Fear to Trying

di Lumik Lovefood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Prologue - ***
Capitolo 2: *** - I'm Okay (Maybe) - ***
Capitolo 3: *** - Friends and Videogames - ***



Capitolo 1
*** - Prologue - ***


Fear to Trying




- Prologue -




Sua madre aveva un tempismo perfetto per dargli notizie riguardanti la sua vita sentimentale. Più che tempismo, ora che ci pensava, approfittava dei momenti in cui lui non aveva grande lucidità mentale e spiattellargli le sue trentasette parole retoriche alla velocità della luce, e lui si ritrovava ad annuire meccanicamente, come quando le diceva di “sì”, solo per farla zittire. Frank si era sempre ripromesso di ascoltare la madre almeno per i primi diciassette secondi di discorso, ma puntualmente non ascoltava nemmeno i primi cinque, e così si ritrovava spesso e volentieri in situazioni a lui ostiche e del tutto incalcolabili della sua vita, come pranzo dai parenti, oppure accompagnarla a qualche zia malata di domenica mattina o, addirittura, di dare il benvenuto in casa al suo nuovo compagno-barra-promesso sposo.
Osservava sua madre aggiustare una tovaglia in seta rossa sul tavolo del salone e guardare in controluce ogni mobile della casa per vedere se ci fosse anche solo mezzo dito di polvere su di essi. Ora che la osservava meglio, da quando sua madre era così maniacale nella pulizia? No che fosse una sporcacciona ma, comunque, cercava tra il lavoro e la sua vita personale di rendere la casa decente. E poi, da quando sua madre indossava vestiti ed, addirittura, si truccava? Frank guardò il profilo della madre, che indossava un abito beige corto fino al ginocchio, con la maniche a tre quarti ed una scollatura abbastanza generosa ed ovale. Gli occhi verde nocciola, che aveva ereditato con grande orgoglio, erano contornati da una leggera sfumatura nera e le ciglia erano lunghe e nerissime. Sembrava dimostrare almeno dieci anni in meno. Anche le rughe erano meno accentuate, gli occhi le brillavano di felicità ed il sorriso era sempre stampato sul viso.
Da quando sua madre era così? Da quando sua madre era felice?
Frank si sentì a disagio seduto su quel divano di pelle nera consumata. Da quando aveva preso ad ignorare sua madre? Da quando, non la osservava più e non notava più i suoi cambiamenti umorali o d'aspetto? Si sentì un'idiota completo. Si sfregò le mani sudate sui jeans logori e strappati ad entrambe le ginocchia, e si alzò dal divano per dare una mano a sua madre, che non riusciva ad aprire una bottiglia di vino.
“Lascia. Faccio io.” le disse semplicemente, sfilandole la bottiglia tra le dita.
Linda Iero sorrise, comprensiva, e gli passò una mano sulla schiena, come quando cercava di rassicurarlo da piccolo “Grazie Frankie.” gli mormorò.
Frankie era il dolce nomignolo con cui era solita chiamarlo nei loro momenti intimi tra madre e figlio, e Frank ci era affezionato come non mai. Difficilmente lo avrebbe ammesso, ma voleva un gran bene alla madre, più di quanto ne dimostrasse alla stessa. Era il suo punto fisso, la sua roccia miliare quando aveva bisogno d'aiuto, di un consiglio o di un semplice abbraccio.
Stappò la bottiglia e le riconsegnò alla madre, nel momento stesso in cui sentirono delle ruote di una macchina entrare nel loro vialetto di casa e far scricchiolare la ghiaia di cui era formato e che spesso si era scontrata con le ginocchia di Frank quando tentava di andare in bici senza rotelle da piccolo.
Linda sussultò e posò la bottiglia di vino in modo secco e rumoroso sul tavolo, precipitandosi fuori casa. Frank fece un sospiro e la seguì, con diversi passi di distanza e meno entusiasta della madre.
Quando si ritrovò fuori, vide un BMW nero e lucido, parcheggiato in modo preciso e delicato sul vialetto, dietro l'utilitaria di casa Iero. Vide sua madre di fronte la portiera del conducente, che sorrideva felice. Dalla vettura scese un uomo alto e con i capelli neri puntinati di argento, che l'abbracciò stretta stretta, dondolandosi un po' sul posto. Frank sentì che si mormoravano qualcosa nell'orecchio, e che sua madre fece un risolino divertito e soddisfatto. Quando si staccarono, si guardarono intensamente negli occhi, e l'uomo poggiò la sua fronte su quella di Linda e gli sorrise. Frank distolse un attimo lo sguardo, mordendosi il piercing sul labbro. Sua madre prese l'uomo per mano per mano e lo allontanò dalla macchina, avvicinandosi all'altra portiera, da cui scese un'altra persona, più bassa del primo. Era una ragazza. Linda Iero la strinse in un abbraccio, per poi metterle entrambe le mani sul viso e congratularsi di qualcosa che Frank con riuscì a capire. Era talmente intento a guardare le due, che non si accorse che l'uomo di sua madre gli si parò di fronte, sorridendogli cordiale.
Ora che lo poté osservare meglio notò che, oltre ad essere molto alto, aveva il viso squadrato con una mascella pronunciata e gli zigomi duri, gli occhi erano di uno sconvolgente verde erba e dal taglio piccolo. Le labbra, increspate in un sorriso, erano sottili e pallide, come la pelle.
“Non vuoi un abbraccio, vero?” scherzò l'uomo, arricciando un po' il naso “Sono cose da femminucce.” e gli tese una grande mano, affinché gliela stringesse.
“Frank.” rispose il ragazzo, abbozzando un sorriso e stringendogli la mano.
“Scott Berman. Da non confondersi con barman, sono un medico.” scherzò ancora l'uomo, osservandolo da capo a piedi “Hai gli occhi di tua madre.” continuò poi, guardandolo in modo dolce ed evitando di dire qualcosa sul suo aspetto un po' particolare, fatto di tatuaggi, piercing e vestiti scuri strappati.
Frank si grattò la nuca “Grazie.”
Sua madre, nel frattempo, si era avvicinata stringendo le spalle della ragazza con un braccio, e sorridendo felice. La ragazza era bassina e mingherlina, con dei capelli castani legati in una cipolla distratta e con gli occhi del padre, solo più grandi e dolci. Aveva addosso una felpa rossa, in tono con le Converse, e dei jeans a sigaretta di un intenso blu.
Sua madre gliela parò davanti, sorridendo “Lei è Marnie, la figlia di Scott. Ha un anno in meno a te.”
Lei gli sorrise, timida, e tese una mano, aspettando che il ragazzo gliela stringesse,
“Frank.” mormorò questo, stringendogliela. Le sue dite erano fredde.
Linda invitò la ragazza a casa, ma prima fermò Frank per un braccio “Frankie, aiuti Scott a portare dentro la loro roba, mentre faccio vedere la casa a Marnie?”

