Pride and...

di May be
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Plates ***
Capitolo 2: *** Strawberries ***
Capitolo 3: *** Monsters ***
Capitolo 4: *** Night ***
Capitolo 5: *** Biscuits ***
Capitolo 6: *** Games . ***
Capitolo 7: *** Forgetfulness ***
Capitolo 8: *** Inconveniences ***
Capitolo 9: *** Interpretations. ***
Capitolo 10: *** Presents ***
Capitolo 11: *** Clichè ***
Capitolo 12: *** Ghosts ***
Capitolo 13: *** Storms ***
Capitolo 14: *** Femmes Fatales ***
Capitolo 15: *** Compromises ***
Capitolo 16: *** Proverbs ***
Capitolo 17: *** Gossip ***
Capitolo 18: *** Flowers ***
Capitolo 19: *** Chocolate ***
Capitolo 20: *** Expediences ***
Capitolo 21: *** Cold Weather ***
Capitolo 22: *** Flu ***
Capitolo 23: *** Dreams ***
Capitolo 24: *** Pop! ***
Capitolo 25: *** Shakes ***
Capitolo 26: *** Drier ***



Capitolo 1
*** Plates ***


= Pride and… Plates =

Temari inghiottì velocemente l’ultimo boccone del suo pranzo, cercando allo stesso tempo di vestirsi e di trovare quelle dannate pratiche che non si decidevano a saltar fuori.

- Ehi crybaby! – urlò riemergendo frenetica dalla sala, fermandosi per un momento a squadrare con puro odio il suo più grande errore, - devo andare dall’Hokage e sono incredibilmente in ritardo, quindi i piatti lavali tu, capito? -

Shikamaru Nara, uomo terribilmente consapevole di avere un quoziente intellettivo pari a duecento e di non saperlo utilizzare –consapevolezza dimostrata nel momento in cui aveva deciso di accettare che le seccature entrassero a far parte della sua esistenza, danneggiandone la precedente, perfetta, tranquillità- si bloccò improvvisamente con la forchetta a mezz’aria, e squadrò la sua dolce metà con un sopracciglio lievemente sollevato.

- Stai scherzando, vero? – proruppe scettico, osservando Temari correre per la cucina ribaltando tutto il ribaltabile, nel disperato tentativo di trovare una delle tante cose sepolte nel caos di quella casa.

La kunoichi si fermò un momento e lo squadrò: doveva essere stata proprio masochista, a sposare quell’elemento.

- Scusa Nara, non vorrei turbare la tua tranquilla routine, ma temo che dovremmo invertire i turni di lavaggio. Ti disturba così tanto? -

- Si che mi disturba! – si lamentò lui, allungandosi ancora di più sulla sedia e ficcandosi le mani in tasca, - Tu stasera tornerai a casa stanca morta, e mi costringerai a lavare i piatti anche se l’avrò fatto a pranzo. Ergo… -

- Se quando torno a casa non hai fatto ciò che devi, - sibilò lei assottigliando minacciosamente gli occhi, - rimpiangerai di avermi incontrata, Nara! –

- Oh, quello lo faccio tutti i giorni. – borbottò lui aprendo leggermente un occhio.

Temari lo ignorò sprezzante, e strappando alcuni fogli da una pila di carte di notevoli dimensioni, si avviò verso la porta.

- Lo sai Shikamaru, perché non voglio avere bambini tra le scatole? Perché te basti e avanzi! -  Esclamò canzonatoria, prima di sbattersi la porta alle spalle.

 

***

 

Era tardi e le strade erano ormai deserte, illuminate debolmente dalle luci delle case che la costeggiavano. Temari si soffermò a osservare attraverso una finestra le figure di due genitori giocare col figlio, e si ritrovò a sorridere e sfiorarsi la pancia con una mano. Un momento dopo sobbalzò e scosse infastidita la testa, per cacciare quella strana e per niente positiva punta di desiderio che aveva avuto, e ricominciò a camminare più veloce. Di una cosa era sicura: lei e l’istinto materno erano due universi separati e senza possibilità di incontro.

 

***

 

Aprì piano la porta, borbottando tra se qualcosa sul fatto che tutte le case vicine erano piene di vita e nella loro le luci erano già spente, il che stava a significare che qualcuno già dormiva, e si diresse a passi strascicati in cucina con tutta l’intenzione di trafugare qualcosa dal frigo e andare a riposare.

I piatti… beh li avrebbe lavati con calma la mattina dopo, non c’era fretta.

O magari avrebbe trovato un modo per convincere un certo Nara a farlo al posto suo, concluse con un ghigno.

E accese le luci.

E lo vide.

I piatti del pranzo e della cena di quella sottospecie di ameba, graziata sì della facoltà di parlare, ma evidentemente non di quella di recepire quello che gli veniva ordinato, impilati nel lavello, sporchi come li aveva lasciati.

Fu un attimo.

Afferrò il ventaglio e si diresse a passo deciso verso la stanza da letto, meditando su quale fosse il modo più crudele e spietato di svegliarlo prima, e di ucciderlo dopo.

Aprì la porta con tanta violenza che quasi la divelse dai cardini, ma si fermò furente sulla soglia.

- Dove sei, Nara?! Vieni fuori e paga per le tue azioni! – urlò aprendo gli armadi, nel tentativo di scovare il suo nascondiglio.

Inutile. Non c’era proprio, il vile.

- Se vuole la guerra, guerra avrà! E poi non dica che non lo avevo avvisato! – sibilò dopo aver letto il biglietto che aveva trovato sul tavolo, sui cui era scribacchiato qualcosa riguardo un impegno improvviso e un “Lava pure i piatti tu, io in caso lo farò domani a pranzo al posto tuo”.

Con uno sbuffo stracciò il pezzetto di carta, ed aprì il frigo.

Oh sì, l’avrebbe pagata cara.

***

Quello che Shikamaru Nara avrebbe dovuto fare, invece che starsene insieme a Chouji sdraiato su un prato fuori dal villaggio (e lontano dalla moglie), sarebbe stato pensare alla sola pecca della sua geniale idea: due anni prima aveva avuto la geniale idea di sposare la donna più terribile e vendicativa del globo.

 

***

 

Shikamaru aprì piano la porta di casa, e si azzardò a sporgere la testa all’interno, guardandosi intorno con fare circospetto.

Le cose di Temari non c’erano, il che stava a significare che la seccatura era già uscita.

Sollevato decise che poteva smettere di trattenere il respiro, e stiracchiandosi si diresse verso il suo tanto amato letto, su cui la notte precedente non aveva osato poggiare la testa temendo di risvegliarsi senza.

Ma prima di arrivare alle scale si fermò, come folgorato.

- Chissà se… -

Titubante si diresse verso la cucina e si accorse con orrore che la porta era chiusa, e attaccato vicino alla maniglia c’era un biglietto.

Lo prese, se lo rigirò tra le mani, e con un sospiro lo gettò a terra.

Sicuramente ci sarebbe stato scritto qualcosa che avrebbe turbato il suo prossimo sonnellino, quindi tanto valeva lasciarlo lì.

Girò i tacchi per andarsene, ma dopo pochi passi si fermò; cercò di convincersi che ignorare la situazione non era codardia, ma puro istinto di sopravvivenza.

Si riavvicinò piano al foglietto, e cautamente lo prese in mano e lo aprì.

“Se non sbaglio, hai scritto che a pranzo lavavi tu. Buon lavoro!”

Ormai non poteva fare finta di niente.

Sapeva che lo aspettava qualcosa di terribile, ma aprì temerariamente la porta della cucina e guardò dentro.

Cacciò uno strillo spaventato e la richiuse, stringendo gli occhi con forza e pregando tutti i Kami esistenti di potersi svegliare e rendersi conto di essere in un incubo.

Con estrema cautela, la riaprì: poteva aver visto male, aver avuto una allucinazione… Ma in cuor suo sapeva che non era così, e squadrò triste il cumulo di piatti e stoviglie disseminati per tutta la stanza.

Quella seccatura… aveva svuotato completamente la credenza! E magari si aspettava che lui avrebbe ceduto e lavato tutta quella roba!

Si sedette contro il muro e ridusse gli occhi ad una fessura.

- E così è guerra. – ghignò tra sé e sé.

Ne era assolutamente certo.

Non era ancora nata la donna capace di mettergli i piedi in testa.

 

***

 

Quando, in tarda serata, la kunoichi della sabbia arrivò a casa, era certa che ad attenderla ci sarebbe stata una contromossa.

Per questo si stupì, quando spalancò la porta della cucina e vide tutte le stoviglie sparite, volatilizzate.

Corse al piano superiore, e si accorse incredula che c’era la vasca da bagno già pronta per lei, con tanto di schiuma e acqua calda.

Marciò confusa verso la camera da letto, chiedendosi se fosse il caso di cominciare a ringraziare i Kami, ma notò con orrore che lui non c’era.

E questo significava solo una cosa: aveva preparato un contrattacco.

E se non se ne era ancora accorta, voleva dire che il crybaby aveva messo in moto il suo super quoziente intellettivo, e questo poteva essere un problema.

La sua mente non smise un secondo di pensare, mentre lei si svestiva e si dirigeva verso il bagno.

Fece per immergere un piede nell’acqua, e lo tenne lì a mezz’aria per un istante, pensando al perché del bagno caldo e a dove fossero spar-

- Nara! -

 

***

 

- Cosa hai fatto?! – esclamò Choji con gli occhi sgranati, dimenticando di masticare la patatina che si era messo in bocca.

- Cioè tu… hai riempito di acqua e detersivo la vasca da bagno e ci hai buttato dentro tutti i piatti?! –

Shikamaru finì la contemplazione di una nuvola particolarmente interessante, quindi si girò lievemente verso l’amico.

- Uhn, si, perché? -

 

***

 

Shikamaru aprì piano gli occhi, cercando di riattivare tutte le sue facoltà mentali che si erano addormentate nel momento in cui, sospirando, si era gettato sul suo amato letto.

Guardò l’orologio, e decise che era ancora presto per il rientro della seccatura, quindi si girò sull’altro fianco e fece per richiudere gli occhi, quando lo vide.

Poggiato sul comodino c’era un biglietto.

Si mise velocemente a sedere, improvvisamente sveglio, e lo aprì tremante: “Dal momento che non ci sono più piatti puliti, io vado a mangiare fuori. Ah, dimenticavo… ho preso il tuo portafoglio.”

- Cazzo! -

Shikamaru si vestì in fretta e furia, mentre i suoi duecento punti di quoziente intellettivo lavoravano come mai avevano fatto prima d’allora.

L’obiettivo: colpire senza alcuna pietà, e distruggere.

Sarebbe stato il colpo di grazia, il punto finale che avrebbe posto fine alla battaglia. Ovviamente, con la sua vittoria.

 

***

 

Temari aprì piano la porta di casa, ed entrò il più cautamente possibile: da uno come Shikamaru doveva aspettarsi di tutto.

Quindi salì al piano di sopra camminando rasente i muri, e solo quando giunse alla loro camera si azzardò a mettere la testa all’interno.

E Nara non c’era.

Allentò lievemente la presa sul ventaglio e rilassò i muscoli, ma senza abbassare la guardia: se il crybaby non c’era, significava che era fuggito, il che significava che aveva preparato un attacco.

Ora doveva solo scoprire di cosa si trattava , per poter valutare se fosse il caso di ricorre a quello, per poi chiudere la questione definitivamente e dare una bella lezione al crybaby.

***

 

- Comunque voi due non è che siate tanto normali, lasciatelo dire! – asserì Chouji scuotendo un pacchetto di patatine, nella speranza di individuare una qualche superstite.

Shikamaru aprì pigramente gli occhi e mugugnò qualcosa che suonava molto come “sopravvivere” e “seccature”, e si girò su un fianco.

Da quando era iniziato quello stancante combattimento aveva dovuto abbassare – e di molto – la media delle sue ore di riposo.

- Beh, in ogni caso stai pur certo che è tutto finito! – annunciò, senza poter nascondere il sorriso di sadico godimento che gli era spuntato alle labbra.

Aspettò un istante prima di raccontare, solo per gustarsi la faccia preoccupata ed incredula dell’amico, e infine, con non poca fierezza, rivelò: - Semplicemente, la seccatura arriverà a casa, e non trovandomi inizierà a cercare di smascherare il prossimo attacco che riceverà da parte mia, ovviamente più elaborato di quello della vasca. E il bello sta proprio qua: non ho fatto assolutamente niente. Quindi Temari perderà ore a cercare qualcosa che in verità non c’é. –

Chouji aprì un nuovo pacchetto di patatine e sospirò. – Ricordami di non provare mai a sfidarti, Shikamaru. Non credo reggerei. –

 

***

 

 Shikamaru Nara aprì tranquillo la porta di casa, ed entrò senza esitazione. Era dell’idea che nessuno potesse rispondere ad un attacco se non sapeva di cosa si trattava, ergo non avrebbe trovato brutte sorprese.

Quindi attraversò con calma la sala, entrò deciso in cucina, e si fermò davanti al lavandino: i piatti erano immersi in acqua e detersivo, pronti per essere lavati.

Subito nella sua testa scattò l’allarme, ed iniziò a perlustrare i mobili alla ricerca di un qualche biglietto, di una qualche provocazione, ma non trovò nulla.

Si fermò a squadrare accigliato il lavello, interrogandosi sul subdolo inganno che poteva aver tramato la seccatura: magari era un sottile attacco psicologico, o forse…

- Devo aspettare per molto? -

Una voce piena di sadico divertimento e terribilmente conosciuta gli fece gelare il sangue nelle vene. Si girò piano, pregando in cuor suo di aver avuto una spaventosa allucinazione, ma lei c’era: Yoshino Nara lo fissava dalla porta, le braccia incrociate al petto ed un ghigno spaventoso sul volto.

Shikamaru iniziò a pensare freneticamente ad un modo per salvarsi: se solo fosse riuscito a raggiungere la finestra prima di lei avrebbe potut-

- E no, non pensare nemmeno all’eventualità di scappare da tuo padre. Lo sai che è troppo pigro per mettersi contro di me. -

- Oh cazzo! – esclamò il Nara lasciando cadere le braccia.

Ora, era decisamente nella merda.

 

***

 

Quando Temari era arrivata a casa, la sera prima, aveva cercato per ore di scovare il subdolo trucchetto che certamente il crybaby aveva piazzato per casa, ma non ottenne alcun risultato. Dunque aveva dovuto ricorrere alla sua ultima arma disponibile, nonostante avesse di gran lunga preferito evitarla: Yoshino.

L’unica donna capace di assoggettare tutti i Nara con un solo sguardo e che evidentemente non aveva fallito nemmeno quella volta, pensò Temari con un ghigno, mentre osservava il marito chino a lavare tutti i piatti di casa.

- Comunque giochi sporco, donna. Quello era un colpo scorretto, e tu lo sai bene! – si lamentò Shikamaru senza girarsi, avendo intuito la presenza della moglie dietro di lui.

Temari sbuffò, roteando gli occhi: - Non ci parliamo da quasi quattro giorni, e questo è tutto quello che sai dirmi? –

Il Nara si girò verso di lei, un piatto insaponato in mano e l’espressione tremendamente scocciata: - Perché, tu hai di meglio? –

- In effetti sì. Sono incinta, crybaby. -

E fu nel momento in cui vide il marito impallidire all’istante e il piatto frantumarsi a terra, che ne fu certa.

Aveva vinto lei.

 

 

 

Angolino autrice:

Buongiorno! xD

Scusate, ma avevo l’immenso bisogno di scrivere una ShikaTema >3<

E devo dire che mi ci sono divertita un sacco ^^ Sarà per il fatto che amo questa loro “vita di coppia”, me la immagino esattamente così u__u

E poi non potevo non scrivere qualcosa sul “lavare i piatti” xD

Almeno, in casa mia la situazione è più o meno questa u__ù E loro ce li vedevo così bene! x3

Beh io ho finito con l’angolino!

Magari se vi piace e recensite (xD) in tanti potreste convincermi a farne una raccolta *___* è da un secolo che ho questa idea folle, ma è difficile, sisi u__u

Non riesco mai a trovare un pretesto decente per farli ammazzare tra loro T__T

Ah dimenticavo: ovviamente le critiche sono bene accette u__u

Vabbé, passo e chiudo xD

 

Kiss,

 

x Saretta x





Ventottesima classificata a parimerito nel contest per le storie edite "Leggende dal passato" [No, non sono arrivata ultima xD]



28^ Classificate a pari merito:

Pride and Plates- di x Saretta x

Grammatica: 7,9/10
Stile: 8,5/10
Trama e suo svolgimento: 9/10
Originalità: 8,7/10
IC personaggi: 7,5/10
Gradimento personale: 3/5

Totale: 44,6/55 punti

Dunque, la storia è un interessante sprazzo di vita quotidiana e direi... familiare della famiglia Nara.
Hai uno stile ironico e frizzante; hai puntato ad una commedia romantica, giocosa, nulla di troppo pesante.
Questa non vuole essere una critica anzi, è un complimento. Temari mi è parsa un po' OOC, in verità, in alcuni punti mi sembra dolce, forse un po' troppo per un tipetto come lei, forte e deciso. Shikamaru invece è stato molto IC, anche se non immaginavo certamente queste "mosse tattiche", vista la sua ormai proverbiale pigrizia. La trama è ben costruita, tutto ruota attorno a questi piatti che poi rappresentano il vincolo che lega i due, il loro litigio, sì, ma anche il loro amore, nonostante le apparenze.
Hai saputo essere originale con una semplice scena di vita quotidiana, usando personaggi come Temari e Shikamaru.
Proprio per questo l'originalità è sicuramente la cosa che ha più influenzato questa tua storia. Ben costruita, seppur grammaticalmente ci sono degli errori di punteggiatura e ortografia. Ho notato anche che allunghi molto i periodi, in alcuni punti.
Forse sarebbe meglio, di tanto in tanto, mettere un punto, così da non appesantire la lettura. Per il resto mi sembra un buon elaborato, usi anche un lessico discreto, sicuramente dalla tua parte. Una storia assolutamente da leggere, frizzante, leggera e piena di sano humour!

Gradimento Personale: dunque, a me non piace lo ShikaTema, è vero. Però sono una giudice, e leggo di tutto, senza fare sconti oppure escludendo un pairing perché non mi vanno a genio...
Obbiettivamente, ho trattato la tua storia come tutte le altre. Il mio giudizio è positivo, è sicuramente una storia divertente e mi ha fatto ridere, dalla prima all'ultima sillaba. Uno stile buono, anche se talvolta risulta pesante per i periodi. Il mio gradimento personale si basa solamente su questo, nulla a che vedere col pairing, ci tenevo a precisarlo.
Bella storia, brava!

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Capitolo 2
*** Strawberries ***


Autore: x Saretta x

Genere: Generale

Rating: Verde

Avvertimenti: Drabble

Personaggi: Shikamaru, Temari

 

 

= Strawberries =

 
Era piacevole.
Il suo prato preferito, il vento che gli accarezzava i capelli, quel magnifico tepore primaverile, le nuvole che scorrevano davanti ai suoi occhi, incredibilmente mutevoli, e, sulla destra, una ciotola piena di fragole.
Era strano, effettivamente, oziare mangiando qualcosa di diverso dalle patatine di Choji.
Ma questo dipendeva dal fatto che, al suo fianco, non vi era il suo migliore amico, bensì la Seccatura in persona -stava diventando un'abitudine, la sua, e la cosa era alquanto preoccupante.
La sua quiete rischiava di venire fortemente compromessa.
Allungò una mano diretto verso l'ultima fragola, di cui Temari aveva dimenticato di appropriars-
- Non provarci, Crybaby. -
 
Seccatura.

 
[100 parole]

 

 

Ed è diventata una raccolta U.U Me l’avete chiesto voi, eh!xD

Mia prima drabble, 100 parole esatte (a meno che il conta parole non mi abbia abbandonata].

Ecco, dato che è una raccolta con vari generi, ho voluto cimentarmi con questa cosa xD

Spero non sia un’oscenità U.U

Ringrazio infinitamente chi ha recensito il primo capitolo, chi lo ha inserito tra le preferite/le seguite, e chi ha solo letto. Grazie infinite <3

 

Ah già! Qualcuno mi spiega che genere è il “fluff”? Me non ci arriva xD

 

Alechan_96: Grazie mille cara, spero seguirai la raccolta ^^

Shatzy: Grazie mille per la lezioncina sul “te” e “tu”, non l’avevo mai capita, questa cosa xD Essì, io invece odio con tutto il mio cuore lavare i piatti U.U Sarò onorata se seguirai questo sclero di pseudo raccolta xD ^^

fly_chan: Prego, e grazie a te (:

violettamiciomiao: Mah, credo che le missioni di livello s siano molto più tranquille U.U Grazie per la recensione ^^

Lady_Nene: Oddio, OOC? O.O Se puoi dirmi dove, mi faresti un piacere… Non l’avevo notato (_ _)

Stellina: Grazie cara ^///^ sono felice che ti sia piaciuta!^^

Selfish: Già, fanno morire xD Eccoti qua la raccolta ^^

Lady Wird: Sisi, Yoshino schiavizza U.U E Temari è la sua degna erede U.U Ecco la raccolta, grazie per la recensione ^^

Elison: Grazie mille, non me li merito tutti questi complimenti *-* Spero mi seguirai ^^

tipetta94: A te la raccolta, collega! Adesso metti via il mitra, però o_o Ti ringrazio per i complimenti, mi hanno fatto davvero piacere ** Vedi, io amo rappresentarli in momenti così, semplici e quotidiani, ma è difficile, e ci metto un sacco per trovare un pretesto, quindi questa volta ne è uscito solo questo xD

nanako707: Grazie cara ^^

dafne87: Ecco il continuo! Corto, ma pur sempre un continuo xD

 

E quindi… Commentino?xD

Kiss,

Saretta ^^

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Capitolo 3
*** Monsters ***


Note: AU
Rating: Nero *O* -Verde, verdissimo xD


- Monsters -

 

 

Aprì lievemente un occhio, giusto per appurare che quello che gli era saltato sullo stomaco era soltanto il gatto.

Si grattò piano la testa, passando una mano tra i capelli eccezionalmente slegati; chi avesse aiutato quel felino a fare irruzione in casa sua, era un mistero. Lui si era limitato a ritrovarlo raggomitolato sul divano, due giorni prima, e a decidere che sarebbe stato troppo seccante l’avere sulla coscienza un randagio.

In fondo, non era che gli desse particolarmente fastidio la sua presenza; era più il vederlo dormire continuamente, che lo disturbava.

Oh, se lo invidiava.

Era il lui che, per cause di forza maggiore, non poteva esprimere.

Sospirò, rassegnato, e controllò il termometro.

Alle quotidiane seccature, si era dovuta giustamente aggiungere l’influenza.

Si sistemò il cuscino dietro la testa, deciso a sopportare stoicamente il malessere annegando il dispiacere nel sonno, quando avvenne.

 

Il campanello cominciò a suonare.

 

Serrò gli occhi con forza, per isolarsi dal rumore e, in qualche modo, tappare il suo apparato uditivo, ma quel qualcuno persisteva.

E non poteva essere che una persona, l’unica tanto seccante ed arrogante e senza sensibilità da essere in grado di restare attaccata alla soglia di casa sua per interi minuti, prima di decidersi a tentare di scassinare la serratura.

