Amarsi,lasciarsi...poteva andare meglio può darsi?

di crossroads
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I want to feel free ***
Capitolo 2: *** Confusion ***
Capitolo 3: *** Tell me who are you ***



Capitolo 1
*** I want to feel free ***


Soffocare.

Era questa l’unica parola che mi veniva in mente quando pensavo alla mia relazione con Arizona,alla mia famiglia,alla mia vita.

Non che avessi rimpianti,assolutamente,Arizona…beh la amavo ancora,era ovvio,e Sofia…era parte di me,un piccolo esserino che mi riempiva non solo le giornate,ma l’intera vita,e potrei giurare che a volte nelle sue espressioni,nel suo modo di esprimersi  vedevo tanto di Mark,e il fatto che lei potesse sollevarmi come aveva sempre fatto Mark,il fatto che potesse diventare come lui mi rasserenava.
Quella storia nata nel bagno di un bar sembrava essere un gioco mai iniziato e mai finito,destinato a rimanere li,in un bagno sudicio,unico testimone di un bacio dato da qualche cicchetto in più
.
Passata la sbornia l’attrazione leggera e divertente cresceva,cresceva così tanto da lasciare spazio all’amore.

Era tutto così divertente,bello,eccitante!Io e Arizona passavamo il tempo a ballare,ridere,scherzare,ubriacarci..a fare tanto sesso nello stanzino del medico di guardia.

Sembravamo due adolescenti,fino a quando non so come le cose si sono evolute,e da adolescenti  innamorate siamo diventate una coppia spenta,invasa dai problemi.

E’ stato un susseguirsi di eventi che pian piano hanno tolto pezzo per pezzo ogni tassello di quel meraviglioso puzzle che con fatica avevamo costruito insieme.

Un puzzle fatto di colori accesi e colori spenti,che si mescolavano a rappresentare la nostra vita,il nostro  lavoro,la nostra casa,i nostri amici,la nostra bellissima bambina, la morte di Mark,l’incidente aereo, l’amputazione di Arizona,tasselli dai colori spenti questi,  che comunque rendevano il puzzle nostro e completo,fino ad arrivare all’amputazione e al tradimento,il momento della tempesta che ha distrutto il nostro puzzle,e no,non potevamo rimetterlo insieme,perché quella tempesta,i tasselli,li ha risucchiati tutti,come un tornado.

Non potevamo rimettere tutto insieme,tutto apposto,dovevamo ricominciare.

Ed era stato questo il nostro sbaglio,voler rimettere a tutti i costi insieme qualcosa che non poteva essere più ricostruito.

Ci avevo provato in tutti i modi,le avevo perdonato il tradimento ,avevamo cambiato casa sperando che da li tutto potesse ricominciare,avevamo deciso di avere un altro bambino,ma stavamo solo toppando il nostro rapporto,senza andare alla radice del problema,stavamo fingendo a noi stesse per amore di salvare un rapporto ormai distrutto.

Sorridevamo al dramma che lentamente ci uccideva.
 
Questo continuo nasconderci,questo continuo fingere che tutto si stava sistemando,tutto sarebbe andato per il meglio mi stava uccidendo lentamente!Vivevo per qualcosa che in realtà non sarebbe arrivato,provavo a rimettere insieme i cocci di un rapporto totalmente distrutto.
Lo facevo perché volevo dare un’altra possibilità a quello che credevo fosse l’amore della mia vita!Ma è amore quando ti uccide lentamente?
E’ amore quando ti senti soffocata dagli insormontabili problemi della tua relazione?
E’ amore quando nessuna delle due ha il coraggio di affermare che quello che stiamo vivendo fa male?Che non siamo più quelle di prima?Che qualcosa è andato perso?

Io non ce la facevo più,la amavo,più di tutto,ma mi sentivo in gabbia!Mi sentivo un burattino costretto a recitare la parte della moglie felice,chiudevo ogni giorno gli occhi alla realtà,ingoiavo il dolore di non sentirmi più libera di amarla come volevo.

Eravamo cambiate,i problemi ci avevano cambiate,le difficoltà ci avevano allontanate.

Arizona durante l’ultimo incontro mi disse ciò che provava,ero la sua ancora,mi amava,e io la amavo,tantissimo!E proprio per questo dovevo essere sincera.

“Provare a sistemare la nostra storia mi sta uccidendo,mi sento soffocata.

Continuiamo a dire MA ti amo,dimenticandoci  di tutto il resto,ma in quel MA si racchiude tutto il mio male,in questi ultimi mesi abbiamo lasciato che il nostro amore ci bloccasse,ci siamo chiuse in noi stesse dimenticandoci chi siamo,abbiamo confuso le nostre identità ed ora non riusciamo più ad uscirne.