Dopo aver sistemato tutte le scatole all'interno della casa, i due raggiunsero nel salone Linda e Marnie, che sedeva imbarazzata sul divano che apparteneva a Frank fino ad un quarto d'ora prima. Il ragazzo si avvicinò alla madre e prese un bicchiere di vino che ella aveva riempito poco prima e ne bevve un lungo sorso.
“Marnie, vuoi qualcosa?” chiese la donna, gentilmente.
Lei alzò i suoi occhioni verdi e scosse la testa in segno negativo. Il padre le fu subito vicino, poggiandole una mano sulla spalla, con fare incoraggiante “Non essere timida...”
Lei lo osservò un po', poi si morse il labbro “Un bicchiere d'acqua andrà bene.” disse. Frank notò che aveva una voce sottile, ma ferma e ben intonata.
Linda gli diede un colpetto col gomito e Frank capì che doveva essere lui a portargli il bicchiere richiesto. Appena si allontanò dal salone, Marnie si alzò in piedi e lo seguì in cucina, mettendosi le mani nelle tasche posteriori dei jeans, ed affondando la testa nelle spalle. Frank prese dalla dispensa un bicchiere di vetro blu ed aprì il rubinetto dell'acqua, facendola scorrere e si voltò ad osservare la ragazza, intenta a guardarsi in giro, curiosa.
Ora che la guardava meglio, notò che era un tipo abbastanza comune, non aveva nulla di appariscente o particolare, a differenza sua, che vestiva sempre di nero, sfoggiava tatuaggi da ogni parte del corpo ed aveva dei piercing sul viso. Lei no. Aveva una faccia acqua e sapone, niente trucco o fronzoli come orecchini o collane; indossava una felpa ed un jeans normali ed aveva un colore di capelli molto comune. Quando tolse le mani dalle tasche, notò che non aveva nemmeno lo smalto alle unghie, vezzo di molte ragazze ma che lei non aveva minimamente calcolato. Lo guardò negli occhi, ed storse un angolo della bocca in quello che gli sembrava un sorriso, e si morse nuovamente un labbro. Il naso era piccolo ed all'insù, puntinato, come le guance, da piccole lentiggini che la rendevano simpatica agli occhi.
Frank si voltò e riempì il bicchiere, porgendoglielo poi.
“Grazie.” mormorò questa, bevendone un piccolo sorso, dopo averlo presa titubante.
“In realtà, non avevi voglia di nulla, vero?” sputò Frank, senza rendersene conto e, per fortuna, mantenendo un tono calmo.
Marnie abbassò lo sguardo a terra, fissandosi distrattamente le punte delle scarpe “Mi sembrava scortese.” soffiò poi.
“Tuo padre sembra simpatico...”
Lei accennò un sorriso “Grazie. Anche tua madre. E' stata molto gentile.”
Finì di bere, ed iniziò a sciacquarlo nel lavandino “Dov'è il sapone per i piatti?”
Frank le tolse il bicchiere di mano e chiuse il rubinetto dell'acqua “Oggi sei ospite. Da domani puoi lavare i piatti quando vuoi, anche al posto mio.” sorrise il ragazzo.
Marnie sorrise, imbarazzata, per poi asciugarsi le mani con un canovaccio. Tornarono entrambi nel salone, e videro i loro genitori seduti sul divano e si tenevano le mani, parlottando tra loro, felici e sorridenti.
Frank si schiarì la voce, ed i due si lasciarono le mani, come se fossero scottanti.
Linda sorrise al figlio “Scott mi stava raccontando della Florida. Marnie è nata lì.” e lanciò un'occhiata dolce alla ragazza, che sorrise appena.
“Da domani frequenterà la tua scuola, Frank.” si intromise Scott, guardando serio il ragazzo “Ti prego di aiutarla ad orientarsi.” - Frank annuì.
“Beh...” esclamò Linda Iero, alzandosi dal divano “Credo che tu voglia vedere la tua camera, Marnie.” e la prese a braccetto, portandola al piano superiore di casa Iero.
“Non aspettarti chissà cosa, però è molto confortevole ed accogliente... E potrai decorarla come meglio credi.”
“Basta che non demolisci casa, Marnie.” scherzò il padre, dandole una pacca affettuosa sulla spalla. Frank sorrise.
Tutti e quattro si diressero al piano di sopra e la donna aprì una porta, quella che stava affianco alla stanza di Frank, e la spalancò. La camera era della stessa dimensione di quella del ragazzo, e le pareti erano di un verde pallido immacolato. Ad un lato della stanza, c'era un'enorme libreria vuota con affianco una scrivania, che aveva dei cassetti sul fondo ed a cui avevano posato sopra un porta penne ed una lampada da studio. Il letto era posizionato sotto la finestra ed aveva delle lenzuola rosse pulite e profumate. La ragazza entrò titubante nella sua stanza, a cui Scott aveva già posizionato dei scatoloni contenenti le sue cose, e si diresse dritta verso la finestra, che aveva un enorme davanzale su cui ci si poteva sedere comodamente. Salì sul letto, togliendosi di scatto le scarpe, ed aprì le imposte, vi si affacciò ed ispirò l'aria.
Si girò verso Linda e le sorrise “Mi piace.” disse, semplicemente.
“Ti lasciamo disfare gli scatoloni, ok?” domandò la donna, sorridendo di rimando. Annuì.
Frank si grattò la nuca “Beh, io allora vado. Ho le prove col gruppo.”
“Hai una band?” domandò Scott, poggiandogli una mano sulla spalla “Cavolo, mi fai sentire vecchio. Anche io ne avevo una alla tua età. Cosa suoni?”
“La chitarra.” rispose distrattamente il ragazzo, allontanandosi un po' dall'uomo, cercando di essere comunque gentile.
“Anche io. Qualche volta, possiamo suonare insieme qualcosa.” continuò Scott, sorridendogli.
Frank borbottò qualcosa e poi si precipitò fuori casa, salutandoli con un striminzito “ciao”.


“Beh, detto così, non sembrano male.”
Gerard Way era il migliore amico di Frank, oltre ad essere il cantante della sua band, i My Chemical Romance. Lui, nonostante tutto, cercava sempre di fargli vedere il lato positivo delle cose, nonostante fosse la persona più negativa del mondo, al contrario del fratello, Mikey, che era più positivo di lui, ed anche più mingherlino.
“Non so... Ancora li riesco ad inquadrare.”
“Tua madre è felice?” gli chiese Mikey, improvvisamente, mentre accordava il suo basso seduto sul una poltrona rossa consumata e bucata peggio di una groviera.
“E' questo il punto! Sì, lo è, ed io non mi sono accorto di nulla fino ad oggi, che imbandiva casa peggio di una torta nuziale.” - si sentiva ancora a disagio con se stesso per non essersi reso conto di nulla, nemmeno avesse delle fette di zucca sugli occhi.
“E tu? Non sei felice che lei lo sia?”
“Non la vedevo così felice dal mio C- in matematica, al primo anno di liceo, Ray...”
Ray Toro era il secondo chitarrista della band, ed era un ragazzo alto, tutto ricci e buon senso.
“Quindi, avrai una sorella...” le parole di Gerard rimasero sospese, fino a quando l'amico non annuì “Ed è carina?” continuò il cantante.
Frank lo guardò male, per poi sospirare “Non so... Come definirla... E' normale.”


Marnie ai suoi piedi aveva un enorme scatolone aperto e da cui vi cacciava fuori libri in continuazione, riponendoli accuratamente nella libreria che le aveva comprato Linda. Quando le sue dita accarezzavano le rilegature, si trovava stranamente bene ed in pace con se stessa. Aveva una mentalità molto aperta e positiva sulla vita, infatti quando il padre le disse che avrebbero abbandonato la Florida per trasferirsi nel New Jersey, lei non aveva fatto una piega, considerandola una buona occasione per ampliare le sue vedute e per imparare a vivere, iniziando da zero. E poi, lasciava pochi affetti lì, qualche amica e conoscente.
Sentì bussare alla porta della sua stanza e si voltò, vedendo la testa mora di sua padre farne capolino.
“Come va?” le chiese, sorridendole e chiudendosi la porta alle spalle.
Marnie alzò le spalle, gettando un'occhiata agli scatoloni ancora chiusi “Non ricordavo di avere tanta roba...” ammise poi.
“Vuoi una mano?” si propose Scott, prendendo alcuni libri dallo scatolone che stava svuotando e passandoglieli.
“Senza offesa...” iniziò la ragazza, prendendo i tomi “Ma sei abbastanza disordinata come persona.”
Il padre rise, alzando le mani “Mi scusi, signorina.” e gettò uno sguardo in giro per la stanza “Come ti sembra?”
“Comoda.” rispose Marnie, continuando a mettere in ordine i libri.
“Linda?” chiese stupito ed aggrottando un sopracciglio.
“Ah... Credevo ti riferissi alla stanza...” e guardò suo padre “Sembra gentile e... Si vede che ti vuole bene, papà.”
“Sono contento che ti piaccia.”
“Papà, deve piacere a te, non a me...” iniziò a dire la ragazza, ma fu fermata da una mano del padre.
“Sì, lo so... Ma la tua opinione per me è importante, ed io sono felice con Linda, dico sul serio, ma sarei ancora più felice se mia figlia lo fosse.” le spiegò, avvicinandosi ad essa e prendendole le spalle con la mani “Io la penso così, ed anche Linda è della stessa opinione.”
Marnie si morse un labbro “D'accordo.”
Il padre le sorrise “E che ne pensi di Frank?” chiese curioso.
La ragazza si morse il labbro inferiore “Non so... Non sembra normale.”








Salve, popolo di EFP! Buon Ieroween a tutti!
Allora... Non so sinceramente che dire su questa cosa... E' da un po' che fantasticavo ed avevo deciso di mettere tutto per iscritto, e di pubblicarlo solo a completamento, così da avere un ritmo di pubblicazione piuttosto omogeneo. Ovviamente, io sono nota per mandare alle ortiche tutti i buoni propositi e poi, oggi è il compleanno del nostro nano malefico preferito, quindi mi sentivo in obbligo di pubblicare questa cosa...
Come avrete notato, è un tipico cliché! La nostra Linda Iero che trova un nuovo amore con una nuova figlia, e bla bla... Ma a noi piacciono i cliché, vero? 

