une autre vie di Princess Leila (/viewuser.php?uid=756040)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Un incontro inaspettato... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Api frizzole ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Distanze vertiginosamente minime ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Poltergeist ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Una giornata... ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: una giornata difficile ***
Capitolo 1 *** Prologo: Un incontro inaspettato... ***
PROLOGO Hermione
Era una giornata cupa, le nuvole incombevano su di noi, si prospettava un'imminente pioggia. Harry, Ron ed io, attendevamo fuori al Ghirigoro, nella lunga coda che ci separava dall'acquisto dei nostri libri scolastici. Sembrava ieri quando venimmo smistati nelle nostre case, e adesso invece, siamo a Diagon Alley a comprare i tomi per il quinto anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. All'incirca dopo un'ora arrivammo al bancone, ormai stanchi di attendere. Harry e Ron, come al solito, parlavano di Quidditch, e io potevo solamente sorridere e annuire, dato che ero distratta da qualcos'altro... Di sfuggita vidi un ragazzo dai capelli biondi uscire di volata dal negozio, ero convinta fosse Draco Malfoy. Mi sembrò strano che fosse scappato subito dopo averci visto, forse aveva paura che gli potessi sferrare un pugno come quello
che gli diedi il terzo anno? «Hermione? Hermione! Tocca a te!» alla voce di Ron mi risvegliai dai miei pensieri. Una volta usciti dalla libreria Harry e Ron rimasero estasiati davanti ad una vetrina nella quale era esposta l'ultimissimo modello
della Nimbus. Proseguii lungo la strada fino alla svolta che portava ai bui cunicoli di Knockturn Alley. Ed eccolo lì, il mio intuito non mi aveva tradita nemmeno questa volta, era davvero Draco. Non avevo nessuna intenzione di impegolarmi nelle strette stradine del sobborgo, almeno fino a quel momento... Mi sentivo come un pesce fuor d'acqua, ma continuavo a seguire la chioma bionda che spariva e ricompariva tra la folla. Draco girò l'angolo e scomparve dalla mia vista. Improvvisamente mi resi conto di ciò che avevo fatto,
decisi di ripercorrere i miei passi a ritroso e tornare dai miei amici. Ma quando mi voltai mi ritrovai Draco Malfoy a una spanna dal mio naso. «Cosa ci fai tu qui Granger?» «Fatti gli affari tuoi» sul suo volto apparve un'espressione confusa «È un modo di dire babbano, significa “non invischiarti in ciò
che non ti riguarda”» «Ah ho capito, eri qui per comprare un regalino al tuo amichetto Ron» arrossii, e risposi decisa:«E anche se fosse?» «Se vuoi un consiglio da un vero intenditore qui all'angolo c'è un negozio di veleni...» «No grazie, ci ho già pensato io: gli ho ordinato una favolosa camicia di lino da Madama Mc Clan» e questa volta fu il suo turno
di arrossire. In quel momento arrivarono Ron ed Harry. Ron era trafelato, il colorito così rosso da non distinguere più le lentiggini sugli zigomi. Harry invece era sorpreso. «Hermione cosa ci fai qui?! Miseriaccia!» «Oh-o chi abbiamo qui? Potter e...Weasley» «Hermione andiamo via» disse Harry. Guardai prima Draco e poi i miei amici, ed infine di nuovo Draco e poi dissi:«Sì, andiamo via» «Andate a ritirare la camicia?» «Quale camicia?» chiese Ron. Divenni paonazza e guardai Draco con sguardo assassino. Gli avrei volentieri scagliato un incantesimo per far tacere quella sua lingua biforcuta. Lui mi guardò con fare soddisfatto. Prima che lui potesse proferire parola dissi:«Andiamo ragazzi i signori Weasley ci aspettano» «Alla prossima Granger». Mentre mi avviavo mi girai per guardarlo un'ultima volta: ma lui era scomparso.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1: Api frizzole ***
CAPITOLO
I
Draco
Non
ero mai stato a King's Cross prima d'ora, non avevo l'abitudine di
prendere l'espresso da lì, e mio padre non sapeva che questa
sarebbe
stata la prima e forse non ultima volta.
Cercavo
di capire come funzionasse, poi vidi dei nanerottoli del primo anno
attraversare il muro tra il binario 9 e 10. Feci lo stesso, e una
volta arrivato sulla banchina, salii a bordo per trovare lo
scompartimento dei prefetti. Ero sicuro che Pansy Parkinson mi avesse
riservato un posto in prima classe, ma non avevo nessuna intenzione
di sedermi accanto a lei... Cercavo qualcun'altro.
