My ending and my beginning

di TheMadDollhouse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII (Epilogo) ***



Capitolo 1
*** I ***


Percy.

 

Percy fissava il soffitto.

Era in casa da solo, sua madre e Paul erano usciti per comprare qualcosa da mangiare. Gli batteva forte il cuore. Il giorno seguente sarebbe tornato al campo. Non un campo qualsiasi, bensì il Campo Mezzosangue, l'unico posto sicuro per gli Eroi, i figli degli Dei. Percy era figlio di Poseidone, uno dei famosi Pezzi Grossi. Ma non era per questo che era in ansia. Avrebbe rivisto Nico di Angelo...il suo...il suo cosa? Ex ragazzo? Non si erano mai veramente lasciati, dopo quel Natale passato insieme. Nico se n'era semplicemente andato via, e Percy si era sentito come se avesse perso un braccio. Avevano passato dei giorno fantastici e poteva affermare di essersi innamorato di Nico. Peccato fosse tutto finito. Era passato un anno e mezzo dal loro ultimo bacio. Certo, si erano visti e avevano combattuto insieme nella guerra contro Crono, ma non aveva avuto dei veri momenti per parlare del loro rapporto, e ora che sarebbe tornato al campo, e sapeva che ci sarebbe tornato anche Nico, si era ripromesso di parlarne con lui. Avrebbe provato a riconquistare il suo re degli Spettri. Sentì la porta di casa che si apriva e si alzò dal letto per andare all'ingresso. Erano arrivati sua madre, che gli diede un bacio sulla guancia e Paul, che con un sorriso, gli disse

“Ciao, Percy”

“Ciao, Paul”

“Ehm...allora, sei contento di tornare al campo?"

“Beh..io...sì”

Cercò di sorridere, ma sua madre lo guardò con un cipiglio

“Percy, ti dispiace se parliamo un attimo?”

Percy guardò disperato Paul, che però era impotente e fece una faccia che diceva 'cosa ci vuoi fare'.

Quindi lui e sua madre andarono in camera da letto. Lei si sedette sul letto, facendogli segno di sedersi, lui però rimase in piedi, così lei cominciò comunque a parlare

“Percy, sei sicuro di stare bene?”

Lui esitò. In fondo era sua madre e poteva confidarsi con lei

“No, ho paura”

“Perché?”

“Per Nico”

Disse tutto di un fiato

“Ho paura di quello che potrebbe dire”

Gli occhi di sua madre si fecero pieni di compassione e affetto, sì alzò e lo abbracciò. Lui si lasciò cullare dalle braccia della mamma.

“Oh, Percy, andrà bene. Nico ti vuole bene e tu ne vuoi a lui, sono sicura risolvere tutto”

“Mamma...”

-Io lo amo e non so se lui mi ama ancora- avrebbe voluto dire, ma si staccò da lei e disse solo

“Sì, spero di sì, grazie mamma”

“Dai, vieni ad aiutarmi con la cena, per favore”

E andò in cucina. Lui si diresse verso la porta, poi si girò. Si ricordò quando Nico era venuto da lui, gli aveva detto che doveva parlarli ed erano usciti. E poi lo aveva baciato. Percy aveva risposto al bacio e per un paio di settimane era andato tutto bene, poi Nico se n'era andato. Scacciò quei pensieri e si asciugò la lacrima che gli era sceso sulla guancia, e andò in cucina chiudendo la porta.

 

Nico.

 

Nico piangeva. Non voleva tornare al Campo Mezzosangue, non voleva rivedere Percy. Ma suo padre, Ade in persona (Anche se tanto persona non era), lo aveva praticamente costretto dicendogli

“Ora che al campo c'è una casa per il Dio degli Inferi, deve essere occupata, da te”

Lui aveva fatto i capricci come quando aveva ancora 10 anni (ora ne aveva 14), ma suo padre fu irremovibile. In realtà il campo non gli dispiaceva molto, anzi...ma essere costretto a vedere Percy ogni giorno, per tutta l'estate, era decisamente troppo per lui. Perché a lui piaceva ancora il figlio di Poseidone. Ovviamente non avrebbe potuto parlarne con nessuno. Suo padre era assolutamente fuori discussione, aveva anche scoperto che sua madre era morta. Si sentiva più solo che mai. Perché doveva capitare a lui? Prima Bianca, poi sua madre e ora anche Percy! Era davvero troppo per lui, ma si disse che almeno con Percy avrebbe potuto ancora risolvere tutto. Si asciugò le lacrime e stranamente cominciò a pensare al primo appuntamento che aveva avuto col suo ex-ragazzo. Erano andati a mangiare in un McDonald's e poi Percy lo aveva portato a Central Park, gli aveva chiesto di passare con lui il Natale e per convincerlo lo aveva baciato. E lui aveva risposto al bacio e aveva accettato. Poi erano tornati a casa e si erano baciati tutta la notte. Il ricordo dei baci di Percy, all'inizio dolci e poi più passionali, delle labbra dischiuse contro le sue, del petto muscolo del ragazzo, i bicipiti che si contraevano quando lo abbracciava, i suoi occhi verdi e il suo profumo...ah, il suo profumo. Tutto ciò gli fece venire una fitta allo stomaco. Stare con Percy gli mancava, ma con quale coraggio avrebbe potuto chiedergli di rimettersi con lui? Un conto era stare insieme facendolo sapere solo ai genitori di Percy e ad Annabeth, un conto era dirlo a tutti, compresi i loro genitori divini. (noti per andare molto d'accordo sin dai tempi dell'antica Grecia) Guardò all'orizzonte. Stava sorgendo l'alba, faceva freddo, ma il suo giubbotto da aviatore lo teneva al caldo. Si alzò dall'albero contro il quale era appoggiato, si mise lo zaino sulle spalle, controllò la spada e partì. Diretto alla collina del Campo Mezzosangue.  

Nota dell'autore: Ecco finalmente, il primo capitolo del seguito di "We Seemed like a good idea". Jason apparirà nel prossimo capitolo, che verrà pubblicato Lunedì prossimo ;)

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Capitolo 2
*** II ***


Jason.

 

Jason era confuso. Prima si era ritrovato su un autobus diretto al Gran Canyon, dove non conosceva nessuno, accanto ad una ragazza di nome Piper e un ragazzo di nome Leo. Poi erano stati attaccati da degli spiriti del vento, i venti, ed erano stati difesi da un uomo mezzo capra che avrebbe dovuto essere solo il loro coach scorbutico. Aveva rischiato di schiantarsi contro il canyon, ma era riuscito...a volare! Poi erano stati poi portati via da una ragazza di nome Annabeth che gli aveva fatti schiantare in mare. E la cosa più strabiliante era che erano ancora vivi! Ma le sorprese non erano ancora finite, gli era stato annunciato (da un centauro!) di trovarsi al Campo Mezzosangue, il campo dei semidei. Ma lui non ricordava di essere stato un semidio...in realtà non ricordava proprio niente. Dopo la cena, era stato invitato ad andare nell'anfiteatro, dove si sarebbe svolto il falò con tutti i semidei del campo. Chirone, il centauro, gli aveva fatto evocare un fulmine e tutti avevano capito che lui era figlio di Zeus, anche se lui, per qualche strano motivo, preferiva dire Giove. Per lo sforzo si era dovuto sedere. E lì lo aveva visto. Un ragazzo con gli occhi scuri e i capelli neri che, essendo troppo lunghi, gli ricadevano sul volto. Le guance erano scavate e la pelle olivastra. Era l'unico a non avere la maglia arancione del campo, ma una maglietta nera con un teschio grigio. Sembrava più grande della sua età, come se fosse cresciuto troppo in fretta. Non ricordava neanche di essere attratto dai ragazzi, ma quello era davvero bellissimo. Non sembrava interessato alla folgore che aveva appena evocato, non che ci tenesse, stava fissando un altro ragazzo, anche lui dai 
capelli neri, ma corti con gli occhi verdi. Era seduto accanto ad Annabeth e anche se si sforzava di ignorarlo, aveva notato gli sguardi del ragazzo dalla maglietta nera

“Nico di Angelo”

Gli aveva sussurrato Piper all'orecchio.

Fantastico! Si era preso una bella cotta e non sapeva neanche chi fosse.

 

Nico.

 

Nico era decisamente nei guai. Vedere Percy era stato peggio di quanto si fosse immaginato, la cosa più terribile era stata non potergli saltare addosso per baciarlo. Sentire le labbra del più dischiudersi contro le sue. No! Quella situazione era decisamente terribile, e non sarebbe potuta andare peggio. Si sbagliava. Perché aveva visto Jason. Quel ragazzo era davvero bellissimo, quasi perfetto, i capelli biondi gli occhi azzurro cielo, sembrava un surfista. Al falò aveva anche evocato un fulmine, era figlio di Zeus. Sembrava quasi uno scherzo. Lui, figlio di Ade aveva avuto una storia col figlio di Poseidone e ora era arrivato il figlio di Zeus a far fare le capriole al suo cuore. Nico aveva trovato altri ragazzi carini, ma fino a quel momento solo Percy gli era piaciuto veramente. Fino a quel momento.