...

Ok, non a tutti, ma la maggioranza approva! Credo...
In ogni caso, questo è il prologo della storia. Non è molto lungo, ma serve per indrodurvi i personaggi e capire un po' la mia scrittura, suprattutti perchè è la mia fanfiction che scrivo su questo fandom e devo cercare di farmi conoscere (ah-ah!). Sono una grande appassionata di musica, derivo da una famiglia di appassionati di musica, non potevo non scrivere su una delle band più influenti della mia vita.
Ok, sto deviando il discorso, ma si nota che non so cosa scrivere?
Ad ogni modo, mi spiace deludere le fan della Frerard, ma questa sarà una Het (risata malefica), ma non è detto che in futuro non possa scrivere su di loro, dato che sono una delle mie OTP preferite e che m'ispirano di più.
Credo di aver finito... Per ora! Non so quando riaggiornerò, conto di farlo entro la settimana prossima, massimo quella prossima ancora, non so... Ho una connessione che fa pietà!
Titolo rubato palesemente ad una canzone di Frank, Stage 4 Fear to Trying.
Ringrazio The World is Ugly dei MCR, che mi ha ispirato per questa cosa.
Qui di seguito ci sono i miei contatti, giusto per tormentarvi ancor di più... E nulla, spero di rivedervi presto.

Vostra, Lu.


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Capitolo 2
*** - I'm Okay (Maybe) - ***


Disclaimerchemenedimenticosempre: i persone citate in questa storia esistono realmente (ma dai!) ed i loro caratteri o modi di fare sono frutto della mia fantasia; questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Se i MCR mi appartenessero, sicuramente non si sarebbero sciolti, ma avrebbero dovuto fare a meno di Frank Iero, dato che starei tutto il giorno a spupazzarmelo per benino.


 

Fear to Trying




- I'm Okay (maybe) -



Il giorno dopo, Marnie fu svegliata dalla voce di Linda che le diceva che doveva svegliarsi altrimenti avrebbe perso il pullman per andare a scuola. Si stropicciò gli occhi e la ringraziò, per poi alzarsi dal letto, prendere la divisa scolastica e raccattare la sua roba per il bagno da uno scatolone non ancora svuotato, e dirigersi allo stesso per prepararsi.
Linda andò anche nella stanza di Frank e lo svegliò, seppur con meno gentilezza di quella che aveva usato con la ragazza. Frank mugugnò qualcosa e si girò dall'altro lato, costringendo la donna a spalancare le imposte della finestra ed a strappare dalle mani del figlio la coperta che lo copriva fino al capo.

Svegliati! Marnie è già in piedi ed non ha fatto una piega!” lo sgridò la madre, uscendo dalla sua stanza.
Passarono diversi minuti, prima che i piedi di Frank incontrarono il pavimento freddo della sua stanza. Si stiracchiò le braccia e prese la sua divisa scolastica, andando verso la porta del bagno con solo i boxer addosso, aprendola di scatto.
Dentro di esso c'era una ragazza che si pettinava davanti allo specchio una lunga chioma castana, già vestita di tutto punto con la divisa femminile della sua scuola.
Marnie si girò verso di lui, arrossendo un poco sulle guance, e smettendo di pettinarsi “Era il tuo turno del bagno?” gli chiese, mortificata.
Frank scosse il capo freneticamente, mugugnando un “scusa” poco convinto “Avrei dovuto bussare.” continuò poi a dire, grattandosi il petto nudo con la mano destra.

Non preoccuparti.” mormorò la ragazza, raccogliendo la sua roba ed uscendo dal bagno, ma prima di richiudersi la porta alle spalle, si girò verso Frank “Alla tua scuola, le ragazze devono avere i capelli sciolti o legati?”
“Legati.”
Marnie scrollò le spalle “Comunque, buongiorno.” e gli sorrise, chiudendo la porta.

Quando scese, trovò tutta la famiglia al completo: sua madre era impegnata a cuocere bacon e pancakes ai fornelli, Scott leggeva il giornale del giorno mentre sorseggiava una tazza di caffè americano e Marnie intingeva dei biscotti al cioccolato nel latte freddo. Si era legata i capelli in una treccia laterale che le arrivava fin sotto al seno. Quando sua madre lo guardò entrare, lo squadrò da capo a piedi, lanciandogli un'occhiata contrita.
Ancora sai fare il nodo alla cravatta?”
Frank sbuffò ed incontrò lo sguardo di Scott, che sorrise.

Avanti Linda, mica è un avvocato? Io ho imparato a farlo la mattina del mio dottorato...”. Il ragazzo lo ringraziò con lo sguardo, e si sedette affianco a Marnie, agguantando un pancakes e versandosi del succo.
E' uscito il nuovo Harry Potter, Marnie.” - Frank drizzò le orecchie.
Lo so, papà. E' il quinto, se non mi sbaglio.”
Leggi Harry Potter?” chiese Frank alla ragazza.
Legge? Frank, stai parlando con una che mangia, i libri di Harry Potter...”
“Anche io li leggo.” continuò il ragazzo, beccandosi un sorriso dalla ragazza.
Linda, però, fece un gesto ai ragazzi “Dovete andare, o perderete l'autobus!”
Si alzarono da tavola e corsero a prendere i loro zaini, per poi precipitarsi in strada. Frank cercava di aggiustarsi la cravatta alla meno peggio, borbottando insulti alla stessa.
Marnie lo guardava con la coda dell'occhio, per poi fare un sorrisino “Lascia. Faccio io.”. Sciolse il nodo storto che Frank aveva fatto ed aggiustò meglio la cravatta intorno al colletto della camicia. Le sue dita erano gelide e si scontrarono col collo bollente del ragazzo, che rabbrividì un poco. In meno di un minuto, fece un nodo perfetto e lo strinse largo attorno a Frank.
“Grazie.” mormorò questi.
Marnie gli sorrise e si volse a guardare l'enorme autobus giallo che si era fermato di fronte a loro. Frank salì per primo e raggiunse un gruppo di ragazzi seduti sul fondo del mezzo. Marnie lo osservò e si morse un labbro. Si guardò un po' in giro e trovò una coppia di sedili vuoti, su cui si sedette, prese il suo mp3 e fissò gli occhi fuori dal finestrino.

Frank, non si era nemmeno reso conto di aver lasciato indietro la ragazza quando era salito sul pullman, perché si era avvicinato direttamente ai suoi amici.
Dov'è tua sorella?” gli chiese curioso Gerard, guardando i vari sedili.
Il ragazzo sgranò gli occhi. L'aveva persa il primo giorno di scuola, ed non erano nemmeno arrivato all'edificio! “Ce l'avevo dietro fino a poco fa...” disse, allungando il collo.

Sei senza speranza...” mormorò Mikey, scuotendo il capo.
Se si perde?”
Non credo, Ray... Aspettate, l'ho vista. E' seduta a metà.”
Perché non viene qui?” chiese Gerard, sporgendosi anch'esso per vedere la ragazza.
“E' quella con la treccia castana.” disse distrattamente Frank “Bah, va' a capirla.”

Marnie era nel suo mondo fatto di prati verdi, libri da cinquecento pagine e musica dei Red Hot Chili Peppers, quando una mano le si posò sulla spalla. Alzando gli occhi, vide la figura di Frank farle cenno di seguirla, dato che erano arrivati a scuola. Spense e ripose il suo mp3 nella borsa e si alzò dal sedile, aggiustandosi la gonna a pieghe della divisa scolastica, che già non sopportava più. Seguì il ragazzo, stringendosi la testa nelle spalle quando capì che si stava avvicinando al gruppo di amici di Frank. Erano, chi più chi meno, dei tipi strani. Avevano tutti i capelli scuri ed abbastanza lunghi e residui di matita nera o rossa sugli occhi. Non è che se li aspettasse diversi, data l'indole e l'abbigliamento di Frank.
Il ragazzo si fermò davanti gli amici, indicando la ragazza con il pollice sinistro “Lei è Marnie.”
Un ragazzo dai lunghi capelli neri, si fece avanti, sollevando una mano “Ciao, mi chiamo Gerard.” poi indicò un ragazzo sottile ed occhialuto alla sua destra “Lui è mio fratello Mikey, ed il ricciolino è Ray.”
Marnie tirò un sorriso, sventolando una mano a mo di saluto.
Frank si girò a parlarle “Hai il numero e la combinazione del tuo armadietto?”
La ragazza sventolò un foglietto stropicciato che aveva cacciato dalla tasca della giacca blu “Ho anche l'orario delle lezioni.”

