Durch die Augen von einem Kind

di ruka88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Sprazzi di vita ***
Capitolo 3: *** I capricci di un bambino? ***
Capitolo 4: *** Il quattordici maggio ***
Capitolo 5: *** Karma maledetto ***
Capitolo 6: *** Col senno di poi... ***
Capitolo 7: *** Incontro nummer 2 ***
Capitolo 8: *** Uguali ***
Capitolo 9: *** Come la prima cotta ***
Capitolo 10: *** Il leone e il bosco ***
Capitolo 11: *** Raggiungendo un accordo ***
Capitolo 12: *** E lei ritorna... ***
Capitolo 13: *** Un segreto non più segreto ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Beh, chiedete a Tom, è lui l’esperto in queste cose

 

 

 

 

Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Beh, chiedete a Tom, è lui l’esperto in queste cose!-

 

-Beh si, effettivamente Bill non ha nulla a che fare con questa domanda- sorrise il ragazzo sistemandosi il cappellino -…Diciamo che dopo una dura giornata di lavoro è lecito volersi divertire un po’…-

 

 

 

Click.

 

 

 

-Stronzo-

 

La ragazza lanciò con rabbia il telecomando sulla poltrona, alzandosi dal divano e dirigendosi verso la cucina con passo veloce.

 

-Bastardo…- ripetè mentre il rumore dei tacchi sul parquet riempiva le pareti della casa.

 

 

-Che ti cada in testa un meteorite e ti faccia morire tra atroci torture!- continuò imperterrita sistemando sulle mensole le confezioni di pasta che aveva comprato quella mattina.

 

-Che tu sia maledetto!- sbattè con violenza la confezione di zucchero sul ripiano, facendola rovesciare.

 

 

 

 

-Mamma…- una nocetta flebile la fece voltare verso la porta, dove un bambino di circa tre anni era appoggiato allo stipite con addosso un piagiamino azzurro con degli orsetti.

 

 

 

-Amore, non stavi giocando con la batteria?- la ragazza si inginocchiò di fronte a lui, prendendolo in braccio.

 

-Shi… ma poi Bob ha voluto fare la nanna…- si stropicciò gli occhietti stanchi.

 

-Oh, capisco…e tu non vuoi dormire ancora un po’?-

 

-No… voglio la pappa…-

 

 

-E va bene, pappa sia!-

 

-Voglio quella cosa che sa di mela…-

 

 

-La mela grattugiata…- sorrise lei materna appoggiando il bambino sul seggiolone.

 

 

-Shi…- bisbigliò lui continuando a stropicciarsi gli occhi.

 

-Però dopo vai un po’ a dormire, perché mi sembri molto stanco!- gli spostò da un lato la frangetta bionda, dandogli un bacio sulla fronte.

 

 

Lui annuì col capo.

 

 

 

-Perché prima dicevi quelle brutte parole?-

 

-Niente tesoro, mamma era un po’ arrabbiata…- disse mentre preparava da mangiare per suo figlio.

 

 

-Perché?-

 

 

-Perché si era dimenticata di prendere il cioccolato al supermercato…-

 

 

-Ci vado io se vuoi…- le sorrise stringendo a se l’orsacchiotto di peluches.

 

 

-Oh, grazie amore… ma penso di fare prima io con la macchina, no?- sorrise mettendogli davanti il piattino di plastica e un cucchiaino.

 

 

 

 

Il telefonò che squillò, costrinse la ragazza ad andare in salotto.

 

-Tu mangia tutto!-

 

Respirò profondamente prima di rispondere, poi cliccò il tasto verde, con il terrore di sentire quella voce.

 

-Pronto?-

 

-Lis, sei libera questo pomeriggio?-

 

 

Tirò un respiro di sollievo quando udì dall’altro capo la vivace e un po’ acuta voce della sua amica Helen.

 

 

-Un “Hallo” come inizio potrebbe andare bene…- commentò Liesel ironica.

 

-Su, non stiamo qui a discutere su cose futili, allora, ci sei o no?-

 

-Non lo so… non saprei dove lasciare Christopher-

 

-Lascialo da tua mamma! Solo un’oretta…- la pregò.

 

 

-Facciamo che la chiamo e sento se papà sta al lavoro fino a tardi…-

 

-Ok, poi richiamami. Ciao!- Helen le diede un bacio dalla cornetta.

 

 

 

 

Liesel guardò nervosa il telefono che aveva in mano.

 

Provare a chiamare o no?

 

 

Sua mamma sarebbe stata contenta di avere a casa sua il nipote…ma suo padre…

Lui non voleva saperne niente.

Gliel’aveva detto chiaro e tondo quando aveva saputo del bambino.

 

 

“Scordati di tornare in questa casa! Mi hai profondamente deluso!”

 

 

 

Aveva preso un appartamentino e faceva la cassiera al supermercato cinque giorni alla settimana, ma i suoi genitori continuavano a pagarle l’affitto e gli alimentari.

 

 

E non sai neppure chi è il padre? Lis, esci da questa casa, subito!”

 

In realtà lei sapeva benissimo di chi fosse, ma non aveva intenzione di sbandierare ai quattro venti di quella notte di tre anni fa, quando aveva ancora 17 anni, e lui 18…

 

La voce poderosa di suo padre le era entrata nelle membra e le aveva sconquassate tutte, da cima a fondo.

Non avrebbe mai dimenticato i suoi occhi pini d’ira, la piega severa delle labbra, le folte sopracciglia grigie inarcate quasi fino a toccarsi l’un l’altra…

E quel braccio teso, l’indice puntato verso la porta, la sua valigia sbattuta con furia dall’uomo per terra, i pianti di sua madre che si copriva gli occhi…

 

E Helen, la sua amica del liceo dai ricci capelli rossi, che l’aveva consolata ed aveva promesso di aiutarla.

 

 

 

Con riluttanza schiacciò lentamente i tasti e composto il numero aspettò che qualcuno rispondesse.

 

 

-Hallo?-

 

Per fortuna era lei, sua madre, Hanna.

 

 

-Ciao mamma!-

 

-Oh, ciao Liesel, è da una settimana che non ti sento…- disse la donna commossa.

 

-Lo so… papà è a casa?-

 

-No, rimane in azienda tutto il giorno, torna stasera verso le 9…-

 

-Ok, posso lasciarti Christopher per un’oretta… che ne so… dalle 3 alle 4?-

 

-Certo… sarei contenta di vederlo… cosa devi fare tu?-

 

 

-Helen mi ha chiesto di vederci…-

 

 

-Fai bene ad uscire un po’ cara…- la sua voce era triste.

 

 

-Sai che ogni tanto esco… ma non voglio riattaccare con quel discorso! Te lo porto io e poi ripasso a prenderlo, ok?-

 

 

-Va bene… posso dargli le merendine?- chiese la donna riluttante.

 

 

-Si dai, una può andar bene!- sorrise la ragazza.

 

-Ok, allora a dopo!- salutò la signora ora un po’ più serena.

 

 

 

Grattandosi la nuca pensierosa, Liesel ricompose il numero della sua amica.

 

-Perfetto! Allora passa da me verso le 3… si va a fare un po’ di shopping!- concluse entusiasta.

 

-Ricordati che ho i soldi contati!-

 

-Si si! È un mercatino, ma ha della roba davvero niente male!-

 

 

-Basta che il tuo “niente male” non significhi cinquanta euro a maglietta…-

 

-No, fidati…- rispose mogia, poi riprese ancora più cupa. –Ma lo sai…io rimango sempre dell’idea che tu debba chiedere gli alimenti almeno!-

 

-Helen, piantala…- sospirò passandosi una mano sulla fronte.

 

-Ascolta, so che tu non vuoi combinare casini…ma quello è pieno di soldi! È un tuo diritto!- si infervorò. –E in più dovrebbe prendersi anche lui qualche responsabilità… a partire dal fatto che dovrebbe venire a conoscenza di avere un bambino!

 

-Io quello non lo voglio più vedere! Passo dopo! Ciao Helen- e chiuse così la conversazione, ritornando in cucina da Christopher.

 

 

 

-Ehi ehi ehi! Aspetta!- lo prese appena in tempo, prima che lui potesse combinare danni cercando di scendere dal seggiolone.

 

 

-Vado a letto…- sbadigliò lui.

 

-Vieni che ti porto io!- lo prese in braccio, portandolo nella loro camera da letto.

 

 

-Pomeriggio vado dalla nonna?- chiese il bambino mettendosi sotto le coperte.

 

-Come fai a saperlo?- sorrise la ragazza.

 

-Ho sentito che parlavate al telefono…- si mise il dito in bocca, prontamente schiaffeggiato dalla mamma.

 

 

-Non si fa… -lo rimproverò dolcemente.

 

 

Era inutile, voleva fare la dura, ma quando aveva davanti quel faccino con quegli occhioni color nocciola, non riusciva a farsi valere.

 

-Ora dormi…ti sveglio io per farti un bel bagnetto!- gli diede un bacio leggero sulle labbra e spense la luce della camera, dato che non aveva ancora tirato su le persiane.

 

 

-Ti voglio bene, mamma…- bisbigliò il bambino ormai nel mondo dei sogni.

 

Lei sorrise nel buio, accarezzandogli con delicatezza una guancia e passando pensierosa il pollice sul piccolo neo del bambino… lì, proprio nel mezzo della gota destra.

 

 

-Notte tesoro…-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciaoooo!!!! Devo dire la verità. da mesi che ho in testa una storia del genere (fidatevi che non ho copiato nessuno e non ho intenzione di farlo!) solo che tra un impegno e l’altro non sono mai riuscita…e mi mancava l’ispirazione per iniziarla….

Spero vi piaccia!!!!^___^ che ne pensate?

Ps: i Tokio Hotel purtroppo non mi appartengono…. E scusate errori di tedesco o altro…per ora non lo studio!!^^

Il titolo è: ATTRAVERSO GLI OCCHI DI UN BAMBINO (se la traduzione fatta da un’amica che saluto caldamente “grazie Francesca!” è giusta!^_^)

 

Baci!

 

*ruka88*

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Capitolo 2
*** Sprazzi di vita ***


-Amburgo è grande, possiamo pure andare nella via principale

 

 

Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

 

Sprazzi di vita.

 

 

 

 

 

-Amburgo è grande, possiamo pure passare senza problemi dalla via principale!-

 

-No Helen, li lavora mio padre e non voglio rischiare di vederlo!-

 

 

-Va beh… allora passeremo per le viette sperdute e solitarie…- disse la riccia, prendendola a braccetto.

 

 

Helen era la sua migliore amica da cinque anni ormai, per non dire la sola che le era rimasta.

Una ragazza vivace, un po’ troppo chiacchierona e sempre con la testa fra le nuvole.

Aveva dei capelli rossi ricci indomabili, che portava lunghi poco sotto le spalle, e due grandi occhi di un verde chiarissimo.

La sua pelle era liscia a bianca, ma piena di lentiggini, che detestava.

Aveva un fisico asciutto e longilineo ed era più alta di Liesel di qualche centimetro.

Studiava “Lingue e letterature straniere” ad Amburgo ed era davvero brava!

 

Quando aveva scoperto di essere incinta, aveva parlato con la preside del liceo ed aveva deciso di lasciare la scuola.

Nessuno l’aveva più contattata dei suoi amici, tranne Helen.

Lei era l’unica a cui aveva raccontato di quella notte ed incredibilmente le aveva creduto…e l’aveva consolata.

 

Non l’aveva giudicata…

 

…Come aveva fatto suo padre.

 

 

Gustav Petrelli aveva origini italiane, ma si sentiva tedesco al cento per cento, con quell’accento deciso e cupo, con la corporatura robusta e forte.

Di mediterraneo aveva gli occhi scuri come la pece, espressivi e caldi, e i capelli mori, che con il passare del tempo avevano iniziato a prendere una colorazione grigiastra.

Era il responsabile di una ditta di traslochi nella città ed era in possesso di un grande palazzo proprio nella via principale di Amburgo.

 

Lei, Liesel, era molto simile a lui e fin da piccola i vari parenti ne avevano sempre evidenziato le somiglianze.

I capelli neri, leggermente mossi, che portava sempre lunghi perché erano il suo vanto, il suo marchio italiano, nonostante lei non avesse mai visitato la penisola dei suoi nonni.

Gli occhi uguali a quelli di Gustav, solo contornati da ciglia molto più lunghe.

 

Invece da Hanna aveva preso alcune tipiche caratteristiche tedesche: la pelle rosea e poco propensa al sole e un piccolo nasino all’insù che aveva sempre adorato.

 

Di carattere era pressoché uguale a sua madre, doppia faccia: in alcune situazioni era calma, gentile, dolce e insicura, ma quando voleva lei, sapeva trasformarsi in una ragazza decisa, che sapeva il fatto suo! L’unica caratteristica che rimaneva invariata era la sua propensione a difendere se stessa mentendo.

Quando si sentiva minacciata, le sue difese si alzavano automaticamente, portandola a dire cose che mai si sarebbe sognata.

In pochi lo sapevano.

 

Dopo la situazione che si era venuta a creare tre anni addietro poi, aveva alzato un muro ancora più alto, riguardo le relazioni.

 

 

 

-Chris come sta?-

 

-Benissimo, anche se oggi era un po’ stanco… quest’anno lo iscriverò all’asilo!-

 

-No! Vuoi dire che mi toglierai il lavoro di babysitter??- sbarrò gli occhi.

 

-Mi sa di si… non ho abbastanza soldi per pagarti…-

 

-Sai che non è un problema! Io adoro quel bambino, ci passerei insieme giorni! E’ dolce come te!-

 

 

 

-In quanto a dolcezza non ha preso proprio dal padre!- commentò Liesel schifata.

 

 

 

-Scusa…- mormorò l’amica.

 

 

-Non preoccuparti! Devo prepararmi all’evenienza che prima o poi Chris mi possa chiedere qualcosa! E’ un bambino molto sveglio… e in questo ti assicuro che ha preso da lui!-

 

 

 

-Lo odi ma continui a parlarne…- la prese in giro

 

 

-Già…- commentò amara –Che ci posso fare…ha lasciato il segno…-

 

 

 

-E quel segno è la cosa più bella che ti potesse dare! E’ vero, da tre anni non vieni più a ballare con me assiduamente, non frequenti ragazzi della nostra età… ma Liesel, se vedessi il sorriso che hai quando giochi con tuo figlio… andrei da lui e lo abbraccerei per ore e ore solo per averti fatto questo dono! Non hai mai avuto espressione più bella…- la guardò negli occhi sincera.

 

 

La mora le sorrise.

 

 

-Grazie Helen… non so cosa avrei fatto senza di te…-

 

 

 

 

-Scusa Lis se ritorno sull’argomento… ma non hai mai avuto paura di incontrarlo di nuovo qui? D’altra parte ci vive…-

 

-A dire la verità si… ma è una città grande! E poi… sarebbe impossibile non notarlo! Farei benissimo in tempo a cambiare strada!- le fece la linguaccia.

 

-Ottimo piano direi! Uh! Quella è la bancarella migliore! Vieni!- e la trascinò per la Guternass Strass.

 

-Helen?-

 

-Si?-

 

-Ti voglio bene…-

 

 

-Niente sentimentalismi, che poi mi commuovo e ho vent’anni suonati! Lasciamo perdere quel bamboccio da strapazzo che ti sei portata a letto e godiamoci questa bella giornata di shopping! E’ il quattro maggio ad Amburgo e il cielo è di un azzurro che è una meraviglia!- disse imitando una stazione radiofonica.

 

-Idiota!- le diede uno scappellotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Tu. Sei. Un. Idiota.- scandì bene le parole.

 

-Grazie.-

 

-No, “grazie” non è la risposta corretta! “Hai ragione” sarebbe la risposta esatta!-

 

-Ma come tu hai detto, sono un idiota. Un idiota non sa qual è la risposta giusta…- ghignò.

 

-Basta! Io con te ci rinuncio!- Bill alzò gli occhi al cielo alzando con fare disperato le braccia.

 

 

 

 

-No, ma dico! Ti rendi conto?- il moro mandò a quel paese i buoni propositi di stare zitto e ritornò a disperarsi.

 

-Bill, per favore… smettila!-

 

-Ma come si fa! Perché il mondo mi ha donato un gemello così scemo!-

 

-Guarda che al sono venuto al mondo prima io, perciò una cosa del genere al massimo la potrei dire io!-

 

 

 

-Ha perso il cervello!- continuò il monologo il cantante, mettendosi le mani in testa, facendo attenzione a non spettinarsi.

 

 

 

-Ma che è successo?- chiese Georg entrando nel salotto.

 

 

 

-Tom è un idiota!-

 

 

-Bella scoperta…- commentò il bassista prendendo una rivista e sedendosi sul divano, dove Tom era preso a guardare la tv mentre addentava un enorme panino con pancetta, maionese e pomodori con le gambe incrociate.

 

 

-No no… tu prima pensavi che fosse un idiota… ma ora è un Idiota! Con la I maiuscola!-

 

-E qual è la differenza?- chiese nuovamente il Georg iniziando a leggere un articolo di macchine.

 

 

-E’ che ha dato il suo numero di cellulare ad una ragazza!-

 

 

Il castano alzò di scatto la testa voltandosi verso il rasta a fianco.

 

-Davvero?- domandò esterrefatto.

 

 

 

Tom alzò le spalle, voltandosi verso di lui e annuendo.

 

-Shi..- biascicò con la bocca piena.

 

 

-Forte!- sorrise Georg dandogli una pacca sulla spalla.

 

 

-No!! Non è forte! È un disastro! Tom devi cambiare numero!-

 

 

-Perché dovrei?- mandò giù il boccone e guardò il gemello –L’ho fatto apposta! Se lo cambio cosa gliel’ho dato a fare?-

 

-Ottima osservazione!- rise Georg riprendendo a leggere il giornale.

 

 

-Oddio… non ci credo… Tomi! Addio nostra privacy! Quella ragazza darà il numero ad una sua amica, che poi lo darà ad un’altra amica, che poi lo darà ad un’altra ancora….-

 

 

-Meglio!- sorrise il rasta addentando un altro boccone.

 

 

-Io ci rinuncio! Mi serve Gustav! Dov’è Gustav!?- chiese isterico.

 

 

-E’ fuori!-

 

 

-Dove?-

 

 

-Bill, come faccio a saperlo??- domandò Georg.

 

 

-Stasera dobbiamo essere presenti all’apertura di un locale, vi ricordate almeno questo?- chiese ironico.

 

-Certo! Ho già sul letto i vestiti!- sorrise Tom

 

-Of corse!- commentò Georg facendo sfoggio del suo inglese –Io sono già pronto…-

 

 

 

-Bene…- Bill respirò profondamente, sedendosi di fianco al fratello.

 

Rimase per un secondo in trans guardando la tv, poi si voltò di scatto verso di lui.

 

 

 

 

 

-Ma hai intenzione di cambiare numero, vero?-

 

 

 

 

Tom, appena sentito il fratello pronunciare la prima sillaba, si era già alzato dal divano emettendo un mugolio che poteva benissimo essere tradotto con un “mmmm che palle! Come sei logorroico!”, mentre Georg aveva iniziato a ridere.

 

 

-No Tomi, sul serio!- lo inseguì in camera.

 

-Bill, non rompere i coglioni…il numero per ora non ho intenzione di cambiarlo!- e gli chiuse la porta in faccia.

 

 

Il moro guardò pensieroso ancora davanti a , poi con un sorrisetto ritornò in salotto.

 

 

-Per ora…- bisbigliò le ultime parole del gemello.

 

 

 

Bene, l’avrebbe tenuto fino a quando si fosse visto con quella ragazza…poi l’avrebbe cambiato…

E nonostante si sentisse in colpa per i comportamenti del fratello, si ritrovò a respirare sollevato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Quindi stasera stai a casa?-

 

-Si, penso proprio di si… ho promesso a Chris che avremo guardato insieme Tarzan…-

 

-Tarzan?- iniziò a ridere Helen.

 

-Si, è solo un bambino, cosa vuoi che guardi? CSI?-

 

 

-No no… è solo…- continuò a ridere –Scusa! Ma mi sembra una sfacciata coincidenza!!-

 

-Che cosa?- domandò Liesel seriamente stupita.

 

-Insomma… Tarzan..- cercò di calmare le risate- Non trovi che assomigli… a lui??-

 

 

La mora la guardò per un attimo sbattendo le lunghe ciglia, poi si unì nella sua risata.

 

-Ammetto che hai ragione! E’ pur sempre sangue del suo sangue!- terminò serafica, poi lanciò uno sguardo all’orologio. –Oddio, è tardi! Devo passere a prendere Chris da mia mamma! Dai, ci sentiamo domani?-

 

-Ok, ti chiamo io! Salutami il pacioccone!- le diede due baci sulle guance.

 

-Contaci!-

 

 

Si diresse verso la macchina e si cambiò le scarpe, dato che non era in grado di guidare con gli stivali.

Mise con un gesto secco la borsa sul sedile a fianco e avviò la sua preziosa Golfo, accendendo la radio.

 

 

 

Meine Hand

von Anfang an
über Dir…

Ich glaub an Dich…”

 

 

 

 

-Madonna! È una persecuzione!- esclamò inserendo il cd dei suoi amati Us5.

 

 

In meno di cinque minuti arrivò a casa di sua mamma.

 

-Si?-

 

-Mamma, sono io… me lo porti fuori?-

 

-Ok, arrivo subito!-

 

 

Rientrò in macchina.

Hanna arrivò, vestita con un leggero abito primaverile e un piccolo scialle bianco.

 

 

-Ecco qui l’angioletto! È stato bravissimo!- gli diede una pacca sulla testolina bionda e aprì la portiera posteriore della macchina, legandolo sul seggiolino.

 

 

-Bravissimo amore, a casa ti meriti un bel premio! Che ne dici se ti facessi le bistecchine impannate che ti piacciono tanto?- gli sorrise Liesel voltandosi con la testa al sedile posteriore.

 

-Shii!- esclamò entusiasta il bambino sorridendo e battendo le mani.

 

Hanna le fece abbassare il finestrino davanti e si affacciò.

 

 

-Se hai bisogno d’aiuto…- iniziò titubante.

 

-Ti ringrazio mamma, ma sai che non è possibile…-

 

-Prima o poi anche lui capirà…-

 

 

-Per ora sa solo mandare assegni…- disse tristemente.

 

 

-E anche questo è un modo per dirti che ti vuole bene! Non vuole che ti manchi nulla! Non ti lascerebbe mai sotto un ponte, lo sai benissimo… sono sicura che tra un po’ di tempo vorrà conoscere suo nipote…-

 

 

-Lo spero… penso che a Chris inizierà presto a mancare una figura maschile…-

 

-Il padre…- iniziò la donna.

 

-Il padre non so né chi sia né dove sia! È inutile parlarne! Ti richiamo mamma, grazie!- la liquidò con un sorriso, poi accelerò, dirigendosi verso casa.

 

 

Era proprio inutile. Sua mamma non era in grado di farsi i fatti propri.

Sospirò, pensando alla sua reazione, tre anni prima.

 

Aveva pianto, si era disperata, come se fosse lei nei guai, ma poi l’aveva abbracciata compassionevole, donandole tutto il suo aiuto.

 

 

 

-Cosa stanno dicendo?- la voce di suo figlio la distolse dai suoi pensieri.

 

-Cosa?- guardò il bambino nello specchietto.

 

-Questi qui che cantano…che lingua è?-

 

-Inglese!- sorrise Liesel.

 

-E come fanno a sapere questa lingua?- chiese mettendosi un ditino in bocca.

 

 

-Togli quel dito… hanno studiato!-

 

-Anche io lo studierò?- continuò imperterrito.

 

-Quando sarai più grande…- disse accondiscente.

 

 

-Allora adesso che non lo capisco mi metti una canzone in tedesco?- la pregò.

 

 

Liesel scosse la testa. Ecco dove voleva arrivare.

 

 

-Va bene giovanotto!-

 

 

Tirò fuori il cd e mise la radio con il cuore a mille…

 

 

Du hast den Farbfilm vergessen, mein Michael
nun glaubt uns kein Mensch wie schön's hier war ha ha ha
Du hast den Farbfilm vergessen, bei meiner Seel'
alles blau und weiß und grün und später nicht mehr wahr

 

 

Du Hast Den Farbfilm vergessen…Nina Hagen.

 

Per fortuna.

 

 

Le piaceva quella canzone.

 

E anche a Chris… quando non sapeva cosa cantargli, prima di andare a letto, intonava quel motivetto.

 

 

-Mamma?-

 

-Dimmi…-

 

-Posso imparare a suonare la chitarra al posto della batteria?- chiese innocentemente.

 

 

A quella richiesta la macchina sbandò leggermente, mentre Liesel si porto nervosamente una ciocca di capelli dietro le orecchie.

 

-Perché?-

 

Forse la sua voce era uscita un po’ più acuta del normale.

 

 

-Io non la sento in questa canzone…-

 

 

Stupefacente quanto quel bambino amasse la musica.

 

 

Liesel rimase in silenzio.

 

 

-Se imparo a suonarla posso dire a Nina che la so fare anche io con la chitarra…così magari suono con lei!- sorrise, senza rendersi conto del suo tedesco scorretto.

 

-Se imparassi a suonarla!- gli corresse solo la prima parte dato che si era dimenticata della seconda.

 

 

-Posso?-

 

-Ne riparleremo…-

 

 

Chris mise il broncio guardando fuori dalla finestra.

 

Liesel gli lanciò una rapida occhiata prima di parcheggiare sotto casa.

 

 

 

No.

 

Lui non avrebbe mai suonato la chitarra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Voilà! Sfornato il secondo capitolo!!! Diciamo che se dal primo già si intuiva chi potesse essere il padre, ora penso che tt ne abbiate la conferma…anche se…

Chi vi diceva che fosse Tom??? Magari era Bill..anche lui è biondo!! Oppure Gustav!!!!:-D

Dopo una sbronza si può fare di tutto!!!

 

Va beh, ora penso che non ci siano più dubbi!! Eheheh!

 

 

Un grazie particolare a: Fly, RubyChubb e ubibi!

Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto molti problemi con Word, dato che è da aggiornare…dopo un tot di caratteri scritti mi si blocca!

 

*ruka88*

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Capitolo 3
*** I capricci di un bambino? ***


La settimana successiva fu davvero devastante per la band

 

 

 

Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

 

 

I capricci di un bambino?

 

 

 

 

 

La settimana successiva fu davvero devastante per la band.

 

Rimanevano chiusi tutta la mattina in sala registrazione per sfornare le nuove canzoni dell’album che sarebbe uscito tra due mesi, mentre il pomeriggio erano quasi sempre sopiti di trasmissioni tedesche che li vedevano cantare dal vivo o partecipare ad interviste.

 

Sei giorni di lavoro continuò che li sfiaccò totalmente.

 

 

 

La domenica, fortunatamente, riuscirono a godersi un po’ di riposo nel loro appartamento, almeno fino a mezzogiorno, quando David suonò il citofono svegliandoli.

 

 

 

 

-Billvai tu…- mormorò Tom con la voce impastata dal sonno da sotto il lenzuolo.

 

 

 

 

-Bill…- lo richiamò.

 

 

Scostò la coperta dal volto, guardando con gli occhi socchiusi il fratello che con i capelli sciolti e scompigliati, dormiva beatamente con la bocca socchiusa, a pancia in giù e con un braccio a penzoloni.

 

Sbuffò contrariato guardando il soffitto per un istante.

 

 

Fortuna volle che sentì dei passi nel salotto, segno che qualcuno era già sveglio e stava per andare ad aprire.

 

 

-Dio benedica Gustav!- sorrise beato rigirandosi su un lato e richiudendo gli occhi.

 

 

 

 

 

-Ragazzi, pessime notizie per me e ottime notizie per voi!- la voce squillante del loro manager obbligò Tom a coprirsi le orecchie.

 

-Sveglia pelandroni, Gustav e Georg sono già svegli!- l’uomo aveva aperto la porta della camera.

 

 

Il rasta guardò il gemello, ancora nel mondo dei sogni e sorrise biecamente.

 

-Se riesci a svegliarlo ti prometto che vado subito a farmi una doccia gelata!-

 

David si sedette poco elegantemente sul letto di Bill, scostandogli le lenzuola e urlandogli a pochi centimetri.

 

-Bill Kaulitz, di là c’è pronta la colazione di muffin, brioches, succhi e torte al cioccolato! Tra un po’ Tom mangia tutto!-

 

 

Come preso da uno scatto d’ira, il cantante si alzò di botto dal letto, guardandosi intorno spaesato.

 

-Cosa?- chiese confuso.

 

 

David sorrise, scoccando un’occhiata di vittoria a Tom e uscendo.

 

Spuntò la testa di Gustav dalla porta.

 

 

-Ragazzi, guardate che il latte si raffredda e io non ho intenzione di riscaldarlo per la seconda volta! Su le chiappe!- e scomparve.

 

 

Bill guardò Tom, che ormai si era alzato e cercava la biancheria per poi farsi la doccia promessa.

 

 

-Latte? E i muffin, le torte, le brioches?- si lamentò.

 

 

-E tu credi a quello che dice David? Svegliati fratellino!- rise uscendo anche lui dalla camera.

 

 

Il moro lo seguì con lo sguardo, impalato.

 

-Sbrigati… il latte si raffredda!- lo derise

 

 

 

-Mi sono fatto fregare…- bisbigliò il moro scocciato alzandosi dal letto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Oggi non vado dalla nonna?-

 

-No amore, oggi no, ha da fare…-

 

-Cosa?-

 

-Ha da fare le sue cose, non fare l’impiccione!- lo sgridò Liesel pulendogli la bocca sporca di spinaci con un tovagliolo.