Arizona,tu sei cambiata,dopo l’incidente sei diventata egoista,mi hai tagliata  fuori mi hai odiata,disprezzata,ma  allo stesso tempo mi hai costretta a rimanere nella tua vita.

Non posso continuare a sopportare,i tuoi errori,la tua specializzazione,il tuo essere assente a te stessa ,il tuo tradimento,nell’ultimo anno hai vissuto una vita tua,di cui io non ne ho fatto parte,hai preso le tue decisioni ignorando ciò che pensavo,hai fatto scelte per  la tua vita come se fossi sola,senza pensare all’influenza che avrebbero avuto sulla nostra famiglia,mi hai esclusa,tagliata fuori,senza nemmeno accorgertene!Ed io ho sopportato,ho chiuso tutto dentro,ho soffocato i miei pensieri,i miei disappunti,perché ti amavo e volevo recuperare il recuperabile,ma oggi ho finalmente deciso di amare me stessa e la mia libertà,ma a differenza tua,lo farò da sola,senza farti provare quello che tu hai fatto provare a me.

Avevi bisogno di ricominciare a vivere dopo l’amputazione,ma avevi bisogno di farlo a partire da te!Da sola…dovevi cambiare tu,invece hai provato a cambiare me!Trascinandomi nella tua depressione,nel tuo tradimento,ed ora nella tua specializzazione,facendomi solo soffrire! Voglio ricominciare anche io,da me,ma lo farò lontana da te. Solo in questo modo potrò disintossicarmi da quello che abbiamo vissuto e ricominciare da capo,dobbiamo resettare tutto,dobbiamo ripulirci,riscoprirci,ricordarci chi siamo e di cosa ci siamo innamorate,ricordarci perché vogliamo stare insieme,dobbiamo tornare insieme solo quando sentiremo il bisogno di farlo,non perché ci sentiamo obbligate dall’amore che ognuna prova nei confronti dell’altra.

Tu scappi Arizona,e continui a farlo.

Oggi non sto scappando io,ancora una volta stai scappando tu,perché non hai avuto il coraggio di accettare tutto ciò,ti sei adeguata passivamente ai problemi del nostro rapporto” 

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Capitolo 2
*** Confusion ***


Capita che a volte ci si sente confusi,ci si pongono domande,si cercano risposte,ci si sente bloccati,fermi,inetti...si cerca qualcosa che non sappiamo cosa sia,ci si sente  progionieri di se stessi,bisogna perdersi e ritrovarsi,da soli,e magari in due.

 
“Come procede la separazione?”
 
Le parole di Meredith,un pugno nel petto,potevo sentire il sangue bloccarsi nelle vene,un dolore forte,deciso
.
Da quando ci eravamo allontanate non avevo ancora fatto chiarezza su ciò che stava accadendo,
mi ero goduta l’inebriante profumo di libertà,quello che senti quando al mattino ti alzi all’alba,esci e il freddo ti rinfresca i pensieri,il sole ti riscalda le paure e le giornate ti sembrano da riempire solo di cose positive.
Subito dopo la rottura mi sono trasferita in un piccolo appartamento a pochi isolati dalla casa che avevamo appena comprato,avevo deciso io di andarmene,e per questo motivo non potevo cacciar fuori Arizona,ne destabilizzare Sofia.

“Amore,la mamma per un po’ di tempo abiterà in un'altra casa,ma è qui vicino… verrò tutte le sere a raccontarti la tua favola preferita,ok?
Non cambierà niente,la mamma dormirà solo per un po’ di tempo in un’altra casa…”


“Perché mamma?”

Il viso di Sofia si oscurò,ed io mi sentii morire lentamente,mai avrei voluto che i nostri problemi ricadessero sulla mia bambina..
trattenni il groppo in gola e cercai di articolare un discorso per dare un senso a ciò che stavo per  per fare

“Vedi tesoro…a volte due mamme,o una mamma e un papà,hanno bisogno di stare un po’ da sole…
come quando all’asilo giochi tutto il giorno con Zola..qualche volta poi desideri giocare con i tuoi peluches da sola..giusto?”

“Si mamma…!”


“Ecco..ora le tue mamme hanno bisogno di stare un po’ sole”

“Vuoi ancora bene a mamma Arizona?”


“Certo che le voglio bene amore..!Le voglio tantissimo bene,ma giusto che voglia un po’ di bene anche a me stessa”

Sofia mi abbracciò istintivamente con le sue braccine minute e paffutelle, aveva capito già tutto,credo.

