Love after Love

di NerdGirl_Marta
(/viewuser.php?uid=731062)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The time will come...Realizzare un sogno! ***
Capitolo 2: *** Una brutta giornata ***
Capitolo 3: *** Quando le cose accadono all'improvviso ***
Capitolo 4: *** Una strana sensazione ***
Capitolo 5: *** Una serata piacevolmente inaspettata ***
Capitolo 6: *** Sorrisi, parole e ...pudding! ***
Capitolo 7: *** L'uomo perfetto ***
Capitolo 8: *** "Thanks for the gift, beautiful evening! Lots of love..." ***
Capitolo 9: *** Set di ''HighRise'' ***
Capitolo 10: *** Anche le cose belle prima o poi finiscono ***
Capitolo 11: *** Give back your heart to itself...A volte ritornano... ***
Capitolo 12: *** Lavoro,lavoro,lavoro...voglio una vacanza! ***
Capitolo 13: *** Arrivo a Milano ***
Capitolo 14: *** La premiere di Thor 3 ***
Capitolo 15: *** Incontri ravvicinati ***
Capitolo 16: *** A cena con Loki e Thor ***
Capitolo 17: *** Partenza per Mantova ***
Capitolo 18: *** La casa sul lago ***
Capitolo 19: *** Cucina italiana ***
Capitolo 20: *** Un arrivo inaspettato ***
Capitolo 21: *** Feast on your life...Il prezzo del successo ***
Capitolo 22: *** Quando le strade si separano ***
Capitolo 23: *** Prendersi una pausa ***
Capitolo 24: *** La casa di Tom Hiddleston ***
Capitolo 25: *** Ti presento i miei ***
Capitolo 26: *** Buon compleanno Tom ***
Capitolo 27: *** Il potere del vino ***
Capitolo 28: *** Una sigaretta sotto la neve ***
Capitolo 29: *** Lasciarti è dolore così dolce che direi buonanotte fino a giorno ***
Capitolo 30: *** Tutto sul più bello ***



Capitolo 1
*** The time will come...Realizzare un sogno! ***


Prima Parte - THE TIME WILL COME...

Image and video hosting by TinyPic

Capitolo 1 – Realizzare un sogno  

 

“Ok, ci siamo...ho tutto!” nella mia mente i pensieri si accumulavano e io, sola in una stanza del Palmers Lodge Swiss Cottage a Londra, iniziavo a sentirmi sotto pressione per l'imminente viaggio. Ero arrivata il giorno prima in quel dormitorio, il mio piano era sostare una sola notte a Londra per poi ripartire il pomeriggio successivo prendendo un aereo diretto a Belfast. Ero sola ma avevo tutto sotto controllo, Londra non aveva segreti per me, avevo sempre provato una certa affinità con quel posto. Avevo deciso di dedicare le mie due settimane di ferie estive ad un piano ben preciso, un sogno mai realizzato ma che di li a poco sarebbe diventato finalmente reale. Il mio progetto consisteva nell'andare in una piccola cittadina dell'Irlanda del nord per tentare di conoscere il mio attore preferito. Lo so, molti di voi penseranno che la mia idea sia una pazzia ma io ci tenevo veramente tanto, era il mio sogno e quindi nessuno mi avrebbe impedito di provarci. Nel primo pomeriggio mi imbarcai sull'aereo per Belfast e quando atterrai nella capitale mi affrettai a recuperare le valigie perché volevo assolutamente essere presente sul set la sera stessa per avere più occasioni possibili di incontrare l'attore. Un autobus mi avrebbe condotta nella cittadina di Bangor dove il cast di “High Rise” stava girando in un set costruito appositamente per il film. L'ansia iniziava a prendere il sopravvento ma ormai ero la, sapevo che a distanza di pochi km da me, l'attore che tanto stimavo stava lavorando e che forse quella stessa sera sarei riuscita a conoscerlo. L'autobus si fermò nella strada principale di Bangor, indossai lo zaino, afferrai valigia e velocemente mi diressi al B&B che avevo prenotato, avevo solo tre giorni per provare a conoscere l'attore e di certo non avrei sprecato nemmeno un occasione. Restai al B&B solo pochi minuti, giusto il tempo di usare il bagno e sistemare le mie cose nella stanza. Non mi ci volle molto tempo per salire su un taxi e dirigermi al set, accompagnata solo da tanta ansia e dalla mia macchina fotografica. La cosa che più mi preoccupava era che non ero molto brava con l'inglese, d'altronde non l'avevo mai studiato a scuola quindi avevo molta paura di fare una brutta figura con lui. Ho un carattere abbastanza pessimista quindi ero sicura che anche se fossi riuscita a parlare con lui di certo non si sarebbe ricordato di me, ne per la mia bellezza ne per ciò che gli avrei detto. In men che non si dica arrivai al parcheggio del set, in effetti non era molto lontano, ero terrorizzata. Non sapevo che fare o che dire ma mi tranquillizzai quando vidi alcune ragazze parlare appena fuori dal set. La cosa più ovvia da fare era avvicinarsi e tentare di fare amicizia con qualcuna, sicuramente in quel modo l'ansia si sarebbe un po' placata e così feci. Incontrai Lily, una dolce ragazzina di appena 17 anni che iniziò a raccontarmi di tutte le volte che aveva incontrato in passato l'attore, come ad esempio quella volta a Londra fuori dal teatro dopo la rappresentazione del “Coriolanus”. Tutte sembravano essere del posto, o comunque inglesi, nessuna come me aveva preso due aerei per incontrarlo, poteva essere la cosa giusta da dire all'attore per attirare la sua attenzione. Pensavo a tante cose, l'agitazione diventava sempre più forte e si sommava a quella delle altre persone in attesa poi, all'improvviso, il portone del magazzino si aprì e vidi uscire lui, intento in una conversazione con il suo assistente Luke. Il mio cuore iniziò a battere sempre più velocemente, mi paralizzai. Lui era li, a pochi metri da me, parlava con il suo assistente mentre un omone abbastanza corpulento rovistava in una borsa in cerca dei pennarelli da dare all'attore per permettergli di firmare gli autografi. “Luke, com'è possibile? Ho bisogno di quella valigia! Devi cercare di recuperarla il prima possibile per favore.” disse l'attore rivolto al suo assistente che rispose con aria colpevole “Lo so Tom! Sto facendo il possibile ma l'aeroporto ha detto che ci vorranno alcuni giorni per recuperare la tua valigia. Mi dispiace...io vado intanto. Ti aspetto più tardi in Hotel.Ciao!” e si allontanò con aria preoccupata. Tom si girò verso il gruppo di persone in attesa e con un enorme sorriso iniziò a salutare le ragazze, firmare autografi e fare fotografie. Era li, in tutto il suo splendore. Io lo ammiravo principalmente per il suo talento ma bisognava ammettere che era veramente un bell'uomo. Alto, slanciato dominava la scena anche in quel momento. Si muoveva e parlava con una disinvoltura naturale, regalando sorrisi e parole dolci a chiunque gli rivolgeva la parola. Io invece ero li, ferma immobile, senza riuscire a muovere un muscolo ero bloccata, come incantata dal suo modo di fare e dal tono della sua voce. Passarono alcuni minuti e le ragazze avanzavano verso di lui, erano state accontentate quasi tutte e indietreggiavano soddisfatte e emozionate. Fu in quel momento che Tom alzò lo sguardo, i suoi occhi erano rivolti a me e la sua espressione sembrava incuriosita, come se si stesse chiedendo per quale motivo fossi li impalata ma distolse subito lo sguardo dirigendolo verso l'obbiettivo di una signora intenta a fargli una foto. Mi decisi e, con mani tremanti, mi avvicinai e la prima cosa che mi venne in mente fu dire “Ciao Tom, piacere di conoscerti!” e lui in modo molto gentile e pacato mi disse “Piacere mio, come ti chiami?” appoggiando il pennarello sulla foto che gli avevo appena allungato in attesa di scrivere la dedica personalizzata. “M-Marta...vengo dall'Italia per te!” poi istantaneamente il mio volto divenne paonazzo e il cuore ricominciò a esplodermi nel petto. Lui sorrise e con aria stupita mi disse “Wow...tutta questa strada solo per me? Grazie mille...piacere di averti conosciuta!” poi mi porse la foto autografata e con un sorriso si girò verso la ragazza al mio fianco. Io rimasi li, ferma, a sorridere, la mia fotocamera fissa su di lui, stava ancora registrando un filmato. Mi sembrò tutto molto surreale, veloce, quasi strano. Non potevo credere di essere riuscita ad incontrarlo e quando lui ci salutò, salì sulla sua Jaguar e sparì nella penombra della sera. Ero sotto shock ma allo stesso tempo arrabbiata con me stessa per non aver reagito, per non aver detto nulla. Non ero riuscita a dirgli nemmeno una frase, un complimento, non avevo approfittato dell'occasione, mi sentivo molto combattuta. Allo stesso tempo ero felice di averlo visto, di avergli stretto la mano e aver potuto vedere il suo sorriso da vicino ma ero anche molto amareggiata sapevo sarebbe andata a finire così e la cosa non mi piaceva affatto. Tornai al B&B un po' sconsolata ma non potevo buttarmi giù, non dovevo, avevo ancora altre occasioni per andare a parlargli ed era quella la mia intenzione. Mi buttai sul letto a riguardare il filmato che la mia fotocamera aveva registrato poco prima. Non ci potevo credere era tutto vero, registrato in un file, il mio sogno si era avverato e magari sarebbe potuto succedere anche il giorno dopo. Era ora di dormire, il viaggio e le emozioni forti mi avevano stancato parecchio quindi afferrai la valigia e tentai di aprirla alla ricerca del pigiama. C'era qualcosa che non andava, quella valigia non era certamente la mia. Conteneva abiti da uomo, profumo e alcuni documenti. Non ci potevo credere! Avevo preso la valigia sbagliata all'aeroporto come sarei riuscita a risolvere la questione, ero disperata. Afferrai la busta che era riposta su una camicia azzurra all'interno della valigia e decisi di aprirla. Conteneva alcuni fogli, alcuni scritti a penna altri stampati, tutto in inglese quindi non attirò la mia attenzione ma conteneva anche una piccolo cartoncino colorato, era un biglietto aereo con partenza Belfast direzione Londra. I miei occhi lessero velocemente i dettagli del biglietto alla ricerca del nome del proprietario così avrei potuto chiamare l'aeroporto ed avvisarli per poter, in un secondo momento, recuperare la mia valigia. I miei occhi trovarono il dettaglio che stavano cercando e all'improvviso si spalancarono di stupore appena lessero che l'intestatario del biglietto era : Thomas William Hiddleston. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una brutta giornata ***


Capitolo 2 – Una brutta giornata

 

Il parcheggio era libero, non c'erano veicoli ne persone che giravano da quelle parti. Luke aveva scelto per me un Hotel abbastanza carino ma la cosa che mi piaceva di più di quel posto era che aveva il parcheggio privato interno e non era frequentato da troppi turisti. In quell'hotel, appena fuori Belfast nella zona dell'aeroporto, alloggiavano per lo più uomini d'affari e accompagnatori. Era perfetto per me, avevo bisogno di un posto tranquillo senza seccature, in quel periodo ero molto stanco e avevo assoluto bisogno di riposare. Inoltre quel giorno ero anche parecchio seccato perché Luke, il mio assistente, mi aveva perduto il bagaglio. Beh, non direttamente lui, diciamo che senza volere in aeroporto aveva afferrato una valigia molto simile alla mia e solo quando arrivò da me sul set ci accorgemmo che apparteneva a qualcun'altro, forse una ragazza. Il week end prima lo passai a Londra, dovevo sbrigare alcune faccende con la mia agenzia e tornare anche solo per un paio di giorni nella mia città mi dava modo di ricaricare un po' le energie. Io e Luke prendemmo due aerei diversi perché dovevo essere sul set molto presto il lunedì mattina quindi decisi di prendere un volo notturno, per non avere problemi con i fans e per riuscire a viaggiare tranquillo. Luke mi avrebbe raggiunto nel primo pomeriggio e fu proprio lui a proporsi di portare la valigia al mio posto permettendomi di viaggiare leggero. E ora mi trovavo li, nel parcheggio dell'hotel sperando che Luke fosse riuscito a recuperare il mio bagaglio o per lo meno avesse trovato il modo per acquistare dei vestiti. Poco prima all'uscita dal set mi ero fermato alcuni minuti con le fans, erano tutte ragazze ma questo non mi stupiva, c'ero abituato. Era una mia abitudine rimanere un po' per le foto e gli autografi, d'altronde faceva parte del mio lavoro, era quello che avevo scelto di fare nella vita. Scesi dalla macchina e mi diressi a passo sostenuto verso l'hotel, di solito ero sempre accompagnato dal mio assistente o comunque da un ragazzo della security che lavorava al set ma quella sera decisi di rientrare da solo per dare tempo a Luke di risolvere la situazione. Entrai in stanza, non vedevo l'ora di farmi una bella doccia, quella sera avrei dovuto ripassare le mie battute per il giorno successivo. Luke era seduto su una poltrona all'interno della mia camera ed era impegnato in una conversazione al cellulare, sembrava molto contrariato “...ma un modo lo dobbiamo pure trovare!...si si lo so che non capita spesso una cosa di questo tipo ma avrete una lista delle ragazze che erano presenti sul mio volo, ci deve essere un modo per risolvere la questione, non trova!?..” la conversazione continuava, ma non ci feci molto caso anche perché avevo già intuito che la mia valigia non era ancora stata ritrovata ma con mio enorme sollievo Luke mi aveva acquistato degli indumenti, li ritrovai infatti ripiegati sul letto. Lasciai il mio assistente sbrigarsela da solo al telefono, afferrai i vestiti e mi infilai velocemente nel bagno, servivano anche a questo gli assistenti no? Ero esausto, ma pur sempre felice. Amavo la mia vita anche se in certe occasioni era abbastanza difficile da vivere, mi mancavano le passeggiate per le strade di Londra, uscire a fare compere con le mie sorelle, leggere un libro su una panchina di Hyde Park. Tutte quelle attività erano diventate molto rare, quasi impossibili da fare per me perché venivo in continuazione fermato da persone che mi riconoscevano quindi a poco a poco dovetti rinunciare. Mi ero appena tolto la camicia quando il mio sguardo si soffermò sulla mia immagine riflessa nello specchio del bagno. Avevo proprio delle enormi occhiaie, date dalla stanchezza forse ma di certo con il trucco domani sarebbero scomparse. L'acqua scorreva da qualche minuto, ero in attesa della temperatura giusta, amavo fare la doccia bollente. Mi spogliai ed entrai, l'acqua calda colpiva le mie spalle, il viso, il collo e il mio petto dando subito sollievo ai miei muscoli. Sarei rimasto ore sotto la doccia, cullato dal rumore dell'acqua che scivolava sul mio corpo, in quei momenti ero solo, rilassato e potevo pensare. Il mio primo pensiero era destinato al film, ai miei colleghi attori e alle scene girate quel pomeriggio. Il regista sembrava fidarsi di me e mi lasciava libero di interpretare il personaggio del Dr. Laing come io stesso me lo ero immaginato. Era un ruolo apparentemente facile, i costumi di scena erano particolarmente normali, non mi davano molti impedimenti. La parte difficile era l'interpretazione, in tante scene ero io da solo, in una camera del condominio e la telecamera faceva lunghe riprese in primo piano ed era in quei momenti che mi impegnavo al massimo a far trasparire le emozione del personaggio che interpretavo. Per ora sul set stava filando tutto liscio, i colleghi erano abbastanza simpatici e il regista sembrava soddisfatto del mio lavoro. Immediatamente un sentimento mi travolse, costringendomi a fare un lungo sospiro quasi di rassegnazione. La mia mente era tornata indietro di un mesetto quando sulla quella spiaggia deserta, steso al sole potevo sentire il respiro di lei sul mio petto. Il profumo dei suoi capelli, i suoi abbracci e i suoi baci. Mi mancava tanto ma purtroppo per me mantenere un rapporto sentimentale non era facile come per tutti gli altri. I paparazzi, la gelosia e il lavoro come sempre mi avevano separato dalle ragazze che frequentavo. Quando amo qualcuno amo con tutto me stesso e per me risulta davvero molto difficile alle stesso tempo dedicarmi anche al mio lavoro. Purtroppo ho dovuto sacrificare quella parte di me stesso per sfruttare al meglio le opportunità di lavoro che mi stavano capitando in quel periodo ma lei è speciale, diversa. Speravo davvero di riuscire a costruire qualcosa di importante un giorno, ma non ero ancora pronto, dovevo preoccuparmi della mia carriera, quello era il mio momento. Avevo passato quasi un ora nel bagno e non potevo perdere ancora del tempo, dovevo ripassar le mie battute. Nella stanza d'albergo c'era abbastanza caldo, o forse ero accaldato per colpa della doccia. Velocemente cenai, seduto al tavolo mentre con la sinistra guardavo il cellulare controllando le chiamate e i messaggi ricevuti. Una volta terminata la cena mi stesi sul letto e presi il copione che era appoggiato sul comodino. Luke non c'era, era uscito e non era ancora rientrato, magari era riuscito a rintracciare la mia valigia, lo speravo tanto. I miei occhi si concentrarono sui fogli che avevo in mano, leggevo e rileggevo quelle righe fino a quando ero sicuro di saperle alla perfezione. Immaginavo come avrei dovuto muovermi il giorno successivo sul set, le mi dita si muovevano nell'aria simulando i movimenti che avevo in mente, i miei occhi erano chiusi e si aprivano solo per poter leggere la battuta successiva. Avevo il mio metodo per imparare il copione di un film e fortunatamente la cosa mi veniva abbastanza naturale. Non mi ero minimamente accorto dello scorrere del tempo quando Luke rientrò in camera, erano ormai le undici di sera. “Tom, scusami se ti disturbo. Ho una brutta notizia! Non sono riuscito a recuperare il bagaglio. E' difficile perché sono passate poche ore e l'aeroporto dice che nessuno ha telefonato per denunciare lo smarrimento di una valigia...ho un brutto presentimento!”. Lo guardai con aria dubbiosa e chiesi “...cioè? Scusa cosa intendi?” Luke sembrava abbastanza preoccupato e continuò dicendomi “Avevi qualcosa di personale nella valigia? Insomma ho il timore che la persona che ha in questo momento la tua valigia decida di non restituirla appena scopre che è tua! Ho aperto quella che abbiamo noi e dentro ci sono un sacco di magliette da donna, tutte con stampe di fumetti, cartoni animati e serie tv. Per me la ragazza proprietaria di questa valigia ha preso l'aereo per Belfast per venire a trovare te. Insomma magari è una coincidenza, ma se è davvero così per me appena scopre che sei tu il proprietario della valigia che ha fra le mani di certo decide di tenersela. Nel peggiore dei casi lo scrive pure su qualche social network e se siamo proprio sfortunati le foto delle tue cose faranno il giro del web in poche ore. Avevi qualcosa da nascondere in quella valigia?” Il mio sguardo era abbastanza stupito ma allo stesso tempo dubbioso, se davvero il ragionamento di Luke era esatto sarebbe stato un grosso problema. “Cioè tu mi stai dicendo che hai rovistato nella valigia di quella ragazza e hai scoperto che potrebbe essere venuta qui per me? Magari oggi pomeriggio era anche fuori dal set e ho fatto la foto con lei! Eheeheheh, cioè sembra una cosa assurda. Comunque no non avevo niente di strano dentro, c'erano i miei vestiti, un po' di cosmetici e...cazzo Luke nella busta dei biglietti d'aereo per la settimana prossima c'erano anche i miei appunti sulle battute del film. Se quella ragazza scatta una fotografia e la pubblica su internet darà involontariamente delle notizie sul film e io vado nei casini! Cazzo, questa proprio non ci voleva...che cavolo di giornata è questa! Da non credere..” Luke mi osservava con aria preoccupata, anche lui si stava parecchio agitando poi disse una cosa che mi fece sussultare improvvisamente “Tom ascolta, quando ho guardato dentro la valigia ho trovato un deodorante, un profumo e altre cose che sicuramente non son acquistate qui in Inghilterra, ci sono scritte in un altra lingua, mi sembra italiano...ti dice qualcosa?” E tutto ad un tratto l'immagine di quella ragazza arrivò alla mia mente, poche ore prima era la, una persona qualunque tra le altre nel parcheggio. Aveva una fotocamera puntata verso di me, una ragazza mora, occhi scuri, in carne. Mi aveva detto di essere italiana, aveva detto solo quello infatti, non un altra parola. Non ci avevo fatto molto caso perché non era la prima volta che capitava che una ragazza facesse molta strada solo per venire a conoscermi e non era strano il suo atteggiamento. Era agitata si, non ha parlato molto ma tutte sono così, le persone quando mi incontrano reagiscono in molti modi diversi ma nessuno è pienamente se stesso in quei momenti. "Luke ho capito! So chi è! Ho parlato con quella ragazza, oggi pomeriggio ce n'era una che mi ha detto di essere italiana...non ci posso credere magari è davvero lei! Magari sapeva addirittura di avere la mia valigia e non ha detto nulla...ma cavolo che situazione assurda! Sai adesso cosa fai Luke? Vai nella tua stanza, accendi il pc e inizi a cercare su internet! Sono sicuro che ci sarà già il video su YouTube...ci metto la mano sul fuoco! Se è quel tipo di persona sono già spacciato! E...vabbè ormai quel che è fatto è fatto...ora devo dormire, domani inizio alle sette...buonanotte Luke!"

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Quando le cose accadono all'improvviso ***


Capitolo 3 – Quando le cose accadono all'improvviso

Ero li, immobile, in piedi, a fissare quella valigia nera apparentemente comune ma decisamente unica. La mia mano destra, che impugnava ancora il biglietto aereo, fu colpita da un forte tremore mentre la sinistra era ancora appoggiata su quella camicia azzurra, la sua camicia azzurra. Rimasi pietrificata per alcuni secondi che sembrarono un eternità mentre cercavo di realizzare che proprio davanti a me avevo un bagaglio che conteneva tutte le cose di Tom, vedevo uno spazzolino, un gel per capelli e quelle magliette grigie e azzurre che apparivano sempre nei video girati dai fans. Non poteva succedere a me una cosa del genere, io sono sempre stata una persona molto sfortunata e una coincidenza così meravigliosamente unica non poteva essere accaduta a me. Eppure si, perché tutti quegli oggetti erano decisamente reali, delicatamente riposti in un ordine impeccabile. Il primo impulso fu afferrare il cellulare e comporre un numero “Riccardo sono io...”erano le uniche parole che mi uscirono dalla bocca “Ciao amore cosa c'è...mi hai chiamato dieci minuti fa hai detto che eri pronta per andare a letto...che succede?” rispose il mio ragazzo all'altro capo del telefono. “Non pu-puoi immaginare cosa cavolo è capitato...sto male-e-e!”decisi di sedermi sul bordo del letto perché le gambe ormai non mi reggevano più tanto. “Che è successo Marta? Stai bene...cioè sei in camera no? Che ti prende!?” presi coraggio e in un impeto di euforia momentanea e improvvisa dissi “Ho la valigia di Tom Hiddleston!” “Ahahhaha, certo come no...stai scherzando? Come fai ad avere la sua valigia dai!?” iniziai col spiegargli tutto quello che avevo scoperto. Parlai a lungo con il mio ragazzo e gradualmente stavo iniziando a dare di matto. Avere al valigia di Tom era una cosa che mi elettrizzava parecchio, intendo dire che piano piano stavo convincendo me stessa di iniziare a curiosare a fondo, non limitandomi solo a quello che vedevo sulla superficie. Dai insomma, quando mai mi sarebbe ricapitata un occasione del genere, lui quei vestiti li indossava cioè era roba sua ed in quel momento era in mio possesso. Quando attaccai il telefono ero felice, come se davanti a me ci fosse il regalo più bello del mondo. Sembravo una bambina eccitata davanti al suo regalo di natale. Beh, non era natale, era agosto diamine, ma per me in un certo senso lo era. Piano, con molta delicatezza iniziai a tirare fuori le sue cose dalla valigia disponendole accuratamente sul letto, tentando di ricordare l'ordine con cui le afferravo. Ero contenta ed eccitata all'idea di ficcare il naso nelle sue cose ma allo stesso tempo molto intimorita e agitata perché pensavo e sapevo che non era una cosa giusta da fare. Trovai sul fondo della valigia le sue calze e la biancheria intima, tutti di colori molto sobri e semplici, slip bianchi, alcuni boxer blu. Afferrai il profumo, ero troppo curiosa non ero riuscita a trattenere la voglia di spruzzarne un po' davanti a me e perdermi in quella fragranza così fresca e sensuale. Ma poi iniziavo a sentirmi in colpa, non era giusto quello che stavo facendo, stavo violando la privacy di un altro essere umano e di colpo un pensiero terrorizzante mi balenò in testa. La mia valigia! Ce l'aveva lui? Avrà guardato dentro come ho fatto io per capire chi era il proprietario? Oh, santo cielo. Avrà visto i miei mutandoni da nonna, le mie magliette infantili, le spazzole piene dei miei capelli? La cosa mi metteva parecchio a disagio quindi il pensiero andrò direttamente a Tom. Chissà cosa stava pensando di me, magari anche lui in quel momento si sentiva a disagio proprio come mi sentivo io. Riposi accuratamente tutte le sue cose nella valigia e mi buttai a letto. Dovevo assolutamente riportare la valigia sul set il giorno successivo sperando di non venire arrestata o peggio odiata dall'attore che tanto amavo. Ero terrorizzata. Con che faccia mi sarei presentata sul set con la sua valigia, cosa avrei detto? E se c'erano altre ragazze, non volevo metterlo a disagio, come avrebbe reagito? Mille pensieri presero il sopravvento, non avevo la minima idea di come fare, poi vicino alla valigia vidi la busta che conteneva quegli appunti scritti a penna e realizzai immediatamente che potevano essere stati scritti da lui. Non capivo molto ciò che c'era scritto, in certi punti la scrittura era veloce, inclinata, imperfetta. “Il Dr. Laing è un uomo solitario, altezzoso e non si cura degli altri...”e ancora “...focalizzarsi sul tono di voce e sull'atteggiamento. Dare importanza alla presenza scenica del personaggio...” erano i suoi appunti, ero incantata nel leggerli e un po' incuriosita, immaginavo che fosse lui a pronunciare quelle parole. Poi dopo qualche minuto mi addormentai, non ricordo più nulla...solo una voce dolce, limpida e un intenso profumo maschile.
 

Purtroppo quella notte non ero riuscito a dormire profondamente come avrei voluto. Il pensiero di quella ragazza assillava i miei sogni impedendo al mio cervello di cedere completamente al sonno. Mi svegliai molto presto, sapevo di avere circa mezzora per prepararmi, prima dell'arrivo di Luke. La testa mi pulsava, avrei preferito rimanere a letto, fuori il cielo era cupo e grigio ma avevo dei doveri non potevo rimanere a poltrire a letto. Bussarono “Tom sei pronto? Posso entrare?” mi allungai verso la porta della stanza e la spalancai per far entrare il mio assistente. “Ho ottime notizie!....eh no non ho trovato la valigia ma ieri sera sono stato in piedi fino a tardi cercando in giro su internet e non ho trovato nulla. Neanche questa mattina, tutto sotto controllo per ora. Molto probabilmente quella ragazza essendo italiana non riesce a collegarsi ad internet con il suo cellulare quindi non è riuscita a sputtanarti su internet!” mi voltai verso Luke, mi stavo allacciando le scarpe “Beh, o magari è una brava persona e ha evitato di fare qualcosa di tanto orribile. E' lei che ha la situazione in pugno quindi possiamo solo sperare per il meglio!” Luke non sembrava convinto “Sei troppo buono Tom, spero che quello che dici sia tutto reale ma ci sono un sacco di persone strambe al mondo e se tu fossi nei suoi panni non la scatteresti una foto tipo alle tue mutande e la faresti vedere al mondo? Magari sta già contattando dei giornalisti per vendere tutto a loro! aahhahah!”non so perché ma io speravo che tutto ciò non fosse vero, avevo come una innata speranza che tutto potesse andare per il verso giusto “Dai Luke, sono sicuro che ora andiamo sul set e la troviamo la ad aspettarci con la mia valigia! Se ho ragione come minimo dobbiamo offrirle un caffè! Spero tanto di non sbagliare!” infilai la porta e seguito da Luke ci dirigemmo alla macchina. Mi piaceva guidare la Jaguar, anche perché quelle erano le uniche occasioni per farlo. Ero sempre in giro per il mondo, con aerei e autisti privati ma quando potevo preferivo arrangiarmi, in un certo senso mi dava l'impressione di avere ancora in pugno la mia vita. Eravamo arrivati al parcheggio del set ma della ragazza nessuna traccia, iniziavo a preoccuparmi. Passai tutta la giornata a raccontare quello che mi era successo ai colleghi e avrei dovuto trovare la forza di dire tutta la storia anche al regista. Volevo informarlo io stesso prima di permettergli di scoprire tutta la situazione andando su internet o peggio dai giornali. Sembrava abbastanza tranquillo anche perché mi disse che se fosse successo qualcosa, se quella ragazza avesse pubblicato qualcosa di compromettente ci sarebbero stati motivi validi per denunciarla e la cosa si sarebbe risolta senza grossi problemi per la produzione. Ma a me quelle situazioni non piacevano affatto, gli intrighi, le cose non dette o fatte alle spalle delle persone mi facevano sentire a disagio. Avevo fiducia in quella ragazza anche se non la conoscevo, pensavo che una mia vera fan non avrebbe messo in pericolo la mia immagine, trattavo sempre bene gli ammiratori anche quelli particolarmente invadenti. Trovavo quindi impensabile una cattiveria del genere ma a forza di parlarne con i colleghi e con Luke, l'ansia stava prendendo il sopravvento, quella sera dopo le riprese non avevo voglia di fermarmi a sorridere a tutti quegli estranei, speravo quindi di non trovare nessuno all'uscita dal set. Ovviamente i miei desideri non vennero esauditi, c'erano almeno 30 persone ad aspettarmi fuori, questa proprio non ci voleva. Andavo verso il gruppo sforzandomi di sorridere con Luke al mio fianco “Cerca la ragazza se puoi, se non è qui stasera non saprei proprio che fare! Se è in mezzo a quella gente prendi la valigia, fai finta di conoscerla e portala in disparte con te. Deve esserci e se è davvero così dovrò assolutamente parlarci!” Luke annui in segno di intesa. Erano tutti li davanti a me, dovevo dare l'impressione di non essere preoccupato e di non cercare qualcuno in particolare, non volevo che la gente capisse quello che era successo. Dovevamo agire velocemente così le persone non avrebbero avuto il tempo materiale per capire la situazione. Mi voltai a destra ma nulla, tra un autografo e l'altro sbirciai anche tra le persone alla mia sinistra ma nulla, ormai ero rassegnato poi, ad un tratto, Luke disse “Ehy ciao, allora sei venuta! Dai vieni, dai a me la valigia!” e lo vidi allontanarsi verso la macchina con una ragazza, quella ragazza che stupita, mi guardava con uno sguardo impaurito, era decisamente sotto shock. La gente non sembrava particolarmente interessata a Luke mentre si allontanava, erano tutti intenti a scattare fotografie e a sorridere nervosamente evitando di staccare gli occhi da me. Ce l'avevamo fatta...missione compiuta!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Una strana sensazione ***


Capitolo 4 - Una strana sensazione

 

Era successo tutto così velocemente, ero sotto shock. Un attimo prima me ne stavo tra la folla, preoccupata, con ai piedi la valigia nera di Tom e un istante dopo mi ritrovavo confusa e anche un po' arrabbiata vicino alla Jaguar parcheggiata oltre la cancellata. Tom non aveva detto neanche una parola mentre il suo assistente mi accompagnava lontano, non un sorriso, solo una strana occhiataccia. La cosa mi fece andare su tutte le furie, avevo passato tutto il pomeriggio a pensare a come avrebbe reagito vedendomi li con la sua valigia. Pensavo alle parole di gratitudine che mi avrebbe rivolto o almeno un abbraccio, era famoso per quei suoi dolci abbracci avvolgenti e io ero convinta di meritarmene uno. Invece nulla, se ne stava la, in lontananza tra gli sconosciuti a firmare autografi, ridere, scherzare e scattare fotografie avvinghiato a tutte quelle ragazzine. Un pensiero maligno mi baleno in testa “Avrei dovuto aprire la valigia la in mezzo e distribuire le sue cose come opera di bene...dare tutto alle ragazzine impazzite e in poco tempo internet si sarebbe riempito di selfie di sconosciute con addosso le sue tanto adorate magliette!” Ma che rabbia assurda, non ci potevo credere. Mentre ero intenta a scaricare il mio tormento scrivendo un messaggio al mio ragazzo riapparve Luke al mio fianco “Ciao...non puoi nemmeno immaginare quanto io e Tom siamo felici di vederti qui! Grazie mille per aver riportato la valigia! Sei stata davvero carina, ormai l'avevo data per dispersa! Che storia assurda da non credere...” sicuramente dalla mia faccia si poteva intuire il mio disappunto perché il ragazzo si bloccò all'istante, smise di parlare e rimase a fissarmi con un espressione quasi stupita sul volto. Ero talmente furiosa che la timidezza e l'agitazione svanirono portandomi a parlare senza timore, avevo scordato che il ragazzo a cui stavo rispondendo per le rime era l'assistente di Tom “Eh eppure non sembra tanto felice, se ne sta la come se nulla fosse! Poteva almeno ringraziarmi! Ho passato un'intera giornata da sola in un B&B senza le mie cose, senza potermi cambiare, combattuta perché speravo di fare la cosa giusta. A proposito e la mia di valigia dov'è...?Serve a me tanto quanto quella che vi ho portato serve a Tom! Cavolo!” Non trattenevo più le parole, ormai ero un fiume in piena e mentre parlavo con Luke che mi fissava sorpreso e anche un po' divertito un dubbio atroce mi assalì. Se erano la ad aspettarmi, se speravano di trovarmi tra la gente in attesa allora significa che Luke o peggio Tom avevano davvero guardato nella mia valigia e si ricordavano di me. Ora oltre ad essere infuriata ero pure imbarazzata. Che cosa aveva pensato di me mentre guardava tra le mie cose, mentre cercavano di capire chi ero...però si era ricordato di me, almeno quella era una cosa positiva. Non importava! La situazione era diventata davvero assurda, volevo solo andarmene con la mia valigia e rintanarmi nella mia stanza d'albergo, salvando la mia dignità. Quella storia era durata davvero fin troppo e mi stavo vergognando tantissimo. "Ahahaha, sai sei veramente forte! Non ti arrabbiare, la tua valigia è in macchina! Se vuoi andare via te la porto subito ma Tom ha detto che vorrebbe parlarti...ti ho portato lontano dalle altre persone perché non valeva la pena dare nell'occhio. Aspettiamo che vadano via poi con calma lui verrà qui e sicuramente ti ringrazierà! Abbiamo parlato tanto di te ieri sera e mi dispiace aver frugato nelle tue cose! Ma come ti chiami? Io sono Luke l'assistente di Tom.." e il ragazzo tese la mano verso di me per presentarsi "Marta, mi chiamo Marta...sono italiana..." ero abbastanza confusa in quel momento. "Eh si l'avevamo capito, perché sulle etichette delle cose che avevi in valigia c'erano solo scritte in italiano...è stato proprio grazie a quello che Tom si è ricordato di te! Eri qui ieri non è vero?" Ecco, ero una stupida. Avevo dato tutto per scontato, non avevo pensato che Tom avesse reagito così solo per non attirare l'attenzione. Ora lui stava per venire da me, a parlarmi, magari ringraziarmi e non potevo crederci. Rimasi per quasi una ventina di minuti con Luke, parlammo di me e dalla strana situazione che si era creata. Mi spiegò che era tutta colpa sua, era di fretta e aveva distrattamente afferrato il bagaglio sbagliato. Quel ragazzo era particolarmente gentile, simpatico e solare , era molto piacevole conversare con lui. Sapere che ero li a parlare normalmente con una persona così vicina a Tom mi metteva felicità e se era così facile parlare con Luke magari sarebbe stato lo stesso anche dopo quando l'attore avrebbe parlato con me. Era tutto abbastanza surreale ma stava capitando, non valeva la pena di farsi prendere dall'agitazione tanto in quella situazione io potevo solo guadagnarci, anche solo un ringraziamento o un sorriso da parte di Tom sarebbe stato sufficiente. E pensare che il mio ragazzo Riccardo mi prendeva in giro prima di partire perché diceva che stavo viaggiando troppo con la fantasia e che non avrei mai conosciuto l'attore che tanto amavo. I minuti passarono velocemente, Luke mi disse che lui e Tom sarebbero rimasti a Bangor per altre tre settimane per terminare le riprese. Mi chiese se guardando nella valigia avessi trovato i biglietti dell'aereo di ritorno per Londra e se avevo detto a qualcuno di essere in possesso della valigia di Tom Hiddleston. Sembrava molto preoccupato per gli appunti che avevo trovato nella busta, effettivamente contenevano molte informazioni sul personaggio che l'attore stava interpretando durante le riprese. Io avevo scattato alcune fotografie e le avevo inviate a Riccardo per convincerlo di quello che mi stava capitando. Ovviamente questo dettaglio avevo evitato di dirlo a Luke e in tono molto diplomatico mi limitai a dirgli che avevo aperto la busta e che avevo richiuso la valigia appena avevo capito che il proprietario era Tom. Il ragazzo non sembrava molto convinto ma passò oltre, non si soffermò sul quel dettaglio “Bene Marta, grazie mille ancora! Molte ragazze al tuo posto sarebbero impazzite...non ti nascondo di aver passato tutta la notte su internet a cercare notizie della valigia! Mi aspettavo che le sue cose fossero già all'asta su qualche sito di contrabbando! Ahahah...ah ecco ha finito...sta arrivando!” disse Luke indicando il parcheggio. Era vero, Tom stava raccogliendo alcuni regali ricevuti dalle fan e seguito dal bodyguard si stava dirigendo verso la mia direzione. “Ok Marta, è il tuo momento! Non puoi lasciarti scappare anche questa occasione!” pensai. Il giorno prima ero troppo agitata e emozionata per parlare con lui ma non poteva succedere di nuovo la stessa situazione. Era un occasione d'oro e una fortuna così sfacciata non mi sarebbe mai più capitata in tutta la mia vita. Ero decisa, sicura di me, per la prima volta non stavo pensando a cosa dirgli ma ero tranquilla, avrei improvvisato. “Oh, hey ciao...Marta vero? Non so davvero come ringraziarti! Sei davvero una persona molto gentile...”e senza mostrare segni di indecisione mi afferrò donandomi un sincero, entusiasmante e gentile abbraccio. KO...tutta la mia sicurezza andò in frantumi. Il volto paonazzo, un sorriso nervoso, le mani che immediatamente iniziarono a tremare. Non so perché quell'uomo mi faceva quell'effetto. Conoscevo di lui solo la parte che mostrava alle telecamere, durante le interviste. Non sapevo come fosse lui in realtà, nella vita di tutti i giorni ma, nonostante questo, avevo come la sensazione di conoscerlo a fondo. Forse per la naturalezza con cui parlava e si muoveva, forse per il suo sorriso dolce e lo sguardo gentile. Fu li, in quella frazione di secondo che mi resi conto che lui era reale, era davvero come me lo ero immaginata, era lo stesso tipo di uomo che la mia mente aveva costruito. Cordiale, allegro, simpatico....bello. Si perché era anche bello! Alto e snello, era stato costretto ad abbassarsi per riuscire ad abbracciarmi e i suoi occhi erano chiari, luminosi e profondi. Era perfetto, quel momento era perfetto, speravo durasse molto di più. “Allora?! Non dici nulla? Dai di qualcosa...ci tenevo davvero a ringraziarti di persona perché poche persone avrebbero reagito come te. E' stato carino da parte tua non approfittare della situazione! Ti va di venire a cena con me e Luke? Puoi portare anche i tuoi amici con te se vuoi...c'è qualcuno che è venuto qui con te?” e mi sorrise. La sua voce così dolce, pacata e sicura inspiegabilmente mi rendeva calma e sciolse il mio iniziale blocco dandomi la possibilità di rispondere tranquillamente “Eh no, ci sono solo io a Bangor. Ho deciso di fare questo viaggio perché è sempre stato un mio sogno conoscerti ma il mio ragazzo non aveva le ferie quindi...sono sola! E non dovete disturbarvi...grazie per l'invio ma ti ho riportato la valigia perché avrei fatto lo stesso con chiunque non per avere qualcosa in cambio!” Entrambi sembravano stupiti, forse non si aspettavano la mia risposta. Effettivamente anche io stessa non ero troppo convinta di quello che stavo dicendo ma non volevo risultare troppo ossessionata da lui e quindi decisi istintivamente di rispondere in modo diplomatico. Tom parve molto soddisfatto della mia risposta “Oh wow. Insisto! Non mi era mai capitato di ritrovarmi in una situazione tanto strana ma dai, prendiamo le cose così come stanno e insisto...vieni con noi a cena dai! Almeno parlo con qualcuno di diverso la Luke. Puoi venire in macchina con noi...questo paesino è tranquillo...non succederà niente di strano. Ti va?” Era ovvio che mi andava, non ero certo convinta a rifiutare ma indossavo gli stessi vestiti del giorno prima, avevo bisogno di una doccia, come potevo andare a cena con Tom in quelle condizioni? Lui era sempre così impeccabile, anche in quel momento nonostante le scarpe da ginnastica bianche, i jeans e la maglietta aveva comunque un aspetto molto elegante. “Guarda Tom ti ringrazio, per me è già un regalo poterti parlare! Tante persone vorrebbero essere al mio posto in questo momento ma avrei veramente bisogno di una doccia, non posso venire vestita così! Dai è troppo strano, non posso ancora credere di essere qui a parlare con te...addirittura una cena! Non posso accettare...”dissi, ma sicuramente non ero stata abbastanza convincente perché Tom mi sorrise e rispose “ Ehehehe...facciamo così! Ora tu vieni con noi, ti portiamo al B&B e poi ti aspettiamo al ristorante in centro. Vado sempre li il martedì sera, non ci sono problemi...e non accetto un rifiuto!”

