The new me

di xGottaBeLou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                                      

Sono quel genere di persona di cui non si accorge mai nessuno. Avete presente quella ragazza sempre seduta distante dalla folla nel vostro luogo di ritrovo preferito? Quella ragazza spesso intenta a leggere libri o a scrivere o disegnare mai saprete cosa perchè non la ritenete abbastanza interessante da rivolgerle la parola? Si, esatto quella sono io! Vi potrò sembrare sola, triste o  timida, ma vi sbagliate di grosso.

Nel mio, sono una persona molto selettiva. Credo sia dovuto ai troppi libri. Sapete quando ad esempio leggete un libro in cui viene descritto il ragazzo perfetto e resti della speranza che un giorno troverai anche tu qualcuno così perfetto? Beh mi dispiace ma quel qualcuno così perfetto non esiste. I libri, oltre a privarti di una vita sociale, ti danno false speranze ma continui a leggerli perchè infondo non ti importa delle false speranze che ti danno, vuoi solo sentirti parte di qualcosa di speciale ed è fantastico.

Sono il tipo di persona che dice sempre la frase "non mi importa". Non mi importa quello che dice o pensa la gente di me, ed in un certo senso è vero...o almeno in parte.

Non mi piace parlare di me, più nello specifico di come mi sento. Forse perchè nell'ultimo periodo mi è stato chiesto fin troppe volte.

Se vorrei essere una sedicenne come tutte le altre che esce a divertirsi con gli amici e i ragazzi e roba del genere? Certo, sarebbe bello vivere in prima persona e magari un giorno succederà...vivrò in prima persona, ma aspettando quel momento mi consolo con i miei amici libri.

 

Il mio nome è Melissa, ho 16 anni, sono italiana e vivo con i miei zii. Questo è tutto quello che dovete sapere... o almeno per il momento.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Zia Rose è la persona migliore che conosca. Ha 28 anni ed è la sorella minore di mia madre, pur avendo abbastanza anni di differenza mia madre e mia zia sono sempre state in fantastici rapporti.

All'età di 19 anni si trasferì negli States per avere un futuro migliore. Studiò medicina ad Harvard e si specializzò nell' infermieristica, nei suoi anni di studio a Boston incontrò questo giovane aspirante avvocato ad un concerto e restò letteralmente folgorata, lei lo definisce "amore a prima vista". Dopo quattro anni insieme zio Mark le chiese di sposarla e così misero su famiglia. Zia Rose inizio a lavorare in un ospedale dell'Oregon più precisamente a Dallas, dove si trasferirono dopo il matrimonio. Tutto sembrava andare per il meglio quando un giorno gli venne richiesto di tornare in Italia per prendersi cura di me, così fecero le valigie e partirono al salvataggio.

Entrambi rinunciarono a tutto per me. Zio Mark trovò lavoro in uno studio legale della zona mentre zia Rose si prese cura di me. Per il mio secondo anno studiai da privatista con zia Rose come insegnante, non era poi così male. In un certo senso era divertente, soprattutto quando non ricordava qualche formula matematica ed eravamo costretti a chiedere aiuto a zio Mark. Fortunatamente l'anno scolastico finì ed io superai l'anno con ottimi voti. 

I zii iniziarono a parlare di un possibile ritorno nella loro vecchia cittadina dell'Oregon, chiesero a me un parere ed io risposi con un "perchè no!". Così ci trasferimmo tutti e tre a Dallas. Zia Rose mi raccontò di quanto io adorassi l'America fin da bambina e ogni volta che tornava per le festività la torturavo affinchè mi raccontasse come fosse, finì il racconto con un "santa pazienza!" 

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Il jet lag fu una spiacevole novità sia per me che per zio Mark, infatti non appena fummo arrivati a casa andammo subito a dormire, purchè fossero le 6:30 del pomeriggio.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Il risveglio fu traumatico, sapete quando aprite gli occhi dopo aver dormito profondamente tutta la notte e vi sentite più stanchi che mai? Già a me succede spesso. E sempre puntuale come un'orologio svizzero zia Rose si precipitò in camera.

-Mel, è mattino.- disse aprendo le tende. Di tutta risposta mugugnai qualcosa per trasmetterle la mia disapprovazione.-Dai dobbiamo disfare le valigie- disse sedendosi sul letto, non vedendo una mia reazione iniziò a farmi il solletico. -okay okay!- dissi alzando le mani in segno di resa -sono sveglia, è mattino, gli uccellini cantano, il sole non si è ancora spento ed io sono sveglia- dissi sorridendole - okay, alzati e scendi a fare colazione- disse uscendo dalla porta, restai ad osservare il soffitto in cerca di pace per un secondo di troppo  perchè nemmeno il tempo di allontanarsi dalla porta ed eccola di ritorno -non ti sei ancora alzata- puntualizzò -è colpa della forza di gravità- dissi con espressione sofferente. Zia Rose si avvicinò al letto, mi prese per mano e mi tirò su -visto? Forza di gravità sconfitta e adesso giù a fare colazione- mi alzai contro la mia volontà e scesi giù in cucina.

Dopo colazione andai a sistemare le mie cose, e mi accorsi di avere una grande libreria!!! Oh, si anche l'armadio era spazioso. Dopo aver sistemato tutto andai ad aiutare zia Rose a disfare gli scatoloni.

-Qui ti piacerà tantissimo- disse lei emozionata. -già lo credo anch'io- dissi sorridendole, e lei mi rivolse quello sguardo da "lo dico o non lo dico" -parla e basta senza...quello sguardo- dissi indicando il suo viso. -Cosa? Che sguardo?- disse facendo finta di niente, meritandosi così uno dei miei sguardi da "ma fai sul serio?!" -non girarci intorno- -okay volevo solo sapere...- la interruppi prima che finisse la frase -sto bene- dissi continuando a svuotare lo scatolone. -Non stavo per chiederti quello...okay, forse stavo per chiederti quello- disse ridendo -ma, stavo pure per chiederti se ti andasse di uscire un po' e vedere il quartiere- disse con aria supplichevole. -No, grazie sto bene qui- dissi a mia volta -ooh andiamo, solo per una volta va fuori, fatti un giro e poi torna non ti chiedo altro- iniziò a guardarmi con quello sguardo da cucciolo bastonato, che odio profondamente.-Eeeh va bene!- dissi coprendomi gli occhi. -Ma basta sguardo da cucciolo- dissi alzandomi e andandomi a preparare. Indossai una canottiera blu larga, pantaloncini bianchi, il mio paio di snickers ed uscì a malincuore. Girai per il quartiere per un po', mi fermai solo quando sentì del chiasso provenire da un locale così decisi di entrare.

Quel locare era pieno di ragazzi della mia età. Era molto spazioso, aveva pure un piccolo palco in fondo alla sala. Un riflettore illuminò il centro della sala al quale tutti stavano attorno, cercai di farmi largo tra la folla. Quando trovai un punto in cui io riuscissi a vedere, restai a guardare. Dopo qualche minuto una ragazza si mise sotto i riflettori, fece un segno con il capo e partì una base. La ragazza iniziò a ballare, era davvero brava, dietro di lei scorsi qualcuno gettare qualcosa sul pavimento vicino alla ballerina che la fece scivolare e cadere a terra. Tutti iniziarono a ridere di lei e la ragazza rimase come bloccata a terra, i suoi occhi iniziarono ad arrossarsi cercando di trattenere le lacrime e mi si spezzò il cuore. Mi feci spazio verso la ragazza spintonando più persone possibili, arrivai al centro del cerchio dove si trovava la ragazza ed iniziai a sentirmi osservata. Incurante dei loro sguardi su di me, mi avvicinai alla ragazza e mi inginocchiai davanti a lei cercando di farmi sentire in mezzo a quelle risate idiote. -Stai bene?- le chiesi, i suoi occhi erano pieni di lacrime, bocchegiò qualcosa ma non ne uscì alcun suono. Non avrebbe retto ancora a lungo -vieni, ti faccio uscire di qui- dissi porgendole la mano che afferrò subito, l'aiutai a mettersi in piedi e la folla si zittii improvvisamente e ne uscì una ragazza dai capelli biondi dall'aria superiore -Lauren, vai già via?- disse con un sopracciglio alzato alla ragazza al mio fianco, subito dopo spostò il suo sguardo da serpe verso di me -bene bene, ecco la paladina della giustizia, gente- disse con un ampio gesto delle braccia -vai alla Hoover? Non ti ho mai vista- disse chiudendo i suoi occhi a fessure -sono nuova di qui- dissi cercando di sembrare sicura di me. -Allora lascia che ti spieghi come funziona- disse avvicinandosi a me -qui non sei la benvenuta, nuova arrivata- iniziò a squadrarmi dalla testa ai piedi e la mia rabbia iniziò ad aumentare -tranquilla ce ne andiamo- dissi sostenendo il suo sguardo da arpia. -oh, no lei resta. Sei tu quella che deve andarsene- disse alzando la voce per farsi sentire da tutti -Lauren non vuole restare, mi sembra ovvio- dissi con tono fermo. -Lascia che sia lei a scegliere che fare. Cosa vuoi fare Lauren? Non vorrai mica lasciarci proprio adesso che iniziavamo a divertirci spero- mi girai verso Lauren e la vidi in difficoltà, per trattenere le lacrime iniziò a mordersi il labbro inferiore. -Mi sembra ovvio che voglia andarsene dopo tutto quello che le avete fatto- risposi alla biondona con la faccia da schiaffi più grande del mondo - quindi adesso andiamo via- dissi trascinando via Lauren. Non appena usciti dal locale la portai a sedersi su una panchina del parchetto lì di fronte. Non appena mi sedetti vicino a lei mi buttò le braccia al collo iniziando a singhiozzare, mi sentì a disagio ma cercai comunque di confortarla. Quando iniziò a calmarsi si staccò da me asciugandosi gli occhi -grazie, per quello che hai fatto- mi disse cercando di mantenere ferma la voce. -Figurati- le dissi sorridendole -hai avuto molto coraggio, io non ci sarei mai riuscita- disse sforzandosi di sorridere - è stato così umiliante- disse tornando a singhiozzare, le presi la mano cercando di confortarla. -Hey, sono solo degli idioti, non dare loro questa soddisfazione-. Si girò verso di me e mi sorrise sinceramente stringendomi la mano a sua volta -grazie-disse. -Io sono Melissa comunque- le dissi cercando di cambiare discorso per non farla stare ancora male - io sono Lauren-. Restammo a parlare per un po' quando Lauren intravide qualcuno che catturò la sua attenzione - Oh no- mi girai per vedere a chi si riferisse, era un ragazzo alto, capelli biondi e occhi azzurri. -Chi è?- le chiesi -solo il ragazzo a cui vado dietro dalla quarta elementare, si chiama Travis- disse con occhi sognanti -vuoi andargli a parlare?- le dissi ridendo -nonono, non dopo la figuraccia di poco fa- disse tornando con lo sguardo su di me - e poi non sa nemmeno che esisto...e se avessi riso anche lui della mia caduta?- disse disperandosi -se fosse così allora sarebbe solo un'altro idiota come un'altro e non meriterebbe nemmeno le tue attenzioni-le dissi -grazie-.