 

*

 

Dopo il falò Nico lanciò un ultimo sguardo a Percy e Jason chiedendosi perché diamine dovesse capitare tutto a lui, e si diresse alla cabina di Ade. Ad altre persone quell'oscurità o il nero delle pareti avrebbe potuto dare fastidio, non a lui. Si tolse le scarpe e si sdraiò sul letto, con i vestiti, certo, avrebbe potuto mettersi il pigiama coi teschi che aveva, ma non era il caso che qualcuno lo vedesse conciato così. Si piegò su un lato, mise il braccio destro sotto il cuscino e si addormentò. Sognò un volto dagli occhi azzurri e uno dagli occhi verdi. Sorrise nel sonno.

 

La mattina seguente si alzò molto presto. Andò in bagno per darsi una sciacquata e lavarsi i denti, poi tornò in camera e si mise le scarpe, uscendo fuori. Stavano ancora tutti dormendo evidentemente, perché non c'era anima viva. Dato che non aveva fame si diresse alla spiaggia. Gli piaceva l'odore di salsedine perché gli ricordava Percy. Si sedette sulla morbida sabbia, a fissare il mare che raggiungeva bagnasciuga...poi qualcuno emerse dall'acqua. Per un attimo Nico credette che forse Percy. Per un attimo Nico credette che fosse Percy, ma la figura era bionda. Era Jason. Stava per alzarsi a scappare, ma l'altro lo aveva visto e urlò

“Ehi”

Jason si avvicinò e a Nico venne un colpo. Così da vicino era anche più bello. Indossava solo dei pantaloncini bagnati, il petto muscoloso e scolpito fece maledire a Nico il fatto di essersi alzato così presto.

“Ciao, io sono Jason, sono il...il nuovo arrivato”

Il ragazzo porse la mano a Nico che la strinse e a sorpresa si sentì tirare su andando a sbattere contro il petto del biondo. Nico arrossì e si staccò, borbottando

“Scusa...io sono Nico, Nico di Angelo”

“Piacere di conoscerti”

Gli disse lui con un sorriso, Nico notò che aveva una piccola cicatrice sul labbro superiore che contribuiva a renderlo ancora più attraente.

“Di quale divinità sei figlio, Nico?”

“Di Ade”

“Wow, è uno dei pezzi grossi!”

“Già...”

“Nico...ehm...posso chiederti un favore?”

“Credo di sì”

“Sapresti dirmi dov'è la mensa...e già che ci sei, potresti accompagnarmici?”

“Oh, certo”

Cercò di sorridere.

“Ok, lascia che mi cambi”

Indicò un mucchio di vestiti che era lì vicino, come aveva fatto Nico a non notarlo? Si asciugò i capelli e il petto, e si infilò una maglia arancione. Poi si tolse i pantaloncini, facendo arrossire ancora di più Nico, ma sotto portava dei boxer neri (Cosa che non impedì a Nico di avere un'erezione che grazie agli Dei, i jeans nascosero. Jason si mise dei pantaloncini asciutti e cominciarono ad incamminarsi. Presto raggiunsero la mensa, dove erano disposti i tavoli. Nico, che aveva ancora poco fame, prese una mela e il suo bicchiere si riempì di spremuta, mentre Jason sembrava affamato, nel piatto aveva 3 fette di pane tostato, uova strapazzate e bacon. Nico si sedette al tavolo dei figli di Ade e Jason gli si sedette accanto.

“Jason...sai, in teoria dovresti stare al tavolo di tuo padre”

“Oh, scusa, io...”

Il ragazzo sembrava dispiaciuto, così Nico si affrettò ad aggiungere

“Ma credo che per una volta non morirà nessuno”

Il sorriso tornò sul volto di Jason

“Fantastico”

Nico pensò che forse era il caso di rompere un po' il ghiaccio. In fondo potevano diventare amici.

“Jason...volevo dirti che mi dispiace un po' che tu abbia perso la memoria”

Il biondo si rabbuiò per un nanosecondo, ma poi gli sorrise e disse

“Anche a me, ma non deprimerti, non è colpa tua, anzi, grazie per avermi rivolto la parola

“Cosa intendi?”

“Sai, ieri sembravano tutti spaventati da me”

O attratti pensò Nico.

“Beh, non è colpa tua se hai perso la memoria o se sei il figlio di Zeus. Se per gli altri è un problema, sono fatti loro...e poi a me, sembri carino”

“Cosa?”

Nico si maledisse subito per averlo detto.

Simpatico! Intendevo simpatico!”

Jason fece un sorriso sorpreso e compiaciuto.

“Certo”

E lì si accorse di essere nei guai. Non gli piaceva solo Percy, gli piaceva davvero anche Jason!

 

Nota dell'autore: Jason è arrivato :3 Spero vi sia piaciuto, ci sentiamo Lunedì prossimo ;)

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Capitolo 3
*** III ***


Percy.

 

Passate due settimane dal suo arrivo al campo, Percy avrebbe voluto già spaccare la testa a qualcuno. Non sopportava il fatto di dover vedere Nico costantemente in compagnia di...Jason. I due sembravano andare molto d'accordo. Da quando Percy li aveva visti parlare allegramente a colazione qualche giorno prima, (aveva dovuto ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non lanciare qualcosa in testa al figlio di Zeus) stavano sempre insieme. Percy aveva pensato che prima o poi Nico sarebbe venuto a parlare con lui, invece non lo aveva fatto. Ma non avrebbe lasciato che un biondo, figlio di Zeus tra l'altro, gli rubasse il ragazzo. Decise di parlarne con la sua migliore amica.

“Percy, devi assolutamente parlargli, non puoi aspettarti che venga lui”

Gli disse Annabeth

“E perché non dovrei aspettarmelo? È lui che se n'è andato!”

“Percy, lui sta aspettando che sia tu a far la prima mossa per capire se tieni o no a lui”

“Ma certo che ci tengo! Io lo amo!”

Lo aveva detto senza pensarci, perché era vero.

L'espressione di Annabeth si addolcì

“Lo so, è proprio per questo che devi dirglielo”

“Poi con quale coraggio Jason ci prova con lui?”

Annabeth rise

“Ah...queste liti fra checche...davvero non pensavo di ritrovarmi in situazioni del genere”

“Mi hai...mi hai dato della checca?”

“Esattamente. Senti, Percy, non ti va bene il parere di una donna? Parlane con Grover”

“Cosa? Con Grover?”

“È il tuo migliore amico”

“Ma, ma lui non sa di...me”

“Andiamo Percy! Credi che per lui cambierà qualcosa?”
“No...ma...”

“Tu gli parlerai”

“Uff, d'accordo”

 

*

 

Trovare il satiro non fu difficile. Grover era in prossimità del bosco a sgranocchiare un rametto di legno, appoggiato ad un albero. Percy avvicinandosi, cominciò a sentirsi un po' nervoso, parlare con il suo migliore amico non era mai stato così difficile. Grover alzò lo sguardo e lo vide

“Ehi, Percy”

“Ciao, Grover...io, ehm...sai Annabeth crede che dovrei dirti una cosa”

“Ok, spara, riguarda Nico?”

Percy si sentì mancare la testa sotto i piedi

“Cosa?”

“Beh voi due non vi siete ancora parlati, so che magari prima non andavate tao d'accordo, ma...cos'è successo?”

Percy prese un grande respiro e iniziò a raccontare di quel Natale passato con Nico. Mentre parlava le immagini di quei momenti stupendi gli attraversarono la mente, facendolo sentire peggio. Quando ebbe finito, Grover non rispose.

“Ehi...Grover”

“Percy, perché non me lo hai detto prima? Sono o non sono il tuo migliore amico? Cos'è, hai trovato un nuovo satiro con cui avere un legame empatico?”

“Scusami, è solo che odio tutto ciò”

“Lui...ti piace ancora, vero?”

“Sì”

Rispose lui prontamente.

“Percy, sai meglio di tutti che se vuoi ottenere qualcosa devi combattere. Vale sia in guerra che in amore”

“Wow Grover! Tutta questa saggezza?”

“Lo sai che il calcio di una capra può fare molto male? Sto solo dicendo che devi parlargli”

“Grazie di non avermi giudicato, Grover”

“Ma cosa dici! Sei il mio migliore amico, se sei felice tu lo sono anche io e grazie al nostro legame questa cosa va presa alla lettera”

I due risero e Percy si sentì un po' più leggero, ora sapeva cosa fare, l'aveva sempre saputo. Doveva assolutamente parlare con Nico. Salutò l'amico che gli augurò buona fortuna e si diresse alla postazione delle case. Fu facile capire quale fosse di Nico. Entrò. La prima cosa che notò fu il nero. Tutta la casa era dipinta di nero, perfino le lenzuola e le piastrelle del pavimento. Non sapeva neanche che esistessero tutte quelle tonalità di nero. Si sedette sul letto ed iniziò a pensare a cosa avrebbe dovuto dire. E finalmente, dopo qualche minuto, Nico entrò. Percy si alzò. La sorpresa sul viso di Nico lo fece scoraggiare un po', ma riuscì comunque a dire

“Nico...ehi”

“Percy”

Al figlio di Ade tremava la voce

“Cosa ci fai qui?”

