La bisbetica domata

di Cloris84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una donna impossibile ***
Capitolo 2: *** La forma corretta del corteggiamento ***
Capitolo 3: *** Molto rumore per nulla ***
Capitolo 4: *** Dio li fa e poi li accoppia ***
Capitolo 5: *** Luna di fiele ***
Capitolo 6: *** Sogni o sei desto? ***
Capitolo 7: *** Indovina chi viene a cena ***



Capitolo 1
*** Una donna impossibile ***



1 capitolo – Una donna impossibile
 
Cosa c’era che non andava in Emma?
 
Pochi erano  i suoi pretendenti, visto il suo…burrascoso temperamento.
Anzi, si poteva dire per certo che nessuno osasse avvicinarsi a lei.
Suo padre, il conte David era a dir poco esasperato.
Tra tutti i pretendenti del regno, nessuno sembrava essere all’altezza delle aspettative di questa donna che aveva decisamente superato l’età (media) da marito.
Sua sorella, la bella Aurora, più giovane e decisamente più garbata, era invece circondata da una miriade di corteggiatori di ogni età e di ogni rango.
Era aggraziata e sempre educata con il padre, ed era perciò la luce dei suoi occhi.
O almeno, così la pensava Emma…
 
Scorbutica, aggressiva, maleducata, con fare decisamente poco femminile.
Affrontare questa donna era difficile per chiunque.
 
AURORA -Padre, padre dove siete? - singhiozzava la giovane ragazza che era in fuga dalla sorella maggiore.
EMMA- Smettila subito di frignare! Per ogni problema non fai altro che piangere e chiamare papà…Sei proprio insopportabile.
Il conte entrò nella stanza (sospirando) mentre i domestici se ne stavano alle dovute distanze dalle due sorelle.
CONTE DAVID- Che succede? Che succede questa volta?
AURORA- Padre!
Aurora lo abbracciò e poi si nascose dietro di lui.
AURORA- Stavo parlando con il medico Whales quando …lei si è intromessa e lo ha spinto in un laghetto!
Al conte sfuggì una risata, che trattenne poi immediatamente.
CONTE DAVID-…tutto qui?- disse rivolto alla figlia maggiore -In genere non ti limiti a questo.
Emma alzò gli occhi al cielo.
AURORA- Certo che no! Ha anche cercato di annegarlo!
EMMA- Non è…andata proprio così. – incrociò le braccia-  L’ho sentito fare commenti osceni su di te, cara sorella! Dovresti ringraziarmi…il medico Whale è un maniaco. Gli ho solo chiesto… di chiederti scusa.
AURORA- Cercando di affogarlo?!
EMMA- Che vuoi farci, non faccio caso all’etichetta–replicò acida.
Il conte sospirò.
CONTE DAVID- Ad ogni modo, figlie mie, c’è una cosa di cui dobbiamo parlare. Emma, se vuoi che tua sorella prenda marito, è necessario che tu sia la prima in linea di successione a maritarti.
EMMA- Come no. – replicò acida, voltando le spalle al padre.
AURORA- Ma…padre…chi la sposerà mai?
CONTE DAVID- Si da il caso, Aurora, che oggi riceveremo la visita di alcuni tuoi spasimanti…e tra questi il conte Jefferson il cui amico, un commerciante che  sembra interessato a conoscere una delle mie figlie. E sembra che oggi sarai proprio tu la prescelta, cara Emma.
EMMA- Venga pure, questo tipo. -sbuffò- Certo ne ha di coraggio, se ha intenzione di volermi in sposa!
 
Nel frattempo in una taverna il conte Jefferson si guardava in giro con aria stranita e nervosa.
Il suo amico gli aveva dato appuntamento in questo posto che, più che una locanda, era molto più simile a un bordello. Certo, conosceva da un bel pezzo questo suo compagno di bevute e di lui sapeva anche del suo passato oscuro di pirata (cosa poco nota a molti), ma avendo saputo del suo recente arricchimento (in modi direi poco leciti), aveva ben sperato che le cose fossero cambiate.
 
Mentre ormai stava perdendo le speranze nell’arrivo dell’amico, si accorse di un certo scompiglio tra la folla e notò che il suo compare (Killian Jones era il suo nome) spintonava un poveraccio di strada, che poi riconobbe come il servo di quest’ultimo, il povero Spugna.
Quando si accorse di Jefferson, da violento Killian cambiò totalmente atteggiamento, divenne amichevole e gli si avvicinò.
KILLIAN JONES-Compagno! Quanto tempo!
JEFFERSON- Ma voi..siete già ubriaco? Di mattina?
KILLIAN JONES- Lo sono per la maggior parte del tempo…
E nel tentativo di abbracciare l’amico quasi cadde per terra. Spugna cercava invano di farlo stare in piedi.
SPUGNA- Tiratevi su, padrone! Vi rendete conto che oggi incontrerete la figlia del conte?
KILLIAN JONES- Infatti …voglio festeggiare! A noi e…all’aumento delle mie finanze!
JEFFERSON- Comunque vi avviso amico mio…dovrete saperla conquistare perché suo padre è un tipo un po’ all’antica…ha sposato infatti sua moglie –ora deceduta, pace all’anima sua- per amore. E vuole che sia così anche per le sue figlie…
Killian Jones lo guardò con occhi vacui.
Jefferson si pentì immediatamente della sua scelta …il suo era un disperato tentativo per approcciarsi ad Aurora e per poterla sposare. Far sposare Emma significava permettere alla sorella di convolare a nozze… e forse Killian Jones era abbastanza pazzo per maritarsi con una belva.
KILLIAN JONES- E ditemi, compagno, cosa ottenete facendomi sposare questa… contessa?
JEFFERSON- Diciamo che…sono più interessato alla sorella minore di lei. Ma c’è una cosa che dovete sapere prima di incontrarla.
KILLIAN JONES- E cioè?
JEFFERSON- Questa donna… diciamo… è una pazza furiosa!
Killian rise forte a quest’affermazione.
KILLIAN JONES- Sul serio?
JEFFERSON- C’è poco da ridere, caro amico…  se volete tirarvi indietro ora avrete tutta la mia comprensione.
L’uomo lo guardò di sbieco.
KILLIAN JONES- Volete scherzare? Tirarmi indietro? Allora non mi conoscete per niente amico…io ADORO le sfide!
JEFFERSON- Più che una sfida vi assicuro sarà una guerra… “persa”- mormorò tra sé e sé.
KILLIAN JONES- E allora guerra sia! Cameriera! Due pinte di birra per me  e il mio compagno di bevute!
SPUGNA- Mio signore …vi devo forse ricordare che oggi non abbiamo denaro con noi?
JEFFERSON- Allora per questa ragione…vi offrirò da bere più tardi! Ora è tempo di andare alla dimora del conte, la vostra futura moglie vi aspetta! “E che Dio ci aiuti!”      
 continua

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Capitolo 2
*** La forma corretta del corteggiamento ***