Scoprimmo di non vivere molto lontano l'una dall'altra così decidemmo di andare insieme verso casa, iniziammo a ridere e scherzare fin quando non arrivammo a casa sua. Ci mettemmo d'accordo per il giorno dopo di incontraci di nuovo al parco e andai per la mia strada.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Il giorno dopo mi svegliai alle 10 del mattino, a malincuore mi alzai dal letto e iniziai a prepararmi. 

Scesi al piano di sotto, dove, zia Rose sembrava avere compagnia.

-Buongiorno bella addormentata, lei è la nostra vicina di casa, la signora O'Donell- disse zia Rose non appena entrai in cucina. La donna seduta di fronte a lei era sulla quarantina, capelli biondi e due grandi occhi verdi. Mi sorrideva dolcemente.

-Piacere di conoscerla io sono Melissa- le dissi sforzandomi di sorriderle a mia volta, cosa molto complicata da fare quando si è ancora mezzi addormentati e si riesce solo a pensare "ho sonno voglio dormire".

-Oh, ti prego chiamami Catherine, tua zia mi ha parlato molto di te- mi disse sempre con quell'espressione gentile in volto.

-Solo cose belle si spera- dissi a mia volta ridendo. Così facendo feci per prendere una ciotola dalla mensola vicino la finestra spostandomi poi per prendere cereali e latte.

-Come sta Kyle?- chiese zia Rose a Catherine 

-Sempre lo stesso...- rispose visibilmente amareggiata sospirando. Mi sedetti ed iniziai a mangiare i miei cereali.

-Non so cosa fare...- aggiunse.

-Oh, non preoccuparti passerà- disse zia Rose cercando di tirarla su di morale. -Magari Melissa potrebbe...- disse spostando lo sguardo su di me.

-Come?- chiesi.

-Il figlio di Catherine, Kyle è un ragazzo un po'...silenzioso- iniziò a spiegare zia Rose.

-Direi molto silenzioso- disse la signora O'Donell sorridendo -ma comunque lei non potrebbe far niente-

-Catherine, Kyle ha 17 anni ed è solo, ogni ragazzo di 17 anni vuole avere amici e diciamocelo non è che Melissa ne abbia- disse facendo finta che io non ci fossi.

-Grazie, molto gentile- dissi facendo la finta offesa.

-Scusa tesoro ma è vero- contrabattè zia Rose.

-Comunque, posso chiedere come mai tuo figlio è...tanto silenzioso?- chiesi un po' a disagio.

-Mio marito è morto l'anno scorso di cancro, Kyle e suo padre erano sempre stati molto uniti e quando Kurt morì lui si chiuse in se stesso smettendo di parlare...- disse con voce tremante. Le passai un fazzoletto e lei mi ringraziò con uno dei suoi grandi sorrisi.

-Ti andrebbe di scambiarci due parole?- mi chiese zia Rose.

-In teoria le due parole le scambierei solo io...-puntualizzai.

-Melissa!- mi riprese zia Rose.

-Ha ragione- disse Catherine ridendo.

-Ma potrei farlo-dissi loro.

-Davvero?- mi chiesero allo stesso momento.

-Si, davvero- 

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Cercai di sembrare più tranquilla possibile, ma non sapevo proprio da come avrei potuto mandare avanti una conversazione con un ragazzo ferito. 

Non so neppure io perchè accettai, forse perchè mi dispiaceva  per Catherine come per Kyle, non deve essere stato facile per nessuno dei due.

Ad ogni modo, Catherine andò via mezz'ora dopo e mi disse che sarei potuta passare subito dopo pranzo.

E così feci. Infatti, subito dopo le 3 io e zia Rose ci trovammo davanti la porta di casa O'Donell.

-Ricorda di essere...sensibile- disse un secondo prima che Catherine venisse ad aprirci la porta.

-Ciao- ci salutò. -Kyle è in camera sua, al piano di sopra seconda porta a destra, buona fortuna- disse sorridendomi.

-Grazie- risposi. Non erano per niente d'aiuto.

Salì le scale e non appena mi trovai davanti alla porta della stanza di Kyle feci un respiro profondo e bussai aprendo subito dopo la porta. 

Il ragazzo si mise a sedere sul letto non appena mi vide alzando un sopracciglio. Aveva i capelli color del grano e due occhi grandi e verdi come quelli della madre.

-Ciao, io sono Melissa la nipote di Rose...della porta accanto- dissi a disagio. Lui continuava a guardarmi senza muovere un muscolo.

-Oggi ho conosciuto tua madre ed ha invitato me e mia zia per il pomeriggio così...eccomi qui- dissi. Iniziai a muovermi per la stanza guardandomi attorno mentre Kyle sembrava attento ad ogni mia mossa.

-Hai davvero molti videogiochi- dissi avvicinandomi allo scaffale vicino la porta. -Hai un preferito?- gli chiesi girandomi a guardarlo. Fece di no con la testa alzando subito dopo le spalle. -Ti capisco, anche io non ho un preferito...nel mio caso un libro preferito.- mi giro verso di lui continuando il mio discorso ispirato -sarebbe come dire di avere un figlio preferito, non sarebbe giusto- ammetto e sorprendentemente, questa mia gran sparata riesce a strappargli un sorriso cosa che mi aiuta a non sentirmi più in imbarazzo.

-A proposito di libri...- dissi notando la sua libreria. -Fantascienza, sei un po' un nerd- dissi sorridendogli - tranquillo non è un insulto anche io mi reputo una nerd- notai nella libreria i libri di Doctor Who - aspetta, ti piace Doctor Who?- gli chiesi sbalordita. Lui si alzò dal letto annuendo avvicinandosi alla libreria -io adoro Doctor Who- dissi continuando a far scorrere lo sguardo tra i titoli dei libri -The Maze Runner, è nella mia lista di letture da un po', ti è piaciuto?- gli chiesi e lui rispose sempre con un cenno del capo, prendendolo dallo scaffale subito dopo porgendomelo.

-Ha davvero una bella copertina- dissi prendendolo. Si diresse verso la scrivania dove sopra c'era il suo telefonino, iniziò a scrivere qualcosa sulla tastiera dopo di che me lo mostrò "te lo presto, quando hai finito fammi sapere che ne pensi" 

-Davvero?- gli chiesi alzando un sopracciglio. Rispose con un energico cenno del capo sorridendo. -Grazie- gli risposi sorridendo a mia volta, controllai l'orario e mi ricordai che tra non molto sarei dovuta uscire con Lauren.

-Scusa ma adesso devo andare- gli dissi mortificata e di tutta risposta lui mi rispose con un movimento della mano come per dire "non preoccuparti" -è stato un piacere Kyle, appena lo finisco ti faccio sapere- gli dissi riferendomi al libro che avevo in mano -ciao- dissi uscendo dalla stanza per poi scendere in salotto dove zia Rose e Catherine erano nel pieno di una discussione sul come non far bruciare la pasta.

-Hey, come è andata?- mi chiese zia Rose non appena mi videro scendere

-Bene, è un ragazzo simpatico- dissi loro.

-E lui cosa ha fatto?- chiese Catherine.

-All'inizio era molto serio ma poi sono riuscita a strappargli qualche sorriso- dissi

-Ha sorriso?- Chiese Catherine sorpresa -non lo vedo ridere da molto tempo- la vidi alzarsi dal divano per poi correre ad abbracciarmi forte -grazie- mi disse.

-Ma figurati, adesso devo andare ma tornerò- le promisi.

-cerca di tornare per cena- mi disse zia Rose.

-Okay, ciao- dissi andando via.

Passai da casa per lasciare il libro sul comodino, lo avrei iniziato non appena sarei tornata. 

Uscì di nuovo di casa e mi diressi verso il parco dove io e Lauren avremmo dovuto incontrarci.

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Salve a tutti, chiedo scusa per l'immenso ritardo e per gli eventuali errori che sicuramente ci saranno poichè ho finito di scriverlo alle 11:50 di sera e sto per collassare. Alcuni di voi diranno "ma come fai a collassare alle 11:50 sei giovane fai festa" e vorrei dirvi che avete ragione ma la verità è che non ho una vita sociale...e che il mio orario per fare la ninna solitamente inizia alle 10 perchè la mattina devo svegliarmi presto per l'autobus...la scuola e sti cazzi... LOOL
Disperazione portami via,

                      Giuls 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Il giorno dopo mi svegliai stranamente di buon umore.

