une autre vie

di Princess Leila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Un incontro inaspettato... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Api frizzole ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Distanze vertiginosamente minime ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Poltergeist ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Una giornata... ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: una giornata difficile ***



Capitolo 1
*** Prologo: Un incontro inaspettato... ***


PROLOGO
Hermione

Era una giornata cupa, le nuvole incombevano su di noi, si prospettava un'imminente pioggia.
Harry, Ron ed io, attendevamo fuori al Ghirigoro, nella lunga coda che ci separava dall'acquisto dei nostri libri scolastici.
Sembrava ieri quando venimmo smistati nelle nostre case, e adesso invece, siamo a Diagon Alley a comprare i tomi per
il quinto anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

All'incirca dopo un'ora arrivammo al bancone, ormai stanchi di attendere. Harry e Ron, come al solito, parlavano di Quidditch,
e io potevo solamente sorridere e annuire, dato che ero distratta da qualcos'altro...

Di sfuggita vidi un ragazzo dai capelli biondi uscire di volata dal negozio, ero convinta fosse Draco Malfoy.
Mi sembrò strano che fosse scappato subito dopo averci visto, forse aveva paura che gli potessi sferrare un pugno come quello che gli diedi il terzo anno?

«Hermione? Hermione! Tocca a te!» alla voce di Ron mi risvegliai dai miei pensieri.
Una volta usciti dalla libreria Harry e Ron rimasero estasiati davanti ad una vetrina nella quale era esposta l'ultimissimo modello della Nimbus.
Proseguii lungo la strada fino alla svolta che portava ai bui cunicoli di Knockturn Alley.
Ed eccolo lì, il mio intuito non mi aveva tradita nemmeno questa volta, era davvero Draco.
Non avevo nessuna intenzione di impegolarmi nelle strette stradine del sobborgo, almeno fino a quel momento...

Mi sentivo come un pesce fuor d'acqua, ma continuavo a seguire la chioma bionda che spariva e ricompariva tra la folla.
Draco girò l'angolo e scomparve dalla mia vista. Improvvisamente mi resi conto di ciò che avevo fatto, decisi di ripercorrere i miei passi a ritroso e tornare dai miei amici.
Ma quando mi voltai mi ritrovai Draco Malfoy a una spanna dal mio naso.

«Cosa ci fai tu qui Granger?»
«Fatti gli affari tuoi» sul suo volto apparve un'espressione confusa «È un modo di dire babbano, significa “non invischiarti in ciò che non ti riguarda”»
«Ah ho capito, eri qui per comprare un regalino al tuo amichetto Ron» arrossii, e risposi decisa:«E anche se fosse?»
«Se vuoi un consiglio da un vero intenditore qui all'angolo c'è un negozio di veleni...»
«No grazie, ci ho già pensato io: gli ho ordinato una favolosa camicia di lino da Madama Mc Clan» e questa volta fu il suo turno di arrossire.
In quel momento arrivarono Ron ed Harry. Ron era trafelato, il colorito così rosso da non distinguere più le lentiggini sugli zigomi.
Harry invece era sorpreso.

«Hermione cosa ci fai qui?! Miseriaccia!»
«Oh-o chi abbiamo qui? Potter e...Weasley»
«Hermione andiamo via» disse Harry.
Guardai prima Draco e poi i miei amici, ed infine di nuovo Draco e poi dissi:«Sì, andiamo via»
«Andate a ritirare la camicia?»
«Quale camicia?» chiese Ron. Divenni paonazza e guardai Draco con sguardo assassino.
Gli avrei volentieri scagliato un incantesimo per far tacere quella sua lingua biforcuta.
Lui mi guardò con fare soddisfatto.