Sbuffò.

Con immane fatica, gettò da parte le coperte, si alzò, e si diresse verso la porta strascicando i piedi il più lentamente possibile.

- Che vuoi? – Chiese brusco squadrando lei, l’origine di tutte le sue disgrazie passate, presenti e certamente future con tutto l’odio che gli era possibile esprimere con gli occhi socchiusi ed uno sbadiglio imminente.

- Insomma Nara, se aspettavi ancora un po’ facevo in tempo ad andarmene, fare il giro di Konoha e tornare! – esclamò Sabaku no Temari sorpassandolo velocemente, e proferendo un melodrammatico – Ma non stavi mica dormendo, povero Crybaby ammalato? – quando vide le coperte ammassate sul divano.

Shikamaru non la degnò di risposta, ma chiuse la porta d’ingresso seguendola nel salotto, ed ignorando lo sguardo sconcertato di lei rivolto al gatto addormentato.

Si mise a sedere di getto, maledicendo mentalmente le fitte di mal di testa che lo assalivano ogni volta che si muoveva, e squadrò sospettoso la sua amata ragazza.

Certamente non aveva fatto irruzione in casa sua solo per commiserarlo –o meglio, prenderlo in giro- ed andarsene, c’era sicuramente un qualche spiacevolissimo motivo.

Prima che potesse delicatamente chiederle cosa diavolo volesse, lei estrasse dalla borsa un Dvd ed iniziò a procedere, molto minacciosamente, in direzione del televisore.

- Di grazia, cosa staresti facendo?! – strillò, convinto di aver raggiunto il culmine dell’esasperazione. Perché quella strega non si degnava di collegare mentalmente le parole “influenza”, “stare male”, “riposo” e “silenzio”? Se solo avesse avuto un po’ di umanità, si sarebbe voltata e se ne sarebbe andata, o magari prima gli avrebbe preparato un the.

Ma, ovviamente, il misogino era stato talmente masochista da dover andare a cercarsi il dominio della donna più dispotica della Terra.

Temari lo fissò un momento, quasi perplessa –recitava proprio bene, quando si trattava di prendersi gioco di lui-, e ricominciò ad armeggiare con il lettore Dvd.

- Dai Crybaby, è Halloween! Non posso mica lasciarti qua tutto solo a dormire, c’è il rischio che te vada sul serio in letargo. Oltretutto, da premurosa fidanzata quale sono, non posso sopportare l’idea di divertirmi sapendoti costretto a letto. – annunciò con fare melodrammatico, guardandolo poi con un ghigno incredibilmente sadico.

Shikamaru la fissò stanco, sbuffando.

- Diciamo pure che non hai voglia di andare a fare prove di coraggio per i cimiteri insieme a Naruto, Rock Lee e gli altri geni del gruppo! – la provocò ironico, impallidendo poi quando lei ammiccò e gli rispose melliflua: - Diciamo che la tentazione di venire ad infastidirti è stata molto più forte. -

E, mentre la colonna sonora del film Horror scelto dalla Seccatura partiva ad un volume spropositato, Shikamaru Nara puntò lo sguardo sul gatto raggomitolato tra le coperte.

Oh, se lo invidiava.

 

 

 

 

Note dell’autrice (?):

Corta, lo so, terribilmente corta. Ma con la versione di greco imminente e i preparativi per Halloween, il tempo era poco xD

Allora, idea geniale di Shatzy il rendere la nera notte di Halloween una nera notte ShikaTema *O*

D’altronde, ShikaTema è canon anche durante le feste *O* xD

Quindi ringrazio Shatzy che mi ha avvisata, non vedo l’ora di leggere le vostre storie, che magari saranno più inerenti ad Halloween della mia xD

Piccola precisazione: da qualche parte il gatto dovevo pur mettercelo, e credo sarà ospite speciale anche in altri capitoli xD Lo adoro, questo animale rapportato a Shika. Mi immagino che sia più o meno il rapporto che ho io con la mia micia, disgraziata lei >_>

Ecco, credo d’aver finito U.U

Spero che questa cosa non disgusti nessuno, e se lasciaste una recensionina [inainaina] sarei tanto [antoanto] felice xD à non fateci caso, la mia integrità mentale se ne è andata del tutto [uttouttoutto] xD

 

Buon Halloween, quindi! *O*

 

x Saretta x

 

 

 



 

 

 

alechan_96: Grazie mille cara *O* Ora devi distruggere il numero 34 U.U xD

Elison: Grazie *O* Shika è contento lo stesso, si sa xD

violettamiciomiao: Grazie cara *O* Non perdere le speranze, il continuo c’è, anche se ci impiego anni ad aggiornare xD

Shatzy: Collega nera *O* Questo è quello che è emerso dal tema “Halloween”, molto poco Halloweenesca, ma vabbé xD Grazie mille per i complimenti –sei sempre così gentile- e figurati, non mi sei sembrata saccente ^^ Anzi mi hai fatto un favore. E’ vero, qua nel Nord si usano tu e te senza fare differenze, o meglio, non ci si sta a pensare xD Quindi grazie ancora *O* Non vedo l’ora di leggere la tua storia *O*

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Capitolo 4
*** Night ***


Night

 

E’ notte.

Una notte buia, senza stelle.

Una notte nera.

 

 

- Crybaby…-

 

Silenzio.

 

- Nara…-

 

Ancora silenzio.

 

Scostando i capelli dal volto e stropicciandosi gli occhi, si gira lievemente cercando di scorgere, attraverso il buio, la sagoma del ragazzo.

Quando finalmente inizia ad abituarsi all’oscurità distingue la sua figura, come sempre accanto a lei; le palpebre sembrano abbassate, respira lievemente.

Sta dormendo.

 

Sorride, e gli tira una gomitata.

 

Torna piano al suo posto, mentre l’altro si alza a sedere, massaggiandosi il fianco dolorante e cercando di comprendere la ragione di un risveglio così violento.

Alla fine sembra trovarlo, perché lei è sicura di sentire fissi sulla schiena i suoi occhi carichi di molto odio.

- Crybaby? – Domanda innocente.

Lui non risponde, si limita a sospirare rassegnato; certamente sta elencando mentalmente di tutte le sue immense sfortune.

- Che c’è? – Chiede alla fine, la voce impastata dal sonno, cercando di scostare i ciuffi di capelli che  ricadono ribelli sul suo volto.

- Ho sete. –

- Bevi.-

Uno sbuffo.

- Sono stanca, non ho voglia di alzarmi. -

- Allora aspetta domani mattina. –

Eccolo. Il monumento all’indolenza.

Lei si mette seduta, vagliando rapidamente le sue possibilità.

- Sono incinta.-

- Non è vero. –

Si volta a fronteggiarlo, assottigliando gli occhi:

- Bé, mi dispiace informarti del fatto che, da bravo fidanzato, hai dei doveri. -

- Mai detto di essere un bravo fidanzato. –, mugugna lui, nascondendo la testa sotto il cuscino.

Lei sorride; ha vinto.

- Conosco qualcuno che sarà lieto di sentirtelo ripetere.-

Esulta, vedendo il suo corpo irrigidirsi e riemergere dal piumone.

- Subdola. -

Lei ridacchia, schivando il cuscino che le viene lanciato contro:

- E non accendere le luci; ormai mi sono abituata al buio! -

- E io in cucina come ci arrivo?! –

Ride, cogliendo la nota esasperata della frase.

- Sei un ninja, e controlli le ombre. Ce la puoi fare, mio prode cavaliere. -

Con un sorriso soddisfatto, gli da le spalle e si sistema meglio sotto le coperte.

Sono queste, le gioie della vita di coppia.

 

 

Un colpo sordo rompe il silenzio, seguito subito da un’imprecazione.

Si volta a fissarlo, cercando di contenere le risate:

 

- Hai trovato il comodino? -

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

 

Mi dispiace. Mi dispiace di aver aggiornato dopo un mese, e per di più con questa… cosa.

Non uccidetemi ç_ç

E’ la scuola che sta tentando di portarmi all’autodistruzione.

Quindi, vi prego di accettare questa… questa, tenendo conto del fatto che è uscita da sola mentre studiavo per il tema di greco di domani, cosa che comporterà il debito u_ù Uff.

Evidentemente, è istinto suicida, il mio o_ò

 

A-Ehm, che dire… Non mi convince neanche tanto, a dire il vero .__.’

Ma come situazione mi divertiva u.u

Bene, uhm, ho finito.

Ah, una cosa sola: il ‘qualcuno’ di cui parla Temari è riferito ovviamente (?) ai fratelli. Ogni tanto mi ricordo anche di loro <3

 

 

Clahp: Ti ringrazio *O* Sono contenta che ti sia piaciuta. Temari è una carogna, sì. Ma lui la ama così u.u E ti prego, non sentirti obbligata a recensire perché io commento le tue storie xD

Comunque, grazie ancora *O*

 

Lely1441:  Bé, Tem ce la vedo benissimo, ad attaccare l’adesivo al campanello XD Che tenera.

Il gatto ricomparirà, mi piace troppo *O* Grazie mille, sono contenta che ti sia piaciuta *O*

E grazie anche per la recensione al primo capitolo *O*

 

Lalani:  Bé, pare che alla fine il gatto non sia stata un’idea poi così malvagia XD Sono contenta che ti sa piaciuto il capitolo precedente, grazie mille per i complimenti *O*

 

nanaosaki93:  Nacchan *O* La mosca fucsia <3 Sai, ho deciso che ti convertirò, per quanto riguarda il lato etero di Shika u.u Ebbene sì, me la ricordo, la tua ShikaIno –ma poi hai visto che l’avevo recensita?xD

Grazie dei complimenti, Nacchan, sei troppo buona. Bellissime e bravissime *O*

 

alechan_96:  Grazie mille *O* Povera, mi dispiace della tua febbre –eh… Dopo un mese sarà anche passata, spero xD [voi fate finta che io non abbia impiegato così tanto ad aggiornare u.u]. Aspetto di leggere il tuo numero 34, allora XD Grazie ancora per la recensione *O*

 

Elison:  In verità a lui va benissimo anche Tem, ma non vuole ammetterlo u.u L’importante è che noi lo sappiamo <3 Grazie mille per la recensione *O*

 

CissYMalfoY:   Ti ringrazio *O* Cielo, ma erano tutti malati, ad Halloween?xD Poveri. Li adoro anche io, comunque, se non si era capito <3 Grazie ancora *O*

 

Shatzy:  Ma il nero non è un colore sfigato u.u E’ il Colore per eccellenza u.u I love it <3

A-Ehm, dicevo. XD Loro sono fidanzati, ovviamente u.u E lui non lo vuole ammettere, ma ha tanto bisogno di averla vicina, mentre soffre per l’influenza [Shika le tira una ciabatta.] *O* Ti ringrazio, sono felice che ti sia piaciuta *O*

Grazie mille per i complimenti *O*

 

 

Ecco, se magari coloro che hanno inserito la storia tra preferite e seguite volessero recensire, ne sarei onorata <3

Sempre che non la tolgano dalla lista dopo aver letto questo capitolo, s’intende u.u’

Bene, grazie mille a tutti, e tante belle cose XD

 

 

 

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Capitolo 5
*** Biscuits ***


Da considerarsi un mini regalo in iper-ritardo alle mosche nere, per Natale, Capodanno, e il compleanno di Shatzy u.u

Ebbene sì, vi dovete accontentare di questo ><’

 

Biscuits

 

 

Shikamaru andò alla porta tra uno sbadiglio e l’altro, maledicendosi per non essersi ancora deciso ad intraprendere la saggia strada dell’eremitaggio.

Con un ultimo, sconsolato sospiro la aprì, ritrovandosi davanti agli occhi una Temari con stampato in volto un sorriso a trentadue denti.

Si fissarono per un istante; lui non mutò espressione, e le chiuse la porta in faccia.

Poggiò la fronte al legno della porta, gli occhi chiusi, mentre La Seccatura cominciava a colpirla furiosamente –perché sfondarla a pugni equivaleva al suo concetto di bussare-, urlando improperi d’ogni genere riguardanti soprattutto la sua immensa ingratitudine, la poca disponibilità e il fatto che il suo rifiuto di ospitarla avrebbe certamente causato una terribile guerra tra i loro due Paesi.

- Cosa vuoi? – le chiese sospettoso, dopo che si fu fatto coraggio e che ebbe nuovamente aperto la porta.

- Ti sembrano domande da fare ad un ospite?! – lo rimproverò lei entrando in casa ed ignorando il suo sbuffo seccato.

Shikamaru alzò gli occhi al cielo sconsolato, mentre alle orecchie gli arrivava la dolce voce della ragazza che, dalla cucina, si lamentava per la mancanza dei suoi biscotti.

- Prego, faccia come se fosse a casa sua. – commentò sarcastico il Nara entrando nella stanza e prendendo dalla cima di uno scaffale la scatola che lei stava cercando.

Gliela porse senza far caso al sorriso malizioso della Seccatura, che non perse l’occasione per seguirlo insinuando un: - Crybaby, come mai dall’alto della tua misoginia ti sei abbassato ad andare a comprare dei biscotti per me? –

Shikamaru si buttò sul divano, evitando di guardarla e nascondendo il lieve rossore che gli era salito alle guance.

- Bé? Perché dovrei averli presi per te? Magari avevo voglia di mangiarne. - biascicò, il viso sprofondato nel cuscino.

- Nara, a te la cioccolata non piace. E si da il caso che questi – esclamò agitandogli la scatola davanti al viso, - siano, per l’appunto, biscotti al cioccolato. –

- Allora diciamo che li ho presi per evitare che qualcuno, ogni volta che entra in questa casa, mi distrugga i timpani perché ha fame! – le rispose atono.

Temari si sedette sul divano, iniziando a mangiucchiare mentre lo fissava pensierosa.

- Ma se fosse per quello, allora semplicemente eviteresti di lasciarmi entrare in casa, cosa che non è ancora successa; quindi stai cercando di nascondere la verità. Non è che ti vergogni, piccolo Crybaby? – esordì fiera di sé, con un sorriso stampato in volto.

Shikamaru si voltò a fissarla, esasperato: - Per la verità io ci ho provato, a lasciarti fuori! Ma hai cercato di distruggermi la porta, e allo stesso tempo mi minacciavi di convincere il tuo adorabile fratellino a dichiarare guerra a Konoha! –

- Piccolezze, Nara. Allora, perché hai comprato quei biscotti? – insistette avvicinandosi al suo volto e scrutandolo, in attesa di un qualunque segno di cedimento da poter usare contro di lui.

- Perché, Temari, da quattro mesi continui a irrompere in casa mia, e ci resti per periodi di tempo che vanno dai due ai quattro giorni. L’ultima volta hai pure lasciato qua lo spazzolino da denti! –

Temari si ritrasse sbuffando.

- Non l’ho ‘lasciato qua’, l’ho dimenticato. Sono due cose diverse, Nara. -

Shikamaru assottigliò lo sguardo, e ribatté ironico: - Ma certo. Per caso il tuo pigiama, il tuo cuscino preferito, quel pupazzo a forma di renna e le tue ciabatte sono altre cose che hai accidentalmente dimenticato? –

- Non è a forma di renna, è un cervo! – protestò offesa.

Si fissarono in silenzio per qualche istante; poi Shikamaru domandò, soddisfatto di aver trovato qualcosa con cui ribattere:

- Perché dormi con un pupazzo a forma di cervo? -

Temari lo fissò con astio, maledicendo la sua pessima abitudine di parlare senza pensare.

- Perché nella tua cucina tieni i miei biscotti? -

- Rispondi prima tu, seccatura. – sibilò il Nara.

- Io ti sto chiedendo il perché dei biscotti da quando sono entrata in questa casa, ho il diritto di ricevere per prima una risposta. – ghignò lei di rimando.

Shikamaru alzò gli occhi al cielo, invocando i Kami affinché gli concedessero la forza di sopportare La Seccatura fino a fine giornata, e sospirò rassegnato.

Evitando di guardarla, sussurrò un: - Perché quando vieni qua sei felice di trovare i tuoi biscotti. Contenta? –

Temari sorrise, compiaciuta per essere riuscita a strappargli quella confessione, e cercò di approfittare del momento di cedimento del ragazzo:

- E sei felice che io sia felice perché mi ami alla follia, Crybaby? –

- Non ci provare. – la ammonì lui, il viso ancora immerso nel cuscino.

Temari sorrise compiaciuta, facendosi spazio sul divano per riuscire a farsi abbracciare dal ragazzo.

In fondo, quello che voleva sentirsi dire era riuscita ad ottenerlo; per il resto c’era tempo.

- Seccatura? -

- Nh? – mugolò lei senza levare il capo dal suo petto.

- Allora? Perché dormi con un pupazzo a forma di cervo? – ghignò; lui aveva ceduto, ma era giunto il momento che anche La Seccatura confessasse.

Temari alzò il viso, sorridente: - Sai, sono segretamente innamorata di tuo padre. –

 

***

 

- Cos’è, non resti qua a dormire? - chiese ironico Shikamaru.

- Cos’è Nara, ti manco già? – ribatté Temari con un ghigno, aprendo la porta d’ingresso.

Il ragazzo sbuffò; - Ci vediamo, seccatura. –

Temari lo salutò con un cenno della mano e si avviò, urlando senza voltarsi: - Ah, Crybaby! I biscotti sono finiti, bisognerà comprarne di nuovi! –

Nara alzò gli occhi al cielo, resistendo all’impulso di lanciarle il primo oggetto contundente che gli passasse per le mani, e tornò in casa.

Scosse lievemente la scatola di biscotti constatando che, effettivamente, erano finiti, e l’occhio gli cadde su una piccola pila di libri.

La Seccatura doveva averli casualmente dimenticati; il che voleva dire che sarebbe tornata a riprenderseli, dimenticando poi casualmente qualcos’altro.

Che fossero segnali per incitarlo a proporre la convivenza? Sarebbe stato terribilmente preoccupante.

Si grattò la nuca, cercando di trattenere il sorriso che, nonostante tutto, gli si voleva a forza dipingere sul volto.

- Che Seccatura. -

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Ovviamente, sono in ritardo.

Ovviamente, ricompaio con una storiella cortissima e banalissima.

Che ci volete fare? Non ho più un secondo libero, sigh.

Comunque XD Il fatto che a Shika non piaccia la cioccolata me lo sono puramente inventato.

Shika e Tem stanno insieme, se non si capisce, sono grandi e lui vive da solo [per ora u.u] e lei lo stuzzica perché vuole sentirsi dire delle cose carine da lui, che secondo me è troppo poco romantico ed è troppo orgoglioso per farlo spontaneamente.

E lei è esattamente uguale u.u

Insomma, non ce li vedo, a dirsi romanticherie XD

Poi, preciso che Shika all’inizio le chiude la porta in faccia perché, anche se la ama alla follia, lei è una seccatura, ed ogni volta che compare i suoi sonnellini pomeridiani vanno a farsi benedire XD

Bene… Che dire.

Mi piaceva l’idea di lei che dimentica le cose a casa sua di proposito, i biscotti non so proprio da dove siano usciti .__.

Non so… Mi piace, questa storia XD Non che sia scritta bene, o cose così… ma mi piace.

Finito!

Bai bai XD

 

Risposte alle recensioni:

 

 Shatzy: Mah, a me il capitolo precedente non piaceva più di  tanto, ma sono contenta che tu l’abbia apprezzato XD Non c’è niente da fare, io adoro le loro scenette di coppia *O* Si amano così tanto *O* Bene, ho finito XD Grazie mille della recensione! XD

 

 Elison: ma sì, si era capita la recensione XD Grazie mille per il commento *O*

 

 alechan_96: continuo a notare una nota di scarsa autostima anche nelle recensioni >__> La ramanzina te l’ho già fatta, rileggitela XD Grazie mille per la recensione *O* Passa dal forum, che sono usciti i risultati del tuo contest XD

 

 

Bene. Chiunque volesse recensire, sarà accolto a braccia spalancate u.u

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Capitolo 6
*** Games . ***


A Clahp, per il suo compleanno. E tanti auguri per la maturità, povera mosca nera .__.

E, sì. Ti tocca accontentarti di questo pensierino XD

 

 

 

« Non ci credo. Come diamine avete fatto a ridurvi così?! »

Choji li squadrò per l’ennesima volta, sconcertato, il piccolo Hiruzen che si nascondeva dietro di lui.

Fino ad allora, non aveva mai visto Shikamaru in quello stato; sapeva che lei gli faceva uno strano effetto, ma non immaginava che sarebbe mai arrivato a quei livelli.

Si impose di non ridere, giusto per evitare che, una volta distrattosi, loro tornassero a ciò che stavano facendo prima del suo  fortuito arrivo.

Shikamaru e Temari si lanciarono uno sguardo sbieco, e lui lentamente levò un dito indicandola e borbottando: « Ha iniziato lei. »

 

. Games .

 

Quel giorno faceva particolarmente caldo, l’Hokage era stata particolarmente propensa a riempirlo di lavoro e lui era particolarmente stanco.

Quasi arrancando si trascinò per le vie di Konoha, imponendosi sofferente di non fermarsi ad ogni spiazzo verde o panchina che gli si parasse davanti; arrivò finalmente al tanto sospirato uscio di casa, e ringraziò il cielo quando sentì la chiave girare nella toppa.

Con l’ennesimo sbadiglio si gettò sul divano, affondando nei cuscini.

Divano.

Per poco non morì quando, aperti gli occhi, vide appoggiato al tavolo della cucina quel ventaglio.

Emise un gemito sofferente, e si alzò; doveva ancora capire se lei si era fatta una copia delle chiavi di casa sua o se aveva acquisito la facoltà di passare attraverso i muri, ed entrambe le opzioni erano estremamente preoccupanti.

Si appoggiò stancamente allo stipite della porta della cucina, squadrando una Temari intenta a svuotare l’ennesima scatola di biscotti.

« Non ti sei tolta le scarpe. »

Lei si voltò velocemente in direzione della voce –o meglio, lamento- di Shikamaru.

« Non ti ho sentito entrare. »

Lui sospirò e si gettò su una sedia, strofinandosi gli occhi ed allungandosi verso qualcosa di più commestibile di quei dannati biscotti; « Che ci fai qua? »

Lei alzò lievemente le spalle, prendendo in braccio il gatto che faceva le fusa tra i loro piedi: « Passavo. »

Per qualche minuto regnò il silenzio.

Lui non aveva la minima voglia e intenzione di proferir parola, e lei era impegnata ad accarezzare pensierosa il gatto accoccolato tra le sue braccia; Shikamaru trasalì, quando il suono del campanello ruppe il silenzio.

Si alzò con uno sbuffo seccato ed andò alla porta, trovandosi davanti sconcertato a Kurenai-sensei e il marmocchio.

Li squadrò in attesa, pregando mentalmente che non avvenisse ciò che temeva; e, ovviamente, i suoi timori si fecero certezze non appena la donna proferì parola:

« Scusa Shikamaru, ma l’Hokage mi ha appena convocata e mi serve qualcuno che badi ad Hiruzen, e dato che ormai lo conosci… »

Il Nara imprecò mentalmente; gli spiaceva per Asuma, ma da quando quel mostro era nato lui si ritrovava a maledire con tutto se stesso il giorno in cui aveva avuto la malaugurata idea, in uno slancio di sentimentalismo, di proporsi come maestro del marmocchio.

