Che succede? Sei pallido in viso, tutto bene?"
"Mi hai fatto fare una cazzata, Stavolta l'ho persa sul serio."
"Non aggiungere altro. Ci penso io."
Lo sguardo era spaesato a guardare fuori dalla finestra della classe,pensando a innumerevoli cose, troppi errori fatti, che anche la vita sembrava essersi stancata di lui:
"se soltanto non mi fossi comportato così, ora sarebbe tutto diverso, non avrei mai costruito questo muro che divide la città in due, una metà per lei, una metà per me, un muro di Berlino a Firenze. Non posso credere di aver.."
I suoi pensieri furono strappati dalla sua mente dalla vibrazione del suo telefonino che segnalava un nuovo messaggio, ma a cui Alex non diede la minima importanza, era sicuramente Max, suo migliore amico e carnefice, che probabilmente gli comunicava la sua ultima conquista della sera prima, da buon dongiovanni, quando meno te l'aspetti, si divertiva così lui, a modo suo per "svegliare" Alex dalla trappola del fidanzamento, a modo suo lo aveva salvato.
"Alex credimi, se mi lasci fare, fra qualche giorno sarai pieno di ragazze ai tuoi piedi!" "Sei uno stronzo Max, se dovevo lasciarla, di certo non in questo modo, non così! Ma ti rendi conto?! Ti avevo detto che c'erano dei problemi, ma non di volerla lasciare. Cazzo perché??" " Calma fratello, l'hai detto tu che litigavate spesso, ma perché prendersela tanto per una? naaah. Vivi e lascia vivere. Se ho chiamato quella tipa per darti una "spinta" , è stato solo per il tuo bene. Dai non ci pensare, sei di nuovo nel giro ora."
Di nuovo nel giro, Com'è stronzo Max! Proprio non la digeriva Alice, non era abbastanza "buona per lui" ci voleva di meglio, per Alex SOLO il meglio, diceva lui. Il bello è che Alex non sapeva se avesse ragione lui. Quante volte un "Non voglio" di gelosia o un "non posso" di rabbia, erano usciti dalle labbra di seta della sua Alice, ogni volta un piccolo sassolino in più da portare, che erano diventati un peso, e ora Max offriva la soluzione. Tutto facile, fin troppo. C'era il cuore che non ascoltava niente è nessuno, per quello Max avrebbe potuto fare ben poco.
La campanella di uscita dalla classe suonò anche per quella giornata, Alex risentì il telefono vibrare per il messaggio non visualizzato prima, che stavolta decise di vedere: Non era Max stavolta, ma un numero che Alex non conosceva:
"Ciao Alex, come stai?Spero tu legga questo messaggio, so che ti sei lasciato, me l'ha detto Max, mi piacerebbe vederti che ne dici? Stasera alle dieci a Piazza duomo, sarai contento di rivedermi..."

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Capitolo 4
*** il sogno ***


"Do you fell cold?"
Se è vero che il sonno della ragione genera mostri(Goya), di sicuro la notte di Alice non è stata priva di spettri. il letto che ospitava il suo corpo, fattosi gelido più che mai quella notte, era come se la respingesse, così come la sua stanza, la sua vita, il mondo attorno a lei ; Non c'è posto per Alice in questo mondo, l'unico posticino che aveva nel cuore di Alex le era stato portato via, stramaledetto giorno. "Alex, è vero che sei stato con quella troia? Rispondi, cazzo! "
" Amore calmati, non è come sembra, max.. "
"Max un cazzo! Come hai potuto?? Ti odio,sei la persona peggiore che mi sia capitato di conoscere,addio! Non ti voglio più vedere."
"Lasciami spiegare ti prego..."
Non c'era proprio nulla da spiegare, era tutto molto chiaro, si era fatto la scappatella, lo stronzo! Maledetta sia tu, Iris, maledetta.
la pioggia arrivò a fare compagnia alla povera Alice, il cielo piangeva proprio come lei e la notte passò così, fra un fazzoletto e l'altro, tra un urlo silenzioso e una lacrima soffocata a stento, finché alla fine, le palpebre si chiusero.
Ed ecco, ecco il suo Alex, stretto fra le sue braccia, che con un bacio veloce si divincola dall'abbraccio della sua amata e si allontana, sempre di più, sempre di più, Alice guarda impotente, i suoi occhi chiedono il perché, ricevendone un'unica, dura risposta : "lasciami andare". Alex si allontana sempre di più, quasi scompare dalla vista.. NO! Con uno scatto improvviso Alice afferra il braccio, ormai quasi evanescente, di Alex, che riacquista vigore, e un secondo bacio repentino attraversa le loro labbra, ora sono vicinissimi, a distanza di un respiro, un battito di vento.
"Alex, non voglio perderti, Alex, Alex..."
"Alex,Alex.."
" Alice svegliati, svegliati, stai sognando, è tardi dai. È già mezzogiorno, d'accordo che oggi è domenica però non puoi dormire tutto il giorno."
" Va bene mamma, va bene, mi alzo, dannazione."
Pensò che sarebbe stato meglio dormire per tutta la vita, se quello era il mondo che le offriva il sogno, un mondo bellissimo, che la aveva aiutata a schiarire le idee e la confusione che aveva in testa, ora sapeva che l'amore era in lei ancora vivo, ma come perdonare Alex? Come?
Quasi senza volerlo prese il suo cellulare e compose il numero di Alex che conosceva perfettamente a memoria, per quanto ormai il telefono si fosse abituato a quella combinazione di numeri che spuntava sotto la voce "Amore" anche se ora da qualche tempo la stessa combinazione spuntava col nome "stronzo", ma era come se Alice avesse deciso di restare nel suo sogno, anzi, la realtà era l'incubo che doveva essere cancellata. Tutti dovevano vivere nel sogno, nel SUO sogno.
"Yes, i'm cold, hug me."