Il
treno sembrava non finire più; contavo i passi tra uno
scompartimento e l'altro: uno, due, tre, quattro; poi mi fermavo e
guardavo chi ci fosse dentro.
Dovetti
arrivare fino alla penultima carrozza per trovarla, la vidi seduta di
fianco a Ginny Weasley, vicino al finestrino che guardava fuori.
Anche lei era un prefetto, sarebbe dovuta venire nel mio stesso
scompartimento prima o poi. Rimasi per una manciata di secondi ad
osservarla e poi continuai. Avrei aspettato un attimo prima di
ripassarci davanti per tornare indietro. La donna con il carrello dei
dolci mi passò a fianco e mi venne un'idea...
«Qualcosa
dal carrello giovanotto?» mi chiese
«In
effetti sì: potrebbe consegnare alla signorina Granger
seduta nello
scompartimento sette un sacchetto di api frizzole? Ma, per favore,
non precisi il mittente»
«Certamente»
mi rispose, così diedi alla donna due falci e tornai
indietro.
«Dov'eri
andato Draco?! Non arrivavi più!»
«Devo
avvisarti anche quando vado in bagno Pansy?» lei
abbassò lo sguardo
e tacque.
Ero
certo che la Granger avrebbe capito chi le aveva mandato i dolci, era
troppo sveglia.
Pansy
mi assillò per tutto il viaggio con i suoi racconti
riguardanti
Babbani idioti che si divertiva a tormentare mentre era in vacanza,
ma io non li trovavo più divertenti. Guardavo il paesaggio
che
scorreva come una proiezione fuori dal finestrino senza prestare
attenzione alle sue parole; di colpo Pansy smise di parlare, compresi
che voleva una risposta così
dissi:«Come?»
«Non
mi stavi ascoltando?»
«No
in effetti no» le risposi con il tono più
sprezzante che riuscii a
trovare. Pretendeva che tutti pendessero dalle sue labbra, mai io ero
stanco di lei.
«E
adesso, se vuoi scusarmi, torno in bagno» mi alzai e mi
avviai verso
le toilettes.
Mi
sciacquai il viso con l'acqua fredda e mi sistemai i capelli; non
volevo tornare da Pansy ma di certo non potevo nemmeno rimanere nel
bagno degli uomini fino ad Hogwarts. Uscii e mi chiusi la porta alle
spalle, ma quando alzai lo sguardo mi trovai davanti la Granger che
entrava nella toilette delle donne, rimanemmo qualche secondo
più
del normale a guardarci poi lei disse:«Lei hai mandate tu,
non è
vero?»
«Di
cosa parli?»
«Non
fare il finto tonto: le api frizzole. Come facevi a sapere che sono
le mie preferite?»
«Non
lo sapevo»
«Allora
ammetti di averle mandate tu!»
«Beh,
e anche se fosse? Ah, a proposito... Tu non sei un prefetto? Come mai
non sei nello scompartimento? Io, Pansy, Abbott, Macmillan, Patil e
Goldstein siamo tutti lì, manchi solo tu. Ah quasi
dimenticavo...
Anche Weasley è prefetto» lei
rimase interdetta un secondo,
ma era troppo orgogliosa per darmela vinta, era una vera grifondoro:
orgogliosa, coraggiosa, spavalda e intelligente, così
raddrizzò le
spalle, alzò il mento e disse:«Se pensi di poter
giocare con me
come con una bambola di pezza che puoi buttare quando ti sei annoiato
di usarla sappi che non te lo permetterò»
«Non
vedo l'ora» rimase chiaramente interdetta dalla mia risposta
ed
entrò nel bagno sbattendo la porta.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2: Distanze vertiginosamente minime ***
CAPITOLO
II
Hermione
Prima
che andassi in bagno per indossare la divisa, nello scompartimento si
creò scompiglio per le api frizzole indirizzate a me da un
mittente
sconosciuto.
Avevo
fatto la finta tonta pur sapendo benissimo chi me le avesse mandate;
Ron mi assillava chiedendomi a ripetizione da chi provenissero o se
avessi un'idea di chi fosse stato a mandarmele, Harry sembrava
interessato, ma solo fino ad un certo punto, Neville era anche lui
curioso ma mai quanto Ron. Ginny e Luna invece si lanciavano sguardi
in tralice e poi guardavano me, loro avevano capito che io sapevo
qualcosa, ma stettero in silenzio.