“Io dovevo parlarti”

Percy fece un passo avanti. Era vero, doveva parlargli della loro relazione, dei suoi sentimenti, di come avrebbero potuto risolvere quella situazione e i loro problemi, ma trovarsi a così poca distanza da Nico gli fece perdere la testa. Si avvicinò ancora di più a Nico e lo baciò.

 

Nico.

 

Quel bacio per Nico era davvero troppo. Quel giorno era venuto a svegliarlo Jason per fare colazione insieme (Dopo il primo giorno al campo Nico aveva pensato che la cotta per Jason fosse un letterale colpo di fulmine e che quindi lo shock di vedere un ragazzo così bello gli avesse fatto pensare di essere attratto da lui, poi lo aveva visto il giorno dopo e si era accorto di essere davvero attratto da lui) Avevano sgraffignato qualcosa e si erano appostati in spiaggia dove erano rimasti a parlare per tutta la mattinata. Jason cominciava ad ambientarsi al Campo e Nico era felice per lui.

Quando alla fine si erano alzati, Jason aveva abbracciato Nico. Certo, era un abbraccio amichevole, ma lo aveva comunque fatto arrossire e l'imbarazzo era aumentato quando il biondo gli aveva sussurrato all'orecchio, con quella dannatissima voce sexy

“Grazie di essere sempre così gentile con me”

Per poi andare ad allenarsi e lasciandolo lì confuso e scombussolato. Nico poi aveva barcollato fino alla casa di Ade e aveva trovato Percy. Vederlo lì seduto gli portò alla mente ricordi stupendi. E poi lo aveva baciato. Nico avrebbe dovuto sentirsi alla grande, era quello che desiderava da quasi due anni: poter baciare ancora Percy, sentire ancora le sue labbra premute contro quelle del figlio di Poseidone. Ma non fu così. Non era il momento giusto, era troppo confuso

“Cosa fai, Percy?”

Il volto del ragazzo era una maschera d'orrore

“S-scusa, non so cosa mi sia preso, pensavo che...

“Pensavi che bastasse un bacio per rimediare a tutto?”

Nico non ebbe mai una risposta. Percy lo spinse e uscì, lasciandolo lì da solo.

 

Jason.

 

Nico non si presentò a pranzo. Jason ci rimase un po' male, ma il pensiero di aver abbracciato Nico lo fece sorridere di nuovo. Sentire il piccolo corpo di Nico contro il suo lo aveva fatto sentire bene, era sempre più sicuro che Nico gli piacesse, però aveva notato che non sarebbe stato facile conquistarlo, per un piccolo, semplice motivo: Percy Jackson. Jason aveva capito che tra i due c'era stato qualcosa, ma che ora era finito. Più o meno. Neanche il figlio di Poseidone se la passava troppo bene. A mensa sembrava avesse visto un fantasma e Annabeth continuava a lanciargli occhiate preoccupate.

 

*

 

Il pomeriggio fu fiacco. Gli allenamenti non coinvolsero Jason come al solito, dato che era preoccupato per il suo piccolo Nico. Decise di andare da lui. Bussò alla porta e un sorridente Nico gli aprì.

“Ehi, Jason, scusa se non mi sono presentato a pranzo, non mi sentivo tanto bene”

“Ora come stai?”

“Io...beh, bene. Ora andiamo a cena, sto decisamente morendo di fame, poi oggi al falò ci sarà anche Rachel”

“Chi è Rachel?”

“Oh, solo il nostro oracolo”

 

*

 

La cena fu deliziosa come al solito. Jason provò anche a fare un'offerta a suo padre Giove (o Zeus) pregando che gli venisse restituita la memoria, ma con scarsi risultati. Anche il falò non fu maluccio. Almeno l a prima parte. Con tutta la confusione degli Eroi che si spostavano verso l'anfiteatro dove un fuoco scoppiettante si alzava scarlatto in cielo, lui era finito accanto a d una ragazza dai capelli rossi.

“Ciao”

Gli aveva detto lei.

“Ciao, io sono Jason”

“Io sono Rachel

“...quella Rachel?”

“Ho per caso la fama di battona?”

Jason arrossì

“No, no, intendevo l'oracolo”

Lei rise, divertita

“Tranquillo, scherzavo, comunque io sì, sono Rachel l'ora...”

Rachel si immobilizzò e un'aura verde la circondò. Iniziò a parlare con una strana voce, che di sicuro non era la sua.

La Morte reclamerà ciò che le spetta,

per spezzare l'amore che non accetta.

Al solstizio rapito sarà,

l'angelo col cuore diviso a metà.

Cielo e Mare si dovranno alleare,

se alla fine lo vorranno salvare”

Rachel cadde, ma due eroi la presero prima che toccasse terra. Tutti fissavano Jason

“Ehi, io non le ho fatto niente”

Le fiamme del falò diventarono basse e di uno strano blu. Chirone il Centauro, parlò

“Jason, tranquillo, lei è l'oracolo e tu hai appena assistito ad una Profezia”

“Cosa? Una Profezia? Una vera?”

“Già... ora dovremmo cercare di capire cosa significa e a chi si riferisce”

Un ragazzo della casa di Atena, disse

“Beh...La Morte reclamerà ciò che le spetta...potremmo chiedere a Nico”

Peccato che Nico non ci fosse. Percy si alzò prima di Jason e disse, con l'aria di chi aveva visto un altro fantasma

“Vado a cercarlo”

 

Il ragazzo tornò 15 minuti dopo barcollando, con un'espressione ancora più afflitta.

“Nico non è nella sua casa, né a mensa o in spiaggia, sembra...sparito”

 

Nota dell'autore: Chiedo umilmente scusa per il ritardo. Ieri è saltato il modem e quindi non avevo nessuna connessione internet ç.ç Tornando alla fanfiction: Non so se sia stato più difficile scrivere del bacio di Percy o della reazione di Nico, davvero, troppi feels. Chissà dove si è cacciato Nico...e prima che ve lo chiediate, non è ancora. il solstizio. Ci vediamo Lunedì e vi prometto che sarò puntuale :)

 

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Capitolo 4
*** IV ***


Percy.

 

Le ginocchia di Percy cedettero. Il figlio di Poseidone cominciò a darsi dei colpi in testa. Era colpa sua. Annabeth gli si sedette accanto mentre cominciava a crearsi il caos attorno al falò. Chirone sbatté forte lo zoccolo a terra per riprendere il controllo

“Calmi! Se Nico avesse attraversato il confine del Campo lo sapremmo, è ancora qui, quindi probabilmente si trova...nel bosco”

Percy si rialzò

“Ma è pericoloso nel bosco, e poi sul suo letto c'era la sua spada quindi è anche disarmato”

“Dobbiamo andare a cercarlo”

Urlò Jason. Percy dovette reprimere l'impulso di strangolarlo. Chi era lui per preoccuparsi di Nico?

Chirone sembrò pensarci su

“Bene, ho un'idea...domani ci sarà la Caccia alla Bandiera, quindi la mia proposta è di cercare Nico invece della bandiera”

Alcuni rimasero in silenzio, perplessi. Altri fecero dei mormorii di consenso

“Beh, perché non cominciare già adesso?

Chiese Percy, preoccupato. Fu Clarisse La Rue a rispondergli.

“No, cocco, questa è comunque una competizione a tutti gli effetti, quindi non andremo allo sbaraglio per cercare quello lì”

Quello lì si chiama Nico di Angelo!”

Chirone sbatté ancora lo zoccolo a terra

“Percy, Clarisse ha ragione, adesso è anche buio, ci impieghereste il doppio del tempo e poi siete stanchi”

“State scherzando vero?”

Urlò Jason

“Dobbiamo cercarlo ora, potrebbe essere in pericolo”

“Senti, belloccio, non è un mio problema se Nico se n'è andato”

Rispose Clarisse a tono. Jason sembrava sul punto di esplodere, ma prese un respiro e si diresse alla postazione delle case. Percy lo seguì con lo sguardo. Poi gli venne l'idea. Non ci doveva neanche pensare. Sarebbe andato a cercare Nico seduta stante.

“Ok, lo cercheremo domani”

Mentì il figlio di Poseidone, beccandosi un'occhiataccia di Annabeth. Si incamminò calmo alla sua cabina.

Entrò e si sdraiò sul letto, aspettando che tutti fossero andati a dormire. Per poi uscire a cercare il suo Nico.

 

*

 

Di notte il bosco era decisamente buio. Percy non riusciva a vedere a tre metri dal suo naso, così tirò fuori Vortice, che emanò una luce che gli permise di vedere meglio. Per i primi 10 minuti Percy non trovò niente, poi vide una figura umana (almeno sperava fosse umana) muoversi tra gli alberi. Si avvicinò alla figura e Vortice gli illuminò i capelli biondi. Era...

“Jason!”

Il figlio di Giove si girò di scatto, quasi colpendo Percy con la sua spada.

“Che diamine ci fai qui, Jason?”

“Mi hai fatto prendere un infarto! Come cosa ci faccio qui? Sono venuto a cercare Nico. Non esiste che io lo lasci qui da solo

“Se non te ne fossi accorto, ha già chi si prende cura di lui”

“Saresti tu? Io non credo proprio. Non è un caso che Nico sia scomparso proprio dopo che sei uscito dalla sua cabina”

Percy sbiancò

“C-cosa stai insinuando?”