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Capitolo 5
*** Lo specchio si frantuma ***


Il silenzio era di quelli che non lasciano spazio alle parole, quei silenzi che in realtà sono pieni di domande e che non accettano nient'altro che la risposta alle loro infinite domande, forse pensava questo Alex mentre stava coricato sul suo letto durante il pomeriggio, cercando di prestare attenzione alla televisione cercando di ignorare le infinite domande che gli poneva il suo silenzio, ycome se volesse evitare di cercare le risposte.
Il telefono aveva già squillato due volte, il display del cellulare si era illuminato dando una doppia angoscia al suo possessore: prima il nome di Alice si era impossessato dello schermo e dei pensieri di Alex, che rimase immobile ad ascoltare il suono della musica preimpostata come suoneria delle chiamate, in un'impossibilità di muovere le mani, anche solo per prendere il telefono, che squillò ininterrottamente finché alla fine non si decise a rispondere, con un senso di angoscia che teneva l'aria ferma, immobile nella stanza :
"Pronto"
"Alex, sono io, devo dirti una cosa import.."
impossibile ascoltare oltre, le dita avevano subito cercato il tasto di chiusura di chiamata, Alex aveva bisogno di non sentirsi un verme, una volta tanto nella vita.
"Scusami amore mio, non posso farti questo, è giusto così."
Alex non sapeva se urlare per la disperazione, rompendo la prima cosa che gli fosse capitata tra le mani, o concedersi alle lacrime, affogando nel pianto tutto il proprio dolore, nonostante cercasse di convincersi a stare tranquillo, ma il secondo squillo di quello sciagurato telefono gli aveva rovinato i piani, questa volta il display gli ricordava la causa di tutti i suoi problemi, croce e delizia del suo cuore, a tenergli presente di come il presente impatta sempre col passato : Iris.
"Ehi Alex, come va? Stasera ci vediamo,vero?"
"Ciao Iris, beh ora vediamo penso di..."
"Dai non farti desiderare e usciamo, ho voglia di vederti, non dirmi che non hai più voglia."
"No no tranquilla , stasera ci vediamo."
"Allora a stasera, non vedo l'ora."
Alex chiuse qui la conversazione, forse per non dover aggiungere altro o semplicemente perchè non c'era nient'altro da dire, Iris di sicuro era una ragazza che non aveva bisogno di presentazioni ,non per lui, non dopo il 14 novembre.
"Ancora il ricordo delle sue labbra era vivo nella sua mente, gli toglieva il pensiero e lo teneva tutto per sé, stasera doveva semplicemente strapparglielo definitivamente, insieme al suo cuore, come un soldato che, smarrita la via del suo accampamento, cerca di ricominciare da solo in un ambiente di guerra che aspetta soltanto un errore per metterlo di fronte alla morte, così era Alex, un cuore senza dimora che cercava disperatamente come tornare a vivere, tutto sarebbe finito stasera, il soldato sarebbe sopravvissuto alla battaglia o sarebbe stato ucciso."

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Capitolo 6
*** La telefonata ***


"Alex, tu non vuoi dirmelo ma io lo so, vuoi vederti con Iris stasera! No, non posso permetterlo, ma dove? quando? oddio mi sento scoppiare. Perché non rispondi al cazzo di telefono?!
La sera si stava avvicinando, la sera in cui tutto sarebbe finito, e si sarebbe stabilito un nuovo punto di partenza, una nuova vita, che aveva il sapore amaro della morte nella labbra di Alice, che aveva ormai capito che Alex era sempre più lontano da lui, in un viaggio da cui non avrebbe fatto ritorno mai più, almeno non senza aiuto, non senza il SUO aiuto.
Ma dove doveva andare? Quale posto a Firenze può essere teatro di questa distruzione generatrice? L'accostamento di queste due parole meglio non potrebbe esprimere ciò che aveva nel cuore Alice, mentre tentava di capire, fra un sussulto del cuore e un tremolio involontario della mano, come sapere dove trovare Alex, che cosa dirgli per strapparlo a quella là. Cominciò a scorrere compulsivamente la rubrica, in cerca di qualcosa che nemmeno lei sapeva, la speranza di qualcuno per aiutarla, la speranza che il telefono squillasse e le facesse compagnia qualcuno, qualsiasi cosa andava bene.
Nel frattempo erano già le nove di sera, lei non poteva saperlo, ma fra un ora sarebbe finito tutto, dolore e pace insieme sarebbero arrivati e avrebbero preso i loro rispettivi possessori per sempre. Forse il dolore stava già bussando alla sua porta, visto che Alice non riusciva a darsi calma e si sentiva sempre più nervosa, ebbe un nuovo sussulto quando sentì finalmente il telefono squillare, non vide nemmeno chi era a chiamare e rispose in tutta fretta.
"Pronto"
"ehm, ciao Alice, non so se vuoi sentirmi, sono Alex"
Un nuovo sussulto arrivò al cuore di Alice, non riusciva a capire.
" Oh, ciao Alex.."
"Volevo scusarmi con te per prima, non volevo staccarti la chiamata così, non so perché l'abbia fatto."
" Non vedertici stasera, ti prego, ti scongiuro, io ti amo"
lei mi ama.. "Alice, fra poco devo essere a Piazza duomo, non posso darle buca così, davvero non lo so scusami, io non ti merito. Devo staccare adesso, mi ha fatto piacere sentirti."
La chiamata si interruppe così, repentina com'era arrivata, ma Alice aveva adesso uno scopo, anche a lei aveva fatto piacere sentire il SUO Alex, per questo doveva andare a riprenderselo.

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