Confusione

di Nami93_Calypso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esasperazione ***
Capitolo 2: *** Attrazione ***
Capitolo 3: *** Frustrazione ***
Capitolo 4: *** Interesse ***
Capitolo 5: *** Eccitazione ***
Capitolo 6: *** Senso di colpa ***
Capitolo 7: *** Rabbia ***
Capitolo 8: *** Tristezza ***
Capitolo 9: *** Coraggio ***



Capitolo 1
*** Esasperazione ***


Esasperazione

Nami non ne poteva più.
Non ne poteva più di passare tutti i suoi pomeriggi in quella mansarda, a osservarli giocare ininterrottamente alla play anche quando fuori era una bella giornata.
Non ne poteva più di vederli, e soprattutto di vederlo, così rimbambiti davanti alla tv.
Non ne poteva più di quella situazione in generale.
La sua relazione si era trasformata da un rapporto fatto di amore, coccole, tenerezza, ad uno sterile legame composto da abitudine, noia, svogliatezza.
Era da tempo, ormai non sapeva più nemmeno lei da quanto, che il sentimento per il suo ragazzo, Rufy, era scemato fino quasi a scomparire.
E allora perché continuava a stare con lui? Nemmeno lei lo sapeva. Era difficile trovare una risposta in quella situazione.
“Suuuper! Abbiamo vinto di nuovo!” disse Franki battendo il cinque a Zoro, riscuotendo così Nami dai suoi pensieri e facendole sollevare lo sguardo dalla rivista che sfogliava distrattamente, senza veramente leggere qualcosa.
“Ma siete imbattibili!” si disperò Brook crollando il capo facendo ciondolare la sua pettinatura afro.
Avevano finito la quarta o quinta partita della giornata, ormai la ragazza aveva perso il conto.
Forse ora se ne sarebbero andati e lei avrebbe potuto rimanere un po’ da sola con Rufy cercando di capirci qualcosa riguardo il loro rapporto. Non che volesse parlare con lui di ciò che pensava, ma stando in sua compagnia avrebbe potuto interrogarsi su ciò che provava.
“Non è giusto! Voglio la rivincita!!” sentenziò il suo ragazzo mettendo il broncio.
“No no, prima devo giocare io” s’intromise Sanji che per quel round era rimasto a guardare.
Nami vide sfumare i suoi progetti davanti a sé mentre i ragazzi cominciavano l’ennesima partita: Franki e Zoro contro Sanji e Rufy.
Si lasciò andare contro lo schienale della sedia esasperata, portandosi una mano sulla fronte.
Non aveva nemmeno più le energie mentali per dire loro qualcosa.
Mentre riprendeva la rivista tra le mani vide il suo cellulare sul tavolo illuminarsi. Era un messaggio da parte di Robin. Lo aprì.

Robin: Ehi, che stai facendo?
Nami: Nulla, mi annoio. Tu?
Robin: Pensavo di fare un salto in libreria, devo cercare un libro. Ti va di accompagnarmi?
Nami: Tra 10 minuti sono sotto casa tua!!!!

La ragazza colse al volo quell’occasione che le si era presentata per sfuggire a quella situazione.
Rapida recuperò tutti i suoi averi buttandoli a casaccio nella borsa.
Si voltò a guardare i ragazzi, come se si fosse momentaneamente dimenticata della loro presenza.
“Emh, Rufy. Devo andare, Robin mi ha supplicata di accompagnarla in un posto” disse, cercando di non far trapelare il suo desiderio disperato di andare via da lì.
“Va bene, ci sentiamo dopo amore” le disse lui senza staccare gli occhi dallo schermo.
Nami si incupì. Una volta avrebbe interrotto tutto per accompagnarla alla porta e salutarla con un bacio passionale.
“Va bene, ciao” fu l’unica cosa che disse simulando indifferenza.
 

 
Angolo dell’autore:
Salve a tutti :)
Da un po’ di tempo avevo in mente questa storia e quando ho visto la challenge di Emy ho colto la palla al balza prendendo due piccioni con una fava!

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Capitolo 2
*** Attrazione ***


Attrazione

“Allora, come va?” domandò Robin all’amica mentre si avviavano insieme verso la libreria.
“Al solito…” disse solamente lei guardando in basso.
La mora la osservò con sguardo apprensivo.
“Credo che dovresti arrivare a un punto in questa situazione. Non puoi continuare a stare così, sospesa in questo limbo”
“Lo so… Ma non è così facile. Se lo fosse avrei preso una decisione già da tempo” disse la rossa aprendo la porta della libreria facendo tintinnare i campanelli posti sopra l’ingresso.
“Che libro cerchi?” chiese a Robin guardandosi intorno.
“Un saggio di storia moderna. Devo fare un approfondimento per l’università” fece lei avviandosi sicura tra gli scaffali, sapeva già dove cercare.
A Nami piaceva leggere, ma non certo i saggi a tema storico.
“Va bene, io faccio un giro tra i romanzi. Ci vediamo dopo!” le disse mentre si allontanava agitando la mano facendole una linguaccia.
Ogni volta era la stessa cosa. Erano molto amiche e avevano anche molte cose in comune, come l’amore per la lettura, ma non si poteva dire la stessa cosa per il genere di libri. Ogni volta che entrava in quel posto lo scaffale dedicato ai romanzi la attraeva come una calamita.
E infatti raggiunse il fulcro del suo interesse con movimenti automatici.
Per un attimo si fermò estasiata davanti ai libri esposti.
Attirata dai colori sgargianti e dai caratteri di scrittura iniziò a prenderne qualcuno per leggere il retro della copertina e capire se la storia potesse interessarle. Sapeva che non si poteva giudicare un libro dalla copertina, ma purtroppo quella era la prima informazione che si aveva di un libro quindi era inevitabile che la sua scelta fosse inizialmente orientata da quello.
Lesse riassunti di romanzi rosa, fantasy, gialli, di azione. Alcuni titoli li aveva già sentiti, mentre altri libri li aveva già letti.
Ripose un volume al suo posto per prendere l’ennesimo con una copertina verde mela. In quel momento una mano tatuata entrò nel suo campo visivo per afferrare un libro che si trovava di fronte a lei.
Nami si voltò a guardare la persona che si trovava al suo fianco. Era un ragazzo alto, con i capelli neri nascosti da un cappello un po’ eccentrico che stonava leggermente con il cappotto nero elegante che indossava.
Al tutto si aggiungeva il fatto che era molto bello: il suo volto aveva dei lineamenti molto signorili che contrastavano con i gioielli dorati che portava alle orecchie.
Non poté fare a meno di ritrovarsi incuriosita davanti a un simile personaggio. Era sempre stata attratta dai ragazzi “complicati”, quelli che racchiudevano dentro di sé molteplici caratteristiche contrastanti, quelli che all’apparenza credi già di conoscerli alla perfezione e invece man mano che ti avvicini scopri lati che mai avresti potuto immaginare.
Anche Rufy era così, era stato proprio quello ad attirarla verso di lui. Da fuori sembrava un ragazzo sciocco, infantile e avventato, ma quando voleva sapeva essere saggio, maturo e molto intelligente.
Quel ragazzo sconosciuto che ora si trovava accanto a lei le risvegliava quasi le stesse sensazioni. Sembrava molto calmo e tranquillo, ma allo stesso tempo pareva nascondere dentro di sé un immenso dolore e rabbia.
Osservò i libri che teneva tra le mani e di cui stava analizzando il retro, proprio come faceva lei.
Uno, di cu non riusciva a leggere il titolo, parlava della seconda guerra mondiale. L’altro, invece, lo conosceva molto bene. Era il suo libro preferito: “Qualcuno con cui correre” di Grossman.
Colse al volo l’occasione e gli rivolse la parola.
“Io ti consiglio questo” disse indicando il volume “Ha uno stile molto bello e fuori dal comune. E soprattutto è intrigante. Capisci a pieno la storia solo una volta arrivato alla fine”
Il ragazzo si voltò a guardarla con espressione seria. La osservò soppesando le sue parole.
“In effetti di libri sulla grande guerra ne ho letti fin troppi” disse riponendo l’altro volume al suo posto.
“Credo che seguirò il tuo consiglio. Grazie”
Il ragazzo le rivolse un sorriso prima di avviarsi alla cassa con il romanzo tra le mani
“Buona giornata!” gli disse rispondendo al sorriso.
Avrebbe tanto voluto seguirlo e chiedergli di prendere un caffè insieme ma non poteva, sapeva che era sbagliato. Per tutti i problemi che potesse avere con Rufy loro stavano ancora insieme e inseguire il primo ragazzo attraente che si incontra non era proprio l’atteggiamento giusto che una ragazza fidanzata doveva seguire.
Sospirando tornò a guardare lo scaffale e, sconsolata, prese il primo libro che vide con la copertina rosa e con la parola “amore” nel titolo e andò alla ricerca di Robin.

