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di katyjolinar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era una bella giornata di sole. Certo, era inverno, le ore di luce erano poche e faceva un freddo cane, ma quando il sole splendeva alto nel cielo era un piacere volare in groppa ai propri draghi, rincorrersi e fare gare sulla neve.
Ed era quello che stavano facendo Astrid e Hiccup in quel momento, volando tra gli iceberg a largo di Berk, facevano incredibili acrobazie tra i ghiacci.
Il ragazzo la lasciava a volte vincere, altre la superava; in quel momento la stava affiancando, guardandola con aria di sfida.
"Gara di velocità?" propose.
"Ci sto!" esclamò la ragazza, spronando Tempestosa.
Hiccup sorrise e mosse la protesi caudale di Sdentato, facendo sì da restare sempre accanto alla giovane, senza mollarla.
Ma appena girarono dietro una montagna di ghiaccio, qualcosa spaventò i draghi, e Astrid fu sbalzata giù dalla sella; Hiccup, in una mossa fulminea, bloccò la protesi del suo drago e si buttò per prendere la ragazza al volo, aprendo le membrane laterali della sua nuova uniforme da Cavaliere.
Quando la afferrò, la strinse e chiamò Sdentato, ma il Furia Buia tardò, e un fulmine li colpì. I ragazzi fecero appena in tempo a vedere i loro draghi attaccare uno Skrill, prima di perdere entrambi conoscenza per la scossa elettrica ricevuta e cadere sulla neve dell'iceberg sotto di loro.
Quando Hiccup si riprese, si sentiva strano. C'era qualcosa che non andava, ma non riusciva a capire cosa fosse; si guardò intorno e vide Sdentato e Tempestosa lì vicino, che vegliavano su di loro. Bene, pensò, almeno avevano messo in fuga lo Skrill.
Tornò a guardarsi intorno, cercando Astrid. Vide qualcosa accanto a lui, un corpo.
Guardò meglio, cercando di mettere a fuoco, e vide che si muoveva e si tirava su.
Poi, finalmente, la vista si schiarì, e i due si poterono vedere meglio.
Un'espressione di terrore si dipinse su entrambi i volti, mentre sia Hiccup che Astrid urlarono con tutto il fiato che avevano in corpo, tirandosi in piedi di scatto e guardandosi terrorizzati.
"Per il Sacro Elmo di Thor... cosa..." esclamò il ragazzo, ma si bloccò quando si accorse che dalla sua gola non usciva la sua voce.
Quella era la voce di Astrid.

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Capitolo 2
*** 1 ***


I due ragazzi si fissarono ancora, per qualche secondo, sempre più terrorizzati.
Cosa diavolo stava succedendo? Perché avevano di fronte a loro il proprio stesso corpo che si muoveva, guardando a  sua volta terrorizzato?
E, soprattutto, perché Hiccup, parlando, si era accorto di avere la voce di Astrid?
Il ragazzo si guardò, cercando di riordinare le idee. Ma quello che vide lo spaventò di più: quello era il corpo di Astrid.
Alzò gli occhi verso il proprio corpo, che ancora lo fissava ammutolito, e capì.
"A... Astrid?" balbettò, cercando di non saltare di nuovo terrorizzato nell'udire che parlava con la voce della ragazza "P... perché io sono nel tuo corpo e tu sei nel mio?"
"Se.. sei tu, Hiccup?" balbettò Astrid, tremando come una foglia, nell'udire che stava usando la voce di Hiccup. Abbassò lo sguardo e si guardò, toccandosi il petto e le braccia "Che... che cosa... t... tu se... sei me e i... io sono t... te?"
"De... deve e... essere su... successo quando questo... quello Skrill..." cercò di spiegare il giovane, poi si voltò verso i due draghi, che attendevano vicino a loro, guardandoli con aria preoccupata.
Si avvicinò a Sdentato e gli diede una pacca sul muso. Il drago lo fissò confuso, ma lo lasciò fare. Astrid lo guardò, ma non si mosse.
"Che stai facendo?" domandò la ragazza.
"Controllo come sta il mio drago! Che altro vuoi che faccia?" rispose Hiccup, che cominciava ad essere nervoso per la situazione.
"Già, peccato che, per come stanno le cose, quello che stai toccando è al momento il MIO drago!" obiettò la ragazza.
"Cosa..." balbettò "ma..."
"Tu sei nel mio corpo, quindi il tuo drago è Tempestosa!" continuò Astrid, facendo un passo verso di lui, ma mosse male la protesi, che non riuscì a far presa sulla neve e scivolò, facendola finire gambe all'aria.
Hiccup corse da lei e la aiutò ad alzarsi, mentre la ragazza mandava maledizioni di ogni tipo contro la gamba di ferro del giovane.
"Per Loki! Come fai a muoverti con questo trabiccolo attaccato alla gamba?" si lamentò, zoppicando verso Sdentato, aiutata dal giovane.
"Necessità, e tre anni di allenamento senza una gamba." rispose Hiccup, aiutandola a salire in groppa a Sdentato e infilando la protesi nella staffa di comando della coda.
Astrid borbottò, mentre Sdentato la fissava interdetto, confuso dalla scena appena vista e dallo strano cambio di personalità dei ragazzi.
Hiccup salì in groppa a Tempestosa e guardò l'amica, facendo un respiro profondo.
"E ora che facciamo?" domandò.
"Propongo di tornare a Berk e non dire nulla a nessuno. Ci prenderebbero per matti." propose Astrid "Nel frattempo facciamo ricerche per poter tornare normali."
"Oh, Sacri Dei..." si lamentò Hiccup "Questo significa che dovrò essere te e tu dovrai essere me..."
"Esatto, quindi vedi di non fare nulla di anomalo." lo ammonì la giovane.
"Lo stesso vale per te!" esclamò il ragazzo "Ora andiamo."
Spronarono i loro draghi e, dopo qualche breve manovra di prova di Astrid, che doveva imparare a guidare Sdentato, si diressero verso la loro isola, atterrando in una radura al margine delle case.
"Bene, e ora... calma e concentrazione." sussurrò Hiccup, andando verso casa sua, ma la ragazza lo fermò.
"Stai andando dalla parte sbagliata. Casa 'tua' è dalla parte opposta." disse, poi posò una mano sul fianco di Sdentato e, cercando di non attirare troppo l'attenzione, andò verso la casa del giovane.
Salì subito nella sua stanza, guardandosi intorno, mentre il drago si andava a sistemare nella sua cuccia e la fissava confuso. Certo, per Sdentato il suo comportamento doveva risultare alquanto curioso e molto diverso dal solito, ma cosa poteva farci? Per qualche strano scherzo del destino, lei e Hiccup si erano scambiati i corpi e, finché non avessero trovato una soluzione, avrebbero dovuto adattarsi al cambiamento.
Sospirò, sedendosi sul letto, poi si tastò le spalle, osservando l'uniforme. Si accorse di essere sudata, quindi decise che era meglio darsi una lavata. Per fortuna il capo tribù e la sua famiglia avevano dei bagni privati, e Stoick era via con alcuni altri anziani per affari, quindi poteva usufruire sia della vasca termale che della sauna privata, senza attirare troppi sguardi per il suo strano comportamento.
Aveva visto spesso Hiccup andarci, quindi sapeva dove si trovava e cosa portarsi. Cercò nella cassapanca e prese un telo per la toeletta e dei vestiti di ricambio, quindi uscì di nuovo con la roba sotto il braccio e andò alla capanna dei bagni del capo tribù.
Entrò e si chiuse la porta alle spalle. L'aria lì dentro era calda, piacevole; posò il cambio sulla panca e si sedette, per spogliarsi.
Per prima cosa si concentrò sulla protesi; aveva osservato tante volte il ragazzo togliersela e mettersela, che ormai conosceva ogni movimento a memoria, infatti fu facile liberarsene. Infine si spogliò e saltellò verso la stanza della vasca termale, portandosi dietro il telo.
Con calma si immerse nell'acqua calda, poi chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi.
"Dei santissimi..." sussurrò "Sono finita nel corpo di un uomo... Sono un dannatissimo uomo!"
Aprì di nuovo gli occhi e si guardò le mani. Le mani di Hiccup, apparentemente esili, ma ora riusciva a notare ogni piccolo particolare, ogni callo provocato dal suo lavoro di fabbro.
Poi il suo sguardo si spostò sulle braccia, e si sorprese; era davvero così muscoloso? Non aveva mai notato quei muscoli, sotto le sue casacche. Era sorprendente, non erano muscoli troppo marcati, ma erano ben messi, quanto basta per essere piacevoli alla vista, se tenuti scoperti.
E il petto. Sacri Dei... Hiccup le era sempre piaciuto, ma non pensava fosse così... così... bello!
Cavolo, se era bello... aveva immaginato tante volte che lui la stringesse... aveva sognato di far l'amore con lui, ma... ma non si era mai immaginata una bellezza simile.
Chiuse gli occhi, portando alla mente una delle tante fantasie che lo riguardavano: loro due che facevano l'amore, lui che la baciava, la stringeva, passava le mani sul suo corpo nudo...
Improvvisamente, nel bel mezzo di quella fantasia che di casto aveva proprio nulla, sentì una strana sensazione al basso ventre, una reazione del suo nuovo corpo al brivido di eccitazione che aveva sentito sulla schiena. Aprì gli occhi e si guardò, trattenendo un urlo quando si accorse del risultato di quella reazione.
Cercò di capire cosa fosse successo, collegando subito la causa all'effetto: il corpo del ragazzo si era "svegliato" quando lei aveva fatto emergere una particolare fantasia.
"Mh... quindi tu ti ecciti immaginandomi nuda, mio caro Hiccup Horrendous Haddock?!" borbottò, uscendo dalla vasca e saltellando fuori, per asciugarsi e rivestirsi "Giuro che te ne dico quattro! Non la passerai liscia!"
Si vestì in fretta ed uscì dal bagno, andando spedita verso casa sua.

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Capitolo 3
*** 2 ***


Hiccup entrò in casa, guardandosi intorno. La casa di Astrid era silenziosa, nessuno, a parte lei, la abitava più da anni.
Tanto meglio, almeno così nessuno, lì dentro, avrebbe notato le stranezze nel suo comportamento.
Si sentiva stranamente stanco. La botta di adrenalina, dopo lo shock, era finita, e ora cominciava a sentire la stanchezza; non credeva che Astrid si stancasse così facilmente, ma evidentemente era uno degli inconvenienti dell'essere una ragazza.
Sospirò, andando in camera, poi si sedette sulla cassapanca, vicino al tavolino da toeletta con lo specchio e si guardò le mani.
Erano piccole. Era strano avere delle mani così piccole. Ed erano lisce, non erano come le sue, che erano ruvide e piene di calli, a causa del lavoro in bottega. Erano belle, bianche, con le unghie curate.
E le braccia erano esili, quasi davano l'impressione di essere deboli,ma Hiccup lo sapeva bene che non lo erano: le braccia di Astrid erano in grado di tirare pugni invidiabili!
Si passò una mano sui capelli, sciogliendo la treccia e guardando quei fili dorati che cadevano sulle spalle della ragazza allo specchio. Wow! Stava proprio bene! Aveva sempre sognato di vederla così, e ora... caspita! Era proprio bella!
Si alzò di nuovo, e percepì un dolore fastidioso alla pancia, sotto l'ombelico. Sopportabile, ma fastidioso.
Pensò che fosse a causa dello shock subito e della stanchezza, quindi decise di prepararsi un bagno, per lavarla via. Entrando nella casa aveva notato, in un angolo, una lunga vasca, che sicuramente Astrid usava per lavarsi.
Prese una grossa pentola e la riempì d'acqua, quindi la mise sul fuoco a scaldare. Intanto si sarebbe anche scaldato l'ambiente e, con calma, si sarebbe potuto preparare.
Tornò in camera e aprì le cassapanche e i bauli appoggiati alle pareti, cercando ciò di cui aveva bisogno. Era imbarazzato, rovistare tra la biancheria personale di quella ragazza non era esattamente una delle cose che avrebbe mai fatto, sebbene avesse sognato più di una volta di togliergliela di dosso e far l'amore con lei.
Si bloccò un momento, cercando di calmarsi. Sapeva fin troppo bene quale reazione aveva il suo corpo quando faceva certi pensieri su quella ragazza, ma per fortuna quel nuovo corpo era diverso, e l'unica cosa che sentì fu un brivido di eccitazione dietro la schiena... oltre a quel fastidioso mal di pancia che sembrava diventare ogni momento più forte e difficile da ignorare.
Prese velocemente un telo da toeletta e i vestiti puliti di cui aveva bisogno, poi tornò in cucina e svuotò la pentola d'acqua bollente nella vasca, aggiungendo acqua fredda finché la temperatura non fosse stata gradevole.
Si spogliò, buttando i vestiti da lavare in un angolo, e si immerse nell'acqua.
Si rilassò, o almeno ci provò, perché il mal di pancia lo distraeva parecchio. Ma davvero Astrid aveva certi dolori? Come faceva a sopportarli?
Doveva cercare di estraniarsi dal dolore, quindi prese a osservare il suo nuovo corpo.
Due gambe lunghe. Due... non era più abituato ad avere due gambe complete, era una sensazione strana... mosse le dita del piede sinistro, erano sottili, proporzionate a quel piedino minuscolo rispetto al suo. I polpacci erano sodi, non troppo muscolosi, adatti alla corporatura esile di quella ragazza, ma allenati da anni a cavallo di un drago, come anche le cosce.
E poi il seno, sempre coperto da quei maglioni che mascherano un po' il fisico, non si era mai reso conto di quanto fosse prosperosa la bionda; sì, aveva immaginato spesso di vederla così, ma questo andava oltre ogni sua immaginazione!
Cavolo se era bella! Era stupenda!
Ma i suoi pensieri furono interrotti da qualcosa che vide nell'acqua. Cautamente si tirò su, afferrando il telo e avvolgendoselo attorno al corpo, per asciugarsi, poi si guardò, con attenzione, notando qualcosa sulle cosce.
Guardò meglio e... Oh, Sacri Dei del Wallhalla! Sangue!
"Oh, Dei..." balbettò, in preda al panico, camminando agitato per la stanza, ancora avvolto nel telo da toeletta "Oh, Dei... Non sono stato attento e l'ho ferita... Oh, Sacri Dei... mi ucciderà! No, non può, questo e il suo corpo, ma potrebbe far male al mio... Ohddeisantissimi! Che mal di pancia! Ma come fa? No, è meglio se vado a stendermi... non posso ragionare in queste condizioni..."
Detto questo, andò spedito verso la camera e si buttò sul letto, senza neanche rivestirsi.
Il mal di pancia era forte, gli impediva di fare qualunque cosa. Sentì la porta d'ingresso aprirsi e il suono di un passo zoppicante di una persona con una protesi in ferro avvicinarsi spedita alla stanza, ma non si mosse, restando steso sul letto, in posizione fetale, con le mani sulla pancia e il viso affondato sul cuscino. Sicuramente era Astrid che voleva chiedergli qualcosa riguardo al suo corpo, o giù di lì, ma in quel momento non gli importava, voleva solo che quell'emorragia e quel forte dolore alla pancia passassero.
Infatti Astrid entrò, fermandosi sulla porta e puntando il dito contro di lui.
"Senti un po', tu!" cominciò, ma si bloccò appena lo vide in quella posizione, quindi sembrò calmarsi e si avvicinò cauta al letto "Hiccup? Che succede? Stai bene?" domandò, preoccupata, posandogli una mano sul braccio.
Hiccup la spostò, girandosi verso di lei. Gli faceva ancora strano vedere il proprio viso fissarlo con quell'espressione preoccupata tipica di Astrid, ma doveva abituarcisi.
"Scusa, Astrid..." sussurrò, tirandosi su e cercando di coprirsi meglio con il telo, poiché conosceva bene le reazioni del proprio corpo quando Astrid era nelle vicinanze e voleva evitare ulteriori imbarazzi "Devo aver fatto qualcosa di sbagliato... io non so... è che... un'emorragia..."
Astrid lo fissò, confusa, mentre lui si stendeva di nuovo, in posizione fetale, tenendo le mani sulla pancia, ma poi la giovane sembrò capire e sospirò, passandosi una mano sul volto.
"Sacri Dei... è vero..." disse "doveva arrivarmi il ciclo..." Hiccup la fissò, interrogativo e lei spiegò "Quello che stai avendo adesso: un'emorragia, con annessi mal di pancia, stanchezza cronica e possibile cattivo umore. È una cosa che succede a tutte le donne, ogni mese, e dura tre giorni consecutivi."
"Fantastico..." commentò il ragazzo, sarcastico, mentre Astrid apriva uno dei bauli e tirava fuori quello che sembrava un paio di slip di stoffa spessa "Ma come fai a sopportarlo?"
"Devo. È la natura." spiegò, poi gli passò l'indumento "Metti questo. È un assorbente, ce ne sono altri dentro del baule, dovrai cambiarti spesso, e lavarli ogni volta, così puoi riutilizzarli. Ora vestiti, se no ti prenderai un accidenti!"
Hiccup si tirò su ed eseguì, rivestendosi, poi si sedette sul letto, con l'espressione dolorante e le mani sulla pancia. Astrid si sedette accanto a lui e, senza dire nulla, gli posò il palmo sulla pancia, massaggiando delicatamente.
Il ragazzo fece un sospiro di sollievo: la mano era calda, e quel movimento ritmico e delicato gli fece gradualmente passare il dolore. Si rilassò, posando la testa su quello che fino a poche ore prima era il suo petto e chiudendo gli occhi.
La ragazza lo lasciò fare per un po', ma poi si fermò, lo prese delicatamente per le spalle e lo allontanò.
"Ehm, Hiccup..." disse Astrid, con voce leggermente imbarazzata "Fossi in te eviterei certe cose... il tuo corpo ha delle reazioni... strane..."
"Te ne sei accorta, eh?" esclamò il giovane, sorridendo sarcastico.
"Ma fa sempre... così?" si lamentò lei, indicando la situazione imbarazzante.
Hiccup la fissò, poi distolse lo sguardo, arrossendo.
"Cerca di pensare a qualcosa di rilassante." suggerì "Di solito funziona."
La giovane chiuse gli occhi, facendo dei respiri profondi, finché la situazione non tornò alla normalità, quindi guardò l'amico di traverso.
"Tu sei un porco!" esclamò, finalmente.
"Oh, scusa..." rispose l'altro, alzando gli occhi al cielo "Scusa tanto se sono un uomo, e quando sono vicino ad una donna il mio corpo ha delle reazioni involontarie!"
Astrid borbottò qualcosa di incomprensibile, stringendo i pugni, infine fece altri respiri profondi e si calmò.
"Da soli non possiamo farcela." sentenziò "Se dobbiamo gestire questa situazione dobbiamo aiutarci a vicenda."
"Hai ragione... non è semplice gestire da solo un corpo che non conosci..." ammise il ragazzo "Dobbiamo inventarci qualcosa..."
"Tuo padre quanto tempo starà via?" domandò la giovane, cercando di riordinare le idee.
"Non lo so... non meno di un mese." rispose Hiccup, tirandosi indietro i lunghi capelli che gli ricadevano in faccia.
"Bene, allora sarà il caso che io mi trasferisca da te per un po'." disse Astrid, mettendosi meglio e intrecciando i lunghi capelli che poche ore prima erano i suoi "Come quando lavoriamo sulle esercitazioni dell'Accademia. Nessuno sospetterà niente."
"Speriamo..." sospirò il giovane, lasciandola fare "Speriamo davvero."
Astrid sorrise e finì di intrecciargli i capelli, infine lo aiutò a preparare tutto ciò di cui aveva bisogno e, insieme, andarono a casa Haddock, preparandosi a quella strana convivenza che avrebbero dovuto affrontare.