Ovviamente, allora la sua proverbiale intelligenza era annebbiata dal dolore per la morte del maestro ma, col senno di poi, aveva iniziato a rendersi conto dell’enorme idiozia che aveva commesso.

Però come ogni volta trattenne, di fronte all’espressione dispiaciuta di Kurenai, lo sbuffo sofferente che doveva rappresentare la sua risposta, e si limitò ad annuire con un falsissimo e tiratissimo sorriso.

Una leggerissima ventata e Temari era alle sue spalle, un sorriso radioso stampato sul volto e diretto alla troppo ridotta famigliola.

Kurenai la fissò per un momento, stupita. Poi, con quello che Shikamaru avrebbe quasi definito un sorriso malizioso, esclamò:

« Temari, come mai da queste parti? Non va bene il nuovo appartamento che ti ha assegnato l’Hokage? »

Temari pose con un ghigno una mano sulla spalla del Nara, e replicò con un: « Passavo, e sono venuta a svegliare il pigrone. Vorrà dire che sorveglierò io entrambi i bambini, può stare tranquilla! »

E, senza che Shikamaru potesse protestare o ribattere lei chiuse veloce la porta, lasciandogli però tragicamente intravedere il volto divertito di Kurenai-sensei che rideva di lui.

Si voltò, mirando ad incenerire la Seccatura con lo sguardo, ma lei già stava aiutando Hiruzen a estrarre dalla borsa giocattoli, colori e qualsiasi oggetto di divertimento infantile.

Sospirò rassegnato quando lei si alzò dal pavimento dove fino poco prima stava seduta e si buttò sul divano, accennando un: « Su bambini, giocate assieme, che vi controlla la mamma! » accompagnato da una risata di scherno decisamente irritante.

Lui con aria annoiata andò a raggiungere il moccioso, e senza alcuna voglia si impose un mezzo sorriso di circostanza e una voglia di giocare ripescata nei meandri del suo animo, ripetendosi per auto convincersi la cantilena: “lo devo fare perché è figlio di Asuma.”

Tutte le sue certezze svanirono quando il bambino estrasse dalla borsa delle bambole.

Lo aveva sempre detto lui, che per i mocciosi era essenziale una figura paterna; le madri lo rovinavano irrimediabilmente, come gli era appena stato dimostrato.

Lanciò una veloce preghiera verso il Cielo, prima di tentare con un esasperato: « Hiruzen, ma non è un gioco.. da donne? »

Il bambino lo osservò senza capire iniziando con un’alzata di spalle a vestire una delle donnine di stoffa, mentre Temari, che stravaccata sul divano stava sfogliando un libro, lo interruppe borbottando un: « Guarda che è normale, anche Kankuro giocava con le mie bambole, da piccolo! »  

Shikamaru si astenne a fatica da qualsiasi commento, non sapendo scegliere tra: “Tu avevi delle bambole?!” e “Ma Kankuro ci gioca ancora adesso, e non è del tutto normale.”, e decise di rassegnarsi e giocare facendo finta di niente.

Tutto andò bene; almeno fino a quando Hiruzen non esordì dicendo: « Ecco, queste sono le tue bambole, e queste le mie: tu hai la famiglia povera, ed io quella ricca. Ovviamente gli accessori più belli spettano a me, quindi dammi lo specchietto e gli occhiali da sole! »

Temari scoppiò a ridere; il bambino tendeva la mano verso il Nara, in un tacito ordine; e a Shikamaru per poco non venne un colpo.

« E perché quelle ricche dovrebbero essere le tue, di grazia?! »

Non era assolutamente concepibile. Lui, un jonin di Konoha, poteva anche sopportare di finire a fare il babysitter e giocare con le bambole; ma non avrebbe mai permesso un simile affronto al suo amor proprio, mai.

« Perché di sì, voglio quelle cose! »

« Te lo puoi scordare, le regole di un gioco si stabiliscono in due! »

Il moccioso stava per mettersi ad urlare, quando Temari si decise finalmente ad intervenire, strappando di mano al Nara gli accessori tanto contesi e sedendosi con loro, sgridandolo perché i bambini più grandi devono fare i bravi coi più piccoli.

Si appropriò dunque delle bambole del piccolo Hiruzen, e sventolandole davanti a Shikamaru spiegò severa: « Queste sono le bambole ricche. Tu sei povero, Crybaby! Ora taci e gioca. »

Il Nara le scostò brusco dal suo campo visivo, e commentò acido: « E te che c’entri?! E poi se queste sono le mie bambole, decido io che farne! Prima di tutto, allora, loro hanno appena vinto un premio e sono diventate le persone più ricche ed importanti del loro Villaggio. »

Temari si incupì per il risvolto inaspettato, e assottigliando gli occhi ribatté con un ghigno : « Ma le mie sono figlie del Kage del Villaggio, e possono tranquillamente bandire per sempre le tue! »

No, non gli avrebbe mai permesso di vincere.

« Alle mie non interessa questo stupido posto, ci sono un’infinità di persone potenti che offrono loro protezione e possono muovere guerra al padre delle tue! »

« Ma figurati, questo Villaggio è talmente ben protetto che non può essere attaccato! E in più ha moltissimi alleati potentissimi, non hai speranze! »

Impegnati a superarsi l’uno con l’altro, neanche si accorsero che Hiruzen, stufatosi del fatto che le sue deboli proteste non venivano accettate, aveva aperto la porta d’ingresso e se ne era andato.

Non si resero conto neanche della porta che dopo qualche minuto veniva di nuovo aperta, né dell’omone che li fissava scandalizzato mentre teneva per mano un bambino decisamente scettico.

I due arrossirono e tacquero, quando notarono Choji ed il marmocchio fermi all’ingresso.

« Non ci credo. Come diamine avete fatto a ridurvi così?! »

« Ha iniziato lei. »

« Nara, non essere infantile ed assumiti le tue responsabilità! »

 

 

 

 

Note di colei che osa definirsi un’autrice:

Allora, partirei subito con la burocrazia.

Ormai aggiorno solo per queste occasioni, scusatemi ç__ç

Comunque, auguri Clahp! XD Mi spiace che tu ti debba accontentare di… questo. o.o

Poi: Hiruzen è il figlio di Asuma che si è creato nella mia testa, non fate domande. u.u

E infine, scusate. Davvero.

Non volevo una cosa così cretina, ma purtroppo sono ispirata solo per le idiozie T.T

E capitemi. Sono troppo orgogliosi per lasciarsi denigrare con le bambole, nessuno potrebbe sopportare una cosa simile –e sì, sto parlando per esperienza -.-

Quindi, scusate ancora, buon compleanno a lei, e partecipate allo ShikaTema day il 23! XD

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Capitolo 7
*** Forgetfulness ***


. Forgetfulness .

A Temari, grande donna.

E a Shatzy, che torni a scrivere qua.

 

Temari fissava corrucciata il calendario, seduta a tavola con una tazza di caffè che le si raffreddava in mano.

Eppure si era premunita di cerchiarlo, quel giorno.

In rosso, una decina di volte, era persino arrivata a sottolinearla, l’enorme circonferenza che aveva tracciato attorno a quel semplice numero! E invece erano passati già due giorni, e lui non si degnava di accendere quell’accidente di cervello che un qualche pietoso dio gli aveva donato; forse, ritrovandosi con una mente troppo grande, alla fine ci si era perso dentro –d’altra parte lo aveva sempre saputo, lei, che presto o tardi sarebbe successa una cosa del genere.

Strinse un po’ più crudelmente la tazza tra le sue mani, gettandola distrattamente nel lavello quando udì il rumore della ceramica che si crepava; sarebbe stato difficile riuscire a mantenere la promessa che si era fatta. Molto difficile.

Eppure doveva farsi forza e continuare a fare finta di niente.

Prima o poi lui si sarebbe reso conto del grande sbaglio che aveva commesso, e solo allora lei gli avrebbe potuto fare molto, molto male.

***

Shikamaru Nara si gettò a peso morto sulla scomoda sedia dell’ufficio in cui l’Hokage lo aveva relegato, e affondò stanco la testa tra le scartoffie polverose da archiviare. Se c’era una cosa che lo preoccupava più dell’enorme carico di lavoro che lo avrebbe tenuto occupato di sicuro fino alla sua morte –e probabilmente anche oltre- era quel sesto senso che gli trafiggeva lo stomaco e gli suggeriva che c’era qualcosa di cui si era dimenticato.

Qualcosa di estremamente importante, di certo.

Ma perché allora non riusciva a ricordare di cosa si trattasse?!

Si prese la testa tra le mani, e chiuse gli occhi tentando di fare mente locale. Quando la porta dell’ufficio si aprì all’improvviso lui grugnì seccato alzando gli occhi quel tanto che bastava per cogliere l’identità dell’intruso, e mugugnò un saluto quando vide che si trattava di Choji.

Mugugno che si trasformò presto in lamento quando vide che l’amico teneva in mano un’altra scatola di documenti su cui lavorare.

Choji trotterellò allegro verso di lui, posando sulla scrivania tutta quella roba per Shikamaru e i –sadici -cordiali saluti dell’Hokage; lo osservò per un istante, interrogandosi sulla causa del suo malessere, ma immaginò che si dovesse trattare semplicemente di depressione pre-sfacchinata e si limitò ad andare ad aprire una finestra e sedersi accanto all’amico.

Insomma, non era concepibile che fosse in quello stato per essersi dimenticato di quello.

Rabbrividì solo all’idea e decise di cacciarla subito dalla sua mente –no, non era possibile!-, esclamando:

« Sai Shikamaru, per oggi ho finito col mio lavoro e l’Ichiraku è chiuso, quindi potrei restare qui a darti una mano, che ne dici? »

E come risposta bastò lo sguardo adorante e pieno di gratitudine del Nara.

***

Erano già passate due ore, da quando si erano messi a smistare, etichettare ed archiviare documenti, rapporti di missioni, attestati di promozioni, e a buttare scandalizzati qualche scontrino della spesa finito in mezzo agli scatoloni di scartoffie.

Choji era preoccupato.

Sapeva che Shikamaru era spesso perso nei suoi pensieri, ma di solito non era così immensamente asociale, specie con lui! C’era decisamente qualcosa che non andava, un qualche problema che lo assillava.

Di nuovo la sua mente lo portò all’Ipotesi, a chiedersi se magari lui si fosse veramente dimenticato di quella cosa.

Scosse la testa, risoluto.

Non era assolutamente possibile, lo conosceva: anche in missione, Shikamaru non era tipo da non curarsi dei particolari, perché tutto si poteva rivelare prezioso in seguito. E soprattutto, non era tipo da suicidio.

Però… E se invece…?

Il solo pensiero che Shikamaru avesse fatto un errore simile era semplicemente spaventoso, pensò Choji squadrando con la coda dell’occhio l’amico che fissava assente il soffitto.

All’improvviso il Nara si tirò a sedere, puntando gli occhi su un punto imprecisato davanti a sé e mormorò, con un leggero tremore nella voce:

« Choji… Che giorno è oggi? »

Il ragazzo si strozzò quasi con la patatina che stava mangiando, e incrociò lo sguardo terrorizzato del compagno.

Se ne era dimenticato davvero.

« Addio, Shikamaru. »

***

Shikamaru Nara si trovava fermo immobile davanti alla soglia di casa sua. O meglio, era completamente pietrificato se non per il fiatone causato dalla corsa disperata che lo aveva portato a fuggire dall’ufficio, per poi arrivare a casa e scoprire di non avere nessunissima voglia di aprire quella porta e vedere Lei.

E appena cominciò a pensare seriamente di emigrare in un qualche Villaggio sperduto la maniglia scattò, e si parò davanti a lui una Temari apparentemente calma.

Una Temari il cui sorriso teso e sforzato all’inverosimile si trasformò nel tanto atteso ghigno sadico non appena notò la paura che trasudava la figura del ragazzo sulla soglia di casa.

Shikamaru indietreggiò impercettibilmente, smuovendo a forza i suoi neuroni in cerca di una qualsiasi ancora di salvezza.

Quella volta sopravvivere sarebbe stato difficile.

Come diavolo aveva fatto a dimenticarsi del compleanno della seccatura?!

 

 

Note d’autrice:

Susu, lo sapete che ormai questa raccolta si aggiorna con una media di una volta ogni sette mesi, non fate quelle facce! u.u

A-Ehm, passiamo ad altro.

Come sopra, questo capitolo è dedicato a Shatzy, dato che dice che così si fa tornare la voglia di scrivere :D

E mi sono data da fare più veloce che potevo, dato che le servirà una buona sorta di ispirazione per i pretesti che le scoverò per riportarla a nereggiare <3 [Non capisco perché Word non mi segni come parola sconosciuta “nereggiare”, devo ammettere che un po’ la cosa mi spaventa.]

Ecco, che dire.

Ebbene sì, io mi sono dimenticata del compleanno di Temari [23 agosto, ebbene sì. U.U] ma ho voluto rimediare, IO. *-*

Guardate, sono di fretta e non rispondo alle due buone anime *vi adoro <3* che mi hanno recensito il capitolo scorso, e non sto nemmeno a dirvi quanto questo capitolo mi faccia immensamente schifo.

Dico solo che mi sono rotta di dire “Certo che alcune tra le 24 persone che hanno la storia tra i preferiti/seguite/da ricordare [sì, perché vi vedo -.-] potrebbero recensire ogni tanto.”

Fate quello che volete, tanto io scrivo per questi due idioti neri che si uccidono ma si amano alla follia, mica per voi. Tiè u.u

E per Shatzy e il suo prossimo ritorno nel fandom, volente o nolente *yeeeeeh!* :D

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Capitolo 8
*** Inconveniences ***





. Inconveniences

 

Normalmente, un ragazzo che abbia appena compiuto i suoi vent’anni sarebbe entusiasta di ritrovarsi ad una festa organizzata per lui dai suoi amici più cari.

Normalmente, questo ragazzo ordinerebbe di alzare il volume della musica, ballerebbe fino allo sfinimento e berrebbe fermandosi solo pochi sorsi prima di raggiungere il coma etilico.

Ma la normalità non è una dote comune a tutti, e questa è una cosa risaputa.

Infatti, coloro che erano nati e cresciuti come adolescenti tutto sommato nella norma si erano subito ammucchiati al centro della grande sala prenotata per l’occasione, ballando sfrenatamente al fracassante ritmo di tunztunz, bevendo e ridendo e usando i tavoli impilati come cubo su cui esibirsi .

E sembravano godersi la serata a tal punto che un qualunque osservatore avrebbe sospettato –e non si sarebbe neanche troppo allontanato dalla verità- che la festa la avessero organizzata per se stessi più che per colui che doveva essere il festeggiato.

Ma era anche vero che Shikamaru Nara, l’originario protagonista volente o nolente della festa, non facendo parte del sottogruppo degli adolescenti normali se ne stava placidamente poggiato al muro della sala sorseggiando distratto quel drink alcolico che qualcuno gli aveva messo in mano a tradimento.

Osservava le teste degli “invitati” muoversi nella sala che si oscurava ed illuminava ad intermittenza -la gioia di chiunque si fosse voluto procurare un attacco epilettico-, rispondeva distratto a chi arrivava e si faceva avanti per fargli gli auguri prima di abbandonare giacche e borse e buttarsi al tavolo degli stuzzichini, osservava a distanza i tentativi di Naruto di farsi portare un carico di ramen con una sola semplicissima telefonata.  

Sospirò e si portò una mano alla tasca cercando il suo pacchetto di sigarette con un mezzo sorriso.

In fondo non era colpa sua se la natura non gli aveva concesso la passione per le feste e, in generale, per tutto ciò che comportasse uno sforzo.

Le sue mani perlustrarono sconcertate la tasca nel vano tentativo di trovare quello stretto rettangolo avvolto dalla plastica lucida che fino a pochi istanti prima, ne era sicuro, si trovava proprio là.

Si voltò seccato alla sua destra e fece in tempo a vedere due grandi occhi seccati fissarlo con astio, prima che quei dannati giochi di luce da discoteca oscurassero tutto per pochi fondamentali istanti. Quando la luce bianca tornò ad accecarlo il posto accanto a lui era occupato solo dai fumi di una terrificante aurea omicida.

Orripilato andò a frugare nell’altra tasca ed imprecò quando scoprì che le chiavi dell’auto avevano fatto la stessa fine delle sue Lucky Strike: abbandonò il bicchiere e corse all’esterno, sbuffando quando le prime gocce di pioggia gli caddero sul viso.

Attraversò il piazzale di corsa, pregando di fare in tempo ad evitarsi il ritorno a piedi nel bel mezzo del diluvio; sospirò quando, avvistata la tettoia sotto cui aveva parcheggiato, notò che lei non aveva ancora chiuso la portiera.

La bloccò appena in tempo, facendole cenno di scendere con un sospiro di sollievo.

« Che pensavi di fare, Seccatura? »

Temari non rispose. Si limitò a spostarsi sul retro e sdraiarsi il più comodamente possibile, sbuffando quando il ragazzo le intimò con una nota lievemente isterica di togliere immediatamente i piedi dai sedili.

Alzò un sopracciglio in un’espressione vagamente minacciosa quando lui le prese a forza le gambe, togliendole dai rivestimenti troppo delicati, e si sedette accanto a lei chiudendo la portiera dietro di sè.

« Che pensavi di fare, Seccatura? » domandò tra il rassegnato ed il divertito; in fondo lo sapeva benissimo, quale fosse il problema.

« Non so se hai notato, Nara, che siamo a fine settembre e che ci manca poco che minacci neve. Fuori fa freddo, e almeno qua in macchina c’è una temperatura decente. E tranquillo, non avevo intenzione di abbandonarti in questa giungla; lo sai anche tu che tua madre ti lascia uscire solo se ci sono io che ti faccio da babysitter, moccioso. »

Shikamaru ingoiò a fatica tutta quella straordinaria acidità, facendo uno sforzo immane per non risponderle la prima cosa a tono che gli fosse venuta a mente. Respirò profondamente, pensando che alla fin fine, in fondo in fondo, era stato lui a cercarsela e una volta tanto sarebbe potuta essere colpa sua.

Non del tutto, comunque; non si poteva negare che lei ci mettesse moltissimo impegno per riuscire ogni volta ad ingigantire le cose ed arrivare a trovarsi in situazioni come quella.

« Se era il freddo a preoccuparti, Temari, dentro si stava molto meglio che qua. »

Lo aveva detto in un soffio, cercando di nascondere l’esitazione e quella punta di terrore che non lo abbandonava: nonostante le circostanze la stava provocando, e nell’abitacolo non c’era nemmeno abbastanza spazio per mettere una distanza di sicurezza tra di loro.

« Certo, Nara, ma io sono troppo affezionata ai miei timpani per rischiare che decidano di suicidarsi. »

Glaciale e tagliente. Shikamaru rabbrividì, sentendo un brivido di freddo percorrergli la spina dorsale; doveva trovare un modo per sistemare quella faccenda una volta per tutte. E in fretta.

« Hai ragione. » esitò un momento, osservandola con la coda dell’occhio. « E poi sbaglio o oggi non succede assolutamente niente per cui valga la pena di festeggiare? »

Shikamaru si sentì soddisfatto di se stesso.

Diretto, conciso, aveva messo in tavola il problema efficacemente e con il massimo del tatto.

Gli parve che un’intera montagna gli fosse franata addosso, quando lei lo fissò dapprima sconcertata, poi stupita ed in fine disgustata –anche se nel mezzo era sicuro di aver intravisto una scintilla di sadico godimento.

« Crybaby, la mia dignità e la mia autostima non si sono abbassate a tal punto di ridurmi ad offendermi per una idiozia del genere. »

Eppure lui era sicuro che la causa di quell’atteggiamento fosse quella!Non poteva essere altrimenti!

La osservò sconvolto, boccheggiando qualche frase sconclusionata che poteva essere ricondotta alla semplice domanda: « Mi stai dicendo che se mi stai ignorando deliberatamente da questa mattina non è perché il mese scorso mi sono scordato del tuo compleanno?! »

Seguì sempre più stupito il sopracciglio di lei alzarsi scettico, e il suo volto corrucciato voltarsi a guardare la pioggia battere contro il finestrino, mentre la sua testa lavorava più freneticamente che mai.

E alla fine, trovò l’unica spiegazione in qualche modo plausibile.

« Oh. »

Se solo non fosse stato consapevole di stare parlando proprio con lei, la avrebbe quasi detta gelosa.

Ma non avrebbe mai ammesso che, in fondo in fondo, quando si era sentito talmente misericordioso da accettare di andare a vedere cosa diavolo volessero a quell’ora e in un posto talmente sperduto quei disgraziati dei suoi amici ed aveva finito per ritrovarsi nel mezzo di una mandria di ragazzi e ragazze tra l’euforico e il brillo dediti a balli vagamente pornografici accompagnati dall’immancabile tunztunzparaparatunz, gli era davvero dispiaciuto di dover per forza rinunciare a quella prenotazione per due al ristorante.

Si avvicinò a lei, costringendola a guardarlo negli occhi come per cercare di leggerle dentro tutta la verità.

« Allora, il mio regalo dov’è? »

Lei fece uno strano sorriso, una via di mezzo tra un ringhio ed un ghigno e si avvicinò ulteriormente.

« Moccioso, le bambole costano troppo al giorno d’oggi. »

E quella sera, in quell’abitacolo di un metro e mezzo quadrato, a Shikamaru parve quasi di sentire, tra litigi, punzecchiate reciproche e urla furiose della Seccatura, un sussurrato « Buon compleanno ».

 

 

« Temari, che volevi fartene delle mie sigarette? »

« Che ne ho fatto, Nara. E se proprio vuoi saperlo, ai tuoi amici serviva qualcosa di spesso per non far traballare il loro tavolo-cubo. »

 

 

Note:

Nonfucilatemiviprego.

Mi vergogno immensamente di questa orrendità [sì, lo so che questa parola non esiste u.u], ma il tempo è quello che è.

Non dico nulla, non ci sono note rilevanti se non questa: ebbene sì, Shikamaru fuma ufficialmente Lucky Strike, vero  Nacchan? <3

Beh, mi rifarò.

Grazie a chiunque abbia partecipato, o parteciperà nelle prossime ore a questa mie idea malsana, di cuore.

Mi spiace che in molti siano stati trattenuti da problemi di tempo, ma ci rifaremo (sì, è una minaccia)! u.u

E per intanto, tanti auguri a Shikamaru *-*

 

E grazie alla santa che ha recensito lo scorso capitolo!

Che poi mi avete mandata in crisi, davvero. Ho temuto per un attimo che il diminuire così brutale di recensioni fosse dovuto a un peggioramento della qualità, ma il fatto che preferiti e seguiti siano aumentati ancora mi ha tolto ogni dubbio. [Frase con un sottile sottinteso. Chi ha da intendere, intenda.]

 

Oh, dimenticavo!

Chi ha partecipato al mini evento prenda il  bellissimo bannerino di partecipazione realizzato apposta da Jack87 :D

 




The One Hundred Prompt Project Prompt 96: Imprevisto.

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Capitolo 9
*** Interpretations. ***


All I want for Christmas is Black

Join us. <3

 

Interpretations .

