Like a Battlefield

di My_Name_Is_Toby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Boulevard of Broken Dreams ***
Capitolo 2: *** I won't say I'm in love ***
Capitolo 3: *** I'm still here ***
Capitolo 4: *** Battlefield ***
Capitolo 5: *** C'mon (Parte I) ***
Capitolo 6: *** C'mon (Parte II) ***
Capitolo 7: *** Sarah Smiles ***
Capitolo 8: *** Give me Love (I) ***
Capitolo 9: *** Give me Love (II) ***



Capitolo 1
*** Boulevard of Broken Dreams ***


School!AU TalukePercabeth Zartemis, dove Percy, Annabeth e co. Frequentano la Half-Blood High School (Tranne Artemis che lavora in una caffetteria, perché sì ci stava, e Luke che sta per tornare, perché ha lavorato per un anno col padre prima di litigare con lui ^^’).  Chiedo venia, non ho mai gestito più trame in una stessa storia, ergo sono un po’ scarsa ^^ Spero comunque che vi piaccia.^^
 
BOULEVARD OF BROKEN DREAMS
Al primo suono del campanello, Talia pensò seriamente di lasciare che il suo misterioso visitatore se ne andasse convinto della sua assenza: stava dormendo così bene sopra il suo comodo divano e non aveva davvero voglia di muoversi.
Nessuno, pensò la ragazza, avrebbe insistito troppo alle sette di sera, soprattutto in una piovosa giornata di Settembre, uno di quei giorni in cui le ossa patiscono per l’umidità.
 Ma dopo un minuto buono, si ricordò che in realtà c'era una persona tanto testarda da continuare imperterrita a suonare quel campanello; sì alzò controvoglia, gridando: - Arrivo!-, per poi dirigersi verso la porta.
Davanti a lei, vide Annabeth, colta in fragrante mentre tentava di premere per l’ennesima volta quel dannatissimo pulsante.
-Che vuoi, Annabeth?- La ragazza entrò con passo svelto nell’appartamento, abbastanza furiosa, e Talia pensava di conoscerne la ragione.
-Perché diamine non mi hai detto che hai mollato la scuola?!-
L’altra fece roteare gli occhi: aveva già affrontato questo discorso con un paio di persone, ma sperava che la notizia arrivasse alla sua amica il più tardi possibile. Ed ora eccola lì, davanti a lei, pronta a farle un interrogatorio in piena regola. - Perché sì.- 
- Che razza di risposta è "perché sì"? Talia, non puoi mollare la scuola!-
 - Sì che posso. – replicò, guardando l’amica con un sorriso furbo. – L’ho fatto.-
Tutto quello che non voleva in quel momento era un monologo di Annabeth sull’importanza della scuola e di come non potesse prendere una decisione così drastica, ma purtroppo dovette sorbirsi la sua ramanzina.
-Luke non avrebbe mai approvato una cosa del genere.-
Ecco, l’aveva detto, aveva innescato la bomba ad orologeria.
- Se Luke fosse qui forse potrebbe non approvare, ma, visto che è andato a lavorare in una fottutissima azienda, direi che la cosa non gli interessa tanto.-
Annabeth sbuffò,  poggiando lo zaino a terra, ed iniziò a fare l’ennesimo monologo sul fatto che “Luke non le aveva tradite, ogni tanto le scriveva per sapere come stava e bla, bla, bla”; tutto quel discorso però non spiegava perché il ragazzo non avesse mandato a Talia nemmeno un’e-mail. Si sentiva leggermente offesa, e trascurata.
Si sdraiò, ignorando l’altra, per poi dire: - Perfetto, svegliami quando finisce Settembre.-
 Una volta capito che l'altra non avrebbe ragionato sulla sua decisione, Annabeth se ne andò e Talia afferrò la giacca di pelle; senza nemmeno prendere l’ombrello, si ritrovò a camminare per i vicoli di Manhattan, con la pioggia leggera che le bagnava i capelli, il suo mp3 che le riempiva le orecchie di buona musica.
Nemmeno tutto quel freddo sarebbe riuscito a far sbollire una testa calda come la sua, ma forse l’avrebbe aiutata a riordinare i pensieri, ad analizzare le proprie decisioni, ad allontanarla da tutto il resto.
“I walk this empty street
On the Boulevard of Broken Dreams
Where the city sleeps
and I'm the only one and I walk alone”
 
Mentre camminava guardando il pavimento, Talia andò a sbattere contro una figura slanciata, facendo cadere il suo ombrello.
-Ehi! – l’altra ragazza si chinò per raccogliere l’ombrello, con la treccia nera che si muoveva leggermente con il vento. – La prossima volta guarda dove vai, Grace!-

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Capitolo 2
*** I won't say I'm in love ***


 I WON'T SAY I'M IN LOVE

- Zoe, vorresti spiegarmi perché, tutte le dannatissime mattine, ci strappi crudelmente dai nostri letti con almeno mezzora di anticipo e ci porti qui?- chiese Phoebe prima di addentare un cornetto, mentre Bianca ripassava per l’interrogazione di matematica, apparentemente scollegata dal resto del mondo.

Zoe sorseggiò il suo caffè prima di rispondere con un disinteressato “perché no?”

- Perché è da inizio anno che ci trascini in questo posto.-

- Almeno facciamo colazione.-

Phoebe finì il cornetto e, poggiando le mani sul tavolino, fissò attentamente l’amica.

- Potremmo fare colazione nella caffetteria a dieci metri dalla nostra scuola, non in questa che è pure lontana!-

Zoe roteò gli occhi e ordinò un secondo caffè: in quel periodo, pensò Phoebe, la sua amica stava bevendo un po’ troppo caffè.