“Che è successo qualcosa che lo ha turbato, sai com'è fatto”

“Certo che lo so!”

Esclamò Percy automaticamente. Cercò di calmarsi e di non infilzare quello sbruffone per aver detto quelle cose

“Senti Jason, probabilmente in due sarà più facile cercarlo. Dividiamoci”

Jason lo guardò dubbioso per qualche secondo, poi annuì e sparì fra gli alberi.

 

Jason.

 

Jason stava girovagando da 30 minuti quando trovò Nico. Prima era passato accanto ad un albero dove una ninfa stava russando, per poi imbattersi in piccoli animaletti notturni che, sbucando fuori dal nulla, gli avevano fatto perdere parecchi anni di vita.

Nico stava dormendo. Il ragazzino era appoggiato ad un albero, indossava la sua solita maglia nera e i suoi jeans. Jason fece attenzione a svegliarlo con cautela. Il figlio di Ade aprì gli occhi scuri e mormorò qualcosa che suonava come “Percy”. Poi sembrò realizzare chi aveva davanti. Si tirò in piedi.

“Jason! Che ci fai qui?”

Il figlio di Giove avrebbe voluto essere arrabbiato con lui, ma quell'aria sempre impacciata di Nico glielo impediva. Prese un grosso respiro e disse

“Mi stavo chiedendo la stessa cosa”

“Ero venuto qui a fare una passeggiata, ho perso la cognizione del tempo ed ero stanco perché è successa...una cosa. E devo essermi addormentato. Scusa”

“Non chiedermi scusa, però, non sparire più così, ti prego”

Nico non rispose. Jason notò che il moro tremava.

“Nico...hai freddo?”

“Un po'”

Il figlio di Giove si tolse la felpa e la mise a Nico, che alzò lo sguardo e sussurrò

“Grazie”

Jason gli sorrise e gli strofinò i capelli

“Andiamo, ti porto alla tua cabina”

“Grazie”

Ripeté Nico.

Camminarono quasi spalla a spalla per tutto il tragitto. Finché non arrivarono allo sbocco del bosco, dove ad aspettarli c'era Percy.

Il ragazzo dagli occhi verdi si avvicinò lentamente a loro due

“Nico, stai bene?”

Chiese Percy al figlio di Ade. Jason aveva l'impressione che non si riferisse al fatto che era stato nel bosco. Nico mormorò un “Sì” e strattonò leggermente Jason per fargli capire che voleva andarsene.

“Beh...Nico sta bene, lo accompagno alla sua casa, quindi puoi andare a dormire, Jackson, buona notte”

Il figlio di Poseidone lo guardò con tanto odio che quasi indietreggiò, ma non lo fece. Prese la mano di Nico e cominciò a camminare.

 

Nico.

 

Durante il tragitto Nico non riuscì a togliersi dalla testa l'espressione afflitta di Percy. Sembrava devastato dalla vista di lui e Jason insieme

“Jason, non volevo sparire, scusa”

“Ti ho già detto che va bene così. L'importante è che tu stia bene. Anche perché...”

Arrivarono davanti alla cabina di Nico

“...dovevo dirti una cosa”

“Cosa?”

Jason fece per avvicinarsi, ma inciampò e si ritrovò a pochissimi centimetri dal viso di Nico.

Per il figlio di Ade, stare così vicino a quel ragazzo era davvero troppo. Non riuscì a trattenersi e si chinò verso di lui, ma Jason lo precedette e lo baciò. Fu uno scontro di labbra che si trasformò presto un qualcosa di più dolce. Nico sentiva la piccola cicatrice sul labbro superiore di Jason, ma non gli dava fastidio. Il figlio di Zeus cercò di dischiudere la bocca di Nico, e lui glielo lasciò fare. Le loro lingue si intrecciarono in un bacio più passionale. E lì Nico se ne accorse. Quello era un momento perfetto. Troppo perfetto. Quelle non erano le labbra a cui era abituato, non sentiva l'odore di salsedine che amava così tanto. Quello non era Percy. Nico si staccò e incontrò lo sguardo di Jason

“Oh dei! Nico, scusa io...”

“Tranquillo, anche tu...mi piaci, ma non è il momento, ho bisogno di pensare ad un sacco di cose”

“Mi dispiace”

“Non fa niente, ora però sono stanco e vorrei dormire”

Lo sguardo di Jason si spense

“D'accordo, buona notte, Nico"

“Buonanotte, Jason”

Nico non restò a guardare il figlio di Giove che se ne andava. Entrò e chiuse la porta. Crollò sul letto e, per la prima volta dopo giorni, sognò solo Percy.

Nota dell'autore: Ecco il quarto capitolo. Il povero Nico sta ricevendo un sacco di baci, magari si è finalmente accorto di chi è veramente innamorato. Ovviamente questo non renderà le cose più facili. Chissà cosa succederà. Ci sentiamo Lunedì prossimo :*

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Capitolo 5
*** V ***


Percy.

 

Percy si svegliò con un obbiettivo ben preciso in testa: Riconquistare Nico. Dopo la figuraccia che aveva fatto baciandolo e dopo averlo visto così affiatato con Jason si era imposto di riuscirci. Partì subito col piede sbagliato. Il giorno dopo la “scomparsa” di Nico, Percy si alzò e si vestì per precipitarsi fuori dalla sua cabina e dirigersi a quella di Ade. Arrivato davanti alla porta, bussò, ma nessuno gli rispose, così entrò. Non c'era nessuno, il letto però era rifatto. Percy non voleva essere invadente, ma pensò che Nico fosse già a colazione, e aprì la porta del bagno, solo per vedere com'era dentro. Fu un errore. Il bagno era rivestito di mattonelle scure, c'era un lavandino scintillante, niente doccia, solo una vasca nera. Dentro la quale c'era Nico. Il ragazzino cacciò un urlo e tirò qualcosa in testa a Percy: una paperella di gomma.

“Esci di qui!”

Strillò Nico. Il figlio di Poseidone si coprì gli occhi con una mano, ma prima di uscire diede un'ultima sbirciata. La vasca era piena di schiuma e quindi la parte inferiore del corpo di Nico era coperta, ma dall'ombelico in su....wow. Percy non si aspettava che Nico fosse cresciuto così tanto. Il suo fisico era più definito, le braccia non più gracili come in passato. Però i capelli erano sempre troppo lunghi e gli ricadevano sul volto. Uscì dal bagno, ma non dalla cabina. Si sedette sul letto ad aspettare Nico, che uscì poco dopo, già vestito di una maglia nera e dei jeans dello stesso colore.

“Percy”

Nonostante tutto, non pronunciò il suo nome con rabbia, ma quasi con...dolcezza?

“Si può sapere cosa ci fai qui?”

“Volevo solo chiederti se oggi parteciperai alla Caccia alla Bandiera”

“Sì, perché?”

Gli rispose lui, stavolta in modo più brusco

“Niente, Nico. Non devi per forza essere arrabbiato con me, mi dispiace, non avrei dovuto fare quello che ho fatto, possiamo benissimo essere amici”

“Tu credi?”

Gli chiese Nico con una punta di sarcasmo

“Sì, ne sono convinto”

“Ok, ammettiamo di poter rimanere amici. Entrare mentre mi sto facendo il bagno non è il modo giusto per iniziare”

Percy arrossì e mormorò delle scuse. Nico fece una piccola risata, che cercò di soffocare, ma che Percy notò. Una risata semplice e spontanea che gli scaldò il cuore.

Si alzò e disse

“Ok, adesso andiamo a fare colazione”

Sorrise e uscì dalla casa, con un riluttante Nico al seguito.

 

Nico.

 

La giornata di Nico era iniziata in modo imbarazzante e dopo la colazione la situazione era anche peggiorata. Essere stato visto mezzo nudo da Percy era davvero il colmo, soprattutto perché quando era entrato, stava pensando proprio a lui. Ormai pensava praticamente solo a lui. Dopo colazione Chirone riunì tutti gli Eroi del Campo per creare le squadre. Nico cercò di stare lontano da Percy e da....Jason. Il figlio di Giove sembrava avvilito, probabilmente per la reazione di Nico al suo bacio. Nico cercò di non pensarci troppo, in fondo non si può comandare il cuore. Quando tutti arrivarono Chirone iniziò a parlare

“Bene, come sapete Nico è stato ritrovato, quini oggi si svolgerà la consueta Caccia alla Bandiera, ed ecco come ho deciso di dividervi”

Iniziò a fare l'elenco delle squadre: i figli di Atena avrebbero giocato con quelli di Afrodite. I figli di Apollo con quelli di Ermes e così via. Alla fine rimanettero solo lui, Percy, Jason e i figli di Ares, capeggiati dalla dolce Clarisse.