La sera prima restai sveglia fino a tardi per finire il libro di Kyle, l'intenzione iniziale era quella di leggerlo con calma, ma non appena iniziato non riuscì a fermarmi.

Finire un libro mi ha sempre scaturito certe emozioni o almeno da quando io ne abbia memoria, le tre sacre fasi post libro:

1) Disperazione;

2) Accettazione;

3) Soddisfazione personale;

Quella mattina sarei dovuta andare con Lauren al centro commerciale per una "giornata solo donne" come l'aveva definita lei la sera prima, così mi preparai e non appena Lauren arrivò uscimmo di casa.

-Lauren, ti dispiace se ci fermiamo un secondo nella casa accanto? Devo dare una cosa al mio vicino.- le chiesi indicando la casa accanto alla mia.

-Uuuh al vicino e dimmi com'è questo vicino?- mi chiese alzando un sopracciglio con un sorriso malizioso stampato in faccia.

-Lauren...ti prego, datti del contegno- le dissi scherzando iniziando a dirigermi verso casa O'Donell seguita da Lauren che se la rideva.

Arrivate sulla soglia di casa bussai e subito Catherine aprì la porta con uno dei suoi sorrisi migliori.

-Melissa ciao, prego entrate- disse lasciandoci passare.

-Catherine, lei è Lauren una mia amica-le dissi presentandole la ragazza al mio fianco.

-E' un piacere Lauren- disse Catherine sfoggiando uno dei suoi sorrisi gentili.

-Il piacere è mio signora O'Donell-le rispose a sua volta Lauren.

-Ti prego dammi del tu- le chiese gentilmente Catherine e Lauren acconsentì un con un cenno del capo.

-Catherine, Kyle è in casa?- le chiesi.

-Si, è al piano di sopra vai pure- rispose Catherine.

-Torno subito- dissi a Lauren. Così facendo mi diressi verso la stanza di Kyle, a quanto pare quel ragazzo passava la sua esistenza in quella stanza. Bussai e con mia sorpresa mi venne ad aprire, una cosa che non avevo notato era la sua somiglianza con la porta, dico davvero vicino alla porta mi sembrò davvero alto.

-Ciao- gli dissi e di tutta risposta lui mi salutò con la mano facendomi segno di entrare.

-Oh, no tranquillo ero solo passata per riportarti il libro- dissi uscendo il libro dalla borsa porgendoglielo. Sembrò confuso, entrò in stanza lasciando la porta aperta e corse a prendere il cellulare con il quale tornò da me iniziando a digitare, dopo di che me lo mostrò.

 "Lo hai già finito?!"

-Si, avevo intenzione di leggerlo con calma ma non sono riuscita a smettere- ammisi sorridendo. Kyle ricominciò a scrivere sul suo telefono e non appena finì me lo porse.

 " E che ne pensi? Ti è piaciuto?"

-L'ho adorato, dopo aver finito di leggerlo ho chiuso il libro, ho iniziato a guardare un punto davanti a me ed ho detto sospirando "lo scrittore è un genio!"- raccontai emozionata. Lui iniziò a sorridere e tornò con lo sguardo verso il suo telefono intento a scrivere.

 "Già l'ho pensato anch'io".

Gli porsi il libro che avevo ancora in mano e lui lo prese continuando a ridere.

-Adesso devo andare, grazie ancora per il libro- dissi sentendomi un po' in colpa. Kyle rispose con un cenno della testa, sembrando quasi dispiaciuto. Cosa che, mi spezzò il cuore. 

Iniziai a dirigermi verso le scale quando mi girai verso di lui.

-Kyle- lo chiamai al che alzò lo sguardo, che prima era perso nel vuoto, verso di me e tornai da lui.

-Io e la mia amica Lauren stiamo andando al Centro commerciale, ti andrebbe di venire?- gli chiesi. Credevo sarebbe stato felice invece sembrò solo confuso sul che fare, quando prese una decisione fece cenno di "no" con la testa.

-Okay, tranquillo sarà per la prossima volta- dissi camminando verso le scale un pochino, ma solo poco delusa, quando mi sentì prendere il polso mi girai.

-Cambiato idea?- gli chiesi sorridendo sperando fermamente che lo avesse fatto al che mi rispose con un grande sorriso e un cenno della testa.

-Andiamo allora- gli risposi.

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Eravamo in giro già da un po', Lauren non faceva altro che fermarsi ad osservare abiti in esposizione e stare dentro un negozio per anni. 

Sinceramente, credevo che Lauren si sarebbe sentita un po' a disaggio con Kyle, invece comprese subito tutto.

Già al quarto negozio non ne potevo più così restai fuori con Kyle che sembrava un po' turbato.

-Hey tutto bene?- gli chiesi non appena iniziò a coprirsi il viso per non farsi riconoscere dai passanti. Un gruppo di ragazzi del liceo.

-Ooh  ragazzi guardate un po' chi c'è il "muto"- disse il ragazzo al centro dai capelli neri.

-E' da molto che non ti fai vedere in giro eh- disse posando una mano sulla spalla di Kyle - ci siamo sentiti abbandonati pensavamo fossimo una squadra, amico- disse ridendo seguito dai suoi compagni.

 Vidi Kyle serrare la mascella ed iniziai a sentirmi inutile. Lauren ci raggiunse subito intervenendo.

-E' meglio se ce ne andiamo- le dissi a bassa voce.

-Si è meglio- mi rispose preoccupata.

-Per Kyle è stato un piacere rivedervi ma adesso dobbiamo andare- dissi spostando il mio sguardo dal gruppo di ragazzi a Kyle che parve sollevato dal mio intervento.

-Oh, quanto mi piacerebbe sentirlo dire da lui...ma non riesce giusto?- chiese, l'idiota.

-Davvero Carter? Non ti senti nemmeno un po' una completa testa di cazzo?- Le chiese Lauren, con mia grande sorpresa.

-Da quando hai ritrovato la lingua Lauren?-Chiese ad occhi stretti.

-Da quando tu hai perso il tuo ultimo neurone?-gli chiesi di rimando facendolo andar via seguito dai suoi amici.

-Che idioti- disse Lauren rossa dalla rabbia.

-Tutto bene?- chiesi a Kyle rispondendomi con un triste "si".

-Andiamo dai- disse Lauren comprensiva.

Per la strada di ritorno fortunatamente non incontrammo nessun altra testa pacata.

-Sapete dovremmo farla spesso questa uscita tra "Donne e Kyle"- disse Lauren sulla porta di casa sua  facendoci ridere.

Kyle e io continuammo per la nostra strada, ormai non mancava molto e non mi andava di lasciarlo tornare a casa così triste.

Così ci sedemmo su una panchina.

-Mi dispiace per quello che è successo- ammisi. Kyle sembrò sorpreso dalle mie parole e uscì velocemente il telefono dalla tasche dei pantaloni iniziando a digitare.

"Non è colpa tua, avevi ragione sono degli idioti"

-Lo so ma mi sento comunque male perchè vedo te stare male, sono fatta così, non sopporto le ingiustizie- dissi, ne seguì un silenzio  al che mi sentì in dovere di dire qualcosa.

-Lo sai che quello che sei non è sbagliato giusto? Voglio solo che tu sappia che per quanto gente del genere possa farti sentire sbagliato, ricorda che tu sei e sarai sempre migliori di loro.- dissi notando il suo sguardo fisso sull'asfalto. -Conosci la canzone Loser Like Me di Glee?- mi rispose con un "no" al che sospirai esasperata.

-Ma tutto io ti devo insegnare?- dissi facendolo sorridere -comunque in sintesi la canzone parla di come le persone che magari al liceo ti prendevano per sfigato da adulti ti laveranno l'auto...o tu la laverai a loro non si sa mai- dissi ridendo a mia volta.

-Certo un abbraccio in questi casi ti farebbe bene peccato che tu non sia in compagnia di una persona favorevole agli abbracci- detto questo, sempre con il sorriso sulle labbra, mi abbracciò e per quanto io odiassi gli abbracci pensai che di suoi di abbracci ne avrei potuto sopportare tantissimi.

Tornammo a camminare spalla contro spalla dandoci delle spinte ogni tanto. Arrivati a destinazione feci per andarmene quando mi fermò e mi fece segno di aspettare iniziando a scrivere sul cellulare.

"Grazie".

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


L'estate finì e quell'incubo chiamato scuola iniziò.

Non fraintendetemi, tutte belle persone che, non ce l'hanno con me per svariate ragioni. Infatti Carter e la simpaticona che umiliò Lauren in pubblico non molto tempo prima, il quale nome fa rima con arpia(Mia), sprizzavano felicità da tutti i pori quando mi videro alla Hoover.

E mentre io ero costretta ad uscire di casa per andare a scuola, Kyle se ne stava nella sua bella casetta alle prese con il suo ultimo anno da privatista.

La scuola non ci allontanò tutt'altro, ogni pomeriggio al ritorno da scuola io e Lauren passavamo da Kyle per studiare tutti insieme...studiare per così dire, l'intenzione era sempre quella ma in un modo o nell'altro trovavamo sempre di meglio da fare. 

Un giorno, ad ora di pranzo, dal tavolo dei più "popolari" sentì delle parti della loro conversazione non poco accesa. Carter raccontava del nostro incontro al centro commerciale e di come aveva rivisto il "muto", se non fosse stato per Lauren mi sarei alzata dal mio posto e avrei scatenato l'inferno. 

