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-Beh, chiedete a Tom, è lui l’esperto in queste cose
Durch die Augen von einem Kind
-Beh, chiedete a Tom, è
lui l’esperto in queste cose!-
-Beh si, effettivamente Bill
non ha nulla a che fare con questa domanda- sorrise il ragazzo sistemandosi il
cappellino -…Diciamo che dopo una dura giornata di
lavoro è lecito volersi divertire un po’…-
Click.
-Stronzo-
La ragazza lanciò con
rabbia il telecomando sulla poltrona, alzandosi dal divano e dirigendosi verso
la cucina con passo veloce.
-Bastardo…- ripetè mentre il rumore dei tacchi sul parquet riempiva le
pareti della casa.
-Che ti cada
in testa un meteorite e ti faccia morire tra atroci torture!- continuò
imperterrita sistemando sulle mensole le confezioni di pasta che aveva comprato
quella mattina.
-Che tu sia maledetto!- sbattè
con violenza la confezione di zucchero sul ripiano, facendola rovesciare.
-Mamma…- una nocetta
flebile la fece voltare verso la porta, dove un bambino di circa tre anni era
appoggiato allo stipite con addosso un piagiamino
azzurro con degli orsetti.
-Amore, non stavi giocando
con la batteria?- la ragazza si inginocchiò di fronte
a lui, prendendolo in braccio.
-Shi… ma poi Bob ha voluto fare la nanna…- si stropicciò gli occhietti stanchi.
-Oh, capisco…e tu non vuoi
dormire ancora un po’?-
-No… voglio la pappa…-
-E va bene, pappa sia!-
-Voglio quella cosa che sa
di mela…-
-La mela grattugiata…-
sorrise lei materna appoggiando il bambino sul seggiolone.
-Shi…- bisbigliò lui continuando a stropicciarsi gli
occhi.
-Però dopo vai un po’ a
dormire, perché mi sembri molto stanco!- gli spostò da
un lato la frangetta bionda, dandogli un bacio sulla fronte.
Lui annuì col capo.
-Perché prima dicevi
quelle brutte parole?-
-Niente tesoro, mamma era
un po’ arrabbiata…- disse mentre preparava da mangiare
per suo figlio.
-Perché?-
-Perché si era dimenticata
di prendere il cioccolato al supermercato…-
-Ci vado io se vuoi…- le
sorrise stringendo a se l’orsacchiotto di peluches.
-Oh, grazie amore… ma
penso di fare prima io con la macchina, no?- sorrise mettendogli davanti il
piattino di plastica e un cucchiaino.
Il telefonò
che squillò, costrinse la ragazza ad andare in salotto.
-Tu mangia tutto!-
Respirò profondamente
prima di rispondere, poi cliccò il tasto verde, con
il terrore di sentire quella voce.
-Pronto?-
-Lis, sei libera questo
pomeriggio?-
Tirò un respiro di sollievo quando udì dall’altro capo la vivace e un po’ acuta
voce della sua amica Helen.
-Un “Hallo” come inizio potrebbe
andare bene…- commentò Liesel ironica.
-Su, non stiamo qui a
discutere su cose futili, allora, ci sei o no?-
-Non lo so… non saprei
dove lasciare Christopher…-
-Lascialo da tua mamma! Solo un’oretta…- la pregò.
-Facciamo che la chiamo e
sento se papà sta al lavoro fino a tardi…-
-Ok, poi richiamami. Ciao!- Helen
le diede un bacio dalla cornetta.
Liesel guardò nervosa il telefono che aveva in mano.
Provare a chiamare o no?
Sua mamma sarebbe stata
contenta di avere a casa sua il nipote…ma suo padre…
Lui non voleva saperne
niente.
Gliel’aveva detto chiaro e
tondo quando aveva saputo del bambino.
“Scordati di tornare in questa casa! Mi hai
profondamente deluso!”
Aveva preso un
appartamentino e faceva la cassiera al supermercato cinque giorni alla settimana, ma i suoi genitori continuavano a pagarle
l’affitto e gli alimentari.
“E non sai neppure chi è
il padre? Lis, esci da questa casa, subito!”
In realtà lei sapeva
benissimo di chi fosse, ma non aveva intenzione di
sbandierare ai quattro venti di quella notte di tre anni fa, quando aveva
ancora 17 anni, e lui 18…
La voce poderosa di suo
padre le era entrata nelle membra e le aveva sconquassate tutte, da cima a
fondo.
Non avrebbe mai
dimenticato i suoi occhi pini d’ira, la piega severa delle labbra, le folte
sopracciglia grigie inarcate quasi fino a toccarsi
l’un l’altra…
E quel braccio teso, l’indice puntato verso la
porta, la sua valigia sbattuta con furia dall’uomo per terra, i pianti di sua
madre che si copriva gli occhi…
E Helen,
la sua amica del liceo dai ricci capelli rossi, che l’aveva
consolata ed aveva promesso di aiutarla.
Con riluttanza schiacciò
lentamente i tasti e composto il numero aspettò che qualcuno rispondesse.
-Hallo?-
Per fortuna era lei, sua
madre, Hanna.
-Ciao mamma!-
-Oh, ciao Liesel, è da una settimana che non ti sento…- disse la donna commossa.
-Lo so…
papà è a casa?-
-No, rimane in azienda tutto il giorno, torna stasera verso le 9…-
-Ok, posso lasciarti Christopher
per un’oretta… che ne so… dalle 3 alle 4?-
-Certo… sarei contenta di
vederlo… cosa devi fare tu?-
-Helen mi ha chiesto di vederci…-
-Fai
bene ad uscire un po’ cara…- la sua voce era triste.
-Sai che ogni tanto esco… ma non voglio riattaccare con quel discorso! Te lo
porto io e poi ripasso a prenderlo, ok?-
-Va
bene… posso dargli le merendine?-
chiese la donna riluttante.
-Si dai,
una può andar bene!- sorrise la ragazza.
-Ok, allora a dopo!- salutò la signora ora un po’ più
serena.
Grattandosi la nuca
pensierosa, Liesel ricompose il numero della sua
amica.
-Perfetto! Allora passa da me verso le 3… si va a fare un po’ di shopping!-
concluse entusiasta.
-Ricordati
che ho i soldi contati!-
-Si si! È un mercatino, ma
ha della roba davvero niente male!-
-Basta che il tuo “niente
male” non significhi cinquanta euro a maglietta…-
-No, fidati…- rispose
mogia, poi riprese ancora più cupa. –Ma lo sai…io rimango sempre dell’idea che
tu debba chiedere gli alimenti almeno!-
-Helen, piantala…- sospirò
passandosi una mano sulla fronte.
-Ascolta, so che tu non
vuoi combinare casini…ma quello è pieno di soldi! È un
tuo diritto!- si infervorò. –E in più dovrebbe
prendersi anche lui qualche responsabilità… a partire dal
fatto che dovrebbe venire a conoscenza di avere un bambino!
-Io quello non lo voglio
più vedere! Passo dopo! Ciao Helen- e chiuse così la
conversazione, ritornando in cucina da Christopher.
-Ehi ehi
ehi! Aspetta!- lo prese
appena in tempo, prima che lui potesse combinare danni cercando di scendere dal
seggiolone.
-Vado a
letto…- sbadigliò lui.
-Vieni che ti porto io!-
lo prese in braccio, portandolo nella loro camera da
letto.
-Pomeriggio vado dalla nonna?- chiese il bambino mettendosi sotto le
coperte.
-Come fai
a saperlo?- sorrise la ragazza.
-Ho sentito che parlavate
al telefono…- si mise il dito in bocca, prontamente
schiaffeggiato dalla mamma.
-Non si fa…
-lo rimproverò dolcemente.
Era inutile, voleva fare
la dura, ma quando aveva davanti quel faccino con quegli occhioni color nocciola, non riusciva a farsi
valere.
-Ora dormi…ti sveglio io
per farti un bel bagnetto!- gli diede un bacio leggero sulle labbra e spense la
luce della camera, dato che non aveva ancora tirato su
le persiane.
-Ti voglio
bene, mamma…- bisbigliò il bambino ormai nel mondo dei sogni.
Lei
sorrise nel buio, accarezzandogli con delicatezza una guancia e passando
pensierosa il pollice sul piccolo neo del bambino… lì, proprio nel mezzo della gota destra.
-Notte tesoro…-
Ciaoooo!!!! Devo dire
la verità..è da mesi che ho in testa una storia del
genere (fidatevi che non ho copiato nessuno e non ho intenzione di farlo!) solo
che tra un impegno e l’altro non sono mai riuscita…e mi mancava l’ispirazione
per iniziarla….
Spero vi piaccia!!!!^___^
che ne pensate?
Ps: i Tokio
Hotel purtroppo non mi appartengono…. E scusate errori di tedesco o altro…per
ora non lo studio!!^^
Il titolo è: ATTRAVERSO GLI OCCHI DI UN BAMBINO (se
la traduzione fatta da un’amica che saluto caldamente “grazie
Francesca!” è giusta!^_^)
-Amburgo è grande, possiamo pure andare nella via principale
Durch die Augen von einem
Kind
Sprazzi di vita.
-Amburgo è grande, possiamo pure passare senza problemi dalla
via principale!-
-No Helen,
li lavora mio padre e non voglio rischiare di vederlo!-
-Va beh… allora passeremo
per le viette sperdute e solitarie…- disse la riccia, prendendola a braccetto.
Helen era la sua migliore amica da cinque anni ormai,
per non dire la sola che le era rimasta.
Una
ragazza vivace, un po’ troppo chiacchierona e sempre con la testa fra le
nuvole.
Aveva dei capelli rossi
ricci indomabili, che portava lunghi poco sotto le spalle, e due grandi occhi
di un verde chiarissimo.
La sua pelle era liscia a bianca, ma piena di lentiggini, che detestava.
Aveva un fisico asciutto e
longilineo ed era più alta di Liesel di qualche
centimetro.
Studiava “Lingue e
letterature straniere” ad Amburgo ed era davvero brava!
Quando aveva scoperto di essere incinta, aveva parlato
con la preside del liceo ed aveva deciso di lasciare la scuola.
Nessuno l’aveva più
contattata dei suoi amici, tranne Helen.
Lei era l’unica a cui
aveva raccontato di quella notte ed incredibilmente le aveva creduto…e
l’aveva consolata.
Non l’aveva giudicata…
…Come aveva fatto suo
padre.
GustavPetrelli aveva origini
italiane, ma si sentiva tedesco al cento per cento, con quell’accento
deciso e cupo, con la corporatura robusta e forte.
Di mediterraneo aveva gli
occhi scuri come la pece, espressivi e caldi, e i capelli mori, che con il
passare del tempo avevano iniziato a prendere una colorazione grigiastra.
Era il responsabile di una
ditta di traslochi nella città ed era in possesso di
un grande palazzo proprio nella via principale di Amburgo.
Lei, Liesel,
era molto simile a lui e fin da piccola i vari parenti ne avevano
sempre evidenziato le somiglianze.
I capelli neri,
leggermente mossi, che portava sempre lunghi perché erano il suo vanto, il suo marchio italiano, nonostante lei non avesse mai visitato
la penisola dei suoi nonni.
Gli occhi uguali a quelli
di Gustav, solo contornati da ciglia molto più lunghe.
Invece da Hanna aveva preso alcune tipiche caratteristiche tedesche:
la pelle rosea e poco propensa al sole e un piccolo nasino all’insù che aveva
sempre adorato.
Di carattere era pressoché
uguale a sua madre, doppia faccia: in alcune situazioni era calma, gentile,
dolce e insicura, ma quando voleva lei, sapeva trasformarsi in una ragazza
decisa, che sapeva il fatto suo! L’unica caratteristica che rimaneva invariata
era la sua propensione a difendere se stessa mentendo.
Quando si sentiva minacciata, le sue difese si alzavano
automaticamente, portandola a dire cose che mai si sarebbe sognata.
In pochi lo sapevano.
Dopo la situazione che si
era venuta a creare tre anni addietro poi, aveva alzato un muro ancora più
alto, riguardo le relazioni.
-Chris come sta?-
-Benissimo, anche se oggi
era un po’ stanco… quest’anno
lo iscriverò all’asilo!-
-No! Vuoi dire che mi toglierai il lavoro di babysitter??- sbarrò gli
occhi.
-Mi sa di si… non ho abbastanza soldi per pagarti…-
-Sai che non è un
problema! Io adoro quel bambino, ci passerei insieme
giorni! E’ dolce come te!-
-In quanto a dolcezza non ha preso proprio dal padre!- commentò Liesel
schifata.
-Scusa…- mormorò l’amica.
-Non preoccuparti! Devo
prepararmi all’evenienza che prima o poiChris mi possa chiedere qualcosa! E’ un bambino molto
sveglio… e in questo ti assicuro che ha preso da lui!-
-Lo odi
ma continui a parlarne…- la prese in giro
-Già…- commentò amara –Che
ci posso fare…ha lasciato il segno…-
-E quel segno è la cosa
più bella che ti potesse dare! E’ vero, da tre anni
non vieni più a ballare con me assiduamente, non frequenti ragazzi della nostra
età… ma Liesel, se vedessi il sorriso che hai quando giochi con tuo figlio… andrei da lui e lo
abbraccerei per ore e ore solo per averti fatto questo dono! Non hai mai avuto
espressione più bella…- la guardò negli occhi sincera.
La mora
le sorrise.
-Grazie Helen… non so cosa avrei fatto
senza di te…-
-Scusa Lis
se ritorno sull’argomento… ma non hai mai avuto paura
di incontrarlo di nuovo qui? D’altra parte ci vive…-
-A dire
la verità si… ma è una città grande! E poi… sarebbe
impossibile non notarlo! Farei benissimo in tempo a cambiare
strada!- le fece la linguaccia.
-Ottimo piano direi! Uh! Quella è la bancarella migliore! Vieni!- e la trascinò per la Guternass Strass.
-Helen?-
-Si?-
-Ti voglio bene…-
-Niente sentimentalismi,
che poi mi commuovo e ho vent’anni suonati! Lasciamo perdere quel bamboccio da strapazzo che ti sei
portata a letto e godiamoci questa bella giornata di shopping! E’ il quattro
maggio ad Amburgo e il cielo è di un azzurro che è una meraviglia!- disse imitando una stazione radiofonica.
-Idiota!- le diede uno
scappellotto.
-Tu. Sei. Un. Idiota.-
scandì bene le parole.
-Grazie.-
-No, “grazie” non è la risposta corretta! “Hai ragione” sarebbe la risposta esatta!-
-Ma come tu hai detto, sono un idiota. Un idiota non sa qual è la risposta giusta…- ghignò.
-Basta! Io con te ci rinuncio!- Bill alzò gli occhi al
cielo alzando con fare disperato le braccia.
-No, ma dico! Ti rendi
conto?- il moro mandò a quel paese i buoni propositi
di stare zitto e ritornò a disperarsi.
-Bill, per favore… smettila!-
-Ma come si fa! Perché il mondo mi ha donato un
gemello così scemo!-
-Guarda che al sono venuto al mondo prima io, perciò una cosa del genere al
massimo la potrei dire io!-
-Ha
perso il cervello!- continuò il
monologo il cantante, mettendosi le mani in testa, facendo attenzione a non
spettinarsi.
-Ma che è successo?- chiese Georg
entrando nel salotto.
-Tom è un idiota!-
-Bella scoperta…- commentò
il bassista prendendo una rivista e sedendosi sul
divano, dove Tom era preso a guardare la tv mentre addentava un enorme panino con pancetta, maionese
e pomodori con le gambe incrociate.
-No no… tu prima pensavi
che fosse un idiota… ma ora è un Idiota! Con la I
maiuscola!-
-E qual è la differenza?- chiese nuovamente il Georg iniziando a leggere un articolo di macchine.
-E’ che ha dato il suo numero di cellulare ad una
ragazza!-
Il castano alzò di scatto
la testa voltandosi verso il rasta a fianco.
-Davvero?- domandò
esterrefatto.
Tom alzò le spalle, voltandosi verso di lui e
annuendo.
-Shi..- biascicò con la bocca piena.
-Forte!- sorrise Georg dandogli una pacca sulla spalla.
-No!! Non è forte! È un
disastro! Tom devi cambiare numero!-
-Perché dovrei?-
mandò giù il boccone e guardò il gemello –L’ho fatto apposta! Se lo cambio cosa
gliel’ho dato a fare?-
-Ottima osservazione!-
rise Georg riprendendo a leggere il giornale.
-Oddio… non ci credo…
Tomi! Addio nostra privacy! Quella ragazza darà il
numero ad una sua amica, che poi lo darà ad un’altra amica, che poi lo darà ad
un’altra ancora….-
-Meglio!- sorrise il rasta addentando un altro boccone.
-Io ci rinuncio! Mi serve Gustav! Dov’è Gustav!?- chiese isterico.
-E’ fuori!-
-Dove?-
-Bill, come faccio a saperlo??-
domandò Georg.
-Stasera dobbiamo essere
presenti all’apertura di un locale, vi ricordate almeno questo?- chiese ironico.
-Certo! Ho già sul letto i
vestiti!- sorrise Tom
-Of corse!- commentò Georg facendo sfoggio del suo inglese –Io sono già pronto…-
-Bene…- Bill respirò profondamente, sedendosi di fianco al
fratello.
Rimase
per un secondo in trans guardando la tv, poi si voltò di scatto verso di lui.
-Ma hai intenzione di
cambiare numero, vero?-
Tom, appena sentito il fratello pronunciare la prima
sillaba, si era già alzato dal divano emettendo un mugolio che poteva benissimo
essere tradotto con un “mmmm che palle! Come sei
logorroico!”, mentre Georg aveva iniziato a
ridere.
-No Tomi, sul serio!- lo
inseguì in camera.
-Bill, non rompere i coglioni…il
numero per ora non ho intenzione di cambiarlo!- e gli
chiuse la porta in faccia.
Il moro guardò
pensieroso ancora davanti a sè, poi con un sorrisetto ritornò in salotto.
-Per ora…- bisbigliò le
ultime parole del gemello.
Bene, l’avrebbe tenuto
fino a quando si fosse visto con quella ragazza…poi
l’avrebbe cambiato…
E nonostante si sentisse in colpa per i
comportamenti del fratello, si ritrovò a respirare sollevato.
-Quindi stasera stai a casa?-
-Si, penso proprio di si… ho promesso a Chris che avremo
guardato insieme Tarzan…-
-Tarzan?- iniziò a ridere Helen.
-Si, è solo un bambino,
cosa vuoi che guardi? CSI?-
-No no… è
solo…- continuò a ridere –Scusa! Ma mi sembra una sfacciata coincidenza!!-
-Che cosa?- domandò Liesel
seriamente stupita.
-Insomma… Tarzan..- cercò di calmare le
risate- Non trovi che assomigli… a lui??-
La mora la guardò per un attimo sbattendo le lunghe ciglia, poi si unì
nella sua risata.
-Ammetto che hai ragione!
E’ pur sempre sangue del suo sangue!- terminò
serafica, poi lanciò uno sguardo all’orologio. –Oddio, è
tardi! Devo passere a prendere Chris da mia mamma! Dai, ci sentiamo
domani?-
-Ok, ti chiamo io! Salutami il
pacioccone!- le diede due baci sulle guance.
-Contaci!-
Si diresse verso la
macchina e si cambiò le scarpe, dato che non era in grado di guidare con gli
stivali.
Mise con un gesto secco la
borsa sul sedile a fianco e avviò la sua preziosa Golfo,
accendendo la radio.
“Meine Hand
vonAnfang an über Dir…
IchglaubanDich…”
-Madonna! È una persecuzione!- esclamò inserendo il cd dei suoi amati
Us5.
In meno di cinque minuti
arrivò a casa di sua mamma.
-Si?-
-Mamma, sono
io… me lo porti fuori?-
-Ok, arrivo subito!-
Rientrò in macchina.
Hanna arrivò, vestita con un leggero abito primaverile e
un piccolo scialle bianco.
-Ecco qui l’angioletto! È
stato bravissimo!- gli diede una pacca sulla testolina
bionda e aprì la portiera posteriore della macchina, legandolo sul seggiolino.
-Bravissimo amore, a casa
ti meriti un bel premio! Che ne dici se ti facessi le bistecchine impannate che
ti piacciono tanto?- gli sorriseLiesel
voltandosi con la testa al sedile posteriore.
-Shii!- esclamò entusiasta il bambino sorridendo e
battendo le mani.
Hanna le fece abbassare il finestrino davanti e si
affacciò.
-Se hai bisogno d’aiuto…- iniziò titubante.
-Ti ringrazio mamma, ma
sai che non è possibile…-
-Prima o poi anche lui
capirà…-
-Per ora sa solo mandare assegni…- disse tristemente.
-E anche questo è un modo
per dirti che ti vuole bene! Non vuole che ti manchi
nulla! Non ti lascerebbe mai sotto un ponte, lo sai benissimo… sono sicura che
tra un po’ di tempo vorrà conoscere suo nipote…-
-Lo spero… penso che a Chris inizierà presto a mancare una figura maschile…-
-Il padre…- iniziò la
donna.
-Il padre non so né chi sia né dove sia! È inutile parlarne! Ti richiamo
mamma, grazie!- la liquidò con un sorriso, poi accelerò,
dirigendosi verso casa.
Era proprio inutile. Sua
mamma non era in grado di farsi i fatti propri.
Sospirò, pensando alla sua
reazione, tre anni prima.
Aveva pianto, si era
disperata, come se fosse lei nei guai, ma poi l’aveva abbracciata
compassionevole, donandole tutto il suo aiuto.
-Cosa stanno
dicendo?- la voce di suo figlio la distolse dai suoi pensieri.
-Cosa?- guardò il bambino
nello specchietto.
-Questi qui che
cantano…che lingua è?-
-Inglese!- sorrise Liesel.
-E come fanno a sapere questa lingua?- chiese
mettendosi un ditino in bocca.
-Togli
quel dito… hanno studiato!-
-Anche io lo studierò?- continuò imperterrito.
-Quando sarai
più grande…- disse accondiscente.
-Allora adesso che non lo
capisco mi metti una canzone in tedesco?- la pregò.
Liesel scosse la testa. Ecco dove voleva arrivare.
-Va bene giovanotto!-
Tirò fuori il cd e mise la
radio con il cuore a mille…
DuhastdenFarbfilmvergessen, meinMichael nunglaubtunskeinMenschwieschön'shier war ha haha DuhastdenFarbfilmvergessen, bei meinerSeel' allesblau und weiß und grün und späternichtmehrwahr
Du Hast Den Farbfilmvergessen…Nina Hagen.
Per fortuna.
Le piacevaquella canzone.
E anche a Chris… quando non
sapeva cosa cantargli, prima di andare a letto, intonava quel motivetto.
-Mamma?-
-Dimmi…-
-Posso
imparare a suonare la chitarra al posto della batteria?- chiese innocentemente.
A
quella richiesta la macchina sbandò leggermente, mentre Liesel
si porto nervosamente una ciocca di capelli dietro le
orecchie.
-Perché?-
Forse
la sua voce era uscita un po’ più acuta del normale.
-Io
non la sento in questa canzone…-
Stupefacente
quanto quel bambino amasse la musica.
Liesel rimase in silenzio.
-Se imparo a suonarla posso dire a Nina che la so fare
anche io con la chitarra…così magari suono con lei!- sorrise, senza rendersi
conto del suo tedesco scorretto.
-Se imparassi a suonarla!- gli corresse solo la prima
parte dato che si era dimenticata della seconda.
-Posso?-
-Ne
riparleremo…-
Chris mise il broncio guardando fuori
dalla finestra.
Liesel gli lanciò una rapida occhiata prima di
parcheggiare sotto casa.
No.
Lui
non avrebbe mai suonato la chitarra.
Voilà! Sfornato il
secondo capitolo!!! Diciamo che se dal primo già si
intuiva chi potesse essere il padre, ora penso che tt
ne abbiate la conferma…anche se…
Chi vi diceva
che fosse Tom??? Magari era Bill..anche
lui è biondo!! Oppure Gustav!!!!:-D
Dopo una sbronza si può
fare di tutto!!!
Va beh, ora penso che non
ci siano più dubbi!!Eheheh!
Un grazie particolare a: Fly, RubyChubb e ubibi!
Mi scuso per il ritardo,
ma ho avuto molti problemi con Word, dato che è da
aggiornare…dopo un tot di caratteri scritti mi si blocca!
La settimana successiva fu davvero devastante per la band
Durch die Augen von einem
Kind
I capricci di un bambino?
La settimana successiva fu
davvero devastante per la band.
Rimanevano chiusi tutta la
mattina in sala registrazione per sfornare le nuove canzoni dell’album che
sarebbe uscito tra due mesi, mentre il pomeriggio erano quasi
sempre sopiti di trasmissioni tedesche che li vedevano cantare dal vivo
o partecipare ad interviste.
Sei giorni di lavoro
continuò che li sfiaccò totalmente.
La domenica,
fortunatamente, riuscirono a godersi un po’ di riposo nel loro appartamento,
almeno fino a mezzogiorno, quando David suonò il citofono svegliandoli.
-Bill… vai tu…- mormoròTom con la voce impastata dal sonno da sotto il lenzuolo.
-Bill…- lo richiamò.
Scostò
la coperta dal volto, guardando con gli occhi socchiusi il fratello che con i
capelli sciolti e scompigliati, dormiva beatamente con la bocca socchiusa, a pancia in giù e con un braccio a
penzoloni.
Sbuffò contrariato
guardando il soffitto per un istante.
Fortuna volle che sentì dei passi nel salotto, segno che qualcuno era già
sveglio e stava per andare ad aprire.
-Dio benedica Gustav!- sorrise beato rigirandosi su un lato e richiudendo
gli occhi.
-Ragazzi, pessime notizie
per me e ottime notizie per voi!- la voce squillante del loro manager obbligòTom a coprirsi le
orecchie.
-Sveglia pelandroni, Gustav e Georg sono già svegli!- l’uomo aveva aperto la porta della
camera.
Il rasta
guardò il gemello, ancora nel mondo dei sogni e sorrise biecamente.
-Se riesci a svegliarlo ti prometto che vado subito a farmi una doccia
gelata!-
David si sedette poco
elegantemente sul letto di Bill, scostandogli le
lenzuola e urlandogli a pochi centimetri.
-BillKaulitz, di là c’è
pronta la colazione di muffin, brioches,
succhi e torte al cioccolato! Tra un po’ Tom mangia
tutto!-
Come preso da uno scatto
d’ira, il cantante si alzò di botto dal letto, guardandosi intorno
spaesato.
-Cosa?- chiese confuso.
David sorrise, scoccando
un’occhiata di vittoria a Tom e uscendo.
Spuntò la testa di Gustav dalla porta.
-Ragazzi,
guardate che il latte si
raffredda e io non ho intenzione di riscaldarlo per la seconda volta! Su le
chiappe!- e scomparve.
Bill guardò Tom, che ormai si
era alzato e cercava la biancheria per poi farsi la doccia promessa.
-Latte? E
i muffin, le torte, le brioches?-
si lamentò.
-E tu credi a quello che dice David? Svegliati
fratellino!- rise uscendo anche lui dalla camera.
Il moro lo seguì con lo
sguardo, impalato.
-Sbrigati… il latte si
raffredda!- lo derise
-Mi sono
fatto fregare…- bisbigliò il moro scocciato alzandosi dal letto.
-Oggi non vado dalla
nonna?-
-No amore, oggi no, ha da
fare…-
-Cosa?-
-Ha da
fare le sue cose, non fare l’impiccione!- lo sgridòLiesel pulendogli la
bocca sporca di spinaci con un tovagliolo.
-Ma ci sono io con te questo pomeriggio, non va bene?-
chiese allegra Helen, seduta di fianco al bambino e
presa a mangiare anche lei il panzarotto con le verdure.
-Vuoi
restare qui?-chiese la mora
stupita.
-Certo! Domenica i negozi
sono chiusi e tutta settimana non ci siamo viste per quella
cavolo di Università! Certo, se tu non mi vuoi le cose sono diverse…- iniziò velenosa.
-Idiota! Sai che sono
felice se stai da noi! Poi il tempo non è dei migliori…- mormorò guardando fuori dalla finestra della cucina i nuvolosi grigi e le
gocce di pioggia che cadevano fitte –Non mi va di stare in casa da sola…-
-Allora deciso! Oggi tutto
il pomeriggio a suonare con te!- disse Helen
scompigliando i capelli a Christopher.
Il bambino rise, mettendo
in bocca un’altra forchettata, poi però il suo sguardo
si fece triste, cosa che la rossa notò.