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Capitolo 4
*** 3 ***


Il mattino seguente si svegliarono di buon'ora, cercando di abituarsi gradualmente ai ritmi dettati dai loro corpi.
Astrid fu la prima a svegliarsi. Non lo credeva possibile, ma il corpo di Hiccup era più robusto di quanto pensasse e, mentre prima ci metteva sempre un po' per svegliarsi, adesso si trovava ad essere già sveglia e pronta per qualsiasi attività quando fuori era ancora buio.
Quando aprì gli occhi, Hiccup ancora dormiva, accanto a lei, in posizione fetale, con i capelli sugli occhi. Lo guardò per qualche secondo; chissà quante volte, nelle nottate che avevano passato insieme per elaborare i piani per gli allenamenti all'Accademia, lui si era svegliato prima di lei e l'aveva guardata dormire.
Fu riportata alla realtà dalla reazione involontaria del corpo di Hiccup: a quanto pareva non era la prima volta che accadeva. Maledisse silenziosamente quel corpo e decise di alzarsi; Senza fare rumore si montò la protesi e andò al bagno, sul retro della casa, cercando di mantenere la calma, poiché sapeva che la sosta alla latrina non sarebbe stata affatto facile. Tutto il procedimento fu meno problematico di quanto credesse, quindi finì di lavarsi e tornò in casa.
Hiccup si stava svegliando, quando lei entrò nella camera. Senza dire nulla gli preparò tutto quanto e si avvicinò al letto, aiutandolo a tirarsi su.
"Buongiorno, raggio di Sole." disse, scherzosa.
"'Giorno..." borbottò il ragazzo, prendendo la roba che gli passava Astrid e alzandosi in piedi con aria assonnata.
"Vai a darti una lavata." consigliò la giovane "Quando sei pronto ci organizziamo per la giornata."
Hiccup borbottò qualcosa di incomprensibile e strisciò verso il bagno, mentre lei riordinava la stanza, aiutata da Sdentato, che continuava a fissarla interdetto: ancora non aveva capito bene cosa fosse successo al suo Cavaliere e alla sua amica.
Quando il ragazzo fu di ritorno, aveva ancora tutti i capelli scompigliati. Astrid si avvicinò e lo fece sedere, sciogliendogli la treccia e rimettendo a posto le ciocche, prima di ricomporre l'acconciatura.
"Ci ho provato..." si lamentò il giovane "Ma è troppo difficile... come fai?"
"Abitudine." rispose la ragazza "E una buona dose di pazienza."
"No, davvero..." insistette Hiccup "Come fai? Ho male ovunque! Mi sento debole... non mi sentivo così da quando... da quando ho perso la gamba!"
Astrid finì di intrecciargli i capelli, quindi si sedette sulla panca, di fronte a lui, e lo guardò negli occhi.
"Vedi, per me, quello che ti sta succedendo in questo momento, è una cosa che ormai mi succede da quando avevo 12 anni." spiegò "È il passaggio all'età adulta, indica che da quel momento in poi il nostro corpo è in grado di generare dei figli. Ci succede tutti i mesi, finché non rimaniamo incinte."
"Io non voglio rimanere incinta..." piagnucolò Hiccup "Ci mancherebbe anche questo!"
Astrid rise, posando una mano sulla guancia di Hiccup e avvicinandosi ancora a lui; nonostante tutto, quel ragazzo aveva mantenuto una certa ingenuità.
"No, tranquillo." lo rassicurò "Per rimanere incinta c'è bisogno di un uomo. Bisogna fare l'amore, ha a che fare con quello che succede al tuo corpo, suppongo."
Hiccup arrossì, distogliendo lo sguardo, quindi si alzò in piedi.
"Dobbiamo andare all'Accademia." disse, cambiando argomento "Dobbiamo organizzarci per trovare quello Skrill che ci ha ridotto così. Ma come lo diciamo ai ragazzi? Non possiamo dir loro tutto quello che è successo... la storia di per sé è pazzesca, non ci crederebbero mai!"
"Basta non dire questa parte." suggerì la ragazza "Diciamo loro che abbiamo trovato uno Skrill e che è pericoloso che sia libero, e dobbiamo trovarlo e addestrarlo. Nel frattempo io cercherò di comportarmi come te e tu cerca di comportarti come me."
"Non è mica semplice..." si lamentò il giovane "Io non sono come te. Tu sei forte, fiera... io non sono così."
"Va bene..." disse Astrid, alzandosi in piedi "Suggerimento: se Moccicoso ti molesta, non esitare a rispondergli male. Sii dolce con me, ma non troppo, se faccio o dico qualcosa non esitare a tirarmi un pugno sul braccio, gli altri ci hanno fatto l'abitudine a vedermi così, quindi non faranno domande."
Hiccup annuì pensoso, quindi chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Quando li riaprì, tirò un pugno al braccio di Astrid, più forte che poteva, cercando di imitare la ragazza, nel suo essere manesca.
"Bravo! Così!" esclamò la giovane, sorridendo.
Hiccup fece un altro respiro profondo, diventando completamente rosso, infine si fece coraggio, prese la ragazza per il colletto della casacca, la fece abbassare a forza e le stampò un bacio sulle labbra, cercando di imitare i baci che aveva già ricevuto da lei.
"E questo che cos'era?" domandò Astrid, confusa.
"L'hai detto tu di essere dolce con te." disse il giovane, diventando sempre più rosso e distogliendo lo sguardo "Tu quando vuoi essere dolce con me fai così."
"Sì, va bene..." sospirò la ragazza "Ma mettici più convinzione!"
Hiccup balbettò qualcosa con fare imbarazzato, poi fece un altro paio di respiri profondi e tirò fuori tutto il coraggio che aveva in corpo per provare a imitare il migliore dei baci che aveva ricevuto da lei.
La prese di nuovo per la casacca con entrambe le mani e la fece avvicinare, autoritario, quindi posò le sue labbra su quelle di lei, chiudendo gli occhi.
Astrid ricambiò subito. La sentì sorridere, mentre rispondeva a quel bacio, che tentava di imitare malamente quelli suoi. Era davvero strano, perché pensandoci bene, stava praticamente baciando sé stesso, sentiva il tocco leggero dei peli dei suoi baffi sulla pelle, ma sembrava quasi che a quel corpo in cui era finito non importasse, quindi si lasciò andare, prolungando ancora il contatto.
Sentiva il corpo reagire, mentre le sue mani mollavano la casacca e si spostavano sulla nuca, sentiva che era molto piacevole, e che non voleva interrompere quel contatto.
Astrid sorrise, ricambiando quel bacio autoritario. Era riuscito a sbloccarlo, quello era esattamente il tipo di bacio che avrebbe dato lei. Gli lasciò condurre il bacio, posandogli in automatico le mani sui fianchi e continuando a ricambiare.
Era strano, sapendo che le labbra che stava baciando erano le sue stesse labbra, ma era molto piacevole, e quel corpo stava già reagendo. Pensieri rilassanti... pensieri rilassanti... cercò di concentrarsi, ma non ci riuscì, e alla fine spedì a Loki ogni suo intento di controllare quel corpo e si lasciò andare.
Erano talmente concentrati in quel bacio che non si accorsero che qualcuno aveva bussato alla porta, a lungo, poi aveva rinunciato e aveva aperto, entrando nella casa senza aspettare il permesso. Si trattava di Gambedipesce, che ora li fissava con aria imbarazzata.
Alla fine si decise e fece un colpo di tosse, attirando la loro attenzione.
"Ehm... ragazzi?" li chiamò, mentre i due si staccarono.
"Cosa c'è, Gambedipesce?" domandò Astrid, che per lui era Hiccup, guardandolo seria.
"Ehm... scu... scusate..." balbettò il corpulento biondo "È che... hanno avvistato uno Skrill non lontano da qui... Stiamo aspettando te per organizzarci, Hiccup."
"Ah, lo Skrill." rispose la ragazza"Ci è sembrato anche a noi di averlo visto ieri sera. Andiamo! Vai avanti, Gambedipesce, noi ti raggiungiamo subito."
Il ragazzo annuì e corse fuori, mentre la ragazza si voltò verso Hiccup, che annuì e le diede una pacca sul braccio.
"Brava, vai avanti così, sei andata bene." la rassicurò, poi uscì, trovando Tempestosa già lì che aspettava insieme a Sdentato e salì in sella.
Astrid lo raggiunse e salì in groppa a Sdentato, quindi insieme volarono all'Arena.
Tutti i Cavalieri erano già pronti e in attesa di ordini, quindi Astrid li guardò, in silenzio, pensando bene a cosa avrebbe dovuto dire.
Hiccup scese da Tempestosa e raggiunse gli altri quattro, guardando Astrid calmo.
La ragazza, infine, si rivolse a Gambedipesce.
"Dove è stato visto lo Skrill l'ultima volta?" domandò.
"A nord, nella zona del Grande Iceberg." rispose il giovane "Stamattina, da una nave fuori per pescare."
"È dove l'abbiamo visto ieri pomeriggio, ricordi... Hiccup?" disse Hiccup, rivolto a Astrid.
"È vero." ammise la giovane, pensierosa "Ma cosa ci fa lì? E, soprattutto, è lo stesso che Dagur aveva trovato e noi abbiamo ricongelato o è un altro?"
"Cosa facciamo, allora?" chiese Testa di Tufo, guardando un po' tutti.
"Dividiamoci in squadre e cerchiamo, dobbiamo scoprire perché è qui e se è lo stesso animale." ordinò Astrid, calma "Poi vedremo cosa fare."
"Bene, allora... Astrid, che dici se stai in squadra con me?" domandò Moccicoso, passando un braccio attorno alle spalle di Hiccup, e stringendo le labbra, cercando di rubargli un bacio.
Hiccup guardò Astrid, sospirando, quindi tirò a Moccicoso un pugno, con tutta la forza che aveva in corpo, e si allontanò, poggiandosi a Tempestosa.
Astrid sospirò, infine chiamò i gruppi.
"Astrid, Moccicoso, venite con me." ordinò, salendo in groppa a Sdentato "Gambedipesce, Tufo, Bruta, voi avvicinatevi passando da Ovest, noi faremo il giro da Est."
Tutti annuirono ed eseguirono gli ordini, spiccando il volo, alla ricerca di qualche notizia sullo Skrill.