2 capitolo – La forma corretta del corteggiamento
 
Alla dimora del conte, nella sala principale, David fissava tutti quegli uomini…nobili e duca in attesa di un suo cenno o una sua parola.  
CONTE DAVID- Alzi la mano chi tra di voi è venuto qua per chiedere in sposa mia figlia.
Tutti alzarono le mani. Un grosso mormorio si levò in sala.
CONTE DAVID -...sto parlando di mia figlia maggiore Emma.
Tutti ammutolirono in un istante e ogni mano scese immediatamente.
L’uomo non sapeva se ridere o piangere.
Il conte Jefferson fece un passo in avanti.
JEFFERSON-Per la verità, mio nobiluomo, come vi avevo già accennato giorni fa, ho qui con me una persona interessata …a conoscere la vostra Emma e a chiederla in sposa.
CONTE DAVID- Bè…Si faccia avanti l’interessato allora.
Un uomo, con un particolare e stravagante lungo cappotto scuro in pelle e l’aria di un brigante si mise di fronte al conte.
KILLIAN JONES- Al vostro servizio, Killian Jones.
CONTE DAVID- E’ un piacere conoscervi, signor Jones…voi vi occupate…di commercio a quanto ho sentito dire….
JEFFERSON- Già! E possiede anche una grossa rendita…
KILLIAN JONES- Sarò chiaro…-disse interrompendo l’amico, che già sudava freddo all’idea di quale idiozia, -dovuta all’alcool forse-, sarebbe uscita dalla bocca dell’uomo –Sapete, ho molto a cuore i miei affari…dato che il matrimonio è, sicuramente un lieto evento per i nostri cuori, ma anche un modo per conciliare famiglie e patrimoni… qual’ è la dote che ottengo, guadagnandomi l’amore di vostra figlia?
CONTE DAVID -Metà delle mie terre, e una parte sostanziale del mio patrimonio, nonché il mio titolo nobiliare!
KILLIAN JONES -Ottimo- sorrise di buon cuore l’uomo –perciò, da parte mia, se la giovane contessa dovesse rimanere vedova, prometto di lasciarle ogni mio avere …SPUGNA! – esclamò d’improvviso, facendo sobbalzare metà sala.
SPUGNA- Sì padrone?
KILLIAN JONES- …i contratti da firmare grazie. Direi, mio futuro suocero, di mettere per iscritto il nostro sodalizio…
CONTE DAVID- Un momento, un momento!…non con così tanta fretta. Prima dovrete conquistare il cuore di mia figlia, ricordate? E vi assicuro che ha un temperamento molto difficile.
KILLIAN JONES- Bè… Questo è niente! Sapete, anch’io come vostra figlia ho il mio carattere diciamo…focoso…e quando due fuochi si incontrano uno dei due prevale sull’altro, dominandolo. In poche parole…sono un uomo di mondo, non un ragazzino….e so dunque come conquistare una donna.
CONTE DAVID- Se lo dite voi…- alzò gli occhi al cielo. Che soggetto stravagante aveva davanti!– Ma vi avviso…fin da subito preparatevi a ricevere come minimo qualche parola, diciamo...sgarbata.
Poi si girò verso un’inserviente.
CONTE DAVID- Dov’è mia figlia Emma?
INSERVIENTE- In giardino signore. Ha appena rotto un vaso in testa al suo insegnante di musica.
Mormorio generale.
CONTE DAVID- Dille di venire qua.
Con la stessa velocità con cui se ne era andato, l’inserviente era immediatamente tornato, più agitato di prima.
CONTE DAVID- Fammi indovinare, si rifiuta di…
Il servo annuì mestamente.
KILLIAN JONES- Non importa signori. E’ maleducazione far aspettare la propria donna, e le donne in generale…quindi andrò io da lei! Questa sì, è la forma corretta!
 
Nel giardino, Emma camminava avanti e indietro, abbastanza nervosa.
Suo padre sapeva bene che lei preferiva tirar di scherma piuttosto che suonare uno strumento…e  quell’insegnante di musica, che altro non era che uno spasimante della sorella sotto mentite spoglie, venuto lì a spiare Aurora, poteva benissimo andarsene all’inf….
KILLIAN JONES- Emma!
La ragazza alzò lo sguardo, destata dai suoi pensieri.
KILLIAN JONES- Mia…cara…dolce...Emma!
EMMA- E tu chi diavolo sei?
L’uomo si bloccò e la guardò in una maniera indecifrabile.
Emma distolse lo sguardo da lui, istintivamente. Una strana sensazione di disagio. Che strano tipo…vestito di nero…
KILLIAN JONES- Voi…avete un bel modo di parlare a quanto sento. Molto diretto. Ma poco femminile.
EMMA- Come diretto potrebbe essere il mio pugno se non vi presentate a me, straniero. Se pecco di poca femminilità, voi peccate ancor meno di educazione.
KILLIAN JONES- Oh, che sbadato! – si diede un buffetto in testa, con fare canzonatorio - Chiedo venia! Killian Jones, per servirvi…
EMMA- Dunque? Fate il servo per professione?
KILLIAN JONES- No, vi sbagliate mia cara…sono un commerciante di navi venuto qua per voi per chiedere la vostra mano…
EMMA- Perdete tempo allora.- sghignazzò.
KILLIAN JONES- Al contrario! Vedendovi in tutta la vostra grazia credo anzi di aver fatto un buon affare!
EMMA- Quindi…io sarei un affare?
KILLIAN JONES- Quale matrimonio non lo è?
EMMA- Andatevene… se non volete che vi infilzi con questa spada. – indicò la spada poggiata su un muretto, a pochi passi da lei.
KILLIAN JONES- Sapete duellare? – risata divertita- Mi piacciono le donne forti, ma di solito… a una donna convengono altri passatempi…non di certo la spada. Inoltre, vi sconsiglio di sfidarmi a duello.
EMMA- Ah! Quanta presunzione! Fatemi indovinare: non vi battete con le donne.
KILLIAN JONES- Esattamente.
EMMA- Ma che peccato. Perché…se riusciste a battermi …forse potrei accettare la vostra proposta.
KILLIAN JONES- Allora…direi che se ne può parlare.
Emma prese velocemente la spada (con cui si esercitava da quando era bambina) e la puntò al collo dell’uomo.
KILLIAN JONES- Che dire? Sono impressionato!
EMMA- Volete tirare fuori la vostra?
Con altrettanta velocità l’uomo estrasse la spada dal suo fodero e disarmò la ragazza in un meno di un secondo. Emma lo guardò esterefatta.
KILLIAN JONES- Riprendete la vostra spada tesoro…e iniziamo a danzare. -ammiccò allegramente. 
Con furia, Emma la riprese in mano e face il primo passo verso Killian che seppe tenerle testa evitando i suoi attacchi.
EMMA-Non…chiamatemi…tesoro!
KILLIAN JONES- Prima regola di un duello: mantenere la calma. A voi manca chiaramente un uomo che domini il vostro spirito ribelle.
Emma roteò gli occhi, cercando di ignorare il suo commento.
EMMA- Voi non siete un semplice commerciante di navi, o sbaglio?
Killian sorrise, un sorriso disarmante.
KILLIAN JONES- Siete molto perspicace tesoro.
Entrambi duellavano ma Emma aveva come l’impressione che l’uomo davanti a sé più che lottare a colpi di spada sembrava veramente danzare con lei. Ad ogni passo le lasciava spazio per attaccare e, per quanto Emma conoscesse  bene l’arte della spada, doveva riconoscere che chi aveva davanti la superava di gran lunga.
KILLIAN JONES- Siete una donna molto impulsiva, vero? Vi state già pentendo di avermi sfidato a duello immagino. Ma non c’è solo questo…c’è della rabbia che covate dentro di voi, verso il genere maschile in particolare…dovuta a una delusione in amore?
Emma sgranò gli occhi.
KILLIAN JONES- Come immaginavo…siete un libro aperto!
Dopo l’ennesima provocazione la donna gli si avventò addosso, ma riuscì solo a finire malamente a terra, mentre lui riuscì a bloccarla con il peso del suo corpo mentre con la sua spada scendeva lentamente lungo quella di lei.
KILLIAN JONES- Sapete…quando la mia spada scenderà su di voi vi assicuro che la sentirete - le fece l’occhiolino, con quel sorriso strafottente stampato in faccia.
Con la coda dell’occhio la ragazza vide che al suo fianco aveva lo strumento musicale che tanto odiava, il liuto.
E finalmente sorrise anche lei.
EMMA- Vi assicuro che questo lo sentirete ancora di più della vostra spada - e con forza colpì l’uomo alla testa con lo strumento musicale, il tempo di liberarsi e fuggire dalla sua presa.
In fondo, la musica era servita a qualcosa nella sua vita.
 
continua

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Capitolo 3
*** Molto rumore per nulla ***


