Guerra

di BookMovieDreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arruolarsi. ***
Capitolo 2: *** Soldato ***
Capitolo 3: *** Paura ***
Capitolo 4: *** Ucciderò ***
Capitolo 5: *** Mirko ***
Capitolo 6: *** Fiducia ***
Capitolo 7: *** Conseguenze ***
Capitolo 8: *** Risoluzione ***
Capitolo 9: *** Il piano. ***
Capitolo 10: *** Pace? ***
Capitolo 11: *** Domande ***
Capitolo 12: *** Risposte ***
Capitolo 13: *** Scelta ***
Capitolo 14: *** Martin l'eroe ***



Capitolo 1
*** Arruolarsi. ***


~~15 marzo 1940
Caro diario,
ora immergendomi per l'ultima volta nei miei pensieri, osservando quella che ai miei occhi sembra l'infinita vastità della natura, così bella così speciale che col passare del tempo cambia ma resta uguale nei secoli e nei millenni, mi dimentico solo per un istante che la mia noiosa ma pacifica vita qui nella fattoria dei miei genitori sta per essere irreversibilmente contaminata dagli orrori della guerra. Io Martin Wood, lascerò soli i miei genitori, ormai vecchi e senza forza a badare a un impegnativa fattoria grande più del necessario, e ai miei due fratelli minori, gemelli. Autistici.
Perché, vi chiederete se state leggendo questo diario, dovrei lasciare la mia famiglia?
Il perché è semplice da capire, ma forse difficile al tempo stesso. Mi arruolerò nell'esercito.
Semplice, perché in questo tragico periodo il mio paese ha bisogno di me e io sono pronto a correre in suo aiuto.
Difficile perché, non esiste un singolo essere umano al mondo che tragga piacere osservando le conseguenze di questa trappola mortale, quindi volendo potrei benissimo evitare di arruolarmi. Ho venti anni, genitori anziani e fratelli autistici, nessuno potrebbe biasimarmi o trovare obbiezioni al riguardo. Tuttavia io ho scelto di farlo. Ho scelto e non tornerò indietro. Probabilmente il mio egoismo ha fatto sì che io abbandonassi la mia famiglia al loro destino e partissi verso chissà quale lontana meta. Dopo venti anni di reclusione quasi forzata dalla coscienza, riesco a trovare una scusa per evadere da quella prigione di dolore. Non riesco a vedere i piccoli Will e Noha in faccia senza provare una fitta al cuore e cominciare a farmi mille domande che non avranno mai risposta.
Oggi è l'ultimo giorno che i miei occhi vedranno questo panorama.
Perché non sto andando in vacanza. Sto andando in guerra e malgrado tutto sono consapevole delle conseguenze.

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Capitolo 2
*** Soldato ***


6 aprile 1940
Caro diario,
ora sono un soldato. Senza esperienza insieme ad altri giovani uomini che sembrano ragazzini. Guardandoli mi chiedo cosa li abbia spinti ad arrivare fino a qui. Poi penso che probabilmente potrebbero chiedersi la stessa cosa di me. Siamo in viaggio verso l'Europa, non so dove, di preciso. Non ci dicono niente, non dobbiamo sapere. Dobbiamo solo uccidere. Uccidere. La teoria di questo verbo mi appare più chiara ogni metro in più che avanziamo verso l'esercitazione pratica. Solo che invece dei manichini ci saranno persone. Invece di salsa rossa ci sarà sangue. E' contro natura tutto questo. Ma a questo punto bisogna chiedersi o io o lui, e beh... l'istinto degli esseri umani ha il sopravvento sulla compassione, creando assassini.