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Capitolo 5
*** 4 ***


Girarono a lungo, ma dello Skrill non c'era traccia. Così come era apparso, era scomparso di nuovo nel nulla.
Tornarono verso casa in silenzio, senza mai smettere di guardarsi le spalle. Erano nervosi, poiché un drago di quelle dimensioni non poteva sparire nel nulla.
Hiccup e Astrid si guardarono preoccupati, affiancando le loro cavalcature mentre tornavano a Berk; se non trovavano quello Skrill, molto probabilmente non sarebbero mai tornati come prima, per cui era di importanza vitale riuscire almeno a scoprire dove si nascondeva.
Moccicoso si affiancò per l'ennesima volta a Hiccup, guardandolo ammiccante, per l'ennesima volta durante il volo.
"Allora Astrid..." disse "Hai già deciso con chi andare alla festa della fertilità, quest'anno? Se non hai nessuno potresti venirci con me."
"Basta, Moccicoso!" urlò Hiccup, ormai stufo "Se ci andrò, di sicuro non sarà con te! Quindi piantala!"
Sbuffò, esasperato, poi lanciò un'occhiata ad Astrid, che alzò gli occhi al cielo: sapeva troppo bene cosa stava pensando, quel ragazzo diventava ogni giorno più insistente, e molto probabilmente non si sarebbe arreso finché sapeva di avere qualche speranza con lei.
Senza dire altro atterrarono al villaggio, infine si divisero e tornarono alle proprie case per pranzare.
Hiccup e Astrid entrarono in casa, chiudendosi la porta alle spalle. Il ragazzo andò a sedersi al tavolo, portandosi le mani alla testa con aria esasperata.
"Ma come fai a sopportarlo?" chiese "È insopportabile! Cioè... conosco Moccicoso, so che a volte sarebbe da prendere a schiaffi, ma..."
"Ma provare di prima persona le sue advances è peggio che vederle dall'esterno." completò Astrid, sedendosi accanto a lui.
"Esatto." ammise Hiccup, guardandola "Come fai? Dico davvero..."
"Non è semplice, ma cerco di mantenere la calma." rispose la giovane "Di solito diventa più insistente vicino a feste come questa, ma poi, passato il periodo, diventa più tranquillo."
"Quest'anno sarà anche peggio, allora..." borbottò il ragazzo "I giovani uomini che hanno compiuto 18 anni sono invitati a scegliere una ragazza per il ballo della fertilità."
"Oh, Sacri Dei..." esclamò Astrid, passandosi una mano sul volto "Me ne ero dimenticata... Hiccup, ti rendi conto di cosa vuol dire? Al ballo della fertilità i ragazzi scelgono una compagna, che in futuro sposeranno! E tu sei il futuro capo villaggio! Tutti si aspetteranno che io... che tu... che... che Hiccup Horrendous Haddock Terzo scelga la sua futura sposa!"
"Tranquilla." la calmò il giovane "Non è obbligatorio che lo faccia quest'anno, ho tempo fino a 25 anni per scegliere, ma non essendoci mio padre in questo periodo mi toccherà presiedere alla suddetta festa."
"Oh, grandioso..." borbottò Astrid, sarcastica "Il ballo è tra una settimana! Questo significa che, se non abbiamo risolto questa situazione, dovrò essere io a presiedere al ballo! Ti rendi conto? Dovrò essere te! Cosa devo fare? Non ho idea di cosa dovrò fare!"
Dicendo ciò prese l'amico per il vestito e lo sollevò come un fuscello, mettendolo poi a terra e tirandogli una botta sul braccio, una botta talmente forte che Hiccup fece due giri su sé stesso e poi cadde, restando leggermente stordito.
Astrid si avvicinò, per sincerarsi che stesse bene; il ragazzo si tirò su, massaggiandosi la spalla e guardandola.
"Astrid, modera la forza, per piacere..." si lamentò "Mi hai fatto male!"
"Scu... scusa, Hiccup, io..." balbettò la giovane, aiutandolo a rialzarsi.
"Non è colpa tua, non potevi saperlo." la giustificò il giovane "Lo so, dal mio fisico sembro tanto debole, ma non è così. Sono un fabbro, ricordi? Sono abituato a maneggiare roba pesante, quindi ho dovuto imparare a moderare la mia forza."
"Cavolo, Hic..." si scusò Astrid, controllandogli il braccio, su cui si stava formando un brutto livido "Mi dispiace... non volevo... io... ho agito di impulso..."
"Non fa nulla." rispose Hiccup, sorridendo e massaggiandosi il braccio "Ora passa... spero..."
Astrid lo fissò per qualche secondo, poi andò alla ghiacciaia e prese un blocchetto di neve pressata, avvolgendolo in un panno, infine fece sedere l'amico e poggiò il ghiaccio sul livido, passandolo con delicatezza lungo tutta la superficie. Hiccup fece un sospiro di sollievo e la lasciò fare, in silenzio.
"Hic, sei davvero forte..." disse la ragazza, dopo un po' "Non pensavo... cioè... io per tirare un pugno devo usare tutta la mia forza, e sono considerata potente, ma tu... cavolo, se usassi tutta la tua forza metteresti al tappeto Moccicoso con facilità, e gli faresti anche molto male!"
"Non sono quel tipo di ragazzo, Astrid..." la interruppe il giovane "Io non faccio a pugni con chiunque, non sono uno che usa la propria forza per quelle stupidaggini. Io preferisco usarla per creare, non per far male."
La giovane annuì, sedendosi accanto a lui, continuando a passare il ghiaccio sul livido, infine gli tirò indietro i capelli, scoprendogli parzialmente il viso, e gli stampò un bacio sulla guancia. Hiccup la guardò, interrogativo, e Astrid fece spallucce.
"Sei un bravo ragazzo, Hiccup." spiegò "Te lo meriti."
"Però così mi rovini la reputazione, Astrid!" scherzò il giovane "Io non distribuisco baci, sei tu quella che lo fa!"
"Beh, allora fallo." lo incitò lei, con aria di sfida "Non rovinarmi tu la reputazione, ora!"
Hiccup arrossì, facendo dei respiri profondi, mentre quegli occhi verdi, i suoi occhi verdi, che ora erano quelli di Astrid, lo fissavano con aria sicura, troppo vicini per ignorarli. Questa volta volle essere delicato, non aggressivo come la mattina, quindi le passò una mano dietro la nuca, facendola avvicinare, e chiuse gli occhi, posandole un bacio sulle labbra.
Astrid ricambiò, approfondendo e prendendo il controllo del bacio, a differenza di quella mattina; ora che conosceva la vera forza fisica di quel corpo voleva usarla a suo favore. Hiccup le piaceva da morire, da sempre, da quando era una lisca di pesce parlante e senza alcuna apparente qualità emersa, e i segnali del suo nuovo corpo le facevano intuire che anche lei piaceva a lui. Non voleva obbligarlo a far nulla, voleva solo che si sbloccasse in qualche modo, per poterlo amare alla luce del sole, per poter finalmente dire "sono la compagna del Signore dei Draghi e lo amo con tutta me stessa."
Ignorò le reazioni del suo nuovo corpo e continuò a baciarlo, attirandolo a sé, mentre lui si lasciava andare, ricambiando e passandole le mani sui capelli e sulla nuca. Fu un bacio intenso e molto lungo, e quasi non presero fiato, e quando, finalmente, si separarono, Hiccup era rosso come un pomodoro maturo e teneva lo sguardo basso.
La giovane gli sorrise, facendogli alzare la testa, per guardarlo negli occhi.
"Wow!" esclamò "Questo sì che era un bel bacio!"
"G... gra... gra.... grazie..." balbettò il giovane, diventando ancora più rosso "P... pe.... però... Astrid, devi farti la barba, io non la porto mai così lunga."
La ragazza si toccò le guance. Effettivamente la barba era lunga, avrebbe dovuto tagliarla, ma come? Fissò l'amico, interrogativa, e lui si alzò, la prese per mano e la portò in camera.
"Lascia fare a me." le disse "Ci penso io. Tu cerca solo di stare rilassata e fai quello che ti dico."
La fece sedere sulla panca, vicino al catino per lavarsi, dove versò un po' d'acqua, poi preparò un panetto di sapone del tipo portato da Johann ogni volta che approdava sull'isola e aprì una piccola scatola, dentro la quale teneva un rasoio in ferro, forgiato da lui stesso, e una striscia di cuoio per pulirlo e tenerlo affilato.
In silenzio si bagnò le mani e prese il sapone e con movimenti esperti li passò sul viso della giovane, ammorbidendo la barba per poterla poi tagliare, poi prese il rasoio e lo passò sulla striscia di cuoio.
"Ora stai ferma, per piacere. Il rasoio è molto affilato, e io non sono abituato a far la barba a qualcun altro..." disse, calmo.
"Hiccup, non sei rassicurante così." si lamentò la giovane, guardandolo storto.
Il ragazzo fece spallucce e si mise al lavoro, con calma, facendo dei movimenti lenti, tenendo la mano ferma e leggera. Astrid lo lasciò fare e lo guardò. Era concentrato, sentiva la lama che si muoveva leggera sulla pelle, con movimenti brevi e sicuri; sapeva bene da quando aveva iniziato a radersi, era stato circa due anni prima, quando aveva 16 anni, nel periodo in cui aveva dato quello sviluppo in altezza, quando i suoi lineamenti erano cominciati a cambiare, trasformandosi da quelli di un bambino a quelli di un uomo. Si ricordava che un giorno, all'Accademia lo aveva guardato e aveva notato dei sottili baffi molto radi, dello stesso colore dei suoi capelli, e era rimasta sorpresa, non se lo aspettava di vederlo così. Ma il giorno dopo quei baffetti radi erano scomparsi, sostituiti da alcuni piccoli taglietti poco visibili: evidentemente il primo tentativo di rasatura non era stato il migliore. Però ora era leggero e sicuro, ormai ci aveva fatto l'abitudine, evidentemente.
Non c'erano dubbi: Hiccup, il ragazzo di cui Astrid era innamorata da sempre, era ormai diventato un uomo, un uomo davvero piacevole da guardare, tra l'altro.
Hiccup finì il lavoro e la guardò, soddisfatto, infine le passò un telo per pulirsi, e lavò e mise via il rasoio e tutto il resto.
La ragazza si toccò il viso, alzandosi dalla panca.
"Hai ragione, è molto meglio così." commentò.
"Conosco il mio corpo, so cosa fare, ormai." disse il giovane "Questo, invece..." indicò il corpo in cui era bloccato, quello di Astrid "è un vero mistero per me."
"Ehi! Vacci piano! Quello è il mio corpo!" lo ammonì Astrid, tirandogli un pugno leggero sul braccio.
"Mh... almeno non mi hai ribaltato, come prima." rispose Hiccup, massaggiandosi il braccio.
"Imparo in fretta." rise la ragazza, ma tornò subito seria "Senti, stavo pensando... Moccicoso non la smetterà, finché non avrà una risposta definitiva, quindi... che dici se alla festa ci andassimo insieme?"
Il ragazzo la fissò, arrossendo di colpo, e balbettando qualcosa di incomprensibile.
"Calma..." continuò la giovane "Non sto dicendo di ballare alla danza della fertilità, ma solo di andarci insieme, come amici, ecco..."
Hiccup ci pensò e annuì. Sarebbe stata una situazione strana, forse anche imbarazzante, ma se serviva per far smettere a Moccicoso di provarci con lui era la benvenuta.
"Va bene. Hai ragione." ammise "Ma ora andiamo in cucina, sto morendo di fame, e sicuramente anche tu, quindi è meglio se prepariamo qualcosa da mangiare."
Astrid annuì e, insieme a lui, scese in cucina per aiutarlo a cucinare.