Hai bisogno di una mano?” chiese Ray, facendo un passo verso di lei.
No, faccio da me, grazie.” disse Marnie, scuotendo il capo “Ci vediamo.” disse poi, incamminandosi verso l'ingresso della scuola, aggiustandosi meglio la cartella sulle spalle.
Frank la vide allontanarsi “Ve l'ho detto che non so come definirla.” disse, guardando gli sguardi smarriti dei suoi amici.

Non le fu difficile trovare il suo armadietto, più che altro le fu difficile ignorare le occhiate degli altri studenti nei suoi confronti. Ovviamente, la voce di una nuova alunna si era sparsa in fretta e, siccome tutti conoscono tutti bene o male, era ovvio che l'avessero già inquadrata come “quella nuova”. Aprì l'armadietto ed un odore pungente di chiuso le si propagò nelle narici. Scosse il capo, sconsolata, e dalla sua cartella tirò fuori una busta di plastica che si era portata da casa, in caso di un'eventualità come quella. Da quell'armadietto vi tirò fuori alcuni fogli di algebra stropicciati e strappati in più punti, alcuni adesivi a forma di pallone da football ed una buccia di banana annerita, o almeno le sembrava quello. Chiuse la busta di plastica, passò un fazzoletto all'interno dell'armadietto e vi ci poggiò dentro i libri di storia e chimica, tenendosi quello di biologia nella borsa, dato che era la prima materia che aveva quel giorno. Richiuse l'armadietto e cercò un secchio. Dopo averlo trovato, riprese il suo foglietto con l'orario delle lezioni e cercò l'aula di biologia.

Frank odiava l'algebra. E, notò, che anche Mikey la odiava, dato che sonnecchiava beatamente sul suo banco con gli occhiali storti sul naso. Iniziò a tamburellare con le dita sul banco, canticchiando sommessamente la canzone che avevano provato il giorno prima. Mancava poco alla pausa pranzo ma, ovviamente, gli ultimi minuti non passavano mai. Frank iniziò a pensare a Marnie. Chissà se aveva trovato il suo armadietto o la sua aula... E meno male che Scott si era raccomandato con lui!
Era talmente distratto, che non notò i continui richiami di Mr. Fellner, il docente di algebra.

Iero, vuoi renderci partecipe delle tue fantasie, oppure vorresti essere così gentile da risolvere questa funzione?”
Frank strizzò gli occhi, e colpì Mikey con una gomitata, costringendolo a destarsi dal suo sonno.

Aiutami!” gli mimò con le labbra il più basso dei due.
Il più giovane dei Way si stropicciò gli occhi, e cercò di decifrare la scrittura approssimativa e scoordinata di Mr. Fellner, rammentandosi che i geroglifici erano più comprensibili dell'algebra.
Mr. Fellner era un uomo sulla cinquantina, con una piazza di calvizia in mezzo la testa bianca, gli occhiali che velavano l'acidità del suo sguardo e delle labbra sottili che s'increspavano solo per assumere un'espressione contrita sul volto, mai in un sorriso.

Sto aspettando, Iero, ma sono felice che tu renda partecipe di questa funzione anche Way. Almeno potete prendere una bella F insieme...”
I due ragazzi iniziarono ad agitarsi. Perché diavolo quella campanella del cazzo non suonava?
“Beh...” iniziò a dire Fellner, ma fu bloccato dal provvidenziale squillo che annunciava la pausa pranzo.
Frank e Mikey raccattarono in fretta le loro cose e si precipitarono fuori dall'aula, ignorando le urla del docente, che li richiamava a studiare di più per l'interrogazione che gli attendeva nella prossima lezione.
Raggiunsero la mensa in fretta, dove trovarono già in fila Gerard e Ray con i loro vassoi vuoti.

Che facce... Fellner?”
“Sì Gee, ci siamo scampati una bella F rossa grossa come una casa...” ammise Mikey, agguantando un vassoio ed affilandosi insieme a Frank dietro i primi due.

Odio Fellner!” grugnì Ray, assumendo poi un espressione disgustata di fronte a quello che doveva essere purè di patate “La scorsa settimana mi ha interrogato sui logaritmi, e nemmeno li avevamo fatti! Spiegalo poi a mia madre che è un stronzo.”
I quattro ragazzi risero e, dopo essersi riempiti i vassoi col cibo della mensa, si diressero ai gradoni del cortile, il loro “territorio” per così dire, dato che ci mangiavano solo loro lì.
Mentre addentava una fetta di pane, Frank si guardava intorno, nella speranza di trovare Marnie da qualche parte.
Gerard, seduto su un gradone più in alto rispetto a lui, lo notò “L'ho vista io nel cambio della seconda ora. Sembrava tranquilla."
Il ragazzo sospirò, leggermente sollevato e mangiò con più appetito il suo disgustoso pranzo.All'improvviso, si sentì un botto, tipo quando cadono le cose a terra. I quattro ragazzi sollevarono lo sguardo e sgranarono gli occhi.
Il mezzo al cortile c'era Nelson Roth, il biondino bullo della scuola e capitano della squadra di football, che si teneva la pancia dal ridere e Marnie, che guardava il suo vassoio a terra ed il suo pranzo che sporcava tutto il prato verde. Tutti i ragazzi del cortile, ridevano per lo “scherzo” di Roth ai danni della nuova arrivata.

Oh cazzo!” imprecò Frank alzandosi, e facendosi largo tra la folla curiosa che aveva circondato i due ragazzi, seguito da Gerard, Mikey e Ray.
Marnie alzò lo sguardo verso il ragazzone, ma non sembrava intimorita o altro. Lo guardò un po', per poi scrollare le spalle “Sei soddisfatto?” mormorò, infine.
Nelson smise di ridere e la guardò stranito, non capendo cosa volesse intendere.

Sì, dico, ora che mi hai rovesciato il vassoio, sei soddisfatto?”
Molto, novellina.” grugnì questo, ghignando.
Marnie assottigliò lo sguardo, e gettò un'occhiata al suo cibo a terra “Beh, solitamente, le persone sono soddisfatte di loro stesse quando, che so, ricevono un “grazie” o una carezza inaspettata, o dei complimenti... Tu, invece, sei soddisfatto di far digiunare una persona?”
Nelson la guardò, sgranando gli occhi, incapace di replicare.

Hai un concetto particolare e personale riguardante la soddisfazione.” e prima che potesse risultare equivoca e cattiva, si affrettò a continuare “Non dico che sia sbagliato, non sono nessuno per giudicare... Solo, è particolare.”
Frank le fu subito vicino, prendendola delicatamente per un braccio “Marnie... Stai bene?”
La ragazza continuò ad osservare il ragazzone biondo, per poi annuire “Aspetta...” disse, togliendosi gentilmente di dosso la mano del ragazzo “Devo raccogliere il vassoio...”

Ehi!” esclamò Gerard, sbucando all'improvviso da dietro Frank “Ti sembra il modo?”
Nelson inspirò aria dalle narici, pronto a replicare, ma Marnie cercò di calmare gli animi, ingenuamente.

Oh, lo yogurt si è salvato.” esclamò, sorridendo incoraggiante verso il moro. Poi decise di allontanarsi, tenendo il vassoio con gli avanzi di pranzo in mano, e dirigendosi verso un secchio, per poi rovesciare il contenuto dentro di esso.
Frank guardò malamente Nelson, allontanandosi poi di scatto per raggiungere Marnie, insieme ai suoi amici.
Quando le fu vicino, le ripeté se stesse bene e lei abbozzò un sorriso.

Sì, sto bene.” poi si concentrò ad aprire il suo yogurt bianco ed a tuffarci dentro un cucchiaino di plastica.
Quando le furono vicini anche gli altri, le domandarono nuovamente come stesse e lei avvampò, annuendo freneticamente.

Penso che abbia voglia di una lezione...” grugnì Gerard, gettando un'occhiataccia alle persone che stavano scemando verso i propri posti.
Cacciamo di nuovo le mazze da croquet?” esclamò entusiasta Mikey, sorridendo al fratello.
Io dico di cacciare quella chiodata...” propose Ray.
No.” esclamò Marnie, finendo il suo yogurt e buttando la confezione vuota nel secchio vicino “Non bisogna rispondere alla violenza, con altra violenza.” e li osservò tutti negli occhi.
Marnie...” iniziò a dire Frank, grattandosi la nuca “L'anno scorso eravamo noi vittima di Nelson Roth e dei suoi compagni. Per farli smettere, abbiamo dovuto massacrarli con le mazze da croquet. Da allora, si tengono alla lontana da noi.”
La ragazza sospirò “Non ce ne sarà bisogno. Davvero.” poi li guardò negli occhi uno ad uno, e sorrise lieve “Grazie comunque. Ora devo andare.” e si allontanò, osservata dai ragazzi.