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Capitolo 3
*** Frustrazione ***


Frustrazione

“Corri lumaca!!” le urlò Usopp lungo il binario della stazione. Si erano fermati un po’ troppo a lungo al bar dove solitamente facevano colazione insieme e ora rischiavano di perdere il treno. Fortunatamente riuscirono a raggiungere una porta ancora aperta e saltarci dentro trafelati. E cosa ancor più miracolosa riuscirono anche a trovare due posti a sedere nonostante fosse l’orario di punta.
Nami si lasciò cadere sul sedile riprendendo fiato.
“Questo vale come sport, vero?!” fece sfilandosi la giacca di pelle sentendosi accaldata per la corsa.
Il suo migliore amico rise della battuta prendendo posto accanto a lei.
Rimasero in silenzio per qualche minuto finché non fu il nasone a prendere la parola.
“Allora, come vanno le cose con Rufy?” le chiese con sguardo dolce.
“Non troppo bene…”
Lo faceva soffrire vederla così abbattuta, con lo sguardo fisso sulle proprie scarpe.
“Ma qual è il problema di preciso?” provò a domandarle nel tentativo di aiutarla.
“Non riesco a capirlo nemmeno io…”
Usopp sapeva che aveva bisogno di sfogarsi.
“Prova a dire cosa secondo te non va bene”
La ragazza sospirò lievemente prima di iniziare a parlare.
“Una volta noi eravamo molto affiatati, avevamo sempre voglia di vederci, di sentirci, di stare insieme. Ora invece è tutto diverso. Tra le mie lezioni e il suo lavoro abbiamo poco tempo per vederci e nonostante questo… Io non sento troppo la sua mancanza, come dovrebbe essere normale. Non so se questo sia per il fatto che stiamo insieme da tanto, e quindi non abbiamo più il bisogno morboso di vederci ogni giorno, ora, minuto, secondo della nostra esistenza, o perché effettivamente i miei sentimenti siano in qualche modo cambiati”
Le parole uscivano come un fiume in piena.
“E anche quando potremmo vederci io magari preferisco fare altro, uscire con altre persone, dedicare del tempo a me stessa. E lui sembra non accorgersi di nulla!!”
Nami lasciò andare il capo all’indietro appoggiandolo al sedile e chiudendo gli occhi.
“Hai provato a parlarne con lui?” tentò ancora Usopp.
“No… più che altro perché nemmeno io so di preciso cosa provo e cosa sento, se ci siano effettivamente dei problemi o meno, e vorrei evitare di allarmarlo inutilmente. Prima di parlarne con lui volevo fare chiarezza con me stessa. Ed è questa la cosa che più mi infastidisce, questa indecisione. Sono sempre stata una persona molto sicura. Ho sempre saputo cosa volevo fare e chi volevo essere e trovarmi indecisa in una situazione tanto importante mi fa sentire così… Impotente!”
La ragazza guardò l’amico con gli occhi lucidi, quasi al colmo della disperazione.
Non sempre le piaceva parlare dei suoi problemi. Era una persona che rimuginava già troppo di per sé e esprimere i suoi pensieri ad alta voce non faceva altro che alimentare le proprie paranoie.
Usopp la abbracciò spontaneamente nel tentativo di consolarla accarezzandole dolcemente la testa.
“Andrà tutto bene” sussurrò contro i suoi capelli profumati.
Nami sciolse quell’abbraccio per guardarlo negli occhi.
“Grazie Usopp, non so cosa farei senza di te”
Cercò di sorridere mentre con un dito raccoglieva la singola lacrima di frustrazione che le era sfuggita.
“Ehi, questa non è la tua fermata?” fece poi guardando fuori dal finestrino.
Il ragazzo guardò nella sua stessa direzione.
“CAVOLO Sì!!!” urlò alzandosi di scatto per raggiungere in tempo le porte, rischiando di inciampare un paio di volte.
“Ciao Nami ci sentiamo dopo!” le disse mentre già si allontanava.
“Ciao!!” rispose lei tra una risata e l’altra.
In qualche modo riusciva sempre a farle tornare il buon umore.

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Capitolo 4
*** Interesse ***