 
3 capitolo –Molto rumore per nulla
 
KILLIAN JONES- Quel diavolo di donna...- mormorò.
La testa ancora dolorante.
Ma se anche sentiva una forte vertigine -e di certo sentiva sanguinare la sua testa- di sicuro non si sentiva affatto sconfitto.
Questo era solo l’inizio. L’avrebbe conquistata. Ad ogni costo. Non importava quanto scalpitava o si dimenava. Quella donna sarebbe stata sua in un modo o nell’altro. E con lei, il suo patrimonio e il suo titolo.
Mentre cercava di raggiungerla nell’ultima stanza in cui pare si era nascosta, notò una botola semi-aperta sopra la sua testa.
Prese una sedia, vi salì sopra e aprì la botola.
E vide la donna, sdraiata su dei cuscini sul pavimento, intenta a mangiare una mela.
KILLIAN JONES- Mia cara!
Emma si girò e non nascose l’orrore nel vedere la testa dell’uomo -che sembrava deciso a perseguitarla- sbucare dal pavimento.
EMMA- Tu!
KILLIAN JONES- Eccomi amore, vi sono mancato?
Emma gli lanciò di getto la mela, che Killian riuscì ad evitare per poco.
La donna corse allora sopra la botola e vi ci si sedette sopra.
Ma con tutta la forza che teneva in corpo, l’uomo riusci a sollevare sia lei che la botola.
EMMA- Cosa siete?! Un pazzo? Un maniaco persecutore?
KILLIAN JONES- Preferisco che mi definiate…un simpatico mascalzone. Voi invece siete proprio una furia della natura!
Emma alzò gli occhi verso la finestra e capì che l’unico modo per uscire dalla mansarda era salire sul tetto. 
KILLIAN JONES- Qualsiasi cosa stiate escogitando, lasciate perdere…e ricordate: non potrete sposare nessun’altro che me, solo io so come domarvi !
EMMA- Piuttosto…la morte!
Emma prese la rincorsa e uscì dalla finestra, cercando di mantenere l’equilibrio mentre camminava con prudenza, un passo alla volta, sulle tegole del tetto.
In basso sentì l’urlo di una donna.
Era l’urlo, di sua sorella, Aurora che la guardava sconvolta.
Emma fece segno invano alla ragazza di rimanere in silenzio ma ormai era già troppo tardi.
AURORA- Padre! Venite subito! Emma è sul tetto! E’ sul tetto!
Si girò e vide dietro di lei quell’uomo insopportabile, alla finestra che con uno sguardo –quasi preoccupato-, le porgeva la mano.
CONTE DAVID- Cosa DIAVOLO STA SUCCEDENDO lassù?
KILLIAN JONES- Non vi preoccupate mio caro suocero…- disse, riprendendo la sua baldanza- fa tutto parte del corteggiamento!
EMMA- Aiuto padre! Questo è un pazzo, un pazzo! Non sa che dice!
KILLIAN JONES- Mia cara Emma, prendete la mia mano…su!- disse poi, salendo anche lui sul tetto.
CONTE DAVID- Figlia mia! Per Dio, scendete, vi prego!
EMMA- Ah! Con che coraggio mi ordinate di scendere, PADRE? Portate in casa questo …- e indicò disgustata Killian - …squilibrato! Con la pretesa che poi lo sposi?! E tu! Stai lontano da me!
KILLIAN JONES- Tesoro, non c’è bisogno che vi vergognate a dimostrare il vostro affetto per me in presenza di vostro padre, dai, abbracciatemi!
Killian riuscì con un balzo a raggiungerla e la strinse a sé con tutte le sue forze.
KILLIAN JONES- Come vedete, caro suocero, abbiamo già iniziato a trovare una nostra sintonia!
Emma iniziò allora a dimenarsi e fu così che il tetto crollò e loro con esso.
Mentre cadevano l’uomo fece in tempo a girarsi per riuscire ad attutire la caduta della ragazza, ma il fato volle essere generoso con loro –e irriverente- così finirono direttamente sopra un letto a baldacchino.
Ancora frastornati dalla caduta. Killian Jones, rendendosi conto di dove si trovavano, iniziò a ridere.
KILLIAN JONES-Tesoro, siamo già alla nostra prima notte di nozze?
EMMA-Tu...levami le mani di dosso!
KILLIAN JONES-Eh no, adesso non mi scappate più, sirena ammaliatrice!
E le bloccò le mani, fece pressione con il peso del suo corpo su quello di lei.
E, per la prima volta, si guardarono direttamente negli occhi.
Negli occhi –splendidamente- verdi di lei sembrava bruciare un fuoco, una forza sconosciuta e lui sentì il cuore mancare un battito.
Aprì la bocca, non sapendo cosa dire, fissando le sottili –e forse delicate- labbra di lei.
Lo sguardo di Emma divenne confuso. Anche lei non sapeva cosa dire, gli occhi blu di lui –di un blu mai visto- la stavano disorientando…e ora le sembrava di vederlo per la prima volta senza tutta quell’arroganza e sfacciataggine che sembrava usare come maschera. Un odore particolare, un odore esotico (e forse c’era anche del rum?), -l’odore di lui- chissà perché, sembrava inebriarla.
Un brivido percorse il corpo di entrambi.
Killian cercò di schiarirsi la gola, che ora sentiva improvvisamente secca.
 KILLIAN JONES- Devo dire…che sono tutte calunnie quelle che dicono su di voi…siete molto più mansueta e dolce di come vi descrivono. – disse facendole l’occhiolino.
La confusione negli occhi di lei sparì all’istante e, il fuoco che ardeva nel suo sguardo riprese a bruciare. Riprese poi a dimenarsi per staccare il suo corpo da quello di lui e riprendere il suo spazio vitale.
EMMA- Tutte queste..frasi da dongiovanni le dite pari pari a tutte le donne che incontrate o le inventate sul momento?
KILLIAN JONES- Improvviso. – rispose sorridendo.- Ho preso da mia madre. Non vi piace?
EMMA- Se credi di piacermi stai fresco!
KILLIAN JONES- E allora sposami, così potrò scaldarmi, dentro al tuo letto.
Emma distolse lo sguardo da quello di lui, cercando di nascondere il rossore sulle guance, mentre ancora cercava di liberarsi della presa di lui –ancora stretta.-
Ora iniziava a sentirsi stanca ed esausta. Di tutta quella situazione.
EMMA -Maledetto. Lasciatemi subito!
KILLIAN JONES-Ditemelo con più garbo, tesoro.
EMMA –Allora…lasciatemi. Per favore. – si arrese lei, stanca persino di arrabbiarsi, o di provare altri sentimenti in generale.
KILLIAN JONES- Come desidera…
Emma scivolò allora via dal letto e quando mise il primo piede a terra, sentì di essersi ferita alla caviglia. Le sfuggì una lacrima di dolore dagli occhi, ma decise di fare finta di niente e, in silenzio, zoppicò verso la porta della camera.
Lui la raggiunse e le offrì la mano, per reggerla.
Emma girò lo testa dall’altra parte, rifiutando il suo aiuto.
Che donna testarda!”
Lui allora la prese con decisione in braccio,  e la trascinò fuori di lì.
 
C’era un grande subbuglio nella sala principale e calò un silenzio innaturale quando tutti gli ospiti e il padrone di casa videro Killian ed Emma, lui che teneva in braccio lei, entrare dentro la sala.
Il conte non poteva credere ai propri occhi.
Ogni preoccupazione –dal crollo improvviso del tetto- sembrava essere svanita alla vista di quella scena.
CONTE DAVID- Tutto...bene?
KILLIAN JONES- Guai a te- sussurrò all’orecchio della donna- se smentisci ciò che sto per dire a tuo padre, io VOGLIO averti per moglie, e ti avrò!
Killian Jones si mise allora a ridere mentre Emma era ancora frastornata e dolorante, incapace di proferire una singola parola.
KILLIAN JONES- Caro suocero! Tutti voi in questa sala parlavate di lei come una donna…cattiva e selvatica, ma vi posso assicurare che in realtà è mite e dolce, una donna fantastica e amorevole. – le lanciò uno sguardo esageratamente languido –bugiardo! -...in conclusione, - riprese l’uomo, fissato dai presenti - andiamo così tanto d’accordo...che abbiamo deciso che il matrimonio si terrà questa domenica!
La sorella Aurora li guardava basita, mentre Jefferson si levava il cappello, stupito anch’esso, il duca ormai non aveva più parole per esprimersi.
Emma si destò a quelle parole.
EMMA-Questa domenica?! Preferirei vederti appeso a una forca piuttosto!
KILLIAN JONES- Hahaha..che cara ragazza che siete, ma non dissumilate in questo modo il vostro imbarazzo!
EMMA –Forse, caro mio, confondi il disprezzo con l’imbarazzo– sussurrò tra i denti all’uomo.
CONTE DAVID- …e allora così sarà! E matrimonio sia! Festeggiamo! –tutti i presenti iniziarono ad avvicinarsi alla coppia per congratularsi.
EMMA- Bah! Fate come vi pare! Io di certo non festeggerò! – esclamò, scendendo dalle braccia di lui e avvicinandosi all’uscita.
Killian Jones si girò verso di lei e le mandò un bacio in lontananza
KILLIAN JONES–Un bacio, cara Emma! Perché ci sposiamo domenica!
Emma sbattè con forza la porta dietro di sé. 