-Che c’è?-
-Niente…- disse mogio
abbassando gli occhi.
Lei due donne si
lanciarono un’occhiata, poi Liesel vece voltare verso
di sé il figlio per chiedergli cosa avesse.
-Io non sono bravo a
suonare la batteria…- concluse mentre i suoi occhioni nocciola si fecero lucidi.
-Tesoro, hai solo tre
anni! Sono sicura che diventerai bravissimo!-
-Ma io non voglio suonare
la batteria…- la sua voce si fece sempre più un bisbigliò,
mentre sul suo volto compariva un tenero bronzetto infantile.
-Ma se hai voluto tu averla perché ti piaceva fare
rumore!- proseguì dolcemente Liesel.
-Si, ma ora non mi piace
più…non sono capace! Io voglio suonare la chitarra!- terminò
alzando gli occhi su sua madre.
Liesel sospirò, sentendo ora gli occhi della sua amica su
di sé.
-Ti ho già detto di no,
costa troppo! Quella batteria è solo un giocattolo e
andrà benissimo!- disse stavolta più duramente.
-Ma io non la voglio!- si intestardì il bambino affrontando la madre.
-Basta fare i capricci! No ho intenzione di comprarti la chitarra!-
Christopher scoppiò a piangere, scendendo dal seggiolino e
provocando danni. Il piatto con il panzarotto cadde a terra e si ruppe, mentre
lui correva in camera.
Liesel sospirò rumorosamente, andando a prendere la scopa
per pulire.
-Lascia,
faccio io…- la aiutò Helen togliendogliela dalle mani.
-Sto sbagliando?-
-Lis, è naturale che tu abbia una repulsione verso la
chitarra!- la consolò l’amica mentre spazzava per
terra.
-Ma lui sembra così convinto! È una settimana che me
la mena con quella cazzo di cosa!-
si sedette sulla sedia.
-Tra un paio di giorni è
il suo compleanno… potresti fargli una sorpresa e regalargliela!-
La mora fissò un punto
imprecisato sul tavolo.
-Lo so che è un enorme
sacrificio per te perché ci sono in ballo troppi ricordi, ma è pur sempre il
tuo piccolo Christopher… non è … LUI!- le mise una mano sulla spalla.
Liesel sembrò pensarci su un istante.
-E cosa dovrei fare allora?- concluse stancamente.
-Compragliela! Se si
appassiona al massimo ti tapperai le orecchie una
volta che suonerà pezzi rock!-
L’altra
sorrise, più serena.
-Se invece è stato sul serio solo un capriccio- proseguì la rossa –Puoi sempre
rivenderla!-
-Come faccio
a fargli imparare? Non conosco nessuno che possa…-
-Ci penso
io!- la interruppe –Mio cugino Leo, ti ricordi di mio cugino Leo?- chiese
interrogativa.
-Si… quello che è andato
in Inghilterra per un anno?-
-Esatto, proprio lui! La
sa suonare divinamente ed ha iniziato da piccolo! Sono sicuro che un lavoretto
potrebbe servirgli! Per ora da solo ripetizioni di
inglese qui ad Amburgo…-
-Ok… se non è un problema…-
-Macchè problema!- Helen buttò i pezzi di ceramica del piatto nella spazzatura
e poi tornò a sedersi, riprendendo a mangiare.
-Ora cerca di comportarti
bene con quel bambino… e non rovinargli la sorpresa di mercoledì!- le fece l’occhiolino.
-A proposito… quando esci
puoi passare dalla pasticceria all’angolo…c’è da prenotare una torta…-
-Molto volentieri! Però ti prego, niente glassa!- disse schifata la rossa.
-No! Una bella torta di pan di spagna, crema pasticcera,
panna e gocce di cioccolato! L’ho vista l’altro giorno in
vetrina, è assolutamente magnifica!- iniziò con gli occhi luccicanti.
-Occhio alla bava sulla
tua bocca!- rise Helen –Non dovrebbe essere per tuo
figlio quella torta?-
-Certo! Anche
a lui piacerà, ne sono sicura…e poi avanzerà, perché è umanamente impossibile
finirla in un giorno…- iniziò sfregandosi le mani.
-Così potrai continuare a
mangiarla! Che mente diabolica!- sorrise mentre
versava un po’ d’acqua nel bicchiere. –Non ho mai visto una persona più golosa
di te!-
*
-E’ incredibile! Mangi un casino di
dolci e non ingrassi!-
-Parla lui!-
-Ma io non sono così goloso!-
*
La sua voce.
-Ora però vai in camera da
quel povero bambino… starà ancora piangendo…-
-Va bene, dovrò inventarmi
qualche scusa per fargli tornare il sorriso sulla labbra
senza accennare al regalo…-
-Se è brutta per te vuol dire che è bella per noi?- chiese Georg scettico.
-Quindi deve essere un
qualcosa che riguarda la nostra vita privata…altrimenti non capisco
come possiamo essere contenti se ci licenziano o ci sostituiscono in qualche
programma!- pensò ad alta voce Tom.
-Ma lasciatelo parlare! Non voglio passare tutto il
pomeriggio seduto alla tavola rotonda a discutere!- li
interrupeGustav.
-Santo ragazzo, tu sei la
benedizione del gruppo, l’ho sempre detto io!- disse
David, prendendo dei fogli da una cartelletta. –Si tratta del programma per
settimana prossima…in mattinata nessun cambiamento,
dobbiamo continuare a lavorare sul nuovo album…-
-Ed ad alzarci alle 6…- mugugnò il cantante.
David fece finta di non
sentirlo e proseguì.
-Per quel che riguarda i
pomeriggi, le interviste sono tutte spostate alla
settimana successiva, quindi sarete tutti liberi, mentre le serate occupate
saranno quella di venerdì e di sabato! Venerdì suonerete Live “AnDeinerSeite”
e “Heilig” al “Berner
Show”, mentre sabato si va a fare le prove al Dome.-
-Chefigata! Anchequest’anno ci hanno
selezionato?- chiese il rasta eccitato.
-Se non vi avessero selezionato ve la sareste vista con me!- lo minacciò con uno
sguardo –Con questo ho finito! Io sarò come sempre al piano superiore, se avete
bisogno di qualcosa! Saki è giù in macchina se volete
uscire, ma con questo tempo…-
-Nemmeno questo tempo ci
fermerà! Una volta che non abbiamo nulla da fare io
voglio fare shopping!-
-E’ domenica Bill…- lo
smontò Gustav.
-Merda! Mi ero dimenticato…-
-Beh ragazzi, io andrei davanti alla playstation a battere
Raikonnen!- si alzòTom.
-E io vado alla palystation
a battere TomKaulitz!- lo
riprese il fratello.
-No! Contro di te no, sei
una schiappa! Io voglio gareggiare contro qualcuno di
classe!- disse Tom, cercando di non fare entrare in
salotto il gemello.
-La playstation
non è tua!-
Georg si alzò dalla sedia, prendendo un panino dallo
scaffale.
-Io sento i richiami della
fame…-
-Vi siete alzati a
mezzogiorno!- lo rimproverò Gustav
-Appunto!-
David li salutò e uscì.
-Beh Georg,
io vado da Patricia, è da un po’ che non la vedo…-
-Ok, salutamela!-
-Va bene. Tu dai un’occhiata a Hansel e Gretel, prima che combinino disastri!-
-Oh, tranquillo, tutto il
pomeriggio se ne staranno buoni buoni
davanti alla tv! Bill si lamenterà che Tom non lo lascia mai vincere e
farà intervalli di ore in cucina per mangiare un bufalo perché, come dice lui,
“nessuno lo capisce”, mentre io prenderò il suo posto e batterò quella schiappa
di un chitarrista. Tom si sarà gasato perché sarà
riuscito a battere il fratello, ma dopo una partita con me deciderà improvvisamente
di essere stanco e di fare un riposino di dieci
minuti, fino a che non tornerà Bill e ricominceremo
con questo ciclo della vita perpetuo…-
Gustav scoppiò a ridere, mettendosi il giubbetto di
Jeans.
-Allora vi lascio al
vostro divertimento. Stasera cucino io, quindi vedete di non farmi trovare
wurstel mezzi mangiucchiati sul tavolo! Ciao!- lo salutò con un cenno della
mano.
-Fa
freddo per essere maggio…- commentò
il bassista, andando nella camera sua e di Gustav per mettersi una felpa.
-Nooo!! Tomi! Tu bari!-
La voce di Bill risuonò nell’appartamento.
Il pomeriggio passò
tranquillamente, tra giocate alla “formula 1” e spuntini per i ragazzi, mentre Liesel, Helen e Tom trascorsero ore e ore nel salotto della ragazza,
ridendo e scherzando e cercando di concludere qualcosa
con la batteria di Christopher.
Era bastato un
cioccolatino per far tornare il buon umore al ragazzino, ma
ogni tanto guardava di sottecchi sua mamma, lanciandole una muta richiesta.
Non appena Helen se ne fu andata, verso le
sei, la mora aveva iniziato a preparare da mangiare, riscaldando al microonde
del cibo precotto.
Non aveva proprio voglia
di cucinare.
Il bambino non aveva fatto
domande e silenziosamente aveva mangiato tutto, chiedendo addirittura il
permesso per andare in bagno.
-Posso andare a dormire?-
le chiese con la sua dolce vocetta.
-Certo tesoro-
Avrebbe dormito come ogni
sera nel loro lettone matrimoniale, non c’era spazio per un altro letto in quel appartamento, né tanto meno Liesel
aveva il coraggio di chiedere a sua madre dei soldi per comprarlo, dato che il
suo lavoro di cassiera non le permetteva molti sfizi.
-Vieni con me?-
Quella richiesta le fece
sbarrare gli occhi.
Non gliel’aveva mai
chiesto….
Guardò il viso di Christopher con un groppo in gola, mentre il cuore prese a
batterle furiosamente nel petto.
Quegli occhi marroni.
Quello sguardo dolce.
Quel visino…
Erano uguali.
Christopher era davvero uguale a Lui…
*
-Vieni con me?-
-Non so…-
-Non ti voglio obbligare… ma
so che lo vuoi anche tu…-
*
-Certo!- gli sorrise cercando di scacciare quei ricordi…
…e sopprimendo quella
vocina nella sua testa che le diceva che, nonostante
volesse odiarlo con tutto il cuore, non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo
completamente.
Ciao!!! Ecco qui un nuovo chap!! Grazie mille a chi ha recensito..spero che questo non deluda le vostre aspettative!!^^ Nel prox inizierà il vero movimento!
Erano le tre del pomeriggio del quattordici aprile
Durch die Augen von einem
Kind
Il quattordici maggio
Erano le tre del
pomeriggio del quattordici maggio.
Un giorno
soleggiato come tanti per tutta la gente di Amburgo, tranne che per un bambino,
che proprio quel giorno compiva tre anni.
Aveva un enorme
sorriso stampato sul volto e guardava con una strana luce negli occhi l’enorme
torta che aveva davanti, ripiena di panna e crema e con un enorme numero 3 di
cioccolato sopra.
Soffiò sulle
candeline e con una certa foga le tolse dal dolce, incitando sua mamma a
tagliarla.
-Calmati!
Finirai per farti male!- lo ammonì sorridente Liesel.
-Io una fetta
enorme!-
-Va bene…- lo
accontentò tagliandogli un bel triangolo.
Il bambino prese
la forchetta di plastica e si sedette sul divano bianco.
-Fai attenzione
a non sporcare, o il regalo non te lo do!-
-Hai preso un
regalo?- alzò di scatto gli occhi Chris, smettendo subito di mangiare.
-E certo!-
-Grazie mamma!!-
sorrise contento riprendendo a mangiare la torta.
Nel frattempo
Helen se ne stava seduta buona buona sorridente,
immortalando quei momenti con una videocamera.
-Ne vuoi un
po’?- le chiese l’amica.
-No grazie…mi
sto esaltando a filmare te e tuo figlio… sai che siete i miei soggetti
preferiti!- sorrise
-Dai smettila e
vieni a mangiare! Quella mensola là in fondo straripa di tuoi filmati, non so
se ce ne stanno altri! Guarda!- le fece, avvicinandosi alla mensola in
questione per leggere il nome delle videocassette. –“Parto di Chris” e ti
garantisco che non l’ho mai vista e che non ci tengo, “Gita al Lunapark”,
“concerto Oasis”, “Gita la parco con Chris”, “Lis mi accompagna in Università”, “Chris compie un anno”,
“Io e Lis in montagna” e spero che nessuno veda le
cadute che ho fatto mentre provavo lo snowboard, “Chris compie 2 anni”….-
-Si, ho capito!
Spengo e vengo a mangiare… ma prima… vuoi dire qualcosa di interessante alla
tua amica?- le mise la telecamera puntata ad un metro di distanza.
-Spero che a
Chris piaccia il regalo!- pregò.
-Oh, gli piacerà…-
le fece un primo piano del volto, che per un istante si rabbuiò.
-Se diventa
bravo, giuro che lo ripudio come figlio…- minacciò.
-Bravo come
Lui?- chiese Helen, abbassando la telecamera sul busto di Lisincosciamente, ma continuando a registrare.
-Esatto… non
voglio che diventi troppo simile a lui…- continuò tetra.
-Non raggiungerà
mai la sua bastardaggine…-
-Lo spero… hai
finito ora?-
La rossa si rese
conto che la videocamera stava continuando ad andare e la spense.
-Ok, prendiamoci
questa bella fettozza di torta!-
-Pomeriggio
volevo portarlo da mia mamma-
-Mi sembra un
ottima idea… Gustav?-
-Mio padre non
c’è, è partito due giorni fa per un viaggio di lavoro…-
-Che ne dici se
allora facciamo qualcosa insieme stasera? Puoi lasciarlo li dalla nonna, è da
tanto che non la vede e magari vuole stare un po’ con lei! Si guardano un
cartone insieme e poi gli farà un bel thèpre-nottata come faceva a te!-
-Secondo te le
farà piacere?- chiese scettica.
-Coem no! E tuo figlio ne sarà entusiasta! E
stasera puoi così trovare un po’ di tempo per te…
potremmo andare a ballare o a bere qualcosa! Da quanto non facciamo un’uscita
serale…-
-Bere qualcosa
significa andarci giù pesante?-
Helen le lanciò
un’occhiata eloquente.
-Ci sto! È da
tanto che non vado a ballare…e se ci prova qualcuno, basta che dico di mio
figlio e filano via!- sorrise.
Helen le diede
un bacio sulla guancia.
In realtà
quell’ultima affermazione, detta con indifferenza, la faceva soffrire.
-Bene deciso,
porta qui il regalo di Chris che poi fai una bella telefonata alla signora Petrelli!-
Lis si alzò dal divano e andò in camera sua,
dove sotto il lettone matrimoniale aveva nascosto l’enorme scatolone che
conteneva la chitarra.
Era bella, da
vero rockettaro, come sapeva che gli sarebbe piaciuta…
Bianca con delle
scritte blu.
La disegnava
spesso.
-Lis, Christopher sta scalpitando! Sbrigati
che io non riesco a tenerlo!- la voce preoccupata della sua amica la msie di fretta e corse in salotto cercando di non
inciampare.
-Buon compleanno
tesoro!- gli mise il pacco incartato per terra e lui subito curioso lo aprì
stracciando tutta la carta.
Non appena vide
il contenitore della chitarra, sbarrò gli occhi e aprì la bocca.
Piano piano e con mani tremanti sbloccò la serratura e aprì.
-Mamma…- riuscì a dire passando le piccole manine
sullo strumento.
-Ti piace?-
chiese la mora.
-Si… disse in un soffio.
Rimase impalato,
guardandola con i suoi occhini enormi e toccando le corde.
-E’
bellissima!!!- esplose contento prendendola di slancio e iniziando ad
esaminarla più apertamente –Grazie!- le andò in
braccio baciandola su tutto il volto.
-Ehi! Calmati o
la rompi già!- sorrise divertita Liesel, rendendosi
conto che la chitarra era ancora tra le braccia del bambino.
-Ah già!- si
staccò subito lui.
Helen continuava
a documentare tutto ciò con la sua inseparabile videocamera.
-Bene Lis, la tua preghiera è stata esaudita…
vuoi dire qualcosa?-
-Se non impara a
suonarla come quel bastardo, giuro che lo vado a cercare e lo uccido!-
E per la prima
volta, parlando di Lui, si ritrovò a sorridere.
-Stasera Karma!-
-Come, Gustav?-
chiese Bill, preso a spalmare un po’ di marmellata su un pezzo di pane.
-Ho detto,
stasera, dopo mangiato, andiamo al Karma!- ripetè
preparando la pentola per far bollire l’acqua.
-E’ la discoteca
qua dietro?-
-Si… fanno uno sconto sulle bevande, paghi
uno prendi due!-
-Non dirlo a
Tom…- sogghignò.
-Penso che venga
anche Patricia, vi da fastidio?-
-No affatto, è
molto simpatica!- sorrise Bill.
-Perfetto,
avvisi tu gli altri?- domandò iniziando a preparare il sugo.
-Certo! Fai la
pasta con le zucchine?- si leccò i baffi il moro.
-No, mica ho
voglia di stare qui a tagliarle! Semplice pasta col pomodoro…e
ora fuori! Ho bisogno di pace e tranquillità!- lo guidò in salotto.
-Però ti sta
bene quel nuovo grembiulino rosa…- lo sfottè il cantante.
-Te lo faccio
indossare domenica al Dome se non esci immediatamente!-
Bill si diresse
in salotto, dove gli altri due membri della band erano intenti a giocare alla
playstation.
-E levati da li
sporco bastardo!-
-Ma bastardo
sarai tu! Guarda che ti butto fuori pista….-
E due secondi
dopo l’auto di Tom era ribaltata da un lato.
-Cazzo, non
vale! Lo scopo non è far ammazzare l’altro, ma vincere!-
-Ma tu Tom, sei
come un’edera, non muori mai!- sorrise Georg guardando con soddisfazione al suo
primo posto in classifica.
-Ragazzi,
notizie per stasera! Andiamo al Karma…-
-Istant Karma is gonna
getyou…- canticchiò Tom,
ricevendo in risposta una cucinata dal fratello.
-Sono serio!-
-Ottimo!-
sorrise Georg svaccandosi sul divano.
Il rasta prese
il suo cellulare e iniziò a scrivere un messaggio.
-Avviso pure Helga…-
-Helga?- inarcò un sopracciglio Bill.
-Si, la ragazza
a cui ho dato il numero…-
-Ah già., la
trovata del secolo! Bene, almeno lo userai una volta!-
-Esattamente!
Non è di Amburgo, e tra neanche una settimana se ne torna a Berlino…
meglio affrettarsi…- rise sotto i baffi.
-A volte mi
domando come possa essere suo fratello!- alzò le mani al cielo e se ne andò.
-Tom, ma almeno sai com’è fatta?-
Il ragazzo si
voltò verso Georg interrogativo.
-Cioè, la
riconosceresti?-
-Uhm… si penso di si…
è mora… capelli lunghi…gran
bel sedere…-
-Eh beh, ci sono
poche more ad Amburgo!-
-Ma si che la
riconosco appena la vedo! Poi le dico di trovarsi in un preciso punto, mica
sono scemo!-
-E no, mica sei
scemo, figuriamoci…- iniziò sarcastico –Porterà un’amica?-
-Una? Se vuoi
gliene chiedo cinque!-
-E dove le
mettiamo?-
-Ti faccio un
disegnino?- commentò sorridendo.
-Ok, come non
detto!- Georg si alzò –Vado a vedere che combina
Gustav.
-Va bene… comunque sarà con la sua amica Loren, da quello che
mi ha detto…-
-Perfetto! E
Loren sia!-
Georg stava per
bussare alla porta della cucina.
-La risposta è
no!- la voce di Gustav gli arrivò chiara e concisa.
-Ma…- iniziò lui.
-No, non puoi
entrare, torna di là! Ciao ciao!-
Il bassista
sbuffò, per poi decidersi ad andare nella sua camera da letto e riposarsi un
po’.
Tra una ventina
di minuti avrebbe mangiato.
-Questo?-
-Mmm… troppo stile “convento”…-
-Questo?-
-Secondo me
diventa fosforescente in quel locale…-
-Ok, come non detto…. Questo?- chiese nuovamente Liesel
mettendosi davanti un corto abito fiorato.
-Ma stai andando
in campagna a raccogliere il grano?-
-Helen!- la sgridò –Che
diavolo devo mettermi per farti contenta?-
-Non devi fare
contenta me, ma tutta la gente che ti guarderà! Andiamo, avrai qualcosa pre-parto di interessante!-
La rossa prese
in mano la situazione ficcando il naso nell’armadio dell’amica.
Alla fine
avevano deciso cosa fare. Poco prima avevano portato Chris dalla nonna e ci
sarebbe stato fino al pomeriggio successivo.
Helen e Liesel sarebbero andati al Karma, una discoteca aperta da
poco, dove quel giorno ci sarebbe stato uno sconto sugli alcolici e sarebbe
stato molto conveniente per Lis, dato i soldi che
scarseggiavano.
Poi avrebbero
preso un taxi e sarebbero entrambi tornate a casa della mora a dormire.
Helen aveva
fatto un salto a casa sua per prendere l’occorrente per la serata fuori, lo
spazzolino e il pigiama ed aveva lasciato l’amica alla disperata ricerca di un
abito da mettere.
Dopo una mezzora
era tornata, ma la mora era ancora in alto mare.
Ed erano le
nove.
La pizza che
avevano ordinato le era rimasta sullo stomaco, vista la foga con cui l’avevano
mangiata, ma a Helen poco importava! Voleva per una sera divertirsi con la sua
amica del cuore e sperava che quel bel ripieno di peperoni e rucola non le
venisse su nel post-serata.
-Questo!-
esclamò entusiasta prendendo dall’angolo un ometto con attaccato un abito nero.
-E cos’è?-
-E’ nel tuo
armadio e non sai di avercelo?-
-No… chissà da quando non lo metto…-
Lis lo analizzò con occhio critico.
Era molto bello,
non c’era che dire. Da giovane. Da ragazza, proprio quella che voleva essere
quel mercoledì sera.
Nero, con
spalline sottili, aderente nella parte superiore e nella parte inferiore, dove
terminava di un po’ sopra il ginocchio con due piccoli spacchi laterali.
-Moooolto bello!-
-Ora ricordo!
L’avevo messo la prima volta che sono andata a ballare con il mio primo
ragazzo! Volevo fargli vedere che anche io avevo il seno!- iniziò a ridere.
-Ah, scommetto
che l’ha notato!-
-Eccome!
Dovrebbe andarmi bene, non sono cresciuta molto dalla prima superiore…-
-No, a dire la
verità mi ricordo perfettamente com’eri! Forse un po’ più bassa, ma cosce e
seno sono sempre gli stessi!-
-Ah beh, una
taglia in più non mi farebbe male, ma mi accontento della mia seconda!- si
guardò allo specchio.
-Guarda, io
posso parlare con la mia prima! Ma tu stai zitta!- le tirò una pacca sul
fondoschiena e le tirò su un po’ la maglietta per svegliarla –Dai muoviti! Non abbiamo tutta la serata! Vado a trovarti
un paio di scarpe che non siano quelle del supermercato!-
Liesel si svestì e si mise velocemente l’abito,
sorridendo allo specchio.
Stava bene… ed era soddisfatta.
-Ecco qui!
Sandali neri non tanto alti, vanno bene?- l’amica glieli passò.
-Perfetti!-
Un paio di Guess, che le aveva regalato suo papà per il suo sedicesimo
compleanno, lucidi, con una fila di strass davanti.
-Bene cara
strafiga, ora vado in bagno a sistemarmi i capelli mentre tu finisci e poi
andiamo! Mettiti un qualcosa sopra che fa freddo!-
-Certo mamma
Helen!- le fece la linguaccia Liesel, prendendo
dall’armadio un leggero golfino bianco.
-Scherza poco tu…- la minacciò.
Strano ma vero,
dopo dieci minuti erano entrambe pronte ed il taxi era già sotto casa.
-Al Karma!-
disse Helen, sistemandosi la gonnellina a balze beige e guardando con occhi
brillanti la sua amica.
-Bhe, c’è tanta gente per essere metà settimana…- commentò Bill, sistemandosi il cappellino e
nascondendosi con nonchalance dietro Saki.
-Tutti giovani
in cerca di divertimento!- disse Georg.
-Già, ragazze
ventenni pronte solo per me!- sorrise Tom.
-Mica devi
incontrarti con una certa Helga?- chiese Gustav a braccetto con Patricia.
-Ah già… ricordatemi, davanti alla scala a chiocciola bianca!-
-Non ce n’erano
due di scale a chiocciola bianche?-
Ci sonooo!!!!!
Ringrazio moltissimo chi recensisce!!!^^ continuate a farmi sapere cosa ne pensate…se no la voglia di scrivere diminuisce sempre più…
Baci!
*ruka88*
PS: Grazie a SARAtheMyth..
ho modificato tutti i Diesel! In effetti facevano un po’ impressione!eh eh!
L’ultima affermazione di Bill l’aveva mandato nel panico
Durch die Augen von einem
Kind
Karma maledetto
L’ultima
affermazione di Bill l’aveva mandato nel panico.
Mannaggia, aveva
ragione suo fratello. Di scale a chiocciola ce ne erano due, ed erano situate
l’una dalla parte opposta dell’altra.
Va beh,
pazienza, Helga avrebbe aspettato un cinque minuti, se lui avrebbe sbagliato
parte.
Riuscirono ad
entrare senza intoppi, ormai ad Amburgo le ragazze e la gente erano abituati a
vederli in giro, perciò non si sbracciavano più di tanto e mentre agli altri
componenti della band, soprattutto a Bill e Gustav, la cosa faceva piacere, a
lui, quale ventenne doc, dava un pochino fastidio non essere assalito da
ragazzine urlanti come i primi tempi.
Per fortuna non
erano sempre ad Amburgo.
-Tom, vieni, il nostro tavolo prenotato è sul
piano rialzato, vicino al bancone…-
-Si Bill,
arrivo, prima devo trovare Helga e Loren…-
-Vuoi che ti
accompagno?- chiese Georg.
-Non
preoccuparti, l’altra è tutta tua… ma vado io da solo…- gli diede una pacca
sulla spalla.
-Non ordinare al
bancone!- gli urlò dietro Bill –Vengono a chiedere le
ordinazioni!-
Alzò la mano
dandogli le spalle come segnale di aver capito e poi si diresse al centro del
locale.
Destra o
sinistra?
Quale scalinata?
Diede una rapida
occhiata da una parte e dall’altra.
A sinistra un
po’ di tavolini, qualche persona in piedi e dietro ad una parte alta un paio di
metri, si intravedeva la scala a chiocciola, ma non avrebbe potuto vedere se
c’era qualcuno li sotto.
A destra qualche
altro tavolino, mezzo vuoto, e alcune persone che ballavano… e sempre un
muretto tinto di bianco con qualche quadro appeso che impediva la visuale della
base della scalinata.
Fece una smorfia
indeciso.
Il dj aveva
iniziato a mettere musica Pop e in pochi secondi la pista si sarebbe riempita.
Doveva fare in
fretta a decidere, ci avrebbe impiegato del tempo a destreggiarsi tra la folla.
In più il locale
non era piccolissimo.
Certo, avere
delle ragazze che gli si strusciavano contro non era affatto una brutta cosa,
ma almeno quella sera voleva concentrarsi su Helga.
L’aveva
conosciuta dopo un concerto, da sola.
Era andata sotto
il loro albergo per avere un autografo e quando aveva incrociato il suo
sguardo, nonostante fosse truccata pesantemente, Tom era stato subito attratto
da lei.
Abbastanza alta,
curve al posto giusto, capelli mori lunghi e lisci… una piccola frangetta che
pettinava di lato.
Le piaceva
vestire vamp, di questo ne era compiaciuto.
Le aveva dato il
numero, cosa mai fatta in vita sua.
Ma lei era
diversa, l’aveva intuito appena l’aveva guardato negli occhi…
Aveva capito che
non gli importava chi lui fosse, voleva solo un’avventura con un bel ragazzo e
Tom era orgoglioso di essere stato lui il fortunato.
Sapeva benissimo
che avrebbe potuto anche non cambiare numero, perché lei non l’avrebbe più
richiamato, ma aveva ragione suo fratello…c’era la questione delle amiche…
Una parola
sbagliata poteva scatenare il finimondo e un cellulare intasato.
Si diede dello
stupido da solo, per essersi messo a pensare a quelle cose in un momento
inopportuno.
Girò nuovamente
il volto prima a destra, poi a sinistra… infine si sistemò il cappellino
bianco.