Bianca alzò lo sguardo dal libro e, come se non si fosse persa nemmeno una parola, disse: - Io ho una mezza idea sul perché veniamo qui. –

Il suo sguardo si poggiò sulla cameriera che, proprio in quel momento, aveva poggiato sul tavolino il secondo caffè di Zoe.

- Tu non bevi un po’ troppo caffè? – le disse, alzando un sopracciglio.

Era una ragazza molto carina, con i capelli rossi e gli occhi chiari, ma Bianca non riusciva a leggere il suo nome sul cartellino. Pazienza.

Zoe abbassò gli occhi e, con un leggero sorriso sul volto, rispose: - forse ha ragione, signora.-

L’altra ragazza, che ad occhio e croce non aveva più di ventun anni, ridacchiò. – Non sono sposata.-

Quando la cameriera si allontanò, Bianca lanciò a Zoe un’occhiata eloquente.

“Girl, ya can't conceal it
We know how ya feel and
Who you're thinking of”

- Cos’è quello sguardo?-

- Niente. – disse l’altra, ridacchiando, mentre Phoebe le guardava confusa. – Mi chiedo solo quando lo ammetterai.-

Zoe le lanciò uno sguardo omicida, poi si alzò e insieme si diressero verso la cassa per pagare.

- Non so proprio cosa dovrei ammettere.-

No chance, no way
I won't say it, no, no”

 
Fu durante la lezione di storia che Percy incominciò a sentirsi strano: niente di grave in effetti, solo una strana sensazione, come se qualcuno lo stesse osservando.

Quando capì che qualcuno, anzi qualcuna, lo stava effettivamente fissando con uno sguardo arrabbiato, Percy gesticolò come per dire “che diamine hai?”

Annabeth, da quando era iniziato l’anno, era perennemente arrabbiata con lui e, cosa che non riusciva a comprendere, anche con la sua migliore amica, Rachel, che aveva conosciuto durante l’estate, poiché l’aveva salvato da un gruppo di bulli che lo voleva linciare.

Okay, forse non avevano passato molto tempo insieme negli ultimi tempi.

Annabeth fece una smorfia e tornò a fissare il proprio foglio, borbottando qualcosa che, secondo Percy, doveva essere un insulto: niente di nuovo, insomma.

Avrebbe voluto parlarle, ma sapeva che, al suono della campanella, si sarebbe fiondata di corsa fuori dall’aula, evitandolo come se avesse la peste.

Sbuffò, picchiettando la penna sul banco e pensando che, davvero, avrebbe dovuto parlarne con Grover, ma in quel momento l’amico era almeno due banchi indietro.

E poi: parlare di cosa?

Qualcosa lo colpì dietro alla nuca, probabilmente una gomma, costringendolo a girarsi: avete presente quelle tipiche situazioni da “parli del satiro diavolo e spuntano le corna”? Il suo sguardo incontrò quello di Grover, che fece una strana faccia che sembrava dire “ammettilo, dai”.

“You swoon, you sigh
why deny it, uh-oh”

Ma ammettere cosa?

Percy in quel momento era sicuro di una sola cosa: il tremendo mal di testa che gli stava venendo.

“It's too cliche
I won't say I'm in love”

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

Ho messo qui in fondo il mio commento personale, dato che, ehi, non voglio fare spoiler. Prima cosa, spero di non essere finita sull’OOC con il personaggio di Bianca. Seconda cosa: ringrazio Old Boy per i suoi consigli ;) Terza cosa, andiamo, chi ha riconosciuto la canzone? Toby

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Capitolo 3
*** I'm still here ***


Allora, so di essere andata nell'OOC con Reyna (sigh) e qualcuno mi ha avvisato che probabilmente Artemide non ha i capelli rossi (Perdonatemi queste blasfemie, please TAT). Detto questo: buona lettura!
 
I'M STILL HERE
 
Quando le lezioni finirono, Annabeth si diresse verso l’uscita di fretta, cercando di evitare sia Grover che Percy: missione compiuta!
All’uscita da scuola, quasi non se ne accorse, c’era qualcuno che, chissà perché, quel giorno non si era presentato alle lezioni; Reyna se ne stava comodamente seduta sugli scalini con il cellulare in mano.
Avvicinandosi, Annabeth si accorse che stava giocando ad un giochino strategico sull’antica Roma.
- Come mai non sei venuta a lezione oggi?-
Reyna fece spallucce, continuando a giocare.
- Ho fatto a botte con uno, sono stata sospesa, ho una settimana libera.-
Annabeth alzò gli occhi al cielo. – E perché l’hai fatto?-
- C’è ben poca gente che merita il mio rispetto. - 
-Seriamente, Reyna, hai fatto una specie di scommessa segreta con Clarisse LaRue per vedere chi ottiene più sospensioni scolastiche?–
Reyna alzò le spalle, bloccò lo schermo del suo cellulare, si alzò e lo mise nella tasca posteriore dei pantaloni.
- Cos’è quella faccia arrabbiata?-
L’altra non rispose, si limitò a guardarsi intorno sospettosa.
- C’è una persona che non voglio assolutamente incrociare.-
Anche Reyna si stava guardando intorno, con uno sguardo interessato, ma Annabeth non capì cosa avesse attirato la sua attenzione.