Quando
Ron mi ebbe realmente stancata gli dissi:«Ron finiscila! Non
ho idea
di chi me le abbia mandate, né perché!»
«A
me il perché sembra più che chiaro»
aveva risposto lui ridestando
la curiosità di tutti. Non avevo voglia di discutere
così tacqui e
lasciai correre.
Più
tardi andai in bagno per cambiarmi e fu lì che avvenne il
mio
incontro con Draco; quando tornai dai miei amici ero alquanto confusa
dalla risposta di Malfoy e chiaramente non fui brava a nascondere le
mie emozioni, perché sia Harry, sia le ragazze si accorsero
che
c'era qualcosa che non andava. Si erano però limitati a
domande del
tipo: “Hermione tutto okay?” oppure “Va
tutto bene Herm?”
così avevo potuto non lasciar trapelare niente.
Era
arrivato il momento di andare nello scompartimento dei prefetti, non
potevo rimanere lì per tutto il viaggio, anche se solo per
far
vedere dovevo andarci. Presi il mio baule e mi avviai dopo aver
salutato i miei amici.
Non
c'era nessuno nello scompartimento, probabilmente erano tutti ad
indossare le divise. Mi alzai per prendere un libro dal baule che
avevo riposto sulla cappelliera; sentii la porta scorrevole di vetro
infrangibile aprirsi, mi girai convinta che fossero gli altri
prefetti di ritorno ma quando mi voltai mi si parò davanti
Draco
Malfoy. Lui si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò
«Cosa
ci fai qui? Perché non sei con i tuoi amichetti?»
«Anch'io
sono un prefetto Granger -giusto quasi dimenticavo, che idiota- sei
sempre così scontrosa negli ultimi tempi... Ah aspetta,
forse ho
capito, ti sei lasciata con il tuo ragazzo»
«Io
non sono fidanzata»
«Beh
potremmo rimediare...» disse avvicinandosi ancor di
più; io ero
immobile, non sapevo cosa fare, eravamo ormai ad una distanza
vertiginosamente minima, ma poi sentii dei passi, e successivamente
delle voci: gli altri stavano tornando. Mi scostai e
dissi:«Allontanati»
«Perché
Granger? Non ti senti a tuo agio?»
«Ho
detto va via» mi guardò con un'espressione
corrucciata, delusa; poi
prese posto difronte a me.
Ron,
insieme a tutti gli altri, stava venendo nello scompartimento. Mi
chiesi cosa sarebbe successo se fosse entrato cinque secondi prima.
Divenni bordeaux quando si sedette accanto a me e montò per
qualche
ragione oscura la rabbia dentro di me quando Pansy Parkinson si
sedette a fianco a Draco. Non riuscivo ad ignorarlo e ogni tanto gli
lanciavo uno sguardo furtivo e lui ricambiava. Per fortuna Ron non
era così scaltro da accorgersene. Fui molto silenziosa per
il resto
del viaggio, anche se in mente mi frullavano miliardi di pensieri.
Non
appena ci fermammo alla banchina presi il mio baule e corsi fuori.
Non potevo rimanere un secondo di più nello stesso posto
insieme a
Draco.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3: Poltergeist ***
CAPITOLO
III: Poltergeist...
Draco
Dopo
averci riprovato con la Granger nello scompartimento, mi ero seduto
al mio posto chiaramente scosso dal suo rifiuto, anche se non era
stato un vero e proprio rifiuto... Oppure sì? Comunque a
Pansy non
sfuggì nemmeno questo particolare e volle sapere da me a
tutti i
costi cosa fosse successo. Era appiccicosa come non mai, ero quasi
tentato di dirle della Granger per scrollarmela di dosso, ma mi resi
conto che non sarebbe stata una decisione affatto saggia... Se
l'avessi detto a lei lo sarebbe venuto a sapere tutto il treno e
quindi tutta la scuola ed infine mio padre e questo non doveva
assolutamente accadere.
Così
mi inventai una balla dicendo che ero ormai stanco di andare ad
Hogwarts, che avrei preferito non tornare mai più in quella
vecchia
topaia. Finalmente tacque e io potei, per il resto del viaggio,
sostenere conversazioni silenziose con la Granger e rimuginare sul
fatto che fossi andato così vicino alle sue labbra senza
però
riuscire a stamparle un bacio su quella sua bocca carnosa.