Interesse

Finita l’ultima lezione prima di pranzo Nami gettò malamente tutti i suoi libri e quaderni nella borsa.
Aveva fretta di raggiungere l’edificio accanto per incontrarsi con Kaya. Era da un po’ di tempo che non si vedevano e avevano programmato di pranzare insieme.
Giunta fuori dalla porta della sua aula sbirciò dentro. Le slide che venivano proiettate alle spalle del professore raffiguravano un corpo umano in scala e l’ingrandimento di chissà quale organo o tessuto. A dire la verità le materi scientifiche l’avevano sempre affascinata ma non si sentiva molto portata per esse. Per questo era finita a studiare lettere moderne, un corso che le piaceva e l’appassionava anche.
Quando intuì che il docente aveva concluso la sua spiegazione si scostò dalla porta per permettere agli studenti di uscire.
Cercò nel flusso di studenti una ragazza bionda e appena la individuò la prese per un braccio trascinandola verso di sé.
“Kaya sono qui!!” le urlò sorridendo
L’altra si voltò, inizialmente spaventata dalla brusca presa, ma non appena la riconobbe le gettò le braccia al collo in un tenero abbraccio.
“Ciao Nami! Da quanto non ci vediamo!”
“Troppo!” fece lei “per fortuna siamo riuscite a trovare un po’ di tempo”
“Già, a proposito di questo…” proseguì la bionda sciogliendo l’abbraccio.
“… oggi pomeriggio devo incontrarmi con il gruppo di studio per preparare l’esame di anatomia 1 e alcuni di loro si fermano a pranzo con noi… Ma se per te un problema gli dic-“
“Oh no non preoccuparti!” si affrettò a dire Nami.
“Mangiamo tutti insieme!”
In realtà un po’ le dispiaceva. Voleva passare del tempo da sola con lei e non aveva messo in conto potessero esserci altre persone ma infondo non era così importante, avrebbero trovato altre occasioni.
Si conoscevano dai tempi delle medie, all’epoca giocavano nella stessa squadra di pallavolo, e lei aveva sempre avuto una cotta segreta per Usopp ma era troppo timida per rivelare i suoi sentimenti. Nami sospettava che anche lui provasse qualcosa ma non lo aveva mai ammesso esplicitamente.
Due ragazzi uscirono in quel momento dall’aula e si avvinarono a loro.
“Eccoci!” fece un ragazzo piccolo di statura con un viso dai lineamenti dolci.
“Se non mi sbaglio voi due vi conoscete già, giusto?” fece Kaya
“Ti chiami Chopper vero?” chiese Nami ricordando vagamente di averlo già conosciuto una volta in cui lei e l’amica si erano incontrate in università.
“Lui invece mi sa che non l’hai mai visto, si chiama Law” proseguì Kaya
Nami spostò la sua attenzione dal primo ragazzo al secondo. Immediatamente gli sembrò familiare ma ci mise qualche secondo prima di ricordare dove lo avesse già incontrato: era il ragazzo della libreria, quello a cui aveva dato un consiglio su un libro. Mentre faceva queste analisi notò che anche lui la studiava con espressione concentrata, probabilmente la stessa che aveva lei.
“Tu sei il ragazzo della libreria!” esclamò la ragazza.
“Ah ecco dove ci siamo visti” disse lui sorridendo.
“Ah quindi vi siete già conosciuti?” chiese la bionda un po’ sorpresa.
“Sì più o meno, la settimana scorsa. Ti sta piacendo il libro?” gli chiese nella speranza che la risposta fosse positiva.
“è splendido, l’ho quasi finito. Grazie ancora per avermelo suggerito” fece lui allungando una mano in segno di saluto. Nami la prese e la strinse.
“Piacere di conoscerti Law, mi chiamo Nami”
I due si scambiarono un sorriso cordiale.
“Dove mangiamo?” chiese Kaya finite le presentazioni.
“è una bella giornata, potremmo prendere qualcosa e mangiare fuori” propose Chopper.
“Ottima idea” acconsentì Nami.
 
Finito di mangiare i quattro ragazzi rimasero sulle panchine dell’ateneo a scambiare quattro chiacchiere per ingannare il tempo.
Mentre parlavano lo sguardo di Nami scivolò sulla borsa a tracolla di Law e notò una spilla a lei molto nota.
“Oh santi numi!” urlò alzandosi dal suo posto.
“Anche tu segui One Piece????” chiese guardando il ragazzo con gli occhi che le brillavano.
“Certamente!” fece lui cercando di mascherare il suo entusiasmo.
“Di cosa si tratta?” chiese innocentemente la bionda.
“Non lo sai???” Nami quasi urlò scandalizzata mentre si girava verso l’amica e iniziava a raccontarle per filo e per segno la trama di questo telefilm, dal titolo One Piece, che raccontava la storia di una ciurma di pirati e delle loro avventure per i sette mari.
“Personaggio preferito?” chiese Law alla rossa, un po’ per salvare l’amica che lo guardava implorante sommersa da quel fiume di parole e un po’ per sincero interesse.
Fu così che i due iniziarono una conversazione infinita riguardo la storia, le ambientazioni, le diverse stagioni, i personaggi e i loro doppiatori, e chi più ne ha più ne metta. Si trovarono così a scoprire di avere molte cose in comune, non solo per quanto riguardava le passioni telefilmiche ma anche per alcuni pensieri e riflessioni condivise.
“Ah volevo chiederti una cosa del libro” fece lui d’un tratto estraendolo dalla borsa.
“Te lo avevo detto che era complicato. Ma se sono spoiler che cerchi da me non li avrai! Capirai tutto a tempo debito!” disse lei divertita.
Quando lui aprì il volume ne scivolò fuori un pezzo di carta che usava come segnalibro e lei si chinò per raccoglierlo. Quando si rialzò lo analizzò meglio.
“Oh mio Dio!” più conosceva cose che riguardavano quel ragazzo e più si esaltava, non poteva farne a meno.
“Anche a te piacciono i The Sun??” domandò mostrandogli il biglietto del concerto.
“In realtà no, me l’ha regalato un mio amico che lavora al locale dove suonano” rispose lui.
“Cavoli anche io dovevo andarci, ma non ho fatto in tempo a prendere i biglietti che sono subito esauriti” fece sconsolata.
“Bè se vuoi te lo regalo tanto te l’ho detto, non mi interessa”
Il volto della ragazza si illuminò ma si incupì nuovamente subito dopo. Il concerto era quella sera e non conosceva nessun altro che ci andasse; non poteva certo andarci da sola. Per quanto potesse piacergli la loro musica si sarebbe sicuramente annoiata senza la compagnia di qualcuno.
“Grazie per il gesto ma lascia stare, sarei da sola perché nessun altro ce l’ha” gli disse abbattuta.
Law ci pensò un attimo prima di suggerire una soluzione.
“Se vuoi ti ci posso accompagnare io. Non ho altri biglietti ma non credo che il mio amico avrebbe problemi a farmi entrare”
Si sentiva particolarmente affascinato da quella ragazza così esuberante che in poco tempo era riuscita a conquistare la sua simpatia e le sue parole, dono che non faceva a tutti così spontaneamente essendo un ragazzo poco loquace. In più era curioso di scoprire quali altre cose avessero in comune.
Nami rimuginò qualche attimo prima di dargli una risposta. Andare ad un concerto con un ragazzo che conosceva da poco, non era una mossa molto furba. Ma il locale era molto conosciuto e ben frequentato e se quel ragazzo fosse stato in qualche modo pericoloso Kaya le avrebbe già lanciato qualsiasi sorta di segnale. La guardò in cerca di una qualche conferma e la trovò che la guardava sorridendo e le fece un cenno di assenso con il capo.
“E va bene, ci sto” disse a Law.
“Ottimo, così mi spiegherai questa sera quella cosa del libro” fece lui ghignando
“Sì, contaci” la ragazza gli rispose con una linguaccia


Angolo dell'autore:
Salve! Così per dire, i The Sun sono un gruppo che esiste realmente ma da loro ho preso solo il nome ;)
Emy spero sia chiaro l'utilizzo del prompt, anche se ho qualche dubbio :/

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Capitolo 5
*** Eccitazione ***