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Una serata piacevolmente inaspettata ***


Capitolo 5 – Una serata piacevolmente inaspettata


Era assurdo, era davvero venuta a portarmi la valigia. Avevo fatto bene ad avere fiducia in quella ragazza, avevo ragione, non era come pensava Luke. Cercavo di sforzarmi a ricordare il suo nome, mentre una ragazzina si aggrappava al mio petto mettendosi in posa per la fotografia. Mi sembrava di ricordare un nome corto, non particolarmente strano, era sicuramente un nome italiano. Marta! Ecco come si chiamava. Mi sentivo molto sollevato e provavo un enorme gratitudine per quella ragazza tanto gentile. Dovevo per forza andare a parlare con lei perché doveva essere una gran bella persona. Quando Luke l'aveva fatta allontanare dal gruppo non aveva detto niente, anche in quella occasione era rimasta tranquilla e non aveva attirato l'attenzione su di se. Le persone fuori dal set quella sera erano tante, fortunatamente non c'erano troppe ragazzine urlanti, alcune volte sapevano mettermi veramente in imbarazzo. Alcune di loro si avvinghiavano a me con una tale foga che mi chiedevo da dove tirassero fuori tutta quella sicurezza data la loro giovane età. La maggior parte dei miei fans erano infatti giovani ragazze che mi seguivano solo per il mio aspetto fisico non tanto per il mio talento. Io mi sono sempre chiesto come facevo a piacere così tanto alle donne, cioè sicuramente non avevo molti problemi ad approcciarmi al mondo femminile ma c'erano un sacco di altri attori molto più famosi e belli di me. Le donne le capivo bene, crescendo con le mie sorelle e mia madre ero riuscito a capire i loro punto deboli e prima di diventare famoso mi divertivo parecchio a conquistare le ragazze. Amavo la fase del corteggiamento, mi piaceva sfoderare le mie doti da gentlemen e vedere le loro reazioni, diciamo che ero molto portato in questo. Ma tutto era cambiato con il successo, avevo sempre il timore di attirare l'attenzione delle donne che frequentavo solo perché ero famoso e non per la mia personalità. Mi capitava molto spesso di capire le persone, sono molto empatico quindi non ho difficoltà a intuire le sensazioni che provano quando le incontro. Marta invece sembrava una ragazza qualunque, non mi aveva particolarmente colpito la sera prima, forse perché non aveva detto nulla. Tutti ormai erano stati accontentati, avevo finito anche quella sera e potevo andare da quella ragazza a ringraziarla. Avevo alcuni regali delle fans in mano, raggruppai tutto e passai i pacchetti al bodyguard chiedendogli di portarli in camerino, li avrei guardati il giorno successivo. Salutai Luke Evans che era uscito dal set in quel momento, la maggior parte delle ragazze che pochi istanti prima dicevano di essere li per me ora stavano correndo dietro a lui. Tipico, era una cosa normale, capitava molto spesso. Marta stava parlando con il mio assistente e dopo averla ringraziata mi venne spontaneo darle un abbraccio, mi sembrava il minimo visto la cortesia che mi aveva fatto. Lei reagì in un modo strano, chiaramente non si aspettava questo atteggiamento da parte mia. Non diceva nulla, se ne stava li ferma come il giorno prima, doveva essere una ragazza davvero molto timida. Insomma dovevo rompere il ghiaccio, tutti reagiscono così all'inizio ma io sono una persona normale, non mi atteggio, mi comporto allo stesso modo con tutti e spero che questo la gente lo abbia ormai capito. La incito a rispondermi "Magari si riprende un attimo e possiamo un po' parlare" pensai. La cosa sembrava funzionare, era talmente timida, insicura e emozionata che mi faceva molta tenerezza. Preferivo di certo un atteggiamento come il suo piuttosto di quelle che prese dall'emozione del momento apparivano euforiche e ne approfittavano per allungare le mani. Mi piaceva quella ragazza, non fisicamente parlando intendo ma la prima impressione era buona, pensavo di potermi fidare. Decisi di getto di farle una proposta, volevo ricambiare assolutamente la sua gentilezza e quindi le chiesi se voleva venire a cena con me e Luke. Sapevo perfettamente che questa mia idea non sarebbe troppo piaciuta al mio assistente perché lui voleva assolutamente evitare quel genere di cose. Insomma che cosa sarebbe potuto accadere? Anche se qualcuno ci avesse scattato delle foto di certo non avrebbe frainteso nulla, non potevano di certo scambiarla per la mia fidanzata. Non era una ragazza che dava nell'occhio, la gente poteva benissimo credere che fosse una mia amica, o una persona che lavorava al film. Non sarebbe di certo stato un scoop! Per la terza volta Marta mi sorprese. In tono calmo e con quel suo simpatico accento italiano mi aveva risposto che avrebbe preferito tornare in hotel che venire a cena con noi. Fu veramente una grande sorpresa per me, ero convinto che avrebbe subito accettato, chiunque avrebbe subito accettato ma non lei. Insistetti, ora ero davvero convinto a conoscere quella ragazza. Avrei dovuto comunque cenare quindi non vedevo perché non condividere il mio tempo con una persona gentile, avevo voglia di conversare un po' e tutti sanno quanto mi piace parlare. Non ci volle molto per convincerla, anche perché da parte sua sarebbe stato parecchio maleducato non accettare, almeno credo. Salimmo in macchina, ora che ci penso non erano mai saliti sconosciuti sulla Jaguar, la usavo poche volte e quando la guidavo ero da solo o accompagnato da qualcuno dei miei collaboratori. Marta sembrava un po' imbarazzata ma non particolarmente turbata, la conversazione stava continuando senza grossi problemi. "...e quindi tu vieni dall'Italia giusto? Trovo sempre assurdo che la gente si faccia tutti quei km solo per parlare due minuti con me...ma fino a quando rimani qui a Bangor?" le chiesi. Lei stava seduta sui sedili posteriori, riuscivo ad incrociare il suo sguardo nello specchietto retrovisore. Non sembrava comoda, sedeva sul bordo come se volesse toccare il sedile della vettura il meno possibile. Era a disagio si vedeva. "Beh...io...dovrei rimanere solo fino a domani sera poi torno a Londra per finire la mia vacanza. Ho prenotato per 5 giorni in un ostello vicino Swiss Cottage poi lunedì prossimo ho l'aereo per tornare in Italia. Comunque sono tante le persone che viaggiano per conoscere una persona che ammirano. Io sono felice di aver speso i miei soldi per venire a conoscerti...beh certo non mi aspettavo tutto questo ma...insomma...hai capito..." lei parlava un inglese non molto corretto, il suo vocabolario non era molto vasto e incespicava in molte parole ma riuscivo comunque a capirla. Era simpatica, naturale e semplice, una persona qualsiasi e questo mi piaceva. Arrivammo al B&B, era in centro alla cittadina ed era veramente piccolo. Sicuramente era andata al risparmio. Passando con la macchina le feci notare il ristorante in cui più tardi avremmo dovuto incontrarci. Quando Marta scese dalla macchina mi ringraziò, forse era la centesima volta che lo faceva. Magari le serviva un po' di tempo per riprendersi e non avevo ancora visto la sua vera personalità, era ancora così agitata. E' questo l'effetto che faccio alle persone, a volte non mi piace affatto perché il tempo si riempie si sorrisini imbarazzati e frasi fatte. E' molto più semplice da parte mia legare con la gente che fa parte del mondo dello spettacolo perché loro sanno cosa vuol dire sentirsi nei miei panni. Marta si congedò con un saluto e un sorriso e sparì dentro la porta del B&B. "...ahahha come minimo adesso avrà una crisi di panico! Se non la vediamo al ristorante entro un ora è meglio se chiamiamo i soccorsi! Comunque che cavolo ti è saltato in mente di invitarla fuori a cena. Non sappiamo chi sia. Magari è una stalker, una psicopatica e tu che fai? La inviti a cena?" sapevo che Luke non l'avrebbe presa bene. "Eddai Luke, cosa vuoi che sia! Anche se fosse come dici tu pensi che in due non riusciamo a tener testa a una ragazza! Che vuoi che faccia!?" dissi a Luke che continuava a ridere senza sosta e continuai dicendo "Continuo a pensare che sia una brava persona, vedrai che più tardi si sarà calmata e passeremo una serata carina! Sicuramente diversa dal solito, ci sarà da ridere e vedo che tu sei già a buon punto!". Avviai la macchina e iniziai a guidare verso l'hotel, anche io avevo bisogno di fare una doccia e rilassarmi un attimo. Tutte quelle novità e emozioni mi avevano stressato parecchio e poi non vedevo l'ora di aprire la mia valigia e capire se Marta ci aveva guardato dentro oppure no come lei diceva. Arrivati in camera appoggiai il bagaglio sul letto e sbirciai all'interno. Mi sembrava tutto esattamente riposto nel modo corretto, ero davvero convinto che Marta non dicesse la verità invece tutte le cose erano al proprio posto. Ero per l'ennesima volta sorpreso e anche molto più curioso di conoscerla. Il tempo era poco, iniziai velocemente a spogliarmi, volevo arrivare prima di lei al ristorante. Luke avrebbe avvisato il proprietario del ristorante così da avere libera la saletta privata, lontana da occhi indiscreti. Finalmente avevo i miei vestiti, decisi di indossare un paio di pantaloni scuri e una camicia bianca. Le camicie non mi mancavano mai, ero abituato ad indossarle sempre, non solo per le occasioni pubbliche. Quando entrai nel bagno notai allo specchio un ematoma bluastro sul costato, appena sopra l'ombelico. Quel pomeriggio sul set ero involontariamente andato a sbattere contro una cinepresa. Sono parecchio maldestro a volte mi capita di essere talmente concentrato sul set da non fare attenzione a quello che accade attorno a me. Come quella volta sul set di "Avengers" avevo protezioni ovunque durante le scene con le imbracature ma ero comunque riuscito a rompermi un gomito. Entrai nella doccia, era sempre una bella situazione. Sul set i truccatori usavano molto fondotinta e quel giorno ne avevano usato più del solito per nascondere le mie occhiaie. Ogni volta fare la doccia dopo una giornata di lavoro per me era come un nuovo inizio perchè sciacquavo via tutto il trucco che era servito a trasformarmi in un altra persona. Era come se tornassi ad essere me stesso. Poi, d'un tratto il telefono squillò. Velocemente presi l'asciugamano, lo legai alla vita e afferrai il cellulare. "Pronto.....Eheeeeey come va bello? Tutto bene? Che aria tira a San Diego?" era Chris...aveva lavorato con me in passato ed era un mio ottimo amico. Ci sentivamo spesso, per me era come un fratello e cercavamo sempre di tenerci in contatto anche se entrambi eravamo molto impegnati. Parlammo per qualche minuto, avevo proprio voglia di raccontare tutta la situazione a Chris e così feci. Ridemmo per molto tempo e anche lui come Luke insisteva sul darmi dell'incosciente per la mia idea di uscire a cena con una fan sconosciuta. Per tutta la durata della conversazione Chris non smetteva di ridere e continuava a prendermi in giro finché il suo tono cambiò e disse "...comunque, cambiando discorso, ho una notizia importante da dirti! Non c'è ancora nulla di sicuro ma ho passato gli ultimi giorni qui al ComicCon con Kenneth e mi ha detto che la Marvel ha deciso si fare una trilogia anche su Loki. Mi ha chiesto di non dirti nulla ma lo sai come sono fatto, non sono capace di tenere i segreti, tanto meno a te!"

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sorrisi, parole e ...pudding! ***


Capitolo 6 – Sorrisi, parole e ...pudding!

 

Avevo il fiatone, ero entrata nel B&B esibendo un atteggiamento rilassato e disinvolto ma appena mi chiusi la porta alle spalle iniziai a correre verso la porta della mia stanza, dovevo assolutamente chiamare Riccardo. Sentivo l'assoluto bisogno di raccontare a qualcuno quello che mi stava accadendo. La situazione era diventata decisamente assurda, irreale ed estremamente eccitante. “Amore....siediti! Anzi no forse è meglio se mi siedo io! Sono tornata ora...non so da che parte iniziare...prova a indovinare!” all'altro capo del telefono il mio ragazzo si sforzava di sembrare interessato alla cosa ma sapevo perfettamente che la persona più esaltata tra i due ero io. “Eh, indovinare cosa? Hai portato la valigia a Tom? Che ha detto? Ti ha ringraziato? Almeno hai capito qualcosa di quello che ha detto o sei rimasta li imbambolata come un ebete!?”...non immaginava minimamente, d'altronde chi poteva immaginare una cosa del genere. “Ehm, si diciamo che mi ha ringraziato...ma non è questo il punto...sono gasata per un altro motivo, non penso crederai a ciò che sto per dirti!” .Riccardo dall'altro capo del telefono iniziava a spazientirsi “Dai Marta, sbrigati a svuotare il sacco perché devo andare a cena! Cos'ha fatto? Ti ha sorriso? Ti ha abbracciato? O ti ha regalato la sua Jaguar? Aahahaah, se porti a casa la macchina giuro che diventa immediatamente il mio attore preferito! Ahahahah....allora me lo dici o no!?” Sapevo che non avrebbe mai capito da solo, era davvero inutile tentare di farglielo capire, non ci sarebbe mai arrivato perché nessuno, compresa me, avrebbe immaginato la situazione in cui mi trovavo. “Ok...beh...insomma...mi ha invitato a cena fuori con lui! Ci credi? E' assurdo! Io mi sento male...cioè...ho un ora di tempo per raggiungerlo al ristorante...non ci posso ancora credere! E' stato carinissimo...è proprio come me lo immaginavo...hai presente tutti i video che ti obbligo a vedere su YouTube delle sue interviste? Ecco è esattamente così...Non è per niente montato...Non se la tira...”avevo iniziato a parlare come una pazza, senza prendere fiato, senza accorgermi che non stavo dando il tempo al mio ragazzo di rispondere “Ehy no calma, aspetta un momento! Frena, fammi parlare! Tu mi stai dicendo che gli hai portato la valigia e lui ti ha invitato fuori a cena? Da soli? Cioè tu e lui? Non ci credo...mi prendi per il culo! Smettila! Ho fatto fatica ieri a credere alla storia della valigia, se non fosse stato per le foto che hai scattato sarei ancora qui a prenderti in giro e adesso mi dici che passi la serata con lui? Tu e lui a cena? Ahahahah...” sapevo perfettamente che avrebbe reagito così alla notizia “Riccardo ti giuro, non scherzo! Mi ha portato a casa con la sua macchina, sono salita con lui e il suo assistente e non è che dopo vado a cena solo con lui...ci sarà anche il tizio che lo accompagna sempre. So che non mi credi, non ci credo neanche io ma è così. Cavolo farò un botto di foto, sono quasi tentata di prender su la videocamera così quando tornerò a casa la settimana prossima ti faccio vedere tutto! Se fosse per me pubblicherei tutto su internet, una cosa così straordinaria non capita tutti i giorni e farei schiattare d'invidia mezzo mondo!”. La telefonata durò ancora per qualche minuto e parlare di ciò che mi era accaduto con il mio ragazzo mi fece scendere coi piedi per terra. Era inutile continuare ad agitarmi, se fossi rimasta tranquilla e mi fossi comportata normalmente Tom si sarebbe ricordato di me, magari sarei potuta diventare anche sua amica. Insomma non era un dio in terra, era solo un attore e prima di essere un attore era una persona. Il tempo passava e io dovevo assolutamente iniziare a prepararmi. Non avevo i vestiti adatti. Ero in viaggio da sola, avevo solo vestiti sportivi e comodi, di certo non adatti ad un uscita serale. Che vergogna. Svuotai tutto il contenuto della mia valigia sul letto e scelsi le cose più sobrie che avevo. Un paio di pantaloni neri, una maglietta bianca e i sandali ai piedi. Dopo la doccia non mi rimaneva molto tempo quindi raccolsi i capelli bagnati in una treccia e mi avviai verso il ristorante. Ero arrivata, feci un sospiro profondo per tranquillizzarmi, avevo deciso di passare la serata senza troppe aspettative. Non valeva la pena fasciarsi troppo la testa. Entrai nel ristorante, era quasi vuoto, meno male. Dall'ingresso potevo vedere tutti i tavolini tondi in sala, c'erano solo un paio di coppiette e una tavolata di amici. Lui non era li, ero arrivata per prima, non era un buon segno. Ero li in piedi, all'ingresso del ristorante ad aspettare il suo arrivo. Presi il cellulare per inviare un messaggio al mio ragazzo, era una scusa per distrarmi quando un uomo abbastanza corpulento, probabilmente il cameriere del ristorante mi chiamò per nome. “E' lei la signorina Marta? Prego da questa parte...” voltai l'angolo passando per un piccolo corridoio di passaggio che collegava la sala principale ad un altra più piccola e lo vidi li. Era seduto all'angolo opposto della stanza, stava scrivendo qualcosa sul tovagliolo del ristorante con un pennarello. Una cameriera era in piedi al suo fianco in attesa di ricevere il suo autografo. La scena mi metteva estremamente in imbarazzo. Tom, attore di fama mondiale stava firmando un autografo in quel ristorante e io stavo andando a sedermi al suo tavolo per cenare con lui. Ancora non ci credevo.

 


 

Eccola era arrivata, sembrava felice, stava sorridendo. Salutai la ragazza che era in piedi al mio fianco “Grazie mille, piacere di averti conosciuta! Ecco qui il tuo autografo.” poi mi alzai e risposi al sorriso di Marta. Sicuramente lei era in imbarazzo perché anche io mi sentivo leggermente impacciato. “Buona sera Marta, grazie di essere venuta! Ehehehe...guarda siamo vestiti quasi uguali!” dissi per distrarre l'attenzione dal clima di disagio iniziale. “Grazie a te per avermi invitato, ancora non ho realizzato ma mi fa molto piacere essere qui. Non puoi nemmeno immaginare quante domande ho da farti!” era un altra persona. Finalmente riuscivo a intravedere la sua personalità, non era più impacciata sembrava abbastanza tranquilla, forse più tranquilla di me. Rimasi estremamente sorpreso dalla facilità con cui iniziammo a conversare, sembrava davvero conoscere molto di me e io sapevo così poco di lei. Forse era più rilassata anche perché eravamo soli, Luke non era venuto con noi perché doveva organizzarmi il lavoro per la settimana. Ne approfittai per chiederle di parlarmi un po' della sua vita “Purtroppo Tom non ho una vita entusiasmante come la tua, sono una ragazza qualunque! Ho 25 anni, li ho compiuti il mese scorso. Vivo in una piccola città distante un paio d'ore di macchina da Milano e lavoro come perito chimico in un industria alimentare. Faccio le analisi sulla pasta, insomma sono il luogo comune per eccellenza! Un italiana che passa la maggior parte del suo tempo fra la pasta, manca solo il mandolino ed è perfetto!” era simpatica, la battuta pronta non le mancava, era effettivamente un po' troppo logorroica ma io non potevo di certo lamentarmi perché potevo diventare peggio di lei. Ogni tanto facevo fatica a comprendere quello che intendeva dire ma con un po' di aiuto sapeva farsi spiegare, era divertente vederla incespicare nella lingua ma non si arrendeva. “...l'anno prossimo vorrei tanto sposarmi, sono sette anni che sto col mio ragazzo ma lui non ha ancora trovato lavoro. In Italia la situazione non è delle migliori quindi è molto difficile fare progetti. Non ho particolari hobbies, diciamo che il mio unico e grande hobby è informarmi di tutto ciò che è Nerd. Sono una ragazza molto appassionata di film fantasy, giochi di ruolo e videogiochi. E' proprio grazie a questa mia passione che ho iniziato ad interessarmi al tuo lavoro. Prima dell'uscita di Thor non sapevo neanche chi fossi, lo ammetto ma la tua interpretazione di Loki mi ha entusiasmato talmente tanto che ho iniziato a fare ricerche e per me sei diventato come un ossessione.Insomma...non sono una mica una maniaca ma diciamo che fai parte integrante della mia vita. Sono sicura di non essere la prima persona che ti dice queste cose...” era davvero un fiume in piena, faticavo a starle dietro. Metteva passione in tutto quello che diceva ed era vero, molte delle parole che diceva le avevo già sentite da altre ragazze ma lei mi parlava con una tale sincerità e trasporto che riusciva ad emozionarmi. Per molto tempo mi feci cullare dal suono della sua voce limitandomi a sorridere ed annuire, i complimenti sinceri che mi rivolgeva mi facevano sentire bene. Era anche per questo che amavo quello che facevo, parlare con una sconosciuta e sapere che grazie al mio lavoro riuscivo a far entusiasmare così tanto le persone che mi guardavano su uno schermo, mi riempiva il cuore di gioia. In tante occasioni tentai di mettere in difficoltà Marta facendole domande sul mio conto per vedere se aveva la risposta pronta ma quella ragazza continuava a sorprendermi. Parlava di me come se mi conoscesse, alcune volte usava addirittura le stesse parole che avrei usato io per descrivere certe cose. Ero ammaliato da quella ragazza, sapeva intrattenere, era spigliata e in certi casi buffa. Non era certo bella, fisicamente parlando ma la luce che aveva negli occhi, il senso di felicità che era in grado di trasmettermi era estremamente confortante. “Posso farti una domanda Tom?” Mi chiese, senza timore. “Certo dimmi pure...anche se dovrei essere io a farti delle domande! Tu sai già parecchie cose di me mentre io so così poco di te! Eheheheh...”attesi la sua domanda con impazienza ma anche con un po' di timore. Non potevo dire molto di me o dei miei lavori a quella ragazza purtroppo. “...appunto io penso di sapere molto di te ma conosco solo la parte che mostri al pubblico! Chi sei veramente...intendo dire chi è il vero Tom? Sei sempre stato sincero durante le interviste o c'è qualcosa che hai detto o fatto solo per mantenere pulita l'immagine di te che ti sei costruito!?”Era veramente un ottima domanda. Avrei dovuto rispondere sinceramente, non avevo altra scelta. “Ehm, insomma...io sono così! Come mi vedi tu...sono felice che molte persone abbiano capito la verità sul mio conto. Significa che la sincerità ripaga sempre. Anche io ho i miei difetti, non sono così perfetto come tu mi descrivi sia chiaro. Sono molto riservato, forse troppo. Non amo le invasioni alla mia privacy...eppure fanno parte del mio lavoro. Ci devo convivere, io stesso non mi aspettavo tutto questo successo. Sono felice, non fraintendermi ma molte volte vorrei tanto tornare ai tempi dell'università, dove non mi conosceva nessuno ed io potevo dedicarmi principalmente ai miei amici, alle mie passioni. Ora la mia vita è molto schematica, veloce, impegnativa. Devo sempre calibrare le parole che dico, mostrarmi a tutti felice e socievole ma anche io a volte ho le mie brutte giornate. Non posso fare altro che mascherare le mie emozioni e andare avanti, solo con la mia famiglia e gli amici più stretti posso sfogarmi e sinceramente mi sorprende di sentire il bisogno di condividere i miei sentimenti qui con te ora...” vidi Marta arrossire, forse avevo un po' esagerato, mi ero allargato troppo. Decisi così di cambiare velocemente argomento per evitare il prolungamento di quel momento di imbarazzo generale “...lo vuoi un dolce? Ah guarda c'è il pudding al cioccolato! Il mio preferito!”

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** L'uomo perfetto ***


Capitolo 7 – L'uomo perfetto

 

Stavo vivendo una serata indimenticabile. Mi sembrava di parlare con un vecchio amico, in quel ristorante avevo conosciuto il vero Tom. Non era molto diverso da quello che mi ero immaginata ma era comunque un altra persona. Mentre parlavo, o per lo meno tentavo di farmi capire da lui, notavo un sacco di piccoli dettagli che non avevo mai visto prima. I suoi capelli erano mossi e abbastanza lunghi. Sembravano essere del suo colore naturale, forse leggermente più scuri ma si intonavano perfettamente alla sua carnagione. Era leggermente abbronzato, sicuramente aveva preso un po' di sole durante il viaggio al mare che aveva fatto il mese prima. Ogni tanto mentre parlavo lui si mordicchiava il labbro inferiore e assumeva un'espressione corrucciata, forse si stava concentrando per capire quello che stavo tentando di dire. Sembrava interessato, certe volte rapito dalle mie parole ma era un bravo attore e sicuramente, essendo una persona molto educata stava fingendo di essere colpito. Continuavo a pensare a qualcosa di intelligente o di carino da dire ma mi ritrovavo sempre a girare attorno ad argomenti abbastanza banali. A lui questo dettaglio non importava molto, anzi ogni tanto era pure divertito. La sua risata era inconfondibile per me, veramente contagiosa grazie anche a quel suo splendido sorriso. Lui mi ammaliava, senza sforzarsi riusciva a conquistare la mia attenzione mentre parlava con me. E quei suoi occhi, sarei rimasta ore a fissarli, così espressivi e di un colore indescrivibile. In certi momenti sembravano azzurri ma altre volte viravano verso il verde, avevano come una strana influenza su di me, una strana magia. Tom rispondeva alle mie domande tranquillamente e mi metteva a mio agio, si poneva in modo molto sincero nei miei confronti e dopo una birra tutto tra noi sembrava molto naturale. C'era una certa alchimia, la percepivo. Ero molto attirata dai sui movimenti, tutti quei piccoli dettagli che riuscivo a notare solo in quel momento, solo in quella occasione. Ogni tanto si aggiustava il colletto della camicia o passava la mano tra i capelli, tutte quelle piccole azioni scatenavano in me forti sensazioni. Ero molto brava a nasconderle, avevo preso fiducia e un po' di confidenza e questo mi bastava per farmi stare tranquilla e serena. Era un uomo veramente divertente e mentre lo osservavo mangiare o assaporare la birra chiara mi tornò alla mente un video che avevo visto tempo prima su YouTube. Era un video in cui lui cercava di ringraziare le persone per averlo premiato con il titolo di uomo dell'anno per la rivista ELLE magazine. L'atteggiamento era lo stesso, vivace, spensierato, allegro ma allo stesso tempo molto elegante e rispettoso. Lui era così e per me era perfetto. Non riuscivo veramente a trovargli un difetto per quanto lo stessi osservando bene non sembrava fare passi falsi. Stavamo parlando di dolci quando uno dei due telefoni che aveva riposto alla sua sinistra sul tavolo squillò. Con molta cortesia, si scusò e si congedò avviandosi verso il bagno. Immediatamente respirai profondamente una boccata d'aria e mi ritrovai a sorridere da sola. Tutte le emozioni provate fino a quel momento mi sembravano impagabili, mostruosamente uniche. Poi, in un attimo, il mio sguardo era diretto al telefono che lui aveva lasciato sul tavolo, a pochi centimetri da me. Avevo troppo voglia di afferrarlo e guardare all'interno ma non potevo. La mia coscienza sapeva che quello che avevo appena pensato era una cosa estremamente sbagliata da fare ma ero davvero troppo curiosa. Presi il cellulare e sbloccai la tastiera, bisognava inserire una password. Imprecai e immediatamente il senso di colpa mi colpì obbligandomi a rimettere il telefono al suo posto. Tom riapparve pochi istanti più tardi. Si scusò per l'ennesima volta ma mi spiegò che era il regista di “HighRise” e doveva assolutamente rispondere. “Tranquillo non ci sono problemi...ma se posso chiedere perché hai due cellulari?” chiesi spontaneamente “Ah...eh a dire la verità ne ho tre. Questo a cui ho risposto ora è un telefono che uso per essere rintracciato per questioni di lavoro, pochi hanno questo numero. L'ho preso qui a Bangor e ho dato il numero solo alla gente del cast e a Luke, per evitare di dare il mio cellulare personale. Molto probabilmente fra tre settimane non dovrò usarlo più mentre quello sul tavolo è il mio. Solo gli amici e i famigliari hanno quel numero...” rispose Tom e si sedette di nuovo al tavolo continuando “...mentre il terzo cellulare l'ho lasciato in Hotel a Luke. Con quello ogni tanto pubblico qualcosa sui social network così faccio contente tutte voi fans...ehehehe! Lo so è parecchio complicato ma non riesco a fare altrimenti. Questo è l'unico modo per tenere separato lavoro da vita privata. Sicuramente mi seguirai su Twitter...giusto?” Ecco ora cosa avrei dovuto rispondergli, se gli avessi detto la verità sarei risultata sicuramente inquietante. Non potevo dirgli che seguivo almeno un centinaio di gruppi e profili che parlavano di lui su tutti i social network esistenti. “Beh...si è ovvio. Il tuo profilo Twitter lo conosco...ma scrivi talmente poco. Sei sempre tu che scrivi o lo fa qualcun'altro per te...Luke ad esempio!?” domandai per sviare il discorso. “A dire il vero sono sempre io che scrivo, raramente ci pensano i miei collaboratori tranne quelle volte che usano i profili ufficiali per fare pubblicità ai miei film o a film di amici. Io evito se posso di guardare internet perché sono convinto che quello che la gente pensa di me mi renderebbe pazzo. Poi non ho molto tempo di solito, quando non lavoro preferisco non rifugiarmi in un mondo alternativo come internet piuttosto non vedo l'ora di vivere il mondo reale. Con tutti i personaggi che interpreto ogni tanto mi ci vuole un po' per tornare me stesso quindi leggo, ascolto musica o vado a correre. Sono cose che mi rilassano...ah e gioco a tennis! Adoro il tennis e mi serve anche per tenermi in forma non trovi?” rispose in tono simpatico. Era evidente che lui non avesse bisogno di tenersi in forma, era tonico, slanciato. Non era certo muscoloso ma piuttosto asciutto e longilineo. Mi limitai a rispondere “...beh si! Anche quello fa parte del tuo lavoro no?” scoppiammo a ridere. Poi Tom d'un tratto divenne serio e si rivolse a me dicendomi “Ascolta Marta, prima ero al telefono con Ben Wheatley e forse ho fatto una pazzia ma gli ho chiesto un favore. Penso ti farebbe piacere rimanere per qualche giorno in più a Bangor e venire domani a visitare il set. Così ho chiesto a lui il permesso, ha detto che ti dovranno far firmare un sacco di carte ma non dovrebbe essere una cosa impossibile. Ti piacerebbe venire? Sei stata così gentile con me che vorrei farti passare una bella vacanza...hai detto che è il tuo sogno no?” Quel sogno sarebbe mai finito? Ormai mi chiedevo se fosse tutto frutto della mia immaginazione. Non poteva succedere di nuovo, era tutto così irreale. Non risposi, ero senza parole e Tom continuò a parlare “...lo devo prendere come un si? Comunque se facciamo una cosa del genere devo potermi fidare ciecamente di te, cioè dovrai tenere il segreto altrimenti mi metterai nei casini. Penso di potermi fidare di te, non fraintendermi ma mi sto esponendo molto e non posso correre rischi. Avrai certamente detto a qualcuno di questa sera ma non hai scritto nulla su internet vero?” e mi guardò quasi supplicandomi di rispondere come lui si aspettava. “Ehm...no! Il mio cellulare non funziona qui...non ho internet! Ma voglio essere sincera con te...mi dispiace deluderti, non era mia intenzione fare qualcosa di sbagliato ma dovevo dirlo a qualcuno, ieri ero troppo esaltata. Ho detto tutto al mio ragazzo, lui sa cosa mi è capitato purtroppo non sono riuscita a tenere la cosa per me. Mi dispiace veramente tanto.” Ero sinceramente dispiaciuta, ma non poteva aspettarsi così tanto da me. Cioè chiunque l'avrebbe sbandierato ai quattro venti e se il mio cellulare avesse funzionato, molto probabilmente avrei rischiato di spifferare tutto su internet. Tom scoppiò in una fragorosa risata “EHEHEHE...non volevo metterti paura, non ti devi scusare di nulla davvero...o mio dio quanto sei forte. Pensi davvero di aver sbagliato parlandone col tuo ragazzo? Davvero stai tranquilla...non ci posso credere altri nelle tue condizioni avrebbero fatto molto di peggio...eheheh ancora non ci credo. Beh dai sono curioso cosa ha detto il tuo ragazzo?” Devo ammettere che l'aveva presa piuttosto bene. Io credevo di averla combinata grossa invece si era addirittura congratulato con me. “Eh Riccardo...lui...beh non ci credeva molto. Ieri gli ho inviato le foto della tua valigia per convincerlo e stasera quando l'ho chiamato per dirgli che venivo qui a cena con te mi ha preso in giro. Sicuramente non crederà mai alla storia della cena, sa perfettamente che a volte ingrandisco un po' le storie che racconto ma stavolta non ho inventato nulla. Scherzando mi ha detto che era geloso che uscissi con un personaggio famoso. Sicuramente non ha creduto a nulla di quello che gli ho detto...ma non mi importa so io qual è la verità!” Tom non tratteneva le lacrime, stava ridendo talmente tanto che fu costretto ad usare il tovagliolo per asciugarsi gli occhi. ”Davvero...tu sei formidabile! Mi fai troppo ridere...sai cosa ti dico? Tira fuori subito il tuo cellulare che ci facciamo una foto così la mandi a Riccardo e vediamo cosa dice...eheheh!”. Si sistemò velocemente i capelli poi si alzò appoggiando il tovagliolo che aveva in mano sul tavolo. Aveva avuto una bella idea, d'altronde anche a mi faceva piacere avere una foto con lui e l'idea di mandarla al mio ragazzo faceva divertire anche me. Tom era in piedi vicino a me, aveva gambe lunghissime e per fare la foto era stato costretto ad accucciarsi al mio fianco. Posizionai il cellulare contro la bottiglia d'acqua al centro del tavolo e feci partire l'autoscatto. Successe tutto così velocemente, ero rimasta paralizzata e spiazzata. Nell'istante in cui la fotocamera scattò la foto Tom appoggiò delicatamente le labbra sulla mia guancia. La mia espressione in quella foto era magistrale. Gli occhi sbarrati, un sorriso imbarazzato e il viso completamente paonazzo. Non ricordo molto altro solo di aver riso tanto insieme a Tom dopo aver letto la risposta di Riccardo “Ok ti credo...divertiti! Ma non ti allargare troppo!”

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** "Thanks for the gift, beautiful evening! Lots of love..." ***


Capitolo 8 - "Thanks for the gift, beautiful evening! Lots of love..."

 

La serata era stata meravigliosa. Non me lo aspettavo minimamente. Marta era una sconosciuta per me eppure quei momenti passati con lei mi avevano fatto riflettere. Una ragazza qualsiasi era riuscita a farmi di nuovo apprezzare le serate tranquille, quelle in cui ti limiti a conversare senza preoccuparti di quello che potrebbero pensare le persone attorno a te. Era più giovane di me, aveva fatto meno esperienze e di certo non si poteva parlare troppo di ciò in cui ero ferrato. Lei sapeva pochissimo di letteratura e recitazione, aveva visto pochissime cose del mondo, non condivideva le mie stesse passioni ma era quella la vera cosa che apprezzavo. Tutto quello che lei sapeva su Shakespeare, Londra, la lingua inglese l'aveva imparato grazie a me come lei stessa mi aveva confessato. Sapere di aver fatto entusiasmare una persona così tanto, portandola ad interessarsi di ciò che io stesso amavo mi faceva sentire molto speciale ma anche un pò intimorito. Quella ragazza era semplice e schietta, mi disse di avere 25 anni ma nonostante la differenza di età riuscivo a conversare con lei in modo semplice e genuino. Mi mancavano quei momenti di normalità, dove non ero costretto a comportarmi come la gente si aspettava. Mi sentivo libero dal lavoro, dal mondo dello spettacolo che mi opprimeva a volte, ero li seduto come un uomo qualsiasi. Solo io e quella ragazza che mi aveva fatto un dono molto prezioso senza neanche saperlo. Marta mi raccontò della sua vita, del suo lavoro e della sua famiglia. Era una ragazza con pensieri molto profondi per la sua età, forse era stata obbligata a crescere troppo in fretta perché mi aveva raccontato che i suoi genitori, come i miei si erano separati quando lei era una ragazzina. Avevamo più cose in comune di quanto mi aspettassi. Per un istante ci ritrovammo a cantare le canzoni dei cartoni animati e io molto incuriosito le chiesi di cantarmi la canzone del "Libro della giungla" in italiano. Non avevo mai sentito quella versione, era divertente sentirla cantare in un'altra lingua, era il mio cartone animato preferito quando ero piccolo e Marta aveva una bella voce. Era intonata e si vedeva che le piaceva cantare ma avevo già imparato osservandola che metteva molta passione in ciò che faceva, si entusiasmava molto facilmente. Le raccontai dei tempi delle superiori, delle mie sorelle e dei luoghi in cui ero cresciuto. La incuriosivano molto le storie dei miei lavori passati, si divertiva a sentirmi raccontare gli aneddoti che riguardavano Benedict, Chris e gli altri attori con cui avevo lavorato. In certi momenti mi faceva sentire un po’ in imbarazzo perché molte cose le sapeva già, era assurdo scoprire come e quante informazioni le persone potevano acquisire da internet sul conto degli attori. Bastava lasciarsi sfuggire un informazione troppo personale durante un intervista che migliaia di persone ne venivano a conoscenza in pochi minuti. Certe volte mi domandavo come sarebbe stato tornare indietro nel tempo a quando non ero ancora nessuno, cosa ne sarebbe stato di me se avessi scelto di non fare l'attore. Di certo tutte quelle donne che avevo frequentato non ci sarebbero state, conoscendomi sarei diventato il classico impiegato d'ufficio con moglie e bambini. L'idea non mi dispiaceva affatto ma non potevo lamentarmi, tutto quello che avevo era frutto dei miei sforzi per realizzare il mio sogno e potevo solo dire di sentirmi realizzato, anche se a volte non era facile. "Tom sono sicura che diventerai sempre più famoso! Te lo meriti, per me hai veramente un sacco di talento da dimostrare al mondo. Spero davvero di vederti in un sacco di film in futuro, sei bravissimo a recitare e i tuoi fan aumentano di giorno in giorno. Sarò sempre fra quelle persone pronte a sostenerti anche se ho un po’ paura che se diventerai ancora più famoso di ora sarà sempre più difficile per te passare serate come questa ed è un peccato...perché tante persone dovrebbero avere la fortuna e l'onore di parlare un po’ con te!" disse Marta guardandomi negli occhi. Mi fece sentire tremendamente in imbarazzo, troppi complimenti in una frase sola. "Grazie mille Marta, sei davvero troppo gentile! Le cose mi stanno andando parecchio bene in questo periodo è vero! Ma ora basta con i complimenti o mi farai arrossire! Non ti ha più detto nulla il tuo ragazzo? Non ha scritto niente?" le chiesi sorridendo. Lei controllò il suo cellulare ma non trovò nessun messaggio. Marta non aveva minimamente approfittato della situazione, durante tutta la serata non mi chiese di fare foto, telefonate agli amici. Aveva passato tutto il tempo a parlare con me come se nulla fosse eppure aveva portato la videocamera. Perché portarla se non aveva intenzione di fare foto o video "Marta come mai che hai portato quella?" le chiesi indicando la Nikon appoggiata sul tavolo "...non mi hai chiesto di fare foto o video eppure l'hai portata...perché?" .Sicuramente l'avevo messa in imbarazzo, per un attimo rimase in silenzio ma poi si decise a rispondermi "Ehm...a dire il vero avrei voluto filmare tutta questa serata perché immaginavo sarebbe stata memorabile ma poi...quando abbiamo iniziato a parlare sei stato così gentile e simpatico con me che mi dispiaceva rovinare il momento e mi sono resa conto che mi bastava viverli questi momenti. Sono stata proprio bene stasera e non volevo sembrarti una qualsiasi fan sfegatata che brama dalla voglia di avere tue informazioni per poi andarle a raccontare in giro per vanto. Non sono quel tipo di persona. Preferisco conquistarmi la tua fiducia, vale molto di più che un video o una foto!" disse tutto d'un fiato. Come se pensasse che tutto quello che stava per dire mi avrebbe irrimediabilmente offeso. Non si rendeva conto di aver appena detto la cosa più dolce, carina e rispettosa che avessi mai sentito da un ammiratrice. "Ma tu sei veramente troppo gentile, sono senza parole. Guarda che non c'è nulla di male, non devi sentirti in colpa per niente. Anche io sono stato bene stasera, sei riuscita a farmi distrarre dal lavoro e dal mondo che mi circonda per qualche ora. Sei tu che mi hai fatto un regalo non io! Dai ora chiama il tuo ragazzo...sarà preoccupato! Io mi sentirei parecchio male a pensare la mia fidanzata a cena con un belloccio del cinema! Eheehehhe..." Lei sorrise e afferrò il cellulare, erano le undici quindi vuol dire che in Italia era mezzanotte, magari il suo fidanzato stava già dormendo. "Pronto Ricky, stavi dormendo?...ah scusa non volevo svegliarti, volevo solo dirti che fra poco torno in hotel. E' stata una serata magnifica e domani ti racconto tutto!...si lui è ancora qui con me..." non capivo nulla di quello che diceva ma ad un certo punto della chiamata rispondeva in modo affermativo al suo ragazzo e mi guardava, avevo pensato stesse parlando di me quindi le chiesi di passarmi il cellulare e lei sbalordita accettò "Ehy, buona sera. Sono Tom parlo con Riccardo? Non ti preoccupare, la tua ragazza è al sicuro! Spero di conoscerti un giorno...buona notte!" . Marta sembrava molto divertita e dalle sue espressioni anche il suo ragazzo sembrava averla presa bene. Ero felice, era stata veramente una bellissima serata. Era però l'ora di andare perché si era fatto tardi e il giorno dopo avrei comunque rivisto Marta. Aspettai che terminasse la chiamata poi le dissi "Bene, ottima cena e ottima compagnia. Penso sia l'ora di andare, dai ti accompagno!" E così ci avviammo verso la mia macchina, il B&B di Marta era molto vicino ma non volevo farle fare la strada da sola. Accostai proprio di fronte alla porta dell'alloggio "Grazie mille per la serata, mi sono divertito veramente tanto. Mi raccomando domani se vuoi venire sul set porta i documenti e ci vediamo la alle 10! Vedrai, sarà divertente! Sai cosa ti dico...voglio fare una pazzia ci stai?" Marta rimase bloccata a fissarmi, con molta indecisione rispose "Cioè? Basta con le sorprese Tom ti prego o sarà la buona volta che rischio l'infarto!" Il sarcasmo non le mancava, sfilai il mio cellulare dalla tasca. "Facciamo una foto dai, visto che tu non le chiedi a me allora te la chiedo io a te! Eheheh..dai dai mettiti in posa...facciamoci un selfie!" Lei mi sorrise, la mia idea la divertiva parecchio poi mi salutò ed entrò nel B&B. Fissai per pochi istanti la foto, Marta era felice si vedeva, poi avviai la macchina e tornai al mio hotel. Ero sicuro che Luke sarebbe stato in camera ad aspettarmi per sapere tutto della serata ma mi sbagliavo. Molto probabilmente era stanco ed era andato già a dormire. Appoggiai sul tavolo i cellulari e trovai anche il terzo. Quello che usavo per i social network, era acceso. Avevo scattato la foto con Marta con il mio cellulare quindi passai la foto sul telefono con Twitter e decisi di postare la foto sul mio profilo con scritto "Grazie del regalo, bellissima serata! Tanto amore...". Mi ritrovai a sorridere perché avevo appena realizzato che tutti i fan sarebbero impazziti nel cercare di capire chi fosse la ragazza misteriosa della foto.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Set di ''HighRise'' ***


Capitolo 9 - Set di "HighRise"

 

Quando la sveglia suonò quella mattina avevo come l'impressione di essermi svegliata da un lungo letargo. La sera prima avevo provato così tante emozioni che la situazione era diventata surreale e ora mi sentivo ancora un po’ emozionata. Pensavo di essere davvero la persona più fortunata del mondo, immaginavo tutte le ragazze che avrebbero fatto pazzie per trovarsi al mio posto, questi pensieri mi facevano sentire molto speciale. Mi stavo preparando quando il mio cellulare squillò "Pronto Ricky, buongiorno come stai? Tutto bene? Io sono ancora troppo esaltata..." dissi al mio ragazzo che come tutte le mattine mi chiamava per darmi un saluto "Ciao amore, si sto bene grazie! Immagino che tu sia ancora agitata, ma sto per dirti una cosa che ti farà agitare ancora di più!"rispose. Ormai ero pronta a qualsiasi notizia, negli ultimi giorni erano successe talmente tante cose assurde che ormai nulla poteva sorprendermi, quindi ascoltai tranquillamente quello che il mio ragazzo aveva da dirmi "Allora Marta questa mattina quando mi sono svegliato ho guardato il cellulare e ho trovato un paio di nuovi followers di Twitter, non capivo perché visto che Twitter non lo uso quasi mai. Allora ho guardato il tuo profilo per vedere quanti follower avevi tu visto che lo usi tutti i giorni e ci sono rimasto male. Sai che nelle ultime ore hai preso quasi 500 followers?" La notizia più che sorprendermi mi aveva reso dubbiosa, forse era un errore di Twitter, non mi era mai capitato di essere seguita da così tante persone inoltre non avevo postato nulla da giorni a causa del viaggio. "Mah Riccardo ci sarà uno sbaglio...è impossibile! Sono iscritta su Twitter da 4 anni e avevo raggiunto appena 300 followers poi in un botto ne faccio 500? E' un errore dai..." il mio ragazzo iniziò a ridere dall'altro capo del telefono e disse "E' normale se un attore di hollywood ti tagga e ti ringrazia per la bella serata! Ahahahah...comunque sei venuta bene in foto! Siete sulla sua Jaguar...ahahah chissà cosa penserà la gente!". Non ci potevo credere, per mesi avevo scritto a Tom sul suo profilo sperando di ricevere una risposta ma niente e quella volta era stato proprio lui a scrivermi, in pubblico e tutti l'avevano visto. Quell'uomo non smetteva mai di stupirmi, era la gentilezza fatta a persona. Non vedevo l'ora di arrivare sul set, quella giornata sarebbe stata memorabile e col tempo ero riuscita a tranquillizzarmi, sicuramente mi sarei divertita. Indossai la maglietta con il profilo di Shakespeare, un cardigan nero perché c'era molto freddo anche se era agosto e le converse ai piedi. Ero pronta, avevo deciso di non portare la Nikon con me sul set perché molto probabilmente non me l'avrebbero fatta usare ma avevo comunque il mio fedele Nokia Lumia. Scesi le scale e arrivai in strada, era molto presto ma non volevo fare tardi visto che dovevo raggiungere il set con l'autobus. Durante tutto il viaggio ripassai mentalmente tutti i nomi degli attori che facevano parte del cast, a dire il vero mi resi conto di conoscere solo Luke Evans, Jeremy Irons e Sienna Miller. Sicuramente di li a poco sarei riuscita a conoscerli tutti, speravo veramente di non fare brutte figure. Quando l'autobus si fermò ero pronta per raggiungere il set ma il parcheggio era ancora completamente vuoto. Avrei dovuto aspettare Tom, anche perché non mi avrebbero fatto entrare quindi mi sedetti su un muretto e iniziai a guardare la strada in attesa della Jaguar nera. Il tempo scorreva e iniziava a venirmi il timore di essere arrivata in ritardo, magari Tom non arrivava perché era già dentro a lavorare e io avevo perso la mia occasione. Mi stavo rassegnando quando in lontananza sulla rotonda vidi la macchina di Tom svoltare verso la mia direzione. Ero più rilassata, anche quella volta era andato tutto per il verso giusto, mi avviai verso la macchina, Tom stava parcheggiando. "Ehy, buongiorno! Dormito bene? Pronta per una giornata di lavoro?" disse Tom scendendo dalla macchina. Era vestito in modo sportivo, felpa blu, pantaloni grigi e le scarpe da ginnastica bianche. Nulla di speciale ma ugualmente molto affascinante. "Si, grazie ho dormito bene, tu? Ciao Luke...Tutto ok? Sono molto agitata per oggi, ditemi voi come mi devo comportare..." risposi rivolgendomi a Tom e Luke. Quest'ultimo prese la parola "Non ti preoccupare Marta, noi ora entriamo. Tom sarà parecchio impegnato quindi non potrà stare molto con noi ma tu potrai stare con me. Ti faccio vedere un po’ il set, sicuramente ci saranno anche gli altri attori. Diremo che tu sei li con Tom così nessuno farà domande. E' raro che ci siano persone esterne alla produzione che possano rimanere sul set. Tu stai con me, ovunque posso andare io ti porto.Fai finta di essere un apprendista assistente!" disse Luke sorridendomi. La cosa mi entusiasmava parecchio, sarebbe stato il lavoro dei miei sogni. Accompagnare un attore famoso e scoprire lati del mondo dello spettacolo che nessuno avrebbe immaginato, sarebbe stato epico. Ero decisa a fare una bella figura, di certo avrei passato la maggior parte del tempo in silenzio cercando di captare più informazioni possibili.


Eravamo pronti per entrare, io e Luke avevamo già informato Marta su come si sarebbe dovuta comportare. Ero tranquillo, non ci sarebbero stati problemi, una giornata di lavoro come tante altre. Quel giorno dovevo girare una scena abbastanza particolare con Sienna. Il dr.Laing, il personaggio che interpretavo aveva una relazione con Charlotte il personaggio interpretato da Sienna Miller. Sarebbe stato parecchio imbarazzante ma come tutte le volte che dovevo girare scene di quel genere mi ripetevo che faceva parte del mio lavoro, dovevo essere il più professionale possibile. Mi aspettavano comunque due lunghe ore di attesa, mi dovevo cambiare, truccare e i parrucchieri avrebbero dovuto pettinarmi. Sul set indossavo vestiti particolarmente eleganti, completi grigi e scarpe lucide. Quel giorno sapevo che avrei dovuto spogliarmi e rivestirmi parecchie volte. Marta sembrava tranquilla, seguiva Luke in tutte le sue mosse, era brava, sembrava portata per quel tipo di ruolo. Ero contento di averla portata con me sul set. D'altronde a me non costava nulla mentre per lei sarebbe stata un esperienza che avrebbe ricordato per tutta la vita. Dopo essermi preparato mi recai sul set, ero pronto per iniziare, orami Luke e Marta erano chissà dove dietro le quinte e io dovevo concentrarmi. Vidi Sienna arrivare, era davvero una bellissima donna, avevamo la stessa età. Mi salutò e poi iniziammo a girare, all'inizio era sempre un po’ imbarazzante ma poi le cose filavano lisce, anche quella volta tutto andò per il verso giusto.