Una
volta entrati nella scuola c'eravamo sistemati come al solito ai
tavoli delle nostre rispettive case in Sala Grande e aspettavamo che
i nanerottoli in fila davanti al cappello venissero smistati.
Io
mi sedetti come sempre alla destra del tavolo di Serpeverde, al cui
fianco c'era quello di Grifondoro. Scorsi velocemente tutte le facce
sedute al lato sinistro, quelle che avevo difronte, e notai che la
Granger per la prima volta non si era seduta con le spalle al nostro
tavolo, bensì anche lei cercava con lo sguardo qualcuno
seduto nella
mia direzione; quando il suo occhio vispo si posò su di me
terminò
la sua ricerca, rimanemmo a fissarci, poi le porsi il sorriso
più
innocente del mio repertorio, lei abbassò lo sguardo e
alzò un
angolo della bocca. Il nostro scambio di sorrisi cessò
però quando
il cappello parlante urlò:«Grifondoro!»
e la Granger iniziò ad
applaudire come gli altri dimenticandosi completamente di me.
Un
certo Ian e una ragazzina di nome Alison vennero smistati in
Serpeverde, poi smisi di ascoltare e iniziai a giocherellare con una
ciocca di capelli ribelle.
Quando
il preside iniziò il discorso e tutti tacquero ricominciai
ad
ascoltare anche se in modo passivo, senza comprenderne le parole.
Silente fu interrotto da una tozza donna vestita di rosa e dalla
faccia di rospo. Ripugnante. Doveva essere lei quella di cui mio
padre mia aveva parlato, mi aveva detto di farmela amica dato che
lavorava al Ministero della Magia, ma non sapevo proprio come avrei
fatto, dato il personaggio. Fece un discorso senza senso, almeno per
me, e poi tornò al suo posto. Il banchetto di inizio anno
era sempre
il migliore, mi stupiva il fatto che dei disgustosi elfi domestici
sapessero cucinare così bene.
Era
tardi ormai e volevo andare a dormire, mi alzai insieme ad un gruppo
di serpeverde e mi avviai ai dormitori nei sotterranei. Dopo aver
sceso la prima rampa di scale sentimmo dei gridolini e delle risatine
provenire da più infondo. Pix il poltergeist apparve da un
muro e ci
si parò davanti
«Pix
ha fatto un buon lavoro! Ci voleva proprio! Come puzzava il vostro
dormitorio! Aveva davvero bisogno di una ripulita! Ma non
ringraziatemi Ihihih!»
Ci
precipitammo giù e non appena la porta che dava sulla sala
comune fu
aperta l'acqua sfociò anche nella tromba delle scale. Dentro
tutto
era una zuppa: le poltrone verdi di velluto, le tovaglie sui tavoli,
gli arazzi alle pareti; e nei dormitori la situazione non era
migliore, anche qui i materassi erano completamente fradici
così
come le tende dei baldacchini.
«Bastardo
di un poltergeist!» gridò qualcuno
«Non
possiamo rimanere qui, andiamo a chiamare aiuto!» disse
qualcun'altro.
Così
risalimmo tutti quanti in Sala Grande con le scarpe e i pantaloni
bagnati.
I
tavoli delle altre case erano ancora quasi completamente pieni e
quando ci videro entrare tutti infradiciati scoppiarono in una
fragorosa risata. Anche la Granger mi guardò e rise e solo
in quel
momento una risata scappò anche a me.
Io,
da prefetto della mia casa, spiegai cosa era successo al preside il
quale annunciò che i serpeverde avrebbero passato la notte
in Sala
Grande e che si sarebbero presi provvedimenti per sistemare il
dormitorio e per sistemare Pix (di questo se ne sarebbe occupato il
Barone Sanguinario).
Ben
presto la sala si svuotò; quando gli ultimi grifondoro
uscirono
cercai la Granger con lo sguardo, ma non la trovai.
Il
preside con un colpo di bacchetta fece scomparire gli enormi tavoli e
al loro posto apparvero centinaia di sacchi a pelo. Io, Tiger e Goyle
ci sistemammo vicini e il più lontano possibile da Pansy.
Non
riuscivo a dormire così mi stesi a pancia all'aria con le
mani
incrociate sul ventre per guardare le stelle sul soffitto. Ricordai
quando la Granger, prima ancora di essere smistata, guardandolo disse
“Il soffitto non è vero, è solo un
incantesimo. È
scritto nel libro Storia di Hogwarts, io l'ho
letto”; mi era
sembrata un'inutile piccola secchiona saccente, non avevo idea di
come la mia opinione su di lei sarebbe cambiata col tempo.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4: Una giornata... ***
CAPITOLO
IV: Una giornata...”Esplosiva”
Hermione
Dopo
essere passata attraverso il buco del ritratto mi sistemai su di una
poltrona rossa vicino ad un tavolino da scacchi in sala comune. Ginny
non era ancora arrivata così mi misi comoda ed aspettai.