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Capitolo 3
*** Paura ***


18 aprile,
Caro diario,
sono in trincea, e comincio a pensare che i miei fratelli siano fortunati anche solo ad essere vivi. Non importa come, ma almeno sono vivi.
L'odio e la paura sono così diversi eppure così uguali. Uguali perché la paura dell'ignoto di qualcun altro ha scatenato l'odio che mi ha portato a vivere come un cane randagio, in una fossa, buia, umida, puzzolente, in compagnia, ma più solo che mai, perché, certo, stiamo tutti dalla stessa parte, ma quando arriverà il momento della battaglia ognuno penserà alla propria salvezza, senza pensare alla tua, ti sacrificherebbero senza scrupoli. Non è essere codardi, ma è essere soldati in un luogo e in una situazione che non dovrebbero esistere neanche in sogno. Ma non dipende da te. Quindi fai di tutto per riuscire a salvarti, sei disposto a sacrificare gambe, braccia pur di respirare ancora, pur di riuscire a vedere per l'ultima volta le persone che ami. L'amore e la speranza sono come lucciole estive che scacciano la cattiva nebbia invernale dei nostri sogni.
Diverse perché la paura ti paralizza in battaglia, mentre l'odio di da forza. E io ho paura di odiare per sopravvivere. Se devo trarre forza dall'odio per uccidere un anonimo straniero, che probabilmente trova la sua forza esattamente dalla mia stessa fonte, allora io non voglio. Non voglio odiare, ho paura di odiare, perché significherebbe perdere la mia umanità. Data la situazione attuale è l'unica cosa che mi distingue da una bestia.

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Capitolo 4
*** Ucciderò ***


24 aprile,
Caro diario
l'insonnia è la peggiore cosa che possa capitare prima di una battaglia. Non sono l'unico. Sento gente che piange silenziosa perché ha paura, gente che abbraccia le lettere dei parenti cercando di odiare con tutte le loro forze, e poi ci sono io che abbraccio il mio freddo fucile, apatico. Non so cosa farò ma mi pento seriamente di essere stato egoista. Non ho ricevuto lettere ed è meglio così. Il senso di colpa mi ucciderebbe prima del nemico. Nemico. Nemico di chi ? Non mio, neanche lo conosco il soldato che sto per attaccare, e probabilmente uccidere. Sì ucciderò. Perché è inevitabile, perché devo riuscire a tornare indietro per i miei fratelli, ma non ucciderò con odio. Ucciderò soffrendo come il condannato a morte che sono. Come i condannati a morte che siamo tutti, ormai. Non solo soldati, ma anche civili, innocenti. La mia mente ricomincia a partorire centinaia di domande che non avranno mai risposta.

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Capitolo 5
*** Mirko ***


3 maggio,
Caro diario,
oggi è il mio compleanno, e credo di essere il soldato più vigliacco e fortunato della mia squadra.
La battaglia cominciò dalle prime luci dell'alba, con una nostra offensiva. Non ero in prima linea, ma quando cominciarono gli spari non esisteva più prima, seconda o terza linea, esisteva solo una vallata fangosa circondata dal bosco, con migliaia di soldati con le divise ingrigite dal fango che decoravano il terreno di rosso a colpi di polvere da sparo. Non credevo che quello che avrei visto avrebbe fatto nascere l'immobilità. L'immobilità della paura. Persone che uccidono persone. Membra mozzate, corpi a terra insanguinati, buttati gli uni sugli altri, morti se sono fortunati, se feriti, allora condannati ad aspettare una dolorosa lenta morte, intrappolati sotto il cadavere di magari un qualche loro amico, costretti ad assistere alla violenza delle armi da fuoco, impotenti. Fui spinto in avanti ad affrontare il nemico. Lo feci. Sparai, uccisi, la paura mi fece tremare, i corpi dell'esercito di neo cadaveri che cadevano a terra come le bambole rotte che vengono buttate nella spazzatura, mi fecero piangere. Inciampai in una di quelle bambole rotte, macchiate di rosso e la paura divenne azione. Non offensiva ma difensiva. Da bravo vigliacco cercai di sparare a meno persone possibile mentre mi dirigevo verso il bosco, sperando di riuscire a sopravvivere, Sperando di riuscire a fuggire. Ci riuscii e non venni seguito se non dalla vergogna. Al limitare del bosco finsi di ricevere una pallottola in pieno petto e mi accasciai, poi non troppo piano strisciai via sperando di non farmi vedere. Strisciai da bravo verme quale sono finché non trovai una specie di grotta e decisi di fermarmi. Qui mi accampai meglio che potessi, cioè mi misi seduto ad aspettare. Aspettai e aspetto tutt'ora che le immagini di morte, sangue, fucili, smettano di girare in continuazione dentro la mia testa, davanti ai miei occhi, aspetto di smettere di sentire le urla dolore, i pianti, gli spari. Non mi accorsi che la grotta è già abitata.
Un soldato Jugoslavo, Mirko qualcosa, non riesco ne a capire ne a pronunciare il suo cognome quindi lo chiamo solo Mirko. Lui mi accolse e mi diede del cibo, a quanto pare abbiamo avuto la stessa idea.
Sono giorni che ci accampiamo qui sperando che le acque si calmino, poi non lo so.