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Capitolo 4
*** Dio li fa e poi li accoppia ***


Capitolo 4 - Dio li fa e poi li accoppia

Era il giorno del matrimonio.
L’intera città era in festa, molti curiosi si erano avvicinati alla chiesa per  spiare l’evento.
Alcuni di questi erano lì solo per conoscere l’uomo “temerario” che aveva deciso di sposare la più bisbetica del reame.
Aurora aveva le lacrime agli occhi. Di gioia.
FILIPPO- Aurora, mia cara…presto sarà il nostro turno di convolare a nozze!
La ragazza sorrise.
Filippo era un giovane nobile, bene educato, affascinante, gentile e garbato.
Per poterla frequentare ed entrare liberamente nella sua casa, si era camuffato sotto le mentite spoglie di un insegnante di musica. (A caro prezzo: sua sorella gli aveva quasi rotto la testa! )
Ma ora non dovevano più nascondersi e presto lo avrebbe comunicato a suo padre –e a tutti quei poveri pretendenti-
 
La sposa, il padre di lei e gli invitati si trovavano davanti alla chiesa, sulla piazza, in attesa dell’arrivo dello sposo.
Emma era particolarmente bella quel giorno e sembrava risplendere di luce propria nel suo lungo abito color panna.
I capelli biondi raccolti in boccoli.
Era stranamente silenziosa in quella giornata di sole: era passata una settimana dall’ultima volta che aveva visto il suo “improvvisato” promesso sposo.
Quasi aveva dimenticato il suo volto. -non i suoi occhi però-
Era successo tutto così in fretta che non si era nemmeno resa conto del perché aveva tacitamente acconsentito a quel matrimonio.
Forse, sperava che fosse tutto un sogno e che presto si sarebbe svegliata?
No, il motivo era un altro.
Dentro al suo cuore, non sentiva essere rimasto spazio per nessuno dall’ultimo uomo di cui si era innamorata -molto tempo fa- e di cui teneva ancora il ciondolo che le aveva regalato.
Nonostante tutto quello che era successo.
Quindi, forse, aveva accettato questo matrimonio come ripiego, accettando il fatto che in fondo, non potendo più amare nessuno, poteva non amare nessuno facendosi compagnia con un altro. Una solitudine accompagnata da un’altra solitudine.
 
Nel frattempo, erano già passate due ore.
Due ore di caldo in piazza.
Ad aspettare lo sposo.  
Tra i commenti e i risolini della gente.
 
Emma era a dir poco furente.
Ogni pensiero ora era rivolto con rabbia verso quell’ignobile furfante che l’aveva presa in giro così facilmente.
E lei, che non aveva imparato niente …lo sapeva che non doveva fidarsi degli uomini!
All’improvviso, un uomo arrivò.
Era sopra un mulo e sembrava un po’ agitato nel vedere tutta quella gente guardarlo in maniera interrogativa.
SPUGNA- Miei signori…mia signora…-si schiarì la voce- il mio padrone, Killian Jones, sta arrivando.
CONTE DAVID- Alla buon ora! E’ questo il modo di far aspettare la propria sposa?
SPUGNA – Il mio padrone si scusa ma affari urgenti lo hanno occupato, ora però è pronto per il lieto evento. – disse sorridendo goffamente verso la sposa, che nascose il suo sospiro di sollievo per non essere stata abbandonata come un’imbecille all’altare.
Nel giro di un minuto tutta la folla si girò.
Killian Jones ora era presente.
Sopra un cavallo, era vestito in maniera a dir poco…grottesca. O piratesca, per meglio dire.
Un grosso cappello nero –da pirata- con delle piume rosse, una bandana rossa sotto il cappello, una giacca dello stesso colore, sotto la quale una camicia, abbastanza aperta mostrava la peluria dell’uomo. Una barba particolarmente incolta in viso. Sotto indossava dei calzoni aderenti di un colore sgargiante. E infine le scarpe… che pretendevano eleganza, ma non erano di certo di buon gusto. Da vicino, si notava anche una linea di nero sotto gli occhi dell’uomo.
Tutti esclamavano frasi di felicitazioni allo sposo e molti ridevano, commentando tra loro quanto fosse ridicolo quell’abbigliamento.
Emma spalancò gli occhi, sperando sul serio che quello che stava vivendo fosse un incubo.
L’uomo però, non sembrava affatto a disagio in mezzo a quella folla, e questa sua sicurezza lo rendeva, in una maniera stranamente complicata, quasi affascinante.
Quando scese da cavallo, fece un inchino al padre della donna, che si era avvicinato a lui, decisamente un pò alterato.
KILLIAN JONES- Allora, come va signore?
CONTE DAVID- E’ …questo l’abbigliamento consono per un matrimonio in una chiesa?
Killian lo guardò storto.
KILLIAN JONES- E’ con me che si sposa sua figlia, non con il mio vestito, amico.
E poi si accorse di Emma. E rimase come folgorato da quella visione in abito da sposa.
Lei lo guardava in silenzio, con le braccia sui fianchi, uno sguardo imperscrutabile.
KILLIAN JONES- Emma! Che sciocco a litigare con vostro padre quando invece posso farvi i miei omaggi dandovi un bacio…- si avvicinò così a lei per abbracciarla.
KILLIAN JONES- Come siete bella mia sposa…
EMMA- Come voi siete un idiota!- rispose la donna, spintonandolo in malo modo per terra, tra le risate di tutti. Detto questo, si mise a camminare con passo spedito verso l’altare, sperando che la cerimonia finisse in un battibaleno, e con essa la sua vergogna.
 
E il matrimonio ebbe inizio.
 
PRETE- Siamo qui riuniti per …
KILLIAN JONES- Tesoro, ti sento un po’ nervosa – sussurrò alla donna, entrambi inginocchiati sull’altare, mentre il prete parlava, ignorando deliberatamente i commenti sottovoce dei due sposi.
Emma emise un verso simile a un ringhio verso il promesso sposo.
KILLIAN JONES- Trovo vi sia qualcosa di estremamente eccitante…- mormorò lentamente, mentre si avvicinava sempre di più all’orecchio della donna- nel modo in cui digrinate i denti quando siete arrabbiata…
EMMA- Scusa?! Siamo in una chiesa ve lo siete già scordato? – squittì a bassa voce la donna.
PRETE- Ora, sposi prendete questo pane e questo vino…
KILLIAN JONES- A me il vino, grazie! Alla salute!
-NO! - Esclamarono all’unisono Emma e il prete.
Ma ormai era troppo tardi e il “pirata” aveva preso dalle mani del prete la coppa e aveva poi tracannato tutto il vino concludendo il tutto con un sonoro rutto.
In chiesa iniziò il pandemonio.
PRETE- Silenzio, SILENZIO! - Il prete cercò di riprendere la sua cerimonia mentre l’atmosfera si faceva sempre più calda. Il padre e i parenti della sposa sempre piò imbarazzati mentre Emma sussurrava all’uomo al suo fianco ogni possibile modo in cui si sarebbe liberata di lui dopo la cerimonia.
PRETE- Killian Jones…
KILLIAN JONES- Sì?
PRETE- Vuoi tu prendere come legittima sposa la qui presente contessa Emma Nolan?
KILLIAN JONES- Io…ma certo, son domande da fare?
PRETE- Dica allora lo voglio…
KILLIAN JONES- LO VOGLIO, DANNAZIONE!
Il prete sobbalzò e cercò di riprendere la voce.
PRETE- Ehm…vuoi tu, Emma Nolan…vuoi tu prendere come sposo il qui presente Killian Jones?
La tensione si fece ancora più palpabile con il silenzio di Emma, che, con molta tranquillità, si levò il velo, sorrise a lui e al prete e prese con calma la parola.
EMMA- Io lo voglio…UCCID …mmmmmh- venne zittita all’istante dal bacio di Killian che le serrò completamente le labbra.
PRETE- Vidichiaroalloramaritoemoglieamen! – concluse in fretta e furia e il coro iniziò a cantare, mentre tutti iniziarono ad applaudire, sollevati per la fine di questa tortuosa cerimonia.
 
