A Johnlock Story

di NathalieKheel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Un'incontro in biblioteca ***
Capitolo 2: *** 2- Drugged ***
Capitolo 3: *** School and messages ***



Capitolo 1
*** 1- Un'incontro in biblioteca ***


 A JOHNLOCK STORY

9 ottobre.

John era un ragazzo normale, diciassette anni, magro, partecipante al club di lettura e di medicina. Forse un po’ basso per la sua età, ma dopotutto chisseneimporta.
John amava leggere, e perciò adorava la biblioteca, che era anche luogo di affascinanti incontri con affascinanti ragazze con affascinanti storie da raccontare.
La biblioteca di Londra era proprio il luogo dove si stava dirigendo in quel caldo giorno di ottobre. Caldo per modo di dire, infatti John aveva indossato due dei suoi orrendi maglioni colorati, che purtroppo erano gli unici che si poteva permettere data la sua scarsa attitudina ai lavoretti estivi.
Seduto sulla metropolitana, chiuse gli occhi e pensò alla sua nuova ragazza Maddie.
L’aveva conosciuta il mese prima durante una festa a casa di Molly, la sua migliore amica, e a causa dell’alcool avevano finito per scambiarsi i numeri di telefono.
Maddie Craddock era la più noiosa ragazza esistita sulla faccia della terra. Era alta, prosperosa e fintemente e tristemente bionda, con una passione per lo shopping sfrenato.
Assomigliava terribilmente a Kitty, a Stacey, a Terry e alle sue altre noiosissime ex fidanzate che aveva avuto nel corso degli anni a partire dalla fantastica Muriel che gli aveva fatto spendere tutta la sua paghetta per comprarle ‘’ Il nuovo album di Gossip Girl, Jonnie non è fantastico?-
No. Non lo era. Ed era pure costato dodici dollari.
Per tornare a Maddie, John aveva una voglia terribile di scaricarla, ma non aveva tempo ne nessuna intenzione di fare soffrire quell’oca senza cervello. Dopotutto era una grande baciatrice.
John scese alla fermata vicino ad Hyde Park, e si diresse verso la biblioteca a passo veloce perché aveva un freddo cane.
Spinse il battente, ed entrò nella stanza. Calda e accogliente come sempre, pensò.
Passò a salutare la signora Hudson, un’allegra vecchiettina che si occupava della biblioteca, e che lo accoglieva sempre con dei biscotti e del magnifico the caldo.
-Buongiorno signora Hudson!- la salutò John in modo allegro stampandole un bacio sulla guancia.
-Oh John caro, come stai?-
John si tolse il giubbotto e disse- Bene, grazie e lei? La vedo in forma.-
La signora gongolò di piacere per il complimento- Oh grazie mille caro, sto bene a parte il mal di schiena,ma guarda che ho una brutta notizia. Al tuo solito tavolo c’è un ragazzo … E guarda che è proprio strano. Non mi ha neanche rivolto la parola. Ha preso un libro, ha borbottato qualcosa ed è andato a sedersi al tuo tavolo. Non ho avuto il coraggio di dirgli nulla. Spero che non ti dispiaccia-
John guardò infastidito verso l’usurpatore del suo tavolo.
Era un ragazzo, pressappoco della sua età, ma molto, molto più alto. Aveva i capelli ricci, neri e l’aria concentratissima sulla cosa che stava scrivendo.
-Non importa, mi siederò ad un altro tavolo-
La verità era che quel tavolo non gli dispiaceva affatto. Dopotutto veniva li, da quando aveva sette anni, e adesso quel ragazzo si permetteva di sedersi li, senza neppure chiedergli il permesso?
Ineffetti, non avrebbe potuto. Mica lo conosceva.
John cercò il libro che gli interessava, ovvero ‘’Il conte di Montecristo’’ e iniziò a leggerlo, sedendosi ad un tavolo non lontano dall’usurpatore.
Ogni tanto, con la coda dell’occhio lo fissava. E il ragazzo stava sempre scrivendo frettolosamente. Chissà cosa stava scrivendo?
-Qualche problema?- chiese il ragazzo guardandolo con aria di sfida.
Aveva una voce baritonale, una bellissima voce adatta ad un cantante dell’opera, non a un ragazzino in piena pubertà. John si vergognò per un’attimo della sua che assomigliava ad uno squittio di un topo.
-No, nessun problema- disse John arrossendo e immergendosi di nuovo nelle avventure di Edmund Dàntes.
 
 

12 ottobre.