Eccitazione

Come aveva previsto Law non fu difficile entrare nel locale, il Yellow Submarine, dove il suo amico Jean Bart faceva il barista.
“Bart lei è Nami” il ragazzo fece le presentazioni.
“Piacere” disse la ragazza sorridente allungando la mano oltre il bancone la quale fu catturata dalla stretta forte e vigorosa dell’altro.
“Piacere mio. Cosa vi porto?”
“Un gin-tonic” disse immediatamente lei. Era da un po’ che non passava una bella serata e non aveva voglia di pensare ai suoi problemi: in quelle occasioni l’alcool era il miglior amico che si potesse avere.
“Fai due” disse Law appoggiandosi al ripiano di legno voltandosi a guardare il palco. La band non era ancora arrivata e la gente stava iniziando ad invadere il locale.
“Ecco a voi” il barista tornò con due bicchieri di vetro colmi fino all’orlo.
Nami fece tintinnare il suo con quello di Law prima di portarlo alle labbra.
Mentre lei si guardava intorno il ragazzo la osservò. Indossava un abito nero corto e aderente che fasciava il suo corpo mettendo in mostra il suo fisico tonico. Era davvero una bella ragazza, e dubitava che lei non ne fosse consapevole.
Si voltò verso di lui e lasciò il bicchiere sul bancone.
“Vado in bagno prima che cominci il concerto”
Mentre si allontanava il ragazzo continuò a fissarla sempre più affascinato. Fu risvegliato da un fischio alle sue spalle.
“Accidenti Trafalgar!! Questa volta hai trovato una bella preda!” disse Jean Bart cingendo le spalle dell’amico, quasi strozzandolo.
“Allora, ci hai già combinato qualcosa?” proseguì.
“Calmati” rispose il moro sottraendosi a quella presa.
“Ci conosciamo da poco” riprese poi sorseggiando il suo cocktail.
La verità era che quella ragazza lo attraeva molto, sin dal momento in cui l’aveva vista in libreria, soprattutto per i suoi modi di fare sfuggevoli. Si avvicinava a lui, quasi si faceva prendere, e poi si allontanava nuovamente come se fosse pentita. Proprio come aveva fatto nel negozio. Dopo che gli aveva rivolto la parola si aspettava che dicesse o facesse dell’altro e invece nulla. E anche in quella giornata, per quanto espansiva potesse essere era sempre molto misurata con lui. Questo risvegliava in lui il suo spirito da cacciatore: una preda sfuggente era la miglior sfida.
“Caspita ci sa fare la ragazza” fece il barista sollevando il bicchiere di Nami riscuotendolo dai suoi pensieri. Lo agitò leggermene facendo tintinnare il ghiaccio al suo interno, ma era solo quello che conteneva.
In quel momento la band salì sul palco: da lì a poco avrebbero iniziato il concerto e la folla iniziò ad accalcarsi sotto il palco.
“Ma stanno già iniziando!!” disse Nami mentre si dirigeva frettolosamente verso di loro.
“Vieni con me sotto al palco?!” chiese a Law speranzosa.
Era quasi tentato di accettare ma quelle cose non facevano proprio per lui.
“Per questa volta credo che passerò”
La rossa abbassò gli occhi un po’ delusa.
“E dai Law non si trattano così le signore! Avanti, prendi questo cocktail così ti tiri su” disse il barista allungandole un altro bicchiere.
La ragazza stava per afferrarlo quando si ricordò che non aveva portato con sé abbastanza soldi. Vedendola esitare il ragazzo continuò.
“Offre la casa” disse facendo l’occhiolino, rivolto più a Law che a lei. Voleva dare una mano all’amico facendola andare un po’ su di giri.
“Ah bè se la metti così!” senza farselo dire due volte afferrò il bicchiere e si precipitò a sentire il gruppo che iniziava a suonare proprio in quell’istante tra le urla e gli applausi del pubblico.
 
Nami tornò al bancone sudata ed accaldata.
“è stato bellissimo!! Però che caldo fa qui dentro” aggiunse sollevando la folta chioma per scoprire la schiena e permettere all’aria di donarle un po’ di frescura.
“Non c’è nemmeno bisogno che tu lo dica” Jean Bart le allungò un altro bicchiere. Law lo fulminò con lo sguardo. Ora stava esagerando.
Ma Nami lo afferrò al volo. Non rifiutava mai un cocktail gratis, nonostante i due precedenti avessero già fatto il loro effetto, ma era molto brava a nasconderlo.
Appena la band scese dal palco la musica cambiò e si trasformò in musica da discoteca.
Esaltata la ragazza finì la sua bevanda tutta d’un sorso e prese Law per un braccio.
“Balliamo!!!” disse in tono deciso trascinandolo verso la pista.
“M-ma… Io non so ballare!” cercò di protestare invano.
“Chissene! Tanto nessuno guarda gli altri ballare. E poi me lo devi, dopo che mi hai lasciata sola per tutto il concerto!” aggiunse con uno sguardo eloquente.
Il ragazzo si arrese davanti alla sua ostinazione e si fece guidare in mezzo alla folla. Ma questo fu il massimo che le concesse. Una volta lì rimase fermo, ondeggiando lievemente da un piede all’altro.
“E dai!” fece lei prendendogli le mani cercando di farlo muovere e scioglierle con qualche passo un po’ buffo e goffo.
Quando vide che non sortiva l’effetto sperato e che, anzi, la guardava in modo strano, decise di cambiare strategia.
Portò le braccia intorno al suo collo e iniziò a muoversi in maniera più sinuosa, lanciandogli sguardi maliziosi e passando le mani tra i suoi capelli spettinati.
L’alcool che le offuscava la mente non le permise nemmeno di riconoscere quanto quella chioma fosse simile a quella di Rufy.
Law, vedendola così intrigante e interpretando i suoi segnali come un chiaro invito, posò le mani sui suoi fianchi formosi e l’avvicinò a sé facendo combaciare i loro corpi, al punto che Nami si strusciava su di lui nella sua danza.
Questo contatto la fece sentire desiderata, bramata, voluta come non le accadeva da molto tempo. Puntò i suoi occhi in quelli grigi di lui che, vedendoli così colmi di eccitazione, si avventò sulle sue labbra.
Nami, stordita dall’alcool, dai rumori, dalle luci e dal suo sapore afrodisiaco si lasciò andare e lo baciò con passione e bramosia su quella pista da ballo, dimenticandosi completamente di tutto ciò che li circondava.

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Capitolo 6
*** Senso di colpa ***


Angolo dell'autore:
Mi scuso per l'immenso ritardo!
é stata una settimana intensa, carica di impegni e imprevisti che enanche Fantozzi -.-'
Prometto che in settimana vedrò di recuperare sia questa FF che l'altra (per chi la segue). Per non parlare di tutte le fic che ho in progetto e che devo inziare!! Ahaha
Ma fa niente, vi lascio alla storia ;)