Le misi la sua sciarpa e il suo cappello preferito,e per non farle sentire improvvisamente il distacco andai con lei in ospedale per prendere Arizona,
che quel giorno aveva il turno di sera.

Nonostante il freddo ci sedemmo sulle panchine fuori dall’ospedale,e aspettammo insieme che Arizona uscisse.

Non appena Sofia intravide la sua mamma scappo via dalle mie gambe per rincorrerla

“Mamma”
“La mia scimmietta!!!Che sorpresa bellissima…amore mio,fatti abbracciare”


Se la stritolò tutta,Sofia era buffissima,imbottita com’era,mentre correva somigliava più ad un pupazzo di neve che ad una bambina.
Le osservai da lontano,con un po’ di malinconia,come se tutto ciò già non mi appartenesse più.
Potevamo essere proprio una bella famiglia,se qualcosa non fosse andato storto.

Arizona si perse così tanto nell’abbraccio di Sofia che forse nemmeno si chiese come ci fosse arrivata li da sola,
fin quando non mi vide,

“Oh…ehi Calliope”

Era piacevolmente sorpresa,riconoscevo le sue espressioni,riuscivo a leggerle tutto in faccia..dal modo in cui contraeva il naso o storceva la bocca,da come corrugava le sopracciglia a come sorrideva..ogni movimento per me aveva il suo significato.

E quel suo sorriso accennato,la sua fronte lievemente corrugata mi dicevano che quella sorpresa le aveva fatto piacere,ma soprattutto l’aveva stupita.

“Ho pensato che potevamo portarla a cena al fast food”

Sofia cominciò a correre e saltellare davanti a noi,anticipandoci la strada verso l’auto,adorava i fast food,ma ovviamente la portavamo molto poco,con una pediatra in casa poi…

“Si!Mi sembra un ottima idea”

Nei suoi occhi leggevo tanto entusiasmo,sembrava serena e felice di avermi li,mente io dentro stavo morendo perché avevo paura di crearle false aspettative .
Durante la cena notavo che Arizona mi lanciava occhiate,occhiate complici,innamorate,mi cercava,voleva un contatto con me,mentre io ad ogni suo sguardo mi concentravo su altro…sulle mani sporche di Sofia,sul panino,o semplicemente mi limitavo a guardare la gente ad altri tavoli.

Mi sentivo fuori posto e non vedevo l’ora di tornarmene a casa.

Lei..la  mia fidanzata,che era diventata mia moglie,lei che non aveva accettato mia figlia,ma era stata da subito sua mamma…lei che mi conosceva,mi capiva,lei che fare l’amore significava fondersi e non riconoscersi più,diventare un’unica persona,sentirti unite..una sola cosa..ora non sapevo più chi era.

La sentivo lontana,distante,estranea,le sue mani ,la sua bocca,il suo corpo..non sentivo niente più mio.

Avevo trattenuto troppe parole dentro,non riuscivo più a condividere niente con lei.

Ed era così strano…fino a poco tempo prima eravamo ancora noi,ora…non riuscivo nemmeno a parlarle,a guardarla negli occhi,a confidarmi con lei,ad avere un contatto,al punto che quando le nostre mani si incrociarono a tavola,per caso,scattai e rabbrividii tirandomi indietro.

“Scusami,non volevo..."
Disse Arizona con voce bassa e incerta,la bloccai quando inutì che stava cercando di farfugliare qualche altra cosa

“Non è successo niente”

Non riuscivo ad essere più me stessa,sentivo il bisogno di scappare,non riuscivo a stare con lei,non volevo stare con lei,perché stare ancora con lei significava dover mandare giù troppe cose.

Non mi era mai capitato prima.
Un po’ mi odiavo,un po’ non mi capivo.

Finita la cena tornammo a casa,Sofia si era  addormentata nel sedile posteriore,così decidemmo che era meglio lasciarla dormire  a casa di Arizona,dove ovviamente aveva tutte le sue cose,i suoi giochi…svegliarsi in un'altra casa avrebbe potuto destabilizzarla un po’ “
Arrivate a casa lasciai che Arizona si avviasse verso l’entrata,mentre io presi in braccio Sofia facendo attenzione a non svegliarla,la portai in camera e piano piano le sfilai i vestiti per metterle il pigiama,le rimboccai le coperte e stetti sulla porta in silenzio a guardarla per un po’…l’indomani avrei sentito la mancanza del suo buongiorno.