A Shatzy. Buon compleanno. <3

 

Aprì pigramente un occhio, stiracchiandosi ed allungandosi ulteriormente verso il calore della legna che bruciava nel camino.

Secondo l’orologio era ancora presto, eppure là fuori era già tutto avvolto da una notte nera intervallata da qualche morbido fiocco bianco. Affondò il volto nel cuscino, sospirando, e mosse stanco una mano per tirare il codino biondo che aveva intravisto vicino a lui; codino biondo che si sottrasse stizzito alla sua debole presa, lasciando il posto ad un paio di occhi acquamarina insolitamente spalancati.

Shikamaru si alzò stanco dal divano sul quale era beatamente stravaccato fino a pochi secondi prima e raggiunse la Seccatura e la peste sul grande tappeto di fronte al camino, sedendosi in mezzo a loro e squadrando senza capire i vari libri di storie sul Natale sparsi a terra. Evidentemente, mentre dormiva si era perso qualcosa.

Quasi si strozzò nel suo stesso sbadiglio, quando si rese conto di quello che stava accadendo: Hiruzen stava mostrando nervoso ad una Temari terribilmente scettica un’illustrazione riguardante Babbo Natale, non riuscendo a credere che davvero potesse esistere qualcuno così fuori dal mondo da non averne mai sentito parlare. Li fissò entrambi, terrorizzato: doveva pensare ad una soluzione. In fretta.

« Hiruzen, ricordati che Babbo Natale visita solo le case delle persone buone. »

***

Shikamaru chiuse la porta dietro di sé, sospirando sollevato: finalmente la peste aveva levato le tende.

Non sarebbe stato facile spiegare alla Seccatura la storia di Babbo Natale senza rischiare di abbattere le  ingenue convinzioni del piccolo Hiruzen.

Si fermò sulla soglia del salotto, osservando pensieroso una Temari intenta a sfogliare con aria assorta i libriccini cartonati che le erano stati lasciati per documentarsi.

« Da voi non c’è come ricorrenza? »

Temari non si voltò neanche a guardarlo.

« Ovvio che c’è, genio. Semplicemente non l’ho mai festeggiato. »

Lui alzò gli occhi al cielo ignorando il sottile sarcasmo con cui era stato appellato, e la raggiunse buttandosi a peso morto sul divano.

Complice il calore del camino e la poca disponibilità a comunicare della Seccatura, stava quasi per assopirsi, entrato in quella fase di dormiveglia in cui la coscienza si affievolisce sfumando in un’ipnotica nube nera e i sensi si avvolgono di un caldo intorpidimento.

Insomma, un momento stupendo.

Stupendo, sì. Se solo non fosse stato riscosso troppo dolorosamente da una mano terribilmente molesta che all’improvviso aveva deciso di urtare la sua testa.

Socchiuse gli occhi con un mugugno sofferente, cercando di mettere a fuoco la colorata illustrazione che era stata piazzata a un palmo dal suo naso: un Babbo Natale sulla sua solita, tradizionale slitta.

Spostò il libriccino dal suo viso per poi piantare i suoi occhi sconcertati –e un pochino irritati, a dire il vero- in quelli di Temari, aspettando una qualsiasi affermazione.

« Nara, tu con queste hai qualcosa a che fare? »

Shikamaru seguì il dito di lei correre sulla pagina e scandalizzato lo vide soffermarsi su delle figure in particolare: le renne.

Lei sbuffò nervosa, vedendo che il Nara si limitava a fissare la figura con un’espressione decisamente idiota stampata in volto: « Le renne, sì. La tua famiglia non aveva un feeling particolare con queste bestie? »

Shikamaru sussultò, ferito nel suo orgoglio di Nara: « Il nostro… feeling » sibilò lui, « riguarda i cervi, Seccatura. »

Estremamente preoccupato, la osservò riprendersi il libriccino, avvicinare il volto alla pagina fino a toccarla col naso, e dopo un istante tremendamente lungo, levare il capo di scatto ed esordire con un deciso: « Hai ragione, le renne sono molto più belle. »

***

Era la mattina del 22 Dicembre. Più precisamente, erano le tre di mattina del 22 Dicembre.

Shikamaru si era sepolto nel piumone, un po’ per proteggersi dal freddo pungente, un po’ per cercare di nascondersi da quel pensiero che continuava insistentemente a tenerlo sveglio.

Sapeva di essere fondamentalmente masochista, di odiarsi e di volersi far male; o meglio, questo era quello che continuava a ripetersi per mascherare un altro scomodo sentimento che non gli andava di sbandierare nemmeno a se stesso. E quel masochismo –perché era da quello che era spinto, mica altro!- alla fine prevalse.

Si alzò, rabbrividendo quando i piedi entrarono in contatto con la superficie gelata del pavimento, e quasi gli venne da piangere per la disperazione.

Si vestì e recuperò dal comodino un pacchetto avvolto dalla tradizionale carta regalo rossa ricolma di stelline argentate: lo fissò per un istante, pensieroso, lo lanciò nella sua borsa ed uscì, maledicendosi un’ultima volta. Era tutta colpa della sua testa, che pensava sempre troppo e che indovinava talmente spesso da costringerlo suo malgrado a darle retta.

Era a causa sua se, dopo la partenza della Seccatura di ritorno a Suna, trovandosi sul tavolo uno dei libriccini di Hiruzen sulla storia di Rudolph, la renna dal naso rosso che aveva guidato Babbo Natale nell’oscurità della notte, non aveva potuto fare a meno di collegare la cosa all’indole subdola e malefica di lei.

Se non altro aveva scoperto che, quando il suo quoziente intellettivo si sarebbe ribellato dando forfait, avrebbe potuto contare su di un animo da poeta.

***

« Crybaby, cosa diavolo ci fai qui?! »

 

Note di –ehm, quella che scrisse:

Ehm.

Va bene. Mi spiace, okay? Non volevo una cosa così brutta, ma il tempo è quello che è. T.T

Mh, il prompt era Renna/e, non ho potuto fare a meno di collegarlo ai cervi XD Scritto ovviamente per il The Black Parade forum *per visitarlo cliccate sul banner in cima alla storia :D* e dedicato a Shatzy, per il suo compleanno. <3

Tanti neri auguri. *__*

E uhm, davvero. Scusate. T__T

Oh, due cose. Hiruzen è il nome che ho arbitrariamente dato al figliuolo di Asuma e Kurenai, e ho deciso che i due sono i suoi genitori adottivi, a tempo perso. Eppoi… Ecco, forse –probabilmente- è una storia che non avete capito, perché ho saltato passaggi che a me sono chiari perché li so, e voi che siete fortunatamente per voi fuori dalla mia testa non avete capito un tubo. °^°

Insomma, oh. Arrangiatevi, che non so più che volevo dire. XD

Adiòs. Buon nono giorno d’avvento. <3

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Capitolo 10
*** Presents ***


All I want for Christmas is Black

Presents .

 

La notte di Natale: poche ore di magia, di tradizioni, avvolte da favole e racconti.

Poche gelide ore da passare su un divano cercando di proteggersi con un piumone, coprendo col peso del proprio corpo ogni minuscolo buco da cui possa passare un po’ d’aria, sforzo inutile dal momento che entro pochi istanti ci si dovrà alzare per far misteriosamente sparire biscotti ed il classico bicchiere di latte, per poi andare a recuperare i doni da mettere sotto l’albero.

Shikamaru Nara rabbrividì al solo pensiero di dover entrare in contatto con l’aria ghiacciata al di fuori del suo igloo di coperte, reso caldo con tanta fatica; non era consolato nemmeno dal pensiero di un ritorno nel suo morbido, meraviglioso letto, e perché? Ovviamente, perché quella notte era usurpato indegnamente dai due meravigliosi fratelli minori della Seccatura, che non si era fatta il minimo scrupolo a cacciarlo in salotto.  E intanto lei se ne stava comoda nella camera degli ospiti –lo sapeva di star dimenticando qualcosa, quando avevano deciso di mettervi un letto solo.

Sbuffò, contò fino a cinque, strizzò gli occhi e strinse i denti, e lanciò via le coperte imprecando tra sé e sé.

Un’esperienza orribile.

Ciabattò svogliato fino al camino, lanciò uno sguardo pensieroso al bicchiere di latte e decise che Babbo Natale teneva troppo al suo stomaco per bere quella roba –chissà quante ore erano passate da quando Shikashi l’aveva poggiato lassù, oltretutto.

Lo versò senza esitazione nel lavandino, e sgranocchiando distrattamente un biscotto si decise ad andare a recuperare quei maledetti regali… in camera da letto?!

Ci mancò poco che gli andasse di traverso il boccone e dovette poggiarsi al muro, cominciando a sudare freddo. Sarebbe morto, se lo sentiva.

Si sedette cauto, e cominciò a riflettere.

Era assolutamente fuori discussione l’entrare in quella stanza e sperare di uscirne vivo –fra l’altro aveva i brividi solo a pensare all’orribile insonnia di Gaara. Certo, era una storia passata, ma chissà che non avesse ancora qualche effetto su di lui.

Kankuro poi… Kankuro lo odiava! Passava le sue giornate a pianificare la sua morte, figurarsi la sua gioia nel ritrovarselo direttamente a portata di tiro e senza la presenza di possibili testimoni.

Acceso da un barlume di speranza si affacciò cauto alla camera degli ospiti, cercando di identificare, al buio, la figura di Temari; speranza che si estinse non appena notò che si era infiltrato anche il marmocchio, che stava dormendo praticamente appiccicato a lei. Insomma, svegliando lei si sarebbe svegliato pure lui, e non avrebbe retto altre due ore passate a convincerlo a tornare a letto e non restare alzato ad aspettare l’arrivo di Babbo Natale.

Richiuse la porta, fissando per un lungo istante il muro bianco davanti a sé. Avrebbe tanto voluto prenderlo a testate.

Poggiò la fronte alla superficie fredda, chiudendo gli occhi.

Andando avanti così avrebbe passato l’intera notte in piedi, al freddo, e senza combinare nulla.

E non era possibile, realizzò turbato, che lui si facesse problemi ad entrare in una stanza di casa sua. Insomma, il padrone era lui, no? Perché si sarebbe dovuto fare degli scrupoli?

Prese un respiro profondo, ignorando il tremore alle gambe –era il freddo, maledizione!, ed aprì quella porta.

Silenzio.

Nulla si muoveva.

Si guardò attorno circospetto, valutando i rischi e le possibili trappole: prese cauto una sedia, e senza respirare la pose davanti all’enorme armadio accanto al letto.

Si permise un respiro di sollievo e salì su quella traballante superficie di legno, pregando tutti i kami esistenti che non cigolasse; lentamente si issò in punta di piedi, ed allungò le mani per prendere quell’enorme piramide di pacchetti dalla cima.

Prima uno poi l’altro, si andavano accumulando tra le sue braccia; in quella posizione era estremamente instabile, ma non c’era di che preoccuparsi oramai: si allungò ulteriormente ad afferrare l’ultimo pacchetto rimasto.

Ancora uno e sarebbe stato salvo. Uno soltanto…

 

Kankuro era un ninja valente, esperto nonostante l’ancora giovane età, e come tale aveva fatto proprie delle determinate abilità, se così si potevano chiamare.

Una delle quali era proprio l’essere sempre vigile ed il riuscire a destarsi dal sonno al minimo rumore.

Dunque bastò un minuscolo spostamento d’aria alla sua destra: istintivamente scattò seduto con un ringhio, sobbalzando a sua volta di fronte all’urlo che il Nara cacciò a quell’attacco improvviso.

Fu  il caos.

Caos immediatamente seguito da un violento tlack col quale le luci della stanza si accesero impietose, rivelando ad uno sconvolto Shikashi lo zio travolto dal padre e sommerso di regali e l’altro zio immobile, con lo sguardo fisso al soffitto e la bocca tirata in una smorfia davvero, davvero spaventosa.

Kankuro e Shikamaru si fissarono terrorizzati, per la prima volta alleati nel tentativo di salvare la situazione:

« Ehm… »

Sentirono un tremito freddo lungo la spina dorsale quando udirono avvicinarsi minaccioso il suono di quel paio di ciabatte trascinate stancamente sul parquet lucido: Temari apparve dietro al figlio, mettendogli una mano sulla testa e attirandolo lievemente a sé.

Scostò con uno sbuffo un ciuffo di scompigliati capelli ed esordì glaciale:

« Papà e lo zio volevano solo farci uno scherzetto nascondendo i  regali, Shikashi, non preoccuparti. Domattina troveremo un modo per punirli per loro bravata. »

E con un’ultima terrificante occhiata prese per mano il bambino e se ne andò.

Shikamaru deglutì, imitato involontariamente da Kankuro; almeno aveva concesso loro il resto della notte per studiare un modo per mettersi in salvo… In un certo qual modo era una dimostrazione del famoso “A Natale sono tutti più buoni” no?

 

Note:

Ehm, sì.

Oh mi spiace, davvero XD Ho scritto il tutto ieri, iper velocemente, quei pochi minuti che sono riuscita a passare a casa. .__.

Comunque non sono poi totalmente disgustata dal risultato, dai. Contando che l’alternativa era una gara tra Shikamaru e Temari a chi trovava prima i regali dell’altro mi pare un’idea anche abbastanza …simpatica. O.O

Comunque, ah-ehm. Chiedo perdono a Clà e Vitto per aver fregato loro il nome Shikashi senza domandare il permesso, ma lo adoro troppo e non ho avuto occasione di domandarvi. T.T

Che dire, fuggo che sono di frettissima. ò.ò Grazie mille a tutte voi che avete recensito lo scorso capitolo, siete troppo buone. <3

Ovviamente, scritto per l’iniziativa “All I want for Christmas is Black” indetta dal nero forum “The Black Parade” –click sul banner! è_è

Giorno: 22                                        

Prompt: Notte di Natale.

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Capitolo 11
*** Clichè ***




Clichè? No thanks.

 

“L'amore non è un problema, come non lo è un veicolo: problematici sono soltanto il conducente, i viaggiatori e la strada.”

Franz Kafka

 

Temari Sabaku no amava definirsi una persona relativamente paziente.

Pazienza da non confondere con la capacità di sopportazione, in alcun modo: quella che lei in tanti anni di esperienza aveva maturato ed affinato era l’abilità di attendere silenziosamente, imperturbabile, irremovibile.

E, laddove si rivelasse necessario, era fondamentale un’altra sua qualità, imprescindibile dalla pazienza: la assoluta scioltezza nell’abbandonare il primo atteggiamento per adottarne uno più diretto e incisivo –qualcuno avrebbe potuto definirlo violento- nel caso i tempi minacciassero di protrarsi eccessivamente.

Ebbene, era in quella macchina da due ore -due fottutissime ore-, ed iniziava a pensare fosse giunto il momento di abbandonare la pazienza per adottare un atteggiamento più pragmatico e sicuramente più efficace.

E sarebbe stata orrendamente crudele.

« Aspetta, forse era la seconda a destra, dopo la rotonda. Mi sa che devi tornare indietro… »

Inchiodò, decisa.

« Nara, hai tre secondi per scendere dall’auto. »

 

Shikamaru Nara e Temari Sabaku no.

A vederli, nessuno li avrebbe mai riconosciuti in quanto amorevole coppietta: non erano precisamente l’incarnazione del romanticismo, quello era sicuro.

La loro era una relazione burrascosa, fatta di frecciatine e più o meno tacite sfide, condita inoltre da un bel pizzico di incalpestabile orgoglio; c’era chi sosteneva sarebbe finita nel giro di pochi giorni –e che sarebbe finita nel sangue, chi sosteneva non fosse neanche iniziata, e chi sosteneva di aver sempre saputo che loro erano fatti uno per l’altra –Dio li fa e poi li accoppia, si dice.

Shikamaru Nara, teoricamente l’uomo della coppia, non si poteva dire antiromantico, poco incline allo zucchero,  particolarmente incline alle carie o che altro; lui semplicemente trovava futili e vuote le scenette da innamorati… Uno spreco di energia.

Eppure quel lunedì di Febbraio aveva qualcosa di particolare, era impossibile non farci caso o tentare di ignorarlo: ed era per quel motivo che si trovava là davanti all’ingresso della facoltà di lei, giocherellando nervosamente con le chiavi dell’auto e stringendosi nel cappotto, irrigidito dal gelo che era ritornato ad imperversare insistente dopo quella breve illusione di primavera.

Guardò l’orologio, sbuffando una nuvoletta di vapore, e quando levò gli occhi finalmente vide i primi gruppetti di studenti scendere quelle dannatissime scale: doveva solo intercettarla.

Lei era là in mezzo di certo, di quello non poteva non essere sicuro; ma nonostante tutto erano già passati venti minuti,  e anche gli ultimi ritardatari erano spariti nel caos frenetico della città nell’ora di punta.

Evidentemente si era fermata a parlare con un qualche insegnante, figurarsi se non lo doveva far dannare anche inconsapevolmente. Dieci minuti dopo, si decise a prendere il cellulare per chiamarla e convincerla in qualche modo a darsi una mossa -e lo vide:

« Niente zucchero in pubblico Crybaby. »

Che Seccatura.

 

Era sottile desiderio di vendetta e di rivalsa quello che lo aveva portato a quella folle impresa, doveva ammetterlo. Ma l’idea di base non era quella, assolutamente.

Conosceva la Seccatura da anni, tutto sommato la sua era stata una reazione decisamente prevedibile; solo, nel momento in cui sotto casa sua le aveva citofonato ed aveva meccanicamente iniziato a dirigersi verso la macchina per poterla aspettare quantomeno al caldo, si era insinuata in lui prepotentemente quella possibilità che gli era parsa all’improvviso estremamente allettante.

Fu così che, nel momento in cui Temari sbucò dal portone dell’ingresso, lui si trovò sfacciatamente pronto ad accoglierla seduto al posto del passeggero, biascicando come scusa un:

« Mi sono accorto di aver dimenticato il portafoglio solo quando sono arrivato qua. »

Niente di troppo diretto o troppo indiretto, per nulla sospettabile: nel portafoglio c’è la patente; senza patente non si guida –troppe seccature.

Geniale.

E non appena lei fu salita in macchina iniziò la messa in scena della sua strategia: alla fin fine la conclusione sarebbe rimasta invariata… Era solo il come che avrebbe subito un piccolo aggiustamento.

 

Temari l’aveva previsto, in verità.

Nel momento stesso in cui ebbe messo piede fuori di casa, avvertì qualcosa di strano, un qualche brutto presentimento; con lui non si poteva mai sapere.

Non dopo aver fatto in modo di costringerlo ad aspettare qualcosa come un’ora la sua ragazza che non appena l’aveva intravisto tra la folla se l’era svignata spudoratamente dall’uscita sul retro.

Il primo campanello d’allarme era suonato quando le era stato cripticamente annunciato di dover guidare.

Il secondo quando, seguendo le indicazioni di Nara, erano usciti dal centro.

Il terzo, dopo la prima ora di viaggio.

Era palese, era chiaro come il Sole che lui stesse macchinando qualche cosa… Eppure non poteva che fingere di non averci fatto caso, anche se di certo lui sapeva che a guidare era un condensato di istinti omicidi pronti ad esplodere.

Voleva vedere dove si sarebbe spinto, a che punto sarebbe arrivato prima di arrendersi –di certo lei non gli avrebbe dato la soddisfazione di veder collassare il suo sistema nervoso.

 

 

Poi lui cominciò a sbagliare strada.

Come se avesse la benché minima idea di dove stesse andando, fra l’altro; sfacciatamente, si rendeva improvvisamente conto di averle indicato la destra anziché la sinistra, di averle fatto prendere la prima svolta dopo la rotonda anziché la seconda.

Dopo quelle due spossantissime ore riuscì a pensare solo una cosa: ma va a cagare.

« Nara, hai tre secondi per scendere dall’auto. »

Erano fermi nel mezzo di una stradina di campagna, illuminata solo dai fari dell’auto; lei fissava il volante, stritolandolo senza accorgersene, e lui la squadrava sottecchi, un mezzo ghigno stampato sul volto.

« Hai sempre da lamentarti Temari... Siamo arrivati. »

Shikamaru si sgranchì la schiena ed abbassò il finestrino, inspirando a fondo l’aria fredda e pungente; poi allungò un braccio ed indicò la campagna attorno a loro.

« Dimmi Seccatura, siamo abbastanza isolati per gli auguri di buon San Valentino? »

Lei sbuffò, mal celando la risata che spontaneamente era sorta nel momento in cui aveva compreso lo scopo di tutta quella serata.

« Penso che così possa andar bene effettivamente. »

 

« Nara. »

« Sì? »

« Prima non stavo scherzando. Hai tre secondi per scendere dall’auto. »

 

 

 

 

 

Note:

Nulla da dire.

Se non… Per il mavaccagare si ringrazia amorevolmente Vitto.

Buon San Valentino mosche.

E grazie per aver partecipato. <3

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Capitolo 12
*** Ghosts ***


Halloween is Black as Night it seems

Ghosts.

 

Con un cigolio particolarmente sinistro la pesante porta di legno si aprì rivelando un salone abbandonato da chissà quanti anni, immerso nell’oscurità; il debole fascio di luce proveniente dall’esterno andò ad illuminare uno spicchio di quell’ambiente, mostrando un’infinità di granuli di polvere sospesi a mezz’aria ed un mobilio ammassato in un angolo e reso ancor più tetro ed inquietante dal chiaroscuro.

Shikamaru deglutì e mosse un passo esitante dinanzi a sé, domandandosi perché diavolo si fosse lasciato coinvolgere in una simile pagliacciata; la porta dietro di lui si richiuse lentamente, e il buio divenne totale.

Avanzò cauto, frugando nelle tasche alla ricerca della torcia che immancabilmente finì per sfuggirgli di mano e rotolare dinanzi a sé, facendo riecheggiare in quel buio opprimente il suo tintinnio metallico, quasi avesse voluto deriderlo.

Shikamaru sospirò, passandosi sconsolato una mano sul volto; portò le mani in avanti e cominciò a cercare a tentoni la porta –perlomeno avrebbe potuto usufruire di quella poca luce, miracolo della luna piena che aveva deciso di illuminare quella dannata notte. Si bloccò però, interdetto, quando da un punto imprecisato dinanzi a sé udì provenire lo schioccare secco della chiave nella serratura.

Girò su se stesso, percependo uno spostamento nelle sue vicinanze e cercando di individuare la figura che nel buio si prendeva gioco di lui; non andava bene, se non si fosse regolato avrebbe perso ancor prima di iniziare quella dannata sfida –e lui non aveva intenzione di perdere.

Si fermò e respirò profondamente, in attesa, riuscendo a non far trasparire il minimo sgomento quando il freddo metallo della sua torcia gli carezzò senza preavviso il collo.

Mosse subito una mano al di sopra della sua spalla e riuscì ad afferrare quel polso che si divertiva a prendersi gioco di lui, prendendo atto con malcelato disappunto dell’assoluta impassibilità con cui venne accolto quel suo gesto così improvviso.

« Ti ringrazio Seccatura, la stavo giusto cercando. », ghignò lui.

Lei non si mosse, e si limitò a soffiargli sul collo un basso e mellifluo: « Questa volta ti è andata bene Nara, ma non pensare di potermi sfuggire ancora per molto. »

Lui si permise una risatina scettica, e ribatté calmo: « Non sperare che io non abbia progettato niente, Temari. »

Non aveva ancora finito di parlare che lei era sparita, lasciandosi indietro solo uno spiffero.