 

 

-Ma ci sono io con te questo pomeriggio, non va bene?- chiese allegra Helen, seduta di fianco al bambino e presa a mangiare anche lei il panzarotto con le verdure.

 

-Vuoi restare qui?-chiese la mora stupita.

 

-Certo! Domenica i negozi sono chiusi e tutta settimana non ci siamo viste per quella cavolo di Università! Certo, se tu non mi vuoi le cose sono diverse…- iniziò velenosa.

 

-Idiota! Sai che sono felice se stai da noi! Poi il tempo non è dei migliori…- mormorò guardando fuori dalla finestra della cucina i nuvolosi grigi e le gocce di pioggia che cadevano fitte –Non mi va di stare in casa da sola…-

 

-Allora deciso! Oggi tutto il pomeriggio a suonare con te!- disse Helen scompigliando i capelli a Christopher.

 

Il bambino rise, mettendo in bocca un’altra forchettata, poi però il suo sguardo si fece triste, cosa che la rossa notò.

 

 

-Che c’è?-

 

-Niente…- disse mogio abbassando gli occhi.

 

 

Lei due donne si lanciarono un’occhiata, poi Liesel vece voltare verso di sé il figlio per chiedergli cosa avesse.

 

 

-Io non sono bravo a suonare la batteria…- concluse mentre i suoi occhioni nocciola si fecero lucidi.

 

-Tesoro, hai solo tre anni! Sono sicura che diventerai bravissimo!-

 

 

-Ma io non voglio suonare la batteria…- la sua voce si fece sempre più un bisbigliò, mentre sul suo volto compariva un tenero bronzetto infantile.

 

 

-Ma se hai voluto tu averla perché ti piaceva fare rumore!- proseguì dolcemente Liesel.

 

 

-Si, ma ora non mi piace più…non sono capace! Io voglio suonare la chitarra!- terminò alzando gli occhi su sua madre.

 

 

Liesel sospirò, sentendo ora gli occhi della sua amica su di sé.

 

 

-Ti ho già detto di no, costa troppo! Quella batteria è solo un giocattolo e andrà benissimo!- disse stavolta più duramente.

 

-Ma io non la voglio!- si intestardì il bambino affrontando la madre.

 

-Basta fare i capricci! No ho intenzione di comprarti la chitarra!-

 

 

Christopher scoppiò a piangere, scendendo dal seggiolino e provocando danni. Il piatto con il panzarotto cadde a terra e si ruppe, mentre lui correva in camera.

 

Liesel sospirò rumorosamente, andando a prendere la scopa per pulire.

 

 

-Lascia, faccio io…- la aiutò Helen togliendogliela dalle mani.

 

 

 

 

-Sto sbagliando?-

 

 

 

 

-Lis, è naturale che tu abbia una repulsione verso la chitarra!- la consolò l’amica mentre spazzava per terra.

 

-Ma lui sembra così convinto! È una settimana che me la mena con quella cazzo di cosa!- si sedette sulla sedia.

 

-Tra un paio di giorni è il suo compleanno… potresti fargli una sorpresa e regalargliela!-

 

 

La mora fissò un punto imprecisato sul tavolo.

 

-Lo so che è un enorme sacrificio per te perché ci sono in ballo troppi ricordi, ma è pur sempre il tuo piccolo Christopher… non è … LUI!- le mise una mano sulla spalla.

 

 

Liesel sembrò pensarci su un istante.

 

 

-E cosa dovrei fare allora?- concluse stancamente.

 

-Compragliela! Se si appassiona al massimo ti tapperai le orecchie una volta che suonerà pezzi rock!-

 

L’altra sorrise, più serena.

 

-Se invece è stato sul serio solo un capriccio- proseguì la rossa –Puoi sempre rivenderla!-

 

 

 

-Come faccio a fargli imparare? Non conosco nessuno che possa…-

 

-Ci penso io!- la interruppe –Mio cugino Leo, ti ricordi di mio cugino Leo?- chiese interrogativa.

 

-Si… quello che è andato in Inghilterra per un anno?-

 

-Esatto, proprio lui! La sa suonare divinamente ed ha iniziato da piccolo! Sono sicuro che un lavoretto potrebbe servirgli! Per ora da solo ripetizioni di inglese qui ad Amburgo…-

 

 

-Ok… se non è un problema…-

 

-Macchè problema!- Helen buttò i pezzi di ceramica del piatto nella spazzatura e poi tornò a sedersi, riprendendo a mangiare.

 

-Ora cerca di comportarti bene con quel bambino… e non rovinargli la sorpresa di mercoledì!- le fece l’occhiolino.

 

 

-A proposito… quando esci puoi passare dalla pasticceria all’angolo…c’è da prenotare una torta…-

 

-Molto volentieri! Però ti prego, niente glassa!- disse schifata la rossa.

 

-No! Una bella torta di pan di spagna, crema pasticcera, panna e gocce di cioccolato! L’ho vista l’altro giorno in vetrina, è assolutamente magnifica!- iniziò con gli occhi luccicanti.

 

-Occhio alla bava sulla tua bocca!- rise Helen –Non dovrebbe essere per tuo figlio quella torta?-

 

-Certo! Anche a lui piacerà, ne sono sicura…e poi avanzerà, perché è umanamente impossibile finirla in un giorno…- iniziò sfregandosi le mani.

 

-Così potrai continuare a mangiarla! Che mente diabolica!- sorrise mentre versava un po’ d’acqua nel bicchiere. –Non ho mai visto una persona più golosa di te!-

 

 

 

*

 

-E’ incredibile! Mangi un casino di dolci e non ingrassi!-

 

-Parla lui!-

 

-Ma io non sono così goloso!-

 

 

*

 

 

 

La sua voce.

 

 

-Ora però vai in camera da quel povero bambino… starà ancora piangendo…-

 

-Va bene, dovrò inventarmi qualche scusa per fargli tornare il sorriso sulla labbra senza accennare al regalo…-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Se è brutta per te vuol dire che è bella per noi?- chiese Georg scettico.

 

-Quindi deve essere un qualcosa che riguarda la nostra vita privata…altrimenti non capisco come possiamo essere contenti se ci licenziano o ci sostituiscono in qualche programma!- pensò ad alta voce Tom.

 

-Ma lasciatelo parlare! Non voglio passare tutto il pomeriggio seduto alla tavola rotonda a discutere!- li interrupe Gustav.

 

 

-Santo ragazzo, tu sei la benedizione del gruppo, l’ho sempre detto io!- disse David, prendendo dei fogli da una cartelletta. –Si tratta del programma per settimana prossima…in mattinata nessun cambiamento, dobbiamo continuare a lavorare sul nuovo album…-

 

-Ed ad alzarci alle 6…- mugugnò il cantante.

 

David fece finta di non sentirlo e proseguì.

 

-Per quel che riguarda i pomeriggi, le interviste sono tutte spostate alla settimana successiva, quindi sarete tutti liberi, mentre le serate occupate saranno quella di venerdì e di sabato! Venerdì suonerete Live “An Deiner Seite” e “Heilig” al “Berner Show”, mentre sabato si va a fare le prove al Dome.-

 

 

-Che figata! Anche quest’anno ci hanno selezionato?- chiese il rasta eccitato.

 

-Se non vi avessero selezionato ve la sareste vista con me!- lo minacciò con uno sguardo –Con questo ho finito! Io sarò come sempre al piano superiore, se avete bisogno di qualcosa! Saki è giù in macchina se volete uscire, ma con questo tempo…-

 

 

-Nemmeno questo tempo ci fermerà! Una volta che non abbiamo nulla da fare io voglio fare shopping!-

 

-E’ domenica Bill…- lo smontò Gustav.

 

-Merda! Mi ero dimenticato…-

 

 

-Beh ragazzi, io andrei davanti alla playstation a battere Raikonnen!- si alzò Tom.

 

-E io vado alla palystation a battere Tom Kaulitz!- lo riprese il fratello.

 

-No! Contro di te no, sei una schiappa! Io voglio gareggiare contro qualcuno di classe!- disse Tom, cercando di non fare entrare in salotto il gemello.

 

 

-La playstation non è tua!-

 

 

 

Georg si alzò dalla sedia, prendendo un panino dallo scaffale.

 

-Io sento i richiami della fame…-

 

-Vi siete alzati a mezzogiorno!- lo rimproverò Gustav

 

-Appunto!-

 

 

David li salutò e uscì.

 

 

-Beh Georg, io vado da Patricia, è da un po’ che non la vedo…-

 

-Ok, salutamela!-

 

-Va bene. Tu dai un’occhiata a Hansel e Gretel, prima che combinino disastri!-

 

-Oh, tranquillo, tutto il pomeriggio se ne staranno buoni buoni davanti alla tv! Bill si lamenterà che Tom non lo lascia mai vincere e farà intervalli di ore in cucina per mangiare un bufalo perché, come dice lui, “nessuno lo capisce”, mentre io prenderò il suo posto e batterò quella schiappa di un chitarrista. Tom si sarà gasato perché sarà riuscito a battere il fratello, ma dopo una partita con me deciderà improvvisamente di essere stanco e di fare un riposino di dieci minuti, fino a che non tornerà Bill e ricominceremo con questo ciclo della vita perpetuo…-

 

 

Gustav scoppiò a ridere, mettendosi il giubbetto di Jeans.

 

-Allora vi lascio al vostro divertimento. Stasera cucino io, quindi vedete di non farmi trovare wurstel mezzi mangiucchiati sul tavolo! Ciao!- lo salutò con un cenno della mano.

 

 

-Fa freddo per essere maggio…- commentò il bassista, andando nella camera sua e di Gustav per mettersi una felpa.

 

 

 

-Nooo!! Tomi! Tu bari!-

 

La voce di Bill risuonò nell’appartamento.

 

 

 

 

 

 

 

Il pomeriggio passò tranquillamente, tra giocate alla “formula 1” e spuntini per i ragazzi, mentre Liesel, Helen e Tom trascorsero ore e ore nel salotto della ragazza, ridendo e scherzando e cercando di concludere qualcosa con la batteria di Christopher.

 

Era bastato un cioccolatino per far tornare il buon umore al ragazzino, ma ogni tanto guardava di sottecchi sua mamma, lanciandole una muta richiesta.

 

Non appena Helen se ne fu andata, verso le sei, la mora aveva iniziato a preparare da mangiare, riscaldando al microonde del cibo precotto.

 

Non aveva proprio voglia di cucinare.

 

Il bambino non aveva fatto domande e silenziosamente aveva mangiato tutto, chiedendo addirittura il permesso per andare in bagno.

 

 

-Posso andare a dormire?- le chiese con la sua dolce vocetta.

 

-Certo tesoro-

 

 

Avrebbe dormito come ogni sera nel loro lettone matrimoniale, non c’era spazio per un altro letto in quel appartamento, né tanto meno Liesel aveva il coraggio di chiedere a sua madre dei soldi per comprarlo, dato che il suo lavoro di cassiera non le permetteva molti sfizi.

 

 

-Vieni con me?-

 

 

 

 

Quella richiesta le fece sbarrare gli occhi.

Non gliel’aveva mai chiesto….

 

Guardò il viso di Christopher con un groppo in gola, mentre il cuore prese a batterle furiosamente nel petto.

 

 

Quegli occhi marroni.

 

Quello sguardo dolce.

 

Quel visino…

 

 

 

Erano uguali.

 

 

 

Christopher era davvero uguale a Lui…

 

 

 

 

 

 

*

 

-Vieni con me?-

 

 

-Non so…-

 

 

-Non ti voglio obbligare… ma so che lo vuoi anche tu…-

 

 

*

 

 

-Certo!- gli sorrise cercando di scacciare quei ricordi…

 

…e sopprimendo quella vocina nella sua testa che le diceva che, nonostante volesse odiarlo con tutto il cuore, non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo completamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao!!! Ecco qui un nuovo chap!! Grazie mille a chi ha recensito..spero che questo non deluda le vostre aspettative!!^^ Nel prox inizierà il vero movimento!

Commentate!

 

*ruka88*

 

 

 

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Capitolo 4
*** Il quattordici maggio ***


Erano le tre del pomeriggio del quattordici aprile

 

 

 

Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

 

 

 

Il quattordici maggio

 

 

Erano le tre del pomeriggio del quattordici maggio.

Un giorno soleggiato come tanti per tutta la gente di Amburgo, tranne che per un bambino, che proprio quel giorno compiva tre anni.

 

Aveva un enorme sorriso stampato sul volto e guardava con una strana luce negli occhi l’enorme torta che aveva davanti, ripiena di panna e crema e con un enorme numero 3 di cioccolato sopra.

 

Soffiò sulle candeline e con una certa foga le tolse dal dolce, incitando sua mamma a tagliarla.

 

 

-Calmati! Finirai per farti male!- lo ammonì sorridente Liesel.

 

 

-Io una fetta enorme!-

 

-Va bene…- lo accontentò tagliandogli un bel triangolo.

 

 

Il bambino prese la forchetta di plastica e si sedette sul divano bianco.

 

-Fai attenzione a non sporcare, o il regalo non te lo do!-

 

 

-Hai preso un regalo?- alzò di scatto gli occhi Chris, smettendo subito di mangiare.

 

-E certo!-

 

 

-Grazie mamma!!- sorrise contento riprendendo a mangiare la torta.

 

 

Nel frattempo Helen se ne stava seduta buona buona sorridente, immortalando quei momenti con una videocamera.

 

-Ne vuoi un po’?- le chiese l’amica.

 

-No grazie…mi sto esaltando a filmare te e tuo figlio… sai che siete i miei soggetti preferiti!- sorrise

 

 

-Dai smettila e vieni a mangiare! Quella mensola là in fondo straripa di tuoi filmati, non so se ce ne stanno altri! Guarda!- le fece, avvicinandosi alla mensola in questione per leggere il nome delle videocassette. –“Parto di Chris” e ti garantisco che non l’ho mai vista e che non ci tengo, “Gita al Lunapark”, “concerto Oasis”, “Gita la parco con Chris”, “Lis mi accompagna in Università”, “Chris compie un anno”, “Io e Lis in montagna” e spero che nessuno veda le cadute che ho fatto mentre provavo lo snowboard, “Chris compie 2 anni”….-

 

 

-Si, ho capito! Spengo e vengo a mangiare… ma prima… vuoi dire qualcosa di interessante alla tua amica?- le mise la telecamera puntata ad un metro di distanza.

 

-Spero che a Chris piaccia il regalo!- pregò.

 

-Oh, gli piacerà…- le fece un primo piano del volto, che per un istante si rabbuiò.

 

-Se diventa bravo, giuro che lo ripudio come figlio…- minacciò.

 

-Bravo come Lui?- chiese Helen, abbassando la telecamera sul busto di Lis incosciamente, ma continuando a registrare.

 

-Esatto… non voglio che diventi troppo simile a lui…- continuò tetra.

 

-Non raggiungerà mai la sua bastardaggine…-

 

-Lo spero… hai finito ora?-

 

 

La rossa si rese conto che la videocamera stava continuando ad andare e la spense.

 

-Ok, prendiamoci questa bella fettozza di torta!-

 

 

 

-Pomeriggio volevo portarlo da mia mamma-

 

-Mi sembra un ottima idea… Gustav?-

 

-Mio padre non c’è, è partito due giorni fa per un viaggio di lavoro…-

 

 

-Che ne dici se allora facciamo qualcosa insieme stasera? Puoi lasciarlo li dalla nonna, è da tanto che non la vede e magari vuole stare un po’ con lei! Si guardano un cartone insieme e poi gli farà un bel thè pre-nottata come faceva a te!-

 

-Secondo te le farà piacere?- chiese scettica.

 

-Coem no! E tuo figlio ne sarà entusiasta! E stasera puoi così trovare un po’ di tempo per te… potremmo andare a ballare o a bere qualcosa! Da quanto non facciamo un’uscita serale…-

 

-Bere qualcosa significa andarci giù pesante?-

 

 

Helen le lanciò un’occhiata eloquente.

 

 

-Ci sto! È da tanto che non vado a ballare…e se ci prova qualcuno, basta che dico di mio figlio e filano via!- sorrise.

 

 

Helen le diede un bacio sulla guancia.

In realtà quell’ultima affermazione, detta con indifferenza, la faceva soffrire.

 

 

-Bene deciso, porta qui il regalo di Chris che poi fai una bella telefonata alla signora Petrelli!-

 

 

Lis si alzò dal divano e andò in camera sua, dove sotto il lettone matrimoniale aveva nascosto l’enorme scatolone che conteneva la chitarra.

 

Era bella, da vero rockettaro, come sapeva che gli sarebbe piaciuta…

 

Bianca con delle scritte blu.

 

La disegnava spesso.

 

 

 

 

-Lis, Christopher sta scalpitando! Sbrigati che io non riesco a tenerlo!- la voce preoccupata della sua amica la msie di fretta e corse in salotto cercando di non inciampare.

 

 

-Buon compleanno tesoro!- gli mise il pacco incartato per terra e lui subito curioso lo aprì stracciando tutta la carta.

 

 

Non appena vide il contenitore della chitarra, sbarrò gli occhi e aprì la bocca.

Piano piano e con mani tremanti sbloccò la serratura e aprì.

 

 

-Mamma…- riuscì a dire passando le piccole manine sullo strumento.

 

 

-Ti piace?- chiese la mora.

 

 

-Si… disse in un soffio.

 

 

 

Rimase impalato, guardandola con i suoi occhini enormi e toccando le corde.

 

 

-E’ bellissima!!!- esplose contento prendendola di slancio e iniziando ad esaminarla più apertamente –Grazie!- le andò in braccio baciandola su tutto il volto.

 

 

-Ehi! Calmati o la rompi già!- sorrise divertita Liesel, rendendosi conto che la chitarra era ancora tra le braccia del bambino.

 

-Ah già!- si staccò subito lui.

 

 

Helen continuava a documentare tutto ciò con la sua inseparabile videocamera.

 

-Bene Lis, la tua preghiera è stata esaudita… vuoi dire qualcosa?-

 

 

-Se non impara a suonarla come quel bastardo, giuro che lo vado a cercare e lo uccido!-

 

 

E per la prima volta, parlando di Lui, si ritrovò a sorridere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Stasera Karma!-

 

-Come, Gustav?- chiese Bill, preso a spalmare un po’ di marmellata su un pezzo di pane.

 

-Ho detto, stasera, dopo mangiato, andiamo al Karma!- ripetè preparando la pentola per far bollire l’acqua.

 

 

-E’ la discoteca qua dietro?-

 

-Si… fanno uno sconto sulle bevande, paghi uno prendi due!-

 

-Non dirlo a Tom…- sogghignò.

 

-Penso che venga anche Patricia, vi da fastidio?-

 

-No affatto, è molto simpatica!- sorrise Bill.

 

 

-Perfetto, avvisi tu gli altri?- domandò iniziando a preparare il sugo.

 

-Certo! Fai la pasta con le zucchine?- si leccò i baffi il moro.

 

 

-No, mica ho voglia di stare qui a tagliarle! Semplice pasta col pomodoro…e ora fuori! Ho bisogno di pace e tranquillità!- lo guidò in salotto.

 

-Però ti sta bene quel nuovo grembiulino rosa…- lo sfottè il cantante.

 

-Te lo faccio indossare domenica al Dome se non esci immediatamente!-

 

 

Bill si diresse in salotto, dove gli altri due membri della band erano intenti a giocare alla playstation.

 

-E levati da li sporco bastardo!-

 

-Ma bastardo sarai tu! Guarda che ti butto fuori pista….-

 

 

E due secondi dopo l’auto di Tom era ribaltata da un lato.

 

-Cazzo, non vale! Lo scopo non è far ammazzare l’altro, ma vincere!-

 

-Ma tu Tom, sei come un’edera, non muori mai!- sorrise Georg guardando con soddisfazione al suo primo posto in classifica.

 

 

-Ragazzi, notizie per stasera! Andiamo al Karma…-

 

 

-Istant Karma is gonna get you…- canticchiò Tom, ricevendo in risposta una cucinata dal fratello.

 

-Sono serio!-

 

 

-Ottimo!- sorrise Georg svaccandosi sul divano.

 

Il rasta prese il suo cellulare e iniziò a scrivere un messaggio.

 

-Avviso pure Helga…-

 

 

-Helga?- inarcò un sopracciglio Bill.

 

 

-Si, la ragazza a cui ho dato il numero…-

 

-Ah già., la trovata del secolo! Bene, almeno lo userai una volta!-

 

-Esattamente! Non è di Amburgo, e tra neanche una settimana se ne torna a Berlino… meglio affrettarsi…- rise sotto i baffi.

 

 

-A volte mi domando come possa essere suo fratello!- alzò le mani al cielo e se ne andò.

 

 

-Tom, ma almeno sai com’è fatta?-

 

Il ragazzo si voltò verso Georg interrogativo.

 

-Cioè, la riconosceresti?-

 

-Uhm… si penso di si… è mora… capelli lunghi…gran bel sedere…-

 

-Eh beh, ci sono poche more ad Amburgo!-

 

-Ma si che la riconosco appena la vedo! Poi le dico di trovarsi in un preciso punto, mica sono scemo!-

 

 

-E no, mica sei scemo, figuriamoci…- iniziò sarcastico –Porterà un’amica?-

 

-Una? Se vuoi gliene chiedo cinque!-

 

-E dove le mettiamo?-

 

-Ti faccio un disegnino?- commentò sorridendo.

 

 

-Ok, come non detto!- Georg si alzò –Vado a vedere che combina Gustav.

 

-Va bene… comunque sarà con la sua amica Loren, da quello che mi ha detto…-

 

-Perfetto! E Loren sia!-

 

 

 

 

Georg stava per bussare alla porta della cucina.

 

-La risposta è no!- la voce di Gustav gli arrivò chiara e concisa.

 

-Ma…- iniziò lui.

 

-No, non puoi entrare, torna di là! Ciao ciao!-

 

 

Il bassista sbuffò, per poi decidersi ad andare nella sua camera da letto e riposarsi un po’.

Tra una ventina di minuti avrebbe mangiato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Questo?-

 

-Mmm… troppo stile “convento”…-

 

-Questo?-

 

-Secondo me diventa fosforescente in quel locale…-

 

-Ok, come non detto…. Questo?- chiese nuovamente Liesel mettendosi davanti un corto abito fiorato.

 

 

-Ma stai andando in campagna a raccogliere il grano?-

 

 

-Helen!- la sgridò –Che diavolo devo mettermi per farti contenta?-

 

-Non devi fare contenta me, ma tutta la gente che ti guarderà! Andiamo, avrai qualcosa pre-parto di interessante!-

 

 

La rossa prese in mano la situazione ficcando il naso nell’armadio dell’amica.

 

Alla fine avevano deciso cosa fare. Poco prima avevano portato Chris dalla nonna e ci sarebbe stato fino al pomeriggio successivo.

Helen e Liesel sarebbero andati al Karma, una discoteca aperta da poco, dove quel giorno ci sarebbe stato uno sconto sugli alcolici e sarebbe stato molto conveniente per Lis, dato i soldi che scarseggiavano.

 

Poi avrebbero preso un taxi e sarebbero entrambi tornate a casa della mora a dormire.

 

Helen aveva fatto un salto a casa sua per prendere l’occorrente per la serata fuori, lo spazzolino e il pigiama ed aveva lasciato l’amica alla disperata ricerca di un abito da mettere.

Dopo una mezzora era tornata, ma la mora era ancora in alto mare.

 

Ed erano le nove.

 

La pizza che avevano ordinato le era rimasta sullo stomaco, vista la foga con cui l’avevano mangiata, ma a Helen poco importava! Voleva per una sera divertirsi con la sua amica del cuore e sperava che quel bel ripieno di peperoni e rucola non le venisse su nel post-serata.

 

 

-Questo!- esclamò entusiasta prendendo dall’angolo un ometto con attaccato un abito nero.

 

-E cos’è?-

 

-E’ nel tuo armadio e non sai di avercelo?-

 

-No… chissà da quando non lo metto…-

 

 

Lis lo analizzò con occhio critico.

Era molto bello, non c’era che dire. Da giovane. Da ragazza, proprio quella che voleva essere quel mercoledì sera.

 

Nero, con spalline sottili, aderente nella parte superiore e nella parte inferiore, dove terminava di un po’ sopra il ginocchio con due piccoli spacchi laterali.

 

 

-Moooolto bello!-

 

-Ora ricordo! L’avevo messo la prima volta che sono andata a ballare con il mio primo ragazzo! Volevo fargli vedere che anche io avevo il seno!- iniziò a ridere.

 

-Ah, scommetto che l’ha notato!-

 

-Eccome! Dovrebbe andarmi bene, non sono cresciuta molto dalla prima superiore…-

 

-No, a dire la verità mi ricordo perfettamente com’eri! Forse un po’ più bassa, ma cosce e seno sono sempre gli stessi!-

 

-Ah beh, una taglia in più non mi farebbe male, ma mi accontento della mia seconda!- si guardò allo specchio.

 

-Guarda, io posso parlare con la mia prima! Ma tu stai zitta!- le tirò una pacca sul fondoschiena e le tirò su un po’ la maglietta per svegliarla –Dai muoviti! Non abbiamo tutta la serata! Vado a trovarti un paio di scarpe che non siano quelle del supermercato!-

 

 

Liesel si svestì e si mise velocemente l’abito, sorridendo allo specchio.

Stava bene… ed era soddisfatta.

 

 

-Ecco qui! Sandali neri non tanto alti, vanno bene?- l’amica glieli passò.

 

-Perfetti!-

 

 

Un paio di Guess, che le aveva regalato suo papà per il suo sedicesimo compleanno, lucidi, con una fila di strass davanti.

 

 

-Bene cara strafiga, ora vado in bagno a sistemarmi i capelli mentre tu finisci e poi andiamo! Mettiti un qualcosa sopra che fa freddo!-

 

-Certo mamma Helen!- le fece la linguaccia Liesel, prendendo dall’armadio un leggero golfino bianco.

 

-Scherza poco tu…- la minacciò.

 

 

Strano ma vero, dopo dieci minuti erano entrambe pronte ed il taxi era già sotto casa.

 

 

-Al Karma!- disse Helen, sistemandosi la gonnellina a balze beige e guardando con occhi brillanti la sua amica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Bhe, c’è tanta gente per essere metà settimana…- commentò Bill, sistemandosi il cappellino e nascondendosi con nonchalance dietro Saki.

 

-Tutti giovani in cerca di divertimento!- disse Georg.

 

 

-Già, ragazze ventenni pronte solo per me!- sorrise Tom.

 

-Mica devi incontrarti con una certa Helga?- chiese Gustav a braccetto con Patricia.

 

-Ah già… ricordatemi, davanti alla scala a chiocciola bianca!-

 

 

-Non ce n’erano due di scale a chiocciola bianche?-

 

 

 

 

Ci sonooo!!!!! Ringrazio moltissimo chi recensisce!!!^^ continuate a farmi sapere cosa ne pensate…se no la voglia di scrivere diminuisce sempre più…

Baci!

 

*ruka88*

 

PS: Grazie a SARAtheMyth.. ho modificato tutti i Diesel! In effetti facevano un po’ impressione!eh eh!

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Capitolo 5
*** Karma maledetto ***


L’ultima affermazione di Bill l’aveva mandato nel panico

 

 

 

Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

 

 

Karma maledetto

 

 

 

L’ultima affermazione di Bill l’aveva mandato nel panico.

 

Mannaggia, aveva ragione suo fratello. Di scale a chiocciola ce ne erano due, ed erano situate l’una dalla parte opposta dell’altra.

 

Va beh, pazienza, Helga avrebbe aspettato un cinque minuti, se lui avrebbe sbagliato parte.

 

 

Riuscirono ad entrare senza intoppi, ormai ad Amburgo le ragazze e la gente erano abituati a vederli in giro, perciò non si sbracciavano più di tanto e mentre agli altri componenti della band, soprattutto a Bill e Gustav, la cosa faceva piacere, a lui, quale ventenne doc, dava un pochino fastidio non essere assalito da ragazzine urlanti come i primi tempi.

 

Per fortuna non erano sempre ad Amburgo.

 

 

-Tom, vieni, il nostro tavolo prenotato è sul piano rialzato, vicino al bancone…-

 

-Si Bill, arrivo, prima devo trovare Helga e Loren…-

 

-Vuoi che ti accompagno?- chiese Georg.

 

-Non preoccuparti, l’altra è tutta tua… ma vado io da solo…- gli diede una pacca sulla spalla.

 

 

-Non ordinare al bancone!- gli urlò dietro Bill –Vengono a chiedere le ordinazioni!-

 

Alzò la mano dandogli le spalle come segnale di aver capito e poi si diresse al centro del locale.

 

Destra o sinistra?

 

Quale scalinata?

 

 

Diede una rapida occhiata da una parte e dall’altra.

 

A sinistra un po’ di tavolini, qualche persona in piedi e dietro ad una parte alta un paio di metri, si intravedeva la scala a chiocciola, ma non avrebbe potuto vedere se c’era qualcuno li sotto.

A destra qualche altro tavolino, mezzo vuoto, e alcune persone che ballavano… e sempre un muretto tinto di bianco con qualche quadro appeso che impediva la visuale della base della scalinata.

 

Fece una smorfia indeciso.

 

Il dj aveva iniziato a mettere musica Pop e in pochi secondi la pista si sarebbe riempita.

Doveva fare in fretta a decidere, ci avrebbe impiegato del tempo a destreggiarsi tra la folla.

In più il locale non era piccolissimo.

 

Certo, avere delle ragazze che gli si strusciavano contro non era affatto una brutta cosa, ma almeno quella sera voleva concentrarsi su Helga.

 

L’aveva conosciuta dopo un concerto, da sola.