Quando
Harry e Ron entrarono mi finsi particolarmente interessata alla
regina bianca posta dal mio lato della scacchiera. Non avevo nessuna
voglia di intraprendere un conversazione con Ron, lui però
disse:«Cosa fai Hermione? Giochi da sola?» alzai lo
sguardo su di
lui: aveva un'espressione truce in volto, non l'aveva detto per
scherzare voleva fare un commento tagliente. Che avesse visto me e
Draco che ci guardavamo?
«Molto
simpatico Ronald, piuttosto... sai dov'è Ginny?»
«Sta
arrivando» mi rispose Harry
«Grazie.
Buonanotte»
«Buonanotte»
disse Harry, mentre Ron grugnì un semplice
“ciao”.
Appena
i ragazzi si furono chiusi la porta del dormitorio maschile alle
spalle dal buco del ritratto entrò Ginny. Mi alzai in piedi
e le
andai in contro.
«Hey
ciao Herm!»
«Ginny
ti devo parlare» unì le sopracciglia in
un'espressione disorientata
«Cosa
succede? Vieni siediti» disse sedendosi su un divano e
battendo la
mano sul posto accanto a lei. Ero arrivata fin lì, adesso
non potevo
più tornare indietro, così mi sedetti e iniziai a
fissare un arazzo
raffigurante Godric Grifondoro, poi però mi costrinsi a
guardare
Ginny negli occhi. Non avevo mai notato quanto fossero verdi e
penetranti come spilli, o forse era solo la tensione del momento.
«Ho
bisogno di parlare con qualcuno perché ho bisogno di un
consiglio,
di qualcuno che mi faccia da angioletto sulla spalla e mi dica cosa
è
giusto che faccia e cosa no»
«Hermione
cosa stai cercando di dirmi?»
«Ginny...
io credo... credo di essere innamorata»
«Ma
è una cosa meravigliosa! Chi è il
fortunato?!» avevo abbassato lo
sguardo, faceva male essere triste per una cosa così bella.
Di
solito quando si è innamorati si è contenti,
infatuati, sorridenti,
ma non quando ti innamori della persona sbagliata...
«È...
è questo il problema...» Ginny si
rabbuiò e piegò la testa di
lato confusa. L'unica cosa che riuscii a dire prima che una lacrima
solcasse la mia guancia fu:«Draco».
Scoppiai
in un pianto disperato, Ginny era a dir poco shockata, ma non
guardava più me... si dirigeva a passo svelto verso le scale
del
dormitorio dei maschi. Lì, sotto lo stipite della porta
c'erano Fred e George. Avevano sentito tutto, era chiaro dalla loro
espressione. Io rimasi sul divano paralizzata mentre Ginny parlava
con loro con un tono alquanto acceso; dopo poco tornò da me
sul
divano
«Non
apriranno bocca, fidati» la guardai negli occhi mi sembrava
molto
sicura di sé, come la solita Ginny.
«Cosa
devo fare?»
«Beh...
se sei davvero innamorata non pensare a quello che ti dicono gli
altri né tanto meno ai loro consigli fa ciò che
ritieni giusto. Se
anche lui è innamorato di te farà
altrettanto». Dirlo sembrava
facile, adesso bisognava metterlo in pratica.
«Grazie
mille Ginny, ti devo un favore»
«Di
niente».
Nel
mio letto su al dormitorio non riuscivo a trovare una posizione
comoda, mi rigiravo continuamente come se fossi stesa su un letto di
chiodi da fachiro.
Alla
fine mi stesi a pancia all'aria con le mani incrociate sul ventre.
Come
avrei fatto a stare con Draco come se nulla fosse? Come potevo io
abbattere un
alto muro di
pregiudizi costruito mattone per mattone durante gli anni? Come
potevo io,
da un giorno all'altro, far evaporare l'accanita avversione verso i
mezzosangue di Draco Malfoy?
Come
potevo io
essermi
innamorata di lui?
Draco
Il
sole penetrava dalle grandi e imponenti finestre della sala Grande,
doveva essere l'alba, rimasi incantato nell'osservare, come il cielo
si trasformasse da blu scurissimo a un azzurro chiaro.