“Beh, direi che l'ultima squadra sarà composta da voi”

La ragazza (Anche se per Nico era più un armadio con delle gambe e delle braccia) si mostrò in tutta la sua, enorme, stazza e disse

“Bene”

Poi si rivolse a Nico, Jason e Percy

“Intralciate me o i miei fratelli e vi spedisco nel Tartaro”

 

*

 

10 Minuti dopo si trovava con la sua squadra nel bosco intorno alla loro bandiera. La voce di Clarisse suonò per tutto il bosco

“Bene, due di voi resteranno qui a difendere la bandiera, mentre gli altri verranno con me a prendere le bandiere agli altri...direi che il belloccio biondo e il morto vivente possono rimanere qui”

Nico avrebbe voluto protestare, ma Percy lo precedette

“Non se ne parla”

“Cosa c'è Jackson? Paura di andare in attacco?”

Lo stuzzicò Jason. Quei due fecero quasi ridere Nico

“Figlio di Giove, taci. È solo che non ho intenzione di lasciare te e Nico qui da soli”

“Perché?”

Chiese Clarisse.

Percy sembrò realizzare cosa aveva appena detto e Nico avrebbe voluto ucciderlo.

“Oh...niente”

La figlia di Ares non sembrava troppo convinta, ma disse comunque

“D'accordo, facciamo una bella cosa così le signorine non si mettono a piangere. Dato che per motivi a me sconosciuti, Percy non vuole che Jason e Nico stiano insieme, faremo così: Tu”

E indicò Nico

“Verrai con i miei a prendere le bandiere, mentre voi due poveri sfigati resterete qui a difendere la bandiera e giuro che se dovessimo perdere...beh, vi uccido”.

 

*

 

Nico si fece odiare sin da subito da Clarisse

“Mingherlino! Muoviti, ci stai rallentando!”

Nico si sentì offeso. Non era così mingherlino, gli erano addirittura cresciuti dei muscoli, e poi non era neanche l'ultimo della fila! Perso nei suoi pensieri contro Clarisse, non si accorse che quest'ultima si era avvicinata a lui.

“Di Angelo, mi spieghi cos'è successo tra te e gli altri due?”

Nico ci mise un po' a realizzare

“Io...ehm...non so quali problemi abbiano quei due”

“Sembrate quasi un triangolo amoroso HAHAHAHAH”

La risata di Clarisse era qualcosa di terribile, ma la situazione era così ridicola che anche Nico si mise a ridere, e un attimo dopo una freccia gli volò 2 centimetri sopra la testa.

 

 

Percy.

 

Jason lo fissava in cagnesco e lui ricambiava

“Che problemi ti crea il fatto che io e Nico stiamo da soli, Percy?”

“Non voglio e basta”

Percy sentì montare la rabbia per la sua sfacciataggine.

“E poi...immagino che Nico non te l'abbia detto”

Aggiunse il figlio di Giove.

“Cosa avrebbe dovuto dirmi?”

“Oh...sai, ieri lui mi ha baciato”

Percy si sentì mancare la terra sotto i piedi. Non ci credeva. Certo, aveva capito che i due andavano d'accordo, ma non così d'accordo. No, non riusciva proprio ad immaginarsi le dolci labbra di Nico poggiate su quelle di quel...coso!

“C-cosa?”

Balbettò

“Hai sentito bene, ci siamo baciati ed è stato fan...”

Percy perse il controllo e gli andò in contro prendendolo per il colletto della sua stupida maglia viola. Ringhiò

“Ascoltami bene, figlio di Giove, non so da dove arrivi, ma se dovessi far soffrire Nico io ti ci spedirò a calci in culo!”

Prima che Jason potesse replicare arrivò la loro squadra, con Nico e Clarisse che portavano un bel po' di bandiere. Clarisse era raggiante, e diede al figlio di Ade una pacca sulle spalle che lo fece quasi cadere

“Alla fine di Angelo non è così mingherlino, avreste dovuto vedere come ha sbaragliato i figli di Apollo con la sua spada, soprattutto quel Will Solace hahahahah, abbiamo vinto!”

Nota dell'autore: Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. In una scala da 1 a 10, quanto è stronzo Jason? Comunque l'ultima riga l'ho aggiunta all'ultimo e ne sono soddisfatto perché se c'è una cosa che non sopporto sono i Solangelo, non ci posso fare niente. Vabbeh se vi è piaciuto recensite, perché mi fa piacere leggere i vostri pareri :) A Lunedì :*

 

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Capitolo 6
*** VI ***


Nota dell'autore: Mi voglio scusare per il ritardo, ma il fatto è che dovevo studiare e quindi non ho avuto il tempo materiale di scriverlo e il problema potrebbe durare fino alla settimana prossima (Liceo Classico del caz*o!), ma durante le vacanze di Natale sarò completamente attivo <3 Spero che questo capitolo vi piaccia :)


Jason.


Jason stava cominciando a ricordare. Qualche giorno dopo la Caccia alla Bandiera era arrivato al campo un gruppo di ragazze. Non ragazze qualsiasi, ma le Cacciatrici di Artemide. A capo di queste però non c'era la Dea, ma una ragazza uguale a quella di una foto che Jason aveva trovato nella cabina di Giove. Poco dopo aveva scoperto che quella ragazza era sua sorella, non solo una sorellastra da parte di padre divino, ma una sorella vera e propria.

“Credevo che fossi...oh dei, Jason!”

Gli aveva detto lei prima di abbracciarlo. La ragazza era Thalia Grace, figlia di Zeus e Beryl Grace. Dopo lo shock dell'incontro avevano cominciato a parlare. Aveva scoperto molte cose (Ad esempio come si era fatto la cicatrice sul labbro superiore) e aveva cominciato a ricordare, a capire che quel Campo non era esattamente il suo posto. Sfortunatamente le Cacciatrici erano partite poco dopo, Thalia aveva salutato Jason promettendogli di tornare.

I ricordi della sua vecchia vita, non erano l'unico problema di Jason. In effetti, il suo vero problema era...Nico. Dopo che aveva baciato il più piccolo, (Come diamine gli era venuto in mente?!?) il figlio di Ade era diventato più distaccato, ma Jason non voleva mollare. Anche se aveva visto come Nico guardava...Percy. Bah! Jason proprio non sopportava il figlio di Poseidone.

 

 

*

 

Il giorno dopo la partenza delle Cacciatrici. Jason, prima di andare a fare colazione, passò per la cabina di Ade. Entrò notò che Nico non era solo. Percy era in piedi accanto al letto nel quale giaceva un Nico dall'aria più malaticcia del solito.

“...No, Percy, ho detto che non voglio che resti qui con me, sto bene”

Stava dicendo Nico, poi vide Jason

“Ehi, Jason”

Gli disse, sorridendo

“Ehm...cosa, c'è?”

“Oh, niente, volevo chiederti se ti andava di fare colazione insieme”

Jason cercò di ignorare lo sguardo di fuoco di Percy.

“Scusami, Jason”

Rispose Nico alla fine

“Oggi non ho neanche la forza di alzarmi, sinceramente”

“Stai male?”

“Solo un po' di febbre, resterò a letto e vorrei stare da solo”

Jason non volette insistere, così fece per uscire. Percy invece restò lì, così Nico gli disse

“Percy, quando dico da solo, intendo da solo

L'altro sbuffò e si avvicinò alla porta e per un attimo lui e Jason rimasero incastrati nell'ingresso. Alla fine Percy si scansò e Jason uscì, allontanandosi da quel dannato quadretto romantico

 

Percy.

 

Percy voleva rimanere con Nico. Però il ragazzo stava male e preferiva rimanere da solo, così lui non aveva insistito. La sera prima si erano addirittura messi a mangiare marshmallow e a parlare (Soprattutto del più e del meno, dato che Percy non osava accennare a suoi sentimenti per il figlio di Ade) proprio come due amici....anche se Percy non voleva essere suo amico. Avrebbe voluto baciarlo, abbracciarlo senza imbarazzo, tornare a guardarlo in faccia e perdersi nei suoi occhi scuri. Cercò di scacciare quei pensieri e si diresse alla lezione di scherma che doveva tenere ai Semidei più giovani.

 

*

 

Più che altro dovette rimanere a guardare i piccolo Eroi che si esercitavano, dato che erano decisamente bravi (Non ricordava di essere stato così dotato a quell'età).

Era seduto, contro un albero, la testa appoggiata a giocherellare con Vortice. Cercava di cancellarsi dalla mente quello che gli aveva detto Jason, ovvero che Nico lo aveva baciato. Non lo sopportava. L'idea di Nico insieme a qualcun altro...

Una figura gli si avvicinò.

Jason.

Percy si alzò di scatto

“Jason”

“Ciao anche a te”

“Cosa vuoi?”

“Io? Niente, solo sapere che ci facevi da Nico”

Percy sentì montare la rabbia

“DEI DELL'OLIMPO! Si può sapere che problemi hai? Tu e Nico NON state insieme, quel bacio per lui non ha significato niente!”

Quel bacio per lui non ha significato niente. La frase che Percy continuava a ripetersi da giorni per convincersi che fosse vero, che quel bacio non avesse effettivamente significato niente per Nico.

“Cosa ne sai tu?

“Lo so e basta”

Lo spero.

Jason diventò tutto rosso e delle scintille cominciarono a scintillargli tra le mani.

“Sai una cosa, Jackson? Mi hai stufato il tuo atteggiamento e mi hai stufato tu!”

“E questo dovrebbe minimamente interessarmi perché...?”