Qualche giorno dopo quell'episodio, durante il cambio d'aula della 4-5 ora, un ragazzo biondo si avvicinò a noi, al che Lauren sbiancò.

-Ciao, Lauren come stai?- chiese il ragazzo. Lauren non sembrava esserci con la testa così le diedi una gomitata nelle costole.

-Travis, ciao! Bene grazie tu?- disse rossa in viso.

-Bene- disse sorridendole sinceramente. -Non ci conosciamo io sono Travis- disse spostando il suo sguardo su di me.

-Melissa- mi presentai.

-E' un piacere Melissa, ti...dispiace se ti faccio una domanda?- chiese in imbarazzo. Lauren al mio fianco sembrava agitata guardandomi di traverso.

-Certo credo- risposi con un sopracciglio alzato.

-Ho sentito che conosci Kyle, Kyle O'Donell-disse e Lauren tirò un sospiro.

-Si, è un nostro amico-risposi sulla difensiva.

-Era mio amico prima che...lo sai-spiegò Travis.

-Giusto, eravate nella squadra di football insieme.- disse Lauren.

-Già, è stato un punto di riferimento per me, quando ero una matricola non ero esattamente visto di buon occhio ma lui mi ha aiutato molto- disse imbarazzato.

-Oooh- fece Lauren  con gli occhi a cuoricino e per poco non scoppiai a ridere.

-E' da un po' che non lo vedo, come sta?-mi chiese mettendosi le mani in tasca.

-Sta bene, lo vedresti di più in giro se i tuoi compagni di squadra la smettessero di fare gli idioti- gli risposi.

-Già, mi dispiace anche per quello- disse abbassando lo sguardo.

-E' stato carino da parte tua chiedere- gli dissi sorridendogli.

-Gli mandiamo i tuoi saluti... se vuoi- Disse Lauren.

-Si, mi farebbe piacere- gli rispose Travis con un gran sorriso che fece mancare la terra sotto i piedi a Lauren.

-Adesso dobbiamo andare a lezione- dissi prendendo Lauren per un braccio.

-Anche io, ci si vede e grazie-rispose sinceramente.

Dopo scuola passammo da Kyle e non appena entrammo in camera sua Lauren gli getto le braccia al collo.

-Grazie grazie grazie- continuava a ripetere e Kyle con la sua espressione confusa mi fece scoppiare a ridere.

-Tranquillo ha solo sbattuto la testa- lo rassicurai, Lauren si staccò da Kyle e mi lanciò un'occhiataccia.

Kyle prese il suo telefono e iniziò a scrivere.

"Mi spiegate che è successo?"

-Oggi Travis Montgomery ci ha rivolto la parola capisci? Si è ricordato il mio nome, oddio perchè ti sto dicendo queste cose- disse Lauren prendere fiato arrossendo.

-E' venuto per chiederci di te, ci ha detto che eravate amici e ci ha chiesto di salutarti da parte sua- gli spiegai sedendomi sul letto notando Kyle pensieroso.

-Già, e secondo me ci stava anche provando con te-aggiunse Lauren sedendosi vicino a me.Come per magia Kyle tornò tra noi iniziando a scrivere sul cellulare.

"Cosa?"

-Non dire idiozie era tutto sorrisini solo per te- le risposi 

-Oddio hai visto il suo sorriso? Non è il più bello del mondo?!- disse Lauren emozionata gettandosi con fare teatrale sul letto.

Io e Kyle ci scambiammo uno sguardo come per dire "e che ci vuoi fare" scuotendo la testa.

-Ho voglia di uscire- disse poco dopo Lauren guardando il soffitto.

-Tra un po' sarà buio-le risposi.

-Oh,dai con Kyle il palazzo con i piedi a proteggerci non ci succederà niente, sai questa città non ha un tasso di criminalità alle stelle ma da dove vieni tu si può sapere?- disse con un sopracciglio alzato.

-Dal paese delle Meraviglie dai andiamo.- dissi alzandomi.

Uscimmo di casa, camminando senza una meta ben precisa, ridendo come matti per l'eccitazione di Lauren.

Senza accorgercene si erano fatte già le sette e fuori era buio così accompagnammo Lauren e la sua agitazione come sempre e io e Kyle proseguimmo per la nostra strada.

Vedendolo ancora un po' pensieroso iniziai a tormentarlo cercando di farlo ridere.

-Kyle, ti hanno mai detto che parli troppo? -gli chiesi al che lui prese il cellulare cominciando a scrivere.

"si, un paio di volte di recente"

-Ah anche simpatico sei stasera- dissi ridendo attraversando la strada, lui restò fermo sul marciapiede intendo a scrivere.

Vidi dei fari avvicinarsi e delle immagini mi comparvero in testa che mi fecero bloccare, non riuscivo a muovermi ero come di pietra. 

-Melissa!- urlò qualcuno.

 Tornai in me quando  Kyle mi prese il braccio per il braccio portandomi sul marciapiede opposto. Non riuscivo a parlare. Dovevo sembrare davvero sconvolta perchè Kyle mi abbraccio.

-Stai bene? - disse KYLE. -Ti prego, Melissa dii qualcosa, qualunque cosa-mi pregò.

-Disse lui!- risposi. Sorrise abbracciandomi di nuovo.

-Mi hai fatto preoccupare, ti fa male qualcosa?- chiese tenendomi per le braccia.

-No, sto bene- dissi spostando lo sguardo sulla strada, la macchina doveva avermi mancata per poco.

-Stai piangendo- disse mettendomi una mano sulla guancia. Mi allontanai asciugandomi le lacrime, non mi ero accorta di star piangendo.

- Sarà per lo spavento, sto bene- gli risposi facendo un sorriso forzato.

-Sono sotto shock e tu non mi aiuti, PARLI Kyle. Non posso crederci- dissi sorridendo.

-Se prima mi hai detto che parlo troppo ora te ne renderai davvero conto.- rispose sorridendo a sua volta.

Tornammo a casa O'Donell sapendo che sicuramente mia zia sarebbe stata da Catherine. Prima di entrare io e Kyle ci mettemmo d'accordo per far loro una sorpresa così entrammo in casa e ci dirigemmo in cucina dove zia Rose e Catherine facevano conversazione.

-Ciao ragazzi- ci salutò Catherine.- Vi siete divertiti?- ci chiese raggiante come sempre.

-Abbastanza- Risposi, Kyle aprì il frigo e con nonchalance mi chiese.

-Acqua o aranciata?-

-Acqua grazie- Risposi poggiandomi sull'isolotto della cucina sotto gli occhi sconvolti di zia Rose e Catherine. Kyle sorrise loro mettendosi vicino a me. Catherine si alzò dalla sedia con le lacrime agli occhi andando ad abbracciare il figlio, tirando subito dopo anche me nell'abbraccio.

-E così mi sono dovuta quasi far investire per farlo parlare- conclusi la spiegazione.

Io e zia Rose ci dirigemmo verso casa notando che zio Mark non era ancora rientrato.

-Tu stai bene?- mi chiese preoccupata zia Rose. 

Ho cercato di evitare questa domanda per molto molto tempo.

-No, non sto bene.-

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Credevo che gli incubi fossero spariti, ma dopo quello che successe il giorno prima qualcosa era come se fosse tornato a darmi il tormento.

Mi sporsi verso il comodino cercando di accendere la lampada da notte. Nella fievole calda luce che emanava, mi misi a sedere, mi coprì il viso con le mani tremanti cercando di prendere fiato.

"Puoi farcela Melissa, non pensarci, se non pensi all'incubo scomparirà" 

Iniziai a ripetermi mentalmente, sapevo non avrebbe funzionato, troppe volte mi ero trovata in quella situazione,  troppe volte mi ero ripetuta quelle parole e troppe volte non si erano avverate.

 Era come un copione, le situazioni erano sempre quelle, il sogno sempre lo stesso, il risveglio, l'autoconvinzione, trovare il coraggio di chiudere ancora gli occhi e finalmente riuscire a dormire per poi ricominciare il copione tutto d'accapo. Per tutta la notte.

 E così feci, chiusi gli occhi e rifeci quell'incubo che per molti sarebbe stato da niente ma che per me era il peggiore.

Due fari, mi vengono incontro finchè non mi travolgono. La scena d'un tratto cambia, sono a testa in giù, sento il sangue salirmi al cervello e la testa mi fa male, per non parlare del resto. Mi guardo attorno ma non riesco a vedere niente, il mio cuore inizia a battere freneticamente, tutto è buio ma non è quello a preoccuparmi, so già cosa succederà. Noto dei movimenti d'avanti a me, qualcuno  parla ma non ho idea di chi sia, non riesco a sentire bene le voci, sento solo dei farfugli. Cerco di parlare, ma è come se la voce non mi uscisse, le voci si fanno silenziose dopo pochi minuti, ed io resto sola.

Per l'ultima volta, quella notte, mi svegliai in preda ad uno dei miei soliti attacchi. Non riuscì a dormire per niente quella notte, infatti mi sentivo eccessivamente stanca per essermi appena svegliata.

Controllai l'orario sul cellulare, dopo aver constatato che era ora di colazione, mi alzai dal letto e scesi in cucina.

-Buongiorno- mi disse zio Mark vedendomi.

-'Giorno- risposi con il mio solito entusiasmo.

-Mel, stai bene? Hai una faccia- mi fece notare zia Rose.

-Già, non ho dormito molto stanotte...-risposi sedendomi sulla sedia.

-Come mai?- chiese zio Mark.

-Incubi- risposi sbadigliando.

-Di nuovo?-chiese zia Rose preoccupata.

-Già- risposi mettendo le braccia incrociate sul tavolo poggiando poi sopra la testa.

