The Norse Myths: Cuore di un Capo, Anima di un Drago

di DeadlyNadder 92
(/viewuser.php?uid=775930)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi, Dolori e Fraintendimenti ***
Capitolo 2: *** Acrobazie d'Amore ***
Capitolo 3: *** Neve, Fuoco e Proposte ***
Capitolo 4: *** I fiori d'acciaio di Berk ***
Capitolo 5: *** ..... Mai un te senza me. ***
Capitolo 6: *** Gli occhi della verità ***
Capitolo 7: *** I cuori pazzi e freddi sono i più dolci ***
Capitolo 8: *** Tra i due litiganti, il terzo gode ***
Capitolo 9: *** La fine...? ***
Capitolo 10: *** Se siamo divisi non siamo nulla, ma io vedo lui in mio figlio.. ***
Capitolo 11: *** Incubi di Famiglia ***
Capitolo 12: *** Dolcezze Notturne ***
Capitolo 13: *** Tra me e te solo vero amore c'è ***
Capitolo 14: *** Il fuoco di due fidanzati ***
Capitolo 15: *** Se mi stringerete la mano, io lotterò con voi. ***
Capitolo 16: *** Ora sei un uomo, Hiccup. 1° parte ***
Capitolo 17: *** Ora sei un uomo, Hiccup. 2° parte ***
Capitolo 18: *** Problemi in Paradiso ***
Capitolo 19: *** Allert! Sensuale incendio nella Foresta! ***
Capitolo 20: *** Dichiarazioni, Gelosie, Timori. ***
Capitolo 21: *** Mettiamo l'anima a nudo ***
Capitolo 22: *** Moro o Biondo? ***
Capitolo 23: *** Ci proverò.... ma non garantisco. ***
Capitolo 24: *** Una lunga notte ***
Capitolo 25: *** Un Freddo giorno dai toni Caldi ***
Capitolo 26: *** La neve che accende i sensi ***
Capitolo 27: *** Una Poesia che parla di te. 1°parte ***
Capitolo 28: *** Una Poesia che parla di te. 2°parte ***
Capitolo 29: *** Un salto nel passato ***
Capitolo 30: *** E poi sei arrivato tu, Hiccup. ***
Capitolo 31: *** Qualcosa di nuovo in loro ***
Capitolo 32: *** Tra frenesia, doppisensi e rassegnazioni. ***
Capitolo 33: *** I doveri sono divertimenti che vanno compiuti in tempo ***
Capitolo 34: *** I grandi preparativi. 1° parte ***
Capitolo 35: *** I grandi preparativi. 2° parte ***
Capitolo 36: *** Diamo al via alla festa! ***
Capitolo 37: *** Il dolore ritorna. ***
Capitolo 38: *** Veri Vichinghi e i Misteri dei Draghi. ***
Capitolo 39: *** Nuove luci nella Notte. ***
Capitolo 40: *** La notte dei Desideri. 1° parte ***
Capitolo 41: *** La notte dei Desideri. 2° parte ***
Capitolo 42: *** I Destinati 1° parte ***
Capitolo 43: *** I Destinati 2° parte ***
Capitolo 44: *** I Destinati 3° parte ***
Capitolo 45: *** A.A.A cercasi disperatamente migliore amica ***
Capitolo 46: *** Tufo è qualcuno..... ***
Capitolo 47: *** ...... di meraviglioso. ***
Capitolo 48: *** Di notte.... si ritrova chi si perde 1° parte ***
Capitolo 49: *** Di notte.... si trova casa nel passato e si guarda al futuro 2° parte ***
Capitolo 50: *** Di notte.... i ricordi peggiori trovano un risvolto divertente. 3° parte ***
Capitolo 51: *** Di notte..... si parla con chi ci manca 4° parte ***
Capitolo 52: *** Di notte.... si compiono le magie. 5° parte ***
Capitolo 53: *** Due spose e un gruppo di donne.... o quasi. ***
Capitolo 54: *** Bianche come la neve e..... ***
Capitolo 55: *** ...Neri come la notte. ***
Capitolo 56: *** Gli ultimi preparativi prima dell'Arrivo ***
Capitolo 57: *** Le Spose celestiali ***
Capitolo 58: *** I Promise You.... ***
Capitolo 59: *** .... Con i migliori auguri. ***
Capitolo 60: *** I fuochi della passione ***
Capitolo 61: *** Finalmente siamo Sposati ufficialmente. ***
Capitolo 62: *** Novità del Cuore ***
Capitolo 63: *** Happy Ending ***



Capitolo 1
*** Ricordi, Dolori e Fraintendimenti ***


Berk. Ore 04:00

"Buongiorno Milady"

Disse il giovane vichingo accostando il volto assopito della bionda dormiente. Essa aprì lentamente gli occhi lasciando che l'azzurro acceso dei suoi occhi si riflettesse negli occhi color smeraldo del compagno. 
La mano del giovane accarezzò la pelle tinta dai raggi lunari della ragazza che in quel momento richiuse gli occhi lasciando scappare un lieve sorriso che diede luce alla quiete della stanza che era immersa nel buio.

"Buongiorno a te, Capo."

Rispose con voce impastata dal sonno andandosi a rifugiare tra le braccia dell'amato. Molte cose erano cambiate dall'ultima guerra che li vedeva protagonisti contro Drago Bludvist che ambiva a conquistare e spadroneggiare su tutte le terre e corrispettivi draghi usufruendo di un Alpha tinto dai colori dell'Oscurità.
Avevano subito dolori, sofferenze e perdite che coinvolgevano non solo tutta Berk, ma sopratutto uno di loro. Quel medesimo ragazzo che ora stringeva la vichinga a se soffermandosi a guardare l'oscurità della stanza.

"Hiccup...."

Sussurrò la ragazza che alzò lo sguardo languido verso di lui in attesa di confidenza. 
La sera prima avevano trascorso tutta la notte a progettare fortificazioni per le abitazioni, nuove armi che conferivano ulteriore sicurezza agli abitanti e sistemi di autodifesa che avrebbero mostrato la mattina dopo all'Accademia gestita da Hiccup stesso. Tanto fu il lavoro che andò a finire che si fece notte inoltrata e si addormentarono in camera del ragazzo, sotto lo sguardo vigile e attento di Sdentato che vegliava sul padrone. 
Insomma, se la madre ora entrava in camera avrebbe di certo frainteso la situazione e si sarebbero creati fraintendimenti.

"Non è nulla, tranquilla Astrid... Solo che..."

"Ti manca vero? Si legge nei tuoi occhi, nel tuo continuo attendere la sua voce possente che irrompe in casa sbattendo la porta..."

"Io... Non mi sento all'altezza del ruolo che sto ricoprendo. Insomma, lui era lui. Era Stoick l'Immenso, io chi sono? Io non so neanche chi sono io immagina te se posso tenere le retini di un Villaggio intero"

"Hiccup, non dire sciocchezze. Tu sai chi sei. Tu sei tu. E sto indicando tutto te. Guardiamoci in faccia, tu sei il Portatore di Pace, il Signore dei Draghi, tu sei colui che ci ha salvato. Sarai un degno capo, tuo padre sarà orgoglioso di te... Come già lo era di suo."

"Io sono Hiccup e basta.
Solo un ragazzo con mille dubbi, paure, timori e domande a cui non troverà mai soluzione. "

Rispose il ragazzo che sciolse quel caloroso abbraccio alzandosi dal letto senza guardare la ragazza. Se gli avesse dovuto dare una pecora per ogni volta che aveva ragione, a quest'ora Astrid era più ricca. Scosse il capo sospirando, parlare di quello non era proprio la cosa più bella da fare di prima mattina. Fortuna che in quel momento Valka irruppe in stanza a gran voce, sfoggiando un ampio sorriso. 

"Hiccup! Svegliati, la colaz--- Oh, Astrid. Buongio--Voi due? Insieme? Tutta la notte? Cosa avete fatto?"

"Aaaahn, mamma... si, buongiorno anche a te. Nulla abbiamo solamente lavorato, alla fine ci siamo addormentati come sassi ahahaha."

"Buongiorno a lei signora. Io e Hiccup abbiamo lavorato tutta la notte per progettare una fortificazione per il Villaggio. Arrivata ad una certa sono crollata e Hicc molto gentilmente mi ha offerto il suo letto.
A più tardi Hicc. Ci vediamo all'Accademia per l'addestramento dei più piccoli e la dimostrazione.
Lieta di averla vista"

Disse la bionda imbarazzata da quel momento. Si alzò dal letto avvicinandosi alla donna alzando la mano a salutare il castano. I capelli biondi erano ingarbugliati, slegati in buona parte per via del sonno e le guance erano visibilmente arrossate. 

"Si certo, a più tardi Astrid."

Si limitò a dire il ragazzo mentre si portava la mano dietro la nuca accarezzandola visibilmente imbarazzato. Che situazione incresciosa si era creata in quel momento. Astrid fece retro front affiancandosi alla giovane donna.

"Hiccup...
Sono davvero orgoglioso di te."

"...............
Buon lavoro Ragazza Audace."

La madre guardò i due con visibile aria interdetta. Un tempo Astrid non era una ragazza? E da quando era Audace? Scosse il capo bloccando il passaggio alla giovane che fece per uscire nuovamente dalla stanza.

"Cosa sarebbe quello? 
Orgoglioso? Ragazza Audace?"

Astrid guardò Hiccup che a sua volta era guardato da Sdentato e dalla finestra faceva capolino Tempestosa. La bionda fece un profondo sospiro scuotendo appena il capo.

"Ahn, una volta furono dette a Hicc quelle parole e mi sembrava giusto che io gliele ricordassi."

"Skaracchio nello stesso giorno chiamò Astrid "Ragazza Audace" e mi sembrava corretto ricordarglielo."

"Voi due mi nascondete qualcosa, e in un modo o nell'altro lo scoprirò.
Ora scendete e fate colazione, poi usciremo e andremo a pescare."

Lo sguardo di Hiccup si fece tetro, sapeva quando male cucinava la madre cosi non appena udì la parola "Pescare" il suo sguardo si illuminò. Sdentato aveva capito, come sempre d'altronde. Cosi si avvicinò al ragazzo sedendosi al suo fianco guardando la donna fremente. A dirla tutta il giovane Alpha aveva non poca fame e questo non passava totalmente inosservato visto che continuava a leccarsi il muso con quell'espressione dolciosa che lo caratterizzava il più delle volte.
Astrid si era approfittata per andarsene via in fretta e furia, Tempestosa l'attendeva all'entrata dell'abitazione e fu pronta ad accoglierla in groppa per spiccare il volo in rotta della sua abitazione. 
Trascorrere la notte dal giovane Vichingo, affrontando il lavoro serale impiegava una buona dose di concentrazione e di tranquillità, sopratutto una grande dose di pazienza visto i continui "battibecchi" tra i due che portavano la biondina a tirare continui pugni sulla spalla del giovane che silenziosamente incassava.
Insomma, fatto sta che era totalmente scomposta. Ogni cosa nel suo abbigliamento o era mal messo o peggio ancora mancante poiché lo teneva in mano, per non parlare dei capelli che erano scompigliati e arruffati. Persino quella treccia cosi ordinata e maniacale risultava fatta alla ben'e'meglio.
Scesa dalla sua Draghessa a cui fece segno di rintanarsi nella sua "abitazione", la bionda si precipitò all'interno di casa. Tutto taceva, ormai del suo Clan era rimasta unicamente lei. Unico ricordo di un Hofferson risale a quand'era ancora una bambina molto piccola ed era legato a suo zio Finn.
Finn Hofferson l'Audace, l'uomo più forte del mondo e coraggioso. Non aveva paura di nulla, aveva combatutto sino alla fine... sino a quel maledetto giorno in cui si pietrificò. Da quel giorno in poi Astrid crebbe da sola sviluppando un carattere determinato e coraggioso, ereditando cosi l'appellativo di "Audace". E audace era anche in ambito sentimentale visto gli innumerevoli baci che aveva strappato al ragazzo per cui nutriva all'inizio nutriva invidia e gelosia. 
A ripensarci gli veniva da sorridere, la ragazza aveva sempre avuto un modo piuttosto particolare per dimostrare il suo amore al giovane vichingo. Insomma, c'è chi faceva sviolinate e chi regalava cioccolatini e chi come lei tirava pugni, rubava baci e non aveva paura di dimostrare la sua preoccupazione unicamente a lui.
Finalmente giunta in bagno, la ragazza si tirò su i capelli con qualche forcina andandosi a fare una doccia rigenerante. Gli occhi cristallini si persero nello scrosciare tiepido dell'acqua, le gocce si poggiavano sulla sua pelle lattea seguendone fiduciosamente le sue forme delicate. 
Passarono qualche minuto, la giovane chiuse l'acqua e afferrò l'asciugamano che si avvolse attorno al corpo. Uscì dalla doccia e si diresse in camera da letto dove si vestì. 
Indossò la sua classica suit giornaliera che comprendeva dei leggins blu, dei stivali in pelliccia con ginocchiere annesse, una gonna di pelliccia sopracente la rinomata gonna frangiata di cuoio con borchie a punta i cui teschi adornavano la cinta; il tutto completato con una maglia sbracciata color bourdoux e spalliere di ferro, anch'esse adornate con borchie.
Scese le scali e aprì la finestra che dava su una delle viattole del Villaggio, gli occhi si persero sullo spettacolo del sole che si innalzava nel cielo illuminando ulteriormente l'azzurro che si espandeva a vista d'occhio. Sul suo volto nacque un sorriso, ancora non capiva come mai quel giorno vedeva tutto quando meraviglioso. Sarà che aveva trascorso un'intero giorno con Hiccup, sarà che il svegliarsi con lui vicino era un'emozione nuova oppure sarà che aveva dormito cosi bene che si era dimenticava di ogni cosa.
Fatto sta che si allontanò un pochino dalla finestra andando a sciogliere i lunghi capelli biondi che ricaddero morbidi sulle spalle, momento in cui a sua insaputa il castano passò innanzi alla sua abitazione superandola a gran velocità. Strano a dirsi ma quel ragazzo aveva un'indole da esibizionista che era peggio di Moccicoso. 
Eccolo che arrivava il diavolo in miniatura, il ragazzo inseguiva Bruta seguita a sua volta da Gambe di Pesce.  Da tempo quei due trovavano un'insana interesse per la bionda che non se li filava da tempo, o almeno sino a quando non la salvarono da caduta sicura suscitando il lei un bagliore di speranza. A quanto pareva la giovane vichinga spericolata aveva ben presto dimenticato Eret, un ragazzo che era al servizio di Drago Bludvist a cui non impiegò molto a tradire poiché resosi conto di quanti sbagli che stava commettendo. 
Al contrario di Bruta il gemello, Tufo, non aveva alcun interesse per il genere femminile eccetto la sorella quando si trattava di fare i pazzi o azzuffarsi per i peggiori dei motivi.
Sistemato il kransen, un cerchietto dorato che era indossato dalle ragazze di buona famiglia che era anche prova di verginità, sul capo la ragazza adagiò sulle spalle una pelliccia con annesso cappuccio che andò a coprire in parte le spalliere.
Le ore erano passate da quando era uscita dall'abitazione del ragazzo e la bionda non riusciva ancora a dimenticare di come la fiammella della lampada ad olio illuminasse gli occhioni verde smeraldo del ragazzo sino a farli brillare di un bagliore particolare. Non lo aveva dato a vedere ma avrebbe trascorso delle ore a guardarli, o meglio a guardarlo. Molto probabilmente come qualche tempo fa l'avrebbe preso in giro per come muoveva le spalle o come balbettava. Questo pensiero portò la ragazza ad adagiare il volto nella mano e guardare con un sorriso vago il vuoto, sorriso che si spense non appena ripercorse con il pensiero quell'ultima battaglia che segnò tutti quanti.

"Ci mancherai a tutti, Stoick..."

Disse a bassa voce abbassando il capo rattristita.
In mente sua ancora la scena del classico funerale vichingo. Quella nave con sopra la salma coperta da un telo di lino bianco, il suo elmo adagiato sulla stoffa pura e il cielo scuro, anch'esso in lutto per la sua perdita.
Erano tutti, lei era al fianco della madre del ragazzo, Valka. Era una donna con un coraggio sconfinato, il suo lavoro era stato il più importante in quella storia. Ma in quel momento passò in secondo piano. Ecco, si era fatto buio. Archi puntati in cielo, occhi tristi, respiro sospeso. Le frecce infuocate scoccarono all'unisolo nell'oscurità sino a scendere a pioggia sull'imbarcazione accendendola un'ultima volta. Una preghiera in cuore fu detta tutti insieme, la rabbia della famiglia era percebple anche senza parole. Hiccup, giovane vichingo dall'intelligenza sconfinata assunse in posta immediata il ruolo di capo. Era inevitabile, ma inevitabile era come era riuscito a sconfiggere la cattiveria con una potenza superiore: L'Amore.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Acrobazie d'Amore ***


La pace a fatica tornò in seduta istante, fu difficile per tutti loro accettare quella perdita. Perdita che ancora persisteva ancora a Berk. Certe cose sono dure da lasciar passare, nessuno avrebbe perdonato quel gesto che costò cara la vita di un padre amore, di un marito fedele e di un capo responsabile.
Astrid scosse il capo, non poteva permettere che quel momento la abbattesse in quel modo. Lei era da sempre stata la guida di Hiccup, ora doveva sopratutto essere un punto di riferimento per il giovane. Non era solo la sua fidanzata (cosa che rendeva la ragazza estremamente orgogliosa e felice) ma anche la sua migliore amica, confidente, "braccio destro" e alleata.
Il solo pensiero di essere la fidanzata di Hiccup, le guance della giovane si tinsero di un rosso acceso e il respiro si spezzò, Tutto ciò era un sogno ad occhi aperti. Ammettere a se stessa che infondo aveva da sempre avuto una cotta per lui non era cosa da poco, anzi, era una cosa abbastanza difficile per lei. 
Fatto sta che fece un enorme sforzo per dimenticare momentaneamente l'accaduto e uscire fuori dall'abitazione, ove l'aspettava Tempestosa. La sua sola vista portò un enorme sorriso sul volto della bionda che si affrettò a salirvi in groppa e raggiungere il ragazzo che si era spostato verso Nord con la madre e Saltanuvole, un esemplare di Tagliatempeste imponente e estremamente affascinante.
Risaputa era il fatto che era anche lei capace di offrire uno spettacolo mozzafiato, e la sua entrata in scena non fu da meno. Eccola la bionda che ad alta velocità sfrecciò tra le nuvole schizzando da una parte all'altra lasciando riecheggiare nella scia la sua risata divertita. La velocità era una delle cose che amava. La sensazione di libertà e di pace che provava tra le nuvole era un qualcosa che non si sarebbe mai spiegata. Si alzò dalla groppa del drago, il busto si sporse nel vuoto in perfetto equilibri, la mano candita si resse alla cinghia che teneva legata la sella e la gamba si flesse delicatamente quel tanto che bastava per sfiorare la capigliatura castana del ragazzo che rise.

"Oh si certo, ora fai l'esibizionista. Non siamo in una gara Astrid!"

Esordì il ragazzo seguendo con lo sguardo la ragazza che scomparve tra le nuvole sotto lo sguardo attento della madre che sorrise. Quasi le fu spontaneo domandare al figlio "Siete una bella coppia. A quando le nozze? Berk vuole un erede." tale domanda fece rabbrividire il castano che quasi cadde da Sdentato per quant'era stupito.
La pioggia di pesci continuava a piombare fitta tra i due, mentre i draghi con entusiasmo mangiavano a sazietà.
Astrid dopo alcuni giri che fece si precipitò al fianco di Hiccup, a cui diede un fugace bacio sulla guancia prima di abbassare lo sguardo e guardare la sua Draghessa mangiare entusiasta quel pesce.

"Che si diceva?"

Chiese Astrid che rimase sorpresa dall'espressione attonita e dall'insolito colorito bianco della carnagione del ragazzo.

"Ahn... nu-nulla As-Astrid. St-Stavamo solamente pa-parlando de-della gi-giornata.."

Un momento di silenzio piombò nel triangolo lasciando la bionda con espressione spiazzata. Il suo modo per ironizzare fu uno solo. 

"Nu-Nulla As-Astrid. St-Stavamo so-solamente pa-parlando de-della gi-giornata."

Valka rimase un'attimo paralizzata. Cos'era quello? Che rappresentava? Solo quando Hiccup rispose comprese la situazione scoppiando a ridere divertita.

"I-Io non faccio cosi! Co-Cosa fai con le mie sp-spalle poi!"

"Ahaha! Lo vedi? L'hai rifatto!"

Rispose a gran voce la ragazza che puntò l'indice in direzione del castano per riprendere subito dopo quell'agitarsi tutta suscitando alta ilarità alla madre.

"Ferma! Dai basta Astrid!"

"La smetterò quando mi dirai di che stavate parlando. Ho solamente sentito "Berk". E quel che riguarda il Villaggio riguarda me."

Disse con serietà la bionda che si alzò dalla sella fissando con aria severa il ragazzo in attesa di risposta. Essa non tardò ad arrivare visto che la madre, con la tranquillità più assoluta al mondo ammise il suo argomento.

"Il tuo legame verso il villaggio mi fa realmente piacere. Questo dimostra che la nuova generazione tiene quanto la vecchia alla salute e alla sicurezza di un posto ricco di cultura e vita che va preservato. L'argomento che io e mio figlio stavamo trattando era il seguente: Quando vi sposerete te e Hiccup?"

"Ma-Mamma!"

Astrid ebbe uno svenimento che la portò a perdere l'equilibrio dal suo drago facendola scivolare velocemente verso il mare. Fortuna volle che Tempestosa era alquanto veloce cosi come lo era Sdentato e Hicc che si precipitarono a recuperare la giovane che fu presa al volo da Tempestosa passata immediatamente tra le braccia del ragazzo che la guardò dolcemente.

"Hiccup.
Ammettilo, vorresti sposarla vero? I tuoi occhi parlano chiaro, sopratutto la tua espressione."

"Astrid  è una ragazza di buona famiglia, è una Hofferson. 
Non sono e non sarò mai al suo livello. Insomma guardala. Lei è perfetta e sa chi è. Io chi sono? Sono solamente Hiccup."

Valka rimase dispiaciuta dalle sue parole, anzi, sul volto vi era un'aria alquanto amareggiata. Era solamente Hiccup? Lui era suo figlio. Mica pizza e fichi.

"Tu sei Hiccup Horrendous Haddock III, il figlio di Stoick l'Immenso e mio. 
Sei il portatore di pace, colui che anche se sta male farebbe di tutto pur di aiutare a star bene gli altri. Tu sei mio figlio, il ragazzo più straordinario al mondo. E qualunque scelta tu farai, io sarò orgogliosa e fiera di te."

Disse camminando sull'ampia ala del suo compagno, Saltanuvole, sino a raggiungere il ragazzo che strinse a se con fare amorevole. Hiccup in quel momento aveva tutto: una madre che gli voleva bene e la donna che amava. Ma non tutto, gli mancava il padre e questo lo si vedeva da come a quell'abbraccio sospirò profondamente. Valka comprese immediatamente cosa succedeva cosi accarezzò dolcemente il volto del ragazzo sorridendogli con immenso affetto.
Astrid aprì lentamente gli occhi, quella scena le riscaldò il cuore cosi richiuse quei occhioni azzurri e tornò allo stato della svenuta. Non aveva alcuna voglia di rovinare un momento famigliare, sopratutto perché in quel momento lei era superflua. Il castano rise divertito, non era da tutti i giorni avere un trattamento simile dalla madre. Il giovane per l'imbarazzo abbassò lo sguardo, notò subito il vago rossore sulle guance di Astrid. Un sorriso nacque sul viso del ragazzo dando luce a quei occhioni verde smeraldo che si accesero di una luce nuova.

"Si.
Ho intenzione di sposarla. Ma voglio fare tutto con calma, non appena torneremo a Villaggio appianerò le cose. Deve essere tutto perfetto per colei che è la perfezione in persona."

Ecco, un sorriso prese posto sul viso di Astrid che si "risvegliò" allungando la mano sulla guancia di Hiccup. La bionda si mise seduta, accostando il volto al suo e in un bisbiglio a fil di voce disse la sua. Dopo tutto non passò inosservato alla madre che guardò con aria complice il figlio che avvampò violentemente. Cosa gli disse? Semplice:

"Hiccup, sei uno sciocco." 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Neve, Fuoco e Proposte ***


Il volo di ritorno verso casa fu spettacolare.
Immaginatevi la scena. 

Il cielo era tinto da vari colori che si mescolavano in una tavolozza degna di un pittore impressionista, le nuvole erano colorare di un rosa acceso e il cielo sottostante era di un rosso aranciato magnifico. I colori caldi di Saltanuvole si unirono in una danza leggiadra con il cielo che sembrava invitarlo in un dolce abbraccio; il nero di Sdentato era quel tocco in più per rendere il tutto più favolistico. Il manto sgargiante di Tempestosa si andava a miscelare con quello dei presenti andando a completare quel volo di vita, amore e libertà.
Una volta arrivati a Berk la scena che si prospettò era delle più classiche. I due gemelli, Testa Bruta e Testa di Tufo, erano di nuovi uniti in una litigata senza freni proprio come il drago in condivisione, Rutto e Vomito. A farvi da spettatori passivi vi erano Moccicoso e Gambedipesce intenti a lodare la bellezza di Bruta.
Astrid scese dalla groppa di Tempestosa e con gesto secco divise i due litiganti. 

"Cosa sta succedendo qui? Bruta, Tufo. Siete sempre i soliti, vi ho espressamente chiesto di rifornire il villaggio d'acqua potabile dal pozzo."

"Ma Astrid! Non sgridare la mia Principessa. Lei non c'entra nulla, la sua era legittima divesa, vero colombella?"

Cinguettò giulivo Moccicoso che in cambio della difesa ricevette un pugno in pieno volto. Seppur quei due fossero ormai fidanzati; si avete capito bene! Dopo vari dubbi e difficoltà Bruta ha deciso di fidanzarsi con il narciso del gruppo; continuavano a sembrare semplici amici di litigata. E di Gambedipesce? Lui ancora non si era ancora arreso, era duro a demordere il biondino. 

"Io non ho fatto nulla! Non ricordo neanche per quale motivo stavamo litigando!"

"Giàààà!"

"Mia cara, stavate litigando sul torturare un troll o di farlo abbrustolire dal Cerino qua dietro!"

"Ehy! Il mio Zannacurva non è un Cerino! Bada a come parli Mr. Ilmiodragoèilpiùlentodell'universo!"

"NoNo, non diceva sul serio /forse un pochino/, bellezza mia."

[.....]

Un momento di silenzio calò sulla piazza animata dagli sguardi sconcertati di Hiccup, Valka e Astrid prima di riportare gli occhi su Gambedipesce che coccolava la sua Muscolone.
Fortuna volle che Skaracchio fece la sua entrata in grande stile.... ciò vale a dire un'altra aria di sgomento momentaneo.

"I TROLL ESISTONO! CONTINUO A RIBADIRE CHE ESISTONO! E RUBANO SOLO I CALZINI SINISTRI!"

"Che ci faranno non so....
Skaracchio l'abbiamo già sentita anni fa questa battuta"

Disse Hiccup ridendo divertito andando a contagiare il resto della banda, Skaracchio stesso. Era raro vederlo ridere, ma quando lo faceva era come se tutto fosse tornato ai vecchi tempi.
Moccicoso si avvicinò a Hiccup, si poggiò di spalle al fianco di Sdentato che lo guardò infastidito. Aveva tutta l'aria di dover chiedergli qualcosa. Si sa, il rapporto tra "Il mio migliore nemico" era qualcosa che nessuno avrebbe mai compreso, ne Hiccup e tanto meno Moccicoso stesso.

"Che dovevo dire?
Ah si! Dobbiamo.... che dobbiamo fare?"

"...... Skaracchio........
Non mi vorrai dire che ti sei dimenticato dell'annuale festa dello Snogghethon!"

"Ah si! Grazie Astrid!
Allora. Dobbiamo preparare la festa per lo Snogghethon. Ci approfitteremo e onoreremo anche Odino. Il Villaggio richiede nuovi membri, eh Hiccup!"

Disse l'uomo con tanto semplicità prima di eclissarsi nella sua bottega. Bruta rimase un'attimo zitta mentre Tufo si approfittava per vendicarsi delle "botte" subite prima. Ahimè il suo tentativo di vendetta andò a farsi benedire non appena la bionda esordì con un "GUARDA LA CODA!" che fece girare su se stesso il biondo che irò di volersela tagliare.
A momenti Bruta si allontanò ridacchiando divertita. Nella sua scemenza sapeva perfettamente come ripagare i tolti subiti dal fratello.
Mano mano tutti quanti se ne andarono, chi come Valka tornò a casa per rassettarla, chi come Astrid dedicò ore extra al volo e chi come Gambedipeesce per approfondire alcuni argomenti sul Libro dei Draghi.
L'unici rimasti li, privi di commenti sull'accaduto erano proprio Hiccup e Moccicoso. Quest'ultimo non esitò ad aprir bocca.

"Hiccup, tu non piaci a me e io non piaccio a te..."

"Tu mi piaci, insomma, sei un mio amico nonché mio cugino!"

"Ah ti piaccio? Non lo sapevo- Insomma, si, ma non importa! Tu non piaci a me e io piaccio a te, ehe trovo sempre la soluzione giusta. Chi sono io? Il grande Moccicoso!"

"............................
Vieni al punto "Grande Moccicoso"

"Si, giusto.
Voglio chiedere a Bruta di sposarmi. Insomma, è un bel bocconcino di femmina e non voglio farmelo scappare."

{Bocconcino di femmina.
Ci penserei due volte a dirlo. Non è brutta, ma scompare a confronto della mia amata.}

Pensò Hiccup annuendo lentamente alle parole del ragazzo. Sposare Testa Bruta? Era periodo di sposalizi quello o per caso? 
Sdentato alzò la coda dandola in faccia a Moccicoso che a sua volta, infastidito da Zannacurva, incendiò "amorevolmente" il suo didietro facendo si che il ragazzo corresse da una parte all'altra al grido di "BRUCIO! BRUCIO! BRUCIOOOOOOOOOOOOOO!" irritando Skaracchio nella bottega che afferrandolo per le spalle lanciò ""delicatamente"" il poveretto in una bacinella d'acqua fredda.

"E io che c'entrerei nella tua proposta, scusami?"

Domandò Hiccup che rimase ben in sella a Sdentato lodandolo con qualche carezza del suo lavorato. Moccicoso si alzò dalla bacinella, scrollandosi alla ben'e'meglio l'acqua in eccesso.

"Tu dovrai aiutarmi.
Io do una cosa a te e tu dai una cosa a me, no?"

"Cosa mi daresti tu in cambio, scusa. 
E poi questi sono favori tra amici non c'è bisogno di fare scambi."

"Cosa? Cosa? COOOOOOOSA?!
La mirabolante e fantasmagorica acqua di Moccicoso! Immaginati in un giorno afoso, la temperatura è alta-"

"Moccicoso, qui è impossibile che faccia estremamente caldo. Se portiamo delle pellicce un motivo c'è, non credi? Di certo non è per estetica! E poi guardati attorno. Tutto bianco. Ne-ve."

"..................................... Aaaaaaaaaaaaaaah piantala di smontarmi!"

Hiccup scoppiò a ridere, con quel che era successo e quel che si portava dentro era più facile vederlo in un momento d'ilarità. Anche quando non trovava nulla da ridere, o almeno a lui non sembrava ma ad altri si, lui rideva per il gusto di rivivere anni di spensieratezza passata.

"Va bene va bene. Ti aiuterò a fare la proposta a Testa Bruta."

"LO SAPEVO CHE NON POTEVI DIRE DI NO!"

Moccicoso saltò in sella a Zannacurva che spiccò subito il volo lasciando dietro se la scia della voce del suo Cavaliere che diceva "Il numero uno. E' proprio il numero uno.".
Strano a dirsi, ma in quel momento il complimento del moro riscaldò il cuore a Hiccup che inconsciamente portò la mano al petto accennando un vuoto sorriso.
Scosse appena il capo andando a dare una lieve carezza al dorso del Furia Buia incitandolo a prendere il volo anch'esso per avviarsi alla Radura.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I fiori d'acciaio di Berk ***


Parallelamente alla storia dei due Vichinghi intenti ad elaborare un piano di proposta, troviamo le loro fidanzate anch'esse intente a fare qualcosa.

Da una parte Astrid, che era atterrata dietro l'Isola dove vi era una spiaggia, dall'altra Bruta che era andata a rifugiarsi in una piccola grotta (da lei chiamata "La sua tana") poco lontano dall'amica. Entrambe avevano un problema, entrambe avevano un dubbio e dei timori. Ma nessuno avrebbe mai saputo tutto ciò poiché avevano da difendere le corrispettive nomee di Donne di Ferro.
Astrid almeno sapeva con chi confidarsi, o con il suo diario o con Tempestosa che in un modo o nell'altro l'aiutava a superare i problemi. 

Ma Testa Bruta? Testa Bruta chi aveva? Chi aveva se non se stessa e nessun'altro? 
Neanche il suo amato Vomito poteva aiutarla poiché al suo fianco c'era Rutto. Tutto ciò fece comprendere alla bionda quanto in realtà fosse sola. Non bastava un fratello gemello compagno di scorazzate o di casini, non bastava un drago a due teste incendiario per farla sentire completa, non bastavano dei genitori di cui non ricordava neanche il nome pur avendoli davanti l'occhi tutti i giorni chiamandoli solamente "Mà e Pà", non bastava nulla di tutto ciò. 
Ed è proprio questo che in quel momento Bruta stava pensando, rimuginando tra se e se tutto il resoconto della sua vita.
Il capo era nascosto tra le esili braccia che circondavano le ginocchia tirate al petto, la schiena poggiava a malapena contro un'enorme masso di roccia che spezzava al centro la caverna dando vita a due divisi abitacoli.
Lo sguardo turchese era stato nascosto dalle folte ciglia che si adagiavano sulle guance, le labbra fini erano piegate in un'amara espressione che lasciava capire solo a lei quel che stava accadendo.
In tutta la sua vita aveva dato a vedere la sua parte più pazza e spericolata, non mentendo mai su chi era. Chi era lei? Chi era quella bella ragazza dal volto affusolato e dai grandi occhi azzurri? Chi era quella fanciulla con i lunghi capelli biondi legati in delle trecce che contornavano il volto illuminandolo di luce nuova? Chi era quella ragazza che rideva e scherzava, che picchiava e che era di linguaggio liberale? Era semplicemente una ragazza che ha da sempre imparato a nascondere i suoi sentimenti, una ragazza che amava da impazzire l'adrenalina e il pericolo poiché quelli erano una valida via di fuga dalla realtà dei fatti.
Si, si era da sempre dimostrata quel che era da sempre stata: Una biondina spumeggiante che ride in faccia al pericolo e alla paura dando libera via all'avventatezza e all'adrenalina che un gesto sconsiderato o una zuffa poteva dare.
Eppure qualcosa le mancava. Cosa però? 
-Vivere la vita sul filo del rasoio? No, ce l'aveva.
-Un fratello gemello pazzo quanto lei? Anche quello.
-Un drago che faceva più danni che danni e che amava cosi com'era, poiché era come lei? Anche.
-Una migliore amica che sapeva capirla senza problemi? Che non si sforzava a cambiarla? Astrid lo è.
-Un ragazzo che ai tempi dell'infanzia amava ma che poi ha capito che non era tagliato per lei? Hiccup lo era stato.
-Magari un fustacchione tutto muscoli e charme che sapeva respingerla senza problemi? Eret lo era stato.
Allora cosa mancava nella vita della Thorston? Aveva tutto e niente in quel momento. Il capo lentamente si alzò, la visuale che ebbe la bionda non era delle migliori. Vedeva tutto cristallizzato, che magari era stanca? No, molto semplicemente a quell'elencare "si e no" gli occhi della giovane vichinga si era riempiti di lacrime, medesime lacrime che in quel momento davano vita a singhiozzi su singhiozzi a cui non riusciva a dar taglio.

"Che mi sta succedendo?"

Domandò a bassa voce asciugandosi con il manicotto più e più volte gli occhi cercando di smetterla. La sua bella voce squillante era spezzata dal pianto, le guance si tinsero di un leggero rosso, le labbra dapprima serrate in un'amara espressione si rilasciarono in una smorfia di dolore. Non dolore fisico, ma interno. Dolore che la stava dilaniando il cuore facendole piangere l'anima stessa.
Ecco qual'è il lato più nascosto di Thorston Testa Bruta. Il lato che nessuno avrebbe scoperto se non lei stessa anno dopo anno, presa di coscienza dopo l'altra sino a portarla in uno stato in cui sarebbe stata a conoscenza.

"Basta. Devo smetterla. Non posso continuare cosi. Bruta riprendi controllo su te stessa. ORA!"

Continuò a ripetersi poggiando violentemente le mani sulle guance in sonori schiaffi che furono uditi da lei e dall'acustica della caverna.
Ecco. Finalmente smise. Si asciugò ancora una volta il volto bagnato e cercò di riacquistare la sua solita baldanza. C'era riuscita un'altra volta. Aveva padroneggiato la sua debolezza sino a farla piegare al suo volere. Si, ce la poteva fare e sempre ce l'aveva fatta. Lei era Bruta, la vichinga più pazza e allegra che c'è su tutta Berk. 

Astrid.
Un nome che diceva tutto, che segnava la vita del giovane Hiccup che la vedeva come una dea.
E forse una dea lo era la piccola Hofferson che era sbocciata e divenuta un'affascinante donna.
Lei era forte, determinata, seria e caparbia. Era animata dall'audacia che solo gli Hofferson avevano e che solo lei, come ultima della sua famiglia, conservava. 
La sua figura era ben nota a tutti i ragazzi di Berk che l'ammiravano sempre di più. Quando era più piccola era la migliore nell'Addestramento Antidraghi, era quella che aveva i voti più alti e i risultati più soddisfacenti data la sua natura e indole bellicosa. Ma cosa nascondeva questa bella fanciulla dagli occhi di cielo? 
Chi era in realtà Astrid Hofferson, la ragazza Audace? 
Semplice. Astrid era Astrid. Lei sapeva chi era lei, e sapeva chi voleva essere. E voleva essere semplicemente se stessa.
Ed è proprio a riva della spiaggia che la bionda comprese mille e mille volte che la sua vita non era tutta adrenalina e violenza. Ora anche lei, come Bruta, stava facendo i conti con la sua natura e i suoi frutti.
In tutta la sua vita che aveva avuto sino ad ora?
-Voti alti in tutti gli Addestramenti? Li ha avuti.
-Ruolo attivo nella Protezione del Villaggio contro di Draghi? Anche quello.
-Una famiglia che per colpa dei Draghi medesimi era stata dimezzata, sino all'ultimo componente? Sino a perdere il suo adorato Zio Finn? Anche.
-Essere invidiosa e collerica contro un ragazzo perché improvvisamente la sua inettitudine era mutata in un successo dopo l'altro? Hiccup era quel ragazzo, si anche quella.
-Un ragazzo "Appiccicoso" che la corteggiava senza spiano non dandosi mai per spacciato sino a quando ha capito che lo era? Moccicoso lo era stato.
-Un ragazzo che una volta ogni cent'anni tentava di rubargli un bacio, proprio come quella volta alla suddivisione dei Draghi per Specie sull'Isola dei Draghi? Anche, e aveva anche un nome: Gambedipesce.
-Tirare pugni e poi sostituirli con baci ad un ragazzo dall'altezza di uno spicciolo? Pure quello era Hiccup.
-Essere la fidanzata del povero ragazzo che sopportava gli attimi di dolcezza fine che si mutavano in violenza non tanto fine che la conducevano a tirare pugni e peggio ancora, afferrarlo per i capelli e tirarlo a se? Anche. Guarda, lo ha già nominato due volte. Hiccup.
Allora cosa gli mancava? Cos'era quella cosa che continuava ad assentarsi dal suo appello mensile? 
Incrociò le braccia al petto lasciando che la schiena di adagiasse sulla pelle di Tempestosa, portando quest'ultima a appoggiare il muso vicino alla padrona guardandola preoccupata. Non l'aveva mai vista con quell'aria cosi strana, c'era per forza qualcosa che non andava. 

"Credi che troverò quel che cerco, piccola mia?"

Domandò la bionda che abbassò lo sguardo verso gli occhi della draghessa andando ad accarezzarla.
I suoi occhi non erano più quelli che aveva visto quella mattina, no, era decisamente cambiati. Non erano di quel turchese mare tropicale, ma di un turchese molto scuro quasi morto. Spento, ecco come definirlo. Il suo sguardo era spento e privo di qual si voglia "emozione". Sembrava come se tutte le belle cose le fossero state strappate via con una violenza tale da cambiarla radicalmente, o almeno di trasformarla in qualcosa di totalmente diverso di com'era. Persino la carnagione color pesca ne risentì andando a sfociare in un bianco, le guance non erano più irrorate di un salutare rossore che la rendevano una bambolina di porcellana, no, ora erano bianche come la neve. Non c'era più quel sorrisetto che era un misto tra il beffardo, il complice, l'ammaliante e il determinato; ora c'erano delle labbra tese in un mellifluo sorriso che lasciavano vedere quanto malessere aveva accumulato negli anni.
Tempestosa lo capì immediatamente, da quando era divenuta il suo drago aveva ascoltato tutta la sua vita e ne aveva preso parte come spettatore, sapeva che il suo animo stava male e che solo quella vita frenetica fatta di pericoli e corse la distraevano dando vita alla Astrid che tutti conosciamo.
Alzò il muso di scatto andando a leccarle il volto in un rassicurante gesto d'affetto. Ma... cos'era quel sapore strano, cosi salato che ora impregnava la lingua della draghessa che si era scostata di pochi centimetri; quel poco per far poggiare il suo corno sulla fronte della bionda.
Stava piangendo? Astrid piangeva?
Si, stava piangendo come una bambina. Con sommersi ansimi, trattenuti singhiozzi e agognati tentativi di darla a fine. No, non ce la poteva fare in quell'istante. Doveva liberarsi di quel peso che continuava ad aggravarsi sul suo cuore. Doveva prendere i suoi minuti per elaborare ogni perdita della sua vita. Doveva concedersi almeno un istante per tornare quella piccola vichinga che brandiva determinata tra le mani l'ascia, che con quei suoi occhioni colmi di insegnamenti cinici vide suo zio, l'unico rimasto nella sua vita, pietrificarsi totalmente innanzi a se per colpa del drago più infimo della terra; portando l'uomo a spegnersi lentamente come una candela ormai troppo usata. Aveva totalmente il diritto di recuperare quel lutto importante che non solo segnò il buon nome della sua famiglia, ma sopratutto la sua vita. 
Era li che stretta al collo di Tempestosa, con le sue ali che la coprivano interamente tenendola lontana da occhi indiscreti che si abbandonò totalmente. Che pianse come mai aveva fatto in vita sua, come mai avrebbe più fatto nel resto della sua vita. E ora, ora che le lacrime avevano preso il sopravvento incominciò a elaborare anche il lutto di Stoick.
Lui non era stato solo un capo benevole, non era stato solo un caparbio vichingo capace di essere rude quanto gentile, no, lui prima di tutto era stato un padre amorevole. Si, anche lui aveva sfiorato momenti in cui era asfissiante e iperprotettivo, ma lo era stato con chi più amava. Con il figlio. Ed era proprio al figlio che Astrid doveva tutto, che doveva ringraziare per avergli fatto conoscere (a inconscio del castano) quella parte che ora spadroneggiava sulla cinica se.
Stoick per lei non era solamente il Capo del Villaggio di Berk, no, per lei lui era un uomo di valori, di cuore, di coraggio e sentimenti. Un uomo che non si faceva mettere sotto da nessuno, ma bensì metteva sotto. Un uomo che hai suoi occhi era il padre perfetto per ognuno di loro; anche il suo. Non l'avrebbe mai ammesso ma non vedeva l'ora che arrivasse il giorno in cui non solo avrebbe sposato il ragazzo che più amava il vita sua, ma per poterlo chiamare; con chiaro fare amorevole; "papà".
Si perché 'papà' si può chiamare non solo colui che ha contribuito a metterti al mondo, ma anche colui che ti ha indirizzato verso la retta via o colui che ti spalleggiava in varie occasioni. Per Astrid chiamarlo 'papà' sarebbe stato l'equivalente di dirgli in faccia, senza alcun timore del suo titolo 

"Ehy, grazie di avermi concesso d'essere la moglie di tuo figlio. Grazie per avermi concesso di essere una componente della tribù. Grazie di essere quello che sei. Grazie di trattare ognuno di noi come persone importanti per te. Grazie di accettarmi per quello che sono."

Semplici parole che per tante persone sono nulla, ma per la Hofferson cresciuta da sola, senza nessuno vicino era la cosa più importante che avrebbe potuto dire in quel momento.
Il silenzio tornò a calare sulla spiaggia i cui rumore d'onde che si infrangeva sul bagno asciuga era l'unico rumore che si udiva. Gli ultimi strascichi dei singhiozzi ebbero fine, lo sguardo della bionda tornò a formattarsi e a dar vita a quel che sempre era stato. Ora si sentiva meglio la ragazza che si affrettava ad asciugarsi le mani e a sorridere amorevolmente alla Draghessa che ringraziò il cielo che tutto era finito. Era uno strazio per lei vedere la sua amica ridotta in quello stato.

"Ci sei sempre per me, non so come ringraziarti a dovere."

Furono le uniche parole che la ragazza proferì prima di accostare le rosacee labbra al muso della Draghetta ove depositò un dolce bacio che fece gorgogliare la sgargiante creatura felice. 
Ora andava tutto bene, ora aveva preso pieno possesso delle sue emozioni che volevano uscire prepotentemente da lei. Adesso poteva tornare al Villaggio e recuperare il tempo perduto per ritagliarsi del tempo personale.
Si alzò tranquillamente, si scrollò da dosso la sabbia e risalì in sella alla sua dolce compagna per poi volare in rotta di casa. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** ..... Mai un te senza me. ***


Durante il volo non mancarono le acrobazie, medesime acrobazie che furono accompagnate da un "WOHOOOOOO" liberale che animò la biondina che aveva allargato le braccia lasciandosi abbracciare dal vento scaturito dall'alta velocità. Tempestosa tagliava l'aria con quell'apertura alare che la caratterizzava, sfrecciava nel cielo ormai azzurro come fulmine in notte buia, si librava come una foglia in balia del vento senza mai fermarsi. Faceva giravolte, sfiorava il pelo d'acqua e poi risaliva per riscendere in piccata. Era uno spettacolo che faceva rabbrividire.

Ed eccola. Berk.
Un Villaggio nel verde che viveva di caccia e pesca, un Villaggio che aveva visto mille difficoltà ma le aveva superate tutte. Un Villaggio che lottava e vinceva, che risorgeva dalle sue ceneri come una fenice. Quel Villaggio aveva visto nascere e crescere sette generazioni di vichinghi che proteggevano l'Isola come se era il tesoro più prezioso al mondo. E in effetti lo era. Berk era uno smeraldo contornato da zaffiri. 
Astrid andava orgogliosa di quel posto, delle persone che vi abitavano e delle sue dolci e protettive infestazioni. 
Finalmente il volto della bionda si accese di vita nuova, gli occhi ormai erano tornati ad esser accesi e vispi; le labbra si erano rilassate e formavano un allegro e spensierato sorriso. 

Questa è Astrid... e questa è Berk.
Ed è proprio quello che la bionda urlò a gran voce con tutta l'adrenalina in corpo, annunciando con estrema allegria la sua fierezza di essere una Vichinga.

"QUESTA E' BERK!"

Riecheggiò nell'aria accompagnata da un "ruggito" di Tempestosa che anch'essa manifestava quant'era contenta di abitare li con loro. 
E sono proprio quei loro che corsero al centro del Villaggio guardando con stupore la ragazza che decollò con determinazione verso di loro. Si alzò in piedi, si resse ad un corno della sua amica e si sporse fuori allungando la mano verso i ragazzi che rimasero senza parole. Astrid non si sarebbe mai comportata in quella maniera, c'era qualcosa che non andava. E Hiccup fu il primo a scorgere quel leggero rossore nei suoi occhi color cielo mattutino. A lui non passava inosservato nulla, lui era il primo e l'unico a carpire i piccoli cambiamenti che coinvolgevano la sua amata. Proprio li, sopra lo strapiombo che dava sul porto che la ragazza atterrò senza troppi problemi. 
Si scostò con movimento fluido la frangetta che sistemò poco sopra l'occhio. O quei occhi, quei occhi ora si perdevano nell'immenso del mare assaporando già la gioia di scoprire nuovi posti, nuove isole e nuovi draghi. Proprio in quel momento, la bionda si voltò e portò le mani sul muso della sua draghetta guardandola con dolcezza.

"Non ci lasceremo mai Tempestosa. Rimarremo sempre insieme, qualunque cosa succeda io sarò per te quel che tu sei per me. Un'amica e una complice fidata in ogni occasione. Non permetterò a nessuno di dividerci."

"E noi? Qualcuno ci dividerà Milady?"

Domandò Hiccup facendo capolino da dietro la draghessa che accarezzò con delicatezza. I suoi occhi smeraldini di posarono sulle iridi irradiati dalla luce del sole della ragazza che fece un profondo sospiro scuotendo il capo. 

"Mai nessuno ci dividerà, mio amor amor mio."

Sussurrò a fil di voce la giovane vichinga che si diresse a gran passi verso il ragazzo che gli prese le mani portandole al volto, ove vi poggiò un bacio. 
Lei era per lui uno dei doni più preziosi oltre alla vita, oltre alla famiglia e oltre al suo amico Sdentato.
Avrebbe combattuto contro mille Dargur, Drago e mille Alvin pur di avere al suo fianco la sua bella. In quei suoi occhi c'erano la vita, c'era tutta la sua di vita. Dai primi anni dell'Accademia sino ai giorni attuali, Astrid era e sarà sempre il suo sogno d'amore più grande. Anche ora che stavano insieme e che ben presto gli avrebbe chiesto di sposarlo. 

"Astrid...."

Disse imbarazzato il giovane che lasciò le mani della ragazza per portarle sul suo volto, accarezzandolo dolcemente. Tra di esse ora c'era un fiore di cristallo, forte e resistente quanto fragile e delicato. Hiccup rimaneva sempre incantato di come la bellezza della sua donna fioriva giorno dopo giorno, lasciandolo cosi.... a bocca aperta e con il cuore gonfio d'amore. Medesimo amore con cui accostò il volto al suo baciandola. 
Non era uno di quei baci dati di fretta e furia, no, erano uno di quelli colmi di passione bruciante; pieni di sentimenti e traboccanti di emozioni. Era un bacio pieno d'amore che in quel momento fu ricambiato, con immenso stupore, dalla bionda che sentì una stretta al cuore per l'emozione. Lentamente portò le braccia sulle spalle del castano chiudendole subito dopo sino a quando il proprio corpo non aderì perfettamente a quello del giovane, che a sua volta lasciò scivolare le mani dal volto lungo i fianchi della bionda che serrò in un appassionato abbraccio.
Tempestosa fu quasi imbarazzata da quella scena, infatti si voltò immediatamente sgaiottolando silenziosamente da Sdentato che era occupato nella piacevole mansione dell'oziare. Infatti la draghessa si sdraiò al suo fianco volgendo il muso vicino a quello suo, quasi fu divertente vedere come il Furia Buia sgranò gli occhi nel vedere la giovane draghetta al suo fianco; cosi vicino al suo muso. Cosi vicino da potergli dare una leccata veloce come se nulla fosse. Ma per lui era qualcosa di inspiegabile, fu istintivo "consolarla" da quella scenetta cosi melensa.
Gli occhi dapprima chiusi si aprirono andando a riflettere l'uno negli altri in una miscela romantica. 
I colori del mondo racchiusi nello sguardo di due innamorati. 
Per Astrid era un'apporto eccessivo di dolcezza cosi, dopo essere rimasti a guardarsi per interminabili minuti, la ragazza si distanziò tirando un amorevole pugno sulla spalla del castano che rimase senza fiato per quant'era la forza.

"Tempestosa, andiamo."

"No aspettate!"

Esordì di fretta il ragazzo che allungò la mano verso la ragazza che era rivolta di spalle. Si girò di scatto e bom! Un nuovo inconveniente animò i loro volti che si illuminarono di un rosso acceso dato l'imbarazzo. Hiccup senza prendere le giuste misure era andato paro paro sul seno della ragazza che trasalì completamente rimanendo con il respiro sospeso. E ora? Ora nulla, uno schiaffo sulla mano e l'aria contrariata presero posto sul viso di Astrid che guardò infastidita il giovane vichingo che si accarezzava dolorante la mano colpita.

"Sc-Scusami As-Astrid."

"Tsk, Hiccup che tu eri un maschio lo si vedeva lontano miglia ma arrivare a darne dimostrazione è eccessivo; non trovi?"

"I-Io... Non vo-volevo dimostrarlo! Io lo so, tu lo sai, loro lo sanno. Non ho da dimostrarlo a nessuno. 
Comunque, dovete venire al Villaggio con me. Bruta ancora non è tornata e siamo preoccupati. Insomma, Moccicoso è preoccupato cosi come lo è Gambedipesce. Tufo a contrario è contento di non averla più tra i piedi."

"Bruta non è tornata al Villaggio? Sapete dov'è andata? Andiamo, dobbiamo cercarla immediatamente! Tu vai a chiamare l'altri, prendete i draghi e ispezionate l'intera Isola..."

"Vado subito! Ci ritroviam-"

"Hiccup, tu vai a Nord con Tufo, ha bisogno di qualcuno di intelligente che lo aiuti con il suo Drago. Io vado verso Sud, Moccicoso a Ovest e Gambedipesce a Est. Questi sono gli ordini!"

"............Appunto.
Andiamo subito, se uno di noi la ritrova ci incont--- è andata."

Povero Hiccup, neanche tempo di finire la frase che Astrid era salita su Tempestosa ed era volata via nella rotta da lei prestabilita. 
Il vichingo scosse il capo e saltò su Sdentato che volò immediatamente verso il Villaggio a cui comunicò dall'alto il piano d'azione per il ritrovamento della giovane agli altri.
Testa di Tufo, alquanto infastidito si arrese. Non poteva volare senza la sorella che manovrava l'altra testa, ma stranamente un'idea balenò in quella mente bacata. Corse da Skaracchio chiedendogli una sella singola, abbastanza grande che coprire l'ampiezza della groppa del Bizzippo. L'uomo baffuto gliela diede, aiutandolo persino a montarla. L'impresa non fu delle più facili, ma alla fine ci riuscirono. Cosi il biondo svampito saltò su Rutto&Vomito e con vari problemi di "comunicazione" riuscì a raggiungere il giovane Hiccup che continuava a virare da una zona all'altra per ritrovare l'amica.
Intanto a Berk la biondina rincasò dopo poche ore che il gruppo era uscito. Ad attenderla ci fu Skaracchio e Valka che rimembrarono con toni alti il passato. Non appena la videro, la donna si alzò correndole incontro per poggiargli le mani sulle spalle fissandola.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Gli occhi della verità ***


"Bruta, dove sei stata?
Ci siamo preoccupati molto per te! Gli altri sono usciti e sono andati a cercarti!"

"Dove sono stata? 
Io.... sono stata in giro. Un po qua e un po la, un po su e un po giù... insomma sono stata ovunque e da nessuna parte."

Disse la vichinga che guardò negli occhi la donna che rimase ad ascoltarla non poco stordita. Certo che era parecchio strana! Ma l'importante non era quello, niente affatto. L'importante era che la ragazza era tornata a casa e che stava bene, o almeno dava quell'impressione. Bruta si scostò dalla donna e con nonchallange si allontanò andandosene verso casa, lasciando Valka a guardarla. 

"Non ci fare caso, Testa Bruta è cosi di natura.
E' la ragazza più strana e folle del Villaggio. Lui e suo fratello gemello Testa di Tufo sono dei casi persi, dei veri uragani senza freni. Sembra quasi che compiono azioni senza pensarci sopra, mi domando se sappiano pensare o se abbiano un cervello. Molto probabilmente è scappavo via dopo tutte le testate che si sono dati sin da piccoli."

"Non è cosi Skaracchio.
Quella ragazza, Bruta per intenderci, ha pianto. 
I suoi occhi conservavano ancora quella tristezza che si ha quando si piange, deve essergli accaduto qualcosa di cui noi non sappiamo nulla."

"Bruta che piange?
Ahahahahahahahaha Valka! Ti prego! Se continuerai a fare battute me la farò nelle mutandine di pizzo!"

Valka all'ultima frase si girò verso l'uomo guardandolo sconcertata. Un uomo grande e grosso che indossava intimo femminile? Qualcosa non quadra e se quadra quadra alquanto male. Quasi non toccato da quell'occhiata lanciatogli, l'uomo dai lunghi baffi color sole agitò la mano multifunzionale in aria urlando contro a dei Terribili Terrori che avevo letteralmente messo a soqquadro la sua bottega. La donna scosse il capo, qui l'unico terrore era il caro vecchio "Rutto" del Villaggio. 
Come un uragano il gruppo di ragazzi dopo aver stazionato al punto stabilito per la riunione tornò a casa precipitandosi letteralmente nella piazza. Non solo Astrid era visibilmente preoccupata per l'amica, ma non quanto lo erano Moccicoso e GambediPesce che scesero di fretta e furia dai corrispettivi draghi e invasero Berk con le loro grida. Subito dopo, con un tonfo e un sonoro urlo arrivò Testa di Tufo che si schiantò contro un masso seguito da Rutto e Vomito.

"Ouch... che male.... 
RIFACCIAMOLO! E' STATO..... MI-TI-CO!"

Hiccup scosse il capo, la mano si portò sulla fronte andando a coprire buona parte degli occhi che erano chiusi. 
Astrid incrociò le braccia al petto, l'espressione era tirata e alquanto infastidita. Anche in quel momento il biondo doveva fare il cretino? La vichinga sospirò lasciandosi andare un lento 
"Passano gli anni ma il livello intellettuale di Tufo rimane sempre il medesimo." ,pensiero che fu confermato dal castano che guardò sconcertato Tufo che saltò nuovamente in sella pronto per un nuovo schianto.
Fortunatamente  Tempestosa comprese il fulmineo gesto di mano che Astrid fece. Difatti la giovane draghessa scagliò alle zampe del Bizzippo alcuni aculei che lo fecero retrocedere di qualche passo scagliando a terra il malcapitato che batté la testa.

"Meglio.
Non darà fastidio per un po. Brava Tempestosa"

Fu l'unico commento che fece la ragazza che si voltò soddisfatta andando a grattare sotto il muso alla draghetta che gorgoglio contenta.
Il giovane capo fu raggiunto dalla madre che immediatamente comunicò al figlio che Bruta era rientrata ed era alquanto strana. Cosa che non scappò all'udito di Moccicoso che era comparso alle spalle della donna. Gli occhi che caratterizzavano da sempre il vichingo erano pieni di orgoglio, prepotenza, fierezza e sprizzanti di sicurezza in se; cosa che in quel momento non erano affatto. Anzi, erano passati dai preoccupati e seri a brillare di una luce che mai era stata vista dagli altri componenti del gruppo. Astrid stessa si sorprese nel vederla, Hiccup medesimo rimase stupefatto di come una donna; quella donna; riuscisse a cancellare ogni segno di alterigia in lui. Come un fulmine schizzò via lasciando dietro se solo un "GRAZIE!" che riecheggiò sordo nelle strade silenziose del Villaggio.

Nella sua corsa Moccicoso incontrò Gambedipesce che lo bloccò chiedendogli informazioni se l'aveva trovata. Il castano scosse il capo, negò ogni minima cosa e con alto menefreghismo riprese a correre verso l'abitazione della bionda; lasciando li, il povero compagno pieno di domande e dubbi riguardo quello.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** I cuori pazzi e freddi sono i più dolci ***


Finalmente a casa sua.
Moccicoso era davanti all'abitazione della ragazza.
Una classica costruzione in legno caratterizzato da un'imposta che si estendeva ai lati, come se fossero due teste di draghi. Due teste di un Orripilante Bizzippo.
Bruta era li dentro, sentiva il suo profumo inebriarlo completamente. Era un profumo forte, persistente, pungente, con note di floreali e fragranza di adrenalina e avventatezza. Se chiudeva gli occhi e si lasciava trascinare da quel profumo l'avrebbe immaginata innanzi a se, con quel suo bel sorriso smagliante, le gote leggermente arrossate che incorniciavano i grandi occhi azzurri che venivano adornate con lunghe e folte ciglia scure. I lunghi capelli che ricadevano sulle spalle in grosse trecce tinte dal sole rendevano solamente quella ragazza un sogno ad occhi aperti, e il suo volto... allungato e affusolato, delicato nella sua forma, adeguato ad una ragazza piena d'energia come lei. 
Il suo corpo. Oh il suo corpo, non parliamone.
Testa Bruta era alta, slanciata, con una vita stretta e dei fianchi larghi. Lei era una scultura di una dea nordica. Se doveva dare vita alla dea Freiya, Bruta era la prescelta per lui. 
Donna da belle spalle, seno prosperoso adatto alla sua figura; pelle bianca come la neve coperta dai colori della terra. Una vera "rude" donna vichinga. 
Quella era la sua donna e lui ne andava orgoglioso.
Bussò alla porta un paio di volte, il suo cuore era un completo tumulto di emozioni.
Dei passi. 
Ecco il chiavistello scattare. La porta aprirsi e lasciare il ragazzo li, con il respiro sospeso e gli occhi lucidi.
Lei era li. Era bellissima. Aveva addosso solo un completo con calzoncini blu notte, stretta in vita con una cinta di cuoio marrone. Un giacchetto in tinta con la cinta era adagiato sopra, le gambe erano scoperte.
Aveva delle parigine color lilla, quel tocco di sensualità che fece "crescere" e mettere in evidenzia le emozioni fisiche del giovane Moccicoso che fece scorrere lo sguardo lungo la figura sensuale dell'amata. I stivaletti coprivano i polpacci dando vita all'outfit scuro con una pelliccia color panna.
Che colpo al cuore per il ragazzo che non esitò un attimo a spingere all'interno la bionda e chiudere violentemente la porta dietro se. 

"No,ma che sei impazzito? Che diamine fai?"

Urlò la ragazza che incrociò le braccia al petto. Il vichingo la spinse verso la parete in legno, i suoi occhi erano vispi e lucidi. Bruta conosceva quello sguardo, l'aveva avuto anche lei pochi minuti prima. Moccicoso afferrò le braccia esili della giovane che rimase a guardarlo negli occhi. 
Che intenzioni aveva? Che voleva fare? Cosa gli saltava in mente? 
Molte altre domande piombarono nella mente della giovane Bruta che si perse in quei occhioni scuri.
Quante cose avrebbe potuto leggervi, quante emozioni c'erano scritte li dentro, quanti sentimenti racchiudevano e proteggevano gelosamente quei occhi che sembrano parlarle. Il moro fece scorrere lentamente le mani sulla pelle liscia della bionda che a quel tocco trasalì sino a fermarsi sui polsi ove vi era un braccialetto.
Alzò di scatto le braccia, andando a bloccargli le mani al muro con determinazione. Lo sguardo si portò per pochi secondi sul polso della ragazza prima di riportarlo sul suo volto. Quel braccialetto. 
A vederlo il cuore di Moccicoso ebbe un tuffo.
Aveva trascorso cosi tante ore a crearlo, cosi tanta pazienza per intrecciare le perline in un quadro perfetto. Aveva usato i suoi colori prediletti, i colori della terra. Era fatto con una perfezione maniacale, doveva essere perfetto come la donna a cui l'avrebbe regalato. Si vero, era una cosa poco "macho" ma l'amore conduceva a fare molte cose strane, e chi se non loro due erano gli "idoli" (purtroppo accompagnati anche da quella palla al piede, alias Tufo) della stranezza?
Insomma, era raro per lui dare dimostrazioni d'affetto o d'amore cosi esplicite, cosi materiali, ma c'era sempre una prima una volta; no?
Non c'era nulla da fare, lui era innamorato ogni giorno di più di quella meravigliosa creatura. Spontaneamente accostò il volto al suo baciandola. 
Le labbra premevano prepotentemente su quelle della bionda, gli occhi erano serrati e le guance arrossate. Bruta avvampò violentemente a quel gesto, ma bastò cosi poco per farle dischiudere e accogliere quella piccola dolcezza. Moccicoso non esitò un attimo ad approfondirlo. Era un bacio prepotente, passionale e travolgente. 
Un bacio che sapeva trasportare ogni tipo d'emozioni che nascevano come fiori di campo scosse appena dalla brezza primaverile. 
Bruta si abbandonò completamente, era inerme davanti all'uomo che amava. In quelle labbra cosi dolci, il ragazzo sapeva leggere tutta la sua vita. Le assaporava, le mangiava in lieve morsi, le bramava sempre di più. Erano gustose, sapevano di zucchero e di idromele. Le mani lasciarono la presa e scesero lungo le braccia andando ad adagiarsi subito dopo sul costato sino a portarle in una lenta e sensuale carezza sui fianchi, che tirò a se stringendoli con possessività.
Quello fu un bacio che durò minuti eterni, minuti in cui Bruta si sentì una donna nuova; si sentì rinascere in un corpo nuovo.
Moccicoso interruppe lentamente il bacio, le labbra erano ancora sopra le sue. Il respiro della ragazza si univa al suo creando una sinfonia di ansimi che gli sembravano musica. Gli occhi azzurri della ragazza si rifletterono in quelli del ragazzo che proferì a fior di labbra.

"Mi hai fatto preoccupare, principessa.
Ti prego, non farlo mai più."

"............"

Bruta non sapeva che rispondere, aveva solo un grande dolore al petto. Forse l'aveva stretta troppo forte? Forse il sentire la vera preoccupazione del ragazzo le fece crescere un nodo in gola cosi stretto da non farla parlare? Fatto sta che dalle sue labbra uscì solamente un flebile e appena udibile "scusami". Quella era una voce che a lei non apparteneva, una voce che risultava sconosciuta a lei medesima che fu sin da subito riconosciuta dal moro che la strinse a se amorevolmente.
Moccicoso rimase sorpreso da quella parola, quella voce era particolarmente strana. Lui non la conosceva, ma l'aveva accettata di buon grato. Era pur sempre quella della sua donna, la donna alla quale tra una settimana precisa avrebbe chiesto di sposarlo. Lui l'amava cosi com'era, un pozzo pieno di sorprese. E cosi, spontaneamente il ragazzo si lasciò sfuggire dalle labbra un lento e scandito "Ti amo, Bruta." cosa che fece avvampare la ragazza. 
Il suo cuore era impazzito, era un tutt'uno con quello del giovane che ora aveva emesso un profondo sospiro. Chissà a cosa pensava, molto probabilmente che lei non lo ricambiasse. Ecco la risposta, detta con l'emozione di un bambina al primo amore; e quello, per Bruta era realmente il primo amore.

"T-Ti amo an-anch'io, Moccicoso."

Disse balbettando lasciando che il rossore sulle guance prendesse posto sull'intero volto. Il rude vichingo distanziò appena l'abbraccio, quel tanto per poter accostare il volto a quello della bionda che inaspettatamente baciò. 
Quell'amore era qualcosa di speciale, qualcosa di indescrivibile e qualcosa che unicamente loro due sapevano come esprimere. 
Quei due si guardavano negli occhi in un modo cosi unico che nessun'altro sapeva emularlo, neanche Hiccup e Astrid. Loro avevano un modo tutto loro, diverso da ogni altro modo.
E li, la bionda cinse il collo del ragazzo con le braccia tirandolo più a se; sino a portarla a far aderire completamente il suo corpo al freddo del legno. Sino a quando il corpo di Moccicoso non si "attaccò" al suo, andando a fondersi in uno solo. Ad esser sinceri, a quel gesto il baldo e rude vichingo dal profumo maschio si imbarazzò non poco. Insomma, cosi facendo la bionda avrebbe scoperto quanto si eccitava standogli davanti; o quanta felicità provava anche solo pensarla o nominarla. Questa cosa non passò inosservata a Bruta che diede una delle sue battute.

"Anche tu hai una coda? Nel punto errato ma ci sta. E deve essere anche bella grande-"

E boom! Il viso di Moccicoso prese fuoco lasciandolo folgorato e prive di parole sensate. Ma a lei perdonava tutto, lei era la sua ingenua dea maliziosa che tanto amava. Deglutì imbarazzato prima di rispondergli. 

"Eh già! Ho una bella coda lunga e dura pronta a "colpire" chi la istiga. Ma... ritieniti fortunata, solo ad una persona è concesso istigarla. E quella persona sei tu, Baby"

Bruta rise divertita, sapeva essere malizioso e sfrontato con una semplicità che nessun'altro aveva in se. 
Solamente in quel momento gli vennero in mente le parole che gli disse Astrid, la sua migliore amica in un momento di pour parler tra coetanee.

"Se un uomo sa farti ridere, stai pur certa che è l'uomo giusto per te." 

Finalmente comprese, finalmente ora aveva potuto dare un significato preciso a quella frase. Frase che ora riecheggiava nella mente della bionda che portò le mani sul petto del ragazzo guardandolo assolta andando a esternare quel che pensava in quel momento.

"Mi ritengo già fortunata di mio, non c'entra nulla la tua notevole coda. 
La mia fortuna è quella di stare con te, quella di rendere perfetta ogni giornata e di rendere una giornata perfetta grazie a te."

Disse ad alta voce, senza accorgersi minimamente d'averlo detto e non solo pensato. Solo alla fine della frase, solo quando gli occhi del ragazzo divennero languidi e quando i suoi si rifletterono in essi si rese conto di quel che proferì.
Moccicoso rimase li. Senza dire nulla. Era felice, imbarazzato, gioioso, eccitato, contento, emozionato ma sopratutto innamorato.
Il suo non era un'amore per rassegnazione, no, il suo era un'amore vero e sincero. Un'amore nato con il tempo e maturato con il crescere, un sentimento che si faceva ogni giorno più forte e più intenso. Un sentimento che cresceva con l'alimentare costante della sua presenza al suo fianco, un sentimento che ora si rispecchiava nei suoi occhi sino a renderli meravigliosi. Il respiro si spezzo, il cuore accelerò notevolmente il battito rispetto a prima, il viso era tornato ad accendersi di un rosso molto intenso e la labbra tremavano come mai in vita sua. Doveva parlare, almeno rispondergli. 

"Io non sono perfetto, ma con te lo divento. Tu completi la mia vita, la rendi quel che non è mai stata.
In passato ero cosi preso da conquistare Astrid che non mi sono accorto che la notte sognavo te e non lei. Eppure quando ti avevo davanti riuscivo solamente a dare il peggio di me focalizzandomi principalmente sull'oggetto dei miei capricci. Quello per Astrid non era amore era solo un imput sessuale. Ero solamente governato dalla mia demenza e dalla mia coda. Ma con il crescere ho preso coscienza di quant'ero stupido. La notte mi interrogavo su chi ero e su quale impressione davo; il mio pensiero era "Che impressione do a Bruta?" tu eri costantemente nei miei pensieri, tu eri nei miei sogni e nella mia vita. E solo quando ho cercato i tuoi occhi in quelli degli altri ho capito che tu eri fatta per me, che io amavo te e non lei.
I miei anni sono stati sprecati dietro a chi non era, ma quando ho messo ordine nella mia vita ho capito che non erano stati spesi a vuoto. Anzi, sono serviti a capire cosi tante cose e a conoscerti sopratutto. 
Tu sei la mia donna, sei la mia pazza, folle, amabile Principessa. E io ti amo per quello che sei e per quello che rinchiudi nel tuo cuore, ti amo perché sei tu. La mia adorata Testa Bruta Thorston."