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Capitolo 6
*** 5 ***


I giorni seguenti andarono tutti nuovamente in perlustrazione.
Non trovarono lo Skrill, ma finalmente videro qualche traccia: una crepa nel ghiaccio del Grande Iceberg indicava che, in qualche modo, anche questo era stato congelato, e che non era lo stesso che Dagur aveva tentato di imprigionare, poiché lo avevano ricongelato in una zona completamente diversa dal punto da cui proveniva quel grande blocco di ghiaccio galleggiante.
Hiccup e Astrid stavano discutendo tra loro, inginocchiati vicino a una delle tracce del drago, quando Moccicoso si avvicinò, abbassandosi accanto a Hiccup e dandogli, a tradimento, un bacio sulla guancia.
Hiccup si alzò in piedi, fissandolo.
"Ma che..." balbettò "Moccicoso! Per Loki! Ma che ti prende?!"
"Volevo solo farti provare il brivido di baciare un vero uomo, dolcezza." rispose il ragazzo, guardando Astrid con aria di sfida.
Il ragazzo strinse i pugni, chiudendo gli occhi e facendo dei respiri profondi. Sono Astrid, pensò, cosa farebbe Astrid al posto mio?
Ma il suo corpo stava già reagendo in automatico: urlò arrabbiato, mentre un pugno partiva e raggiungeva la faccia del ragazzo dai capelli corvini, potenziato da tutta la forza che aveva in corpo. Sentì un forte dolore alle nocche, ma non ci pensò e, con l'altra mano, ne fece partire un altro, e pochi secondi dopo stava picchiando suo cugino.
"Tu... stupido... pallone... gonfiato..." urlò, sempre più arrabbiato "vuoi... piantarla? Sono... stuf..."
Ma venne interrotto da due braccia forti che lo presero di peso, sollevandolo e allontanandolo da Moccicoso, che si tirò su, mentre lui continuava a cercare di afferrarlo e agitava le gambe, essendo sospeso a pochi centimetri dal suolo. Astrid non lo mollava, sfruttando la forza che aveva scoperto avere nel suo nuovo corpo; con un braccio lo tenne sollevato, tenendolo per la vita, con l'altro gli stringeva il polso sinistro, bloccandolo senza permettergli di muoversi troppo.
"Astrid, calmati!" esclamò, cercando di essere rassicurante, poi si rivolse a Moccicoso, guardandolo molto seria "E tu piantala! Hai passato il limite! Non verrà con te al ballo, lo capisci o no? Ha già un accompagnatore!"
Moccicoso lo fissò, balbettando e controllandosi i lividi, mentre Astrid si girava, guardando uno ad uno gli altri, lasciando andare la vita di Hiccup, ma senza mollargli il polso.
"Torniamo a Berk, ora." ordinò "Per oggi terminiamo qui." infine si girò verso Hiccup e gli controllò la mano; appena sfiorò le dita, il ragazzo fece una smorfia di dolore. Astrid sospirò, preoccupata "È rotta. Hai tirato proprio un bel pugno. Ti porto da Skarakkio a farti steccare la mano." si girò nuovamente verso i ragazzi, seria "Portate Tempestosa alla stalla, Astrid viene con me. E, Gambedipesce, seguici."
Salì su Sdentato e aiutò Hiccup, poi decollarono e tornarono a Berk, divisi in due gruppi.
Hiccup e Astrid parlarono tra loro per un po', senza farsi sentire da Gambedipesce, infine la ragazza si rivolse a quest'ultimo.
"Sorvoliamo sul fatto che l'altro giorno sei entrato in casa mia senza aspettare che ti dessi il permesso." lo rimproverò "Ma ciò che succede all'interno di quelle mura deve rimanere tra quelle mura!"
"Scu... Scusa..." balbettò il corpulento giovane "I... io... lo sai come sono, sotto pressione! Moccicoso era insistente... mi ha fatto paura..."
"Non fa nulla, As... As... Hiccup." sussurrò il giovane nel corpo di Astrid, tremando per il dolore alla mano "Non è colpa sua. Non... non poteva sapere che... che tu mi avessi già invitato."
"Oh..." disse Gambedipesce, sorpreso "Quindi è per quello che... Ti sei finalmente deciso a chiederle di sposarti, Hiccup?"
"Cosa?!" esclamarono i due giovani, insieme.
"No! Certo che no!" rispose Astrid, arrossendo "Le ho solo chiesto se le andava di andarci insieme, come amici!"
Il biondo li fissò, perplesso, per qualche secondo, infine alzò le spalle e diede una pacca affettuosa a Muscolone, che fece le fusa con aria allegra.
"Va bene, se lo dite voi..." disse, mentre si abbassavano tutti, per atterrare davanti alla bottega di Skarakkio.
Il vecchio fabbro stava lavorando alla pulizia dei denti di un Terribile Terrore, quando i tre giovani entrarono nella capanna.
"Skarakkio, ho bisogno di un favore." lo chiamò Astrid, continuando a tenere Hiccup per il polso "Astrid si è fratturata la mano. Potresti darle un'occhiata?"
"Oh, va bene, arrivo." rispose l'uomo, restituendo il draghetto alla proprietaria e avvicinandosi a loro, infine prese la mano a Hiccup e la controllò "Mh... è una brutta frattura. Dovrai tenerla ferma per un bel po'. Come te la sei procurata?"
"Ha solo accidentalmente incontrato la faccia di quell'idiota di Moccicoso... e ho scoperto che la mia mano non è dura come la sua testa..." rispose Hiccup, sarcastico, facendo delle leggere smorfie appena Skarakkio gli toccò le nocche.
"Ragazza mia, tu e Hiccup passate un po' troppo tempo insieme." sentenziò Skarakkio, tagliando delle strisce di tela e di cuoio per fasciare la mano "Hai assorbito un po' troppo il suo tipico sarcasmo, sembri quasi lui."
Hiccup e Astrid si guardarono per qualche secondo: se avevano notato questo, non sarebbe passato molto che avrebbero notato altri cambiamenti di personalità. Non sarebbero riusciti a resistere ancora a lungo a mantenere il segreto, quindi decisero che era il momento di parlare almeno con Skarakkio e Gambedipesce, che per lo meno avrebbero potuto rendersi utili per cercare una soluzione al problema.
Astrid sospirò, andando a chiudere la porta della bottega, quindi tornò a sedersi sulla panca accanto a Hiccup, mentre Skarakkio gli fasciava la mano e la immobilizzava.
"Okay..." disse la giovane, guardando gli altri "Quello che vi diremo non deve uscire di qui, dico sul serio."
"Parla pure, giovanotto. Cosa avete combinato tu e Astrid, stavolta?" la incoraggiò il vecchio.
"A dire la verità nulla, ma lo Skrill ci ha incasinato la vita." disse Hiccup, osservando la mano appena fasciata, con aria dolorante
"L'altro giorno, mentre eravamo in giro con i draghi lo abbiamo visto." riferì Astrid "E ci ha colpito con un fulmine."
"E quando ci siamo svegliati, non eravamo più noi stessi." completò il ragazzo.
"In che senso?" chiese Gambedipesce, interessato.
"Nel senso che..." cercò di spiegare la ragazza, pensando bene alle parole e giocherellando con una matita che aveva preso dal tavolo "Oddiei... come lo spieghiamo ora?"
"Nel senso che Astrid sta nel corpo di Hiccup e vice versa." disse Skarakkio, guardandola, infine spiegò "Stai usando la destra, Hiccup è mancino, quindi l'unica spiegazione è questa."
"Grazie agli dei..." sospirò Hiccup "Lo hai capito, Skarakkio, grazie!"
"Non vogliamo che lo sappia troppa gente, è già abbastanza difficile così." continuò Astrid "Stiamo cercando di gestire questi corpi, ma non è così facile. E per questo dobbiamo trovare lo Skrill: vogliamo tornare nei nostri corpi!"
"Non avete idea di quanto sia difficile essere Astrid!" si lamentò il ragazzo "Questo corpo ha delle reazioni che neanche capisco..."
"Non che il tuo sia da meno..." borbottò la giovane "Vogliamo parlare di una certa reazione involontaria, porco di un Haddock?!"
"Ehm... avete spiegato il concetto, ragazzi." li bloccò Gambedipesce "Ma ora che facciamo?"
"Te l'abbiamo detto: dobbiamo trovare lo Skrill, prima di tutto." disse Hiccup.
"E soprattutto, tu vedi di non spifferare nulla in giro. Hai già provocato abbastanza danni!" minacciò Astrid, rivolta al grosso amico biondo, prendendo Hiccup per il polso e aiutandolo ad alzarsi "Noi ora andiamo. Nelle condizioni di Hiccup per oggi non è il caso di riprendere le ricerche."
I due tornarono a casa, in silenzio. Hiccup, appena entrò, si sedette sul tavolo, fissando la mano sinistra, fasciata.
Astrid si avvicinò, sedendosi accanto a lui e carezzandogli i capelli.
"Scusami, Astrid... dovevo stare più attento." si scusò il giovane "Ti ho rotto una mano..."
"Non fa nulla, guarirà. Tu almeno stai bene?" rispose la ragazza, avvicinandosi ancora.
"Io voglio il mio corpo indietro..." si lamentò, mentre una lacrima gli solcava la guancia "Sacri Dei... come fai? È difficilissimo mantenere certe reazioni, qui dentro!"
"Non sempre riesco a tenerle..." spiegò Astrid, continuando a carezzargli i capelli "Non hai idea di quante volte sono riuscita a tenermi finché non tornavo a casa, e poi, nella solitudine di quelle mura, ho pianto. È liberatorio, ma è difficile tenersi fino alla sera, a volte. Devo ammettere che, sul lato emotivo, tu hai una resistenza maggiore: non ho ancora sentito il bisogno di piangere da quando sono nel tuo corpo."
Hiccup si asciugò le lacrime e la guardò, in silenzio, infine le afferrò il mento e la guardò negli occhi.
"Perché non mi hai detto che ti fa male la gamba sinistra?" chiese, Improvvisamente.
"Non è nulla, è sopportabile." protestò Astrid "Ma tu come lo hai capito?"
"Perché ogni tanto fa male, da quando l'ho persa, e so riconoscere quando succede." spiegò Hiccup, alzandosi e prendendola per mano "Devi toglierti la protesi e tenere la gamba a riposo, oggi."
Astrid non replicò, lasciandosi portare in camera, poi si stese sul letto e lasciò che Hiccup le togliesse la protesi e avvolgesse ciò che rimaneva della gamba in una calda pelle di yak, che subito alleviò un po' del dolore che sentiva dalla sera prima.
Mentre Hiccup legava bene la pelle alla gamba, Astrid la fissò, sentendo una strana sensazione venire da dentro, un groppo alla gola, che era rimasto imprigionato dentro da quando era finita in quel corpo, e che ora si stava liberando.
"Hiccup..." sussurrò, appena udibile "Come fai a sopportarlo?"
"Cosa?" chiese il giovane, finendo di fasciarle il moncone e guardandola in viso.
"La gamba..." continuò la giovane, singhiozzando "Come fai? Io... la sento sempre... però poi vedo che non c'è... è difficile..."
Hiccup si spostò, sedendosi accanto a lei e prendendole il viso tra le mani.
"Astrid, calma..." disse "Respira... tranquilla, presto riavrai entrambe le gambe, non ti preoccupare."
"Non ci riesco..." continuò lei, ormai in lacrime "Hiccup... non mi sono mai resa conto... hai perso una gamba... come fai? Come fai a non crollare? Era una parte di te, e ora non c'è più... non la riavrai mai indietro..."
Il giovane non rispose. Sapeva fin troppo bene cosa stava provando, perché lui stesso le aveva provate, quelle sensazioni, i primi tempi dopo la battaglia contro la Morte Rossa. Senza parlare, si sistemò meglio sul letto e abbracciò l'amica, lasciandola sfogare.
Le si calmò dopo un'ora, ma rimase ferma, con la fronte poggiata sulla spalla dell'amico. Si era tranquillizzata, la vicinanza del ragazzo le aveva fatto bene. Lei amava Hiccup, e sapere che era lì ad occuparsi di lei glielo faceva amare ancora di più.
Poco dopo, senza parlare, alzò la testa, prendendogli il volto tra le mani e baciandolo, tirando fuori tutto l'amore che provava per lui.
Non le importava più delle reazioni che avrebbe avuto il corpo in cui era intrappolata: lei amava Hiccup, e stavolta glielo avrebbe dimostrato senza troppi giri. Sentì il ragazzo ricambiare immediatamente, mentre lei lo faceva stendere e lo stringeva, continuando a baciarlo.
Hiccup fu sorpreso da quella reazione. Piacevolmente sorpreso. Quel bacio, profondo, ma dolce, era pieno d'amore, l'amore che aveva sempre sperato di ricevere da lei. Ricambiò, lasciandola condurre, lasciando che fosse lei a fare la mossa successiva.
"Hiccup..." sussurrò la ragazza, quando finalmente si staccarono "Posso... posso donarti la mia prima volta?"
La sua prima volta. Hiccup fu ancora più sorpreso: voleva che lui fosse il primo uomo ad averla. Era un grande onore. La ragazza che amava aveva deciso che era degno di avere la sua prima volta!
Annuì. Sapeva che sarebbe stata una situazione strana, così, a parti invertite, Ma in quel momento non gli importava.
Astrid sorrise, baciandolo di nuovo. Era strano, avrebbero fatto l'amore a parti invertite, ma sapeva che avrebbero recuperato non appena avrebbero riavuto i loro corpi indietro.

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Capitolo 7
*** 6 ***


Il mattino seguente, quando Hiccup si svegliò, fuori albeggiava.
Era stretto ad Astrid, che ancora dormiva. Alzò la testa e la guardò.
Era ancora strano vedere il proprio corpo dall'esterno, ma erano passati pochissimi giorni da quando c'era stato lo scambio, poco più di una settimana.
Astrid dormiva ancora, stringendolo a sé, serena e rilassata. Le fece una carezza, cercando di non svegliarla.
Quella notte si erano uniti. Era stato strano, ma intenso, nonostante quelli non fossero i loro corpi, sapevano esattamente cosa fare, come muoversi, e si erano amati a lungo, addormentandosi abbracciati.
Hiccup dovette ammettere che quel lato dell'essere una donna non gli era affatto dispiaciuto, poiché era con la persona che amava, inoltre ciascuno di loro conosceva il corpo dell'altro, e sapeva esattamente come muoversi. Decise che avrebbe preso nota a mente, per quando fossero tornati ai loro posti, per quando l'avrebbe fatta sua nel modo giusto.
Astrid aprì gli occhi, lentamente, e gli sorrise, assonnata.
"Buongiorno..." sussurrò, stringendolo.
"Ciao." rispose lui, baciandola "Hai dormito bene?"
"Mai stata meglio." disse lei, affondando la testa nel collo del compagno e posandoci sopra un bacio, provocandogli un brivido e una risatina.
"Ehi! Che fai?" rise lui, lasciandola fare.
"Sto facendo esperimenti col tuo corpo. Posso?" domandò Astrid, scherzosa.
"Ci stai prendendo gusto, tu!" si lamentò Hiccup, tirandosi su e cercando i suoi vestiti "Alziamoci, ora. Oggi ci sarà parecchio da lavorare per i preparativi della festa della fertilità."
"Ah, già... la festa..." borbottò Astrid "Dove io dovrò presiedere al ballo per conto di tuo padre, continuando a far finta di essere te..."
"Andrà bene, vedrai." la rassicurò, avvicinandosi e aiutandola a indossare la casacca, per quanto la mano rotta gli permettesse "Io ti starò sempre appresso e ti aiuterò."
Astrid sorrise e si abbassò, baciandolo dolcemente.
"Ecco perché ti amo: non lasci mai nessuno nei guai." disse "Ora andiamo. Ci aspetta una lunga giornata."
Hiccup sorrise e, insieme, uscirono in strada insieme a Sdentato, andando diretti alla Sala Grande, dove a breve sarebbero cominciati i preparativi per la festa.
Skarakkio era già al lavoro, aiutato da alcuni Terribili Terrori, e stava appendendo alcuni festoni al soffitto.
"Buongiorno ragazzi." li salutò "Pronti per la giornata?"
"Ehm, sì... più o meno..." balbettò Astrid, guardandosi intorno. Il fatto che dovesse far finta di essere Hiccup durante la festa la innervosita parecchio. Hiccup si avvicinò e le stampò un bacio sulle labbra, rassicurante.
"Andrà tutto bene, te l'ho detto." le sussurrò. Astrid gli sorrise, tesa, poi si voltò verso Skarakkio, in attesa che desse loro qualcosa da fare.
"Mettete a posto i tavoli." ordinò il vecchio fabbro "E ricordate di lasciare un bel po' di spazio al centro della sala per la pista da ballo."
Hiccup e Astrid eseguirono, con calma e senza affaticarsi troppo, anche perché Hiccup era limitato dalla mano fratturata. Dopo un po' vennero raggiunti dagli altri Cavalieri, a ciascuno dei quali venne affidato un compito.
Un paio d'ore dopo si fermarono per riposare. I gemelli presero a rincorrersi e picchiarsi, come loro solito, mentre gli altri quattro si sedettero su una panca vicino al fuoco.
Astrid e Hiccup erano seduti vicini, in silenzio, e lei si era messa a controllare la fasciatura della mano al compagno, aggiustando le parti messe male, e accanto al ragazzo si era seduto Moccicoso, che come al solito aveva deciso di importunare quella che credeva essere Astrid, posandole ripetutamente una mano sulla spalla, che ogni volta Hiccup si scrollava di dosso. Gambedipesce, seduto accanto a Moccicoso, cercava di dissuaderlo dal farlo, ma senza troppo successo.
"Allora, Astrid..." disse, ad un certo punto, il ragazzo dai capelli corvini "Davvero non vuoi che ti accompagno io al ballo? Non sai cosa ti perdi... sono o non sono il ragazzo più bello di Berk?"
"Vuoi davvero che mi fratturo anche l'altra mano sulla tua brutta faccia?" lo minacciò Hiccup, stringendo il pugno sano e mostrandoglielo. Astrid gli afferrò delicatamente il polso e glielo fece abbassare, guardandolo negli occhi.
"Non penso sia il caso, Astrid." disse "Non voglio finire a imboccarti ogni volta che devi mangiare perché ti sei fratturata entrambe le mani sulla faccia a mio cugino."
Moccicoso la guardò male e borbottò, infine tornò alla carica.
"Oh, dai, Astrid... ti prometto che ti divertirai! Sono un vero uomo, io." insistette, passando un braccio attorno al fianco di Hiccup, il quale, imitando una delle tante mosse difensive di Astrid, gli prese il polso e lo girò velocemente, facendolo finire faccia a terra, prima che potesse dire altro.
Astrid sorrise e guardò Hiccup, che le fece l'occhiolino, prima di avvicinarsi e baciarla, proprio mentre Moccicoso si alzava e li guardava.
"Che... che cosa?" esclamò, sorpreso "P... preferisci quel perdente di mio cugino a un vero uomo vichingo come me?! Ma lo hai visto?!"
Hiccup e Astrid si staccarono e la ragazza guardò storto il moro.
"Ha visto molto più di quanto credi, cugino." disse "E a quanto pare, a suo parere sono molto più uomo vichingo di quanto pensi tu."
"Ehm... la conversazione si fa imbarazzante..." li interruppe Gambedipesce, alzandosi "Skarakkio! C'è qualcosa che posso fare?"
Moccicoso balbettò qualcosa di incomprensibile, mentre Hiccup baciava di nuovo la compagna e le parlava all'orecchio, senza farsi sentire dagli altri.
"Davvero lo pensi?" sussurrò.
"Se non lo pensassi non lo avrei detto, non credi?" rispose la giovane, posandogli un altro bacio sulle labbra.
"Ma..." cercò ancora di intromettersi Moccicoso "Ma... che ha lui più di me?"
"Uhm... fammi pensare..." disse Hiccup, intrecciando la sua mano in quella di Astrid "È alto, bello, intelligente... ed è il futuro capo di Berk. Ti basta come risposta?"
Il moro provò ancora a replicare, ma ci rinunciò e si allontanò con aria sconfitta. Astrid si voltò verso il compagno e gli sorrise.
"Lo hai proprio messo al tappeto!" esclamò.
"Ho detto quello che gli avresti detto te al mio posto." disse Hiccup, alzandosi di nuovo in piedi "Ora torniamo al lavoro, se no Skarakkio ci urla dietro."
Astrid annuì e si rimisero al lavoro. Nel tardo pomeriggio finirono di preparare tutto, e prima che la festa cominciasse, quando la Sala Grande era ancora deserta, Hiccup e Skarakkio istruirono velocemente Astrid su quello che avrebbe dovuto fare durante tutta la festa.
"E ricordati..." concluse il giovane "Io sono mancino. Non penso che ti capiterà, ma stai molto attenta a quale mano usi."
"Spero di non sbagliare..." si lamentò la ragazza.
"Non preoccuparti, non ti lascio sola." la rassicurò Hiccup "Ormai credo che tutti abbiano capito che stiamo insieme..."
"Oh, beh, i vostri sbaciucchiamenti non sono passati inosservati di certo..." lo interruppe il vecchio fabbro. Hiccup lo fulminò con lo sguardo e tornò a parlare alla compagna.
"Dicevo... tutti l'hanno capito, quindi nessuno troverà strano che staremo seduti vicini."
Astrid annuì e fece un respiro profondo. Aveva capito cosa doveva fare, e avere il compagno vicino la rassicurava, ma era comunque nervosa e aveva paura di commettere qualche passo falso.
Poco dopo la festa iniziò. Tutto il villaggio era riunito, come succedeva di solito in quella sera di metà febbraio, e tra varie portate di cibo, scherzi e bevute la prima parte della cena passò liscia.
Infine venne il momento del ballo. Astrid si alzò, come le aveva spiegato Hiccup, e fece un cenno all'orchestra improvvisata, che cominciò a suonare, mentre alcuni ragazzi invitarono delle ragazze a ballare: questa era la loro proposta di matrimonio. Moccicoso stava per alzarsi, puntando Hiccup, ma Astrid gli lanciò un'occhiataccia che se fosse stata più affilata lo avrebbe ucciso all'istante, quindi decise che non era il caso di sfidare la sorte.
La musica era allegra, e la canzone molto dolce. I ragazzi l'avevano sentita tante volte, fin da quando erano bambini, e la conoscevano a memoria. Senza che se ne rendessero conto, le loro mani scivolarono l'una sull'altra, e le dita si intrecciarono, e quando se ne accorsero, Hiccup e Astrid si guardarono negli occhi, capendosi al volo.
Il giovane si avvicinò, per baciarla e parlarle all'orecchio e, quando la musica finì, Astrid si alzò, trascinandolo sulla pista e facendo un cenno all'orchestra, che riprese a suonare e cantare la melodia.

