The blood of the chosen will have to dribble

di Colpa delle stelle
(/viewuser.php?uid=276327)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Reclutamento personaggi ***
Capitolo 2: *** L'avventura comincia - Parte 1 ***
Capitolo 3: *** L'avventura comincia - parte 2 ***
Capitolo 4: *** La vita ad Hogwarts - parte 1 ***
Capitolo 5: *** La vita ad Hogwarts - parte 2 ***
Capitolo 6: *** Alla caccia del boccino ***
Capitolo 7: *** Il linguaggio runico dei duelli ***
Capitolo 8: *** Problemi di insonnia ***
Capitolo 9: *** Di balli, inviti non previsti ed eserciti d'ombra ***
Capitolo 10: *** Non lasciate che il sangue del Prescelto scorra ***
Capitolo 11: *** Tempo di tirare le somme ***
Capitolo 12: *** Ciò che il destino decide per noi è indiscutibile ***
Capitolo 13: *** Le regole sono fatte per essere infrante ***
Capitolo 14: *** Testa di leone, cuore da grifone ***
Capitolo 15: *** Al pericolo non ci si abitua ***
Capitolo 16: *** Un Natale coi fiocchi ***
Capitolo 17: *** Le maniere forti molto spesso aiutano ***
Capitolo 18: *** Il sapore della vittoria ***
Capitolo 19: *** Più rosso dell'amore ***
Capitolo 20: *** Volteggiamo in allegria ***
Capitolo 21: *** Al chiaro di luna ***
Capitolo 22: *** Sguardo in su e petto in fuori ***
Capitolo 23: *** Il complemorte del barone ***
Capitolo 24: *** La pace prima della tempesta - Parte 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo - Reclutamento personaggi ***


The blood of the chosen will have to dribble

 


 

 Prologo 

 

 

Un ululato squarciò il silenzio della foresta. L'uomo incappucciato si arrestò in mezzo al sentiero, con la bacchetta sollevata e gli occhi intenti a scrutare la fitta vegetazione che lo circondava. Non aveva bisogno della magia per farsi luce, la luna piena di quella notte illuminava forse più del sole a mezzogiorno.
Rimase fermo solo per alcuni istanti: aveva fretta. Riprese a camminare più velocemente di prima, il cappuccio calato sulla testa ad oscurargli il viso. L'ululato si ripeté, più vicino di prima, ma non bastò per allarmarlo una seconda volta.
Percorse tutto il sentiero, curvando dietro un enorme quercia secolare, e si arrestò solamente nei pressi di una modesta radura. Aveva un valido motivo per fermarsi quella volta. Un altro uomo era di spalle, esposto alla luce lunare. I corti capelli neri parevano d'argento e il mantello che fluttuava minaccioso intorno alle sue gambe non fece che aumentare la soggezione dell'incappucciato, che corse verso di lui, trepidante.
- M-mio signore - balbettò l'incappucciato, prostrandosi quasi a terra.  Abbiamo attaccato il Ministero, come richiesto. 
Il silenzio aleggiò nell'aria per pochi istanti.
- Ebbene? - L'uomo si era voltato, mostrando un volto dai giovani lineamenti.
Il silenzio si appesantì ancora di più, l'incappucciato sembrava proprio non trovare il coraggio di parlare.
- Purtroppo gli Auror erano in un numero superiore al nostro. Gli abbiamo tenuto testa ma... -  La mascella del giovane si contrasse all'istante e gli occhi verdi furono attraversati da un lampo d'ira. - Harry Potter ci è sfuggito. - continuò l'incappucciato, indietreggiando sull'erba.
I pugni del giovane si contrassero lungo i fianchi. - Non mi sarei dovuto aspettare niente di meglio da voi, non siete altro che esseri insignificanti. - La sua voce trasudava rabbia, trattenuta a stento.
- La nostra missione non è stata un completo fallimento, signore - protestò flebilmente l'incappucciato - Abbiamo scoperto che in occasione del banchetto di Halloween, avverrà una riunione degli Auror con gli insegnanti di Hogwarts e il Concilio. 
L'attenzione si riaccese nel giovane, che recuperò all'istante la tranquillità iniziale.
- Finalmente dopo i nostri continui attacchi si sono decisi a fare qualcosa. Presumo che questa riunione valga d'avvertimento. - commentò, tra sé e sé. L'incappucciato si affrettò ad annuire. - Molto bene. Agiremo anche noi tra quindici giorni esatti. Vedrò colare il sangue di Harry Potter, a costo di uscire allo scoperto. 
Si voltò e non degnò più l'altro uomo di alcuno sguardo. Il Signore Oscuro si apprestava a tornare.

 


 

Premetto che questa storia, o almeno la trama di questa storia, era pronta da un po', così come da un po' di tempo ce l'avevo già in mente, solo che non trovavo i personaggi adatti per farle prendere forma.
Per questo ho deciso di trasformarla in una storia interattiva e sono certa che sarà anche più facile da scrivere così.
Spero non vi risulti la solita classica storia per far tornare in scena il male perché tutto sommato ci tengo a questa idea e ho provato a non usare lo stessa antagonista che compare in tutte le storie.
Ho provato a variare ecco e spero di non risultarvi banale (:

 

Dunque, ho un po' di punti da spiegare, ma proverò ad essere breve:

 

1) Essendo questa una storia interattiva, avete la possibilità di creare studenti, professori e perché no, anche il preside o la preside se qualcuno ha voglia di dargli/darle un volto e una personalità specifica, con la sola limitazione di due personaggi massimi a testa. Lasciate dunque spazio alla vostra fantasia, niente è più forte e coinvolgente di lei. Vi chiedo solo di seguire la traccia riportata sotto, che non vuole assolutamente essere una guida verso scopi precisi o plasmare a mio modo i vostri personaggi. Voi e voi solamente avete il potere su questa storia *modalità filosofica: ON*.
Io sono solamente la fortunata scrittrice scelta per ideare una nuova storia e continuare là, dove la Rowling si è interrotta *modalità sognatrice con la testa tra le nuvole e desideri che chiaramente non si realizzeranno mai: ON*.

 

2) Se volete, potete anche inserire la foto del personaggio che avete immaginato o semplicemente dirmi il prestavolto del vostro personaggio, per un eventuale banner della storia. Se non volete invece rappresentare il vostro personaggio con una persona reale e preferite immaginarvelo e basta, faremo a meno del banner. Gradirei ovviamente che non tutti creassero Maghi Purosangue: anche i Mezzosangue e i Nati Babbani hanno il loro fascino, se non la pensiamo alla Malfoy, e sono sempre dei maghi. Questo dovrebbe essere l'importante. Stessa cosa con le casate: non voglio diciannove Grifondoro e un Corvonero, o dieci Serpeverde, dieci Grifondoro e un Corvonero o un Tassorosso. Non costringetemi a creare dei personaggi da me, non è bello in un'interattiva.

 

3) In questa interattiva, ambientata durante la Nuova Generazione, avrete la possibilità di creare personaggi imparentati con i personaggi secondari della storia (quindi dimenticatevi il Golden Trio, il Silver Trio e i Malfoy, I'm sorry) e con personaggi che nei libri della Rowling sono morti (chiaro che se volete creare il fratello di Edvige, nessuno vi dirà di no. Ma lo volete veramente? u.u). Volete creare una sorella minore, spuntata chissà da dove (o da che pancia... Pessima, davvero pessima), di Oliver Baston? No problem! Volete creare una cugina, poraccia, di Lavanda Brown? No problem! Per quanto riguarda questo, avete davvero campo libero. Ovviamente nessuno vi vieta di creare un personaggio amico (o migliore amico, è il sogno di tutti) di Rose Weasley o di Albus Severus Potter o di chiunque altro discendente dei protagonisti della nostra amata saga, che comunque appariranno nella storia. L'importante è fare attenzione alla parentela e alla logica della storia (non vogliamo dieci migliori amici di Albus Severus Potter e dieci migliori amiche di Rose Weasley, giusto? O magari dieci fidanzate di Scorpius Malfoy u.u).

 

4) Ultimo punto di questa lunghissima spiegazione: ci tengo inoltre a farvi sapere che, per seguire la trama della storia, avrei bisogno di scegliere 4 protagonisti ufficiali, uno studente per ogni casata. Ogni personaggio comunque avrà il proprio spazio all'interno della storia, e non sarà nemmeno poco, ma diciamo che questi quattro saranno gli “eroi” della storia, quelli attorno al quale ruoterà il destino di tutti noi (dei personaggi, pardon!). Come faro a scegliere i magnifici quattro? Sta tutto nelle vostre mani! Più rendete la scheda interessante, ricca di dettagli e precisazioni, più il personaggio in questione otterrà importanza ai miei occhi e io sarò ben disposta a sceglierlo come eroe. Quindi non sottovalutate lo scheletro della scheda!

 

Nome:

*Secondo nome:

Cognome:

Età e anno di frequenza a Hogwarts:

*Data di nascita (le feste di compleanno piacciono a tutti, no?):

Casata di appartenenza:

Stato di sangue:

Orientamento sessuale (eterosessuale, bisessuale, omosessuale):

Aspetto fisico (comprende anche i segni particolari, se ce li ha):

Particolari caratteristiche fisiche (animagus, metamorfusmagus, licantropo, vampiro, legiliment, oclumante,...): Giustificato, ovviamente.

Carattere (più scrivete, più io riuscirò a caratterizzarvi il personaggio, esattamente come lo volete voi):

Cosa ama:

Cosa odia:

Storia personale:

Famiglia (genitori, sorelle, fratelli, cugini, chi più ne ha più ne metta...): Potete anche mettervi d'accordo tra utenti, a me sta bene

Amici e/o fidanzato/a: Idem sopra, basta che dopo mi comunichiate la decisione presa

Aspirazioni future (cosa vorrebbe fare una volta finita Hogwarts):

*Bacchetta:

*Patronus:

*Animale da compagnia:

Ruolo all'interno di Hogwarts (prefetto, caposcuola, giocatore di Quidditch, materia che insegna):

 

N.B. I punti con asterisco (*) sono facoltativi, per tanto non mi offendo se non li compilate.

N.B.2 Vi invito, gentilmente, a inviarmi la scheda per mp, in quanto questa storia non è stata fatta assolutamente per ricevere più recensioni, ma solo per sperimentare un genere che non ho praticamente mai provato prima, per rispolverare una trama che stava cadendo nel dimenticatoio e anche per divertirci un po'.

N.B.3 Nel caso volete creare un professore o il preside, vi invito a non considerare i seguenti punti: anno di frequenza ad Hogwarts, casata di appartenenza e aspirazioni future.
Al posto di quest'ultimo, potete invece mettere se il lavoro che fa il vostro personaggio era il suo sogno o un semplice ripiego al suo vero sogno e magari anche i voti che ha ottenuto ai M.A.G.O.

 

 

Di seguito, metto la lista dei professori disponibili nel caso vogliate crearne qualcuno voi, altrimenti ci penserò io.
Poi ovviamente il preside e i posti da prefetto e caposcuola disponibili per le varie casate.

 

-Preside //

 

-Trasfigurazione

-Incantesimi Capocasa dei Serpeverde

-Pozioni

-Volo Capocasa dei Grifondoro - occupato da Sally25 (Fraser Stark)

-Storia della Magia Capocasa dei Tassorosso

-Erbologia

-Difesa Contro le Arti Oscure - occupato da Ayumi Edogawa (David Williams Mc.Narol)

-Astronomia Capocasa dei Corvonero - occupata da ColeiCheDanzaConIlFuoco

-Babbanologia

-Rune Antiche - occupata da Ayumi Edogawa (Jennifer Rebecca Walter)

-Cura delle Creature Magiche (automaticamente diventerà anche Guardiacaccia)

-Divinazione

-Aritmanzia

 

Prefetti: 3 - 2 maschi e una femmina 3 - 2 maschi e una femmina 4 4

Caposcuola: Solo il maschio

 

Squadra di Quidditch Grifondoro: Cacciatore - occupato/Cacciatore - occupato/Cacciatore - occupato/Battitore - occupato/Battitore/Portiere/Cercatore - occupato

Squadra di Quidditch Corvonero: Cacciatore - occupato/Cacciatore - occupato/Cacciatore/Battitore - occupato/Battitore/Portiere/Cercatore - occupato

Squadra di Quidditch dei Serpeverde: Cacciatore - occupato/Cacciatore - occupato/Cacciatore/Battitore/Battitore/Portiere/Cercatore - occupato

Squadra di Quidditch dei Tassorosso: Cacciatore - occupato/Cacciatore/Cacciatore/Battitore/Battitore/Portiere - occupato/Cercatore - occupato

 

Concludo dicendo che mi serviranno venti personaggi, inclusi i quattro eroi, non uno di più, né uno di meno. Per chi volesse creare i professori o il preside, solo in quel caso verranno esclusi dal conteggio totale, perché venti si riferisce unicamente agli studenti disponibili.
Affrettatevi dunque, prima che gli sconti finiscano!
Un personaggio l'ha voluto creare mia sorella, quindi nel caso lamentatevi con lei!

 

Fine posti disponibili!

 

Vi saluto, sperando che la mia idea possa piacere.
A presto,
Colpa delle stelle

 

Aspiranti eroi Grifondoro 
Ayumi Edogawa - femmina (Zoey Charlotte Mason) e femmina (Yulia Natalia Naranja)
Felix_Felicis00 - femmina (Amber Jane Roberts)  
Morgana1994 - femmina (Francisca "Fran" Suarez)
Sally25 - femmina (Angel Stark)
_Alyss_ - femmina (Thalia Sylvia Kane)
Wise Girl98 - maschio (Ross James Desmondes)


Aspiranti eroi Tassorosso 
A_M_N_ - femmina (Annelise Hale)
Felix_Felicis00 - maschio (Christian Luke Scott)
ColeiCheDanzaConIlFuoco - maschio (Blake Brian Baston)  
Rainbows-Butterflies - maschio (Jude Anderson)
Yorgos - maschio (Nathan Switch)
TheHeartIsALonelyHunter - femmina (Skylight Leila Palmers)


Aspiranti eroi Serpeverde 
Deborah_poesie_evans - femmina (Althea Saraphine Brokengrass)
Devilenemis - maschio (Damon Joseph Black)
DarkDream - femmina (Lynne Allison Robinson)
Morgana1994 - maschio (Francisco "Fran" Suarez)
Ocha - femmina (Dakota Doutzen Pearce)  
Rainbows_Butterflies - femmina (Thea Mary Bennet)


Aspiranti eroi Corvonero 
Deek - femmina (Diane Elizabeth Miller)
Cissy Lightwood - femmina (Ebony Verity O'Connelly) 
Lady Malfoy in Potter - femmina (Caroline Anne Hastings)
Yorgos - maschio (Ishido Omi Blacktorne)
Jessica Green - femmina (Alice Susan Taylor)
Keira Lestrange - femmina (Andromeda Price)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'avventura comincia - Parte 1 ***


 L'avventura comincia - Parte 1 


 

L'atmosfera che si respirava quel giorno sul binario 9¾ era a dir poco elettrizzante. Decine di studenti scendevano e salivano dal treno, ridendo e spingendosi tra di loro, celebrando a loro modo l'imminente ripresa delle lezioni. I genitori in alcuni casi li rincorrevano, per ricordare loro di comportarsi bene e anche per infilare una sciarpa in più nel baule, presi dalle solite preoccupazioni.
L'unica che se ne stava da sola, per i fatti suoi, era Diane Elizabeth Miller, studentessa al suo ultimo anno ad Hogwarts. Attivista convinta, da molti odiata per questo, vegetariana e ambientalista. I genitori non l'avevano accompagnata alla stazione unicamente per il fatto che a loro poco importava di lei. Pensarlo era brutto, dirlo ad alta voce era anche peggio e Diane preferiva stare zitta, con la sua solita espressione corrucciata, a fissare gli altri, in attesa di riconoscere qualche faccia amica. Non trovò nessuno. Nel compenso, un gufo reale sbucò dal nulla e finì per volarle addosso. Il colpo non fu violento, ma la colse totalmente di sorpresa e fu solo grazie al muro sul quale era appoggiata che non ruzzolò a terra. La ragazzina che l'aveva perso si precipitò verso di lei, chiamando il suo gufo a gran voce, per poi andarsene senza nemmeno chiederle scusa.
Spolverandosi la divisa di Corvonero, Diane sbuffò.
- I gufi ce l'hanno ancora con te? - scherzò qualcuno, che la ragazza riconobbe immediatamente come la sua migliore amica. Roxanne le buttò le braccia intorno al collo e Diane ricambiò quel gesto d'affetto con trasporto, felice di incontrare di nuovo la giovane Weasley ad Hogwarts, là dove era libera di essere chi era veramente, dove poteva fare follie qualche volta e godersi il suo ultimo anno di studi fino alla fine.
- Dì pure gli animali in generale! 

L'amica era accompagnata da Albus Potter, che sorrise nel vederla. Erano fidanzati da un po' di tempo ed entrambi erano abbastanza maturi da aver portato la loro relazione al livello successivo. Non erano come la maggior parte delle coppiette di Hogwarts, che si cercavano ogni cinque minuti e solo per sbaciucchiarsi, magari davanti alla rispettiva sala comune, unicamente per mostrare agli amici che erano fidanzati e loro invece no. Albus e Diane stavano bene. Passavano poco tempo insieme, si vedevano spesso a lezione, ma nelle rari occasioni in cui si incontravano da soli, rendevano quei momenti unici e indissolubili nella loro memoria di adolescenti. Si godevano il presente, senza pensare al futuro. Prima che tutto si complicasse. Prima di diventare adulti.

 

Ebony O'Connelly ancora non ci credeva di essere riuscita a trovare uno scompartimento libero in mezzo a tutta quella folla. Le era bastato superare due studentesse Grifondoro per scoprire la porta aperta e trascinarci dentro anche Fred. Le loro mani erano unite, le loro dita intrecciate, nel più semplice segno di affetto che Madre Natura avesse potuto donare ad una coppia.
Non erano passati nemmeno pochi secondi, che il resto della ciurma Weasley seguì i due fidanzati e si sedette con loro. La Corvonero aveva giù salutato la sua migliore amica Dominique giù dal treno, ma le rivolse comunque un sorriso denso di gioia quando questa si accomodò accanto a lei.
- Ho sentito che ci sarà un nuovo insegnante di Volo quest'anno. - esordì Rose Weasley, con un sorrisetto sulle labbra.
Suo fratello Hugo scosse la testa e prima che qualcun'altro potesse dire altro, si alzò e mise le mani avanti. - Preferisco tornarmene dai miei amici, piuttosto che ascoltare i vostri discorsi.  
Superò appena la soglia dello scompartimento.
- Salutaci Alice. - gli disse Ebony, sorridendo sinceramente, senza accorgersi della reazione che aveva scatenato. Il viso di Hugo si colorò d'imbarazzo, mentre quelli di Fred e di Rose si fecero rossi nel tentativo di trattenere le risate.
Tutti si erano abituati alla sincerità disarmante della Corvonero e tutti erano ben a conoscenza che non bisognasse mentire in sua presenza, che quel lato del suo carattere le impediva di accettare le bugie. Lo faceva involontariamente, così come inconsapevolmente aveva svelato i reali piani di Hugo, che ora la guardava furente. Non commentò, limitandosi a riprendere a camminare e a sparire in corridoio.
- Ho detto qualcosa di sbagliato? - domandò Ebony, abbastanza confusa, davanti alla risata sguaiata di Fred e al sorriso di Rose. Dominique le posò una mano sulla spalla, ma non fece in tempo a dire nulla.
Qualcuno si era sporto dalla porta del loro scompartimento, là dove prima c'era Hugo, e li guardava. I suoi occhi studiarono tutti i presenti, per poi fermarsi su un volto in particolare.
- Ciao Dominique! - la salutò allegramente, agitando anche una mano. Alla giovane Corvonero occorsero alcuni istanti per riconoscerlo, ma non appena notò la maglietta infilata al contrario e le scarpe slacciate, si ricordò all'istante del Tassorosso dall'instancabile sorriso che l'anno scorso la salutava anche nei corridoi di Hogwarts. Non importava quante volte si vedessero in uno stesso giorno, Nathan Switch la salutava sempre e con lo stesso identico entusiasmo, tutte le volte.
- Ciao Nathan. - gli sorrise a sua volta, indicandogli nel contempo la maglietta. - È una nuova moda? 
Nathan si fissò la t-shirt, senza capire cosa intendesse dire Dominique, e fu Ebony ad aiutarlo, con uno strano sorriso risaputo sulle labbra.
- L'hai messa al contrario. - chiarì, causando l'ennesimo imbarazzo ad un suo amico nel giro di pochi minuti.
Fred le sorrise, ma non commentò. La conosceva ed era certo che Ebony gli avrebbe riservato molte sorprese, soprattutto quel giorno. D'altronde, era solo mattino.
- E hai le scarpe slacciate. - aggiunse la Corvonero, indicandogliele.
Grattandosi perplesso la testa bionda, Nathan continuò a sorridere e nel contempo fece marcia indietro. Non salutò più nessuno, allontanandosi invece dallo scompartimento quanto più velocemente riuscì senza rischiare di inciampare nelle stringhe.
Mentre Rose, Fred e Dominique la fissavano, Ebony aprì la Cioccorana che aveva in tasca, regalo del padre, e se la ficcò in bocca, prima che riuscisse a scappare. Quando poi scoprì la figurina, la voltò in modo che tutti riuscissero a vederla.
- Guardate un po' qui. - esclamò, felice. - Ho trovato Priscilla Corvonero! 

 

 

Più Ishido li guardava e più gli sembrava che i gemelli Scamandro fossero sorprendentemente uguali. Non riusciva a capacitarsene e per un Corvonero come lui non riuscire a spiegarsi un particolare fenomeno della vita risultava grave tanto quanto lo era per gli altri compiere un omicidio.
Nel frattempo, Lorcan e Lysander, ignari di quello che la mente del loro migliore amico stesse tramando, discutevano animatamente della nuova stagione di Quidditch, nominando squadre famose e commentando le formazioni. Molly Weasley li osservava, con le braccia incrociate al petto e l'espressione scocciata.
- Sono certo che ti confermeranno il ruolo anche quest'anno. - disse Lorcan in quel momento, attirando una volta per tutte l'attenzione di Ishido. - Sarebbe un suicidio se non lo facessero. 
- Andiamo, lo sapete benissimo che la squadra non può combinare nulla senza di me. - scherzò Ishido, scoppiando a ridere.
Se i gemelli Scamandro erano riusciti finalmente a coinvolgere Ishido nelle loro conversazioni, riuscirono anche a spazientire del tutto Molly, che spalancò le braccia in un gesto stizzito. - Siete dei fenomeni da baraccone. - commentò sprezzante, le sopracciglia aggrottate. - Se non fosse stato per me l'anno scorso, la Coppa del Quidditch potevamo sognarcela.
- Ed è quello che abbiamo fatto, infatti. - ribatté Lysander, sorridendo.
- E quello che continuiamo a fare. - continuò Ishido.
- Tutti i minuti. 
- Di tutte le ore. 
- Di tutti i giorni. - concluse Lorcan, abbassandosi poi all'ultimo secondo per evitare lo scappellotto di Molly, che raggiunse invece la nuca di Ishido.
- Ehi! - si lamentò il Corvonero, massaggiandosi con una smorfia il punto colpito.
Molly fece spallucce e quando provò a colpire di nuovo Lorcan, lo trovò appartato in un angolo, lontano da loro, con Annelise, la sua fidanzata. Mentre Ishido e Lysander fingevano di reprimere i conati di vomito, Molly alzò gli occhi al cielo e tornò a incrociare le braccia al petto, con un'espressione più corrucciata di prima.
- Sembrano due rane con i labbroni. - Lysander scambiò un'occhiata con Ishido e trattenne una risata. - No, peggio. - si corresse Molly, senza smettere un secondo di fissarli. - Sembrano due ventose umane. 
Dopo averla osservata per un po' in silenzio, dubbioso, Ishido si sporse verso di lei e le sussurrò all'orecchio. - Sei in quel periodo del mese? -
I riflessi da cacciatore lo aiutarono poi ad evitare il secondo scappellotto di Molly, che questa volta colpì Lysander.
- Idioti. -sibilò la Weasley, recuperando il proprio bagaglio e salendo sul treno, pestando ogni gradino con forza. Lysander si massaggiò la spalla, divertito.
- È in quel periodo del mese. - confermò Ishido.

 

 

Appoggiato al muro, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni e i capelli ramati ad oscurargli il viso, Blake Baston incuteva timore a chiunque gli passasse di fianco. I ragazzini del primo anno gli giravano sapientemente alla larga, alcuni sobbalzavano quando incrociavano il suo sguardo, e Blake non faceva niente per tranquillizzarli. Il gruppetto di ragazzine che lo seguivano dalla mattina invece sembravano essere un altro paio di maniche. Tre studentesse Corvonero, bionde e con il classico sorriso adescatore sulle labbra. Blake le guardava da lontano, senza sprecarsi in gesti di incoraggiamento, ma sperava vivamente che non si avvicinassero. Quella mattina era di pessimo umore, lo sentiva dalla voglia che aveva di prendere a pugni il muro sul quale si era appoggiato, e non lo entusiasmava l'idea di offendere tre ragazzine al primo giorno di scuola solo perché si era alzato dal lato sbagliato del letto.
Il suo essere lunatico era conosciuto, ma negli ultimi periodi sembrava sempre insofferente verso il mondo e pochi ne capivano il motivo. Gli unici che ci riuscivano, si stavano avvicinando proprio in quel momento.
- Ehi Blake! 
Jude Anderson, più grande di Blake di un anno, sembrava avere più cose in comune con lui rispetto a tutti gli altri suoi coetanei. Escluso Christian Scott.
I tre si salutarono con delle semplici pacche sulle spalle, ma i loro sorrisi facevano intendere che erano molto felici di ritrovarsi. La loro amicizia era nata per caso, come casualmente avevano scoperto di condividere davvero troppi aspetti della vita per continuare ad ignorarsi come avevano fatto fino ad allora.
Figli di Tosca, leali, sinceri e buoni. Forse troppo buoni, a volte. Si intendevano alla perfezione e Blake era certo di poter affidare loro la sua vita. In parte lo aveva già fatto, consentendo ai due amici di venire a parte del suo più grande segreto, e non se n'era mai pentito.
- Caroline Hastings ti sta mangiando con gli occhi. - commentò Christian, all'apparenza divertito, ma nascondendo nel contempo una punta di invidia.
Il terzetto era amato a scuola e non poche ragazze andavano dietro ad ognuno di loro, ma se Jude e Christian si impegnavano per conquistarle e la maggior parte delle volte fallivano, Blake era nato per questo, sapeva sempre come comportarsi in quelle situazioni, ma sembrava che non gliele importasse poi molto dell'amore. La vita gli aveva insegnato che c'erano cose ben più importanti e Blake aveva colto la lezione al volo.
Proprio in quel momento, la giovane Corvonero che non smetteva di fissarli da un po' si avvicinò, fermandosi proprio in mezzo a loro. Caroline era intelligente, ma soprattutto scaltra: sapeva come attirare l'attenzione e come fare colpo sulla gente e non lo nascondeva. Sfruttava appieno il suo talento e rare volte sbagliava.
- Ciao ragazzi. - esclamò, sorridendo, e spostandosi una ciocca di capelli dal viso con studiata casualità. Christian la salutò con un sorriso e nel contempo arrossì, come succedeva sempre quando una ragazza carina gli rivolgeva delle attenzioni, e Jude lo imitò, mentre Blake la guardò e basta, senza accennare una parola.
- Come sono andate le vacanze? - chiese ancora Caroline, rivolgendosi soprattutto a Blake, ma cercando di non far notare quanto la infastidisse essere ignorata. Così com'era brava ad attirare l'attenzione, era testarda quando qualcuno non cedeva alle sue avance. E Blake le resisteva da fin troppo tempo, per i suoi gusti.
- Piuttosto bene. - rispose per tutti Jude, sorridendole di nuovo.
Caroline annuì, fingendo di esserne contenta. Poi si frugò nella tasca della gonna di jeans e recuperò una Cioccorana sigillata, che porse subito a Blake.
- Io sono allergica al cioccolato, te la regalo. 
Non gli diede tempo di ribattere o di rifiutare l'offerta. Semplicemente gliela mise in mano e tornò dalle sue amiche, consapevole di avere gli sguardi dei Tassorosso su di se. Blake sbuffò, ma scartò la Cioccorana con impazienza.
- La ragazza sa il fatto suo. - commentò Christian, scoppiando a ridere.
Era incredibile, e a tratti inconcepibile, come cambiasse Christian quando si trovava con i suoi amici. Se un secondo prima stava parlando con una ragazza ed era timido ed impacciato, con Jude e Blake dava il meglio di se, finalmente libero dall'imbarazzo che lo colpiva ogni volta.
Mentre masticava, Blake appallottolò la carta e la fece per buttare nel cestino, quando Jude lo fermò con un balzò.
- Non buttare la figurina! - urlò, facendo girare non poche persone verso di loro, ma invano. La carta era inevitabilmente accartocciata e giaceva sul fondo del cestino, ormai rovinata. Si riusciva a scorgere solo un pezzo di figurina, con i colori giallo e neri della loro casa. L'immagine di Tosca Tassorosso.

 

 

Il gatto di Thea Bennett si chiamava Felix e così com'era famoso, era temuto da buona parte degli studenti di Hogwarts. All'apparenza sembrava un normale felino, con il pelo lungo e grigio, gli occhi di due colori diversi e l'orecchio sinistro probabilmente reduce da un incontro ravvicinato con il tritacarne. Il problema era che odiava la maggior parte degli studenti e sembrava stare simpatico solo alla sua padrona. Per questo Thea si era stupita il febbraio di due anni fa quando Felix, incontrato Damon per il corridoio, che non era corso via a gambe levate come avrebbe fatto chiunque altro, si era fermato ad annusarlo, per poi iniziare a strusciarsi contro le sue gambe e a fargli le fusa. Era stato amore a prima vista e se questo all'apparenza aveva indispettito Thea, dentro di sé invece le aveva fatto capire che di Damon si poteva fidare e gli era diventata subito amica.
Non erano molte le persone che piacevano al suo gatto e quelle stesse persone, Thea le evitava. I suoi amici dovevano prima essere capaci di conquistarsi la fiducia di Felix, per fare poi colpo anche su Thea. E Damon ci era riuscito senza neanche provarci.
Quando la Serpeverde aveva raccontato al suo compagno di casa quell'inusuale abitudine, Damon le era scoppiato a ridere in faccia e aveva continuato anche per un bel po', ma Thea non si era mai persa d'animo. Aveva insistito nel voler scoprire cosa nascondesse il Serpeverde sotto la sua scorza dura e fredda e da ragazzo impenetrabile come sembrava essere era diventato il Damon troppo orgoglioso per riuscire ad ammettere i suoi errori e il Damon che non riusciva ad esprimere i propri sentimenti. Thea sembrava il suo esatto opposto: fondamentalmente allegra, mediamente intelligente e dall'incredibile parlantina. Quelli che si credevano incompatibili, erano finiti per diventare migliori amici e lo erano tutt'ora.
Per questo quando Felix trotterellò amabilmente verso Damon, fermo nel bel mezzo del marciapiede della stazione di King Kross, Thea non se ne stupì neanche un po' e seguì il suo fidato compagno. Il Serpeverde la salutò con un sorriso, uno dei rari che concedeva, e si chinò ad accarezzare Felix, grattandogli il collo con esperienza.
- Ti adora. - commentò Thea, come ogni volta che non si vedevano per un po' di tempo.
- Chi non mi adora? - ribatté Damon, arrogante, risollevandosi e ignorando le proteste di Felix, che evidentemente non era stanco di fare le fusa.
- Ho una proposta per te. - disse invece Thea, ignorandolo.
Prese in braccio Felix e iniziò ad accarezzarlo, per farlo smettere di miagolare.
- Sono stata in vacanza in Italia a Luglio. Avresti dovuto vedere le spiagge e il mare. - spiegò Thea, rabbrividendo dal disgusto. - Per questo mi è venuta un'idea e volevo proprio parlarne alla preside. Se noi organizziamo una gita in cui tutti gli studenti di Hogwarts partecipano, andiamo su quella spiaggia, raccogliamo tutti i rifiuti e
proviamo almeno a portarla al suo stato di benessere primiti... 

Thea non riuscì a finire la sua arringa appassionata, perché Damon le aveva
chiaramente fatto un incantesimo non-verbale, riducendola al silenzio. 
Dopo essersi assicurato che l'amica non avrebbe più parlato, annullò l'incantesimo, senza degnarsi nemmeno di scusarsi.
- Sono convinto che le spiagge dell'Italia siano comunque brutte. - Thea lo fulminò con un'occhiataccia, ma Damon continuò imperterrito. - Qualunque cosa tu faccia. 
 


Angolo dell'autrice:

Ho una buona notizia per tutti voi! Proprio oggi ho ricevuto tutte le schede, i personaggi sono pronti (poveri loro) e l'interattiva può cominciare!
Inizialmente avevo progettato di fare un unico capitolo dedicato alle partenze, per accellerare i tempi, ma quando mi sono resa conto che avevo scritto 7 pagine Word e che ero a malapena a metà, ho preso la saggia decisione di dividere il capitolo in due.
La seconda parte mi sa che sarà un tantino più lunga, devo ancora completarla, quindi fino a settimana prossima non potrete scoprire gli altri due eroi, rispettivamente Grifondoro e Serpeverde.
Ci tengo poi a ricordare che il resto dei personaggi che non è apparso in questo capitolo, apparirà nel prossimo, non scoraggiatevi!
Ma prima ditemi... In questa parte si è capito quali sono i due eroi Tassorosso e Corvonero?
Non mentite, l'ho fatto facile apposta per farvelo intendere subito (:
Spero comunque di aver reso bene i personaggi, come li volevate voi, e non mi resta che augurarvi buona notte e assicurarvi che no, non è un miraggio, ho davvero aggiornato dopo due giorni!
Non abituatevici però u.u
Alla prossima,
Colpa delle stelle

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'avventura comincia - parte 2 ***


 L'avventura comincia - Parte 2 

 

I gemelli Scamandro non erano gli unici due fratelli terribilmente uguali presenti quel giorno alla stazione di King Kross. Francisco e Francisca Suarez non avevano solo il nome in comune: stessi occhi grigio perla, stessi capelli rossi, addirittura stesso ciuffo e stessa ciocca colorata. E a giudicare dai toni della stessa, non era difficile capire che i due fratelli avessero origini argentine. Tuttavia, il destino li aveva voluti dividere e a quanto pare, dimostrare che non erano poi così in simbiosi tra loro, dopo tutto. Se il primo infatti faceva parte della nobile casa dei Serpeverde, la seconda era invece un altrettanto nobile figlia di Godric e le loro divise lo sottolineavano abbastanza esplicitamente. Loro erano comunque sempre insieme, gli studenti avevano imparato a riconoscerli come “uno” e se incontravano un solo gemello per i corridoi, era usuale chiedere “dove fosse la sua metà”.
A Scorpius Malfoy, che fidanzandosi con una Grifondoro aveva confermato
l'impressione di tutti, ovvero che i figli maschi non erano necessariamente la copia del padre, la questione pesava più tutti. 
Francisco era tremendamente geloso della sorella e per il bel Serpeverde era un incubo anche solo chiedere a Francisca di fare un giro con lui ad Hogsmeade nei weekend. La Grifondoro trovava tutto molto divertente e la onorava l'affetto che il fratello provava per lei, ma la maggior parte delle loro liti era dovuto soprattutto a quella gelosia e a quella smania di protezione che Francisco le riservava sempre. E sempre il carattere impossibile del fratello provocava di conseguenza le liti della ragazza con Scorpius, in un terribile ciclo senza fine. Francisco però, da parte sua, sembrava aver imparato la lezione a proprie spese e infatti non commentò quando la sorella corse incontro al fidanzato, che non vedeva dalla fine del precedente anno scolastico, lasciandolo indietro.
La ragazza era incredibilmente amica con Rose Weasley e a differenza del fratello non si era mai intromessa nelle sue storie, mai una volta. Una dimostrazione in più che loro due non erano poi così uguali, infondo.
- Mi sei mancata, Fran. - sussurrò Scorpius, stringendola forte.
Il Serpeverde era restio a qualunque manifestazione d'affetto in pubblico e si dimostrava com'era veramente solo in quei momenti in cui era da solo con la Grifondoro e la stessa Francisca lo capiva. Per questo era così sorpresa da quell'abbraccio.
Francisco roteò gli occhi al cielo e si fermò ad aspettare che finissero di salutarsi, per salire finalmente sul treno e sedersi. Gli altri due però non sembravano della stessa idea.
- Vogliamo muoverci? - domandò allora, forse a voce troppo alta, ma senza sortire l'effetto sperato.
- Puoi andare avanti. - gli gridò di rimando Francisca, agitando una mano.
Scorpius annuì. - E prendere i posti. 
Con un'espressione tutt'altro che convinta, Francisco afferrò il proprio baule e lo mise sopra a quello della sorella, per poi provare a sollevare entrambi. Ebbe qualche problema a salire i gradini, ma fortunatamente trovò uno scompartimento mezzo vuoto e ce li lanciò, prima di rivolgere un'occhiata a chi lo occupava.
- Posso? - domandò, ma senza aspettarsi una vera risposta.
Il ragazzino non fece neanche in tempo a dire qualcosa, infatti, che Francisco mise a posto i due bauli e tornò giù a prendere quello di Scorpius, buttandolo letteralmente sopra a quello della sorella senza preoccuparsi troppo di danneggiare quello che c'era dentro.
- Per caso hai visto da qualche parte Rose Weasley? 
Il ragazzino era ancora seduto e lo guardò, stupito. - La figlia di Ron Weasley - sussurrò. - Il nostro Re. 
- Si, questo lo so. - sbuffò Francisco. - Chiedevo solo se per caso l'avessi vista. 
- E di Hermione Granger – aggiunse il ragazzino. - Incredibile. 
Il Serpeverde lo guardò a lungo e poi ci rinunciò, appoggiandosi allo schienale. Il silenziò dominò per un po' lo scompartimento, finché il ragazzino non gli picchiettò sulla spalla.
- Comunque è nello scompartimento infondo al treno. 

 

 

Angel Stark era in compagnia del fratello maggiore, futuro insegnante di Volo alla scuola di Hogwarts, e proprio per questo sembrava che quel giorno tutti non avessero occhi che per lei. Mentre camminava sentiva chiaramente gli sguardi degli altri posati sulla sua schiena, anche se era certa che quell'attenzione, in fin dei conti, non la meritasse per niente.
Il fratello era giovane ed era di gran lunga il professore più affascinante di quell'anno ad Hogwarts. Tutte le studentesse fremevano dalla voglia di incontrarlo di persona, di parlarci e di dimostrare cos'erano capaci di fare su una scopa, il tutto pur di attirare la sua attenzione.
Con i suoi occhi viola, Angel scrutava tutta la folla intenta a fissarli e insieme li compativa, senza capire che non era solo il fratello ad aver attirato l'attenzione di così tanta gente. Avevano gli stessi capelli bianchi, lisci e candidi, all'apparenza circondati da un alone di mistero e di inconfondibile bellezza. Ma Angel non aveva tempo di badare a quelle frivolezze.
Attraverso i finestrini del treno le sembrava di aver intravisto Amber e Alice con le valigie in mano, alla chiara ricerca di uno scompartimento. Piantò in asso il fratello senza cerimonie, l'avrebbe rivisto entro poche ore al termine del viaggio, e le raggiunse subito, trascinandosi dietro a sua volta il proprio baule.
- Angel! 
Amber Roberts l'accolse con un sorriso smagliante, impreziosito dal luccichio dei suoi occhi azzurri. O erano grigi? Angel non l'aveva ancora capito e si limitò a salutarla con un abbraccio, mentre Alice Taylor le guardava e aspettava il proprio turno. La ragazza Corvonero era la più piccola nel loro gruppo, ma nessuna delle tre se ne curava poi molto.
Si accomodarono nello scompartimento libero e chiusero la porta, finalmente da sole e al riparo dal putiferio degli altri studenti che ancora non sapevano dove sedersi.
Alice si lasciò cadere soddisfatta sul sedile, per poi sdraiarsi completamente, i capelli biondi a costruirle una buffa corona intorno alla testa.
- Ho sentito che tuo fratello farà da arbitro nelle partite di Quidditch, quest'anno. - disse, nascondendo con fatica l'aria sognante che le campeggiava da un po' sul viso.
Amber scosse la testa e la sua chioma castana si mosse con lei.
- Le relazioni tra studente e professore sono vietate. - affermò sicura, per poi voltarsi verso Angel, seduta accanto a se. - Esatto? 
- Non c'è una vera e propria regola scritta. - ribatté la Grifondoro, con un sorriso risaputo sulle labbra.
- E i favoreggiamenti piacciono a tutti, no? - aggiunse Amber, sfoderando un sorrisetto molto simile a quello dell'amica. - Se ti vedesse Hugo in questo momento. - aggiunse poi, notando che Alice proprio non voleva smettere di sognare ad occhi aperti.
Alice annuì, senza ascoltare veramente, e Amber per un secondo si rivide in lei. Le capitava sempre di avere la testa tra le nuvole e non ascoltare veramente i discorsi degli altri. Le amiche c'erano abituate, alcuni si erano rassegnati e altri invece ci provavano, tutte le volte, per arrabbiarsi quando non ricevevano risposta, tutte le volte.
Allungandosi verso il proprio baule, Angel offrì a tutte dei dolcetti, per cambiare discorso e risvegliare Alice dalla trance profonda in cui era caduta. Sapeva benissimo che l'amica era innamorata di Hugo e al tempo stesso era a conoscenza dell'effetto che lei e il fratello avevano sulle persone, quindi evitò di commentare.
Senza degnare di un'occhiata la manciata di Gelatine Tutti i Gusti + 1 e le Api Frizzole che Angel aveva in mano, Amber si allungò a sua volta verso il baule dell'amica e conquistò con una smorfia soddisfatta le Cioccorane che erano rimaste. La Grifondoro era golosa e non si vergognava ad ammetterlo. Qualunque cosa mangiasse, qualunque quantità ne ingurgitasse, non aumentava di un chilo e quello sembrava il più bel regalo che la Provvidenza avesse potuto scegliere per lei.
Pescò una Cioccorana a caso dal mucchietto e la masticò con gusto, ignorando i racconti di Alice sulla sua estate alla Tana. La giovane Corvonero però se n'era accorta e la richiamò subito all'ordine.
Dopo essersi leccata le dita, Amber annuì verso di loro, come a far intendere che
stava ascoltando, poi prese la figurina e la guardò un attimo, prima di infilarsela in tasta. 
Godric Grifondoro. Ne aveva regalate decine di quelle alla sua sorellina Jessica.

 

 

Zoey Mason camminava a braccetto con la sua migliore amica Yulia Naranja e nel frattempo l'aggiornava sulle vacanze estive appena trascorse. L'entusiasmo e la gioia animavano i suoi occhi color cioccolato, mentre raccontava di quella gita in barca con James oppure di quel picnic nel parco che l'aveva colta di sorpresa, ma che le aveva reso la giornata di Ferragosto, da normale tradizione babbana, un'esperienza da non dimenticare. Yulia, da terribile romantica com'era, annuiva ad ogni parola che abbandonava la bocca di Zoey e nel frattempo si immaginava al suo posto con il rispettivo fidanzato e cugino della sua migliore amica, Stephen.
Ross Desmondes le seguiva da debita distanza, ma al contrario di Yulia ad ogni parola di Zoey scuoteva la testa e si lasciava sfuggire uno sbuffo sconsolato. Le due amiche erano simpatiche, tremendamente simpatiche, ma solo quando erano da sole perché quando erano insieme faticavano a rivolgere al resto del mondo anche solo un'occhiata: si volevano troppo bene. Ross pensò di provarci comunque e picchiettò con un dito sulla spalla ad entrambe.
- Sapete che sono stato in Italia quest'anno? 
Zoey si allungò in avanti, senza ascoltarlo nemmeno, e salutò con un cenno della mano e un grosso sorriso James Sirius Potter, che si stava avvicinando.
- Bello. - disse invece Yulia, girandosi finalmente verso di lui
Il Grifondoro roteò gli occhi al cielo ma non commentò, limitandosi a scortare l'amica all'interno del treno. Zoey l'avrebbero rivista solo alla fine del viaggio, visto che avrebbe passato tutto il tempo nello scompartimento riservato ai Prefetti, per organizzarsi in vista della prima notte ad Hogwarts. Il treno poi era pieno di primini inesperti, che avrebbero sicuramente necessitato di quanto più aiuto possibile.
Ross a malapena si ricordava di quando lui aveva undici anni e si apprestava ad iniziare il suo cammino in quella scuola. Una nuova vita, in cui poteva dimostrarsi autonomo e in cui poteva dimenticare finalmente il terribile passato che era stato costretto a subire.
Proprio in quel momento, Yulia lo tirò verso destra e la mano della Grifondoro strinse inavvertitamente la cicatrice sul braccio di Ross. Il Grifondoro era l'unico a capirne il significato, a sapere chi gliel'avesse procurata: “Fili diaboli”. Il figlio del diavolo.
- Ehi amico! 
Nathan Switch, Tassorosso al suo stesso anno, gli tese la mano e gliela strinse con forza, strappando Ross da pensieri tutt'altro che allegri. Sorrise a fatica.
- Ciao Nathan. - lo salutò.
Yulia gli sorrise. - E bravo Nathan, hai trovato uno scompartimento tutto per noi. -
Mentre la Grifondoro entrava e sistemava il bagaglio, Nathan lo prese da parte e gli sussurrò, con fare misterioso: - Ho incontrato Dominique. - La cotta del Tassorosso per la bella Corvonero era di dominio pubblico ormai e Ross fu felice di parlarne. - E pensa che nello scompartimento vicino al nostro, c'è Amber con le sue amiche. -
Nonostante il titolo di Grifondoro che recitava lo stemma della sua divisa, Ross arrossì. Conosceva Amber di nome, la vedeva molte volte in Sala Comune, ma non le aveva mai parlato. Eppure al tempo stesso, non le sarebbe affatto dispiaciuto conoscerla meglio. Ora ne avrebbe avuto tutto il tempo. Il suo sesto anno ad Hogwarts finalmente era iniziato.

 

 

Thalia Kane aveva appena fatto in tempo a salutare il suo migliore amico Fred prima che scappasse via con Ebony, che da quello che ricordava era la sua fidanzata da parecchio tempo. Non la conosceva e di certo non sapeva che tipo di persona fosse, ma da quando Fred rimaneva sempre meno tempo con lei per passarlo il più possibile in compagnia di Ebony, Thalia aveva finito quasi per odiarla. Non era una novità che la Grifondoro si trovasse più in sintonia, e quindi trascorresse il suo tempo libero, con i ragazzi, e il fatto che andasse alla stessa scuola di Fred, che lo vedesse tutti i giorni ma non riuscisse quasi mai a parlargli, la faceva infuriare. E non era una novità nemmeno quella.
Le cuffiette che aveva tenuto nelle orecchie dalla mattina non facevano che peggiorare la situazione. Amava la musica rock e a volte le risultava difficile separarsene durante il periodo di scuola, ma al momento non faceva che canticchiare sotto voce l'assolo di chitarra e le parole della sua canzone preferita, che ovviamente sapeva a memoria. La riempiva di carica e le faceva quasi venire voglia di andare nello scompartimento in cui si erano chiusi Ebony e Fred e di...
- Ehi bellezza! -
Una chioma di capelli rossi le ondeggiò davanti agli occhi e Thalia riconobbe all'istante Lily Luna Potter, la sua migliore amica. Aveva le dita intrecciate alla mano di un ragazzo, il suo fidanzato, ma con il braccio libero riuscì comunque a stringerla a sé e Thalia ricambiò, schioccandole un bacio sulla guancia. Così come preferiva passare il suo tempo coi maschi, in compagnia di Lily diventava una Thalia diversa e non erano rare le volte che il suo lato romantico prevaleva in sua presenza. L'amica era capace di tirare fuori il lato migliore delle persone, ne era certa.
Oltre al suo ragazzo, che l'aveva salutata con un sorriso e un cenno del capo, Lily non era sola. C'era Skylight Plamers ad accompagnarla, l'altra persona oltre a lei che Lily aveva tranquillamente definito “migliore amica”. Quando l'aveva conosciuta, Thalia non aveva potuto fare a meno di pensare che la Tassorosso fosse troppo pacifica e solitaria per i suoi gusti e aveva escluso a priori la possibilità di conoscerla meglio e diventare sua amica. Con il tempo però, complice anche Lily, Thalia aveva scoperto che sotto ai ricci neri della Tassorosso si nascondeva un cervello brillante e un intelligenza incredibile, così come i suoi occhi azzurri non sorridevano e basta, ma assumevano anche un'espressione minacciosa quando si arrabbiava. Come lei, era pronta a battagliare per difendere i propri amici e Thalia aveva finito per rispettarla.
Le fece “ciao” con la mano e Skylight ricambiò con un sorriso timido, ma sincero.
- Michael è venuto alla tana per le vacanze. - aveva esclamato Lily, entusiasta, e Thalia l'aveva assecondata e le aveva stretto la mano, contenta. Non si era accorta che Skylight nel frattempo era impallidita e che fissava le mani intrecciate di Lily e Michael da fin troppo tempo e con un'espressione tutt'altro che felice.
Alle ragazze capitava di innamorarsi del proprio migliore amico, succedeva anche in quasi tutti i film babbani, ma quando invece si innamoravano della migliore amica c'era ben poco che potessero fare, soprattutto se quest'ultima non se ne accorgeva, se era lampante che non avrebbe mai potuto ricambiare quel sentimento. Skylight aveva sofferto un tempo, quando se n'era resa conto, e soffriva anche adesso, che era riuscita ad accettarlo. Era difficile, tremendamente difficile.
- È l'ultimo singolo degli U2, giusto? -
Con i capelli biondi raccolti in una morbida treccia e il sorriso sulle labbra, Annelise Hale tutto sembrava, tranne che un'esperta di rock. Eppure Thalia sapeva che i suoi gusti in fatto di musica erano incredibili e che conosceva a memoria molte più canzone rock e rap di quante invece non ne conoscesse lei.
- Esatto, come sempre. - confermò Thalia, abbracciando anche lei.
- Odio la musica rock. - disse invece Andromeda Price, scuotendo la testa e sfoderando la migliore espressione di compatimento che conosceva. Al suo arrivo, Skylight sollevò lo sguardo e la fissò, senza fare a meno di fissarla con ammirazione. A differenza sua, Andromeda sembrava sapere cosa volesse dalla vita, tanto da dirlo e sottolinearlo. Persino i suoi genitori avevano preso la sua dichiarazione sessuale con tranquillità e Skylight non poteva fare a meno di chiedersi come l'avrebbero presa i suoi parenti, la nonna Purosangue che non voleva nemmeno vederla, il cugino che la disprezzava, anche se non lo aveva mai ammesso.
Scosse la testa e tornò a guardare il marciapiede, contenta, per una volta, di non avere lo stesso coraggio e la stessa determinazione che molte ragazze invece dimostravano.

 

 

 

Anche girata di spalle, con i capelli d'ebano a sfiorarle le clavicole e la sottile canottiera a lasciar intravedere la voglia di stella sulla sua spalla, Althea Brokengrass manteneva intatta la sua bellezza eterea che da sempre la caratterizzava e sembrava andarne molto fiera.
Ferma al suo fianco, i capelli rosso mogano a incorniciarle il viso latteo, Lynne Robinson non sfigurava ed era attraente tanto quanto lo era la sua migliore amica, anche se chiaramente in maniera differente. Il duo non passava inosservato ed erano poche le persone che evitavano di rivolgere anche una sola occhiata verso di loro, di ammirazione o di disprezzo che fosse.
- Ricordami chi stiamo aspettando. - sbuffò Althea a un certo punto, trattenendosi dall'incrociare le braccia al petto.
- Dakota. - rispose Lynne, forse con troppo entusiasmo.
Quando infatti Althea la freddò con un'occhiataccia, Lynne le fece un grande sorriso.
- Eccoci! 
Dakota Doutzen si fece largo tra la folla in quel momento, agitando le braccia. Ad Althea per qualche secondo non fu chiaro perché avesse detto al frase al plurale,
ma quando poi vide chi si trascinava dietro l'amica, alzò un sopracciglio, sorpresa. 
Andromeda Price era più grande di loro di un anno. Ma soprattutto, era una Corvonero. E chiunque ci avesse anche solo provato, sapeva che Althea non aveva amici al di fuori della sua ristretta cerchia di compagni di casa.
Andromeda le fissò in silenzio, con una chiara espressione accigliata negli occhi marroni. Non le conosceva e questo bastava a farla rimanere in silenzio. In verità, non sapeva nemmeno perché Dakota l'avesse trascinata lì, ma la Serpeverde invece sembrava avere le idee parecchio chiare.
- Andromeda è amica di Ishido. - disse infatti, studiandosi con apparente casualità le unghie, smaltate di bordeaux.
Althea interpretò l'occhiata che le rivolse al volo, mentre Lynne piegò la testa e la guardò, sbattendo le lunghe ciglia.
- Ishido Blackthorne? - chiese in fatti, mentre un lampo malizioso le attraversava lo sguardo. 
Per la Serpeverde era difficile ammetterlo, ma Althea adorava la sua migliore amica. Era un'attrice nata, riusciva a rigirarsi qualsiasi persona come meglio credeva e il bello era che nessuno poteva immaginarselo o anche solo crederlo possibile, perché la maggior parte delle volte in cui Lynne sembrava una povera ingenua, in realtà stava solo fingendo. Come in quel momento, a beneficio di un alquanto confusa Andromeda.
- Si. - disse solo, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Dakota la fissò con la coda dell'occhio e nel contempo si ravvivò con un solo gesto i capelli castani, perennemente spettinati. La Serpeverde era un'astuta calcolatrice, non lasciava niente al caso, e se in quel momento sembrava prestare particolarmente attenzione ad una ragazza che prima nemmeno sapeva esistesse, c'era sicuramente un motivo. La sola ad esserne a conoscenza però, sembrava essere lei.
- Reuben sta bene? - domandò ancora Lynne, arrivando al nocciolo della questione.
Althea si trattenne dallo scoppiare a ridere e per un unico breve istante, un sorriso
sfuggì alla sua facciata controllata. 
Dakota invece fece spallucce.
- Può darsi di si, può darsi di no. - esclamò, vaga. - Non è più un mio problema. 
Un ragazzino del primo anno passò vicino al loro in quell'istante e Dakota ne approfittò per rubargli la Cioccorana che teneva in mano, liquidandolo poi con un chiaro cenno del capo. Andromeda seguì la scenetta con lo sguardo e la rabbia cominciò a montarle nel petto.
- Ci vediamo ad Hogwarts. - disse solo, per poi girare sui tacchi e sparire tra gli altri studenti. Le tre ragazze se ne accorsero a malapena.
- Ishido? - chiese ancora Lynne, come a cercare una conferma.
Dakota sbirciò nella confezione e storse il naso, notando che la Cioccorana doveva essere scappata via. Rimaneva solo la figurina. Il viso di Salazar Serpeverde si fece in tanti piccoli pezzi sotto le mani di Dakota, che poi li lasciò cadere sul marciapiede e allontanò con un calcio.
- Amor c'ha nulla amato, amar perdona. - affermò Althea, sfoderando una delle sue tante citazioni letterarie, trovandola incredibilmente adatta a quel momento
Né Dakota né Lynne avevano capito il significato della sua frase, ma non commentarono. Avevano tutto il viaggio verso Hogwarts per farlo.
 