Senso di colpa

Un raggio di sole la colpì in pieno viso. La sera prima era tornata tardi e aveva dimenticato di chiudere bene le tende. Con la testa pesante come un macigno si rigirò nel letto nel tentativo di riprendere sonno.
La sua mente era affollata da immagini della sera precedente.
La band, i cocktail, la folla, la pista da ballo, Law, le mani di Law, le labbra di law, la lingua di Law.
Sbarrò gli occhi terrorizzata. Era successo davvero?
Altre immagini presero corpo nella sua mente.
“No no no!” imprecò mentre scaraventava via le coperte e si lanciava verso lo specchio fissato sopra il comò, rischiando di inciampare tra le scarpe e la borsa che quella notte aveva lasciato sul pavimento.
Una volta davanti al suo riflesso si scostò i capelli su un lato e vide una chiazza violacea nitida sulla pelle pallida del suo collo.
“NO!!” si lasciò andare ad un unico e inequivocabile urlo di disperazione.
Era successo davvero.
Si passò le mani tra i capelli abbassando il viso mentre le lacrime facevano pressione per sgorgare fuori dai suoi occhi.
Cosa aveva fatto? Aveva tradito Rufy con un ragazzo che conosceva poco o niente. Aveva buttato via una relazione di tre anni per una cosa che non era minimamente importante. Cosa avrebbe fatto ora? Avrebbe dovuto dirglielo ma aveva paura della sua reazione, che l’avrebbe odiata e che l’avrebbe guardata con disgusto e disprezzo. Non sapeva cosa fare.
In un attimo di lucidità si precipitò a prendere il cellulare appoggiato sul comodino. Doveva parlarne con qualcuno.
Nami: Ho fatto un casino.
Fortunatamente l’apparecchio vibrò subito dopo, segno che Robin era già sveglia.
Robin: Cos’è successo?
Nami: Devo parlartene di persona. Possiamo vederci da Arnold tra mezz’ora?
Robin: Ok…
Quanto odiava quando l’amica metteva i puntini di sospensione alla fine delle frasi. Volevano dire o tutto o niente. Che stava pensando o che aveva già capito tutto. La mettevano a disagio.
Si fece una doccia rapida e dopo essersi vestita coprì il succhiotto che aveva sul collo, segno inconfondibile della sua infedeltà, con il correttore. Nonostante avesse funzionato indossò anche una sciarpa leggera per maggior sicurezza.
Mentre camminava per strada per raggiungere il bar si sentiva così in colpa che credeva che tutti la stessero osservando, che tutti sapessero cosa aveva fatto.
Entrò nel locale e per fortuna trovò Robin già seduta a un tavolino.
Prese un cappuccino e si sedette di fronte a lei. Non aveva fame per prendere la solita brioche alla marmellata.
“Ciao” disse per prima la mora scrutandola.
“Ciao” rispose lei con poca convinzione.
Per un po’ rimasero in silenzio a sorseggiare le loro bevande calde.
Robin aspettava che fosse l’altra a parlare. In fondo era stata lei a convocarla.
Nami parlò con gli occhi puntati sul fondo della sua tazza.
“Ieri sera ho baciato Law”
L’altra, sorpresa, abbassò il suo caffè per riporlo sul piattino.
“Prima di tutto: chi è Law? E, seconda cosa, cosa hai fatto?!” fece lei osservandola con sguardo duro.
“Non guardarmi così ti prego!” disse Nami accasciandosi sul tavolino per nascondere il suo volto.
Robin capì che non era quello il momento di essere duri e severi, era il momento della comprensione e dei consigli.
“Avanti raccontami tutto” disse risollevando la tazzina.
Nami rialzò il viso e dopo un sospiro sconsolato le spiegò tutto. Di come si erano conosciuti, prima in libreria e poi in università, del concerto e della serata e delle sensazioni che provava con lui.
Quando ebbe finito di parlare la mora valutò la situazione.
“Lo sai che l’essere ubriaca non è una scusa, vero?”
“Purtroppo sì” rispose Nami portando la mano davanti agli occhi.
Prese il cellulare che aveva sentito suonare.
Rufy: Buon giorno amore mio! <3
Nami non resse: le lacrime iniziarono a rigarle le guance inesorabili.
“Sono una persona orribile!” disse tra i singhiozzi coprendosi il voltò per la vergogna.
Robin accostò la sua sedia a quella dell’amica e l’abbracciò per consolarla.
“Non lo sei. Sei umana, tutti sbagliano”
“Ma io ho sempre additato il tradimento come uno dei comportamenti più rivoltanti!”
“Eri in un momento di debolezza, dovuto non solo all’alcool ma anche alla situazione di stallo della tua relazione”
La rossa si asciugò gli occhi nel tentativo di darsi un contegno.
“Ora cosa vuoi fare?”
Il cellulare vibrò di nuovo.
Law: Buon giorno ;)
Ripose immediatamente il telefono nella borsa. Non aveva la minima intenzione di rispondere.
Dopo alcuni secondi di silenzio prese a parlare con voce ancora tremante.
“Dovrei parlargliene. So che è la cosa giusta da fare. Devo essere onesta e sincera anche perché lui si è sempre comportato in maniera corretta con me. Però… ho paura…”
“Lo so che hai paura, è normale. Ma parlarne vi farà bene, e deciderete insieme il da farsi”
La rossa abbassò lo sguardo con gli occhi che ancora pizzicavano.
“Forse è così che deve andare…” le disse Robin con il tono più dolce possibile accarezzandole un braccio.

 