Shikamaru sbuffò, rigirandosi tra le mani la torcia: almeno quella era riuscita a riprendersela, pensò con un sorriso soddisfatto –che si spense non appena, provando ad accenderla, si rese conto che qualcuno si era premurato di rimuovere le batterie.

Una cosa era certa, pensò lanciando con malagrazia l’oggetto ormai inutile dietro di sé: quella volta non avrebbe mostrato pietà.

 

***

 

Spesso, ritrovandosi in simili situazioni, Shikamaru Nara passava una buona metà del suo tempo a cercare di uscirne, e un’altra metà a domandarsi perché, perché dovesse puntualmente cascarci.

Perché se fosse stata colpa esclusivamente di un qualsiasi agente esterno la soluzione sarebbe stata semplice: evitare il contatto diretto. Ma il genio di Konoha non era così vanaglorioso da non riconoscere che effettivamente, se proprio si voleva andare a raschiare il fondo, forse alla fin fine se si lasciava trascinare in quel genere di situazioni dalla facile tendenza a degenerare nel caos più totale era anche colpa sua e del suo maledetto orgoglio maschio.

E infatti anche quella volta si era fregato da solo.

Quando Naruto aveva proposto tutto esaltato in occasione di Halloween una prova di coraggio nella villa più vecchia, abbandonata e maledetta di Konoha lui aveva chiaramente chiuso il discorso, almeno per quanto lo riguardava, con una risatina scettica –era stato allora che era intervenuta lei, come sempre.

« Crybaby, non avrai mica paura? »

« Ehi ragazzi, non scaldiamoc- »

« Credo nell’esistenza di un solo mostro, Seccatura, e sei te. »

« Io scommetto che di fronte ad un fantasma scapperesti piangendo, Nara. »

« Ehm, sorella del Kazekage… »

« Io scommetto che tu dureresti la metà di me, miss impassibilità. »

« Shikamaru…? »

« Ti do dieci minuti. »

« Cinque. »

« A dire il vero io… »

« Andata? »

« Ma- »

« Andata. »

Ed era stato così, con quella stretta di mano avvenuta davanti agli occhi di un Naruto le cui proteste non considerate si erano ridotte a semplici balbettii, che per quella notte l’utilizzo della villa più vecchia, abbandonata e maledetta di Konoha era stato limitato ad una sola coppia di sfidanti –e uno solo dei due ne sarebbe uscito finché l’altro non fosse morto di terrore.

 

***

 

Ed era quello il motivo per cui stava vagando nel buio più totale alla ricerca della grande scalinata che lo avrebbe portato al piano di sopra, cosa che sarebbe stata certamente più facile con l’ausilio di un po’ di luce –quella dannata Seccatura e la sua dannata mente criminale!

Shikamaru ringhiò un’imprecazione e si sedette per terra, respirando piano; doveva darsi una calmata, era un ninja e sapeva controllare qualsiasi fottutissima ombra, dannazione. Temari poteva contare invece solo sul suo spirito sadico e malefico, lui aveva dalla sua la possibilità di attaccare senza essere sentito o visto.

Non appena fu riuscito ad abituare in qualche modo i propri occhi al buio –ma come diavolo faceva la Seccatura a muoversi così bene senza vederci?!- individuò a tentoni le scale ed iniziò la risalita, camminando rasente il muro. Se ricordava bene la facciata esterna, parte delle imposte di una delle finestre era stata rotta, perciò il corridoio che portava alle stanze doveva essere almeno un po’ illuminato.

E infatti era così: la luce filtrava a deboli fasci, non abbastanza per illuminare tutto l’ambiente, ma sufficiente da dargli un minimo di visibilità e possibilità di orientamento. Shikamaru sorrise soddisfatto, e iniziò a preparare il suo jutsu.

Non sarebbe stato sconfitto, non quella volta.

 

***

 

Temari era nascosta in una delle grandi camere a cui si accedeva dal corridoio; immersa nel buio attendeva, in perfetto silenzio, la mossa del Crybaby.

La cosa più saggia da fare a livello strategico a dire il vero sarebbe stato continuare ad attaccarlo finché era solo, cieco e disperso, ma lei voleva una vittoria schiacciante, e proprio per questo aveva deciso di donare al moccioso una minima possibilità di rivalsa. Gli avrebbe concesso di fare un tentativo che ovviamente sarebbe andato a vuoto –era una jonin mica per niente, lei!, e da lì in poi non avrebbe avuto pietà.

Era abbastanza certa del fatto che Nara avrebbe giocato subito la carta delle ombre –era la più scontata e quella che gli sarebbe costata tutto sommato meno fatica; per questo motivo erano dieci minuti che seguiva con l’udito le mosse di quella specie di elefante, e quando lo aveva sentito fermarsi era scattata sul’attenti. Da un momento all’altro un laccio nero l’avrebbe artigliata, e lei doveva essere pronta: il minimo sobbalzo ed avrebbe perso.

Improvvisamente, da un qualche remoto e dimenticato angolo di quella casa, scoccò il primo dei dodici rintocchi di un pendolo; le mura umide e sbiadite rimbombavano di quell’eco solitario, forse ignare di avere degli ascoltatori dopo così tanto tempo. Temari, colta di sorpresa, si voltò istintivamente alla ricerca del punto d’origine di quel frastuono –e fu allora che lui colpì. Un laccio d’ombra volò verso la gamba di lei, praticamente impossibile da schivare.

Shikamaru sorrise vittorioso e cominciò a trascinare verso sé la sua infelice preda –una volta bloccata lei non avrebbe potuto architettare nulla di nuovo, ergo lui avrebbe vinto a tavolino.

Aprì con un ghigno di sadico godimento la porta di quella stanza in cui lei sarebbe stata costretta ad ammettere la sconfitta una volta per tutte, e si trovò davanti, penzolante e inerte a mezz’aria, una vecchia e rotta bambola di pezza.

Rimase lì, sulla soglia, il sorriso che pian piano si trasformava in una smorfia di disappunto, per qualche istante, prima di concepire che sì, l’aveva fregato.

Okay, era effettivamente un gradino sopra la media, doveva ammetterlo. Ma mai, mai Shikamaru Nara avrebbe accettato un secondo smacco. Si rimboccò le maniche con uno sbuffo, segnandosi un appuntino mentale riguardante il cucirsi la bocca ogniqualvolta in futuro si fosse trovato nei pressi della Seccatura, ed elaborò un nuovo piano.

 

***

 

Continuarono a cercare di far morire di crepacuore l’altro per ore: uno attaccava e l’altra scappava, una colpiva e l’altro rispondeva a tono. Quella notte, tra quelle mura decrepite e silenziose, si scontrarono i peggiori incubi di chiunque nel vano tentativo di toccare la debolezza del nemico e di quella servirsi per poter innalzare il proprio trono al di sopra di esso.

Si era giunti alla fine ad una situazione di stallo: dopo tarantole, pipistrelli, armi, fantasmi e sangue (che Shikamaru sperava ardentemente fosse finto) i due si fronteggiavano nel salone, ansimanti per la fatica, resi selvaggi dallo spirito di sopravvivenza che erano stati costretti a tirar fuori.

Tutto taceva, se non per il basso ringhio che pareva provenire dalla Temari sfatta e frustrata che stava fissando il Nara con estremo, immenso odio.

« Parità? »

« Mai. »

« Hai intenzione di abbandonare Temari? »

Lei si soffiò un ciuffo di capelli via dal viso e lo congelò con lo sguardo, superba:

« Piuttosto ti ucciderei, Nara. »

Shikamaru deglutì inquietato, chiedendosi quanta verità ci fosse in quella affermazione, e commentò:

« Non possiamo andare avanti così tutta la notte, Seccatura, cerca di ragionare. »

« E allora ritirati, è semplice. In fondo mi pare di ricordare sia una cosa che ti riesce bene, no? »

Ne era consapevole, il Nara, di star ricascando di nuovo nello stesso inganno; ne era consapevole e non trovava una via d’uscita alternativa –l’unica possibilità era vincere quella dannata gara e tornare a casa a dormire quelle poche ore che gli rimanevano.

Portò la mano alla tasca, frugando disperatamente alla ricerca di un qualche altro trucco da utilizzare, e fece mente locale sui vari trabocchetti di cui aveva disseminato la casa, ma niente. Aveva esaurito le scorte e le idee.

Si guardò attorno frenetico, cercando un appiglio, uno qualsiasi, e tentando disperatamente di ignorare l’aura omicida di quella specie di demone che con aria minacciosa si stava avvicinando lentamente a lui. Era arrivata a pochi centimetri dal suo viso, e lo scrutava con un’espressione indecifrabile; lui non poté far altro che sostenere lo sguardo, confidando nel fatto che lei non avrebbe mai puntato su un attacco a breve distanza. Aprì la bocca per cercare di farla ragionare, ma non fece in tempo a proferire suono che la porta d’ingresso si aprì lentamente, cigolando: apparve, scura di fronte alla luce lunare, un’ombra che, glaciale, si limitò a sibilare:

« Che sta succedendo qua dentro? »

Shikamaru trattenne il fiato e Temari gli artigliò un braccio, affondandogli le unghie nella carne; si voltarono lentamente a fissarsi, sconvolti, finché Temari non bisbigliò tremante: « Dimmi che l’hai organizzato te. »

Shikamaru sgranò gli occhi, boccheggiando: « …Non è stata un’idea tua? »

Lei fece un lieve segno di diniego con la testa, e sussurrò: « Al mio tre scappiamo. Uno, due… »

E corsero.

Un conto erano gli scherzi e i trucchi, ma ai fantasmi, quelli veri, non si erano preparati in alcun modo.

 

***

 

L’ombra fissò per qualche istante, scettica, il vuoto che si era improvvisamente venuto a creare di fronte a sé. Poi si voltò lentamente verso la persona nascosta dietro la sua schiena, un sopracciglio alzato e una sola, chiara domanda tanto ovvia che non si prese nemmeno la briga di esprimerla a parole.

Naruto alzò le spalle, sbuffando, e commentò pensieroso: « Io volevo dirglielo che eri tornato a Konoha e che la festa di Halloween doveva essere il tuo benvenuto, Sasuke, ma non mi hanno lasciato parlare! »

Il sopracciglio dell’Uchiha, se possibile, si alzò ancor di più: « Perché nella mia villa, idiota? »

Naruto, improvvisamente interessato alla ghiaia sotto i suoi piedi, biascicò: « Beh vedi, serviva una casa grande, vecchia e maledetta…  Ovviamente avrei detto loro di no, ma erano così convinti… »

Sasuke poggiò la fronte contro il muro di pietra, sospirando. Chi glielo aveva fatto fare di tornare in quel covo di disagiati…

« Però Sas’ke, una cosa è vera. » esordì serio Naruto, squadrandolo: « Fai veramente spavento. »

 

 

Note:

Happy Halloween <3

Storia scritta per l’iniziativa “Halloween is Black as Night it seems” indetto dalla solita Black Parade! ( http://moschenere.forumfree.it sei una mosca nera? Join us 8D)

Fa schifo, lo so, e la mia mente sa partorire solo stronzate del genere -.-

La prossima volta mi impegnerò per qualcosa di serio, I swear <3

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Capitolo 13
*** Storms ***


Pagina senza nome

Storms









Se lo ricordava ancora chiaramente, con un minimo sforzo riusciva a rivivere quel momento nella sua testa, così vivido…

Non credeva sarebbe mai stata possibile una cosa del genere, non lo riteneva concepibile, fisicamente possibile, dotato di un qualsivoglia senso.

Aveva poche incrollabili certezze nella vita. E con certezze non intendeva nozioni desunte dall’evidenza di fatti e fenomeni, come il “quando piove e non hai alcun riparo ti ritrovi bagnato fradicio e se ti va male pure col raffreddore”. Con certezze intendeva quelle cose che si sanno, in cui si crede talmente tanto che finiscono per essere i pilastri del nostro universo. E se ne crolla una, se anche solo s’incrina, allora crolla tutto quanto.

Tra le sue certezze c’era il fatto che l’orologio interno di sua madre non avrebbe mai sbagliato, e che lei ogni giorno di ogni settimana di ogni mese di ogni anno di tutta la sua ancora molto lunga vita si sarebbe svegliata assurdamente presto, avrebbe iniziato la sua mattinata tirando quattro urla per tirar giù dal letto il marito e l’avrebbe proseguita sbattendo tutte le porte possibili, facendo cozzare più stoviglie possibili tra loro e camminando il più rumorosamente possibile.

Il tutto per costringerlo, al limite dell’esasperazione ed inerme, non avendo ancora trovato un modo totalmente efficace di isolare acusticamente la sua stanza, a vestirsi alla bell’e meglio e a fuggire dalla finestra ancora mezzo intontito alla ricerca di un luogo più favorevole per il suo riposo –peraltro giusto in tempo per evitare l’ingresso imperioso di Yoshino nella sua stanza. O almeno con tutti quegli anni di apprendistato aveva acquisito delle competenze sufficienti da poter vantare una buona percentuale di successi.

Altre sue certezze erano il fatto che suo padre non avrebbe mai osato schierarsi dalla sua parte di fronte alla moglie, nonostante dentro di sé simpatizzasse con lui, per il semplice fatto che ne era terrorizzato; o il fatto che Choji non avrebbe mai detto una cosa come “Non ho fame”, che Ino non sarebbe mai uscita di casa senza smalto o che Asuma non avrebbe mai smesso di fargli lacrimare gli occhi con quel dannatissimo fumo.

E tra le sue certezze c’era una triste verità: la consapevolezza della legge naturale per cui il privilegio di poter vivere la vita semplice, tranquilla e pacifica che, come ogni Nara che si rispetti aveva sempre agognato, gli sarebbe sempre stato sottratto da una qualche seccatura.

E ciò era dimostrato anche solo da quella giornata, di cui così poche ore erano trascorse ma che già si rivelava essere la peggiore delle ultime tre settimane –anche se le stava tenendo testa quella sottospecie di missione in cui si era ritrovato a dover lottare con un gatto che non aveva la minima intenzione di scendere da un dannato albero, riprova del fatto che quello per Konoha era un periodo di calma piatta.

Era stato svegliato ad un’ora assolutamente indecente, aveva dovuto arrancare fino all’ufficio dell’Hokage, che lo aveva spedito alle porte del Villaggio per accogliere una delegazione straniera –e il tutto mentre il cielo passava da un azzurro intenso ad un azzurro chiazzato da qualche piacevolissima e candida nuvola ad un minaccioso color nero antracite.

Giunto alle porte aveva scoperto con le lacrime agli occhi che tra i delegati impegnati a dichiarare il proprio arrivo ad Izumo e Kotetsu compariva anche un ventaglio tristemente famigliare, e aveva potuto provare il solito brivido lungo la schiena quando la padrona dell’arma in questione –che ne era certo, doveva essere dotata di antenne, o un qualche radar- si era girata e gli aveva rivolto un sorriso estremamente poco rassicurante.

Metà del tragitto fino agli uffici lo avevano dovuto percorrere di corsa, colti alla sprovvista da quel dannato acquazzone estivo, dopodiché si era ritrovato costretto ad una scrivania assieme a Temari Sabaku no a compilare documenti. Una pila infinita di documenti.

Non che la presenza di lei fosse poi così sgradita, in realtà. Insomma, si poteva dire che per quanto riguardava il fattore della bella presenza non ci si poteva decisamente lamentare.

Era quello che lei nascondeva sotto le sue buone maniere –puramente di convenienza- e sotto il suo bell’aspetto che lo terrorizzava così tanto.

Lei era… crudele. La più crudele tra le kunoichi: in un combattimento, vederla lottare era assistere ad una terribile furia distruttrice, che per carità, la rendeva oltre che una terribile nemica anche una valida alleata, ma appunto per questo motivo bisognava stare sempre molto attenti a da che parte si decideva di schierarsi.

Lei era anche dispotica, sicura di sé ed autoritaria: ferma nel dare ordini e pretenziosa per quanto riguardava il loro svolgimento. Il che pure era estremamente utile in battaglia, ma nell’ambito del quieto vivere la rendeva alle volte più terrificante pure di Yoshino Nara –perché lei, oltretutto, aveva un potere in più: quello di metterlo in imbarazzo in un modo talmente spontaneo e naturale che quasi gli faceva credere che non lo facesse di proposito.

Non erano state molte, in realtà, le occasioni in cui aveva avuto l’onore (e l’onere) di confrontarsi con lei: un fortuito caso agli esami dei chunin che lei ancora gli faceva pesare ogni volta che ne aveva la possibilità, una qualche riunione diplomatica negli ultimi tempi e beh, si erano salvati vicendevolmente la pelle in un paio di occasioni, ma nulla più.

Eppure quelle poche occasioni gli erano bastate per formulare una nuova, solidissima certezza: Temari Sabaku no non avrebbe mai, mai e poi mai palesato una qualche sua debolezza –tantomeno a lui. Ammesso che ne avesse, chiaro, il che non era poi così scontato.

E fu per lo shock –ed un quasi trauma cranico- che non riuscì a dimenticarsi quel giorno.

Perché all’improvviso, mentre nella stanza regnava solo il rumore di penne sulla carta e di pioggia che scrosciava sui vetri e batteva sulle tegole, un tuono aveva sconquassato l’atmosfera facendo sobbalzare con un mezzo urlo proprio lei, Temari della Sabbia.

Mentre la sorella del Kazekage cercava di riprendere il controllo della situazione, portando a sua difesa il fatto che a Suna un temporale e tutto ciò che ne derivava era un evento più unico che raro e che era assolutamente normale che una persona così poco abituata potesse esserne colta alla sprovvista, una delle colonne portanti dell’universo di Shikamaru si era crepata. All’inizio lievemente, quasi impercettibilmente.

Ma quella minuscola crepa aveva finito con l’allargarsi e l’estendersi, facendo cadere l’intonaco ed allungandosi dal basamento al capitello, mentre la kunoichi più crudele della Terra del Fuoco, l’unica donna che riuscisse a terrorizzarlo ancor più di sua madre stringeva i denti, corrugava la fronte ed aggrottava le sopracciglia, continuando imperterrita il proprio lavoro ed imponendosi di non sobbalzare ad ogni nuovo boato.

Era stato allora che il perfetto universo di certezze di Shikamaru Nara era crollato: era stato allora che, mentre quel temporale scuoteva il cielo, lui aveva per un solo istante abbassato la guardia. E in quel solo, piccolo istante si era concesso un sorriso, rivolto a quella ragazza che tentava così disperatamente di mantenere salde le apparenze.

E per sbaglio, o per destino, lei colse quel piccolo, ininfluente istante: quell’attimo di intenerimento, quel sorriso.




« Per caso c’è qualcosa che ti diverte, moccioso?! »

E mentre osservava pietrificato Temari alzarsi minacciosa ed impugnare il suo ventaglio, Shikamaru Nara realizzò che quella crepa non avrebbe avuto alcun problema a rimarginarsi.






Note:

Ehm. Tadaaaahn˜♥!

Sì no okay, va bene, lo ammetto, faccio schifo e l’ultimo aggiornamento è stato *conta sulle dita* nove mesi fa. Beh, è stato il periodo di gestazione ed ora partorisco una nuova, brrr, fic. O.O

Che poi nemmeno la definirei tale, perché a tutti gli effetti è una cosa senza alcun senso uscitami a causa di un bellissimo temporale di montagna, che non ha né capo né coda ma è un po’ un insieme di frasi sconnesse –con un finale che è un tentativo di parodia di un finale troppo zucchero&ooc nel mio stile.

Ci tengo solo a far notare le definizioni: “kunoichi più crudele” e “più terrificante di Yoshino Nara” che sono a tutti gli effetti parole del nostro amato (e per questo bistrattato” Nara. ♥

In ogni caso, spero sia di vostro gusto ♥

*scappa a nascondersi*

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Capitolo 14
*** Femmes Fatales ***


Femmes fatales
Why don’t we try something different?

 


 

She’s a maniac,
maniac, I sure know
Maniac– Michael Sembello

 
 
 


Ansiti, gemiti, parole sussurrate premute contro la pelle, seguite da una risata maliziosa:
« Ho un’idea per movimentare la situazione. »
Lei si sporge verso il comodino e recupera al volo qualcosa da un cassetto; torna al suo posto, sedendosi a cavalcioni su di lui che la osserva divertito, con un sopracciglio alzato. Fino a che non rivela le sue vere intenzioni, facendo roteare attorno ad un dito un paio di manette: a questo punto nello sguardo di lui appare un’ombra di preoccupazione.
« Temari? »
Lei lo zittisce lasciandogli un veloce bacio sul petto ed allungandosi con un ghigno, legandogli i polsi alla spalliera del letto con un gesto fin troppo rapido - tanto che lui nemmeno ha il tempo di decidere se quella sia un’idea pessima o piuttosto la cosa più bella che possa capitargli che già si ritrova intrappolato, con lei che da sopra lo fissa soddisfatta.
Temari si china, catturandogli un labbro coi denti, mentre con una mano gli slega i capelli; forse, si ritrova a pensare lui, quella novità può rivelarsi anche più interessante del previsto. Per questo resta spiazzato quando lei, d’un tratto, inizia a ridere sulle sue labbra, gli tira una manata sul petto e sempre ridendo si alza, aggiustandosi la sottoveste e dirigendosi come se niente fosse alla porta.
Sulla soglia si volta, rivolgendo uno sguardo quasi impietosito al suo ragazzo che, ammanettato al letto, la sta fissando con gli occhi sgranati e la bocca spalancata, incapace di spiccare parola per la sorpresa e per la delusione. Poi alza le spalle e lo saluta con la mano, un sorriso stampato in volto: « Mi spiace Nara, ma questa sera il telecomando è mio! »
 
 
 
 
 
 
« Seccatura dannazione, torna qua immediatamente! »
« Rinunci per sempre ai tuoi diritti sulla televisione? »
« Non ho alcuna intenzione di fare il tuo gioco! »
« Allora divertiti, amore. »
 
 
 
 
 
 
 
Note:
Ehm. Questa temo mi abbia costretta ad alzare a giallo il rating della raccolta XD
Per una volta non pubblico dopo millenni, yeeee! E’ tipo un miracolo! Ma che volete farci, sono sotto esami, e quando ho da studiare riesco anche a farmi venire voglia di scrivere pur di non studiare. ♥
Ora, sperando che l’HTML decida di farmi il favore di mantenere la mia bbbella formattazione, che dire: mi era venuta in mente questa scena tipo millenni fa, solo che non ho mai avuto voglia né coraggio di metterla giù. Alla fine ho deciso di trasformarla in una Drabble, ma visto e considerato che quando decido di far qualcosa questa deve venir diversa per forza s’è trasformata in una Flashfic.
Preciserò, tanto perché generalmente quando credo si essere stata chiara scopro il contrario: Temari ha approfittato della situazione per fregare Nara ed impedire l’ennesima litigata (vincendo lei a tavolino) per scegliere che programma guardare alla televisione. Eh, so che qualcuno tra voi (*coff*Clà*coff*) aveva sperato nella lemon: ma nah, non ho in programma di mettermi a scriverne 8D
E vabbè insomma, spero non faccia schifo del tutto, e qua vi lascio!
Uh, ne approfitto per un po’ di sana pubblicità! Il nero forum ha aperto la sua pagina Facebook, fate un salto se vi va, abbiamo i biscotti!  http://www.facebook.com/TheBlackParadeBlackIsBack
 

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Capitolo 15
*** Compromises ***












Compromises
Di neve, compromessi e bevande innocentemente alcoliche.