Angolo d'autrice:
Ed ecco anche la seconda parte del capitolo! So che è lungo, ma non sono riuscita ad accorciarlo, davvero, quindi vi chiedo umilmente perdono!
Spero di aver reso bene ogni personaggio, man mano che scrivo mi sembra anche di iniziare a conoscerli.
Per quanto riguarda gli eroi, riassumo per tutti i quattro scelti:

Amber Jane Roberts della nobile casa dei Grifondoro

Ebony Verity O'Connelly della nobile casa dei Corvonero

Blake Brian Baston della nobile casa dei Tassorosso

Dakota Doutzen Pearce della nobile casa dei Serpeverde


Detto questo, vi saluto!
Al prossimo capitolo,
Colpa delle stelle

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La vita ad Hogwarts - parte 1 ***


 La vita ad Hogwarts - Parte 1 

 

Il Dormitorio dei Tassorosso, quasi a tenere fede alla tenacia e all'amore per il duro lavoro del fondatore Tosca Tassorosso, era in piena attività fin dal mattino presto. Mancavano molti minuti all'inizio delle lezioni e se Nathan ne approfittava per crogiolarsi nelle coperte fino all'ultimo istante, ad inseguire il sogno che proprio non voleva far terminare, Blake era ancora sdraiato sul suo letto, ma vestito di tutto punto e con un libro in mano. Alla luna piena mancava parecchio tempo eppure in quei giorni si sentiva profondamente turbato. Gli bastava aprire un occhio per realizzare che la giornata non sarebbe finita bene. Esattamente come gli era capitato quella mattina.
- Qualcuno ha visto il mio mantello? - domandò in quel momento Christian, sbucando da sotto il letto con i capelli spettinati e pieni di polvere.
Blake continuò imperterrito a leggere, come se il suo amico non avesse parlato, mentre Nathan grugnì, con la lingua impastata dal sonno, aspettandosi quasi che il Tassorosso riuscisse a capirlo.
- Eccolo qua! - esclamò però Christian, evidentemente soddisfatto, recuperando il pezzo di stoffa dalla sedia di Nathan. - Almeno ti eri accorto di aver preso il mio? domandò subito dopo, scoccandogli un'occhiataccia.
Dopo essersi sfregato gli occhi a lungo, Nathan sbadigliò e gli fece un cenno negativo con la testa. - Credevo di aver aperto il mio baule ieri sera, invece mi sono sbagliato. 
Quando si sollevò in piedi, Blake lo sbirciò da dietro la copertina del libro e gli indicò il pigiama che indossava.
- È di Christian quello? 
- Probabile. - affermò Nathan, sbadigliando di nuovo e sparendo in bagno.
Trattenendo la rispostaccia che aveva sulla lingua, Christian sbuffò e si limitò ad indossare il mantello, stizzito. - Se fosse bravo a tenere gli occhi aperti così come lo è con gli scherzi che organizza sarebbe tutto più semplice. 
Da qualche anno a quella parte, Nathan e altri suoi amici, la maggior parte Tassorosso del settimo anno, si erano messi in società e avevano iniziato a organizzare decine di scherzi, senza mire precise. Colpivano la fauna di Hogwarts senza fare differenze, ma erano talmente leggeri e divertenti quegli scherzi che nessuno se la prendeva veramente. Se non si consideravano i Serpeverde.
Qualche volta Christian l'aveva aiutato, Blake invece aveva preferito mantenersi a distanza e nessuno si era mai degnato di provare a coinvolgerlo o anche solo a colpire lui stesso con uno scherzo. Il suo essere lunatico non facilitava la vita al giovane Tassorosso, che per tutta risposta fece spallucce, chiudendo il libro e abbandonandosi sul letto con un sospiro.
Christian lo osservò a lungo, prima di azzardarsi a chiedere: - Tutto bene? 
- Una meraviglia. - confermò Blake tutt'altro che convinto, prima di afferrare la borsa dei libri e sparire nei corridoi dei Dormitorio, senza dare tempo all'amico di ribattere. Era fatto così, non poteva cambiare, ed era proprio quello a fargli rabbia.

 

 

Il toast che Ross stava masticando con gusto sembrava tenerlo impegnato abbastanza da non notare che Thalia gli si era seduta di fianco e lo guardava da un po', con una smorfia sul bel viso. Dopo aver ingurgitato l'ultimo boccone, Ross si pulì la bocca e la guardò.
- Louis si è dimenticato di aspettarti? - domandò, scrutando l'amica negli occhi.
Thalia sospirò. - Quella non è una novità - disse, indicando con un cenno il tavolo dietro di sé. I Corvonero seduti al tavolo erano i più numerosi rispetto agli studenti delle altre case, e fra questi Louis parlava e scherzava con i suoi compagni.
- Siamo solo al primo giorno di scuola. - commentò Ross, sottovoce, immaginandosi le discussioni che avrebbero colorato tutto l'anno scolastico.
Thalia e Louis non stavano insieme da molto, così come la loro relazione non era tutta rose e fiori. I loro caratteri erano opposti e se a volte li faceva sembrare ancora più in sintonia, altre volte li metteva soltanto in disaccordo.
- E dicono che i Corvonero siano i più intelligenti. - scherzò Thalia, cercando di tirarsi su di morale.
Ross, per tutta risposta, sollevò lo sguardo e la guardò di nuovo, confuso. Per un secondo la Grifondoro si era dimenticata che l'amico era allergico alle battute.
- Lascia stare. - disse infatti, accasciandosi sul tavolo, con la fronte premuta contro il legno e i capelli biondi sparsi sul piatto. Senza dire niente, Ross lo prese e lo spostò, prima di fare un bel respiro e finire il Succo di Zucca del suo bicchiere.
- Ciao ragazzi! - Angel arrivò fino a loro con una brioche in mano e rivolse ad entrambi un bel sorriso, anche se Thalia non poteva vederla. - Cos'ha? - mimò con le labbra, indicandola.
Il Grifondoro indicò abbastanza esplicitamente il tavolo dei Corvonero. - Louis. - mimò a sua volta, come giustificazione.
Sorridendo ancora, quasi rassegnata, Angel si sedette di fronte all'amica e le mise una mano sul braccio.
Thalia sollevò gli occhi, per poi riabbassarli subito. - Sto bene. - disse, allargando le braccia.
- Invece non stai bene. - ribattè Angel, abbandonando la brioche sul tavolo per concentrarsi solo sulla Grifondoro. - Non è la prima volta che Louis si dimentica di te.-
Ross la fulminò con un'occhiataccia mentre Thalia, furiosa, si alzò dalla panca e se ne andò di gran carriera dalla Sala Grande, lasciando Angel con la frase ancora da dire sulle labbra. - L'ho fatto di nuovo? - domandò. Il Grifondoro annuì. - Mi viene naturale - commentò Angel, stuzzicando con le dita la brioche. - Sputare la verità in faccia alle persone. - Sospirò, prima di alzarsi a sua volta e salutare Ross. - Pazienza. - sorrise. - Ci vediamo a lezione. 
Osservandola alquanto perplesso, il Grifondoro non potè che scuotere la testa e domandarsi come facesse una persona ad essere così diretta senza curarsi delle conseguenze. Ma forse, era proprio quello a rendere l'amica unica. Ross se lo ripetè più e più volte nella testa, mentre lasciava la Sala Grande. Presto o tardi, si sarebbe accorto che aveva dimenticato la bacchetta sul tavolo da pranzo.

 

 

Caroline camminava per i corridoi a passo di carica e non si curava dei capelli biondi che le rimbalzavano davanti agli occhi. Con lo sguardo, puntava il suo unico obiettivo, fermo di fianco alla porta della Sala Grande. Jude fece appena in tempo a sollevare lo sguardo, prima di trovarsela davanti.
- Tu sei il migliore amico di Blake Baston, giusto? - gli domandò, con un tono talmente autoritario che il Tassorosso non potè che chiedersi se Caroline volesse una risposta o semplicemente una conferma.
- Si. - confermò Jude.
La Corvonero prese un bel respiro, che sembrò calmarla, e poi gli sorrise. Poteva quasi contarle tutti i denti che aveva in bocca e Jude non ci mise molto a capire che il suo sorriso era tanto esteso, quanto finto.
- Sai se è fidanzato? - domandò ancora, intrecciando le mani dietro alla schiena.
- No. - rispose Jude, cauto.
Se possibile, il sorriso sul volto di Caroline si allargò ancora di più. - Perfetto! - Gli diede una pacca sulla spalla. - Ti ringrazio, John. - disse poi e si allontanò così tanto velocemente che Jude non fece in tempo a dirle che non si chiamava John, che non avrebbe mai potuto chiamarsi John. Era un nome orribile.

 

 

- Caroline è più testarda di quanto pensassi. - esclamò Lynne, sbirciando l'amica che si allontanava a passo di carica dal Tassorosso con il quale stava parlando.
- Non capisco cosa ci trovi di tanto entusiasmante in una Corvonero. - commentò invece Althea, studiando con un'espressione tutt'altro che tranquilla la figura di Caroline, finchè non scomparve dalla loro vista.

Lynne fece spallucce. - Care non è una Corvonero qualunque. - precisò Dakota, sollevando improvvisamente lo sguardo. - E non è testarda, ma determinata, al contrario di voi due. - fulminò con un'occhiataccia Lynne e tornò a guardarsi intorno, in silenzio.
- Stai dicendo che sono testarda? - chiese Althea, quasi a non voler credere alle sue parole.
- Precisamente.
L'espressione che Dakota le rivolse era impenetrabile e suo malgrado, Althea dovette mordersi la lingua per non controbattere, visto che due professori si erano fermati proprio nel lato del chiostro dove c'erano loro e non avrebbero certo apprezzato un battibecco di prima mattina. Ma se Althea aveva preferito rimanere in silenzio per non attirare l'attenzione, due persone stavano discutendo animatamente non molto lontano da loro e i toni sembravano particolarmente accesi.
- Ci si diverte. - commentò Dakota, saltando giù dal muretto sul quale era seduta. Mentre camminava, si ravvivò i capelli con un gesto e mantenne intatto il suo sorriso furbo, finchè non si fermò alle spalle del duo.
- Andiamo Lorcan, non è possibile che tu preferisca uscire con i tuoi amici piuttosto che con me! - stava dicendo in quel momento la ragazza, gesticolando animatamente. Il ragazzo invece era a braccia incrociate e sembrava controllarsi a meraviglia, anche se le sue occhiate promettevano guai.
- Non ho detto che preferisco uscire con loro che con te. - ribadì Lorcan, spazientito. - Non li ho visti per tutta estate e mi sembra naturale voler passare un po' di tempo con loro.
La ragazza stava per ribattere a sua volta, quando Dakota la precedette.
- Sono d'accordo. - annuì convinta e non tentennò mai, nemmeno quando la ragazza si girò, con gli occhi stretti a fessura, e le urlò contro tutta la sua rabbia: - Non ti ha interpellato nessuno! 
Dakota sollevò un sopracciglio. - Questa è la prima volta che vedo una Tassorosso arrabbiata. - scherzò, mentre Lynne le faceva cenno di non intromettersi, ma senza osare intervenire a sua volta.
- Annelise, calma. - disse invece il suo ragazzo, poggiandole una mano sulla spalla. Lei però se la scrollò via e puntò un dito contro Dakota, che per tutta risposta dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere.
- Sono poche le cose che non sopporto - sibilò Annelise. - E le persone arroganti ne fanno parte. 
Si girò, sprizzando nervosismo da tutti i pori, e percorse il corridoio a passo di carica, mentre Lorcan, senza aver degnato di uno sguardo Dakota, le correva dietro chiamandola a gran voce. Lynne non perse tempo e quando la coppia scomparve dietro l'angolo, si parò davanti a Dakota.
- Perché cerchi sempre lo scontro, tu? - le domandò, esasperata.
La Serpeverde le sorrise, risaputa. - Sei tu quella pacifica - ribattè alzando le mani. - E poi quei due dovrebbero solo ringraziarmi. - Si prese la gonna e fece una pomposa riverenza. - Senza di me, sarebbero sicuramente riusciti a fare pace. 

 

 

Seduti uno di fronte all'altro, chini sulle rispettive tazze, Thea e Damon sembravano più propensi a tornare a letto e a non farsi vedere fino a mezzogiorno, piuttosto che correre in classe per la prima mattinata di lezioni di quell'anno. Lui perché non era riuscito ad addormentarsi prima delle due di notte, le abitudini estive erano sempre le più dure a morire, e lei perché proprio la sera prima era riuscita a trovare un'alleata inaspettata e si era dimenticata che il giorno dopo ci sarebbero state le lezioni. L'improbabile alleata le si sedette di fianco proprio in quel momento.
- Buongiorno! 
Diane era terribilmente simile a lei e Thea se n'era resa conto solo quando aveva ascoltato, involontariamente, una conversazione tra la Corvonero e la sua migliore amica, a favore di un qualche progetto ambientale, e non aveva potuto fare a meno di inserirsi. A Diane non era sembrato neanche vero di trovare per la prima volta qualcuno che non cercasse di zittirla o che la guardasse con gli occhi fuori dalle orbite, come faceva la maggior parte delle persone. La Serpeverde e la Corvonero avevano gli stessi obiettivi nella vita ed era scontato che da un unione come la loro,non poteva che nascere un enorme e strepitoso progetto.
- Ciao Diane. - Il sorriso che le rivolse Thea era comunque caloroso, nonostante le occhiaie ben visibili sotto agli occhi.
Damon invece non le rispose, non la guardò neanche, e tornò a mescolare lo zucchero nella sua tazza. Non conosceva la Corvonero e questo gli sembrava sufficiente per ignorarla.
- Hai riflettuto su quello che ti ho detto ieri? - chiese la Corvonero, senza curarsi nemmeno dell'indifferenza del Serpeverde.
- Certo e ho talmente tante idee che penso di aver bisogno di ben due fogli di pergame... 
Il gesto di Damon la bloccò a metà frase. - Parlate delle vostre belle favole quando non ci sono, grazie. 
- Puoi benissimo cambiare tavolo. - disse invece Diane, turbata da quell'arroganza inaspettata e di certo non gradita.
Il Serpeverde quasi non credeva alle proprie orecchie. - Sei tu l'intrusa, qui. 
- L'intrusa sta parlando con una sua amica. - ribattè Diane con freddezza e Damon rimase stupito da quella calma quasi irritante, che non poteva certo sapere la caratterizzasse forse più dei suoi obiettivi ambientali.
Thea fece un cenno ad entrambi. - Damon, lei rimane qui. Diane, ignoralo. - precisò, senza più degnare di un'occhiata l'amico. Recuperò un foglio dalla sua borsa insieme ad una piuma e prese a scarabocchiare furiosamente tutte le sue idee.
- Sei libera oggi pomeriggio? - le domandò mentre scriveva, sollevando appena gli occhi.
- Direi di si. - confermò Diane e sbirciò il foglio, senza riuscire a trattenersi.
- Allora ci troviamo in Biblioteca alle quattro. - decise Thea. - Non sei allergica al pelo dei gatti, vero? 
La leggenda di Felix terrorizzava Diane molto più di tutti gli altri studenti. Lei aveva un motivo ben preciso per cercare di stargli il più possibile lontano.
- Faresti meglio a tenere il tuo gatto in camera tua - sussurrò Diane, scocciata. - Penso che gli animali, tutti gli animali, tranne il mio gufo, mi odiano. 
Damon, che era rimasto in un silenzio arrabbiato fino a quel momento, scoppiò a ridere. - Un'ambientalista odiata dagli animali. - quasi gridò tra le risate. - Ora posso dire di averle davvero viste tutte. 
Le guance di Diane si fecero rosse per l'imbarazzo. Mai come in quel momento aveva desiderato così tanto di strozzare qualcuno.


Angolo d'autrice:

Scusate per l'ora tarda, ma in tutto il giorno non sono riuscita a trovare un momento libero e mi riduco a pubblicare il nuovo capitolo di notte!
Il titolo forse non è dei più originali, ma visto che, almeno per l'inizio, la trama della storia seguirà la quotidianità degli studenti, non mi è venuto in mente altro (: E si, ho dovuto dividere il capitolo in due, ancora una volta, perché era davvero troppo lungo e non voglio poi risultare barbosa/noiosa/troppo lunga appunto.
Detto ciò, spero di aver reso bene i vostri personaggi.
Fra un po' non mi  porrò più questo problema, sto iniziano a scrivere i prossimi capitoli senza le schede davanti e visto il numero (25) è incredibile, almeno per me!
Al prossimo aggiornamento,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La vita ad Hogwarts - parte 2 ***


 La vita ad Hogwarts - Parte 2 


 
 

La lieve melodia di una chitarra appena strimpellata risuonava da minuti ormai nel dormitorio femminile dei Grifondoro. Nell'ala riservata al quinto anno, Francisca dava sfogo a tutta la sua bravura e nel frattempo si divertiva ad alternare occhiate dall'orologio sul suo comodino alle sue compagne di stanza, ancora profondamente addormentate. Non era molto tardi, ma conoscendo le abitudini di Zoey e Yulia, era certa che sarebbero riuscite a non arrivare in tempo alle lezioni. C'erano i capelli da pettinare, la divisa da sistemare...
Zoey sollevò la testa di scatto in quel momento e Francisca perse un accordo.
- Che ore sono? - domandò, in preda al panico. Francisca non dovette nemmeno risponderle. Mentre la Grifondoro annaspava nel districarsi dalle coperte, era riuscita a vedere con la coda dell'occhio l'orologio sul comodino e le era bastato per farsi prendere dal panico. - Yulia, svegliati! -
Scosse con foga il letto dell'amica con un mano, mentre l'altra, infilata nella manica della camicia, reggeva la spazzola e lo spazzolino per i denti. L'ilarità contagiò definitivamente Francisca solo quando anche Yulia aprì gli occhi ed iniziò ad agitarsi a sua volta per la stanza. Lo spettacolo comico improvvisato, se sembrava divertire la Suarez, aveva un effetto devastante sulle altre due.
Tirandosi le calze fino al ginocchio, Zoey cercava di allacciare il cravattino a Yulia, mentre l'altra si guardava allo specchio e cercava di farsi una coda almeno decente.
- Tieni giù le braccia! - la riprese Zoey.
- Come faccio a tenerle giù se devo legarmi i capelli? 
In mezzo a tutto quel putiferio, Francisca si prese appena il tempo di riporre la chitarra nel suo fodero e darsi una rapida controllata allo specchio. Una volta sulla soglia della porta però, si fermò.
- Yulia – disse, quanto più innocentemente riuscisse a fare. - Zoey ti ha allacciato il cravattino al contrario. 
Mentre le due amiche si affannavano per finire di prepararsi, ordinare la camera e insultarla al tempo stesso, Francisca scese la scale con leggerezza e si sedette sull'ultimo scalino, ad aspettare come sempre il gemello.

 

 

Seduta a sua volta su degli scalini, questa volta appartenenti al corridoio dei Corvonero, Alice stava in silenzio, con il mento tra le mani e un libro che fluttuava davanti ai suoi occhi. L'incantesimo del Wingardium Leviosa era di gran lunga il suo preferito e quello che era stata maggiormente contenta di imparare.
- Voi Corvonero siete tutti uguali. - disse uno studente passando di lì e storcendo il naso.
- Sto studiano le formazioni per la squadra di Quidditch di quest'anno. - rispose Alice, fiera. - E si, noi Corvonero siamo tutti uguali. Vogliamo ripetere la vittoria dell'anno scorso.  Sbatté le palpebre, come a dimostrare che si era ricordata improvvisamente di una cosa. - Ma forse parlarne con te non è la scelta più giusta. 
Il Serpeverde le rivolse un'occhiata di puro odio, prima di proseguire per la sua strada e non commentare più.
- Su una cosa non hai ragione. - scherzò Amber, sbucando in quel momento e prendendo il libro tra le mani. - Quest'anno la vinciamo noi la Coppa del Quidditch. 
Entrambe giocavano nel ruolo di cacciatrice per le rispettive squadre e anche se Amber era più grande e poteva contare su forza ed esperienza maggiori, Alice le aveva sempre tenuto testa ed era difficile affermare chi fosse la migliore delle due.
Con un gesto della mano alquanto esplicito, Alice liquidò la questione su due piedi.
- Sognare non fa mai male. - asserì.
Amber scosse la testa, per poi sedersi di fianco a lei. - Penso che stamattina salterò le lezioni. - Davanti allo sguardo schioccato della Corvonero, Amber si girò e indicò la luce del sole che filtrava dai vetri della finestra. - Sono gli ultimi giorni di sole. - esclamò, con un filo di malinconia nella voce. - Voglio godermeli al massimo. 
Quella volta fu Alice a scuotere la testa. - Tesoro, abbiamo Volo stamattina. - le ricordò e subito il suo sguardo si fece lontano. - Conosceremo il nuovo professore, finalmente. 
- Ti devo avvertire quando sbavi? - domandò Amber ridendo, preoccupandosi comunque di cambiare discorso.
Volo era una delle materie che preferiva e sperava veramente che il professore, per ingraziarsi sin da subito gli studenti, concedesse a tutti di fare una partita amichevole di Quidditch. Ogni momento era buono per lei per gettarsi in una sfida. E per vincerla ovviamente.
- Tentar non nuoce. - annuì Amber, ma Alice non ascoltò. - Sta arrivando Hugo. - l'avvertì allora, godendosi la sua reazione.
La Corvonero sobbalzò, alzandosi in piedi e pettinandosi i capelli con una mano, prima di voltarsi verso la parte opposta del corridoio e fare un bel sorriso. Quando non vide nessuno, quasi avvampò dalla sorpresa.
- Ti odio, Amber Jane Roberts! - esclamò, tornando a sedersi, dandole però la schiena e tenendo lo sguardo ostinatamente rivolto in avanti.
Amber annaspava tra le risate e tra un singhiozzo e un altro, provò solo a giustificarsi: - Lo sai che non sopporto le ingiustizie e tu non puoi trattare Hugo così. - le ricordò, costringendola a girarsi.
- Come non mi dovrebbe trattare? 
Una voce, chiaramente maschile, le sorprese di spalle. Alice ancora una volta saltò in piedi, pettinandosi i capelli e sorridendo, mentre Amber sobbalzò, con una mano sul petto. Il cuore le pompava forte: se aveva messo nei guai Alice, soprattutto con Hugo che era la gelosia fatta persona, non se lo sarebbe mai perdonato. Ma lo sguardo truce del Grifondoro si rabbonì subito, quando la Corvonero gli gettò le braccia al collo e gli sussurrò qualcosa nell'orecchio.
- Ora è tutto chiaro. - disse Hugo, tranquillizzato, stringendola tra le labbra e lasciandole un lieve bacio a fior di labbra. - Ci vediamo dopo. 
Amber aveva distolto d'istinto lo sguardo e salutò il giovane Weasley con un solo cenno della testa. Odiava quando le persone si baciavano davanti ai suoi occhi.

 

 

- … e poi me ne sono andata. - concluse Andromeda, con un sospiro. - Sai che odio le persone insistenti e quella Serpeverde non faceva che parlarne. 
Ishido si fermò in mezzo al corridoio, guardandola perplesso. - Non mi spiego una cosa – disse, riflettendo un attimo. - Perché alla Doutzen dovrebbe interessare la mia vita amorosa? - Lo sguardo di Andromeda era abbastanza esplicito e Ishido, da bravo Corvonero qual'era, spalancò gli occhi. - Stai scherzando vero? - esclamò, completamente colto di sorpresa.
Andromeda annuì. - Ha fatto così anche con Reuben, quella Serpeverde non è veramente interessata a te – lo informò Andromeda, con l'aria di chi la sapeva lunga. - Dev'essere solo a corto di Corvonero nella sua lista privata. 
Ishido però gongolava e rifletteva tra sé e sé, senza prestarle veramente attenzione. In quel momento poi, entrarono i gemelli Scamandro e Ishido si defilò, abbandonando l'amica appena vicino all'entrata della Sala Grande. La Corvonero però scorse subito qualcun'altro che conosceva, seduto al tavolo dei Tassorosso. Conoscere era una parola grossa, ma Andromeda si ricordava di Skylight, sapeva che ero nello stesso anno di Annelise, e tanto bastava. Aveva anche bisogno di fare chiarezza con lei su una cosa e non ci sarebbe stato momento migliore, visto che la Tassorosso era seduta da sola e c'era ancora abbastanza tempo prima delle lezioni della mattina.
Quando le si sedette di fianco, Skylight alzò appena gli occhi dalla propria tazza e quando incontrò quelli di Andromeda, deglutì.
- Ciao. - disse la Corvonero, afferrando un pezzo di pane.
Alla Tassorosso non era chiaro il motivo per il quale Andromeda Price, più grande di lei di un anno, le si fosse seduta di fronte e tentasse anche di intavolare una sorta di conversazione. Skylight la salutò con un cenno del capo e inghiottì un pezzo di toast, pur di tenere la bocca impegnata.
- Volevo parlarti di una cosa che... - iniziò Andromeda, prima che Lily non passasse proprio davanti al loro tavolo e attirasse inevitabilmente l'attenzione di Skylight. La ragazza rimase in silenzio, rigida e cinerea, ma quando Lily e Michael si baciarono, si alzò di scattò. - Non ce la faccio. - sussurrò a denti stretti, prima di correre via e rifugiarsi in corridoio, lontano dalla sua migliore amica. E dalle occhiate comprensive di Andromeda.

 

 

Alla fine Francisco non era riuscito a trovare Rose ed era andato a letto con un broncio talmente ampio che Francisca aveva dovuto sforzarsi di non scoppiare a ridere nel salutarlo. Il Serpeverde tuttavia aveva dormito, perché infondo sapeva che Rose era al castello, e si era alzato presto il giorno dopo, quando tutti i suoi compagni erano ancora nel mondo dei sogni. Aveva girato i corridoi che di solito lui stesso frequentava con Rose, l'aveva cercata in Sala Grande, finché non si era fermato davanti alla sala comune dei Grifoni. Per fortuna, gli si era parato davanti proprio Hugo, il fratello di Rose. Ai cugini della sua fidanzata non andava molto a genio, forse per lo stemma che aveva sulla divisa, ma poi si era ritrovato a pensare che anche Albus era un Serpeverde e aveva dimenticato il problema. C'era sicuramente un altro motivo, ma al momento non gli interessava.
- Hugo! - chiamò Francisco, facendogli un enorme cenno.
Il Grifondoro, che sembrava in preda alla fretta, si fermò a malincuore, ma solo per dirgli: - Non so dove sia mia sorella. 
Mentre correva via, Francisco intuì che stesse andando da Alice e sbuffò. Se solo non avesse visto una particolare chioma rossa uscire in quel momento dalla Sala Comune, probabilmente avrebbe girato sui tacchi e se ne sarebbe andato, più furioso del giorno prima. Ma non appena la vide, la rabbia sciamò in un istante, soprattutto perché Rose gli corse incontro e lo abbracciò. Subito dopo avergli mollato uno scappellotto sulla testa, però.
- Ehi! - protestò Francisco, completamente colto di sorpresa.
- Ti ho cercato ieri – si giustificò Rose. - Tutta la sera, ma non ti ho trovato. 
Detto ciò, si voltò, palesemente contrariata, e si avviò verso le scale, piantando il Serpeverde sul pianerottolo. Francisco non sapeva che dire e rimase in silenzio per un bel po', finché non decise di correrle dietro, incredulo. Solo loro potevano cercarsi per una giornata e, una volta trovati, abbracciarsi e poi arrabbiarsi senza motivo.

 

 

Dal giorno prima, Ebony si rigirava la figurina di Cosetta Corvonero tra le dita.
Aveva dormito poco perché era rimasta seduta sul letto ad osservarla per buona parte della notte, e si era risvegliata la mattina dopo con la faccia sprofondata nel cuscino e la figurina ancora stretta nella mano. Il volto della fondatrice della sua casa sembrava dovesse suggerirle qualcosa. Ma era un'impressione improbabile e altamente impossibile. Le figurine non potevano parlare, erano dei semplici pezzi di carta. Seppur a malincuore, Ebony sollevò il piatto che aveva davanti e ce la infilo sotto. Quando gli elfi avrebbero sparecchiato, la figurina sarebbe sparita e avrebbe smesso di tormentarla. 

 
Angolo d'autrice:

Okay, possiamo dire che la parte introduttiva dell'interattiva è terminata! Dal prossimo capitolo, inizieranno le lezioni e la trama della storia inizierà finalmente a formarsi.
Ho un'ottima notizia per voi, tra l'altro!
Almeno, credo sia una bella notizia... Ho aperto una pagina EFP per le mie storie!
Si chiama "Lucinda EFP" e vi lascio qui il link, nel caso vogliate seguire da vicino tutte le novità sugli aggiornamenti e quant'altro riservati a questa storia ---->  Lucinda EFP
Spero come al solito di aver reso bene i vostri personaggi e colgo l'occasione di ringraziare chiunque segua la mia storia e anche chi si limita a leggere.
Lo apprezzo!
Al prossimo capitolo,
Colpa delle stelle 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Alla caccia del boccino ***


 Alla caccia del boccino 

 

Decine di scope erano allineate sul terreno del campo da Quidditch. Il sole era sorto da dietro una coltre di nubi, ma scaldava già abbastanza da costringere i ragazzi ad arrotolarsi le maniche delle camicie e le ragazze a legarsi i capelli.
Il professore Fraser Stark, fermo in mezzo alle file di scope, studiava il via vai di studenti con cipiglio serio e gli occhi viola chiusi a fessura. Cercava di mantenere il contegno che ben si addiceva ad ogni professore, ma non riusciva comunque a tramandarlo anche agli studenti. La maggior parte delle ragazze lo guardavano di sottecchi, con aria sognante, e sussurravano trepidamente tra di loro. I ragazzi, al contrario, lo avevano preso come una minaccia e gli rivolgevano occhiate diffidenti. Quello non sarebbe stato un giorno facile.

 

 

La coda ramata di Dakota saltellava a destra e a sinistra, seguendo gli spostamenti della ragazza che quel giorno, come succedeva sempre, aveva evitato di provare a domare la chioma ribelle che Madre Natura le aveva regalato per essere più comoda in vista della lezione di Volo.
Non erano molti gli studenti che si recavano al campo da Quidditch e la maggior parte di loro sembravano girare al largo dalla Serpeverde e dal suo sguardo troppo
penetrante per i loro gusti, tanto da concederle un momento di tanto desiderata
solitudine. 
All'orfanotrofio babbano in cui era costretta a tornare ogni estate dopo la morte di entrambi i genitori e dello zio che inizialmente aveva assunto la sua tutela, nessuno osava disturbarla e di tempo per pensare ce n'era fin troppo. Quando tornava ad Hogwarts, era una gioia per lei e una condanna per gli altri. E in quel caso, visto il nuovo professore, Dakota avrebbe saputo come divertirsi.
- Buongiorno a tutti. - esordì il giovane Stark, studiando con uguale espressione ogni studente, senza dedicare un solo secondo di riguardo alla sorella. Era sulla buona strada per stargli simpatico, anche se aveva una Grifondoro come sorella e a quel problema, secondo la Serpeverde, non ci potevano essere soluzioni. - Il mio nome è Fraser Stark. - continuò l'uomo. - E sono il nuovo professore di Volo. 
Un gruppetto di studentesse iniziò a ridacchiare e Dakota si voltò verso di loro, fulminandole con un'occhiataccia. - Da che mi risulti, non ci sono oche ad Hogwarts - sibilò. - Ma forse al Lago Nero potrete trovare delle vostre simili. 
Le ragazze la guardarono inebetite, con la bocca spalancata, ma Dakota non se ne curò. Fece un cenno al professore, esortandolo a riprendere la lezione.
- Oggi niente teoria. – continuò il professore. Nessuna emozione lo tradì. - Fatemi vedere cosa siete capaci di fare. 

 

 

Per Caroline essere messa da parte dopo un ordine così diretto e dopo una sfida così succulenta, era un vero e proprio affronto. Mentre la formazione ipotetica, a breve ci sarebbero state le selezioni per i nuovi membri, delle squadre di Quidditch dei Grifondoro e dei Tassorosso prendevano posto nel campo e lo occupavano, la Corvonero si lasciò cadere sul terreno, con la sua fedele Firebolt di fianco. Era tranquilla. Sapeva di avere doti eccezionali e non si preoccupava affatto della possibilità che qualche nuovo studente avesse l'ardire di rubarle il posto nella squadra, ma non si era mai troppo tranquilli e ogni occasione era buona per mostrare al proprio Capitano che lei si meritava di essere Cercatore.
Tra l'altro pensò Caroline, con un certo fastidio È anche carino.

 

 

A cavallo della propria scopa e con il fischietto tra le mani, Althea sembrava davvero felice di poter fare l'arbitro, soprattutto in una partita del quale non le importava niente e dove non c'erano i propri compagni di squadra, che si sarebbero offesi se non avesse provato ad avvantaggiarli almeno un po'. Althea odiava le falsità, odiava le bugie e odiava anche dover fare l'arbitro durante un amichevole di Serpeverde. Il professore sembrava essersi guadagnato parecchi punti a suo favore, scegliendola in quelal aprticolare situazione.
- Tu! - aveva esclamato Fraser Stark, puntandogli il dito contro. - Alzati! 
In un primo momento, Althea si era indispettita e non si era mossa di un centimetro.
Quando il professore le aveva tirato contro prima la scopa e poi il fischietto, intimandole di arbitrare la partita, aveva cambiato completamente punto di vista.
- Blagging! - urlò in quel momento Althea, fermando il gioco con un colpo di fischietto. - Hai afferrato la coda della scopa del Cacciatore numero 17. 
Amber le si avvicinò di gran carriera. - Stavo cadendo! - tentò di giustificarsi. - Non l'ho fatto apposta! 
La Serpeverde però era irremovibile. - Pluffa alla squadra dei Tassorosso. - disse infatti, consegnandola di persona a Christian, il cacciatore che le era più vicino. Amber continuò a lamentarsi, spalleggiata dai compagni, ma Althea soffiò nel fischietto, ponendo fine ad ogni inutile discussione, e il gioco riprese.

 

 

Con tutta la forza che la rabbia le concedeva, Amber strappò la Pluffa dalle braccia di Christian e puntò agli anelli da sola, segnando facilmente al Portiere improvvisato dei Tassorosso. Il titolare era Jude Anderson e la sua mancanza si notava molto, a detta di Amber. Ma forse era la rabbia ad offuscarle i pensieri e non si preoccupò di ignorare Thalia al suo fianco, che invocava un passaggio, per avanzare ancora verso gli anelli. Christian però la bloccò e con un'esemplare mossa del polso, le rubò la Pluffa per passarla ad un suo compagno ed attraversare insieme tutto il campo con corti e rapidi passaggi. Era lo schema classico dei Tassorosso, Amber l'aveva riconosciuto subito, ma quando provò ad attuare un contrattacco, Ross la fermò.
- Che stai facendo? - le urlò contro, afferrandole un braccio.
Amber si divincolò. - Non dirmi che non te ne sei accorto! - protestò, indicando a grandi gesti l'arbitro. - Si è visto benissimo che avevo perso l'equilibrio e che mi sono aggrappata alla prima cosa che avevo vicina! 
- Alle regole del Quidditch non interessa se tu stai cadendo – ribatté Ross, serio. - Afferrare la coda della scopa dell'avversario è fallo e la Brokengrass ha fatto bene a fischiarlo. 
Anche se di contro voglia, Amber dovette dare ragionare al compagno e si tranquillizzò un po'. - Forse hai ragione - ammise. - Non dovevo arrabbiarmi così. 
Ross fece un gesto conciliatorio e le sorrise. - Hai fatto un tiro incredibile. - si complimentò subito dopo, diventando improvvisamente impacciato.
Sarebbero rimasti così ancora per un bel po', se Ross non si fosse accorto di un movimento improvviso alle spalle della Grifondoro. La scostò con una mossa fulminea e la sua mazza da Battitore deviò la traiettoria del Bolide, che altrimenti l'avrebbe colpita.
- Grazie! - esclamò stupita, Amber, sorridendo. - Che riflessi! 
Ross arrossì e si strinse nelle spalle. - È il mio lavoro. 

 

 

Seduta a gambe incrociate, Lynne seguiva la partita con scarso interesse. Una delle poche cose che non sopportava, era quando qualcuno la obbligava a fare qualcosa contro la sua volontà. In quel momento, doveva per forza rimanere in disparte mentre i Grifondoro e i Tassorosso se ne davano di santa ragione e la Pluffa volava da una parte e dall'altra.
Con occhio critico, Lynne studiava il portiere dei Tassorosso, chiaramente più incapace di quello dei Grifondoro, e scuoteva la testa ad ogni tiro che non riusciva a prendere e che, a detta sua, era “praticamente impossibile da non parare”. La Serpeverde era Portiere nella propria squadra da abbastanza tempo e riusciva a capire quando qualcuno aveva talento e quando invece non ce l'aveva, e quel poveretto rientrava sicuramente nella seconda categoria. In più, non si impegnava nemmeno un po' e lo si vedeva dal suo atteggiamento menefreghista e dal poco impegno che usava per rincorrere la Pluffa. Per Lynne era un vero e proprio peccato. Ambiziosa oltre ogni limite, si infuriava quando un tiro riusciva a passare i suoi anelli e si impegnava per far sì che non succedesse di nuovo, la prossima volta. Chiunque avrebbe dovuto prendere esempio da lei.

 

 

Con non poco rammarico, Skylight individuò il Boccino, proprio davanti alla tribuna che di solito occupavano i professori, e avrebbe anche potuto indicarlo ad Annelise, che invece non si era accorta di niente, ma di certo al professore non sarebbe piaciuto e avrebbe deciso di assegnare una penalità alla squadra, anche se si trattava di una semplice partita amichevole. Fino al quinto anno, era Skylight ad essere la cercatrice dei Tassorosso, ma poi tutto si era complicato. La sua adolescenza aveva iniziato a prendere la triste piega che aveva avuto la sua infanzia: i sentimenti che provava per Lily l'avevano costretta ad emarginarsi ancora di più, la facevano sentire quasi sbagliata. Poi, quando Skylight aveva toccato il fondo con il problema della bulimia, il capitano della squadra di Quidditch dei Tassorosso, seppur a malincuore, l'aveva mandata via dalla squadra perché non riusciva praticamente a reggersi sulla scopa, troppo debole fisicamente. Al suo posto era entrata Annelise.
Strano rifletté Skylight tra sè e sé. Come un semplice ricordo possa innescare questa reazione a catena incontrollabile.
La Tassorosso mal volentieri seguiva le partite di Quidditch, perché erano uno dei pochi ricordi felici di un passato burrascoso. E pensare a quello che aveva prima, la rendeva triste. Inevitabilmente triste.

 

 

Annelise, senza rendersi conto dello sguardo, in cui si nascondeva un pizzico di invidia, di Skylight che la seguiva come un'ombra, si era finalmente accorta di un luccichio, proprio davanti alla tribuna riservata agli insegnanti. Anche il cercatore di Grifondoro però, che sostituiva la mancanza di Zoey Mason, la Cercatrice titolare del quinto anno, se n'era accorto e aveva dato il via ad un duello incredibile tra i due studenti. Il Grifondoro sfiorò le ali del boccino con le dita, ma Annelise gli sfrecciò talmente vicino, con il chiaro tentativo di confonderlo, che perse la presa e dovette rallentare, per non cadere. Annelise ne approfittò e passò in testa all'inseguimento, seguendo il Boccino per tutto il campo, schivando i giocatori, molti dei quali si erano fermati a guardare e non tentavano nemmeno più di segnare, e manovrando la scopa alla perfezione, sfruttando la brezza che soffiava dal mattino per acquistare ancora più spinta. Per un momento, quando il Boccino passò a filo terreno, credette che la velocità non avrebbe fatto altro che danneggiarla, ma non fu così Mantenne l'equilibrio e continuò a volare dietro al Boccino, con il Grifondoro che la tallonava e guadagnava pochi centimetri ad ogni secondo.

 

 

La mazza di Nathan, Battitore dei Tassorosso, si scontrò fragorosamente con un Bolide, impattandolo alla perfezione e indirizzandolo, con altrettanta precisione, verso il Cercatore dei Grifondoro, che però lo schivò con un'agile virata. Il testa a testa per la cattura del Boccino non era passato inosservato a nessuno, ma se di solito nelle partite di campionato tutti continuavano a giocare, in quella partita amichevole molti studenti sembravano battere la fiacca e si erano fermati, per godersi il duello da vicino e tifare i rispettivi Cercatori. Nathan non era dello stesso avviso. Colpì con forza un altro Bolide, ma quella volta la traiettoria non prese la piega che si era prefissato. Il Bolide sfrecciò a tutta velocità verso Christian, suo compagno di stanza oltre che di squadra.
- Per Tosca, Christian! - urlò a pieni polmoni. - Attento!
L'amico sobbalzò e quel movimento improvviso gli permise di uscire dalla traiettoria del Bolide e di schivarlo. - Ti si è fuso il cervello? - strepitò Christian, con le guance rosse dallo spavento e gli occhi spalancati. - Potevi rompermi un braccio! 
- Tecnicamente avevo mirato alla schiena. - precisò Nathan, pentendosi all'istante di avere parlato.
- Allora hai rischiato di rompermi la schiena! - urlò Christian, spalancando le braccia. - Possibile che tu sia sempre così sbadato? 
Non era una novità che Christian, quando entrava in un campo da Quidditch, abbandonasse tutta la sua pacatezza per riempirsi di energia e impegnarsi a fondo, ma Nathan non si sarebbe di certo aspettato che se la sarebbe presa per così poco. O forse era lui che sottovalutava la gravità della situazione.
- Amico, scusa, ho mirato male! - tentò di giustificarsi, alzando i palmi.
Lo sguardo di Christian si assottigliò. - Ce n'eravamo accorti! - berciò.
Althea fischiò. - Switch e Scott, questo è un campo da Quidditch, non la sala da thé – li richiamò all'ordine, causando le risate di quasi tutti i presenti. - Vi preoccuperete dei vostri contrasti personali più tardi. Ora state zitti o vi caccio dal campo. 
Christian si allontanò da Nathan, non del tutto convinto, ed entrambi guardarono la Serpeverde, contrariati. Le discussioni banali sul campo da Quidditch erano all'ordine del giorno, non c'era bisogno di metterli così in imbarazzo.

 

 

Lo sguardo di Blake era impenetrabile mentre guardava i suoi due compagni di stanza che battibeccavano. Da bravo migliore amico, avrebbe dovuto dare ragione a Christian, ma al tempo stesso trovava la sua reazione esagerata, anche se sapeva benissimo che sul campo da Quidditch il Tassorosso non aveva limiti. Al richiamo di Althea, storse il naso.
- È difficile guardare le persone divertirsi quanto tu stesso non ti diverti. 
Una voce leggera lo colse di sorpresa e fu solo perché Ebony era seduta accanto a lui, che riuscì a sentirla.
- Dici a me? - domandò, piuttosto scontroso.
La Corvonero lo guardò, quasi non aspettandosi di trovarlo vicino, e scosse la testa, sorridendo. - Certo che no. - lo tranquillizzò, invitandolo subito dopo a guardare vicino a lei. Pochi metri più in là, Caroline stringeva con forza il manico della sua scopa e seguiva ogni passaggio con una certa sofferenza nei giochi. - Voleva giocare – spiegò Ebony, davanti allo sguardo smarrito di Blake. - E l'essere rimasta in disparte l'ha fatta infuriare. 
- Come fai a dirlo? - domandò ancora, quella volta diffidente.
Ebony sorrise. - Lo so e basta. - Poi lo guardò. - Non capita anche a te di sapere delle cose ma senza chiederti perché? -
Blake scosse la testa, scettico, ed Ebony fece spallucce. - A te? - chiese poi Blake, con una certa ritrosia. Non gli capitava spesso di parlare con le persone che non conosceva.
- Sempre. - rispose Ebony, sicura, ma con un guizzo risaputo negli occhi. La sincerità di quella Corvonero era disarmante tanto quanto lo era la sua capacità di mentire.

 

 

Thalia aveva inavvertitamente infilato un piede in un anello, per impedire alla Pluffa di superarlo, ed Althea puntualmente aveva fischiato fallo.
- Se quella fosse simpatica tanto quanto è brava a fischiare i falli – borbottò Thalia, scoccando un'occhiataccia alla Serpeverde – Non avrei questa voglia assurda di prenderla a pugni. 
Amber, che l'aveva sentita, scoppiò a ridere e le mostrò il pollice. La Serpeverde era equa, fischiava talmente tante volte e per dei falli che i Grifondoro nemmeno conoscevano che aumentava utomaticamente il loro odio verso di lei.
Contrariata, Thalia planò verso terra e si fermò davanti ad Angel. - Dov'è finita la solidarietà fraterna? - domandò, scontenta, indicando nel contempo Althea.
- Non è mai esistita. - rise, cercando di non mostrare comunque che stava difendendo il fratello.
La Grifondoro si lasciò cadere accanto all'amica con uno sbuffo e la sua espressione contrariata aumentò quando vide il cercatore dei Grifondoro cadere dalla scopa e Annelise Hale sollevare il Boccino.

 

 

A fine lezione, il sorriso del professor Stark e il suo fare disponibile avevano finito per conquistare anche i ragazzi e non pochi si fermarono a chiedergli dei consigli, per le eventuali selezioni della settimana prossima e per il campionato studentesco di Quiddich che si avvicinava sempre di più. Fraser rispondeva a tutti e a nessuno negava il suo aiuto, ma quando l'ultimo studente abbandonò il campo e lui si fermò a riporre le scope della scuola nel capanno, il sorriso svanì dal suo volto e lo sguardo misterioso che da sempre lo caratterizzava tornò al suo posto, là dov'era sempre.
Chiunque avrebbe detto di conoscerlo bene. Ma solo la sorella era certa di poterlo affermare con certezza.

 


Angolo autrice:
Ad Hogwarts è tempo di lezioni! Siamo ancora al primo giorno di scuola, ma dal prossimo capitolo ci saranno vari salti temporali, che mi servono per accelerare la trama e per evitare di parlare sempre della quotidianità.
Nel prossimo capitolo, le lezioni dei personaggi che non ho citato oggi e una sorpresa. Positiva o negativa, mi chiederete. Aspettatevi di tutto ;)
Spero che il capitolo sia all'altezza dei vostri personaggi.
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il linguaggio runico dei duelli ***


 Il linguaggio runico dei duelli 

 

Sventato l'attacco al Ministero: intervistato il capo degli Auror Harry James Potter

 

Quello che ha visto coinvolta la squadra di Auror nella notte del 15 settembre è il secondo attacco da parte di entità sconosciute in poco tempo. La squadra degli Auror, guidata dal coraggioso Harry Potter, spalleggiato dal suo più fedele vice Ronald Weasley, si è dimostrata efficiente e capace di amministrare una situazione pericolosa, ed è uscita vincente anche da questo scontro.
La parola al diretto interessato, che ha assistito ai fatti in prima persona ed ha impedito che l'attacco sfociasse in una tragedia.

 

Signor Potter, questo è il secondo attacco in pochi giorni e ancora non conosciamo gli aggressori. Avete qualche idea di chi possa essere il mandante?

 

Di certo è un gruppo di Maghi ben organizzati e con un obiettivo chiaro in mente, che però al momento non siamo ancora riusciti ad individuare.

 

Avete preso delle contromisure efficienti?

 

L'intera squadra di Auror è una misura più che efficiente per quelle che al momento sembrano solo delle scorrerie, volte a spaventare e a turbare gli animi della gente. E ora mi scusi, ho un'indagine da portare avanti.

 

Dopo sole due domande, Harry Potter si è congedato e dalle sue risposte il problema sembra tutt'altro che debellato.
Perché questo gruppo di maghi ben organizzato, come lo ha definito il signor Potter, dovrebbe prendere di mira il Ministero? Hanno un obiettivo preciso o la loro è una semplice campagna intimidatoria? Ma soprattutto, chi c'è dietro tutto questo?
Il Ministro rassicura il Mondo Magico: “Non c'è motivo per cui non dobbiate continuare a dormire sogni tranquilli” dice, in un incontro speciale con la sottoscritta. “Il Ministero della Magia è pronto ed efficiente. Non ci faremo trovare impreparati”.
E questo è proprio quello che tutti noi ci auguriamo, ma di cui ben pochi ne sono davvero sicuri.

 

Agnieska Skeeter

 

 

Davanti alla firma della giornalista in fondo all'articolo che stava leggendo, Zoey storse il naso e mostrò subito la Gazzetta del Profeta a Yulia, seduta con lei al banco. 
Quella mattina, decine di gufi avevano interrotto la colazione degli studenti per far cadere sui tavoli l'edizione giornaliera della Gazzetta del Profeta. Zoey all'inizio non aveva capito il brusio che si era sollevato e le occhiate a metà preoccupate e a metà eccitate che gli studenti si scambiavano. Quando però aveva potuto leggere a sua volta l'articolo che campeggiava sulla copertina, aveva scoperto il perché. Un attacco al Ministero non era un fatto da prendere troppo alla leggera e dalle risposte tutt'altro che soddisfacenti di Harry Potter, la situazione doveva apparire ai più peggio di com'era realmente. La Grifondoro però conosceva di fama Rita Skeeter, la madre dell'artefice dell'articolo, e si era subito tranquillizzata. Quel cognome non era ben visto ed era conosciuto per la zizzania che aveva portato in seguito al Torneo Tre Maghi, l'anno in cui aveva partecipato anche Harry Potter. Gliel'aveva detto James e per questo Zoey ci credeva. Le sembrava abbastanza logico che il figlio di Potter conoscesse meglio suo padre di quanto invece affermavano gli stessi giornali.

 

 

La professoressa Jennifer Walter, con i suoi occhi azzurri sempre sorridenti e la sua natura comprensiva, era una delle professoresse preferite per la maggior parte degli alunni e questo non era cambiato nemmeno quando Jennifer aveva sposato il professor David e il suo cognome era mutato in Mc.Narol. Amava insegnare Rune Antiche, sin dalla tenera età di tredici anni quella materia l'aveva affascinata e non aveva mai voluto fare altro, al di fuori di insegnarla. Era in quella scuola da tanto tempo ed era apprezzata da tutti, ma sembrava che quel giorno nessuno seguisse con entusiasmo la sua lezione. La professoressa aveva assegnato agli studenti il compito di tradurre “l'aquila e lo scricciolo”, annunciando tra l'altro che la sua prova ai G.U.F.O sarebbe stata proprio una tradizione e che per questo voleva che la sua classe arrivasse pronta e preparata agli esami di fine anno. Ma Yulia fissava fuori dalla finestra e aveva la testa tra le nuvole. Non poteva materialmente concentrarsi sulla traduzione di quel testo e le rune avevano perso tutta la loro attrattiva da quando aveva visto gli studenti di Grifondoro del sesto anno affrontare una partita amichevole con la casa di Tassorosso. La finestra dell'aula di Antiche Rune si trovava proprio in uno dei punti più alti del castello ed era impossibile, da lì, non riuscire a vedere cosa stavano combinando gli studenti nel campo da Quidditch.
Al suo fianco invece, Zoey scriveva freneticamente sul foglio e Yulia non se ne stupì nemmeno: Rune Antiche era sempre stata la materia preferita della sua migliore amica.

 

 

Al primo piano invece, il professor David Mc.Narol occupava una delle stanze riservata ai duelli con la sua classe del settimo anno e aveva invitato a salire sulla pedana due studenti a turno, per farli esercitare. Se quelli del quinto anno avrebbero dovuto affrontare i G.U.F.O., per quelli del settimo anno invece c'erano i M.A.G.O., l'esame finale per ogni studente, e il professore voleva che chiunque studente riuscisse bene. Sulla pedana al momento, si stavano dando battaglia Damon e Andromeda, determinati entrambi a trionfare l'uno sull'altro.
- Stupeficium! - esclamò Damon, ma il suo attacco andò a vuoto.
Il Serpeverde si ostinava a urlare i propri incantesimi, perché a detta sua “avrebbero fatto più scena”, ma il professore non era dello stesso avviso. Andromeda si difendeva con incantesimi non-verbali e anche se non aveva ancora attaccato, sembrava essersi ritrovata fin da subito in netto vantaggio.
- Aqua Eructo! - disse ancora e Andromeda sventò per l'ennesima volta l'attacco.
- Levicorpus! 
Damon si ritrovò sospeso in aria a faccia in giù e anche in quella posizione, riusciva ad intravedere il sorriso soddisfatto della Corvonero, prima che pronunciasse il fatidico: - Stupeficium! 
Il Serpeverde volò per la stanza e si arrestò solo ad un passo dal muro, con la schiena a terra e gli occhi chiusi.
- Complimenti, signorina Price – disse il professore, dichiarando concluso il duello. - Un ottima difesa e un altrettanto ottimo attacco. Continui così. 
Sul viso di Andromeda comparve un piccolo sorriso soddisfatto, che non si premurò di cancellare quando incontrò lo sguardo di Damon.
- Oggi hai vinto – l'avvertì lui. - Ma la prossima volta non ti andrà così bene. 

 

 

Nell'aula di fianco, altri studenti dell'ultimo anno si allenavano nell'arte del duello, ma sembravano di gran lunga meno competitivi dei compagni dai quali erano stati separati. O magari era solo un'impressione.
Il motivo che spingeva Diane a non reagire e a subire passivamente gli attacchi di Jude, era ben più oscuro di quanto ci si potesse immaginare. Fu per quello che quando il Tassorosso la disarmò, Diane non reagì e si limitò a tornarsene al proprio posto, senza dire nulla. Jude avrebbe voluto chiederle cos'era successo, se c'era qualcosa che non andava e magari rifare anche il duello, ma da vincitore qual'era doveva rimanere sulla pedana e prepararsi ad affrontare Ishido, il suo prossimo avversario.
- Tutto bene? - Al suo posto però, ci pensò Thea. - C'è qualcosa che non va? 
Diane sospirò, quasi restia a volerle confidare le preoccupazioni che la tormentavano dal mattino, ma poi annuì. - Sono preoccupata per Albus. 
Thea conosceva di fama il fidanzato della Corvonero ed era ben disposta ad ascoltarla, visto il legame che di recente si era creato tra di loro. Si erano incontrate quasi ogni pomeriggio e mentre discutevano dei problemi ambientali che a loro tanto stavano a cuore, ne avevano approfittato anche per conoscersi meglio e ci erano riuscite, a quanto pareva.
- Dice che suo padre è in pericolo, ma si ostina a non dirmi perché. - sbuffò frustrata la Corvonero, sferrando un calcio alla parete vicina a lei.
La Serpeverde fissò il pezzo di intonaco che si staccò e cadde sul pavimento, poi cercò lo sguardo di Diane. - Si preoccupa per gli attacchi al Ministero, esatto? - domandò, con fare misterioso. - Ho sentito che hanno preso particolarmente di mira Harry Potter durante l'ultima battaglia. La Corvonero sembrò quasi cadere dalle nuvole. - Ho saputo che colpivano per uccidere. - le confessò, abbassando improvvisamente il tono della voce. - Ma che Harry Potter stesso ha preferito insabbiare la cosa, per non sollevare inutili preoccupazioni. -
- Ecco perché Albus è così pensieroso e quando ha visto il giornale stamattina, è scappato via. - sussurrò Diane, mentre una smorfia consapevole le attraversò il volto. - Ma tu come fai a saperlo? - domandò subito dopo.
Thea sorrise, con fare risaputo. - Mia madre è una giornalista. - rispose, come se quella sola affermazione avrebbe potuto spiegare tutto. E per Diane, lo fece. I giornalisti erano i primi a sapere le notizie del Mondo Magico ed era grazie a loro che i maghi erano al corrente di cosa succedeva nel mondo. Era naturale che una giornalista sapesse tutti i retroscena di quello che era successo la sera prima al Ministero.
- Tua madre – domandò Diane, cauta. - Ha scritto l'articolo? 
La Serpeverde scoppiò a ridere e fece un cenno negativo con la testa. - Di mia madre so solo che è una giornalista e che di cognome non fa Skeeter. - confessò, nascondendo dietro una falsa risata il fastidio che provava. - Non mi è dato sapere per quale editore lavora. 
Diane la fissò di sottecchi, ma preferì non commentare. Erano amiche, ma se Thea voleva tenere per sé i propri segreti, di certo la Corvonero non avrebbe insistito.
 