Mi versai latte e cereali nella ciotola d'avanti a me e iniziai a mangiare, zio Mark si alzò non appena ebbe finito la sua colazione e prima di uscire dalla cucina stampò a me e a zia Rose un bacio sulla guancia per poi recarsi a lavoro.

-Vado a prepararmi per scuola- dissi dopo aver finito la mia colazione.

-No, signorina chiamerò la scuola dirò che stai male, tu oggi resti a casa- disse zia Rose.

-E' mentire, che esempio vuoi darmi- le risposi. 

-Non è esattamente una bugia e poi lo sanno tutti che sono una zia fuori dagli schemi- mi disse ridendo.

-Oggi devo andare a fare delle compere tu resta a casa e riposati- disse alzandosi dalla sedia portando con se le ciotole sporche.

-Okay, tranquilla non aprirò agli sconosciuti- le risposi

-Brava ragazza- mi disse lasciandomi un bacio sulla testa uscendo dalla cucina. Tornai in camera mia e scrissi un messaggio veloce a Lauren spiegandole che non sarei andata a scuola quel giorno. 

Passai tutta la giornata a fissare il soffitto con la musica al massimo nelle cuffie ero nella pace più assoluta quando qualcuno mi tolse un'aurricolare facendomi spaventare.

-Dio, Kyle mi hai spaventata- dissi mettendomi a sedere con una mano sul petto per la paura.

-Scusa, tua zia e mia madre sono andate a far compere e prima di andare Rose mi ha detto che oggi non sei andata a scuola e mi ha fatto entrare- spiegò lui.

-Sai mi è ancora incapace di credere alle mie orecchie- gli dissi facendogli spazio per sedersi.

-Già, posso capirlo- disse sorridendo.

-Comunque, come mai non sei andata a scuola oggi?- mi chiese 

-Non mi andava- dissi mentendo, tutta colpa di zia Rose.

-Mmm- disse guardandomi ad occhi stretti.

-Allora, parliamo di cose serie, ora che parli di nuovo tornerai a scuola?- gli chiesi cambiando discorso.

-Non credo di voler tornarci - ammise Kyle.

-Perchè?- gli chiesi con un sopracciglio alzato.

-Perchè sarebbe...troppo strano- disse.

-Vuoi farti rovinare l'ultimo anno da quegli idioti?- gli dissi un po' troppo brusca.

-Non ho mai detto che il problema siano loro...-cercò di spiegare.

-Ah davvero? Allora qual'è il problema?- chiesi incrociando le braccia al petto.

-Ehm...per esempio sarei solo- disse Kyle trovando una scusa.

-Non saresti solo io e Lauren saremo con te, e anche Travis starebbe con te...- mi fermò prima di poter finire la frase.

-Questo non puoi saperlo! Sono stato "il muto" per troppo tempo, le cose cambiano- disse alzando leggermente il tono di voce.

-Visto? Avevo ragione, hai paura di quello che la gente potrebbe dire di te-gli dissi.

-E se anche fosse? Hai visto come sono- disse alzandosi dal letto.

-Si, ho visto come sono, è questa storia fa schifo ma non puoi restartene in casa per sempre! E' il tuo ultimo anno Kyle, potrebbe essere il migliore della tua vita. Un giorno potresti trovarti a raccontare del tuo ultimo anno ai tuoi figli, e cosa racconterai loro? Che sei restato a casa a studiare perchè avevi paura?- Gli dissi alzando la voce senza accorgermene.

-Non capisco, perchè è così importante per te?- chiese leggermente infastidito dalla discussione.

-Perchè ne avresti ricordi, belli o brutti che siano, non importa.- risposi. Ne seguì un silenzio imbarazzante, mi sentivo una stupida, non avrei dovuto uscire il discorso. 

-Non volevo urlarti contro, scusa.- gli dissi attirando la sua attenzione. -e non volevo lasciar intendere che tu fossi un codardo...- continuai.

-Non pensavo minimamente che tu intendessi darmi del codardo...a dire la verità- rispose 

-Oh...beh fa finta di niente ti dispiace?-chiesi sorridendogli imbarazzata.

-Per niente- rispose mostrandomi uno dei suoi sorrisi a 34 denti, che si spense subito dopo. Tornò a sedersi sul letto sospirando, poggiando i gomiti sulle ginocchia.

-Hai ragione, dovrei tornare a scuola- ammise.

-Non devi se non te la senti- gli dissi.

-Devo riuscirci- disse più a se stesso.

-Se lo vuoi davvero, ci riuscirai- dissi prendendogli la mano.

-E noi saremo con te, qualunque cosa accada- continuai guardandolo negli occhi. Ci fu un altro silenzio imbarazzante, nel quale continuammo a guardarci negli occhi, tenendoci per mano. Non credo di aver guardato mai negli occhi qualcuno per così tanto tempo, dopo un po' Kyle ruppe il silenzio.

