Il nostro mare di guai di saramichy (/viewuser.php?uid=113160)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solitudine ***
Capitolo 2: *** Convivenze ***
Capitolo 3: *** Ritorni ***
Capitolo 4: *** Sorprese e rancori ***
Capitolo 5: *** Rimpianti ***
Capitolo 6: *** Nuove e vecchie conoscenze ***
Capitolo 7: *** Verità nascoste ***
Capitolo 8: *** Amicizia rinata ***
Capitolo 9: *** Inaugurazione con rissa ***
Capitolo 10: *** Perdonare è facile o difficile? ***
Capitolo 11: *** Concerto per due ***
Capitolo 12: *** Non è la gelosia, o forse sì? ***
Capitolo 13: *** Gli stessi errori ***
Capitolo 14: *** Il giorno dopo ***
Capitolo 15: *** Novità scioccanti ***
Capitolo 16: *** Un'intervista inaspettata ***
Capitolo 17: *** Viaggio a Parigi ***
Capitolo 18: *** Discussioni infinite ***
Capitolo 19: *** Depressione o lucida follia? ***
Capitolo 1 *** Solitudine ***
Solitudine
«Eva, io non ti amo più. Amo Maya.»
Eva continuava a pensare a quella maledetta frase che l'aveva affondata. In quel momento non aveva voluto crederci o ascoltare le spiegazioni di Marco e lo aveva cacciato, pensando solo a sé. Poi aveva trovato rifugio tra le braccia di sua madre ed aveva pianto, forse per ore.
«Marco e Maya si amano, Eva.»
Ricordava le parole dette da Lucia, appena aveva scoperto che era tornata per lui. Sua madre aveva ragione, avrebbe dovuto lasciar perdere, ma non riusciva a pensare lucidamente e si era lasciata trasportare la mano. Quando le lacrime si erano placate, Eva aveva preso una decisione: d'ora in avanti la sua priorità sarebbe stata Marta e trovare una casa a Roma. Non poteva sopportare di vivere in quella mansarda un minuto di più, avrebbe cancellato il ricordo di Marco dal suo cuore, senza per questo togliere a Marta il padre. Con un piano già preciso in testa, scese in cucina per parlare con sua madre.
*****
Rudy era rientrato a casa dopo il concerto a scuola ed era andato in camera sua. Si era steso sul letto e continuava a pensare ad Alice e ai loro momenti insieme. Non si era nemmeno accorto della lettera lasciatagli dalla ragazza, che si era ficcata sotto il suo letto. Alcune lacrime solitarie solcarono il viso del ragazzo, proprio come molti anni prima, ma stavolta era diverso. Non aveva perso la madre, ma la donna che credeva fermamente di amare. All'improvviso si riscosse. Non sopportava di piangere come un bambino di due anni, si rialzò dal letto e prese una decisione: sarebbe andato a studiare al DAMS di Roma, ma avrebbe abbandonato casa Cesaroni. C'erano troppi ricordi tristi e lui aveva bisogno di ricominciare daccapo una nuova vita.
*****
Non era venuto, alla fine si era lasciato prendere dalla sua solita paura. Doveva aspettarselo, Rudy non era come Marco, non combatteva per quello che amava, lasciava solamente che tutto prendesse il sopravvento. Alla fine Alice aveva deciso di partire con Francesco e si era lasciata Roma alle spalle, doveva solo crederci e presto la ferita nel suo cuore si sarebbe ricucita e Francesco l'avrebbe aiutata a farlo.
*****
L'aveva lasciata a piangere tra le braccia della madre, che grandissimo stronzo. Marco continuava a ripeterselo, mentre viaggiava in aereo verso il castello di Maya. Ricordava gli occhi pieni di lacrime di Eva e la sua faccia sconvolta mentre lo mandava via.
«Vattene. Va via. Va via. Va via Marco.»
Aveva cercato di non ferirla, ci aveva davvero provato, ma era troppo tardi. Adesso lui amava Maya e restare con Eva non aveva alcun senso, ma il viso sconvolto di lei non gli lasciava pace. Era la prima volta, da tanto tempo che mentre prendeva un aereo non era tranquillo. Il peso di quello che era accaduto gli pesava sulle spalle in maniera indicibile e poi non aveva nemmeno pensato a Marta. Che cosa gli era preso, se ne era andato senza salutarla, senza dirle che le voleva bene. Un padre non si comporta così, forse era stato egoista, ma credeva nell'amore e sua figlia prima o poi l'avrebbe perdonato. O almeno ci sperava.
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Capitolo 2 *** Convivenze ***
Convivenza
CONVIVENZE:
Eva era appena scesa in cucina, quando il telefono iniziò a
squillare. Lo estrasse dalla tasca e vide il nome di Marco lampeggiare.
Doveva aspettarsi che avrebbe voluto parlare con Marta, visto che era
partito senza nemmeno salutarla.
Lucia era intenta a cucinare e la figlia le passò il
telefono.
«Mamma, per favore, rispondi tu. E' Marco e vorrà
sicuramente parlare con Marta, mentre io non voglio sentire la sua
voce.»
Lucia la guardò, gli occhi di Eva erano ancora gonfi e
pesti.
Aveva pianto come una fontana e questo le aveva dato un aspetto
alquanto malato.
«Pronto.»
«Lucia? Perché rispondi tu al telefono di
Eva?»
Lucia alzò gli occhi al cielo, il ragazzo era davvero
stupido se
pensava di poter telefonare ad Eva dopo quello che aveva fatto qualche
ora prima. La donna decise comunque di reggere il gioco alla figlia e
mentire.
«Eva è uscita. Volevi parlare con Marta?»
«Sì, me la passi per favore?»
«Eccola.»
La bambina stava agitando le mani dal seggiolone impaziente di sentire
il suo papà, quindi Lucia le mise il telefono attaccato
all'orecchio.
«Ciao, papà. Quanto tonni a casa?»
Eva era sull'orlo del pianto, ma cercava di contenersi per il bene
della bambina.
«Tesoro, papà si scusa per non averti salutato.
Sono dovuto partire per lavoro, ma tornerò presto.»
Marco aveva mentito, non riusciva a credere alle sue orecchie. Si era
riproposto di essere sincero, ma la forza di dire la verità
a
Marta gli era mancata sul più bello.
«Okay, ti voio bene, papà.»
«Anche io, tesoro. Ci vediamo presto e salutami la
mamma.»
Detto questo Marco chiuse la comunicazione e si diresse verso il
palazzo reale, mentre Marta sorrideva verso la sua mamma.
«Papà ha detto ciao.»
Eva sorrise, la sua bambina era una gioia da vedere e sentire. Doveva
andare avanti soprattutto per lei, così si fece forza e
decise
di parlare con la madre.
«Mamma, devo parlarti. Ho deciso di cercare un lavoro ed una
nuova casa qui a Roma. Mi terresti Marta questo pomeriggio?»
Lucia era strabiliata, ma estremamente colpita dalla forza della sua
bambina, che era diventata una donna ormai.
«Tesoro, certo che ti tengo Marta. Ma perché vuoi
cercare
casa? Puoi stare qui tutto il tempo che vuoi, noi siamo la tua famiglia
e non ti abbandoneremo mai in un momento come questo.»
«Lo so, mamma, ma ho bisogno di staccare dai ricordi e la
mansarda non è il posto migliore per farlo. Cerca di
capirmi, ho
bisogno di aria nuova.»
Proprio mentre diceva questo, apparve Rudy sulla soglia della cucina e
colse la palla al balzo per fare anche lui la sua confessione.
«Siamo in due a dover staccare. Ho deciso di iscrivermi al
DAMS e
voglio andare a vivere fuori casa, magari con i ragazzi.»
Lucia lo guardò sbalordita, a quanto pare nessuno aveva
più intenzione di abitare a casa Cesaroni.
«Ma che vi prende a tutti? Prima Alice, poi Eva e adesso pure
tu,
Rudy? Nessuno vuole più vivere assieme a noi? Cosa siamo dei
dittatori che non vedete l'ora di scappare da casa?»
In quel momento, Mimmo che era seduto al tavolo e se ne era stato zitto
fino ad allora, si schiarì la voce e parlò.
«Ehi, ci sono sempre io.»
Lucia sorrise comprensiva e gli rispose.
«Sì, lo so. Grazie, Mimmo. Rudy, credo che faresti
meglio
a parlare con tuo padre della tua decisione. E' in bottiglieria
adesso.»
Rudy annuì ed uscì da casa. Non si accorse di
essere
seguito da Eva, la quale era decisa a scoprire che cosa stesse
nascondendo il giovane. Gli si affiancò e lo prese per un
braccio, facendolo voltare verso di lei, poi gli parlò.
«Rudy, che che sta succedendo? Non me la sono bevuta la scusa
che
hai propinato a mia madre, voglio la verità.»
Rudy scosse la testa e le rispose.
«Non credo che ti piacerebbe la verità e nemmeno a
Lucia o a mio padre.»
Eva cercava di capire se tra le righe Rudy le stesse dicendo qualcosa
di importante e poi all'improvviso capì. Quando era tornata
non
si era guardata molto attorno, ma aveva percepito che tra Rudy ed Alice
il rapporto era cambiato. Aveva notato degli sguardi di
complicità tra loro e anche qualcosa in più, ma
non ci
aveva badato. Solo adesso capiva che i suoi due fratelli minori stavano
vivendo la stessa situazione che lei e Marco avevano già
vissuto, quindi decise di parlare francamente con il ragazzo.
«Rudy, è per Alice che vuoi andartene da
casa?»
Rudy la guardò sorpreso, non pensava che lei ci sarebbe
arrivata
in sole due settimane, erano mesi che la cosa continuava e nessuno in
casa se ne era accorto.
«Come hai fatto a capirlo? Sono mesi che la situazione tra
noi
due è cambiata, ma in casa nessuno se n'è
accorto.»
Eva sorrise comprensiva.
«Ehi, guarda che non è passato molto tempo da
quando anche
io vivevo nella tua stessa situazione. Adesso capisco perché
vuoi andartene, troppi ricordi anche per te. Magari potremmo andare a
vivere insieme noi due e Marta. Potresti aiutarmi e badare a lei mentre
sono al lavoro, che ne dici? Ti giuro che non ti farò
domande su
mia sorella, promesso.»
Rudy rise, inconsapevole di aver appena creato un legame di vera
fratellanza con Eva, con la quale non aveva condiviso quasi niente in
quegli anni.
«D'accordo e io prometto che non ti chiederò
niente su Marco. Ne parleremo quando saremmo pronti,
entrambi.»
Eva gli strise la mano e Rudy ricambiò, poi si diresse in
bottiglieria.
****
Mentre Rudy si dirigeva
verso la
bottiglieria, pensava al modo migliore di proporre la sua idea a suo
padre. Giulio non sarebbe stato contento, era convinto che il ragazzo
lo avrebbe aiutato in bottiglieria e sapeva che lo attendeva una
battaglia, ma si sbagliava.
Entrò con passo spedito nel locale e trovò suo
padre
intento a lavare i bicchieri, così si sedette sullo sgabello
e
prese coraggio.
«Papà, devo parlarti.»
Giulio si aspettava qualche catastrofe, in fondo si stava parlando di
Rudy, il ragazzo che era sempre riuscito a combinare dei disastri.
«Che cosa hai fatto questa volta?»
Rudy sorrise, era proprio vero che niente cambiava quando si parlava di
lui.
«Niente. Ho solamente preso una decisione sul mio futuro.
Voglio iscrivermi al DAMS e andare a vivere fuori casa.»
Giulio ci mancava poco facesse cadere il bicchiere nel lavandino, poi
si mise ad urlare per la gioia e lo abbracciò in mezzo alla
bottiglieria.
«Mio figlio vuole continuare a studiare. Santo cielo, sta per
arrivare l'apocalisse.»
Poi, mettendo bene insieme i pezzi, si ricordò che gli aveva
detto che voleva anche andare a vivere da solo.
«Aspetta, hai detto che vuoi vivere da solo? Non se ne parla
nemmeno, Rudy. Sei ancora troppo piccolo.»
Certo, se lo avesse chiesto Marco glielo avrebbe lasciato fare, ma se
si trattava di lui, la risposta negativa era scontata. Così
prese coraggio e gli disse del progetto che aveva assieme ad Eva.
«Papà, Eva vuole cercare casa e mi ha chiesto di
andare a
vivere con lei e Marta. Mentre Eva lavora, io posso badare alla bambina
e magari potremmo condividere l'affitto. Non voglio fare niente di
strano. Possiamo trovare casa vicino al DAMS, così quando
dovrò iniziare le lezioni sarò vicino e
potrò
andarci a piedi.»
Non si seppe mai come, ma Giulio si fece convincere facilmente da
questa soluzione e alla fine Rudy, Eva e Marta abbandonarono casa
Cesaroni per iniziare una nuova vita, piena di colpi di scena.
****
Marco aveva appena salutato
la figlia al
telefono e si stava dirigendo verso il palazzo reale. Aveva una
tremenda paura di aver perso per sempre Maya e quando fu accolto
all'interno del palazzo l'agitazione crebbe. Alla vista della ragazza
che gli correva incontro giù dalle scale e lo abbracciava e
baciava si sciolse, come neve al sole. Non sapeva, però, che
la
convivenza a palazzo con i futuri suoceri si sarebbe rivelata presto un
fallimento su tutta la linea.
Il padre di Maya non aveva ancora rinunciato ai progetti che aveva per
la ragazza e soprattutto non intendeva farlo per inseguire un sogno di
felicità con un plebeo.
****
Erano ormai passati tre
giorni da quando
Alice si era imbarcata con Francesco e il ragazzo era in preda alla
felicità, mentre lei cercava di non pensare al passato. Un
giorno, mentre stavano sdraiati al sole della Grecia, Francesco si mise
a descriverle la loro nuova casa con dovizia di particolari e Alice
ripensò alle parole della madre.
Lucia aveva ragione, non si sentiva ancora pronta per un passo del
genere, ma come avrebbe fatto a vivere assieme a Francesco? La
convivenza era un passo difficile e pensando alla fine che aveva fatto
il rapporto tra Marco ed Eva, si lasciò scoraggiare sempre
di
più. Con l'avanzare dei giorni, era sempre più
convinta
di voler tornare a vivere a casa con sua madre e Giulio, ma non sapeva
come fare a dirlo a Francesco.
****
I tre mesi erano quasi
giunti alla fine
e presto ci sarebbero stati dei grandi ritorni a Roma, ma sia Rudy che
Eva erano pronti ad affrontare le conseguenze che ne sarebbero derivate.
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Capitolo 3 *** Ritorni ***
Ritorni
RITORNI:
Erano trascorsi tre mesi dall'arrivo di Marco a palazzo e, fin da
subito, il ragazzo era stato messo alla prova. Doveva studiare come un
matto, nemmeno si trovasse di nuovo a scuola. Il pensiero di Marco era
costantemente rivolto a sua figlia che non vedeva da tempo. Le
telefonava tutti i giorni, ma si rendeva conto che, standole lontano,
si perdeva molte cose ed un giorno prese coraggio. Si trovava in
compagnia di Maya, finalmente soli, e diede libero sfogo alle sue paure.
«Maya, io non ce la faccio più. Non credo di aver fatto
molti progressi con i tuoi genitori in questi ultimi tre mesi. Mi
dispiace, ma non sono fatto per vivere a corte. Ti amo, ma mi mancano
Roma, la mia famiglia e soprattutto Marta.»
A dire la verità gli mancava anche Eva, ma aveva preferito
glissare su questo argomento, forse per non ammetterlo a sé
stesso o forse per non fare arrabbiare ancora di più Maya. La
ragazza lo capiva, in realtà aveva sperato che lui decidesse di
tornare a casa, perché anche a lei iniziava a stare stretta la
vita di corte.
«Che ne dici se torniamo a Roma, a stare da mia nonna? Tu potrai
vedere Marta ed io staccherò un po' la spina da questa corte. Un
giorno dovrò prendere il posto di mio padre, ma voglio vivere
normalmente fino ad allora.»
Marco sorrise, la abbracciò e baciò per fargli capire che
approvava la sua scelta. Finalmente si tornava a casa, ma in quel
momento non poteva sapere che avrebbe trovato dei grossi cambiamenti.
****
Il viaggio in barca era stata
un'esperienza fantastica, ma Alice non vedeva l'ora di tornare a casa.
Doveva assolutamente parlare della sua decisione di rimandare la
convivenza con Francesco. Mentre veleggiavano verso casa, gli si
avvicinò per parlare.
«Francesco, ho bisogno di parlarti.»
In un primo momento il ragazzo si sentì perduto, ma le sorrise come se non fosse accaduto niente.
«Avrei bisogno di passare qualche tempo in famiglia. Non sto
dicendo che non voglio convivere con te, ma solo che sarebbe meglio
aspettare. In fondo abbiamo tutta la vita davanti.»
Francesco capiva che la ragazza non si sentiva ancora pronta e quindi le rispose tranquillamente.
«Ho capito. Vuoi passare ancora del tempo con la tua famiglia, in
fondo siamo stati insieme per tre mesi, posso aspettare qualche tempo
prima di averti tutta per me.»
Alice gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Non era
stato così disastroso dirgli la verità. Francesco era un
uomo e la capiva alla perfezione. Una volta sbarcati, avrebbe
telefonato alla madre o alla sorella per farsi venire a prendere, ma
avrebbe avuto delle grosse sorprese al suo arrivo.
****
A Roma erano passati tre mesi ed ormai
la convivenza tra Eva, Marta e Rudy era diventata simbiotica: Eva aveva
trovato lavoro e Rudy si occupava della piccola. Mancava una settimana
all'inizio delle lezioni al DAMS, ma i due si erano accordati sul fatto
che Eva avrebbe continuato a lavorare, mentre Marta sarebbe andata
all'asilo e Rudy alle lezioni. Il pomeriggio, il ragazzo lo avrebbe
passato con la nipotina, dato che le lezioni lo impegnavano solo di
mattina.
I ragazzi continuavano spesso a frequentare casa Cesaroni, soprattutto
perché erano invitati a cena svariate volte la settimana. Quel
giorno Rudy rispose a una telefonata di suo padre.
«Pronto, papà che c'è?»
«Rudy, io e Lucia abbiamo pensato di invitare voi ragazzi a cena stasera. Credete di riuscire a venire?»
Naturalmente era una domanda retorica, nessuno dei due aveva intenzione di dire no, quindi Rudy acconsentì subito.
«Ma certo che si, papà. Va bene per le otto?»
«Si, vi aspettiamo.»
Rudy ancora non sapeva che non sarebbero stati gli unici invitati alla
cena. Dopo la telefonata il ragazzo si mise a giocare con Marta e dopo
pranzo la mise a fare il riposino. Mentre era intento a strimpellare la
chitarra in soggiorno, sentì suonare il campanello della porta.
Andò ad aprire e si ritrovò davanti le ultime due persone
che si sarebbe immaginato di vedere: Marco e Maya.
«Che ci fai qui tu?»
Marco fu il primo a riaversi dalla sorpresa e parlare.
«Faccio il baby-sitter a tua figlia, quella che non vedi da tre mesi.»
Il tono di Rudy era sarcastico, ma non lo si poteva di certo biasimare.
Aveva passato tre mesi con Eva e Marta ed aveva visto la bambina e la
madre soffrire per la lontananza di Marco, quindi si sentiva in dovere
di proteggerle. Marco colse al volo l'allusione e parve colpito
dalle parole del fratello, ma reagì come una tigre in gabbia,
pronta ad assalire il domatore.
«Senti Rudy, cerca di capire e vedi di non fare lo sbruffone come
al solito. Sono tornato per vedere Marta, dov'è?»
Rudy era arrabbiato, ma cercò di contenersi e li fece accomodare in soggiorno.
«Tua figlia è a fare il pisolino per il momento, comunque
entrate e sistematevi in salotto. A proposito, chi ti ha detto dove
cercarci?»
«Papà, sono passato in bottiglieria e mi ha detto dove abitava Eva. Così siamo venuti subito qui.»
Rudy non capiva la reazione spropositata di Marco, si era subito
precipitato lì e con Maya, oltrettutto. Non aveva minimamente
pensato alle sofferenze che avrebbe potuto recare ad Eva e il ragazzo
cominciava a pensare che la sorella avesse ragione: Marco amava sul
serio Maya.
«Capisco ed Eva lo sa che sei qui?»
La domanda era alquanto stupida, visto che lui sapeva bene che Eva non
poteva saperlo, ma la risposta di Marco fu interrotta dallo squillo del
telefonino di Rudy.
«Scusa, devo rispondere. E' Eva.»
«Pronto.»
Dall'altro capo del telefono la voce di Eva era alquanto calma.
«Rudy, sono già arrivati?»
Rudy era rimasto un attimo perplesso, ma poi aveva capito a chi si riferiva. Lucia doveva aver telefonato ad Eva per avvertirla.
«Sì, li ho fatti entrare. Marta dorme ancora, quando si sveglia avrà una bella sorpresa.»
Eva dall'altro capo del telefono era piuttosto strana, ma decise di
dire tutta la verità a Rudy, in fondo lui le era stato vicino in
questi tre mesi ed adesso toccava pure a lei.
«Rudy, senti, devo dirti una cosa. Ti prego, non metterti ad
urlare ed ascolta. Alice è tornata e stasera alla cena ci
sarà pure lei, assieme a Marco e Maya.»
A Rudy era piombato addosso un gelo glaciale, non sapeva più cosa rispondere, ma si fece coraggio e le rispose.
«Bene, mi fa piacere che sia tornata. Stasera, cena in famiglia. Mi sa che sarà divertente.»
Il tono era di nuovo sarcastico, ma in fondo erano tutti e due nella
stessa barca. Avrebbero dovuto affrontare i loro incubi personali
quella sera alle otto in punto e forse dopo tutto sarebbe tornato alla
normalità.
«Si.»
Quella fu l'unica risposta che Eva riuscì a dare, perché
anche lei era preoccupata di non fare scenate davanti alla figlia, ma
si sarebbe contenuta abbastanza da non lasciar trapelare il suo
malcontento.
«Ci vediamo più tardi, Eva. Tranquilla, ci penso io a Marta.»
Questa fu la frase che Rudy disse, ma era sottointeso che Eva doveva
stare tranquilla perché non sarebbe stata sola. Agganciato il
telefono, Rudy si rivolse a Marco.
«A quanto pare, stasera c'è una grande riunione di famiglia. E' tornata a casa pure Alice.»
In quel momento, una vocina dolce provenne dalla camera da letto.
«Io Udy!»
«Arrivo, principessa. Scusate, vado a prenderla. Sarà contenta di rivederti.»
Disse rivolto verso il fratello maggiore.
Si spostò in cameretta e prese in braccio la piccola Marta, parlandole per prepararla all'incontro in soggiorno.
«Sai che abbiamo visite, topolina? Di là c'è una persona che non vede l'ora di rivederti.»
«Chi?»
La bambina era visibilmente eccitata e curiosa di sapere che sorpresa l'attendesse in soggiorno.
«Ma quanto sei curiosa, adesso vedrai.»
Arrivata in salotto, la bambina vide il padre che sorridente la guardava pieno d'affetto.
«Papà, sei tonnato!»
Disse la piccola correndo verso Marco a braccia aperte, dopo essere
stata lasciata per terra da Rudy. Il ragazzo era contento di aver
esaudito il desiderio di Marta, erano mesi che chiedeva quando sarebbe
tornato il suo papà ed adesso finalmente poteva abbracciarlo di
nuovo.
«Ciao, tesoro mio! Quanto sei diventata grande, sei una piccola donna ormai.»
Maya, in tutto quel tempo, era rimasta in disparte perché era
giusto così. Si sentiva in difetto per aver rubato, tra
virgolette, il padre alla bambina. I due rimasero tutto il pomeriggio
assieme alla bambina, la quale arrivò a sera contenta come non
lo era da tre mesi. Nessuno sapeva che la cena si sarebbe trasformata
in un delirio, ma quel che contava adesso era il riavvicinamento tra
padre e figlia.
****
Mentre a casa di Eva e Rudy si
festeggiava il ritorno di Marco, a casa Masetti era tempo di grandi
ritorni. Dopo aver passato due mesi a Barcellona assieme a Walter e
Carlotta, i Masetti assieme a Diego erano tornati a casa giusto il mese
prima. Quello che non si sarebbero mai aspettati era che la loro visita
aveva convinto i due fidanzati a tornare a Roma, vogliosi di riscoprire
la loro città dalla quale mancavano da più di un anno.
Quel giorno, mentre facevano pranzo, suonò il campanello della
porta e Stefania andò ad aprire, trovandosi davanti il figlio
con la futura nuora.
«Walter! Che cosa ci fate qui?»
«Sorpresa, mamma! Siamo tornati per restare, Roma ci mancava
troppo e visto che il mio contratto era finito, ho chiesto ai miei
superiori di potermi ritrasferire in Italia e loro hanno detto
sì.»
«Ezio, hai sentito? Come sono contenta, quindi tornate a vivere qui. Ci vedremmo tutti i giorni!»
In quel momento, anche Ezio si era unito al gruppetto, circondandoli
tutti in un abbraccio e non dimenticandosi nemmeno Diego. Finalmente la
famiglia Masetti aveva qualcosa di cui gioire, dopo tanto tempo. Quella
sera, erano invitati tutti a casa Cesaroni e si sarebbero accorti che
la loro famiglia aveva equilibri molto meno precari rispetto a quella
di Giulio e Lucia.
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Capitolo 4 *** Sorprese e rancori ***
Sorprese e rancori
Sorprese e rancori:
Il pomeriggio era trascorso sereno: Marta aveva ritrovato il suo
papà, Eva aveva continuato a lavorare e Lucia era andata a
prendere Alice al porto.
Naturalmente, dopo aver udito la notizia che la figlia minore intendeva
tornare a vivere con loro, Lucia si era sentita sollevata
perché
a lei la convivenza era sembrata un passo troppo affrettato.
«Ragazzi, che ne dite se stasera ceniamo tutti assieme? Sei
invitato pure tu, Francesco, ormai fai parte della famiglia.»
Il ragazzo sorrise e fu molto grato a Lucia delle sue parole.
«Accetto volentieri, Lucia, grazie.»
La donna non sapeva di aver appena innescato una miccia esplosiva.
****
Le otto e mezza erano
arrivate fin
troppo in fretta, almeno per Eva e Rudy. Ognuno dei due temeva
l'incontro con le rispettive dolci metà che non erano
più
con loro. Rudy aveva accettato di lasciare andare Marta assieme a Marco
e Maya a casa Cesaroni, poi aveva aspettato Eva.
Adesso i due si trovavano fuori dalla porta di quella che era stata la
loro casa e non trovavano il coraggio di entrare.
«Uno di noi due deve suonare, altrimenti non si esce da
questa
situazione.» Disse Rudy evidenziando la verità.
Eva annuì sovrappensiero, ma quando Rudy si
avvicinò al campanello, gli bloccò la mano.
«Non sono pronta, Rudy. Ho paura. E' la prima volta che lo
rivedo
dopo tre mesi e stavolta è stato lui a lasciare me, sto
andando
in panico.»
Rudy capiva perfettamente la situazione di Eva, in fondo anche per lui
non era facile rivedere Alice dopo tre mesi e soprattutto dopo quel
biglietto.
«Lo so, ma dobbiamo entrare. Lucia e papà ci
staranno aspettando e sai che si staranno preoccupando.»
Alla fine, Eva si lasciò convincere e Rudy riuscì
a
suonare il campanello. Sulla porta apparve la figura di Lucia e sia
Rudy che Eva ringraziarono la sua prontezza di riflessi,
perché
sarebbe stato duro veder comparire o Alice o Marco. I due ragazzi
entrarono sorridendo, mettendo una maschera di freddezza che nessuno
dei due provava realmente, visto i loro sentimenti interni.
La cena era quasi pronta e quindi si sistemarono ognuno al proprio
posto. Rudy ed Eva, come facevano da ormai tre mesi, si misero seduti
dal lato destro con in mezzo la piccola Marta. Da fuori, sembravano una
tenera famiglia e questo urtò profondamente il sistema
nervoso
di Marco, anche se non sapeva darsi una risposta a quella sensazione.
Rudy, invece, era preso a controllare ogni minimo movimento di Alice e
Francesco. Cercava di restare calmo, ma dentro era un fuoco pronto ad
esplodere. Le continue effusioni tra i due gli davano molto fastidio e
si conteneva solo grazie a Marta. Infatti, doverla stare a sentire era
un calmante naturale, o per lo meno era diventata tale da tre mesi.
Maya sembrava essere a disagio, si sentiva di troppo, anche se non gli
era mai successo prima. Quando era arrivata ad inizio settembre in
quella casa aveva trovato una famiglia pronta ad accoglierla, ma adesso
le pareva di essere un'estranea, ed in fondo, lo era sul serio. Capiva
perfettamente i Cesaroni, da quando era arrivata Eva si erano sentiti
di nuovo una famiglia ed avevano fatto quadrato intorno a lei e Marta:
una situazione comprensibile. Invidiava profondamente quella ragazza
che sapeva farsi amare dalla sua famiglia con solo un sorriso e temeva
che, prima o poi, anche Marco si sarebbe accorto di quanto gli mancava.
Eva pareva essere una statua immobile, controllava tutti, anche se non
dava a vederlo. Non aveva mai guardato in faccia né Marco
né Maya. Parlava con la sorella e Francesco delle loro
vacanze,
cercando di tenere un'occhio su Rudy che gli pareva alquanto
arrabbiato. Sapeva che per il ragazzo era difficile contenersi, non era
mai stato un tipo calmo, ma vederlo giocare e parlare con Marta, come
se lei fosse un calmante, la rassicurava. Aveva imparato a conoscerlo
in questi tre mesi e le era parso un ragazzo sensibile, forse
più di Marco. Aveva sofferto per la mancanza di Alice, senza
mai
lamentarsi o darlo a vedere in modo palese. Toccava la chitarra solo
quando Marta glielo chiedeva e questo accadeva spesso, soprattutto
quando voleva sentire la ninna nanna che il padre aveva composto per
lei.
Alice si comportava come se niente fosse successo, tre mesi prima.
Aveva passato le prime settimane in barca a chiedersi come stesse
affrontando la lontananza Rudy, ma vederselo davanti sorridere alla
nipotina, le aveva fatto pensare che lui stesse di nuovo bene e che il
suo fosse solo un amore occasionale.
La serata stava lentamente arrivando alla fine, quando all'ennesimo
scambio di tenerezze tra Alice e Francesco, Rudy si alzò di
scatto, chiedendo scusa perché voleva prendere una boccata
d'aria.
«Scusate, mi serve una boccata d'aria. Torno
subito.»
Eva si complimentò col pensiero con lui per non essere
esploso
davanti a tutti. Marco cercava di capire che cosa stesse accadendo al
fratello, che lui vedeva profondamente cambiato. Alice e Francesco
erano rimasti bloccati a mezz'aria, pensando che il ragazzo si sentisse
poco bene. Mentre Giulio e Lucia sembravano non essersi accorti di
nulla.
Rudy uscì fuori dalla porta, stringendo i pugni e cercando
di
calmarsi: cosa che risultava alquanto difficile. Appena riprese il
controllo di sé, prese il telefonino e chiamò
Diego. In
quel momento aveva bisogno di una voce amica e chiamare Jolanda non gli
sembrava più tanto ingegnoso, visto che tra poco lei sarebbe
tornata ad essere la migliore amica di Alice e non voleva che le due
litigassero per colpa sua.
«Pronto, Rudy?»
La risposta di Diego non si fece attendere molto e Rudy sorrise, era
contento di aver trovato un amico come lui a cui poter confidare le sue
pene amorose.
«Diego, ti prego, dimmi che siete tornati da
Barcellona.»
La risata di Diego arrivò dall'altro capo del telefono.
«Sì, siamo arrivati tre giorni fa, ma mi sono
scordato di
telefonarti. Abbiamo avuto parecchie sorprese in questi giorni. A
proposito stiamo per venire a trovarvi.»
Rudy sospirò contento.
«Meno male, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a distogliere
la
mente da Alice. Lei e Francesco sono a casa nostra e fanno la coppietta
felice. Tra quanto arrivate?»
«Tra quindici minuti più o meno. Non dire niente,
abbiamo sorprese anche per voi.»
«Davvero? Bene, se sono regali da Barcellona, non possiamo
dire di no.»
«Credo che sarete abbastanza contenti. Adesso, promettimi di
stare calmo e non fare cazzate, okay Rudy?»
«Okay, rientro, altrimenti mi danno per disperso. Sono uscito
a
prendere una boccata d'aria, ma sono fuori da dieci minuti e stento a
credere che non si insospettiscano.»
«Tranquillo, sto arrivando.»
Dopo la telefonata con Diego, Rudy si sentiva più tranquillo
e rientrò in casa scusandosi per l'assenza.
****
Mentre Lucia stava
sparecchiando, si
misero tutti in soggiorno per parlare, ma ad un certo punto, Marta si
sentì stanca e chiese di poter andare a letto.
«Mamma, ho sonno. Nanna.»
Marco, che non vedeva l'ora di potersi rendere utile per la figlia,
chiese il permesso ad Eva di poterla portare di sopra in mansarda.
«Eva, posso portarla io di sopra in mansarda?»
«Ma certo che puoi, però in mansarda non
c'è
più il lettino, quando siamo qui Marta dorme nel tuo vecchio
letto in camera con Mimmo.»
Fu proprio in quell'attimo che Marta si mise a fare i capricci.
«No, papà. Io voio io Rudy.»
Marco stentava a credere che la figlia volesse essere accompagnata a
dormire da suo fratello, forse era un sintomo normale della sua
lontananza e della vicinanza ravvicinata con lo zio, ma a lui tremavano
le mani dal nervoso.
«Tesoro, stasera c'è papà,
perché non vai
con lui di sopra? Prometto che passo a darti il bacio della buonanotte
lo stesso.»
Rudy cercava di fare stare tranquilla la bambina, ma lei sembrava non
voler cedere a questa soluzione.
«No, no, no. Io voio te.»
Marco si sentì sconfitto in qualche strano modo e
acconsentì che la bambina andasse di sopra con Rudy.
«Vai tu, Rudy. Se Marta vuole te, non vedo perché
dovrei oppormi.»
Maya era convinta che la cosa fosse alquanto strana, ma evitava di
parlare per non far scoppiare Marco, il quale era evidentemente sul
punto di esplodere di rabbia.
Mentre Rudy prendeva in braccio Marta, la bambina gli si
attaccò
al collo come se fosse un'ancora a cui appoggiarsi e insieme andarono
in quella che era la sua vecchia camera.
Arrivati in cima alle scale, però, sentirono eplodere Marco
dal piano di sotto.
Marco aveva cercato di
contenersi,
finché c'era la bambina, ma appena sparita dalla sua vista,
si
rivolse al padre e ad Eva.
«Ma bene, vedo che siete tutti contenti che Marta non mi
voglia più vedere.»
«Ma che dici, Marco. Marta ha le sue abitudini, sono tre mesi
che
Rudy la porta a dormire e tu non puoi pretendere di arrivare e farle
cambiare idea in cinque minuti.»
Eva si era sentita profondamente colpita dalle parole di Marco, in
fondo, mica era colpa sua se lui se ne era andato tre mesi prima
lasciando la bambina da sola.