 

- Rose era parecchio preoccupata oggi. - confessò Francisco sottovoce, non appena l'occhiata della professoressa Mc.Narol gli scivolò addosso. Era inusuale che un Serpeverde e una Grifondoro si sedettero allo stesso banco, ma quando si trattava di due gemelli, non c'era spazio per le sorprese.
Francisca sollevò lo sguardo dalla pergamena mezza vuota che aveva davanti e posò la piuma, con un sospiro. - Anche Scorpius lo è - disse. - Ha parlato con Albus stamattina e gli ha detto... 
- Che l'attacco era diretto ad Harry Potter, non al Ministero. - terminò per lei Francisco, annuendo nel contempo. - Lo so, è quello che Rose ha detto a me. 
La Grifondoro assunse un'espressione pensierosa e poi diede voce ai dubbi che ronzavano anche nella testa di Francisco. - Ma perché proprio Harry Potter? - domandò, sottovoce. - Chi vorrebbe farlo fuori dopo quello che ha fatto? 
- Ha salvato il Mondo Magico sconfiggendo Voldemort – le ricordò Francisco. - Magari ai seguaci del Signore Oscuro non va molto a genio. 
Francisca lo guardò, incredula. - Non ci sono più i seguaci di Voldemort, dev'essere qualcun'altro. - ribatté Francisca. - Se ci fosse qualche pericolo, questa brillerebbe. 
Si prese tra le mani la ciocca bianca e la indicò a Francisco, anche se il gemello sapeva bene che potere avesse. Li aveva salvati innumerevoli volte, anche dalla più banale caduta. Erano nati con quella ciocca e da che si ricordavano aveva sempre funzionato, li aveva sempre avvisati di qualunque pericolo li minacciasse. Non poteva rompersi o semplicemente smettere di funzionare.
- Ma comunque i Potter non vanno via da Hogwarts, giusto? - domandò Francisca, a voce troppo alta però.
- Certo che no – fece comunque in tempo a risponderle Francisco. - Hogwarts è il posto più sicuro di tutti, Harry Potter lo sa bene. 
- Signor Suarez – esclamò in quel momento la professoressa. - Possiamo prendere parte ai suoi pensieri? 
Francisco scosse la testa, per poi chinarla sul foglio e far finta di aver ripreso a scrivere. Rivolse un'occhiataccia alla sorella.
- Possibile che dei due becchino sempre me? 

 

 

Il duello tra Ishido e Jude non durò che qualche minuto. Il Tassorosso ci mise pochi incantesimi per disarmare l'avversario, anche se era facile capirne il motivo. Nessuno negava che Jude fosse bravo, ma Ishido sembrava non essersi impegnato a fondo, preso da chissà quale pensiero.
- Ishido, giusto? - domandò Jude, avvicinandosi al compagno una volta finito il combattimento.
- Esatto. - rispose l'altro, senza accennare a smuovere lo sguardo dal cielo al di fuori dalla finestra.
- Sei bravo nei duelli di solito. - L'occhiata che il Corvonero gli rivolse, gli fece pensare che non doveva aver detto proprio una cosa simpatica e Jude si maledì. - Cioè, v-volevo dire... - Quando mancavano le parole, al Tassorosso riusciva ancora più difficile fare conversazione con uno sconosciuto dallo sguardo così intimidatorio come quello di Ishido poi.
- Si, ho passato momenti migliori. - concluse il Corvonero, sbuffando. - Non mi hanno eletto Capitano quest'anno e quindi... 
- Stai protestando perché non ti hanno eletto? - domandò Jude, incredulo.
Ishido spalancò gli occhi. - Come lo hai capito? 
- Nathan Switch ha protestato per lo stesso motivo. - confessò Jude, nascondendo un sorriso. - Da lì è nata la sua campagna di scherzi contro il mondo. 
Gli occhi di Ishido si chiusero a fessura. - Campagna di scherzi? - domandò, sospettoso. - Sono stati loro a sabotare la nostra festa del Quidditch, l'anno scorso? 
Jude si grattò la nuca, imbarazzato. - Probabile? - rispose, anche se la sua affermazione assunse naturalmente un tono interrogativo, dovuto alla tensione.
- Campagna di scherzi. - ripeté Ishido, dimenticando tutto d'un tratto per cosa stesse protestando pochi minuti fa. - Nathan Switch. - aggiunse subito dopo, sfregandosi le mani.
Jude impallidì e si pentì all'istante di aver fatto il nome dell'amico, e di essere sempre così disgustosamente e pericolosamente gentile.

 

 

La sconfitta contro Andromeda bruciava a Damon e per lui non era nemmeno difficile ammetterlo. Non era un Grifondoro e non era l'orgoglio ferito che lo faceva borbottare da più di due ore improperi a filo di labbra. Era la consapevolezza in sé di essere stato battuto a tormentarlo.
Batté con forza un piede per terra e un pezzo di mattonella si staccò, volando lungo il corridoio e atterrando davanti ai piedi di una studentessa. Damon riuscì appena a guardare sconvolto il pezzo di mattonella saltato via, rivelando il disegno stilizzato di una testa di leone, che Angel strabuzzò gli occhi e gli puntò un dito contro.
- Black! - lo assalì, avanzando a passo di carica. - Non sapevo che uno dei nuovi passatempi da serpi fosse rompere i pavimenti del nostro corridoio. 
- Stark. - ribatté lui sprezzante. - L'egocentrismo di voi Grifoni non è famoso quanto il vostro coraggio che amate tanto decantare. 
La Caposcuola incrociò le braccia. - Non mi freghi con i tuoi paroloni. 
Damon roteò gli occhi al cielo. - Non volevo rompere il pavimento. - Sbuffò. - Non so neanche come ha fatto a rompersi. 
Angel sogghignò. - Questo non lo so nemmeno io – ammise. - Ma il fatto che si tratti del pavimento del corridoio della nostra sala comune... - Lasciò la frase in sospeso e concesse a Damon di trarre le proprie conclusioni da solo. - Guarda caso – continuò, solo quando il Serpeverde aveva spalancato gli occhi. - Mio fratello è al campo da Quidditch proprio in questo momento. 
- Non oserai, Stark! - l'ammonì lui, improvvisamente furioso.
- Ma come – disse tranquillamente Angel. - Dovresti essere esperto in punizioni, Black. - Fissò il pavimento, ma sembrò che la testa del leone passasse inosservata, e sorrise. - Qualcuno avrà un problema – canticchiò tra sé e sé, lasciando Damon impalato in mezzo al corridoio e tornando sui propri passi.
- Andiamo, Stark. Non puoi farmi questo! - protestò il Serpeverde, correndole dietro, la testa del leone che sembrava quasi studiarli.

 

Angolo d'autrice:

Innanzitutto, scusate per il ritardo! Non era mia intenzione aspettare fino ad oggi e prometto sollennemente di provare a non farvi più aspettare per così tanto tempo!
Passando al capitolo... Non sono sicura che il titolo abbia molto senso, ma ho provato ad unire le due materie principali del capitolo ed è venuto fuori quello (?). E per l'articolo si, era quella la sorpresa che vi avevo accennato nel precedente capitolo. Non si capisce molto, ma sono certa di avervi dato un assaggio abbastanza concreto di quello che ho intenzione di farvi succedere. E piccola promessa: non me ne vogliano gli altri, ma il prossimo capitolo sarà dedicato ai quattro eroi. Uno dei pochi, ci tengo a precisare, perché non voglio rubare spazio a nessuno, ma questo piccolo spazio riservato solo a loro servirà anche a voi, credetemi! E spero comunque di riuscire a coinvolgere anche voi, ma non è un problema di cui voglio preoccuparmi adesso!
Mi auguro di aver interpretato al meglio i vostri personaggi e niente, ditemi che ne pensate del capitolo!
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Problemi di insonnia ***


 Problemi d'insonnia 

 

L'incappucciato si aggirava per i corridoi di Hogwarts ed era agile e furtivo tanto quanto lo era un gatto ad un passo dal ghermire la propria preda.
La luna piena illuminava il castello e gli conferiva un'aria minacciosa, diversa da quella che gli studenti erano abituati a conoscere e ad apprezzare, sin da quando avevano messo piede per la prima volta nella scuola.
La figura nera aveva un obiettivo preciso. Strisciava contro i muri, scivolava sugli scalini e si nascondeva nell'ombra, per sfuggire alle ronde dei Prefetti e agli occhi attenti dei Caposcuola. Studiava ogni stanza, senza alcuna eccezione, per poi ricominciare con quella successiva, in un gioco senza fine.

 

 

Ebony spalancò gli occhi e la sua espressione smarrita si scontrò con l'azzurro del soffitto, che pareva quasi nero.
Era stordita e tremendamente confusa. Non capiva cosa l'avesse svegliata, nessun rumore sembrava aver disturbato la quiete della sua camera e le sue compagne di stanza continuavano tranquillamente a dormire.
Si tirò seduta e si appoggiò con la schiena alla testata del letto. Il richiamo improvviso di un gufo la fece sobbalzare ed Ebony si strinse le coperte al petto. Non sapeva cosa l'avesse svegliata, ma sapeva che per quella notte non sarebbe più riuscita a chiudere occhio.

 

 

La camminata dell'incappucciato e la sua ricerca si erano fatte frenetiche. Non trovava quello che cercava e quel fallimento sembrava disturbarlo profondamente. Solo quando si ritrovò finalmente davanti alla porta della biblioteca, riuscì a tirare un sospiro di sollievo, attutito dal cappuccio.
Con una mano spinse il portone e questo si aprì con un cigolìo, che rimbombò per il corridoio vuoto.

 

 

Amber si rigirava da ore nel letto, sbuffando. Le coperte erano calde, anche se ormai gli inizi di Novembre avevano reso l'aria autunnale più fredda, e il cuscino duro come il marmo. Dopo averlo preso a pugni, Amber ci si buttò di faccia e sbuffò di nuovo. Dovette risollevarsi subito però, per non soffocare, e un movimento improvviso fuori dalla finestra la fece sobbalzare. I vetri erano aperti, quando la Grifondoro era convinta di averli chiusi lei stessa prima di andare a letto. Si sollevò con circospezione e dopo aver dato una rapida occhiata nel cortile, chiuse la finestra e girò con forza la maniglia. Aveva il respiro corto, ma rimase con la mano bloccata e lo sguardo vacuo, mentre il freddo le faceva venire la pelle d'oca.
Qualcosa le diceva che non sarebbe più riuscita ad addormentarsi, per quella notte.

 

 

La maggior parte dei libri della biblioteca era sparsa alla rinfusa sul pavimento, ma l'incappucciato continuava a cercare. Sfogliava un libro, prendendolo a caso dallo scaffale, e poi lo gettava puntualmente a terra, scontento. I tomi sembravano non soddisfare la sua curiosità, ma la sua ricerca testarda continuava, senza sosta. Doveva trovare quello che stava cercando. Ne andava della felicità del suo Signore.

 

 

Dakota sollevò lo sguardo dalla rivista che stava sfogliando e studiò con aria annoiata l'intera sala comune dei Serpeverde. Il giorno dopo sarebbe stato sabato, non ci sarebbe stato il problema delle lezioni, e Dakota era determinata ad andare a letto solo quando avesse terminato di leggere quell'articolo su una speciale maschera di bellezza babbana.
Fissò il fuoco che crepitava nel camino e anche se la fiamma donava alla stanza luce e tepore, Dakota rabbrividì. Sentì freddo alla nuca e si girò, con le sopracciglia aggrottate e gli occhi a fessura. Le succedeva sempre quando qualcuno la osservava, ma in quel momento non c'era nessuno lì con lei. Era sola.
Chiuse la rivista. La maschera di bellezza aveva perso improvvisamente tutta la sua importanza e in compenso, Dakota aveva guadagnato una certa ansia, che la infastidiva. Si appoggiò allo schienale della poltrona e chiuse gli occhi. Non aveva sonno. E probabilmente non sarebbe riuscita a dormire, quella notte.

 

 

L'incappucciato si fermò davanti alla Sezione Proibita e sfoderò la bacchetta. L'appoggiò al chiavistello e subito la serratura scattò, permettendogli d'entrare. Quella volta si diresse subito verso un punto ben preciso, ma non fece in tempo a cercare nulla. La luce della lanterna lo spaventò e gli strappò un'esclamazione soffocata, seguita da un'imprecazione. Il Guardiano doveva averlo scoperto e quella non era decisamente una bella notizia. L'incappucciato si avvolse su stesso, ma l'uomo sopraggiunto di corsa riuscì lo stesso a vederlo. Non lo riconobbe e non poté fare niente per impedire che si smaterializzasse. Quella sparizione lo aveva colto di sorpresa, gli aveva ghiacciato il sangue delle vene e la mente si ostinava a negare quello che gli occhi avevano appena visto: da che si ricordava, non ci si poteva smaterializzare ad Hogwarts.

 

 

Blake non aveva mangiato quella sera ed era anche riuscito ad avere una brutta discussione con Nathan. Non gli importava più di tanto che il compagno di stanza non gli parlasse, non erano amici dopotutto, ma lo spaventava la facilità con la quale si era arrabbiato. La luna piena era appena passata e in quel periodo di solito era piuttosto tranquillo. Quel giorno però, da quando si era svegliato fino a sera, l'aveva assalito un brutto presentimento che non l'aveva ancora lasciato in pace.
Era appoggiato alla balaustra della Guferia e fu il primo a vedere le luci accese della biblioteca e la figura del Guardiacaccia che correva nel corridoio. E a dare l'allarme.

 


Angolo d'autrice:
Il capitolo è abbastanza corto, me ne rendo conto, ma anche se non sembra ci sono vari aspetti importanti concetrati qui. E in compenso, il prossimo capitolo è praticamente pronto e arriverà venerdì, senza problemi! Spero che l'intreccio non risulti incomprensibile o quant'altro, perché mi sto davvero impegnando per rendere questa storia completa da tutti i punti! E ovviamente spero di aver reso bene i vostri personaggi!
Ringrazio che pazientate, ma ora c'è la scuola in mezzo e neanche a dirlo apposta, ora devo andare a calcolare la velocità del suono e pesare uno spaghetto (?) per fisica, quindi vi saluto!
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Di balli, inviti non previsti ed eserciti d'ombra ***


 Di balli, inviti non previsti ed eserciti d'ombra 

 

Il mattino dopo, nessuno si muoveva per i corridoi. Non c'erano chiacchiere, né risate. Un pesante silenzio sembrava aver circondato l'intero castello e tutti gli studenti, riuniti al completo in Sala Grande. La preside studiava con occhio critico tutta la stanza, senza risparmiare le sue occhiate penetranti nemmeno ai professori, e Amber era certa di sapere già cosa avrebbe detto.
- La notte scorsa – esordì la preside, intrecciando le dita. - Il Guardiacaccia ha sorpreso un intruso nella biblioteca. - Le chiacchiere a fior di voce degli studenti rimbombarono per la stanza e alla preside bastò un gesto per quietarle. - Non sappiamo il perché abbia messo a soqquadro la biblioteca – continuò la donna. - Ma sappiamo che è riuscito a smaterializzarsi da Hogwarts per fuggire. 
Dakota spalancò gli occhi e prese a torturarsi una ciocca di capelli. La sensazione di angoscia della sera prima non l'aveva abbandonata e anche se poteva essere sciocco crederlo proprio da parte sua, aveva il terribile sospetto che era quella la causa del suo malessere.
Gli studenti erano divisi per casata e per anno, i più piccoli davanti e i più grandi dietro. Dalla sua posizione, Dakota intercettò lo sbadiglio di Ebony e le occhiaie di Amber, ma scacciò quelle assurde considerazioni dalla testa non appena si rese conto di quello che stava pensando. Erano una Grifondoro e una Corvonero. Di certo non ci avrebbe mai parlato.

 

 

- Hanno organizzato un ballo in maschera per Halloween! - annunciò Alice, con quanto fiato aveva in gola. Non sembrava l'unica estremamente contenta per quella notizia e la maggior parte delle persone avevano dimenticato alla svelta cos'era successo la notte prima. Un intruso si era introdotto nella scuola e aveva messo a soqquadro la biblioteca. Non era niente in confronto all'incredibile annuncio che aveva fatto la preside in Sala Grande, quella mattina. Aveva avvisato che ci sarebbero state delle indagini su quanto era avvenuto e sulla figura che si era smaterializzata e aveva anche reintrodotto una specie di tradizione, in voga dai tempi dei Fondatori, ma poi dimenticata.
- Il Ballo del Triglifo? - ripeté Caroline, storcendo il naso.
Il nome non era di certo il massimo, ma se c'era di mezzo un ballo, la Corvonero non si sarebbe tirata indietro per nessuna ragione.
Alice annuì, con un enorme sorriso. - Lo ha spiegato il professore alla lezione di Storia della Magia ed è stata la prima volta che non mi sono addormentata mentre parlava! - esclamò, facendola passare per una piccola conquista che Caroline comprendeva alla perfezione. Era impossibile non addormentarsi alle lezioni di Storia della Magia. - Tre balli distribuiti in tre giorni diversi dell'anno – spiegò Alice, con gli occhi che luccicavano dall'emozione. - E la preside ha deciso per la notte di Halloween, quella di San Valentino e quella prima dell'ultimo giorno di scuola. 
- Chi è San Valentino? - domandò Caroline, tradendo le sue origini di Purosangue.
- Tra i babbani è conosciuto come la festa dell'amore – spiegò Alice, con altrettanto entusiasmo. - Il giorno perfetto per chi è fidanzato. Il sogno di tutte le coppie. 
La piccola Corvonero non si accorse dell'occhiata consapevole che era apparsa per un breve istante sul volto di Caroline, ma non ce ne fu bisogno, perché la ragazza le prese un braccio e glielo tirò.
- I ragazzi fanno dei regali alle ragazze, giusto? - Come sempre aveva capito tutto.
- Ma anche le ragazze possono. - disse Alice, confermando i pensieri di Caroline.
Un piano perfetto si fece strada nella mente della Corvonero, ma questa volta non lo espresse ad alta voce. Mancavano mesi a quella data e Caroline avrebbe avuto tutto il tempo di prepararsi. Per farlo cadere finalmente ai suoi piedi.

 

 

Dominique teneva stretto tra le mani un biglietto, che le era arrivato quella mattina quando ancora si stava preparando nel suo dormitorio. Con la riunione improvvisa e il discorso della preside, non aveva ancora fatto in tempo a leggerlo, ma avrebbe rimediato subito. Si appoggiò con la schiena alla parete e aprì il biglietto, nascondendo un sorriso quando lesse anche l'ultima riga.
- Non me lo dire – pregò Ebony, raggiungendola con le mani giunte. - Nathan ti ha invitata al ballo di Halloween, giusto? 
La Grifondoro annuì. - Come minimo si dimenticherà i pantaloni. - commentò, con una smorfia.
- Non lo negare – la richiamò però Ebony. - Ti piace quando inciampa nelle sue stringhe slacciate e quando si presenta a lezione con la maglia del pigiama. 
- Mi fa ridere, certo – sospirò Dominique. - Ma ho paura che possa mettermi in imbarazzo davanti a tutti. 
- La Weasley più bella del suo anno lo considererebbe un affronto bello e buono. - scherzò Ebony, tirandole una leggera gomitata nel fianco. L'istante dopo uno sbadiglio sfuggì al suo controllo e le provocò delle lacrime agli occhi, che la Corvonero scacciò sfregandoseli.
- Non hai dormito stanotte? - le chiese Dominique, preoccupata. - Non mi dire che stai già studiando fino a tardi, vero? 
- Mi conosci – mentì Ebony. - Sai cosa farei per rimanere alla pari con il programma. -
- Per essere la prima della classe, vorrai dire. 
- Oh no. - Ebony scosse la testa, ridendo. - Quel primato lo lascio a Caroline. 

 

 

Amber ed Angel era sedute sul divano della sala comune dei Grifondoro, ai lati di Thalia. Ross era coricato sul tappeto rosso e Yulia era appollaiata sul bracciolo della poltrona, con un libro in mano.
- Andrò alla festa da sola - decise Angel, con uno sbuffo.
Yulia alzò lo sguardo dal suo libro. - Perché? - domandò, stupita. Angel le indicò prima Thalia. - Lei ci andrà con Louis – spiegò, con un sorriso. Dal giorno prima non si erano più parlate, ma era chiaro che le due Grifondoro avessero fatto pace. Condividevano la sala comune da sei anni e per cinque erano state in camera insieme, non si sarebbero perse di vista per una giornata iniziata male e per un'affermazione che Angel non avrebbe dovuto fare. - E Ross sta solo aspettando il momento migliore per chiederlo ad Amber, quindi. 
Il Grifondoro si tirò su di scatto, incredulo che l'amica lo avesse detto davvero ad alta voce, e stupito, perché in fin dei conti non lo aveva confessato a nessuno, e andò a sbattere con la testa contro lo spigolo del tavolo. - Angel! - ringhiò, con una mano premuta sul capo. - Non cambierai mai! 
Lasciò la sala comune a passo di carica, mentre Thalia scuoteva la testa. - Possibile che tu non riesca a trattenerti? 
Angel però stava guardando Amber con espressione supplichevole e sembrava chiederle con lo sguardo “aiutami”. La Grifondoro arrossì impercettibilmente, ma poi prese un respiro profondo e si alzò. Yulia seguì i suoi movimenti e quando capì che stava davvero correndo dietro a Ross, batté le mani. - È quello che penso io? - chiese, scambiando un'occhiata maliziosa con Angel.
Thalia annuì vigorosamente. - Due Grifondoro al ballo di Halloween andranno – canticchiò, guardando con una certa soddisfazione Angel.
L'aveva perdonata, visto anche che Louis quella mattina le aveva chiesto scusa e le aveva proposto di essere la sua dama per il ballo di Halloween, ma nessuno le vietava una vendetta amichevole, giusto?

 

 

- Jude Anderson ti ha davvero chiesto di andare al ballo con lui? - urlò Althea, spaventando un fantasma che stava passando proprio vicino a loro. Nick-Quasi-Senza-Testa se ne andò indispettito, ma la Serpeverde non ci fece minimamente caso. - Non hai intenzione di andarci, vero? - aggiunse subito dopo e inorridì quando vide Lynne annuire.
- Sarà divertente – affermò. - E sono convinta che sia la prima volta che Jude faccia una cosa del genere; deve essergli costata fatica ed imbarazzo, poverino. 
- Ci vai perché ti fa pena. - chiarì Dakota, strappando la lettera dalle mani di Lynne e leggendola con curiosità. Non fece in tempo a finirla, perché Lynne se la riprese. 
- Certo che no - ribatté. - Ci vado perché è stato il primo ad invitarmi. - Un sorriso le curvò le labbra. - E poi perché è carino. - Puntò il dito contro le sue amiche.
- Osate negarlo? - Althea scosse la testa e Dakota nascose una smorfia, ma non si mosse.
- Certo che no – precisò Althea, ma quando si rese conto che aveva ripetuto le parole di Lynne, riformulò. - Ovviamente no. 
Lynne guardò Dakota e quando anche questa annuì, fece un sospiro. - Insomma, è portiere nei Tassorosso, è un anno più grande di me ed è così tenero quando arrossisce. 
Dakota si infilò due dita in bocca e fece finta di vomitare. - Carino quando arrossisce? - ripeté, subito dopo. - Ti si è fuso il cervello? 
- Non sono parole che direbbe una Serpeverde. - le diede man forte Althea, stupendo anche se stessa. Althea e Dakota erano in competizione serrata dal primo anno, anche se fingevano di essere amiche, ed erano rare le volte in cui si davano ragione.
- Non parlo da Serpeverde, ma da adolescente che è stata invitata ad un ballo prima di voi – considerò Lynne, con un sorrisetto sulle labbra. - Quando mi presenterete i vostri cavalieri alla festa, forse vi darò il permesso di commentare le mie scelte. Ma prima di allora... 
Fece un cenno di saluto alle due Serpeverde e se ne andò, continuando a sorridere.

 

 

Blake si chiuse la porta dell'aula di astronomia dietro di sé con un sospiro, ma non fece molti passi. Rimase fermo sulla soglia, perché non poteva fare altrimenti. Non gli bastava essere un lupo mannaro, dover condividere con quella maledizione e con l'impossibilità di essere capito dalla maggior parte della gente. Doveva anche prendersi una sbandata per la professoressa di Astronomia. 
Maybe Ryana Dumas possedeva ancora lo spirito di una ragazzina e lei stessa lo era infondo, nei suoi lineamenti vagamente infantili e nella sua convinzione che il mondo era davvero troppo bello per provare anche solo ad odiarlo. Per la ex Corvonero, ogni giorno c'era qualcosa di nuovo da scoprire, qualcosa da accogliere con un sorriso sulle labbra e la speranza che la sorpresa duri abbastanza prima di quella successiva. Era quello che aveva conquistato Blake sin dal principio. Tutti i ragazzi prendevano Maybe come punto di riferimento e anche se il suo titolo da professoressa era ben in mostra sulla sua cattedra, era la sua parte ancora studentessa a rispondere alle loro domande e a risolvere i loro problemi. Il Tassorosso, che a soli sedici anni aveva sofferto molto più che la maggior parte dei suoi coetanei, era attratto dalla ragazzina che era in lei, da quel suo essere costantemente tra le nuvole e il rifiutarsi di scendere, da quel suo amore incondizionato del mondo che Blake al contrario aveva finito per odiare.
Erano l'opposto ed erano uno studente e una professoressa, ma Blake non poteva farci niente. Si era innamorato. Da quando aveva notato che Maybe rivolgeva la maggior parte degli sguardi a lui, durante le lezioni. Da quando lo aveva invitato nel suo ufficio, un pomeriggio, per discutere del suo ultimo compito assegnato e poi avevano finito per parlare di tutt'altro. Ma era stato quando Maybe gli aveva fatto capire che lei sapeva cos'era lui, ma che nonostante tutto non voleva scappare, voleva addirittura provare a conoscerlo meglio, aveva convinto Blake e gli aveva fatto capire che era spacciato. Si era innamorato di una professoressa. E Maybe Ryana Dumas lo ricambiava.

 

 

- Ho invitato Dominique al ballo – esclamò Nathan, spalancando la porta del dormitorio. - E lei ha accettato! 
Christian abbandonò alla svelta il tema di Pozioni che doveva finire per girarsi verso l'amico. - Lo sapevo che sarebbe cascata ai tuoi piedi! - festeggiò, assestandogli una pacca sulla spalla.
Nathan ricambiò il sorriso. - Ne ero convinto anche io! Per questo non mi sono mai arreso! 
- Hai fatto bene. - confermò Christian.
- Tu invece chi hai invitato? - domandò Nathan, accingendosi a cambiare maglione.
Christian sorrise e si grattò la nuca, imbarazzato. - Lo vedrai. - si limitò a dire.

 

 

- Caroline Hastings? - esclamò Nathan, forse a voce troppo alta, quando la ragazza si avvicinò a loro, vestita di tutto punto.
La Sala Grande era addobbata alla perfezione, decine di zucche arancioni erano disseminate per la stanza e la luce delle candele era soffusa, adatta all'atmosfera di Halloween.
- Caroline il vampiro. - si presentò la Corvonero, passandosi la lingua sui canini affilati.
Nathan scosse il capo e prese Christian da parte. - Perché hai invitato lei? - gli domandò, sottovoce. - Lo sai benissimo perché ha accettato. -
- Non lo so, invece – ribatté Christian, sicuro. - E non è per quello che stai pensando. Mi chiamo Christian e non Blake. 
Quando il Tassorosso tese la mano alla Corvonero e la invitò a ballare, Nathan scosse la testa. Era proprio quello il problema.
 

 

Ebony e Fred erano seduti in disparte, alla tavolata che di solito era di dominio Grifondoro, e parlottavano tra loro della festa, dei costumi, dei loro amici, e neanche a farlo apposta, proprio in quel momento Thalia si presentò vicino a loro, con l'orlo della bocca sporco di sangue finto e un vestito da maggiordomo zombie addosso. Quando invitò Fred a ballare, Ebony non si indispettì, anzi. Voleva a tutti i costi diventare amica della Grifondoro. Era a conoscenza del legame tra Thalia e Fred e del tempo che i due ragazzi avevano passato insieme prima che si intromettesse lei, e la Corvonero non voleva assolutamente rovinare il loro rapporto. Era un po' gelosa, certo, ma per quieto vivere avrebbe sopportato volentieri.
Si guardò con una smorfia l'anonimo abito da strega che indossava e rimpianse di non aver avuto la creatività che molte sue compagne di casa avevano invece dimostrato. Lei era una Corvonero, aveva fantasia da vendere, perché in quel periodo non riusciva concentrarsi su altro che non fossero gli incubi che la tormentavano? E pensare che è iniziato tutto con una figurina.
La folla di studenti che ballavano si arrestò in quel momento e si ammassarono verso il portone della Sala Grande. Ebony si alzò a sua volta, ma dovette salire in piedi sulla panca per poter vedere qualcosa. Quando riconobbe le due persone che varcarono la soglia della porta, capì il perché di tutto quel trambusto: Harry Potter e Ronald Weasley avevano deciso di partecipare alla festa di Halloween di Hogwarts.

 

- C'è mio padre! - aveva esclamato James Potter, lasciando la mano di Zoey all'istante e fiondandosi verso di lui.
La Grifondoro non se l'era presa e aveva seguito subito il fidanzato, per salutare a sua volta. Il signor Potter la conosceva ed era sempre stato gentile con lei, quando James aveva deciso di ospitarla a casa loro per un periodo di vacanza.
- Salve signor Potter. - esclamò, stringendo la mano che Harry le porgeva. - La trovo bene. 
- Ciao Zoey. - Il sorriso di Harry era affabile come sempre, ma sembrava anche molto stanco, come se qualcosa non l'avesse fatto dormire la notte. O qualcuno.
- Come mai qui? - domandò James, dopo averlo abbracciato.
Scambiò un cinque alto con Ron e fu proprio Weasley a rispondergli. - Semplice curiosità – affermò. - Ai nostri tempi, non organizzavano balli molto spesso. 
- Per fortuna. - aggiunse Harry, strappando un sorriso a tutti i presenti.
In quel momento arrivò anche Albus, trascinandosi dietro Diane, e la riunione di famiglia fu al completo quando li raggiunse anche Lily, da sola. Zoey e Diane si fecero subito in disparte e si sorrisero, nonostante non si conoscessero neanche.
- Si dice cognata, vero? - domandò Zoey ad un certo punto, studiando pensierosa Lily e il padre che si abbracciavano.
- Scusa? - domandò Diane, colta alla sprovvista.
- Tu sei la fidanzata di Albus, io sono la fidanzata di James – spiegò Zoey. - Albus e James sono fratelli. Se un giorno ci sposassimo, diventeremmo cognate? 
La Corvonero deglutì. - Non è un po' troppo presto per parlare di matrimonio? - protestò, con voce stridula. Il pasticcio di patate che aveva mangiato a cena si fece improvvisamente sentire.
Zoey fece spallucce e si allontanò, dopo aver intravisto la figura della sua migliore amica, e Diane si portò una mano al petto sospirando, finalmente sola. Lei ed Albus a malapena si scambiavano effusioni in pubblico, lo avevano deciso loro. Come potevano anche solo pensare al matrimonio?

 

 

La biblioteca a quell'ora della sera sarebbe dovuta essere chiusa, ma una luce era ancora accesa. Skylight era seduta su una poltrona davanti alla finestra, con un libro aperto sulle gambe e lo sguardo fisso sulle pagine. In realtà non stava leggendo, il chiacchiericcio dei compagni, impegnati alla festa di Halloween arrivava fino a quella stanza, attraversava i muri ed era pesante da poter ignorare.
- Ero certa di trovarti qui, sai? 
La voce di Andromeda la colse di sorpresa e quando la Tassorosso notò come la ragazza era vestita, arrossì. Il vestito della Corvonero era corto, Skylight non riusciva nemmeno a capire cosa rappresentasse. Riusciva solo a pensare che era davvero bella e che lei indossava le sue scarpe da ginnastica grigie, quelle che non si rovinavano nemmeno se le facevi cadere in una buca di fango e poi le frullavi nell'acido.
Andromeda la fissò per un po', in silenzio, poi le levò il libro dalle mani e la tirò su per un braccio. - Tu ed io adesso andiamo alla festa. - affermò risoluta, abbandonando la biblioteca senza nemmeno preoccuparsi di spegnere la luce.
- Ma io sono in jeans! - protestò Skylight, provando ad opporre resistenza.
- Meglio per te – affermò la Corvonero, accelerando il passo. - Vincerai sicuramente il premio “perfetta te stessa”. 
- C'è un premio “perfetta te stessa”? - domandò Skylight, incredula.
Andromeda sorrise, attenta a non farsi vedere. Aveva fatto bene ad andare a cercare quella Tassorosso, infondo.

 

 

Annelise sorseggiò il bicchiere di punch che aveva in mano e trattenne a stento una smorfia. La Tassorosso sperava che il sapore fosse meglio del terribile colore rosso sangue, ma evidentemente si sbagliava. Lo appoggiò sul tavolo del buffet e subito una mano l'afferrò. Jude lo bevve tutto d'un sorso e per Annelise non fu difficile capire il perché. Era paonazzo, con le guance arrossate e i capelli leggermente sudati. Doveva aver ballato fino a quel momento.
- Ti stai divertendo con la Robinson? - domandò Annelise, storcendo il naso.
Ancora non riusciva a crederci che Jude avesse voluto fare da cavaliere proprio ad una Serpeverde. Annelise era sua amica e sapeva bene che il Tassorosso non era bravo a parlare con le ragazze così come lo era a parare la Pluffa sul campo da Quidditch ed era rimasta particolarmente sorpresa quando le aveva riferito che Lynne aveva accettato di accompagnarlo.
- La trovo così pacata, così tranquilla – ammise Jude, con un sorriso. - È diversa da tutte le altre Serpeverde e questo... 
- Ti piace. - concluse Annelise, con un sorriso furbo ad incurvarle le labbra.
- Non volevo dire questo, volevo dire... 
- Ti attrae. - riprovò Annelise, ridendo dell'espressione scocciata che fece il Tassorosso. - Andiamo Jude, sto scherzando. - Gli spolverò la giacca con una mano. - Mi sembra giusto che un così bel ragazzo come te abbia fatto colpo. - Sospirò. - Lei è carina infondo. - ammise, anche se dovette impiegare tutta la sua forza di volontà per fare uscire quelle parole dalla sua bocca.
Jude annuì. - Ne sono convinto. - Appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo e si stirò la camicia. - Ci vediamo. - esclamò, tornando da Lynne. - E salutami Lorcan quando lo vedi! 
Annelise scosse la testa e guardò in un preciso lato della stanza, là dov'era certa di trovare Lorcan insieme al gemello e al suo migliore amico Ishido. Lo aveva visto, ma non aveva nessun intenzione di salutarlo.

 

 

Thea sbuffò, di nuovo, e provò a cercare lo sguardo di Damon.
- Sicuro di non voler ballare? - ritentò, per l'ennesima volta, ma l'amico era irremovibile.
- Perché non chiedi a Diane di ballare? - propose Damon, ironico. - Siete così in sintonia ultimamente. 
La Serpeverde gli rubò le corna che aveva in testa, per protesta, e le indossò. - Non hai alcun motivo di essere geloso, diavoletto – lo tranquillizzò, sorridendo apertamente. - Sei sempre tu il mio migliore amico. 
- E chi ti dice che sono geloso? - borbottò Damon, riprendendosi le corna.
Quel vestito non l'aveva scelto lui, il Serpeverde non voleva nemmeno mascherarsi quella sera. Sarebbe venuto volentieri in jeans e camicia, come aveva fatto una ragazzina di Tassorosso non molto distante da loro. Sembrava tutto sommato a suo agio nei suoi panni di tutti i giorni e Damon la invidiava, anche se si ostinava a rimanere zitto e a non farlo capire a Thea. Era stata proprio l'amica a consigliargli quel costume e a costringerlo ad indossarlo.
- Vi siete messi d'accordo? - domandò Thea in quel momento, indicando una ragazza vestita da angelo dall'altra parte della stanza.
Il bianco del tessuto era appena più chiaro dei suoi capelli e sembrava evidenziare ancora di più il viola dei suoi occhi. È una visione pensò Damon e se non ci fosse stata Thea lì vicino che lo guardava, molto probabilmente avrebbe anche spalancato la bocca dalla sorpresa.
- È una Grifondoro. - lo informò la Serpeverde. - Ma scommetto che smania dalla voglia di ballare. 
Damon la guardò. - Non tutte sono cocciute come te. - ribatté però, distogliendo lo sguardo.
Sapere che era una Grifondoro non lo aveva deluso come si aspettava. Non conosceva nessuna Serpeverde, nemmeno Thea che era indubbiamente bella, affascinante tanto quanto lo era quella ragazza.
- Determinata, prego – lo corresse Thea. - E pensa che si chiama Angel. 
Angel e Damon. L'angelo e il diavolo. Il Serpeverde scosse la testa e si rifilò un pugno sulla gamba. Che genere di pensieri erano quelli?

 

 

Francisco guardava svogliato la sorella che volteggiava per la sala, tra le braccia di Scorpius. Per l'ennesima volta, non poteva che rammaricarsi di non essere così bravo anche lui a ballare. Malfoy doveva aver ricevuto una rigida educazione sin da piccolo, visto le sue origini di rinomato Purosangue, ma era comunque inaccettabile che alla sua età sapesse muoversi così bene. Rose aveva provato a ballare con Francisco, ma le era bastato un pestone di troppo, per scappare via e correre tra le braccia del padre, che era entrato da qualche minuto nella sala, accompagnato da Harry Potter. Harry Potter ad Hogwarts. Se la notizia aveva stupito la maggior parte degli alunni, aveva trovato Francisco indifferente. Era il Salvatore del Mondo Magico, lo avevano capito tutti, ma non c'era bisogno di indicarlo e di omaggiarlo ogni volta che cambiava stanza.
- Ehi Fran – lo chiamò la sorella, prendendolo per un braccio e conducendolo in pista. - Fammi ballare. 
Il fratello, anche se riluttante, annuì e piegò la testa, per studiare attentamente i passi della sorella. - Non trovi sia una festa fantastica? - domandò, ma senza aspettarsi davvero una risposta. - Mi sto divertendo un mondo. 
Francisco roteò agli occhi e fece una smorfia, che invece ostentava tutto il suo divertimento.
- Scorpius è andato a prendermi da bere – gli comunicò lei, ignorando il suo sguardo. - Vuoi qualcosa? 
Il Serpeverde però non rispose, si bloccò a metà piroetta. Il suo sguardo si era fatto vacuo e Francisca poteva giurare di averlo visto impallidire sotto ai suoi occhi, ma di certo era solamente uno scherzo delle luci. - Che hai? - domandò, guardandosi indietro. - Che succede? 
Francisco le prese la ciocca bianca e gliela mostrò. Tutti sapevano della particolare dote dei due gemelli: la ciocca bianca, quella con la quale erano nati, si illuminava ogni volta che c'era un pericolo. Bastava una buccia di banana sul pavimento per attivarla, ma quella volta Francisca aveva l'impressione che fosse qualcosa di ben più grave. Perché quando le candele si spensero, una ad una, rimase, insieme a quella del gemello, l'unica luce della stanza.

 

 

Prima che le luci si spegnessero, qualche attimo prima che il finimondo scoppiasse in Sala Grande, Ishido tentava di convincere Lorcan di andare a parlare con Annelise. Sapeva che il suo migliore amico aveva litigato con la sua ragazza e si sentiva anche un po' in colpa, perché era successo per colpa sua.
- Non ho litigato con Annelise per te – ribadì Lorcan, per l'ennesima volta. 
- Figuriamoci se si mette a discutere con qualcuno per passare del tempo con te. - gli diede manforte Lysander, con lo sguardo talmente serio, che Ishido si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere.
- Devi parlarci invece. - sostenne Molly, sbuffando. - Se fossi in Annelise ti avrei già fatto fuori, perché avresti dovuto farlo giorni fa. 
Lorcan le scoccò un'occhiataccia. - Ci ho litigato ieri l'altro. -
- Sono già quarantotto ore di ritardo, peggio di quello che mi immaginavo. - commentò Molly, senza arretrare di un centimetro. Gli mise le mani sulle spalle e lo spinse. - Perciò muoviti. -
Mentre Lorcan si avviava, con passo tremolante, alla ricerca di Annelise, Lysander si accostò a Ishido. - Sbaglio o Dakoto Doutzen sta venendo da questa parte? - domandò, indicandogliela. La Serpeverde si stava avvicinando a passo da carica e dallo sguardo non prometteva niente di buono.
- Che vuole quella? - domandò a sua volta Ishido, turbato.
Quando Dakota gli fu davanti, l'ombra di divertimento per Lorcan che lo aveva animato fino a quel momento, era scomparsa.
- Balliamo? - La proposta di Dakota era talmente inaspettata e fuori luogo, che Ishido temette di aver capito male.
- Come scusa? -
Dakota sbuffò e indicò il centro della sala. - Balliamo? - ripeté, questa volta più forte e scandendo ogni parola come se dovesse spiegare un concetto particolarmente difficile ad un bambino troppo piccolo per capirlo. E fu proprio quello ad indispettire Ishido. Era pur sempre un Corvonero del settimo anno.
- Ti ringrazio – prese la mano di Molly e se la trascinò dietro. - Ma l'avevo già promesso a lei. 
Mentre Lysander scuoteva la testa, chiedendosi come avesse osato a rifiutare un ballo proprio a quella Serpeverde, Dakota li aveva osservati muoversi, con le sopracciglia aggrottate, ma non aveva detto niente. Era tornata da Althea, veloce com'era arrivata e sforzandosi di tenere le spalle ben dritte. Ishido non poté vedere come si comportò con l'amica, perché le candele si spensero in quel momento e lui inciampò, finendo disteso a terra sul pavimento. Fu una fortuna, perché un raggio di luce gli passò sopra la testa e andò a sbattere contro la parete dietro di lui. Sulla soglia della Sala Grande, c'era il più grande esercito di ombre che Ishido aveva mai visto in vita sua.


 

Angolo d'autrice:

Eccomi qui, puntuale come la morte (?).
Questa sera il mio pessimismo rasenta le stelle... Comunque, per quanto riguarda il capitolo: stupiti? Sono ben undici pagine di word. O qualcosa intorno a quel numero. E questo perché? Per farmi perdonare! Ho a malapena il tempo di pubblicare e di scrivere una nota d'autore decente, non posso rispondere alle vostre recensioni (e mi scuso) e non posso promettervi un nuovo capitolo fino a venerdì prossimo. 
Ma passando al capitolo, che spero vi sia piaciuto... Ballo di Halloween!
Troppo scontato? Troppo banale? Troppo schifoso nell'insieme? Mi dispiace, ma in un'interattiva come si deve, non può mancare un ballo! Quante più esperienze del mondo magico fanno i vostri personaggi, meglio è no? ;)
Spero di aver reso comunque ogni personaggio al meglio!
Alla prossima non tanto presto purtroppo,

Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Non lasciate che il sangue del Prescelto scorra ***


Cari creatori,
                    mi rivolgo soprattutto a voi.
Prima di leggere, prendete un bel respiro profondo perché questo è un capitolo tosto. Non ci sarà niente di DAVVERO tragico.
Ma uomo avvisato, mezzo salvato ;)

 
 

 Non lasciate che il sangue del Prescelto scorra 
 

 

Combattere nella sera di Halloween non era nei piani di nessuno, si capiva da come l'agitazione era serpeggiata nella sala, alla velocità di quel raggio di luce che aveva abbandonato la bacchetta del mago. Uno schiantesimo in piena regola, il professor Mc.Narol l'aveva riconosciuto all'istante. Così come non perse tempo a prendere la bacchetta e a rispondere all'attacco.
La luce calda delle candele era presto stata sostituita dall'alternarsi degli incantesimi che venivano lanciati per la stanza, da una parte e dall'altra, che illuminavano i muri di un'intensa, quanto breve, luce spettrale. L'unico che non era stato colto di sorpresa da quell'attacco era Harry Potter, ma forse erano solamente i suoi riflessi da Auror navigato che gli avevano imposto di impugnare la bacchetta e contrattaccare, senza nemmeno sapere chi gli avesse attaccati per primi.
Ronald Weasley aveva spinto di lato Hugo e Alice e gli aveva fatto scudo con il proprio corpo, prima che uno schiantesimo li colpisse. Prese in pieno petto lui però e lo buttò contro il muro. Ron si accasciò inerme al suolo e Hugo corse da lui, mentre Alice era rimasta immobile a guardare la scena, con le mani sulla bocca, a nascondere la smorfia d'orrore.

 

Althea aveva perso ogni punto di riferimento e se il momento prima stava parlando con Dakota, il momento dopo era sotto a un tavolo, nel buio più assoluto, ad ascoltare le imprecazioni dei compagni e le urla di chi veniva colpito. Nessun raggio verde era ancora volato per la stanza, ma la Serpeverde era convinta che non mancasse molto per vedere la più terribile delle maledizioni senza perdono in azione.
 

Fred aveva spinto di lato Ebony ed erano corsi via, là dove sentivano la voce della preside, ma una figura si era messa davanti a loro e non gli permetteva più di passare. Per la Corvonero fu un riflesso istintivo, un sesto senso che la spinse ad impugnare la bacchetta e a difendersi. La fattura pungente che colpì l'uomo permise loro di scappare, ma era certa che non avrebbero fatto molta strada. Erano circondati.

 

Lo sguardo di Lorcan mentre la raggiungeva, colpevole ma determinato al tempo stesso, era svanito nel giro di un secondo.
Annelise si buttò con forza a terra per istinto e il getto d'acqua le passò a pochi centimetri dal viso, aprendole un taglio sulla guancia. Strisciò fino al tavolo del buffet, il più vicino a lei, e si nascose lì sotto, ignorando la polvere che le avrebbe sporcato il vestito.
Che stava succedendo?

 

La bacchetta di Damon aveva già fatto innumerevoli vittime. Schiantava persone a caso e solo quando erano svenute, controllava da vicino che non fossero studenti o professori, colpiti per sbaglio. Era impossibile riconoscere i buoni dai cattivi in quel momento e Damon non era nemmeno certo che ci fossero davvero due fazioni distinte in quel caso. Sapeva solo che erano stati attaccati e che doveva difendersi, o non sarebbe finita bene.
 

Diane era abituata ad essere attaccata dagli animali, non dalle persone, per quello non riusciva a muoversi. E per quello si beccò un incantesimo in piena pancia, che la buttò a terra. Sbatté il gomito destro e sentì una fitta alla caviglia, che le permise almeno di non perdere i sensi. Non riusciva a muoversi, la testa le girava.
Voleva solamente che la luce tornasse. E che le orecchie smettessero di fischiarle

 

Dove andava uno, andava l'altro. Se uno scappava, l'altro scappava. Se uno combatteva, anche l'altro lo seguiva, ed era per questo che Francisco non era corso a nascondersi come la maggior parte dei suoi compagni aveva fatto. Francisca aveva un cuore da leone e aveva impugnato subito la bacchetta, pronto a combattere. La presa di Francisco invece era più tremolante, ma teneva comunque la bacchetta ben alta davanti al suo viso, per difendersi. Per proteggere la sorella.
 

Ishido aveva appena fatto in tempo a pentirsi di non aver accettato l'invito di Dakota, che aveva perso la stretta di Molly e la stanza era piombata nel caos. Tutti urlavano, il Corvonero riconobbe la voce di Lysander, ma non seppe come fare a raggiungerlo. Mollò un calcio a qualcuno che aveva provato a fermarlo e non si curò del gemito di dolore che accompagnò la sua caduta. Sussurrò un Lumos a fior di labbra e si guardò intorno. Non ci mise molto a riconoscere la figura di Molly a terra e a correre da lei.

 

Zoey stringeva ancora la mano di Yulia e l'amica non accingeva a mollarla. La Grifondoro era certa che il sangue non le circolasse più nel braccio, ma non era niente in confronto alla paura che le serrava lo stomaco in una morsa.
- Ho paura, Zoey – singhiozzò Yulia, lasciandosi cadere in ginocchio.
Zoey però la scosse con forza e la spronò a risollevarsi. - Troviamo un professore – comandò, muovendo gli occhi freneticamente a destra e a sinistra. - Non possiamo fare altro. 
 

Il fermaglio nei capelli rosso mogano di Lynne era sparito e ora diverse ciocche le cadevano davanti agli occhi, ma lei non aveva tempo di spostarle. Non aveva la bacchetta con sé e solo allora si rese conto che era stato un errore madornale. Quando si trovò davanti quell'ombra, quando l'incantesimo la colpì, si rese conto che non l'avrebbe più dimenticata, che non avrebbe mai più sottovalutato qualsiasi situazione. Ma ormai era troppo tardi.

 

Angel non riusciva più a vedersi, ma era certa che il vestito ormai non era più bianco, che le ali di piume non erano più candide. Quando le candele si erano spente, qualcuno l'aveva spinta a destra, qualcun'altro le era saltato addosso a sinistra e la Grifondoro aveva finito per versarsi il bicchiere di succo di zucca che teneva in mano addosso. Sentiva la bevanda che le scivolava sulle braccia, sentiva il vestito zuppo, ma non le importava. Era Caposcuola e lei più di tutti doveva difendere Hogwarts.

 

La voglia di ballare le era passata. L'avevano sballottata da tutte le parti e solo dopo una serie infinita di calci e pugni, era riuscita ad uscire dalla massa e rifugiarsi in un angolo, là dove all'apparenza sembrava non esserci nessuno. Quando però qualcosa colpì Thea alla testa, si rese conto che si era sbagliata.
Cadde in avanti, ma era talmente stordita, che non riuscì a fare niente.
Svenne.

 

Jude non ci aveva pensato due volte a rovesciare addosso al suo inseguitore una panca e il pezzo di legno bastò per arrestare l'uomo e allontanarlo da lui una volta per
tutte. 
Con il fiato corto e affannato dalla tensione, Jude si allontanò dalla panca a grandi passi, per finire a sbattere contro la schiena di qualcuno. Riconobbe la professoressa Mc.Narol e fu solo per merito della sua buona volontà, che trattenne le lacrime di tensione che premevano per uscire.
- Vai da quella parte, Jude – gli ordinò la professoressa, saltando a pié pari tutti i convenevoli. Ma Jude non ci fece nemmeno caso.
 

Amber non riusciva a muoversi, era impalata sul posto, e si vergognava per questo. Sapeva che non era la paura ad averle ghiacciato il cuore nelle vene. Aveva visto Harry Potter cadere, colpito da chissà che cosa, e fu solo la vista di Ebony che correva verso di lui a scuoterla e a costringerla a correre a sua volta, dietro la Corvonero. 
Avrebbe fatto di tutto per salvare il Prescelto. Doveva fare di tutto per salvare Harry Potter.

 

Blake si assicurò solo che Maybe fosse in salvo e approfittò del buio per abbracciarla. La professoressa di Astronomia ricambiò la stretta, ma furono presto costretti a dividersi, perché un fiume di persone li separò e li trascinò in due direzioni differenti. Il Tassorosso finì per scontrarsi con Ebony, che se lo scansò di dosso senza troppe cerimonie e continuò a correre. I suoi occhi erano arrabbiati, Blake lo sapeva, e gli era strano vedere la ragazza con cui aveva parlato qualche giorno prima a lezione di volo in quello stato. La seguì, perché non poteva fare altro.
 

Christian aveva esaurito il tempo delle domande. Non poteva più tormentarsi e chiedersi se Caroline fosse venuta al ballo con lui perché lo voleva o solo per cercare l'ennesimo modo di conquistare Blake. Non poteva materialmente più pensare a nulla o avrebbe rischiato di rimanere colpito.
Si lanciò sul primo mago nemico che gli capitò a tiro e lo atterrò con una spallata. Il dolore alla schiena fu improvviso e lo costrinse ad accasciarsi sulle ginocchia. In completa balìa del suo avversario.


Andromeda non aveva perso d'occhio Skylight per un solo istante e quando le tenebre le avevano avvolte, le aveva ordinato di fare luce con la sua bacchetta. E quando la Tassorosso le aveva chiesto come avrebbero fatto a difendersi, Andromeda aveva recuperato dallo stivale la propria arma e gliela aveva indicata, abbastanza esplicitamente. - Useremo la mia. 
Nessuno però sembrò rivolgere loro più di uno sguardo e ad Andromeda bastò tenere gli occhi bene aperti, mentre Skylight non si azzardava a mollarle la mano.

 

In mezzo a tutto quel trambusto, Dakota si orientava alla perfezione. Le sembrava quasi di vedere abbastanza chiaramente Amber, Ebony e Blake che correvano, tutti in una sola direzione, e qualcosa le disse che mancava solo lei a quel terzetto. Ma una Serpeverde come lei non correva, se mai affrettava il passo. E quel momento di ritardo era bastato perché il sangue del Prescelto cominciasse a scorrere.
 

Thalia e Ross si erano ritrovati vicino quasi per caso, ma quando la prima aveva salvato il secondo da uno schiantesimo, non si erano più persi di vista. Erano fermi, non sapevano in quale parte della stanza, schiena contro schiena, e si guardavano le spalle a vicenda. Ma la Grifondoro non riuscì a intercettare il secondo attacco e prima che se ne potesse rendere conto, le fiamme l'avvolsero. Ross spense il calore all'istante, ma il dolore al braccio era talmente forte che Thalia preferì chiudere gli occhi e abbandonarsi all'oblio, piuttosto che rimanere cosciente e soffrire.
 