Si quella era una dichiarazione a piena regola, una dichiarazione che detta con il cuore in mano e da un Moccicoso nuovo. Bruta ascoltò ogni minima parola, si soffermò ad analizzare ogni piccola virgola o punto, ogni minima reazione da lui tenuta e ogni espressione che i suoi occhi prendevano nel dirlo.
Lui era impeccabile, lei era la vera difettosa. Lui sapeva chi essere, lui era certo di quel che era e non sarebbe cambiato per compiacere qualcun'altro; maggior ragione se era una donna. Eppure aveva potuto vedere dei visibili cambiamenti da quando la loro folle amicizia era divenuta una relazione, una di quelle serie in cui il rapporto non era solo un saluto blando ma bensì un abbraccio e un bacio caloroso.
Le mani della ragazza si posarono sul suo volto, lo accarezzò delicatamente sfiorando ogni millimetro di quella pelle. Era piccolo di statura, ma aveva un grande carattere e un immenso cuore. Bruta era ammaliata da cosi tanta bellezza. Doveva essere sincera, da ragazzetta lo odiava. Odiava il suo carattere arrogante, odiava il suo fare da "So tutto io", odiava proprio lui. Ma quell'odio presto divenne amore, amore che costantemente rinnegava a se stessa infatuandosi di altri ragazzi, nella speranza che fosse Vero Amore. Invece no, il vero Amore gli era sempre stato accanto e l'aveva sempre picchiato senza alcun ritegno. In un certo senso lei e Astrid erano simili: Dimostravano il loro Amore in un modo tutto particolare e unico. 
Dentro alle parole di Moccicoso vi era un grande amore che solamente lei riusciva a vederlo, solamente lei, unicamente la ragazza a cui erano rivolte.

"Io.....
Io non so cosa dire, non so come rispondere... l'unica cosa che mi viene da dirti e' che ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Sei l'adrenalina più assuefante che io abbia mai provato sulla mia pelle."

"Dammi del pazzo, del folle, dello squilibrato ma io ti amo proprio come sei. Con la tua forza e la tua fragilità, con la tua dolcezza e violenza, ti amo per quello che sei, che sarai e per quello che farai. Ti amo e basta,Bruta.
E ora vieni, la neve attende solamente la sua regina."

Disse il moro che strinse la mano alla ragazza trascinandola sulla soglia con sua abituale irruenza. La bionda non appena arrivati a varcare la soglia afferrò una pelliccia e se la mise sulle spalle guardando imbarazzata il ragazzo.
Era alquanto a disagio, sopratutto perché quello non era il suo abituale abbigliamento e ciò la faceva sentire fuori luogo. 
Ma bastò un "Non ti preoccupare degli altri. Devi piacere a me, e a me piaci davvero tanto. Sei la forza e la femminilità fatta persona." per rassicurare la ragazza che sprizzò allegria da tutti pori sfoggiando uno di quei sorrisi che sembrano essere la luce del tramonto. Moccicoso ci si perse in quel sorriso, ma cosi tanto che si lasciò sfuggire un sognante "Sei una bomba, baby" frase che fece avvampare la ragazza sino a farle nascondere il volto nella folta chioma ambrata della pelliccia. 
Lui le afferrò nuovamente la mano, lei la strinse e non appena furono fuori la giovane vichinga chiuse la porta violentemente venendo letteralmente trascinata via dal compagno.
Il cielo era acceso, illuminato, gioiva della felicità dei giovani abitanti di Berk che vivevano una vita sempre ma ricca. Ricca come gli occhi dei Dragon Trainer che si lasciavano andare in romanticherie  di vario genere. 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Tra i due litiganti, il terzo gode ***


E li, in piazza, tra montagne di neve tra un'abitazione e l'altra; carri sommersi dal manto bianco e dalle risate gioiose dei bambini i due piccioccincini si imbatterono in una discussione alquanto accesa tra Gambedipesce e Eret, ragazzo che si trasferì da loro non appena la Guerra terminò.

"Quella donna mia appartiene!"

"Ma taci! Quella ragazza per quanto pazza possa essere è di mia proprietà."

"Ah-Ah! Ma se sei l'ultimo arrivato e ti ammira solo per quello"  Disse Gambedipesce indicandogli i 'muscoli'

"Ma piantala! A lei piaccio per quello che sono. Ma tu non puoi capire certe cose, lei è il tuo unico barlume per trovare una femmina disposta a stare con te"

"Oh... Oh.... Oh.... QUESTO NON DOVEVI DIRLO! NON DOVEVI PROPRIO DIRLO! LEI NON E' IL MIO UNICO BARLUME, LEI E' LA MIA LUCE. LA MIA CARA RAGAZZA CHE TANTO AMO. E TU SEI SOLAMENTE UN MISERO. MALEDETTO. FIGLIO. DI. UN. TROLL!" 

Per Odino Gambedipesce che andava in escandescenza  cosi era letteralmente pauroso. Eret tra l'altro c'era andato giù pesante sopratutto perché puntò su un fattore estetico. 
Certo, Gambedipesce era il vichingone biondo enorme, quasi come tutti quelli a Berk; di fisico non era attraentissimo ma aveva un'intelligenza e una delicatezza che non era catalogata al genere maschile.
A quelle parole Moccicoso ebbe uno scatto improvviso. Lasciò la mano della ragazza e si avvicinò impettito ai due spingendoli con violenza andando a finire, inevitabilmente, in una scazzottata alias zuffa con i fiocchi e controfiocchi.

"COME VI PERMETTETE LURIDI YAK PUTREFATTI.
QUELLA DONNA, COME VOI LA CHIAMATE, E' LA MIA PRINCIPESSA. LA MIA DONNA. LA MIA RAGAZZA. LA MIA FEMMINA. LA MIA LUCE. LA MIA ALBA. IL MIO TRAMONTO. IL MIO AMORE. IL MIO TUTTO. E VOI DUE, SCEMO PIU' SCEMO, DOVETE TENERE A BADA LA LINGUA ALTRIMENTI VI FARO' INCENDIARE IL SEDERE E ALTRO DA ZANNACURVA!"

".......................................
Moccicoso?"

"CHE DIAMINE VUOI ERETEMENTE IDIOTA?"

"Lei si è sin da subito interessata a me a voi neanche vi calcolava. Anzi, aveva una faccia alquanto schifata. E la capisco... Guardatevi.
Una palla di lardo e una fogna a cielo aperto. Lei merita di meglio. Lei merita te. 
Io sono Eret figlio di...."


"UN'ALTRO CRETINO.
TACI CRETINO ERETTO. NON ABBIAMO BISOGNO DELLA TUA BISLACCA PRESENTAZIONE. NON VI PERMETTETE PIU' DI PARLARE DI BRUTA. QUELLA GIOVANE MI APPARTIENE. NON A CASO STIAMO INSIEME."

"Sai che acquisto.
Se doveva prendere uno diversamente intelligente si prendeva questo qui davanti."

[.........]

"MA COME TI PERMETTI TU?" 

Dissero in coro Moccicoso e Gambedipesce sotto lo sguardo silenzioso della ragazza.
Davvero stavano litigando per lei? Era davvero la causa di ogni battibecco tra quei tre? Magnifico, ora una strana sensazione nasceva in Bruta che diede un colpo di tosse indiscreto. Stretta al petto? Dolore al cuore? Strani movimenti interni? Sensi colpa? Si, sensi di colpa.
I tre ragazzi si voltarono contemporaneamente.
Gambedipesce e Eret rimasero senza parole. Bruta era realmente bellissima vestita cosi, e questo non mancò di dirglielo. 
Gli occhi di Moccicoso erano vivi e orgogliosi, passi veloci e ben assestati lasciavano impronte persistenti nella neve sino a condurlo dalla ragazza, a cui si affiancò e afferrò per un fianco tirandola a se. 
Quell'aria improvvisamente gelida fu interrotta da Eret che azzardò un 

"Ma lascia perdere quel nano malefico, vieni con me Bruta. Ti farò sentire com'è stare con un ragazzo degno di te."

Aspettate! Bruta ha da dire qualcosa. E non è di certo carina.

"Tu non eri quello che aveva la faccia schifata non appena mi avvicinavo?
Perché mai ora dovrei venire con te? Per sentirmi presa in giro da qualcuno che sta in competizione con altri due ragazzi solo perché non vuole rimanere solo per tutta la vita?"

Bruta fece segno. Eret rimase senza parole, aveva ragione la bionda. E di certo lo sguardo attualmente schifato, deluso e freddo dava a vedere quant'era seria. Sguardo che non scappò alla vista di Gambedipesce che per la prima volta lanciò uno sguardo complice a Moccicoso che concordò con ogni minima parola che la sua ragazza aveva detto.

"Vedi Eret, mentre tu privavi della vita libera ai Draghi io e Moccicoso siamo cresciuti insieme a Bruta e abbiamo imparato a conoscerla. 
Gli siamo stati vicino nelle difficoltà, l'abbiamo corteggiata e abbiamo incassato i suoi rifiuti..."

"...Mentre Bruta era in difficoltà tu che dici tanto d'amarla ora, dov'eri a quei tempi?
Dov'eri quando ha rischiato la sua vita per salvare uno Scalderone rischiando d'esser corrosa dalla sua acqua acida?
Dov'eri quando era in difficoltà quando quel deficiente senza fine del fratello era incastrato su un'albero e lei doveva cercare aiuto, perdendosi nel bosco?
Dov'eri quando si era raffreddata poiché contaggiata dal resto del Villaggio necessitando di cure per ristabilirsi?
Da nessuna parte. Ecco dov'eri..."

".... Quindi non hai alcun diritto di pretendere che Bruta ti ami ancora dopo averla rifiuta.
Ci farebbe un infinito piacere se la piantassi di fingere e sopratutto se rimani al tuo posto."

Erano stati abbastanza chiari quei due che, avevano finito l'uno la frase l'altro rimanendo al fianco della bionda che teneva le braccia conserte al petto con chiara aria di concordanza.
Bruta non era cattiva, solo che quando aveva ricevuto l'ennesimo rifiuto da parte sua aveva compreso quant'era inutile continuare a premere e cercare qualcuno che non la voleva. E guardandosi alle spalle, mettendosi una mano sul cuore lasciandolo parlare, aveva capito quant'era fortunata ad avere al suo fianco; chi come amico chi come fidanzato; due ragazzi come loro due.
Gli occhi celesti della ragazza si posarono su entrambi i giovani uomini. In quel momento persino Gambedipesce sembrava un pezzo di figo pazzesco, senza parlare di Moccicoso che,in quell'istante era come illuminato di chissà quale aurea sensuale.
E li, davanti a lei, Eret non sembrava neanche tanto attraente. Anzi, a guardarlo bene non era neanche bello. Aveva dalla sua solo il fascino del "cattivo". Proprio Eret stesso fece qualche passo indietro decidendo di allontanarsi, mantenendo intatto il suo orgoglio ritrovato. 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La fine...? ***


Se da una parte abbiamo una conquista della realtà, dall'altra abbiamo Hiccup, Astrid e Valka che si precipitarono al centro del Villaggio ritrovandosi davanti quella scena.
Hiccup si stupì di vedere Bruta vestita diversamente, sembrava anche carina ad esser sinceri. Ma subito nella sua mente comparve Astrid che incalzava quei medesimi vestiti. Sarebbe stata una vera bomba sexy, ma d'altronde lei lo era già di suo!
A quello sguardo, Astrid si allontanò di qualche centrimetro andando ad assestare un portentoso pugno sul braccio a Hiccup che si portò la mano sul punto colpito con le lacrime agli occhi per il dolore. Ma che aveva fatto ora? Ah si, era gelosa la biondina che ora era andata a passo spedito verso Bruta mettendoglisi davanti con sguardo tagliente.
Bruta non sapeva che dire, non aveva mai visto quello sguardo all'amica. Si interrogò varie volte su cosa l'aveva condotta ad appropriasi di uno sguardo cosi freddo annunciandosi a gran voce, abbastanza udibile anche da Valka e Hiccup.

"Ti pare modo d'uscire Bruta.
Non siamo in Primavera. Vatti a vestire decentemente. Siamo vichinghe non delle poco di buono."

".....
Ehy ma che ti prende!"

"Astrid calmati! 
Non è cosi scoperta. E poi ha resistito al freddo sino adesso. Proprio perché siamo vichinghi ci possiamo permettere certe cose."

Valka si affiancò al figlio accostando il volto all'orecchio del castano bisbigliando un flebile "Bella quanto forte. E anche parecchio gelosa. E' una ragazza d'oro, sopratutto è seria. Non fartela scappare" in tutta risposta ricevette un fiero "Lo so, è per questo che la amo. E' una donna preziosa, neanche l'alba più bella al mondo la può equivalere". 
Com'era innamorato Hiccup che ora avanzava in direzione della fidanzata che prese per la vita tirandola a se. Era una tigre quella femmina!
Eppure quella tigre sapeva essere dolce come un coniglietto. Era pericolosa, vero, ma era Astrid. Lei era la donna più bella, forte, attraente, formidabile e determinata di tutta Berk. Ed era la sua ragazza.

"Quel che Astrid vuole dire è che potrebbe esserci un'emergenza improvvisa e vestita cosi bene potresti riscontrare problemi nel cavalcare il tuo Drago.
Complimenti comunque."

Disse Hiccup che guardò con sguardo di rimprovero la bionda che si allontanò da lui avviandosi verso la sala grande.
Non doveva farla quella, non doveva minimamente prendere parola in quella discussione. Avrebbe potuto tranquillamente uscirne da sola. Doveva esser sincera, quel che il ragazzo disse era quel che voleva dire lei; solo che l'ha espresso con parole sin troppo colorite.
Salì di fretta la scalinata che portava al portone, molto probabilmente sarebbe rimasta li per qualche oretta; quel tanto che basta per ritrovare la calma che aveva perduto.
Dietro di lei Valka. La capiva perfettamente, era una donna anche lei e era conscia che quella frase avrebbe fatto inveire chiunque. Una ragazza innamorata sopratutto.
Una volta che Astrid chiude il portone dietro se, immediatamente si riaprì lasciando vedere la figura slanciata della donna che si avviava verso di lei a passo di carica. 

"Ci mancava anche questa ora" pensò Astrid che si sedette sulla panca poggiando le braccia conserte sul tavolo in legno arricciando il naso all'aria che aleggiava nella sala comune. Era fresca, pungente, quella che si sprigiona quando veniva appena lavata. Era un profumo che alla bionda piaceva molto, la riconduceva sempre all'adrenalina del volo acrobatico.
I lunghi capelli castani della donna seguirono i suoi movimenti ondeggiando delicatamente ad ogni passo. Ora capiva da chi aveva preso Hiccup. 
Erano uguali, eccetto il sesso ovvio. Sembrò rivedere lui in lei, come se fosse un incantesimo che unicamente Astrid era capace di spezzare.
Valka si sedette al suo fianco, la mano si posò sulla schiena della giovane andando a immergersi nella soffice pelliccia color daino. Gli occhi cercarono quelli della giovane vichinga che faceva di tutto pur di non incontrarli. Se l'avesse fatto sarebbe stata la fine, sopratutto perché sarebbe uscita e perdonarlo in tre minuti. D'altronde lui aveva un'espressione cosi dolce e carina, e lei non poteva resistervi.

"Astrid, cara..."

"Mh."

"Hiccup ha sbagliato, lo so.
Ma non l'ha fatto con cattiveria."

"Doveva chiudere quella bocca. So cavarmela da sola.
Ho trascorso tutta una vita da sola, mi sono cresciuta da sola e ho imparato a uscire dalle situazioni per conto mio senza chiedere nulla a nessuno."

"Lo so che sai cavartela da sola, ti stimo per questo.
Ma capisci anche lui. Non l'ha detto con malizia o altro, il suo era solo un complimento da amico e amica"

"Amico e Amica.
Anche noi due eravamo cosi! E guarda ora! Ora siamo fidanzati. 
Per quanto Bruta stia con Moccicoso, per quanto ella è la mia migliore amica, conoscendo il suo precedente..."

"...Precedente?.."

"Ahn si, provava una non so che strana attrazione per Hiccup da ragazza.
...preferirei che lui evitasse accuratamente ogni genere di complimento che possa farle scattare chissà quale segnale."

"Oh capisco.
Ragazza mia, tranquilla.
Hiccup è un buon ragazzo, non ti tradirebbe mai. Sei il suo tesoro più prezioso e non rischierebbe di farti del male."

Astrid guardò per pochi secondi la donna che le rivolse un dolce sorriso rassicurante. Davvero aveva la forza per perdonare una simile cosa? Davvero era abbastanza sciocca da passare sopra ad una frase simile? Scosse appena il capo rispondendo immediatamente alla donna al suo fianco.

"Mi spiace.
Non posso passarci sopra. Chi lo dice una volta lo ripete per sempre, e io preferisco portare avanti una situazione tale che far finta di nulla e nuocere nella mia stessa bile. Semmai potrei pensarci, ma se sarà come sempre sarò irremovibile eccetto rari casi.
Il caso è stato trattato e chiuso. 
Parlare con lei mi ha fatto bene, la ringrazio vivamente per la disponibilità."

"Mh.
Se vuoi parlare o aprirti io sono qui.
Infondo sei pur sempre la ragazza di mio figlio e io voglio avere anche un legame con te, Astrid. Quando vorrai sai dove cercarmi, sarò sempre disposta ad ascoltarti e supportarti"

Disse Valka che alzandosi accostò il volto a quello della ragazza, che a momenti si era alzata, dandogli un dolce bacio sulla fronte.
Le piaceva sempre di più quella giovane, sopratutto per il suo carattere fermo e deciso. Hiccup aveva bisogno di una donna solita e decisa come lei, di certo una come Bruta non poteva andare. Troppo dispersiva e pazza, di certo avrebbe trascorso più tempo a mettersi nei guai che altro.
Si, quella donna era il sogno di ogni madre. Ma Valka nascondeva qualcosa, un qualcosa che ben presto il nostro Hiccup verrà a sapere.
A passo spedito la biondina si avviò verso l'uscita andando ad aprire quell'imponente portone. Peccato che quel gesto gli fu anticipato, visto che davanti a lei vi si parò il giovane vichingo, che guardandola con occhi rammaricati cercò un qual si voglia contatto. 

"Astrid, ti prego aspetta. Parliam--"

La ragazza scosse il capo e lo spinse via scendendo impettita le scali lanciando un'occhiataccia minacciosa a Bruta che era impegnata con i due ragazzi che la stavano riempiendo d'attenzioni. Non voleva parlare della situazione, sapeva come gestirla e sapeva perfettamente come risolverla. Non era una bambina, anzi, era più adulta lei che di tanti adulti in quella Land.
Bruta non appena la vide passare si fermò a guardarla. Era li li per aprir bocca e chiederle scusa ma Astrid la fulminò a priori lasciandola priva di parole, animata solo di un'espressione rattristata. 
A momenti Hiccup scese di corse la scalinata inseguito dalla madre. 

"Astrid aspetta! Non andartene! Parliamone ti prego!"

Urlava a gran voce il castano che fu fermato dalla madre che gli disse unicamente di lasciarla andare e che doveva solamente calmarsi. Hiccup rimase a guardare la ragazza allontanarsi a gran passi, i suoi occhi si lucidarono. Lentamente lo sguardo si portò sulla madre che non esitò un minuto a stringerlo a se accarezzandogli il capo; slittando di sguardo smeraldino si perse a guardare la mastodontica statua raffigurante il padre. Quanto gli mancava quell'uomo. In quel momento avere al suo fianco entrambi i genitori sarebbe stata una mano santa, sopratutto perché in quel minuto preciso; un sommesso singhiozzo che fu subito zittito da un affaticato "La lascerò in pace." trascinato in parole tristi e rassegnate.

"Scusami mamma.
Vado ad appianare i preparativi per il Snogghethon. Sarà tra una settimana ma bisogna giocare d'anticipo, sopratutto con certi chiarori di luna alati."

"Ti serve aiuto figlio mio?"

Disse solamente la donna che strinse ancora una volta il ragazzo a se sentendosi il cuore piangere per quella situazione. 
Lentamente sciolse la presa adagiando le mani sulle spalle del ragazzo accostando la fronte sulla sua in un dolce sorriso sul volto che contagiò, apparentemente, anche Hiccup.

"Non ti preoccupare.
E' una donna, può riservare rancore tutta la vita. Ma tu sei un uomo, e come tuo padre, devi ingeniarti per farti perdonare per quel che hai fatto."

"Ma cosa ho fatto?
Si... ok... lo so che è gelosa, mi piace questa cosa! Però...."

"Quella ragazza sa leggerti gli occhi e quel che vi ha visto non gli è piaciuto.
Ancor di più quel che la tua bocca ha detto. E' innocente come frase, vero, ma una donna innamorata non può transigere tanto.
Il tuo "Comunque complimenti" è come un fine apprezzamento che lei non ha accettato."

"Ti è già successo con papà, vero? 
Da come ne parli direi di si. E papà cosa ha fatto per farsi perdonare?"

"Si, successe tempo addietro.
Non posso dirtelo figlio mio. Ogni donna è diversa, solamente tu puoi sapere cosa può colpire Astrid."

"Mh.
Grazie mille per l'aiuto mamma. Sei stata gentilissima."

Disse il ragazzo con tono di voce distratto, quasi perso nei suoi pensieri che lo vedevano già all'opera. 
Diede un veloce bacio sulla guancia alla madre e si allontanò di corsa dirigendosi verso l'Accademia ove l'attendevano gli altri del gruppo.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Se siamo divisi non siamo nulla, ma io vedo lui in mio figlio.. ***


Diede un veloce bacio sulla guancia alla madre e si allontanò di corsa dirigendosi verso l'Accademia ove l'attendevano gli altri del gruppo.
Infatti eccoli li.
Moccicoso, Bruta e Gambedipesce erano già arrivati. Come non si sa, eccetto che nell'aria si udì solamente uno stizzito "Poteva venire con me!" e di risposta "Avreste affittato domani!" molto probabilmente il corpulento biondo aveva da ribadire sull'arrivo in Arena. 
Intanto Testa di Tufo arrivò con un nuovo schianto che fece esaltare la sorella che si avvicinò a grandi passi andando ad infierire sul corpo malconcio del ragazzo che l'incitava a fare di peggio. 
Hiccup si sorprese di come la ragazza, in poco tempo, si era cambiata. Il giovane si avvicinò ai due sospirando.
 
"Ordine.
Bruta, recupera la salma di tuo fratello e trascinalo qui. Anche da mezzo morto, purtroppo e ahimè, ci serve."
 
"Oh, ci serve proprio?
No perché io avrei in mente un paio di cosette molto sfiziose."
 
"Principessa, provale con me... eh?"
 
[........]
 
"Oooooooook, ringraziamo tutti quanti Moccicoso per averci donato una visione riprovevole come quella."
 
Bruta trascinò per il gilet il gemello che gettò praticamente davanti ad Hiccup. Il ragazzo chinò il capo guardando rassegnato il biondo a cui offrì il suo aiuto per alzarsi. Tufo strinse la mano del giovane e con un goffo barcollare si rialzò in piedi andandosi a posizionare al fianco di Bruta. Moccicoso, come normale, si mise al suo fianco mentre Gambedipesce si mise al fianco del fratello con suo immenso dispiacere.
 
"Allora capo, cosa dobbiamo fare; eh?"
 
"Sapete benissimo che tra una settimana avrà luogo il Snogghethon. Bene, questa dovrà essere una festività ricca di sorprese. E non dimentichiamo che dobbiamo porgere tutti quanti, nessuno escluso, un pensiero a Stoick. Avete capito tutto?"
 
"Oh si certo! 
Ho capito tutto dall'inizio...
Di che stavamo parlando?"
 
[................]
 
"Tufo, sei un cretino."
 
Solo una voce riecheggiò nel silenzio dell'Arena, quella voce era di Moccicoso che guardava con aria rassegnata il fratello della ragazza.
Doveva mettersi l'anima in pace, se sposava Bruta doveva per forza convivere con la costante presenza del fratello. Questa cosa lo infastidiva non poco.
 
"Ecco.
Dopo l'intermezzo chiarificatore di Moccicoso possiamo anche tornare a noi.
Dobbiamo spartirci i ruoli."
 
"Senza Astrid?"
 
"Dov'è a proposito?" 
 
"Hiccup, non è che ne sai qualcosa; vero?"
 
L'unica che stette in silenzio fu proprio Bruta che in quel momento guardò con medesima aria spenta il ragazzo. Il giovane si portò la mano dietro la nuca balbettando qualcosa di inspiegabile. Gambedipesce aveva indovinato, lui c'entrava qualcosa. Vero, aveva assistito alla scenata di giusta gelosia di Astrid, ma non sapeva darsi una valida spiegazione per cui la ragazza; sempre presente alle riunioni; quel giorno non si presentò.
Bruta scosse il capo portando le braccia, dapprima conserte, lungo i fianchi incurvando appena la schiena. Moccicoso adagiò una mano sulla schiena della giovane, chinò appena il capo in un movimento quasi abituale e le sorrise rassicurante. 
Nei suoi occhi vi era un chiaro messaggio che solamente la bionda riuscì a leggere.
"Non ti preoccupare, non è colpa tua. Astrid è gelosa del complimento che ti ha fatto Hiccup. E come capirla, sei una gran bella donna!" 
 
"Io senza Astrid non faccio nulla. 
Insomma, noi siamo un gruppo."
 
"Vero, senza uno di noi; noi non siamo un noi, e se un noi non c'è che ne sarà di noi?"
 
[..........]
 
Gli occhi di tutti i ragazzi si portarono sul rasta che guardò a loro volta i ragazzi con sguardo strasognato. 
Aveva detto una cosa estremamente intelligente. Miracolo!
 
"Ehm... Tufo ha detto una cosa giusta.
Un po confusa ma giusta."
 
"Eh. Ve l'ho detto io che sono un genio!"
 
".............
Un vero genio, guarda.
Ragazzi, state tranquilli. E' tutto apposto. Astrid è solo nervosa, ritornerà tra noi presto.... /lo spero/."
 
Aggiunge a bassa voce Hiccup che sospirando riportò la mano lungo il fianco tenendo lo sguardo abbassato.
Loro potevano stare tranquilli, ma lui? Lui in quel momento parlava, sorrideva anche, vero, ma cosa ne era del vero sorriso di Hiccup? Quel ragazzo con un sorriso acceso e allegro?
Era momentaneamente deceduto. In quel momento c'era il lato più timoroso, pauroso, spaventato e realmente preoccupato che il giovane capo nascondeva per bene in quel suo carattere che infondeva fiducia.
 
"Possiamo anche andare."
 
"E i nostri compiti, Hiccup?"
 
"I compiti si... Ehm..... Si...
Gambedipesce a te il compito di sistemare la Sala Grande.
Moccicoso te dovrai sistemare il catering. Per catering intendo le portate e le bevande.
Gemelli. Voi due... voi che potete fare? Vediamo.... Bruta, tu puoi incominciare a racimolare i boccali da cerimonia. Tufo, tu invece puoi.... puoi.... che potresti fare...?"
 
"Oltre a fare schifo?"
 
"............
Moccicoso! Per favore, siamo seri oh!
Tufo, tu puoi prendere la legna per il falò."
 
"Ma non facciamo mai il falò..."
 
"Sh.
Questa volta lo faremo. Ci servirà."
 
Disse secco Hiccup che lanciò un'occhiata d'intesa a Moccicoso che afferrò a volo il nesso tra il Snogghethon e il falò.
Subito i ragazzi si dislocarono nelle loro abitazioni, chi più o chi meno. L'ultimo a rimanere all'Accademia, assieme a Sdentato fu proprio Hiccup.
Si avvicinò alla caverna che usavano per la teoria in estremi casi di freddo; si sedette su una piccola cassa e accolse il muso del suo amico sulle ginocchia. Gli occhi del drago erano cosi limpidi, sapevano darti conforto e aiuto anche nei peggiori dei momenti.
 
"Che devo fare bello?
Devo chiedergli scusa?"
 
Il drago di risposta sbuffò come a dire "Fai qualcosa di eclatante.".
 
"Hai ragione.
Devo fare qualcosa di grandioso per fargli capire quanto la amo."
 
Disse con aria estremamente convinta, alzandosi di scatto prima di ricadere seduto a posto sospirando rassegnato. No, non poteva farlo. La loro era una relazione rispettosa della privacy, non poteva fare qualcosa che tutti avrebbero visto. Il capo del ragazzo si abbassò sino ad appoggiarsi sul capo squamato della Furia Buia che gli leccò la guancia.
 
"Un mazzo di fiori? Una scatola di cioccolatini fatti in casa? Un romantico volo al tramonto? ...... Sdentato, le donne non le capirò mai......."
 
Mugugnò Hiccup poggiando le mani sul collo del drago scoppiando in una successiva risata. Il compagno sapeva benissimo che la sua bava era persistente ma pur sapendolo non si sottraeva mai a dargli un dolce conforto.
 
"Oh Sdentato! Lo sai che la tua bava non viene più via!
Sai... mi domando come sia essere un drago..."
 
Sdentato si mise seduto chinando il muso da un lato guardandolo con espressione che era un chiaro messaggio che unicamente Hiccup poteva leggere "Ma tu lo sai che vuol dire essere un drago. Tu sei uno di noi!".
 
"Hai ragione Sdentato... 
Ho creato le membrane retraibili proprio per poter volare con te. Sono un drago bipede. Sai una cosa? So cosa fare per farmi perdonare. Una cena romantica solo io e lei alla radura, che dici?"
 
Il drago emise un verso d'approvazione andando a strofinare il muso sul ragazzo che tornò di buon umore. Si, il migliore amico sapeva proprio come tirarlo su di morale. 
E cosi, i due giovani amici, si alzarono dal posto ove risederono e si diressero a casa ad appianare i preparativi per lo Dnogghethon. 
Non era una cosa semplice come sembrava, non sembrava una passeggiata a cielo limpido in cui butti tre; quattro cose a vento e te le ritrovi già belle che pronte.
In sella a Sdentato, Hiccup già meditava su come si sarebbe svolta la festività incombente. Nell'aria c'era già profumo di festa, si sentiva l'odore della legna che ardeva nei numerosi camini del Villaggio; le risate dei bambini che non erano mai cessate riecheggiavano sorde e anche l'aroma dei dolci che si sfornavano la impregnava. 
Questa era Berk. Pericolosa, vero, ma tanto gioiosa. Abitata da uomini rudi e duri, ma dal cuore tenero. Popolata da draghi che creavano costanti arcobaleni in tutta l'isola, governata da cavalieri giusti e buoni.
Lui, il nuovo capo, ne era orgoglioso. Nel corso degli anni,  Epoal Horrendous Haddock il padre di Eccles Horrendous Haddock I padre a sua volta di Stoick Horrendous Haddock II, avevano reso l'Isola di Berk un posto amabile e abitabile, temprato nella forza titanica degli abitanti e addolcita dai loro cuori che erano nascosti di numerosi muscoli che incutevano terrore.
Ora toccava a lui, Hiccup Horrendus Haddock III a portare avanti la tradizione della famiglia, rinnovare e preservare al contempo la flora e la fauna locale con sapienza e buon cuore. Chissà, magari in futuro toccherà hai figli e poi hai figli dei figli... e cosi via.
Toccata terra, il ragazzo scese dalla sella andando a porre qualche coccola al drago che le accolse di buon grado. Era si un capo anche lui, ma alle coccole non si dice mai di no!
Ad attenderlo ci fu la madre, intenta in cucina. 
Il terrore negli occhi di Hiccup fu fulminante e ahimè, concordato dal suo medesimo compagno, che lentamente retrocese sino ad uscire dall'abitazione. Per Hiccup non fu tanto facile visto che la sua "fuga" su sventata dalla madre che, sporca di farina si voltò verso di lui sorridendogli dolcemente.
 
"Allora Grande Capo, cosa abbiamo deciso di fare?"
 
Aveva parato immediatamente l'argomento scottante del momento, quello che seppur nascosto dai preparati per lo Snogghethon occupava per la maggiore i pensieri del castano. Astrid. 
Hiccup fece un'immenso sospiro andandosi a sedere al tavolo, ove fissò l'ascia appartenente al padre li adagiata. Nel medesimo posto in cui era stata lasciata a suo tempo. Nessuno dei due voleva toccarla, nessuno voleva togliere quel punto di riferimento casalingo i cui sospiri e pianti del cuore giacevano cautamente. Ne la madre, Ne Hiccup volevano cacciar via quel barlume di luce che li spingeva a sognare una sua nuova entrata in scena. 
Lo sguardo smeraldino del vichingo si adagiò sull'elsa, che accarezzò delicatamente. Un sospiro sordo, soffocato per di più, nacque da quelle labbra che stentavano un nuovo sorriso. Quant'era difficile alzare lo sguardo e non vederlo li. Andare in camera sua e non trovarlo in sua attesa, entrare in casa e non trovarlo davanti al fuoco seduto a affilare la lama della sua ascia.
Si alzò di scatto, si diresse verso il congelatore e ne estrasse un busta i cui vi era del ghiaccio. Trascinò la sedia innanzi al focolare acceso e si sedette li, con la bustina sulla tempia a fissare l'incessante scoppiettio del fuoco. 
 
"Hai mai pensato che tutti noi siamo come il fuoco?
Un giorno scoppiettiamo e sfavilliamo come un falò appena nato, piano piano andiamo a scemare se non siamo costantemente alimentati e poi un bel giorno ci spegniamo del tutto.  Le nostre ceneri giaciono ai nostri piedi, c'è chi cerca di riaccenderci con altra legna, c'è invece chi è pronto ad accenderne un'altro...
E talvolte c'è la sorpresa, in mezzo alle ceneri, tra residui di legno e pezzetti di carta che hanno stentato a infuocarsi, esiste ancora una piccola scintilla che potrebbe far rivivere il fuoco... Più bello e acceso che mai...."
 
Valka stesse ad ascoltare in silenzio le parole del figlio.
In quel momento le parve di vedere il marito, in uno di quei suoi momenti di raccoglimento psicologico dallo stress d'essere un Capo Tribù. 
Stentò a crederci, persino i movimenti cosi secchi; precisi e determinati erano quelli. L'espressioni facciali e lo sguardo che sembrava perdersi in delle riflessioni che davano sfogo alla pressione e al lato più fragile di chiunque. Sopratutto dei più forti dei vichinghi. 
La donna portò le mani davanti la bocca in un'espressione più che sbalordita, gli occhi si sgranarono e si riempirono di lacrime. Era una sensazione dolcissima e al contempo amara. Aveva il gusto dell'amore materno misto all'emozione del primo amore, era qualcosa di inspiegabile che la donna tentò di cacciar via disperatamente.
Scosse il capo e lentamente si asciugò le lacrime, mantando la scusante della farina che volava dappertutto. Fortuna che il ragazzo era fermo li, non si volse minimamente, tant'è che la paura nuova attanagliò la donna che si volse nuovamente fissandolo.
 
"....Tu ci speri ancora, vero figlio mio?"
 
"Si. 
La speranza non abbandona l'audaci, ma la rassegnazione li combatte."
 
"Hiccup io....."
 
"Non ti preoccupare.
Non ne dobbiamo parlare per forza. Ognuno di noi ha il suo tempo per elaborare, c'è chi l'ha immediato o chi l'ha a distanza di anni. 
Rispetterò i tuoi... mamma."
 
E di nuovo il silenzio prese casa nell'abitazione che fu animata solamente dallo scoppiettio flebile della fiamma, susseguito dal rumore della brocca che veniva spostata dal fuoco.
La donna si avvicinò al figlio, in mano un boccale di latte caldo di yak, sul volto un sincero sorriso che lo ringraziava. 
Hiccup ricambiò il sorriso prendendo tra le mani il boccale. Gli occhi si abbassarono fissando il contenitore di coccio. 
Quella era la tazza del padre, ecco una nuova fitta al cuore e che lo portò e porgere il boccale verso la donna che lo prese incredula.
 
"Mamma...
Cambialo per favore. Non voglio essere capriccioso o pretenzioso, ma questo è il boccale di papà. Desidero che rimanga incontaminato, ecco. Il mio è quello vicino, marrone chiaro con tinta rossa sopra."
 
Valka strette tra le mani il boccale. 
Lo alzò all'altezza degli occhi e un sussulto la fece barcollare sino a farla accostare al tavolo.
Non ci credeva. Non poteva essere.
Quello era il boccale che gli aveva fatto lei. Grande, ampio, intagliato, con inserzioni dorate, portata massima 4l, manico in legno di pioppo. L'avrebbe riconosciuto ovunque.
Hiccup portò lo sguardo sulla madre, si alzò di scatto avvicinandosi a lei preoccupato. E ora che gli prendeva? 
Adagiò il sacco sulla sedia, le mani si portarono sulle sue braccia e il capo si accostò al suo volto guardandola negli occhi.
 
"N-Non è nulla, tranquillo caro!
Solo un mancamento. Sai com'è? Stare dietro a Skaracchio che ira contro dei Terribili Terrori minacciandoli di farli diventare dei magnifici stivali in pelle di drago affatica un pochino."
 
"Mamma, vai a riposarti. 
Pulisco io la cucina."
 
Disse il ragazzo che sfilò dalle mani tremanti il boccale, guardandola ancor più preoccupato. Non era da lei cambiare umore da un secondo all'altro, maggior ragione quando era in cucina che tentava di dare sempre del suo meglio.
La donna diede un bacio sulla fronte al figlio e salì le scali dirigendosi nella stanza matrimoniale.
 
Alla destra lui, alla sinistra lei. 
Si sdraiò sulla sinistra, le mani erano poggiate dalla sua parte e gli occhi lentamente si chiusero. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Incubi di Famiglia ***


In sogno suo, lui ancora c'era, lui era vivo e vegeto e ora stava ridendo per come la farina si era sparsa ovunque dando vita ad una vera e propria nevicata casalinga.
Un singhiozzo ebbe vita, bastò solo quello per cessare il dormiveglia che si trasformò in un sonno vero e proprio. Ma quel sogno non impedì a Valka di piangere. Si, perché le lacrime di dorme sono le estigmati del cuore che si stanno riaprendo.  
Sembrava tutto cosi reale, cosi tangibile, eppure quel sogno era fatto di uno squarcio che solamente la sua presenza poteva ricucire. 
Valka rideva, lui le adagiava la mano sul volto e accostava la fronte sulla sua ridendo a sua volta. Era vero amore quello.
Amore che era fatto di sguardi e di sorridi, di lacrime e risate, di abbracci e schiaffi. Amore che solo due persone che si amavano realmente sapevano comprendere. 
Erano a casa, quella stessa casa in cui ora giaceva. La camera del piccolo Hiccup era la medesima in cui ora lui dormiva. I sentimenti erano dei più classici: In quel sogno c'era la felicità pura, felicità che solo una moglie e un figlio potevano provare. 
Afferrò il cuscino dell'uomo, lo strinse al petto; vi immerse il volto inebriandosi del suo profumo. Profumo che le riportavano in mente campi verdeggianti, salsedine, calendula. Quello era il profumo di Stoick l'Immenso. Immenso come il suo buon cuore e il suo coraggio.
La donna era totalmente assuefatta a lui che era la sua droga, a lui che era la sua vita a lui che era il suo tutto. 
E da quel sogno che sembrava voler accendere di nuovo la speranza anche lei si trasformò in un vero e proprio 'Incubo Orrendo'.
Il buio. Lei era al centro di questa stanza. Attorno a lei c'erano tutte le persone a lei care. Ma i suoi occhi erano puntati su di loro; marito e figlio.
Li rincorreva a perdifiato, aveva il respiro affannato eppure più correva e più loro si allontanavano. Valka si voltò, le figure restanti si sciolsero come un chiazza d'olio. Il cuore le cadde a pezzi a quella vista. 
Tornò a guardare i due, eccola che riprendeva a correre. 
Correva, Correva, Correva. Urlava con tutta la voce in gola, pregava che poteva finalmente stare con loro.
Inciampò e cadde. Le mani si posarono a terra, il capo rimase alzato a guardarli. Una mano in richiesta d'aiuto si propense verso di loro; un grido disperato echeggiò nella sala. Il nulla. Le due figure più importanti della sua vita svanirono come nuvole a ciel sereno, lei scoppiò in un pianto disperato prima di ritrovarsi come spettatrice del decesso del marito.

"Posso salvarlo! Ce la posso fare!"

Continuava a dirsi la donna che correva inconsciamente per il campo di battaglia pregante di salvarlo.
Sapeva che non poteva accadere, ma non rinunciava mai al sogno di un miracolo. 
Eccolo il momento cruciale. La castana si precipitò davanti alla figura del marito, allargò le braccia urlando un "NON ORA. NON OGGI. NON MAI." secco che andò a disperdersi nel vuoto.
Il colpo l'attraversò. Si sent letteralmente cadere a terra. Si, ce l'aveva fatta. Lo sapeva che la buona stella l'assistiva. 
Niente. Si guardò le mani, il petto, le gambe. Il punto colpito. Intatto. Tremante si voltò indietro, gli occhi si sgranarono e le lacrime ripresero via. No. Non ancora. Non poteva rivivere quel momento. 
Tutto quel che aveva creato con il marito le passò innanzi come in un grande schermo, tutto quanto non appena lo sfiorava si frantumava dando vita a dei luccichii di vetro. Ecco che succedeva di nuovo. 
Si svegliò di scatto portandosi le mani sul volto. Il viso era completamente bagnato dalle sue lacrime e dal sudore, quell'inferno l'avrebbe perseguitata per tanto altro tempo.
Una volta seduta sul letto, lo sguardo si posò sulle mani che strinse fortemente. Non poteva farcela a sopportare cosi tanto, non sarebbe riuscita a resistere.
Intanto in cucina, il nostro Hiccup armeggiava con pergamene e pennini sparsi per la tavola.
Al suo fianco Sdentato che dormicchiava beato sotto i sguardi del vichingo che sembravano dire:

"Eh, quanto sei fortunato in questo momento amico mio.".

Si portò indietro alcune ciocche cioccolato e riprese a disegnare la disposizione di ogni cosa. Quello Snogghethon sarebbe stato il migliore al mondo, e si sarebbe svolto in piazza. Più precisamente attorno alla statua del padre.
Un modo per renderlo vivo era quello di renderlo partecipe e fulcro della festività, e Hiccup con il suo ingegno e determinazione ci sarebbe riuscito più che mai.
Subito l'attenzione tornò sulle scartofie ove c'erano alcune chiazze colorate che distinguevano i punti contrassegnati per ognuno dei suoi compagni. Il rosso vermiglio era per Moccicoso; il blu oltremare era per Gambedipesce; il rosso terrabruciata era per Testa di Tufo; il bianco sporco per Testa Bruta e in fine c'era il Rosa Baby che era per Astrid.
Il pennino con quel colore rimase bloccato a pelo della carta, cosa doveva segnare se non sapeva che ruolo dargli? 
Scosse il capo, adagiò il pennino sul tavolo e si portò il capo tra le braccia sospirando. Ora che avrebbe fatto se quella gelosia da parte della fidanzata li avessero condotti alla rottura? Che sarebbe successo alla sua richiesta di matrimonio se tutto si sarebbe sfaldato come un dolce mal preparato?
Mille domande assediavano il giovane Haddock che fu coccolato da Sdentato che con varie leccate sul capo tentava di far tornare il buon'umore al padrone. Se solo lui fosse stato umano, o almeno poteva prendere il suo posto e il controllo della sua vita, di certo non sarebbe successo che lui fosse cosi triste. Hiccup voltò il capo verso di lui, gli accarezzò il muso e l'assicurò che tutto sarebbe andato per il meglio. Si, ne era certo. Tutto sarebbe andato bene e loro due, finalmente, si sarebbero sposati. 

"Ho deciso. Butto giù una lettera e poi la porti ad Astrid, va bene amico?"

Domandò il castano guardando Sdentato, il quale aveva annuito a modo suo per poi tornare a fissare il ragazzo che afferrò una nuova pergamena e incominciò a scrivere qualcosa. Avrebbe di certo rifatto colpo sulla ragazza con quella cenetta al chiaro di luna alla radura. 
Tra un foglio e l'altro, il giovane scomparve letteralmente lasciando solamente scorgere alcune ciocche castane che venivano illuminate dalla luce del camino. Sdentato era tornato al suo posto, tranquillo a dormicchiare come se nulla fosse. 
Hiccup avrebbe preparato gli avvenimenti più importanti della sua vita in una maniera cosi meticolosa che l'avrebbero segnato a vita. 
Una volta scritta la bozza dell'invito e i preparativi per lo Snogghethon, il vichingo si premurò si risistemare la cucina rendendola linda e pinta.
Seguito dal drago, Hiccup uscì dall'abitazione andando a compiere il suo classico giro di ricognizione notturna. Le ore erano passate da quando il sole era alto nel cielo e ora la sera era illuminata dal tramonto che tingeva l'isola di colori caldi. 
Sorvolando le aree circostanti all'Isola, lo sguardo del giovane si perse come suo solito a guardare l'oceano in attenta esaminazione. Non dovevano esserci imprevisti o altro, altrimenti ogni buon proposito sarebbe andato a monte. 
La sua distrazione fu catturata da un Uncinato Mortale. Quell'Uncinato, che solcava a grandi falcate l'oceano sino a virare in rotta  della medesima scogliera ove erano stati in mattinata.
Hiccup diede segno a Sdentato di avvicinarsi, la voce del ragazzo che faceva "Astrid!" riecheggiò al tal punto che la draghessa si fermò sino a librarsi in aria, come una piuma che delicatamente scende a terra.
La bionda si voltò appena, gli occhi seri erano stati attraversati da un bagliore sfavillante che lasciarono il giovane vichingo; ormai vicino a lei a bocca aperta stentando di parole.

"Che cosa vuoi Haddock!"

Disse seccamente la ragazza che si sistemò la pelliccia sulle spalle. Non era dell'umore più giusti per avere un colloquio con lui, ma almeno doveva trovare la voglia di chiarire quella situazione che la infastidì alquanto.
Con una delicata patta sul fianco del suo drago, Tempestosa scese in rotta della scogliera ove si stagliò. La ragazza scese attendendo il castano a braccia conserte. 
Esso non si fece attendere molto, anzi, la raggiunse immediatamente andandola ad assalire direttamente. 
Quel gesto lasciò Astrid interdetta, non gli faceva ne piacere ne fastidio, anzi, l'avere le sue mani che stringevano le sue braccia gli era totalmente indifferente. Ancor di più il giovane che la guardava con gli occhi lucidi, imprecanti di audienza e di scuse.

"Ti prego Astrid, parliamone! 
Cos'ho fatto di male, me lo vuoi dire?!"

Chiese frettolosamente il giovane capo lasciando la presa alle braccia andando a prendergli le mani stringendole delicatamente tra le sue. 
Ecco che lo stupore interno sorprese la bionda che analizzò il comportamento affannato del vichingo innanzi a lei. 
La forza delle sue mani erano percepibile, ma al contempo sapevano essere delicate e dal tocco piacevole. Capaci di farti rabbrividire con il solo tocco che fece rinveire in Astrid sensazioni di audacia fisica e sensualità. 

"Non c'è nulla da parlare.
Se tu sei idiota e non lo capisci da solo, io non devo spiegarti nulla. E' tuo dovere capirlo da solo, capisci?"

"Astrid te lo chiedo per favore. 
Ne va la nostra relazione! Cosa diamine ho fatto per farti diventare cosi?"

"Hiccup, piantala per Odino!
Se ha da finire finisce, altrimenti no. Tutto dipende da quanto la tua intelligenza è capace di arrivare!"

"Non deve finire! NON DEVE! 
Astrid vuoi farti entrare in quella testa una cosa? CHE IO TI AMO?"

La vichinga alzò gli occhi al cielo, se doveva fare la gelosa doveva farla almeno bene. Spinse via il ragazzo da se, fissandolo malamente. Lentamente si avvicinò a lui, ahiahi quell'espressione non promette nulla di buono! E infatti un pugno ben caricato fu assestato nello stomaco del vichingo, che stroncato dalla sua forza cadde in ginocchio a terra boccheggiando aria. Era tanto bella e affascinante quanto pericolosa e letale quella fanciulla. Ma quella fanciulla era la sua donna, e anche se aveva più lividi lui che i gemelli addosso, lui l'amava per quello che era.
La ragazza scostò con veloce gesto del capo alcune ciocche bionde dagli azzurri occhi che si fermarono a fissare il castano che aveva alzato il capo guardandola.

"Sarai anche un capo, ma di donne non ne capisci nulla. Haddock III"

[......]

Disse la ragazza prima di risalire in sella a Tempestosa e volare via verso casa; lasciando il ragazzo li. Solo e privo di ogni spiegazione plausibile. 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Dolcezze Notturne ***


Da quella sera, i due ragazzi, sino a raggiungere il terzo giorno di silenzio e di diffidenza da parte della bionda stettero litigati.
Astrid non rivolse la benchè minima parola a Hiccup, che poverino tentava ogni volta di parlargli catalogando un insuccesso dopo l'altro. Che era giunta la fine della loro relazione? Persino Valka cercava di parlare con Astrid, di mettere una buona parola, ma dalla giovane vichinga ne riceveva solamente dei freddi "Quando capirà si vedrà." andando da tutt'altra parte. 
Mancavano altri tre giorni allo Snogghethon e tutto era pronto per il giorno ad avvenire. 
I ragazzi avevano persino preso la briga di assegnarsi il compito di spalare via la neve in eccesso non solo l'Accademia ma anche tutte le vie del Villaggio. 
Questa cosa lasciò piacevolmente stupito Hiccup che ne parlò meravigliato alla madre, sino a quanto lei non se ne uscì con una frase.

"Hiccup.
Allora? Come va con lei? Avete fatto pace?"

"........
Non proprio. E' arrivata la sera, tra pochi minuti la meridiana segnerà la mezzanotte e noi ancora non ci parliamo."

"Non dubitare sul suo amore.
Lei lo fa perché vuole unicamente che tu capisca quanto male gli hai provocato con quella frase detta a cuor leggero."

"Ho sbagliato, vero, torno a ripeterlo ora e altre mille volte; sino a quando Astrid non mi perdonerà; ma non l'ho fatto apposta. Il mio era un complimento da amici..."

"La vostra relazione da dove è iniziata, figlio mio?"

"....
Dalla sua invidia? Dalla sua Gelosia?"

"Non solo da quello" disse Valka accarezzando il capo al figlio con fare amorevole

"Dal.... Oh. 
Oh per Odino, non l'avevo preso in considerazione! Dall'amicizia! 
Astrid pensa che tra me e Bruta può accadere quel che è successo a noi! Devo assolutamente sbrigarmi a inviargli l'invito!"

"Invito?"

"Si si!
Ho scritto una lettera ad Astrid per invitarla alla radura, dove faremo una cenetta insieme per farmi perdonare!" 

Disse un affannato Hiccup che salì di corsa le scali di casa sino ad inciampare in uno di essi, provocando un frastuono che fece saltare la donna che lo raggiunse di fretta e furia aiutandolo a rialzarsi. Quasi le scappò una casta risata a vedere come il figlio si affrettava a ripescare l'invito tra le scartoffie della festività che era alle porte.
Una volta ritrovata riscese nuovamente le scali, raggiungendo Sdentato di fretta. Gliela porse e lui la prese tra i denti delicatamente portandola immediatamente all'abitazione della ragazza. 
Non appena il drago fu fuori e lo sentì scappare via, il ragazzo si lasciò cadere con un sospiro sulla sedia, sotto il sguardo incuriosito della madre che lo guardava in attesa di parola.

"Cosa c'era scritto?" domandò impavida Valka che attendeva risposta

"Cosa c'era scritto, chiedi?
Semplice....."

Parallelamente all'arrivo di Sdentato all'abitazione della ragazza a cui aveva lasciato l'invito, attirando la sua attenzione con qualche botta alla porta prima di scappare via a casa del castano; la giovane vichinga stava leggendo cosa vi era scritto nello stesso momento in cui il giovane ragazzo lo recitava alla madre.

"Gentilissima Milady,
Lei è invitata a raggiungermi alla radura alle ore 21:30 di domani. 
Non c'è nessun obbligo di Dress Code, può venire armata della sua bellezza che la veste meglio di ogni pelliccia...." 

iniziò la bionda che si lasciò dipingere sul volto un sorriso cosi dolce che non sembrava neanche lei

"......
Le asce sono ben accolte, ma preferirei farne tranquillamente a meno. Se proprio non ne possiamo farcele mancare, provvederò a portare con me il mio scudo. 
In qualsiasi evenienza devo proteggere la mia donna...."

recitò il vichingo che chiuse gli occhi, pregustandosi la scena della cenetta che li avrebbe visti protagonisti. Già si domandava se sarebbe riuscito a donargli una serata coi fiocchi.

"....Se lei ha l'arma per lottare, io avrò l'arma per proteggerla.
Con queste parole io le auguro una dolce buonanotte e..."

disse la ragazza che si andò a sedere sul letto, portando successivamente il foglio al petto lasciandosi cadere sulla morbida pelliccia di yak che le faceva da piumone. Gli occhi si chiusero, un sospiro sognante e un sorriso ancor più dolce stavano spadroneggiando nella sua camera e in quel volto che aveva trovato di nuovo luce.

"...Dolci sogni, mia Ragazza Audace.
Firmato il Hiccup "Imbranato" Horrendous Haddock III che ti ama come non mai in vita sua."

Conclusero finalmente entrambi, chi da una parte chi d'altra. 
Valka quasi si commose, le venne solamente di stringere il ragazzo a se rincuorandolo che tutto sarebbe andato per il meglio. Hiccup ne era certo, quello sarebbe stato il giorno adatto per farsi perdonare per ogni errore da lui commesso; sopratutto l'ultimo che lo vedeva partecipe di un amaro disguido tra fidanzati.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Tra me e te solo vero amore c'è ***


L'indomani arrivò e Astrid si risvegliò con la lettera stretta in petto. Da quando l'aveva ricevuta la sera prima non se ne era staccata neanche un momento.
Che ci volete fare, sarà pur sempre un Fiore di Ferro di Berk; ma come un fiore anche lei è romantica e delicata... a modo suo.
Le mansioni mattutine e pomeridiane ebbero buon fine e finalmente all'Accademia e in Villaggio, dove c'erano i due, si poteva respirare un'aria diversa da quella degli ultimi giorni. Astrid e Hiccup continuavano a non parlarsi, ma a sostituire le parole ci furono gli sguardi che lasciavano intendere quanta dolcezza stava tornando tra i due fidanzatini.
Ognuno a casa propria. 
Chi come Bruta avrebbe trascorso la serata a litigare con Tufo, chi come Moccicoso ad assicurarsi che a Zannacurva non mancasse nulla, chi come Gambedipesce a dormire con Muscolone che gli leccava i piedi.... Insomma, ognuno di loro aveva una mansione che gli occupava la nottata. 
Senza esclusione dei due che finalmente potevano chiarire la situazione in un'aurea di romanticismo incontrastata.
 
Astrid, da casa sua partì in perfetto orario. Non mancò all'ora prestabilita e neanche la sua ascia mancò!
Hiccup era arrivato già da qualche ora e con l'aiuto della madre sistemò il tutto; in tal modo che la luce della luna potesse illuminare la vichinga con i suoi romantici raggi.
Lei non era tipo di mettersi in ghingheri, anzi, quella sera andò vestita come sempre. Infondo era una cena tra fidanzati, non una cena di gala! 
Tant'è che persino Hiccup l'attese nelle sue classiche vesti giornaliere. Eppure quella sera, tra i raggi lunari e i brillare delle stelle; anche i loro abiti sembrano totalmente diversi oltre a loro.
Eccola scendere cautamente dalla rupe, Hiccup l'aspettò a terra ove l'aiuto a toccare suolo. La guardò negli occhi. Era ombra di trucco quello o cosa? 
Difatti un leggero cielo stellato si stagliava sulle palpebre dell'amata che lo guardava con occhi dolci. Ah se era bella, e quelle labbra laccate di un leggero rosso ispiravano nel giovane Hiccup notti di lunga passione travolgente, pensiero che lo fece trasalire e arrossire come ogni volta che gli si palesava davanti una notte all'insegna della trasgressione con lei. Ehy, che pretendete! Hiccup è un maschietto come tutti e anche lui ha certi istinti assopiti! (beata Astrid!)
 
"Pr-Prego Milady."
 
"La ringrazio Milord"
 
Balbettò Hiccup che porse un galante baciamano alla dama che l'accolse con visibile meraviglia.
Lo sguardo marino si perse nel verde dominante della radura, il lago centrale dava un tocco di scenografia di film romantici e strappa lacrime. Astrid ne era letteralmente estasiata, ancor di più quando lui la scortò al tavolo dove la fece accomodare.
La bionda rimase in silenzio, le labbra erano stese in un dolce sorriso che gli dava la chance di capire che il litigio tra i due erano terminato. Hiccup si assentò pochi minuti, quei attimi in cui Astrid si pose l'imminente domanda "Non vorrà mica..." ma quella sua stessa domanda fu interrotta dal suo arrivo.
Vi adagiò innanzi un piatto che andò ad aprire, lasciando che il profumo genuino invadesse l'aria. 
 
"Il suo preferito mia cara.
Controfiletto di Yak alla crema di funghi champignon con  retrogusto di menta."
 
".......
L'hai preparato te? Davvero?"
 
Domandò la bionda che guardò il piatto con sospetto. 
Non sapeva ben specificare la sua provenienza ma sapeva unicamente che l'aspetto era realmente invitante. 
Hiccup si sedette innanzi a lei, si, la prospettiva studiata era giusta. Difatti la luna illuminava il volto di Astrid che sembrava aver preso vita non appena si addentrò nella radura. 
 
"Si, l'ho fatto io.
Spero che sia di tuo gradimento."
 
"Hiccup tu mi sorprendi.
Non sapevo che sapevi cucinare!"
 
Esclamò la ragazza che alzò lo sguardo verso di lui rimanendo letteralmente folgorata.
Gli occhi di Hiccup erano verde smeraldo, ma quel giorno sembravano essere illuminati dal bagliore della vita. Le sue labbra, quella sera risultavano più invitanti del normale e un pensierino un po osè la nostra Astrid ce lo fece! Lasciò scendere gli occhi sulle spalle. Possenti, larghe e forti spalle sorreggevano quel capo che era dimora di folti capelli color cioccolato ove spuntavano alcune trecce che lei ne faceva dono ogni volta che parlavano in maniera "confidenziale". E più giù che c'era? Un corpo da urlo. Un corpo scolpito dagli dei che faceva invidia a qualsiasi Mr. Muscolo del Villaggio... o almeno per lei era cosi. 
 
"Quando ci sei tu, anche il posto più buio diviene luce e paradiso; Astrid."
 
Disse Hiccup interrompendo il corso dei pensieri della ragazza che imbarazzata abbassò il capo lasciandosi scappare un sussurrato "Grazie".
Fortuna che l'udito del ragazzo era perfetto e lo carpì immediatamente, cosa che in quel momento gli fece non poco piacere data la scorsa situazione.
Allungò la mano verso di lei, il tavolino circolare gli offriva un perfetto raggiungimento poiché distavano poco l'uno dall'altra. Gli alzò il volto e lo accarezzò lasciandosi andare in un
"Sei più bella di sta mattina" che fu subito ricambiato da un "Anche tu non scherzi, Hicc."
Grandioso!
L'aveva chiamato con l'abbreviazione! Ok, ora sarebbe andato tutto in discesa... o almeno speriamo!
La cena ebbe inizio, ci fu un frequente scambio di battute sia pungenti che maliziose. Le occhiate complici non si risparmiavano e neanche le risate in compagnia, sembrava proprio una cena che preannunciava un dopo. 
 
"Credo che...."
 
".... possiamo anche parlare di quel che è successo."
 
Concluse Astrid la frase che, stringendo delicatamente tra le mani un boccale di idromele attendeva risposta del compagno.
Bevuto in quantità esagerate l'Idromele poteva essere altamente alcolico, ma quella sera, un boccale solo ci voleva tutto. Sopratutto per festeggiare, non credete?
 
"Si ecco...
Io ho pensato e ripensato e la prima impressione che ho avuto è quella che ti verrò a dire per prima, pur cosciente che sia errata. Tant'è che esporrò prima questa, poi la teoria appurata e constatata, Astrid."
 
"Sentiamo; quale sarebbe?"
 
"Non ti piace che io sia in compagnia di Bruta......?"
 
"E questa sarebbe? 
Dopo quattro giorni dal litigio questa è la tua prima impressione del tutto e sottolineo DECISAMENTE errata?"
 
Hiccup stette in silenzio, non seppe che rispondere.
 
[............]
 
"AH MA TI E' COSI DIFFICILE CAPIRE CHE MI URTA IL SISTEMA NERVOSO VEDERTI FARE IL CASCAMORTO CON BRUTA?
TI E' DAVVERO COMPLICATO COMPRENDERE DI COME MI DA FASTIDIO SENTIRTI DIRE PAROLINE TAAAANTO SMIELATE A QUELLA LI?
QUELLA LI CHE SAREBBE PURE LA MIA MIGLIORE AMICA, AH.
E TU. TANTO INTELLIGENTE IL QUALE SEI ANCORA NON C'ERI ARRIVATO. 
RINGRAZIA LA CLEMENZA DI THOR, A QUEST'ORA TI AVREI SCUOIATO VIVO E AVREI FATTO DELLE TUE PELLI UN PIGIAMA NOTTURNO STUPIDO DI UN HICCUP!"
 
Urlò la ragazza che si alzò di scatto andando dalla parte opposta, ove c'era il castano che afferrò per i stringhe di cuoio dell'armatura strattonandolo violentemente ad ogni minima frase detta con enfasi, scandendone perfettamente le parole. In quella sua voce cosi alterata vi erano chiare tracce di delusione, rabbia, tristezza, amarezza. Voce rotta dalle incombenti e trattenute lacrime che davano il via libera alla terribile condanna del vero amore: La gelosia.
Hiccup ascoltò le sue parole in silenzio. Quanta forza poteva esserci in quel corpo? In quella ragazza sopratutto?
Gli mancò l'aria ad ogni strattonata, persino Sdentato e Tempestosa si curavano di stargli ben che lontana. Prevenire era meglio che curare!
Trovò la forza, o meglio il coraggio, di afferrarla di nuovo per le spalle. Questa volta la stretta era più solita, più dura e maschia. Gli occhi smeraldini erano seri, lasciavano trapelare solo il dolore che stava provando nel sentire quelle parole da lei. Da lei che era la sua amata.
 
"Milady, non so cosa ti sei messa in testa ma io di paroline smielate a Bruta non le ho mai dette.
Ti riferisci al "Comunque Complimenti"? Astrid, ti prego... so già che me ne pentirò... ma... smettila di fare la bambina piccola e comportarti da ragazza adulta il quale sei.
Io sono fidanzato con te. Io amo te, non lei. 
Ti pare che se mi piaceva non mi sarei messo a litigare con quei tre cretini che stavano dando spettacolo? A me Bruta non mi è mai piaciuta, dovresti saperlo visto che eri la prima a interrompere i suoi tentativi di abbordaggio.
Astrid, lo sai perfettamente che io ti amo. E allora perché quest'assurda gelosia per una frase buttata li?
Fai il confronto con i complimenti che faccio a te e l'unico che ho fatto a lei.
La vera tesi, quella che ho appurato, è che tu hai paura che tra me e Bruta succeda quel che è successo tra me e te.
Astrid, schiarisciti la mente e rispondimi sinceramente."
 
[......]
 
"Hiccup......
Tsk, devi pentirtene per tutta la vita. Lo sai che odio queste tue attenzioni ad altre "donne" se cosi la si può chiamare. E sopratutto sai che IO odio il fatto che tu hai a che fare con lei- Vero, siamo amici, siamo cresciuti insieme; ma quando la tua migliore amica presenta interessi amorosi verso il ragazzo che TI piace, ti è totalmente impossibile lasciare correre il fatto anche nel futuro. 
Assurda gelosia? Buttata li? Ah no, quella era chiaro e limpido come complimento bello mio! Il fatto che qualcun'altra ha potuto rivolgere un pensiero del tipo "Aw, lo AMO!" mi manda letteralmente in bestia. Non solo perché tu gli hai dato la via libera per farglielo pensare ma perché non hai mai chiarito come stava la situazione.
Tu stai con me. I tuoi complimenti devono essere rivolti ad una sola persona, e quella persona sono io.
E ora fai una caccia al tesoro alle parole e vediamo se arrivi al bandolo del discorso."
 
"...........
Anch'io ti amo, Milady."
 
Disse velocemente il ragazzo che aveva perfettamente notato il marcare delle parole in quel suo discorso.
Non era stupito, anzi, era abbastanza intelligente; ma quando si trattava di capire la sua fidanzata le era totalmente difficile. 
Ma quella sera, tutto fu più chiaro; tutto trovò un senso e Hiccup poté comprendere quale complessa e meravigliosa creatura potesse essere Astrid che ora lo fissava.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Il fuoco di due fidanzati ***


Tutto era incominciato per il meglio, avevano riso e scherzato, avevano persino lasciato sott'intendere il loro interesse reciproco a sfondo non solo emotivo e psicologico ma anche fisico. Verso la fine ci fu il caos, lei che urlava e nei suoi bei occhi turchesi vi era il dolore; lui che cercava di calmarla e di acquietare il turbine di sensazioni negative; i draghi che poverini aveva sopport- no, non è vero; ad esser sinceri se ne stavano da una parte a dormicchiare accoccolati l'uno all'altro!
Insomma, tra una litigata e un'altra i due finalmente avevano fatto pace ed erano tornati ad essere la coppia di sempre. Con delle sole differenze. Si amavano di più e avevano rinnovato le loro promesse di eterno amore. 

"E comunque....."

Riprese prontamente la ragazza che lasciò scendere l'indice dal suo volto sino al meccanismo centrale dell'armatura; quella che comandava la membrana dorsale facendole scattare con un sordo suono che fece accedere un sorrisino malizioso alla biondina. 

".....Gran bei pantaloni. Aderiscono perfettamente....
In ogni punto....."

"Ma Astrid, sono quelli che indoss--- oh.... No aspetta!
Tu! Io! Insomma! Gh!"

Bofonchiò il ragazzo si volse di spalle arrossendo violentemente. Istintivamente portò le mani innanzi alle gambe e ricoprire quel "punto" che spregiudicata, la bionda gli aveva fatto notare.
D'altronde, faceva pur sempre parte del genere maschile e se dinnanzi ad una bella ragazza come Astrid non ci fossero reazioni, beh, incominceremo a preoccuparci non poco!
Se Hiccup era imbarazzato più del normale, Astrid era divertita nel vederlo cosi. Difatti si avvicinò a lui, la mano si adagiò sui glutei del compagno che lentamente palpò con un'aria di sfida del tipo "E ora come la metti, "GRANDE" Capo?" 

"Questo si sente più solido... Ci hai lavorato?"

Domandò Astrid che imperterrita continuò a palpare il sedere al fidanzato.
A dirla tutta mica gli dispiaceva, anzi! Gli piaceva alquanto! Infondo come non capirla, Hiccup aveva da sempre avuto un bel lato B e alla giovane vichinga non era affatto passato inosservato.
Era una sfida aperta, chi avrebbe vinto in quel confronto di sfrontataggine? 
La bella e divertita Astrid o l'affascinante e imbarazzatissimo Hiccup?!
Ecco che toccava a lui sfoggiare il suo contrattacco, anzi, la mossa che gli avrebbe dato una vittoria schiacciante.
Difatti si voltò di scatto, la mano dapprima adagiata sul gluteo si spostò velocemente ad un altro punto; facendo dipingere sul volto del vichingo un sorriso compiaciuto e divertito.... Mica gli dispiaceva anzi, aveva portato le braccia indietro; sporto il busto in avanti fatto sporgere il bacino in direzione della Bionda che ora lo sguardo con occhi socchiusi e un vago sorrisetto sul volto.

"Che ne dite di questo lato?"

Disse Hiccup che lasciò vivere sul viso un ghignetto malizioso. 
Ah, il ragazzo aveva un lato sporcaccione. Buono a sapersi! Astrid potrà lavorarci per benino sopra, divertendoci realmente tanto.
Il braccio del castano cinse la vita della giovane tirandola a se, nei suoi occhi smeraldini c'era il lampo della passione che voleva divampare con tutta la sua forza.
Lo sguardo cristallino della bionda fu catturato da quel bagliore, le sue labbra tremarono e il suo cuore incominciò a battere. Solo gli dei sapevano quanto desiderava unirsi a lui. 
Portò le mani sul suo petto, sbatté un paio di volte le palpebre e rispose.

"Dico che non è affatto male... questo tuo lato."

"Alla nostra ragazza Audace non piace solo il pericoloso, a quanto vedo...."

"Al nostro ragazzo Fiero non solo gli piace raggiungere l'alta quota in volo ma anche in terra non scherza, a quanto sento....!"

Ribattè prontamente Astrid che fu letteralmente coinvolta da un elegante e travolgente cacque che portò Hiccup ad accostare le labbra sulle sue; sussurrando un lento e sensuale "ti desidero" che fu immediatamente messo a tacere da un bacio che la bionda gli donò.
Non era ora di parlare, avevano appena fatto la pace. Forse era l'atmosfera che contribuiva allo scenario "neo hard" che si stava creando; molto probabilmente in quel solo boccale d'idromele c'era un tasso alcolico troppo alto da supportare per quei due. Fatto sta che non appena interruppe il bacio, rimanendo a fior di labbra; la ragazza rispose "Ah-Ah, non è ancora arrivato il momento..." che fece sorridere dolcemente il castano che la rialzò e strinse a se con fare amorevole.
Si, aveva ragione Astrid.
Il loro doveva essere un rapporto che rispettava le tradizioni e i giusti tempi. Prima la conoscenza, il fidanzamento ufficiale, il matrimonio e infine la notte di nozze.

"Astrid, sono così contento di stringerti a me e di sentire il tuo corpo cosi stretto al mio... Mi riscalda il cuore e mi rende conscio di quanto sia fortunato ad esser impegnato con te, amore mio."

"Mh, mi metti le battute su un vassoio Hiccup. Ma te le risparmierò, sopratutto quelle basate sul "...sentire il tuo corpo cosi stretto al mio". 
Ora, esser nudi d'animo è la cosa giusta di fare. Non mi sto mostrando debole, bada a te che se lo pensi minimamente perderai in centimetri... Sia in altezza che in altro....!"

Marcò per bene le ultime parole con un estrema serietà prima di tornare ad indossare l'animo della ragazza sensibile e innamorata il quale era.
Hiccup rise, era così bello sentirla tornata come prima. Era una gioia anche accogliere le minacce di riduzione di virilità. 

"....... Ecco, tornando all'aurea di romanticismo sfrenato che c'era...
Volevo dirti che sono realmente fortunata anch'io. Sono fidanzata con un ragazzo straordinar--- Ehy, mi stai ascoltando? Cosa stai fiss...oh, capisco. 
Queste due ti attirano più delle mie parole, non è vero?"

"Ah?
Ehm, no nient'affatto! Solo che..... non so se te ne sei accorta, ma c'è un Terribile Terrore sulla tua spalla e la coda a penzoloni davanti."

Hiccup era sincero, infatti lo sguardo di Astrid si imbatté in un'altra cosa notevolmente grande.
Tolse le mani dal petto dell'amato e afferrò delicatamente e cautamente il draghetto fissandolo con aria visibilmente scocciata.

"Da quanto tempo eri qui? 
Non si sfruttano i momenti per ricevere coccole, intesi draghetto birbante?"

"Ma no, lascialo perdere....
Evidentemente si sentiva solo e voleva un pochino di compagnia, vero piccoletto?"

Chiese lui andando a porre un grattino sotto il muso del drago che gorgheggiò contento. Questo gesto non fu mancato di vista da Sdentato che si alzò di scatto correndogli incontro sino a tirargli un'accidentale codata che fece cadere il giovane vichingo che piombò sopra alla bionda che rimase letteralmente senza respiro.
Sacri dei, era magro ma quanto accidenti pesava! Che erano tutti muscoli o armatura? Questo sarebbe stato un dilemma che solo in quella notte avrebbe svelato. Ma al peso se ne aggiunse altro schiacciando la povera vichinga che aveva portato le braccia incrociate al petto sbuffando infastidita.

"Allora? Vi levate di vostra spontanea volontà o vi devo tagliare la testa con un colpo d'ascia?
NON SONO UN DANNATO TAPPETINO PER THOR!"