 
 
 
 


 

Giorno #11
Prompt: Vin Brulé

 

 

 
 


 
 
 
 
Definitivamente, aveva superato ogni umano limite.
Lei, che era una persona seria, non si era lamentata quando Gaara l’aveva strappata al caldo di Suna che in quel momento tanto rimpiangeva per spedirla nella gelida e bagnata Konoha. Gli ordini sono ordini, si era ripetuta percependo la temperatura abbassarsi man mano che si avvicinava alla Foglia. E la sua etica le impediva assolutamente di disobbedire ad un ordine del Kazekage in persona.
Si era fatta il solito viaggio di tre giorni, aveva il naso gocciolante e ogni malanno possibile a causa del brusco cambiamento di clima, aveva dovuto arrancare letteralmente nella neve per poter raggiungere la sua locanda in cui, a quanto pareva, l’esistenza di stufe o fonti alternative di riscaldamento era ignota: ma non aveva mosso ciglio.
Era una jonin di Suna, dannazione.
Lei era abituata a combattere, alle glaciali temperature notturne del deserto, alla fatica e al duro allenamento!
Se si fosse trattato solo del clima avverso, del dover trascorrere il periodo natalizio costretta lontano da casa o della politica di risparmio legata agli alloggi degli ambasciatori stranieri sarebbe stato tutto sopportabile. Ma fare da balia a quello là, quello andava oltre le sue capacità di sopportazione: era impensabile che Temari Sabaku no potesse passare le sue giornate a rincorrere quel ragazzino viziato, lagnoso e pesaculo, che riusciva in qualche modo a far saltare anche i suoi allenati nervi d’acciaio.
Nel corso della settimana aveva dovuto tollerare improvvisi assopimenti nel mezzo delle riunioni o al di sopra di una pila di scartoffie, ritardi incresciosi, borbottii, sospiri e lamentele vari, per non parlare della nuova sfida: il dover bloccare ogni suo tentativo di deviare il suo percorso verso una qualsiasi fonte di calore, perché ne era certa. Non se ne sarebbe più staccato.
Ed era riuscita, nel bene o nel male, con qualche minaccia più o meno velata e l’aiuto di tanta pazienza e del suo ventaglio a non ucciderlo, mutilarlo o anche solo a non procurargli un piccolo trauma cranico (che sicuramente non avrebbe potuto fargli che bene, secondo il suo modesto parere). Ma era riuscito, alla fine, a risvegliare del tutto la sua sete di sangue.
Si trovava nel palazzo dell’Hokage e, con la sua solita formale cortesia, stava coltivando le pacifiche e sane relazioni che Suna aveva nel corso del tempo costruito con il circondario, in attesa dell’inizio della riunione tra i rappresentanti dei vari Villaggi alleati. Si trattava più che altro di un piccolo incontro con valenza prettamente simbolica: il periodo era di relativa pace, non c’era poi molto su cui discutere. Semplicemente, si voleva dar prova dell’unione delle alleanze in prossimità del Natale: era proprio a causa della sostanziale leggerezza dell’occasione che Gaara senza troppe remore si era inventato come scusa un impegno pressante che lo trattenesse entro i suoi confini e aveva rifilato alla sorella il compito di occuparsi della faccenda.
E Temari se ne stava nel mezzo di quelle chiacchiere allegre, un sorriso stampato in volto e la diplomazia nelle vene, a pensare che forse quella piccola incombenza sarebbe potuta anche risultare, alla fine, piacevole, quando ricordò come un fulmine a ciel sereno l’unico incarico di una certa importanza che le fosse stato assegnato per la serata.
Un piccolo discorso – niente di speciale, aveva precisato con un sorriso piuttosto inquietante e forse anche crudele Tsunade – che avrebbe dovuto tenere assieme a un rappresentante di Konoha. Era stato obbligato apposta a partecipare l’unico suo quasi-coetaneo almeno in parte partecipe alla vita politica del Villaggio: come gesto simbolico, per esprimere l’impegno dei giovani, pronti a prendere le redini una volta giunto il loro momento. Fin là nulla di tragico, se non per un piccolissimo  dettaglio.
Dove diamine era andato a finire Nara?!
 
 
E così, dopo aver constatato effettivamente la non presenza del maledetto alla riunione, si era ritrovata a coprirsi alla bell’e meglio con la prima cosa pesante capitatale a tiro e a correre nel mezzo della tormenta, diretta al luogo in cui certamente lo avrebbe trovato a poltrire sereno ed ignaro. E allora lo avrebbe ucciso, per tutto quello che l’aveva costretta a passare in quei giorni. E in quelli precedenti.
E anche per quello che le avrebbe fatto passare quando lo avrebbe ritrovato nell’aldilà, già che c’era.
Sbuffò una nuvoletta di vapore e si soffiò sulle mani intirizzite quando, dopo fin troppo tempo, individuò il viale che portava a casa Nara: c’era una luce accesa in corrispondenza della cucina. Bingo.
Si diresse sicura all’ingresso e bussò ripetutamente, decisa e minacciosa: poco le importava che i signori Nara potessero essere a casa, certamente avrebbero capito e condiviso con lei il sentimento di esasperazione che chiunque avesse a che fare con Shikamaru si ritrovava, presto o tardi, a provare.
Eppure dall’interno non le giunse risposta.
Tentò nuovamente, questa volta chiamandolo imperiosa, ma nulla: possibile che la stesse volutamente ignorando? Nemmeno da domandarselo, certo che era possibile – anzi, era probabile. Con un basso ringhiò tentò di spingere il portone d’ingresso pronta eventualmente a forzarlo e lo trovò, con sua sorpresa, aperto.
Si fece avanti e si levò gli stivali esitante, guardandosi attorno circospetta, ma non individuò pericoli né tantomeno cenni di vita: forse erano tutti usciti e avevano scordato accesa la luce… Si diresse a passi felpati verso la cucina, decisa a verificare effettivamente la sua teoria, e lo vide.
Seduto sotto un kotatsu, la testa poggiata al piano di legno e tazza e teiera davanti a sé: come volevasi dimostrare.
Certamente la prima cosa che avrebbe fatto, se di lui fosse rimasto qualcosa, sarebbe stato implorare l’Hokage di assegnarle un altro fardello. Anche Naruto, piuttosto: per lo meno quel mezzo scemo un po’ di entusiasmo per le cose che doveva fare riusciva a trovarlo – forse anche troppo, ripensandoci.
Temari respirò a fondo, contando lentamente fino a recuperare l’autocontrollo: dopodiché si avvicinò piano alla figura stravaccata dinanzi a lei e, con la punta del piede, provò a scuoterlo.
« Nara ». Tentò, a mezza voce.
« Nara ». Uscì più come un ringhio.
« Shikamaru Nara, alza il culo! » Sbraitò infine, assestandogli un calcio capace di ribaltarlo e catapultarlo disteso sul pavimento.
Lui finalmente parve recuperare il contatto con la realtà, tanto che sbatté un paio di volte gli occhi, cercando di mettere a fuoco l’elemento disturbatore, mugugnò qualcosa con voce impastata e schioccò la lingua, seccato. Dopodiché, con uno sbuffo, ritornò senza aggiungere altro a sedere e si spalmò nuovamente sul tavolo.
Ecco, questo era il tipico atteggiamento da evitare in una situazione di per sé pericolosa: il comportamento corretto sarebbe dovuto essere, nell’ordine, inginocchiarsi, implorare perdono e infine seguirla fino al palazzo dell’Hokage senza emettere alcun suono o lamento.
Temari si permise una risatina: ora nessun obbligo morale la avrebbe più potuta trattenere. Lei ci aveva messo impegno, lui non aveva approfittato della sua pazienza: ne avrebbe pagato le conseguenze, semplice.
« Nara, ti rendi conto del fatto che tu dovresti essere da tutt’altra parte in questo preciso momento, vero? » sibilò con un tono che avrebbe terrorizzato anche il ninja più temerario; ma lui si limitò a mugugnare un qualcosa che suonava molto come un: “Non seccare”, per poi girare il capo dalla parte opposta a lei.
Lì per lì, Temari rimase interdetta: certo, poteva capitare che lui non reagisse totalmente al terrorismo psicologico, ma solitamente manifestava comunque qualche sintomo d’angoscia malcelato. Lui drizzò all’improvviso la schiena e rivolto a lei battè le mani più volte indicando il posto accanto al suo, con espressione seria ma comunque, in qualche modo, strana. Ignorando l’invito lei si avvicinò al tavolo e si impossessò della teiera, per poi aprirla ed annusarne il contenuto senza sapere bene cosa aspettarsi – era l’unica spiegazione, per quanto assurda, che le fosse venu-
« Cosa c’è qua dentro? »
Lui sbuffò e roteò la testa con troppa foga, cercando non contento di sostenerla con le mani ma senza grandi risultati, per poi mugugnare con voce impastata: « The. »
« E dove lo avresti preso, Nara? »
« Lo ha portato Ino per i miei l’altro giorno, avevo sete e l’ho preparato! Ma mi ha fatto venire sonno ». Concluse spazientito poggiando di nuovo la testa al tavolo.
Temari impallidì, fissando ad intervalli prima la teiera piena di quello che era indubbiamente vino speziato, poi il ragazzo di fronte a lei. Il ragazzo ubriaco di fronte a lei. Il ragazzo ubriaco di fronte a lei che nel giro di pochi minuti lei avrebbe dovuto trascinare a tenere un discorso davanti ad una ventina di rappresentanti locali e stranieri. E quello là doveva essere un genio?!
Poggiò la bevanda incriminata sul tavolo e si mise alla sua altezza, costringendolo a guardarla negli occhi e scandì lentamente: « Ora, Shikamaru Nara, ti alzerai, tornerai in possesso delle tue facoltà mentali e noi andremo rapidamente al Palazzo dell’Hokage, non mi interessa come ».
Lui in risposta le afferrò incerto una manica e la tirò verso il basso, cogliendola impreparata e costringendola a sedere accanto a lui, dopodiché proclamò: « Siediti, copriti col kotatsu, dormi e taci ».
Versò nella sua tazza un po’ di quello strano intruglio, glielo sbatté davanti e la costrinse in qualche modo a finire sotto la coperta: lei fissò stranita e orripilata dalla piega che la situazione stava prendendo la tazza colma di quel liquido violaceo e dall’odore pesante di chiodo di garofano e cannella, per poi prendere un respiro profondo e sillabare: « Tu ti rendi conto del significato della parola responsabilità, vero?! »
E vedendo che il moccioso non accennava a dare segni d’intendimento, decise che lei aveva fatto quel che doveva: aveva tentato, aveva fallito. Avrebbe esposto la parte di discorso di quell’idiota, poco importava, ma non voleva più avere niente a che fare con la famiglia Nara, niente di niente! Imprecò irata e fece per alzarsi, ma venne di nuovo trattenuta: quando il ragazzino gracile che aveva conosciuto agli esami dei chuunin aveva sviluppato una stretta così tenace?
Stava giusto aprendo bocca per insultarlo, quando lui l’anticipò inaspettatamente con un biascicato: « Sei noiosa ».
Il ghigno di Temari si trasformò in un’espressione piccata: « Scusa? »
Lui roteò gli occhi con un sospiro esasperato e ripeté, sillabando bene: « No-io-sa ».
Lei alzò un sopracciglio, contando mentalmente fino a dieci per evitare di perdere il controllo e causare un qualche incidente diplomatico – anche perché, insomma, quello che in una situazione simile avrebbe dovuto ricevere critiche era senz’altro il bradipo che aveva di fronte: « Semplicemente sono una persona con un minimo di senso del dove- »
« No, è una settimana che mi stai sul fiato sul collo come una pazza isterica e guarda! », la interruppe Shikamaru alzando il tono di voce e indicando con veemenza la finestra: « Nevica, è buio, si congela, di certo nessuno là sentirà la nostra mancanza se questo vorrà dire andarsene prima da quella sala riunioni e tu sei qua a tormentarmi, nemmeno fossi mia madre! »
Temari aveva pensato ad un centinaio di risposte a tono perfette per ribattere, aveva anche già preso fiato e preparato il ringhio che di lì a poco avrebbe fatto gelare il sangue nelle vene di quel dannato ragazzino, ma non parlò. All’ultimo ingoiò le ultime parole che quello lì avrebbe dovuto sentirle pronunciare prima che lei ne consigliasse la retrocessione al ruolo di netturbino del palazzo dell’Hokage in modo da non avervi più assolutamente nulla a che fare.
Noiosa.
Bastardo di un ragazzino.
Avrebbe dovuto andar via appena inquadrata la situazione, lasciandolo nelle grinfie di sua madre una volta che fosse tornata.
Allungò il braccio ed afferrò la tazza ancora calda che le era stata piazzata davanti, ghignando di fronte all’espressione stupefatta di Shikamaru:
« Io proverò ad adeguarmi al tuo pigro e apatico stile di vita, Nara, ma dovrai sforzarti ad imparare a svolgere il tuo dovere senza che io ti debba mettere il collare, o d’ora in poi ti starò talmente col fiato sul collo da non lasciarti nemmeno più il tempo di respirare ».
Lui accennò ad una risata sommessa, allungandosi verso un’altra tazza e riempiendola di quello strano the – doveva ricordarsi di chiedere ad Ino cosa ci fosse dentro: « E la fregatura dove sta, Seccatura? »
Temari portò le due tazze a cozzare in un silenzioso brindisi, alzando le spalle e dichiarando: « E’ un semplice compromesso ».
Lui schioccò la lingua e alzò le spalle: « Un compromesso… Potrebbe anche riuscire a farci andare d’accordo ».
« Chissà, Nara, chissà ».
 
 
 

 
 
 
 
Note:
Eh, già. Potete spararmi, ammetto la mia colpa: ho scritto il finale in fretta e furia e fa schifo – e già il resto della fic non è che fosse poi un granché. Ma ho tanto da studiare e zero tempo o ispirazione, quindi Q^Q
Anyway, vediamo di dire qualcosa di intelligente prima di sparire dalla circolazione per il prossimo secolo di rito tra un aggiornamento e l’altro della raccolta:
1.      La fanfic è stata scritta per l’iniziativa “I’m dreaming of a Black Christmas” indetta dal forum The Black Parade che potete trovare, olalà, qui: http://moschenere.forumfree.it/(siamo una simpatica combriccola munita di neri dolcetti, venite a trovarci! Abbiamo anche una pagina Facebook nera nera! http://www.facebook.com/TheBlackParadeBlackIsBack) Di cosa si tratta? Il calendario nero dell’avvento che proponiamo oramai per il terzo anno consecutivo *si asciuga commossa la lacrimuccia*, perché cosa c’è di meglio di una fanfic ShikaTema in unione al cioccolatino giornaliero? <3 Insomma, mi è toccato il giorno 11 (ma và?) con il prompt Vin Brulé.
2.      Che dire sulla trama. Per una volta ho voluto provare a rovesciare la solita solfa e dipingere nella versione “disperazione et esasperazione” Temari, e non far soffrire sempre e solo Shikamaru (che al momento giace nella sua incoscienza, lascio spaziare la vostra fantasia riguardo il momento in cui si snebbierà il cervello!). In ogni caso beh, ho voluto (e lo so, non ci sono riuscita poi molto bene, anzi) per una volta far cedere Temari – è comunque orgogliosa, chissà che se colpita sul personale non decida per una volta di assecondare gli eventi e lasciarsi andare XD Come – forse - si sarà intuito, il rapporto tra i due è per il momento prettamente colleghi-quasi-amici, con questo compromesso che chiaramente va a prescindere un’evoluzione, anche se lenta e travagliata X°D Non so, questa volta non mi andava di raffigurarli già sposati-fidanzati-scopamici (…quando mai, poi?), ma ho voluto destreggiarmi un po’ con questa relazione che ancora deve svilupparsi.
Boh, che dire: spero abbiate gradito, e con questo vi saluto! Mi raccomando, andate a ripescarvi le fanfic vecchie delle mie colleghe e state sintonizzati sulle nuove! *O*

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Capitolo 16
*** Proverbs ***


Proverbs
ShikaTema Day



 


Il lupo perde il pelo
ma non il vizio;
[conoscenza reciproca]

 



 
E poi arrivavano quei brevi, brevissimi istanti passati a squadrarsi circospetti, i riflessi vigili, i nervi pronti a scattare attendendo la mossa dell’avversario.
Sapevano entrambi cosa sarebbe accaduto di lì a poco: era una battaglia dalla dinamica ormai stereotipata, ripetutasi tante volte da portarli a chiedersi se mai avrebbe avuto un esito, positivo o negativo che fosse.
Lui roteò gli occhi ed alzò distrattamente le spalle con un basso verso di disappunto, lamentandosi:
« Seccatura ».
Lei in tutta risposta gli scagliò contro, senza pensarci due volte, il primo oggetto contundente passatole tra le mani.
Davvero, quando mai avrebbe imparato?
 
 
 

 

Ambasciator
non porta pena;
[invito a pranzo]

 
 



« Maestra Temari! »
La diretta interessata si voltò sorpresa in direzione dei due bambini che, trafelati, le stavano correndo incontro. Rimase curiosa ad aspettare che riprendessero fiato; tempo pochi istanti e i due si misero sull’attenti, annunciando solennemente e ad una sola voce:
« Maestra Temari, portiamo un messaggio da parte del maestro Shikamaru! »
Lei alzò gli occhi, improvvisamente molto irritata: evidentemente il pesaculo non aveva ancora rinunciato all’usare i piccoli allievi come suoi personali araldi con la scusante del “giochiamo ai piccoli ambasciatori”.
Li incitò con un’occhiata minacciosa a parlare: « Il maestro Shikamaru si scusa per averti fatta arrabbiare l’altro giorno, e per farsi perdonare ti invita ufficialmente a pranzo! »
Temari rimase impietrita per qualche istante: quell’idiota era completamente impazzito? Intendeva forse metterla in imbarazzo di fronte ai bambini?
Sbuffò con aria arrogante. Peccato che lei fosse stata allenata a non lasciar trasparire alcuna emozione.
Con tono piatto commentò: « E per caso vi ha chiesto di riferirmi altro? Per esempio, dove dovremmo pranzare? »
Due voci squillanti esclamarono: « Nel suo ufficio! »
Questa volta, Temari non riuscì a nascondere il tono irato: « Come sarebbe a dire nel suo ufficio? »
I bambini si lanciarono un’occhiata preoccupata, continuando: « Nel suo ufficio! La maestra Temari deve comprare il pranzo, portarlo in ufficio al maestro Shikamaru e poi se vuole può anche fermarsi e mangiare. Ma solo se prende due porzioni. E possibilmente in fretta perché il maestro Shikamaru ha fame ».
Non doveva uccidere i bambini.
Loro non avevano colpa.
Temari inspirò profondamente, convogliando la sua ira nel pesaculo. Infine propose, con un sorriso che nascondeva ogni istinto omicida:
« Bambini, che ne dite di mostrare al maestro Shikamaru la tecnica che abbiamo imparato l’altro giorno? »
 



 

Buon sangue 
non mente;
[ti presento i miei]

 

 



Shikamaru lavorava in silenzio, percependo l’astio e l’odio emanati dalla figura al suo fianco.
Era una situazione snervante: l’aria era pesante, il silenzio lo opprimeva… E ogni volta che un coltello passava tra le mani di suo padre, non poteva fare a meno di provare un brivido di terrore lungo la spina dorsale.
« Shikamaru, levati quell’espressione ebete dal volto e passami il piatto ».
Il giovane Nara sobbalzò, percorso da sudori freddi, rendendosi conto di essersi messo a rimuginare fissando il bianco intonaco della cucina. Fece velocemente quanto ordinato, e trovò il coraggio di parlare:
« Senti papà, so che sei arrabbiato… »
Shikaku lo interruppe con un cenno del capo, borbottando:
« Te lo avevo detto, Shikamaru, di non lasciarti fregare. Sono felice per voi, davvero, ma guardaci! Già era un inferno prima, quando lei era da sola, ora che sono in due… »
Ed era vero.
Yoshino e Temari terminato l’eccezionale e stressante pranzo della domenica si erano rifugiate dalla calura estiva nell’ombra del giardino, con i loro discorsi da seccature, schiaviste e quant’altro. I due uomini di casa Nara, invece, avevano ricevuto l’ingrato ordine di pulire. Tutto.
E “tutto” pareva non avere mai fine.
Shikamaru deglutì: probabilmente suo padre avrebbe serbato rancore nei suoi confronti fino alla fine dei suoi giorni.
 
 


 

Chi semina vento
raccoglie tempesta;
[l’essere padre]





 
Il momento era arrivato: finalmente si sarebbe scoperta la verità, si sarebbero realizzati dei sogni o infrante delle speranze.
In entrambi i casi l’ambizione era quella di riuscire finalmente a trovare un alleato in più, e il timore era quello di finire col dover sopportare qualcuno fatto della stessa pasta dei propri aguzzini o, a seconda dei punti di vista, delle proprie pesanti palle al piede.
E infine, l’infermiera uscì.
Shikamaru non ebbe nemmeno il tempo di angosciarsi, di pregare un’ultima volta, di tapparsi le orecchie per continuare a non sapere che questa esclamò allegra:
« E’ una femmina! »
Aveva di nuovo vinto lei.
 