Arrivati alla casa di lei per i festeggiamenti, lo sposo prese subito la parola durante il primo brindisi.
KILLIAN JONES- Signori e signore, vi ringrazio di cuore per la vostra cordiale partecipazione al nostro matrimonio. So che avete in animo di cenare con me e la mia splendida sposa stasera, ma ecco… affari urgenti mi chiamano e perciò debbo congedarmi da voi.
CONTE DAVID- Vi prego, rimanete qui con noi, almeno fino a dopo cena…è così urgente che partiate ora? Lasciatemi del tempo per salutare mia figlia…
KILLIAN JONES- Ahimè…! – sospirò in modo melodrammatico- Se sapeste quante faccende ho da sbrigare mi supplichereste di andarmene, anziché di restare. - poi si rivolse agli invitati- Cenate tutti dunque con mio suocero e bevete tutti alla nostra salute!
EMMA- E se a supplicarti fosse tua moglie? Le ubbidireste?- la donna lo guardò con aria di sfida, braccia conserte.
KILLIAN JONES- Acconsento, mio tesoro.
EMMA- Rimaniamo dunque?
KILLIAN JONES- No, acconsento che voi mi supplichiate. Ma non posso restare per quanto mi supplichiate.
EMMA- Ma…
SPUGNA- I cavalli sono pronti signore, andiamo?
EMMA- NON ESISTE!…andarcene così? Andatevene voi. Io rimango. Una donna diventa peggio di una schiava, se non ha la forza di farsi rispettare. –poi il suo tono di voce divenne più gioviale. - Ora signori, tutti a tavola! E’ tempo di cenare.
Killian si scambiò uno sguardo veloce con Spugna.
KILLIAN JONES- Ma certo mia signora che si va a tavola, se tu lo comandi- fece una pausa – ospiti, avanti obbedite alla mia sposa! Fate quello che vi dice, mangiate, ingozzatevi! Però il mio bel cigno, verrà con me.
L’uomo prese la donna di peso sulle spalle, mentre urlava e si dimenava con forza.
EMMA- Mettimi giù pazzoide!
KILLIAN JONES-… e chi di voi cercherà di fermarmi o avvicinarsi alla mia sposa, dovrà vedersela con me! Sfodera la tua spada, Spugna! – il servo lo guardò accigliato e tirò fuori un piccolo coltello a serramanico - Che nessuno si avvicini alla mia principessa, alla luce dei miei occhi, a questa dolce creatura…la difenderò anche a costo della vita! Addio a tutti!
 
E fu così che uscirono da casa, lasciando perplessi i presenti.
FILIPPO- Tra tutte le coppie più strane…questa sicuramente le batte tutte…che ne pensate di vostra sorella?
AURORA-Che è pazza da legare…e che si è legata a un pazzo tanto uguale a lei!
Una risata generale echeggiò nella dimora del duca, insieme alle urla di sconforto della neo-sposa.
 
Continua

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Capitolo 5
*** Luna di fiele ***


5 ACT. Luna di fiele
 
Il viaggio fu lungo e difficile.
Il tempo era peggiorato, ed Emma si sentiva completamente esaurita, i capelli e il vestito rovinati a causa delle intemperie climatiche. A nulla erano servite e sue suppliche (e le sue imprecazioni)affinché il marito si fermasse per una sosta.
 
EMMA- Perché ci siamo fermati a questo porto? Dov’è la vostra dimora?
KILLIAN JONES- Eccola! La Jolly Roger! –esclamò l’uomo scendendo da cavallo e prendendo in braccio la moglie, camminando baldanzoso sul pontile che lo collegava alla sua nave.
EMMA- UNA NAVE?!?Che diamine di dimora è… una nave?
KILLIAN JONES- Così mi ferite, tesoro.- disse, fingendosi offeso.
EMMA- Voi siete davvero un PIRATA?
KILLIAN JONES- Lo ero, sì, un tempo…ma nel mio animo, lo sono ancora!Tutt’oggi  però agisco come un onesto commerciante!
Killian ed Emma, seguiti da Spugna,passarono dal ponte ed entrarono in coperta, e lì trovarono il suo equipaggio, formato principalmente da uomini-dall’aspetto tutt’altro che rassicurante-
KILLIAN JONES- Allora? Che ci fate lì impalati?
Razza di manigoldi! Io arrivo qui, con la mia novella sposa e voi, che fate? Poltrite! – l’uomo diede un calcio a una botte, dove un poveretto si stava riposando-E tu?-esclamò indicando Spugna- Non ti avevo forse mandato avanti per avvertire la mia ciurma del nostro arrivo? Infame!
Emma cercò di trattenerlo da una manica.
EMMA- Suvvia, calmatevi!
Ma l’uomo prese invece per il bavero un uomo del suo equipaggio.
KILLIAN JONES- Calmarmi? Ma cosa vi pago a fare, dico io? Avete perlomeno preparato una cena per la mia signora?  Non la vedete come ha freddo e trema? IN CUCINA!
 Gli uomini iniziarono a muoversi avanti e indietro per la nave e portando dei pasti abbondanti in tavola, dove Emma e Killian si erano accomodati.
La donna sorrise con sollievo, affamata come non lo era mai stata in vita sua. Finalmente era arrivato quello che poteva essere il momento più bello di quella tremenda giornata da incubo…
EMMA- Era ora! Stavo per morire di fame, accidenti a te!- stava per portare la forchetta alla bocca quando Killian la bloccò.
KILLIAN JONES- Ferma! Fammi assaggiare…ho una strana impressione su questo cibo…- prese la forchetta dalle mani della moglie, mise alla bocca il primo boccone e subito dopo lo sputò per terra.
KILLIAN JONES- Cos’è QUESTA SCHIFEZZA?!–si mise a urlare, mentre Emma ebbe un sussulto, convinta che il suo cuore le fosse arrivato direttamente alla gola per lo spavento- Non si può mangiare! E’ tutto bruciato! E così tutto il resto! – esclamò l’uomo, adirato,che con un braccio trascinò per terra ogni pietanza che si trovava sulla tavola.
EMMA- No! Vi prego!- supplicava, ormai quasi in lacrime -non siate così in collera per questo, potevo mangiarlo comunque!
KILLIAN JONES- Mia cara, non potrei mai darvi da mangiare del cibo avariato…avreste il mal di stomaco per tutta la sera! Pazienza per il mangiare, quindi per stanotte digiuneremo…gradite un po’ di rum?
EMMA- Non voglio il rum…voglio solo mangiare!- si lamentò, poggiando il viso sul tavolo e singhiozzando in maniera incontrollata.
KILLIAN JONES-Ma tesoro un po’ di rum non fa mai male…E senza troppe inibizioni potremo…- aggiunse con sguardo allusivo- consumare al meglio e nel pieno delle nostre energie la nostra prima notte da sposi…
Emma alzò d’improvviso la testa dal tavolo, diventando sempre più paonazza.
EMMA- Ora esco da questa nave, SUBITO! E non provate a seguirmi!
Quando la donna fu fuori dalla sala da pranzo, Killian si mise a ridere a crepapelle, mettendo un braccio intorno al collo di Spugna.
SPUGNA- Padrone, la signora non si è resa conto che ormai siamo in alto mare?
KILLIAN JONES- Pare proprio di no! Vedi, Spugna, è così che si domina una donna con un animo furioso…come si dice, una furia scaccia un’altra…E ora, se vuoi scusarmi, mi preparo per andare appresso alla mia signora.
 
Un uomo arrivò di corsa dal capitano due minuti dopo.
SERVO- Padrone, vostra moglie…è appena finita in mare!
KILLIAN JONES- Per Dio! – sussurrò sbiancando completamente. Killian corse velocemente sul ponte, si diresse verso un gruppetto di suoi uomini e individuò, tra l’oscurità delle onde, un braccio teso, che si perdeva ora nel mare.
KILLIAN– Forza ciurma! Legatemi con questa fune, e tiratemi su appena vi darò un mio segnale!
 