Sdentato piazzò un'umida leccata sul volto di Hiccup che scoppiò a ridere. Aveva ragione, non doveva dare cosi troppe attenzioni a un'altro drago quando a lui; quel giorno ancora non ne aveva fatte.
Ma non parliamo di quelle carezze che gli faceva abitualmente, no, ma quei minuti interminabili in cui un'abbraccio e un "Ti voglio bene, Cucciolo" descrivevano ore e ore di grattini e cure giornaliere. 
A contrario del Furia Buia, che si alzò immediatamente da sopra dei due vichinghi; Hiccup rimase li, con le mani ferme a terra a sorreggere il busto mentre Astrid era in mezzo. Con gli occhi languidi e lucidi a guardare quel volto perfetto dal basso.
Gli occhi scesero, segnarono un ipotetico percorso da fare con una scia di lascivi baci futuri sino a ritornare a dare attenzione allo smeraldo incastonato in quei diamanti che erano gli occhi del fidanzato. 
Le guance si tinsero di un vivace rosso, le labbra tremarono dalla tensione e un sospiro si librò in aria mentre gli occhi color turchese brillavano di una particolare luce.
Oh, in quella radura c'era profumo d'amore... in tutte le sue forme e caratteristiche.
Hiccup scese da lei, ora era a pochi centimetri dallo sdraiarsi su quel corpo da favola. Le sue labbra si adagiarono su quelle di lei, lentamente diedero vita ad un passionale bacio che incendiava gli animi casti e facilmente infiammabili dei due ragazzi che ora si stringeva e si rotolavano sul manto erboso.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Se mi stringerete la mano, io lotterò con voi. ***


Era notte fonda, Valka non riusciva a prender sonno. Estremamente preoccupata dalla tarda ora e dal ritardo dei due ragazzi a rincasare, la donna si mise seduta a gambe incrociate sul letto fissando fuori alla finestra.
Il cielo ero oscuro ed era acceso dalle stelle che brillavano come diamanti, mentre la luna vegliava sugli innamorati; dando rifugio ai cuori persi e a chi di sognar non smette mai.
Lei rientrava in una di queste categorie. 
Il suo cuore era perso, non c'era attimo in cui non riusciva a pensare al marito. Attimo in cui la paura, come in quel momento, la stava assalendo come non mai. Se ora Pitch Black era li con lei, ora stava facendo un banchetto degno dei più ricchi e celebri re mai esistiti in tutta l'era.
Si portò una mano al petto, strinse la stoffa bianca della canottiera e chiuse gli occhi. Nel silenzio avrebbe trovato la pace che necessitava. In quella frazione di secondo, in cui la mente era sgombera di distrazioni, la donna ebbe un segno che qualcosa c'era e che mai se ne sarebbe andato.

"Sono qui, Val."

La donna riaprì immediatamente gli occhi portò anche l'altra mano al petto e si guardò attorno con le lacrime in essi. Quella era la voce di Stoick, l'aveva sentita chiara e tonda. Si alzò di scatto, corse per tutta l'abitazione cercandolo disperatamente. Aveva un bagliore negli occhi che finalmente le dava di nuovo la vita, un bagliore che troppo facilmente svanì. 
Sconsolata e con la delusione nel cuore, la donna tornò a sedersi in ginocchio sul letto tenendo il capo abbassato. 
La sua voce risuonava ancora sorda nelle orecchie della donna che lentamente alzò il capo, guidata e accompagnata da chissà quale mano che la spingeva a tenere alta la testa.
Le palpebre serrate e le guance arrossate erano rigate da calde e amare lacrime, le labbra si schiusero e un sospiro ve ne uscì.
Il cuore sembrava aver smesso di battere per un attimo, il sogno per quanto egoista era di ricongiungersi con il marito nel Valhalla incombé come il mal tempo che spezzava un meraviglioso giorno di sole.
Le mani si portarono tra le gambe che si erano divise in tal modo che i glutei toccassero il letto, strette tra di loro c'era il cuscino del marito che ora era premuto con forza sui seni. La pelle era di un delicato rosa pesca, su di essa ancora alcune cicatrici che segnavano la sua intera vita. Le caviglie erano state fasciate, cosi come la coscia destra e il braccio stesso; la destra era coperta da solo una garza. Quelle erano le zone che il marito gli aveva fatto notare in cui alcuni sgraffi piuttosto profondi causati dalla sbadataggine si venivano a formare. Da quel giorno, la donna si premurava di fasciarle e di proteggerle. Sia di giorno che di notte, ma non era questo il momento di rimembrare quei momenti.
Questo è il momento in cui gli occhi della donna si aprirono, in cui videro il marito sorridergli e sfiorargli il volto con una delicatezza che straziò il cuore della giovane Valka che tornò a piangere silenziosamente.
Ogni solco dell'età sul volto era un segno che gli lasciava nel cuore l'amarezza d'aver perso anni in sua compagnia, il modo in cui pettinava i baffi e barba le portavano un immenso dolore al cuore, il saper di non poter più trascorrere ore liete a pettinarli come quand'erano giovanetti; il non poter più baciare quel naso a patata che gli piaceva, il non poter baciare quelle labbra carnose. E quella fossetta sulla guancia sinistra sarà difficile da scordare per la donna che quand'era più giovane adorava punzecchiare, ma quei occhi che avevano visto dolori e gioie; che avevano ancora voglia di vivere e di combattere; occhi che brillavano di un verde acceso che abbagliava chiunque... occhi che non erano mai stanchi e che erano sempre pronti a battersi, il suo sguardo sapeva difendersi ma era anche capace ad arrendersi. In generale il non poter più stare con lui recava a Valka un inesorabile danno motivo che la deteriorava l'animo lentamente; lacerandolo come un panno ormai vecchio e vissuto.

"Le mani tue desidero da stringer tra le mie...."

"Ti abbraccerò, ti bacerò e danzerò per sempre...
Felice io saròn, non...."

"...smetter d'amarmi" 

Dissero in un flebile coro i due coniugi che si abbandonarono in uno straziante bacio.
Una donna che amerà per sempre il proprio marito, un marito che amerà per sempre sua moglie. Due in uno, questo era il vero amore.
Hiccup a sentir quella voce entrò in camera della madre, non bussò minimamente.Vide solamente lei, inginocchiata sul letto con le mani in aria e gli occhi fermi ad un punto fisso. Il ragazzo chiuse gli occhi, che la stanchezza e le gioie gli stavano giocando un brutto scherzo? Li riaprì. Ecco cosa stava accadendo. Lo vide chiaramente anche lui, il padre era li e cingeva le mani alla madre che lo guardava con le lacrime agli occhi. Era proprio lui, era proprio Stoick... o almeno era l'anima e la presenza del padre che non li avrebbe abbandonati mai. Il ragazzo ebbe un tuffo al cuore, scappò in camera sua susseguito da Sdentato. Si buttò sul letto e soffocò un grido di dolore nel cuscino, basta ora anche il fermo e serio Hiccup stava vacillando. Infatti era scoppiato in un pianto compulsivo, in un pianto che Sdentato comprese al volo visto che si mise seduto allargando le zampe in direzione del padrone che si lanciò tra di esse.
Delicatamente lui lo strinse, quel ragazzo aveva il cuore di un Capo e l'Anima di un Drago. E entrambi i genitori ne erano fieri. Il capo del giovane Hiccup si celò tra le zampe dell'amico, non trovava pace per il suo animo ferito. Neanche ora che Stoick gli era vicino, gli aveva posato la mano sulla schiena e si lasciava andare in uno di quei sorriso che era raro vedere.

"Hiccup, figlio mio...."

Disse l'uomo nel momento esatto in cui l'istinto disse al giovane d'alzare il capo e di guardare al suo fianco.

"Scusami.... Dovevo esserci io al tuo posto, dovevo morire io invece di te.
Sono stato uno stolto, dovevo prevedere e prevenire, non potrò mai perdonarmi di quel che ho fatto. Sono una vera frana, non sarò mai un grande uomo; un padre amorevole; un amico fidato e un capo amato come te..."

Disse tra un singhiozzo e l'altro il castano che guardava il punto in cui c'era il padre.
Gli animi feriti e chi aveva visto la morte in faccia potevano vedere cose che a tante altre persone sfuggivano. 
E tra quelle c'era la capacità di un animo sensibile, capace di udire e vedere quando più ne ha bisogno la persona più cara al mondo.
E per Hiccup e Valka, quella per persona era Stoick. Quello stesso Stoick che ora si era chinato in tutta la sua immensità andando a dare un bacio sulla fronte al figlio lasciandolo con una sola frase che riecheggiò nella sua mansarda, prima di scomparire del tutto.

"Il destino ci attende, figlio mio.
 Sono e sarò sempre orgoglioso di te."

"Papà non andartene! Ti prego!"

Disse affannato Hiccup che protraeva la mano verso di lui tornando a vivere in quelle lacrime che davano sfogo al lato più delicato e fragile del giovane Capo di Berk.
Sdentato rimase li, quando l'uomo svanì e il padrone tese la mano verso la sua immagine, lui lo tirò a se stringendolo ulteriormente. Le grandi ali corvine avvolsero il ragazzo nascondendolo del tutto; in quel momento c'erano solo loro due. Un cavaliere straziato e il suo drago, che si stava lasciando scappare degli uggiolii di dolore. Hiccup li sentì, lo strinse a sua volta e l'assicurò che anche questa sarebbe passata.
Sinché lo potevano udire e vedere tutto sarebbe andato per meglio, loro avrebbero continuato ad essere una famiglia.
Perché gli spiriti esistono, sono attorno a noi e ci proteggono sempre e comunque. Loro ci aiutano, ci consolano, sono gli artefici di quei sorrisi nati dal nulla che sono conseguenza di qualche frase dolce sussurrata alla nostra anima, loro sono vivi al nostro fianco e si fanno sentire.
Che siano in forma visiva o uditiva, palpabili o meno, loro ci sono. Si manifestano in modo particolari, con una carezza; con un bacio; con un tocco affettuoso... danno la loro presenza con un batticuore inspiegato, con una luce che trema, con una candela che si spegne, con un soffio sul volto, dal rumore più famigliare che abbiamo mai udito o visto compiere da quella specifica persona.
Hiccup lo sapeva, ne era cosciente, e in quel suo letto vicino al comodino posto davanti al giaciglio del drago; ne ebbe l'ennesima prova della presenza del padre.
Il drago era li vicino a lui, non si sarebbe mossa di un centimetro, avrebbe dormito accoccolato a terra; al suo fianco e sempre pronto a fargli qualche coccola dolce. Si, perché non solo le riceveva ma le dava anche.

"Buonanotte amico mio."

Augurò il vichingo al drago, mentre volgeva il corpo in direzione della lampada che con un soffio di vento, entrato da chissà dove punto, la spense augurando una dolce notte ad entrambi. Solo una carezza, solo un delicato soffio gelido sfiorò la pelle dei due che con un dolce sorriso si addormentarono.

"Buonanotte.... papà....."

Finalmente poteva ricongiungersi a lui nel mondo dei sogni, finalmente l'uomo poté andare a dare la buonanotte alla moglie che già a letto e in fase ram elaborò la meravigliosa; seppur dilaniante; sorpresa che quella notte stellata gli donò.
Lui gli accarezzò la guancia, gli diede un bacio sopra e gli sussurrò all'orecchio un timido "Ti amo" che fu ricambiato con dolcezza da Valka che allungò la mano verso il suo posto accarezzando la stoffa del lenzuolo spiegazzata. 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Ora sei un uomo, Hiccup. 1° parte ***


Quella notte trascorse tranquilla, come se mai ci fosse stato un lutto in famiglia. 
La mattina si alzarono entrambi con una nuova luce, con qualcosa di nuovo. Hiccup aveva l'aria più matura, più adulta; Valka aveva un'espressione più serena e rilassata. Entrambi si meravigliarono di come la notte precedente apportò cambiamenti ad entrambi.
Scesero le scali parlottando tra di loro, Sdentato dietro di essi filò fuori andando a svegliare il suo amico Saltanuvole, un imponente TagliaTempeste fedele compagno di vita della donna. Persino lui sembrava averne guadagnato da quell'inaspettato incontro notturno. 
Hiccup sembrò anche apprezzare la cucina della madre, che, stranamente, non sembrava poi cosi tanto disgustosa. 
Sarà che dentro a quel piatto c'era l'amore, sarà che sentivano la presenza dell'uomo al loro fianco, sarà che bastava un solo soffio di vento gelido per riscaldare i loro cuori; ma ad entrambi la giornata iniziò alquanto bene.
L'uno risiedevano davanti all'altra, stringevano in mano dei boccali e tra le risate comuni si raccontavano la giornata precedente.

"Stamattina sei diverso.
Hai l'aria di un uomo maturo, non che tu non l'abbia mai avuta; sia intesi! Solo che oggi... oggi sembri un Hiccup nuovo."

"Sono lo stesso Hiccup di sempre mamma, non mi sento per niente diverso. Anzi, mi sento sin troppo ordinario!"

"Mh, sarà.
Ma dimmi.... con la bella Astrid com'è andata?"

Domandò con aria curiosa la donna che sorseggiò il latte con quei occhioni azzurri cosi vispi che mettevano in soggezione il giovane Hiccup che arrossì d'un botto al solo pensiero della nottata. Fece un profondo respiro; balbettò qualcosa di insensato e tornò a bere lanciando qualche occhiata imprecante a Sdentato che lo salvasse da quella situazione. 
Valka lo percepì, ne rise anche. Era cosi tenero il suo bambi- pardon, il suo ometto di casa.

"Sdentato, rimani li.
Hiccup... Cosa avete fatto ieri notte?"

"Cosa credi che abbiamo fatto?
Abbiamo cenato, lei mi ha strattonato un po, poi abbiamo chiarito e..."

"E COSA?
HICCUP, CONOSCI BENE LE TRADIZIONI!"

Disse ad alta voce la donna che aveva appoggiato il boccale prima di alzarsi di scatto e battere le mani sul tavolo con chiara aria di rimprovero.

"Ma-Mamma calmati! 
N-Non abbiamo fa-fatto quello! 
L'ho baciata e basta.... Poi appena si era fatta una certa l'ho accompagnata a casa e io sono tornato qui."

Rispose Hiccup che guardò basito la madre.
Davvero lei riponeva cosi poca fiducia in lui? Questo fu un punto che non si lasciò da fargli presente.

"Hai cosi poca fiducia in me, mamma?"

Valka a sentire le parole precedenti si rilassò, di fatti crollò seduta sulla sedia sospirando sollevata. La donna dai lunghi capelli castani riportò velocemente lo sguardo al figlio andando a poggiano le braccia sul tavolo avvicinando il volto al suo; sporgendo il busto verso di lui.

"Un ragazzo e una ragazza, soli. In una radura desolata. Senza nessun'altro attorno. Fidanzati per giunta.
Siete adolescenti, a quell'età gli ormoni impazziscono e te, che sei un bel maschietto, come in generale i maschi, desiderano avere... uhn..... approccio più fisico con la ragazza che gli piace."

Hiccup chinò il capo verso di lei, guardandola con stupore. Era cosi divertente vedere e sentire la madre in chiara difficoltà a dirgli i cambiamenti che il suo fisico stava portando con la crescita.
Valka era in seria difficoltà, un'argomentazione come quella non solo era delicata ma anche dura da affrontare senza appoggio del marito.

"Vedi bambino mio, l'adolescenza è un periodo di transizione che parte tra i dodici e i vent'anni e tal momento influisce nel ciclo vitale di una persona, rendendolo particolarmente significativo.
I cambiamenti più evidenti durante questo ciclo sono di natura fisica, con lo sviluppo dei caratteri sessuali; come la crescita di peli o l'abbassamento nel tono della voce,  l'aumento del volume dei genitali, ma sopratutto con il rapido e repentino aumento della statura e del peso rispetto a quando si era più giovane, in seguito al quale, alcuni ragazzi acquistano sino a quindici centimetri in altezza in un anno!
Questa cosa si chiama scatto puberale, che porta a cambiamenti fisici più......"

[.....]

"....Mamma....?"

"....più.... intimi come per esempio, per le ragazze le mestruazioni invece per i ragazzi, quindi questa cosa ti riguarda caro il mio giovinetto; la prima polluzione."

Hiccup non comprese quell'ultima frase.
Si va bene, sapeva che il primo ciclo delle ragazze si chiama menarca; sapeva anche diventavano particolarmente suscettibili e intrattabili; con Astrid ne aveva ben poche di botte in quel periodo ma non aveva mai sentito parlare di polluzione.
Portò il volto nella mano e la guardò interrogativo, bastò l'argomentazione per rendere Hiccup piccolo piccolo quanto un'asola dell'ago più piccolo. 

".....
Papà non ti ha mai parlato di queste cose?"

Il vichingo scosse il capo dicendole solamente che gli aveva raccontato, con parole delicate, le cose basilari che doveva sapere sia su di lui che sulle ragazze.

"Tutto ciò è alquanto imbarazzante..... 
Ora affrontiamo un'argomento ancora più delicato di quello che stavano facendo, e riguarda proprio te.
Si piccolo mio, te te. Te maschietto."

"Ehm... si.... si mamma.... ho.... ho capito....
Di.... di.... di cosa si tratterebbe scusa?"

Il volto di Valka si tinse di un rosso acceso, neanche la madre gli aveva raccontato tante cose della sua persona o del suo sviluppo. La maggior parte delle cose che sapeva erano state scoperte da lei medesima, con lo studio e l'esperienza sul campo. Campo poi, con le chiaccherate confidenziali e le paure che lei confidava al marito e viceversa. Si perché Stoick non è sempre stato un omone sicuro di se e irremovibile, anzi, quando era adolescente era piuttosto pudico nel suo fare sfrontato e da duro e, questa cosa, non poté che contribuire all'innamoramento della donna nei suoi confronti.
Ora voleva rimediare, ora voleva che il figlio sapesse in anticipo quel che avrebbe comportato la sua crescita, non vederlo spaventato sul momento e tanto meno saperlo imbarazzo nel parlarne con qualcun'altro.
D'altronde, meglio con lei che era la madre che con un'amico che avrebbe potuto spiattellare tutto in giro; no?

".... La polluzione, piccolo di mamma..."

[......]


Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Ora sei un uomo, Hiccup. 2° parte ***


 "Ehm.... come te lo dico.... è.... è.... uff..... si riferisce all'involontaria emossione durante il sonno di liquido seminale, che può anche essere accompagnata da sogni con sfondo più o meno... direttamente erotico...
Ma non devi averne paura, oh no! Tranquillo bambino mio! Questo vuol dire solamente che è avvenuta la tua maturazione sessuale! Puoi rilassarti, quest'avvenimento diviene meno frequente in età adulta quando condurrai abitualmente una vita sessuale attiva e soddisfacente. E tutto mediante un rapporto con la tua Astrid! Non è grandioso? E ora rincuorati figliolo, tadhan! Ahah, similmente, anche nelle ragazze può verificarsi un'eccitazione involontaria durante il sonno fino all'orgasmo o crisi secretiva!"

Era iniziata bene, aveva condotto la metà del discorso con la serietà che si conferiva ad una madre; ma purtroppo andò a sfociare in una risatina nervosa e alla conseguente frase detta con chiaro tono di stupore e meraviglia.
Rendeva particolarmente imbarazzata anche la donna che per rendere più soft l'argomento ci scherzò su. 
Hiccup rimase letteralmente shoccato.
Non tanto perché gli era successo, e frequentemente tra l'altro, ma tanto perché era la madre medesima a raccontarglielo. Magari se era stato il padre ci sarebbe stato meno imbarazzo, tra uomini la cosa è più abituale, ma tra madre e figlio la situazione è decisamente diversa.
Finito di bere il suo latte e svolto una soddisfacente e faticosa colazione, il vichingo si alzò dalla sedia balbettando un "F-Fi-Finito? Po-Poss-Posso an-andare?" ma fu subito afferrato dalla madre che lo tirò giù a forza.

"Non ho finito signorinello bello!
Ora rimani seduto sinché non ti congedo io. 
Allora, ero rimasta alla polluzione, si.
Vedi, tutti questi eventi sono innescati da importantissimo cambiamenti ormonali, cioè da un'alterazione della biochimica che caratterizza l'organismo infantile, che si manifesta con la produzione di grandi quantità di testosterone e di estrogeni con la conseguente crescita di tessuto muscolare, sopratutto nei maschietti, e di tessuto adiposo, principalmente e non solo nelle femminucce.

Cambiamenti meno visibili, ma di egual importanza, sono i cambiamenti cognitivi dell'adolescenza, che vengono determinati dallo sviluppo dell'intelligenza e del pensiero. Nel tuo caso, bimbo bello, la tua intelligenza è stata accentuata notevolmente. 
Sai, nel corso di questo periodo, il giovane diventa capace di compiere operazioni mentali di gran lunga più difficili, intriseghe e sottili rispetto al precedente periodo."

Hiccup rimase letteralmente a bocca aperta. Cosa erano tutte quelle informazioni in una volta sola? E sopratutto, a lui cosa gli sarebbero servite? Sgranò gli occhioni verdi per poi scuotere repentinamente il capo andando a cercare un'appiglio di fuga da quell'argomentazione non solo scomoda ma anche imbarazzante.
Diede un paio di colpi di tosse, le guance erano un fuoco e il cuore era caduto in un continuo tumulto. Che situazione si era creata!

"Ahm, mamma... Co-Cosa c'entra tutto.... 
Tutto questo? E... ti prego, fammi andare via! Ho delle mansioni da Capo da condurre a termine e i preparativi dello Snogghethon da portare a termine!"

Valka tenne le braccia incrociate, lo sguardo era altamente serio. 
Quella discussione avrebbe aiutato il giovane Hiccup a comprendere la differenza tra lui e Astrid, sopratutto a tenere sotto controllo i suoi audaci e bollenti ormoni. 
Il giovane vichingo guardò imbarazzato la madre, la mano accarezzava nervosamente la nuca e lo sguardo subito dopo incominciò a vagare attorno ancora più a disagio. Dopo quelle cose come avrebbe potuto guardare Astrid in faccia?

"Oh centra eccome Hiccup.
Ora ascoltami e rispondimi. 
Cosa cercano gli adolescenti?"

"Cosa....
Cercano?
La libertà di esprimersi senza aver timore? Io non ne ho bisogno, lo sono già! Quindi ciao!"

La donna chiuse gli occhi, un profondo sospiro e un "marito mio, aiutami tu." animò le rosee labbra della vichinga che riportò lo sguardo verso il ragazzo. Era cosi tenero tutto rosso in volto, con quei occhi shoccati e quell'imbarazzo che lo stava letteralmente investendo come una mandria di yak infuriati. 

"No, Hiccup.
Gli  adolescenti cercano nuovi contatti e questi li porta alla conoscenza, alla confidenza con il corpo nuovo in cui si trovano a vivere.  Per capirlo meglio cercano anche nel corpo dei coetanei qualcosa con cui confrontarsi e, sentirsi rincuorati che non sono i soli ad sentirsi cosi strani. Le ragazze, per esempio, confrontano  il proprio seno, le gambe o la pelle; i ragazzi, invece  la muscolatura, l'altezza o altro. Però, nello stesso tempo cominciano a interessarsi a individui dell'altro sesso. I primi amori sono a volte segreti perché il timore di essere rifiutati può rendere timidi e impacciati; così si preferisce vivere l'esperienza amorosa nella fantasia. Questo timido  modo è per prepararsi. In altri casi, invece, si tratta di amori vissuti molto intensamente: si fanno le prime esperienze di coppia e le prime esperienze sessuali. A volte, purtroppo, si tratta di esperienze deludenti, e in certi casi questo dipende proprio dal fatto che si è ancora troppo impegnati nel cercare di capire sé stessi e il proprio corpo per potersi interessare realmente all'altro.
Quello che voglio farti capire, mio adorato figlio...."

Disse Valka che si alzò dal suo posto portandosi dietro la sedia che posò al fianco del figlio, a cui andò ad accarezzare la schiena guardandolo con apprensiva.

"... è che ormai sei adulto, e i tuoi bisogni non sono più quelli di un bambino che gioca a obbligo o verità e spera di dare un bacio sulla guancia alla bimbetta gli piace. No, ora desideri avere un approccio più intimo con la tua dolce metà e questo va benissimo, ovvio che va benissimo, ma durante la prima notte di nozze; quando lei ti donerà la sua dote."

Hiccup era imbarazzissimo, ancora continuava a balbettare e a muovere nervosamente le mani in un modo che Astrid in cuor suo definirebbe "Delizioso e Tenero".
Non sapeva che dire, che fare, tanto meno come reagire. Si sentiva tanto un bambino piccolo a cui venivano raccontate cose da adulte. Molto probabilmente era cresciuto fisicamente e psicologicamente, ma emotivamente era ancora facilmente scandalizzabile con quest'argomenti. Infatti trovò rifugio tra le braccia della madre che gli accarezzò il capo dolcemente scusandosi delle parole crude e nude che aveva adottato e che lei non era la più indicata per affrontare un'argomentazione cosi delicata e imbarazzata. Hiccup si sentì meglio quando la madre si scusò, non gliene faceva una colpa, anzi.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Problemi in Paradiso ***


".... Grazie mamma per avermelo detto.....
E' stato imbarazzante, lo ammetto, ma ora ho secondo motivo per rimanere sempre fedele alla tradizione."

"Non c'è di che cucciolo mio. 
E quale sarebbe il primo motivo?"

"Astrid.
Il mio primo motivo per andarci cauto è lei. 
Voglio una vita felice e serena al fianco della donna che amo e se lei vuole attendere, beh, attenderemo insieme; perché non voglio forzarla a fare nessun atto che lei non voglia. Deve mantenere una promessa, come io la devo mantenere a voi, quindi la porteremo a termine."

"Pr-Promessa?
Quale figlio mio?"

Hiccup si distanziò, prese le mani della madre tra le sue e la guardò negli occhi con la serietà che solo un uomo determinato sapeva avere.

"Io, Hiccup Horrendous Haddock III prometto a voi, Valka Haddock e Stoick Horrendous Haddock II, di rimanere puro sino alla notte di nozze. Giuro solennemente di mantenere fede alla parola data."

Recitò solennemente il giovane che volse un dolce sorriso alla madre che con l'orgoglio tinto sul volto ricambiò senza esitazione.
Strinse le mani al figlio, si, quello era il suo ragazzo. 
Nello stesso momento, i due alzarono il volto verso il centro guardando il vuoto. Si, le possenti mani di Stoick cingevano quelle di entrambi e dal Valhalla si riteneva l'uomo più fortunato al mondo; non solo per aver sposato una donna eccezionale come Valka, ma anche per avere un figlio d'onore come Hiccup. 
Successivamente Valka lasciò le mani al ragazzo, gli diede un bacio sulla fronte e gli accarezzò il volto.

"Puoi andare... adesso.
Ti auguro buona giornata, Capo."

Hiccup si alzò, ricambiò il bacio alla madre e la ringraziò augurandole altrettanto.
Uscì di fretta dall'abitazione, aveva ancora paura che la madre lo bloccasse e gli raccontasse qualche altra cosa shoccante riguardante la sfera "personale". Fece qualche coccola ai due draghi e successivamente saltò in sella a Sdentato e si affrettò ad andare all'Accademia. Nel percorso aveva ripensato a quel che gli era stato detto dalla madre, ancora lo metteva in imbarazzo e questo lo si poteva vedere da come cercava di darsi un certo tono e di riprendere il normale candore di pelle.
Atterrati all'Accademia, Hiccup scese dal drago e si addentrarono all'interno. Ad attenderli vi erano già l'altri, ad eccezione di Astrid. 
Si avvicinò al gruppo e li salutò come sempre, finalmente un sorriso tranquillo guidato dalla buona forza di volontà si era stagliato sul volto ancora rossastro dalla precedente situazione.

"Heilà Capo!"

"Hiccup, ciao."

"Oi.... tu, essere strano che sembra essere un lampadario storto!"

[....................]

Bruta al saluto del fratello caricò un bel pugno che assestò sulla spalla di quest'ultimo facendolo cadere come una pera cotta.

"Hiccup, ue!"

"Aehm.... Ragazzi, buongiorno.
Cosa.... Cosa stavate facendo?"

"Chi noi?"

"No, chi sennò!
Dai Moccicoso, aprite la bocca."

"Vedi Hiccup...."

Disse Gambedipesce che si avvicinò all'amico che posò il braccio sulle sue spalle portandolo verso il gruppetto riunito.

"....Quale geniaccio, non faccio il nome; tanto lo sappiamo tutti...."

Moccicoso alzò gli occhi e fischietto innocentemente, mentre Bruta rideva divertita dalla reazione del fidanzato.
Era particolarmente raggiante, sembrava aver cambiato qualcosa nella sua persona, ma era qualcosa che non riusciva ad inquadrare. Scosse il capo e con un sospiro tornò a dare attenzione all'amico.

"....E non è Moccicoso.
Sta volta lui, oltre ad essere sfrontato con LA MIA CARA, non ha fatto nulla."

"TUA CARA? TI PIACEREBBE, EH!
CONTINUA A SOGNARE AGGLOMERATO DI CICCIA!"

Hiccup sgranò gli occhi stupefatto dalle parole del cugino, si volse verso di lui e lo fissò ancora più meravigliato. Moccicoso che fece? Semplice alzò le spalle e disse un "Che c'è? Cos'ho detto ora? Ammettilo che se vogliamo bruciare 120kg basta dare fuoco a Gambedipesce!" tal cosa fece sbuffare il ragazzo che asserì senza troppo problemi che lui non aveva affatto quel peso e aveva ragione!
Hiccup rispose con un "No, niente. Torna a fare quel che stavi facendo." ribattuto con un "Spassarmela con LA MIA PRINCIPESSA." che fece scuotere il capo a Hiccup.

".....Tufo, giusto?"

"....Esattamente."

"Cos'ha fatto ora?"

"Eahm.... non so come dirtelo....."

"Dillo e basta, non ti mangio mica!"

"Ooooooooooh e va bene!
Lui ha...."

"Gambedipesce per cortesia! 
Cosa. Ha. Fatto. Tufo?"

"Non ha raccolto abbastanza legna per lo Snogghethon!
Ecco l'ho detto. Finalmente!"

"..............
Come non ha raccolto la legna? Quella legna ci deve durare per tutto il periodo che lo richiede! E anche dei mesi extra!"

"Mesi extra?
Hiccup, non so a cosa ti stia riferendo ma devi dirmelo. Sono l'arredatore sia della Sala che della Piazza e se ci sono da fare altre cose devo, assolutamente saperlo..."

Hiccup si portò una mano sulla fronte, a nascondere gli occhi si era lucidati al solo pensiero che mancavano due giorni alla sua richiesta.

"Per il falò, intendo.
Dobbiamo fare anche il falò che si troverà al centro della piazza, proprio davanti alla statua di Stoick. Quel falò dovrà durare abbastanza per ricoprire le festività."

Gambedipesce annuì. Effettivamente non aveva preso in considerazione il falò, dato che in tutti gli anni in cui avevano festeggiato lo Snogghethon non c'era mai stato.
Il giovane capo diede una pacca sulla spalla del biondo emettendo un nuovo e rassegnato sospiro rincuorante.
E finalmente eccola entrare, la bella Astrid accompagnata dalla sua Regale compagna; Tempestosa.
Aveva un viso allegro, la pelle era di porcellana e quel delicato rossore non faceva altro che renderla più incantevole. Hiccup rimase folgorato dalla sua bellezza, dal suo portamento cosi reale.
Si avvicinò a lei, gli si fermò dinnanzi e gli prese la mano ponendole un elegante baciamano.
I presenti rimasero alquanto sbalorditi da quel momento, tant'è che Moccicoso non mancò di esprimersi a riguardo.

"Ma che gli prende?
Saranno andati a letto?"

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Allert! Sensuale incendio nella Foresta! ***


Bruta diede una violenta gomitata al fidanzato che travolto dalla sua forza venne direttamente spedito addosso alla parete. Inutile dire che si riavvicinò a lei, la tirò a se e con malizia nel tono di voce gli disse:
 
"Vuoi assaggiare un po di Moccicoso, eh bambola?"
 
La bionda sorrise, gli occhi azzurri si alzarono al cielo. Avvolte sapeva essere cosi volgare che lei stessa non lo sopportava, ma al contempo amava.
Gambedipesce la tirò via dalle braccia del bruno e la strinse a se, guardandola con audacia.
 
"Posso offrirti un po di dolcezza, mia dea?"
 
Indispettito Moccicoso la ritirò a se fissandolo malamente.
Guai a mettere le mani su a qualcuno che gli appartiene. Bruta si sentì leggermente sballotata, tant'è che una volta che fu riacchiappata da Gambedipesce essa li spinse via entrambi lasciandogli un ponderoso pugno in faccia. I due, poverini si accarezzarono la mascella e la guardarono andar via. O almeno sposarsi da tutt'altra parte, e quella parte era vicino al fratello a cui si scambiarono alcuni convenevoli e una fraterna testata.
 
"Quella ragazza ha il fuoco delle vene, uh se ce l'ha!"
 
Esclamarono in coro Moccicoso e Gambedipesce, sotto lo sguardo divertito di Astrid che era stretta tra le braccia del vichingo.
In un certo senso la si poteva chiamare "La pupa del capo" visto che era quel che era.
Subito dopo averle dato un bacio, Hiccup scortò delicatamente la ragazza a se che sembrava illuminare quella terra nell'oceano con la sua radiosa e raggiante luce. 
 
"Ragazzi.
Dato che Testa di Tufo non ha raccolto la legna che ci serve per lo Snogghethon, oggi ci dedicheremo alla raccolta di quello...."
 
"Ma che strazio!"
 
"Già, che noia!
Non potremo invece dar fuoco a qualche abitazione? Magari le persone dentro? Ti prego! Sarebbe.... PAZZESCO E MITICO!"
 
"Ehm, no Bruta. 
Ringraziamo tutti Testa di Tufo."
 
"Grazie Tufo per averci donato la chance di darti tante legnate in testa sino a quando non perdi i sensi e muori. Grazie davvero, guarda!"
 
"Legnate? Perdere i sensi? Morire?
Quando iniziamo?"
 
Disse entusiasta il ragazzo dai lunghi rasta biondi che guardava adrenalitico Moccicoso. Bruta, beh, lei aveva afferrato un bastone di legno pieno e lo diede in testa al fratello con tanta forza che il biondino cadde a terra ricevendo in pieno volto il brecciolino che gli donò una bella fuori uscita di sangue dal naso. 
Astrid scosse il capo, le ciocche color grano si mossero delicatamente e le palpebre nere scesero sugli occhioni azzurri dando fine a quello spettacolo.
Hiccup portò la mano sulla fronte, anch'esso scosse il capo color cioccolato sospirando. Quei quattro erano dei disastri a due gambe. 
I giovani donarono nuovamente attenzione al gruppo, gli diedero un paio di dritte e subito dopo partirono per portare a compimento la missione assegnatogli dal Capo in carico.
 
Chi andava a destra e chi a sinistra, chi virava verso il basso, chi si dedicava ai rami più alti; e chi, come Bruta e Tufo, dopo aver rimediato al guaio di quest'ultimo, raccoglievano i rami a terra. 
Tutti eccetto uno, Moccicoso.
Lui che faceva?
Lui in quel momento era il più romantico dei tutti. Difatti afferrò del legno di cedro, prese un coltellino che aveva con se e l'intagliò. Non era nulla di che, aveva solamente inciso i loro nomi a rilievo su quel legno che fece prendere forma di un cuore. E dietro, in un miracoloso carattere ne troppo piccolo ne troppo grande una dedica. Qual'era?
 
"Se un giorno morirò è perché sono annegato nei tuoi occhi.
Sei tutto ciò che un vero e meraviglioso uomo come me può avere. Una donna straordinariamente coraggiosa e sensazionalmente pazza come solo te sai essere. Sei la mia Dea, Ti amo."
 
In quella piccola dedica, il ragazzo aveva messo tutto il suo cuore. Strano a dirsi, vero?
Moccicoso, era il ragazzo cosi strafottente che non aveva alcun riservo di far piangere ne una donna ne un bambino.
Che Gustav l'avesse cambiato.... in parte?
Lui era così, duro e spietato fuori mentre era dolce e sentimentale dentro. Come la maggior parte dei veri vichinghi, d'altronde.
Una volta terminato il suo lavoro, Moccicoso ripose il dono nella borsa legata al fianco di Zannacurva. Il volto del ragazzo era posseduto da un paio di occhi cosi dolci che sembravano essere quelli di un bambino desideroso d'amore. Brillava di luce propria, il suo sorriso era qualcosa di inspiegabile, sembrava un ampio lampo di spuma che si infrangeva sulla scogliera. Oh si, era bellissimo da vedere. E Bruta, da dietro l'albero a cui vi era si soffermò a guardarlo estasiata. 
Poggiò le mani sul tronco, gli occhi azzurri erano diventati cristalli al sole, le guance erano rosse come delle rose, le labbra tremavano d'emozione e di un sorriso cosi dolce che illuminava a giorno quel punto in penombra. Il cuore le batteva cosi forte, il respiro gli mancava, non riusciva a trovar parole a quello spettacolo che sembrava immortale. 
Il tronco cadde, la bionda si nascose dietro all'albero e lo riprese velocemente. E ora che avrebbe fatto? Semplice, quello che sapeva fare da sempre: Il gradasso.
 
"Guarda e ho trovato un'altro! Che ne dici se proprio a mettertelo li dietro e a sventolarti come una bandiera? Ci stai Tufo?!"
 
Moccicoso sorrise.
La sua Bruta non sarebbe cambiata mai e questo non faceva altro che far innamorare il rude vichingo.
Si avvicinò velocemente a lei, l'afferrò per il polso e la tirò a se fissandola negli occhi. La bionda lasciò cadere ancora un volta quel tronco restando senza fiato. 
La luce ambientale, cosi soffusa e oscurata rendevano un capolavoro della natura il giovane Moccicoso che la strinse a se saldamente. 
 
"Sei cosi bella.
Questo sole svanisce a confronto del tuo sorriso."
 
Disse prima di travolgere la ragazza in un passionale bacio che vedeva partecipe il Moccicoso più audace e voglioso che mai si era visto in tutta Berk.
Spinse delicatamente la bionda verso l'albero, la tenne bloccata li; la stringeva, l'ambiva, la bramava, la desiderava.... ma sopratutto l'amava.
Distanziò il volto dal suo, rimase poco lontano dalle sue labbra; il respiro caldo della ragazza si univa a quello del giovane che la guardava con devozione. 
Essa portò le mani sulle sue guance, le accarezzò delicatamente, ne studiò ogni tratto, si perdeva nei suoi occhi languidi, si abbandonava a lui e si affidava alle sue cure. 
La sua pelle era calda, delicata, profumava di muschio. Quella barbetta era qualcosa di delizioso, qualcosa che lo rendeva più appetibile di quanto già lo fosse di suo. Se non avesse ancora quel minimo di rispetto per le tradizioni, ora in quel momento gli sarebbe saltata addosso e si sarebbe lasciata prendere da quel stallone. Ma lei era lei, lei non era come la grande Astrid,che apparteneva ad un'importante famiglia della Tribù. 
Era in conflitto: Da una parte la Bruta conservatrice, dall'altra la Bruta trasgressiva che era già pronta di avere una notte di passione con l'uomo che amava. 
Questo combattimento interiore lo si poteva notare nei suoi occhi. Occhi che mutavano espressione ogni secondo, occhi che banchettavano sul fisico possente del vichingo, occhi che erano ritrosi e imbarazzati... occhi che desideravano ma abbandonavano. Occhi che non sapevano che fare, se non saziare la proprio voglia guardando quell'uomo che bramava; dissetare la propria sete con i baci della sua bocca, che dolce come mele candite tracciavano sulla sua pelle. 
No, doveva resistere. Doveva provarci. Doveva riuscirci....
Lui era cosi.... cosi.... irresistibile, era un ragazzo da mangiare con gli occhi e non solo. Lui era un ragazzo meraviglioso, uno di quelli che ti soffermi a guardarlo subito dopo te ne innamori. Se si era al suo fianco si poteva respirare il profumo di gelsomini e rose in fiore, un profumo rude da uomo. Da maschio "ruspante". 
Bruta lo guardava estasiata, Moccicoso anche.
Negli occhi del giovane uomo c'era la via stellata della lussuria, il vichingo che voleva farla sua, che voleva provare e sperimentare. Chissà cosa vedeva Moccicoso nei suoi. 
Molto probabilmente stava studiando le sue paure e i suoi desideri contrastanti, la gioia di stare tra le sue braccia e la malizia nell'accogliere i suoi baci.
Ecco, un nuovo bacio ebbe vita. L'eccitazione era palpabile, l'uomo che cingeva la sua donna tra le braccia; la proteggeva e la custodiva come un prezioso gioiello. Quello era un bacio eterno. Quello era il bacio di una rosa appena sbocciata. 
Peccato che quel momento di romanticismo fu spezzato dalla voce di Tufo che si era accomodato su una roccia mentre fissava la scena con interesse.
 
"Oh tutto qui?
E io che pensavo che vi davate di mazzate! Che delusione, buuuuuuuuh! Buuuuuuuuuuuuh!"
 
Urlò lanciando alcune pigne trovate li attorno andando a lanciare anche un povero scoiattolo che atterrò in testa a Moccicoso facendo scoppiare in una risata Bruta che, delicatamente, glielo tolse lanciandolo via con noncuranza. 
Moccicoso si avvicinò a lui, l'afferrò per il gilet e lo tirò a se fissandolo con occhi sgranati e infastiditi.
 
"Tu, stupido yak ubriaco, i fatti tuoi mai? 
Vai a raccogliere la legna e non rompere le scatole!"
 
Disse con voce irosa, mentre Bruta si parò diedro le spalle del fratello a cui picchiettò malamente la spalla del biondo che, senza troppi breamboli si voltò ricevendone un chiaro pugno in faccia; accompagnato due dita negli occhi e un calcio nel di dietro, suscitando alcuni risatine sia sue che il compagno.
A Tufo non sembrava dispiacere, anzi, chiese anche il bis! 
I due alzarono le spalle e tornarono a raccogliere legna necessaria.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Dichiarazioni, Gelosie, Timori. ***


I due alzarono le spalle e tornarono a raccogliere legna necessaria.
Bruta afferrò per i rasta il fratello che lanciò letteralmente sul drago, lei intanto si sarebbe preoccupata di mettere tutta la legna nella rete che avrebbe legato ai lati del Bizzippo, cosi che il trasporto sarebbe stato facile e immediato.
Intanto, Gambedipesce era già tornato all'Accademia con un bel po di legna che aveva raccolto nei dintorni. 
Un cuore innamorato non si arrende mai, no?
E lui, seppur conoscente che la sua cara Bruta stava con Moccicoso, non si sarebbe mai arreso... o almeno sino a quando lei non avrebbe convolato a nozze con Moccicoso. 
Scosse il capo. Scacciò via il pensiero che si era prospettato nella sua mente, afferrò alcuni tronchi di legna e li posizionò in tal modo di comporre la scritta "Ti amo, Bruta." al centro della sala. 
Si precipitò su Muscolone e la piccola draghetta si librò in aria, sino a portarlo in alto a controllare se tutto era perfetto.
Si, quello era un modo straordinario per far colpo sulla donna della sua vita. 

Ecco, finalmente il gruppo che rientrava; Bruta compresa.
Difatti la giovane spericolata, aveva notato bene la scritta di Gambedipesce. A dirla tutta gli fece alquanto piacere, cosi tanto che la ragazza sorrise e una volta scesa a terra ringraziò il ragazzo. Non voleva dargli false speranze, ma un casto bacio sulla guancia non avrebbe fatto del male a nessuno; no?
Moccicoso guardò la scena realmente infastidito, cosi tanto che afferrò Hiccup per un braccio trascinandolo fuori dall'arena.

"Cosa. Diamine. Stiamo. Aspettando?
Quella palla di lardo si vuole rubare la mia ragazza!" 

"Moccicoso, calmo!
Gli ha solo dato un bacio sulla guancia, mica altro! 
Manca poco allo Snogghethon, praticamente è dopo dopo domani! Abbi pazienza, ti prego, portiamo a termine i preparativi e poi potrai dichiararti. Non credere che a me faccia piacere attendere!"

Moccicoso sbuffò, sporse il capo all'interno e si tranquillizzò nel vedere che Bruta stava parlando con Astrid.

"Non ti fa invidia, mh?
Astrid prima era mia, tu praticamente hai preso uno scarto del Grande Moccicoso."

".........
Moccicoso, Astrid non è mai stata tua."

"Certo. 
Caro cuginetto, non è bello razzolare laddove un dio ha già banchettato.
Ma prendila cosi, mentre tu hai uno scarto, tra le mie braccia ho una vera donna."

"Moccicoso, chiudi quella bocca.
Astrid, torno a dire, non ti è mai appartenuta. E sopratutto non chiamarla scarto. La vera donna è la mia futura moglie e poi...... come ti fa sentire sapere che tua "vera donna" un tempo era innamorata di me?"

Disse con un sorrisetto il ragazzo che tornò all'interno dell'arena affiancandosi alla donna che avrebbe sposato.

"Bene ragazzi, per oggi abbiamo portato a termine questa missione. 
Avete altre idee per i decori per lo Snogghethon?"

"Possiamo torturare gli abitanti del villaggio con asce ben affilate, veleni mortali e draghi selvaggi?
Possiamo anche esporre le loro carcasse in putrefazione?"

"Tufo, oggi sei più inquietante e disgustoso del solito."

"Già, persino le pecore si rifiutano di stargli vicino!" 

Nel gruppo calò del silenzio, la proposta di Tufo era realmente, ma veramente, schifosa. Questa volta aveva superato se stesso, e Hiccup non era il solo a pensarla cosi.
Bruta alzò le spalle, non era mica colpa sua se il fratello era cosi stupito. Tutti sospirarono, Astrid si scostò nuovamente delle ciocche dal volto; Moccicoso continuò a fissare male Tufo e Gambedipesce si unì allo sguardo di disapprovazione. Il vichingo dai rasta si guardò attorno, sospirò e disse che si sarebbe arreso alla sua straordinaria e magnifica idea brutalmente rifiutata. 

"Bene, dopo l'intervento macabro di Tufo possiamo anche tornare a dare idee...."

"Ci sono!
Torturare gli abit---"

"Stai. Zitto. Tufo" disse Hiccup che piantò una mano sulla bocca del ragazzo zittendolo.
Un'altra frase a ripetizione e l'avrebbe scorticato vivo.

"Ragazzi, potremo.... che dite di fare una speciale Corsa dei Draghi?
Magari portiamo con noi anche i bambini del Villaggio, cosi possono provare l'adrenalina di volare...."

"....Già, cosi ci abituiamo ad fargli da insegnanti! 
Quelle piccole pallette puzzolenti necessitano di qualcuno di esperto come aiuto....."

[............]

Davvero era stata Bruta a dire quel'ultima frase?
Davvero era uscita dalla bocca della bionda che ora si guardava i presenti con aria impaurita?
Evidentemente tutti i giovani Dragon Trainers avevano accolto la frase della ragazza con visibile stupore.

"Bruta....
Bruta ha ragione ragazzi..... Potremo indire anche un corso sul campo per i nuovi Trainers."

"Io opto più l'idea di Astrid.
Devo mettere in mostra questi muscoli d'oro!" Disse Moccicoso baciandosi i bicipidi come se fossero ricorperti d'oro colato.

"Grazie.... Moccicoso....."

"Non credi che sia ora di darsi una lavata?"

"Cosa vorresti insinuare ciccione?"

".........
Non sono ciccione, sono robusto d'ossatura!
Insinuo che devi lavarti, è arrivato un tanfo che neanche lo sterco delle pecore di Sven sanno emanare!"

"Si, te le ossa te le sei mangiate con tutto lo yak attaccato!
Respira Gambedipesce, questo è odore di uomo. Odore di Vichingo. Di quelli veri!"

Gambedipesce assunse un'aria offesa per non dire schifata, infatti educatamente si portò la mano sul naso fissandolo malamente. Bruta era in mezzo ai due, si guardava entrambi e sospirava. Fece un passo in avanti e andò a mettersi al fianco di Astrid che tirò leggermente per la pelliccia facendogli segno di seguirla fuori dall'Arena mentre Hiccup cercava di mettere pace e Tufo di aizzare il fuoco.
Finalmente le due amiche potevano parlare in tutta tranquillità.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Mettiamo l'anima a nudo ***


"Che succede Bruta?"

"Io.... niente, solo che....
Vedi.... si ecco.... Uff.... Ho bisogno d'aiuto...."

"Di quale genere?"

Bruta si grattò la testa arrossendo vagamente borbottando qualcosa di indecifrabile.
Astrid chinò il capo verso i lei, assottigliò gli occhi e piegò le labbra in una lieve smorfia. Che aveva detto?

"Come scusa?"

"elanosrep"

"..... Bruta....."

"Personale, va bene?
P E R S O N A L E!"

"E tu mi parli al contrario solo per dirmi "Personale"? Oh Bruta, sei proprio tutta fuori!"

"........ Grazie per il sostegno, è davvero stato utile.
Tornerà a cercarti quando ho bisogno di parlare!"

"Calmati Bruta! Stavo solo ironizzando!
Forza, dimmi. Che succede?"

"Riguarda Moccicoso...."

"Cos'ha fatto quel disastro ambulante?"

"Io vorrei.... si ecco.... 
Mh, meglio che parliamo da sole; qui ci potrebbero sentire..."

"Deve essere seria la questione se mi chiedi di parlarne in un secondo momento...
Certamente, appena finita la riunione vieni con me a casa e ne parliamo. D'accordo?"

"D'accordo."

Disse solamente Bruta che ringraziò la ragazza con un pugno sulla spalla. E si, quello era il loro modo di comunicare.
D'altronde per Astrid picchiare è un modo di comunicare con l'altri! E per Bruta, beh, per Bruta era un sano divertimento.
Le due vichinghe tornarono all'interno dell'Arena, gli animi finalmente si erano calmati e ora tutto era più sereno e tranquillo.
Persino i volti dei ragazzi sembravano più rilassati e meno tesi.
Moccicoso e Gambedipesce guardarono famelici Testa Bruta che si avvicinò con la sua tipica baldanza ai due ragazzi, ove posò le braccia sulle spalle ridendo.

"Oh, e avete deciso?
Che dobbiamo fare? La Corsa dei Draghi, Gli insegnanti oppure i Disossatori di bambini?"

"Di-Di-Dissosatore di bambini...?"

"Si!
Sarebbe grandioso non trovi anche te Hiccup!"

"Magari con le ossa possiamo farci la minestra!"

"No molto meglio Tufo, le useremo come armi!"

"Siamo troppo intelligenti!" E via di una nuova testata che fece vacillare entrambi i gemelli.

Astrid lanciò un'occhiata a Hiccup che alzò le spalle. Che ci poteva fare? Se quello li aiutava a non fare casini, beh, che continuino a farlo!
Moccicoso afferrò la bionda e la rimise su, non mancò l'occasionale palpeggiamento che rese quel contatto una scarica d'energia che percosse a grande ondante i due.
La donna del Capo guardò in silenzio Bruta e Moccicoso, chissà perché in cuor suo desiderava un contatto simile con Hiccup che, in quel momento si limitava a tenere le braccia conserte e lo sguardo serio.

"Se continuate cosi voi due non faremo nulla di eccezionale."

Quella frase fulminò Moccicoso che si avventò su di lui urlandogli in faccia un secco "MA SEI IMPAZZITO?" che condusse il giovane capo a spingerlo via urlandogli uno scontroso "LA VUOI SMETTERE DI FARE L'ANIMALE CON LA RABBIA?" 
Astrid porse la mano ad Hiccup ed esso la strinse nella sua tirandosi su, la giovane vichinga lo tirò  se sussurrandogli un lento "Lascialo stare su, lo sai che ha sempre da fare il macho. Lasciacelo credere, tanto la figura del cretino ce la fa lui." a cui Hiccup, sollevato, annui lentamente.

"Eeehm, Hiccup...."

"Che c'è Gambedipesce?"

"Il tempo.
La neve sta scendendo con troppa velocità, dobbiamo sbrigarci a mettere all'asciutto la legna altrimenti diventerà umida e non potremo più usarla...."

Il vichingo alzò gli occhi, vero, la neve stava scendendo sin troppo velocemente. In quell'ora che era trascorsa, l'intera Arena era divenuta un manto nevoso. Il ragazzo scosse il capo, incominciò a impartire l'ordine di esportare la legna all'interno della caverna che risiedeva nell'arena stessa. Il gruppo, lentamente, afferrò pezzo per pezzo; andando a creare una vera e propria catena che andò a riparare la legna nel giro di poche ore. 
Finalmente avevano finito, ora avrebbero potuto trascorrere il pomeriggio alla meglio.
Hiccup tornò a casa a smaltire le scartoffie, Moccicoso andò ad allenarsi con Zannacurva, Gambedipesce a coccolare la sua Muscolone e Tufo... beh, a bighellonare in giro.
Bruta e Astrid si incamminarono insieme verso la casa della vichinga.
Pochi minuti di camminata tra i soliti convenevole e finalmente le due si poterono rintanare nella quiete e nel calore della casa di Astrid.

Bruta rimase totalmente affascinata di come era sistemata. Era qualcosa di straordinario, di unico. Qualcosa che era difficile da descrivere.
Si penserebbe che una ragazza che abita da sola abbia tutto in disordino, di un caos invero simile; invece no. Non nel caso di Astrid.
Tutto era apposto, lucido e ben sistemato. La cucina era linda e pinta, ogni stoviglia era al posto che doveva stare. Persino la legna vicino al caminetto era messa in un punto in cui dava armonia al tutto.
La bionda posò la mano sul braccio di Bruta, con il capo fece segno di seguirla per le scali.
Bruta annuì e la seguì silenziosamente, la mano affusolata si adagiò sul legno delle pareti, se alzava il capo poteva vedere come le travi erano ben in esposizioni dando vita ad un'ambiente famigliare, rustico e caldo. Alcuni decori erano incisi sul legno in altorilievo, la porta della camera di Astrid profumava di Biancospino. Un profumo che impregnava l'aria innanzi ad essa.
La giovane l'apri, innanzi a Bruta l'ordine più maniacale. Tutto sembrava stato creato su misura per essere invidiato da chiunque vi entrasse. 
Gli occhi si spostarono sulla sinistra.
Uno scrittoio era decorato con rilievi e ghirigori sui bordi, al suo fianco una libreria con una caterva di libri. Molto probabilmente erano stati ereditati dalla famiglia. Le tende erano di una delicata stoffa bluastra, se si stringevano per bene gli occhi si poteva anche notare che all'angolo della finestra c'era adagiato una piccola corona di fiori. Di certo apparteneva ad Astrid in tenerà età.
Lo sguardo ora si spostò alla destra.
Un'altra finestra. Decisamente più grande e questa volta la visuale non era invernale ma erano di altre travi in legno. Si, quella era l'entrata che aveva concesso a Tempestosa di trascorrere alcune notti con lei. 
Al fianco della finestra un immenso baule in legno massello. Alcune strisce verdi percorrevano la larghezza del contenitore e alcune foglie dorate adornavano i lati. Più su, sul muro, c'erano una vasta scelta di armi. A partire da lance corte, lunghe, medio raggio, da vicino; a passare per le sue tanto amate asce. Ce n'erano di tutte le misure, dalla più piccola e dal manico più leggero, alla più grande con una struttura decisamente più solita e pesante.
Ecco lo sguardo spostarsi al centro. Dove c'era Astrid.
Il letto era grande, sarà stato un letto matrimoniale. La stoffa bianca sporgeva appena da sotto, mentre sopra vi erano altre coperte da un colore tendente al grigio. A sovrastare il tutto c'era una pelle di yak color cioccolato; adagiato su di essa una miriadi di cuscini. A quanto pare alla Principessa Vichinga piaceva dormire comodo! Persino i tappetini color crema che erano ad entrambi ai lati del letto sembravano messi apposta per dare un tocco di classe al tutto.
Sul letto una fascia di legno intrecciata, se Bruta chiudeva gli occhi gli sembrava di stare in un bosco. Tutti quei profumi di legna non facevano altro che ricordargli quant'era bello essere liberi e privi di catene. 
Al fianco del letto un ampio comodino dove c'era un'altrettanta ampia lampada in ferro battuto, contenente una grossa candela bruciata a metà.
Tutto era cosi perfetto che gli era totalmente impossibile trovare un difetto... ad esclusione della cancela ovvio!
La sua attenzione slittò su Astrid, lei gli stava sorridendo e gli faceva segno di accomodarsi. Bruta silenziosa si sedette sulla sedia dello scrittoio; Astrid invece sul cornicione della finestra scostando delicatamente quella coroncina di fiori.

"Allora, che succede Bruta?"

"Astrid, mi prometti che stai zitta?"

"................
Ti pare che io abbia mai detto qualcosa in giro, sul tuo conto?"

"No, solo che... è una cosa delicata."

"Puoi parlare con me, sono tua amica. 
Forza, sputa il rospo."

"Non ho mangiato il rospo e anche se fosse perché dovrei sputarlo? Era buono!"

[...........] 

Il silenzio troneggiò su Astrid che guardò l'amica con aria che voleva quasi dire "Scherzi, vero?" 

"Ehm....
Allora... Riguarda Moccicoso....."

"E va bene, sino a qui ci siamo.
Che ha combinato, di nuovo?"

"L-Lui niente solo che io...."

"Solo che tu....? 
Parla Bruta, non farmi stare sulle spine!"

"Whooooooo, il tuo davanzale ha le spine! Voglio sedermici io! Dai Dai!"

"Ah che devo fare con te?
Su."

"Ah si, Moccicoso!
Io... Io vorrei far l'amore con lui."

Astrid se dapprima era lievemente stanca dei deliri dell'amica trasalì immediatamente sino ad assumere un colorito talmente rosso che poteva riprendere il colore di uno dei cuscini che aveva sul letto.
Deglutì imbarazzata, si portò la mano sul petto e sospirò. Almeno era una notizia normale e non uno dei suoi macabri e pazzi /ma divertenti/ scherzi.

"Bruta, conosci bene la tradizione.
Possiamo perdere la verginità solo la prima notte di nozze."

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Moro o Biondo? ***


"Lo so, lo so....
E' questo che mi tormenta....
Se Moccicoso non mi chiedesse mai di sposarlo?
Io che farei? 
Insomma, non che Gambedipesce sia appetibile; anzi, il gesto di oggi mi ha riscaldato il cuore e mi ha strappato un sorriso sincero, per non dire che mi ha donato..... particolare euforia..."

"Bruta, non avrai mica una cotta per Gambedipesce?"

"SCHERZI?
IO AMO MOCCICOSO!"

"Ah-Ah.
E io in realtà sono un Terribile Terrore Canterino travestito da Astrid."

"Who davvero?
Mi canti qualcosa?
Mi mordi cosi posso diventare anch'io un Terrore Canterino? 
Tiiiiiiiii preeeeeeeeeeeeego!"

"Bruta, ti prego. Siamo serie!
Dimmi; cosa provi per Moccicoso? E per Gambedipesce?"

Bruta tacque un attimo.
Era strano doversi mettere a nudo dinnanzi alla migliore amica. Fece un profondo sospiro e si portò la mano al petto stringendo delicatamente la stoffa.

"Io Moccicoso lo amo.
Mi piace tutto di lui. 
Mi piace come cammina. Come parla. Come ride. Come scherza. Come dissimula il suo animo sensibile e/o le lacrime mentendo che sia polvere. Come fa lo strafottente e anche come fa il grosso. Com'è romantico, come fa finta che sia insensibile invece ha un animo delicato e dolce. Di come fa il cretino pur cosciente che cretino non è. 
Mi piace il suo modo di stringermi a lui, di come mi bacia e di come mi guarda. Mi fa sentire bellissima......"

Astrid stette a sentirla, aveva ben capito che quella per Gambedipesce era solamente un sentimento molto accentuato di amicizia. 

"E di Gambedipesce?"

"Di lui cosa mi piace?
La sua intelligenza. E la sua dedizione al lavoro...."

"E.... E nient'altro?"

"Il modo in cui cerca costantemente di farsi notare.
E' cosi dolce quando lo fa."

"Bruta, non capisco una cosa."

"Cosa, Astrid?"

"Ti senti quando parli?"

"Nhhh.... deduco di si, perché?"

"Perché questa è una Bruta totalmente diversa da quella che mostri al pubblico.
Tu sei una ragazza intelligente, non sei affatto una testa di legno! 
Perché lo fai? Perché ti mostri per quello che non sei?"

"Io.....
Non lo so. Mi risulta più facile e divertente essere la me stessa pazza e spericolata che essere la me con un bel linguaggio e un lessico forbito.
Quello lo lascio uscire solo quando ho la febbre e sono inconscia di quel che sto facendo."

"Ma oggi, all'Arena, quando ho esposto la mia idea della Corsa dei Draghi hai fatto uscire quella parte....
Bruta, amica mia....."

Sussurrò Astrid alzandosi dal cornicione per avvicinarsi alla ragazza che guardava a terra con aria dispiaciuta e a disagio. Le mani si erano portate sulle ginocchia, ora erano strette a pugno  il suo respiro era irregolare. Aveva cosi tanta paura di alzare gli occhi e incontrare il suo sguardo che preferì star a fissare la punta degli stivali che altro. 
La vichinga prese le sue mani tra le sue, le strinse e cercò lo sguardo della ragazza.

".....Tu non hai bisogno di fare la spericolata per nasconderti.
Tu sei perfetta cosi come sei. Sei una bellissima ragazza intelligente e spiritosa, non necessiti di fare tutto quello...."

"Ma a me piace....
Mi aiuta a  superare ogni problema e ogni timore che mi si prospetta davanti.... Moccicoso sa che sono cosi e anche tu lo sai.... Mi basta questo."

"Anche l'altri devono saperlo...."

"NO!
TI PREGO NO! NON FARLO! TI SCONGIURO! NON DIRE AGLI ALTRI CHE SONO COSI! IO VIVO BENE NELLA MIA PERSONALITA'. LA MIA MALATTIA D'ADRENALINA MI DA LA SCOSSA GIUSTA PER AFFRONTARE LA VITA, COSI COME PER TE IL COMBATTIMENTO!"

Astrid annui, non poteva imporre qualcosa all'amica solo perché lei lo riteneva giusto per i suoi canoni.
Strinse ulteriormente le sue mani, nella voce di Bruta c'era davvero scritto lo spavento e la paura. Non l'aveva mai sentita cosi a disagio, eccetto quando si ritrovò davanti a Scauldy.

"Puoi stare tranquilla, non lo dirò a nessuno. Promesso.
E ora dimmi, perché sei cosi in difficoltà a decidere sulla tua vita con Moccicoso?"

Bruta sospirò.
Le sembrava più stare dallo psicologo che da un'amica. Alzò gli occhi. Sorrise dolcemente e si lasciò privare da ogni abito e protezione attorno alla sua anima e coscienza.

"Da una parte vorrei conservare la mia verginità per la prima notte di nozze, per mantenere fede alla tradizione.
Dall'altra non appena Moccicoso mi stringe a lui e mi bacia, vorrei letteralmente strappargli i vestiti da dosso e mangiarmelo di baci."

[Che orrore.... Moccicoso nudo, brrr.... vorrei vomitare alla sola idea.]

Pensò Astrid che si sforzava di non mostrare quell'espressione inorridita. 

"Bruta, io.... 
Io non sono nessuno per dirti quel che devi fare, tanto meno importi quel che secondo me è giusto da fare.
Siamo due entità diverse, abbiamo modi di pensare diversi. Tu, Testa Bruta, cosa vuoi fare? 
Chiudi gli occhi, fai un profondo respiro e sgombera la mente. La risposta verrà da se."

"Ma ho paura.
Come posso trovare una soluzione se io stessa non so che fare?
Non è illogica come cosa?"

Astrid rimase in silenzio a pensare. Anche lei si era trovata in una situazione simile e, senza l'aiuto di qualcuno aveva trovato una soluzione che rendeva fede anche alla sua persona. Ma c'era voluti anni prima di arrivarci. 
La bionda strinse la mano della sua amica, si alzò di scatto e la trascinò sul letto dove la fece sedere con un tonfo.

"Anch'io ero nella tua stessa situazione e alla fine ho capito."

"Uhn, a cosa sei arrivata?"

"Anche se desidero avere un rapporto più intimo con Hiccup, manterrò giuramento alla tradizione. 
Siamo ragazze vichinghe, lo sai com'è la storia...."

"Io so solamente che ci è vietato avere rapporti sessuali prima del matrimonio."

Disse chiaramente la giovane dalle trecce dorate, prima di sospirare profondamente. Provare non costava nulla, no?

"Sai, dietro a questa regola c'è una tradizione alquanto meschina verso il nostro sesso."

Rispose Astrid che si voltò tirando fuori dal comodino un grosso libro rivestito di pelle nera.
L'adagiò sulle gambe e lo aprì, andando a leggere la prima frase del capitolo.

"-C’era un’ottima ragione per quest’insistenza sulla castità femminile: una fanciulla non sposata costituiva un oggetto di scambio per mezzo del suo prezzo da sposa, nonché l’aggancio per interessanti alleanze.-
Comprendi Bruta?
Se fossimo state nel tempo dei genitori dei genitori dei nostri genitori, noi saremo state una 'moneta di valuta'."

Bruta stentò a credere a quelle parole dette dall'amica. Cosi afferrò il libro e l'alzo fissandolo intensamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Ci proverò.... ma non garantisco. ***


"Guarda che se lo fissi così le parole scritte non cambiano...."

"No voglio cambiarle, voglio leggere il seguito.
Non ci posso credere che noi, il sesso forte e differenza di tanti palle mosce in giro, eravamo trattate come schiave solo per la verginità.
Senti questo!
-Fondamentalmente comunque la donna era una merce di scambio per instaurare o rafforzare alleanze fra più famiglie, e spesso fungevano da vere e proprie “promesse di pace”, doni di riconciliazione.-"

Astrid sapeva benissimo cosa c'era scritto in quel libro, che ora la ragazza gli aveva rimesso sulle gambe.

"E' una vergogna, lo so.
Ma se ora abbiamo più libertà di scelta è perché allora c'era quella costrizione che ha portato le donne a ribellarsi."

"Uhn... Questo è vero.....
Quindi in parte, anche questo baratto è stato fatto a fine di bene... sbagliato, ma giusto."

"Esatto Bruta."

"Astrid...
C'è qualcosa che riguarda i nomi?"

"Uh si, c'è!
Un attimo che la cerco...."

Disse la ragazza che delicatamente sfogliava il libro, in ricerca dell'argomentazione richiesta.

"Perché questa domanda?"

Chiese Astrid portando lo sguardo sull'amica che intanto guardava incuriosita.

"Curiosità.
E' cosi grande che non mi meraviglio se ci fossero scritte tutti i nuclei famigliari di Berk!"

"Eccolo!
Allora, dice dice dice.....
-Il trattamento riservato ai bambini dipendeva dal carattere del padre, che aveva su di loro un potere assoluto, perciò alcuni erano trattati con durezza e altri con indulgenza. Ai ragazzi si richiedeva un comportamento “virile”: il che pare consistesse nell’ avere proprie opinioni e difenderle con fermezza. Alle ragazze si chiedeva di essere tranquille e ubbidienti.
I bambini imparavano a conoscere i loro antenati dalle storie che raccontavano i vecchi. L’imposizione del nome a un bambino appena nato era un avvenimento importante, poiché si credeva che ne avrebbe influenzato il carattere.-"

Bruta ascoltò attentamente, lo sguardo era fisso sulla pagina ingiallita dal tempo. Gli occhi azzurrissimi si erano assottigliati e un mugolio pensante si udì.

"Ora capisco il comportamento di Moccicoso"

Dissero in coro le ragazze che si guardarono spiazzate prima di scoppiare in una sonora risata allegra. Era la prima volta che capitava di dire qualcosa in contemporanea con la migliore amica e, ad essere sinceri; ad Astrid non dispiaceva affatto stare con lei. 
Quella nuova Bruta era straordinaria ed era contenta che la stava condividendo con lei.

"Una domanda mi sorge spontanea, però."

"Dimmi Bruta, qual'è?"

"I ragazzi venivano cresciuti con un comportamento virile, mentre le ragazze gli veniva imposto di essere deboli e sempre con la testa bassa....."

"Si, esatto e...."

"E.....
Gambedipesce è un uomo o una donna?
No perché dal comportamento sembra una donna!"

Astrid rimase in silenzio; in quel momento stava realizzando che sotto sotto il compagno era sin troppo tranquillo e permissivo. Scosse il capo, una nuova risata ebbe vita dalle sue labbra.

"Bruta, sai che se all'inizio; quand'ero più piccola mi domandavo anch'io che razza di insegnamento gli veniva impartito?
Poi Hiccup mi ha raccontato di come ha zittito Moccicoso sulla nave, quando aveva scambiato quell'uovo per la Pietra della Fortuna ed ho capito che lui è un finto mite."

"Quindi mi stai dicendo che sotto sotto anche Gambedipesce è un uomo?
Fatto di carne /sopratutto quella/ e ossa /se le si trovano/?"

"Eh si, dichiarazione shoccante; no?"

Disse la vichinga che ripose il libro nel comodino, stando attenta che non si sgualcisse o altro. Gli occhi turchesi tornarono su quelli della bionda che si stava lisciando le trecce.

"Astrid....
Che abito indosserai per lo Snogghethon?"

Questa era decisamente la domanda più insolita e strana che gli fu rivolta in quel pomeriggio con lei.
La giovane alzò le spalle, sospirò.

"Nessun abito in particolare.
Credo che verrò vestita come sempre."

"Ti vedremo mai senza l'assetto da combattimento?
Senza gonna chiodata, senza spalliere anch'esse chiodate?"

"Si.
Al mio matrimonio... Se ce ne sarà uno."

Ammise la ragazza che portò lo sguardo fuori rimanendo folgorata. Doveva dar da mangiare a Tempestosa, e quella era l'ora precisa.

"Bruta, devo dar da mangiare a Tempestosa....
Vuoi aiutarmi?"

La ragazza si alzò di scatto e si diresse verso la porta guardandola emozionata. Era la prima volta che dava da mangiare ad un drago non suo.
Anche la biondina si alzò e si diresse verso di lei, aprì la porta e scesero insieme le scali sino a raggiungere una delle tante ceste adagiate dentro ad un'altra cesta con del ghiaccio. Buon metodo per tenere il pesce fresco! 
Le due presero da entrambe le parti e lo portarono fuori, dove nella sua "casetta" c'era Tempestosa che attendeva fremente lo spuntino pomeridiano.
Lentamente adagiarono la cesta a terra, con gesto cauto lo spinsero ed esso cadde lasciando scendere la miriade di pesci.

"Ma come fai a trasportarlo tutti i giorni?"

Chiese Bruta massaggiandosi la spalla dolorante. Quello era un peso non indifferente e superava persino quello del doppio che dava a Rutto e Vomito.
La vichinga rise divertita dicendogli che non li trovava cosi pesanti, anzi, che per lei erano anche leggeri!
Quell'affermazione sbalordì la vichinga dalle trecce che guardò con stupore. Certo che ne aveva di forza quella ragazza che ora accarezzava il muso alla draghessa che gorgogliava contenta. A quanto pare era di suo gradimento la portata.

"Tu credi ancora a quei ragazzi che decantano sotto la finestra delle ragazze le romantiche ballate?"

"Finché non le sento non ci crederò.
Chissà, magari Moccicoso si presenterà da te e ne canterà una dedicata "

Bruta sospirò sognante, quella sua espressione totalmente andata fece ridere la ragazza che si era avvicinata a lei passandogli la mano davanti al volto, speranzosa di ricevere qualche segnale. Nulla. La Thorston era partita per il mondo dei sogni e Astrid la vedeva dura riportarla alla realtà. Anche se doveva ammettere una cosa, non gli sarebbe dispiaciuto neanche a lei sapere Hiccup impegnato a comporre qualche romanticheria per lei. 
La bionda sospirò, anche lei in quel momento si era lasciata conquistare dal mondo dei sogni.
Dietro di loro la neve continuava a scendere fioca e il botto di un carrettino che si rompeva per il peso di essa riportò alla realtà le due che scossero energicamente il capo guardandosi negli occhi prima di ridere. 

"Mi è preso un'infarto!"

"Dillo a me!
Io ne ho avuti due consecutivi! Il famoso Bifarto!"

"Bruta ma il bifarto non esiste!"

"Oh esiste eccome! 
E' l'infarto di te persona e della te mentre sogni! Bi. Due. Farto, derivante da Infarto. Quindi Bifarto!
Ammettilo che sono un genio!"

"Tu sei un genio, Bruta!
Ma shhhh, non dirlo a nessuno eh! Altrimenti Tufo vuole prendere il tuo posto!"

Disse ridendo la ragazza che portò il braccio attorno le spalle della biondina che le cinse la vita.

"Io devo tornare a casa.... 
Grazie della chiaccherata e.... So che fare...."

Sussurrò Bruta che lasciò un bacio sulla guancia della bionda. Quello era il primo, forse l'unico, atto affettuoso reciproco che quelle due avessero mai fatto in vita loro. 

"Cosa?"

"Rimarrò pura e mi tratterrò dalle tentazioni.
Se non ce la faccio proprio, beh, verrò da te e mi prenderai a mazzate sino a quando non ritorno lucida!"