 
 
 
 
 





 
Note:
 
BUON SHIKATEMA DAY! ♥
Beh, son riuscita a finire di scrivere prima della fine della giornata no? XD
Okay, so che è un’oscenità, mi spiace ç_ç Comunque, quest’idea delle storie legate dai proverbi mi è venuta ancora in periodo esami, ma ho avuto voglia modo solo ora di tirarla giù ;D
Non credo ci siano spiegazioni da fare… Sono solo dei piccoli momenti in qualche modo legati, tutti stupidi e molto fluff, una cosina tranquilla (… come tutta questa raccolta del resto)
Che dire: altra iniziativa del nostro bellissimo forum The Black Parade (http://moschenere.forumfree.it/): mi raccomando, ci sono tante altre fic delle mie colleghe! Godetevele! ♥

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Capitolo 17
*** Gossip ***


*Riferimenti molto espliciti all’episodio 316.*

 



 


 
Gossip;
 







 
« E insomma piaci da morire eh? »
Temari lanciò un’occhiata distratta all’elemento di Konoha che, ancora una volta, le era stato affibbiato per rendere se possibile meno sopportabile il già ingrato compito di gestire le scartoffie, ben attenta a non lasciar trasparire altro se non piatta e fredda indifferenza.
Senza dire una parola riportò l’attenzione sul lungo inventario delle provviste recuperate dagli accampamenti, e sospirò rassegnata: « Renditi utile, controlla quelle casse ».
Ovviamente, lui non si mosse.
Si limitò a continuare a fissarla apparentemente apatico, la testa sorretta pigramente dalla mano. Forse, se lei avesse tirato un calcio ben assestato e soprattutto molto veloce alla pila di scatoloni su cui l’ameba poggiava, sarebbe riuscita a tumefarlo una volta per tutte senza bisogno di un contatto diretto e, quindi, senza rischiare un incidente diplomatico.
« Tu mi ignori, io ti ignoro ».
Lei alzò gli occhi al cielo, forse cercando di ricordare cosa nella sua vita passata dovesse aver fatto di tanto orribile per meritarsi un simile tormento.
« Oh, mi fa piacere che tu abbia riscoperto la tua natura di ragazzina pettegola, Crybaby », esclamò infine ad alta voce, con tono falsamente interessato. « Ma, sai, purtroppo non nutro il minimo interesse verso questa tua passione evidentemente condivisa da Matsuri e Yukata per la cronaca rosa. Per fortuna che sei donna anche per me! » Concluse Temari con una risata quasi sinceramente divertita, prima di lanciargli una parte degli elenchi e di intimargli di decidersi a fare finalmente la sua parte.
Shikamaru però non demorse. Iniziò a seguire la Seccatura, che aveva ripreso ad aggirarsi tra le troppe casse e scatoloni frettolosamente accumulati nel padiglione, sicuro di avere in pugno una vittoria al punto di non sentire il cappio freddo della morte attorno al collo – sensazione che solitamente lo faceva desistere dal folle proposito di provocare oltre un certo e ben marcato limite la kunoichi di Suna.
« Sicura che non vuoi sapere cos’altro mi hanno raccontato di interessante quelle simpatiche e loquaci ragazze? »
Portò pigramente le braccia ad incrociarsi dietro la testa, studiando sottecchi Temari che, dal canto suo, era la personificazione della compostezza e dell’atarassia. Ghignò:
« Gira voce che tu abbia perso la tua tanto decantata imperturbabilità quando si è insinuato che tu abbia una storia con qualcuno ».
Silenzio. Temari seguitò come niente fosse a compilare i suoi moduli.
« Più nello specifico… Con un ragazzo intelligente. Mi domando… » monologò, parodiando un tono realmente dubbioso, « Chi mai potrà essere? »
Crack.
La punta della matita che pochi istanti prima scorreva apparentemente inarrestabile si spezzò improvvisamente, intaccando l’attento e preciso lavoro della kunoichi: Shikamaru esultò tra sé e sé, soddisfatto per essere riuscito nel suo proposito di scatenare una qualsiasi reazione incontrollata nella Seccatura, seppur minima.
Eppure il senso di onnipotenza – per una volta aveva vinto dannazione, per quanto gli dolesse ammetterlo si trattava di un evento epocale! – sbiadì lentamente quanto lo notò.
Era durato una frazione di secondo, ma il suo cervello era riuscito comunque a recepirlo: per un solo istante aveva incrociato il suo sguardo con quello della Seccatura, e vi aveva letto… Imbarazzo?
Il suo geniale intelletto stava ancora cercando di trovare un senso alle informazioni recepite che Temari recuperò il suo solito sopracciglio alzato ed il suo tipico sorriso strafottente, commentando acida: « Mi stai infastidendo ».
Lui con un’alzata di spalle sottolineò, decidendo di tralasciare momentaneamente l’analisi comportamentale di quell’assurdamente criptica donna: « Sai che è la cosa che mi diverte di più ».
Questa volta fu Temari ad avvicinarsi ridacchiando ed insinuando maliziosa: « Dal momento che tieni così in considerazione il parere di Matsuri e Yukata, dimmi: ti hanno spiegato anche la loro teoria riguardo come si dovrebbe interpretare un simile atteggiamento in un ragazzo? »
Shikamaru sudò freddo: chiaro che non avevano perso occasione per riempirgli la testa delle loro congetture e parallelismi assurdi, ma era un dettaglio che per ovvie ragioni si era premurato di escludere dalla conversazione.
Sbuffò seccato e con un borbottato: « Dà qua » le strappò di mano parte delle scartoffie, proponendosi di mettersi a compilarle dalla parte opposta del padiglione - unico espediente rimastogli per poter chiudere quell’improvvisamente pericolosa conversazione senza rischiare di compromettere un tutto sommato dignitoso pareggio. E per evitare di dover vedere il tipico lampo vittorioso attraversare lo sguardo di Temari, nonostante se lo sentisse puntato alla nuca.
Alzò gli occhi al cielo, sospirando: fortunatamente aveva sempre avuto la grande capacità di capire quando fosse il momento di ritirarsi da una battaglia uscendone indenne… In particolar modo quando si trattava di lei.
 
 
 
 
 
Note:

Ssssalve! Piccola idiozia che avevo in testa da qualche tempo… Sì, in sostanza da che ho visto questo filler. 8D
E sì, blablabla, son filler quindi non valgono una cippa, ma sapete che vi dico? Finché sono ShikaTema a me va più che bene 8D Quindi, non ho saputo trattenermi dal scrivere una cosa del genere! Stupida quanto volete ma me l’hanno servita su un piatto d’oto, altro che argento XD
Devo fare solo qualche specifica prima di lasciarvi scappare a recuperare la vista con una qualche fanfic più dignitosa: prima di tutto, un punto che Vitto (michiyo1age) mi ha gentilmente fatto notare – me lo aveva detto già a suo tempo, sì, ma il mio limitato cervellino recepisce solo alcune informazioni e tralascia quelle importanti. Ebbene lei, che studia giapponese, sostiene che la traduzione “Temari already has someone she likes” fatta per l’episodio sia errata in quanto la frase “Temari-san kareshiga imasu kara” significa proprio “Temari ha già il ragazzo”. Certo, nessuno li dà per canonizzati e va presa come una supposizione delle due ragazzine, ma! Si tratta di precisione filologica v.v
Poi, non so se si capisce, probabilmente no, i due in questo contesto si piacciono a vicenda ma ancora si rifiutano di ammetterlo. Shikamaru parte con le sue frecciatine forse un po’ malizioso, forse senza avere veramente idea di essere la vittima designata dei sentimenti di Temari, fatto sta che lei al contrario mira dritto al cuore.
E oh, per una volta ho inserito dei sentimenti diversi da odio/ribrezzo/orgoglio/istinto omicida! Infatti ho il terrore dell’ooc O_O Se vi va fatemi sapere che ne pensate. XD
Che altro dire… PER UNA VOLTA NON PUBBLICO PER UN’INIZIATIVA 8D
E a questo proposito, se volete, abbiamo organizzato un’altra giornatina nera nera per il 23 Agosto, in occasione del compleanno di Temari: non siate timidi, se volete partecipare siete i benvenuti! ^^ Trovate le informazioni del caso qui: http://moschenere.forumfree.it/?t=66313227
Ovviamente se voleste avvisare della partecipazione senza entrare a far parte del forum non è un problema, potete tranquillamente mandarmi un MP o comunicarlo sulla nostra pagina Facebook (https://www.facebook.com/TheBlackParadeBlackIsBack) <3

 
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** Flowers ***


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Flowers
 

 
 
 
 

 
 
 
 
 
« Potresti regalarmi dei fiori ».
Shikamaru sospirò. E dire che era riuscito a calare un meraviglioso silenzio, tra loro, nel corso di quegli ultimi cinque minuti. Si era quasi illuso che sarebbe potuto durare, e che lei in fondo potesse essere una persona capace di rilassarsi.
« È anche il mio compleanno », sottolineò lei in tono eloquente, per nulla scoraggiata dal rassegnato silenzio che aveva ottenuto in risposta - vano tentativo del suo indolente interlocutore di farle credere che quelle parole, catturate dalla brezza, non fossero mai giunte alle sue orecchie.
« Negli ultimi mesi hai compiuto gli anni almeno cinque volte, sai? » sospirò lui.
Quella ricorrenza pareva cadere provvidenzialmente, nello specifico, in occasioni quali il trasporto di scatoloni, la compilazione di scartoffie, il saldo dei conti nei ristoranti o addirittura il dover presenziare ad una qualche mortalmente noiosa ed inutile riunione. In sostanza, aveva tutte le motivazioni per non prestare a quella semplice frase, sentita fin troppe volte, più attenzione del dovuto.
Normalmente di fronte all’evidente inefficacia, sul Nara, di una simile argomentazione, si passava poi alle minacce – estremamente più convincenti, soprattutto se si tiravano in ballo un certo fratello non troppo tempo prima conosciuto per la sua furia omicida e l’altro che, beh, spaventava già solo per l’aspetto. Ma per una volta Temari si limitò a lapidare le sue parole con un ampio sorriso, continuando ostinata: « Scommetto che la tua amichetta ti ha riempito la testa di nozioni sul significato dei fiori, sono veramente curiosa di sapere quale, secondo te, mi rispecchia maggiormente! »
Lui ruotò il volto di quei pochi gradi utili ad avere una parziale ma sufficiente visuale della Seccatura che, seduta con le ginocchia raccolte sul suo prato e all’ombra del suo albero, nel suo ormai ex posto segreto, continuava a sorridere sorniona, divertita dal nuovo stratagemma escogitato per metterlo in imbarazzo. Attività in cui negli ultimi tempi si dilettava di frequente dal momento che, inevitabilmente, aveva constatato di riuscire nella maggior parte dei casi ad ottenere la reazione desiderata – cioè, una fuga in extremis volta al nascondere il rossore sul collo e la mancanza di una qualche arguta risposta a chiudere il solito battibecco.
 Ma Shikamaru era un ragazzo che poteva vantare un certo quoziente intellettivo, il che non era un elemento da sottovalutare. Certo, alla fine la scelta di ritirarsi era sempre un’opzione valida e, in passato, era addirittura stata premiata: ma, poco ma sicuro, era una strada da intraprendersi solo dopo aver esaurito tutte le armi a disposizione e, quindi, dopo uno studiato combattimento.
E lui aveva tutte le capacità e le competenze necessarie per poter trasformare quella che per un qualsiasi sventurato costretto a confrontarsi con il velenoso sarcasmo della kunoichi sarebbe risultata senza dubbio in una fulminea sconfitta, in una vera e propria guerra di trincea. Una battaglia di logoramento fatta di stoccate ed affondi, di parate e di contraccolpi. Una sticomitia che aveva come ingredienti concentrazione, arguzia e capacità di previsione: era come una partita a scacchi, e doveva ammettere di trovarsi di fronte ad un avversario temibile.
« Beh », rispose infine concedendosi un ghigno, « chiaramente l’ortica ».
 
 





 
Okay, forse quel pomeriggio i suoi fidati neuroni avevano deciso di prendersi una pausa.
 
 
 
 




« E che fiore sarebbe? »
Shikamaru nascose un sospiro di sollievo: grazie ai Kami la passione per serre, vasi e vegetali importati nel deserto dalla Seccatura non era riuscita ad estendersi ad una pianta spesso dimenticata pur dalla verdeggiante Konoha… E ragionevolmente.
A quel punto doveva solamente inventare un qualche giro di parole che la potesse accontentare, senza però costringerlo a rivelare che la sua scelta era ricaduta proprio sull’ortica per via del suo primo significato, facilmente intuibile per chiunque fosse a conoscenza delle proprietà urticanti delle sue foglie: crudeltà.
Pienamente azzeccato, e chiunque l’avesse mai vista combattere avrebbe certamente concordato con lui.
Tralasciando poi il fatto che, secondo quanto diceva Choji, nonostante le ovvie difficoltà materiali nel coglierla, poteva risultare particolarmente gradevole se bollita ed unita a risotti ed altre pietanz--- Che?!
Scosse la testa orripilato, cacciando dalla sua mente quell’assurda e totalmente inaccettabile sottospecie di metafora.
In ogni caso, ovviamente, erano entrambe risposte che non poteva darle.
« E’ una pianta », spiegò lentamente, prendendosi il tempo di soppesare ogni singola parola: « Le credenze popolari vogliono che le sue foglie abbiano la mistica proprietà di impedire ai fulmini di abbattersi sui terreni di chi le conserva come amuleto, e che tengano il malocchio lontano dalla propria casa ».
Lei lo squadrò scettica, un sopracciglio lievemente alzato ed indecisa se ridere o meno: « E tutto questo che attinenza avrebbe con me, secondo le tue proverbiali cellule grigie? »
Shikamaru socchiuse gli occhi, sorridendo vittorioso e godendosi il fresco vento che aveva iniziato a soffiare, portandosi via l’afa del pomeriggio: « E’ semplicemente un collegamento metaforico con il ruolo di un ambasciatore in un Villaggio straniero. Mi hai chiesto un’opinione ed io te l’ho data, se non ti trovi d’accordo non è un mio problema ».
Temari rimase in silenzio per qualche istante, fissando il cielo sopra di sé con aria indecifrabile: Shikamaru non poté fare a meno di chiedersi, maledicendosi per l’improvviso imbarazzo che minacciava di prendere il sopravvento, se per caso non si fosse aspettata… qualcos’altro
« E qua a Konoha è frequente trovarne? »
Shikamaru si concesse un sorriso divertito e rispose, vago: « Oh certo, è praticamente ovunque! »
Per poi rendersi conto, di nuovo, di essersi scavato una fossa con le sue stesse mani.
La Seccatura sorrise ancora, e lui fu quasi certo di aver colto un’inquietante scintillio malefico nel suo sguardo: « Dal momento che si tratta di una pianta così comune e che nonostante ciò non la conosco proprio, sarai certamente così gentile da coglierne un po’ per me, vero? »
Shikamaru impallidì, colto alla sprovvista da un’improvvisa consapevolezza: « Tu sai ».
Ma Temari continuò a sorridere, incurante del suo terrore:
« E’ il mio compleanno, Crybaby ».
 
 

 



Quella volta, realizzò Shikamaru, la ritirata non sarebbe stata poi così semplice.
 








 
 
Note:
 
Salve salvino!
La schifezzina che avete letto si configura come piccolo regalo di compleanno per la nostra adorata Temari, ricorrenza che cade proprio oggi! ♥ Quindi AUGURI! ♥♥♥
Beh, la fic credo non necessiti di grandi commenti, se non una spiegazioncina sul suo perché: partecipa infatti a una iniziativa della solita The Black Parade ♥ (http://moschenere.forumfree.it/), The flower bloomed in adversity (che sì,è una citazione da Mulan): il significato della frase riferito alla nostra kunoichi della Sabbia spero sia chiaro a tutti – è infatti indicativo della sua condizione, della sua crescita e della sua maturazione di un carattere così fantastico pur in una situazione come quella che ha vissuto nella sua infanzia. La traccia principale era semplicemente quella di scegliere un fiore o una pianta e costruire una fic attorno al suo significato: come sappiamo, in fondo, il passatempo preferito di Temari è osservare le piante – quindi, quale scelta poteva essere più adeguata? ;)
Per quanto mi riguarda, mi sono di nuovo dimostrata incapace di pensare a qualcosa di serio e me ne sono uscita con l’ortica, che come significato ha la crudeltà (in fondo, she is the cruelest kunoichi…), e l’ho messa giù un po’ scherzosa XD Ma prometto che per la prossima iniziativa sto pensando a qualcosa di più serio! Giuro! u.u
Bene, con questo io vi lascio! Vi consiglio di leggere anche le fic precedenti o successive alla mia prodotte per questa iniziativa, che meritano tantissimo!
Grazie per l’attenzione! ♥

 

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Capitolo 19
*** Chocolate ***


Chocolate
 
 




 
 
 


La situazione era critica. Un solo passo falso, e la disfatta sarebbe stata inevitabile: doveva ragionare. Ragionare, e scegliere la migliore delle vie d’uscita.
Shikamaru inspirò, concentrandosi.

Analizzare a mente fredda la situazione: la sua dolce ragazza camminava accanto a lui, inconsapevole, quel maledetto baffo di cioccolata calda sul labbro superiore che lui aveva malauguratamente notato solo grazie allo strano gioco di luci degli addobbi natalizi disseminati per la strada.

Individuare il problema: farlo presente o no alla diretta interessata? Bivio pericoloso qualunque strada lui decidesse di percorrere. Avvisarla dopo tanta esitazione ma, soprattutto, dopo aver già percorso praticamente metà dell’affollata via principale avrebbe certamente comportato la funesta ira di Temari: tutta la vergogna provata sarebbe stata fatta convergere su di lui, colpevole di non averla avvisata prima costringendola ad una simile figura. Allo stesso modo, posticipare fino al rientro a casa o alla prima superficie riflettente che la Seccatura si fosse trovata davanti avrebbe certamente causato la prematura morte dello sventurato Nara, condannato per l’aver taciuto fino ad allora.

Shikamaru si passò la mano guantata sulla nuca, sospirando e squadrando in tralice la bomba ad orologeria che camminava accanto a lui, appoggiata distrattamente al suo braccio.
Esisteva una sola possibile soluzione, anche se non priva di rischi.

Messa in atto della strategia operativa più vantaggiosa: approfittando di una sosta della Seccatura davanti ad una vetrina che aveva attirato la sua attenzione, senza dire una parola si avvicinò e le lasciò un veloce bacio a fior di labbra – sufficiente però ad eliminare il problema in modo assolutamente insospettabile.

Tornò come se niente fosse accaduto ad osservare la vetrina davanti a sé, ignorando l’occhiata penetrante di Temari e sapendo che, anche se non lo vedeva, c’era un sopracciglio alzato rivolto a lui.
Dopo un lungo momento, lei domandò atona: « Perché? »
Lui alzò le spalle, simulando indifferenza: « Deve esserci un motivo? »
A livello teorico a una ragazza una simile uscita avrebbe dovuto far piacere – o almeno, faceva parte della lista di frasi o gesti melensi che gli aveva stilato Ino, in previsione delle innumerevoli occasioni in cui lui si sarebbe rivelato troppo noioso o banale per trattare decentemente la sua donna.
Temari invece gli rifilò una gomitata nelle costole a sorpresa per poi riprendere a passeggiare, lasciandolo indietro a recuperare fiato con un ringhiato: « Credevo di averti detto che non sopporto lo zucchero in pubblico ».
Shikamaru sospirò, sconsolato: prima o poi sarebbe riuscito a capire come doversi comportare con lei… Fino ad allora, gli sarebbe bastato limitare i danni.

Ed imparare a schivare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note:

Ed eccomi qui!  Decimo giorno d’Avvento, continua il folle ma per ora ancora in vita progetto mio, di DirtyCharity e Yangrine: “Three were the pillars: immortal, wisest and fairest of all flies

[Avvento Total Black: noi resistiamo.
Fino alla fine.]

Regalare cioè al popolo Efpiano 25 giorni di assoluto nero!
Questa è dunque la decima fanfic della serie… Non ho avuto la forza stavolta di aggiornare la long, perché domani sarà una giornataccia e non avevo il tempo materiale di mettermi a pensare a qualcosa di più lungo di una flash, perciò mi sono data a questa stupidaggine assoluta – che lo è, sono consapevole del fatto che l’idea sia la peggio cosa che la mia testa potesse partorire, e quando mi sono messa a pensare cosa scrivere ero seriamente intenzionata a fare qualcosa di potenzialmente serio, ma questo è uscito!
Ma mi raccomando, neri seguaci! Correte a leggere le fic delle mie compagne, che meritano tantissimo!! ♥
Alla prossima, dunque!

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Capitolo 20
*** Expediences ***


Expediences



 
 
 
 

 
 
« Quindi che ci sei venuto a fare fino a Suna? »
Shikamaru rotolò sul materasso fino a ritrovarsi sdraiato su un fianco, la Seccatura di fronte a lui che lo fissava scettica.
« A trovarti », rispose candidamente prima di affondare il viso nell’incavo del collo di lei e mettersi a giocare distrattamente con uno dei suoi codini.
« Se lo dici tu ».
« Mh. »
Socchiuse gli occhi, cullato dal piacevole e perenne tepore di quel clima desertico: doveva ammettere che, nonostante se ne fosse spesso lamentato, in fondo non era così male… Specialmente in alcuni periodi dell’anno.
Temari sospirò, rassegnata. Certo era che se mai avessero finito seriamente per passare assieme il resto dei loro giorni, lei non avrebbe dovuto insistere troppo per trascorrere almeno qualche mese l’anno a Suna.
« Insomma, a Konoha fa tanto freddo da farti sembrare allettanti pure tre giorni di viaggio? »
Shikamaru la strinse più a sé, quasi sul punto di riaddormentarsi, e si lasciò sfuggire un sospiro di appagamento.
« Non hai idea ».
 
 
 



 




 
Note:
 
Salve ♥ Ammetto che la mia intenzione per oggi, tredicesimo giorno del nostro nero avvento (“Three were the pillars: immortal, wisest and fairest of all flies”, firmato Frà, Clà e Crì) era aggiornare la long (quella roba indecente insomma), ma esami imminenti, mal di testa e la nerdaggine che stasera mi porterà al cinema a vedere Lo Hobbit anziché scrivere mi ha messo i bastoni fra le ruote! Quindi ho realizzato che gli aggiornamenti per quel che la riguarda saranno ora più dilazionati nel tempo, perché per forza di cose dovrò limitarmi a scrivere un pezzettino al giorno (la chimica mi è nemica t.t)! Nel frattempo, quindi, altra piccola cosa stupida per voi, come cioccolatino ♥ Un po’ scarno, ma non temete! Ieri la nostra cara Crì per una serie di motivi è stata impossibilitata a postare quindi, mi dicono dalla regia, se va tutto bene oggi cioccolatino doppio!! (È pure Santa Lucia, meglio di così!)
Che dire di questa cosa… Spero si capisca: se così non fosse, beh, chi non vorrebbe come Shikamaru avere la possibilità di migrare in un posticino caldo quando è inverno e fa freddo? E per una volta non li ho fatti uccidere a vicenda, è un traguardo! Forse mi sto rammollendo…
Anyway! Alla prossima! ♥

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Capitolo 21
*** Cold Weather ***


Cold Weather
Only know you love her when you let her go
 
 
 
 
 
 
 



Per quanto si sforzasse, Shikamaru non riusciva a comprendere.
Aveva bramato il momento in cui, dopo una sfiancante settimana di derisione, insulti più o meno velati, autoritarie coercizioni, violenti risvegli e pisolini interrotti avrebbe assistito alla partenza di Temari.
In piedi al limitare di Konoha aveva osservato la sagoma della Seccatura rimpicciolirsi fino a svanire all’orizzonte, tra gli alberi appesantiti dalla neve, l’eco del loro ultimo punzecchiarsi che ancora gli risuonava nelle orecchie.
E davvero: pur concentrandosi, non era proprio in grado di spiegarsi perché si fosse accorto del freddo pungente di quel giorno invernale solo una volta rimasto solo.
 
[100 parole]
 
 


 
 
Three were the pillars
 




Note:

Okay sì, volevo aggiornare la long stavolta e uscirmene con qualcosa di più di questa drabble piccola, insulsa e pietosa, ma abbiate pietà: ho avuto un esame stamattina e sono di nuovo a studiare per il prossimo di venerdì ç_ç Insomma, non ho materialmente avuto tempo di far più di così: pazientate ancora un po’!
Il cioccolatino del giorno però, nonostante tutto, non poteva certo mancare! E quindi boh, mi sono liberata di questa canzone (Passenger, Let her go) che mi sta assillando già da un po’ 8D
Spero che il senso si capisca! Vi saluto, ricordandovi che oggi inizia la Novena del forum The Black Parade! Mi raccomando, state sintonizzati! Da oggi fino al 24, cioccolatino giornaliero doppio!! ♥

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Capitolo 22
*** Flu ***


Flu
 
 



 
Shikamaru gemette sconsolato, lanciando con malagrazia il termometro sul comodino.
« Non ci voglio credere ».
Temari sospirò, esasperata: quanto ancora sarebbe andata avanti quella storia?!
« Non solo ho dovuto farti da infermiera gli scorsi due giorni, assecondando ogni tua insulsa richiesta e faticando come mai per far fronte ad ogni tua seccante esigenza – e non dire di non averne approfittato », perseverò lui: « ma non contenta sei riuscita anche a passarmi l’influenza! »
Lei in risposta gli lanciò un cuscino, rotolando sul fianco: « Mi pare però che tu abbia apprezzato il momento del contagio, Nara ».
 