Seguivo Luke come un cagnolino, mi stavo divertendo da pazzi. Mi avevano fatto firmare un sacco di carte dove dichiaravo che non potevo divulgare nulla di ciò che avrei visto quel giorno a nessuno al di fuori dei membri della produzione. Più o meno era simile al contratto che facevano firmare agli attori, un sacco di burocrazia ma avrei fatto di tutto per vedere com'era un vero set cinematografico. Ovunque c'erano cavi, luci, microfoni. Gente che correva in ogni direzione, ognuno con un compito ben stabilito, Luke mi disse che Tom ci avrebbe lasciato per molto tempo, ovviamente lui doveva lavorare e io non avevo assolutamente nessuna obbiezione. Di certo non mi sarei annoiata, inoltre avevo un sacco di cose di cui parlare con l'assistente perché sapevo che collaborava anche con Emma Watson e con altri grandi attori inglesi. Quel ragazzo conosceva un sacco di personaggi famosi e io ne ero molto affascinata. Mi convinsi in quel momento che sarebbe stato fantastico per me essere al suo posto, un vero sogno ma prima di tutto avrei dovuto imparare perfettamente l'inglese. Non avrei mai potuto fare l'assistente senza prima aver imparato perfettamente la lingua. Incontrai Luke Evans che se ne stava seduto in un angolo con un Ipad in attesa di registrare una sua scena. Era un uomo simpatico, conosceva l'assistente di Tom, si fermarono un po’ a parlare del più e del meno. Facevo molta fatica a seguire le conversazioni, parlavano così veloce. Mi limitavo ad annuire spesso e a sorridere sempre. Molto probabilmente in quei momenti sembravo parecchio cretina ma la cosa non mi importava più di tanto, era troppo bello per me essere li. Mi sentivo un po’ tagliata fuori in quel momento perché non capivo molto di quello che dicevano quindi decisi di guardarmi attorno e proprio mentre mi ero fissata a guardare il tecnico del suono che stava imprecando di fronte a un piccolo schermo, mi passò vicino Sienna Miller vestita con una lunga vestaglia di seta beige e i lunghi capelli biondi che le cadevano sulle spalle. Era bellissima, li tutte avevano un fisico perfetto, mi sentivo un pesce fuor d'acqua. Continuai a fissarla, indossava delle ciabatte, forse per stare più comoda sul set pensai. La guadai fino a che lei non raggiunse un uomo alto, snello, distinto che indossava un completo blu scuro. Per un attimo il mio sguardo passò oltre poi mi resi conto che era proprio Tom. In mezzo a tutta quella gente non l'avevo riconosciuto, era bellissimo, affascinante, perfetto. Il regista seduto dietro al margine del set si alzò per andare a parlare con i due attori e dopo pochi minuti decise di comunicare alla troupe di rifare la scena. Non sapevo cosa stava succedendo, anche perché non avevo ancora finito di leggere il libro a cui il film era ispirato quindi non sapevo bene che scena stessero girando ma ero sempre più curiosa, mi voltai a guardare Luke che in quel momento era intento in una telefonata di lavoro. Era il mio momento, mi avvicinai per capire cosa stessero dicendo gli attori. Il set rappresentava una camera o un appartamento non capivo bene. C'erano un paio di tavolini un tappeto e un grosso divano giallo. Tom stava recitando le proprie battute con un tono di voce profondo e rilassato, era in piedi di spalle. Riusciva ad incantarmi, era come una sinfonia, la sua voce lenta riusciva ad ammaliarmi ed io non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Sienna si alzò dal divano e recitò la sua battuta, vicino a Tom di fronte alla vetrata come se i protagonisti stessero guardando fuori dalla finestra poi, d'un tratto, Tom afferrò Sienna per un polso e la attirò a se. Le sue mani si perdevano nei capelli biondi di lei mentre le loro bocche si assaporavano in un ritmo costante e passionale. Io non credevo ai miei occhi, ero molto in imbarazzo, sicuramente ero paonazza in viso ma non riuscivo a staccare gli occhi dalla figura di Tom che lentamente stava spogliando Sienna continuando a baciarla. Ora non erano più Tom e Sienna ma il dr.Laing e Charlotte. Effettivamente avevo letto che quei due personaggi avevano una storia ma non immaginavo di vedere dal vivo proprio quella scena. Charlotte sbottonò velocemente la camicia bianca di Laing e la fece cadere a terra. Tom aveva un fisico perfetto, non era troppo muscoloso, ma ad ogni suo movimento i bicipiti e gli addominali di contraevano e pulsavano. Speravo veramente che il tempo si fermasse in quell'istante unico, ero molto imbarazzata ma allo stesso tempo riuscivo a smettere di guardare, avevo perso la bussola.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Anche le cose belle prima o poi finiscono ***


Capitolo 10 - Anche le cose belle prima o poi finiscono

 

I miei occhi non riuscivano a staccarsi da quel corpo incredibilmente perfetto, la pelle liscia e candida era tempestata di piccoli nei e vedevo le mani di Sienna aggrapparsi a quelle spalle solide mentre si abbandonava completamente al bacio passionale. Non mi resi conto veramente di quanto durò la scena perché ero come rapita, stregata, completamente persa in quella visione. Poi d'un tratto un rumore secco mi fece tornare alla realtà, la voce del regista sancì la fine delle riprese e pochi istanti dopo i due attori si staccarono dal loro abbraccio e come se niente fosse, si sorrisero e guardarono nella direzione del regista. Io stavo ancora li ferma, impalata come uno stoccafisso fissando Tom che con molta naturalezza si chinò per raccogliere la giacca e la camicia da terra prima di iniziare a parlare con i tecnici del suono. Ero allibita, un po’ imbarazzata ma completamente affascinata da quel mondo e da quell'uomo. Mi voltai di scatto ricordandomi di essermi allontanata da Luke ma notai con piacere che l'assistente era ancora occupato al cellulare. Tornai a posare gli occhi su Tom che stava parlando col regista il quale sembrava molto soddisfatto del risultato della scena e disse agli attori che il girato andava bene e che si potevano prendere un oretta di pausa. Vidi Tom sorridere a Sienna e al regista e con ancora la camicia in mano e la giacca appoggiata su una spalla si avviò verso la mia direzione. "Dannazione, sta venendo da questa parte! Se mi scanso non mi vede..." pensai ma non ero stata abbastanza veloce, lui mi aveva già notato e mi stava sorridendo. Non sapevo che fare quindi mi limitai a rispondere al sorriso aspettando il suo arrivo. "Ehy ciao! Finito il tour del set? Come mai sei sola? Dove hai lasciato Luke?"mi disse Tom mentre tentava di infilarsi la camicia bianca e continuò "Scusa mi terresti un attimo la giacca così mi rivesto, fa un freddo terribile! Ehehehe...".Mi limitai ad annuire osservandolo mentre mi passò la giacca blu del completo e si infilò la camicia.Iniziò ad allacciare i bottoni con mani esperte, la scena era molto imbarazzante anche perché non riuscivo a staccare gli occhi dal suo petto, dal suo collo esposto e da quelle meravigliose mani che si muovevano velocemente per chiudere la camicia. Non avevo ancora proferito parola quando mi decisi a rispondere a Tom per evitare che l'imbarazzo diventasse più forte "Eh...mmm..Luke è li dietro, è al telefono, stavo aspettando lui quando ti ho visto recitare quindi mi sono avvicinata. Scusa, forse non avrei dovuto. Comunque sei stato bravissimo, pensavo che le scene venissero ripetute più volte prima di trovare quella perfetta invece tu ce l'hai fatta al primo colpo Complimenti!" dissi ostentando tranquillità e sicurezza. Tom scoppiò a ridere e mentre si incamminava verso Luke facendomi il gesto di seguirlo mi rispose "Primo colpo? Stai scherzando? Forse sei arrivata un po’ tardi perché era già la quindicesima volta che rifacevo quella scena, non riuscivano a trovare le angolazioni giuste e le luci non andavano mai bene! Mi fanno male le labbra a forza di baciare Sienna!Ehehehe..." mi colse alla sprovvista ma non mi trattenni nel rispondere "Ahhhh ok...beh io non mi lamenterei tanto se fossi in te! Sai quanti uomini vorrebbero essere al tuo posto? ahahah..." ma in realtà pensai piuttosto a quante donne sarebbero state volentieri al posto di Sienna, me compresa. Ci avviammo verso Luke che aveva appena terminato la chiamata di lavoro, sembrava molto concentrato. Dopo qualche parola, Tom ci disse di dover andare al trucco e al guardaroba per il cambio d'abito quindi ci lasciò continuare il giro del set da soli, dopotutto doveva lavorare e lui sembrava prendere il lavoro molto seriamente.Passai il resto della mattinata a parlare con Luke, a bere caffè e a rimanere affascinata ogni volta che notavo un dettaglio che non conoscevo in quel mondo fantastico fatto di luci, suoni e persone che riempivano il set.Arrivarono velocemente le tre del pomeriggio e con il passare del tempo mi sentivo sempre più triste perché sapevo che di li a poco quel sogno sarebbe terminato. La sera stessa infatti avrei dovuto riprendere l'aereo per tornare a Londra e la cosa non mi piaceva affatto. Sarei rimasta mesi a fianco di Tom, avrei voluto con tutta me stessa conoscerlo meglio, seguirlo in tutti i suoi viaggi e scoprire meglio quale fosse il vero uomo dietro il personaggio famoso che tutti conoscevano. Di certo non potevo lamentarmi, negli ultimi due giorni avevo fatto esperienze oltre l'immaginabile, avevo passato momenti che migliaia di persone in tutto il mondo potevano solo sognare. Io invece ero li, a vivere quel sogno tramutato in realtà, un regalo unico che mi aveva reso una persona molto felice. Quando arrivò l'ora di uscire dal set ero rassegnata all'idea che il tempo che Tom mi aveva dedicato sarebbe presto giunto al termine ma ero comunque molto contenta e tutto quel tempo passato con lui mi aveva fatto sentire molto speciale.


La giornata di riprese era finita, non vedevo l'ora di uscire perché ero parecchio stanco. Avevo un sacco di impegni di lavoro in quel periodo quindi ero sempre molto stressato ma non potevo lamentarmi, ero molto felice di come si stavano mettendo le cose per me. Poi dovevo ammettere che quei momenti passati con Marta mi avevano tirato un po’ su di morale, forse perché lei con la sua naturalezza e semplicità mi aveva fatto distrarre un po’ dal lavoro e dagli impegni. Se fossi stato da solo avrei dedicato il 100% di me stesso al lavoro senza pensare ad altro mentre con lei avevo parlato del più e del meno, scherzando era riuscita a farmi rilassare. Molto probabilmente non avrei mai più rivisto quella ragazza ma non aveva molta importanza per me perchè sapevo di averle regalato momenti indimenticabili e questo faceva stare bene anche me.Quando uscimmo tutti e tre dal set verso le sei di sera notai che nel parcheggio c'erano solo poche persone ma io avevo veramente bisogno di andare in hotel a rilassarmi e avevo promesso a Marta che l'avrei accompagnata io al suo B&B per evitarle di prendere l'autobus. Quella sera lei avrebbe preso l'aereo per tornare a Londra e io invece sarei rimasto ancora per qualche settimana a Bangor per terminare le riprese. "Luke saliamo tutti in macchina, oggi non voglio fermarmi per gli autografi. Magari accostiamo con la macchina e chiedo scusa alle persone presenti, mi dispiace non fermarmi ma sono davvero stravolto!" dissi al mio assistente mentre tutti e tre arrivammo alla jaguar. Luke mi guardava con un aria un po' perplessa “Tom sei sicuro? Lo sai quanto è utile per te quel tipo di pubblicità, i tuoi fans ti adorano dovresti tentare di accontentarli sempre...ma se sei stanco non ci sono problemi! Facciamo come vuoi tu...possiamo avviarci tutti in macchina tanto i finestrini dietro sono oscurati, nessuno noterà che c'è anche Marta a bordo!”disse infine sorridendo. Quindi salimmo tutti e tre in macchina, avevo lasciato Luke alla guida così da poter scendere un attimo per salutare e scusarmi per poi ripartire senza fermarmi troppo. Tutto filò liscio come mi aspettavo, nessuno dei presenti si lamentò della mia scelta e sembravano tutti comunque molto comprensivi e assecondarono la mia scelta senza problemi. Ci dirigemmo verso il B&B di Marta, la vedevo in alcuni momenti un po' triste ma non lo dava a vedere, era sempre così solare in modo contagioso. Quando giungemmo a destinazione era arrivato anche il momento dei saluti, Marta scese dalla macchina sorridendo, salutò Luke e rivolse a me lo sguardo mentre giravo attorno alla macchina per raggiungerla. “Allora arrivederci Marta, grazie per la valigia e grazie mille per la compagnia. Mi ha fatto veramente tanto piacere conoscerti sei veramente una ragazza in gamba! Ci lo sa magari ci rivedremo un giorno...non si sa mai!” le dissi chinandomi per abbracciarla. Ero sinceramente felice di aver passato del tempo con lei, alcune volte le fans erano in grado di colpirmi, di sorprendermi e lei era riuscita a farlo con una semplicità sconvolgente. “Grazie mille a te Tom, non avrei mai immaginato di poter vivere tutto questo. Sei stato gentilissimo, molto più di quanto mi aspettassi. Non dimenticherò mai questa esperienza, spero di rivederti un giorno anche se lo trovo molto difficile ma come dici tu mai dire mai...grazie ancora!” mi disse Marta rispondendo al mio abbraccio in modo molto dolce e carino. La osservai mentre entrava nel suo alloggio, sorridente e felice. Sapevo di averle fatto un grande regalo ma forse lei non si rendeva conto che, senza volere, era stata lei a farmi un regalo ancora più grosso.




25 ottobre 2016

 

Quella mattina ero chiusa in ufficio, sommersa dalle carte e dai documenti del lavoro. L'autunno era il periodo più incasinato al lavoro, tra visite ispettive, certificazioni e produzioni abbondanti. Nel pastificio in cui lavoravo ero costretta a fare molte ore di straordinari per riuscire a sbrigare tutti i lavori entro le scadenze. Quell'anno però era diverso, avevano assunto un altra ragazza per aiutarmi in ufficio, non potevo stare per troppe ore al lavoro perché ero all'ottavo mese di gravidanza. Era infatti l'ultimo giorno di lavoro per me prima di iniziare la maternità e non vedevo l'ora di rilassarmi un po' a casa. Il pancione iniziava ad essere pesante e stare al lavoro non mi era mai piaciuto figuriamoci da incinta. Avevo un sacco di faccende a casa da sbrigare, un anno prima mi ero sposata con Riccardo e solo pochi mesi dopo il matrimonio mi ero resa conto di aspettare un bambino. In quell'ultimi due anni infatti molte cose nella mia vita erano cambiate, a dire il vero era cambiato tutto tranne il mio lavoro. Tutti quei cambiamenti mi avevano reso una persona più matura, responsabile ma non avevano cambiato di certo le mie passioni o il mio modo di essere. Mi entusiasmavano sempre le stesse cose e non vedevo l'ora di stare a casa dal lavoro per avere più tempo libero da dedicare a me stessa. Avrei passato un sacco di tempo a rilassarmi aspettando l'arrivo del bambino e finalmente avrei trovato il tempo per leggere e guardare film perchè erano ancora quelle le attività che adoravo fare. Quando arrivai a casa quella sera ero al settimo cielo, ero felicissima perchè sapevo di aver iniziato un nuovo capitolo della mia vita e avrei avuto qualche mese da dedicare alla mia famiglia e a me stessa dopotutto. Come ogni sera dopo cena andai al pc, avevo aperto un blog su internet dove raccontavo la mia esperienza durante la gravidanza e stava avendo un discreto successo. Quindi ogni sera prima di andare a letto controllavo le mail e i social network per rispondere a tutte le persone che mi scrivevano. Twitter era sempre un casino perchè mi scrivevano sempre un sacco di persone ma per me era molto difficile rispondere a tutti quindi mi limitavo a mettere i tweet tra i preferiti molte volte senza nemmeno leggere il contenuto. Quella sera notai di avere un bel po' di notifiche e un bel po' di followers nuovi ma la mia attenzione si focalizzò sull'icona dei messaggi privati che lampeggiava per indicare che c'era un messaggio nella posta. Mi sembrava strano perchè su twitter non si potevano ricevere messaggi privati se entrambe le persone non si seguivano quindi era sicuramente qualcuno che conoscevo. Decisi quindi di cliccare sull'icona e mi misi ad aspettare l'apertura del messaggio. Per poco non rischiai di cadere dalla sedia, i miei occhi si sbarrarono e senza rendermene conto mi ritrovai ad urlare “Riccardoooooooooo vieni qui subitooooooo!” mio marito si precipitò in camera da letto con uno sguardo terrorizzato “Ch-che succede? Il bambino? Stai bene? Cazzo è troppo presto...” ma poi si rese conto che avevo lo sguardo fisso su quel cortissimo messaggio che era apparso sullo schermo del mio pc. Era un messaggio cortissimo ma quelle poche parole riuscirono a sconvolgermi...ma questa è un altra storia.

 

//Ciao Marta sono Tom! Ti ricordi ancora di me? Volevo solo dirti che la settimana prossima sarò a Milano per promuovere Thor3 e vorrei tanto rivederti! Spero tu stia bene...Tanto amore!//

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Give back your heart to itself...A volte ritornano... ***


Seconda Parte - Give back your heart to itself...

                                                     

Capitolo 1 : A volte ritornano...

Era capitato di nuovo. Non potevo crederci. Ormai avevo iniziato a perdere le speranze. I ricordi di quei due meravigliosi giorni passati a Bangor insieme a Tom due anni prima non mi avevano mai abbandonato. Erano vividi nella mia mente come se fossi appena tornata da quel viaggio avventuroso e magico che mi aveva tanto emozionato. Due estati prima infatti avevo deciso di andare a fare un viaggio nell'Irlanda del nord per incontrare il mio attore preferito e non solo ero riuscita a conoscerlo ma ero riuscita addirittura a passare del tempo con lui sul set del film che stava registrando, a ridere, scherzare e scoprire che oltre ad essere un attore formidabile era anche un uomo fantastico. Quando tornai in Italia dopo quel meraviglioso viaggio avrei voluto sbandierare ai quattro venti tutto quello che mi era capitato perché era troppo surreale, faticavo a credere di aver vissuto veramente quei magnifici momenti. All'epoca Riccardo, che era il mio fidanzato ora mio marito, aveva passato settimane intere ad ascoltare i miei racconti dei giorni passati con Tom Hiddleston. Avevo scattato un sacco di foto con gli attori del film, con Tom e il suo assistente Luke, del set di High Rise e le avevo fatte vedere solo ad amici e parenti perché era quello l'accordo che avevo preso con l'attore. Infatti avevo promesso a Tom che non avrei mai pubblicato su internet nessuna foto del mio viaggio per evitare il tumulto generale che avrei scatenato sul web tra le fans. Avevo mantenuto la mia promessa anche se la tentazione era veramente tanta. Avevo fatto amicizia con molte ragazze simpatiche sui social network, anche erano loro appassionate quanto me riguardo Tom e l'idea di pavoneggiarmi con loro del successo della mia esperienza mi aveva sempre tentato. Ma avevo promesso di mantenere il segreto era la cosa giusta da fare. Avevo dovuto anche inventare una scusa bella grossa per giustificare la foto che ritraeva me e Tom nella sua jaguar, quella foto che lui stesso aveva pubblicato sul suo profilo Twitter. In quel periodo, dopo il ritorno dal regno unito, passavo giorni interi sui social network aspettando notizie di Tom e rispondendo ad ogni singola cosa che scriveva su Twitter ma lui non mi aveva mai dato attenzioni. Non aveva mai fatto un gesto che mi facesse capire che si ricordava di me, non aveva mai scritto nulla per farmi capire che c'era, che era reale e non solo un miraggio. Durante la famosa sera che avevamo passato insieme a Bangor in quel ristorantino Tom mi aveva detto chiaramente che usava i social network esclusivamente per fare pubblicità ai suoi film, sapevo benissimo che era una persona riservata e che teneva molto alla sua privacy ma nonostante questo speravo comunque in un suo messaggio, anche solo poche parole mi sarebbero bastate per rendermi conto che quei due giorni non erano stati solo un sogno. Ormai erano passati due anni, in tutto quel tempo Tom era diventato sempre più famoso grazie al successo che stavano avendo i suoi ultimi film. Aveva vinto nel 2015 il premio come uomo dell'anno del GQMagazine e aveva ottenuto molte nomination come miglior attore. Aveva inoltre firmato con la Marvel per una trilogia dedicata a Loki, il dio del misfatto che lo aveva reso tanto famoso. La sua carriera stava decollando ed io ero immensamente felice per lui, perché anche se l'avevo conosciuto per poco tempo ero riuscita a capire quanto tenesse al suo lavoro, quanto lo faceva stare bene e quanta energia metteva per realizzare il suo sogno di diventare un grande attore. Fortunatamente ce l'aveva fatta, ora era famoso in tutto il mondo, tutti lo adoravano grazie anche al suo modo disponibile e gentile di comportarsi con le fans. E in quel momento, seduta davanti al mio computer con la bocca spalancata, mi ero resa conto che quell'uomo tanto perfetto da essere irreale, quell'attore di Hollywood che tutti conoscevano, aveva scritto proprio a me. Vi voltai verso mio marito, anche lui era molto sorpreso per il messaggio ma di certo non era emozionato e agitato quanto me. Impiegammo un po' di tempo per renderci conto di ciò che stavamo leggendo “Marta cavolo, ti ha scritto! Non ci credo ma allora si ricorda di te! Ma perché si è fatto vivo proprio ora...cioè hai passato mesi a stressarmi dicendomi che cercavi di contattarlo ma lui non ti si filava manco morto e adesso così di punto in bianco ti scrive?” disse Riccardo. Mio marito aveva ragione, non capivo perché dopo tanto tempo Tom aveva deciso di scrivere proprio a me, scrivendomi un informazione che già sapevo. Tutti sapevano in Italia che ci sarebbe stata la premier ufficiale di Thor3 a Milano e non a Roma, io stessa avrei voluto andarci ma ero incinta e per me sarebbe stato impensabile rimanere in piedi per ore fra ragazzine urlanti sotto il palco in piazza del duomo. Avrei dovuto assolutamente rispondere al messaggio che Tom mi aveva mandato ma che diavolo avrei potuto scrivere, non ne avevo idea. “Oddio Riccardo e ora che faccio? Cioè che cavolo rispondo? Non ci credo che mi abbia scritto...non è un tuo scherzo vero? Se è così non è divertente potrei partorire da un momento all'altro per l'agitazione!” borbottai a mio marito che iniziò a ridere come un pazzo. “Dai...insomma...scrivi qualcosa...che sarà mai! Ti porterò a Milano magari riesci a rincontrarlo...so che ti piacerebbe! Mi hai rotto le palle per due anni interi chiedendomi di portarti a Parigi, a Londra per le premiere dei suoi film e ora che è lui stesso ad invitarti non ci vai?” mi disse con tono accusatorio. “Ma cazzo è ovvio che ci vado cosa credi! Mica è quello che mi preoccupa...sto solo dicendo che non so come rispondergli al messaggio mica che non voglio andarci...insomma sono incinta mica sono malata!” risposi a Riccardo stizzita. Impiegai un po' di minuti per decidere cosa scrivere, per me non era facile trovare le parole esatte, non volevo risultare troppo eccitata ma neanche totalmente indifferente. Optai per un tipo di risposta molto diplomatica, volevo attirare la sua attenzione non terrorizzarlo.

//Ciao Tom, che piacere sentirti! Certo che mi ricordo di te che domande sono! Mi farebbe molto piacere incontrarti di nuovo, stavolta gioco in casa! Non vorrei però distoglierti dai tuoi tanti impegni...sei stato gentilissimo a scrivermi!//

La risposta che avevo inviato non mi convinceva molto, ma ormai avevo cliccato sul tasto invia e non potevo prevedere quando Tom avrebbe letto il messaggio. Non sapevo neanche dove si trovava in quel momento, magari dall'altra parte del mondo, forse era impegnato o stava dormendo. Per quanto mi riguardava dovevo solo aspettare una fatidica risposta da parte dell'attore. Quella sera ero parecchio stanca, non vedevo l'ora di stendermi a letto. Avevo cenato con Riccardo e durante tutto il tempo non la smettevo di parlare di Tom, di quanto era carino, gentile e di quanto fosse stato strano ricevere un messaggio proprio da lui. Mio marito sembrò essere molto sollevato nel constatare che era giunta l'ora di andare a dormire "Almeno se dormi la smetterai di parlare di Tom!" disse una volta sotto le coperte. La stanchezza prese il sopravvento in poco tempo e mi addormentai senza troppa fatica continuando a pensare cosa avrebbe risposto Tom, forse i suoi occhi dolci e limpidi avrebbero letto molto presto il mio messaggio e forse avrebbe addirittura sorriso in quel modo che solo lui sapeva fare. La mattina arrivò in un lampo e la prima cosa che pensai era di accendere il pc per controllare i messaggi. Salutai Riccardo che doveva andare al lavoro ma io avevo tutta la giornata libera e non vedevo l'ora di scoprire se avevo ricevuto una risposta da Tom. Con mia grande sorpresa la casellina dei messaggi privati lampeggiava indicando l'arrivo di un nuovo messaggio. Il cuore iniziò a esplodermi nel petto mentre con mano tremante cliccai sull'icona della posta non vedendo l'ora di leggerne il contenuto.

//E' proprio quello che intendevo veramente...avrei bisogno di distrarmi dai miei impegni. Cerco un posto tranquillo dove nessuno possa darmi fastidio. Mi sono ricordato di quando mi avevi parlato della tua città, piccola ma colma d'arte. Vorrei davvero avere l'occasione di vederla...pensi sia possibile?
//

Era diventato tutto veramente troppo assurdo. Tom Hiddleston attore di fama mondiale che chiedeva a me se poteva venire a trovarmi in un buco di città come Mantova. Lui che aveva visto mezzo mondo, una persona così acculturata, poliglotta e cosmopolita che intendeva venire a rilassarsi proprio dove abitavo io. Non poteva essere reale, magari era un hacker, conoscevo alcuni miei amici molto bravi col computer forse erano stati loro a prendermi in giro. Il dubbio che però fosse tutto reale era molto forte, mi stavo auto-convincendo che poteva pure esser tutto vero. D'altronde Tom era così, pieno di sorprese me l'aveva dimostrato anche a Bangor. Ero decisa a stare al gioco, tanto non avevo nulla da perdere, potevo solo guadagnarci.

//Ah certo che è possibile! Perché no? So che la settimana prossima sarai a Milano, magari posso venire li. Dista solo un paio d'ore di macchina da casa mia e se poi ti va ancora di venire a vedere la mia città sarò lieta di farti da guida. Di certo Mantova è talmente piccola che sarà molto difficile che qualcuno ti riconosca, posso organizzare tutto io. Mi farebbe piacere!//

Non mi rimaneva nient'altro da fare che sperare con tutto il cuore che Tom accettasse la mia proposta...le cose stavano diventando sempre più assurde.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Lavoro,lavoro,lavoro...voglio una vacanza! ***


Capitolo 2: Lavoro,lavoro,lavoro...voglio una vacanza!

 

Mancavano solo due giorni alla mia partenza per Milano, la prima di Thor 3 si avvicinava e io ero esausto. Avevo passato l'ultimo mese in Tenessee per le riprese del mio ultimo film. La mia carriera era decollata in quegl'ultimi anni, gli impegni diventavano sempre più fitti e la mia paranoia sempre più forte. Ovunque andavo ero perseguitato da orde di fans urlanti, mi trovavano ovunque e io ero davvero sfinito. Avevo bisogno di staccare la spina per un po', volevo assolutamente prendermi del tempo per riposare perché il mio fisico iniziava a risentirne. Ancora non capivo come avevo fatto a trovare lei, in tutto quel casino tra il lavoro, convention, interviste ero riuscito a ricavare un po' di tempo per dare ascolto al mio cuore. Ho sempre pensato che la cosa più importante da fare era sfruttare l'onda di popolarità, dedicare le mie energie al lavoro perché il mondo dello spettacolo va così, un giorno sei su tutti i giornali e quello dopo chissà. Questo era quello che mi ripeteva sempre Luke, è anche grazie a lui se sono riuscito ad arrivare dove sono ora, ho aspettato tanto prima di raggiungere i primi traguardi, tutti gli anni passati a recitare ruoli minori, la gavetta a teatro, notti insonni e ansia da palcoscenico ma alla fine ce l'avevo fatta, mi trovavo tra i grandi di Hollywood. La mia carriera è stata costellata di successi e traguardi raggiunti ma tutti relativamente recenti. Ho dovuto aspettare i trent'anni per iniziare a rendermi conto che sarei potuto diventare qualcuno e proprio quando ero riuscito a trovare il mio posto nello show business, proprio quando ero concentrato sulla mia carriera la mia vita si è incrociata con la sua. Ho sempre saputo di volere una famiglia un giorno, tutte le volte che passavo del tempo a casa di Chris mi rendevo conto di quanto fosse bello vederlo assieme ai suoi figli ma allo stesso tempo sapevo che non era quello il mio momento, da bravo stacanovista che ero decisi che avrei dovuto focalizzarmi sul lavoro, sulla carriera. Inutile dire che tutte le mie convinzioni si disintegrarono un anno fa a Londra, quando vidi per la prima volta Amy. Ero di ritorno da uno dei miei viaggi di lavoro, sarei rimasto a casa per un paio di giorni al massimo per poi ripartire di nuovo. Quando mi capitava di tornare nella mia città ne approfittavo per passare del tempo con mia sorella, la mia sorellina che ormai tanto giovane non era più ma che ai miei occhi risultava sempre piccola e indifesa. Emma non era neppure indifesa, negli ultimi tempi era riuscita anche lei ad ottenere alcune parti importanti per la tv britannica ed era molto felice. Tra i miei e i suoi di impegni non riuscivamo mai a passare del tempo insieme, adoravo mia sorella, lei era molto diversa da me ma quando stavamo insieme mi sentivo completo e felice come quando, da ragazzino, con le mie sorelle passavamo i pomeriggi ad inscenare spettacolini per gli amici e i parenti. Decisi quindi di farle un improvvisata e di raggiungerla a casa sua la sera stessa del mio rientro a Londra. Ero spossato, avevo bisogno di una doccia e fortunatamente grazie all'aiuto del mio assistente ero riuscito ad uscire dall'aeroporto senza incappare in qualche fans o paparazzo che mi avrebbe sicuramente rovinato la sorpresa. Perché era assurdo con che velocità le notizie sul mio conto si diffondevano sul web. Se mi scattavano una foto a NY nel giro di qualche ora la notizia arrivava anche dall'altra parte del mondo e io non potevo farci nulla, purtroppo la perdita della privacy faceva parte del pacchetto del successo. Arrivai a casa di Emma sotto sera, non avevo cenato ma non avrei rischiato di infilarmi in un ristorante per poi essere paparazzato e mandare all'aria tutto il mio piano. A Londra il cielo era stranamente limpido e gli ultimi raggi di sole colpivano la facciata di mattoni rossi del 91 di Primrose Hill, dove mia sorella abitava. Speravo solo che la mia sorpresa non le avrebbe rovinato i piani per la serata visto che mi aveva detto che negli ultimi tempi si frequentava con un giocatore di tennis professionista. Suonai il campanello e attesi pochi istanti guardandomi attorno per capire se qualcuno mi avesse riconosciuto ma grazie agli occhiali scuri e il cappello ero riuscito a farla franca con mia enorme sorpresa. Emma aprì la porta e lanciò un gridolino eccitato quando mi vide sorridere e abbassare lentamente gli occhiali per farmi riconoscere. La sorpresa aveva funzionato ma ero ignaro che anche mia sorella di li a poco mi avrebbe ricambiato il favore facendomi conoscere la donna che sorprendentemente divenne successivamente la mia ragazza. Amanda Rosie Watford era stata una compagna di college di Emma e la vidi per la prima volta quella sera, seduta al bancone della cucina mentre sorrideva imbarazzata vedendomi entrare. Mi colpì dal primo momento, il suo sorriso, il suo corpo così formoso, femminile e i suoi enormi occhi nocciola. Lei non ebbe di me la stessa impressione, sin dal primo momento avevo capito che non le interessavo per niente, sicuramente sapeva chi ero e sicuramente le era capitato di parlare di me con Emma ma non sembrava minimamente colpita o emozionata di conoscermi. Devo ammettere che fu proprio questo a farmi venire voglia di approfondire la sua conoscenza, finalmente avevo trovato una donna che non tentava di avvicinarsi a me solo per il mio aspetto fisico o perché ero famoso. A lei non interessavo e questa cosa mi piacque da morire, pensare che avrei dovuto impegnarmi per guadagnarmi le sue attenzioni mi faceva sentire di nuovo uomo, di nuovo in gioco. Parlammo per tutta la sera del più e del meno, lei era una scrittrice e sarei rimasto ore a sentire la sua voce dolce mentre parlava del lavoro, dei suoi progetti per il futuro e della sua vita. Tra noi le cose partirono molto a rilento, tornavo a Londra anche solo per qualche ora per andare a trovarla, la corteggiavo come un ragazzino fa alla prima cotta e dopo un po' di tempo anche lei si abbandonò alle mie lusinghe. Erano passati alcuni mesi dal nostro incontro ma appena le cose tra noi presero la piega giusta la nostra relazione iniziò a decollare. Non che io volessi fare le cose di fretta ma avevo superato la trentina da un pezzo e pensavo che era giunto il momento di dedicare un po' di tempo a me stesso, pensavo che sarebbe stato bello iniziare a costruire qualcosa e mi sentivo pronto. Eravamo così felici insieme, ne avevamo passate tante in così poco tempo e la nostra relazione era diventata più forte che mai. Molte volte litigavamo per colpa del mio lavoro, per colpa delle mie insicurezze e per il poco tempo che riuscivamo a passare assieme. Avevo avuto altre storie importanti in passato e avevo il terrore che mi potesse capitare un altra delusione, non l'avrei sopportata. Ma con lei tutto era diverso, il nostro amore era puro, passionale e coinvolgente, lei aveva conosciuto di me le parti più nascoste, quelle sfaccettature del mio carattere che mostravo solo a poche persone, quelle di cui mi fidavo ciecamente. Soffrivo così tanto quando il mio lavoro mi portava a starle lontano, avevo nostalgia dei suoi baci, delle sue carezze e del suo odore. Avevo passato un intero mese senza poterla toccare, senza poter stringere il suo corpo contro il mio e sentir scaturire quelle emozioni che solo lei sapeva scatenare in me. Dopo il mese in Tenessee dovevo volare direttamente a Milano senza neanche passare per Londra e fu proprio Luke a darmi un idea fantastica. Una delle ultime sere di riprese mi stavo lamentando con lui di quanto mi mancasse Amy e di quanto sarebbe stato bello averla al mio fianco a Milano alla prima di Thor3. Luke mi fece notare che il mio sogno doveva rimanere irrealizzato perché non era saggio per me espormi ad uno scandalo mediatico in quel momento, non avrebbe giovato alla mia carriera. Quando il mio assistente si accorse della mia delusione e infelicità mi diede un idea fantastica che non avrei potuto mai immaginare “Senti Tom, è inutile che continui a rompere con sta storia! Scordatelo! Non puoi portare Amanda ad un evento ufficiale, non ora ti prego! Non dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto per farti arrivare dove sei ora! So che sta cosa ti fa star male ma fidati di me...senti avrei un idea. Ti ricordi la ragazza della valigia che avevamo conosciuto a Bangor durante le riprese di HighRise? Beh pensavo che potrei contattarla per sapere se ci può dare una mano per farti passare un po' di tempo con Amanda nella sua città. Non aveva detto che abitava in un buco e che nessuno ti avrebbe riconosciuto dalle sue parti. Io penso che si possa fare e se stai attento a non esagerare con Amanda in pubblico la gente penserà che sei li per un innocua vacanza no?” disse Luke con aria dubbiosa in attesa di una mia risposta. Era assolutamente un ottima idea e inutile dire che accettai senza pensarci su molto. Pur di passare del tempo con Amy ero disposto anche ad andare in mezzo al deserto del Sahara o sul monte Everest, mi bastava sapere di stare con lei. La decisione era quindi presa, decisi di contattare personalmente Marta, così si chiamava la ragazza che avevo conosciuto a Bagor. Era una mia grande fan, o almeno così mi aveva detto, magari le cose erano cambiate, era passato tanto tempo. Prima di avere però il permesso di scrivere alla ragazza italiana, Luke aveva fatto delle ricerche per scoprire se quello che Marta ci aveva raccontato sulla sua città era vero. Era saltato fuori che Mantova, la città in cui lei abitava, era davvero piccola come diceva ma era anche una città intrisa di arte, architettura e storia. Adoravo quelle splendide meraviglie che solo l'Italia sapeva offrirmi, come quando molti anni prima avevo visitato gli antichi borghi Toscani durante le riprese del mio primo vero film. Quando scrissi a Marta aspettai con ansia una sua risposta, sperando che accettasse tutti i vincoli e si impegnasse a far si che la mia fuga d'amore potesse essere organizzata alla perfezione, secondo le mie regole. Non potevo permettermi di essere paparazzato o perseguitato continuamente, non mentre Amanda era con me. Mi ricordavo perfettamente di quella ragazza e mi ero già fidato di lei in passato, pensavo infatti che non avrei avuto problemi a fidarmi per la seconda volta. Anche durante il nostro primo incontro si era mostrata molto rispettosa riguardo alla mia privacy quindi ero sicuro che anche questa volta Marta non mi avrebbe deluso. Quando organizzai tutto nei minimi dettagli assieme a Marta e Luke, telefonai a Amy emozionato per dirle cosa avevo in mente di fare pochi giorni dopo “Ehy, ciao amore mio. Come stai? Tutto bene li a Londra? Il libro come procede?...” attesi qualche istante prima di tentare di sorprenderla con la notizia bomba “...ascolta amore ho una cosa da dirti! Sai che dopo domani parto per l'Italia e sarò impegnato per un po' prima di poter tornare a Londra...beh mi chiedevo...non è che ti va di anticipare il nostro incontro? Verresti con me in Italia?”. Dall'altra capo del telefono Amy sembrava molto confusa e dubbiosa, forse perché sapeva che era una cosa troppo strana, troppo prematura, una scelta irresponsabile. “Calma amore, lo so che è presto per rendere le cose ufficiali ma ho parlato con Luke, conosco una persona che abita in Italia, in una città piccolissima vicino a Milano, li non ci riconoscerà nessuno e potremmo stare un po' soli! Che ne dici...ti va di fare una fuga d'amore con me?” le dissi con tono dolce e servizievole. Dall'urlo di gioia che istantaneamente mi perforò un timpano avevo capito che la sua risposta era più che affermativa.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Arrivo a Milano ***


Capitolo 3 – Arrivo a Milano

 

“Sono troppo esaltata!!!!” dissi emozionata a Riccardo che apparve alla porta di casa dopo essere rientrato dal lavoro. Avevo appena risposto tramite Twitter all'ultimo messaggio ricevuto da Tom. Lui si ricordava, non mi aveva dimenticato e molto probabilmente si fidava di me perché il suo ultimo messaggio conteneva la promessa che ci saremo rivisti presto e che aveva un enorme favore da chiedermi. Che cavolo di favore poteva essere non ne avevo la minima idea ma sinceramente non me ne importava molto perché solo il fatto che si ricordasse di me mi faceva sentire al settimo cielo. “Ricky, siediti! Non ci posso credere, senti qui...o mio dio non può essere vero...” dissi a mio marito mentre gli afferravo le mani per portarmele al petto con l'intento di fargli sentire il cuore che batteva talmente forte da rischiare di esplodermi nella cassa toracica. Quella sera raccontai tutte le novità a Riccardo, anche lui non poteva crederci ma era allo stesso tempo molto esaltato di partecipare a questa missione segreta per conto di un attore famoso di Hollywood. Qualche giorno dopo partimmo per andare alla premier di Thor 3, l'accordo era trovarsi alla mattina presto all'Hotel Four Season, io neanche sapevo che esistesse un “Four Season” a Milano. Io e mio marito ci svegliammo molto presto perché avevamo quasi due ore di macchina da fare e io nella mie condizioni avevo bisogno di fermarmi un sacco di volte, all'ottavo mese di gravidanza le cose sono tutte più difficili. Ero talmente esaltata all'idea di rivedere Tom che neanche mi ricordavo di essere incinta, avevo talmente tanta adrenalina in corpo da non farmi sentire il dolore alla schiena o il male che provavo ai piedi, gonfi come palloncini. Mi ero vestita in modo molto elegante, camicia bianca e pantaloni neri, volevo dare un ottima impressione, mi stavo convincendo che avrei potuto incontrare anche qualcun'altro di famoso oltre a Tom. Magari con lui nello stesso albergo c'erano anche gli altri attori del cast, sarebbe stata sicuramente un altra esperienza indimenticabile ed ero felice di condividere quell'occasione con Riccardo. Alle otto di mattina eravamo già arrivati di fronte all'Hotel, tutto era lussuoso, perfetto ed elegante, talmente elegante da farci sentire un po' fuori luogo. “Oddio Marta, guarda i maggiordomi! E le macchine parcheggiate...è una Ferrari quella? Io non do le chiavi della Fiesta al parcheggiatore, mi vergogno!” disse Riccardo accostando la nostra utilitaria dall'altra parte della strada. Era effettivamente tutto eccessivamente formale per noi, era già stato un traguardo per me convincere mio marito a mettere la camicia e i jeans visto che indossava principalmente magliette con le stampe dei super eroi nonostante fosse uomo adulto e sposato. Decidemmo quindi di parcheggiare non molto lontano, sulla strada principale e di entrare a piedi nell'hotel. Alla reception tutto luccicava, l'ingresso era un tripudio di marmi e intonaci dai colori chiari. Non avevo mai visto un albergo tanto lussuoso e di certo non avrei mai avuto la possibilità di dormirci, nemmeno per una notte. Ci avvicinammo al bancone per chiedere informazioni con fare deciso e distaccato, mi ero accorta della quantità esorbitante di bodyguards grandi e grossi sparsi per tutto l'ingresso ma non avrebbero bloccato una donna incinta, pensavo di non costituire una minaccia infondo. “Salve mi chiamo Marta, vorrei sapere se il signor Hiddleston è già arrivato...ho un appuntamento! "dissi all'uomo canuto in piedi dietro al bancone della reception. L'uomo mi sorrise dolcemente e rispose “Buongiorno, il signor Hiddleston la stava aspettando. E' ancora nella sua stanza, informerò il suo pubblicist del vostro arrivo. Se intanto volete accomodarvi nella sala qui di fronte saremmo lieti di offrirvi la colazione!” e terminò la frase con un accenno di riverenza del capo. La situazione stava diventando tremendamente imbarazzante e inaspettata ma non volevamo fare la figura dei cafoni quindi molto semplicemente, con il sorriso sulle labbra e le mani sudate ci avviammo verso la sala che si estendeva alle nostre spalle. Il pavimento scuro e lucido rifletteva il bianco dei divanetti disposti in piccoli gruppi attorno a tavolini di cristallo. La sala era magnifica, elegante e sfarzosa, sulla destra c'era un bar con il bancone di granito e in fondo sulla sinistra spiccava un grande pianoforte a coda laccato di nero. “Oooook stiamo calmi! Mi devo sedere...qui andrà bene! "dissi a Riccardo indicando un divanetto li vicino, l'unico incastonato tra una pianta enorme verde e un enorme vaso di ceramica color tortora. “Santo cielo Marta, fai agitare anche me! C'è da dire che si trattano bene questi ricconi! Non immaginavo tanto lusso...ma i soldi ce li hanno quindi tanto vale spenderli hanno ragione! E poi se fossi in loro di certo mi coccolerei pure io! Chissà quanto costa dormire una notte qui!? Ci saranno sicuramente le suite...non come quando siamo andati a Rimini l'anno scorso che la stanza era un buco!...” mio marito avrebbe continuato a parlare all'infinito, sinonimo del fatto che anche lui si stava agitando parecchio. Io ero felice di vederlo in ansia, almeno sapeva anche lui cosa si provava in quei momenti. Aveva passato mesi a prendermi in giro quando gli raccontavo del viaggio a Bangor quindi finalmente era giunto anche il mio momento per vendicarmi “Ohhhhhhhhhh ma basta! Taci un po'! Sono già agitata abbastanza...smettila di parlare ti prego o rischio l'infarto! Oddio Riccardo ecco Luke!” dissi abbassando il tono di voce tutto d'un tratto. In fondo alla sala, dalla parte opposta al bar, vidi entrare Luke, il pubblicist di Tom sorridendo e salutandoci con la mano. Era vestito in modo informale, jeans e maglietta bianca, infatti erano solo le otto di mattina come diavolo avevo fatto a non pensarci, mi sentivo di nuovo in imbarazzo per la mia scelta di abbigliamento. “Wow Marta, ciao! Ma...ma non sapevo...congratulazioni! Questa si che è una sorpresa!” disse indicando con lo sguardo il mio pancione che non era per nulla invisibile. “E tu dovresti essere il suo compagno...piacere Luke!” disse l'uomo dirigendosi a mano tesa verso Riccardo che ricambiò la stretta di mano con vigore “A dire il vero sarei suo marito! Piacere mio...grazie dell'invito!”. Dopo i convenevoli ritornammo a sederci sul divanetto e iniziammo a parlare del più e del meno. Luke aveva la straordinaria capacità, come Tom del resto, di riuscire a mettere chiunque a proprio agio. Il suo tono di voce era calmo e pacato, in vero stile british e mentre mi spiegava il programma della giornata intervallava le parole a dolci sorrisi e cenni comprensivi del capo. Passarono velocemente almeno una ventina di minuti, mentre ascoltavo l'assistente di Tom parlare, un cameriere venne a portarci i caffè precedentemente ordinati accompagnati da teneri biscotti alle mandorle. Fu proprio in quel momento che lo sguardo mi cadde sulla figura alta, mascolina e snella che apparve alle spalle di Luke. Un tuffo al cuore, respiro affannato e occhi sbarrati. Scattai in piedi come se i morbidi cuscini del divano bianco su cui ero seduta fossero ricoperti di chiodi. “Hey, Marta! Che piacere rivederti! Come stai? Molto bene a quanto pare...eheheheh!” mi disse avvicinandosi abbastanza da riuscire a cingermi le spalle in un abbraccio leggero e dolce mentre i suoi occhi magnetici erano puntati irrimediabilmente sul pancione. Era sempre l'uomo più perfetto che avessi mai visto, occhi espressivi, sorriso limpido e sincero, gambe lunghe e uno charme talmente potente da sapermi incantare, come se fossi sotto l'effetto di una magia mistica! Ero talmente rapita da quella meravigliosa visione che impiegai qualche istante prima di accorgermi che non era solo, la sua mano infatti ne stava stringendo un altra e la sua figura oscurava del tutto una persona minuta alle sue spalle.