Quando Emma aprì gli occhi, sentiva di non essere più in acqua.
Era sdraiata su un letto comodo e guardandosi attorno capì di trovarsi nella cabina del “capitano”.
Si sentiva più asciutta, con una coperta addosso.
Killian era seduto di fronte a lei e la guardava con fare apprensivo ma quando la vide riprendersi, la sua espressione si indurì.
KILLIAN JONES- Cosa credevate di fare? Pensavate sul serio di togliervi la vita pur di non vivere al mio fianco? – il tono della sua voce rendeva bene la sua frustrazione. Non era arrabbiato, deluso forse ed Emma poté sentire –per un breve istante- il suo cuore accelerare.
EMMA- E’ stato un’incidente. Cercavo di raccogliere una collana che mi era caduta dal collo e sono poi scivolata in mare.
KILLIAN JONES- Un collana è più importante della vostra vita?
EMMA- Non prendetemi per una sciocca! Non è la collana in sé a essere importante. – poi sussurrò- ma ciò che rappresenta…
Rimasero in silenzio per un po’.
KILLIAN JONES- Avete i vestiti bagnati forse …è meglio se vi spogliaste.
EMMA- Anche voi siete bagnato. –notò, rendendosi conto poi dell’evidenza.- vi siete gettato in mare per salvarmi…?
L’uomo si limitò a fissarla, cosa che fece aumentare ancor di più l’imbarazzo della donna.
EMMA- …era vostro dovere, sono vostra moglie o sbaglio?
KILLIAN JONES- …un po’ più di gratitudine sarebbe dovuta.
EMMA- Ringraziate che sia ancora viva, allora!
KILLIAN JONES- Vale così poco la vostra vita, se non ottengo nemmeno un minimo grazie?- disse, toccandosi le labbra.
Emma lo guardò di traverso. Non negava di essere colpita dal suo gesto “eroico” di salvataggio. E non poteva negare che loro due ora erano marito e moglie, che a lei piacesse o no. Quindi, prima o poi, avrebbero dovuto consumare il loro matrimonio perciò…cosa c’era da perdere ormai?
EMMA- Bè…è la nostra prima notte di nozze, non ne avrete a male se mi spoglio qui al vostro cospetto?
Lentamente si tolse il vestito, evitando però di incrociare lo sguardo di lui.
Killian rimase visibilmente colpito da questa sua improvvisa intraprendenza. Non proferì parola, mentre si levava le scarpe, e poi la giacca.
Quando si avvicinò a lei, toccandole la spalla, si accorse che tremava.
EMMA- Forza, che aspettate?
KILLIAN JONES- Emma…non fatelo.
EMMA- Cosa…?
KILLIAN JONES-Non obbligatevi a fare qualcosa che non sentite.
Emma spalancò gli occhi.
EMMA- Siete un gentiluomo adesso?
KILLIAN JONES- Lo sono sempre, tesoro. Infatti, quando vi conquisterò, e so che ci riuscirò, - la guardò intensamente facendosi ancora più vicino a lei– verrete da me non perché vi sentite costretta,ma perché mi vorrete anche voi.
Emma faticò a riprendere parola, mentre sentiva il suo respiro farsi più pesante. Decise allora di affrontarlo a cuore aperto.
EMMA -Io non sono un oggetto o una nave da acquistare. Sono una donna a cui non piacciono restrizioni di alcun tipo e che preferisce usufruire di una spada anziché un flauto…o di un liuto. O di tutti e due.
KILLIAN JONES –La mia testa lo ricorda molto bene quel dannato strumento…- le sorrise divertito, di rimando. Poi tornò serio -Ma prima o poi dovrete fare una scelta, Emma. Lasciare andare il passato e vivere con me un nuovo amore o continuare a rimanere attaccata a quel medaglione che ormai giace sepolto in fondo al mare. Inoltre vi prometto che se vi concederete a me …– la voce gli si fece più roca -…mi supplicherete di non farvi più uscire dal mio letto.
La donna sentì ogni pelo del suo corpo drizzarsi immediatamente.- eccitazione?-
EMMA- Siete… un idiota!- sbuffò arrabbiata, tirandogli addosso un cuscino. Quell’uomo aveva la capacità di destabilizzarla ogni volta nei modi più impensabili.
 
Killian allora aprì la porta e iniziò ad urlare per farsi sentire dai suoi domestici.
KILLIAN JONES- Inutile ciurma! Com’è possibile per me amare la mia sposa quando mi ritrovo in un simile …bordello! Non c’è decenza in questa stanza! E’ questo il modo di preparare la camera degli sposi?!–disse mentre ribaltava le lenzuola e metteva a soqquadro la stanza.
KILLIAN JONES-Ebbene, mi rifiuto di dormire su questo letto sfatto – lei lo guardò accigliata -Dunque, dovrò privarvi della mia presenza al vostro fianco per stanotte, e me ne dispiace. Buona notte, mia amata! -disse infine, chiudendosi la porta della camera alle spalle.
Rimasta sola nella stanza, Emma si ranicchiò in un angolo di quel letto sfatto e cercò di addormentarsi.
Stranamente per la prima volta dopo tanti anni non sentì la mancanza della sua collana.
 
Continua

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Capitolo 6
*** Sogni o sei desto? ***


6 ACT. Sogni o sei desto?
 
Killian passò la notte a dormire in una piccola cuccetta che teneva per gli ospiti.
Aveva deciso di dare alla moglie il proprio spazio.
Era un osso duro, gliene dava atto. Nemmeno il suo prode salvataggio l’aveva sciolta –come sperava-
Anche se… ne era sicuro, aveva l’impressione di aver colto a volte del rossore sulle guance della donna. C’era una strana alchimia tra loro due, lo sentiva a pelle, dal primo momento che l’aveva vista, una tensione che li faceva vibrare come corde di violino.
Ma allo stesso tempo, percepiva forte la paura di lei a lasciarsi andare -a causa di quell’ombra nel suo passato-
Quella donna sarebbe stata la sua rovina, ne era certo.
 
Quando entrò nella sala da pranzo vide una scena impagabile.
Emma rideva e scherzava amichevolmente con parte del suo equipaggio.
KILLIAN JONES-Sogno o son desto? Vi vedo allegra e di buon animo già di prima mattina, direi che posso annunciare al miracolo!
Emma si girò verso di lui, smise di sorridere e divenne seria.
KILLIAN JONES- Come va mogliettina mia? Ha dormito bene la mia Emma? Mh?
EMMA- Mph! – grugnì la donna.
KILLIAN JONES- Lo prenderò come un sì! Ma è un peccato siate di malumore con me…e io che vi avevo portato dalle cucine un piatto prelibato con la vostra colazione! –c’era anche la cannella, la sua spezia preferita-.Da quanto non mangiate mia cara?  Sono sicuro, dolce Emma, che questo vale un ringraziamento.
Emma fissò il vassoio con la colazione come se fosse il più grandi dei tesori. Sentì la sua pancia brontolare pesantemente.
KILLIAN JONES- Cosa? Neanche una parola?Ma allora non è di vostro gradimento, a quanto pare mi sono dato da fare per nulla. -disse, facendo cenno al domestico di portare via il vassoio.
EMMA- No! Vi prego, lasciatelo qua!
KILLIAN JONES- Voglio sentirvi dire grazie, almeno una volta!
EMMA- Vi ringrazio signore- sussurrò.
KILLIAN JONES- Un po’ più forte.
EMMA- GRAZIE!
KILLIAN JONES- Ah, che strana creatura che siete…! Vi salvo dalle intemperie del mare e non mi ringraziate, ma per un umile pasto quasi vi prostrate a me.
Bene, quando avrete finito di mangiare, seguitemi. Ho una sorpresa per voi.
 