Prima che lui potesse proferire parola dissi:«Andiamo ragazzi i signori Weasley ci aspettano»
«Alla prossima Granger».
Mentre mi avviavo mi girai per guardarlo un'ultima volta: ma lui era scomparso.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Api frizzole ***


CAPITOLO I

                                            Draco


Non ero mai stato a King's Cross prima d'ora, non avevo l'abitudine di prendere l'espresso da lì, e mio padre non sapeva che questa sarebbe stata la prima e forse non ultima volta.
Cercavo di capire come funzionasse, poi vidi dei nanerottoli del primo anno attraversare il muro tra il binario 9 e 10. Feci lo stesso, e una volta arrivato sulla banchina, salii a bordo per trovare lo scompartimento dei prefetti. Ero sicuro che Pansy Parkinson mi avesse riservato un posto in prima classe, ma non avevo nessuna intenzione di sedermi accanto a lei... Cercavo qualcun'altro.
Il treno sembrava non finire più; contavo i passi tra uno scompartimento e l'altro: uno, due, tre, quattro; poi mi fermavo e guardavo chi ci fosse dentro.
Dovetti arrivare fino alla penultima carrozza per trovarla, la vidi seduta di fianco a Ginny Weasley, vicino al finestrino che guardava fuori. Anche lei era un prefetto, sarebbe dovuta venire nel mio stesso scompartimento prima o poi. Rimasi per una manciata di secondi ad osservarla e poi continuai. Avrei aspettato un attimo prima di ripassarci davanti per tornare indietro. La donna con il carrello dei dolci mi passò a fianco e mi venne un'idea...
«Qualcosa dal carrello giovanotto?» mi chiese
«In effetti sì: potrebbe consegnare alla signorina Granger seduta nello scompartimento sette un sacchetto di api frizzole? Ma, per favore, non precisi il mittente»
«Certamente» mi rispose, così diedi alla donna due falci e tornai indietro.
«Dov'eri andato Draco?! Non arrivavi più!»
«Devo avvisarti anche quando vado in bagno Pansy?» lei abbassò lo sguardo e tacque.
Ero certo che la Granger avrebbe capito chi le aveva mandato i dolci, era troppo sveglia.
Pansy mi assillò per tutto il viaggio con i suoi racconti riguardanti Babbani idioti che si divertiva a tormentare mentre era in vacanza, ma io non li trovavo più divertenti. Guardavo il paesaggio che scorreva come una proiezione fuori dal finestrino senza prestare attenzione alle sue parole; di colpo Pansy smise di parlare, compresi che voleva una risposta così dissi:«Come?»
«Non mi stavi ascoltando?»
«No in effetti no» le risposi con il tono più sprezzante che riuscii a trovare. Pretendeva che tutti pendessero dalle sue labbra, mai io ero stanco di lei.
«E adesso, se vuoi scusarmi, torno in bagno» mi alzai e mi avviai verso le toilettes.
Mi sciacquai il viso con l'acqua fredda e mi sistemai i capelli; non volevo tornare da Pansy ma di certo non potevo nemmeno rimanere nel bagno degli uomini fino ad Hogwarts. Uscii e mi chiusi la porta alle spalle, ma quando alzai lo sguardo mi trovai davanti la Granger che entrava nella toilette delle donne, rimanemmo qualche secondo più del normale a guardarci poi lei disse:«Lei hai mandate tu, non è vero?»
«Di cosa parli?»
«Non fare il finto tonto: le api frizzole. Come facevi a sapere che sono le mie preferite?»
«Non lo sapevo»
«Allora ammetti di averle mandate tu!»
«Beh, e anche se fosse? Ah, a proposito... Tu non sei un prefetto? Come mai non sei nello scompartimento? Io, Pansy, Abbott, Macmillan, Patil e Goldstein siamo tutti lì, manchi solo tu. Ah quasi dimenticavo... Anche Weasley è prefetto» lei rimase interdetta un secondo, ma era troppo orgogliosa per darmela vinta, era una vera grifondoro: orgogliosa, coraggiosa, spavalda e intelligente, così raddrizzò le spalle, alzò il mento e disse:«Se pensi di poter giocare con me come con una bambola di pezza che puoi buttare quando ti sei annoiato di usarla sappi che non te lo permetterò»
«Non vedo l'ora» rimase chiaramente interdetta dalla mia risposta ed entrò nel bagno sbattendo la porta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Distanze vertiginosamente minime ***