Mentre
osservavo il cielo, continuavo a pensare alla Granger, e di come
potessi essere infatuato di lei, insomma, non era una botta e via,
con i suoi occhi color nocciola, mi aveva rapito, catturato, e
trasformato. Ero diverso. Ma da quando i miei sentimenti erano mutati
per lei? Forse erano sempre stati così, forse sono sempre
stato
“innamorato” di lei, della sua presunzione. In quel
momento non
mi importava se fosse una nata babbana. Io ero innamorato di lei.
Mentre
continuavo a contemplare il cielo, vidi avvicinarsi, Pansy Parkinson,
la quale, non aveva ancora capito, che di lei non m'importava
affatto.
Appena
i sacchi a pelo furono spostati e furono rimessi i tavoli, decisi di
unirmi ad un gruppo di serpeverde che bazzicavano per la sala grande
aspettando che arrivassero quelli delle altre case per iniziare la
colazione. Mi raggiunsero subito Tiger e Goyle con i quali confrontai
il mio orario delle lezioni. Ovviamente avevamo le stesse materie
alla stessa ora. Come sempre.
«Si
comincia con i grifondoro, bleah!»
disse Tiger. Io guardai immediatamente l'orario del lunedì
ed ebbi
un tuffo al cuore vedendo che aveva ragione. Avevo bisogno di
più
tempo per elaborare una strategia, non potevo incontrarla del tutto
impreparato!
«Almeno
è con Piton» disse Goyle.
Benissimo,
questo poteva essere un punto a mio favore in quanto anche se avessi
fatto una stupidaggine Piton mi avrebbe coperto. Come sempre.
Intanto
erano arrivati alcuni corvonero e dei tassorosso, ma ancora pochi
grifondoro.
Mi
ero sorpreso più volte ad alzare istintivamente lo sguardo
quando
vedevo sottocchio entrare qualcuno dall'imponente porta della Sala
Grande. Poi finalmente entrò e la vidi: era da sola,
né con Potter,
né con quella bimbetta rossa e soprattutto... senzaWeasley.
Ero
perso in questo pensiero, poi mi accorsi che mi stava guardando
mentre continuava a camminare. Scontrò un ragazzo e i libri
che
portava in mano caddero e si sparpagliarono sul pavimento, lei si
chinò a raccoglierli e il mio primo impulso fu quello di
alzarmi per
andare a darle una mano, ma non potevo fare una cosa del genere...
Per di più il ragazzo con il quale si era scontrata si era
chinato a
raccogliere i libri con lei e la potevo sentire scusarsi all'infinito
e poi sorridergli, lo stesso sorriso che faceva a me e che io ho
sempre pensato fosse riservato solo a me. Un impulso di gelosia mi
invase e strinsi così forte la forchetta che ancora
impugnavo che le
nocche mi divennero bianche.
Si
alzarono entrambi e lui le porse la mano per presentarsi. Ora lo
potevo vedere in volto, era Cormac McLaggen. Lei gli strinse la mano
e gli sorrise salutandolo, quando lui fu uscito dalla Sala Grande la
Granger cercò di nuovo il mio sguardo io però lo
abbassai subito
sul mio piatto di uova strapazzate. Lei si allontanò con gli
occhi
bassi e questa volta si sedette con le spalle al mio tavolo.
Ora
ero ancora più preoccupato per la lezione di pozioni.
Mentre
Piton spiegava come preparare la bevanda della pace io ero intento a
contemplare la folta chioma castana della Granger seduta alla fila a
fianco, un posto avanti.
«Versate
l’elemento principale, l’essenza di elleboro, in un
infuso di
tiglio. Dopo aver lasciato bollire per venti minuti bisogna
aggiungere alla pozione fiori di gelsomino raccolti all’alba
nel
periodo del plenilunio che troverete nel vasetto viola che ognuno di
voi ha sul suo banco. Per completare l’operazione
è necessario
girare tre volte in senso orario ed una in senso antiorario»
Io non
stavo prestando neanche lontanamente attenzione ma riuscii a svolgere
buona parte del compito grazie all'aiuto di Pansy che finalmente
serviva a qualcosa. Era praticamente lei a fare tutto per me, io ero
impegnato a guardare una scena alla quale non volevo assistere ma non
riuscivo a distogliere lo sguardo: la Granger stava strofinando via
della fuligine dalla guancia di Weasley, ad un certo punto gli si
avvicinò di più, sempre di più, gli
prese il mento con la mano e
per un attimo credetti che stava per baciarlo ma poi si
fermò e
soffiò via la polvere dalle lentiginose guance di Weasley,
poi gli
sorrise e iniziarono a ridacchiare.