Esordì la ragazza che si allontanò di qualche passo facendo sprofondare i stivali nello spesso manto nevoso che si era formato per tutta la strada.
Quasi perse l'equilibrio, ma si riprese subito dopo. Si voltò verso di lei e agitò la mano salutandola. Salvo imprevisti notturni, quella notte l'avrebbero trascorsa tranquillamente sino al mattino successivo.

"Sono fiera di te, Bruta!
Ci vediamo domani.... o stanotte, non si sa mai!"

Astrid la salutò con un grande sorriso sulle labbra prima di tornare a coccolare la sua amica, a cui concese in quella sera, e le prossime ad avvenire di salire in camera sua e di riposare con lei.
Faceva decisamente freddo fuori e non voleva che si prendesse un malanno.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Una lunga notte ***


Cosi la sera sopraggiunse; tutti erano a casa loro avvolti nei loro bei pigiami eccetto due ragazzi: Hiccup e Moccicoso.

I due cugini si erano messi d'accordo per scrivere delle poesie che avrebbero letto la sera prima dello Snogghethon cosi da annunciargli; o almeno fargli comprendere quanto amore provassero per loro.
Chi da una parte, nello studio di casa e chi nell'altra in camera sua; entrambi i vichinghi erano accompagnati e sostenuti dai corrispettivi Draghi.
La Furia Buia aveva il muso sul tavolo, gli occhioni color grano fissavano il foglio su cui il ragazzo scriveva. Ogni tanto gli dava un'amorevole leccata di sostegno che veniva ricambiata con una carezza affettuosa sul muso; si lui era il compagno perfetto per un ragazzo speciale come lui.
L'Incubo Orrendo era invece più scostante, più freddo riguardo a quel che faceva il suo cavaliere. Non aveva costantemente bisogno di dare grandi dimostrazioni d'affetto per far comprendere a Moccicoso che lui ci teneva.
Ma quella sera, qualcosa cambiò. Forse l'atmosfera che il vichingo aveva creato, forse erano le troppe candele accese sulla scrivania e per tutta la stanza; saranno state i suoi mugolii contrariati a rendere il drago particolarmente interessato a quel che stava combinando.
Attorno al vichingo c'erano sin troppi fogli stracciati, troppa carta scritta e riscritta; poi corretta, cancellata e poi girata, di nuovo riscrita con correzioni per poi accartocciarla e lanciarla a terra. I suoi occhi erano stanchi, lo si vedeva da come ogni tanto cedeva all'insistente sonno che Morfeo gli stava dando. Molto probabilmente, se in quell'era c'era stato Sandman a quest'ora stava tentando insistentemente di metter quiete e pace nel ragazzo che continuava a scrivere imperterrito.
Nulla.
Non riusciva a scrivere nulla di buono, non riusciva minimamente mettere sul cartaceo i sentimenti che provava per la bella Bruta.
Era inutile, si sentiva cosi stupido e cosi vuoto. Non trovava nessuna parola paragonabile alla bellezza infinita che lei era. Ormai aveva detto tutto quello che provava per lei direttamente in sua presenza.
Chiuse gli occhi, uno sconsolato "Oh dei e ora che faccio?" rimpiazzò quei suoi mugolii che andarono a scemare sino a che il ragazzo, rassegnato; non fece cadere il capo sul tavolo con un grande tondo che attirò l'attenzione di Zannacurva.
Il drago si alzò, fortuna che il tetto era cosi alto che poteva erregersi in tutta la sua altezza senza aver problemi di sbattere da qualche parte.
Allungò il muso verso di lui, lentamente l'adagiò sul braccio del vichingo e lo strofinò in un chiaro "Tranquillo, ce la puoi fare. Sei Moccicoso, mica uno Sdentato qualunque!". Moccicoso sgranò gli occhi, era cosi strano sentire il compagno cosi solidale con lui. Di solito si limitava a disarcionarlo, a sbruciacchiarlo e anche fargli prendere dei bei spaventi. Ma quella sera, Moccicoso si scostò e andò a stringerlo delicatamente. Il suo supporto morale era qualcosa che lo prendeva nell'anima e l'avrebbe aiutato, di certo, a creare qualcosa di meraviglioso e unico, proprio come lui.... esattamente e unicamente come lei.

"Ancora sveglio, Hiccup?"

Chiese Valka che entrò a piedi nudi nello studio del ragazzo che era ancora una volta sommerso dai fogli. Il giovane sembrava non recepire, anzi, sembrava non averla proprio sentita per quant'era assolto nello scrivere. Si, stavolta avrebbe composto una poesia che rispecchiava perfettamente la gioia dell'averla vicino e la tristezza dell'averla lontano; avrebbe scritto una poesia cosi bella che l'avrebbero custodita per tutta la vita; come un prezioso tesoro.
La donna silenziosamente si avvicinò al figlio, sporse il capo andando a poggiare la mano sulla sua schiena.
Solamente in quel momento, il vichingo alzò lo sguardo guardando la madre con occhi arrossati dal sonno. 

"Scusami, ti ho svegliato. 
Probabilmente quando sono inciampato a terra ed ho battuto; non volevo."

"Hiccup, figliolo mio; che succede?
Perché alle tre di notte sei ancora sveglio?"

"Nulla mamma, sto solamente smaltendo alcuni fogli e scrivendo una poesia per Astrid."

"Una poesia per Astrid?"

"Si.
Voglio recitargliela questa notte, cosi che possa fare bei sogni e prepararsi in maniera dolce per domani."

Valka sorrise.
Anche se il ragazzo era stanco morto non si sarebbe mai arreso e avrebbe continuato a scrivere sino a quando quel foglio non fosse stato pieno di parole.
Si avvicinò a lui, raccolse il suo volto tra le bianche mani e gli diede un dolce sulla fronte.

"Ti preparo qualcosa di caldo, sei tutto infreddolito.
Quanto ti manca ancora?"

Domandò preoccupata la donna che con la scusa del bacio si approfittò per sentire se il figlio avesse la febbre.
Da quando c'era stata quell'epidemia di influenza, raccontata da Skaracchio, la donna era subito pronta a raccogliere i segni e munirsi degli attuali antibiotici naturali che sempre l'uomo baffuto, aveva detto d'avere.

"Tranquilla, vai a letto. Hai bisogno di dormire.
Manca poco, devo solamente scrivere le ultime tre frasi poi ho finito."

"Cucciolo, non badare a me. Io ero già sveglia, di solito a quest'ora sono già operativa.
Sai cosa c'è di strano? Dalla camera da letto ho visto a casa di Moccicoso c'è ancora la luce accesa."

Hiccup si portò la mano davanti alla bocca e sbadigliò per poi tornare, faticosamente, a lavoro.

"Oh si, io e lui ci siamo messi d'accordo per comporre una poesia che reciteremo alle nostre fidanzate come anticipo della proposta.
Mamma.... credi che Astrid accetterà?"

"Capisco, quindi per una volta nella vita tu e tuo cugino vi siete coalizzati per far breccia nel cuore delle vostre belle. 
Ovvio che si, chi non accetterebbe la richiesta di matrimonio da te figliolo mio."

Un sorriso nacque sul volto del ragazzo che finalmente posò il pennino nel calamaio, per spostare il foglio e crollare con la testa sul tavolo sospirando.

"Finalmente ce l'ho fatta... L'ho finita....
MAMMA! DEVI INSEGNARMI I PASSI!"

Saltò di nuovo in piedi Hiccup che si avventò sulla donna fissandola con sguardo da folle.
Valka rimase spiazzata, posò delicatamente le mani sulle spalle del ragazzo e con fermezza le strinse annuendo.
Subito scostarono il mobilio, solo una sedia rimase li. Troppo pesante per entrambi sposarla. La lasciarono li, come a dare un posto da spettatore a qualcuno.
I due si misero al centro della stanza, alzarono i braccia e iniziarono quella lezione.

"Non guardare me, lascia che sia il tuo cuore a guidarti in questa danza"

Disse Valka che guardò con dolcezza il ragazzo, che aveva sospirato lasciandosi andare come da lei detto.
Gli risultò cosi facile, come se era da anni che ormai la faceva. Lei era cosi felice di come il figlio era riuscito a giostrare a suo vantaggio quel momento, di come sul suo viso c'era un sorriso cosi sereno che sembrava essere chiarore di luna.
Solo una risata grassa e un "bravo figlio mio!" si espanse nella stanza che fu letteralmente pervasa da aria di festa.
Ecco, tutto era terminato il giovane vichingo aprì gli occhi e li richiuse. Troppo stanco per parlare, ma sopratutto troppo fiacco per continuare. La donna gli accarezzò il capo, lui si strinse a lei. E il padre li strinse entrambi. In un amorevole e dolce abbraccio che fece sussurrare un "Sei unico" ad entrambi. Quella era la sua buonanotte.
Buonanotte che vide Valka tornare in camera sua e Hiccup rimanere nello studio, a sistemare per bene le carte e imparare a memoria quelle sue stesse parole. Non correva il rischio, anzi, lui aveva una buona memoria per queste cose! D'altronde, era un Capo e i Capi devono averla per forza.
Una volta finito accarezzò Sdentato e insieme tornarono in camera loro dove trascorsero il resto della serata serena, sognando chi succose colazioni e chi il proprio futuro.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Un Freddo giorno dai toni Caldi ***


La mattina arrivò sin troppo velocemente.
Valka e Saltanuvole erano già in piedi, troppo presi dal fervore di quel 24 Dicembre che li vedeva tutti adrenalitici.
Hiccup restò ancora qualche minuto nel letto, mentalmente recitò quelle parole con tale enfasi che sembrava quasi caduto in un stato di trans. Sdentato si alzò, mise le zampe sul letto e gli leccò la guancia come buongiorno. Bisognava dire che una risata diruppe nella soffitta e un sorridente Hiccup stava coccolando il suo migliore amico che ricambiava con allegria. Si, tutto sarebbe stato per il verso giusto. 
Si alzò, si lavò e si vestì uscendo successivamente di fretta dall'abitazione lasciando la madre con un solo bacio e un "A tra poco!" 

Intanto nell'Accademia erano già pronti per vedere dove sistemare le cose. Persino Tufo sembrava essere coinvolto attivamente dai preparativi, cosa strana, senza combinare disastri.
Il ragazzo arrivò tranquillamente, il suo compagno si avvicinò agli altri draghi e iniziarono una loro personale conversazione. 
Bruta e Astrid collaboravano tranquillamente, sembrava esserci stato un nuovo legame che le vedeva complici. Cosi tanto che Bruta quel giorno lo salutò con un inusuale "Buongiorno Capo" e la ragazza?
Beh, Astrid si avvicinò a lui; lo tirò per la manica e lo baciò passionalmente lasciandogli detto un solo "Oggi sei ancora più attraente di quando ti lasciato" detto con un tono di voce cosi sensuale che non passò inosservato ad Hiccup e alla sua virilità.

"Hiccup, qui abbiamo finito.
Ora dobbiamo sistemare la Piazza."

"Tufo ma che combini! Non si usa cosi quel martello!
Aspetta che ti faccio vedere, ghehe!"

Disse Bruta che afferrò il martello e lo scagliò il testa al fratello che cadde rovinosamente a terra alzando il braccio in richiesta di bis.
La ragazza non esitò un attimo e subito gliene un'altro, un'altro ancora, e ancora uno... almeno sino a quando Hiccup non tolse il martello di mano dalla bionda che rimase con le braccia alzate e un faccino rattristito.

"E io ora come lo picc---- oh si!" 

Esclamò con ghignetto divertito la ragazza che si gettò di peso sulla schiena del malconcio Tufo. 
Tutti erano all'appello eccetto uno. Moccicoso.
Quando Bruta si voltò di scatto,  trascinando il fratello apparentemente deceduto si accorse che  il ragazzo mancava.
Astrid si avvicinò a lei, gli posò una mano sulla spalla con fare comprensivo. Bruta lasciò cadere il fratello a terra, si allontanò e corse fuori dall'Arena sotto gli occhi di tutti, di Gambedipesce in primis.
Nello sguardo del biondo c'era una morte emotiva, un dolore che mano mano andava ad espandersi ad ogni volta che la bionda urlava il nome dello "sfidante", un tuffo al cuore fece mancare il respiro al biondo che con finta serietà afferrò una cartella con dei fogli, fissandoli.

"Bene, ora che la lottratrice se n'è andata possiamo andare in piazza e decidere la disposizione dei banchi e dei decori."

"Gambedipesce....."

Sussurrò Astrid, dispiaciuta.
Al fianco del biondo vi si parò Hiccup che gli posò la mano sulla schiena sorridendogli dolcemente dicendogli a bassa voce che non doveva stare male. Il ragazzo in risposta sfoggiò un fermo sorriso, amaro e alquanto addolorato ma forte e serio al contempo. 
Tufo si rialzò barcollante, si posò su un masso vicino ricevendo in risposta un.... un peto?!
Oh si, era la piccola Muscolone che sonnecchiava tranquillamente da una parte, senza recar fastidio a nessuno.
Il rasta rimase con occhi sbarrati prima di svenire definitivamente. Era stata decisamente una bella botta che l'aveva tramortito quello!
Astrid e Hiccup guardarono Tufo steso a terra, con quell'aria da ebete che lo caratterizzava 24h su 24. Entrambi alzarono le spalle e tornarono a parlare con il biondo che aveva emesso una dolce risata. La sua ragazza era la migliore al mondo, non c'era nulla da fare o da dire. 
Ecco che arrivò, Moccicoso irruppe nell'Arena sbadigliando assonato. Per tutta la notte aveva scritto e non aveva riposato e questo si vedeva dallo sguardo a mezz'asta e l'espressione assente. Alzò la mano in segno di saluto accennando un sorriso.

"Il Grande Moccicoso è arrivato e vi fa l'onore di stare tra di voi."

"Sai che bello. Sono cosi emozionato che mi getterei da uno strapiombo."

"Ahah, non c'entreresti. Rimarresti incastrato al primo metro."
"............" Hiccup e Astrid chiusero gli occhi, sospirando rassegnati.

"La vogliamo smettere? Anche quando sei stanco morto devi fare il maleducato?"

"Sentite, oggi non sono in vena di sentire le vostre litigate. Quindi o la piantate di spontanea volontà O AFFERRO LA MIA ASCIA E VI CASTRO, ALMENO AVETE UN CAVOLO DI MOTIVO PER LAMENTARVI!"

Urlò la ragazza dai biondi capelli che afferrò per i colletti i due tirandoli a se, fissandoli minacciosamente. Si, quella era una valida motivazione per smettere.... non prima di un'ultima battuta.

"Ah bhe, a Gambedipesce vuoi anche darci un taglio. Tanto non ha motivazione d'averlo! Ma il grande me no, mi serve."

Hiccup afferrò per la vita Astrid e la tirò a se, cosi facendo che la bionda lasciò la presa ai due che riprendevano respiro dallo scampato pericolo. Uh, c'avrebbero rimesso di brutto se continuavano a fare il cane e il gatto.
Bruta tornò di corsa all'Accademia, aveva il respiro affannato di una che aveva corso per tutto il Villaggio inutilmente. Persino il suo amato elmetto era spostato e la giacca color carminio scesa lungo le spalle. Si bloccò, le mani si portarono sulle ginocchia e il busto si piegò andando a fare profondi respiri. Alla luce del pallido sole, coperto da quei nuvoloni che continuava a scaturire su Berk la neve più assiderale; il braccialetto sfavillò attirando l'attenzione di Hiccup che diede una gomitata complice alla bionda. Dall'espressione di Moccicoso, a vederlo, avevano subito inteso che era stato lui a crearlo appositamente per lei. 
La ragazza alzò il capo, gli occhi si lucidarono istantaneamente a vedere la figura dell'amato li. Subito si rialzò e gli corse incontro saltandogli addosso baciandolo. Lo strinse a se, si sfamò dei tuoi occhi e finalmente poté dissetarsi dei suoi baci. Baci che divenivano sempre più passionali e famelici, baci che condussero Moccicoso ad appoggiare una mano sui glutei della ragazza ricambiandoli con altrettanta "fame".
Gambedipesce assottigliò lo sguardo, vedere quella scena lo feriva ancora di più tant'è che fece retrofront e tornò a sistemare alcune faccende che riguardavano la festività.
Astrid portò la mano su quella del ragazzo che la strinse, le guance arrossate e il capo lievemente chinato lasciavano intendere al castano che tutto sommato avrebbero dovuto fare anche loro cosi.... logicamente mantenendosi nella fascia "Alt!" e non strafare. 
Hiccup accostò il volto al suo, un sussurro solo venne udito dalla bionda che trasalì imbarazzata mugolando un soffocato "S-Si". Subito il ragazzo interruppe quell'effusione che sembrava sin troppo accesa. I due alzarono gli occhi.

"Scusami Astrid, ma quando la passione chiama... chiama."

"Non posso privare a quella bella ragazza la presenza del Grande Moccicoso... presenza in tutti i sensi.... Comprendimi cugino....."

Hiccup fissò disgustato il cugino che fissava malizioso la fidanzata che a bassa voce lo "lodava" per la sua personalità.... magnetica e presente.
Astrid si portò una mano sul volto, imbarazzata da tutto quel che stava succedendo. Difatti si voltò e andò da Gambedipesce che la accolse nel "Club dei Sani di Mente". 

Moccicoso si alzò e come con una principessa prese in braccio la bionda che si strinse a lui lasciandogli una scia di melensi baci sulla guancia. 

"Per favore, aspettate di essere a casa per fare certe cose. E tu Bruta, rispetta i tempi. Moccicoso, non condurla ancor di più sulla via sbagliata."

"Chi io?
Hiccup Hiccup Hiccup, noi siamo cosi... Noi siamo creature a sangue caldo, noi ci teniamo a far sentire la nostra donna desiderata.... anche sessualment---OI! MA SEI IMPAZZIT--- BASTA! ZANNACURVA MANCAVI SOLO TE!"

Iniziò bene il suo argomento da "tentatore" ma trovò ben presto fine con alcuni aculei lanciati da Tempestosa e dal caldo fuoco di Zannacurva che colpì in pieno il fondoschiena del ragazzo che fece un salto cosi grande che la ragazza volò in aria, ma fu immediatamente ripresa dal vichingo che non si limitò di ammiccare.

"E dopo il siparietto sexy di Bruta e Moccicoso possiamo dirigersi in Piazza. Prendete i vostri Draghi e ci vediamo li."

"Ahem...."

"Che c'è Gambedipesce...?"

"Muscolone ed io dobbiamo da dirvi una cosa...."
Il gruppo fece per allontanarsi ma si bloccò innanzi il cancello fissandolo interdetto.

"Cosa deve dirci?"

Disse Astrid che aveva incrociato le braccia al petto assottigliando lo sguardo.

".... Vorrei usare come decoro un fiore che abbiamo trovato."

"Che.... fiore?"

"Si chiama il "Sognante Rossa" ma non rossa, è bianco; dal profumo gradevole. Sembra fatto di cristallo." 

Hiccup guardò il biondo, non era una cattiva idea anzi; era realmente una buona ma davvero buona come idea.

"Certo, Certamente. Puoi tranquillamente prendere quei fiori e adottarli come meglio credi."

"Ma... c'è un ma...."

"Quale ma....?"

"Questo particolare fiore conduce le persone in uno stato di..... sfrenato stato di....."

"Di....?"

"Eccitazione....."

"Come se non ne avessimo ad abbastanza!" disse Astrid lanciando un'occhiata ad Moccicoso e Bruta

".... da competizione....."

"Ribadisco, come se non ne avessimo in abbondanza." Ripose di nuovo la bionda fissando Gambedipesce e Moccicoso.

"Credo che...... 
Credo che possiamo anche a farne a meno."

"Uhn, credo proprio di si...."

"Bene, possiamo andare a svolgere le nostre occupazioni. Tra una litigata, una corsa, una baciata sino troppo passionale e l'altra si sono già fatte le 15:00 e dobbiamo sbrigarci."

Disse Hiccup che diede fine a quel borbottio continuo. 
Astrid si avviò verso Tempestosa saltandogli in groppa, volando subito in rotta della Piazza che governava l'imponente Berk.
Subito a seguirla il castano, susseguito da Moccicoso, da Gambedipesce e infine da Bruta e dal di nuovo redivivo Tufo.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** La neve che accende i sensi ***


Al centro della piazza ad attenderli vi era Valka e Skaracchio che ridevano divertiti, le storie del passato seppure crude avvolte riportavano alcuni elementi divertenti. Atterrarono in pochi minuti, chi da una parte chi da un'altra tutti quanti si ritrovarono nello stesso punto alla stessa ora.... o quasi. 
Subito scesero e si riunirono davanti al pozzo ascoltando le indicazioni di Hiccup e Gambedipesce. 
Tutto era perfetto, persino la madre irruppe curiosamente nella conversazione fissandoli intensamente.

"Che bisogna fare?"

Chiese con tono divertito la donna che ora stava guardando con un sorriso dolcissimo sul volto i ragazzi.

"Oh mamma!
Stiamo controllando se la disposizione dei carri può andare bene senza creare confusione"

"E dobbiamo anche spalare la neve. Si sta ammassando sin troppo nei punti indicati."

Disse Gambedipesce indicando l'angolo tra le scalinate per la Scala Comune e il carretto delle mele. Medesimo carretto che ancora una volta, dopo essere riparato, crollò d'un botto suscitando l'ira del vichingo che afferrò un'asse di legno portante e la lanciò sulla ruota ricevendola dritta in fronte con risultati disastrosi. 
Tufo scoppiò a ridere e Bruta lo seguì.

"Sbrighiamoci su, questo lavoro ci occuperà 
tutto il resto della giornata sino a sera...."

"Sperando che altra neve non cada..."

"Se cade dobbiamo ricominciare da capo...?"

".....Esatto Moccicoso."

"Ah, ma che strazio!" disse di già esausto Moccicoso che alzò gli occhi al cielo con un sonoro sbuffo.

"Piantala di lamentarti sempre! Se non la smetti ti strangolo." 

Disse innervosita Astrid mentre lanciava una pala addosso al vichingo che l'afferrò sbuffando ancora una volta. Più che una cosa piacevole, quella era una vera e propria condanna.
Lo stress era troppo tant'è che Moccicoso se ne andò vicino al suo drago impartendogli l'ordine di sciogliere la neve con il suo fuoco. Zannacurva fece due conti.
Se la neve si scioglieva sotto i piedi del suo Trainer di certo esso sarebbe caduto... rovinosamente suscitando grosse risate a tutti. Quindi non esitò due secondi prima di lanciare una fiammata sul manto bianco che si sciolse nel giro di pochi attimo.
Tufo fissò con quella sua solita aria da decelebrato il lavoro di Moccicoso che fu subito ripreso da Hiccup che afferrò la pala e gliela ripose fissandolo malamente.
Ecco, il vichingo fece un passo e boom! cadde a terra con un tondo facendo scoppiare a ridere tutti quanti, Bruta compresa che si avvicinò a lui e l'aiutò a tirarsi su.

"Non è divertente.
Non è affatto divertente."

"Ammettilo Moccicoso, quando sei tu non fa ridere quando sono l'altri fa ridere."

"E' logico, è logico."

La ragazza lasciò sott'intendere che tutto sommato era, anzi, lo era da sempre! Il vichingo si alzò, si sistemò gli abiti e starnutì. Questa cosa mise in allerta Valka che subito disse a Moccicoso di andare a casa e farsi una doccia tiepida.... il resto dei compagni che fecero? Dissero la stessa cosa all'unisolo "Moccicoso vede la doccia una volta ogni tot anni. E sempre quando piove!" Di risposta il ragazzo disse con fare orgoglioso e fiero:

"Non più!
Ora la vedo una volta a mese e poi, un vero vichingo deve essere duro; forte; deve odorare di maschio."

"Una cosa è odorare, un'altra è puzzare Moccicoso"

"Ah, ma te che ne puoi sapere Astrid.
Sei fidanzata con uno che vive in simbiosi con l'acqua"

"Ehm... sai com'è, io ci tengo alla mia igiene...."

"Cugino mio, ti dirò una cosa... Per far svenire le pollastrelle ai tuoi piedi...."

"LO SO! LO SO!
LE TRAMORTISCI!"

"In un certo senso Tufo...
Quello che Moccicoso vuole dire è che farle svenire ai suoi piedi basta che alza le braccia."

"................
Almeno io riesco ad alzarle a differenza tua!"

"Con disastrosi risultati direi. Ti conviene tenerle abbassate, ancora abbiamo bisogno delle pecore."

Disse Gambedipesce che lanciò un'occhiataccia amara al moro che le riabassò solo perché "Il Grande Moccicoso voleva farlo". 
Bruta era vicino al ragazzo, gli sfregava le mani sulle braccia e gli diceva di tornare a casa cosa che lui non fece visto che la cinse tra le sue braccia e gli disse che si sarebbe scaldato con un suo bacio.Ah, neanche finita la frase che i due si stavano già scambiando dolci effusioni, sotto i sguardi esasperati dei presenti che pur di distrarsi si misero a spalare via la neve sospirando. Valka compresa dette una mano, ma una mano particolare.

"Allora? Sei pronto?"

Sussurrò al figlio mentre lanciava via alcuni blocchi di neve da davanti a lei.

"Si, sono pronto sia per oggi che per domani."

Rispose il figlio che continuava a spalare senza sosta, lasciando che un sorriso si dipingesse sul suo viso.

"Vedrai che andrà bene, ne sono certa."

"Solo una cosa mi preoccupa..."

"Cosa?"

"Domani vorrei chiederle quella cosa, cantando quella cosa.
Lei non le sa le parole, come farà?"

Valka accennò una flebile risata che si smorzò seduta istante.

"Non ti preoccupare.
Astrid ed io abbiamo trascorso un pochino di tempo insieme e sai com'è? Tra una chiacchera e l'altra, mentre raccogliavamo i pesci per i nostri amici mi sono messa a canticchiarla; lei mi ha detto che aveva una bella musicalità ed io gli ho detto che gliel'avrei insegnata.
Stai tranquillo che la saprà di certo!"

"Ma cosi la canterà tutta lei e non ci sarà quel botta e risposta romantico!"

"Tranquillo anche per questo!
Gli ho insegnato solamente i pezzi che lei deve cantare. Sai, ha una voce cosi dolce."

Hiccup tacque.
La pala era ben salda in mano, il sorriso era stampato con inchiostro indelebile dal suo volto e quel continuo movimento di prendi-getta le veniva cosi spontaneo che sembrava automatizzato. Oh, già udiva la voce dell'amata intonare quelle soavi note. Il sogno ad occhi aperti si spezzò, ahimé, dato che una palla di neve colpì direttamente la testa del castano facendogli perdere l'equilibrio e cadere in avanti andando a immergersi nelle neve fresca.
Astrid lanciò la pala in direzione di Tufo, ci mancava veramente poco che lo prendesse in fronte... che peccato! Corse immediatamente da lui e l'afferrò per il braccio tirandolo su; ma questa non poté funzionare dato che il biondo continuava con quei scherzi, andando, questa volta, a colpire la bella Astrid che cadde addosso al castano che la strinse a se; con il timore che si facesse male.

"Tutto bene Milady?"

Sussurrò voce dolce Hiccup che la guardò in silenzio. Il cappuccio in pelliccia con la caduta si era alzato ed era andato a finire sul suo capo, incorniciando quel volto latteo e quei occhi cosi chiari da sembrare lastre di ghiaccio.

"Si, grazie....
E tu? Tu stai bene?"

Chiese affrettata la bionda che ricevette come risposta affermativa il suo annuire per poi essere travolta da un dolce bacio sulla....sotto.... tra.... dentro alla neve. Le sue mani si portarono sulle guance arrossate dal freddo della ragazza, in quel momento sembravano dei braceri per quant'erano calde. Astrid ricambiò quel bacio con sua immensa gioia, era qualcosa di assolutamente straordinario. Lentamente le mani di Hiccup si abbassarono, tracciarono una scia sulle sue braccia, percossero la vita; si bloccarono sui fianchi e poi...? 
E poi si insinuarono sotto la gonna pellicciata, accarezzarono le cosce e si soffermarono sul fondoschiena, che strinse con gentilezza.
Fortuna che la madre non vide nulla visto che era presa a rimproverare Tufo per il suo comportamento. 

Eccetto loro; Moccicoso e Bruta avevano, stavano guardando la scena guardandosi con faccetta complice. Allora anche Hiccup era un uomo con desideri, sotto sotto. Quella scena fece gonfiare il petto d'orgoglio al cugino che guardava fieramente il "suo ragazzo cosi debole e gracilino che neanche una bambola avrebbe mai conquistato". Eppure guardatelo ora; in atteggiamenti intimi con la ragazza più bella di Berk, con quella stessa ragazza che in quel momento si affrettò ad alzarsi e tirarlo su; quella medesima femmina che ora veniva stretta al petto dell'amato che gli aveva donato il penultimo (o forse no?) bacio del pomeriggio.

Valka si voltò, vedere quel momento cosi dolce tra il figlio e la nuora le fece un immenso piacere. 
Ma quel momento si spezzò lasciando i due ragazzi a guardarsi negli occhi, caldi d'amore e desiderosi di calore sulla loro pelle; calore che solo l'uomo o la donna amata sapeva donare.
Istanti che erano eterni si soffermarono per dar spazio alla tranquillità di quel pomeriggio lavorativo. 
L'orario per l'appuntamento di domani era stato già stato stabilito: Alle 07:10 tutti in Accademia. 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Una Poesia che parla di te. 1°parte ***


 Le ore erano trascorse tranquillamente, la neve era stata spalata via da tutta la Piazza; compreso l'intero Villaggio; una veloce reunion per confermare l'ora in cui si sarebbero incontrati l'indomani mattina e poi tutti a casa.

"Hiccup, dopo che avrai recitato la poesia a Astrid torna subito a casa capito?"

"Ma no guarda, intendevo rimanere li con lei tutta la notte."

Valka tossì, lo sguardo diceva tutto.

"Sto scherzando mamma.
Lo sai che ci tengo alla tradizione e non condividerei mai una cosa intima come il letto, in un'occasione che non sia il matrimonio."

La donna annuì orgogliosa. Si, cosi andava letteralmente meglio.
Se lui voleva, poteva rimanere anche da lei, d'altronde si fidava della parola data, ma d'altro canto bisogna pur sempre ricordarsi che era un'Adolescente in piena tempesta ormonale! Ci vuole un nonnulla per risvegliare le belve in lui! E si, perché non era Hiccup ragazzo ad essere pericoloso in certi momenti, ma anche un'altra cosa.... se aveva preso /di certo/ dal padre.
Hiccup e Sdentato salirono in camera, si prepararono per bene e attesero l'ora di cena che non si fece attendere. 
Tra poche ore, verso la mezzanotte, lui sarebbe andato a casa della ragazza e le avrebbe recitato la poesia sotto la finestra. Proprio come i film d'amore.

"Ecco qui Bello.
Possiamo dire d'essere pronti!"

Lo sguardo si portò sul letto, dove era attualmente seduto.
Una conca piuttosto larga si andò a creare improvvisamente e lo sguardo del ragazzo salì sino a sorridere con nostalgia.

"Hiccup, non avere paura."

"Oh papà; sto letteralmente tremando!  
Guarda, sembro uno di quei intrugli curativi di Gothe."

I due uomini risero.
Infondo era vero, ma questo non impedì a Stoick di posare le mani su quelle del figlio sospirando.

"Non devi farti prendere dall'emozione, sei un vichingo nonché mio figlio.
Tu devi affrontarla e sconfiggerla, se ti fai sopraffare puoi dire addio ad ogni buon proposito."

"Hai ragione papà, solo che mi è impossibile.
Insomma, stasera devo recitare una poesia d'amore ad Astrid e domani devo chiederle di sposarmi..
Non bastavano gli argomenti scabrosi che la mamma mi ha fatto e che ancora ne risento, avendo anche il timore di andare a dormire e risvegliarmi come non dovrei risvegliarmi solidamente, anche la paura di fare qualcosa di sbagliato."

"Io sarò al tuo fianco, sia stasera che domani e sempre.
Devi essere coraggioso e prendere lo Yak per le corna! Tutte queste paure non te le devi far prendere, sopratutto perché sono infondate. Credimi figlio mio, Astrid accetterà qualsiasi cosa da te richiesta... basta che rientri nei limiti della decenza, sia chiaro."

Hiccup annui, sentire il padre vicino era un grande conforto. Ancor di più ricevere quell'abbraccio che trovò pace nel cuore del giovane vichingo che, successivamente aver lasciato un "ti voglio bene e ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me" andò in cucina, dove l'attese una fremente Valka.

"Ecco qui.
Spero che ti piaccia!"

"Ehm... lo spero anch'io, sai?"

Disse sedendosi a tavola andando a mangiare quella pietanza dalla donna preparata. Tanto era nervoso che non fece minimamente attenzione che alcune parti erano sbruciacchiate; anzi, per lui davano un tocco in più alla pietanza. 
La donna si sedette vicino a lui, ogni tanto lo pungolava sul fianco giusto per farlo ridere. E quella era la reazione che era riuscito a donargli. La risata del ragazzo era qualcosa di indescrivibile, qualcosa che non sapeva come definire se non meravigliosa.
I minuti trascorsero in un silenzio che venne occasionalmente spezzato dalla donna che coinvolgeva il figlio in battute botta e risposta.
La cena terminò, mancavano ancora dieci minuti. Con Sdentato sarebbero arrivati li troppo in anticipo e tutto, si tutto, doveva essere perfetto. A partire dell'orario. 

"Hiccup.... sono le undici e cinquatanove...."

Hiccup fece un profondo respiro. Ecco, era l'ora x. L'ora cruciale. 
Salutò di fretta la madre, fece segno al compagno di seguirlo e insieme volarono verso l'abitazione della bionda. Nel tragitto avevano incontrato anche un imbarazzato Moccicoso che si guardava attorno. 

"Sei pronto Moccicoso?"

"Ah, io sono nato pronto!
Tu piuttosto! Pronto?"

"Pronto è il mio secondo nome."

"Ma non era Horrendous?"

"...............
Come se non avessi dett-- Beh amico mio, devo salutarti! Io sono arrivato!"

"Certo scappa scappa!
Se ti becco!"

Disse Moccicoso che alzò la mano a pugno agitandolo con fare cameratesco. Certo che anche in situazioni del genere non perdeva occasione per farsi il grosso!

Ecco.
Hiccup atterrò.
Il cuore batteva a mille, già non si ricordava più nulla. Un bel respiro e via.
Sdentato diede qualche botta alla porta dell'abitazione. Il castano aveva perso ogni segno di vita in quei trenta secondi che erano passati.
Una luce si accese.
E' la camera di Astrid. 
Non sapeva più che fare, andò nel panico più assoluto. Strinse le mani a pugno, chiuse gli occhi e attese risposta.
Un rumore di finestra si udì sordo. Hiccup non respirava più l'emozione, aveva le mani sudate e nella mente solo le parole che doveva dire.
Alzò il capo, gli occhi erano ancora chiusi, alla finestra la sua ragazza che lo guardava sbalordita. Che ci faceva a quell'ora li, sotto casa sua?

"Hiccup, che succede?"

Domandò la ragazza che si scostò dal volto alcune ciocche bionde. Dalla fretta aveva tirato su i capelli in uno chignon e alcuni boccoli scendevano morbidi e ribelli sul suo viso dandogli l'aria di una dama. 
Quando Hiccup aprì gli occhi fu un colpo al cuore per lui.
Era meravigliosa, i suoi occhi; alla luce delle fiaccole brillavano di un azzurro sfavillante, le sue guance erano rosa come il tramonto, le sue labbra voluttuose come una rosa scarlatta. 
Portò una mano al petto, la strinse delicatamente mentre aprì bocca per proferire parola. 

"Vorrei dissetarmi di te,
della tua dolce pelle come miele,
delle tue scarlatte labbra come rose appena sbocciate,
del tuo vuoto sguardo, sconfinato come è l'universo,
sentir sulla pelle l'essenza del profumo tuo intenso come l'incenso,
soffrir la mancanza delle tue soavi carezze che sfiorano le mie incertezze
che ogni volta che mi risveglio, 
decanto di te mentre il mio sguardo si perde nello specchio,
Sento la mancanza del tuo leggiadro riflesso,
della tua affascinante bellezza paria alla tua straordinaria forza,
ogni qualvolta che il ciel piange guardo
al di fuori e disegno con veemenza la tua prospettiva....."

Disse ad alta voce rivolgendo lo sguardo rapito alla ragazza lo stava guardando con l'espressione di una che avrebbe detto "Stai bene fratello? Bevuto troppo per caso?". Espressione che si spezzò non appena realizzò quel che stava succedendo.
Hiccup le stava dedicando una poesia d'amore e non descriveva solo lei, ma anche quel che erano e provavano.
Le bianche mani si posarono sul legno del davanzale, le bretelline della camicia di notte scesero e sul suo volto un sorriso cosi felice che incitò il giovane Hiccup a continuare.
Vederla felice era il suo incentivo... ma sopratutto il miglior investimento della sua vita.

"..... Mi manca star con te, il mio fiato è spezzato,
quando penso alla tua seducente immagine offuscata
disperdersi tra i venti d'alto l'immenso.
La luce che illumina il cuor come alto il sole irradia la madre terra,
mi guida nel suo dolce etere della travolgente passione,
che dipinge la coscienza mia con la tua Audace fiamma
quest'anima l'è vuota come un immacolato fiocco,
i cui sereno tramonto piomba su di me,
il scrutar quel timido imbarazzo similar alla mia sofferenza,
quella lacrime che dolce scende andando a catturar il volto egual a quel tant'amato tramonto......"

Ma quant'era lunga? Astrid si meravigliò di come in quelle sue parole c'era tanto amore quanta passione. I suoi occhi brillavano, il suo cuore perdeva colpi uno dopo l'altro. Se continuava cosi sarebbe decisamente morta sul momento! 

"..... Or ti sento al mio fianco
e con gioia sconfinata ne inebrio l'essenza senza pression,
che unica nei miei pensieri sei soltanto tu
e seppur noi due serem distanti come isole nei tuoi occhi,
continuiam a pensarci e imperterrici ad amarci;
sia con la mente e sopratutto con il cuor,
che di sentimenti e realtà mai mente e mai lo farà."

Concluse porgendogli ipoteticamente le mani con sguardo illuminato.
Sdentato si mise da una parte, al suo fianco, in silenzio. Pronto a portarlo su dalla sua amata, ma solo quando ricevette segno; beh, Astrid scomparve dalla finestra improvvisamente.
Subito Hiccup perse vent'anni della sua vita in una volta sola per la paura, ma tutto passò quando sentì la porta aprirsi e vide arrivare addosso; come un bolide la ragazza che gli era saltata al collo.
Era totalmente scarsa, poco vestita tra l'altro. A coprire la bianca e pura pelle ci fu solamente una camicia da notte a metà coscia, color pesca con un trafilo in pelliccia alla fine. Fortunatamente che Hiccup, in quel momento godeva di buon equilibrio e allo scaraventarsi della fidanzata non lo perse, andando a finire nuovamente dentro la neve. L'aveva tolta da meno di sei ore e già c'era? Che stress era quest'inverno! 
Astrid accostò il volto al suo, le braccia erano unite dietro al collo del ragazzo e le gambe erano strette attorno alla sua vita. Si poteva dire che sembrava una scimmietta i cui biondi capelli, in quell'istante, impedivano la visuale completa.

"Hiccup, è la cosa più dolce e romantica al mondo....
Ti ho mai detto che Ti ho Amato, Ti Amo e Ti Amerò per sempre?"

Disse la biondina che guardava con le lacrime agli occhi il fidanzato che camminando, un pochino imbarazzato dalla situazione, si diresse verso l'entrata dell'abitazione della ragazza chiudendo la porta successivamente. Sdentato era stato più furbo, come una scheggia aveva già raggiunto Tempestosa e ora beati se ne dormivano al calduccio.

"Astrid, Ti ho Amato, Ti Amo e Ti Amerò per sempre anch'io; sappilo.
Non c'è miglior cosa in vita mia se non la tua presenza al mio fianco.
Ma ora copriti, sei tutta scoperta."

Rispose con dolcezza Hiccup che strinse ancora a se la ragazza. I punti per sorreggerla erano realmente pochi e, per evitare incidenti; il castano aveva intrecciato le mani sotto il glutei della ragazza che ora teneva saldamente. Lei arrossì ulteriormente, ora che ci pensava era realmente mezza nuda. In parte non gli dispiacque, anzi, gli fece piacere; ma quella sera il ragazzo aveva visto com'era vestita "dentro casa".
Lentamente scese da lui, gli prese il volto tra le mani e lo baciò.
Quello fu il bacio più dolce e tenero al mondo, un bacio che scatenava amore e passione al solo contatto. Un bacio che spinse Hiccup a cingerla tra le sue braccia a condurla lentamente verso il tavolo e bloccarsi si; come immobilizzati o non sapenti di cosa fare.
A lei non importò, lei era con lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Una Poesia che parla di te. 2°parte ***


Anche Moccicoso era arrivato, ora stazionava davanti alla porta di Bruta.
Tossì, era una serata cosi fredda che persino il Grande Moccicoso sembrava perirne. Si strofinò le mani, fece un profondo sospiro e afferrò una palla di neve che lanciò in corrispondenza della finestra della ragazza. 
Aspettava. 
Aspettava ancora.
Aspettava ancora di più.
Ormai non si sentiva più le mani ne i piedi per quant'erano gelidi.
Afferrò un'altra palla di neve, questa volta più grande. La lanciò e... andò  a beccare in pieno volto Tufo che agitò il capo andando a sbattere contro le imposte della finestra.
Moccicoso guardò Zannacurva, certo che era poco scemo quel ragazzo.

"Senti decelebrato, chiamami tua sorella."

"Seeeeennò?"

"Sennò vengo su e ti faccio quella faccia da idiota che ti ritrovi a strisce... con una sega rovente! Muoviti se non vuoi ricevere una palla di neve con dentro della lava!"

"Oh lanciala lanciala! La voglio!"

"..............................
Tu sei un cretino Tufo, ora chiamami tua sorella che sto perdendo il controllo!"

"Ah ma che scatole!
Hey cesso ambulante, il tuo Moccidanzato ti cerca!"

Si sentiva benissimo che c'era Bruta, tant'è che anche Tufo scomparve all'improvviso. La ragazza l'aveva afferrato per i capelli e l'aveva praticamente defenestrato mandandolo a finire a sedere in aria in mezzo alla neve. Un segno del moro e Zannacurva incendiò anche il fondoschiena del biondo.

"Mmmh... che buon odorino, qualcuno cucina carne........"

"...."

Zannacurva e Moccicoso si guardarono. Ribadisco, quel ragazzo era proprio un cretino.
Tufo si alzò subito dopo aver realizzato che quello non era carne, ma era il suo sedere. Incominciò a correre da una parte all'altra sino a quando il drago, stanco del suo vai e viene, lo bloccò "accidentalmente" sotto una zampa.
Un pochino va bene, ma anche un deficiente sarebbe arrivato alla conclusione che per estinguere il fuoco attizzato bisognava buttarsi nella neve stessa. Anche Moccicoso lo sapeva e si sentiva realizzato per questo.

Il ragazzo portò lo sguardo verso la ragazza in finestra. Caspita se era bella. I lunghi capelli erano in parte sciolti andando a formare una cascata liscia di un biondo sole, alcune trecce percorrevano la lunghezza andando a formare degli archi attorno il capo. Vi si potevano vedere anche dei fiocchi color cipria che bloccano le classiche trecce laterali; anche li un'altra treccia, più piccola, seguiva quel movimento ondulatorio dato dall'intreccio della più grande. Addosso, o almeno da quello che riusciva a vedere, aveva una canotta color latte; in contrasto con la pelle rosata e appena arrossata della giovane donna che lo guardava interrogativa.

"Beh? Che ci fai qui a quest'ora, mh?"

"Vorrei trovar modo per dirti che la tua voce è più bella...."

"Tutto qui?
Me lo dici tutti i giorni!"

".....L'unica cosa che soltanto so, è che mi penetra,
e come foglia tremar mi fa
l'anima mia squarcia e dirompe...."

"E--- Moccicoso tu...."

Disse a bassa voce ripetendo tutte le parole da lui dette. Si, quella era proprio una poesia! Una di quelle che gli innamorati dicono alle loro fidanzate! Una di quelle che ti fanno battere il cuore e ti fanno innamorare ancora di più! Una di quelle a cui Bruta, finta dura, si era letteralmente sciolta lasciando scivolare le braccia e il busto sul davanzale a sorreggere il volto in cui c'era un sorriso ebete stampato sopra.

".....Solo una cosa so della tua pelle e delle tue membra.
M'anima e m'ama sol che t'appartengan,
che l'anima mia se tormenta,
sinché tra le mie braccia, tue n'saranno."

Concluse il ragazzo che in quel momento, in quelle poche frasi, aveva detto tutto quello che provava.
Ogni singola parola era stata detta con il cuore in mano, tremando realmente come una foglia alla voce della ragazza.
Gli occhi si lucidarono, Moccicoso poteva dare l'impressione del burbero /il che era/ ma infondo al cuore era un ragazzo tanto dolce quanto sensibile. 
Tufo riuscì a liberarsi dalla morsa della zampa del drago, si avvicinò a Moccicoso e lo fissò.

"Stai piangendo?"

"Non sto piangendo, è solo questa dannata neve che mi va negli occhi!"

Bruta si arrampicò sul davanzale, le gambe nude raggelarono seduta istante; ma il suo sangue caldo le infondò nuova forza. La veste corta, cosi corta da coprire solamente il busto; lasciando interamente le gambe scoperte si alzò appena. C'era anche un bel ventaccio! 
Persino i capelli si mossero andando ad ondeggiare da una parte all'altra.
Sia Tufo che Moccicoso guardavano verso di lei.
Era stato cosi pessimo nel recitare la poesia che si voleva ammazzare? Invece no, la ragazza prese un bello slancio e si gettò tra le braccia del vichingo che baciò ardentemente. 
Tufo alzò le mani sbuffando perché non c'era stato alcun spappolamento. Se ne rientrò in casa e si chiuse in camera sua, lasciando che i due piccioncini tubassero in pieno suolo pubblico.
Moccicoso la strinse nuovamente a se, ricambiò quel bacio passionale con la gioia nel cuore. Quella donna era la sua donna, non c'era nulla da fare!
Barcollò appena, il peso della ragazza era leggerissimo, era la passionalità di quel bacio che lo faceva sbarellare. Uh se era ardente!
Si fece largo tra la neve, si addentrò in casa della ragazza e chiuse la porta con poco garbo. Tipico suo! 
Bruta scese dal moro, lo tirò nuovamente a se e lo gettò sul tavolo. Alla faccia dell'angioletto puro e casto!
Cosa fece? Ah bhe, ripresero quel bacio che si bloccò solo ad un bacio... Vi pensavate eh che avessero fatto altro, porcellini! E invece no, si limitarono solamente ad un bacio che prevedeva qualche.... test e palpata qua e la.

Insomma, entrambi erano certi che sarebbe andato per il peggio e invece?
Invece ora se ne stavano beati tra le braccia delle loro donne a cui stavano donando il bacio più dolce della loro vita.
Se i due ragazzi ora si beavano di quel momento di vivace irruenza, c'era ancora qualcuno che era in finestra a guardare il cielo stellato sospirando.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Un salto nel passato ***


Valka era in pensiero, la poesia non avrebbe dovuto richiedere cosi troppo tempo nel recitarla e Hiccup gli aveva promesso che non appena terminato di dirla sarebbe tornato immediatamente a casa.
Subito gli saltò in mente di andare a cercare, chissà magari si era perso? Oppure catturato? Si era ferito? Un improvviso malore? Un incidente con la protesi? 
Mille erano le domande che torturavano la mente della donna che andò a sedersi sul letto, lasciandosi cadere giù sino ad alzare le gambe sbuffando.
Lo sguardo era sulle travi del soffitto, successivamente si portò sulla porta spalancata, infine sul pavimento.
Gli faceva un non so che ripercorrere a piedi nudi quello stesso legno che aveva visto mille storie. Si alzò con un agile scatto felino, i piedi toccarono il legno facendola raggelare.
In quell'Inverno Jokul (Jack) Frost si stava realmente divertendo a quanto sentiva!
Allargò le braccia, portò un piede davanti all'altro in procinto di seguire la linea della pavimentazione. Chiuse gli occhi, fece un nuovo sospiro e liberò la mente. Non voleva pensare a nulla, voleva che il pavimento stesso la conducesse nei posti più importante che quella casa avesse mai conosciuto.

Iniziò a camminare, lentamente, lasciandosi guidare senza alcuna paura. 
Pochi passi, si bloccò sulle scali.
Ne scese uno a uno sino a bloccarsi al settimo. 
Riaprì gli occhi e spostò lo sguardo sulla mano che era appoggiata su una trave. Tracciò con l'indice il segno che c'era scritto.  
Insieme. Ora ricordava tutto.
Posò la fronte su quella parte, sorrise dolcemente.
Quell'incisione l'aveva fatta Stoick la prima notte di nozze di quando si sposarono, all'inizio quella doveva essere la trave portante di tutta l'abitazione, ma alla fine decisero di metterla all'inizio delle scali; cosi che quando le scendevano, entrambi sapevano che sarebbero rimasti Insieme per Sempre.
Rivide quella scena come se era successo ieri.
Valka era giovane, i suoi capelli in quel giorno erano stati legati in una treccia e poi arrotolati per formare una voluminosa chignon, alcune ciocche ricadeva sui lati del volto e rendevano lucente quelle guance rosse. Le labbra erano sempre tese in un dolce sorriso, gli occhi erano di un turchese tendente al verdognolo, erano lucenti e si riflettevano sulla superficie dello scalpello che il ragazzo stava usando.
Aveva un abito lungo di un color torrone molto chiaro, i bordi delle maniche lisce erano delineate da una striscia dorata e lo sterno era cinto da un bustino in ferro color oro; prendeva parte dei fianchi e copriva la parte superiore della donna. Su di esso erano presenti varie elementi tra cui le squame di un drago, segno che il suo vero destino l'attendeva.
Stoick invece era incantevole come sempre, ogni cosa che indossava era mozzafiato. 
Quel giorno indossava un abito cerimoniale accostato al suo, di un bianco scuro.
Una casacca copriva l'imponente busto e metteva in risalto i suoi muscoli che ospitavano la barba; sopra alla spalla sinistra aveva un drappo color oro fermato in vita da una cintuola marroncina in cui vi erano alcune rune che recitavano frasi di buon augurio.
Sotto alla casacca, che copriva la vita e i fianchi dei pantaloni bianchi i cui stivali neri facevano capolino rendendo il tutto un quadro meraviglioso. Per completare la scena una lunga pelliccia scura si stagliava sulle sue spalle e copriva la figura del possente uomo. I suoi occhi erano lucidi, era segno che era felice e che stava per commuoversi. Ma pur quella piccola cosa lui continuava a incidere ad alternanza tra lui e lei quella parola che sarebbe rimasta nel corso degli anni.
Riaprì gli occhi, che dolce sensazione amara era il ricordare quell'evento.

Li richiuse successivamente, non erano passati neanche tre minuti da quando si era bloccata li.
 
Lentamente percorse gli ultimi scalini, chissà dove l'avrebbero portata la sua amata casa.
Un passo dopo l'altro. 
Dopo un'altro ancora e poi si bloccò di nuovo.
Questa volta si bloccò davanti al cammino. Li riaprì nuovamente e si sedette a terra, portando le mani sulle ginocchia strette al petto.

Lo sguardo si portarono sui piedi nudi. No, davanti ai piedi. 
Infatti c'era una piccola bruciatura che fece sorridere la ragazza.
Oh se lo ricordava perfettamente quel momento. Chiuse nuovamente gli occhi e si lasciò trasportare dai ricordi.
Quello era precisamente tre giorni prima del matrimonio, Valka sapeva bene come accendere un fuoco ma quella volta un tizzone ardente saltò letteralmente fuori dalla canna andandosi a parare davanti ai suoi piedi. Era letteralmente affascinata dal quel suo brillare incessante, tant'è che Stoick la prese per la vita con le nude mani e la tirò via rimproverandola. Ecco, un'altra lite perché lei era un'animo dedito alla natura. Anche quella del fuoco! Era talmente presa da quella sensazione di calore che non gli sarebbe minimamente importato se si feriva o altro. Sta di fatto che quella volta il tizzone rimase li, a bruciare ardentemente durante la loro litigata last minute che si concluse con un bacio. La ragazza andò a prenderlo cautamente, ma era troppo tardi e una piccola scheggia del legno si staccò dall'interno tronchetto andando a poggiare sul collo del piede della ragazza facendola urlare cosi tanto che lanciò direttamente il tronco nella canna. 
Quella cicatrice l'aveva ancora e istintivamente la mano vi si posò sopra, accarezzandone la superficie ustionata. 

Si alzò, non riaprì neanche gli occhi. Si voltò e tornò a percorrere le scalinate sino a dirigersi in stanza del figlio, rimanendo sulla soglia della porta.
Aprì gli occhi, sullo stipite sinistro c'era un profondo segno che squarciava a metà il legno lasciando intravedere la parte più chiara e tenera del tronco intagliato.
L'accarezzò delicatamente.
Era da poco nato Hiccup, lei percorreva a grandi passi il corridoio pur di arrivare dal figlio e dal marito.
In mano teneva un'arma, forse quella che Stoick userà sempre. Eh si, l'ascia. 
La frenesia e la fretta era tale che la donna cautamente si appostò dietro la porta, guardando dentro la stanza con un dolce sorriso.
La scena era di una dolcezza incommensurabile.
Stoick teneva in braccio un piccolissimo Hiccup che stringeva tra le mani la chioma della barba, le sue tenere risate riecheggiavano nella cameretta e un altrettanto tenero Stoick le provocava.
Infatti l'uomo aveva la mano destra sul pancino del bambino, delicatamente lo solleticava facendolo ridere apposta. La sua voce era qualcosa di irripetibile, sussurrava a bassa voce dei "Sarai un vichingo saggio e forte come me, ma sopratutto meraviglioso e spavaldo come la tua straordinaria mamma." oppure "Chi è il tesoro del papà? Ma si, sei tu piccolo Hiccup! Guarda che bei piedi, sarai enorme da grande!"
Questa cosa intenerì Valka che decise di lasciare soli i due, ma fece un passo fatto male e per non cadere indietro affondò l'ascia contro lo stipite rimanendo li; in equilibrio sui stivali tirandosi successivamente su. Tal rumore attirò l'attenzione del marito che uscì dalla camera tenendo stretto a se Hiccup. La cosa terminò che Valka riuscì a togliere l'ascia conficcata, Stoick la guardava interdetto e Hiccup, beh, Hiccup era il loro portatore di pace che condusse i due a scoppiare in una ilare risata.
A ricordarlo anche la Valka dei giorni nostri scoppiò a ridere, rimanendo stupita di come quella casa era un ricordo eterno. 

Andiamo, percorriamo nuovi punti d'incontro. 

Chiuse di nuovo gli occhi e riallargò le braccia lasciandosi camminare.
Questa volta si diresse in camera sua fermandosi davanti al letto dove si gettò su di esso sospirando equivocamente.
Valka spalancò lo sguardo, le guance si arrossarono violentemente e "Oh Dei!" uscì dalla sua bocca che andò a chiudere con il cuscino dell'amato.
Ecco, quello era il medesimo gesto che fece quella notte di tanti anni fa. Quella notte in cui i due sposi si concessero l'uno all'altro.
Tirò giù il cuscino, gli occhi lucidi e languidi fissarono il vuoto lasciando che un nuovo sospiro prendesse vita. Li richiuse successivamente abbandonandosi, ancora una volta, al ricordo.
Era venerdì, il giorno sacro per la Dea Frigga.
La cerimonia nuziale era stata svolta alla fine dell'Estate per garantire una buona uscita anche per gli invitati.
Era stato tutto perfetto e anche quella notte la sarebbe stata. Il cielo brillava di mille stelle luminose, la Luna era accesa e sfavillava solo per loro; l'aria era profumata e l'uomo che amava era al suo fianco.
Lei lo guardava con devozione, davanti a lui era un'indipendente donna che diveniva bambina dinnanzi alle sue cure amorevoli.
Lentamente l'aria si riscaldò, tutto sembrava essere cosi caldo e travolgente. Stoick era la sensualità fatta persona e, dopo mesi e mesi di passionali baci e fugaci palpate erano riusciti a rimanere puri sino al Matrimonio.
Matrimonio che andò a consumarsi in quelle quattro mura che ancora oggi parlavano di quella notte e delle numerose successive di passione scottante.
Valka, sdraiata sul letto e a occhi chiusi si ricordava ancora i sospiri e i gemiti, la sua delicatezza nel compiere ogni gesto; anche il più doloroso, il suo continuo chiedergli come stava. Di come lei si stringeva a lui, di come ricambiava i baci di quella trasgressione scarlatta, di come lui si premurava di farla star bene per ogni minima cosa.
Si ricordava della dolcezza dei suoi baci, della delicatezza delle sue carezze, delle piccole attenzioni durante quel momento di passione. Si ricordò perfettamente di come, in quella notte di ore e ore di amore puro lui la strinse a se e gli diede un bacio sulla fronte, di come la coprì e la tenne stretta a se. Per tutte e quattro le ore successive a partire dalle 22:00 della sera prima, sino a quando alle 06:00 non dovevano alzarsi. 
Di nascosto aveva aperto gli occhi e lo guardava. Gli posava la mano sul volto, l'accarezzava dolcemente assicurandosi che era tutto vero. Si ricordò anche che alzò le coperte e andò a fissare i loro corpi nudi, di come il rossore la investì in pieno volto tramortendola nuovamente.
Si ricordò anche di quella mattina in cui, dopo essersi riaddormentata felicemente, si era risvegliata con Stoick che la guardava con dolcezza e amore e di come quel giorno gli disse....

"Sei la perfezione assoluta, sai.... Amore?"

Valka sorrise, aprì gli occhi e si tolse il cuscino dal volto guardando al suo fianco. Una carezza la sorprese, poi un delicato bacio poggiato a fior di labbra.
Stoick era li con lei. 

"..... Oh Stoick, non dire sciocchezze. Non sono affatto perfetta, quello lo sei tu gioia mia incommensurabile."

Rispose con dolcezza la donna che sbatté le palpebre. Stoick la guardava ancora come la prima volta, aveva ancora negli occhi la dolcezza degli anni andati e l'audacia di chi non ha mai smesso d'amare. 
La mano dell'uomo si posò sul suo ventre, la donna posò la sua di mano su quella del marito. Si guardavano con amore e devozione, si amavano anche con la differenza terrena.
Se tutti i matrimoni erano cosi, beh, tutto il mondo Vichingo sarebbe stato felice e alcune coppie avrebbero rinunciato alle pratiche del divorzio!

"Stavi ricordando quella notte, vero?"

Domandò l'uomo che accennò una grassa risata malinconica.

"Si, si notava tanto per caso?"

Disse imbarazzata la donna che rise anch'essa.

"No.
Lo sapevo perché la ricordavo anch'io con te."

Fu la semplice risposta di Stoick che si sdraiò al fianco della moglie cingendola ancora una volta tra le sue braccia. 
Se potesse avrebbe donato alla donna che amava altri momenti come quelli del passato, quei momenti in cui erano felici e erano insieme, momenti anche come la prima notte di nozze; ma una piccola differenza corporale li impossibilitava.
Valka si accoccolò tra le sue braccia, lo sguardo era ancora alto verso di lui e gli occhi si lucidavano sempre di più. Molto probabilmente si sarebbero addormentati cosi, nella stessa posizione in cui dormirono la prima volta e le altre ad avvenire.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** E poi sei arrivato tu, Hiccup. ***


 Hiccup in quel momento delle 01:05 rincasò.
Salì le scali silenziosamente, entrò in stanza della madre e rimase a guardarla per pochi secondi con un sorriso sul volto.
Era cosi bello tornare a casa e trovare i genitori abbracciati, che dormivano beatamente. Si, perché lui sapeva che in quel sorriso così dolce l'unico artefice poteva essere il padre che di certo, ora dormiva al suo fianco.
Tornò in camera sua seguito da Sdentato, quei due avevano avuto una serata straordinaria e il giorno dopo lo sarebbe stata ancora di più. 
Si spogliò, si mise la tenuta da letto e andò a dormire.
La nottata, o almeno quello che ne rimaneva, l'avevano trascorsa serenamente. Chi da una parte, stretta al marito, chi dall'altra in compagnia del migliore amico.

La mattina velocemente arrivò, alle 06:30 i due si alz-- i tre, pardon, si alzarono e si diressero alle scalinate che scesero con passo stanco. Entrambi erano già pronti per la mattinata.
Valka poggiò la mano sulla schiena del figlio che con uno sbadiglio si portò sulla sedia dove ci si "spalmò" letteralmente. 
La donna si mise subito in cucina a preparare la colazione, Hiccup era sin troppo stanco per iniziare una conversazione, stranamente.

"Ieri hai fatto tardi, come mai?"

Interruppe il silenzio la madre che con aria indagante posò il boccale con il latte caldo sul tavolo.

"Mi sono trattenuto a casa di Astrid.
Abbiamo un attimo parlato su questa mia pazzia della poesia e sullo Snogghethon."

"Cosi tanto avete parlato?"

Chiese la donna che sorseggiava il suo latte guardandolo.

"Non proprio tanto abbiamo parlato.
La maggior parte del tempo che sono stato fuori casa è stato occupato dalla poesia che ho recitato con momenti di stasi.
Sono rientrato alle 01:05. L'avrei fatto anche prima se un certo drago non si era fosse messo a dormire e non voleva allontanarsi da quel giaciglio caldo e in compagnia, vero Sdentato?"

Il drago emise un verso contrariato.
Non era colpa sua se quella sera aveva particolarmente sonno e voleva occupare il tempo con una cosa buona e giusta: Dormire.
Tra l'altro era in compagnia di Tempestosa e non poteva chiedere di meglio. Avvolte ci si domandava se i due avessero una storia d'amore in ballo. Sempre cosi uniti e affiatati, proprio come i padroni. 
Valka rise, le sembrava cosi surreale come il Furia Buia si era dedicato al sonno in "servizio".

"Ah Sdentato, anche tu devi mantenere le tradizioni; sai?"

Disse ridendo la castana che guardava divertita sia drago che figlio. Hiccup scoppiò a ridere, si, quella mattina era incominciata bene e sarebbe proseguita anche meglio dato che oggi avrebbe chiesto ad Astrid di sposarla.

"Mamma, stanotte hai dormito con papà vero?"

"Si, perché?"

"Quando sono tornato a casa ero venuto a scusarmi per l'orario e dirti perché avevo fatto tardi, ma ti ho visto che dormivi in una posizione inusuale e di come quel sorriso cosi dolce si forma solo quando stai in compagnia di papà quindi ho dedotto che c'era lui con te."

"Beh si, ieri notte abbiamo dormito insieme. Abbiamo ricordato i vecchi tempi, ecco."

Hiccup guardò la madre, i suoi occhi sembravano raccontargli la sua intera storia li a Berk. Il ragazzo si perdeva in quell'oceano di emozioni, in quel turbinio che lo travolgeva come un fiume in piena.
Posò il boccale sul tavolo, lo sguardo smeraldino si posò sulle mani della madre che cingevano ancora il boccale. Erano di un bianco candito, sembrava che Jokul avesse disegnato la sua arte invernale riversando su di lei donandogli quell'incarnato etereo.

"Perché mi guardi cosi, figlio mio?"

"Mh?
No, nulla. Notavo solamente come la tua pelle è più pallida del solito."

 "Dici?
Io la vedo sempre uguale."

"Forse è una mia impressione."

"Molto probabile!
Dimmi, come ti senti questa mattina? Carico? Nervoso? Spaventato?"

"Per dirla alla Tufo mi sento Caricevosentato e anche Imperminerio."

"E sarebbero?"

"Carico, Nervoso, Spaventato, Impaurito, Determinato, Serio."

"Oh capisco.... Il tuo amico è un tipo molto.....
Particolare, ecco la parola giusta."

"Ahn non sai quanto mamma... non sai, quanto....."

Valka poggiò il boccale sul tavolo allungando la mano verso il capo del ragazzo sorridendo dolcemente. Il giovane vichingo rise, continuava a fargli strano avere tutte quelle attenzioni dalla madre.

"Sai perché Astrid ti faceva le treccine?"

Chiese di punto in bianco la donna che riportò la mano intrecciata all'altra continuando a guardare teneramente il figlio che la riguardava con aria interdetta.

"Perché si divertiva?"

Rispose ridendo Hiccup che portò le mani incrociate al petto guardandola in attesa di risposta.

"No.
Nient'affatto. Insomma, si, potrebbe essere ma non è per quello."

"Allora per cos'è?"

Chiese Hiccup che si sfiorò le treccine che gli fatto l'amata.

"Le donne intrecciavano i capelli del ragazzo che gli interessava per fargli capire che avevano un interesse amoroso piuttosto accentuato e, che in un futuro, volevano trascorrere la loro vita con quel ragazzo."

"Quindi Astrid...."

"Ti ha lasciato intendere che lei voleva vivere con te... per sempre..."

Hiccup era meravigliato.
Più che meravigliato le sue gote si erano tinte di un rosso acceso e le labbra si erano stese in un sorriso allegro. 

"E io...."

"E tu....?"

"Sono certo di fare una cosa da lei voluta, quindi!"

"Esatto.
Quindi non ti preoccupare, accetterà."

"Se accetta... se accetta... Oh se accettasse sarei il vichingo più felice del mondo!
Se accetta voglio sposarla domani!"

"Domani? Non sarà troppo presto?"

"Mamma, non abbiamo bisogno di null'altro!
Abbiamo tutto quanto! Una scorta che dura mesi e mesi, legna a volontà, l'intero Villaggio dislocato sia in piazza che all'Accademia, tutto abbiamo!
E poi....."

"E poi...."

Hiccup si alzò euforico, posò le mani sul legno del tavolo e guardò la madre con un sorriso degno di un bambino piccolo.

"Domani che giorno è?"

"26, perché?"

"No, che giorno della settimana è?"

"Venerdì."

"Esattamente!
Venerdì è  il giorno consacrato sia alla dea Frigg sia alla celebrazione dei matrimoni e all'unione feconda della coppia di sposi. Uno dei compiti peculiari della divinità consisteva nell'assistere le coppie, aiutando le donne sterili e quelle ancora aliene agli atti di amore.
Domani è il giorno giusto per sposarsi!"

Valka sorrise.
Non poteva negare a se stessa che la stessa emozione che il figlio metteva per rendere il tutto perfetto le ricordava molto l'adrenalina che sia lei che il marito avevano messo per il loro matrimonio.

"Sai, io e tuo padre ci siamo sposati il giorno stesso in cui me l'ha chiesto."

"Lo stesso giorno?
E quand'è stato?"

"E stato il venerdì di molti anni fa, precisamente il 21 Dicembre del 830. 
Ricordo con amore che quel periodo lo chiamammo "L'era delle Effusioni" perché ogni volta che ci guardavano attorno tutti i baciavano, compreso il "Saggio" Mildew."

"Mildew si baci---- Che particolare raccapricciante mamma!
Si sa che lui ha avuto quattro mogli e tutte quante trapassate, ma immaginarselo in dolci effusioni con qualche ragazza è troppo!"

Esclamò un disgustato Hiccup che aveva la pelle d'oca all'immaginarsi quella scena alquanto disgustosa. 

"Eh si, anche lui aveva le sue "ragazze" a suo tempo!
Insomma, quel periodo era il più pazzo e il più bello che io vissi. 
Lui era sempre cosi premuroso con me, anche se era il Capo trovava sempre del tempo per stare in mia compagnia. Avvolte lo seguivo anche a lavoro e con Skaracchio l'aiutavamo con i problemi quotidiani.
Quando scoprì d'essere incinta, il 18 Gennaio del 831; lui prese un intero giorno di riposo per passarlo con me e festeggiare la lieta notizia.
Oh Hiccup, eri cosi desiderato. E poi.... nel 5 Ottobre del 831 è nato un bellissimo bambino, quel bambino eri tu."

Hiccup si risedette sulla sedia, ascoltò attentamente la storia che la donna gli stava raccontando. Era realmente interessante, infondo erano solamente le 06:50 aveva tranquillamente tempo per parlare con la tanto amata madre.
Madre che ora aveva alzato il capo e sorriso dolcemente, era una gioia smisurata poter ricordare quei momenti con lui.

"E poi?"

"E poi?
E poi, in questo momento siamo nel 25 Dicembre del 850 e mio figlio, ormai adulto sta prendendo moglie.
Non potrei che esserne orgogliosa, Hiccup."

Sussurrò la donna che si portò la mano sul volto a celare quelle lacrime di commozione che furono immediatamente intercettate dal castano che si alzò di scatto andandola ad abbracciare. Chinò il capo sul suo, le braccia cinsero le spalle dalla madre e con il sorriso sulle labbra la andò a ringraziare per tutto quello che aveva fatto per lui; sia quando c'era che quando non c'era.
Valka alzò lo sguardo. Guardò appena il capo del figlio sorridendo. Quell'abbraccio era sempre uno dei migliori che gli veniva donato dal giovane uomo.

"Dovevi aver preso moglie già a 18 anni, sai?"

Disse la castana che si asciugò le lacrime con il manicotto. Tutto era cosi tranquillo, cosi.... stranamente tranquillo.

"Lo so, volevo farlo; ma papà mi disse che dovevo rispettare i tempi di Astrid e io lo feci senza alcun problema.
Innanzi tutto deve volerlo la mia Milady, poi in secondo piano passa la mia volontà.
Ma ora andiamo all'Accademia, gli altri ci aspetteranno di certo!"

Esclamò il giovane vichingo che sciolse l'abbraccio prima di aiutare la madre a lavare i boccali e i piatti della colazione e metterli ben riposti.
Entrambi uscirono da casa insieme, salirono sui loro draghi; a cui precedentemente avevano dato da mangiare nel medesimo attimo in cui loro facevano la colazione; e volarono verso l'Accademia.

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Qualcosa di nuovo in loro ***


La neve era già tornata alta e qualcuno aveva già spalato una viottolo che si era ricoperto di un sottile strato di nevischio che sembrava formare dei fiocchi.
Hiccup sorrise, anche l'aria fredda di quel giorno sembrava particolarmente piacevole. Piacevole come la sfilata dei pupazzi di neve che adornavano le abitazioni e le strade. Persino all'Accademia c'era quell'aria Natalizia che riempiva di gioia chiunque.
I due, scesi dalle loro cavalcature, entrarono nell'Arena; rimasero piacevolmente sorpresi di come venne decorata.
 
"Hey Hiccup! Guarda un po!"
 
Disse un Gambedipesce euforico che andò immediatamente ad abbracciare la sua amica. Quei due avevano un bel rapporto, vero, ma avvolte era anche equivoco. Semmai Muscolone fosse stata una ragazza, beh, sarebbero stati di certo una bella coppia di sposini.
 
"Facciamo un pupazzo di neve!"
 
Esclamò allegramente Bruta che era saltata sulle spalle di Astrid che scoppiava a ridere. Era una delle risate più cristalline che il vichingo avesse mai sentito in tutta la sua vita, e lui, di risate della bionda, ne aveva sentite a bizzeffe!
 
"Oh Bruta, piano! 
Lo facciamo lo facciamo, tranquilla!"
 
Rispose dolcemente Astrid che riuscì cortesemente a scollarsi da dosso l'amica che aveva incominciato ad arrotolare una palla di neve alquanto grossa. Ad aiutarli c'era anche Moccicoso che stranamente, quel giorno, collaborava senza litigi con Gambedipesce; chiamandolo persino "Amico mio"! Certo che lo Snogghethon sapeva cambiare le persone.... o meglio le proposte sapevano cambiarle.
 
"Ragazzi. 
Ragazzi.
Ragazzi! Per cortesia, un po di contegno!
Posso capire che siamo tutti felici e content---- Oh, dove vai te, mh?"
 
Sussurrò Hiccup che afferrò Astrid per la vita tirandola a se e baciandola dolcemente.
La neve che aveva in mano la ragazza cadde e gli occhi azzurri si chiusero lentamente lasciandosi conquistare da quella dolcezza. Il bacio del buongiorno, chi se lo voleva perdere!
 
"Hey cugino, poi saremo noi a doverci dare un contegno! Te no eh?"
 
Disse in una bucolica risata Moccicoso che guardava soddisfatto il cugino che cingeva ancora a se la biondina.
La madre si portò la mano davanti la bocca, questa volta il nipote aveva ragione. Tant'è che quando il bacio terminò; Hiccup alzò la mano a scusarsi.
 