Ero esausto, l'aereo aveva ritardato e Clarence il mio accompagnatore mi diede la possibilità di entrare un attimo nel bagno dell'aeroporto per cambiarmi. Avrei raggiunto Amy direttamente in hotel a Milano e non vedevo l'ora di rivederla, ma ero ridotto uno straccio per le poche ore di sonno e per il jet leg. Entrai velocemente nel bagno degl'uomini, due tizi si stavano lavando le mani ma non fecero molto caso alla mia presenza. Dopo aver chiuso la porta alle mie spalle iniziai a spogliarmi velocemente, la maglietta e la felpa che indossavo erano completamente stropicciate e non molto profumate. Avrei voluto fare una doccia, ne sentivo l'estremo bisogno ma la voglia di raggiungere Amy al più presto era troppa quindi decisi di sciacquarmi il viso e il corpo come meglio potevo. Afferrai il borsone grigio che avevo portato con me per estrarne abiti puliti. Camicia bianca, jeans scuri e giacca di pelle nera, se fosse stato per me avrei indossato qualcosa di molto più elegante per risultare perfetto per Amy ma non volevo dare troppo nell'occhio. Poco dopo ero già al fianco del bodyguard che sorridendomi mi accompagnò fino al parcheggio per prendere un taxi. Fortunatamente all'aeroporto il flusso di gente era misero, poche famiglie si spostavano di notte, era anche quello uno dei motivi per cui viaggiavo sempre negli orari più disparati. Dopo meno di mezzora arrivammo al Four Season, durante il tragitto in macchina avevo telefonato a Luke chiedendogli dettagli sui miei programmi di quei giorni. Avevo preso accordi con lui per la serata, mi avrebbe aspettato nel parcheggio dell'hotel per poi accompagnarmi lui stesso nella sua stanza dove Amy mi stava aspettando. Lei era arrivata il giorno prima assieme a Luke per non attirare l'attenzione, nessuno avrebbe dubitato della ragazza che dormiva nella stanza di un pubblicist, nemmeno i paparazzi si sarebbero impegnati tanto per scoprire i nostri piani. Scesi dal taxi velocemente afferrando il borsone e la valigia e con passo svelto raggiunsi Luke che mi stava attendendo fuori dall'enorme palazzo "Ehy amico, come va? Viaggiato bene? Vuoi dare a me le valigie?" mi disse gentilmente. Non vedevo Luke da un paio di mesi, ci sentivamo lo stesso quasi ogni giorno per problemi riguardanti il lavoro o semplicemente per fare due chiacchere e mantenerci aggiornati. Luke mi disse che tutti gli altri miei colleghi che avrebbero partecipato alla premiere sarebbero arrivati la mattina o il pomeriggio successivo. La festa infatti si sarebbe svolta in centro a Milano la sera dopo, avevo quasi 24 ore da passare con Amy, sempre troppo poche ma comunque meglio di nulla. "Bene Luke, grazie! Ci sono stati un po’ di casini ma qui sembra tutto abbastanza tranquillo...non ho incrociato molti fans! Solo un paio di hostess mi hanno riconosciuto ma nulla di grave! Nessuno sa che siamo qui giusto? Dai portami da lei...andiamo!" risposi al mio assistente che assecondandomi mi accompagnò verso gli ascensori per raggiungere la stanza. Ero davvero molto emozionato, non vedevo l'ora di vedere Amy, abbracciarla dopo tutto quel tempo passato lontani. Quando fummo davanti alla porta della stanza bussai senza nessuna esitazione. Svuotai le tasche e diedi tutto, compreso il cellulare, a Luke che stava già raggruppando le borse e tutte le mie cose davanti alla porta della stanza dall'altra parte del corridoio, quando la porta si spalancò. Era li, difronte a me, in tutta la sua incredibile bellezza. Indossava una morbida gonna chiara e un pullover legato al lato del fianco destro color blu elettrico. Non ebbi il tempo di vedere altri dettagli perché con un impeto naturale mi fiondai addosso al suo corpo per assaporare il gusto di quelle labbra carnose che avevo per troppo tempo desiderato. Anche lei era molto ansiosa di vedermi, l'avevo capito da come mi circondò le spalle con le braccia per poi saltarmi in braccio come un tenero koala in cerca di affetto. Forse Luke aveva borbottato qualcosa in quel momento ma ero troppo preso dalla situazione quindi decisi di chiudere la porta alle mie spalle senza dare troppa importanza alle sue parole. Ora esistevamo solo io ed Amy, con il braccio destro la tenevo issata contro il mio petto mentre la mia mano sinistra si perdeva fra i suoi lunghi e morbidi capelli. La tenevo così stretta e la baciavo con talmente tanto fervore da non avere il tempo di respirare, ma il dettaglio non sembrava importare a nessuno dei due. Senza dire una parola, comunicando solo con gli sguardi e le carezze la sollevai di peso e senza fiatare mi avviai verso la camera da letto. La suite era molto lussuosa, sentivo un lieve odore speziato nell'aria e le luci erano chiare e luminose. Le cosce di Amy cingevano i miei fianchi e le sue mani artigliavano la mia giacca di pelle, non aveva ancora smesso di baciarmi finché non si staccò dalle mie labbra e mi guardò facendo una tenera risata complice. A quel punto spalancai la porta della camera da letto e la trovai piena di candele profumate, sulle lenzuola rosse risaltavano petali di rosa bianchi e candidi. "Ehehehe, ma cos'hai fatto?" chiesi ad Amy stringendola con forza. Lei non disse nulla, si limitò ad affondare il viso sul mio collo continuando a ridere e iniziando a baciarmi dolcemente. Aspettavo quel momento da molto tempo, non vedevo l'ora di toccare la sua pelle morbida e profumata, di sentire il suo calore e il suo odore mescolarsi con il mio. La appoggiai delicatamente sulle lenzuola e gettai la giacca su una sedia li vicino. Le nostre mani si muovevano curiose e impazienti, sfilando i vestiti che uno dopo l'altro si ritrovarono ammassati a terra ai bordi del letto. In poco tempo eravamo nudi, ansimanti, eccitati e i nostri corpi danzavano sotto il ritmo passionale dell'amore. Sarei rimasto ore ad assaggiare il sapore della sua pelle, a giocare con i suoi capelli e perdermi nelle iridi luccicanti dei suoi occhi. La sentivo gemere, tremare sotto il mio corpo e più la sentivo godere più il desiderio di perdermi in quell'oblio fatto di baci, morsi e carezze diventava forte. Passammo buona parte della notte in quel modo, due amanti che non si vedevano da molto tempo e che sentivano l'estremo bisogno di comunicare, ma non a parole. Con il corpo, con i muscoli e i soli battiti del cuore, con i sorrisi dolci e complici, con le risate e con i sussurri. Ci addormentammo nudi e sfiniti, quando mi svegliai era l'alba. Il jet leg mi giocava sempre brutti scherzi, tentai di alzarmi senza svegliare Amy che giaceva al mio fianco addormentata, respiro calmo e rilassato. Com'era bella quando dormiva, rimasi un po’ sul bordo del letto ad osservare la curva morbida della sua schiena, i fianchi femminili e le natiche piene. Il viso era leggermente coperto dai capelli arruffati, scostai la ciocca ribelle per vedere meglio il suo volto. Aveva un viso rotondo, lunghe ciglia e marcate sopracciglia, naso sottile costellato da lentiggini e una rosea bocca carnosa. Era perfetta, o per lo meno per me lo era, sarei rimasto all'infinito ad osservarla ma avevo estremo bisogno di una doccia e grazie al fuso orario non sarei ritornato a dormire tanto facilmente. Quando entrai sotto il caldo getto d'acqua, mi rilassai all'istante. I muscoli indolenziti e tesi iniziarono ad ammorbidirsi e il profumo dolce del bagnoschiuma divenne ammaliante e ipnotico. In quei momenti alcuni cantano, altri sonnecchiano, io invece amavo pensare. Quando ero sotto la doccia mi sentivo calmo, in pace e solo, quel tipo di solitudine piacevole che ti porta a riflettere sulle cose importanti. Ultimamente tutti i pensieri che facevo erano destinati a Amy e finalmente avrei potuto passare del tempo con lei grazie anche all'aiuto di Marta, quella simpatica ragazza che avrei rivisto poche ore più tardi.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** La premiere di Thor 3 ***


Capitolo 4 : La premiere di Thor 3

 

Quando apparve davanti ai miei occhi fu come una visione, un piccolo scorcio di paradiso. Perfetto nel suo completo elegante era in piedi di fronte a me e stava sorridendo. Quel suo solito sorriso coinvolgente e sincero stava illuminando tutta la sala, o almeno questo era quello che sembrava a me. Indossava un completo tre pezzi grigio, camicia bianca e cravatta nera. Attorno agli occhi i solchi dovuti all'età erano diventati più visibili, constatai che anche lui stava invecchiando ma quelle rughe e quelle fossette marcate ai lati della bocca riuscivano a conferirgli, per quanto fosse possibile, ancora più fascino. Era radioso, felice e dopo avermi salutato, come suo solito senza preavviso, mi abbracciò dolcemente. Un abbraccio affettuoso, tenero quasi fraterno. Poi fu lei a parlare. La ragazza che fino a poco prima era nascosta dalla figura di Tom, si fece avanti e tendendomi la mano disse “Ciao Marta, piacere di conoscerti! Mi chiamo Amanda...ma puoi chiamarmi Amy se preferisci! Grazie per essere venuta!” . La sua voce era cristallina, affettuosa e cordiale e non potevo credere che fosse proprio lei a ringraziarmi per essere andata a Milano, semmai avrei dovuto ringraziarli io per l'invito. Era vestita con un vestitino nero semplice e indossava calze scure coprenti. Ai piedi aveva delle scarpe alte, non troppo eleganti e i capelli scuri erano raccolti in un acconciatura improvvisava. Presi coraggio, ero li per un motivo ben preciso e avevo l'estremo bisogno di scoprire perché un attore famoso avesse tanto bisogno del mio aiuto. Iniziai col ringraziare a mia volta per poi andare subito al punto “Non potete nemmeno immaginare quanto sono felice di essere qui! Dovrei essere io a ringraziare voi, non il contrario! Ma come mai dopo due anni hai deciso di scrivermi Tom? Non fraintendermi ma non pensavo ti ricordassi di me...ho provato per tanto tempo a mettermi in contatto con te dopo il viaggio a Bangor ma non ci sono mai riuscita. Perché proprio ora?”. Continuammo la conversazione seduti attorno al tavolo di cristallo, mangiando biscotti e bevendo caffè. Tom era seduto di fronte a me, tra Luke e Amanda, lo vedevo gesticolare con la mano destra mentre la sinistra era appoggiata sulla coscia formosa di quella che avevo appena scoperto essere la sua fidanzata. Dovevo ammettere che Tom aveva ottimi gusti, la ragazza che stavo osservando con attenzione era minuta rispetto a Tom ma con le forme al punto giusto. Non era troppo magra come quelle modelle da passerella, aveva fianchi sodi e seno tonico, abbastanza prosperoso. Le sue forme erano armoniche, oserei dire perfette e il suo viso era veramente spettacolare. Era una ragazza splendida, pochissimo trucco, due labbra turgide e carnose erano sovrastate da un nasino piccolo alla francese e due enormi occhi castani sorridevano ascoltando le mie parole. Sembrava essere molto simpatica oltre che bella, una nota di gelosia mi balenò all'istante nella mente, ma poi immediatamente si trasformò in felicità per Tom. Lo vedevo sereno, rilassato, molto probabilmente innamorato ed io stessa sognavo di vederlo così da molto tempo. Anche se non lo conoscevo personalmente, avevo comunque desiderato di vederlo felice con qualcuno, in tutti quegli anni in cui avevo seguito le novità sul suo conto mi ero sempre chiesta come facesse un uomo tanto speciale a non aver ancora trovato una donna altrettanto speciale con cui condividere la propria perfezione. Forse l'aveva finalmente trovata, ed io ero estremamente felice per lui. “Praticamente Marta ti ho contattato per chiederti un enorme favore! Io ed Amy non riusciamo a vederci molto spesso, stiamo tenendo la nostra storia lontano dai riflettori...ma ho bisogno di passare un po' di tempo con lei, lontano da tutto e da tutti...così Luke ha pensato alla tua città! E' piccola non è vero? E con il tuo aiuto forse riusciremo a fare una vacanza tranquilla senza dare troppo nell'occhio...che ne dici è possibile?” mi disse Tom guardandomi con uno sguardo di supplica. Accettai immediatamente la proposta, non avevo problemi ad organizzare una settimana romantica per Tom ed Amy. Magari avrei passato io stessa del tempo con loro e la cosa mi esaltava parecchio. Era un onore per me sapere che Tom e Luke contavano su di me per una “missione” così tanto top secret. Dopo avere ascoltato la mia risposta Tom sembrava davvero molto felice ed iniziò a parlare di come avremmo fatto per rendere tutto possibile “Allora Marta, io pensavo che oggi potrei farvi avere dei pass per la premiere di sta sera, tipo quello di Luke per intenderci. Lui mi accompagnerà sul red carpet e starà sotto al palco durante tutta la conferenza. Voi però ci raggiungerete più tardi con un taxi così nessuno si accorgerà del vostro arrivo. Potete benissimo passare dal retro dell'edificio, i pass che vi darò vi permetteranno di entrare nel dietro le quinte come giornalisti o fotografi, vi va? Dovrete recitare un po' la parte...mi dispiace non poter fare di meglio e farvi perdere la premiere ma penso sia l'unica soluzione possibile. Sarebbe troppo rischioso per Amy venire con me...e poi lei odia essere paparazzata non è vero piccola!?” disse Tom con tono morbido e dolce cingendo le spalle della ragazza. Erano così teneri insieme, sembravano due ragazzini alla prima cotta, si capiva perfettamente dal modo con cui si guardavano, se fossero stati assieme in pubblico nessuno avrebbe avuto dubbi sui loro sentimenti. Poi fu Luke a continuare il discorso con un tono molto più professionale e serio “Noi possiamo permettervi di entrare dietro le quinte ma dovrete promettere di non farvi notare, cercate di non parlare con nessuno fino la fine della premiere. Le occasioni per incontrare, se volete, gli altri attori del cast ci saranno non vi preoccupate. Ma dovrete aspettare la sera tardi. Gli organizzatori dell'evento hanno comunicato che ci sarà una cena privata per il cast e gli accompagnatori subito dopo la premiere, appena fuori Milano. Durante la cena non ci saranno fotografi ne giornalisti quindi potremmo stare tutti insieme...credete sia possibile? Riuscirete a comportarvi bene? Possiamo fidarci di voi?” disse l'assistente riferendosi a me e Riccardo. “Certo Luke non ci sono problemi, ho afferrato non ti preoccupare. Solo che dobbiamo trovare un posto dove dormire stanotte perché mi sembra di capire che faremo tardi. Giusto?” risposi. Tom sorrise e tranquillamente ci disse “Beh pensavo, se per voi va bene...potreste dormire qui! Ovviamente sareste miei ospiti, non vi preoccupate per le spese! A quelle ci penso io...voi siete venuti fin qui apposta per me! E' il minimo che posso fare...” l'ennesimo tuffo al cuore. La gentilezza e la cordialità di quell'uomo non avevano confini. “Per te Riccardo va bene? Potreste andare a prendere le vostre cose già ora e portarle in camera...Tanto bisogna aspettare fino a stasera quindi intanto potete rilassarvi!” continuò Tom riferendosi a mio marito. Riccardo, che era stato zitto fino a quel momento, pensò bene di uscirne con la battuta più infelice che potesse scegliere “Ah beh ragazzi...io faccio tutto quello che volete se mi promettete che a cena potrò conoscere Kat Dennings! Ahaahaha...”. Tom si irrigidì all'istante e io in modo automatico, senza neanche accorgermene, avevo colpito Riccardo alle costole con il gomito così forte da fargli mancare il fiato. Ovviamente quello scemo di mio marito non sapeva che Tom e Kat, l'attrice che interpreta Darcy nei film di Thor, avevano avuto una storia in passato. Tom si schiarì la voce imbarazzato e cambiò volontariamente discorso, era un uomo molto riservato e sapevo perfettamente che quella frase di Riccardo l'aveva messo terribilmente a disagio. “Bene dai allora è deciso! Per ora vi lascio con Luke, devo tornare in camera a sbrigare faccende di lavoro. Avrò almeno un migliaio di foto di Loki da autografare per stasera. Io partirò verso le sette, la premiere inizia alle nove. Luke farà in modo di farvi trovare un taxi pronto per le nove e trenta qui fuori, va bene? Cercate di riposare oggi pomeriggio perché sarà una serata molto molto lunga! Poi domani decidiamo come fare per spostarci a Mantova...dico bene? Si chiama Mantova la vostra città giusto?” disse Tom mentre si alzava dal divanetto facendo perno sulle sue lunghe gambe. “Certo Tom, non ci sono problemi! Grazie mille per tutto, come sempre sei di una gentilezza spiazzante. Non vedo l'ora di conoscervi meglio, soprattutto Amanda! Ma penso ce ne sarà l'occasione no? A presto allora...” risposi a Tom alzandomi a mia volta per salutarli. Quando lo vidi allontanare, mano nella mano con la sua ragazza, tirai un sospiro di sollievo. La situazione aveva preso una piega migliore di quanto mi aspettassi. Avrei potuto passare del tempo in una suite super lussuosa, avrei conosciuto attori famosi del calibro di Chris Hemsworth e avrei potuto passare del tempo assieme a Tom. Cosa potevo chiedere di meglio?

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Incontri ravvicinati ***


Capitolo 5 : Incontri ravvicinati

 

Dopo aver parlato con Marta e Riccardo ci avviammo verso la stanza. Dovevo sbrigare un sacco di faccende lavorative prima di andare alla premiere. “Beh sono simpatici non è vero? Non sapevo che Marta fosse incinta, è stata proprio una sorpresa! Considerando la grandezza della pancia non dovrebbe mancarle molto! Che bella coppia che sono...magari un po' strani ma stanno bene assieme no?” chiesi ad Amy continuando a stringerle la mano. Lei mi guardò e mi sorrise dolcemente “Si certo tesoro, è vero sono carinissimi! Quanti anni avrà lei? Quattro o cinque in meno di me? Potrei averlo anche io un bambino sarebbe ora...no?” disse ammiccando. Quando fummo dentro l'ascensore le porte si chiusero alle mie spalle, afferrai Amy per i fianchi e la schiacciai contro il mio petto. “Mi piacerebbe molto piccola, vedrai che accadrà, ne sono certo. Prima o poi succederà anche a noi solo che questo non è il momento giusto. E poi vuoi avere un bambino prima ancora di sposarmi? Lo sai che io non voglio bruciare le tappe! Ehehehee...” le risposi baciandola con trasporto. Quando ci staccammo, Amy aveva assunto un espressione giocosa ed incuriosita “Ah si...e questa sarebbe una proposta? Dovrai impegnarti un po' di più mio caro se vuoi che ti risponda di si!” disse in tono scherzoso e riprese a baciarmi. Il rumore dell'ascensore che era arrivato al nostro piano ci fece tornare alla realtà. Una volta entrati in camera decisi di mettermi comodo e iniziare ad autografare le foto che avrebbero venduto la sera stessa durante la premiere mentre lei decise di andare a fare una doccia. Sfilai la giacca e il panciotto del completo, buttai le scarpe vicino al mobile in ingresso. Allentai un po' il nodo della cravatta e, dopo essermi seduto al tavolo davanti alla tv accesa, iniziai a firmare le fotografie. Tutte le volte che tornavo in Italia mi divertivo un sacco ad ascoltare la tv locale, ogni tanto afferravo qualche parola e mi esaltavo cercando di capire i dialoghi in lingua originale. Trovavo la lingua italiana estremamente musicale, avrei dovuto fare un corso per imparare a parlarlo perché mi piaceva parecchio, ma non ce n'era mai stata l'occasione. Sapevo pronunciare solo poche parole ma ricevevo sempre i complimenti dagli italiani per la mia perfetta dizione. Sono sempre stato portato per le lingue, l'idea di poter comunicare con persone di cultura diversa dalla mia mi entusiasmava molto. Avevo quasi finito di fare gli autografi quando Amy arrivò alle mie spalle con indosso solo l'accappatoio bianco e i capelli ancora umidi. “A che punto sei?” sussurrò sulla mia nuca mentre la sua mano si insinuava sotto la camicia andando ad appoggiarsi sul mio petto nudo. “Sai che non devi fare queste cose quando sono concentrato...per me è un attimo concentrarmi su altro!” le dissi sghignazzando. Lei era ancora in piedi alle mie spalle, la sua bocca era terribilmente vicino al mio collo, potevo sentire l'odore dolce del bagnoschiuma ancora tra i suoi capelli. Mi abbracciò appoggiandosi con il petto contro le mie spalle, il suo corpo emanava calore dovuto alla doccia e potevo sentire solo il rumore dei suoi baci sul mio collo e sulle mie spalle dove la camicia era stata spostata lasciando accesso alla pelle. Con uno scatto afferrai il suo polso, quello appoggiato al mio petto e la tirai verso di me obbligandola a sedere sulle mie gambe. Iniziai a baciarla, una mano sulla sua schiena per attirarla più vicino e l'altra impigliata fra i suoi lunghi capelli ancora bagnati. La situazione ci sfuggì di mano molto velocemente, le sue dita iniziarono a sbottonare velocemente la mia camicia che venne sfilata e gettata a terra. Amy si staccò dalle mie labbra per iniziare a baciare il mio collo per poi scendere fino al petto, il fiato sempre più corto e ansimante. Slegai l'accappatoio lasciandola presto nuda, solo il tessuto leggero dei miei pantaloni mi impedivano di sentire la sua pelle calda sulla mia. Mi alzai di colpo sostenendola per poi appoggiarla sul tavolo, le fotografie autografate volarono da tutte le parti, molte finirono sul pavimento. E fu proprio su quel tavolo che i nostri corpi si unirono e diventarono una cosa sola. Amy si aggrappava ai miei capelli, alle mie spalle come se mi volesse sempre più vicino. Il suo viso appoggiato sulla mia clavicola, sentivo il suo respiro caldo e irregolare farmi il solletico. I nostri corpi si muovevano con un ritmo incessante e coordinato fino a quando entrambi arrivammo al culmine del piacere, sfiniti. Arrivò molto presto l'ora del pranzo, avevamo chiamato il servizio in camera per risparmiare tempo e fatica. Dopo aver mangiato assieme, scherzando e parlando degli impegni futuri decisi di andare a letto a riposare un po' prima di iniziare a prepararmi per la serata. Verso le quattro del pomeriggio Luke ci raggiunse in camera portando con se il completo perfettamente stirato che avrei dovuto indossare durante la premiere. Era uno smoking nero tre pezzi, camicia bianca e una cravatta verde bottiglia. Quando arrivò il momento di partire salutai Amy con un bacio e mi avviai verso la limousine privata parcheggiata fuori dall'hotel. Luke al mio fianco mi disse di aver ricevuto una telefonata dagli organizzatori e che aveva già la lista completa dei nomi delle persone che mi avrebbero successivamente intervistato. Quando scesi dalla macchina sul lato sinistro del duomo di Milano rimasi sbalordito nel constatare la quantità di gente che c'era ad aspettare l'arrivo degli attori. Le persone erano perfino affacciate alle finestre degli edifici che circondavano la piazza. La polizia era in ogni angolo per sedare gli animi dei fans troppo accaniti. Rimasi abbagliato dalla quantità spropositata di flash che mi investirono lasciandomi quasi cieco. Luke era molto professionale in quelle occasioni, aveva sempre con se i pennarelli indelebili per gli autografi e sapeva perfettamente con chi parlare perché le cose fossero organizzate al meglio. Sul red carpet non avevo ancora intravisto nessuno dei miei colleghi, forse ero il primo e questa per me non era una bella notizia perché significava dover stare più tempo ad aspettare e quindi più domande, più autografi e foto con i fans. Mi guardai attorno sorridendo a tutte le persone che urlavano il mio nome, chiesi a Luke come dovevo comportarmi e lui acconsentì a farmi avvicinare alle transenne per accontentare un po' di fans. La mia attenzione fu subito catturata da un gruppo di ragazze, saranno state una ventina. Risaltavano nella folla perché indossavano tutte la stessa maglietta verde acido con una stampa sul davanti. Quando arrivai abbastanza vicino per vedere i dettagli della t-shirt scoppiai in una fragorosa risata. Sul fronte di tutte le magliette c'era la scritta “TOM HIDDLESTON – Pudding man!” che sovrastava una simpatica caricatura che mi raffigurava seduto su un trono di dolcetti. Non potevo trattenermi, dovevo dire qualcosa a quelle ragazze tanto simpatiche “Ehy signorine, devo ammettere che le vostre magliette sono veramente formidabili! Troppo ehm...dolci!” subito dopo un coro di “Grazie!” “Tu sei formidabile!” “Tom sei il migliore!” si levò dal gruppo accompagnato da una serie di risatine isteriche. Stavo parlando con una ragazza del gruppo, viso amabile e tondo, occhi nocciola e capelli corti e corvini quando esplose un urlo generale che stava ad indicare che era arrivato qualcuno dei miei colleghi. Mi girai di scatto e vidi scendere Chris dalla berlina nera poco lontano da me, sorridente e spavaldo come al solito. Non lo vedevo da molto tempo, i nostri impegni di lavoro ci tenevano sempre lontani ma nonostante questo ci sentivamo comunque con skype o tramite cellulare. Salutai le fans e dopo aver chiesto scusa mi allontanai dalle transenne per andar in contro al mio "fratello cinematografico". “Ohhhhh ciao! Come va amico?!” disse appena mi vide Chris con quel suo inconfondibile accento australiano e il tono profondo e gutturale. Lo abbracciai con trasporto, ero davvero molto felice di rivederlo, non vedevo l'ora che finisse la serata così da potermi rilassare con Chris e gli altri a cena. Avrei presentato Amy a tutti, non vedevo l'ora, tutti loro erano un po' come la mia seconda famiglia. Avevo passato lunghi periodi con i colleghi attori e gli amici registi, talmente tanto tempo che alcuni di loro li consideravo quasi come dei famigliari. Dopo aver atteso quasi un ora in un edificio vicino al palco iniziò la manifestazione, fu tutto molto confuso, salimmo tutti sul palco poi di nuovo giù per le foto di gruppo e singole. Dopo la presentazione del film c'erano le interviste sul lato destro del palco, risposi a così tante domande simili tra loro che pensavo di essere in continuazione colpito da déjà vu. Verso mezzanotte era tutto finito, non sentivo più le gambe e le poche ore di sonno causate dal jet leg iniziavano a farsi sentire. Luke a metà serata mi disse che Amy, Marta e Riccardo erano arrivati dentro l'edificio senza destare sospetti e quindi dopo le ultime foto potevo raggiungerli per andare insieme a cena. Le macchine con i vetri oscurati erano già parcheggiate di fronte all'edificio, la gente stava iniziando a lasciare la piazza e il clima era decisamente più rilassato. Quando entrai dietro le quinte accompagnato da Luke e un bodyguard iniziai a cercare in giro Amy ma non la vedevo da nessuna parte finché non arrivò alle mie orecchie il suono della sua risata. La trovai infatti al tavolo del buffet e la vidi ridere di gusto in compagnia di un uomo biondo e molto alto. Marta e Riccardo sedevano ai lati di Amy e sembravano anche loro molto divertiti dalle battute dell'uomo che riuscivo a vedere solo di spalle. Quella figura mi era molto famigliare, per non dire "fraterna" mi avvicinai di più per capire cosa stesse dicendo “Chris! Ti conviene lasciare in pace la mia ragazza oppure sarò costretto a raccontare tutto ad Elsa! E lo sai quanto si arrabbia quando fai il furbo!”. Lui si girò di scatto ridendo, come se sapesse già del mio arrivo, senza stupore nel sentirmi pronunciare quelle parole. Mi rispose immediatamente con stono stizzito “Cavolo Tom però tu non mi avevi detto che era così carina!”. Inutile dire che, dopo un istante di irreale silenzio, scoppiammo tutti a ridere come pazzi.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** A cena con Loki e Thor ***


Capitolo 6 : A cena con Loki e Thor

 

Quando il taxi si fermò davanti all'edificio la premiere era già iniziata da tempo e l'attenzione della folla era completamente catturata dagli attori sul palco. Prima di entrare mi voltai nella direzione in cui stavano guardando tutti e mi accorsi che sull'enorme maxi schermo c'era il primo piano di Tom, sorridente come al solito, gli occhi luminosi e cristallini. Quanto era bello, ogni volta che lo vedevo mi saliva la pressione, nel suo smoking scuro riusciva ad avere una classe ed eleganza fuori dal comune. Non potevamo soffermarci troppo a guardare quindi entrammo subito senza che nessuno notasse la nostra presenza. I pass che ci aveva dato Luke erano neri, avevano solo la scritta dorata THOR3 sul fronte e un codice a barre sul retro, il bodyguard all'interno dopo averli visti al nostro collo ci domandò il motivo per cui eravamo li. Amy rimase spiazzata perché non capiva l'italiano ma ci pensai io a rispondere tranquillamente dicendo che eravamo ospiti del regista. Luke ci aveva addestrati a dovere e la mia bugia si dimostrò efficace permettendoci di entrare dietro le quinte della manifestazione senza problemi. Mi sentivo molto rilassata, avevo passato buona parte del pomeriggio nella enorme vasca a idromassaggio della nostra camera d'albergo. Quella suite era fantastica, aveva morbidi divanetti blu notte all'ingresso, una piccola cucina moderna e un tavolo di vetro al centro della stanza. La tv e il soggiorno erano sulla destra e comunicavano direttamente con la stanza da letto che aveva un enorme cabina armadio e il bagno in camera. Per me e Riccardo era come essere in una favola, non eravamo abituati a tanto lusso, molto probabilmente il costo di una notte in quella suite sarebbe stato l'equivalente di quello che avremmo speso per un intera vacanza. Mangiammo in camera, proprio come facevano nei film. Quel pomeriggio passato all'hotel mi sembrò un sogno, mi sentivo trattata come una regina e pensare che Tom viveva tutti i giorni in quel modo mi mise un po' di tristezza. Perché è bello finché rimane una novità ma quando diventa routine potrebbe essere un po' pesante da reggere, tutto troppo finto, troppo perfetto. Trovai lo stesso tipo di sfarzo anche nell'edificio adibito a dietro le quinte. A terra era stata stesa della moquette rossa, molto probabilmente per richiamare l'effetto tappeto rosso ma anche per impedire che gli ospiti, soprattutto le donne con i tacchi vertiginosi, potessero scivolare dato che il pavimento era completamente di marmo. Io, Amy e Riccardo indossavamo vestiti abbastanza informali, anche perché non avevo pensato di portare a Milano qualcosa di elegante per la serata visto che non mi immaginavo minimamente che sarei finita in quella situazione. Nonostante i vestiti poco appariscenti Amy spiccava, la si notava anche da lontano. Era raggiante nel suo maglioncino nero semplicissimo, jeans scuri e i capelli sciolti a circondarle il viso appena leggermente truccato. Era una ragazza molto semplice e simpatica, mi incuriosiva perchè in passato quando mi capitava di fantasticare su come potesse essere la donna perfetta per Tom non avevo mai figurato nella mia mente una persona tanto comune. Lei era bella si, e molto ma comunque riusciva con spiccata naturalezza a sembrare una persona normale tra tante. Trovammo la sala centrale praticamente deserta, la premiere era iniziata ormai da un ora e tutti gli attori, compresi gli assistenti e i giornalisti erano sotto o sopra il palco. Nella stanza c'erano solo tecnici e gente dello staff che andavano avanti e indietro intenti nel proprio lavoro come api operaie in un alveare. Ci sedemmo su un divanetto non molto distante dal tavolo del buffet, ricoperto da un sacco di cibo e champagne. Iniziai a parlare con Amy, ero molto curiosa di conoscerla e di sapere cosa avesse di così tanto speciale per conquistare il cuore di Tom. Mi raccontò un po' della sua vita a Londra, del libro che stava scrivendo e di come lei e Tom si erano conosciuti un anno prima. Mi disse che lei all'inizio non riusciva a stare con lui per colpa del suo lavoro, lei era abituata a storie “normali” quindi vivere una storia nascondendosi al mondo intero l'aveva sempre messa molto in soggezione. Mi disse però che dopo qualche mese Tom era diventato insistente, tornava a Londra anche solo per vederla per poche ore, tentò di conquistarla in tutti i modi finché lei non cedette alle sue lusinghe. Mentre mi raccontava della loro storia mi sentivo completamente catturata ed emozionata, venire a conoscenza di quel lato tanto personale e semplice di Tom mi stupì. In poco tempo avevo scoperto un sacco di lati della vita di Tom che non avrei mai immaginato, il rapporto con la madre Diana, il suo essere protettivo con la sorella Emma, tutti questi dettagli lo rendevano ancora più affascinante ai miei occhi. Parlammo per molto tempo, Amy era solare e genuina, era uno spasso passare del tempo con lei, anche Riccardo sembrava divertito anche se era più concentrato sulle tartine e le pizzette del buffet che sui racconti della vita privata di Tom. Poco dopo sentimmo un leggero brusio di voci fuori dalla porta della sala, le persone presenti sembravano in agitazione, in attesa. Molto probabilmente la premiere era finita, gli attori stavano tornando e insieme a loro era tornata anche la mia ansia. Constatai con piacere che in quella sala potevano entrare solo persone autorizzate e che l'ingresso alla festa prima della cena era privato, non c'erano giornalisti ne fotografi “Ecco perché Luke ci ha detto di fingere di essere amici del regista! Se avessimo detto di essere giornalisti ci avrebbero sgamato subito!” pensai. Il primo attore famoso che vidi entrare fu proprio Chris nel suo impeccabile completo grigio chiaro. Era enorme, alto, muscoloso e ben piazzato, mi incuteva un certo timore. Io, Riccardo ed Amy avevamo promesso a Luke di non parlare con nessuno quindi cercammo di continuare a parlare normalmente senza far capire che c'eravamo accorti della sua presenza. Amy sembrava leggermente agitata, anche lei non era abituata a stare in quelle situazioni e sicuramente era un po' in ansia perché Tom l'avrebbe presentata ai suoi colleghi e amici. Ad un certo punto vidi Riccardo sgranare gli occhi e spalancare la bocca “Cazzo cazzo cazzo...guarda l'ingresso! O santo cielo...” mi disse mugugnando. Era appena entrata Kat avvolta in uno splendido abito turchese, dovevo ammettere che vestita elegante faceva veramente un ottima figura. Io però preferivo assolutamente la classe e la dolcezza di Natalie che era entrata subito dopo di lei. La donna bionda indossava un vestito lungo color panna ed aveva al collo una splendida collana di diamanti che brillavano in modo spropositato. In pochi minuti la stanza si riempì di persone, di suoni, di profumi di tutti i generi “Ehy ragazzi come va? Tutto bene? Missione compiuta quindi?” disse Luke che era appena arrivato vicino a noi. Di Tom nessuna traccia, ma il suo assistente ci rassicurò dicendoci che sarebbe arrivato a momenti per poi sparire di nuovo tra la folla. Quando rividi Luke nella sala stava parlando con Chris molto amichevolmente e d'un tratto lo vidi indicare proprio nella nostra direzione, l'omone biondo sorrise e con passo spedito ci raggiunse esordendo “Allora sei tu Amanda! Cavolo era ora! Pensavo fossi una racchia perché Tom continuava a tenerti nascosta...ma cavolo se devo ricredermi!”


“Ehy amico non scherzare! Vuoi forse rovinarmi? Se Elsa lo viene a sapere come minimo mi vorrà accompagnare dappertutto e tu sai cosa significa vero?” mi rispose Chris allargando le braccia preparandosi ad accogliere il mio abbraccio. “Certo che so cosa significa, vuole dire che dovrai attivare la modalità “padre dell'anno” perché Elsa non si muove mai senza i bambini! Ma India, Tristan e Sasha mi ringrazieranno ne sono certo!” dissi sghignazzando. Marta e Riccardo erano seduti alla mia sinistra, sorridevano sembravano felici, forse leggermente imbarazzati ma potevo capirli. Luke mi aveva assicurato che non c’erano fotografi nella sala e che gli unici cellulari presenti erano quelli dei miei colleghi, pensai di potermi fidare di loro quindi mi avvicinai ad Amy e la baciai. Un bacio semplice, casto utile solo per sottolineare che ero li per lei, con lei e non avevo paura di farmi notare dagli altri. “Tom! Non mi avevi promesso una cosa? Te lo ricordi vero?” esordì spavaldo Riccardo. Sapevo perfettamente a cosa si riferiva e di certo non volevo essere proprio io a portarlo a conoscere Kat. Eravamo rimasti in buoni rapporti ma per me era un po’ troppo imbarazzante andare a parlarle come se niente fosse, finché avevamo le telecamere puntate mi sforzavo di comportarmi normalmente ma in privato mi sentivo sempre un po’ a disagio. “Oh…certo! Si si Riccardo ho capito…perché non vai con Luke, aspetta te lo chiamo…sempre se Marta ti da il permesso!” risposi al ragazzo ammiccando. Marta scoppiò a ridere lasciando intendere che per lei non c’erano problemi nel lasciare libertà al marito, e guardò Riccardo allontanarsi con Luke alla ricerca di Kat. Era ancora seduta, le mani congiunte sul pancione e una sguardo felice ed emozionato. Presi un bicchiere di champagne e lo allungai ad Amy per poi prenderne un altro di succo di frutta per Marta. Chris si sedette al suo fianco e io andai a sedermi vicino alla mia fidanzata. Inizia a spiegare al mio collega e amico chi fossero le due persone che avevo portato con me, gli raccontai che Marta era la stessa persona che due anni prima mi aveva recuperato la valigia a Bangor. Parlammo per molto tempo prima che arrivasse l’ora di andare a cena. Luke e Riccardo erano ancora dispersi quindi noi quattro decidemmo di prendere la stessa auto per andare verso il ristorante. Chris aveva le gambe troppo lunghe e le spalle troppo larghe per sedere dietro quindi salì davanti a fianco dell’autista privato mentre io andai a sedermi sui sedili posteriori con Marta ed Amy. La macchina era spaziosa ma tra l’ingombro dovuto alle mie gambe e il pancione di Marta mi sentivo un po’ schiacciato tra le due ragazze. Amy era molto rilassata, aveva allungato il braccio sulla mia coscia per arrivare ad afferrarmi la mano mentre Marta era visibilmente imbarazzata, era rossa come un pomodoro. “Le passerà mai l’ansia e l’imbarazzo?” pensai ma non dissi nulla per non peggiorare la situazione. Quando arrivammo al ristorante il parcheggio era deserto e l’ingresso bloccato, molto probabilmente avevano riservato tutto il ristorante per noi. Molti dei miei colleghi erano tornati agli hotel, alcuni erano andati direttamente all’aeroporto per prendere il primo volo verso la loro prossima meta. Io stesso, in passato, avevo viaggiato come un matto fermandomi in un posto anche solo per 12 ore ma fortunatamente avrei avuto l’occasione di rilassarmi per un po’ in Italia. Chris ci raccontò dei gemelli, di come stavano crescendo. Esibiva le foto dei bimbi che aveva sul cellulare come se fossero dei trofei, dei premi rari. Era bello poter passare del tempo con lui, tra tutte le persone che avevano lavorato alla trilogia di Thor lui era quello con cui avevo legato di più. Eravamo totalmente opposti, come carattere, come provenienza ma nonostante quello ci legava una profonda e sincera amicizia. Riccardo e Luke ci aspettavano già all’interno del ristorante, seduti al tavolo. “Quei due sembrano andare molto d’accordo!” disse Marta quando li vide ridere dall’altro capo del tavolo. Effettivamente era vero, i due uomini sembravano a loro agio assieme, forse stavano parlando di videogiochi, dio solo sa quanto Luke avesse bisogno di trovare qualcuno che gli desse corda quando parlava di console e giochi per pc. Lui aveva come una fissazione ma io non ne sapevo assolutamente nulla in merito quindi non si divertiva mai a parlare con me di quegli argomenti. La serata trascorse nel migliore dei modi, erano ormai le tre di notte quando finimmo la cena. Si facevano sempre orari assurdi in quelle occasioni e io iniziavo veramente a sentirmi stanco e assonnato. Era stata una lunga giornata e considerando le condizioni di Marta e la faccia che aveva in quel momento, pensavo che anche lei doveva essere assolutamente esausta quanto me. Arrivammo all’hotel in macchine separate e dopo esserci salutati e dati la buonanotte ci avviammo tutti verso le suite. Ci saremmo rivisti, con Marta e Riccardo, il giorno dopo a pranzo per decidere come fare per il trasferimento a Mantova. Quando entrai nella suite la stanchezza, quella vera mi colpì come una cannonata. Non sentivo più le gambe e avevo ancora nelle orecchie i rumori della festa. Amy si accorse immediatamente del mio stato d’animo quindi mi aiutò a spogliarmi, in modo molto tenero per nulla malizioso. Rimasi con solo i boxer addosso e decisi di stendermi sul letto, sentivo fitte attraversarmi tutto il corpo e un pesante cerchio alla testa. “Amore aspettami qui, non ti addormentare! Arrivo subito…” mi disse Amy dopo avermi dato un leggero bacio sulla fronte. Ero stanchissimo ma non volevo deluderla, dovevo resistere mentre la sentivo fare del rumore con delle tazze in cucina. Avevo capito perfettamente cosa stava facendo e ne ebbi la conferma quando la vidi rientrare in camera con un vassoio in mano, due tazze di tè fumanti nel centro. “Non c’è nulla che un buon tè non possa curare, vero? Chissà chi te l’ha insegnato!” le dissi sorridendo con gli occhi appena socchiusi nella penombra della stanza. Bevemmo il liquido caldo dalle tazze in silenzio, assaporandone ogni singola goccia. Appoggiai la mia tazza sul comodino e osservai Amy che aveva appena iniziato a ridere “Certo che fa proprio schifo questo tè italiano! E sulla confezione hanno pure il coraggio di chiamarlo Earl Grey!”. Aveva proprio ragione ma non avevo detto nulla per non offenderla. Anche Amy si spogliò e si infilò sotto le coperte, pelle contro pelle. I nostri respiri si sincronizzarono velocemente, il suo viso era appoggiato al mio petto. Stavo per addormentarmi quando con un timido sussurro “Ti Amo Tom” mi disse, senza pensarci le risposi immediatamente “Anche io ti amo piccola, sogni d’oro!”.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Partenza per Mantova ***


Capitolo 7 – Partenza per Mantova

 

Nell'istante esatto in cui appoggiai la testa sul cuscino mi addormentai di sasso. Riccardo era andato in bagno per secondo e lo vidi entrare subito dopo di me ma non lo vidi mai uscire. Ero talmente stanca di non aver avuto il tempo di ripensare alla meravigliosa serata trascorsa in compagnia di Tom e di tutta la sua allegra combriccola. Quando mi svegliai la mattina successiva ebbi un mezzo infarto nel rendermi conto che la sveglia sul comodino segnava mezzogiorno. Avevo due ore per prepararmi, non era un grosso problema tanto non ci avevo mai impiegato molto tempo, era davvero un peccato dover lasciare quel meraviglioso hotel ma ormai era giunta l'ora di tornare a casa. Mentre mi truccavo di fronte al grande specchio del bagno iniziai a pensare alla serata precedente, iniziavo a prenderci gusto, l'ansia delle prime volte mi aveva abbandonato, ero riuscita a conversare un po' con tutti senza andare nel panico. Ero fiera di me! La cosa più emozionante era stata sentire Tom che mi presentava agli altri “Questa è la mia amica Marta...è italiana!” diceva a tutti e io mi esaltavo un casino. Mi considerava davvero una sua amica? Per me era un enorme traguardo, fino a poco tempo prima ero solo una delle tante fans sparse per il mondo che aveva avuto l'occasione di conoscerlo una volta ma di certo non pensavo abbastanza importante per lui da essere considerata addirittura un amica. Chris era stato fantastico, all'inizio era un po' distante, forse anche lui non sapeva bene come comportarsi con me ed Amy ma subito dopo l'arrivo di Tom si sciolse diventando molto simpatico e genuino. Era stato bellissimo parlare con lui dei suoi bambini, della sua famiglia e quei discorsi servirono solo a confermare la mia teoria che fosse un padre fantastico. “Marta sei pronta? Ho una fame da lupi! Ieri sera mi sono divertito un casino ma per via di cibo non siamo stati molto fortunati! Ci credo che gli attori sono tutti magri anoressici...non mangiano!” disse Riccardo a voce alta per farsi sentire visto che era sul divano davanti alla tv. “Puoi andare a caricare la valigia in macchina intanto invece di stare li a lamentarti!” risposi stizzita a Riccardo che sbuffò ma si alzò per fare ciò che gli avevo detto. Avevo un po' di tempo prima di dover scendere per il pranzo quindi decisi di chiamare la mia migliore amica Francesca. Tom e Amy avevano deciso di venire a Mantova per rilassarsi una settimana ma avevano sicuramente bisogno di un posto dove dormire e soprattutto avevano la necessità di non farsi scoprire. Per quel motivo pensai subito di chiedere aiuto alla mia amica. Francesca infatti era l'unica vera persona di cui mi fidavo, io avevo sempre avuto solo amici maschi, non mi ero mai legata troppo a persone del mio stesso sesso ma lei era tutto diverso. Ci conoscevamo dai tempi delle superiori e per me era come una sorella, sapevo che avrebbe potuto aiutarmi con Tom quindi decisi di chiamarla. “Ciao Cesca come va? Ascolta io devo chiederti un enorme favore...porta pazienza ma sto sclerando! Io sono a Milano ed è successa una cosa incredibile...” le dissi agitata. Dall'altro capo del telefono Francesca aveva già iniziato a ridere “Ah,ah,ah ma non avevi detto che non ci saresti andata? Ora della fine ce l'hai fatta a convincere Riccardo a portarti dal tuo fidanzato immaginario? AHAHAHA, cos'è successo l'hai visto? Si è ricordato di te!?”. Sapevo di poter parlare apertamente con lei anche perchè avevo bisogno del suo aiuto “NOOOO peggio! Sono andata con lui, il suo assistente e la sua ragazza alla premiere e sono uscita a cena con tutto il cast! MA..ma aspetta la cosa più traumatizzante arriva ora! Sei pronta?...Vogliono venire a Mantova in vacanza! Ho bisogno delle chiavi della casa dei tuoi nonni sul lago...ti prego ti prego!” le dissi supplicandola. Lei aspettò qualche istante prima di rispondere, come per timore di usare le parole sbagliate o semplicemente non si aspettava quel tipo di notizia “Ma chi vuole venire a Mantova???...e poi frena! Mi hai detto che sei uscita col cast? Proprio tutti? Non dirmi che hai conosciuto quel figone di Thor!!! Ti prego dimmi di no o appena torni a casa ti strozzo!”. Tentai di risponderle senza farla arrabbiare più del dovuto “Ehm...ehm direi di si! Te l'ho detto...abbiamo cenato assieme. Chris era seduto di fianco a me, è veramente molto simpatico ma torniamo a noi! Lo sai che mi devi un sacco di favori ora sono io che ho bisogno di te! Dimmi che per questa settimana la casa sul lago è libera? Ho bisogno che tu la sistemi per bene entro diciamo...stasera e che mi dai il permesso di farci stare Tom e la sua ragazza. Vogliono fare le cose di nascosto quindi mi devi promettere che manterrai il segreto! Non dire nulla a nessuno e magari chi lo sa posso pure chiedere a Tom di farti parlare al telefono con Chris...penso sia una cosa fattibile!”. Un urlo sovraumano mi perforò il timpano facendomi imprecare sonoramente, la risposta di Francesca era quindi affermativa “Consideralo già fatto! Esco dal lavoro ora e vado direttamente la, sistemo tutto e poi ti faccio sapere...non ci credo che l'hai conosciuto! Ti odio cazzo!”. Ero riuscita a convincerla quindi ora mi bastava convincere anche Tom ed Amy, mi sembrava un idea geniale quindi pensavo che avrebbero apprezzato molto. Quando Riccardo tornò in camera era già ora di scendere per il pranzo, mi piangeva il cuore perché dovevo lasciare quella meravigliosa suite ma avevo cose ben più importanti da fare e soprattutto da organizzare. Nessuno dei miei amici e famigliari aveva la minima idea che sarei ritornata a Mantova con un attore famoso come ospite. Quando arrivammo alla sala da pranzo dell'hotel Tom ed Amy non c'erano ma intravedevo Luke seduto al tavolo a noi riservato. Iniziammo a parlare del più e del meno aspettando l'arrivo degli altri due commensali che mancavano all'appello. Ci disse che lui sarebbe tornato a Londra perché il giorno successivo doveva accompagnare Emma Watson alla prima del suo ultimo film. In quelle occasioni rimanevo sempre un po' sconcertata nel realizzare che l'uomo con cui stavo parlando collaborava con così tanti attori e attrici che adoravo. Ci portarono l'aperitivo proprio quando arrivarono anche Tom ed Amy. Davano decisamente meno nell'occhio rispetto alla sera precedente, infatti indossavano vestiti assolutamente normali per nulla eleganti. Tom aveva scelto pantaloni grigio scuro della tuta con t-shirt nera e felpa dello stesso colore, scarpe da ginnastica bianche e un cappello con visiera che però stava tenendo in mano. La cosa più strana fu vederlo con gli occhiali da vista, grossi occhialoni con le lenti squadrate e la montatura scura, molto simili ai miei. Era quasi irriconoscibile, di certo in pochi si sarebbero accorti di lui per strada soprattutto se accompagnato da Amy che non era famosa neanche a Londra, figuriamoci in Italia. Lei aveva un delizioso vestitino lungo fino al ginocchio a tema floreale e un cardigan scuro per ripararsi dal freddo. Ballerine blu ai piedi e capelli sciolti e morbidi. Erano ancora più belli assieme, formavano una coppia davvero perfetta e quando li vidi arrivare non seppi trattenere un sorriso complice. “Buongiorno! Dormito bene? Io come un sasso! Ne avevo proprio bisogno...beh cosa ne dite del mio travestimento? Ehehehe..” esordì Tom, anche Amy salutò tutti molto dolcemente e poi iniziammo a pranzare. Raccontai a tutti che avevo telefonato ad una mia amica che aveva una casa a Mantova, una vecchia casetta storica che si affacciava direttamente sul lago che circondava l'intera città. “...pensavo che potreste stare li a dormire! Non vi disturberebbe nessuno, certo non è lussuosa come questo hotel ma è piccola e accogliente e sicuramente lontana da occhi indiscreti o paparazzi. Francesca, la proprietaria della casa è una mia vecchia amica, di lei ci si può fidare e non ha bisogno della casa perchè era appartenuta ai suoi nonni, ora lei abita da un altra parte. Se vi piace come idea le telefono e le do la conferma che aspetta! Potreste andare a dormire la già da stasera poi ci sentiremo nei prossimi giorni per farvi fare un giro della città! Che ne dite!?”. Luke sembrava un po' dubbioso mentre Tom era troppo felice, lo intuivo dai suoi occhi spalancati e da come sorrideva. Impiegammo un po' di tempo a convincere Luke ma poi le cose andarono proprio come mi aspettavo. Partimmo verso le quattro del pomeriggio, Tom e Luke discussero di nuovo perché l'attore voleva noleggiare una macchina e raggiungere Mantova guidando mentre l'assistente insisteva col dire che non era prudente e che guidare in Italia era molto diverso che guidare nel regno unito. Inutile dire che Tom come sempre ebbe la meglio, andava sempre a finire che faceva quello che voleva nonostante Luke tentasse di farlo ragionare. Dopo un paio di telefonate l'assistente era riuscito a noleggiare la fatidica macchina che si rivelò essere una semplice Peugeot 106. Appena Tom la vide iniziò a ridere come un pazzo e ad esultare visibilmente senza una ragione vera e propria per gli altri ma io sapevo bene il motivo. Avevo visto una sua vecchia intervista al programma TopGear dove diceva che la Peugeot fu la sua prima macchina e che adorava quel modello. Dopo aver caricato tutto partimmo in vista di Mantova. Per tutto il tragitto guardai insistentemente lo specchietto retrovisore per vedere se Tom riusciva a seguirci, ci mancava solo che facesse un incidente. Rimasi piacevolmente stupita nel constatare che invece riusciva a cavarsela molto bene nonostante non fosse molto abituato alle nostre strade e ai nostri veicoli. Francesca ci stava aspettando proprio fuori dal cortile della casa sul lago, l'alta siepe si innalzava alle sue spalle. Il sole stava ormai tramontando e una luce rossa diffusa si rifletteva sulla superficie del lago in lontananza “Ciao Cesca, tutto ok? Tutto a posto non è vero?” dissi alla mia amica prima che Tom potesse scendere dalla macchina per capire la situazione. Francesca si limitò a farmi l'occhiolino, era molto nervosa, le sue dita che tamburellavano sulle cosce sintomo di una notevole agitazione. Mi venne da sorridere ripensando a tutte le volte che diceva che Tom faceva schifo rispetto a Chris e che mi prendeva in giro dicendomi che non riusciva a capire come faceva a piacermi un uomo tanto pallido, smunto e per niente attraente. Si sarebbe ricreduta ne ero certa, una volta conosciuto Tom diventava come una droga, una malattia che ti colpiva lasciandoti senza scampo. Tom scese dalla macchina e girò attorno alla vettura raggiungendo la portiera del passeggero per poi aprirla lasciando scendere Amy. Era davvero un gentiluomo, appena vidi la scena mi voltai verso Riccardo con una faccia da rimprovero che parlava da sola. Riccardo era sempre stato gentile e romantico con me ma di certo non a quei livelli, Tom lo faceva con una spiccata naturalezza, si vedeva benissimo che non premeditava nulla, tutte quelle accortezze da galantuomo facevano parte del suo essere. “Mi chiamo Tom, piacere di conoscerti! Tu devi essere Francesca giusto?” disse tendendo la mano verso la mia amica che limitò la risposta ad un timido e flebile “...ehm si!”. Amy era sempre sorridente, solare e spigliata si presentò subito “Che bello questo posto! Dobbiamo davvero ringraziarti perché sei stata gentilissima ad accoglierci...sei sicura che non disturbiamo?” disse rivolta a Francesca. Erano entrambi eccessivamente gentili, mi chiedevo cosa davano da mangiare agli inglesi per crescerli così cordiali ed educati ma forse erano solo loro ad esserlo, forse tutti quelli che frequentavano Tom lo erano. Molto probabilmente era proprio lui ad attorniarsi di persone per bene, infondo erano molto simili tra loro oppure era proprio Tom a coinvolgere ed instillare quella sua “magia” nella gente. L'ultima cosa che vidi quella sera prima di andarmene in macchina erano Tom e Amanda, mano nella mano. Mi salutavano sorridenti di fronte alla porta scura della casetta, il sole nascosto dietro la linea dell'orizzonte aveva tinto il cielo di arancione rendendo l'atmosfera speciale, forse per loro una favola divenuta realtà.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** La casa sul lago ***