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Capitolo 6
*** Fiducia ***


17 maggio,
caro diario,
dopo tutto questo tempo con Mirko si è instaurato un legame di fiducia, non per scelta ma per necessità. Ci raccontammo le nostre storie. Anche se viene dalla Jugoslavia parla bene l'inglese, grazie ai sottotitoli dei film. Sembra bizzarro ma credo che sia vero, dopotutto perché dovrebbe mentire su una cosa del genere.
Gli raccontai la mia storia, venni ascoltato e compreso, forse non crede che abbia fatto la cosa giusta ma almeno la accetta per quella che è, quando mi raccontò la sua storia, ascoltandola capii di essere solo un uomo egoista, anzi uno stupido ragazzino che avendo ricevuto dalla vita tutto ha scelto il niente. Mirko raccontò della sua infanzia e adolescenza. Felice, bella, i migliori anni della sua vita. Poi cominciò la maturità e un giorno in men che non si dica, venne strappato con la forza dalla sua felicità e gettato in mezzo alla strada con le sole mani in tasca senza nulla. Senza famiglia, la sua città invasa, i suoi genitori uccisi, la sua casa, i suoi amici i suoi ricordi materiali andati perduti. Per sempre. Lo arruolarono contro la sua volontà lo metterono in trincea, ma lui non vuole essere un fucile pensante, mi dice, lui non è una macchina di morte da accendere e spegnere a piacimento di qualcun altro. Così si rifiutò di uccidere, e scappò, arrivò qui, una settimana prima di me. Io ho scelto, lui no. Io ho ucciso per la mia salvezza, lui no. Ho paura a chiedermi chi dei due si meriti di uscire vivo da qui, perché so già qual è la risposta esatta.

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Capitolo 7
*** Conseguenze ***


1 giugno,
Caro diario,
Sono rintanato nascosto in un armadio, sperando che i miei respiri affannosi a causa del caldo, del panico e dall'ansia, non rivelino la mia posizione ai soldati che stanno perquisendo la casa abbandonata, in riva a un fiume che io e Mirko abbiamo trovato pochi giorni fa, quando ormai stufi di avere sopra la testa un tetto roccioso, umido e gocciolante, lasciandoci alle spalle la muffa ci siamo diretti a nord. Non so perché a nord, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente in quel momento, e beh ora ora sono nascosto. Non so se siano nemici o amici. Ma ora credo proprio che non ci sia alcuna differenza. Sono un fuggiasco codardo che dovrebbe essere morto.
In questo preciso istante mi viene un tonfo al cuore. In questo istante la mia egoistica mente concepisce per la prima volta le conseguenze della mia fuga, che non riguardano me. La mia squadra avrà già mandato una lurida lettera di poche, pochissime parole che non bastano neanche a spiegare bene la situazione, ma che sono più dolorose che mai. Quella lettera segna la mia morte ufficiale. Segna l'inizio del della lunga processione più dolorosa della perdita stessa. Mesi e mesi di vicini che vengono ad aiutarti compassionevoli, che riaprono ferite affondando il coltello nella piaga, non permettendoti di dimenticare, di accettare e di andare avanti. Devo avere tutto l'autocontrollo possibile per frenare il mio impulso di uscire fuori e gridare “sono vivo e tornerò”.
Sono sul punto di cedere quando i soldati che perquisiscono la casa, si fermano a chiacchierare proprio vicino a me.
< Certo Wilson che è una vera decisione drastica! >
Sono inglesi
< Perché mai bombardare proprio quella città? E' importante certo ma non è certo la più importante! >
La paura mia assale per un nanosecondo. Giusto il tempo di elaborare che la mia famiglia non corre rischi.
< La Jugoslavia, la città di Mostar. Sai credo che sia piuttosto un simbolo, per quelli che non vogliono combattere per la patria. Si è diffusa una storia pericolosa, lo sai anche tu > è l'altro che parla < quel ribelle che non ha voluto combattere e se ne è andato, come se niente fosse. E' pericoloso, potrebbe fermare la guerra se tutti i soldati decidessero di seguire il suo esempio. Quindi hanno prima dato propaganda della storia e fornito tutte le generalità del soggetto alla conoscenza di quasi ogni singolo soldato. E ora sarà una punizione pubblica. Per evitare che il fenomeno si ripeta.>
< Già, ora andiamo però >
< Sì >
E se ne vanno. Il ricordo della sua patria. La speranza di poterci ritornare un giorno, erano e uniche cose che Mirko usava come salvagente. Ora non gli rimane veramente più nulla.