Ero
furioso, a dir poco furioso, presi il mestolo e iniziai a girare la
pozione freneticamente.
«Fermo
Draco così farai...» disse Pansy allarmata prima
che la pozione
letteralmente scoppiasse e che io venissi ricoperto
di
fuligine.
«Esplodere
tutto» concluse.
Conoscendo
tutti il pericolo di ridere di me davanti a Piton rimasero in
silenzio, tutti tranne la Granger, la quale iniziò a ridere
anche se
in maniera sommessa.
Mi
girai come una furia verso di lei «Smettila di ridere
Granger!» le
risate terminarono ma aveva un sorriso beffardo in volto.
Non ci
guardammo per il resto della lezione, poi finalmente suonò
la
campanella.
Ci
precipitammo fuori. Eravamo ancora tutti appena oltre la soglia
dell'aula che venni avvicinato dalla Granger
«Si
inizia in maniera esplosiva
il trimestre eh Malfoy?»
Mi
stava provocando e io non sopporto le provocazioni, così
senza
nemmeno pensare sputai fuori le prime parole che giunsero alle mie
labbra:«Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca
mezzosangue».
Quando
vidi la sua espressione mi resi conto di ciò che avevo
fatto, ma era
troppo tardi per rimangiarmelo. Lo shock dal suo volto però
scomparve quasi immediatamente
«Ti
senti forte Malfoy? Mi spiace, io non combatto guerre d'intelligenza
contro chi è disarmato».
Girò
i tacchi e se ne andò a testa alta seguita da Potter e
Weasley.
Avrei
voluto seguirla e scusarmi, ma ero paralizzato. Come avevo potuto
dirle quelle cose? Che cosa penserà adesso lei di me? Come
andrà a
finire questa faccenda? Avevo bisogno di risposte e solo la Granger
poteva darmele, ma tentare di instaurare un rapporto adesso sembrava
la cosa più paradossale al mondo, così in preda
allo sconforto mi
avviai a testa bassa verso i dormitori. Fortunatamente quel giorno
non avevamo altre lezioni con i grifondoro se no sarebbe stata
davvero la fine; perché conoscendomi, e conoscendo lei,
avremmo
trovato il modo di battibeccare anche sul perché il sole
sorgeva la
mattina e non era questo che volevo. Avevo bisogno di un'altra
occasione, non l'avrei lasciata andare senza combattere. Mai.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5: una giornata difficile ***
CAPITOLO
V: Una giornata difficile
Hermione
«Hermione!
Hermione fermati!» mi gridavano dietro Harry e Ron, ma io
continuavo
a camminare, anzi a correre, per i corridoi di Hogwarts. Non mi
interessava della lezione seguente, volevo andare nel dormitorio e
addormentarmi con la speranza che al mio risveglio tutto quello che
era successo alla lezione di Pozioni fosse stato solo un bruto
incubo.
Arrivai
alla torre dei grifondoro, entrai dal buco del ritratto della signora
grassa e salii di volata le scale del dormitorio femminile.
Lì Harry
e Ron non potevano raggiungermi.
Lanciai
via la cartella e mi buttai sul letto facendo cigolare le molle.
Presi il cuscino e lo abbracciai nascondendovi dentro il viso; non
volevo piangere. Non dovevo piangere. Quell'idiota non si meritava
nemmeno una delle mie lacrime.
La
cosa che faceva più male però era che io non lo
pensavo davvero, io
sapevo di piacergli e anche a me piaceva lui... Solo che ora, per
colpa del mio inutile orgoglio da grifondoro, l'avevo allontanato
ancora di più e non era affatto questo che volevo...
Dopotutto era
possibile che io mi fossi immaginata tutto e magari non gli piacevo
affatto e quindi non mi dovevo preoccupare di recuperare nessun
rapporto. Questa possibilità però faceva ancora
più male, così
una lacrima ribelle solcò la mia guancia, calda e salata.
Il
mio orgoglio però doveva durare fino in fondo quindi non
sarei
rimasta un minuto di più lì dentro. Sarei andata
alla prossima
lezione come tutti gli altri e a testa alta per giunta. Non
gliel'avrei data vinta. Mai.