"Scusate, quando l'Amore chiama...."
 
"....LA SO LA SO!
QUANDO L'AMORE CHIAMA NOI GLI DICIAMO PRONTO!?"
 
"....................."
 
"Lo Snogghethon rende intelligenti tante persone mi dicevano, ma per te Tufo, non ci sono speranze!"
 
"NO ASPETTATE!
PERCHE' L'AMORE HA IL MIO NOME? CHI GLIEL'HA DATO?"
"Di certo non la tua Mazzetta!"
 
Esclamò con un ghignetto Bruta che si era fiondata tra Moccicoso e Gambedipesce stringendoli per il braccio. 
Hiccup scrutò lo sguardo del biondo, aveva tanta tristezza nascosta in un sorriso; ma quello era il sorriso di un vero uomo. 
 
"Amico mio..."
 
"........
Si Moccicoso?!"
 
"Sempre in gamba....
Ce n'è una per tutti...."
 
Disse Moccicoso a Gambedipesce che lo guardò incuriosito. Una per tutti? Di cosa parlava?
Il ragazzo aggiunge a bassa voce un ".... la felicità, l'amore...." che fece nascere un sorriso amaro al biondo che ringraziò e annui a quelle parole.
Bruta intanto si era dislocata vicino a Valka che guardava incuriosita.
 
"Ha una treccia in meno. Le manca quella centrale, tra l'altro l'elastico a sinistra è più alto a rispetto degli altri."
 
Valka guardò irrigidita il figlio, Hiccup aveva portato in avanti il capo sbattendo più e più volte gli occhi, strizzandoli anche per l'incredulità. Medesimo gesto fu fatto da Astrid susseguito da Gambedipesce e da un Tufo che lo faceva giusto per solidarietà e per non sentirsi solo.
La donna si portò la mano dietro la nuca, rise nervosamente e rispose.
 
"Ehehe, vedo che sai notare le cose.
Questa cosa è estremamente importante per una donna, ti servirà per il futuro.
Comunque si, ho avuto un pochino di impicci mattutini e l'altezza degli elastici non è venuta proprio perfetta perfetta."
 
"Io ho paura di questa Bruta"
 
sussurrò a bassissima voce Hiccup ad Astrid che guardava l'amica in silenzio. Che aveva deciso che per quel giorno si sarebbe dimostrata per quello che era? Oppure si stava divertendo a tastare il territorio per una futura rivelazione del suo vero io? Fatto sta che bastò un'occhiata con la bionda per fargli capire che doveva stare al gioco.
Astrid rabbrividì.
Non tanto per il freddo ma tanto per il fatto che doveva apparire il più credibile possibile.
 
"Mi mette i brividi.
Bruta, hai bevuto latte di yak corretto all'idromele stamattina?"
 
"Oh no, assolutamente no.
Stamattina ho solamente bevuto del latte freddo e della carne, nulla di più nulla di meno. E' a base di una dieta ipocalorica che consente al corpo di consumare l'apporto giornaliero di calorie."
 
"Questa è la mia Bruta. 
Bella, Spietata e Intelligente. Odino quanto la amo."
 
"A me fa paura, torno a dire.
Ehm.... sicura di stare bene Bruta?"
 
"Sto una favola, non si vede?
Oggi ho anche cambiato gilet, non si vede?"
 
"Oh oh, io l'ho vista io l'ho vista!"
 
"Si Tufo, lo sappiamo.
Abitate insieme!"
 
"Ma davvero?
E io che pensavo che era una mia compagna di stanza....."
 
"Si Tufo, continua per questa strada mi raccomando."
 
"Io l'ho notato.
Di solito indossa un gilet color cammello con sfumature marrone scuro, oggi invece un tinta unita color caramello."
 
"Cammello e Caramello sono gli stessi colori, Moccicoso."
 
"Eh no amico mio.
Il Cammello è di una tonalità più scura del Caramello che, a differenza del primo ha una tinta più tenue e si accosta perfettamente al blu navy della maglia sottostante."
 
".....
Oggi anche Moccicoso mi spaventa. 
Questo Snogghethon è davvero strano, molto, molto strano"
 
Disse Hiccup che guardò Astrid interrogativo.
Che era successo durante la notte? Che avevano combinato dopo la poesia quei due? Questa fu una domanda che Astrid, in contemporanea con Valka, pose ai due.
 
"Cosa avete fatto dopo la poesia, eh Moccicoso? Bruta?"
 
"Non abbiamo fatto nulla.
Dopo la poesia io me ne sono andato a casa mia e lei ha continuato a picchiare indisturbata il fratello."
 
"E' vero, lo confermo.
Mi sono ritrovata quella brutta figlia di yak..."
 
"Genio, siamo fratelli. Mia madre è tua madre."
 
".....Sul serio?
Who che scoperte!"
 
".................... insomma?"
 
"Ah si!
Quella figlia di un troll....."
 
"..... Mio padre è tuo padre."
 
"...... Non ero stato adottato?"
 
Chiese Tufo che si grattò la testa confuso. Bruta nel corso degli anni gli avevo detto cosi tante cose che ora non sapeva neanche dov'era la verità e lo scherzo.
Questo strappò una risata alla sorella che gli diede un pugno sulla spalla.
 
"Chi lo sa, può darsi."
 
"..................
ALLORA? ARRIVATE ALLA CONCLUSIONE?"
 
"Quella figlia dei nostri genitori mi ha tirato i capelli tutta la notte, per non dire che mi ha messo delle formiche nelle mutande. Volete vedere i pizzichi che mi hanno dato?"
 
"NO!" 
 
Fu la generale risposta che riecheggiò sorda nell'Accademia tirata a festa.
Tufo, che si era girato già pronto a calare le braghe si rialzò bisbigliando un infastidito "Va bene Va bene." al contempo Bruta si era diretta verso Astrid facendogli segno di seguirla fuori all'Arena.

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Tra frenesia, doppisensi e rassegnazioni. ***


Le due ragazze uscirono fermandosi poco lontano dall'entrata, sedendosi direttamente sullo strapiombo.

"Allora Bruta?"

"Moccicoso, ieri...."

"Oh no, non dirmi che...."

"Te lo dico invece...."

"Avevi detto che...."

"No, aspetta cosa?"

"Tu e lui avete.... si ecco...."

".....?"

Astrid si accostò alla ragazza portando la mano vicino al volto a nascondere le labbra.

"... Fatto quella cosa...."

"No!
Ma che dici! Insomma, si, c'è stata la tentazione, ma l'ho promesso e lo farò.... spero..."

"Come spero?"

"Dai su, lui è cosi.... oh cosi sexy, viene voglia di sbranarlo vivo.... guardalo...."

La bionda portò lo sguardo su Moccicoso che caricava l'occorrente su Zannacurva. 
Che ci trovava di sexy non lo sapeva, ma era conscia solo del fatto che se slittava lo sguardo al suo fianco trovava un bel ragazzo con un sedere da urlo.

"Ha un fondoschiena da mordere.... e quelle spalle, oh Odino, da saltargli addosso e farselo in tutti i luoghi...."

"Bruta! Ma che parole usi!"

"Scusami Astrid solo che non resisto a lui!
Insomma, una ripassata come un corso di volo fuori stagione gliela darei...."

"O Thor, cosa mi tocca sentire!
Bruta, riprenditi se non vuoi le mazzate!
Ora sii seria, che dovevi dirmi oltre che Moccicoso è tremendamente sexy?"

"Oh si....
Ieri notte, è venuto"

".............
Ve-Venuto? Ti prego Bruta, sul serio..."

"Sono seria Astrid! E' venuto!"

Astrid si voltò e lasciò perdere lo sguardo sull'orizzonte. Alcuni zone ghiacciate si incastravano tra di loro e tante altre vagavano in quella landa acquosa; la bionda fece un profondo respiro; l'aria fredda e frizzante le pervase le narici e gli entrarono nei polmoni facendoli bruciare. Era tutto cosi.... invernale e bello.

"Venuto in quale senso, Bruta?"

"A casa! E' venuto a casa mia."

"Oh, Oh Odino grazie al cielo. E' meno equivoca come frase questa.
Cosa è venuto a fare a casa tua in piena notte?"

"E' venuto a recitarmi una poesia! E' stato dolcissimo!
Non me l'aspettavo da parte sua, sai com'è? Sembra tanto duro e cattivo fuori ma dentro è estremamente cremoso e gustoso..."

".....
Non sono le parole più indicate ma.... credo.... di si, che tutto somma--- Aspetta cosa? Anche da te è venuto?
No insomma, da me è venuto Hiccup!"

"E' venuto Hiccup? A casa tua? E dove?"

"........................
Sotto casa è venuto, Bruta"

"Al freddo e al gelo?"

"Ma poi è entrato!"

"Ah-Ah! Lo sapevo io! Fai tanto la santarellina e poi non lo sei!"

".............
Bruta sveglia! E' venuto a recitarmi una poesia! Non altro santo Odino!"

"Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah, ora capisc- Cosa? Come? Quando? 
E poi hai deciso che indosserai stasera?"

"E' venuto a recitarmi una poesia. Come è venuto? Volando! Quando? Ieri notte!
Si ho deciso. E sarà uno dei pochi avvenimenti in cui mi vedrete vestita in una maniera alternativa."

"E com'era?
Lunga? Corta? Grande? Piccola? Proporzionata o Non?
Oltre al matrimonio?"

Domandò Bruta interessata lasciando che Gambedipesce, passando per andare alla Piazza udisse quelle ultime parole che gli fecero sgranare gli occhi. Ma di che parlavano? Fatto sta che si bloccò sulle due fissandole intensamente.

"Dovreste aiutarci invece di parlare di chissà quale lunghezze....!!"

"Ahn, Gambedipesce, stavamo parlando di lunghezze della poesia."

"Già quelle che ieri notte ci sono state dedicate dai nostri amati!"

"..........
Dovreste aiutarci, ribadisco. Siamo su un posto di lavoro non è Berkland Funny Village qui."

"Arriviamo Arriviamo, mamma mia quanto sei acido Gambe!"

Disse snervata Bruta che si rialzò allontanandosi affrettata dal biondo che la guardava inacidito.
Astrid si alzò, lo sguardo si perse sul ragazzo. 

"Non dovresti comportarti cosi, sai?
Non ti fa bene."

"Lo so, solo che.... mi sale una tale rabbia a saperla con quel.... quel...."

".....Bietolone?"

"Esatto."

"Gambedipesce, per ognuno di noi c'è una donna o un uomo adatto, tu con Bruta saresti andato a finire male... Immaginati tutti i sganassoni che ti avrebbe dato giorno e notte! Saresti diventato a pallini!"

"La prospettiva detta cosi non è delle migliori..."

"Ecco, quindi non credi che sia meglio che quei due si ammazzino tra di loro invece di coinvolgere un innocente?"

Gambedipesce annuì, aveva ragione Astrid. Per quanto gli facesse male doveva metterci una pietra sopra, sia a Bruta che al suo sogno d'amore.

"Grazie Astrid, mi sei stata di grande aiuto.
Ora andiamo, questa sera si festeggia..."

Disse con un melanconico sorriso il biondo che fece segno alla sua Muscolone di volare in rotta della Piazza. Deve essere stato un'argomento abbastanza noioso dato che il drago si era addormentato lasciando colare dalle fauci alcune gocce di lava che andarono a sciogliere i massi sottostanti di spesso e solito ghiaccio. Ma bastò un cenno del suo cavaliere che subito tornò in attivo ronzando verso il luogo designato.
Astrid sospirò, era cosi difficile essere d'aiuto a tutti quando tutti non si accorgevano minimamente di quanta fatica ci mettesse la giovane. 
Rientrò all'interno dell'Arena e andò a caricare la sua parte. Avvolte si lanciava qualche occhiata con Hiccup, occhiate che non passarono inosservate alla madre che sorrideva compiaciuta e contenta.
Era sempre bello vedere come il figlio andasse d'accordo con la fidanzata e di come i loro problemi venissero risolti con l'intelligenza e il cuore, senza implicare necessariamente la forza .
Una volta riunito i corrispettivi carichi si avviarono verso la Piazza in cui Skaracchio, Gambedipesce e gli altri abitanti si erano mobilitati per togliere la neve che si era ammassata, continuando a scendere fioca.

"Non ci voleva questo freddo."

Disse Astrid passandosi le mani sulle braccia sospirando.

"Cos'è la grande Astrid ha freddo?"

"Certo Moccicoso, non tutti hanno una sella bella riscaldata come te!"

"Che ci puoi fare, io sono io...
Zannacurva... fuoco."

Rispose divertito il moretto che diede comando al drago di incendiare quella parte che andò a provocare in Moccicoso un "aaaaaaah" di piacere.

"Ragazzi, ma vi rendete conto che questa discussione l'avete già fatta qualche anno fa?"

Esclamò Hiccup che atterrò davanti alla Sala Comune scendendo dal compagno alato.
Astrid scese al suo fianco, si sistemò la pelliccia sulle spalle e annuì confermando le sue parole.

"Si lo so. 
Mi sa tanto che è lui a non saperlo, vero Moccicoso?"

"Ah, io ricordo tutto e so tutto!"

"E sai anche ti sta andando a fuoco il sedere?"

"E che sedere, mhmh."

"Bruta per favore!"

"Ei che c'è di male? Sta solamente facendo apprezzamenti ben accettati su un ben di dio! Dovresti lasciarti andare Astrid, sembri una stalattite!"

"Voi due basta.
Andiamo ad aiutare gli altri. L'ora sta avanzando e noi siamo qui, ne la Sala Comune è pronta e tanto meno la Piazza. Entro stasera alle 19:00 dobbiamo fare tutto, intesi?"

"Ma mancano ancora 9 ore! Possiamo andare tranquilli"

"Bruta, mi fa piacere anche se mi spaventa sapere che sai quante ore mancano, ma ora davvero; tutti a lavoro!"

Disse Hiccup fissando seriamente il gruppo che alzò le spalle eseguendo passo passo ogni cosa che gli fu detta dal Capo. 
Nel giro di tre ore avevano terminato la Sala Comune, ora potevano dedicarsi all'immensa Piazza in cui troneggiava la statua di Stoick.
Hiccup si fermò a guardarla in silenzio, dietro di lui Astrid che gli si era avvicinata prendendogli la mano. 

"Sarebbe fiero di te, Hiccup."

"Lo so Astrid, me lo continua a dire anche dal Valhalla...."

"Non temere, sarai come lui."

"Lo spero tanto, vorrei unicamente essere un motivo di orgoglio per lui."

"Oh Hiccup, tu lo sei sempre stato. Ogni minima cosa che ha detto o fatto era solamente un modo per scuoterti a dare di più, a dimostrarti per il meraviglioso uomo che sei."

Disse dolcemente Astrid che si avvicinò ulteriormente a lui guardandolo con tenerezza.
Si, lei lo sapeva, aveva un certo sesto senso per queste cose, sopratutto se riguardavano lui. 
Hiccup rivolse lo sguardo verso di lei, scostò delicatamente alcune ciocche dorate dalla fronte e vi lasciò un bacio sopra.

"Grazie di essermi sempre vicino, sei realmente un angelo."

"Non devi ringraziare è mio dovere starti accanto, d'altronde, quando ci siamo impegnati abbiamo preso il completo e dedito compito di aiutarci e sostenerci qualunque cosa accada. Non è vero, per caso, caro Hiccup?"

Chiese con tono inquisitore quasi volesse sottolineare il nascosto "Bada a come rispondi" che passò totalmente inosservato al ragazzo che ora se la guardava come se quella fosse stata una dea scesa in terra.

"Ci siamo impegnati perché ci amavano e incluso nel sentimento c'era anche quello. Non ti lascerei mai sola, ti starò sempre vicino, promesso."

Concluse con fare tenero il Vichingo che prima di ricevere un fugace bacio sulla guancia fu lasciato solo li, innanzi alla statua del padre che vegliava severo tutti quanti; sopratutto lui e la madre.
Hiccup portò la mano sulla nuca, un sorriso ingenuo alegiava sul suo volto e gli occhi serenamente tristi si stagliavano sulla possente figura ritraente il vichingo.

"Devo ringraziare sopratutto te che mi hai concesso di vivere. Sei la mia fonte d'ispirazione e di gioia, sono fiero di essere tuo figlio; papà."

Disse a bassa voce lasciando che la mano opposta sfiorasse la targa incisa sul piedistallo.
Quel suo sorriso era cosi amaro, cosi triste che neanche la luce del timido sole che si stava infrangendo sulla superficie riflettente della struttura dandogli un'aurea divina riusciva a strappargli un medesimo sorriso ma di cuore.

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** I doveri sono divertimenti che vanno compiuti in tempo ***


Portò lo sguardo verso i compagni, ridevano e scherzavano, non si erano minimamente accorti che lui si era fermato li. Anzi, l'uniche che sembravano preoccuparsi erano proprio le sue donne: La fidanzata e la madre.
Fece segno con il capo che andava tutto bene e si avviò verso Gambedipesce aiutandolo con i tavoli. 

"Hiccup, sicuro che vuoi fare il falò?"

"Si, perché?"

"Temo che questo tempo possa spegnerlo."

"Non ti preoccupare Gambedipesce, non succederà."

"Sicuro?"

"Certo."

"Mi fiderò, ma.... con la neve come la mettiamo?"

Chiese il biondo che con l'aiuto del castano sistemò l'ultimo tavolo sul terreno. 
Più Hiccup lo guardava e più si rendeva conto di quant'era fortunato ad avere un amico come lui, sincero e fidato. Uno con il quale poterne parlare senza alcun problema. 
Una volta poggiato a terra, Hiccup si avvicinò a Gambedipesce posandogli la mano sulla spalla con un sereno e incondizionato sorriso.

"Troveremo un modo, tranquillo. 
Tu non ti preoccupare di nulla di tutto ciò, Jokul avrà pietà di noi in questa sera di festa."

"Va bene Hiccup, lo spero anch'io."

Disse semplicemente Gambedipesce prima di essere travolto da una palla di neve volata da chissà dove. Subito lo sguardo si fermò su Moccicoso.
Nulla, lui era intento a sistemare le sedie che sarebbero serviti per i più piccoli per mangiare.
Bruta.
No, lei era occupata con Astrid a sistemare la neve sotto i tavoli cosi da fare da contropeso e non impedire a qualche occasionale folata di vento di portarseli via.
Tufo.
Stranamente Tufo stava in compagnia di Skaracchio che sistemavano i scudi e gli addobbi sugli alberi.
Valka.
Scosse il capo, non poteva essere lei. Era una donna adulta e non avrebbe mai fatto una cosa simile.
Astrid.
Niente, era con Bruta e oltre ad aiutarla la stava sorvegliando dai suoi soliti guai.
Hiccup.
Lui gli era vicino, non poteva essere stato lui. 
Alcuni dei draghi?
Oh per cortesia, non potevano essere stati di certo loro!
Tempestosa stava aiutando le bionde del Villaggio a portare la neve sotto i tavoli.
Zannacurva occasionalmente incendiava Moccicoso che poverino saltava ogni volta nella neve per spengnere il fuoco.
Rutto e Vomito.
Inutile dire che loro due stavano aiutando l'altro con l'arte che meglio gli riusciva. Infuocare alcuni strati di ghiaccio che si erano formati sulle gradinate della Sala Comune.
Sdentato.
Lui stava aiutando Skaracchio e Tufo con gli addobbi.
Saltanuvole.
Era con Valka a controllare se tutti i piatti per la sera venivano fatti per bene.
Muscolone?
Nah, lei se ne stava da una parte a sonnecchiare beatamente senza recar disturbo a nessuno.
Forse Eret che era sparito dalla circolazione?
Ah no, eccolo li giù a spalare la neve assieme agli altri.
Spaccateschi?
Neanche, era con lui.
Allora chi poteva essere stato se tutti quanti erano impegnati a fare qualcosa che gli era stato assegnato e che, inspiegabilmente, veniva fatto senza esitazioni o lamentele.
Gambedipesce sospirò andandosi a togliere dal viso gli ultimi residui di neve.
Sia Hiccup che lui tornarono velocemente a lavoro, andando a finire anche in anticipo. Ma la domanda di sicurezza, Hiccup, la fece comunque.

"Mancano due ore ragazzi, abbiamo finito?"

"Si, abbiamo finito!"

"Hiccup, la neve."

"Oh che c'è ancora? Non smette di scendere?"

"No, al contrario.
E' diminuita d'intensità."

"Jokul vuole unirsi a noi con il divertimento, eh? E noi gli dar--- ehy, non vale questa Moccicoso!"

"L'hai detto tu che volevi il divertimento e io te l'ho dato!"

"Beato lui...."

Borbottò a bassa voce una Bruta che incominciava ad appallottolare un po di neve che si preparò per scagliare in faccia al fratello. 
Inutile dire che Moccicoso non mancò di risposta, avendo udito la frase della compagna.

"A te ci penso più tardi, Principessa."

Questa cosa fece rimanere Bruta con alcune palle di neve in mano che lasciò cadere imbarazzata ad udire quella risposta. Si voltò verso di lui e trasalì guardandolo famelica, se non era in pubblico e non avesse fatto una promessa il "più tardi" sarebbe diventato il "adesso".
Da quel minuto iniziò una Guerra di Palle di Neve che durò un'ora bella e buona andando a coinvolgere tutti quanti; grandi e piccoli, ma dopo aver superato il limite di sopportazione fu bruscamente interrotta da Valka che fissava i presenti con fare minaccioso.

"Ragazzi. 
Manca un'ora precisa all'inizio della serata, vorrei farvi notare che si sta avvicinando la sera e il cielo si sta scurendo. Che vogliamo fare? Andare a casa e prepararci o rimanere qui come pecore surgelate?"

"Valka ha ragione. 
Andiamocene a casa, prepariamoci e torniamo qui tra poco."

"Alle 20:00 va bene per voi?
Cosi abbiamo tempo anche per lasciare casa in ordine e sistemare anche i nostri compagni."

"Per me va bene, vero Tempestosa?"

"Anche per me e Muscolone va bene."

"Anche per noi quattro va bene!"

"Quattro?"

"Si, io; Tufo, Rutto e Vomito."

"Perfetto.
Ci vediamo tra poco ragazzi."

Un "Ciao" generale fu detto dall'intero Villaggio che andò a rifugiarsi nelle loro abitazioni in fermento per la serata balorda che li attendeva.
Di certo avrebbero bevuto sino allo svenimento o ancor di più ad emulare il nome del drago dei gemelli. 
Valka tornò a casa con Hiccup. Tufo con la sorella e il corrispettivo drago, Moccicoso con Zannacurva e Gambedipesce con Muscolone.
Chissà che sorprese gli avrebbe riservato la serata che vedevano un impaziente Hiccup.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** I grandi preparativi. 1° parte ***


Ma Moccicoso?
Moccicoso non andò precisamente a casa, no, lui aveva fatto un volo con Zannacurva per poi bloccarsi in aria a fissare il Villaggio.
Non proprio il Villaggio in se, ma una zona ben precisa. Quella che coinvolgeva una quantità bella sviluppata di neve.
Eh si, aveva una bella idea per chiedere in sposa Bruta e quell'idea coinvolgeva proprio quella medesima neve che ora studiava.
A bassa voce dava lezioni a Zannacurva su quel che doveva fare, gli spiegava in ogni minimo dettaglio come doveva fare e sopratutto in quale posizione. Gli segno il punto di ogni cosa, lasciando non solo il drago apparentemente frastornato ma anche lui. Ma non era tempo per fare i rimbambiti, no, ora era tempo di tornare realmente a casa e di prepararsi.
Cosa che non si fece ripetere due volte, andando persino a farsi una doccia con tanto di lavaggio extra di sapone!
Doveva proprio essere importante per lui!

Il tempo passava. 
Hiccup si era sistemato di tutto punto. Indossava si lo stesso abbigliamento di sempre, ma questa volta sarebbe stato diverso. Avrebbe assunto l'importanza di una divisa.
Valka bussò delicatamente alla porta del ragazzo. Il giovane rispose dicendogli che poteva tranquillamente entrare. La donna entrò senza esitazione cingendo tra le mani una pelliccia. 
Il giovane vichingo si era voltato verso di lei, era realmente bello poterla avere al suo fianco nel giorno più importante della sua vita.
Non indossava la solita divisa con cui l'aveva incontrata, no, indossava la medesima cosa con cui l'aveva vista in compagnia del ben amato padre.
La maglia a maniche lunghe era di un colore oro molto scuro, la fascia rossa cingeva la vita, una pelliccietta color panna molto leggera le copriva i fianchi e gran parte della gamba; sovrastante ad essa della stoffa color cioccolato che andava  chiudersi all'interno della pelliccia con alcuni lembri che ondeggiavano. I pantaloni color marroni coprivano le longine gambe della donna che venivano risaltate da alcuni sprazzi di colore oltre ai stivali e alle ginocchiere. I capelli erano legati nelle classiche trecce che scendevano delicate sulla schiena, legate a loro volta da una coda che andava a dividerle l'una dall'altra. Sul suo volto vi era un sottile strato di ombretto color ciliegia, molto probabilmente un richiamo e accostamento alla fascia in vita.
La maglia con lo scollo a V metteva in risalto il decoltè senza essere mai volgare e/o sfacciato, anzi, era molto fine.  A concludere il tutto, per una grande serata come quella, una delicata pelliccietta color panna sulle spalle che andava a celare quella medesima scollatura.
Lei si avvicinò dietro al ragazzo, lentamente adagiò la pelliccia sulle spalle sistemandola in silenzio. Poco dopo averlo guardato e stretto a se parlò.

"Questa pelliccia la indossava tuo padre il giorno che mi chiese di sposarlo."

"E ancora la conservava?"

"Se la indossi, figlio mio, mi pare ovvio di si."

"Grazie mamma per avermi fatto dono di una cosa cosi importante per voi."

"Sarebbe stato uno dei desideri di tuo padre vedertela addosso, sai?"

"Uno dei tanti....?"

"Non è ancora tempo che ti riveli gli altri Hiccup."

Disse a bassa voce la donna che lasciò una carezza sul volto del ragazzo sorridendogli dolcemente.
Uscì dalla stanza, lasciò il figlio da solo che si andò a sedere sul letto guardando Sdentato lavato e profumato.
Le squame brillarono alla luce della lanterna, segno che godeva di ottima salute. Sembrava velluto per quanto erano delicate e piacevole al tatto.

"Sei pronto Sdentato?
Stasera è il grande giorno, eh?"

Sdentato emise un verso di concordanza, si, era decisamente pronto anche se non era lui a dover chiedere di sposare ad una ragazza.
Probabilmente lui e Tempestosa lo erano già visto che all'inizio della storia, ancor prima della grave perdita del Capo, quando erano sulla rupe a disegnare la tanto famigerata "Ascella che Prude" lui e la draghetta, chissà come, chissà perché, avevano emulato alcuni passi di danza che il ragazzo avrebbe fatto quella sera.

"Ti sono vicino, Hiccup."

"Te ne ringrazio, papà."

Sussurrò Hiccup che volse lo sguardo dietro di lui sorridendo dolcemente. Il padre sarebbe stato sempre e comunque al suo fianco e mai l'avrebbe lasciato.
E se da una parte abbiamo un Hiccup che si abbandonava alla dolcezza del padre, dall'altra abbiamo un'Astrid che totalmente sola in quell'immensa casa si stava preparando per quella sera.
Inconsciamente sapeva che sarebbe successo qualcosa di straordinario, magari Hiccup l'avrebbe coinvolta in qualcosa di folle e pazzo, qualcosa che l'avrebbe letteralmente lasciata senza respiro.
Totalmente impossibile, Hiccup era un tipo che voleva che tutto fosse perfetto e di certo una cosa cosi improvvisata avrebbe mandato a monte ogni suo piano ben studiato nel corso della giornata.
Tempo a dietro aveva detto a Bruta che sarebbe venuta vestita come sempre, ma qualcosa nel corso dei giorni era cambiato ed ha portato ad Astrid la magnifica idea di testare fuori un abbigliamento che aveva adottato solo in casa, dato la temperatura abituale era totalmente inutile. Approfittandosi del tempo che, freddo com'era era un nonnulla per la vichinga, la biondina decise di afferrare quei abiti con cui avrebbe sorpreso l'amato. Si. L'avrebbe di certo rimanere senza fiato.

"Non ne sono molto sicura, ma c'è sempre una prima volta; vero amica mia?"

Domandò a Tempestosa che si era accoccolata vicino al letto guardandola incuriosita. Non aveva la benché minima idea di cosa parlasse o a cosa additasse. Annui, cosi.
Dopo una bella doccia rigeneratrice, la bionda sistemò sul letto gli indumenti che quella sera avrebbe, eccezionalmente, indossato. 
Pochi minuti ed Astrid era pronta.
I capelli formavano la classica treccia, stavolta la lasciò ricadere sulla schiena mettendone in risalto la notevole lunghezza, alcune ciocche ricaddero ai lati del volto e il Kransen cinse il capo della bionda mettendo in risalto il volto delicato. 
Una collana in legno, intagliata finemente, raffigurava il martello del dio Thor adornava il collo e metteva in risalto il decolté.
Il bustino era stretto in un corpetto grigio con alcune tonalità azzurre, esso si chiudeva al centro con una stringa color ciano che si stagliava sui bordi marroni che andavano a perdersi nella gonnellina di pelliccia marrone scuro. 
Al di sotto dei pantaloni marroncino terra e i stivaletti ospitavano della pelliccia scura, le spalle, totalmente scoperte, lasciavano spazio ai dei manicotti color verde sottobosco. 
La schiena della giovane vichinga era nuda e dava attenzione alla forma delle spalle e alla sensualità nascosta in quella donna che sembrava sbocciare attimo dopo attimo. Di certo, non poteva concludere l'outfit senza la sua ascia e una bella pelliccetta bianca che avrebbe messo in vita; a dare contrasto a quella marrone e usare, occasionalmente, da mettere sulle spalle se il tempo fosse esagerato.
Astrid si guardò soddisfatta.
Quella sera si sentiva particolarmente.... Audace. 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** I grandi preparativi. 2° parte ***


E Bruta?
Bruta che avrebbe indossato in quella sera?
Niente di più semplice.
Nell'intimità della sua stanza, lontana da quel rompi scatole di Tufo, avrebbe indossato uno degli abiti che aveva cucito lei stessa.
Si perché Bruta, non solo Tufo, sapeva cucire e creare piccole meraviglie. 
Piccole meraviglie come l'abito che aveva già tra le affusolate mani, che guardava con lo sguardo emozionato.
L'aveva cucino apposta per lo Snogghethon, per renderlo diverso da tutti gli anni.... e per sentirsi diversa lei stessa.
Posò l'indumenti sul letto, andò a farsi una bella doccia e tornò nel giro di pochi minuti.
Il tempo prima l'aveva usato per tirare a lucido il drago che ora se ne stava con uno stravaccato Tufo a poltrire.
Lei no, lei desiderava che tutto fosse perfetto. Lei voleva che quella sera, più di qualunque altra, succedesse qualcosa di cosi speciale che le avrebbe travolto la vita.
Cosi, tra un pensiero positivo e l'altro, la bionda si stava sistemando con la più maniacale cura.
I capelli erano raccolti in quelle solite trecce, questa volta non c'erano dei classici intrecci, no, questa volta i capelli sembravano annodati. Ma erano quei nodi voluti, quei nodi fatti a mano per dare volume alla massa capillare. Nodi che pazientemente Bruta aveva fatto uno a uno, nodi che si dividevano in undici da una parte e undici dall'altra, senza contare gli undici alla treccia di dietro. Il tutto fu legato con un nastro nero che andava a cingere un ultimo nodo, che sembrava donare alla pettinatura uno stile a batuffolo. Batuffolo si, perché guardati nell'insieme sembravano proprio dei piccoli batuffoli. 
I biondi capelli si adagiavano sulla schiena, un piccolo abito color terra andava a ricoprire la figura della bionda bloccandosi appena sotto i glutei; la base dell'abito era stata adornata con della pelliccia bianca. Sopra all'abito una stoffa blu navy che si intrecciava sul seno andandovi a creare un nodo al centro mettendolo in risalto. Ora che si guardava bene, Bruta aveva proprio un bel decolté come sostenuto da Moccicoso!
Stoffa blu che ora ricadeva su un lato del fianco andandolo a coprire. Il tutto fu fermato una fascia in vita color marrone con una grossa fibbia argentata; simile a quella che portava Moccicoso abitualmente ma con la silhoutte del suo drago. O almeno della sua testa.
Le gambe furono coperte da dei leggins marroni e le ginocchia protette da delle ginocchiere in ferro con tanto di spuntoni, i stivali erano blu scuro ed erano stati legati con dei nastri neri creando cosi l'effetto "gommone".
Al collo la sua amata collana in madreperla mentre le braccia erano coperte da dei manicotti in blu scuri che andavano a coprire anche una parte della mano, creando una scollatura a V su di essa. 
Si, quella sera Bruta si sentiva veramente bella; si sentiva pronta per affrontare una nuova vita. Nuova vita che sperava, con tutto il cuore di trascorrere con Moccicoso.
Sistemò la stanza, prese una delle sue armi che consistevano in tre grosse pietre legate a una treccia di corda con tanto di impugnatura adeguata alla sua manina, e si diresse verso la stanza in cui c'era Tufo che armeggiava con qualche arma improvvisata.
A dirla tutta persino il fratello rimase piacevolmente sorpreso di come la sorella, quella sera, non sembrasse neanche tanto brutta.

Ore 19:58. La sera non tardò ad arrivare.
Piazza di Berk. 

Le prime voci dei compaesani non tardarono a riecheggiare nell'aria che era gioiosa come tutti gli anni.
I primi auguri si potevano sentire forti e chiari e anche i versi di alcuni draghi risuonavano sordi.
Gambedipesce e Muscolone arrivarono per primi.
Il giovane e morbidoso vichingo aveva indossato un abito in pelliccia marrone chiaro, attorno alla vita una cintura in tinta che ospitava alcune sacche con lo scopo di custodire qual si voglia oggetto; a partire dalle carte raccontanti i draghi, sino ad alcune erbe sino anche a qualche sassolino qua e la per uno spuntino light di Muscolone.
Una folta pelliccia nera adornava le spalle dell'omone e dava risalto alla notevole altezza e stazza che esso forniva; gli avambracci erano coperti da manicotti marroni. Insomma, in quella sera, Gambedipesce sembrava realmente attraente e altamente sexy, tant'è che alcune signorinelle attempatelle e un pochino.... zitelle si può dire? gli fecero qualche complimento. Che sia stato di cortesia o per altro, al giovane biondo non disturbarono affatto. Anzi, lo tirarono su di morale e gli fecero capire che non era poi tutto malaccio. Fatto strano che quella sera, gli occhi turchesi di Gambedipesce incontrarono quelli di una ragazza identica a lui, bella quanto lui.
Morbida di corporatura, dai lunghi capelli biondi raccolti in una folta e movimentata treccia che andava a chiudersi sul capo, un elmetto con delle piccole corna ai lati, dai gli occhi dolci e timidi; aveva un delizioso naso a patatina e le labbra erano come un bocciolo di rosa. Indossava un vestito color nero, stretto in vita con una fascia rossa andando a risaltare la figura a clessidra, la pelliccia sulle spalle era bianca e metteva in risalto il volto illuminato da un sorriso ritroso.
Sembrava la copia al femminile di Gambedipesce, e alla sua sinistra?
Muscolone sembrò apprezzare quel che vide, difatti un prestante e affascinante esemplare di Gronkio se ne stava silenzioso al suo fianco guardando con sguardo arzillo la draghessa che in un secondo momento si ritrasse, imbarazzata.  Se guardava dalla parte opposta vi era anche un Uncinato Mortale e alle sue spalle un Incubo Orrendo. Quella giovane doveva avere un bel rapporto con i draghi.
Gambedipesce si chinò verso Muscolone, gli accarezzò il muso e gli disse dolcemente che semmai lei fosse stata una donna, beh, quella che avevano davanti era perfetta per incarnare la sua straordinaria bellezza. Muscolone apprezzò non poco il complimento e l'andò a leccargli il muso dolcemente; si, lei l'amava letteralmente il suo cavaliere.
Gambedipesce rise, quant'era dolce la sua piccola. Ma subito dopo riportò lo sguardo verso la ragazza.
Dov'era andata? Con chi era andata? E sopratutto, come aveva fatto a perdere di vista una tale meraviglia in cosi poco tempo?
Ecco, ora il ragazzo si guardava attorno in una disperata ricerca di quella ragazza. Quella stessa ragazza che in un minuto era riuscita a fargli battere il cuore.

Finalmente arrivò Moccicoso.
Ah però mica male il ragazzo! 
Il giovane vichingo portava una tunica verde sottobosco sbracciata, la cinta spessa ospitava una fibbia argentata con altre attorno. Le possenti spalle erano coperte da una folta pelliccia corvina che era bloccata con una nuova fibbia. Aveva dei pantaloni marroni, gessati, con alcune linee verticali marrone chiaro; indossava dei stivali blu notte in tinta con la pelliccia di quest'ultimi.
Gli avambracci erano coperti da dei manicotti marrone scuro con intarsi argentati, sui bicipiti un nastro marrone a cingerli e metterli in risalto. 
Fortuna che si era fatto una bella doccia, altrimenti se alzava il braccio poteva asfissiare qualcuno!
Immancabile elmo con le corna ritorte che copriva la folta capigliatura nera. Gli occhi erano belli brillanti, si vedeva che era emozionato!
Si avvicinò a Gambedipesce interrogandosi su cosa stava facendo. Infatti il biondo continuava a vagare da una parte all'altra alla ricerca della misteriosa ragazza.

"Gambe, che fai?
Ti sei perso la ragazza?"

Sottolineò il moretto con fare scherzoso prima di dargli una pacca sulla spalla.

"Scherzi a parte, amico, che combini?
Sembri un'anima in pena!" 

"Ah-Ah, esilerante guarda.
Stavo controllando se tutto andava per il meglio. Oggi è un giorno importante e tutto deve essere perfetto dato che andiamo a celebrare anche il nostro Capo."

"Hiccup?
Perché dobbiamo celebrarlo scusa? E' ancora vivo, purtroppo."

"........
Stoick genio, parlavo di Stoick!"

"Aaaah si!
Vero! Allora? Gli altri sono arrivati?"

Gambedipesce scosse il capo, sospirante.
"Skaracchio c'è, gli abitanti del Villaggio anche, c'è anche Eret. 
Di Hiccup, Valka, i gemelli e Astrid non ce n'è ombra."

"Oh no....
Spero che arrivino presto."

".... E perché mai ti auguri questo?"

"Ma nulla, non posso festeggiare bene se non infastidisco almeno Tufo. Lo sai com'è, è il pupazzo del Villaggio. Non c'è festa senz---"

"Eccoli arrivare!
C'è Valka e Hiccup!"

Esordì Gambedipesce che interruppe il discorso di Moccicoso che si era voltato a guardarli.
Hiccup con quella pelliccia sembrava persino uguale al padre! Eccetto la barba e il carattere burbero.... senz'offesa eh!
Il giovane Capo scese da Sdentato che lo seguì silenziosamente, porse un cortese sorriso a Gothi che aveva chinato il capo in segno di rispetto. 
La madre lo seguì che fu seguita a sua volta da Saltanuvole che si guardava attorno incuriosito dalle varie lanterne che vivevano per tutta la Piazza.
I due si avvicinarono a Gambedipesce e Moccicoso sfoggiando il sorriso più luminoso e contagioso al mondo.

"Allora?
Come sta andando ragazzi?
Gli altri sono già qui?"

"Oh Hiccup!
Sta andando benissimo! 
Eh no, per ora ci siamo solamente noi.
Signora Valka, oggi è veramente bellissima."

"Oh Gambedipesce, grazie mille del complimento. Anche tu oggi sei particolarmente affascinante!"

"Tsk, ma per favore!
Rifatevi gli occhi gente, qui c'è Moccicoso che...."

Hiccup sgranò gli occhi.
Oh no, stava per alzare le braccia. Questo si che era un problema! Ma un'attimo. Invece della abituale fragranza da vero vichingo ne emanò un profumo di muschio bianco e biancospino, questa cosa stupì alquanto i tre che si scambiarono un'occhiata.

".... si è lavato!
Moccicoso cos'è questa novità?"

"Non starai architettando qualcosa per caso?"

"Nient'affatto!
Mi sono lavato e allora? Non ci trovo nulla di speciale! E' un avvenimento come gli altri!"

"Un avvenimento da festeggiare, direi."

"Sei stato bravissimo Moccicoso, questo profumo si abbina perfettamente alla tua personalità forte."

Disse cortesemente Valka che lasciò una delicata carezza sulla spalla del moro che se in un primo tempo era pronto a colpire per contatto indesiderato in un secondo rimase in silenzio, chiudendo gli occhi e abbandonandosi a quel calore che lo fece parlare senza pensare.
"Sarebbe stato bello svegliarsi la mattina e ricevere un gesto amorevole come questo da una madre... Hiccup è davvero fortunato."

".......
Moccicoso?"

Il ragazzo trasalì.
Oh, ecco cosa gli mancava realmente. L'affetto di un genitore amorevole che ogni tanto lo viziasse con le coccole.
Valka si intenerì, sapeva quel che si provava a crescere senza un affetto, cosi si avvicinò al moro e lo strinse a se, in un caloroso abbraccio.
Gli occhi azzurri di Moccicoso si lucidarono.
Cos'era quella sensazione piacevole che ora lo pervadeva insistentemente? Cos'era quell'inspiegabile batticuore che ora lo trascinava nel ricambiare timidamente quell'abbraccio lasciando che Gambedipesce e Moccicoso si godessero la scena.
Ci voleva un pochino d'amore famigliare anche per lui, d'altronde il padre l'aveva cresciuto con una rigida educazione di ogni "vero" vichingo che imponeva la tradizione.

"Grazie...
zia...."

Sussurrò a bassa voce Moccicoso timoroso di farsi sentire dagli altri. Di certo non poteva permettersi di rovinare la sua nomea con il nomignolo "Mr. Coccolone.".
La donna sorrise andandolo a stringere più a se; si, un rapporto affettivo con il nipote doveva starci per forza.

"Di cosa, nipote mio?"

Domandò dolcemente la donna che lasciò al ragazzo il compito di sciogliere l'abbraccio. Ma non lo fece per almeno altri minuti, minuti che per Moccicoso riuscivano a colmare sei dei suoi anni. 
Avrebbe desiderato cosi tanto una madre come lei e.... e un padre come Stoick, che seppur severo non mancava di donare ad Hiccup affetto.
Questa era un'altra cosa che feriva il moro che aveva lasciato la presa alla donna tenendo lo sguardo abbassato dall'imbarazzo. 
Hiccup era sempre ben amato e voluto da tutti, era il "capo" e tutti gli volevano bene incondizionatamente, lui invece?
Lui ricorreva all'unica cosa che aveva conosciuto in tutta la sua vita. La strofottenza e l'eccessiva sicurezza in se.
Moccicoso desiderava solamente un pochino d'amore, una famiglia amorevole e qualcuno che l'accettasse cosi com'era senza dover ricorrere ad un comportamento scorretto che non rientrava nella sua effettiva personalità.

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Diamo al via alla festa! ***


Il gruppo portò lo sguardo al cielo, ecco arrivare gli altri. 
I primi ad atterrare furono Bruta e Tufo. 
Scese per prima Tufo, inutile dire che era vestito come semp- non precisamente. Questa volta il vichingo più pazzo del Villaggio aveva qualcosa di diverso.
I capelli erano sempre legati con i rasta, sul capo l'elmetto con le corna e alcuni spuntoni centrali a ricordare le appendici del suo drago.
I bicipiti ben sviluppati per la sua figura erano cinti da una fascia larga marrone in cui ne risaltavano alcuni aculei argentati. Gli avambracci erano coperti da dei manicotti con alcuni giri di borchie a piramide mentre le spalle e la schiena era coperta da una pelliccia nera.
Al di sotto una maglia lunga blu notte, la vita era stretta con una cinta spessa anch'essa marrone con dei spuntoni. I pantaloni color terra ospitavano le ginocchiere con dei spuntoni e i stivali neri erano costellati da alcune fasce blu scure e altre borchie, questa volta piatte. E cosa c'erano ai lati di essi? Esatto! Altri spuntoni!
Quel ragazzo era pungente come una rosa quella sera!
Insomma, si avvicinò alla sorella gli porse la mano e essa scese.
Moccicoso subito rimase a bocca aperta.
Tufo delicatamente la scortò dal ragazzo lasciandogliela li, mentre lui se ne sarebbe andato a mangiare qualcosa.
I passi sensuali di Bruta venivano accompagnati da quelli un po rudi del fratello che non faceva altro che mettere in esposizione quella meravigliosa sorella che aveva.
Non l'avrebbe mai ammesso ma lui ci teneva a lei e non avrebbe concesso a nessuno di portargliela via, eccetto che non sia anche il volere della sorella medesima.
La bionda si bloccò davanti a lui, alzò gli occhi azzurri e sorrise dolcemente. Moccicoso le prese la mano e vi lasciò un baciamano, era il minimo per una Lady come lei.
Meno di ieri, più di oggi e meno di domani Bruta era bella come una stella, come quelle stelle che si riflettevano nei suoi occhi azzurri che ora si lasciavano andare nella dolcezza di quelli dell'amato che ora aveva portato il braccio attorno alla sua vita guardandola negli occhi.

"Sei meravigliosa Bruta. 
Quest'abito ti sta d'incanto, mette in risalto la tua infinita bellezza."

"Anche tu sei meraviglioso, Moccicoso.
Questi indumenti non fanno altro che mettere in mostra la tua spettacolare persona."

Rispose gioiosamente Bruta che si lasciò baciare dal moro.
Intanto Gambedipesce aveva portato da un lato Hiccup che lo guardava spiazzato. Che succedeva?

"Hiccup posso chiederti una cosa?"

Chiese pauroso il biondo che armeggiava imbarazzato con le chiusure delle sacche legate in vita.
Hiccup portò la mano sulla sua spalla e gli sorride rassicurante.

"Certo che puoi, siamo amici no?"

"Si che lo siamo, vero.
Hai.... Hai per caso visto una ragazza bionda da queste parti? Magari dall'alto l'hai vista."

"E' appena arrivata, non l'hai vista?"

"Davvero? Dov'è?"

Chiese emozionato Gambedipesce che si guardava attorno come un bambino in festa. Hiccup non aveva mai visto quello sguardo gioioso negli occhi dell'amico, tant'è che non conscio dell'altra ragazza indicò Bruta che si scambiava smielatezze con Moccicoso.
Gambedipesce volse lo sguardo verso di loro, il castano si sarebbe aspettato una reazione diversa. Una tipo sconsolata e delusa, invece no. 
La reazione del biondo fu ben'altra.

"Bruta?
No, non è lei e neanche mi interessa."

Disse seriamente il ragazzo che lasciò di sasso Hiccup. 
Aveva superato abbastanza bene quell'infatuazione per la biondina. 

"E allora chi, scusa?"

"Ma si Hiccup!
C'era una ragazza alta, con lunghi capelli biondi legati in una treccia che si arrotolava sul capo in una specie di corona, aveva un lungo abito nero, aveva una fascia rossa in vita. La sua figura è a clessidra, vita stretta e fianchi larghi; indossava una pelliccia bianca e indossava un dolcissimo sorriso ritroso. 
Attorno a lei c'era un Incubo Orrendo, un Gronkio e un Uncinato Mortale."

"Non mi sembra d'aver visto nessuna ragazza simile qui.
Sicuro di stare bene e non esserti influenzato?"

"Aaaaaaaah si sto benissimo!
Io l'ho vista, l'ha vista anche Muscolone! L'abbiamo vista, era bellissima!"

Hiccup stette in silenzio, posò successivamente entrambe le mani sulle spalle dell'amico e gli disse che l'avrebbero cercata e che quella era una promessa.
Gambedipesce strinse in un portentoso abbraccio il ragazzo che scomparve totalmente tra le sue braccia e la pelliccia.
Il ragazzone lasciò andare Hiccup che, con un sorriso stremato lo ringraziò di tanta generosità. Ma subito i due portarono lo sguardo verso l'alto, in scesa a picchiata Tempestosa con in sella Astrid. 
Valka si avvicinò ai due ragazzi e spinse delicatamente il figlio incitandolo a raggiungerla.
Hiccup con un sorriso si avvicinò sicuro di se al Drago fermandosi si botto. Il gruppo, che si era riunito attorno a Valka e Gambedipesce si domandarono che stesse succedendo. Che Astrid non c'era? Che gli fosse successo qualcosa? Magari aveva avuto qualche infortunio per strada e aveva inviato Tempestosa a chiedere soccorso? 
Niente di tutto ciò.
Hiccup si era bloccato nel scorgere il capo biondo della ragazza che con un balzo felino scese dalla compagna.
Il giovane rimase letteralmente senza parole a vederla, parole che non trovava per esprimere quant'era bella quella sera. Quell'importante sera.
Le guance di Astrid erano irrorate di un salutare rosso, le mani delicate si portavano lungo i fianchi; medesimi fianchi che ad ogni passo ondeggiavano sinuosamente. 
Hiccup dovrà sudare mille camicie per mantenere la promessa data! 
A passi ben assestati si avvicinò a lei, gli porse la mano e gli diede un elegante baciamano. Successivamente si portò al suo fianco tenendo la mano della giovane sulla sua ben in alto.

"Cavoli oggi Astrid è bellissima" 

"Nulla a confronto tuo, Principessa mia."

"Sta proprio bene." 

"E' decisamente bella, non c'è che dire."

Dissero i quattro che studiavano in ogni minimo dettaglio la figura slanciata della ragazza che accompagnata dal castano si avvicinava al gruppo.
Hiccup non mancò di lanciare un'occhiatina fugace dietro ad Astrid.
Le spalle nude erano di un bianco innevato, veniva voglia di tracciare il contorno con una scia di baci.
La schiena era in parte scoperta, quale sensualità era per Hiccup che si immaginava già di lasciar correre su di essa del ghiaccio facendo vibrare la giovane.
E il fondo schiena? Ne vogliamo parlare?
Lasciò i "due" amici ben sorpresi, sopratutto nel fatto che aveva messo in risalto la rotondità e la pienezza senza essere volgare o scostumata. 
Tutto ciò risvegliò in Hiccup qualcosa che fortunatamente, chi non se lo guardava da testa a piedi, non avrebbe visto ma che stava mettendo in imbarazzo il vichingo stesso.

"Buonasera ragazzi."

Disse Astrid che alzò la mano accennando un saluto ai presenti. Persino Skaracchio si lasciò scappare un "Ah ma allora è femmina anche di fatto." che fece guardare tutti i presenti e successivamente scappare una risata generale.
Ora era tutti quanti riuniti, ora potevano iniziare i festeggiamenti per il tanto atteso Snogghethon.

"Bene ragazzi, diamo via a questa festività che abbiamo atteso a lungo!"

I ragazzi esordirono con un "Evviva!" che fu accompagnato da controcampo anche dagli altri abitanti che avevano già iniziato a bere senza ritegno.

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Il dolore ritorna. ***


Le ore passavano inesorabilmente e le innumerevoli fiaccole illuminavano la piazza, i tavoli erano colmi di leccornie e i presenti non si ponevano problema a mangiare e bere a sazietà. 
Persino i più piccoli giocavano e mangiavano, inspiegabilmente, contemporaneamente. L'atmosfera era tipica del giorno, tutti erano felici e vivevano in perfetta armonia tra di loro.... draghi compresi.
C'è chi ballava, come Valka e Skaracchio accompagnati da Bruta e Moccicoso; c'è chi mangiava in compagnia di Tufo, come Gambedipesce e Muscolone. 
Invece c'era chi, come Hiccup assieme ad altri compaesani stava sistemando la legna per il falò.
Stesso falò che avrebbe ospitato le richieste di matrimonio dei due cugini. 
Moccicoso e Hiccup si lanciarono un'occhiata complice, l'ora era arrivata ma...

"Ehy stai attento!"

"Ah ma piantala tu! Non lo vedi che ho da fare?"

"Per favore piantatela voi due, oggi dovremo andare d'accordo tutti quanti!"

"E tu stai zitta piccola passeggiatrice!"

Esordì un uomo del luogo che spinse via Bruta bruscamente facendola atterrare su un masso di neve. 
La bionda rimase senza parole, gli occhi si erano lucidati e le labbra tremarono per quel lampo di paura che le attraversò la mente.
Quella scena l'aveva già vissuta e ne aveva ancora i segni. Tufo se ne accorse subito, si avvicinò alla sorella subito seguito da Moccicoso e la tirò su.
Lo sguardo cristallino di Bruta divenne di un intenso azzurro, il nasino si era arrossato e notevolmente e il respiro era irregolare. 
I due si guardarono senza dire nulla, che dovevano fare?

"Tu vai, ci penso io a lei."

Disse Tufo che trascinò via letteralmente la sorella che guardava ancora pietrificata la scena.
Sul volto di Moccicoso si tinse un ghigno malevolo, si scrocchiò le mani e si avvicinò minacciosamente all'uomo che continuava a incitarlo a farsi sotto se non era una "checca", cosa che fece risentire Skaracchio che se ne uscì con un forte

"Meglio gay che come te, sporco yak ammuffito!"

Ah l'avesse mai detta quell'offesa che subito Moccicoso si avventò come una furia su di lui picchiandolo senza sosta.

"QUELLA E' LA MIA DONNA, PERMETTITI ANCORA DI TOCCARLA E TI AMMAZZO! NON DEVI OSARE A METTERGLI UNA MANO ADDOSSO CHE LA MANO TE LA METTO IO. ATTORNO AL COLLO SINO A QUANDO NON RIMANI SENZA PAROLE PER LO STUPORE!"

Disse in un urlo cosi forte che squarciò nel silenzio dando fine persino alla musica e ai canti che si innalzavano nel cielo. 
Subito Valka si mise in mezzo, ma fu letteralmente cacciata via da Moccicoso che gli irò contro che quello era un conto suo e che lei non doveva mettersi in mezzo. 
La donna fece qualche passo indietro, alzò le mani e le portò innanzi a se come a scusarsi.
Hiccup rimase sorpreso di come si stava battendo per la donna che amava, anche lui l'avrebbe fatto per Astrid ma di certo non con una tale rabbia che sembrava occupare e impossessarsi dell'intera Berk.
Moccicoso aveva cosi dolore, rabbia, frustrazione e ira in corpo che non esitò un attimo a sfogarla contro l'uomo che si difendeva senza esclusioni di colpi.
Gli abitanti del Villaggio di divisero in due frazioni: La prima cercava di dividere quei due l'altra invece li incitava.
Ma questo al giovane vichingo non importava, no, lui doveva difendere l'onore della futura moglie che ingiustamente gli era stato della "prostituta". 
Quella lotta durò interi minuti sino a quando il ragazzo assestò un portentoso pugno in faccia all'uomo che oltre al sangue aveva sputato anche alcuni denti.
Si alzò, si sistemò gli abiti e lo guardò con disgusto.

"Prima di toccarla, pensa a quello che ti ho dato ora.
Ora pensa che la prossima volta ne riceverai il doppio, merdoso troll che non sei altro."

Disse Moccicoso prima che un'orda di applausi, forse i primi in tutta la sua vita, lo investirono come una proclamazione. 

Intanto nella Sala Grande Bruta era seduta su una delle panchine ricoperte di pelle di yak con al fianco il fratello.
Tufo delicatamente gli accarezzò la guancia in un gesto cosi delicato che da lui non si aspettava.
Era preoccupato, si era decisamente preoccupato per lei, sopratutto perché non l'aveva mai vista con quei occhi cosi impauriti, occhi che si dicevano di più ad un cerbiatto senza la mamma.

"Lo so che ero io quello con la paura del buio e tu quella che aveva paura di me, ma che succede?
Che ti prende ora?"

Bruta stette in silenzio.
Gli occhi ancora stentavano a riprendere la coscienza che aveva acquisito all'arrivo. Quel gesto l'aveva devastata non solo emotivamente ma anche psicologicamente.
La mano istintivamente afferrò quella del fratello, la strinse cosi forte che il biondo si lasciò scappare un "ahi" di dolore, ma quel dolore lo sopportò con piacere.

"Ricordi quando avevo tre anni e avevo quel grosso livido sulla schiena?"

Domandò con la voce spezzata la ragazza che non aveva il coraggio di guardare il fratello stesso.

"Si quello che ti sei fatta giocando con il nostro yak."

"Si, quello."

"E allora?
Che c'entra?"

"C'entra che non me lo sono fatto da sola..."

"Te l'ha fatto lo yak?
Lo sapevo io che era violento quel tipo, non meritava di viv---"

"TUFO DIAMINE, NON E' STATO LO YAK MA E' STATO PAPA'..."

Ammonì Bruta stringendogli ancora più forte la mano.
Tufo a quella frase rimase zitto, non riusciva a credere a quel che aveva detto la sorella. Scosse il capo e con il mignolo andò a stapparsi le orecchie incredulo.

"Credo di non aver sentito bene, potresti ripetere?"

"Non è stato lo yak."

"No, l'ultima parte..."

"....è stato papà."

Scosse il capo.
No doveva avere qualche problema d'udito improvviso. 

"Hai sentito bene.... E' stato papà...."

"Come? Quando? Perché? Dove?"

"Non ne voglio parlare...."

"Bruta....
Lo so, non sono perfetto per le confessazioni...."

"Confessioni."

"Si quelle, ma io sono tuo cugino..."

"Fratello gemello."

"Si esatto, ma posso udirti..."

"Ascoltarti caso mai."

"Ah basta fare la Integnona!"

"Intelligentona."

"............
Ancora? 
Forza, parla."

"No."

Disse solamente la bionda che lasciò presa alla mano ormai viola del fratello.
Si alzò e si diresse verso il portone ma fu afferrata per il polso e tirata verso di se da Tufo che la fissò intensamente.

"Ti. Ho. Spierto. Di. Parlare."

"Chiesto.
Io... ti prego no, non ne ho voglia... E' già tanto se ti ho detto quello. Non insistere, per favore."

Rispose affrettata Bruta che aveva dato uno strattone alla mano del biondo con tale violenza che il fratello cadde a terra; ma si rialzò subito dopo fissandola.

"Se non me ne parli dico a tutti che dormi con una bambola di pezza, che prima di andare a letto ti fai la doccia e che ti lavi i denti, non contento dirò a tutti che la mamma ti chiamava "Puzzola" perché quando eri in braccio a lei ti divertivi a scorreggiare mentre io a vomitargli addosso!"

Bruta era arrivata davanti al portone, le mani erano già sopra la maniglia e a quelle parole la bionda lasciò cadere le braccia sui fianchi sospirando rassegnata.
Fece un passo indietro e si avvicinò al fratello sedendosi di nuovo al posto di prima. 
Un profondo respiro e via, a ripercorrere i passi dimenticati della vita.

"Lo sai che lui odiava averci tra i piedi quando andava a caccia?"

"Uhng, si, credo di si, penso di saperlo e se non lo sapevo ora lo so."

"Ecco...
Ricordi anche che un giorno lo seguimmo di nascosto per fargli una sorpresa?"

"Oh si, ricordo benissimo quel giorno!
Indossavi quel ridicolo vestitino blu scuro e una stupida fascia in vita rosso scura, ma sopratutto ti portavi sempre dietro quel peluche a forma di dinosauro come le squame gialle. 
Per non dire che indossavi quei stivali che ti stavano anche grandi!"

Disse con un sorriso il ragazzo che ora guardava la sorella in cerca del suo sguardo.

"Eri bello te eri!
Con quei capelli sembravi una donna!"

"E a te hanno mai detto che sembravi un uomo?"

"E a te? L'hanno detto mai?"

"................"

Ecco, Bruta l'aveva avuta vinta su quel piccolo dibattito tra femminilità e mascolinità che era venuto ad consumasi in poco tempo.

"Bene, ti ho detto tutto! 
Possiamo anche tornare fuori!"

Esordì Bruta nella speranza di sviare quell'argomento, tant'è che si era alzata e aveva ripreso a camminare prima di essere afferrata, ancora una volta, dal fratello che la rigettò seduta sulla panca.

"Dove intendi andartene, scusa?
Non mi hai detto nulla. Ora parla o davvero dico tutto quel che ho detto a tutti."

"E va bene...
Insomma, ricordi anche quando se n'è accorto tu sei riuscito a scappare ma io rimasi li a fissare estasiata quell'animale morto e grondante di sangue?"

"Si, ricordo anche questo. 
Ma torno a dire, che c'entra?"

"Ecco....
Io mi avvicinai a lui in silenzio, lui mi accordò di stare insieme solo se stavo zitta e buona e facevo finta come se non fossi mai nata."

"Era totalmente impossibile.
Sei cosi fastidiosa che dai fastidio anche quando non ci sei, immagina te quando ci sei e stai in silenzio!"

"...... Grazie Tufo, Grazie mille."

"Ah ma non c'è di che sor--- Ehy, non cambiare argomento, continua!"

"Che scatole che sei, non ti accontenti mai! Povera la ragazza che ti starà vicino in un futuro prossimo!"

"E chi ha detto che voglio una ragazza. Io e la mia Mazzetta stiamo bene insieme.
Solo io e lei.... soli all'universo...."

Disse quelle ultime parole con una tale tristezza che Bruta si voltò verso di lui pattandogli delicatamente la spalla. Gesto che fece alzare lo sguardo, dapprima abbassato, a Tufo che andò a donargli uno sbieco sorriso.

"Dai, continua.
Ti ud--- ascolto."

"As-
Va bene.
Sai anche com'era difficile per me stare in silenzio, abituata al caos con te amavo e amo parlare, sopratutto fare danni. 
Insomma, dopo qualche oretta in sua compagnia aprì bocca chiedendogli solamente come si squagliava uno yak cosi da poter usare la pelle come coperta, lui...."

"Lui....?"

"Non so perché, non so neanche che ho detto di male o di cosi sbagliato che l'ha fatto reagire cosi."

"Bruta, cos'ha fatto?"

"I suoi occhi erano cosi cattivi in quel momento, mettevano paura solo a guardarli."

"Bruta, per cortesia, parla."

"E io ero cosi piccola che pensavo solamente che volesse giocare al Lupo Cattivo, invece mi sono resa conto che quello era davvero cattivo!"

"Bruta, per l'ennesima volta, vuoi dirmi che ha fatto?"

"Gli ero solamente andata vicino e chiesto quello, lui si girò con tale cattiveria che mi spinse via urlandomi che dovevo tacere e che ero una poco di buono come la mamma.
Magra com'ero sono letteralmente volata poco lontana da dove stavamo e guarda caso, come se il destino volesse questo, sbattei contro un masso che stava nel bosco."

"..............
Ora capisco perché eri coperta di sangue e ti tenevi a larga distanza da lui."

Bruta annui.
Si sentiva cosi piccola e spaventata al ricordarlo, ancora più impaurita quando ne parlava. Aveva quasi la paura che l'uomo sarebbe entrato da un momento all'altro e l'avrebbe spinta via di nuovo, ferendola nuovamente.
Tufo si avvicinò a lei ancora di più, la strinse a se e adagiò il capo sul suo guardando un punto vuoto.

"Sapevo che era violento, non pensavo che lo fosse anche con te..."

Sussurrò il biondo che la strinse ancora di più sospirando.
Anche lui aveva avuto incontri poco piacevoli con il padre, ma fece sempre finta di nulla perché da piccini Bruta gli diceva sempre che lui era il suo punto di riferimento... il suo eroe, per intenderci.
La bionda non riuscì a trattenersi, per la prima volta si mostrò in lacrime davanti a qualcuno, e quel qualcuno era proprio il fratello.
Tufo rimase sorpreso da quel momento. 
La sorella sempre forte e spensierata ora era tra le sue braccia e piangeva come una bambina piccola.

"Non piangere, ci sono io con te.
Vero, non c'ero in quel momento, sono scappato via come un codardo, lo ammetto, ma ero certo che mi avresti seguito visto che mi avevi confermato che venivi con me.
Avrei voluto esserci per evitarti questo problema, invece ancora una volta mi sono dimostrato incapace di proteggerti.
Mi dispiace, Bruta."

Disse Tufo che lasciò meravigliata Bruta.
Non solo per il contenuto del discorso, espresso con un lessico più che regolare, ma sopratutto per quel che avevo detto.
Lui che era l'ignorante del gruppo assieme a lei, ora aveva fatto un discorso preciso e di senso compiuto.
Gli occhi azzurri si chiusero, il respiro andò a infrangersi sulla pelliccia del ragazzo che continuava a stringerla a se. 
Il capo lentamente si mosse, il profumo di rosa selvatica pervadeva le narici della ragazza che si era lasciata andar in un dolce sorriso.

"No, scusami.
Se non fossi stata cosi dannatamente sciocca ti avrei seguito senz'altro.
Questa cosa me la sono voluta io e io ne ho l'assoluta responsabilità. Tu non c'entri nulla."

"No, c'entro eccome.
Non sei stata tu a dirmi che essendo gemelli l'uno sentiva il dolore dell'altra?
Quella volta in arena in cui mi incitavi a tirarmi dei pugni sempre più forti?"

"Te ne ricordi, allora?"

"Certo che me lo ricordo.
Sentirti ridere mi dava la forza di starti accanto, piccola rompiscatole treccioluta."

Rispose dolcemente Tufo che si scostò da lei per dargli un bacio sulla fronte.
Non era malvagio come ragazzo, no, era solamente particolare e come la sorella lui affrontava il dolore della vita con l'unica cosa che lo faceva star bene: Il pericolo.
Bruta si asciugò le lacrime, tornò a sorridere in poco tempo e con lei anche il fratello riacquistò il suo classico stile. 
Si alzarono in silenzio.
Bruta a sinitra e Tufo a destra.
A dividerli solo uno spazio che fu colmato con le loro mani che si stringevano.

"Come un tempo noi torniamo ad essere."

Dissero insieme prima di uscire fuori dalla Sala Grande e lasciare la presa.
Subito Moccicoso corse da lei, per la scali cadde anche un paio di volte facendosi male, ma questo non gli importava nulla. Lui doveva arrivare da lei, dalla sua Cenerentola.
Immediatamente gli si avventò addosso, la studiò da capo a piedi e si accertò che non si fosse ferita. Fece un sospiro di sollievo quando la vide in salute.
Tufo si allontanò, lasciò la sorella con un sorriso estremamente dolce che solamente Bruta riuscì a ricambiare.

"Stai bene? Ti sei fatta male? Sei ferita? Dove? Hai battuto la testa? La schiena come sta? Hai qualche graffio? Livido?"

Bruta rise divertita a quella valanga di domande a cui rispose subito.

"Sto bene grazie.
No, non mi sono ne fatta male ne ferita. Tanto meno battuto la testa o fatta qualche graffio. Di lividi non ne ho, tranquillo amore."

Disse dolcemente la ragazza che prese il volto tra le mani del compagno e lo bacio per distanziarsi subito dopo e sussurrargli un flebile "Grazie mille di preoccuparti per me. Ti amo".
Moccicoso la prese in braccio, percorse le scalinate attentamente e una volta arrivati all'ultimo scalino l'adagiò delicatamente facendogli segno d'aspettarlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Veri Vichinghi e i Misteri dei Draghi. ***


Trascorsero pochi minuti, quel tanto che bastarono per far tornare il ragazzo con l'uomo davanti. Ogni volta che lui cercava di sviarsela Moccicoso gli tirava un calcio nel di dietro sino a quando si ritrovò davanti alla scalinata, ai piedi della Bionda che nel suo piccolo cercava di affrontare il problema.

"Questo lurido deve dirti una cosa."

"Ma io-"

"Ti ho detto parla!"

Gli urlò contro Moccicoso fissandolo malamente. Nulla, l'uomo non faceva cenno di chiedere scusa alla ragazza che aveva incrociato le braccia al petto, in segno di chiusura e di barriera contro tutto e tutti.

"In ginocchio. Subito!"

"Ma non ci penso neanche proprio! In ginocchio da quella passeggiatrice, mai!"

Moccicoso a quell'ultima parola gli diede un calcio alle giuntura delle ginocchia cosi forte che l'uomo cadde con un tonfo sordo in ginocchio da lei.
Che gliele avesse spezzate? Che gliene fregava, aveva offeso la sua futura moglie, ora meritava di soffrire come aveva fatto soffrire lei.
Si, perché Moccicoso si era perfettamente reso conto che la ragazza aveva pianto. Gli occhi arrossati e le guance umide non passano inosservate, sopratutto se quest'ultima aveva ancora la voce spezzata.

"Dillo se non vuoi dire addio anche alle braccia!"

"Asucs...."

"IN UNA LINGUA COMPRENSIBILE, NON PEGGIORARE LA SITUAZIONE SPORCO INCROCIO TRA UN TROLL E UNO YAK!"

Urlò ancora una volta il moro che aveva portato il piede sul capo dell'uomo sino a spingerlo violentemente contro il terreno.
Non avrebbe smesso sino a quando lui non gli avesse chiesto scusa.
Bruta non sapeva che fare.
Nessuno era arrivato a compiere gesti cosi eclatanti solo per proteggerla e tanto meno per difenderla da qualcuno. Ne rimase no spiazzata, neanche turbata, ma piacevolmente sorpresa e meravigliosamente coinvolta.

"Non importa, ho capito cos'ha detto."

"Io no invece. E non la smetterò sino a quando non vedo questa testolina spappolarsi a terra.
Deve imparare a portare rispetto alla mia donna."

L'uomo alzò il braccio in segno d'arresa.
Neanche quel gesto fece allentare la presa a Moccicoso che continuava a guardarlo con fare disgustato.

"Scusa! Scusa! Non lo faccio più!"

Disse disperato l'uomo che finalmente fu lasciato "momentaneamente" in pace da Moccicoso che tolse il piede e porse la mano alla bionda che l'adagiò sopra alla sua scendendo quell'ultimo gradino che la divideva dal leggero manto nevoso.
Il moro si voltò, l'uomo si era alzato in piedi e grondante di sangue lo guardò. Lui gli diede un'ultima occhiata, gonfiò il petto  e gli sputò ai piedi.

"Una donna non va toccata.
Loro sono il nostro tesoro, e se sei un vero vichigo dovresti saperlo.
Dovresti portare gloria alla benevolenza di queste creature inviatoci dai dèi per completare la nostra vita.
Le donne sono da preservare e difendere, perché loro sono importanti per la nostra società.... ma sopratutto per noi.
Ma se tu non lo sai, beh, non sei un valoroso vichingo ma solo feccia che cammina."

Esclamò Moccicoso andando a suscitare grandi applausi dal resto del Villaggio che lo lodava per il suo operato.
Si, quel ragazzo era decisamente cambiato da quand'era più piccolo; da quando tutti quanti speravano che era morisse in qualche incidente. 
Valka si portò una mano al petto, le parole che disse il nipote le strapparono un sorriso dal cuore.
Quello era un vero vichingo, vero quanto lo era il figlio.
Lei ne andava estremamente orgogliosa tant'è che applaudì anch'essa urlando "Quello è mio nipote!" 

"Avete visto Tempestosa? E' da quando è iniziato lo Snogghethon che non l'ho più vista."

"Ora che ci penso non vedo neanche Sdentato e lui non si allontana mai!"

Chiesero Astrid e Hiccup guardando Gambedipesce e Tufo che alzarono le spalle facendogli segno che non c'erano.
Moccicoso e Bruta si avvicinarono al gruppo, la ragazza stava decisamente meglio anche se la vista continuava ad annebiarsi per via del pianto. 
Subito Valka si avvicinò a Moccicoso, gli adagiò una mano dietro la schiena e l'altra su quella del figlio e sorrise andando a risolvere il mistero dei draghi.

"Li ho visti andarsene a casa di Astrid, credo che stiano architettando qualcosa."

"La cosa strana è un'altra....
Le femmine di Draghi in questo periodo sono fertili e...."

"Dhò, potrebbero mettere al mondo delle Furie Uncinate oppure del Buio Mortale."

Bruta guardò Moccicoso che si chiese silenziosamente che stesse dicendo il fratello ma, cosa strana aveva detto una cosa giusta.

"Oh no, voi credete davvero che Tempestosa sia in cova?"

"Astrid non mi avevo detto una volta che Tempestosa ti stava quasi attaccando perché ti eri avvicinata al suo nido?"

"Si ma era successo un mese fa.
Se stava covando non avrebbe dormito con me in questi giorni."

"A meno che non debba ancora deporre."