«E tu non dici niente papà? Ma certo, stai a
vedere che la
nuova coppietta è più amata della
vecchia.»
Giulio davvero non riusciva a capire le intenzioni e le parole di Marco.
«Figliolo, ti senti bene? Quale nuova coppietta?»
«Andiamo, papà. Non ti sei accorto che Eva e Rudy
giocano
alla famigliola felice? Che c'è la loro storia va bene,
mentre
quella che vivevamo io ed Eva, no?»
Giulio scosse la testa, gli sembrava che il figlio avesse completamente
perso la ragione e non sapeva spiegarsi il perché. Eva era
scioccata, Marco le aveva appena dato della poco di buono. Si riscosse
e in un secondo si trovò a tirare un ceffone all'ex.
«Non ti permettere mai più di dire una cosa del
genere. Mi
fai schifo. Sei stato tu ad andartene tre mesi fa e adesso non puoi
venire qui ad accusarmi di avere una storia con tuo fratello, che tra
l'altro è più maturo di te.»
Eva era sull'orlo delle lacrime, ma in quel momento tutti erano
congelati nel soggiorno, tutti tranne Mimmo che prese le difese della
ragazza.
«Tu sei un idiota, Marco. Eva e Marta fanno parte di questa
famiglia ed io mi vergogno di te, hai lasciato tua figlia da sola per
tre mesi. Sai, quando Lucia se ne è andata io ho sofferto ed
ero
più grande di Marta, e Lucia non era nemmeno la mia vera
madre.
Tu che cosa pensi che abbia pensato Marta? Ha solo quattro anni e sono
sicuro che si è sentita abbandonata, e tu sei veramente suo
padre.»
Eva era grata a Mimmo per essere intervenuto a suo favore,
permettendogli di riprendere le forze e trattenere le lacrime.
«Mimmo, adesso basta. Grazie di essere dalla nostra parte, ma
quella che deve farsi l'esame di coscienza non sono di certo
io.»
Marco non credeva ai suoi occhi, la sua stessa famiglia era dalla parte
di Eva e non dalla sua. Forse per la prima volta, si rendeva conto di
non essere al centro dell'attenzione di tutti. Persino suo padre
scuoteva la testa, deluso dal comportamento del figlio maggiore.
«Marco, credo che dovresti scusarti con Eva e poi andare di
sopra
e farlo anche con tuo fratello, perché temo che abbia
sentito
tutto.»
Alice era incredula, Francesco pensava che Marco fosse impazzito, Maya
temeva che la gelosia di Marco avesse altre basi e che prima o poi
tutto tra loro sarebbe andato a rotoli.
All'improvviso, Marco si rese conto di essersi comportato in maniera
davvero stupida ed impulsiva, così chinò la testa
e
chiede scusa ad Eva, la quale rispose in maniera alquanto seccata.
«Scusami, Eva. Io non so cosa mi sia preso.»
«Non mi importa che cosa pensi tu. Ci ho messo una pietra
sopra, quando te ne sei andato.»
Poi Marco, prese forza ed andò di sopra per scusarsi con
Rudy.
****
Rudy aveva portato Marta in
camera,
appena in tempo per non dover sentire le stupidaggini e gli urli che da
sotto arrivavano fino in camera. Aveva preso la chitarra e si era messo
a suonare la ninna nanna.
«Pigiami,
moine, la culla con le apine.
Triciclo,
girello, il mondo sembra bello.
Le scarpe che
indossi per fare i primi passi.
Il mare, gli abbagli, i
granchi tra gli scogli.»
Mentre
cantava, non si
era reso conto che la discussione fosse terminata e che il fratello
stesse salendo le scale. Marco era arrivato fuori dalla porta e
accostatosi, si accorse che Rudy stava cantando la sua ninna nanna a
Marta. Era stato talmente cieco da non aver intuito che la bambina
aveva sofferto per la sua lontananza e che si era ancorata a Rudy
perché lui le ricordava il papà. Era stato
proprio
stupido. Attese che il fratello finisse di cantare e quando lo vide
aprire la porta, gli sorrise.
«Rudy, mi dispiace. Grazie, di esserti preso cura di Marta e
di Eva in questi tre mesi.»
Rudy scosse la testa e gli rispose.
«Marco, non l'ho fatto per te, ma per Marta. Lei ha bisogno
di
te, e so che tu ti sei sentito messo da parte prima, ma ci vuole tempo
prima che lei possa di nuovo fidarsi di te, cerca di capirla ha solo
quattro anni.»
«Lo so, io non so che dire. Ho pensato e detto delle cose che
non
avevano senso prima e mi scuso di averti messo in mezzo.»
«Non voglio sapere niente, Marco. Sono tuo fratello, ma se
fai
soffrire un'altra volta Marta o Eval, giuro che te ne
pentirai.»
I due dopo aver messo i puntini sulle i ed essersi riappacificati,
tornarono di sotto.
L'atmosfera non era certo delle più rosa, infatti, in casa,
aleggiava una strana sensazione di disagio, dilagante tra tutti i
componenti della famiglia. Dopo poco, fuorono riscossi dal campanello
che suonava e Rudy si ricordò che Diego gli aveva
prospettato
grandi sorprese.
«Cavoli, mi sono dimenticato. Mi ha telefonato Diego, mentre
ero
fuori, ed ha detto che sarebbero passati, perché avevano
delle
sorprese per noi. Vado ad aprire.»
Arrivato alla porta, si vide davanti Walter e Carlotta e gli
uscì spontaneo un sorriso. Si fece da parte e li
lasciò
entrare, tra lo stupore dell'intera famiglia.
«Carlotta! Walter!»
Il grido fu unanime ed Eva si sentì alquanto sollevata,
finalmente aveva di nuovo degli amici vicino e corse ad abbracciare
Carlotta.
«Quando siete tornati, ragazzi? Dio, sei stupenda, Carlotta.
Anche tu, Walter.»
La ragazza abbracciò anche il suo migliore amico, mentre
Marco
che sorrideva vedendo la scena si avvicinò a Walter per
salutarlo.
«Ehi, pisellone! Non sei contento di vederci?»
Marco rise, perché Walter non era cambiato nemmeno di una
virgola.
«Ma certo che sono contento di vederti, vieni qui,
stupido.»
Carlotta e Walter si accorsero subito che c'era qualcosa che non andava
in casa, mentre Stefania, Ezio e Diego guardavano estasiati la scena
che si svolgeva davanti ai loro occhi. Walter, con le sue pronte
domande, si accorse che c'era qualche persona in più di
quelle
che si sarebbe aspettato di vedere in casa Cesaroni: Maya e Francesco
per esempio.
«Oh cielo, Francesco? Sei proprio tu?»
Francesco sorrise.
«Eh, sì. In carne ed ossa.»
«Accidenti, sono anni che non ci vediamo. Mamma mia, come sei
cambiato.»
«Ma senti da che pulpito, Masetti.»
«Oh, sù. Non era mica una cosa scontata trovarti
in questa casa e dopo dieci anni.»
«Già, ma vedi, sono il fidanzato di
Alice.»
Walter rimase bloccato, ma non per gelosia, era piuttosto stranito dal
fatto che Alice si fosse messa un'altra volta con uno degli amici di
Marco.
«Ma brava, la nostra Alice. Ti piacciono più
vecchi, eh?»
Alice rise, le era mancato Walter ed i tempi in cui erano fidanzati
erano molto lontani, talmente tanto che si era dimenticata che fosse un
ottimo pagliaccio. Rudy, invece, si era sentito ribollire il sangue
nelle vene, ma Diego gli aveva preso il braccio e lo aveva riscosso,
facendolo tornare in sé.
«Marco, non mi presenti la bella ragazza che c'è
dietro di te e che si nasconde?»
Carlotta si era avvicinata ad Eva e le aveva chiesto nell'orecchio chi
fosse la nuova arrivata e la risposta di Eva l'aveva lasciata basita.
«Questa è la mia nuova ragazza, si chiama
Maya.»
«Piacere di conoscerti, Maya. Io sono Walter, il miglior
amico di Marco.»
«Il piacere è tutto mio, Walter.»
Maya faceva la perfettina in ogni situazione, anche se in quel momento
si sentiva a disagio, ma Walter riportò ben presto la sua
attenzione verso Eva.
«Dio, come sei diventata bella. Sembri una principessa,
Eva.»
«Sei sempre il solito, Walter. Guarda che Carlotta si
arrabbia.»
Carlotta rise di gusto, le erano mancati i loro migliori amici e le
loro battutine.
«Ma no, ha ragione, Eva. Sei splendida, ti trovo in gran
forma.»
Alla parola principessa, Maya si era sentita chiamata in ballo, ma si
era ben presto resa conto che non ce l'avevano con lei.
Dopo varie discussioni su quello che Walter e Carlotta avevano fatto in
questo ultimo anno, si era fatto tardi e i Masetti se ne erano tornati
a casa. Walter aveva però cercato di riunire il gruppo per
la
colazione del giorno dopo.
«Ragazzi, domattina facciamo colazione al bar qui vicino,
tutti
assieme come ai vecchi tempi? I magnifici quattro tutti
assieme!»
Marco si era sentito in dovere di ricordare all'amico che c'era pure
Maya adesso.
«Walter, siamo cinque adesso. Io porto anche Maya.»
Eva aveva girato gli occhi verso Carlotta e la ragazza aveva capito
subito le intenzioni della sua amica.
«Walter, io ed Eva avremmo degli altri impegni. Devo farmi
dire
tutto su Marta e devo assolutamente vederla, che ne dici se io faccio
colazione con lei e tu con Marco e Maya?»
Eva fu grata alla sua amica, che le rimaneva fedele.
«Va bene, ma poi voglio vedere anche io Marta,
okay?»
«Ma certo, Walter. Tu sei lo zio, lo sai che Marta non vede
l'ora di vederti. Ci vediamo domani, allora.»
Eva li salutò e resasi conto che era troppo tardi per
tornare a
casa, chiese alla madre se poteva dormire nel suo vecchio letto.
«Mamma, mi sa che è troppo tardi per andare a
casa.
Rimango a fare compagnia ad Alice in camera sua, così mi
racconterà tutte le sue vacanze.»
Alice rise.
«Ma si accomodi pure, signorina. La terrò sveglia
tutta la notte.»
Rudy decise di dormire nel suo letto, mentre Marco e Maya rimasero a
dormire in mansarda.
****
Saliti al piano di sopra,
Rudy si chiuse
la porta alle spalle, gettandosi sul suo letto ed aprendo il comodino.
La lettera di Alice era stata nascosta nel fondo del cassetto, ben tre
mesi prima, ma leggerla ancora avrebbe significato solo farsi ancora
del male, così rischiuse il comodino senza fare rumore per
non
svegliare Marta e Mimmo.
Alice aveva guardato Rudy chiudersi la porta alle spalle, mentre Eva
osservava Alice chiedendosi se tra quei due non ci fosse veramente un
amore pronto a sbocciare. Le due poi entrarono in camera pronte per una
sessione di confidenze tra sorelle.
Marco e Maya, invece, appena misero piede in mansarda, la trovarono
completamente diversa da quella che l'avevano lasciata. Le loro foto
erano scomparse, come il lettino di Marta ed anche le foto di Eva e
Marta. Era completamente un'altra camera e si misero nel letto a
dormire con la consapevolezza che qualcosa stava cambiando, ma non
pronti ad affrontare l'uragano che si sarebbe scatenato tra qualche
mese.
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Capitolo 5 *** Rimpianti ***
rimpianti
Rimpianti:
Quella sera, mentre Rudy cercava di dimenticare Alice e il suo
pseudo-fidanzato, le ragazze erano in camera a discutere sugli eventi
della serata. Alice cercava di essere tranquilla e di dialogare con la
sorella in modo normale. Eva stava invece tentando di capire che
intenzioni avesse realmente sua sorella.
«Allora sorellona, come hai passato questi tre mesi senza di
me?»
Eva stentava a credere che Alice le stesse realmente chiedendo come era
stata, che cosa poteva risponderle, che era stata a pezzi per due mesi
e mezzo e si era ripresa solo grazie all'aiuto di Rudy? No, non pensava
fosse possibile rispondere in quel modo, così
tergiversò
sull'argomento.
«Ali, non me la sono proprio cavata benissimo. Sai
è difficile crescere una figlia da sola.»
Alice si accorse, dal tono di voce della sorella, di aver toccato un
tasto dolente e si scusò con lei.
«Scusa Eva, io sono stata una stupida. Posso capire che sia
stata
difficile per te, davvero io non so come scusarmi per la mia
indelicatezza.»
«Non fa niente, dico sul serio. Ma adesso dimmi che cosa hai
combinato tu in questi tre mesi?»
Alice scosse la testa e poi le rispose.
«Niente di che, siamo stati in giro per la Grecia per tre
mesi e devo ammettere che casa mi è mancata molto.»
«Alice, io capisco che ti siamo mancati, ma mi dici
perché
hai deciso di non andare più a convivere con
Francesco?»
Alice non era pronta ad ammettere la verità con nessuno,
nemmeno
con sé stessa e quindi diede la stessa scusa che aveva usato
con
Francesco anche alla sorella.
«Io non mi sento effettivamente pronta. Sono ancora troppo
giovane e Francesco è stato maturo abbastanza da capire i
miei
timori.»
Eva aveva capito che la sorella stava mentendo, persino a sé
stessa e quindi decise di giocare d'astuzia con lei.
«Okay, forse hai ragione, ma io alla tua età ero
dall'altra parte del mondo con Alex e mi sembra strano che tu non
voglia provare a vivere con il tuo ragazzo qui a Roma. Infondo non
dovresti allontanarti troppo da casa e vedresti me e la mamma tutte le
volte che vuoi.»
«Si, ma non è andata tanto bene con Alex o mi
sbaglio?»
Touché, questa volta Eva doveva ammettere che era alquanto
giusta la risposta di Alice.
«Hai ragione, ma sai se avessi dato retta alla mia sorellina
quando mi disse di non buttare il mio futuro e i soldi che
papà
mi aveva dato, forse le cose sarebbero andate diversamente.»
Alice sorrise, si ricordava la scenata che aveva fatto anni prima alla
sorella, quando voleva andare a vivere con Marco e stava gettando
all'aria il suo futuro, ma non avrebbe mai pensato che Eva un giorno
potesse dirle che aveva ragione.
«Dici sul serio? Insomma, io credevo che fosse il tuo sogno
andare a vivere con Marco, eri talmente innamorata di lui da non averci
pensato nemmeno due volte.»
Eva sorrise al ricordo di una sé stessa più
giovane che era talmente innamorata da non dare retta a nessuno.
«Sai credo che se ti avessi dato retta, a quest'ora tra me e
Marco non sarebbe cambiato niente, non ci sarebbero stati nessun Alex,
nessuna Simona, nessuna Sofia, nessun Jean e nessuna Maya. Marco aveva
provato a farmi capire che lo stavo spingendo verso una scelta di cui
non si sentiva pronto ed invece io ho fatto di tutto per poter
preservare il nostro amore, non lasciando a lui nessuna decisione in
merito. Sono stata stupida, avrei dovuto pensarci almeno due o tre
volte prima di farlo e me ne rendo conto solo adesso. Tu sei sempre
stata saggia, Alice, e se pensi di non voler andare a convivere con
Francesco ci deve essere un buon motivo e non solo quello di non
sentirti pronta. Non voglio sapere il perché, tranquilla, io
mi
fido di te.»
Alice sorrise, era consapevole che la sorella si stesse facendo varie
domande alle quali non era pronta a rispondere, ma forse con il tempo
avrebbe potuto trovare una risposta anche da sola.
«Eva, ti posso fare una domanda alquanto strana. Ti prego di
non
prendermi per una pazza che crede a quello che ha detto Marco. Insomma,
io so che tra te e Rudy non c'è niente, ma mi chiedevo se tu
sapessi dirmi come lui ha passato questi tre mesi.»
Eva stava intravedendo una breccia nel cuore di Alice, ma decise di non
forzarle la mano e fece un pochino la vaga.
«Ali, ti prego, non posso rispondere a questa domanda. Ci ho
messo del tempo a capire Rudy e non voglio che lui possa arrabbiarsi
con me. Diciamo che non è stata un'estate facile nemmeno per
lui, ma non so dirti il perché.»
Eva voleva disperatamente proteggere il fratellastro, perché
nonostante volesse molto bene alla sorella, aveva imparato anche a
capire il dolore di Rudy e si era sentita partecipe, poiché
entrambi aveva amato e perduto qualcuno di importante.
«D'accordo, ma che mi dici della scuola? Insomma, si
è iscritto, giusto? Non perderà un
anno?»
Eva rise dell'agitazione della sorella, le sembrava di rivedersi.
«Si è iscritto al DAMS, domani dovrebbe avere
l'incontro
preliminare per conoscere la scuola. Andrà tutto bene, ma tu
che
mi dici della scuola?»
«Io ho provato ad iscrivermi alla scuola di moda, ma mi hanno
detto che dovrei aspettare un altro anno, così intanto mi
sono
iscritta ad una facoltà qui a Roma che tratta anche i temi
della
moda.»
«Hai fatto bene, Alice. Vedrete che tutti e due sarete
all'altezza della situazione, io ne sono sicura.»
Dopo questa chiacchierata tra sorelle, le due si misero sotto le
coperte e si addormentarono sicure che i loro sogni un giorno si
sarebbero realizzati.
****
Rudy si era addormentato
quasi subito,
dopo aver richiuso il comodino con la lettera, ma i suoi sogni era
alquanto agitati. Riviveva il giorno in cui si era reso accorto della
lettera sotto il letto. Quando si era gettato sul letto era stato
talmente tanto distrutto da non essersi accorto di quella lettera, la
mattina si era alzato ed aveva preso le decisioni riguardanti il suo
futuro senza tenere conto di Alice. Il pomeriggio, mentre tentava di
rimettere apposto la camera, i suoi occhi era caduti sopra
quell'involucro che gli avrebbe cambiato la vita. Aveva preso in mano
quella lettera e l'aveva letta tre volte, prima di capire di aver perso
un'opportunità, ma si era detto che se Alice avesse
realmente
voluto stare con lui non sarebbe partita con Francesco. Quindi, conscio
di quello che aveva perduto, aveva chiuso la lettera nel fondo del suo
cassetto, cercando di dimenticare la sua esistenza, almeno fino a
quella sera, quando rivedendola il dolore era tornato a galla,
più forte che mai. Rudy, però, non aveva idea che
il
giorno seguente sarebbe stato portatore di nuove conoscenze che gli
avrebbero cambiato la vita.
****
Marco e Maya erano tornati
a dormire in
mansarda, ma appena messo piede dentro si erano accorti che tutto
là era cambiato. Maya si era resa conto che probabilmente
non
era mai appartenuta a quella casa, mentre Marco aveva capito che la sua
presenza era stata cancellata con un colpo di spugna da Eva. Stentavano
entrambi a riconoscere quello che era stato il nido del loro amore, ma
Marco era il più turbato tra i due perché
lì aveva
detto ad Eva che tra loro era finita e ricordava perfettamente il suo
viso, contorto dal dolore e le parole di lei.
«Vattene,
Marco. Vattene, vattene via.»
Quelle parole lo avevano trafitto appena entrato in
mansarda e
gli occhi di Eva lo avevano seguito fin nel sonno perché,
nonostante Maya avesse tentato un approccio alquanto romantico con lui,
il ragazzo si era finto molto stanco dal viaggio ed avevano finito per
addormentarsi.
Il sonno di Marco era stato alquanto agitato, ripensando alle sue
parole amare, dette ad Eva solo tre mesi prima e ripensando anche alle
parole di quella sera. Non riconosceva la persona che era diventata, un
tempo non avrebbe mai deliberatamente fatto soffrire Eva o Marta in
quel modo e si chiedeva come avesse fatto a cambiare così
tanto.
Non riusciva a darsi una risposta a quella domanda, perciò
continuava a girarsi e rigirarsi nel letto dando uno sfogo alla sua
preoccupazione. Il mattino seguente avrebbe capito che forse stava
perdendo una parte della sua stessa vita che per lui era importante.
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Capitolo 6 *** Nuove e vecchie conoscenze ***
Nuove e vecchie conoscenze
Nuove e vecchie conoscenze:
Il mattino seguente, la prima persona ad alzarsi in casa Cesaroni fu
Rudy, forse perché non aveva effettivamente dormito molto a
causa degli incubi o dell'ansia per l'imminente entrata al DAMS. Si
alzò e fece attenzione a non svegliare Mimmo e Marta, poi si
diresse in bagno e fu allora che persino suo padre e Lucia si alzarono.
I genitori si diressero al piano di sotto per preparare la colazione e
si stupirono molto quando videro comparire Rudy.
«Ma che te sei magnato di pesante ieri sera per essere
così mattiniero?»
Giulio era, tra i due, il più colpito dalla trasformazione
avvenuta in Rudy negli ultimi anni e ancora di più negli
ultimi
tre mesi.
«Dai papà, ti sei già scordato che oggi
ho la
giornata d'accoglienza al DAMS? Sono mattieniero solo perché
ero
un po' in agitazione.»
Il padre mise una mano sulla spalla del figlio per infondergli un
pochino di coraggio e gli parlò.
«Andrai benissimo, Rudy. Sei cresciuto e maturato molto negli
ultimi anni ed io sono fiero di te.»
Rudy sorrise, erano molto lontani i tempi in cui suo padre usava lo
scopettino per sgridarlo ed in fondo era meglio così.
«Dai Rudy, siediti e bevi una tazza di caffé con
noi.»
Lucia, sorridente, lo fece accomodare sulla sedia.
«D'accordo, ma poi devo volare, altrimenti arrivo in
ritardo.»
«Ma sentilo, anni fa per mandarlo a scuola gli dovevo tirare
l'acqua in faccia e adesso deve andare che fa tardi.»
Giulio stava giocandoci sopra per ridere un po'. Mentre i tre facevano
colazione, arrivò Cesare con i soliti cornetti e piano piano
tutta la casa prese ad animarsi. Rudy, accortosi dei movimenti al piano
di sopra, prese al volo un cornetto e salutò i presenti,
andando
fuori di casa.
«Devo scappare, vi saluto. Ci vediamo più
tardi.»
Non aveva la minima voglia di vedere Alice e, anche se gli dispiaceva
non aver salutato Marta ed Eva, era meglio evitare il problema, almeno
per il momento. Si diresse perciò verso la prima giornata
della
sua nuova vita, senza sapere che sarebbe stata ricca di nuovi incontri.
****
Eva e Alice si svegliarono
quasi in
contemporanea e continuarono a tralasciare la discussione della sera
precedente. Eva si avviò poi a svegliare Marta
perché
dovevano incontrare Carlotta tra mezz'ora. Arrivata in camera si
accorse subito che Rudy si era già alzato, ma
cercò di
non farci troppo caso. Marta, appena sentì la porta aprirsi,
si
mise seduta sul letto ed anche Mimmo avvertì la presenza di
Eva,
la quale li salutò cordialmente.
«Buongiorno, cuccioli. Andiamo che il sole è alto
e la giornata sta per iniziare.»
Mimmo non era molto contento della cosa o almeno così pareva.
«Mimmo, c'è qualcosa che non va? A me puoi dirlo,
lo sai, vero?»
Mimmo annuì, ma per non far preoccupare Eva disse una
minuscola bugia.
«Va tutto bene, è solo che la scuola rinizia tra
una settimana ed io devo ancora finire i compiti.»
Eva sorrise comprensiva e poi gli parlò.
«E' successo anche a me, Mimmo. Adesso, però, devi
alzarti, altrimenti Giulio viene a tirarti per i piedi.»
Mimmo, in realtà, pensava ancora alla discussione della sera
precedente e poi aveva problemi di cuore ed erano quelli i suoi veri
tormenti.
Le ragazze assieme al piccolo Cesaroni si diressero quindi in cucina
dove trovarono i genitori e Cesare riuniti a fare colazione.
«Ma dov'è Rudy?»
Fu l'esclamazione di entrambe le sorelle Cudicini, appena entrate in
cucina, a rispondere fu Lucia..
«E' andato alla giornata d'accoglienza al DAMS, aveva
fretta.»
Alice sembrava essere dispiaciuta di non essere riuscita a fargli i
suoi migliori auguri per la nuova avventura che il ragazzo stava per
iniziare. Eva, invece, tirò fuori di tasca il cellulare e
gli
mandò un messaggino di incoraggiamento, poi
guardò
l'orologio e vide di essere in ritardo.
«Cavoli, sono in ritardo. Io e Marta andiamo, Carlotta ci
starà aspettando. Ci vediamo più tardi, che vi
riporto
Marta e poi vado al lavoro. Buongiorno a tutti.»
Cesare, con il suo solito tatto, fece un'affermazione alquanto normale.
«Ma che stamattina se so' tutti messi d'accordo per scappare
de' casa?»
Lucia sorrise, mentre Mimmo e Alice si sedevano al tavolino, ma in
quello stesso momento il cellulare della ragazza squillò.
«Scusate devo rispondere, sarà Francesco che mi
dà il buongiorno.»
Alice prese il cellulare in mano e rispose, notando però che
non era il suo fidanzato, ma la sua migliore amica, Jolanda.
«Jole, ciao. Che piacere sentirti!»
Dall'altro capo del telefono, Jolanda cercava di essere tranquilla
anche se, aver visto Rudy in uno stato pietoso per tutta l'estate,
l'aveva fatta accorgere della profondità dei sentimenti del
ragazzo.
«Ciao, Ali. Sei tornata, vero? Possiamo vederci stamattina?
Mi sei mancata!»
Jolanda aveva parlato talmente veloce da non aver fatto capire quasi
niente ad Alice, la quale sorrise e le rispose.
«Ho capito, faccio colazione e vengo a casa tua. Ci vediamo
tra dieci minuti.»
«Va bene, ti aspetto, così mi racconti la tua
estate di fuoco.»
Alice riagganciò il telefono e ritornò a parlare
con la famiglia.
«Era Jolanda, vuole vedermi. Credo sia curiosa di sapere che
cosa ho fatto negli ultimi tre mesi.»
Lucia annuì e poi parlò.
«Sembra che stamani nessuno abbia una gran voglia di passare
qualche minuto in famiglia. Se vuoi andare, fai pure Alice.»
Alice si alzò e baciò sulla guancia la madre,
salutando il resto della famiglia.
«Grazie, mamma. Ciao a tutti, ci vediamo a pranzo.»
Ed anche Alice uscì fuori di casa, lasciando gli altri al
tavolo della colazione.
****
Gli occupanti della
mansarda, invece,
furono gli ultimi ad alzarsi. Maya avrebbe voluto passare qualche
minuto da sola in compagnia di Marco, prima di scendere a fare
colazione, ma il ragazzo non era dell'umore adatto. Aveva passato tutta
la notte a ripensare alle parole dette ad Eva e aveva capito, ancora
una volta, di aver fatto una grandissima scenata per niente. Guardando
l'orologio si accorse di essere in ritardo per l'appuntamento con
Walter, anche se sapeva benissimo che persino l'amico sarebbe arrivato
tardi, lo conosceva troppo bene per poter pensare che fosse diventato
puntuale, ma colse la palla al balzo per ricordare a Maya che cosa
dovevano fare.
«Maya, alzati. Siamo in ritardo, Walter ci aspetta al bar per
fare colazione insieme. Non vedo l'ora che voi due possiate parlare
insieme, sono sicuro che andrete molto d'accordo.»
A dire la verità, Marco non era per niente sicuro. Sapeva
che
Walter avrebbe preferito mille o diecimila volte fare colazione con
Carlotta, Eva e Marta, ma tenne quel pensiero per sé, in
fondo,
Maya poteva benissimo restare all'oscuro dei veri pensieri del suo
migliore amico.
I due si diressero, dopo essersi vestiti, al piano di sotto dove
trovarono la famiglia riunita in cucina, o meglio quello che restava
della famiglia, sembrava infatti che tutti quella mattina fossero
usciti di casa molto presto. Salutarono i presenti e si diressero
all'appuntamento con Walter, l'uno contento di poter riabbracciare il
suo migliore amico, l'altra timorosa del confronto con Eva che si
sarebbe di certo creato.
****
Rudy, stava camminando
verso il DAMS,
quando sentì il cellulare squillare: era appena arrivato un
messaggio. Letto il mittente, il ragazzo si era rassicurato e lo aveva
aperto.
«IN BOCCA AL LUPO, ALLO ZIO MIGLIORE DEL MONDO. EVA E
MARTA.»
Sorrise, lui ed Eva, negli ultimi tre mesi, avevano finito per
ritrovarsi nella stessa situazione e si erano accorti di poter essere
fratelli, di potersi fare forza a vicenda ed anche quel giorno, sua
cognata aveva finito per farlo sentire meglio.
Si diresse sorridente verso l'entrata del DAMS, una volta dentro prese
una cartina per potersi orientare all'interno del campus e mentre stava
cercando l'aula dove si teneva la giornata d'accoglienza, si
scontrò con una ragazza, mandandola a finire per terra.
L'aiutò a rialzarsi e si scusò con lei, la
ragazza era davvero
una bellezza: occhi azzurri, capelli biondi ed un sorriso splendido.
«Scusami, non guardavo dove andavo. Ero intento a leggere la
cartina e ho la netta impressione di essermi perso.»
Non sapeva dire se si era perso negli occhi della ragazza o se si era
perso all'interno del campus, fatto sta che la ragazza sorrise e si
presentò.
«Non fa niente, io mi chiamo Giulietta e nemmeno io stavo
guardando dove andavo. Mi sa che stiamo entrambi cercando l'aula dove
c'è la giornata d'accoglienza, o sbaglio?»
«No, non sbagli. Io sono Romeo, ehm, scusa sono Rodolfo, ma
tutti mi chiamano Rudy.»
La ragazza rise alla battuta mancata del giovane Cesaroni e gli rispose.
«Scusa per la risata, è che per un attimo ho
temuto che tu
ti chiamassi sul serio Romeo o che mi stessi prendendo in
giro.»
«Non mi permetterei mai di farlo, solo che effettivamente ho
interpretato quel ruolo due anni fa in una recita scolastica e
così sentendo il tuo nome, mi è uscito di
getto.»
«Quindi sei qui per il corso di recitazione?»
«No, veramente sono qui per il corso di musica. Mio fratello
compone canzoni ed ho preso questa passione da lui, ho anche un gruppo
con i miei amici, suoniamo in giro per i locali di Roma, siamo i Senza
Nome, non so se ci conosci.»
«Io, non sono di Roma, vengo da Bergamo e sono qui per
studiare,
voglio fare recitazione e quale città è meglio di
Roma?
Comunque se hai già un gruppo, devi essere bravo, magari
qualche
sera potrei venire a sentire il tuo gruppo, se mi dici dove
suonate.»
«Con molto piacere, adesso è meglio che cerchiamo
l'aula altrimenti arriviamo in ritardo.»
«Già, tu hai idea di dove andare?»
«Penso sia da questa parte, che ne dici di andare
insieme?»
Rudy, aveva segnato la direzione dove si stava dirigendo prima di
scontrarsi con la ragazza, la quale annuì alla domanda e
riprese
a parlare.
«Hai detto che tuo fratello compone canzoni, è
famoso?»
«Bhé, a dire la verità sì.
Mio fratello
è Marco Cesaroni, ha già inciso quattro dischi e
qui a
Roma è tipo una leggenda.»
La ragazza aveva sgranato tanto d'occhi al nome di Marco,
perché
era impossibile non conoscerlo anche per lei che stava a Bergamo.
«Wow, tu sei il fratello del mio idolo. Oddio, adesso
arrossisco.
Scusa, è che tuo fratello è davvero molto bravo,
anche se
le sue ultime canzoni non mi sono piaciute molto. La mia preferita
è Ovunque Andrai, sai per caso se la ragazza a cui era
dedicata
stia ancora con lui?»
Rudy era sbalordito, suo fratello aveva davvero tanto seguito, ma non
era tanto sicuro di voler dire la verità ad una sconosciuta,
così optò per una via di mezzo.
«Loro non stanno insieme al momento, mio fratello ha trovato
un'altra musa, ecco perché le ultime canzoni erano
diverse.»
«Devi dirgli una cosa da parte dei suoi fans, digli di
tornare
indietro, le ultime canzoni non erano emozionanti come quelle del disco
precedente.»
Rudy annuì, senza dare troppa importanza alle parole della
ragazza, poi seguendo le indicazioni sulla cartina i due arrivarono
all'aula ed entrarono.
****
Eva e Marta arrivarono
puntuali
all'appuntamento con Carlotta, la quale prese in braccio Marta e le
fece qualche coccola, prima di concedersi l'onore di fare colazione con
la sua migliore amica. Le ragazze si sedettero in un tavolino e, dopo
aver ordinato la colazione, si misero a parlare dei bei vecchi tempi.
«Allora, voglio sapere tutto. Mi dici chi diavolo
è Maya e
come è arrivata a far parte della vostra vita?»
Eva annuì, conscia che prima si fosse tolta il sassolino
dalle scarpe meglio era.
«Sai, sono successe tante cose da quando tu e Walter siete
partiti per la Spagna. Quando sono andata via, dopo che Marco mi aveva
tradito con Sofia, io mi sono sempre chiesta se fosse possibile tornare
indietro e riportare le cose come erano prima, ma mi sono sbagliata.
Mio padre mi aveva trovato un lavoro a Parigi e Marco non l'aveva presa
molto bene, pensava che volessi portargli via Marta, che volessi
punirlo e così abbiamo litigato svariate volte via telefono,
fino a quando ci siamo ritrovati sui binari della stazione e abbiamo
scoperto di amarci ancora. Sembrava tutto una favola, ma i primi
problemi sono iniziati quando siamo arrivati a Parigi, io lavoravo in
continuazione e lui si stava chiudendo un'altra volta in sé
stesso ed io ho iniziato ad aver paura che potesse succedere di nuovo,
che potesse tradirmi nuovamente e non ce l'ho fatta. Nel frattempo, ho
conosciuto Jean e lui mi ha corteggiata insistentemente ed io non so
come mi sono lasciata trasportare e ho finito per uscire con lui, ma al
contrario di Marco, sono stata franca e glielo ho detto subito. Lui
è partito da Parigi ed è tornato a Roma, qui ha
conosciuto Maya, che a quanto pare lavorava come ragazza alla pari a
casa di Giulio e si sono innamorati. Solo dopo qualche mese, lui ha
scoperto che lei era una principessa e quando io sono tornata le cose
tra noi non sono andate come mi ero immaginata, lui ha scelto lei ed io
e Marta siamo rimaste qui assieme alla nostra famiglia in questi tre
mesi. Marco e Maya sono appena tornati a Roma, erano in Lussemburgo
fino a ieri, ed io non so come comportarmi con loro.»
Carlotta, mentre ascoltava il resoconto di Eva, si era resa conto della
sofferenza che provava la sua migliore amica, era sempre stata un
limpido specchio e le sue emozioni gli si potevano leggere in faccia.
Sapeva che i suoi migliori amici avevano bisogno di aiuto, doveva fare
qualcosa per loro, non era possibile che dopo aver avuto una bambina ed
aver passato tante peripezie non potessero tornare insieme. Aveva
già in mente un piano ben preciso, ma aveva bisogno di
sapere
come Walter giudicava la principessina e soprattutto doveva aiutarla,
altrimenti lei gliela avrebbe fatta pagare.