Erano finite finalmente le lezioni e Marnie si stava recando al suo armadietto, per riprendere i vari libri che aveva lasciato durante le ore scolastiche. Prese il foglietto con la combinazione ed iniziò a ruotare il lucchetto, ma una mano la bloccò, improvvisamente. Alzò lo sguardo e trovò gli occhi di Nelson Roth guardarla malamente. Marnie deglutì. In confronto, il ragazzo era dieci volte più alto e più grosso di lei. Forse aveva sbagliato a dirgli quelle cose nel cortile, ma le sembrava di essere stata molto gentile ed educata nei suoi confronti.
Il ragazzo, inaspettatamente e delicatamente, le tolse le dita dall'armadietto “Dammi la tua combinazione.”
Marnie si morse il labbro “Uno-otto-nove-uno.”
Il ragazzo girò il lucchetto, posizionando la rotella sui numeri detti dalla ragazza, facendolo scattare ed aprire. Sempre con una delicatezza inaspettata, la spinse lontana dall'armadietto, mentre lui lo aprì di scatto e si coprì con la porta di esso. Uscì con uno spruzzo una specie di poltiglia gialla e puzzolente che, se non fosse stato per Roth, l'avrebbe colpita dritta in faccia. Ora, invece, giaceva a terra, in una striscia di un paio di metri.
Marnie guardò prima a terra, poi osservò il ragazzone, che sbucò dalla porta dell'armadietto, con un sorrisino soddisfatto. Lasciò l'armadietto ed iniziò ad incamminarsi verso l'ingresso della scuola, ma fu fermato dalla voce di Marnie.

Grazie, Nelson.” gli disse gentilmente la ragazza, sorridendogli.
Il ragazzo sventolò una mano in segno di saluto e se ne andò.


Era in ritardo. Era fottutissimamente in ritardo. Frank sbuffò alla fermata dell'autobus e corse dentro la scuola per vedere dove si era cacciata Marnie. Non sapeva dove fosse il suo armadietto e si maledisse per non averle chiesto nulla o esserle stata vicino tutto il giorno ed aiutarla. Dopo aver girovagato un po' per i corridoi, la trovò di fronte ad un armadietto con lo scopettone di un bidello in mano, intenta a pulire per terra una pozza gialla.
Cazzo, le avevano fatto un altro scherzo. Si sentì uno schifo.
Le si avvicinò correndo “Marnie!”
La ragazza si voltò verso di lui, sorridendogli poi. Non era sporca e non sembrava nemmeno arrabbiata o delusa.

Cosa è successo?” le chiese, riprendendo fiato con i suoi polmoni da fumatore incallito.
Oh, questo...” disse, guardando distrattamente a terra “Qualcuno mi ha fatto uno scherzo.”
Chi è stato?”
La ragazza lasciò perdere lo straccio, appoggiandolo alla fila di armadietti “Tranquillo, non mi ha colpito. Nelson mi ha avvisato prima di aprirlo.”
Frank ribollì di rabbia. Nelson stava esagerando: due scherzi in un giorno! Poi si bloccò “Nelson ti ha avvisato prima che ti colpisse in faccia?”
Marnie annuì “Ora sto pulendo a terra. Mi sembrava brutto farlo pulire ai bidelli...”
Frank scoppiò a ridere “Marnie, è il loro lavoro.” la prese per un braccio e la condusse fuori scuola, dove c'erano anche Gerard, Mikey e Ray ad aspettarli.

Il pullman è passato!” annunciò il più grande dei Way.
Come mai non lo avete preso?” chiese Frank, accendendosi una sigaretta e facendosi dare l'accendino da Gerard.
I tre fecero spallucce, e guardarono Marnie, che li sorrise.

Come stai?” chiese Ray, avvicinandosi alla ragazza.
Bene. Scusatemi se vi ho fatto fare tardi...”
Ma no, figurati!” esclamò Gerard, dandole una pacca sonora sulle spalle.
Gee...” lo rimproverò Frank, poi guardò la ragazza, che si fissava distrattamente le dita della mano “Nelson le ha fatto un altro scherzo.” sputò poi.
Cosa?” esclamò Mikey, voltandosi immediatamente verso Marnie, che incassò la testa nelle spalle.
Ragazzi, prepariamo le mazze.” annunciò Gee, estremamente serio.
Frank!” lo rimproverò Ray “E tu dove cazzo eri?”
Per fortuna sua, Marnie s'intromise per difenderlo “Frank non ha detto che è stato Nelson ad avvisarmi dello scherzo e ad evitare che mi sporcassi.”
I tre ragazzi la guardano, straniti, mentre Frank sbuffò, cominciando ad incamminarsi verso casa, seguito da Marnie.

Questa è da capire...” borbottò Mikey, seguendoli.

Questa sera vieni a mangiare da mia nonna?” chiese Gee, prendendo Frank per una spalla e strattonandolo un po'.
E va bene, basta che mi lasci la spalla attaccata al corpo!” borbottò il più basso dei ragazzi.
Marnie, che camminava più indietro rispetto a loro, increspò il viso in un sorriso e guardò le villette a schiera che aveva alla sua destra, perdendosi nei suoi pensieri. La vita a Newark era molto diversa da Miami, tutto scorreva calmo e, anche se il clima non era piacevole come in Florida, si stava bene.
Era talmente concentrata, che non si accorse dei richiami di Gerard.

Oh, scusami. Dicevi?”
Vieni anche tu a mangiare con noi da nostra nonna?” ripeté Mikey, indicando col dito lui e il fratello.
Non vorrei disturbare...” iniziò imbarazzata la ragazza, ma fu bloccata da Gerard.
Gli unici che creano disturbo sono Frank e Ray, di certo non tu!”
Ehi!” si lamentarono i due presi in causa, facendo scoppiare a ridere gli altri.
Marnie giocherellò con la sua treccia, notando poi che erano arrivati davanti casa Iero “Va bene.”

Perfetto!” esclamò il più grande dei Way “Alle otto, Frank! Ci vediamo Marnie!” continuò poi, sventolando una mano ed allontanandosi col fratello e Ray.
Marnie li guardò allontanarsi, per poi rivolgersi verso Frank “Sono simpatici.”
Il ragazzo le sorrise, per poi ricordarsi improvvisamente una cosa “Ah! Domani stammi appiccicata. Non vorrei che Nelson se la prendesse nuovamente con te.”
“Non c'è bisogno, davvero.” sorrise la ragazza, aprendo la porta di casa ed entrandovi.
Trovarono Linda intenda a fare delle pulizie, che gli sorrise raggiante “Com'è andata a scuola, Marnie?”
Frank stava per risponderle, ma la ragazza lo stoppò, sorridendo di rimando “Bene, grazie.” poi guardò fuori dalla finestra “Mio padre ancora torna?”

No, sarà qui per cena. Avete fame?”
I due ragazzi scossero la testa, e Frank lanciò un'occhiataccia alla ragazza. Aveva mangiato solo uno yogurt a scuola per ora di pranzo.

Non preoccuparti per cena, ma'!” esclamò il ragazzo “Andiamo a mangiare da Nonna Way.” - Nonna Way era il soprannome con cui erano soliti chiamarla lui e Ray, anche se oramai era diventata un po' anche loro nonna.
Ok. Marnie, cosa preferisci per cena?” domandò la donna.
Frank sbuffò “Mamma, ho detto “andiamo”, non “vado”!”
Linda Iero addolcì lo sguardo, e si avvicinò alla ragazza, prendendole le spalle “Elena Lee Rush è una brava e gentile donna. Ha accolto Frank come un nipote.”

E cucina bene.” continuò il ragazzo, iniziando a sciogliersi la cravatta “Vado prima io al bagno, ti spiace Marnie?”
La ragazza scosse il capo, sorridendogli “No, ne approfitto per fare i compiti.” e, detto questo, si precipitò in camera sua.
Linda sorrise, per poi gettare un'occhiataccia al figlio “Specchiati, Frankie. Tu da quant'è che non fai dei compiti scolastici?”
Il ragazzo ghignò, scoccando un bacio sulla guancia della madre “Dal secondo liceo.” ed andò al piano di sopra, chiudendosi in bagno.