Per ogni mar navigherò, ma non avrò paura.
Le onde io cavalcherò, se tu mi sposerai.


Hiccup e Astrid si inchiarono, leggermente impacciati dall'inversione di ruoli, poi si presero per mano e girarono lentamente in circolo.

Né sole, sai, né freddo, mai,
Mi impedirà il ritorno,
Se mi prometterai il tuo cuor...


Astrid prese Hiccup per i fianchi, cercando di condurre il ballo, anche se non era abituata, e lo strinse a sé.

E amore per l'eternità.
Amato mio, Oh, mio tesor,
Parole non ti serviranno,
ti basterà abbracciarmi!


Si allontanarono di nuovo, incrociarono le braccia e girarono in circolo due volte, continuando a guardarsi negli occhi.

Anelli d'or ti porterò
Ti canterò poesie
Da tutto ti proteggerò
Se tu vorrai sposarmi


Il ballo continuò, aumentando leggermente il ritmo.

Anelli d'or non servono
Non voglio le poesie,
Le mani tue desidero,
da stringer tra le mie!


I ragazzi continuarono a ballare, ignorando gli sguardi dei compaesani. Quello sarebbe diventato il loro ballo, solo il loro.

Ti abbraccerò ti bacerò
E danzerò per sempre
Con te felice io sarò
Non smettere di amarmi!
Per ogni mar navigherò
Ma non avrò paura
Le onde io cavalcherò
Se tu mi sposerai!


il ritmo era sempre più frenetico, i due giovani continuarono a danzare, fino alla fine, poi, sull'ultima nota, invece di concludere come richiedeva la danza, si strinsero di più nel loro abbraccio e si baciarono con passione, mentre uno scroscio di applausi partì dai tavoli attorno a loro.
Astrid e Hiccup si allontanarono leggermente, e la ragazza gli parlò all'orecchio.
"Quando saremo tornati a posto mi devi concedere un altro ballo." sussurrò "Voglio la proposta come si deve."
"Ci puoi contare, mia signora." rispose Hiccup, a bassa voce "La mia fidanzata si merita una proposta di matrimonio fatta come si deve."
Astrid lo baciò di nuovo, poi si guardarono intorno. Tutti erano in piedi e applaudivano la coppia, anche se Moccicoso era pallido come un cencio e sembrava non sentirsi bene.
Astrid gli diede una pacca sulla spalla, mentre tornavano al posto, e gli parlò all'orecchio.
"Non si può scegliere di chi innamorarsi, Moccicoso." disse, prima di sedersi sulla sua sedia e stringere il compagno.

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Capitolo 8
*** 7 ***


Erano passati un paio di giorni dalla sera della festa. Hiccup e Astrid erano sempre insieme, e ormai più nessuno trovava strana la cosa, dal momento che erano ufficialmente fidanzati.
Passavano molto tempo alla bottega di Skarakkio, parlando e facendo ricerche su qualcosa che conoscevano solo loro e che non volevano ancora condividere con gli altri, e a volte si univa al trio anche Gambedipesce, l'unico che sembrava essere a conoscenza di quello che stavano cercando.
Ma c'era un problema: Moccicoso, superato lo shock iniziale, era tornato alla carica, e già il giorno successivo aveva ripreso a provarci con quella che credeva essere Astrid, creando non poche tensioni all'interno della squadra.
Quel pomeriggio, Hiccup e Astrid si erano temporaneamente separati, mentre lei, insieme a Gambedipesce, era andata alla bottega del fabbro per fare alcune ricerche, con la scusa di lavorare a qualche progetto con i due, Hiccup seguiva gli altri tre Cavalieri all'Accademia.
Doveva essere un pomeriggio tranquillo, in cui ognuno doveva seguire le proprie mansioni, ma non fu così. Quando Astrid, Gambedipesce e Skarakkio raggiunsero gli altri tre all'Arena, stava succedendo il finimondo.
I tre sentirono fracasso già prima di entrare nell'area di allenamento, ma non si aspettavano di assistere alla scena che si trovarono davanti appena entrati: Hiccup stava picchiando più forte che poteva Moccicoso, che era steso a terra e si riparava con le braccia, mentre i gemelli li incitavano con urla e schiamazzi, come loro solito.
"Ma cosa..." esclamò Astrid, correndo dal compagno e separandolo dal cugino "Astrid, calma! Che succede?"
"Giuro che questa volta lo uccido! Non doveva farlo!" urlò Hiccup, molto arrabbiato.
"Hiccup, calmati..." gli sussurrò la ragazza, all'orecchio "Calma... non è da te perdere le staffe in questo modo."
"Vorrei vedere te, al mio posto!" continuò a urlare il ragazzo, cercando di liberarsi dalla presa "Moccicoso ha passato il segno! Mi ha baciato! Giuro che lo uccido!"
Astrid sbiancò e, senza dire nulla, lasciò andare Hiccup, che si avventò nuovamente contro il cugino, il quale si era appena alzato e cercava di riprendersi dalle percosse.
"Oh, mamma..." borbottò Skarakkio, portandosi una mano sul viso "La situazione si fa critica... ci credo che Hiccup è arrabbiato..."
Astrid lo guardò per un momento, infine si decise e separò di nuovo Hiccup dal cugino, allontanandolo senza mollarlo e avvicinandosi al vecchio fabbro e a Gambedipesce.
"Sentite..." disse "Non possiamo tenere il segreto ancora per molto. Dobbiamo dirlo anche a loro."
"Hai ragione." ammise il corpulento ragazzo dai capelli biondi "Così si potrà trovare prima lo Skrill, e ci sarebbero meno incidenti come quello di oggi."
"Moccicoso ha passato il segno..." borbottò Hiccup, arrabbiato "giuro che quando torno nel mio corpo lo concio per le feste!"
"Hiccup! Datti una calmata!" cercò di calmarlo la compagna "Stare nel mio corpo ti sta mandando fuori di testa, e ti capisco pure... Anche io sto faticando a mantenere la mente serena."
"Allora fareste bene a trovare quello Skrill in fretta." sentenziò Skarakkio "Ma sapete come fare per tornare nei vostri corpi?"
"Proveremo a ricreare le condizioni di quando è successo la prima volta." disse Hiccup, che faceva dei respiri profondi per ritrovare un po' di lucidità "Sperando che funzioni."
"Sperando che funzioni cosa?" domandò Testa di Tufo, che si era avvicinato per origliare cosa stessero confabulano i quattro.
Astrid lo fulminò con lo sguardo, tenendo stretto Hiccup, che si era di nuovo agitato, quindi si voltò verso gli altri tre, guardandoli seria, uno per uno.
"Ragazzi, dobbiamo parlarvi." disse "È una cosa molto seria e ho bisogno della massima attenzione."
Il gruppo si avvicinò, stringendosi attorno a Hiccup e Astrid, e i due raccontarono la loro disavventura con lo Skrill, con calma, pensando bene alle parole da dire.
"A... aspettate un secondo..." balbettò Moccicoso, sbiancato di colpo, quando i ragazzi ebbero finito di raccontare "Mi... mi state dicendo che... che... che ho appena baciato mio cugino sulla bocca?"
"Esattamente..." rispose Hiccup, nervoso "Pensando di baciare la ragazza che sposerò a breve, tra l'altro."
Moccicoso li fissò, tremante, mentre il colorito del suo volto passò dal pallido al verde, e dopo poco si portò le mani alla bocca e si allontanò di corsa, fino a un angolo dell'Arena, dove si piegò e rigettò il pranzo.
Hiccup lo guardò, borbottando nervoso, mentre Astrid lo stringeva, facendolo calmare.
"Capite perché è di importanza vitale trovare quello Skrill?" disse la ragazza, appena Moccicoso li raggiunse di nuovo "Dobbiamo ritornare nei nostri corpi al più presto, e abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile per riuscirci."
I ragazzi mormorarono tra sé per qualche minuto, infine annuirono, convinti. Se davvero lo scambio li stava mandando fuori di testa, era meglio essere seri, una volta tanto, ed evitare le battute, perché la situazione era abbastanza critica.
"Bene, ora mettiamoci al lavoro." ordinò Hiccup, andando a prendere Tempestosa e salendoci in groppa "Dobbiamo trovare quel dannato Skrill."
Tutti ubbidirono e, insieme, i Cavalieri, decollarono, alla ricerca del drago, mentre Skarakkio li guardò dal basso, mentre si allontanarono.
"Bene! statemi a sentire!" disse Hiccup, affiancando la compagna e parlando a tutti gli amici "Appena lo troviamo, voi state a distanza, ci avviciniamo solo io e Astrid. Ci faremo colpire da un fulmine, quindi è probabile che perderemo i sensi. Voi assicuratevi che non finiamo in acqua o sulle rocce, è pericoloso!"
"Ma siete sicuri?" intervenne Gambedipesce "È pericoloso comunque."
"Hai altri suggerimenti?" domandò Astrid "Hai visto, Hiccup sta andando fuori di testa, e tra poco pure io non riuscirò a gestire più la situazione! Se ci fosse un modo meno pericoloso per riavere indietro la nostra vita, benvenga, ma purtroppo non c'è!"
Nessuno replicò e, per qualche minuto, tutti volarono in silenzio, finché un urlo di Gambedipesce non li ridestò.
"Skrill!" gridò "Proprio di fronte a noi!"
I due giovani si guardarono. Dovevano attenersi al piano, quindi incitarono Sdentato e Tempestosa e staccarono il gruppo, andando velocemente nella direzione in cui vedevano lo Skrill.
Quando furono abbastanza vicini, Astrid bloccò la coda di Sdentato, per farlo volare in autonomia, mentre il drago già lanciava dei fulmini attorno a loro, infine Hiccup si lasciò cadere nel vuoto e la compagna lo raggiunse quasi immediatamente. E, proprio mentre si stavano abbracciando, in caduta libera, un fulmine molto potente li colpì.
Tutto divenne buio e i due giovani, privi di sensi, caddero nella neve, come bambole di pezza abbandonate e gettate via.