-...Grazie- disse sostenendo il mio sguardo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Kyle si decise a tornare a scuola. Il suo primo giorno non fu facile per niente.
Quel giorno mi preparai come ogni mattina aspettando Lauren con la Lauren-Mobile. Quando arrivò si limitò a suonare due volte il clacson.
Chiamai Kyle due volte al telefono ma non si decise a  rispondermi, così uscì di casa dirigendomi verso la Lauren-mobile.
-Hey, che fine ha fatto Kyle?- mi urlò Lauren da dietro il finestrino.
-Non lo so, non risponde al telefono- risposi aprendo lo sportello lasciando la borsa sul sedile per poi richiuderlo.
-Vado a chiamarlo.- continuai.
-Fa presto-urlò lei mentre mi dirigevo verso la porta di casa O' Donell.
Bussai alla porta d'ingresso e dopo pochi secondi Catherine venne ad aprirmi sorridente come sempre.
-Buongiorno Mel- disse facendomi entrare in casa.
-Buongiorno Catherine, tuo figlio è vivo?- dissi facendole capire quanto fossi nervosa.
-Si, ma sospetto ancora per poco- rispose.
-Esattamente, è di sopra?- le chiesi conoscendo già la risposta.
-Si- rispose visibilmente divertita.
-Ti dispiace se lo chiamo urlando? - le chiesi
-Figurati, ma ti conviene salire o pigro come è non ti sentirà mai da qui.-
-Okay, grazie- le risposi salendo le scale -Ma guarda tu, pure le scale mi deve far salire di prima mattina.- dissi facendo ridere Catherine.
Arrivata davanti la porta di Kyle bussai e lo sentii mugugnare. Entrai in camera senza aspettare il suo permesso e lo trovai ancora sotto le coperte a dormire.
-KYLE O'DONELL! SONO LE 7:45 DEL MATTINO, E' IL TUO PRIMO GIORNO DI SCUOLA E STAI ANCORA DORMENDO?!- dissi urlando avvicinandomi al letto.
-Ancora cinque minuti, mamma- rispose tirandosi le coperte sopra la testa.
Di tutta risposta farfugliai degli insulti in italiano, aprendo le tende.
-...si può sapere che cosa hai detto?- chiese Kyle uscendo la testa da sotto le coperte con solo un occhio aperto.
-oh, è meglio per te non sapere- lo avvertì fulminandolo con lo sguardo.
-Alzati- dissi con tono minaccioso.
-No- disse tornando sotto le coperte dandomi le spalle.
-Kyle, non costringermi a fare cose di cui potrei pentirmi- lo avvertì.
-Perché, sentiamo, cosa faresti?- chiese con ancora la testa sotto le coperte.
Di tutta risposta afferrai le coperte e le tirai via.
-Alzati- ripetei.
-Mmmm- disse portandosi le gambe al petto.
-E' tardiiii- dissi iniziando a fargli il solletico, Kyle iniziò a dimenarsi ridendo.
-Basta basta- disse continuando a ridere.
-Tu ti alzi?- chiesi senza fermarmi.
-MAI- rispose tirandomi per le braccia facendomi cadere sul letto iniziando a farmi il solletico.
-Okay okay, basta mi arrendo- dissi alzando le mani in segno di resa, lui smise tornando a sdraiarsi vicino a me.
-Sei nervoso?- gli chiesi guardando il soffitto.
-Non sai quanto- ammise sospirando.
-Si, capisco- dissi.
-E' che non so come comportarmi- continuò lui.
-E' solo panico, torneranno ad amarti in men che non si dica, fenomeno del Football- dissi spingendolo con la spalla facendolo ridere.
-Sembri stanca- disse guardandomi negli occhi.
-Sono nata stanca- dissi sorridendogli cercando di cambiare discorso.
-Certo- rispose solamente tornando a guardare il soffitto, sospirando sentendo Lauren suonare in continuazione quel dannatissimo clacson.
-Andrà tutto bene- lo rassicurai prendendogli la mano.
- Lo spero- disse spostando di nuovo il suo sguardo su di me.
-E se anche andasse male, ricordati che domani è un altro giorno- dissi -sempre con due fantastiche ragazze al tuo fianco- aggiunsi sorridendogli.
-Già, più che altro con due spine nel fianco- aggiunse lui ridendo a sua volta.
-Hey!- dissi divertita.
-Aspetta un secondo- disse girandosi verso la sveglia. -Adesso sono le 7:45-
-Già, potrei aver mentito- ammisi.
-Viva la sincerità- disse alzandosi dal letto.
-Preparati ti aspetto di sotto - dissi alzandomi a mia volta uscendo dalla stanza.
Salutai Catherine e andai ad aspettare Kyle in auto con Lauren che, non ne poteva proprio più di aspettare in macchina.
-Si può sapere perché ci avete messo così tanto?- chiese scocciata.
-Kyle non si era ancora svegliato, ho dovuto torturarlo- dissi entrando in auto -si sta preparando- continuai poggiando la testa sul sedile.
-Come sta?-chiese lei
- Nervoso, come è normale che sia-risposi chiudendo gli occhi.
-Sembri stanca- disse.
-Perché tutti continuate a dirmelo!- risposi scocciata.
-Perché hai due occhiaie da panda, come se non dormissi da giorni.- spiegò Lauren.
-Forse perché non dormo da giorni- puntualizzai. -Evitiamo di parlarne, okay? Sto bene, ho solo bisogno di caffeina- dissi.
-Okay, prima di andare ci fermiamo in caffetteria- rispose. Kyle uscì di casa raggiungendoci in auto con lo zaino in spalla.
-Hey- disse salutando Lauren.
-Alla buon ora!- rispose lei.
Mise in moto l'auto e facendo retro marcia uscì dal vialetto dirigendosi verso scuola, facendo prima sosta alla caffetteria.
Negli ultimi giorni non mi sentivo esattamente bene. Le ore di sonno mancate mi avevano distrutta a tal punto da ridurmi uno straccio, zia Rose iniziò a preoccuparsi seriamente e così mi prese un appuntamento dalla psicologa della scuola per la 3a ora. E io che credevo di essermi liberata dei strizza cervelli.
Lauren parcheggiò vicino scuola, non scendemmo subito dall’auto volevamo dare il tempo a Kyle necessario per calmarsi un po’.
-Ricorda di respirare- gli raccomandò Lauren.
-Sto respirando- disse sospirando. -Andiamo-
Scendemmo dall’auto dirigendoci verso il cortile scolastico dove alcuni alunni aspettavano che la giornata scolastica cominciasse. Non appena entrammo a scuola avemmo tutti gli occhi su di noi, gruppetti di ragazzi e ragazze iniziarono a guardare Kyle sussurrandosi qualcosa a vicenda. Travis, non appena ci vide, lasciò i suoi compagni di squadra con un gran sorriso stampato in faccia venendo a salutare Kyle. Si diedero la mano per poi concludere con un abbraccio.
-O’ Donell- lo salutò Travis.
-Montgomery- ricambiò il saluto Kyle sorridente. Travis rimase senza parole, come molti nei dintorni, sentendolo parlare.
-Ben tornato Kyle- gli disse Travis dandogli una pacca sulla spalla.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Le cose per Kyle iniziarono ad andare bene.
Tornò a far parte dei Tigers(forza Tigers!) e tutti lo trattavano come se non fosse mai mancato per un anno...e di conseguenza, come se non lo avessero mai preso in giro per tutto questo tempo. Di certo avevano tutti la coscienza pulita.
Kyle preferiva far finta di niente, non gli importava di quanto tutti lo adulassero per tornare nelle sue grazie come per i primi anni di liceo, parlava con loro ma non li perdonava di certo per come lo avevano fatto sentire.
Le cose tra noi non cambiarono, tutt'altro.
 Sempre insieme i quattro Moschettieri.
Travis si aggiunse al gruppo (lascio all'immaginazione come reagì Lauren...semplicemente indescrivibile), così si unì alle nostre solite attività: il ritrovo dopo scuola da Kyle, la serata film del giovedì a casa di Lauren, le partite di Football del venerdì sera più la festa del dopo partita (dove mi rifiutavo di andare per la scarsa presenza di neuroni sani presenti), e a tutte queste cose si aggiunsero per me anche le divertentissime sedute con la signora Smith della 3a ora al mercoledì.
La signora Smith, che dire...persona interessante. Una donna sulla cinquantina, che crede di essere ancora negli anni '60 con il suo stile da "figlia dei fiori", fascia attorno alla testa compresa. Voce da dar su i nervi,  calma e criptica.
Alla terza seduta, quando iniziai a parlare con lei dei miei incubi, prima mi guardò fisso attraverso i suoi quadrupli occhialoni che le facevano gli occhi sei volte più grandi ed inquietanti, poi iniziò a leggere la mia cartella personale e disse "Tocca a te scoprirlo" e io dissi
"...Credevo il suo lavoro consistesse nell' aiutare i ragazzi di questa scuola e non dirgli di arrangiarsi" dopo di che uscì dalla porta.
Per le successive sedute non mi presentai e quando zia Rose e zio Mark lo venne a sapere andarono su tutte le furie.
Eravamo nel salotto, io ero rientrata da poco come zio Mark. Zia Rose faceva avanti e indietro a braccia incrociate, mentre zio Mark stava sulla poltrona vicino al divano dove io ero seduta.
-Oggi ha chiamato la signora Smith- disse zia Rose più preoccupata che arrabbiata. –Dice che non vai alle sedute da due settimane, è così?- continuò.
-…Sì- risposi aspettandomi una sua reazione eccessiva.
-Cosa è successo, dopo le prime sedute dicevi di sentirti meglio, che ti stava aiutando molto- disse zio Mark calmo.
-Era una bugia.- ammisi –Alle prime sedute non parlavo ed alla terza, ed ultima, iniziai a parlarle dei miei sogni e le chiesi cosa potesse significare e lei mi rispose di arrangiarmi così mi arrabbiai ed andai via- dissi tutto d’un fiato.
-…Perché non ci hai detto che le sedute non ti erano d’aiuto- chiese zia Rose.
-E cosa avreste potuto fare- risposi io.
-Potremmo mandarti da uno psicologo fuori scuola.- propose zio Mark.
-Sarebbe uno spreco di soldi…-aggiunsi a bassa voce.
-Se potrebbe aiutarti non sarebbe uno “spreco di soldi”- mi rispose zia Rose.
-Si, lo sarebbe. Sapete perché?- dissi guardando entrambi negli occhi. -Perché sono senza speranza! Io, la mia mente, tutto di me è senza speranza e non esiste psicologo in grado di aiutarmi veramente con questa cosa, quindi lasciate stare- conclusi non rendendomi conto del tono che la mia voce aveva assunto.
-Tesoro, tu non sei senza speranze…-disse zia Rose con tono materno sedendosi vicino a me. –Hai solo bisogno di tempo, tutto qui.- concluse passandomi una mano sulla schiena cercando di tirarmi su il morale.
-Sono stanca, di aspettare che tutto questo finisca.- ammisi. –Sono stanca di vedervi preoccupati per me e sono stanca di aver paura dei miei sogni e non avete idea di quanto io desideri veramente dormire senza svegliarmi ogni ora con il cuore in gola.- dissi con voce strozzata. Mi costrinsi a non piangere, così semplicemente mi alzai e me ne andai in camera mia.
_____________________________________________
Quella stessa settimana successe una cosa che mi lasciò alquanto sconvolta.
Era giovedì pomeriggio, quella sera ci saremmo dovuti vedere tutti a casa di Lauren per la serata film e invece di andare tutti da Kyle dopo scuola restammo solo noi due mentre Lauren e Travis si occupavano delle scorte di cibo-spazzatura.
Eravamo in camera sua entrambi messi a testa in giù sul suo letto.
 -Oggi tocca a te scegliere un film, hai pensato a quale?- gli chiesi.
-Ehm…- disse mettendosi a sedere –a dire la verità stasera non ci sarò- disse imbarazzato portandosi una mano dietro la nuca. Mi misi a sedere a mia volta.
-Cosa? E lo dici solo adesso? Lo hai detto a Ren e Trav?-  chiesi a raffica. Lui scosse la testa ricordandomi le nostre vecchie e lunghe conversazioni. –Va tutto bene? Stai male?- chiesi preoccupata.
-No, sto bene è solo che…- disse lasciando la frase in sospeso.
-“che” cosa? Andiamo Kyle puoi dirmelo- gli dissi. Lui fece un lungo respiro cercando di calmarsi.
-Ho…un appuntamento…- disse lui rosso in viso.
-…Un appuntamento? E non me lo hai detto? E con chi sentiamo?-gli chiesi.
-Con…Mia Johnson…- disse preparandosi alla mia reazione.
-…e affermi di non stare male?! Esci con Mia l’arpia e credi di star bene?!- Sbottai. –Che razza di incantesimo ti ha fatto-
-Non essere esagerata, non è poi così male…- disse lui imbarazzato.
-Oh, non è così male dice lui, chiedi pure a Ren cos’ha da dire su di lei- risposi.
-Me lo ha chiesto lei, cosa potevo fare?!- Rispose lui alzando le mani come per scusarsi.
-…Che vuoi dire, che le stai facendo un favore?- chiesi con un sopracciglio alzato.
-No, certo che no. Le ho detto di sì perché voglio uscire con lei- si giustificò poco convinto.
-…Davvero- dissi senza altre parole da aggiungere.
-Davvero- confermò lui.
-Come ti pare…-dissi prendendo il telefono.
-Che stai facendo- chiese alzando gli occhi al cielo.
-Avverto Lauren e Travis che hai perso la testa- dissi scrivendo un messaggio a Ren.
-Perché devi fare così?- chiese.
-Così come? Qualcuno deve dirglielo prima che comprino mezzo negozio non credi?- chiesi scocciata.
-Non intendevo quello- disse fermandomi la mano con cui stavo scrivendo.
-Cosa intendevi allora-
-Perché devi farne un dramma- chiese alzando la voce.
-Nessuno ne sta facendo un dramma, Kyle- risposi.
-Perché allora sei arrabbiata?!- chiese.
-Non lo sono?!- risposi alzando il tono di voce a mia volta.
-Perché stai alzando la voce allora?!-
-Perché TU alzi la voce- dissi alzandomi. –Fa come ti pare, non mi interessa.- dissi abbassando il tono di voce.
-Forse è proprio questo il problema…- disse fissando un punto fisso nella parete.
-Oh, e questo adesso che vuol dire?!- chiesi.
Lui continuò a fissare quel punto sulla parete serrando la mascella ed ignorando la mia domanda. Presi il mio zaino e mi avvicinai alla porta.
-Buona fortuna- dissi prima di uscire dalla sua stanza.
Quella sera preferì restare a casa così che Lauren e Travis potessero stare un po’ insieme. Passai la serata nel miglior modo possibile, leggendo, ascoltando musica e guardando Teen Wolf.
Mi chiesi più di una volta perché una persona dolce come Kyle fosse interessato ad uscire con una come Mia l’arpia. E’ una bella ragazza non fraintendetemi, ma quanto veramente conta la bellezza esteriore se è quella interiore che manca?
No, non mi credo una persona migliore di lei.
Quello che faceva Kyle della sua vita sentimentale non mi importava davvero.
Ma allora perché mi sentivo così…

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Io e Kyle iniziammo a non parlarci. Lui continuò ad uscire con Mia l'Arpia, e per quanto ne sapessi si misero pure insieme.
Alla Hoover non esisteva coppia più strana, naturalmente tutti li adoravano. Lei cheerleader e lui quarterback, erano alla punta della piramide sociale e a lei di certo non dispiaceva.