Si fece strada
tra la folla che ballava e si buttò sulla destra.
-Deciderà il
destino…- bisbigliò in un soffio.
-Da quanto non
venivo a ballare!- esclamò Lis eccitata, entrando nel
locale, togliendosi il golfino e appoggiandolo sul bancone del guardaroba.
-Eh già… ti sei
persa un bel po’ di cose! Tipo quel ragazzo al bancone.. sia chi è?- chiese
Helen.
-Il megafusto
pompato biondo?- cercò con lo sguardo.
-Esatto! Ti
ricordi di Phil, l’americano grassottello che era con noi solo in prima e in
seconda…-
Lis sbarrò gli occhi, voltando di scatto la
testa verso il barista.
-Noooo….- mugugnò stupefatta.
-Siii!! Aveva lasciato la scuola, così si è
dedicato un po’ al suo fisico! Ora fa alcune gare di Box…e guadagna che è una
bellezza!-
-Come è
cambiato…-
-Eh già! Ma non
farci nessun pensierino… la sua tipa è ancora più grossa di lui e fa karaté!-
-Oh, allora off-limits!- sorrise.
-Vieni, prendiamo
un tavolino, tra poco saranno pieni!-
Si sedettero
sulle morbide seggioline imbottite, appoggiando la
borsetta sul tavolino di vernice bianca.
-Si possono
anche lasciare qui, nessuno te le frega… ci sono telecamere dappertutto!- le
sorrise.
-Ok, allora cosa
facciamo, andiamo subito a prendere qualcosa da bere?-
-Dai, faccio io,
cosa vuoi?-
-Tu che dici?-
la guardò dal basso appoggiando i gomiti sul tavolino.
-Io direi che
per la tua prima serata fuori ci vuole qualcosa di bello forte che ti carichi e
una tequila bum bum fa al caso nostro!-
-Vai proprio sul
leggero…-
-Non voglio “no”
stasera! Oggi ci si diverte come si deve! Anzi, vai a farti un giro nel
frattempo e tasta il terreno!- disse mentre si allontanava.
-Dove vuoi che
vada?- Lis osservò la sua amica.
-Dove vuoi… poi
dimmi se adocchi qualcuno!- le fece l’occhiolino –Non ci mettere tanto però!-
-Non
preoccuparti… cercherò di non perdermi!-
Si alzò,
guardandosi intorno e torcendosi nervosamente le mani.
E ora? Era da
anni che non andava in una discoteca… come si doveva comportare?
Quanti anni
erano passati dall’ultima volta che era andata a ballare! Troppi!
Ma con
Christopher non poteva concedersi questi svaghi… eppure lei aveva sempre
adorato ballare!
Vide degli
stucchini nelle tavolate rettangolari attaccate ai muri e prese due pizzette e
un paio di olive, raggiungendo delle ragazze sulla pista e cercando di farsi
spazio.
Prima cosa,
cercare il bagno… non si sa mai che durante la serata ne avrebbe avuto bisogno…
Magari non sarebbe
stata propriamente in forma…
Vide un paio di
donne sulla trentina fuori da una porticina con l’immagine del wc e capì che se
vi era anche la fila da fare a quell’ora, tra un po’ di tempo, con il locale
doppiamente pieno, ci avrebbe impiegato secoli.
Sbuffò, notando
una piccola scala bianca a chioccola che portava ad un piano superiore.
La raggiunse e
presa dalla curiosità salì, trovandosi però un uomo vestito interamente di nero
che bloccava il passaggio.
-Non può entrare
qui signorina, è l’area riservata per il sindaco di Amburgo e i suoi parenti…-
-Ah, ok…- disse, tornado subito indietro.
Addirittura! Che
locale professionale!
Si fermò alla
base della scalinata, appoggiandosi alla balaustra di ferro e guardando il suo
orologio.
Le dieci e un
quarto.
Che strano
trovarsi in un ambiente come quello dopo tanto tempo.
Vide un paio di
ragazzi appoggiati alla parete opposta con una birra in mano, illuminati dalle
luci psichedeliche.
Sorrise, notando
come uno di loro sarebbe piaciuto da impazzire alla sua amica: moro, alto e
abbronzato.
A Helen, chissà
perché, piacevano i tipi fisicamente opposti a lei.
L’amico invece
era poco più basso, moro anche lui e con un orecchino che spiccava con le luci.
Indossava una
camicia azzurra con le maniche risvoltate fino al gomito e un paio di semplici
jeans.
Nel complesso
era davvero messo bene.
Non sembravano
tedeschi.
Si morse il
labbro compiaciuta.
Insomma, era da
due anni e qualcosa di più che non usciva con un uomo…
Si sistemò una
ciocca di capelli mossi dietro l’orecchio sinistro e si spostò il ciuffo che le
cadeva davanti, sulla parte opposta.
Strinse la
fredda balaustra tra le mani sedendosi lievemente su di essa e continuando a
guardarsi intorno contenta.
Sarebbe andata
da Helen, avrebbero bevuto un bicchierino e poi sarebbero andate a ballare!
Una mano calda
le si posò sulla spalla nuda.
Voltò di scatto
il viso, trovandosi davanti un ragazzo più o meno della sua altezza che la
guardava sorridente.
Un cappello bianco.
Una fascia
bianca.
Occhi a
mandorla.
Piercing al
labbro.
Esattamente come
allora.
Sbarrò gli
occhi, prendendo aria.
In quel momento
aveva necessariamente bisogno di respirare.
Eccola. Helga
era appoggiata alla scaletta bianca, persa nei suoi pensieri.
La guardò da
qualche metro di distanza, compiacendosi con se stesso.
Aveva dei gusti
eccellenti in fatto di donne, nessuno avrebbe potuto obiettare.
Anche con i
capelli mossi si capiva che era davvero una bellezza.
Si avvicinò
sistemandosi per l’ultima volta la fascetta e il cappellino.
Le toccò una
spalla e la vide girarsi di scatto come presa alla sprovvista.
Strano…
… non era lei!
Guardò gli occhi
scuri della giovane sbarrarsi alla sua vista e la sua bocca carnosa aprirsi
come per dire qualcosa, ma senza emettere alcun suono.
Ok, decisamente
quella non era Helga.
Helga aveva le
labbra ancora più grandi, due enormi occhi azzurri, ciglia finte di due
chilometri e un decoltè da fare invidia a Pamela Anderson.
Eppure anche
quella ragazza non era male…anzi!
Decisamente non troppo
appariscente, ma davvero bella.
Forse conosceva Helga…
Gli sembrava un
volto conosciuto…
-Tu non sei
Helga, giusto?- le sorrise togliendo la mano dalla sua spalla.
Forse non era la
frase adatta per una situazione del genere, ma si sa, Tom Kaulitz
non pensa mai prima di parlare, lui agisce e basta.
Lei continuò ad
osservarlo, chiudendo la bocca repentinamente e serrando i denti.
Molto strano,
chiunque fosse non sembrava molto contenta di vederlo.
Si aspettava
almeno una risposta, negativa senza dubbio, alla sua domanda, ma lei insisteva
nel suo mutismo e il giovane non sapeva davvero che pesci pigliare.
Aveva sbagliato
scalinata, senza dubbio, ma non sapeva se fosse riuscito ad andare dalla parte
opposta della discoteca passando inosservato e impiegandoci meno di una decina
di minuti.
Quella ragazza
però poteva essere di ottima compagnia.
La squadrò da
capo a piedi, conscio dei suoi occhi scuri su di lui.
Belle gambe,
chiare, toniche, forse faceva qualche sport, chissà.
Un bel sedere,
senza dubbio, l’aveva notato quando era di spalle; seno piccolo, ma avrebbe
potuto soprassedere… e infine un volto intrigante, con quel nasino piccolo e
perfetto e quegli occhi che lo guardavano pieni di sentimento.
Quel fosse
questo sentimento, Tom non riusciva a capirlo.
-No, non sei Helga…- concluse lui stesso, capendo che lei non avrebbe
aperto bocca.
Magari era muta.
-Come ti
chiami?- si appoggiò alla balaustra di fianco a lei.
La ragazza
mantenne però lo sguardo fisso davanti a lei.
Era tesa, notò,
vedendo come si mordeva l’interno della bocca e come stringeva il metallo tra
le dita….
“Belle mani tra
l’altro…”
Si diede dello
stupido da solo per un pensiero così… così… così da Bill!
Eh già…era molto
emozionata… o forse arrabbiata?
La vide chiudere
gli occhi per un secondo e subito dopo abbassare il viso, in modo che i capelli
le coprissero il volto.
Non capiva
davvero cosa le stava succedendo…
Aveva bevuto
troppo? Stava male? Era talmente agitata nell’averlo visto che sarebbe svenuta?
Lei rialzò di
scatto la testa, sempre con lo sguardo fisso davanti a sé.
Era una sua
impressione o aveva gli occhi lucidi?
Oh no… quello
non l’avrebbe sopportato…
Stava nuovamente
per aprire bocca, scusandosi e dicendo una qualsiasi cosa per scappare, quando
vide una ragazza guardare dalla loro parte e camminare velocemente verso di
loro.
Helen aveva
fatto la fila per gli scontrini, aveva ordinato e stava per litigare con la
barista incapace, quando decise di guardarsi intorno per vedere se Lis aveva già fatto qualche conoscenza interessante.
Al tavolino non
c’era e questo era un ottimo segno.
A ballare
neppure e poteva anche andare…
Lanciò uno
sguardo alla ragazzina, probabilmente appena maggiorenne che cercava di dare i coktails senza versare una goccia sul bancone e sbuffò.
-Ho ordinato due
tequila bum bum, passo tra cinque minuti, fammele
trovare pronte!- le urlò per farsi sentire.
La biondina la
guardò riconoscente e le sorrise.
La rossa ritornò
al tavolo e poi riprese a guardarsi intorno, tra la gente.
Vicino ad una
scaletta bianca vide una ragazza con i capelli scuri appoggiata, presa ad
osservare chissà cosa.
Eh si, era lei,
anche se a volte veniva coperta dalle persone che ballavano.
Si fece largo
tra la folla, ma a metà percorso si fermò di botto sbarrando gli occhi.
-Oh Mio Dio…-
bisbigliò coprendosi la bocca con una mano.
Lis e Tom.
Tom e Lis.
La sua amica
sembrava in preda allo shock.
Teneva fisso lo
sguardo davanti a sé, ma Helen era sicura che sarebbe scoppiata a piangere.
Tom le stava
dicendo qualcosa e quando vide il suo sguardo passare in rassegna il corpo
dell’amica le venne un moto di rabbia che cercò di controllare mordendosi le
nocche della mano.
Iniziò a camminare
più velocemente e quando la raggiunse le prese il volto tra le mani.
-Ehi…- le
bisbigliò dolcemente, svegliandola dal suo stato di semicoscienza.
Vide i suoi
occhi scuri guardarla confusi, smarriti, tristi.
-Tutto ok…- le disse in un orecchio.
Helen si voltò
verso Tom e lo guardò dritto negli occhi.
-Che vuoi?- gli
chiese brusca.
Il ragazzo non
capì il perché del suo comportamento, dato che non la conosceva, e così si
grattò la nuca imbarazzato.
-Niente… pensavo
fosse una mia amica e allora le ho chiesto come si chiamava, non ho fatto
niente di punibile con la legge!- sorrise.
La rossa
continuò a guardarlo e Tom iniziò a sentirsi a disagio.
-Non pensavo che
una semplice domanda potesse farla piangere…- urlò cautamente cercando di sovrastare
la musica.
-Lei non sta
piangendo! Beh, noi andiamo, buona serata Tom Kaulitz!-
prese l’amica per le spalle e la portò via con sé.
Il rasta sbattè un paio di volte le palpebre stupefatto.
Sapeva chi era…
Perché ce
l’aveva con lui quella rossa?
Aveva fatto
qualcosa di male?
Il tono da lei
usato lo aveva scombussolato per un istante...non si sarebbe mai aspettato una
cosa del genere.
Ok che non tutte
le ragazze cadevano ai suoi piedi, strano a dirsi ma qualcuna aveva rifiutato
di uscire con lui...
ma addirittura
arrabbiarsi per aver rivolto la parola ad una ragazza era una cosa che il
chitarrista non aveva mai visto!
Inaudito! Chi si
credeva di essere?
Lo sbalordimento
lasciò il posto al risentimento e subito dopo alla rabbia.
Al diavolo quelle
due, il posto era pieno di ragazze e dell'altra parte c'era persino Helga ad
aspettarlo.
Eppure quegli occhi… quelle labbra…
Quel nasino particolare…
Guardò
l'orologio alla parete e sperò che la ragazza non se ne fosse già andata.
Si fece largo
tra la folla, chiedendo scusa a tutte le persone che prendeva dentro e quando
passò di fianco al piano rialzato, vide Bill alzarsi dal suo posto e
affacciarsi sulla pista, appoggiandosi ad una spranga di ferro.
Subito un paio
di ragazze gli si fecero vicino, per parlargli o semplicemente per guardarlo,
ma lui non le degnò di un'occhiata, facendo solo un cenno con la testa al
fratello.
Tom si avvicinò
quatto, sperando che, almeno in quel momento, le sue fan avessero altro da fare
che pensare di ballare con lui.
-Trovata?- gli
chiese il moro invitandolo a salire.
Tom lo
accontentò, mettendo subito in chiaro di avere fretta.
-No, ho
sbagliato lato!-
Il fratello iniziò
a ridere.
-Lo sapevo! E’
la mia maledizione! Tu fai quello che vuoi tu, dai il numero a chi vuoi tu e
poi la paghi!-
-Ma piantala di
dire cazzate...ritorno a cercarla! Sarà ancora lì...-
-Non
contarci...se davvero, come dici tu, lei è diversa perchè
vuole solo divertirsi, non penso che ami farsi prendere in giro e
aspettare...se ne sarà andata da un pezzo...-
E difatti,
quando Tom raggiunse la scalinata opposta, non vi era traccia di nessuna
ragazza.
-Maledizione!-
ringhiò picchiando un pugno sulla parete.
Più arrabbiato
che mai tornò dai suoi amici, trovando Gustav e Patricia su due poltroncine a
parte a baciarsi, mentre Bill e Georg con un bicchiere di birra in mano,
parlavano fitto fitto tra di loro.
-Che dite di
interessante?- si intromise nel discorso sedendosi e versandosi un pò di spumante dalla bottiglia gelata.
-Commentiamo le
tipe presenti!- sorrise Georg.
-Anche tu
fratellino?- lo osservò.
-E certo! Va
bene che non sono un maniaco come te, ma anche io adoro il gentil sesso!- annunciò
prendendo un sorso della bevanda.
-E questa è una
postazione privilegiata! Si vede il bancone, l'entrata e quasi tutta la pista
da ballo principale... le altre sale no, ovvio, ma penso che basti!- terminò
Georg.
-Oh, a me basta
eccome!-
-Niente Helga
stasera?- chiese il bassista.
-Non cominciare
anche tu!- ribattè scontroso.
-Ok, discorso
terminato senza neppure essere iniziato...Però quella barista là è davvero
imbranata!-
-Georg, è uno sballo!- sorrise Tom con il
bicchiere ancora tra le mani.
- Mi sembra
minorenne... a parte i capelli biondi che ha di speciale?- chiese Bill facendo
una smorfia.
-Due tette da
urlo!- disse Tom.
-Forse da qui
possono sembrare da urlo, ma fidati, da là non sono niente di speciale!- lo
smontò il fratello.
-Ci hai già
provato?-
-No, è andato Saki a chiedere per avere un cameriere personale e sai che
lui ha l'occhio lungo...-
-Se lo dice Saki allora ci fidiamo...- buttò giù tutto d'un fiato la
bibita.
-Una rossa mi
mancava..non è niente male!- commentò Georg indicando una ragazza seduta di
spalle al bancone.
Tom socchiuse
gli occhi mettendo a fuoco e quando individuò la pazza di prima, reprimè un ghigno.
-OK, io vado a
prendere qualcosa!- disse Georg alzandosi.
-Ma stai
scherzando?- intervenne Bill -Abbiamo il cameriere personale, perchè farsi assalire?-
-Perchè voglio parlare con quella ricciolina là
e da qui mi sembra praticamente impossibile...-
Bill sbuffò
appoggiando il bicchiere sul tavolino.
-Ok, ti
accompagno... Tom, vieni?-
-No, aspetto
qui, prendetemi una birra media...-
I due amici lo guardarono
con tanto d'occhi, al chè il rasta si svaccò sul
divanetto con lo sguardo accigliato.
-Che c'è?-
-Sicuro di stare
bene Tomi....-
-Si, non
rompetemi i coglioni e andate a prendere da bere!-
Il tono con cui
lo disse non li convinse molto, ma lasciarono perdere, inoltrandosi tra le fan
che fortunatamente erano prese a ballare e non fecero molto caso a loro.
Tom non distolse
lo sguardo dalle due ragazze al bar, neppure quando vide Georg sedersi accanto
alla rossa di prima e Bill accanto a lui.
Maledizione!
Non si sarebbe
fatto rovinare una serata così da due semplici nullità.
-Manda giù
questa e liberati da tutti i pensieri negativi!- le disse Helen mettendole davanti
un bicchierino di Tequila -Poi ti mangi questo -le diede il limone-E poi succhi
qui!- le mise del sale sul dorso della mano.
-Servirà?-
-Servirà eccome!
Tu stasera non hai incontrato nessuno ed ora ci siamo solo io, te e la
musica... ah, e la tequila!- le sorrise.
Liesel la ringraziò, prendendo un profondo
respiro.
Buttò giù tutto
d'un colpo il liquido e poi seguì i consigli dell'amica strizzando gli occhi.
-Oddio...-
bisbigliò con voce roca.
Helen iniziò a
ridere.
-Cara, si vede
proprio che non ci sei più abituata!- le diede un pacca sulla schiena.
Rimasero lì
ancora un paio di minuti, parlando addirittura con la cameriera, che Lis trovò molto simpatica.
A diciotto anni
avrebbe voluto essere come lei, libera, studentessa, spensierata a con la
voglia di lavorare per guadagnare qualcosa e concedersi qualche sfizio...
Invece aveva già
un figlio...
Ciò le riportò
alla mente quello che era accaduto pochi istanti prima, ma fortunatamente la
voce di Helen la riportò alla realtà prima che pensieri poco desiderati le
occupassero il cervello.
-Adesso dimmi...
secondo te quel ragazzo appoggiato al muro vorrebbe ballare con me?-
Lis si voltò verso il punto indicato
dall'amica e scoppiò a ridere quando si ricordò del tipo abbronzato che aveva
già deciso di pedinare per lei.
-Si, buttati!-
le sorrise.
Sapeva che Helen
l'avrebbe fatto, eppure la vide tentennare per un attimo.
-Che c'è?-
-Pensavo...non è
che tu mi tieni occupato l'amico?-
-Demente!-
-Sono liberi?-
una voce di fianco alla rossa le fece voltare entrambe.
Lis, sbarrò la bocca, appoggiandosi con un
gomito al bancone e reggendo la testa con una mano.
Non era
possibile. tutte a lei!
Helen guardò
incredula il ragazzo a fianco, domandandosi se non fosse una congiura contro di
loro.
-Libero...-
bisbigliò più per cortesia che per altro.
Georg non sentì
nulla, ma il labiale della ragazza era chiaro. A fianco a lui si sedette Bill.
Helen si voltò
verso l'amica che ora la guardava sbarrando gli occhi e prendendo a ridere
istericamente.
-No... non ci
credo...- disse Lis.
La situazione,
se non fosse stata tragica per loro, sarebbe risultata addirittura comica.
Helen incrociò
le braccia sul bancone e vi nascose la testa, iniziando a ridere, mentre
l'amica le si appoggiò sopra ridendo anche lei.
I due ragazzi le
guardarono increduli.
-Scusate...
facciamo così ridere?- chiese Georg cercando di attirare l'attenzione.
Mentre le spalle
di Helen erano ancora scosse dalle risa, Liesel si
alzò, con le lacrime agli occhi, guardando il ragazzo.
-No, scusate
voi... è una situazione un pò così...-
Bill la guardò
socchiudendo gli occhi.
Dove l'aveva già
vista?
-Ma ci conosciamo?-
chiese.
Lis lo guardò stupita.
Si ricordava di
lei?
Cioè…Tom la scambiava per un’altra…
e Bill no??
-Non penso...-
si intromise Helen, riprendo il suo proverbiale sangue freddo.
Bill continuò a
guardare la mora pensieroso, ma l'amico si mise in mezzo, ordinando birre per
tutte e quattro.
Helen lo
ringraziò, tirando un pò indietro il seggiolino in
modo che anche Lis potesse partecipare alla
conversazione e così fece il ragazzo di fianco a lei.
-Di dove siete?-
-Noi siamo di Amburgo- rispose la rossa.
-Fate
l'università?-
-Io si, lingue,
mentre la mia amica lavora...-
-Davvero? Quanti
anni hai?- si informò Georg.
-Venti...ma non
avevo voglia di continuare gli studi...-
Bugia.
-Non eri molto
brava a scuola?- sorrise il bassista complice.
-Esatto...-
sorrise imbarazzata.
Bugia. Era una
delle migliori nella sua classe.
-Come vi chiamate?-
prese la parola Bill.
-Io sono Helen,
lei Liesel...-
-Liesel...- ripetè il
moro pensoso.
-Puoi continuare
a pensare anche tutta la sera, ma non penso di averti mai visto prima, a parte
televisione, ovviamente...-
Bugia. L'aveva
visto tre anni fa, al party Vip del Dome. Aveva conosciuto lui e Tom. Solo loro
due.
I due ragazzi
continuarono a far loro domande, fino a che il discorso non cadde sul genere "musica"
e allora iniziarono ad esaltarsi, parlando delle loro canzoni e dei loro
concerti.
-Beh, voi non
siete mai venute e vederci?-
-Dal vivo
mai...- sorrise Helen -Ci sono sempre ragazze più piccole e noi ci sentiamo
vecchie!-
-Ma non lo
siete, avete più o meno la nostra età…un anno in meno
di me e Tom!- rise Bill.
Tom.
Quel maledetto
nome.
Helen strinse
sotto alla sedia la mano di Liesel, facendole capire
di stare calma.
-La musica vista
dal vivo è tutta un'altra cosa...- iniziò Georg prendendo un sorso di birra -Le
luci si accendono... Tom parte con il suo assolo di chitarra... sentirlo dal
vivo fa paura quel ragazzo!-
Liesel si voltò verso il bancone, giocando con
il sottobicchiere.
Doveva cambiare
argomento.
Iniziava a
sentirsi a disagio.
Ma esisteva solo
Tom quella sera? Perchè tutti sembravano
involontariamente portare il discorso su di lui?
-Ma tu Bill
sarai il più agitato, no? In fondo se tu che devi cantare...- cercò di deviare
Helen.
-Beh, si, prima
di entrare sono super agitato!- iniziò a gesticolare -Ma penso davvero che Tom
possa battermi! in fondo lui fa finta di essere un duro, ma è molto più
sensibile su certe cose!-
-Pfu!- lo sbuffò che uscì involontariamente
dalla bocca di Liesel, accompagnato da una risata, fu
udito da tutti e tre e subito sentì gli occhi addosso.
"Mannaggia
a me!" pensò.
Helen aprì
bocca, cercando qualcosa da dire...ma la sua lingua lunga sembrava essersi
annodata tutta d'un colpo.
-Volete un'altra
birra?- cercò di glissare l'argomento.
-Si grazie! Offro
io!-
-Ma no! Ora
tocca a me!-
Mentre Helen e
Georg si scambiavano qualche battuta, Lis continuava
a guardare imperterrita il bicchiere, maledicendo il suo istinto.
Avrebbe dovuto
starsene a casa con Christopher.
Non avrebbe
dovuto fare il giro della discoteca.
Non sarebbe
dovuta sedersi al bancone.
Non avrebbe dovuto
instaurare una conversazione con due amici di...di quello!
Bill, dalla sua
posizione continuava a guardare quella ragazza.
Aveva un viso
già visto.
Ok, lui di gente
ne vedeva tanta, ma sapeva che se lei gli era rimasta impressa era per un
motivo particolare.
E se non fosse
riuscito a scoprire il mistero entro la serata si sarebbe trovato tutta la
notte a vagare tra i ricordi passati per svelarlo! Lo sapeva! Era fatto così...
-Lis, vuoi una birra?- le chiese l'amica.
-Diventerò una
botte a furia di ingurgitare quella bevanda!-
Un flash.
-Vuoi anche della pizza con caviale?
guarda che continuare a mangiare prosciutto fa male...-
La voce di Tomi
-Allora mi butterò su dolci!-
Una linguaccia.
Una risata. Quella di suo fratello.
-Liesel!- la chiamò tutto d'un tratto.
La ragazza si
voltò verso di lui interrogativa.
-La figlia di
Gustav Petrelli!- battè le
mani il moro.
Lis sbarrò gli occhi, appoggiando il
bicchiere.
Si ricordava.
Bill le sorrise,
ora più sereno.
Ecco dove
l'aveva già vista!
Quella sera di
qualche anno fa, dopo il Dome, c'era stato un party esclusivo per Vip e un
vecchi amico di David, Gustav, vi aveva preso parte assieme a sua figlia,
appena diciassettenne...
...E Tom come
sempre, si era invaghito subito di quella bella ragazza...
E come era
presumibile ci era finito a letto insieme quella sera.
Le aveva chiesto
il numero, ma non l'aveva più chiamata.
Infatti il
giorno successivo sarebbero iniziate le prime tappe del loro tour europeo e di
lei non avrebbe avuto più notizia.
Nonostante
questo, a Bill era risultata una ragazza seria e simpatica, che rideva e
scherzava con tutti, senza risultare volgare.
In più, seppur
flirtando, riusciva a rispondere a tono alle battute di suo fratello e proprio
quest'ultimo, in un attimo di intimità qualche giorno dopo, gli aveva confidato
che si era trovato davvero bene con lei, non solo nel lato puramente fisico.
Peccato che non
era più rimasto in contatto con la mora.
Ora che la
guardava si rese conto che era presso che uguale...a parte qualche centimetro
in più, lo sguardo più maturo e il corpo di poco più formoso.
-Sei in ottima
forma!- si alzò dal suo sgabello per andare a darle due baci.
Lei rimase
immobile passiva.
-Scusate
ragazzi, ma penso che per noi sia ora di andare...- disse Helen alzandosi di
scatto a facendo così alzare anche l'amica.
-Come?- chiese
Bill rimanendo per un attimo impalato.
-Eh già..non ci
siamo accorte del tempo che passava...- lanciò un'occhiata di scuse ai due e
poi trascinò via con sè verso il tavolo anche la
mora, che biascicò un "ciao".
-Cammina dritto,
prendi borsa e golfino e esci fuori da qui...- le bisbigliò in un orecchio dal
dietro, mentre Lis annuiva col capo.
Appena fuori la
rossa l'abbracciò, mentre l'altra si lascò andare ad un pianto liberatorio.
-Mi dispiace
tesoro...- le disse Helen -Non avrei dovuto portarti qui...-
Lis scosse la testa, scostandosi da lei.
-No... non è
colpa tua... tu avevi tutte le buone intenzioni del mondo... sono io che sono
perseguitata dalla sfiga!-
-Vieni...
andiamo a casa... ci facciamo un bel tè e poi ci guardiamo un film, che ne
dici?-
-Ok...-
E chiamarono il
taxi.
Bill rimase per
un pò in quella posizione, in piedi, con lo sguardo
rivolto verso l'uscita, poi si voltò verso l'amico e lo trovò nella stessa
situazione.
-Ehm...- iniziò
senza parole.
Georg alzò il
volto verso di lui.
-La conoscevi?-
-Diciamo di
si...l'ho vista una sola volta in vita mia...- Bill si sedette.
-Ottima memoria
allora!- Georg sorrise, imitato dall'altro.
-Aveva preso una
bella cotta per Tom, circa tre anni fa... quando tu e Gustav eravate andati via
subito dopo la performance...-
-Si, ricordo...-
-L'abbiamo
conosciuta li... era praticamente come adesso... a Tom era subito piaciuta, te
lo puoi immaginare...- lanciò un'occhiata eloquente al fratello che si trovava
ancora seduto sul divanetto a fissare le luci della sala.-Così ci ha parlato e si
è trovato subito bene...poi sai, da cosa nasce cosa... sono finiti in camera
d'albergo e l'hanno fatto. Tom logicamente non mi ha raccontato tutti i
particolari, anche perchè l'avrei denunciato, ma mi
disse che fu una serata davvero magnifica, una delle migliori della sua vita! E
non solo come scopata...-
Georg lo guardò
inarcando un sopracciglio.