Disse Gambedipesce emozionato.
Quell'anno la sua Muscolone ancora non aveva deposto e, in maggior parte gli dispiaceva alquanto dato che adorava vederla nelle vesti di mammina.
Subito i suoi occhi si illuminarono di una particolare, la medesima che Hiccup aveva visto quando parlava della misteriosa ragazza che aveva fatto breccia nel suo cuore.
Astrid portò la mano sulla fronte, non riusciva a concepire l'idea che la sua Tempestosa avesse procreato con Sdentato, due razze totalmente diverse dalla fisionomia altrettanto diversa. 
Bruta posò le mani sulle spalle dell'amica, gli sorrise dolcemente e fece segno di stare tranquilla e che molto probabilmente erano annoiati ed hanno deciso di andarsene a casa a dormire.

"Milady, tranquilla. Andrà tutto bene!
Saranno andati a mangiare qualcosa!"

"Io sono tranquilla, l'unico che sembra realmente preoccupato e agitato sei tu...
Mi stai nascondendo qualcosa Hiccup?"

Chiese Astrid incrociando le braccia al petto assottigliando lo sguardo minacciosamente. Oh no, quello sguardo faceva letteralmente rabbrividire il giovane vichingo che deglutì a forza scuotendo energicamente il capo. 
Valka rimase ad ascoltare la discussione tra i ragazzi, subito alzò lo sguardo verso Saltanuvole che voltò il muso indicando l'abitazione della bionda. Fu una cosa istintiva correre come una forsennata verso la direzione indicata.

"Mamma che ti prende? Dove vai?"

"Seguitemi immediatamente!"

Esclamò Valka che fu seguita anche da Skaracchio a cui confidò che aveva un enorme sospetto, ancor di più quel sospetto le portava una grande curiosità.
Il gruppo la seguì senza dire nulla, si interrogavano su quel che stava accadendo maggior ragione del perché la donna era scappata via come un fulmine.
Astrid era preoccupata, temeva il peggio. Hiccup gli era vicino, la rassicurava con dolci parole sussurrate con un tono di voce cosi tenero che la bionda fece un profondo respiro prima di bloccarsi innanzi alla sua abitazione.
Dietro di loro gli altri che attendevano frementi il momento della verità. Gambedipesce più di chiunque altro; tant'è che si lasciò scappare un gridolino di contentezza che andò a scandalizzare gli altri. 
Ancor di più Tufo che si voltò verso di lui e gli disse:

"Ti hanno mai detto che sembri una donna alle doglie?"

Gambedipesce arrossì, fece una risatina imbarazzata e distolse lo sguardo. L'emozione era tale che non era riuscito a trattenerla.
Valka e Skaracchio posarono le mani sulla schiena della ragazza, Astrid chiuse un'attimo gli occhi e si avvicinò all'entrata dell'abitazione della Draghetta.
Era buio pesto, riuscì ad intravedere solamente alcuni bagliori di luce bluastra che illuminavano una zona in penombra. 
Astrid trasalì, delicatamente e cautamente si adentrò. Gli occhi cercavano appiglio per trovarla, ma fu lei a trovare la ragazza a cui scagliò contro alcuni aculei che la fecero sobbalzare.
Subito una sfera al plasma fu scagliata da Sdentato andando a gettare a terra i presenti che si portarono le mani sul capo urlando dei sordi "Quel drago è impazzito, Dei!"

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Nuove luci nella Notte. ***


 Hiccup fu il primo ad alzarsi da terra.
Il primo che raggiunse Astrid cingendogli la mano. La proposta in quel momento doveva aspettare. 
La ragazza strinse la mano del vichingo, in silenzio si poteva udire il battito accelerato che ormai governava Astrid.

"Gambedipesce, portami una fiaccola."

Disse a bassa voce Hiccup che allungò la mano indietro in attesa di sentire tra le mani la fiaccola che non tardò ad arrivare.
Il Gambedipesce di molti anni fa avrebbe titubato, sarebbe morto dalla paura; ma non il ragazzo d'ora. 
No, ora era entrato a passo deciso, testa alta e petto in fuori, sicuro di se e del suo coraggio.
Una volta che diede la fiaccola al castano esso gli disse di allontanarsi poiché non sapeva come avrebbero reagito i due draghi.
Lui silenziosamente ubbedì raggiungendo gli altri, Valka compresa che gli chiese subito se aveva visto qualcosa.
Gambedipesce scosse il capo, disse solamente che neanche la fiaccola più ardente riusciva a illuminare quel posto cosi buio.

"Sdentato, sono io amico mio. Non avere paura, non voglio farti del male."

"Tempestosa, piccola mia; sono io. Astrid.
Non temere, voglio aiutarti!"

Dissero teneramente i due ragazzi che mano nella mano si avvicinavano cautamente ai corrispettivi draghi.
La fiaccola mano mano che si avvicinavano illuminava la sala, ecco, ancora una volta quei baiori di luce azzurra. Questa era più intensa.... intensa come.... come una sfera al plasma.

"NE ARRIVA UN'ALTRA! A TERRA!"

Urlò Tufo nel vedere che quella luce azzurra diruppe come un tuono nella camerata sino ad affievolirsi all'entrata.
Tutti si gettarono a terra, l'avevano vista anche loro ed era la terza volta nel giro di poco che la vedevano!
Doveva essere successo qualcosa di serio, o comunque di strano... molto strano!
Il terreno tremò, nel cielo ci fu un tuono cosi forte che i vetri dell'abitazione della bionda tremarono. In pochi secondi tutto cessò.
Gambedipesce alzò lo sguardo al cielo e disse che non stava per piovere, anzi, che era tutto normale. 
Valka rimase in silenzio.
Qualcosa non andava e c'entrava di certo il mistero dei due draghi che si erano letteralmente barricati nella casa di Astrid.
Astrid lasciò la mano del ragazzo, aveva intravisto il muso di Tempestosa e ora cautamente si era abbassata per accarezzarlo.
Dei sussurrati "Tranquilla bella, sono io" venivano detti a bassa voce sino a quando, con segno del capo fece avvicinare Hiccup.
Silenziosamente il ragazzo la raggiunse, allungò la mano opposta al buio sino a quando Sdentato non vi portò sotto il suo muso. 
Ok, ora sarebbe andato tutto bene.
Li avevano riconosciuti, potevano stare tranquilli.

"Hiccup.... Hai sentito anche tu quel tuono?"

"Si, l'ho sentito. Era impossibile non sentirlo..."

"Credi che centrano con loro?"

"Non lo so, ora vedremo...."

Rispose il ragazzo che lasciò scendere delicatamente la fiaccola andando ad illuminare Tempestosa.
Subito Sdentato accostò il muso alla draghessa, mostrò i denti in segno di avvertimento. Decisamente strano come comportamento da parte sua.
Fece un profondo respiro, lo sguardo si abbassò e.... 
Ecco una nuova esplosione avvenire e investire le orecchie dei ragazzi con un leggero scricchiolio.
Hiccup guardò Astrid, la luce illuminava il suo volto e lo rendevano ancora più bello ma non era momento delle romanticherie. Ora dovevano svelare quel mistero.
Accostò la fiaccola al terreno, lo sguardo smeraldino si adagiò su delle uova. Subito il ragazzo trasalì.
Astrid assottigliò lo sguardo, cos'erano quelle cose?
Uova per caso? 

"Hiccup non saranno...."

"....uova?"

"....Dimmi che non lo sono....."

"....Sono uova, Astrid."

Il vichingo le guardò meglio.
Erano nere come la notte che ora regnava su Berk, avevano alcune striature colorate, altre avevano delle chiazze di un blu scuro. Alcuni erano già.... schiuse.
Hiccup sfiorò il guscio vuoto, lo sguardo vagò da parte all'altra sino a quando dei versetti attirò la sua attenzione e quella della ragazza.
Si voltarono, i loro occhi si portarono su un punto basso e....

"Oh Dei....."

Sussurrò Astrid che allungò le mani verso uno di quei cuccioli che gli andò vicino annusandola. 
Erano cosi carini!
Ora immaginatevi una Furia Buia da piccola, aggiungetegli un diadema mortale sul capo e una codina con vari spuntoni. Le alucce ripiegate sul dorso snello e un'aria cosi dolce tanto quanto intelligente.
Ecco, questi erano i cuccioli di Tempestosa e Sdentato.
Hiccup li guardò incuriositi. Erano degli ibridi alquanto interessanti, sopratutto perché alcuni avevano la stessa caratteristica del padre. L'apparente mancanza dei denti.
Il giovane ne preso in braccio uno, subito Sdentato emise un verso contrariato. Hiccup rise e gli disse che doveva stare tranquillo e che non gli avrebbe fatto nulla.
Da fuori altri bagliori attiravano l'attenzione del gruppo.
Prima uno.
Poi un'altro.
Poi un'altro ancora.
E infine altri due.
Ma che diamine era?
Dopo pochi minuti Astrid e Hiccup uscirono dalla camerata sorridendo lietamente. i loro occhi erano di una dolcezza infinita, dietro di loro anche Tempestosa e Sdentato sembravano essere colti di un'inspiegata tenerezza.

"Ragazzi...."

"Oh no, che succede?"

"Vorremo...."

"Lo sapevo io!
Quei due hanno avuto dei cuccioli!"

Esordì a gran voce Gambedipesce che guardava emozionato i due si erano scambiati un sospiro. Come aveva fatto indovinare? Forse perché in quel momento una piccola orda di draghetti volarono sopra i capi dei genitori andando ad atterrare addosso ad Hiccup mettendolo a terra. Uno di loro, invece cadde tra le braccia di Astrid a cui diede una piccola leccata sul viso.
Valka ne rimase sorpresa, com'erano teneri e sopratutto piccoli!
Gambedipesce si chinò a terra, uno di quei draghetti si era piombato davanti a lui e ora lo guardava incuriosito.
Fece un piccolo starnuto, subito un mini sfera al plasma venne scagliata sul capo del biondo e alcuni aculei furono schivati da esso che era rimasto pietrificato.
Moccicoso rise divertito nel vedere come l'amico ci stava per rimettere le penne, Bruta e Tufo non tanto visto che erano precipitati immediatamente a guardare quei cuccioli.

"Scusa, ma com'è possibile?
Tempestosa e Sdentato sono diversi, c'è incompatibilità fisica tra loro.
Il concepimento oltre ad essere strano è anche inspiegabile!"

[...........]

"Tufo, stai bene?"

"Oh si certo, sto benissimo!"

"Tufo però ha ragione... Come ha fatto Tempestosa a rimanere incinta di Sdentato?"

"Come fanno tutti i Draghi no?
Questo è un mistero che non riusciremo mai svelare, l'amore è un mistero che nessuno saprà capace di distrigare."

Disse Gambedipesce tirando su quel cucciolo che lo guardava con quei occhioni cosi dolci che fecero sciogliere il vichingone.

"Oh, io chiamerei questa nuova specie..."

"..... Furia Uncinata....."

Esordirono tutti in coro eccetto Tufo che rimase in silenzio.

"E se si chiamasse anche Uncinato Buio?"

"Potrebbe essere una seconda scelta..
Il tutto va nelle mani di Astrid e Hiccup...."

"Uncinato Buio non è male!"

"Anche Furia Uncinata, direi che suona meglio."

Tempestosa diede una musata ad Astrid.
Eh no, a quanto Ucinato Buio non gli piaceva affatto! 
Sdentato invece sembrava apprezzare il nome che gli aveva dato Tufo, tant'è, che stranamente, gli si avvicinò leccandogli il volto.
Tufo rimase spiazzato.
Portò timidamente le mani sul muso del drago, con una sonora risata l'accarezzò rimanendo piacevolmente stupito di quanta dolcezza era.

"Credo che abbiamo in pronto una bella Guerra di nomi eh?!"

"Moccicoso hai ragione...
Da una parte abbiamo lo schieramento "Furia Uncinata" dall'altra invece quella per "L'Ucinato Buio".

"Questa è una bella gatta da pelare."

Sdentato si riavvicinò a Tempestosa, gli passò il muso sotto il suo coccolandola.
Astrid guardò i due con dolcezza, erano davvero bellissimi. Quella era dimostrazione che erano fatti per stare insieme. 
Valka punzecchiò il fianco al figlio che si stava guardando per bene il cucciolo che ogni tanto gli lasciava qualche leccata sul volto del vichingo in compagnia di Sdentato che ogni volta abbondava pur conscio che difetto aveva la sua bava.

"Ah, sei uguale a tuo padre piccolo!"

Esclamò Hiccup volgendo lo sguardo alla madre che gli faceva segno che era ora. Subito il giovane trasalì, tossi delicatamente e tornò ad essere serio
.
"Dobbiamo accendere il falò ragazzi.
La nascita di questi cuccioli va festeggiata come la memoria del nostro caro Capo."

"Le nostre piccole Furie Uncinate."

Sussurrò Astrid che coccolò Tempestosa orgogliosa di lei e di come aveva gestito la situazione.
Ora comprendeva molti comportamenti della sua amica, sopratutto il particolare fastidio che quello stesso giorno aveva provato quando la stava lavando.
Hiccup posò a terra il cucciolo che assieme ai suoi fratelli e alle sue sorelle avevano di nuovo starnutito andando a lanciare alcuni aculei che andarono a conficcarsi nelle imposte di legno dell'abitazione.
Valka e Astrid risero divertite, erano tanto belli quanto pericolosi. 
Hiccup invece si chinò a terra, accarezzò il muso di Sdentato e a sottovoce gli disse che era arrivato il momento tanto atteso. Il drago in risposta gli leccò rovinosamente la faccia andandogli ad alzare quel ciuffo che si eresse in suo capo.
Di nuovo le sue donne scoppiarono a ridere, questa volta guardandolo. Era cosi buffo che impossibile non ridere, tanto che anche gli altri scoppiarono in una divertita risata prima di tornare al Villaggio dove tutti ridevano e scherzava senza sosta.
Hiccup e Astrid erano i primi, dietro di loro Tempestosa e Sdentato con le ali alzate a nascondere quei piccoli che frenetici zompettavano da una parte all'altra lungo il corpo dei genitori.
Dietro alla nidiata di draghi Moccicoso e Bruta, come al solito si tenevano per mano ma... al fianco di Bruta c'era Tufo, che stringeva appositamente la mano della sorella a cui guardava con sconfinato amore.
Si, quella dea era sua sorella. E anche se lui faceva il cretino gli voleva un gran bene. L'unica cosa è che lei non riusciva minimamente a capire e vedere il dolore e la solitudine che Tufo aveva nel suo cuore, cuore che sarebbe vacillato da un momento all'altro.
Gambedipesce era dietro di loro, continuava a guardarsi attorno in cerca della sua bella vichinga. Al suo fianco Muscolone, fedele amica che mai l'avrebbe abbandonato.
Una volta che arrivarono al centro della Piazza, tutti accolsero il nuovo Capo con un allegro e spensierato "Evviva!" che andò a scemarsi con quel fiume di Idromele che veniva passato da mano a mano.

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** La notte dei Desideri. 1° parte ***


Dove si guardavano c'erano vichinghi che impugnavano cosciotti di carne, altri che bevevano, che ballavano o che giocavano. 
Hiccup si avvicinò alla statua del padre, strette in mano quella medesima fiaccola che aveva usato poco prima e tossì un paio di volte ad attirare l'attenzione che fu, giustamente data.

"Popolo di Berk,
siamo qui riuniti per festeggiare il nostro Snogghethon e celebrare il nostro Capo.
Diamo onore a quest'uomo che con coraggio e dedizione ha aiutato tutti noi.
Lui ci ha protetto, ci ha incoraggiato ad essere quel che siamo. Lui è stato un Grande Capo, Un meraviglioso Padre, Un affidabile Amico e un Assoluto Complice. Ma prima di tutto è stato un Padre non solo per me, ma per tutti noi.
Ci ha teso la mano e ci ha condotti alla gloria, cosi come il padre del padre. Ringraziamolo per tutto quel che ha fatto per noi, doniamogli la Glorificazione che merita.
Le Valchirie l'hanno scortato nell'Olimpo degli Dei, Il Valhalla sarà per lui quel che lui è stato per noi.
La nostra dimora emotiva e psicologica..."

"Non esagerare figlio, sono qui dietro te. "

Disse Stoick che posò la mano sulla spalla del figlio che ad occhi chiusi sorrideva dolcemente.

"Non sto esagerando, papà."

Rispose a denti stretti portandosi la mano innanzi alla bocca a celare il labiale.
Valka comprese immediatamente quel che stava accadendo, sopratutto vide quel che accadeva. 

"....Lui è stato per noi un Capo da cuore d'oro.
E questa notte, accederemo questo falò che andrà a riunire i nostri ringraziamenti e i nostri animi sino a condurli da lui."

Esclamò Hiccup che fece segno alla madre di raggiungerlo e affiancarlo.
La donna si avvicinò a lui, adagiò la mano sulla spalla opposta del figlio e con tenerezza gli sorrise.

"Che Stoick L'Immenso ci Sorvegli dal Valhalla e ci sia da Guida, per noi e i figli dei nostri figli.
Grande Gloria a Stoick!"

Esordì a gran voce la donna che diede segno al figlio di lanciare quella fiaccola nel legno ben compattato che esplose in una portentosa fiammata che fu alimentata da altra legna che gli abitanti gettarono nel fuoco andando ad esprimere i loro ringraziamenti a quel meraviglioso uomo che ora aveva adagiato le mani sulle spalle di Valka e Hiccup.
I due si guardarono, gli fu impossibile trattenere le lacrime tant'è che l'uno si strinse nelle braccia dell'altra. Stoick li strinse a se cosi forte che ad entrambi mancò il respiro, ma fu una dolce tortura che con l'amore sopportarono.
Astrid e gli altri si avvicinarono al falò, presero un ciocco di legno e ad occhi chiusi lo gettarono nel fuoco andando a ringraziare l'uomo.

"E' il momento, Hiccup....."

"....Prendi in moglie Astrid, fallo ora."

Dissero Valka e Stoick completando l'uno la frase dell'altra. Si guardarono, un sorriso nacque sulle labbra dei due che tornarono a guardare il figlio che si stava avvicinando ad Astrid.
Un rumore sordo venne dalla parte di Sdentato, il drago per attirare l'attenzione sui due aveva lanciato una Sfera al Plasma andando ad illuminare a giorno il cielo. Subito il silenzio calò su Berk, eccetto per un momento. 
Il fischiettare del motivetto di Hiccup fece sgranare gli occhi ad Astrid che si voltò verso di lui stringendo le mani al petto.
Stava succedendo realmente? Stentò a crederci! 

"I'll swim and sail on savege seas
With ne'er a fear of drowning..."

Disse canticchiando il ragazzo che aveva afferrato le mani della giovane che rossa in volto stentava a lasciarlo finire.

"N-Non scherzare Hiccup!
S-Sei sicuro di voler cantare questa canzone?
R-Ripensaci prima di commettere qualche er-errore!!"

"And gladly ride the waves of life
If you will marry me...
No scorching sun
No freezing cold
Will stop me on my journey....
If you will promise me your heart.
And love..."

Il ragazzo a quelle ultime frasi si bloccò, portò entrambe le mani al petto e le strinse guardando Astrid speranzoso. 
Attese fremente le parole della ragazza, il cuore del giovane vichingo cadde nella più completa disperazione quando la bionda aveva abbassato gli occhi rimanendo il silenzio. No, non poteva essere, lei stava rifiutando di sposarlo? Si senti completamente morto, privo di ogni emozioni. Gli occhi lucidi si portarono sulla madre e sul padre che la stringeva a se, Valka con il capo gli fece segno di guardarla.
Difatti subito una vocina si innalzò in aria portando Hiccup a guardarla estasiato, si, finalmente aveva accettato.
Era stupito, fece un profondo sospiro di sollievo. Era ora!

"And love me for eternity...."

Astrid si allontanò da lui, fece qualche passo verso il falò e subito venne raggiunto da Hiccup che aveva negli occhi lo stesso sguardo speranzoso e felice di quando i genitori l'avevano danzata innanzi a lui.

"....My dearest one my darling dear
Your might words astound me..."

Continuò a cantare la biondina che aveva portato il braccio piegato tra di loro, mentre Hiccup lo incrociò con il suo. Entrambi incominciarono a compiere i primi passi con sotto fondo la voce di Astrid che si faceva sempre più ampia e limpida, colma di gioia e felicità.

"But I've no need of mighty deeds
When I feel your arms around me..."

Hiccup rise, oh era cosi contento che non stentava a crederci!
Strinse le mani alla ragazza fortemente, incrociarono le gambe. La destra con la sua sinsitra e viceversa, ora poteva cantare la canzone che il loro cuore tanto bramava.

"But I would bring you rings of gold...."

Il ragazzo compì ogni medesimo gesto del padre, difatti si inginocchiò a terra facendo volteggiare la sua amata attorno a lui. Era cosi leggiadra, sembrava una farfalla che si stropicciava le ali al sole e spiccava il volo.

" I'd even sing you poetry...."

"Oh, would you?"

Domandò Astrid che strinse le mani al ragazzo che si era alzato subito dopo coinvolgendola in quei nuovi passi che prevedevano che entrambi andassero l'uno nella parte opposta dell'altra incontrandosi solamente per sorridersi gioiosamente.

"And I would keep you from all harm
If you would stay beside me..."

Astrid si allontanò nuovamente da lui, Hiccup si guardava attorno con un'espressione che sembrava quella di un bambino.
Valka e Stoick se lo guardavano con amore, era bello vederlo contento. Il padre agitò la mano a segno che doveva andargli dietro, lui subito eseguì l'ordine.
Si portò dietro di lei, la bionda aveva chiuso gli occhi e mentre lui gli aveva preso le mani; la destra andò nella sinistra e viceversa, la giovane continuava a cantare.

"I have no use for rings of gold
I care not your poetry
I only want your hand to hold..."

"I only want you near me.."

Terminò Hiccup che dopo aver fatto passare la ragazza da una parte all'altra andarono ad emulare un balletto che coinvolgeva il girare attorno, cantando quell'ultima strofa assieme lasciando che la loro felicità venisse fuori con delle frenetiche giravolte.

"To love to kiss to sweetly hold
For the Dancing and the Dreaming
Through all life's sorrows and delights
I'll keep your love inside me
I'll swim and sail on savege seas
With ne'er a fear of drowning
And gladly ride the waves of life
If you will marry me...!"

Conclusero quella frase in una risata generale in cui vide Hiccup afferrare per la vita la bionda alzandola delicatamente da terra. La ragazza strinse le mani sulle spalliere, rise di cuore andando successivamente a stringersi a lui.
Non c'era nient'altro da dire. Una coppia si era formata e, nel fervore della canzone in cui tutti gli abitanti contribuirono a suonare quella base musicale si udì una grande voce che venne percepita da tutti.

"MIO FIGLIO E MIA NUORA!"

Disse Stoick che aveva susseguito quella frase con una grassa risata.
Gli abitanti rimasero sbalorditi, ma la presero nel migliori del modi. Infatti tutti urlarono un "Lode a Stoick!" che fu aggiunto anche da Astrid, Hiccup e Valka medesima.
Si avviò di corsa verso i due, li strinse fortemente a se lasciandogli un bacio sulla guancia dalla contentezza.
Quel momento di gioia generale fu spezzato da un rombo che fece saltare i presenti.

"Un Drago Selvatico sta attaccando il Villaggio!"

Esclamò uno dei presenti che corse immediatamente a prendere il suo drago. Gesto che fu eseguito dal resto del Villaggio. 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** La notte dei Desideri. 2° parte ***


Grandioso, il piano di Moccicoso stava andando in porto sopratutto quando vide stormi e stormi di Draghi innalzarsi in cielo.
E si, perché quella sera, tutti i draghi trovarono almeno un Occasionale Cavaliere che li avrebbe condotti in quella nuova dichiarazione.
Ma Moccicoso dov'era?
Semplice, quel "Drago Selvatico" era proprio Zannacurva che con un paio di accorgimenti fece sembrare quel semplice volo come un attacco da chissà quale drago bestiale che puntava alla rovina di tutto.
Hiccup e Astrid salirono su Saltanuvole assieme a Valka, era meglio lasciare Tempestosa e Sdentato con i loro cuccioli.
Entrambi guardarono a malincuore i Cavalieri, avrebbero voluto essergli d'aiuto ma l'istinto sia materno che paterno li spingevano a rimanere li a terra, a raccogliere in ogni frangente possibile quei draghetti che erano scappati via per il frastuono commesso dal rompo. 

Il lavoro di Zannacurva era finito, subito raggiunse i presenti indicandogli il punto in cui l'aveva visto scendere.
Punto che, guarda caso, tutti si fiondarono a guardare rimanendo sbalorditi da quel che videro.
Bruta e Tufo raggiunsero il gruppo poco, Saltanuvole era arrivato in poche falcate sul posto e i presenti su di lui si lasciarono scappare un "ooh" di dolcezza.

"Che dolce Moccicoso!"

"Vero, non mi sarei attesa un gesto cosi tenero da parte sua!"

"Stupisce parecchio anche me!"

Esclamarono Astrid, Hiccup e Valka che quando arrivarono Bruta e Tufo gli fece segno silenzioso  di guardare.
La vichinga dalle lunghe trecce posò le mani sul capo del drago sporgendosi in avanti, non curante che se perdeva l'equilibrio l'attendeva un bagno bello ghiacciato.
Quel che vide la lasciò stupefatta, tant'è che il respiro gli si spezzò e le lacrime gli pervasero gli occhi facendoli bruciare. 
Chiuse gli occhi.
Li strizzò.
Li riaprì di nuovo e guardò.
Li richiuse ancora una volta e fissò la scritta nella neve. 
Più li chiudeva e più quel gesto la sembrò il più bello del mondo, neanche la frenetica e romantica danza fatta da Hiccup e Astrid riusciva a superare quella tenerezza fatta dal compagno.
L'intero Villaggio, ormai in volo, attendeva risposta della bionda che veniva fissata da tutti.
Moccicoso compreso.
Il suo cuore batteva all'impazzata, le mani tremavano persino! Quell'attesa gli sembrò un incubo vero e proprio. 
Lo sguardo di Moccicoso era limpito, speranzoso e bramoso di risposta. 
Risposta che si fece attendere per secondi interi che per lui sembrarono un'eternità che durava anche nell'aldilà.
Bruta fece un profondo respiro. Si rimise seduta sul drago e a gran voce, degno suo rispose.

"IO LO VOGLIO!
LO VOGLIO ORA E SEMPRE LO VORRO'! CONTINUERO' A DESIDERARLO ANCHE NELL'ALDILA'!"

Disse in un allegro urlo la bionda che suscitò urli e strepitii da tutti l'abitanti contenti che si sarebbe tenuto non uno, ma ben due matrimoni!
Moccicoso si avvicinò a lei, Zannacurva si affiancò alla sua testa e lui ebbe modo di baciare dolcemente la sua amorosa. 
Tufo guardò la scena con un sorriso. 
Si senti una forte morsa al cuore, non sapeva che cos'era ma sapeva solamente che faceva male.
Cosi male che si portò la mano in corrispondenza di esso e la strinse fortemente. Scosse il capo. no, doveva reprimere come aveva sempre fatto quel dolore, doveva farlo non per lui; ma per la sorella che ora era contenta. 
Hiccup e Astrid se ne accorsero, rimasero a guardarlo in silenzio. Era strano vedere Tufo comportarsi cosi, sopratutto avere quell'espressione sofferta negli occhi. Non era da lui.

"Tufo è strano, non trovi Hicc?"

Chiese la bionda durante il tragitto di ritorno. 
Lo sguardo della ragazza era sempre puntato sul vichingo dai lunghi rasta, ancora non riusciva a capire perché aveva quell'aria cosi triste e abbattuta.

"Lo trovo strano anch'io, non è il solito Tufo di sempre."

"Perché non provate a parlargli? Magari ha solamente bisogno di confidarsi con qualcuno.
I cuori più pazzi sono quelli più soli e tristi."

Disse Valka che una volta atterrati al centro del Villaggio, dove tutti tornarono a festeggiare, portò i due nella Sala Grande per parlargli.

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** I Destinati 1° parte ***


In silenzio i due annuirono, gli avrebbero di certo parlato. Non potevano vedere un loro amico stare cosi male.
Il portone si aprì e subito dopo si richiuse con un rumore sordo e cupo. 
Il gruppo si diresse verso le panchine sedendovici sopra. Astrid e Hiccup erano curiosi di sapere che gli doveva dire la madre.

"Ragazzi c'è una cosa che dovremo dirvi."

"Cosa mamma? E' preoccupante?"

"No Hiccup, è qualcosa di bello invece."

"Oh meno male, di cose preoccupanti ne abbiamo avute ad abbastanza. E poi "dovremo"?"

"Si, dovremo. 
Io e Stoick."

"Valka, mi duole rimembrarlo ma lui non c'è più."

"Lo dici tu Astrid, lui è sempre con noi."

"Stoick è qui con noi, lo è sempre stato."

"................."

"Valka stai sconvolgendo mia nuora."

Astrid si guardò attorno.
Quella voce era di Stoick, era del suo capo. Gli occhi si erano sgranati, l'azzurro intenso era divenuto di un'affascinante cristallino.
Subito la bionda si alzò andando a guardarsi attorno. Com'era possibile.
Dopo vari giri per la Sala Grande, la ragazza si lasciò cadere sulla panca portandosi le mani alla testa.

"Oh no, non può essere."

"Può essere eccome, Astrid."

"No, tu non sei reale!
Tu sei morto! I morti non parlano, insomma è irreale!"

"Milady, tranquilla!"

"No, No... Non può essere!
Troppo Idromele, troppa Burrobirra.... devo essere eccessivamente stanca. Non posso sentire le voci, non ora, non adesso. Insomma, è impossibile! Non esiste nulla di tutto ciò! Ah no, io me ne ritorno a casa a riposarmi! Non può essere, totalmente surreale..."

Disse incredula la biondina che si di nuovo alzata e si stava dirigendo a gran passi verso il portone, ma fu bloccata per le spalle da Stoick che la tirò su e la riportò al suo posto mettendola a sedere con quel suo fare rude.
Astrid sgranò ulteriormente gli occhi, rimase totalmente immobile. Gli occhi erano cosi sgranati che le pupille sembravano annegare in quell'azzurro oceanico che si espandeva a vista d'occhio.
Una volta che toccò la pelliccia della panca, le mani si saldarono ad esse. 

"E ora rimani qui, Astrid."

".......
Non può essere. E' inesistente tutto ciò. Devo essere ubriaca. Svenuta. Magari sto impazzendo. Si, questa è l'unica scusante plausibile."

Hiccup posò la mano sulla spalla della ragazza, la strinse delicatamente e gli andò a porgere un dolce sorriso che rilassò in parte la bionda che aveva riportato lo sguardo su Valka.

"Conoscete le tradizioni vero?
Tutte Tutte?"

"Ehm... si." risposero i due.

"Tempo fa, due famiglie di Berk decisero di creare un legame indissolubile tra di essi che sarebbe andato avanti negli anni degli anni...."

"Valka..."

"Che c'è?"

"Sii sintetica."

Astrid strinse gli occhi. Li strizzò e subito dopo li chiuse riaprendoli immediatamente. Ora lo vedeva anche lei. Difatti alzò la mano indicando in sua direzione totalmente sconvolta, la stessa mano tremò.

"Io lo... lo.... lo... "

"Vedo?"

"Veeeeeeeeeedo! E' impossibile, aiuto! Sto avendo le visioni!"

Urlò Astid prima di stringersi le mani sul capo scuotendolo.
No, non poteva succedere! Quella era cosa che non poteva accadere, era totalmente innaturale come cosa!

"Astrid calma! E' tutto apposto!"

"Voi lo vedete? E' li! Dietro a Valka!
Grosso, Enorme, Imponente, Forte..... Non mi sento tanto bene.... mi sento svenire-"

Sussurrò la ragazza che balbettando si lasciò cadere il capo sul bancone borbottando.

"Ecco, è sconvolta."

"Oh su! Ce la farà a superare questa cosa!"

Astrid alzò il capo, si stropicciò gli occhi e tornò a socchiuderli sino a ridurli a due fessure.
Fece un profondo respiro, le mani si portarono di nuovo sulla panca ad afferrarla. Aveva letteralmente paura ora.

"Ok, ora passa.
Deve esserci una spiegazione plausibile a quest'avvenimento cosi strano."

"Calma Astrid.
Ora sentiamo che vogliono dirci, poi risolviamo il tuo dilemma."

"Bene.
Queste due famiglie sono gli Haddock e gli Hofferson.
Io e Stoick, assieme ad Hoffer e Brunilde abbiamo deciso una cosa."

"............. Mamma............."

"Che c'è?
Mi lasci finire per cortesia?
Allora, riprendiamo il discorso.
Quando eravate molto piccoli, appena nati; io e Brunilde passavamo molto tempo assieme e vi mettevamo nella stessa culla. Oh, eravate cosi carini.. Ricordi Stoick?"

"Oh se ricordo!
Hiccup tendeva sempre a tirargli la tutina dalla parte della manica mentre Astrid stritolargli la mano."

Astrid si voltò verso Hiccup e gli tirò un pugno sulla spalla.

"Ahio, che ho fatto adesso?"

"E' un arretrato sul fatto che mi tiravi la tutina!"

"Ma-"

"Oh basta voi due!
Riprendiamo.
Le nostre tribù sono le più importanti del Villaggio e come ogni buona tradizione che vuole...."

"Mamma!"

"Aspettate!"

"Prendo io la parola, moglie mia.
Gli Hofferson e i Haddock sono da sempre stati molto amici e legati.
Siamo delle famiglie rigorose alle tradizioni e ci teniamo a rispettarle. Cosi, quando voi due siete nati; noi e i genitori di Astrid, vedendo che bene o male, anche nelle piccole dispute per le attenzioni, vi trovavate bene insieme abbiamo preso una decisione per sancire questo legame che sarebbe durato in eterno."

"....... E quale sarebbe questa decisione, scusate?"

"Hiccup non ci sei arrivato, vero?"

"Ehm, no."

"...... Lo sapevo che eri incapace con queste cose, te l'ho detto no?"

"Grazie Astrid.
Grazie infinitamente."

"Lasciate parlare Stoick, per favore!"

"Cosi abbiamo stretto non solo un'alleanza ma anche sancito che al raggiungimento dei 21 anni..."

"Non erano 18?"

"Scusa Valka, ma io e Hoffer abbiamo deciso che era meglio optare per i 21; cosi avevano tempo sufficiente per capire."

"Oh, cap--- Ehy!
Come vi siete permessi di stabilire l'età senza il consenso mio e di Brunilde?
Stasera ne riparleremo, CARO."

Disse alterata la donna che strinse le mani a pugno digrignando i denti in corrispondenza del marito che aveva appena scosso il capo. Che ci poteva fare, lui l'amava cosi.
Astrid tremò alla sola idea, tremolio che fece allertare Hiccup che la tirò a se sino a metterla al suo fianco e stringerla; andando a coprirla con la pelliccia.

"Quindi io e....."

"Con il raggiungimento dei 21 anni avevamo stipulato, con immenso desiderio unitario, un Matrimonio Combinato tra te e Astrid."

Concluse Stoick che si sedette alla panca che era stata spostata per permettergli il gesto.
Astrid sbiancò, si sentì quasi per svenire ma fortunatamente al suo fianco c'era Hiccup che la sorreggeva.

"Quindi uno dei tuoi desideri, papà, era quello di vedere me e Astrid sposati?"

"Esatto figlio mio."

"Non mi sento tanto bene...."

"Cara tutto apposto?
Non è poi una notizia cosi sconvolgente!"

Disse Valka che guardò con un sereno sorriso sul volto.

"Non è una notizia cosi sconvolgente?
Non è una notizia cosi sconvolgente?
NON. E'. UNA. NOTIZIA. COSI. SCONVOLGENTE?
MA VI RENDETE CONTO CHE AVETE FATTO? SE IO E HICCUP NON CI INNAMORAVAMO ERAVAMO COSTRETTI INGIUSTAMENTE A SPOSARCI! E AVREMO LITIGATO IL PIU' DELLE VOLTE ANDANDO A CREARE UNO SQUALLIDO MATRIMONIO COMBINATO!"

"Astrid, siediti per cortesia."

"Siediti? Siediti? SIEDITI?
HICCUP MA LI SENTI? SE IO E TE NON AVEVAMO QUESTO RAPPORTO CI DOVEVAMO SPOSARE SENZA AMORE!
SENZA AMORE, TI RENDI CONTO?"

"Astrid calmati e siediti."

"La tradizione vuole che da gli sposi ci si aspettava che riuscissero a creare un rapporto forte e sicuro dopo le nozze, lavorandoci giorno dopo giorno con il sudore della fronte e la fatica costante.
Generalmente non viene nemmeno l’approvazione dello sposo. La legge non richiede l'approvazione della sposa, essendo lei rappresentata nei negoziati prematrimoniali dal suo fastnandi, che si preoccupava di curare i suoi interessi."

"Stoick, non mi rifili la storiella. La conosco benissimo visto che l'ho studiata da due anni a questa parte e il ruolo che ricopro non mi piace affatto!"

Disse seriamente Astrid lasciando totalmente all'oscuro Hiccup che si guardava la madre interrogativo.

"Potrei sapere anch'io? Scusate se esisto!"

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** I Destinati 2° parte ***


"Il libro dice che una volta concordato il matrimonio attraverso una stretta di mano alla presenza di vari testimoni, occorreva determinare il bruðkaup, ossia il prezzo della sposa.
Questo consisteva di tre parti: allo sposo spettavano il mundr ed il morgengifu, alla famiglia della sposa l’heiman fylgia.
Il mundr era il prezzo vero e proprio della sposa, almeno a quanto attestano le fonti.
Era un pagamento al padre della sposa per il controllo del mundium, che in latino stava ad indicare il diritto alla protezione ed alla tutela legale che spettava al genitore sino alle nozze della figlia. In teoria doveva equivalere il valore della dote (heiman fylgia) della sposa.
Questo pagamento minimo era necessario nella società vichinga a dimostrare che l’uomo era in grado di provvedere al sostentamento della moglie e dei futuri figli in seno alla coppia, ed inoltre costituiva una sorta di ricompensa per la famiglia che si trovava a perdere parte della sua forza-lavoro.
Il mundr andava pagato il giorno delle nozze, ma di solito l’arrha (parte di esso) era consegnato durante le trattative come garanzia.
Durante i negoziati andava stabilita anche l’entità della seconda somma da pagare: il morgen-gifu, o "dono del mattino".
Questo “dono” andava consegnato alla sposa in relazione alla disponibilità sessuale dimostrata al marito durante la notte o alla sua verginità, nel caso di una fanciulla. Andava da un minimo di 1/3, alla metà, sino all'intero valore della sua dote.
C'è da ricordare soprattutto che la gravidanza era il rischio maggiore che una donna potesse ritrovarsi a fronteggiare nella sua vita.
Di solito il morgen-gifu era formato da abiti, gioielli, mobilio, bestiame, schiavi, ma molto spesso anche di terre e proprietà varie.
L’ultimo dono legato alle nozze era l’heiman fylgia, una vera e propria buonuscita dal seno della famiglia paterna (letteralmente "accompagnamento fuori di casa")
Questa dote rappresentava la porzione di eredità che spettava alla ragazza: era il marito ad amministrarla, ma non poteva in alcun modo sperperarla, né utilizzarla per ripagare i propri debiti; nel caso in cui il marito si fosse trovato nei guai con la giustizia ed i suoi beni fossero stati confiscati, la dote rimaneva legalmente della moglie.
Costituiva la base del sostentamento per la donna ed i figli nati all'interno del matrimonio qualora fosse rimasta vedova e le veniva restituita per intero in caso di divorzio.
Come vede so quel maledetto libro da cima a fondo!"

Recitò la biondina sotto lo sguardo stupito dei presenti che la guardarono come se fosse un'aliena.
Astrid si era leggermente alterata. Sperava vivamente che la scelta di sposarsi toccava prettamente a loro e non ai genitori. Incrociò le braccia al petto, lo sguardo serio era accompagnato dagli occhi chiusi e le labbra serrate.

"Mi spiegate per cortesia?
Insomma, ho capito tutto quanto. Ma cos'è questa storia?
E-E-E-Ero co-convinto che la sc-scelta di sposarci to-toccasse solamente a noi!"

"E continuo anche a dire che c' era un’ottima ragione per quest’insistenza sulla castità femminile: una fanciulla non sposata costituiva un oggetto di scambio per mezzo del suo prezzo da sposa, nonché l’aggancio per interessanti alleanze.
Inoltre il matrimonio combinato era un modo efficace di contenere la nascita di figli illegittimi, che potevano rappresentare un vero e proprio attentato alle finanze della famiglia della donna.
Le schiave e le concubine erano piuttosto comuni e soprattutto era molto vantaggioso per una concubina di rango inferiore intrattenere rapporti con un uomo di condizione sociale più elevata.
E tu Hiccup, fa che hai una concubina e ti ammazzo, hai capito? E non scherzo! Ti faccio pentire di ogni sbaglio commesso anche se non ne hai commessi!
Per concludere vorrei dire che comunque la donna era una merce di scambio per instaurare o rafforzare alleanze fra più famiglie, e spesso fungevano da vere e proprie "promesse di pace", doni di riconciliazione.
Questo ruolo di noi donne era quello di "portatrici di pace", che attraverso la procreazione intrecciavano insieme il sangue delle due tribù.
Io posso essere la Portatrice di qualunque promessa o di qualsiasi pace, ma questa deve essere una scelta mia! Sola ed esclusivamente mia!"

Disse ad alta voce la ragazza che si era alzata battendo le mani sul tavolo con tale violenza che i boccali vuoti caddero.
Hiccup era alquanto spaventato dalla reazione della ragazza. Invece di essere contenta che erano destinati a stare insieme rivendicava la sua Libertà di scelta.
Questo suo lato gli piaceva molto, ma al contempo lo impauriva.

"Capisco il tuo punto di vista, Astrid. 
Ma analizza i fatti con calma e serenità."

Disse serafico Stoick che ora fissava serio la bionda che era tornata a sedersi fissando malamente sia l'uomo che la donna.
Come si erano permessi di manovrare le loro vite e condurli in scelte fatte da solo convinti di una futura serenità?

"Io capisco tutto quello che volete, anch'io sono dedita alle Tradizioni come potete ben vedere da quel che porto in capo; ma non mi prenderei mai la libertà di decidere per la vita altrui."

"Volevo vedere mio figlio felice. E lui lo era quando era al tuo fianco, Astrid.
Ancora ricordo quando ti nominavamo. I suoi occhioni verdi si illuminavano e subito iniziava a cercarti con le manine."

"Si, perché ogni volta che Brunilde e Hoffer venivano a casa; avevamo un piccolo rito.
Vi mettevamo l'uno davanti all'altra e sino a quando non ci stringevate le manine e vi stropicciavate il naso l'uno contro l'altra non vi lasciavamo insieme.
E ridevate, ridavate cosi tanto quando succedeva.
Eravate cosi belli che eravamo certi del vostro futuro, anche Gothi aveva predetto che sareste divenuti coniugi."

"Lo abbiamo fatto sia per tradizione per voi. 
Abbiamo visto la vostra felicità negli occhi, avevano potuto avere la constatazione che voi due vi completavate e che quando eravate insieme il vostro carattere cambiava notevolmente. 
Astrid, tu con Hiccup eri meno violenta, sopratutto quando dovevate mangiare. Hiccup, tu tendevi sempre a gettare addosso ad Astrid la copertina o addormentarti al suo fianco mettendogli il braccio sul pancino.
Voi due siete nati per stare insieme e tuoi genitori, Astrid, assieme a noi, avevamo visto quant'era vera la predizione di Gothi cosi abbiamo creato questo Matrimonio Combinato."

Astrid sospirò. 
Non c'era nulla da fare, niente da dire e nulla da ribattere. 

"Io non ricordo nulla di quand'ero piccola, la mia infanzia è stata deturpata dalle costanti Guerre ma una cosa che so è che con o senza Matrimonio Combinato, io Hiccup l'avrei sposato lo stesso. Anche usando la forza l'avrei fatto.
So quanto teniate a Hiccup, so quanto desiderate la sua felicità, ma avete pensato a quel che voleva lui? A quel che desideravo anch'io?
Certo, la considerazione di una donna era come aria al vento; ma voi non siete mai stati menefreghisti delle volontà altrui.
Ora mettete l'ipotesi che io e Hiccup non eravamo fidanzati. Cosa sarebbe successo se ci fossimo sposati senza alcun sentimento?
Avremo divorziato e questa cosa infanga sia il nome degli Hofferson, che è stato macchiato a suo tempo e l'ho ritirato a lucido, sia il vostro.
Io credo che il Matrimonio sia una scelta delle persone, non deve essere imposto a nessuno. Anche perché è proprio la mancanza d'amore in un rapporto che porta il divorzio e la costante guerra tra Tribù.
Vero, tutti noi facciamo parte della Tribù degli Hairy Hooligans, ma due famiglie in guerra tra di loro per un matrimonio andato a male avrebbe rischiato di mettere guerra in tutto il Villaggio."

Disse diplomaticamente Astrid che guardava speranzosa i due coniugi nella speranza d'essere capita ma sopratutto rispettata per i suoi punti di vista.

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** I Destinati 3° parte ***


L'argomentazione tenuta dalla bionda fece riflettere molto i due che si scambiarono un'occhiata complice annuendo. Si, avevano deciso; almeno per loro.

"Per noi, il contratto del Matrimonio Combinato è annullato.
Astrid, se i tuoi genitori e tuo zio ti avrebbero sentito sarebbero andati fieri della donna che sei.
Sono orgoglioso che tu sia mia nuora."

Disse Stoick che andò a posare una mano sul capo della bionda che aveva rabbrividito a quella ventata gelida che aveva portato il gesto dell'uomo.
Hiccup era stato in silenzio tutto il tempo, cosi come Valka che valutava l'effettiva validità che il patto fatto con i genitori della ragazza fosse esatto.
Ebbe quel che voleva. 
Una donna che aveva coraggio da vendere per battersi per i suoi ideali e difendere le sue opinioni. Lei era la donna perfetta per Hiccup.

"No.
Il contratto è ancora valido."

Disse all'improvviso Astrid che fece sgranare lo sguardo ad Hiccup, incredulo da quel che stava accadendo.

"Vero, l'idea che avrei dovuto sposare Hiccup pur non trovando alcun sentimento per lui mi disturbava alquanto ma vedendo l'effettiva verità dei fatti, beh, posso solo che accettarlo.
Io e Hiccup siamo destinati a stare insieme e non potrei che esserne felice, lui per me è la persona più importante della mia vita e pur conscia che a suo tempo non mi piaceva, anzi, l'odiavo proprio...."

"Chissà perché l'avevo notato, mah, come mai chissà."

"Poca ironia Haddock, ricordati la minaccia delle concubine. E ricordati anche se lo fai, ci rimetti di mascolinità.
Patti chiari e Matrimonio Lungo, compreso castano?"

Hiccup deglutì a forza.
Non l'avrebbe mai tradita, l'amava troppo per farlo ma quella minaccia fece trasalire il ragazzo che si andò subito a premurare di comportarsi in maniera più che adeguata.

"Credo che sarò la donna di casa mente fuori da casa il Capo."

"I ruoli sono quelli che sono.
Io sono la donna e tu sei l'uomo. Comportarti da tale, in tutti gli ambiti e siamo a cavallo.
Sarò la moglie perfetta e altrettanto madre, ma non trascurerò il mio compito da Trainer per dei marmocchietti spala pupù a tradimento; intesi voi tre?"

Disse facendo scorrere l'indice sui tre che annuirono. Capi compresi.
Quella ragazza aveva letteralmente un carattere di ferro! Carattere che non dispiaceva ne a Stoick ne a Valka.

"E comunque....
Tutto sommato non mi dispiaceva l'idea del Matrimonio Combinato.
Avrei potuto massacrare Hiccup senza alcun problema."

"Ma quello lo facevi anche senza Matrimonio!"

"Immaginati con.
Avresti ricevuto non il doppio, ma il triplo della dose!"

"Oh dèi, questo si che sarebbe stato un problema."

"Quindi tutto sommato non abbiamo fatto male a organizzare questa cosa?"

Domandò ancora dubbiosa Valka che si era persa a metà del discorso. Era abbastanza intelligente, ma per studiare le parole da lei dette e come le diceva aveva totalmente smarrito se quella era un'accettazione o meno.
Stoick adagiò la mano sulla spalla della donna che alzò il capo guardandolo senza dire nulla, subito Hiccup e Astrid gli risposero. Insieme.

"Si, avete fatto bene.
Avremo imparato ad amarci come abbiamo fatto, e poi. Se lo sapevamo prima, ci saremo innamorati prima; no?"

I due fidanzati si guardarono per un'attimo.
Subito le loro fronti si avvicinarono l'una sull'altra andando a ridere divertiti. Si, tutto sommato era una cosa giusta quel Matrimonio.
Come in passato anche in futuro, Hofferson e Haddock sarebbero stati l'uno per l'altro.

"Allora Astrid, hai superato lo shock di vedermi e sentirmi?"

Chiese un divertito Stoick che rideva.

"Beh, diciamo che sono ancora frastornata ma... questa cosa mi fa piacere."

"A proposito...."

"Cosa figlio mio?"

"Mamma mi ha detto che hai degli altri desideri, quali sono?"

"Vedere crescere i vostri figli. Perché voi darete degli eredi, intesi?"

Alla sola idea i due lasciarono che il volto scoppiasse in un fuoco ben visibile, lentamente si guardarono e stentarono a parlare andando solamente a balbettare.

"Vedervi felici, Trascorrere tutta la mia vita con voi e spegnere serenamente con mia moglie..."

Disse quell'ultima frase con un velo di tristezza andando a stringere la mano alla moglie che ricambiò la stretta guardandolo con dolcezza.

"Solo quando mi sarò ricongiunto con Val, troverò pace e potremo tornare nuovamente qui come coppia...."

Concluse l'uomo che aveva riportato lo sguardo verso Hiccup e Astrid che ancora balbettavano increduli a quella lista di desideri che aveva elencato Stoick.

"Ragazzi, riprendetevi!
Manca ancora del tempo per il matrimonio."

"No.
Astrid..."

Disse Hiccup riprendendo riconoscenza da quello stato semi comatoso.
Si voltò verso Astrid, gli prese la mano e la portò sul cuore; stringendola.

"....
Domani vuoi sposarmi?"

"Do-Doma...
Certo che voglio! Possiamo anche sposarci ora per me!"

Esordì felice la bionda che piombò sul castano facendolo cadere a terra andando a sbattere su di lui.
Ma che importava, ora sarebbero divenuti marito e moglie e avrebbero vissuto per sempre felici e contenti.

"Ohoh, Astrid sei impaziente eh!"

"Molto!
Amo davvero molto suo figlio e se fosse per me l'avrei sposato almeno due ore fa se non prima!
Ma... la tradizione vuole Venerdì e, essendo domani Venerdì; sopporterò ancora questa notte da nubile e attenderò domani per sposare Hiccup."

Se nella Sala Grande tutto era rose e fiori andando a terminare nei migliori dei modi; fuori troviamo un Gambedipesce che ingaggia una nuova ricerca.

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** A.A.A cercasi disperatamente migliore amica ***


Ricerca sulla misteriosa ragazza? No, su Muscolone che era totalmente scomparsa dal nulla.
Attimo primo era al suo fianco a mangiare beata alcuni massi e un attimo dopo, il tempo di voltarsi e prendere dell'Idromele e lei non c'era più.
Non sapeva più dove cercare, aveva girato mezza Berk andando ad imbattersi nelle peggiori delle situazioni a partire dagli ubriachi che vomitavano da un parte, ad altri ubriachi che si davano alla pazza gioia in un momento intimo, sino ad altri ancora che parlavano con dei carrettini o dei pali.
Compì un bel tratto di strada di corsa, il fiatone era cosi forte che nella sorda foresta in cui si era addentrato riecheggiava come il sonno pesante di un drago.
Si bloccò poco dopo, nella sua mente riecheggiava solo quei suoi sussurrati "Pensa Gambedipesce, Pensa. E' la cosa che ti riesce meglio forza, ce la puoi fare". Il suo cuore era un continuo battere come l'ancestrale suono di un tamburo che richiama i spiriti della foresta, continuava ad elaborare le peggio cose, le peggio situazioni, sopratutto i costanti pericoli che la sua piccola gioia stava correndo tutta da sola. 
Si sapeva difendere bene, questo lui lo sapeva perfettamente, d'altronde l'aveva aiutata lui stesso ad aumentare la sua autodifesa, ma era pur sempre giovane; curiosa e una drago. Femmina per giunta. Nel suo periodo di cova.
Gambedipesce fece dei grandi respiri, doveva riuscire a mantenere la calma e risolvere tutto quanto e al più presto.
Non riusciva a concepire l'idea che la sua adorata Muscolone era in balia di chissà quale drago impazzito che poteva ferirla, lei era sua. Lui la doveva proteggere a costo della vita, perché un Cavaliere che ama realmente il suo Drago farebbe questo e altro.
Correva.
Correva sempre di più.
Si era fatto il giro di tutta la foresta ed era tornato al punto di partenza, nulla.
Aveva chiesto in giro, nessuno l'aveva vista.
Aveva battuto a terra ogni minimo frangente di quella terra nella speranza di trovarla.
Non appena vide Hiccup, Astrid e Valka uscire dalla Sala Comune gli si avventò addosso.
Afferrò per le braccia Hiccup e lo scosse respirando affannato.
Subito il castano tirò indietro il capo, in quel momento il biondo era letteralmente pauroso.

"C-Che succede Gambedipesce?"

"Lei. Ora. Non. Insomma. Poi."

"Gambe respira, riprendi fiato e raccontaci che succede."

Il biondo tolse le mani dalle spalle del ragazzo, fece un profondo respiro e si schiarì la mente fissando con occhi sgranati i presenti che si preoccuparono notevolmente.

"Muscolone."

"Si?"

"E' scomparsa!
Stavamo mangiando tranquillamente, mi volto per prendere da bere e lei non c'era più!
L'ho cercata ovunque, ho battuto a raso tutta la foresta e il Villaggio nulla!"

Hiccup guardò la bionda, ora si che era realmente e davvero molto preoccupato.
Muscolone era il tipo di Drago territoriale, non si sarebbe mai allontanata da Gambedipesce e dalla sua tana.
Astrid portò le mani sulle spalle del ragazzo che portò lo sguardo verso di lui.
Nei suoi occhi era visibile quanta preoccupazione e paura stesse provando in quel preciso momento in cui i loro sguardi si incrociarono andandosi a mischiare in un serio sentimento di comprensione e reciproca preoccupazione.

"Stai tranquillo, andremo a cercarla."

"La trovereno non è vero?
Non riesco a pensare che sia li fuori, sola, spaesata, impaurita e in balia di chissà quale pazzo scatenato che le farebbe del male!"

"Gambedipesce, stai tranquillo.
Partiremo tutti quanti con Saltanuvole alla ricerca della tua amica, te lo prometto."

Disse dolcemente Valka che lasciò sul suo volto un dolce sorriso che andò parzialmente a rassenerare il vichingo che annuì lentamente.
Se non l'avessero trovata, sulle spalle del povero Gambedipesce, sarebbe crollato il mondo intero.
Avrebbe rinunciato a tutto quanto pur di stare al suo fianco, stringerla a se e poterla coccolare. 
Non riusciva a concepire un'idea di un lui senza di lei. Senza lei che era un'amica fidata e la sua fonte di gioia più vera e sincera.
Subito i quattro scesero di corsa le scale, inutile chiamare i gemelli e Moccicoso. 
Quei tre, no quei due erano cosi tanto presi l'uno dell'altra che non si erano minimamente accorti dell'assenza di Tufo.
Gambedipesce invece si. 
In quel momento l'aveva notato e si era bloccato.

"Gambe andiamo!"

"E se....
Muscolone non c'è. Tufo neanche. Non è che lui ha preso lei?
Oh nonnonono, anche peggio come cosa!
La mia piccola in mano a quel pazzo sciroccato di Tufo!"

Disse tutto quanto agitato il ragazzo che afferrò nuovamente le spalle di Hiccup scuotendolo. Sembrava che ce l'avesse avuta particolarmente e unicamente con lui, tant'è che ogni volta scuoteva sempre quel povero ragazzo che quasi quasi a tutto quel momento veniva da rimettere.
Astrid lo fermò, lo tranquillizzò e lo scortò da Valka che era già sull'affascinante e imponente Tagliatempeste.
La donna sembrava quasi comunicare con lui, nello stesso modo in cui loro comunicavano i loro compagni.

"Saltanuvole dice di aver visto un Gronkio andare verso il burrone, ma dalla fisionomia non si direbbe lei ma un maschio."

"Davve--
Oh... dovevo attendermelo, non tutto si risolve in un batter d'occhio..."

"O in una strapazzata di Hiccup"

Disse con tono ironico Astrid che tentava di spezzare l'atmosfera cosi tirata che si era formata.
Inutile dire la ragazza non riuscì nel suo intento, o almeno ci riuscì ma a metà.
Gambedipesce aveva letteralmente sperato in una buona notizia, nel suo piccolo e prezioso Miracolo dello Snogghethon ma non appena la donna aggiunse l'ultima frase, la sua speranza era andata a spezzarsi come il guscio di un uovo che cadeva da un'altezza eccessiva.

"Io direi di andare a controllare!
Dove c'è un Gronkio maschio ce n'è una femmina, sopratutto ora che sono fertili!"

"Gambe ha ragione. 
Dovremo controllare, magari troviamo Muscolone con quell'altro Gronkio."

"Allora andiamo!
Saltanuvole portaci dove hai visto quel Gronkio."

Disse determinata Valka che fece cenno ai ragazzi di salire sul drago. Una volta che  tutti quanti erano in sella presero volo e si avviarono nel punto d'avvistamento.
Il biondo ancora sperava, ancora desiderava che il drago si fosse sbagliato e che quella era la sua adorata Muscolone. Doveva essere per forza lei, non c'era altre spiegazioni.
Eccetto una....

"Gambedipesce, mi avevi detto che c'era una ragazza qui a Berk che aveva un Gronkio maschio ed era seguita da un Incubo Orrendo e un Uncinato Mortale, giusto?"

"Ehm, si Hiccup."

"Non è che Muscolone è con quel Gronkio?
Sai com'è? Le dinamiche di quel periodo..."

"Non credo.
Quando l'ha visto oltre ad esserne attratta ne era anche imbarazzata e questo si vedeva di come aveva retrocesso di un passo andandosi a nascondere dietro di me."

"Mh.
Io non l'escluderei, sai?"

"I draghi hanno un modo diverso dal nostro per elaborare i loro partner di concepimento. Muscolone è come te, timida e impacciata. Molto probabilmente quel suo comportamento ritroso era un modo per attirare la sua attenzione e dargli un silenzioso appuntamento a luci... soffuse, ecco."

Gambedipesce sospirò ammettendo che tutto sommato poteva essere vero, in quel momento tutto quanto poteva essere e niente doveva essere escluso.
Intanto le loro ricerche continuano senza sosta, di certo la piccola era già tornata al Villaggio senza neanche farsi vedere. O molto semplicemente si era addormentata da qualche parte e  la neve l'aveva letteralmente sommersa facendo si che scomparisse nel nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Tufo è qualcuno..... ***


A Berk invece ci fu un'altra situazione che mise in allarme Bruta.
Difatti più cercava il fratello e meno lo trovava e persino Moccicoso, per amor della bionda si era messo a cercarlo.
I due si spartirono le zone, lei avrebbe battuto a suolo casa sua e le zone circostanti mentre lui le zone che erano colme di persone.
Bruta corse immediatamente nella sua abitazione, si guardava attorno e andava a cercare ovunque. 
Cercava persino nei cumuli di neve che si erano formati attorno le abitazioni, si sapeva, lui era un tipo particolare e quel che sembrava banale per il biondo era sempre un nuovo uso o divertimento.
Nulla.
Aveva cercato in ogni angolo delle abitazioni, anche sopra le abitazione stesse.
Nei barili, nella neve, dietro a statue, carrettini, casette di legno sparse nella zona, nell'entrata di ogni casa e anche dietro. Di Tufo neanche l'ombra.
Il cuore di Bruta cessò di battere.
Non poteva essere, lei non era nulla senza il fratello. 
Non poteva vivere senza la presenza di quella testa pazza di Tufo al suo fianco.
Subito le lacrime gli pervasero gli occhi, era sin troppo agitata e preoccupata per preoccuparsi di asciugarseli, in quel giorno in cui le sembrava facile mostrarsi fragile come del cristallo.
Corse in casa, si fermò a guardarsi attorno. Niente, il silenzio più totale.
La trave dove solitamente dormivano era vuota, sembrava cosi sola in quel posto che sembrava aver perso d'interesse.
La giovane corse per le scali, entrò in ogni camera possibile sino a fermarsi davanti a quella del fratello dove provenivano dei rumori.
Lasciò scivolare la mano sulla porta che lentamente si aprì senza emettere alcun rumore di alcun genere.
Il capo cautamente si sporse sino a guardare all'interno.
Eccolo li il fratello. Seduto a gambe incrociate davanti alla finestra. Dal bagliore che lentamente appariva da davanti a lui sembrava che era in compagnia della sua mazza chiodata, Mazzetta.
Dalla prima volta che la vide sull'imbarcazione del Mercante Johann si era letteralmente innamorato, come se quella fosse la sua ragazza ideale. 
Attizzò l'udito. Stava parlando, ma cosa stava dicendo?
Lo sguardo turchese si assottigliò, le labbra si incresparono in una smorfietta attenta.
Lui era li.
Seduto a terra con stretta al petto la mazza chiodata. Gli occhi erano fermi sulla luna che troneggiava nel cielo con fare imponente.
Non aveva la benché minima idea che la sorella e Moccicoso si stavano dannando per trovarlo.
In quel momento viveva le sue emozione che stava scoprendo ancora una volta. Bruta non doveva spiarlo, la privacy era la privacy, ma era la sorella e con questa scusa lei poteva fare tutto.
Tufo si tolse l'elmetto e lo posò al suo fianco, quel gesto mise davvero in allerta la bionda che sapeva perfettamente che il fratello non si sarebbe mai diviso dal suo elmo.
L'unica volta in cui l'aveva visto senza era quando il Villaggio era stato assediato e si parla di parecchi anni prima.

"Io non sono cattivo, Mazzetta.
Preferisco rinnegare qual si voglia emozione perché quelle ti rendono deboli.
Ma non deboli di forza, non fraintendermi.
Deboli emotivamente, proprio come il nome che portano.
Non voglio risultare debole, non voglio risultare e basta. 
Vorrei che quella sera mia madre non mi avesse messo al mondo. Avrei evitato innumerevoli cose tra cui il maltrattamento da quel maledetto yak a Bruta.
Oh Bruta, lei è meravigliosa. Non quanto te mia amata Mazzetta, sia chiaro!
Lei lo è a modo suo, mai quanto lo sei te. Insomma, tu sei strabiliante mettitelo in testa!
Lei è pazza, ma è pazza nel modo buono, per intenderci.
Non perde mai il sorriso, sembra che sia nata con quello. Anche quando era piccola era cosi, io me lo ricordo bene, mi ricordo ogni minima cosa che la riguarda.
Ricordo quando giocavano con il nostro yak e lei andava a finire sempre che gli saliva in groppa e urlava "Vai yakkino, vai" come se fosse una gara; di come la sera sul tardi scappavano dai nostri letti e andavamo a dormire con lui.
Di come la mattina, quando lei dormiva ancora e i nostri genitori erano immersi nel sonno, mi alzavo prima di lei la prendevo in braccio e la portavo a letto perché non volevo che papà non gli facesse del male. Mi ricordo anche che quando facevamo colazione la mattina e mamma era di spalle, lei dava sempre la sua razione allo yak e io le mettevo la mia nel suo piatto cosi che prendessi io la sgridata e non lei.
E quando ce la prendevo interveniva sempre papà con quei suoi "Oh Helga, non si fa cosi con i bambini. Vieni Tufo, papà ti dice perché non devi dar da mangiare allo yak" con quel sorriso malevolo che diceva tutto.
E alla fine andava sempre a finire che ci prendevo non dei schiaffi ben assestati, ma anche il bis con la sua cinta di cuoio...."

Bruta rimase in silenzio dietro la porta.
Ora capiva tante cose, sopratutto ne ricordava altrettante.
Non si sarebbe mai immaginata che il fratello fosse cosi protettivo nei suoi confronti, non si immaginava neanche le volte che lui tornava in cucina con quei tagli sulle braccia e il padre che gli diceva "Devi stare attento a quando corri per le scali, ti fai male."
Ora capiva perché lui tendeva a comportarsi in quella maniera. Per la stessa ragione per cui lo faceva lei. Per non soffrire ulteriormente.
In quel momento le lacrime fecero capolino dagli occhi lucidi di Bruta che si tratteneva dall'entrare in camera del ragazzo e abbracciarlo. Voleva ringraziarlo per pensare di lei tutte quelle belle cose e sopratutto di averla salvata da quelle brutte esperienze certe.
Non doveva, dall'ultima frase in sospensione doveva aggiungere altro e lei voleva sentirlo per sapere come si doveva comportare.

"...Lei ha sofferto abbastanza, non merita di avere un fratello come me. Magari uno come Hiccup che la potrebbe difendere a spada tratta.
Io sono cosi inutile che non sono riuscito a difenderla da quella bestia. 
Ora che sono cresciuto non ho combinato niente ne per me ma sopratutto per lei, per rendergli la felicità che merita.
Mi piacerebbe di tutto cuore che mi prendesse qualche malattia e morissi seduta istante, almeno Bruta potrebbe vivere una vita degna di una regina con Moccicoso senza doversi preoccupare di badarmi. 
Lei non lo ammetterebbe mai, è una signora, ma gli sono un gran peso. 
E si, noi siamo nati per stare insieme, ci completiamo. Senza lei io non ci sarei e probabilmente viceversa, ma senza me lei brillerebbe più di quanto lo fa adesso.
L'unica cosa buona della mia vita sei tu mia amata Mazzetta...."

Disse Tufo che abbassò il capo il capo andandolo a poggiare sulle punte dell'arma lasciandosi scappare un soffocato singhiozzo. 
Singhiozzo che spinse la bionda a rivelarsi.
Di fatti si poggiò allo stipite della porta, le braccia conserte lasciavano che l'indice picchiettasse contro la pelle nuda con una chiara espressione di pura disapprovazione da quelle ultime parole che il ragazzo aveva detto.

"Allora non sei cosi scemo come gli altri pensano, Tufo."

Disse con voce seria la vichinga che fece saltare il fratello che si mise seduto senza portare sguardo su di lei. 
Ecco, lo sapeva che era meglio scriverle le cose che confessarle a voce.

"Che vuoi?
Non vedi che io e Mazzetta stiamo avendo un incontro romantico?
Vero amore mio dolcissimo?
>Oh si tesoro mio caro, solo io e te senza alcun impiastro tra i piedi.<
Oh Mazzetta quanto ti amo.
>Ti amo anch'io Tufo!<"

Disse il vichingo che recitò la parte della Mazzetta tornando a vestire i panni dello scemo del posto.
Bruta scosse il capo, si avvicinò a lui e si chinò dietro al biondo andandolo ad abbracciare delicatamente.
Quel gesto fece riempire gli occhi del ragazzo di lacrime che lentamente andarono a percorrere il suo volto marcandolo.

"Tu non devi prenderti la colpa di ogni minima cosa, io ho altrettanta colpa.
Se avessi capito immediatamente com'erano i fatti non ti avrei condotto a fare quelle cose.
Tufo, sei stato un fratello meraviglioso e continui ad esserlo.
Non hai bisogno di augurarti una malattia e di morire solo per togliermi un peso che non esiste.
Non pensavo minimamente che papà era violento anche con te, sopratutto con te che eri più piccolo di qualche minuto di me.
Tu, mettitelo bene in testa, non sei un peso per me. Sei mio fratello e io ti adoro.
Non solo perché viviamo insieme e abbiamo avuto la stessa sorte, ma perché tu sei mio eroe dai biondi capelli.
Io non avevo paura di te, avevo paura papà che ti assomigliava molto. E tu non avevi paura del buio giusto?"

"Io avevo paura di quel che succedeva al buio.
Ora capisco perché volevo dormire sempre con il nostro yak? Perché lui era grande e grosso, aveva cosi tanti peli che potevano nasconderci dentro e proteggersi da chiunque... Da lui innanzi tutto.
Bruta, io non sono quel fratello perfetto che tutte le sorelle vorrebbero; tanto meno il figlio meraviglioso che le madri desiderano.
Io sono io.
Ero un disastro di fratello e figlio, ero e sono tutt'ora totalmente inutile in questo mondo che ha posto solo per dei geni e per dei figli prodigi come Gambedipesce, o figli coraggiosi e forti come Hiccup o anche Rudi e Veri come Moccicoso....
Persone come me sono destinate ad essere..... Tufo.
Tufo dice tutto.
Tufo è imperfezione.
Tufo è disastro.
Tufo è delusione.
Tufo è inutilità.
Tufo è stupidità.
Tufo è superfluo.
Tufo è inettitudine.
Tufo è qualcosa che non dovrebbe esistere.
Tufo è solitudine.
Tufo è....."

 

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** ...... di meraviglioso. ***


"Tufo è la mia perfezione.
Tufo piantala.
Tu sei nato per stare con me. Tu sei nato per essermi vicino, per completarmi.
Tu mi hai sempre amato, mi hai sempre protetta, ti sei offerto per ogni tipo di angheria solo per salvarmi.
Tufo è sinonimo di perfezione in ogni campo.
Tufo è qualcuno di meraviglioso da scoprire.
Tufo è qualcuno di cosi stupendo di non aver parole per descriverlo.
Tufo è qualcuno che ti riempie di orgoglio.
Tufo è qualcuno che sa sempre come tirarti su di morale.
Tufo è qualcuno che non da delusioni ma solo soddisfazioni.
Tufo è qualcuno che non è stupido, ma gioca ad esserlo.
Tufo è qualcuno che non è superfluo, ma qualcuno che quando non c'è ne senti la mancanza.
Tufo è qualcuno che non è inetto, ma è più competente di quanto crede.
Tufo è qualcuno che è nato per esistere e per dare luce nuova a qualcuno che non ne ha.
Tufo è qualcuno che..."

"...Che è nato per rimanere solo.
Ma chi voglio prendere in giro? 
Non sono ne bello come Hiccup, ne forte come Moccicoso e tanto meno intelligente come Gambedipesce.
Io non sono paragonabile a nessuno e nessuna ragazza vorrebbe stare con uno come me.
Chi sono?
Sono solo l'amico scemo che rimarrà per sempre da solo senza qualcuno che l'ama realmente.
Se solo Mazzetta fosse una ragazza vera morirei per stare con lei. 
Mi ucciderei per averla accanto e svegliarmici vicino la mattina e dire "Un'altro giorno passa e sono l'uomo più fortunato al mondo."
Venderei la mia anima a te per far si che Mazzetta diventasse una ragazza in carne e ossa, proprio come te..."

Disse Tufo che andò ad asciugarsi le lacrime con il manicotto stringendo con la mano opposta la mazza chiodata al petto.
Se chiudeva gli occhi sentiva il cuore battere. Ma non il suo, ma quello di quell'oggetto che ora stringeva.
Se ascoltava attentamente poteva udire la sua voce chiamarlo, poteva sentirla in qualsiasi parola che pronunciasse.
Se lasciava scorrere le mani lungo l'impugnatura, nella sua mente c'erano le curve di una ragazza che voleva condividere con lui il piccolo universo dell'amore.
Se ora avrebbe accarezzato i spuntoni della mazza, avrebbe potuto immaginare di sfiorare la chioma di un ragazza. La usa.
Per lui, Mazzetta non era solo un'arma di difesa, no, per lui era la sua fidanzata ideale.

"Io sono solo, nessuna ragazza mi vorrà mai al suo fianco..."