Kyle smise pure di salutare Lauren, che naturalmente ci restò male. Non lo credevo così immaturo.
Credevo la situazione si sarebbe sistemata il giorno dopo il suo primo appuntamento con Mia, invece, il mattino seguente per iniziare bene la giornata non aspettò nemmeno me e Lauren per andare a scuola. Ero furiosa, insomma poteva anche avvertire, se non me almeno Lauren.
Per evitare il discorso "Kyle" le chiesi come lei e Travis avessero trascorso la serata. A quanto pare si erano divertiti, almeno loro.
Un giorno in mensa stavo leggendo un libro al solito tavolo, Lauren mi raggiunse poco dopo sedendosi di fronte a me, nel tavolo al centro della grande stanza c’erano i così detti “popolari”, tra cui naturalmente Mss homaniediprotagonismo, e Kyle. Lei gli stava attaccata come una cozza e lui sembrava non gradire.
A noi si unì Travis, che prese posto vicino Laure.

-Non devi stare con noi per forza, lo sai vero?- gli dissi.

-Sì- mi rispose aprendo la sua bottiglietta d’acqua.

-Ti rovinerai la reputazione- gli fece notare Lauren.

-Preferisco stare qui con voi sinceramente, che con loro fingendo di divertirmi- disse sorridendoci, dopo di che si girò a guardare verso Kyle. –Come a quanto pare qualcuno preferisce fare- aggiunse. Tornai con gli occhi al mio libro cercando di non pensare a niente.

-Ahi!- fece Travis, dopo che Lauren gli diede una gomitata nelle costole. –Che ho detto- chiese sofferente. Lei si limitò ad ammonirlo con lo sguardo spostando velocemente il suo sguardo verso di me.

-Va tutto bene- dissi senza staccare gli occhi dal libro. –Kyle è libero di fare quello che vuole- conclusi con un sospiro.

Travis e Lauren preferirono cambiare argomento iniziando a scherzare e ridere fra di loro, mentre io semplicemente mi chiusi in me stessa assaporando ogni singola parola del mio amatissimo libro. O almeno fin quando qualcosa di freddo mi arrivò addosso.

-Ops- fece Mia con un sorriso beffardo stampato sulle labbra.

-Tu ed i tuoi problemi con i liquidi iniziate a darmi su i nervi- dissi scrollandomi il composto freddo e appiccicoso per prima cosa dalle mani. –Non ti ha mai insegnato nessuno che la limonata generalmente si beve? O almeno è quello che farebbe una persona normale, ma tu vuoi essere fuori dagli schemi, naturalmente.- dissi iniziando ad alterarmi notando le pagine del mio libro zuppe di insulsa limonata.

-Ho intenzione di lanciare una nuova moda e volevo vedere come la limonata rendesse i tuoi bellissimi capelli…o qualunque cosa siano- disse lei.

-Oh, hai avuto davvero un bel pensiero altruista Mia, ti ringrazio. Vedi, adesso mi sento in dovere con te- dissi portandomi le mani al cuore –quindi pensavo che magari adesso io potessi fare qualcosa per te cambiandoti i connotati- dissi accentuando la mia rabbia sulle ultime parole.

Kyle spuntò da dietro Mia prendendola dalle spalle, mi guardò senza lasciar trapelare qualcosa, ne un’emozione, ne un suo pensiero come era solito fare nei primi periodi della nostra amicizia, niente.

 
-Mia, andiamo- disse solo. Dopo di che andò via.
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Passarono settimane dallo “scontro” con Mia in mensa. Il silenzio di Kyle quel giorno mi fece capire che forse la nostra amicizia, o qualsiasi cosa fosse stata, era ormai tutto finito.
O almeno fin quando un giorno di Dicembre Catherine venne a trovarmi. Ne fui piacevolmente sorpresa. Lei e zia Rose si vedevano quasi ogni giorno, la maggior parte delle volte da noi, così quando io e Kyle smettemmo di parlarci non dovetti rinunciare anche a vedere i suoi sorrisi amorevoli e sinceri. Non mi chiese mai cosa successe tra me e suo figlio ma il dispiacere nei suoi occhi diceva molto.

Quel giorno, zia Rose era uscita a far compere per le feste che si avvicinavano e io ero in camera a fare il mio dovere da brava studentessa quando sentì il campanello suonare. Scesi al piano di sotto e andai ad aprire la porta.

-Catherine- le dissi sorridendole

-Mel- ci salutammo abbracciandoci.

-Mia zia non è in casa ma ormai sarà nel tornare, entra pure.- le dissi chiudendo la porta alle sue spalle.

-A dire la verità non sono venuta qui per Rose- disse Catherine agitata.

-Oh- dissi solo immaginando cosa volesse dirmi.

-So che tu e Kyle avete litigato e da molto ormai non vi parlate- disse amareggiata. –Ma non saprei a chi altro rivolgermi, tu lo conosci Mel, sai come è fatto. – continuò – il problema è che… lo vedo molto cambiato di in questi giorni…- .

-Già, credo sia l’effetto che fa il veleno di Mia l’Arpia…insomma della sua ragazza.- conclusi.

-Quella ragazza non mi piace…e ti dirò mi sembra non piaccia nemmeno a Kyle- confessò Catherine.

-Cath…arriva al punto- le dissi incrociando le braccia al petto.

-Oggi è una giornata…importante per Kyle. Oggi è il primo anniversario di morte di Kurt e lui sembra…di nuovo molto silenzioso, non mi parla- disse con voce tremante.

-Che non si faccia venire in mente strane idee, per sbloccarlo ci ho quasi perso la pelle.- dissi avvicinandomi a Catherine passandole una mano sulla schiena.

-So che…è chiederti molto ma potresti chiedergli tu come sta? Sei sempre stata l’unica con cui sembrasse voler sempre parlare…- disse scoppiando in lacrime.

-Catherine ti prego non fare così- dissi abbracciandola.
Ero combattuta, la donna forse più dolce al mondo chiede il mio aiuto e io non so se aiutarla e così facendo abbattere le distanze tra me Kyle o continuare ad essere le ragazza troppo orgogliosa per fare la prima mossa. In situazioni differenti avrei sicuramente scelto quest’ultima, ma quella volta scelsi di fare la cosa giusta, sia per me che per Catherine.

-Vado a parlarci- le dissi staccandomi dall’abbraccio.

-Davvero?- chiese con ancora le lacrime agli occhi.

-Si- le rispose non molto convinta. Zia Rose entrò dalla porta prima sorridente, poi vendendo lo sguardo triste di Catherine, iniziò a preoccuparsi.

Cercando di evitare le domande sgusciai fuori casa dirigendomi verso la casa accanto.
Usai la chiave di riserva per aprire la porta, dopo di che la riposai dov’era. Entrai chiudendomi la porta alle spalle, salì le scale ritrovandomi nervo come la prima volta davanti la porta della sua stanza. Bussai due volte ed entrai senza aspettare risposta.

Kyle era seduto dall’altra parte del letto, con il capo basso. Mi avvicinai a lui e mi chinai cercando di attirare la sua attenzione. Teneva in mano una foto, dalla quale non staccava i suoi grandi occhi verdi leggermente arrossati e gonfi.

-E’ tuo padre?- gli chiesi riferendomi all’uomo nella foto. Lui rispose semplicemente facendo di sì con la testa lasciando cadere una lacrima. Gli posai una mano sul braccio per dargli sostegno.

-Ti prego, dii qualcosa- lo pregai. Al che mi guardò negli occhi per la prima volta dopo tanto tempo.

-Che ci fai qui?- chiese freddo.

-Sono venuta per sapere se stai bene- gli risposi.

-Sto bene. Ora puoi andare- disse lui.

-Kyle…ti prego non chiuderti in te stesso, puoi parlarne con me se vuoi.- gli dissi.

-Anche tu ti sei spesso chiusa in te stessa, ma non hai mai pensato di parlarmene.- rispose. Iniziai a sudare freddo, sapevo che quel giorno prima o poi sarebbe arrivato.

-E’…complicato- risposi semplicemente, sedendomi vicino a lui.

-Anche questo lo è- disse mostrandomi la foto. Notai una gran somiglianza tra Kurt e Kyle, conoscendo solo Catherine pensavo avesse preso tutto da lei e invece mi sbagliavo.