CAPITOLO II

Hermione


Prima che andassi in bagno per indossare la divisa, nello scompartimento si creò scompiglio per le api frizzole indirizzate a me da un mittente sconosciuto.
Avevo fatto la finta tonta pur sapendo benissimo chi me le avesse mandate; Ron mi assillava chiedendomi a ripetizione da chi provenissero o se avessi un'idea di chi fosse stato a mandarmele, Harry sembrava interessato, ma solo fino ad un certo punto, Neville era anche lui curioso ma mai quanto Ron. Ginny e Luna invece si lanciavano sguardi in tralice e poi guardavano me, loro avevano capito che io sapevo qualcosa, ma stettero in silenzio.
Quando Ron mi ebbe realmente stancata gli dissi:«Ron finiscila! Non ho idea di chi me le abbia mandate, né perché!»
«A me il perché sembra più che chiaro» aveva risposto lui ridestando la curiosità di tutti. Non avevo voglia di discutere così tacqui e lasciai correre.
Più tardi andai in bagno per cambiarmi e fu lì che avvenne il mio incontro con Draco; quando tornai dai miei amici ero alquanto confusa dalla risposta di Malfoy e chiaramente non fui brava a nascondere le mie emozioni, perché sia Harry, sia le ragazze si accorsero che c'era qualcosa che non andava. Si erano però limitati a domande del tipo: “Hermione tutto okay?” oppure “Va tutto bene Herm?” così avevo potuto non lasciar trapelare niente.
Era arrivato il momento di andare nello scompartimento dei prefetti, non potevo rimanere lì per tutto il viaggio, anche se solo per far vedere dovevo andarci. Presi il mio baule e mi avviai dopo aver salutato i miei amici.

Non c'era nessuno nello scompartimento, probabilmente erano tutti ad indossare le divise. Mi alzai per prendere un libro dal baule che avevo riposto sulla cappelliera; sentii la porta scorrevole di vetro infrangibile aprirsi, mi girai convinta che fossero gli altri prefetti di ritorno ma quando mi voltai mi si parò davanti Draco Malfoy. Lui si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò
«Cosa ci fai qui? Perché non sei con i tuoi amichetti?»
«Anch'io sono un prefetto Granger -giusto quasi dimenticavo, che idiota- sei sempre così scontrosa negli ultimi tempi... Ah aspetta, forse ho capito, ti sei lasciata con il tuo ragazzo»
«Io non sono fidanzata»
«Beh potremmo rimediare...» disse avvicinandosi ancor di più; io ero immobile, non sapevo cosa fare, eravamo ormai ad una distanza vertiginosamente minima, ma poi sentii dei passi, e successivamente delle voci: gli altri stavano tornando. Mi scostai e dissi:«Allontanati»
«Perché Granger? Non ti senti a tuo agio?»
«Ho detto va via» mi guardò con un'espressione corrucciata, delusa; poi prese posto difronte a me.
Ron, insieme a tutti gli altri, stava venendo nello scompartimento. Mi chiesi cosa sarebbe successo se fosse entrato cinque secondi prima. Divenni bordeaux quando si sedette accanto a me e montò per qualche ragione oscura la rabbia dentro di me quando Pansy Parkinson si sedette a fianco a Draco. Non riuscivo ad ignorarlo e ogni tanto gli lanciavo uno sguardo furtivo e lui ricambiava. Per fortuna Ron non era così scaltro da accorgersene. Fui molto silenziosa per il resto del viaggio, anche se in mente mi frullavano miliardi di pensieri.
Non appena ci fermammo alla banchina presi il mio baule e corsi fuori. Non potevo rimanere un secondo di più nello stesso posto insieme a Draco.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Poltergeist ***


CAPITOLO III: Poltergeist...

Draco

Dopo averci riprovato con la Granger nello scompartimento, mi ero seduto al mio posto chiaramente scosso dal suo rifiuto, anche se non era stato un vero e proprio rifiuto... Oppure sì? Comunque a Pansy non sfuggì nemmeno questo particolare e volle sapere da me a tutti i costi cosa fosse successo. Era appiccicosa come non mai, ero quasi tentato di dirle della Granger per scrollarmela di dosso, ma mi resi conto che non sarebbe stata una decisione affatto saggia... Se l'avessi detto a lei lo sarebbe venuto a sapere tutto il treno e quindi tutta la scuola ed infine mio padre e questo non doveva assolutamente accadere.
Così mi inventai una balla dicendo che ero ormai stanco di andare ad Hogwarts, che avrei preferito non tornare mai più in quella vecchia topaia. Finalmente tacque e io potei, per il resto del viaggio, sostenere conversazioni silenziose con la Granger e rimuginare sul fatto che fossi andato così vicino alle sue labbra senza però riuscire a stamparle un bacio su quella sua bocca carnosa.