«Tesoro, mi dispiace tanto. Marco ha sbagliato a sostituirti
con
la prima che passava, anche se tu hai avuto una piccola debolezza con
Jean, ciò non voleva dire che ti fossi rifatta una vita,
anche
perché poi sei tornata. Io sono dalla tua parte ed anche
Walter,
tu lo sai che noi per te e Marta ci saremmo sempre,
d'accordo?»
Eva sorrise, era bello riavere un'amica come Carlotta, sempre pronta ad
aiutarti, sostenerti e incoraggiarti, era come aver ritrovato una
famiglia, perché in fondo loro quattro lo erano sempre stati
fin
dall'inizio.
«Grazie, Carlotta. So che né tu né
Walter mi
sostituirete con Maya, anche se Marco lo ha fatto e credo che a questo
non ci sia rimedio.»
«Lascia il tempo al tempo e vedrai che qualcosa si
smuoverà, io ho già qualche idea.»
«Carlotta, ti prego, lascia perdere. Tu, Walter e le vostre
idee
mi avete sempre fatto paura. Davvero, io ora sto bene. Ho Marta e lei
mi basta e ricompensa di tutto.»
«Sarà pure come dici tu, ma io non mi
dò per vinta.»
La colazione era passata anche troppo in fretta dopo le esternazioni di
Eva, infatti, entrambe si accorsero di essere in ritardo. Eva si
precipitò in libreria e lasciò Marta con nonna
Lucia e
poi si diresse al lavoro, mentre Carlotta andò verso casa
per
parlare con Walter e studiare un piano per far riappacificare i loro
migliori amici: c'era da salvare una famiglia!
****
Marco e Maya arrivarono,
come da lui
previsto, prima di Walter che era rimasto il solito ritardatario. Si
sedettero ad un tavolino e ordinarono la colazione, mentre aspettavano
il loro ospite. Walter non si fece attendere per molto,
arrivò
quasi dieci minuti dopo i piccioncini, trovandosi davanti ad una scena
che avrebbe di gran lunga preferito evitare. Marco e Maya, infatti, si
stavano baciando e Walter provò fastidio al solo pensiero
che il
suo migliore amico aveva lasciato Eva per una principessa. A pensarci
bene che diavolo ci faceva Marco Cesaroni con una principessa? Insomma,
era chiaro che non era il tipo adatto a fare il re, o almeno non lo era
mai stato prima. Walter cercò di non farci troppo caso e si
mise
come maschera il suo sorriso strafottente e avanzò verso il
tavolino, pronto come al solito a prendere in giro l'amico di una vita
intera.
«Ciao, pisellone. Ciao, Maya.»
Marco, sentendo la voce dell'amico, si staccò da Maya e lo
salutò.
«Ciao, sei sempre il solito cretino, vedo.»
Maya che non capiva il loro modo di essere, era perplessa, ma
salutò il ragazzo pronta a farsi conoscere.
«Ciao.»
«Bhé, scusate il ritardo. Carlotta mi ha
completamente
prosciugato le forze ieri sera e così ho dormito
più del
solito.»
Marco rise, mentre Maya arrossiva al pensiero della conversazione un
pochino troppo audace che andava delineandosi.
«Certo, come no, Walter. Andiamo che lo sai pure tu che sei
sempre stato un ritardatario e anche stavolta non sei stato da meno. Se
poi dici che Carlotta che ti prosciugato, posso anche crederci. Voi due
insieme avete sempre fatto i fuochi d'artificio a letto.»
Walter sorrise sornione e rispose per le rime al suo amico.
«Certo che facciamo i fuochi d'artificio, ma a quanto ricordo
pure tu non eri da meno.»
Maya stava quasi per strozzarsi con il succo di frutta, mentre Walter
faceva una chiara allusione a quando Marco stava con Eva, mentre il suo
fidanzato la prendeva con filosofia sapendo che erano tempi diversi.
«Già, ma anche adesso non sono da meno,
caro.»
Maya si era rilassata, ma pensando a quella mattina si
rabbuiò
subito, lei avrebbe voluto fare qualcosa ma era stato lui a stoppare la
cosa sul nascere e qualche dubbio aveva iniziato a perseguitarla.
«E caro, ma voi siete novelli fidanzatini è
normale. La
routine non vi ha ancora rovinato il rapporto, potrai dire di essere
bravo come me quando starai con una ragazza da più di un
anno e
ancora farai faville a letto.»
Maya arrossì, Marco tentennò perché in
quel
momento si era ricordato dell'anno passato insieme ad Eva e Marta
all'X-Tour e Walter per far sbollire la tensione palpabile fece
un'altra delle sue uscite.
«Allora, tu sei una principessa Maya, ma una di quelle vere?
No,
te lo chiedo perché io non ho mai conosciuto un'altezza
reale,
tranne che nei film.»
Maya sorrise, era davvero un tipo simpatico Walter, forse non avrebbe
dovuto farsi prendere dalla preoccupazione. La trattava
bene, come
si faceva con la ragazza del proprio migliore amico.
«Sì, sono una vera principessa, ma per il momento
il trono
non mi interessa molto. Vorrei una vita normale, ecco perché
io
e Marco siamo tornati a Roma dopo l'estate, il palazzo reale ci stava
un pochino stretto.»
Walter pensava che la ragazza fosse molto ingenua, sapeva quello che
era successo prima dell'estate e capiva che Marco si era sentito
terribilmente in colpa con Eva e Marta e tornare era un modo per essere
loro più vicino. Tenne naturalmente per sé anche
che
Marco non sarebbe mai stato in grado di fare il principe consorte; lui
era un musicista, non era fatto per gli editti imperiali.
«Già, capisco. Essere serviti e riveriti tutto il
tempo
deve essere stancante, ma che dico, io ci vivrei volentieri
così.»
Walter aveva cercato di stemperare l'angoscia che provava sentendo
raccontarsi la vita di Maya con una battuta sarcastica. Non si sarebbe
mai visto in un palazzo reale così come non ci vedeva Marco.
Dopo qualche altra chiacchiera per conoscersi meglio, i cellulari di
Maya, Marco e Walter squillarono e loro risposero.
Le conversazioni durarono pochi minuti, ma tutti e tre si congedarono
immediatamente per andare dai rispettivi interlocutori telefonici.
Marco doveva andare alla casa discografica perché c'erano
delle
novità in vista per lui, Maya doveva vedersi con la nonna e
Walter aveva un appuntamento con Carlotta per definire un piano per far
tornare insieme Marco ed Eva.
****
Eva, uscita dal bar con la
bambina in
braccio, si era diretta verso la libreria dove aveva lasciato Marta
alle cure della sua amorevole nonna e si era diretta al lavoro. Quella
mattina doveva fare un'intervista ad un cuoco che apriva il suo nuovo
ristorante a qualche passo dalla Garbatella, ma ancora non sapeva di
chi si trattava. Arrivata in ufficio, prese il fascicolo e si diresse
verso il ristorante e con sua grande sorpresa si accorse che il cuoco
altri non era che Alex, il suo ex-fidanzato.
«Eva, ma che ci fai qui?»
Eva era senza parole, sembrava che il destino si stesse prendendo gioco
di lei, prima Marco che tornava assieme a Maya a Roma e adesso Alex che
apriva un ristorante e lei lo doveva pure intervistare.
«Alex, ma che piacere vederti. Io sono la giornalista che
deve
intervistarti, ma davvero non mi aspettavo di vedere te.»
«Non dirmelo, ti sei dimenticata di leggere il nome del
cuoco, giusto?»
«Già, devo sembrarti una pessima giornalista, in
questo momento. Davvero, mi scuso.»
L'imbarazzo tra i due era notevole, entrambi ricordavano l'ultima volta
in cui si erano visti e non era per niente un piacevole ricordo per
Alex; in un solo momento aveva perso sia Eva che la presenta bambina
che dovevano avere.
«Allora, come va con Marco e la bambina? Immagino sarete una
famiglia perfetta.»
Eva era rimasta stranita dalla domanda di Alex, non si aspettava di
certo di dover parlare di Marco con lui.
«Io e Marco non stiamo più insieme, ma Marta
è una
bambina meravigliosa. Sono una madre che ama vantarsi dei progressi
della figlia.»
Alex era rimasto ghiacciato dall'idea che Eva fosse di nuovo single. In
fondo era sempre rimasto dell'idea che Marco ed Eva insieme fossero
perfetti, ma probabilmente anche la perfezione alle volte
può
portare grossi problemi.
«Scusami, io davvero non ne avevo idea. Comunque la bambina
deve essere parecchio cresciuta, quanti anni ha adesso?»
«Marta ha quasi quattro anni. La prossima settimana
inizierà l'asilo qui a Roma ed io sono già
piuttosto
preoccupata.»
Tra qualche chiacchiera e qualche domanda per l'intervista
durò
all'incirca due ore e i due decisero di rivedersi da buoni amici
qualche giorno dopo.
****
Marco si era diretto alla casa discografica perché la
telefonata
che aveva ricevuto lo aveva alquanto preoccupato. I discografici gli
avevano detto che l'ultimo disco non era andato molto bene con le
vendite e che pretendevano scrivesse le canzoni per il nuovo album
direttamente nel loro studio di Roma. Aveva lasciato Maya a casa di sua
nonna e prontamente era andato a parlare con loro. Erano mesi che non
scriveva più niente ed aveva perso completamente
l'ispirazione.
Salì le scale che portavano alla casa discografica e
trovò subito i due produttori che gli volevano parlare.
«Ciao, Marco, grazie di essere venuto. Sai le cose non sono
andate molto bene per il tuo ultimo disco, i fans dicono che le canzoni
dell'altro erano molto più belle e noi non possiamo dargli
torto. Ovunque andrai era perfetta, mentre quelle dell'ultimo disco
erano a stento credibili. Devi cercare di ritrovare la tua vena
d'ispirazione e noi abbiamo già un'idea su come
aiutarti.»
Marco era sconvolto, non solo l'ultimo album era pessimo, ma in pratica
gli stavano dicendo che la sua relazione con Maya lo aveva reso non
credibile agli occhi degli ascoltatori. Si, forse innamorarsi di una
principessa faceva molto film rosa, ma a lui era successo e non poteva
certo dire che non fosse un'amore vero.
«Vedete io non posso fare quello che mi state chiedendo, non
so
da che parte cominciare a scrivere canzoni come quelle di un tempo. La
mia ispirazione alle volte gioca brutti scherzi.»
«Non ti preoccupare, Marco. Ti abbiamo cercato un'aiutante o
meglio una musa. Eccotela, te la presentiamo, lei è
Sofia.»
Girandosi Marco vide davanti a sé la ragazza che un anno
prima
aveva distrutto il suo rapporto con Eva e il mondo lentamente gli
crollò addosso.
«Ciao, Marco. E' un piacere rivederti.»
«Ciao, Sofia.»
Una cosa era certa quella non sarebbe stata una giornata normale, e
davvero non sapeva come giostrarsi tra Sofia, Maya ed Eva. Quello che
ancora non sapeva era che l'arrivo di Sofia gli avrebbe creato enormi
problemi.
****
Walter e Carlotta si
ritrovarono a casa
loro e dopo solo due minuti avevano in mente un piano per aiutare i
loro amici: era tempo di far tornare i fantastici quattro agli albori
di un tempo.
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Capitolo 7 *** Verità nascoste ***
Una cena col botto
Verità nascoste:
Alice era stata tutto il giorno in
compagnia di Jolanda. Aveva parlato della sua stupenda estate in barca
con Francesco, ma l'amica aveva capito subito che c'era qualcosa nel
racconto che non andava. Il sorriso che Alice mostrava non arrivava
fino ai suoi occhi, non li illuminava più come un tempo,
qualcosa era cambiato e lei era pronta a scoprire di che cosa si
trattasse, che la ragazza fosse pronta o meno ad ammetterlo.
Alice era la migliore amica di Jolanda fin da quando era arrivata a
Roma ed entrambe ne avevano passate tante insieme. Jolanda, quando
aveva scoperto che ad Alice piaceva Rudy, era rimasta colpita e l'aveva
pure convinta a mettersi con Francesco, ma durante l'estate, vedendo il
viso di Rudy spento come mai prima di allora, aveva cambiato idea.
Se Alice non capiva quale era il suo bene, allora lei l'avrebbe fatta
svegliare. Rudy e lei erano perfetti insieme e di questo Jolanda era
sicura, così come lo era del fatto che il ragazzo amasse Alice
molto più di quanto non lo faceva Francesco.
Mentre ascoltava la sua migliore amica raccontare l'estate appena
passata, non poteva credere che lei fosse davvero stata felice. Forse
Alice si convinceva a parole di essere stata bene, ma se questo fosse
stato reale, a quest'ora non sarebbe tornata a vivere a casa Cesaroni,
ma avrebbe convissuto con il suo ragazzo.
Passato la mattina e il pomeriggio assieme e avendo deciso di
continuare la loro piccola azienda di moda, le due ragazze si
salutarono e fecero ritorno ognuna a casa propria, dove per Alice
sarebbe stata un'altra serata da non dimenticare tanto presto.
****
Rudy e Giulietta avevano avuto tempo
tutta la mattina per conoscersi e per diventare poco a poco amici. I
due si erano poi convinti ad andare insieme a prendere la piccola Marta
in libreria e portarla al parco per trascorrere altro tempo insieme.
Rudy era intrigato da quella ragazza venuta da Bergamo per studiare
recitazione in una città come Roma che era a dir poco enorme per
lei.
Il ragazzo era entrato da solo in libreria, uscendone poi con la sua
nipotina in braccio, pronto a portarla al parco giochi. Marta amava i
gonfiabili e quindi Rudy l'aveva portata a giocare lì, poi si
era seduto su una panchina con Giulietta ed avevano continuato la loro
conoscenza.
La ragazza in un primo momento aveva pensato che la bambina fosse
figlia di Rudy ma, quando l'aveva sentita chiamarlo zio, si era data
una pacca mentale in testa. In fondo Rudy era troppo giovane per avere
già una figlia di quattro anni e la bambina adorava lo zio, era
quasi commovente vederli insieme, si sarebbero potuti scambiare
benissimo per padre e figlia anche se non lo erano. La cosa non
dispiaceva molto alla ragazza, la quale pensava sempre più che
il giovane fosse di animo alquanto dolce e sensibile, proprio una
persona di cui fidarsi e con cui uscire più spesso.
Finito il pomeriggio di giochi, Rudy e Marta avevano riaccompagnato
alla fermata dell'autobus Giulietta e l'avevano salutata, poi si erano
diretti verso casa per cenare assieme a tutti gli altri. Ancora non
sapevano che la serata avrebbe finito per prendere una brutta piega.
****
Eva aveva finito la sua intervista con
Alex nella prima mattinata ed era tornata per scrivere il suo articolo
al giornale per cui lavorava. Pensava a quanto fosse buffa quella
strana coincidenza che aveva riportato sulla sua strada il suo
ex-fidanzato e, nonostante si fosse sentita in colpa per averlo
lasciato anni prima, era grata che lui non le avesse tenuto il muso per
quell'occasione.
Durante il pomeriggio aveva perfezionato l'articolo e verso sera si era
diretta verso casa non aspettandosi di certo il secondo roud di Eva
contro Marco.
****
Marco aveva passato tutta la giornata alla casa discografica, aveva
parlato con Sofia, cercando di spiegarle che lui ed Eva non stavano
più assieme. Le aveva raccontato del suo incontro con Maya e del
fatto che lei fosse una principessa e che loro stavano insieme da quasi
cinque mesi e stavano per sposarsi. Sofia in cuor suo pensava che
quello che aveva davanti non poteva essere la stessa persona di due
anni prima, c'era qualcosa in lui di diverso, il Marco Cesaroni che lei aveva
conosciuto non avrebbe mai potuto vivere senza Eva e Marta e adesso lui
diceva di amare un'altra, cosa assurda per lei che ripensava al loro
ultimo incontro.
Lui le aveva detto che amava Eva e che l'avrebbe sempre amata,
ripensava alle canzoni che Marco aveva scritto per la ragazza e in
tutto si diceva che il loro amore era per sempre, quindi perché
adesso lui diceva il contrario?
Quando Marco, alla fine della giornata, se ne andò per tornare a
casa, Sofia prese in mano il suo telefonino e compose un numero che
conosceva a memoria Dall'altro capo del telefono le rispose un uomo che
era ansioso di sapere come era andato il suo incontro con Cesaroni. Le
parole di Sofia furono però alquanto inquietanti.
«Non so cosa sto facendo qui, questo non è il Marco
Cesaroni che tu stavi cercando. Probabilmente è una sua
controfigura, non è in grado di scrivere niente di paragonabile
al suo primo cd. Mi dispiace!»
La voce dall'altro capo del telefono le rispose tranquilla più che mai.
«Tu devi aiutarlo, devi smuovere i suoi sentimenti per Eva, solo
quelli sono in grado di far scaturire le canzoni giuste. Io conto su di
te, anzi noi contiamo su di te.»
Sofia sospirò, si era rassegnata, ma non le piaceva fare la spia
e di certo non voleva vedere Eva, la ragazza avrebbe voluto ucciderla
dopo quello che era successo due anni prima e forse non aveva tutti i
torti.
****
Marco entrò in casa, accompagnato
da Maya, che aveva passato tutto il pomeriggio a casa di sua nonna
parlando del più e del meno e cercando di fare piani per il suo
futuro matrimonio. Eva era già rientrata da tempo e stava
aspettando che Marta tornasse assieme a Rudy, a quanto pare i due si
dovevano divertire molto al parco perché non erano ancora
tornati. I tre si evitarono accuratamente, ma quando la porta si
aprì e comparve Marta in braccio a Rudy, sia il padre che la
madre si precipitarono ad accogliere la piccola.
«Ciao, tesoro. Ti sei divertita con lo zio Rudy?»
La prima a prendere parola fu Eva, la tempestività era decisamente sempre stata il suo forte.
«Sì e poi lo zio Rudy ha la ragazza adesso, è davvero divertente pure lei.»
Alice che era sulla porta della cucina con un bicchiere in mano lo
lasciò cadere mandandolo in mille pezzi. Rudy che stava
sorridendo mentre Marta parlava, sentendo il rumore e vedendo il viso
di Alice, si affrettò a smentire le parole della bambina.
«Che cosa ti ho detto mille volte, Marta? Quella non è la
fidanzata dello zio, ma solo una sua nuova amica, conosciuta a
scuola.»
«Come vuoi, zio. Ma a me piace lo stesso.»
Eva e Marco ridevano sotto i baffi, Maya sorrideva per l'imbarazzo
evidente di Rudy, mentre Alice era l'unica che era parsa molto colpita
dalla notizia, ma per sviare le attenzioni si mise ad aiutare la madre
in cucina.
«Allora, come si chiama questa tua nuova amica?»
Marco voleva sapere tante cose, dopo quello che era successo la sera
prima, voleva farsi perdonare i pensieri poco simpatici che aveva avuto.
«Vi prego di non mettervi a ridere, adesso. Si chiama
Giulietta.» I due ragazzi annuirono alla prima richiesta di Rudy,
ma quando sentirono il nome fu più forte di loro ed entrambi
scoppiarono in una risata, alquanto sgradita al ragazzo.
«Insomma, mi avevate promesso di non ridere.»
«Okay, scusaci, Rudy.» Eva si era accorta di aver
esagerato, ma Marco non cessava di prendere in giro il fratello minore.
«Bhé, si può dire che ha trovato il suo Romeo. Romeo, Romeo, perché sei tu, Romeo....»
Eva vedendo Rudy che non reagiva, prese le sue difese e diede uno
scappellotto a Marco, il quale colpito da quella mossa riprese subito
la sua serietà.
Dopo questo allegro siparietto, tutti andarono a cenare. Mentre erano a
tavola i genitori si interessarono della giornata dei loro figli e
così Lucia chiese ad Eva come fosse andata la sua intervista e
fu proprio la sua risposta ad innescare l'ennesima lite in casa
Cesaroni.
«Eva, tesoro. Come è andata l'intervista con il famoso cuoco?»
Eva era imbarazzata, ma decise di dire la verità a tutta la famiglia, tanto prima o poi si sarebbe comunque saputo.
«Bene, lo conoscevo già ed è stato come ritrovare un vecchio amico.»
Lucia era meravigliata e chiese spiegazioni.
«Come lo conoscevi, chi era?»
«Era Alex, mamma. Lui ha deciso di tornare a Roma e ha riaperto
questo spettacolare ristorante, è davvero molto carino. In fondo
se lo merita, dopo quello che gli ho fatto passare.»
Marco, sentendo il nome di Alex, si era irrigidito all'istante e mentre
suo padre gli chiedeva della sua giornata lui decise di ricambiare Eva
parlando di Sofia.
«Marco, tu che hai fatto invece?»
«Io ho rincontrato Sofia alla casa discografica, dobbiamo lavorare di nuovo insieme.»
Marco aveva gettato la bomba senza pensare con un minimo di cervello,
Eva sentendo il nome di Sofia era sbiancata di colpo, Rudy tratteneva
il fiato e Maya non capiva che cosa stesse accadendo di preciso.
Dopo qualche secondo di silenzio, Eva esplose in una rabbiosa esclamazione nei confronti di Marco.
«Ma bravo, adesso vedi di fare quello che hai fatto due anni fa.
Oltre a cantare insieme a lei, vedi di tornarci a letto, tanto sei
capacissimo di farlo.»
Maya era impallidita, non sapeva di che cosa stesse parlando Eva e la
ragazza se ne rese conto subito, quindi rivolgendosi a lei le
aprì gli occhi sul comportamento tenuto da Marco.
«Non guardarmi così, chiedi al tuo ragazzo, cosa diamine
ha combinato due anni fa, mentre sua figlia si era persa ed io la
cercavo da tutte le parti. Sai, credo che non ti abbia detto
completamente la verità, a quanto pare ho fatto io la figura
della stronza che lo ha tradito e lasciato, quando a fare tutto per
primo è stato lui.»
Detto questo, Eva se ne andò, lasciando Marco basito e Maya incavolata nera.
«Dimmi che quello che ha detto Eva non è la verità. Marco, guardami.»
Marco, a dire il vero, guardava verso la porta dove era uscita Eva e
decise di raggiungerla per congratularsi con lei per il punto che aveva
ottenuto. Raggiunta la ragazza in cucina, che era piegata verso il
lavello nel tentativo di calmarsi, la prese per il gomito e la fece
girare verso di lui, mettendosi poi ad urlare.
«Ma lo sai che sei proprio una stronza? Io credevo che il tempo
dei giochetti fosse finito alle scuole superiori, abbiamo una figlia e
tu continui a punzecchiarmi. Adesso come glielo spiego io a Maya quello
che hai detto?»
Eva lo guardava con aria di sfida e decise di tenergli testa, in fondo
era una Cudicini e nessuno poteva permettersi di prenderla per il
sedere.
«A me non importa cosa tu hai intenzione di dire a Maya, ho detto
la verità. Non sono stata io la prima a tradirti, sei tu che sei
andato a letto con Sofia, sei tu quello che hai distrutto la nostra
famiglia, non io.»
«Eh no, signorina. Tu mi avevi perdonato, siamo andati a Parigi e
tu mi hai confessato dopo tre mesi di avere un amante, cosa dovevo
fare? Rimanere e fare la parte del cornuto e felice?»
«Ma smettila, non vedevi l'ora di scappare. Tu non sei un uomo, Marco, non lo sei mai stato.»
«Ah si, quando sei tornata da New York ed eri incinta, io ero qui
e ti sono stato vicino anche pensando di non essere il padre del
bambino che portavi in grembo. In quel periodo ero abbastanza uomo,
forse anche più di Alex che appena saputo che eri incinta
è scappato, ma tu sembri essertene dimenticata.»
«No, è stato il periodo più bello della mia vita se
proprio vuoi saperlo, ma non pensavo che tu avresti mandato tutto a
puttane per la prima stronza che ti faceva il filo.»
«Non è andata così e tu lo sai, ero ubriaco ed ho
commesso un errore. Me ne pento sempre, ogni giorno, ma tu non ne
sembri davvero convinta di quello che ti dico.»
«Non ti credo più, Marco. Mi dispiace, ma è come
hai detto tu, tre mesi fa. Marco ed Eva non esistono più da
tanto tempo, ormai.»
Detto questo la ragazza se ne stava per andare dalla cucina, quando Marco la fermò con una domanda a bruciapelo.
«Hai intenzione di tornare a frequentare Alex?»
Eva si voltò per guardarlo negli occhi e gli rispose.
«Sinceramente non credo che siano affari tuoi e non penso sia tuo
diritto saperlo, comunque non ne ho la più pallida idea.»
Pronunciate le ultime parole, la ragazza uscì dalla cucina e
chiamò Rudy e la figlia, dovevano tornare a casa! Non poteva
più rimanere lì dentro con lo sguardo accusatore di Maya
puntato addosso e di certo non voleva sentire la discussione che si
sarebbe scatenata tra i due.
Quando Marco rimise piede in salotto, Eva e gli altri se ne erano
andati, ma Maya era sul piede di guerra. Lui cercò di
avvicinarsi a lei e spiegare come erano andati i fatti due anni prima,
ma sentendo che era veramente stato lui il primo a tradire, Maya si
chiuse a riccio e salì le scale per arrivare in mansarda.
Marco la seguì e riprese a parlare.
«Maya, ho fatto uno sbaglio, okay? Ero ubriaco e Sofia era
lì, non era intenzionale. Io davvero non so perché tu ti
sia arrabbiata così tanto.»
«Non lo sai? Ma che razza di uomo sei? Io pensavo di potermi
fidare di te ed invece adesso mi fai solo schifo. Tu stasera dormi di
sotto, non voglio dividere il mio letto con te, sono stata
chiara?»
Maya lo spinse fuori dalla camera e chiuse la porta a chiave, mentre
Marco si avviò in salotto dove si apprestava a passare la serata
sul divano. Il pensiero del ragazzo comunque era rivolto alla
conversazione che aveva avuto con Eva, non a Maya. Non capiva che cosa
le interessasse quello che era successo con Eva, in fondo non aveva
tradito lei, ma la madre di sua figlia, che a quanto pare era ancora
arrabbiata e lui non poteva darle tutti i torti.
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Capitolo 8 *** Amicizia rinata ***
Una cena col botto
Amicizia rinata:
Erano passati tre giorni dalla
discussione che Marco aveva avuto con Maya ed Eva, la settimana stava
per finire e lui voleva disperatamente accompagnare Marta il
lunedì successivo all'asilo, così prese coraggio e
andò a casa di Eva.
Eva, aveva passato tre giorni d'inferno, o meglio tre notti d'inferno,
quando dormiva ricordava costantemente la discussione avuta con Marco e
anche quello che aveva provato nel momento della scoperta del
tradimento. Sembrava che due anni non fossero passati per niente, il
dolore era al centro del suo cuore, proprio come due anni prima. La
pugnalata era stata forte proprio come quella di due anni prima. Aveva
evitato di andare a casa da sua madre, la incontrava in libreria, le
lasciava Marta e poi Lucia la riportava a casa quando la figlia tornava
dal lavoro oppure era Rudy ad andare a prenderla, così lei
poteva evitare Marco ed anche Maya.
La madre le aveva detto che i due avevano avuto una discussione dopo la
sua rivelazione, ma lei l'aveva interrotta dicendole che non le
importava quello che succedeva tra Marco e Maya, non era più un
suo problema.
Non aveva più visto Alex dal giorno dell'intervista, ma aveva
ricevuto un invito all'inaugurazione del locale che si sarebbe tenuta
quel sabato e stava pensando di andarci, magari accompagnata da
Carlotta e Marta, visto che non se la sentiva di vederlo da solo.
Non voleva fargli una brutta impressione non andandoci, ma non voleva
nemmeno che lui pensasse di poter avere qualche possibilità
insieme a lei, il suo cuore era completamente occupato anche se lei
continuava a negarlo.
Quella mattina, mentre si preparava per il lavoro, non si aspettava di
certo la visita di Marco e quando udì il campanello suonare
sobbalzò per lo stupore. Andò alla porta e vedere
comparire davanti a sé il suo ex fu un duro colpo, poi
ricordandosi che in casa c'era pure Marta e che in fondo rimaneva pur
sempre sua figlia, la chiamò.
«Marta, c'è papà!»
Marco parve stupito di non vederla urlare, ma decise di non alimentare
la negatività tra di loro. Entrò in casa e si
guardò attorno, stupito per l'ennesima volta di quanto fosse
stata in gamba Eva nel trovare una casa per lei e la figlia.
Marta comparve dalla sua cameretta, sempre reticente ad accogliere il
padre, doveva ancora abituarsi al fatto che lui fosse tornato. Marco
sorrideva verso la sua meravigliosa bambina che assomigliava come una
goccia d'acqua a lui ed Eva: era l'unica cosa che li teneva uniti
ormai, o almeno era quello che lui pensava.
«Ciao, amore di papà. Come sei bella, stamattina.»
«Ciao, papà. Davvero ti sembro bella?»
Marco guardava la bambina che timorosa gli aveva rivolto quella domanda
e si accorse di esserle mancato in maniera davvero incredibile, come
aveva potuto fare una cosa del genere a sua figlia? Le aveva fatto
mancare il suo affetto per tre mesi e non si poteva perdonare per
questo. Si avvicinò a lei e la prese in braccio, dandole un
bacio.
«Ma certo che sì, tu sei stupenda proprio come la tua mamma.»
Eva arrossì a quel complimento, mentre Marta sorrise al
papà che per la prima volta sembrava essere tornato quello di
una volta. Poi Marco la rimise per terra e la bambina si mise seduta
sul divano, mentre lui si rivolgeva ad Eva.
«Mi dispiace, Eva. Non sono stato un buon padre negli ultimi tre
mesi e mi dispiace anche per la discussione dell'altra sera, non avrei
dovuto e me ne rendo conto solo adesso. Ti prego, possiamo tornare ad
essere amici? Spero di non chiederti troppo, voglio solo che Marta non
ci veda litigare in continuazione. Credo sia meglio avere un rapporto
civile tra noi, in modo da far stare più tranquilla anche
lei.»
Eva parve colpita, soltanto qualche sera prima l'aveva accusato di non
essere un uomo e di non essere un buon padre, mentre adesso sembrava
ragionare con il cervello ed era già qualcosa.
«D'accordo, basta litigi. Non fa bene a Marta e non fa bene
nemmeno a noi, sembriamo due ragazzini. Vuoi portare tu Marta fuori
oggi o devi andare a lavorare?»
Marco si disse che poteva prendersi un giorno di ferie soprattutto per
passarlo con la sua incantevole bambina che sembrava davvero felice
all'idea di trascorrere del tempo con lui.
«La prendo io, oggi andiamo al parco giochi e poi se vuoi torniamo in sala incisioni, che ne dici Marta?»
La bambina applaudì gioiosa di poter passare del tempo con il
suo papà, tutta sola. Eva si accorse che Marco cercava di essere
presente e così decise di proporgli anche un'altra cosa.
«Marco, se vuoi puoi venire con noi lunedì all'asilo. Marta ne sarebbe davvero felice, vero pulcino?»
Marta annuì con la testolina e Marco parve grato ad Eva per avergli fatto quella proposta.
«D'accordo, accompagnerò molto volentieri il mio pulcino all'asilo il primo giorno.»
Marta saltò di nuovo in braccio al padre e gli diede un bacio,
il cuore di Marco si sciolse perché capì di aver
finalmente imboccato la strada giusta per arrivare al cuore della sua
bambina, poi i due salutarono Eva e si diressero verso la loro giornata
ricca di eventi, mentre la donna si diresse al lavoro.
****
Rudy, stava attraversando un periodo
abbastanza complicato, non era facile avere di nuovo Alice davanti
tutti i giorni e non poteva di certo evitare la sua famiglia come
faceva Eva, visto che non aveva scusanti. Non poteva dire loro che si
era innamorato di Alice, che avevano fatto l'amore e che lei aveva
scelto lo stesso Francesco, sarebbe risultato un idiota e questo lui lo
odiava. Passava il suo tempo conoscendo meglio Giulietta che si
dimostrava una ragazza davvero intelligente e simpatica, ma quando
veniva il momento di passare da casa Cesaroni, la vista di Alice
riportava indietro tutto il dolore di tre mesi prima.
Quel giorno, non doveva vedere Giulietta, ma decise di passare da casa
Cesaroni per parlare con il padre. Era uscito di casa presto per
evitare che l'uomo se ne fosse già andato, ma quando
arrivò, notò che suo padre era già uscito per
andare in bottiglieria: era giorno di consegne e doveva essersi alzato
molto prima del solito.
Lucia lo fece accomodare in cucina e gli preparò la colazione,
nel frattempo anche Alice si alzò e si unì a loro.
Entrambi erano a disagio e si notava, Lucia cercava di non farci caso,
ma aveva capito che qualcosa tra i due non andava. Non aprì la
bocca, erano grandi e doveva risolvere la situazione da soli, ma si
chiese come mai non apparivano più così uniti come tre
mesi prima. Era stato Rudy a chiederle di lasciare andare Alice a
convivere con Francesco e lei lo aveva preso per un gesto molto maturo,
ma adesso sembrava che i due fossero lontani. Alice aveva deciso di non
convivere alla fine e lei pensava che Rudy lo sospettasse da tempo, ma
quando era tornata a casa i due avevano un rapporto più
burrascoso.
Venne il momento di uscire e andare in libreria e Lucia li
lasciò in cucina da soli, anche se Rudy, pur non avendo finito
la colazione, voleva andarsene.
«Stai pure qui, Rudy. Finisci di fare colazione e poi puoi
andare, mi raccomando però pulite la cucina prima di
uscire.»
Non gli aveva detto di fare pace, in fondo gli stava dando modo di
farlo andandosene, ma se glielo avesse detto a parole sarebbe risultata
invadente e lei non voleva.
Uscita Lucia dalla porta, la prima a prendere parola fu Alice.
«Rudy, dobbiamo parlare. Non si può continuare in questa maniera.»
«Alice, per piacere, lasciamo perdere, okay?»
«No, che non lascio perdere. Io rivoglio indietro il mio
fratellastro rompiscatole, perché non riesco a stare arrabbiata
con te. Andiamo che ti ho fatto?»
Alice cercava di non capire, ma Rudy non voleva nemmeno mettere in
mostra i suoi sentimenti, non era il tipo e questo Alice lo sapeva
meglio di chiunque altro.
«Non è successo niente, Alice. Lasciamo perdere quello che
è stato tre mesi fa, la tua lettera e tutto il resto non
esistono. Ho eliminato quei ricordi dalla mia mente qualche settimana
dopo che tu sei partita. Non mi hai fatto niente, io e te siamo
esattamente come quando sei arrivata qui in casa, due estranei.»
Alice era colpita, ma cercava di non darlo a vedere.
«Io voglio tornare ad essere tua amica, dimmi che cosa posso fare. Ti prego.»
«Io e te non siamo mai stati amici, Alice. E' questo il problema,
noi non siamo Eva e Marco, noi non dobbiamo per forza andare d'accordo.
Possiamo fare a meno l'uno dell'altra.»
«Non è vero, Rudy. Io e te siamo stati amici, eri tu
quello da cui andavo quando i miei fidanzati mi trattavano male. Sei tu
quello da cui sono andata quando Walter mi ha tradito o quando
Francesco mi ha tradito. Eri la mia spalla su cui piangere ed io
rivoglio quel rapporto.»