-Era una bellissima persona, non ha mai fatto niente di male o fatto qualcosa per meritarsi tutto quello che ha passato…- disse con voce strozzata, alzai lo sguardo dalla foto notando i suoi occhi pieni di lacrime represse.
Agii di istinto e lo abbracciai. Lui si lasciò andare, piangendo come non aveva mai pianto in vita sua. Quando finalmente si calmò, interrompemmo l’abbraccio, gli misi una mano sulla guancia asciugandogli le lacrime e lui poggio la sua fronte sulla mia chiudendo gli occhi.

-Va tutto bene.- gli sussurrai.

-Avevi detto di essere contro gli abbracci- disse di punto in bianco –questo deve essere il mio giorno fortunato- disse ridendo e io con lui.

-Già, deve essere così- dissi.

-Mi dispiace non averti parlato per così tanto tempo, e mi dispiace aver messo in mezzo Lauren, non se lo meritava sono un idiota-

-Già, lo sei.- dissi –Ma va bene così.- dissi sorridendogli.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


I miei problemi di sonno continuavano a persistere. Iniziai a svegliarmi con gli occhi eccessivamente rossi e il mio umore sempre piú cattivo.
Zio Mark e zia Rose decisero di mandarmi da una psicologa vera e propria che si sperava potesse essermi davvero d'aiuto.
Tre appuntamenti a settimana, il martedí, il giovedí ed il venerdí alle 17:30.
Un ora di domande a trabocchetto.
 
Le vacanze natalizie erano iniziate da due giorni, ed io e i ragazzi ci ritrovammo ad una tavola calda a bere cioccolata calda. Se Kyle e Miss simpatia non si fossero lasciati il giorno prima magari avremmo potuto ritenerci fortunati ad averla con noi. Peccato.
Fuori dalla finestra era tutto bianco, al centro della piazza misero un grandissimo albero di Natale pieno di luci dorate. L’atmosfera natalizia riesce sempre a tranquillizzarmi.
 
-Mel...sei con noi?- chiese Travis passandomi una mano davanti agli occhi per attirare la mia attenzione.
 
-Si...scusate, dicevamo?- chiesi strofinandomi gli occhi per la stanchezza. Kyle mi rivolse uno sguardo preoccupato, come cosí anche Lauren e Travis.
 
-Dove sei per Natale?- chiese Travis.
 
-Devo tornare in Italia-
 
-In Italia?!- chiese Lauren
-Natale festività da passare in famiglia no?- feci notare.
 
-Si, ma pensavo ci saremmo viste...- disse con occhi tristi -oh, beh almeno portami qualcosa di italiano- disse tornando a sorridere.
-Sarà fatto- dissi .
 
La discussione continuò e riuscii a stare attenta diciamo...su 3 parole su 10? Record!
 
Controllai l'orologio e mi accorsi che erano quasi le 17:30, avevo l'appuntamento con la psicologa e me ne ero completamente dimenticata. Saltai in pieni allarmando i tre.
 
-Ehm...scusate adesso devo andare- dissi prendendo il cappotto e mettendomi la sciarpa attorno al collo.
 
-Ma...dovevamo andare a fare compere insieme- disse Lauren delusa.
 
-Scusa Lauren, me ne ero dimenticata, ho un impegno che non posso rimandare. Scusa ancora- dissi uscendo fuori dalla tavola calda.
 
Arrivai all'appuntamento in tempo, per fortuna. Se avessi fatto anche un minimo di ritardo avrebbe subito chiamato zia Rose...e lei sarebbe venuta a cercarmi...e ad uccidermi probabilmente.
-Melissa- mi salutò la dottoressa Carter.
-Salve.- salutai a mia volta con il fiatone per la corsa che mi ero dovuta fare.
Mi sedetti sul comodo divano, e la dottoressa Carter si sedette a sua volta sulla poltrona di fronte a me.
-Allora, tutto bene?- chiese gentilmente.
-Sì, mi sono fatta…una bella corsa- dissi cercando di prendere aria.
-Io intendevo..-la interruppi.
-So cosa intendeva, ma sinceramente non saprei come risponderle, e credo anche che possa accorgersene dal mio aspetto come sto.- dissi un po’ scontrosa. –Scusi.- dissi accorgendomi di quanto fossi messa effettivamente male.
-Non preoccuparti, è uno degli effetti collaterali dell’insonnia- disse annotando qualcosa sulla sua cartellina. –Quindi hai ancora difficoltà a dormire?- chiese.
-…Perché fa domande retoriche?- chiesi allibita.
-Perché ho bisogno che lo dica tu, sembra che tu in questo momento non abbia nessuna certezza di cosa provi, di che persona sei- spiegò con la sua solita calma.
-So che persona sono adesso…forse è proprio questo il problema.- constatai. La dottoressa Carter mi guardò con tristezza.
-Quindi tornerai in Italia per le vacanze?- chiese.
-Sì- risposi sospirando.
-Sei nervosa?-
-Non molto, più che nervosa sono…dispiaciuta.- dissi.
-Perché?-
-Perché riporterò ai miei parenti il ricordo di un dolore troppo grande…-
La seduta si concluse, erano le sei avrei voluto chiamare Lauren per scusarmi ancora di aver dovuto annullare i nostri piani per il pomeriggio, ma ero troppo stanca volevo solo tornare a casa.
Uscì dal grande edificio chiudendomi la porta alle spalle, alzai lo sguardo e vidi Kyle ad aspettarmi.
-Si può sapere che ci fai tu qui?!- chiesi arrabbiata.
-Ti ho seguita- disse –Siamo tutti preoccupati per te- continuò. Non volevo ascoltarlo, ero così arrabbiata con lui. Iniziai ad incamminarmi verso casa con passo deciso.
-Mel aspetta- disse Kyle venendomi dietro.
-Aspettare cosa, Kyle?- Gli chiesi con tono duro girandomi verso di lui.
-Volevo solo delle risposte-
-Se vuoi giocare a fare la Spia trovati un’altra missione speciale Kim Possible- gli risposi tornando a camminare.
-Ero preoccupato per te- disse solamente. – E adesso che so, posso aiutarti.-
- Tu non sai niente!- gli urlai. –Ho già troppe persone che si preoccupano per me e credimi non me ne servono altre.-
-So che hai un problema di droga.- disse facendomi fermare di botto.
-Che cosa avrei?- gli chiesi sbalordita.
-Era così ovvio, avrei dovuto capirlo. Gli occhi sempre arrossati, il mal umore…- iniziò ad elencare.
-Kyle io non ho un problema di droga- gli dissi fermandolo.
-Il primo passo è ammetterlo- disse poggiandomi una mano sul braccio.
-No, davvero non ho problemi di droga…ma come ti è venuto in mente?- chiesi capendo subito dopo. All’entrata dell’edificio c’erano due cartelli. Il primo diceva “Studio della Dott. Carter. Laurea in psicologia” mentre il secondo diceva “Centro d’ incontro per ragazzi con problemi di droga. Gruppi d’incontro Giovedì e Venerdì”.
-Kyle… io non partecipo ad i gruppi di sostegno, sono in cura dalla Dottoressa Carter.- annunciai.
-Oh…Un secondo, vai in terapia?- chiese ancora più preoccupato di prima.
-Non adesso ti prego- dissi esasperata tornando a camminare.
-Voglio…solo sapere cosa c’è che non va- disse come per scusarsi.
-Ti prego non chiuderti in te stessa, voglio solo esserti vicino come tu lo sei stata per me- continuò.
-E’ diverso, Kyle- risposi.
-No, non lo è. Anche io non volevo parlare di mio padre, non siamo così differenti- disse –e ti capisco, capisco che possa essere difficile sia tenersi tutto dentro che parlarne.- concluse fermandomi per il polso. –Ti prego- mi chiese guardandomi negli occhi.
-Non saprei da dove iniziare…- ammisi addolcendomi.
-Dal principio- mi consigliò stringendomi la mano. Deglutì a disagio con tutta quella storia. Sapevo benissimo da dove cominciare, ma non sapevo cosa avrei voluto tralasciare.
-L’anno scorso ebbi un incidente d’auto…i miei genitori morirono.- spiegai –Ero messa molto male, restai in coma per due mesi ed al mio risveglio…non ricordavo più niente- dissi con voce tremante. –Ne dell’incidente, ne dei miei genitori… non sapevo chi ero.- dissi cercando di trattenere le lacrime.
-Oh, Mel- disse Kyle.
-Non siamo uguali- dissi. –E’ vero tu hai perso tuo padre ed io i miei genitori, ma almeno tu sai chi piangere…- dissi mentre una lacrima mi rigava la guancia. –Sento solo…un gran vuoto sia nella mia testa che nel mio cuore- iniziai a piangere a dirotto e Kyle mi strinse a se come io avevo fatto per lui giorni prima. –Non ho mai pianto per loro…non ho mai…-
-Shh- fece Kyle cercando di calmarmi. –Andrà tutto bene- continuò.
Mi portò a sedermi su una panchina lì vicino, dove restammo per un bel po’ di tempo senza dire niente, lui circondandomi con un braccio ed io con la testa poggiata sulla sua spalla.
-Va meglio?- chiese dandomi un bacio sulla testa.
-Sì- dissi portandomi le gambe al petto. Ero intenta a guardarmi le scarpe quando Kyle mi scostò una ciocca di capelli, spostando subito dopo la mano sulla mia guancia. Portai i miei occhi su i suoi, mentre lui guardava i miei sembrava avere la testa altrove, sembrava confuso su che fare. Forse la storia di quanto fosse tragica la mia vita lo aveva portato ad essere così pensieroso, pensai.
Ad un tratto smise di esitare e con mia grande sorpresa mi baciò. Non ricordo se la vecchia me avesse mai dato il primo bacio, ma quel bacio sarebbe stato il perfetto primo bacio per la nuova me.

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