La materia preferita di Caroline era Incantesimi, ma la ragazza si trovava a suo agio solo quando era a praticarli in una classe, davanti ai suoi compagni, e non nel bel mezzo di una battaglia dove potevi rischiare di farti male sul serio.
Non sapeva cosa l'aveva spinta a buttarsi su Nathan quando aveva visto l'attacco partire. Forse al posto del Tassorosso aveva visto la madre, che era morta in un campo di battaglia molti anni prima, quando lei era appena in fasce. Non era stata la Seconda Guerra Magica la causa della sua morte, ma una Maledizione Senza Perdono vagante. E anche se Caroline non sapeva che incantesimo l'avesse colpita, sperò con tutto il cuore che ne fosse valsa la pena.

 

Quando la Corvonero cadde davanti ai suoi occhi, colpita dall'incantesimo che era indirizzato a lui, Nathan si pentì di aver pensato male di lei e di averle rivolto così tanti pregiudizi solo qualche ora prima. Quando la prese tra le braccia e cercò qualcuno che li potesse aiutare, si rese disperatamente conto che lui era fortunato ad essere in piedi, perché la maggior parte dei suoi compagni era a terra priva di sensi, esattamente come Caroline. Non si accorse nemmeno di quando le ombre si ritirarono e le luci delle candele erano tornate. Fissava il vuoto, incapace di muoversi.
Le stringhe slacciate grigie dalla polvere.
 



Angolo d'autrice:
Ehi salve!
Rientrare con un capitolo del genere non è stato facile, ve l'assicuro!
Sono successe tante cose, il sangue del Prescelto scorre, i vostri personaggi sono tutti morti (di una morte atroce), alcuni si sono fatti male, altri si sono salvati per un pelo... Ma procediamo con ordine!

I danni collaterali (per chi fosse stato troppo impegnato a ricordarsi di respirare per prestare davvero attenzione a quello che succedeva) :

Svenuti:
- Ronald Weasley ---> si è beccato uno schiantesimo in pieno petto per salvare il suo figlioletto e la fidanzata del figlioletto che cosa dolce ma dolorosa;
- Diane Elizabeth Miller ---> incantesimo in pancia, probabilmente uno schiantesimo fatto male, che la ha fatto prendere una bella botta al gomito e la ha storto la caviglia speriamo che si riprenda;
- Lynne Allison Robinson ---> si è fatta sorprendere da un'ombra scura ed è stata colpita anche lei da un incantesimo non ben identificato;
- Thea Mary Bennett ---> si è presa una bella gomitata in testa maleducati!;
- Thalia Kane ---> bruciatura al braccio davvero dolorosa;
- Caroline Hastings ---> quella ragazza ha un cuore! Speriamo che batta ancora.

Feriti:
- Annelise Hale ---> ha un taglietto sulla guancia. Colpa di un Aguamenti che si è avvicinato troppo. Niente di grave;
-
 Christian Luke Scott ---> lo hanno sorpreso di spalle! Un calcio nella schiena per buttarlo in ginocchio, nulla di grave;
- Angel Stark ---> il vestito macchiato può essere considerat una ferita?

Devo ammettere che mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo ed è fra i miei preferiti, subito dopo quello del Quidditch!
Spero che sia piaciuto anche a voi!
Vi ringrazio immensamente per le recensioni e spero di trovare il tempo di rispondervi, prima o poi, ma nel frattempo grazie di cuore <3

A venerdì prossimo (lo prometto solennemente),
Colpa delle stelle

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Tempo di tirare le somme ***


 Tempo di tirare le somme 

 

Erano state le loro quattro bacchette a salvare Harry Potter. Amber aveva allontanato il manipolo di figure che lo avevano accerchiato e mentre Ebony e Blake si apprestavano a curare le ferite che il Sectumsempra aveva inferto ad Harry, Dakota aveva disarmato con immenso piacere il mago che lo aveva colpito e l'attacco era immediatamente cessato.
Quando le candele si erano accese, le figure sconosciute erano scomparse e la preside si era avvicinata immediatamente al quartetto, con un'espressione grave sul volto.
- Dobbiamo parlare. 
 

La Sala Grande era stata trasformata in un enorme stanza d'ospedale e mentre gli studenti si ammassavano per farsi medicare, le persone più gravi venivano scortate all'istante in Infermiera, per un'occhiata più attenta.
Caroline era stata scortata d'urgenza al San Mungo. Il Sectumsempra le aveva fatto perdere parecchio sangue e nonostante Nathan avesse insistito per seguirla, l'aveva dovuta guardare andar via senza poter far niente.

 

La scottatura di Thalia si era rivelata più grave di quanto Ross si aspettava. Con il braccio fasciato, guardava l'amica priva di sensi, in colpa. L'infermiera gli aveva assicurato che si sarebbe svegliata entro poco, ma il Grifondoro non poteva che sentirsi male: era riuscito a salvare Amber, ma non aveva protetto l'amica.
 

A Diane fischiavano ancora le orecchie, ma da quando era coricata sulla brandina di emergenza che avevano piazzato sul tavolo di Grifondoro, si sentiva davvero meglio. Si torturava le unghie, cercando di non badare alla benda insanguinata che aveva in testa, e pensava a Thea. Avevano portato anche lei al San Mungo, l'infermiera aveva detto che aveva subito un trauma cranico molto forte e che poteva anche trovarsi in coma. Diane non sapeva cosa significasse, ma sapeva che non era niente di bello e quello le bastava per farle tenere le mani serrate sui bordi della brandina e pregare.

 

Zoey non aveva mollato nemmeno per un secondo la mano di Yulia e aspettava con ansia che si svegliasse. L'infermiera l'aveva assicurata, le aveva fatto capire che aveva solo preso una forte botta e che presto si sarebbe svegliata, ma la Grifondoro aveva paura che non sarebbe stato così. Il livido, gonfio e viola, si notava appena sulla fronte scura di Yulia, ma Zoey sapeva che c'era. E le bastava per farla preoccupare.

 

Jude era fermo vicino a Lynne, che ancora non si muoveva. Non sapeva che cosa l'avesse colpita, sapeva solo che il colpo era stato talmente violento da slogarle una spalla e incrinarle una costola. Non sarebbe più potuta salire sulla scopa per molto tempo ed era proprio questo che gli faceva più rabbia.
Privare una persona delle proprie passioni per un attacco assurdo era inconcepibile.

 

 

Gli occhi chiusi di Christian si mossero sotto le palpebre e Blake si tranquillizzò solo quando si aprirono del tutto, per poi richiudersi di scatto. La testa del Tassorosso era un insieme di suoni e di fischi, ma la figura principale la faceva il dolore, un pulsare martellante che lo costringeva a chiudere gli occhi persino davanti alla luce.
- Cos'è successo? - domandò comunque, a fatica.
Blake si passò una mano sul labbro spaccato e scosse la testa. - Se te lo dicessi, non ci crederesti mai. 
 

 

Nell'ufficio della preside, quattro figure si guardavano intorno, senza mai osare cercarsi a vicenda. Dakota si era presa la prima sedia e quando Amber le si era seduta di fianco, la Serpeverde l'aveva studiata in silenzio. Ebony si era appoggiata con le mani alla sedia della Grifondoro e Blake studiava la situazione in disparte, appoggiato al muro con le braccia incrociate al petto, com'era solito fare.
La preside li raggiunse in quel momento.
- Perché ci ha convocati qui? - domandò Dakota, precedendola.
In un altro momento, le avrebbe sorriso indulgente, ma quella volta non lo fece. Sembrava quasi indispettita dall'essere stata interrotta.
- Non farò troppi giri di parole e vi prego – esordì, con un sospiro. - Fatemi le domande solo alla fine del discorso, intesi? - Tutti e quattro annuirono. - Abbiamo scoperto che dietro agli attacchi al Ministero c'è una persona ben precisa – comunicò la preside, passeggiando per lo studio. - E non vi piacerà sapere chi è, visto che quella persona ha un diretto legame con voi. - Ebony spalancò gli occhi, ma non disse niente. - Il cugino di Lord Voldemort. - sintetizzò la preside, studiando le reazioni di ognuno di loro.
Blake si staccò dal muro e fece un passo avanti, istintivamente. Amber provò a parlare, ma la preside la fermò.
- Siamo giunti a conoscenza da una fonte anonima che Orfin Gaunt ha avuto un rapporto con una donna babbana, ancora prima della nascita di Voldemort – spiegò, con voce grave. - E che da questa unione sia nato un figlio, che a sua volta a dato alla luce un erede circa vent'anni fa. 
- Tecnicamente. - la interruppe Dakota. - Sono cugini di secondo grado, o mi sbaglio? 
L'occhiataccia che le rivolse Amber le fece passare la voglia di dire altro, ma Dakota promise a sé stessa che la Grifondoro avrebbe pagato quell'affronto. La preside non fece nemmeno caso alle sue parole.
- C'è una nuova profezia, che la stessa Sibilla Cooman ha comunicato al Mondo Magico dopo la morte di Voldemort, ma è andata perduta e nessuno sa cosa dice. A parte il Concilio di Hogwarts. - Blake tornò ad appoggiarsi al muro, con un senso di inquietudine che si faceva sempre più opprimente. La preside si fermò e guardò negli occhi tutti e quattro. - Io faccio parte del Concilio di Hogwarts. - affermò.
- E perché lo dice proprio a … - Amber si morse la lingua e si sforzò di non finire la domanda. Era più forte di lei e il tono calmo della preside la stava facendo innervosire.
- Il male è destinato a tornare. Ma prima il sangue del Prescelto dovrà colare. -
recitò strappando una smorfia a Dakota. - Il cugino di Voldemort conosce solo questo pezzo, ma noi abbiamo interpretato anche il resto della profezia e siamo giunti alla conclusione che il Prescelto non è Harry Potter, bensì un quartetto di persone. - Davanti al muro di silenzio degli studenti, la preside recitò ancora: - Colui che del quattro farà il numero perfetto. -
Dakota sollevò un sopracciglio e scattò in piedi. - Ci sta forse dicendo che lei crede che quel quartetto siamo noi? 
La preside la guardò negli occhi. - Avete trovato la figurina di Cioccorana del fondatore delle vostre casate – le ricordò e quella rivelazione fece sobbalzare Ebony. - Quando l'intruso si è introdotto in biblioteca l'altra notte, era per cercare la profezia, l'intera profezia che è sconosciuta anche noi, e voi avete avvertito il pericolo, vi siete svegliati quando vi siete resi conto che quell'uomo era vicino a scoprire il vostro segreto e vi siete sentiti minacciati, ma non avete potuto far nulla per salvarvi, perché non sapevate la ragione di quello che sentivate.
Blake appoggiò la testa al muro e chiuse gli occhi, mentre la verità lo invadeva senza scampo.
- Ora lo sapete però – continuò la preside. - E forse siete ancora più in pericolo di prima. Dovete mantenere il segreto e trovare l'altra parte della profezia, quella centrale. Solo così saprete cosa vi riserverà il futuro. 
- Il futuro non ci si riserva niente – esclamò Dakota, al limite della pazienza. - Siamo solo quattro studenti rimasti coinvolti in uno scontro, come tutti gli altri, che state incolpando di un destino che non esiste nemmeno. 
- Non la sto incolpando, signorina Doutzen – ribatté la preside. - Voi siete la speranza per tutto il Mondo... 
- Basta – sibilò la Serpeverde ed Ebony rabbrividì davanti al suo sguardo di ghiaccio. - Non credo ad una sola parola. -
Si voltò e abbandonò l'ufficio senza essere stata congedata e Amber la seguì subito dopo, rivolgendo un ultimo sguardo sconvolto alla preside. Blake le andò dietro poco dopo ed Ebony rimase ferma lì dov'era, con lo sguardo piantato sul pavimento. Evidentemente era l'unica che si rendeva veramente conto della veridicità delle parole della donna e che si immaginava cosa li avrebbe attesi.
 


 

Caroline si era resa conto che Christian poteva anche essere il migliore amico di Blake, ma che non era stato quello a farla arrossire quando lui si era complimentato con lei per la sua bellezza.

 

 

Damon aveva accettato il fatto che non tutti i Grifondoro erano da allontanare e da prendere in giro. Che nella Caposcuola dei Grifondoro non c'era proprio niente che valeva la pena di allontanare o anche solo da prendere in giro.

 

 

Angel si era accorta degli sguardi di Damon e non aveva fatto niente per incoraggiarli. Ma nemmeno li aveva ignorati. Perché gli occhi del Serpeverde erano davvero troppo belli per essere ignorati.

 

 

Lynne non aveva recitato nemmeno un momento quando era stata con Jude. Era la prima volta che qualcuno non le faceva sentire il bisogno di fingere. La mano del Tassorosso era perfetta in quella di lei.

 

 

Althea aveva accettato il fatto che era sbagliato desiderare solo dei Serpeverde come amici. Le erano bastate poche parole per capire che Andromeda era una Corvonero, ma che le stava simpatica lo stesso.

 

 

Andromeda dal canto suo non aveva mai guardato una ragazza in quel modo, consapevole che non fosse affatto il suo tipo, consapevole che l'avrebbe rinnegata. Consapevole che sarebbero diventate amiche.

 

 

Ross aveva salvato la vita ad Amber. L'aveva buttata sul pavimento, il raggio dell'Avada Kedavra li aveva sfiorati e il suo braccio si era rotto. Non se ne pentiva. Non avrebbe mai potuto farlo.

 

 

Thalia amava Louis, così com'era. Non le importava quanto potesse ignorarla, non le interessava che si fosse dimenticato di lei e che avrebbe potuto farlo ancora. Lo amava e quello non si poteva dimenticare.

 

 

Skylight aveva finalmente imparato che non importa chi ti piace, se un ragazzo o una ragazza. Qualunque cosa tu faccia per provare a conquistarla, se le tue intenzioni sono nobili, è una vittoria.

 

 

Ishido non si era pentito di aver negato il ballo a Dakota.
La Serpeverde se la sarebbe sicuramente presa.
Se ci avesse ballato invece, si sarebbe dimenticata di lui.

 

A Diane non sembrava vero: Felix le aveva leccato una mano, proprio dove c'era un taglio, e non l'aveva graffiata o morsa. Ora oltre al suo gufo, anche il gatto di Thea l'apprezzava.

 

 

E Felix aveva confermato quello che Thea aveva già capito dalla prima volta che ci aveva parlato: Diane e lei erano simili, avevano gli stessi obiettivi nella vita. E insieme sarebbero riuscite a realizzarli.

 

 

Le era bastato vedere Yulia cadere, perché Zoey si rendesse conto che se l'amica si feriva, anche lei sentiva il dolore. La loro amicizia era qualcosa di forte, la Grifondoro avrebbe anche rischiato la vita per lei. Ed era convinta che non era troppo tardi per averlo capito.

 

 

Francisco e Francisca si erano tenuti per mano tutto il tempo, anche quando avevano combattuto.
Nessuno dei due sapeva dov'erano Rose e Scorpius, ma a loro bastava sapere che erano salvi. L'importante, era che i due gemelli fossero insieme.

 

 

Se qualcuno avesse detto a Jude che si sarebbe innamorato di una Serpeverde in futuro, il Tassorosso sarebbe scoppiato a ridere. E invece, era riuscito a conquistarla davvero una ragazza. Una Serpeverde di nome Lynne.

 

 

Christian non sopportava Caroline. Odiava quando sprecava il suo tempo e la sua intelligenza dietro ad una persona che non la voleva. Ma paradossalmente, lui la voleva. E un giorno sarebbe riuscito ad averla.

 

 

Alice era rimasta a fianco di Hugo per tutto il tempo e si erano difesi a vicenda, come avrebbe fatto qualunque coppia innamorata come la loro. Avevano quattordici anni, ma erano abbastanza maturi da capire che i loro sentimenti non erano come quelli di tutti gli altri.

 

 

Nathan non si era arreso, non si sarebbe mai arreso. Dominique aveva accettato il suo invito, erano riusciti a ballare insieme solo una volta, ma il Tassorosso sentiva che era bastato. Prima del caos, lei gli aveva sorriso.

 

 

Annelise aveva sorriso a Lorcan quando era entrato. Il ragazzo non si era azzardato ad invitarla, credendola ancora arrabbiata, e invece ai loro sguardi era bastato incrociarsi, per fare pace.

 

Ebony aveva scoperto che il suo futuro era già deciso, ma non ne era rimasta stupita, perché lei lo sapeva già.
Dakota non voleva crederci invece e rinnegava la realtà con tutta la forza che il suo carattere le poteva dare, ma sapeva che era inutile.
Blake era sorpreso, non credeva che il destino gli potesse riservare altre amare sorprese, e invece, evidentemente, si sbagliava.
Amber non aveva parole e al tempo stesso le riusciva difficile accettare la verità. Quattro ragazzi destinati a sconfiggere il nemico.
Era solo una favola.


 


Angolo d'autrice:
Salve a tutti!
Il nuovo capitolo è qualcosa di... diverso. Molto più introspettivo di tutti gli altri, ma pr scelta mia. È successo un evento che ha la sua importanza e volevo dare spazio a tutti i pensieri dei personaggi, così mi è sembrato opportuno analizzare le conseguenze che ciò ha comportato su ognuno di loro. Senza contare che i quattro eroi finalmente si incontrano. Confesso che quel pezzo è stato difficile da scrivere e spero non sia uscito troppo piatto, perché a me fa questa impressione!
Ringrazio tutti voi che leggete e che recensite e mi auguro che questo capitolo non vi abbia deluso!
Alla prossima,
Colpa delle stelle <3

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Ciò che il destino decide per noi è indiscutibile ***


 Ciò che il destino decide per noi è indiscutibile 

 

Il ritmo alla scuola di Hogwarts era tornato normale al secondo giorno di Novembre. Le lettere dei genitori erano arrivate a centinaia e tutte per assicurarsi che l'attacco improvviso non avesse destabilizzato gli equilibri di quella che era sempre stata la scuola di stregoneria più sicura al mondo.
Caroline si era svegliata il pomeriggio del giorno prima e le era bastato guardarsi allo specchio per sfociare in una crisi di nervi quasi incontenibile, che però non aveva turbato il padre, sopraggiunto a vegliarla. Era da lei avere quelle reazioni e non faceva differenza l'essere stata tramortita da un Sectumsempra solo qualche ora prima.
Thea invece si era svegliata solo quella mattina, per riaddormentarsi subito dopo, fortunatamente per ragioni fisiologiche. Non sarebbe potuta tornare ad Hogwarts prima di una settimana, visto che aveva bisogno di tranquillità e riposo e per quello non c'era posto migliore del San Mungo.
Gli studenti rimasti incolumi erano pochi e a decine invece giravano per i corridoi con un braccio fasciato o un cerotto sulla guancia. Zoey e Yulia non avevano osato abbandonare la sala comune dei Grifondoro, visto che le lezioni erano state annullate fino al giorno successivo. La prima aveva un libro tra le mani, ma non lo leggeva, fissando invece il vuoto davanti a sé. La seconda era sulla poltrona, con le ginocchia strette al petto e le braccia ad avvolgerle, e riviveva ogni istante da quando si era risvegliata in Infermeria.  Era stata la prima volta che aveva dormito in uno di quei letti. Il migliore aveva detto Zoey, nel tentativo di tirarle un po' su il morale. Nel lato più lontano dalla porta e sotto alla finestra più grande. A Yulia nessun letto di quell'Infermeria sembrava bello ed era stata contenta di essersene andata dopo poche ore.
Aveva rimediato una bella botta in testa e aveva i gomiti sbucciati, ma almeno quelli li nascondeva sotto le maniche della camicia. Anche se nessuno si azzardava a prenderla in giro, mai qualcuno lo avrebbe fatto dopo quella sera di Halloween, Yulia si sentiva a disagio a camminare per i corridoi in quello stato.
-Che facciamo? - sbuffò Zoey, chiudendo il libro con forza. - Continuiamo a piangerci addosso mentre gli altri se la spassano ad Hogsmeade? - Yulia le rivolse un'occhiata significativa e rimase seduta dov'era. - Ho capito – sbuffò ancora la Grifondoro, alzandosi. - Ti lascio da sola. 
Mentre usciva dalla sala comune, Zoey si volse comunque indietro, a guardare l'amica, e le sorrise, anche se Yulia non poteva vederla.

 

La pioggia cadeva a fitte gocce e non accennava a smettere. La visione del campo da Quidditch bagnato tormentava Lynne forse più di quanto faceva il dolore alla costola incrinata. Ogni volta che respirava, una fitta le smorzava il fiato, così da obbligarla ad aspirare più aria nel respiro successivo e sentire ancora più dolore, in una catena che
sembrava non avrebbe mai trovato fine.

Non sarebbe dovuta uscire, ma Althea e Dakota in quel momento erano ad Hogsmeade e non c'era nessuno che poteva farle compagnia. Era sola, sotto a quell'ombrello, e davanti non aveva che nebbia e grigio.
Non c'era davvero niente di più deprimente.

 

 

L' A-team si era riunito in camera di Angel che, da caposcuola qual'era, aveva una stanza tutta per lei, spaziosa e accogliente. Alice si era buttata sul divano, ma ad Amber ci erano voluti parecchi minuti perché si decidesse a sedersi da qualche parte. Quando Angel notò che aveva scelto il bordo del cassettone, evitò di commentare e la guardò, in apprensione.
- Perché la preside ti ha chiamato nel suo ufficio l'altro giorno? 
Dirlo o non dirlo? Era quella la domanda che aveva tormentato Amber a tutte le ore del giorno e della notte. Erano loro amiche e non dubitava affatto di loro, ma quello che le era successo era un fatto troppo personale, davvero troppo pericoloso, e la Grifondoro aveva timore quasi di dirlo ad alta voce.
- Mia madre aveva inviato una lettera quella mattina, ma io non le avevo risposto e si era preoccupata – mentì Amber, cercando di essere convincente. - Così aveva contattato la preside che ha girato il messaggio a me. 
Per fortuna della ragazza, Angel le credette senza riserve e lo stesso fece Alice. Era naturale, non si erano mai raccontate bugie in vita loro, si dicevano sempre la verità. E la prima a venire a meno a quel patto silenzioso di fedeltà, era stata Amber.
- Hugo non è ancora tornato? - domandò Angel, spostando il proprio sguardo da Amber ad Alice. 
La Corvonero scosse la testa. - Rimane con suo padre finché non si è rimesso completamente e lo stesso fa Rose. - disse, con un sospiro.
In quel momento, come succedeva sempre, sarebbe dovuta intervenire Amber con un sorriso e una battuta divertente, per riportare l'allegria nella stanza, ma quello non avvenne, perché la Grifondoro si fissava le mani. E quando abbandonò la stanza, in silenzio, l'unica a guardarla fu Alice, perché Angel non sapeva cosa avesse l'amica, ma la comprendeva lo stesso.

 

 

In seguito alla battaglia in Sala Grande, Ross era convinto di essere quello più sconvolto dall'accaduto. Era pur sempre un Grifondoro, che avrebbe dovuto dimostrarsi forte e coraggioso, ma era certo che la maggior parte dei compagni non avevano dovuto subire l'infanzia terribile che invece aveva perseguitato lui. Ross non aveva problemi ad ammettere che odiava sua madre, perché era stata lei a fargli quella cicatrice sul braccio e a trattarlo peggio di uno straccio sin da piccolo. Il ragazzo aveva salvato Amber, ma si era fatto male e quel dolore aveva riportato a galla brutti ricordi. La rabbia della madre, le sue punizioni, la fuga di Ross con lo zio e la cugina...
Con la pioggia che batteva contro i vetri e i resti dell'incantesimo che lo aveva colpito addosso, quello non era certo il momento migliore per perdersi in quel genere di passato, ma il Grifondoro non poteva farne a meno.
Non avrebbe mai dimenticato.

 

 

- C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo. -
Dakota sollevò lo sguardo su Althea e aggrottò le sopracciglia. - Io non piango mai, nemmeno quando sono da sola – affermò, riportando lo sguardo sul terreno. - Piangere mentre piove è da sfigati. 
Althea sospirò e la tirò per il braccio a sinistra, correggendo la sua camminata. - Era una citazione – spiegò, cercando di mantenere la calma.
- Mai sentita. - commentò Dakota, chiudendo la questione alla svelta.
Se si permetteva ad Althea di iniziare a parlare di citazioni strambe e di massime famose, il pomeriggio sarebbe scivolato via nella noia più totale e Dakota non poteva permetterlo. Doveva riuscire a non pensare a quella questione dell'eroina di Serpeverde. O forse era meglio se smetteva del tutto di pensare.
- È di un cantante babbano. - disse solo Althea, per poi ritornare al silenzio.
Forse era l'unica a dirlo, ma la sera di Halloween non le aveva regalato solo brutte sorprese. Aveva parlato per pochi minuti con quella Corvonero, Andromeda, e solo perché si erano urtate per caso vicino al tavolo del buffet. Nessuno se n'era accorto e la stessa Althea non si ricordava cosa avesse detto. Le classiche parole di cortesia tra due studentesse che non si conoscevano. Il problema era che solitamente Althea non era cortese con le persone che non conosceva. Non ci parlava proprio.
- Non mi hai ancora detto perché siamo venute qui, con questo tempo. 
Rabbrividì e sbuffò, quando il suo stivale finì dritto in una pozzanghera e il suo calzino si inzuppò.
- Lysander mi ha detto che Ishido sarebbe venuto ad Hogsmeade, oggi – spiegò Dakota, come se fosse ovvio. - Devo chiedergli perché l'altra sera non ha voluto ballare con me. 
Althea roteò gli occhi al cielo, ma scoppiò a ridere. - Lysander te lo ha detto spontaneamente o lo hai costretto? 
- Merito del mio fascino. - si vantò Dakota, sorridendo.
- Ce l'hai con lui ancora per l'anno scorso, vero? - domandò improvvisamente Althea, tornando seria.
- Non ce l'ho con Lysander. - affermò, anche se aveva capito che l'amica si riferiva ad Ishido e la stessa Serpeverde le fece capire che non se la sarebbe cavata così a buon mercato. - Lo sai benissimo perché. - ammise, cercando nel contempo di prendere tempo.
Non avrebbe mai ammesso ad alta voce, nemmeno ad Althea, che Ishido l'attirava. Aveva quell'aria misteriosa che l'aveva incuriosita sin da subito ed erano poche le persone che ci riuscivano con Dakota.
- Non dirmi che è perché l'anno scorso ti ha praticamente buttato giù dalle scale, vero? 
La Serpeverde si ricordava di quel giorno. I Corvonero avevano vinto la loro prima partita a Quidditch e Dakota aveva incrociato per caso l'intera squadra sulle scale. Ne era rimasta travolta, letteralmente, e se solo Ishido non l'avesse afferrata per i fianchi, rimettendola in piedi, Dakota avrebbe sicuramente rimediato una caduta coi fiocchi. Ma non era stata la sua aria misteriosa ad attirarla, proprio per niente. I fianchi erano il punto più sensibile del corpo di Dakota, le bastava anche solo che qualcuno glieli sfiorasse, per saltare in aria. E le conseguenze dipendevano dalle giornate, solitamente occhiatacce o improperi pochi carini. Con Ishido però, aveva sentito solo un piacevole calore, là dove le sue mani avevano sfiorato la pelle della ragazza, e Dakota faticava ancora a dimenticarsi di quella sensazione sconosciuta, che però l'aveva fatta sentire bene.
- Incredibile. - commentò Althea e Dakota si trovava d'accordo con lei.
Voleva fargliela pagare ad Ishido, voleva arrivare ad odiarlo con tutta se stessa. Così non avrebbe corso il rischio di innamorarsene.

 

 

La testa di Annelise sbucò oltre la porta e il suo sorriso dolce non sfuggì agli occhi di Skylight. La giovane Tassorosso si sollevò su un gomito e da oltre le tende del letto a baldacchino guardò la compagna di stanza che la chiamava con un cenno.
- Lily mi ha mandata a chiamarti – l'avvisò. - Ti vuole in Sala Grande. 
Skylight si rizzò a sedere e si infilò velocemente le scarpe, senza nemmeno allacciarsele. - È tornata? - domandò, facendo uscire la testa dallo scollo del suo maglione.
Annelise scoppiò a ridere quando la vide inciampare nel tappeto. - A quanto pare si. - annuì, porgendole l'elastico che aveva trovato sul comodino.
Skylight la ringraziò con un sorriso e anche se aveva fretta di rivedere la sua amica, si guardò comunque allo specchio mentre si raccoglieva i capelli in una coda alta. Lo faceva sempre, era diventata una sorta di abitudine da qualche anno. Era diventata sempre più attenta a come si vestiva e al suo peso, cercava in tutti i modi di evitare di farsi prendere in giro e nel frattempo dimagriva sempre di più. Non era stato di certo un bel periodo, ma ormai era passato e nonostante il Ballo di Halloween fosse sfociato in un tragedia, le conseguenze per lei non era state tutte brutte. Ma era ancora presto per parlarne con qualcuno o anche solo dirlo ad alta voce.
Annelise le fece un cenno con la mano, quando si accorse che Skylight si era incantata davanti allo specchio, e la richiamò all'ordine. - Andiamo? - domandò, battendo il piede sul pavimento.
- Andiamo. - acconsentì Skylight e la seguì fuori dalla sua stanza, anche se non le era chiaro perché Annelise volesse rivedere Lily. Non erano amiche, nemmeno conoscenti. Si erano salutate qualche volta a lezione perché erano state compagne in un progetto di Pozioni, ma da allora i saluti si erano fatti sempre più radi e in quell'anno il massimo che avevano fatto era stato sorridersi.
- Eccola là – disse Annelise, una volta davanti alla Sala Grande. Notando lo sguardo di Skylight, la tranquillizzò. - Mi ha solo chiesto di avvertirti e sto aspettando Lorcan – spiegò, con un sorriso. - Così ti ho accompagnato, ma ora scappo. 
La salutò con un altro sorriso e si dileguò dalla parte opposta del corridoio, mentre Skylight non faceva troppo caso alle sue parole e corse incontro a Lily, che era abbracciata a Thalia. Le tre si strinsero per parecchi secondi e poi si staccarono, ognuna con un sorriso sulle labbra.
- Ci sei mancata.- esclamò Thalia, mettendole una mano sopra alle spalle.
La Grifondoro poteva sembrare scontrosa, poteva anche passare la maggior parte del suo tempo con i suoi amici di casa a parlare di Quidditch e a studiare la conformazione della sua mazza da battitrice, a ideare strategie per sconfiggere i Serpeverde e anche a riempirli di insulti, ma niente poteva essere più appagante che parlare con la sua migliore amica. Le era mancata e la presenza di Skylight non la disturbava nemmeno. Che si avviassero sulla strada di una buona amicizia?
Per Skylight invece, quando Lily aveva preso la sua mano e l'aveva stretta forte, quasi sembrava inverosimile non avvertire il consueto caldo alle guance e l'imbarazzo che la colpiva quando era vicino alla giovane Potter. Non sentiva lo stomaco stretto dai sensi di colpa e non evitata nemmeno il suo sguardo. Quel giorno, gli occhi azzurri di Skylight sorridevano a quelli di Lily senza riserve e la Tassorosso era anche sicura di sapere il perché di quella svolta improvvisa.
Ma non era ancora pronta per dirlo ad alta voce.

 

 

- Ho litigato con i miei – sbuffò Damon, raddrizzandosi meglio sulla sedia e allungando le gambe davanti a sé.
Era entrato in Biblioteca insieme a Thea e a Diane quella mattina e ancora non ne era uscito, stabilendo un record che mai aveva pensato di raggiungere un giorno. Un degno Serpeverde non si faceva mai vedere in Biblioteca per più di tre minuti, era una legge fisica per non rischiare di danneggiarsi inesorabilmente la reputazione. Quelli del settimo anno, anche i compagni di stanza di Damon, erano soliti pagare qualcuno e dargli il compito di svolgere tutte le ricerche che assegnavano i professori per loro, così da non essere costretti a mettere mai piede in Biblioteca. A Damon sembrava esagerato e poi si era abituato che dove andava Thea andava anche lui, non l'avrebbero di certo fermato le malelingue dei suoi coetanei. Si conoscevano da sette anni praticamente, da quando erano stati smistati entrambi nella casa verde e argento, e quei sentimenti non si estinguevano tanto facilmente.
- Non è la prima volta. - osservò Thea, rivolgendogli un'occhiata di rimprovero.
La ragazza sapeva benissimo che l'amico era in pessimi rapporti con i genitori, convinti a renderlo Medimago contro la sua volontà, e poteva capirlo benissimo. Il padre la voleva mandare in una scuola per ragazze di alto borgo e non aveva preso particolarmente bene la notizia che la figlia fosse una strega. Se non fosse intervenuta sua madre, che per la prima volta in vita sua l'aveva appoggiata e si era resa partecipe dei suoi desideri, non si troverebbe in Biblioteca in quel momento.
- Non me ne parlare. - commentò Diane, abbassando improvvisamente lo sguardo.
Damon la osservò, sorpreso, e da come la Corvonero aveva iniziato sistematicamente a torturare la pagina del libro che aveva davanti, capì che i due Serpeverde non erano gli unici a non avere una famiglia facile.
- Non mi hanno accompagnato alla stazione perché odiano la magia – confessò Diane, in tono grave. - E di conseguenza odiano me. 
Fece spallucce e provò a sorridere, mentre Thea le metteva una mano sulla spalla e provava, come poteva, a consolarla. Damon la guardò con occhi diversi e si accorse che chi condivideva dei segreti e dei dispiaceri come loro, non poteva che diventare amico.
Fece un sorriso, più sincero e ampio del ghigno che invece lo accompagnava sempre, e sbatté una mano sul tavolo. - Questo posto diventerà il nostro posto! - esclamò, facendo voltare non poche persone.
Diane lo guardò sbalordito, incredula che avesse parlato anche a lei e non solo a Thea, come faceva sempre, e la Serpeverde scosse la testa. - Verrai in Biblioteca con noi tutti i giorni? - lo ricattò, godendosi per qualche secondo l'indecisione che gli lesse negli occhi.
Quando poi lui annuì però, capì di essere stata battuta, e accolse la sconfitta con onore, e anche con un pizzico di entusiasmo. Loro tre, soli contro il mondo. 
Sembrava un ottimo inizio.


 


Hogsmeade, Stamberga Strillante

 

L'incappucciato camminava su e giù per la stanza, sollevando polvere e ragnatele ad ogni passo. Non gli piaceva quel posto, lo trovava troppo tetro, e le storie che circolavano sul suo conto non lo aiutavano ad apprezzarlo, ma se il suo Signore voleva incontrarlo lì, di certo l'uomo non si sarebbe tirato indietro.
Quando il suo padrone si fece vivo, l'incappucciato scattò sull'attenti e si preoccupò di omaggiarlo con un profondo inchino, arrivando quasi a sfiorare con la punta del naso il pavimento lercio.
-Mio signore – sussurrò, allargando le braccia.
L'uomo gli fece un cenno con la mano e lo invitò a guardarlo negli occhi. In mano stringeva un pezzo di pergamena, strappato da un lato, e all'incappucciato quel particolare non sfuggì, anche se si premurò di non farlo notare.
- Devi tenerli d'occhio – ordinò e un lampo di rabbia gli attraversò lo sguardo. - Devi tenerli d'occhio, tutti e quattro. 
- Tutti e quattro? - domandò l'incappucciato, colto di sorpresa.
Da parecchi giorni a quella parte, il suo compito era di sorvegliare la famiglia Potter, di studiarne ogni singolo movimento, per trovare il momento più adatto ed attaccare Harry Potter. Ma il suo piano non aveva mai funzionato, non aveva tenuto fede agli ordini ricevuti, e forse avrebbe fatto meglio a non parlare, ma ormai era tardi per tornare indietro.
- Ci siamo sbagliati – disse l'uomo, stringendo i pugni. Il pezzo di carta si accartocciò, ma lui non se ne curò. - Sono quattro, non uno. - serrò la mascella e gli passò la pergamena che da tempo teneva in mano. L'incappucciato osservò a malapena il foglio e quando si accorse che erano solo quattro nomi, di ragazzi per giunta, e li riconobbe, provò a protestare, ma l'uomo non gliene diede tempo. - I tuoi principi ti obbligano a non tradire ciò in cui hai sempre creduto, ma tu dovrai farlo – gli ordinò, senza ammettere repliche. - Dobbiamo farlo, se vogliamo ucciderli.  L'incappucciato chinò la testa, affranto, mentre l'uomo si voltò e gli diede le spalle. - Fai trovare loro la profezia. 
Edgar Orvoloson era pronto a fare la sua mossa.


 


Angolo d'autrice:
Il mistero si infittisce!
Dopo due capitoli così densi di azione, ho pensato di dedicarmi a un capitolo tranquillo e far digerire quanto successo ai nostri personaggi. Ma intanto il nemico agisce nell'ombra... E vi ho dato un primo indizio! 
Sono ora aperte le scommesse sul nostro uomo cattivo: chi immaginate che sia?
E l'incapucciato? Ho dato anche qualche indizio su di lui, ma è un po' troppo presto per capirci qualcosa, lo ammetto anche io.
Ai più fortunati, una gelatina al cerume. Bisogna approfittarne!
Sperando che il capitolo sia piaciuto e i personaggi siano sempre di vostro gradimento, vi saluto!
Al prossimo capitolo,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Le regole sono fatte per essere infrante ***


Capitolo 10

 

 

Il coprifuoco ad Hogwarts, per tutti gli studenti dal quinto anno in su, scattava alle nove in punto e le uniche eccezioni erano rappresentate dai Caposcuola e dai Prefetti nei giorni a loro designati per la ronda.
Quella settimana, Angel aveva il compito di sorvegliare i corridoi fino a mezzanotte, e anche se era fiera di essere stata scelta per quel luogo, non poté trattenere l'ennesimo sbadiglio, prontamente smorzato dalla sua mano.
Lanciò un'occhiata annoiata al corridoi del settimo piano che sorvegliava da qualche minuto e poi riprese a camminare.
Le notti di ronda erano terribilmente noiose.

 

 

Qualcuno nell'ombra sembrò curare con occhio attento ogni sua più piccola mossa e quando la Grifondoro girò finalmente l'angolo per sparire nel corridoio successivo, Amber si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e sgattaiolò via da quel punto infelice, all'ombra di una colonna, per scendere le scale a passo felpato.
Per lei le regole non erano importanti, non le arrecava nessun dispiacere o senso di colpa infrangerle, ma odiava le punizioni come tutti gli studenti e ogni volta che usciva dalla sala comune oltre il coprifuoco, stava attenta a non farsi beccare.
Era certa che se l'avesse sorpresa Angel, l'avrebbe rimandata a letto senza sprecare nemmeno un rimprovero, ma in quel caso sarebbe intervenuto il suo senso della giustizia, che avrebbe convinto la Grifondoro ad assegnarsi persino una punizione da sola, pur di non tradirlo.
La questione che l'aveva spinta a lasciare il suo letto però, era ben più importante di una punizione.
Voleva trovare la profezia e mettere finalmente fine ai presentimenti che non la lasciavano mai in pace, dalla notte di Halloween fino ad allora.
Dakota non ci credeva, era convinta che né il fato né il destino potessero decidere il loro futuro, che ne erano padroni solo loro.
Ebony invece si fidava ciecamente delle parole della preside ed era sembrata rassegnata al suo destino. Così come Blake.
L'unica cosa che li accomunava, al momento, era il desiderio di andare fino in fondo al problema. E di scoprire la verità.

 

 

Gli obiettivi di Nathan erano di gran lunga molto meno importanti e pericolosi di quelli di Amber.
Il ragazzo, dopo aver fatto cenno a Christian di seguirlo, si allungò oltre la parete e scrutò il corridoio buio.
Con la punta della bacchetta accesa, fece strada all'amico e in poco tempo si ritrovarono in una zona buia del Chiostro, al sicuro dalla ronda dei Prefetti.
- Chi rischia di scoprirci stasera? - domandò, ironico, sfregandosi le mani tra di loro.
Il loro respiro si condensava in piccole nuvolette e dire che quelli erano solo i primi giorni di Novembre.
- Zoey Mason di Grifondoro e la Brokengrass. - lo informò, frugandosi in tasca.
Christian sospirò e si batté una mano sulla fronte.
- Siamo fritti quindi? - domandò.
Era noto a tutti che quelle due trovavano chiunque si nascondesse negli angoli più remoti del castello, nonostante mal si sopportassero quando erano nello stesso turno di ronda e le discussioni non mancavano di certo.
- Buonasera! - trillò Caroline, raggiungendoli.
Christian sobbalzò per lo spavento e Nathan le intimò di stare in silenzio, poggiandosi un dito sulle labbra.
- Siamo fritti. - confermò Christian, guardandosi più e più volte intorno.
Caroline fece un gesto con la mano, come per rassicurarli.
- Non mi ha visto nessuno. - disse, a voce più bassa però.
Afferrò la sciarpa che le circondava il collo e la mostrò ai due Tassorosso.
- Vi piace? Me l'ha regalata mia mamma ieri, quando mi hanno dimessa dal San Mungo. -
Nonostante il colore fosforescente, che Christian era certo si potesse notare anche a metri di distanza, era contento di trovarla con il sorriso sulle labbra dopo tutto quello che le era successo. 
La positività di Caroline era famosa, niente riusciva ad abbatterla o a spaventarla.
Viveva con il sorriso sulle labbra e Christian non poteva che ammirarla per questo.
- Si, è davvero bella, ma ora muoviamoci. - sussurrò Nathan, sbrigativo.
Recuperò un binocolo da sotto il suo mantello e si sporse verso la torre di Corvonero.
- Non doveva venire anche Dakota? - domandò Caroline, sporgendosi a sua volta.
Lei però non vedeva altro che buio.
- Non vuole sporcarsi le mani, mi ha solo chiesto di fare uno scherzo a Ishido. - le spiegò il Tassorosso, riponendo il binocolo.
Caroline nascose un sorriso furbo e scosse la testa.
- Chissà mai perché proprio Ishido – commentò sottovoce, attenta a non farsi sentire.
- È in camera sua – disse ancora Nathan, passandosi una mano nei capelli e spettinandoli ancora di più. - Dobbiamo trovare un modo per farlo uscire. -
Dopo essersi messa le mani sui fianchi, Caroline si schiarì la voce e solo quando i due Tassorosso la guardarono, si decise a parlare.
- Fortuna che avete una Corvonero come alleata. - affermò, sorridendo.

 

 

Blake aveva sentito chiaramente i suoi compagni uscire dalla stanza, credendolo addormentato, ma non aveva mosso un dito per fermarli o per fargli capire che era sveglio.
Senza di loro, sarebbe riuscito a raggiungere il Reparto Proibito più in fretta e con meno difficoltà.
Dakota gli aveva parlato quella mattina, lontano da occhiate indiscrete, e gli aveva fatto capire che se non si fosse presentato quella sera, se ne sarebbe pentito per tutto il resto della vita.
Il Tassorosso era deciso ad andare con le altre tre unicamente perché anche lui voleva leggere la profezia, ma al momento proprio non riusciva ad alzarsi dal letto.
Riusciva solo ad accarezzarsi le labbra, per istinto.
Non si aspettava che quelle di Maybe fossero così morbide e dal primo momento in cui l'aveva vista, aveva desiderato baciarla.
Quando era stata lei a fare la prima mossa, Blake aveva creduto di morire dalla felicità.
Era certo che mai nessuno lo avrebbe fatto, che qualcuno tenesse abbastanza a lui da concedergli una dimostrazione d'affetto così grande.
Maybe aveva anche detto che lo amava, che si rimproverava per questo, ma che non ne aveva potuto fare a meno. E nemmeno Blake era stato capace di resisterle.
Il ricordo di quel bacio diede forza a sufficienza al Tassorosso per risollevarsi e muoversi finalmente.
Il giorno dopo l'avrebbe rivista, ora doveva solo concentrarsi.

 

 

Che si trovassero uno nei sotterranei e l'altra in una delle torri più alte di Hogwarts, non faceva molta differenza.
I fratelli Suarez erano certi che la distanza era nulla, quando si trattava delle loro capacità magiche.
Per questo non si stupirono quando si incrociarono a metà strada, intenti a correre uno verso l'altra.
- La ciocca! - esclamò Francisco.
Francisca annuì.
- C'è troppo movimento questa notte. -
Si guardò intorno, quasi a voler annusare l'aria.
- Non mi piace. -

 

 

La ragazza era la prima ad essere arrivata davanti alla Sezione Proibita e aspettava gli altri con una certa impazienza, che non le permetteva di stare ferma.
Ebony camminava su e giù per il corridoio, avanti e indietro, quando Althea sbucò dal corridoio, seguita da Zoey.
- Ti dico che le voci non venivano da qui! -
La Corvonero fece appena in tempo a nascondersi dietro a una colonna, prima che la Grifondoro le passasse vicino, senza accorgersi però di lei.
- Ti sbagli, ho sentito chiaramente qualcuno che parlava. -
Althea sondò con lo sguardo il buio e solo quando non trovò niente che la soddisfasse, decise di proseguire e Zoey fu costretta a correrle dietro.
Ebony sospirò di sollievo e uscì dall'ombra, per guardare verso le scale e riprendere a fare avanti e indietro, con le braccia incrociate.
Voleva entrare e trovare la profezia.
Al più presto.

 

 

La sala comune dei Corvonero si aprì davanti a Caroline, ma l'accolsero solo le tenebre.
Con un gesto della bacchetta, la ragazza accese il fuoco nel camino e si sentì subito meglio.
- Sveglia oltre il coprifuoco? -
Caroline sobbalzò, ma quando si accorse che era solo Andromeda, sospirò di sollievo e calmò il battito del suo cuore.
- Non sono l'unica, a quanto pare. - ribatté, imbarazzata dall'essersi fatta scoprire così facilmente. Come detective faceva proprio schifo.
Andromeda le concesse il beneficio del dubbio e si alzò dalla poltrona.
- Cerchi qualcuno? - domandò.
- Ishido, a dir la verità. -
Con immensa soddisfazione, Andromeda sparì nell'ala del dormitorio maschile, per ritornare poco tempo dopo trascinandosi dietro un Ishido piuttosto assonato.
Glielo buttò letteralmente contro, per poi pulirsi le mani.
Caroline se lo scostò di dosso, con un sorriso di scuse che però Ishido non poteva vedere, perché era troppo preoccupato a sfregarsi gli occhi.
- Rifacciamolo, qualche volta – scherzò Andromeda, per tornarsene in camera sua, senza aggiungere altro.
Ishido guardò Caroline e la invitò a spiegarsi con uno sbadiglio.
Ma la Corvonero non disse niente.
Gli afferrò una manica del pigiama e se lo tirò dietro.
- Perdonami, se puoi. - sussurrò, nascondendo un sorriso divertito.

 

 

Dakota era certa, con tutta se stessa, che Nathan si stesse attenendo alla traccia che lei stessa gli aveva suggerito quella mattina.
Avrebbe fatto in modo che Ishido si fosse trovato in mezzo al corridoio, dopo il coprifuoco, per farlo così finire in punizione.
Inizialmente, Nathan aveva chiesto un pagamento da parte sua, ma quando poi si era ricordato che stava parlando con una Serpeverde, aveva preferito rimangiarsi quello che aveva detto e sparire rapido come il vento.
Dal canto suo, Dakota non vedeva l'ora di vedere in punizione Ishido, gli avrebbe dato pan per focaccia, come dicevano i babbani.
E forse con quell'episodio, si sarebbe stancata di fare tutte quelle congetture.
Se solo lo fosse venuto a sapere qualcuno, nessuno l'avrebbe più temuta e rispettata come invece facevano adesso e nella peggiore delle ipotesi, avrebbero anche iniziato a prenderla in giro.
E Dakota non riusciva ad immaginarsi un futuro del genere, visto che il suo destino sembrava ormai, inesorabilmente, deciso.

 

 

Jude non riusciva ad addormentarsi quella notte e se ne stava seduto sul letto, a guardare da lontano la sua tarantola che camminava su e giù dal barattolo di vetro in cui era stato costretto a metterla.
Aveva dei buchi sul coperchio e Jude avrebbe voluto ringraziare il suo compagno di stanza per quel colpo di genio, ma quando si era ricordato che era stato per colpa sua e della sua paura se Rex si trovava lì dentro, era stato zitto.
Rex era un regalo di sua madre, quando gli era arrivata la lettera per Hogwarts, e da allora non lo aveva mai abbandonato.
Jude non aveva paura di quella tarantola e quando non la trovava più si preoccupava per lei e aveva il timore che potesse finire nella bocca di qualche gatto o sotto ai piedi di qualcuno.
Temeva soprattutto Felix, il gattaccio che da tutti era considerato l'incubo di Hogwarts e in quanto alla paura che suscitava, sembrava battere di poco quella che scatenava invece Rex negli studenti.
Il Tassorosso si alzò e batté un dito sul vetro.
Il ragno si fermò e si voltò a guardarlo, come se lo riconoscesse, ma poi tornò alle sue attività, come una normale tarantola indaffarata.
Era chiaro che non sarebbe mai riuscito a costruire una ragnatela lì dentro e Jude fu quasi tentato di liberarlo e metterlo in un angolo del soffitto, là dovrebbe avuto tutto lo spazio possibile.
Ma poteva mordere qualcuno e non se lo sarebbe mai perdonato.

 

 

Francisco e Francisca non avevano fatto altro che scendere qualche altro gradino, che erano stati beccati.
Ma non dai soliti prefetti, che potevano solo toglierti qualche punto e rimandarti a letto.
Quello che li guardava arrabbiato, con le braccia incrociate al petto e la promessa di una punizione nello sguardo, era un professore.

 

La porta della Sezione Proibita era aperta e quando Amber la spinse, non poté che stupirsi, ma non ci fece poi molto caso.
Dakota la spostò di lato con poco garbo ed entrò, nonostante avesse detto poco prima che Amber, in qualità di Grifondoro del gruppo, avrebbe dovuto assicurare la sicurezza per tutti e far valere il suo coraggio.
Trattenendo l'irritazione, la ragazza mantenne la porta aperta abbastanza per far passare anche Ebony e Blake, poi l'appoggiò appena, in modo da non chiuderla del tutto e da mantenere uno spiraglio di luce nel buio della stanza, oltre a quella delle loro bacchette.
- Cosa cerchiamo precisamente? - domandò Blake, spazientito.
Ebony scosse il capo e Dakota la guardò, assottigliando lo sguardo.
- Ma i Corvonero non sanno sempre tutto? -
- Non è il momento d'infierire. - la bloccò subito Amber, avanzando nella stanza.
Dakota non le rispose unicamente perché si udì un tonfo sommesso, dal lato opposto, che le rubò le parole dalla bocca.
- Cos'è stato? - chiese Blake, avanzando rapidamente nella stanza.
Ebony lo seguì e fu l'unica ad accorgersi del libro sul pavimento.
Dakota glielo prese dalle mani e lo sfogliò.
- Ma è bianco. - si lamentò e lo avrebbe fatto cadere, se Ebony non l'avesse fermata in tempo, riprendendolo in mano.
- Guarda bene – l'ammonì la Corvonero, aprendo una delle pagine centrali.
C'erano delle scritte, in un antico linguaggio runico, e se Dakota e Blake aggrottarono le sopracciglia confusi, Amber ed Ebony si guardarono.
L'avevano trovata.
Ora dovevano solo decifrarla.

 

 

Caroline aveva fatto appena in tempo a portare Ishido dove c'erano Christian e Nathan, prima di essere scoperti anche loro.
Il piano di Dakota era riuscito, ma l'idea di Nathan no.
Loro tre avrebbero dovuto nascondersi e tornarsene nelle rispettive sale comune prima che fosse stato troppo tardi.
Invece erano finiti in punizione.
E dalle espressioni dei due gemelli Suarez, loro quattro non erano gli unici ad essere stati beccati.

 

 

- Coloro... Codesti... - balbettò Amber, aggrottando le sopracciglia. - No, ci sono! Colui! -
Dakota batté le mani.
- Ma che brava! - l'acclamò, ironica. - Abbiamo appena scoperto il significato di una parola! -
- Se continuiamo di questo passo, non finiremo prima di domani. - le diede manforte Blake, sbuffando.
- È la notte che vi fa questo effetto o vi impegnate apposta per essere così antipatici? - domandò Amber esasperata, ripassando il libro ad Ebony, che cercava di concentrarsi.
- La seconda, senz'altro. - rispose Dakota, annuendo, mentre Amber non poteva che chiedersi come la Serpeverde facesse ad avere sempre la risposta pronta.
- Io punto più sulla prima invece. - scherzò Blake, anche se nessuno poteva capire appieno la sua battuta.
La voce di Ebony li interruppe e li ridusse al silenzio come le intimidazioni di Amber non erano riuscite a fare.
- Colui che farà del quattro il numero perfetto – decifrò, parlando lentamente. - Che non darà peso alle differenze e nemmeno alle somiglianze
Che riconoscerà l'unità come la speranza più grande,
Sarà in grado di compiere il proprio destino
E di preservare il mondo dalla distruzione. -
Per la prima volta da quando si trovava con gli altri tre, Dakota non sapeva cosa dire e non poteva fare altro che ascoltare.
- Perché così come il bene è riuscito a trionfare,
Il male è destinato a tornare. -
Blake roteò gli occhi al cielo.
Per l'ennesima volta il male ci aveva messo lo zampino, come in ogni profezia che si rispettava.
- Ma prima... -
Amber avrebbe voluto strappare via di mano il libro ad Ebony per leggere l'ultima frase da sé, ma sembrava che la Corvonero proprio non riuscisse a capire cosa ci fosse scritto.
O semplicemente, si era bloccata perché aveva sentito dei rumori.
Blake si lanciò in avanti quando la porta cigolò. Strappò la pagina, ignorando lo sguardo di fuoco che gli lanciò Ebony, e cacciò il libro infondo ad uno scaffale, dietro ad un tomo dall'aria minacciosa.
La professoressa di Pozioni apparve davanti a loro in quel momento, con una strana sfumatura minacciosa nello sguardo.
- Siete in punizione. -

 


Angolo d'autrice:
Buon Halloween!
Avete notato tutti il banner qui sopra? Ebbene, è quello "ufficiale" della storia, spero vi piaccia!
So che non è Natale e che non è ancora periodo di regali, ma ho avuto l'ispirazione adesso e vi faccio un regalo ad Halloween, che male c'è?
Comunque... Pensavate che la storia sarebbe filata liscia come l'olio? Sbagliavate! Sono appena iniziati nuovi problemi.
Punizioni di massa!
Come mi diverto ;)
Vi ringrazio infinatamente per le recensioni!
Al prossimo capitolo,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Testa di leone, cuore da grifone ***


Capitolo 11

 

Un grazie speciale a Cersei Evans per il suo banner splendido <3


 

 

L'espressione sul volto di Ishido tradiva tutto lo sconforto che cercava di nascondere e Andromeda non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe riuscita a resistere a trattenersi dal ridere.
- Non posso credere di essere caduto nella loro trappola – disse per l'ennesima volta il ragazzo, passandosi una mano nei capelli e scompigliandoseli. - Proprio io che volevo tradirli nel loro stesso gioco. -
Seduta vicina a lui, Caroline si stringeva le spalle e guardava il pavimento.
Si sentiva in colpa, indubbiamente, ma ricevere la sua prima punizione della carriera scolastica la riempiva di adrenalina e sotto certi aspetti, la ragazza non vedeva l'ora di scoprire cosa la professoressa di pozioni le avrebbe fatto fare.
Era stata proprio a lei a trovarli, la sera precedente, e quella stessa notte avrebbero dovuta seguirla nella Foresta Proibita.
- Com'è infrangere le regole? - domandò invece Skylight, senza guardare nessuno in particolare, ma scambiandosi una gomitata con Andromeda.
Caroline le studiava da non poco tempo e non poteva che pensare che stessero incredibilmente bene quelle due, insieme.
- Eccitante! - esclamò, per poi tapparsi subito la bocca quando l'occhiataccia di Ishido la raggiunse.
- Non per chi ci è stato trascinato contro la propria volontà. - osservò, con finta noncuranza.
Skylight scoppiò a ridere e non si curò di Andromeda che la guardava di sottecchi.
Quell'anno scolastico era il migliore che lei avesse mai vissuto ad Hogwarts.
Le era bastato conoscere Andromeda e aprirsi con lei, che il mondo si era fatto subito più magnanimo con la giovane Tassorosso ed era da qualche settimana che non si rinchiudeva più in camera sua, da sola, con i suoi amati libri di fisica.
- Secondo me sarà una bella punizione – commentò, cauta, ma quando si accorse che Caroline annuì e le sorrise, Skylight prese fiducia e le sorrise a sua volta.
- Non lo metto in dubbio. - commentò Andromeda, sfregandosi le mani.
Ishido si accasciò sul tavolo e sbuffò.
- Se potessi, mi travestirei e prenderei il tuo posto – disse Skylight, mettendosi una mano sul petto.
- Lo apprezzo. -
Il Corvonero sollevò il pollice, ma non accennò a fare un sorriso.
- Sarà una lunga notte. - disse invece Caroline, scuotendo la testa.