John si strinse la sciarpa di lana al collo e si avviò verso la biblioteca. Il vento gli entrava nelle ossa, e fu proprio felice di entrare nella biblioteca sempre così accogliente.
La metropolitana si era rotta, e lui aveva dovuto fare tutto il tragitto a piedi. Per fortuna aveva la sciarpa.
La signora Hudson gli corse incontro –John caro! Sei gelato!-
-No, no sto bene- la rassicurò lui.
Controllò il suo tavolo. C’era ancora l’avventore.
Sbuffò e andò a sedersi al suo tavolo, prendendo il conte di monte cristo e riaprendolo alla pagina in cui l’aveva lasciato.
Passò mezz’ora. L’avventore si alzò dal suo tavolo lasciando tutti i suoi fogli sparsi in giro.
John non resistette alla tentazione di dare una sbirciatina.
E quello che lesse lo lasciò a bocca aperta.
‘’ Emily. Donna trentaseienne. New York. Morta per intossicazione durante una cena dove erano presenti I cugini , I genitori, il figlio e il marito. ‘’
O ancora ‘’ Kamil. Rumeno morto a causa di una sparatoria, la polizia brancola nel buio. Sembra che il colpevole sia il compagno di stanza Josh Akerton’’
John strabuzzò gli occhi. Ma cosa diavolo faceva quello strano individuo?.
Corse al suo tavolo, giusto in tempo che il ricciolo ritornasse dalla sua passeggiata tra gli scaffali con le braccia stracolme di libri.
John desiderò ardentemente conoscere quello strambo ragazzo.
 
 

17 ottobre.

John arrivò in biblioteca con la sua migliore amica Molly Hooper. Per fortuna lei gli aveva dato un passaggio.
Ovviamente il ragazzo era seduto al posto di John. Con una montagna di scartoffie e pile di libri sul tavolo.
-Ciao- gli disse cercando di essere amichevole.
Molly gli strattonò un braccio- E’ un tuo amico John?-
John scosse la testa, e il riccio non sembrò neanche accorgersi che il ragazzo gli aveva rivolto la parola.
-Bene Molly, grazie per il passaggio, ci vediamo domani in classe- disse quasi spingendo via la ragazza dalla biblioteca. Voleva conoscere quell’assiduo lettore di crimini, e Molly gli sarebbe stata solo d’impiccio.
-Io sono John- disse rivolgendosi al ragazzo.
-Non mi interessa- ribattè l’altro.
- Ehy, cercavo solo di essere gentile-
-Non mi interessa conoscere un ragazzo comune che legge libri comuni, costretto da un comune insegnante-
John non capii come aveva fatto il ragazzo a sapere che lui odiava ‘’Il conte di Montecristo’’
-Perché ovviamente tu hai una vita spettacolare?-
-Certamente il mio nome è più interessante del tuo John Watson.-
- Ehy come fai a conoscere il mio cognome?-
Il ragazzo gli lanciò un’occhiataccia.
-E’ elementare. La targhetta sulla tua divisa. Che indossavi quattro giorni fa. E comunque mi chiamo Sherlock. E sei pregato di non disturbarmi-
E chiuse un libro con un plop e uscì dalla biblioteca tirandosi su il bavero del cappotto.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: Yee. Finalmente posso scrivere questa storia! Spero che la continuerete. Aggiornerò venerdì. Commentate, se no, non vi kisso.
Franci731

 

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Capitolo 2
*** 2- Drugged ***