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Capitolo 7
*** Rabbia ***


Rabbia

Nami passeggiava senza meta per il campus universitario sotto il cielo terso che si presentava quella mattina.
Ma per quanto fosse bello non riusciva a godersi tale spettacolo. La sua testa era affollata da mille pensieri.
Erano passati due giorni dalla sera in cui aveva tradito Rufy; non aveva ancora trovato la forza di confessarglielo. La loro relazione era proseguita normalmente, per quanto normale potesse essere quella situazione di routine.
In quanto a Law aveva deliberatamente ignorato i suoi messaggi, non che il ragazzo avesse insistito poi tanto. Oltre un paio di messaggi il giorno dopo aveva subito smesso di cercarla. Forse era un bene così la situazione non si sarebbe ulteriormente complicata ma non poteva nascondere un lieve fastidio.
Guardando l’orologio si accorse che a breve sarebbe iniziata la sua lezione così, svogliatamente, decise di incamminarsi verso l’edificio.
In quel momento sentì il cellulare vibrare: qualcuno la stava chiamando.
Lo estrasse dalla borsa e osservò lo schermo prima di rispondere.
-Zoro-
Zoro? Non ricordava una solo volta in cui si fossero sentiti per telefono, era già un miracolo che avesse il suo numero. Era un amico di Rufy e se avevano qualcosa da dirsi di solito lo facevano quando si trovavano tutti insieme; per questo la situazione le risultava strana. Che fosse successo qualcosa?!
Leggermente ansiosa Nami accettò la chiamata.
“Pronto?” disse portando l’apparecchio all’orecchio.
“Nami sono Zoro” sentì dire il ragazzo in tono freddo.
La ragazza capì immediatamente che qualcosa non andava.
“è successo qualcosa?” gli chiese senza perdere tempo. Aveva paura che fosse accaduto qualcosa a Rufy o a qualcun altro.
“Non lo so, dovresti dirmelo tu” fece secco il ragazzo.
La ragazza arrestò la sua camminata. Di cosa stava parlando? Riuscì a notare anche qualcos’altro nella sua voce. Forse rabbia?!
“Non capisco” fece lei sulla difensiva, non comprendeva proprio dove volesse arrivare.
“Ok senti, non mi piacciono i giri di parole perciò vado subito al sodo”
Sì, era arrabbiato. Ma perché?
“So cosa hai fatto l’altra sera al Yellow Submarine. Kidd vi ha visti”
Nami sgranò gli occhi portandosi una mano alla fronte. Il ragazzo dai capelli rossi era un tecnico del suono, tutti sapevano che a qualunque concerto in città era presente anche lui. Che stupida!
“Senti Zoro…” iniziò cercando di dare delle spiegazione del suo tradimento ad uno dei migliori amici del suo ragazzo, ma non sapeva cosa dirgli. Ma non ce ne fu affatto bisogno.
“NON VOGLIO SENTIRE LE TUE SCUSE!” urlò lui dall’altra parte facendole allontanare un po’ il cellulare dall’orecchio.
“L’unico motivo per cui ti ho chiamato è per darti una possibilità: se non ne parli tu con Rufy lo farò io. Non posso permetterti di prenderlo in giro in questo modo”
Accompagnò queste ultime parole con un suono simile a un ringhio.
Prima che lei potesse ribattere in alcun modo Zoro terminò la chiamata.
Nami ricacciò il cellulare nella borsa. Per poco non lo scaraventò a terra dal nervosismo.
La prima cosa che provò mentre si avviava nuovamente verso la sua aula fu vergogna e imbarazzo ma in breve tempo tutto ciò si trasformò in collera. Perché quei due non potevano farsi i fatti loro? In primis Kidd che non era neanche un loro amico ma un semplice conoscente, quindi che senso aveva intromettersi così nella loro relazione? Forse per il puro gusto di creare guai.
E Zoro poi? Che si permetteva anche di dare ultimatum!
Non era mica una bambina, non aveva bisogno che fosse lui a dirle come doveva comportarsi! Non poteva semplicemente tacere e lasciar gestire a lei la situazione?
Era talmente assorta in queste considerazioni che non si accorse neppure che fuori dall’aula c’era qualcuno ad aspettarla. Il ragazzo dovette addirittura afferrarla per un braccio per fermarla.
Nami, colta di sorpresa, si voltò pronta ad insultare il poveretto che si permetteva di mettersi sulla sua strada in quel momento di umore nero, ma quando vide di chi si trattava si placò subito. Le si era gelato il sangue nelle vene.
Si trovò davanti Law che la fissava con espressione dura e i suoi occhi grigi solitamente così quieti sembravano in tempesta.
Cos’altro doveva succedere ancora?
“Ciao” disse il ragazzo lasciando la presa sul suo braccio.
“Ciao” rispose lei abbassando lo sguardo.
In effetti sapeva perché era lì. Dalla sera in cui si erano baciati lo aveva completamente ignorato. Con gesto istintivo sistemò meglio la sciarpa attorno al suo collo, come se nascondere le prove inconfondibili di quanto era accaduto potesse bastare a cancellare le sue azioni peccaminose.
Sentiva di dover dare una spiegazione a quel ragazzo che si era ritrovato in mezzo ai suoi problemi inconsapevolmente.
“Scusami se ti ho ignorato in questi giorni…”
Decise di essere completamente sincera. Prese un respiro e chiuse gli occhi mentre proseguiva.
“Il fatto è che io sono fidanzata e non sapevo come gestire questa situazione. Scusami se ti ho tirato in mezzo”
La ragazza ammutolì in attesa della sua reazione.
“Ce ne hai messo di tempo per dirmelo” fece lui, con lo stesso tono distaccato di prima.
Nami aprì gli occhi per guardarlo mentre un’espressione dubbiosa si dipingeva sul suo volto. Cosa voleva dire?
“Ho scoperto ieri per caso che sei fidanzata. C’era Kaya che parlava di un certo Rufy”
La ragazza credette di vedere un lampo attraversare i suoi occhi.
“Nami-ya, non mi piace essere il cattivo ragazzo della situazione, quello che spinge le ragazze al tradimento. Se avessi saputo che c’era un altro mi sarei comportato diversamente. Mi hai illuso”
La ragazza ammutolì. Avrebbe dovuto aspettarselo che in un modo o nell’altro sarebbe venuto a saperlo. Di sicuro Kaya non lo aveva detto con l’intenzione di metterla nei guai.
E ora non sapeva proprio cosa dire a Law. Aveva perfettamente ragione. Tutto quello che stava accadendo era esclusivamente colpa sua, gli altri non c’entravano. Si meritava tutto quell’odio.
Il ragazzo non aveva più voglia di aspettare una risposta.
“Speravo che me ne parlassi tu o che almeno ora avessi qualcosa da dirmi, ma mi sbagliavo”
Nami capì che anche lui era arrabbiato con lei. Ma non lo dimostrava come Zoro, con l’aggressività, bensì con l’indifferenza e la freddezza.
“Addio Nami-ya” disse in fine il ragazzo vedendo che lei non proferiva parola. Si allontanò senza voltarsi indietro.
Nami rimase immobile davanti alla porta mentre gli altri studenti la superavano per prendere parte alla lezione. Pur essendo circondata da un mucchio di persone in quel momento si sentiva più sola e abbandonata che mai.

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Capitolo 8
*** Tristezza ***


Tristezza

Quel giorno Nami non riuscì a seguire una sola parola delle sue lezioni. Passò tutto il tempo a pensare e ripensare a ciò che era successo e che le era stato detto.
Sapeva qual era la cosa giusta da fare. Si era comportata male con Rufy e il minimo che gli doveva era la completa sincerità. Ma sapeva anche che sarebbe stato difficile. Doveva trovare la forza di affrontare non solo lui ma anche se stessa. Perché non solo le persone che la circondavano erano rimaste deluse dal suo comportamento ma anche lei.
Non solo non aveva mai approvato il tradimento ma per giunta aveva permesso che una relazione così bella ed equilibrata si deteriorasse con il tempo, senza intervenire per cambiare le cose, rimanendo immobile a vederla affondare.
E così si decise. Prima di uscire dall’aula per tornare a casa gli scrisse un messaggio.
Nami: Ciao amore. Stasera ci vediamo?
Rufy: Certo! Vieni da me che ci sono anche gli altri
Una vena iniziò a pulsare sulla fronte della ragazza. Ma doveva mantenere la calma.
Nami: No dai, vediamoci da soli
Non voleva usare le parole “dobbiamo parlare”. Sapeva l’effetto che scatenavano in chi se le sentiva rivolgere, e non erano certo piacevoli.
Rufy: Va bene. E dove andiamo?
Nami: Non so… Dopo decidiamo
Rufy: Ok <3
Mentre si avviava verso la stazione passò davanti all’edificio di medicina. L’aveva momentaneamente lasciato da parte ma sapeva molto bene che prima o poi avrebbe dovuto affrontare anche Law. Non si aspettava che la capisse ma voleva come minimo che l’ascoltasse e che le permettesse di chiedergli scusa come si deve e di ammettere i suoi errori. Ma il suo ragazzo aveva sicuramente la precedenza.
 