Una volta entrati nella scuola c'eravamo sistemati come al solito ai tavoli delle nostre rispettive case in Sala Grande e aspettavamo che i nanerottoli in fila davanti al cappello venissero smistati.
Io mi sedetti come sempre alla destra del tavolo di Serpeverde, al cui fianco c'era quello di Grifondoro. Scorsi velocemente tutte le facce sedute al lato sinistro, quelle che avevo difronte, e notai che la Granger per la prima volta non si era seduta con le spalle al nostro tavolo, bensì anche lei cercava con lo sguardo qualcuno seduto nella mia direzione; quando il suo occhio vispo si posò su di me terminò la sua ricerca, rimanemmo a fissarci, poi le porsi il sorriso più innocente del mio repertorio, lei abbassò lo sguardo e alzò un angolo della bocca. Il nostro scambio di sorrisi cessò però quando il cappello parlante urlò:«Grifondoro!» e la Granger iniziò ad applaudire come gli altri dimenticandosi completamente di me.
Un certo Ian e una ragazzina di nome Alison vennero smistati in Serpeverde, poi smisi di ascoltare e iniziai a giocherellare con una ciocca di capelli ribelle.
Quando il preside iniziò il discorso e tutti tacquero ricominciai ad ascoltare anche se in modo passivo, senza comprenderne le parole. Silente fu interrotto da una tozza donna vestita di rosa e dalla faccia di rospo. Ripugnante. Doveva essere lei quella di cui mio padre mia aveva parlato, mi aveva detto di farmela amica dato che lavorava al Ministero della Magia, ma non sapevo proprio come avrei fatto, dato il personaggio. Fece un discorso senza senso, almeno per me, e poi tornò al suo posto. Il banchetto di inizio anno era sempre il migliore, mi stupiva il fatto che dei disgustosi elfi domestici sapessero cucinare così bene.
Era tardi ormai e volevo andare a dormire, mi alzai insieme ad un gruppo di serpeverde e mi avviai ai dormitori nei sotterranei. Dopo aver sceso la prima rampa di scale sentimmo dei gridolini e delle risatine provenire da più infondo. Pix il poltergeist apparve da un muro e ci si parò davanti
«Pix ha fatto un buon lavoro! Ci voleva proprio! Come puzzava il vostro dormitorio! Aveva davvero bisogno di una ripulita! Ma non ringraziatemi Ihihih!»
Ci precipitammo giù e non appena la porta che dava sulla sala comune fu aperta l'acqua sfociò anche nella tromba delle scale. Dentro tutto era una zuppa: le poltrone verdi di velluto, le tovaglie sui tavoli, gli arazzi alle pareti; e nei dormitori la situazione non era migliore, anche qui i materassi erano completamente fradici così come le tende dei baldacchini.
«Bastardo di un poltergeist!» gridò qualcuno
«Non possiamo rimanere qui, andiamo a chiamare aiuto!» disse qualcun'altro.
Così risalimmo tutti quanti in Sala Grande con le scarpe e i pantaloni bagnati.
I tavoli delle altre case erano ancora quasi completamente pieni e quando ci videro entrare tutti infradiciati scoppiarono in una fragorosa risata. Anche la Granger mi guardò e rise e solo in quel momento una risata scappò anche a me.
Io, da prefetto della mia casa, spiegai cosa era successo al preside il quale annunciò che i serpeverde avrebbero passato la notte in Sala Grande e che si sarebbero presi provvedimenti per sistemare il dormitorio e per sistemare Pix (di questo se ne sarebbe occupato il Barone Sanguinario).
Ben presto la sala si svuotò; quando gli ultimi grifondoro uscirono cercai la Granger con lo sguardo, ma non la trovai.
Il preside con un colpo di bacchetta fece scomparire gli enormi tavoli e al loro posto apparvero centinaia di sacchi a pelo. Io, Tiger e Goyle ci sistemammo vicini e il più lontano possibile da Pansy.
Non riuscivo a dormire così mi stesi a pancia all'aria con le mani incrociate sul ventre per guardare le stelle sul soffitto. Ricordai quando la Granger, prima ancora di essere smistata, guardandolo disse “Il soffitto non è vero, è solo un incantesimo. È scritto nel libro Storia di Hogwarts, io l'ho letto”; mi era sembrata un'inutile piccola secchiona saccente, non avevo idea di come la mia opinione su di lei sarebbe cambiata col tempo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Una giornata... ***