 

 

Christian e Nathan camminavano insieme nel corridoio quando incrociarono Jude e Blake, di ritorno dalle lezioni pomeridiane, e si riunirono tutti e quattro in sala
comune.

Blake non aveva ancora chiesto scusa a Nathan per la discussione dell'altro giorno, ma l'amico sembrava non ricordarsene neanche più, perché quando lo vide gli sorrise.
- Siete finiti in un bel guaio – commentò Jude, lasciandosi cadere sulla prima poltrona libera.
Christian si coricò sul divano, con il braccio sotto alla testa, e fece spallucce.
- Non si può considerare un vero e proprio disastro. - disse, mantenendosi sul vago.
Ma Nathan aveva capito.
- C'è anche Caroline in punizione con noi. - gli ricordò il Tassorosso, facendogli l'occhiolino.
- Ma la Hasting non era ossessionata da Blake? -
Christian strinse i pugni quando Blake scoppiò a ridere.
- Sono ben contento di cedertela. – scherzò, sorridendo allegro.
Non fece caso al malumore dell'amico semplicemente perché quella mattina aveva incontrato Maybe e da quando l'aveva conosciuta, le giornate non erano poi così brutte come invece lo erano prima.
Scherzava più spesso e il suo sorriso nasceva molto più facilmente sul suo volto.
Era un'altra persona.
- C'è qualcosa che non ci dici, Blake Brian Baston? - domandò curioso Jude, senza far caso all'occhiataccia che ricevette in risposta.
Blake odiava quando lo chiamavano con il suo nome completo.
- Ho visto Lynne ieri – buttò lì, con apparente casualità, e scoppiò a ridere quando Jude arrossì di botto.
Nathan gli saltò addosso e gli scompigliò i capelli, mentre il Tassorosso negava e cercava di difendersi.
Christian invece non si unì all'armonia felice dei suoi amici, che avrebbe contagiato chiunque, ma non lui, non in quel momento.
Blake era uno dei suoi migliori amici, ma il Tassorosso non poteva non invidiare la sua capacità di far colpo sulle ragazze.
Era futile e banale invidiare qualcuno per quel motivo, soprattutto in un momento travagliato come quello, ma Christian non ne poteva fare a meno.
Ci rifletteva spesso, di recente.
Blake era nato per fare colpo, ma non lo voleva nemmeno.
Lui invece era una schiappa nel campo dell'amore. Ed era proprio quello che non riusciva a digerire.

 

 

- Ti hanno davvero regalato un drago? -
Quella mattina, quando il sole non era ancora sorto, qualcuno aveva bussato alla porta della stanza da Caposcuola di Angel, ma quando la ragazza aveva sbirciato fuori, il corridoio era vuoto e sul pavimento era abbandonata una scatola di cartone, abbastanza grossa e con dei buchi. Non c'era un biglietto, né tanto meno il mittente di quella sorpresa e se non fosse arrivata Amber a chiamarla per la colazione, probabilmente non l'avrebbe nemmeno aperto.
- Un drago vero. - acconsentì Angel e sbirciò la creatura leggendaria che riposava tranquillamente sulla sua spalla.
Il fratello ne aveva uno, diverso dal suo solo per il colore bianco, e più grosso, ma l'unica cosa che importava ad Angel in quel momento, era sapere chi e perché gli avesse fatto un regalo del genere.
- Non ti piace? - domandò Thalia, studiando il drago da vicino.
L'unica intrusa in quella riunione dell'A – team, come ormai l'intera scuola chiamava l'amicizia di Angel, Amber e Alice, era proprio lei, che le aveva raggiunte insieme a Ross da appena pochi minuti.
Il drago che riposava sulla spalla destra della Caposcuola aveva attirato subito la loro attenzione.
- Che figo! - aveva esclamato Ross, avvicinandosi subito. - Chi te l'ha dato? -
- Me l'hanno regalato. - lo corresse Angel.
-Dobbiamo ancora scoprirlo. - disse nello stesso momento Alice, scambiandosi una buffa occhiata con l'amica.
- Avrei un'idea – sussurrò Thalia, facendosi improvvisamente più vicina a loro. - Ma probabilmente non mi credereste. -
Amber sollevò un sopracciglio, ma quando incontrò l'occhiata di Thalia, capì al volo.
- Non dirai davvero... - provò a domandare, salvo poi fermarsi sotto lo sguardo inquisitorio di Angel.
- Sapete qualcosa? Chi è? Chi? - domandò a raffica, guardando negli occhi prima una e poi l'altra. Thalia scoppiò a ridere e Amber scosse la testa.
A risolvere la situazione, ci pensò Ross.
- Damon Black, Serpeverde del settimo anno - la informò, senza stupirsi davanti all'occhiata sorpresa che ricevette in risposta. - Non chiedermi come se l'è procurato, però. -
- Come fai a saperlo? - domandò invece Alice, precedendo Angel.
Ross portò le mani in avanti.
- Questo è complicato – le avvertì, prendendo un bel respiro. - Praticamente me l'ha detto Francisco Suarez, visto che la gemella è fidanzata con Scorpius, che è amico di Albus , che è il fidanzato di Diane, che ultimamente passa parecchio tempo con Thea, che è la migliore amica di Damon e quindi... -
- Fermo! - lo bloccò Amber. - Non ho capito niente. -
Ross le sorrise e Alice fu sicura che avrebbe ripetuto unicamente perché lo aveva chiesto lei.
- Me l'ha detto Francisco Suarez, che l'ha saputo dalla gemella, che è fidanzata con Scorpius, che è amico di Albus, che è fidanzato con Diane, la quale è particolarmente amica di Thea, la migliore amica di Damon. -
Thalia lo guardò confusa e Angel si batté una mano sulla fronte.
- È umanamente impossibile capire quello che hai detto. - commentò Amber.
Alice scoppiò a ridere e Ross fece spallucce.
- Posso ripeterlo! - la rassicurò Ross, strappando un gemito di sconforto a Thalia. - Praticamente Francisco mi ha detto che la gemella gli ha detto che Scorpius le ha detto che... -
Alice si sporse verso Angel.
- Penso che non saprai mai il perché e se davvero Damon ha fatto quello che ha fatto. -
Per un momento, Angel ebbe qualche difficoltà a capire anche quello che aveva detto l'amica, ma poi annuì.
Lei sapeva tutto invece. Aveva cercato di comprare il suo silenzio con un regalo, ma non ci sarebbe riuscito.
 

 

- Vi hanno messo in punizione? - domandò ancora Yulia, incredula.
Francisca annuì, evidentemente spazientita.
- E solo perché la vostra ciocca brillava? - chiese Zoey, confusa.
- Non ci hanno messo in punizione per quello, ovviamente. -
L'occhiataccia che le rivolse Francisca non prometteva nulla di buono.
- Ma perché giravamo per i corridoi di Hogwarts. -
- E perché lo facevate? -
- Se questo è un metodo per vendicarvi del primo giorno – sibilò Francisca, voltandosi verso Yulia. - Non è divertente. -
Zoey fece spallucce e l'amica scosse la testa.
- Non abbiamo mai preso punizioni, siamo abbastanza sorpresi – la corresse Francisco, sorridendo. - Comprendetela. -
Francisca provò a ribattere, ma Zoey era già sparita con James chissà dove e Yulia la guardava, con un sorriso innocente e sognatore sul volto.
- Avete presente il corridoio della nostra sala comune? - disse ad un certo punto.
I gemelli annuirono.
- Ci ho visto una testa di leone – li informò, sorridendo. - Proprio sul pavimento. -

 

 

Ebony stava passeggiando tranquillamente con Annelise.
Le aveva dato lezioni private di Pozioni e quel recupero, richiesto direttamente dalla Tassorosso, non era andato nemmeno poi così male. Avevano chiacchierato per la maggior parte del tempo e quando si erano dedicate alla preparazione della pozione anti brufoli, erano riuscite a non fare scoppiare niente.
- E poi di solito andavo sullo skateboard, ma ora non sono più tanto brava – spiegò Annelise, con un sorriso.
Ebony lo ricambiò.
- Skateboard? - ripeté, incredula.
Annelise annuì e le mostrò il pugno.
- Nessuno è più bravo di me! - esclamò, facendola sobbalzare.
La Corvonero sorrise di nuovo.
- Non posso che esserne convinta. -
Passarono vicino ai due gemelli in quel momento e non poterono fare a meno di sentire le parole di Yulia.
- Una testa di leone sul pavimento? - domandò Annelise, certa di non aver sentito bene.
La Grifondoro, anche se non la conosceva, le annuì.
- Certo, l'ho vista con i miei occhi. -
Ebony si bloccò e si voltò verso verso il gruppetto.
- Una testa di leone stilizzata? - chiese, in ansia. - Come quella sullo stemma di Grifondoro? -
Colta in contropiede e allarmata dalla fretta della Corvonero, annuì e subito dopo la fissò correre via, confusa.
- Ma che le è preso? -
Annelise scosse il capo.
- Non è mia amica – si giustificò, osservandola a sua volta. - Ma ti posso assicurare che è bravissima a pozioni. -
 

 

- Ti hanno messo in punizione! - cercò di dire Thea, tra le risate. - Ti sei fatto beccare dalla caposcuola di Grifondoro. -
Damon le aveva raccontato tutta la storia, di quando aveva rotto la mattonella e di come Angel lo aveva visto.
- Credevo non avrebbe parlato! - provò a giustificarsi, serrando le mani.
Thea scoppiò a ridere di nuovo e si asciugò le lacrime agli occhi.
- Le hai persino regalato un drago. - disse ancora, singhiozzando.
- Un drago? - ripeté Diane, incredula.
Damon la guardò male, ma poi annuì.
- Un drago – confermò. - Un piccolo drago nero con gli occhi viola, proprio come... -
Si interruppe a metà della frase e scosse la testa.
- Non è questo l'importante! - concluse, sbrigativo.
- Come hai fatto a rompere il pavimento? - domandò ancora Diane, senza riuscire a capire, e Thea scoppiò in una nuova risata, tenendosi la pancia.
Gli studenti che le passavano vicino la osservavano straniti: non era da tutti i giorni vedere una Serpeverde che manifestava così apertamente le proprie emozioni, davanti all'intera fauna di Hogwarts.
Era noto a tutti che le Serpi erano schive e che piuttosto che farsi conoscere dagli altri, mentivano.
Ma Thea non era una vera e propria serpe sotto quell'aspetto.
- Non lo so! - sbottò Damon, spazientito. - E tu smettila di ridere. -
Il labbro inferiore di Thea tremò, ma la Serpeverde se lo morse per trattenere le risate.
Quando poi però guardò Diane e il suo sguardo buffo, scoppiarono entrambe e continuarono per un bel po'.
Nel mentre, Damon le guardava infuriato e meditava vendetta contro Angel.
Come poteva essere stata così testarda?
Si sarebbe ripreso quel regalo. A costo di tenere in camera sua il drago.

 

 

Le tre Serpeverde passeggiavano in riva al Lago Nero da ore e ancora non avevano smesso di parlare.
Althea e Lynne non riuscivano a capire perché Dakota avesse intrapreso una missione senza di loro.
Dove andava una, andava l'altra e se l'altra ancora non voleva venire, le altre due rimanevano con lei. Era da anni che funzionava così, da quando si era ritrovate in stanza insieme. Ma quella volta, Dakota le aveva escluse.
- Non fraintendetemi – disse, alzando le braccia. - Nemmeno io voglio passare il mio tempo con quei tre, ma devo farlo. -
- Perché? - chiesero nello stesso momento le due Serpeverde, Althea stizzita e Lynne stranamente pacata.
Dakota non si aspettava altre reazioni.
- Il perché non vi riguardava – concluse il discorso. - Non permetto a nessuno di farsi gli affari miei. -
Althea si preparò a ribattere, ma Lynne le mise una mano sulla spalla e indicò un punto davanti a loro.
- Ci sta venendo incontro? - chiese, studiando la figura che si muoveva velocemente verso di loro.
- Quella è Ebony. - disse Dakota e per riflesso istintivo, le corse incontro.
Confabularono per un po', senza mai guardarle, e quando entrambe corsero via, Althea fece un passo in avanti, ma venne fermata nuovamente da Lynne, che scosse la testa.
- Non adesso. – la tranquillizzò.
Il sorriso che le era apparso in volto, convinse Althea che la sua migliore amica aveva un piano e che sarebbe stato meglio seguirlo, perché si sarebbe dimostrato geniale, come tutti gli altri.
Seguirono la figura di Dakota che si allontanava e Lynne sorrise di nuovo.
- Lo scopriremo presto. -
 

 

 

La corsa di Ebony si era fermata solo quando avevano raggiunto il corridoio del settimo piano, quello adibito alla sala comune dei Grifondoro.
Quando si era accucciata e aveva iniziato a cercare qualcosa sul pavimento, Dakota aveva sollevato un sopracciglio e aveva scambiato un'occhiata perplessa con Amber, che si limitò a scrollare la testa.
Blake invece si inginocchiò di fianco ad Ebony e provò a guardarla negli occhi.
- Che cosa stai cercando? - domandò, curioso. - C'entra forse con la profezia? -
Ebony gli fece segno di abbassare la voce e continuò a cercare.
Dopo pochi secondi però, strillò, facendo sobbalzare gli altri tre.
- L'ho trovato! – esultò, armeggiando con una mattonella del pavimento.
Amber si accorse che era spaccata a metà e che da quello spiraglio si riusciva ad intravedere...
- Una testa di cane. – sussurrò Dakota, guadagnandosi uno sguardo indignato da parte della ragazza.
- Quello è un leone. – precisò.
- Il leone di Godric. – l'appoggiò Blake, avvicinandosi al pavimento per osservare meglio la figura.
La piastrella uniforme che prima ricopriva il pavimento, ne nascondeva un'altra, dello stesso colore, ma con una testa di leone stilizzata disegnata sopra.
Ebony si affannò a cercare il pezzo che mancava e quando lo trovò, lo incastrò a forza nel buco.
- Meglio che nessuno oltre a noi lo veda – spiegò. - Lo sanno già in troppi. -
Blake si sollevò e studiò il punto in cui prima c'era il disegno: il pavimento era intatto, non aveva segni.
- Cosa pensate che significhi? - chiese Amber, facendo sbuffare Dakota.
- Perché per voi ogni cosa deve avere un significato? - si lamentò la Serpeverde, arricciandosi una ciocca di capelli intorno al dito.
- Ogni cosa può avere un significato – precisò Blake. - Da quando abbiamo scoperto una profezia che può decidere il nostro destino. -
Questo la zittì, ma il silenzio non sarebbe durato a lungo.
- Torniamoci stasera – propose Amber, per poi mordersi il labbro. - Ah no, la punizione. -
Blake si lasciò scappare una smorfia, ma Ebony li tranquillizzò.
- Domani all'ora di pranzo – decise. - Non ci sarà nessuno nel corridoio e potremo vedere se quel disegno nasconde qualcosa. -
La Grifondoro annuì, sentendosi inevitabilmente sotto pressione.
Avevano trovato il simbolo della sua casa dove non ci sarebbe dovuto essere altro che pavimento, e il fatto la turbava.
- Come se io avessi tempo per questi giochetti – sbuffò Dakota, srotolandosi la ciocca dal dito e allontanandosi dal gruppetto.
Blake scosse la testa, ma non commentò.
Erano d'accordo.

 


Angolo d'autrice piuttosto veloce:
Devo ripassare storia, faccio appena in tempo a lasciarvi un saluto e a ringraziarvi come sempre per le vostre graditissime recensioni!
Spero di aver reso bene i vostri personaggi e ora mi dedico a Filippo Augusto... E meno male che storia mi piace :/
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Al pericolo non ci si abitua ***


Capitolo 12
 

Un grazie speciale a Cersei Evans per il suo banner splendido <3

 

L'aria fredda di quella notte riempiva Francisca di brividi, in tutto il corpo. Si strofinava le braccia, mentre avanzava dietro a Francisco nella radura della capanna del Guardiacaccia e cercava di non perderlo di vista.
Subito dietro di lei c'era Ishido, tallonato da Christian, che non la smetteva un secondo di scusarsi con lui, Nathan e Caroline, stranamente entrambi in silenzio.
Damon avanzava con le mani in tasca e la testa bassa, borbottando improperi tra sé e sé: ancora non riusciva a credere che, dopo tutta la fatica che aveva fatto, quella dannata Caposcuola lo avesse denunciato comunque. Aveva danneggiato una semplice mattonella, alla fine.
A chiudere il gruppo, venivano in ordine Dakota, Blake, Ebony e Amber. Si tenevano a debita distanza ed evitavano accuratamente di rivolgersi anche un unico sguardo, chiusi in un ostinato silenzio.
- Signor Rotter – salutò la professoressa di Pozioni, avvicinandosi al Guardiacaccia. - Avete preparato tutto? - Mentre i due si scambiavano le solite parole di rito e si accordavano sugli ultimi particolari di quella gita non voluta, Francisco incrociò le braccia al petto.
- Se non sbaglio, anche Harry Potter al suo primo anno ha dovuto scontare la sua punizione nella Foresta. - commentò, tentando di risollevare il morale alla sorella.
- Che notizia. - disse Damon, con tono arrogante.
- Messa in punizione perché volevo salvare la scuola, inaudito. - disse invece Francisca, scuotendo la testa.
- Salvare la scuola? - le chiese Amber, avvicinandosi.
La Grifondoro annuì e le mostrò la ciocca.
- Funziona veramente? - domandò Dakota, scettica. - Se non lo vedo non ci credo. -
Si voltò verso Caroline e la prese in disparte, mentre Francisca le faceva il verso e il gemello tratteneva una risata, per nulla adatta alla situazione in cui si trovavano.
La professoressa di Pozioni poi, si stava avvicinando minacciosamente.
- Ci divideremo in tre gruppi – annunciò e la sua voce era talmente ferma, che era facile capire che non ammettesse repliche o qualsiasi obiezione. - Christian, Dakota, Caroline e Francisco andranno con il Guardiacaccia e avranno il compito di trovare le sanguisughe, per la pozione Restringente -
La Corvonero guardò la Serpeverde e si scambiarono un'occhiata inorridita.
- Amber, Blake, Francisca e Nathan verranno con me per la corteccia di Carpino, ingrediente di preparazione della pozione Antilupo, famosa per i suoi effetti contro l'aggressività dei lupi mannari. -
Il Tassorosso, alla parola lupo mannaro, sobbalzò, e non riuscì a fare niente per nascondere l'ansia che lo aveva assalito all'improvviso.
- Damon, Ebony e Ishido invece si occuperanno della valeriana. -
Il Corvonero sollevò un sopracciglio.
- Ma non c'è nessun adulto con voi. - ribatté, sfidando quasi la professoressa con lo sguardo.
La donna però sorrise. - Lei è maggiorenne, signor Blackthorne. E anche il signor Black lo è. La signorina O'Connelly è intelligente – disse, tentando di rassicurarli. - Ve la caverete benissimo. -
Damon sbuffò, esasperato, e i due Corvonero si guardarono.
- Muoviamoci! - ordinò la professoressa e i tre gruppi si mossero, entrambi in direzioni diverse.
Quando imboccarono la foresta e superarono i primi alberi, Amber non poté non voltarsi verso il gruppo di Ebony e il sorriso incoraggiante che la Corvonero le rivolse, rese la sua andatura più decisa.

 

 

Dakota e Caroline camminavano una vicina all'altra, ma non parlavano, se non per avvisarsi a vicenda dei rami bassi o delle radici che intralciavano il loro cammino.
- Dovremmo essere quasi arrivati. - li rassicurò il Guardiacaccia, sorridendo.
Christian sbuffò, ma Francisco non fece nemmeno caso alle parole dell'uomo. Era troppo preoccupato a mantenere i sensi all'erta e teneva sotto controllo nel contempo, anche la sua ciocca bianca.
- Non sapevo ci fosse un lago nella Foresta Proibita – commentò Caroline.
Il signor Rotter scoppiò a ridere.
- Non sai mai cosa ti aspetta nella Foresta Proibita. -
La Corvonero rabbrividì e Christian si batté un dito sulla tempia, quasi a ricordare al gruppo che l'uomo che li stava accompagnando non c'era molto con la testa.
- Era meglio andare con la professoressa, almeno lei sa come usare una bacchetta. - sbuffò Francisco, guardandosi intorno.
Il silenzio di quella notte era pesante e non c'era la luce della luna a illuminare il loro cammino. Non si sentiva nemmeno il richiamo dei gufi o il frusciare del vento tra le foglie.
Camminarono per altri minuti e nessuno parlò più, finché il Guardiacaccia non spostò i rami di un cespuglio e indicò il buio davanti a lui con la lanterna.
- Ci siamo. - avvisò, scendendo con cautela verso la riva.
- Un lago nella Foresta Proibita. - si ripeteva tra sè e sè Dakota, incredula.
- Ora posso dire di averle viste tutte. - le fece eco Christian e non si curò dell'occhiataccia che gli rivolse la Serpeverde.
Una volta raggiunta la riva di sabbia, Caroline si fermò prima degli altri e li guardò avvicinarsi all'acqua.
- Come le troviamo le sanguisughe? - domandò, rabbrividendo dal disgusto.
Francisco e Christian si guardarono per un secondo, poi puntarono la bacchetta verso il lago ed esclamarono, all'unisono: - Accio sanguisughe! -
L'acqua del lago non si mosse e Dakota scoppiò a ridere.
- Ora posso dire di averle viste veramente tutte. - commentò, denigrandoli.

 

 

Il gruppo guidato dalla professoressa procedeva veloce e i quattro ragazzi erano convinti che la donna avesse già fatto quella strada o che conoscesse bene la foresta, perché si muoveva come se si trovasse nei corridoi di Hogwarts e non in mezzo a degli alberi.
- Cos'è il carpino? - si decise a chiedere Nathan, dopo un attimo di esitazione.
Francisca lo guardò male.
- Un albero – rispose, secca. - Solo gli alberi hanno le cortecce. -
Tutti potevano notare il suo malumore e la forma aggrottata delle sue sopracciglia non lasciava spazio a dubbi.
- Tutto bene? - si informò Amber, raggiungendola.
La Grifondoro scosse la testa.
- Odio le ingiustizie. -
- Non dirlo a me - commentò Amber. - Se potessi, le darei la sua maledetta corteccia di carpino in testa. -
Un piccolo sorriso comparve sul volto di Francisca.
- Può essere un'idea. - annuì.
- Perché proprio la pozione Antilupo?- domandò invece Blake. - Non è una pozione illegale per il Ministero? -
Quella volta, gli rispose la professoressa in persona.
- Sta di fatto che solo un gruppo ristretto di persone ne conosce il meccanismo di preparazione e ha ricevuto il compito di crearle proprio dal Ministero – chiarì, gli occhi fissi davanti a lei. - E io ne faccio parte. -
Blake strabuzzò gli occhi.
- Da chi credevi che arrivassero le scorte di Hogwarts? -
Dopo quella domanda, Blake si chiuse in un ostinato mutismo e non disse più niente, finché il gruppo non decise di fermarsi in una radura piuttosto piccola. La professoressa indicò un albero.
- Quello è il carpino. -
Recuperò dalla tasca del mantello quattro coltellini e li porse agli studenti.
- Potete iniziare. -

 

 

Damon superava alberi e arbusti a lunghi passi, senza preoccuparsi troppo che la direzione da lui presa fosse giusta.
- Dobbiamo girare a destra, non a sinistra! -
Quando l'ennesimo avvertimento di Ebony lo costrinse a cambiare direzione, il Serpeverde perse la pazienza.
- Sono io quello più grande – sibilò. - Quindi seguite me. -
- Forse sono io il più grande, invece. - ribatté Ishido, per nulla intimorito.
- Ho compiuto diciassette anni il 15 settembre – lo avvertì. - Ho ben otto giorni più di te. -
Detto questo, Damon ignorò le parole di Ebony e riprese a camminare spedito lungo il sentiero, mentre gli altri due si affannavano per non rimanere indietro. La luce della lanterna, in quella foresta buia, era più forte di qualunque diverbio.
- Cosa dobbiamo cercare? - domandò dopo un po' Damon, fermandosi all'improvviso.
Ebony ci finì addosso.
- Dovresti saperlo tu. – commentò candidamente, massaggiandosi il naso.
Damon non ribatté e si guardò per un attimo intorno. La vista di tutti quegli alberi lo confondevano e la luce della lanterna era sin troppo fioca per i suoi gusti.
- La valeriana – gli ricordò Ishido, spazientito.
Quando il Serpeverde annuì, un improvviso rumore di rami spezzati li fece sobbalzare.
Damon riprese a camminare, più veloce di prima, e gli altri lo affiancarono subito.
Quando Ebony gli disse di girare a destra, dopo una rapida controllata alla mappa, il Serpeverde si guardò bene dall'obiettare qualcosa.

 

 

 

Per poter entrare nell'acqua del lago, Christian e Francisco si erano tolti le scarpe e si erano dovuti arrotolare i calzoni. Non si erano offerti volontari per quel supplizio e si capiva benissimo che avrebbero voluto trovarsi da tutt'altra parte piuttosto che a mollo fino alle ginocchia, ma Dakota non aveva voluto sentire obiezioni.
Si era rifiutata categoricamente di bagnarsi e Caroline l'aveva subito appoggiata, ricordando a tutti che entro pochi giorni ci sarebbe stata la partita di Quidditch dei Serpeverde contro i Corvonero e quindi avrebbe preferito evitare di bagnarsi, per non rischiare di ammalarsi proprio alla vigilia dell'incontro.
Il Guardacaccia aveva lasciato loro campo libero e si era limitato a sedersi all'asciutto, sotto a un albero, e si era anche portato con sé la lanterna.
- Alzate un po' quelle bacchette – esclamò Christian, saltellando per provare ad ignorare il freddo. - Non vediamo niente qui. -
Francisco se ne stava fermo, con i denti che battevano, e si studiava sulla superficie dell'acqua, pensieroso.
- La parola d'ordine? - lo provocò Dakota, roteando la bacchetta nella zona di lago dove non c'era nessuno.
Caroline invece si avvicinò il più possibile, con la punta delle scarpe a sfiorare la risacca.
- Per favore. - sibilò Christian, di malumore.
La Serpeverde annuì e si avvicinò, ma non fece che un passo.
- State attenti! -
L'urlo di Francisco li colse di sorpresa.
Il ragazzo aveva visto la sua ciocca illuminarsi all'improvviso e si era voltato verso di loro, ma era stato comunque troppo lento. Perché sotto ai piedi di Dakota la sabbia scomparve e lei precipitò, svanendo dalla vista degli altri.

 

 

Il coltellino di Francisca incideva con rabbia il carpino e lasciava solchi profondi nella corteccia.
Nathan, per tutta risposta, si divertiva a disegnare forme strane e figure senza senso e non aveva nemmeno posizionato il secchiello bene, perché i pezzi di corteccia che si staccavano finivano sul terreno.
- Stai attento. - lo ammonì Blake, posizionando meglio il secchio.
Il Tassorosso lo ringraziò con un cenno e mentre continuava a intagliare, si girò verso di lui.
- Allora, come va la vita? -
Blake lo guardò sconcertato e si guardò bene dal rispondergli o dall'avvertirlo.
- Signor Switch, si diverte a fare il buffone? - lo riprese la professore, severa.
Nathan si accorse solo allora che il coltello era distante dalla corteccia di qualche centimetro e che lui stava semplicemente muovendolo per aria.
- Mi scusi. - bofonchiò, ritornando al lavoro.
Amber trattenne una risata.
- Sei stato scorretto. - commentò sottovoce, guardando Blake.
Il Tassorosso sollevò lo sguardo e quando vide che sorrideva, la sua espressione si ammorbidì appena, per poi tornare scura dopo un secondo.
Amber provò a chiedergli cosa non andava, ma preferì girarsi, seguendo l'occhiata terrorizzata di Blake.
Il fulgore della ciocca di Francisca rischiarava la radura. E in quel momento si sentì l'esclamazione di dolore di Nathan.

 

 

Avevano continuato a camminare, ma da quando Ishido aveva preso la testa del gruppo, Damon sentiva che c'era qualcosa che non andava. Si sentiva strano, quasi fuori posto, ed era una novità per lui.
Ogni passo che faceva, ogni albero che superava, la sensazione di disagio sembrava aumentare.
- Fai attenzione! - lo richiamò Ebony, quando le pestò un piede.
Damon sbatté le palpebre, sorpreso, e sussurrò una scusa a fior di labbra.
La Corvonero si preoccupò all'istante.
- Cos'hai? -
Ishido invece sorrise.
- Deve stare male – commentò, sarcastico. - O non ti avrebbe mai chiesto scusa. -
Ebony, seppur titubante, andò dietro al suo compagno di casata quando riprese a camminare, ma Damon non si mosse.
Era strano da dire, proprio da parte di uno come lui, ma sentiva che qualcosa dentro di lui non andava. Non sapeva leggere una mappa, aveva rischiato di far perdere il gruppo nella foresta e sembrava non riuscire a tener testa ad Ishido. Si sentiva tremendamente inutile e anche se Damon sapeva, in cuor suo, che quella consapevolezza non aveva fondamenta, non riuscì a trattenersi.
Si lasciò cadere sulle ginocchia, nascondendosi il volto con le mani, disperato.
Non vide che i due Corvonero si erano girati e gli correvano incontro. Sentì solo una botta sulla schiena e il sapore del terreno in bocca.

 

 

Gli strepiti di Dakota sembravano aver attirato anche l'attenzione del Guardiacaccia, che però non accorse in aiuto dei ragazzi come tutti si aspettavano. Corse indietro, in direzione della scuola, e li lasciò lì da soli.
Caroline era stata la prima a cercare di aiutare Dakota, ma non aveva potuto muoversi, che era sprofondata nella sabbia anche lei.
Con la sola forza della disperazione però, la Serpeverde riuscì a far leva sulle braccia e dopo aver buttato la bacchetta sulla spiaggia, si tirò su e si lasciò cadere fuori dalla buca, con un sospiro. Aveva i capelli ancora più spettinati del solito e la divisa ricoperta di sabbia bagnata.
- Non è divertente! - esclamò, all'indirizzo di Christian e di Francisco.
- Non sono stati loro – ribatté Caroline, la voce rotta dallo sforzo che stava compiendo per tirarsi fuori a sua volta dalla buca. - La sabbia è ceduta. -
Dakota provò a sollevarsi, ma quando appoggiò le mani a terra, il terreno franò e lei si buttò all'indietro, per non cadere ancora nella buca.
- Cosa sta succedendo? - domandò, spaventata.
Indietreggiò a gattoni, lontana dalla riva, ma né Christian né Francisco le risposero. Erano scomparsi.
Caroline studiò con trepidazione la superficie dell'acqua, ma riuscì solo a vedere un gran movimento e un enorme quantità di schizzi vicino a lei.
Il Tassorosso riemerse in quel momento, sputando acqua e tossendo, e corse fuori dal lago più veloce possibile.
- Cosa sta succedendo? - ripeté Dakota, allontanandosi ancora di più dalla riva.
- Avvicini. - spiegò Christian, spostandosi il ciuffo bagnato dalla faccia. - Ci stavano trascinando giù. -
Caroline si alzò in piedi.
- E Francisco? - domandò, avvicinandosi all'acqua per cercarlo. Non lo vide.
Sentì solo una forza incredibile che le afferrava le gambe e che la trascinava via. Poi l'acqua del lago si chiuse sopra la sua testa.

 

 

Nathan agitò a lungo la mano e delle gocce di sangue raggiunsero il terreno.
- Asticelli – sbuffò, succhiandosi il dito. Notò le espressioni terrorizzate dei suoi compagni e tentò di rassicurarli.
- Tranquilli, sono solo due gocce di sangue – disse, studiandosi la puntura. - Non vi facevo così impressionabili. -
Amber deglutì, ma non se la sentì di invitarlo a girarsi e non lo fece nemmeno Francisca, ferma impalata a pochi metri di distanza. Ad indicargli qualcosa dietro di lui, ci pensò Blake.
Nathan si girò curioso, ma se ne pentì all'istante e non poté non rammaricarsi di non essere scappato subito a gambe levate.
Il troll li osservava dall'alto dei suoi dodici piedi e li studiava, mentre i ragazzi facevano lo stesso con lui. Aveva la pelle verde e bitorzoluta e gli occhi emanavano stupidità e furia allo stesso tempo.
I ragazzi non sapevano cosa fare, ma a fare la prima mossa ci pensò la professoressa.
Si era accorta in anticipo che il troll aveva sollevato la clava che impugnava, per colpirli, e intercettò il suo movimento, accusando il colpo sulla schiena. Vedere la donna che cadeva bastò per scrollar loro la paura di dosso e anche se non avevano idea di come fare per aiutarla, Amber mosse la bacchetta e provò a schiantare il troll.
Ma la paura sembrava giocarle brutti scherzi, perché l'incantesimo centrò in pieno petto il troll, ma lo fece traballare giusto per pochi secondi, senza causargli veri danni.
Eppure i figli di Godric erano sempre stati abili, nei duelli.
- Siamo fottuti. - bisbigliò Nathan, fissando impietrito il troll che correva verso di loro, con la clava sollevata.

 

 

La disperazione di Damon era svanita nell'aria, veloce com'era arrivata, quando Ishido colpì con la lanterna la testa di un sasso. O almeno, all'apparenza sembrava un sasso, ma quando si sollevò per contrattaccare alla botta ricevuta, Ebony sussultò.
- Un Pogrebin – sussurrò, incerta.
Il Serpeverde si tirò in piedi, ma l'impatto con il terreno era stato così forte che la testa gli girava e sarebbe caduto ancora a terra se solo Ebony non gli avesse preso il braccio e lo avesse tenuto in piedi con tutta la forza di cui disponeva.
- Pogrebin? - domandò Damon, ansimando.
- Sono dei demoni – gli spiegò Ebony, mentre lo aiutava ad appoggiarsi con la schiena ad un tronco di un albero, per sostenersi. - Hanno la fissa degli umani e li seguono. -
Damon si portò una mano alla testa e nel sentire il bernoccolo sulla fronte, gemette.
- Non mi sembra strano che sia riuscito a fare colpo anche su un demone. -
Vedendolo così sofferente, Ebony si trattenne dal mollargli una sberla.
- Chi viene a lungo pedinato da un Pogrebin viene assalito da ondate di disperazione e apatia, che lo portano a credere di essere una completa e totale nullità. -
Gli occhi di Damon si sollevarono appena.
- Questo spiega tut... -
- E quando la disperazione è totale e la vittima non riesce più a sopportarla, il demone l'assalisce e la divora. -
Le parole che stava per pronunciare il Serpeverde gli morirono in gola, mentre Ebony si risollevò e cercò Ishido. La radura però era vuota e poco lontano, la Corvonero riusciva a sentire dei rumori poco rassicuranti.
- Non ti muovere. - ordinò, sollevando la bacchetta e sparendo nel fitto del fogliame.

 

 

Quando l'acqua sembrava voler farle scoppiare i polmoni, quando Caroline ormai non riusciva più a provare a contrastare la forza che la trascinava sul fondo del lago, una mano robusta le afferrò il braccio e con uno strattone le liberò le gambe, per poi trasportarla in superficie.
Francisco fu il primo a riemergere e spinse Caroline sulla spiaggia con ben poca delicatezza, dettaglio che la Corvonero però ignorò, troppo occupata ad accertarsi di riuscire a respirare di nuovo.
Mentre Dakota afferrava l'amica per le braccia e la trascinava lontana dalla riva, Christian schiantò un Avvicino che si era avvicinato troppo e coprì la fuga di Francisco.
Si ripararono sotto all'albero in cui prima si trovava il Guardiacaccia e che al momento era sparito chissà dove, abbandonandoli lì da soli.
- Come torniamo al castello? - domandò Caroline, tra un colpo di tosse e un altro.
Sia lei che Francisco tremavano visibilmente e il rumore dei denti di Christian che battevano tra di loro, era chiaramente udibile a metri di distanza.
Con una mossa della bacchetta, Dakota fece apparire delle coperte sulle spalle degli altri tre. Poi staccò alcuni rami dall'albero dietro di loro e li buttò sul terreno.
- Lacarnum Inflamare. -
Un debole tepore si insinuò sotto ai vestiti bagnati dei ragazzi e li fece rabbrividire dal piacere.
Christian tese le mani in avanti e sorrise a Dakota, per ringraziarla, ma lei lo bloccò con un gesto della mano.
- Evitate di dirlo troppo in giro, per favore. -
Francisco roteò gli occhi al cielo, ma non disse niente: quel fuoco era davvero troppo caldo per sprecare fiato in inutili battibecchi.
- Caroline ha ragione – affermò Christian dopo un po', sorridendo alla Corvonero. - Come facciamo ad uscire da qui? -
- Chiediamo aiuto. - disse Francisco sicuro, puntando la bacchetta al cielo.
- Periculum. -

 

 

Nessuno dei quattro ragazzi sapeva come abbattere un troll delle foreste.
Erano pochi gli studenti ad esserci riusciti, o anche solo ad essersi ritrovati in una situazione del genere, e da che ricordava, ad Amber venivano in mente solo i nomi di Harry Potter, Ron Weasley ed Hermione Grander. E uno di loro era il Prescelto.
Per forza aveva vinto: sarebbe stato impensabile farlo morire prima che potesse diventare davvero utile alla causa del Mondo Magico. E da qualche parte, lo stesso Destino che aveva condannato Harry Potter e che poi lo aveva salvato, doveva pur accorgersi di lei. E anche di Blake. Avevano una profezia che gravava sulle loro teste, infondo.
- Più a sinistra! No, a destra! Attenta! Schiva! -
Nathan si era riparato dietro un albero, con il chiaro intento di non attirare l'attenzione del troll, e più che aiutare Francisca a combattere, sembrava le stesse dicendo di colpire alla cieca e di avere fortuna.
- Così non va - commentò Blake, affiancando Amber. - E la professoressa non si sveglia. -
La Grifondoro si guardò intorno, senza capire cosa fare, e solo quando il troll buttò a terra Francisca, si decise ad intervenire.
- Stupeficium! -
Nemmeno quella volta l'incantesimo sortì l'effetto sperato, sembrava quasi che la pellaccia verde e bitorzoluta del troll lo proteggesse dalla maggior parte degli attacchi.
- I troll non sono una specie in via d'estinzione, esatto? - urlò Nathan, da dietro un
ramo.

- Certo che no! - rispose Blake, sconcertato. - Razza di idiota. -
Il seguente incantesimo del Tassorosso però, colse tutti di sorpresa.
- Reducto! -
Non appena l'incantesimo sfiorò il troll, questo saltò in aria in tanti piccoli pezzi e Amber e Blake ne furono investiti in pieno. Grondavano di sangue di troll e la puzza era tale che entrambi sembravano sul punto di vomitare.
- Non ringraziatemi.- avvisò Nathan, sbucando da dietro l'albero con un sorriso a trentadue denti e il ciuffo storto.
- Meno male che non hai impugnato la bacchetta al contrario. - disse solo Blake, ironico, allontanandosi di qualche metro dai resti del troll, disseminati sul terreno.
- Che schifo. - commentò Amber, liberandosi gli occhi dalla sostanza viscida che le colava dai capelli.
Franscisca si mosse appena e zoppicò verso di loro.
- La professoressa non sta bene. - avvisò, indicando preoccupata la donna a terra.
I quattro si guardarono. Almeno sapevano qual'era la cosa più giusta da fare.

 

 

Lo scontro tra Ishido e il Progrebin aveva luogo a soli pochi metri dalla radura e quando Ebony li raggiunse, sembrava destinato a concludersi. A sfavore del Corvonero.
Il ragazzo combatteva come una furia, schivando gli attacchi del demone e contrattaccando, con stupore di Ebony, senza l'utilizzo della magia. Eppure Ishido era un Corvonero, infondo.
Aspettando il momento giusto, la ragazza sollevò la bacchetta e con un rapido movimento del polso e un incantesimo non verbale, mandò il demone a sbattere contro un masso.
Ishido, con le braccia ancora sollevate in postura di difesa, guardò incredulo il Progrebin che si afflosciava a terra, svenuto.
- Perché ero convinto che fosse immune a qualsiasi incantesimo? -
Ebony fece spallucce.
- Non posso sapere tutto. -
Damon li raggiunse in quel momento, con l'andatura lenta, ma più fermo sulle gambe. Doveva essersi, almeno in parte, ripreso dalla botta in testa.
- Ho visto delle luci rosse nel cielo. -
La Corvonero sollevò subito lo sguardo e vide i resti di non una, ma ben due segnalazioni di pericolo. Non gli fu difficile capire che si trattava degli altri loro compagni. 
Lesta, una nuova scia di luci rosse invase il cielo e i ragazzi rimasero fermi ad osservarla, finché anche la più piccola scintilla non scomparve.
- Arriverà qualcuno? - chiese Damon, dando voce ai dubbi non espressi dei due Corvonero.
Ishido abbassò lo sguardo e si sedette. Ebony sospirò.
- Spero proprio di si. -


 


L'Infermeria della scuola di Hogwarts gli era completamente sconosciuta, ma il ragazzo riusciva comunque a muoversi bene in quell'ambiente. Ad agevolarlo, il silenzio della notte che avvolgeva il castello e la totale mancanza di persone a sorvegliare la stanza.
Gli attacchi della Foresta Probita avevano fatto il giro della scuola e ora nessuno studente si azzardava a mettere piede fuori dalla propria sala comune oltre il coprifuoco. Se una punizione era finita così male, niente escludeva che anche la prossima avrebbe potuto fare la stessa fine.
Edgar Orvoloson aveva studiato bene il suo piano, eppure era fallito.
Di nuovo.
Si avvicinò all'unico letto abitato della stanza e ci si fermò di fianco, con un'espressione imperscrutabile sul giovane volto.
La professoressa di Pozioni dormiva un sonno profondo e non aveva ancora aperto gli occhi da quando il Guardiacaccia l'aveva consegnata alle cure dell'infermiera di Hogwarts.
Il ragazzo trasse la bacchetta dal mantello.
- Hai svolto bene il tuo lavoro, Meredith – sussurrò, avvicinandola al volto della donna. - Ma è arrivato il momento di dimenticare. -
Il giovane studiò ancora per poco gli occhi chiusi della donna, poi fece la sua mossa.
- Oblivion. -
L'effetto dell'incantesimo non era visibile, ma il giovane notò l'impercettibile rilassamento delle palpebre della professoressa. Aveva dimenticato di essere stata al suo servizio, aveva dimenticato di essergli stata devota, aveva dimenticato di essere stata la prima ad aver creduto in lui e in un suo possibile ritorno.
Meredith Clavell aveva preferito proteggere i ragazzi piuttosto che permettersi di perderne uno, e non aveva potuto commettere errore più grande.
Aveva tradito. 
Aveva pagato.

 


Angolo d'autrice:
Troppa pace per i nostri beniamini, vero? Ditemi che la pensate come me e che non sono l'unica con questo irrefrenabile istinto omicida. E dire che mi sono impegnata a tener fuori la mia vita dalla storia, ma credo che riuscirete a notare comunque l'altenarsi dei bei momenti a quelli un po' meno belli ;)
Che dire, vi piace il capitolo? Non so ancora come sarà il prossimo capitolo, ma vi comunicò già che si sarà un altro momento di pausa, per far respirare tutti loro! E tranquilli, non ho dimenticato gli altri. Torneranno presto!
Grazie infinite per le recensioni! Mi fa sempre piacere leggere le vostre parole e sapere che continuate a seguire la mia storia e i vostri personaggi ;)
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Un Natale coi fiocchi ***


Capitolo 13

 

Ad Hogwarts il Natale era arrivato alla fine, ma nessuna atmosfera festosa rallegrava l'austerità del castello.
Di addobbi natalizi ce n'erano in abbondanza, così come un enorme albero decorato occupava la Sala Grande, ma per Lynne non era abbastanza.
Il silenzio sembrava essere diventato ormai una sorta di seconda pelle per la scuola, andava quasi a sostituire le pietre dei muri.
Gli studenti che erano rimasti ad Hogwarts erano pochi e la Serpeverde era ben convinta che non tutti quelli che erano partiti per trascorrere le vacanze natalizie a casa, sarebbero poi ritornati ancora a scuola. Il clima che si era respirato negli ultimi giorni era sconosciuto a tutti. Forse solo agli adulti era familiare quel gelido terrore, che strisciava negli animi delle persone e che accresceva la loro paura.
- Ehi Lynne, mi stai ascoltando? -
Il tentativo di Althea di attirare la sua attenzione non si rivelò poi così vano.
- Ovviamente. - confermò la Serpeverde, senza però staccare lo sguardo dal pavimento. Al che Althea si fermò in mezzo al corridoio e incrociò le braccia.
- E cosa stavo dicendo, allora? -
Per niente in ansia, Lynne scavò nella sua mente, alla ricerca delle parole che le sembrava l'amica avesse pronunciato e che lei aveva veramente ascoltato, tra un pensiero e un altro.
- Sono certa che si tratta di Andromeda. - rispose la Serpeverde, ostentando una finta sicurezza che non possedeva. Ma che sembrò trarre in inganno l'amica, che infatti annuì.
Althea e la Corvonero si era parlate spesso ultimamente e la notizia aveva dello straordinario. Chiunque conosceva la Serpeverde e allo stesso tempo, erano poche le persone che potevano dire di esserci amici o anche solo di averci parlato, qualche volta. Gli amici di Althea erano esclusivamente e categoricamente delle serpi. Avere la divisa verde e argento era una sorta di test: bastava quello per farti assumere importanza agli occhi della ragazza.
Era strano infatti che a riuscire ad attirare l'attenzione di Althea fosse stata una Corvonero, di un anno più grande di lei, come se non bastasse.
- Avrei paura a parlarci. - rifletté Lynne, ad alta voce, senza curarsi dell'occhiataccia che ricevette in risposta.
- Pregiudizio – ribatté Althea, seria. - Opinione senza fissa dimora e priva di documentabili mezzi di sussistenza. -
Lynne sollevò un sopracciglio, ma poi sorrise.
- Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo. -
- Non siamo qui per fare lezioni di letteratura – sbuffò Althea, liberandosi gli occhi da un ciuffo di capelli. - E poi Andromeda è già interessata a qualcuno, dunque il problema non sussiste. -
- Non rischi di essere trascinata per un corridoio buio e vuoto contro la tua volontà – commentò Lynne. - Bella soddisfazione. - Ma prima che Althea potesse dire qualcosa, la Serpeverde spalancò gli occhi. - Aspetta un momento, hai detto impegnata? - ripeté, incredula. Althea annuì, ma non riuscì a soddisfare la curiosità dell'amica, che avvertiva dirompente anche dentro di sé.
- Non mi ha detto chi è – si giustificò, riprendendo a camminare. - Ma so che ricambia i suoi sentimenti.
Lynne, che aveva continuato a camminare, si fermò ad aspettarla, scuotendo la testa.
Bella soddisfazione.

 

 

Seduti davanti al caminetto, Annelise e Lorcan sembravano una persona sola, tanto erano stretti intorno alla coperta. 
Con la testa appoggiata al torace del giovane battitore, la Tassorosso non sentiva il bisogno di parlare o di spezzare il silenzio che aleggiava intorno a loro. Stavano così bene loro due insieme. Ma era inutile tentare di allontanare le preoccupazioni, perché erano troppo evidenti da riuscire ad ignorarle.
- La Clavell è riuscita a recuperare la memoria? - domandò Annelise, con un filo di voce.
La mano di Lorcan si mosse rapida e prese ad accarezzarle la chioma biondo miele con delicatezza.
- Da quello che si sussurra nei corridoi, non ancora – rispose, lo sguardo fisso nel vuoto. - Non sanno cosa sia successo, ma la professoressa non si ricorda niente. -
- Nemmeno il suo nome. - assentì Annelise, provando a nascondere il terrore profondo che provava. 
Chiunque le avesse inferto una simile tortura, doveva disprezzarla davvero tanto per ignorare le conseguenze: senza ricordi, non c'era più vita. L'avevano condannata ad un'esistenza a metà.
- Chi verrà a farci lezione d'ora in poi? - chiese ancora, quasi a sé stessa, e Lorcan non trovò le parole adatte per risponderle. Niente sembrava in grado di rassicurarli, ormai.

 

 

-Non riesco a capire. -
Roxanne scosse la testa per l'ennesima volta e guardò la migliore amica, in cerca di un minimo di sostegno. 
Diane sbuffò. - Non è difficile – ripeté, scoccandole un'occhiataccia. - Ogni volta che la bottiglia ti indica, devi scegliere se dire una verità scomoda o sottoporti a una prova altrettanto fastidiosa. -
Thea annuì e Roxanne scoccò un'occhiata indecisa al suo gatto, acciambellato vicino alle gambe della padrona, prima di continuare.
- E una volta che ho scelto... - continuò, lasciando la frase in sospeso apposta.
- Una volta che hai scelto fai quello che ti ordiniamo! - concluse Albus, assestandole un pugno leggero sul braccio. - Hai capito adesso? -
La Grifondoro si grattò la nuca e sospirò.
- È il senso di questa cosa che mi sfugge. - insistette, scuotendo la testa
- Voi Purosangue siete così complicati – esclamò Thea, dando un colpo alla bottiglia. - Lo facciamo per divertirci! Cos'altro? -
La bottiglia si fermò ad indicare Albus e la Serpeverde assunse un'espressione maliziosa, tutt'altro che rassicurante.
- Obbligo o verità? - domandò, sfregandosi le mani.
Albus scrutò la compagna di casa titubante, ma poi sorrise a sua volta.
- Obbligo. - annunciò, sicuro.
Roxanne lo studiò pensierosa e per la prima volta diede segno di essere entrata nello spirito del gioco.
- Sei una serpe sprecata, cugino – affermò. - L'ho sempre pensato. -
Diane impallidì e si voltò verso Thea, che minimizzò il tutto con un gesto della mano.
- Perché non ci mostri come passate il tempo libero, tu e Diane? -
L'espressione sicura di Albus vacillò e si ritrovò a bocca aperta, senza trovare letteralmente le parole per replicare. Diane, dal canto suo, era più rossa dei festoni natalizi che decoravano la Sala Grande.
- Non mi sembra il caso! - esclamarono all'unisono, guardandosi sconvolti più
e più volte.
Thea si lasciò cadere sul tavolo, ridendo a crepapelle, e Roxanne invece li osservò, l'espressione sognante.
- Siete nati per stare insieme. - sospirò.

 

 

Per Zoey, nonostante l'avesse vista unicamente due volte negli anni precedenti, era strano non trovarsi alla Tana insieme alla famiglia Potter e alla famiglia Weasley. Non solo l'aria che si respirava ad Hogwarts non era delle migliori: persino il tono della lettera che Rose Weasley aveva ricevuto il giorno prima dal padre, che li invitava a non raggiungerli per le vacanze, aveva perso la spensieratezza che l' aveva sempre caratterizzata.
James era deluso, ma non perché i genitori lo avessero lasciato a casa: sospettava che la squadra degli Auror si ritrovasse invischiata in una missione pericolosa, proprio nel periodo di Natale, e che lo avessero voluto tenere fuori perché preoccupati per lui. Era maggiorenne, ma agli occhi del padre non era cambiato niente.
- Sei ingiusto. – considerò Zoey ad alta voce, dopo parecchi minuti di silenzio.
Lo sguardo che ricevette in risposta avrebbe intimidito chiunque, ma non lei.
- Ti vogliono bene e provano a tenerti fuori dai pericoli. Ti permettono di stare qui al sicuro, senza doverti preoccupare di nulla – continuò. - Non vedo cosa ci sia di male. -
James provò a ribattere, ma lei lo fermò con un cenno.
- Capisco che questa situazione ti faccia incavolare, ha colto di sorpresa anche me, ma non pensi spetti agli Auror occuparsi del problema? -
Zoey sapeva che quelle parole lo avrebbero fatto arrabbiare ancora di più, ma sarebbe stato comunque un passo in avanti rispetto a quegli ultimi giorni che avevano trascorso insieme. Si erano parlati a monosillabi per tutto il tempo e alla Grifondoro sembrava quasi che il fidanzato non volesse più stare con lei, che si limitasse a sprecare in silenzio i pochi minuti che avevano a disposizione. E questo non le stava bene.
- Puoi parlarmi dei tuoi problemi, puoi anche urlarmi contro, io posso risponderti a tono e possiamo litigare come non abbiamo mai fatto prima d'ora. - Strinse la mani in una morsa sulla gonna di velluto. - Ma non tenermi fuori dalla tua vita! -
Non si era accorta di aver alzato la voce e se ne rese conto solo quando James sussultò. La reazione che seguì però fu ben diversa da quella che si immaginava.
Il Grifondoro lasciò l'angolo del divano in cui si era rifugiato e si sedette vicino a lei, per poi avvolgerla con le sue possenti braccia da Cacciatore. Il calore dei loro corpi a contatto scaldò le membra irrigidite di Zoey e la rilassò all'istante.
- Non dubito di te, principessa – la rassicurò James, parlando tra i suoi capelli. - Non potrei mai. -
Il nomignolo scherzoso che le affibbiava sempre nei momenti romantici, la tranquillizzò definitivamente.
- Come farò l'anno prossimo senza poterti più vedere ogni giorno? - domandò James, fingendosi sconsolato.
Zoey sorrise e di nascosto gli rifilò un pizzicotto sulla pancia.
- Dici quando affronterai il pericoloso addestramento degli Auror e rischierai la vita ogni secondo? - Scherzava, per evitare di pensarci troppo seriamente. - Me lo domando anche io, in effetti. -
Il Grifondoro le restituì il pizzicotto, ma continuò a tenerla stretta a sé, in una morsa dalla quale Zoey non voleva scappare. Lasciò che le mani le scivolassero in grembo e chiuse gli occhi, dimenticandosi una volta per tutte del mondo che li circondava.