Concluse il biondo lasciandosi abbracciare dalla sorella.
Bruta non aveva la benché minima idea di come si sentisse il ragazzo, di quanta solitudine aveva nel cuore e di quanta disperazione aveva in corpo.
Lei lo stringeva a se, lo coccolava.
Erano davvero tornati quelli di un tempo, quei due ragazzini che quando giocavano e uno dei due si feriva l'altro lo coccolava sino a quando non si sentiva meglio.
Ma nessuno sapeva che quando il dolore sveniva, loro continuavano a fingere male solo per coccolarsi; solo per avere un momento dolce tra sorella e fratello.
Momento che era andato mano mano a scomparire sostituendosi con le testate che si tiravano. 
Si, quei loro battibecchi che andavano a finire in zuffa erano solo un tentativo invano di ritrovare la complicità di un tempo. Complicità che fu scoperta solamente ora, in quella stanza in cui sembrava essersi fermato il tempo.
Stanza in cui ora, Tufo stringeva a se la sorella piangendo disperato e la sorella lo consolava con dolci parole affettuose.
Stanza in cui, in quel medesimo momento, quell'abbraccio sembrava colmare il vuoto degli anni trascorsi a vicenda.
Anni trascorsi che sembravano essere vuoti, ma che invece erano cosi pochi che bastava solo un minuto per riempirli con qualcosa di dolce e piacevole.
Qualcosa di piccolo e tenero, qualcosa di affettuoso e comune, qualcosa che si esprimeva con un abbraccio che andava a risanare gli animi distrutti dei due che ora si guardavano con i stessi occhi innocenti di quando erano bambini.

"Se non ero tua sorella io mi sarei messa con te, Tufo.
Tu sei meraviglioso. Sei intelligente, con un buon cuore, pazzo positivamente, allegro e spensierato. Sei carismatico, divertente, dolce, affettuoso e molto affascinante e attraente.
E non te lo dico solo perché sono tua sorella, no, te lo dico da donna, da femmina, da adulta e da ragazza anche."

"Per te sono tutto quello che non sono, Bruta."

"Per me sei tutto quel che sei e che eri, tutto quel che una donna desidera."

"Donna desidera....
Allora perché non c'è una sola donna a cui piaccio?
Perché le donne questo Villaggio non mi calcolano minimamente?"

"Perché siamo solo in due?"

"Allora perché una non mi calcolava?"

"Perché era già innamorata del Capo?"

"Te lo dico io perché.
Perché è meglio avere un paraplegico vicino che me."

"Non dire sciocchezze, Tufo.
Hiccup può anche essere paraplegico, ma non ha nulla di meno di te."

"Oltre ad essere bello, intelligente, carismatico, furbo, dolce, allegro, forte, determinato, affascinante, dotato di leadership?"

"Queste sono tutte caratteristiche che hai te, Tufo!"

"Non dire sciocchezze!
Io non sono tutto ciò."

"Un po di fiducia in te, fratello mio!"

"Mi hai visto?
Oltre ad essere brutto sono anche sciocco!"

"Brutto te?
Questa è bella!"

"Ironizza di meno, Bruta.
Lo sappiamo tutti che non sono bello."

"Smettila tu.
Io ti trovo bello! Sia dentro che fuori!"

"Non credo che sia cosi, però.... te ne ringrazio....."

Sussurrò a bassa voce il ragazzo che era tornato a guardare fuori.
Lo sguardo si perde davanti a se sino a quando una figura illuminata dalle fiaccole non attirò la sua attenzione.
Subito si mise in ginocchio, la fissò attentamente.
Bruta si portò al suo fianco, si inginocchiò e fissò il punto in cui il fratello si stava perdendo.
Ancora non capiva perché, c'era solamente una figura niente di straordinario!

"Cos'hai da guardare, Tufo?"

"Quella...."

"Ah-Ah, la vedo.
E' solo una figura."

"Non è una semplice figura, quella è .........."

"....Una ragazza?"

Disse stupita Bruta che assottigliò lo sguardo fissandola meglio. Tufo invece aveva ancora Mazzetta sulle gambe, ora le mani erano poggiate su di lei e lo sguardo si stagnava ancora una volta su quella ragazza che lentamente si avvicinava.
Era di profilo, si potevano già vedere le fattezze.
Alta, magra, slanciata; bel seno, vita stretta e fianchi larghi. Ora che si ora posta di profilo si poteva notare anche aveva un bel fondoschiena e dei lunghi capelli divisi in piccole ciocche.
La giovane riprese a camminare, aveva il capo alto a fissare il cielo stellato illuminato da quelle occasionali Sfere al Plasma che schioccavano in cielo aprendolo come a giorno.
Ecco, era abbastanza vicino da guardarla bene.
Aveva un viso piccolo, delicatamente a punta. Aveva un delizioso nasino a patatina tinto di rosso per via del freddo.
Grandi occhi verdi e le guance rosse. Indossava una maglia nera abbastanza lunga che si apriva davanti con uno spacco che si bloccava con una cinta in cuoio rosso scuro. Sul seno aveva delle coppe di ferro che alzavano e mettevano in risalto la sua forma, sul davanti a celarlo c'era un gioco di stringature che partivano dai lembi della scollatura.
Sopra ai leggins color blu notte aveva una gonna color viola e un'altra sopra color argentata che era formata da svariati dischi di ferro.
I stivali erano marroni e scendevano morbidi sulle caviglie, probabilmente avevano delle stringhe che li teneva su ma lei li aveva tolti.
Indossava degli avambracci marroni e alcune stringe spesse circondavano i bicipiti mettendo in risalto la forma delicata e prestante delle spalle.
I suoi capelli?
Lunghi capelli dorati erano intrecciati uno a uno a formare una miriade di trecce che scendevano morbide sulla schiena sino a dondolare dolcemente a pochi centimetri dal fondoschiena. 
Erano cosi tante quelle trecce che potevano essere una vera e propria arma.
E furono proprio quelle a far trasalire il biondo che arrossì delicatamente lasciandosi scappare un flebile "Mazzetta..." che fu udito dalla sorella che gli posò una mano sulla spalla sorridendo.
Si, si meritava di trovare l'amore e se quella ragazza rispettava i canoni che lui prevedeva per la sua mazza, lei li avrebbe rispettati e accettati.

"E' lei, allora?"

"Quella è la mia Mazzetta...
La riconoscerei ovunque...."

"E' cosi che te la immagini?"

"Si.
Mazzetta è in carne ossa. Mazzetta esiste! Lo sapevo io! Mazzetta è viva! Ed è li fuori!"

Disse entusiasta il biondo che si alzò di scatto afferrando la sorella per le mani iniziando a danzare frenetico per tutta la sua camerata.
Era felice? Si. I suoi occhi erano tornati a brillare e un dolcissimo sorriso allegro ora stazionava sulle sue labbra.
Forse, anche Tufo aveva trovato la sua anima gemella in quel Snogghethon che sembrava ricco di piacevoli e stupefacenti sorprese.

 "Forza andiamo fuori, magari la ritroviamo!"

Motivò Bruta al fratello che subito la travolse scappando fuori dall'abitazione andando affannato a cercarla.
La ragazza alzò le spalle, sospirò e si diresse fuori dove l'inseguì imbattendosi subito dopo in Moccicoso che si era prolungato anche nella zona assegnata della ragazza non vedendola arrivare.

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Di notte.... si ritrova chi si perde 1° parte ***


Quando la vide, finalmente, l'afferrò per le spalle e la strinse fortemente a se lasciandosi inebriare dal suo profumo.

"Dove sei stata?
L'hai ritrovato?"

"Sono stata a casa.
Si l'ho ritrovato, tranquillo!"

"Dove era andato a sbattere?"

"Non si sentiva molto bene e per non guastarci la festa è tornato a casa da solo."

"E ora come sta quella testa d'uovo?"

"Ehy, quella testa d'uovo è mio fratello; ricordatene!
Bene comunque."

"Scusami Principessa.
E dov'è?"

"E' andato alla ricerca di una cosa."

"Di cosa, scusa?"

"Boh.
Tu invece. Come stai?"

Disse la ragazza che preferì glissare sull'argomento fingendo di non saperne assolutamente nulla. 
Nulla che fu interrotto da una colata di bava che fece capolino vicino ai due facendogli letteralmente raggelare il sangue nelle vene.
Lentamente alzarono lo sguardo rimanendo stupiti da quel che videro.

"Muscolone.
C'era da aspettarselo. L'unico drago che perde è proprio lei."

"Gambedipesce piantala!
Porta via quella riserva di bava colante da qui!"

Disse Moccicoso che fissava minaccioso il drago che volò via.
Strano a dirsi ma, quella volta, di Gambedipesce nemmeno l'ombra. I due si guardarono. Tutto ciò era altamente strano e non riuscivano a trovarne senso.
Scossero le spalle e si diressero verso il centro del Villaggio in cui stavano dando gli ultimi festeggiamenti.
Oramai era notte e anche loro necessitavano di qualche ora di sonno dato che ormai erano le 03:00 inoltrate.

Gambedipesce e gli altri atterrarono proprio in quel momento.
Subito videro correre Tufo dietro a chissà cosa, quest'avvenimento rincuorò il vichingo che si sentì più sollevato nel sapere che non era stato lui a prendere il suo drago.
Hiccup e Astrid si avvicinarono a lui, gli si affiancarono e posarono le mani sulle sue spalle sorridendo dolcemente rincuorandolo che l'avrebbero di certo trovata.
E fu proprio li, in quel momento in cui una massa di neve venne scrollata via e si vide spuntare la sua Muscolone che come un cagnolino contento gli si diresse contro saltandogli direttamente addosso togliendo il respiro al padre che la strinse a se in lacrime.

"Non avevi detto che avevi cercata ovunque, Gambe?"

"L'ho fatto per l'appunto! Ho controllato anche in quel punto! 
La pala che ho usato è ancora li, gettata vicino al pozzo!"

Ed effettivamente c'era, cosa che insospettì non poco i tre che si guardarono interrogativi.
Valka si avvicinò al biondo, l'aiutò a rialzarsi e controllò la draghetta che a quelle carezze ne andava letteralmente in sullucchero.
La donna alzò il capo verso il ragazzo, sorrise cordialmente e rassenerò il vichingo che la sua amica stava bene. Questa cosa rese non solo gioioso il ragazzo che corse ad abbracciare sia Muscolone che Valka stessa che, con gentilezza e premura ricambiò.
Hiccup sorrise serenamente, era contento che tutto era andato per il meglio e che ora l'amico aveva l'anima in pace.

"Bene ragazzi, possiamo anche andare a dormire.
Domani abbiamo due cerimonie da fare e tutti devono essere belli carichi."

Disse Valka mentre accarezzava il muso al Gronkio.
Gambedipesce guardò interrogativo la donna, non sapeva a cosa i riferisse con "due cerimonie". 
Aveva assistito si alle richieste di Hiccup e Moccicoso, ma non pensava minimamente che fossero proprio quelle.

"A quale cerimonie si riferisce?"

"Alle nozze di Hiccup e Astrid accompagnate da quelle di Bruta e Moccicoso caro."

"Ah si, vero.
Chiedo scusa, tra una preoccupazione e l'altra me ne ero totalmente scordato."

Disse con garbo e un sorriso impacciato sul volto Gambedipesce che fece segno alla compagna di seguirlo. 
Salutò educatamente i presenti, che ricambiarono e si diressero verso casa. Nel tragitto Gambedipesce era sovrappensiero, già elaborava il fatto che non avrebbe mai più rivisto la bella ragazza di cui si era infatuato.

"Muscolone, non dovevi scomparire cosi. Sai quanto mi sono preoccupato?"

Disse aprendo la porta di casa facendovi entrare prima la draghessa che salì subito le scali andando in camera del biondo.
Non aveva neanche fatto caso alle parole che il padrone le venivano dette, per niente! 
Il giovane alzò le spalle sospirando. L'importante per lui era sapere che lei fosse al sicuro, con lui. A casa e lontano dai costanti pericoli che vivevano nel Villaggio.
La raggiunse in camera, si spogliò, indossò il pigiama e andò a letto. Si portò da un lato andando a volgere lo sguardo verso Muscolone che, sdraiata da quella parte, lasciò che la mano di Gambedipesce andasse ad accarezzarle il muso dolcemente. 

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Di notte.... si trova casa nel passato e si guarda al futuro 2° parte ***


Stessa situazione la ritroviamo nell'abitazione di Astrid, ormai costretta a vivere con l'intera cucciolata in camera da letto.
Ma quei piccoli non erano opprimenti, niente affatto, se ne stavano al calduccio tra le ali della madre e dormivano beati, come se nulla potesse scalfirli o colpirli.
La bionda aveva lasciato scendere la mano sul bordo del letto, si stava sforzando di dormire ma invano.
Era troppo emozionata per il giorno che stava per arrivare, finalmente lei sarebbe divenuta la moglie di Hiccup e questo nessuno poteva impedirlo.
Si girava e si rigirava, sospirava, sbuffava, emetteva dei sonori lamentii che fecero svegliare Tempestosa che gli leccò il volto.
Sapeva cosa voleva dire essere nervose, spaventate e eccitate per qualcosa. Lei c'era appena passata e in quel momento aveva al suo fianco la cosa più bella eppure la più paurosa al mondo.
I figli.
La ragazza si fermò a guardarla. Negli occhi di Tempestosa c'era tanta dolce e premura che l'aveva da sempre caratterizzata, ma quella sera sembrarono più umani che mai. Ne rimase letteralmente colpita, folgorata.
In quel colore cosi intenso e cosi vivo la biondina ne poteva leggere i pensieri, le parole mai dette e i gesti mai fatti.
Poteva immergersi in quella dolcezza e in quel posto che per lei era casa.
Si alzò lentamente, percorse il corridoio a piedi nudi e si diresse in soffitta. Sapeva perfettamente dove andare e sopratutto quale ostacolo evitare. Conosceva ogni angolo di quel posto come se avesse trascorso il più del suo tempo li dentro.
Stringeva nella mano sinistra una lanterna, con la destra scostava delicatamente delle ragnatele che risiedevano quiete attorno a lei.
Eccolo li. 
Il grande baule che stava cercando finalmente l'aveva trovato.
Era uguale a quello che aveva in camera in sua essendo il gemello. Baule che era della madre e ancor prima della nonna.
Baule che avrebbe contenuto l'abito cerimoniale che la madre aveva cucito proprio per lei, in speranza che un giorno; la sua piccola Astrid, convolasse a giuste nozze con Hiccup.
Posò la lanterna a terra, lentamente aprì quel polveroso baule e guardò al suo interno. Era cosi curiosa di sapere come sarebbe stato il suo abito di nozze, solamente che doveva trattenersi; cosi lo richiuse e lo trascinò a forza fuori sino a portarla in camera sua dove lo lasciò cadere pesantemente vicino al suo.
Corse in cucina e prese alcune pezze con tanto di tinozza con l'acqua fredda che avrebbe usato per pulire e tirare a nuovo l'antichità.
Quella era la sera in cui avrebbe realizzato che li dentro c'era il suo futuro, quello tanto desiderato e ambito.
 
"Mamma....."
 
"Si figlio mio?"
 
Disse dolcemente Valka che si sedette al fianco di Hiccup a cui accarezzò il capo amorevolmente.
 
"Astrid è sola...."
 
"Volevi che rimasse a dormire qui con noi?"
 
"No, non quello mamma...."
 
"Allora cosa piccolo mio?"
 
"Le conosci le cerimonie che la sposa deve fare prima di arrivare all'altare?"
 
"Certo che le conosco, ci sono passata prima di voi; non scordartelo."
 
"E tu avevi delle donne di casa o comunque tue amiche che ti aiutavano i vari rituali?"
 
"Sinceramente?
No. Mi hanno assistito varie donne del Villaggio, tra cui Gothi."
 
"Domani aiuterai Astrid a prepararsi vero?
Chiederai aiuto anche alla Saggia Gothi, non è vero?
Voglio che per lei domani sia tutto perfetto e senta tutto il calore che noi le riserviamo."
 
Valka accarezzò il capo al figlio, annui dolcemente e gli disse che doveva riposare se voleva essere appieno delle forze.
Il vichingo chiuse gli occhi, annuì anch'esso e si addormentò. La donna lo guardò con un fiero sorriso sul volto, sorriso che andò ad adagiarsi su Sdentato che si era addormentato con il muso sul cuscino.
Quei due erano cosi simili che non si stupiva che si fossero presi in quella maniera cosi spassionata.
Si alzò e adagiò un bacio sul capo del ragazzo e una tenera carezza sul capo del drago che mosse l'orecchio come fargli comprendere che l'aveva sentita.
Si alzò e adagiò un bacio sul capo del ragazzo e una tenera carezza sul capo del drago che mosse l'orecchio come fargli comprendere che l'aveva sentita.
Lentamente e silenziosamente si diresse verso la soffitta, al suo fianco ecco Stoick che aveva portato il braccio attorno alle spalle della moglie.
 
"Sta crescendo cara, non puoi impedirlo."
 
Disse l'uomo cercando di consolare la donna che si era portata mano sulla bocca a trattenere le lacrime.
Era contenta, si, ma era anche molto triste.
Quello stesso giorno avrebbe detto addio al suo bambino e avrebbe dovuto dare il benvenuto all'uomo adulto che ormai era divenuto.
Doveva rassegnarsi all'idea che non sarebbe rimasto per tutta la vita con lei e che avrebbe preso moglie presto.
Si voltò, si bloccò davanti al marito e si gettò letteralmente tra le sue braccia. 

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** Di notte.... i ricordi peggiori trovano un risvolto divertente. 3° parte ***


Stoick la strinse a se, non sapeva come non sapeva perché ma lui stesso aveva voglia di piangere, voglia di lasciarsi abbandonare a quel piacere che inesorabilmente avrebbe lasciato un gran vuoto.
Era conscio del fatto che Hiccup non avrebbe mai lasciato casa, ma sapeva anche che era difficile accettare uno sconvolgimento simile nella loro vita.

"Avrei voluto trascorrere più tempo con lui, Stoick."

"Valka, non rendere difficile le cose più di quanto già lo siano di loro.
Lo sai che Hiccup non ci abbandonerà mai, lui rimarrà sempre qui con noi. Avrà una moglie, si, magari avrà anche dei figli, ma lui sarà sempre qui."

"Hai ragione.
Dovrei essere felice per lui e non triste.
Non merita che il suo giorno venga rovinato in questa maniera."

"Brava la mia piccola Val.
Dimmi, hai già sistemato per i cerimoniali di Astrid?"

"Non proprio, ma domani mi presenterò a casa sua per aiutarla a prepararsi.
E tu aiuterai Hiccup, hai capito?"

"Non c'era da chiederlo tesoro, l'avrei fatto lo stesso.
Dovresti saperlo. Attendevamo frementi questo giorno, avevamo organizzato ogni cosa..."

"Eccetto il decesso di Hoffer e Brunilde e il tuo-"

"Questi sono piccoli eventi che succedono, ma non possono impedire grandi cose.
Io sono qui, come io ci sono anche loro ci saranno."

"Solo una cosa mi preoccupa..."

"Cosa?"

Chiese Stoick tra un passo e l'altro che l'accompagnavano su in soffitta dove li attendeva un armadio riservato solamente ed esclusivamente per il Hiccup.

"Bruta.
Lei è da sola. Mi piacerebbe aiutarla. Infondo in questo momento sono pur sempre un elemento materno per tutti, non solo per Hiccup.
Tra l'altro eravamo amici con Freda."

"Valka, ti confondi con la madre di Moccicoso."

"Tu dici? A me non sembra."

"Certo che dico.
Rompituono è stato l'ex fidanzato di Freda, ancor prima che lei si sposasse con Stizzabifolco."

"Certo che io non capirò mai certe dinamiche. 
Sarà che non mi interessano molto e mi preoccupo solo per i ragazzi, ma posso dire che quell'uomo, quel Rompituono non mi è mai piaciuto."

"Mhmh, ti capisco Val.
Ha da sempre avuto una vena violenta, ma Helga non ci credeva."

"Tu credi che anche lei stata maltrattata da lui?
Una volta Freda mi raccontò di come si rivoltò a lei e la massacrò.
Ma tu sapevi che lei era incinta?"

"Chi? Freda?"

"Si, proprio lei.
Ebbe un aborto quando lui la picchiò. Ricordo che il giorno dopo lei lo lasciò e lui infuriato..."

".....distrusse l'intera Sala Grande.
Ah se me lo ricordo, è stato un periodaccio quello. 
Questo fatto di Freda non lo sapevo proprio altrimenti sarei intervento io e avrei indetto che Rompituono venisse esiliato.
Chi fa questo ad una donna merita solamente l'allontanamento dall'intera Isola."

Sentenziò seriamente l'uomo che afferrò l'armadio e lo trasportò in camera loro, poggiandolo successivamente; una volta arrivati, a terra dove fu sistemato e pulito dalla donna.

"Sai una cosa, caro?
Qualche tempo fa, Bruta se ne andò dal Villaggio.
Quando tornò aveva gli stessi occhi della madre."

"I stessi occhi di Helga?
Anche Tufo ce li ha. Credo che sia una cosa normalissima cara."

"Lo so, anche il fratello ce li ha.
Ma io dico un'altro tipo di occhi. Quel tipo di occhi che Helga aveva quando usciva con Rompituono e tornava alle riunioni con lui."

"Da quel che ricordo ritornava sempre con gli occhi rossi e gonfi, indossava ogni volta indumenti pesanti anche se faceva caldo o c'era una temperatura adatta al clima stagionale..."

"Proprio quello.
Aveva pianto Stoick. I suoi occhi erano tristi e impauriti come quelli di Helga!
Io sono sicura che quell'uomo non solo menava Helga stessa; ma anche i figli!"

"Mh.
Incomincio a pensare anch'io che sia cosi. Si notava sempre un certo distacco tra loro due e ogni volta che stavamo tutti quanti insieme lei tendeva sempre a starti vicino.
Tra l'altro ricordo che i gemelli in sua presenza tendevano sempre a stare l'uno incollato all'altra."

"Oh si ricordo, e se uno dei due veniva chiamato dal padre tornava sempre ridotto male e lui si inventava sempre qualche scusa.
Sono certa che picchiava anche loro!"

"Mi spiace per Bruta e Tufo.
Sono dei bravi ragazzi, scalmanati ma sono bravi. Non deve essere stato difficile sopravvivere con una madre sottomessa e un padre orco."

"E pensare che Helga voleva fare il divorzio ma lui gliel'ha impedito."

"Helga voleva divorziare?"

Chiese Valka che una volta pulito l'armadio l'apri, tirando fuori alcuni abiti. 
Ve ne erano di tutte le misure, dalla più piccola alla più grande; tarata sulla fisicità del marito.
La donna sospirò, quanto gli stava costando emotivamente mantenere la lucidità necessaria per affrontare sia la discussione seria con il marito che la scelta dell'abito della misura giusta.

"Esatto.
Lui la spinse a rinunciare all'idea dicendo che se avesse minimamente fatto il solo gesto gli avrebbe tolto tutto quanto, la custodia dei gemelli in primis.
Ah, e io che dicevo che era una cosa inutile creare tutti quei vestiti con misure diverse."

"Vedi che succede a dare dell'inutile a qualcosa che in futuro sarà utile?
Che personaccia che era, mi domando ancora se è  vivo. No perché dovrei dirgli un paio di cosette da parte mia, di Helga e anche di Leda."

"Ahahaha non lo farò più Val!
Rassegnati cara, è morto molti anni fa quando i gemelli avevano all'incirca 12 anni."

"Oh come mi dispiace e com'è successo?"

Disse con finto tono rammaricato la donna che ripose nei cassetti inferiori gli indumenti che non andavano, portando invece quello superiore quello che avrebbe usato il giorno dopo.

"Con una delle tante Guerre indette con i Draghi.
Sai com'è? Lui era tanto forte che un Uncinato Mortale se lo mangiava a colazione."

"Fammi indovinare, degli aculei dell'Uncinato Mortale l'hanno trafitto nei punti vitali e lui è deceduto?"

"Non ti scordare che fu letteralmente scuoiato vivo dal suo fuoco.
Beh, quella è stata una delle tante cose che gli stanno bene!"

"Sai cosa?
Mi ricordo ancora quel giorno in cui hai preso le difese di Helga e ti sei ritrovato a lottare contro lui per almeno tre ore di fila.
Sei tornato a casa pieno di lividi e sgraffi."

"E tu cara mia ti divertivi a inferire con quel maledetto cotone e acqua salata.
Quel periodo eri proprio una strega, lo sai?"

"Sarò stata anche una strega, ma quella strega te la sei sposata."

"E lo rifarei altre mille volte se potessi. 
Ora fila a letto mammina, ci sono io al tuo fianco."

Disse dolcemente l'uomo che lasciò un bacio sulle labbra alla donna che successivamente si spogliò e si mise a letto, andando a prendere sonno. 
Doveva riuscirsi, il giorno presente sarebbe stato importantissimo per tutti quanti.

"Ho preso una decisione Stoick."

La voce di Valka riecheggiò nella camera facendo voltare l'uomo che la guardò con fare curioso.

"Che tipo di decisione?"

"Domani aiuterò anche Bruta a prepararsi. 
Chiamerò la Saggia Gothi e le altre donne del Villaggio. Loro ci aiuteranno a portare serenità e costanza nei cuori solitari delle due.
Chiederò anche a Skaracchio di aiutarti sia con Moccicoso che con Hiccup."

"Ad Hiccup ci penso io.
Skaracchio bene o male ha avuto a che fare con quel disastro ambulante di Moccicoso. Lui lo aiuterà."

"E' cambiato Stoick. 
Hai assistito anche te alla sua presa di maturità."

"Lo so, è proprio per questo che Skaracchio l'aiuterà.
Lui può dargli dei consigli, è un uomo e nel settore sentimentale; a suo tempo, aveva molte frequentazioni."

"Oh si, ricordo ancora Torcibudella, Sanguepesto,vUrloditerrore e il peggiore.... Didì.
Se non sbaglio Skaracchio doveva sposarsi con Sanguepesto."

"Didì.
Quello si che era un diminutivo per il terribile nome che gli avevano dato.
Va bene si mettere nomi ripugnanti, ma chiamare il proprio figlio "Diarreafulminante" è eccessivo!
Comunque si, doveva sposarsi con Sanguepesto. Purtroppo ha avuto un incidente e addio nozze...."

"Questo è voler male al proprio figlio, però!
Povero Skaracchio, ricordo quanto c'è stato male...."

"Vero, mi spiace cosi tanto per lui.
E' un brav'uomo, un po troppo equivoco e di lingua lunga, ma bravo. Ma ora dormi tesoro."

"Va bene papino, farò tanti bei sogni.
Buonanotte amore mio, a domani..."

Stoick sorrise.
Era sempre cosi ottimista quella donna che quasi lui si sentiva nulla. Portò la mano sulla guancia della castana, l'accarezzò lentamente sino a quando ella non si addormentò e lui con lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** Di notte..... si parla con chi ci manca 4° parte ***


Moccicoso in quel buio di camera se ne stava sdraiato nel suo letto.
Le mani erano strette tra di loro e gli occhi a guardare il soffitto. Aveva cosi paura che non riusciva assolutamente a prendere sonno, neanche Zannacurva sembrava volersi addormentare; tant'era che fissava incessantemente il moro con quei suoi grandi occhi color grano che incutevano un terrore non appena li si vedevano da cosi vicino.
Il ragazzo distolse l'attenzione dalle travi, gli occhi si portarono sul drago che teneva gli occhi chiusi.
Occhi che si aprirono all'improvviso facendo saltare il ragazzo dalla paura.
Dio aveva ragiona la specie del Drago, quello era davvero un Incubo Orrendo in tutto e per tutto.

"Zannacurva smettila di guardarmi cosi!
Non ho bisogno che mi fissi come un pazzo, mi basto io la mattina!"

Disse il vichingo che si sistemò meglio le lenzuola addosso prima di voltarsi definitamente verso di lui allungando la mano in sua direzione. 
Zannacurva accostò il muso alla mano tesa, chiuse gli occhi e emise un gorgoglio.

"Prepararsi da soli e condurre i cerimoniali è realmente difficile. Mi aiuterai vero?
Possibilmente senza mandarmi in fuoco, capito?"

Sottolineò quella frase con chiaro tono serio, facendogli intendere che non aveva alcuna voglia di correre da una parte all'altra perché aveva 'le chiappe' in fuoco.
Il drago mosse il muso.
Perfetto, era un si. 
Ma c'era ancora qualcosa che doveva fare e che andava assolutamente fatta.
Il ragazzo si alzò, si avvicinò all'armadio della sua camera e ne prese una scatola abbastanza grande andandola a poggiare sulla scrivania.
Quelli sarebbero stati gli indumenti che avrebbe indossato quel giorno e che gli avrebbero donato la vita che desiderava.
Subito scese le scalinate, lasciando Zannacurva in camera.
Fece passi svelti, ben assestati, impostati e sicuri di se. Si andò a mettere davanti al cammino, al quale sopra c'era la lancia del padre. Si sedette su una sedia e la guardò.

"Ciao papà,
si lo so dovrei dormire ma proprio non ce la faccio.
Sai perché? No, ovvio che non lo sai.
Stamattina mi sposo.
Si, mi sposo papà. Sai con chi?
Con Testa Bruta Thorston. Si, la sorella di Testa di Tufo.
Non so se per te era destino, ma per me lo era.
Vero, ero innamorato di Astrid ma per lei non provavo assolutissimamente un grammo di quel che provo per Bruta.
Lei è cosi bella, cosi forte, cosi affascinante. Lei è come la mamma, sai?
Oh la mamma era la donna perfetta, l'unica che riusciva a tenerti testa vero?
Non ti sei mai pentito delle scelte che hai fatto, vero papà?
E posso domandarti ancora una cosa?
Non prendermi per debole, non lo sono, lo sai benissimo te.
Voglio solamente sapere se sei mai stato fiero di me. 
Se hai mai gonfiato il petto d'orgoglio e detto "Quello è mio figlio" o semplicemente pensato che era meglio che non nascessi. Insomma, se non nascevo non potevi guardare il tuo clone figo e potente!
Ah, è totalmente inutile. Neanche l'ironia mi aiuta a rilassarmi.
Anche tu eri agitato il giorno del tuo matrimonio, giusto? 
Immagino che avevi le farfalle nello stomaco, le mani che sudavano, il cuore che batteva all'impazzata.
No, non sto per morire; ti piacerebbe vero? Eh no, ti toccherà sorbirti le mie confessioni tutte le notti che Odino ha fatto; mi spiace.
Comunque, tornando a noi....
Dovevi raccontarmi una storia che riguardava te, la mamma e i genitori di Bruta. Non me l'hai raccontata, perché?
C'entrava qualcosa il fatto che i veri vichinghi non raccontano mai di episodi spiacevoli della propria vita?
Certo che è cosi, inutile la mia domanda.
E come hai affrontato la paura prenozze? 
Sei riuscito a dormire? Io non ci riesco proprio!
Credo d'avertelo già detto, sai? Sono cosi emozionato che mi sembra di sognare!
Lei è tutto quello che volevo, sai? Certo che lo sai, dopo tutto sei mio padre e un Jorgenson sa sempre quel che vuole.
Sia in Guerra che in Amore.
Grazie per avermi ancora ascoltato, sei stato gentile. 
Ora vado a letto, non vorrei alzarmi tardi domani. 
Buonanotte papà vegliami dal Valhalla e assistimi domani, ti prego!"

Disse il ragazzo che si alzò e rimise la sedia apposto prima di tornare in camera sua in un sordo sbadiglio che si fece largo sul volto del ragazzo.
Sal nuovamente le scali, persino quel movimento gli metteva stanchezza e non appena arrivato davanti al letto crollò come un sasso.
Zannacurva prese la coperta tra le zanne, l'alzò e gliela mise sopra dandogli una leccata sul muso prima di accucciarsi al fianco del letto e addormentarsi anche lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 52
*** Di notte.... si compiono le magie. 5° parte ***


Intanto nella dimora dei gemelli, Bruta e Tufo si stavano accomodando in quel lettone che quella sera avrebbero condiviso; lasciando momentaneamente la trave che li vedeva ospiti la notte.
Si, perché entrambi avevano paura. Paura di abbandonarsi a vicenda, paura di svegliarsi e non ritrovarsi più.
Paura che trovò fine quando entrambi si strinsero la mano e chiusero gli occhi sorridendo con la dolcezza pura di un bambino che aveva appena ritrovato l'affetto perduto.

"Bruta...."

"Si Tufo?"

"Non ti lascerò mai.
A costo d'avere Moccicoso in casa, tu rimarrai al mio fianco."

"Non ti abbandonerò mai fratello mio.
Non lo farei mai, anche perché tu sei la mia famiglia."

Disse solamente la bionda che aprì gli occhi andando a guardare il fratello che teneva ancora gli occhi chiusi.
Bruta si avvicinò più a lui, portò le mani strette all'altezza del volto e lasciò un bacio sulla sua mano. Gesto che fece sorridere imbarazzato il ragazzo che si era sporto lasciandogli un dolce bacio sulla fronte. 

"Ora dormi, anche se mi fa male dirlo; beh, dovrò rassegnarmi.
Domani è un giorno importante per te e voglio che risplendi di luce propria. Devi lasciare tutti quanti a bocca aperta."

"Se solo non fossi stato mio fratello...."

Sussurrò la bionda che si addormentò sotto le premure del biondino che ora le accarezzava il capo dolcemente.
La mattina ad arrivare l'avrebbe aiutata lui a vestirsi, vero, era un compito che aspettava alla madre, ma in assenza di una donna di casa; beh, si sarebbe immedesimato in lei pur di farla star bene.
Apparentemente non sembrava agitata, ma bastarono pochi minuti di un sonno tranquillo per far agitare Bruta che andò a girarsi e rigirarsi nel letto. 
Ora si vedeva perfettamente che era nel sonno più pesante e agitato, sonno che aveva visto un Tufo che si era alzato e si stava dirigendo verso il salotto.
Stesso salotto che l'avrebbe accolto per ultimare quelle ultime cose in sospeso.
'Quali ultime cose?' vi starete chiedendo, semplice.
Tufo prese delle lanterne, le mise attorno al tavolo di lavoro prima di dirigersi in un angolo dell'immensa sala, alzare delle travi della pavimentazione e estrarne una grande scatola color glicine e alcune buste.
La richiuse delicatamente e si avviò al tavolo doveva era partito sedendosi davanti.
Prese le buste, le aprì e ne tolse il contenuto.
Varie stoffe si adagiavano sul legno di pino, diversi aghi venivano posate in un piccolo contenitore di terracotta accompagnati da alcuni fili di cucito, e ora; tra le mani del biondo vi era un abito che andava a completare.
Si, perché l'abito da sposa della sorella l'avrebbe confezionato lui dato che quello della madre, da quanto riportato lei immemore tempo fa, era stato strappato e con tutte le rammendature non sarebbe andato bene quindi, successivamente gettato, con altre cose.
Lui non ci credeva, lui sapeva che quell'abito fu strappato dal padre medesimo. Quando era più piccino aveva udito la madre parlarne a Valka e Brunilde, loro si confidavano spesso. Si ricordava ogni minimo dettaglio tant'è che nella distrazione il ragazzo si punse l'indice lasciando che una goccolina di sangue si infrangesse sulla stoffa dell'abito.
Lui rimase in silenzio, si limitò a prendere un pezzetto di stoffa; bagnarlo e tentare di togliere la macchia. Macchiolina che si tolse ma che ne rimase un piccolo alone. 
Tufo scosse il capo. Ringraziò unicamente che era la parte interna che non si sarebbe vista al pubblico.
Il biondo portò lo sguardo al suo fianco. Mazzetta.
Anche in quella sera lei c'era e fece sorridere dolcemente il ragazzo che alzò le spalle e tornò a lavorare silenziosamente.
Non avrebbe dormito, o almeno l'avrebbe fatto per qualche minuto. Ma questo non importava, per Bruta avrebbe fatto questo e altro.
Le ore trascorsero velocemente, sulle spalle di Tufo c'erano due ore che gravavano come non mai sugli occhi stanchi del giovane che si dilungava ad applicare l'ultimo punto sartoriale all'abito nuziale.

"Finalmente è pronto.
Che ore sono? Le 05:00. Va benissimo, ci dobbiamo alzare per le 07:00. Ho ancora tempo per riposarmi."

Disse sfinito Tufo che controllò se aveva fatto tutto il necessario.
I suoi occhi semichiusi si infransero mano mano sulle sue piccole creazioni:
Alla sua destra i calzari. Tempo di realizzazione: tre giorni a partire da un mese prima.
A venire subito dopo i gioielli. Aveva incontrato Il Mercante Johann nella stiva della sua imbarcazione nell'ultima sua visita e aveva preso alcune gemme preziose. Tempo di elaborazione: Una settimana precisa.
Successivamente a trovarsi una piccola corona di fiori. Tempo di intrecciatura: Un'ora.
Slittando lo sguardo a sinistra c'era la mantella che avrebbe indossato sopra all'abito. Tempo di cucitura: Sei giorni. 
Per ultima e più impegnativo  l'abito. Tempo di creazione: ventitre giorni a partire dalla sera in cui aveva terminato i calzari.
Si, ne andava letteralmente fiero. Era riuscito a creare quelle meraviglie tutto da solo e giusto in tempo per la cerimonia.
Ripose accuratamente ogni cosa nella scatola e la posò sul tavolo, certo che la sorella non si sarebbe alzata prima dell'ora stabilita.
Sistemò il salotto, lo rassettò e se ne tornò in camera fingendo di essersi alzato per andare in bagno.
Bruta si accoccolò al suo fianco, lo strinse a se e sorrise dolcemente. Ora si era addormentata realmente, ma prima, o prima continuava a girarsi nel letto; fissava il soffitto, sospirava e sbuffava.
Sapeva che il fratello le nascondeva qualcosa, magari i classici monologhi con Mazzetta; ma non gli importa nulla. Era conscia del fatto che parlato o meno con la mazza chiodata lui era il suo amato fratellino.

"Grazie di esistere."

Disse a bassa voce la bionda che aumentò la stretta al ragazzo che rimase senza parole prima di ricambiare con un dolce "Grazie a te di stare ancora qui con me" andandosi, successivamente, ad addormentare.

Ritorna all'indice


Capitolo 53
*** Due spose e un gruppo di donne.... o quasi. ***


La mattina arrivò.
Alle 06:50 Tufo si alzò e andò a preparare la colazione alla sorella che giaceva ancora assopita nel letto.
Aveva smaniato tutta la notte, aveva trovato altamente difficile condurre un sonno filato. Fortunatamente che ad una certa, aveva trovato posizione e si era totalmente abbandonata al sonno che finalmente arrivò per dar pace alla ragazza.
Una volta terminato di cucinare quella bella tavola imbandita, il giovane salì in camera a svegliare Bruta che era già sveglia.
Si avvicinò a lei, le accarezzò la guancia e con dolcezza gli disse che era pronta la colazione. La bionda si mise seduta, si stiracchiò sbadigliando e andò immediatamente ad abbracciare il ragazzo che con tenerezza ricambiò.
L'aiutò a scendere dal letto e l'accompagnò in cucina dove l'avrebbe attesa una colazione bella sostanziosa.
La bionda a vederla rimase letteralmente meravigliata. Aveva realmente preparato tutto lui?
C'erano uova di qual si voglia tipo, carne, verdura, latte di yak appena munto, latticini... insomma, quella più che colazione era un pranzo da dèi!

"Non sarà un po troppo?"

"Siamo in due e vorrei ricordarti, cara la mia sorellina, che siamo campioni d'abbuffata; quindi nulla è troppo per noi!"

Disse energico Tufo che la spinse delicatamente alla tavolata.
Fingersi allegro era inutile, Bruta se n'era accorta e a quella spinta si impuntò voltandosi immediatamente e abbracciarlo.

"Non fingere con me.
Non ti abbandono, mai lo farei. Tu sei mio fratello e io ti voglio un'immensità di bene. Anche se mi sposo non vuol dire che ti lascio, anzi, vuol dire anche che vorrei renderti zio."

"Zi-Zio?
Bruta, non sarai troppo giovane per avere dei figli?
Con Moccicoso poi! Chissà che verranno fuori!"

"Io lo so!"

Disse la biondina prima di bloccarsi e fissare il fratello con cui andò a dire la stessa frase.

"Dei Moccichini!"

Quella cosa li fece ridere divertiti tant'è che si andarono a sedere e mangiare tra una risata, una confidenza, uno scambio d'opinioni e un'altra.
Una volta finito i due si premurarono di lavare piatti e bicchieri e riponendoli nel loro posto.
Ad attirare la loro attenzione fu un bussare delicato della porta che fece scattare Tufo ad aprire. Bruta intanto continuava a lavare le ultime cose.
Si ritrovarono innanzi Valka che li salutò con un dolce sorriso.

"Buongiorno Tufo, dormito bene?"

"Abbastanza, grazie. Lei?"

"Altrettanto.
Bruta è in casa o è occupata?"

"Sono qui Valka!"

"Oh cara, eccoti.
Vieni con me, ti aiuterò a vestirti."

"Ma volevo aiutarla io."

Disse un dispiaciuto Tufo che fece stringere il cuore alla donna che sospirò. 
Va bene, una volta ogni tanto doveva rassegnarsi a darla vinta al giovane. D'altronde ancor prima era andata da Astrid e gli aveva chiesto se gli desse fastidio se il ragazzo venisse con lei e la bionda aveva detto di no.

"La tradizione vuole che la sposa venga sequestrata da un gruppo di assistenti tutte di sesso femminile e.....
Noi siamo qui per portarci via Bruta...
Ma..... se le ragazze vogliono, possiamo chiudere un occhio su questa parte e sequestrare anche il fratello della sposa, che ne dite?"

Chiese la donna che si voltò verso il gruppo di donne che annuirono energicamente. 
Gothi che era Gothi, e ehy! Gothi era Super Tradizionalista, accettò questa piccola trasgressione comprendendo il fatto che lui era la sola famiglia che era rimasta a Bruta.

"Ma sia chiaro. 
Alcuni punti del processo di transazione dovrai saltarli, comprensi giovanotto?"

"Mi va bene tutto, basta che io possa stare con la mia amata sorella.
Oggi è un giorno importante per lei e io, che sono l'unica persona che gli rimane, vorrei stargli vicino e aiutarla."

Rispose seriamente Tufo che si lasciò scappare un dolce sorriso che strabiliò le donne di Berk. Allora lui non era il pazzo scellerato che ci si aspettava! Aveva un cuore anche lui e sopratutto dei dolcissimi sentimenti che erano improvvisamente saltati fuori da chissà dove.
Il ragazzo fece segno alla sorella di rimanere li, lui si allontanò e andò a prendere in salotto quella scatola in cui c'era l'abito che aveva cucito lui medesimo.
Bruta rimase in silenzio, si limitò a baciare la guancia del fratello e sorridergli solarmente. Era cosi bello saperlo li con lei.
Subito il gruppo scappò nell'abitazione di Astrid, in cui si sarebbero avvenuti i preparativi.
Valka aprì la porta della sua abitazione, si diressero verso la camera della ragazza e vi entrarono. Ad attenderle ancora un'Astrid in camicia da notte che sistemava la sua Tempestosa. Intanto i cuccioli ancora dormivano beati sotto il suo letto.

"Astrid."

"Tufo, Bruta.
Che piacere vedervi. Come state?"

"Bene grazie, tu?"

Domandarono in coro i due mentre poggiavano sulla scrivania della ragazza la scatola.

"Nervosa."

Annunciò Astrid che sistemò l'ultimo fiorellino sul diadema della draghessa che se ne andò da un lato tranquilla. 
Intanto Valka e le altre donne avevano afferrato le due e gli avevano letteralmente strappato via da dosso gli abiti indossati assieme a tutti gli altri simboli che rappresentavano il loro precedente status di nubili.
Tufo si coprì immediatamente gli occhi imbarazzo, no, era una scena che non doveva vedere per niente. Eccetto ora, che una delle donne gli aveva fatto segno di aprire gli occhi.
Davanti a lui una scena da film.
Astrid aveva il capo piegato, Valka delicatamente e con aria solenne privò la ragazza del Kransen riponendolo successivamente in un fazzoletto bianco che la bionda gli aveva posto con il chiaro scopo che la sposa stessa l'avrebbe consegnato alla sua prima figlia.
La vichinga alzò la testa, la chioma bionda sembrò più nuda del solito ma non importava. Era tradizione e se tradizione vuole, tradizione avrà.
Bruta si lasciò sfuggire un dolce "Sei bellissima" che fu ricambiato da un "Anche tu lo sei".
Subito le donne afferrarono nuovamente le due spose e le trascinarono alla Bath House, un'equivalente scandinavo della sauna tipica finlandese; dove l'attendevano una vasca di legno colma d'acqua, del sapone per lavarsi e una stanza satura di vapore.
Dopo minuti di camminata eccole li. Il Villaggio era totalmente vuoto e le uniche in circolazione erano proprio loro.
Astrid e Bruta si guardarono per poi portare lo sguardo su alcune pietre riscaldate su cui gli veniva spruzzata dell'acqua.
Tufo rimase fuori, era un pur sempre un uomo e vedere due donne, per giunta belle, nude; non era da manuale. 
Mentre le due si bagnavano con il vapore, il gruppetto delle donne le schiaffeggiavano con alcuni mazzetti di ramoscelli fatti di betulla; il tutto per favorire la straspirazione.

"Questo bagno di vapore è un atto profondamente simbolico che rappresenta si il lavaggio della condizione di vergine che la purificazione necessaria per affrontare il rito  dello sposalizio."

Disse Valka a gran voce mentre le altre donne le istruivano sui loro doveri da mogli modelle e sulle osservanze religiose che una donna sposata era tenuta ad osservare, il tutto era condito con alcuni sfiziosi consigli per vivere felici e contenti con un uomo... in questo caso, per Bruta, con un diavolo in miniatura.
Ultimo passo del bagno di vapore prevedeva un tuffo nell'acqua gelida che le attendevano.
Abitudine tipicamente nuziale, seguita da tutte le donne di quel Villaggio, era quello di aggiungere varie erbe, fiori e oli essenziali nell'acqua; con lo scopo di profumarla che di aggiungere al rito di purificazione quella potenza magica che veniva associata alla capacità afrodisiaca e benefica alla fertilità.

"Un bagno profumato e ricco consente alla donna di avere un'area di sensualità oltre che beneficiarne in fatto di fertilità."

"Avete terminato?
Mi sento leggermente tagliato fuori.... qui fuori!"

Urlò Tufo che si era attaccato alla porta con un'espressione e fare cosi comico che persino una pecora che passava per li si era messa a belare divertita.
Ma questa terminò non appena un'esplosione la colpì in pieno lasciando Tufo soddisfatto.

"Grazie Rutto.
Grazie Vomito."

Disse il ragazzo che andò a porre alcune coccole al drago a due teste che gli lasciarono una leccata su entrambe le guance.
Bastò poco per riportare il sorriso al vichingo che fu nuovamente accolto dalle donne che uscirono dalla Bath House facendogli segno di seguirlo.
Le due vichinghe erano avvolte da un panno color cammello, camminavano svelte e si lanciavano continui sguardi attorno. 
D'altronde erano completamente nude se non coperte da quell'asciugamano che celavano le forme sinuose che a Tufo non passarono innosservate. 
Il biondo trasalì, si avvicinò a Bruta e la strinse a se continuando a camminare in rotta dell'abitazione della giovane che raggiunsero in poco tempo.
Una volta arrivati, il gruppo salì in camera di Astrid dove gli abiti erano pronti per essere indossati.

Ritorna all'indice


Capitolo 54
*** Bianche come la neve e..... ***


"Ragazze, i vostri abiti."

Astrid si inginocchiò a terra, aprì il baule e rimase a guardarlo con il respiro sospeso. Non aveva il coraggio di Bruta che ora aveva aperto la scatola e guardato con occhi estasiati l'abito che ora gli si mostrava innanzi.
Subito la ragazza si girò correndo dal fratello che abbracciò fortemente. Lui rimase spiazzato, che gli prendeva ora? 

"Grazie Tufo.
E' veramente bellissimo!"

Disse a bassa voce la ragazza che andò a lasciare un dolce bacio sulla guancia del vichingo che ricambiò imbarazzato.
Le altre donne, Valka compresa, erano fuori dalla camera e ora avevano trascinato con loro anche Tufo che con risata timida si congedò.
Doveva farlo per forza, ora le due ragazze dovevano indossare l'intimo.
Intimo a cui Tufo aveva pensato, aggiungendolo la mattina stessa in quella confezione.

"Bruta...."

"Si Astrid?"

"Ho paura...."

"Anch'io ce l'ho."

Si confessarono le due vichinghe che andarono a rassicurarsi con un amorevole e dolce abbraccio che andò a riscaldare entrambe.
Una a destra e una sinistra, ora potevano mettersi l'intimo che le vedeva protagoniste.
Un completo composto da top e culotte color oro cingeva Bruta mentre uno rosa confetto, conservato da Astrid per la prima notte andava a coprire la pelle color pesca della bionda che ora si era voltata a guardare l'amica.
Le due si sorrisero dolcemente, senza alcun timore si erano aiutate a stringere alcuni nastri che componevano i top. 

"Prego, abbiamo fatto.
Ora siamo vestite...."

"...In parte!"

Disse Bruta che rise divertita andando a cingere le spalle alla bionda che la strette al suo fianco.
Valka e le donne entrarono lasciando un Tufo indeciso alla soglia della porta. Il giovane continuava a girarsi e rigirarsi sul posto indicando senza dire nulla le scale e la camera. Valka scrollò le spalle e afferrò il ragazzo per il gilet tirandolo dentro, lasciando che Gothi chiudesse la porta con una botta di bastone.
Astrid guardò il ragazzo imbarazzata, era alquanto a disagio essere conciata cosi davanti ad un giovane che non era Hiccup.
La donna gli portò le mani sulle spalle, gli sorrise e la rassicurò che tutto sarebbe andato bene. Lei annuì e andò a tirare fuori dal baule quella custodia che lasciò successivamente sul letto. 
Le ragazze vennero circondate dalle donne e da Tufo, tutti guardavano incuriositi la custodia dell'abito che avrebbe indossato Astrid. Bruta si era messa vicino a lei, mentre la giovane andò ad aprire la confezione che conteneva il vestito.
La Thorston l'aveva già visto, era al fianco dell'amica per sostenerla in quel momento. 
Aveva una gran paura, il suo cuore batteva cosi forte che ogni volta cessava di sfilare quel nastro azzurro che legava la custodia. 
La bionda gli posò la mano sulla spalla, annuì dolcemente mentre lei prendeva un bel respiro e andava a tirarlo via. 
Ecco che gli occhi azzurri si perdevano nella stoffa perlacea dell'abito, Tufo silenziosamente ne studiò i piccoli dettagli che lo lasciavano letteralmente senza parole.

"Io.....
Non credo che questo sia per me."

Disse Astrid che riportò i lembi della stoffa a coprire l'abito.
Era decisamente troppo bello per essere indossato da lei, cosi imperfetta e difettosa.

"Astrid. 
Quello è per te. Tua madre l'ha cucito appositamente per la sua piccola."

Gothi si avvicinò ad Astrid, gli posò la mano sul braccio e le sorrise.
I suoi occhi dicevano tutto, raccontavano le ore che Brunilde aveva trascorso a cucirlo, dell'impegno che ci aveva messo e sopratutto quell'amore che era dentro ad ogni punto che adornava l'abito.
La giovane chiuse gli occhi, annuì lentamente e sorrise.
Si, ora sapeva che quello era per lei. Che era nato per essere indossata da lei medesima e da nessun'altra.
Chinò il capo verso la piccola ma grande donna il quale era Gothi, la ringraziò infinitamente e le chiese scusa se era stata presa dai dubbi e dall'insicurezza.

"Bene, ora vestiamo le spose!"

Disse un'allegra donna che andò a cingere le ragazze tra le braccia sorridendo con fare comprensivo.
Le ragazze si guardarono, annuirono energicamente e si lasciarono travolgere da quel fiume di donne che le vestivano frenetiche.
Nella camerata si poteva sentire solamente i "Alza il braccio destro!" "Tirate in dentro la pancia!" e a quella frase Tufo ribatté con un secco "Ma se sono magre come un chiodo!" tirando con energia alcuni nastri che adornavano l'abiti.
Ecco. Pochi minuti e le due si voltarono di scatto lasciando che le gonne volteggiarono con esse.
Valka e le amiche si allontanarono, le guardarono con meraviglia e si lasciarono scappare un sonoro "oooh" che fu susseguito da quello del ragazzo che di nascosto si asciugava le lacrime.
Ne era valsa la pena bruciare le ore di sonno per vederglielo indossato.
Vi starete chiedendo com'erano i loro abiti nuziali, giusto? Giusto.
Ecco, Astrid indossava un classico abito bianco.
Aveva la vita bassa ed era circondata da alcuni nastri dorati che si fermarono al centro del ventre con una piccola fibbia color oro dove vi era incastonato un piccolo Rubino circondato da alcune rune auguranti buona sorte.
Le spalle erano scoperte, il risvolto dorato riprendeva quello delle maniche dritte che terminarono a punta dove si poteva bloccare sull'anulare.
La gonna era morbida, scendeva delicata e con balze sulle slanciate gambe della bionda che ora si era portata una mano dietro l'orecchio arrossendo delicatamente. Si sentiva realmente bella con quell'abito, ma sopratutto poteva percepire un delicato tiepore che la cingeva in un dolce abbraccio.
A quel movimento la stoffa aderì ulteriormente ai fianchi della bionda che furono messi in evidenzia senza pretenziosità.
Vi si potevano vedere i fianchi larghi, la vita cosi stretta e sottile che poteva essere circondata da forti e importanti mani. Mani cosi forti che solamente un Haddock possedeva.
Se si voltava di spalle vi si potevano vedere i nastri dorati che stringevano i lembi, alcuni ricami lungo la gonna e a terminare un piccolo fiore in cui c'era cucito con attenta minuziosità "Saremo sempre con te, figlia amata.". 
Gli occhi della bionda si lucidarono al solo leggerlo, si sentì una stretta al cuore e la sola voglia di piangere. 
Ora sentiva realmente i genitori al fianco, genitori che ora avevano la mano sulla schiena nuda della figlia sorridendo dolcemente.

"Astrid, vuoi attendere per indossare la corona nuziale?"

Disse commossa Valka che si si era portata la mano al petto guardandola con tenerezza. Non solo era una grande donna, ma quella ragazza che ora annuiva e si asciugava gli occhi era la moglie perfetta per il figlio.
Al suo fianco Bruta.
Quella bellissima Bruta che ora volteggiava e si guardava meravigliata l'abito che indossava.
Abito cucito con un'amore infinito, amore che solo un fratello sapeva provare.
La stoffa bianca brillò alla delicata luce del sole che filtrava dalle tende, quando si voltò vi si poteva vedere il sopraffine decoro di intrecci fatti a mano.
Lo stesso lavoro vi si poteva vedere sulla stoffa interna delle maniche che spuntava delicatamente da sotto la mano candita della bionda che ora aveva portato lo sguardo sul seno.
Seno messo in risalto dalla medesima stoffa che veniva decorato da un filo di organza bianca che delineava lo scollo quadrato.
Al di sotto del esso l'intrecciatura di un lungo nastro di raso bianco che era terminato con un fiocco i cui lembi scendevano sul ventre.
I fianchi erano stretti, la stoffa bianca seguiva fedelmente la forma della ragazza che in quel momento si guardava commossa il fratello che fece un profondo inchino sussurrando un dolcissimo "E' bellissima, Lady Bruta." che fece scattare la ragazza che gli saltò addosso abbracciandolo fortemente.
Si, quel giorno le due vichinghe erano delle vere stelle. 

"Ragazze, sedetevi.
Dobbiamo acconciarvi i capelli."

Dissero due delle donne che le "sequestrarono" letteralmente mettendole sedute sulle sedie che erano state saccheggiate dalla cucina. 
Le due erano frementi, si stringevano la mano e tra una chiacchera e un'altra si lasciarono acconciare le lunghe chiome bionde.
Se da una parte abbiamo una Valka che dava indicazioni su come dovevano essere messe le ciocche della nuora, dall'altra abbiamo un Tufo che ammoniva qualsiasi gesto compiuto dalle donne.

Ritorna all'indice


Capitolo 55
*** ...Neri come la notte. ***


Le ore passavano veloci e dalla parte opposta abbiamo un solenne gruppo di uomini che si prendevano cura di Moccicoso e Hiccup.
Ormai tutti quanti avevano accettato la presenza di Stoick, o almeno il poterlo udire.... eccetto rare occasioni in cui vedevano oggetti o altre cose svolazzare qua e la.

"In questi due tumoli abbiamo sotterrato le spade dei vostri antenati.
Per abbandonare lo status da scapoli, dovete recuperarle."

Recitarono gli uomini che guardarono i due cugini che seguivano attentamente le istruzioni del gruppo.
Non dovevano preoccuparsi degli abiti, avevano addosso quelli di quand'erano più giovani; quindi se si rovinavano non era una grande perdita.
Al segno dato da Skaracchio e da uno Stoick che arreso agitava un lembo di stoffa bianca, i due si porsero i pugni andando a cercare frenetici le spade sepolte.

"Voi credete che ce la faranno?"

"Ovvio che ce la faranno! Non sono mica degli stupidi!"

"Stoick, ma tu non avevi detto a tua moglie che dovevi occuparti unicamente di Hiccup?"

Domandò Skaracchio che guardò accigliato quella zona vuota che risiedeva al suo fianco lasciando che gli altri vichinghi si interrogassero sul perché ci mettevano troppo.

"Le cose cambiano Skaracchio.
Le cose cambiano. Come li abbiamo battezzati insieme anche i riti di sposalizio devono essere fatti insieme."

"Ah, la tradizione vuole cosi...."

"Non esattamente.
E' un modo per tenerli legati e complici di un avvenimento cosi impo---
State attenti a voi due!"

Irò Stoick agitando la stoffa con fare minaccioso.
Nessuno lo vedeva, ma di certo sul volto dell'uomo c'era un'espressione tanto seria quanto di rimprovero. 
Espressione che andò a smorzarsi non appena videro uscire dal terreno i due cugini che tenevano in alto, con aria fiera e orgogliosa, i cimeli recuperati.
Il gruppo inneggiò orgoglioso, tessevano con una tranquillità disarmante le capacità dei due vichinghi che andranno a porgere le corrispettive spade a Skaracchio e Stoick.
Subito furono trasportati alla Bath House, dove qualche ora prima le loro future spose erano state portate.
Si privarono degli indumenti, con ritrosia dato l'orientamento di Skaracchio andando subito dopo a immergersi nel bagno di vapore lavandosi da dosso la condizione di scapoli 
dando il benvenuto alla purificazione per la cerimonia nuziale incombente.
Gli furono donati importanti consigli per affrontare il ruolo da padre e da futuro marito, sopratutto come relazionarsi con i rapporti con le donne.
Una volta compiuto questo rito, i due vennero trascinati a casa di Hiccup dove furono vestiti con attenzione per la cerimonia.
Subito gli dissero che dovevano portare con loro la spada ottenuta nella fase di preparazione accompagnato a un martello o un'ascia, chiari simboli di Thor che avrebbero rappresentato la sua supremazia all'interna della coppia che erano di buon auspicio per un matrimonio duraturo e felice.
Moccicoso si guardava soddisfatto. Era un vero e proprio figurino in quei abiti!
Una maglia marrone gli copriva il dorso, al di sopra un'altra blu scuro che veniva coperta del tutto da un nera, completamente lavorata a mano. L'intreccio era minuzioso, preciso, perfetto. Il tutto riusciva a mettere in risalto la sua statura possente.
Al di sotto indossava dei pantaloni marroncini con sopra della stoffa che veniva bloccata con una cintuola che fungeva come supporto, sia per l'ascia ma anche per la spada che avrebbe indossato poco dopo. I bordi della "gonna" erano decorati con fili d'oro, fili che riportavano altre rune buon auguranti.
I stivali erano alti, si bloccavano sulle ginocchia mentre verso la caviglia erano leggermente abbassati. Una striscia argentata li attraversava mettendo in risalto il marrone scuro che riprendeva la maglia.
Hiccup si congratulò con il cugino che allargo le braccia con fare orgoglioso.

"Questo è stile Jorgeson, baby!"

Disse sotto le risate divertite e ironiche dei presenti che si accingevano a controllare se gli abiti del capo erano stati messi con cura.
Cura che era maniacale.
Cura che prevedeva una lunga maglia nera con alcuni decori dorati, una lunga casacca color nero fumè che si bloccava alle ginocchia; in vita una cinta con delle borchie dorate e un'altra sottostante che offriva di ospitare il fodero della spada, nonché supporto per per il martello.
I lunghi pantaloni neri aderivano alle gambe del castano che si era portato una mano dietro la nuca ridacchiando imbarazzato.
Non era solito indossare una cosa simile, maggior ragione se a quella casacca prevedeva anche una mantella lunga di un blu navy con altri dettagli raffiguranti foglie e intarsi geometrici che trovarono fine sotto il volto del vichingo, sopra a quel blu vi era una pelliccia bianca che ricopriva le spalle. I capelli furono pettinati con cura, le trecce fatte da Astrid furono messe in risalto e finalmente una pelliccia che andò a coprire interamente il ragazzo che sbarellò per l'eccessivo peso.

"Ahn, non ne posso fare a meno?"

"Figlio, la tradizione prevede quest'abbigliamento e tal abbigliamento indosserai."

"Anche tuo padre l'ha indossato Hiccup."

"Ah, ora capisco."

Disse unicamente il ragazzo che con un sospiro si arrese a quell'opprimente peso. Fortunatamente se ne sarebbe potuto liberare presto, durante il ricevimento!
Stoick guardava fiero suo figlio.
Figlio che ora si scambiava convenevoli e chiacchere comuni con il cugino che sembrava letteralmente cambiato.
Quello non era più il suo bambino, ma un vero uomo pronto ad affrontare la vita.

"Hiccup."

"Si padre?"

"Sono orgoglioso di te.
E Moccicoso...."

"Non sarò mai come te, ma proverò ad essere come te."

"Si capo?"

"Non devi essere come me, devi essere come il tuo cuore dice.
Sono orgoglioso anche di te, nipote mio."

"Ci proverò...
Grazie papà."

"Ti ringrazio.... zio...."

Sussurrarono i due vichinghi che erano arrossiti imbarazzati.
Skaracchio andò subito a sistemare i pantaloni dei due, letteralmente messi una maniera che faceva comparire le loro gambe storte.
Moccicoso si irrigidì, il contatto dell'uomo non solo lo metteva a disagio ma lo agitava non poco.
L'uomo si allontanò diede delle affettuose pacche sul sedere dei due e rise.

"Bene uomini.
Siamo pronti per consegnare le spade a questi giovinastri?"

Hiccup e Moccicoso si guardarono.
Quel gesto li aveva letteralmente turbati.

"Non vi preoccupate, l'ha fatto anche con me e con Stizzabifolco. E' come una tradizione.... di famiglia."

Disse Stoick che guardò accigliato Skaracchio che se ne era tornato al suo fianco come se nulla fosse mai successo.
Ecco, l'uomini finalmente si avvicinarono ai due sposi; con orgoglio gli porsero le spade che furono prese da loro e riposte negli appositi foderi.

Ritorna all'indice


Capitolo 56
*** Gli ultimi preparativi prima dell'Arrivo ***


"Astrid. Vieni."

Disse Valka che fece cenno alla bionda di avvicinarsi a lei. 
Lei silenziosamente si avvicinò alla castana, chinò il capo lasciando che le ciocche bionde scendessero delicate sulle spalle nude.
Quella sarebbe stata la prima volta in cui Hiccup l'avrebbe vista con i capelli sciolti. Capelli che erano leggermente ondulati e si snodavano in lunghi e ribelli boccoli che incorniciavano il volto della ragazza che aveva chiuso gli occhi.
La donna adagiò delicatamente la corona nuziale sul capo della ragazza. Quello era un antico cimelio di famiglia che era stato custodito dai parenti di Astrid per poi essere indossato solamente durante le feste nuziali.
Quella corona era argentata, aveva alcuni intrecci dorati che venivano decorati con nastri di seta rossi e verdi.
Astrid rialzò il capo, si sistemò i capelli sul volto e si voltò verso Bruta che la guardò con serenità. 
Al suo fianco Tufo che la teneva per i fianchi con fare possessivo. 
Lentamente di distanziò da lei, Valka gli porse la corona di fiori che il biondo prese e lentamente adagiò sul capo della bionda che era stato finemente decorato sotto le sue indicazioni.
Di fatti alcune ciocche di capelli erano state raccolte in un voluminoso chignon, alcune invece erano state mosse in tal modo da creare alcuni cerchi che vennero decorati con alcune mollette che avevano la forma di un giglio.
Si, perché lui sapeva perfettamente che i fiori preferiti di Bruta erano i gigli.
Le restanti ciocche ricadevano delicate sia sulle spalle della ragazza in lunghi boccoli che sulla schiena superando i glutei.

"Bruta... Astrid...."

Dissero alcune donne che tennero in mano le mantelle che avrebbero indossato. Si, perché non solo era una bella giornata in cui la neve era tornata a scendere delicata; ma era anche perché era molto fredda.
Tufo si affiancò ad una di esse aiutandola a far indossare alla sorella quella lunga mantella che andava a ricoprire l'abito nuziale della ragazza.
La stoffa bianca era adornata dalla folta pelliccia di medesimo colore che seguiva fedelmente tutta la lunghezza andando a ricoprire anche quel cappuccio che Tufo andò ad alzare delicatamente sino a chiuderlo con un fiocco sotto al volto.
Valka intanto aveva messo sulle spalle della nuora una mantellina corta, di un delicato avorio. La pelliccia copriva le spalle e un delicato fiocchetto color rosa la teneva unita.

"Le scarpe le indossate, care?"

Domandò una delle donne che si premurarono di sistemarle.
Le ragazze annuirono lentamente andando ad alzare la gonna degli abiti.
Ecco che da Astrid spuntavano dei stivali alti che si fermavano sotto al ginocchio, composti interamente da pelo bianco che copriva la scarpa color cammello.
Da Bruta invece comparvero dei delicati stivali neri di pelliccia.
Stivali bassi, dato che lei era molto alta. La pelliccia era stata decorata da alcune strisce di cuoio rivestite di velluto nero in cui vi erano state messe una a una dei brillanti. Brillanti che ritroviamo anche sulla chiusa dei stivali medesimi.
Tufo si guardò le mani, ancora erano segnate da tagli e bruciature che aveva riportato durante la creazione di quelle cose. 
Sorrise dolcemente.
Si, tutto era perfetto. 
Rialzò gli occhi e guardò Bruta che se lo guardava con le lacrime agli occhi, era cosi felice di essere sua sorella. 

"Non piangere Bruta.
Non rovinare il tuo bel visino con quelle brutte lacrime."

"Tufo ha ragione.
Sei cosi bella, non rovinare tutto quanto."

"Su ragazze mie.
Questo giorno è per voi. 
Ora state un po da sole. Mancano ancora tre ore. 
Noi andiamo al piano di sotto a prepararci."

"Usufruite di tutti i sanitari.
Casa mia è casa vostra."

Disse Astrid che si mise seduta sul letto mentre Tempestosa la guardava affascinata.
Era cosi bella la sua padrona che la sua bellezza reale scompariva letteralmente.
Valka disse che le altre donne se ne sarebbero andate a casa, dato che abitavano vicino mentre lei e Tufo sarebbero rimaste li a prepararsi; cosi da poterle scortare direttamente alla zona in cui si sarebbe celebrato il tutto.

"Ragazzi, trascorrete del tempo assieme.
Io e gli altri torniamo a casa a prepararci."

"Certamente. Noi rimaniamo qui buoni e tranquilli."

"E chi ci ammazza.
Al massimo ci uccidiamo a vicenda, eh."

Rispose divertito Moccicoso che lasciò congedare gli uomini che scrollarono le spalle esasperati.
Poteva essere cambiato nel più degli aspetti, ma quando doveva fare il buffone, beh, ci riusciva sempre bene.
Il moro si sedette vicino a Hiccup, portò le mani dietro di se e sospirò.

"Nervoso fratello?"

"Diciamo che non sono rilassatissimo."

"Su stasera potrai avere a che fare con Astrid."

"Mh?
Che dici, Moccicoso?"

"Che stasera potrai dimostrargli quanto l'ami."

"Glielo dimostro tutti i giorni, proprio come fai te."

Moccicoso scosse il capo e andò a dare una confidenziale gomitata al ragazzo che quando gli fu rivelato il senso della sua frase lo fece letteralmente arrossire.
I balbeti di Hiccup erano facilmente udibili da Sdentato e Zannacurva che dietro a loro, se li guardavano interrogativi.
Nei preparativi di Moccicoso, come da drago promesso, aveva contribuito attivamente a passargli l'indumenti stando attento a non bruciarli in alcun genere. 
Altrettanto fu fatto da Sdentato che aveva aiutato il padrone con dedizione e cura.
Quei due continuarono a parlare per ore e ore, sino a quando, in camera non irruppe Skaracchio seguito da Stoick.

"Ragazzi.
L'ora è arrivata. Abbandonate ogni paura e gettatevi nella gioia del matrimonio."

Disse con voce rattristita l'uomo che con un vuoto sorriso lasciò successivamente la stanza dirigendosi fuori.
Stoick rimase li, fermo a guardarlo andar via. 
Comprendeva il suo comportamento, ma questo non fu colto dai due che una volta alzati si diressero verso l'uomo.

"Che gli prende a Skaracchio?"

"E' una lunga storia da raccontare figlio mio."

"E.... sintetizzarla?"

"La vuoi sintetizzata, Moccicoso?"

"Si, la voglio breve; corta e coincisa."

"Skaracchio molti anni fa doveva sposarsi ma il compagno morì con un brutto incidente."

Disse a bruciapelo Stoick che lasciò letteralmente a bocca aperta i due vichinghi che si guardarono con occhi sgranati.

"T-Tu vu-vuoi dirmi che lui do-doveva spo-sposarsi?"

"Oh Moccicoso non essere cosi shoccato.
Sei tu che ha preteso la storia coincisa e breve."

"Si ma mica intendevo cosi tanto! Insomma, non puoi dirci una cosa simile proprio oggi!"

Hiccup scosse il capo, si riprese da quel momento e pattò le spalle al cugino che stentava ancora a riprendersi.
Si, vero, aveva chiesto lui una cosa stretta e coincisa, ma detta cosi, all'improvviso, proprio quando erano pronti per divenire sposati era troppo!
Il castano schioccò le dita davanti al volto del vichingo che si riprese subito dopo sospirando. 

"Andiamo!"

"Il vostro Mundr..."

"Mundr?"

"Si, il pagamento minimo per dimostrare che nella nostra società siete capaci di provvedere al sostentamento delle vostre mogli e dei futuri figli."

"E....?"

"Hiccup.
Il tuo è stato pagato durante le trattative di nozze quando ancora eri piccolo.
Moccicoso.
Ricordi quando tempo fa Valka ha convocato te e Bruta alla Sala Grande?"

"Ah-Ah. 
E allora?"

"Lei si è presentata come occasionale padre di Bruta per il controllo del mundium, che sta per indicare il diritto alla protezione e alla tutela legale che spetta al genitori sino alle nozze con la figlia.
In poche parole comprensibile è l'equivalente del valore della dote della sposa."

"Quindi...."

"Quindi sistemata la parte economica, possiamo iniziare la cerimonia stessa."

I due cugini esordirono con un sordo "Perfetto" che riecheggiò per la tromba delle scale che li vide passare di fretta e furia.
Erano totalmente frementi di sposare quelle loro amate dee. 
Fuori ad attenderli l'intero Villaggio, eccetto delle donne che avevano il compito di accompagnare le spose alla locazione prescelta dal corteo nuziale.
Difatti le donne di Berk avevano scelto un posto vicino al Villaggio stesso, avvolto nel verde e colmo di vegetazione.
Abbastanza grande per ospitare tutti quanti, draghi compresi.
I due vichinghi furono accorti da un "EVVIVA!" generale che fece pavoneggiare Moccicoso e imbarazzare Hiccup.
Stoick si parò dietro di loro, le sue forti mani si posarono sulle schiene coperte dei due che alzarono lo sguardo a guardarlo.
Insieme si diressero verso il punto prescelto, tutti quanti erano frementi, sposi in primis.

"Come credi che vestirà Astrid, mh Hiccup?"

"Non lo so, ma qualunque cosa indosserà sarà sempre bellissima."

Disse Hiccup che annuì alle sue medesime parole.  
Il castano era certo che qualsiasi vestito avrebbe portato addosso la bionda lei sarebbe stata no bellissima, ma divina.
Divina come era già di suo, dato che era la sua dea.
Una volta arrivati i due sposi si avviarono all'altare dove vedeva partecipe un serioso e asettico Skaracchio pronto a convolare a nozze i due giovani uomini che attendevano frementi le due ragazze.

"Non arrivano.
Perché non arrivano?"

"Che succede?
Perché non si presentano?
Hanno deciso di cambiare idea?"