CAPITOLO IV: Una giornata...”Esplosiva”

                                                Hermione


Dopo essere passata attraverso il buco del ritratto mi sistemai su di una poltrona rossa vicino ad un tavolino da scacchi in sala comune. Ginny non era ancora arrivata così mi misi comoda ed aspettai. Quando Harry e Ron entrarono mi finsi particolarmente interessata alla regina bianca posta dal mio lato della scacchiera. Non avevo nessuna voglia di intraprendere un conversazione con Ron, lui però disse:«Cosa fai Hermione? Giochi da sola?» alzai lo sguardo su di lui: aveva un'espressione truce in volto, non l'aveva detto per scherzare voleva fare un commento tagliente. Che avesse visto me e Draco che ci guardavamo?
«Molto simpatico Ronald, piuttosto... sai dov'è Ginny?»
«Sta arrivando» mi rispose Harry
«Grazie. Buonanotte»
«Buonanotte» disse Harry, mentre Ron grugnì un semplice “ciao”.
Appena i ragazzi si furono chiusi la porta del dormitorio maschile alle spalle dal buco del ritratto entrò Ginny. Mi alzai in piedi e le andai in contro.
«Hey ciao Herm!»
«Ginny ti devo parlare» unì le sopracciglia in un'espressione disorientata
«Cosa succede? Vieni siediti» disse sedendosi su un divano e battendo la mano sul posto accanto a lei. Ero arrivata fin lì, adesso non potevo più tornare indietro, così mi sedetti e iniziai a fissare un arazzo raffigurante Godric Grifondoro, poi però mi costrinsi a guardare Ginny negli occhi. Non avevo mai notato quanto fossero verdi e penetranti come spilli, o forse era solo la tensione del momento.
«Ho bisogno di parlare con qualcuno perché ho bisogno di un consiglio, di qualcuno che mi faccia da angioletto sulla spalla e mi dica cosa è giusto che faccia e cosa no»
«Hermione cosa stai cercando di dirmi?»
«Ginny... io credo... credo di essere innamorata»
«Ma è una cosa meravigliosa! Chi è il fortunato?!» avevo abbassato lo sguardo, faceva male essere triste per una cosa così bella. Di solito quando si è innamorati si è contenti, infatuati, sorridenti, ma non quando ti innamori della persona sbagliata...
«È... è questo il problema...» Ginny si rabbuiò e piegò la testa di lato confusa. L'unica cosa che riuscii a dire prima che una lacrima solcasse la mia guancia fu:«Draco».
Scoppiai in un pianto disperato, Ginny era a dir poco shockata, ma non guardava più me... si dirigeva a passo svelto verso le scale del dormitorio dei maschi. Lì, sotto lo stipite della porta c'erano Fred e George. Avevano sentito tutto, era chiaro dalla loro espressione. Io rimasi sul divano paralizzata mentre Ginny parlava con loro con un tono alquanto acceso; dopo poco tornò da me sul divano
«Non apriranno bocca, fidati» la guardai negli occhi mi sembrava molto sicura di sé, come la solita Ginny.
«Cosa devo fare?»
«Beh... se sei davvero innamorata non pensare a quello che ti dicono gli altri né tanto meno ai loro consigli fa ciò che ritieni giusto. Se anche lui è innamorato di te farà altrettanto». Dirlo sembrava facile, adesso bisognava metterlo in pratica.
«Grazie mille Ginny, ti devo un favore»
«Di niente».


Nel mio letto su al dormitorio non riuscivo a trovare una posizione comoda, mi rigiravo continuamente come se fossi stesa su un letto di chiodi da fachiro.
Alla fine mi stesi a pancia all'aria con le mani incrociate sul ventre.
Come avrei fatto a stare con Draco come se nulla fosse? Come potevo io abbattere un alto muro di pregiudizi costruito mattone per mattone durante gli anni? Come potevo io, da un giorno all'altro, far evaporare l'accanita avversione verso i mezzosangue di Draco Malfoy?
Come potevo
io essermi innamorata di lui?