Capitolo 8 - La casa sul lago

 

“Davvero non so che dire! E' una situazione troppo assurda...forse sono un pazzo a fidarmi così tanto delle persone! Eh eh eh...” dissi divertito vedendo la macchina allontanarsi per poi sparire dietro ad una curva. Marta se ne era già andata insieme al marito e l'amica ed io ero rimasto solo con Amy davanti a quella casetta che non aveva nulla a che fare con il mio stile ma che, nonostante tutto, aveva qualcosa di stranamente accogliente. L'ingresso era qualcosa di magnifico, dovevo ammetterlo, una pesante porta di legno circondata da edera rampicante si stagliava imponente davanti ai miei occhi, era aperta, un piccolo fascio di luce calda filtrava verso l'esterno e le chiavi erano ancora inserite nella toppa. Guardai Amy che stava sorridendo, un po' per l'emozione di stare finalmente da sola con me e un po' per la curiosità di andare a scoprire cosa c'era all'interno della casa. Mi sentivo un po' come un bambino che va alla scoperta di un mondo nuovo ed inesplorato e a dirla tutta era davvero così in un certo senso perché non avrei mai immaginato di ritrovarmi un giorno in una situazione del genere. Stavo per passare una settimana intera in compagnia della donna che amavo, questo era un bene, ne avevo proprio bisogno ma allo stesso tempo ero un po' agitato perché mi trovavo in un posto che non conoscevo, in una casa la cui proprietaria per me era una totale sconosciuta. Normalmente la mia agenzia o il mio pubblicist avrebbero preso in mano la situazione organizzandomi la vita come succedeva ormai da qualche anno, quella per me era la normalità. Quella volta invece ero solo, finalmente libero di fare ciò che volevo senza dar conto a nessuno tranne che a me stesso e ad Amy. Serviva veramente poco per farmi felice e una piccola casetta, sulle sponde di un lago che circondava una minuscola città italiana a me completamente sconosciuta era veramente un ottimo inizio. Entrammo curiosi ed eccitati, capimmo subito che la casa era a due piani perché davanti all'ingresso, sul lato destro, c'erano delle scale di legno che portavano al piano superiore. Sul lato sinistro invece c'era un arco oltre al quale si intravedeva un grazioso salottino con un grande divano, un vecchio televisore e un enorme camino d'epoca. “Oh dovremmo assolutamente accenderlo quello!” dissi ad Amy indicando il camino. Lei rise forte, di gusto portandosi le mani al petto e riuscì a catturare completamente la mia attenzione che fino ad un istante prima era rivolta alla cucina che appariva in lontananza essendo la stanza adiacente al salotto. Mi voltai di scatto e mi rivolsi ad Amy che continuava a ridere, con aria scherzosa dissi “Che c'è? Che hai? Non vedo l'ora di stare con te sotto le coperte davanti al camino acceso? Che c'è di male?”. Lei fece una strana smorfia prima di cercare di parlare “ Ah,ah...forse non ti ricordi com'è andata a finire quella volta in montagna! Ti credi forse un boyscout? Ahahahha! A casa tua è facile perché hai quello elettrico ma qui ci vuole la legna, quella vera...lo sai che non sei capace di accenderlo!” e continuò a ridere appoggiandosi allo stipite della porta. Aveva pienamente ragione, iniziai a ridere anche io, era una delle cose migliori che mi piaceva fare con lei, ridere, senza sosta, senza un motivo preciso. Con due falcate le arrivai addosso e iniziai a punzecchiarla facendole il solletico e più lei rideva più la mia goia diventava incontenibile, era bellissima quando era così felice, semplice e totalmente naturale. Si divincolò velocemente dalle mie braccia lanciandomi uno sguardo di sfida e di corsa prese a salire le scale, guardandosi ogni tanto alle spalle come ad incitarmi a seguirla. Afferrai le valigie e le buttai in malo modo appena vicino alla porta d'ingresso e chiusi velocemente la porta di casa per poi lanciarmi all'inseguimento di Amy che ormai aveva raggiunto il piano superiore. Quando anche io arrivai al secondo piano era tutto buio, l'unica fonte di luce era quella dei lampioni del giardino che entrava dalle finestre del corridoio. In tutto c'erano solo tre porte, avrei trovato Amy molto velocemente, non era poi così difficile. Spalancai la prima porta che avevo scoperto essere un piccolo e angusto studio, la seconda era il bagno e la terza, pensai fosse la stanza da letto ancora prima di aprire la porta e trovare Amy che ancora sghignazzava seduta sul materasso al centro della piccola camera. “Beccata! Non hai più scampo!” le dissi spavaldo subito prima di buttarmi su di lei obbligandola a sdraiarsi sotto il mio corpo, le mie ginocchia ai lati dei suoi fianchi. Ridemmo insieme ancora per pochi minuti quando senza che ce ne accorgessimo il rumore delle nostre risate si affievolì sempre di più trasformandosi in una dolce melodia fatta di baci, sussurri e gemiti. Iniziammo a spogliarci, come se fosse la cosa più normale da fare in una situazione del genere, quasi come una coreografia, una danza che avevamo già ballato molte volte assieme. Il profumo della sua pelle si sentiva appena perché l'unica cosa che riuscivo a sentire in quel momento era l'odore delle coperte fresche di bucato mescolato al tipico odore di stantio delle case vecchie. Non avevo neanche fatto in tempo a notare com'era la stanza in cui mi trovavo perché tutta la mia attenzione era ormai catturata dal corpo nudo e caldo di Amy che era stesa su di me, le sue mani che scorrevano sul mio torace fino a scendere all'elastico dei boxer che ancora indossavo. Scostai le coperte da sotto il mio corpo per poi, con esse, avvolgere entrambi creando una protezione, un nido dal quale non saremmo usciti tanto presto. Qualche ora più tardi la fame ci costrinse a scendere di nuovo al piano inferiore per cercare qualcosa da mangiare, l'ora della cena ormai era passata da un pezzo. Era assurdo come passasse velocemente il tempo quando stavo con lei, ormai erano le dieci di sera e dovevamo per forza mettere qualcosa sotto i denti, non potevamo vivere di solo amore purtroppo. Avevo infilato solo i pantaloni grigi della tuta, in Italia anche se era autunno si schiattava dal caldo, ero abituato a ben altre temperature, quando arrivai in cucina notai con piacere che il frigo era pieno di qualsiasi ben di dio. “Amy vieni a guardare, quelle ragazze sono degli angeli!” dissi indicando con un cenno l'interno del frigorifero stracolmo di cibo. Lei mi raggiunse in punta di piedi sul marmo freddo, non indossava le ciabatte ma avrebbe dovuto perché non eravamo a casa mia a Londra, gli italiani non usavano la moquette e i pavimenti erano sempre gelidi. Arrivò al mio fianco con la faccia sbalordita e appoggiò una mano sulla pelle nuda della mia schiena accarezzandola appena “Oddio e adesso cosa mangiamo? Troppa scelta! Ho talmente tanta fame che mangerei tutto...beh intanto iniziamo dai!”. Impiegammo un po' a decidere cosa mangiare poi per tutta la durata della cena parlammo del più e del meno pensando a cosa fare nei giorni successivi “...beh domani mattina ce ne stiamo qui soli soletti che ne dici? Poi però dobbiamo sentire Marta e ringraziarla per tutto! Magari potremmo chiederle se conosce un qualche posticino tranquillo per la sera così possiamo portarli fuori a cena per sdebitarci. Non abbiamo neanche parlato del compenso per averci permesso di stare qui, voglio pagare l'affitto o almeno dare alla sua amica i soldi per potermi sdebitare anche con lei, non voglio avere debiti e poi se c'è qualcosa che non mi manca grazie a dio sono i soldi!” dissi. Amy annuì alla mia affermazione per poi afferrare un chicco d'uva e portarselo alla bocca gustandolo con piacere. Passammo ancora qualche ora abbracciati davanti alla tv, sotto un enorme coperta blu che avevamo trovato nell'armadio della camera da letto. Non capivamo nulla dei programmi televisivi italiani ma ci divertivamo un sacco a intuire il senso delle frasi cogliendo solo il significato di alcune parole. L'unico canale che trovai in cui parlavano in lingua inglese fu Mtv quindi alla fine decidemmo di guardare o meglio, ascoltare un po' di musica prima di andare a dormire, la musica d'altronde era uguale e quindi comprensibile a tutti. Amy si addormentò tra le mie braccia, il suo corpo steso sul fianco destro era raggomitolato davanti al mio, la sua schiena appoggiata al mio petto. Le scostai una ciocca di capelli dal collo per mettere in luce il suo viso ed assicurarmi che stesse veramente dormendo. Quando ne fui certo, sfilai delicatamente il braccio da sotto la sua testa e mi alzai in piedi cercando di non svegliarla. Dopo aver spento la tv presi in braccio Amy per portarla a letto ma lei si svegliò di colpo spaventandosi per un istante. Quando però capì la situazione il momento successivo si abbandonò completamente tra le mie braccia appoggiando la testa alla mia spalla, era bellissimo sentire il suo respiro caldo e rilassato sul mio collo. Arrivai in cima alle scale con un po' di fiatone, nonostante fossi in forma portare una donna adulta a peso morto per due rampe di scale aveva messo a dura prova anche me. La appoggiai delicatamente sul materasso, afferrai le coperte ancora sfatte dalla nostra precedente incursione per coprire Amy. Lei si riaddormentò all'istante dopo avermi regalato un sorriso dolce in risposta al bacio che le avevo posato sulla fronte. Mi stesi anche io al suo fianco ma prima di sistemarmi per dormire afferrai il cellulare con l'intento di mandare un messaggio tramite Twitter a Marta che sicuramente stava già dormendo da un pezzo.

 

“Buona notte Marta! Grazie mille per tutto, la tua amica è stata gentilissima, la casa è fantastica. Non saprò mai come ringraziarti abbastanza ma per ora ti prego di accettare il mio invito a cena per domani! p.s. Ovviamente il posto lo devi scegliere tu perché io a mala pena so dove mi trovo! Ti aspettiamo domani pomeriggio qui. Vieni quando vuoi...”

 

Sul display del cellulare l'orologio segnava le due di notte, c'erano anche quattordici messaggi e sedici chiamate senza risposta ma non me ne preoccupai molto quindi spensi il cellulare e mi allungai dietro Amy che mi stava dando le spalle. Incastrai il mio corpo al suo, ero così vicino alla sua nuca da poter sentire solamente l'odore dei suoi capelli, fu in quella posizione, sul fianco con un braccio sotto il cuscino e l'altro stretto attorno al costato di Amy che mi addormentai e l'ultima cosa che ero riuscito a sentire prima di cedere al sonno era il rumore del mio respiro che si era perfettamente sincronizzato al suo.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Cucina italiana ***


Capitolo 9 : Cucina italiana

 

La sveglia suonò molto presto la mattina successiva. Era lunedì, Riccardo sarebbe dovuto andare al lavoro e io con il pancione che ormai era diventato molto ingombrante non riuscivo a stare a letto per troppo tempo. Decisi quindi di alzarmi nonostante non avessi nulla da fare o per lo meno era quello che pensavo fino a quel momento. Feci colazione assieme a mio marito che poco dopo uscì di casa, non sarebbe tornato fino ad ora di cena. Quando rimasi sola in casa decisi di stendermi di nuovo a letto con il pc portatile per guardare un film, dovevo in tutti i modi distrarmi perchè il pensiero che Tom Hiddleston fosse ad una manciata di km da casa mia mi faceva andare fuori di testa. Optai per un filmetto romantico, non troppo impegnativo ma abbastanza coinvolgente da occuparmi un paio d'ore evitandomi di fantasticare su cosa stessero facendo Tom ed Amy a casa della mia amica. Erano appena iniziati i titoli di coda del film quando qualcuno suonò al campanello. Ero ancora in pigiama quindi afferrai la vestaglia di pile verde e andai a vedere chi era venuto a farmi visita senza preavviso. Con mia enorme sorpresa vidi attraverso lo spioncino della porta i due enormi occhioni verdi spalancati di Francesca accompagnati da un sorriso a 32 denti. “Che cavolo ci fai qui Cesca, non dovresti essere al lavoro?” le dissi mentre la vedevo accomodarsi allo sgabello appoggiando la sua enorme borsa sulla penisola di marmo della cucina. Lei mi guardò esaltata, era sovraeccitata per un motivo a me ancora sconosciuto “Beh intanto buongiorno! Ho portato le brioches calde...magari con queste ti rallegri un po' anche tu!” disse facendomi l'occhiolino. Continuavo a non capire perché fosse così entusiasta e felice di prima mattina ma i miei dubbi vennero subito risolti quando continuò dicendomi “Beh beh...dai racconta! Ti ha scritto? Vi siete sentiti? Cavolo ancora non ci credo che un attore famoso sta dormendo nel mio letto...a casa mia! O mio dio robe da pazzi! Non sono riuscita a dormire stanotte!”. Io invece non ero riuscita a trattenere le risate dopo averla sentita pronunciare quelle parole, ci avrei giurato che prima o poi l'effetto “magico” di Tom avrebbe colpito anche lei. “Senti Cesca stai calma...ahahaha...non credevo te ne fregasse tanto! Non eri tu quella che mi prendevi sempre per il culo quando mi esaltavo parlandoti di lui! E poi se vogliamo dirla tutta è vero che sta a casa tua ma ti voglio ricordare che è la con la sua ragazza! Chissà che genere di maialate hanno fatto o stanno facendo nel tuo letto!” le risposi divertita. Effettivamente però in qualcosa Francesca aveva ragione, non avevo controllato i social network per vedere se Tom aveva provato a contattarmi ed era strano da parte mia perchè conoscendomi sarebbe stata la prima cosa che avrei dovuto fare appena sveglia. “Va bene dai stai calma, ora vado a prendere il computer e controlliamo ma sono quasi sicura che non avrà scritto nulla. Si starà godendo un po' di pace e tranquillità da solo con Amy e di certo non sarò io a rompergli le palle!” ma anche quella volta mi sbagliavo di grosso, il messaggio c'era e il contenuto era ancora più inaspettato. Francesca saltellava sullo sgabello come una bambina di tre anni davanti ad un negozio di caramelle “Oddio Marta che figata! Un attore famoso ti ha invitato a cena...non sei esaltata? Cavolo non immaginavo facesse questo effetto, prometto che non ti prenderò più in giro perché devo ammettere che è veramente tutto troppo eccitante...avevi ragione! E adesso cosa gli rispondi? Vai la oggi pomeriggio? Ti prego dimmi che ti serve un accompagnatrice voglio assolutamente rivederlo, ti prometto che non ti faccio fare brutta figura...lo giuro...dai posso? Ti prego, ti prego!” mi disse eccitata e incontenibile. Passai molto tempo a cercare le parole giuste per rispondere al messaggio di Tom, era ovvio che sarei andata a cena con loro mi sembrava una cosa a dir poco fantastica ma non avevo la minima idea di dove portarli. Non avevo detto a nessuno della presenza di Tom ed Amy a Mantova, anche perché la maggior parte dei miei amici e parenti non sapevano neanche chi fosse, per loro era soltanto il mio “fidanzato immaginario” o il “tizio inglese che ha fatto Loki”. Mi ritrovai a pensare ad alta voce “...e se poi andiamo fuori a cena e qualcuno lo riconosce? Magari gli fanno delle fotografie e le mettono su internet...gli ho dato la mia parola che nessuno lo avrebbe disturbato qui ma non pensavo volesse uscire in giro per la città. Credevo che si sarebbero chiusi in casa per una settimana intera senza rischiare...che cavolo faccio ora? Dove li porto?” e alzai lo sguardo ad incrociare quello della mia amica. Dopo qualche istante di silenzio Francesca scattò in piedi dicendo “Ci sono! Ho la soluzione...non puoi portarli in giro altrimenti rischiano di farsi scoprire ma se li porti qui nessuno lo verrà a sapere e noi abbiamo tutto il pomeriggio per cucinare qualcosa di buono no?! E' la soluzione migliore, facciamolo! Ti aiuto io! Puoi anche chiamare tua mamma no? In tre faremo talmente tanta roba da mangiare che sarà anche meglio del ristorante!”. Era davvero un idea meravigliosa, l'unica cosa che mi mancava da fare era telefonare a mia mamma per spiegargli la situazione e mettermi all'opera per organizzare tutto. In un paio d'ore avevamo già pensato al menù, cucina italiana era ovvio e mandai Francesca a fare la spesa lasciandomi in balia delle pulizie in casa, non potevo certo fare brutta figura con l'uomo perfetto che sarebbe stato mio ospite quella stessa sera. Verso le cinque del pomeriggio potevo definirmi soddisfatta del nostro operato. Io, mia mamma e Francesca avevamo lavorato come pazze per organizzare tutto alla perfezione, non mi mancava altro che farmi una doccia ed andare a prendere Tom ed Amy. Mentre Francesca guidava al mio fianco verso la casa al lago mi venne un atroce dubbio “...oh Cesca! E se adesso andiamo la e lui ci dice che non viene perché preferisce andare fuori a cena...cavolo abbiamo preparato talmente tanto cibo da sfamarci un esercito che sarebbe davvero il colmo!”. Arrivammo a destinazione quando il sole stava già calando, le luci del salotto erano accese e dall'esterno potevamo sentire il rumore della televisione, bussai alla porta. “Ehy, ciao! E' un piacere rivedervi, Amy è di sopra si sta cambiando! Allora usciamo stasera? Dove ci porti?” mi disse Tom incitandoci ad entrare con la mano. Lui era già pronto, impeccabile ed estremamente affascinante indossava dei jeans scuri e una camicia bianca aderente con le maniche ripiegate fin sopra ai gomiti. Non mi sarei mai stancata di ammirare la sua indescrivibile bellezza ma quello che colpiva di più erano i suoi occhi luminosi e sorridenti circondati da una miriade si piccole rughe e quel sorriso splendente e talmente contagioso da far invidia ad un angelo. Francesca non spiccicò neanche una parola oltre ad un timido “Ciao” e si limitò a seguirmi fino al divano dove ci sedemmo entrambe con un po' in imbarazzo “Eh Tom, a dire il vero...avrei un cambio di programma da comunicarti. Ho pensato e ripensato ad un posto perfetto dove portarvi ma ci sarebbe sempre il rischio da parte vostra di venire riconosciuti. So che volete stare tranquilli quindi avrei persato che la soluzione migliore potrebbe essere venire a cena a casa mia. Che ne dici? Si può fare? Aspettiamo Amy così lo chiediamo anche a lei...” dissi rivolta a Tom che nel frattempo si era seduto sul divano vicino al nostro. Lui per un attimo non disse nulla, sembrava perplesso. “Ehm..oh wow...davvero? Ma io volevo portarvi fuori per offrirvi una cena, per sdebitarmi con voi e adesso tu mi vuoi invitare a cena a casa tua? No non posso accettare, è meglio se andiamo al ristorante e poi non voglio farti anche cucinare, sei stata fin troppo gentile, non voglio più approfittarne!” mi disse con tono dolce ma sicuro appoggiandomi una mano sul ginocchio sinistro come se volesse convincermi a rispondergli in modo affermativo. Fu proprio in quel momento che Francesca decise di parlare, scegliendo come al solito il momento e le parole meno adatte “Credo che ormai la frittata sia già stata fatta! Abbiamo già preparato tutto...non puoi dirle di no! Abbiamo lavorato tutt'oggi per preparare una cena italiana...devi assolutamente venire...ehm..o meglio...dovete venire...tu ed Amy intendo è ovvio!” e si bloccò immediatamente quando incrociò il mio sguardo minaccioso. Era veramente una situazione imbarazzante non sapevo che dire, come al solito partivo in quarta convintissima che Tom avrebbe accettato qualsiasi cosa gli proponessi di fare e mi ero pentita di non avergli mandato un messaggio prima di preparare tutto. Tom sorrise in modo tenero e complice, non mi aspettavo una reazione del genere poi con tranquillità rispose “Beh che dire...allora se è già tutto pronto non posso che accettare! Dovrò pensare a qualcos'altro allora per sdebitarmi con voi ragazze! Siete davvero i miei nuovi angeli custodi!”.

 


 

Aspettai Amy seduto sul divano in salotto, guardando un film italiano che non avevo mai visto prima. Le ragazze se ne erano già andate, eravamo rimasti d'accordo che le avremmo raggiunte direttamente a casa di Marta, avevo il suo indirizzo. Lei era stata così carina da scrivermi su un foglietto le indicazioni per raggiungere casa sua dove avremmo cenato in loro compagnia. Quando Amy mi raggiunse in salotto rimasi estasiato nel constatare quanto fosse bella. Indossava un semplice vestitino nero attillato lungo fino al ginocchio, giacchetta rosso scuro dello stesso colore delle scarpe eleganti, i capelli sciolti le ricoprivano le spalle e parte della schiena. Arrivò vicino a me e si sporse per darmi un bacio tenero a fior di labbra “Amore non sono ancora venuti a prenderci? Marta ti ha risposto su Twitter?” mi chiese. Le spiegai tutto in macchina, partimmo con un po' di anticipo per paura di arrivare tardi, non conoscevo la strada e avevo il terrore di perdermi. Guidando, più o meno a metà del tragitto che stavo percorrendo, intravidi un negozio di vini che stava chiudendo e d'accordo con Amy decisi di accostare per scendere ad acquistare una bottiglia da portare a Marta. “No aspetta Tom...scendo io! Meglio non rischiare, non si sa mai...aspettami qui! Dammi il portafoglio faccio io...” mi disse Amy poco prima di vederla sparire dentro al piccolo negozietto. Dopo alcuni minuti uscì con due bottiglie, una di spumante italiano e una di vino rosso invecchiato a giudicare dall'etichetta. La casa di Marta e Riccardo era molto modesta, una piccola villetta a schiera con cancellata in ferro battuto che circondava i pochi metri di giardino davanti all'ingresso. Suonai il campanello tenendo con una mano le due bottiglie mentre con l'altra stringevo la spalla di Amy attirandola vicino a me. Quando Riccardo venne ad aprire alla porta ci chiese immediatamente se avevamo paura dei cani ma ricevette da entrambi una risposta negativa. Quando fummo entrati la prima cosa che mi colpì fu il buonissimo profumo di cibo casalingo e l'abbaiare di un cane che era stato preventivamente chiuso in una stanza li vicino. "Beh se non avete paura dei cani allora lo libero, altrimenti va a finire che mi distrugge la porta! E' curioso come una scimmia..." disse Riccardo mentre si sporgeva verso la maniglia della porta per liberare un bulldog francese tutto nero che corse subito ad annusarci curioso. Diedi le bottiglie al padrone di casa ringraziandolo per l'invito e in lontananza vidi la cucina e la sala da pranzo imbandita a festa, mi era quasi sembrato di ritornare ragazzino quando da piccolo insieme alla mia famiglia festeggiavamo il Natale tutti assieme. Marta era alle prese con i fornelli mentre Francesca e quello che pensavo essere il suo ragazzo erano seduti su in divanetto vicino al tavolo da pranzo. "Molto piacere di conoscerti! Mi chiamo Tom.." dissi all'uomo sconosciuto presentandomi. Lui si alzò e mi sorrise imbarazzato "Ehm...piacere mio! Tranquillo so chi sei...io sono GianMaria ma puoi chiamarmi Gian se preferisci!" subito dopo con molta educazione si presentò anche ad Amy. La situazione era parecchio imbarazzante, avevo accettato di passare la serata praticamente con degli sconosciuti e io stesso non sapevo bene cosa dire. Anche Amy era parecchio in imbarazzo e sicuramente parlare diventava ancora più difficile considerando il fatto che eravamo gli unici "stranieri" in quella stanza. Tutti gli altri si sforzavano di parlare in inglese, con Marta e Riccardo era molto più semplice perché loro riuscivano a spiegarsi molto bene ma con l'altra coppia facevamo un po’ fatica a capirci quindi tante volte mi limitavo a sorridere e loro facevano lo stesso. Avevo infatti notato che l'inglese di Marta era migliorato parecchio da quando c'eravamo visti a Bangor, molto probabilmente aveva fatto un corso perché la sua pronuncia era diventata quasi impeccabile, di certo il suo inglese era molto meglio del mio italiano. Andai a sedermi su un altro divanetto li vicino in attesa che fosse pronta la cena, seguito a ruota da Amy che non diceva una parola. Appena mi sistemai contro lo schienale del divano, con un balzo, il cane mi saltò letteralmente in braccio e iniziò a leccarmi la faccia. Con uno scatto impressionante Riccardo afferrò di peso il cane, lo allontanò dalle mie ginocchia sgridandolo e iniziando a scusarsi desolato con me. "Non ti preoccupare davvero, mi piacciono i cani! Come si chiama?" chiesi curioso, almeno avevo trovato qualcosa di cui parlare. Si intromise Marta rispondendo alla mia domanda "Ehm...si chiama Batman! Sai per colpa delle orecchie e del colore...e colpa del nostro essere po’ troppo nerd!" disse ridendo indicando il marito. Decisi quindi di rispondere a Marta in tono scherzoso per tentare di smorzare un po’ la tensione che aleggiava nella stanza "Ma come? Sono un po’ deluso devo ammetterlo...speravo almeno si chiamasse Loki o qualcosa del genere in mio onore! Eh, eh, eh...". Marta mi guardò un po’ sbalordita cercando di trattenere una risata "...a dire il vero puoi stare tranquillo perché Loki è lui!" disse indicando il gatto nero che fece capolino nella stanza snobbando completamente tutte le persone che in quel momento lo stavano osservando. Scoppiammo tutti a ridere e poi la tensione di allentò con passare del tempo, grazie anche alla buona cucina e al vino. Stavo sorprendentemente bene con quelle persone e la cosa mi sbalordiva parecchio perché avevamo vite completamente diverse, lavori diversi e cultura diversa ma nonostante tutto sentivo come un affinità, una naturale fiducia nei loro confronti. "Marta ora faccio una foto a queste meravigliose lasagne e la mando a Chris...lui va matto per la cucina italiana! Vediamo cosa dice...tanto dovrebbe essere a Londra quindi starà mangiando anche lui!" dissi e presi il cellulare per scattare la foto del piatto fumante che avevo davanti. Nel giro di pochi minuti il telefono squillò, ero sicuro che Chris mi avrebbe chiamato, la troppa curiosità era uno dei suoi pochi difetti. Quando anche gli altri commensali iniziarono a capire chi fosse all'altro capo del telefono iniziarono tutti a ridere mentre Francesca si fece sfuggire una frase in italiano destinata a Marta ma che anche io fui in grado di capire senza molti problemi "Oh cazzo...è lui? E' Thor? O mio dio...". Il colore che assunse il viso della ragazza istantaneamente mi fece intuire che lei fosse una fan di Chris, effettivamente era una cosa logica visto che la sua migliore amica era una fan sfegatata di Loki. "Aspetta amico ti metto in vivavoce così li puoi salutare..." dissi a Chris che l'istante successivo esordì dicendo "Ohhhh Marta come mai non mi hai invitato? Sono un po’ offeso sai? Sarà per la prossima volta ci conto ok? Buona serata a tutti e buona cena!" e riattaccò. La serata fu un totale successo, ci divertimmo un sacco anche grazie al vino infatti ero decisamente brillo. Fino a quella sera ero fiero delle mie capacità nel reggere l'alcol, era risaputo che gli inglesi fossero degli ottimi bevitori ma non mi era mai capitato di dovermi confrontare con uomini italiani, avevano vinto certamente loro. Passammo il dopo cena a ridere e a scherzare, parlando del più e del meno, delle nostre vite ma poi ora della fine il discorso andava sempre a finire sul mio lavoro, sul mondo del cinema e sui miei colleghi. A me comunque non dispiaceva affatto parlare di quegli argomenti, era infondo quello che mi entusiasmava di più ed era una parte importante del mio essere. Amy si stava divertendo, andava molto d'accordo con Marta, si ritrovarono infatti ad avere molti gusti simili riguardo alla musica e ai film e questo mi faceva molto piacere. Ogni tanto scoppiavo a ridere come un pazzo quando vedevo Marta che sgridava e punzecchiava Riccardo facendogli notare i gesti romantici che dedicavo a Amy "Vedi Ricky così si fa! Quand'è stata l'ultima volta che mi hai accarezzato così...ecco guarda Tom e prendi appunti...sbrigati!" disse lei colpendo in modo giocoso la spalla del marito che roteò gli occhi prendendola in giro. Erano una bella coppia, stavano veramente bene assieme, si vedeva che si conoscevano da molto tempo. Era strano vedere quei due ragazzi entrambi più giovani di me sposati in attesa del primo figlio mentre io ancora facevo il fidanzatino innamorato assieme ad Amy. Vederli assieme mi fece pensare parecchio e rivalutare la mia situazione ma rimase comunque, almeno per quella sera, un timido pensiero nella mia mente. Senza che ce ne rendemmo conto si fece molto tardi, l'orologio sulla parete della cucina segnava quasi le due di notte, era giunta l'ora di andare a dormire. Gian e Francesca si offrirono per accompagnarci a casa visto che avevo bevuto parecchio non volevo rischiare di farmi arrestare in terra straniera, quello si che sarebbe stato un fantastico scoop per i giornalisti. Prima di andarmene chiesi a Marta se il pomeriggio successivo avremmo potuto fare un giro assieme a lei per Mantova, volevo vedere assolutamente quella meravigliosa città. "Pensi che sia una buona idea? E se qualcuno ti riconosce e ti scatta una foto?" mi chiese lei preoccupata. Aveva ragione ma non potevo mica rimanere imboscato in casa con Amy per un intera settimana "Non ti preoccupare Marta, se per te va bene allora è ok pure per me. Sei tu quella che deve essere sicura...io sono abituato ad essere fermato dalle fans e ad essere fotografato ma tu no! Devi valutare la possibilità di essere presa di mira solo perché ti vedono in mia presenza! Quindi sei tu quella che deve decidere, non io!" le risposi per metterla tranquilla ma la mia frase sortì un effetto opposto a quello che mi aspettavo. Forse Marta non aveva pensato a quell'evenienza ed era rimasta parecchio sconvolta dalle mie parole, ci mise un po’ prima di rispondermi "Ah, beh...sono quasi sicura che se sto vicino a te in pochi saranno in grado di notarmi... ahahaha!" mi rispose mentre la vidi fare l'occhiolino ad Amy. Avevamo quindi deciso di vederci il pomeriggio successivo alla casa sul lago che era praticamente a pochi passi dalla città. Il programma era di girare a piedi nel centro storico, Marta mi rassicurò dicendomi che al massimo ci avremmo impiegato mezzora per attraversare tutta la città, era veramente minuscola quindi avremmo avuto anche il tempo per entrare in un qualche museo. Non stavo più nella pelle, ero veramente esaltato all'idea di visitare la città ma forse era anche l'effetto del vino che dava il proprio contributo. Uscimmo tutti di casa mentre un campanile in lontananza per due volte rintoccò rumorosamente, Amy abbracciò Marta e Riccardo, si salutarono e poi si avviò verso la macchina seguendo Francesca e Gian. "Allora buona notte, ci vediamo domani pomeriggio! Grazie mille per la splendida serata! Davvero molto gentili, mi sono divertito un sacco!"dissi alla coppia mentre stavo uscendo dalla porta di casa poi mi voltai e diedi un bacio leggero sulla guancia a Marta. Non pensavo di aver fatto nulla di male ma vidi il suo volto diventare completamente paonazzo e i suoi occhi sbarrarsi quasi terrorizzati, decisi quindi che era giunto il momento di levare i tacchi. Quando arrivammo finalmente a casa ero stravolto, non vedevo l'ora di buttarmi a letto, ero completamente saturo di cibo e di vino. Non ero molto abituato a quel genere di serate e dalla faccia di Amy non era difficile intuire che fosse lo stesso anche per lei. Mi addormentai di sasso quella sera supino, un braccio steso lungo il fianco e l'altro appoggiato alla schiena di Amy che si era già addormentata utilizzando il mio torace come cuscino, tutto era perfetto, fantastico addirittura meglio di come avevo sperato.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Un arrivo inaspettato ***


Capitolo 10 : Un arrivo inaspettato

 

Ero pronta, avevo impiegato praticamente tutta la mattinata per decidere cosa indossare, come pettinarmi e quanto truccarmi. Il cielo era grigio ma non c'era molto freddo, decisi quindi di mettere un paio di pantaloni neri, una maglietta scollata che metteva in risalto il decolté oltre che il pancione e comode scarpe da ginnastica perché avremmo dovuto camminare parecchio. L'appuntamento era alle due, dopo pranzo alla casa sul lago, Tom ed Amy mi avrebbero aspettato li per poi andare tutti e tre a fare un giro in città. Era martedì, il clima non era dei migliori quindi il rischio di incontrare persone che potessero riconoscere Tom era molto limitato per nostra fortuna. Nonostante tutto mi sentivo lo stesso molto agitata perché quando andavo in città trovavo sempre qualcuno che mi conosceva e mi fermava per fare due chiacchere quindi speravo che non succedesse anche mentre ero in giro con Tom. Erano rimaste solo poche fermate prima di arrivare alla casa sul lago e sull'autobus si schiattava dal caldo ma era l'unica soluzione per arrivare da Tom ed Amy perché all'ottavo mese di gravidanza non mi fidavo a guidare la macchina anche solo per brevi tragitti. Bussai alla porta della casetta e di colpo divenni stranamente tranquilla, ormai rassegnata a vivere il pomeriggio con serenità. Amy venne ad aprire e mi accolse con un enorme e contagioso sorriso, mi disse di entrare ed accomodarmi perché Tom era in doccia. “Oh santo cielo al piano di sopra c'è Tom Hiddleston nudo!” fu la prima cosa che pensai ma ero stata incredibilmente brava da non far notare il mio imbarazzo ad Amy che stava preparando una borsa a tracolla colorata. Indossava jeans attillati, scarpe da ginnastica bianche e t-shirt nera sotto un cardigan a righe, nel complesso era vestita in modo semplice e normale di certo lei non avrebbe attirato l'attenzione su di se nonostrante fosse ugualmente bellissima. Pochi minuti più tardi avevo sentito dei rumori al piano di sopra e il passo veloce e saltellante di Tom che scendeva le scale. Mi voltai per salutarlo ma non feci in tempo a scendere dallo sgabello che lui mi arrivò addosso abbracciandomi delicatamente, timido ma sincero “Ehy ciao! Dormito bene? Pronta per la passeggiata? Lui o lei come sta?” mi disse indicando il pancione. Anche Tom indossava dei jeans blu scuri come la sua ragazza, scarpe da ginnastica nere e cappello sportivo con la visiera. Sotto la felpa scura che teneva aperta, un paio di occhiali da sole specchiati erano appesi allo scollo della sua solita maglietta grigia attillata. “Lui o lei sta bene! Di certo deve essere comodo venire scarrozzati in giro tutto il giorno mentre il mal di schiena, i piedi gonfi e la stanchezza toccano a me. Toglimi una curiosità, mi spieghi perché hai sempre quella maglietta? Ah ah ah...saranno anni che quando non lavori metti sempre le stesse tre t-shirt!” risposi a Tom in modo scherzoso. Amy scoppiò a ridere e complimentandosi con me per l'ottima domanda mentre Tom stizzito, facendo finta di essere arrabbiato rispose “Cosa ci posso fare io se sono stra comode queste magliette, sono un abitudinario io! E poi a me piace il mio stile quindi fatevene una ragione!”. Partimmo poco dopo alla volta del centro città, per arrivare dovevamo solo attraversare un ponte che congiungeva la sponda del lago da dove eravamo partiti fino alla sponda opposta dove iniziava il centro storico. Con mio enorme sollievo la città era semi deserta ma nonostante tutto avevo notato che Tom non si comportava come sempre, non aveva neanche preso per mano Amy come faceva di solito. Ogni tanto però si scambiavano certi sguardi complici che anche un cieco avrebbe capito che fra loro c'era del tenero ma io tenni comunque quel pensiero per me. La piazza del duomo era sgobra, c'erano pochissime macchine che giravano e fummo parecchio sollevati dal constatare che non c'era neppure un turista. Ero molto dispiaciuta per Tom ed Amy, non si potevano godere a pieno quei minuti assieme come una qualsiasi coppia di innamorati, sapevo che purtroppo quello era il prezzo che doveva pagare per il suo successo ma trovavo la cosa estremamente triste e limitante. Passando tutto quel tempo con Tom iniziavo a capirlo molto meglio, oltre ad apprezzare la sua bellezza esteriore e il suo enorme talento sul maxi schermo potevo comprendere anche la fantastica persona che era. Estremamente paziente e cordiale con tutti, in certi momenti un po' troppo riservato soprattutto con chi non conosceva a sufficienza ma appena si aveva l'occasione e l'onore di entrare a far parte della cerchia ristretta delle persone di cui lui si fidava diventava tutto ancora più meraviglioso. Passarono un paio d'ore in cui avevamo passeggiato, scattato fotografie e mangiato un gelato in compagnia, nessuno ci aveva fermato o importunato quindi eravamo tutti e tre molto tranquilli e sollevati fino a quando io, non Tom, venni riconosciuta. “Ohhhhh Marta, fermati! Tutto bene?” disse una voce maschile alle mie spalle che associai immediatamente a Simone, un ragazzo poco più giovane di me che faceva parte della mia cerchia ristretta di amici nerd. Per molti anni con Riccardo avevo frequentato un associazione ludica passando praticamente tutti i sabati a giocare ai giochi di ruolo e a sostenere intense conversazioni riguardanti fumetti, videogiochi e film assieme ad un gruppo composto da soli maschi. Era proprio in quel periodo che conobbi Simone ma da quando io e Riccardo ci eravamo sposati avevamo iniziato a frequentare il gruppo sempre meno perdendo di vista la maggior parte dei componenti. Avevo avuto talmente tanta fortuna di incontrare proprio uno di loro mentre andavo in giro come se nulla fosse con un attore di Hollywood che era diventato famoso proprio grazie a uno di quei film che guardavamo sempre assieme. “Ehy ciao Simo, come va tutto bene? Che ci fai in giro per Mantova di martedì pomeriggio?” tentai di rispondere con indifferenza sperando che il mio amico non facesse troppo caso a Tom ed Amy che si erano fermati poco più indietro di fronte ad una vetrina. Simone stava iniziando a formulare una risposta quando immediatamente si bloccò, spalancò gli occhi ed indicò proprio la coppia alle mie spalle “Ma..ma..non è chi penso che sia vero? Porca miseria Marta avevi stressato l'anima a tutti con la storia di quando avevi incontrato Tom Hiddleston e adesso lui è qui a girare come se nulla fosse con te? C'è qualcosa che mi sono perso, ieri l'ho visto su vanity fair alla premiere di Milano per Thor 3 e adesso me lo trovo qui a fare il turista! Perché non hai detto niente a nessuno? Lo devo assolutamente conoscere...presentamelo dai!”. Restai per un po' a discutere con Simone tentando di convincerlo ad andarsene e a mantenere il segreto, ero sicura che prima o poi sarei incappata in una situazione del genere. Proprio mentre avevo iniziato a supplicare Simone di abbassare la voce e di levare i tacchi, una calda ed enorme mano si posò sulla mia spalla ed al mio fianco apparve Tom sereno e come sempre sorridente “E' tutto ok Marta, non ti preoccupare! Piacere sono Tom e tu sei...” disse allungando la mano libera verso il mio amico. Per un attimo Simone rimase pietrificato e non disse nulla poi iniziò a balbettare frasi sconnesse in italiano che ovviamente Tom non avrebbe capito quindi mi ritrovai a fare da interprete sperando che dopo averli presentati il mio amico avrebbe deciso finalmente di girare al largo. “Bene Simone, è stato veramente un piacere conoscerti ora avrei bisogno di chiederti un enorme favore...sai io sono qui in incognito, ti prego di non dire niente a nessuno. Voglio farmi una vacanza in santa pace, pensi di poter mantenere il segreto?” disse Tom al mio amico con tono molto gentile e pacato. Era incredibile come riuscisse a mantenere la tranquillità anche in quelle situazioni, era decisamente molto preparato ad affrontare momenti di quel genere. In poco tempo riuscimmo a risolvere tutto cavandocela con un autografo su un biglietto dell'autobus che fu sufficiente a far andar via Simone soddisfatto ed emozionato. Mi girai verso Tom e scherzando gli dissi “Certo che io inizierei a preoccuparmi se fossi in te! Anche gli uomini impazziscono in tua presenza...è una cosa veramente imbarazzate!”.

 


 

La città era veramente magnifica, Marta la conosceva come le sue tasche e si rivelò essere un ottima guida oltre che ad un ottima compagnia. Dopo l'aneddoto con il suo amico petulante avevamo ripreso a passeggiare sotto i portici e ad ascoltare Marta che ci raccontava tutta storia intrisa in ogni piccolo vicolo, monumento o piazza in cui incappavamo. Decidemmo quindi di fare una seconda sosta in un bar, non molto affollato fortunatamente perché lei aveva bisogno di sedersi a riposare ogni tanto per dare un po' di sollievo ai piedi e alla schiena, o almeno era quello che ci aveva detto per convincerci a fermarci. Erano ormai le cinque passate ma decidemmo comunque di ordinare tutti e tre un tè caldo. Sgridai Marta quando la vidi mettere nel tè due enormi cucchiaini di zucchero “Ma noooo, che fai? Non si zucchera mai...altera il sapore! Potevi metterci il latte invece dello zucchero! La prossima volta provaci...è meglio! E se te lo dico io che sono inglese devi fidarti della mia parola!” tentai di convincerla. Stavamo parlando dei nostri gusti di tè preferiti quando una donna dal viso simpatico si avvicinò al tavolino dove eravamo seduti “Scusa se ti disturbo ma tu sei Tom Hiddleston vero?” disse timida tremando dall'agitazione. “Si piacere e lei è?” le risposi cortese allungandole la mano com'ero abituato a fare tutte le volte che venivo fermato da un fan. “Piacere Monica e là in fondo c'è la mia amica Laura! Siamo entrambe tue enormi fans...sei il migliore! Ti seguiamo da un sacco di tempo e trovarti qui è un miracolo! Possiamo fare una foto assieme?” mi disse in preda al panico e quando mi voltai a guardare nella direzione che mi era appena stata indicata vidi arrivare al nostro tavolo anche l'amica che stava sorridendo tutta eccitata. Non sapevo effettivamente cosa rispondere, odiavo comportarmi in modo scortese con le fans ma se le avessi permesso di farmi una foto il giorno successivo ci sarebbero stati una miriade di paparazzi pronti a starmi alle costole e non potevo certo permetterlo. Guardai Marta ed Amy cercando sostegno morale ma i loro sguardi sembravano solo molto imbarazzati e veramente poco complici. “Ehm, scusatemi tanto signore, mi dispiace tanto ma non posso fare una foto con voi. Sono qui in vacanza e non voglio essere scoperto...” sussurrai vicino all'orecchio della seconda ragazza che ormai era arrivata al mio fianco. “...anzi se posso chiedervi la cortesia di non dire a nessuno che sono qui vi sarei enormemente riconoscente! Posso firmarvi un autografo se volete, offrirvi un caffè magari ma non posso rischiare che la mia foto finisca su internet! Vi va di far parte della mia missione top secret?” continuai verso le due donne che ormai pendevano completamente dalle mie labbra come fossi un santo sceso in terra. Mi imbarazzavo sempre quando vedevo quelle reazioni da parte di donne adulte ma capitava praticamente sempre quindi potevo solo sperare che fossero entrambe abbastanza gentili da assecondarmi.Trovò il coraggio di rispondermi Laura anche se era completamente rossa come un peperone “Si certo, non volevamo disturbarti! Sono desolata, volevamo solo dirti che sei un uomo meraviglioso e un attore formidabile tutto qui...però se ti va di farci un autografo lo accettiamo volentieri!” mentre Monica mi allungava una penna che aveva appena tirato fuori dalla borsetta. Quando scrissi il mio nome sui tovaglioli del bar e li allungai alle due donne loro mi ringraziarono estasiate e tornarono a sedere al loro tavolo. Per tutto il tempo Marta aveva tenuto la testa bassa alzandola solo per lanciare occhiate interrogative alla più alta delle due donne così quando rimanemmo di nuovo da soli mi convinsi a chiederle “Ma le conosci per caso? Perchè quella faccia...sembri più imbarazzata te di me!”. Lei affondò il viso nella tazza da tè e dopo un lungo sorso mi rispose “Mmm, ma no certo che no...non le conosco davvero. Solo che è strano stare qui con te mentre le fans ti chiedono gli autografi! Fino a poco tempo fa avrei fatto la stessa cosa anche io!”. Sicuramente Marta non mi aveva detto la verità, ormai avevo imparato a conoscerla ma decisi comunque di non dare troppo peso alla cosa per evitare di metterla ulteriormente in imbarazzo.