Era andata sotto il loro albergo per avere un autografo e quando aveva incrociato il suo sguardo, nonostante fosse truccata pesantemente, Tom era stato subito attratto da lei.

Abbastanza alta, curve al posto giusto, capelli mori lunghi e lisci… una piccola frangetta che pettinava di lato.

 

Le piaceva vestire vamp, di questo ne era compiaciuto.

Le aveva dato il numero, cosa mai fatta in vita sua.

Ma lei era diversa, l’aveva intuito appena l’aveva guardato negli occhi…

 

Aveva capito che non gli importava chi lui fosse, voleva solo un’avventura con un bel ragazzo e Tom era orgoglioso di essere stato lui il fortunato.

 

Sapeva benissimo che avrebbe potuto anche non cambiare numero, perché lei non l’avrebbe più richiamato, ma aveva ragione suo fratello…c’era la questione delle amiche…

 

Una parola sbagliata poteva scatenare il finimondo e un cellulare intasato.

 

 

Si diede dello stupido da solo, per essersi messo a pensare a quelle cose in un momento inopportuno.

 

Girò nuovamente il volto prima a destra, poi a sinistra… infine si sistemò il cappellino bianco.

 

 

Si fece strada tra la folla che ballava e si buttò sulla destra.

 

 

-Deciderà il destino…- bisbigliò in un soffio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Da quanto non venivo a ballare!- esclamò Lis eccitata, entrando nel locale, togliendosi il golfino e appoggiandolo sul bancone del guardaroba.

 

-Eh già… ti sei persa un bel po’ di cose! Tipo quel ragazzo al bancone.. sia chi è?- chiese Helen.

 

-Il megafusto pompato biondo?- cercò con lo sguardo.

 

-Esatto! Ti ricordi di Phil, l’americano grassottello che era con noi solo in prima e in seconda…-

 

 

Lis sbarrò gli occhi, voltando di scatto la testa verso il barista.

 

-Noooo….- mugugnò stupefatta.

 

-Siii!! Aveva lasciato la scuola, così si è dedicato un po’ al suo fisico! Ora fa alcune gare di Box…e guadagna che è una bellezza!-

 

-Come è cambiato…-

 

-Eh già! Ma non farci nessun pensierino… la sua tipa è ancora più grossa di lui e fa karaté!-

 

-Oh, allora off-limits!- sorrise.

 

 

-Vieni, prendiamo un tavolino, tra poco saranno pieni!-

 

 

Si sedettero sulle morbide seggioline imbottite, appoggiando la borsetta sul tavolino di vernice bianca.

 

-Si possono anche lasciare qui, nessuno te le frega… ci sono telecamere dappertutto!- le sorrise.

 

-Ok, allora cosa facciamo, andiamo subito a prendere qualcosa da bere?-

 

 

-Dai, faccio io, cosa vuoi?-

 

-Tu che dici?- la guardò dal basso appoggiando i gomiti sul tavolino.

 

-Io direi che per la tua prima serata fuori ci vuole qualcosa di bello forte che ti carichi e una tequila bum bum fa al caso nostro!-

 

-Vai proprio sul leggero…-

 

-Non voglio “no” stasera! Oggi ci si diverte come si deve! Anzi, vai a farti un giro nel frattempo e tasta il terreno!- disse mentre si allontanava.

 

 

-Dove vuoi che vada?- Lis osservò la sua amica.

 

-Dove vuoi… poi dimmi se adocchi qualcuno!- le fece l’occhiolino –Non ci mettere tanto però!-

 

-Non preoccuparti… cercherò di non perdermi!-

 

 

Si alzò, guardandosi intorno e torcendosi nervosamente le mani.

 

E ora? Era da anni che non andava in una discoteca… come si doveva comportare?

 

 

Quanti anni erano passati dall’ultima volta che era andata a ballare! Troppi!

Ma con Christopher non poteva concedersi questi svaghi… eppure lei aveva sempre adorato ballare!

 

 

Vide degli stucchini nelle tavolate rettangolari attaccate ai muri e prese due pizzette e un paio di olive, raggiungendo delle ragazze sulla pista e cercando di farsi spazio.

 

Prima cosa, cercare il bagno… non si sa mai che durante la serata ne avrebbe avuto bisogno…

Magari non sarebbe stata propriamente in forma…

 

 

Vide un paio di donne sulla trentina fuori da una porticina con l’immagine del wc e capì che se vi era anche la fila da fare a quell’ora, tra un po’ di tempo, con il locale doppiamente pieno, ci avrebbe impiegato secoli.

 

 

Sbuffò, notando una piccola scala bianca a chioccola che portava ad un piano superiore.

La raggiunse e presa dalla curiosità salì, trovandosi però un uomo vestito interamente di nero che bloccava il passaggio.

 

-Non può entrare qui signorina, è l’area riservata per il sindaco di Amburgo e i suoi parenti…-

 

-Ah, ok…- disse, tornado subito indietro.

 

 

Addirittura! Che locale professionale!

 

Si fermò alla base della scalinata, appoggiandosi alla balaustra di ferro e guardando il suo orologio.

 

Le dieci e un quarto.

Che strano trovarsi in un ambiente come quello dopo tanto tempo.

 

Vide un paio di ragazzi appoggiati alla parete opposta con una birra in mano, illuminati dalle luci psichedeliche.

 

Sorrise, notando come uno di loro sarebbe piaciuto da impazzire alla sua amica: moro, alto e abbronzato.

A Helen, chissà perché, piacevano i tipi fisicamente opposti a lei.

 

L’amico invece era poco più basso, moro anche lui e con un orecchino che spiccava con le luci.

Indossava una camicia azzurra con le maniche risvoltate fino al gomito e un paio di semplici jeans.

Nel complesso era davvero messo bene.

Non sembravano tedeschi.

 

Si morse il labbro compiaciuta.

 

Insomma, era da due anni e qualcosa di più che non usciva con un uomo…

 

 

Si sistemò una ciocca di capelli mossi dietro l’orecchio sinistro e si spostò il ciuffo che le cadeva davanti, sulla parte opposta.

 

Strinse la fredda balaustra tra le mani sedendosi lievemente su di essa e continuando a guardarsi intorno contenta.

 

 

Sarebbe andata da Helen, avrebbero bevuto un bicchierino e poi sarebbero andate a ballare!

 

 

 

 

 

 

 

Una mano calda le si posò sulla spalla nuda.

 

Voltò di scatto il viso, trovandosi davanti un ragazzo più o meno della sua altezza che la guardava sorridente.

 

 

 

 Un cappello bianco.

 

 

Una fascia bianca.

 

 

Occhi a mandorla.

 

 

 

Piercing al labbro.

 

 

 

 

Esattamente come allora.

 

 

 

 

 

 

 

Sbarrò gli occhi, prendendo aria.

 

In quel momento aveva necessariamente bisogno di respirare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccola. Helga era appoggiata alla scaletta bianca, persa nei suoi pensieri.

 

La guardò da qualche metro di distanza, compiacendosi con se stesso.

Aveva dei gusti eccellenti in fatto di donne, nessuno avrebbe potuto obiettare.

 

Anche con i capelli mossi si capiva che era davvero una bellezza.

 

Si avvicinò sistemandosi per l’ultima volta la fascetta e il cappellino.

 

Le toccò una spalla e la vide girarsi di scatto come presa alla sprovvista.

 

 

 

Strano…

 

 

 

… non era lei!

 

 

 

Guardò gli occhi scuri della giovane sbarrarsi alla sua vista e la sua bocca carnosa aprirsi come per dire qualcosa, ma senza emettere alcun suono.

 

 

 

Ok, decisamente quella non era Helga.

 

 

Helga aveva le labbra ancora più grandi, due enormi occhi azzurri, ciglia finte di due chilometri e un decoltè da fare invidia a Pamela Anderson.

 

Eppure anche quella ragazza non era male…anzi!

 

Decisamente non troppo appariscente, ma davvero bella.

 

 

 

Forse conosceva Helga…

 

Gli sembrava un volto conosciuto…

 

 

 

 

-Tu non sei Helga, giusto?- le sorrise togliendo la mano dalla sua spalla.

 

 

Forse non era la frase adatta per una situazione del genere, ma si sa, Tom Kaulitz non pensa mai prima di parlare, lui agisce e basta.

 

Lei continuò ad osservarlo, chiudendo la bocca repentinamente e serrando i denti.

 

Molto strano, chiunque fosse non sembrava molto contenta di vederlo.

 

Si aspettava almeno una risposta, negativa senza dubbio, alla sua domanda, ma lei insisteva nel suo mutismo e il giovane non sapeva davvero che pesci pigliare.

 

Aveva sbagliato scalinata, senza dubbio, ma non sapeva se fosse riuscito ad andare dalla parte opposta della discoteca passando inosservato e impiegandoci meno di una decina di minuti.

 

Quella ragazza però poteva essere di ottima compagnia.

 

 

La squadrò da capo a piedi, conscio dei suoi occhi scuri su di lui.

 

Belle gambe, chiare, toniche, forse faceva qualche sport, chissà.

Un bel sedere, senza dubbio, l’aveva notato quando era di spalle; seno piccolo, ma avrebbe potuto soprassedere… e infine un volto intrigante, con quel nasino piccolo e perfetto e quegli occhi che lo guardavano pieni di sentimento.

 

Quel fosse questo sentimento, Tom non riusciva a capirlo.

 

 

-No, non sei Helga…- concluse lui stesso, capendo che lei non avrebbe aperto bocca.

 

Magari era muta.

 

-Come ti chiami?- si appoggiò alla balaustra di fianco a lei.

 

 

La ragazza mantenne però lo sguardo fisso davanti a lei.

 

Era tesa, notò, vedendo come si mordeva l’interno della bocca e come stringeva il metallo tra le dita….

 

 

“Belle mani tra l’altro…”

 

Si diede dello stupido da solo per un pensiero così… così… così da Bill!

 

 

Eh già…era molto emozionata… o forse arrabbiata?

 

 

La vide chiudere gli occhi per un secondo e subito dopo abbassare il viso, in modo che i capelli le coprissero il volto.

 

Non capiva davvero cosa le stava succedendo…

 

Aveva bevuto troppo? Stava male? Era talmente agitata nell’averlo visto che sarebbe svenuta?

 

 

Lei rialzò di scatto la testa, sempre con lo sguardo fisso davanti a sé.

 

Era una sua impressione o aveva gli occhi lucidi?

 

 

Oh no… quello non l’avrebbe sopportato…

 

 

Stava nuovamente per aprire bocca, scusandosi e dicendo una qualsiasi cosa per scappare, quando vide una ragazza guardare dalla loro parte e camminare velocemente verso di loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Helen aveva fatto la fila per gli scontrini, aveva ordinato e stava per litigare con la barista incapace, quando decise di guardarsi intorno per vedere se Lis aveva già fatto qualche conoscenza interessante.

 

Al tavolino non c’era e questo era un ottimo segno.

 

A ballare neppure e poteva anche andare…

 

 

Lanciò uno sguardo alla ragazzina, probabilmente appena maggiorenne che cercava di dare i coktails senza versare una goccia sul bancone e sbuffò.

 

 

-Ho ordinato due tequila bum bum, passo tra cinque minuti, fammele trovare pronte!- le urlò per farsi sentire.

 

La biondina la guardò riconoscente e le sorrise.

 

 

La rossa ritornò al tavolo e poi riprese a guardarsi intorno, tra la gente.

 

Vicino ad una scaletta bianca vide una ragazza con i capelli scuri appoggiata, presa ad osservare chissà cosa.

 

Eh si, era lei, anche se a volte veniva coperta dalle persone che ballavano.

 

Si fece largo tra la folla, ma a metà percorso si fermò di botto sbarrando gli occhi.

 

 

-Oh Mio Dio…- bisbigliò coprendosi la bocca con una mano.

 

 

 

Lis e Tom.

 

 

 

Tom e Lis.

 

 

 

La sua amica sembrava in preda allo shock.

 

Teneva fisso lo sguardo davanti a sé, ma Helen era sicura che sarebbe scoppiata a piangere.

 

Tom le stava dicendo qualcosa e quando vide il suo sguardo passare in rassegna il corpo dell’amica le venne un moto di rabbia che cercò di controllare mordendosi le nocche della mano.

 

Iniziò a camminare più velocemente e quando la raggiunse le prese il volto tra le mani.

 

 

-Ehi…- le bisbigliò dolcemente, svegliandola dal suo stato di semicoscienza.

 

 

Vide i suoi occhi scuri guardarla confusi, smarriti, tristi.

 

 

-Tutto ok…- le disse in un orecchio.

 

 

 

Helen si voltò verso Tom e lo guardò dritto negli occhi.

 

 

-Che vuoi?- gli chiese brusca.

 

 

 

Il ragazzo non capì il perché del suo comportamento, dato che non la conosceva, e così si grattò la nuca imbarazzato.

 

 

-Niente… pensavo fosse una mia amica e allora le ho chiesto come si chiamava, non ho fatto niente di punibile con la legge!- sorrise.

 

 

La rossa continuò a guardarlo e Tom iniziò a sentirsi a disagio.

 

 

-Non pensavo che una semplice domanda potesse farla piangere…- urlò cautamente cercando di sovrastare la musica.

 

-Lei non sta piangendo! Beh, noi andiamo, buona serata Tom Kaulitz!- prese l’amica per le spalle e la portò via con sé.

 

 

Il rasta sbattè un paio di volte le palpebre stupefatto.

 

Sapeva chi era…

 

Perché ce l’aveva con lui quella rossa?

 

 

Aveva fatto qualcosa di male?

 

 

Il tono da lei usato lo aveva scombussolato per un istante...non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.

 

Ok che non tutte le ragazze cadevano ai suoi piedi, strano a dirsi ma qualcuna aveva rifiutato di uscire con lui...

ma addirittura arrabbiarsi per aver rivolto la parola ad una ragazza era una cosa che il chitarrista non aveva mai visto!

 

Inaudito! Chi si credeva di essere?

 

Lo sbalordimento lasciò il posto al risentimento e subito dopo alla rabbia.

 

Al diavolo quelle due, il posto era pieno di ragazze e dell'altra parte c'era persino Helga ad aspettarlo.

 

 

Eppure quegli occhi… quelle labbra…

 

Quel nasino particolare…

 

 

 

Guardò l'orologio alla parete e sperò che la ragazza non se ne fosse già andata.

 

 

Si fece largo tra la folla, chiedendo scusa a tutte le persone che prendeva dentro e quando passò di fianco al piano rialzato, vide Bill alzarsi dal suo posto e affacciarsi sulla pista, appoggiandosi ad una spranga di ferro.

 

Subito un paio di ragazze gli si fecero vicino, per parlargli o semplicemente per guardarlo, ma lui non le degnò di un'occhiata, facendo solo un cenno con la testa al fratello.

 

Tom si avvicinò quatto, sperando che, almeno in quel momento, le sue fan avessero altro da fare che pensare di ballare con lui.

 

 

-Trovata?- gli chiese il moro invitandolo a salire.

 

Tom lo accontentò, mettendo subito in chiaro di avere fretta.

 

-No, ho sbagliato lato!-

 

Il fratello iniziò a ridere.

 

-Lo sapevo! E’ la mia maledizione! Tu fai quello che vuoi tu, dai il numero a chi vuoi tu e poi la paghi!-

 

-Ma piantala di dire cazzate...ritorno a cercarla! Sarà ancora lì...-

 

-Non contarci...se davvero, come dici tu, lei è diversa perchè vuole solo divertirsi, non penso che ami farsi prendere in giro e aspettare...se ne sarà andata da un pezzo...-

 

 

E difatti, quando Tom raggiunse la scalinata opposta, non vi era traccia di nessuna ragazza.

 

-Maledizione!- ringhiò picchiando un pugno sulla parete.

 

 

Più arrabbiato che mai tornò dai suoi amici, trovando Gustav e Patricia su due poltroncine a parte a baciarsi, mentre Bill e Georg con un bicchiere di birra in mano, parlavano fitto fitto tra di loro.

 

 

-Che dite di interessante?- si intromise nel discorso sedendosi e versandosi un di spumante dalla bottiglia gelata.

 

-Commentiamo le tipe presenti!- sorrise Georg.

 

-Anche tu fratellino?- lo osservò.

 

-E certo! Va bene che non sono un maniaco come te, ma anche io adoro il gentil sesso!- annunciò prendendo un sorso della bevanda.

 

-E questa è una postazione privilegiata! Si vede il bancone, l'entrata e quasi tutta la pista da ballo principale... le altre sale no, ovvio, ma penso che basti!- terminò Georg.

 

-Oh, a me basta eccome!-

 

 

-Niente Helga stasera?- chiese il bassista.

 

-Non cominciare anche tu!- ribattè scontroso.

 

-Ok, discorso terminato senza neppure essere iniziato...Però quella barista là è davvero imbranata!-

 

-Georg, è uno sballo!- sorrise Tom con il bicchiere ancora tra le mani.

 

- Mi sembra minorenne... a parte i capelli biondi che ha di speciale?- chiese Bill facendo una smorfia.

 

 

-Due tette da urlo!- disse Tom.

 

 

-Forse da qui possono sembrare da urlo, ma fidati, da là non sono niente di speciale!- lo smontò il fratello.

 

-Ci hai già provato?-

 

-No, è andato Saki a chiedere per avere un cameriere personale e sai che lui ha l'occhio lungo...-

 

-Se lo dice Saki allora ci fidiamo...- buttò giù tutto d'un fiato la bibita.

 

 

 

-Una rossa mi mancava..non è niente male!- commentò Georg indicando una ragazza seduta di spalle al bancone.

 

Tom socchiuse gli occhi mettendo a fuoco e quando individuò la pazza di prima, reprimè un ghigno.

 

 

-OK, io vado a prendere qualcosa!- disse Georg alzandosi.

 

-Ma stai scherzando?- intervenne Bill -Abbiamo il cameriere personale, perchè farsi assalire?-

 

-Perchè voglio parlare con quella ricciolina là e da qui mi sembra praticamente impossibile...-

 

 

Bill sbuffò appoggiando il bicchiere sul tavolino.

 

 

-Ok, ti accompagno... Tom, vieni?-

 

 

-No, aspetto qui, prendetemi una birra media...-

 

 

I due amici lo guardarono con tanto d'occhi, al chè il rasta si svaccò sul divanetto con lo sguardo accigliato.

 

-Che c'è?-

 

-Sicuro di stare bene Tomi....-

 

-Si, non rompetemi i coglioni e andate a prendere da bere!-

 

Il tono con cui lo disse non li convinse molto, ma lasciarono perdere, inoltrandosi tra le fan che fortunatamente erano prese a ballare e non fecero molto caso a loro.

 

 

Tom non distolse lo sguardo dalle due ragazze al bar, neppure quando vide Georg sedersi accanto alla rossa di prima e Bill accanto a lui.

 

Maledizione!

 

Non si sarebbe fatto rovinare una serata così da due semplici nullità.

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Capitolo 6
*** Col senno di poi... ***


 

Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

Col senno di poi…

 

-Manda giù questa e liberati da tutti i pensieri negativi!- le disse Helen mettendole davanti un bicchierino di Tequila -Poi ti mangi questo -le diede il limone-E poi succhi qui!- le mise del sale sul dorso della mano.

 

-Servirà?-

-Servirà eccome! Tu stasera non hai incontrato nessuno ed ora ci siamo solo io, te e la musica... ah, e la tequila!- le sorrise.

Liesel la ringraziò, prendendo un profondo respiro.

Buttò giù tutto d'un colpo il liquido e poi seguì i consigli dell'amica strizzando gli occhi.

 

-Oddio...- bisbigliò con voce roca.

 

Helen iniziò a ridere.

-Cara, si vede proprio che non ci sei più abituata!- le diede un pacca sulla schiena.

 

 

Rimasero lì ancora un paio di minuti, parlando addirittura con la cameriera, che Lis trovò molto simpatica.

A diciotto anni avrebbe voluto essere come lei, libera, studentessa, spensierata a con la voglia di lavorare per guadagnare qualcosa e concedersi qualche sfizio...

Invece aveva già un figlio...

 

Ciò le riportò alla mente quello che era accaduto pochi istanti prima, ma fortunatamente la voce di Helen la riportò alla realtà prima che pensieri poco desiderati le occupassero il cervello.

 

 

-Adesso dimmi... secondo te quel ragazzo appoggiato al muro vorrebbe ballare con me?-

Lis si voltò verso il punto indicato dall'amica e scoppiò a ridere quando si ricordò del tipo abbronzato che aveva già deciso di pedinare per lei.

-Si, buttati!- le sorrise.

 

Sapeva che Helen l'avrebbe fatto, eppure la vide tentennare per un attimo.

 

-Che c'è?-

-Pensavo...non è che tu mi tieni occupato l'amico?-

-Demente!-

 

 

-Sono liberi?- una voce di fianco alla rossa le fece voltare entrambe.

 

Lis, sbarrò la bocca, appoggiandosi con un gomito al bancone e reggendo la testa con una mano.

Non era possibile. tutte a lei!

Helen guardò incredula il ragazzo a fianco, domandandosi se non fosse una congiura contro di loro.

 

-Libero...- bisbigliò più per cortesia che per altro.

 

 

Georg non sentì nulla, ma il labiale della ragazza era chiaro. A fianco a lui si sedette Bill.

Helen si voltò verso l'amica che ora la guardava sbarrando gli occhi e prendendo a ridere istericamente.

 

-No... non ci credo...- disse Lis.

 

La situazione, se non fosse stata tragica per loro, sarebbe risultata addirittura comica.

 

Helen incrociò le braccia sul bancone e vi nascose la testa, iniziando a ridere, mentre l'amica le si appoggiò sopra ridendo anche lei.

I due ragazzi le guardarono increduli.

 

-Scusate... facciamo così ridere?- chiese Georg cercando di attirare l'attenzione.

 

Mentre le spalle di Helen erano ancora scosse dalle risa, Liesel si alzò, con le lacrime agli occhi, guardando il ragazzo.

 

-No, scusate voi... è una situazione un così...-

 

Bill la guardò socchiudendo gli occhi.

Dove l'aveva già vista?

 

-Ma ci conosciamo?- chiese.

 

 

Lis lo guardò stupita.

Si ricordava di lei?

 

Cioè…Tom la scambiava per un’altra… e Bill no??

 

-Non penso...- si intromise Helen, riprendo il suo proverbiale sangue freddo.

 

Bill continuò a guardare la mora pensieroso, ma l'amico si mise in mezzo, ordinando birre per tutte e quattro.

 

Helen lo ringraziò, tirando un indietro il seggiolino in modo che anche Lis potesse partecipare alla conversazione e così fece il ragazzo di fianco a lei.

 

-Di dove siete?-

-Noi siamo di Amburgo- rispose la rossa.

-Fate l'università?-

-Io si, lingue, mentre la mia amica lavora...-

-Davvero? Quanti anni hai?- si informò Georg.

 

-Venti...ma non avevo voglia di continuare gli studi...-

 

Bugia.

 

-Non eri molto brava a scuola?- sorrise il bassista complice.

-Esatto...- sorrise imbarazzata.

 

Bugia. Era una delle migliori nella sua classe.

 

-Come vi chiamate?- prese la parola Bill.

-Io sono Helen, lei Liesel...-

 

-Liesel...- ripetè il moro pensoso.

 

-Puoi continuare a pensare anche tutta la sera, ma non penso di averti mai visto prima, a parte televisione, ovviamente...-

 

Bugia. L'aveva visto tre anni fa, al party Vip del Dome. Aveva conosciuto lui e Tom. Solo loro due.

 

 

I due ragazzi continuarono a far loro domande, fino a che il discorso non cadde sul genere "musica" e allora iniziarono ad esaltarsi, parlando delle loro canzoni e dei loro concerti.

 

-Beh, voi non siete mai venute e vederci?-

-Dal vivo mai...- sorrise Helen -Ci sono sempre ragazze più piccole e noi ci sentiamo vecchie!-

-Ma non lo siete, avete più o meno la nostra età…un anno in meno di me e Tom!- rise Bill.

 

 

Tom.

 

Quel maledetto nome.

 

Helen strinse sotto alla sedia la mano di Liesel, facendole capire di stare calma.

 

 

-La musica vista dal vivo è tutta un'altra cosa...- iniziò Georg prendendo un sorso di birra -Le luci si accendono... Tom parte con il suo assolo di chitarra... sentirlo dal vivo fa paura quel ragazzo!-

 

 

Liesel si voltò verso il bancone, giocando con il sottobicchiere.

Doveva cambiare argomento.

Iniziava a sentirsi a disagio.

 

Ma esisteva solo Tom quella sera? Perchè tutti sembravano involontariamente portare il discorso su di lui?

 

-Ma tu Bill sarai il più agitato, no? In fondo se tu che devi cantare...- cercò di deviare Helen.

 

-Beh, si, prima di entrare sono super agitato!- iniziò a gesticolare -Ma penso davvero che Tom possa battermi! in fondo lui fa finta di essere un duro, ma è molto più sensibile su certe cose!-

 

 

-Pfu!- lo sbuffò che uscì involontariamente dalla bocca di Liesel, accompagnato da una risata, fu udito da tutti e tre e subito sentì gli occhi addosso.

 

"Mannaggia a me!" pensò.

 

Helen aprì bocca, cercando qualcosa da dire...ma la sua lingua lunga sembrava essersi annodata tutta d'un colpo.

 

 

-Volete un'altra birra?- cercò di glissare l'argomento.

-Si grazie! Offro io!-

-Ma no! Ora tocca a me!-

 

 

Mentre Helen e Georg si scambiavano qualche battuta, Lis continuava a guardare imperterrita il bicchiere, maledicendo il suo istinto.

 

Avrebbe dovuto starsene a casa con Christopher.

Non avrebbe dovuto fare il giro della discoteca.

Non sarebbe dovuta sedersi al bancone.

Non avrebbe dovuto instaurare una conversazione con due amici di...di quello!

 

 

Bill, dalla sua posizione continuava a guardare quella ragazza.

Aveva un viso già visto.

 

Ok, lui di gente ne vedeva tanta, ma sapeva che se lei gli era rimasta impressa era per un motivo particolare.

E se non fosse riuscito a scoprire il mistero entro la serata si sarebbe trovato tutta la notte a vagare tra i ricordi passati per svelarlo! Lo sapeva! Era fatto così...

 

-Lis, vuoi una birra?- le chiese l'amica.

 

-Diventerò una botte a furia di ingurgitare quella bevanda!-

 

 

 

Un flash.

 

 

 

-Vuoi anche della pizza con caviale? guarda che continuare a mangiare prosciutto fa male...-

La voce di Tomi

 

-Allora mi butterò su dolci!-

Una linguaccia.

 

 

Una risata. Quella di suo fratello.

 

 

 

 

-Liesel!- la chiamò tutto d'un tratto.

La ragazza si voltò verso di lui interrogativa.

-La figlia di Gustav Petrelli!- battè le mani il moro.

 

 

Lis sbarrò gli occhi, appoggiando il bicchiere.

 

Si ricordava.

 

Bill le sorrise, ora più sereno.

Ecco dove l'aveva già vista!

 

Quella sera di qualche anno fa, dopo il Dome, c'era stato un party esclusivo per Vip e un vecchi amico di David, Gustav, vi aveva preso parte assieme a sua figlia, appena diciassettenne...

 

...E Tom come sempre, si era invaghito subito di quella bella ragazza...

 

E come era presumibile ci era finito a letto insieme quella sera.

 

Le aveva chiesto il numero, ma non l'aveva più chiamata.

 

Infatti il giorno successivo sarebbero iniziate le prime tappe del loro tour europeo e di lei non avrebbe avuto più notizia.

 

 

Nonostante questo, a Bill era risultata una ragazza seria e simpatica, che rideva e scherzava con tutti, senza risultare volgare.

In più, seppur flirtando, riusciva a rispondere a tono alle battute di suo fratello e proprio quest'ultimo, in un attimo di intimità qualche giorno dopo, gli aveva confidato che si era trovato davvero bene con lei, non solo nel lato puramente fisico.

Peccato che non era più rimasto in contatto con la mora.

 

Ora che la guardava si rese conto che era presso che uguale...a parte qualche centimetro in più, lo sguardo più maturo e il corpo di poco più formoso.

 

-Sei in ottima forma!- si alzò dal suo sgabello per andare a darle due baci.

 

Lei rimase immobile passiva.

 

 

-Scusate ragazzi, ma penso che per noi sia ora di andare...- disse Helen alzandosi di scatto a facendo così alzare anche l'amica.

 

-Come?- chiese Bill rimanendo per un attimo impalato.

 

-Eh già..non ci siamo accorte del tempo che passava...- lanciò un'occhiata di scuse ai due e poi trascinò via con verso il tavolo anche la mora, che biascicò un "ciao".

 

 

-Cammina dritto, prendi borsa e golfino e esci fuori da qui...- le bisbigliò in un orecchio dal dietro, mentre Lis annuiva col capo.

 

Appena fuori la rossa l'abbracciò, mentre l'altra si lascò andare ad un pianto liberatorio.

 

-Mi dispiace tesoro...- le disse Helen -Non avrei dovuto portarti qui...-

 

Lis scosse la testa, scostandosi da lei.

 

-No... non è colpa tua... tu avevi tutte le buone intenzioni del mondo... sono io che sono perseguitata dalla sfiga!-

-Vieni... andiamo a casa... ci facciamo un bel tè e poi ci guardiamo un film, che ne dici?-

-Ok...-

 

E chiamarono il taxi.

 

 

 

 

 

Bill rimase per un in quella posizione, in piedi, con lo sguardo rivolto verso l'uscita, poi si voltò verso l'amico e lo trovò nella stessa situazione.

 

-Ehm...- iniziò senza parole.