-Fidati, si sono
anche parlati! Comunque come al solito le chiese il numero, ma non la chiamò
mai, fine della storia!-
-Beh,
insomma...come fa sempre...-
-Eh già...-
-E allora perchè ti è rimasta impressa?? Non è che a te...-
-No no! Per
carità, una ragazza molto bella, ma non mi piaceva! Però aveva un qualcosa
nella parlantina, nel modo di porsi... un pò
misteriosa, ma allo stesso tempo limpida come l'acqua... non so cosa dirti! Forse
anche perchè quello è stato l'unico post-party del
Dome che noi abbiamo mai fatto!- terminò con un sorriso.
-Pronto?-
rispose una voce assonnata.
-Mamma?-
-Lis, tesoro, ma lo sai che ore sono?- le
chiese la voce assonnata di sua madre.
-Si, lo so...è
un pò tardi...volevo solo sapere come sta Chris...-
-Tutto bene, non
preoccuparti, dorme da un pezzo-
-Ok, come avete
passato la sera?- chiese stringendo tra le mani una tazza di te bollente e
incrociando le gambe sulla sedia della cucina.
Indossava il suo
pigiama primaverile.
Un paio di
pantaloncini corti rosa e una canottiera bianca con su un coniglietto.
-Abbiamo visto
"Le tartarughe Ninja", ma penso di potertelo raccontare domani
pomeriggio quando passi a prenderlo, no?-
-Si si... era
solo per sapere... il tuo regalo?- domandò nuovamente.
-Gli è piaciuto,
ha detto che metterà quella maglietta da metallaro la prima lezione di
chitarra.-
-Senz'altro... e dolci? Non gliene hai dati,
ve...-
-Lis, sai che non glieli ho dati...non
possiamo parlarne domani? E' quasi mezzanotte!-
-Si,
giusto....giusto... passo alle due, va bene?-
-Perfetto... Lis...c'è qualcosa che non va?-
La ragazza
lanciò uno sguardo a Helen, presa a scaldare nel microonde la sua tazza di tè.
-No nulla... tutto
a posto! Buona notte!-
-L'angioletto è
già nel mondo dei sogni?-
-Si...-
-Vuoi dei
biscotti?-
-No
grazie...nelle fasi di depressione è meglio tenermi lontano dai dolci...- le
sorrise.
-Oh lo so
bene... mi ricordo quando un mese fa eri nella cosiddetta fase "lasciatemi
in pace, il mondo ce l'ha con me!" per quella nuova cassiera al supermercato...-
-Che non hanno
ancora licenziato...- mugugnò fra sè.
-...E allora hai
comprato l'enorme vaschetta di gelato al cioccolato e panna...- proseguì senza
averla sentita -…e la finisti in una sera!-
-...Ma lo
faranno...- continuò a borbottare la mora.
-Mi stai
ascoltando?-
-Si...vuoi
trovare un modo per non farmi pensare più a quel bastardo puttaniere di un
chitarrista da quattro soldi??-
-Beh...da quattro
soldi... quello guadagna come Bill Gates tra un pò...-
Lis le lanciò un'occhiata truce.
-Io ti ho detto
di chiedergli gli alimenti! Mica lo mandi sul lastrico!-
-Helen, voglio chiudere il discorso prima che
tu lo incominci! Non deve sapere del bambino! Punto! Non lo voglio più nella
mia vita! Riconoscerlo significherebbe averlo tra le scatole ogni santo
giorno...e io... non ce la faccio...- terminò in un sussurro.
-Ok, dimmi il
tuo piano per scordarti dello stronzone!-
-Devi aiutarmi a
fare licenziare Monika!- concluse vittoriosa.
-Ma che diavolo
centra quella! E’ stata anche lei con Tom Kaulitz??-
-Ma no! Ci
mancherebbe altro!...oddio...può anche darsi.... comunque non centra nulla! Da
quando l'hanno assunta al supermercato io e le altre cassiere la odiamo! Fa tre
pause al giorno, guadagna come noi e serve due clienti in sette ore perchè è troppo lenta e non la smette di civettare!-
-Ma il direttore
non dice niente?-
-Lui non è mia
lì...a parte qualche volta, in cui casualmente lei è a prendersi un caffè perchè "in pausa"!-
-E non potete
dirglielo tutte insieme?-
-No... è sua
nipote! Ci licenzierebbe tutte! Deve vederla coi suoi occhi!-
-Va
bene..abbiamo tutta notte per pensare a un piano!- e si batterono il cinque.
-Tom! Non sai cosa è successo!- urlò Bill
euforico salendo nel privè e sedendosi di slancio di fianco al fratello.
-La rossa te la
da?- disse
-Non essere così
scurrile Kaulitz!- rise Georg, sedendosi dall'altra
parte del rastaro.
-Già...impara il
linguaggio Tomi!-
Tom alzò gli
occhi al cielo.
-O più semplicemente
impara da Gustav a tenere la bocca chiusa!- rise Georg indicando il compagno
preso a baciarsi con Patricia.
-Molto
volentieri! Vado a cercare chi mi possa tenere occupato!- fece per alzarsi ma
il fratello lo tenne seduto.
-Gustav può farlo se lo merita!-
-E io no??- lo
guardò come preso da un raptus.
-Tu no... perchè non mi ascolti mai quando parlo!-
-Tu parli
troppo...-
-E tu non
ascolti mai...-
-Che coppia!-
concluse Georg appoggiando i piedi sul tavolino e incrociando le gambe, mentre
si stirava e si metteva le braccia dietro la testa.
-Ok, ascolto la
tua fantasmagorica notizia! Yuppy!- fece con finto entusiasmo il rasta.
-Basta, ora non
te la dico più! Rimarrai nella tua ignoranza!- incrociò le braccia la petto e
mise il broncio.
-Bene! Vado a
cercare compagnia!- si alzò.
Bill lo
trattenne per la maglia bianca.
-Dove vai! Siediti
che ti devo raccontare una cosa magnifica!- riprese il suo entusiasmo come se
nulla fosse.
Tom si voltò
verso Georg basito, cercando una conferma della pazzia del fratello nell'amico,
ma l'altro iniziò a ridere, risedendosi compostamente e cercando di partecipare
alla conversazione.
-Non indovinerai
mai chi ho visto poco fa!?-
-La rossa pazza
schizofrenica?-
-Pazza schizofrenica?-
ripetè Bill.
-No niente, chi
hai visto?- ridomandò cercando di suonare almeno un minimo curioso.
Cazzo.
Aveva sprecato
la serata con Helga.
Mentre Bill e
Georg erano impegnati era andato alla scalinata, ma come prevedibile non
l'aveva trovata.
E ora era lì
pure ad ascoltare le esperienze inutili di suo fratello.
-Mago merlino! Dai,
spara!- continuò Bill.
-Ma come faccio
a saperlo!-
-Oh, la conosci
come le tue tasche...- sogghignò Georg ironico.
-Mia mamma?-
inarcò un sopracciglio guardando scettico il fratello.
-Ma che pirla di
un gemello che mi ritrovo...- commentò Bill.
-E allora
dimmelo tu! Esisteranno miliardi e miliardi di persone su questo pianeta! Chi
cazzo hai incontrato?-
-Liesel!!-
Quel nome.
Non gli era
nuovo.
Guardò il fratello,
assottigliando gli occhi e cercando di fare mente locale.
Liesel.
Liesel.
LieselPetrelli.
L'immagine di
una ragazza, qualche anno prima, seduta ad un tavolino con qualche uomo, gli
venne alla mente.
La vide alzarsi
e stringere la mano a lui e Bill.
Disse qualcosa,
sorrise.
Vide se stesso
farle il baciamano e poi condurla al tavolino dei dolci.
Era golosa.
Molto.
E poi l'ambiente
cambiò tutto d'un tratto.
La sala divenne
una camera, i muri bianchi si dipinsero di arancio, le tavolate si trasformarono
in un morbido letto a baldacchino.
Lei sotto di
lui, ansimante.
Il suo sorriso
soddisfatto.
Lui che le dava
un leggero bacio sulle labbra.
Liesel.
-Proprio Liesel! Da quanti anni che non la vedevo... cioè…a dire la verità l'ho vista una sola volta in vita
mia, ma era simpatica!- Bill continuava a parlare, ma Tom non lo sentiva.
Ecco a chi
apparteneva quel volto.
La ragazza sulla
scalinata.
La mora.
Era lei.
Perchè aveva reagito così?
Avrebbe potuto
salutarlo...
Quella sera, quando
si erano lasciati, lei sapeva benissimo che, anche con tutte le buone
intenzioni del mondo, lui non sarebbe riuscito a chiamarla.
Avrebbe almeno
potuto dirgli un "ciao", oggi.
-Bill, è inutile che parli, Tom è nel mondo
dei sogni...-
-Spero almeno
che non sia con Helga...- concluse Bill.
Grazie mille a tutti quelli che
commentano!!!^^ sn felice che qualcuno segua la mia
storia! Mi sto davvero impegnando tanto!!!! Commentate anche questo chap, mi raccomando!!!!
-E poi
Michelangelo ha fatto un salto e ha buttato giù il cattivo dal ponte ed è
andato a finire nel fiume!-
-E bravo!-
-Si! Poi il
cattivo cercava di uscire dall'acqua, così è arrivato Leonardo che l'ha preso
per la giacca con la spada e l'ha attaccato al muro! E hanno vinto!-
-Sono stati
bravi!-
-Siiii!!- esclamò battendo le mani il bambino.
-Chris, a settembre ci iscriviamo all'asilo, va
bene?- cambiò discorso Liesel.
-A settembre?-
-Vuoi andarci
prima?-
-Shi...voglio conoscere altri bambini...-
bisbigliò intimorito, per paura che a sua mamma non andasse bene.
-E va bene...
cercherò di trovare un asilo dove ti tengano per questi mesi...- gli sorrise
dallo specchietto.
-Grazie mamma!-
-Com'è andata dalla nonna?-
-Benissimo! Sai
che mi ha regalato una maglietta nera con su una chitarra e un teschio rosso?-
-Un teschio
rosso?- ripetè schifata.
-Si! E’
bellissima!-
-Non avrai
intenzione di diventare un rockettaro e indossare quella cosa, vero?- chiese
minacciosa.
-No...-mugugnò timoroso.
-Bene, perchè non te lo permetterò!-
-Ma allora
perché me l’ha regalata se non posso metterla!?-
Inutile… suo figlio aveva preso parte del
cervello del nonno.
Troppo astuto.
-Cosa hai
mangiato?- glissò platealmente.
-Ieri sera ha
fatto la pizza! Buonissima! Mentre oggi ha fatto il pesce con i fagiolini...-
-E tu hai
mangiato?-
-Tutto tutto! Era
buonissimo!- confermò.
Dopo un attimo
di silenzio riprese.
-Ma quando vedrò
il nonno?-
-E' partito per
un lungo viaggio amore... appena torna ti porto dalla nonna...-
-Me lo dici
sempre... ma non l'ho mai visto in tre anni...-
Lei non seppe
cosa rispondergli.
-Non mi vuole
bene?-
-No!- rispose
immediatamente -Lui ti vuole molto bene, ma è impegnato col lavoro, torna poco
a casa... quando eri piccolo l'hai visto qualche volta...- mentì sapendo che
suo figlio non poteva ricordarselo.
-Ah...-
-Facciamo che
quando la nonna ci avvisa che è a casa andiamo insieme a trovarlo!-
-Si! Com’è?-
-Eh?-
-Com’è fatto il nonno…-
Liesel si morse un labbro.
Com’era diventato
suo papà?
Non lo sapeva…
-E’ molto alto…e molto grosso… -
La conversazione
finì lì.
Nei giorni
successivi il bambino non chiese più del nonno e iniziò a prendere lezioni di
chitarra.
Helen aveva
convinto Leo, suo cugino ventottenne, a dargli piccole lezioni private e così
la mora riusciva a rendere felice suoi figlio con una decina di euro al mese.
-E' davvero
molto bravo!- le confidò una volta il maestro privato.
-Ne sono
felice!- gli servì il caffè.
-Non tutti i
bambini che iniziano a suonare a quest'età hanno la sua passione! E’ come se ce
l'avesse nel sangue.-
Liesel versò il cucchiaino di zucchero sul
tavolo.
-Ops...- mormorò prendendo una spugna per
pulire.
-Ho intenzione
di fargli fare un saggio tra un mese...-
-Di già?- si
preoccupò.
-Si... ha
imparato in solo due lezioni delle cose che solitamente insegno in quattro
giorni! E' davvero dotato!-
-E dove dovrei
iscriverlo?- Lis bevve il suo caffè zuccherato.
-Non
preoccuparti, faccio tutto io, mi servono solo i suoi dati ed è tutto gratis.
Si terrà nell'oratorio in centro, hai presente?-
-Oh si,
certo...-
-Anzi - tirò
fuori dallo zaino una penna e un blocco. -Dimmi i dati anagrafici che inizio a
segnare il suo nome.-
-ChristopherPetrelli...-
iniziò.
-Petrelli?- chiese Leo.
-Si... Petrelli....-
-Oh...- mormorò
dispiaciuto.
Il cognome era
quello della madre.
Quindi, nessun
padre.
Nessun
riconoscimento.
-Nato ad Amburgo
il 14 maggio 2004 ... il codice fiscale te lo vado subito a recuperare...-
-Guarda, quello
puoi benissimo darmelo la prossima volta, per ora vado a dare queste
informazioni... allora vengo anche dopodomani?-
-Si, grazie
mille! Non sai quanto sono contenta di quello che fai!-
-Di niente Liesel, è un piacere insegnare ad un bambino così allegro!
Ci vediamo più avanti allora!-
-Ok, ciao!- la
ragazza gli aprì la porta e non appena la richiuse le arrivò alle spalle suo
figlio che le prese una gamba.
-E' stato
bellissimo! Ancora di più della volta prima!- sorrise.
-Bene! Lo sai
che vuole farti suonare davanti a tanta gente?-
-Si!! E lo
voglio fare!! Magari mi vede anche Nina!-
La famosa Nina Hagen.
Ancora lei.
Alzò gli occhi
al cielo.
Impossibile
farla dimenticare a suo figlio… era la sua cantante
preferita!
-Ricordati che
domani però andiamo a vedere per l'asilo, d'accordo?-
-Sii!!-
Il giorno
successivo Liesel portò Chris alla scuola materna,
dove le insegnanti furono ben liete di tenerlo li non solo il giorno stesso, ma
anche per tutto il mese, fino alle vacanze estive.
Così lei potè andare a lavorare con più tranquillità.
La mattinata
passò velocemente e prese le sue cose dall'armadietto al supermercato,
salutando tutti e dirigendosi a casa.
Oggi Monika aveva lavorato addirittura tre ore.
Tre.
Tre su cinque.
Bill stava
camminando per le strade di Amburgo nascosto da un cappellino e un bel paio di
occhiali da sole, intento a guardare le vetrine dei negozi più alla moda della
città, quando vide uscire da un supermercato una sagoma conosciuta.
Liesel.
Gli nacque un
sorriso spontaneo sul volto e avrebbe tanto voluto salutarla, ma la ragazza era
andata di corsa alla macchina ed era salita.
Così anche lui
velocemente raggiunse Saki, l'unico che era stato
obbligato ad andare a fare shopping con lui perchè
sotto contratto, e gli disse di seguire la Golf.
In pochi minuti
la videro parcheggiare davanti ad un condominio di pochi piani in una via
abbastanza grande e conosciuta.
-Fermati...- si
sporse verso la sua guardia del corpo.
Scese
velocemente dalla macchina, controllando sul citofono il cognome della ragazza.
Abitava da sola.
Suonò e non
attese che pochi secondi per una risposta.
-Si?-
-Liesel?-
Ci fu un attimo
di silenzio.
-Chi è?- riprese
la voce.
-Sono Bill...-
Ancora silenzio.
-Bill?- un tremolio.
-Si...-
-Scusi, mi sa
che ha sbagliato appartamento!-
-No, Liesel, asp...- e mise giù il
citofono ancora prima che lui potesse terminare la frase.
Era sicuro che
fosse lei. La sua voce era una delle prime cose che si era ricordato.
Bill era
testardo, e molto anche.
Pigiò nuovamente
il tasto, fino a che una voce femminile scocciata rispose nuovamente.
-Che c'è?-
-Liesel, mi faresti salire?-
-No!- troncò la
conversazione.
A quel punto il
ragazzo, spazientito, continuò a tenere il dito sul pulsante, deciso a non
muoversi da quella posizione.
-La smetti?- Liesel rispose.
-Liesel, sono Bill..-
-Ho capito chi
sei!-
-Posso salire a
salutarti?-
-Ci siamo visti
giorni fa!-
-E allora? Per
fare quattro chiacchiere...-
Non capiva cosa
aveva che non andava quella ragazza! Era davvero sfuggente, quasi non volesse
avere nulla a che fare con lui e la sua band.
Eppure si erano
lasciati in ottimi rapporti loro due, non c'era stato attrito.
Sbuffando la
ragazza gli aprì e lo aspettò alla porta del terzo piano, appoggiata allo
stipite e con le braccia incrociate, impedendo il passaggio.
-Come hai saputo
il mio indirizzo?-
-Ti ho
seguita...-
-Ah...bene!-
-Voglio solo
fare quattro chiacchiere!- tentò di giustificarsi lui -L'altra sera
praticamente non abbiamo parlato di nulla...-
Liesel lo guardò.
In fondo Bill
non si meritava lo stesso trattamento del fratello. Lui non centrava nulla.
Lo fece entrare,
guidandolo verso il salotto.
-Siediti pure
sul divano...non muoverti da li... la casa è un disastro.-
In realtà non
voleva che scoprisse qualcosa di riconducibile a Christopher, visto come era
ordinato suo figlio.
Sempre tutta
colpa dei geni di papà.
-Vuoi qualcosa
da bere?-
-Solo un
bicchiere d'acqua, grazie...-
Mentre Liesel andò in cucina, il ragazzo osservò la stanza dove si
trovava.
Non era molto
grande, vi era solo un divanone bianco, una poltrona,
un tavolino basso e un enorme tappeto.
I muri erano
decorati con un paio di quadri raffiguranti dei paesaggi marini, qualche
mensola e il televisore situato su un mobile abbastanza grande con enorme
cassettoni.
-Ti piace
filmare?- chiese curioso alzandosi e avvicinandosi alle mensole con tutte le
videocassette.
-No, piace a
Helen...- Lis uscì dalla cucina con in mano un
bicchiere -Tieni!- lo fermò prima che potesse leggere qualcosa sulle
confezioni.
-Allora, come va
il vostro tour?-
-Tutto
bene...per ora abbiamo un pò di vacanze! Tra un pò ci sarà il nostro concerto ad Amburgo...-
-Ah già..ormai
in città si parla solo di quello...- inarcò un sopracciglio.
-Beh, penso che
di noi tu sappia ormai tutto! Ma dimmi di te... è da più di tre anni che non ci
vediamo!-
-Eh già..-
sospirò lei giocando con l'orlo della maglia.
-Cosa hai fatto
per tutto questo tempo?- Bill appoggiò il bicchiere sul tavolino e si girò a
guardarla sorridente.
Mannaggia a lui.
Quel ragazzo era
troppo sincero.
Liesel non aveva davvero voglia di
mentirgli...si era sempre comportato bene con lei...
-Ho finito il
liceo...- iniziò guardando un punto imprecisato nella stanza.
Bugia.
-Poi ho deciso
di iniziare ad essere indipendente, così me ne sono andata da casa e mi sono
trovata un lavoretto...-
Bugia. Era
"stata sbattuta fuori di casa".
-Tuo padre? è da
molto che non lo vedo!-
"Neppure
io..."
-Tutto bene! E’
partito qualche tempo fa per un affare di lavoro... tornerà a giorni...-
-Beh, qualche
sera potremmo ritrovarci tutti insieme come una volta, no?- chiese
innocentemente il ragazzo.
-Non penso sia
una buona idea...sono molto impegnata...ed ho un ragazzo molto geloso...-
Enorme bugia.
-Davvero?- Bill
spalancò gli occhi.
Cazzo. Aveva
fatto un errore. Mai raccontare a Bill fatti personali, diventava
enormemente...
-Dai, raccontami
tutto! Sono curioso!!- battè le mani sorridente.
Appunto.
-Che ti devo dire?
Si chiama Chris, ha la mia età ed è... insegnante di musica!- sparò la prima
cosa che le venne in mente.
-Wow! Vedo che
allora è proprio nel sangue questa tua passione per i musicisti!-
Se voleva essere
una battuta, Lis non l'aveva gradita.
Fece finta di
non aver sentito e proseguì ora più convinta che mai a dare un volto al suo
nuovo "fidanzato".
-Suona il piano
ed è davvero molto bravo! E' molto alto, moro, occhi azzurri, un bel fisico,
visto che fa palestra! E' un ragazzo molto dolce... mi ha baciato solo dopo il
nostro quarto appuntamento! Ha un tatuaggio sull'avambraccio e nessun piercing!
Li odia!-
Disse l'ultima
parte con enfasi.
"Strana la
vita..." pensò Bill "E' l'esatto opposto di Tom..."
-E da quanto
state insieme?-
-Abbiamo fatto
tre anni qualche giorno fa...-
-Auguri! Sono
contento per te! Senti... se vuoi posso darti un paio di biglietti per il
nostro concerto... puoi venire con lui...-
-No grazie,
sarebbe inutile... ora è a Monaco per suonare...-
-Allora puoi
chiedere alla tua amica rossa dell'altra sera!-
-Non ama molto
il rock...-
-Sbaglio o stai
cercando in tutti i modi di rifiutare?- Bill la guardò.
-Esatto! Sono
molto impegnata... senti Bill, è stato un piacere parlare con te, ma avrei
altro da fare, ti spiace?-
Era stata un pò scortese e le spiaceva.
Ma non trovava
altra soluzione.
-Ok...- balbettò
il ragazzo preso alla sprovvista.-Magari passo un giorno...-
-Non so se è il
caso... è stato bello rivederti... ciao!-
Gli chiuse la
porta in faccia.
Liesel si mise un mano sulla fronte sedendosi
per terra.
Che succedeva in
quel periodo? Tutte le sfighe a lei?
Si morse il
labbro.
Povero Bill.
Le spiaceva
averlo trattato così... ma aveva Christopher da difendere.
Non dovevano
scoprirlo.
Bill arrivò nel loro
appartamento con in testa mille pensieri.
-Oh, sei
tornato! Hai comprato l'intero negozio?- Gustav stava guardando la televisione,
mentre Georg dormiva sul divano.
-No... a dire la
verità solo un paio di scarpe...-
Il biondo si
alzò e lo raggiunse alla porta, prendendo l'unico sacchetto che aveva in mano.
-Sul serio??-
Aprì l'unica
scatola presente e rimase senza fiato nel constatare che quello che aveva detto
il cantante era vero.
-E che hai fatto
per quattro ore?-
-Sono andato a
trovare una vecchia amica...-
-Quella Liesel?-
-Come lo sai?-
-Georg non tiene mai la bocca chiusa!-
Bill sbuffò,
prendendo il suo acquisto ed andando in camera sua, trovando Tom sdraiato sul
letto ad ascoltare l'ipod.
-Ehi..- lo
salutò.
-Ehi...- rispose
Bill.
-Hai svaligiato
un negozio?- domandò anche lui.
-No, ho preso
solo un paio di scarpe, si, sul serio, e per quattro ore sono rimasto a parlare
con un'amica!- disse irritato.
-Calmati...ti ho
solo fatto una domanda!- Tom spense la musica, sedendosi sul materasso.-Che
hai?-
-Nulla...-
-Bill!?-
-Ok, sono andato
a trovare Liesel!-
-Come?- Tom
sbarrò gli occhi.
-Hai capito
bene, quella Liesel! L'ho trovata in giro per caso e
ho visto dove abita... poi ci ho fatto quattro chiacchiere...-
-Perchè?-
-Perchè mi andava! Io non le ho fatto niente ed
era una ragazza molto simpatica... non mi è piaciuto come se n'era andata
l'altra volta...-
-Cosa vuol dire
quel "io non le ho fatto niente"?-
-Andiamo Tom,
sai benissimo quello di cui sto parlando...-
-A parte che non
le ho chiesto di sposarmi e poi abbandonata sull'altare! Lei era consenziente e
non si è lamentata!-
-Lasciamo
perdere questo discorso...-
-E no caro! Cos'è,
piaceva anche a te?-
-Tom, mi hai fatto questa domanda tre volte
tre anni fa e ora me lo chiedete tutti anche ora... come ve lo devo dire? Non
mi piace Liesel! E' una ragazza simpatica ed
intelligente, ed è raro parlare così di una che è andata a letto con te...-
fece finta di non vedere l'occhiata omicida del fratello -E visto che quella
famosa sera di tanto tempo fa mi ha particolarmente colpito come persona, ora
volevo solo fare quattro chiacchiere tra amici!-
-Ok, ci credo...
e quindi che vi siete detti?- domandò curioso.
-Quasi niente...
era un pò..irritata...-
-In che senso?-
-Non lo so...
però ho scoperto che è fidanzata...-
-Ah...-
Gli fece uno
strano effetto quella parola.
Fidanzata.
Gli faceva
effetto sapere che una sua ex ora stava con un altro
Ok, forse un pochino
geloso lo era, in fondo era stata con lui...anche solo per una notte.
-Lui chi è?-
-Un
musicista...-
Tom guardò il
fratello maliziosamente.
-Non cercava te
in altri ragazzi, fidati! Me l'ha descritto ed è esattamente il tuo opposto! In
tutto e per tutto!-
-Ah...-
Quella sera
Gustav non aveva voglia di cucinare, perciò si arrangiò preparandosi un bel panino
con pancetta e fontina.
Prese un
tovagliolo e si diresse in salotto, prendendo possesso della poltrona e
sedendosi scompostamente col telecomando.
Georg si era
addormentato sul divano, mentre Bill e Tom erano in camera loro.
Incredibile come
il bassista la notte russasse come un trombone e di giorno dormisse come un
angioletto.
Gustav
sogghignò, appoggiando la sua cena sul tavolino e andando in cucina.
Aprì il frigo,
trovando ciò che cercava e ritornò in sala, schioccando le dita davanti al
volto di Georg per avere la conferma del suo stato di trans.
Aprì la
confezione di panna montata e l'agitò, spruzzandogliene un pò
sulla fronte, dato che lui aveva l'abitudine di grattarsela appena sveglio, e
ne mise un altro pò nelle sue pantofole, che usava
ancora nonostante il clima primaverile di maggio.
Poi, sopprimendo
una risata, rimise a posto tutto, ritornando nella sua posizione sulla poltrona
e voltandosi verso l'amico, in attesa del suo risveglio che sarebbe avvenuto a
minuti.
Georg sentiva il
richiamo della fame.
O
meglio...sentiva l'odore del cibo.
Infatti Gustav
fece solo cinque o sei morsi, che l'amico mugugnò qualcosa...muovendosi
leggermente.
Il bassista aprì
gli occhi, stropicciandoseli e passandosi poi la mano destra sulla fronte.
-Che cazzo...-
mormorò alzandosi di scatto.
Il biondo iniziò
a ridere, mentre Georg lo guardava come se volesse incenerirlo.
-Tu!!-
-No...- mormorò
poco convincente.
-E saresti
l'angelo del gruppo?? Devo dire a David di mettere delle videocamere qua
dentro, vedrai poi come cambia idea su di te!- disse arrabbiato alzandosi in
piedi e mettendosi le pantofole.
Gustav a quel
punto prese un cuscino e se lo mise sul volto, cercando di contenere la marea
di risa.
-E ora che
diavolo...- neanche il tempo di finire la frase, che Georg guardò in basso,
verso i suoi piedi.
-Spero tu non
abbia fatto anche quello...-
Il batterista si
alzò, prendendo a correre verso la sua stanza.
-GUSTAV!!-
L'urlo risuonò
in tutta la casa.
Dopo l'ultima affermazione
di Bill, Tom non ebbe il tempo di pensare ad altro, perchè
senti Georg urlare contro Gustav.
Si affacciò alla
porta, vedendosi passare a pochi centimetri un bassista trafelato.
-Apri questa
porta, battitore di pentole!- iniziò a bussare alla sua, loro, camera.
-Che succede?-
chiese il rasta.
Appena l'amico
si voltò verso di lui con gli occhi che mandavano fiamme e con la panna montata
ancora in fronte, Tom iniziò a ridere, suscitando la curiosità del fratello.
Bill lo
raggiunse e anche lui, alla vista di Georg, si piegò in due dalle risate.