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Capitolo 9
*** 8 ***


Hiccup si riprese lentamente.
Si sentiva strano, stordito. Era steso su un letto, ben coperto, al caldo; lentamente gli tornarono alla mente gli ultimi momenti prima di perdere i sensi: lui e Astrid che cadevano nel vuoto, poi si avvicinavano, mentre erano in caduta libera. E poi lo Skrill li aveva colpiti.
Il piano aveva funzionato?
Il ragazzo si concentrò sul proprio corpo, senza aprire gli occhi.
Sentiva le braccia. Entrambe. Il destro era piegato sul petto, steccato. Era rotto, va bene, ci avrebbe pensato dopo.
Fece un respiro profondo, niente seno. Perfetto.
Scese ancora, percependo il proprio corpo, percependo parti che il corpo di Astrid non aveva. Ancora meglio.
Ed ora la prova del nove: le gambe.
Prima la destra. Okay, si muoveva, era integra. Benissimo. Ora la sinistra. La coscia, il ginocchio, e un pezzo di gamba avvolto in una pelle di yak. Oltre quello niente. Niente piede, niente dita, solo il vuoto.
Aprì gli occhi, finalmente, e si tirò su. Sdentato si avvicinò immediatamente al letto, scodinzolante.
"Ehi, bello!" disse, dandogli una pacca sul muso. Bene! quella era la sua voce!
Grandioso! Aveva funzionato!
Ma dove erano tutti? Perché c'era solo Sdentato con lui? Si sedette sul letto e si infilò la protesi, poi si alzò, poggiandosi al suo fido drago e camminando verso la porta d'ingresso.
"Dove sono tutti, Sdentato?" domandò. Il Furia Buia fece un verso e Hiccup lo fissò "Dov'è Astrid? Portami da lei." ordinò, e insieme uscirono per strada.
Il paese sembrava tranquillo, tutti erano affaccendati nei loro compiti quotidiani e non lo considerarono, mentre camminava assieme a Sdentato verso la casa di Astrid.
Skarakkio uscì dalla capanna verso cui il ragazzo era diretto e, appena lo vide, gli andò incontro, velocemente, fermandolo.
"Hiccup! Sei sveglio!" esclamò, prima di guardarlo dubbioso e abbassare la voce "Sei Hiccup, vero?"
"Sì, sono io." lo rassicurò il giovane "Sono tornato a posto. Cosa è successo? Dov'è Astrid?"
"Hiccup..." disse il vecchio fabbro, tornando serio "Lo sai quanto tempo sei stato incosciente? Circa una settimana."
"Una settimana?!" domandò Hiccup, ormai allarmato "Skarakkio! Astrid sta bene? Rispondi!"
"Ehm... Dunque... Forse è meglio se ti fai spiegare da uno dei tuoi Cavalieri..." balbettò l'uomo "Loro erano presenti quando lo Skrill vi ha colpito, e vi hanno riportato qui. Eravate entrambi privi di sensi, inoltre tu avevi anche un braccio rotto, ma a Astrid è andata peggio."
"Peggio? In che senso?" chiese ancora il giovane, ormai in preda al panico.
"Astrid ha battuto la testa cadendo." si intromise Gambedipesce, avvicinandosi ai due, con aria triste "C'era una pietra sotto la neve, lei ci è caduta sopra con la testa... c'era tanto sangue... è ancora viva, ma a differenza di te non ha mai risposto agli stimoli, durante questa settimana... abbiamo provato di tutto, davvero. Il cuore continua a battere, ma qualunque cosa facciamo non ci risponde, non parla neanche nel sonno... non si lamenta... niente di niente... mi dispiace, Hiccup..."
Il ragazzo spalancò gli occhi, shockato e, senza dire nulla, corse a casa di Astrid, dove Gothi si stava prendendo cura della ragazza, stesa sul letto con la testa fasciata.
Hiccup la fissò. Aveva gli occhi chiusi, e le mani lungo i fianchi. Il giovane si avvicinò, sfiorandole la sinistra, ancora avvolta nella fasciatura rigida che le aveva provocato lui quando ancora occupava il suo corpo. Si abbassò, dandole un bacio sulle labbra, poi le fece una carezza delicata.
"Astrid, mi senti?" sussurrò "Senti la mia voce? Su, rispondimi..." nessuna risposta. Il ragazzo sospirò, prendendole la mano sana e stringendola nella sua "Piccola, avanti, svegliati... su, apri quegli occhi... mi devi un ballo, ricordi? Non vorrai lasciarmi solo, vero? Su, apri gli occhi.... mi senti?" una lacrima gli scese sulla guancia e cadde sulla mano della giovane "Io ti amo. Ti prego, mia signora, non lasciarmi..."
Le lacrime scendevano continue, ormai, e non riusciva a fermarle.
La sua compagna non si svegliava, non dava segni di vita, ed era tutta colpa sua.
Non avrebbe dovuto invitarla a quel volo, due settimane prima. Se non l'avesse invitata non sarebbero stati colpiti dallo Skrill, non avrebbero avuto i corpi scambiati e non avrebbero dovuto fare quella pazzia che l'aveva ridotta in quello stato.
"Astrid... mi... mi dispiace..." singhiozzò "Ti prego... apri gli occhi... dimmi qualcosa... fai qualcosa... prendimi a pugni, come tuo solito... qualunque cosa, ma, ti prego, svegliati..." cercò di respirare, per riprendere il controllo del suo corpo, scosso dal pianto, ma non ebbe successo "Forse... forse Moccicoso ha ragione... io non sono un vero vichingo... non ti merito... tu meriti di meglio... io... mi dispiace averti fatto sprecare la l'ha prima volta con me..."
Continuò a piangere, senza riuscire a smettere, e non si accorse che la mano della ragazza si stava muovendo, nella sua.
"Sei un idiota..." sussurrò Astrid, con voce appena udibile "Io non spreco nulla, con te..."
Hiccup alzò la testa, fissandola incredulo, notando quegli occhi blu fissi su di lui, e quel sorriso debole, stanco, ma che erano una speranza divenuta realtà per il giovane uomo.
"Astrid! Grazie a Odino! Ti sei svegliata!" esclamò, tirandosi su e dandole un bacio sulle labbra.
"Sì..." rispose la giovane, in un sussurro "E sembra che il piano abbia funzionato... sono di nuovo nel mio corpo... e tu sei nel tuo."
"Sì, ha funzionato." confermò il giovane "Anche se siamo stati incoscienti per una settimana. Nella caduta io mi sono rotto un braccio, e tu hai battuto la testa. Ho davvero temuto di perderti..."
La ragazza si portò una mano alla testa, toccandosi la benda e facendo una smorfia di dolore, quindi provò ad alzarsi e si poggiò al compagno, seduto accanto a lei.
"Vorrei uscire un po'..." disse Astrid "Voglio prendere un po' d'aria."
Hiccup guardò Gothi, che annuì, dandogli il permesso, infine prese la fidanzata in braccio e la portò fuori.
Appena uscirono, tutti si fermarono, interrompendo i loro mansioni, e quando tutti si accorsero che Astrid era sveglia si alzò un grido di felicità.
Finalmente tutto era tornato a posto, anche se ci sarebbe voluto tempo per riprendersi del tutto.

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Capitolo 10
*** 9 ***


I giorni passarono.
Astrid alternava momenti di lucidità a momenti di incoscienza, quindi Hiccup non la lasciava mai sola. Certo, rispetto alla settimana in cui erano stati entrambi privi di coscienza stava meglio, a detta dei loro amici, ma da una botta del genere non ci si riprende in pochi giorni, quindi il giovane pazientava e la teneva d'occhio, occupandosi di lei e non facendole mancare nulla.
Hiccup pensava, inoltre, che una volta tornati nei loro corpi sarebbe stato tutto più semplice, ma non fu così: anche se lo scambio era durato solo una settimana, aveva dovuto riabituarsi alla protesi e al suo vecchio corpo, all'essere un uomo e a gestire la propria forza fisica ed emotiva.
Il suo corpo gli era mancato, ma dovette ammettere che anche essere donna aveva i suoi vantaggi; di certo non gli sarebbe mancato il ciclo e tutto ciò che questo comportava, ma il fatto che le reazioni involontarie del corpo femminile erano meno... come dire... visibili di quelle analoghe del corpo maschile era un bel punto a favore di Astrid, dal momento che lei poteva evitare di fare "pensieri rilassanti" ogni volta che lui le era vicino per non mostrare situazioni imbarazzanti. Non che questo fosse più un problema, soprattutto nella loro intimità, dal momento che ormai erano ufficialmente fidanzati, ma era sempre meglio non dare troppo spettacolo quando non erano soli.
In ogni caso, essere stato Astrid per un certo tempo, aveva aiutato Hiccup a conoscerla meglio di quanto credesse, anche vedendo come si comportava la gente attorno a lei. Aveva capito, anche, che la sua ragazza era meno forte di quanto lasciasse credere, sia fisicamente che emotivamente, e questo gliela faceva amare di più.
Ma vederla, così, ferita, cosciente solo a momenti, lo faceva stare male. Non era abituato a vederla così debole e indifesa, e il fatto che non avesse nessuno della famiglia che potesse occuparsi di lei non lo rassicurava affatto, e per questo aveva deciso di farla stare in casa con lui: voleva controllare i suoi progressi in prima persona, controllare ogni respiro, ogni battito del suo cuore.
Non voleva perderla.
Aveva faticato tanto per chiamarla sua, ed ora che l'aveva stava rischiando di perderla, perché secondo Gothi, anche se si era svegliata, la ragazza non era ancora fuori pericolo.
Era passata una settimana da quando si erano risvegliati. Astrid, quella sera, era piombata di nuovo nel l'incoscienza, e Gothi la stava vegliando, durante una delle solite visite a casa Haddock per vedere come stesse la ragazza. Hiccup aveva bisogno di prendere un po' d'aria, di staccare un po' e decise di lasciare la vecchia druida con la compagna e uscire per strada.
Si fermò davanti alla capanna, guardandosi attorno e aggiustandosi la fasciatura del braccio rotto, mentre Sdentato lo raggiungeva facendo le fusa. Hiccup gli diede una pacca affettuosa e sospirò, guardandosi intorno. Tutto era tranquillo, i suoi compaesani erano chiusi in casa, a godere del caldo dei loro focolari domestici, e i draghi sonnecchiavano sparsi un po' ovunque.
Ma Hiccup aveva un conto in sospeso. In silenzio camminò lungo le strade buie di Berk, in mezzo alle case, sempre affiancato dal suo fido drago, e si fermò davanti a una delle capanne. Guardò la porta per qualche secondo, poi si avvicinò e bussò.
Gli aprì Stizzabifolco. Il ragazzo lo guardò serio e parlò.
"Devo parlare con Moccicoso. Subito, per favore." disse.
L'uomo annuì e chiamò il figlio, che uscì subito e si avvicinò a Hiccup.
"Che c'è, Hiccup?" domandò il moro.
"Io e te abbiamo un conto in sospeso." rispose il giovane, guardandolo seriamente.
"Ehi, cugino!" cercò di giustificarsi Moccicoso "Non ce l'avrai ancora con me per quel bacio?"
"No." continuò l'altro, prendendo il cugino per il colletto, col braccio sano "Ce l'ho con te perché ci hai provato con la mia futura moglie, quando tutti già sapevano che siamo ufficialmente fidanzati."
"Ma stavo scherzando..." disse il moro, cercando di liberarsi dalla presa.
Hiccup lo guardò negli occhi. Era arrabbiato. Di solito, quando era arrabbiato, si faceva un volo sul suo drago e, quando arrivavano sopra le nuvole, urlava e tirava pugni all'aria, ma ora non poteva. Sapeva che non era da lui, ma aveva bisogno di sfogarsi, così decise di sfogarsi come di solito faceva Astrid.
Lasciò andare Moccicoso, continuando a guardarlo minaccioso; strinse il pugno sinistro e, con tutta la forza che aveva in corpo, colpì il cugino in faccia.
Il giovane fece due giri su sé stesso e quasi cadde a terra, stordito, poiché non se lo aspettava, ma il cugino lo prese al volo e lo rimise in piedi, parlandogli all'orecchio.
"Se ci privi di nuovo, ti faccio cacciare dall'isola." minacciò "Lo sai anche tu che è contro le regole cercare di sedurre una donna sposata o, comunque, promessa."
Detto ciò, lo lasciò andare e si allontanò.
Non era stato il suo solito comportamento, ma era nervoso, da quando era successo tutto, e la situazione critica della sua compagna non lo aiutava a calmarsi di certo.
Ora si era sfogato, era più tranquillo, e decise di tornare a casa.
Gothi ancora controllava Astrid, che si stava svegliando. Hiccup congedò l'anziana donna e si preparò per la notte, mentre la ragazza si lamentava leggermente. Quando lui fu sotto le coperte, Astrid aprì gli occhi e lo guardò, accennando un sorriso.
"Hiccup..." sussurrò "Ho sognato che ci stavamo sposando..."
"Oh..." rispose il giovane, baciandola delicatamente "Sarà stato un sogno stupendo. Non vedo l'ora che succeda veramente, sai?"
Astrid sorrise, poggiando la testa sul petto di Hiccup. Si sentiva meglio, da quando si era risvegliata dopo che era tornata nel suo corpo. Inizialmente aveva continui mal di testa, e perdeva spesso conoscenza, ma ora si accorgeva che i periodi di incoscienza stavano diminuendo, insieme al l'emicrania.
Questo era un bene. Significava che presto avrebbe potuto finalmente alzarsi dal letto, e, come le aveva promesso Hiccup, ballare con lui, come si deve, con i ruoli giusti.