Draco


Il sole penetrava dalle grandi e imponenti finestre della sala Grande, doveva essere l'alba, rimasi incantato nell'osservare, come il cielo si trasformasse da blu scurissimo a un azzurro chiaro.
Mentre osservavo il cielo, continuavo a pensare alla Granger, e di come potessi essere infatuato di lei, insomma, non era una botta e via, con i suoi occhi color nocciola, mi aveva rapito, catturato, e trasformato. Ero diverso. Ma da quando i miei sentimenti erano mutati per lei? Forse erano sempre stati così, forse sono sempre stato “innamorato” di lei, della sua presunzione. In quel momento non mi importava se fosse una nata babbana. Io ero innamorato di lei.
Mentre continuavo a contemplare il cielo, vidi avvicinarsi, Pansy Parkinson, la quale, non aveva ancora capito, che di lei non m'importava affatto.
Appena i sacchi a pelo furono spostati e furono rimessi i tavoli, decisi di unirmi ad un gruppo di serpeverde che bazzicavano per la sala grande aspettando che arrivassero quelli delle altre case per iniziare la colazione. Mi raggiunsero subito Tiger e Goyle con i quali confrontai il mio orario delle lezioni. Ovviamente avevamo le stesse materie alla stessa ora. Come sempre.
«Si comincia con i grifondoro, bleah!» disse Tiger. Io guardai immediatamente l'orario del lunedì ed ebbi un tuffo al cuore vedendo che aveva ragione. Avevo bisogno di più tempo per elaborare una strategia, non potevo incontrarla del tutto impreparato!
«Almeno è con Piton» disse Goyle.
Benissimo, questo poteva essere un punto a mio favore in quanto anche se avessi fatto una stupidaggine Piton mi avrebbe coperto. Come sempre.
Intanto erano arrivati alcuni corvonero e dei tassorosso, ma ancora pochi grifondoro.
Mi ero sorpreso più volte ad alzare istintivamente lo sguardo quando vedevo sottocchio entrare qualcuno dall'imponente porta della Sala Grande. Poi finalmente entrò e la vidi: era da sola, né con Potter, né con quella bimbetta rossa e soprattutto... senzaWeasley.
Ero perso in questo pensiero, poi mi accorsi che mi stava guardando mentre continuava a camminare. Scontrò un ragazzo e i libri che portava in mano caddero e si sparpagliarono sul pavimento, lei si chinò a raccoglierli e il mio primo impulso fu quello di alzarmi per andare a darle una mano, ma non potevo fare una cosa del genere... Per di più il ragazzo con il quale si era scontrata si era chinato a raccogliere i libri con lei e la potevo sentire scusarsi all'infinito e poi sorridergli, lo stesso sorriso che faceva a me e che io ho sempre pensato fosse riservato solo a me. Un impulso di gelosia mi invase e strinsi così forte la forchetta che ancora impugnavo che le nocche mi divennero bianche.
Si alzarono entrambi e lui le porse la mano per presentarsi. Ora lo potevo vedere in volto, era Cormac McLaggen. Lei gli strinse la mano e gli sorrise salutandolo, quando lui fu uscito dalla Sala Grande la Granger cercò di nuovo il mio sguardo io però lo abbassai subito sul mio piatto di uova strapazzate. Lei si allontanò con gli occhi bassi e questa volta si sedette con le spalle al mio tavolo.
Ora ero ancora più preoccupato per la lezione di pozioni.