"And you see the things they never see
All you wanted I could be"

Zoe capì solo dopo un minuto buono di essere seguita: voltandosi con disinvoltura, si era messa a fissare la piccola figura alle sue spalle; quando Bianca si accorse del suo sguardo, sorrise con aria innocente.
- Perché mi stai seguendo?- 
- Mio padre non è in casa. – disse, riprendendo a camminare. – E Nico....Bè, mi ha chiesto di lasciargli la casa libera per stare un po’ da solo col suo ragazzo.- 
- Oh. – fece Zoe, non particolarmente curiosa. – Lo conosci?-
- Si chiama Jason. – 
Zoe la guardò confusa. – Quel Jason?-
- Yup.- 
- Sai che tuo fratello si è appena andato a cercare la cognata più indisciplinata di sempre, vero?-
Bianca la guardò come per rimproverarla, ma Zoe fece un cenno disinteressato con la mano.
- Lascia stare, l’ho incontrata l’altra sera: ha la testa così tra le nuvole che non guarda nemmeno la strada che ha davanti. – 
L’amica parve avere un guizzo di genio, un’illuminazione, perché poco dopo chiese: - Dove?-
- Vicino a casa sua. –
Bianca le si parò davanti, le braccia incrociate, lo sguardo in pieno stile “stai scherzando , spero”.
- Zoe – iniziò a dire. – è solo una coincidenza il fatto che la caffetteria dove andiamo tutte le mattine sia vicina alla casa di Talia?-
- .-

"Now you know me and I'm not afraid
And I want to tell you who I am"

 
Percy addentò un biscotto azzurro mentre Rachel gli mostrava i suoi nuovi disegni, entusiasta: il ragazzo non era molto esperto del genere manga, ma non poteva negare che lo stile dell'amica lo facesse impazzire.
- Ma quindi questi semidei hanno il compito di…? –
- Combattere i mostri, Percy, come gli eroi dell’antica Grecia.-
- Capisco. Ma perché il protagonista è figlio di Poseidone? Non potrebbe, che so, essere figlio di un’altra divinità?-
Rachel gli passò un paio di schizzi, continuando il suo discorso. – Hunger Games insegna che non c’è niente di meglio di un figo amante dell’acqua.
Percy roteò gli occhi divertito, prendendo un altro biscotto azzurro.
- E che mi dici di queste? – Percy passò all’amica uno schizzo raffigurante alcune ragazze munite di arco.
- Queste sono le cacciatrici di Artemide, ti avevo già raccontato quel pezzo, no?-
- Ah, sì, la storia in cui è palese una relazione tra Artemide e la sua luogotenente.-
Rachel sbuffò, scompigliandogli I capelli. – Quella cosa la vedi solo tu, idiota balbuziente!-

"Can you help me be a man?
They can't break me"

Talia sentì il campanello suonare ed imprecò internemente, maledicendo Annabeth che ogni dannatissimo giorno la andava a trovare per cercare di convincerla a tornare a scuola. 
Si diresse verso la porta quasi trascinandosi, senza pensare a niente.
Ma quando la aprì un pensiero prese a picchettarle in testa: non avrebbe mai dovuto alzarsi dal divano.
- Ciao, Talia. -

La porta si chiuse di colpo.
"As long as I know who I am"

 

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Capitolo 4
*** Battlefield ***


BATTLEFIELD
 
"Don't try to explain your mind
I know what's happening here
One minute it's love
And suddenly it's like a battlefield "
 
Quando la porta sbattè ad un palmo dal suo naso, Luke fece istintivamente un passo indietro: Ok, sapeva che la reazione di Talia non sarebbe stata “Oh, ciao Luke, quanto tempo!”, ma in realtà si aspettava solo qualche insulto, non una porta assassina in piena faccia.
Non che ci fosse rimasto male, non troppo, era più che altro sorpreso.
Toc, toc.
Silenzio.
-Talia?-
Silenzio.
Alzò gli occhi al cielo, pensando che, prima o poi, si sarebbe calmata: o meglio, sarebbe venuta a dirgliene quattro, ma anche quello era meglio del totale silenzio.
Infilò le mani nelle tasche del giaccone e, fischiettando, si incamminò giù per le scale.
Le strade erano umide e bagnate, piene di mozziconi di sigarette e altre schifezza, ma avevano sempre la solita aria familiare, le stesse crepe di quando se n’era andato.
Pensò che la scelta migliore fosse chiamare Annabeth, per avvisarla del suo arrivo, ma poi si convinse che sarebbe stato più divertente farle una sorpresa.
Almeno, si disse, lei non mi sbatterà la porta in faccia.
"One word turns into a war
Why is it the smallest things that tear us down?
My world's nothing when your gone
I'm out here without a shield
Can't go back now "
 
Talia tirò un calcio alla prima cosa che le capitò sotto tiro (il muro), cosa che, tra l’altro, non fece molto bene al suo piede destro.
Inutile dirlo, era furente.
Era furente con Annabeth, che non l’aveva avvisata del ritorno di Luke, con quest’ultimo, che dopo due anni di assenza totale si era presentato alla sua porta così, boom, senza passare dal via.
Ed era arrabbiata con se stessa perché, purtroppo, le erano venute in mente troppe cose che avrebbe potuto dire a Luke, sicuramente molto più pungenti di una porta in faccia.
Si buttò sul divano con ben poca eleganza, sperando che quest’ultimo la inglobasse senza pietà, ma la porta, la dannatissima porta che la collegava al mondo esterno, si aprì con un cigolio.
-Sono a casa.- disse Jason, entrando con qualche busta in mano e lanciandole un’occhiata curiosa. – Stai per caso amoreggiando col divano?-
Una figura più bassa entrò in casa poco dopo: all’inizio Talia pensò si trattasse di Leo, il migliore amico del fratello,ma poi si accorse della totale mancanza di rumore e pensò che, no, non poteva essere Leo.
Aveva i capelli neri e scompigliati, forse un po’ lunghi, la pelle olivastra e una maglietta che ritraeva un ben poco rassicurante teschio.
- Talia, lui è Nico. Nico, Talia.-
Talia emise un mugolio stanco  e afflitto, nascondendo la faccia sotto un cuscino un cuscino.
- Voglio morire in questo momento, lasciatemi qui a marcire.-
-Se vuoi suo padre ha un’impresa di pompe funebri. Uno squillo e ti organizziamo il funerale.-
La ragazza riemerse dai cuscini, fece la linguaccia al fratello e sprofondò di nuovo nell’oblio.
-Fottiti.-