EMMA- Una lettera? Da mio padre?
KILLIAN JONES- Esatto. Vostra sorella dunque si sposa, siamo invitati alle sue nozze.
EMMA- Che bella notizia!
KILLIAN JONES- Per questo evento, moglie mia, voglio che sfoggiate il più bello degli abiti, perciò mi sono permesso di assumere un sarto e un cappellaio che eseguiranno ogni vostro ordine.
Emma sorrise, radiosa.
KILLIAN JONES- Avanti, signori, mostrateci la vostra mercanzia.
CAPPELLAIO- Questa…è la cuffia ordinata da vostra signoria!
KILLIAN JONES- L’avete forse modellata su una pentola? –disse scoppiando a ridere.
EMMA- Ma no, che dite?! Mi piace questa cuffia!
KILLIAN JONES- A me pare una scodella! E’ ridicola e volgare…
Prese la cuffia dalle mani di lei e la gettò addosso al cappellaio.
KILLIAN JONES- Portala via! Ne voglio una più grande.
Emma puntò i piedi, indispettita, riprendendo la cuffia dalle mani del cappellaio,.
EMMA- Io non ne voglio affatto una più grande, voglio questa e questa sarà!
KILLIAN JONES- Quando sarai più gentile con me, sarà tua. Ma prima…no!
SPUGNA – Non tanto presto allora- ridacchiò tra sé, bloccandosi alla vista dello sguardo infuocato della donna.
EMMA- Ora basta! State forse cercando di ammaestrarmi come si fa con una scimmietta? Non sono più una ragazzina, e ho il pieno diritto di esprimere il mio parere come, e quando voglio! Se questo non vi piace, potete anche tapparvi le orecchie! Adesso…ho voglia di gridare tutta la rabbia e il nervoso che mi provocate ogni volta che aprite la vostra bocca! Siete un rozzo, antipatico,perverso…che avete da sorridere?
KILLIAN JONES- Ti amo anche di più senza quella cuffia.
EMMA- Che…che dite?- si era forse appena dichiarato?- Bè…che tu mi ami o no…. o metto questa cuffia o non metto proprio niente!
KILLIAN JONES- Vi sfido a mostrare le vostre grazie in pubblico!
EMMA- Intendete sempre male quello che dico!
KILLIAN JONES- Passiamo allora ai vestiti, magari andrà meglio! Sarto, mostraci qualcosa di interessante…
SARTO- Ecco qua…-fece, mostrando ad Emma uno splendido abito da fiaba- è di vostro gradimento?
EMMA- E’…stupendo.
KILLIAN JONES- Ma dove pensi di andare con questo vestito? A un carnevale?
EMMA- Disse l’uomo il cui vestito da sposo pareva quello di un pagliaccio!
KILLIAN JONES- Attenta a quel che dici, donna, quello è il vestito che il mio trisavolo ha passato da generazione a generazione ai suoi figli per le loro nozze.
EMMA-Venite dunque da più di una generazione di pirati? Andiamo bene….
KILLIAN JONES- Riguardo invece questo…vestito, ma lo hai visto bene?Sembra decorato come una torta!
SARTO- Se mi permettete, signore, foste voi a ordinarmi di confezionarlo come richiede ora la moda.
KILLIAN JONES- Taci, buffone! E riprenditi questo sgorbio! Fuori!
Emma- Perché…vi comportate così?- sospirava, lasciandosi andare tristemente su una sedia.
KILLIAN JONES- Non vi rattristate, cara Emma.Ho detto solo la mia opinione! In quanto alle nozze di tua sorella, ci recheremo da tuo padre con un semplice e onesto abbigliamento. E’ così importante per voi la forma? E’ il cuore di una persona che conta! Quello che intendo dire…avete sposato un uomo che era un pirata, a cui non interessa l’apparenza, men che meno l’etichetta –rimango comunque sempre un gentiluomo-e vi ci dovrete abituare perché, se deciderete di amarmi, questa è la mia natura!
Killian chiamò poi in disparte Spugna, dandogli del denaro.
KILLIAN JONES -Paga il sarto e il cappellaio.- disse a bassa voce- Ditegli che i vestiti andavano bene e di riconfezionarli da capo.
SPUGNA- Avete intenzione di far ammattire vostra moglie, capitano?
KILLIAN JONES- Che ci vuoi fare, caro Spugna? Mi son già affezionato ai nostri battibecchi coniugali.
 
Quando venne notte ed Emma si mise a dormire –da sola, di nuovo- nella loro stanza matrimoniale. Faticava ad prendere sonno, mentre continuava a girarsi e rigirarsi su se stessa, non riuscendo a trovare una giusta posizione su cui coricarsi e poi… ebbe la netta impressione di non essere più tanto sola  in quel grande letto.
E infatti sentì la presenza di Killian, che si era infilato sotto le coperte. La stava fissando in quel modo,-quel modo- che la metteva sempre così profondamente a disagio.
KILLIAN JONES- Non potevo lasciarvi da sola, non un’altra notte.
Non protestò quando lui le alzò il viso e vi poggiò le labbra.
Un bacio dolce, delicato. Poi si staccò da lei e la guardò con occhi interrogativi, per vedere una sua reazione.
EMMA- Al diavolo! –cedette lei e lo prese per il colletto spingendo in profondità quel bacio. Il sapore di lui. Il sapore di lei. Sembrava una liberazione per entrambi.
Emma sospirò di piacere, mentre le bocca di lui si spostava sul suo collo.
EMMA- Killian…io…ah!- esclamò sorpresa, mentre sentiva le mani di lui alzarle la sottoveste e spingere il suo corpo –aveva ancora i pantaloni- verso quello di lei, creando una leggera frizione tra i due.
Emma potè sentire chiaramente premere su di lei qualcosa di duro.
KILLIAN JONES- Vi prego- sussurrò- placate questo mio tormento …
EMMA-Il vostro tormento...è anche il mio. –confessò sottovoce- Fatemi vostra, vi prego…
L’ultima cosa che vide in quell’istante fu il sorriso –quel magnifico sorriso da batticuore- dell’uomo mentre incrociava le sue dita con quelle di lei quando…
Quando le parve di svegliarsi un’altra volta.
Era ancora completamente vestita e di fianco a lei c’era Killian, seduto a bordo del letto, una candela in mano, con l’altra le scuoteva leggermente la spalla.
KILLIAN JONES- E’ ora, mio amore…svegliati!
EMMA- Cosa…- le ci volle un po’ per realizzare cos’era successo.
Affondò la testa nel cuscino per nascondere l’imbarazzo.
Veramente desiderava così intensamente quest’uomo da fare sogni così arditi la notte?!
KILLIAN JONES- Che ti succede mia cara?
La donna respirò un paio di volte, per riprendere un po’ del suo contegno.
EMMA- Non capisco…che ci fate qui?
KILLIAN JONES- Per prima cosa, vi rammento che questa è ancora la mia stanza…e poi sono venuto qui per svegliarvi perché è tempo per noi di raggiungere la casa di vostro padre…
EMMA- Ma quando partiremo?
KILLIAN JONES- Immediatamente.
EMMA- Che ora è? – disse, stiracchiandosie sbadigliando allo stesso tempo.
KILLIAN JONES- E’ giorno. Sono le otto di mattina, per essere più precisi.
EMMA- Ma no, è ancora notte, non credo siano nemmeno le due…
KILLIAN JONES- E io vi dico che sono le otto oppure ..non si parte!- disse in tono burbero - Vedi? Qualsiasi cosa dico o faccia, sempre mi contraddici!- si girò contrariato, dando le spalle a Emma.
Emma sospirò e prese fiato.
EMMA- Certo caro, sono le otto, come dici tu!
Lui la guardò di sottecchi. Che la donna avesse imparato finalmente a obbedire, per una volta?
Avrebbe fatto una prova di questo durante il loro viaggio.
 
KILLIAN JONES- Ah guarda com’è splendente la luna, su in cielo!
Emma alzò gli occhi al cielo, perplessa.
Poi sorrise, comprendendo il gioco del marito.
EMMA- Sì, lo è proprio!
KILLIAN JONES- Che dici? E’ chiaramente il sole quello su in alto!
EMMA- Oh! E’ vero, mi sbagliavo… ma non sarà più il sole se voi dite di no. Da oggi, ogni cosa si chiamerà come voi la chiamate.
Killian era confuso…cosa stava accadendo? Dov’era finita quella donna sempre imbronciata che lo contrariava sempre per ogni cosa?
KILLIAN JONES- Ora riprendiamo il nostro viaggio…aspetta cara!
Un signore di una certa età si avvicinava a loro, anch’esso a cavallo.
KILLIAN JONES- Ma guarda un pò!  Buongiorno nobilissima dama!- l’uomo anziano a cavallo lo guardò come se fosse pazzo. – dove siete diretta? Dimmi, mia cara Emma, hai mai visto una donna più incantevole? Su moglie mia, rendi omaggio anche tu alla sua bellezza!
Emma scese da cavallo e finse un inchino.
EMMA- Siete proprio una adorabile! Bellissime guance rosse su un viso così fresco e giovane…
Killian si mise a ridere e poi prese repentinamente un tono serio.
KILLIAN JONES- Siete forse impazzita Emma? Questo è un uomo, vecchio e raggrinzito e non la florida fanciulla che hai visto tu!
EMMA- Oh! Scusatemi gentiluomo ma ero talmente abbagliata dalla luce del…- e si girò interrogativamente verso il marito.
KILLIAN JONES- …del sole.
EMMA- Ecco sì, il sole, che quindi tutto mi appariva così fresco e giovane.
L’anziano sorride fece una smorfia e prese a correre veloce per la sua strada.
Killian ed Emma si guardarono e scoppiarono a ridere.
“Che coppia di pazzi!”
 