Nami parcheggiò la sua macchina sotto casa di Rufy in attesa che scendesse.
Per tutto il pomeriggio aveva provato e riprovato il suo discorso. Sapevo di non potergli buttare in faccia la cruda realtà senza prima un giro di parole o senza prima addolcire la pillola. Ovviamente non aveva intenzione di mentire, scappare o non ammettere le sue colpe. Ma voleva che per lui la notizia fosse il meno traumatica possibile.
Sentì la portiera del passeggero aprirsi e si voltò a guardare il suo ragazzo che saliva a bordo.
“Buona sera amore mio” disse dolcemente il ragazzo prima di posarle un bacio delicato sulla guancia.
Un sorriso malinconico si dipinse sulla faccia di lei. Quelle piccole attenzioni le erano sempre piaciute e le aveva sempre ricercate ma ora non sortivano più alcun effetto.
“Rufy… Dobbiamo parlare” disse sollevando lo sguardo su di lui.
Quando incrociò i suoi occhi, però, sentì la testa svuotarsi e tutte le belle parole che si era preparata andarono in fumo.
Si ritrovò così a boccheggiare in cerca di qualcosa da dire finché non fu lui a doverla riscuotere.
“Avanti, dimmi” fece il ragazzo sistemandosi meglio sul sedile per voltarsi verso di lei.
Nami si accorse subito della situazione. Rufy sembrava essere in uno di quei rari momenti di serietà e comprensione in cui riusciva a cogliere a pieno ciò che lo circondava. Probabilmente aveva già percepito qualcosa.
Rincuorata nel vederlo così predisposto al dialogo si decise a proseguire, anche se i suoi discorsi così accuratamente preparati non erano ancora tornati nella sua mente.
“è da… un po’ di tempo che mi sembra che qualcosa nella nostra relazione non vada per il verso giusto…”
Il ragazzo rimase in silenzio. Aspettava che lei dicesse tutto ciò che aveva da dire.
“A me piace stare con te ma non sento più quell’entusiasmo che provavo una volta. Non so se questo sia normale. Sicuramente dopo tre anni di relazione le emozioni che si provano non sono le stesse che si vivevano a tre mesi. Ma qui mi sembra di essere andata ben oltre. Sono arrivata ad un punto in cui, nonostante ci vediamo poco a causa dei vari impegni, io non sento troppo la tua mancanza…”
La ragazza abbassò lo sguardo. Era dura dire tutto quelle cose. E ancora non era arrivata la parte peggiore.
“In realtà anche io mi ero accorto di questo tuo cambio di atteggiamento”
Lo sentì dire in tono serio.
“Non te ne ho mai parlato perché pensavo fosse un momento passeggero e ho voluto lasciarti i tuoi spazi per pensarci bene”
Rufy le prese una mano.
“Ma ora che ne stiamo parlando possiamo trovare insieme una soluzione”
Nami non resse davanti a quella nota di speranza e gioia che si evinceva dalla sua voce. Iniziò a piangere ormai incapace di trattenere quel fiume di lacrime che aveva cercato di reprimere per tutta la giornata.
“Ma… Nami. Cosa c’è?” chiese premuroso avvicinandosi a lei per abbracciarla. Ma la ragazza lo fermò posandogli una mano sul petto e spingendolo lievemente indietro. Non avrebbe retto anche quello. E non poteva continuare a lasciarlo ignaro.
“C’è dell’altro” disse tra i singhiozzi.
Rufy si accigliò. Non capiva cos’altro potesse esserci. Aspettò che il pianto della ragazza si placasse per poterle permettere di parlare.
“Qualche giorno fa ho conosciuto un ragazzo e… L’altra sera siamo andati insieme ad un concerto… e…”
Nami dovette attingere a tutte le sue forze per poter proseguire.
“E ci siamo baciati” disse in fine riprendendo a piangere.
“Mi dispiace” riuscì a pronunciare tra i singhiozzi.
Silenzio.
Non sentì alcun suono provenire dal sedile del passeggero.
Non aveva idea di come avrebbe reagito. Rufy era un ragazzo tendenzialmente pacifico e soprattutto con lei non si era mai permesso di essere violento o anche solo di alzare la voce. Ma davanti ad un fatto del genere chiunque poteva essere imprevedibile.
Trovò il coraggio di sollevare il capo e guardarlo attraverso le lacrime.
Era fermo, lo sguardo basso nascosto dalla visiera del suo inseparabile cappello, le mani che tremavano.
Nami aveva paura che se avesse detto qualsiasi cosa avrebbe scatenato la sua furia perciò decise di rimanere in attesa.
Dopo qualche minuto Rufy sospirò pesantemente. Era giunto ad una conclusione di quella sua lotta interiore.
Non poteva negare di sentirsi ferito e attaccato ma non se la sentiva di accusare quella che per tre anni era stata la sua ragazza e che ora si trovava davanti a lui con quell’espressione abbattuta.
Infondo se era arrivata a tanto era anche colpa sua. Se si fosse reso conto prima della situazione, se l’avesse affrontata, se non fosse rimasto immobile davanti alle apparenze e avesse da subito cercato una soluzione invece di trascurarla era certo che non sarebbe mai arrivata ad un gesto simile. Non era proprio quel tipo di ragazza.
Poteva immaginare quanto anche lei in quel momento fosse addolorata per l’accaduto e di certo non voleva inferire sulla sua coscienza.
Però non poteva ignorare la tristezza e la delusione che sentiva nel petto.
“Ho capito” disse solamente. Sembrava una frase molto stupida da dire in un momento simile ma non riuscì a trovare nient’altro.
Rimasero qualche minuto così, occhi negli occhi, in silenzio.
Entrambi sapevano cosa significava quel momento, entrambi sapevano che quella era la fine. Ma nessuno dei due aveva il coraggio di aprire bocca e rendere quel momento ancora più reale.
Ma Rufy capì che qualcuno doveva farlo. Iniziava a sentirsi stretto dentro quell’auto. La vicinanza con lei gli faceva quasi bruciare la pelle. Doveva andarsene.
“Io non ti odio” disse.
“Capisco le circostanze. So che non lo avresti fatto se la situazione fosse stata diversa. So di avere la mia parte di colpa. Per questo non ti giudico. Però sappiamo entrambi che il problema non è solo il… Tradimento” pronunciò quest’ultima parola a fatica e vide anche lei trattenere il fiato.
“Il problema è la relazione in sé” proseguì “e non possiamo andare avanti così. E io credo anche di… non voler andare avanti così” le ultime parole uscirono come un fiume in piena mentre si voltava verso la portiera per aprirla e fuggire da lì. Aveva bisogno di esprimere tutto il suo dolore, di riversarlo fuori dal suo corpo lontano da lei, dove non potesse vederlo.
Nami rimase sola nella vettura inizialmente con lo sguardo perso nel vuoto ma ben presto quello sguardo si riempì di nuove lacrime. Lacrime di tristezza, amarezza, vergogna, rabbia, frustrazione.
Rimase lì finché il loro flusso non si esaurì, finché non si sentì abbastanza svuotata per poter tornare a casa. Ma prima di avviare il motore prese il cellulare. Doveva andare fino in fondo e chiudere quella storia una volta per tutte, dove affrontare ancora qualcuno prima di poter lasciarsi andare totalmente al dolore e metabolizzare quanto successo con Rufy.
Nami: Vorrei parlarti


Angolo dell'autore:
E finalmente eccomi qui!
Sia benedetta la febbre che mi obbliga a stare in casa e che mi permette di trovare tempo per scrivere!
Mi scuso per l'assenza e vi informo che il prossimo capitolo sarà l'ultimo e che l'ho già scritto, perciò non vi farò attendere troppo per il prossimo aggiornamento.
Vi ringrazio infinitamente per la pazienza :)