"Dategli tempo ragazzi. Saranno impegnate a non rovinare l'abiti."

"Giusta osservazione.
Giusta osservazione papà."

E cosi trascorsero lunghi minuti che sembrarono ore. Minuti in cui i presenti si stavano torturando a vicenda tirandosi qualche ceffone occasionale oppure degli educati convenevoli.
Li presente anche Gambedipesce che si era vestito a gran festa per il giorno importante.
Difatti indossava un lungo abito di pelliccia nera dove un'altra pelliccia ricadeva sulla spalla destra andando a coprire quella parte.
Dietro a quelle persone che ora si stavano sganasciando per le risate, dato che uno di loro era caduto a terra con un tonfo c'era anche lei. 
Ecco che gli occhi di Gambedipesce si illuminarono, il respiro gli si spezzò nel vedere com'era bella.
La ragazza aveva raccolto i capelli in una treccia laterale che andava a posarsi sulla spalla sinistra, altre trecce circondavano quella più grande e alcuni fiori turchesi si adagiavano sulla chioma color sole.
Aveva addosso un vestito di stoffa rossa con alcuni ricami dorati, stoffa scarlatta che si dilungava andando a formare un cappuccio che era posto sul suo capo, sulle spalle una pelliccia bianca andava a ricoprire quella bellezza celestiale.
Sembrava essersi accorto di lui, finalmente!
Infatti dopo essersi guardata attorno aveva sorpreso il ragazzo a guardarla. Le sue guance si tinsero di un delicato scarlatto, le labbra rosate si lasciarono sfuggire un sorriso imbarazzato. 
Gambedipesce tossì andando a porgere un saluto imbranato alla bionda che ricambiò con altrettanta timidezza.

Ritorna all'indice


Capitolo 57
*** Le Spose celestiali ***


Finalmente arrivò il corteo delle spose.
Innanzi a loro vi era Tufo, essendo consanguineo di Bruta e amico di Astrid era stato incaricato di portare le spade che le donne avrebbero donato ai futuri mariti.
Dietro a quella schiera di donne ben vestite, i due vichinghi poterono vedere le loro spose.
O almeno intravedere una chioma bionda che brillava di un delicato argento e un cappuccio in pelliccia bianca.
Hiccup già sapeva che quella ragazza con il bagliore argentato era lei, era la sua Astrid. 
Le donne si divisero a metà, a destra il corteo di Bruta; a sinistra quello di Astrid.
Bruta e Astrid avanzarono a capo semi abbassato, solo alcuni boccoli ricaddero sul volto bianco delle ragazze che fu illuminato da una polvere colorata posta sulle palpebre delle due che ora, lentamente avanzavano verso i due.
Moccicoso guardava estasiato Bruta.
Quella meravigliosa donna che ora avanzava delicatamente verso di lui, ora sarebbe divenuta sua moglie.
Una fiera e orgogliosa Jorgeson. Degna moglie per lui.
I suoi occhi azzurri si perdevano nella folta pelliccia bianca che accarezzava le gote arrossate della giovane vichinga.
Aveva un tumulto di emozioni, si sentiva letteralmente rivoltare l'intestini per quant'era felice e eccitato di quel momento. 
Il cuore batteva forte.
Sempre più forte. 
Ancora più forte sino a che non ebbe la paura che sarebbe esploso.
Stava incominciando già a sudare, aveva la bocca impastata, le farfalle con tanto di bozzoli e crisalidi nello stomaco. 
Aveva caldo. Cosi tanto caldo che si scostò delicatamente il colletto soffiando. 
Non solo perché quella pupa era eccitante come non mai, ma tanto perché quel momento lei gli si era fermata innanzi guardandolo dolcemente.
Lo sguardo del ragazzo scese lentamente.
Gli occhi si posarono sulla collana che indossava. Attenta in ogni dettaglio, lavoro di cesello, lavoro che rendeva la ragazza spettacolare nonché affascinante più di quanto fosse di suo.
Si infranse sull'abito. Quel gioco di bianco e stringature scure rendeva perfettamente giustizia alla ragazza. I suoi fianchi erano stretti in quel bustino fatto di stringhe di seta bianca, il seno era messo in evidenzia da quel medesimo gioco. 
Oh se era mozzafiato quella donna. La sua donna.
Il vichingo prese la mano della bionda e gli fece un baciamano.

Lei era una Bellezza Divina.
Il suo nome l'annunciava, lei era Astrid.
Astrid che era un uragano. Che era una tormenta di neve. Che era grandinata. Che era Maremoto. Che era Fulmine nella Notte. Che era un tifone. Che era un tuono a ciel sereno. Che era una forza di natura e anche i più devastanti degli agenti atmosferici erano nulla contro di lei.
Lei che ora avanzava lentamente verso Hiccup che la guardava adorante.
Oh se era bella.
Bella come una stella. Bella come una notte di neve in cui il cielo era sereno e le stelle brillavano. Bella come la luna piena che troneggiava nel cielo terso di brillanti. 
Aveva il cuore in tumulto. 
Aveva paura di commettere qualche errore. Paura che lentamente andò a scemarsi quando la vide fermarsi davanti a lui.
Lui aveva notato tutto.
Aveva notato il decoro dorato sotto la mantellina che con una folata di vento si era alzata.
Aveva notato di come sull'abito c'era una piccola fascia dorata con una fibbia in cui viveva un rubino brillante.
Aveva notato i stivali bianchi di pelliccia che riprendeva la pelliccia della mantellina.
Aveva notato di come la manica andava a finire sull'anulare.
Aveva notato anche che aveva i capelli sciolti e che quei capelli scendevano in morbidi boccoli sulle sue spalle e schiena.
Aveva notato di come la corona nuziale la rendeva meravigliosa.
Ma non era tutto quello che la rendeva meravigliosa, no, era lei che lo era.
Era lei che portava sconvolgimenti emotivi al ragazzo, quel continuo batticuore; quella azzeramento della salivazione, di quel dolore alle budella che sembravano attorcigliarsi.
Gli prese delicatamente la mano, l'accostò al volto e vi lasciò uno sfiorato baciamano che fece sorridere imbarazzata Astrid.

"Ragazzi.
Ragazzi.
Hoi! Ma volete starmi ad ascoltare per una volta!"

Disse dapprima quiete Skaracchio che andò ad agitarsi non appena il gruppo di sposi, invitati inclusi, non gli davano attenzione.
Infatti con quell'alzare di voce tutti quanti si voltarono verso di lui rimanendo il silenzio.
A destra Hiccup al centro Astrid e Bruta e a sinistra Moccicoso.
Ora erano decisamente pronti per sposarsi.

"Bene. 
Preferite il sacrificio animale o la preghiera?"

"Sacrificio animale!"

Disse immediatamente Bruta che guardava emozionata Skaracchio. E no, non sarebbe mai cambiata.

"La preghiera con la successiva consacrazione degli animali."

"Credo che sia la scelta migliore. 
Io e Bruta vorremmo mantenere l'abiti intatti cosi che in un prossimo futuro potremo passarli alle nostre figlie, non è vero?"

"Oh si certo! Assolutamente vero!
Mi sono lasciata andare, scusatemi!"

Rispose in un'imbarazzata risata che andò a coinvolgere i presenti.

"Che i dei possano consacrare la vostra unione.
Unione che durerà per millenni lasciando stupefatti i presenti. Che Thor vi vegli, che la dea Freya vi possa donare molti figli e che Freyr possa aiutarvi in qualsiasi vostra azione.
Siamo qui riuniti per unire nel sacro vincolo del matrimonio questi ragazzi che hanno deciso di unirsi per condurre un loro singolare in un uno unico."

Non era bravo con le parole Skaracchio, ma in quelle poche parole c'era tutta la preghiera e il voler il meglio per i ragazzi che sapeva esprimere.
Dopo il decesso dell'amato aveva letteralmente abbandonato qual si voglia tradizione ricondotta al matrimonio.
Aveva accettato quel ruolo per due semplici motivi: Stoick era il suo migliore amico e non poteva rifiutare un favore da lui chiesto. Hiccup invece... beh lui era il padrino di Hiccup, ed era suo preciso dovere celebrare le sue nozze.
Hiccup e Moccicoso si portarono dietro alle donne che si voltarono a guardarli. Con gesto lento e allusivo, sguainarono le spade dal loro fodero donandole alle loro future mogli.
Tufo si avvicinò alle ragazze e gli porse le loro spade che furono donate a loro volta ai futuri mariti.

"Questo scambio è un gesto simbolico.
Le spade donate dalle spose agli sposi è stata tramandata degli antenati e rappresenta la tradizione della famiglia e la continuazione della linea di sangue...."

"....Quelle donate dagli sposi alle spose rappresenta il trasferimento della potestà paterna e del compito di proteggerla, dalla figura paterna al nuovo marito."

Annunciò Skaracchio che alternò la spiegazione con Stoick che prese attivamente posizione e partecipazione alle nozzi del figlio.
Tufo era tornato al suo posto. Al fianco di Gambedipesce che assisteva alla cerimonia con estrema serietà.
Il vichingo dai rasta fu catturato da qualcun'altro.... o altra.
Infatti vicino alla ragazza puntata da Gambedipesce comparve lei, la sua bellissima Mazzetta.
I suoi capelli erano stati lasciati sciolti e ricadevano sulle spalle andando a ricoprire in parte un vestito verde smeraldo che era stretto in vita da una grande fascia in ferro dorato.
Lei l'aveva notato. 
Oh se l'aveva notato.
Infatti alzò la mano e lo salutò energicamente come se si conoscessero da anni ormai.
Fu proprio quel saluto che fece arrossire Tufo che si guardò attorno incuriosito. Ma stava salutando proprio lui o Gambedipesce?
Si indico. La ragazza annui.
Gli sembrò di sognare, finalmente quella donna mozzafiato l'aveva degnato di sguardo. Subito ricambiò il saluto, non gli sembrava vero. Quasi si perse a guardarla e trascurò la cerimonia.
Fortuna che ci fu Gambedipesce a farlo riprendere, cosa a cui non mancò di fare la bionda vichinga vestita di rosso che andò a dare una delicata gomitata alla bionda al suo fianco che ridacchiando imbarazzata tornò a vestire i panni della serietà.... apparente.

Ritorna all'indice


Capitolo 58
*** I Promise You.... ***


Le spade degli sposi si alzarono in cielo. 
Lo scambio degli anelli stava avendo luogo.

"La sovrapposizione della spada e degli anelli nuziali ribadiscono quant'è vincolante il giuramento pronunciato dalla coppia, rappresentando una minaccia per chiunque osasse infrangerlo...."

"....Con gli anelli infilati al dito e con le mani cinte sull'elsa della spada, potete pronunciare i voti."

Dissero alternati, ancora una volta, Stoick e Skaracchio che si lanciarono uno sguardo.
Era strano sentire la voce dell'uomo e non vederlo. Ma infondo loro erano una Tribù particolare e, questo fatto poteva solamente che renderlo migliore di quanto fosse.
Hiccup aveva creato attentamente le fedi sia per lui che per Moccicoso, che in una di quelle serate passate gli aveva portato il disegno e lasciato libero arbitrio nella creazione.
La forte mano del castano stringeva delicatamente quella della bionda a cui fu infilato con altrettanta delicatezza l'anello.
Anello che era un'intreccio di due fili di diamanti e zaffiri che andarono ad illuminare la delicatezza eterea della mano di Astrid.
Dalla parte opposta Moccicoso che aveva infilato una fede piatta, d'oro con una striscia argentata che l'attraversava.
Il significato per i due qual'era?
Per Hiccup le due file che si intrecciavano era proprio la storia sua di Astrid.
All'inizio erano due strisce singolari. Lui aveva il blu del cielo, lei aveva il bianco della luna e delle stelle.
Lui senza di lei non sarebbe mai diventato quello che era. Lui senza Astrid non avrebbe mai avuto il coraggio di dichiararsi. Quell'intrecciare delle due strisce stava a indicare che seppur divisi loro due erano nati per stare insieme.
Per Moccicoso era tutt'altra storia.
La base dorata era lui. La striscia argentata era Bruta.
Per lui doveva essere protetta e amata per tutta la vita. Per Moccicoso, Bruta era la creatura più preziosa e importante del mondo. 
Anche se tutti la sottovalutavano, proprio come l'argento viene sottovalutato in fatto di preziosità, per lui era la fonte di vita che gli avrebbe concesso di vivere per sempre.

"Le promesse."

Ricordò Stoick che con un colpo di tosse attirò l'attenzione dei quattro.
Il primo ad iniziare fu Hiccup.

"Io, Hiccup Horrendous Haddock III prendo te, Astrid Hildegard  Hofferdottir come mia moglie.
Prometto di amarti e onorarti, di vegliare su di te in qualunque cosa tu faccia, ti proteggerò a costo della mia vita.
Mi premurerò di farti sorridere sempre, di farti star bene e di aiutarti in tutto quanto.
Sarò per te marito, fidanzato, compagno, alleato e amico. Sarò per te quel che tu sei per me.
Con questo anello io ti sposo."

"Io, Astrid Hildegard Hofferdottir prendo te, Hiccup Horrendous Haddock III come mio marito.
Giuro solennemente di avere buone intenzioni. Di aiutarti in qualsiasi tua mansione, lavorativa e famigliare.
Sarò per te moglie, fidanzata, compagna, alleata, complice e amica. 
In presenza degli dei, di Thor, di Freiya, Freir, Odino e Frigg di amarti sempre e comunque, di onorarti, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà.
Con quest'anello io ti sposo."

Dissero i due ragazzi che si strinsero le mani al petto sorridendosi dolcemente. 
Ora toccava a Moccicoso. 

"Io Moccicoso Gary Baldr Jorgenson prendo te, Testa Bruta Eugene Máni Thorston, come mia moglie.
Prometto di proteggerti con la mia sconfinata forza, di amarti con la passionalità che il mio cuore sa donarti e di esserti al fianco come solo un vero uomo sa fare.
Sarai per me la mia Luna, io sarò per te il caldo e affascinante Sole. 
Renderò te, mia dea, ti farò star bene e ti renderò mia Regina. 
Farò si che sul tuo bel volto non manchi mai quel meraviglioso sorriso, farò si che tra le tue mani ci sia solamente il meglio, farò si che la tua tavola sarà sempre imbandita a festa e impedirò al mondo intero di ferirti.
Con questo anello io ti sposo giurandoti eterno amore e sincera fedeltà."

"Io Testa Bruta Eugene Máni Thorston, prendo te, Moccicoso Baldr Jorgenson, come mio marito.
Giuro di esserti sempre fedele, di sostenerti, amarti e aiutarti in tutte le occasioni in cui ti vorrai dimostrare Grande.
Mi impegnerò ad essere la sola donna della tua vita e di amarti sopra ogni cosa. Ma non montarti la testa, nessuno sostituirà l'affetto che ho per mio fratello!
Comunque.
Sarò per te un punto di riferimento, un'amica con cui confidarti e un'alleata con cui combattere.
Diventerò non solo tua moglie, ma anche colei che non mancherà di far scomparire quello sguardo cosi dolce dal tuo volto.
Farò modo che le mie mani saranno sempre strette alle tue e che i miei occhi, il mio cuore, il mio corpo e anima sarà solamente tua.
Ti proteggerò dal mondo intero ribadendo e marcando costantemente la MIA proprietà.
Con questo anello io ti sposo, giurando innanzi alle divinità fedeltà assoluta, sincera dedizione e eterno amore."

Recitarono i ragazzi che si guardarono romanticamente negli occhi.
Erano letteralmente innamorati l'uno dell'altro e questo lo si poteva perfettamente notare da come si stringevano dolcemente le mani.

Ritorna all'indice


Capitolo 59
*** .... Con i migliori auguri. ***


Mani che ora si erano sciolte lasciando che le due spose si lanciassero uno sguardo d'intesa.
Ohoh, Hiccup sapeva perfettamente cosa veniva in quel momento.
Portò la mano davanti a Moccicoso, lui lo guardò stranito e a bassa voce il castano disse che ora c'era la "Corsa della Sposa".

"Spose.
Pronte....."

"Partenza....."

"VIA!"

Urlarono in coro Stoick e Skaracchio che al lancio di una Sfera al Plasma di Sdentato le due bionde scattarono a correre divertite.
Sapevano perfettamente che avrebbero vinto loro. Ma aspettate! Lo spirito di competizione tra Astrid e Bruta tornò a galla e subito le due si diedero filo da torcere.
Le due bionde erano adrenalitiche, neanche l'abito da sposa l'avrebbe intralciate! Infatti dopo qualche minuto di corsa frenetica e allegra, le due ritrovarono davanti alla Sala Grande dove trovarono gli sposi ad imperdirgli l'accesso con la spada posta di traverso all'ingresso.
Questo loro gesto gli avrebbero permesso di accompagnare le loro mogli assicurandosi che non inciappassero sulla soglia.
Difatti per loro questo gesto era una forma di superstizione che era molto diffusa. Si pensava che ogni porta forse un portale di transito tra due mondi; oltrepassare quella medesima soglia, rappresentava ordunque il passaggio da vergine a quella di moglie.
Per quest'apposito motivo, era di estrema importanza che ogni sposa non inciappasse nell'oltrepassare la porta d'ingresso, perché sarebbe stato un presagio di grande sfortuna.

"Gli sposi vincono!
Donne, dovrete servire da bere tutta la notte ai vostri mariti"

[.........]

"Skaracchio, credo che tu erri.
Le spose sono arrivate prima, dato che noi siamo stati svantaggiati poiché i nostri indumenti sono più pesanti e rallentano la corsa."

Disse Hiccup che lanciò uno sguardo di intesa a Skaracchio che fu colpito da una gomitata data da Stoick.

"Oh, oh si. Vero.
Sopratutto tu con tutte quelle pellicce e mantelline!"

Rispose Skaracchio in una sonora risata che fece sospirare i nuovi coniugi.
Astrid strinse la mano ad Hiccup, accostò il volto al suo e gli sussurrò un dolce "Grazie" che fu ricambiando da un sussurrato "Di nulla Milady".

"Dato che, cari miei coniugi, le vostre abitazioni devono essere scelte; svolgerete il prossimo rituale nella Sala Grande. Casa di tutti noi."

Disse una tenera Valka che portò il braccio sotto quello del marito che sorrise dolcemente a quel dolce gesto.
Gli sembrava di essere tornato a quando si sposarono, quando erano ancora dei ragazzetti.
Hiccup e Moccicoso si scambiarono un'occhiata. Vero, non avevano pensato a dove si sarebbero trasferiti. Entrambi portarono lo sguardo verso la coppia e annuirono lentamente.
Si voltarono e proseguirono verso una delle colonne della Sala.

"Quando avrete casa vostra, potrete ripetere questo rituale figli miei."

Aggiunge Stoick con voce fintamente ferma.
Inutile dire che si era letteralmente commosso e ora tremava alla sola idea di dover lasciar volare via il figlio dal nido casalingo.
Voleva tanto dare forza a Valka di sopportare tanto, ma lui era il primo a vacillare nel vedere come il suo piccolo vichingo sia divenuto un uomo forte e fiero.
I due sposi strinsero tra le mani le loro nuove spade, presero la mira e boom! Subito le conficcarono nella colonna.
Maggiore era la profondità raggiunta all'affondo, maggiore era la fortuna che attendeva la coppia di sposi.
Quella era un'usanza che si tramandava dagli avi sino agli attuali giorni d'oggi. Essa si chiamava Barnstokkr, l'albero sacro della famiglia; detto anche "L'albero del Bambino", la pianta che veniva abbracciata dalla moglie durante il parto.

"Conficcare la spada nella colonna è dimostrazione di virilità e la fortuna della coppia si traduce in una abbondanza di figli nati dalla medesima unione"

Disse Stoick che andò a controllare di persona l'affondi dei due giovani uomini rimanendo piacevolmente sorpreso.
Mancavano ancora pochi millimetri che le punte delle due spade si incotrassero con il rischio che la lama si sarebbe spezzata e rimasta li dentro per sempre.
L'uomo si volse verso i due, gli posò le mani sul capo e sorrise orgogliosamente.

"Grande fortuna attende i nostri vichinghi.
Ancora pochi millimetri e le loro spade si sarebbe incontrate!"

Annunciò con fierezza Stoick che lasciò la presa tornando al fianco della moglie.
A quel punto la festa poteva tranquillamente iniziare.
La parte più importante era la bevuta della bevanda nuziale: Infatti avrebbe rappresentato la prima occasione in cui le neo-mogli erano tenute a svolgere i loro nuovi doveri di donne di casa, tra cui, per l'appunto servire da bere agli ospiti.
Dunque avrebbero versato dell'Idromele nelle coppe dei mariti, coppe che erano munite di manici a forma di teste d'animali, successivamente le due bionde porsero il boccale ai due uomini recitando a gran voce il rituale della tradizione.

"Ale I bring thee, thou oak-of-battle,
With strength blended and brightest honor;
'Tis mized with magic and mighty songs,
With goodly spells, wish-speeding runes."

Hiccup e Moccicoso, dopo aver ricevuto la coppa dalle mani delle mogli, l'avrebbero consacrata a Thor tracciandovi sopra un martello con la punta dell'indice.
Prima di bere, i due uomini, brindarono a Odino facendo un profondo sorso. Subito dopo porsero le coppe alle spose, che invece avrebbero brindato a Freya prima di sorseggiare a loro volta l'Idromele.
Bevendo insieme, loro riaffermarono ancora una volta quella parentela acquisita, diventando una sola persona agli occhi della legge e degli Dèi.
Le coppie avrebbero continuato a bere l'idromele insieme per un periodo di quattro settimane, poichè il miele, proprio come le api che l'avevano pazientemente prodotto, erano entrambi associati alla fertilità e alla buona salute.
Astrid e Bruta si sederono al fianco di Hiccup e Moccicoso.
Skaracchio, che aveva coperto il ruolo di sacerdote, si avvicinò a loro passando a benedire il ventre delle spose, consacrandolo al dio Thor: Questo rito, svolto dal sacerdote in questione, prevedeva che il martello venisse appoggiato sui grembi delle spose e che invocasse la dea Frigga.

"Bring the Hammer the brides to bless:
On the maiden's lap lay ye Mjolnir;
In Vor's name Frigga then our wedlock hallow!"

Dopo questa cerimonia, le coppie si guardarono divertite.
Gli faceva cosi strano potersi riferire come "marito e moglie" che quasi stentarono a crederci.

Ritorna all'indice


Capitolo 60
*** I fuochi della passione ***


Astrid posò la spalla su quella di Hiccup, lasciò che il capo biondo si posasse su di essa e che il capo castano del ragazzo di adagiasse su quella della bionda.
Le loro mani si strinsero, non aveva fame. Avevano solamente voglia di vivere insieme, finalmente, quella loro nuova vita.

"Quindi noi....
Ora...."

"Ora siamo sposati...."

Sussurrò Astrid che guardava con aria dolce Valka e Stoick che ridevano e scherzavano assieme agli altri.
Anche Skaracchio sembrò essersi ripreso da quel momento di totale spiazzo emotivo.
Moccicoso e Bruta mangiavano, ridevano, si prendevano in giro e andavano a scherzare assieme a Tufo che, eccezionalmente, si lasciò andare dimostrando la sua effettiva e naturale intelligenza che aveva da sempre nascosto dietro il suo comportamento scalmanato.

".... moglie mia."

Terminò la frase Hiccup che prese in mano un cosciotto di pollo che porse alla ragazza che, imbarazzata lo prese.
Ma quel gesto fu letteralmente travolto da un'orda di draghetti che irruppero nella Sala come uragani e andarono a gettarsi addosso a Hiccup leccandogli il volto con gioia.
Dietro a loro Tempestosa e Sdentato che li stavano rincorrendo da chissà quanto tempo. Avevano cercato di tenerli a bada, ma fu letteralmente impossibile, soprattutto quando sentirono il profumo del pollo.
Pollo che fu azzannato da uno di loro che se ne andò successivamente a mettersi vicino a Sdentato che sembrò rimproverarlo sulla sua condotta errata.
L'intero Villaggio rimase in silenzio.
Nuovi draghi? E chi erano quelli li?
Astrid rise imbarazzata, aiutò Hiccup ad alzarsi da terra e allontanò delicatamente la cucciolata che volò in direzione di Tempestosa che li guardò seriamente.

"Nuovi arrivi?
Che sta succedendo qui?"

Disse Stoick che si alzò imponente dalla sua seduta fissando con aria seria il figlio che si portò la mano dietro la nuca ridendo imbarazzato.
Come l'avrebbero detto che quelli erano i figli di Sdentato e Tempestosa?
A questo ci pensò Astrid che si avvicinò alla sua amica accarezzandogli il muso dolcemente.

"Date il Benvenuto alle Furie Uncinate."

Rispose tanto semplicemente la bionda che si lasciò leccare la guancia dalla sua amica che sembrava apprezzare quel suo nuovo stile.
Chissà, magari l'avrebbe tenuto per altro tempo!
I presenti rimasero a bocca aperta.
Alcuni dei piccoli si erano arrampicati sui tavoli vuoti e ora guardavano con aria curiosa e furba i vichinghi che mano mano incominciarono a prendere confidenza con quella tenera nidiata.

"Sono i cuccioli di...."

"Di Sdentato e Tempestosa.
Esattamente, padre."

Affermò Astrid che ora non aveva la benché minima paura di chiamarlo in quella maniera, anzi, le risultò alquanto facile se non spontaneo e naturale.
Stoick rimase in silenzio.
Lunghi minuti di totale silenzio si dilungarono nella sala, ma tutto passò quando lui medesimo rise di cuore andando ad accarezzare il muso alla Furia Buia che chinò il capo guardandolo con contentezza.

Il resto della nottata e della cerimonia prosegui allegramente.
Danze, tra cui For Dancing and the Dreaming furono ripetute sia da Astrid che Hiccup accompagnati da Valka e Stoick; che, stranamente, in quel frangente tutti loro riuscirono a vedere senza alcun problema.
Come se per quel momento lui si fosse reso visibile agli occhi di tutti, come se quell'incommensurabile felicità l'abbia condotto in uno stato corporeo in cui i presenti poterono nuovamente riferirsi a lui come vivo.
OhOh.
L'ultimo requisito per legalizzare il matrimonio era che lo sposo venisse messo a letto con sua moglie dopo essere trasportato in camera da sei testimoni, tra cui Skaracchio; Gambedipesce, Tufo, Stoick e gli altri, muniti di torce.
Difatti la camminata per raggiungere entrambe le abitazione, eccezionalmente per quella sera rispettivamente quella di Astrid e di Moccicoso, durò un bel po' e i quattro quasi quasi non si addormentarono li per non ringraziare i fiumi di Idromele che li teneva svegli.
Le torce, servivano per l'appunto a riconoscere gli sposi, cosa di fondamentale importante nel caso in cui, in un futuro, i sei fossero chiamati a testimoniare sulla validità dei matrimoni.
Prima dell'arrivo degli sposi, Astrid e Bruta furono accompagnate a letto dalle loro assistenti.
A volte, il talamo nuziale veniva addobbano con piccole placche dorate su cui erano incise figure che si abbracciavano, come augurio di fertilità da parte di tutte loro.
 

Intanto Tufo fu ospitato a casa di Valka in cui, con imbarazzo, spiegò che non voleva rimanere solo e che la notte gli faceva paura più di qualsiasi altra cosa al mondo. Gambedipesce tornò alla ricerca della sua adorata ragazza, non l'aveva vista ne per la Corsa della Spose e tanto meno nel ricevimento.
Stava incominciando a pensare che lei era frutto della sua fantasia, ma qualcosa gli diceva che non era cosi.
Anzi, anche Tufo l'aveva vista e gli aveva chiesto se aveva visto la ragazza dalle trecce che era assieme a lei!
A questo punto ad Hiccup non restava altro da fare che togliere delicatamente la corona nuziale dal capo di Astrid e, dopo aver congedato i testimoni con qualche battutina, poterono consumare il loro matrimonio.
Stessa scena a casa di Moccicoso, che stranamente, ebbe luogo dato che la giovane vichinga non indossava la Corona Nuziale ma quella delicata e romantica coroncina di fiori che il suo tanto amato fratello gli aveva fatto da dono.

"Sei pronta?"

Domandò dolcemente Hiccup che accarezzò la delicata pelle color pesca di Astrid che si tolse la mantellina lasciando che il voluminoso decoltè prendesse respiro.

"S-Si.
E.... E t-tu?"

Domandò a sua volta portando lo sguardo imbarazzato verso il ragazzo che si stava togliendo dalle spalle quelle opprimenti mantelli e pellicce che asfissiavano la sua persona.
Annuì silenziosamente.
Aveva cosi tanta paura che non sapeva da dove incominciare. Cosi, iniziarono dal principio.
Lentamente si tolsero gli indumenti.
Hiccup stava scoprendo mano mano la pelle della giovane che veniva messa in risalto da quel completino intimo rosa confetto.
Era cosi bella, la superficie lussuriosa era di un rosa cosi tenue che sembrò bianca. Eterea e sensazionale brivido percosse la schiena del castano che fu lentamente privato dagli abiti di dosso.
Astrid lasciò correre le mani sul petto del ragazzo. Una volta privato dagli indumenti cerimoniali, gli occhi della bionda si chiusero lasciando solamente fare all'istinto.
Istinto che le fece ritirare immediatamente la mano e portarle sulle gambe. Si, ora risiedevano uno davanti all'altro.
Inginocchiati a guardarsi con occhi sgranati.
Quella situazione era cosi particolare che sembrò un sogno per i due che lasciarono scorrere gli occhi sulle loro sensuali forme.
Deglutirono a forza.
Una volta arrivati a quel punto non potevano ritirarsi dai giochi, no? Era sposati e per rendere ufficiale quella cosa dovevano solamente concedersi l'uno all'altro.

La bionda guardava rapita Hiccup.
Gli occhi cristallini studiavano ogni minima parte del suo corpo, ogni piccolo frammento che comprendeva la fisionomia del giovane vichingo che teneva lo sguardo alto verso il suo volto.
Sembrava essere spaventato dall'abbassare gli occhi e guardarla.
Come se non fosse abbastanza attraente per lui. Ma non poteva sapere che lentamente e inesorabilmente, nel cuore del vichingo stava dirompendo un fuoco che non solo si presentava sulle sue guance ma anche in una zona ben precisa.
Zona che se Astrid continuava a scendere con lo sguardo avrebbe ben notato. Ma d'altronde, era quello che doveva accadere.
Ecco, i suoi occhi si fermarono sulla clavicola. Era magro, vero, no più che magro era atletico.
Le sue spalle erano ampie e possenti, la curva che prendevano la portavano dritta dritta sulle braccia.
Poteva vederne perfettamente i bicipiti ben sviluppati e l'avambracci ricoperti di una fine peluria.
Oh, che paradiso era!
Nuovamente lo sguardo slittò sul petto del vichingo che aveva portato le mani vicino i fianchi a poggiarle sulle lenzuola di lino e su quella coperta di yak che l'avrebbe tenuti coperti durante quell'importante serata.
I muscoli dorsali erano marcati, era una delicata meraviglia in cui soffermarsi a dormire.
I suoi fianchi erano longinei, solo l'elastico dell'indumento li sottraeva dallo sguardo di Astrid. Sguardo che, fortuna volle, si imbattè in quel punto.
Punto che fece arrossire la biondina che riportò immediatamente lo sguardo su Hiccup.

Hiccup.
Che imbarazzo per lui poter vedere in intimo la ragazza che sempre aveva amato!
E proprio ora il suo smeraldino si posò sulle sue spalle, forti e delicate spalle che davano vita a delle lunghe e nivee braccia che si adagiavano sulla coperta.
La stoffa rosa richiamò la sua attenzione.
Aveva stretto le braccia e ora poteva notare il solco che si era creato tra i suoi seni. Seni che fecero arrossire il ragazzo come non mai.
Lentamente gli occhi scesero sulla vita. Cosi stretta eppure cosi slanciata, era una vera e propria meraviglia per lui che ora si perdeva nella morbidezza dei fianchi; cinti in quelle mutandine li celavano dalla sua vista.
Le gambe.
Le sue gambe erano una lunga distesa di neve che ospitava un corpo da favola.
Corpo che fece vibrare il ragazzo dalla passione, corpo che fece deglutire ancora una volta il castano che riportò lo sguardo verso Astrid che, come da sempre, aveva preso l'iniziativa.

La stoffa del top si alzò liberando quel seno che sembrava chiamare le carezze di Hiccup.
Astrid era completamente rossa.
Inutile dare a vedere che era sicura di se e pronta a fare di tutto con lui. Ora che poteva, tremava come un pulcino dall'imbarazzo e dalla paura.
Lei si alzò in piedi sul letto, fece qualche passo verso di lui e si inginocchiò poco lontano.
Con l'imbarazzo della prima volta, i due incominciarono a scoprire l'uno il corpo dell'altro.
Si accarezzarono delicatamente, sfioravano con pudore le forme che componevano i loro corpi.
Lunghi baci romantici ebbero luogo tra i due che ora sapevano cosa dovevano fare.
L'istinto e l'amore li avrebbe guidati.
La luce era soffusa, le tende tirate e nessuno a disturbarli. Nessuno che li avrebbe potuto interrompere, nessuno che li avrebbe chiamati per interventi improvvisi.
Hiccup prese coraggio, con dolcezza si sporse verso la ragazza che andò a retrocedere sino a ritrovarsi sdraiata.
Lui si chinò su di lei, la baciò con veemenza. Gli sembrò di sentire un coro d'angeli, quel segno che lei era realmente fatta per lui.
Astrid portò le braccia sulle sue spalle, le sfiorò delicatamente tracciandovi sopra alcuni disegni.
Alcuni disegni che portarono il giovane vichingo a posare le mani sui seni della ragazza, ad accarezzarli con delicatezza sino a tracciarne i contorni che lo portarono a scivolare lentamente verso il ventre; dove vi traccio altrettanti disegni.
Non proprio disegni, erano delle parole. Rune.
Le mani scesero, delicatamente strinsero l'elastico dell'intimo e con timidezza lo abbassò. Astrid non mancò dato che fece altrettanto rimanendo piacevolmente sorpresa da quel che vide.
Stupita ecco.
Non mancò un piccolo pensierino indecente, pensiero che tra poco avrebbe dato vita con l'uomo che più amava al mondo.
C'era tempo per l'Amore fisico, ora i loro animi richiedevano unicamente delle coccole emotive che li spingeva a stringersi; baciarsi e accarezzarsi con una dolcezza che sembrava essere rinata con una nuova forma.
Il tempo passò.
Ci si poteva stupire di come i due, pur divenuti marito e moglie, si stavano dedicando più al lato emotivo delle cose; andando a scoprirle lentamente sino a denudare l'anima che si sarebbe mostrata quella che era.
Hiccup guardò Astrid, lei tremava tra le sue braccia, i suoi occhi sembrarono parlargli e raccontargli l'infinita gioia che stava provando in quel momento.
Lui aveva avuto il suo consenso, consenso che preveniva di divenire una sola persona.
I baci non si risparmiarono, il ragazzo tornò ad assaporare le sue dolci labbra mentre la ragazza lo stringeva a se.
Ecco.
Lui aveva ancora più paura di quando aveva iniziato. Aveva timore di farle male, di farla soffrire.
Con voce flebile gli domandò se stava bene, lei gli rispose che tutto andava bene se lui era li con lei.
Delicatamente il ragazzo entrò lasciando la ragazza senza respiro.
Quella stretta al cuore, quel battito accelerato. Che stava succedendo? Ce l'avrebbe fatta o sarebbe svenuta per la sola emozione? Che sarebbe successo che era proprio lui a collassare?
Cacciò via dalla mente quei pensieri. Ora si doveva unicamente rilassare e godersi quel momento assieme al marito.
Chiuse gli occhi, da quelle rosee labbra uscirono dolce gemiti e flebili ansimi che venivano a incontrarsi con quelli del giovane vichingo che cercava in tutti i modi di essere il più delicato possibile.
Astrid portò le braccia sulla schiena del castano, lo strinse a se e si donò pace rubando un nuovo passionale e caldo bacio al ragazzo che ricambiò.
Lui era delicatissimo, su questo non c'era da ridire, ma questo non permise alla biondina di sentire un lieve dolore al basso ventre.
Lieve dolore che trovò pace non appena si stringeva a lui e aveva la certezza che quello non era un sogno ma una meravigliosa realtà.
Le bianche gambe della ragazza si portarono all'altezza del bacino del castano che con veemenza continuò a cingersi con lei, la mano lentamente gli accarezzò il fianco facendola scivolare, con delicate carezze lungo la vita sino a portarsi sulla gamba.
Gamba che percorse sfiorandola delicatamente sino a portarsi sul punto di giuntura della protesi.
Lei amava tutto di lui. Gamba di ferro compresa.
Accarezzò quella parte con delicatezza, toccò che fece emettere un gemito più forte al ragazzo che si incentrava principalmente su di lei.
Lei che ora era tornata a stringerlo, ad unire i loro respiri in uno solo. Ad unire i loro gemiti, ansimi e dolci urli in uno solo.
Uno solo come ora erano loro.
Astrid e Hiccup, due fidanzati che dopo tante lotte erano divenuti marito e moglie.
 

Bruta si guardava Moccicoso.
Moccicoso si guardava Bruta.
Era un bello spettacolo, non c'è che dire. Ma c'era anche altro che dovevano fare per rendersi ufficialmente coniugi.
Il ragazzo imbarazzo si guardò attorno. Era a casa sua, vero, la conosceva a meraviglia, ma era la situazione che lo metteva in agitazione e imbarazzo.
Bruta sembrava a suo agio.... sembrava perché non lo era, soprattutto ora che si era tolto il mantello e l'aveva delicatamente poggiato sulla scrivania del moro che si era avvicinato a lei.
Le portò le mani sui fianchi, dolcemente gli baciò il collo.
La biondina sospirò. Era davvero strano, anche per lei, vivere certe emozione da sempre sconosciute.
Moccicoso portò le mani sul suo ventre, l'accarezzò amorevolmente come ci fosse certo che li ci fosse qualcuno ad attenderlo. Attenderlo come un padre.
Delicatamente portò le mani sul fiocco di raso bianco che tirò con garbo. Non voleva risultare frettoloso, non lo era affatto, anzi, il Grande Moccicoso era piuttosto agitato da quel momento.
Entrambi chiusero gli occhi, lui continuava a baciarla; non desiderava interrompere bruscamente quel contatto fisico trovato.
Bruta si portò la mano dietro la schiena, con l'aiuto del ragazzo sciolse gentilmente il fiocco che stringeva l'abito che lentamente scese lungo la fisicità sensuale della ragazza.
Non mancò di Moccicoso di abbassarsi, sostituire quei baci con delle carezze e recuperare l'abito nuziale che posò delicatamente al fianco della mantella.
Si spostarono lentamente verso il letto, i piedi nudi toccavano il pavimento freddo e questa cosa scappare un'ingenua risatina che vide i due protagonisti.
Bruta delicatamente spogliò Moccicoso, ripose gli abiti su una sedia che lui aveva spostato al fianco del letto.
Potevano, finalmente, guardarsi e studiarsi una volta che entrambi si sedettero sul letto.
I due sposini aprirono gli occhi.
La paura stava svanendo quando i loro sguardi si infransero sui loro corpi esposti alle attenzioni l'uno dell'altro.

Moccicoso era qualcosa che la bionda avrebbe definito straordinario.
i capelli del ragazzo ora risultava spettinati, scomposti, causa di tutte quelle volte in cui si era stretta a lui e glieli aveva scompigliati apposta. A lei piace il Moccicoso di sempre, non il damerino.
Aveva delle spalle belle forti, erano larghe e scolpite. Scolpiti come erano i suoi bicipiti e i muscoli pettorali che offrivano un delicato accenno di peluria che istigavano Bruta a compiere una dolce tortura.
Quella sera si sarebbe arresa, l'avrebbe effettuata un'altro giorno!
Il dorso era ampio, imponente e mozzafiato. Aveva letteralmente il pensiero di tracciare la sua mappatura su di essa.
I fianchi. Fianchi snelli per la corporatura che possedeva il giovane vichingo che la guarda in silenzio.
Sotto di essi si sviluppava una zona alquanto lodevole. Non aveva sentito male nei passionali baci che tempo addietro si erano scambiati, eh no, per niente eccome! Dietro a quell'apparente bestia si nascondeva..... un'altra bestiolina!
Bruta guardò ogni minima cosa, anche l'intimo che era di un delicato testa di moro con una striscia dorata al fianco destro.
Aveva notato anche quella cicatrice che attraversava la coscia e la segnava con fare importante.
Il suo sguardo non mancò neanche a notarne un'altra che era sul dorso del piede sinistro, questa volta più piccola ma dal colore scuro rispetto all'altra.
Lo sguardo color cielo si riportò sul ragazzo che ora si cingeva a guardarla.

Moccicoso amava quella donna.
Quel fiore d'acciaio che ora sbocciava innanzi a se, mostrandogli i suoi petali dorati.
Dorati com'era la stoffa del top che stringeva il seno della ragazza che, audacemente, era andato a sciogliere quel fiocco che lo teneva legato sotto i suoi occhi.
Che Bruta era una tipa piuttosto sintetica si sapeva, ma quella volta aveva dato prova di come lo era realmente.
Gli occhi del vichingo si stagliavano sui seni sodi e perfetti della bionda, seni che erano stati contornati dalle ciocche che aveva sciolto dall'acconciatura, andando a riporre attentamente i fermagli che Tufo gli aveva confezionato.
Scese in basso.
Il suo ventre era delineato, piatto e al contempo messo in risalto da degli accennati addominali.
La vita era stretta, cosi stretta che si poteva stringere tra le mani con il pericolo di spezzare quella bambolina a metà.
I fianchi larghi erano coperti dalle culotte color oro che risiedevano a metà, lasciando scoperta una parte del basso ventre.
Medesimo ventre che prima aveva accarezzato con dolcezza, ventre che avrebbe accarezzato con altrettanta dolcezza nelle ore avvenire.
Le sue gambe erano bianche come la neve, erano occasionalmente attraversate da qualche cicatrice.
I piedi erano piccoli, da principessa. Ma lei era una Principessa, la sua.
Riportò gli occhi sul suo volto.
Volto che era animato da un dolce sorriso che sembrava incitarlo a non aver paura di quel che stava accadendo.
Sorriso che rassicurava lui ma che nascondeva la sua di paura.
Sorriso che ora era il migliore vestito che gli stava addosso.

Moccicoso giocava spesso a fare il duro senza macchia e senza paura, Bruta invece giocava sin troppo spesso alla stupida che amava le pazzie senza ragione.
Entrambi conducevano un gioco che non gli apparteneva e che mostrava un loro secondo lato che prendeva perennemente sopravvento per senso di sopravvivenza i due.
Lui non era il duro senza macchia e senza paura, no, lui era quel dolce e sensibile ragazzo che ora stringeva a se sua moglie baciandola con passione.
Lei non era la stupida che amava le pazzie senza logica, no, lei era quella ragazza paurosa e imbarazzata che ora aveva portato le mani tremanti sulla schiena nuda del marito ricambiando quel bacio colmo di passione.
Quelli erano gli abbracci che guarivano l'anima. Quelle erano i baci che scioglievano le insicurezze. Quelle erano le carezze che salvano i cuori dalla paura.
Quelle erano le piccole attenzioni che sarebbero durate dei minuti che si trasformarono in ore.
Attenzioni che erano anche vocali dato che Moccicoso domandava spesso e volentieri a Bruta se stava bene o se aveva bisogno di qualcosa.
Attenzioni che furono ringraziate una per volta dalla ragazza che sembrò ringraziare di cuore l'amato per preoccuparsi di lei costantemente.
Quei baci l'aiutarono a scoprirsi, a toccarsi con mano e rendersi conto che era la realtà, che tutto quello che stava accadendo era realmente vero e non un sogno che avranno fatto chissà quante volte.
Baci a cui Moccicoso sembrò esserne divenuto ancora più dipendente dato che continuava a cercarli fremente, con la bramosia di uno che ne voleva sempre di più.
Baci a cui Bruta non volle sottrarsi perché anche lei ne era dipendente. Dipendente dalla dolcezza con cui venivano donati e dalla passionalità che trovavano pace.
Baci che riuscivano ad acquietare gli animi bollenti dei due vichinghi che ora, privatosi degli ultimi indumenti rimasti a coprire le loro zone più delicate si lasciavano andare a quel momento di estremo Amore.
Lui entrò delicatamente in lei, lei sembrò morire dall'emozione.
Il suo cuore batteva, fremeva, strepitava. Voleva esplodere per quanta felicità stava catalogando in un giorno solo.
La fronte del moro si adagiò su quella della bionda. Si guardavano negli occhi. Occhi che erano lucidi e lasciavano trasparire tutta la gioia che stavano provando in quel giorno colmo di sorprese.
Moccicoso fu delicato quanto Hiccup, ogni movimento da loro fatto era cadenzato e, insieme alla loro attenzione, veniva incentrata unicamente verso le loro donne.
A Bruta sembrò piacere e non poco, anche!
I respiri dei due si erano uniti come loro, i loro ansimi e gemiti erano andati a coalizzarsi in un canto d'amore che veniva susseguito dagli urli di passione.
Dopo tante Guerre sentimentali, i due ragazzi, da fidanzati desiderosi di una vita assieme poterono dichiararsi ufficialmente marito e moglie. Moccicoso e Bruta, un'altra coppia che vivrà felice e contenta.

Ritorna all'indice


Capitolo 61
*** Finalmente siamo Sposati ufficialmente. ***


La mattina successiva, Valka e le altre donne si presentarono a casa di Astrid e la sequestrarono, ancor prima passarono per casa di Moccicoso e prelevarono Bruta, lasciando solamente il tempo di prendere gli abiti.
La donna lasciò sul tavolo della cucina dei due ragazzi un mazzo di chiavi con un biglietto su cui vi era scritto il buongiorno, l'ora in cui si sarebbero presentare alla Sala Grande e l'avvertimento di portarsi le spade.

"Buongiorno."

Dissero in coro le due ragazze che sprizzavano allegria e nuova linfa da tutti i pori.
Le assistenti delle due si guardarono compiaciute, una di loro non mancò neanche di fare una battutina che fece arrossire imbarazzate le due donne che si stavano guardando con un sorrisetto furbetto.

"Vi siete divertite, vero?
Si è sentita la vostra voce."

"Ma che dici!
Non vedi poverine che sono imbarazzate?"

Rimproverò Valka alla donna che si lasciò scappare una risata divertita. D'altronde era vero, il Villaggio era piccolo e per Astrid e Moccicoso che avevano casa proprio al centro di Berk, era piuttosto difficile marginare quei momenti, ecco.
Subito le assistenti si sbrigarono a vestirle per dimostrare il loro nuovo ruolo da mogli.
In realtà le due vichinghe si vestirono come sempre, eccetto per una piccola cosa che le avrebbe distinte dalle altre donne di casa.
Difatti l'Hustrulinet, un velo di lino bianco, fu adagiato in diverse funzioni per entrambe le ragazze.
Ad Astrid fu piegato più volte, sino a creare un sostitutivo del Kransen, che fu adagiato sulla fronte bloccato successivamente con un piccolo spillo.
A Bruta invece messo come decoro per le treccie che indossava. E si, perché la sera precedente Gothi gli aveva fatto capire che non importava come lo si metteva, ma che lo si portava.
Infatti Valka, quand'era giovane, l'aveva usato come nastro per capelli.
Una volta che le donne furono acconciate, furono scortate nella Sala Grande dove li attendevano già i mariti frementi di vederle.

"Com'è andata, Hiccup?"

"Bene grazie, te invece?"

"Tutto una bomba!
Non puoi capire com'è stato bello!"

"Oh capisco capisco.... capisco perfettamente."

Si dissero in confidenza i due cugini che attendevano pazientemente l'arrivo delle due donne. Quella cosa non fece piacere a Tufo, per niente eccome. Anzi, nell'attesa si approfittò per prendere da un lato Moccicoso e dirgli esplicitamente quel che doveva fare e non a sua sorella mettendo in ben marcato il fatto che se l'avesse vista piangere una sola volta, lui l'avrebbe castrato senza pietà.
Il moro annuì deglutendo a forza.
Quando voleva quel ragazzo sapeva perfettamente essere convicente e pauroso...  ma davvero tanto!
Intanto per strada, il gruppetto delle donne si stava scambiando alcune domande che furono risposte, senza grandi giri di parole dalle due mogli che ora si era strette tra di loro dandosi sostegno morale mano nella mano.

"Cosa avete sognato in quella notte cosi importante?"

"Sapete vero che la sposa deve annotare i particolari sognanti nella prima notte di nozze. Sai, si ritiene che il numero e il destino dei vostri futuri discendenti possa essere indovinato interpretando i segni mandati dagli Dei!"

Bruta e Astrid si guardarono per poi rivolgere un largo sorriso impacciato verso le donne, Valka inclusa, che le guardavano incuriosite.
Chi se l'aspettava che si sarebbero espresse con la stessa frase. In coro anche!

"E chi ha dormito ieri!
Stavamo sancendo il nostro matrimonio."

Entrambe si riportarono lo sguardo l'una sull'altra. Risero divertite mentre salivano la scalinata che conduceva alla Sala Grande.
Una volta entrante, ad attenderle trovarono Hiccup, Moccicoso, Tufo, Stoick e Skaracchio anche.
Dopo una breve chiaccherata, il gruppo era pronto per scambiarsi il Morgen-Gifu. Il Dono del Mattino.
Hiccup si avvicinò ad Astrid, gli prese la mano e le sorrise dolcemente comunicandogli che il suo Dono del Mattino era il punto di Berk che più amava. La scogliera e il mare.
Questo fece letteralmente saltare la ragazza addosso al vichingo che lo strinse a se fortemente. L'Amava, dio se l'Amava.
Moccicoso si era già avvicinato a Bruta, gli stava dicendo che il suo Dono del Mattino invece consisteva nel bestiame e negli abiti.
Gesto che suscitò in Bruta la reazione più adrenalitica al mondo; quella del saltargli addosso e aggrapparsi a lui come un Koala.
Sapeva benissimo che per gli abiti c'entrava lo zampino del fratello, difatti, quando i suoi occhi incontrarono i suoi, lei lo ringraziò con lo sguardo lucido, nuovo gesto che fece commuovere Tufo che si asciugò le lacrime dicendogli che non doveva farlo e che era un piacere per lui.
I due uomini si distanziarono. Posarono nelle mani delle donne il mazzo di chiavi di tutte le serrature della loro nuova abitazione, simbolo della loro autorità come nuove signore di casa.

"E queste?"

"Bruta.
Sono le chiave di casa mia."

"Ma...."

"Voi due verrete a vivere a casa mia."

Disse Tufo seriamente suscitando lo sguardo spiazzato e stupito dei presenti.
Si aveva belle chiare l'idee il vichingo.

"Ricordi Bruta che vicino casa nostra ce n'è un'altra sfitta?
Ecco, ho fatto alcune ricerche nei bauli di mamma ed ho trovato che quella era destinata a te. Mentre quella a sinistra alla nostra a me."

"E quella dove abitiamo ora?"

"Dovevano viverci i genitori dei coniugi ancora vivi."

"Ma cosi facendo, se io e lui venissimo a vivere nella casa accanto non sarebbe vivere insieme."

"Le tre case sono tutte collegate tra di loro."

"Ouch, bello yak da scuoiare questo..."

Sussurrò Moccicoso che storse la bocca cercando una soluzione. Soluzione che sovvenne da Bruta stessa.

"Ci sono!
La mattina io e Moccicoso alterniamo le due abitazioni. Abiteremo definitivamente da Moccicoso, occasionalmente quella dei miei.
La sera invece dormiamo nella stessa stanza cosi che nessuno venga mai abbandonato."

"............................
Io ci sto!"

"Non so, siamo neo sposi, abbiamo bis--
E va bene, ci sto anch'io. Non mi dispiace condividere casa con te, Tufo. Dopo tutto non sei male, anzi, mi quadri bene!"

Bene.
Almeno una situazione era andata a risolversi per il meglio.
Bruta e Moccicoso avrebbero abitato, nella mattina, una settimana la casa di Moccicoso e un'altra quella vicino a casa loro, la notte invece; salvo alcuni "focosi" imprevisti, avrebbero dormito insieme a Tufo in quella dei genitori.
Ora toccava a Hiccup sbrigarsela.
Il ragazzo fece passo per aprir bocca ma la vichinga l'ammonì immediatamente.

"Non voglio che abbandoni casa, Hiccup."

"Ma-"

"Niente ma Hicc."

"Queste-"

"Si lo so, sono chiavi di casa nostra."

"Vicino a casa di mamma.
Hai ragione, non riesco neanche io ad abbandonare casa, sopratutto ora che sto insieme ad entrambi..."

"Figlio mio, quando hai sposato Astrid l'abbiamo accettata come figlia..."

Disse Valka che guardò teneramente Astrid che arrossì alla sola frase. Ora poteva riferirsi a lei anche come madre? E Stoick? Beh, lui ora guardava serenamente la ragazza e aveva abbassato il capo in segno di consenso. Che avesse capito a cosa pensasse?
La ragazza sorrise si scostò dagli occhi le ciocche della frangetta e tornò a prestare attenzione al donna.

"I primi tempi vivrete con noi, se non vi dispiace.
Più in la, beh, quelle sono le chiave dell'abitazione che avrà nuovo nome Haddock. Si trova vicino casa nostra, proprio in cima."

"Mamma...."

"Io....
Io la ringrazio ma non vorrei essere un peso per lei!"

"Non darmi del lei, neanche del tu.
Chiamami.... mamma."

"Ma-Madre...?!"

"Può andar bene anche madre."

Disse in una lieve risata la donna che andò ad accarezzare il capo al figlio che tese una mano ad Astrid, che, dopo averla lasciata, la riprese avvicinandosi a lui.

"Per te può andare?"

Domandò Hiccup guardandola con dolcezza.
Quella mattina era anche più bella e anche se non avevano dormito per niente, e si, perché ora che era alzati erano le 06:00 del mattino, la sua pelle sembrò più invitante e bianca del solito. Bianca come il manto di neve che ora viveva su tutta Berk e accoglieva di nuovo i bambini che ridevano divertiti e conducevano nuovi festeggiamenti per il matrimonio dei vichinghi che sarebbe proseguito per il resto della settimana. Difatti la festività si sarebbe snodada tra danze, combattimenti, gare di insulti, presenti che avrebbero recitato un Iygisogur; una storia composta apposta per l'occasione, una storia a proposito di personaggi famosi e attinente al romantico e al sovrannaturale, spesso associata al tema del matrimonio e anche Gare tra Draghi o cose affini.
Astrid annuì. Si, poteva andare per lei.
Dopo tutto, che male poteva fare se per le loro nottate romanticamente erotiche scappavano a casa della bionda che sarebbe sempre stata pulita e ordinata, con fare maniacale che solamente lei sapeva avere.

Ritorna all'indice


Capitolo 62
*** Novità del Cuore ***


I giorni passavano. I mesi anche. 
Berk era divenuta sempre più allegra, sempre più spensierata. I loro abitanti erano giocondi e pieni di vita.
Vita che ora vedeva protagonisti anche due nuove coppie attive.
Astrid e Hiccup Haddock assieme a Testa Bruta e Moccicoso Jorgenson.
Eh si, le cose andavano tutte rose e fiori ed è proprio all'Accademia, dove troviamo dei ragazzi decisamente più cresciuti a dare lezioni di volo ai giovani vichinghi alle prime armi, nuova classe che avrebbe dovuto affrontare nuove sfide.
C'è Moccicoso, Testa di Tufo; che finalmente aveva equilibrato le due facce della medaglia, c'era Gambedipesce e Hiccup.
Mancavano solamente loro due. Le belle del Villaggio.
All'interno dell'Arena c'era anche Valka e con lei Skaracchio. Anche Stoick era li con loro. L'aveva detto lui, aveva troppi desideri da realizzare e sino a quando il più importante non fosse compiuto, lui sarebbe rimasto li. Fermo come una roccia, impetuoso come un mare in piena.

"Bene ragazzi, oggi lavoriamo sul maneggiare le capacità dei draghi."

"Iniziamo con un Incubo Orrendo.
Zannacurva, vieni."

Disse Moccicoso che allungò la mano alla sua destra sino a quando il drago, che con il tempo aveva acquisito rispetto per lui, vi si affiancheggiò posandogli il muso sotto la mano.
I ragazzini sembrarono estasiati, meravigliati, stupiti di come quel drago sembrava cosi docile. Difatti uno di loro, senza paura si avvicinò determinato a Zannacurva che non appena lo vide avvicinarsi gli sputò addosso del fuoco mettendolo sull'attenti e in fila con gli altri.
Poteva sembrare docile con Moccicoso, ma non lo era con gli altri.
Valka uscì fuori dall'Arena, si guardò attorno, tutto le sembrava cosi tranquillo... Troppo tranquillo.
Sin troppo tranquillo, oserei dire.
Quella tranquillità fu letteralmente cacciata via da un'arcobaleno di draghi variopinti che fecero delle strabilianti acrobazie in quel cielo blu che sembrava unirsi con l'oceano che si espandeva a vista d'occhio.
La donna assottigliò lo sguardo.
E lei che si preoccupava che non arrivassero!
Alzò la mano, le salutò energicamente attendendo che atterrassero.
Tempestosa era più bella che mai. Il tempo sembrava non passare per lei e neanche per Astrid e Bruta sembrava passare. Anzi, divenivano sempre più belle.
Gli occhi delle due erano vivi, lucidi, emozionati, colmi di gioia e di palpabile eccitazione. Stesso sguardo che avevano il giorno del loro matrimonio.
Le due si avvicinarono a Valka, l'abbracciarono e gli diedero il buongiorno con tanto di "mamma" susseguito.
Si, perché Valka non solo aveva dato il permesso ad Astrid di chiamarla cosi, ma anche a Bruta e Tufo essendo divenuta, loro madre adottiva ecco.
Tempestosa lasciò una leccata sul volto della castana che rise, subito dopo altre leccate.
Prima una, poi un'altra, poi un'altra ancora, un'altra ancora di nuovo e cosi via per altre sei volte.
Eh già, avete sentito bene! Dieci cuccioli di Furia Uncinata ora entravano orgogliosi e vanesi nell'Accademia travolgendo quel luogo di colori sgargianti.
Infatti i cuccioli ormai divenuti grandicelli, sfoggiavano una base nera come la notte e alcune scaglie blu accese accompagnate dal giallo, azzurro, verde, bianco.... altri invece erano neri come il padre, padre che ora si era avvicinato a loro e li guardavano con dolcezza andandoli a salutare con delle leccate.
Non mancò il buongiorno a Tempestosa che, con sua gioia, andò a ricambiare con solo amore che una moglie potesse riservare per il marito.

"Buongiorno a tutti!"

Esclamarono allegre le due ragazze che entrarono con energia nell'arena avvicinandosi al gruppo.

"Le nostre donne.
Ragazzi, vorrei presentarvi mia moglie. Testa Bruta."

"Lei invece, questa dea vivente è mia moglie.
Astrid."

Dissero i due uomini che presero per mano le ragazze portandole al loro fianco.
Le due chinarono il capo, sorrisero cordialmente e si presentarono. Ma bastò una scintilla per farle subito trasalire e dire ai corrispettivi mariti che dovevano un'attimo seguirle fuori.
I due si scambiarono un'occhiata, non riuscivano a comprendere che stava succedendo. Moccicoso alzò le spalle e seguì silenziosamente Bruta che lo portò fuori dall'Arena, nello stesso momento in cui Valka, senza destare attenzione dei due rientrò.

"Dobbiamo dirvi una cosa importante...."

Sussurrarono le bionde che strinsero le mani dei due uomini che ancora non capivano che stava succedendo.
Hiccup una mezza idea ce l'aveva, ma non poteva essere.... o si?
Astrid alzò le mani del ragazzo e le portò alle labbra a cui diede un dolce bacio sulle nocche.

"Hiccup, non sarai solo marito...."

Disse a bassa voce la ragazza, andandolo a dire unicamente al lui.
Hiccup si avvicinò ulteriormente a lei, posò la fronte sulla sua e sorrise dolcemente incitandola a dire quell'ultima frase che seppur non pronunciata faceva piombare il cuore del Capo in uno strapiombo d'emozioni.

"Moccicoso, indovina un po? Dobbiamo allargare casa."

Bruta non era tanto delicata, era troppo eccitata alla sola idea di avere dei figli dall'uomo che amava.
Moccicoso non riusciva a capire, oppure non voleva capire? Molto probabilmente aveva capito ma voleva solamente che la bionda gliele dicesse. Aveva già la gioia nel cuore e l'emozione di divenire padre.

"....Ma anche padre....."

Pronunciò Astrid che con quel suo fare cosi delicato evitò ad Hiccup uno svenimento. Svenimento? Ma quale svenimento, su siamo sinceri! Il ragazzo la strinse subito a se, gli baciò il capo e la ringraziò della bellissima vita e del bellissimo regalo che gli stava per donare.
Astrid lo strinse a se, pianse per quant'era felice, lacrime sincere, vere, pure che non si vergognavano ad uscire.

"..... Avremo dei figli...."

Disse con fare terra terra Bruta che sfoggiò sul volto un allegro e estremamente felice sorriso.
Moccicoso stentò a credere a quel che aveva sentito.

"Si-Sicura?"

Domandò con voce meravigliata lasciando che la bionda annuisse energicamente.
Che magnifica notizia! Che cosa meravigliosa poteva essere quel momento! Moccicoso la tirò ulteriormente a se, le cinse la vita con un braccio e la baciò dolcemente. Quello era il suo ringraziamento per tutto quel che di bello gli aveva donato. Ma una domanda nacque spontanea dai due.

"Da quanto?"

"Due mesi. L'ho scoperto oggi grazie a Gothi. Secondo lei è stato concepito proprio la prima notte di nozze."

Ammise Astrid che veniva ancora più travolta da quelle valanghe di coccole che la lasciarono letteralmente senza parole, armata solamente di gioia sconfinata e infinita allegria.

"E tu?"

"Io?
Un mese.
Concepito nella... ottava settimana da cui ci siamo sposati."

Spiegò Bruta che strinse ancora più forte Moccicoso che la prese in braccio ridendo contento. Si, quella si che era una magnifica notizia!
Durante i primi mesi di matrimonio i due non erano riusciti a trattenersi e quasi ogni sera dovevano fare l'amore, amore che si dimostravano giornalmente.
Amore che anche Hiccup e Astrid facevano settimanalmente, scappando a casa della bionda ogni due giorni.
Hiccup prese in braccio la bionda, si guardò con Moccicoso e entrarono in arena stringendole fortemente a se.
Dovevano dare una bella notizia hai presenti. Presenti che ora si stavano prendendo cura dei loro nuovi allievi dandogli alcune e basilari dritte per controllare la potenza di fuoco, di lancio e di mira dei draghi.

"Ragazzi. Ragazzi.
Un minimo di attenzione."

Disse Hiccup che attirò l'attenzione di Skaracchio e Stoick che stavano catalogando a bassa voce i punti forti e quelli deboli delle reclute.
Reclute che sapevano che Stoick era li con loro perché potevano udirlo e il più delle volte gli chiedevano aiuto.

"Che devi comunicarci, figliolo?"

"Che dobbiamo comunicarvi, caso mai."

Rettificò Hiccup che mise delicatamente a terra Astrid che tenne stretta a se con fare possessivo. Medesimo gesto che fu rifatto da Moccicoso che tendeva a stringerla per la vita e guardare con fare fiero i presenti.
I vichinghi si schiarirono la voce, era il momento di dare la notizia che avrebbe sconvolto i presenti.

"Astrid è in attesa."

"Bruta attende."

Dissero Hiccup e Moccicoso che guardavano il gruppo con orgoglio visibile, mentre l'altri restanti li fissavano a bocca aperta.
Valka esplose subito e andò ad abbracciare ogni ragazzo con tale allegria che contaggiò Stoick medesimo che andò a congratularsi con le coppie degli sposi.
Sopratutto con Hiccup e Astrid, eh.

"Oddio da quanto attendete piccole?"

"Io due mesi."

"Concepimento?"

"Prima notte di nozze."

"Io invece un mese.
Concepimento nell'ottava settimana di matrimonio."

"Sono fieri di voi.
Berk avrà nuovi eredi, e un nuovo Capo potrà spodestare te, figlio mio."

"C'è ancora tempo papà, per ora lasciamoli crescere..."

"Lasciamoli?
Attendete più di un figlio?"

"Non lo so, Gothi non me l'ha detto.
Ma se Hiccup ha detto in plurale, beh, evidentemente è cosi..."

Sussurrò Astrid che andò a stringere la mano opposta a Hiccup che le lasciò un dolce bacio sulla guancia.
Tufo e Gambedipesce si congratularono con i compagni. Mai si sarebbero attesi una notizia simile.
Ma ancora una nuova notizia potrebbe shoccarli in quel momento di grande gioia in cui tutti non solo festeggiavano l'inizio del nuovo anno accademico, ma anche la notizia delle due gravidanze.

Ritorna all'indice


Capitolo 63
*** Happy Ending ***


Valka si assentò un attimo.
Si diresse fuori dall'Accademia lasciando il gruppo a festeggiare, solamente Stoick si accorse dell'improvvisa fuggita della moglie. Questo gesto lo lasciò alquanto perplesso, chissà che stava meditando.
Ed eccola tornare dopo poco tempo accompagnata da due ragazze.
Il gruppo di vichinghi erano di spalle, unicamente Skaracchio e Stoick notarono l'arrivo delle ragazze.
Stoick per primo che riconosceva a vista il profumo di salsedine che portava con se Valka.

"Ragazzi, abbiamo due nuovi abitanti."

Disse la donna che non attirò minimamente l'attenzione del gruppo che cercava in tutti i modi di tranquillizzare i draghi che si erano messi a litigare per chissà quale motivo.
Subito una delle due ragazze sottrasse dalla cintuola dei fili smeraldini che andò a dare ai draghi, al suo fianco Gambedipesce.
Chi si attendeva che quei due avrebbero detto la stessa cosa? Io, si.

"Erba Drago.
Un rimedio tutto verde."

Valka rise mentre i due ragazzi si voltarono a guardarsi paralizzati.
Ora il loro cuore batteva fortemente, sembrava scoppiare letteralmente. Dei sorrisi timidi si formarono sui loro volti. Gli occhi si lucidarono e un vago rossore prese posto sulle guance di entrambi.
Gambedipesce si allontanò di un passo, questo fece dipingere negli occhi della bionda un velo di tristezza che venne rimpiazziato da uno stupito e meravigliato.
Infatti il vichingone aveva fatto un inchino e le aveva fatto un elegante baciamano.

"Mamma, chi sono queste ragazze?"

Domandò Hiccup che guardava incuriosito la ragazza dalle lunghe trecce bionde che rimase paralizzata, ad emulare una statua non appena un docile Terribile Terrore gli si parò innanzi guardandola con curiosità.
Tufo trovò quel comportamento cosi eccitante, cosi emozionante che non solo lui persona ma anche lui "uomo" ne riscontrò dei cambiamenti.
Subito si avvicinò a lei, gli chiese con fare divertito se poteva partecipare e come un colpo di fulmine i due si ritrovarono a ricreare un perfetto Totem.

"Una è la nipote della Saggia Gothi.
Un'altra invece è una sua amica."

"Chi sara chi? Chi lo sa!"

La ragazza bionda si accostò ulteriormente a Gambedipesce, ora aveva un sorriso più dolce del solito e appariva più rilassata. Dalla folta chioma bionda ecco apparire un luccichio, un kransen.

"Io sono la nipote di Gothi."

"E come si chiama questa dea affascinante?"

Domandò spavaldamente Gambedipesce che fece strabuzzare gli occhi dallo stupore i presenti.

"Vör Dragonsdottir."

"Un nome meraviglioso per colei che non si fa sfuggire nulla."

"Vör è cresciuta lontana da Berk perché voleva approfondire le sue conoscenze sia naturalistiche che in materia dei Draghi.
Difatti è cresciuta nell'Isola dei Draghi dividendosi tra essa e L'Isola delle Anguille."

Gambedipesce sembrò totalmente inebbriato dal profumo di mare che la ragazza aveva sulla pelle.
Si perché il vichingo ora stingeva le mani della bionda tra le sue e lei faceva altrettanto.
Gesto che diede alquanto fastidio ai suoi draghi che si pararono minacciosamente attorno alla bionda fissando malamente il ragazzo.

"Oh si, loro sono i miei draghi.
Lui è Patatona..."

"Patatona....?"

"Lunga storia, lunga, lunghissima storia..."

Sintentizzò la ragazza che andò a indicare al suo fianco il Gronkio che continuava a fissare con fare minaccioso Gambedipesce.

"Lui invece è Occhio di Falco."

Disse indicando l'Uncinato Mortale che aveva alzato la coda cosi tanto che i spuntini furono retratti.

"Mentre lei è la mia dolce Nehellenia."

Concluse la bionda che strinse ulteriormente le mani al ragazzo che andò ad indicare con lo sguardo l'Incubo Orrendo.

"Mentre lei è....."

"Non parli.... non vede che non se ne va via?"

"..............."

"Mi sembra di avere un deja vù...."

Disse Moccicoso mentre guardava la scena dei due ragazzi. Tufo non si fece sfuggire l'occasione di poterla toccare realmente, infatti posò le mani sui fianchi; gesto che fece avvampare la bionda che a denti stretti diede l'audace battuta "Se vai più giù mica mi dispiace."
Si, ora avevano la conferma.
Era la versione femminile di Tufo. E non si sarebbero meravigliati se faceva di nome Tufa.
Valka cacciò via il Terribile Terrore dando la chance alla ragazza di riacquistare una forma decente.

"E tu?
Tu come ti chiami, Mazzetta?"

"Mazzetta?
La mia mamma mi chiamava cosi ogni tanto! Diceva sempre che se non volevo dire in giro che era un disastro in cucina dovevo farmi da dare una mazzetta composta di cibo, ehehe!
Comunque mi chiamo Hel Lokidottir."

"Che nome meravigliosamente unico per una donna come te."

Disse Tufo che se la guardava venerante.
Bruta doveva ammettere che anche in fatto di postura fisica e espressività erano alquanto uguali.
Sin troppo uguali. Quasi da spaventare. 
Persino il drago della ragazza, un Uncinato Mortale, ora aveva incominciato a muoversi.
Ora che il gruppo era completo, anche Stoick si sentiva soddisfatto. Stava vedendo tutti i suoi ragazzi accompagnati da una partner che li equivaleva, ora poteva stringere a se la moglie e dargli un bacio sul capo senza doversi preoccupare di null'altro.

"E lui o lei come si chiama?"

"No, ti prego non dire il suo nome. Cambiagli nome, è terribile!"

"Eddai Vör non ti lamentare, è un nome meraviglioso!"

"....... Hel, no, davvero. Non è meraviglioso affatto!"

"Allora?
Come si chiama?"

"Oh si, si chiama...."

".............
Ti prego, non dirlo....."

Hel guardò Vör con sguardo di sfida, l'avrebbe detto eccome e l'avrebbe fatto fissandola.

"....Di...."

"Bada a quel che dici Hel!"

"....rre..."

"Non ci provare minimamente! Non è un nome per un drago!"

".....a....."

"Ecco l'ha detto.
Bene ora siamo finiti."

"Diarrea?
E' un nome grandioso! Pensa che il drago mio e di mia sorella si chiama Rutto e Vomito!"

"No ma davvero?
Che figata pazzesca!"

Sembrarono essersi trovati quei due, sembrò come se ora; al Villaggio di Berk, tutti i single avessero trovato la loro giusta metà.
Vör scosse il capo, era cosi imbarazzante il nome che aveva dato al suo drago. Tanto imbarazzante che abbassò lo sguardo a disagio per l'amica.
Ma bastò che Gambedipesce gli parlasse per farle nuovamente tornare il sorriso.
Da quell'incontro altri mesi passarono.

Ora siamo giunti al sesto mese di gravidanza di Astrid e al quinto di Bruta, i loro mariti sono fieri più che mai delle loro mogli che sanno giostrare maestrosamente il ruolo da Donne di Casa e di Dragon Trainer, senza mai rinunciare alla loro indipendenza.
E dai mesi trascorsero cinque anni.
Dalla decisione di una vita insieme sino al parto delle due vichinghe più conosciute, si arriva a Tufo e Hel incominciarono a frequentarsi cosi come Gambedipesce e Vör, che stanno già pensando ad un loro futuro insieme, ma....
Questa è un'altra storia che va raccontata con calma!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2892892