«Accidenti, Alice. Ma come fai a non capire? Non riesco a tornare
ad essere quello di prima, non sono più quel Rudy. Sono
cambiato, maturato forse, ma non posso cancellare completamente quello
che sono diventato. Non so se riesco a stare qui e fare di nuovo la
spalla su cui piangere. Ho cercato di andare avanti, pensavo che una
volta tornata saresti andata a vivere con Francesco e che ci saremmo
visti molto di meno, pensavo di poter convivere con questo e di vederti
raramente in modo da poter andare avanti per la mia strada. Ed invece
tu arrivi e pretendi che io torni ad essere quello di prima, non sono
un robot, Alice.»
«Mi dispiace, ma possiamo almeno ricostruire un rapporto tra noi.
Siamo pur sempre parte della stessa famiglia e anche se mamma non ha
detto niente so che ha capito che c'è qualcosa che non va tra
noi.»
«Lo so, la conosco ed ho visto il suo sguardo. Sono anni che vi
studio e ormai mi basta uno sguardo per capire che cosa pensate tu, tua
madre ed Eva. Va bene, cerchiamo di fare qualche passo in avanti,
ricostruiamo un rapporto civile per la nostra famiglia, ma non ti posso
assicurare che tornerà ad essere quello di tre mesi fa.»
«Per me va bene, ripartiamo dall'inizio. Piacere, Alice Cudicini.»
Alice disse la frase porgendogli la mano e Rudy la strinse e le rispose.
«Piacere, Rudy Cesaroni.»
Era iniziata, forse, una nuova amicizia. Nessuno dei due sapeva a che
punto sarebbero tornati, ma era già qualcosa che il gelo tra
loro si fosse sciolto. Con il passare del tempo, i due avrebbero fatti
grandi passi in avanti, anche se in quel momento pensavano fosse
impossibile.
****
Carlotta e Walter, dopo aver avuto
notizie del litigio tra Eva e Marco, si erano detti che dovevano
intervenire nel rapporto. Non era possibile che i due tornassero a
farsi la guerra, avevano una figlia, dovevano crescere. Carlotta non
concepiva quello che Marco aveva tirato fuori, come diavolo poteva
essere così stupido da parlare di Sofia davanti ad Eva?
«Il tuo migliore amico è un cretino. Non credevo potesse
essere così stupido da parlare di Sofia davanti ad Eva, che cosa
diavolo gli dice il cervello?»
Walter non riusciva a credere che Marco fosse stato così scemo,
non riusciva nemmeno a capirlo o a difenderlo; lui era dalla parte in
Eva in quel caso.
«Non lo so, io non lo riconosco più. Va bene, essere
innamorato di Maya, che davvero non ho idea di che cosa ci trovi in
quella principessa ingessata, ma parlare di Sofia davanti ad Eva,
sapendo quello che ha fatto con lei due anni fa, mi sembra da idiota
totale.»
«Meno male che lo ammetti, certo che se fosse stato più
attento e lo avesse detto in un altro momento poteva pure starci, ma
così a bruciapelo mentre cenavano in famiglia è da
stupidi.»
«Già, tu lo sai che Marco è uno dei miei migliori
amici, ma alle volte stento a capirlo. Eva era tornata per lui tre mesi
fa e lui si è messo con Maya, cavoli mi ha riempito la testa con
Eva di qui, Eva di là per anni e adesso sembra che esista solo
Maya. Non è normale, quella deve avergli fatto il lavaggio del
cervello.»
«Io credo che Marco abbia sofferto quando Eva gli ha detto che
stava con Jean e quando è tornato Maya lo ha fatto tornare alla
vita e all'amore. Ma un amore come quello tra Eva e Marco è
difficile da dimenticare, hanno una figlia, saranno costretti a farci i
conti prima o poi.»
«Lo so, quello che non sopporto è che a fare le spese di
tutto questo sia la piccola Marta. Lei non merita di soffrire, è
troppo piccola per capire che i suoi genitori hanno dei problemi.
Dobbiamo aiutarli, ma come possiamo fare qualcosa per loro?»
«Io un'idea ce l'avrei. Eva mi ha chiesto di andare con lei
all'inaugurazione del locale di Alex, sabato sera. Tu devi portarci
anche Marco, vediamo se riusciamo a farli ingelosire un po' e
riscoprire i sentimenti che provano l'uno per l'altra.»
«Tu sei un genio del male, amore mio. D'accordo, ma come cavolo facciamo ad entrare nel locale senza invito?»
«Tranquillo, ho i miei agganci, mio padre ha un'invito che
provvederò a fargli lasciare a te ed è per due, guarda
caso.»
«Mi piaci, quando sei così ingegnosa.»
I due si baciarono e decisero di mettere in opera la prima parte del loro piano proprio quel sabato sera.
****
Maya, intanto, aveva passato la prima notte insonne e poi aveva deciso
di passare del tempo a palazzo da sua nonna. Doveva sbollire la rabbia
e cercare soprattutto di capire se era disposta a perdonare Marco ed
era meglio fare tutto ciò lontano da lui.
Sua nonna cominciava a pensare che il rapporto tra la nipote e Marco
fosse destinato a rompersi se lei non ammorbidiva le sue convinzioni,
così quella mattina a colazione decise di parlargli.
«Maya, tesoro, non credi di essere stata un po' troppo
intransigente con Marco? Non ha tradito te due anni fa, ma Eva.»
«Nonna, ma ti ci metti pure tu? Anche lui mi ha detto
così, io non riesco a capire come abbia fatto a tradire la madre
di sua figlia. Loro due si amavano immensamente e lui è riuscito
lo stesso a tradirla, come potrebbe fare anche con me.»
«Tesoro, se ti trinceri dietro questa tua convinzione, il tuo
rapporto con Marco potrebbe risentirne amaramente e te ne
pentiresti.»
«Lo so, nonna. Ma oggi non me la sento ancora di parlarci, magari lo incontrerò domani per fare la pace.»
«D'accordo, in fondo, decidi tu cosa fare del tuo futuro.»
La nonna di Maya era dubbiosa sulla decisione di sua nipote, ma tenne
per sé i suoi commenti. Era Maya a dover decidere il suo futuro,
ma secondo lei lo stava seriamente compromettendo.
****
Era tre giorni che Sofia vedeva strano
Marco, la evitava e se poteva lavorava da solo, così decise di
telefonare al solito numero.
«Ciao, senti non stiamo facendo nessun passo in avanti, Marco
lavora da solo e mi sembra che abbia anche litigato con Eva e persino
con la principessa. Credo che la colpa sia in parte mia.»
«Smettila di dire sciocchezze, tu gli servi, Sofia. Devi fare in
modo che scriva un album nuovo e che ritrovi la sua sintonia con Eva,
glielo devi.»
«Andiamo, non posso certo farlo tornare io con Eva. Ho fatto un
casino due anni fa, non avrei dovuto andare a letto con lui e ho
rovinato la sua famiglia, come faccio a rimetterla insieme?»
«Devi parlare con Eva.»
«Ma sei pazzo? Se vado a parlare con Eva quella mi ammazza e non potrei nemmeno darle torto.»
«Tu fallo! Eva è molto più matura di quanto non sembri alla prima impressione.»
«Se lo dici tu, ma io stento a credere che vorrà parlami.
Vedrai che mi sbatterà in faccia la porta di casa, sempre che io
riesca a trovare dove abita.»
«Se non ci riesci tu, lo faccio io. Tranquilla, continua il tuo lavoro e sarai ricompensata.»
Detto questo l'uomo al telefono riagganciò, lasciando Sofia completamente spiazzata rispetto a quello che doveva fare.
****
Eva stava lavorando al suo articolo su
Alex, quando il suo capo entrò nell'ufficio per dirle che aveva
una visita. Pensando che fosse qualcuno della sua famiglia, gli disse
di farlo accomodare, ma quando vide Sofia davanti a sé, il
sangue nelle sue vene si gelò completamente.
«Buongiorno, Eva.»
«Tu? Che cosa ci fai qui? Come ti sei permessa? Io davvero non
riesco a credere che tu abbia avuto la faccia tosta di venire
qui.»
Eva cercava di tenere sotto controllo la sua rabbia, anche se era
difficile, ma era sul posto di lavoro e non poteva permettersi di
perderlo.
«Ascolta, so che sei arrabbiata con me e non posso certo darti torto, ma devi aiutarmi.»
«Tu vieni qui a chiedere il mio aiuto? Ma sei completamente impazzita?»
«No, sono stata una stronza due anni fa, okay. Hai completamente
ragione, ma Marco non sta facendo del suo meglio per scrivere il nuovo
disco e mi serve il tuo aiuto.»
«Che c'è, non lo sai che ha una nuova musa ispiratrice? Io non sono più al centro dei suoi pensieri.»
«Smettila Eva, lo sappiamo tutte e due che l'ultimo disco faceva
schifo. Non era decisamente quello che i suoi fans si aspettavano dopo
Ovunque andrai.»
«Tu vieni qui e pretendi che io ti aiuti a fare cosa, precisamente?»
«Devi aiutarlo a ritrovare la sua vena artistica, ti prego, so
che ti chiedo molto ma i nostri capi potrebbero decidere di farlo fuori
se lui non ritrova la sua passione.»
«Non credo di essere in grado di fare quello che mi chiedi e
soprattutto non voglio dover lavorare con te. Mi dispiace Sofia, ma io
non voglio avere niente a che fare con te.»
«Lo supponevo, ma dovevo almeno provarci. Per quanto possa essere
utile, non avrei voluto farti del male due anni fa. Mi dispiace di aver
rovinato la tua famiglia e spero che riuscirete a tornare
insieme.»
«Non credo sarà possibile, Sofia. E se adesso mi vuoi scusare, ho del lavoro da fare. Stammi bene, Sofia.»
Sofia uscì dalll'ufficio di Eva convinta di aver fatto un buco
nell'acqua, ma si sbagliava perché la ragazza pensò per
l'intera giornata alla sua visita e alle sue parole, cercando un fondo
di verità in quello che lei gli aveva detto.
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Capitolo 9 *** Inaugurazione con rissa ***
Una cena col botto
Inaugurazione con rissa:
Erano passati altri tre giorni e Marco
non aveva ancora fatto pace con Maya, la ragazza si era intestardita
sulla questione del tradimento e lui non capiva davvero perché
se la fosse presa così tanto. Aveva lavorato tutti i giorni
assieme a Sofia, la quale sembrava aver ripreso la sua normale vita
dopo il loro piccolo incidente: il suo fidanzato l'aveva perdonata ed
erano sposati da due anni ormai. Nella mente di Marco era passato per
qualche istante una sorta di rabbia mista a rimpianto, avrebbe di gran
lunga voluto essere al posto di Sofia, avrebbe voluto essere perdonato
ed aver sposato Eva due anni e mezzo prima, ma forse se lo era meritato
il destino che aveva avuto e quello che gli rimaneva erano solo
rimpianti e con quella consapevolezza iniziò a comporre una
nuova canzone che per quanto parlasse del presente, era pur sempre un
ricordo vivo del passato.
Quella sera avrebbe dovuto andare all'inaugurazione di un ristorante
con Walter. A quanto pare suo suocero non poteva presenziare ed aveva
chiesto a lui di andare, la cosa gli era sembrata strana, anche
perché aveva scelto lui come accompagnatore piuttosto che
Carlotta, ma Walter gli aveva detto che lei doveva uscire con Eva e
Marta ed allora si era convinto ad accettare. Non poteva sapere che il
ristorante fosse di Alex e che Carlotta, sua figlia ed Eva sarebbero
state presenti e la cosa gli avrebbe dato un enorme fastidio.
Preparandosi per l'inaugurazione si disse che in fondo poteva fare a
meno persino di Maya, non ci aveva molto pensato in quei giorni,
soprattutto perché riteneva che lei avesse torto. Walter
arrivò stranamente in orario, cosa assai strana per un tipo come
lui. Marco era già pronto ed i due si avviarono verso il
ristorante, a quanto pare non distava molto dal quartiere della
Garbatella, anzi era abbastanza vicino.
Davanti al locale c'era un tizio che controllava gli inviti, Walter gli
mostrò il loro e subito entrarono dentro al ristorante. Era
assai particolare, curato in ogni minimo dettaglio, ricordava molto la
città di New York, forse il cuoco veniva da lì
pensò Marco. Ammirarono la riproduzione della statua della
libertà che campeggiava in fondo alla sala, era un bel dipinto e
chiunque l'avesse fatto l'aveva vista dal vivo almeno una volta.
Walter e Marco si avviarono verso il banchetto a buffet e lì
Marco rimase spiazzato perché di fronte a lui c'era Alex, il suo
antico rivale. Persino Alex rimase colpito dalla cosa, ma glissò
elegantemente sulla faccenda e li salutò come si fa con dei
vecchi amici.
«Walter, Marco, ma che piacere vedervi. Non credevo aveste un
invito, dite la verità ve ne hanno propinato uno senza sapere di
chi fosse il locale, giusto?»
Walter tergiversò, segno che lui sapeva benissimo dove sarebbero andati, ma Marco rispose sicuro di sé.
«A quanto pare lui lo sapeva, io sono stato incastrato.»
Alex rise, per stemperare la discussione e non fare scenate davanti alla gente.
«So che se avessi saputo che il locale era mio non saresti
venuto, ma a me fa piacere vederti. Non nutro alcun rancore nei tuoi
confronti per il passato.»
Marco pensava che Alex fosse diventato pazzo. Certo lui non nutriva
alcun rancore, anche perché si era sfogato su di lui appena
saputo che la bambina di Eva non era sua, aveva portato il segno sul
labbro per almeno un mese.
«Già, nessun rancore.»
Lo disse, ma non lo pensava affatto. Lui nutriva ancora del rancore, anche se forse non avrebbe dovuto.
Dopo qualche minuto, arrivarono nel ristorante anche Eva, Carlotta e
Marta e il sangue nelle vene di Marco ribollì di rabbia.
Perché Eva aveva portato sua figlia in quel posto? Non poteva
venire da sola con Carlotta? Non riusciva a credere che potesse
realmente presentare sua figlia al suo ex, che poi era davvero un ex o
c'era qualcosa di più tra loro?
Gli interrogativi dovettero aspettare, Alex andò loro incontro,
abbracciò Carlotta, baciò Eva su una guancia e si rivolse
in maniera assai gentile verso la bambina che gli fece un piccolo
sorriso, mentre il cuore di Marco rodeva di gelosia, per Eva o per
Marta? Non avrebbe saputo rispondere in quel momento, sapeva solamente
che doveva distrarsi altrimenti sarebbe successo il finimondo.
Walter lo portò a mangiare qualcosa e Marco dovette ammettere
che, nonostante tutto, Alex cucinava assai bene. Il suo sguardo,
però, era assai attirato dalla visione di Eva che portava un
vestito rosso fuoco da far girare la testa a tutti gli altri uomini
presenti in sala, anche se era costantemente al fianco di Alex, cosa
che gli risultava sgradita. Walter lo guardava e sorrideva sotto i
baffi, forse Carlotta aveva ragione, Marco era ancora molto preso da
Eva, solo che non voleva ammetterlo nemmeno a sé stesso.
La serata passò in quel modo, con Eva che sorrideva ad Alex,
Marta che ogni tanto applaudiva, Carlotta che controllava la situazione
assieme a Walter e Marco che si rodeva anche il fegato. Ad un certo
punto, Alex portò Eva in cucina per farle vedere qualcosa e
Marco, non capendo più dove si fermava il suo ruolo di
ex-ragazzo, chiese a Walter di prendere sua figlia e portarla fuori dal
locale. Walter non si aspettava una reazione del genere e, quando si
avvicinò a Carlotta per salutare la piccola Marta, non pensava
che Marco si sarebbe fiondato in cucina.
«Carlotta, porta fuori la bambina, ho paura che stia per succedere un finimondo.»
La ragazza ubbidì alla richiesta, mentre Walter correva dietro a
Marco per cercare di fermarlo, cosa che non gli riuscì. Marco
era entrato in cucina desideroso di ripagare con la stessa moneta di
quattro anni prima Alex. Gli sferrò un pugno sul labbro e
un'altro sul naso, si fermò solamente perché Eva si mise
ad urlargli contro.
«Marco, ma sei impazzito? Che diamine ci fai qui e come ti sei
permesso di colpire Alex in quel modo e nel suo locale?»
Marco, improvvisamente, tornò padrone delle sue azioni e si scusò con Alex.
«Alex, scusami. Io davvero non so cosa mi sia preso...»
Il ragazzo era costernato e non sapeva come scusarsi perché non sapeva che cosa gli era realmente preso.
«Non ti preoccupare, hai solo pareggiato i conti per quattro anni
fa. Tranquillo, come ti ho detto prima, io non porto rancore.»
Eva pensava che Alex fosse maturato ancora di più, mentre Marco
era rimasto il solito ragazzino egoista ed egocentrico di sempre.
Rabbrividiva dalla rabbia e, quando parlò con Marco, gli
intimò di uscire fuori a discutere con lei.
«Tu, idiota di un Cesaroni, adesso vieni fuori che dobbiamo parlare.»
Marco ubbidì come un cagnolino bastonato, mentre Eva lo trascinava fuori dal locale per un braccio.
«Tu devi essere completamente rimbambito. Ringrazia che Alex non
ti abbia buttato fuori dal locale a calci nel sedere, cosa che io avrei
sicuramente fatto, e che non ti abbia denunciato per aggressione. Cosa
diavolo ti è preso?»
Marco non sapeva davvero rispondere, ma non voleva abbandonare la discussione.
«Tu hai portato qui mia figlia, senza dirmelo e mi chiedi che
cosa mi è preso? Cosa volevi dimostrare che Alex sarebbe un
padre migliore di me? E' questo che pensi?»
Eva non capiva davvero cosa stava dicendo Marco, le sue erano riflessioni tutt'altro che normali.
«Guarda che ho portato mia figlia, perché ti ricordo che
io sono pur sempre la madre, per farla divertire, non per fargli vedere
suo padre che gioca alla lotta con il mio ex.»
«Ho sbagliato, va bene, ma tu non avevi diritto di portarla qui senza dirmi niente.»
«Marco, tu sei davvero un bambino egocentrico, come diamine fai a
dire certe cose. Io non ho portato Marta qui per farti stare male,
volevo solo che anche lei si divertisse. Sono mesi che usciamo solo io
e lei, tu non c'eri e me la sono portata dietro dovunque andassi per
non farle sentire la tua mancanza.»
«Lo so e mi dispiace. Io non so davvero come scusarmi, sono stato
stupido o forse ero solamente geloso che mia figlia conoscesse Alex,
non lo so.»
Eva parve comprendere le inquietudini di Marco, erano le stesse che
aveva lei quando Marta giocava con Maya. Poteva capire che avesse della
gelosia nei confronti della figlia, ma in cucina lei non c'era e non
capiva lo scatto di ira nei confronti di Alex.
«Non hai dato un bello spettacolo di te, Marco. Hai detto che
dovevamo ricucire un rapporto per il bene di Marta, ma tu hai di nuovo
messo in discussione tutto.»
«Ti prego, lo so. Perdonami, ti chiedo solo questo e prometto che diventerò più responsabile.»
«Va bene, per adesso torniamo a casa. Non so se ti
perdonerò tanto facilmente, ma ci proverò. Adesso
torniamo a casa tutti insieme, Marta ti cercava.»
«Davvero?»
«Si, è tutta la sera che ti segue dall'altra parte della
sala e dice a tutti che il suo papà è il migliore del
mondo.»
«La mia bambina. Andiamo a casa che voglio giocare con lei.»
I tre, seguiti a ruota da Carlotta e Walter, si recarono a casa
Cesaroni, dove Marco si mise a giocare con la torre dei lego assieme a
Marta. Forse ci sarebbe voluto del tempo per capire i suoi veri
sentimenti, per il momento Marco voleva solo godersi la sua bambina e
non dover pensare a nient'altro.
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Capitolo 10 *** Perdonare è facile o difficile? ***
Una cena col botto
Perdonare è facile o difficile?:
Dopo aver fatto pace con Eva, Marco
aveva ripreso la sua vita normalmente. Andava spessissimo alla casa
discografica per poter lavorare, cosa che tra l'altro lo faceva sentire
meglio di qualunque altra. La canzone che stava scrivendo veniva
abbastanza bene e Sofia era contenta di aver smosso qualcosa o forse
era stata semplicemente la presenza di Eva a smuovere qualcosa,
perché ogni volta che la ascoltava riusciva solamente a pensare
che fosse stata scritta per Eva e di questo ne era sicura al cento per
cento, anche se Marco diceva il contrario.
Qualche giorno dopo l'inaugurazione del locale di Alex, Marco stava
lavorando alla sua canzone e vide comparire allo studio Maya, per poco
non si strozzava con le parole in gola. Era talmente sicuro che lei non
gli avrebbe più rivolto la parola che l'aveva quasi cancellata
dalla mente. Mise la chitarra da parte e si preparò all'ennesimo
confronto con la sua ragazza, anche se stentava a credere di aver
litigato con lei per una cosa in cui Maya non c'entrava proprio niente.
«Ciao, Marco. Sono passata per scusarmi, ho fatto un casino per
niente e mi dispiace da morire. Ci ho pensato in queste settimane e hai
ragione tu, non devo essere gelosa di una ragazza che per te non ha
contato niente. Hai fatto degli errori con Eva, ma ciò non vuol
dire che li rifarai anche con me. Mi perdoni, amore?»
Marco avrebbe voluto gridare di no, avrebbe tanto voluto dirgli che
pensava fosse una ragazzina e che non aveva la benché minima
idea di che cosa fosse realmente accaduto due anni prima, ma
lasciò perdere perché il suo cuore continuava a dirgli
che lei era quella giusta e quindi decise di perdonarla.
«Ma certo che ti perdono, non ci ho più pensato a quella
storia. Se vuoi ti faccio conoscere Sofia, è al di là del
vetro, ti va?»
Maya non riusciva a credere di averla avuta vinta così
facilmente e decise di lasciar perdere le sue diffidenze verso Sofia.
«Ma certo, con molto piacere. Andiamo?»
Marco la prese per mano e la portò davanti a Sofia per presentarle.
«Sofia, questa è la mia ragazza, Maya. Te ne ho parlato
qualche volta in queste due settimane. Maya, lei è la mia nuova
manager, Sofia.»
Maya si rese conto che quella ragazza che aveva di fronte non era
minimamente paragonabile ad Eva, erano come l'acqua e il fuoco,
distanti anni luce l'una dall'altra e non capiva come aveva potuto
Marco tradire Eva con una tipa come quella che a suo dire era
insignificante. Tenne comunque per sé i suoi pensieri e strinse
la mano a Sofia.
«Piacere di conoscerti, Sofia.»
Il tono di Maya era come una sfida, ma anche Sofia non era da meno.
Quella ragazza non le piaceva, era come se le urtasse il sistema
nervoso ed aveva gli stessi pensieri di Maya in testa: come diavolo
aveva fatto Marco a lasciare Eva per una tipa di quel genere? Non
riusciva a spiegarselo, ma le domande nel cervello non smettevano di
assillarla, comunque fece buon viso a cattivo gioco e strinse la mano
alla principessa.
«Il piacere è tutto mio, Maya e Marco ha ragione ha parlato molto di te in queste due settimane.»
Non era vero, ma tanto la principessa non poteva saperlo e lei non
intendeva dirgli che gli remava contro per poter far tornare insieme
Marco, Eva e Marta. A dire il vero non gli importava della principessa
e se lei avesse sofferto per una buona causa non gli interessava.
I tre si lasciarono perché Marco e Maya andarono a pranzare
insieme, mentre Sofia doveva lavorare al prossimo spettacolo live di
Marco. Doveva assolutamente fargli cantare la nuova canzone in presenza
di Eva, quindi doveva studiare un modo per invitarla senza che sapesse
del suo intervento. Era a dire poco estenuante questo lavoro
affidatogli dai suoi capi e davvero non pensava di riuscire
nell'impresa ma doveva pur provarci in qualche modo.
****
Marco e Maya andarono a pranzare in
bottiglieria, era diventata una consuetudine per loro visto che
entrambi amavano molto la vita normale. Mentre stavano pranzando,
tuttavia, il cellulare di Maya squillò e lei venne ritrasportata
nel suo mondo fatto di doveri principeschi.
«Papà, che piacere sentirti! Come mai hai telefonato?»
Il padre di Maya si aspettava di trovare la sua bambina a pezzi, aveva
parlato con Lady Victoria e gli era sembrato che Maya non stesse molto
bene, ma a quanto pare quella donna si sbagliava di grosso, comunque
non era il solo motivo della telefonata sapere come stava sua figlia.
«Maya, tesoro, c'è bisogno di te qui al castello. Abbiamo
una cena con il console la prossima settimana e tu dovresti proprio
esserci. Se vuoi puoi portare con te anche Marco, non ci sono problemi
per me.»
Il principe D'Oil Aldemburger stava facendo lo gnorri in modo da sapere se sua figlia e quel popolano stessero ancora insieme.
«Grazie papà, adesso glielo chiedo è proprio qui
davanti a me. Stavamo pranzando, posso richiamarti tra qualche ora per
darti una risposta?»
«Ma certo, tesoro mio. Fai con calma e salutami Marco.»
Il principe era seccato, quel tipo non gli piaceva, continuava a
chiedersi quando si sarebbe reso conto di non essere adatto alla vita
da principe e quando si sarebbe tolto dalle scatole, ma non poteva
rimettersi contro sua figlia, aveva già rischiato di perderla
una volta per il suo modo di fare contro Marco e doveva almeno provare
a farselo piacere. Fintanto che Maya e Marco si amavano lui doveva
tenere un basso profilo, quando il ragazzo finalmente si sarebbe reso
conto che il suo non era amore ma solo solitudine allora avrebbe avuto
la possibilità di dire alla figlia te lo avevo detto, ma fino ad
allora doveva starsene zitto.
Maya riagganciò il cellulare e parlò con Marco.
«Era mio padre, dice che devo presenziare ad una cena con il
console la prossima settimana e quindi dovrò lasciare Roma tra
un paio di giorni. Mi ha chiesto se vuoi venire anche tu e mi ha detto
di salutarti.»
«Ma sono appena arrivato! Non sono nemmeno riuscito a passare
tanto tempo assieme a Marta, tra il lavoro e tutto il resto non riesco
a starle molto vicino. Ti dispiace se per questa volta passo la cena
con il console visto che vorrei stare di più con mia
figlia?»
Marco non aveva solo pensato a Marta, il suo primo pensiero era stato
che avrebbe dovuto lasciare in sospeso il concerto live che gli stava
preparando Sofia ed anche che non avrebbe rivisto tanto spesso Eva come
nei giorni prima e l'avrebbe lasciata a Roma in balia della corte di
Alex e questo per lui era inaccettabile. Maya, in un primo momento
aveva pensato che Marco non lo facesse solo per la figlia, ma Eva era
lontana anni luce dai suoi pensieri perché, a dire il vero, la
principessa pensava che Marco provasse qualcosa per Sofia e la nuova
rivale per lei era proprio quella.
«Tranquillo, Marta ha bisogno di averti un po' accanto. Per
questa volta posso partire da sola, non ci metterò molto e poi
chissenefrega di che cosa penserà il console, tanto non ti
conosce.»
«Già, hai ragione. Sei un tesoro, Maya, grazie di capire le mie esigenze di padre.»
«Ehi, Marta viene al primo posto anche per me. E' importante per te e quindi lo è anche per me.»
«Ti amo, Maya.»
Marco si comportava come se fosse felice e innamorato e forse era anche
in parte vero, ma non sentiva più il trasporto di prima nel dire
quelle parole, qualcosa in lui stava cambiando ma non sapeva per quale
motivo.
«Ti amo anche io, Marco.»
Maya si sporse verso di lui e lo baciò, ma a Marco sembrò
un bacio tra fratelli più che tra fidanzati; di questo
però, Maya non si accorse. I due finirono di pranzare e Marco
tornò al lavoro, mentre Maya tornò dalla nonna, felice di
aver finalmente chiarito la questione con il ragazzo.
****
Da quando era tornata dalle vacanze,
Alice aveva sempre avuto il sentore che qualcosa tra lei e Rudy si
fosse spezzato nel momento stesso in cui lei aveva deciso di partire
con Francesco. Aveva provato a ricostruire un rapporto civile con lui,
almeno per non turbare gli equilibri familiari, ma il ragazzo era
talmente distaccato da non permetterle di avvicinarsi più di
tanto. Quando Marta aveva detto che Rudy aveva trovato una fidanzata,
Alice si era resa conto del vero perché volesse ricostruire un
rapporto: era ancora innamorata di Rudy. Erano passati quattro mesi e
lei ancora lo amava, avrebbe tanto voluto che lui si rendesse conto da
solo dei suoi sentimenti, ma sapeva di non poter pretendere niente da
lui.
La sera prima della partenza lui si era dichiarato, avrebbe dovuto
prendere una decisione allora, ecco perché Rudy si comportava
come se non gli interessasse niente di lei e questa nuova ragazza era
arrivata al momento giusto per lui, perché lo aiutava a non
pensare ad Alice.
Rudy si era messo anima e corpo a studiare per il DAMS, non ci credeva
nemmeno lui, ma andare a scuola gli piaceva molto e gli piaceva
soprattutto Giulietta, la sua nuova amica. Lei era una scoperta
continua ed erano simili sotto molti aspetti, tanto che alle volte
pensava di aver trovato la sua anima gemella. Quattro mesi prima aveva
preso una decisione difficile, dopo che Alice era partita e si era
accorto solo adesso di aver fatto la scelta giusta. Allontanarsi da
casa Cesaroni era stato un toccasana, vivere a contatto con Eva e Marta
lo aveva aiutato a superare la lontananza da Alice e forse anche il suo
amore per lei. Non ne era così felice, ma viveva nella speranza
che forse un giorno avrebbero potuto tornare ad essere amici, proprio
come un tempo. Per il momento era difficile anche solo pensare di
poterle stare accanto, perché la ferita che lei aveva inflitto
al suo cuore, scegliendo Francesco non si era ancora rimarginata del
tutto e la rabbia in lui esplodeva ogni volta che la vedeva.
Quel giorno, Rudy stava tornando a casa dopo le lezioni della mattinata
e, per quanto volesse tornare direttamente a casa sua e di Eva, fu
costretto a portare Marta a casa Cesaroni e fermarsi a pranzare con la
sua famiglia e questo implicava che Alice fosse presente. Erano ormai
arrivati al quarto o quinto round tra di loro, anche se avevano fatto
la pace qualche giorno prima, Rudy sentiva di poter ancora fare del
male alla ragazza con una sola parola.
«Rudy, come va lo studio?»
A parlare fu suo padre, che era alquanto contento del fatto che il suo secondo figlio avesse deciso di proseguire gli studi.
«Tutto apposto, papà. Le lezioni sono interessanti e per
la prima volta sento che quello è il posto giusto per me.»
Giulio gli diede una pacca sulle spalle e si complimentò con lui.
«Bravo, così si fa.»
Lucia era contenta che tra i due ragazzi il ghiaccio si fosse sciolto,
ma vedeva che erano ancora molto distaccati. Per il momento non voleva
dire niente a nessuno, voleva solo farsi gli affari suoi, ma sapeva che
prima o poi anche tra i due secondogeniti sarebbe arrivato il momento
della verità e forse lei non ne era poi tanto dispiaciuta.
Cercava solo di vedere se anche Giulio sarebbe stato felice, ma questo
lo avrebbe scoperto solo una volta rivelata la verità, per
adesso voleva solo godere della splendida compagnia della sua famiglia.
«Come va con la tua amica, come hai detto che si chiama? Giulietta, giusto?»
Giulio era curioso di sapere se il figlio avesse trovato una fidanzata
degna almeno di poter prendere nel suo cuore il posto che un tempo era
appartenuto a Miriam, lui infatti era lontano anni luce dal pensare che
tra Rudy e Alice era successo qualcosa l'anno precedente.
«E' simpatica, direi molto simpatica e poi condivide con me
questa passione per la musica e l'arte in generale. Credo di aver
trovato un'ottima amica, papà. Per quanto riguarda il resto, non
so, vedremo con il tempo cosa potrà succedere.»
Il padre sorrise, mentre Alice ascoltava il discorso rapita dalle
parole di Rudy e dentro di lei si scatenava l'inferno perché
stava rodendo di gelosia.
«Tranquillo, infondo, non dovresti pensare alle ragazze, ma allo
studio. Comunque sono felice che tu stia bene e che abbia trovato una
ragazza così bella e intelligente come dici, dovresti portarla a
cena qualche sera, così la conosciamo anche noi.»
«Forse, ma per il momento preferisco tenerla ancora un po' per me.»
«D'accordo, quando vuoi tu! Noi siamo sempre qui.»
Finito il pranzo, Giulio e Lucia tornarono al lavoro, lasciando Rudy e
Alice soli in casa, se non si contava la piccola Marta, che però
stava facendo un pisolino in mansarda. I due si trovarono faccia a
faccia e Alice non riuscì a trattenere la gelosia che la stava
divorando.
«Allora Rudy, che cosa mi dici di questa fantomatica Giulietta,
esiste sul serio oppure è una tua fantasia segreta?»
Rudy alzò un sopracciglio, non sapeva se voleva veramente giocare a questo gioco con Alice.
«Senti Alice, cerchiamo di andare d'accordo e non credo che siano affari tuoi chi frequento o meno.»
«Questo lo dici tu, gli amici devono sapere ogni cosa l'uno dell'altro.»
«Sardina, tu ed io non siamo amici, non lo siamo mai stati.»
«Non dirlo, sai che non è la verità.»
«Ma per piacere, smettila di fare la gelosa, non ti si adatta
quell'aria così distrutta. Giulietta esiste e a tempo debito
tutti la conoscerete.»
«D'accordo, la smetto, ma tu promettimi di andarci cauto. Hai
già avuto una batosta due anni fa con Miriam, non voglio che tu
stia male di nuovo.»
«Io la batosta l'ho avuta anche l'anno scorso se non è per
questo e non è stata di certo Miriam a farmi del male o almeno
non è stata l'unica. Smettila di tirare in ballo le vecchie
storie altrimenti saranno guai grossi e la pace che abbiano decretato
tra di noi andrà in frantumi.»
«Okay, la smetto. Scusami Rudy, adesso vado da Jolanda, dobbiamo lavorare.»
«Buon lavoro, Ali e scusami anche tu. Non voglio litigare, ecco
perché cerco di tenerti a distanza, non riesco a ragionare
lucidamente con te vicino.»
«Si, alle volte capita pure a me. Adesso devo veramente andare.»
«Okay.»
I due avevano appena intavolato una nuova pausa dai loro continui
battibecchi, ma la pace duratura doveva ancora arrivare. Erano entrambi
troppo orgogliosi per ammettere che sentivano ancora qualcosa per
l'altro e di certo non volevano dirselo a vicenda. Sarebbero bastate
altre due settimane e i due avrebbero finalmente trovato un punto di
incontro stabile che li avrebbe resi entrambi molto felici.