Mentre Piton spiegava come preparare la bevanda della pace io ero intento a contemplare la folta chioma castana della Granger seduta alla fila a fianco, un posto avanti.
«Versate l’elemento principale, l’essenza di elleboro, in un infuso di tiglio. Dopo aver lasciato bollire per venti minuti bisogna aggiungere alla pozione fiori di gelsomino raccolti all’alba nel periodo del plenilunio che troverete nel vasetto viola che ognuno di voi ha sul suo banco. Per completare l’operazione è necessario girare tre volte in senso orario ed una in senso antiorario»
Io non stavo prestando neanche lontanamente attenzione ma riuscii a svolgere buona parte del compito grazie all'aiuto di Pansy che finalmente serviva a qualcosa. Era praticamente lei a fare tutto per me, io ero impegnato a guardare una scena alla quale non volevo assistere ma non riuscivo a distogliere lo sguardo: la Granger stava strofinando via della fuligine dalla guancia di Weasley, ad un certo punto gli si avvicinò di più, sempre di più, gli prese il mento con la mano e per un attimo credetti che stava per baciarlo ma poi si fermò e soffiò via la polvere dalle lentiginose guance di Weasley, poi gli sorrise e iniziarono a ridacchiare.
Ero furioso, a dir poco furioso, presi il mestolo e iniziai a girare la pozione freneticamente.
«Fermo Draco così farai...» disse Pansy allarmata prima che la pozione letteralmente scoppiasse e che io venissi ricoperto di fuligine.
«Esplodere tutto» concluse.
Conoscendo tutti il pericolo di ridere di me davanti a Piton rimasero in silenzio, tutti tranne la Granger, la quale iniziò a ridere anche se in maniera sommessa.
Mi girai come una furia verso di lei «Smettila di ridere Granger!» le risate terminarono ma aveva un sorriso beffardo in volto.
Non ci guardammo per il resto della lezione, poi finalmente suonò la campanella.
Ci precipitammo fuori. Eravamo ancora tutti appena oltre la soglia dell'aula che venni avvicinato dalla Granger

«Si inizia in maniera esplosiva il trimestre eh Malfoy?»
Mi stava provocando e io non sopporto le provocazioni, così senza nemmeno pensare sputai fuori le prime parole che giunsero alle mie labbra:«Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca mezzosangue».
Quando vidi la sua espressione mi resi conto di ciò che avevo fatto, ma era troppo tardi per rimangiarmelo. Lo shock dal suo volto però scomparve quasi immediatamente
«Ti senti forte Malfoy? Mi spiace, io non combatto guerre d'intelligenza contro chi è disarmato».
Girò i tacchi e se ne andò a testa alta seguita da Potter e Weasley.
Avrei voluto seguirla e scusarmi, ma ero paralizzato. Come avevo potuto dirle quelle cose? Che cosa penserà adesso lei di me? Come andrà a finire questa faccenda? Avevo bisogno di risposte e solo la Granger poteva darmele, ma tentare di instaurare un rapporto adesso sembrava la cosa più paradossale al mondo, così in preda allo sconforto mi avviai a testa bassa verso i dormitori. Fortunatamente quel giorno non avevamo altre lezioni con i grifondoro se no sarebbe stata davvero la fine; perché conoscendomi, e conoscendo lei, avremmo trovato il modo di battibeccare anche sul perché il sole sorgeva la mattina e non era questo che volevo. Avevo bisogno di un'altra occasione, non l'avrei lasciata andare senza combattere. Mai.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: una giornata difficile ***


CAPITOLO V: Una giornata difficile

Hermione

«Hermione! Hermione fermati!» mi gridavano dietro Harry e Ron, ma io continuavo a camminare, anzi a correre, per i corridoi di Hogwarts. Non mi interessava della lezione seguente, volevo andare nel dormitorio e addormentarmi con la speranza che al mio risveglio tutto quello che era successo alla lezione di Pozioni fosse stato solo un bruto incubo.
Arrivai alla torre dei grifondoro, entrai dal buco del ritratto della signora grassa e salii di volata le scale del dormitorio femminile. Lì Harry e Ron non potevano raggiungermi.
Lanciai via la cartella e mi buttai sul letto facendo cigolare le molle. Presi il cuscino e lo abbracciai nascondendovi dentro il viso; non volevo piangere. Non dovevo piangere. Quell'idiota non si meritava nemmeno una delle mie lacrime.
La cosa che faceva più male però era che io non lo pensavo davvero, io sapevo di piacergli e anche a me piaceva lui... Solo che ora, per colpa del mio inutile orgoglio da grifondoro, l'avevo allontanato ancora di più e non era affatto questo che volevo... Dopotutto era possibile che io mi fossi immaginata tutto e magari non gli piacevo affatto e quindi non mi dovevo preoccupare di recuperare nessun rapporto. Questa possibilità però faceva ancora più male, così una lacrima ribelle solcò la mia guancia, calda e salata.
Il mio orgoglio però doveva durare fino in fondo quindi non sarei rimasta un minuto di più lì dentro. Sarei andata alla prossima lezione come tutti gli altri e a testa alta per giunta. Non gliel'avrei data vinta. Mai.