Salve! Eccomi di nuovo qui!
Ok, forse sono tornata prima del solito... O forse no? Boh! In ogni caso, so che molte persone vogliono leggere almeno un po' lo sviluppo di una storia prima di commentarla, sia positivamente che negativamente, per cui non mi lamento delle visite o delle due recensioni che ho avuto, anzi pensavo di non riceverne affatto! Ha-ha-ha! 
Beh, come avrete capito, questo capitolo riprende un po' il video di I'm not Okay (I Promise), diciamo come se fosse un sequel ecco, tra l'altro è la canzone che ho ascoltato tutto il tempo nella stesura di questo capitolo, insieme a Action Cat... Non so, ero nel mio mondo depressivo o maliconico... 
Diciamo che, man mano si delinea un po' il carattere del mio PG, spero che vi piaccia, ma se non vi piace dovrei essere felice comunque dato che, nella vita reale ci sono persone che ci piacciono ed altre no... Quindi, deduco che l'ho caratterizzata bene? Staremo a vedere... 
Volevo assolutamente mettere il personaggio di Elena Lee Rush, soprattutto perché so che ogni fan dei MCR le deve molto e diciamo che sarà il mio omaggio a lei, con tanto affetto!

Vorrei ringraziare _rageandlove_ e Not_Lollipops che hanno recensito il capitolo precedente.
E un grazie va anche a ashelyofsuburbia che ha inserito la storie tra le preferite, ed a xkeepituglyx e, nuovamente, a Not_Lollipops che hanno inserito la storia tra le seguite.

Noi ci vediamo prossimamente, questa volta però non so quando... Probabilmente quando mi arriverà Stomachaches dall'UK e verrò a vantarmi un pochino... No, scherzo, anche perché arriverà con un Cd di mia madre degli ABBA... Non c'è nulla di cui vantarsi! Ha-ha-ha.
Come sempre, vi lascio i miei contatti sul fondo...

Vostra, Lu.




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Capitolo 3
*** - Friends and Videogames - ***


Fear to Trying



- Friends and Videogames -






Alle sette e mezza, Frank era già pronto e faceva zapping televisivo, stravaccato sul divano nero del loro salone, in attesa di Marnie. Scott sedeva sulla poltrona affianco, continuando a leggere il giornale, e gettando un'occhiata a Frank di tanto in tanto.
All'ennesimo sbuffo proveniente dal ragazzo, l'uomo parlò “Ah, le donne...”
Frank alzò i sopraccigli “Puoi dirlo forte.”

Però, Marine non è una di queste, fidati. Anzi, a volte sono io il ritardatario.” rise l'uomo. Ed, infatti, poco dopo arrivò la ragazza, vestita e pettinata di tutto punto.
Sono pronta.” esclamò, mettendosi di fronte a Frank e sorridendogli.
Il ragazzo alzò lo sguardo e la osservò da capo a piedi. Non si era abbordata come solitamente le ragazze fanno quando devono uscire, era vestita normalmente con dei jeans ed una camicia a quadri rossi di flanella. I capelli erano sciolti e risentivano della treccia portata tutto il giorno, ricadendole ondulati fin sotto il seno. Non aveva trucco sul viso, ma le ciglia sembravano più lunghe di come se le ricordava.
Frank spense la televisione e si alzò dal divano, tirandosi un po' su i pantaloni neri che aveva addosso, con due enormi buchi sulle ginocchia.
“Frank!” lo chiamò sua madre, con uno strofinaccio in mano, intenta ad asciugarsi le mani “Fa' attenzione con la macchina.”

Tranquilla Linda! I maschi sono geneticamente portati per la guida, al contrario di voi donne...” e fece l'occhiolino a Frank, che ghignò in direzione della madre, che aveva uno sguardo di sfida nei confronti di Scott.
Andiamo.” disse il ragazzo, sfiorando la spalla di Marnie, che prese il suo cappotto dall'appendiabiti e lo seguì sul vialetto.
Linda Iero aveva una Ford nera dell'88, appartenuta a suo padre, Nonno Iero. Frank ci era molto affezionato e cercava di trattarla al meglio, e non solo per il ricordo legato al nonno, ma anche perché era l'unica macchina della famiglia, fino ad allora.
Marnie entrò in auto e si legò la cintura di sicurezza, dopo aver poggiato il cappotto sui sedili posteriori, e tamburellò con le dita sulla ginocchia, guardandosi intorno.

Hai così poca fiducia di me?” gli chiese Frank, vedendola con la cintura.
Lei sorrise, imbarazzata “In realtà, ho il terrore dei mezzi di trasporto.”
Il ragazzo sgranò gli occhi, mentre partì alla volta di Casa Rush “Sul serio?” - la ragazza annuì - “Beh, te la farò passare io!”

Va' piano, per favore.” esclamò, bianca come un cencio e beccandosi un'occhiataccia “E guarda la strada.”


Casa di Nonna Way era a poco più di dieci minuti d'auto da casa Iero ed era situata su un grande prato all'inglese verde scuro, ben curato e con dei rovi di rose rosse, che si stavano appassendo un poco, tendendo al nero. Marnie guardò la casa. Era grande e su due piani, bianca come la maggior parte delle villette di quel quartiere, ed aveva delle grandi finestre sparse qua e là. Si avvicinarono alla porta e Frank suonò il campanello. Dopo poco, li venne ad aprire Mikey, che gli sorrise e gli fece entrare. L'interno della casa, poté notare Marnie, profumava di rose e di cibarie cotte al forno. Frank le aveva spiegato, durante il breve tragitto, che Nonna Way era di origini italiane ed aveva il vizio, o la fortuna, di preparare pranzi per un esercito intero, ma pretendeva che venissero consumati tutti e senza fiatare.
Beh, allora sono stata fortunata: non mangio da questa mattina!” gli aveva risposto, e si era beccata un'occhiata di rimprovero, che poi si trasformò in un dolce sorriso.
Arrivati al salone, Gerard e Ray stavano giocando alla Play Station in un gioco che aveva a che fare con pistole e bombe, di cui Marnie non capiva nulla. Appena la videro, i due misero in pausa il gioco e la salutarono, sorridendole affettuosi.
Lei ricambiò il sorriso e si sporse un po' sulle punte per trovare la figura di Nonna Way a qualche parte della casa.

E' in cucina...” esclamò Gerard, posandole un braccio dietro la schiena ed accompagnandola “Ovviamente!” rise poi.
Superata la sala da pranzo già apparecchiata a dovere, l'accompagnò verso una piccola cucina, dove si affaccendava una donna a tirare fuori una teglia dal forno, dove dentro c'erano delle lasagne un po' pallidine.
Gerard la richiamò “Nonna, sono arrivati.”
Elena Lee Rush si voltò, non prima di aver posato la teglia su un bancone ed essersi tolta i guanti da cucina.

Oh, finalmente! Frankie, sei sempre l'ultimo! Ma oggi ti perdono...”. Nonna Way era una donna minuscola, che si muoveva e parlava velocemente. Se non fosse per le rughe ed i capelli di zucchero filato, non sembrava un'anziana.
“Scusa, Nonna Way.” borbottò il più basso dei ragazzi, ma venne scansato malamente da Elena, che si avvicinò a Marnie, aguzzando la vista e rivelando due occhi castani.

Tu devi essere Marnie, dico bene?” disse la donna, prendendole entrambe le mani tra le sue. Nonostante non erano più giovani e con le vene in evidenza, avevano una stretta vigorosa e la pelle morbida.
Sì, signora.”
Elena. Dio buono, avevano detto carina, ma mica così carina...” borbottò l'anziana, lanciando un'occhiataccia ai nipoti.
Sono sicura che abbiano comunque esagerato...” sorrise la ragazza ai suoi amici “Ha bisogno di una mano?”
La donna agitò le mani “No no, ho fatto già. Andatevi a sedere, vi porto le lasagne in un attimo.”
I ragazzi si precipitarono a sedersi ai loro posti, già pronti a leccarsi i baffi per le prelibatezze di Nonna Way. Solo Marnie non andò a sedersi, e rimase affianco alla donna per aiutarla nei piatti.