-Io vado a farmi
un panino...- disse il moro, dando le spalle a Georg per nascondergli le
lacrime.
-Vengo con te!-
lo imitò Tom.
-Fatemi trovare
un sandwich con scamorza, cotto e pomodori se volete che faccia finta di non
vedere il vostro volto deformato dalle risa!- e con quest'ultima minaccia
riprese a bussare alla porta di camera sua e di Gustav.
Ringrazio tutti coloro che hanno
recensito!!!^^ sn contenta che la storia vi piaccia!!
Mi raccomando, continuate a sostenermi!!!^^
Liesel prese in braccio suo figlio, tastandogli
la fronte.
-Non sei
caldo... vuoi che ti faccio un massaggino?-
-Shi... dopo posso andare all'asilo?-
-No tesoro…è meglio che oggi tu stia a casa...-
-Nooo... oggi la maestra ci avrebbe fatto
disegnare la foresta....- piagnucolò.
-Me la disegni
qui a casa, va bene? E domani la porti alla maestra, ok?- Lis
gli mise un cuscino sul pancino per tenerlo caldo.
-Ok... ma tu
devi andare al lavoro?-
-Si tesoro... se
vogliamo mangiare devo andarci! Torno all’una e ti faccio un bel risotto
bianco, va bene?-
-E io che faccio
tutta mattina da solo?- l'abbracciò.
-Amore... inizia
a disegnare quella bella foresta! Stai li nel lettone al calduccio! Poi se vuoi
puoi guardarti una videocassetta...-
-Anche Tarzan?-
-Si, anche
Tarzan!- alzò gli occhi al cielo.
Praticamente
guardava solo quello.
Tarzan.
Ma che ci
trovava in quel cartone?
Il re Leone,
Hercules? No, Tarzan!
-Ok... allora
buon lavoro mamma!- le diede un bacio sulla guancia e corse in camera,
tirandosi su i pantaloncini che stavano per cadere.
Liesel finì di vestirsi, mettendosi un paio di
jeans neri molto stretti, un paio di stivali sempre neri e una maglietta a
maniche tre quarti azzurra.
-Non mangiare
niente fino a che non torno, ok?- gli urlò alla porta.
-Va bene!-
-E non aprire a
nessuno!-
-Ok...- gridò il
bambino dalla camera.
Prese la borsa
sul mobiletto accanto all'entrata e impostò la segreteria al telefono, poi
chiuse la porta a chiavi.
Immediatamente
però tornò dentro.
-Se hai bisogno
di qualcosa chiedi a Frau Schneider, ok?-
-Siii!-
Più tranquilla,
richiuse tutto e bussò all'appartamento di fronte.
Una signora sui
settant'anni le aprì, con addosso un enorme grembiule bianco e un paio di
ciabatte più grandi di lei.
-Salve signora Schneider-
-Oh, ciao cara,
bisogno di zucchero?-
-No no, oggi no,
grazie!- le sorrise -Vado al lavoro... Chris non è stato tanto bene, perciò lo
lascio a casa, in caso volesse andare a dargli un'occhiata le lascio una copia
delle chiavi...ora ho chiuso io!-
-Oh certo...
devo preparargli qualcosa da mangiare?- chiese cordiale, sistemandosi i piccoli
occhiali rotondi sul naso.
-No no, torno io
per mezzogiorno!-
-Va bene, allora
vada pure! Ci penso io a lui!-
-Grazie mille! Arrivederci!-
la salutò cordiale scendendo le scale.
Per fortuna che
esistevano donne così gentili!
Entrò nel
garage, accese la sua Golf e si diresse verso il supermercato.
Quella però non
doveva essere la sua giornata fortunata, perchè a
lavorare, quella mattina, ci sarebbero state solo lei e Monika,
scoprì.
La cara Monika.
La nipote del
capo "solo-io-sono-bella".
-Ciao- la salutò
la bionda masticando una cicca e limandosi le unghie.
"Voglia di lavorare
saltami addosso..." pensò irritata.
-Ciao- le
rispose gentile andando a mettersi la tunica gialla del supermercato.
Helen doveva
filmare quelle scene di "riposo giornaliero" al più presto! Non
avrebbe retto più di un'altra settimana con lei.
-Hai sentito
alla televisione?-
Lis la guardò interrogativa.
Tra una cosa e
l'altra la tv era l'ultima cosa di cui si preoccupava.
-I sindacati vogliono
fare una manifestazione per aumentare lo stipendio...-
La mora si
chiese se lei sapesse che lo stipendio teoricamente doveva essere aumentato a
chi "lavorava", non a chi "faceva presenza".
Comunque evitò
di dirlo.
Domani avrebbe
chiamato la sua amica.
Domani Helen
sarebbe dovuta venire con la telecamera.
Domani Monika sarebbe stata licenziata!
-Bill, devi alzare un pò
il tono della voce... io e Georg non stiamo al tuo passo!- lo rimproverò Tom.
-E non ci
riesco! Questo è il massimo che posso fare...-
-Dai,
riproviamo!- disse Gustav riprendendo a dare il ritmo.
Era da due ore
che provavano l'intonazione del loro prossimo singolo, estratto dall'ancora
inedito album, ma il cantante andava in panico sulla seconda strofa, non
riuscendo a raggiungere la nota adatta.
-Ragazzi,
fermi!- si intromise David, che stava dall'altra parte del vetro della sala
prove, al microfono.-Facciamo che Bill oggi fa una bella pausa e va a farsi un
giro!-
-Come?- chiese
l'interessato.
-Hai capito
bene... loro tre devono riuscire ad andare a tempo tutti insieme, la tua voce
ce la metteremo sopra domani...oggi sei un pò
irritato! Prenditi le parole e cantale per strada...-
Arrabbiato il
moro prese i fogli che aveva sullo spartito e uscì a grandi passi dalla sala,
che si trovava nel piano sotterraneo del loro appartamento.
-Bill!- sentì suo fratello chiamarlo, ma non si
fermò,salendo in camera sua, prendendo una giacca di pelle nera e uscendo in
strada, senza preoccuparsi del suo aspetto riconoscibile.
-Cazzo!- sbottò
calciando un sassolino.
Si era sempre
impegnato, eppure quella mattinata non riusciva ad intonare una sola nota di
quella maledetta seconda strofa.
Avrebbe
volentieri maledetto Tom. Aveva scelto
lui il primo singolo.
Ma porco cane,
di tutte le dodici canzoni proprio "EinBahnhof" doveva scegliere?
Di che parlava
poi? Una partenza, due amici che si lasciano, che dicono che si sarebbero
rivisti...
Ma invece no...
Uno di loro dopo un anno muore in un incidente stradale e l'altro legge la
notizia sui giornali.
L'aveva scritta
lui, leggendo sul serio quel fatto di cronaca e, sempre pensando ai suoi amici,
in particolare ad Andreas, aveva deciso di scriverci
una canzone.
Si vede che Tom
era rimasto particolarmente contento e soddisfatto di quel lavoro, perchè aveva decretato lui quello spartito come il
vincitore tra i tanti!
Si mise le mani
in tasca, guardandosi attorno.
Aveva bisogno di
una sigaretta.
Entrò nel primo
tabacchino che trovò, incurante degli sguardi della gente e appena preso un
pacchetto e un accendino, lo aprì.
Si sedette su un
muretto e prese a fumare nervosamente, respirando profondamente.
Pace.
Solo una.
O la sua voce
sarebbe diventata ancora più roca e poi quel tono alto con cui avrebbe dovuto
cantare se lo sarebbe solo sognato di notte.
Le sberle di
David però le avrebbe sentite sulla sua pelle!
Un’occhiata
attorno.
Quel quartiere
era conosciuto.
Adocchiò un
palazzo color giallino e riconobbe l'appartamento di Liesel.
Buttò la
sigaretta e decise di andare a fare quattro chiacchiere con lei da amico.
Chissà, magari
quel giorno sarebbe stata più socievole.
Inutile negarlo,
non le era piaciuto il modo in cui aveva trattato lui e Georg.
Stava per
suonare al citofono, quando un uomo uscì in quell'istante dal palazzo,
lasciandogli aperta la porta.
Lo ringraziò e
salì le scale, fino al terzo piano.
Suonò il
campanello, ma nessuno rispose.
Riprovò una
seconda volta, guardando nella serratura, ma nulla.
Si grattò la
nuca, non sapendo che fare, quando fu colpito da un'illuminazione.
Liesel la mattina lavorava al supermercato. Che
scemo che era stato! Se n'era dimenticato! Glielo aveva accennato quella sera,
tra una cosa e l’altra…
La porta di
fronte si aprì e Bill si voltò, trovandosi di fronte una signora.
-Ha bisogno di
qualcosa?-
-Ehm..
no..veramente ero venuto a trovare Liesel...-
-E' al lavoro...
lei conosce la signorina Petrelli?- chiese la signora
scettica squadrandolo da capo a piedi.
-Si...-
-Non sapevo
frequentasse gente così...- lo guardò schifata.
-No...veramente
non ci vediamo da tanto! Ci siamo incontrati dopo qualche anno...-
-Ah...capisco...-
si sistemò gli occhiali.-Vuole che le riferisca qualcosa?-
-No grazie,
volevo solo salutarla, ma ho visto che non c'è nessuno...- sorrise.
Quel sorriso
sembrò rasserenare la signora. Non sembrava un cattivo ragazzo.
-Oh no, Liesel non c'è, ma Christopher si...- gli rispose accondiscente.
In fondo,
nonostante quell'aspetto da "figlio-di-satana",
non era stato scortese.
E le compagnie
della signorina Petrelli, da quello che ne sapeva
lei, erano sempre state ottime.
-Ah..Christopher...-
balbettò Bill.
E come mai non
era andato ad aprire il suo ragazzo?
-Pensavo non si
fosse nessuno, non è venuto ad aprirmi...-
-E no... da
quello che mi ha detto la signorina, sta male oggi, così è rimasto a letto...-
iniziò a parlare, prendendo un mazzo di chiavi.-Se vuole posso farla entrare un
secondo per salutarlo!- la signora uscì sul pianerottolo.
Sembrava
convinta che lui conoscesse questo Christopher.
-Oh...ma io a
dire la verità non l'ho mai conosciuto...- mormorò -Ma sarei felice di
incontrarlo!-
Magari avrebbe capito
qualcosa sullo strano comportamento di Liesel del
giorno precedente.
In fondo,
salutare il suo ragazzo, non era un reato.
-Davvero? Beh,
le piacerà! Piace a tutti.- gli fece l'occhiolino.
Bill annuì
imbarazzato.
La signora aprì
con uno scatto la porta.
-Aspetti un
secondo qui...spero non stia dormendo...-
Lo lasciò
nell'anticamera, parte integrante del salone, mentre lei andava urlando un
"Chris, sei sveglio" tra le pareti.
Si guardò
intorno, appoggiando sul piccolo mobiletto l'accendino e il pacchetto di
sigarette appena preso.
Rimase solo
qualche secondo in piedi, poichè la signora tornò
indietro sorridendo.
-Venga venga! E’
sveglio! Sono sicura che a Liesel faccia piacere che
lei lo veda! Ne è davvero orgogliosa!-
-Ah si?- domandò
un pò ritroso.
Cosa faceva
quella ragazza, lo esibiva come trofeo?
-Ehm... però...-
la donna si voltò verso di lui, a metà corridoio, guardando con sguardo
eloquente il suo volto, i suoi capelli e i suoi vestiti.
-Cosa?- chiese
un pò irritato.
Era per caso,
quel fantomatico fidanzato, un cristiano praticante e devoto che credeva nella
reincarnazione del diavolo sotto forme umane?
Non aveva mai
visto uno stile come il suo ed era facilmente impressionabile?
-Uff... niente! Se entrerà con me non si
spaventerà!- la signora fece un gesto con la mano come per scacciare un
moscerino e poi lo invitò a seguirla.
Arrivarono
all'ultima porta, che era leggermente socchiusa.
-Faccia
attenzione però! Qui di fianco c'è la sua chitarra, ci tiene moltissimo...prima
ci stavo inciampando!-
-Chitarra??-
-Si! Non lo sa??
E’ da un paio di settimane che suona...ogni tanto lo sento strimpellare! E’ davvero
bravino!-
Bill inarcò le
sopracciglia perplesso.
Chitarra? Mica
suonava il pianoforte?
A proposito,
mica era in viaggio da qualche parte?
-Non era mica in
viaggio per un concerto?- chiese innocentemente.
Frau Schneider,
con la mano sulla maniglia si bloccò all'improvviso.
-In viaggio?
Concerto? Ma di cosa parla? Liesel mi ha detto che
farà un saggio tra un pò...ma addirittura concerti!
E' solo un principiante!-
Un dubbio si
insinuò nella mente di Bill.
-E non suona il
pianoforte?- fece con voce tremante.
-Ma va! Come
potrebbe! E’ troppo piccolo per uno strumento così grande!-
Bill sbarrò gli
occhi.
No.
Non era
possibile.
Non poteva
essere quello che pensava.
-Venga!-
La signora aprì
la porta.
E Bill si
sostenne allo stipite per non svenire.
-Posso andare?-
-Mancano dieci
minuti Liesel, non puoi lasciare la tua postazione!-
-Per favore Monika! Mio figlio è stato male stamattina ed è a casa
tutto solo!-
-Povero, mi
spiace davvero! Ma io non posso stare qui da sola!-
Strinse i pugni.
Maledetta!
"Goditi
l'ultimo giorno d'impiego! Domani sarai disoccupata!"
Il bambino,
sdraiato a pancia in giù, alzò il suo visetto e posò i suoi occhi a mandorla
sul nuovo venuto.
Bill sbarrò gli
occhi.
Era uguale a
lui.
Era uguale a lui
e Tom da bambini.
- Christopher,
ecco qua un amico della mamma!- disse la signora, trascinando per la manica
della giacca Bill nella stanza.
Il bambino,
spaventato, scattò indietro, dalla parte opposta del letto.
-Chi è?- chiese
spaventato, tirandosi le coperte fino al mento e guardando i vestiti neri, il
trucco nero e i capelli sparati in aria del ragazzo di fronte.
-Lo so che è un pò brutto, ma è un bravo ragazzo! E' un amico di tua
mamma!-
Bill era
talmente shoccato che non obiettò neppure all'offesa della signora.
Continuava a
guardare il bambino.
-Quando arriva
la mamma?- sembrava sul punto di piangere.
La mamma.
Liesel.
Liesel era mamma.
E quel bambino
era uguale a lui e Tom da piccoli.
Due più due.
Uguale a
quattro.
Si sedette sul
materasso continuando a guardare il viso del bambino.
-Ehi...- gli
disse cercando di modulare la voce e di non farla tremare.
Il piccolo non
rispose, continuando a fissarlo.
-Mi chiamo
Bill...- bisbigliò tendendogli la mano.
Chris la guardò.
Osservò le unghie.
-Perchè hai le unghie nere?- chiese.
-Perchè mi piacciono-
-E perchè ti piacciono?-
-Perchè hanno classe...- esitò sincero
Quella risposta
sembrò convincerlo, così si tolse le coperte dal volto.
E per la seconda
volta a Bill venne un tuffo al cuore.
Così, da vicino,
lo poteva vedere alla perfezione.
Quel neo.
Quell'unico neo.
Sulla guancia
destra del bambino.
Uguali.
Uguale a quello
di Tom.
-Ora vado!-
senza attendere la risposta della nipote del capo, Lis
si alzò, andò a cambiarsi ed uscì in strado, respirando a pieni polmoni l'aria
fresca.
Al diavolo Monika.
La signora
Schneider si chiuse la porta dell'appartamento dietro le spalle.
Non avrebbe
voluto lasciare quel ragazzo da solo con il bambino, ma alla fine, a pelle, le
era sembrato sincero e buono.
E lei di queste
cose se ne intendeva.
Era raro che Liesel mostrasse i suoi amici. Solo Helen veniva a casa
sua.
Comunque avrebbe
osservato dallo spioncino del suo appartamento le mosse del giovane.
Era sempre
meglio farsi gli affari altrui...
Liesel trovò parcheggio sotto il palazzo e per
la prima volta in tutta la mattinata benedì il Signore per averle concesso quel
privilegio.
Chiuse la
macchina e aprì il cancello, salendo le scale con calma.
Pessima idea
mettersi i tacchi per andare la lavoro.
"Domani
scarpe da tennis".
Arrivò al terzo
piano e cercò le chiavi nella borsa. Le trovò dopo solo un tentativo e
sorridente le inserì nella serratura.
Chissà se era
passato il mal di pancia al suo tesorino.
La signora Scheider osservò tutte le mosse della ragazza dallo
spioncino e aspettò.
Ora che Liesel era lì la sua idea non le sembrava poi tanto buona.
-Chris! Tesoro? Sono tornata!- urlò appoggiando
le chiavi sul comodino.
Vide un
pacchetto di sigarette.
E un accendino.
Non erano sue.
Un senso di
panico la pervase.
Che diavolo...
Buttò la borsa
per terra e si mise a urlare.
-Chris! Chris dove sei!-
-Sono in camera
mamma!- urlò la voce di suo figlio.
Un pò più tranquilla, ma comunque tesa, corse fino alla loro
camera.
-Amore, è
entrato qualcuno ment...-
Non terminò la
frase.
Aprì la bocca
tentando di prendere aria e sbarrò gli occhi.
Bill era in
camera sua.
Bill era seduto
sul suo letto e disegnava con Chris.
-Ciao...- le
disse.
Ma lo sguardo
che le rivolse era tutto fuor chè contento di
vederla.
Non attese che
le rispondesse.
-Dobbiamo
parlare.-
Eccomiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!
Scusate l’immenso ritardooo!!! Tutta colpa del
tecnico che mi ha ridato solo oggi il pc… è da prima
di Natale che ce l’ha lì per reinserire tutti i dati che avevo perso (compreso quastaff!!)
Mi scuso nuovamente!!! Spero che vi piaccia… ora la storia si farà sempre più interessante!!! Uhuhuh!!
Ho intenzione di proseguire anche tutte
le altre storie, non preoccupatevi, ma ora questa ha la precedenza, visto il
concerto imminente e la voglia matta di Bill! Eh eh!!
Un ringraziamento a tutte coloro che
hanno recensito!
Sarebbe dovuta
andare con lui a quel party dopo lo spettacolo del Dome, un grande show
musicale.
Doveva conoscere
alcuni collaboratori di suo papà che sarebbero stati in grado di offrirle
grandi aspettative nel campo dell'architettura, in cui lei voleva
specializzarsi.
Si guardò allo
specchio, facendo l'ennesima giravolta per vedere che la gonna non si alzasse
più del dovuto.
Incredibile come
Gustav fosse di tasche larghe quando si trattava di comprarle qualcosa per
occasioni importanti.
Era addirittura
arrivato a comprarle un Valentino!
Un abito da
ragazza, nero, con delle spalline e una scollatura quadrata.
Si allacciava
dietro la schiena subito sotto il seno, con un discreto fiocco, per poi
scendere morbido e leggero fino alle cosce.
Abbastanza corto
nel complesso.
Era la sera del
20 luglio e faceva molto caldo.
Portava un paio
di sandali, argento, come i bracciali di sua mamma e gli orecchini pendenti a
goccia.
Per fortuna
nessun anello, non li avrebbe sopportati.
I lunghi capelli
neri, erano stati pettinati ad arte e sistemati con perfetti boccoli.
Si sentiva una
specie di principessa.
Peccato che non
stava andando ad un ballo, peccato che non si sarebbe divertita, peccato che
non ci sarebbe stato il principe azzurro.
-Tesoro, sei
pronta?-
Si ridiede una
passata di mascara alle ciglia.
-Si papà,
arrivo!-
Appena uscita
dalla sua camera, Gustav la guardò orgoglioso, dandole un bacio sulla fronte.
-Sei perfetta!
Farai un figurone... e se ti comporterai bene per i tuoi diciott’anni
vedrò di prenderti quella macchina che tanto volevi!-
-La Bmw?-
-Non esageriamo!
Diciamo che una Pegeut potrebbe bastare.-
Le mise una mano
sulla spalla, salutò sua moglie ed uscirono.
Arrivarono
puntuali, alle dieci e si sedettero ad un tavolino rotondo, a cui vi erano già
altri tre uomini intenti a chiacchierare.
Si presentarono
ed iniziarono a discutere sul futuro di Liesel, sulle
sue aspettative, sui suoi sogni.
E lei rispondeva
educata, gettando ogni tanto uno sguardo intorno e aspettando con ansia il
momento in cui si sarebbe potuta alzare per prendere qualche stuzzichino o una
semplice boccata d'aria.
Il tavolino era
ricoperto da una tovaglietta bianca, sulla quale vi erano ormai cinque
bicchierini di limoncello. Lei era minorenne e teoricamente suo padre non
voleva che lei bevesse, ma per quella sera aveva fatto un’eccezione,
permettendole un assaggio.
Un assaggio che
le aveva fatto bruciare la bocca dello stomaco.
C'erano
pasticcini e pizzette sulle tavolate ai lati del locale, ma lei era costretta
li, a gambe accavallate, a sorridere...
...oltretutto sentendosi
osservata!
Perchè quel signore, quel David, non la
smetteva di parlare di case discografiche?
Cosa centrava
con l'architettura?
Effettivamente…come erano arrivati a parlare di musica? Lei era venuta lì apposta per
parlare del suo futuro, mica di gruppi rock, punk, rap!
All'improvviso,
lo sguardo dell'uomo si illuminò.
-Oh, ecco i miei
pupilli! Vi spiace se facciamo una pausa?-
A Liesel non sembrò vero. Finalmente un pò
di aria.
-Gustav, Liesel,
venite! Vi presento due componenti della band musicale che sto seguendo!-
Ecco, come non
detto! Doveva pure mettersi a fare conoscenze impreviste e indesiderate.
La ragazza si
alzò e subito notò due ragazzi di fronte a lei...
Uguali.
No, un momento.
Diversissimi!
Diversissimi… ma uguali!
-Loro sono Tom e
Bill, dei Tokio Hotel!-
Suo padre li
salutò amichevole, per poi congratularsi col suo amico.
Liesel sorrise cortese.
Aveva sentito
molto parlare di loro, ma dal vivo non le era mai capitata l'occasione di
incontrarli.
-Piacere!- sorrise
stringendo la mano di Bill.
Un bel ragazzo,
niente da ridere, con delle bellissime orecchie.
Poi spostò lo
sguardo sul gemello.
-Liesel!-
Dio che occhi.
E che sorriso.
Lui le lanciò
uno sguardo malizioso, prendendole le mano e baciandogliela.
Il piercing
freddo, a contatto con la sua mano calda, le mise i brividi.
-E' un piacere-
sorrise lui senza staccarle gli occhi di dosso.
Oddio. Dalla
reazione del suo corpo si poteva benissimo capire che era da un po’ che non era
a stretto contatto con un ragazzo! Era impossibile che uno sconosciuto, per
quanto bello fosse, le potesse far tremare le gambe.
E
quell’impertinente sapeva come comportarsi.
-Io direi che
potremmo andare a mangiare qualcosa, no?- propose il rasta e guardò Bill
cercando sostegno.
Il cantante
annuì.
-David, noi facciamo un giro con la qui
presente principessa! Ci becchiamo dopo!- disse Tom e la prese mano portandolaal tavolo delle leccornie, come se fosse una
sua amica di vecchia data.
Le batteva forte
il cuore.
Mio Dio! Si
sentiva una ragazzina alla prima cotta!
Come poteva quel
ragazzo farla comportare così?
Ok, era bello… molto bello! E affascinante! E aveva un modo di fare
che le piaceva! La faceva impazzire! Per non parlare della sua bocca, delle sue
smorfie maliziose, del sorriso misterioso… e del
piercing sul labbro che gli donava! E come non parlare degli occhi! Quegli
occhi a mandorla che con uno sguardo comunicavano tutti i suoi pensieri… e quel neo al centro della guancia…così…così….
Così sexy!
-Quanto cibo!-
esclamò entusiasta Bill.
Appena vide
tutto quel ben di Dio davanti a lei però, si dimenticò del ragazzo a fianco e
iniziò a prendere qualche grissino con del prosciutto arrotolato attorno.
Sua nonna glieli
faceva sempre per merenda e lei ne andava matta.
Iniziò a
prenderne un paio e mangiarli, ascoltando le battute che si scambiavano i due
fratelli Kaulitz.
-Hai sgarrato
una nota...- Tom prese anche lui un grissino e se lo mise in bocca, continuando
a guardare occhi negli occhi la ragazza, che si era voltata verso di loro
appena li aveva sentiti parlare.
-Non è vero!- ribattè Bill versandosi un pò di
vino.
-E invece si, ho
sentito io un "Schrei" che avrebbe fatto
accapponare la pelle...-
-Tutte balle! Sei
geloso perchè gli applausi alla fine erano solo per
me!-
-See, erano per i TOKIO HOTEL, non per Bill Kaulitz!-
-Vuoi anche
della pizza con caviale? Guarda che mangiare troppo prosciutto fa male!-
Si voltò di
scatto verso Tom e gli lanciò un sorrisetto di sfida.
-Allora mi
butterò sui dolci!- gli fece una linguaccia
Dandogli le
spalle cambiò tavolo.
-Ti ha
fregato...- ridendo sotto i baffi Bill la raggiunse.
Tom scoppiò in
una risata.
-Io mi prendo
questo!- disse il cantante affiancandosi e fregando un pasticcino al
cioccolato.
-Preferisco la
crema pasticcera!- sorrise lei agguantando un cannoncino.
-Ah beh, niente
contro di essa, per carità!- ingoiò il dolce in un solo boccone.
-Ma diciamo che
anche il cioccolato non mi dispiace!- aggiunse la ragazza tagliandosi una fetta
di torta.
-Incredibile!
Mangi un casino di dolci e non ingrassi!-
La voce di Tom
le arrivò alle spalle.
Il ragazzo si
mise tra lei e Bill prendendo con una mano un pasticcino identico a quello che
aveva preso precedentemente il fratello.
-Parla lui!-
Le era venuto
spontaneo. Le era uscito dalla bocca.
Stava per
arrossire come una bambina per la gaffe, quando notò una piega sulla bocca del
chitarrista.
Tom le sorrise.
-Io starei qui
tutta la sera a mangiare, ma direi che sarebbe meglio andare a prendere una
boccata d'aria, no?-
-Si... questo
luglio è davvero caldo!- rispose Liesel,
allontanandosi dal tavolo dei dolci, la sua maledizione.
Tom prese per un
braccio il fratello, allontanandolo per un istante da lei.
-Ti piace?- gli
chiese a bruciapelo.
-Cosa?- mormorò
sbalordito il fratello.
-Ti piace?- ripetè.
-Ma sei scemo?
No che non mi piace... è tutta tua Tomi!- gli diede una pacca sulla schiena.
-Sicuro? Non
vorrei averti sulla coscienza per un cuore spezzato…-
-Fidati! E’
bella e simpatica, ma non mi piace!-
Il rasta gli
sorrise, poi, con nonchalance, raggiunse assieme al fratello la ragazza, che si
era seduta su una panchina, appena di fianco alla porta d'entrata.
Tom si sedette
alla sua destra e Bill alla sua sinistra, fulminato dal gemello.
-Allora Liesel, che fai ora?- chiese il cantante.
-Studio... liceo
artistico...-
-Bello...anche a
noi sarebbe piaciuto...- disse Tom osservandole le gambe accavallate.
-Ma non dire
stronzate!- lo ammonì il fratello.
Liesel scoppiò a ridere, osservando il gemello
maggiore alzare gli occhi al cielo e scusarsi.
-E' vero, sono
contento che noi non andiamo più a scuola...-
-Si era
capito...-
-Tuo padre
conosce David?-
-Si...erano
amici di vecchia data...ma non chiedetemi come si siano conosciuti perchè è un mistero... anche se potrei averne una vaga
idea...- sospirò mesta.
I due la
guardarono interrogativi.
-Sarebbe un pò lungo da spiegare… basta che
pensiate che mio padre da giovane faceva lo spogliarellista qui ad Amburgo...-
concluse abbassando lo sguardo rossa in viso.
Tom scoppiò a
ridere, ripreso dal fratello.
-Non fa niente
Bill! Alla fine è un lavoro come un altro!- alzò le spalle.
-Vado a prendere
qualcosa da bere che ho ancora il sapore di cioccolato in bocca... Volete
qualcosa?- domandò alzandosi.
-No grazie-
sorrise Liesel.