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Capitolo 8
*** Risoluzione ***


2 giugno, Caro diario,
Mirko sa tutto. Era nascosto non molto lontano da me e sa tutto. Da allora con un'ombra funerea in volto, marciamo in direzione nord, seguendo il fiume, senza proferire parola. Io non so cosa dire. Lui avrebbe troppo da dire, ma non è ne il luogo ne il momento giusto per farlo. Ma temo che stia escogitando qualcosa di pericoloso. Perché anche se è triste. La sua espressione è quella di un uomo stanco di subire e che vuole contrattaccare.

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Capitolo 9
*** Il piano. ***


7 giugno,
Caro diario,
sono in un conflitto interiore. Dopo giorni di assordante mutismo, Mirko mi svela il suo piano, perché sì c'è un piano. Ha intenzione di consegnarsi al suo comandante, permettergli di eseguire un' esecuzione pubblica in cambio dell'annullamento del bombardamento.
Non so se aiutarlo, o rimanere coerente al mio carattere e scappare. Perché vuole sacrificarsi dopo tutto quello che ha fatto per scappare, come fa a sapere che manterranno la parola.? Quando esprimo le mie perplessità mi risponde: < Per quanto io ami la mia vita, in confronto a quella di milioni di bambini, donne e altri uomini, credo che il suo valore diminuisca drasticamente. E sì manterranno la parola, li conosco. Sono soldati, la disciplina è tutto per loro. Tutto. Una promessa infranta è come una regola disciplinare infranta. Non preoccuparti manterranno la parola. >
Aiutarlo a consegnarsi sarebbe come aiutarlo a uccidersi. Scappare sarebbe come uccidere una città.
Decido di aiutarlo. Non per amicizia, o per qualche altro nobile motivo, non fatevi strane idee se state leggendo, ma perché questa è una situazione che la mia coscienza riuscirebbe tranquillamente a sopportare, confrontandola con l'alternativa.

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Capitolo 10
*** Pace? ***


12 giugno,
Caro diario,
credo di stare per imboccare una strada senza ritorno, credo che la mia mente mi stia abbandonando.
Forse è a causa della sfiancante marcia ininterrotta, o dalla carenza di cibo e di acqua, o dagli incubi che durante quelle due ore di sonno che mi concedo a notte, mi alterano il cervello. Rivedo la battaglia da cui sono sfuggito. La prima a cui ho assistito e spero l'ultima. Se è bastato questo a farmi impazzire mi chiedo come faccia la gente a fare carriera nell'esercito, ad affrontare battaglia dopo battaglia, a lavarsi le mani nel sangue, rosso, fluente. Mi chiedo se dietro al semplice odio di sopravvivenza che provano molti soldati ci sia un odio più profondo nato dalla cattiveria. Perché i soldati che odiano, non vedono l'ora di andare via e tentano di dimenticare invano. Non si dimentica la guerra. Come fanno i generali, i capitani o chicchessia a volere andare avanti di loro spontanea volontà dopo aver visto la vita scorrere da un corpo umano innocente. Credo che siamo tutti innocenti dopotutto. Ci uccidiamo tra noi come se fossimo nemici ma siamo tutti uguali. E' come se Noha una mattina si svegliasse e decidesse di dichiarare guerra al nostro vicino di casa perché a lui non piacciono le torte di mele mentre a Noha sì. E' illogico, immorale, stupido. Ma è una realtà. In tutto il mondo. La brama di potere e la paura di perderlo spingono le persone a fare cose disumane. Spingono le persone a diventare bestie. Anzi no, le bestie, o meglio gli animali più feroci, uccidono se vengono attaccati o per mangiare. Nulla di più. Ma sembra che questi generali non si stanchino mai di combattere, di uccidere di cercare carne a cui sparare, o da squarciare con un coltello.
Chissà se Mirko vuole dimostrare qualcosa con questo suo gesto. Lui non cerca sangue, ne guerra. Lui cerca pace, ed è disposto ad essere un martire per ottenerla. Non credo che servirà. Ma se è il suo desiderio, allora succederà.