 
La porta della caffetteria si aprì e Artemis non poté fare a meno di pensare di essere stata maledetta; era una persona molto tranquilla, ma c’erano comunque alcune persone che riuscivano ad esasperarla ed una di quelle aveva appena varcato quella porta.
Il primo della lista, il suo sconsiderato fratello, stava camminando spedito verso di lei, il solito sorriso sgargiante stampato sul viso.
- Sorellina! Come butta? Non mi scrivi mai, cominciavo a preoccuparmi!-
Voglio sprofondare verso il centro della terra, pensò lei, ma si girò e, sospirando, rispose: - Sto bene, Apollo.-
Non provò a spiegare per l’ennesima volta al fratello che erano gemelli e che, quindi, non poteva chiamarla sorellina: sapeva che era una causa persa.
- Qual buon vento ti porta qui, Apollo?- Le ci volle tutta la sua forza di volontà per pronunciare quel buon.
- Niente. – disse lui, sedendosi. – Una star non può andare a trovare la sua sorellina di tanto in tanto?-
Centinai, migliaia, forse anche milioni di ragazze avrebbero pagato cifre esorbitanti per essere parenti di un cantante famoso, Artemis invece avrebbe pagato per trovarsi il più lontano possibile da Apollo.
Fece per parlare, ma venne fermata dalla mano del fratello, che si mosse con fare drammatico.
-Shhhh, sento che mi sta venendo…-
- L’ispirazione per una nuova canzone. – finì lei, sbuffando. –Lo so.-
- Nell’inverno gelido\tra il vento e la neve\ cammino per le strade\quanto sono forte.-
Lei si passò una mano sul volto, esasperata.
- Uno – iniziò. – siamo in autunno. Due, dove sarebbe la neve? Tre, l’ultima frase stona, prova con: sono un esaltato.-
Lui parve davvero pensarci sopra, poi scosse la testa.
- uhm….no….fammi pensare….Ci sono! Sono un figo!-
Ad Artemis venne una mezza idea di trasferirsi in Alaska.
 

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Capitolo 5
*** C'mon (Parte I) ***


Nota dell'autrice: Imploro assoluto perdono per non aver aggiornato presto! (Quanto tempo è passato? Un mese?!). Non ho finito neanche il capitolo, ma ho pensato che fosse meglio pubblicarne almeno metà (nelle vacanze di Natale scriverò almeno 5 capitoli per riuscire ad avere dei tempi quantomeno decenti! Scusate ancora). Chiedo scusa anche per eventuali errori (ho scritto tutto di fretta *si inginocchia chiedendo perdono* )

C'MON 
(parte I)

Percy sbattè la porta di casa furioso, contento che la madre non ci fosse, e si chiuse di fretta in camera.
Quando era uscito, circa una decina di minuti prima, era al settimo cielo e, nonostante la pioggia, era pronto a passare un bel pomeriggio con Annabeth, contento che non gli tenesse più il broncio.
Poco dopo essersi incamminato senza ombrello verso la casa di Annabeth aveva ricevuto un messaggio in cui la ragazza si scusava di non poter uscire con lui.

 
Scusa l’inconveniente Percy, ma è tornato Luke e volevo passare un po’ di tempo con lui: ti dispiace se rimandiamo l’uscita? Magari il tempo la prossima volta sarà migliore.

La pioggia continuava a picchiettare sulla finestra, mentre Percy tirava un pugno al suo cuscino: pensava che i suoi problemi con Annabeth fossero finalmente finiti, che lei avesse smesso di essere arrabbiata con lui, e quando finalmente potevano tornare ad fare gli amici e divertirsi era spuntato fuori Luke a mettere zizzania.
Tra le pareti azzurre della sua stanza, lontano da sguardi indiscreti, sentito solo dalla pioggia, Percy si chiese se il ragazzo piacesse ancora ad Annabeth, mentre il suo stomaco si contorceva.
"Feels like I am falling down a rabbit hole
Falling for forever, wonderfully wandering alone"
 
Reyna osservava la finestra del McDonald che veniva colpita dall’incessante pioggia, mentre Nico divorava il suo Happy Meal in silenzio.
-Uscire con questo tempo… - iniziò la ragazza, sospirando. – Dunque, cosa volevi dirmi?-
Nico bevve un sorso della sua Coca Cola.
- Oh, sì. Niente di che in effetti, ma pensavo di doverti avvisare. In fondo, sei l’unica persona che io possa lontanamente definire amic-
- Sputa il rospo.-
Nico infilò in bocca una patatina.
- Mi sono fidanzato. –
Reyna alzò un sopracciglio, alquanto stupita.  Non che Nico fosse un brutto ragazzo, anzi era carino e, nonostante avesse un carattere terribile, molte ragazze (e ragazzi) lo vedevano come una sorta di cucciolo indifeso; non le sembrava strano che a qualcuno piacesse Nico, le sembrava strano che Nico sopportasse qualcuno come partner. 
Il ragazzo puntò l’amica con una patatina. – Tu invece?-
-Io?-
- Da un po’ di tempo lanci occhiate...come dire..... interessate per i corridoi della scuola e, anche dopo la sospensione, ti fai trovare fuori dall'entrata mentre sbirci tra la folla. -
Reyna fece un sorriso furbo.
- Forse. Chi può saperlo?-
 
"What would my head be like
If not for my shoulders
Or without your smile"

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Capitolo 6
*** C'mon (Parte II) ***


C'MON
(Parte II)