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Capitolo 11
*** 10 ***


Due settimane dopo, Astrid stava meglio, e cominciava ad avventurarsi fuori, sempre seguita dal compagno, che non la lasciava mai sola.
Quel pomeriggio erano al porto: Stoick sarebbe tornato a Berk proprio quel giorno e avevano deciso di accoglierlo direttamente al porto. Anche la ragazza aveva insistito per essere presente, così il giovane si era fatto aiutare dagli altri e l'aveva portata con sé, e ora erano in piedi sul molo, insieme a Skarakkio, la squadra dei Cavalieri al completo e buona parte dei compaesani.
Certo, l'uomo avrebbe chiesto che cosa era successo al braccio di Hiccup e alla testa di Astrid, ma per spiegare avrebbero avuto tutto il tempo.
La nave arrivò e Hiccup avanzò di qualche passo, continuando a reggere Astrid, che si poggiava a lui, tenendo la testa sulla sua spalla, con aria stanca. Stoick scese sul molo e si guardò intorno, infine posò lo sguardo sui due ragazzi, con aria critica.
"Mh... un incidente con qualche drago, suppongo..." commentò, ormai abituato a veder tornare il figlio a casa con almeno qualche escoriazione, a seguito delle escursioni di ricerca insieme alla sua squadra o al suo drago.
"Sì, diciamo di sì..." rispose Hiccup "La cosa è più complicata, ma c'entra uno Skrill."
"Uno Skrill?" domandò, allarmato, Stoick "Dagur?"
"No, tranquillo, non è lo stesso." lo tranquillizzò il giovane "Più tardi, in privato, ti spieghiamo tutto. Ora che dici se andiamo a casa?"
Stoick borbottò e annuì e, dopo aver scambiato qualche parola con i suoi compagni di viaggio, precedette il figlio sulla strada verso casa. Hiccup diede alcuni ordini ai suoi Cavalieri, poi fece salire Astrid in groppa a Sdentato e, insieme a loro, seguì il padre.
Arrivati alla capanna, Stoick si guardò intorno, critico, e si sedette al tavolo.
"Per lo meno la casa è ancora in piedi." commentò, mentre il ragazzo faceva scendere la compagna dalla groppa del drago e la aiutava a sedersi di fronte all'uomo, sistemandosi accanto a lei.
"Ehm... lo prenderò per un complimento." rispose il giovane "Comunque... I ragazzi si sono occupati dello Skrill, non è più un pericolo, anche se è rimasto a piede libero per più di una settimana."
"Si è fatto male qualcun altro..." domandò ancora Stoick "A parte voi, intendo."
"No, Capo Stoick." sussurrò Astrid, con aria stanca "Nessun altro è stato colpito."
"Ragazza, sembra che ti abbia conciato male, quel maledetto drago." osservò il capo di Berk "Dovresti andare a casa e metterti a letto."
Hiccup annuì e si alzò, aiutando la compagna a tirarsi su.
"Andiamo, mio padre ha ragione." le disse, dolcemente "Devi stare a letto. Ti porto di sopra, Sdentato starà con te, se hai bisogno mandalo a chiamarmi."
Astrid annuì e si lasciò accompagnare alla stanza del giovane, poi Hiccup tornò dal padre, che lo stava fissando con aria interessata.
"Mi sa che il racconto sarà più lungo di quello che credo, vero, figliolo?" domandò.
"Ehm, sì... è una lunga storia..." rispose il giovane, sedendosi nuovamente al tavolo "E non è stata una passeggiata, ti assicuro."
"Sono tutto orecchie." lo incoraggiò Stoick, mettendosi comodo.
"È cominciato tutto un mese fa." raccontò il ragazzo, riordinando le idee "Io e Astrid ci eravamo presi il pomeriggio libero e siamo andati a farci un giro tra gli iceberg, con Sdentato e Tempestosa. Eravamo nel pieno di una gara di velocità, quando Tempestosa è stata spaventata da qualcosa e ha disarcionato Astrid."
"È così che su è fatta quella ferita alla testa?" lo interruppe l'uomo.
"No, papà... lasciami continuare." disse Hiccup "Io mi sono lanciato per riprenderla... sai, la mia nuova tuta, impedisce le cadute rovinose... e quando l'ho afferrata ho visto lo Skrill, che ci ha colpito con un fulmine, poi mi sembra che i nostri draghi lo abbiano messo alla fuga... non ricordo molto, perché siamo svenuti entrambi." si fermò e fece un respiro profondo, sistemandosi meglio sulla panca "Okay, ora non ridere, ti prego... non è stato affatto divertente... Quando mi sono svegliato mi sentivo strano, diverso... e quando ho visto Astrid ho capito perché: il fulmine dello Skrill aveva fatto sì che le nostre menti finissero nel corpo dell'altro... non chiedermi come, non ne ho idea, ma è così..."
"Aspetta un attimo..." lo interruppe ancora il padre "cosa intendi dire?"
"Intendo dire che... quando mi sono svegliato... ero Astrid, e lei era me. Tutto, voce, aspetto, tutto quanto, tranne per il fatto che... le nostre menti... le nostre anime, erano state invertite." tentò di spiegare il giovane "Io ero diventato una ragazza e lei un ragazzo, con tutte le complicazioni del caso."
"Oh... allora hai esplorato il mondo femminile da un punto di vista molto particolare, figliolo..." commentò Stoick, cercando di trattenere una risata.
"Papà, ti ho detto di non ridere!" lo ammonì "Tu non hai idea di quello che ho passato... e anche Astrid... Oh, Santi Dei... Non hai idea di cosa significa essere donna... e ho avuto pure la sfortuna di finirci in un periodo... critico." l'uomo lo fissò, interrogativo e Hiccup continuò "Non credo tu voglia saperlo davvero... oh, va bene! Ora so perché Astrid in certi periodi è più propensa a spaccare l'ascia sul cranio di chiunque le capiti a tiro!" Stoick non riuscì a tenersi più, e scoppiò a ridere, e il giovane dovette fermarsi e aspettare che si calmasse. Quando l'uomo fu di nuovo attento al racconto, Hiccup riprese a parlare "E poi non solo io... anche lei ha sperimentato alcune cose del mio corpo..." arrossì, ripensando alle proprie reazioni involontarie, viste dall'esterno "È stato... imbarazzante, davvero... ma non riuscivamo a gestire la situazione e abbiamo dovuto aiutarci a vicenda, così abbiamo deciso di vivere qui, insieme, finché la situazione non fosse tornata normale."
"Oh, quindi avete dovuto condividere le esperienze?" chiese il capo di Berk, interessato.
"Abbiamo collaborato." rispose velocemente il ragazzo "E poi ho dovuto istruire Astrid a prendere il mio posto al ballo. Non temere, è andato più che bene, tranquillo. In ogni caso... ci siamo conosciuti meglio e... ecco... siamo diventati più intimi." arrossì nuovamente, mentre il padre lo fissava, tornato improvvisamente serio "La cosa si fa imbarazzante, papà... davvero..."
"Oh, non voglio sapere nulla della vostra vita sessuale a parti invertite, voglio sapere il resto. Parliamo del ballo alla festa della fertilità, ad esempio... Astrid se l'è cavata bene?" lo rassicurò Stoick.
"Alla grande, te l'ho detto." rispose il giovane, sorridendo "Oh, dimenticavo... bisogna cominciare i preparativi per fine estate, quando Astrid starà meglio: abbiamo ballato, sai?"
Stoick lo guardò sorpreso. Suo figlio gli aveva appena detto che lui e la ragazza che ora stava al piano di sopra a riposare, dopo anni che si giravano intorno avevano finalmente fatto quel passo l'uno verso l'altra e stavano insieme, ma non si aspettava che, dopo pochi giorni già avessero deciso di fare un ulteriore passo e sposarsi.
Hiccup gli sorrise. Si aspettava quella reazione dal padre; d'altronde tutta Berk sapeva che lui e Astrid erano sempre stati qualcosa di più che buoni amici, ma al ballo erano tutti rimasti sorpresi, quando erano scesi sulla pista e avevano ballato.
"Non te lo aspettavi, vero, papà?" domandò, dopo un attimo "Dillo pure: stiamo correndo troppo."
"N... no, affatto..." balbettò l'uomo, riprendendosi dalla sorpresa "D'altronde, dopo quello che mi hai raccontato, ora voi ci conoscete meglio di quanto si creda, quindi è giusto così. Cominceremo i preparativi non appena Astrid starà meglio."
"Grazie." rispose Hiccup, sorridendo "Le avevo anche promesso un altro ballo, una volta che fossimo tornati nei nostri corpi, ma per ovvi motivi non ho ancora potuto mantenere la promessa."
"C'è tempo per questo, figliolo." lo rassicurò il padre "Ora finisci di raccontare, non mi hai ancora detto come siete tornati a posto."
Il ragazzo annuì, raccogliendo le idee e riprendendo il filo del discorso.
"Beh, sì... dunque..." disse "Avevamo deciso di mantenere segreto lo scambio, per evitare imbarazzi, ma alla fine abbiamo dovuto dirlo a qualcuno: dovevamo trovare lo Skrill, e non potevamo farlo da soli. I primi a conoscere la storia sono stati Skarakkio, che tra l'altro aveva già capito qualcosa, osservandoci, perché aveva trovato strano che 'io' usassi la mano destra, invece della sinistra, come mio solito, e Gambedipesce. Loro ci hanno aiutati nelle ricerche e hanno mantenuto il segreto. Poi lo abbiamo detto agli altri Cavalieri, anche perché la situazione si era fatta imbarazzante e sia io che Astrid stavamo andando fuori di testa." fece un respiro profondo, riprendendo fiato, poi continuò il racconto "Moccicoso, per tutto il tempo, ci ha provato con me... ehm... con Astrid... sì, insomma, ci siamo capiti. Inizialmente sono riuscito a gestirlo prendendolo a pugni, come fa solitamente lei, ma era troppo insistente e, dopo il ballo, ha passato il limite: invece di rispettare la nostra decisione, ha continuato a provarci con quella che credeva essere Astrid, sempre più insistente, finché un giorno mi ha baciato... si, insomma, pensava che io fossi lei... oh, Dei... è complicato da spiegare... sì, ci siamo capiti... comunque io ero andato fuori di testa, non hai idea di quanto sia difficile da gestire la rabbia, nei panni di una ragazza... comunque l'ho pestato più forte che potevo , quando mi sono calmato, abbiamo detto la verità anche a loro. Il giorno stesso siamo andati ancora alla ricerca dello Skrill e, questa volta, lo abbiamo trovato. Abbiamo ricreato la situazione iniziale, ma la parte finale è andata storta: abbiamo perso i sensi e, nella caduta, io mi sono rotto il braccio e Astrid ha battuto la testa. Siamo rimasti privi di conoscenza per una settimana intera, io mi sono ripreso completamente, ma Astrid è messa peggio, come hai visto, dopo più di due settimane non sta ancora benissimo."
Stoick ascoltò la fine del racconto in silenzio. Il ragazzo se l'era cavata bene nella gestione della situazione, da quel che vedeva. E sicuramente l'esperienza lo aveva fatto maturare molto. Si alzò in piedi e gli diede una pacca sulla spalla.
"Va bene." disse "Ora vai dalla tua fidanzata, e i prossimi giorni occupati solo di lei, al resto ci penso io, non ti preoccupare."
Hiccup annuì e salì in camera sua.
Si avvicinò alla compagna e la osservò. La giovane dormiva, sembrava serena, e mormorò qualcosa nel sonno, quando il ragazzo le sfiorò la fronte, posandole un bacio sulla guancia.
Il ragazzo si preparò per la notte e si stese accanto ad Astrid, abbracciandola. Lei sembrò rilassarsi ulteriormente, e si sistemò meglio nel caldo abbraccio del compagno.
Sapeva che era lì con lei. E finché lui sarebbe stato al suo fianco, Astrid sarebbe stata al sicuro.