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Capitolo 11
*** Domande ***


13 giugno,
Caro diario,
Mirko mi ha deviato dalla strada verso la pazzia, dandomi motivo di riflettere. Mi ha chiesto “Perché scrivi quel diario?” e io non ho saputo cosa rispondere.
Pensandoci è trascorsa la giornata e ora ci stiamo per addormentare, accampati al sicuro tra dei massi, alquanto lontani dal fiume.
Perché? Rileggendo certi versi, mi rendo conto che non è un segreto. Mi rivolgo a volte a un lettore esterno. Chi? La risposta sembra essere invisibile a pochi millimetri dai miei occhi, so che c'è ma non la vedo e non posso farci niente.

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Capitolo 12
*** Risposte ***


13/14 giugno,
Caro diario,
non so di preciso che giorno sia, riesco a malapena a scrivere. La risposta è arrivata in sogno . Non so se è la pazzia a parlare per me, e a farmi vedere determinate immagini nei miei sogni, o se è il mio cervello che elabora le informazioni mentre dormo. Ma ora so le risposte. Sapevo fin dall'inizio che avevo poche possibilità di sopravvivenza. Lo sapevo, ma osservando la guerra negli occhi il mio istinto di sopravvivenza e la mia voglia di vivere si sono risvegliati e me lo hanno fatto dimenticare all'apparenza. Ora, ho capito che se scrivo in questo diario come se scrivessi a una terza persona, è perché, il mio cervello non ha mai dimenticato niente di niente. Io non sopravviverò a questa guerra. Questo diario è una lettera. Una lettera per non dimenticare. Dimenticare sarebbe la cosa peggiore del mondo. Quando e se la guerra finirà tutti ce la metteranno tutta per farlo. Ma non dovrebbero.
Dimenticare non servirà a cancellare gli orrori, non servirà a garantire la pace in futuro. Questo diario se pure nel suo piccolo, ricorderà alle poche persone che lo leggeranno, di perseverare la pace. Ad ogni costo.
Il mio sacrificio ne sarà la prova.

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Capitolo 13
*** Scelta ***


17 giugno
Caro diario,
probabilmente questa sarà l'ultima volta che ti scrivo. Sono nervoso, ma non sono mai stato più sicuro di fare la cosa giusta.
Mirko si sta accordando per la pubblica esecuzione, io lo aspetto sotto un albero dove abbiamo appuntamento, se tutto va bene, e il mio piano funziona si salverà.
Ormai è chiaro cosa sto per fare. Se tu lettore stai leggendo queste parole, vuol dire che hai capito la realtà della guerra e non devo dirti io cosa fare. Sai qual è la cosa giusta. Addio e grazie per esserti preso il disturbo di leggere questo modesto taccuino trovato chissà dove, ora nelle mani di chissà chi.

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Capitolo 14
*** Martin l'eroe ***


17 giugno notte,
Caro diario di Martin,
sono Mirko, e sono vivo e solo. Ho trovato questo taccuino dopo che Martin mi aveva colpito facendomi perdere i sensi. Al mio risveglio pochi minuti fa causato dal rumore secco di uno sparo, ho trovato tutti i nostri averi, per pochi che siano e questo quadernetto malridotto vicino a me. Ho cercato il mio amico, ho seguito le sue impronte dirigendomi verso l'accampamento nemico. Allora ho capito. Ho letto il diario. Ho capito l'animo del mio amico e ho capito il perché del suo gesto. Da traditore a eroe. Non ha salvato solo me, ma tanti altri. Tanti quanti, mai se ne sarebbe potuto immaginare. Non solo vite, ma anime che ricordando questa storia, ricorderanno cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Con queste parole mi impegno nel far leggere questa testimonianza a più gente possibile, a cominciare dalla sua famiglia.
Farò il modo che il ricordo di Martin Wood, martire per la pace, caduto per colpa della stupidità del uomo, non svanisca nel tempo.

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