-Se vuoi
portarmi una bistecca alla griglia, un paio di wurstel, qualche patatina fritta
e una bella fetta di tiramisù non mi lamento...-
-Vaffanculo Tomi...-
-Solo con te
fratellino!-
Li lasciò da
soli.
Liesel alzò lo sguardo su Tom, che la stava
osservando.
Era tutta la
sera che la guardava...
-Non sei
stanco?- sorrise maliziosa.
-Di far che?-
stette al suo gioco appoggiando l'avambraccio allo schienale e passandolo
dietro le spalle di lei.
-Di farmi la
radiografia!- inarcò un sopracciglio.
-Non mi
stancherei mai...-
-La tua fama è
tutta meritata, lo sai?- gli sorrise voltando completamente il busto verso di
lui.
-Nel senso che
sono il più figo del mondo?- si leccò il labbro
superiore.
"Lis, guarda gli occhi, guarda gli occhi!"
-No, nel senso
che ci provi proprio con tutte!- rise leggermente.
-Ci provo con
chi se lo merita...- le guardò le labbra carnose.
-E io me lo
merito?- chiese ironica.
-Hai tutte le
carte in regola...- le sfiorò con un dito la guancia.
-Ne sono onorata
signor Kaulitz! Ho passato il test?-
-A pieni voti…-
-Come mai a
questo party?- tentò di cambiare discorso.
-Ci siamo
esibiti al Dome…- disse il ragazzo dando un occhiata
al giardino intorno.
-Bene! Nuovo
singolo?-
-Esatto…SpingNicht…-
-Bella! Quella
canzone mi piace!-
-Le altre no?-
le sorrise.
-Non sono male… ma quella è la mia preferita!-
-Modestamente
sono stato io a sceglierla come singolo…- le fece
l’occhiolino.
-Quindi le
dovrei la vita?- chiese ironica incrociando le braccia sotto il seno.
Lo sguardo del
ragazzo le accarezzò il petto, poi tornò a guardarla negli occhi, con una
strana luce.
-Se vuoi
possiamo metterci d’accordo…-
-Come mai questa
frase non mi suona tanto casta?- rise lei.
-Forse perché
non lo è!-
Era veramente
bella.
Bella e
simpatica.
Bella e genuina.
Bella.
-Oh, ora mi è
tutto più chiaro! Grazie per aver illustrato le sue intenzioni!-
Lui sapeva
davvero come comportarsi.
Aveva un modo di
fare in grado di farla sciogliere.
Sapeva che
faceva così con tutte... e lo avrebbe accettato.
Chi era lei per
essere più speciale delle altre?
Nessuna.
...però...
Magari poi si
sarebbe accorto che lei era diversa...
Sogni.
Ma lei adorava
sognare.
-Di niente
principessa...- le fece il baciamano come era successo ad inizio serata.
-Sa che è
proprio un leccaculo?-
-Diciamo che non
me l'hanno mia detto con quel tono...-
Rise sincero.
Le piaceva.
-Che tono? Veritiero?-
Gli bloccò la
mano che lui aveva portato sulla sua coscia.
-No...
eccitante...-
E di botto si
era avvicinato e l'aveva baciata.
Senza preavviso.
Liesel spalancò gli occhi, sentendo quelle
labbra morbide sulle sue, il piercing che le provocava brividi freddi lungo la
schiena.
Aprì la bocca
approfondendo il bacio e proprio mentre si stava avvicinando al suo corpo e gli
aveva appena messo le mani dietro al collo attirandolo a sè,
sentì dei passi avvicinarsi.
Si staccò di botto,
lasciando Tom lì, a pochi centimetri, con gli occhi chiusi e un sorriso ebete
sulle labbra.
Lui alzò piano piano le palpebre.
Dio, che occhi
che aveva.
Sorrise.
-Eh si, ho
proprio classe nel scegliere...-
-Ecco qua un pò di patatine per te!- Bill arrivò dalla sala, trovandoli
seduti vicini, intenti, apparentemente, a parlare.
-Le hai prese
sul serio??- domandò il fratello sbalordito.
-Certo!-
-Ma io non le
volevo!-
-Allora le
mangio io!- intervenne Liesel prendendone un paio.
Tom la guardò
facendo il muso.
-Ho cambiato
idea!- allontanò il piattino dalla ragazza.
-Ma che razza di
maleducato!-
-Concordo con
lei! La prima ragazza che capisce al volo che tipo sei!- approvò Bill.
Il fratello gli
lanciò un'occhiata significativa, a cui il gemello rispose allargando gli occhi
e guardando di sottecchi la ragazza di fianco a lui.
Tom annuì.
-Beh ragazzi...
io sono un pò stanco... mi sa che chiamo Saki e mi faccio portare a casa...- si alzò.
-Ora?-
-Si Liesel... è stato davvero un piacere conoscerti!- le
strinse la mano e le bisbigliò ad un orecchio -Fagli
vedere chi sei...-
Lei arrossì.
Tom lo guardò.
-Tom , al risposta è NO!- lo salutò con la
mano e se ne andò.
Liesel guardò il rasta con una muta domanda.
-Niente...-
rispose lui riprendendo a mangiare le patatine.
Come avrebbe
potuto dirle che aveva rifatto a Bill la stessa domanda?
“Ti piace?”
Mannaggia a lui!
Anzi, mannaggia
a lei che era arrivata quella sera!
-Ehi?- la mora
gli sventolò una mano davanti. -Ti sei incantato?-
Tom sorrise e
fece per aprire bocca.
-Non dirmi
"si a guardare te" perchè ti mollo qui!-
Il ragazzo
scoppiò a ridere.
-Mi hai
anticipato...-
-Bene, almeno
non sono stata costretta ad ascoltare simili assurdità!-
-Chi ti dice che
non siano vere?- le si avvicinò.
-Andiamo signor Kaulitz, non sono nata ieri!- scrollò la testa.
-Avanti, Liesel, dimmi qualcosa di te...-
Si diede dello
stupido da solo.
Perdere il tempo
in chiacchiere!
Eppure...
Eppure la voleva
sentire parlare.
Gli piacevano le
cose che diceva.
E il tono con
cui le diceva...
E le labbra che
si muovevano quando le diceva.
E il nasino
all'insù che si arricciava mentre le diceva...
E gli occhi che
brillavano di malizia e mistero quando le diceva...
E...
E lei in
generale che gli piaceva.
-E cosa vorresti
sapere? Il mio numero di scarpe?-
-Beh, se vuoi
incominciare da quello sono tutt'orecchie!-
-Ok, però anche
tu mi dirai un pò di te...- si appoggiò al suo
braccio, che le aveva circondato la schiena.
-Come vuole
principessa...anche se penso che i giornali abbiano già scritto tutta la mia
vita!-
-Bhe, i giornali molto spesso dicono
assurdità! Devo sentire uscire le cose dalla tua bocca... e poi, che ne sanno
quante volte al giorno si fa la doccia Tom Kaulitz? Magari
è proprio quello che io voglio sapere!-
Le guardò il
profilo.
…e sorrise senza rendersene conto.
Chissà quante
volte aveva sorriso quella sera, incredibile...
E solo per le
cose che diceva quella ragazza...
- Allora, posso
iniziare a venire a conoscenza del numero del suo piedino?- le toccò la punta
del naso con un dito.
Lei lo arricciò
sorridendo.
Adorabile.
-38, il suo HerrKaulitz?-
-41...-
-Un bel piedone
da chitarrista...- trattenne le risate
-E me ne vanto!
Colore preferito?-
-Verde!- lo
guardò -Il vostro?-
-Blu... ragazzi
con cui sei stata insieme?-
-Senso fisico o
fidanzamenti?-
-Fidanzamenti...
beh, magari dopo potresti darmi delucidazioni riguardo al primo...-
-Scemo! Due... a
lei posso pure non farla questa domanda!-
-Ottima deduzione!-
le appoggiò la mano sulla vita, prendendo a massaggiarle il fianco con il
pollice.
Lei stava
fremendo.
Era così...
Così...
Così eccitante!
Così surreale!
Così...vero!
La faceva
sentire viva!
Passarono una
decina di minuti a conoscersi l'un l'altra.
Poi ad un certo
punto il ragazzo le voltò il viso verso di lei e la baciò.
Freneticamente.
Aveva bisogno di
sentirla.
E Liesel aveva bisogno di sentire lui.
Si mise
sull'attenti, portando le sue braccia dietro il suo collo e alzando lievemente
la gamba destra, lasciando vagare la mano di Tom sulla sua coscia scoperta.
Ci sapeva fare
quel ragazzo, inutile negarlo.
E Liesel provò una piccola fitta di gelosia nel pensare che
altre ragazze erano state toccate così da lui.
Non sapeva però
che anche lui era rimasto leggermente irritato dal fatto che anche lei prima
era stata toccata in modo così poco casto da altri...
Tom si scostò da
lei bruscamente e si alzò, porgendole la mano.
Aveva le labbra
gonfie e lo sguardo cupo.
-Vieni con me...-
-Non so...-
mormorò insicura.
-Non ti voglio
obbligare, ma so che lo vuoi anche tu...-
Velocemente gli
prese la mano e lui l'attirò a sè, riprendendo a
baciarla.
-Dove andiamo?-
chiese lei sulle sue labbra.
Tom prese a
torturarle il collo, mentre faceva vagare entrambe le mani sulla schiena di lei
e sul sedere.
-Andiamo a
prendere una camera...-
-Qui?- sospirò
inarcando la schiena e dando al ragazzo un maggiore accesso alla sua clavicola.
-Si...-
Lo spinse
indietro e si assicurò che in sala non ci fosse suo padre.
-Devo
avvertirlo...- mormorò.
-Chi?- le
bisbigliò Tom in un orecchio leccandoglielo.
-Mio padre...-
-Lascio un
messaggio a David.. non ci disturberà nessuno...- la prese per mano e fecero
una corsa fino alla reception dell'hotel di fronte, chiedendo una camera.
Il proprietario
gliela diede immediatamente e loro si fiondarono in ascensore.
Appena le porte
si chiusero, Liesel si trovò schiacciata contro lo
specchio, il corpo di Tom premuto contro, le sue mani sulla vita, la sua bocca
sulla sua...
-Tom...- disse senza fiato.
Lui mugugnò
qualcosa.
L'ascensore si
aprì al primo piano, il loro, e il ragazzo la trascinò fuori, cercando
furiosamente la camera e bestemmiando ogni volta che sbagliava corridoio.
Quando la
raggiunse l'aprì al primo colpo e poi la richiuse alle loro spalle.
La camera da
letto era li, a pochi metri da loro, ma Liesel non
aveva paura.
Il ragazzo la
strinse per la vita, facendola camminare all'indietro e quasi inciampare sul
tappeto.
Le loro labbra
costantemente incollate.
Liesel si stese sul materasso seguita dal
ragazzo, che con gesti impazienti le tolse il vestito, accarezzandole ogni
singolo centimetro di pelle.
Faceva caldo.
Molto caldo.
Si sentivano
solo i respiri affannati dei due giovani, le gambe che si intrecciavano, la
seta del lenzuolo sotto i loro corpi.
Liesel inarcò la schiena e represse un gemito,
buttando indietro la testa e graffiando la schiena di Tom.
Il ragazzo
appoggiò la sua fronte alla spalla di lei, muovendosi sempre più velocemente.
Poi uscì dal suo
corpo prima di essere preso dall'orgasmo.
O almeno... così
credette...
Si svegliò
quando un potente raggio di sole lo colpì negli occhi.
Si stirò,
voltandosi subito verso la sua destra e sorrise.
Liesel era beatamente addormentata, a pancia in
giù, con il viso rivolto verso di lui.
Si resse la
testa con una mano, appoggiato al materasso con il gomito, e rimase per un
istante ad osservarla così... addormentata...indifesa..con il trucco un pò sbavato...
Con l'indice le
toccò la punta del naso.
La vide
arricciarlo incosciamente.
Rise debolmente,
prendendo l'angolo del lenzuolo e continuando questo giochino, fino a che lei
non mosse la sua mano per scacciare quel "fastidio".
A quel punto Tom
la prese per la nuca, l'avvicinò a sè e le stampò un
rumoroso bacio in bocca.
Liesel aprì di scatto gli occhi.
-Ma che fai?- lo
rimproverò non appena lui si fu staccato.
-Ti davo il buon
giorno!- quel sorriso biricchino non voleva andarsene dalla sua faccia.
-Mi hai
svegliato!- sbottò
-Oh si
principessa... e lo rifarei...- le bisbigliò avvicinandosi al suo orecchio.
-Pervertito!- lo
spinse via.
-Non mi pare che
ti sia dispiaciuta questa perversione stanotte...-
Liesel assottigliò gli occhi, arrossendo
leggermente.
-Maniaco!-
-Grazie...- la
baciò.
Un bacio
languido. Passionale. Magnifico.
-Che ore sono?-
chiese lei intontita.
Lui lanciò uno
sguardo all'orologio sul comodino.
-Cazzo! Sono le
10!- sbraitò alzandosi di scatto dal letto e chiudendosi in bagno.
-Merda!- gridò
lei
Prese la
biancheria e il vestito della sera prima e se l'infilò.
Tom fu più
veloce di lei...uscì dal bagno in ordine e prima di andare alla porta la guardò
per un istante.
-Dammi il tuo
numero- le disse.
-Come?- lei si
fermò di botto, le scarpe in mano, voltandosi verso di lui.
-Voglio il tuo
numero di telefono...- le sorrise.
Liesel sorrise in risposta e prese un foglietto
accanto al telefono, sul comodino.
Scrisse alcuni
numeri e glielo diede, dandogli un leggero bacio.
-Fatti
sentire... almeno una volta all'anno...- gli fece la linguaccia.
-Contaci!
Domani, dopo il primo concerto ti chiamo!-
L'avvicinò a sè e le diede l'ultimo bacio appassionato.
-Ciao...-
-Ciao...-
E da quel
momento, non lo rivide più.
Ecco cosa è successo tre anni fa ai
nostri protagonisti…! Che dire! Spero vi abbia
emozionato almeno quanto mi sono divertita io a scriverlo!!^^ Un bacio a tutte
coloro che leggono..e dei ringraziamenti particolari a chi recensisce!! Per
vedere la reazione di Bill alla scoperta… dovrete
aspettare il prox capitolo!! Eheheh!
Erano seduti
l'uno di fronte all'altro in salotto.
Bill la guardava
freddo, appoggiato allo schienale della poltrona, le gambe accavallate.
Liesel aveva lo sguardo basso e si torturava le
mani cercando qualcosa di appropriato da dire.
Christopher era
rimasto nella camera a disegnare, ignaro di chi fosse in realtà lo sconosciuto
appena arrivato.
La ragazza
appena entrata in camera, visto Bill, non era riuscita a dire una parola, così
il cantante, con tono gentile, aveva detto a Chris che voleva parlare da solo
con sua mamma e l’aveva presa per un braccio, quasi stritolandoglielo,
portandola nell’altra sala e chiudendo la porta della camera.
-Mica doveva
essere più grande e suonare il piano?-
Una lama
affilata nel petto.
Ecco l'effetto
che avevano le parole di Bill dette con quel tono.
La ragazza si
morse un labbro.
Come poteva
dirgli cosa era successo?
Come poteva
convincerlo a non dire nulla a Tom?
Come poteva
alzare lo sguardo…
“Ti prego… non dire nulla…”
-Liesel, guardami negli occhi. Non doveva essere
più grande e suonare il piano?- ripetè apparentemente
calmo.
La mora spostò
piano piano lo sguardo verso la persona che le sedeva
di fronte.
Vide prima le
sue scarpe da tennis bianche, poi i Jeans scuri...la sua maglietta a maniche
corte nera, le braccia conserte la petto con un bracciale di cuoio, una catena
argento con un teschio... la linea del collo candido...
Poi la sua bocca
dalla piega severa, la mascella contratta, il naso dritto...
Si alzò,
incapace di resistere a quella vista e si diresse verso la finestra, con gli
occhi lucidi.
-Mi vuoi
spiegare qualcosa, cazzo?- Bill scattò in piedi, ormai esasperato.
Lei si mise una mano
sulla fronte, cercando di fermare le lacrime che premevano per uscire.
Non voleva
piangere.
“Perché?” pensò
“Non doveva succedere!”
Sentì il ragazzo
arrivarle alle spalle e prenderle violentemente un polso per poi voltarla.
-Dì una fottuta
parola!-
-Cosa vuoi che
ti dica Bill? Eh?- sbottò arrabbiata.
Perchè tutti erano così egoisti da pensare a
loro stessi?
Perchè nessuno si domandava come si era sentita
lei e come si sentiva tutt'ora nell'essere sedotta, abbandonata e poi mamma?
Perchè tutti volevano spiegazioni che lei non
voleva dare?
Tutti pensavano
“hai mentito! Brava!”, ma nessuno si metteva nei suoi panni! Non si era
divertita a litigare con i suoi genitori! Né tantomeno iniziando una nuova vita
da sola con un bambino da accudire!
Tutti volevano
spiegazioni e parole! Nessuno però l’aveva vissuta in prima persona la sua
esperienza!
-Ho un bambino
contento?- strattonò il suo polso liberandolo dalla presa del ragazzo.
-Questo l'avevo
capito! E penso proprio di sapere chi è il padre!- le rispose allo stesso tono.
-Bravo,
complimenti!- gli applaudì ironica -Ci voleva un genio per scoprirlo!- si
allontanò da lui, andando in cucina.
“Non nominarlo, Bill… per favore!” urlò dentro di sé.
-Non comportarti
da stronza! Ti rendi conto di quello che hai fatto per tutto questo tempo? Tom
ha un bambino! Tom è padre!- urlò inseguendola.
-Tom non ha proprio un cazzo! Christopher non
ha un padre e mai l'avrà, tanto meno Tom Kaulitz!-
“NON DIRE QUEL
NOME! NON FARMELO PRONUNCIARE!”
-Cristo, Liesel...Tom è padre e io sono zio! Te ne rendi conto??-
sospirò esasperato prendendola per le spalle.
“NO!”
-Non vi voglio
nella nostra vita! Non ho intenzione di chiedervi niente!- sillabò.
“Non voglio
assegni! Voglio che ci lasciate in pace! Dov’era Tom quando avevo bisogno di
lui? Eh?”
-Liesel, E' MIO NIPOTE!- la spinse contro il
lavello -Non so se ti rendi conto di quello che ti sto dicendo! Non è il primo
bambino che passa per strada... è sangue del mio sangue!-
-No!- gli tolse
le mani dalle spalle e lo spinse via. -E' sangue solo mio! Non voglio che sia
tuo nipote, ne tantomeno figlio di quell'altro!- una lacrima le era scivolata
lungo le guance.
“Sarebbe solo un
peso per lui… e non voglio che Chris sia un peso per
qualcuno!”
-Ma che diavolo
hai Liesel, si può sapere?- chiese Bill più calmo
asciugandole la guancia.
La ragazza si
scostò.
-Lasciami in
pace Bill...vattene... e fai finta che non sia successo niente...-
“Vattene vattene
vattenevattene!”
-Successo
niente? Liesel, qui è successo tutto! Non ti rendi conto
di quello che hai fatto!- ritornò ad alzare il tono di voce.
-Io? Io? Ciò che
ho fatto io? Io non ho fatto proprio un cazzo! Cosa ti devo dire Bill? Cosa
vuoi sentirti dire? Che dopo aver passato la notte con Tom ho aspettato una sua
chiamata mai arrivata? Che le settimane successive sono iniziate le nausee? Che
ho scoperto di essere incinta? Che ho dovuto abbandonare la scuola per trovarmi
un lavoro in grado di mantenerci? Eh? Che ho perso tutti gli amici a parte
Helen? Che mio padre mi ha sbattuto fuori di casa per la vergogna? Vuoi sapere
questo Bill? Perchè ho tenuto nascosto a un
chitarrista di una banda famosa in tutto il mondo che avrebbe dovuto prendersi
delle responsabilità più grandi di lui e mantenere questo figlio che non
avrebbe mai voluto perché troppo giovane ed impegnato a godersi il successo e
il divertimento? No grazie!-
Orami aveva
iniziato a piangere.
Bill la guardava
senza spiccicare parola.
Non aveva mai
pensato a quello che effettivamente aveva passato lei.
Una vita persa,
in poche parole… mentre la loro era solo all’inizio.
-Io e Chris ce
la caviamo benissimo da soli... non voglio la compassione di nessuno- si
asciugò il volto con la manica della maglietta.-Non vi chiederò niente, non
voglio che Tom riconosca il bambino. Punto...-
“Vattene Bill!”
Bill le si
avvicinò e l'abbracciò.
Liesel riprese a piangere, immobile.
-Calma... Liesel...io voglio conoscere quel piccolino... dico sul
serio...-
-No...- soffiò
debolmente sul suo petto.
-E invece si...-
-No… e con questo basta…
ti chiederei di uscire per favore, devo preparare da mangiare…-
si asciugò le lacrime e gli diede le spalle.
Ma com’era
prevedibile, il ragazzo non mosse un passo.
-Non me ne vado
di qui Liesel…-
-E’ casa mia e
tu esci ora!- rispose determinata guardandolo.
-No-
Bill rimase
immobile nella sua posizione, le gambe aperte, i pugni stretti lungo i fianchi,
la mascella contratta.
-Chiamo la
polizia!- disse lei superandolo.
-Liesel, non fare cazzate!- la prese per un
polso.
-Mollami Bill… te lo chiedo gentilmente un’ultima volta. Esci subito
da questa casa e non farti più vedere!-
Lo sguardo
determinato di lei lo fece desistere.
Cosa avrebbe
potuto fare.
Molto lentamente
lasciò il suo arto e a capo chino si diresse verso la porta.
-Le sigarette
sono tue?- chiese la ragazza affiancandolo e porgendogli il pacchetto e
l’accendino.
-Si- lui le
prese.
-Non dovresti
fumare, fa male alle corde vocali..-
-Non sono fatti
che ti riguardano- rispose brusco.
-Già, hai ragione…- sospirò lei. –AddioBill…- gli aprì la porta.
Il ragazzo prima
di varcare la soglia le diede un ultimo sguardo.
-Confido nel tuo
buonsenso che non lo dirai a tuo fratello…- e con
queste fredde parole chiuse la porta.
Vi appoggiò la
fronte stremata.
-E’ meglio così Bill… per tutti… per Chris, per
me, per te e per Tom…-
Tom.
Se avesse saputo
del bambino? Le avrebbe mandato assegni di mantenimento come si fa con
un’adozione a distanza?
No.
Non avrebbe
sopportato un simile trattamento.
Dopo la loro
divisione aveva un orgoglio da mantenere.
Ma al diavolo
quel ragazzo!! Perché doveva pensare a lui??
“Che si goda le
sue sgualdrine! Spero che Chris non abbia sentito nulla”
Raggiunse il
bambino in camera e lo trovò ancora lì a disegnare.
-Mamma!- la
guardò appena lei mise piede nella stanza –Guarda
cosa mi ha fatto Bill?-
Le mostrò il
disegno dove sopra un enorme masso vi era raffigurato un leone.
-Ha fatto una
criniera bellissima!- Lis sorrise dell’entusiasmo del
figlio.
-Già…-
-Il leone, re
del bosco!-
-I leoni non
vivono nel bosco Chris…- gli accarezzò la testolina
bionda.
-Ah no?-
-No… sono i re della savana…-
-Ah… ma nel mio disegno posso farlo vivere
qui?-
-Se vuoi…-
“Un leone non
potrà mai vivere in un bosco. È meglio così… Bill non
avrà più niente a che fare con noi…”
-Vieni che ti
faccio un bel risotto.-
-La cosa si fa preoccupante…-
-Gustav, sempre ottimista…-
Tom fece una smorfia.
-Se vuoi posso
pure dire che è andato a prendere un gelato, ma Bill da solo, in giro per
Amburgo da più di un’ora, senza soldi per fare shopping…
io la vedo tragica!- si buttò sul divano appoggiando le bacchette della
batteria sul tavolino.
-Il ragionamento
non fa una piega!- disse Georg entrando in salotto con una coppa di gelato.
-Ecco
l’ottimista numero due…-
-Nessuno batte
Gustav nei ragionamenti! Quello che dice è legge Tom!-
-Vado a
cercarlo!- sentenziò il rasta alzandosi.
-Ti cadono i pantaloni…- commentò poco pertinente il batterista.
-Lo so!- sbottò
Tom alzandosi la maglia verde e tirando su i jeans a toppe.
-E dove vorresti
andare? In centro, a ovest, a nord, a sud o a est?- chiese ironico il biondo.
-Cazzo Gustav!
Mi stai smontando come un Lego!-
-Non è colpa mia
se tu non pensi prima di agire!- nonostante fosse leggermente in ansia per il
cantante, Gustav reprimè una risatina rivolta al
gemello.
-Faccio finta di
non aver sentito…-
Tom stava per
aprire la porta quando una furia entrò nell’appartamento anticipandolo.
Gustav si alzò
di scatto dal divano, Georg rimase con il cucchiaino pieno di panna a mezz’aria
e la bocca aperta, mentre Tom teneva una mano per aria, come se volesse
abbassare la maniglia di una porta… una porta che
però era già stata aperta dal fratello.
-Bill…- chiamò Gustav.
-Lasciatemi in
pace!- gridò il cantante entrando nella sua camera e sbattendo al porta.
-Qualcosa non va…- bisbigliò Tom teso, seguendo il fratello.
-Pensi sia il
caso?- lo interruppe Gustav.
-Si!-
-L’hai detto tu
che Tom non pensa mai prima di agire… magari tra
pochi secondi il suo piccolo cervellino elaborerà la particella “no” e capirà
di aver commesso un’enorme cazzata!- disse Georg.
-Ma sarà troppo tardi…-
-Esattamente!-
mise in bocca il cucchiaino.
Bussò alla loro
camera, ma Bill non rispondeva.
-Bill?- lo chiamò.
-Bill!-
-Vattene Tom,
non è il momento!-
-Perché?- non si
diede per vinto.
-Ho detto che
voglio stare solo…-
-Non ne vuoi
parlare?-
-No!- la
risposta concisa e dura che gli diede il fratello, lo lasciarono un po’ male,
ma con un sospiro decise di lasciar perdere e di aspettare la cena.
Ma Bill non si
presentò neppure a mangiare.
-Qui c’è un
problema enorme! Di dimensioni gigantesche….-
sentenziò Georg, guardando il posto vuoto di fronte a lui, di solito occupato
dal moro.
-Bill che non mangia…-
terminò Gustav.
-Già..- ribattè mogio Tom.
-Tom, come mai non te ne ha voluto parlare?-
-Non lo so! E
questa cosa mi manda in bestia! Adesso vado di là a costo di sfondare la
porta!-
-Magari è ancora
incazzato con David…- provò il batterista.
-No… non rimane arrabbiato così a lungo con lui…- rispose il rasta.
-Allora qualcuno
gli ha fregato la giaccia di pelle che avrebbe potuto comprare lui…- buttò li Georg con un’alzata di spalle.
-Ti sembra il
caso?- Gustav gli diede un pizzicotto su braccio.
-Ragazzi, mi è
passata la fame… vado a parlargli…-
più deciso che mai Tom si alzò, dirigendosi verso la porta della loro camera.
Avrebbe
costretto il fratello ad aprirgli!
-Bill, posso entrare?-
-No!-
-E’ anche camera
mia!- ribattè piccato.
Il moro aprì la
porta di scatto.
-Bene, allora tu
entra, io esco!-
Tom lo prese per
l’avambraccio fermandolo.
-Ma che ti
prende??-
-Niente!-
-Non mi sembra
proprio!-
-Sono furibondo,
incazzato, arrabbiato, deluso, amareggiato e chi più ne ha più ne metta!
Contento?-
-Perché cazzo te
la devi prendere con me!?- urlò, non sapendo minimamente delle verità che Bill
aveva scoperto.
Il fratello lo sguardò schifato, forzando il suo arto e liberandosi.
-Giusto… tu non centri mai nulla…-
Il tono velenoso
che utilizzò fu come un coltello nella carne per il gemello.
-Bill…-
-Ti ho detto di
lasciarmi in pace Tom, non è stata una bella giornata!-
Lo lasciò li,
sulla soglia della camera e se ne andò in soggiorno, accendendo la tele.
-Domani
pomeriggio esco. Da solo.- urlò agli altri, alzando poi il volume della tv.
-Quello è impazzito…- commentò Georg, facendosi sentire solo da
Gustav.
-Avrà le sue cose…- sparecchiò.
Il bassista lo
guardò alzando un sopracciglio.