Continua

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Capitolo 7
*** Indovina chi viene a cena ***


7 ACT. Indovina chi viene a cena



Arrivarono in serata della dimora del conte Nolan.
Si fermarono vicino all’ingresso, facendo passare prima la folla di invitati agghindati a festa.
La stessa Emma ora vestiva l’abito che credeva Killian aveva distrutto. Era rimasta piacevolmente sorpresa dal gesto del marito –un gentiluomo in verità- l’aver recuperato quel vestito che le piaceva tanto- ed era altrettanto piacevolmente sorpresa nell’osservare l’uomo in abiti veramente eleganti e regali. Quella sera, si sentiva particolarmente affascinata da lui e, dalle occhiate che lui le lanciava, convinto di non essere visto, il sentimento che condividevano le pareva reciproco.
EMMA- Avanti, entriamo in casa.
KILLIAN JONES- Prima di entrare, dammi un bacio, amore, poi entreremo.
La donna lo guardò confusa e imbarazzata.
Le tornò alla mente il sogno della notte precedente e sentì allora mancarle la forza di sostenere lo sguardo di lui.
EMMA- Oh, ma…come?- balbettò- Qui, davanti a tutti?
KILLIAN JONES- E perché? Non ve ne sentite all’altezza?- ghignò soddisfatto l'uomo, piacevolemnte sorpreso dell'imbarazzo di lei.
EMMA- AFFATTO! Magari…siete VOI a non esserne all’altezza!
KILLIAN JONES- Provamelo cara Emma. O ce ne andiamo.
Emma sospirò, già sconfitta.
Chiuse così gli occhi e lo tirò a sé, dandogli un bacio a stampo sulla fronte.
EMMA- Bè? Ora non entriamo?- ridacchiò
Killian roteò gli occhi e seguì la sua sposa.

Al banchetto per gli sposi, tutti festeggiavano.
Jefferson si avvicinò all’amico, avvisandolo che aveva trovato nel giro di poco tempo una nuova moglie, più anziana di lui, una certa vedova con un consistente patrimonio.
KILLIAN JONES- Buon per te, amico! Gallina vecchia…fa buon brodo- scherzò, dandogli una leggera pacca sulle spalle.
JEFFERSON- Ma ditemi, come procede il vostro matrimonio con quella bisbet…cioè con vostra moglie?
Killian osservò Emma seduta al tavolo che beveva. Quando lei incrociò il suo sguardo, lui distolse in fretta gli occhi da lei. Che effetto gli faceva, quella donna!
KILLIAN JONES- Scusatemi, ma ora vado dalla mia signora. Se permettete…
JEFFERSON- C’è una cosa che debbo dirvi, prima che ve ne andiate, e che ho scoperto di recente sulla contessa Nolan.
Inarcò il sopracciglio.
JEFFERSON- Pare che in sala vi sia una sua vecchia conoscenza, un uomo che in passato si vociferava avesse una- diciamo - tresca con la vostra signora…
KILLIAN JONES- Che siano verità o no queste dicerie, sarà lei stessa a parlarmene. Ora, scusatemi. –rispose freddamente e si accomodò al fianco della compagna.
Era tutta la sera che Emma guardava rapita la sorella, con il suo compagno, abbracciarsi e giocare tra di loro. Una parte di lei invidiava quella tenere confidenze, che ancoranon riusciva a permettersi con il suo sposo...ma cosa andava pensando?
EMMA- Ora..- disse- vado a fare le congratulazioni alla mia cara sorella. A..a dopo.
Si alzò bruscamente e mentre si avvicinava alla coppia felice, un uomo le si parò al suo cospetto.
Non lo riconobbe immediatamente, forse per gli anni che erano passati, ma lo riconobbe dallo sguardo, quegli occhi scuri, quasi sorpresi quanto i suoi.
EMMA- Walsch! – Esclamò, cercando di darsi un contegno.
WALSCH- Emma…quanto tempo.
EMMA- Già. Se ora mi lasciaste passare…- si sentiva goffa, non sapendo come affrontare quel momento che, in cuor suo, sperava non avvenisse, non ora, non più, né mai.
WALSCH- Posso…parlarvi un momento in privato.
EMMA- Io…ecco…- lui la prese per mano -a tradimento- approfittando di quel momento di confusione e la portò in un angolo di una stanza adiacente al salone.
WALSCH- Vi devo parlare Emma…è passato molto tempo ed è giusto vi debba una spiegazione per ciò che accadde quel giorno…
EMMA- Il giorno in cui mi lasciaste? Avete preferito una donna più ricca a me, questo mi bastò per capire che uomo eravate e quale fosse il vostro reale sentimento nei miei confronti.
WALSCH- Mia madre combinò quel matrimonio per il bene della mia famiglia.
EMMA- …e voi non foste abbastanza uomo per rifiutare.
Poi lo guardò in volto. Quel volto che aveva tanto amato e poi comprese.
EMMA- No anzi…io…non provo più rancore nei vostri confronti. Per molto tempo ho dato a voi la colpa della mia infelicità. Ma la realtà era ben diversa: mi sono nascosta dietro alla vostra ombra per fuggire dall’amore, per paura di soffrire di nuovo. Allora…ora vado. Addio.
WALSCH- Emma, non fuggite, io …vi amo ancora. Non vi ho mai dimenticato, questa è la realtà.
EMMA- Ho un marito Walsch.
WALSCH- Un marito…dato da un matrimonio combinato. Non siate infelice come lo sono io. Voi lo amate…come amavate me?
EMMA- Io…credo di poterlo amare –ma in realtà forse lo stava già facendo-
Mentre Emma usciva dalla porta Walsch cercò di afferrarle il braccio.
EMMA- Lasciatemi!
KILLIAN JONES- Che succede qui? -Emma spalancò gli occhi e guardò il marito, disperata. Come avrebbe potuto spiegare questa situazione al suo sposo senza che lui completamente perdesse le staffe?
WALSCH- Emma non vi ha parlato di me?
KILLIAN JONES- Fatemi indovinare…siete il famoso uomo del medaglione.
Walsch si girò sorridendo ad Emma.
WALSCH- Lo conservate ancora?
Emma incrociò le braccia, infastidita. Voleva parlare ma le salì un nodo alla gola.
Lei, che si era mostrata sempre forte, decisa, senza paura…ora tremava.
KILLIAN JONES- Ora ve lo dirò con molta educazione e creanza- disse, mantenendo il sorriso, un sorriso di circostanza - Mantenete le distanze da mia moglie. Andiamo mia cara. – sussurrò poi dolcemente alla donna.
Le mise un braccio intorno alle spalle, la strinse un pò e la sicurezza di quel contatto le bastò per calmarsi. Ora si sentiva al sicuro, a casa. Sentiva –lo sentiva di cuore- di aver compiuto la scelta giusta.
WALSCH- Non vi interessa allora…- ed alzò il tono della voce- che io sia stato il primo a cui si è concessa? – le parole uscirono fredde, immediate.
Killian si bloccò rigidamente ed Emma chiuse gli occhi, imbarazzata, paonazza in volto.
Ed ecco il finimondo, si disse.
Lui non l’avrebbe più guardata come prima, l’avrebbe ripudiata, sì…e abbandonata. Quello era il suo destino, lo era sempre stato…se lo avesse accettato prima però… Questi ed altri pensieri nefasti giravano nella sua mente, mentre lui si staccava da lei, e già sentiva la fredda sensazione dell’abbandono.
Killian si girò verso l’altro, con uno sguardo indecifrabile sul volto.
KILLIAN JONES – Io allora sarò l’ultimo al quale si concederà, fino a che morte non ci separi.


Continua

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