Siediti.” le ordinò Elena, dolcemente.
Insisto. Lei fa i piatti, ed io li servo.”
Che tu sia benedetta, ragazza. Se aspetto uno di quei caproni di là...” e fece ridere la ragazza, mentre tagliava due fette di lasagna e le posava in due piatti, afferrati poi da Marnie, che li portò in tavola.
Nonna, sai che siamo imbranati in cucina.” esclamò Mikey, ringraziando poi la ragazza per il piatto.
E poi...” continuò Ray “Le donne sono nate per cucinare...”
“E le mani per dare schiaffi, Toro!” lo rimbeccò Nonna Way, riempiendo altri due piatti. Si levarono delle risate fragorose.
Marnie servì gli altri due piatti a Frank e Ray, rivolgendosi poi a questo “Non pensavo che avevi delle idee sessiste...”
“Non volevo offendere nessuno!” si scusò il ragazzo, alzando le mani, di cui una già brandiva una forchetta.
Nonna Way ne riempì altri due e Marnie, dopo averli presi, ne posizionò uno a capo tavola, ed una davanti a se, affianco a Frank.
La donna si sedette a tavola “Beh, buon appetito.” ed i ragazzi si fiondarono sulle lasagne.

Come sempre, buonissime Nonna Way!” esclamò Frank, con la bocca piena.
La donna gli sorrise, ma Gerard aveva da ridire “Sarebbero ancora più buone col ragù, ma il nostro piccolo Frankie ha un rapporto conflittuale con la carne.”

Sei vegetariano?” gli sussurrò Marnie, gustandosi le sue lasagne con le zucchine. Il ragazzo annuì, per poi rivolgersi all'amico “Se a Nonna Way non crea problemi, vedi di non averli tu!”
Elena Lee s'intromise, per calmarli un pochino “Vedete di finire tutto, perché poi c'è il polpettone ed il dolce. Frankie, per te c'è il pasticcio di patate.” e gli sorrise, dolcemente “Ma vedi di pulire la teglia.”

Sarà fatto!” ghignò il ragazzo.
Finirono la loro porzione di lasagna e Nonna Way si alzò da tavola, per poter raccogliere i piatti sporchi, ma fu anticipata da Marnie che, con uno scatto, le si mise affianco, dicendole dolcemente di andare dal polpettone e che ci avrebbe pensato lei.

Marnie, così farai rimpiangere ancor di più la nonna di non aver nipoti femmine...” scherzò Gerard, dando uno schiaffo alla mano del fratello posata sul tavolo, seduto di fronte a lui.
Ehi, con queste ci suono!”
La ragazza rise, mentre raccattava i piatti sporchi “Nella mia città, facevo volontariato in un centro anziani e ad un canile... Mi viene naturale.” ed andò in cucina.

Perché non sono un cane?” sospirò Gerard, beccandosi un calcio allo stinco ed un'occhiataccia da Frank.
Marnie tornò con dei piatti fumanti e straboccanti di polpettone. Dopo averlo servito ai ragazzi, tornò col pasticcio per Frank ed altri due piatti di polpettone, per lei e Nonna Way.
Finito il pranzo, i ragazzi si buttarono sul divano, per riprendere la partita alla Play che avevano interrotto prima, mentre Elena e Marnie li guardavano, non capendo nulla di quello che stavano facendo.
La ragazza era seduta a terra affianco a Frank, tra le gambe di Ray, e vedeva dal basso Nonna Way che cercava, inutilmente, di capire lo scopo del gioco “Gerard, ma perché sei andato a destra e non a sinistra?”
Il nipote sbuffò, non staccando gli occhi dallo schermo “C'era la freccia, nonna.”

Fate giocare anche Marnie.”
Ray le abbassò il joystick e glielo mise in mano “Prova.”

No no, grazie. Non so nemmeno come si prende in mano questo coso.” replicò la ragazza, ridandolo all'amico.
Elena Lee si alzò dalla poltrona, mettendosi una mano dietro la schiena e facendo una smorfia di dolore “Ragazzi, io vado a dormire. Posso contare su di voi per i piatti?”
Marnie scattò in piedi “Certamente. Vuole che l'accompagni?”

Grazie cara, saresti molto gentile.” e si incamminarono, con i ragazzi che la salutarono, rimanendo con lo sguardo però sul televisore.


Marnie accompagnò la donna nella sua stanza da letto e l'aiutò a stendersi. La stanza era grande e ben illuminata dal pallore lunare del New Jersey, dallo stile antico ma elegante, come la donna. Elena sospirò quando si stese sul letto e pregò la ragazza di abbassarle le tapparelle, cosa che fece immediatamente.
Sei molto gentile, Marnie.”
“E' il minimo che posso fare per ringraziarla del pranzo squisito.” le sorrise la ragazza, accettando l'invito della donna a sedersi sul suo letto. Le prese le mani nelle sue e ne accarezzò i dorsi; Elena aveva le dita fredde.

Sei una cara ragazza, Marnie, e sono felice di averti conosciuta.”
“Il piacere è stato mio. Ora, è meglio che riposi.”

Hai un animo così puro, è sprecato per questo mondo, bambina mia.” e la donna le strinse di più le mani “Tu illumini le vite degli altri, senza che tu te ne renda davvero conto.”
Si ritrovò a sorride imbarazzata “Grazie davvero.” e la lasciò riposare.


Tornata al piano di sotto, vide i ragazzi agitarsi per cose che lei non capiva. Ray aveva preso il posto di Nonna Way, mentre Frank aveva preso il posto del primo, affianco a Mikey. Gerard sedeva su una poltrona, di fronte a quella di Ray.
Marnie si sedette a terra, poggiando la schiena su un piccolo spazio vuoto di divano, affianco alle gambe di Frank.

Davvero non vuoi provare?” le chiese Frank, porgendole il joystick.
Non sono capace.” gli disse, mordendosi il labbro.
Non hai mai giocato ai videogame?” chiese Mikey, sconvolto. La ragazza scosse il capo.
Frank alzò la gamba sinistra e le circondò le spalle con entrambe la gambe, abbassandole il joystick fino alle sue mani, ed indicandole i tasti con un dito “Allora, il quadrato è per correre, il cerchio per camminare, la croce per fermarti ed il triangolo per sparare. La elle per ricaricare e la erre per lanciare una granada. Tutto chiaro?”

Sembrerebbe di sì.” ed alzò lo sguardo verso il ragazzo “Lo scopo di tutto questo?”
Uccidere i tedeschi!” urlò stralunato Gerard, ghignando divertito.
Ah, quindi è ambientato nella Seconda Guerra Mondiale...” dedusse la ragazza.
Bingo!” esclamò Frank, sorridendole “Ora sei un soldato americano e devi combattere in una foresta della Norvegia, raggiungendo il luogo sicuro che si trova sulla mappa, in basso a destra.”
Ok!” esclamò la ragazza, stringendo le mani intorno al joystick “Sono pronta!”
Frank le posò una mano sulla spalla “Attenta agli scontri. Se sei ferita, devi trovare delle cassette di pronto soccorso per curarti, altrimenti morirai se subirai altri colpi...”
“Ricevuto!” disse la ragazza, mordendosi il labbro ed avviando col tasto “start” il gioco. Fece un respiro profondo ed iniziò a correre come una matta col suo soldato americano.

Attenta a quello a destra!” le urlò Ray, facendola spaventare.
Che devo premere?” gridò, presa dal panico.
Triangolo! Triangolo!” l'aiutò Mikey.
Aveva ucciso il suo nemico, ma l'aveva sparata un paio di volte. Lo schermo stava iniziando a bordarsi di rosso ed a pulsare, come un cuore. Continuò a correre, spostandosi a destra e sinistra col cursore, mentre i ragazzi le indicavano gli obbiettivi. Però era molto ferita, e non riusciva trovare una maledetta cassetta del pronto soccorso.

Eccola!” esclamò Frank, dandole una botta col ginocchio “Scusa!” si affrettò a dire “Alla tua destra. Destra!”
Finalmente, Marnie la vide e corse verso di essa, nemmeno fosse un oasi in mazzo al deserto. Peccato che, un soldato tedesco nemico le sparò due colpi, uccidendola proprio di fronte alla sua fonte di salvezza.
Un grosso “sei morto” campeggiava sullo schermo e fece smorzare tutta l'euforia che si era creata tra i ragazzi.
Marnie incassò la testa nelle spalle “Scusatemi.” mormorò, mortificata.
I ragazzi scoppiarono a ridere, piegandosi addirittura in due dalle risate.
Frank le diede una piccola pacca sulla spalla “Per essere la prima volta, te la sei cavata bene.”
La ragazza gli sorrise, riconoscente, gli passò lo joystick e si alzò in piedi “Vado a lavare i piatti.” e si allontanò, per andare in cucina.