 

 

- Amber ti ha detto perché è tornata a casa? -
Al pranzo di Natale di quell'anno, l'A-Team non era riunito e ad Angel dispiaceva particolarmente, anche se non lo dava a vedere. Era talmente abituata a trascorrerlo con le sue migliori amiche, che vedere Alice seduta davanti a lei da sola, senza Amber al suo fianco, le procurava un vuoto incredibile all'altezza dello stomaco.
Fino ad allora non si era mai accorta di quanto fosse forte il potere dell'amicizia.
- Neanche una parola. -
Alice sbuffò, ma non smise di portarsi il cucchiaio della zuppa alla bocca.
Quell'anno il banchetto della vigilia non era affollato come sempre, molti più ragazzi del previsto erano tornati a casa dalle loro famiglie, e Angel era certa che nemmeno la cena di Natale di domani sarebbe stata poi così attiva.
- Meglio approfittare degli ultimi momenti che ci rimangono – rifletté Angel amaramente, ad alta voce. - Prima che moriremo tutti. -
Una Corvonero si voltò verso di loro e si spostò di parecchi posti, non apprezzando il sarcasmo della Caposcuola, che invece aveva solo espresso ad alta voce quelli che erano i suoi pensieri. Alice guardò la scena con il cucchiaio sollevato e quando se lo riportò alla bocca, sorrideva divertita.
- Stasera avrà gli incubi per colpa tua. - scherzò, raschiando il piatto.
La Grifondoro guardò i suoi movimenti quasi incantata, mentre si rendeva improvvisamente conto che Alice era al quarto anno, aveva solo quattordici anni. Non le faceva bene rimanere in sua compagnia, visto che trasudava pessimismo da ogni singolo poro della sua pelle.
- Ho freddo – sbottò Angel, alzandosi. - Vado a prendere un maglione. -
La Corvonero la guardò sbigottita, per poi rivolgere un'occhiata dubbiosa alle fiammelle sospese in aria che riscaldavano l'ambiente, ma non provò a fermarla.
Aveva solo quattordici anni, certo, ma capiva benissimo che situazione si erano ritrovati ad affrontare. E non la sottovalutava.

 

 

Louis Weasley non poteva che guardare la fidanzata e Ross, intenti in una gara ai suoi occhi inutile e persino stupida, con un'espressione di malcelato disgusto negli occhi. Yulia invece ridacchiava sotto i baffi, studiando il rivolo di minestra che partiva dalla bocca di Ross e gocciolava dal mento al suo piatto.
- Ho vinto! - esclamò Thalia, soddisfatta, lasciando cadere il cucchiaio nel piatto ormai vuoto e pulendosi la bocca con il tovagliolo.
- Mi mancava un cucchiaio. - mugolò Ross, abbattuto, e incrociò lo sguardo di Louis, che gli indicò il mento. Il Grifondoro dapprima non capì e fece l'errore di accertarsi di non avere niente fuori posto con la mano. Se l'impregnò di brodo e Thalia scoppiò a ridere.
- Due piccioni con una fava! - esclamò, facendo aggrottare le sopracciglia di Louis.
- Cosa c'entrano i piccioni adesso? - domandò, esasperato.
La Grifondoro gli sorrise e gli picchiettò sulla testa, come si farebbe con un bambino troppo curioso.
- Un detto babbano. - gli spiegò allora Yulia, bevendo un sorso d'acqua dal suo bicchiere.
- Sui piccioni? - domandò Ross, nel chiaro tentativo di far dimenticare a tutti della sua sconfitta. Era pur sempre un Grifondoro e il suo orgoglioso ruggiva in quel momento, dolorosamente ferito.
Thalia lo aveva battuto. In una gara a chi finiva prima la minestra. Era davvero umiliante.
- Capisco. - sbuffò Louis, anche se il suo sguardo tradiva il contrario.
Thalia si allungò verso di lui e li lasciò apposta un bacio a fior di labbra con la bocca ancora sporca di minestra.
- Un piccolo Corvonero che non sa tutto, alla fine. -
Louis avvampò e cercò di nascondere l'imbarazzo dietro al tovagliolo, ignorando nel contempo il sorrisetto di Yulia.
- Sono un Purosangue – precisò il Corvonero, indispettito. - E se proprio vuoi saperlo, so tutto sul nostro mondo. -
La Grifondoro annuì convinta e non diede peso alla sua espressione arrabbiata.
- Sei tutto rosso. - gli fece notare, affondando un dito nella sua guancia.
Yulia scoppiò definitivamente a ridere e Ross si alzò in piedi, contento di non essere stato nella mira di tutti per poi così tanto tempo.
- Andiamo a giocare a spara schiocco? - propose, abbandonando il tovagliolo vicino al piatto.
La Grifondoro si alzò in piedi e indicò gli altri due, stranamente vicini.
- Giochiamo noi, ti va? - Guardò Ross e scoppiò a ridere. - Inizio io, perdente. -
Scappò via dalla Sala Grande, prima che il Grifondoro potesse anche solo replicare.
Forse nessuno si sarebbe mai dimenticato della sua stupida gara con la minestra, purtroppo.

 

 

Skylight stava giocando a carte con Lily e Michael dal primo pomeriggio e quel fatto era di per sé straordinario. La coppia non aveva mancato di manifestare chiare effusioni e se la Tassorosso aveva puntualmente distolto lo sguardo, l'aveva fatto più per buona educazione che per altro.
- Mi piace questa cosa della Brisfola. - commentò Micheal, mentre raccoglieva le carte e si vantava della sua ennesima vittoria.
Lily roteò gli occhi al cielo e diede una leggera gomitata nel fianco di Skylight.
- Credevo che la tua idea fosse buona – si lamentò, fintamente contrariata. - Ma gli hai dato solo un altro motivo per pavoneggiarsi, ora. -
Il Corvonero fece spallucce, ma le sorrise e non distolse gli occhi dal suo viso per tutto il tempo in cui mescolò le carte. Anche la Tassorosso sorrise, sinceramente divertita, e sobbalzò quando una mano le si posò sulla spalla e la prese in contropiede.
- Si dice Briscola, non Brisfola. - precisò Andromeda, sedendosi vicino a lei. Alla vista dell'amica, sul viso di Skylight sorse un sorriso spontaneo, ma molto più largo dei precedenti.
- Andromeda. - esclamò, cercando di mascherare la contentezza che aveva provato nel vederla. 
Il giorno prima avevano parlato, tanto da farsi seccare la gola, e la Corvonero le aveva fatto una domanda abbastanza esplicita. Skylight doveva ancora risponderle.
- Voglio provarci! - affermò, sbattendo con convinzione una mano sul tavolo.
Era girata completamente verso Andromeda e quando le fece l'occhiolino, la Corvonero comprese all'istante il messaggio intrinseco che nascondeva quell'affermazione. - Voglio provare a mischiarle io quelle carte. -

 


Angolo d'autrice:
Ehilà! Chiedo perdono per l'aggiornamento mancato, ma la settimana scorsa è spuntato fuori all'improvviso uno stage a scuola di cui non ero a conoscenza e ci sono rimasta incastrata dentro. Ergo: tutti i pomeriggi impegnati. E i professori ovviamente non hanno risparmiato i compiti.
Comunque, ecco gli altri personaggi che non ho descritto nelle punizioni! Non è un capitolo molto importante, ma almeno è allegro e ce n'era il bisogno visti i precedenti ;)
Ringrazio infinitamente tutti quelli che hanno recensito (<3) e vi saluto!
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Le maniere forti molto spesso aiutano ***


Capitolo 14

 

 

Al rientro dalle vacanze, i quattro si erano riuniti in Sala Grande e avevano organizzato un incontro per quella notte. Non era sicuro girare per i corridoi dopo quello che era successo alla professoressa Clavell, ma loro avevano un mistero per le mani e dovevano risolverlo. Ne andava della loro stessa vita.
Il rapido scambio di sguardi tra Amber e Dakota passò inosservato a tutti, tranne che a Blake. L'occhiata che gli rivolse Ebony era significativa, così come il numero che formò con le mani. Dodici.
Si sarebbero incontrati a mezzanotte. Nel corridoio della sala comune dei Grifondoro.

 

 

Blake si muoveva rapido per i corridoi, ma le sue scarpe non producevano il minimo rumore. Aveva l'agilità che raramente gli umani possedevano, ma il sangue di lupo mannaro gli scorreva nelle vene e in situazioni come quelle non rappresentava solo una maledizione.
Dakota lo seguiva, a piedi scalzi. Teneva le scarpe in mano, visto che mal sopportava le occhiatacce di Blake ogni volta che i tacchi si scontravano con il pavimento e, inevitabilmente, facevano rumore.
Amber era già lì che aspettava e Ebony li raggiunse pochi istanti dopo, con le guance rosse dall'adrenalina e dal timore di essere scoperta. Aveva fatto le scale di corsa, guardandosi indietro ad ogni passo, ma nessuno l'aveva seguita.
La Grifondoro guardò istintivamente Dakota e quando annuì, si fece avanti.
- Procediamo. - sussurrò, chinandosi sulle ginocchia e sfiorando con un dito la mattonella. Sapeva dove si trovava, aveva imparato a memoria la circonferenza di tutto il pavimento ed ora andava a colpo sicuro.
Spostò la mattonella e si fermò a fissare la figura, pensierosa.
- Cosa facciamo? - domandò, guardando Ebony.
Tutti la consideravano la più intelligente del gruppo, l'unica ad avere le risposte al mistero che stavano affrontando, ma fu Dakota a fare la prima mossa. Si inginocchiò accanto ad Amber e prese in mano il pezzo di mattonella, studiandolo da vicino.
- Premiamolo, pestiamolo, spostiamolo – esclamò, a voce smorzata. - Facciamo qualunque cosa, ma alla svelta. -
Blake le rivolse un'occhiata indecisa, poi pestò con forza il disegno del leone. Ebony sussultò, portandosi una mano al petto, e Amber lo guardò ad occhi aperti. L'insulto di Dakota era pronto sulle sue labbra, ma nel silenzio che seguì, si sentì il meccanismo di una serratura scattare. Si bloccarono all'istante e si guardarono intorno, ma nessun passaggio segreto si aprì, nessuna parete si mosse.
- Lo avete sentito anche voi? - domandò allora Ebony.
Gli occhi di Amber saettarono a destra e a sinistra e si bloccarono sul disegno.
- Guardate qui. - esclamò, forse a voce troppo alta, perché Ebony sussultò per la seconda volta. Dakota si sporse in avanti.

- Impulsività - lesse, piegando appena la testa. - È scritto qui. -
La figura era rientrata nel pavimento di qualche centimetro e sul bordo della mattonella più a nord, quella che fronteggiava i ragazzi, c'era incisa quella parola.
- Impulsività. - ripeté Ebony, portandosi una mano alla testa.
Blake scosse il capo.
- Questa storia ha della follia – commentò, grave. - Cosa dovremmo fare adesso? -
Il volto della Corvonero si illuminò.
- Il grifone è il simbolo dei Grifondoro, esatto? - domandò, ma il tono interrogativo tradiva la sicurezza del suo sguardo.
- Esatto. - sbuffò Dakota e allargò le braccia, invitandola ad arrivare al dunque.
- Magari quella mattonella ha aperto qualcosa nella sala comune dei Grifondoro. -
Tutti si voltarono verso Amber, che alzò le braccia.
- Ho gli allenamenti di Quidditch domani mattina, non posso controllare tutta la sala comune stanotte – si lamentò, ignorando la smorfia di compatimento di Dakota.
Ebony sospirò e Blake minimizzò la situazione con un gesto.
- Cercherai domani pomeriggio – la tranquillizzò. - Sei l'unica che può trovare qualcosa. Qualsiasi cosa sia. -
- E se davvero c'è qualcosa. - ribatté Dakota, a bassa voce, ma attenta a farsi sentire da tutti.
- C'è qualcosa – affermò Ebony, avanzando di un passo. - Ci deve essere. -
La Serpeverde fece spallucce e si risollevò, muovendo le gambe per sciogliere i muscoli.
- Pensatela come volete – disse, girandosi. - Basta che fate in modo di trovare veramente qualcosa. -
Si allontanò e il buio del corridoio la nascose presto alla vista degli altri.
Blake ed Ebony si guardarono e anche se non con la sfacciataggine che aveva usato Dakota, i loro occhi tradivano lo stesso identico dubbio.
- Lo troverò – disse però Amber, stringendo i pugni. - Troverò qualsiasi cosa nasconda Godric Grifondoro. -
 

 

Ross si stava annoiando.
In via del tutto eccezionale, aveva finito tutti i compiti che i professori avevano assegnato nel weekend e non aveva nemmeno gli allenamenti di Quidditch del sabato pomeriggio. L'indomani ci sarebbe stata la seconda partita del campionato scolastico, tra Corvonero e Serpeverde, e i capitani delle rispettive squadre avevano prenotato il campo da Quidditch per tutto il pomeriggio. Inoltre, sembrava che non ci fosse nessuna faccia amica in giro per i corridoi.
Aveva la testa nelle nuvole e fissava il soffitto, quando inciampò e finì a gambe all'aria. Successe talmente all'improvviso, che Ross sbatté le palpebre un paio di volte, prima di rendersi conto di essere a terra. Scosse la testa e si raddrizzò all'istante, spolverandosi i pantaloni.
- Funziona! - esclamò Nathan, sbucando da dietro una colonna.
Ross si grattò il capo e si guardò intorno.
- Cos'ha funzionato? - domandò, massaggiandosi il palmo della mano.
Era arrossato e tempestato di sassolini.
- Il mio filo invisibile. - rispose Nathan, accovacciandosi vicino al muro.
Mosse le mani avanti e indietro nell'aria, finché non trovò quello che cercava e lo afferrò.
- Eccolo qua. -
Non appena Ross vide quello che Nathan stringeva in mano, serrò la mascella.
- La mia nuova invenzione. - spiegò Nathan, continuando a sorridere. - Cadranno tutti ai miei piedi. Letteralmente. -
Mentre Nathan scoppiò a ridere, l'espressione di Ross si indurì ulteriormente, ma solo quando iniziò a scrocchiarsi le nocche, il Tassorosso se ne accorse e iniziò a
indietreggiare.

- Dovremmo presentarci, non trovi? - propose Nathan, imbarazzato. - Hai partecipato al mio esperimento senza saperlo e... -
- Non ti conviene dirmi il tuo nome. - commentò Ross, facendo un passo in avanti. - Potrei venire a cercarti. E non finirebbe bene. -
Il Tassorosso deglutì e raccolse alla meglio il suo filo invisibile dal pavimento.
- Grazie di essere inciampato, cioè... Volevo dire... Scusami per averti fatto inciampare. - balbettò Nathan, camminando velocemente. - Ci vediamo! -
Ross lo seguì con lo sguardo, finché non scomparve in un altro corridoio.
Quella non era di certo la giornata migliore della sua vita.

 

 

La torre di Astronomia era diventata una sorta di loro rifugio privato, di cui tutti ne conoscevano l'esistenza, ma proprio per questo nessuno ci passava mai. Era pur sempre un'aula scolastica e gli studenti non la frequentavano volentieri al di fuori dalle ore di lezione.
Per Blake invece, tutto era tranne che uno sforzo. Poter stare solo con Maybe, anche per pochi minuti al giorno, era una conquista, che lo metteva di buon umore per tutto il resto della giornata. Anche se nell'ultimo periodo, qualcosa era cambiato.
- Sedersi sui banchi è scomodo - si lamentò Maybe, sorridendogli. - Perché non
andiamo nella mia camera? Non ci disturberà nessuno. -

Lo prese per mano e se lo tirò dietro, ma Blake si fermò sulla soglia della porta.
- No. - sussurrò, senza accennare a volersi muovere.
Le sopracciglia di Maybe si aggrottarono.
- Non vuoi? - domandò, delusa.
- Non posso. - la corresse Blake, sospirando.
Sciolse le loro mani unite e prese a passeggiare per la stanza, mettendosi le mani nei capelli.
- Cos'hai Blake? - gli chiese allora Maybe, correndogli dietro.
Il Tassorosso sospirò di nuovo e si premurò di non guardarla.
- Non potrà mai funzionare tra di noi – gli confessò, preoccupato. - Non così. -
- Non approvi la segretezza, esatto? - esclamò Maybe, spalancando gli occhi. - Lo sapevo. Infondo sei un adolescente, a quell'età ogni relazione è una piccola conquista e io ti sto privando del piacere di potere mostrare al mondo i tuoi sentimenti... -
Blake la fermò subito, con un cenno della mano.
- Non è colpa tua. - la tranquillizzò, riprendendo a muoversi. - Sono io. È tutta colpa mia, sempre. -
- Non hai fatto niente, Blake. -
Maybe lo seguì, provando a guardarlo negli occhi, ma il Tassorosso sfuggiva al suo sguardo.
- Non sono abbastanza. - disse alla fine, infilando le mani in tasca.
La relazione con Maybe era la cosa più bella che gli potesse capitare, ma lui non avrebbe fatto altro che rovinarla. Era un sedicenne, era un lupo mannaro, e Maybe invece era adulta e matura. Non sarebbe mai stato abbastanza per lei.
Lo schiaffo lo colpì all'improvviso e gli fece voltare il viso dall'altra parte.
- Sei uno sciocco. - affermò Maybe.
Aveva gli occhi lucidi e le labbra che tremavano, ma la sua voce era comunque ferma e sicura, come mai era stata prima di allora.
- Ti amo per quello che sei. - disse ancora. - Ti amo perché sei tu. -
Blake si massaggiò la guancia, senza sapere cosa dire, e Maybe lo colse per la seconda volta di sorpresa, quando lo baciò. Le loro labbra erano perfette insieme, il Tassorosso se ne rese conto solo allora. Non aveva più paura di non essere abbastanza.

 

 

Gli studenti dalla divisa rossa e oro erano tutti a pranzo, nessuno si era attardato in sala comune, nessuno poteva vedere Amber.  Aveva buttato all'aria ogni singolo cuscino della stanza, aveva spostato i divani e i quadri e aveva bussato in ogni punto di tutti i muri, ma alla fine aveva dovuto arrendersi.
Si lasciò cadere sulla poltrona più vicina e sbuffò, mentre un ciuffo le ricadde sugli occhi.
Aveva controllato dappertutto, tranne... Il camino.
Amber balzò in piedi e spinse la testa nella cappa, scrutando ogni centimetro. Le bastò avvicinare il viso alla cenere e al resto del legno bruciato, per notare che la copertura in metallo che impediva alle fiamme di annerire il muro, si era staccata leggermente. 
Infilato in un angolo, Amber recuperò un pezzo di carta stropicciato e annerito. Lo spiegò per bene con le mani e lesse le poche parole che riusciva a intravedere tra il nero della fuliggine.
Il primo Basilisco noto fu allevato da Herpo lo Schifido.
Amber sollevò gli occhi e sorrise al nulla. Il basilisco era il simbolo della casa dei Serpeverde.

 

 

Thalia e Annelise erano sedute allo stesso tavolo dei Tre Manici di Scopa, nonostante non si fossero mai e poi mai parlate prima di allora. Si intravedevano a lezione, qualche volta al campo da Quidditch e di sfuggita nei corridoi, ma non era mai successo niente che potesse spingerle a guardarsi o anche solo a notare l'una la presenza dell'altra. Eppure quel giorno si trovavano lì, una di fronte all'altra, con accanto a loro i rispettivi fidanzati, che invece non sembravano trovare abbastanza tempo per dire tutto quello che avevano in mente.
- Sapevi che si conoscessero? - domandò ad un certo punto Thalia, smettendo di giocare con il bicchiere di Burrobirra che aveva davanti.
Annelise sollevò lo sguardo pensieroso dalle sue mani intrecciate e sorrise, scuotendo la testa.
- Lo trovo strano – continuò Thalia, cercando di intavolare una conversazione. - Non hanno molto in comune. -
- Giocano entrambi a Quidditch e sono compagni di casa – le fece notare Annelise. - Per di più, come dice il detto, gli opposti si attraggono. -
La Grifondoro annuì.
- Forse hai ragione. -
Rubò dal bicchiere un lungo sorso di Burrobirra e si pulì la bocca con il tovagliolo, prima di continuare a parlare.
- Noi invece abbiamo qualcosa in comune? - domandò, facendo il primo passo.
Era una Grifondoro e avrebbe tenuto alto il suo titolo, nonostante si trattasse di una semplice chiacchierata tra compagne di scuola.
- A parte quando mi hai colpito con un bolide alla testa, non penso. - scherzò Annelise, fingendo di massaggiarsi la testa. - Non mi sono ancora ripresa da allora. -
- Non esagerare! - esclamò la Grifondoro. - Una piccola botta, nulla di più. -
- Una botta che ha fatto vincere voi grifoni. - si intromise Louis. - Ricordo ancora quella partita. E ricordo quella dopo. -
- Solo perché voi Corvonero avete vinto la Coppa del Quidditch l'anno scorso... -
- Ancora. - la corresse Lorcan, sorridendo. - Anche l'anno prima. Per l'ennesima volta. Ovviamente. -
- Abbiamo capito. - lo fermò Thalia, con una smorfia.
- Non sarà più così quest'anno, dici? - la provocò Louis, incrociando le braccia al petto.
- Quest'anno vinceremo noi! - esclamarono Thalia e Annelise, in coro, la prima sbattendo una mano sul tavolo e la seconda schioccando le dita. Si guardarono subito dopo, ma piuttosto che lanciare la sfida, fecero spallucce.
- Abbiamo trovato cosa abbiamo in comune. - dedusse Thalia, finendo la sua Burrobirra.

 

 

Trovarsi nella Stanza delle Necessità fu un caso. La prima a pensare a quella stanza fu Amber. Era certa che poche persone la frequentassero e comunque era il luogo più adatto a loro, che in quel periodo sembravano non trovare alcuna risposta alle loro domande.
Quando entrò e riconobbe il salotto dei suoi genitori, si bloccò per un attimo, in silenzio, mentre gli altri tre le sfilavano ai lati.
Dakota, che aveva notato i suoi occhi lucidi, fece una smorfia.
- Non ti credevo così sentimentalista. - commentò, sollevando con due dita la coperta del divano.
Amber si riscosse, battendo le palpebre per asciugare gli occhi.
- Sono tornata a casa a Natale, ma non ho detto niente ai miei – raccontò, con un finto sorriso. - Volevo godermi la mia famiglia prima di morire in chissà quale missione pericolosa e potenzialmente suicida. -
Ebony le si avvicinò e le strinse una mano. Blake le diede una pacca solidale sulla spalla e persino Dakota sembrò non trovare qualcosa da dire. Tutti loro avevano una famiglia, una persona importante a cui tenevano, ed erano dei ragazzi. Sembrava troppo presto per parlare di morte.
- Si certo, ci vogliamo tanto bene e siete tanto pucci pucci, ma ora vuoi dirci cos'hai trovato, Amber? - sbuffò Dakota.
La Grifondoro le sorride, sarcastica.
- Ti piacerà tanto. - affermò, frugandosi in tasca alla ricerca del biglietto.
Quando lo trovò, lo aprì, spiegandolo bene, e lo passò a Dakota prima di tutti gli altri.
Alla Serpeverde bastarono pochi secondi per capire che era arrivato il suo momento di agire.
- Ora tocca a te. - confermò Amber, quando Dakota smise di leggere e la guardò negli occhi.
- Ti suggerisco di cercare nel bagno del secondo piano. -

 

 

Era da un po' di tempo che Zoey e Yulia non passavano del tempo insieme, solo loro due. Erano migliori amiche, ma per quanto ci provassero, complice il brutto periodo appena passato, sembravano non trovare del tempo libero da dedicarsi. Sedevano allo stesso banco durante le lezioni e mangiavano vicine in sala grande, ma non c'era mai stata occasione di parlare davvero. Ora che potevano, che erano sedute su una coperta in riva al Lago Nero, senza nessuno intorno, non sapevano cosa dire.
- Ho voglia di parlare, ma di cose belle. - esordì Yulia, sdraiandosi a pancia in giù. - Solo che non ho cose belle da dire e di conseguenza non so cosa dire. -
Zoey sbuffò, ma non accennò a voler aprire gli occhi.
- Ti capisco. - disse solo, concentrandosi sul flebile tepore che il sole invernale concedeva.
Era quello il bello della loro amicizia, era quello che la rendeva così vera. Per loro due non era necessario parlare, non dovevano riempire con frasi senza senso silenzi che per altre persone sarebbero stati imbarazzanti. Il silenzio era il secondo loro migliore amico.
 


Angolo d'autrice:
Buongirono! Pubblico da scuola quest'oggi, per non saltare l'aggiornamento, e per questo non ho molto tempo da dedicarvi, l'intervallo sta per finire. Ringrazio comunque tutti quelli che recensiscono e che leggono, grazie grazie!
Alla prossima,
Colap delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Il sapore della vittoria ***


Capitolo 15
 

 

Era l'alba, ma il castello di Hogwarts era già in pieno fermento.
La squadra di Quidditch di Corvonero era appena scesa in campo, bardata di sciarpe, cuffie e guanti, e aveva iniziato il riscaldamento fisico, in vista dell'ultimo allenamento prima della partita. I Serpeverde dal canto loro, che mai si sarebbero alzati presto alla domenica mattina, erano così sicuri della loro vittoria che non si preoccupavano minimamente per lo scontro di quel pomeriggio.
Francisco era uno dei pochi che aveva preferito alzarsi relativamente presto e fare colazione in Sala Grande con la sorella, che per quel giorno era relegata agli spalti.
- I Corvonero sono degli ossi duri – commentò, girando il cucchiaio nella tazza. - Hanno vinto la Coppa del Quidditch per tre anni consecutivi e tutte le case sono ben decisi a fargliela pagare. Il problema è che alcuni dei giocatori migliori di tutta la scuola sono dei corvi e non se ne andranno fino all'anno prossimo. -
Francisco annuì, pensieroso, e finì il succo tutto d'un sorso.
- L'anno prossimo sarà piuttosto facile. - annuì. - Il capitano e Blackthorne se ne vanno, Merlino sa dove, e il campo di battaglia sarà più aperto. Ma noi compiremo l'impresa quest'anno. -
Francisca lo guardò, con le sopracciglia sollevate, e lo invitò a spiegarsi.
- Vinceremo noi quest'anno. - assicurò il Serpeverde. - Sarà uno smacco. -
- E se fossero i Grifondoro a vincere? - domandò Francisca, sicura. - Lo smacco lo faremo noi. -
Francisco si alzò e fece spallucce.
- Voi contro i Tassorosso avete perso – le ricordò, beffardo. - Noi oggi vinciamo. -

 

 

Caroline e Andromeda, viste l'una accanto all'altra, incutevano timore, i giocatori delle altre squadre lo sapevano bene. Erano una delle coppie di battitrici più forte della scuola, forse in assoluto la migliore, ed entrambe lo sapevano. Già in divisa argento e blu, si erano ritirate in un angolo e mimavano dei colpi con dei bolidi immaginari, ruotando la mazza a velocità incredibile.
Alice si piegava e si rialzava sulle ginocchia, per scaldarsi i muscoli delle gambe, e non smetteva un secondo di saltellare. La sua giovane esuberanza era una ventata d'imprevedibilità per tutta la squadra.
Ishido saltellava da un piede all'altro, per combattere il freddo, e si ripeteva mentalmente gli schemi previsti per quella partita.
Diane, il capitano della squadra, non poteva che essere estremamente fiera di loro.

 

 

I Serpeverde, nonostante per i corridoi apparissero così freddi e schivi, erano una delle squadre che più avvertivano la competitività fra case e questo non faceva che aumentare la loro solidarietà tra compagni. Si erano stretti in un cerchio e si erano messi le mani sulle spalle, per escludere il mondo esterno e concentrarsi solo su di loro e sul loro gioco.
- Li sconfiggeremo. - affermò Damon, pestando il piede a terra. - Sono troppi sicuri per i miei gusti, confidano troppo nelle loro capacità. -
Guardò negli occhi Thea, che annuì e lo invitò a continuare.
- Giocheremo come non abbiamo mai fatto prima e vinceremo. -
- Gli strapperemo le ali. - commentò Francisco, spaventosamente serio.
- Vinceremo. - concordò Lynne, divertita. La sua partecipazione alla partita non era stata sicura fino all'ultimo. La sua costola incrinata però era guarita alla svelta, non aveva subito complicazioni e la Serpeverde era libera di giocare. Libera di impedire alla pluffa di attraversare gli anelli verde argento.

 

 

Circondate dai loro compagni di casa e con la sciarpa di Serpeverde in bella mostra, Althea e Dakota erano sedute sulle tribune e aspettavano con impazienza l'inizio della partita.
Sembrò quasi impossibile che Dakota, a decine di metri di distanza, riuscì a incrociare lo sguardo di Ebony, che la invitò ad agire.
- Devo andare in bagno. - esclamò Dakota, alzandosi all'improvviso.
Althea l'afferrò per un braccio. - Ma sta iniziando la partita! -
Il commentatore annunciò la squadra dei Serpeverde, che entrò in campo capitanata da Damon Black. Subito dopo Lynne, con la coda che le rimbalzava intorno alla testa e le sopracciglia aggrottate dalla concentrazione.
- Ci metto poco. - la tranquillizzò Dakota, scrollandosi di dosso la sua mano e avviandosi velocemente verso il castello.
Urtò non poche persone, ma non chiese mai scusa.

 

 

- L'atmosfera è calda giù nel campo. E dire che siamo a gennaio. - scherzò Angus Finnegan, parlando nel microfono del commentatore. La maggior parte dei professori rotearono gli occhi al cielo e gli studenti gli urlarono dietro degli insulti irripetibili, ma Angus non si perse d'animo: la sua ironia disperata era nota a tutti.
- Benvenuti alla terza partita del campionato di Quidditch scolastico! - continuò, calcandosi bene la cuffia in testa. - Le statistiche vedono i Tassorosso e i Corvonero in pari merito, con una vittoria ciascuno! Non manchiamo di ricordare che i nostri amati corvi arrivano da tre stagioni vinte consecutivamente, esprimendo il loro gioco migliore e un affiatamento difficilmente paragonabile a quello delle altre... -
Un Serpeverde, pericolosamente vicino al suo punto da commentatore, gli rifilò una pacca sulla testa, che gli fece girare la cuffia sul viso e gli fece perdere il filo del discorso. Angus si aggiustò di nuovo il berretto sulla testa e non sprecò nemmeno un'occhiata verso il Serpeverde che si era azzardato a toccarlo.
Le squadre avevano già fatto il loro ingresso in campo.
- La vedete tutti, vero? Diane Miller, il nostro capitano. E dietro la nostra squadra! -
Le urla dei corvi erano talmente assordanti che non si distinguevano le urla derisorie delle serpi, che poi esplosero in un boato infernale quando Damon Black e la squadra verde e argento si sollevarono in volo a loro volta nel campo.
- Le serpi sembrano particolarmente cariche oggi, complice la presenza, confermata all'ultimo secondo, di Lynne Roberts, il portiere della squadra. - notò Argus, scuotendo la testa. - Quanto servirà? Nessuno lo sa. -
Il Serpeverde di prima tentò nuovamente di tirargli uno scappellotto sulla testa, ma Argus si abbassò e lo schivò.
- Il professore Stark, l'idolo di tutte le studentesse, ha liberato la pluffa e puntualmente il boccino sparisce nel nulla! - comunicò Argus, aprendo le braccia. - Che la partita tra Corvonero e Serpeverde abbia inizio! -

 

 

La pluffa roteò in aria per qualche secondo, prima che Ishido scattasse in avanti e la afferrasse, soffiandola via a Francisco. Raggiunse Alice sulla destra del campo, eludendo l'attenzione di Thea, e con il classico schema dei passaggi rapidi, si avvicinò agli anelli del portiere. Portò il braccio indietro a prendere la rincorsa e poi tirò, con tutta la forza che aveva. Lynne, con tutta la grazia di cui disponeva, fece una capriola e fermò la pluffa con entrambi i piedi, per poi ripassarla perfettamente tra le braccia di Thea, che riprese l'azione dalla parte opposta del campo.
La Serpeverde salutò i due corvi con la mano e un sorriso strafottente sul viso.
- Non sarà facile questa volta! - gli urlò dietro e Ishido si trattenne dal risponderle.
- Le miro in testa la prossima volta, che ne dici? - propose Andromeda, avvicinandosi, e scuotendo la mazza, come avvertimento.
Ishido mosse la mano e indicò Diane.
- Seguiamo il piano e tutto andrà bene. - obiettò, scattando in avanti. - L'intelligenza sarà il nostro punto di forza. -
Andromeda corrucciò un sopracciglio. Bastava solo che i Serpeverde non fossero più intelligenti di loro.

 

 

Il duello tra lui e Diane sarebbe stato duro, Damon lo sapeva bene, e rimpiangeva quasi di esserci diventato amico proprio a pochi giorni dalla partita. Tuttavia, anche se la Corvonero era simpatica ed era una sua amica, non avrebbe avuto riserve a strapparle il boccino dalle mani. Non poteva essere battuto da una donna.
Raddrizzò la scopa per pochi secondi verso l'alto, poi si lanciò verso il basso, passando apposta a pochi centimetri da Caroline, che sobbalzò, colta di sorpresa, e per poco non cadde dalla scopa. Lo sguardo arrabbiato che ricevette in risposta lo fece sorridere. Che lo rincorresse pure con i suoi bolidi, lui era di gran lunga più veloce.
Qualcosa gli sfrecciò accanto all'improvviso e il cuore gli balzò nel petto per lo spavento. Diane voltò appena il viso nella sua direzione e gli fece il cenno di saluto dei militari, prima di sorridere e continuare la sua corsa. Non bastava solo che fosse Diane: era anche più veloce di lui.

 

 

Francisco frenò al centro del campo e il bolide gli sfilò di lato, perdendosi nella massa dei giocatori che rincorrevano la pluffa. Sbuffò e virò dalla parte opposta, con qualche difficoltà, e si sbracciò per farsi notare da Thea. La Serpeverde lo vide subito e gli passò la pluffa, per poi mimargli un “tre” con le dita. Francisco afferrò la pluffa con la mano destra e se la schiacciò al petto, zigzagando tra i giocatori di Corvonero.
Thea era sparita all'estremo angolo del campo, fuori dal raggio di azione del portiere, che era concentrato solo su Francisco. Non si accorse che la Serpeverde era invece incolonnata dietro a Francisco, praticamente attaccata, tanto da nascondersi dietro di lui. Prese la pluffa che gli porgeva e segnò nell'anello alla destra, lasciando il portiere di Corvonero a bocca aperta. L'azione era stata talmente veloce che persino Argus ci mise qualche secondo a segnare i punti, ma l'esultanza dei Serpeverde non si fece attendere. Erano in vantaggio loro.

 

 

Il bagno del secondo piano era deserto e per il momento, a Dakota sembrava una fortuna. Spinse la porta e la chiuse dietro di sé, sbuffando.
- Come ho potuto accettare di fare una cosa del genere? - si chiese, per l'ennesima volta, studiando con disgusto i lavandini sbeccati e gli specchi arrugginiti.
- Come hai potuto accettare di fare che cosa? -
La Serpeverde riconobbe all'istante la voce fastidiosa del fantasma, che ora le volteggiava davanti agli occhi. Mirtilla Malcontenta si accorgeva di ogni persona che si intrufolava nel suo bagno. Per lei era un'occasione per chiacchierare, visto che non era riuscita a farlo nemmeno da viva.
Dakota però si guardò bene dall'esprimere ad alta voce i suoi pensieri e tentò persino di sorriderle.
- Se ti dicessi che sto cercando l'entrata per la Camera dei Segreti - cominciò Dakota, portandosi volutamente le mani dietro alla schiena. - Mi diresti dove si trova? -
- Potrei dirtelo – ridacchiò Mirtilla. - Ma sarebbe inutile. -
Ingoiando la rispostaccia che aveva sulla lingua, Dakota inspirò a fondo.
- Tu prova a dirmelo e poi vediamo se è davvero così inutile. -
Mirtilla continuò a ridacchiare.
- Non ti servirà. - ripeté, ma trasalì quando Dakota la guardò male.
- Dimmi. Dov'è. L'entrata. - ordinò la Serpeverde e Mirtilla iniziò a lamentarsi.
- Sapevo che sarebbe finita così, l'ho sempre saputo – insinuò, volteggiando in aria. - Chi si preoccupa di Mirtilla? La povera Mirtilla è sola? Nessuno vuole parlare con Mirtilla. -
Dakota si coprì gli occhi con una mano e scosse la testa.
- A nessuno interessa quello che penso, a nessuno è mai interessato e... -
- Mai a nessuno interesserà! Quello che interessa a me è sapere dov'è l'entrata di quella fottuta camera! -
Il fantasma di Mirtilla sollevò un sopracciglio e si voltò, indignata.
- Ai miei tempi, delle signorine per bene non si esprimevano in questo modo così maleducato. -
Gli occhi di Dakota si ridussero a due fessure.
- Se non mi dici dov'è la camera, finirà male. -
Mirtilla sussultò, ma non si scompose.
- Sono un fantasma – obiettò, titubante. - Non puoi farmi niente. -
Il ghigno di Dakota era agghiacciante.
- Vogliamo provare? -
Mosse le dita, invitandola a farsi sotto, ma Mirtilla indietreggiò rapidamente e le indicò un preciso lavandino.
- Persone che invadono il mio bagno – borbottò, sparendo in un gabinetto. - E si permettono di darmi degli ordini. -
Dakota la ignorò e corse verso il lavandino.
Con le dita cercò il serpente in rilievo e quando lo trovo, lo spinse. Non si mosse e alla Serpeverde sfuggì uno sbuffo di impazienza.
- Coraggio - pregò, muovendo con entrambe le mani il rubinetto. - Apriti! -
Lo spinse e lo tirò per un po', ma quando vide che non aveva intenzione di muoversi, tirò un calcio colmo di rabbia al lavandino e lo specchio si piegò da un lato. Dakota sollevò un sopracciglio.
- Seriamente? -
La vite nell'angolo sinistro dello specchio mancava e se avesse continuato ad agitare il rubinetto per un po', sarebbe comunque caduto. Così aveva solo accelerato i tempi.
- 12, 8, 19 -
Sulla parete dietro allo specchio erano appuntati dei numeri, ai quali però Dakota non riusciva a dare un senso, affiancati da un disegno di due ali d'uccello stilizzate.
Il rumore di una porta che sbatteva la interruppe dalle proprie considerazioni e la fece voltare, con il cuore in gola. Non c'era nessuno nel bagno, era sola.
Sospirò e si voltò, per rimettere lo specchio a posto. Si bloccò a metà del gesto. Sullo specchio alla sua sinistra c'era una scritta, che prima non c'era, e spiccava nel vapore.
- Pregiudizio – sussurrò Dakota, deglutendo.
La temperatura del bagno era normale, non aveva nemmeno aperto l'acqua calda. Il vapore sullo specchio non aveva ragione di esserci.
La Serpeverde rilesse i numeri qualche volta, per imprimerseli bene nella mente, poi raddrizzò lo specchio e corse fuori. Non sarebbe rimasta in quel bagno da sola un secondo di più.

 

 

Il punteggio tra Corvonero e Serpeverde era in assoluta parità, 70 a 70, da ormai parecchi minuti.
Damon e Diane continuavano a studiare il campo, ma nessun bagliore dorato attirò la loro attenzione.
Caroline aveva colpito al braccio un giocatore Serpeverde, costringendolo a ritirarsi, e una riserva del secondo anno aveva preso subito il suo posto.
Una riserva niente male, perché insieme a Francisco segnò il punto dell'ennesimo vantaggio. Al quale seguì subito la risposta dei Corvonero.
Una squadra segnava e l'altra la raggiungeva, finendo per superarla e per farsi raggiungere ancora dagli avversari.
La tensione cresceva di secondo in secondo, i giocatori erano concentrati al massimo: un solo errore poteva significare la vittoria per l'altra squadra e nessuno voleva essere la causa di una sconfitta.
Alice e Ishido lavoravano spalla a spalla, non si mollavano un secondo, ed erano i due corvi più pericolosi in campo, rapidi negli spostamenti ed efficienti quando avevano la pluffa in mano. Finché Ishido non finì per scontrarsi con Thea. Provò ad aggirarla alla sua destra, ma lei allungò una mano per sfilargli la pluffa e Ishido indietreggiò, guardandosi intorno.
- Dovresti lasciare spazio ai professionisti. - sbuffò, stringendo convulsamente la presa sulla pluffa.
Thea sorrise. - Stavo per dire la stessa cosa. -
Il calcio di Francisco centrò alla perfezione la pluffa e la mandò lontana. La Serpeverde scattò verso di lei e non si fermò finché non l'ebbe infilata negli anelli, segnando il vantaggio di venti punti della squadra verde argento.
Lynne esultò, alzando le braccia al cielo. E nello stesso momento, Ebony scese dalle gradinate e corse verso il castello.

 

 

Era stanca di guardare la partita senza sentire l'euforia e l'impazienza che animavano tutti i suoi compagni. Loro erano coinvolti nel gioco, seguivano passaggio per passaggio, lei invece non faceva che pensare a Dakota. E fu proprio contro di lei che si scontrò, quando voltò l'angolo.
- Cercavo te! - esclamò Dakota, prendendola per un braccio e tirandosela dietro, al riparo di una colonna. Aveva il fiatone e gli occhi spalancati, di chi aveva appena visto qualcosa di spaventoso e provava a riprendersi.
- Penso che la prossima sarai tu – spiegò, dopo aver ripreso un po' di fiato. - Ho trovato dei numeri e delle ali, simili a quelle dei corvi. -
- Che numeri? -
- 12, 8 e 19. - elencò Dakota. - Ma non ho la più pallida idea di cosa possano significare. -
Ebony rimase in silenzio per un po', ma poi scosse la testa, affranta.
- Non ce l'ho nemmeno io. - confessò, torturandosi le mani. - Ci penserò stasera con calma. Ora dobbiamo cercare gli altri e avvisarli. Forse quattro teste funzionano meglio di due. -
Dakota fece “no” con il dito.
- Non ho intenzione di correre ancora per i corridoi di una scuola vuota e piena di fantasmi. - disse, invitandola però a muoversi. - Tu cerchi Amber e Blake, parlate, e poi mi fate sapere. Vado a vedere vincere la nostra squadra. -
Si mise le mani in tasca e si incamminò di nuovo verso il campo, mentre Ebony la guardò andare via. Scuola vuota e piena di fantasmi. Non era stata la cosa più giusta da dire.

 

 

Il primo a scorgere il boccino era stato Damon. Thea gli aveva detto che tra i babbani, il primo che vedeva qualcosa al banco delle offerte che gli interessasse, diventava il proprietario indiscusso di quell'oggetto e nessuno aveva il diritto di lamentarsi. Con Diane, quella regola sembrava non funzionare. O più probabilmente, le regole della città in cui viveva Thea non erano le stesse di quella in cui viveva Diane.
- Andiamo a prendere il boccino. - esclamò la Corvonero, piegandosi verso il manico della scopa per darsi lo slancio.
Entrambi seguivano il boccino, Damon dietro a Diane, ma nessuno dei due sembrava trovare la spinta giusta per arrivare ad afferrarlo.
La pallina dorata vagò per un po' nel campo, tra i giocatori e pericolosamente vicino ai bolidi, finché non cambiò direzione all'improvviso e prese a volteggiare sulle gradinate. Lì il vento era più forte e Damon se ne accorse.
Gli venne un'idea: doveva solo essere più intelligente di una Corvonero per vincere e non era cosa da poco, ma ci si poteva provare.
- Non te lo permetterò mai! - ribatté Damon, piegandosi in avanti a sua volta e allentando i muscoli delle gambe. Sentiva chiaramente il vento che gli fischiava intorno e che si infilava sotto alla sua divisa e che gli diede lo scatto giusto per portarsi in testa.
Strinse il boccino tra le mani, ma i Serpeverde avevano già capito tutto e il loro boato di gioia era scoppiato qualche secondo prima.
I Serpeverde avevano vinto, erano ancora in corsa per quel campionato. Ma cosa più importante, si erano dimostrati più intelligenti dei Corvonero.
 


Angolo d'autrice:
Ehilà! Sono tornata dopo un po' di tempo, eh si. Non nego che ho avuto qualche problema di organizzazione tra scuola e storia e sono riuscita a finire il capitolo solo stamattina, in classe. Spero che non siano passati troppi giorni e che vi siate dimenticati dei vostri personaggi ;)
Vi ringrazio delle vecchie recensioni e vi do appuntamento a settimana prossima. Sono a buon punto con il capitolo 16 *incrocia le dita*
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Più rosso dell'amore ***


Capitolo 16

 

 

La vittoria dei Serpeverde era stata talmente sconcertante, talmente imprevedibile, che non se ne smise più di parlare. La partita perse un po' d'importanza solo con l'avvicinarsi di San Valentino, che riempiva la scuola di genuina euforia. Le studentesse, con poche eccezioni, si fecero frivole e col sorriso improvvisamente più facile. Gli studenti presero a pettinarsi più spesso e a camminare per i corridoi dandosi una certa importanza, soprattutto se nei paraggi c'era l'amica carina per la quale avevano una cotta da tempo immemorabile.
Gufi volavano da una parte all'altra di tutta la Sala Grande, disseminando dichiarazioni d'amore, lettere, cioccolatini, ma anche inviti al secondo ballo del Triglifo. Tutti sembravano aver dimenticato come fosse finito il primo e non aspettavano altro che quella magica sera del 14 febbraio. Non c'era più distinzione tra mezzosangue o purosangue, tra le tradizioni dei maghi e quelle babbane. Il potere dell'amore aveva unito tutti, ancora una volta.

 

 

Jude stringeva tra le mani la busta chiusa e si fissava la punta delle scarpe, cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore.
Scrivere una lettera poteva passare da antiquati, ma a lui era sembrato un pensiero talmente romantico che non aveva saputo trattenersi. Aveva dato sfogo ai suoi desideri come non aveva mai fatto prima di allora, aveva scritto tutto su un pezzo di carta e non vedeva l'ora di consegnarglielo. Ma aveva paura, ovviamente.
- Mi cercavi? -
Lynne gli apparve davanti, con un sorriso e i suoi capelli rossi sparsi sulle spalle, e a Jude si fermò il cuore. Era a tratti inconcepibile, batteva come un forsennato fino a pochi secondi prima.
- Si. - sussurrò, schiarendosi la voce.
Nascose per istinto la lettera dietro alla schiena e ricambiò il suo sorriso.
- Se è per il ballo, ovviamente ci vengo con te. - esclamò Lynne, dondolandosi sulle punte dei piedi.
Jude spalancò la bocca, ma la richiuse subito.
- Non è per il ballo? - domandò Lynne, perdendo un poco di sicurezza.
- Anche. - le concesse il Tassorosso, tranquillizzandosi definitivamente.
La Serpeverde allargò le braccia, invitandolo a spiegarsi, e Jude le mostrò la lettera che teneva dietro alla schiena.
- Non mi fido dei gufi. - le confessò, prima di mettergliela tra le mani e allontanarsi velocemente.
Scritto in pennarello, sulla sommità della busta, c'era scritto un “si”.

 

 

- Hugo mi ha regalato un mazzo di fiori enorme. - ripeté Alice, per l'ennesima volta in quel giorno. - Si può essere più romantici? -
Angel guardò il drago che riposava sulla sua spalla e annuì.
- Non se l'è più ripreso, poi? - indagò Amber, indicando la bestia che dormiva tranquilla.
La Grifondoro scoppiò a ridere.
- Tutto al contrario! - esclamò, guardandosi intorno prima di continuare. - Mi ha anche invitato al ballo. -
- Chi ha fatto cosa? - urlò Amber, sporgendosi istintivamente in avanti.
Alice si portò le mani al petto.
- Damon Black ti ha invitato al ballo? - domandò, quasi certa della risposta. - Non ci posso credere! -
- Volete abbassare la voce? - sibilò Angel, guardandole male.
- Quindi non gli hai ancora detto di si. - si tranquillizzò Amber, tornando ad
appoggiarsi con la schiena allo schienale della sedia.

- In verità - tentennò Angel. - Gliel'ho detto. -
Alice si coprì la bocca con le mani, per non urlare di nuovo.
- Gli hai detto di si. - ripeté, incredula. - Gli hai detto di si. -
- Gli ho detto di si esclusivamente perché mi faceva pena. - chiarì Angel, osservandosi distrattamente le punte dei capelli.
- Lo so io perché gli hai detto di si. - gongolò Amber. - Ti senti in colpa per aver parlato e per averlo fatto mettere in punizione. -
Angel arrossì di botto e provare a nascondersi dietro ai capelli bianchi non si rivelò un'idea brillante. A salvarla da una risposta pericolosa, ci pensò Ross.
- Ciao ragazze! - salutò, avvinandosi a loro in maniera piuttosto impacciata.
Si infilò le mani in tasca e guardò Amber.
- Ciao Ross! - esclamò Alice.
Anche Angel lo salutò, con finta noncuranza, e Amber gli sorrise.
- Ho un annuncio importante da farvi. - esordì il Grifondoro, sicuro.
Amber si indicò, ma poi si corresse e incluse anche Angel e Alice.
- A tutte noi? -
Ross allora scosse la testa.
- Solo a te, se devo dire la verità. - confessò, passandosi una mano nei capelli. - Mi chiedevo se ti andasse di venire al ballo con me, questo sabato. Sempre che tu non sia impegnata, che non preferisca rimanere in camera o che non abbia proprio voglia di andarci. -
Toccò ad Amber arrossire, anche se superficialmente, ma annuì comunque con foga.
- Ovviamente! - esclamò, balzando in piedi.
Sentì le risatine di Alice e lo sguardo beffardo di Angel su di sé, per cui fece un passo indietro.
- In mancanza di altri accompagnatori, mi sembra una scelta più che saggia. - inventò al momento, provando a salvarsi, ma il sorriso entusiasta di Ross non sarebbe stato facile da spegnere, ormai.

 

 

Un gufo che portava tra le zampe una scatola di cioccolatini le passò davanti proprio in quel momento, ma Skylight non se ne accorse nemmeno. Era seduta con Lily e stavano facendo il saggio di Trasfigurazione, niente avrebbe potuto distrarla in quel momento. Se non l'arrivo di Andromeda, che le si sedette proprio di fronte, a fianco di Lily.
- Buongiorno! - disse, dopo un po', notando che nessuna delle due aveva notato la sua presenza.
Lily sobbalzò, rendendosi conto all'improvviso della Corvonero seduta accanto a lei. Skylight invece sorrise, contenta di vederla.
- Trasfigurazione, eh? - commentò Andromeda, lanciando un'occhiata ai libri sparsi sul tavolo. - Vi posso dare una mano se volete. -
La Tassorosso annuì, senza nemmeno chiedere l'approvazione della migliore amica, e di quello Andromeda si compiacque un po'.
- Non troppo però – aggiunse, prendendo tra le mani il foglio di Skylight. - Dopo vado ad Hogsmeade a cercare il vestito per il ballo. -
La Tassorosso si morse un labbro, ma trovò comunque il coraggio di dar voce a quello che pensava.
- Con chi ci vai? - domandò, apparentemente disinteressata.
Andromeda nascose a fatica un sorriso e allungò una mano sul tavolo.
- Stavo per chiedertelo, in effetti – finse di ricordarsi, sorridendo. - Ma tu mi precedi sempre. -
Skylight le prese la mano, goffamente, senza curarsi dello sguardo attento di Lily, all'oscuro di tutto.
- Non potrei fare altrimenti. - scherzò, ordinando frettolosamente le sue cose. - Se mi dai due minuti vengo con te. -
- Non desideravo di meglio. - esordì Andromeda, alzandosi in piedi.
Salutò Lily con un cenno e si tirò dietro Skylight per un braccio, con un sorriso chiaramente soddisfatto sulle labbra.

 

 

La rosa che teneva Ishido tra le mani era verde smeraldo, magnifica nella sua particolarità.
Il Corvonero non sapeva cosa stesse facendo, sapeva solo che da quell'ultimo, maledetto ballo, si sentiva in colpa. In colpa di aver rifiutato Dakota. Era una ragazza davvero bella e popolare, ma non era quello in realtà ad averlo incuriosito. Non era quello ad avegli fatto dimenticare che fosse una Serpeverde arrogante.
- Ne sei sicuro? - gli domandò ancora Lysander, camminando accanto a lui. - Ne sei pienamente convinto? -
Il Corvonero annuì, nonostante si sentisse tutt'altro che sicuro.
- Posso sapere dove hai trovato questa rosa? - gli chiese allora Lysander, cambiando discorso. Ed Ishido gliene fu grato.
- L'ho colorata io. - disse, con una punta di fastidio. - Sono pur sempre un Corvonero. -
- Un finto Corvonero. - precisò Lysander, scoppiando a ridere.
Continuarono a camminare in silenzio, finché non si ritrovarono, prima del previsto, davanti all'entrata della sala comune dei Serpeverde.
- Forse faccio ancora in tempo a... -
- Non pensarci nemmeno! - lo bloccò Lysander, afferrandolo per la camicia.
Il Tassorosso puntò su un Serpeverde del primo anno e lo indicò.
- Ehi tu, ci fai un favore? -
Il bambino si guardò intorno più e più volte, ma poi annuì.
- Puoi andare a chiamare Dakota Pearce e chiederle di venire fuori? - domandò ancora, sprecando un sorriso incoraggiante.
- Dakota Pearce? - si assicurò il ragazzino, guardando subito dopo la rosa che teneva tra le mani Ishido. - Contento tu. -
Sparì nella sala comune e prima che qualcuno ne uscisse ancora, ci vollero parecchi minuti. Quando però Ishido scorse una determinata chioma castana, la riconobbe subito.
- Chi mi cerca? - sbuffò Dakota, finendo di allacciarsi i bottoni della camicetta. Non si aspettava di certo di aver davanti proprio quel Corvonero, in tutti i momenti possibili e immaginabili.
- Sei tu. - affermò, all'apparenza per niente stupita.
Si passò una mano nei capelli e nel contempo si slacciò apposta un bottone della camicia, ma Ishido sembrò non accorgersene. Le tese la rosa verde e quando vide che Dakota non reagì, si inginocchiò addirittura. Lysander strabuzzò gli occhi, ma ebbe l'accortezza di girarsi dall'altra parte. Dakota, dal canto suo, sembrava non trovare qualcosa di adatto da dire. Vedeva solo quella rosa e gli occhi scuri di Ishido, che la guardavano invitanti.
- Vuoi venire al ballo con me? - chiese infine, trattenendo il respiro.
La Serpeverde si chinò a prendere la rosa e se la portò al viso, annusandola.
Gli fece un piccolo, minuscolo sorriso, prima di dargli le spalle.
- Ti farò sapere. - gli comunicò, senza aggiungere altro.
Lysander strabuzzò gli occhi per la seconda volta e cercò lo sguardo di Ishido.
- Non sei andato molto bene, amico. - commentò, stringendosi nelle spalle.
Il Corvonero però rimase a terra, sorridendo tranquillo.
- Non sono andato bene infatti. - confermò. - Sono stato perfetto. -

 

 

Ebony camminava tra gli scaffali della biblioteca con espressione assorta e nel frattempo li contava nella mente, ogni volta. Andava avanti, fino alla fine del pavimento e poi tornava indietro, per rifarlo quando incontrava il muro dalla parte opposta della stanza.
Ci avevano riflettuto, Merlino solo sapeva quanto, ma non avevano ancora trovato una soluzione.
Raggiunse la cattedra riservata alla bibliotecaria, si girò e riprese a contare. Quando raggiunse il numero dodici, la sua mente si bloccò, nonostante le gambe continuassero a muoversi. Le ci volle qualche secondo per rendersi conto dell'idea balzana che le era saltata in mente.
Camminò a ritroso e si avvicinò allo scaffale, per poi contare i ripiani. Si fermò al numero nove e a quel punto prese a contare i libri. Non superò il diciannove. Passò con un dito su tutto il volume nero e poi si decise a prenderlo in mano. Il titolo era curioso e la Corvonero lo rilesse più volte, ma non riuscì ad attribuirgli un senso completo.
Saccenza. Scritto in caratteri cubitali e arricchito da ghirigori dorati.
Era incredibilmente leggero e quando Ebony lo aprì, scoprì il perché. Era vuoto, un inganno, che nascondeva un segreto ben più importante.

