Fammi distruggere i rami che mi hai potato  

Da questo male non credo di essern uscito;

Quest’aria di fuoco che muore in me

Tu sai che mi taglia l’anima in tre

E non ti accorgi che in tua assenza

Il mio sorriso è andato perduto;

Chè la speranza hai perso

Chè il tuo male ha vinto

Chè al tuo amor ancor hai creduto

Chè non senti che io ancor esisto;

A te penso perché per te è questo verso

E delle mie lacrime sarò dissetato

Prima che nelle tue verrò annegato

Oh Capri, regina di rocce

In questa lussuosa e soleggiata villa

Io cercai la tua voce

Seppur la tua presenza avverto ancor nell’invisibile,

Io non trovai pace,

Se provo solo a sfiorarti io rischio di morire

Bellezza pura e pericolosa

Tardi ti amai;

Ma da quel giorno arsi

al desiderio della tua presenza

Che il poeta sia dannato

Se non ammette di aver il cuore spezzato,

Non puoi tu nasconder quella maschera

Che indossa la presunta verità

È essenziale per un uomo ritrovare

Quel che ha perduto, deve cercare

Il potere della fede

Può cambiare il corso delle cose

Ma color non farà cambiar alle rose

Solo chi di ritorno dall’universo, crede

Ti prego, non raggiunger la violenza

Perché di essa puoi viver senza,

Ma adesso che mi ritrovo

Di te cerco fatalmente la tua essenza

Dentro la maschera

Elisa Sestini 2010

huile toile 70 x 100

Quando l’ultimo angelo cade

Nessun potrà mai salvarlo

Dinnanzi ad esso chiudi invece l’anima

Perché dove il ciel chieda

Non sei obbligato ad aspettar

Quando l’ultimo angelo cade

Scompari prima che la porta s’apri

Per scoprir che il cortese ospite

Ormai precipitato, non ti osservi più

Quando l’ultimo angelo cade

Di lacrime congelate si riempirà il tuo viso

Che al freddo inverno possano riposare

Colme di tristezza e speranza

Quando l’ultimo angelo cade

Nessuno vi troverà il paradiso

Né qua giù, né in cielo

Essi son tra di noi, ovunque noi siamo

Perché chi ascolta ,seppur incredulo

 Di buon esperienza ne farà tesoro; crederà

Io come un albero senza foglie

Tu come un cuore senza anima     

I tuoi occhi che profumarono di te

Rubarono tutti i miei giorni

Nei pressi del mare guardai le onde

E immobile lì, osservavo i gabbiani

Vere sentinelle del porto di Stabia;

Onde, spettatrici delle nostre carezze

E dei nostri pianti

Mi riportarono alla luce del sol;

Da questo sogno mi risvegliai

E il dolore tra le mie radici mi fece raggelar

Poiché né barche, né onde vidi

E neppur il tuo nome, mai fu

In questo buio, misterioso e sconfinato mar