Aspetta!” le gridò da dietro Frank, mollando l'oggetto a Mikey “Ti do una mano.”
Marnie gli sorrise, per poi dargli un pugnetto affettuoso sul braccio “Tu non fai i piatti.”
“Ehi, non mi hai ancora visto all'opera con queste belle manine...” esclamò il ragazzo, agitando le dieci dita davanti a se.
La ragazza gli diede delle lievi pacche sulla schiena, porgendogli poi un canovaccio “Io lavo, tu asciughi?”
Passarono alcuni minuti in silenzio, dove si sentiva solamente il rumore dell'acqua mossa dalle mani di Marnie e quello del canovaccio che sfregava sui piatti puliti.

Hai dei bei amici.” disse improvvisamente la ragazza.
Frank sorrise, imbarazzato “Grazie, ma credo che da oggi siano anche i tuoi. Gerard invita da sua nonna solo gli amici stretti.” le spiegò, poggiando un piatto asciutto su una mensola.

Sono davvero gentili, ma quelli sono i tuoi amici, non i miei.” - Marnie si morse un labbro - “Dovrò farmi dei miei. Non voglio starti sempre tra i piedi.”
Frank lasciò perdere il piatto che aveva in mano e si voltò a guardarla mentre si torturava il labbro inferiore coi denti “Marnie, non mi stai tra i piedi, anzi sei molto discreta come persona, forse anche troppo.” asciugò il piatto e lo posò sulla mensola “E domani ti siedi affianco a me sul pullman.” le sorrise poi.
Finiti di lavare i piatti, tornarono nel salotto, dove vennero informati dagli altri di aver superato due missioni mentre loro non c'erano.

Cazzo, volevo farla io quella dopo la Norvegia.” borbottò Frank, buttandosi sul divano, e strappando di mano a Mikey il joystick .
Ehi!” protestò questi “Stavo vincendo!”
Se se...” replicò Frank, piegandosi in avanti e continuando a giocare al posto dell'amico.
Marnie si sedette a terra, affianco alle gambe di Frank, che le rivolse un piccolo sorriso, non staccando però gli occhi dallo schermo. Dopo aver finito la missione, le porse il joystick “Vuoi giocare?”
La ragazza lo prese in mano e lo guardò negli occhi, sollevando le spalle.

Non ricordi i tasti?” chiese, stupito. La ragazza scosse il capo, facendo ridere di gusto gli amici.
Frank sospirò e la circondò nuovamente le spalle con le sue gambe, rispiegandole da capo tutto. Quando avviò il gioco, Marnie sembrava più sicura della prima volta, infatti riuscì a destarsi meglio tra i nemici e riuscì ad ucciderne alcuni senza che i ragazzi glieli indicassero. Riuscì anche a trovare una cassetta del pronto soccorso.

Adesso ti fai vedere, razza di balorda?” grugnì la ragazza, facendo ridere a crepapelle i suoi amici.
Sta' entrando nell'ottica del giocatore.” esclamò Gerard, battendosi una mano sulla coscia.
Quando riuscì a finire la missione, Marnie alzò le braccia, soddisfatta “Ho vinto! Ho vinto!” beccandosi dei sorrisi.
Continuarono così per un po', facendo a turno delle missioni, finché Mikey non alzò gli occhi verso l'orologio “Cazzo, è già mezzanotte passata!”

Merda, domani c'è scuola.” grugnì Gerard, spegnendo la Play Station “Ritiriamo la bancarella, ragazzi!”
Aiutarono i due Way a raccattare la loro roba, ed a togliere le ultime cose sulla tavola, come il porta pane e la tovaglia. Quando fu tutto apposto, uscirono dalla casa ed i Way la chiusero, tanto la Nonna aveva le chiavi e l'avrebbe riaperta da dentro.

Beh ragazzi, ci vediamo domani!” esclamò Ray, agitando le chiavi della macchina in una mano.
Grazie di essere venuti.”
Marnie sorrise a Mikey, e lo strinse in un abbraccio “Grazie a voi.” poi passò a Gerard e strinse anche lui. Salutò anche Ray con un abbraccio e, augurando la buonanotte, si mise in macchina aspettando Frank. Il ragazzo si fermò a parlare un po' con i suoi amici, poi raggiunse la ragazza in macchina e guidò fino a casa.


Tornati a casa, si precipitarono a dormire, ma prima che Frank potesse entrare nella sua stanza, venne fermato dalla voce di Marnie. La ragazza si torturava le dita delle mani e sembrava imbarazzata.
Dimmi.” la incalzò il ragazzo, dolcemente.
Lei, senza dire niente, lo abbracciò, sussurrandogli nell'orecchio “Grazie di tutto.”
Il ragazzo le sorrise, dopo aver sciolto l'abbraccio, e le scompigliò i capelli “Di niente, pulce!” e, dopo essersi augurati la buonanotte, entrarono nelle loro rispettive stanze da letto.
Frank si tolse la felpa nera con foga, calciandola con un piede, e si sedette sul letto per togliersi le scarpe ed i pantaloni. Il suo sguardo si posò sul suo comodino, più pieno del solito. Aguzzando gli occhi, vide un libro azzurrino, nuovo di zecca e con sopra un fiocco rosso elaborato. Lo prese in mano, osservandolo per bene. Era il nuovo libro di Harry Potter, Harry Potter e l'Ordine della Fenice. Lo guardò, stranito, per poi alzarsi ed uscire dalla sua stanza.
Andò alla porta di quella di Marnie e bussò piano, stringendo ancora tra le mani il tomo. La ragazza gli venne ad aprire subito, guardandolo confusa.

E' successo qualcosa, Frank?”
Il ragazzo si grattò nervoso la nuca, cercando di non far caso che lui fosse solo in pantaloni. I suoi occhi vagarono per la figura della giovane, che aveva addosso una maglia enorme e sformata dei Pink Floyd che le arrivava fino a metà delle cosce nude.

Credo che questo sia tuo...” borbottò poi, porgendole il libro “Scott deve aver sbagliato stanza...”
Marnie gli sorrise, lasciando la porta aperta e dirigendosi verso il suo letto. Frank fece un passo all'interno della stanza, ancora vuota e priva di personalità, se non per la libreria piena di libri, tra cui anche i primi quattro di Harry Potter.

Quello è il tuo, la mia copia ce l'ho.” esclamò piano la ragazza, agitando il suo libro dell'Ordine della Fenice.
Ma io...” iniziò a dire il ragazzo, ma fu bloccato da una mano di Marnie che gli si posò sulla spalla nuda. La ragazza aveva le mani calde che, in confronto alla sua pelle fredda, sembravano carboni ardenti.
Mio padre fa spesso sorprese di questo genere, ti abituerai anche tu.”
Il ragazzo si morse il labbro, imbarazzato “Dovrò ringraziarlo domattina...”
La ragazza annuì, radiosa. Frank le augurò nuovamente la buonanotte e tornò alla sua stanza. Si tolse le scarpe ed i pantaloni, posò il libro sul comodino e si coricò nelle coperte. Sorrise lieve nel vedere quel libro, e si addormentò.








Salve!
Sì, per vostra sfortuna, sono tornata, e per di più con un nuovo capitolo! Ovviamente, spero che vi piaccia e che mi facciate sapere cosa ne pensate... Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che lo trovo un po' "smorto"... Sì, è il termine giusto!
In realtà, volevo farlo un po' più lungo, ma aggiungendoci metà del capitolo successivo, quella prima metà mi sembrava incompleta senza la seconda, ed ho voluto evitare di aggiungerla perché altrimenti il capitolo sarebbe stato davvero eccessivamente lungo e vi volevo risparmiare il supplizio... PER ORA!
Queste settimane sono passate un po' così, ma sono state rallegrate dall'album di Frank, Stomachaches, arrivato un paio di giorni dopo aver pubblicato il capitolo precedente. Chi mi segue su Instagram, può saperlo perché ho pubblicato una foto per vantarmene! Ah-ah-ah!
Oggi, invece, sono un po' giù di morale... Mi sento una falsa a dare felice degli auguri di compleanno ad una persona di cui non può fregarmene di meno e che ho visto per tre minuti. Almeno, mi ha portato il dolce, mio padre.
Cambiamo argomento! Vorrei ringraziare le persone che hanno letto il capitolo e Not_Lollipops per avarlo recensito!
Come sempre, non so quando ritornerò ad aggiornare, ma spero di avere in questo lasso di tempo delle vostre opinioni a proposito di questo capitolo. Anche delle offese gratuite mi vanno bene!
Io me ne torno a drogarmi di Shepherd of Fire dei Sevenfold, cosa che faccio da questa mattina alle undici... Mia madre mi ha preso per pazza!
Vi lascio i miei contatti alla fine, come ogni volta!

Vostra, Lu.




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