 

 

Ci avrebbe provato, anche se sapeva che avrebbe ricevuto l'ennesima delusione, che avrebbe fallito di nuovo. Caroline sapeva che Blake l'avrebbe rifiutata, ma ci voleva provare lo stesso.
Il ragazzo era seduto con i suoi compagni di casa nel Chiostro e Caroline si avvicinò a loro, cercando di darsi un tono mentre camminava. Christian fu il primo ad accorgersi della sua presenza e le fece cenno di avvicinarsi. Gliel'avrebbe chiesto, l'avrebbe invitata al ballo, e sperava vivamente che Caroline avrebbe accettato.
- Ehi Blake. - esordì però lei, facendogli un cenno. - Possiamo parlare? -
- Non è un buon momento, Care. - sbuffò lui, massaggiandosi la testa.
Non sapeva nemmeno come avevano fatto lui e Maybe a litigare. Si completavano a vicenda, erano perfetti insieme e tutte le altre storie da romanzi rosa. Eppure avevano litigato. Esisteva solo quella consapevolezza nella mente di Blake e oscurava tutta la verità. Non c'era niente di peggio che litigare nella settimana di San Valentino.
- Ti prego – piagnucolò Caroline, afferrandogli la mano. - Ci metto un minuto, lo prometto. -
Il Tassorosso sbuffò di nuovo, ma si alzò comunque e la seguì, di malavoglia.
La delusione aveva un sapore amaro nella bocca di Christian. E il peggio fu che quel giorno era davvero l'unico a sentirsi così.

 

 

- Mi chiedevo se vuoi venire al ballo con me. - sputò fuori Caroline, stringendo le mani a pugno.
Il tintinnio dei suoi braccialetti era l'unico suono a smorzare quel silenzio imbarazzante. Blake le fece per dire di no, come faceva sempre ad ogni sua domanda. La rifiutava sempre, non le aveva mai dato una possibilità, il Tassorosso se ne accorse solo in quel momento. Caroline era carina e aveva un'allegria incredibile, capace di farlo sorridere anche nei momenti bui. E si sforzava così tanto per piacergli. Faceva tutto quello per lui, non poteva dirle ancora di no.
- Si. - sussurrò e non appena parlò, si rese conto della verità. Aveva sedici anni e gli adolescenti si innamoravano degli adolescenti, avevano una vita normale. Gli adolescenti non sempre erano lupi mannari, ma mai come in quel giorno a Blake sembrò possibile dimenticarsene per un po'.
La Corvonero era incredula. Osservò con tanto d'occhi la mano di Blake che si allungava per cercare le sue dita e pregò di non svegliarsi. Era un sogno davvero troppo bello per bloccarlo proprio prima del finale.

 

 

Quando Ebony incontrò Blake nel corridoio, si scoprì di trovarlo sorridente e quasi le dispiaceva dover rovinare quel momento.
- Hanno incastrato anche te in questa cosa di Valentino? - scherzò Ebony, rimandando, per quanto potesse, il momento di parlargli.
Il Tassorosso continuò a sorridere e fece spallucce.
- Mi sembra quasi di aver vissuto in un incubo continuo e di essermi svegliato solo adesso. -
Ebony sollevò un sopracciglio.
- Punto di vista alquanto interessante. E pesante, aggiungerei. -
Sollevò la mano destra e gli mostrò una catenina.
- Ho trovato questa in un libro. - confessò alla fine, incapace di aspettare. - Scaffale
numero 12, ripiano 9, libro 19. -

Davanti allo sguardo svampito di Blake, sbuffò.
- I numeri che ha trovato Dakota! -
- Si giusto. Ora ricordo -
Il Tassorosso prese tra le mani la collanina e ne studiò il ciondolo, di una strana forma arrotondata e di colore giallognolo.
- Credo sia una luna piena. - azzardò Ebony, preparandosi alla sfuriata. Che però non arrivò.
- E quindi hai pensato subito a me. - concluse Blake, fissando concentrato la collana. - Hai fatto bene, infondo. -
Si prese qualche altro secondo per imprimersi bene in testa il ciondolo, poi se lo infilò in tasca e decise di non pensarci più.
- Ci rifletto bene dopo il ballo, che ne dici? -
Le stampò un bacio sulla guancia e si allontanò sorridendo, lasciando Ebony immobile in mezzo al corridoio. Blake Brian Baston non era solo un lunatico. Era il detentore di una delle forme più rare e più acute. Probabilmente incurabile.
 


Angolo d'autrice:
Cotninuerò a provarci, finché non sarò certa che tutti voi ne avrete le scatole piene di me e quindi mi farò da parte e non vi disturberò più, lo prometto!
Spero che il capitolo non vi abbia deluso! E come sempre, ringrazio chiunque legga e recensisca!
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Volteggiamo in allegria ***


Capitolo 17

 

 

Le persone che sollevavano il naso a guardare gli incredibili striscioni e i palloncini rossi che affollavano la Sala Grande non erano poche. All'apparenza tutti quei festoni sarebbero potuti sembrare ai più esagerati e terribilmente smielati, ma l'effetto generale era comunque molto bello da vedere e per le coppiette che già affollavano la stanza sembrava uno sfondo perfetto per la loro serata.
Tuttavia non c'erano solo coppie a superare la soglia dell'enorme portone: Althea si teneva la gonna dell'abito lungo appena sollevata e la lasciò scivolare fino alle caviglie, per poter guardarsi intorno anche lei. Non riuscì a nascondere una smorfia di compatimento davanti ai cuori rossi.
Essere lì da sola, tutto sommato, non le dispiaceva poi molto. Molti ragazzi l'avevano invitata e avevano assaggiato il suo rifiuto, senza nemmeno una spiegazione al seguito. Althea però sapeva il motivo della sua decisione ed era fiera di se stessa per quello. Avrebbe festeggiato San Valentino quando avrebbe incontrato il ragazzo adatto a lei, quello giusto. Quel momento non era ancora arrivato, certo, ma lei era fiduciosa.

 

 

Albus e Diane si tenevano per mano, ma non era con il giovane Potter che la Corvonero stava chiacchierando da un po'.
Damon era il ritratto del nervosismo e il fatto che Thea avesse voluto rimanersene in camera sua, per protesta, senza voler partecipare al ballo, non lo aiutava. Senza il supporto della sua migliore amica si era sentito per un attimo perso e per poco non era scappato a gambe levate a nascondersi sotto le coperte. Ci avrebbe fatto una magra figura, ma gli sembrava il minimo alla prospettiva di quello che lo attendeva.
- Respira e inspira. - gli ordinò Diane, mostrandogli allo stesso tempo come doveva fare. - Vedrai che ti calmerai. -
- La fai facile tu – borbottò Damon, girando la testa da una parte e dell'altra. - Vi conoscete dall'asilo. -
Albus sollevò un sopracciglio e contemporaneamente strinse la mano di Diane, lanciandole un'occhiataccia. Non era stato facile convincerlo a partecipare a quella festa e ora che ci era riuscita lo stava ignorando completamente per dedicarsi a Damon. Eppure erano amici e Diane non poteva dimenticarlo.
- Thea è ancora in camera sua? - domandò allora la Corvonero, ignorando volutamente lo sguardo infuriato di Albus.
Damon annuì distrattamente.
- Perché è in camera sua? - domandò Albus. Se non poteva stare da solo con Diane al momento, si sarebbe inserito nella conversazione, decise.
- Voleva venire con Felix, ma dato che quasi tutta la scuola e più della metà dei professori ne è terrorizzata, la preside le ha chiesto gentilmente di lasciarlo in camera e di partecipare da sola – spiegò Diane, nascondendo un sorriso. - Puoi immaginarti la sua reazione. -
- Una protesta – ricordò Albus, scuotendo la testa. - Per un gatto. -
- Non fare l'insensibile. - lo riprese Diane, dandogli un colpetto sulla spalla. Scoprì così che il colletto della camicia del Serpeverde era storto e colse l'occasione per raddrizzarglielo e per regalargli un sorriso di scuse.
- Spero vivamente di non dovermi ridurre come voi due. - commentò Damon, studiandoli con la coda dell'occhio.
Albus sbuffò, ma Diane non lo ascoltò nemmeno e gli indicò invece davanti a lui.
- Arriva Angel. - lo avvertì, spingendolo appena avanti. - In bocca al lupo. -
- Maledetto lupo. - sussurrò Damon a denti stretti, facendosi comunque avanti.
Angel era vicina ad Amber ed entrò insieme a lei. Fu proprio la seconda a notarlo per primo e ad indicarlo all'amica.
Il Serpeverde si fermò davanti a loro e si schiarì la voce.
- Buonasera. - disse solamente, prendendo la mano di Angel e baciandone con delicatezza il dorso. La Grifondoro lo guardò con tanto d'occhi, ma non accennò a perdere la sua compostezza.
- Ciao Damon. - lo salutò, accennando appena un sorriso.
Il Serpeverde lo ricambiò.
- Mi aspetto le tue scuse. - aggiunse, salutando con un cenno anche Amber.
- Quali scuse? -
- Ti ho regalato un drago e tu mi hai ringraziato denunciandomi al mio capocasa – le ricordò Damon, con un sorrisetto. - Non mi sembra corretto. -
Angel ci mise qualche secondo per intuire appieno cosa si aspettasse il Serpeverde, ma quando lo capì, corrugò le sopracciglia.
- La vita è scorretta – sospirò Angel, facendo un passo avanti. - Pensavo lo sapessi. -
Si allontanò lentamente e senza mai voltarsi. Non si preoccupò di salutare Amber, l'avrebbe rivista entro poco, ma preferì allontanarsi per calmarsi e farsi passare la voglia di tempestare di pugni il muro.
Damon non sapeva decisamente con chi aveva a che fare.

 

 

Fred e Ebony erano seduti in un angolo, piuttosto vicini al buffet e anche non particolarmente lontani dalla pista da ballo, proprio di fronte a loro.
Il putiferio era ormai ingestibile e anche se avessero voluto, non avrebbero mai potuto parlare e sentirsi a vicenda da così lontano. Eppure loro erano in silenzio, Ebony con le mani in grembo e Fred con il mento appoggiato al tavolo.
La Corvonero non era dell'umore giusto per sorridere, figuriamoci per chiacchierare, per questo non se ne curò più di tanto quando Thalia prese per un braccio Fred e lo trascinò a ballare. Avrebbe dovuto darle fastidio, avrebbe dovuto alzarsi e chiedere alla Grifondoro di cederle il posto, ma non le fece. Non era decisamente dell'umore adatto.
- Ciao ciao Ebony. -
La mano che Dakota le sventolò davanti al viso l'aiutò a svegliarsi dal sogno ad occhi aperti in cui era caduta.
Per un momento, Ebony non riconobbe la ragazza che aveva davanti. Un abito nero indubbiamente meraviglioso e dei capelli altrettanto belli, lisci e fissati in alto alla testa in un'intricata acconciatura. Era a braccetto di Ishido e forse fu quello che l'aiutò a riconoscerla.
- Ciao Dakota. - rispose pacatamente, guardandole con interesse i capelli. - Sono lisci e pettinati o mi sbaglio? -
Ishido ebbe un improvviso attacco di tosse, ma Dakota capì comunque che il suo era un trucco per nascondere la risata e lo fulminò con un'occhiataccia.
- Non conoscevo questo tuo lato tanto simpatico. - commentò Dakota, toccandosi con delicatezza un ciuffo che le scendeva al lato del viso.
Ebony fece spallucce e spostò lo sguardo su Fred, che rideva insieme a Louis. La visuale non era delle migliori, aveva il vestito giallo di Annelise proprio davanti al viso.
- Ishido! - esclamò Lorcan, salutando il migliore amico con un cinque alto.
Dakota quando riconobbe il gemello Scamandro divenne improvvisamente nervosa e tirò Ishido con sé, prima che Annelise riuscisse a guardarla e a riconoscerla. Non le sarebbe dispiaciuto litigare, di certo si sarebbe divertita, ma non voleva in nessun modo rovinarsi i capelli. Merlino solo sapeva quanta fatica le erano costati.
- Avete litigato? - domandò Annelise, sedendosi a fianco di Ebony.
- Fred e io stiamo bene. - mentì la Corvonero, guardandosi le mani.
- E allora perché balla con Thalia? - domandò Lorcan, confuso. - Quasi quasi vado a salutarlo. -
- Sono migliori amici. - spiegò Ebony. Al vento, perché ormai Lorcan si era allontanato, fermandosi addirittura in mezzo a Fred e alla Grifondoro.
- Ma tu sei la sua fidanzata, o mi sbaglio? - chiese ancora Annelise, facendola sbuffare.
- Non sbagli. - rispose Ebony, continuando a guardarli.
- E allora vacci a parlare! - esclamò Annelise. - Qualsiasi cosa tu abbia fatto, non può essere poi molto grave. -
- L'ho ignorato e continuerò a farlo. Ho troppe cose in testa. -
- Un motivo in più per parlarci adesso. -
Ebony si girò all'improvviso e la guardò a lungo.
- Ti diverti così tanto ad aver ragione? -
La Tassorosso le sorrise, indulgente.
- Io devo avere sempre ragione, non è una questione di divertimento. -
Ebony rimase seduta ancora per un po', ma quando incrociò per l'ennesima volta lo sguardo ammonitore di Annelise, si decise ad alzarsi in piedi. Raggiunse Fred a passo di carica, lo prese per un braccio, sorridendo a Thalia e a Lorcan, e iniziò a ballare con lui.
- Stasera voglio divertirmi. - gli confessò, guardandolo dritto negli occhi. - Con te. -
Fred, all'inizio senza parole, ritrovò alla svelta il sorriso e le fece fare una piroetta.
- Mi mancavi Ebony. -
 

 

I due gemelli entrarono in Sala Grande a braccetto. L'eleganza di Francisco non passò inosservata a nessuno, ma il vestito verde di Francisca era davvero troppo bello per non calamitare tutta l'attenzione sulla giovane Grifondoro. Con i capelli sciolti, la ciocca colorata era ancora più evidente, ma era perfettamente in armonia con il resto. Non avrebbero potuto essere più belli di così.
- Ciao Fran! -
Scorpius si avvicinò alla fidanzata a grandi passi e le prese subito la mano, ignorando l'occhiataccia di Francisco. Si allontanò un po', come per ammirarla meglio, e poi le sorrise.
- Sei bellissima. - sussurrò, facendola arrossire.
- Hai visto Rose? - si intromise Francisco, tirando abbastanza da parte la sorella da costringerla a mollare la mano di Scorpius.
- Non siamo proprio migliori amici. - gli ricordò Malfoy, riacquistando la sua solita espressione da sufficienza che riservava a chiunque non fosse Francisca. - Perché non lo chiedi a suo fratello? -
- Lo farà, infatti. - lo rimproverò Francisca, spingendolo via. - Andrà a cercarla e ci lascerà ballare in pace. -
- Ad Halloween non ho avuto occasione di mostrarti quello di cui sono realmente capace. - le ricordò Scorpius, facendosi avanti e riprendendola per mano.
Senza curarsi dello sguardo sconfitto di Francisco, i due raggiunsero ben presto la pista, ma non iniziarono subito a ballare.
- Dimmi che ti sei vestita di verde per me. - la pregò Scorpius, facendosi pericolosamente vicino.
Francisca deglutì, imbarazzata, ma non si fece ritrovare impreparata.
- Se fa stare tranquillo il tuo ego, va bene. - scherzò, intrecciando le proprie dita con le sue.
- Lo hai fatto per me. - ripeté Scorpius.
- Sei il ragazzo più egocentrico che abbia mai conosciuto. -
- Non dimenticare che te ne sei anche innamorata. -
Francisca scoppiò a ridere e accettò la sconfitta con incredibile tranquillità.
- Me ne sono innamorata. - confermò. - Ma non sono sicura che lui provi lo stesso per me. -
- Non dirlo nemmeno per scherzo! - la rimproverò allora Scorpius, scuotendo la testa. - Sarebbe un pazzo se solo provasse a rifiutarti. -
Il sorriso sul volto di Francisca si allargò. In quel momento, tra le braccia di Scorpius, si sentiva la persona più importante del mondo, ed era una delle sensazioni migliori che avesse mai provato. Sperava vivamente che niente potesse rovinarla.

 

 

Francisco girò per un po' nella stanza, sbuffando ad ogni passo e ogni volta che qualcuno troppo felice lo urtava e gli impediva il passaggio. Non trovava Rose da nessuna parte e non era la prima volta che succedeva. Sembrava quasi che la Weasley giocasse a nascondino con lui, che volesse essere trovata, ma che si arrabbiasse inevitabilmente una volta che si incontravano, perché era passato troppo tempo dall'ultima volta. Francisco aveva qualche difficoltà a capirla, ultimamente.
- Sei qui! - esclamò Rose, sbucandogli alle spalle e abbracciandolo da dietro.
Francisco per poco non perse l'equilibrio dallo spavento, ma si mantenne comunque in piedi per miracolo, nonostante la chioma rossa della fidanzata davanti agli occhi.
- Dovevamo trovarci davanti alla porta! - l'accusò Francisco, una volta che la Grifondoro gli fu faccia a faccia. Rose però non si infastidì dal suo tono duro e continuò a sorridere.
- Non fare il sofistico, ci siamo trovati comunque, no? - ribatté, prendendolo per mano e tirandoselo dietro.
- Voglio salutare alcune mie amiche e poi voglio mangiare qualcosa – esclamò Rose, facendosi largo tra la folla a suon di acrobazie. - E poi voglio trovare Hugo. Ah! Voglio anche ballare insieme a te. -
Francisco evitò il braccio di un ragazzo, che si agitava a tempo di musica con troppa convinzione, prima di risponderle.
- Sai benissimo che ho qualche difficoltà con il ballo. - le ricordò, senza poter evitare di sbuffare.
Rose non lo stava ascoltando, ovviamente. Aveva trovato Hugo, a Francisco non era chiaro come avesse fatto in mezzo a tutta quella gente, e lo aveva tirato in disparte, appena lontano dal chiasso infernale degli studenti.
Una ragazzina bionda, con un corto vestito azzurro, gli andò dietro e solo quando lo prese a braccetto Francisco riconobbe Alice, la corvonero del quarto anno che tanto li aveva fatti dannare nell'ultima partita di Quidditch.
Rimasero entrambi in silenzio, mentre Rose e Hugo parlavano animatamente, ma il Serpeverde sentiva indistintamente l'occhiata di fuoco di Alice su di sé.
- Siete ancora arrabbiati? - provò a dire, senza aspettarsi in realtà una risposta.
Alice fece una smorfia.
- Arrabbiati è dire poco – commentò, trattenendo il disappunto. - Ci avete fatto perdere una partita. -
- Tecnicamente, siamo stati noi a vincerla. - puntualizzò Francisco, ferito nell'orgoglio. C'era molta differenza nell'affermare che una squadra aveva vinto dal dire che l'altra aveva perso. Nel primo caso, si dava alla squadra tutti i riconoscimenti del caso, ma nel secondo non si faceva che discriminare i vincitori e attribuire alla sfortuna la sconfitta dei perdenti. E al Serpeverde non stava bene.
- Pensala come vuoi – concesse Alice, facendo un rapido cenno con la mano. - Non vi andrà bene ancora per molto. -
Il pensiero di Francisco non era molto coerente, ma lo espresse lo stesso.
- Avete vinto per tre anni di fila – le fece notare, allibito. - Come potete essere così egoisti? -
- Non è questione di egoismo, ma di orgoglio. - osservò Alice, incrociando le braccia al petto. - Se noi abbiamo la squadra più forte di tutta la scuola, perché perdere? Con voi siamo stati solo sfortunati, ma stai certo che non capiterà più. -
Anche se avesse voluto ribattere, Francisco non avrebbe potuto farlo: Rose e Hugo avevano finito di parlare e il Grifondoro se n'era andato, subito seguito da Alice.
Il muso di Francisco doveva essere abbastanza evidente, perché Rose se ne accorse subito.
- Cosa succede? - domandò, preoccupata. - Non ti farò ballare se non lo vuoi davvero. -
Davanti al suo sorriso, l'irritazione di Francisco se ne andò, rapida com'era arrivata.
Come poteva pensare al Quidditch, quando era al fianco della ragazza alla quale più voleva bene al mondo?

 

 

Il tempo di fare una giravolta e Fred era sparito dalle sue braccia, per finire in quelle di Ebony e allontanarsi da Thalia, che li guardò andare via in silenzio. I due formavano una bella coppia e se quella era proprio la sera dedicata all'amore, la Grifondoro non avrebbe fatto nulla per immischiarsi tra di loro. Voleva solo la felicità del suo migliore amico e se Fred l'aveva trovata in Ebony, lo avrebbe accettato.
Abbandonò la pista, tenendo il vestito sollevato con una mano, e si ritirò in un angolo. Era quasi tentata di avvicinarsi ad una sedia e salirci sopra, per scrutare al meglio l'intera stanza, ma non ne ebbe bisogno. Il ragazzo fermo di spalle proprio davanti a lei era Louis.
Thalia si avvicinò al Corvonero di soppiatto e solo quando gli fu abbastanza vicina, gli infilò le mani nelle costole e si ritrasse subito. Louis sobbalzò, colto di sorpresa, e fece una mezza giravolta su se stesso. Incapace di trattenersi, la Grifondoro scoppiò a ridere della sua espressione sconvolta.
- Ciao amore. - lo scimmiottò, senza ricevere alcuna risposta. Louis si portò una mano al petto e aspettò che il fiatone si calmasse, prima di fulminarla con
un'occhiataccia.

- Thalia – esclamò e il suo tono arrabbiato fece passare il suo nome come un insulto. - Ti cercavo. -
- Mi hai trovata. - ribatté lei, indicandosi. - Sono io, in carne ed ossa. -
- Ti ho già presentato Caroline? - domandò Louis, girandosi verso la ragazza bionda alle sue spalle, che era a braccetto di un altro ragazzo.
Thalia fissò la catena di quest'ultimo, che spiccava sopra alla giacca, e aggrottò le sopracciglia. Era alquanto singolare per un ragazzo dalla fama di burbero come Blake Baston portare una luna piena intorno al collo.
- In realtà no. -
La Grifondoro sorrise a Caroline e le porse la mano, che l'altra strinse con foga.
- Piacere! - esclamò la Corvonero. Gli occhi le scintillavano e per Thalia non ci volle molto a fare due più due. Doveva essere molto felice di trovarsi lì con Blake, a giudicare da come gli stritolava il braccio con la paura che potesse scappare da un momento all'altro e abbandonarla lì da sola.
- Andiamo a ballare, Care. - disse Blake, dopo aver riservato a Thalia un misero cenno. La Corvonero lo guardò a occhi spalancati, ma dopo pochi secondi si riprese e si lasciò guidare via.
- Cosa ci trovano tutti in quella maledetta pista? - si lamentò Louis, studiando con una smorfia i corpi degli studenti che si dimenavano a ritmo di musica o che, almeno, ci stavano provando.
- Se ti lasci andare, tutto sarà più divertente. - considerò Thalia. Ma poi gli prese la mano e lo tirò seduto al primo tavolo libero. - Però sono convinta che con te posso divertirmi anche seduta. -
Il sorriso che le rivolse Louis le scaldò il cuore.

 

 

- Cosa sta combinando Blake con Caroline? -
Christian non aveva ancora tolto gli occhi di dosso dai due. Nathan se n'era accorto e sembrava ben deciso a scoprire perché.
- Gli è andata dietro per due anni – aggiunse. - Cosa gli ha fatto cambiare idea? -
Christian scosse la testa.
- Non chiedermelo. - disse. - Non lo so. -
Il Tassorosso lanciò un'occhiata di sottecchi all'amico e si morse il labbro. Tutto sommato, gli dispiaceva per lui. Era riuscito a stabilire una sorta di intesa con Caroline, dopo mesi, e a Blake era bastata una sola mossa per farla cadere di nuovo ai suoi piedi. Se fosse stato in Christian, avrebbe seriamente considerato la possibilità di non rimanerci amico.
- Volevi invitarla tu? - domandò ancora Nathan, incapace di tacere.
- Ovviamente. - sospirò Christian. - Ma come al solito sono arrivato tardi. -
Si guardò le mani e poi trovò il coraggio di guardare l'amico negli occhi.
- Ho solo paura che possa farla soffrire. - considerò, fissando la Corvonero volteggiare. - E che Caroline poi non sappia riprendersi. -
- In quel caso, ci saresti tu ad aiutarla. - gli fece notare Nathan, con un sorriso furbo. Christian lo ricambiò, ma con poca convinzione.
- C'è Dominique! - esclamò all'improvviso il Tassorosso, tirando una gomitata nel costato dell'altro. - Come sono i capelli? -
Christian si massaggiò il fianco e nel frattempo osservò l'amico. Aveva un lembo della camicia che gli penzolava dai pantaloni e il fiocchetto annodato al collo era storto.
- I capelli sono l'ultimo dei tuoi problemi. - osservò Christian, raddrizzandogli il papillon. Con una sola mossa, Nathan infilò la camicia nei pantaloni e alzò i pollici.
- Fammi gli auguri. - esclamò, voltandosi.
Raggiunse Dominique e nel farle il baciamano per poco un piede non gli si impigliò nella sua stessa gamba e lo fece ruzzolare in avanti. Per sua fortuna, riuscì a mantenere l'equilibrio e a scortare la ragazza al buffet senza causare danni.
Christian fece un sorriso, senza potersi trattenere. Non aveva bisogno dei suoi auguri, perché era certo che, depresso com'era, avrebbe solo finito per rovinargli la serata.

 

 

Il capo di Felix si sollevò di scatto e i suoi occhi scrutarono attenti ogni centimetro della stanza, soffermandosi per poco sulla padrona, stravaccata a faccia in giù sul letto. Il silenzio era piacevole, ma la luce accesa impediva alla Serpeverde di addormentarsi veramente. E lei stessa aveva l'intenzione di rimanere sveglia, almeno finché le sue compagne di stanza non sarebbero tornate.
Il divieto di partecipare al secondo ballo del Triglifo senza Felix le era sembrato profondamente ingiusto. Non ce l'aveva con la preside ovviamente, comprendeva alla perfezione le sue ragioni, ma piuttosto con gli altri studenti, che avevano costruito intorno alla figura di Felix una paura e un terrore che non avevano ragione di esistere. Molto spesso il gatto aveva azzannato i pantaloni di qualche studente e aveva graffiato qualche baule e spaventato qualche gufo, ma se lo aveva fatto, Thea era certa che avesse avuto le sue ragioni. Felix era un animale intelligente e soprattutto non si arrabbiava mai senza un motivo. Era un degno gatto Serpeverde. Subiva il torto in silenzio e ne pianificava la vendetta in segreto, per poi metterla in atto con furbizia e astuzia.
Thea adorava il suo gatto e mai avrebbe partecipato ad un ballo senza di lui o Felix stesso non gliel'avrebbe perdonato e le avrebbe tenuto il muso per giorni, presuntuoso qual'era.
La Serpeverde sentì il tonfo delle zampe di Felix sul pavimento e aprì un occhio. Sbirciando da sotto un braccio, lo vide armeggiare con la porta e infilare il corridoio una volta riuscito ad aprirla.
- Felix. - lo richiamò Thea. Quando non lo vide ricomparire, sbuffò e lo seguì nel corridoio buio.
Sfilò la bacchetta dalla tasca e chiamò un rapido Lumos, prima di correre dietro al gatto.
- Non è il momento per una scampagnata notturna. - lo sgridò, prima di accorgersi che Felix non si stava dirigendo verso l'uscita. Invece, stava puntando verso una determinata camera.
Raspò con le zampe contro la porta chiusa e miagolò, voltandosi verso la padrona.
- Cos'hai sentito? - sussurrò, come se potesse davvero ricevere una risposta.
Felix la guardò e Thea si mosse, assecondando il suo desiderio silenzioso.
- Porco Godric – esclamò, sollevando la bacchetta. - La camera di Althea, Dakota e Lynne. -
Il gatto era già sfrecciato nella stanza ed era saltato sul comodino vicino al primo armadio.
- Se scoprono che sei stato qui dentro, mi cruciano sul posto. - commentò Thea, muovendo appena un passo.
Osservò i movimenti di Felix, che saltellava da una parte all'altra, come impazzito, e sbuffò.
- Insomma, cos'hai? -
Sentendo il tono stizzito della padrona, Felix lanciò un miagolio di protesta e diede un colpo al comodino di Dakota. La Serpeverde si avvicinò.
- Mi stai dicendo che devo aprirlo, vero? - considerò Thea, facendo un altro passo. - Non mi sembra una buona idea. -
Si era sempre fidata dell'istinto del suo gatto però e se lui le diceva di aprire il cassetto, lei lo avrebbe fatto. Poggiò la mano sul pomello e tirò con delicatezza, scoprendolo vuoto. Lo osservò, non convinta, e bussò sul fondo.
Con un sorriso trionfante, spostò l'asse che nascondeva un buco nel comodino e ne rivelò un foglio, piegato in quattro parti.
- Una poesia. - disse Thea, leggendo le righe con attenzione. - Colui che farà del quattro il numero perfetto
Che non darà peso alle differenze e nemmeno alle somiglianze
Che riconoscerà l'unità come la speranza più grande,
Sarà in grado di compiere il proprio destino
E di preservare il mondo dalla distruzione.
Perché così come il bene è riuscito a trionfare,
Il male è destinato a tornare
Ma non avrà... -
Rigirò il foglio, alla ricerca delle parole mancanti, ma non le trovò. Delusa, lo rimise al proprio posto e fece lo stesso con l'asse. Poi chiuse il comodino e prese in braccio Felix, che si lamentò.
- Hai scoperto la vena artistica segreta di Dakota – commentò, chiudendosi la porta della camera alle spalle. - Ma non vedo come questo potrebbe interessarci. -
Il muso di Felix rimase voltato fino alla fine verso la porta chiusa, finché Thea non svoltò l'angolo e la stanza di Dakota sparì dietro al muro.

 


Angolo d'autrice:
Ammirate la data di pubblicazione e rallegratevi: non sono in ritardo! Ho promesso di pubblicare il venerdì e l'ho fatto.
In questo capitolo, c' un piccolo colpo di scena. Thea ha scoperto la profezia. Come andrà a finire? Lo scopriremo, vedrete.
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Al chiaro di luna ***


Capitolo 18

 

La neve sui tetti di Hogwarts era sparita nel giro di pochi giorni, ma nessuno studente se n'era accorto finché il sole non aveva fatto capolino tra le nuvole più spesso durante il giorno e la temperatura si era alzata a sufficienza da abbandonare i guanti e le cuffie nel baule.
Le giornate libere dei fini settimane raramente venivano dedicate allo studio, nonostante i G.U.F.O. e i M.A.G.O. pericolosamente vicini. E nemmeno i Corvonero erano molto propensi a rinchiudersi in Biblioteca, piuttosto che andare ad Hogsmeade come tutti gli altri.
Alice quel giorno si era svegliata presto ed era di ottimo umore, nonostante Amber e Angel le avessero entrambe annunciato che non sarebbero venute con lei a fare il loro consueto giro ad Hogsmeade. La prima si sarebbe vista con il suo nuovo gruppo di amici e la seconda invece era rimasta sul vago, senza dire alle altre cos'avesse da fare di così importante quella mattina. La Corvonero però non si era arrabbiata e aveva trovato subito un rimpiazzo, che la stava aspettando proprio sulla soglia della Sala Comune, con le mani in tasca e gli occhi chiusi. Alice trattenne a fatica una risata, quando si avvicinò al ragazzo e gli soffiò sul naso. Ishido sbattè le palpebre e sbadigliò, ma non ebbe la reazione che si aspettava la Corvonero.
- Ehi Alice. - la salutò, stropicciandosi gli occhi. - Come va? -
- Splendidamente. - esclamò Alice, prendendolo per un braccio e conducendolo giù dalle scale della torre. - Non ti sei ancora ripreso dal ballo? -
- Sono andato a letto alle tre del mattino – le fece notare il Corvonero. - Dopo aver ballato per quattro ore di fila. -
- Dakota era davvero bella. - disse invece Alice, nascondendo un sorriso.
Gli occhi di Ishido si fecero improvvisamente vivaci. - Era magnifica. - concordò. Poi scosse la testa, quasi ricordandosi con chi stesse parlando, e fece un cenno di noncuranza. - Non è il mio tipo. -

- L'hai invitata tu. - osservò Alice.
Ishido rimase in silenzio per qualche attimo, ma quel poco tempo bastò per tradirlo. - Ha qualcosa che... - iniziò, per poi fermarsi subito. Alice lo guardò, invitandolo a continuare. - Sono convinto che nasconda qualcosa. - affermò.
- Nell'anima o sotto tutti quei capelli spettinati? - scherzò Alice, provocandogli l'ennesimo sguardo sognatore.
- Non sono spettinati alla perfezione? -
La Corvonero lo guardò di sottecchi e si affrettò ad annuire, nonostante non trovasse niente di davvero spettacolare nei capelli spettinati di Dakota.
- Come sta Hugo? - cambiò discorso Ishido, cercando di eliminare l'imbarazzo. Da quando si era accorto di essere interessato a Dakota, si comportava da idiota davanti agli amici, molto più spesso di quanto facesse in precedenza, e avvertiva il bisogno di porsi un freno. Non voleva che l'intera scuola venisse a conoscenza dei suoi sentimenti più profondi.
- Sta bene. - annuì Alice. - Anche se in questi giorni lo vedo piuttosto preoccupato. - Sotto lo sguardo interrogativo del Corvonero, si affrettò a spiegare. - Dopo l'attacco del ballo, suo padre e la sua squadra compiono indagini pericolose ogni giorno e la famiglia Weasley è in pensiero. - sospirò, passandosi una mano nei capelli.
- La famiglia dei Potter è ancora sotto sorveglianza? - si informò Ishido.
- Costantemente. Almeno finché non si scoprirà chi ha organizzato l'attacco e soprattutto perché. -
Ishido annuì e si voltò a osservare il castello di Hogwarts che si allontava alle loro spalle. - Stanno aspettando un'altra mossa – considerò il Corvonero. - Ma se hanno sferrato il primo attacco qui, cosa gli impedirà di farlo di nuovo? -
- Hanno scelto Halloween perché Harry Potter era a scuola, senza protezione e piuttosto esposto. Non credo che attaccheranno Hogwarts di nuovo. -
I due si guardarono e la determinazione negli occhi di Alice colse Ishido di sorpresa. Era solo al quarto anno e già sembrava piuttosto ferma e decisa sulle sue idee. Non poteva dirsi altrettanto sicuro, soprattutto con i M.A.G.O così vicini e la fine della scuola ormai prossima.
- Andiamo ai Tre Manici, ti va? -
Alice spezzò il silenzio che si era andato a creare e Ishido annuì, più per cortesia verso l'amica che l'aveva invitato quel giorno che per reale voglia. Non amava il chiasso e I Tre Manici di Scopa era il luogo più affollato durante i weekend di libera uscita degli studenti. Sperava solo di non incrociare troppi Serpeverde sul suo cammino.

 

 

- Non smetterai mai di vantarti? - si lamentò Diane, appoggiando la testa al muro e lasciandosi andare ad un gemito di sconforto.
- Perché dovrei? - la sbeffeggiò Damon. - Sono stato eletto miglior cercatore della scuola, dopo la nostra vittoria su di voi. -
Le sopracciglia di Diane si aggrottarono, nel tentativo di non rispondere alle provocazioni, e Thea fece uno strano sbuffo. - Ti sei autoeletto miglior cercatore della scuola – gli ricordò. - Infondo, abbiamo vinto solo una partita e il campionato è ancora lungo. -
Damon la guardò male. - Da che parte stai? -
- Dalla parte degli intelligenti. - affermò Diane.
- Dopo la partita, non ne sarei più così sicuro. - ghignò Damon, dondolandosi sulla sedia. Si aggrappò ad una gamba del tavolo per rimanere in equilibrio e incrociò le braccia al petto.
- Hai lasciato Felix a scuola? - ringhiò Diane verso Thea, nel tentativo di cambiare discorso e farlo stare zitto.
Thea annuì. - Negli ultimi tempi è strano – considerò, pensierosa. - Si infila nelle camere degli altri e fruga nei cassetti. -
- Della biancheria? - domandò Damon, fingendosi scandalizzato. Diane lo fulminò con un'occhiata e provò a spingerlo indietro, per farlo cadere.
- E per quanto possa essere curioso – continuò Thea, ignorando i due. - Non aveva mai fatto cose del genere. -
- Di questi tempi impazziamo tutti un po'. - affermò il Serpeverde, senza perdere il suo ghigno. Diane serrò la presa sulla sua gonna e strinse i denti.
- La pazzia è contagiosa e si fa vedere nei momenti meno impensabili. -
- Siete voi i pazzi se credete che con una partita abbiate realizzato le vostre insulse smanie di gloria. -
Andromeda era in piedi dietro a Damon, che si sbilanciò e perse l'equilibrio, alzandosi in piedi prima di cadere a terra. La sedia rimbalzò sul pavimento e provocò un tale frastuono da interrompere le chiacchiere di tutti i maghi presenti nel locale.
- Con una partita siamo riusciti a buttarvi infondo alla classifica. - le fece notare Damon, girandosi a fronteggiarla.
La rabbia di Diane era svanita. Per quanto avesse voluto farla pagare a Damon, le dispiaceva vedere due dei suoi amici litigare per una cosa tanto ridicola.
- Gli ultimi saranno i primi. - ribatté Andromeda, candidamente.
- Di solito rimangono ultimi. -
Davanti allo sguardo furioso della Corvonero, Thea si morse un labbro e Diane si preparò ad intervenire.
- State davvero litigando per una stupida partita? - si intromise Ishido, incredulo. - È talmente ridicolo che mi fate ridere. -
Andromeda fece un passo indietro, ragionando sulle parole del compagno, ma Damon non si perse d'animo. - Stiamo litigando per una sconfitta che non siete in grado di digerire – puntualizzò. - Ma credetemi, prima accetterete il fatto che quest'anno il campionato non sarà vostro, più sarà facile trattenere le lacrime. -
- Ripeto, è una discussione ridicola. - affermò Ishido. Sollevò un sopracciglio quando vide Damon fare un passo avanti e arrivare a fronteggiarlo.
- La sconfitta brucia, vero? -
Alice e Diane si guardarono. Sentivano i guai pericolosamente vicini.
- Se io non so accettare la sconfitta, significa che sono nato per vincere. - ribatté il Corvonero, sibilando.
Damon scoppiò a ridere. - Tu saresti nato per vincere? -
- Ragazzi, basta. - esclamò Andromeda guardandosi intorno. Gli studenti seduti ai tavoli li stavano fissando. Molti ridevano, altri li indicavano e altri ancora li osservavano, preoccupati. Sembravano quasi invocare con lo sguardo una rissa coi fiocchi.
- Tu non sei in grado di accettare una sfida. - lo provocò Damon, ignorando la Corvonero. La mascella di Ishido si contrasse. - Ti sfido a duello, Ishido Blackthorne. -
Thea agitò le braccia, provando ad avvertire Damon, ma il Serpeverde non distolse gli occhi dallo sguardo di Ishido, che per la prima volta tradì un sorriso divertito.
- Hai appena firmato la tua condanna a morte. -
 

 

Francisco osservò Ishido abbandonare il locale a passo di carica e i Corvonero che lo seguivano. A differenza dall'inizio della discussione, tutti e tre sembravano piuttosto soddisfatti. Thea al contrario, stava urlando contro a Damon.
- Si stanno comportando come dei babbani. - osservò Francisca, sorseggiando il suo bicchiere di zuccotto.
- Questo è un insulto pesante. - commentò Zoey e Yulia scoppiò a ridere.
- Più che altro, Damon si è comportato da Grifondoro. - precisò.
- Non gli piacerà saperlo. - aggiunse Zoey ridendo con l'amica.
- Non riesco a capire perché dite così. - si intromise Francisco scuotendo la testa.
- Damon non doveva proprio lanciare a Ishido una sfida del genere. - disse Zoey sporgendosi verso di loro per non farsi sentire da nessun altro.
- Continuo a non capire. - rispose Francisco sussurrando.
- Ishido è un campione dei duelli – spiegò la sorella. - Nei corridoi si vocifera che il professore di Difesa Contro le Arti Oscure voglia raccomandarlo a qualcuno di importante e farlo diventare spezzaincantesimi. -
Francisco fischiò.
- Quindi secondo voi Damon ha già perso? - domandò Zoey speranzosa.
- Ne sono sicura. - annuì Francisca poggiando il bicchiere vuoto sul tavolo.
- Voglio vedere la sfida. - esclamò Yulia, con gli occhi che le brillavano
dall'eccitazione.

- Tutta la scuola vorrà vederla. - osservò Francisco scuotendo la testa. - Mi chiedo se riusciranno a non farsi beccare. -
- Se perderà Ishido, cosa alquanto improbabile – rifletté Francisca a voce alta. - Vorrà picchiare Damon. Se perderà il Serpeverde, praticamente certo, lui vorrà picchiare il Corvonero. -
- Non se ne esce senza una bella rissa. - annuì Zoey. - Chissà come la prenderà Angel. -
- Cosa c'entra Angel adesso? - esclamò Francisca stupita.
- Lei e Damon stanno praticamente insieme. - la informò Francisco. - Sono usciti allo scoperto con il ballo di San Valentino. -
- Non mi dire. - sussurrò la Grifondoro.
Non era inusuale che due studenti di due case così opposte uscissero insieme, ma l'idea che fossero proprio Angel e Damon la rendeva ancora più diffidente. Anche i loro nomi suggerivano il rapporto che i due avrebbero dovuto avere e invece avevano finito per innamorarsi.
- Ho visto Damon piuttosto coinvolto. - disse Zoey assumendo uno strano tono esperto. - Ogni giorno Angel ha un regalo nuovo. -
- Da il meglio di se stesso, a quanto sembra. - commentò Francisca, con un sorriso. Damon le ricordava a tratti Scorpius: freddo al dì fuori, nascondeva il suo vero carattere all'interno e raramente riusciva a tirarlo fuori. Evidentemente, il Serpeverde riusciva ad essere se stesso solo con Angel. Era un onore e la Grifondoro conosceva bene quella sensazione.
 

 

Blake si rigirò nelle coperte e si schiacciò il cuscino sulla faccia, sbuffando. Rimase fermo per pochi secondi, poi si voltò a pancia in su e serrò gli occhi con forza.
- Qualcosa non va? -
Il sussurro di Christian lo colse di sorpresa e lo costrinse a girarsi di nuovo. Lo sguardo dell'amico era fermo, come se anche lui non fosse riuscito a prendere sonno e si fosse arreso.
- Troppe cose. - sospirò Blake, incrociando le mani dietro alla nuca.
- Troppi pensieri. - concordò Christian, mettendosi seduto.
Entrambi lanciarono uno sguardo veloce a Nathan, che dormiva con la testa infondo al letto e la bocca aperta, e si lasciarono scappare un sorriso.
- Cosa ti turba adesso? - domandò Christian, cauto. - Le cose con Caroline vanno male? -
- Caroline è fantastica. - confessò Blake scuotendo la testa. - Non mi aspettavo che sarebbe stato così... Normale. -
Christian aggrottò le sopracciglia e ignorò il groppo alla gola. - In che senso? -
- Fino a poco tempo fa, la consideravo divertente e simpatica, ma fin troppo superficiale ed estroversa per i miei gusti. - spiegò il Tassorosso. - Da quando stiamo insieme, è tutto il contrario. È calma, pacata, quasi... -
- Controllata. - lo interruppe Christian. - Me ne sono accorto. Lo è fin troppo, non credi? -
- Stiamo bene insieme, quindi evidentemente no, non è troppo. -
Christian serrò i pugni sulle lenzuola, ma trattenne le parole. La Caroline di quei giorni non era la Caroline che aveva fatto breccia nel suo cuore. Gli mancavano le sue risate sguaiate nei corridoi e i suoi vestiti strani. Gli sembrava quasi che, pur di tenersi stretto il proprio sogno, Caroline stesse perdendo di vista se stessa.
- Se lo dici tu. - si arrese alla fine, ributtandosi sul cuscino. Un pensiero improvviso lo colpì. - Domani ci sarà la luna piena. - gli rammentò, abbassando ancor di più il tono della voce. - Hai preso la strozza lupo? -
- Da due giorni, ogni sera. - annuì Blake, alzandosi in piedi. - Ma oggi me ne sono dimenticato. -
Si avvicinò al suo baule, accatastato insieme a quello dei suoi compagni sotto alla finestra, e pescò senza difficoltà l'ampolla giusta. Se la rigirò tra le dita per un po' e poi provò ad aprirla. Il tappo però sembrava incastrato e la pressione di Blake trovò resistenza. Il Tassorosso strinse i denti e tirò di nuovo, con così tanta forza che la pozione si agitò nel vetro e alcune gocce caddero fuori, finendo sul baule. Appena si accorse che proprio sull'angolo, appoggiata con noncuranza, c'era la catenina che gli aveva dato Ebony, si maledì mentalmente e mollò l'ampolla, afferrando invece il ciondolo. Nell'assicurarsi che non ci fossero danni, il dito scivolò sulla luna, che si inclinò da un lato, seguita da un flebile crick.
- Torno a dormire, Blake. - lo avvisò Christian aggiustando il cuscino.
Blake non l'ascoltò. Pulì la superficie bagnata nella maglie del pigiama ed espose il ciondolo alla luce della luna che filtrava tra i vetri. La luna si era come divisa in due e il suo cuore, prima nascosto, presentava un intrico di graffi o di incisioni, il mago non riusciva a distinguerli bene.
- Un'ultima cosa, Blake. - parlò Christian, certo che l'amico lo stesse ascoltando. - Nella tua ricerca della felicità, stai attento a non provocare dolore agli altri. -
Il Tassorosso mosse il ciondolo avanti e indietro e quando si assicurò che le due parti non si sarebbero più saldate, prese un respiro e si mise la catenina in tasca, prima di girarsi verso Christian.
- Starò attento. - promise Blake, infilandosi nelle coperte e dando le spalle all'amico. In quel momento, come non mai, era certo che non sarebbe riuscito a chiudere occhio per il resto della notte.
 


Angolo d'autrice:
Quanti sono? Tre giorni di ritardo? Meglio di quanto mi aspettavo. 
Blake ha "aperto" la catenina che ha trovato Ebony, ma non ha trovato niente di veramente utile. O almeno, al momento sembra così, ma chissà se qualcosa cambierà col tempo...
Questo capitolo, non so se avete notato, è dedicato a coloro che saranno "costretti" a sostenere un esame, che sia G.U.F.O o M.A.G.O.. Il capitolo dedicato a quelli del sesto anno invece arriverà presto, inclusi Christian e Blake, si. La loro parte era importante e mi serviva qui!
Vi ringrazio per le recensioni, non avete idea di quanto mi aiutano e mi facciano piacere! Troverò il tempo di rispondervi, prima che la storia finisca!
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Sguardo in su e petto in fuori ***


 Sguardo in su e petto in fuori 

 

Ross si stropicciò gli occhi e si lasciò scappare un sonoro sbadiglio, che lo tenne impegnato per parecchi secondi. Poi si guardò intorno, assicurandosi che nessuno lo avesse visto, e riprese a scendere le scale della torre. L'aula di Astronomia, rispetto alla Sala Comune dei Grifondoro, si ritrovava dalla parte opposta del castello e muoversi di sera tardi, dopo essere stato costretto ad abbandonare delle coperte e un letto caldo, non era facile. Gli scalini sembravano duplicarsi sotto ai suoi piedi e per poco Ross, costretto all'ennesimo sbadiglio, non ne mancò uno. Scosse la testa, provando a svegliarsi, e strinse il libro di Astronomia al petto.
- Godrci ti ringrazio. - sussurrò, una volta che la porta dell'aula apparve davanti ai suoi occhi. Bussò, com'era di consuetudine, e si stupì di trovare la maggior parte dei banchi ancora vuota. Scorse Thalia, seduta proprio al centro della stanza, e prese posto subito dietro di lei.
- Ti ho tenuto il posto! - si lamentò lei, girandosi subito.
- Amber mi ha chiesto di fare la stessa cosa. - si schermì, passandosi una mano nei capelli, imbarazzato.
La smorfia di Thalia si trasformò in un sorriso astuto. - Ora capisco tutto. - commentò, tamburellandosi un dito sul mento. - Vorrà dire che qui si siederà Ebony. 
- Ebony? - esclamò Ross, stupito. - Quella Ebony? 
- Quante altre Ebony conosciamo? 
Il Grifondoro finse di pensarci su e rise della sua espressione spazientita. - Stai davvero parlando della stessa Ebony fidanzata del tuo miglior amico? - Thalia annuì. - Il motivo? - chiese ancora Ross.
- Nonèpoicosìmale. - commentò, sotto voce.
- Come? - insistette l'altro. - Non ho capito. 
- Ho detto che non è poi così male. - ripeté Thalia, urlandoglielo contro. Ross alzò le mani, come a difendersi. - È un chiaro segno di maturità da parte tua. 
- Ringrazia che con Amber non sei altrettanto bastardo o ti avrebbe già piantato in asso da parecchio tempo. - commentò la ragazza, dandogli le spalle.
- Piantato in asso? - disse Ross, per tutta risposta.
Thalia continuò a fissare davanti a sé, ostinata, e Ross si lasciò andare contro lo schienale della sedia, con un sospiro.

 

 

La chioma bionda di Dominique sparì dietro alla porta dell'aula e Nathan rimase a fissare il punto in cui la ragazza era scomparsa con aria sognante.
- Nathan. - lo richiamò Jude picchiettandogli sulla spalla. - Farai tardi a lezione. 
- Non è perfetta? - commentò Nathan, con un sospirò. - Non è incredibile che... 
- Sia venuta al ballo con te? - chiese Jude, contando con le dita. - Ti abbia parlato? Guardato? Che abbia respirato? Quale di queste? O tutte queste assieme? 
- Tutte queste assieme. - confermò Nathan, sospirando di nuovo. - L'amore è davvero bellissimo, non trovi? 
I canoni di perfezione per Jude non erano i capelli biondi e gli occhi azzurri, e nemmeno i tratti straordinariamente eleganti e aggrazziati delle mezze Veele, ma capiva alla perfezione cosa intendesse l'altro.
- Sono costretto a darti ragione. - annuì Jude ricevendo in risposta uno sguardo parzialmente offeso. - Ma se l'amore è così bello – continuò il Tassorosso. - Posso sapere perché non lo tieni tutto per te? È essenziale che io ogni volta segua te e Dominique, rischiando di arrivare in ritardo alle mie lezioni? 
- Mi servi, Jude! - esclamò Nathan, improvvisamente spaventato. - Potrei combinare un pasticcio, sono a rischio ogni secondo, e grazie a te ho evitato di fare figuracce davanti a Dominique. 
- Sono certo che lei ti apprezza così come sei. - lo contraddisse Jude, con un sorriso indulgente. 
- Ne sei sicuro? 
Lo sguardo del Tassorosso si soffermò sui lembi della camicia di Nathan, che spuntavano da sotto il maglione, e sul colore diverso delle scarpe, e sorrise. - Al cento per cento. - confermò. - Per di più, ho anche io una ragazza che gradirei accompagnare a lezione. 
- Oh, giusto! - esclamò Nathan, picchiettandosi la fronte. - Jude e Lynne. Lynne e
Jude. 

- Sono contento che tu abbia capito. - concluse Jude salutandolo con un cenno e allontanandosi a grandi passi. Nathan lo salutò con la mano, finché non si rese conto di cosa sottintendessero le sue parole.
- Non puoi abbandonarmi così, però! - gridò correndogli dietro.

 

 

Entrando in aula, Lynne salutò la professoressa con un sorriso e non perse altro tempo. Staccò un banco e creò una fila unica da tre, facendo cenno a Dakota e ad Althea di sedersi.
- Hai chiesto il permesso? - sibilò Althea. Dakota prese posto al centro e fece cenno alle altre due di sedersi.
- Scommetto di no. - scherzò la Serpeverde, ricevendo in risposta il sorriso dell'amica.
Althea incrociò le braccia al petto e rimase in piedi, fissando le altre due. - Siete strane. - commentò, corrugando le sopracciglia. - Sembrate più stupide del solito. 
La risata morì sul viso di Dakota, che si spinse in avanti e incrociò le dita sotto il mento. - Cosa vorresti dire, Altheuccia? - domandò tradendo la minaccia nel suo tono.
- Che i fidanzati fanno un brutto effetto su noi Serpeverdi – si intromise Lynne, senza perdere il sorriso. - Ci fanno perdere il lume della ragione. 
Althea allargò le braccia e abbandonò la borsa sotto il banco, prima di accasciarsi sulla sedia con un sorriso. - Precisamente. - annuì.
- Quello è un problema di Lynne. - ribatté Dakota, voltandosi a fronteggiarla. - Non mio. 
- Quindi tra te e Ishido non ha funzionato? - chiese Lynne, spalancando gli occhi.
- Tra me e Ishido ha funzionato perfettamente. - precisò Dakota, con uno sbuffo incredulo. - Sto solo aspettando la sua prossima mossa. 
Althea lanciò un'occhiata a Lynne, che si girò per trattenere una risata.
- Non mi sarei aspettata niente di diverso. - commentò la Serpeverde, scuotendo la testa.
Dakota corrugò di nuovo le sopracciglia. - Cosa vuoi dire? -
- Che forse aspettare è la scelta da Dakota – rispose Lynne. - Ma non è detto che sia anche quella più giusta. 
La Serpeverde si morse un labbro e strinse con forza il bordo del banco. Non fece tempo a ribattere. La professoressa Dumas si era alzata dalla sedia e si avvicinò alla prima fila di banchi, con un sorriso comprensivo a incurvarle le labbra.
- Capisco che il lunedì sera successivo al weekend di San Valentino non è particolarmente adatto ad una lezione di Astronomia, ma vi chiedo concentrazione. - Il suo sguardo tradiva un lampo di malinconia, ma nessuno studente fu abbastanza attento da accorgersene. - Per questa lezione niente libro di testo. - annunciò, indicando subito dopo l'armadio in un angolo della stanza. - Prendete due telescopi e puntateli fuori dalla finestra. Quest'oggi studieremo un evento particolarmente affascinante. 

