Un cuore spezzato è cieco.

di nakahime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'è il freddo nel mio cuore, e non ho voglia di mandarlo via. ***
Capitolo 2: *** Vagare. ***



Capitolo 1
*** C'è il freddo nel mio cuore, e non ho voglia di mandarlo via. ***


C'è il freddo nel mio cuore, e non ho voglia di mandarlo via.

A.

La mia ferita era ancora fresca.
Potevo intingere le dita nel sangue che sgorgava e le avrei ritratte umide.
Avevo bisogno di ricucire quello squarcio, ma non avevo alcuno strumento con me; molti mi dicevano che ci avrebbe pensato il tempo.
Ma nel mentre?
Cosa potevo fare per occultare il mio dolore? O, quantomeno, per sopportarlo?
E mi sorgevano anche altre domande: il tempo sarebbe riuscito a ricucire la mia carne sanguinante, ma se la ferita si fosse infettata nel frattempo?
Cosa dovevo fare per non far andare in cancrena il mio intero corpo? E l'anima?
Come potevo intervenire su qualcosa di intangibile quale l'anima?
Non lo sapevo.
Non lo sapevo.
Non potevo rispondere a queste domande, e intanto aspettavo.
Aspettavo e vivevo nella paura dell'infezione.
E se il dolore avesse preso il controllo di tutta me stessa, cosa mi sarebbe successo?
In
che modo sarei cambiata?
Sapevo già che quando il dolore diventa un virus fa sì che ti raffreddi tanto da portarti ad innalzare mura di ghiaggio intorno a te.
E non un ghiaccio qualsiasi, semplice da sciogliere.
Neppure il fuoco può qualcosa.
E io sarei diventata quella fortezza di gelo?
Forse sì; sicuramente, anzi.
E in vista di questa prospettiva provavo sensazioni discordanti:
da un lato non vedevo l'ora di trasformarmi in un corpo spogliato dalle proprie emozioni;
d'altra parte ero attraversata dal terrore di lasciar andare la mia
umanità.

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Capitolo 2
*** Vagare. ***


Vagare.

Lontano.
Non importa quanto lontano io vada; le meraviglie che potrei vedere non asciugheranno i miei occhi.
I mari che potrei solcare non mi faranno smettere di annaspare. Affogo in acque torbide.
Potrei volare, eppure non mi sentirei più leggera perché il peso del mondo grava sul mio cuore.
Potrei incontrare sconosciuti, eppure rivedrei il tuo viso in ognuno di essi.
Mi piacerebbe guardare il tramonto da promontori diversi, ma quel che vedrei sarebbero solo i tuoi occhi.
Occhi che infestano la mia mente, come fanno i fantasmi.
Potrei scalare la vetta più alta, ma mi sentirei sempre troppo in basso.
Non importa la direzione in cui mi muoverei, sarei comunque ferma in un pantano di ricordi; sabbie mobili che mi inghiottono e non vogliono lasciarmi andare.
Potrei vagare e potrei tornare a casa; ma non c'è veramente un luogo in cui mi sentirei a mio agio.
In fondo il mondo è troppo grande.
Come potrei fare di un posto, il mio?
Come potrei fare di un cuore, che palpita tra miliardi di altri, il
mio?
Potrei continuare con la mia ricerca e perseguire questa caccia senza fine, ma ho deposto arco e frecce. Ho già avuto la mia occasione, ma la preda è scappata.
Potrei essere a Tokyo, New York, Helsinki, ma non sarei davvero da nessuna parte.
La nave diretta alla mia meta è già salpata, e il biglietto era troppo costoso.

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