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Capitolo 11 *** Concerto per due ***
Una cena col botto
Concerto per due:
Marco aveva lavorato tanto per il
concerto live che Sofia gli aveva chiesto di fare. Aveva solo una
canzone nuova, ma non era importante visto che Sofia continuava a
ripetergli che per il nuovo disco c'era tempo. La ragazza aveva in
mente una sola cosa: rimettere insieme Marco, Eva e Marta. Il concerto
si sarebbe tenuto nel locale di Francesco e persino suo fratello Rudi e
il suo gruppo avrebbero potuto suonare per farsi conoscere. Questa era
stata una concessione da parte di Sofia per far contento Marco, ma
anche i suoi datori di lavoro che erano interessati al giovane Cesaroni.
Maya, intanto, aveva deciso di partire subito dopo il concerto in modo
da poter controllare Sofia di persona, non si fidava di lei e
forse faceva bene. Sofia, infatti, non riuscendo a parlare con
Eva nel modo che avrebbe voluto, si era decisa a chiedere aiuto ai
migliori amici: Carlotta e Walter.
Sofia sapeva di essere su un filo molto teso, Carlotta non avrebbe
certo apprezzato il suo cercare aiuto da loro, ma forse poteva cercare
di convincere almeno Walter a darle una mano e lei ci sperava davvero
tanto perché non sapeva più che cosa escogitare per
rimetterli insieme.
*****
Due giorni prima del concerto, Sofia
passò a casa di Carlotta e Walter per mettere in atto il suo
piano. Fu Carlotta ad aprire e, come c'era da aspettarsi, non fu molto
contenta di vederla.
«Che ci fai tu qui?»
«Ho bisogno del tuo aiuto e di quello di Walter.»
Carlotta stentava a credere alle sue orecchie, era sospettosa e non
poteva certo dirgli che la stimava, visto quello che aveva fatto a
Marco ed Eva anni prima.
«Senti so che ho sbagliato con Marco ed Eva, ma sono qui per
rimediare, okay? Mi serve il vostro aiuto per rimetterli insieme,
nessuno li conosce più di voi ed io ho veramente bisogno che voi
mi aiutiate. I miei datori di lavoro vogliono che Marco scriva un nuovo
album che possa essere in linea con "Ovunque andrai" e dicono che ci
riuscirà solo se metterà di nuovo apposto la sua vita. Lo
sappiamo entrambe che quella cavolo di principessa non è parte
del suo mondo. Eva e Marta sono le migliori muse che abbia mai avuto,
nonostante a quel tempo non sapesse nemmeno di essere il padre di
Marta.»
Carlotta ascoltò in silenzio, forse non era poi una brutta idea
cercare di riunire i suoi due migliori amici. Lei sapeva che Eva amava
ancora Marco e che persino quel testone la amava ancora, solo che non
volevano ammetterlo.
«Vieni, entra, ma ti prego di non dire a nessuno che abbiamo
intenzione di aiutarti. Non voglio perdere la mia migliore amica, sono
stata chiara?»
«Ma certo, da me non lo saprà nessuno.»
Sofia entrò in casa e Walter fu sorpreso di vederla, talmente
tanto da fissare Carlotta in modo interrogativo e farla parlare.
«Sofia è qui per aiutarci a rimettere insieme Marco ed Eva.»
Walter era a dir poco stupito, non riusciva a sillabare niente, ma fu preceduto da Sofia che espose il suo piano.
«Marco farà un concerto al locale del suo amico Francesco,
dopodomani sera. Ho bisogno che Eva sia presente, potreste cercare di
portarcela?»
«Forse, ma perché deve essere presente?»
Carlotta era dubbiosa, aveva accettato la proposta di Sofia ma non voleva far soffrire Eva.
«Marco ha appena scritto una nuova canzone ed io sono sicura che
è dedicata a lei. Voglio che lei la senta, se vi creasse dei
problemi portarla, potete sempre dirle di venire ad ascoltare Rudi e il
suo gruppo, anche loro canteranno quella sera.»
Questa volta fu Walter a risponderle.
«Sì, forse se le diciamo di venire ad ascoltare Rudi
è meglio. Tu sei sicura che la nuova canzone parli di lei,
vero?»
«Sì, non credo che sia dedicata alla principessa. E'
troppo intima come canzone e poi comunque la scaletta delle canzoni
l'ho scelta io e sono tutte dedicate ad Eva.»
«Mi stai dicendo che non hai messo le canzoni dell'ultimo album in scaletta?»
Walter era davvero stordito da quella novità.
«No, nemmeno una. L'album non è andato bene con le
vendite, anzi diciamo che è il peggior album che io abbia mai
sentito, persino le canzoni che ha messo in rete dopo la rottura con
Eva erano migliori di queste.»
«Okay, la porteremo noi, ma se le cose non vanno come dovrebbero ce la prenderemo con te.»
Carlotta se la sarebbe sul serio presa con lei se le cose andavano male e Sofia lo sapeva o almeno lo leggeva dai suoi occhi,
«Grazie ragazzi. Magari non sortirà effetti subito, ma spero che li avrà in un futuro molto prossimo.
Detto questo la ragazza uscì da casa di Carlotta e Walter,
almeno in parte il suo piano avrebbe funzionato e di questo ne era
sicura.
*****
Rudi e il suo gruppo erano rimasti
interdetti quando Sofia li aveva chiamati ed aveva chiesto loro di
cantare la stessa sera del concerto di Marco. C'era qualcosa che
preoccupava il giovane Cesaroni; quella ragazza non gli era mai
piaciuta, ma aveva accettato lo stesso perché era una buona
pubblicità per lui e per il gruppo.
Dopo averlo detto agli altri, i ragazzi avevano cominciato a fare prove
su prove per essere perfetti. Rudi era convinto che avrebbero fatto una
buona riuscita, perciò invitò alla serata anche
Giulietta, la quale fu contenta e accettò soprattutto
perché c'era anche il suo idolo: Marco Cesaroni.
Sperava di sentirlo cantare come una volta, anche se Rudi non ne era
poi tanto convinto. La serata arrivò in fretta e la confusione
fu totale: il locale di Francesco era talmente pieno che non si
riusciva quasi a stare dentro.
Sofia, però, fu contenta soprattutto nel momento in cui Carlotta
e Walter entrarono nel locale con Eva al seguito. Almeno era venuta,
era già qualcosa.
Alice che lavorava come al solito dietro al bancone assieme a Jolanda,
invece, era all'erta. Aveva sentito la conversazione telefonica di Rudi
con Giulietta e sapeva che lei sarebbe entrata nel locale da un momento
all'altro. Si era detta più volte che la sua era solo
curiosità, ma con il passare del tempo si era convinta di essere
gelosa di quella ragazza talmente tanto da scrutare male quelle della sua età che entravano.
Jolanda se ne era accorta e cercava di farla tornare con i piedi per terra.
«Ali, tutto bene?»
«Sì, Jole.»
«Io non credo proprio, sembra che tu debba incenerire ogni
ragazza con lo sguardo stasera, datti una calmata. Tanto la vedrai lo
stesso, sono sicura che appena Rudi scenderà dal palco
andrà dritto da lei. Piantala di guardare male tutte le clienti,
altrimenti se la daranno a gambe.»
«Scusa, non ci avevo fatto caso. Mi dispiace.»
«Tranquilla, sono sicura che tu sei molto più bella di lei.»
«Grazie, Jole.»
Le due si rimisero poi a lavorare, visto che l'affluenza era talmente tanta da non riuscire a tenere il ritmo,
*****
Dietro le quinte, Sofia stava dando
un'ultima ritoccata a quello che era il suo piano. Prima dovevano
aprire il concerto i Senza Nome, poi avrebbe fatto cantare a Rudi la
sua canzone da solista e poi sarebbe toccato a Marco e al suo medley
dedicato ad Eva.
All'improvviso si accorse che non aveva detto a Rudi che avrebbe dovuto
cantare "Due Anelli" e si diresse verso il gruppo per dirglielo in quel
momento.
«Rudi, scusami se non te l'ho detto prima, ma dopo aver cantato
le vostre canzoni con il gruppo, avrei bisogno che tu cantassi la tua
canzone da solista.»
Rudi rimase scosso, non poteva farlo, era nel locale di Francesco e la
canzone era dedicata ad Alice, la sua ragazza, non se ne parlava.
«Non se ne parla nemmeno, ho smesso di cantare quella canzone.»
Sofia parve agitata alquanto, ma vide che Diego, il miglior amico di
Rudi, cercava di convincerlo e lasciò che fosse proprio lui a
farlo ragionare.
«Rudi, andiamo, l'hai sempre cantata alla fine dei nostri
concerti, non c'è bisogno che ti ricordi che è un
successo.»
«Diego non posso farlo. Hai visto dove siamo? Siamo nel locale di
Francesco e la canzone è dedicata alla sua ragazza, non credi
che la prenderà quantomeno male?»
«Perché dovrebbe? Alice sta ancora con lui, quindi perché deve prendersela se a lei tu non interessi?»
«Sai una cosa, Diego? Sei proprio un amico, grazie di ricordarmi
che non sono degno di avere una ragazza come Alice.»
«Non dire stupidaggini, Rudi. Io lo faccio per il tuo bene, tu
devi avere un futuro e non cantare la canzone che tu hai scritto
è una sciocchezza e poi hai una bella ragazza che ti è
venuta ad ascoltare stasera, guarda lei e tutto passerà.»
«Facile a dirsi, ma non a farsi, Diego.»
«Bhè, tu provaci lo stesso.»
«D'accordo. Sofia? Va bene, la canterò.»
Sofia era sollevata, anche perché i suoi capi volevano sentire il giovane Cesaroni e la canzone scritta da lui.
«D'accordo, tra dieci minuti si inizia. In bocca al lupo, ragazzi.»
«Crepi.»
Risposero in coro i ragazzi dei Senza Nome e dopo si avvicinarono al palco per iniziare il loro mini-concerto di apertura.
*****
L'apertura fu un successo, i ragazzi
rimasero davvero impressionati dalle canzoni dei Senza Nome, ma
d'altronde ormai erano diventati abbastanza conosciuti almeno nei
dintorni di Roma, quindi non c'erano problemi. Rudi, con il passare del
tempo, si sentiva sempre più a disagio. Non era pronto a
ricantare la canzone davanti ad Alice e poi cosa ne avrebbe pensato
Giulietta?
Finito il loro mini-concerto, i Senza Nome scesero dal palco e Sofia
salì per annunciare Rudi e la sua canzone da solista.
«E adesso uno dei ragazzi dei Senza Nome, Rudi Cesaroni, ci
farà ascoltare la sua canzone da solista. Un bell'applauso per
lui.»
Alice rimase ghiacciata al di là del bancone, non poteva farlo.
Non lì davanti a Francesco, perché continuava a farla
stare male? Non gli era bastato l'anno prima? Non poteva evitare di
cantare quella canzone, almeno per quella sera?
Jolanda si era resa conto che la sua migliore amica aveva dei problemi
con quella canzone, cercò di rassicurarla e Rudi
salì sul palco per cantare.
Alice aveva paura soprattutto dello sguardo di Rudi. Pensava che lui
avrebbe diretto i suoi occhi verso di lei mentre cantava la canzone,
invece il ragazzo posò lo sguardo su Giulietta.
«Volevo dedicare questa canzone alla mia nuova amica, Giulietta, spero che ti piaccia!»
Alice era scioccata, come diavolo poteva dedicare la loro canzone a
Giulietta? Perché le stava facendo questo? Davvero la odiava a
tal punto da ferirla deliberatamente così davanti a tutti? Non
sapeva rispondere a queste domande, ma guardò verso la ragazza e
il mondo sembrò crollarle addosso.
Era molto bella: occhi azzurri e capelli biondi. Sembrava una diva di
Hollywood e lei in confronto era una piccola serva. La ragazza
applaudiva Rudi in maniera plateale e tutti si erano voltati verso di
lei per vedere la ragazza del giovane Cesaroni.
Per tutta la durata della canzone, Rudi tenne puntati gli occhi su
Giulietta e non diede nemmeno un piccolo sguardo verso Alice, la quale
si sentì altamente mortificata da tutto questo. A fine canzone
era quasi sul punto di mettersi a piangere, ma sparì
momentanemente dal bancone per dirigersi in bagno.
Rudi scese dal palco e si diresse verso Giulietta per parlare con lei,
non si accorse che Alice ci era rimasta male. Jolanda, però, che
era rimasta scontenta del comportamenteo di Rudi si avvicinò a
lui e gli puntò il dito contro.
«Rudi, devo parlarti, adesso!»
Rudi la guardò sconcertato, ma si scusò con Giulietta e seguì la sua amica.
«Mi dici perché ti sei comportato come un cretino con Alice?»
«Ma che diavolo ho fatto adesso? Cercavo di aiutarla, Jolanda.
Volevo solo che non avesse problemi con Francesco, se avessi guardato
verso di lei per l'intera durata della canzone, lui se ne sarebbe
accorto che è dedicata a lei.»
«Già, ma Alice ci è rimasta male lo stesso. E' in bagno adesso a piangere.»
«Ci penso io, Jole. Okay?»
Detto questo se ne andò a cercare Alice nel bagno del pub. La
trovò in un angolo che piangeva, rannicchiata e le posò
una mano sulla spalla.
«Alice, mi dici che sta succedendo?»
«Rudi, io davvero non ne ho idea.»
«Sardina, andiamo ti conosco da tanto tempo, dimmi solo che cosa ho fatto di male e se posso rimediare okay?»
«Non è colpa tua, ho capito che lo hai fatto per non far
capire a Francesco tutto, solo che io... Io credo di essere gelosa,
l'ho detto, okay?»
«Gelosa? Alice, ma stai bene? Insomma, perché dovresti
essere gelosa di Giulietta? E' solo un'amica per adesso e niente di
più, che diavolo dovrei dire io rispetto a Francesco? Lui
è il tuo ragazzo, sono io quello che dovrebbe essere geloso.
Devi prendere una decisione Alice e non sarò di certo io a dirti
quale prendere, deve essere tutta farina del tuo sacco, sono stato
chiaro?»
«Hai ragione, ma non so da che parte cominciare.»
«Forse dovresti iniziare a chiederti se Francesco è quello
giusto, prova ad iniziare da lì. Io rimango sempre e comunque il
tuo fratellastro, d'accordo?»
«Okay, ci penserò su.»
«Brava, adesso datti una ripulita e torna di là. Francesco si starà chiedendo dove sei finita.»
«Hai ragione. Rudi? Ti voglio bene!»
«Anche io, Sardina.»
Nessuno si era reso conto di quello che era veramente successo tra Rudi
e Alice ed era veramente una buona cosa. Dopo Rudi tornò a
parlare con Giulietta, la quale non vedeva l'ora di ascoltare Marco
Cesaroni, il suo idolo.
*****
Sofia salì nuovamente sul palco
per annunciare il suo pupillo e guardò tra la folla: Eva era
presente e sembrava alquanto a disagio visto che sapeva per certo che
era arrivato il momento del suo ex.
«Ed ora un bell'applauso per l'idolo dei giovani: Marco Cesaroni!»
Sofia aveva tenuto lo sguardo fisso su Eva, la quale parlava con
Carlotta in modo fitto. Sembrava fosse sul punto di andarsene da
lì, ma Carlotta la trattenne promettendole che appena finito il
concerto lei e Walter l'avrebbero riaccompagnata a casa.
Sofia ebbe un sospiro di sollievo, vedendo quanto Carlotta si era data
da fare per far rimanere l'amica, il che per lei era vitale. Eva doveva
sentire la nuova canzone di Marco, era il punto più importante
del piano.
Marco salì sul palco ed iniziò il suo concerto, Eva fin
dalle prime note capì che la canzone era quella scritta assieme
a lei, diversi anni fa: un mare di guai, il loro mare di guai. Si
prospettava una serata live dove Marco avrebbe ripercorso la sua
carriera artistica e lei non sapeva se avrebbe retto alla tensione.
La ragazza non si era sbagliata di molto, infatti ogni volta che una
nuova canzone iniziava, lei ripercorreva la loro storia appena nata, i
loro litigi, i loro sbagli, la loro felicità e il loro amore.
Era dura stare lì e sapere che lui non l'amava più, che
si era trovato una nuova ragazza, che l'aveva abbandonata dopo tutto
quello che avevano vissuto e lottato insieme loro due.
Finalmente arrivò il momento di Ninna Nanna ed Eva si sciolse:
quella canzone era dedicata alla loro bambina e lei ricordava
perfettamente quel giorno in spiaggia quando lei aveva passato del
tempo raccogliendo conchiglie mentre lui scriveva frenetico le parole
per la nuova canzone. Era stato il più bel regalo che le avesse
mai fatto, entrambi avrebbero desiderato che quel bambino fosse suo,
anche se a quel tempo pensavano fosse di Alex.
Finita la canzone, Eva divenne ancora più agitata. Sapeva quale
canzone veniva dopo ed aveva paura. Non poteva cantare Ovunque andrai,
non adesso che non sentiva più quel bisogno di essere ovunque
lei sarebbe andata, ma sapeva anche che era parte della sua storia e
quindi Marco l'avrebbe cantata lo stesso.
Appena la musica partì, lo sguardo di Marco si posò su
Eva e venne puntato nei suo splendidi occhi. Eva si sentiva sciogliere,
c'era qualcosa in quello sguardo che non vedeva da molto tempo, ma
pensava che fosse solo scena e nient'altro.
L'amica di Rudi, invece, era particolarmente contenta che Marco
cantasse quella canzone e che avesse dato ampio spazio alle vecchie
canzoni che i suoi fans amavano così tanto.
Mentre Ovunque andrai stava riempiendo il pub, Maya si sentì
messa da parte. Non capiva perché Marco non cantasse anche le
canzoni dedicate a lei, miste a quelle dedicate ad Eva, poi però
pensò che il suo turno sarebbe arrivato subito dopo visto che
l'ultimo disco era dedicato interamente a lei e si rasserenò.
Eva, invece, era sul punto di versare lacrime amare, ogni volta che lo
sentiva cantare quella canzone era come se in lei si aprisse in
metà il cuore. Quella era la loro canzone, senza alcun dubbio,
dimostrava quanto fossero stati legati e lo sarebbero stati per sempre
o almeno era quello che lei credeva fino a qualche mese prima ed invece
ora tutto era cambiato.
Finita la canzone, la scaletta prevedeva Silenziosa Possibilità
e Marco che non aveva mai cantanto quella canzone davanti a Maya aveva
alquanto paura del giudizio della ragazza. Non sapeva nemmeno se le
avesse mai parlato di quella canzone, ma da quanto ricordava non poteva
averne parlato visto che lei non sapeva nemmeno che lui avesse tradito
Eva e quindi si rassegnò ad avere una discussione con la
principessa dopo la fine del concerto. Lo sapeva per certo che
avrebbero litigato, soprattutto quando si sarebbe accorta che le
canzoni a lei dedicate non erano state messe in scaletta.
Eva era come in trans, ripercorreva ogni singolo momento della sua
storia d'amore con Marco assieme alle canzoni che lui stava cantando e
si chiedeva dove avessero sbagliato. C'era qualcosa che le sfuggiva
però, Marco stava ripercorrendo anche lui la loro storia e
sapeva esattamente dove aveva sbagliato solo che non sapeva come
rimediare a quel disastro.
Mentre cantava Silenziosa possibilità, gli venne in mente che
non ne stava chiedendo una seconda, ma una terza e questo gli risultava
persino troppo chiaro. Maya, che assistiva a quel concerto sempre
più turbata, non riusciva a credere che stesse cantando una
canzone del genere, visto che lei non sapeva che era stata scritta
tempo prima.
Sofia, invece, era alquanto contenta di come stessero andando le cose.
Era chiaro persino a lei che Eva e Marco si amavano ancora e lei
avrebbe fatto di tutto per farli rimettere assieme, almeno questo
glielo doveva.
Finita anche questa canzone, Sofia riprese il microfono per presentare la nuova canzone di Marco.
«E dopo aver ripercorso la sua carriera artistica così
promettente, ecco che Marco Cesaroni ci canterà in anteprima il
suo nuovo singolo Spiegami perché.»
Sofia lasciò quindi il palco a Marco e lui prese a suonare e
cantare. Eva si domandava come mai non avesse cantanto anche le canzoni
dell'ultimo disco dedicata a Maya, ma qualcosa le diceva che c'era lo
zampino di Sofia in tutto questo e non sapeva ancora il perché
anche se era grata di averla aiutata a non sentire quelle canzoni.
Maya era a dir poco furibonda e cominciava a sospettare che lo zampino
di Sofia centrasse nella decisione di non cantare nemmeno una canzone
dedicata a lei.
Intanto, Marco iniziò a cantare la nuova canzone e tutti i presenti erano desiderosi di sapere di che cosa parlasse.
Ogni tanto penso ancora a te
quasi sempre quando non c'è lei
poi sto male te lo giuro
non vorrei
Eva stentava a credere che anche quella canzone parlasse di lei,
ma le parole erano decisamente rivolte a lei, proprio come lo sguardo
di Marco che non smetteva di puntarsi su la Cudicini.
Ogni tanto non penso che a te
lei diventa a tutto e non ci sei
è così perfetto, siamo solo noi
C'era qualcosa che continuava a martellare nel petto di Eva,
qualcosa che non provava più da molto tempo. Marco continuava a
cantare e sperava in cuor suo che Eva capisse che la canzone era
dedicata a lei, anche se lui se ne era reso conto solo in quel momento.
Ti prego vai via
non serve e lo sai
quel che c'è stato non tornerà
Aveva ragione Marco? Non sarebbero potuti tornare indietro, non
dopo le parole che lui le aveva rivolto quattro mesi prima. Aveva
cancellato la loro storia in sole cinque parole: Io non ti amo
più. E il mondo era crollato addosso ad Eva.
Spiegami perché
tormenti i miei sogni
e non riesco più ad andare avanti
Eva lo guardava e capiva perfettamente come lui si sentisse,
perché anche lei era tormentata dalle parole che lui le aveva
rivolto, ma non riusciva a guardare avanti per capire dove avrebbe
potuto trovare una via d'uscita.
Spiegami perché
tutti i nostri sbagli
da lontano sembrano bei ricordi
Spiegami perché
Avrebbe voluto dirgli che non c'era via d'uscita dai loro
ricordi, che anche per lei erano un macigno insormontabile e che non
potevano liberarsene così facilmente.
Ogni tanto penso solo a te
come se non ci fosse più lei
poi sto male
non sai quanto ti vorrei
Stava dicendo sul serio? Eva non riusciva a credere che dopo
quattro mesi passati vicino a quello che lui riteneva essere il suo
nuovo amore, si fosse accorto della sua mancanza. Non era possibile o
forse lei non riusciva più a fidarsi e a credere alle sue parole.
Ti prego vai via
non serve e lo sai
quel che c'è stato non tornerà
Ed ecco di nuovo quella preghiera, ma perché le stava facendo
questo? Non poteva semplicemente dedicarsi alla sua nuova ragazza,
senza pensare troppo a lei e al loro passato?
Spiegami perché
tormenti i miei sogni
e non riesco più ad andare avanti
Non poteva continuare a stare lì e guardarlo, non
riusciva a sostenere ancora il suo sguardo. Era troppo per lei, doveva
andarsene da lì, fuggire lontano, ma Carlotta la tratteneva per
un braccio perché voleva che lei ascoltasse. Nessuno capiva
quanto male le stesse facendo quella canzone?
Spiegami perché
tutti i nostri sbagli
da lontano sembrano bei ricordi.
Spiegami perché
Accidenti a lui! Non poteva farle questo. Non poteva tornare dopo
quattro mesi e pretendere che lei lo perdonasse come se niente fosse
successo. Aveva scelto lui di lasciarla ed andarsene con Miss
Perfezione.
Sei sempre la più bella
te lo dicevo sempre io
che ne sarà di noi?
Te lo dico io che ne sarà di noi: non siamo più niente.
Marco ed Eva non esistono più da tanto tempo, lo hai detto tu
stesso.
Spiegami perché
tormenti i miei sogni
e non riesco più a guardare avanti
Vorrei aiutarti, perché in fondo a te ci tengo ancora, ma
non posso farlo. Devo andare avanti, almeno io. Abbiamo una bambina e
qualcuno deve pur occuparsene e quello non sei di certo tu, sono sempre
stata io quella che faceva la parte della grande e responsabile ed
ancora adesso è così.
Spiegami perché
tutti i nostri sbagli
da lontano sembrano bei ricordi.
Liberami da te
La canzone finì ed Eva si avviò verso l'uscita seguita a ruota da Carlotta e Walter.
«Perché scappi?»
Era stata Carlotta a parlare.
«Lo hai sentito, vero? Ha detto che devo aiutarlo a liberarsi di
me, è quello che sto facendo Carlotta. Non importa quanto ci
amiamo o ci siamo amati, lui ha bisogno di andare avanti ed anche io.
Non possiamo tornare indietro, non sarebbe giusto per nessuno di noi
due e nemmeno per Marta.»
Carlotta annuì, Walter stava male per entrambi perché era
come essere tornati al tempo dell'X-Tour e del matrimonio di Eva con
Alex. Erano entrambi troppo cocciuti per ammettere che stavano bene
soltanto insieme: dovevano fare qualcosa ma non sapevano esattamente
cosa.
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Capitolo 12 *** Non è la gelosia, o forse sì? ***
Una cena col botto
Non è la gelosia, o forse sì?:
Finito il concerto, Marco vide Eva e i
suoi due migliori amici andarsene dalla porta e pensò che forse
lei non aveva capito che l'ultima canzone era dedicata a lei. Si
guardò poi attorno e vide Maya che sorrideva. Una volta sceso
dal palco, avrebbe voluto correre dietro ad Eva, ma si contenne e
andò vicino alla sua fidanzata.
«Amore, l'ultima canzone era bellissima. Era per me, vero?»
Marco non sapeva come risponderle, ma Maya sembrò prendere la
sua riluttanza come un sì e quindi lui glielo lasciò
credere.
«Lo sapevo, mi dispiace che non hai cantanto le altre canzoni
dedicate a me, ma so che è tutta colpa di Sofia. Deve averti
stressato parecchio per farti cantare di nuovo tutte quelle canzoni, ma
in fondo fanno parte della tua carriera e poi adesso ci sono io quindi
non ci sono problemi.»
Marco non stava capendo davvero niente di quello che Maya gli diceva,
era talmente stordito da tutte le sensazioni provate mentre cantava il
suo amore per Eva che solo adesso si era reso conto di aver fatto una
cazzata: non avrebbe dovuto scegliere Maya, ma rimanere assieme alla
sua famiglia e adesso come cavolo faceva a rimettere tutto apposto?
Si guardò attorno cercando uno spiraglio per poter andarsene da
quel posto, doveva parlare con Eva immediatamente, ma se Maya
continuava a stargli dietro come un cagnolino non poteva. Poi
all'improvviso ricordò che la sua fidanzata il giorno dopo
doveva tornare in Lussemburgo e si rilassò, avrebbe parlato con
Eva il giorno dopo, non c'era poi tanta fretta.
«Senti Maya, sono stanco, ti va se torniamo a casa a dormire?»
«Scusami amore, è vero, hai cantanto per tante ore e devi
essere esausto. Andiamo a dormire, poi domani mi accompagni in
aereoporto che devo partire presto.»
«Giusto, devi partire presto e quindi devi assolutamente dormire,
altrimenti tuo padre mi ucciderà se ti vede stanca.»
Maya si mise a ridere.
«Ma no che dici? Papà inizia a volerti bene, non ti ucciderebbe mai.»
Marco non credeva che fosse vero, il principe era abbastanza altezzoso
e sapeva benissimo di non essergli simpatico e non era certo
perché lui non era un reale, ma solo perché in fondo
quell'uomo sapeva la verità: lui non amava abbastanza sua figlia.
I due andarono via, lasciando Sofia nel pub, molto soddisfatta del concerto.
*****
Rudi, invece, dopo la chiacchierata con
Alice nel bagno, era ritornato vicino a Giulietta la quale si era resa
conto che qualcosa non andava nel ragazzo.
«Rudi, la canzone che prima hai cantato era per la tua lei, vero?»
Rudi non sapeva che dire, ma cercò di tergiversare, non se la sentiva di dire la verità alla ragazza.
«Andiamo, non mordo mica e poi non siamo fidanzati io e te, non sono gelosa di lei.»
«E' complicato, Giulietta. Lei è di un'altro ed io sono
solo un amico per lei. Credo che il nostro legame sia alquanto
complicato al momento.»
«Io non direi. Tu l'ami, si capisce da come cantavi quella
canzone e se lei sta con un'altro è una stupida, non sa che cosa
si perde a non stare con te.»
«Lo sa che cosa si perde, ho provato a dirglielo, ma lei non ne
vuole sapere. Le ho fatto male l'anno scorso, ero talmente cieco da non
vedere che lei mi amava mentre io correvo dietro alla mia ex e lei si
è trovata un'altro, che cosa posso farci?»
«Magari potresti iniziare a chiamarla per nome e non solo lei.
Cosa pensi che sia scema e non abbia capito che è Alice?»
Rudi rimase sorpreso e la fissò con gli occhi spalancati.
«Non dire niente, ti prego. Francesco non lo sa e non voglio che
lo sappia, Alice ha scelto lui ed io rispetto la sua scelta.»
«Tu sei completamente pazzo, lei non ha scelto lui. Ti ama, l'ho
vista quando sono entrata come mi ha guardato: è gelosa di
te.»
«Tu non la conosci, crede solo di avere un qualche diritto su di
me perché in questo momento abbiamo litigato e lei è
sempre stata la mia migliore amica ed adesso si sente messa da parte
perché ci sei tu, tutto qui.»
«Forse, ma lo sguardo di una donna gelosa è diverso da
quello di un'amica e credimi lei non ha fatto lo sguardo da amica
quando sono entrata.»
«Senti, adesso basta. Sono affari miei Giulietta e sinceramente
non mi va di rimanere di nuovo invischiato in questa situazione. Se mai
Alice deciderà che vale la pena stare con me allora io ci
sarò, ma per adesso non voglio pensarci.»
«D'accordo, mi accompagneresti a casa, adesso?»
«Ma certo, non sono mica arrabbiato con te e poi Roma di sera non è molto sicura per le donne.»
I due risero e uscirono dal pub mano nella mano, creando non poche occhiatacce da parte di Alice che li seguiva dal bancone.
*****
Eva era stata accompagnata a casa da
Walter e Carlotta alla fine del concerto e una volta chiusa la porta e
lasciato andare sua madre a casa, si mise a pensare a quello che era
successo.
Era palese che il concerto era dedicato a lei, ma allora perché
Marco gli aveva chiesto di andarsene via? Forse si era sentito troppo
legato al loro ricordo in quei mesi e voleva disperatamente andare
avanti con Maya.
Lei aveva colto le suppliche del padre di sua figlia: voleva solamente
che lui si sentisse bene e fosse felice e se questo significava
starsene in disparte allora l'avrebbe fatto.
Si mise a letto, sperando di riuscire ad andare avanti anche lei e mentre stava per addormentarsi ricevette un messaggio.
Prese il cellulare in mano, ma non era Marco il mittente anche se lei ci aveva sperato, era Alex.
Aprì il messaggio e quello che lesse la lasciò senza fiato.
«SO CHE NON E' IL MODO E NEMMENO L'ORARIO GIUSTO, MA TI ANDREBBE DI USCIRE A CENA CON ME, DOMANI SERA?»
Eva sorrise, era pur sempre piacevole essere corteggiata e Alex era
un'amico o forse qualcosa di più. Prese una decisione rapida e
scrisse la risposta di getto.
«ACCETTO, MA VOGLIO CHE TU SAPPIA CHE AMO ANCORA MARCO, STAVOLTA NON VOGLIO CHE TU SIA UN RIPIEGO MA UN BUON AMICO.»
Dopo pochi minuti, Alex le rispose.
«POSSO SEMPRE PROVARE A CERCARE DI FARTELO DIMENTICARE. STAI TRANQUILLA, E' SOLO UNA CENA, SARO' UN BUON AMICO.»
Eva sorrise e si mise a dormire più serena, non sapendo che la sera dopo sarebbe stata un completo disastro.
*****
Mentre Rudi parlava con Giulietta, Alice
uscì dal bagno e venne accolta con premura da Francesco, il
quale pensava che si fosse sentita male.
«Alice, stai bene? Jolanda mi ha detto che non ti sentivi bene ed eri andata al bagno.»
«Tutto apposto, grazie. Avevo un leggero mal di pancia, ma sono
solo le mestruazioni, tutto qui, mi succede sempre quando iniziano,
quindi ho dovuto correre ai ripari e mettere un assorbente in
bagno.»
«Meno male, pensavo avessi preso l'influenza o roba simile. Hai visto che acchiappo ha fatto tuo fratello?»
Alice si volse verso Rudi e Giulietta e fece solo un accenno con la testa.
«Lui dice che sono solo amici ed io ci credo.»
«Si, come no? Andiamo con una ragazza del genere non si
può essere solo amici, Alice. Magari ci vuole andare piano, ma
tra qualche tempo si metteranno insieme mi sembra abbastanza
chiaro.»
Alice non voleva stare a sentire quello che lui aveva da dirle, non le
interessava minimamente. Voleva solo gridargli che Rudi amava lei e che
lei amava lui, che non capiva niente, ma lasciò perdere
perché Rudi aveva ragione, doveva fare chiarezza e decidere una
volta per tutte con chi stare.
«Forse hai ragione, ma io sono contenta per lui. Si merita
qualcuno che lo ami, proprio come lui un tempo amava Miriam.»
«Già, speriamo vada tutto per il verso giusto.»
Detto questo Francesco tornò al suo lavoro, mentre Alice
guardava Rudi e Giulietta continuare la loro discussione. Quando i due
se ne uscirono dal locale mano nella mano, il cuore di Alice perse un
battito: era tempo di trovare una soluzione e decidere.
Quello che Alice sapeva benissimo era che la decisione l'aveva
già presa da tempo: lei amava Rudi e voleva stare con lui
perciò decise di lasciare Francesco il giorno dopo senza troppe
cerimonie.
Non era più tempo di pensare, ma di agire e lei era pronta a qualsiasi cosa per ottenere quello che voleva.
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Capitolo 13 *** Gli stessi errori ***
Una cena col botto
Gli stessi errori:
Eva era tornata a casa e, dopo aver dato
un bacio a Marta, si era messa a dormire. L'indomani mattina si era
svegliata con l'intenzione di chiarire il suo neo-nato rapporto con
Alex, non voleva che si creassero problemi come quelli dell'ultima
volta.
Portò la bambina all'asilo e andò al lavoro da dove telefonò ad Alex.
«Alex, ciao, sono Eva. Senti volevo dirti... questa cosa della
cena assieme a me sembra una pazzia, non credo dovremmo farlo.»
Era stata un pochino troppo precipitosa e dal tono della sua voce si
sentiva una preoccupazione tale da indurre Alex a sdrammatizzare la
situazione.
«Eva, tranquilla. Abbiamo deciso di diventare amici, non farne
una questione di stato, usciamo solo per una cena, niente di più
e niente di meno, okay?»
Eva sospirò e si rassegnò ad uscire con Alex a cena, in fondo non avrebbe fatto niente di male.
«D'accordo, ci vediamo stasera alle otto, davanti al tuo locale.»
«Eh no, vengo a prenderti a casa.»
«Alex, non è un appuntamento, non devi venire a prendermi a casa, è solo una cena tra amici.»
«Va bene, se ti disturba così tanto diciamo che ci vediamo al locale.»
«Ecco bravo, ci vediamo stasera.»