“Sogni d’oro piccolina”

Quando feci per chiudere la porta della cameretta di Sofia mi accorsi che Arizona era  fuori dalla nostra camera che mi guardava,la guardai per un attimo,con un sorriso malinconico 

“Buona notte anche a te…”

“Callie..”

Prese fiato come a voler dire qualcosa 

Mi voltai senza dire niente,non volevo essere complice delle sue parole..

 Ci ripensò,non disse niente,forse mi conosceva bene anche lei e aveva capito che non mi andava di ascoltarla

“Notte anche a te”

Me ne andai,lasciai l’auto parcheggiata nel retro del nostro giardino e mi incamminai a piedi verso il mio nuovo appartamento,avevo bisogno di prendere un po’ d’aria,di camminare,di stare da sola…

Mi sentivo inadeguata qualsiasi cosa facessi,e nessuno poteva capirmi,perché io nemmeno ci riuscivo.

Respiravo l’aria gelida della notte a grandi boccate,con i pugni stretti dal freddo nelle maniche del giubotto.

Non volevo stare sola,non volevo stare con lei,non volevo stare a lavoro ne con gli amici,volevo solo stare bene.

Una volta a casa,dopo la doccia, mi misi subito a letto,puntai la sveglia e provai a dormire.

Lo schermo del telefono si illuminò

“Non so perché ti scrivo,buona notte”

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Capitolo 3
*** Tell me who are you ***


Era da tanto tempo che non dormivo sola,rigirandomi nel letto sentii l’immediata mancanza del calore del suo corpo,delle sue mani,delle sue labbra;ma non appena presi lucidità mi sentii esattamente al posto giusto.

Preferivo stare sola che con una persona che non sapeva dimostrarmi il suo amore.

Mi ero innamorata di qualcuno che ora non c’era più. Lei non era la stessa persona di cui mi ero innamorata.

Con il tempo era cambiata,ed io avevo accettato tutto perché infondo la amavo,ma tutti i suoi cambiamenti,i suoi sbagli, i suoi allontanamenti, il suo darmi sempre per scontata mi avevano lentamente uccisa,ed io ora non la amavo più,forse…non lo so…ma di sicuro non avevo nessuna voglia di abbracciarla,di stringerla,di sentire il suo calore o di fare l’amore con lei.

Niente di tutto questo. Volevo solo starle lontana e non farmi più del male con una persona così.

Le avevo già dato troppe opportunità e le aveva bruciate tutte,ora io dovevo rinascere da quelle ceneri.

Un po’ mi facevo del male a pensarla in questo modo,ma lei mi aveva spremuta,aveva preso da me tutto quello che poteva,l’aveva maltrattato e gettato via,senza curarsene.

Dopo questa lunga riflessione lanciai uno sguardo al mio iPhone poggiato sul comodino,realizzai che come tutte le altre mattine avevo fatto tardi.
Diedi un’occhiata veloce alle notifiche e vi trovai un messaggio da un numero che non avevo salvato in rubrica,ma quegli tre numeri li avrei ricordati fino a che avrei avuto vita… 735..decisi però di non dargli importanza,almeno per il momento,e mi recai in bagno per prepararmi  ad una nuova giornata.


 
*
 

“Calliope…”

Apparve d'improvviso accanto alla macchinetta del caffè,vi introdusse una moneta anche per me e si rubò quei cinque minuti di pausa.Continuava a prendere senza che nessuno gli desse il permesso.
Il suono dolce con cui pronunciava il mio nome in un altro momento mi avrebbe sciolta,in quell’occasione nemmeno mi irritò,no. Provai solo indifferenza.

“Dimmi Arizona”

Le risposi in tono un po’ seccato,speravo dovesse chiedermi un consulto,non avevo voglia di cominciare una nuova estenuante discussione che non ci avrebbe portate a niente.

“Beh…sai…volevo dirti...”

In quello stesso istante il mio telefono squillò. 735****** Il numero segreto,così lo definiva il proprietario, non risposi,ero a lavoro.

“Non rispondi?”

Alzai lo sguardo dallo schermo illuminato,così come dovevano esserlo i miei occhi,mentre quelli di Arizona sembravano ormai persi.

“No”

Le risposi in modo deciso,speravo che non replicasse ulteriormente,non volevo ferirla più quello che avevo fatto…ma ormai andava così,e volevo che il tempo migliorasse le cose e ci facesse diventare almeno amiche,perché per me ormai non poteva diventare che quello.

“E’ una telefonata personale?Qualcuno che conosco anche io?”

“Nessuno che possa interessarti Arizona. Cosa volevi dirmi?"

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