 


 

Avevo sentito il telefono vibrare ma avevo appena trovato un argomento per poter sviare l'attenzione di Tom ed Amy dopo l'incursione di Monica e Laura. Successivamente, senza destare troppi sospetti, entrassi il cellulare dalla borsa e lessi il messaggio di WhatsApp che mi era arrivato.

 

//Sei un angelo! Grazie per la dritta, dovevamo assolutamente controllare che fosse tutto vero! Ti invidiamo a morte ma grazie per averci permesso di conoscerlo. Baci Laura e Monica.//
 

Feci finta di nulla e quando ebbi finito di leggere il messaggio alzai lo sguardo per guardare le mie due amiche sedute al lato opposto al bar che stavano sghignazzando complici. Ero sollevata di non essere stata scoperta da Tom ed Amy che continuavano a parlare come se nulla fosse. Non potevo non avvisarle della presenza del nostro attore preferito in Italia, avevo conosciuto Monica a Laura su un gruppo su facebook dedicato appunto a Tom. Loro come me erano totalmente pazze per lui ed erano tra le poche persone a cui avevo detto che Tom mi aveva contattato per chiedermi di venire in vacanza nella mia città. Mi era sembrato carino avvisarle per condividere la splendida occasione di incontrare Tom con chi potesse veramente capire come mi sentivo, almeno loro sapevano cosa significasse sclerare per quell'uomo. Dopo circa dieci minuti con la coda dell'occhio le vidi uscire dal locale felici e soddisfatte e io mi sentivo sollevata ma allo stesso tempo fiera di me per la buona azione che avevo fatto nei loro confronti. “Beh io andrei in bagno prima di uscire! Questo bambino penso abbia pensato di utilizzare la mia vescica come cuscino!” dissi alla coppia. Amy si alzò in piedi e decise di seguirmi lasciando Tom solo al tavolino, dicendo che avrebbe pensato lui a pagare il conto e io di certo non volevo mettermi a discutere con loro, ci avevo già provato in precedenza ma non c'era verso di averla vinta. Entrammo simultaneamente in due bagni adiacenti, ridendo e prendendo in giro Tom ripensando a come aveva reagito con le due donne poco prima. Quando però mi sedetti mi accorsi immediatamente che qualcosa non andava e il panico prese il sopravvento “Oh cazzo cazzo cazzo...Amanda cazzo! Mi serve il tuo aiuto!” dissi praticamente urlando. La ragazza nel bagno a fianco aprì di scatto la porta del suo bagno preoccupata fiondandosi nella mia direzione “Che c'è Marta che succede? Stai bene? Chiamo qualcuno?” mi chiese. Ero talmente agitata e impanicata che l'unica cosa che ero riuscita a fare fu prendere il mio cellulare dalla tasca dei pantaloni digitare il 118. Poi diventò tutto molto confuso, nel giro di pochi minuti avevo provato una serie infinita di emozioni diverse, preoccupazione, agitazione, panico ma anche euforia, felicità e rassegnazione. L'ultima cosa che ricordo di quel bar fu il volontario dell'ambulanza che mi aiutò a salire a bordo sul retro della vettura, la faccia agitata di Amy di fronte a me, la mano leggera e confortante di Tom sulla mia spalla e il tono della sua voce calma e profonda “Non ti preoccupare Marta, andrà tutto bene...ci siamo noi qui con te!”.

Note e Ringraziamenti

Anche questa seconda parte è finita, ringrazio tutte le persone che hanno letto la mia storia finora e soprattutto ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito. Grazie a loro ho deciso di continuare a pubblicare perchè se la storia piace anche solo ad una persona vale la pena di condividerla. Mi riempite il cuore di gioia...gotetevi i prossimi ed ultimi 10 capitoli. Baci xxx

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Feast on your life...Il prezzo del successo ***


Terza Parte - FEAST ON YOUR LIFE!




Capitolo 1 : Il prezzo del successo


Dalle tende tirate del secondo piano della casetta sul lago, un impertinente raggio di sole mattutino mi investì in pieno viso. Decisi quindi di voltarmi per dare le spalle alla luce che ormai si stava diffondendo in tutta la camera da letto. Quasi involontariamente, essendo ancora in dormiveglia, afferrai il corpo di Amanda che giaceva al mio fianco e affondai il viso sul suo petto, proprio come fa un bambino con il proprio pupazzo di pezza. Lei non si mosse rimanendo così stretta tra le mia braccia tenera e rilassata, stava ancora dormendo profondamente quando il mio cellulare vibrò sul comodino. Ormai ero sveglio e il rumore del telefono che stava ancora vibrando mi convinse ad issarmi a sedere per scoprire chi era la persona tanto insistente che mi stava chiamando in continuazione. Sul display lessi il nome del mio pubblicist, Luke e immediatamente pensai che erano passati un paio di giorni dall'ultima volta che ci eravamo sentiti quindi era assolutamente normale ricevere quel genere di chiamata. Mi alzai dal letto allontanandomi da Amy per evitare di svegliarla, mi diressi quindi verso la porta del bagno in fondo al corridoio e decisi di rispondere. “Pronto Luke, cos'è successo? Cosa devi dirmi di tanto importante per svegliarmi a quest'ora? Lo sai che qui in Italia sono le sette? Io sarei in vacanza...” dissi innervosito e assonnato. Dall'altro capo del telefono Luke era decisamente più sveglio di me, chissà dove si trovava in quel momento magari dall'altra parte del mondo dove la gente stava cenando invece che fare colazione “Buongiorno Tom, scusa se ti ho svegliato ma abbiamo un piccolo problema! So che ieri sei stato all'ospedale con Marta...una ragazza ti ha fotografato nella sala d'aspetto e ha postato la foto su Instagram scrivendo che Tom Hiddleston era seduto fuori dalla sala parto visibilmente preoccupato. Volevo solo avvisarti che tutti ormai sanno che sei a Mantova, la notizia si è diffusa velocemente ma Marta come sta? Voi state bene? Che è successo?” chiese infine ansioso. Raccontai quindi a Luke tutto quello che era successo nelle ultime 48 ore, senza tralasciare nessun tipo di dettaglio perché la situazione era stata talmente tanto assurda da sembrare surreale, addirittura a me che l'avevo vissuta. “...poi nulla quando abbiamo visto che iniziavano ad arrivare parenti e amici abbiamo pensato di andare via per evitare che ci facessero domande o che qualcuno ci riconoscesse. Io ed Amy non capivamo nulla di quello che dicevano le persone la all'ospedale e i medici, siamo rimasti per quasi un ora seduti fuori dalla sala parto, quando è arrivato anche Riccardo lo abbiamo salutato e siamo andati via. Non so se poi ha partorito, se è andato tutto bene...Amy mi ha chiesto se andiamo oggi a trovarla, vogliamo sapere se stanno bene!” dissi a Luke che si limitava ad ascoltare senza controbattere. Dopo una lunga pausa l'uomo dall'altro capo del telefono rispose “...mmm Tom non penso sia una buona idea! Davvero te la senti di rendere pubblica la cosa? Nel peggiore dei casi qualche giornalista ha visto la foto che ti hanno scattato ieri e magari oggi sono tutti appostati la fuori dall'ospedale ad aspettarvi...rischieresti la copertura per andare a trovare Marta? Se vuoi telefono io all'ospedale o cerco di contattare qualcuno dei suoi amici sui social network per sapere come sta ma io se fossi in te non andrei a trovarla. Se ti fotografano e ti sbattono sui giornali italiani cosa raccontiamo? Come tuo pubblicist posso consigliarti di non farlo...non mi sembra una grande idea!”. Pensai per qualche momento alle parole di Luke, aveva assolutamente ragione ma ero veramente preoccupato per Marta, dopo tutto quello che aveva fatto per me ed Amy volevo davvero sapere se era andato tutto bene e farle capire che noi le eravamo vicini in quel momento così speciale. Decisi quindi che saremmo andati comunque a trovarla, non mi importava di quello che la gente avrebbe pensato e poi anche io avevo diritto ad avere degli amici e a decidere di fargli visita se erano ricoverati all'ospedale “Luke non me ne frega niente! Se ci saranno i giornalisti fa lo stesso, mi farò fotografare e se mi faranno delle domande risponderò con la verità. Non mi sembra nulla di eclatante, dirò che sono andato a trovare un amica che ha appena avuto un bambino e che Amy mi ha accompagnato perché anche lei è un amica, non ci trovo nulla di strano! Poi nessuno sa dove stiamo a dormire, la casa in cui siamo ora è proprietà privata e se stiamo attenti a non essere seguiti quando torniamo nessuno saprà mai dove ci troviamo quindi problema risolto. Vorrà dire che per il resto della settimana staremo chiusi in casa ma io voglio comunque andare a trovare Marta e Riccardo all'ospedale...ok?” dissi convinto facendo intendere che non accettavo di essere contradetto. Quando riattaccai il telefono Luke mi aveva risposto che se avesse dovuto comportarsi in modo professionale mi avrebbe caldamente consigliato di non uscire di casa ma come amico condivideva il mio pensiero quindi si limitò a dirmi di portare i suoi saluti ai novelli genitori, sempre se Marta aveva partorito ora della fine. Tornai in punta di piedi in camera da letto, era ancora troppo presto per alzarsi e poi ero in vacanza nonostante tutto e volevo godermi ogni singolo momento con Amy. La trovai stesa nella stessa posizione in cui l'avevo lasciata poco prima, bocca semi aperta, sguardo rilassato e braccia protese verso il lato del letto vuoto dove ero steso io. Mi avvicinai lentamente, evitando di fare rumore e quando fui completamente steso al suo fianco mi misi ad osservarla dormire dopo averle appoggiato un leggero bacio sulla fronte. Era bellissima anche quando dormiva, il trucco leggermente sbavato i capelli arruffati e sparsi a raggiera sul cuscino la rendevano più imperfetta del solito ma ai miei occhi ancora più bella. Ci svegliammo entrambi, quasi simultaneamente, quando il sole era ormai già alto nel cielo limpido. Dopo esserci fatti un po' di coccole sotto le coperte calde e accoglienti decidemmo di scendere al piano inferiore per mangiare qualcosa e per iniziare a pensare a come avremmo fatto per arrivare all'ospedale visto che il giorno prima ci eravamo arrivati a bordo dell'ambulanza senza far caso alla strada. Dopo pranzo ci vestimmo e io decisi di mettere un paio di pantaloni blu notte, una camicia azzurro chiaro, scarpe da ginnastica bianche e i miei immancabili occhiali da sole con le lenti scure. Se ci fossero stati dei paparazzi all'ospedale dovevo comunque apparire al meglio, era quella l'unica clausola che avevo accettato dopo la conversazione con Luke. Anche Amy era vestita in modo elegante ma per niente appariscente, capelli legati con una treccia che le ricadeva su una spalla, camicia verde scuro pantaloni lunghi e neri e le solite ballerine ai piedi. Avevamo deciso di rifare la stessa strada del giorno precedente per arrivare al centro città dove sicuramente avremmo trovato un taxi che ci avrebbe condotto all'ospedale. Dopo meno di mezzora il taxi accostò di fronte al parcheggio delle ambulanze, non molto distante dall'ingresso principale. Le previsioni di Luke si erano rivelate corrette, vicino alla porta c'erano un paio di donne ben vestite una delle quali aveva un imponente macchina fotografica professionale e poco distante un uomo calvo stava trafficando con una videocamera. Ormai non potevamo più tornare indietro, guardai Amy per tentare di rassicurarla e con un cenno del capo la incitai a seguirmi. Appena i giornalisti ci videro in lontananza iniziarono a filmare e a fare foto, potevo benissimo sentire il rumore della fotocamera che scattava ininterrottamente. La donna più alta e slanciata mi venne incontro trotterellando “Signor Hiddleston cosa ci fa qui in Italia in una piccola città come Mantova? Chi sta andando a trovare?” chiese con un pessimo inglese allungando verso di me un piccolo registratore. Sfoggiai quindi uno dei miei più smaglianti sorrisi e fece lo stesso anche Amy mentre passammo vicino a loro mi limitai a rispondere “...un amica! Grazie mille per essere venuti...arrivederci!” e sparimmo oltre all'enorme porta trasparente. Il peggio era passato, vidi distintamente Amy tirare un sospiro di sollievo però dovevamo ancora capire come fare per raggiungere la stanza di Marta. In Italia gli ospedali erano un vero labirinto e per noi due che non sapevamo neanche leggere il nome dei reparti era veramente difficile trovare la stanza in cui la nostra amica era ricoverata. Impiegammo un po' più tempo del dovuto ma alla fine, dopo vari tentativi arrivammo nel reparto giusto e trovammo Riccardo in corridoio mentre parlava con una coppia di mezz'età. La donna con cui stava parlando Riccardo era veramente molto simile a Marta, non tanto per l'aspetto fisico ma nel modo di parlare e gesticolare. Quando Riccardo incontrò il mio sguardo parve completamente sorpreso e con una faccia a dir poco allucinata ci salutò presentandoci la madre di Marta e il compagno. Cercai di essere più educato possibile ma la situazione era veramente imbarazzante anche perchè la signora non sapeva nemmeno una parola in inglese e continuava a ridere agitata senza sapere cosa fare o come comportarsi e io ed Amy continuavamo a sorridere come due ebeti. Iniziavo a pensare che non era stata una grande idea decidere di andare a trovare Marta, non volevo certo far impanicare tutti quelli con cui parlavo. “Oddio ragazzi grazie per essere venuti! Non dovevate davvero...ecco perché fuori stamattina c'erano i giornalisti! Cavolo che situazione assurda...comunque Marta sta bene! Sarà felice di vedervi...è qui dentro! Possiamo entrare anche subito...con lei c'è anche la bambina!” disse Riccardo indicando la porta alle sue spalle. Amy uggiolò estasiata quando apprese il sesso della piccola e ripose eccitata “Ah wow...allora è una bambina che bello! Non vedo l'ora di vederla...sarà piccolissima!” e si infilò immediatamente nella stanza. La camera era poco illuminata, c'era un forte odore di disinfettante ma il colore delle pareti e dell'arredamento rendevano clima allegro e famigliare a differenza degli altri reparti in cui eravamo incappati prima per sbaglio. Marta era seduta sul letto, in pigiama con le coperte tirate fin sopra lo stomaco, non aveva un gran bell'aspetto ma avevo subito pensato fosse una cosa normale visto che nemmeno 12 ore prima aveva partorito una bambina. Appena ci vide spalancò gli occhi come terrorizzata e si issò le coperte fin sotto il mento “Oh cavolo cosa ci fate qui? Che imbarazzo...non so che dire!” disse rivolta a noi e poi si girò di scatto verso il marito stizzita “...e tu perché diavolo non mi hai avvisato! Sono un mostro che vergogna!” piagnucolò. Sia io che Amy scoppiammo a ridere divertiti dalla relazione della neo mamma, mi avvicinai per appoggiarle delicatamente una mano sul braccio “Eh eh eh...non ti devi preoccupare! Guarda che meraviglia che hai fatto e poi mica devi andare ad una sfilata di moda no?!” le dissi cercando di tranquillizzarla mentre i miei occhi si erano posati su quella minuscola creaturina che dormiva placida nella culla vicino al letto. Aveva folti capelli neri, indossava una tutina tutta colorata decisamente troppo grande per lei che era veramente minuscola. Riccardo si avvicinò a noi che eravamo completamente imbambolati di fronte a quel bellissimo spettacolo, quando arrivò in prossimità della culla accarezzò dolcemente la testa della bambina che iniziò a mugugnare subito dopo il tocco del padre. “Ti prego Riccardo dimmi che non l'hai svegliata! Giuro che ti ammazzo se inizia a piangere...si è addormentata solo un ora fa!” disse Marta esasperata anticipando purtroppo quello che di li a poco sarebbe successo. Infatti dopo nemmeno un minuto la bambina iniziò a piangere, a strillare a squarciagola obbligando il padre a prenderla in braccio per cullarla e coccolarla. Erano veramente teneri assieme, Riccardo era spaventatissimo, si vedeva che non era molto abituato a maneggiare neonati ma nonostante tutto ci metteva impegno e buona volontà. Restammo così per parecchio tempo a guardare Riccardo che esasperato tentava di riaddormentare la piccola mentre sua moglie rideva assieme a me ed Amy del suo insuccesso. Parlammo un po' con loro di quello che era successo nelle ultime ore, anche perché non avevamo molta fretta e spiegai inoltre a Marta dei giornalisti e delle foto che mi avevano scattato “...purtroppo sanno tutto! Nel senso che ci hanno scoperto, ma non c'è nulla di male...ci ha fatto piacere venire qui! Poi lo sanno tutti che i divi di hollywood con i bambini fanno tendenza!” provai a scherzare tentando di tirarle su il morare perché continuava ad insistere che fosse tutta colpa sua. “Mi dispiace un sacco Tom, non doveva andare così ma Aurora ha voluto fare il suo ingresso trionfale anticipando di molto i tempi!” rispose desolata. Amy giocherellava con le piccole manine della bambina che continuava a strillare in braccio al padre mentre io mi sedetti sulla poltrona vicino al letto di Marta e scherzando le dissi con fare complice “Certo che avete scelto proprio il nome perfetto! Se posso permettermi non assomiglia per niente alla bella addormentata!”.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Quando le strade si separano ***


Capitolo 2 : Quando le strade si separano 
 

Molte volte prima di quel fatidico giorno mi era capitato di pensare “Questo è il momento migliore della mia vita!”senza rendermi conto di quanto mi stessi sbagliando. L'emozione più bella, pura, unica e irripetibile l'avevo infatti vissuta poche ore prima dando alla luce la mia meravigliosa bambina : Aurora. Non so spiegare a parole l'enorme emozione provata mentre stringevo per la prima volta tra le braccia quel piccolo e indifeso fagotto, è qualcosa di magico, di inaspettato. La mia stanza d'ospedale era silenziosa e io ero sfinita, tutti i muscoli doloranti e la testa pronta ad esplodere ma ero comunque felice mentre osservavo mia figlia dormire placida nella culla vicino al letto. Pochi istanti dopo entrarono le uniche due persone che non avrei mai immaginato di vedere in quella stanza di ospedale, vidi Amy che curiosa si lanciò nella stanza sorridendomi teneramente seguita a ruota da Tom che aveva un mazzo di girasoli in mano. Ero imbarazzata e terrorizzata dall'idea di farmi vedere in quelle condizioni, ero un mostro ed ero vulnerabile, pensavo di non aver abbastanza confidenza per potermi mostrare a loro in quel momento tanto personale e privato. Eppure Tom, grazie alle sue parole e al suo caldo sorriso sincero riuscì a tranquillizzarmi e a farmi rilassare all'istante. Iniziavo a convincermi che effettivamente la coppia tenesse a me, che si stesse creando un certo tipo di solido legame, magari duraturo tra noi e la cosa mi piaceva da impazzire. Avevo passato un sacco di tempo a pensare a come sarebbe stato avere Tom Hiddleston come amico convincendomi del fatto che saremmo andati sicuramente d'accordo grazie alla profonda affinità che sentivo nei suoi confronti e finalmente ero riuscita a rendere questo sogno realtà anche se nelle ultime ore le mie priorità erano state completamente stravolte. Da quando era nata Aurora non facevo altro che pensare a lei, alla felicità che avevo provato nel metterla alla luce e di come sarebbe stato il futuro della mia famiglia. Riccardo era al settimo cielo quanto me, mi disse di essersi innamorato per la seconda volta e da come guardava la bambina non facevo fatica a crederlo. Aurora era minuscola, era nata prematura ma dopo i controlli iniziali avevano detto che era sana e forte come un qualsiasi altro neonato. “Certo che è piccolissima!” disse Amy mentre accarezzava la manina di Aurora che continuava a strillare in braccio a Riccardo “...ma senti che polmoni!” rispose Tom ridendo. “Riccardo trova un modo per farla star tranquilla ti prego, ho la testa che scoppia!” dissi a mio marito supplicandolo. Lui l'aveva svegliata ma ora non riusciva più a farla riaddormentare, era tutto nuovo per noi. “Perchè non la provi a dare a me...il figlio di mia sorella Sarah si addormentava sempre quando lo prendevo in braccio io!” disse Tom tranquillamente come se fosse la cosa più normale del mondo. “Certo! Non ci sono problemi, così io vado alle macchinette a prendere qualcosa da mangiare...sono ore che non tocco cibo! Sono affamato...” disse Riccardo con slancio “Ti prego Ricky prendi qualcosa anche per me!” gli dissi prima di vederlo sparire oltre la porta della camera. Tom era ancora seduto sulla poltrona, le mani giunte vicino al petto a sorreggere il piccolissimo corpicino di Aurora. Le sue mani erano talemente grandi da riuscire a contenere tutta la bambina creando così una sorta di nido caldo per lei che iniziò gradualmente a tranquillizzarsi come sotto l'effetto di un arcano incantesimo. Lui la guardava mentre dolcemente la cullava e le sussurrava parole lievi e incomprensibili, era stranamente a suo agio con in braccio un neonato. “Ecco Amy sei finita! Ora ne vorrà uno anche lui...guarda si è già innamorato!” dissi scherzando. Tom alzò gli occhi sorridenti andando ad incrociare i miei e senza pensarci troppo rispose “Santo cielo hai proprio ragione! Come si fa a non innamorarsi di una cosa tanto meravigliosa!” e riprese a guardare Aurora che ormai aveva smesso completamente di piagere. Restammo, per qualche istante, tutti in silenzio a contemplare la tenerezza di quel momento prima di sentire Amy ammettere fiduciosa “Marta io sarei anche pronta...sta a lui decidere!” indicando Tom con un cenno del capo. Sorrisi alla coppia mentre immaginavo quanto potesse essere bello un figlio nato da Tom ed Amy, con due genitori del genere sarebbe stato sicuramente meraviglioso. “Beh Amanda ti conviene scattargli una foto, guarda quanto sono belli assieme! Falla anche con il mio cellulare così quando Aurora sarà grande gli dirò che una delle prime persone che l'ha presa in braccio è stato un attore famosissimo di Hollywood!” dissi divertita e Tom rispose immediatamente “Magari quando lei sarà grande non si ricorderà più nessuno di me e sarò solo un semplice vecchiotto inglese che passa il giorno a casa con il giornale in mano sorseggiando tè!” per poi scoppiare a ridere. Proprio in quel momento tornò Riccardo carico di barrette di cioccolato, merendine e bevande “Non sapevo cosa prenderti quindi ho comprato un po' di tutto!” mi disse in risposta alla mia faccia dubbiosa. Restammo a parlare per quasi un ora fino a quando un infermiera entrò nella stanza per comunicarci che l'orario delle visite era finito. “Beh quindi noi andiamo! Non so quando ci vedremo di nuovo! Io ed Amy staremo qui a Mantova fino a sabato poi andremo a Milano a prendere l'aereo per Londra. Purtroppo per me sarà un anno molto faticoso, avrò un sacco di lavori e starò all'estero per molto tempo ma magari prima o poi torneremo a vedere quanto grande è diventata Aurora. Volevo ringraziarti davvero con tutto il cuore per averci permesso di fare questa piccola vacanza in tranquillità e per aver mantenuto il segreto. Sei stata gentilissima e non smetterò mai di ringraziarti!” disse Tom prima di avvicinarsi al letto sporgendosi per appoggiarmi un timido bacio sulla guancia. Amy mi abbracciò calorosamente continuando a ringraziarmi come se davvero fosse loro compito e non mio. Ero io infatti che mi sentivo in debito con la coppia, per essersi fidati di me e avermi permesso di conoscerli scoprendo quanto realmente fantastici fossero. “Grazie a voi e grazie a te Tom! Sei una persona meravigliosa e spero davvero di rivederti un giorno, per ora mi sento comunque molto fortunata ad aver avuto la possibilità di passare del tempo con te! Ti lascio il mio numero così se in futuro avrai ancora bisogno di me mi troverai sempre pronta per un altra 'missione segreta'! Mi sono divertita un sacco grazie, anche se non doveva finire così! Salutami Luke mi raccomando e in bocca al lupo per tutti i tuoi futuri lavori...tanto io non smetterò di seguirti! Mi terrò informata!” dissi con un velo di tristezza. Dopo esserci salutati li vidi uscire dalla porta della camera, Amy fu la prima a sparire dietro l'angolo salutandomi con la mano mentre Tom si soffermò un secondo prima di uscire, mi guardò e mi sorrise, quel suo solito sorriso contagioso e luminoso che solo lui era in grado di mostrare al mondo. Non sapevo, in quel momento, se avrei mai più rivisto in futuro Tom, di certo avrei sempre avuto notizie sul suo conto tramite internet e avrei continuato a guardarlo in tv e al cinema con la consapevolezza che, a differenza degli altri, io avevo avuto il privilegio di conoscerlo. Dopo una settimana in ospedale, in cui Aurora era rimasta in osservazione, tornammo finalmente a casa per dare inizio ad un nuovo capitolo della nostra vita. Io e Riccardo eravamo totalmente spaventati ma estremamente felici. Quando la mia amica Francesca venne a trovarci ci raccontò di quando, il sabato precedente, andò alla casetta sul lago per riprendersi le chiavi e salutare Tom ed Amy “Quando mi hai telefonato sabato scorso per dirmi di andare da loro mi è preso un colpo! Comunque ero andata poco prima di mezzogiorno, le loro valigie erano già di fronte alla porta. Li ho salutati augurandogli buon viaggio e Tom mi ha addirittura abbracciato! Non sapevo che dire quindi come al solito sono rimasta impalata a sorridere, che figura! Comunque quando se ne sono andati via sono entrata per sistemare un po' la casa ma l'ho trovata esattamente come l'avevo lasciata, nulla era fuori posto tranne che per una busta sul bancone della cucina, all'interno c'era questa lettera...leggi!” disse allungandomi un foglio di carta tutto scritto a mano con la calligrafia che riconobbi essere quella di Tom. 

//Cara Francesca, grazie mille per averci permesso di stare qui e soprattutto per aver mantenuto il segreto permettendoci così di passare una settimana tranquilla in completo relax. So che non ci sono parole sufficientemente importanti per poterti ringraziare come vorrei quindi ti ho lasciato un piccolo regalo che spero possa renderti felice tanto quanto tu hai reso felice noi. So che non volevi nulla ma se non fossimo stati a casa tua saremmo andati comunque in hotel quindi ti ho lasciato anche dei soldi per provare a sdebitarmi con te. Un abbraccio. Con tanto amore Tom & Amy.// 

“...e quindi? Quanti soldi ti ha lasciato?” chiesi sconcertata alla mia amica che fremeva dalla voglia di dirmelo. “Mille sterline! Cioè è un pazzo non è vero? Praticamente è quello che prendo di stipendio in un mese di lavoro! Ma è l'altra cosa quella che mi ha gasato più di tutte!” rispose Francesca non riuscendo a contenere la felicità. Io e Riccardo ci guardammo dubbiosi mentre vedevamo la nostra amica rovistare nella borsa alla ricerca di qualcosa da mostrarci. Estrasse infatti un altra busta, più piccola della precedente e all'interno vi era quello che sembrava un biglietto colorato, lo allungò sotto i nostri nasi dicendo “..è un pass per andare alla prima di Rush2!!! Per me...capite? Posso andare a Roma a vedere la prima del film di Chris Hemsworth e magari conoscerlo..ci sarà anche lui ho controllato su internet! Sicuramente era l'invito di Tom ma magari lui non ci può andare quindi lo ha regalato a me! Quell'uomo è veramente un angelo...te lo concedo!”. Era vero, Tom non la smetteva mai di stupirmi, sembrava sapesse sempre come fare per far contenta una persona, Amy era davvero una donna fortunata. Improvvisamente squillò il telefono, mi alzai correndo per rispondere, Aurora si era appena addormentata non volevo si svegliasse per il rumore. Era mia mamma ed era molto eccitata, mi disse di accendere immediatamente il televisore perchè avrei visto qualcosa di sconvolgente. Quando finalmente sintonizzai il televisore sul canale consigliatomi da mia mamma rimasi sconvolta nel vedere il servizio che parlava di Tom Hiddleston che aveva passato una vacanza a Mantova. Le immagini sullo schermo ritraevano Tom ed Amy il giorno in cui erano venuti a trovarmi mentre entravano a passo veloce dall'ingresso principale dell'ospedale. A quel punto Tom disse di essere venuto a Mantova per incontrare una sua amica e quando il filmato terminò la giornalista disse che finalmente erano riusciti a capire chi fosse la persona che Tom era andato a trovare. Non credetti alle mie orecchie quando, un istante dopo, la giornalista disse il mio nome svelando a tutti che ero una giovane una neo-mamma con un forte legame di amicizia con l'attore. Quando il servizio alla tv finì non sapevo che dire, la bocca spalancata e il telefono ancora appoggiato all'orecchio. Non si venne mai a sapere chi fu a fornire la notizia alla tv e per un po' di tempo venni tartassata da amici e parenti, volevano sapere tutti se la storia fosse vera o se fosse solo un grosso errore. Decisi quindi di raccontare la verità a tutti, non era poi così tanto eclatante e nel giro di pochi mesi tutti se ne dimenticarono. Tom non venne mai a conoscenza del trambusto che aveva creato in una piccola cittadina come Mantova e io non ebbi più l'occasione di sentirlo per molto tempo ma, come gli avevo promesso, non smisi mai di essere la sua più grande fan. 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Prendersi una pausa ***


Capitolo 3 : Prendersi una pausa



♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦

Gennaio 2020

// Hollywood News: L'attore di fama mondiale Tom Hiddleston dopo aver vinto l'oscar lo scorso Marzo ha dichiarato di aver bisogno di una pausa! Fans da tutto il mondo si chiedono cosa ci sia dietro questa scelta improvvisa...forse l'attore pluripremiato e la moglie Amanda Watford sono in dolce attesa? //
 

♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦


Lessi il titolo della rivista che avevo fra le mani e mi scappò un sorriso. La parrucchiera che mi stava asciugando i capelli guardò la mia immagine riflessa sullo specchio e chiese “Marta cos'hai da ridere? Qualche notizia divertente?”. Appoggiai la rivista sul ripiano di fronte a me e andai ad incrociare gli occhi della ragazza sullo specchio prima di risponderle “Oh, no nulla di che! Ho solo letto il titolo di copertina e mi è venuto da ridere perché io l'ho conosciuto e sono felice per lui!”. La donna alle mie spalle appoggiò l'asciuga capelli e afferrò velocemente il giornale “Chi? Tom Hiddleston? Lo conosci? Non ci credo!!!Devi assolutamente raccontarmi tutto!” disse curiosa. Le raccontai tutta la storia, omettendo molti particolari anche perché non la conoscevo molto bene ma mi faceva sempre piacere raccontare in giro di quanto fosse meraviglioso Tom e di come c'eravamo conosciuti. Della prima volta che lo vidi a Bangor e di quando un paio d'anni dopo mi era venuto a trovare in Italia, proprio quando nacque mia figlia. Ormai era passato molto tempo dall'ultima volta che ci eravamo parlati, più di quattro anni ma nel profondo del mio cuore ero sicura che lui si ricordasse ancora di me, magari non mi pensava tanto quanto lo pensavo io ma se mi avesse rivisto mi avrebbe riconosciuta, o forse no. Guardando la mia immagine riflessa nello specchio infatti mi ero resa conto che ero cambiata molto in quegl'ultimi anni, la maternità mi aveva giovato parecchio. Avevo perso molto peso, forse a causa di Aurora che era davvero una bambina pestifera e il fatto di dover correre come una pazza per starle dietro mi aveva fatto dimagrire senza che me ne accorgessi. Un anno dopo la sua nascita avevo deciso di tagliarmi i capelli corti e avevo iniziato a truccarmi di più anche per nascondere le rughe che iniziavano ad essere più visibili visto che avevo ormai superato la trentina. Molto probabilmente con tutti i recenti cambiamenti Tom non mi avrebbe riconosciuto, anche perché dopo tutto il successo degli ultimi anni aveva frequentato così tante persone che riconoscere una vecchia amica per lui doveva essere molto difficile. Le mie passioni, nonostante la mia vita fosse stata rivoluzionata dall'arrivo di Aurora, rimasero sempre le stesse. Amavo il cinema e teatro, la musica e tutto ciò che aveva a che fare con il mondo dello spettacolo. Il mio lavoro era sempre lo stesso, mio marito Riccardo continuava a fare il grafico pubblicitario e mia figlia ormai andava all'asilo. “Grazie mille! Ora devo proprio andare, devo andare a prendere Aurora!” dissi alla parrucchiera che ormai aveva finito il proprio lavoro. Quando tornai a casa dopo essere andata a prendere mia figlia a scuola trovai Riccardo spaparanzato sul divano, mi stava aspettando. “Ciao amore ascolta, ho una bella notizia che ti farà impazzire!” mi disse, senza darmi il tempo per togliermi il cappotto. La sua agenzia gli aveva chiesto se voleva andare per una settimana a Londra a finire un lavoro per una pubblicità di scarpe sportive. Lui ovviamente aveva aspettato di parlarne con me prima di accettare anche se sapeva quale sarebbe stata la mia risposta “...pensavo...se ti prendi un po' di ferie e portiamo Aurora in vacanza dai nonni possiamo andare a Londra tutti e due così tu ti rilassi un pochino e io ho compagnia! Non abbiamo mai visto Londra d'inverno, dobbiamo partire verso i primi di febbraio...che ne dici?” mi chiese ansioso. La mia felicità era incontenibile, non vedevo l'ora di partire e prendermi una pausa dalla routine quotidiana quindi riposi estasiata “Ovvio che si! Che idea meravigliosa! Non vedo l'ora di tornare a Londra...voglio guardare se ci sono spettacoli teatrali o conventions in quella settimana così mentre tu lavori io vado a divertirmi! Che bello! Chiamo subito mia madre per chiederle se possono tenere Aurora!”. Il giorno della partenza arrivò in un baleno, il mio orologio segnava le dieci del mattino di mercoledì 5 febbraio 2020 e noi eravamo già nel nostro appartamento di Covent Garden in centro a Londra. Ero troppo entusiasta di trovarmi di nuovo nella città che tanto amavo ed ero molto agitata anche perché avevo trovato una notizia su internet che diceva che Tom Hiddleston sarebbe stato ospite ad una convention di beneficienza al St. Bartholomew's Hospital il girono seguente. Non stavo più nella pelle, avevo l'occasione di rivederlo perché la conferenza sulle missioni in africa dell'Unicef era aperta al pubblico quindi avevo deciso di andarci. Il giovedì mattina mi svegliai presto con Riccardo che doveva andare al lavoro ma avrei dovuto aspettare fino al pomeriggio per l'inizio della conferenza. Mi preparai con molta cura, scegliendo gli abiti adatti anche se poi vennero tutti coperti dal pesante cappotto invernale, c'era un freddo pazzesco a Londra d'inverno. Presi la metro per raggiungere l'ospedale in tarda mattinata con circa quattro ore d'anticipo dall'inizio della conferenza ma il mio intento era di trovare un posto a sedere abbastanza vicino al palco per essere sicura di riuscire a vedere Tom. Mi sentivo emozionata almeno tanto quanto la prima volta ma la motivazione era un altra, avevo paura che Tom non mi riconoscesse o peggio facesse finta di non conoscermi visto che era diventato uno degli attori più pagati di Hollywood. Entrai nell'atrio infreddolita e anche un po' bagnata visto che aveva iniziato a piovere, lessi con attenzione i cartelli che indicavano la direzione da seguire per raggiungere la sala della convention ma non era difficile da intuire perché c'erano già parecchie persone che si stavano recando nel mio stesso posto. Quando arrivai nell'enorme salone il palco era infondo alla gigantesca sala, su di esso un lungo tavolo bianco faceva contrasto con il pavimento rivestito da moquette rossa. Le prime due file erano ormai completamente occupate dalle persone che erano arrivate prima di me, all'ingresso mi avevano dato dei libretti illustrativi e il programma della conferenza quindi decisi di sedermi in terza fila dietro una signora anziana per iniziare a sfogliarli. Dovevo attendere quattro ore prima dell'inizio della conferenza quindi estrassi l'ultimo libro di George R.R. Martin e mi persi nella lettura fino a quando un uomo alto e distinto non arrivò sul palco ed iniziò a provare i microfoni. Significava che di li a poco la conferenza sarebbe iniziata, ma Tom dov'era?

 


 

“Beeep beep” il clacson della macchina privata sotto casa suonò incitandomi a scendere. “Dai Tom sbrigati o faremo tardi!” mi disse Luke esasperato mentre teneva aperta la porta facendomi segno di seguirlo. Quella notte non avevo dormito molto, io ed Amy avevamo festeggiato il nostro anniversario di matrimonio, durante la cena avevamo entrambi alzato il gomito un po' troppo e dopo essere rientrati a casa avevamo continuato i “festeggiamenti”. Infilai velocemente le scarpe lucide eleganti e afferrai il lungo cappotto scuro di lana a collo alto, sotto di esso avevo un completo nero semplice senza fronzoli, camicia bianca e sciarpa. Salutai Amanda che era seduta sul divano “Ciao piccola, ci vediamo stasera! Intanto prova a sentire un po' di persone per domenica e aspettami che stasera voglio la rivincita!” le dissi dopo averle posato un passionale bacio sulla bocca. Arrivammo alla conferenza perfettamente in orario, Luke con il passare degli anni diventava sempre più ansioso e perfezionista, ma non potevo lamentarmi era veramente bravo nel suo lavoro. Amy aveva deciso di stare a casa, odiava dover passare ore a prepararsi per gli eventi mondani quindi fu il mio pubblicist ad accompagnarmi. Entrammo dal portone laterale, nessuno mi aveva notato fortunatamente e quando arrivai sul retro del palco la convention era appena iniziata. Medici illustri stavano parlando del lavoro dell'Unicef in africa e avevano pensato di invitare anche me per raccontare l'esperienza che avevo fatto molti anni prima come supporter umanitario per l'organizzazione. Invitare un personaggio dello spettacolo aiutava l'organizzazione ad attirare più gente alle conventions, non era la prima alla quale partecipavo infatti. Avevo deciso comunque di prendermi una pausa dai film, sentivo il bisogno di riposarmi un po' e dedicare il mio tempo a mia moglie e alla mia famiglia ma non potevo rinunciare completamente al lavoro quindi mi limitavo ad andare agli eventi e alle conferenze nelle quali ero invitato come ospite. Quando andai a sedermi al mio posto sul palco si sollevò un grosso applauso e dopo un po' di interventi di un medico di Boston iniziarono a farmi le domande prima i medici e poi le persone dal pubblico. Una signora di mezz'età si alzò con in pugno il microfono e mi chiese “Signor Hiddleston, sappiamo che ha deciso di prendersi una pausa dalla recitazione, ha forse in mente di partire per un altra missione umanitaria?”. Sorrisi alla donna ed educatamente le risposi che non sarei partito ma che avevo preso una pausa per me stesso e per la mia famiglia senza scendere troppo nei dettagli, Luke mi avrebbe fucilato se avessi spifferato alla gente in sala il reale motivo. Tutte le persone che avevano deciso di fare delle domande erano state incredibilmente professionali e le domande erano interessanti e per niente fuori luogo. Temevamo che fra il pubblico ci fossero miei fans che potessero decidere di fare domande non pertinenti e che magari fossero alla convention solo per vedere me e non per sostenere l'organizzazione. Si alzò una signora anziana, dai capelli bianchi e la schiena ricurva, molto probabilmente era stata medico perché indirizzò una domanda molto tecnica al dottore seduto alla mia sinistra. Quasi mi soffocai con l'acqua che stavo bevendo quando la mia attenzione venne catturata dalla donna seduta dietro alla signora che stava parlando al microfono. Per qualche istante non la riconobbi, era molto diversa da come me la ricordavo ma quando mi sorrise timida ed emozionata fui in grado di capire all'istante chi fosse. La guardai dubbioso e tentai di farle capire con lo sguardo che l'avevo riconosciuta ma ero su un palco, mi stavano guardando tutti e non potevo attirare troppo l'attenzione su di me. Fu proprio in quel momento che Marta alzò il volantino della manifestazione facendo finta di leggerlo dandomi la possibilità di notare la scritta sul retro: Ci vediamo dopo? Mi sarebbe piaciuto un sacco incontrare Marta dopo tutto quel tempo, avevo bisogno di staccare un po' la spina e sentirmi di nuovo una persona 'normale' ma non sapevo come fare. Con il successo oltre ai soldi erano arrivate anche le restrizioni, il poco tempo a disposizione e la difficoltà ad interagire con persone che non facevano parte del mondo dello spettacolo. Io stesso ero diventato più scostante, più riservato perché non potevo andare da nessuna parte senza essere fotografato o pedinato dai paparazzi. La mia vita era diventata sempre più difficile e incasinata e non avevo proprio idea di come fare per incontrare Marta. Dopo la conferenza avrei dovuto rimanere per un oretta a firmare autografi prima di essere portato a casa. Aspettai la fine della convention per andare a parlare con Luke dietro al palco e chiedere il suo parere “Ascolta, in sala circa in terza fila c'è Marta! Te la ricordi la ragazza italiana della valigia di Bangor? E' li fuori e vorrei tanto incontrarla, come facciamo? Hai qualche idea?” chiesi al pubblicist. Lui pensò per qualche istante, poi mi rispose “Non puoi Tom, è un casino! C'è la stampa, ci sono le telecamere...devi andare a firmare gli autografi ora, verrà lei da te! Ma scordati di parlarle o di comportarti in modo troppo esagerato! Non dare nell'occhio, ti ricordo che ci sono i giornalisti, qui non è sicuro!”. Come al solito aveva ragione ma non volevo fare la carogna, non volevo darle l'impressione che non me ne importasse nulla di lei, avrei potuto comportarmi da menefreghista con qualsiasi sconosciuto ma non con lei che era stata così gentile con me in passato, quindi presi la mia decisione “Senti Luke, lo so! Qui non posso fare nulla, so che sto lavorando! Facciamo così, manda qualcuno a parlarle e avvisa il mio autista di farla salire in macchina. Farò finta di nulla, non le parlerò finché non saremo soli in macchina, so che anche ad Amy farà piacere rivederla! Ora vado a firmare gli autografi, pensaci tu! Speriamo accetti senza fare troppe domande...”.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** La casa di Tom Hiddleston ***


Capitolo 4 : La casa di Tom Hiddleston

 