 
Il campanello suonò. Di nuovo.
Talia si chiese se ci fosse qualche mistico motivo per cui tutti si fossero affezionati al suo campanello; si mosse molto lentamente, sperando con tutto il suo cuore che non fosse chi pensava fosse.
- Chi è?-
- Sono Bianca.-
- Nico non è qui.- disse l’altra, pensando che stesse cercando il fratello.
-Non sono venuta a parlare di questo: posso entrare?-
La porta sì aprì e la piccola Bianca di Angelo entrò, lasciando fuori l’ombrello fradicio.
- Cos’è successo? Jason ha fatto un attentato alle spillatrici di casa vostra?-  scherzò Talia, mentre invitava l’altra a sedersi: era contenta che non fosse Annabeth (o Luke),  almeno si sarebbero evitati discorsi imbarazzanti.
- No, in realtà volevo chiederti un consiglio.-
- Un consiglio? È successo qualcosa a Nico?-
Bianca sorrise.
- Nah, niente di gay.- disse. – O meglio, ciòè…è gay… Però non sono i nostri fratelli… Si tratta di Zoe.-
Talia rimase paralizzata sul posto: Zoe Nightshade non era, a dirla tutta, la persona che adorasse di più sul pianeta.
- Ascoltami. – iniziò Bianca, guardandola negli occhi. – So che non siete più amiche, so che a stento vi potete vedere, ma al momento sono io che ho bisogno di aiuto, altrimenti morirò per la troppa caffeina.
- Cosa?-
"C’mon, c’mon, with everything falling down around me
I’d like to believe in all the possibilities"
 
Il signor McLean aprì la porta, consentendogli finalmente di togliersi la giacca, ormai diventata una spugna piena d’acqua.
- I ragazzi sono in camera di Piper.-
- Grazie signore.- disse Jason cordialmente, prima di dirigersi verso la stanza; una volta entrato, trovò un Leo Valdez intento a ridere in faccia ad una povera Piper.
- Che succede?-
Leo lo salutò con una felicità eccessiva.
- Se fondassi una associazione “Salva una povera Piper esasperata” aderiresti?- chiese la ragazza, seduta sul letto.
- Che sta succedendo?-
Leo fischiò, evidentemente contento che il biondo avesse fatto quella domanda.
- Tu non hai idea di cosa è successo oggi durante la lezione di Biologia!-
Avendo orari scolastici diversi, i tre avevano molto raramente lezioni in comune e ogni volta che succedeva anche la minima cosa Leo si sentiva autorizzato ad informarlo.
- In pratica è stata data questa ricerca da fare a coppie…- iniziò Piper, poco entusiasta.
-  E lei….- continuò Leo, indicando l’amica. – Fa parte di una coppia esplosiva!-
- Fammi indovinare: ti hanno messa con Drew.-
- Nah. – rispose Piper, alzando gli occhi fino a fissare il soffitto.
- La nostra cara Miss Mondo è in coppia con la sua grande cotta.-
- Cotta che ti sei invento tu, Repair Boy.-
Jason si sedetta accando a Piper, mettendole una mano sulla spalla: sapeva quanto potesse esaperare Leo quando ci si metteva d’impegno.
- Con chi sei finita?-
- Arellano.-
- Bhe, dai, Reyna non è mica così terribile. – disse Jason, ridacchiando.
- Secondo me quella ricerca non la finiranno mai, vuoi che così tanta tensione sessuale non esploda?-
 
"I am a man of many hats although I
Never mastered anything
When I am ten feet tall
I’ve never felt much smaller, since the fall"

Quando l’orario di chiusura arrivò, Artemis ringraziò tutte le divinità che conosceva: fece per prendere la giacca, ma si accorse di una figura che leggeva, in un angolo del locale, con due occhiaie che facevano paura.
- Ehi, ragazza del caffè, non ti sembra un po’ tardi per studiare?-
La ragazza guardò l’ora sullo schermo del telefono e sgranò gli occhi.
- Oh, le chiedo scusa, non mi ero accorta dell’ora. – disse, infilando il libro in borsa.
Artemis sorrise.
- Non darmi del lei, non sono mica così vecchia.-
- Oh..ehm…mi scus… scusa. Adesso vado…ciao.-
Fece per andarsene, ma fu fermata dalla voce dell’altra.
- Non hai una giacca?-
- Quando… quando sono arrivata non pioveva.-
Artemis sgranò gli occhi, dopo aver fatto due più due.
- Sei qui dal doposcuola?-
La ragazza fece sì con la testa.
- E cosa potrebbe spingere una ragazza a studiare fino alle nove di sera senza sosta?- chiese, incuriosita.
- Ho…ehm… un test di Matematica domani.-
Artemis fece cenno di aver capito, ma la sua espressione si fece seria.
- Abiti qui vicino?-
La ragazza sembrò essere i imbarazzo.
- Non… proprio… - ammise, mentre si sistemava la treccia e raccattava le sue cose.
Artemis non volle sapere altro: le porse la propria giacca e si diresse verso il magazzino.
- Spera per te che Callisto abbia lasciato qui il casco.-
"Nobody seems to know my name
So don’t leave me to sleep all alone
May we stay lost on our way home?"
 

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Capitolo 7
*** Sarah Smiles ***