“Ti sfido”

Evidentemente avevano cominciato ad urlare perché i giovani Semidei avevano smesso di esercitarsi e avevano cominciato a fissarli. Percy non poteva rifiutare, non poteva farsi battere di nuovo da Jason. Lo guardò con determinazione e rispose

“Accetto la sfida”

 

Nico.

 

Nico si alzò dal letto. Stava ancora un po' male, ma dopo un bel riposino pomeridiano si era ripreso. La mattinata era stata davvero il colmo. Come se la febbre non fosse bastata, erano arrivati anche Jason e Percy a vedere come stava. Non era un bambino! Non aveva bisogno di due baby-sitter. Ok, erano due bei baby-sitter, ma non era questo il punto! Scacciò quei pensieri e andò a sciacquarsi la faccia. Uscì dal bagno e dato che non aveva niente da fare cominciò a rifare il letto. Cosa abbastanza inutile dato che ci si sdraiò 30 secondi dopo. Il figlio di Ade si ritrovò a pensare alla prima volta che aveva visto Percy.

 

Era un bambino di 10 Anni e frequentava la Westover Hall. Lui era uno appassionato di uno stupido gioco. Mitomagia. Lui e sua sorella erano stati attaccati da una Manticora e Percy era venuto a salvarli. Era il primo gesto Eroico che Nico avesse mai visto, era il primo vero Eroe che Nico avesse mai visto. Era ovvio che si fosse innamorato di lui.

La scena cambiò.

 

Bianca e Nico stavano parlando

Bianca, ti prego, ti prego, stai attenta”

Tranquillo, Nico, me la caverò”

Spero che Thalia e Percy stiano attenti a te”
 

Bianca lo aveva guardato negli occhi.

Nico, posso chiederti una cosa?”

Lui era andato nel panico, perché lei era l'unica persona che riusciva a capirlo al volo,

C-certo”

Balbettò

Ti piace Percy?”

Era arrossito.

N-no! C-cosa dici?”

Oh, Nico, ti piace!

Bianca lo aveva abbracciato e lui si era sentito di nuovo tranquillo, di lei si poteva fidare.

Bianca, ti prego, non dirlo a nessuno, soprattutto a lui”

Sei sicuro? Insomma...magari”

“No, Bianca, niente magari”

Oh, d'accordo”

La scena cambiò di nuovo.

Nico era solo con Percy, si trovavano al Campo Mezzosangue, Bianca sarebbe partita per una missione senza ritorno il giorno dopo.

Ti prenderai cura di lei?”

Chiese Nico a Percy

Sì, te lo prometto”

Gli aveva risposto lui.

Aveva mentito. Bianca era morta.

Ma in quel momento Nico si svegliò dal suo sogno ad occhi aperti, aveva un brutto presentimento. Non era preoccupato per Bianca, ma per Percy. Così si alzò dal letto ed uscì dalla sua cabina.

I suoi piedi lo portarono all'infermeria. Percy, giaceva addormentato, o svenuto, su un letto. Una ninfa si stava prendendo cura di lui

“Cosa gli è successo?”

“Oh, tranquillo, niente di grave, ha avuto una scaramuccia con un altro Semidio e ha preso una botta in testa”

“Chi?”

Chiese, anche se sapeva già la risposta

“Ehm...Jason Grace”

“D'accordo, grazie”

Lanciò un ultimo sguardo a Percy e gli venne una fitta al cuore. Sembrava così indifeso. Non era abituato a vederlo in quello stato. Uscì dall'infermeria

 

*

 

Bussò 3 volte alla porta della cabina di Zeus. Jason aprì e Nico lo aggredì

“Si può sapere che diamine vi è preso? Perché tu e Percy avete litigato?”

Jason esitò qualche secondo

“Per te, idiota, finiamo sempre a litigare per te”

“Beh, dovete smetterla. Hai visto come l'hai ridotto?”

“Ti preoccupi troppo, non gli ho fatto praticamente niente"

“È quel praticamente che mi preoccupa. Senti, Jason, questa situazione non può andare avanti così”

“Cosa significa?”

“Non lo so neanche io”

Nico non aspettò la reazione dell'altro e se ne andò.

 

*

 

Ormai si era fatta notte. Nico non aveva neanche cenato. Era passato a dare un'ultima occhiata a Percy e poi si era ritirato nella sua cabina. Si infilò nel suo pigiama e si mise a letto. In quel momento entrò Percy.

Nico chiuse immediatamente gli occhi per far finta di dormire

“Nico, stai dormendo?”

Non ricevendo alcuna risposta, il figlio di Poseidone continuò

“Volevo solo ringraziarti per essere venuto a trovarmi mentre stavo male. Sono stato uno stupido e mi sono azzuffato con Jason. Ora sto meglio, non prendertela troppo con lui. È anche colpa mia. Volevo anche dirti che...mi fa piacere che questa storia dell'essere amici stia andando bene. L'importante per me è starti vicino. E...c'è un'ultima cosa. A volte il terrore di non avertelo detto troppo spesso...”

Percy esitò come per essere sicuro che Nico stesse dormendo

...io ti amo, Nico

Detto questo, il figlio di Poseidone uscì dalla cabina di Ade e Nico si rigirò nel letto, con le lacrime agli occhi, sussurando:

“Anche io Percy, ti amo anche io.”

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Capitolo 7
*** VII ***


Nico.

 

Il giorno dopo Nico si svegliò con uno strano presentimento. Come se dovesse succere qualcosa, però non sapeva bene cosa. La febbre gli era passata e ora non stava più male. Fece appena in tempo a cambiarsi, prima che Percy entrasse.

“Percy!”

“Scusa, è che stavo pensando ad una cosa, sai, ora che stai meglio...”

“...Cosa, esattamente?”

“Potremmo fare una nuotata”

“Una n-nuotata...il fatto è che...”

“...che?”

Nico balbettò qualcosa di incomprensibile

“Dai, dimmi, Nico”

Sul volto di Percy era apparso quel suo dannato sorriso

“Non so nuotare!”

“Cosa? Ma ero sicuro di sì”

“E invece no”

“Nessun problema, ora vieni con me e ti insegno io”

“Tu cosa?”

Percy non gli rispose, lo prese per il polso e lo trascinò fuori dalla cabina.

 

*

 

Nico cercò di inventarsi tutte le scuse possibili durante il tragitto

“Devo ancora fare colazione, Percy”

“Stupido, se mangi poi devi aspettare almeno un'ora per entrare in acqua”

“Fa freddo”

“Ci sono 38 gradi”

Era tentanto di dire che doveva andare in bagno, ma temeva una battuta di Percy, così si limitò a dire

“Ti prego”

“Niente scuse”

Arrivarono alla spiaggia e prima che Nico potesse parlare, Percy si tolse la maglietta e a Nico si seccò la bocca. La vista di quel fisico da nuotatore professionista era decisamente fantastica.

“Dai, Nico, togliti la maglia così entriamo in acqua”

Il sorriso malizioso di Percy non convinse Nico, ma si tolse comunque la maglia, restando in pantaloncini come il figlio di Poseidone, che restò a guardarlo per qualche secondo. Sembrava incantato

“Percy...ci sei?”

“Ah, sì...scusa, dai andiamo”

Percy andò spedito verso il mare e si tuffò. Nico restò a guardarlo finché non riemerse

“Nico, vieni! L'acqua è fantastica”

Urlò il figlio di Poseidone

“Ma intendi adesso?”

“Sì!”

Nico sbuffò e si diresse verso il bagnasciuga.

“Percy, lo sai che se dovessi affogare e morire ti perseguiterò dagl'Inferi? E sai che io posso farlo”

“Finché sarai con me, non ti succederà niente”

Nico rimase a fissarlo per un po'

“Me lo prometti?”

“Promesso”

Nico si tuffò. L'acqua era calda. Sott'acqua tenne gli occhi chiusi e quando riemerse la prima cosa che fu quando riaprì gli occhi fu Percy, che gli disse

“Bravo, ora andiamo a largo così ti insegno a stare a galla”

“D'accordo”

Andarono dove l'acqua era più profonda e Nico cominciò presto a non toccarci più, e iniziò ad innervosirsi. Percy doveva averlo notato perché gli si avvicinò e con voce calma e gentile gli disse

“Qui va bene, ora prova a sdraiarti sul pelo dell'acqua”

“Ma non ci riesco!”

“Ti aiuto io”

Percy gli mise una mano dietro la testa e una dietro la schiena e con un movimento lento lo fece sdraiare e i loro occhi si incontrarono.

“Visto che ci sei riuscito?”

“Non sono troppo convinto”

“Ora tolgo le mani e prova a stare a galla da solo”

Percy lo lasciò andare. Nico si rilassò e restò a galla.

“Direi che per oggi basta, Nico. Sei stato bravissimo”

“Non sono un bambino, comunque grazie”

Tornarono alla spiaggia e Percy offrì a Nico un asciugamano apparso dal nulla per asciugarsi

“Lo vedi?”

Gli disse ad un certo punto il figlio di Poseidone

“Cosa?”

“Possiamo essere amici senza problemi”

A quelle parole Nico posò l'asciugamano e iniziò a fissarlo.

Percy sembrava perplesso

“Ho detto qualc...”