18 ottobre

Mycroft scosse il fratello urlando- Che cazzo ci fai ancora qua?-
Sherlock aprii gli occhi, arrossati e mormorò qualcosa.
Si trovavano nella Ex- Fabbrica di ombrelli Rainkan, ormai diventato covo di spacciatori, e luogo dove i drogati potevano passare la notte.
Sherlock giaceva su un materasso, nero per la polvere e rosicchiato dalle tarme. Sotto il materasso, c’erano i vestiti puliti e il telefono. Il ragazzo era spettinato, arrossato in volto e con un’aria da sballato totale.
-Possibile che non c’è modo di farti capire che la droga ti rovinerà Sherlock? Dio santo che rabbia. Sei proprio uno stupido-
Il drogato si girò a pancia all’aria e mormorò- Uno stupido che ti ha risolto tutti quei cazzo di casi irrisolti, che tu vecchio mio non hai saputo risolvere-
Mycroft si tormentò il pizzetto- Stai zitto,bastardo. Andiamo a casa. Cerca di farti trovare presentabile dalla mamma e dal papà, o ammazzano te e me.
19 ottobre.
Il fatto è che a Sherlock piacevano i casi. Lo distraevano da quell’ immensa noia mortale che era la vita.
Non aveva amici. No, lui aveva i casi.
La verità è che Sherlock odiava le  persone, e per questo non aveva neanche un’amico. A scuola lo chiamavano tutti ‘’ Il viziatone figlio di papà’’ o ancora ‘’ Lo scorbutico’’.
Sherlock però se ne fregava. A lui bastavano i casi. E la droga.
Aveva iniziato a farne uso due anni prima, e la droga era un’ ottimo stimolante per la sua mente che aveva sempre e bisogno di allenamento. Costante.
Sherlock si sedette nel suo banco, e iniziò a leggere il suo libro sull’anatomia umana. La scuola non gli interessava, tanto quello che c’era da sapere lo sapeva. E il suo voto più basso era stata una A-.
Come al solito Greg Lestrade gli si sedette di fianco. Sherlock non sapeva se lo poteva chiamare amico, dato che per tutta la giornata gli scassava i maroni con sta storia della droga. Probabilmente lo faceva per fare bella figura di con Mycroft, dato che ne era follemente innamorato.
-Ti sei di nuovo sballato vero?- gli chiese Lestrade strabuzzando gli occhi vedendo le pupille dilatate dell’amico.
-Fatti i cazzi tuoi- sibilò Sherlock guardando davanti a te.
-Sono cazzi miei, dopotutto sono l’unico figlio di puttana che ti sopporta- ribattè il ragazzo.
-Lo fai solo perché il tuo scopo è scoparti Mycroft. Ops. Gioco di parole, ah ah ah-
Lestrade sospirò. Era abituato ormai all’acidità di Sherlock, ma lui gli voleva veramente bene.
-Dovresti trovarti una ragazza, magari ti addolcirebbe-
-Ah non è la mia area- scherzò Sherlock.
Lestrade scoppiò a ridere –Quindi ti piacciono i ragazzi?-
Sherlock si rabbuiò- Non mi piace un cazzo di niente, lo vuoi capire? Oh mi chiamo Sherlock e sono una fatina sociopatica, e ora chiudi la bocca che mi devo concentrare sulle arterie venose-
Lestrade sospirò. Dopotutto ci era abituato.




 

20 ottobre.

In verità quello che aveva detto a Greg non era del tutto vero. Aveva notato nei giorni precedenti uno strano ragazzo aggirarsi per la biblioteca, e si era chiesto come mai un ragazzo, carino indossa un maglione così orrendo?
Quel ragazzo gli sembrava una bella persona, bella ma noiosa. Ma in lui Sherlock vedeva qualcosa di strano, come un’innata bontà.
E poi si era presentato. John Watson. Non gli aveva detto nient altro, ma Sherlock aveva capito che andava in una scuola in periferia, aveva tanti amici, giocava a Football americano e gli piaceva il rosso. Ah e aveva una sorella, probabilmente lesbica.
Sherlock si avviò alla biblioteca, usando la sua macchia, una Mercedes nera, appena comperata.
Come al solito, non si degnò di salutare quella rompiballe della vecchiettina, si sedette al tavolo in fondo alla sala, quello vicino alla finestra e tirò fuori il nuovo caso datogli da Mycroft.
‘’ Emma Bookerline, trentaduenne, Londra. Era seduta al tavolo della cucina mentre tagliava la verdura. E’ stata trovata dal marito sdraiata a terra con un coltello ficcato nella schiena. In casa c’erano solo i due figli e la bambinaia. Il marito è tornato dal lavoro più tardi del solito, e la bambinaia giura di non essere stata in cucina’’
Sherlock riflettè. I bambini non ficcano il coltello nella schiena della madre di solito. Ma forse…
-Per me è stato il marito- disse una voce alle sue spalle.
Sherlock trasalii.
-Non è stato il marito. La moglie si sarebbe girata riconoscendone i passi, e il coltello è stato trovato nella schiena. Probabilmente è stata la bambina dato che ha i passi leggeri e la madre non se ne sarebbe potuta accorgere-
John spalancò la bocca- Gesù che cosa orribile, un figlio che uccide la madre …-
John rabbrividì.
-Beh comunque, ora puoi andartene sono occupato non vedi?-
John alzò le mani in segno di resa.
-Si si ora vado.- e il ragazzo tornò a leggere l’odioso ‘’ Conte di Montecristo’’



 

23 ottobre.