SARAH SMILES
"I was fine just a guy living on my own,
Waiting for the sky to fall
Then you called and changed it all,
Doll."
Zoe sorseggiava il suo caffè, con uno sguardo più cupo del solito.
-Cos’è tutta questa allegria?- chiese ironicamente Phoebe.
Bianca lanciò l’ennesima occhiata eloquente, prima di controllare il cellulare e scoppiare a ridere.
-Se può consolarti in qualche modo, Talia Grace mi informa di non aver dormito per tutta la notte.-
Zoe parve non ascoltare: osservava il locale, con uno sguardo che lasciava intendere la sua agitazione.
Quando una mano le toccò la spalla, quasi saltò giù dalla sedia.
- Rilassati! Troppi caffè fanno male….Etchi... Buona fortuna per la verif...Etchi-
La più piccola del gruppo guardò l’amica con un sorrisetto innocente che nascondeva tutta la sua approvazione.
- Ti sei dimenticata di riprendere questa ieri. – disse Zoe, tirando fuori dallo zaino una giacca di pelle. – Grazie ancora…-
-Figurati! Etchi… Ci mancava solo che te lo prendessi tu, questo raffreddore!-
Zoe impallidì e Bianca quasi temette di vederla svenire: sarebbe stato uno spettacolo divertente, ma quello non era di certo il momento adatto.
- Mi dispiace! Non volevo ti prendessi un malanno per me!-
Artemis si soffiò il naso e Bianca si chiese come facesse ad essere elegante anche in quella situazione: le piaceva quella ragazza, aveva un qualcosa che la rendeva quasi regale.
- Nah…Etchi… Non saresti stata altrettanto carina con il naso rosso.-
Si diresse verso il bancone, mentre Zoe assumeva una tonalità simile a quella dei pomodori maturi.
"Velvet lips and the eyes to pull me in,
We both know you'd already win,
Mm your original sin."
 
 
Percy si sfregò le meningi, sicuro al cento per cento che qualcuno avesse sostituito la sua Annabeth con un clone addestrato da Silena Beurgard.
- Ricapitoliamo n secondo – disse, guardandola neglio occhi. – Tu questo pomeriggio hai detto a Talia che vi sareste viste. -
-Sì- confermò lei.
- Mentre invece l’appuntamento sarà con Luke.-
-Sì-
- Infatti tu, questo pomeriggio, sei già impegnata a fingere di aiutare Piper e Reyna-
-Esatto!-
-Mentre il tuo piano malvagio è quello di farle mettere insieme.-
-Lo dici come se fosse una cosa brutta!- ridacchiò lei, passandosi una mano tra i capelli.
-E domani tu e Piper aiuterete Bianca Di Angelo e Talia a far sì che Zoe Nightshade parli con la sua cotta. -
-Yup-
-Annabeth! – la rimproverò lui, esasperato. – Tu non sei Cupido!-
Lei roteò gli occhi.
-Tu non capisci,, Testa d’Alghe: Talia sembra una morta da quando è tornato Luke, devono chiarire! Per quanto riguarda Zoe, Talia mi ha chiamata per aiutarla ed io ho chiamato Piper.-
-Una reazione a catena.- commentò lui, prima di chiudere l’armadietto.
I casi sono due, si disse Percy. O Annabeth ha passato troppo tempo con Silena Beaurgard, oppure ha in testa un piano talmente contorto e dettagliato per rendere tutti felici. Era quello il problema di Annabeth: voleva che tutti fossero felici.
In quel momento, la bionda fece qualcosa che il ragazzo non si aspettava: gli prese le mani.
-Ascoltami, mi dispiace se non sono stata….l’amica più presente, in questo periodo. Oggi mi defilerò presto da casa di Reyna, potremmo mangiare insieme e guardare qualcosa.-
-Alla ricerca di Nemo?- propose lui, con gli occhi che brillavano ed un troppo evidente rossore sulle guance.
- Basta che non ci sia la tua amica.-sussurrò lei.
-Cosa?-
Annabeth fece per andarsene.
-Non ho detto nulla, Testa d’Alghe.-
 "You fooled me once with your eyes now honey,
You fooled me twice with your lies and I say"
Ridursi all’ultimo momento? , era sicuramente un’abitudine di Talia Grace.
Cercava di correre a passo svelto, ma le risultava difficile: aveva dormito poco quella notte, un po’ per i troppi pensieri, ma soprattutto perché qualcuno faceva rumori strani nella camera adiacente alla sua.
Era stata quasi tentata di aprire la porta e urlare: << Qualcuno sta cercando di dormire!>> , poi però aveva pensato che sarebbe stata una buona scusa per infastidire suo fratello il giorno dopo.
Ed ora eccola lì, con due occhiaie belle profonde e lo sguardo assente, che si dirigeva verso la biblioteca preferita di Annabeth: d’istinto, le venne quasi un conato di vomito, ripensando al supplizio passato in quel luogo a studiare. Ok, forse un conato di vomito è esagerato, ma diciamo che si sentì molto a disagio.
Fu allora che lo vide. Avrebbe dovuto aspettarselo: imprecò mentalmente contro la sua migliore amica, maledicendola per la situazione in cui l’aveva cacciata.
Ebbe l’’istinto di scappare, ma fu fermata da un abbraccio ben poco desiderato.
-Ehi, non ti mangio mica! – disse Luke, lasciandola andare. – Voglio solo parlare!-
Preparò tutti i discorsi furiosi che aveva studiato negli ultimi giorni, si preparò ad insultarlo per tutto quello che aveva fatto, aprì la bocca per parlare e… non ci riuscì.
Non ci riusciva, non poteva: era, questo la irritava ancora di più, pur sempre Luke, non poteva odiare Luke, non quando avevano condiviso così tanto tempo insieme.
Si era sentita tradita, abbandonata, ma continuava a volergli bene.
-Perché non mi hai scritto?-
Lui abbassò la testa.
- Aspettavo che mi scrivessi tu.-
Talia sgranò gli occhi, sicura di aver perso un passaggio.
- Quando me ne sono andato, eri arrabbiata. – disse lui. – aspettavo che ti calmassi. Non volevo forzarti a parlare.-
La peggior scusa del mondo, pensò lei. Dannazione.
Aveva gli occhi umidi, forse perché, in fondo, rivederlo non le dispiaceva.
-Posso avere il mio abbraccio adesso?- chiese lui, con un sorriso allegro sul volto.
-Idiota!- rispose Talia, prima di abbracciarlo forte, come si fa con un amico che non si vede da tempo.
Incominciò a piangere, accorgendosi solo in quel momento di quanto si fosse sentita sola.
- Si prepari, signorina Grace! – disse lui in tono scherzoso. – la porto al cinema!-
 "Sarah smiles like Sarah doesn't care,
She lives in her world so unaware"
-Grazie per gli appunti. – disse Reyna, sfogliando il quaderno di Annabeth. – Avevo paura che la mia assenza rovinasse questa ricerca, ma così posso avere delle basi buone.-
 -Bhe, temevo che gli appunti di Piper fossero un po’… sintetici.- rispose l’altra, comodamente spaparanzata sul letto dell’amica.
-Per adesso non mancano solo gli appunti di McLean, ma anche la sua persona.-
Parli del diavolo e spuntano le corna: il campanello suonò.
Quando Reyna aprì la porta, si ritrovò davanti allo strano spettacolo di una ragazza mezza Cherokee che tentava di suonare un campanello con il naso, tenendo tra le braccia una decina di tomi.
L’altra non disse niente, prese semplicemente metà dei libri e la fece entrare.
- Questi sono… - iniziò Piper, con il fiatone. – ….sono i libri che Annabeth mi ha consigliato di portare…-
-Il materiale sicuramente non manca! – disse Annabeth, con l’interesse di chi sta per farti studiare il nome di ogni singolo membro dell’allegra famiglia degli anfibi.
Inutile dire che, quando Annabeth se ne andò, per Piper fu la pace dei sensi, anche se il lavoro non era nemmeno giunto a metà: ogni volta che sembravano finire un punto, si apriva un’ennesima lunga parentesi che la costringeva a farsi venire il mal di testa sui libri.
-Se vuoi puoi fermarti a mangiare, McLean. – disse Reyna, osservando un grosso libro di Biologia. – altrimenti non finiremo mai questa ricerca.-
- In teoria dovevo uscire. Povero Jason, non potrò essere lì a reggere il lume mentre lui e Nico si sbaciucchieranno. Quanto sono dispiaciuta. –
- Come vanno le cose a scuola? – chiese l’altra con disinvoltura, continuando a sfogliare il libro.
- A parte Drew Tanaka che cerca di rovinarmi la vita direi che va tutto bene. Non hai idea di com’è avere una persona odiosa che ti ronza intorno solo per infastidirti.-
Reyna ridacchio, pensando che, in effetti, sapeva benissimo come ci si sentiva: tutti i suoi problemi a scuola erano riassumibili in un solo nome. Octavian.
- Che c’è da ridere?-
- Niente, è che non capisco perché si sia accanita così tanto su di te.-
Piper si strofinò gli occhi, esausta.
- Perché sono la persona più brutta che conosce, a quanto pare. –
- Consiglio alla signorina Tanaka una visita dall’oculista, allora.-
 "Does she know that my destiny lies with her?"