Andai
a lezione di Storia della Magia, fui l'unica a prendere appunti,come
al solito, e ovviamente più tardi Harry e Ron mi avrebbero
chiesto
di passarglieli.
La
lezione non finiva più, anch'io avevo dimenticato la
monotonia delle
lezioni del professor Rüf,
finalmente
suonò la campanella e andammo tutti a pranzo.
In
Sala Grande c'erano già quasi tutti quando arrivammo,
compreso
Malfoy. Notai che mi stava guardando ma continuai a camminare con lo
sguardo dritto davanti a me.
Mi
sedetti tra Harry e Ron di spalle al suo tavolo.
Avevamo
quasi finito di mangiare quando arrivò la professoressa
McGrannitt
«Signorina
Granger può seguirmi nel mio ufficio se non le
dispiace?» non avevo
idea di cosa volesse da me, forse solo che diventassi rappresentante
di un qualche gruppo studentesco.
«Ci
vediamo alla prossima lezione» dissi a Harry, Ron, Ginny e
Neville
che si erano seduti difronte a noi e seguii la professoressa.
L'ufficio
era vicino e non appena varcai la soglia mi piantai per terra. Seduto
su una sedia della scrivania della McGrannitt c'era Draco Malfoy e al
suo fianco il professor Piton che poggiava le mani sulla spalliera
della sedia.
Capii
immediatamente dove sarebbero andati a parare, ma quale sarebbe
potuta essere questa grande punizione? Pulire i trofei? Lo stanzino
delle scope?
«Signorina
Granger si accomodi. Ci è giunta notizia che quest'oggi lei
e il
signor Malfoy avete avuto un diverbio davanti a tutta la classe di
pozioni» mi sedetti sulla sedia e tentai di mantenere un tono
calmo
e rilassato, quello di qualcuno che non ha nulla da nascondere.
«Sì,
è vero»
«E
da cosa è scaturito il tutto?» domandò
Piton. Ero un po' in
difficoltà, in effetti ero stata io a provocarlo, ma
dopotutto la
mia provocazione non meritava una risposta sprezzante e offensiva
come quella che avevo ricevuto.
«Il
diverbio è nato dal commento offensivo di Malfoy»
«Potrebbe
essere più precisa?» Piton voleva che ammettessi
di avere torto, mi
stava spingendo a contraddirmi, così risposi tutto d'un
fiato:«Io
ho fatto un commento ironico con molta leggerezza e probabilmente
Malfoy l'ha presa sul personale e così a pensato bene di
ribattere
con un commento inadeguato»
«Malfoy
si è già sorbito la ramanzina dal sottoscritto,
non c'è bisogno
quindi che lei ribadisca, anche perché non è
nella posizione per
farlo».
Guardai
Malfoy; aveva uno sguardo inespressivo, io invece lo fulminai.
«Risolveremo
questa faccenda una volta per tutte con una punizione per
entrambi»
disse la McGrannitt. Ora però la prospettiva di un'ipotetica
punizione non mi andava proprio giù, era stato lui ad
insultarmi io
non meritavo una punizione!
«Entrambi?»
«Sì,
signorina Granger, entrambi»
«Ma...
Perché?! Sono successe cose ben più gravi in
questa scuola e sono
rimaste impunite, questa in confronto è davvero una
sciocchezza!»
«Non
sta a lei decidere, e poi quest'anno non possiamo permetterci il
lusso di sbagliare. Al Ministero basta qualcuno che non si pulisca
bene il moccio per iniziare una polemica dalla quale non sarebbe
facile uscire. Quindi entrambi vi recherete domani sera alle dieci
con Hagrid al limitare della foresta proibita per aiutarlo nel suo
compito di guardiacaccia».
Ero
a dir poco shockata e spostavo lo sguardo da Draco a Piton alla
McGrannitt con la bocca aperta. Malfoy continuava ad avere uno
sguardo inespressivo e vacuo, non aveva proferito parola e non aveva
dato segno della sua presenza. Molto strano per un egocentrico
narcisista come lui.
«Potete
andare» disse Piton.
Mi
alzai presi la borsa che avevo appoggiato alla sedia e mi diressi
verso l'aula di Incantesimi. Ero a dir poco furiosa, ma il giorno
dopo sarebbe finito tutto. Avremmo scontato la nostra punizione e
fine della storia.
Durante
il tragitto un altro pensiero si fece strada nella mia mente...
Dopotutto, saremmo stati io e lui da soli nella foresta proibita
lontano da sguardi indiscreti. Non era poi la punizione peggiore del
mondo.
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