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Capitolo 9
*** Coraggio ***


Coraggio

Trafalgar non le aveva ancora risposto e lei non lo accettava.
Capiva che fosse arrabbiato con lei e che non volesse perdonarla ma non era questo che gli chiedeva. Come minimo doveva darle la possibilità di spiegarsi.
Così, la mattina dopo, decisa ad incontrarlo ma visto che non collaborava chiese a Kaya i suoi orari e si presentò fuori dalla loro aula alla fine dell’ora che precedeva la pausa pranzo.
Si appostò in un punto da cui poteva vedere le porte ma in cui lei non potesse essere vista.
Quando vide i primi studenti riversarsi fuori si preparò all’agguato.
Non appena riconobbe un cappello familiare si lanciò nella folla, prese il ragazzo per un braccio e lo trascinò in malo modo lontano da quel marasma.
“Ehi!” protestò lui non appena si rese conto di quanto stava accadendo, voltandosi verso i suoi amici che lo guardavano un po’ sorpresi.
“Vieni con me” disse Nami uscendo all’aria aperta senza mollare la presa.
“Non essere insistente Nami-ya” fece lui arrestandosi e divincolandosi per poi fulminandola con uno sguardo.
“Non mi sembra che quando tu mi hai ignorato io ti abbia rapito” proseguì in tono gelido.
“Ah no? E allora chi era quello fuori dalla mia aula?!” fece lei soddisfatta di averlo messo in difficoltà.
“E comunque volevo semplicemente che mi dessi la possibilità di spiegarmi e scusarmi” continuò, decisa a chiudere quella faccenda.
Il ragazzo la osservò per qualche attimo soppesando le sue parole.
“E va bene” acconsentì dirigendosi verso la panchina più vicina senza aspettarla.
Si sedettero uno accanto all’altra.
“Senti” iniziò subito lei “mi dispiace averti trascinato in questa situazione, è stato un gesto molto scorretto. Stavo passando un periodo  un po’ difficile con il mio ragazzo e non ho pensato troppo alle mie azioni e alle loro conseguenze. Tu non hai nessuna colpa, e nemmeno lui. Sono io l’unica che ha sbagliato.”
Nami lo guardò. Era molto concentrato su di lei e sembrava comprendere la situazione senza però perdere il suo cipiglio severo.
“E ora cosa hai intenzione di fare?” le chiese.
“In che senso?” domandò lei perplessa.
“Con… Rufy?! Si chiama così, giusto?!” rispose lui riflettendo se fosse quello il nome giusto, nome che non mancò di procurare una fitta al cuore della ragazza.
“Sì, Rufy” sussurrò abbassando lo sguardo.
“Con lui ho già parlato. Ci siamo lasciati” proseguì.
“Mi dispiace” fece lui, un po’ a disagio nel vederla così abbattuta.
“Non preoccuparti, era la cosa migliore” gli rispose asciugandosi una lacrima solitaria.
Un dubbio si fece strada nella mente di Law.
“E tu oggi sei qui unicamente per darmi spiegazioni?”
“Sì”
“E per scusarti?”
“Sì…” ripetè lei. Non capiva dove volesse andare a parare.
Lui portò in avanti il busto e appoggiò i gomiti sulle gambe incrociando le mani davanti al viso, con lo sguardo pensieroso.
“Sai, spesso quando una ragazza lascia un ragazzo… In breve tempo ne trova un altro”
Nami lo guardò un po’ perplessa.
“Questa micro lezione di psicologia da dove arriva?!” domandò sarcastica.
“Quello che voglio dire è” riprese gelandola con lo sguardo “non è che per caso tu abbia lasciato lui così da avere la possibilità di stare con me?”
Law credeva a quello che stava dicendo e un po’ ci sperava. Infondo quella ragazza gli piaceva e ora non c’era alcun motivo per cui non potessero approfondire la loro conoscenza.
La vide spalancare occhi e bocca in un’espressione stupita.
“C-cosa?” riuscì finalmente a pronunciare lei.
“No no no ti sbagli!!!” disse alzandosi e scuotendo le mani in un gesto agitato.
“Non erano assolutamente queste le mie intenzioni!” proseguì mentre il tono della sua voce si alzava.
Law ghignò davanti a quella scena, compiaciuto dell’effetto che avevano avuto le sue parole.
“Ne sei sicura, Nami-ya?”  domandò con tono provocatore riportando la schiena contro le assi di legno della panchina.
“Sì!!!” urlò lei mentre il suo viso prendeva una leggera tonalità di rosso.
Possibile che non avesse capito proprio nulla quel baka?!
“Senti, trovo che tu sia una persona molto simpatica e soprattutto che potremmo andare molto d’accordo, perciò mi dispiace che ci siamo conosciuti in tali circostanze” disse lei ritrovando un po’ di controllo.
“Perciò, se tu vuoi, mi piacerebbe ricominciare tutto da capo” concluse porgendogli una mano e sorridendogli con le labbra e con lo sguardo.
Law non potè fare a meno di guardarla affascinato, di guardare quegli occhi così brillanti e quel sorriso così sincero.
Lo aveva sempre pensato, le donne erano delle creature straordinarie. Potevano portare dentro di loro dolori insopportabili senza mai mostrare debolezze e ostentando una forza che non si capiva se fosse autentica o meno.
E quella ragazza dai capelli rossi di fronte a lui non era da meno.
Nonostante tutto quello che aveva passato nei giorni seguenti, odio e ancora odio, proveniente da lui, dal suo ragazzo e da se stessa, trovava comunque il coraggio di guardare avanti, di trovare qualcosa di positivo in tutta quella situazione e soprattutto una cosa da non sottovalutare: il coraggio di stare sola. Perché non era una osa da tutte.
Senza alcuna difficoltà avrebbe potuto cercare conforto tra le sue braccia e invece aveva deciso di combattere i suoi demoni da sola.
La ammirava molto per questo.
Si alzò dalla panchina e strinse la sua mano, simulando un gesto di saluto.
“Piacere, sono Trafalgar Law” disse, accontentando la sua richiesta, come se si stessero conoscendo in quell’istante.
“Che scemo!” gli disse lei sgranando gli occhi e ridendo divertita.
Era una scena davvero buffa. Ma gli era molto grata per questo.
Ritrovò un po’ di serietà per potergli rispondere.
“Piacere, mi chiamo Nami”
Non sapeva cosa il futuro avesse in serbo per lei e che ruolo avrebbe ricoperto quel ragazzo ma non le importava: per il momento andava bene così.
 


Angolo dell’autore:
T.T
E così finisce questa long T.T
Chi sceglierà Nami? Law o Rufy? Rufy o Law? Ebbene, la risposta è: NESSUNO!
Esattamente, ho deciso così. Una donna non deve avere per forza un uomo al suo fianco per stare bene e non deve per forza scegliere tra due ragazzi, può scegliere anche se stessa!
Spero di non aver deluso nessuno con questa decisione.
E dopo questo leggero moto femminista passiamo a una cosa molto importante: i ringraziamenti!
Questa storia è stata per me molto importante, in primis perché è la prima long che porto a termine e perché devo dire sono anche soddisfatta di come sia uscita, e poi anche perché racconta molto di me…
Spero che a voi sia piaciuta e che vi abbia lasciato qualche cosa.
Per questo non posso non ringraziare le persone che mi hanno sostenuto (e questa volta voglio fare dei ringraziamenti fatti bene)
Ringrazio Emy per aver indetto la challenge permettendomi così di meglio strutturare la storia che già da prima avevo in mente e per essere stata sempre presente :)
Ringrazio Roxane_16 per il costante sostegno che mi dona, non solo in questa storia ma anche in ogni altra <3
Ringrazio anche LuNa_93, Bri Chan, rosadc per le recensioni
E infine, ma non meno importanti, ringrazio anche Amx89, doragun hitomi, Queen95, shera_darknight e SLN per aver letto e seguito la storia!
Alla prossima :*

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