Dopo aver riattaccato il telefono, Eva si decise a chiedere a Rudi di
tenerle Marta per la serata. Glielo avrebbe chiesto nel pomeriggio, in
fondo aveva tempo per abituarsi all'idea di riuscire insieme a qualcuno.
*****
Marco, intanto, si alzò la
mattina desideroso di poter solo fare la pace con Eva, ma tutto
sembrava puntare contro di lui. Maya lo chiamò appena alzato per
chiedergli di portarla in aereoporto e lui, suo malgrado, fu costretto
a farlo.
Mentre erano in macchina, Marco non faceva che pensare ad Eva, nel
frattempo Maya continuava a parlare dei suoi impegni a palazzo. Ad un
certo punto, la ragazza si accorse che Marco non la ascoltava e gli
chiese spiegazioni.
«Marco, ma mi stai ascoltando? Sembri sulle nuvole.»
Solo in quel momento Marco ritornò in sé e le rispose.
«Scusami, pensavo solamente a quanto duro lavoro mi attende per scrivere il nuovo disco.»
«Sai mi mancherai molto per queste tre settimane ed io ti macherò?»
«Ma certo che mi mancherai, come puoi dubitarne? Eccoci, siamo arrivati!»
«Bhè, puoi sempre venire a trovarmi se riesci a liberarti di Sofia per un week-end.»
«Certo, ci penserò.»
Marco e Maya entrarono in aereoporto e si diedero un bacio per
salutarsi, poi la ragazza si imbarcò e Marco andò al
lavoro.
*****
La giornata per Eva passò molto in fretta. Arrivata a casa nel pomeriggio parlò con Rudi.
«Rudi, devo chiederti un favore, hai da fare stasera?»
Rudi era molto pensieroso, non capiva dove volesse arrivare Eva, ma rispose.
«No, sono a casa. Non ho le prove con il gruppo e pensavo di riposarmi un po'.»
«Mi dispiace chiedertelo, ma mi terresti Marta?»
«Sicuro che te la tengo, devi uscire con Carlotta?»
«No, veramente dovrei andare ad una cena con Alex, ma se non puoi tenermi la bambina lo richiamo e rimandiamo.»
Rudi si mise a ridere.
«Tranquilla, non c'è nessun problema, ti tengo io Marta. Tu esci, ne hai bisogno.»
Eva di slancio abbracciò Rudi e lo ringraziò.
«Grazie, sei il miglior fratellastro del mondo.»
I due si prepararono per la loro serata e mentre Eva si truccava e si
vestiva, Rudi si mise a cucinare e giocare con Marta. Alle sette e
mezzo, Eva salutò i due e si diresse verso il locale di Alex.
Mentre stava andando, ricevette una telefonata di Marco, ma lei decise
di ignorarla e lui si diresse verso casa della ragazza per parlarle di
persona: doveva chiarire la situazione.
Arrivato suonò il campanello, ma ad aprire vide Rudi e non Eva e la cosa la preoccupò.
«Marco, che cosa ci fai qui? Dovevi vedere Marta?»
Rudi era davvero molto sorpreso della presenza del fratello, ma Marco
era molto più sorpreso di lui per non aver trovato Eva e non
vederla nemmeno in casa.
«Veramente volevo parlare con Eva, l'ho chiamata ma non ha
risposto e così ho pensato di venire direttamente a casa.»
«Bhé, Eva è uscita stasera ed io faccio da
baby-sitter a Marta, ma se vuoi puoi rimanere assieme a noi.»
Marco ci era rimasto davvero molto male, ma cercò di non farlo
vedere e decise di rimanere a passare la serata con sua figlia e suo
fratello.
«D'accordo, rimango con voi. Amore di papà, vieni qui a darmi un bacio.»
La bambina sentita la voce del papà, corse verso di lui e si
gettò tra le sue braccia, stampandogli un grosso bacio sulla
guancia.
«Ciao, papi. Rimani con noi, stasera? Io e lo io Rudi stavamo giocando.»
I tre passarono una meravigliosa serata assieme, ma ad un certo punto Rudi ricevette una telefonata da Alice.
«Alice, che cosa succede? Calma, calma, non capisco. Alice? Merda!»
Marco si era preoccupato molto, la telefonata lo aveva messo in agitazione, così come Rudi.
«Marco, senti devo andare da Alice. Ha telefonato e stava
piangendo, non ci ho capito niente e il telefono si è pure
spento. Vado a cercarla.»
«Si, vai. Ci penso io a Marta, la metto a letto e aspetto che torni Eva..»
«Grazie, sei un mito. Adesso vado.»
Rudi ringraziò il fratello e uscì di casa, diretto non
sapeva bene nemmeno lui dove. Intanto, Marco finito di giocare con
Marta, la mise a letto, raccontandogli una fiaba e cantando per lei la
loro canzone.
*****
Eva, intanto, a cena si stava
divertendo. Alex le aveva promesso una cena tra amici ed era proprio
quello che stava accadendo. I due mangiarono e poi andarono a bere
qualcosa in un locale.
Alex avrebbe tanto voluto spingersi oltre, ma Eva era molto sulle sue,
non gli dava molta corda ed anche se lui avrebbe voluto riallacciare il
loro rapporto, lei cercava di tenerlo al suo posto.
Arrivati davanti a casa di Eva, Alex si disse che forse era arrivato il momento di mettere le carte in tavola.
«Eva, senti... Sono stato davvero bene con te stasera, non mi
succedeva da tanto tempo, forse da quando ci siamo conosciuti... Non
credi che dovremmo riprovarci? Infondo, stavamo bene insieme.»
Eva non sapeva che dire, era rimasta senza parole ed Alex lo prese come
un sì, perciò si avvicinò e stava quasi per
baciarla, quando la porta di casa si aprì per rivelare la figura
di Marco che lasciò Alex ed Eva completamente immobili e
straniti.
«Marco, che ci fai qui?»
Marco guardò alquanto male Alex e poi sorridendo rispose ad Eva.
«Ci sono stati dei problemini e Rudi mi ha chiamato, adesso entra dentro che dobbiamo parlare.»
«Va bene. Grazie della serata Alex, ci risentiamo.»
Alex rimase a guardare i due che chiudevano la porta senza proferire
parola, ma la sua testa gridava alla congiura. Accidenti a Marco
Cesaroni, se non ci fosse stato lui avrebbe sicuramente baciato Eva, ed
invece era apparso, come se si aspettasse questa cosa.
Eva e Marco entrarono in casa e si misero in salotto, la ragazza fu la prima ad aprire la bocca.
«Mi dici che cosa è successo, per piacere?»
«Ero passato per parlare con te, ma tu eri uscita e Rudi mi ha
chiesto di rimanere insieme a lui e Marta. Ci siamo divertiti stasera,
ma ad un certo punto, Rudi ha ricevuto una telefonata da tua sorella e
si è preoccupato, allora è uscito per cercarla e io sono
rimasto con Marta, mica potevo lasciarla qui da sola.»
Eva sentendo parlare di sua sorella si sentì gelare il sangue nelle vene e chiese spiegazioni.
«Non hai provato a richiamare Rudi? Che cosa sarà successo ad Alice, ho paura Marco!»
«Vedi, il fatto è che a Rudi si è scaricato il
cellulare e quindi non ho potuto telefonargli. Non è che tu hai
quello di Alice? Possiamo telefonare a lei, così giusto per
stare più tranquilli!»
«Hai ragione, adesso ci provo.»
La ragazza prese il cellulare, ma il telefono di Alice squillava a vuoto e il panico prese possesso di Eva.
«Non risponde e se fosse successo qualcosa di grave, oddio a mamma verrà un infarto.»
Marco cercò di tranquillizzare Eva, la abbracciò di
slancio e la ragazza si lasciò circondare dalle braccia
protettive di quello che un tempo era il suo uomo,
«Stai tranquilla, sono sicuro che Rudi l'ha trovata e l'ha riportata a casa. Vedrai che andrà tutto bene.»
Eva nascose il viso contro il petto di Marco, godendosi dopo tanto
tempo il tepore del corpo di lui contro il suo. Marco cominciava a
capire che anche Eva lo amava ancora e non riuscendo più a
contenersi, la baciò. In un primo tempo, Eva rimase rigida, non
capiva che cosa stesse succedendo, ma poi decise di lasciar perdere e
godersi solo la sensazione che le labbra del ragazzo contro le sue le
provocavano in tutto il corpo.
Quando il baciò finì, lei non disse niente. A parlare fu Marco e la cosa non le dispiacque per niente.
«Sei più tranquilla, adesso?»
«Si, grazie Marco. Vieni, direi di bere qualcosa così
cerchiamo di capire che cosa sia successo. Magari possiamo pure
chiamare a casa dopo.»
Marco annuì, pensando a come fare per rivelare i suoi sentimenti
ad Eva. I due finirono in cucina e aprirono due bottiglie di birra, la
cosa però non andò come i due speravano. Ad un certo
punto Marco, appena brillo, cercò spiegazioni per l'appuntamento
di Eva con Alex.
«Senti, mi spieghi perché sei uscita con Alex?»
«Marco, andiamo smettila di fare il geloso, non sei il mio
ragazzo e nemmeno mio marito, quindi lascia perdere questo
discorso.»
«Io non lascio perdere proprio niente, adesso me lo dici, altrimenti non mi muovo da qui.»
Eva cercava di non guardarlo in faccia, voleva solamente andarsene a
letto e dormire, perciò cercò di sfuggire dalla pressione
di Marco.
«Lascia perdere ho detto, ho sonno e adesso vado a dormire.»
Detto questo si alzò, dirigendosi verso la camera da letto, ma
Marco la precedette e la prese per un braccio portandosela davanti.
«Dimmi che lo ami ed io ti lascio stare.»
Eva non sapeva più che cosa rispondere, gli occhi di Marco su di
lei bruciavano come non succedeva da mesi e lei non riusciva a
ragionare veramente per rispondergli a tono.
«Mi stai facendo male, Marco. Lasciami.»
La stretta sul braccio di Eva non cessava anche se lei sperava che lui
la lasciasse andare, ma non lo fece. Invece, si avvicinò a lei e
la baciò con urgenza. Eva non sapeva dove l'avrebbe condotta
quella serata, ma il suo unico pensiero era che lei lo desiderava e non
le importava che cosa sarebbe successo l'indomani.
«Dimmi che non hai sentito niente e ti lascio.»
Eva non riusciva a mentire, come poteva dirgli che non aveva sentito
niente. Non era la verità e lei voleva disperatamente che lui
continuasse a baciarla. Non disse niente, si avvicinò solamente
di più a lui e lo baciò a sua volta, a Marco bastò
questo, la prese in braccio e la portò in camera da letto.
I vestiti dei due caddero a terra e loro si ritrovarono per la prima
volta, dopo tanto tempo, nudi insieme e i loro corpi si toccavano come
se l'urgenza di appartenersi fosse vitale.
Marco non era tanto ubriaco da non capire che cosa stesse succedendo e
lui desiderava veramente dire ad Eva che la amava ancora, ma lei
continuava a baciarlo e lui non riusciva a proferire parola. Erano
talmente presi dalla situazione da essersi scordati di Rudi e Alice e
di tutto quello che era successo quella sera e nei mesi precedenti.
Quando finalmente divennero una cosa unica, ad Eva scappò una
lacrima e Marco la asciugò con un bacio. Era così che
doveva essere tra loro e dopo aver fatto l'amore, i due si
addormentarono abbracciati, senza pensare alle conseguenze di quello
che era accaduto.
*****
Nel frattempo, Rudi da quando era uscito
da casa, aveva cercato Alice a casa dei genitori, ma di lei non c'era
traccia. Si era preoccupato ed aveva chiamato suo padre, visto che
nemmeno lui e Lucia erano in casa.
«Papà, sai dov'è Alice? Dovrei parlarle.»
«Adesso lo chiedo a Lucia, tesoro. Lucì, sai dov'è annata Alice?»
La donna gli rispose e lui disse al figlio che era andata al pub da Francesco.
«Grazie papà.»
Il ragazzo lo disse, cercando di rimanere impassibile, ma la paura
aveva preso il sopravvento perché pensava di aver capito le
lacrime di Alice. Si diresse verso il pub, ma anche lì non c'era
traccia di Alice e nemmeno di Francesco. Chiese così aiuto a
Jolanda, che era ancora al lavoro.
«Jole, sai dove è finita Alice?»
«Lei e Francesco sono usciti e dovevano parlare, credo siano andati all'appartamento di lui.»
Rudi era sempre più preoccupato e si diresse verso
l'appartamento di Francesco. Trovò Alice sulle scale che
piangeva e si diresse verso di lei.
«Alice, che cosa diamine è successo, mi hai spaventato.»
Alice non rispondeva e continuava a piangere, piegata sulle ginocchia.
Quando Rudi riuscì a farle alzare il viso, scoprì dei
grossi lividi e la cosa gli mandò il sangue al cervello.
«E' stato Francesco a farti questo? Adesso mi sente.»
Rudi stava per andare alla porta dell'appartamento, quando Alice lo
fermò per un braccio, chiedendogli di riportarla a casa.
«No, non farlo. E' colpa mia se è successo tutto questo casino, voglio solo tornare a casa, ti prego Rudi.»
«D'accordo, vieni ti accompagno io e poi rimango assieme a te.
Lucia e papà non sono a casa, devono essersi presi un week-end
romantico e non voglio lasciarti sola, Francesco potrebbe
tornare.»
I due si diressero verso casa e quando furono al sicuro, dentro le mura di casa Cesaroni, Rudi chiese spiegazioni.
«Perché hai detto che è colpa tua?»
«Stasera ho lasciato Francesco e gli ho detto che amo un'altro e
lui non ci ha più visto, si è arrabbiato e mi ha colpito
in viso. Poi sono uscita e non ho retto la situazione e ti ho chiamato.
Credo che abbia esagerato, ma in fondo aveva ragione, sono io ad
essermi comportata male.»
Rudi non riusciva a credere alle sue orecchie.
«Non è vero, Alice. Non è colpa tua, nessuno merita
di essere picchiato solo perché lascia un ragazzo.»
La ragazza si aggrappò al petto di Rudi e pianse di nuovo, il
ragazzo passò un braccio dietro la sua schiena e cercò di
calmarla. Poi i due si diressero in camera di Alice per farla riposare.
«Vieni, adesso ti porto in camera e poi vado a dormire nel mio letto.»
Salirono le scale e, una volta arrivati alla camera dalla ragazza,
Alice fece entrare anche Rudi. Si stese sul letto e lui gli
rimboccò le coperte.
«Adesso dormi, sardina. Domani ne parliamo con più calma, okay?»
Alice voleva che lui sapesse che il ragazzo che amava era lui, si rialzò e si costrinse a dirgli la verità.
«Rudi, hai capito che il ragazzo che amo sei tu, vero?»
Rudi annuì con il capo e cercò di far risdraiare la
ragazza, ma lei lo baciò e lui fu completamente perduto.Si
lasciò trasportare dalla meravigliosa sensazione che gli
provocava da tempo Alice. Quando si ristaccarono, la ragazza gli chiese
di restare con lei.
«Rudi, rimani qui con me stanotte, solo a dormire.»
Il ragazzo decise in un attimo, si mise vicino a lei e la abbracciò, cercando poi di dormire.
«Ti amo anche io, sardina.»
«Lo so.»
I due poi si addormentarono abbracciati, sicuri che il loro momento era finalmente arrivato.
*****
La mattina dopo, Eva si ritrovò
sola nel letto, con la testa che le faceva un pochino male. Si disse
che forse quello che era successo era tutto frutto della sua
immaginazione, ma un bigliettino sul comodino la riportò alla
realtà. Era successo veramente, ma la cosa che più le
faceva male erano le parole del bigliettino.
«E' STATO UNO SBAGLIO, EVA. SCUSAMI SE PUOI E NON ODIARMI, MARCO.»
La sera prima avevano fatto l'amore, lui era lì con lei, anzi
aveva iniziato lui, ma lei si disse che forse era ubriaco e non sapeva
che cosa stava facendo. Si sentiva male per aver creduto che le cose
potessero tornare come prima tra loro, era stata stupida, ma non
rimpiangeva di aver avuto quell'ultima notte insieme. Si era sentita
amata come prima, non sapeva che le conseguenze sarebbero state
visibili tra qualche mese e che Marco non l'aveva lasciata di sua
spontanea volontà ma per una questione di forza maggiore.
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Capitolo 14 *** Il giorno dopo ***
Una cena col botto
Il giorno dopo:
Marco si era alzato presto l'indomani
mattina e ritrovandosi vicino Eva che dormiva beatamente, pensò
di prepare la colazione per entrambi. Non poteva sapere che dopo
qualche minuto avrebbe ricevuto una telefonata imprevista. Si diresse
in cucina, non era mai stato così felice in vita sua, adesso
sapeva che Eva lo amava ancora e la scorsa notte ne era la prova
lampante. Quando Sofia gli aveva detto che doveva scrivere un nuovo
album e che lei non credeva nella sua relazione con la
principessa, Marco aveva storto il naso, ma il tempo aveva dato
ragione alla donna e lui era solamente grato di poter vivere finalmente
la sua relazione con Eva.
In quel momento non pensava alla principessa, soprattutto perché
non vedeva l'ora di poterla lasciare e tornare a far parte della sua
famiglia. Aspettava di poter parlare con Eva e chiarire la situazione
per dare una nuova possibilità al loro rapporto perché
non aveva mai smesso di amarla; per un periodo aveva creduto che fosse
così ma l'orgoglio e la paura di non essere ricambiato o di
essere ferito di nuovo lo aveva frenato, ma adesso tutto si sarebbe
risolto o così lui pensava.
Quando mise piede in cucina, però, la situazione mutò di
colpo: il suo cellulare squillò, era Maya. Marco dapprima non
voleva rispondere, ma poi si disse che prima parlava e chiariva con lei
e meglio era, perciò accettò la chiamata.
«Marco, tesoro, spero di non averti svegliato. Non stavo
più nelle pelle e dovevo assolutamente telefonarti, ho fatto una
bellissima scoperta: sono incinta!»
Udite le parole di Maya, Marco crollò seduto su una sedia e
tutto il suo mondo andò in pezzi. Non avrebbe più potuto
vivere con Eva e Marta, come diavolo aveva fatto ad essere così
stupido? Mentre la ragazza al telefono continuava a parlare, Marco
non sentiva niente, solo uno strano ronzio nel cervello che gli diceva
che tutto era perduto e niente sarebbe più potuto tornare come
prima. Maya, in un primo momento, troppo presa a raccontare la
gravidanza a Marco, non si accorse che lui era assente, ma dopo qualche
minuto chiese spiegazioni.
«Marco, ma mi hai sentito? Stai per diventare padre per la seconda volta, non sei contento, amore?»
Meccanicamente, come accadeva ormai da qualche tempo, Marco rispose fingendo di essere contento.
«Ma si che sono contento, è solamente molto improvviso, tutto qui.»
Maya non dubitava nemmeno una parola di quello che usciva dalla bocca di Marco e perciò ci credette.
«Senti Marco, papà mi ha chiesto se puoi tornare subito
qui, vorrebbe annunciare il lieto evento e il nostro matrimonio il
più presto possibile. Non sta più nelle pelle e spera
tanto che sia un maschietto.»
Marco era completament imbambolato, ma rispose lo stesso.
«D'accordo, parto oggi pomeriggio.»
«Ci vediamo presto, amore, non vedo l'ora.»
Maya riagganciò il telefono e Marco rimase qualche secondo a
guardare la cucina di Eva, doveva dirglielo ma non ne aveva la forza.
Ritornò in camera e guardò la donna che amava dormire
beatamente e poi vide Marta nel suo lettino che sognava; si chiese come
poteva rinunciare a tutto questo per qualcosa che non era reale e non
lo avrebbe mai reso felice, ma l'unica cosa che riuscì a
rispondersi era che il bambino non aveva colpa di quello che stava
succedendo, la colpa era solo sua. In un minuto decise che cosa fare,
prese un foglietto e scrisse una frase per Eva, sperava che lei non lo
odiasse per quello che stava facendo, ma forse era meglio per lei
pensare che lui la scorsa notte fosse ubriaco e non che fosse solamente
un codardo che non riusciva a dirgli i suoi problemi e come sempre
Marco Cesaroni scelse la via più facile, abbandonando Eva, Marta
e la sua casa di nuovo.
*****
Quando Eva si era alzata ed aveva letto
il biglietto si era data della stupida per aver ceduto, ma non
rimpiangeva quello che aveva fatto: era stata una nottata splendida e
lei ancora ricordava ogni bacio e ogni carezza. Era meglio avere un
ricordo di lui che la amava piuttosto che non averne affatto. Si
diresse in cucina, aspettando che Marta si svegliasse ed iniziò
a preparare la colazione, poi ad un tratto ricordò che Alice la
sera prima era nei guai e corse al telefono per chiamare Rudi.
Il telefonino squillava a vuoto e il panico si impossessò di
nuovo di Eva, la quale attese che Marta si svegliasse e poi corse a
casa Cesaroni per sapere che cosa diavolo stesse succedendo.
*****
Nel frattempo a casa Cesaroni, Rudi e
Alice si svegliarono insieme nel letto della ragazza e si diedero il
buongiorno con un bacio. Rudi, poi, vide i lividi sul viso di Alice e
cercò di farla ragionare.
«Buongiorno, sardina.»
«Buongiorno anche a te.»
«Senti, Alice, io credo sia meglio andare alla polizia e denunciare Francesco, guarda che cosa ti ha fatto.»
Rudi lo disse sentendosi un po' in colpa per non essere arrivato in
tempo a salvare Alice dalle botte dell'ex-fidanzato, ma lei non voleva
sentire ragioni.
«Rudi, te l'ho già detto, non voglio denunciarlo. L'ha
fatto preso dalla rabbia e sono sicura che adesso si è anche
pentito, ma non voglio più parlare di questo.»
«I nostri genitori stamattina tornano a casa e che cosa hai intenzione di raccontargli?»
«Non lo so, ma non voglio denunciare Francesco.»
«Va bene, andiamo a fare colazione adesso che è meglio.»
I due scesero in cucina e si misero a fare colazione, nel frattempo,
Giulio e Lucia rincasarono e li trovarono al tavolino. Quando Alice si
voltò verso di loro per salutarli per poco a Lucia non venne un
colpo.
«Alice? Ma che cosa hai fatto al viso?»
Rudi era nervoso, Giulio era scioccato come Lucia, ma alquanto alterato
e pensava che il responsabile fosse Rudi, perciò si
scagliò verbalmente verso il ragazzo.
«Ma ti sei impazzito? Va bene che non andate proprio d'accordo
negli ultimi tempi, ma picchiare una ragazza mi sembra un po' troppo
anche per te.»
Rudi era scandalizzato e rispose a tono al padre.
«Ma per chi mi hai preso, papà? Non sono stato io a
ridurla in quello stato, ma Francesco. Io l'ho solo riportata a casa e
le ho tenuto compagnia perché pensavo che lui potesse
tornare.»
Lucia si mise una mano sulla bocca, non sapeva che dire, ma Giulio la prese molto male.
«Ma io lo ammazzo.»
Si diresse verso la porta e Rudi gli corse dietro per cercare di fermarlo, così come Alice e la povera Lucia.
«Papà, ragiona, lascia perdere. Alice sta bene e l'ha
mollato, è tornata a casa e adesso nessuno le farà
più del male. Se lo ammazzi, vai a finrie in galera e gliela dai
vinta a lui.»
«C'hai ragione, c'hai... Sei cresciuto più de' me.»
«No, papà, ti assicuro che iera sera l'avrei ammazzato
pure io, solo che Alice era spaventata e ho deciso di prendermi cura di
lei e non di quel deficiente.»
Lucia era rimasta impressionata da Rudi, era proprio cresciuto e sapeva
che doveva ringraziarlo per aver riportato a casa Alice ed averla
aiutata.
«Sei proprio un eroe, Rudi, comunque Alice tu devi denunciarlo, non può mica farla franca così?»
Alice non diceva niente e Rudi rispose per lei.
«Lucia, Alice non vuole denunciarlo perché pensa che sia
colpa sua. Lo ha fatto arrabbiare, dicendogli che non lo amava
più e lui le ha dato uno schiaffo, poi Alice è sbattuta
contro l'angolo del mobiletto e dice che lui non voleva farle del male.
Stavo provando anche io a farla ragionare, ma non vuole
ascoltarmi.»
Alice taceva, era sicura che Rudi e sua madre si sarebbero messi
d'accordo per farla capitolare, ma sperava di riuscire a non mettere
ulteriormente nei guai Francesco. Proprio mentre Lucia stava per
rispondere al ragazzo, il campanello di casa squillò e Giulio
andò ad aprire. Sulla porta arrivò Eva con in braccio la
figlia e appena vide il viso di Alice si fermò.
«Alice, ma che diavolo ti è successo?»
«Niente di preoccupante, sto bene, grazie a Rudi.»
«Alice, ma sei impazzita? E' stato Francesco a ridurti
così? Devi denunciarlo, non puoi lasciare che lo faccia a
qualcun'altro.»
Rudi e Lucia si sentirono in dovere di spiegare ogni cosa ad Eva, la quale dopo il racconto di Rudi, decise di dire la sua.
«Alice, ascolta, non è stata colpa tua. Nessuna donna
andrebbe picchiata, nemmeno se ti dice che ti vuole lasciare, capito?
E' così che funziona, le donne la maggior parte delle volte si
sentono in colpa, ma non è colpa loro se l'uomo di cui si sono
innamorate è un violento. Se vuoi ti accompagno io alla polizia,
ma devi denunciarlo perché potrebbe farti del male di nuovo e
sai che potrebbe farlo. Io, mamma, Rudi e Giulio non possiamo sempre
stare accanto a te e proteggerti, devi iniziare a proteggerti da sola,
denunciandolo.»
Alice ascoltava, ma non sembrava davvero intenzionata a fare la
denuncia ed Eva non poteva di certo spingerla a farla per forza. Dopo
qualche altra chiacchiera, Alice rimase a casa assistita da Rudi,
mentre Eva, Marta, Lucia e Giulio andavano ognuno al proprio lavoro.
*****
Arrivata al lavoro, Eva finì il
suo articolo sul locale di Alex e poi lo portò sul tavolo del
suo capo. La donna era molto contenta del lavoro svolto dalla giovane
Cudicini e la elogiò davanti a tutto lo staff.
«Vedete, è così che si lavora, altro che voi altri, siete davvero delle lumache. Brava Cudicini!»
Tornate nello studio del capo, Eva le chiese se poteva scrivere un
articolo sulla violenza sulle donne, doveva fare assolutamente qualcosa
per aiutare sua sorella, anche se lei non voleva e fare un articolo di
denuncia su questo fatto era la cosa giusta da fare. Il capo non ci
mise molto a dirle di sì e perciò Eva si mise al lavoro.
Nessuno poteva sospettare che dopo solo un mese tutta la situazione si
sarebbe di nuovo ribaltata e che qualcosa di imprevisto avrebbe
sconvolto di nuovo la famiglia Cesaroni al gran completo.
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Capitolo 15 *** Novità scioccanti ***
Una cena col botto
Novità scioccanti:
UN MESE DOPO
Era passato un mese dalla nottata di Marco ed Eva e tutto era cambiato in casa Cesaroni.
Alice si era convinta, dopo l'articolo di sua sorella, ad andare alla
polizia e denunciare Francesco, anche se poi la denuncia non aveva
avuto seguito, visto che il ragazzo era incensurato. Comunque Francesco
non si era più presentato a casa Cesaroni e Alice era piuttosto
tranquilla, così come Rudi.
I due avevano iniziato la loro relazione di nascosto dai genitori, ma
supportati da Eva, la quale sapeva bene come ci si sentiva e sperava
che per i due ragazzi fosse diverso da come era stato per lei.
Rudi aveva parlato con Giulietta che, al contrario di quello che
pensava Alice, la prese molto bene e rimase amica dei due. Giulietta
aveva sempre saputo che Rudi amava Alice e sapeva che prima o poi la
loro relazione sarebbe di nuovo tornata ad essere un'amicizia; quello
che nessuno si aspettava, però, era che Giulietta diventasse
amica intima di Alice.
Alice con Jolanda, decise di iscriversi ad un corso di moda
all'università e le due studiavano e lavoravano nello stesso
tempo. Rudi continuava i suoi studi al DAMS con ottimi voti e suo padre
era molto orgoglio dell'uomo che era diventato.
Giulio aveva ripreso assieme a Cesare, Augusto ed Ezio, le ricerche del
quarto fratello: il trio si era trasformato in un quartetto molto
affiatato e la cosa piaceva a tutti quanti.
Lucia e Stefania continuavano a lavorare nella libreria, che aveva
molto successo, mentre i loro uomini erano impegnati nelle ricerche.
Carlotta e Walter andavano d'amore e d'accordo e supportavano la povera
Eva, che si era sentita sempre più sola da quando Marco era
tornato in Lussemburgo.
Mimmo, invece, aveva superato la cotta per Matilde. Aveva conosciuto
una nuova ragazza, Irene, ed i due avevano subito legato tantissimo,
talmente tanto da uscire insieme come coppia ormai da due settimane.
Matilde, in principio, non era molto contenta della cosa, ma Mimmo non
sembrava farci caso ed anche lei alla fine dovette ammettere che Irene
le piaceva.
Marta, invece, da una parte era molto contenta che i suoi due zii
fossero innamorati, ma dall'altra sentiva molto la mancanza di suo
padre ed Eva non sapeva più cosa inventarsi per farla distrarre.
Marco le telefonava ogni giorno, promettendo alla piccola che sarebbe
tornato a casa molto presto, ma le cose in Lussemburgo stavano per
prendere una piega alquanto imprevista.
Sofia per un primo periodo, aveva capito che Marco fosse andato a
lavorare da un'altra parte, ma dopo un mese senza aver ricevuto nessuna
telefonata da parte del ragazzo, disperava di riuscire a fare il lavoro
per il quale era stata pagata.
Maya era la più contenta tra tutti, la sua gravidanza imprevista
era riuscita a ricucire il suo rapporto con Marco e per una volta tanto
la fortuna era dalla sua parte.
*****
In Lussemburgo la piega improvvisa che
aveva preso la vita di Marco lo sconcertava alquanto. Appena ritornato
nel principato, il padre di Maya lo aveva fatto sgobbare parecchio per
studiare, proprio come quattro mesi prima e poi era un continuo di
serate e impegni. La sera arrivava talmente stanco a letto che non si
accorgeva nemmeno di avere vicino Maya o di stare per diventare padre.
Non riservava alla ragazza nemmeno una delle premure che aveva avuto
quando Eva era incinta; era come se non sentisse di essere parte di
quella nuova nascita e la cosa lo preoccupava.
Tuttavia, nonostante gli impegni, riusciva sempre a trovare il tempo da
dedicare alla piccola Marta; le telefonava ogni pomeriggio subito dopo
l'asilo, tanto per non sentire la voce di Eva, non ne aveva la forza e
sapeva che avrebbe potuto cedere se avesse anche solo sentito la sua
voce.
Un mese era passato in fretta e quel giorno il principe aveva deciso di
diramare un comunicato stampa dove avrebbe annunciato il prossimo
matrimonio di sua figlia con Marco Cesaroni e la futura nascita di un
erede al principato.
Marco era all'oscuro di tutto, infatti venne a sapere della cosa da Maya e non dal principe a cose fatte.
«Amore, papà ha dato alla stampa l'annuncio del nostro
matrimonio e dell'arrivo di un erede a breve, non sei contento?»
La domanda aveva lasciato senza parole Marco: come diavolo poteva
essere contento di aver troncato la sua vita definitivamente? E adesso
che cosa avrebbe pensato Eva e la sua famiglia? Preso dalla rabbia, si
mise ad urlare contro la ragazza che non capiva che cosa stesse
succedendo.
«Ma come diavolo gli è venuto in mente? Non avevo ancora
detto niente a casa e adesso verranno a saperlo dai giornali, non hai
pensato che ho una figlia da tutelare a Roma? Non potevi dire a tuo
padre di aspettare un altro po'?»
Maya era scossa dalle domande a bruciapelo di Marco e non capiva che
cosa gli stesse succedendo, visto che lei non lo aveva mai visto
così.
«Amore, mi dispiace, pensavo avessi capito. Insomma, papà
era stato chiaro quando sei tornato che avrebbe mantenuto il riserbo
solo per un breve periodo ed è passato un mese, quando volevi
dirlo ai tuoi genitori?»
Marco non lo sapeva, ma di certo non erano i suoi genitori il suo vero problema.
«Papà capirà, il problema è Marta, come
pensi che prenderà il fatto che suo padre si sta sposando con
una donna che non è sua madre e che avrà un fratellino o
una sorellina?»
«Bhé amore, ma Marta è talmente piccola e poi
c'è Eva ad aiutarla a capire. Vedrai che quando verrà a
palazzo a trovarci non ci sarà nessun problema.»
Maya non capiva la perplessità di Marco e non sapeva che il vero
problema era Eva. Marco stava pensando a come avrebbe potuto prendere
la cosa e sapeva che non ne sarebbe stata entusiasta e non lo avrebbe
per niente aiutato a far capire la cosa a Marta e lui temeva di
perderle entrambe o forse ormai era già successo.
Tralasciò il discorso e per una volta si soffermò a
pensare a Maya e al bambino che portava in grembo.
«Maya, stai esagerando con i tuoi impegni in questi ultimi tempi
e non fa bene al bambino. Forse dovresti cercare di riposarti di
più.»
Maya scrollò la testa e si rilassò, poi riprese a parlare.
«Stai tranquillo, il bambino sta bene ed anche io, so quando fermarmi.»
Lei lo disse convinta delle sue parole, ma il tempo avrebbe dimostrato che Marco aveva ragione.
*****
Quello stesso giorno a Roma, Eva si era
svegliata non sentendosi troppo bene: aveva la nausea, ma decise di
andare lo stesso al lavoro. Portò Marta all'asilo come ogni
mattina e poi andò in redazione.
A metà mattinata arrivò il comunicato stampa della corte
reale del Lussemburgo e il suo capo la chiamò in ufficio per
parlarle.
«Cudicini, perché diavolo non mi hai detto che il tuo ex
si stava per sposare con la principessa Maya e che stanno per avere un
bambino?»
Il capo continuava a parlare, ma Eva sentiva solamente la terra che la
inghiottiva lentamente ed inesorabilmente. Non poteva essere vero, non
era possibile, allora era per questo che se ne era andato. Certo era
tipico di Marco scappare quando aveva un problema e stavolta era
veramente un enorme catastrofe.
«Cudicini, mi ascolti? Sto parlando con te, ho detto se sei interessata a fare un'intervista ai promessi sposi.»
Solo in quel momento Eva si rese conto che il capo aveva continuato a
parlare mentre i suoi pensieri avevano occupato per intero la sua
mente. Decise che era venuto il momento di parlare e sembrare almeno
professionale, visto che si sentiva una pezza più che una
giornalista in quel momento.
«Mi scusi capo, io non lo sapevo. Non parlo con il mio ex da un
mese ormai e fino ad un mese fa lui non aveva parlato né di
matrimonio né di bambini in arrivo. Per l'intervista, lei
è sicuro che io sia la persona più adatta? Insomma sono
parte in causa in tutto questo e forse sarebbe poco professionale se mi
occupassi di questo.»