Tom aveva letto il mio messaggio, non sapevo dove avevo trovato il coraggio per fargli una domanda così diretta e l'unico modo che mi era venuto in mente per riuscire a parlare con lui era scrivergli un messaggio. Mi aveva sorriso quindi mi aveva riconosciuto ed io ero felicissima, speravo di riuscire a parlargli per almeno due minuti quindi appena finita la conferenza mi alzai per andare verso la scrivania dove poco dopo Tom avrebbe firmato autografi per i presenti. Stavo raccogliendo le mie cose sistemandole nella grande borsa a tracolla che avevo appoggiato alla sedia quando qualcuno mi diede una pacca sulla spalla “Salve, è lei la signora Marta?” mi chiese un uomo alto e molto magro, sembrava essere l'organizzatore della convention perché aveva un pass al collo ed un auricolare. Afferrai il cappotto e risposi in modo affermativo all'uomo limitandomi ad un semplice gesto con il capo e lui continuò dicendomi “Bene! Il signor Windsor, pubblicist del signor Hiddleston mi ha detto di informarla che vorrebbe che lei mi seguisse fino alla porta laterale dove potrà accomodarsi su una macchina privata che la sta aspettando. Lui la raggiungerà appena possibile per darle altre informazioni, se per lei va bene intanto può venire con me!”. Immaginavo ci fosse lo zampino di Luke, era tipico da parte sua proteggere il suo cliente nonché amico dai giornalisti organizzando ogni genere di sotterfugio. Mi fidavo di Luke quindi non avevo problemi a seguire il suo piano, mi bastava sapere che avrei potuto incontrare di nuovo Tom quindi sorrisi all'uomo e iniziai a seguirlo. Di Tom e Luke nessuna traccia ma l'imponente berlina nera era parcheggiata fuori dalla porta laterale come mi era stato anticipato e un autista calvo e ben piazzato era appoggiato al cofano mentre fumava una sigaretta. “Ah salve, lei deve essere la signora Marta! Luke mi ha avvisato che avrei avuto un passeggero in più oggi!” disse l'autista appena mi vide arrivargli vicino dubbiosa. “Si sono io, salve! Piacere di conoscerla! Ma può chiamarmi solo Marta, non sono molto abitata ad essere trattata in modo tanto formale!” sorrisi all'uomo e strinsi calorosamente la sua mano. Avevo scoperto che l'autista privato di Tom si chiamava Wilson e lavorava per lui da almeno due anni, avevamo parlato molto per ammazzare il tempo perché passai quasi un ora con l'uomo in attesa di vedere Tom o Luke fino a quando la porta si spalancò ed uscì il pubblicist tutto felice e sorridente. “Ehy ciao Marta come va? Tutto bene? Da quanto tempo! Senti entra pure in macchina perché Tom ha finito e sicuramente ora questo lato del palazzo si riempirà di fotografi visto che sanno che lui sta per uscire! Dai parliamo dopo a casa di Tom se per te va bene...ok? Ciao!” disse Luke frettoloso non lasciandomi neanche il tempo per controbattere o almeno ringraziarlo. Entrai in macchina, sui sedili posteriori di pelle chiara e iniziai a guardarmi attorno agitata sapendo che di li a poco Tom sarebbe apparso per venire a sedersi al mio fianco. I vetri posteriori della berlina erano oscurati e nessuno tranne l'autista mi aveva visto salire a bordo, ero un po' agitata ma allo stesso tempo mi sentivo abbastanza importante in quel momento, non ero mai stata trattata come una star famosa. Pochi minuti dopo Wilson accese la macchina e la posizionò proprio davanti all'uscita secondaria del palazzo lasciando il motore acceso. Il marciapiede si era già riempito di persone, per lo più fotografi e cameraman di tv londinesi quando la porta si aprì e vidi uscire Luke seguito da Tom, con il collo del cappotto tirato su fino agli zigomi per ripararsi dal freddo e, molto probabilmente, dai giornalisti. Quando aprì la portiera per salire in macchina fece molta attenzione a non spalancarla troppo, molto probabilmente era già stato informato della mia presenza all'interno dell'abitacolo, si infilò velocemente nella macchina continuando a salutare con la mano. Fui investita immediatamente dal suo forte profumo maschile, come un flash, grazie ad un ricordo assopito riconobbi quella meravigliosa fragranza che avevo sentito anni prima ma che incredibilmente non avevo mai dimenticato. La macchina partì all'istante, non appena Tom ebbe chiuso la portiera si girò verso di me e com'era solito fare mi fece dono di uno dei suoi più sinceri e dolci sorrisi. Ero un po' in imbarazzo ed era mia abitudine, quando mi sentivo in quel modo, tentare di rimediare al mio stato d'animo con una battuta per stemperare il clima teso che io stessa creavo intorno a me “Ehy Tom, come stai? Ti avevo quasi scambiato per Benedict Cumberbatch ai tempi di Sherlock, anche a te piace usare il cappotto in quel modo?” dissi rispondendo al suo abbraccio. Era a pochi centimetri da me e anche se lo conoscevo e avevo passato del tempo con lui in passato riusciva sempre ad agitarmi, ad emozionarmi. “Eh eh eh, ebbene si mi hai scoperto! Questi cappotti sono ottimi per schivare foto indiscrete ma io tiro su il colletto solo per far un po' il figo! Lo sai quanto piacciono gli attori misteriosi alle fans più accanite! Lasciamo perdere dai, piuttosto che ci fai qui a Londra? Non ti avevo riconosciuta subito...sei cambiata tantissimo!” mi rispose continuando a tenere la mano sulla mia spalla come a non voler concludere l'abbraccio che poco prima mi aveva dato. “Oh, sono qui in vacanza! Beh a dire il vero ho accompagnato Riccardo perché lui deve concludere un lavoro per una pubblicità quindi io ne ho approfittato per venire a farmi una vacanza. Poi prima di partire ho letto su internet della convention per l'Unicef e quindi ho deciso di venire. Spero non ti abbia dato fastidio...volevo solo salutarti di certo non pensavo che mi avresti invitata a casa tua!” dissi a Tom che sembrava veramente felice e sorpreso di vedermi. Non era molto diverso, aveva quasi raggiunto la soglia dei quaranta ma nonostante questo rimaneva sempre l'uomo più affascinante sulla terra, secondo il mio parere. I capelli erano leggermente striati da ciocche bianche e le rughe attorno agli occhi erano diventate più profonde di come le ricordavo ma erano tutti dettagli insignificanti se paragonati al contagioso sorriso e ai suoi meravigliosi occhi cristallini, quelli non erano cambiati di una virgola. Parlammo durante tutto il tragitto in macchina, mi aveva raccontato di aver cambiato casa dopo il matrimonio con Amy, abitavano infatti nel quartiere di Chalsea, il più ricco e lussuoso di Londra proprio vicino alla villa di Gwyneth Paltrow. Per raggiungerla infatti avevamo viaggiato per più di mezzora imbottigliati nel traffico pomeridiano londinese ma alla fine arrivammo di fronte ad una casa decisamente diversa dalle altre. Il quartiere era costituito da tipiche abitazioni londinesi, mattoni rossi a vista, intonaci bianchi e cancellate in ferro battuto che circondavano gli inesistenti giardini sul fronte delle case, di certo tutti i vip che abitavano in quel quartiere non avevano ville enormi e suntuose come quelle americane, erano infatti piccole villette a schiera su due o tre piani, che si affacciavano quasi tutte sulla strada principale. La casa di Tom ed Amy invece era diversa, svoltammo infatti per un vicolo che portava ad una zona più interna del quartiere, meno esposta. Notai che l'ingresso era privato, un alto cancello in ferro limitava le entrate, fu Wilson ad aprirlo con il telecomando appena fummo abbastanza vicini per farlo. Eravamo completamente circondati da edifici, molto probabilmente le case che vedevo in quel momento, attraverso i finestrini della macchina quando l'autista parcheggiò la berlina in un piccolo cortile interno, erano il retro di quelle che si notavano dalla strada principale. Era decisamente tutto in miniatura, la facciata non era molto grande ma Tom mi spiegò che avevano deciso di sacrificare un po' gli spazi per avere la privacy che solo le case in quella posizione potevano garantire. Effettivamente era come abitare “dietro le quinte” senza però rinunciare alla posizione e al lusso, conoscendo Tom potevo intuire perché avesse scelto di vivere in una casa così nascosta al mondo, era molto riservato e ci teneva alla sua vita privata e forse con l'aumento della fama lo era diventato ancora di più. Era tutto molto più piccolo rispetto alle altre case ma comunque a occhio potevo immaginare che l'interno fosse almeno tre volte più grande del mio intero appartamento di Mantova. Non feci in tempo ad aprire la portiera che fu Wilson a farlo al posto mio facendomi sentire in estremo disagio, se fosse stato il mio autista privato gli avrei caldamente proibito di farlo. Fortunatamente nonostante Tom fosse molto famoso e ricco, rimaneva sempre un uomo molto semplice e cordiale, di certo non era un pallone gonfiato ed era riuscito a rimanere coi piedi per terra nonostante l'enorme successo che aveva avuto di recente. Quando entrammo notai subito l'arredamento molto essenziale e moderno, le tonalità erano chiare e luminose e attraverso le enormi finestre del soggiorno vidi un giardino interno pieno di fiori colorati, forse a Tom piaceva fare giardinaggio. Mi stavo ancora togliendo il cappotto quando dalle scale Amy mi salutò “Marta che bella sorpresa! Tom mi ha avvisato poco fa del vostro arrivo! Ma che bello averti qui...ti posso offrire un tè? Avrai un sacco di cose da raccontarci...ma la tua bambina dov'è? State tutti bene?” chiese come un fiume in piena. Non la smetteva di fare domande, anche lei si era tagliata i capelli e la facevano sembrare molto più giovane. Rimasi a casa di Tom ed Amy per quasi due ore, parlammo di moltissime cose, proprio come vecchi amici che non si vedevano da molto tempo. Era bellissimo poter osservare Tom nel suo ambiente naturale, a suo completo agio in casa sua. Appena iniziai a sorseggiare il tè mi lasciò in compagnia di Amy dicendo che andava a cambiarsi per mettersi più comodo, effettivamente in casa c'era molto caldo e lui indossava ancora il completo elegante. Quando scese di nuovo al piano inferiore si era completamente cambiato e indossava un paio di pantaloncini corti e una maglietta a maniche corte bianca che lasciava intravedere il suo fisico allenato e atletico, meraviglioso come sempre. Tom si era perfino proposto di dire a Wilson di accompagnarmi all'appartamento dove stavo per quella settimana ma io rifiutai categoricamente, preferivo prendere un taxi, sarebbe stato troppo imbarazzante arrivare a casa con una macchina privata e farmi ridere dietro da mio marito. Ero sulla porta d'ingresso pronta a salutare Amy e Tom quando quest'ultimo mi sorprese chiedendomi “Senti Marta, domenica è il mio compleanno! Organizzo una festicciola qui a casa mia, ci saranno pochissime persone, niente di eclatante anche perché non c'è molto posto! Se vi va di venire, ti fai accompagnare da Riccardo così stiamo in compagnia e vi presento un po' di persone. Magari può far comodo anche a Riccardo conoscere qualcuno dei miei amici, per il suo lavoro intendo. Che ne dici si può fare?”. Rimasi senza parole per qualche secondo, tentando di trattenere l'eccitazione e con molto autocontrollo risposi “Beh certo, perché no! Grazie...stasera lo dico a Riccardo ma penso non ci siano problemi! Allora ci vediamo domenica, grazie mille per la bellissima giornata!” e dopo averli salutati mi diressi verso la strada principale alla ricerca di un taxi che mi portasse a casa pensando “Cazzo! E adesso cosa regalo a uno come Tom Hiddleston!?”.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Ti presento i miei ***


Capitolo 5 : Ti presento i miei

 

Marta era andata via felice, l'avevo invitata al mio compleanno ero certo che l'idea gli sarebbe piaciuta parecchio. Luke mi aveva solo accompagnato a casa, se n'era andato assieme a Wilson qualche ora prima, non li avrei rivisti fino al giorno del mio compleanno, per la mia festa. Avevo in programma di stare venerdì e sabato a casa, ad oziare assieme ad Amy perché non avevo impegni lavorativi fortunatamente. Dovevo lavarmi, avevo passato tutto il pomeriggio in mezzo alla gente e in quella sala, dove si era tenuta la conferenza, avevo sudato parecchio. Entrai nel bagno al piano di sopra e iniziai a riempire la vasca, tutte le volte che avevo del tempo libero adoravo immergermi e rilassarmi nell'acqua bollente finché non diventava talmente fredda da costringermi a uscire. A causa del mio lavoro viaggiavo parecchio e avevo sempre pochissimo tempo a disposizione quindi dovevo accontentarmi di fare solo una doccia veloce alla sera prima di andare a letto, in una camera d'albergo o peggio in una roulotte. Quando passavo del tempo a casa mia mi concedevo lunghi bagni rilassanti, musica in sottofondo e un buon bicchiere di vino, era diventata una tradizione ormai. Quando la vasca si riempì versai all'interno del bagnoschiuma profumato e prima di iniziare a spogliarmi, cercai un cd da inserire nello stereo per avere la colonna sonora perfetta. Gettai frettolosamente la maglietta sul porta abiti e feci lo stesso con i pantaloncini corti. Abbassai le luci e fissai per qualche istante la mia immagine riflessa allo specchio, prima di sfilare anche i boxer e rimanere completamente nudo. Mi vedevo invecchiato parecchio, capita a tutti prima o poi ma ero fiero di quello che ero diventato. Tralasciando i successi come attore, di cui ovviamente ero molto felice, potevo ammettere di essere diventato un uomo migliore grazie anche al matrimonio con Amanda. Le mie priorità nell'ultimo anno erano cambiate, ormai mi sentivo realizzato dal punto di vista lavorativo ma mi sentivo incompleto in campo famigliare. Avevo sempre sognato e aspettato il momento in cui sarei stato in grado di costruire una famiglia, diventare padre era ormai diventata una mia unica e totalizzante priorità. Era quello il principale motivo per cui avevo scelto di rinunciare a parecchi lavori per prendermi un annetto di pausa, avevo veramente bisogno di dedicarmi completamente ad Amy ed impegnarmi a costruire qualcosa di nostro. Mancavano solo tre giorni al mio trentanovesimo compleanno ed ero deciso ad attuare il mio piano prima della soglia dei quaranta, non potevo permettermi di aspettare ancora perché era veramente l'unica cosa che mi mancava per sentirmi completamente realizzato. Mi ero appena steso all'interno della grande vasca dando le spalle alla porta quando le labbra calde e invitanti di Amy si appoggiarono sulla mia spalla sinistra. “Posso entrare anche io?” mi chiese sensuale sapendo che comunque non le avrei mai dato una risposta negativa. La guardai mentre lentamente iniziava a spogliarsi lasciando i vestiti sparsi sul pavimento del bagno, conoscevo cosa significasse il suo sguardo e sapevo perfettamente a cosa avrebbe portato. Mi raggiunse nella vasca, eccitante e bellissima, senza timore appoggiò le mani ai lati della mia testa sul bordo della vasca per poi allargare le gambe e venire a sedersi direttamente sulle mie cosce. Iniziammo a baciarci con trasporto come se a guidarci fosse una forza sovrannaturale, fu in quel momento che spensi completamente il cervello lasciandomi guidare dal cuore e dalle emozioni. La afferrai per i fianchi per poi attirarla più vicino a me, il suo seno premuto contro il mio petto e le sue braccia avvinghiate attorno al mio collo. Si teneva stretta ai miei capelli bagnati come se non volesse permettermi di staccare le labbra dalle sue, iniziammo entrambi ad ansimare carichi di desiderio e aspettative. Con la punta delle dita le sfiorai delicatamente la curva della schiena ancora completamente asciutta, la sua pelle era fredda rispetto alla mia quindi circondai con un braccio il suo costato e mi girai di scatto per invertire così le posizioni costringendola ad immergersi nell'acqua ancora bollente. La stavo sovrastando, Amy era molto minuta rispetto a me quindi i miei muscoli erano tutti in tensione per evitare di schiacciarla troppo con il peso del mio corpo. Non smettemmo neanche per un istante di baciarci le nostre lingue continuavano a suggere, leccare e succhiare instancabili mentre le gambe di lei si avvinghiavano saldamente attorno ai miei fianchi. Restammo in quella vasca per un tempo che a noi parve essere infinito, abbastanza da rendere l'acqua appena tiepida. Avevo deciso di fare un bagno per rilassarmi ma capitava spesso che Amy decidesse, impertinente, di cambiare i miei piani senza però ricevere nessun tipo di lamentela da parte mia. Il giorno seguente a Londra c'era il sole ed era una cosa molto buona visto che io ed Amy eravamo impegnati ad organizzare la mia festa di compleanno. Passai infatti buona parte della mattinata a telefonare ad amici e parenti mentre Amanda si preoccupò di contattare il catering e un party planner. Una delle tante cose positive di essere un attore famoso era che si poteva sempre contattare qualcuno che facesse il lavoro al tuo posto visto che i soldi non mancavano. Ci sarebbero stati solo una ventina di invitati, molti dei quali erano parenti e pochissimi colleghi perché stavano tutti lavorando e quindi erano sparsi per il mondo. Ero addirittura riuscito a convincere mia sorella Sarah a raggiungerci a Londra, avevo infatti mandato Wilson a prendere lei, il marito e i figli all'aeroporto sabato mattina. Adoravo i miei nipotini, la più grande, una femmina ormai aveva otto anni mentre il secondogenito maschio aveva solamente quattro anni, più o meno la stessa età della bambina di Marta, fu proprio lei a dirmelo mentre sorseggiava il tè nel mio soggiorno. Non vedevo l'ora di rivedere la coppia di amici italiani e soprattutto di osservarli interagire con alcuni degli invitati alla festa, sarebbe stato sicuramente divertente. La mattina del mio compleanno arrivò in un baleno, Amy si era svegliata presto ed era scesa per preparare la colazione, mi svegliò con un tenero bacio e la prima cosa che notai appena avevo trovato la forza per aprire gli occhi fu un grande vassoio pieno di cibo adagiato sul lato del letto dove di solito Amanda dormiva. “Wow amore ma che bella sorpresa...hai deciso di iniziare a cucinare proprio per il mio compleanno?” la punzecchiai prendendola in giro. Lei mi guardò fingendo di essere arrabbiata, afferrò una fetta di pane ricoperta di burro e marmellata e ci affondò i denti spavalda, poi con la bocca piena di cibo rispose “Vedi? Io sto mangiando eppure non sono ancora morta...per questa volta ti salvi!”. Passammo il resto della mattinata a letto, senza fare nulla di particolare, la maggior parte del tempo in silenzio ad ascoltare il rumore della città che nonostante ci fossero le finestre chiuse era facilmente udibile, come una melodia famigliare e cullante. Poco prima di mezzogiorno misteriosamente qualcuno suonò alla porta, o meglio al cancello principale. Afferrai una vestaglia da camera pesante e scesi al piano inferiore per scoprire chi fosse lasciando Amy raggomitolata sotto le coperte. Rimasi molto sorpreso nel vedere sul piccolo schermo del citofono la faccia sorridente di mia sorella Emma mentre mi salutava con la mano guardando verso la telecamera posta in alto sul cancello. “Auguri Tommy!!! Cosa ci fai ancora in pigiama? Stavate ancora dormendo? Certo che si vede che te la prendi comoda adesso che non lavori!” disse con la sua tipica parlantina entrando per poi stamparmi un irruento bacio sulla guancia. Eravamo cresciuti, eravamo adulti ormai, ma quando passavamo del tempo assieme tornavamo a punzecchiarci e a comportarci come se fossimo ancora bambini. Il nostro rapporto era bellissimo, molto meglio di quello con Sarah, lei era la sorella maggiore, la più seria e matura mentre Emma era da sempre la mia sorellina minore anche se ormai aveva 35 anni. Anche lei si era sposata con un banchiere di Londra quindi se la passava piuttosto bene senza comunque rinunciare al suo lavoro di attrice. Aveva incentrato la sua carriera sul teatro infatti proprio in quel periodo stava recitando in uno spettacolo al National Theater e fu proprio per quello che le domandai “Emma che ci fai qui? Stasera non devi lavorare? Mi avevi detto di essere impegnata tutto il giorno e stasera devi andare in scena....giusto?”. Lei rise e dopo essersi sfilata il cappotto per lanciarlo sul divano del soggiorno in malo modo mi rispose “Si si che devo andare stasera! Vi raggiungerò molto tardi dopo lo spettacolo, quando arriverò qui molto probabilmente sarete già tutti ubriachi...ma oggi sono libera, ti avevo raccontato una palla! Amy è d'accordo con me...ti portiamo fuori a pranzo! Ci sono anche mamma e papà, Sarah ci raggiungerà con tutta la famiglia al ristorante quindi muoviti e vai a vestirti! Lo sai quanto si arrabbia mamma quando la facciamo aspettare!” e mi spinse letteralmente verso le scale. Quando arrivai in camera da letto Amanda si stava già vestendo, aveva sentito mia sorella starnazzare al piano inferiore e quando mi vide entrare scoppiò in una risata incontenibile. Lei ed Emma erano rimaste ottime amiche, quando decidemmo di sposarci mia sorella era più felice di noi. Tutte le volte che ci capitava di discutere, quasi sempre per cose stupide e banali, Emma mi ricattava dicendomi che avrei dovuto esserle riconoscente visto che era stata lei a presentarmi Amy. Decisi di indossare un completo grigio scuro, una camicia color prugna e un paio di scarpe abbastanza eleganti, quando fummo tutti pronti per andare chiesi a mia sorella se mi faceva guidare la sua macchina, una Bentley bianca. “Te lo puoi scordare! Sono mesi che non guidi qui a Londra...vuoi proprio far pratica con la mia macchina? Sei pazzo?” mi disse stizzita ma non le diedi ascolto, le strappai le chiavi di mano e mi sedetti al posto del guidatore minacciandola “Te l'ho regalata io questa macchina quindi zitta e siediti dietro...o altrimenti non ti regalo più nulla!” e partimmo verso il ristorante. Il pranzo fu veramente piacevole, ci avevano riservato una sala privata al mio ristorante italiano preferito vicino a Euston Square in centro a Londra. Passai praticamente tutto il tempo a giocare con i miei due nipoti che non vedevo ormai da quasi un anno. Per loro ero come una divinità, adoravano vedermi in tv ma il vero motivo per cui mi amavano così tanto era perché non mi stancavo mai di giocare con loro a differenza degli altri famigliari. Anche Diana, mia madre, fu molto felice di rivedere i propri nipotini e si propose di tenerli a dormire da lei per permettere a Sarah e al marito di venire alla mia festa a divertirsi un po', inutile dire che loro accettarono subito e senza indugiare. Mentre stavo gustando il dolce il mio telefono squillò “Ciao Tom sono Luke, ascolta io sono a casa tua. Inizio a preparare tutto per stasera, faccio entrare il party planner, rimani fuori ancora per un paio d'ore! Ci penso io ad organizzare tutto...consideralo come un regalo di compleanno!” mi disse il mio pubblicist e riattaccò senza darmi modo di controbattere. Guardai Amy con aria dubbiosa, non feci in tempo a formulare una domanda che lei appoggiò dolcemente la mano sul mio braccio e mi disse “Era Luke, vero? Non ti preoccupare, gli ho dato io le chiavi di casa...è tutto organizzato! Tu pensa solo a rilassarti...ti ricordi che oggi è il tuo compleanno?”.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Buon compleanno Tom ***


Capitolo 6 : Buon compleanno Tom
 

“Non sono poi così male!” dissi ad alta voce guardandomi allo specchio, Riccardo si limitò ad annuire mentre con difficoltà tentava di annodare il nodo della cravatta. Avevo passato tutta la giornata di sabato a girare per Londra alla ricerca di qualcosa di elegante da mettere per la festa di Tom ma soprattutto avevo perso un sacco di tempo per trovare un regalo adatto. Non potevo permettermi qualcosa di troppo costoso e non riuscivo ad immaginarmi niente che non sembrasse scontato o banale. Un attore del suo calibro poteva permettersi abiti firmati e auto lussuose, di certo non gli mancava nulla quindi dovevo escogitare qualcosa che potesse stupirlo, qualcosa che a lui mancava. Ero immersa nella confusione di Piccadilly Circus quando mi venne in mente un idea brillante, l'unico vero regalo che potessi fare a Tom era donargli tranquillità e relax, permettergli di prendersi del tempo per se stesso, rallentando un po' il ritmo della sua vita frenetica. Un paio d'anni prima io e Riccardo avevamo aiutato la mia amica Francesca prestandole del denaro perché stava affrontando gravi problemi finanziari. Lei per sdebitarsi ci diede una copia delle chiavi della sua casetta sul lago, lasciandoci la possibilità di usare la casa quando volevamo per prenderci una pausa dalla routine di tutti i giorni. Potevo fare la stessa cosa con Tom, non era un vero e proprio regalo ma un gesto di simbolico, regalandogli le chiavi della casetta sul lago sarei riuscita a dimostragli la fiducia che avevo nei suoi confronti e la possibilità di estraniarsi dal mondo se ne avesse sentito il bisogno. Non potevo però andare alla festa con solo un paio di chiavi in mano quindi decisi di preparare anche una torta, di solito i miei dolci venivano apprezzati da tutti e ero sicura che anche Tom potesse gradire. Preparai quindi una torta al cioccolato fondente con fondo di croccante di mandorle e con la glassa scrissi sopra di essa gli auguri per Tom in italiano. Quando il dolce fu pronto, poche ore prima della festa, legai la chiave della casetta sul lago ad un nastro bianco e lo avvolsi attorno alla torta rifinendola con un bel fiocco. Ero pronta per andare a casa di Tom ed Amy, avevamo deciso di prendere un taxi perché con la torta era impossibile usare la metropolitana. Guardai per un ultima volta la mia immagine riflessa allo specchio del piccolo appartamento dove alloggiavamo, indossavo un abito nero stile anni cinquanta e scarpe rosse col tacco. Avevo trovato tutto ciò che indossavo in quel momento il pomeriggio precedente al mercato di Camden Town, non era certo un abito di marca ma il vintage era tornato di moda quindi ero soddisfatta del mio acquisto. Mi ero anche truccata, non lo facevo quasi mai ma ero stata invitata ad una festa privata di un personaggio famoso, ero quindi decisa ad apparire al meglio. Infilai il cappotto e la sciarpa di lana e con passo spedito, accompagnata da mio marito, scendemmo alla ricerca del primo taxi libero che ci portò, dopo nemmeno mezzora di viaggio, fino a destinazione. Il cancello era chiuso ma all'esterno notai Wilson, l'autista di Tom, in piedi stretto nel suo cappotto pesante. “Buonasera Marta! Ben arrivata...stasera ho cambiato lavoro e visto che il Signor Hiddleston ha deciso di rimanere a casa mi ha chiesto se potevo controllare l'ingresso! Meno male che siete arrivati, stavo congelando qui fuori!” disse l'uomo alitando sui guanti neri di pelle nel tentativo di scaldarsi le mani. Rimasi per un attimo ferma a guardare il cancello che si stava lentamente aprendo, per poi domandare a Wilson perché stesse aspettando proprio noi. Avrei preferito sotterrarmi quando ci rispose che stava aspettando il nostro arrivo perché eravamo gli ultimi, tutti gli altri invitati erano già tutti arrivati. “Perfetto Marta! Che bella figura di merda!” pensai, anche se non era completamente colpa mia visto che Tom non mi aveva dato un orario preciso. Attraversammo il piccolo cortile in parte illuminato dalla luce che filtrava dalle finestre della casa, dall'esterno potevamo sentire anche della musica, era palese che la festa fosse già iniziata. Iniziai a tremare, non per il freddo ma per la paura di fare una figura pessima, d'altronde non sapevo neanche chi fossero gli altri invitati alla festa e la cosa mi faceva agitare parecchio. Con la torta in mano e lo sguardo terrorizzato vidi Riccardo esitare un attimo alla ricerca del mio consenso prima di premere sul bottone del campanello.

 


 

“Hey siete arrivati! Ciao Riccardo che piacere rivederti!” dissi alla coppia incitandoli ad entrare. Anche Riccardo era cambiato parecchio dall'ultima volta che l'avevo visto, aveva la barba più lunga e i capelli brizzolati. Marta era bellissima, molto elegante e come sempre sorridente. “...ma...quella è per me?” le chiesi indicando la meravigliosa torta che aveva in mano. Lei, completamente rossa in viso, mi rispose che l'aveva preparata con le sua mani appositamente per me. Ero decisamente colpito, non mi aspettavo nessun tipo di regalo da parte sua, nessuno degli altri invitati mi aveva portato qualcosa in particolare, solo bottiglie di vino e superalcolici. Effettivamente erano anni che non ricevevo regali, ero piuttosto io a farli agli altri perché le persone che mi stavano vicino sapevano perfettamente che preferivo dare che ricevere. La pensavo così da sempre, non c'entrava il fatto che ormai non mi mancasse niente e che avevo i soldi per comprare qualsiasi cosa volessi, dipendeva piuttosto dal mio modo di essere e di vivere. Adoravo vedere le espressioni delle persone a cui facevo un regalo illuminarsi dalla felicità e dalla sorpresa, era mia abitudine fare dei regali a tutto il cast dopo ogni film, era una cosa che mi divertiva e appagava parecchio. Non ero più abituato a riceverne uno e Marta come era successo molte altre volte prima riuscì inevitabilmente a stupirmi. Comunque il suo regalo non si limitò alla torta confezionata appositamente per me ma mi diede anche le chiavi di quella casetta in cui io ed Amy avevamo dormito quando andammo a trovare Marta in Italia, nella sua città. “Siete davvero gentilissimi, non dovevate davvero! Entrate dai, appendete pure qui i cappotti e seguitemi che vi presento a tutti!” dissi con entusiasmo alla coppia e continuai “Ora che ci siamo tutti la festa può iniziare!”

 


 

Mi ero appena abituata all'idea di avere uno pseudo rapporto di amicizia con un attore del calibro di Tom Hiddleston quando fummo catapultati nel suo salotto che era gremito di persone a noi tutte sconosciute, o quasi. Ebbi quasi un infarto quando mi cadde l'occhio sul lato sinistro della stanza dove Mark Gattis e Benedict Cumberbatch stavano conversando con in mano un bicchiere di spumante. L'aria era satura dei profumi degli ospiti mescolati fra loro e la musica accompagnava le conversazioni creando una atmosfera di sottofondo molto piacevole. In pochi notarono la nostra presenza fortunatamente, la prima a raggiungerci fu Amy che venne da noi felice ed entusiasta “Che bello rivedervi ragazzi! Grazie per essere venuti! Mettetevi a vostro agio, non vi mangia nessuno, non vi preoccupate! Che bella torta Marta! Dai seguimi, la portiamo in cucina così la possiamo tagliare!” mi disse. Non riuscivo a staccare gli occhi dai due uomini che per me erano come due divinità, non avevo pensato minimamente al fatto che potessero essere anche loro alla festa, ma d'un tratto la mia attenzione fu catturata dalla voce di mio marito “Paul? Sei tu? Che ci fai qui?” chiese ad un uomo paffuto, sulla quarantina. Quest'ultimo si voltò di scatto e sorpreso rispose a Riccardo “Ma che ci fai tu qui! L'altra mattina al lavoro mi hai detto che saresti andato ad una festa di compleanno ma non immaginavo fosse proprio questa!”. Tom scoppiò a ridere, così come Riccardo e l'uomo misterioso lasciando me e Amanda completamente confuse. Scoprimmo poco dopo che Paul era il collega londinese di mio marito ma allo stesso tempo era anche il miglior amico di Tom dai tempi del college, non potevo credere all'assurdità della coincidenza. Quando mi decisi a seguire Amy verso la cucina ebbi un altra enorme sorpresa. Helena Bonham Carter stava stappando una bottiglia di vino vicino al lavandino della cucina e quando entrammo alzò gli occhi e ci sorrise. Amy mi presentò la donna, come se non sapesse che la conoscevo già ed era anche una delle mie attrici inglesi preferite. Ero cresciuta con i libri di Harry Potter e Helena aveva interpretato uno dei migliori personaggi della saga nelle rappresentazioni cinematografiche, per me era un onore poterla conoscere. “Piacere di conoscerti, grazie mille per i complimenti ma non ce n'è bisogno davvero! Ora devo andare a portare da bere a Tim prima che inizi a lamentarsi...e non sarebbe piacevole te lo assicuro! Continuiamo la conversazione dopo magari, ciao...” mi disse l'attrice scomparendo poi dietro l'angolo della porta. Amy notò il mio imbarazzo e la mia agitazione quando venni a conoscenza del fatto che in quella casa c'era anche Tim Burton, il compagno di Helena nonché uno dei più grandi registi e sceneggiatori mondiali esistenti. “Non ti preoccupare, qui nessuno ti giudica! Sono tutti amici, vedrai che poi ti passa...sono tutti normalissime persone!” mi disse Amanda, tenera e dolce. Quando terminai di aiutarla a tagliare la torta portai i piattini già riempiti con le fette di dolce sul tavolo della cucina che era completamente ricoperto da qualsiasi tipo di ben di dio. Il buffet era ben fornito ed io iniziavo ad avere un certo languorino, quindi mi concentrai per decidere quale tartina assaggiare per prima quando un uomo ben vestito ed abbastanza alto si avvicinò a me dicendo “Secondo te riesco a trovare qualcosa di vegano su questo tavolo?”. Mi ero sentita completamente in imbarazzo quando tentai di rispondere all'uomo ma mi accorsi di avere la bocca piena di pane al burro ricoperto da paté d'oca. “Scusami tanto, essere beccata da un vegano con la bocca piena di carne non era certo la mia aspirazione della serata...sono Marta, piacere! Scusami ancora...non volevo mancarti di rispetto!” gli dissi mortificata. Lui mi guardò e scoppiò a ridere fragorosamente “Ah, ah, ah...non ti preoccupare! Io sono onnivoro come te...è quel rompi palle di mio marito che mi ha mandato alla ricerca di roba verde, troppo salutare per i miei gusti! Comunque io sono Ian e il rompi palle in questione si chiama Mark, è di la e mi usa come uno schiavetto! Dai vieni che te lo presento, magari lo conosci già...è lui il 'famoso' della coppia!” mi disse sorridente e simpatico. Non avevo capito subito chi fosse il marito di Ian ma quando terminai di riempirmi il piatto mi voltai, colta da un illuminazione improvvisa e gli domandai “Ma..ma..tuo marito non sarà mica Mark Gatiss vero? No perché se è lui devo prima prepararmi psicologicamente perché per sua sfortuna io lo ammiro con tutta me stessa. Adoro i suoi lavori e 'Sherlock' è la mia serie tv preferita mentre 'Doctor who' è la serie preferita di mio marito, non so se hai capito come sto messa!?”. Ian mi guardò divertito e stizzito mi disse, facendomi segno di seguirlo “Ecco...è proprio questo che intendevo! Vogliono tutti conoscere lui ma le persone non sanno che sono io quello simpatico! Comunque vieni dai...c'è pure Ben! Mi devi dare una mano con quei due...quando stanno assieme non la smettono mai di parlare di lavoro e io mi rompo parecchio!”. Le mie mani iniziarono a tremare facendo tintinnare la forchetta sopra il piatto che avevo stretto tra le dita quando vidi di fronte a me Mark e Ben che non esitarono un secondo a presentarsi. Non sapevo che dire a due uomini tanto speciali per me, Gatiss aveva recitato e collaborato nelle più importanti serie tv degli ultimi anni mentre Cumberbatch era, secondo il mio modesto parere, l'uomo più affascinante e carismatico del mondo, subito dopo Tom naturalmente. Rimasi a parlare in compagnia dei tre uomini per qualche minuto, ovviamente passai quasi tutto il tempo a complimentarmi con loro stando bene attenta a non risultare troppo esaltata, la fangirl che c'era in me non doveva prendere il sopravvento, ero una donna adulta e madre dopo tutto. “Ehy, ti stai divertendo vedo!” disse Tom, che apparve al mio fianco appoggiandomi delicatamente una mano sulla spalla per poi continuare “Dai lascia un po' questi due tizi barbosi ai loro discorsi noiosi e seguimi che ti presento la mia famiglia!”. Sul divano centrale alla sala c'erano sedute quattro persone, due coppie a quanto potevo intuire. “Sarah, mia sorella maggiore e suo marito. Lui invece è Marcus il marito di mia sorella Emma che arriverà più tardi perchè sta lavorando...Lei è Marta...” disse Tom indicandomi mentre tornava a sedersi al suo posto fra Amanda e la sorella. Erano molto uniti come famiglia e lui era molto affettuoso con tutti soprattutto con i famigliari a quanto potevo notare, molto probabilmente non si vedevano molto spesso quindi i rari momenti in cui stavano assieme se li godevano in compagnia. Stando seduta con loro ero riuscita a scoprire che Sarah e Joseph abitavano in India e avevano due bambini, il minore aveva l'età di Aurora, mia figlia. Marcus, il marito della sorella minore di Tom era molto chiuso e riservato, non parlava molto ma era comunque molto cortese ed educato. Ad un certo punto si alzarono tutti per andare a mangiare qualcosa e io rimasi da sola sull'enorme divano al centro della stanza, con il piatto vuoto in una mano e il bicchiere di vino nell'altra. Iniziai a guardare la gente attorno a me. Riccardo era seduto ad un tavolo in un angolo della stanza con Paul, il suo collega, quella che sembrava essere la moglie e un paio di altre persone. Vicino al camino acceso c'erano Tim ed Helena che stavano parlando con una donna minuta dai capelli lunghi e castani con lineamenti sottili e un uomo molto alto, capelli neri e vestito scuro. Osservai con più attenzione la donna, ero sicura di averla vista da qualche parte ma non riuscivo a capire dove e quando. Impiegai qualche minuto prima di rendermi conto che avevo visto lei e suo marito solamente una volta, molto tempo prima, su Twitter. Ero quasi sicura che la donna che stava vicino al camino, tranquilla e rilassata, si chiamasse Amanda Grossman e l'uomo seduto nella sedia vicino a lei era certamente suo marito Marc Bourne. Lei era stata la truccatrice personale di Tom molto tempo prima, quando lui interpretava Loki per la Marvel. Sapevo che erano rimasti in contatto ed erano molto amici perchè sul profilo Twitter della truccatrice di Tom avevo visto le foto del compleanno di Luke a cui loro erano stati invitati. “A proposito, ma Luke dov'è?” pensai, effettivamente dell'uomo nessuna traccia, eppure aveva detto che ci sarebbe stato. Tornai a guardare Benedict, meraviglioso nel suo abito scuro quando una ragazza, più giovane di me si venne a sedere al mio fianco “Mmm, l'hai fatta tu questa torta vero? E' veramente molto buona...erano anni che non assaggiavo una torta fatta in casa! Ah comunque piacere...io mi chiamo Katie!” disse. Mi voltai di scatto e le strinsi la mano con trasporto, era una bellissima ragazza, capelli lunghi e castani, occhi enormi e un piccolo nasino all'insù. Parlammo per un po' assieme, le raccontai di come avevo conosciuto Tom e mentre conversavamo avevo come la sensazione di averla già vista da qualche parte “Scusa ma tu sei per caso un attrice? E' per quello che conosci Tom? Perché mi sembra di averti già visto...” le domandai infine. Lei sorrise imbarazzata e disse “Beh, a dire il vero sono molto amica con Luke...io e il mio ragazzo conosciamo Luke da molto tempo, è stato lui a presentarci Tom. Alexander è di la in cucina a prendere un altra fetta della tua torta! Lui va matto per i dolci...ah comunque non sono un attrice, ho recitato una piccola parte un sacco di tempo fa, ero una bambina...è impossibile che tu ti ricorda di me per quello!”. Ero perplessa, quella ragazza aveva qualcosa di famigliare, quindi le domandai in che film aveva recitato, magari era solo un impressione ma iniziavo ad incuriosirmi. “Eh...avevo solo 5 anni, è davvero impossibile che tu mi abbia riconosciuto per quello, comunque avevo fatto una piccola parte in un film di mio padre, lui è un regista e produttore...facevo la piccola hobbit nel primo film del signore degli anelli. Nessuno si ricorda di me per quella parte fidati...” pigolò felice poi si voltò nella mia direzione e molto probabilmente si accorse della mia espressione completamente allucinata. “Ma..ma..quindi tu sei la figlia di Peter Jackson? Senti scusami tanto per la mia reazione, ma non me lo aspettavo minimamente! Ma non siete neozelandesi? Che ci fai qui a Londra e come fai a conoscere Luke?” le domandai impaziente. Proprio in quel momento alle sue spalle apparve un ragazzo biondo, fisico asciutto ed atletico che le allungò un piatto con su una fetta della mia torta. Katie guardò il suo ragazzo e poi mi rispose “Conosco Luke grazie a lui, ed è sempre colpa sua se mi sono trasferita a Londra! Cosa non si fa per amore..” disse con sarcasmo e continuò “Alexander è diventato amico di Luke perché sua sorella Emma lavora con lui quindi hanno iniziato a frequentarsi! Ecco ora sai tutta la storia...”. Il mio cervello stava macinando pensieri di ogni genere, continuavo a parlare con la coppia come se nulla fosse ma nella mia testa stavo praticamente impazzando. La figlia del regista fantasy più famoso del mondo era fidanzata con il fratello di Emma Watson, la mia attrice inglese preferita. Ce l'avrei fatta a sopravvivere fino alla fine della festa o tutte quelle emozioni mi avrebbero spedita dritta all'ospedale?

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Il potere del vino ***


Capitolo 7 : Il potere del vino
 

L'orologio sopra il camino segnava le undici quando Riccardo si avvicinò a me per parlarmi “Ehy Tom grazie mille dell'invito, ma io devo proprio andare! Domani devo alzarmi presto per andare al lavoro, devo consegnare i lavori ai dirigenti! Potrebbe essere un ottima occasione per me..quindi è meglio che ci arrivi preparato!”. Mi alzai per andare a salutare Riccardo e Marta, lei era in piedi alle sue spalle “Ma andate via tutti e due? Dai Marta tu almeno rimani! La festa è appena iniziata e tu sei in vacanza no? Ti faccio accompagnare da Wilson oppure puoi rimanere a dormire...di sopra ci sono talmente tante stanze!” dissi rivolto alla donna che rimase colpita dall'offerta considerando la sua espressione. Riccardo si voltò verso la moglie, non sembrava contrariato anzi “..ma si da Marta, rimani qui! E' presto..divertiti almeno tu! Se Tom è così gentile da ospitarti ne devi approfittare! Poi domani mi racconti!” le disse e le stampò un bacio tenero sulle labbra. Non ci mettemmo molto a convincerla quindi pochi minuti dopo vidi Riccardo uscire dall'ingresso accompagnato da Paul e da sua moglie, anche loro erano tornati a casa perché il giorno successivo avrebbero dovuto lavorare. Passammo il tempo a ridere e a bere in compagnia, seduti sui divani del soggiorno, finché Ben, che era decisamente alticcio propose al gruppo di fare un gioco di società. Voleva che ci mettessimo tutti dei biglietti appiccicati in fronte e tentassimo di scoprire chi fosse il personaggio celebre scritto su di essi facendo delle domande agli altri. Era un idea stupida ma eravamo così brilli che a tutti parve fantastica. A tutti tranne Helena e Tim che sostenevano di essere troppo vecchi per quel genere di giochi e, dopo avermi abbracciato e salutato, li vidi uscire di casa. Decidemmo quindi di sederci tutti a cerchio, dovevamo scrivere un nome su un fogliettino di carta e poi passarlo alla persona alla nostra sinistra, sul mio scrissi “Shakira” e lo passai a Marta, mentre Amy che era seduta alla mia destra lo passò a me. Il gioco era stupidissimo ma ci divertimmo come pazzi, Benedict aveva scritto “Mark Gatiss” sul suo fogliettino e lo passò proprio a Mark che era seduto vicino a lui, inutile dire che fu proprio lui l'ultimo a scoprire l'identità del personaggio misterioso. Passò velocemente un altra ora quando qualcuno suonò al campanello. Mi alzai per andare ad aprire ma mi sentivo la testa abbastanza pesante, forse avrei dovuto smettere di bere vino. “Weeee finalmente siete arrivati!” dissi ad Emma, Luke e Denise che entrarono velocemente per lasciare fuori dalla porta il freddo pungente della notte, aveva iniziato a nevicare. Denise, la ragazza di Luke, lavorava con mia sorella a teatro, avevano appena finito con lo spettacolo serale e sembravano entrambe molto stanche. Nonostante la stanchezza mia sorella rimaneva comunque la persona più esuberante e simpatica della compagnia. Salutò il marito e poi si andò a sedere tra Sarah e Marta. Verso le due di notte Amanda e Marc decisero di tornare a casa insieme ad Alexander e Katie perché abitavano nella stessa zona di Londra, mia sorella Sarah e Joseph se ne andarono poco più tardi, portandosi via anche il marito di Emma che ne approfittò per chiedere un passaggio. Restammo quindi in pochi, io ero seduto sul divano centrale con Amy, Marta ed Emma sulla poltrona di fronte al camino c'era Benedict e sul secondo divano alla mia sinistra c'erano Mark e il marito Ian mentre Luke e Denise se ne stavano seduti al tavolo alle mie spalle a sbaciucchiarsi come due piccioncini. Noi uomini eravamo decisamente alticci, soprattutto Ian che non la smetteva di lamentarsi con Mark sostenendo che il marito amasse di più il computer di lui. Anche Emma se la stava spassando parecchio, da quando se n'era andato Marcus lei era tornata ad essere se stessa, esuberante e solare come ai vecchi tempi. Quando c'era lui si completavano a vicenda quindi erano entrambi più rilassati e tranquilli, lei carismatica e socievole lui riservato e tutto d'un pezzo. Erano una strana coppia ma comunque sembrava funzionare tra loro, si facevano del bene a vicenda senza neanche saperlo. Marta non bevve tanto quanto noi, non simpatizzava molto per il vino ma sorseggiava con gusto il cocktail che le aveva preparato Benedict, diceva che adorava tutto ciò che sapeva di frutta. Quindi Ben prese il succo ai lamponi e lo mescolò con la vodka, solo io mi accorsi che di succo ce ne aveva messo veramente poco, quel tanto che bastava per ingannare Marta e farla bere di gusto. Amy invece era proprio astemia, non aveva toccato nemmeno una goccia di alcol per paura di sentirsi male. “Piantala Ian, non rompere! E' il mio lavoro...è vero passo ore davanti al pc a scrivere script e copioni ma non posso farci nulla...mi hai sposato quindi non puoi più tirarti indietro..dovevi pensarci prima!” sbottò Mark infastidito mentre suo marito faceva comunella con Ben continuando a prenderlo in giro. Mi stavo divertendo un sacco, era bellissimo per me passare la serata a casa senza pensieri in compagnia delle persone a me care. Di solito festeggiavo sempre così il mio compleanno, senza troppi fronzoli, semplicemente a casa con le persone giuste. Marta era tra tutti quella che rideva di più, si stava divertendo parecchio e notai con piacere che iniziò lentamente a lasciarsi andare mostrando la sua vera personalità, giocosa e simpatica coinvolgeva tutti nelle sue battute. Forse era merito della vodka o forse perché era sola senza marito a controllarla ma era veramente diventata l'animo della festa “Certo che mi sembra assurdo! Meno male che ci sei tu Amy qui con me perché ho come l'impressione di essere circondata solo da attori...con loro non si sa mai se sono sinceri o se stanno recitando!” disse infine indicandomi con il pollice. “Hey scusami tanto e io? Non mi consideri proprio? Grazie davvero!” le rispose Luke stizzito, evidentemente stava scherzando e continuò rivolgendosi a me “Vabbè ora mi sono offeso...io e Denise andiamo si è fatto tardi!Grazie mille per la serata amico!”. Mi alzai per andare ad abbracciarlo e mi accorsi che il mio equilibrio era leggermente precario, dovevo smetterla con gli shot o avrei rischiato di passare la serata abbracciato al gabinetto. Quando anche Luke e la sua ragazza se ne furono andati la casa sembrava quasi vuota, l'orologio sul camino segnava ormai le tre di notte. “Devo andare in bagno, mi accompagni?” mi chiese mia sorella Emma. Impiegai un istante a risponderle “...ma sei scema? Non abbiamo mica dieci anni! Se non riesci ad arrivarci da sola ti accompagna Amy...amore faresti questo per me?” chiesi a mia moglie sperando di convincerla. Lei accettò senza problemi, anche perché c'era il serio rischio che Emma vomitasse da un momento all'altro sul tappeto della sala e Amy era troppo affezionata al tappeto per affrontare un simile rischio. “Ecco ora si che mi sento a disagio!” esordì Marta non appena le due donne uscirono nella stanza. Effettivamente era rimasta sola con me, Ben, Mark e Ian anche se lui si era ormai addormentato sul divano. “Perché a disagio Marta? Hai paura di noi? Guarda che siamo attori mica serial killer...e poi sai quante ragazzine vorrebbero stare al tuo posto!” le rispose Ben e si venne a sedere sul nostro divano costringendo Marta tra me e lui. Lei reagì sorprendentemente bene, praticamente gli scoppiò a ridere in faccia. Molto probabilmente Ben stava tentando di farla sentire ancora di più in imbarazzo, a lui piaceva fare il provolone con le donne. “Hey Ben ma non ti sembra l'ora di smetterla di fare il furbetto con le donne sposate invece di cercartene una per te? Possibile che nessuna ti abbia ancora messo il guinzaglio? Hai 44 anni mi sembra che sia giunto il momento non trovi?” disse Marta con fare di sfida. Io e Mark scoppiammo a ridere, era assurdo come una donna che aveva conosciuto Ben da così poco tempo riuscisse lo stesso a tenergli testa, a prenderlo in giro come se lo conoscesse da una vita. Ben rimase sconcertato e dopo essersi ripreso le rispose “..ma..scusa tu come fai a sapere la mia età? E' confermato quindi che sei una di quelle super fan accanite che sanno tutto di noi poveri attori? Adesso ti metto alla prova...vediamo...quando sono nato? Data e luogo...su forza...”. Marta a quel punto continuando a ridere gli rispose senza esitazione, iniziando da lui per poi elencare a memoria le stesse informazioni anche su di me e Mark. Ben non voleva demordere e incalzò “Beh grazie...ho fatto una domanda troppo facile! Il compleanno di Tom non è mica difficile scusa, è oggi! Sai che fatica...allora adesso mi dici almeno cinque titoli di film che ho fatto e mi devi dire il nome del personaggio che interpretavo e in che anno sono usciti! Se sbagli ti bevi uno shot!”. Forse Ben non aveva la minima idea del casino in cui si stava ficcando perché Marta era davvero molto preparata, io lo sapevo perché in passato le avevo fatto le stesso genere di domande e lei era davvero informatissima. Infatti come avevo previsto Marta senza problemi gli elencò tutte le informazioni che Ben aveva richiesto con una velocità sorprendente, mi sembrava quasi di assistere ad un monologo di Ben quando interpretava Sherlock per la BBC. Era incredibile ed iniziavo a prenderci gusto anche io, era divertente vedere Marta così brava a tener testa a Ben, lui aveva un ego smisurato ed erano poche le persone che riuscivano a conquistarsi il suo rispetto. Di solito faceva sempre il gradasso con tutti, a volte sembrava essere un po' spaccone e altezzoso, soprattutto quando doveva interagire con qualcuno per questioni di lavoro ma il Ben di tutti i giorni, quello che noi conoscevamo bene era simpatico, ironico, a volte frivolo ma decisamente un ottimo amico. “Basta mi arrendo...inizio anche ad avere un po' di paura...è inquietante sapere che una sconosciuta sa così tante cose su di me!” disse sconsolato Ben, buttandosi di peso con la schiena contro al divano in segno di resa. Marta sorrise e finì il suo cocktail prima di rispondere “Beh, siete famosi! Questo è il lato brutto della medaglia, nel mondo ci sono un sacco di psicopatiche come me...forse anche peggio! Avete scelto voi di fare gli attori e avete avuto la sfiga di essere troppo bravi! E' normale per la gente appassionarsi a voi, siete belli, affascinanti, talentuosi e pieni di soldi...questa è la vostra colpa!” disse indicando me e Ben. Quella sua ultima uscita non piacque molto a Mark che si lamentò per non essere stato preso in considerazione “Beh grazie tante, io non sarò bello e affascinante ma sono di certo più bravo a recitare di questi due bambocci! Scommetti?” le disse. Marta rimase un attimo in silenzio, forse si era sentita in colpa per aver tagliato fuori Mark dal discorso ma accettò volentieri una sua provocazione “...certo Mark ci credo! Dimostraglielo dai...che non serve una bella faccia per essere grandi attori...allora recitate per me e poi vi dirò chi per me è stato il migliore!” ci disse Marta incitandoci. Un istante dopo riapparve in salotto Amy sorreggendo a fatica Emma che ormai era completamente andata. Era venuta alla festa in macchina e di certo non poteva tornare a casa guidando, si sarebbe ammazzata quindi Amy decise di accompagnarla, era l'unica che potesse farlo perché noi avevamo tutti bevuto troppo. Quando mia moglie uscì di casa erano ormai le tre e mezza di notte, purtroppo Emma doveva tornare assolutamente a casa sua perché, per sua sfortuna doveva andare a pranzo dai suoceri il giorno successivo. Marta invece decise di rimanere a dormire a casa mia perché la metro era chiusa di notte e i taxi ormai non giravano più quindi per lei sarebbe stato impossibile tornare al proprio appartamento. “Bene! E' deciso...farete una gara di recitazione! Sono la vostra talent scout...sorprendetemi! Cosa volete recitare?” disse Marta alzandosi per andare a sedersi sulla poltrona davanti al camino, dove fino a poco prima era seduto Ben, decisamente pronta a giudicarci senza pietà.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Una sigaretta sotto la neve ***