Georg alzò il volto verso di lui.

-La conoscevi?-

-Diciamo di si...l'ho vista una sola volta in vita mia...- Bill si sedette.

-Ottima memoria allora!- Georg sorrise, imitato dall'altro.

-Aveva preso una bella cotta per Tom, circa tre anni fa... quando tu e Gustav eravate andati via subito dopo la performance...-

-Si, ricordo...-

-L'abbiamo conosciuta li... era praticamente come adesso... a Tom era subito piaciuta, te lo puoi immaginare...- lanciò un'occhiata eloquente al fratello che si trovava ancora seduto sul divanetto a fissare le luci della sala.-Così ci ha parlato e si è trovato subito bene...poi sai, da cosa nasce cosa... sono finiti in camera d'albergo e l'hanno fatto. Tom logicamente non mi ha raccontato tutti i particolari, anche perchè l'avrei denunciato, ma mi disse che fu una serata davvero magnifica, una delle migliori della sua vita! E non solo come scopata...-

 

Georg lo guardò inarcando un sopracciglio.

 

-Fidati, si sono anche parlati! Comunque come al solito le chiese il numero, ma non la chiamò mai, fine della storia!-

 

 

-Beh, insomma...come fa sempre...-

-Eh già...-

-E allora perchè ti è rimasta impressa?? Non è che a te...-

 

-No no! Per carità, una ragazza molto bella, ma non mi piaceva! Però aveva un qualcosa nella parlantina, nel modo di porsi... un misteriosa, ma allo stesso tempo limpida come l'acqua... non so cosa dirti! Forse anche perchè quello è stato l'unico post-party del Dome che noi abbiamo mai fatto!- terminò con un sorriso.

 

 

 

 

 

 

-Pronto?- rispose una voce assonnata.

-Mamma?-

-Lis, tesoro, ma lo sai che ore sono?- le chiese la voce assonnata di sua madre.

-Si, lo so...è un tardi...volevo solo sapere come sta Chris...-

-Tutto bene, non preoccuparti, dorme da un pezzo-

-Ok, come avete passato la sera?- chiese stringendo tra le mani una tazza di te bollente e incrociando le gambe sulla sedia della cucina.

 

Indossava il suo pigiama primaverile.

Un paio di pantaloncini corti rosa e una canottiera bianca con su un coniglietto.

 

-Abbiamo visto "Le tartarughe Ninja", ma penso di potertelo raccontare domani pomeriggio quando passi a prenderlo, no?-

-Si si... era solo per sapere... il tuo regalo?- domandò nuovamente.

-Gli è piaciuto, ha detto che metterà quella maglietta da metallaro la prima lezione di chitarra.-

-Senz'altro... e dolci? Non gliene hai dati, ve...-

 

-Lis, sai che non glieli ho dati...non possiamo parlarne domani? E' quasi mezzanotte!-

-Si, giusto....giusto... passo alle due, va bene?-

 

-Perfetto... Lis...c'è qualcosa che non va?-

 

 

La ragazza lanciò uno sguardo a Helen, presa a scaldare nel microonde la sua tazza di tè.

 

-No nulla... tutto a posto! Buona notte!-

 

-L'angioletto è già nel mondo dei sogni?-

-Si...-

-Vuoi dei biscotti?-

-No grazie...nelle fasi di depressione è meglio tenermi lontano dai dolci...- le sorrise.

-Oh lo so bene... mi ricordo quando un mese fa eri nella cosiddetta fase "lasciatemi in pace, il mondo ce l'ha con me!" per quella nuova cassiera al supermercato...-

-Che non hanno ancora licenziato...- mugugnò fra .

-...E allora hai comprato l'enorme vaschetta di gelato al cioccolato e panna...- proseguì senza averla sentita -…e la finisti in una sera!-

-...Ma lo faranno...- continuò a borbottare la mora.

 

-Mi stai ascoltando?-

-Si...vuoi trovare un modo per non farmi pensare più a quel bastardo puttaniere di un chitarrista da quattro soldi??-

-Beh...da quattro soldi... quello guadagna come Bill Gates tra un ...-

 

 

Lis le lanciò un'occhiata truce.

 

-Io ti ho detto di chiedergli gli alimenti! Mica lo mandi sul lastrico!-

 

-Helen, voglio chiudere il discorso prima che tu lo incominci! Non deve sapere del bambino! Punto! Non lo voglio più nella mia vita! Riconoscerlo significherebbe averlo tra le scatole ogni santo giorno...e io... non ce la faccio...- terminò in un sussurro.

 

-Ok, dimmi il tuo piano per scordarti dello stronzone!-

-Devi aiutarmi a fare licenziare Monika!- concluse vittoriosa.

-Ma che diavolo centra quella! E’ stata anche lei con Tom Kaulitz??-

-Ma no! Ci mancherebbe altro!...oddio...può anche darsi.... comunque non centra nulla! Da quando l'hanno assunta al supermercato io e le altre cassiere la odiamo! Fa tre pause al giorno, guadagna come noi e serve due clienti in sette ore perchè è troppo lenta e non la smette di civettare!-

 

-Ma il direttore non dice niente?-

-Lui non è mia lì...a parte qualche volta, in cui casualmente lei è a prendersi un caffè perchè "in pausa"!-

 

-E non potete dirglielo tutte insieme?-

-No... è sua nipote! Ci licenzierebbe tutte! Deve vederla coi suoi occhi!-

 

-Va bene..abbiamo tutta notte per pensare a un piano!- e si batterono il cinque.

 

 

 

 

 

 

 

-Tom! Non sai cosa è successo!- urlò Bill euforico salendo nel privè e sedendosi di slancio di fianco al fratello.

 

-La rossa te la da?- disse

-Non essere così scurrile Kaulitz!- rise Georg, sedendosi dall'altra parte del rastaro.

-Già...impara il linguaggio Tomi!-

 

Tom alzò gli occhi al cielo.

 

-O più semplicemente impara da Gustav a tenere la bocca chiusa!- rise Georg indicando il compagno preso a baciarsi con Patricia.

 

-Molto volentieri! Vado a cercare chi mi possa tenere occupato!- fece per alzarsi ma il fratello lo tenne seduto.

 

-Gustav può farlo se lo merita!-

 

-E io no??- lo guardò come preso da un raptus.

 

-Tu no... perchè non mi ascolti mai quando parlo!-

 

-Tu parli troppo...-

 

-E tu non ascolti mai...-

 

-Che coppia!- concluse Georg appoggiando i piedi sul tavolino e incrociando le gambe, mentre si stirava e si metteva le braccia dietro la testa.

 

 

-Ok, ascolto la tua fantasmagorica notizia! Yuppy!- fece con finto entusiasmo il rasta.

-Basta, ora non te la dico più! Rimarrai nella tua ignoranza!- incrociò le braccia la petto e mise il broncio.

 

-Bene! Vado a cercare compagnia!- si alzò.

 

 

Bill lo trattenne per la maglia bianca.

 

-Dove vai! Siediti che ti devo raccontare una cosa magnifica!- riprese il suo entusiasmo come se nulla fosse.

 

Tom si voltò verso Georg basito, cercando una conferma della pazzia del fratello nell'amico, ma l'altro iniziò a ridere, risedendosi compostamente e cercando di partecipare alla conversazione.

 

 

-Non indovinerai mai chi ho visto poco fa!?-

-La rossa pazza schizofrenica?-

-Pazza schizofrenica?- ripetè Bill.

-No niente, chi hai visto?- ridomandò cercando di suonare almeno un minimo curioso.

 

 

Cazzo.

Aveva sprecato la serata con Helga.

Mentre Bill e Georg erano impegnati era andato alla scalinata, ma come prevedibile non l'aveva trovata.

E ora era lì pure ad ascoltare le esperienze inutili di suo fratello.

 

 

 

-Mago merlino! Dai, spara!- continuò Bill.

-Ma come faccio a saperlo!-

-Oh, la conosci come le tue tasche...- sogghignò Georg ironico.

 

-Mia mamma?- inarcò un sopracciglio guardando scettico il fratello.

 

-Ma che pirla di un gemello che mi ritrovo...- commentò Bill.

-E allora dimmelo tu! Esisteranno miliardi e miliardi di persone su questo pianeta! Chi cazzo hai incontrato?-

 

 

-Liesel!!-

 

 

 

Quel nome.

 

Non gli era nuovo.

 

 

Guardò il fratello, assottigliando gli occhi e cercando di fare mente locale.

Liesel.

 

 

Liesel.

 

 

Liesel Petrelli.

 

 

L'immagine di una ragazza, qualche anno prima, seduta ad un tavolino con qualche uomo, gli venne alla mente.

La vide alzarsi e stringere la mano a lui e Bill.

Disse qualcosa, sorrise.

 

Vide se stesso farle il baciamano e poi condurla al tavolino dei dolci.

 

Era golosa.

 

Molto.

 

 

E poi l'ambiente cambiò tutto d'un tratto.

 

La sala divenne una camera, i muri bianchi si dipinsero di arancio, le tavolate si trasformarono in un morbido letto a baldacchino.

 

Lei sotto di lui, ansimante.

 

Il suo sorriso soddisfatto.

Lui che le dava un leggero bacio sulle labbra.

 

 

Liesel.

 

 

 

-Proprio Liesel! Da quanti anni che non la vedevo... cioè…a dire la verità l'ho vista una sola volta in vita mia, ma era simpatica!- Bill continuava a parlare, ma Tom non lo sentiva.

 

 

 

Ecco a chi apparteneva quel volto.

 

La ragazza sulla scalinata.

 

La mora.

 

Era lei.

 

 

 

Perchè aveva reagito così?

 

Avrebbe potuto salutarlo...

 

 

 

Quella sera, quando si erano lasciati, lei sapeva benissimo che, anche con tutte le buone intenzioni del mondo, lui non sarebbe riuscito a chiamarla.

 

Avrebbe almeno potuto dirgli un "ciao", oggi.

 

 

-Bill, è inutile che parli, Tom è nel mondo dei sogni...-

 

-Spero almeno che non sia con Helga...- concluse Bill.

 

 

 

 

 

 

 

Grazie mille a tutti quelli che commentano!!!^^ sn felice che qualcuno segua la mia storia! Mi sto davvero impegnando tanto!!!! Commentate anche questo chap, mi raccomando!!!!

Baci!

*ruka88*

 

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Capitolo 7
*** Incontro nummer 2 ***


 

 

Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

Incontro nummer 2

 

 

-E poi Michelangelo ha fatto un salto e ha buttato giù il cattivo dal ponte ed è andato a finire nel fiume!-

-E bravo!-

-Si! Poi il cattivo cercava di uscire dall'acqua, così è arrivato Leonardo che l'ha preso per la giacca con la spada e l'ha attaccato al muro! E hanno vinto!-

-Sono stati bravi!-

-Siiii!!- esclamò battendo le mani il bambino.

 

 

-Chris, a settembre ci iscriviamo all'asilo, va bene?- cambiò discorso Liesel.

-A settembre?-

-Vuoi andarci prima?-

 

-Shi...voglio conoscere altri bambini...- bisbigliò intimorito, per paura che a sua mamma non andasse bene.

 

-E va bene... cercherò di trovare un asilo dove ti tengano per questi mesi...- gli sorrise dallo specchietto.

-Grazie mamma!-

-Com'è andata dalla nonna?-

-Benissimo! Sai che mi ha regalato una maglietta nera con su una chitarra e un teschio rosso?-

-Un teschio rosso?- ripetè schifata.

-Si! E’ bellissima!-

 

 

-Non avrai intenzione di diventare un rockettaro e indossare quella cosa, vero?- chiese minacciosa.

 

-No...-mugugnò timoroso.

 

-Bene, perchè non te lo permetterò!-

-Ma allora perché me l’ha regalata se non posso metterla!?-

 

Inutile… suo figlio aveva preso parte del cervello del nonno.

Troppo astuto.

-Cosa hai mangiato?- glissò platealmente.

-Ieri sera ha fatto la pizza! Buonissima! Mentre oggi ha fatto il pesce con i fagiolini...-

-E tu hai mangiato?-

-Tutto tutto! Era buonissimo!- confermò.

 

Dopo un attimo di silenzio riprese.

 

-Ma quando vedrò il nonno?-

-E' partito per un lungo viaggio amore... appena torna ti porto dalla nonna...-

-Me lo dici sempre... ma non l'ho mai visto in tre anni...-

 

 

Lei non seppe cosa rispondergli.

 

-Non mi vuole bene?-

 

-No!- rispose immediatamente -Lui ti vuole molto bene, ma è impegnato col lavoro, torna poco a casa... quando eri piccolo l'hai visto qualche volta...- mentì sapendo che suo figlio non poteva ricordarselo.

-Ah...-

-Facciamo che quando la nonna ci avvisa che è a casa andiamo insieme a trovarlo!-

-Si! Com’è?-

-Eh?-

-Com’è fatto il nonno…-

 

Liesel si morse un labbro.

 

Com’era diventato suo papà?

Non lo sapeva…

 

-E’ molto alto…e molto grosso… -

 

La conversazione finì lì.

 

Nei giorni successivi il bambino non chiese più del nonno e iniziò a prendere lezioni di chitarra.

Helen aveva convinto Leo, suo cugino ventottenne, a dargli piccole lezioni private e così la mora riusciva a rendere felice suoi figlio con una decina di euro al mese.

 

 

-E' davvero molto bravo!- le confidò una volta il maestro privato.

-Ne sono felice!- gli servì il caffè.

-Non tutti i bambini che iniziano a suonare a quest'età hanno la sua passione! E’ come se ce l'avesse nel sangue.-

 

Liesel versò il cucchiaino di zucchero sul tavolo.

 

-Ops...- mormorò prendendo una spugna per pulire.

-Ho intenzione di fargli fare un saggio tra un mese...-

-Di già?- si preoccupò.

 

-Si... ha imparato in solo due lezioni delle cose che solitamente insegno in quattro giorni! E' davvero dotato!-

 

-E dove dovrei iscriverlo?- Lis bevve il suo caffè zuccherato.

 

-Non preoccuparti, faccio tutto io, mi servono solo i suoi dati ed è tutto gratis. Si terrà nell'oratorio in centro, hai presente?-

 

-Oh si, certo...-

-Anzi - tirò fuori dallo zaino una penna e un blocco. -Dimmi i dati anagrafici che inizio a segnare il suo nome.-

 

 

-Christopher Petrelli...- iniziò.

 

-Petrelli?- chiese Leo.

 

-Si... Petrelli....-

 

-Oh...- mormorò dispiaciuto.

 

 

Il cognome era quello della madre.

Quindi, nessun padre.

 

Nessun riconoscimento.

 

 

-Nato ad Amburgo il 14 maggio 2004 ... il codice fiscale te lo vado subito a recuperare...-

 

-Guarda, quello puoi benissimo darmelo la prossima volta, per ora vado a dare queste informazioni... allora vengo anche dopodomani?-

-Si, grazie mille! Non sai quanto sono contenta di quello che fai!-

-Di niente Liesel, è un piacere insegnare ad un bambino così allegro! Ci vediamo più avanti allora!-

 

-Ok, ciao!- la ragazza gli aprì la porta e non appena la richiuse le arrivò alle spalle suo figlio che le prese una gamba.

 

-E' stato bellissimo! Ancora di più della volta prima!- sorrise.

-Bene! Lo sai che vuole farti suonare davanti a tanta gente?-

-Si!! E lo voglio fare!! Magari mi vede anche Nina!-

 

La famosa Nina Hagen.

Ancora lei.

Alzò gli occhi al cielo.

Impossibile farla dimenticare a suo figlio… era la sua cantante preferita!

 

-Ricordati che domani però andiamo a vedere per l'asilo, d'accordo?-

-Sii!!-

 

 

 

Il giorno successivo Liesel portò Chris alla scuola materna, dove le insegnanti furono ben liete di tenerlo li non solo il giorno stesso, ma anche per tutto il mese, fino alle vacanze estive.

Così lei potè andare a lavorare con più tranquillità.

 

La mattinata passò velocemente e prese le sue cose dall'armadietto al supermercato, salutando tutti e dirigendosi a casa.

Oggi Monika aveva lavorato addirittura tre ore.

Tre.

Tre su cinque.

 

 

 

 

 

 

 

 

Bill stava camminando per le strade di Amburgo nascosto da un cappellino e un bel paio di occhiali da sole, intento a guardare le vetrine dei negozi più alla moda della città, quando vide uscire da un supermercato una sagoma conosciuta.

 

Liesel.

 

Gli nacque un sorriso spontaneo sul volto e avrebbe tanto voluto salutarla, ma la ragazza era andata di corsa alla macchina ed era salita.

Così anche lui velocemente raggiunse Saki, l'unico che era stato obbligato ad andare a fare shopping con lui perchè sotto contratto, e gli disse di seguire la Golf.

 

 

In pochi minuti la videro parcheggiare davanti ad un condominio di pochi piani in una via abbastanza grande e conosciuta.

 

 

-Fermati...- si sporse verso la sua guardia del corpo.

 

Scese velocemente dalla macchina, controllando sul citofono il cognome della ragazza.

Abitava da sola.

 

Suonò e non attese che pochi secondi per una risposta.

 

-Si?-

 

-Liesel?-

 

Ci fu un attimo di silenzio.

 

-Chi è?- riprese la voce.

-Sono Bill...-

 

Ancora silenzio.

 

-Bill?- un tremolio.

 

-Si...-

 

-Scusi, mi sa che ha sbagliato appartamento!-

 

-No, Liesel, asp...- e mise giù il citofono ancora prima che lui potesse terminare la frase.

 

Era sicuro che fosse lei. La sua voce era una delle prime cose che si era ricordato.

 

Bill era testardo, e molto anche.

 

Pigiò nuovamente il tasto, fino a che una voce femminile scocciata rispose nuovamente.

-Che c'è?-

-Liesel, mi faresti salire?-

-No!- troncò la conversazione.

 

 

A quel punto il ragazzo, spazientito, continuò a tenere il dito sul pulsante, deciso a non muoversi da quella posizione.

 

-La smetti?- Liesel rispose.

 

-Liesel, sono Bill..-

-Ho capito chi sei!-

-Posso salire a salutarti?-

-Ci siamo visti giorni fa!-

-E allora? Per fare quattro chiacchiere...-

 

 

Non capiva cosa aveva che non andava quella ragazza! Era davvero sfuggente, quasi non volesse avere nulla a che fare con lui e la sua band.

Eppure si erano lasciati in ottimi rapporti loro due, non c'era stato attrito.

 

Sbuffando la ragazza gli aprì e lo aspettò alla porta del terzo piano, appoggiata allo stipite e con le braccia incrociate, impedendo il passaggio.

 

 

-Come hai saputo il mio indirizzo?-

-Ti ho seguita...-

-Ah...bene!-

-Voglio solo fare quattro chiacchiere!- tentò di giustificarsi lui -L'altra sera praticamente non abbiamo parlato di nulla...-

 

 

 

Liesel lo guardò.

In fondo Bill non si meritava lo stesso trattamento del fratello. Lui non centrava nulla.

 

Lo fece entrare, guidandolo verso il salotto.

 

-Siediti pure sul divano...non muoverti da li... la casa è un disastro.-

 

In realtà non voleva che scoprisse qualcosa di riconducibile a Christopher, visto come era ordinato suo figlio.

 

Sempre tutta colpa dei geni di papà.

 

 

-Vuoi qualcosa da bere?-

-Solo un bicchiere d'acqua, grazie...-

 

Mentre Liesel andò in cucina, il ragazzo osservò la stanza dove si trovava.

Non era molto grande, vi era solo un divanone bianco, una poltrona, un tavolino basso e un enorme tappeto.

I muri erano decorati con un paio di quadri raffiguranti dei paesaggi marini, qualche mensola e il televisore situato su un mobile abbastanza grande con enorme cassettoni.

 

-Ti piace filmare?- chiese curioso alzandosi e avvicinandosi alle mensole con tutte le videocassette.

-No, piace a Helen...- Lis uscì dalla cucina con in mano un bicchiere -Tieni!- lo fermò prima che potesse leggere qualcosa sulle confezioni.

 

 

-Allora, come va il vostro tour?-

-Tutto bene...per ora abbiamo un di vacanze! Tra un ci sarà il nostro concerto ad Amburgo...-

 

-Ah già..ormai in città si parla solo di quello...- inarcò un sopracciglio.

-Beh, penso che di noi tu sappia ormai tutto! Ma dimmi di te... è da più di tre anni che non ci vediamo!-

-Eh già..- sospirò lei giocando con l'orlo della maglia.

 

 

-Cosa hai fatto per tutto questo tempo?- Bill appoggiò il bicchiere sul tavolino e si girò a guardarla sorridente.

 

 

Mannaggia a lui.

Quel ragazzo era troppo sincero.

Liesel non aveva davvero voglia di mentirgli...si era sempre comportato bene con lei...

 

-Ho finito il liceo...- iniziò guardando un punto imprecisato nella stanza.

 

Bugia.

 

-Poi ho deciso di iniziare ad essere indipendente, così me ne sono andata da casa e mi sono trovata un lavoretto...-

 

Bugia. Era "stata sbattuta fuori di casa".

 

 

-Tuo padre? è da molto che non lo vedo!-

 

"Neppure io..."

 

 

-Tutto bene! E’ partito qualche tempo fa per un affare di lavoro... tornerà a giorni...-

-Beh, qualche sera potremmo ritrovarci tutti insieme come una volta, no?- chiese innocentemente il ragazzo.

 

-Non penso sia una buona idea...sono molto impegnata...ed ho un ragazzo molto geloso...-

 

Enorme bugia.

 

 

-Davvero?- Bill spalancò gli occhi.

 

 

Cazzo. Aveva fatto un errore. Mai raccontare a Bill fatti personali, diventava enormemente...

 

 

-Dai, raccontami tutto! Sono curioso!!- battè le mani sorridente.

 

Appunto.

 

-Che ti devo dire? Si chiama Chris, ha la mia età ed è... insegnante di musica!- sparò la prima cosa che le venne in mente.

 

-Wow! Vedo che allora è proprio nel sangue questa tua passione per i musicisti!-

 

 

Se voleva essere una battuta, Lis non l'aveva gradita.

Fece finta di non aver sentito e proseguì ora più convinta che mai a dare un volto al suo nuovo "fidanzato".

 

-Suona il piano ed è davvero molto bravo! E' molto alto, moro, occhi azzurri, un bel fisico, visto che fa palestra! E' un ragazzo molto dolce... mi ha baciato solo dopo il nostro quarto appuntamento! Ha un tatuaggio sull'avambraccio e nessun piercing! Li odia!-

 

Disse l'ultima parte con enfasi.

 

 

 

"Strana la vita..." pensò Bill "E' l'esatto opposto di Tom..."

 

 

-E da quanto state insieme?-

-Abbiamo fatto tre anni qualche giorno fa...-

 

-Auguri! Sono contento per te! Senti... se vuoi posso darti un paio di biglietti per il nostro concerto... puoi venire con lui...-

-No grazie, sarebbe inutile... ora è a Monaco per suonare...-

 

-Allora puoi chiedere alla tua amica rossa dell'altra sera!-

-Non ama molto il rock...-

 

-Sbaglio o stai cercando in tutti i modi di rifiutare?- Bill la guardò.

 

-Esatto! Sono molto impegnata... senti Bill, è stato un piacere parlare con te, ma avrei altro da fare, ti spiace?-

 

Era stata un scortese e le spiaceva.

Ma non trovava altra soluzione.

 

-Ok...- balbettò il ragazzo preso alla sprovvista.-Magari passo un giorno...-

 

-Non so se è il caso... è stato bello rivederti... ciao!-

 

Gli chiuse la porta in faccia.

 

 

 

 

Liesel si mise un mano sulla fronte sedendosi per terra.

Che succedeva in quel periodo? Tutte le sfighe a lei?

Si morse il labbro.

 

Povero Bill.

 

Le spiaceva averlo trattato così... ma aveva Christopher da difendere.

Non dovevano scoprirlo.

 

 

 

 

 

Bill arrivò nel loro appartamento con in testa mille pensieri.

 

-Oh, sei tornato! Hai comprato l'intero negozio?- Gustav stava guardando la televisione, mentre Georg dormiva sul divano.

-No... a dire la verità solo un paio di scarpe...-

 

Il biondo si alzò e lo raggiunse alla porta, prendendo l'unico sacchetto che aveva in mano.

 

-Sul serio??-

 

Aprì l'unica scatola presente e rimase senza fiato nel constatare che quello che aveva detto il cantante era vero.

 

 

-E che hai fatto per quattro ore?-

-Sono andato a trovare una vecchia amica...-

-Quella Liesel?-

-Come lo sai?-

-Georg non tiene mai la bocca chiusa!-

 

 

Bill sbuffò, prendendo il suo acquisto ed andando in camera sua, trovando Tom sdraiato sul letto ad ascoltare l'ipod.

 

-Ehi..- lo salutò.

-Ehi...- rispose Bill.

 

-Hai svaligiato un negozio?- domandò anche lui.

-No, ho preso solo un paio di scarpe, si, sul serio, e per quattro ore sono rimasto a parlare con un'amica!- disse irritato.

 

-Calmati...ti ho solo fatto una domanda!- Tom spense la musica, sedendosi sul materasso.-Che hai?-

-Nulla...-

-Bill!?-

-Ok, sono andato a trovare Liesel!-

 

-Come?- Tom sbarrò gli occhi.

 

-Hai capito bene, quella Liesel! L'ho trovata in giro per caso e ho visto dove abita... poi ci ho fatto quattro chiacchiere...-

 

-Perchè?-

 

-Perchè mi andava! Io non le ho fatto niente ed era una ragazza molto simpatica... non mi è piaciuto come se n'era andata l'altra volta...-

 

-Cosa vuol dire quel "io non le ho fatto niente"?-

 

-Andiamo Tom, sai benissimo quello di cui sto parlando...-

-A parte che non le ho chiesto di sposarmi e poi abbandonata sull'altare! Lei era consenziente e non si è lamentata!-

 

-Lasciamo perdere questo discorso...-

-E no caro! Cos'è, piaceva anche a te?-

 

 

-Tom, mi hai fatto questa domanda tre volte tre anni fa e ora me lo chiedete tutti anche ora... come ve lo devo dire? Non mi piace Liesel! E' una ragazza simpatica ed intelligente, ed è raro parlare così di una che è andata a letto con te...- fece finta di non vedere l'occhiata omicida del fratello -E visto che quella famosa sera di tanto tempo fa mi ha particolarmente colpito come persona, ora volevo solo fare quattro chiacchiere tra amici!-

 

-Ok, ci credo... e quindi che vi siete detti?- domandò curioso.

-Quasi niente... era un ..irritata...-

-In che senso?-

 

-Non lo so... però ho scoperto che è fidanzata...-

 

 

-Ah...-

 

 

 

Gli fece uno strano effetto quella parola.

 

Fidanzata.

 

Gli faceva effetto sapere che una sua ex ora stava con un altro

Ok, forse un pochino geloso lo era, in fondo era stata con lui...anche solo per una notte.

 

 

-Lui chi è?-

-Un musicista...-

 

 

Tom guardò il fratello maliziosamente.

 

-Non cercava te in altri ragazzi, fidati! Me l'ha descritto ed è esattamente il tuo opposto! In tutto e per tutto!-

 

-Ah...-

 

 

 

 

Quella sera Gustav non aveva voglia di cucinare, perciò si arrangiò preparandosi un bel panino con pancetta e fontina.

 

Prese un tovagliolo e si diresse in salotto, prendendo possesso della poltrona e sedendosi scompostamente col telecomando.

Georg si era addormentato sul divano, mentre Bill e Tom erano in camera loro.

Incredibile come il bassista la notte russasse come un trombone e di giorno dormisse come un angioletto.

 

Gustav sogghignò, appoggiando la sua cena sul tavolino e andando in cucina.

Aprì il frigo, trovando ciò che cercava e ritornò in sala, schioccando le dita davanti al volto di Georg per avere la conferma del suo stato di trans.

 

Aprì la confezione di panna montata e l'agitò, spruzzandogliene un sulla fronte, dato che lui aveva l'abitudine di grattarsela appena sveglio, e ne mise un altro nelle sue pantofole, che usava ancora nonostante il clima primaverile di maggio.

 

Poi, sopprimendo una risata, rimise a posto tutto, ritornando nella sua posizione sulla poltrona e voltandosi verso l'amico, in attesa del suo risveglio che sarebbe avvenuto a minuti.

 

Georg sentiva il richiamo della fame.

O meglio...sentiva l'odore del cibo.

 

 

Infatti Gustav fece solo cinque o sei morsi, che l'amico mugugnò qualcosa...muovendosi leggermente.

Il bassista aprì gli occhi, stropicciandoseli e passandosi poi la mano destra sulla fronte.

 

-Che cazzo...- mormorò alzandosi di scatto.

 

Il biondo iniziò a ridere, mentre Georg lo guardava come se volesse incenerirlo.

 

-Tu!!-

-No...- mormorò poco convincente.

 

-E saresti l'angelo del gruppo?? Devo dire a David di mettere delle videocamere qua dentro, vedrai poi come cambia idea su di te!- disse arrabbiato alzandosi in piedi e mettendosi le pantofole.

 

Gustav a quel punto prese un cuscino e se lo mise sul volto, cercando di contenere la marea di risa.

 

-E ora che diavolo...- neanche il tempo di finire la frase, che Georg guardò in basso, verso i suoi piedi.

 

-Spero tu non abbia fatto anche quello...-

 

Il batterista si alzò, prendendo a correre verso la sua stanza.

 

-GUSTAV!!-

 

 

L'urlo risuonò in tutta la casa.