«Ho capito, ma credo che tu saresti la persona migliore. Sei
obiettiva e non credo che la tua gelosia o qualcosa del genere
offuscherebbe il tuo spirito di giudizio. Mi fido di te.»
Eva, a malincuore, acconsentì a fare l'intervista a Marco e
Maya, ma appena mise piede fuori dall'ufficio del capo, si diresse in
bagno e vomitò la colazione direttamente nel gabinetto.
La ragazza in un primo momento pensò di essersi presa
l'influenza, visto che Marta l'aveva avuta la settimana prima, ma
tornando in ufficio un piccolo dubbio si instillò nella sua
mente. Prese l'agendina dove segnava i suoi affari personali e si rese
conto di essere in ritardo di una settimana e mezzo.
«No! Non è possibile, perché proprio adesso e
perché proprio a me. Non può succedere di nuovo, come
cavolo faccio adesso?»
Dapprima non sapeva che cosa fare, poi prese il cellulare e telefonò a Carlotta: lei era l'unica a poterla aiutare.
«Carlotta, ho bisogno del tuo aiuto, puoi venire a pranzo con me oggi?»
«Ma certo tesoro, sei sconvolta dalla notizia giusto? Ero su
internet e ho visto il comunicato stampa proveniente dal Lussemburgo,
mi dispiace tesoro, Marco è veramente un cretino.»
«Carlotta, non è solo questo. Ho bisogno di parlarti a quattrocchi, promettimi di venire a pranzo con me.»
«Ma sicuro che vengo, sarò da te a mezzogiorno preciso.»
«Grazie, sei veramente la migliore amica che io abbia mai avuto.»
Le due si congedarono per poi rivedersi dopo due ore.
*****
Giulio e Lucia vennero a sapere della
cosa tramite gli amici comuni che anche loro avevano letto la cosa su
internet e non la presero molto bene.
Lucia pensava che Marco volesse lasciare Maya perché nel periodo
che era stato a casa aveva visto di nuovo lo stesso sguardo innamorato
ogni volta che il ragazzo guardava Eva e poi si stava preoccupando per
la figlia, non voleva che lei soffrisse.
Giulio era stravolto, anche lui avrebbe giurato che Marco amava ancora
Eva e adesso si scopriva che si sposava e aspettava un altro figlio; ma
dove diavolo era finito suo figlio? Lui a questo punto non lo
riconosceva proprio più.
Alice e Rudi, invece, lo vennero a sapere mentre studiavano. Giulietta
arrivò e glielo comunicò senza mezzi termini. Alice era
sconvolta, pensava a sua sorella e alla piccola Marta, mentre Rudi era
davvero infuriato con quel demente di suo fratello: come poteva fare
una cosa del genere alle persone che amava di più nella sua
vita? Lui non riusciva a comprenderlo, ma sapeva che lui e Alice
dovevano stare vicini ad Eva, soprattutto adesso.
*****
A mezzogiorno in punto, Carlotta era fuori dalla porta del giornale
dove lavorava Eva e la vide scendere le scale con la borsa a tracolla.
«Dove andiamo di bello a mangiare, Eva?»
«Devo andare da un ginecologo, Carlotta. Tu ne hai uno di fiducia qui a Roma?»
Carlotta non capiva dove volesse andare a parare Eva, ma all'improvviso
ricordò la loro ultima chiacchierata e il fatto che Eva e Marco
avevano fatto l'amore poco prima che lui partisse e si coprì la
bocca con la mano.
«Si, lo so, è impossibile, ma ho un ritardo di una
settimana e mezzo e devo sapere se aspetto un altro bambino oppure
è solo una questione di stress, ti prego aiutami.»
«Ma certo che ti aiuto, ma che cosa hai intenzione di fare se fosse vero?»
«Non lo so, Carlotta, non lo so proprio.»
Le due andarono dal ginecologo di Carlotta e dopo un'ecografia furono
informate che Eva era effettivamente incinta di un mese. Carlotta era
davvero arrabbiata con Marco e mentre uscivano dal ginecologo si stava
sfogando verbalmente contro di lui.
«Quando torna a Roma, io lo uccido con le mie stesse mani. E'
proprio un deficiente, ma come si fa a lasciarti in questa
situazione.»
Eva cercava di farla ragionare, ma anche lei si sentiva stordita dalla notizia.
«Carlotta, Marco non sa che sono incinta e non poteva saperlo
visto che se n'è andato il giorno dopo aver fatto sesso con me.
Calmati e ragiona.»
«Non mi importa, avrebbe dovuto far lavorare il cervello prima di portarti a letto. E adesso che cosa intendi fare?»
Eva si passò una mano sulla pancia e rispose subito all'amica.
«Io voglio tenerlo, Carlotta. Lui è mio e se Marco non
vorrà saperne allora non ci sono problemi, lo crescerò da
sola, ma è frutto del nostro amore ed io non posso abortire,
capisci? E' come se tu abortissi il bambino tuo e di Walter.»
«Devi parlargliene appena mette piede a Roma, Eva. Marco deve saperlo da te.»
«Io non so se voglio dirglielo, insomma, gli causerei un sacco di
problemi. Maya aspetta anche lei un bambino e si stanno per sposare,
non voglio che torni indietro da me solo perché aspetto un
bambino suo.»
Carlotta non capiva, ma cercava di essere tollerante. Alla fine mise
una mano sulla spalla della sua amica e la riportò in ufficio.
Prima di ritornare a casa, Carlotta diede il suo appoggio
incondizionato ad Eva.
«Eva, ricorda, io e Walter per te ci siamo sempre, d'accordo? Chiamaci per qualsiasi cosa.»
«Vi voglio bene, ragazzi. Grazie.»
Le due si lasciarono con un abbraccio e ognuna tornò ai propri compiti.
*****
Alla casa discografica, invece, la
notizia del prossimo matrimonio di Marco creò un pandemonio,
soprattutto a Sofia. Si chiuse nel suo studio e dopo pochi minuti
arrivò la telefonata che lei si aspettava.
«Sofia, che diavolo hai combinato? Ti avevo chiesto di far
ragionare Marco e adesso mi ritrovo con lui che sta per diventare
principe del Lussemburgo.»
Sofia prese un respiro profondo, si aspettava che il suo capo avrebbe
dato la colpa a lei, ma cercò di giustificarsi come poteva.
«Non è colpa mia. Marco è un cretino, non mi ha
più telefonato da un mese, il disco è fermo e poi questa
notizia è uscita come una bomba a ciel sereno. Si è
fregato con le sue mani, che ci posso fare io?»
«Tu dovevi aiutarlo a tornare con Eva, non a mettere incinta la principessa, cavolo non ci voleva molto.»
«Senti io non potevo stare sempre con lui, almeno quando andava a
letto lo sceglieva lui con chi andarci. Non è giusto che tu
accusi me, Franco.»
«Lo so, mi dispiace, ma io e Simona contavamo su di te per
riportarlo sulla retta via. Cosa diavolo dobbiamo fare con lui?»
«Franco mi dispiace, non so che dire e non credo che dopo tutto
questo possiamo ancora fare qualcosa per Marco ed Eva. Lui ha rotto
ogni possibilità di recupero, dubito che lei lo rivorrebbe
indietro sapendo che aspetta un figlio da un'altra.»
«Hai ragione, comunque non andartene da Roma, tra qualche giorno
arriviamo sia io che Simona e vediamo di trovare una soluzione a tutto
questo pasticcio.»
Nessuno sapeva che il problema si sarebbe risolto tra qualche tempo e
che Eva avrebbe portatoo avanti una gravidanza di cui erano a conoscenza solo lei e Carlotta.
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Capitolo 16 *** Un'intervista inaspettata ***
Una cena col botto
Un'intervista inaspettata:
Mentre Eva e Carlotta andavano dal
ginecologo, il capo di Eva tentava di mettersi in contatto con
l'ambasciata del Lussemburgo per sapere se era possibile avere
un'intervista esclusiva con la nuova coppia reale.
Alla fine, dopo vari tentativi, riuscì a mettersi in comunicazione con il Lussemburgo.
«Buongiorno, senta sono il direttore di Up to You, una nota
rivista di moda italiana. Volevo sapere se avevate già pensato
di rilasciare un'intervista per i futuri reali del Lussemburgo. Le
assicuro che la mia giornalista è la migliore sul campo e che
farà un ottimo lavoro, intervistando i reali. E' discreta e
assai competente.»
L'ambasciatore era alquanto irritato, non era la prima telefonata che
riceveva per quel motivo e la cosa lo indispettiva alquanto,
però, pensò di passare la telefonata al principe in
persona così li avrebbe sistemati lui tutti questi impiccioni.
Nessuno si aspettava che l'uomo invece fosse contento di far rilasciare
un'intervista a sua figlia e al futuro genero.
«Senta le passo il principe in persona e sarà lui a decidere qualcosa in merito alla sua proposta.»
A Roma, Iva Zavattini era assai compiaciuta di essere riuscita a farsi
passare il principe, dopottutto era una professionista e il suo
giornale stava per avere un'esclusiva unica al mondo.
«Sono il principe di Lussemburgo con chi ho il piacere di parlare?»
«Buongiorno sua altezza, io sono Iva Zavattini, il direttore
della rivista Up to You. L'ho chiamata per proporle un'intervista in
esclusiva con sua figlia e il suo futuro genero, le assicuro che la
pagheremo molto bene e che la mia giornalista, Eva Cudicini,
sarà estremamente professionale.»
Il principe appena sentito il nome della ex ragazza di Marco, decise di
fare una prova al futuro genero. Avrebbe considerato un oltraggio se
lui si fosse comportato in maniera disdicevole davanti ad una
giornalista, che lei fosse o meno la sua ex, perciò decise di
acconsentire all'intervista.
«D'accordo, la sua proposta mi fa veramente molto piacere e so
che i giornalisti italiani sono dei grandi professionisti, quindi
accetto con grande piacere. Mia figlia e mio genero potrebbero essere
intervistati nel palazzo di mia madre a Roma, saranno lì tra
qualche giorno.»
«Lei è davvero molto gentile, sua altezza. Le assicuro che
prima di andare in stampa l'intervista passerà sicuramente tra
le sue mani, il mio giornale è molto serio e se lei volesse in
qualche modo togliere qualcosa potrà farlo senza problemi.»
«E' lei ad essere molto gentile signora, sarebbe veramente
apprezzato il suo gesto di farmi avere una copia dell'intervista prima
di mandarla in stampa. Attendo fiducioso e potete rivolgervi a mia
madre per fissare un appuntamento per l'intervista. Io le
telefonerò immediatamente così da avvertirla in
tempo.»
«Grazie, è stato un piacere parlare con lei, altezza. La
saluto e ci risentiamo quando l'intervista sarà ultimata.»
«Non vedo l'ora.»
Iva Zavattini riattaccò il telefono contenta per essere
accaparrata l'esclusiva, proprio in quel momento rientrò Eva e
la donna la chiamò per dirle la novità.
«Cudicini, nel mio ufficio, subito.»
Il tono non ammetteva repliche ed Eva, suo malgrado, entrò nell'ufficio del capo.
«Iva, non mi sento molto bene oggi, avevo intenzione di tornare
prima a casa, ma se proprio vuoi che resti lo faccio.»
«Non ti preoccupare, non era per questo che ti ho chiamata. Ho
ottenuto l'intervista con i nuovi reali del Lussemburgo, tra qualche
giorno saranno a Roma e tu li intervisterai.»
Per poco Eva non cadde per terra, come faceva a presentarsi davanti a
Marco senza tradire il loro piccolo segreto? Chi diavolo poteva
aiutarla? Purtroppo se voleva mantenere il lavoro, doveva fare quella
maledetta intervista e si sarebbe comportata in modo impeccabile, da
vera giornalista.
«D'accordo, tienimi informata sul quando e sul dove ed io
farò il mio dovere. Vedrai che sarà la migliore
intervista mai apparsa sul giornale.»
«Ne sono sicura, punto molto su di te, Eva, e spero che tu questo lo sappia.»
«Si, Iva ed io te ne sono immensamente grata.»
«Adesso vai pure a casa, devi essere al cento per cento nei prossimi giorni.»
«Grazie, lo sarò, tranquilla.»
Detto questo, Eva andò in ufficio, prese le sue cose personali e andò a prendere Marta all'asilo.
*****
Intanto in Lussemburgo, il principe
aveva avvertito Maya dell'intervista e del loro prossimo rientro a
Roma. La ragazza non vedeva l'ora di andare da sua nonna e di dire a
Marco che avrebbero potuto tornare a Roma tra pochi giorni, quindi si
permise di disturbare la lezione di francese di Marco.
«Mi scusi Miss LeBlanc, potrei disturbare Marco per un momento? Devo dirgli una cosa importante.»
«Ma certo, principessa. Vi lascio soli per qualche minuto. Con permesso, sua altezza.»
«Grazie Miss LeBlanc.»
Appena la professoressa fu uscita dalla stanza, Maya cominciò a
raccontare le novità a Marco, il quale fu molto sorpreso.
«Sai, papà mi ha detto che tra qualche giorno torneremo a
Roma, dobbiamo fare un'intervista e ci stabiliremo al palazzo di nonna
Victoria. Non sei contento? Potrei finalmente rivedere Marta.»
Marco ci pensò su e doveva ammettere che sua figlia gli mancava
molto, ma aveva paura di rincontrare Eva. La cosa che più lo
preoccupava era il fatto che la ragazza potesse chiedergli spiegazioni
per la notte passata insieme e lui non sapeva che cosa gli avrebbe
risposto.
«Certo che sono contento, ma sai a che giornale dobbiamo rilasciare l'intervista per caso?»
«No, papà mi ha detto che è uno dei migliori
giornali italiani e vuole avere l'esclusiva sul nostro matrimonio e
sulla nascita del nostro erede. Ci pagheranno molto bene a quanto ha
detto papà e lui vuole che ci comportiamo come si deve.»
«Mi sembra che io mi stia comportando egregiamente, non credi?
Insomma, sto cercando di impegnarmi nello studio e credimi per me
è molto difficile.»
«Già, ho notato. Miss LeBlanc dice che non sei molto
portato per le lingue, ma soprattutto per il francese. A scuola non ti
hanno insegnato molto bene a quanto pare.»
Quando Maya cercava di fargli capire che non era all'altezza, Marco si
risentiva molto, ma in quel momento gli venne in mente Eva e il giorno
in cui aveva deciso di dargli lezioni di francese assieme a zio Cesare.
Naturalmente Cesare non si era presentato e la lezione l'aveva fatta
solo con lui; ci aveva provato a insegnargli come si parlava in
francese, ma la cosa era degenerata e lui aveva iniziato a farle un
sacco di complimenti ed Eva era diventata tutta rossa d'imbarazzo. In
quel momento si rese conto che Eva era sempre stata la sua musa, con
lei scrivere canzoni o fare complimenti gli veniva naturale, mentre con
Maya sembrava tutto forzato.
«Lo so, non sono riuscito ad imparare il francese nemmeno al
liceo, quindi lasciamo perdere. Ho fatto pure fatica con l'inglese, ma
avendo lavorato per un po' di tempo in Inghilterra mi ero abituato a
parlarlo e poi mi sembra più facile.»
«Io non credo che l'inglese sia più facile del francese,
ma forse ha meno regole di grammatica, comunque non importa nei giorni
in cui saremo a Roma potrei staccare un po' la spina dalle tue lezioni
e ti rilasserai.»
«Già non vedo l'ora.»
In quel momento, rientrò Miss LeBlanc per riprendere le lezioni
e Maya si congedò da Marco con un bacio sulle labbra. Nessuno
dei due sapeva che la giornalista sarebbe stata Eva e che l'intervista
avrebbe creato non pochi problemi.
*****
Qualche giorno dopo, Marco e Maya
finalmente arrivarono a Roma e Ingrid li scortò al palazzo di
Lady Victoria. La nonna di Maya era contenta di vedere la nipote e di
potersi assicurare che stesse bene. Naturalmente, dopo i primi
convenevoli, Marco decise di andare a trovare la figlia e Maya
andò con lui. Marta era all'asilo e quando vide arrivare il
padre gli corse incontro felice, mentre la maestra telefonava ad Eva
per sapere se la figlia potesse uscire da scuola con il padre. Eva fu
d'accordo quasi subito, era contenta che Marta potesse vedere il suo
papà e Marco portò la bambina ai giardinetti per farla
giocare un po'.
I tre si divertirono molto e poi riportarono la bambina a casa della
madre, solo che ad attenderli non c'era Eva come Marco si aspettava, ma
Rudi. Il ragazzo disse che Eva stava ancora lavorando e poi, dopo aver
salutato suo fratello e Maya, riportò la bambina in casa. A dire
il vero Rudi aveva capito che qualcosa tra suo fratello ed Eva era
successo perché la ragazza aveva ripreso a piangere ed avere gli
incubi di notte, quindi era a dir poco furioso con il fratello maggiore.
Marco e Maya si erano diretti al palazzo per prepararsi per il giorno
dopo e per la loro prima intervista come coppia ufficiale, di certo non
si aspettavano di vedere Eva davanti a loro l'indomani.
*****
Eva si era svegliata il giorno dopo come
se stesse per andare in guerra e forse un pochino era la verità.
Si era preparata, aveva portato Marta all'asilo e poi si era diretta al
palazzo di Lady Victoria. Ingrid la fece accomodare nel salottino e le
disse che andava a chiamare la principessa. Eva si guardava intorno,
frastornata, non capiva come Marco potesse essere cambiato così
tanto da trovarsi bene in quel palazzo. Era strano che il giovane che
odiava la mondanità e stava spesso in camera sua da solo a
suonare la chitarra potesse essere diventato un amante del lusso e
della mondanità. Mentre passava davanti ad uno specchio, si
guardò e cercò di concentrarsi sul suo lavoro, non poteva
continuamente pensare a Marco e alla loro vita precedente. Non si rese
nemmeno conto di parlare ad alta voce.
«Forza Eva, concentrati. Questa è un'opportunità
unica e Iva ti ucciderà se non ti comporterai come una
professionista. Devi essere distaccata e professionale, fagli capire
che non dirai niente di quella sera e fai le tue domande
tranquillamente. Durerà tutto solamente un'ora, tranquilla e
respira, andrà tutto bene.»
Dopo aver finito il discorsetto di incoraggiamento, si mise seduta sul
divanetto, pronta per l'intervista. Pochi minuti dopo, entrarono nel
soggiorno Maya e Marco stringendosi la mano e ad Eva per poco non si
fermò il fiato. Marco rimase sconcertato dal trovarsi di fronte
Eva, così come Maya, ma la principessa reagì subito
d'istinto.
«Eva, ma che piacere! Non sapevo fossi tu a farci l'intervista,
non è meraviglioso Marco? Potremmo stare tranquilli visto che la
giornalista è Eva, lei non ci farà sicuramente
sfigurare.»
Eva sorrise forzatamente e Marco si costrinse a rispondere in maniera adeguata al momento.
«Ma certo che sono più tranquillo, ero veramente
preoccupato per l'intervista, ma come dici tu, se la giornalista
è Eva possiamo rispondere tranquillamente, come se fossimo a
casa.»
Eva rimase colpita da tutto quel perbenismo, non era da Marco essere
così forzato, ma si convinse che ormai l'uomo che aveva amato
non esisteva più e che davanti a lei ci fosse una persona
completamente diversa. Poi decise di rispondere con gentilezza ai
complimenti che i due le avevano fatto.
«Grazie, sono contenta che siate a vostro agio. Questa prima
parte dell'intervista ci saremmo solo io e voi, sapete il fotografo vi
scatterà dopo le foto all'interno di questo magnifico
palazzo.»
Maya sorrise compiaciuta, mentre Marco sembrava a disagio. Eva,
però, si comportò da perfetta giornalista ed
iniziò con le domande.
«Dunque, iniziamo pure l'intervista. I nostri lettori saranno molto curiosi, quindi come vi siete conosciuti?»
Fu Maya a rispondere.
«A dire il vero è molto buffo, la prima volta che ci siamo
visti ci siamo odiati a morte. E' successo al locale di Francesco,
Marco ha tentato di romorchiarmi ed io l'ho insultato. Poi ho
conosciuto Giulio, suo padre, e lui mi ha proposto di fare la ragazza
alla pari in casa sua. In un primo momento non ho accettato, ma poi
volevo provare a vivere da ragazza normale e quindi ho detto sì.
Così sono capitata nella famiglia Cesaroni e mi sono subito
trovata bene, la prima sera io e Marco si siamo scontrati nel letto in
mansarda e poi dopo qualche piccolo scherzo da parte sua e qualche
battuta da parte mia, abbiamo legato e con il tempo ci siamo innamorati
follemente.»
Marco non diceva una parola, sembrava in stato di trans. Eva scriveva
sul suo taccuino e aveva anche acceso il registratore per non perdersi
nemmeno una parola.
«Dunque nessuno in casa sapeva che eri una principessa
all'inizio, come l'hanno presa quando hanno saputo la
verità?»
«Bhé in effetti all'inizio non lo sapeva nessuno, è
stata dura quando la verità è uscita sui giornali e in
famiglia l'hanno presa abbastanza bene, tranne Marco. Lui si sentiva
preso in giro, pensava che io l'avessi fatto perché ero una
bugiarda. E' stato abbastanza difficile ricucire un rapporto, ma Mimmo
mi ha aiutato a preparare una sorpresa a suo fratello e su un pulmann
da turisti gli ho fatto una dichiarazione d'amore degna di un film
romantico.»
Ad Eva scappava quasi da vomitare, era veramente una stupida storia
d'amore molto scontata, tipo Vacanze romane. La principessa che fa la
ragazza normale e si innamora di un tipo qualunque, che stupidaggine!
«Ma adesso siete qui insieme e state per sposarvi, tra quanto è previsto il vostro matrimonio?»
A rispondere fu nuovamente Maya, sembrava che Marco facesse lo
spettatore pagante per vedere distruggere ogni possibilità di
recupero con Eva.
«Non abbiamo ancora fissato una data precisa, ci sono molti
preparativi da fare e la mia gravidanza imprevista potrebbe accelerarli
come rallentarli.»
Eva tentava di contenersi, soprattutto perché Maya sfoggiava un
sorriso che la disturbava molto, sapeva quasi di vittoria. Cercò
di concentrarsi sull'intervista e non sul fatto che anche lei era
incinta e che il padre del suo bambino era la stessa persona che le
stava di fronte. Per sua fortuna, l'intervista avveniva adesso che
ancora la pancia non si vedeva.
«Si, a proposito del bambino in arrivo, so che è stata una gravidanza non prevista, ma come l'avete presa?»
«Oh! Io sono stata felicissima ed ho subito telefonato a Marco
che si è precipitato in Lussemburgo all'istante per starmi
vicino, non è vero amore?»
Eva iniziava solo allora a capire che Marco se ne era andato
perché era stata Maya a telefonargli e non di sua spontanea
volontà, ma cercò di non farci troppo caso. Dopo essere
stato tirato in ballo, Marco decise di aprire la bocca.
«Si, appena ho saputo che Maya era incinta non ho potuto fare a
meno di partire e vedere se lei e il bambino stavano bene.»
Eva si rendeva conto che lo sguardo di Marco diceva altro rispetto alle
parole che uscivano dalla sua bocca. Era come se cercasse di dirle che
era stato costretto a fare tutto questo e se fosse dipeso da lui non se
ne sarebbe andato via.
«Certo capisco, dovete amarvi molto e la cosa si vede dal vostro
sguardo. Dunque non c'è una data definitiva, ma come vi
immaginate il giorno del vostro matrimonio?»
Eva aveva sottinteso o cercato di far capire a Marco che non era
arrabbiata e che aveva capito lo svolgimento dei fatti, ma a rispondere
fu di nuovo Maya.
«Ogni ragazza sogna il giorno del suo matrimonio e le principesse
non fanno differenza. Quindi direi che sogno l'abito bianco e mio padre
che mi accompagna all'altare e il mio sposo che mi attende con un
sorriso smagliante sul viso e tutti gli invitati che festeggiano e
brindano al nostro amore.»
Eva era sempre più convinta che Maya fosse una ragazzina
innamorata più dell'amore che di Marco stesso, ma cercava di
fare lo stesso il suo lavoro.
«E tu Marco, come vedi il tuo matrimonio?»
Marco si convinse allora a rispondere sinceramente.
«Se fosse per me, il matrimonio si svolgerebbe qui a Roma in una
piccola chiesetta con pochi invitati, ma capisci bene che non è
possibile perché le ragioni di stato vogliono altro.»
«Oh Marco, come sei romantico! Sai anche tu che papà non
permetterebbe mai una cosa del genere, anche se sarebbe fantastico lo
stesso perché l'importante è che ci siamo io e te.»
Eva era di nuovo irritata da quella ragazza che sembrava uscita dal mondo delle favole, ma cercò di non pensarci.
«Bene, direi che abbiamo solo un'ultima domanda. Vorreste un maschietto o una femminuccia?»
«Senza dubbio preferirei una femmina, mi piacciono le bambine e poi mi sentirei più a mio agio.»
Certo che si sentiva più a suo agio, lei voleva una femmina per
poter togliere a Marta il privilegio del padre. Eva, invece, in cuor
suo, sperava di avere un maschietto.
«Marco, e tu che cosa preferiresti?»
Marco ci pensò su e poi rispose diplomaticamente.
«Non mi importa il sesso a dire il vero, l'importante è che sia sano o sana.»
«D'accordo, abbiamo finito qui. Adesso ci spostiamo per fare qualche foto e poi abbiamo finito.»
Eva, dopo le foto, se ne andò dal palazzo. Finalmente aveva
capito il perché del biglietto che Marco le aveva lasciato, ma
la cosa non la faceva sentire meglio, anzi forse stava peggio
perché era sicura che se fosse dipeso da lui, avrebbe scelto lei
e Marta ed invece adesso era in ostaggio di un matrimonio e di un
figlio che non voleva.
Nessuno, però, sapeva che il fato avrebbe fatto il suo corso e molto presto tutto sarebbe cambiato di nuovo.
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Capitolo 17 *** Viaggio a Parigi ***
Viaggio a Parigi
Viaggio a Parigi:
Eva si era comportata da perfetta
giornalista durante l'intervista con Maya e Marco e dopo averla
consegnata a Iva si era concessa una piccola pausa dal lavoro. Aveva
intenzione di andare a Parigi per mettere apposto le ultime cose: non
aveva ancora mollato ufficialmente il lavoro e adesso era tempo di
spezzare i legami con quella città per sempre.
Tornata a casa, aveva atteso che Rudi rientrasse dall'università
e aveva deciso di chiedergli un piccolo favore. Non intendeva portare
con sé Marta, lei non si era trovata bene nell'anno passato in
Francia e non voleva che la bambina pensasse di dover essere di nuovo
allontanata dalla famiglia.
«Rudi, devo chiederti una cosa. Dovrei andare a sistemare alcune
situazioni a Parigi nel fine settimana, ma non voglio portami dietro
Marta, me la terresti?»
Rudi guardò la sorellastra di sbieco, c'era qualcosa che non gli
tornava, ma decise che in fondo poteva fare a meno di chiedere
spiegazioni ed aiutarla.
«La tengo con molto piacere, chiederò aiuto anche ad
Alice, così giusto per avere una mano in più.»
«Tra voi due va bene, vero? Avete fatto pace?»
«Si, abbiamo fatto pace.»
Eva lo guardò stranamente, come se iniziasse a capire solo allora qualcosa che già era successo anche a lei.
«Oh mio Dio! State insieme, è così?»
Rudi la guardò colpito dal fatto che Eva fosse stata così
brava a capire la sua situazione, ma in fondo avrebbe dovuto pensarci
perché lei era passata nella stessa situazione.
«Noi... è complicato Eva. So che non dovrei dirlo proprio
a te, ma tu sei stata nella nostra stessa situazione e abbiamo
decisamente bisogno di aiuto adesso.»
Eva annuì, sapeva che i due probabilmente stavano uscendo
insieme di nascosto dai genitori e la cosa che la preoccupava di
più era che potessero avere una reazione drastica come avevano
fatto con lei e Marco.
«Tranquillo, perché non chiami Alice e le chiedi di venire
qui per il fine settimana? Così avrete un po' di tregua da mamma
e Giulio, con il tempo passerà e io vi aiuterò a dirgli
la verità, d'accordo? Tenete duro fino alla prossima settimana e
poi cercheremo insieme un modo per dirglielo. Vedrai che capiranno e
non dovrete subire quello che abbiamo passato io e Marco, te lo
giuro.»
Rudi cercava rassicurazione e comprensione e forse l'aveva trovata
nella persona più adatta, proprio perché a lei era
successa la stessa cosa.
«D'accordo, spero che Alice non mi uccida. Non voleva dirlo a
nessuno, nemmeno a te o Marco, ma io avevo davvero bisogno di qualcuno
che capisse come stavano davvero le cose.»
«Vedrai che alla fine, anche lei starà meglio, so che
è difficile, ma avere qualcuno dalla vostra parte è un
passo in avanti. Io e Marco non avevamo nessuno e siamo stati spazzati
via come un uragano, prima che mamma e Giulio potessero capire che
eravamo innamorati.»
«Lo ami ancora? Insomma, non sono affari miei ma io ti ho sentito
quest'estate. Di notte mentre dormivi, tu piangevi e so che era colpa
sua.»
«E' difficile da spiegare, Rudi. Io lo amo ancora, molto. Ma lui
è andato oltre, adesso ha Maya e aspettano un bambino e non
tornerebbe mai indietro da me e Marta. Io voglio solo che lui sia
felice e se lo è con Maya allora per me va bene.»
«Io non riesco a credere che lui sia stato così stupido.
Insomma aveva te e Marta, perché diamine è tornato
indietro da Parigi e si è messo in questa situazione? Doveva
lottare per riaverti, è stato veramente un cretino.»
«Rudi, sono stata io a mentire a tuo fratello. Non esisteva
nessun altro uomo, io avevo solamente paura che lui potesse tradirmi di
nuovo e l'ho allontanato. E' stata tutta colpa mia e merito di
soffrire.»
«Eva, non dirlo nemmeno per scherzo. Io ti conosco e se tu avevi
paura e lo hai allontanato, forse voleva solo dire che avevi bisogno di
tempo per stare sola e capire meglio i tuoi sentimenti.»
«Grazie, sei davvero molto carino, ma non sempre le cose vanno
come vorremmo e forse il nostro rapporto si è logorato troppo
per poterlo ricostruire.»
Rudi si avvicinò e la abbracciò, cercando di
rassicurarla. Lui per Marta ed Eva ci sarebbe sempre stato e poteva
anche cercare di far capire a suo fratello tutto quello che stava
combinando. Poi Eva andò a preparare le valigie per la partenza
e Rudi chiamò Alice al telefono.
«Ali, senti tua sorella deve andare a Parigi per risolvere delle
questioni di lavoro, ti andrebbe di venire qui per il fine settimana e
aiutarmi a tenere Marta?»
Alice in un primo tempo non capiva come potesse invitarla così
facilmente a casa, ma poi intuì che Rudi doveva aver detto la
verità ad Eva.
«Glielo hai detto, vero? Sei proprio un pasticcione, comunque
vengo volentieri. Dico a mamma e Giulio che Eva non vuole lasciarti da
solo con la bambina, ci vediamo più tardi.»
«Non vedo l'ora e anche Marta!»
«Si, ci scommetto.»
Detto questo la ragazza riagganciò il telefono e andò
dalla madre per darle la notizia. Lucia era alquanto perplessa
perché Eva aveva deciso di andare a Parigi, ma diede il suo
assenso ad Alice per passare il week-end con Rudi e Marta.
*****
Intanto a casa di Eva, la ragazza stava
preparando un borsone per il viaggio. Marta aveva capito perfettamente
che la mamma doveva sbrigare degli affari di lavoro a Parigi, ma
sarebbe tornata molto presto e poi avrebbe passato del tempo con i suoi
zii ed era molto contenta di questo.
Mentre Eva infilava le ultime cose nel borsone, squillò il
campanello ed arrivò Alice. Marta si precipitò alla porta
urlando.
«Mamma, è arrivata la zia Alice!»
Aprì la porta e si lanciò in braccio ad Alice.
«Ciao, Ali.»
«Ciao, tesoro della zia, come è andata a scuola oggi?»
«Bene, la maestra dice che sono brava.»
«Complimenti, ma vista tua madre non ne dubitavo.»
«Ti fermi con me e lo zio Rudi, vero?»
«Certo che sì, mica posso lasciarti qui a giocare con lo zio tutto il tempo, devi anche studiare.»
«Sono contenta, zia. La mamma è di là in camera a preparare il borsone per il viaggio.»
«D'accordo, vado a darle una mano perché tu intanto non
dici allo zio di pensare a cosa fare da mangiare per stasera?»
«Si, io voglio la pizza. Zio Rudi, vero che possiamo farcela mandare a casa?»
«Ma certo, amore dello zio. Vieni qui che telefoniamo alla pizzeria.»
«Arrivo.»
Alice sorrise, era così bello vedere la bambina contenta e
felice, ma soprattutto così attaccata a Rudi e a lei. Rudi prese
in braccio la bambina e prese il telefono. Alice, invece, andò
in camera da sua sorella per aiutarla.
«Ehi, sorellona, come va? Ti devo dare una mano?»
«No, Ali, grazie. Mi basta che tu tenga d'occhio Rudi e Marta
questo fine settimana, per stasera va bene la pizza ma domani preparale
della carne o della minestra, mi fido di te.»
«Certo Eva, non preoccuparti, ci sono io qui. Che cosa devi fare a Parigi?»
«Devo andare al lavoro a prendere le mie cose, devo licenziarmi
visto che adesso lavoro qui e poi altre cose meno importanti.»
«D'accordo, non è che devi vedere Jean, vero?»
«No, Ali, tranquilla, quel capitolo della mia vita è chiuso.»
«Va bene, se lo dici tu ci credo.»
Le due sorelle si abbracciarono e poi tornarono in soggiorno. Eva salutò Rudi e Alice e diede un bacio a sua figlia.
«Fai la brava con gli zii, studia e non farli arrabbiare e mi raccomando vai a letto presto la sera.»
«Si, mamma, sarò un brava bambina.»
«Tranquilla, la mamma tornerà presto.»
Detto questo, il tassista suonò il campanello ed Eva scese le
scale salutando ancora una volta i ragazzi e la bambina con la mano.
Mentre saliva sul taxi, Eva pensò all'ultima volta che aveva
lasciato Roma e al dolore che provava per il tradimento di Marco. Ora
le cose erano diverse, ma la ragione del suo abbandono era quasi sempre
la stessa, doveva prendersi un po' di tempo lontano da Marco e andare a
Parigi per sistemare le cose era la soluzione migliore secondo lei. Non
aveva detto niente nemmeno a Carlotta, non voleva che lei le potesse
ostacolarla e sperava che mantenesse il segreto della sua gravidanza
con Walter perché il ragazzo aveva la bocca larga e non sapeva
proprio trattenersi, quindi avrebbe potuto spifferare tutto a Marco e
lei non voleva che lui lo sapesse.
Una volta arrivata in aereoporto, Eva fece il check-in e imbarcò
il borsone, poi salì sull'aereo pensando a quanti lavori
l'aspettavano a Parigi.