Andai a lezione di Storia della Magia, fui l'unica a prendere appunti,come al solito, e ovviamente più tardi Harry e Ron mi avrebbero chiesto di passarglieli.
La lezione non finiva più, anch'io avevo dimenticato la monotonia delle lezioni del professor Rüf, finalmente suonò la campanella e andammo tutti a pranzo.
In Sala Grande c'erano già quasi tutti quando arrivammo, compreso Malfoy. Notai che mi stava guardando ma continuai a camminare con lo sguardo dritto davanti a me.
Mi sedetti tra Harry e Ron di spalle al suo tavolo.
Avevamo quasi finito di mangiare quando arrivò la professoressa McGrannitt
«Signorina Granger può seguirmi nel mio ufficio se non le dispiace?» non avevo idea di cosa volesse da me, forse solo che diventassi rappresentante di un qualche gruppo studentesco.
«Ci vediamo alla prossima lezione» dissi a Harry, Ron, Ginny e Neville che si erano seduti difronte a noi e seguii la professoressa.
L'ufficio era vicino e non appena varcai la soglia mi piantai per terra. Seduto su una sedia della scrivania della McGrannitt c'era Draco Malfoy e al suo fianco il professor Piton che poggiava le mani sulla spalliera della sedia.
Capii immediatamente dove sarebbero andati a parare, ma quale sarebbe potuta essere questa grande punizione? Pulire i trofei? Lo stanzino delle scope?
«Signorina Granger si accomodi. Ci è giunta notizia che quest'oggi lei e il signor Malfoy avete avuto un diverbio davanti a tutta la classe di pozioni» mi sedetti sulla sedia e tentai di mantenere un tono calmo e rilassato, quello di qualcuno che non ha nulla da nascondere.
«Sì, è vero»
«E da cosa è scaturito il tutto?» domandò Piton. Ero un po' in difficoltà, in effetti ero stata io a provocarlo, ma dopotutto la mia provocazione non meritava una risposta sprezzante e offensiva come quella che avevo ricevuto.
«Il diverbio è nato dal commento offensivo di Malfoy»
«Potrebbe essere più precisa?» Piton voleva che ammettessi di avere torto, mi stava spingendo a contraddirmi, così risposi tutto d'un fiato:«Io ho fatto un commento ironico con molta leggerezza e probabilmente Malfoy l'ha presa sul personale e così a pensato bene di ribattere con un commento inadeguato»
«Malfoy si è già sorbito la ramanzina dal sottoscritto, non c'è bisogno quindi che lei ribadisca, anche perché non è nella posizione per farlo».
Guardai Malfoy; aveva uno sguardo inespressivo, io invece lo fulminai.
«Risolveremo questa faccenda una volta per tutte con una punizione per entrambi» disse la McGrannitt. Ora però la prospettiva di un'ipotetica punizione non mi andava proprio giù, era stato lui ad insultarmi io non meritavo una punizione!
«Entrambi?»
«Sì, signorina Granger, entrambi»
«Ma... Perché?! Sono successe cose ben più gravi in questa scuola e sono rimaste impunite, questa in confronto è davvero una sciocchezza!»
«Non sta a lei decidere, e poi quest'anno non possiamo permetterci il lusso di sbagliare. Al Ministero basta qualcuno che non si pulisca bene il moccio per iniziare una polemica dalla quale non sarebbe facile uscire. Quindi entrambi vi recherete domani sera alle dieci con Hagrid al limitare della foresta proibita per aiutarlo nel suo compito di guardiacaccia».
Ero a dir poco shockata e spostavo lo sguardo da Draco a Piton alla McGrannitt con la bocca aperta. Malfoy continuava ad avere uno sguardo inespressivo e vacuo, non aveva proferito parola e non aveva dato segno della sua presenza. Molto strano per un egocentrico narcisista come lui.
«Potete andare» disse Piton.
Mi alzai presi la borsa che avevo appoggiato alla sedia e mi diressi verso l'aula di Incantesimi. Ero a dir poco furiosa, ma il giorno dopo sarebbe finito tutto. Avremmo scontato la nostra punizione e fine della storia.
Durante il tragitto un altro pensiero si fece strada nella mia mente... Dopotutto, saremmo stati io e lui da soli nella foresta proibita lontano da sguardi indiscreti. Non era poi la punizione peggiore del mondo.

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