 

 

 

 

 

Dopo l'ultima affermazione di Bill, Tom non ebbe il tempo di pensare ad altro, perchè senti Georg urlare contro Gustav.

Si affacciò alla porta, vedendosi passare a pochi centimetri un bassista trafelato.

 

-Apri questa porta, battitore di pentole!- iniziò a bussare alla sua, loro, camera.

-Che succede?- chiese il rasta.

 

Appena l'amico si voltò verso di lui con gli occhi che mandavano fiamme e con la panna montata ancora in fronte, Tom iniziò a ridere, suscitando la curiosità del fratello.

 

Bill lo raggiunse e anche lui, alla vista di Georg, si piegò in due dalle risate.

 

-Io vado a farmi un panino...- disse il moro, dando le spalle a Georg per nascondergli le lacrime.

-Vengo con te!- lo imitò Tom.

 

-Fatemi trovare un sandwich con scamorza, cotto e pomodori se volete che faccia finta di non vedere il vostro volto deformato dalle risa!- e con quest'ultima minaccia riprese a bussare alla porta di camera sua e di Gustav.

 

 

 

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito!!!^^ sn contenta che la storia vi piaccia!! Mi raccomando, continuate a sostenermi!!!^^

 

Baci

 

*ruka88*

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Capitolo 8
*** Uguali ***


Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

 

Uguali

 

-Mamma... mi fa male la pancia...-

-Vieni qui...-

 

Liesel prese in braccio suo figlio, tastandogli la fronte.

 

-Non sei caldo... vuoi che ti faccio un massaggino?-

-Shi... dopo posso andare all'asilo?-

-No tesoro…è meglio che oggi tu stia a casa...-

-Nooo... oggi la maestra ci avrebbe fatto disegnare la foresta....- piagnucolò.

-Me la disegni qui a casa, va bene? E domani la porti alla maestra, ok?- Lis gli mise un cuscino sul pancino per tenerlo caldo.

-Ok... ma tu devi andare al lavoro?-

-Si tesoro... se vogliamo mangiare devo andarci! Torno all’una e ti faccio un bel risotto bianco, va bene?-

-E io che faccio tutta mattina da solo?- l'abbracciò.

-Amore... inizia a disegnare quella bella foresta! Stai li nel lettone al calduccio! Poi se vuoi puoi guardarti una videocassetta...-

-Anche Tarzan?-

 

-Si, anche Tarzan!- alzò gli occhi al cielo.

 

Praticamente guardava solo quello.

 

Tarzan.

 

Ma che ci trovava in quel cartone?

 

Il re Leone, Hercules? No, Tarzan!

 

-Ok... allora buon lavoro mamma!- le diede un bacio sulla guancia e corse in camera, tirandosi su i pantaloncini che stavano per cadere.

 

Liesel finì di vestirsi, mettendosi un paio di jeans neri molto stretti, un paio di stivali sempre neri e una maglietta a maniche tre quarti azzurra.

 

-Non mangiare niente fino a che non torno, ok?- gli urlò alla porta.

-Va bene!-

-E non aprire a nessuno!-

-Ok...- gridò il bambino dalla camera.

 

 

 

Prese la borsa sul mobiletto accanto all'entrata e impostò la segreteria al telefono, poi chiuse la porta a chiavi.

Immediatamente però tornò dentro.

 

-Se hai bisogno di qualcosa chiedi a Frau Schneider, ok?-

-Siii!-

 

Più tranquilla, richiuse tutto e bussò all'appartamento di fronte.

 

Una signora sui settant'anni le aprì, con addosso un enorme grembiule bianco e un paio di ciabatte più grandi di lei.

 

-Salve signora Schneider-

-Oh, ciao cara, bisogno di zucchero?-

-No no, oggi no, grazie!- le sorrise -Vado al lavoro... Chris non è stato tanto bene, perciò lo lascio a casa, in caso volesse andare a dargli un'occhiata le lascio una copia delle chiavi...ora ho chiuso io!-

-Oh certo... devo preparargli qualcosa da mangiare?- chiese cordiale, sistemandosi i piccoli occhiali rotondi sul naso.

-No no, torno io per mezzogiorno!-

 

-Va bene, allora vada pure! Ci penso io a lui!-

-Grazie mille! Arrivederci!- la salutò cordiale scendendo le scale.

 

Per fortuna che esistevano donne così gentili!

 

Entrò nel garage, accese la sua Golf e si diresse verso il supermercato.

 

Quella però non doveva essere la sua giornata fortunata, perchè a lavorare, quella mattina, ci sarebbero state solo lei e Monika, scoprì.

 

La cara Monika.

 

La nipote del capo "solo-io-sono-bella".

 

 

-Ciao- la salutò la bionda masticando una cicca e limandosi le unghie.

 

"Voglia di lavorare saltami addosso..." pensò irritata.

 

-Ciao- le rispose gentile andando a mettersi la tunica gialla del supermercato.

 

Helen doveva filmare quelle scene di "riposo giornaliero" al più presto! Non avrebbe retto più di un'altra settimana con lei.

 

-Hai sentito alla televisione?-

 

Lis la guardò interrogativa.

Tra una cosa e l'altra la tv era l'ultima cosa di cui si preoccupava.

 

-I sindacati vogliono fare una manifestazione per aumentare lo stipendio...-

 

La mora si chiese se lei sapesse che lo stipendio teoricamente doveva essere aumentato a chi "lavorava", non a chi "faceva presenza".

 

Comunque evitò di dirlo.

 

Domani avrebbe chiamato la sua amica.

Domani Helen sarebbe dovuta venire con la telecamera.

Domani Monika sarebbe stata licenziata!

 

 

 

 

 

 

 

-Bill, devi alzare un il tono della voce... io e Georg non stiamo al tuo passo!- lo rimproverò Tom.

-E non ci riesco! Questo è il massimo che posso fare...-

-Dai, riproviamo!- disse Gustav riprendendo a dare il ritmo.

 

Era da due ore che provavano l'intonazione del loro prossimo singolo, estratto dall'ancora inedito album, ma il cantante andava in panico sulla seconda strofa, non riuscendo a raggiungere la nota adatta.

 

 

-Ragazzi, fermi!- si intromise David, che stava dall'altra parte del vetro della sala prove, al microfono.-Facciamo che Bill oggi fa una bella pausa e va a farsi un giro!-

 

-Come?- chiese l'interessato.

-Hai capito bene... loro tre devono riuscire ad andare a tempo tutti insieme, la tua voce ce la metteremo sopra domani...oggi sei un irritato! Prenditi le parole e cantale per strada...-

 

Arrabbiato il moro prese i fogli che aveva sullo spartito e uscì a grandi passi dalla sala, che si trovava nel piano sotterraneo del loro appartamento.

 

-Bill!- sentì suo fratello chiamarlo, ma non si fermò,salendo in camera sua, prendendo una giacca di pelle nera e uscendo in strada, senza preoccuparsi del suo aspetto riconoscibile.

 

 

-Cazzo!- sbottò calciando un sassolino.

 

Si era sempre impegnato, eppure quella mattinata non riusciva ad intonare una sola nota di quella maledetta seconda strofa.

 

Avrebbe volentieri maledetto Tom.  Aveva scelto lui il primo singolo.

 

Ma porco cane, di tutte le dodici canzoni proprio "Ein Bahnhof" doveva scegliere?

 

Di che parlava poi? Una partenza, due amici che si lasciano, che dicono che si sarebbero rivisti...

Ma invece no... Uno di loro dopo un anno muore in un incidente stradale e l'altro legge la notizia sui giornali.

 

L'aveva scritta lui, leggendo sul serio quel fatto di cronaca e, sempre pensando ai suoi amici, in particolare ad Andreas, aveva deciso di scriverci una canzone.

Si vede che Tom era rimasto particolarmente contento e soddisfatto di quel lavoro, perchè aveva decretato lui quello spartito come il vincitore tra i tanti!

 

Si mise le mani in tasca, guardandosi attorno.

 

Aveva bisogno di una sigaretta.

Entrò nel primo tabacchino che trovò, incurante degli sguardi della gente e appena preso un pacchetto e un accendino, lo aprì.

 

Si sedette su un muretto e prese a fumare nervosamente, respirando profondamente.

 

 

Pace.

 

 

Solo una.

O la sua voce sarebbe diventata ancora più roca e poi quel tono alto con cui avrebbe dovuto cantare se lo sarebbe solo sognato di notte.

Le sberle di David però le avrebbe sentite sulla sua pelle!

 

 

Un’occhiata attorno.

Quel quartiere era conosciuto.

 

Adocchiò un palazzo color giallino e riconobbe l'appartamento di Liesel.

Buttò la sigaretta e decise di andare a fare quattro chiacchiere con lei da amico.

Chissà, magari quel giorno sarebbe stata più socievole.

 

Inutile negarlo, non le era piaciuto il modo in cui aveva trattato lui e Georg.

Stava per suonare al citofono, quando un uomo uscì in quell'istante dal palazzo, lasciandogli aperta la porta.

 

Lo ringraziò e salì le scale, fino al terzo piano.

 

Suonò il campanello, ma nessuno rispose.

 

Riprovò una seconda volta, guardando nella serratura, ma nulla.

 

Si grattò la nuca, non sapendo che fare, quando fu colpito da un'illuminazione.

 

Liesel la mattina lavorava al supermercato. Che scemo che era stato! Se n'era dimenticato! Glielo aveva accennato quella sera, tra una cosa e l’altra…

 

 

La porta di fronte si aprì e Bill si voltò, trovandosi di fronte una signora.

 

-Ha bisogno di qualcosa?-

-Ehm.. no..veramente ero venuto a trovare Liesel...-

-E' al lavoro... lei conosce la signorina Petrelli?- chiese la signora scettica squadrandolo da capo a piedi.

-Si...-

 

-Non sapevo frequentasse gente così...- lo guardò schifata.

-No...veramente non ci vediamo da tanto! Ci siamo incontrati dopo qualche anno...-

-Ah...capisco...- si sistemò gli occhiali.-Vuole che le riferisca qualcosa?-

-No grazie, volevo solo salutarla, ma ho visto che non c'è nessuno...- sorrise.

 

Quel sorriso sembrò rasserenare la signora. Non sembrava un cattivo ragazzo.

 

 

-Oh no, Liesel non c'è, ma Christopher si...- gli rispose accondiscente.

 

In fondo, nonostante quell'aspetto da "figlio-di-satana", non era stato scortese.

E le compagnie della signorina Petrelli, da quello che ne sapeva lei, erano sempre state ottime.

 

 

-Ah..Christopher...- balbettò Bill.

 

E come mai non era andato ad aprire il suo ragazzo?

 

-Pensavo non si fosse nessuno, non è venuto ad aprirmi...-

 

-E no... da quello che mi ha detto la signorina, sta male oggi, così è rimasto a letto...- iniziò a parlare, prendendo un mazzo di chiavi.-Se vuole posso farla entrare un secondo per salutarlo!- la signora uscì sul pianerottolo.

 

Sembrava convinta che lui conoscesse questo Christopher.

 

-Oh...ma io a dire la verità non l'ho mai conosciuto...- mormorò -Ma sarei felice di incontrarlo!-

 

Magari avrebbe capito qualcosa sullo strano comportamento di Liesel del giorno precedente.

In fondo, salutare il suo ragazzo, non era un reato.

 

-Davvero? Beh, le piacerà! Piace a tutti.- gli fece l'occhiolino.

 

 

Bill annuì imbarazzato.

La signora aprì con uno scatto la porta.

 

-Aspetti un secondo qui...spero non stia dormendo...-

 

 

Lo lasciò nell'anticamera, parte integrante del salone, mentre lei andava urlando un "Chris, sei sveglio" tra le pareti.

 

Si guardò intorno, appoggiando sul piccolo mobiletto l'accendino e il pacchetto di sigarette appena preso.

Rimase solo qualche secondo in piedi, poichè la signora tornò indietro sorridendo.

 

-Venga venga! E’ sveglio! Sono sicura che a Liesel faccia piacere che lei lo veda! Ne è davvero orgogliosa!-

 

-Ah si?- domandò un ritroso.

 

Cosa faceva quella ragazza, lo esibiva come trofeo?

 

-Ehm... però...- la donna si voltò verso di lui, a metà corridoio, guardando con sguardo eloquente il suo volto, i suoi capelli e i suoi vestiti.

 

-Cosa?- chiese un irritato.

 

 

Era per caso, quel fantomatico fidanzato, un cristiano praticante e devoto che credeva nella reincarnazione del diavolo sotto forme umane?

Non aveva mai visto uno stile come il suo ed era facilmente impressionabile?

 

 

-Uff... niente! Se entrerà con me non si spaventerà!- la signora fece un gesto con la mano come per scacciare un moscerino e poi lo invitò a seguirla.

Arrivarono all'ultima porta, che era leggermente socchiusa.

 

 

-Faccia attenzione però! Qui di fianco c'è la sua chitarra, ci tiene moltissimo...prima ci stavo inciampando!-

 

-Chitarra??-

 

-Si! Non lo sa?? E’ da un paio di settimane che suona...ogni tanto lo sento strimpellare! E’ davvero bravino!-

 

 

Bill inarcò le sopracciglia perplesso.

Chitarra? Mica suonava il pianoforte?

 

A proposito, mica era in viaggio da qualche parte?

 

 

-Non era mica in viaggio per un concerto?- chiese innocentemente.

 

Frau Schneider, con la mano sulla maniglia si bloccò all'improvviso.

 

-In viaggio? Concerto? Ma di cosa parla? Liesel mi ha detto che farà un saggio tra un ...ma addirittura concerti! E' solo un principiante!-

 

 

Un dubbio si insinuò nella mente di Bill.

 

 

-E non suona il pianoforte?- fece con voce tremante.

 

 

-Ma va! Come potrebbe! E’ troppo piccolo per uno strumento così grande!-

 

 

Bill sbarrò gli occhi.

 

No.

 

Non era possibile.

 

 

Non poteva essere quello che pensava.

 

 

 

-Venga!-

 

 

La signora aprì la porta.

 

 

 

E Bill si sostenne allo stipite per non svenire.

 

 

 

 

 

 

 

-Posso andare?-

-Mancano dieci minuti Liesel, non puoi lasciare la tua postazione!-

-Per favore Monika! Mio figlio è stato male stamattina ed è a casa tutto solo!-

-Povero, mi spiace davvero! Ma io non posso stare qui da sola!-

Strinse i pugni.

Maledetta!

 

"Goditi l'ultimo giorno d'impiego! Domani sarai disoccupata!"

 

 

 

 

 

 

 

Il bambino, sdraiato a pancia in giù, alzò il suo visetto e posò i suoi occhi a mandorla sul nuovo venuto.

 

Bill sbarrò gli occhi.

 

 

Era uguale a lui.

 

Era uguale a lui e Tom da bambini.

 

- Christopher, ecco qua un amico della mamma!- disse la signora, trascinando per la manica della giacca Bill nella stanza.

 

 

Il bambino, spaventato, scattò indietro, dalla parte opposta del letto.

 

-Chi è?- chiese spaventato, tirandosi le coperte fino al mento e guardando i vestiti neri, il trucco nero e i capelli sparati in aria del ragazzo di fronte.

 

-Lo so che è un brutto, ma è un bravo ragazzo! E' un amico di tua mamma!-

 

 

Bill era talmente shoccato che non obiettò neppure all'offesa della signora.

Continuava a guardare il bambino.

 

 

-Quando arriva la mamma?- sembrava sul punto di piangere.

 

 

La mamma.

 

Liesel.

 

Liesel era mamma.

 

 

E quel bambino era uguale a lui e Tom da piccoli.

Due più due.

Uguale a quattro.

Si sedette sul materasso continuando a guardare il viso del bambino.

 

-Ehi...- gli disse cercando di modulare la voce e di non farla tremare.

 

Il piccolo non rispose, continuando a fissarlo.

 

-Mi chiamo Bill...- bisbigliò tendendogli la mano.

 

 

Chris la guardò. Osservò le unghie.

 

 

-Perchè hai le unghie nere?- chiese.

 

-Perchè mi piacciono-

 

-E perchè ti piacciono?-

 

-Perchè hanno classe...- esitò sincero

 

 

Quella risposta sembrò convincerlo, così si tolse le coperte dal volto.

 

 

E per la seconda volta a Bill venne un tuffo al cuore.

 

Così, da vicino, lo poteva vedere alla perfezione.

 

 

Quel neo.

 

Quell'unico neo.

 

Sulla guancia destra del bambino.

 

 

Uguali.

 

 

Uguale a quello di Tom.

 

 

 

 

 

 

 

 

-Ora vado!- senza attendere la risposta della nipote del capo, Lis si alzò, andò a cambiarsi ed uscì in strado, respirando a pieni polmoni l'aria fresca.

Al diavolo Monika.

 

 

 

 

 

 

La signora Schneider si chiuse la porta dell'appartamento dietro le spalle.

 

Non avrebbe voluto lasciare quel ragazzo da solo con il bambino, ma alla fine, a pelle, le era sembrato sincero e buono.

E lei di queste cose se ne intendeva.

 

Era raro che Liesel mostrasse i suoi amici. Solo Helen veniva a casa sua.

 

Comunque avrebbe osservato dallo spioncino del suo appartamento le mosse del giovane.

Era sempre meglio farsi gli affari altrui...

 

 

 

 

 

 

 

Liesel trovò parcheggio sotto il palazzo e per la prima volta in tutta la mattinata benedì il Signore per averle concesso quel privilegio.

Chiuse la macchina e aprì il cancello, salendo le scale con calma.

 

Pessima idea mettersi i tacchi per andare la lavoro.

 

"Domani scarpe da tennis".

 

Arrivò al terzo piano e cercò le chiavi nella borsa. Le trovò dopo solo un tentativo e sorridente le inserì nella serratura.

 

Chissà se era passato il mal di pancia al suo tesorino.

 

 

 

 

 

La signora Scheider osservò tutte le mosse della ragazza dallo spioncino e aspettò.

Ora che Liesel era lì la sua idea non le sembrava poi tanto buona.

 

 

 

 

 

 

-Chris! Tesoro? Sono tornata!- urlò appoggiando le chiavi sul comodino.

 

Vide un pacchetto di sigarette.

 

E un accendino.

 

 

Non erano sue.

 

 

Un senso di panico la pervase.

 

 

Che diavolo...

 

 

Buttò la borsa per terra e si mise a urlare.

 

 

-Chris! Chris dove sei!-

 

-Sono in camera mamma!- urlò la voce di suo figlio.

 

Un più tranquilla, ma comunque tesa, corse fino alla loro camera.

 

 

-Amore, è entrato qualcuno ment...-

 

 

 

Non terminò la frase.

 

Aprì la bocca tentando di prendere aria e sbarrò gli occhi.

 

 

Bill era in camera sua.

 

 

Bill era seduto sul suo letto e disegnava con Chris.

 

 

 

-Ciao...- le disse.

 

 

Ma lo sguardo che le rivolse era tutto fuor chè contento di vederla.

 

 

Non attese che le rispondesse.

 

 

-Dobbiamo parlare.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!! Scusate l’immenso ritardooo!!! Tutta colpa del tecnico che mi ha ridato solo oggi il pc… è da prima di Natale che ce l’ha lì per reinserire tutti i dati che avevo perso (compreso quasta ff!!)

Mi scuso nuovamente!!! Spero che vi piaccia… ora la storia si farà sempre più interessante!!! Uhuhuh!!

Ho intenzione di proseguire anche tutte le altre storie, non preoccupatevi, ma ora questa ha la precedenza, visto il concerto imminente e la voglia matta di Bill! Eh eh!!

Un ringraziamento a tutte coloro che hanno recensito!

Lola__x  kaggi11  RubyChubb  susisango  elisa  Bell_Lua  Piret  Fly  Ciiiii  kagome84  selina89  CaTtY  LiSa90

 

Visto che ora sono un po’ più tranuilla, dato che ho aggiornato, prometto che i prossimi ringraziamenti li farò singolarmente!!!

Baci!

 

*ruka88*

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Capitolo 9
*** Come la prima cotta ***


Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

 

*Come la prima cotta.                                             (ritorno al passato)

 

Doveva andarci.

Suo padre era stato lapidario.

Sarebbe dovuta andare con lui a quel party dopo lo spettacolo del Dome, un grande show musicale.

 

Doveva conoscere alcuni collaboratori di suo papà che sarebbero stati in grado di offrirle grandi aspettative nel campo dell'architettura, in cui lei voleva specializzarsi.

 

Si guardò allo specchio, facendo l'ennesima giravolta per vedere che la gonna non si alzasse più del dovuto.

Incredibile come Gustav fosse di tasche larghe quando si trattava di comprarle qualcosa per occasioni importanti.

 

Era addirittura arrivato a comprarle un Valentino!

 

Un abito da ragazza, nero, con delle spalline e una scollatura quadrata.

Si allacciava dietro la schiena subito sotto il seno, con un discreto fiocco, per poi scendere morbido e leggero fino alle cosce.

Abbastanza corto nel complesso.

 

Era la sera del 20 luglio e faceva molto caldo.

 

Portava un paio di sandali, argento, come i bracciali di sua mamma e gli orecchini pendenti a goccia.

Per fortuna nessun anello, non li avrebbe sopportati.

 

I lunghi capelli neri, erano stati pettinati ad arte e sistemati con perfetti boccoli.

 

Si sentiva una specie di principessa.

 

 

Peccato che non stava andando ad un ballo, peccato che non si sarebbe divertita, peccato che non ci sarebbe stato il principe azzurro.

 

 

 

-Tesoro, sei pronta?-

Si ridiede una passata di mascara alle ciglia.

-Si papà, arrivo!-

 

Appena uscita dalla sua camera, Gustav la guardò orgoglioso, dandole un bacio sulla fronte.

 

-Sei perfetta! Farai un figurone... e se ti comporterai bene per i tuoi diciott’anni vedrò di prenderti quella macchina che tanto volevi!-

-La Bmw?-

-Non esageriamo! Diciamo che una Pegeut potrebbe bastare.-

 

Le mise una mano sulla spalla, salutò sua moglie ed uscirono.

 

 

Arrivarono puntuali, alle dieci e si sedettero ad un tavolino rotondo, a cui vi erano già altri tre uomini intenti a chiacchierare.

 

Si presentarono ed iniziarono a discutere sul futuro di Liesel, sulle sue aspettative, sui suoi sogni.

 

E lei rispondeva educata, gettando ogni tanto uno sguardo intorno e aspettando con ansia il momento in cui si sarebbe potuta alzare per prendere qualche stuzzichino o una semplice boccata d'aria.

Il tavolino era ricoperto da una tovaglietta bianca, sulla quale vi erano ormai cinque bicchierini di limoncello. Lei era minorenne e teoricamente suo padre non voleva che lei bevesse, ma per quella sera aveva fatto un’eccezione, permettendole un assaggio.

Un assaggio che le aveva fatto bruciare la bocca dello stomaco.

 

C'erano pasticcini e pizzette sulle tavolate ai lati del locale, ma lei era costretta li, a gambe accavallate, a sorridere...

 

...oltretutto sentendosi osservata!

 

 

Perchè quel signore, quel David, non la smetteva di parlare di case discografiche?

Cosa centrava con l'architettura?

Effettivamente…  come erano arrivati a parlare di musica? Lei era venuta lì apposta per parlare del suo futuro, mica di gruppi rock, punk, rap!

 

 

All'improvviso, lo sguardo dell'uomo si illuminò.

 

-Oh, ecco i miei pupilli! Vi spiace se facciamo una pausa?-

 

 

A Liesel non sembrò vero. Finalmente un di aria.

 

-Gustav, Liesel, venite! Vi presento due componenti della band musicale che sto seguendo!-

 

Ecco, come non detto! Doveva pure mettersi a fare conoscenze impreviste e indesiderate.

 

 

La ragazza si alzò e subito notò due ragazzi di fronte a lei...

 

Uguali.

 

No, un momento.

 

Diversissimi!

 

 

Diversissimi… ma uguali!

 

 

-Loro sono Tom e Bill, dei Tokio Hotel!-

 

 

Suo padre li salutò amichevole, per poi congratularsi col suo amico.

Liesel sorrise cortese.

Aveva sentito molto parlare di loro, ma dal vivo non le era mai capitata l'occasione di incontrarli.

 

 

-Piacere!- sorrise stringendo la mano di Bill.

 

Un bel ragazzo, niente da ridere, con delle bellissime orecchie.

 

Poi spostò lo sguardo sul gemello.

 

 

-Liesel!-

 

 

 

Dio che occhi.

 

E che sorriso.

 

 

Lui le lanciò uno sguardo malizioso, prendendole le mano e baciandogliela.

 

Il piercing freddo, a contatto con la sua mano calda, le mise i brividi.

 

 

-E' un piacere- sorrise lui senza staccarle gli occhi di dosso.

 

Oddio. Dalla reazione del suo corpo si poteva benissimo capire che era da un po’ che non era a stretto contatto con un ragazzo! Era impossibile che uno sconosciuto, per quanto bello fosse, le potesse far tremare le gambe.

E quell’impertinente sapeva come comportarsi.

 

 

-Io direi che potremmo andare a mangiare qualcosa, no?- propose il rasta e guardò Bill cercando sostegno.

Il cantante annuì.

 

-David, noi facciamo un giro con la qui presente principessa! Ci becchiamo dopo!- disse Tom e la prese  mano portandola  al tavolo delle leccornie, come se fosse una sua amica di vecchia data.

 

 

 

Le batteva forte il cuore.

 

Mio Dio! Si sentiva una ragazzina alla prima cotta!

 

Come poteva quel ragazzo farla comportare così?

Ok, era bello… molto bello! E affascinante! E aveva un modo di fare che le piaceva! La faceva impazzire! Per non parlare della sua bocca, delle sue smorfie maliziose, del sorriso misterioso… e del piercing sul labbro che gli donava! E come non parlare degli occhi! Quegli occhi a mandorla che con uno sguardo comunicavano tutti i suoi pensieri… e quel neo al centro della guancia…così…così….

Così sexy!

 

 

-Quanto cibo!- esclamò entusiasta Bill.

 

Appena vide tutto quel ben di Dio davanti a lei però, si dimenticò del ragazzo a fianco e iniziò a prendere qualche grissino con del prosciutto arrotolato attorno.

Sua nonna glieli faceva sempre per merenda e lei ne andava matta.

 

Iniziò a prenderne un paio e mangiarli, ascoltando le battute che si scambiavano i due fratelli Kaulitz.

 

 

-Hai sgarrato una nota...- Tom prese anche lui un grissino e se lo mise in bocca, continuando a guardare occhi negli occhi la ragazza, che si era voltata verso di loro appena li aveva sentiti parlare.

 

-Non è vero!- ribattè Bill versandosi un di vino.

 

-E invece si, ho sentito io un "Schrei" che avrebbe fatto accapponare la pelle...-

 

-Tutte balle! Sei geloso perchè gli applausi alla fine erano solo per me!-

 

-See, erano per i TOKIO HOTEL, non per Bill Kaulitz!-

 

 

Liesel sorrise leggermente prendendo l'ennesimo grissino.

 

-Vuoi anche della pizza con caviale? Guarda che mangiare troppo prosciutto fa male!-

 

 

Si voltò di scatto verso Tom e gli lanciò un sorrisetto di sfida.

 

-Allora mi butterò sui dolci!- gli fece una linguaccia

 

Dandogli le spalle cambiò tavolo.

 

 

-Ti ha fregato...- ridendo sotto i baffi Bill la raggiunse.

Tom scoppiò in una risata.

 

 

-Io mi prendo questo!- disse il cantante affiancandosi e fregando un pasticcino al cioccolato.

-Preferisco la crema pasticcera!- sorrise lei agguantando un cannoncino.

-Ah beh, niente contro di essa, per carità!- ingoiò il dolce in un solo boccone.

-Ma diciamo che anche il cioccolato non mi dispiace!- aggiunse la ragazza tagliandosi una fetta di torta.

 

 

-Incredibile! Mangi un casino di dolci e non ingrassi!-

 

La voce di Tom le arrivò alle spalle.

Il ragazzo si mise tra lei e Bill prendendo con una mano un pasticcino identico a quello che aveva preso precedentemente il fratello.

 

-Parla lui!-

 

Le era venuto spontaneo. Le era uscito dalla bocca.

Stava per arrossire come una bambina per la gaffe, quando notò una piega sulla bocca del chitarrista.

 

Tom le sorrise.

 

 

-Io starei qui tutta la sera a mangiare, ma direi che sarebbe meglio andare a prendere una boccata d'aria, no?-

 

-Si... questo luglio è davvero caldo!- rispose Liesel, allontanandosi dal tavolo dei dolci, la sua maledizione.

 

 

Tom prese per un braccio il fratello, allontanandolo per un istante da lei.

 

 

-Ti piace?- gli chiese a bruciapelo.

-Cosa?- mormorò sbalordito il fratello.

-Ti piace?- ripetè.

-Ma sei scemo? No che non mi piace... è tutta tua Tomi!- gli diede una pacca sulla schiena.

-Sicuro? Non vorrei averti sulla coscienza per un cuore spezzato…-

-Fidati! E’ bella e simpatica, ma non mi piace!-

 

 

Il rasta gli sorrise, poi, con nonchalance, raggiunse assieme al fratello la ragazza, che si era seduta su una panchina, appena di fianco alla porta d'entrata.

 

Tom si sedette alla sua destra e Bill alla sua sinistra, fulminato dal gemello.

 

 

-Allora Liesel, che fai ora?- chiese il cantante.

-Studio... liceo artistico...-

-Bello...anche a noi sarebbe piaciuto...- disse Tom osservandole le gambe accavallate.

 

 

-Ma non dire stronzate!- lo ammonì il fratello.