Sherlock si svegliò con una voglia matta di farsi.
In casa non c’era nessuno. Mamma  e papà erano a trovare dei loro amici in Kentuchy, e Mycroft era già uscito per andare a lavorare.
Era il giorno perfetto per balzare la scuola.
Corse il bagno, girò lo specchio e prese due pastigliette bianche. Come al solito lo riempì di eccitazione.
I più bei pensieri gli formicolavano in testa, e le sue idee spaziavano da un’argomento all’altro.
Sherlock si buttò sul letto e si mise a ridere a crepapelle.
Finche non sentì la serratura girare.
Era sicuramente Mycroft.
Aveva massimo 34 secondi per scappare. Aprì la finestra e saltò giù ancora in maglietta e jeans stropicciati.
Dove cazzo poteva andare con quel tempo da lupi?
Decise per la biblioteca. Pioveva, e si stava bagnando tutto.
Entrò in metropolitana, aspettò il mezzo, ancora ridendo per averla fatta a quel cretino di Mycroft.
Salii sulla metro. Compe prima cosa notò che c’era John.
Il ragazzo lo guardava con aria tra il divertito e il sorpreso. Cosa ci faceva l’avventore sulla sua metropolitana, con solo i Jeans e una maglietta di Batman?



 

23 ottobre

John aveva deciso di balzare la scuola con Molly e un gruppo di amici.
Erano andati alla riserva naturale, dove c’era un luna park, e i suoi amici si potevano fumare senza che nessuno controllasse. John ovviamente no, lui era contrario.
E aveva deciso di andarsene, in biblioteca dove oltre quello strano ragazzo non c’era nessun altro a disturbarlo.
John era incuriosito da Sherlock, e voleva saperne di più di lui. E quando lo vide in metrò, decise di sedersi di fianco a lui.
-Stai andando in biblioteca?- chiese gentilmente.
Sherlock scoppiò a ridere –E che cazzo, si! Dove credi che possa andare mezzo sballato come sono?-
John strabuzzò gli occhi- Sei fatto? Ma lo sai che ci sono un sacco di poliziotti in giro?-
Sherlock rise- Lo so idiota, sto andando in biblioteca per questo, così non mi…-
E improvvisamente si addormentò. John sospirando decise che non lo poteva lasciare li, e quindi quasi di peso lo trascinò in biblioteca per tutta la strada.






 
Note dell’autrice: allora! Vedete come continuo in fretta? Mi farebbe stra piacere una recensione… anche solo una. Plisss.
Vi kisso alla prossima

 

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Capitolo 3
*** School and messages ***


23 ottobre parte 2.
John lo trascinò di peso in biblioteca, sorreggendolo sotto le ascelle.
Ma insomma chi glielo faceva fare di portare 80 kg dall’uscita della metropolitana fino alla biblioteca?
Boh. Il suo cuore tenero, a volte gli giocava brutti e pesanti scherzi.
Spalancò la porta e gridò – Signora Hudson! La prego mi aiuti!-
La vecchina trotterellò fino alla porta e poi vedendo il corpo inerme di Sherlock, si coprì la bocca con le mani e disse – Oh cielo! Cosa è successo? E’ morto?-
John scosse la testa – E’ soltanto un po’…- non voleva rivelare che Sherlock era evidentemente pieno di exctasi, perciò disse –E’ soltanto un po’ brillo-
La signora Hudson, lo aiutò ad adagiarlo su una poltrona della biblioteca, e John deciso a restare li fino al suo risveglio per ascoltare il racconto del ricciolo, prese il suo amato ‘’ Conte di Montecristo’’ e si mise a leggerlo.
Ma non riusciva a concentrarsi, insomma era così curioso di quel ragazzo, così strano e maleducato! Insomma era completamente diverso da lui, un ragazzo tutto golf e cioccolata.
Era certamente un bel ragazzo, probabilmente piaceva a tutte le sue amiche ( se Sherlock avesse avuto amiche), era altissimo, dinoccolato e con gli zigomi molto alti.
Sembrava un principe oscuro, delle tenebre. Un po’ stile Piton o Draco Malfoy … o ancora Heathcliff di cime tempestose.
John si fermò a riflettere: come mai era attratto da quel ragazzo? Come mai si era fatto quasi due chilometri sotto il freddo, invece che lasciare quel drogato sulla panchina della metropolitana?
Non lo sapeva, ma quello che invece era sicuro di sapere era che voleva assolutamente sentire di più di quel ragazzo. E possibilmente diventare suo amico.
 