Capitolo 8 : Una sigaretta sotto la neve

 

Quando Riccardo decise di andarsene dalla festa, non ero molto sicura di voler rimanere. Troppe persone che non conoscevo, troppo imbarazzo e senso di inadeguatezza. Poi però mi resi conto di essere una donna adulta, di aver bisogno di fare delle esperienze per me stessa, era da quando avevo diciassette anni che non mi sentivo così libera e leggera. Riccardo fu il mio primo amore, il primo ragazzo di cui mi ero veramente innamorata, ero molto giovane e insicura quando ci eravamo conosciuti, ma erano passati tanti anni e mi sentivo più matura, cresciuta e col passare del tempo ero diventata più sicura di me e più spensierata. Forse stavo cercando di vivere una seconda adolescenza visto che non mi ero goduta a pieno la prima. Tra il divorzio dei miei genitori e la storia con Riccardo, che si era fatta seria da subito, avevo vissuto una giovinezza strana e di certo iniziare a lavorare subito dopo le scuole superiori non aveva aiutato. Decisi quindi di rimanere alla festa e di cercare di divertirmi, ormai avevo accettato il fatto di essere diventata amica di Tom, mi ero conquistata la sua fiducia e il suo apprezzamento quindi ero sicura di poter piacere anche ai suoi amici. Tentai per un po' di tempo a convincermi che anche se la maggior parte di loro erano personaggi famosi prima di tutto erano esseri umani e che avrei iniziato a conoscerli veramente solo dopo che mi fossi lasciata andare, di solito la sincerità e la trasparenza ripagano sempre. Quando arrivarono Emma, Luke e Denise avevo già iniziato a sciogliermi, il fatto di essere li seduta sul divano dell'uomo che fino a pochi anni prima era la mia ossessione ormai non mi sembrava più tanto strano. “Dai Marta, bevi qualcosa con noi! Non puoi rimanere sobria, poi non ti diverti! Guarda che noi diventiamo più simpatici se sei un po' brilla...” mi disse Ben allungandomi un bicchiere di spumante. Io non amavo l'alcol, il sapore non mi piaceva per niente quindi declinai gentilmente l'offerta “No grazie Benedict, sei gentilissimo ma non mi piace! Bevo solo intrugli dove il sapore dell'alcol non si sente troppo altrimenti preferisco non bere...comunque se può farti star tranquillo tu mi stai simpatico lo stesso!”. Restai per molto tempo su quel divano ad ascoltare le conversazioni delle persone che mi stavano attorno, era bello poter vedere Tom così rilassato, spontaneo e genuino. Amavo guardarlo mentre prendeva in giro la sorella minore Emma, o quando con dolcezza cercava lo sguardo di Amy per essere sicuro di riuscire a dimostrarle tutto l'amore che provava nei suoi confronti. Osservandolo avevo capito che era un compagno affettuoso, dolce e romantico e avevo notato che il loro rapporto era notevolmente cambiato dall'ultima volta che li avevo visti insieme. Quando vennero in Italia la loro relazione era appena sbocciata, si comportavano ancora come ragazzini alla prima cotta ma quella sera, nel loro salotto, avevo capito che tra loro c'era molto di più che semplice innamoramento. Erano uniti, legati da un sottile filo invisibile fatto di fiducia, attrazione, passione, amore e rispetto reciproco. Anche se Tom scherzava e conversava con le altre persone ogni tanto si voltava sempre nella direzione di Amy, come se volesse assicurarsi che anche lei si stesse divertendo quanto lui, come se volesse creare una sorta di contatto anche se i loro corpi erano distanti. Ammetto che in certi momenti avrei voluto tanto mettermi al posto di Amanda, per provare cosa significasse ricevere attenzioni e amore da un uomo tanto perfetto. Se con noi ci fosse stato Riccardo avrei passato tutta la serata a fargli notare quanto era dolce Tom, quando era carino con le altre persone e quanto fosse bravo a dimostrare ad Amy il suo amore. Mio marito si sarebbe arrabbiato, avrebbe tentato di cambiare discorso facendomi sentire in colpa per non averlo apprezzato e per averlo paragonato ad un uomo tanto diverso da lui. Io mi ero conquistata la fiducia e l'affetto di Tom e questo mi bastava, non chiedevo altro di più che una semplice amicizia infondo perché tanto il mio “uomo perfetto” l'avevo già trovato ma tante volte ci si limita a sognare senza capire fino in fondo che bisogna essere grati delle cose che già si hanno prima di pensare ad averne altre. Me ne stavo ancora in silenzio sul divano a pensare e ad osservare la schiena di Tom che era seduto al mio fianco ma che era rivolto verso la sorella dandomi quindi le spalle quando Ben mi chiamò toccandomi la spalla “Tieni prova questo! Praticamente è succo di lamponi corretto...ma è leggerissimo non ti preoccupare! Scusa se te lo dico ma sembri la persona più triste qui e non voglio che gli altri arrivino a pensare questo di te!” disse sorridendomi per poi farmi l'occhiolino. Lo vidi tornare verso la poltrona di fronte al camino acceso, quando si sedette estrasse il cellulare e iniziò a leggere qualcosa sul piccolo schermo. Era un uomo simpatico ma comunque abbastanza riservato, a dire il vero non avevo trovato nessuno di antipatico quella sera, erano tutti molto cordiali e divertenti. Di certo il premio simpatia lo aveva vinto Ian, era assolutamente il più autoironico e ogni tanto veniva da me per spettegolare un po' sugl'atri invitati, soprattutto su suo marito Mark. Quando però la maggior parte degli invitati tornarono a casa anche Ian aveva perso un po' della sua energia, aveva infatti bevuto un po' troppo quindi si era appisolato su uno dei divani del salotto. Io passai praticamente tutta la serata seduta, vicino a Tom che ogni tanto mi coinvolgeva nei suoi discorsi, altrimenti me ne stavo semplicemente in silenzio ad ascoltare e osservare. Verso le due di notte la casa si svuotò completamente e vidi Ben alzarsi dalla poltrona e passarmi vicino chiedendomi “Marta tu fumi? Io esco a fumarmi una sigaretta...vieni a farmi compagnia?”. Io non fumavo, non avevo mai fumato in vita mia tranne da ragazzina che avevo provato a fare qualche tiro con scarsi successi ma accettai comunque di accompagnarlo anche perché stavo rischiando di diventare un tutt'uno con il divano. Afferrammo i cappotti e le sciarpe, fuori c'era un freddo bestiale e stava nevicando ormai da un paio d'ore quindi un lieve manto bianco aveva ricoperto tutto il cortile di fronte alla casa. “Ah...e quindi tu saresti una sorta di super fan! Ma dimmi la verità sono meglio io di Thomas vero?” mi disse l'uomo al mio fianco mentre tentava di accendersi la sigaretta. Era leggermente più basso di Tom ma a me sembrava comunque un gigante, i suoi capelli erano più lunghi e scuri del normale, forse per colpa del suo ultimo film. Secondo il mio modesto parere non era bello quanto Tom, non ci si avvicinava minimamente ma il suo viso era talmente particolare da risultare molto intrigante e affascinante, aveva molto sex appeal grazie anche alle sue meravigliose labbra. “Beh...non saprei cosa rispondere! Siete molto diversi, non so dire chi sia più bravo tra voi perché lo siete entrambi ma in modo differente! Poi io ammiro tantissimo Tom per come ragiona e per il suo carattere quindi non potrei mai tradirlo!” dissi punzecchiando Ben, ovviamente scatenai in lui la reazione desiderata “Ah si? Beh vorrà dire che mi devo accontentare del secondo posto...se poi tu hai dei brutti gusti non è colpa di nessuno! Aahahaha...” rispose. Era divertente, all'inizio mi era sembrato un po' riservato e leggermente altezzoso ma grazie al vino e al tempo passato insieme anche lui si era lasciato andare diventando più esuberante e carismatico. L'aria gelida penetrava nella stoffa del mio cappotto di lana e si andava ad insinuare ovunque procurandomi brividi su tutto il corpo “Sicura che non vuoi fare un tiro?” mi chiese Benedict proponendomi la sigaretta che aveva fra le lunghe dita. Per l'ennesima volta non accettai, non avrei fatto una gran bella figura se avessi iniziato a tossire come una pazza anche se l'idea di appoggiare le labbra sulla sigaretta che prima era stata tra le sue di labbra mi intrigava parecchio. La paura di fare brutta figura però ebbe la meglio quindi rinunciai e aspettai pazientemente che finisse di fumare per poi rientrare al calduccio assieme agli altri invitati. Tornai a sedermi vicino a Tom, che era spaparanzato sul divano con le lunghe gambe stese di fronte a se e le braccia piegate dietro la testa. Si era allentato un paio di bottoni della camicia, effettivamente faceva molto caldo dentro la stanza e per me che ero appena stata fuori mi sembrava di essere in una sauna. Quando mi vide arrivare ritornò a sedersi in modo composto e mi sorrise, tenero e contagioso come al solito “Ben ha fatto il bravo? Quando beve diventa un tantino esuberante...Eh eh eh!” mi chiese spostandosi un po' per farmi posto vicino a lui. “No no tranquillo Tom è stato un vero gentleman...ma vi fanno tutti con lo stampino qui in Inghilterra?” gli domandai divertita e lui non si scompose di un millimetro, allungò la mano fin sopra il mio ginocchio per poi stringerlo appena “No cara, sei tu che sei fortunata e hai conosciuto i migliori!”. Purtroppo non ero riuscita a trattenere l'imbarazzo e inevitabilmente, come mi capitava spesso quando ero in compagnia di Tom, divenni rossa come un pomodoro maturo. Poco dopo se ne andarono anche Luke e la sua fidanzata Denise, loro si che erano perfetti piccioncini. Erano arrivati da nemmeno due ore a casa di Tom e già se n'erano andati, avevano passato tutto il tempo a parlare, mano nella mano seduti al tavolo alle mie spalle. Si erano praticamente isolati dal mondo durante tutta la serata, ma erano tenerissimi insieme, anche Tom la pensava come me e in confidenza mi disse di sperare che Denise fosse la donna giusta per Luke perché lui sosteneva che da quando il suo pubblicist era innamorato era diventato molto meno assillante sul lavoro. Eravamo rimasti quindi solo io, Tom, Amy, Emma, Ian e Mark e mi accorsi guardando l'orologio sul mio cellulare che si erano ormai fatte le tre di notte. Era tardissimo per i miei standard, da quando era nata Aurora non ero mai andata a letto dopo la mezzanotte, arrivavo a sera distrutta e quindi crollavo prima sul divano poi a letto. Non ero più abituata a stare sveglia così tanto ma ero talmente elettrizzata ed emozionata che non fu difficile per me continuare a chiacchierare e ridere in compagnia. Emma era veramente ubriaca, ci aveva dato dentro con gli shot di tequila spagnola che Tom le aveva proposto a metà sera dopo il gioco coi bigliettini che avevamo fatto tutti insieme. Era praticamente coricata sulle gambe del fratello con gli occhi semi chiusi, continuava a raccontare delle vicende di quando lei, Tom e Sarah erano piccoli e si travestivano per recitare durante gli spettacolini estivi che facevano per genitori e i parenti. “Ehy Tom...ascolta...senti questa...ti ricordi di quella volta quando avevo dieci anni e ti avevo beccato nel capanno degli attrezzi del papà con quella ragazzina che avevi conosciuto al campo estivo? Ci stavi pomiciando e io sono venuta a romperti le scatole apposta! Avevo capito di averla combinata grossa quando ritrovai la mia bambola con i capelli rasati a zero. Sei stato proprio cattivo quella volta!” disse Emma guardando il fratello dal basso, Tom scoppiò a ridere sottolineando il fatto che se lo fosse meritata. Poco più tardi Amanda si propose di accompagnare Emma a casa, ormai era tardi e la sorella di Tom non era in grado di guidare quindi Amy la caricò in macchina e la portò fino al suo appartamento. Prima di partire di chinò sul marito e dopo avergli dato un tenero bacio a fior di labbra gli disse “Allora io vado...porto questa pazza a casa! Mi sembra di essere tornata ai tempi del college! Tornerò fra mezzoretta....tu smettila di bere o sarò costretta a fare da infermiera pure a te!” poi si girò verso di me e concluse la frase “...mi raccomando Marta...mi fido di te! Sei quella messa meglio qui...tienili d'occhio!” e sparì oltre la porta reggendo Emma che barcollava tremendamente. Ero rimasta solo io con Tom, Ben, Mark e Ian, mi sentivo tremendamente in imbarazzo ma tentavo di non darlo a vedere, avevo anche deciso di rimanere a dormire per la notte perché ormai si era fatto tardissimo e fu proprio Tom a sconsigliarmi vivamente di andarmene in giro per Londra a quell'ora. Benedict iniziò a punzecchiarmi di domande assurde sulla sua vita per vedere se ero davvero preparata come dicevo, voleva trovare assolutamente qualcosa che non sapessi ma io non raccontavo frottole, ero veramente bene informata sugli attori che mi interessavano e loro erano i miei preferiti. Non so come ma mi ritrovai seduta sulla sedia di Ben, utilizzata da me come se fosse un trono, a giudicare la performance recitativa dei tre uomini. Anche Ian era un attore ma in quel momento stava russando peggio di un facocero. “Allora cosa volete recitare per me? Decidiamo qualcosa che conoscete tutti ma che conosco anche io...altrimenti come faccio a dire chi è il più bravo di voi se non so neanche di cosa parlate!” dissi ai tre uomini che erano seduti sul divano di fronte a me in attesa, come durante un casting. Per un istante si guardarono, dubbiosi e titubanti per poi urlare all'unisono “Shakespeare!”.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Lasciarti è dolore così dolce che direi buonanotte fino a giorno ***


Capitolo 9 : Lasciarti è dolore così dolce che direi buonanotte fino a giorno

 

“Calma ragazzi calma! Io non so Shakespeare a memoria come voi...per gli inglesi è praticamente un obbligo conoscerlo ma non per me!” dissi ai tre uomini che concordavano tra di loro come se avessero appena scoperto l'acqua calda. Per loro era sicuramente una cosa normale sapere a memoria un sacco di monologhi e addirittura intere opere dello scrittore inglese ma io ero italiana, le uniche cose che conoscevo di Shakespeare erano quelle che avevo imparato a memoria guardando la rappresentazione teatrale del Coriolanus di Tom e Mark oppure la serie tv “Hollow Crown” nella quale sia Ben che Tom avevano recitato in passato. Si stavano già mettendo a litigare per scegliere il monologo adatto, discutendo su quale fosse quello in cui tutti e tre erano meno preparati per non dare vantaggi a nessuno. Avevano preso la situazione decisamente troppo seriamente, erano convinti a mettersi alla prova per avere la soddisfazione di scoprire chi di loro per me fosse il più bravo. Non immaginavano però che io ero assolutamente di parte, per me Tom era il miglior attore del mondo ma avrei comunque continuato a rimanere al gioco perché mi stavo veramente divertendo. “Dai facciamo il Macbeth...nessuno dei tre l'ha mai fatto prima giusto?” disse Mark tutto convinto ma Ben scattò quasi in piedi per il disappunto “Ma sei scemo, porta una sfiga tremenda! Lo sai che sono superstizioso!”. Tom scoppiò a ridere e lo vidi portare le mani congiunte vicino alla bocca diventando d'un tratto serio, stava pensando. Si voltò poi verso di me, con quel suo sguardo dolce e comprensivo e chiese “Marta scegli tu...sei tu che ci devi giudicare no? Cosa proponi?” e continuò a fissarmi con gli occhi colmi di curiosità. Mi sentivo completamente in imbarazzo perchè non ero minimamente preparata su Shakespeare, non era mai stata una mia passione quindi risposi con una battuta nel tentativo di sdrammatizzare “Ah beh non saprei proprio! L'unica rappresentazione che conosco a memoria è “Romeo e Giulietta” ma la versione cinematografica di Leonardo di Caprio..non l'originale! Vorrei proprio vedervi in ginocchio, da ubriachi, recitare frasi d'amore che parlano di baci! Ahahahah...” e continuai a ridere finché Mark scattò in piedi e disse “Ci sto! Mi è piaciuto un sacco quel film...inizio io! Ora sono cazzi tuoi Marta...te la sei cercata!”. In quel momento non realizzai completamente il vero significato di quella velata minaccia ma quando vidi Mark schiarirsi la voce e inginocchiarsi di fronte a me iniziai a provare una lieve forma di terrore. “Se io profano con la mia mano indegna questo santuario è un peccato gentile...” iniziò a recitare Mark prendendo fiato di tanto in tanto ma continuando a fissarmi come se davvero fossi la fonte del suo più recondito desiderio. Era gay eppure era talmente bravo da riuscire quasi a convincermi, era un Romeo un po' troppo vecchio da come me lo immaginavo ma se la stava comunque cavando egregiamente. Era assurdo come sapesse le battute a memoria, io avevo solo 7 anni quando uscì il film ma lo conoscevo comunque a memoria perché avevo imparato le battute per una recita scolastica durante le scuole medie. Il problema con Mark era che non riuscivo a seguire bene quello che stava dicendo perché ero completamente persa a pensare che dopo lui sarebbe toccato a Ben...e soprattutto a Tom. Iniziai a pensare che avrei dovuto evitare di andarmi a cacciare in quella situazione, non sapevo fin dove si sarebbe spinto Mark ma mi sembrava parecchio divertito dalla situazione. Lo vidi alzarsi in piedi di fronte a me e allungò le mani per invitarmi a fare lo stesso “...le mie labbra come due pellegrini chiedono la grazia di riparare la rude offesa con un dolce bacio...”. Era fermo in attesa, come si aspettasse una mia risposta e la cosa più assurda era che io sapevo perfettamente come avrei dovuto rispondere. Mi feci coraggio, grazie anche al cocktail che mi aveva preparato Ben, l'alcol aiuta sempre in quel genere di situazioni imbarazzanti, quindi continuai “Buon pellegrino non disprezzare la tua mano che ha dimostrato solo devozione...perché i santi hanno mani che i pellegrini toccano con le mani, ma palmo contro palmo...questo è il bacio dei santi!”. Mi voltai per un istante a guardare Tom e Ben che erano ancora seduti sul divano, sembravano colpiti, forse non si aspettavano di vedermi partecipare alla recitazione. Pensavo che Mark avesse deciso di smettere in quel momento ma poi lo sentii continuare, era assurdo come conoscesse a memoria tutte le battute di un filmetto per adolescenti. “I santi non hanno labbra come i pellegrini?” e io gli risposi “Si pellegrino, ma servono solo per pregare!”. Fu un quel momento che Mark iniziò a mostrare qualche titubanza nel continuare, mi guardava come se stesse aspettando da me la conferma. “Che diavolo, potrei pure accettare di baciare Mark se mi garantisse di baciare anche Ben...e Tom!” pensai quindi decisi di far capire la mia approvazione all'uomo con un gesto lieve del capo. Lui quindi continuò “Allora mia santa concedi che le labbra preghino come le mani, o la fede diventa disperazione!” il cuore mi batteva forte nel petto, ero decisamente agitata, per loro attori era una cosa normale infondo, era solo un bacio e io mi stavo divertendo quindi dissi d'un fiato la mia ultima battuta “I santi non si muovono, ascoltano chi prega, nient'altro!”. In quel momento mi scappò un sorriso, Mark aveva quasi il doppio della mia età e l'idea di baciarlo non mi entusiasmava parecchio ma il “gioco” valeva assolutamente la candela e già pregustavo come sarebbe stato baciare le labbra carnose e sensuali di Ben e quelle sottili e tanto desiderate di Tom. “...e tu non muoverti mentre mi esaudisco da solo!” disse continuando a fissarmi per poi avvicinarsi lentamente, intravedevo un leggero timore nei suoi occhi. Quando le mie labbra andarono a toccare le sue provai un forte imbarazzo, ma continuai a stare al gioco finché lui non si staccò e iniziò a ridere sguaiatamente. Proprio in quel momento, mentre tutti stavamo ridendo come pazzi, Ian si svegliò e si mise a sedere dicendo “Penso di essere completamente sbronzo perché ho appena visto mio marito baciare una donna...”. Era una situazione davvero assurda, non mi divertivo così da millenni e Mark si sbrigò a rassicurare il marito che comunque non sembrava minimamente preoccupato anzi anche lui era parecchio divertito.

 



“Non immaginavo sapessi le battute a memoria!” dissi sconcertato a Marta dopo che la situazione tornò alla normalità. Mi immaginavo che Mark sapesse tutte le battute perché aveva accettato con troppo entusiasmo dopo la provocazione di Marta ma non pensavo che lei conoscesse un film tanto vecchio. Lei mi sorrise e rispose “Beh...che ci posso fare se sono una romanticona! E' un film che avevo visto da giovane ma che mi è sempre rimasto impresso...”. Io avevo visto quel film un sacco di tempo prima, non mi ricordavo quella scena ma dopo aver ascoltato loro due recitare avevo già memorizzato tutte le battute, non ci voleva molto, avevo studiato copioni peggiori. Ero pronto a mettermi in gioco quando Ben si alzò dicendo “Bene ricomponiamoci, ora tocca a me! Vi faccio vedere come si comporta un vero Romeo!” e si tolse la giacca, poi si arrotolò le maniche della camicia fin sopra i gomiti come se dovesse andare ad affrontare un impresa titanica. Con molta sportività mi misi comodo sul divano e dissi “Beh come vuoi amico, vorrà dire che Marta vedrà il meglio alla fine!”.

 



Elettroencefalogramma piatto. Era quello che provavo in quel momento mentre vedevo Benedict prepararsi per affrontare la scena. “Se lui mi fa quest'effetto poi con Tom rischio l'infarto!” pensai ansiosa e preoccupata. Tornai a sedermi sulla poltrona perché non avvertivo più la presenza delle gambe, sarei voluta sprofondare sotto terra ma allo stesso tempo avevo una voglia matta di baciare entrambi. Sapevo perfettamente che sarebbe stato come giudicare una gara di baci e non di recitazione perché in una situazione del genere qualsiasi donna sana di mente non sarebbe riuscita a concentrarsi su altro. Vidi Ben uscire dalla stanza, non capivo cosa volesse fare ma mi limitai ad assecondarlo. Quando rientrò si era portato tutti i capelli all'indietro e aveva aperto un po' la camicia bianca, arrivò fino a me sicuro di se, con uno sguardo intenso e penetrante. Dopo la prima battuta prese dolcemente la mia mano e appoggiò il palmo della sua contro il mio, come a simulare il bacio dei palmi che stava descrivendo. Quando arrivò il mio momento di rispondere avevo totalmente perso la salivazione, le mani mi tremavano quasi più della voce ma ero comunque riuscita a dire la mia battuta. Poi lui afferrò anche l'altra mia mano e mi fece alzare per poi chinarsi leggermente con il viso, veramente troppo vicino al mio. Sentivo il fiato caldo uscirgli dalla bocca sulle mie labbra mentre recitava, eravamo vicinissimi e i suoi enormi occhi smeraldo sorridevano malandrini come il suo sorriso. Aveva la voce più profonda che avessi mai sentito in vita mia, quando arrivò il momento del bacio staccò i palmi che fino a quel momento erano rimasti congiunti e mi circondò con le braccia issandomi appena per darmi modo di arrivare ad appoggiare le mie labbra sulle sue. Erano morbide e carnose, invitanti e provocanti e dovevo ammettere che Ben fosse davvero un ottimo baciatore. Quante altre persone aveva baciato in quel modo, per loro attori era lavoro, ma per me era tutt'altra cosa. Per un attore un bacio non significava nulla, ma io a differenza loro avevo baciato pochissime persone nella mia vita ed erano passati almeno 15 anni da quando le mie labbra si erano posate su qualcuno che non fosse Riccardo. Stavamo giocando infondo, non c'era stata neanche una minima nota di malizia ne da parte di Mark, ne da parte di Ben. Quando Benedict si staccò dalle mie labbra io rimasi comunque molto colpita ed emozionata, mi continuavo a ripetere nella testa che era un solamente un gioco ma comunque io li avevo baciati sul serio anche se faceva parte di una finzione. Il secondo bacio era stato particolarmente passionale, tanto quando il primo fu tenero e casto. “Allora? Ti sei innamorata ammettilo! AH AH AH AH!” disse Ben tutto soddisfatto mentre tornava a sedersi sul divano tutto compiaciuto e spavaldo, quando si mise comodo concluse “...vai Tom è il tuo momento! Inutile che ti impegni tanto non riuscirai a fare meglio di me!”.

 



Toccava a me, non potevo più tirarmi indietro. La testa pulsava per colpa dell'alcol e il cuore aveva iniziato ad accelerare nel petto. Non perché fossi agitato nel baciare Marta, ma piuttosto perché a me quel genere di situazioni mi mettevano sempre in imbarazzo. Sapevo benissimo di essere un attore e che dare un bacio non era nulla di particolarmente preoccupante ma entrare così in confidenza con una persona a me faceva sempre un certo effetto, anche quando mi capitava mentre giravo un film. Mi piaceva comunque l'idea di mettermi alla prova, sapevo si essere una persona molto competitiva. “Sei pronta!?” chiesi a Marta che mi stava guardando sorridente e imbarazzata. Non l'avevo mai vista così agitata prima di quel momento, per un istante ripensai a quando ci eravamo conosciuti e all'improvviso mi sembrò di rivedere in lei lo stesso sorriso nervoso e gli stessi occhi terrorizzati e adoranti della prima volta che mi aveva visto. La cosa assurda era che non si trattava di un déjà-vu ma stava invece accadendo sul serio.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Tutto sul più bello ***


Capitolo 10 : Tutto sul più bello

 

Lo stavo per fare sul serio, avevo sognato, sperato e desiderato quel momento da una vita intera. Quando avevo iniziato ad appassionarmi di Tom ero solo una ragazzina immatura che vedeva in lui solo un uomo bellissimo, ma col passare del tempo era cresciuta riuscendo a scorgere in lui anche molto talento. Mi aveva sempre colpito il suo essere così d'ispirazione per le persone che riuscivano a cogliere in lui quel suo lato magico e sapiente. Poi un giorno avevo avuto l'onore di conoscerlo e di capire che oltre a tutte le qualità che gli avevo attribuito prima di incontrarlo aveva anche dei difetti, che lo rendevano ancora più umano e meno irraggiungibile. Avevo passato bellissimi momenti con lui, con Amy e con i suoi amici ed era riuscito a farmi sentire speciale, una persona importante, perché si era fidato di me e aveva deciso di darmi la possibilità di entrare a far parte della sua vita. Ed io ero entrata in punta di piedi, senza fare troppo rumore, senza irruenza rispettando lui come persona, lasciandolo decidere liberamente di accettarmi nella cerchia dei suoi amici. Non potevo immaginare di ritrovarmi quella sera, in piedi di fronte al camino nel suo salotto ad attendere quel bacio che per lui non significava nulla ma per me significava una miriade di cose. Lo vidi alzarsi e sistemarsi la camicia nei pantaloni come faceva spesso, si schiarì la voce e si avvicinò a me. Mi sembrava di conoscerlo da una vita anche se in realtà avevo passato solo pochi giorni in sua compagnia. Tutti quei piccoli gesti che faceva sempre con naturalezza erano diventati per me famigliari, come ravvivarsi i capelli all'indietro, mordersi il labbro inferiore quando non sapeva che dire o passarsi le mani sulle cosce quando era nervoso. Quella sera indossava una camicia chiara e un gilè nero, nessuna cravatta a cingergli il collo lungo ed esposto. Arrivò al mio fianco e io mi persi completamente nel suo sguardo, i suoi enormi occhi risplendevano scintillanti, un po' per colpa della luce riflessa del camino e forse un po' per colpa del troppo vino. Erano costellati di rughe che si incresparono non appena lui iniziò a sorridere, in piedi di fronte a me. Ero assolutamente in estasi, l'unica cosa che riuscivo a fare in quel momento era rispondere al suo sorriso. “Iniziamo?” mi chiese appoggiandomi una mano sulla spalla per poi stringere appena con l'intenzione di infondermi coraggio. Anche quella era una cosa che faceva spesso, non aveva timore ad apportarsi alle persone, era sempre molto affettuoso e gentile con tutti. Non ero riuscita nemmeno a rispondergli ma mi ero limitata a mugugnare, un suono indeciso e timoroso uscì dalla mia gola e lui mi sorrise di nuovo. Ero completamente persa, non mi ricordavo neanche più che insieme a noi nella stanza c'erano altre tre persone, l'unica cosa che vedevo era il suo viso così perfetto e ormai famigliare. Tolse la mano dalla mia spalla e si slacciò l'unico bottone che teneva legato il gilè, non capivo se l'aveva fatto perché aveva caldo o per sentirsi più libero. Iniziò a dire la sua prima battuta quasi sussurrando, non era vicinissimo a me ma io riuscivo comunque a capire tutto quello che diceva perché per tutto il tempo non gli avevo staccato gli occhi di dosso. Ero completamente concentrata sul suo sguardo che era cambiato completamente da quando aveva iniziato a recitare. Il Tom sorridente e scherzoso aveva lasciato spazio a uno più serio e pacato ma allo stesso tempo romantico e adorante. Iniziò ad alzare lentamente la voce avvicinandosi a me, bastò un piccolo passo per ridurre al minimo la distanza tra i nostri corpi. Fui costretta a reclinare completamente il capo all'indietro per poter continuare a guardarlo negli occhi perché lui era veramente molto alto. Quando toccò a me parlare mi feci coraggio, non potevo fargli capire che stavo impazzendo in quel momento, provavo infatti emozioni completamente contrastanti. Da un lato non vedevo l'ora di baciarlo, di scoprire il sapore delle sue labbra e di perdermi in quel suo profumo così virile e ammaliante ma allo stesso tempo mi sentivo in colpa. Ero una donna sposata e avevo una bambina, amavo mio marito con tutta me stessa ma Tom rappresentava per me il sogno proibito, qualcosa che ti capita di immaginare spesso ma che tanto sai che non accadrà mai quindi non ti spaventa. Non avrei mai immaginato di trovarmi un giorno in una situazione del genere quindi mi sentivo particolarmente confusa e stordita. Con Mark e Ben non avevo provato nulla di tutto ciò, loro non significavano nulla per me se non divertimento col primo e pura attrazione col secondo. Iniziai a parlare timorosa e insicura, non sapevo bene come comportarmi, rimasi ferma immobile ma distolsi lo sguardo dal suo mentre dicevo la mia battuta, fissarlo da così vicino sarebbe stato davvero troppo imbarazzante. Toccò di nuovo a lui parlare e cullata dal suono della sua voce sentivo la sua mano appoggiarsi sul mio braccio, per poi scendere lentamente fino a raggiungere la mia mano. Mi sembrava di vivere quel momento a rallentatore, la sua mano calda afferrò la mia che venne trascinata fino a raggiungere il petto di Tom, all'altezza del cuore. Fissavo di fronte a me la mia mano stretta nella sua, il mio palmo aperto contro la stoffa sottile della camicia. Potevo sentire il suo cuore battere, lento e regolare ma forte come un tamburo pronto a risuonare nella sua cassa toracica. Avevo già detto due delle tre battute che avrei dovuto recitare, senza mai scostare lo sguardo dal dorso della sua mano che teneva stretta la mia contro il suo petto quando, con la mano che aveva libera, mi sollevò il mento obbligandomi così ad incontrare di nuovo l'oceano dei suoi occhi cristallini. Quando pronunciai le ultime parole ero completamente terrorizzata, vedevo lui avvicinarsi a me pregandomi di non muovermi così avrebbe potuto esaudire da solo la sua preghiera con un bacio, proprio come avrebbe detto il perfetto Romeo. Non mi accorsi nemmeno di aver chiuso gli occhi quando iniziai a percepire il calore delle sue labbra vicino alla mia bocca, dannatamente vicine alle mie ma non ancora appoggiate fra loro. Non resistetti a lungo a quella tortura e guidata dal subconscio azzerai la distanza tra le nostre bocche andando a premere delicatamente il mio corpo contro al suo. Le sue labbra erano dolci e tenere, il bacio fu romantico e per nulla esagerato, ad occhi chiusi potevo comunque immaginare la scena dall'esterno, come se la mia anima fosse su un altra dimensione e stesse assistendo da spettatrice alla magnificenza di quel momento. Tutto era perfetto e se prima il tempo mi sembrava rallentato in quel momento si fermò completamente lasciandomi senza fiato, senza lucidità e senza freni. Dopo quell'istante che mi sembrò un eternità mi decisi a riaprire gli occhi ma rimasi sconcertata nel rendermi conto che intorno a me era tutto buio, anche con gli occhi spalancati non riuscivo a vedere altro che tenebre. “Ok sono morta, lo sapevo che il mio cuore non avrebbe retto!” fu il primo pensiero che mi passò per la mente ma poi il mio cervello ritornò a funzionare anche se avrei voluto che non accadesse così velocemente. Per avere la certezza di quello che avevo appena capito allungai la mano verso la mia sinistra che andò subito a sbattere contro la pelle liscia e morbida di quella che riconobbi essere la schiena di Riccardo. Non ci potevo credere, avevo sognato per tutto il tempo. Mi era sembrato talmente reale da lasciarmi completamente confusa, spalancai sconcertata la bocca nel buio della mia camera. Ero stesa a letto, schiena all'insù con gli occhi che iniziavano gradualmente ad abituarsi alla penombra riuscendo a notare un unico fascio di luce che filtrava dalla fessura della tapparella. Mi girai su un fianco e iniziai ad osservare le spalle del mio ragazzo che si muovevano lentamente ad ogni suo respiro e mi venne da piangere. Era stato tutto così meraviglioso nel sogno, perché non poteva essere reale. Il viaggio a Bangor, l'opportunità di conoscere il mio idolo, la sensazione unica nel comprendere che piacevo a Tom e che si fidava di me, rivederlo anni dopo in vacanza in Italia, la gravidanza, il matrimonio e la serata del suo compleanno quando mi potevo immaginare realizzata e felice. E soprattutto quel bacio, quel semplice gesto che racchiudeva in se miliardi di sensazioni diverse. Lo sapevo fin dall'inizio che non poteva essere reale e quindi ci rimasi ancora più male nel rendermene conto alla fine. Mi sforzai di ricordare tutti i dettagli del sogno ripartendo dall'inizio, ripercorrendo tutto ciò che era successo per evitare di dimenticarmelo. Era un sogno troppo bello e dettagliato, non volevo rischiare di scordarmi quei momenti, quelle emozioni che il mio cervello inconsciamente aveva ricreato. Avrei voluto ritornare a dormire per poter continuare e vedere cosa sarebbe successo dopo quel fantastico bacio ma non sarebbe stato più lo stesso, perché ormai mi ero svegliata e il cervello avrebbe vinto sul subconscio. Sospirai arresa, non c'era più nulla da fare, ero completamente rassegnata all'idea che non avrei mai più rifatto un sogno tanto bello in tutta la mia vita. Mi rigirai nel letto andando ad incastrare il mio corpo contro quello di Riccardo che dormiva beato e rilassato dandomi ancora le spalle. Lo abbracciai stretto ed appoggiai la fronte sulla curva delle sue scapole quando anche lui iniziò a svegliarsi. Si stiracchiò appena, poi afferrò la mia mano e la portò contro il suo petto, come se mi volesse avere più vicina, come se fossi per lui una coperta pronta ad avvolgerlo. Ma quel gesto a me ricordò solo Tom, durante il sogno pochi minuti prima, quando allo stesso modo aveva afferrato la mia mano e l'aveva portata contro il suo petto quindi iniziai a ridacchiare facendo così svegliare completamente Riccardo. Lui si girò e dopo avermi posato un bacio dolce a fior di labbra disse “Che cavolo hai da ridere appena sveglia? Di solito sei sempre incavolata la mattina presto e stavolta ridi?”. Aveva ragione, di solito la mattina ero sempre burbera e scontrosa, soprattutto con lui solo per il semplice fatto che era la prima persona che vedevo appena sveglia. Veniva a dormire da me solo nei week end, purtroppo dopo sette anni di fidanzamento non eravamo ancora riusciti ad andare a vivere insieme. “...ma niente è solo che ho fatto un sogno incredibile! Il più bello di tutta la mia vita! Ed è stranissimo perché me lo ricordo perfettamente, non mi era mai capitato prima...è stato qualcosa di epico!” risposi entusiasta al mio ragazzo che continuava a tenere gli occhi chiusi, ancora mezzo assonnato. Restammo per qualche minuto in silenzio quando Riccardo si schiarì la voce ed esordì dicendo “Non c'entrerà mica Tom Hiddleston!?...” e quando mi sentì scoppiare a ridere continuò “...cazzo Marta ma la tua è un ossessione! Mi fai paura...non voglio sapere assolutamente niente! Guai a te se mi inizi a raccontare delle “acrobazie” che hai fatto con l'uomo perfetto! Meglio se vado a preparare la colazione, te la porto qui o ti alzi?”. Il mio ragazzo sapeva perfettamente che adoravo fare la colazione a letto nei week end quando potevo prendermela comoda e lui era sempre stato bravo a viziarmi. Vidi Riccardo uscire dalla camera, mi sentivo assolutamente insoddisfatta, avrei voluto raccontargli il sogno ma lui mi aveva stroncato subito facendomi perdere l'entusiasmo. Mi voltai sbuffando verso la mensola appesa al muro vicino al letto e i miei occhi si posarono sul pc portatile che era appoggiato sopra di essa. Lo afferrai, lo misi sulle ginocchia e lo accesi attendendo qualche istante prima di vedere il meraviglioso sorriso di Tom apparire sullo schermo del pc. Aveva ragione il mio ragazzo, la mia era un ossessione ma non potevo farci nulla, Tom mi faceva quell'effetto da ormai troppo tempo, avevo foto sue ovunque ma non mi stancavo mai di guardarle. Sapevo a memoria la maggior parte dei suoi film e passavo le serate a guardare video su youtube che avevo visto e rivisto almeno un migliaio di volte facendo innervosire parecchio Riccardo. Sapevo di avere come una malattia, Tom era la mia droga e l'unica cosa che mi consolava era che di recente avevo conosciuto molto ragazze che la pensavano esattamente come me. Quell'uomo aveva come un influenza speciale sulle persone di sesso femminile di qualsiasi età, sui social network c'erano milioni di ragazzine che impazzivano per lui ma allo stesso tempo avevo conosciuto anche donne adulte e magari sposate a cui Tom faceva lo stesso effetto. “Che stai facendo? Ti sei appena svegliata e già accendi il computer...che palle però! Speravo di ricevere un po' di coccole dopo averti portato la colazione a letto!” disse Riccardo quando rientrò nella camera sorreggendo un vassoio. Appoggiò la colazione sul materasso, aveva preparato due tazze fumanti di tè corrette con un po' di latte e aveva portato il sacchetto dei miei biscotti preferiti. Senza nemmeno staccare gli occhi dallo schermo del pc afferrai un biscotto e iniziai a masticarlo rispondendo “Shhht, siediti e fai colazione! Se non vuoi che ti racconto il sogno lo devo almeno raccontare a chi davvero apprezza...a differenza tua!” ed iniziai a digitare insistentemente sulla tastiera del pc. L'ultima cosa che ero riuscita a sentire prima di perdermi nella scrittura fu il mio ragazzo che sbuffando si abbandonò di peso sul letto rassegnato dicendo “Ecco ci mancavano solo le fan fiction!”.

 




 

RINGRAZIAMENTI E SPIEGAZIONI

 

La mia FF si è conclusa e spero vi sia piaciuta! Ho deciso di scrivere alcune righe per spiegarvi meglio la ''storia'' della mia storia. Inizialmente però voglio ringraziare di cuore tutte quelle persone che hanno deciso di leggere fino alla fine il mio racconto e in particolar modo tutte le ragazze che mi hanno lasciato delle recensioni sotto i capitoli:

 

  • EliGranger per essere stata la prima ad aver commentato con una recensione sotto il mio primo capitolo dandomi così l'incoraggiamento necessario per continuare a pubblicare.

  • Jani1996 per le sue parole dolci e gentili e perchè era da tempo che non scriveva recensioni ma ha deciso di riprendere proprio con la mia storia.

  • KaterinaVipera per aver seguito tutti i capitoli dall'inizio senza mai perdersi un aggiornamento e per aver deciso di ''farsi notare'' ad un certo punto della storia per riempirmi di bellissime recensioni, veramente molto apprezzate.

  • elisir83 che ho conosciuto per caso su facebook, mi ha confessato timidamente di apprezzare la mia FF e dopo averla spronata a lasciar una recensione ha esaudito il mio desiderio anche se non ne aveva mai scritta una prima.

  • discord per aver deciso di darmi fiducia iniziando a leggere anche se è impegnatissima e ha poco tempo. Ammiro molto il suo modo di scrivere quindi non vedo l'ora che finisca di leggere la storia per poter leggere le sue recensioni cariche di consigli e osservazioni.
     

Non posso esimermi dal ringraziare in modo particolare le tre donne che mi hanno convinto a pubblicare il mio racconto qui su efp e sono Caris, lynary e dragonfly13. Senza di loro non avrei mai trovato il coraggio di rendere “pubblica” questa storia che sarebbe rimasta dispersa molto probabilmente nei meandri del mio pc portatile, vi spiego il perchè...

Ho iniziato a scrivere un po' per gioco e un po' per noia ma soprattutto per me stessa. Lo scorso agosto dopo una scorpacciata di cozze (lo giuro non le mangio mai ma se mi fanno questo effetto inizierò a mangiarle più spesso) ho fatto un meraviglioso sogno che mi ha fatto venir voglia di scrivere perchè volevo assolutamente evitare di dimenticarlo. Quindi di impulso ho scritto quello che poi è diventato il primo capitolo, avevo veramente sognato tutta la faccenda di Bangor, dello scambio di valige, della cena e del ritorno a casa. Ammetto di averlo leggermente romanzato ma tutto quello che ho messo nero su bianco l'avevo sognato esattamente come l'ho descritto. In quel periodo avevo assolutamente voglia di partire e andare in irlanda per provare a conoscere Tom ma non avevo ne il tempo e ne i soldi per un simile viaggio e quindi continuavo ad arrovellarmi il cervello tormantandomi, molto probabilmente il reale motivo che mi ha spinto a fare un sogno tanto strano è stato proprio quello (o forse per le cozze chi lo sa!). Essendo una ''fangirl accanita'' ovviamente faccio parte di una miriade di gruppi fb su Tom e non solo ed è stato proprio li che ho conosciuto le tre donne sopracitate, parlando ho raccontato loro che stavo scrivendo una FF e con lo scopo di far leggere loro i miei primi capitoli li ho pubblicati su facebook. Loro sono state le mie prime tre lettrici e visto che io mi divertivo un mondo a scrivere e che loro sembravano apprezzare ho deciso di continuare inventando, successivamente, la seconda e la terza parte. Tutto quello che ho scritto riferito a Marta la protagonista è preso al 100 % dalla mia vita, è questo il motivo che mi faceva venire i dubbi se pubblicare o meno perchè la storia è veramente molto personale ma poi ho deciso di fregarmene e di farlo lo stesso. Sono molto affezionata a questo racconto perchè oltre a parlare di me mi è servito come valvola di sfogo per liberarmi dei ''fangirlamenti'' e delle psicosi che albergavano nella mia mente, cioè ci sono ancora ma mi sono sentita sentita meglio quando mi sono accorta che altri apprezzavano i miei “viaggi mentali”, mi avete fatto sentire un po' meno “malata”. Perchè si Tom per me è come una “malattia” e penso si sia capito che aimè io mi reputo una malata terminale e non penso guarirò molto facilmente. Detto questo spero che i chiarimenti vi siano serviti per conoscere un po' meglio me e il vero scopo della storia. Per qualsiasi dubbio o considerazione potete lasciarmi una recensione o mandarmi un messaggio privato, mi piacerebbe tanto conoscere altre persone “disagiate” come me (fangirlare in compagnia è sempre meglio che farlo da soli...LOL)! Grazie ancora e...alla prossima FF! Baci Marta
 

p.s. Se volete immergervi in storie fantastiche dedicate a Tom andate a leggervi i racconti di Caris...non è solo per fare pubblicità, è un consiglio da lettrice! Adoro come scrive e adoro le sue storie (poi che sia pure una mia amica lo trovo un dettaglio irrilevante! ^_^ )!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2901979