 

Liesel scoppiò a ridere, osservando il gemello maggiore alzare gli occhi al cielo e scusarsi.

 

-E' vero, sono contento che noi non andiamo più a scuola...-

-Si era capito...-

-Tuo padre conosce David?-

-Si...erano amici di vecchia data...ma non chiedetemi come si siano conosciuti perchè è un mistero... anche se potrei averne una vaga idea...- sospirò mesta.

 

I due la guardarono interrogativi.

 

-Sarebbe un lungo da spiegare… basta che pensiate che mio padre da giovane faceva lo spogliarellista qui ad Amburgo...- concluse abbassando lo sguardo rossa in viso.

 

 

Tom scoppiò a ridere, ripreso dal fratello.

 

-Non fa niente Bill! Alla fine è un lavoro come un altro!- alzò le spalle.

 

 

-Vado a prendere qualcosa da bere che ho ancora il sapore di cioccolato in bocca... Volete qualcosa?- domandò alzandosi.

-No grazie- sorrise Liesel.

-Se vuoi portarmi una bistecca alla griglia, un paio di wurstel, qualche patatina fritta e una bella fetta di tiramisù non mi lamento...-

-Vaffanculo Tomi...-

-Solo con te fratellino!-

 

 

Li lasciò da soli.

 

 

Liesel alzò lo sguardo su Tom, che la stava osservando.

Era tutta la sera che la guardava...

 

 

-Non sei stanco?- sorrise maliziosa.

-Di far che?- stette al suo gioco appoggiando l'avambraccio allo schienale e passandolo dietro le spalle di lei.

-Di farmi la radiografia!- inarcò un sopracciglio.

-Non mi stancherei mai...-

-La tua fama è tutta meritata, lo sai?- gli sorrise voltando completamente il busto verso di lui.

-Nel senso che sono il più figo del mondo?- si leccò il labbro superiore.

 

"Lis, guarda gli occhi, guarda gli occhi!"

 

 

-No, nel senso che ci provi proprio con tutte!- rise leggermente.

-Ci provo con chi se lo merita...- le guardò le labbra carnose.

-E io me lo merito?- chiese ironica.

-Hai tutte le carte in regola...- le sfiorò con un dito la guancia.

-Ne sono onorata signor Kaulitz! Ho passato il test?-

-A pieni voti…-

 

-Come mai a questo party?- tentò di cambiare discorso.

-Ci siamo esibiti al Dome…- disse il ragazzo dando un occhiata al giardino intorno.

-Bene! Nuovo singolo?-

-Esatto… Sping Nicht…-

-Bella! Quella canzone mi piace!-

-Le altre no?- le sorrise.

-Non sono male… ma quella è la mia preferita!-

-Modestamente sono stato io a sceglierla come singolo…- le fece l’occhiolino.

-Quindi le dovrei la vita?- chiese ironica incrociando le braccia sotto il seno.

 

Lo sguardo del ragazzo le accarezzò il petto, poi tornò a guardarla negli occhi, con una strana luce.

 

-Se vuoi possiamo metterci d’accordo…-

 

-Come mai questa frase non mi suona tanto casta?- rise lei.

-Forse perché non lo è!-

 

 

Era veramente bella.

Bella e simpatica.

Bella e genuina.

 

Bella.

 

 

-Oh, ora mi è tutto più chiaro! Grazie per aver illustrato le sue intenzioni!-

 

 

Lui sapeva davvero come comportarsi.

Aveva un modo di fare in grado di farla sciogliere.

 

Sapeva che faceva così con tutte... e lo avrebbe accettato.

 

Chi era lei per essere più speciale delle altre?

Nessuna.

 

...però...

 

Magari poi si sarebbe accorto che lei era diversa...

 

Sogni.

 

 

Ma lei adorava sognare.

 

 

 

-Di niente principessa...- le fece il baciamano come era successo ad inizio serata.

 

-Sa che è proprio un leccaculo?-

-Diciamo che non me l'hanno mia detto con quel tono...-

 

 

Rise sincero.

 

Le piaceva.

 

 

-Che tono? Veritiero?-

 

 

Gli bloccò la mano che lui aveva portato sulla sua coscia.

 

 

-No... eccitante...-

 

 

 

E di botto si era avvicinato e l'aveva baciata.

 

Senza preavviso.

 

Liesel spalancò gli occhi, sentendo quelle labbra morbide sulle sue, il piercing che le provocava brividi freddi lungo la schiena.

 

Aprì la bocca approfondendo il bacio e proprio mentre si stava avvicinando al suo corpo e gli aveva appena messo le mani dietro al collo attirandolo a , sentì dei passi avvicinarsi.

 

Si staccò di botto, lasciando Tom lì, a pochi centimetri, con gli occhi chiusi e un sorriso ebete sulle labbra.

 

 

Lui alzò piano piano le palpebre.

 

Dio, che occhi che aveva.

 

 

Sorrise.

 

 

-Eh si, ho proprio classe nel scegliere...-

 

 

 

 

 

-Ecco qua un di patatine per te!- Bill arrivò dalla sala, trovandoli seduti vicini, intenti, apparentemente, a parlare.

-Le hai prese sul serio??- domandò il fratello sbalordito.

-Certo!-

-Ma io non le volevo!-

-Allora le mangio io!- intervenne Liesel prendendone un paio.

 

 

Tom la guardò facendo il muso.

 

-Ho cambiato idea!- allontanò il piattino dalla ragazza.

-Ma che razza di maleducato!-

-Concordo con lei! La prima ragazza che capisce al volo che tipo sei!- approvò Bill.

 

 

Il fratello gli lanciò un'occhiata significativa, a cui il gemello rispose allargando gli occhi e guardando di sottecchi la ragazza di fianco a lui.

 

Tom annuì.

 

 

-Beh ragazzi... io sono un stanco... mi sa che chiamo Saki e mi faccio portare a casa...- si alzò.

-Ora?-

-Si Liesel... è stato davvero un piacere conoscerti!- le strinse la mano e le bisbigliò ad un orecchio -Fagli vedere chi sei...-

 

 

Lei arrossì.

 

Tom lo guardò.

 

 

-Tom , al risposta è NO!- lo salutò con la mano e se ne andò.

 

Liesel guardò il rasta con una muta domanda.

 

-Niente...- rispose lui riprendendo a mangiare le patatine.

 

 

Come avrebbe potuto dirle che aveva rifatto a Bill la stessa domanda?

 

“Ti piace?”

 

 

Mannaggia a lui!

Anzi, mannaggia a lei che era arrivata quella sera!

 

 

 

-Ehi?- la mora gli sventolò una mano davanti. -Ti sei incantato?-

 

Tom sorrise e fece per aprire bocca.

 

-Non dirmi "si a guardare te" perchè ti mollo qui!-

 

 

Il ragazzo scoppiò a ridere.

 

-Mi hai anticipato...-

-Bene, almeno non sono stata costretta ad ascoltare simili assurdità!-

-Chi ti dice che non siano vere?- le si avvicinò.

-Andiamo signor Kaulitz, non sono nata ieri!- scrollò la testa.

-Avanti, Liesel, dimmi qualcosa di te...-

 

 

Si diede dello stupido da solo.

 

Perdere il tempo in chiacchiere!

 

Eppure...

 

Eppure la voleva sentire parlare.

 

Gli piacevano le cose che diceva.

 

E il tono con cui le diceva...

 

E le labbra che si muovevano quando le diceva.

 

E il nasino all'insù che si arricciava mentre le diceva...

 

E gli occhi che brillavano di malizia e mistero quando le diceva...

 

 

E...

 

 

E lei in generale che gli piaceva.

 

 

 

-E cosa vorresti sapere? Il mio numero di scarpe?-

-Beh, se vuoi incominciare da quello sono tutt'orecchie!-

-Ok, però anche tu mi dirai un di te...- si appoggiò al suo braccio, che le aveva circondato la schiena.

-Come vuole principessa...anche se penso che i giornali abbiano già scritto tutta la mia vita!-

 

-Bhe, i giornali molto spesso dicono assurdità! Devo sentire uscire le cose dalla tua bocca... e poi, che ne sanno quante volte al giorno si fa la doccia Tom Kaulitz? Magari è proprio quello che io voglio sapere!-

 

 

Le guardò il profilo.

 

…e sorrise senza rendersene conto.

 

 

Chissà quante volte aveva sorriso quella sera, incredibile...

 

E solo per le cose che diceva quella ragazza...

 

 

- Allora, posso iniziare a venire a conoscenza del numero del suo piedino?- le toccò la punta del naso con un dito.

 

 

Lei lo arricciò sorridendo.

 

Adorabile.

 

 

-38, il suo Herr Kaulitz?-

 

-41...-

 

-Un bel piedone da chitarrista...- trattenne le risate

-E me ne vanto! Colore preferito?-

-Verde!- lo guardò -Il vostro?-

-Blu... ragazzi con cui sei stata insieme?-

-Senso fisico o fidanzamenti?-

-Fidanzamenti... beh, magari dopo potresti darmi delucidazioni riguardo al primo...-

-Scemo! Due... a lei posso pure non farla questa domanda!-

-Ottima deduzione!- le appoggiò la mano sulla vita, prendendo a massaggiarle il fianco con il pollice.

 

 

Lei stava fremendo.

 

Era così...

 

Così...

 

Così eccitante! Così surreale!

 

Così...vero!

 

 

La faceva sentire viva!

 

 

Passarono una decina di minuti a conoscersi l'un l'altra.

 

Poi ad un certo punto il ragazzo le voltò il viso verso di lei e la baciò.

 

Freneticamente.

 

Aveva bisogno di sentirla.

 

E Liesel aveva bisogno di sentire lui.

 

Si mise sull'attenti, portando le sue braccia dietro il suo collo e alzando lievemente la gamba destra, lasciando vagare la mano di Tom sulla sua coscia scoperta.

 

 

Ci sapeva fare quel ragazzo, inutile negarlo.

 

E Liesel provò una piccola fitta di gelosia nel pensare che altre ragazze erano state toccate così da lui.

 

Non sapeva però che anche lui era rimasto leggermente irritato dal fatto che anche lei prima era stata toccata in modo così poco casto da altri...

 

 

 

Tom si scostò da lei bruscamente e si alzò, porgendole la mano.

 

Aveva le labbra gonfie e lo sguardo cupo.

 

-Vieni con me...-

 

 

-Non so...- mormorò insicura.

 

 

-Non ti voglio obbligare, ma so che lo vuoi anche tu...-

 

 

Velocemente gli prese la mano e lui l'attirò a , riprendendo a baciarla.

 

 

-Dove andiamo?- chiese lei sulle sue labbra.

 

Tom prese a torturarle il collo, mentre faceva vagare entrambe le mani sulla schiena di lei e sul sedere.

 

-Andiamo a prendere una camera...-

-Qui?- sospirò inarcando la schiena e dando al ragazzo un maggiore accesso alla sua clavicola.

-Si...-

 

Lo spinse indietro e si assicurò che in sala non ci fosse suo padre.

 

 

-Devo avvertirlo...- mormorò.

-Chi?- le bisbigliò Tom in un orecchio leccandoglielo.

-Mio padre...-

-Lascio un messaggio a David.. non ci disturberà nessuno...- la prese per mano e fecero una corsa fino alla reception dell'hotel di fronte, chiedendo una camera.

 

Il proprietario gliela diede immediatamente e loro si fiondarono in ascensore.

 

Appena le porte si chiusero, Liesel si trovò schiacciata contro lo specchio, il corpo di Tom premuto contro, le sue mani sulla vita, la sua bocca sulla sua...

 

-Tom...- disse senza fiato.

 

 

Lui mugugnò qualcosa.

 

L'ascensore si aprì al primo piano, il loro, e il ragazzo la trascinò fuori, cercando furiosamente la camera e bestemmiando ogni volta che sbagliava corridoio.

 

Quando la raggiunse l'aprì al primo colpo e poi la richiuse alle loro spalle.

 

La camera da letto era li, a pochi metri da loro, ma Liesel non aveva paura.

 

 

Il ragazzo la strinse per la vita, facendola camminare all'indietro e quasi inciampare sul tappeto.

Le loro labbra costantemente incollate.

 

 

Liesel si stese sul materasso seguita dal ragazzo, che con gesti impazienti le tolse il vestito, accarezzandole ogni singolo centimetro di pelle.

 

Faceva caldo.

 

Molto caldo.

 

 

Si sentivano solo i respiri affannati dei due giovani, le gambe che si intrecciavano, la seta del lenzuolo sotto i loro corpi.

 

Liesel inarcò la schiena e represse un gemito, buttando indietro la testa e graffiando la schiena di Tom.

Il ragazzo appoggiò la sua fronte alla spalla di lei, muovendosi sempre più velocemente.

 

Poi uscì dal suo corpo prima di essere preso dall'orgasmo.

 

 

O almeno... così credette...

 

 

 

 

 

 

 

Si svegliò quando un potente raggio di sole lo colpì negli occhi.

 

Si stirò, voltandosi subito verso la sua destra e sorrise.

 

Liesel era beatamente addormentata, a pancia in giù, con il viso rivolto verso di lui.

 

Si resse la testa con una mano, appoggiato al materasso con il gomito, e rimase per un istante ad osservarla così... addormentata...indifesa..con il trucco un sbavato...

 

 

 

Con l'indice le toccò la punta del naso.

 

La vide arricciarlo incosciamente.

 

Rise debolmente, prendendo l'angolo del lenzuolo e continuando questo giochino, fino a che lei non mosse la sua mano per scacciare quel "fastidio".

 

A quel punto Tom la prese per la nuca, l'avvicinò a e le stampò un rumoroso bacio in bocca.

 

 

Liesel aprì di scatto gli occhi.

 

-Ma che fai?- lo rimproverò non appena lui si fu staccato.

 

-Ti davo il buon giorno!- quel sorriso biricchino non voleva andarsene dalla sua faccia.

-Mi hai svegliato!- sbottò

-Oh si principessa... e lo rifarei...- le bisbigliò avvicinandosi al suo orecchio.

-Pervertito!- lo spinse via.

-Non mi pare che ti sia dispiaciuta questa perversione stanotte...-

 

 

Liesel assottigliò gli occhi, arrossendo leggermente.

 

-Maniaco!-

 

-Grazie...- la baciò.

 

 

Un bacio languido. Passionale. Magnifico.

 

 

-Che ore sono?- chiese lei intontita.

 

Lui lanciò uno sguardo all'orologio sul comodino.

 

 

-Cazzo! Sono le 10!- sbraitò alzandosi di scatto dal letto e chiudendosi in bagno.

-Merda!- gridò lei

 

 

Prese la biancheria e il vestito della sera prima e se l'infilò.

Tom fu più veloce di lei...uscì dal bagno in ordine e prima di andare alla porta la guardò per un istante.

 

 

-Dammi il tuo numero- le disse.

-Come?- lei si fermò di botto, le scarpe in mano, voltandosi verso di lui.

-Voglio il tuo numero di telefono...- le sorrise.

 

 

Liesel sorrise in risposta e prese un foglietto accanto al telefono, sul comodino.

Scrisse alcuni numeri e glielo diede, dandogli un leggero bacio.

 

 

-Fatti sentire... almeno una volta all'anno...- gli fece la linguaccia.

-Contaci! Domani, dopo il primo concerto ti chiamo!-

 

 

L'avvicinò a e le diede l'ultimo bacio appassionato.

 

-Ciao...-

 

-Ciao...-

 

 

 

E da quel momento, non lo rivide più.

 

 

 

 

 

 

 

Ecco cosa è successo tre anni fa ai nostri protagonisti…! Che dire! Spero vi abbia emozionato almeno quanto mi sono divertita io a scriverlo!!^^ Un bacio a tutte coloro che leggono..e dei ringraziamenti particolari a chi recensisce!! Per vedere la reazione di Bill alla scoperta… dovrete aspettare il prox capitolo!! Eheheh!

LiSa90 , _emosoul_, darkylovetom, elli_kaulitz, vivihotel, veronika(nika), tesorinely, Lola__x, PallinaTH, ale, Piret, CaTtY, kla, Billy_72, Fly.

 

 

Baci!!!!

 

*ruka88*

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Il leone e il bosco ***


Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

 

 

Il leone e il bosco

 

Erano seduti l'uno di fronte all'altro in salotto.

Bill la guardava freddo, appoggiato allo schienale della poltrona, le gambe accavallate.

Liesel aveva lo sguardo basso e si torturava le mani cercando qualcosa di appropriato da dire.

Christopher era rimasto nella camera a disegnare, ignaro di chi fosse in realtà lo sconosciuto appena arrivato.

 

La ragazza appena entrata in camera, visto Bill, non era riuscita a dire una parola, così il cantante, con tono gentile, aveva detto a Chris che voleva parlare da solo con sua mamma e l’aveva presa per un braccio, quasi stritolandoglielo, portandola nell’altra sala e chiudendo la porta della camera.

 

-Mica doveva essere più grande e suonare il piano?-

 

Una lama affilata nel petto.

 

Ecco l'effetto che avevano le parole di Bill dette con quel tono.

 

La ragazza si morse un labbro.

 

 

Come poteva dirgli cosa era successo?

Come poteva convincerlo a non dire nulla a Tom?

Come poteva alzare lo sguardo…

 

“Ti prego… non dire nulla…

 

-Liesel, guardami negli occhi. Non doveva essere più grande e suonare il piano?- ripetè apparentemente calmo.

 

 

La mora spostò piano piano lo sguardo verso la persona che le sedeva di fronte.

Vide prima le sue scarpe da tennis bianche, poi i Jeans scuri...la sua maglietta a maniche corte nera, le braccia conserte la petto con un bracciale di cuoio, una catena argento con un teschio... la linea del collo candido...

Poi la sua bocca dalla piega severa, la mascella contratta, il naso dritto...

E non ebbe il coraggio di proseguire...

 

-Guardami. negli. occhi.-

 

Era a dir poco infuriato. Lo sentiva dal tono.

 

 

Liesel deglutì, riuscendo finalmente nell'intento.

 

Rabbia.

 

Rabbia pura mista a delusione.

 

 

Ecco.

 

Lo stesso sguardo di suo padre.

 

 

Anche Bill.

 

 

Si alzò, incapace di resistere a quella vista e si diresse verso la finestra, con gli occhi lucidi.

 

 

-Mi vuoi spiegare qualcosa, cazzo?- Bill scattò in piedi, ormai esasperato.

 

Lei si mise una mano sulla fronte, cercando di fermare le lacrime che premevano per uscire.

Non voleva piangere.

 

“Perché?” pensò “Non doveva succedere!”

 

Sentì il ragazzo arrivarle alle spalle e prenderle violentemente un polso per poi voltarla.

-Dì una fottuta parola!-

-Cosa vuoi che ti dica Bill? Eh?- sbottò arrabbiata.

 

Perchè tutti erano così egoisti da pensare a loro stessi?

Perchè nessuno si domandava come si era sentita lei e come si sentiva tutt'ora nell'essere sedotta, abbandonata e poi mamma?

 

Perchè tutti volevano spiegazioni che lei non voleva dare?

Tutti pensavano “hai mentito! Brava!”, ma nessuno si metteva nei suoi panni! Non si era divertita a litigare con i suoi genitori! Né tantomeno iniziando una nuova vita da sola con un bambino da accudire!

Tutti volevano spiegazioni e parole! Nessuno però l’aveva vissuta in prima persona la sua esperienza!

 

-Ho un bambino contento?- strattonò il suo polso liberandolo dalla presa del ragazzo.

-Questo l'avevo capito! E penso proprio di sapere chi è il padre!- le rispose allo stesso tono.

-Bravo, complimenti!- gli applaudì ironica -Ci voleva un genio per scoprirlo!- si allontanò da lui, andando in cucina.

 

“Non nominarlo, Bill… per favore!” urlò dentro di sé.

 

-Non comportarti da stronza! Ti rendi conto di quello che hai fatto per tutto questo tempo? Tom ha un bambino! Tom è padre!- urlò inseguendola.

-Tom non ha proprio un cazzo! Christopher non ha un padre e mai l'avrà, tanto meno Tom Kaulitz!-

 

“NON DIRE QUEL NOME! NON FARMELO PRONUNCIARE!”

 

-Cristo, Liesel...Tom è padre e io sono zio! Te ne rendi conto??- sospirò esasperato prendendola per le spalle.

 

“NO!”

 

-Non vi voglio nella nostra vita! Non ho intenzione di chiedervi niente!- sillabò.

 

“Non voglio assegni! Voglio che ci lasciate in pace! Dov’era Tom quando avevo bisogno di lui? Eh?”

 

-Liesel, E' MIO NIPOTE!- la spinse contro il lavello -Non so se ti rendi conto di quello che ti sto dicendo! Non è il primo bambino che passa per strada... è sangue del mio sangue!-

-No!- gli tolse le mani dalle spalle e lo spinse via. -E' sangue solo mio! Non voglio che sia tuo nipote, ne tantomeno figlio di quell'altro!- una lacrima le era scivolata lungo le guance.

 

“Sarebbe solo un peso per lui… e non voglio che Chris sia un peso per qualcuno!”

 

-Ma che diavolo hai Liesel, si può sapere?- chiese Bill più calmo asciugandole la guancia.

 

La ragazza si scostò.

 

 

-Lasciami in pace Bill...vattene... e fai finta che non sia successo niente...-

 

“Vattene vattene vattene vattene!”

 

-Successo niente? Liesel, qui è successo tutto! Non ti rendi conto di quello che hai fatto!- ritornò ad alzare il tono di voce.

-Io? Io? Ciò che ho fatto io? Io non ho fatto proprio un cazzo! Cosa ti devo dire Bill? Cosa vuoi sentirti dire? Che dopo aver passato la notte con Tom ho aspettato una sua chiamata mai arrivata? Che le settimane successive sono iniziate le nausee? Che ho scoperto di essere incinta? Che ho dovuto abbandonare la scuola per trovarmi un lavoro in grado di mantenerci? Eh? Che ho perso tutti gli amici a parte Helen? Che mio padre mi ha sbattuto fuori di casa per la vergogna? Vuoi sapere questo Bill? Perchè ho tenuto nascosto a un chitarrista di una banda famosa in tutto il mondo che avrebbe dovuto prendersi delle responsabilità più grandi di lui e mantenere questo figlio che non avrebbe mai voluto perché troppo giovane ed impegnato a godersi il successo e il divertimento? No grazie!-

 

 

Orami aveva iniziato a piangere.

 

Bill la guardava senza spiccicare parola.

 

 

Non aveva mai pensato a quello che effettivamente aveva passato lei.

Una vita persa, in poche parole… mentre la loro era solo all’inizio.

 

 

-Io e Chris ce la caviamo benissimo da soli... non voglio la compassione di nessuno- si asciugò il volto con la manica della maglietta.-Non vi chiederò niente, non voglio che Tom riconosca il bambino. Punto...-

 

“Vattene Bill!”

 

 

Bill le si avvicinò e l'abbracciò.

Liesel riprese a piangere, immobile.

 

 

-Calma... Liesel...io voglio conoscere quel piccolino... dico sul serio...-

-No...- soffiò debolmente sul suo petto.

-E invece si...-

 

-No… e con questo basta… ti chiederei di uscire per favore, devo preparare da mangiare…- si asciugò le lacrime e gli diede le spalle.

Ma com’era prevedibile, il ragazzo non mosse un passo.

 

-Non me ne vado di qui Liesel…-

-E’ casa mia e tu esci ora!- rispose determinata guardandolo.

-No-

 

Bill rimase immobile nella sua posizione, le gambe aperte, i pugni stretti lungo i fianchi, la mascella contratta.

 

-Chiamo la polizia!- disse lei superandolo.

 

-Liesel, non fare cazzate!- la prese per un polso.

-Mollami Bill… te lo chiedo gentilmente un’ultima volta. Esci subito da questa casa e non farti più vedere!-

 

Lo sguardo determinato di lei lo fece desistere.

Cosa avrebbe potuto fare.

 

Molto lentamente lasciò il suo arto e a capo chino si diresse verso la porta.

-Le sigarette sono tue?- chiese la ragazza affiancandolo e porgendogli il pacchetto e l’accendino.

 

-Si- lui le prese.

 

-Non dovresti fumare, fa male alle corde vocali..-

 

-Non sono fatti che ti riguardano- rispose brusco.

 

-Già, hai ragione…- sospirò lei. –Addio Bill…- gli aprì la porta.

 

Il ragazzo prima di varcare la soglia le diede un ultimo sguardo.

-Confido nel tuo buonsenso che non lo dirai a tuo fratello…- e con queste fredde parole chiuse la porta.

 

Vi appoggiò la fronte stremata.

-E’ meglio così Bill… per tutti… per Chris, per me, per te e per Tom…-

 

Tom.

Se avesse saputo del bambino? Le avrebbe mandato assegni di mantenimento come si fa con un’adozione a distanza?

No.

Non avrebbe sopportato un simile trattamento.

Dopo la loro divisione aveva un orgoglio da mantenere.

 

Ma al diavolo quel ragazzo!! Perché doveva pensare a lui??

“Che si goda le sue sgualdrine! Spero che Chris non abbia sentito nulla”

Raggiunse il bambino in camera e lo trovò ancora lì a disegnare.

-Mamma!- la guardò appena lei mise piede nella stanza –Guarda cosa mi ha fatto Bill?-

Le mostrò il disegno dove sopra un enorme masso vi era raffigurato un leone.

-Ha fatto una criniera bellissima!- Lis sorrise dell’entusiasmo del figlio.

-Già…-

-Il leone, re del bosco!-

 

-I leoni non vivono nel bosco Chris…- gli accarezzò la testolina bionda.

-Ah no?-

-No… sono i re della savana…-

-Ah… ma nel mio disegno posso farlo vivere qui?-

-Se vuoi…-

 

“Un leone non potrà mai vivere in un bosco. È meglio così… Bill non avrà più niente a che fare con noi…

 

-Vieni che ti faccio un bel risotto.-

 

 

 

 

 

-La cosa si fa preoccupante…-

-Gustav, sempre ottimista…- Tom fece una smorfia.

-Se vuoi posso pure dire che è andato a prendere un gelato, ma Bill da solo, in giro per Amburgo da più di un’ora, senza soldi per fare shopping… io la vedo tragica!- si buttò sul divano appoggiando le bacchette della batteria sul tavolino.

-Il ragionamento non fa una piega!- disse Georg entrando in salotto con una coppa di gelato.

-Ecco l’ottimista numero due…-

-Nessuno batte Gustav nei ragionamenti! Quello che dice è legge Tom!-

 

-Vado a cercarlo!- sentenziò il rasta alzandosi.

-Ti cadono i pantaloni…- commentò poco pertinente il batterista.

 

-Lo so!- sbottò Tom alzandosi la maglia verde e tirando su i jeans a toppe.

 

-E dove vorresti andare? In centro, a ovest, a nord, a sud o a est?- chiese ironico il biondo.

-Cazzo Gustav! Mi stai smontando come un Lego!-

-Non è colpa mia se tu non pensi prima di agire!- nonostante fosse leggermente in ansia per il cantante, Gustav reprimè una risatina rivolta al gemello.

-Faccio finta di non aver sentito…-

 

Tom stava per aprire la porta quando una furia entrò nell’appartamento anticipandolo.

Gustav si alzò di scatto dal divano, Georg rimase con il cucchiaino pieno di panna a mezz’aria e la bocca aperta, mentre Tom teneva una mano per aria, come se volesse abbassare la maniglia di una porta… una porta che però era già stata aperta dal fratello.

 

-Bill…- chiamò Gustav.

 

-Lasciatemi in pace!- gridò il cantante entrando nella sua camera e sbattendo al porta.

 

-Qualcosa non va…- bisbigliò Tom teso, seguendo il fratello.

-Pensi sia il caso?- lo interruppe Gustav.

 

-Si!-

 

-L’hai detto tu che Tom non pensa mai prima di agire… magari tra pochi secondi il suo piccolo cervellino elaborerà la particella “no” e capirà di aver commesso un’enorme cazzata!- disse Georg.

-Ma sarà troppo tardi…-

-Esattamente!- mise in bocca il cucchiaino.

 

Bussò alla loro camera, ma Bill non rispondeva.

-Bill?- lo chiamò.

-Bill!-

 

-Vattene Tom, non è il momento!-

 

-Perché?- non si diede per vinto.

 

-Ho detto che voglio stare solo…-

 

-Non ne vuoi parlare?-

 

-No!- la risposta concisa e dura che gli diede il fratello, lo lasciarono un po’ male, ma con un sospiro decise di lasciar perdere e di aspettare la cena.

 

Ma Bill non si presentò neppure a mangiare.

 

-Qui c’è un problema enorme! Di dimensioni gigantesche….- sentenziò Georg, guardando il posto vuoto di fronte a lui, di solito occupato dal moro.

-Bill che non mangia…- terminò Gustav.

-Già..- ribattè mogio Tom.

 

-Tom, come mai non te ne ha voluto parlare?-

-Non lo so! E questa cosa mi manda in bestia! Adesso vado di là a costo di sfondare la porta!-

 

-Magari è ancora incazzato con David…- provò il batterista.

 

-No… non rimane arrabbiato così a lungo con lui…- rispose il rasta.

-Allora qualcuno gli ha fregato la giaccia di pelle che avrebbe potuto comprare lui…- buttò li Georg con un’alzata di spalle.

-Ti sembra il caso?- Gustav gli diede un pizzicotto su braccio.

 

-Ragazzi, mi è passata la fame… vado a parlargli…- più deciso che mai Tom si alzò, dirigendosi verso la porta della loro camera.

 

Avrebbe costretto il fratello ad aprirgli!

 

-Bill, posso entrare?-

 

-No!-

 

-E’ anche camera mia!- ribattè piccato.