Due ore dopo Sherlock si risvegliò. Aveva gli occhi rossi e lucidi e disse a John – Dio che mal di testa! Mi sento malissimo-
John annuì – Mi devi dire qualcosa?-
Sherlock sembrò spaesato. Cosa intendeva dire quel ragazzo seduto di fianco a lui?
-John Watson- scandì lentamente – Cosa dovrei dirti, dato che a malapena ti conosco? E ci siamo visti circa, due o tre volte?-
John strabuzzò gli occhi, cosa intendeva Sherlock, dopo che l’aveva trasportato e salvato da una salatissima multa, sperava che avrebbe almeno ricevuto dei ringraziamenti.
-Forse dovresti dirmi grazie- ribattè cercando di essere più dolce possibile, quasi mellifluo.
-E perché scusa?- chiese Sherlock barbaramente.
John agitò la mano mimando con le dita i passi di una persona- Vediamo, ho forse trasportato il tuo dolce peso per tutta la strada e forse non ho chiamato la polizia-
Sherlock aprì la bocca e poi la richiuse.
Cosa doveva dire? Non era certamente abituato a ringraziare.
John lo capì e disse – Non mi servono in effetti le tue scuse, per ringraziarmi potresti semplicemente … Raccontarmi di te?-
Sherlock borbottò – E perché ti interessa?-
Odiava raccontare la sua vita, soprattutto agli sconosciuti, per di più ficcanaso.
John sorrise- Polizia-
Sherlock tirò un bel sospiro- Mi chiamo Sherlock Holmes, ho diciassette anni, vado  a una scuola privata in centro, sono il primo della classe, voglio fare l’investigatore privato e ho un fratello, palesemente deficiente che lavora al ministero degli Esteri. Si chiama Mycroft-
John annuì, conosceva il nome, lo aveva sentito spesso pronunciare dai suoi genitori. Un grande scandalo, e qualcosa del genere.
-Non ho amici, risolvo casi il pomeriggio per mio fratello, mi drogo come hai visto. Sono intelligente, so cavarmela in tutte le occasioni, compresa la lotta e il pugilato. Sono scaltro, veloce e preparato-
John restò a bocca aperta.
-Che ego signori!- rise.
Sherlock si alzò dalla poltrona e si mise il suo cappotto, alzando il bavero.
-Bene, grazie ancora per avermi salvato la vita John Watson-
E uscii, dalla porta lasciando con un palmo di naso il povero John.
 
 
26 ottobre.
Sherlock aprii il suo pc portatile per chiedere i compiti a Greg.
Ma nei messaggi ne trovò uno da ‘JW’
‘’ Ehy, anchio ho delle grosse capacità deduttive! Ti ho trovato su Messenger’’ JW.
Cosa cavolo voleva da lui quel ragazzo, adesso erano anche pari.
‘’ Domanda: cosa vuoi?’’ SH
Il ragazzo rispose subito.
‘’ Parlare, mi sono ammalato e mi sto annoiando tu?’’ JW
‘’ Stavo per chiedere i compiti a Greg, e ora lo faccio’’ SH
Cliccò sulla faccia del suo amico Lestrade e scrisse
‘’ Lestrade, anche se stai leccando il culo a Mycroft, leggi è importante’’ SH
Sherlock sentii il ping proveniente dal messaggio di un’altra conversazione.
‘’ Chi è Greg?’’ JW
‘’ Un conoscente’’ SH
‘’ Ma non avevi detto che non avevi amici’’ JW
‘’Infatti ho detto conoscente’’ SH
‘’ Non ci credo’’ JW
‘’ E’ il tuo fidanzato?’’ JW
‘’No, ora ho altro da fare. Non seccarmi, non cercarmi e smettila di sembrare gentile "SH
Sherlock chiuse di scatto il computer, John gli faceva venire un nervoso tremento.
 
30 ottobre.
Sherlock, appena gli passò la febbre da droga, tornò a scuola. Non era per niente felice, ma almeno non avrebbe più sorbito le ramanzine di Mycroft.
-Ciao Sherly- lo salutò Greg, facendogli ciao con la mano dalla strada.
-Ciao Lestratestadicazzo- ribattè Sherlock, che odiava essere chiamato con un soprannome.
-Come mai non rispondi ai messaggi? Hai una ragazza?-
Sherlock arrossì –No, cosa vai a pensare… Era solo John-
Greg si illuminò- John! Sherlock è magnifico le mie congratulazioni-
-Per cosa scusa?-
-Ti sei fidanzato!-
-Non. Mi. Sono. Fidanzato!- urlò tirandogli uno schiaffo, come faceva di solito.
-E’ solo un’amico- disse rabbiosamente.
Greg fece una smorfia di dolore.
-Dovresti smettere di essere così cretino Sherlock, dovresti coltivare questo amico. Anzi vorrei conoscerlo, come fa a sopportarti?-
Sherlock non lo ascoltò e si incamminò lontano da scuola.
La scuola lo metteva sempre di malumore.

 

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