 

 

Il ticchettio delle loro scarpe risuonava per i corridoi vuoti della scuola, mentre Amber e Angel correvano lungo le scale. Il sole era tramontato da un pezzo e la luna piena faceva bella mostra di sé attraverso le vetrate della torre dei Grifondoro.
- Muoviti Angel! - sbuffò Amber aggrappandosi al corrimano per girare l'angolo senza rallentare. La Grifondoro le arrancava dietro ansimando.
- Ci sono, non fermarti. - la esortò, spingendola in avanti.
Con i libri stretti al petto, Amber salì i gradini della torre di Astronomia di corsa, incurante dei capelli che le rimbalzavano davanti agli occhi. 
Si fermò davanti alla porta dell'aula e Angel le sfrecciò di fianco.
- Angel! - la richiamò, sottovoce. - Siamo arrivate. 
La Grifondoro fece precipitosamente marcia indietro e si buttò contro alla porta, abbassando la maniglia in un colpo ed entrando in classe. Amber la seguì e fece un sorriso di scuse alla professoressa. Il silenzio che le accolse contribuì a farle sentire ancora più accaldate e in imbarazzo di quanto già non fossero. Angel si passò una mano sulla fronte e buttò i libri sul primo banco libero.
- Chiediamo scusa, professoressa Dumas. - rantolò, affrettandosi a sedersi.
Amber fece lo stesso, sfilando tra i banchi e accomodandosi accanto a Ross, che da quando era entrata nella stanza non smetteve di lanciarle occhiate e di agitare le mani, per chiamarla.
- Accetto le vostre scuse. - annuì la donna.
- Mi scusi professoressa. - esclamò Althea, alzando la mano. - Non lo trovo giusto. 
- Cosa la disturba, signorina Brokengrass? 
Dakota lanciò alla Serpeverde un'occhiata intimidatoria, ma Althea la ignorò. - Il loro ritardo meritererebbe una punizione. - osservò, sostenendo senza problemi lo sguardo tranquillo della Dumas e le occhiate furenti di Angel ed Amber.
- Tolgo cinque punti ai Grifondoro per il ritardo delle signorine Roberts e Stark. - concesse la professoressa e le sue parole furono accolte da un mormorio di protesta. - E ne tolgo cinque ai Serpeverde. Ritengo che la presunzione, così come il ritardo, siano due difetti non trascurabili durante le mie lezioni. 
La soddisfazione di Althea si spense e le sue guance si fecero rosse dalla rabbia. Amber guardò Ross, che le mostrò il pollice alzato, e si mise una mano sulla bocca, per non scoppiare a ridere. Angel si spostò un ciuffo di capelli dagli occhi, tradendo soddisfazione. Blake riuscì solo a guardare Maybe, sorridendo. E Caroline se ne accorse.

 

 

Skylight appoggiò un occhio sul telescopio e coprì l'altro con la mano. Le spiegazioni della professoressa erano sempre incredibilmente chiare ed esaustive, ma poter ammirare la volta celeste di persona era uno spettacolo ancora maggiore.
- Non vorrei spingermi in territori che competono alla professoressa di Divinazione, ma è essenziale per il programma che vi parli del metodo astrologico. 
Le successive parole della Dumas si diramarono tra le dodici case della persona, all'Ascendente e alla posizione dei pianeti nel cielo. Skylight perse qualche significato, ma ne comprese agevolmente il senso generale.
- Divinazione non mi ha mai entusiasmata troppo. - si lamentò Annelise attirando la sua attenzione. Skylight le rispose con un sorriso e la Tassorosso, incoraggiata, continuò a parlare. - Mi riesce difficile credere che nelle stelle si nasconda il destino di tutti noi. 
- Così dicono gli astrologi. - precisò Skylight. - E per quanto possa sembrare assurdo, mi sono convinta che alcune cose possono essere vere. 
- Per me sono solo coincidenze. - commentò Annelise scuotendo la testa.
- Signorine – le richiamò la professoressa. - Avete un dubbio da esporre a tutta la classe? 
Le teste degli studenti rimasti seduti ai banchi si girarono verso di loro e lo stesso fecero quelli fermi davanti ai telescopi.
- Nessun dubbio, professoressa. - si affrettò a rispondere Annelise cogliendo Skylight impreparata. Avrebbe tanto voluto intervenire e rendere la Dumas partecipe delle proprie considerazioni. Tra tutti gli insegnanti, le era sembrata quella più umana e più disposta all'ascolto. Prendendo coraggio, Skylight alzò la mano.
- Stavo per dire ad Annelise che le risposte alle nostre domande non possiamo trovarle nelle stelle. Magari tra di esse si nascondono delle linee guida generali, che non tutti sanno interpretare nel modo corretto, ma sono certa che il potere sulle nostre scelte e sulla nostra vita sta solo a noi. 
La Tassorosso guardò ostinata davanti a sé, negli occhi della professoressa, e ignorò le occhiate dei compagni.
- Il pensiero della signorina Palmers è sottile, ma particolarmente corretto. - esordì la professoressa voltandosi verso gli altri studenti. - Per quanto le stelle vivano insieme a noi, non hanno il potere di decidere per noi. - Skylight sospirò, contenta che il suo discorso si fosse dimostrato sensato e non privo di logica come le era sembrato. - Assegno dieci punti a Tassorosso per questo ottimo intervento. - continuò la professoressa.
Annelise diede di gomito a Skylight. - Siamo una squadra perfetta! - scherzò, sottovoce. - Io ti faccio le domande e tu rispondi ad alta voce davanti ai professori. Hai idea di quanti punti potremmo ottenere? 
Skylight le rivolse un timido sorriso e si portò i capelli dietro alle orecchie. - Potrebbe funzionare. 
- Potrebbe? - esclamò Annelise. - Non ho alcun dubbio! 
La Tassorosso si curvò sul telescopio, ma Skylight continuò a sorridere. Era intervenuta davanti a tutta la classe. La professoressa l'aveva omaggiata, una sua amica le aveva prestato attenzioni, la classe l'aveva appoggiata. Forse Astronomia sarebbe potuta diventare la sua materia preferita, d'ora in avanti.

 

 

Con la scusa di avvicinarsi alla finestra ad aspettare il proprio turno per guardare il cielo attraverso il telescopio, Blake aveva picchiettato sulla spalla di Ebony e l'aveva costretta ad interrompere il suo momento di contemplazione.
- Guarda qui. - la esortò mettendole in mano la catenina della luna piena.
Ebony passò un dito sul ciondolò, che si aprì. Trattenne un'esclamazione di sorpresa e si mise subito a studiare l'intrico di linee che era apparso.
- Direi che possa essere una mappa. - rifletté Ebony, pensierosa.
Blake fissò il ciondolo a sua volta, cercando di vedere quello che la Corvonero sembrava aver intuito. - Una mappa? - chiese, certo di non aver capito bene.
- Questi quattro solchi potrebbero essere le torri di Hogwarts. - aggiunse ignorandolo. - La studierò oggi pomeriggio e poi ne parleremo con gli altri. 
Il Tassorosso sospirò e annuì con foga. - Per quanto tu a volte possa sembrare saccente – considerò. - Sei la persona più intelligente che abbia mai conosciuto. 
La lasciò da sola, per tornare da Caroline, ma Ebony non sprecò nemmeno un saluto. Strinse la catenina tra le mani e ripensò a quello che aveva detto Blake. Una parole in particolare le diede di che pensare.

 

 

Lo sguardo di Christian si soffermò per l'ennesima volta sulla chioma bionda che era seduta davanti a lui. Non aveva ascoltato una sola parola, non sapeva su cosa la professoressa Dumas avesse fatto lezione, e nonostante si desse mentalmente dello stupido, non aveva potuto fare altrimenti. Sembrava quasi che chiunque si stesse prendendo gioco di lui. Per quanto Blake ne avesse tutte le motivazioni, infondo erano amici, avrebbe fatto meglio a non sedersi davanti a lui e a lasciarlo da solo, senza nemmeno avvicinarlo. Non gli dava nessuna colpa, sapeva benissimo che era stato lui a cacciarsi in quella situazione, ma in quel periodo preferiva starci lontano.
Si schiarì la voce e richiamò l'attenzione di Caroline. - Mi passeresti un attimo i tuoi appunti? 
Il sorriso della Corvonero gli provocò l'ennesima fitta al petto. - Fai presto, devo ancora andare al telescopio.  
Christian annuì e scrisse solo il titolo della lezione in cima alla sua pergamena vuota, per poi ripassargli i fogli.
- Oggi non è una bella giornata, eh? - disse Caroline e più che una domanda risultò come un'affermazione.
- Non particolarmente. - rispose Christian, cercando comunque di mantenere leggero il proprio tono di voce.
- Oh guarda! - esclamò Caroline alzandosi in piedi. - Si è liberato un telescopio. 
Passò di fianco ad Ebony, che la salutò, e si affrettò a prendere il suo posto. Christian balzò in piedi e senza nemmeno pensare la seguì.
- Il cielo stanotte è bellissimo. - sospirò Caroline, godendosi finalmente quello spettacolo notturno.
Il Tassorosso si fissò le mani, senza dire niente. - Come va con Blake? - disse all'improvviso, cogliendola di sorpresa.
Caroline si risollevò, portandosi i capelli su una sola spalla, e fece spallucce. 
- Bene, direi. - rispose, con qualche titubanza. - Di certo è diverso da come me l'aspettavo. 
Christian risollevò la testa e la fissò. - Diverso quanto? 
- Ehi Care! - Blake poggiò una mano sulla spalla di Caroline e la tirò di nuovo vicino al telescopio. - C'è la nostra stella! - esclamò, abbastanza forte da farsi sentire fino alla cattedra.
Caroline lo intuì, ma non disse niente. Sorrise e basta, fece un cenno a Christian e lo lasciò di nuovo da solo, a fissarsi le mani intrecciate.
 


Angolo d'autrice:
Buona festa della donna a tutte le lettrici della storia! Diciamo che ho aspettato apposta la domenica per farvi questo "regalo", al posto delle mimose.
Vi è piaciuto il capitolo? Lo spero. Volevo farvi notare che ho suddiviso gli studenti del settimo anno e del quinto nello scorso capitolo e in questo ho parlato di quelli del sesto. Se voglio fare un capitolo sulle lezioni (e volevo farlo soprattutto per dare un po' di spazio anche a Maybe) questo è il metodo più semplice.
Grazie a voi che leggete e che recensite!
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Il complemorte del barone ***


 Il complemorte del barone 

 

Thea aprì la Gazzetta del Profeta e la sbatté al centro del tavolo dei Serpeverde, attirando l'attenzione della maggior parte dei suoi compagni. - Avete letto? -
Damon si tese in avanti, accaparrandosi la visuale migliore, e Dakota lo spinse di lato, per poter leggere qualcosa.
- Si parla di Mangiamorte! - esclamò Francisco, con la voce strozzata.
Althea allungò la mano e tirò il giornale dalla sua parte. - Se state tutti zitti, ve lo leggo! - annunciò, alzando il tono di voce per calmare il brusio agitato.
Lynne le fece un cenno di assenso ed Althea si schiarì la voce. - Nel tardo pomeriggio di un giorno all'apparenza normale, le nuvole plumbee e il cielo scuro hanno fatto da contorno e da attoniti spettatori ad un evento tragico, la cui portata preoccupante da anni ormai non si riversava nel Mondo Magico. Azkaban, famosa per la sua fama da impenetrabile prigione, ha subito l'evasione in massa di alcuni ex-Mangiamorte e di simpatizzanti della Magia Nera, ad opera di un mago la cui identità rimane tutt'ora ignota.
La squadra di Auror è stata mobilitata seduta stante e il signor Harry Potter, il comandante della spedizione, ha dichiarato che il loro obiettivo è trovare il responsabile del misfatto e punirlo, incarcerandolo insieme agli altri fuggitivi.
Il Ministero della Magia invita la popolazione del Mondo Magico a mantenere la calma e suggerisce alcune misure di sicurezza, da attuare non appena leggerete questo articolo. Tutti noi facciamo inoltre affidamento sulla nostra esperienza. I giorni bui della Seconda Guerra Magica non sono ancora dimenticati e mai lo saranno. Confidiamo nella vostra assennatezza. -

Dakota e Lynne si lanciarono un'occhiata e lo stesso fecero Thea e Francisco.
- Tradotto – esordì Damon. - Siamo nella merda. -
- Non è una situazione particolarmente simpatica. - annuì Thea, con un sospiro.
- Siamo davvero nella merda! - esclamò Dakota, alzandosi in piedi.
- Dove vai? - le urlò dietro Althea, prima che fosse troppo lontana.
- Devo parlare con delle persone. - rispose girandosi appena. - Ci vediamo a pranzo. -
Althea guardò Lynne, che fece spallucce e scosse la testa.
- E per stasera? - esclamò Francisco, preoccupato.
- Non possiamo annullare tutto! - gli fece eco Damon.
- La preside ci ha dato il permesso e per adesso non l'ha ritirato – li tranquillizzò Thea. - Quindi possiamo continuare con il nostro piano. -
- Ho parlato con Jude proprio di questo – si intromise Lynne, ignorando l'occhiata risaputa di Damon e quella leggermente diffidente di Althea. - Abbiamo l'appoggio dei Tassorosso. -
- Non avevo dubbi al riguardo. - commentò Althea ripiegando il giornale. - Speriamo solo di aver fatto la scelta giusta. -
- Lo apprezzerà. - annuì Francisco. - Lo omaggeremo per tutta la sera. Gli piacerà per forza! - Scambiò un cinque con Damon e si apprestò ad abbandonare il tavolo. - Ho lezione di Erbologia. - disse trangugiando il resto del succo nel suo bicchiere. - Vi raggiungo a pranzo con Dakota. -
Lynne lo salutò con un cenno e lei stessa si alzò, imitata da Althea. - Tutti d'accordo? - chiese ancora.
- D'accordo. - confermò Damon, allontanando il piatto vuoto.

 

 

Jude teneva in mano una cartellina e aveva una matita infilata dietro all'orecchio. Studiava i compagni che si muovevano per la stanza con occhio critico e intervenne all'istante, appena vide Nathan alle prese con un barattolo di colore.
- Arancione? - esclamò rubandogli la pittura. - La lista precisava il nero, il grigio o il verde bosco. -
- Sarà come una festa di compleanno! - si lamentò Nathan. - E quei colori non sono affatto divertenti. -
- Per questa particolare serata, il divertimento non è la prerogativa. -
- La parola d'ordine di ogni compleanno è sempre divertimento. - precisò Annelise passandogli di fianco con uno scatolone in mano.
- Ferma tu! - la bloccò Jude aprendo la scatola. - Dove lo stai portando? -
- In Sala Grande – sbuffò lei. - Proprio dove mi hai detto tu. -
Jude fece un respiro profondo e si sforzò di mantenere la calma. - Arrederemo la Sala Grande solo dopo aver pranzato e cenato, quindi minimo tra sette ore. -
Annelise incrociò le braccia al petto e gli sbuffò apposta in faccia. Poi girò sui tacchi e raggiunse Skylight, che stava disegnando qualcosa con un pennello. - Sono i segna posto! - urlò, all'indirizzo di Jude, dopo aver intercettato la sua occhiata preoccupata.
Con la coda dell'occhio, il Tassorosso si accorse che Nathan stava cercando di filarsela e lo riacciuffò, afferrandogli il colletto. - Se il colore ti da così fastidio, vai a cercare Christian e Blake. - ordinò, appoggiando il barattolo arancione sul tavolo più vicino. - Ho bisogno del loro parere. -
- Christian è proprio là – disse Nathan scrollandosi di dosso la sua mano. - Blake non lo vedo da stamattina e non ho tempo di cercarlo. - Scappò via, senza dare il tempo a Jude di dire qualcosa.
Il ragazzo, stringendo con rabbia i fogli che aveva in mano, si incamminò verso Christian.

- Te ne sai già pentito? - lo accolse il Tassorosso mettendogli in mano una tartina.
- È un'idea nobile e Lynne mi ha chiesto un favore, quindi no, non me ne sono pentito. - sospirò lasciandosi cadere su una sedia. - Ma è faticoso. -
- Sarà una serata fantastica. - lo rassicurò Christian, convinto.
Jude lasciò vagare il suo sguardo nella stanza, dove i Tassorosso erano intenti a lavorare, e si sentì un poco più sicuro.

 

Ebony era in testa al gruppo, con il ciondolo aperto tra le mani e lo sguardo fisso sul pavimento.
- Ora dobbiamo girare a sinistra e poi... -
- A sinistra c'è un muro. - le fece notare Dakota, con tono spazientito. Di minuto in minuto, di fallimento in fallimento, la sua fiducia verso la Corvonero era andata quasi ad esaurirsi.
Sollevando il ciondolo, Ebony fece un sospiro.
- Giriamo nel corridoio di sinistra – continuò, raggiungendo la biforcazione. - E poi saliamo le scale. - Alzò gli occhi davanti a sé e si stupì di trovare un altro muro. Amber fissò Ebony, sconsolata, e Blake si passò le mani sul viso. - Okay, riproviamo. - esclamò la Corvonero.
Si voltò e dopo un'ultima occhiata al ciondolo, riprese a camminare. Amber la seguì e lo stesso Blake, dopo aver esortato Dakota con un'occhiata.
Procedettero in silenzio lungo tutto il corridoio, fino a ritrovarsi davanti alle scale.
- Su o giù? - chiese Dakota, sarcastica.
- Su. - affermò Ebony, convinta, poggiando il piede nell'esatto istante in cui la scala si fermò.
Salirono altri due piani e imboccarono l'ennesimo corridoio.
- Mi fanno male i piedi. - avvisò Dakota, senza ottenere l'attenzione di nessuno.
- Ci siamo. - esordì Ebony, fermandosi. - Questa volta veramente. -
- Speriamo. - commentò Blake, ottenendo l'occhiata di trionfo di Dakota.
La Corvonero fece qualche altro passo, prima di fermarsi davanti ad una porta arruginita.
- È un ripostiglio delle scope. - le fece notare Amber, utilizzando tutto il tatto di cui disponesse.
- Ci siamo. - riconfermò Ebony, mettendo il ciondolo in tasca. Poggiò la mano sulla maniglia e tirò con forza, trovando resistenza. Provò anche a spingere, ma la porta non si mosse.
- Alohomora. - sussurrò Amber, ma l'incantesimo non funzionò. Blake si fece attento e Dakota interruppe il suo sbadiglio. - Cosa vogliono nascondere in uno sgabuzzino delle scope? - domandò retoricamente la Grifondoro, guardando gli altri tre. - Proviamo tutti insieme. -
Sfoderarono le bacchette e le puntarono contro la serratura.
- Ebony, dimmi che è una scelta saggia. - pregò Blake fissando la porta con diffidenza.
- Non posso farlo. - rispose lei. - Non posso saperlo. -
- Facciamolo e basta. - esortò Dakota. - Al mio tre. -
- Uno. - contò Amber.
-Due. -
- Tre. -
- Alohomora! -
La serratura saltò e il contraccolpo fu così forte che i cardini gemettero e la porta si spalancò, sbattendo contro il muro. Amber si lanciò in avanti e riuscì a fermarla prima che si richiudesse.
L'ambiente era piccolo ed era completamente vuoto. Le pareti erano spoglie, non c'erano aperture e si sentiva un pesante odore di muffa.
- Tanta fatica per niente, a quanto pare. - commentò Dakota rimettendo la bacchetta nel mantello.
Ebony invece entrò e spalancò le braccia. - Perché avrebbero dovuto chiudere uno sgabuzzino vuoto? -
- Di solito lo fanno, per quelle stanze rovinate in cui nessuno vorrebbe mai stare. -
Amber si voltò verso la Serpeverde, pronta a ribattere, quando si accorse che anche Blake era entrato e che si era fermato davanti al muro.
- Qui c'è qualcosa. - parlò proprio in quel momento facendo cenno alle altre di avvicinarsi. 
Ebony sporse la testa e vide una crepa al centro di una mattonella. Blake tese la mano aperta e la Corvonero lasciò cadere sul palmo la collana. Con il fiato sospeso, le tre guardarono Blake prendere il ciondolo e inserirlo nella crepa. Per pochi, interminabili, secondi, non successe niente, poi il pavimento iniziò a tremare. Dakota tirò indietro Blake appena in tempo. Là dove c'erano i suoi piedi, si era aperta una fessura.
- Vedo qualcosa. - annunciò Amber inginocchiandosi vicino al bordo. - Ma non riuscirò mai a passarci. -
Ebony sollevò le braccia. - Non guardate me. -
Blake si voltò verso Dakota, ferma accanto a lui, che spalancò gli occhi. - Lì sotto? Da sola? Al buio? - esclamò a raffica. - Non ci penso nemmeno. -

 

 

- Ancora non ci credo! - si lamentò Ishido lanciando una veloce occhiata a Diane. - Abbiamo perso contro di loro a Quidditch, ho una sfida in corso con Damon e dobbiamo aiutarli? -
- Thea Bennet mi ha chiesto un favore e lei non gioca a Quidditch. - osservò la Corvonero aggiustando un candelabro. Raddrizzò le tre candele e lo spolverò, ravvivando le decorazioni in argento.
- Un ambasciatore neutrale non avrebbe convinto me. - ribatté Ishido.
- Faremo bene a collaborare tutti – commentò Diane lanciandogli un'occhiataccia. - La preside ha chiesto aiuto a tutte le case e noi obbediremo. Sarà divertente, vedrai. -
- Talmente divertente che non sto più nella pelle. -
Diane lo guardò male, di nuovo, e gli fece cenno di prendere lo scatolone. Lei afferrò i candelabri e salì in pochi salti le scale delle cucine. - Muoviti! - urlò a Ishido, che si alzò di malavoglia e la raggiunse.
- Devo portare tutta questa roba fino alla nostra Sala Comune? - domandò insofferente.
- Se sai la risposta, è inutile chiedere. - Diane lo ignorò e accellerò il passo, quando si accorse che dal fondo del corridoio si avvicinavano Alice e Caroline. - Ci sono altre scatole in cucina. - le avvisò, senza nemmeno fermarsi.
- Quante sono? - chiese Caroline facendosi preoccupata.
- Diciassette. - rispose Diane sovrastando il – Troppe. - di Ishido.
- Devono esserci molte finestre. - scherzò Alice prendendo Caroline a braccetto. - Forza, prima finisci prima potrai raggiungere Blake. - La Corvonero fece una smorfia, come se la prospettiva non la entusiasmasse troppo, e si fece trascinare via.
- Cosa ne pensi di quei due? - domandò Ishido contento di poter cambiare discorso.
- Che Caroline è più furba di quanto credevo – rispose Diane, senza troppi giri di parole. - Non durerà ancora per molto. -
Andromeda spuntò dal corridoio di fronte e corse loro incontro. - Avete bisogno di una mano? -
Ishido fece per consegnarle la scatola che teneva tra le braccia, ma Diane lo fermò prima che ci riuscisse.
- Giù in cucina ci sono altre scatole - le disse spingendola via. - Troverai anche Alice e Caroline. -
Andromeda annuì e riprese a camminare, piuttosto spedita.
- Perché siete tutti così entusiasti? - domandò Ishido, stupito.
- Perché vogliamo divertirci – rispose Diane. - Finché possiamo. -

 

 

La biro di Francisca si muoveva rapida sulla carta ed era molto meno precisa rispetto agli svolazzi eleganti di Zoey.
- Fran! - la richiamò infatti l'altra, mostrandole il cartoncino. - Hai dimenticato le maiuscole. -
- In una scala da uno a dieci, quanto può essere importante la maiuscola? In un invito del genere? - ribatté la Grifondoro strappandole il foglio di mano. - Zero infatti. - si rispose da sola, rimettendo l'invito in cima alla pila di quelli che aveva già compilato.
Yulia fece cenno all'amica di non discutere e di nascosto prese il cartoncino, riscrivendolo come già aveva fatto per tutti gli altri.
- Ricordati la maiuscola! - ammonì Zoey sporgendosi talmente vicina a Francisca da farla sbagliare. La strega l'incenerì con lo sguardo e accartocciò il fogliettino. Poi ne recuperò uno pulito e scivolò sulla panca, spostandosi da Zoey. La Grifondoro, improvvisamente priva di giovani vittime da istruire, si concentrò su Ross, che era seduto di fronte a lei.
- La tua calligrafia è incomprensibile. - gli fece notare levandogli la biro di mano. - Perché non vai a consegnare gli inviti che abbiamo già scritto? -
Ross guardò la sua scrittura, risentito, ma poi si alzò e fece quello che gli era stato chiesto. - Dov'è Thalia? - chiese a Yulia.
- In giro per i corridoi. - rispose lei, senza nemmeno alzare lo sguardo.
- Anche lei ha una calligrafia davvero orribile. - considerò Zoey, prima di riprendere a scrivere.
Ross le fece il verso e se ne andò. Uscì dalla stanza e subito trovò Thalia, affiancata da Angel.
- Vengo a rifornirmi. - lo avvisò sparendo dietro alla porta.
- Ti aspetto allora. - esclamò Ross, prima di accorgersi dello sguardo di Angel.
- Tu sia dov'è Amber? - gli domandò, senza la consueta sfumatura di ironia che assumeva quando accennava al loro legame.
- Mi sembra sia andata a consegnare gli inviti. -rispose per lui Thalia. - Ho visto che parlava con una Serpeverde prima. -
- Dakota Pearce? - provò ad indovinare Angel sperando di sbagliarsi.
- Proprio lei. - annuì Thalia, facendo cenno a Ross di muoversi. Si fermarono subito, a parlare con due studenti di Tassorosso, ed Angel si ritrovò da sola. Non poteva che chiedersi perché Amber non le avesse proposto di distribuire gli inviti insieme.

 

 

Dopo aver appellato una fune, Blake l'aveva legata alla maniglia della porta chiusa, fissandola con un doppio nodo. Dakota lo aveva osservato e aveva finto di studiarlo per parecchi minuti, prima di dare la sua approvazione. Si fece passare la corda intorno alla vita e la legò stretta, ignorando la morsa di tensione che le chiudeva la gola.
- Sono pronta. - esordì sedendosi sul bordo dell'apertura.
Ebony le appoggiò una mano sulla spalla e le sorrise. - Qualunque cosa tu veda, non urlare. - la raccomandò. - Potrebbero sentirci. -
La Serpeverde la ringrazò con una smorfia e chiuse gli occhi. Contò di nuovo fino a tre, poi si fece coraggio e si lasciò cadere nel buio. Le sue gambe toccarono subito terra, molto prima di quello che aveva previsto, e la fecero cadere in avanti, impreparate a sostenere il suo peso. Dakota si tirò subito in piedi, pulendosi dalla polvere, e si guardò intorno.
- La bacchetta! - le urlò Blake.
Da dove si trovava, nonostante la luce flebile, Dakota riusciva perfettamente a vedere i loro volti e la preoccupazione che li deformava. Almeno, pensò, si preoccupano per me.
Estrasse la bacchetta e la puntò davanti a sé. - Lumos. - sussurrò, mordendosi il labbro.
Scoprì di ritrovarsi in una stanza praticamente uguale a quella in superficie, ma non era vuota. Al centro c'era una specie di teca con un vetro spesso che proteggeva un castello in miniatura.
- Non ci credo. - mormorò, avvicinandosi a grandi passi. Sfiorò con una mano il bordo dorato e provò a muoverla. Il vetro si sollevò senza difficoltà e Dakota svelta lo appoggiò al pavimento, concentrandosi su cosa proteggeva.
- Cos'hai trovato? - domandò Amber, fremendo di curiosità. - Ti tiriamo su? -
La Serpeverde non rispose. Fissò il castello, la fedele riproduzione di una Hogwarts in miniatura, in silenzio. Poi la toccò e la sollevò, quasi aspettandosi una trappola o un trabbocchetto, che non arrivò. - Tiratemi su! - urlò e subito Blake obbedì. Slacciò il nodo dalla maniglia e si mise a tirare, con forza, sbuffando l'aria dal naso.
La testa di Dakota sbucò subito dal buco. La Serpeverde appoggiò il castello sul pavimento e si tirò su, battendosi la divisa per levare la polvere. Il silenzio che l'accolse se lo aspettava.
- Cos'è? - domandò Amber, con la voce strozzata.
Dakota sorrise, ironica. - Una casa per bambole. -

 

 

La musica che proveniva dalla Sala Grande trasudava austerità ed eleganza d'altri tempi. Gli studenti, ancora in divisa, si affrettavano dentro e fuori dal salone, portando calici e piatti di cibo e aiutando gli elfi a finire di arredare la sala. Lynne tirò Jude da un lato appena lo vide e gli strappò di mano la lista che gli aveva consegnato lei stessa quella mattina.
- Segnaposti. Tende. Striscione. - rilesse frenetica. - Sei riuscito a fare tutto? -
- Ho completato tutte le richieste. - annunciò Jude, orgoglioso.
Lynne si allungò sulle punte e gli lasciò un bacio sulle labbra, come ringraziamento. - Sei stato perfetto. - si complimentò, affrettandosi verso Thea, che si sbracciava dall'altro lato della sala. Jude la guardò andar via senza dire niente, con la bocca aperta e in uno stato di confusione.
- Era un bacio, amico. - gli fece notare Nathan, dandogli una pacca sulla spalla. - Ti scandalizzi per così poco? -
Il Tassorosso si riprese, in tempo per lanciargli un'occhiata divertita. - Quando Dominique ti bacerà, vienimi a cercare. - gli suggerì, allontanandosi verso la tavolata centrale che ospitava il cibo.
Nathan rifletté sulle sue parole e si rammaricò mentalmente, prima di corrergli dietro.
- Odio le tue frasi sibilline! - esclamò, provando a farsi sentire in mezzo a tutto quel trambusto.
- Nathan! - urlò Annelise, parandoglisi davanti. Insieme a lei c'erano Skylight e Andromeda. - Abbiamo i candelabri e i piatti. Li hanno portati i Corvonero. -
Si guardò intorno, alla ricerca di Jude, ma non lo trovò.- Sai dove vanno? -
Nathan aprì e chiuse la bocca parecchie volte, senza sapere cosa rispondere, ma poi mosse le mani a caso. - Metteteli sul tavolo! - disse solo, scappando via.
Annelise lo guardò correre, incredula. - Dovremo fare come dice lui? - domandò, voltandosi verso le altre due.
- Non sembra molto sveglio. - commentò Andromeda.
Skylight scoppiò a ridere e anche Annelise si rasserenò. - Credimi, non lo è. -

 

 

Thea passò lo straccio lungo il tavolo e ritornò a sfregare con forza.
- Sta brillando. - osservò Damon, sedendosi sulla panca. - Dovresti smetterla di agitarti così tanto. -
- Sai com'è fatto. - si difese Thea. - Non vorrei avere qualche maledizione solo perché ha trovato troppa polvere sui tavoli. -
- Se non gli piacerà, non sarà certo per i tavoli. - commentò Damon, lanciando un'occhiata diffidente a Ishido, che stava raddrizzando i candelabri infondo alla tavolata.
- Ognuno ha fatto la propria parte e senza di loro non saremmo riusciti a finire in tempo. - gli fece notre Thea, abbandonando lo straccio. - Quindi ti prego di trattenerti e di aspettare la tua sfida. - Sollevò lo sguardo non appena si accorse che Dakota era entrata nella sala. - Tu! - la chiamò, invitandola ad avvicinarsi. - Dov'eri finita? -
- Ho aiutato Amber a distribuire gli inviti. - rispose lei, priva della solita arroganza.
- La Grifondoro? - chiese Damon, scettico.
- L'amica di Angel. - confermò Dakota, con un sorriso di trionfo.
- Hai la divisa impolverata. - notò Thea, recuperando lo straccio. Le pulì la schiena e le spalle piuttosto velocemente, poi glielo lasciò in mano e la spinse gentilmente verso gli scatoloni sulla panca. - Dobbiamo ordinare tutti i segnaposto e i piatti. - la istruì, indicandole prima gli uni e poi gli altri. - I fantasmi stanno per arrivare. -
- Chi si è occupato del regalo? - domandò Dakota, restia a muoversi.
Thea impallidì, ma ci pensò Damon a rispondere. - Non sappiamo nemmeno se tutto questo gli piacerà. - le ricordò. - Un regalo sarebbe troppo. -
Non contenta, Dakota continuò a pulirsi e nel frattempo si mosse verso gli scatoloni.
- Il regalo! - ripeté Thea.
- No! - la fermò Damon, prendendola per un braccio prima che potesse correre via. - Il regalo non serve. Ripetilo. Il regalo non serve. -
- Il regalo non serve. - obbedì Thea, titubante.
- Il regalo non serve. - confermò Damon.
- Il regalo serve. -
- Il regalo serve. - si confuse Damon, strappandole un singulto spaventato.
- Sono morta. -

 

 

Albus recuperava prima la forchetta e poi il coltello, li passava a Diane, che li sistemava una a sinistra e l'altro a destra del piatto, e ricominciava da capo. Davanti a loro, Ishido piegava i tovaglioli, tentando di dar loro una forma almeno un po' particolare, ed Ebony posizionava il segna posto, proprio accanto al bicchiere.
- Ripetetemi perché è toccato proprio a noi fare tutto questo. - affermò Albus, dopo aver passato a Diane l'ennesima forchetta. Prese il coltello e si corresse subito, prima di passalarlo alla fidanzata dalla parte della lama. La Corvonero se ne accorse e gli sorrise, ringraziandolo.
- Lo sto chiedendo più o meno da otto ore e nessuno si è ancora degnato di rispondermi. - precisò Ishido, piegando il tovagliolo con tanta forza da strapparlo. Lo accartocciò e se lo infilò in tasca.
- Se ne romperai un altro, probabilmente non saranno abbastanza. - gli fece notare Ebony, provocando la risata di Albus e Diane.
- Lo facciamo perché ci divertiremo. - commentò Alice, allugandosi verso il tavolo per posizionare un candelabro. - E perché tutti i fantasmi lo apprezzeranno. -
- Chi ha avuto la brillante idea di questa festa dei fantasmi? - chiese ancora Ishido.
- Thea. - rispose Alice.
- L'idea di per sé non è male! - esclamò Albus. - Lo sbaglio sta nell'averne parlato alla preside, che ha voluto poi coinvolgere tutti gli studenti. -
- Pretendevi che la organizzasse Thea da sola? - ribatté Alice, incredula.
- Lei e Felix. -
- Il gatto? -
Ishido annuì e strappò ad Alice un gemito di sconforto. - Un Corvonero. - si disse, tra sé e sé. - Un dannato Corvonero. - Gli lanciò un'occhiata di finto disgusto e poi sorrise, prima di correre di nuovo verso le scatole a prendere altri candelabri.
- Le tende così scure non saranno state uno sbaglio? - disse ancora Ishido, piegando un altro tovagliolo.
- Zitto e lavora. - lo ammonì Diane.
Albus gli lanciò un'occhiata di sostegno che Ishido condivise. Era stato un lungo giorno e la serata non era nemmeno cominciata.

 

 

I fantasmi affollarono la stanza una decina di minuti dopo e trovarono gli studenti già seduti ai tavoli, per una volta senza sottostare alle regole delle casate. Fred era seduto vicino ad Ebony, così come lo erano Angel e Damon e Lynne e Jude. Thea si affrettava ancora tra i tavoli, a controllare i dettagli, ma si bloccò quando vide entrare il Barone Sanguinario. Il fantasma studiò la stanza con cipigliò severo, ma sembrò apprezzare le tende e i colori delle tovaglie. Tutto rigorosamente verde foresta. Prese posto a capo tavola, tra gli sguardi cauti degli altri fantasmi e degli studenti, e se non sorrise, d'altronde non lo faceva mai, ostentò comunque un'espressione tranquilla. Era la prima volta che uno studente dimostrava il desiderio di festeggiare il suo Complemorte.
Althea picchiettò con la forchetta sul proprio bicchiere e costrinse la sala al silenzio.
- Auguriamo un divertente Complemorte al signor Barone. - esordì, attenta a non usare la parola “felice” e a non chiamarlo con il suo consueto soprannome. - E speriamo trovi la serata adatta alle sue aspettative. -
Lo scroscio di applausi che seguì fu esortato da Thea, che rivolse occhiatacce a chiunque osasse restare fermo e a coloro che non stavano sorridendo.
Il Barone Sanguinario chinò il capo, apprezzando la presentazione di Althea, e fece per aprir bocca, ma non riuscì a parlare. Un raggio azzurro, che attraversò la finestra senza romperla, si fermò al centro della sala e riportò il silenzio.
La preside si alzò in piedi e la voce del Patronus parlò.
- Colui che farà del quattro il numero perfetto
Che non darà peso alle differenze e nemmeno alle somiglianze
Che riconoscerà l'unità come la speranza più grande,
Sarà in grado di compiere il proprio destino
E di preservare il mondo dalla distruzione.
Perché così come il bene è riuscito a trionfare,
Il male è destinato a tornare
Ma non avrà il potere di restare. - 
La testa di Ebony si girò di scatto, alla prima parola, e incontrò lo sguardo di Amber. Dakota osservava il patronus a bocca aperta e Blake si era alzato in piedi, senza poterselo impedire. - Hogwarts, sei in pericolo. -
Il patronus svanì senza lasciare tracce.
Francisca cercò la mano di suo fratello e la strinse forte. Caroline guardò Christian, scoprendo che i suoi occhi l'avevano cercata per primi. Zoey trattenne il fiato e Yulia non riuscì a staccare gli occhi dal centro della sala, là dove fino a pochi istanti prima c'era il Patronus che aveva parlato.
- Ora sapete. - esordì la preside. - Permettetemi di spiegarvi. -
 


Angolo d'autrice:
BAM! Colpo di scena!
Ci stiamo avvicinando alla fine, posso annunciarlo vora che mancano una manciata di capitoli più l'epilogo, e serviva qualcosa per smuovere le acque.
Gli studenti ora sanno della profezia, anche se non conoscono ancora gli eroi... Cambierà qualcosa? Qualcuno capirà qualcosa? Qualcuno coglierà dei particolari che prima non aveva mai guardato? Chissà...
Grazie delle letture e delle recensioni!
Alla prossima,
Colpa delle stelle

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** La pace prima della tempesta - Parte 1 ***


 La pace prima della tempesta – Parte 1 

 

La preside si chiuse la porta del suo ufficio alle spalle e lanciò un breve sguardo nella stanza in penombra. I professori erano già tutti lì.
Fraser Stark, con le spalle appoggiate al muro, fissava dritto davanti a sé. Jennifer Walter era seduta e il marito, David Mc.Narol, l'affiancava, poggiandole le mani sulle spalle. Maybe Dumas occupava l'ultima sedia e picchiettava un piede sul pavimento, impaziente.
- Grazie di essere venuti. - esordì la preside, muovendo qualche passo verso di loro.
Fraser sollevò gli occhi, senza tradire la propria impenetrabilità, e Maybe si alzò in piedi, subito invitata ad accomodarsi dalla stessa preside.
- Siete coloro di cui più mi fido in questa scuola. - confessò la donna, fermandosi di fronte a loro. Jennifer le lanciò un sorriso incoraggiante.
- So che probabilmente non è il momento più adatto, ma ho una brutta notizia da riferirvi. - disse Fraser, staccandosi dal muro.
La preside sospirò, ma gli fece cenno di parlare.
- Ho inoltrato il vostro messaggio a tutti i genitori – comunicò. - Circa trenta studenti Grifondoro abbandoneranno la scuola già da questo pomeriggio. -
- E i numeri dei Corvonero sono altrettanto preoccupanti. - aggiunse Maybe, tormentandosi le labbra.
- Sta ricominciando. - commentò David, con voce grave. - Proprio come l'ultima volta. Ritirano i figli dalle scuole e gli espongono a un pericolo maggiore. -
- La Seconda Guerra Magica ha lasciato ferite che non si sono ancora rimarginate. - gli fece eco la moglie.
- Questa mattina ho ricevuto un patronus dal signor Harry Potter. - annunciò la preside. - Ha confermato che i Mangiamorte sono riusciti a liberarsi grazie ad Edgar Orvoloson. -
- La famiglia Potter è stata scortata al sicuro? -
- Tutti i membri. Il Ministro ha ritenuto la priorità massima e le proteste del signor Potter non hanno avuto riscontri. -
Maybe fissò il volto contratto della preside e tornò a tormentarsi il labbro, ignorando il sapore ferroso del sangue che sentiva sulla lingua.
- Come dovremo comportarci? - domandò Fraser.
- Vi chiedo di seguirli e di proteggerli, tutti e quattro, ma senza dare nell'occhio. - ordinò la preside e i professori annuirono.
- Mi permetta di dire che condivido il vostro silenzio. - disse ancora Jennifer. - Gli studenti non sono pronti per un'altra profezia e per altri eroi. -
- Nessuno è mai pronto alla guerra. - ribatté Fraser. - Ma faremo meglio a prepararci. Le avvisaglie sono preoccupanti. -
- Me ne rendo conto. - annuì la preside. Si sedette alla scrivania e congedò gli altri con un cenno.
- Faccio affidamento sulla vostra assennatezza. - concluse, ricevendo l'approvazione di David.
- La terremo informata. - promise l'uomo, aiutando la moglie ad alzarsi. Maybe rivolse alla preside un breve sorriso e Fraser chinò appena il capo, in segno di rispetto.
Li guardò andare via in silenzio e una volta sola si girò verso l'enorme vetrata alle spalle della scrivania. In quella giornata di fine inverno, scrosci d'acqua scendevano dal cielo e si schiantavano con forza contro i tetti di Hogwarts. I pensieri della donna erano cupi e funesti, proprio come le nuvole che rendevano il giorno scuro come la notte.
Gli ultimi momenti di pace prima della tempesta.

 

 

La Sala Comune dei Serpeverde giaceva nel pieno silenzio dopo l'incredibile trambusto che l'aveva colpita quella mattina. Decine di camere erano vuote e le porte spalancate sembravano enfatizzare il sottile senso di abbandono e di pericolo che si respirava nell'aria.
L'annuncio della preside era stato sconvolgente e la paura aveva finito per colpire tutti. C'era chi aveva saputo accoglierlo con coraggio e aveva rifiutato di lasciare Hogwarts, e chi invece aveva ascoltato le esortazioni dei genitori e si era rifugiato nelle mura di casa. Lynne non condivideva la loro scelta ed era rimasta, ma non perché si fosse sentita obbligata.
Un leggero senso di colpa la disturbava dal mattino e, incapace di giustificarlo, aveva iniziato a girovagare tra le stanze vuote, senza una meta, osservando i letti sfatti e i cassetti ancora aperti. Quando si appoggiò con i gomiti al davanzale di una finestra, con gli occhi fissi nelle profondità del Lago Nero, l'ora di pranzo era passata da un pezzo.
- I genitori di Damon si sono presentati in aula questa mattina. - disse Althea, comparendo al suo fianco. Si fermò vicino a lei e, incurante della polvere, si appoggiò a sua volta al davanzale.
- Damon ha lasciato la scuola? - domandò Lynne, fingendo coinvolgimento. Per quanto avesse bisogno di una distrazione, non aveva molta voglia di parlare. Althea sembrò capirlo perché si lanciò in una dettagliata, quanto inutile, descrizione della sua mattina, senza tralasciare alcun particolare, ma al tempo stesso senza chiederle nulla e senza obbligarla a dire qualcosa.
- Alla fine si è rifiutato di uscire dalla stanza e di seguire i genitori. - concluse, tradendo un sorriso. - Stava per andare a chiamare Angel e presentarla come sua fidanzata ufficiale, ma la professoressa Mc.Narol lo ha convinto a desistere. -
Lynne annuì, sorridendo appena.
- Poi a pranzo Damon si è alzato in piedi, doveva essere ancora nel pieno dell'eccitazione per il suo trionfo contro i genitori, e ha ricordato a Ishido la loro sfida. - ricordò Althea. - Ci sarà oggi pomeriggio, nell'aula dei duelli. Verrai a vederlo? -
Lynne annuì ancora, poi si riscosse e si staccò dal davanzale.
- Voglio uscire da qui. - esclamò. - Sono stata qui dentro tutta la mattina e sto iniziando a sentire la claustrofobia. -
- Dove vuoi andare? - le domandò Althea, stupita, correndole dietro. - Fuori sta diluviando. -
- Ora che siamo a conoscienza di quello che sta succedendo – spiegò Lynne, ignorando il fiatone. - Dobbiamo prepararci di conseguenza. -
- Vuoi prendere una bronchite? -
- Voglio ricordarti che per me la parola impossibile non esiste. -
Lynne prese Althea per un braccio e la costrinse a correre più veloce, salendo gli scalini a due e a tre alla volta. La Serpeverde le arrancava dietro, cercando di non perdere il passo e di non inciampare.
Arrivarono al chiostro dopo pochi minuti e se Althea si fermò, piegandosi sulle ginocchia alla ricerca di aria, Lynne continuò a correre e si fermò in mezzo al giardino, con le braccia aperte e il viso verso il cielo, rivolto alla pioggia.
Il rosso mogano dei suoi capelli, bagnato dall'acqua, si fece ancora più scuro. Le gocce di pioggia le scivolarono sulle guance e sulla fronte, finendo per inzupparle la divisa, eppure Lynne non si spostò.
Althea si avvicinò all'ultima colonna che le garantiva di rimanere all'asciutto e fissò l'amica.
- Chi dice che il sole porta la felicità non ha mai ballato sotto la pioggia. - sussurrò, prima di fare un passo avanti.

 

 

Mai come in quel momento Annelise desiderò che la tecnologia funzionasse ad Hogwarts. Si era precipitata in camera sua, aveva recuperato il suo adorato paio di cuffiette dal baule e quando aveva iniziato a cercare il suo mp3, si ricordò di averlo lasciato nella camera di casa sua, nel primo cassetto del comodino, pronto a riempirle la testa di musica non appena sarebbe tornata da Hogwarts per le vacanze estive.
Si sedette sul letto, passandosi una mano tra i capelli, e strinse le cuffiette tra le dita così forte da scavarsi dei solchi sulla pelle. Il pensiero che le potesse essere negata la possibilità di tornare a casa, la consapevolezza che forse non avrebbe nemmeno finito il suo anno scolastico, non l'aveva colpita davvero fino a quel momento. Non avere il potere sulla sua vita, non poter ascoltare la sua musica, le lasciava un grande vuoto proprio al centro del petto.
Scagliò le cuffie sul pavimento, con forza, e si lasciò cadere di schiena sulle coperte.
- Annelise? - chiamò Skylight, ferma sulla soglia della porta. - Tutto bene? -
- Tutto male. -
La Tassorosso entrò nella stanza e si fermò di fronte alla compagna. - Vuoi parlarne?
-

- È una cosa stupida. - l'avvisò Annelise, tirandosi seduta. - Potresti arrabbiarti con me perché ho il coraggio di pensare ad una cosa del genere in un momento del genere. -
- Non sono qui per giudicare. - l'assicurò Skylight, sedendosi di fianco a lei.
Annelise prese un respiro profondo e dopo essersi alzata a riprendere le cuffiette, tornò seduta.
- Dopo la notizia dell'altra sera, ho solo voglia di sdraiarmi su un letto e ascoltare musica, senza dover pensare o riflettere troppo sulla vita e la morte. -
Skylight fece un piccolo sorriso.
- È normale che tu ti senta destabilizzata. - la consolò. - Sei abituata ad ottenere i risultati che ambisci e il non avere la certezza che continuerà ad essere così anche in futuro ti innervosisce. -
Annelise si voltò verso la Tassorosso e la guardò con tanto d'occhi.
- Quando hai capito tutte queste cose su di me? -
- Siamo compagne di dormitorio da quasi sei anni. - le fece notare Skylight, con un piccolo sorriso.
- Hai ragione. - annuì Annelise, rimanendo un attimo in silenzio. - Saresti stata una Corvonero perfetto. - considerò, subito dopo.
- Sto meglio tra i Tassi. - si schermì Skylight. - Solo mi piace aiutare le persone a cui tengo, se posso. -
A quelle parole, Annelise le fece un grande sorriso. Le cuffiette, arrottolate intorno alle sue dita, penzolavano nel vuoto
- Andrai a vedere il duello di Ishido e Damon dopo? -
- Non aspetto altro. -
 

 

La penna di Francisco picchiettava con forza sul tomo di Storia della Magia che il Serpeverde stava cercando di studiare da ore, senza riuscirci. La sorella gli lanciava delle occhiate di tanto in tanto, e lo stesso facevano Zoey e Yulia, sedute allo stesso tavolo, ma nessuna delle tre si azzardava a commentare o a dar voce a delle proteste.
- Odio Storia della Magia. - sbuffò Francisco, lasciando cadere la penna. - Odio la magia Rinascimentale. Odio la caccia alle streghe. -
- Quanto manca agli esami? - chiese Zoey, improvvisamente preoccupata.
- Un mese e mezzo. - le rispose Francisca, sbattendo la testa contro il libro. - Perché dobbiamo studiare Storia della Magia? È inutile. -
Il fratello spalancò le braccia, dandole ragione, e Zoey afferrò un foglio, iniziando a scrivere con furia.
- Ho dimenticato di scrivere nel programma le lezioni di Storia della Magia. - si giustificò, sotto l'occhiata curiosa di Yulia.
- Cos'è? - domandò Francisco, sporgendosi in avanti.
- Ho diviso le lezioni di ogni materia per tutti i giorni che mi rimangano fino agli esami. - spiegò Zoey, sottolineando a matita alcune parole. - Ma contando anche Storia della Magia, dovrò aggiungere un weekend nei pressi di Maggio per un ulteriore ripasso generale. Senza escludere che, nel caso non facessi in tempo, farei meglio ad aggiungere un'ora ogni giorno, magari togliendone qualcuna a Erbologia e a Cura delle Creature Magiche, nelle quali sono piuttosto sicura, e aggiungerle a Trasfigurazioni. E a Pozioni. E a Difesa Contro le Arti Oscure! Non ho segnato l'ultima lezione! -
Yulia le strappò il foglio dalle mani e lo nascose sotto al proprio libro di Incantesimi, regalandole un sorriso di scuse.
- Sei bravissima e intelligentissima. - la prese in giro. - Non hai bisogno di tutti questi piani. -
- Invece devo sfruttare ogni minuto che ho a disposizione. - ribatté Zoey, aprendo un altro tomo. - Potrebbe succedere qualche imprevisto anche domani. -
- Un brindisi al pessimismo! - esclamò Francisca, sollevando il proprio bicchiere d'acqua e facendolo scontrare contro quello di Francisco. Alcune gocce caddero sui fogli degli appunti di Zoey, che subito li recuperò e iniziò a metterli in ordine numerico.
- Zoey! - la richiamò Yulia, fermandola con le proprie mani. - Sei ossessionata! -
La Grifondoro abbandonò i fogli e sospirò, coprendosi la faccia con i capelli.
- Ho troppi pensieri. - si lamentò, scuotendo la testa. - Non riesco a concentrarmi. E non posso accettare di sprecare tutto il mio lavoro solo perché un mago oscuro da strapazzo non riesce a contenere il proprio egocentrismo e ha la faccia tosta di voler rivendicare il potere di Voldemort e, perché no, anche dichiararci guerra! -
- Non l'ha ancora fatto. - precisò Francisca.
- Per il momento. - aggiunse Francisco, ricevendo in risposta una pacca sulla testa.
- Niente pessimismo. - ribadì la sorella e Yulia annuì, recuperando il programma di Zoey.
- Basta studio! - esclamò la Grifondoro, chiudendo i libri. - Sono quasi le quattro. -
- Cosa succede alle quattro? - chiese Francisco, cadendo dalle nuvole.
- C'è il duello. - gli ricordò Francisca, sfregandosi le mani. - Non vedevo l'ora che qualcuno le suonasse a Damon. -
- Scommetti su Ishido? - si accertò Zoey, scrivendosi il nome su un foglietto. - Ho promesso a James che avrei chiesto le opinioni dei miei amici per il sondaggio. -
- Senza alcun dubbio. - confermò Francisca.
Francisco sospirò. Per quanto credesse nella forza e nella capacità di Damon, aveva paura che il suo orgoglio quel giorno non l'avrebbe aiutato.
 

 

- L'incantesimo guaritore. -
Jude spalancò gli occhi e guardò Christian, quasi alla ricerca della risposta, ma poi si illuminò.
- Emendo. -
- L'incatesimo allungante. -
- Crescicorpus. -
Christian annuì e girò pagina.
- L'incantesimo avvelenante. -
Il silenzio si protrasse, finché Christian non alzò lo sguardo e incontrò la smorfia di Jude.
- Sono nei guai? - domandò il Tassorosso, mangiandosi le unghie.
- Non ancora. - lo tranquillizzò Christian. - Manca un sacco di tempo. È presto per dirlo. -
- Non poi così tanto. - precisò Nathan, armeggiando con un cuscino. - Insomma, sei a buon punto, ma tu non pretendi sempre il massimo da te stesso? -
Jude alzò un sopracciglio e lo fissò, sorpreso.
- Questa è un'affermazione intelligente. - esclamò, dandosi di gomito con Christian.
- Per diventare Medimago hai bisogno di una O in Incantesini? - chiese Nathan, ignorando i due.
- Non necessariamente. - rispose Christian, con un sospiro. - Tu stai parlando dei Guaritori, esatto? -
Nathan corrugò le sopracciglia e mise giù il cuscino.
- Esistono anche i Guaritori? - sussurrò, guardando entrambi negli occhi.
Jude prese un profondo respiro.
- I Guaritori sono coloro che lavorano al San Mungo. - spiegò.
- Che guariscono le persone. - chiarì Christian, ricevendo l'occhiataccia di Nathan in risposta.
- L'avevo capito. -
- I Medimaghi sono coloro che assistono alle partite di Quidditch, generalmente alla Coppa del Mondo, e che intervengono non appena si presenta un infortunio. -
- Guariscono i giocatori. - precisò Christian, abbassandosi prima di ricevere la cuscinata di Nathan in testa.
- Il mio sogno sarebbe diventare Medimago. - concluse Jude, allungando le gambe sul divano davanti a lui.
- Ho un problema. - esordì Nathan, riprendendo il cuscino. - Non riesco più a fare scherzi. -
Christian e Jude si guardarono ed entrambi videro riflesso negli occhi dell'altro lo stesso pensiero.
- Un mondo senza gli scherzi di Nathan Switch è un mondo freddo e vuoto. - considerò il primo, regalandogli una pacca sulla spalla. - Cosa ti turba? -
- Mi sembra che dopo l'annuncio della preside, non ci sia più spazio per gli scherzi e le risate. -
Dopo le parole di Nathan, i tre restarono in silenzio a fissare il pavimento, finché Christian non lanciò un'occhiata al libro di Incantesimi e se lo mise sulla ginocchia.
- Jude ha un esame da preparare. - ricordò, fingendo serietà. - E Nathan uno scherzo. Riusciremo a fare entrambi. -

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2768717