 

Il moro aprì la porta di scatto.

 

-Bene, allora tu entra, io esco!-

 

Tom lo prese per l’avambraccio fermandolo.

 

-Ma che ti prende??-

-Niente!-

-Non mi sembra proprio!-

-Sono furibondo, incazzato, arrabbiato, deluso, amareggiato e chi più ne ha più ne metta! Contento?-

 

-Perché cazzo te la devi prendere con me!?- urlò, non sapendo minimamente delle verità che Bill aveva scoperto.

Il fratello lo sguardò schifato, forzando il suo arto e liberandosi.

-Giusto… tu non centri mai nulla…-

 

Il tono velenoso che utilizzò fu come un coltello nella carne per il gemello.

 

-Bill…-

-Ti ho detto di lasciarmi in pace Tom, non è stata una bella giornata!-

 

Lo lasciò li, sulla soglia della camera e se ne andò in soggiorno, accendendo la tele.

 

-Domani pomeriggio esco. Da solo.- urlò agli altri, alzando poi il volume della tv.

 

 

-Quello è impazzito…- commentò Georg, facendosi sentire solo da Gustav.

-Avrà le sue cose…- sparecchiò.

 

Il bassista lo guardò alzando un sopracciglio.

 

-Doveva essere una battuta?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate l’enorme ritardo!! Ma ASPETTAVO una recensione della mia socia che non E’ ANCORA ARRIVATA!!!! E per questo se la vedrà con me!..e dopo dovrà recuperare!^^

Bene! Ecco qua Bill in versione “Rambo incazzata!”. So che aspettavate la reazione di Bill… che ne dite??? Cosa ne pensate? Io, sul serio, non sono riuscita a vederla in modo diverso… è come se mi si fosse scritta da sola! Poverino…

Che succederà ora?? Eh eh!! Leggete il prossimo capitolo…e recensite questo!^^

 

Un grazie a tutti coloro che hanno commentato, vecchi e nuovi! LiSa90   _emosoul_   blackmoon   tesorinely   nika   Ciiiii   Piret   CaTtY   TVB   PallinaTH   billy_72

Baci!

 

*ruka88*

 

 

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Capitolo 11
*** Raggiungendo un accordo ***


 

Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

 

 

Raggiungendo un accordo

 

Il giorno dopo, come detto precedentemente, Bill uscì da casa senza dare spiegazioni a nessuno e si diresse verso il palazzo di Liesel.

Non gli andava essere stato liquidato così.

L’avrebbe convinta! Lui voleva conoscere suo nipote… era un reato??

 

Si sentiva strano in quella situazione. Sapeva di non essere pronto per essere zio… come avrebbe potuto?

Da un giorno all’altro la sua vita era cambiata, e così anche il suo modo di pensare. Il giorno prima aveva provato ad immedesimarsi in Liesel, aveva cercato di capire cosa avesse dovuto provare quella ragazza trovandosi incinta a diciassette anni, consapevole che il padre, un famoso cantante, avrebbe potuto sbattersene altamente di lei, diffamandola per calunnia, o peggio ancora, facendo finta di non conoscerla…

La capiva.

Ma nonostante questo non voleva arrendersi.

 

Forse era il suo carattere dolce, forse la sua voglia di aiutarla, forse perché si sentiva in colpa per suo fratello…ma Bill Kaulitz voleva darle un sostegno.

Quella notte aveva preso la sua decisione. Si sarebbe preso le sue responsabilità. E per una volta, a fanculo Tom!

E poi… quel bambino era terribilmente uguale a lui…

 

Guardò il campanello indeciso, sicuro che la ragazza non gli avrebbe mai aperto.

Aspettò qualche minuto seduto sui gradini davanti all’entrata e quando vide un signore uscire, fermò la porta, salendo le scale fino al terzo piano.

 

Suonò il campanello.

Il pomeriggio Liesel non andava a lavorare avrebbe dovuto essere a casa.

 

-Arrivo!- la voce che sentì, però, non sembrava quella della mora.

 

Un’altra ragazza aprì.

Una rossa.

Come si chiamava l’amica di Liesel? Helen?

 

Non appena la ragazza lo riconobbe, tentò di chiudere la porta, ma lui fu più veloce di lei e mise un piede nella fessura, bloccandola.

 

-Devo entrare! Devo parlare con Liesel!-

-Lis non c’è! Vattene!-

 

Bill fece ancora più forza con le braccia e riuscì ad allargare l’apertura.

-Voglio vedere Christopher!-

-No! Non ti lascerò vedere quel bambino! Si può sapere perché sei così insistente?! Mi pare che Liesel ti abbia già detto tutto!- la rossa continuò nella sua impresa di tenerlo fuori, spingendo con tutte le sue forze.

-Ancora con questa storia…- Bill si sforzò di più –Io lo voglio conoscere! Liesel non può fare questo!-

 

-Lis ne ha tutti i diritti! State fuori dalla sua vita, tu e quel tuo fratello “perdo i pantaloni” del cazzo!-

-Ma tu che ne sai di quello che vuole lei!- riuscì ad entrare con un braccio.

 

-Io la conosco meglio di chiunque altro e sono rimasta accanto a lei per tutti questi anni! Siete voi che non la conoscete!- la ragazza spinse ancora più forte, rischiando di rompere l’avambraccio al cantante, ma Bill diede una forte spallata alla porta, aprendola.

 

Riuscì ad entrare, col fiatone e si mise in ginocchio sul pavimento riprendendo fiato.

 

-Vattene…- sibilò Helen.

-No, voglio vedere Christopher e voglio parlare con Liesel!-

 

-Tu non vedrai quell’angelo fino a che non sarà arrivata Lis! E ti lascerei li steso su quel pavimento agonizzante se solo non mi facessi pena…-

-Pena?- ripetè il giovane alzando il capo e guardandola come se volesse ucciderla.

 

-Si…pena… se non avessi incontrato per caso Liesel, a quest’ora non saresti qui… non te ne importerebbe un cazzo di lei…non te la saresti nemmeno ricordata! E lei continuerebbe la sua vita felicemente!- gli diede le spalle, andando in salotto.

 

-Dov’è il bambino?-

-Sta dormendo… e se solo provi ad avvicinarti chiamo la polizia… è già tanto che ti lascio stare in casa.-

 

Sospirò frustrato, sedendosi su una poltrona.

 

-Voglio solo fare parte della vita del bambino..-

-Tu e Tom non potete farne parte!- ribattè decisa.

-Perché?- domandò esasperato.

-Perché per colpa vostra, soprattutto di quello stronzo di tuo fratello, Lis ha sofferto le pene dell’inferno e l’unica gioia che le è rimasta è proprio suo figlio. Non sapete quello che ha passato e mai ne verrete a conoscenza! Non glielo porterete via!-

 

-Io non voglio portare via niente a nessuno!-

-Non è con me che ne devi parlare…-

-Infatti aspetterò qui.-

-Fai come vuoi…- gli diede le spalle e se ne andò in cucina.

 

Sospirò.

Mannaggia a loro! Mannaggia a tutti!

Era così difficile poter credere che un ragazzo famoso potesse volere… potesse voler comportarsi come lui?? Aiutare una ragazza?

Da quando aveva perso in modo così drastico il contatto con la realtà?

Si passò una mano sulla fronte, sbuffando.

 

Il suo sguardo cadde sulla mensola accanto alla televisione, piena zeppa di cassette. Non era la prima volta che la osservava curioso.

Helen era impegnata a lavare la cucina, ci avrebbe messo due secondi a prendere la prima cassetta che gli fosse capitata sottomano e inserirla nel video registratore.

Perché sapeva che non erano film.

Con passo felino si alzò, agguantò quella più esterna e accese il televisore, mettendo il volume al minimo.

La rossa aveva l’acqua del rubinetto accesa, non si sarebbe accorta tanto presto del rumore.

 

 

-Vuoi davvero che scenda da qui??-

-Non fare la fifona!-

-Fifona?? Come te lo devo dire che è la prima volta che metto lo snowboard! Se scendo da questa discesa mi trovi morta a valle!-

-Chiameremo CSI…-

-Helen!!-

-Stavo scherzando! Dai… è una pista blu per principianti!-

Liesel indossava una tuta da sci blu, un paio di guanti e una fascia che le tirava indietro i capelli scuri, che scendevano lisci lungo la schiena.

Era molto simile a quando l’aveva incontrata la prima volta. Probabilmente il filmato risaliva a qualche anno prima.

-Allora vado… mi avrai sulla coscienza!- si mise gli occhiali e, prendendo un bel respiro si lasciò andare, facendo tutto il pezzo perpendicolare a valle.

Alla fine, si sentì un urlo, Helen inquadrò con lo zoom la sua amica e ne filmò l’imbarazzante caduta di culo.

Bill soffocò una risata, notando l’ilarità di Helen, che aveva iniziato a muovere la telecamera, presa dalle risa.

 

-Helen!!- l’urlo di Liesel si sentì.

-Arrivo!- rispose l’amica scendendo con maestria sulla pista e spegnendo poco dopo la telecamera.

 

 

Bill bloccò li il filmato, passandosi una mano sulla nuca, insicuro.

 

Liesel era davvero una ragazza solare. E lì era felice.

Lui l’aveva conosciuta in circostanze particolari… effettivamente, se ne rese conto.

Lui non la conosceva per niente. Non sapeva come era stata la sua vita prima dell’incontro e neppure come era continuata dopo.

Forse fu per quel motivo che continuò nella sua ricerca. Voleva capirne di più su di lei…

Perché dalla prima volta che l’aveva vista gli era stata simpatica, non era la solita ragazzetta urla e sorrisi e anche se aveva ceduto alle avances di Tom, sapeva che aveva cervello.

E dal giorno precedente la stimava.

Per la sua forza, per il suo coraggio, la sua grinta. La sua maturità.

Soprattutto per la sua maturità, perché se anche loro erano dovuti crescere in fretta, abbandonare l’infanzia ed affacciarsi ad un mondo duro, falso e completamente differente, dentro di loro si sentivano ancora dei pivelli… dei bambini.

 

Rimise la cassetta al suo posto e quando notò l’etichetta “Chris compie un anno”, il suo cuore si fermò per un istante.

La prese istintivamente e la mise velocemente nel videoregistratore.

 

-Allora Liesel, che giorno è oggi??-

Helen stava nuovamente filmando, ma stavolta il soggetto era una ragazza più grande.

Sempre Liesel.

Era seduta al tavolo della cucina, con un piccolo Chris in braccio. Indossava una maglietta a maniche corte rossa e i capelli erano legati in una alta crocchia.

-Già, tesoro, che giorno è oggi??- la ragazza abbassò il viso verso il bambino, che le prese una ciocca di capelli, farfugliando un “io…”.

-Si! Il tuo compleanno! Auguri amore!!- la mora sorrise, dandogli un rumoroso bacio sulla testolina.

-Vuoi la torta??-

-Shi…-

-Chris vuole la torta!- ripetè la mamma prendendo un coltello e tagliando una piccola fetta della crostata alla frutta.

-E anche la mamma vuole la torta immagino…- commentò una voce fuoricampo.

-Helen!- l’ammonì l’amica guardando omicida verso la telecamera.

-Perché, non è la verità?-

Liesel scosse la testa!

-Ecco qui amore…una bella fettina per te…- gli mise davanti un piattino.-E una bella fettona per me!-

Helen iniziò a ridere, seguita a ruota da Liesel che si stava ingozzando con la torta.

-La vuoi spegnere quella telecamera??-

Click.

 

Bill bloccò la cassetta.

Liesel li era felice. Davvero felice.

 

E lui iniziò a sentirsi di troppo.

 

Vide un’altra piccola cassetta sul mobiletto, accanto allo schermo.

Strano, come mai prima non l’aveva notata?? Non c’era nessuna etichetta.

 

Fece un rapido scambio, sistemando quella prima e dando un’occhiata alla cucina, dove la rossa era ancora intenta a lavare le posate, forse con un po’ troppa furia…

 

 

-Su, soffia!-

Chris prese un bel respiro e spense le tre candeline.

 

Tre.

 

Tre anni.

 

Doveva essere di qualche tempo prima, dunque.

Liesel era praticamente uguale a quando l’aveva vista lui.

 

-Torta torta torta!! Voglio una fetta di torta!!- batteva le mani allegramente il bambino.

-Calmati! Finirai per farti male!- lo ammonì sorridente Liesel.

 

-Io una fetta enorme!-

-Va bene…- lo accontentò tagliandogli un bel triangolo.

 

 

Il bambino prese la forchetta di plastica e si sedette sul divano bianco.

 

-Fai attenzione a non sporcare, o il regalo non te lo do!-

 

 

-Hai preso un regalo?- alzò di scatto gli occhi Chris, smettendo subito di mangiare.

Helen fece un primo piano al volto del bambino, gli occhi luccicanti.

 

Incredibile quanto quegli occhi gli ricordassero il gemello…o se stesso…

 

-E certo!-

-Grazie mamma!!- sorrise contento riprendendo a mangiare la torta.

 

-Ne vuoi un po’?- chiese Liesel all’amica, mentre mangiava.

 

-No grazie…mi sto esaltando a filmare te e tuo figlio… sai che siete i miei soggetti preferiti!- sorrise

 

 

-Dai smettila e vieni a mangiare! Quella mensola là in fondo straripa di tuoi filmati, non so se ce ne stanno altri! Guarda!- le fece, avvicinandosi alla mensola in questione per leggere il nome delle videocassette. –“Parto di Chris” e ti garantisco che non l’ho mai vista e che non ci tengo, “Gita al Lunapark”, “concerto Oasis”, “Gita la parco con Chris”, “Lis mi accompagna in Università”, “Chris compie un anno”, “Io e Lis in montagna” e spero che nessuno veda le cadute che ho fatto mentre provavo lo snowboard, “Chris compie 2 anni”….-

 

 

-Si, ho capito! Spengo e vengo a mangiare… ma prima… vuoi dire qualcosa di interessante alla tua amica?- le mise la telecamera puntata ad un metro di distanza.

 

Era contenta. Liesel era felice, si vedeva.

 

-Spero che a Chris piaccia il regalo!- pregò, congiungendo le mani.

 

-Oh, gli piacerà…- le fece un primo piano del volto, che per un istante si rabbuiò.

 

-Se diventa bravo, giuro che lo ripudio come figlio…- minacciò.

 

Bill inarcò le sopracciglia. Bravo?? In cosa?

 

-Bravo come Lui?- chiese Helen, la telecamera ancora accesa, fissa sul tavolo e su un pezzo di corpo della ragazza.

Forse aveva abbassato la mano, e si era dimenticata che fosse accesa.

 

-Esatto… non voglio che diventi troppo simile a lui…- continuò tetra.

 

Lui…

Bill sbarrò gli occhi. Stavano parlando di Tom…

 

-Non raggiungerà mai la sua bastardaggine…-

 

Bastardo.

Per Liesel Tom era un bastardo.

 

-Lo spero… hai finito ora?-

 

Spense tutto.

Era troppo.

 

 

-Che stai facendo?-

Helen fece il suo ingresso in salotto.

 

-Niente…- farfugliò cercando di nascondere il telecomando.

 

Una chiave girò nella toppa.

Lis entrò.

 

-Mamma mia che casino! C’era una coda…- si fermò di botto osservando Bill seduto sul divano.

 

-Cosa ci fa lui qui?- chiese fredda a Helen.

 

-Doveva parlare con te..- alzò le spalle.

-Non ho niente da dirti, vattene!-

 

Bill si alzò, andandole incontro.

-Senti..- iniziò.

-Ho detto che non voglio sentirti!-

-E invece mi ascolterai cazzo! Io voglio fare parte della vita di quel bambino! Non puoi paragonarmi a Tom! Io sono Bill Kaulitz e voglio conoscere mio nipote! Cosa non ti è chiaro in questo!?-

-Lis…-

-Helen, grazie, puoi andare a casa…-

Senza una parola, la rossa uscì dall’appartamento.

 

-Perché volete tutti complicarmi la vita?- chiese stanca.

-Io voglio semplificartela… voglio solo conoscere quel bambino… per favore Liesel…-le prese le mani supplicandola.

-Come faccio a farti capire che non voglio?-

-Non ci riuscirai, ho la testa dura io…- le sorrise.

 

 

-No Bill... inevitabilmente ne verrebbe a conoscenza anche Tom...-

 

-Perché sei così fiacca? Non mi insulti più? Non mi minacci di chiamare la polizia?-

-Sono stanca Bill… questa storia deve finire…-

 

-Hai paura?-

 

-Paura?- lo guardò negli occhi.-Ne sono terrorizzata! Non voglio che mio figlio sia solo un peso per il padre e non voglio avere quel bastardo come esempio per lui!-

-Lui potrebbe cambiare per te…-

-No, lui non cambierà mai!-

 

 

-Lui ti piace ancora...- le sorrise dolcemente.

 

-No!- esclamò decisa -Non...-

 

Bill la interruppe.

 

 

-Non vuoi più soffrire...e non vuoi che lo faccia anche Christopher...- le si avvicinò nuovamente -...Perchè ti piace ancora...-

 

 

Liesel continuò a negare con la testa, ma il ragazzo l'abbracciò.

 

-Voglio conoscere la piccola peste...-

 

-No...- cercò di divincolarsi

 

-Si!-

 

-Non è una peste… è un angelo... e non voglio avervi intorno... per favore Bill!-

 

 

-Sai che se dico una cosa la faccio...- sorrise dandole un bacio tra i capelli -Sono suo zio... voglio aiutarti a mantenerlo...-

-Perché sei così??-

-Prendo quel “così” come un complimento…-

-E lo è, sul serio… Ma Bill per favore, ti renderai conto anche tu che non è una situazione adatta a voi! A te!-

-Perché? Perché sono famoso?-

-Anche!-

-No Liesel, te lo ripeto, voglio aiutarti…-

 

-Non voglio che siate in obbligo nei miei confronti…ce la siamo sempre cavata...- si staccò -E non voglio creare scandali...- il suo sguardo si oscurò.

 

 

-Io non mi sento in obbligo...io voglio conoscere mio nipote...-

 

 

Liesel lo guardò negli occhi facendogli una muta richiesta.

 

-...e non dirò niente a Tom...- aggiunse con un sospiro.-Per ora...-

 

-Per ora?-

 

-Si…Liesel, ha diritto di saperlo!-

 

-No! No! Non ha diritto a un cazzo!- si sedette sulla sedia.

 

 

-E' l'unico diritto che ha! Deve prendersi un di responsabilità quel ragazzo!-

 

-L'hai detto tu... è solo un ragazzo immaturo e stronzo!-

 

-Io non ho detto proprio così..ma questo potrebbe farlo maturare...-

 

-Tipi come lui non matureranno mai! E poi quelli che ci rimetterebbero dopo un suo secondo abbandono saremmo noi!-

 

-Noi?- Bill nascose un sorriso.

 

-Chris! Sarebbe Chris!- si corresse arrossendo.

 

-Liesel, è suo padre! E so che fa strano dirlo, ma non puoi cambiarlo!-

 

-E io sono sua madre, mi sono sempre presa cura di lui! Cosa potrebbe mai dargli Tom eh?- iniziò nuovamente ad alzare la voce –Pettegolezzi con altre donne, foto sui giornali, una vita d'inferno!-

 

-Dovete parlare, Liesel...-

 

-No! Non voglio rivederlo!-

 

 

-Rivederlo? L'hai già visto?- le si sedette a fianco.

 

-Si...l'altra sera al Karma... e non mi ha riconosciuto...-

 

 

Bill sentì una nota di delusione nella sua voce.

 

-Non voglio che lui lo sappia. Non lo voglio nelle nostre vite. E' stato un bastardo... e un figlio è l'ultima cosa che vorrebbe nella sua vita!-

“Spero che non prenda da suo padre! …” “Non raggiungerà mai la sua bastardaggine”

 

Gli faceva male sentire tutte quelle cose su Tom.

 

-Non si è comportato bene, ma lui ha il diritto di sapere di Christopher! Anche lui ha contribuito a ciò! Non è giusto che tu abbia sofferto anche per i suoi sbagli mentre il bello della situazione se la spassava tra soldi e donne varie!-

 

 

 

-Bill... grazie...- gli sorrise.

-Di niente...-

 

-Ma non voglio che tu glielo dica… Se ti permetterò di stargli vicino lui non dovrà sapere nulla!-

 

 

Leggendo la sofferenza negli occhi di Liesel, Bill annuì.

 

-Ok...- sospirò -E ora possiamo parlare un con mio nipote?-

 

Bill la guardò dolcemente.

-Ok…- capitolò infine lei.

 

-Grazie...-

 

-Tu ci puoi essere per Christopher, se lo vuoi... ma niente Tom...-

 

 

Il gemello annuì poco convinto e poi la raggiunse.

 

 

 

 

 

 

Sono tornataaa!!! Mi credevate morta??? Ebbene…no!!! Un nuovo capitoletto, secondo me importante!!

E ora lascio spazio a tutti i vostri commentini! Sperando che ce ne siano e che non vi siate stancati di questa storia! Purtroppo il prossimo aggiornamento sarà tra un mesetto circa…perché inizia per me il periodo esami!!sniff!! Però se riesco aggiornerò prima!!^^

Un grazie a chi ha commentato! TVB, elli_kaulitz, toxicgirl, selina89, LiSa90, tesorinely, scimmietta kaulitz, Ciiiii, CatTy, PallinaTH

 

E un grazie anche a chi legge e non commenta!^^

 

Baci!

*ruka88*

 

 

 

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Capitolo 12
*** E lei ritorna... ***


Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E lei ritorna

 

 

Era da un paio di giorni che suo fratello usciva tutti i pomeriggi senza dare una spiegazione a nessuno, e questo Tom l’aveva notato.

In mattinata stava con il gruppo, faceva le prove, se la cavava egregiamente con le canzoni; poi mangiavano tutti quanti insieme a David e non appena scattavano le cinque, Bill si alzava dal divano, salutava tutti e se ne andava.

Puff.

 

Spariva per un paio d’ore.

Dove? Mistero.

 

Quel giovedì, il rasta stava facendo zapping alla televisione, quando intravide il suo gemello mettersi un paio di stivali e dirigersi verso la porta.

-Dove vai?- chiese, guardando svogliatamente lo schermo.

-Fuori…-

-Gran bel posto…-

 

Senza neppure sentire la sua risposta, il cantante uscì.

 

-Lascialo perdere…- intervenne Gustav, sedendoglisi a fianco con una rivista di biciclette.

-Come faccio? Non è più lui! Che cazzo gli sta succedendo!?-

-Non ne ho idea…-

-E neppure io…-

-Tom, magari è un po’ stressato… David non gli sta rendendo la vita tanto facile durante le registrazioni!-

-Ma David fa sempre il cazzone e Bill lo sa e non si è mai lamentato! Non dirmi che non hai notato il suo cambiamento perché non ci credo!-

-Si è vero…ammetto che è strano questo suo scomparire senza che nessuno di noi sappia nulla…-

-Soprattutto senza carte di credito…- aggiunse Georg annuendo.

-Allora è il momento di scoprirlo!- si alzò di scatto dal divano, mettendosi il primo cappello che trovò e uscendo anche lui.

 

-La cosa si fa seria…- bisbigliò Georg entrando in salotto con un paio di pesi per fare ginnastica.

-Lo penso anch’io… Bill è strano…-

-Ah beh, anche Tom non scherza! E’ uscito senza verificare che il cappellino facesse pan-dan con la maglietta!- sogghignò.

-Georg!- lo ammonì Gustav.

-Che c’è?- iniziò a fare i pesi.

-Ti sembra il caso? Bill ha qualcosa in ballo! E anche di molto grosso visto che non ne parla con Tom…-

 

Il bassista lanciò i pesi sul divano, inginocchiandosi di fronte a Gustav.

-Prendi le scarpe che li pediniamo!- corse in camera.

-Ma che…-

-Niente ma! Alzati! Svelto!!- Georg correva da una parte all’altra mettendosi una cintura e dei calzini.-Muovitiii!!!- gli urlò dietro quando vide l’amico ancora nella medesima posizione.

 

Gustav sbattè gli occhi, indossando furiosamente un paio di scarpe da tennis.

 

-Guarda cosa mi tocca fare!- prese una giacchetta, le chiavi di casa e chiuse la porta dietro Georg.

-Non dirmi che anche tu non sei curioso…- sogghignò il moro.

-No! Io sono scemo! Perché ti ascolto!-

-E che ci vuoi fare, tutti hanno dei difetti!- saltò i gradini tre a tre, arrivando al pianerottolo col fiatone.-Mi stai dietro?-

-Georg, va bene tutto… ma non sono una lumaca!-

-Non si sa mai… molti vorrebbero il mio fisico atletico…- ammiccò.

-A me va bene il mio, grazie!-

 

-Dov’è andato?- chiese Gustav.

-Non lo so… ma Bill non usa mai la macchina, quindi è uscito a piedi… e Tom l’avrà seguito a piedi perché non scomoderebbe mai la sua Cadillac senza sapere dove andare… non devono essere lontani!-

-Come ragionamento fila…-

-Lo so!-

-…Il che è strano…-

-Gustav, non ho tempo da perdere nel prenderti a sberle… cerca di cucirti quella boccuccia maledetta e usa il naso per respirare!-

 

Uscirono dalla casa, guardandosi a destra e a sinistra.

Lungo una via stretta videro due ragazze confabulare tra loro ridendo.

 

-Seguiamo la scia delle vittime!- sentenziò Georg con fare cospiratorio.

 

Gustav alzò gli occhi al cielo correndo dietro all’amico e pregando che nessuno facesse caso a loro.

 

-Ahhh!!!-

 

Sentirono l’urlo di una ragazzina e questo li spronò ad aumentare il ritmo.

-Maledetto te! Renderti meno riconoscibile no?-

-Potevi metterti un qualcosa di insolito anche tu! Che ne so..una gonna, un paio di stivali… perché no, anche una  bella parrucca verde acido!-

-Madonna Georg, oggi sei la simpatia fatta persona! Cuciti anche tu quella bocca e usa il naso per respirare!-

 

-Dove diavolo è andato quel bastardo!- urlò Georg.

-Dove lo porta il suo cervello bacato!- gli rispose a tono Gustav.

-Oh oh oh! Fermo!- Georg lo bloccò con un braccio, prima di girare l’angolo.

-Che c’è? L’hai visto?-

Il bassista lo guardò inarcando un sopracciglio.

-No, ti ho fermato perché stavi per pestare la merda!? Certo che l’ho visto!-

 

A qualche metro da loro, nascosto dietro ad una macchina, c’era Tom, che osservava il fratello distante una decina di metri, il quale camminava nascosto sotto il suo cappellino con la visiera, lungo il marciapiede.

 

-Gli si sporcheranno tutti i pantaloni…-

Gustav guardò il rasta piegato e annuì distratto.

 

-Sembra il gioco dell’oca…- rise Georg.

-Bill si che è stato furbo! Si è nascosto ben bene!-

-E dove? Sotto un cappello?-

-Aspetta… guarda Bill…. Ha svoltato laggiù…-

-E ora anche Tom sta per svoltare!-

-Ma va?-

 

Il bassista uscì dal nascondiglio, seguito dal biondo e presero posto dietro la macchina precedentemente utilizzata dal chitarrista.

 

-Ma dove diavolo è diretto Bill?-

-Pensi che sarei qui se lo sapessi?- inarcò un sopracciglio Gustav.

-Domanda stupida…-

-Esattamente!-

-Mi domando come Tom possa pensare di passare inosservato con quei rasta e quei pantaloni pendenti! Se li perde per strada tutti si girerebbero a guardarlo!-

-Tom è Tom… speriamo che non ci siano in giro ragazzine scatenate a quest’ora!-

-Ma va… alle cinque di pomeriggio in settimana? Al massimo ci saranno signori che escono dal lavoro…-

-E quelle ragazzine di prima avevano trent’anni?-

-La chirurgia del giorno d’oggi!- rise Georg.

 

Continuarono a seguire i due gemelli, fino a che Bill scomparve dalla loro vista e Tom si sedette su un marciapiede, tra due macchine, ad osservare un condominio, particolarmente interessato.

-Che sarà successo?- chiese Georg.

-Andiamo a chiederlo a Tom…-

-Ma sei matto?? Farci scoprire così?-

-Mica è nascondino! Ormai siamo arrivati alla meta!-

-La nostra missione non è terminata!- il moro gli mise una mano sul braccio.

-Ma non fare il cretino! Andiamo da Tom, che è troppo pensieroso e la cosa non mi piace!-

-Magari sta solo osservando lo stile architettonico di un palazzo!-

Gustav lo mandò gentilmente a quel paese e fece di testa sua.

-Fermo lì! Non muovere un passo!-

-Non mi fai paura Georg!-

 

 

 

Il rasta aveva seguito Bill per un po’ di isolati e poi lo aveva visto entrare in quell’anonimo condominio.

Che diavolo stava facendo? A chi aveva citofonato?

Aveva preso una sigaretta e si era nascosto tra due macchine discrete, deciso più che mai ad affrontare il fratello, non appena l’avesse visto uscire.

“O parlo con lui, o spacco la faccia a chi lo fa comportare così!”

 

Non era possibile. Dove erano finite le loro promesse tra fratelli? Buttate nel cesso per… per…per chi?? Per cosa??

 

 

-Ehi tossico!-

 

Una voce conosciuta lo fece voltare di scatto.

-Che ci fate qui??-

 

-Idea di Georg! Non fare ulteriori domande!- mise le cose in chiaro Gustav sedendogli accanto.

-Tu? Scoperto qualcosa su Bill?- chiese il bassista affiancandolo dall’altro lato.

-Per ora no…- buttò fuori il fumo –Ma la soluzione è là dentro e la voglio scoprire oggi!- indicò il condominio.