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Capitolo 12
*** 11 ***


Astrid si riprese, poco per volta, e con l'arrivo della bella stagione era perfettamente ristabilita.
Ormai si era stabilita in casa Haddock, e lei e Hiccup erano diventati inseparabili; li si poteva vedere spesso in giro per i vicoli della città, mano nella mano, oppure seduti da qualche parte, abbracciati, quando non erano impegnati con i preparativi per il loro matrimonio, che si sarebbe tenuto di lì a poche settimane, l'ultimo venerdì di Agosto.
Stoick si stava dando da fare per organizzare, per il figlio, una festa di nozze indimenticabile. Stava mettendo da parte molte botti di idromele e un sacco di prelibatezze per il banchetto che ci sarebbe stato; inoltre aveva suggerito al figlio di crearsi una uniforme da cerimonia, un prototipo che avrebbe potuto usare nelle feste importanti, e che magari in futuro avrebbe potuto essere parte delle uniformi di ordinanza del corpo dei Cavalieri dei Draghi. Hiccup aveva accettato il consiglio e si stava cucendo da solo l'uniforme, come aveva sempre fatto, approfittando dei momenti in cui Astrid era via con Testa Bruta e altre donne di Berk per preparare il suo abito da sposa.
Quando la ragazza si era ripresa del tutto, il ragazzo le aveva finalmente concesso il ballo che tanto aspettava, ma senza l'orchestra e tutto il resto, solo loro due e nessun altro, a casa loro, una sera in cui Stoick aveva deciso di dormire fuori casa con una scusa, anche se entrambi sapevano che se ne era andato per concedere alla coppia un po' dell'intimità che era loro mancata a causa delle condizioni critiche di Astrid.
Hiccup l'aveva fatta alzare, stringendola nelle sue braccia, fischiando e cantando il brano dedicato allo sposo, e Astrid aveva risposto subito, cantando insieme a lui le strofe della futura sposa, volteggiando e ballando felici, lontani da occhi indiscreti. Alla fine il giovane l'aveva baciata come non aveva mai fatto, dimostrandole tutto l'amore che provava per lei, la ragazza aveva ricambiato immediatamente e l'aveva trascinato verso il letto, guardandolo allusiva. Quella sera stessa avevano, finalmente, fatto l'amore per la prima volta, ognuno nel suo corpo, ma forti dell'esperienza dell'inversione.
Moccicoso non aveva più creato problemi e, un po' per rispetto verso di loro, un po', forse, per paura che la minaccia di Hiccup venisse davvero applicata, si era messo il cuore in pace, mostrandosi felice per la coppia e, lentamente, ripiegando su Testa Bruta, sulla quale aveva anche puntato gli occhi Gambedipesce.
Le settimane passarono veloci, e l'estate arrivò, con le sue giornate lunghe e le temperature più gradevoli.
I magazzini erano stati riempiti e tutto era gità pronto per la festa, quando Testa Bruta prelevò Astrid da casa Haddock per l'ultima volta come donna nubile, per portarla con sé e aiutarla a prepararsi a dovere per il gran giorno.
Hiccup la salutò con un lungo bacio passionale, un anticipo dei tanti che le avrebbe dato una volta diventata la signora Haddock, e la lasciò andare, poiché anche lui doveva prepararsi per la cerimonia.
Rientrò in casa e si guardò intorno. Era silenziosa, Stoick era andato via prima che i ragazzi si alzassero, per fare gli ultimi preparativi al luogo della cerimonia, così in casa erano rimasti solo Hiccup e Sdentato. Il ragazzo diede una pacca affettuosa all'amico, poi preparò le cose per la sauna rituale che doveva fare come purificazione prematrimoniale e andò al bagno privato del capo, insieme al suo drago.
Moccicoso, Gambedipesce e Testa di Tufo, i suoi testimoni, erano già lì che lo aspettavano, li salutò ed entrò con loro nella capanna.
Si prepararono e si sedettero tutti insieme attorno al braciere acceso, su cui Moccicoso versò dell'acqua, che vaporizzò in una densa nuvola.
"Allora, ragazzi?" disse, dopo qualche minuto di silenzio, Hiccup "Non avete nulla da dirmi? La tradizione vuole che mi consigliate sulla vita matrimoniale."
"La tradizione vuole anche che il seguito dello sposo sia composto di amici sposati." obiettò Moccicoso "E tu sei il primo del nostro gruppo a sistemarsi. Inoltre mi sa che ne sai più di noi di vita matrimoniale, in ogni caso, visto che Astrid vive già a casa tua."
Hiccup rise, tirandosi indietro i capelli, umidi per il denso vapore della stanza. Effettivamente aveva ragione: lui ne sapeva più di loro sia sulla vita matrimoniale che su come trattare con una donna nell'intimità.
"Effettivamente hai ragione, cugino." ammise il ragazzo, asciugandosi il sudore dal volto "Sono il primo a sposarmi, tra i Cavalieri, e tra qualche mese sarò anche il primo a mettere su famiglia: Astrid è incinta, anche se non me lo ha ancora detto, ma lo ho capito."
"E come lo hai capito?" domandò Testa di Tufo, confuso.
"Sono stato lei per una settimana, ricordate?" rispose il giovane "Quella settimana abbiamo dovuto aiutarci a gestire i nostri corpi, e lei mi ha insegnato a capire alcuni segnali. Ce ne sta uno, in particolare, che indica senza ombra di dubbio che è incinta, anche se ho dovuto fare un po' di calcoli per capirlo."
"Oh... e come si fa?" chiese Gambedipesce, interessato.
"Uhm... dunque..." disse Hiccup, pensando bene a cosa dire "Hai presente i periodici sbalzi d'umore di Bruta? Tipo la scorsa settimana? Se ci fai caso succede a intervalli regolari; esattamente ogni 28 giorni, le ragazze hanno una... reazione, che le porta ad essere scontrose più del solito. Con Astrid è capitato nel periodo dello scambio, quindi ho vissuto di prima persona quel periodo. In ogni caso, quando rimangono incinte, questo periodo termina fin dopo la nascita del bambino, ed è quello che è successo alla mia ragazza, da circa tre mesi."
"Okay, ma..." obiettò Moccicoso "Se lei è incinta sarà palese che hai contravvenuto alle regole. Non hai paura che tuo padre si arrabbi e ti punisca?"
"Mio padre non farà nulla." lo rassicurò il giovane "È un mese che parla di futuri nipoti e di allargare la famiglia al più presto. Quando saprà che Astrid aspetta un bambino sarà solo più che felice."
"Certo, però, tu di fare le cose nel modo giusto non ne vuoi prorpio sapere, eh?" scherzò Gambedipesce.
"Prendiamola così: quando vi sposerete voi, sarò quello più esperto che vi consiglierà al meglio." disse Hiccup, sorridendo "E poi essere stato Astrid per un certo periodo mi ha aperto gli occhi. Ora andiamo, ci sono ancora un sacco di cose da fare prima della cerimonia."
Detto ciò, tutti quanti si rivestirono e tornarono alla capanna del capo, per finire di prepararsi.
Hiccup indossò con calma la nuova uniforme, costituita da una cotta di cuoio spesso con delle cinghie per chiuderla, dei pantaloni in pelle e lo stivale imbottito. Aveva anche dei paraspalle con sul lato sinistro lo stemma di Berk e delle polsiere in cuoio spesso per proteggere polsi e braccia.
Finì di allacciarsi l'uniforme, mentre Sdentato lo annusava incuriosito. Il ragazzo gli grattò il mento e gli diede una pacca sul fianco.
"Allora, bello, come ti sembra?" chiese, mostrandogli l'uniforme. Il drago fece un verso allegro e si avvicinò per leccargli affettuosamente la faccia, ma Hiccup lo fermò "Noi, Sdentato. Non adesso. Lo sai che non va più via!"
Sdentato fece un verso deluso e guardò gli altri ragazzi, che si stavano preparando anche loro per la cerimonia, poi, con un balzo, saltò alle spalle di Moccicoso, mettendolo al tappeto, e gli leccò la faccia, tra le risate di tutti.
"Aveva proprio voglia di fare le feste a qualcuno!" esclamò Hiccup, facendo un cenno a Sdentato, che si allontanò "Vai a lavarti, cugino. Ti aspettiamo."
Il moro uscì borbottando, e tornò in tempo per salire tutti sui draghi e volare al luogo della cerimonia. O meglio, non tutti: Testa di Tufo, pur facendo parte del seguito dello sposo, avrebbe scortato la aposa, poiché condivideva il drago con la sorella.
Il luogo scelto per la cerimonia era una radura non lontano dal paese, facilmente raggiungibile sia a piedi che in groppa al drago, circondata dagli alberi, e su cui erano stati messi dei tendoni, che poi sarebbero serviti al banchetto che ne sarebbe seguito. Hiccup e i due testimoni atterrarono sulla radura proprio mentre Stoick e Skarakkio stavano finendo di preparare il tavolo che fungeva da altare, su cui avevano poggiato la spada rituale che sarebbe servita per consacrare l'unione.
Stoick andò incontro al figlio, guardandolo orgoglioso, prima di accompagnarlo al suo posto.
Poco dopo arrivò anche la sposa col suo seguito, e la cerimonia poté cominciare.
Hiccup guardò Astrid, mentre si avvicinava all'altare. L'abito era lungo, del colore del cielo, come i suoi occhi, che ora lo guardavano con emozione, mentre camminava verso di lui tenendo tra le mani un mazzo di fiori di campo.
L'abito era lungo, e metteva in risalto quelle forme che lui tanto amava, i capelli erano sciolti, privi della treccia con cui si era abituato a vederla da anni. L'aveva vista anche con i capelli sciolti, ultimamente, da quando vivevano insieme, e Hiccup adorava i suoi capelli, tanto che stava pensando di suggerirle di tenerli sciolti più spesso. sulla fronte teneva una fascia dorata, con dei ricami, che faceva da cornice ulteriore a quegli occhi color del cielo.
Astrid si fermò accanto a Hiccup e, quando Stoick fece un cenno, tutti i berkiani si sedettero ai loro posti per assistere alla cerimonia.
"Oh, bene..." cominciò a parlare l'uomo "Credevo che questo momento non sarebbe mai arrivato, e invece... oggi celebriamo l'unione tra mio figlio Hiccup e la sua fidanzata, Astrid, che questo inverno, inaspettatamente, hanno deciso che era arrivato il momento di sposarsi. Dico inaspettatamente perché nessuno, prima di allora, aveva mai sospettato che tra loro ci potesse davvero essere qualcosa di più di una profonda amicizia. Certo, tutti eravamo consci del fatto che tra loro c'era del gran potenziale e che, se riuscivano a fare quel passo in più sarebbero stati una coppia fantastica, ma nessuno credeva che succedesse così in fretta, proprio al primo ballo della fertilità a cui avrebbero potuto partecipare attivamente." fece un respiro profondo, prendendo la spada rituale e, avvicinandosi ai ragazzi, la mise in mezzo "Ora, cominciamo con la parte seria. Hiccup, la tua promessa."
Hiccup annuì, prendendo la mano della ragazza e posandola sull'elsa, sotto la sua mano, con delicatezza, e la guardò negli occhi.
"Io..." disse, emozionato "Io ti ho sempre amato, solo che pensavo... credevo di non meritarti. Tu sei forte, audace, indipendente, non avresti mai accettato uno come me come compagno. Io sono solo un ragazzo magro, imbranato e debole, non sono in grado di proteggere e occuparmi di una donna come te. Per questo ci ho messo tanto a dichiararsi, perché tu eri irraggiungibile, e solo quando ho capito che a te non importava come fossi e che ricambiavi i miei sentimenti mi sono deciso. Io spero davvero di essere un buon marito, e un buon padre per i nostri figli futuri, ma so che farò degli errori, spero che me li perdonerai e continuerai a restare al mio fianco, perché ti amo e sarei perso senza di te."
Stoick attese che il figlio finisse di parlare e passò la parola alla giovane, con un cenno della mano.
"Io..." disse Astrid, altrettanto emozionata "Io mi sono sempre atteggiata a forte, indipendente, ma in realtà è perché sono dovuta crescere da sola. Ho sempre sognato un compagno che mi proteggesse, che mi amasse per quella che ero e non per quello che appariva. E vedevo te, la lisca di pesce parlante, il combinaguai del paese, e ti ammiravo. Si, Hiccup, ti ammiravo. Perché anche se tutti ti vedevano come un buono a nulla, non lo eri; Hai cominciato a lavorare piccolissimo alla bottega di Skarakkio, e molte delle armi che sono state usate durante la guerra dei draghi le hai costruite tu. E poi non può essere un buono a nulla un ragazzo che, invece di ucciderlo, aiuta un povero drago ferito a tornare nuovamente a solcare i cieli. Proprio in quel periodo, quando hai trovato Sdentato, mi sono accorta che la mia ammirazione era, in realtà, una vera e propria cotta. Io, Astrid Hofferson, la Ragazza Audace, mi ero innamorata di Hiccup Horrendous Haddock, la Vergogna di Berk. No, non la vergogna, l'orgoglio, il ragazzo che con la sua testardaggine e il suo ingegno ci aveva insegnato a vivere con i draghi, a cavalcarli invece di combatterli. E più il tempo passava, più mi innamoravo di te, fino a questo inverno, quando ci siamo dichiarati. Io ti amo, Hiccup. So che sarai un ottimo marito, l'ho visto in questi mesi che ti sei occupato di me, e sono sicura che sarai anche un ottimo padre. Per questo voglio sposati, e voglio passare tutta la vita con te."
Astrid terminò il discorso e Stoick passò loro le fedi, che se le misero al dito, infine fece alzare tutti e indicò il figlio e la nuora.
"Signori, vi presento Hiccup Horrendous Haddock III e signora!" esclamò, eccitato.
Tutti applaudirono, e il giovane uomo attirò a sé la moglie per baciarla, prima di procedere con il banchetto, che fu lungo e allegro e durò fino a notte fonda, anche se gli sposi lo abbandonarono prima, per ritirarsi nell'intimità della loro prima notte di nozze.
Arrivati a casa, Hiccup prese in braccio la ragazza e la portò in camera, infine la baciò per l'ennesima volta quella sera.
"Pronta per questa nuova avventura, signora Haddock?" chiese, posandola delicatamente sul letto.
"Lo sono da quando eravamo bambini, mio signore." rispose la giovane, attirandolo a sé.
Hiccup la lasciando fare e la baciò di nuovo, prima di guardarla nuovamente negli occhi.
"Allora quando lo diciamo a mio padre?" domandò, serio.
"Cosa?" chiese Astrid, di rimando.
"Che sta per diventare nonno." rispose il giovane, facendole una carezza.
"Come lo hai capito?" chiese ancora la ragazza, sorpresa.
"Conosco il tuo corpo, e conosco te." disse Hiccup, dandole un leggero bacio sulla guancia, e poi sul collo, provocandole un leggero e piacevole brivido.
Astrid non parlò più, si limitò a baciarlo e assecondare i movimenti del giovane. Ci sarebbe stato tempo per tutto il resto il giorno dopo.

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


20 anni dopo.
Era stato un inverno particolarmente mite. Sull'Oceano non si era formato troppo ghiaccio, così i Cavalieri non avevano dovuto interrompere i ponti che si formarono prima che i Pungirapido potessero raggiungere Berk e far danni, ma andava comunque fatto un monitoraggio costante.
Ed era per questo che il 38enne Hiccup, capotribù e comandante dell'esercito dei Draghi di Berk, era uscito in perlustrazione, insieme al suo fido Sdentato e ad alcuni dei Cavalieri più anziani.
Era diventato capo di Berk 20 anni prima, il giorno dopo il suo matrimonio, come regalo di nozze del padre, che però aveva continuato ad affiancarlo, e continuava a farlo nonostante ormai fosse anziano, nella gestione della città.
E oltre a questo erano anche successe un sacco di cose: quattro mesi dopo il matrimonio, Astrid aveva dato alla luce, prima della scadenza del termine, il loro primo figlio, Hiccup Stoick Quarto, detto Pulce, perché era piccolo, magro e si infilava ovunque, combinando un sacco di guai in giro per il paese, esattamente come il padre alla stessa età. Cinque anni dopo la coppia aveva avuto la seconda figlia, Valka, che avevano notato essere intelligente come il padre e audace come la madre, e dopo altri sei anni era nato Freyr, l'ultimo figlio di Astrid e Hiccup.
Ma oltre a loro, anche un altro Cavaliere si era sistemato, anzi due: Moccicoso era riuscito a conquistare Testa Bruta e, un anno dopo rispetto al cugino, si erano sposati, anche se era più un matrimonio riparatore che d'amore, inizialmente, poiché la ragazza era incinta e, pochi mesi dopo, aveva dato alla luce Hel, che crescendo era diventata una brunetta tutto pepe, il cui carattere era il perfetto mix di quello dei genitori, il cui hobby principale, fin da piccola, era quello di infastidire e far scherzi di ogni tipo a Pulce, con il quale passava ore a fare a pugni, ma nonostante tutto risultavano essere grandi amici, e spesso uscivano da soli, con i loro draghi, per correre e divertirsi tra le nuvole.
E quello era proprio uno di quei giorni in cui erano usciti. Hiccup li aveva visti rincorrersi, in groppa ai loro draghi, Il giovane Uncinato Mortale di nome Kill , di Hel, e l'Incubo Orrendo di nome Thor, di Pulce.
L'uomo sapeva che, finché i due draghi erano con loro, i due ragazzi non correvano pericoli, quindi non si era preoccupato troppo ed era tornato a casa, dove lo aspettavano Astrid e i due figli più giovani.
La donna stava preparando la cena, mentre i due ragazzi stavano apparecchiando. Hiccup si avvicinò alla moglie, baciandola dolcemente, prima di indicare la tavola.
"Aspettiamo ospiti?" domandò, indicando i cinque piatti in più, disposti sul grosso tavolo di legno al centro della cucina.
"Ho invitato tuo cugino, Bruta e i ragazzi. Saranno qui a momenti, se Moccicoso è tornato con te." rispose la bionda, controllando una delle pentole "Per caso hai visto in giro tuo figlio?"
"Pulce? L'ho visto in volo con Hel, a nord dell'isola." riferì l'uomo, dando un buffetto al figlio più piccolo, che si era avvicinato in cerca di attenzioni "Se non si perdono di nuovo, dovrebbero essere qui tra poco."
"Quei due, prima o poi, si metteranno in guai seri." borbottò la donna, alzando gli occhi al cielo.
"Oh, andiamo... non ti ricordi come eravamo noi alla loro età?" la rassicurò il marito "Non eravamo poi tanto diversi."
"Infatti siamo finiti spesso nei guai... e una volta ci ho quasi rimesso la pelle." si lamentò Astrid "Ti ricordi lo Skrill?"
"Come potrei dimenticarlo?" rispose Hiccup, prendendola per i fianchi "Il periodo più bello e, contemporaneamente, il più brutto della mia vita, quando sono stato te per una settimana."
La baciò di nuovo, dolcemente, e lei ricambiò, stringendolo, poi lo guardò negli occhi, senza mollarla.
"Hiccup, sei sempre il solito porco!" gli sussurrò, all'orecchio "Non puoi aspettare fino a stasera?"
"Scusa, tesoro." disse l'uomo "Mi è difficile fare pensieri rilassanti quando sei così vicina."
Astrid rise e lo baciò di nuovo, quindi si allontanò dal marito e si rivolse ai due figli, facendosi aiutare a fare gli ultimi preparativi per la cena.
Dopo un po' arrivarono Moccicoso, Testa Bruta, insieme ai due figli minori, i gemelli Ruffy e Snuffy, due piccole pesti di 10 anni, ma dei due figli maggiori delle due coppie non c'era neanche l'ombra, così decisero di cenare senza di loro.
La cena andò avanti tranquilla, nonostante l'assenza dei due giovani, che finalmente di fecero vivi sul tardi, presentandosi a casa ma fermandosi sulla soglia.
I quattro adulti li guardarono severi: dal loro aspetto sembravano essere finiti nel bel mezzo di un temporale, con i capelli e gli abiti sbruciacchiati. Hiccup si alzò e li esaminò, serio, girando loro intorno.
"Ben, Pulce, spero tu abbia una spiegazione per questo." disse, guardando il figlio, serio.
"Ehm... papà, sono qui..." rivelò Hel, guardando Hiccup con aria di scuse.
Astrid si alzò in piedi, allarmata, e guardò il marito, che capì subito la situazione.
"Fatemi indovinare: uno Skrill?" chiese, alzando gli occhi al cielo.
"Come... come hai fatto?" sussurrò il figlio, sorpreso.
"Stessa avventura quando io e Astrid avevamo la vostra età." spiegò l'uomo, facendo un cenno a Moccicoso "Andiamo, dobbiamo avvertire gli altri. Voi intanto restate qui, non voglio che combiniate altri guai."
I due uomini uscirono di corsa, sapevano bene cosa dovedovevano fare: trovare lo Skrill era di vitale importanza.

Fine.

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