Ma non finì la frase perché Nico lo aveva baciato. Percy rispose subito al bacio. La sua lingua si unì a quella di Percy in un intreccio passionale e dolce. Nico si ritrovò sopra Percy, mentre quest'ultimo lo stringeva forte tra le sue braccia. Poi le mani del figlio di Poseidone andarono a finire tra i capelli di Nico e incominciarono a giocarci. I loro respiri andavano all'unisono, anche se in effetti non stavano respirando così tanto. Nico spinse il suo bacino contro quello di Percy, che tornò a stringerlo e rovesciò le parti, ritrovandosi sopra al più piccolo, con le ginocchia appoggiate sulla morbida sabbia. Nico eliminò quella minima distanza che li allontanava e lo strinse a sé, così che i loro corpi aderissero completamente l'uno all'altro. Nico sentiva il petto muscoloso di Percy alzarsi e abbassarsi. Quando finalmente si furono staccati ed ebbero ripreso fiato, il primo a parlare fu Percy.

“Cosa significa questo?”

Una volta Nico davanti ad una domanda del genere sarebbe rimasto sul vago, rispondendo “Non lo so” Ma era stufo. Stufo di nascondere i suoi sentimenti o vergognarsi di mostrarli. Così disse quello che avrebbe dovuto dire molto tempo prima.

“Significa che non possiamo essere amici, perché ti amo, Perseus Jackson. Amo il tuo sorriso, i tuoi occhi, le tue labbra, il modo in cui trovi il lato positivo in ogni caso, amo ogni singolo centimetro del tuo corpo. Ti amo e quindi non possiamo essere amici. Io voglio stare con te....ovviamente se lo vuoi anche tu”

 

Percy.

 

Percy era sotto shock. Nico non aveva mai esternato così i suoi sentimenti.

“...ovviamente se lo vuoi anche tu”

Era da così tanto tempo che aspettava questo momento.

“Con tutto me stesso, perché ti amo anche io e in tutto questo tempo non ho fatto che pensare a te, Nico. Io ti amo con tutto me stesso”

Le sue parole dovevano aver colpito il più piccolo perché Nico iniziò a piangere. Percy gli si avvicinò e lo abbracciò, sentendo il calore del suo corpo

“Nico, tranquillo, cosa c'è?”

“È che sono uno stupido! Per tutto questo tempo abbiamo sofferto entrambi perché sono una frana coi sentimenti”

Singhiozzò il figlio di Ade.

“Calmati, l'importante è che ora stiamo insieme e che tu sappia che ti amo”

La situazione non migliorò. Nico diventò una fontana umana. Era come se stesse buttando fuori quello che si era tenuto dentro per troppo tempo. Percy allora smise di parlare e continuò a stingerlo contro il suo corpo finché non si calmò. Quando Nico si riprese, si staccò dolcemente e gli disse

“Percy...ora stiamo di nuovo insieme?

“Certo”

Nico sorrise. Un sorriso sincero che lo fece sciogliere.

“Però questa volta non voglio nasconderlo a nessuno e il primo che dovrà saperlo sarà mio padre”

“Cosa?”

“Sì, sono stufo di nascondergli metà della mia vita, è comunque mio padre e deve saperlo. Parto oggi”

“Sei sicuro?”

“Percy, faccio avanti e indietro dagli Inferi da un sacco di tempo”

“Aspetta almeno oggi pomeriggio, così possiamo passare un po' di tempo insieme”

Nico gli diede un veloce bacio a stampo

“D'accordo”

 

*

 

Qualche ora dopo erano accoccolati nella cabina di Poseidone. A Percy venne in mente una cosa

“Nico...cosa mi dici di...Jason?”

“Percy, Jason è un ragazzo fantastico e...”

Il figlio di Ade si fermò notando la sua espressione

“Fammi finire. Lui è un bravo ragazzo, ma non è il mio tipo. Certo, per un periodo mi è piaciuto ma, mi dispiace tantissimo dirlo, credo fosse un modo per dimenticarmi di te e mi sento in colpa per questo”

“Non devi, Nico, al cuor non si comanda. Sono sicuro capirà”

“Per te è facile dirlo”

“Beh...già”

Percy rise e baciò Nico ancora una volta. Era come se dovesse recuperate tutti i baci che non gli aveva potuto dare prima.

“Ok, ok, figlio di Poseidone, sono le 4 e mezza del pomeriggio, è il momento che vada”

“Uff...ma sei proprio sicuro, sicuro, sicuro? Non mi va di separarmi ancora da te”

“Fidati di me”

Nico gli diede un ultimo bacio e si alzò dal letto. Prima di uscire dalla cabina, si fermò sulla soglia e guardando Percy negli occhi, disse

“Ti amo”

Ed uscì

 

*

 

Percy era preoccupato. La cena era già passata da un pezzo. Tutto il Campo Mezzosangue dormiva e Nico non era ancora tornato. Per scacciare tutte le cose orribili che gli erano venute in mente, uscì dalla cabina a prendere una boccata d'aria. Si incamminò verso il suo luogo preferito del campo. La spiaggia. Si sedette a guardare le stelle. Erano stupende. Era così distratto che non si accorse della figura che si stava avvicinando: Un uomo alto e magro, dai capelli ricci con un viso senza età. L'uomo tossì per farsi notare. Percy si alzò in piedi

“H-Hermes?”

“Ehi, Percy”

Gli rispose quello con un sorriso

“Posso...sapere perché sei qui?”

“Oh, dovevo recapitarti un messaggio”

“E sei venuto fino a qui? Si tratta di mio padre? Ha scoperto che...”

“Poseidone sa della relazione tra te e Nico di Angelo”

Percy era perplesso e sorpreso

“Oh, andiamo, Percy. Siamo Dei, sappiamo praticamente tutto”

“Non lo accetta, vero? Beh io...”

“Risparmi il fiato. Lo accetta, è anche felice per te. Il problema è che...sai che giorno è oggi?”

“Mercoledì”

“Intendo la data”

“Beh...è il 21 Giugno, quindi...è il solstizio”

Percy realizzò e il suo battito cardiaco accelerò spaventosamente. La bocca gli si seccò, ma riuscì comunque a chiedere

“Cos'è successo a Nico?”

Hermes smise di sorridere.

“Il tuo fidanzato, caro Percy, è stato rinchiuso negli Inferi da suo padre, Ade”

Nota dell'autore: Scusatemi per il ritardo ç.ç ma ora ci sono le vacanze e sarò puntuale (Quindi il prossimo capitolo dovrei pubblicarlo Lunedì). Spero che questo vi sia piaciuto e Buon Natale a tutti :)

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Capitolo 8
*** VIII ***


Nota dell'autore: Allora, salve salve, volevo solo premettere che ho letto la prima saga di Percy quest'estate e quindi non è che mi ricordi molto. Infatti di come arrivare agli Inferi avevo qualche vago ricordo, ma dell'interno non ne avevo nessuno quindi ho letteralmente inventato. Spero che questo non vi dispiaccia troppo e che il capitolo vi piaccia lo stesso. Un'altra cosa che volevo dirvi è che io il prossimo proverò a pubblicarlo Lunedì, ma non posso promettervi niente ç.ç Bene...buona lettura :*

 

Jason.

 

“Non se ne parla!”

Urlò Percy a Jason. Era mattina, Jason era entrato praticamente con la forza nella cabina di Poseidone per chiarire il fatto che lui sarebbe andato con Percy negli Inferi per salvare Nico. Non si fece intimidire dall'altro e disse

“Invece sì, io verrò con te! Non puoi essere così ottuso, la profezia dice:

Cielo e Mare si dovranno alleare, se alla fine lo vorranno salvare”

“Non me ne frega niente della profezia, non ti voglio tra i piedi!”

Jason stava per rispondere, ma Percy non gliene lasciò il tempo

“Jason, perché non lo capisci? Io...ti prego. Ci eravamo appena rimessi insieme e...cazzo! Lo sapevo che non avrei dovuto lasciarlo andare”

Percy si interruppe e...iniziò a piangere.

Il figlio di Poseidone stava frignando come un bambino. Jason non poté fare a meno di provare pena per lui e si sorprese a non provare gelosia. Insomma, ormai aveva capito di non avere speranze con Nico perché il legame che c'era tra lui e Percy era troppo forte, ma si era comunque affezionato al ragazzino e voleva, anzi doveva, salvarlo.

“Percy, sì che lo capisco, anche io voglio bene. So che lui ti ama...”

So che lui ti ama e non ama me. Queste parole gli ronzavano in testa da giorni.

“...e voglio aiutarti a salvarlo. Ti prego, permettimelo”

Percy alzò lo sguardo. Il viso rigato da lacrime di rabbia e frustrazione.

“D'accordo”

Jason gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi. Percy la prese. Quel gesto segnava l'inizio di una nuova...amicizia era una parola troppo grande, quindi preferì definirla alleanza temporanea.

“Ora è il caso di organizzare un piano”

 

*

 

A pranzo erano entrambi seduti al tavolo di Jason a discutere su come arrivare negli Inferi. Che strano, pensò. Di solito gli Eroi passavano la vita a cercare di sopravvivere e non finire nel regno di Ade, mentre loro stavano progettando di andarci.