-Doveva essere
una battuta?-
Scusate l’enorme ritardo!! Ma ASPETTAVO
una recensione della mia socia che non E’ ANCORA ARRIVATA!!!! E per questo se
la vedrà con me!..e dopo dovrà recuperare!^^
Bene! Ecco qua Bill in versione “Rambo incazzata!”. So che aspettavate la reazione di Bill… che ne dite??? Cosa ne pensate? Io, sul serio, non
sono riuscita a vederla in modo diverso… è come se mi
si fosse scritta da sola! Poverino…
Che succederà ora?? Eh eh!! Leggete il prossimo capitolo…e
recensite questo!^^
Un grazie a tutti coloro che hanno
commentato, vecchi e nuovi! LiSa90_emosoul_blackmoontesorinelynikaCiiiiiPiretCaTtYTVBPallinaTHbilly_72
Il giorno dopo,
come detto precedentemente, Bill uscì da casa senza dare spiegazioni a nessuno
e si diresse verso il palazzo di Liesel.
Non gli andava
essere stato liquidato così.
L’avrebbe
convinta! Lui voleva conoscere suo nipote… era un
reato??
Si sentiva
strano in quella situazione. Sapeva di non essere pronto per essere zio… come avrebbe potuto?
Da un giorno
all’altro la sua vita era cambiata, e così anche il suo modo di pensare. Il
giorno prima aveva provato ad immedesimarsi in Liesel,
aveva cercato di capire cosa avesse dovuto provare quella ragazza trovandosi
incinta a diciassette anni, consapevole che il padre, un famoso cantante,
avrebbe potuto sbattersene altamente di lei, diffamandola per calunnia, o
peggio ancora, facendo finta di non conoscerla…
La capiva.
Ma nonostante
questo non voleva arrendersi.
Forse era il suo
carattere dolce, forse la sua voglia di aiutarla, forse perché si sentiva in
colpa per suo fratello…ma Bill Kaulitz
voleva darle un sostegno.
Quella notte
aveva preso la sua decisione. Si sarebbe preso le sue responsabilità. E per una
volta, a fanculo Tom!
E poi… quel bambino era terribilmente uguale a lui…
Guardò il
campanello indeciso, sicuro che la ragazza non gli avrebbe mai aperto.
Aspettò qualche
minuto seduto sui gradini davanti all’entrata e quando vide un signore uscire,
fermò la porta, salendo le scale fino al terzo piano.
Suonò il
campanello.
Il pomeriggio Liesel non andava a lavorare… avrebbe dovuto essere a casa.
-Arrivo!- la
voce che sentì, però, non sembrava quella della mora.
Un’altra ragazza
aprì.
Una rossa.
Come si chiamava
l’amica di Liesel? Helen?
Non appena la
ragazza lo riconobbe, tentò di chiudere la porta, ma lui fu più veloce di lei e
mise un piede nella fessura, bloccandola.
-Devo entrare!
Devo parlare con Liesel!-
-Lis non c’è! Vattene!-
Bill fece ancora
più forza con le braccia e riuscì ad allargare l’apertura.
-Voglio vedere
Christopher!-
-No! Non ti
lascerò vedere quel bambino! Si può sapere perché sei così insistente?! Mi pare
che Liesel ti abbia già detto tutto!- la rossa
continuò nella sua impresa di tenerlo fuori, spingendo con tutte le sue forze.
-Ancora con
questa storia…- Bill si sforzò di più –Io lo voglio conoscere! Liesel
non può fare questo!-
-Lis ne ha tutti i diritti! State fuori dalla
sua vita, tu e quel tuo fratello “perdo i pantaloni” del cazzo!-
-Ma tu che ne
sai di quello che vuole lei!- riuscì ad entrare con un braccio.
-Io la conosco
meglio di chiunque altro e sono rimasta accanto a lei per tutti questi anni!
Siete voi che non la conoscete!- la ragazza spinse ancora più forte, rischiando
di rompere l’avambraccio al cantante, ma Bill diede una forte spallata alla
porta, aprendola.
Riuscì ad
entrare, col fiatone e si mise in ginocchio sul pavimento riprendendo fiato.
-Vattene…- sibilò Helen.
-No, voglio
vedere Christopher e voglio parlare con Liesel!-
-Tu non vedrai
quell’angelo fino a che non sarà arrivata Lis! E ti
lascerei li steso su quel pavimento agonizzante se solo non mi facessi pena…-
-Pena?- ripetè il giovane alzando il capo e guardandola come se
volesse ucciderla.
-Si…pena… se non avessi incontrato per caso Liesel, a quest’ora non saresti qui…
non te ne importerebbe un cazzo di lei…non te la
saresti nemmeno ricordata! E lei continuerebbe la sua vita felicemente!- gli
diede le spalle, andando in salotto.
-Dov’è il bambino?-
-Sta dormendo… e se solo provi ad avvicinarti chiamo la polizia… è già tanto che ti lascio stare in casa.-
Sospirò frustrato,
sedendosi su una poltrona.
-Voglio solo
fare parte della vita del bambino..-
-Tu e Tom non
potete farne parte!- ribattè decisa.
-Perché?-
domandò esasperato.
-Perché per
colpa vostra, soprattutto di quello stronzo di tuo fratello, Lis ha sofferto le pene dell’inferno e l’unica gioia che le
è rimasta è proprio suo figlio. Non sapete quello che ha passato e mai ne
verrete a conoscenza! Non glielo porterete via!-
-Io non voglio
portare via niente a nessuno!-
-Non è con me
che ne devi parlare…-
-Infatti
aspetterò qui.-
-Fai come vuoi…- gli diede le spalle e se ne andò in cucina.
Sospirò.
Mannaggia a
loro! Mannaggia a tutti!
Era così
difficile poter credere che un ragazzo famoso potesse volere…
potesse voler comportarsi come lui?? Aiutare una ragazza?
Da quando aveva
perso in modo così drastico il contatto con la realtà?
Si passò una
mano sulla fronte, sbuffando.
Il suo sguardo
cadde sulla mensola accanto alla televisione, piena zeppa di cassette. Non era
la prima volta che la osservava curioso.
Helen era
impegnata a lavare la cucina, ci avrebbe messo due secondi a prendere la prima
cassetta che gli fosse capitata sottomano e inserirla nel video registratore.
Perché sapeva
che non erano film.
Con passo felino
si alzò, agguantò quella più esterna e accese il televisore, mettendo il volume
al minimo.
La rossa aveva
l’acqua del rubinetto accesa, non si sarebbe accorta tanto presto del rumore.
-Vuoi davvero che scenda da qui??-
-Non fare la fifona!-
-Fifona?? Come te lo devo dire che è la prima
volta che metto lo snowboard! Se scendo da questa discesa mi trovi morta a
valle!-
-Chiameremo CSI…-
-Helen!!-
-Stavo scherzando! Dai…
è una pista blu per principianti!-
Liesel indossava una tuta da sci blu, un paio
di guanti e una fascia che le tirava indietro i capelli scuri, che scendevano
lisci lungo la schiena.
Era molto simile
a quando l’aveva incontrata la prima volta. Probabilmente il filmato risaliva a
qualche anno prima.
-Allora vado… mi
avrai sulla coscienza!- si mise gli occhiali e, prendendo un bel respiro si
lasciò andare, facendo tutto il pezzo perpendicolare a valle.
Alla fine, si
sentì un urlo, Helen inquadrò con lo zoom la sua amica e ne filmò
l’imbarazzante caduta di culo.
Bill soffocò una
risata, notando l’ilarità di Helen, che aveva iniziato a muovere la telecamera,
presa dalle risa.
-Helen!!- l’urlo di Liesel
si sentì.
-Arrivo!- rispose l’amica scendendo con
maestria sulla pista e spegnendo poco dopo la telecamera.
Bill bloccò li
il filmato, passandosi una mano sulla nuca, insicuro.
Liesel era davvero una ragazza solare. E lì era
felice.
Lui l’aveva
conosciuta in circostanze particolari…
effettivamente, se ne rese conto.
Lui non la
conosceva per niente. Non sapeva come era stata la sua vita prima dell’incontro
e neppure come era continuata dopo.
Forse fu per
quel motivo che continuò nella sua ricerca. Voleva capirne di più su di lei…
Perché dalla
prima volta che l’aveva vista gli era stata simpatica, non era la solita
ragazzetta urla e sorrisi e anche se aveva ceduto alle avances di Tom, sapeva
che aveva cervello.
E dal giorno
precedente la stimava.
Per la sua
forza, per il suo coraggio, la sua grinta. La sua maturità.
Soprattutto per
la sua maturità, perché se anche loro erano dovuti crescere in fretta,
abbandonare l’infanzia ed affacciarsi ad un mondo duro, falso e completamente
differente, dentro di loro si sentivano ancora dei pivelli…
dei bambini.
Rimise la cassetta
al suo posto e quando notò l’etichetta “Chris compie un anno”, il suo cuore si
fermò per un istante.
La prese
istintivamente e la mise velocemente nel videoregistratore.
-Allora Liesel, che
giorno è oggi??-
Helen stava
nuovamente filmando, ma stavolta il soggetto era una ragazza più grande.
Sempre Liesel.
Era seduta al tavolo
della cucina, con un piccolo Chris in braccio. Indossava una maglietta a
maniche corte rossa e i capelli erano legati in una alta crocchia.
-Già, tesoro, che giorno è oggi??- la
ragazza abbassò il viso verso il bambino, che le prese una ciocca di capelli,
farfugliando un “io…”.
-Si! Il tuo compleanno! Auguri amore!!-
la mora sorrise, dandogli un rumoroso bacio sulla testolina.
-Vuoi la torta??-
-Shi…-
-Chris vuole la torta!-ripetè la
mamma prendendo un coltello e tagliando una piccola fetta della crostata alla
frutta.
-E anche la mamma vuole la torta immagino…- commentò una voce fuoricampo.
-Helen!- l’ammonì l’amica guardando omicida verso
la telecamera.
-Perché, non è la verità?-
Liesel scosse la testa!
-Ecco qui amore…una
bella fettina per te…-
gli mise davanti un piattino.-E una bella
fettona per me!-
Helen iniziò a
ridere, seguita a ruota da Liesel che si stava
ingozzando con la torta.
-La vuoi spegnere quella telecamera??-
Click.
Bill bloccò la
cassetta.
Liesel li era felice. Davvero felice.
E lui iniziò a
sentirsi di troppo.
Vide un’altra
piccola cassetta sul mobiletto, accanto allo schermo.
Strano, come mai
prima non l’aveva notata?? Non c’era nessuna etichetta.
Fece un rapido
scambio, sistemando quella prima e dando un’occhiata alla cucina, dove la rossa
era ancora intenta a lavare le posate, forse con un po’ troppa furia…
-Su, soffia!-
Chris prese un
bel respiro e spense le tre candeline.
Tre.
Tre anni.
Doveva essere di
qualche tempo prima, dunque.
Liesel era praticamente uguale a quando l’aveva
vista lui.
-Torta torta torta!!
Voglio una fetta di torta!!- batteva le mani allegramente il bambino.
-Calmati! Finirai per farti male!- lo
ammonì sorridente Liesel.
-Io una fetta enorme!-
-Va bene…- lo
accontentò tagliandogli un bel triangolo.
Il bambino prese
la forchetta di plastica e si sedette sul divano bianco.
-Fai attenzione a non sporcare, o il
regalo non te lo do!-
-Hai preso un regalo?- alzò di scatto gli
occhi Chris, smettendo subito di mangiare.
Helen fece un
primo piano al volto del bambino, gli occhi luccicanti.
Incredibile
quanto quegli occhi gli ricordassero il gemello…o se stesso…
-E certo!-
-Grazie mamma!!- sorrise contento
riprendendo a mangiare la torta.
-Ne vuoi un po’?- chiese Liesel all’amica, mentre mangiava.
-No grazie…mi sto
esaltando a filmare te e tuo figlio… sai che siete i
miei soggetti preferiti!- sorrise
-Dai smettila e vieni a mangiare! Quella
mensola là in fondo straripa di tuoi filmati, non so se ce ne stanno altri! Guarda!-
le fece, avvicinandosi alla mensola in questione per leggere il nome delle
videocassette. –“Parto di Chris” e ti garantisco che non l’ho mai vista e che
non ci tengo, “Gita al Lunapark”, “concerto Oasis”,
“Gita la parco con Chris”, “Lis mi accompagna in
Università”, “Chris compie un anno”, “Io e Lis in
montagna” e spero che nessuno veda le cadute che ho fatto mentre provavo lo
snowboard, “Chris compie 2 anni”….-
-Si, ho capito! Spengo e vengo a mangiare… ma prima… vuoi dire
qualcosa di interessante alla tua amica?- le mise la telecamera puntata ad
un metro di distanza.
Era contenta. Liesel era felice, si vedeva.
-Spero che a Chris piaccia il regalo!-
pregò, congiungendo le mani.
-Oh, gli piacerà…-
le fece un primo piano del volto, che per un istante si rabbuiò.
-Se diventa bravo, giuro che lo ripudio come figlio…- minacciò.
Bill inarcò le
sopracciglia. Bravo?? In cosa?
-Bravo come Lui?- chiese Helen, la
telecamera ancora accesa, fissa sul tavolo e su un pezzo di corpo della
ragazza.
Forse aveva
abbassato la mano, e si era dimenticata che fosse accesa.
-Esatto…
non voglio che diventi troppo simile a lui…- continuò tetra.
Lui…
Bill sbarrò gli
occhi. Stavano parlando di Tom…
-Non raggiungerà mai la sua bastardaggine…-
Bastardo.
Per Liesel Tom era un bastardo.
-Lo spero… hai
finito ora?-
Spense tutto.
Era troppo.
-Che stai
facendo?-
Helen fece il
suo ingresso in salotto.
-Niente…- farfugliò cercando di nascondere il
telecomando.
Una chiave girò
nella toppa.
Lis entrò.
-Mamma mia che
casino! C’era una coda…- si fermò di botto osservando
Bill seduto sul divano.
-Cosa ci fa lui
qui?- chiese fredda a Helen.
-Doveva parlare
con te..- alzò le spalle.
-Non ho niente
da dirti, vattene!-
Bill si alzò,
andandole incontro.
-Senti..-
iniziò.
-Ho detto che
non voglio sentirti!-
-E invece mi
ascolterai cazzo! Io voglio fare parte della vita di quel bambino! Non puoi
paragonarmi a Tom! Io sono Bill Kaulitz e voglio
conoscere mio nipote! Cosa non ti è chiaro in questo!?-
-Lis…-
-Helen, grazie, puoi andare a casa…-
Senza una
parola, la rossa uscì dall’appartamento.
-Perché volete
tutti complicarmi la vita?- chiese stanca.
-Io voglio semplificartela… voglio solo conoscere quel bambino… per favore Liesel…-le
prese le mani supplicandola.
-Come faccio a
farti capire che non voglio?-
-Non ci
riuscirai, ho la testa dura io…- le sorrise.
-No Bill...
inevitabilmente ne verrebbe a conoscenza anche Tom...-
-Perché sei così
fiacca? Non mi insulti più? Non mi minacci di chiamare la polizia?-
-Sono stanca Bill… questa storia deve finire…-
-Hai paura?-
-Paura?- lo
guardò negli occhi.-Ne sono terrorizzata! Non voglio che mio figlio sia solo un
peso per il padre e non voglio avere quel bastardo come esempio per lui!-
-Lui potrebbe
cambiare per te…-
-No, lui non
cambierà mai!-
-Lui ti piace
ancora...- le sorrise dolcemente.
-No!- esclamò
decisa -Non...-
Bill la
interruppe.
-Non vuoi più
soffrire...e non vuoi che lo faccia anche Christopher...- le si avvicinò
nuovamente -...Perchè ti piace ancora...-
Liesel continuò a negare con la testa, ma il
ragazzo l'abbracciò.
-Voglio
conoscere la piccola peste...-
-No...- cercò di
divincolarsi
-Si!-
-Non è una peste… è un angelo... e non voglio avervi intorno... per
favore Bill!-
-Sai che se dico
una cosa la faccio...- sorrise dandole un bacio tra i capelli -Sono suo zio...
voglio aiutarti a mantenerlo...-
-Perché sei
così??-
-Prendo quel
“così” come un complimento…-
-E lo è, sul serio… Ma Bill per favore, ti renderai conto anche tu che
non è una situazione adatta a voi! A te!-
-Perché? Perché
sono famoso?-
-Anche!-
-No Liesel, te lo ripeto, voglio aiutarti…-
-Non voglio che
siate in obbligo nei miei confronti…ce la siamo
sempre cavata...- si staccò -E non voglio creare scandali...- il suo sguardo si
oscurò.
-Io non mi sento
in obbligo...io voglio conoscere mio nipote...-
Liesel lo guardò negli occhi facendogli una
muta richiesta.
-...e non dirò
niente a Tom...- aggiunse con un sospiro.-Per ora...-
-Per ora?-
-Si…Liesel, ha diritto di saperlo!-
-No! No! Non ha
diritto a un cazzo!- si sedette sulla sedia.
-E' l'unico
diritto che ha! Deve prendersi un pò di
responsabilità quel ragazzo!-
-L'hai detto tu...
è solo un ragazzo immaturo e stronzo!-
-Io non ho detto
proprio così..ma questo potrebbe farlo maturare...-
-Tipi come lui
non matureranno mai! E poi quelli che ci rimetterebbero dopo un suo secondo
abbandono saremmo noi!-
-Noi?- Bill
nascose un sorriso.
-Chris! Sarebbe Chris!- si corresse arrossendo.
-Liesel, è suo padre! E so che fa strano dirlo,
ma non puoi cambiarlo!-
-E io sono sua
madre, mi sono sempre presa cura di lui! Cosa potrebbe mai dargli Tom eh?-
iniziò nuovamente ad alzare la voce –Pettegolezzi con
altre donne, foto sui giornali, una vita d'inferno!-
-Dovete parlare,
Liesel...-
-No! Non voglio
rivederlo!-
-Rivederlo? L'hai
già visto?- le si sedette a fianco.
-Si...l'altra
sera al Karma... e non mi ha riconosciuto...-
Bill sentì una
nota di delusione nella sua voce.
-Non voglio che
lui lo sappia. Non lo voglio nelle nostre vite. E' stato un bastardo... e un
figlio è l'ultima cosa che vorrebbe nella sua vita!-
“Spero che non prenda da suo padre! …”
“Non raggiungerà mai la sua bastardaggine”
Gli faceva male
sentire tutte quelle cose su Tom.
-Non si è
comportato bene, ma lui ha il diritto di sapere di Christopher! Anche lui ha
contribuito a ciò! Non è giusto che tu abbia sofferto anche per i suoi sbagli
mentre il bello della situazione se la spassava tra soldi e donne varie!-
-Bill... grazie...- gli sorrise.
-Di niente...-
-Ma non voglio
che tu glielo dica… Se ti permetterò di stargli
vicino lui non dovrà sapere nulla!-
Leggendo la
sofferenza negli occhi di Liesel, Bill annuì.
-Ok...- sospirò
-E ora possiamo parlare un pò con mio nipote?-
Bill la guardò
dolcemente.
-Ok…- capitolò infine lei.
-Grazie...-
-Tu ci puoi
essere per Christopher, se lo vuoi... ma niente Tom...-
Il gemello annuì
poco convinto e poi la raggiunse.
Sono tornataaa!!!
Mi credevate morta??? Ebbene…no!!! Un nuovo
capitoletto, secondo me importante!!
E ora lascio spazio a tutti i vostri commentini! Sperando che ce ne siano e che non vi siate
stancati di questa storia! Purtroppo il prossimo aggiornamento sarà tra un
mesetto circa…perché inizia per me il periodo esami!!sniff!! Però se riesco aggiornerò prima!!^^
Un grazie a chi ha commentato! TVB, elli_kaulitz,
toxicgirl, selina89, LiSa90, tesorinely,
scimmietta kaulitz, Ciiiii,
CatTy, PallinaTH
Era da un paio
di giorni che suo fratello usciva tutti i pomeriggi senza dare una spiegazione
a nessuno, e questo Tom l’aveva notato.
In mattinata
stava con il gruppo, faceva le prove, se la cavava egregiamente con le canzoni;
poi mangiavano tutti quanti insieme a David e non appena scattavano le cinque,
Bill si alzava dal divano, salutava tutti e se ne andava.
Puff.
Spariva per un
paio d’ore.
Dove? Mistero.
Quel
giovedì, il rasta stava facendo zapping alla televisione, quando
intravide il suo gemello mettersi un paio di stivali e dirigersi verso la
porta.
-Dove vai?-
chiese, guardando svogliatamente lo schermo.
-Fuori…-
-Gran bel posto…-
Senza neppure
sentire la sua risposta, il cantante uscì.
-Lascialo perdere…- intervenne Gustav, sedendoglisi
a fianco con una rivista di biciclette.
-Come faccio?
Non è più lui! Che cazzo gli sta succedendo!?-
-Non ne ho idea…-
-E neppure io…-
-Tom, magari è un po’ stressato… David non gli sta rendendo la vita tanto
facile durante le registrazioni!-
-Ma David fa
sempre il cazzone e Bill lo sa e non si è mai
lamentato! Non dirmi che non hai notato il suo cambiamento perché non ci
credo!-
-Si è vero…ammetto che è strano questo suo
scomparire senza che nessuno di noi sappia nulla…-
-Soprattutto
senza carte di credito…- aggiunse Georg
annuendo.
-Allora è
il momento di scoprirlo!- si alzò di scatto dal divano, mettendosi il
primo cappello che trovò e uscendo anche lui.
-La cosa si fa seria…- bisbigliò Georg entrando in salotto
con un paio di pesi per fare ginnastica.
-Lo penso
anch’io… Bill è strano…-
-Ah beh, anche
Tom non scherza! E’ uscito senza verificare che il cappellino facesse pan-dan con la maglietta!- sogghignò.
-Georg!- lo ammonì Gustav.
-Che
c’è?- iniziò a fare i pesi.
-Ti sembra il
caso? Bill ha qualcosa in ballo! E anche di molto grosso visto che non ne parla
con Tom…-
Il bassista
lanciò i pesi sul divano, inginocchiandosi di fronte a Gustav.
-Prendi le
scarpe che li pediniamo!- corse in camera.
-Ma che…-
-Niente ma!
Alzati! Svelto!!- Georg correva da una parte all’altra mettendosi una
cintura e dei calzini.-Muovitiii!!!- gli urlò
dietro quando vide l’amico ancora nella medesima posizione.
Gustav sbattè gli occhi, indossando furiosamente un paio di
scarpe da tennis.
-Guarda cosa mi
tocca fare!- prese una giacchetta, le chiavi di casa e chiuse la porta dietro
Georg.
-Non dirmi che
anche tu non sei curioso…- sogghignò il
moro.
-No! Io sono
scemo! Perché ti ascolto!-
-E che ci vuoi
fare, tutti hanno dei difetti!- saltò i gradini tre a tre, arrivando al
pianerottolo col fiatone.-Mi stai dietro?-
-Georg, va bene tutto…
ma non sono una lumaca!-
-Non si sa mai… molti vorrebbero il mio fisico atletico…- ammiccò.
-A me va bene il
mio, grazie!-
-Dov’è andato?- chiese Gustav.
-Non lo so… ma Bill non usa mai la macchina, quindi è
uscito a piedi… e Tom l’avrà
seguito a piedi perché non scomoderebbe mai la sua Cadillac senza sapere
dove andare… non devono essere lontani!-
-Come
ragionamento fila…-
-Lo so!-
-…Il che è strano…-
-Gustav, non ho tempo da perdere nel prenderti a
sberle… cerca di cucirti quella boccuccia
maledetta e usa il naso per respirare!-
Uscirono dalla
casa, guardandosi a destra e a sinistra.
Lungo una via
stretta videro due ragazze confabulare tra loro ridendo.
-Seguiamo la
scia delle vittime!- sentenziò Georg con fare cospiratorio.
Gustav
alzò gli occhi al cielo correndo dietro all’amico e pregando che
nessuno facesse caso a loro.
-Ahhh!!!-
Sentirono
l’urlo di una ragazzina e questo li spronò ad aumentare il ritmo.
-Maledetto te!
Renderti meno riconoscibile no?-
-Potevi metterti
un qualcosa di insolito anche tu! Che ne so..una gonna, un paio di stivali… perché no, anche unabella parrucca verde acido!-
-Madonna Georg,
oggi sei la simpatia fatta persona! Cuciti anche tu quella bocca e usa il naso
per respirare!-
-Dove diavolo
è andato quel bastardo!- urlò Georg.
-Dove lo porta
il suo cervello bacato!- gli rispose a tono Gustav.
-Oh oh oh! Fermo!- Georg lo bloccò con un braccio, prima di
girare l’angolo.
-Che
c’è? L’hai visto?-
Il bassista lo
guardò inarcando un sopracciglio.
-No, ti ho
fermato perché stavi per pestare la merda!? Certo che l’ho visto!-
A qualche metro da
loro, nascosto dietro ad una macchina, c’era Tom, che osservava il
fratello distante una decina di metri, il quale camminava nascosto sotto il suo
cappellino con la visiera, lungo il marciapiede.
-Gli si
sporcheranno tutti i pantaloni…-
Gustav
guardò il rasta piegato e annuì distratto.
-Sembra il gioco
dell’oca…- rise Georg.
-Bill si che è stato furbo! Si è
nascosto ben bene!-
-E dove? Sotto
un cappello?-
-Aspetta… guarda Bill….
Ha svoltato laggiù…-
-E ora anche Tom
sta per svoltare!-
-Ma va?-
Il bassista
uscì dal nascondiglio, seguito dal biondo e presero posto dietro la
macchina precedentemente utilizzata dal chitarrista.
-Ma dove diavolo
è diretto Bill?-
-Pensi che sarei
qui se lo sapessi?- inarcò un sopracciglio Gustav.
-Domanda stupida…-
-Esattamente!-
-Mi domando come
Tom possa pensare di passare inosservato con quei rasta e quei pantaloni
pendenti! Se li perde per strada tutti si girerebbero a guardarlo!-
-Tom è Tom… speriamo che non ci
siano in giro ragazzine scatenate a quest’ora!-
-Ma va… alle cinque di pomeriggio in settimana? Al
massimo ci saranno signori che escono dal lavoro…-
-E quelle
ragazzine di prima avevano trent’anni?-
-La chirurgia
del giorno d’oggi!- rise Georg.
Continuarono a
seguire i due gemelli, fino a che Bill scomparve dalla loro vista e Tom si
sedette su un marciapiede, tra due macchine, ad osservare un condominio,
particolarmente interessato.
-Che sarà
successo?- chiese Georg.
-Andiamo a
chiederlo a Tom…-
-Ma sei matto??
Farci scoprire così?-
-Mica è
nascondino! Ormai siamo arrivati alla meta!-
-La nostra
missione non è terminata!- il moro gli mise una mano sul braccio.
-Ma non fare il
cretino! Andiamo da Tom, che è troppo pensieroso e la cosa non mi
piace!-
-Magari sta solo
osservando lo stile architettonico di un palazzo!-
Gustav lo
mandò gentilmente a quel paese e fece di testa sua.
-Fermo
lì! Non muovere un passo!-
-Non mi fai
paura Georg!-
Il rasta aveva
seguito Bill per un po’ di isolati e poi lo aveva visto entrare in
quell’anonimo condominio.
Che diavolo stava
facendo? A chi aveva citofonato?
Aveva preso una
sigaretta e si era nascosto tra due macchine discrete, deciso più che
mai ad affrontare il fratello, non appena l’avesse visto uscire.
“O parlo
con lui, o spacco la faccia a chi lo fa comportare così!”
Non era
possibile. Dove erano finite le loro promesse tra fratelli? Buttate nel cesso per…per…per chi??
Per cosa??
-Ehi tossico!-
Una voce
conosciuta lo fece voltare di scatto.
-Che ci fate
qui??-
-Idea di Georg!
Non fare ulteriori domande!- mise le cose in chiaro Gustav sedendogli accanto.
-Tu? Scoperto
qualcosa su Bill?- chiese il bassista affiancandolo dall’altro lato.
-Per ora no…- buttò fuori il fumo –Ma
la soluzione è là dentro e la voglio scoprire oggi!-
indicò il condominio.
-Ne sei sicuro?-
il biondo lanciò un’occhiata all’edificio.
-Si…Bill ha citofonato ed è entrato… penso che ormai venga qui tutti i giorni!-
-Beh, può
anche darsi… non è che qui abita Gitta?-
-La
parrucchiera?- si voltò verso di lui.