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Capitolo 8
*** Give me Love (I) ***


Sono una deficiente, ok? Mi ero tipo super dimenticata di scrivere, spero mi perdonerete per questa metà scarsa. Buona Lettura. Diciamo che il motivo per cui ho scelto codesta canzone si vedrà nella seconda parte ;)
PS: scusatemi se questo mezzo capitolo è una merdina D:

 
GIVE ME LOVE
(parte I)

Give me love, like her
Cos lately I’ve been waking up alone
The pain splatter tear drops on my shirt
I told you I’d let them go

 
-Com’è andata la ricerca?-
Piper chiuse l’armadietto, uno sguardo omicida sul volto.
- A causa di tutte le parentesi che hai aperto, sono rimasta lì fino a mezzanotte inoltrata.-
-A studiare o…-
-Annabeth!-
-Okay! – disse la bionda, alzando le spalle come a dire “non vedo perché scaldarsi”. – Sei pronta per questo pomeriggio?-
Piper sorrise, contenta del cambio di discorso, ed alzò il pollice in segno di approvazione.
-Puoi scommetterci! Ho già creato il gruppo Whatsapp: è tutto pronto.-
Annabeth controllò il cellulare, e notò che era stata aggiunta ad un gruppo chiamato “The L Project”.
-Se non la smetti di citare quella serie tv, giuro che ti prendo a morsi.-
-è un modo (poco) carino per provarci con me oppure hai solo contratto la rabbia?-
L’amica alzò gli occhi al cielo. -Io ho raccolto alcune informazioni sulla ragazza-
-Come?-
-Facebook... Dopo il piano vieni a casa mia? Ho bisogno di sostegno morale.-
-Fammi indovinare: si tratta di qualcosa che inizia con Percy e finisce con Jackson.-
-Piper!-
Piper rise all’evidente rossore sul volto della bionda, contenta di avere, per una volta, il coltello dalla parte del manico; non succedeva spesso con quella mente malvagia di Annabeth, ma quando si trattava di Perseus Jackson quell’adorabile cervellino perdeva qualche colpo.
-Se non ha ancora capito che siete una coppia fatta e finita (vi mancano solo i figli), ha qualche rotella fuori posto.-
-è una Testa d’Alghe- confermò Annabeth, sconsolata.
 And that I'll fight my corner
Maybe tonight I’ll call you
After my blood, turns into alcohol
No, I just wanna hold you
Nico non se lo aspettava, non avrebbe mai potuto. Non davanti a tutti, per lo meno.
- C-che stai facendo?- chiese a Jason, che lo aveva colto alla sprovvista intrappolandolo in un abbraccio.
-Abbraccio il mio fidanzato.- rispose, gli occhiali che ormai erano scesi fino alla punta del naso; baciò la guancia di Nico, per poi ridacchiare dell’evidente imbarazzo che aveva scatenato.
-F-fin lì c’ero arrivato anche io, Capitan Ovvio!-
Si liberò finalmente da quella morsa infernale e sistemò gli occhiali del proprio ragazzo, dandogli poi un lieve bacio.
-Penso che mia sorella ci voglia morti. - disse Jason, facendo arrossire Nico fino alla punta delle orecchie.
- Stai dicendo che ha…-
-Yup. - disse Jason, ridacchiando. – Bhe, almeno non mi ha buttato fuori a calci come tuo padre.-
-Non è un uomo di larghe vedute. - ammise il moro, incupendosi un poco: non aveva mai avuto un grande rapporto con suo padre e la sua omosessualità non aveva di certo aiutato a sistemarlo, ma poco gli importava.
<>
Give a little time to me
We’ll burn this out
We’ll play hide and seek
To turn this around
And all I want is the taste
That your lips allow