[100  parole]
 
 
 
 



 
Note:

Okay, giuro che la finisco con le drabble dementi e la prossima volta aggiorno la long. Parola di scout. A parte gli scherzi, ho dato il mio ultimo esame per questo mese, perciò sono lievemente più rilassata di prima – ma soprattutto, sono a casa *la dura vita di uno studente fuori sede* perciò avrò molto più tempo e calma per scrivere come si deve! Perciò, sopportate anche questo obbrobrio ♥ Che ho scritto ora, dopo aver scritto e pubblicato anche per la Novena: due fic in poche ore, abbiate pietà di me XD Che partecipa sempre alla solita iniziativa “Three were the pillars: immortal, wisest and fairest of all flies”: annerire Efp di nero per ben 24 giorni! Leggetevi le fic delle mie compari Clà e Crì mi raccomando! ♥

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Capitolo 23
*** Dreams ***


Dreams
 
*Spoiler capitolo 678*
 
 






 


 
 
ShikaTema Day 2014












 
« E quindi? »
Shikamaru inclinò lievemente la testa, lanciando un’occhiata apatica alla fautrice di una domanda tanto priva di contesto o senso. Temari si avvicinò lievemente, alzando il viso per puntare gli occhi nei suoi – quando era diventato tanto alto?
« Il tuo desiderio più recondito », ghignò: « di che si trattava? »
Lui sbuffò, alzando le spalle con finta noncuranza: comunque la Seccatura lo avrebbe torturato finché non avesse sputato fuori la verità, e lui era troppo stanco per i loro abituali scontri dialettici.
« Futuro », sospirò, « passato e presente ».
Lei gli strinse quasi inconsciamente la mano, distogliendo lo sguardo e fissandolo nel vuoto; il Crybaby era cresciuto, ma anche se non era scoppiato a piangere di fronte a lei l’aveva di nuovo costretta a confrontarsi con quelle stesse emozioni che un tempo aveva biasimato. Eppure, questa volta sentiva anche lei un enorme peso nel petto e non se la sentiva proprio di pensare che potesse essere sbagliato.
Lui le passò stancamente un braccio attorno alle spalle e tossicchiò un po’, come a voler rompere la tensione: « E tu? »
Lei recuperò il suo sorriso strafottente, abbracciandolo e sussurrando ad un soffio dalle sue labbra:
« Un Nara meno schifosamente pigro ».
Si accoccolò tra le sue braccia sapendo che Shikamaru gliel’avrebbe data vinta ancora una volta, e chiuse gli occhi ripensando al suo illusorio angolo di paradiso: presente. E dolci ricordi.
 
 
 
 









 
Note:
 
Okay uccidetemi pure! No, dico davvero.
ShikaTema Day 2014, forse l’ultimo se Iddio (alias Kishi) avrà la grazia di finire finalmente ‘sto sofferto manga (e oramai direi che ci sono buone speranze che si finirà in nero quindi…). E io me ne esco con dieci righe scritte non so come e che NON rileggerò per non cancellare tutto o domani non avrei proprio nulla da propinarvi. Perché sì il 25 mi laureo eppure sono attualmente qua a battere note d’autore che probabilmente nessuno si cagherà perché non ho assolutamente voglia di inventarmi le domande che potrebbe farmi la commissione.
Dicendo qualcosa di sensato… Così si chiude la mia raccoltuccia, anche se il tema non ci azzecca proprio del tuttissimo ♥ è una decisione un po’ sofferta ma è decisamente la cosa migliore, a meno che non mi torni di botto l’ispirazione e la voglia di scrivere su Naruto XD Quindi, se avete seguito in silenzio la raccolta fino ad ora attendendo che fosse finita per tirare le somme una volta per tutte, vi attendo al varco 8D
Per quanto riguarda l’obbrobrio, fin dal principio avendo io assoluta mancanza di tempo avevo pensato a una drabble piccina piccina per salvarmi le chiappe… E con questo tema perché sì. Poi vabbé si è un pochinino allungata (cheggioia), quindi ecco a voi 200equalcosa parole random e suggerite da una strana musica nightcore (non chiedete che è meglio)… Il tutto per dire BUON SHIKATEMA DAY ♥ Ovviamente si rifà a Il Capitolo (678), e mi pare logico visto che è maledettamente nero e… Boh io non spiego niente, vediamo se si coglie il senso XD
Colgo l’occasione per ringraziare di cuore la mia socia, le mie mod e le mie utenti – insomma, tutta la truppa della Black Parade. Grazie per essere rimaste con noi fino ad oggi, per aver scritto anche per questa iniziativa… Nonostante tutto. ♥
PS: sì io e Clà (Dirtycharity) abbiamo avuto praticamente la stessa idea, lo abbiamo realizzato a cose fatte. Sì siamo gemelle separate dallo spazio-tempo.
Sì okay mi levo di balle, addio.

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Capitolo 24
*** Pop! ***


“Pop!”

[ ! Pesanti riferimenti al capitolo 678 ! ]
 
 
 
 
 







 
 
Shikamaru Nara inspirò a fondo: quello era decisamente il luogo ideale. Pittoresco, certo, anche quello era importante; ma specialmente isolato, ben distante da qualsiasi chiassosa, socievole o dotata di facoltà motorie forma di vita, silenzioso…
“Pop”.
Lanciò piccato un’occhiataccia – l’ennesima – alla fonte di quell’estremamente fastidioso e persistente verso, e fece un enorme sforzo – l’ennesimo – per sopportarlo in silenzio. Non poteva fare il suo gioco e fornirle così una qualsiasi scappatoia o possibilità di ribattere, non quella volta. Ma soprattutto, dopo tutta la fatica fatta per arrivare fin lassù (gli ci erano volute due settimane intere di riposini di straforo, per essere pronto psicologicamente) non aveva la minima intenzione di gettare i suoi buoni propositi alle ortiche solo per le provocazioni della sua seccante compagnia. Si fermò sul ciglio, esitante, cercando invano di elaborare una strategia vincente senza farsi prendere dal panico.
« Il monte degli Hokage, » sottolineò infine Temari, dopo aver rotto il silenzio con un nuovo “pop”, « ci sono molte cose che mi hanno lasciata perplessa, questo pomeriggio, ma il fatto che tu mi abbia portata fin qua di tua spontanea volontà… »
Lo squadrò con sospetto e proseguì tagliente: « Se la tua intenzione era trovare un posto in cui liberarti di me senza lasciare testimoni, sono costretta a ricordarti la nostra differenza di livello: prima ancora di riuscire a sfiorarmi staresti rotolando giù al Villaggio ». Per poi portare nuovamente alle labbra quel maledetto lecca-lecca e, di nuovo, togliervelo con quell’orribile “pop”.
Shikamaru levò gli occhi al cielo, cercando nelle nuvole un lontano alleato: ancora pochi minuti di sopportazione e sarebbe tutto finito.
« E cos’altro ti avrebbe lasciata perplessa, di grazia? », le chiese apatico sdraiandosi tra l’erba.
« Beh –  “pop” – per esempio il fatto che tu mi abbia realmente comprato questo », ghignò sventolandogli il lecca-lecca davanti al viso, mentre si sdraiava accanto a lui. Sottintendendo chiaramente “eppure sapevi perfettamente come sarebbe finita”.
Lui alzò le spalle, con evidente rassegnazione: « Consideralo come l’unico regalo di compleanno che riceverai oggi, mi sta già facendo soffrire abbastanza. Oltretutto non avevo scelta, visto che hai minacciato di rifiutarti di muoverti se prima non avessi accontentato questa tua minuscola richiesta. »
« Appunto, » evidenziò Temari con un sorriso sardonico: « in qualsiasi altra circostanza ne avresti approfittato per liberarti di me e andartene a sonnecchiare in giro, anziché esprimere tutta la tua virilità chiedendo un lecca-lecca al negoziante… Perché oggi no? »
« Semplicemente non avevo voglia di discutere con te, Seccatura », tagliò corto Shikamaru, ottenendo in risposta un sonoro “pop” di disappunto – ma quell’affare non sarebbe dovuto finire, a un certo punto?!
« E perché quassù, visto che il giardino dietro casa tua solitamente ti è così allettante? »
« Perché non c’è gente, e se non c’è gente non ci sono orecchie indiscrete ».
« Non mi pare che tu stia dicendo nulla di minimamente interessante… »
« Questo è perché », intervenne Shikamaru alzando la voce, ritratto dell’esasperazione, « non mi lasci iniziare una conversazione dotata di qualsivoglia senso! »
Pop”.
« Ho riflettuto, » esordì lui, lanciando a Temari un’occhiata esitante nel timore di una nuova interruzione come ah non mi dire, credevo dormissi, « una volta finita la guerra. Sai, quando siamo stati tutti messi faccia a faccia con i nostri desideri più intimi – no, non ci sperare, non te lo dico il mio –, e potrebbe essere che qualcuno si sia ritrovato nolente a confrontarsi con certi pensieri che magari non ha mai voluto elaborare perché troppo seccanti… »
Lei lo squadrò sconcertata: « Arriverai mai a una fine o stai aspettando il tramonto? »
Shikamaru la ignorò con un mezzo ringhio, continuando: « Ecco io ho ripensato al mio “desiderio”. E sì, credo che il mio stesso subconscio tenda ad adagiarsi nella soluzione più facile e indolore. Ma sono arrivato alla conclusione che, in fondo, bisognerebbe anche mettere sul piatto della bilancia anche tutto quello che c’è di positivo perciò, se per esempio consideri i miei genitori, loro passavano una netta maggioranza del loro tempo a litigare, ma non facevano proprio solo quello. Di solito ».
Temari si allontanò di qualche centimetro, titubante: « In sostanza, hai un’insolazione e delirando. Perché hai scordato di unire in modo sensato e coerente i pensieri, se non te ne fossi reso conto ».
Shikamaru sospirò, improvvisamente concentrato su una nuvola che gli ricordava in modo inquietante un sogghigno malefico, e buttò lì con una palesemente finta noncuranza: « Beh, ho pensato che forse alla fine il matrimonio non è proprio del tutto una idea da scartare ».
Fu solo dopo qualche minuto di silenzio che si decise – piuttosto terrorizzato – ad inclinare lievemente il viso, giusto per farsi un’idea della reazione della Seccatura. Che lo stava fissando con un’espressione indecifrabile, le sopracciglia lievemente aggrottate e le labbra strette ad indicare che si stava concentrando su qualcosa. Alla fine di quella che gli sembrò un’eternità, Temari si distese sulla schiena, lo sguardo fisso nel cielo, e chiese: « Quindi sarebbe questo il mio regalo di compleanno? »
Shikamaru alzò le spalle: « Mh, sì ».
« Se al ritorno ci aggiungi un altro lecca-lecca, penso possa andare ».
 
 






 
Pop”.
« Seccatura, voglio il divorzio ».
 
 
 











 
 
Note:

Sì, non avevo intenzione di scrivere altro nero quindi ho chiuso la raccolta. Ma quando venerdì scorso Clà (Dirtycharity) ha dato voce ai miei più reconditi e nascosti pensieri facendomi notare che sarebbe stato proprio brutto non scrivere niente per il compleanno di Temari, beh… Abbiamo scoperto che pur volendolo mollare questo pair non è così facile >_> Quindi! Ci siamo fornite dei prompt a vicenda per facilitarci il trapasso, e Clà mi ha dato da scegliere fra refrigerio e lecca-lecca. Inutile evidenziare la scelta XD Mi attirava troppo l’idea di Temari che infastidiva il povero Nara facendo casino col dolcetto XD
Ci sono diversi accenni al capitolo 678, quindi purtroppo chi non ha letto e perciò non ha idea di quale sia il desiderio più recondito di Shikamaru non capirà niente (ma si sarà perso una vignetta nera come pece!). In realtà non so se si capirà comunque. In realtà ho un po’ paura dell’OOC ma ho cercato di tenermi il più possibile sul zero zucchero, speriamo ç_ç

In ogni caso, postato due giorni in ritardo perché non ero a casa ma meglio tardi che mai! Buon compleanno a Tem! <3

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Capitolo 25
*** Shakes ***


Shakes
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 






« Ti stanno cercando tutti, sai? »
Temari avanzò lentamente fra l’erba umida, senza attendere una risposta che sapeva non sarebbe arrivata: d’altra parte il suo interlocutore giaceva supino, le braccia incrociate dietro la nuca e gli occhi chiusi. Chissà che sforzo immane doveva essere, per lui, pensare di aprire la bocca, espirare e far vibrare le corde vocali al fine di pronunciare una qualsiasi sillaba che dimostrasse di averla sentita. Probabilmente il suo famoso cervello ed i suoi muscoli avevano stretto il tacito accordo di ignorarsi a vicenda, quando ancora lui era nel grembo materno.
Si fermò accanto a lui e, ben attenta a fargli ombra, restò a squadrarlo dall’alto: « I tuoi amichetti ti avevano organizzato una festa », annunciò atona.
Le parve di udire un rantolo simile ad un: « Già ».
Shikamaru alla fine sbadigliò e sollevò quasi impercettibilmente una palpebra, fissandola; sospirò, si scostò lievemente e biascicò, accennando col capo al letto d’erba accanto a sé: « Doveva essere un pezzo che non tornavi a Konoha, se hai già scordato quel poco che sono riuscito ad insegnarti sul rilassarsi ». Per poi affrettarsi ad aggiungere, cogliendo il pericoloso inarcarsi del sopracciglio di lei: « Dai Seccatura, è giorno libero per entrambi ».
Temari alzò gli occhi al cielo e rassegnata si sdraiò poggiando sui gomiti accanto a lui, osservando il cielo annuvolarsi nuovamente e rabbrividendo per la brezza autunnale che, con l’arrivare della sera, iniziava prepotentemente a segnare il passaggio di stagione: il poter osservare il trascorrere dell’anno era una delle particolarità di Konoha che, abituata com’era all’immutabile clima di Suna, non riusciva a capire se le piacessero o piuttosto la mettessero a disagio.
« Dovresti mostrare più gratitudine ai tuoi amici. Non saranno sempre così comprensivi », esplose alla fine Temari, lanciando un’occhiata truce alla larva alla sua destra.
Sentì Shikamaru sbuffare, e mantenne la sua espressione severa mentre lo osservava girarsi su un fianco con sforzo evidentemente titanico, reggendosi sul gomito per arrivare a sfidare il suo sguardo da una posizione lievemente sopraelevata. Erano passati tre mesi dall’ultima volta che lo aveva visto, ma quel Nara sembrava più grande di tre anni: quei dannati ragazzini avevano l’orrenda abitudine di crescere ad una velocità impressionante.
Sorrise vittoriosa quando lui distolse lo sguardo con un sospiro, decidendo di concentrarsi sull’eradicare innocenti ciuffi d’erba la cui unica colpa era stata l’essere cresciuti entro lo spazio che li separava. « Cercano solo una scusa per far casino, Seccatura, non vedo perché dovrei trascorrere un pomeriggio a farmi sballottare qua e là mentre mangiano e bevono e urlano ».
Temari lo fulminò: « Potevi anche presentarti, fingerti compiaciuto e fuggire dal retro non appena si fosse avviata la festa, non avrebbero certo indetto una battuta di caccia per stanarti. Sai che divertimento, con il festeggiato che passa il tempo a fissare il mondo con odio cercando di mimetizzarsi con la mobilia… »
Rimasero qualche minuto in silenzio, entrambi troppo occupati ad osservare i fili d’erba che lentamente venivano strappati al terreno e altrettanto lentamente venivano lasciati cadere. Temari si rese conto con un sussulto che, più per inerzia che volontariamente, il Nara era finito a diserbare una zona più vicina a lei; tanto che, ad intervalli, un dito o il dorso della mano si trovava a collidere con la sua gamba simulando quasi una goffa carezza.
Il suo primo istinto fu, chiaramente, quello di scostarsi quel tanto che bastava da lasciare all’altro libertà di azione, eliminando il contatto indesiderato: ma con stupore si accorse di non essersi mossa. Era tutto così silenzioso, così placido, che assurdamente le sembrava che solo muovendo un muscolo avrebbe potuto violare quel momento. Era come se il suo corpo avesse smesso di prendere ordini dal cervello, e la sfiorò l’orrendo timore che un qualche virus Nara altamente trasmissibile l’avesse infine contagiata.
Temari si scoprì a rabbrividire ad un nuovo accidentale tocco di quelle nocche così inopportune, e maledì tra sé e sé la brezza fredda. Perché sua doveva essere la colpa, era inconcepibile che lei – lei! – stesse avendo le reazioni di una ragazzina, specie di fronte a quel dannato moccioso piagnone. Certo, piuttosto cresciutello, ma moccioso restava. Sperò con tutte le sue forze di non avere la pelle d’oca.
Shikamaru si riscosse all’improvviso e, pur senza fermare l’eccidio della gramigna, puntò il suo sguardo interrogativo dritto su di lei: « Ma tu eri con gli altri della festa? »
Temari alzò le spalle: « Ho avuto la sfortuna di incontrare Ino mentre tornavo al mio alloggio ».
Lui ridacchiò: « E magari eri stata mandata a cercarmi? »
Quando avevano iniziato a sussurrare? Nessuno li ascoltava, non serviva sussurrare.
« No », rispose lei accennando un sorriso: « sono fuggita ».
« E sei venuta a cercarmi? »
« Per farti ragionare ».
« Non è che tu sia stata molto convincente », evidenziò lui in un soffio.
Per tutti i Kami, le girava la testa. Perché diamine erano così vicini? Ma soprattutto, perché quel pesaculo di un Nara non si trovava un’altra zolla d’erba da sradicare? Possibile che non si rendesse conto?
Un nuovo brivido lungo la spina dorsale: oramai non sperava nemmeno più di poter nascondere la pelle d’oca. Maledetto clima di Konoha. Maledetto virus Nara che le impediva di muoversi. Maledetto-
 
 
 
 
 
« SHIKAMARU RAZZA DI INGRATO! »
« Ragazzi è di qua! »
« Certo che sei un bastardo! »
 
 
 
 
 
Maledetta Konoha.
 
 
 
 
 





Note:
… Sì ho pubblicato per festeggiare il compleanno di Shikamaru (e di Giù, tanti tanti auguri ♥) e sì l’ho festeggiato alla grande perché signore e signori per la prima volta non ho maltrattato o menomato verbalmente e fisicamente Shikamaru Nara! Sì è un evento.
E visto che la mia ispirazione è a secco ho seguito l’esempio di vitto e ci ho cazziato dentro ‘sta scena mezza autobiografica (oltretutto Clà mi aveva dato per aiutarmi il prompt-random "brividi" che ci stava un sacco) che effettivamente era abbastanza stronza da poterla usare per la ShikaTema il che ha portato ad un qualcosa di schifosamente fluff e mortalmente ooc con tutta probabilità (però son stata attenta giuro) e porca miseria per compensare mi toccherà seriamente scrivere una angst la prossima volta.
Clààààààà volevo troppo inserire un messaggio stile 007, un giorno gli storici invece di indagare libri e lettere indagheranno pagine web e scopriranno i nostri messaggi segreti e teorizzeranno una qualche cospirazione! ♥
Giuro non lo faccio più. Stavo male anche io mentre scrivevo. Ora vado a vomitare zollette di zucchero. Addio.

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Capitolo 26
*** Drier ***


Drier
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Un minuscolo ritaglio di silenzio concesse al tonfo ovattato di una fronte poggiata – o sbattuta – contro la porta di legno di entrare nella stanza, traversarla assieme a minuscole stille di vapore ed arrivare infine ad un orecchio arrossato dal calore. Accompagnato, poco dopo, da un ringhio irato.
« Apri questa porta ora ».
Temari levò gli occhi al cielo, invocando ogni divinità conosciuta affinché le concedesse il dono della pazienza, e spalancò sbuffando la porta del bagno. Uno Shikamaru ancora gocciolante protese una mano, lasciando che a parlare per lui fosse l’occhiata di puro odio rivolta alla materializzazione di ogni sua passata, presente e non-per-molto-futura seccatura.
Lei si esibì nell’espressione più impassibile che le riuscisse ed avviò l’asciugacapelli, tornando a concentrarsi sulla sua piega.
Shikamaru si trattenne con immensa fatica dall’afferrare un qualsiasi oggetto contundente e sillabò glaciale: « Si era detto che lo avresti lasciato fuori finché eri sotto la doccia, razza di ipocrita ».
Temari spense nuovamente quel dannato aggeggio e spiegò, come ad un bambino: « Non è colpa mia se ci impieghi due ore ad asciugarti i capelli ». Per poi lanciare un’occhiata di sufficienza alla mano ancora protesa del Nara ed annunciare: « Piuttosto lo lancio in vasca da bagno e ci faccio saltare in aria. Ora », proseguì tornando a fronteggiare lo specchio, « lasciami finire ».
E Shikamaru non poté far altro che osservarla mentre finiva di asciugare con estrema minuzia ogni ciuffo dei suoi preziosi capelli biondi, dedicando un’attenzione alla piega tanto estrema quanto inutile dal momento che avrebbe finito, come sempre, col raccoglierli in quei due codini a cui non avrebbe rinunciato nemmeno sotto tortura. Per un istante gli passò davanti agli occhi l’immagine di lei qualche anno prima, quando ancora i codini erano quattro e mai avrebbe pensato che avrebbe finito con l’assistere alla loro realizzazione, nel loro bagno. Oddio, come c’era riuscita?!
E pensare che la Seccatura non aveva mai fatto mistero della sua tirannia e sadismo. Forse era lui ad avere un problema.
Preso dalle sue riflessioni a proposito di destino, crudeltà del fato ed affini nemmeno si rese conto che il rumore assordante dell’asciugacapelli si era arrestato ed ora stava oscillando davanti al suo naso, mentre la sua dolce metà cantilenava: « E se devi ostinarti a tenere dei capelli da ragazza che impiegano secoli ad asciugarsi a me sta bene, ma la priorità la ho io che sono biologicamente una donna! »
Shikamaru afferrò il maltolto sospirando, mentre la Seccatura si allungava a sistemare i saponi nella doccia: e fu allora che, mentre il suo cervello urlava di andarsene, di mantenere la tregua, di salvarsi la pelle, di non scavarsi la fossa, che il « finché morte non vi separi » sarebbe potuto durare molto di più se lui non l’avesse spinta all’omicidio… Fu allora che d’impulso scattò ad aprire il getto della doccia e fuggì con l’asciugacapelli, seguito da una serie piuttosto fantasiosa di minacce di morte.
Decisamente, era profondamente masochista.
 
 







 
Note:
 
Kishi plis.

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