Il volo atterrò in perfetto orario e la ragazza andò
nella casa che tempo addietro lei e Marco avevano affittato,
aprì la porta e i ricordi l'assalirono: scene di risate, scene
di grida e di urla. Chiuse gli occhi e cercò di non pensarci,
andò in camera e si trascinò sopra il letto per poi
addormentarsi subito dopo.
*****
La mattina dopo, Eva si svegliò e
andò a parlare con la padrona di casa, dicendole che aveva
trovato un lavoro più vicino alla famiglia e che quindi doveva
abbandonare la casa. La padrona era molto dispiaciuta, ma sapeva che
era una scelta fatta per lavoro e quindi insindacabile, le sarebbe
mancata quella ragazza sempre gentile e corretta e la bambina che aveva
portato un po' di allegria nel condominio.
Dopo aver abbandonato la casa, Eva si diresse al lavoro per dare le
dimissioni. Entrata nella redazione del giornale, si trovò di
fronte Jean e lo salutò, il ragazzo a sua volta pareva essere
molto contento di vederla.
«Bonjour, Jean.»
«Eva, tu es de retour, quel plaisir!»
«Je ne suis pas revenu pour rester, Jean. J'ai obtenu un emploi à Rome..»
«Tout va bien avec ton fiancé?»
«Pas bien, je dirais, il a trouvé une nouvelle fiancée.»
«Désolé Eva, je sais que tu l'aimais.»
«Il n'est pas important, ce qui se passe avec Louis? J'espère bien.»
«Entre moi et Louis bien, merci. Ne vous inquiétez pas.
Louis savait ce que nous faisions, il n'est pas en colère contre
vous..»
«Je suis content pour vous, au moins un d'entre eux est heureux.s.»
I due si abbracciarono, Eva era stata veramente preoccupata per Jean e
Louis. Aveva finto di stare con Jean solo per fare andare via Marco e
non farlo stare male, ma era preoccupata che Louis potesse non capire,
invece, almeno per loro due le cose erano andate per il meglio. Dopo
aver parlato con Jean andò dal capo e spiegò la
situazione, poi lasciò per sempre quella redazione che ormai non
le apparteneva più.
Dopo aver tagliato i ponti con il passato, Eva andò a fare una
passeggiata sugli Champs Elisée, era bella Parigi: era proprio
una città da innamorati. Ad ogni angolo si potevano vedere
coppiette di sposini o di fidanzati passeggiare mano nella mano, anche
lei e Marco lo avevano fatto i primi tempi, ma poi era cambiato tutto e
le cose erano precipitate.
Aveva sempre voluto avere una famiglia unita, ma le uniche cose che le
erano rimaste adesso erano Marta e quel bambino che portava in grembo,
frutto dell'amore che lei ancora provava per Marco. Non aveva mai
pensato all'aborto, figurati si era tenuta in grembo Marta quando
pensava fosse figlia di Alex ed era rimasta sola a vent'anni e non ci
pensava di certo adesso che il bambino era di Marco. Lei sarebbe
bastata ad entrambi i suoi figli e sapeva che Marta sarebbe stata
contenta di avere un fratellino o una sorellina.
Fece pranzo nelle vicinanze dello studio della sua ginecologa, quella
che l'aveva aiutata dopo l'aborto e poi andò dentro per una
visita. La donna le fece un'ecografia e si accertò che tutto
andasse bene, poi prescrisse delle vitamine per la gravidanza ad Eva e
le disse che tutto andava bene, ma che se fosse tornata a Roma doveva
trovarsi un ginecologo laggiù, non poteva di certo fare avanti e
indietro in aereo nelle sue condizioni.
Eva lo sapeva già, ma aveva voluto che fosse lei la prima a
farle una visita perché aveva paura che potesse riaccadere la
stessa cosa dell'ultima volta. La dottoressa le spiegò che per
adesso andava tutto bene e non c'erano motivi per cui la gravidanza non
potesse arrivare fino alla fine, doveva solamente evitare lo stress e
mangiare normalmente.
Uscì dallo studio più tranquilla e determinata a fare in
modo che nessuno potesse nuocere al bambino che cresceva dentro di lei.
Era presto per sapere il sesso, ma lei in cuor suo sapeva che era un
maschietto o almeno lo sperava tanto.
Eva cercò poi un posto dove in albergo dove dormire quella
notte, il mattino dopo l'aereo l'aspettava per tornare finalmente a
casa.
*****
Marco, dopo l'intervista era rimasto in
uno stato catatonico, non sapeva come scusarsi con Eva ed aveva
aspettato che fosse la ragazza a contattarlo, ma lei non lo aveva
fatto, quindi si decise ad andare a casa di Eva.
Naturalmente la tempestività non era mai stata dalla sua parte e
quando si presentò davanti alla porta, Eva era già
arrivata a Parigi. Ad aprire fu Rudi che lo fece entrare in casa.
«Marta, guarda chi è venuto a trovarti.»
La bambina si alzò dal tappeto dove stava colorando e si diresse urlando contro il papà.
«Ciao papà, sono contenta che sei venuto. Sai sono a casa
con lo zio Rudi e la zia Alice, mamma è partita.»
Marco rimase pietrificato mentre la bambina gli diceva quelle cose, poi
dopo averla presa in braccio e baciata sulla guancia, si girò
verso Rudi e chiese spiegazioni.
«Dov'è andata Eva?»
«Aveva delle cose da sbrigare a Parigi, credo dovesse ancora lasciare la casa e il lavoro.»
«Peccato, ero venuto per parlarle, comunque visto che non
c'è mi fermo un po' con Marta, non ti dispiace vero?»
«No, Marco, vai tranquillo.»
Dopo qualche minuto arrivò Alice con la borsa della spesa, la
ragazza era alquanto agitata perché aveva provato tutta la
mattina a telefonare ad Eva ma lei non aveva risposto.
«Rudi, hai sentito Eva stamattina? Io ho provato a telefonarle ma non mi risponde.»
«Tranquilla Alice, doveva andare al lavoro e magari non ha avuto tempo.»
Marco iniziava a preoccuparsi, poteva essere successo qualsiasi cosa ad
Eva e se Jean fosse tornato alla carica e lei lo avesse rifiutato e lui
si fosse voluto vendicare? Scene terribili si affacciavano alla sua
mente e cercò insistentemente di non pensarci. Si fermò
persino a pranzare con la figlia e i ragazzi senza dire niente a Maya,
la quale preoccupata gli telefonò e venne rassicurata subito.
A metà pomeriggio, quando ancora non si avevano notizie di Eva,
Marco era alquanto agitato pure lui, mentre Alice era in preda
all'ansia. L'unico che manteneva la calma era Rudi che cercava assurde
spiegazioni alla sua assenza. Marta non faceva caso alle preoccupazioni
dei grandi, soprattutto perché lo zio Rudi la distraeva
facendola giocare.
La sera arrivò ed Eva non si era ancora fatta sentire, Rudi mise
a letto la piccola Marta e poi andò in soggiorno a parlare con
gli altri. Alice voleva chiamare la polizia, ma Rudi le disse che
nessuno si sarebbe mosso prima di quarantotto ore, Marco aveva chiamato
Maya dicendole che si fermava a dormire con Marta perché Eva non
era a casa, ma poi le sue preoccupazioni lo avevano tenuto sveglio
tutta la notte.
«Ragazzi, credo che sia stata una giornata piena per Eva, vedrete
che domani mattina prima di prendere l'aereo ci telefonerà
sicuramente. Adesso ci conviene andare a letto e riposarci, cercate di
non far vedere a Marta che siete preoccupati, la bambina deve stare
tranquilla.»
Rudi era l'unico a guardare i lati positivi e spedì tutti a
letto con quell'ultima affermazione. L'indomani mattina, Rudi si
svegliò presto e preparò la colazione per tutti, poi
ricevette una telefonata da Eva.
«Pronto, ti davamo per dispersa. Tua sorella si è
preoccupata, perché ieri non hai risposto alle sue
telefonate?»
«Scusa non mi sono accorta che Alice mi aveva telefonato, non ho
avuto un minuto libero, sto per prendere l'aereo, sarò a Roma
tra qualche ora.»
«Ti aspettiamo, ah Eva, qui c'è Marco, ha detto che deve parlarti. Se non vuoi lo mando a casa.»
«Tranquillo Rudi, sono ancora in grado di parlare con il padre di mia figlia, non ho bisogno della balia.»
«Va bene, cercavo solo di essere d'aiuto. Ci vediamo presto.»
«Dai un bacio a Marta da parte mia e digli che sto arrivando.»
«Okay.»
Una volta che Marco, Alice e Marta si svegliarono, Rudi disse che Eva
aveva telefonato e sarebbe stata a casa tra qualche ora. Alice era
più tranquilla, mentre Marco decise di rimanere lì ad
attendere il ritorno di Eva: doveva assolutamente parlargli.
Nessuno dei quattro sapeva che il ritorno di Eva sarebbe stato alquanto movimentato.
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Capitolo 18 *** Discussioni infinite ***
Viaggio a Parigi
Discussioni infinite:
Eva aveva appena
preso l'aereo e, visto le rassicurazioni della ginecologa, pensava a
che nome dare al suo bambino. Si era decisa che se fosse stato un
maschietto lo avrebbe chiamato Giulio, mentre se fosse stata una
femminuccia le sarebbe piaciuto chiamarla come sua madre, Lucia.
Il viaggio in aereo fu molto rilassante come quello dell'andata, ma Eva
questa volta aveva un'enorme voglia di arrivare e riabbracciare la sua
piccola Marta. Certo, vedere Marco a casa non sarebbe stato tanto
facile, ma sperava di non dover più litigare con lui per
questioni passate.
Arrivò a casa mentre erano tutti intenti a giocare in salotto e
fu lieta di vedere una scena familiare così carina e complice.
La bambina fu la prima ad accorgersi della presenza della madre e le
corse incontro gridando.
«Mamma, sei tornata finalmente! Sono contenta che sei qui.»
«Anche io sono contenta di essere qui. Ciao, Marco. Ragazzi, come
è andata questo fine settimana? Marta ha fatto la brava
bambina?»
Rudi sorrise e Alice rispose.
«E' andato tutto bene e Marta è stata davvero bravissima.»
«Brava la mia bambina, ma non avevo dubbi.»
Marco era visibilmente contento di vederla, ma alquanto irritato che
lei fosse partita per Parigi senza dirgli niente. Non sapeva che cosa
gli stesse prendendo e soprattutto perché dovesse interessargli
così tanto dove andava la madre di sua figlia, ma era chiaro che
per lui la relazione con Eva non era finita, anzi tutt'altro si sentiva
molto geloso del fatto che lei potesse aver rivisto Jean a Parigi.
«Ma brava, tu parti senza dirmi niente e lasci qui nostra figlia
in mano a Rudi e Alice che hanno appena vent'anni, non ti sei sentita
un po' egoista?»
Eva non si aspettava di certo questa uscita da parte di Marco e si trovò costretta a stare sulla difensiva.
«Hanno vent'anni appunto mica ne hanno quindici. Non ho lasciato
Marta nella mani di Mimmo, ma nelle mani di due ventenni che sanno fare
andare la testa. Lei ha detto di essersi divertita, tu che cosa volevi
sapere di preciso? Insomma sei stato via per quattro mesi e poi ritorni
e te ne rivai per altro tempo e poi ritorni di nuovo e pretendi che io
ti dica tutto quello che voglio fare? Chi diavolo sei, Dio?»
L'arrivo di Eva aveva scatenato un putiferio e Rudi decise di dire la sua.
«Marco, Eva ha ragione. Marta sta qui a casa con me tutti i
giorni da mesi e credo di essere abbastanza responsabile per prendermi
cura di lei.»
«E certo, ecco il paladino della giustizia. Fammi un favore Rudi, fatti gli affari tuoi.»
Alice vedendo lo sguardo di Marco, prese per il polso Rudi e
cercò di scansarlo, poi parlò senza rendersene veramente
conto.
«Amore, ti prego non litigare con Marco, lascia che lui ed Eva se la sbrighino da soli.»
Marco li guardò incredulo e la prima cosa che gli venne in mente
fu il padre che avrebbe avuto un secondo infarto, magari fatale questa
volta, se avesse saputo che anche Rudi e Alice stavano insieme.
«Come lo hai chiamato, Alice?»
Solo in quel momento Alice si rese conto di aver chiamato Rudi amore e arrossì immediatamente. Rudi prese le sue difese.
«Marco, se io devo farmi gli affari miei allora anche tu dovresti
farti i tuoi. Io e Alice stiamo insieme da circa un mese, ma non devi
dirlo a papà. Ci penseremo da soli nel momento adatto.»
«Tu sei pazzo, per papà il momento adatto potrebbe non
arrivare mai. Potresti farlo crepare, stavolta altro che infarto, ci
resta secco sul colpo.»
Eva cercò di far calmare Marco.
«Senti da che pulpito viene la predica. Lui almeno vuole
dirglielo, non farsi trovare a letto con Alice, in modo che a Giulio
possa prendere un colpo.»
«Stai dando la colpa a me? Sbaglio o eravamo in due in quel
letto? Mi spieghi perché le colpe devono ricadere esclusivamente
su di me?»
«Non sto dando la colpa a nessuno, Marco. Sto solo cercando di
farti ragionare, se ti metti contro di loro pure tu che ci sei passato
che cosa pensi che possano capire Alice e Rudi? Si sono innamorati e
non è mica un reato, come non lo era nel nostro caso, non sono
fratelli ma fratellastri, non è incesto.»
Marco sembrò rilassarsi, ma il campanello di casa squillò
e tutti si guardarono intorno non sapendo chi diamine poteva essere.
Eva andò alla porta e aprì, trovandosi davanti Maya.
La principessa, vedendo Eva, si sentì presa in giro dal fidanzato ed entrò urlando contro di lui.
«Marco, mi avevi detto che rimanevi qui perché Eva non era a casa, mi hai mentito?»
Marco la guardò sconcertato, Maya non aveva nemmeno visto che le
valigie di Eva erano davanti alla porta e che lei aveva ancora il
cappotto addosso. Non disse niente, ma a rispondere fu Eva, salvandolo
in calcio d'angolo.
«Maya, sono appena tornata da Parigi. Marco stava per tornare a palazzo da te e vostro figlio.»
Maya non credeva alle parole di Eva, era agitata e molto incavolata con
Marco per aver passato la notte fuori casa e così
continuò ad urlare contro di lui.
«Avresti potuto benissimo chiedermi di venire qui con te e invece non l'hai fatto, perché Marco?»
Il ragazzo vista la crescente agitazione di Maya, cercò di
avvicinarsi a lei per calmarla, mentre Eva, Alice e Rudi guardavano la
scena non capendoci più niente.
«Maya, devi stare tranquilla e fidarti di me. Ti ho detto che fa
male al bambino l'agitazione e lo stress, adesso siediti e riposati un
attimino.»
Ma la ragazza lo scostò bruscamente e continuò imperterrita.
«Non toccarmi, sei un bugiardo patentato. Volevi rimanere qui per
vedere Eva, stamattina. Ho capito che la ami ancora, che cosa
credi?»
Marco era sull'orlo di un cedimento nervoso e cercava di contenersi
solo per amore di Marta, che per fortuna era andata a giocare in
cameretta appena iniziata la discussione tra lui ed Eva, e per amore
del bambino che stava per arrivare.
«Maya, ti prego, siediti. Te lo chiedo per favore, cerca di rilassarti, tutto questo fa male al bambino.»
«Basta, non ne posso più che tu mi dica che cosa devo fare
o non fare. E' anche il mio bambino e so che cosa gli fa male o
meno.»
Subito dopo aver detto questo, però, Maya si piegò in due e chiese aiuto a Marco.
«Ahhh! Aiuto, Marco, aiuto, mi fa male la pancia, che diavolo sta succedendo?»
Eva ricordò come stava male lei quando era incinta di Marta ed
era andata lo stesso a fare quell'intervista, ricordava la paura di
poterla perdere e subito prese il telefono per chiamare un'ambulanza.
Marco si avvicinò a Maya e la fece alzare per poi sdraiarla sul
divano del salotto.
«Pronto, ho bisogno urgentemente di un'ambulanza. Si, l'indirizzo
è Via dei Ciclamini numero 12, fate presto c'è una donna
incinta che si è sentita male.»
Marco intanto cercava di rassicurare Maya.
«Tranquilla, Eva ha telefonato al 118, adesso ti portiamo in
ospedale e vediamo che cosa diamine è successo. Vedrai che non
è nulla di preoccupante, magari solo qualche crampo dovuto al
troppo stress.»
Nessuno poteva sapere che le cose non erano così semplici.
L'ambulanza arrivò in dieci minuti e Maya venne trasportata in
ospedale, accompagnata da Marco. Gli altri tre rimasero lì
impietriti a guardare la scena, senza poter dire o fare niente.
Arrivati in ospedale, Maya venne
accompagnata nel reparto di ostetricia e le venne subito eseguita
un'ecografia urgente. Il medico cercò di rassicurarla, ma subito
dopo aver appoggiato l'ecografo sulla pancia della ragazza, si rese
conto che aveva avuto un aborto spontaneo e che quindi avrebbe dovuto
farle un raschiamento.
«Mi dispiace, ma ha avuto un aborto, il suo bambino è morto, signorina.»
«Noooooo!»
La ragazza rimase alquanto sconvolta dalla notizia, così come
Marco che l'aveva accompagnata dentro. Il ragazzo si sentiva da una
parte sollevato, ma molto sconvolto dalla perdita del bambino che
aspettavano. Il medico cercò di spiegare che cosa avrebbe dovuto
fare, ma la ragazza non lo stava nemmeno a sentire. Poi fu portata in
sala operatoria per eseguire il raschiamento e Marco chiamò la
nonna di Maya per avvertirla di quello che era accaduto.
Subito dopo essere uscita dalla sala operatoria, Maya venne ricoverata
nel reparto, in una stanza privata e Marco trascorse la maggior parte
del tempo con lei. Appena si fu risvegliata, Maya crollò in una
depressione veramente profonda.
«L'ho perso, ho perso il nostro bambino, Marco. Adesso che
faccio, come faccio a continuare a vivere senza di lui. Avevo
già preso tutto il corredino ed adesso che cosa ne
facciamo?»
Marco la abbracciò e cercò di rassicurarla.
«Ne potremmo sempre avere degli altri, Maya. Tranquilla, vedrai
che si sistemerà tutto. Io ti amo e tu ami me, andrà
tutto bene.»
Le parole gli uscivano dalla bocca, ma non dal cuore, si sentiva
responsabile anche lui di quello che era successo. Le aveva procurato
dello stress involontariamente, rimanendo a dormire a casa di Eva,
anche se quest'ultima non c'era e poi avevano discusso e adesso avevano
perso il loro bambino, ma lui era lo stesso legato da una promessa di
matrimonio che non avrebbe voluto mantenere.
Dopo qualche giorno di ospedale, Maya fu rimessa e tornò al
palazzo della nonna assieme a Marco, ma era sempre taciturna. Non
sorrideva più come prima e aveva persino smesso di prepare il
loro matrimonio, perciò Lady Victoria parlò con il figlio
e gli disse che forse avrebbero dovuto rimandare la cerimonia,
perché la ragazza non stava bene.
Il principe fu subito d'accordo e fu lieto di poter spostare il
matrimonio, visto che non aveva ancora accettato Marco nella loro
famiglia. In pratica ne era stato costretto dalla gravidanza della
figlia, ma adesso che Maya non era più incinta sperava di
poterla far ritornare in sé e farla sposare con un nobile,
magari Jay che era ancora innamorato pazzo di sua figlia.
Nessuno a palazzo si aspettava che le cose sarebbero andate nel modo in
cui il principe progettava, ma che sarebbero subentrati altri intrighi
e subdoli complotti per dividere definitivamente Marco da Eva.
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Capitolo 19 *** Depressione o lucida follia? ***
Depressione
Depressione o lucida follia?
Era passato un mese dall'aborto spontaneo di Maya e la ragazza sembrava
essere caduta in una depressione davvero inevitabile. Marco cercava di
starle vicino, ma appena lei si ritirava in camera sua per rilassarsi,
il ragazzo andava a trovare Marta per poter fare il padre come si deve.
Non aveva più visto Eva, in quel periodo, lei evitava di
incontrarlo, anche per paura che lui potesse capire che lei era
incinta, anche se la pancia non si vedeva ancora. Carlotta aveva
cercato più volte di far ragionare la sua amica e provato a
farle rivelare la verità, ma lei si era trincerata dietro ad un
silenzio alquanto strano.
Eva non voleva che Marco si sentisse obbligato nei suoi confronti, non
voleva che lui potesse lasciare Maya solo perché lei era
incinta, avrebbe tanto voluto che lui tornasse da lei solo
perché la amava ancora, ma se così non doveva essere,
allora preferiva crescere da sola il bambino in arrivo.
Marco, dal canto suo invece, avrebbe voluto passare molto più
tempo assieme ad Eva e Marta, che iniziava a considerare la sua unica
famiglia. Si sentiva un estraneo dentro al palazzo di Lady Victoria,
Maya era diventata un'ameba e quando Marco aveva provato a chiedere
aiuto alla nonna, la donna si era irrigidita e gli aveva detto che
spettava solo a lei decidere come agire con la nipote, quindi il
ragazzo si era ritirato dalla discussione e non ne avevano più
parlato.
Quel giorno, però, qualcosa cambiò radicalmente e le cose presero una piega piuttosto strana.
*****
Mentre stava lavorando, Eva ricevette la telefonata di Alex che non
sentiva da quasi due mesi ormai, in pratica dalla notte che lei e Marco
avevano passato insieme dopo la cena con il cuoco.
Eva rispose controvoglia a quella inaspettata telefonata, ma la voce
squillante e piena di euforia di Alex, le fecero decidere di rompere il
loro rapporto di amicizia al più presto possibile.
«Eva, ma che fai sei praticamente scappata dalla mia vita, non
avevamo deciso di restare amici? Non ti sei più fatta sentire ed
ero preoccupato, che ne dici di uscire stasera?»
Alex non aveva capito che ad Eva non interessava come fidanzato, ma lei
cercò di essere il più naturale possibile e gli rispose.
«Sono stata occupata dal mio lavoro, scusami ma credo che faremmo
meglio a prendere un caffé oggi pomeriggio e non uscire a
cena.»
Eva voleva dirgli che era incinta, se lo sarebbe tolto di torno
sicuramente dopo questa rivelazione e se non gli fosse bastato, allora
gli avrebbe detto che il bambino era di Marco, ma per il momento era
meglio glissare su questo punto.
«Se a te torna meglio un caffé, va benissimo, ci vediamo
alle quattro sotto il tuo ufficio, ho visto che c'è un bar
carino proprio li sotto.»
«D'accordo ci vediamo alle quattro.»
Eva riagganciò il telefono sentendosi pronta per una battaglia che sarebbe stata epocale.
*****
Nel frattempo, a palazzo, Maya si era
svegliata di buon umore quel giorno e con un unico pensiero in testa:
doveva al più presto rimanere di nuovo incinta! Fino a quel
momento non ci aveva pensato, troppo presa a capire dove avesse
sbagliato e troppo ferita dall'aborto subito, ma Marco era innamorato
di lei e sarebbe stato sicuramente d'accordo.
A lui piacevano i bambini, Maya ricordava bene quanto amasse Marta e
come giocasse con lei, quindi decise di approntare un piano d'attacco
per arrivare al suo scopo.
Quando scese ed entrò nella sala da pranzo, Lady Victoria le
sorrise calorosamente e fece uno strano sguardo verso Marco, mentre il
ragazzo la salutò.
«Buongiorno Maya, è veramente una bella sorpresa vederti
uscire dalla nostra camera. Siediti qui, vicino a me e facciamo
colazione insieme.»
Lady Victoria aveva un sorriso di trionfo, come se fosse tutto merito
suo se la nipote si trovasse lì e questa cosa non passò
inosservata agli occhi di Marco, ma il ragazzo decise di non dire
niente per non creare altre rotture con la famiglia di Maya.
La colazione passò in fretta e Lady Victoria lasciò i due
ragazzi da soli perché aveva delle faccende da sbrigare, in quel
momento Maya decise di provare a mettere in atto il suo piano.
«Marco, adesso mi sento proprio bene, che ne dici di passare del tempo noi due soli in camera nostra?»
A Marco gelò il sangue nelle vene, non capiva dove diavolo
volesse arrivare con quei sottointesi Maya, anche se aveva avuto un
piccolo intuito e la cosa non gli piaceva affatto.
«Va bene, forse è meglio che ti riposi ancora un po'. Andiamo in camera, ti accompagno.»
Maya fece il broncio, non gradiva essere trattata come una malata. Non
era più tale e Marco doveva capirlo al più presto,
altrimenti non avrebbero potuto formare la famiglia che lei desiderava
così tanto.
Salirono le scale e andarono in camera, ma Maya invece di stendersi per
riposare sul letto si lanciò verso Marco, dandogli un
appassionato bacio sulla bocca. Il ragazzo all'improvviso capì
dove volesse andare a parare la principessa, ma decise di non dargli
corda.
«Maya, ma che fai, sei impazzita? Avevi detto che volevi riposare.»
«Veramente io avevo detto che volevo passare del tempo da sola
con te in camera, non che volevo riposare. Non hai capito, io ti voglio
Marco, ho bisogno di te. Voglio avere un altro bambino, sempre che tu
sia d'accordo.»
Marco non si capacitava della situazione nella quale si era appena
messo e cercò un appiglio per poterne uscire fuori indenne.
«Maya, ma certo che mi piacerebbe, ma non possiamo. Il dottore ha
detto che dovevi prima rimetterti, non possiamo fare un altro bambino
proprio adesso, devi prima permettere al tuo fisico di ricostruirsi e
poi potremmo riprovarci. Devi avere più pazienza.»
«D'accordo, ma non sembra proprio che tu sia così contento
di riprovare ad avere un bambino, non è che mi nascondi
qualcosa, vero Marco?»
«Certo che non ti nascondo niente, stai tranquilla e riposa
adesso, io devo andare a tenere Marta, visto che Rudi ed Eva hanno
entrambi da fare.»
«Okay, salutamela. Digli che gli mando un bacio.»
«Sarà fatto.»
Mentre Marco usciva dalla camera, Maya intanto complottava per capire
come risolvere la situazione ed aveva già un piano ben delineato
in testa, prese il telefono e chiamò suo padre, aveva bisogno
del suo aiuto.
*****
Le quattro del pomeriggio arrivarono
troppo in fretta per Eva, che iniziava a sentirsi agitata dal confronto
che avrebbe avuto con Alex. La ragazza si fece trovare al tavolino del
bar all'ora prefissata ed Alex non si fece attendere tanto.
«Ciao Eva, è tanto che aspetti?»
«No, sono appena arrivata anche io.»
«Senti lo so che non ti sei più fatta sentire e ci deve
essere una ragione valida, ma io vorrei davvero tornare ad essere tuo
amico.»
«Alex, senti per me sei già un buon amico, ma niente di
più e non ci potrà essere mai nient'altro tra di noi,
capisci?»
«Io capisco che tu sei ancora in fissa con Marco, ma non so come
fai visto che lui ha già un'altra e aspettano un bambino.»
«Non sono cose che ti riguardano e comunque non è proprio così, te lo posso assicurare.»
«Sei veramente un'illusa, credi che tornerà da te?»
A questo punto, Eva non riusciva più a tollerare la sfrontatezza di Alex e decise di dirgli la verità.
«Senti tu non sai come sia Marco, non lo conosci, non lo hai mai
conosciuto veramente, nemmeno quando stavo assieme a te. Non puoi
sapere come si sente adesso e soprattutto non sai come mi sento io,
d'accordo. Comunque a prescindere da Marco, io e te non possiamo stare
insieme, perché aspetto un bambino e mi sembra chiaro che non
sia il tuo.»
Alex rimase di sasso, ma poi si fece prendere dalla rabbia.
«Come fai ad essere incinta, Eva, siamo usciti solo due mesi fa e
tu non ti vedevi con nessuno allora o così mi è parso di
capire.»
«Hai capito bene, Alex. Non uscivo con nessuno, ma adesso sono
incinta e non posso legarmi a te. Devo pensare solo al bene dei miei
figli.»
«Di chi è il bambino, Eva? Dimmelo!»
«Tu lo sai di chi è, perché ti ostini a chiederlo, perché vuoi farmelo dire per forza?»
«E' di Marco, vero? Come diavolo hai fatto a farti prendere in
giro in questo modo, un'altra volta. Non ci credo, sei una persona
intelligente, avresti dovuto sapere che ti saresti ritrovata da sola di
nuovo.»
«Vedi questo non ti deve interessare, io non sono sola, ho la mia
famiglia. Rudi e mia sorella mi aiutano molto e Marta sarà una
sorella fantastica. Non ero sola nemmeno mentre aspettavo lei, avevo
Marco e Walter che mi sostenevano, tu non c'eri e loro sono stati
splendidi con me, adesso me la caverò lo stesso, non ho
più vent'anni e so essere una buona madre anche senza avere un
marito ed un padre per i miei figli vicino.»
Alex non sapeva che dire, certo lui non c'era stato, mentre Marco era
presente ad ogni passo assieme ad Eva ed anche adesso che non stavano
più insieme, lei voleva tenere il loro bambino ed era chiaro che
quel legame non si sarebbe mai spezzato.
«Sai non credo che tu capisca la gravità della situazione,
Marco non tornerà mai indietro e tu vuoi lo stesso avere un
bambino da lui, non credi di essere un po' troppo presuntuosa a pensare
di poter tirare su da sola un bambino?»
«Lo sto già facendo con Marta, non c'è una grande
differenza ad occuparsi di uno o due bambini e poi non sono affari tuoi
se ho intenzione di tenerlo o meno.»
Mentre stavano discutendo animatamente e Alex cercava di far ragionare
Eva, Marco e la piccola Marta dopo aver passato una bella mattinata
insieme, stavano andando a prendere Eva al lavoro e proprio mentre Alex
batteva un pugno sopra il tavolino del bar, i due fecero la loro
apparizione e Marco si fece avanti per proteggere Eva.
«Ma che cazzo ti prende, Alex, sei impazzito?»
Alex era talmente incazzato e ce l'aveva con Marco per quello che
secondo lui era un torto che Eva stava subendo che non si rese nemmeno
conto di quello che diceva, ma la verità si sa prima o poi viene
a galla in modi inaspettati.
«Chiedilo ad Eva e alla creatura che porta in grembo che cavolo mi prende.»
E detto questo se ne andò, lasciando da soli Eva, Marco e la
piccola Marta. Eva non riusciva a guardare in faccia il ragazzo, mentre
Marco cercava di processare le parole che Alex aveva appena detto. La
prima a riprendersi da tutta quella situazione fu Marta, che andando
vicino alla madre fece una domanda con ingenuità.
«Mammina, è vero che avrò una sorellina o un fratellino?»
Eva si sciolse, gli occhi di Marta brillavano e lei si decise a rispondere.
«Si, amore, è vero. Mi dispiace non avertelo detto prima, ma la mamma voleva prima esserne sicura.»
Marco guardò Eva negli occhi, per la prima volta dopo più di un mese e fece una domanda alquanto sciocca.
«Quando è successo? Io non capisco....»
Eva scosse la testa, doveva saperlo che lui non avrebbe pensato a quella notte.
«Marco, se ancora non lo avessi capito è tuo il bambino.
So che probabilmente non ci hai pensato, ma quella notte non abbiamo
utilizzato protezioni e io non voglio assolutamente forzarti a fare il
padre, ma ho intenzione di tenere il bambino, anche se tu non lo
vuoi.»
Marco avrebbe voluto prendere in braccio Eva e baciarla fino a farla
svenire, ma aveva troppa paura che fosse un sogno e non riusciva a
muovere nemmeno un muscolo. Eva fu quindi costretta a farlo riscuotere,
agitandogli un braccio.
«Marco non dici niente, senti lo so che hai i tuoi problemi con
Maya in questo momento e mi dispiace che abbiate perso il bambino, ma
io non ti sto chiedendo niente. Ho Rudi ed Alice che mi
aiuteranno e persino Marta, devi stare tranquillo e...»
Marco non le fece finire la frase, perché la bacio
improvvisamente ed appassionatamente. Quando si divisero in cerca
d'aria, Marco riprese l'uso della parola.
«Io ti amo, lo sai questo, vero?»
Eva sorrise e gli rispose.
«Sai non pensavo che avresti più detto quelle due parole,
dopo quello che mi hai detto mesi fa io pensavo che fosse veramente
finita tra noi e ho sofferto molto per la tua mancanza, ma come hai
intezione di fare con Maya?»
«Non voglio pensarci adesso, voglio solo godermi questo momento.
Devo rimettere tutto apposto, non posso lasciare Maya in questo preciso
momento, ma lo farò, te lo giuro ed allora potremmo tornare a
vivere tutti insieme come una vera famiglia.»
«Ti amo, Marco e non ho mai smesso, nemmeno quando mi hai fatto soffrire e neanche quando ti ho allontanato.»
«Allontanato in che senso Eva?»
«Ho fatto un grosso sbaglio a non dirti niente, ma avevo paura in quel momento.»
Marta che aveva capito tutto, parlò per la madre.
«Papi, la mamma è stata male a Parigi. Quando sei andato
via, lei piangeva e non mangiava più, poi un giorno è
caduta e ho dovuto chiamare il dottore perché stava male.»
Marco guardava incredulo la piccola Marta ed anche Eva, non capiva che
cosa fosse successo. Lui era andato via, quando lei gli aveva detto che
amava un altro, allora perché piangeva e non mangiava più?
«Non capisco, io... sei stata tu a dirmi di andarmene, non ti
avrei mai lasciata altrimenti, che significa quello che dice
Marta?»
«Avevo paura, ti avevo detto che uscivo con Jean, solo per paura
che tu potessi di nuovo tradirmi. Jean è gay, Marco! Mi
dispiace, ho fatto un casino e qualche giorno dopo che sei partito, ho
saputo di essere incinta, ma visto il mio stato d'animo ho perso il
bambino e quando sono tornata ho perso anche te.»
«Eva, perché non mi hai telefonato? Cavolo non ero
dall'altra parte del mondo, ero qui a Roma, sarei venuto in un lampo a
Parigi. Io ti amavo, capisco che eri spaventata ma dovevi parlarmene e
non tenerti tutto dentro.»
«Tu non eri felice a Parigi, ti mancava Roma e la tua famiglia ed
io lo capivo. Ti mancava anche la musica e l'ispirazione, l'ho fatto
per te, quando sei tornato qui hai riniziato a scrivere e in qualche
modo ho capito di aver fatto la scelta giusta, solo che non era quella
giusta per tutti e due.»
«Sei davvero una persona straordinaria, è anche per questo
che ti amo. Metti sempre prima me di qualsiasi altra cosa nella tua
vita ed io dovrei esserti grato per l'eternità.»
«A me basta solo il tuo amore, del resto non importa proprio
niente. Adesso è meglio che torni in ufficio, vado a prendere le
mie cose e torniamo a casa.»
Mentre Eva si allontanava verso l'ufficio, il telefono di Marco prese a
squillare, era Maya che gli annunciava che doveva assentarsi per
problemi con il principato e Marco le disse che l'avrebbe aspettata,
anche se in quel momento era contento solo di passare più tempo
assieme alla sua vera famiglia: Eva, Marta e il piccolo che sarebbe
arrivato tra sette mesi.
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