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Capitolo 9
*** Give me Love (II) ***


GIVE ME LOVE
(Parte II)
 
-Manuale di architettura Greca? A cosa ti serve?- chiese Zoe, dirigendosi verso la libreria con passo svelto, il telefono intrappolato tra la spalla e l’orecchio mentre le mani cercavano di chiudere zaino.
-Di…recente ho iniziato ad interessarmi di architettura.- alle sue orecchie, quella di Bianca sembrava una menzogna bella e buona, ma fece finta di niente: cosa le costava farle quel favore?
Se voleva quel tomo alto due volte Harry Potter e i doni della morte un motivo doveva esserci e non erano di certo affari suoi.
-Okay, sono quasi arrivata in libreria.-
Quando Bianca riattaccò, Zoe era ormai arrivata davanti alla porta automatica e si accingeva ad entrare; con la coda dell’occhio, notò una figura che le sembrava familiare: si trattava di una ragazza bionda che, nonostante stesse lavorando al computer,  sembrava tenere d’occhio alcuni punti fissi, quali l’entrata, la sezione cd e l’area dei libri per ragazzi.
Onestamente, Zoe, stai diventando complottista.
-Ehi, chi si rivede!-
Come non detto, pensò. Che Bianca sia maledetta.
Udita quella voce, alcuni tasselli di un ragionamento sì complottista, ma alquanto sensato iniziarono ad entrare nella sua testa.
 
 
Annabeth Chase: Missione completata!
 
Il messaggio apparve sul gruppo, provocando sul volto di Bianca un sorriso compiaciuto.

 
Bianca Di Angelo: Cosa sta succedendo?
Piper McLean: stanno parlando.
Talia Grace: C’è una ragazza con loro.

 
Curiosità. Fu questo il sentimento che provò Bianca: era curiosa di sapere fino a che punto poteva spingere Zoe, fino a che punto avrebbe potuto aiutarla.
 
Annabeth Chase: secondo facebook si chiama Callisto ed è la seconda cameriera del locale. Sembrano essere molto amiche.
Piper McLean: Sai se è libera? No perché sembra carina.
Annabeth Chase: Ti vedrei meglio con Reyna.
Talia Grace: Non è Piper la lesbica di cui ci stiamo preoccupando al momento.

Piper McLean: Pansessuale, prego.
Bianca Di Angelo: Bisessuale.
Talia Grace: Cosa?
Bianca Di Angelo: Zoe è bisessuale.
Talia Grace: Ok, capito.
Stanno parlando, la tipa sorride.
E qui c’è lo sconto sui cd dei Green Day *__*
Annabeth Chase: Zoe mi sta fissando come se fossi un alieno.
Bianca Di Angelo: Nasconditi! Forse ti ha riconosciuta!
Talia Grace: Perché mi sono fatta convincere a fare questa cosa?
 
 
La serata peggiore della storia, pensò Luke.
Quando il fratello di una tua amica di infanzia passa tutta la serata a fissarti male, sai che hai fatto qualcosa di sbagliato.  E quando ti ritrovi a riportare a casa la medesima amica, ubriaca fradicia, perché il fratello è misteriosamente sparito insieme al suo ragazzo, sai che qualcuno te l’ha gufata.
-Hic! Non c’è bisogno Hic! Che mi accompagni Hic!- replicò Talia quando lui si propose di accompagnarla fino alla porta di casa: ubriaca com’era, sarebbe probabilmente rotolata giù dalle scale.
- Non se ne parla, sei troppo ubriaca.--
- Io Hic! Non sono ubriaca Hic! Tu sei ubriaco!-
Lui roteò gli occhi e una risata esasperata uscì dalle sue labbra, lieve e quasi muta.
- Perché stai ridendo? Hic!-
Perché stava ridendo? Forse perché non si aspettava quella situazione, forse perché avrebbe dovuto aspettarsi che Talia crescendo sarebbe diventata ancora più ribelle, o forse perché con gli anni era diventata ancora più carina e vederla con le guance rosse la rendeva semplicemente adorabile.
-Non sei cambiata per niente. Rimani una testa calda- rispose.
- Hic! Tu invece sei diventato più Hic! Carino Hic!-
Luke non era abituato ad arrossire, ma in quel momento il suo viso assunse un colorito purpureo.
Quando finalmente entrarono in casa, Luke fece per andarsene, ma Talia lo afferrò per un braccio.
-Non andartene Hic! Rimani Hic! Facciamo dei bambini!-
-Talia, sei ubriaca!- sbuffò Luke, convinto di aver sentito tutto il repertorio. La sollevò di forza e la infilò sotto le coperte della sua stanza.
- Non sono Hic! Ubriaca! – replicò Talia, ridacchiando. – Io ti amo! Hic!-
- Non sei tu a parlare, è la Vodka-
Lei sbuffò come una bambina piccola, arrabbiata perché lui non la ascoltava.
-Almeno Hic! Puoi rimanere finché non mi Hic! Addormento? Hic!-
- Va bene.- 
Give a little time to me
We’ll burn this out
We’ll play hide and seek
To turn this around
And all I want is the taste
That your lips allow
My my my my give me love
My my my my give me love
My my my my give me love
My my my my give me love

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