-Si…magari vuole farsi un nuovo taglio di capelli e
chiede consulenza!-
-No… prima avrebbe chiesto il mio parere… e poi Gitta
è del palazzo a fianco! E’ tutto così strano!- buttò
la sigaretta in mezzo alla strada –Non sopporto
di essere messo da parte! Soprattutto da mio fratello!-
Rimasero li a
parlare, soprattutto degli ultimi strani comportamenti del cantante, e non si
accorsero del tempo che passava.
Ormai erano le sette.
Appena Tom vide
la sagoma del gemello aprire la porta trasparente, abbandonò lo stato di
trans in cui era caduto, per osservare l’espressione felice e serena che
lo caratterizzava.
Bill sorrideva.
Lo vide
infilarsi il cappellino, fare un paio di saltelli e mettersi le mani in tasca
guardando il cielo.
-Sembra…- iniziò Georg.
-Felice…- continuò Gustav
- O innamorato…- disse invece l’altro.
-No!-
sbottò il gemello alzandosi di scatto.
-Che cosa?-
-Non può
essere innamorato…insomma… me ne avrebbe
parlato! Bill me l’avrebbe detto!! E poi…di
chi?- gesticolò nervoso.
Osservò
la schiena di Bill allontanarsi sempre più.
-Andate a casa-
-Tu non vieni?-
-No Gustav, devo
sistemare delle cose…-
-Non fare
cazzate!-
-Tranquillo,
voglio solo vederci chiaro…-
-Tom…-
-Gustav, andate! Dite a Bill che siamo andati a
mangiare qualcosa…-
Senza più
degnare di uno sguardo gli altri due, attraversò la strada, fermandosi
al citofono del palazzo.
“Avanti… chi sei donna misteriosa…
chi cazzo sei!” pensò rabbioso, convinto ora più che mai
che si trattasse di una “lei”.
Nessuna donna
poteva rovinare il suo rapporto con Bill. Nessuna!
Lui non
l’avrebbe mai messo in secondo piano per una ragazza! Mai!
Che diavolo
stava succedendo! L’aveva drogato?
No no, la cosa non era chiara! Loro stavano sempre insieme,
l’avrebbe dovuta vedere anche lui questa fantomatica ragazza! Da dove era
sbucata!?
Passò uno
ad uno i nomi degli inquilini…
Fino a che non
lo vide.
Quel nome.
Quel cognome.
Allargò
gli occhi, toccando tremante la targhetta.
LieselPetrelli.
Bill e Liesel.
Liesel e Bill.
-Vieni con me…-
-Non so….-
Calò il
cappellino sul volto.
Era quello il
segreto?
Un tradimento?
Una storia.
Non ne aveva
parlato perché aveva paura che lui provasse ancora qualcosa per lei?
Non
gliel’aveva detto perché non era importante? Perché non
voleva ferirlo? Perché si divertivano alle sue spalle?
Già…il fratello don giovanni
era stato ingannato e surclassato dal gemellino dolce e tenero.
Pam, gliel’aveva ficcato in quel
posto!
…con una ragazza con cui era stato a letto…
Bill e Liesel.
Liesel.
Era meglio
tornare a casa.
Rientrò
solo un paio di minuti dopo gli altri, ma ugualmente Bill gli venne incontro
per chiedergli come fosse il gelato.
-Gelato?-
-Si…Gustav mi ha detto che siete usciti a prendere
un gelato…- sorrise innocentemente.
-Ah si… il gelato! Buono!- tentò di sembrare
sincero, ma Bill capì che c’era qualcosa che non andava.
-Che hai?-
-Nulla…tu?- gli chiese sdraiandosi sul letto.
-Niente…-
-Bene!- si
coprì gli occhi con una mano.
-Sicuro Tomi che
non hai la febbre?-
-No…è tutto a posto…-
Non voleva
litigare con suo fratello. Era meglio allontanarsi.
-Vado a farmi
una doccia. Sono molto stanco. Dì a Gustav che non mangio stasera…-
-Ok…- soffiò Bill, seguendolo con lo
sguardo.
Con l'indice le toccò la punta del
naso.
La vide arricciarlo incosciamente.
Rise debolmente, prendendo l'angolo del
lenzuolo e continuando questo giochino, fino a che lei non mosse la sua mano
per scacciare quel "fastidio".
A quel punto la prese per la nuca,
l'avvicinò a sè e le stampò un
rumoroso bacio in bocca.
Liesel
aprì di scatto gli occhi.
-Ma che fai?- lo rimproverò non
appena lui si fu staccato.
-Ti davo il buon giorno!- quel sorriso
biricchino non voleva andarsene dalla sua faccia.
-Mi hai svegliato!- sbottò
-Oh si principessa... e lo rifarei...- le
bisbigliò avvicinandosi al suo orecchio.
-Pervertito!- lo spinse via.
-Non mi pare che ti sia dispiaciuta
questa perversione di notte...-
Si alzò
di scatto, affannato.
“Cazzo…” bisbigliò osservando suo
fratello beatamente addormentato a fianco.
Gli era tornata
in mente Liesel.
Perché
maledizione!
Tutti i fatti
delle ultime settimane riportavano a lei…
CAZZO! Perché??
“Cazzo
cazzo cazzo! Come rovinare una nottata!”
Si passò
una mano sulla faccia, asciungandosi le goccioline di
sudore.
Perché
diavolo la sognava ora? Tutta colpa di Bill!
Lo guardò
dormire nel letto accanto voltato verso il muro e ebbe voglia di tirargli una
cuscinata in testa per svegliare pure lui!
Ma si trattenne.
Si
sgranchì le ossa delle braccia.
Doveva farsi un
giro! Subito!
Si mise un paio
di jeans che erano sulla sedia, una maglietta bianca e una felpa rossa… non si curò neppure di mettersi il
cappellino, semplicemente legò i rasta in una coda alta con un elastico
nero.
Prese le chiavi,
lanciò uno sguardo all’orologio che segnava solo le dieci e fece
meno rumore possibile.
Camminò.
Camminò
per qualche minuto, finchè si accorse che le
gambe lo avevano portato proprio al palazzo di Liesel.
-Merda…- sospirò passandosi una mano tra i
capelli.
Era una
persecuzione!
Perché
quei ricordi! Perché ora? Tutto frutto del suo inconscio: faceva una
cosa in giornata e involontariamente questo si ripercuoteva sul suo organismo
la notte, in particolare nei sogni.
Al diavolo il
suo ex-professore di filosofia on-line!
Maledetta quella
ragazza! Non l’aveva vista per tre anni… perché
improvvisamente sembrava che tutto avesse preso a ruotare attorno a lei?
Al Karma, con
Bill, con lui…
Non ce
l’aveva con lei, come avrebbe potuto…
Lei era…
Era…
Era fantastica e
basta.
Il suo corpo si
mosse da solo. Si avvicinò al citofono e cliccò.
-Si?- chiese una
voce.
Era lei.
Tom non emise un
suono, imbambolato, la bocca aperta.
-Chi è?-
riprese lei.
Il ragazzo si
avvicinò all’apparecchio.
-Liesel?- chiese con la sua voce rauca.
Ci fu un attimo
di silenzio.
-Chi è?-
C’era un
tremito nella voce.
-LieselWaufman?-
chiuse gli occhi appoggiando la fronte al muro.
-No, mi spiace,
ha sbagliato!- rispose più tranquilla.
-Mi scusi…- bisbigliò.
Liesel riattaccò.
Tom ripigiò il tasto.
-Si?- stavolta la
voce era scocciata.
-Mi scusi, sono
ancora io… lei per caso non sa dove si trova Vergansen Strass?- disse la prima cosa che gli venne in
mente.
Voleva sentire
la sua voce.
Amava sentirla
parlare.
Anche tre anni
fa voleva sempre sentirla aprire bocca… vedere
il suo bel nasino arricciarsi.
Se la
ricordò al Karma.
Era ancora
più bella di prima.
“Che
diavolo sto pensando!”
-Scusi
può ripetere?-
-Sa
dov’è Vergansen Strass?-
“Parla…”
Era da tanto che
non la sentiva.
Bill la sentiva
ogni giorno, ormai.
Una piccola
punta di gelosia. L’aveva vista prima lui…
-E’ un
po’ lontana….- disse lei.
-Ah…-
-Guardi… un secondo e scendo…-
Chiuse la
comunicazione.
Tom
sbarrò gli occhi….
-No…-
Si guardò
velocemente intorno e si nascose dietro ad una macchina.
No.
No.
No.
Non voleva
rivederla. Cosa le avrebbe detto? Come avrebbe reagito lei trovandoselo di
fronte?
Si
ricordò della sua reazione al Karma. Stava per mettersi a piangere. Era
infuriata.
Come biasimarla.
Si era comportato davvero male…
“Merda! Mi
sono messo nella merda!”
-Tesoro??-
-Si mamma?-
-Scendo due secondi… quando torno però vai a nanna che
domani ti devi alzare presto!- gli diede un bacio sulla fronte.
Quell’uomo
che le aveva citofonato… aveva un voce familiare…
Quella voce non
le era nuova.
Rauca. Profonda.
Per un attimo si
bloccò in piedi.
Scosse la testa.
No, non era
possibile.
Lui non poteva
sapere dove abitasse, primo.
Secondo, era un
codardo.
Terzo… terzo, era impossibile.
-Ok… perché scendi in pigiama?-
-Non
preoccuparti, mi metto la tuta…-
Prese un paio di
pantaloni da ginnastica rossi, abbastanza aderenti e una felpina
leggera bianca con il cappuccio. Si mise le sue pantofole rosa e prese le
chiavi.
-Torno subito,
non aprire a nessuno…-
Scese le scale
velocemente.
Aprì il
portone e si guardò intorno.
Non c’era
nessuno.
Neanche
un’anima viva.
-Ma…-
Tom la vide.
Era bella.
Proprio come
quella sera di tanti anni fa… proprio come
qualche settimana fa.
Che stupido che
era stato a non chiamarla più.
Era stato
sommerso dagli impegni e, anche se ci aveva provato con tutte le sue forze, le
varie situazioni non gli avevano permesso di sentirla.
Concerti,
interviste, party, servizi fotografici, sessioni autografi, tempo per mangiare
e per dormire…
Si era trovato
da Dio con lei.
Le
osservò le gambe, sempre lunghe e toniche, la vita non tanto sottile, ma
giusta, il seno non molto grande.
Il viso
più maturo. Gli occhi malinconici, ma brillanti di una luce nuova.
I capelli
raccolti scompostamente alla base della nuca. Lunghi, scuri.
La vide
guardarsi intorno, per poi voltarsi e salire nuovamente.
Era logico che
Bill avesse perso la testa per lei.
Anche per lui, a
suo tempo, era stato così…
A suo
tempo…
Si… forse il suo tempo era passato.
Forse.
TORNATAAAA!!! ESAME DEL MENGAAAAA!!!!
BENE! Penso di riuscire a postare un altro capitolo la prima settimana di luglio… spero non mi abbiate abbandonato!!*__*
Ringrazio tutti quelli che hanno
recensito con tanto amore e pazienza (o impazienza…beh…)
e anche chi ha solo letto!!!
-E te ne sei
accorto solo ora?- gli diede uno scappellotto sulla nuca.
-Ma no demente!
Solo che ora è tutto più palese! E’ da giorni che Tom e Bill non si parlano… e nessuno sembra voler far tornare i rapporti come
prima!-
-Georg… noi non possiamo fare nulla!-
-E chi lo
dice??- disse con fare cospiratore.
-Io! Noi non ci
intrometteremo!-
-Guarda che, se
te ne fossi dimenticato, facciamo parte anche noi del gruppo! Va bene lasciare
da una parte il rapporto che li lega… ma si parla
anche di amicizia…-
-Ti dispiace
parlare in tedesco, Georg?-
-Ma porca vacca
Gustav Schafer! Sono nostri amici e noi siamo qui con
le mani in mano a vederli mandarsi saette invisibili tra loro!-
Gustav pestò
piano i pugni sul tavolo della cucina, alzandosi in piedi.
-Cazzo!-
-Attacco d’ira?-
Georg spostò la sua sedia lontano dall’amico intimorito.
-Che cazzo sta
succedendo a quei due! Dove sono adesso, eh? Bill è uscito come al suo solito
per andare in quel condominio, Tom è sparito chissà dove…-
-E noi siamo qui
a impazzire… soprattutto tu…-
-Esatto!
Impazzire!- Gustav alzò il volume della voce.
Georg lo guardò
con tanto d’occhi.
-Calmati…-
-Come diavolo
faccio! Qua se ne va tutto a fanculo per la loro
testardaggine!-
-Ma potremmo
anche risolvere la questione! Mettiamoci una buona parola…-
-E come? Li
chiudiamo in una camera da soli e buttiamo la chiave?- buttò li Gustav.
-Ma sei un
genio!!- si alzò di scatto il bassista –Faremo proprio così!-
-Ma per favore
Georg! Non li riusciremo mai a chiudere insieme!-
-E’ per questo
che prima parleremo con Bill… lui è molto più ragionevole…-
-Ah certo, gli
diciamo “Bill, ora ti chiudiamo in camera e tra poco ti buttiamo dentro pure
Tom, così potete chiarirvi!” . Senz’altro si siederà sul letto, chiederà una
tazza di te e annuirà comprensivo!-
-Stai diventando
malefico!-
-No, realista!-
-Basta lasciarlo
in camera sua, tanto ci va sempre! Prendiamo le chiavi…e
quando ci entra anche Tom li chiudiamo dentro! Piano semplice ed efficace!-
-Spero che torni
prima di Tom a questo punto, perché, o la questione si risolve oggi, o giuro
che spezzo le mie bacchette in testa a quei due!-
-Oh, faranno di
un male…- commentò ironico il moro.
-Allora gli
spacco il tuo basso sulla schiena!-
Sentirono le
chiavi girare nella serratura e subito si zittirono.
Georg si mise
contro il muro, appiattito, di fianco alla porta della cucina, per vedere chi
fosse entrato.
-Preghiamo di
vedere una spazzola nera…-
-Ti prego!! Fai
che sia una spazzola e non un moccio vileda….-
Il bassista fece
un salto felice.
-Siii!!!! Una spazzola nera e bianca!- poi
uscì dalla cucina –Bill, amico mio!-
Il cantante lo
guardò stranito.
-Che ti prende?-
balbettò quando lo vide venirgli incontro a braccia aperte ed abbracciarlo.
-E’ scemo, lo sai…- commentò Gustav.
-Dov’è Tomi?-
-E’ uscito…- rispose Gustav.
-Ah… e non è ancora tornato?-
-Tu lo vedi??-
-Ok…-
-Senti Bill…penso che dovremmo parlare…-
si sedettero tutti e tre sul divano.
-Lo so… scompaio un po’ troppo spesso…-
-Spesso?- ripetè Gustav –Ogni santo giorno! E senza dare una
spiegazione! Tu non sai come si possa sentire Tom!-
A quel nome lo
sguardo di Bill si rabbuiò.
-Che è
successo?- chiese il biondo.
-Ragazzi, vi ringrazio
per l’interessamento, ma è una cosa mia- fece per alzarsi.
-No!- Gustav lo
bloccò.-Tu ora ci spieghi! Siamo un gruppo, siamo degli amici! Va bene i
segreti tra te e tuo fratello, ma questo ormai è diventato un comportamento
insostenibile per tutti quanti! Sono quasi le sette, tu sei appena tornato da
chissà dove, Tom è ancora disperso nei meandri della città probabilmente con
qualche ragazza o ad ubriacarsi…-
-Tu non vuoi
vedere Gustav posseduto con gli occhi rossi, vero?? Dagli retta una buona volta…-
-Se vuole
rovinarsi la vita…- bisbigliò il gemello oscurandosi.
-Fino a qualche
settimana fa non avresti risposto così…-intervenì Georg.
-Prima era diverso…-
-Diverso cosa?-
-Io voglio bene
a Tomi, un bene immenso… ma ora non posso perdonarlo…cioè… alla luce dei fatti non posso fare finta
di niente…-
-Ma che ha fatto
quel poveretto!-
Bill guardò
Gustav.
-Ragazzi… non posso dirvelo…-
-Bill… qui ormai non è più una cosa tua… riguarda tutto il gruppo…-
cercò di mantenersi calmo Gustav.
-E questa cosa non
riguarda solo me! Ho promesso che non ne avrei fatto parola con nessuno.-
-Bill…- lo sguardo del batterista si fece
minaccioso.
-Fidati, fa
paura quando perde le staffe! Per favore… evita di
farlo infuriare!- lo pregò il bassista.
Il cantante
appoggiò i gomiti alle ginocchia, con la testa tra le mani.
-E va bene…- bisbigliò infine –Prendete la giacca, fuori oggi fa
un po’ freschino.- e si alzò.
-Eh?- scese dal
pero Georg.
-Venite con me….-
I due si
guardarono, prendendo un giubbottino e uscendo di casa.
-E’ troppo
serio. Bill è troppo serio, la cosa non mi piace!-
-A me Bill non è
mai piaciuto…- commentò fuori tema Georg.
-Ma che cazzo
centra!-
-Insomma, Bill
non è il mio tipo…-
-Georg!- gli diede un pugno su una spalla.
-Ok ok…evito battute.-
Uscirono dalla
loro casa.
-Qui ci stiamo facendo
trascinare in qualcosa più grande di noi!- bisbigliò Georg all’orecchio di
Gustav, lanciando un’occhiata a Bill che camminava a pochi passi da loro.
-Spero che ne
valga la pena.-
-Mamma…domani torna lo zio Bill?-
-Si tesoro,
torna anche domani!- gli sorrise lei, prendendolo in braccio e facendolo sedere
sul seggiolone in cucina.
-Ma perché ha i
capelli così? Non gli cadono mai?-
-Glielo
chiederai!- rise
-Che fai da
mangiare?-
-Va bene un bel
risotto giallo, amore?-
-Si! Buono!- si
mise il dito in bocca.
-Tiralo fuori!-
lo sgridò lei.
Liesel mise la pentola sul fuoco, preparando il
soffritto e tutto il necessario, poi fece una piccola scappatella in camera,
mettendosi i soliti pantaloni della tuta rossi e una tshirt stretta bianca.
Diede
un’occhiata all’armadio e vedendo all’interno un casino che sarebbe potuto
benissimo essere paragonato all’esplosione di una bomba atomica, decise di dare
una sistemata veloce.
-Mammaaa!- l’urlo di Chris però la distrasse dal
suo intento.
-Che c’è?- lo
raggiunse.
-Hanno suonato!-
Stupita
raggiunse il citofono.
-Chi è?-
-Sono Bill…-
-Bill?-
-Si…-
-Vieni…-
Gustav e Georg
si scambiarono uno sguardo.
-Prima lasciate
parlare me…-
-Ma è quella Liesel dell’altra sera?-
-Si Georg…-
-E tu ci
abbandoni per venire da lei??- chiese Gustav.
-Non è come
sembra. Ora state tranquilli e il primo che bestemmia se la vedrà con me…-
-Non sia mai!
Noi non bestemmiamo!- lo ammonì Georg.
-Intendo
parolacce incluse!- lo mise a tacere.
-Sai che mi stai
facendo preoccupare?-
-Gustav…inizia a preoccuparti più avanti…-
-Oddio… che è successo? È stata trasfigurata?-
-Non dire
cazzate Georg… ma so la reazione che potreste avere!
Vi ho solo avvisati… e non ne farete parola con
nessuno, intesi??-
-Ma Tom lo…-
-No! Tom non lo
sa e per ora non lo verrà a sapere! Intesi?-
-Ok..- mormorò
restio Gustav.
-Si è tatuata la
faccia di Tom sulla fronte!?-
-Georg!- venne ripreso da entrambi.
-Ascolta Bill,
io davvero non capisco! Cosa può avere quella ragazza di tanto esilarante!? È
molto bella ok, ma niente di anormale o shokkante!-
-Georg, se tu tacessi una buona volta
eviteremmo ulteriori casini!-
-Poi mi prometti
di spiegarmi nei dettagli il perché Tom non lo possa sapere!-
-Penso che lo
capirai da solo…-
-Lo reputi così
intelligente!?- chiese Gustav.
-Fidati Gustav,
non ci vuole un genio…-
Arrivarono
davanti ad una porta.
Bill prese un
bel respiro.
-Chi era?-
-Bill…-
-Lo zio Bill???-
esclamò contento il bambino tentando di scendere da seggiolone, aiutato da sua
mamma.
-Già…avrà dimenticato qualcosa…-
-Gli facciamo
una sorpresa?? Io mi nascondo dietro il divano!- rise il bambino correndo.
Liesel rise in risposta, scuotendo la testa.
-Fai silenzio,
altrimenti ti scopre subito!-
-Tu non dire
nulla!-
-Certo! Metti a
posto la chitarra però!-
Aprì la porta
nell’esatto momento in cui Bill aveva alzato la mano per bussare.
E vide anche
loro.
Gustav e Georg.
-Liesel!- le sorrise il bassista, ricordandosi
di lei.
-Cosa significa?-
fissò Bill.
-Il gruppo ne
sta risentendo…-
-Non sono affari
miei-
Fece per
chiudere la porta, ma il cantante la bloccò.
-Bill, non farmi fare e dire cose che non
vorrei!- lo minacciò.
-Per favore, Liesel… sono persone di cui fidarsi!-
-Oggi due, domani
altre tre e poi tutto il mondo a casa mia!-
-Liesel!-
Georg e Gustav
accorsero in aiuto dell’amico, aiutandolo ad aprire la porta.
-Ma bene! Una
congiura!- la mora si mise davanti all’entrata per non farli entrare.-Se avete
un po’ di sale in zucca andatevene!-
-Liesel, loro possono saperlo! Non ne faranno
parola con nessuno!-
-Non mi
interessa! Io non voglio che si sappia in giro! Non voglio diventare un
fenomeno da baraccone!-
-Ma cosa stai
dicendo? Come puoi solo pensarlo!-
-Lo so cosa si
pensa delle persone come me! E mio padre ne è l’esempio!-
-Ti prego Liesel! Sei stata solo sfortunata a fidarti della persona
sbagliata! Ma loro sono diversi!-
-Me l’avevi
promesso Bill!-
-Ma di che state
parlando!?- si intromise il biondo.
-Nulla!- decretò
Liesel.
-Non è “nulla”!
Per favore….-
-No!-
-Tom non lo verrà a sapere!-
Georg e Gustav
si scambiarono un’occhiata.
-Non me ne può
importare di meno di quello stronzo!-
Gustav chiese
qualcosa sottovoce al bassista.
-Andiamo Liesel! Ti giuro su tutto quello che ho di più caro a
questo mondo che loro sono persone di cui fidarsi…
quando Tom saprà tutto lo verrà a sapere da te, promesso!-
-Tu non hai
capito che Tom non saprà mai nulla e questa è la mia risposta definitiva!-
-E va bene,
rimarrà nell’ignoranza completa!- le diede il contentino-Ma
ora… per favore… Se non fossero persone di cui
fidarsi non le avrei portate qui, lo sai!-
Lo sguardo che
le lanciò il moro la fece completamente sciogliere.
Bill si era
dimostrato affidabile.
Bill non era
come Tom e non lo sarebbe mai stato.
-Se solo ne fate
parola con anima viva io distruggo la vostra banda e non scherzo.- con questa
minaccia li fece entrare.
Bill le schioccò
un bacio sulla guancia, mentre gli altri due lo seguirono dentro timorosi.
-Chris?- chiamò Liesel.
Un bambino uscì
da dietro il divano col broncio.
-Ma non valeee!! Hai rovinato la sorpresa allo zio Bill!- il
biondino si catapultò tra le braccia del cantante, che lo prese in braccio
ridendo.
La mandibola di
Georg toccò terra, mentre Gustav rimase immobile come un sasso.
-Z..zio..?-
balbettò il bassista.
Il bambino si
voltò verso di loro guardandoli interrogativo.
-Oh mio …Dio…- sibilò Gustav guardando il suo volto.
Gli occhi.
Il neo sulla
guancia.
-Zio… zio?- continuava a ripetere Georg come
un disco rotto.
-Devo sedermi…- bisbigliò il batterista senza staccare un attimo
gli occhi dal ragazzetto tra le braccia dell’amico.
-Lui è Chris…- disse Bill.
-Zio…-
-Si Georg, zio!-
si stancò il cantante.
-E’ di Tom?-
-Si Gustav…-
-E non lo sa!-
si intromise Liesel dando una carezza alla testa del
bambino.
-O santo cielo…-
-Georgpiantala…-
-Gustav…Tom è papà!!- si affiancò a lui sul divano,
scuotendolo
-L’avevo capito…-
-Chi è Tom?-
domandò il bambino
-E non lo deve
sapere!- disse Liesel.
-Quanti anni
ha?-
-Tre…-
-Oh Madonna…-
-Smettila di
imprecare Georg! Sei peggio di me la prima volta che l’ho visto!-
-Perché, che hai
fatto tu, ti sei messo a saltare per la casa urlando “ho un erede, che bello,
ho un erede”??- Gustav si avvicinò al bambino per analizzarlo con accuratezza.
-No… ma diciamo che mi sono arreso all’evidenza…-
-E voi volete
tenere nascosta una cosa del genere a Tom?- chiese Gustav scettico prendendo
una ciocca di capelli del bambino come se fosse un animale raro, che subito si
discostò offeso.
-Si! Non lo
voglio vedere!-
-Mi sembrava
strano che dopo tutte le sue storielle non avesse ancora sparso in giro per il
mondo il suo seme!-
L’uscita di
Georg, simpatica in un altro contesto, fece girare gli altri tre verso di lui
con sguardo omicida.
-Ok, pessima battuta… e capisco anche che tu Liesel
voglia tenere lontano il bambino dalla stampa…-
-No no, voi non
avete capito! Io lo voglio tenere lontano da Tom e dal suo mondo!-
-Lo odi così
tanto??-
-Vedi un po’ te!
Mi ha scopato, se n’è andato, non si è più fatto sentire e mi ha messo pure
incinta! Dovrei fargli una statua!?- si incavolò.
Chris la
guardava cercando di capirci qualcosa, ma fu distratto dalle mani di Bill che
gli tapparono le orecchie.
-Posso chiederti
una cosa Liesel?- Bill fu preso da una folgorazione,
ma cercò do mantenersi indifferente.
-Dimmi…- si buttò stancamente sul divano.
-Se quella notte
– iniziò calmo guardandola –Fosse successo comunque quello che è accaduto, ma
tu non fossi rimasta incinta… ora vorresti ancora
rivedere Tom?-
La ragazza non
rispose.
Fece per aprire
bocca, ma subito la richiuse confusa.
Non lo sapeva.
Cosa avrebbe
fatto?
Bill le sorrise.
-Ti piace…- commentò con un sorrisetto divertito.
-Cosa??- chiese
presa alla sprovvista.
Gustav e Georg
si scambiarono un sorrisetto.
-Tom! Ti piace ancora!- continuò il cantante
-No!- negò
arrossendo.
-Oh, se ti
piace! Non l’hai mai dimenticato! Non sopporti però di aver tenuto sulle spalle
solo tu il peso di un bambino, mentre lui ha vissuto la sua bella vita! Non
sopporti che si sia dimenticato di te quando invece tu non hai mai potuto
scordarlo a causa di Christopher…e forse anche per
altri motivi…-
-Io…-inizò
combattiva, ma Bill la precedette continuando nel suo discorso.
-Ed hai ragione,
per carità! Il punto è Liesel, che probabilmente
nemmeno Tom si è mai scordato di te! Sei solo cocciuta e testarda!-
-E come me lo
spieghi che non mi abbia riconosciuto al Karma! Non sono cambiata poi così
tanto!- gli diede le spalle per non fargli notare la delusione nei suoi occhi.
-E’ vero, non ha
subito collegato… ma ammettilo…
non ti vede da tre anni ed è sempre in giro per il mondo vedendo milioni e
milioni di persone diverse! E ti posso assicurare che non si è mai scordato di te…- terminò dolcemente.
-Scusate…- intervenne Gustav –Ma quindi se a lei
piace lui e lui non si è mai dimenticato di lei…-
-Perché non riassembliamo la famigliola felice??- terminò Georg
alzandosi e sorridendo raggiante.
Mi inginocchio e
chiedo scusa per questo immeeeenso ritardo!! Non ho
proprio scuse… Spero di farmi perdonare con questo capitolo… e prometto che in un paio di settimane uscirà il
prossimo perché… udite udite…LUNEDì PARTO PER LONDRA! E andrò il 6 novembre a
Liverpool agli EMA!*_*
Ho vinto il concorso FANWALK… Se avete voglia, seguite le mie avventure su www.fanwalk.tv (non è pubblicità occulta,
spero!)
Baci! Alla prossima!
Ringrazio CHI HA COMMENTATO IL CHAP SCORSO!^^