 

-Ne sei sicuro?- il biondo lanciò un’occhiata all’edificio.

-Si…Bill ha citofonato ed è entrato… penso che ormai venga qui tutti i giorni!-

-Beh, può anche darsi… non è che qui abita Gitta?-

-La parrucchiera?- si voltò verso di lui.

-Si…magari vuole farsi un nuovo taglio di capelli e chiede consulenza!-

-No… prima avrebbe chiesto il mio parere… e poi Gitta è del palazzo a fianco! E’ tutto così strano!- buttò la sigaretta in mezzo alla strada –Non sopporto di essere messo da parte! Soprattutto da mio fratello!-

 

Rimasero li a parlare, soprattutto degli ultimi strani comportamenti del cantante, e non si accorsero del tempo che passava.

Ormai erano le sette.

 

Appena Tom vide la sagoma del gemello aprire la porta trasparente, abbandonò lo stato di trans in cui era caduto, per osservare l’espressione felice e serena che lo caratterizzava.

 

Bill sorrideva.

 

Lo vide infilarsi il cappellino, fare un paio di saltelli e mettersi le mani in tasca guardando il cielo.

 

-Sembra…- iniziò Georg.

-Felice…- continuò Gustav

- O innamorato…- disse invece l’altro.

 

-No!- sbottò il gemello alzandosi di scatto.

 

-Che cosa?-

-Non può essere innamorato…insomma… me ne avrebbe parlato! Bill me l’avrebbe detto!! E poi…di chi?- gesticolò nervoso.

 

Osservò la schiena di Bill allontanarsi sempre più.

 

-Andate a casa-

 

-Tu non vieni?-

 

-No Gustav, devo sistemare delle cose…-

 

-Non fare cazzate!-

 

-Tranquillo, voglio solo vederci chiaro…-

 

-Tom…-

 

-Gustav, andate! Dite a Bill che siamo andati a mangiare qualcosa…-

 

Senza più degnare di uno sguardo gli altri due, attraversò la strada, fermandosi al citofono del palazzo.

 

Avanti… chi sei donna misteriosa… chi cazzo sei!” pensò rabbioso, convinto ora più che mai che si trattasse di una “lei”.

 

Nessuna donna poteva rovinare il suo rapporto con Bill. Nessuna!

Lui non l’avrebbe mai messo in secondo piano per una ragazza! Mai!

Che diavolo stava succedendo! L’aveva drogato?

 

No no, la cosa non era chiara! Loro stavano sempre insieme, l’avrebbe dovuta vedere anche lui questa fantomatica ragazza! Da dove era sbucata!?

 

Passò uno ad uno i nomi degli inquilini…

 

Fino a che non lo vide.

 

Quel nome.

 

Quel cognome.

 

Allargò gli occhi, toccando tremante la targhetta.

 

Liesel Petrelli.

 

Bill e Liesel.

Liesel e Bill.

 

 

-Vieni con me…-

 

-Non so….-

 

 

Calò il cappellino sul volto.

 

Era quello il segreto?

Un tradimento?

Una storia.

 

Non ne aveva parlato perché aveva paura che lui provasse ancora qualcosa per lei?

Non gliel’aveva detto perché non era importante? Perché non voleva ferirlo? Perché si divertivano alle sue spalle?

 

Già…il fratello don giovanni era stato ingannato e surclassato dal gemellino dolce e tenero.

Pam, gliel’aveva ficcato in quel posto!

…con una ragazza con cui era stato a letto…

 

Bill e Liesel.

 

Liesel.

 

Era meglio tornare a casa.

 

 

Rientrò solo un paio di minuti dopo gli altri, ma ugualmente Bill gli venne incontro per chiedergli come fosse il gelato.

 

-Gelato?-

-Si…Gustav mi ha detto che siete usciti a prendere un gelato…- sorrise innocentemente.

-Ah si… il gelato! Buono!- tentò di sembrare sincero, ma Bill capì che c’era qualcosa che non andava.

 

-Che hai?-

-Nulla…tu?- gli chiese sdraiandosi sul letto.

-Niente…-

-Bene!- si coprì gli occhi con una mano.

 

-Sicuro Tomi che non hai la febbre?-

-No…è tutto a posto…-

 

Non voleva litigare con suo fratello. Era meglio allontanarsi.

 

-Vado a farmi una doccia. Sono molto stanco. Dì a Gustav che non mangio stasera…-

-Ok…- soffiò Bill, seguendolo con lo sguardo.

 

 

 

Con l'indice le toccò la punta del naso.

 

La vide arricciarlo incosciamente.

 

Rise debolmente, prendendo l'angolo del lenzuolo e continuando questo giochino, fino a che lei non mosse la sua mano per scacciare quel "fastidio".

 

A quel punto la prese per la nuca, l'avvicinò a e le stampò un rumoroso bacio in bocca.

 

 

Liesel aprì di scatto gli occhi.

 

-Ma che fai?- lo rimproverò non appena lui si fu staccato.

 

-Ti davo il buon giorno!- quel sorriso biricchino non voleva andarsene dalla sua faccia.

-Mi hai svegliato!- sbottò

-Oh si principessa... e lo rifarei...- le bisbigliò avvicinandosi al suo orecchio.

-Pervertito!- lo spinse via.

-Non mi pare che ti sia dispiaciuta questa perversione di notte...-

 

 

Si alzò di scatto, affannato.

Cazzo…” bisbigliò osservando suo fratello beatamente addormentato a fianco.

 

Gli era tornata in mente Liesel.

Perché maledizione!

Tutti i fatti delle ultime settimane riportavano a lei… CAZZO! Perché??

 

“Cazzo cazzo cazzo! Come rovinare una nottata!”

Si passò una mano sulla faccia, asciungandosi le goccioline di sudore.

Perché diavolo la sognava ora? Tutta colpa di Bill!

 

Lo guardò dormire nel letto accanto voltato verso il muro e ebbe voglia di tirargli una cuscinata in testa per svegliare pure lui!

Ma si trattenne.

Si sgranchì le ossa delle braccia.

 

Doveva farsi un giro! Subito!

 

Si mise un paio di jeans che erano sulla sedia, una maglietta bianca e una felpa rossa… non si curò neppure di mettersi il cappellino, semplicemente legò i rasta in una coda alta con un elastico nero.

Prese le chiavi, lanciò uno sguardo all’orologio che segnava solo le dieci e fece meno rumore possibile.

 

Camminò.

Camminò per qualche minuto, finchè si accorse che le gambe lo avevano portato proprio al palazzo di Liesel.

 

-Merda…- sospirò passandosi una mano tra i capelli.

 

Era una persecuzione!

 

Perché quei ricordi! Perché ora? Tutto frutto del suo inconscio: faceva una cosa in giornata e involontariamente questo si ripercuoteva sul suo organismo la notte, in particolare nei sogni.

Al diavolo il suo ex-professore di filosofia on-line!

 

Maledetta quella ragazza! Non l’aveva vista per tre anni… perché improvvisamente sembrava che tutto avesse preso a ruotare attorno a lei?

Al Karma, con Bill, con lui…

 

Non ce l’aveva con lei, come avrebbe potuto…

Lei era…

Era…

Era fantastica e basta.

 

Il suo corpo si mosse da solo. Si avvicinò al citofono e cliccò.

 

-Si?- chiese una voce.

 

Era lei.

 

Tom non emise un suono, imbambolato, la bocca aperta.

 

-Chi è?- riprese lei.

 

Il ragazzo si avvicinò all’apparecchio.

 

-Liesel?- chiese con la sua voce rauca.

 

Ci fu un attimo di silenzio.

 

-Chi è?-

 

C’era un tremito nella voce.

 

-Liesel Waufman?- chiuse gli occhi appoggiando la fronte al muro.

-No, mi spiace, ha sbagliato!- rispose più tranquilla.

 

-Mi scusi…- bisbigliò.

 

Liesel riattaccò.

 

 

Tom ripigiò il tasto.

 

-Si?- stavolta la voce era scocciata.

-Mi scusi, sono ancora io… lei per caso non sa dove si trova Vergansen Strass?- disse la prima cosa che gli venne in mente.

 

Voleva sentire la sua voce.

Amava sentirla parlare.

Anche tre anni fa voleva sempre sentirla aprire bocca… vedere il suo bel nasino arricciarsi.

 

Se la ricordò al Karma.

Era ancora più bella di prima.

 

“Che diavolo sto pensando!”

 

-Scusi può ripetere?-

-Sa dov’è Vergansen Strass?-

 

Parla…

Era da tanto che non la sentiva.

 

Bill la sentiva ogni giorno, ormai.

Una piccola punta di gelosia. L’aveva vista prima lui…

 

-E’ un po’ lontana….- disse lei.

-Ah…-

-Guardi… un secondo e scendo…-

 

Chiuse la comunicazione.

 

Tom sbarrò gli occhi….

 

-No…-

 

Si guardò velocemente intorno e si nascose dietro ad una macchina.

No.

No.

No.

 

Non voleva rivederla. Cosa le avrebbe detto? Come avrebbe reagito lei trovandoselo di fronte?

Si ricordò della sua reazione al Karma. Stava per mettersi a piangere. Era infuriata.

Come biasimarla. Si era comportato davvero male…

“Merda! Mi sono messo nella merda!”

 

 

 

 

 

-Tesoro??-

-Si mamma?-

-Scendo due secondi… quando torno però vai a nanna che domani ti devi alzare presto!- gli diede un bacio sulla fronte.

Quell’uomo che le aveva citofonato… aveva un voce familiare…

Quella voce non le era nuova.

Rauca. Profonda.

 

Per un attimo si bloccò in piedi.

Scosse la testa.

No, non era possibile.

 

Lui non poteva sapere dove abitasse, primo.

Secondo, era un codardo.

Terzo… terzo, era impossibile.

 

-Ok… perché scendi in pigiama?-

-Non preoccuparti, mi metto la tuta…-

 

Prese un paio di pantaloni da ginnastica rossi, abbastanza aderenti e una felpina leggera bianca con il cappuccio. Si mise le sue pantofole rosa e prese le chiavi.

-Torno subito, non aprire a nessuno…-

 

Scese le scale velocemente.

Aprì il portone e si guardò intorno.

Non c’era nessuno.

 

Neanche un’anima viva.

-Ma…-

 

 

 

Tom la vide.

Era bella.

Proprio come quella sera di tanti anni fa… proprio come qualche settimana fa.

 

Che stupido che era stato a non chiamarla più.

Era stato sommerso dagli impegni e, anche se ci aveva provato con tutte le sue forze, le varie situazioni non gli avevano permesso di sentirla.

Concerti, interviste, party, servizi fotografici, sessioni autografi, tempo per mangiare e per dormire…

 

Si era trovato da Dio con lei.

 

Le osservò le gambe, sempre lunghe e toniche, la vita non tanto sottile, ma giusta, il seno non molto grande.

Il viso più maturo. Gli occhi malinconici, ma brillanti di una luce nuova.

I capelli raccolti scompostamente alla base della nuca. Lunghi, scuri.

 

La vide guardarsi intorno, per poi voltarsi e salire nuovamente.

 

Era logico che Bill avesse perso la testa per lei.

Anche per lui, a suo tempo, era stato così…

 

A suo tempo…

Si… forse il suo tempo era passato.

Forse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TORNATAAAA!!! ESAME DEL MENGAAAAA!!!! BENE! Penso di riuscire a postare un altro capitolo la prima settimana di luglio… spero non mi abbiate abbandonato!!*__*

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito con tanto amore e pazienza (o impazienza…beh…) e anche chi ha solo letto!!!

 

Baci!

*ruka88*

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Capitolo 13
*** Un segreto non più segreto ***


Durch die Augen von einem Kind

 

 

 

 

 

Un segreto non più segreto

 

-Gustav, le cose stanno degenerando…-

-E te ne sei accorto solo ora?- gli diede uno scappellotto sulla nuca.

-Ma no demente! Solo che ora è tutto più palese! E’ da giorni che Tom e Bill non si parlano… e nessuno sembra voler far tornare i rapporti come prima!-

-Georg… noi non possiamo fare nulla!-

-E chi lo dice??- disse con fare cospiratore.

-Io! Noi non ci intrometteremo!-

-Guarda che, se te ne fossi dimenticato, facciamo parte anche noi del gruppo! Va bene lasciare da una parte il rapporto che li lega… ma si parla anche di amicizia…-

-Ti dispiace parlare in tedesco, Georg?-

-Ma porca vacca Gustav Schafer! Sono nostri amici e noi siamo qui con le mani in mano a vederli mandarsi saette invisibili tra loro!-

 

Gustav pestò piano i pugni sul tavolo della cucina, alzandosi in piedi.

 

-Cazzo!-

 

-Attacco d’ira?- Georg spostò la sua sedia lontano dall’amico intimorito.

-Che cazzo sta succedendo a quei due! Dove sono adesso, eh? Bill è uscito come al suo solito per andare in quel condominio, Tom è sparito chissà dove…-

-E noi siamo qui a impazzire… soprattutto tu…-

-Esatto! Impazzire!- Gustav alzò il volume della voce.

 

Georg lo guardò con tanto d’occhi.

-Calmati…-

 

-Come diavolo faccio! Qua se ne va tutto a fanculo per la loro testardaggine!-

-Sono gemelli… qualcosa in comune ce l’avranno…-

-Non l’intelligenza!-

-Dobbiamo parlare con Bill!-

-Non possiamo intrometterci! Combineremmo casini…-

-Ma potremmo anche risolvere la questione! Mettiamoci una buona parola…-

-E come? Li chiudiamo in una camera da soli e buttiamo la chiave?- buttò li Gustav.

 

-Ma sei un genio!!- si alzò di scatto il bassista –Faremo proprio così!-

-Ma per favore Georg! Non li riusciremo mai a chiudere insieme!-

-E’ per questo che prima parleremo con Bill… lui è molto più ragionevole…-

-Ah certo, gli diciamo “Bill, ora ti chiudiamo in camera e tra poco ti buttiamo dentro pure Tom, così potete chiarirvi!” . Senz’altro si siederà sul letto, chiederà una tazza di te e annuirà comprensivo!-

-Stai diventando malefico!-

-No, realista!-

-Basta lasciarlo in camera sua, tanto ci va sempre! Prendiamo le chiavi…e quando ci entra anche Tom li chiudiamo dentro! Piano semplice ed efficace!-

 

-Spero che torni prima di Tom a questo punto, perché, o la questione si risolve oggi, o giuro che spezzo le mie bacchette in testa a quei due!-

-Oh, faranno di un male…- commentò ironico il moro.

-Allora gli spacco il tuo basso sulla schiena!-

 

Sentirono le chiavi girare nella serratura e subito si zittirono.

Georg si mise contro il muro, appiattito, di fianco alla porta della cucina, per vedere chi fosse entrato.

-Preghiamo di vedere una spazzola nera…-

-Ti prego!! Fai che sia una spazzola e non un moccio vileda….-

 

Il bassista fece un salto felice.

-Siii!!!! Una spazzola nera e bianca!- poi uscì dalla cucina –Bill, amico mio!-

 

Il cantante lo guardò stranito.

-Che ti prende?- balbettò quando lo vide venirgli incontro a braccia aperte ed abbracciarlo.

-E’ scemo, lo sai…- commentò Gustav.

 

-Dov’è Tomi?-

-E’ uscito…- rispose Gustav.

-Ah… e non è ancora tornato?-

-Tu lo vedi??-

-Ok…-

 

-Senti Bill…penso che dovremmo parlare…- si sedettero tutti e tre sul divano.

-Lo so… scompaio un po’ troppo spesso…-

-Spesso?- ripetè Gustav –Ogni santo giorno! E senza dare una spiegazione! Tu non sai come si possa sentire Tom!-

A quel nome lo sguardo di Bill si rabbuiò.

 

-Che è successo?- chiese il biondo.

 

-Ragazzi, vi ringrazio per l’interessamento, ma è una cosa mia- fece per alzarsi.

-No!- Gustav lo bloccò.-Tu ora ci spieghi! Siamo un gruppo, siamo degli amici! Va bene i segreti tra te e tuo fratello, ma questo ormai è diventato un comportamento insostenibile per tutti quanti! Sono quasi le sette, tu sei appena tornato da chissà dove, Tom è ancora disperso nei meandri della città probabilmente con qualche ragazza o ad ubriacarsi…-

-Tu non vuoi vedere Gustav posseduto con gli occhi rossi, vero?? Dagli retta una buona volta…-

-Se vuole rovinarsi la vita…- bisbigliò il gemello oscurandosi.

 

-Fino a qualche settimana fa non avresti risposto così…- intervenì Georg.

-Prima era diverso…-

-Diverso cosa?-

-Io voglio bene a Tomi, un bene immenso… ma ora non posso perdonarlo…cioè… alla luce dei fatti non posso fare finta di niente…-

-Ma che ha fatto quel poveretto!-

 

Bill guardò Gustav.

-Ragazzi… non posso dirvelo…-

-Bill… qui ormai non è più una cosa tua… riguarda tutto il gruppo…- cercò di mantenersi calmo Gustav.

-E questa cosa non riguarda solo me! Ho promesso che non ne avrei fatto parola con nessuno.-

-Bill…- lo sguardo del batterista si fece minaccioso.

-Fidati, fa paura quando perde le staffe! Per favore… evita di farlo infuriare!- lo pregò il bassista.

 

Il cantante appoggiò i gomiti alle ginocchia, con la testa tra le mani.

-E va bene…- bisbigliò infine –Prendete la giacca, fuori oggi fa un po’ freschino.- e si alzò.

 

-Eh?- scese dal pero Georg.

 

-Venite con me….-

 

I due si guardarono, prendendo un giubbottino e uscendo di casa.

 

-E’ troppo serio. Bill è troppo serio, la cosa non mi piace!-

-A me Bill non è mai piaciuto…- commentò fuori tema Georg.

-Ma che cazzo centra!-

-Insomma, Bill non è il mio tipo…-

-Georg!- gli diede un pugno su una spalla.

-Ok ok…evito battute.-

 

Uscirono dalla loro casa.

-Qui ci stiamo facendo trascinare in qualcosa più grande di noi!- bisbigliò Georg all’orecchio di Gustav, lanciando un’occhiata a Bill che camminava a pochi passi da loro.

-Spero che ne valga la pena.-

 

 

 

 

 

 

-Mamma…domani torna lo zio Bill?-

-Si tesoro, torna anche domani!- gli sorrise lei, prendendolo in braccio e facendolo sedere sul seggiolone in cucina.

-Ma perché ha i capelli così? Non gli cadono mai?-

-Glielo chiederai!- rise

 

-Che fai da mangiare?-

-Va bene un bel risotto giallo, amore?-

-Si! Buono!- si mise il dito in bocca.

-Tiralo fuori!- lo sgridò lei.

 

Liesel mise la pentola sul fuoco, preparando il soffritto e tutto il necessario, poi fece una piccola scappatella in camera, mettendosi i soliti pantaloni della tuta rossi e una tshirt stretta bianca.

Diede un’occhiata all’armadio e vedendo all’interno un casino che sarebbe potuto benissimo essere paragonato all’esplosione di una bomba atomica, decise di dare una sistemata veloce.

 

-Mammaaa!- l’urlo di Chris però la distrasse dal suo intento.

-Che c’è?- lo raggiunse.

-Hanno suonato!-

 

Stupita raggiunse il citofono.

 

-Chi è?-

-Sono Bill…-

-Bill?-

-Si…-

-Vieni…-

 

 

 

Gustav e Georg si scambiarono uno sguardo.

-Prima lasciate parlare me…-

-Ma è quella Liesel dell’altra sera?-

-Si Georg…-

-E tu ci abbandoni per venire da lei??- chiese Gustav.

-Non è come sembra. Ora state tranquilli e il primo che bestemmia se la vedrà con me…-

-Non sia mai! Noi non bestemmiamo!- lo ammonì Georg.

-Intendo parolacce incluse!- lo mise a tacere.

 

-Sai che mi stai facendo preoccupare?-

-Gustav…inizia a preoccuparti più avanti…-

-Oddio… che è successo? È stata trasfigurata?-

-Non dire cazzate Georg… ma so la reazione che potreste avere! Vi ho solo avvisati… e non ne farete parola con nessuno, intesi??-

-Ma Tom lo…-

-No! Tom non lo sa e per ora non lo verrà a sapere! Intesi?-

-Ok..- mormorò restio Gustav.

 

-Si è tatuata la faccia di Tom sulla fronte!?-

-Georg!- venne ripreso da entrambi.

-Ascolta Bill, io davvero non capisco! Cosa può avere quella ragazza di tanto esilarante!? È molto bella ok, ma niente di anormale o shokkante!-

-Georg, se tu tacessi una buona volta eviteremmo ulteriori casini!-

-Poi mi prometti di spiegarmi nei dettagli il perché Tom non lo possa sapere!-

-Penso che lo capirai da solo…-

 

-Lo reputi così intelligente!?- chiese Gustav.

-Fidati Gustav, non ci vuole un genio…-

 

Arrivarono davanti ad una porta.

Bill prese un bel respiro.

 

 

 

 

-Chi era?-

-Bill…-

 

-Lo zio Bill???- esclamò contento il bambino tentando di scendere da seggiolone, aiutato da sua mamma.

-Già…avrà dimenticato qualcosa…-

-Gli facciamo una sorpresa?? Io mi nascondo dietro il divano!- rise il bambino correndo.

 

Liesel rise in risposta, scuotendo la testa.

-Fai silenzio, altrimenti ti scopre subito!-

-Tu non dire nulla!-

-Certo! Metti a posto la chitarra però!-

 

 

 

Aprì la porta nell’esatto momento in cui Bill aveva alzato la mano per bussare.

E vide anche loro.

Gustav e Georg.

 

-Liesel!- le sorrise il bassista, ricordandosi di lei.

 

-Cosa significa?- fissò Bill.

 

-Il gruppo ne sta risentendo…-

-Non sono affari miei-

Fece per chiudere la porta, ma il cantante la bloccò.

 

-Bill, non farmi fare e dire cose che non vorrei!- lo minacciò.

-Per favore, Liesel… sono persone di cui fidarsi!-

 

-Oggi due, domani altre tre e poi tutto il mondo a casa mia!-

-Liesel!-

 

Georg e Gustav accorsero in aiuto dell’amico, aiutandolo ad aprire la porta.

 

-Ma bene! Una congiura!- la mora si mise davanti all’entrata per non farli entrare.-Se avete un po’ di sale in zucca andatevene!-

-Liesel, loro possono saperlo! Non ne faranno parola con nessuno!-

-Non mi interessa! Io non voglio che si sappia in giro! Non voglio diventare un fenomeno da baraccone!-

-Ma cosa stai dicendo? Come puoi solo pensarlo!-

-Lo so cosa si pensa delle persone come me! E mio padre ne è l’esempio!-

-Ti prego Liesel! Sei stata solo sfortunata a fidarti della persona sbagliata! Ma loro sono diversi!-

-Me l’avevi promesso Bill!-

 

-Ma di che state parlando!?- si intromise il biondo.

-Nulla!- decretò Liesel.

-Non è “nulla”! Per favore….-

-No!-

-Tom non lo verrà a sapere!-

 

Georg e Gustav si scambiarono un’occhiata.

 

-Non me ne può importare di meno di quello stronzo!-

 

Gustav chiese qualcosa sottovoce al bassista.

 

-Andiamo Liesel! Ti giuro su tutto quello che ho di più caro a questo mondo che loro sono persone di cui fidarsi… quando Tom saprà tutto lo verrà a sapere da te, promesso!-

-Tu non hai capito che Tom non saprà mai nulla e questa è la mia risposta definitiva!-

-E va bene, rimarrà nell’ignoranza completa!- le diede il contentino-Ma ora… per favore… Se non fossero persone di cui fidarsi non le avrei portate qui, lo sai!-

 

Lo sguardo che le lanciò il moro la fece completamente sciogliere.

 

Bill si era dimostrato affidabile.

Bill non era come Tom e non lo sarebbe mai stato.

 

-Se solo ne fate parola con anima viva io distruggo la vostra banda e non scherzo.- con questa minaccia li fece entrare.

 

Bill le schioccò un bacio sulla guancia, mentre gli altri due lo seguirono dentro timorosi.

 

-Chris?- chiamò Liesel.

 

Un bambino uscì da dietro il divano col broncio.

 

-Ma non valeee!! Hai rovinato la sorpresa allo zio Bill!- il biondino si catapultò tra le braccia del cantante, che lo prese in braccio ridendo.

 

La mandibola di Georg toccò terra, mentre Gustav rimase immobile come un sasso.

 

-Z..zio..?- balbettò il bassista.

 

Il bambino si voltò verso di loro guardandoli interrogativo.

 

-Oh mio …Dio…- sibilò Gustav guardando il suo volto.

 

Gli occhi.

Il neo sulla guancia.

 

-Zio… zio?- continuava a ripetere Georg come un disco rotto.

-Devo sedermi…- bisbigliò il batterista senza staccare un attimo gli occhi dal ragazzetto tra le braccia dell’amico.

 

-Lui è Chris…- disse Bill.

 

-Zio…-

 

-Si Georg, zio!- si stancò il cantante.

 

-E’ di Tom?-

 

-Si Gustav…-

 

-E non lo sa!- si intromise Liesel dando una carezza alla testa del bambino.

 

-O santo cielo…-

-Georg piantala…-

-Gustav…Tom è papà!!- si affiancò a lui sul divano, scuotendolo

-L’avevo capito…-

 

-Chi è Tom?- domandò il bambino

 

-E non lo deve sapere!- disse Liesel.

 

-Quanti anni ha?-

-Tre…-

 

-Oh Madonna…-

 

-Smettila di imprecare Georg! Sei peggio di me la prima volta che l’ho visto!-

-Perché, che hai fatto tu, ti sei messo a saltare per la casa urlando “ho un erede, che bello, ho un erede”??- Gustav si avvicinò al bambino per analizzarlo con accuratezza.

-No… ma diciamo che mi sono arreso all’evidenza…-

-E voi volete tenere nascosta una cosa del genere a Tom?- chiese Gustav scettico prendendo una ciocca di capelli del bambino come se fosse un animale raro, che subito si discostò offeso.

-Si! Non lo voglio vedere!-

 

-Mi sembrava strano che dopo tutte le sue storielle non avesse ancora sparso in giro per il mondo il suo seme!-

L’uscita di Georg, simpatica in un altro contesto, fece girare gli altri tre verso di lui con sguardo omicida.

-Ok, pessima battuta… e capisco anche che tu Liesel voglia tenere lontano il bambino dalla stampa…-

 

-No no, voi non avete capito! Io lo voglio tenere lontano da Tom e dal suo mondo!-

 

-Lo odi così tanto??-

 

-Vedi un po’ te! Mi ha scopato, se n’è andato, non si è più fatto sentire e mi ha messo pure incinta! Dovrei fargli una statua!?- si incavolò.

 

Chris la guardava cercando di capirci qualcosa, ma fu distratto dalle mani di Bill che gli tapparono le orecchie.

-Posso chiederti una cosa Liesel?- Bill fu preso da una folgorazione, ma cercò do mantenersi indifferente.

-Dimmi…- si buttò stancamente sul divano.

-Se quella notte – iniziò calmo guardandola –Fosse successo comunque quello che è accaduto, ma tu non fossi rimasta incinta… ora vorresti ancora rivedere Tom?-

 

La ragazza non rispose.

Fece per aprire bocca, ma subito la richiuse confusa.

 

Non lo sapeva.

Cosa avrebbe fatto?

 

Bill le sorrise.

 

-Ti piace…- commentò con un sorrisetto divertito.

-Cosa??- chiese presa alla sprovvista.

 

Gustav e Georg si scambiarono un sorrisetto.

 

-Tom! Ti piace ancora!- continuò il cantante

-No!- negò arrossendo.

-Oh, se ti piace! Non l’hai mai dimenticato! Non sopporti però di aver tenuto sulle spalle solo tu il peso di un bambino, mentre lui ha vissuto la sua bella vita! Non sopporti che si sia dimenticato di te quando invece tu non hai mai potuto scordarlo a causa di Christopher…e forse anche per altri motivi…-

-Io…- inizò combattiva, ma Bill la precedette continuando nel suo discorso.

 

-Ed hai ragione, per carità! Il punto è Liesel, che probabilmente nemmeno Tom si è mai scordato di te! Sei solo cocciuta e testarda!-

-E come me lo spieghi che non mi abbia riconosciuto al Karma! Non sono cambiata poi così tanto!- gli diede le spalle per non fargli notare la delusione nei suoi occhi.

-E’ vero, non ha subito collegato… ma ammettilo… non ti vede da tre anni ed è sempre in giro per il mondo vedendo milioni e milioni di persone diverse! E ti posso assicurare che non si è mai scordato di te…- terminò dolcemente.

 

-Scusate…- intervenne Gustav –Ma quindi se a lei piace lui e lui non si è mai dimenticato di lei…-

-Perché non riassembliamo la famigliola felice??- terminò Georg alzandosi e sorridendo raggiante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi inginocchio e chiedo scusa per questo immeeeenso ritardo!! Non ho proprio scuse… Spero di farmi perdonare con questo capitolo… e prometto che in un paio di settimane uscirà il prossimo perché… udite udite… LUNEDì PARTO PER LONDRA! E andrò il 6 novembre a Liverpool agli EMA!*_*

 

Ho vinto il concorso FANWALK… Se avete voglia, seguite le mie avventure su www.fanwalk.tv (non è pubblicità occulta, spero!)

 

Baci! Alla prossima! Ringrazio CHI HA COMMENTATO IL CHAP SCORSO!^^

 

*ruka88*

 

 

 

 

 

 

 

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