“Allora”

Disse Percy con un Hamburger in una mano e una mappa nell'altra

“Le entrate degli Inferi che conosco sono due: Questa”

E indicò Los Angeles, precisamente nel quartiere di Hollywood.

“C'è un'entrata per gli Inferi ad Hollywood?”

“Già, ma sinceramente non mi ispira molto. L'altra è a Central Park e secondo me è più sicura, però ci servirà qualcuno che sappia cantare o suonare qualcosa...chiederò a Grover”

“E per arrivare a New York? Andiamo a piedi?”

“In realtà pensavo di Viaggiare nell'ombra"

“Cosa?”

Jason aveva sicuramente sentito male

“Viaggiare nell'ombra? Sembra tanto un potere di Nico”

Jason si pentì subito di aver pronunciato quel nome. Percy infatti gli lanciò uno sguardo di fuoco prima di rispondere

“Già, Nico è capace di farlo, ma non è l'unico. Anche il segugio infernale che c'è qui al Campo lo sa fare”

Jason non era troppo convinto

“Sei sicuro?”

“Jason, non è la prima vola che scendo negli Inferi e neanche la seconda. So quello che faccio, o almeno lo spero”

“Lo spero anche io”

 

Percy.

 

“Dovevamo proprio viaggiare nell'ombra?”

Si lamentò con voce acuta Grover, seduto sulla groppa di Mrs O'leary. Percy lo ignorò e scese dal segugio infernale, guardandosi attorno. Erano arrivati a Central Park. A Percy venne in mente la volta in cui Nico lo aveva portato lì...e lo aveva baciato. Lasciandolo di sasso. Cosa avrebbe dato per poterlo baciare ancora. Basta, si disse. Erano lì appunto per salvarlo e quindi non poteva crollare. In realtà, fosse stato per lui, sarebbe partito la notte prima, quando Hermes gli aveva dato la notizia, ma Annaebeth lo aveva trovato mentre si disperava e gli aveva impedito di partire. Percy non si sarebbe addormentato se Annabeth non avesse chiesto aiuto a Piper, la figlia di Afrodite con la lingua ammaliatrice, che lo aveva convinto ad addormentarsi.

“Non rompere, Grover. Ci avremmo messo molto di più a piedi. Ora aiutami a trovare l'entrata degli Inferi”

 

*

 

Trovare i massi che, aprendosi, avrebbero formato una scalinata per il regno di Ade non fu difficile.

“Grover, ci siamo, ora...suona un po'”

Disse Percy al suo amico. Il satiro si appostò proprio di fronte ai massi e tirò fuori un piccolo flauto. Iniziò a suonare una melodia che rilassò così tanto Percy che quasi non si accorse delle pietre che si muovevano per rivelare una lunga scalinata che portava...beh, negli Inferi.

“Grazie mille, Grover. Da qui in poi possiamo cavarcela da soli”

Percy diede un grosso abbraccio al suo amico, che gli disse

“Sei sicuro di non volere che venga?”

“Sì, sì, ce la faremo, ora sali su Mrs O'leary e tornate al Campo”

Grover si staccò

“Ah no, non ci penso nemmeno a viaggiare ancora nell'ombra, piuttosto vado a piedi”

Percy rise, mentre il suo amico si allontanava e il segugio Infernale spariva nell'ombra.

Percy guardò Jason negli occhi

“Andiamo”

 

*

 

Percy era grato di essersi ricordato le dracme d'oro, perché poco dopo essere scesi si ritrovarono ad uno degli individui più inclini al trattare che Percy conoscesse: Caronte, il traghettatore delle anime.

“Perseus Jackson”

Disse con una voce profonda.

“Da dove nasce tutta questa voglia di finire negli Inferi prima del tempo? E vedo che c'è anche il figlio di Giove”

“Taglia corto, Caronte. Dimmi cosa vuoi per traghettarci”

Caronte rimase a fissarlo per un po' prima di rispondere

“E chi ti dice che io voglia qualcosa?”

Percy non era preparato ad una risposta del genere, ma si fece coraggio e continuò

“Beh...non lo so...magari vuoi, qualche dracma d'oro?”

“Non questa volta, Perseus”

“Andiamo! Lasciaci passare...è importante!”

“È sempre importante”

La perpetua calma di Caronte fece infuriare Percy

“Anche tu almeno una volta devi esserti innamorato”

Caronte sembrò pensarci su

“Ah...è di questo che si stratta? E chi sarebbe la fortunata per cui sei sceso fin qui?”

“È un lui e di sicuro non è fortunato dato che è stato rinchiuso dal suo stesso padre”

“Parli di Nico di Angelo, allora”

“Esattamente, ti prego, lasciaci passare. Dobbiamo salvarlo”

“Sei sicuro che debba essere salvato?”

“Cosa intendi dire?”

“...niente. Mi avete stufato. Salite a bordo e basta”

“Davvero?”

Percy sentì la speranza tornare nel suo cuore e poi Caronte sorrise.

Un sorriso inquietante, ma sincero

“Sì, andiamo”

 

*

 

Mezz'ora dopo erano scesi dall'imbarcazione e si dirigevano verso il palazzo di Ade. L'edificio era enorme, con colonne altissime, ovviamente colorate di nero. Arrivarono presto davanti ai giganteschi portoni che...si aprirono. Percy si mise subito allerta. Fece cenno a Jason di tirare fuori la spada, anche lui prese la sua penne le tolse il cappuccio. Quella si trasformò nella sua spada di Bronzo Celeste: Vortice.

Entrarono e per i primi 500 metri non trovarono nessuno e questo fece salire l'ansia di Percy. Poi finirono davanti ad un bivio, e lì il figlio di Poseidone si accorse che quel posto era davvero enorme. “Destra o Sinistra?”

Chiese Percy a Jason

“Non ne ho la minima idea e la cosa che mi più mi preoccupa è che non abbiamo ancora incontrato nessuno”

“Già, anche a me...sai, odio dirlo, ma credo dovremmo dividerci"

“Lo penso anche io...vado a destra”

“Ok e se trovi Nico..beh, fa che non gli succeda niente”

“Percy, te l'ho già detto. Tengo molto a Nico. Ora andiamo”

Jason tese la mano per dare un cinque a Percy e quello ricambiò. Guardò il biondo mentre scompariva a destra e si diresse dall'altra parte. No n fece in tempo a fare 10 passi che venne circondato da morti viventi. Sguainò Vortice e riuscì a colpirne molti, ma erano troppi e ad un certo punto uno lo colpì alla testa e il mondo si fece buio.

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Capitolo 9
*** IX ***


Nico.

 

Nico si mise a sedere. Era successo qualcosa a Percy, lo sentiva. Stufo di stare per terra, si alzò in piedi e si mise ad osservare la stanza. Non era una vera cella di prigione, ma neanche una comoda camera da adolescente. Però se lo meritava. Era stato uno stupido a scendere negli Inferi per andare a dire a suo padre la verità.

Le cose erano andate più o meno a così:

“Padre, io e Percy Jackson...stiamo insieme”.

Quando glielo aveva detto Ade era andato su tutte le furie.

“Cosa?!? Tu...sei...fidanzato con quello lì? Cos'è questo? Un modo per farmela pagare perché ti ho mandato al Campo Mezzosangue?”

“No, padre ascoltami, io lo amo veramente e...”

“Basta parlare! Non m'interessa niente. Non ti lascerò tornale al Campo Mezzosangue per rivedere Percy Jackson”

Il disgusto con cui aveva pronunciato quel nome aveva fatto capire a Nico che non c'era nient'altro da fare. Ovviamente, la situazione era anche peggiorata, infatti Ade aggiunse

“E per evitare che tu malintesi , verrai chiuso nel palazzo”

“Non puoi farlo!”

“Sorpresa, sorpresa, io posso farlo.”

Le guardie poco dopo erano venuti a prenderlo per portarlo in quella stanza.

E ora era lì, senza la sua spada e senza sapere cosa fosse successo a Percy

“Forse è così che deve andare”

Gli disse una vocina nella testa. Lui provò a scacciarla, ma senza risultati

“Forse è davvero destino che voi due non stiate insieme. Insomma, se Percy ti ama così tanto, perché non è venuto qui a salvarti?”

“Taci!”

Nico sapeva che era solo una voce nella sua testa, ma non poteva sopportare di sentire quelle cose.

“So che lui mi ama, glielo leggo negli occhi ogni vola che mi guarda e mi sento uno stupido per averlo fatto soffrire così, perché lo amo anche io e...la maggior parte di quello che ho fatto, l'ho fatto proprio per questo motivo.”

La voce non gli rispose, ovviamente, ma in compenso sentì delle voci che urlavano...vere voci!

Si avvicinò alla porta di metallo e ci appoggiò l'orecchio. Qualcuno stava urlando il suo nome. Gli venne un colpo. Era Percy.

 

Jason.

 

Finalmente Jason riuscì a riprendere a fiato.

Dopo aver preso la via di destra, aveva sentito delle urla, ed era tornato indietro. Aveva trovato Percy svenuto, circondato da zombi. Era corso ad aiutare il suo amico colpendo molti di quei morti viventi con la sua spada. Per fortuna Percy si era svegliato poco dopo e avevano iniziato a combattere insieme, ma quei dannati zombi erano veramente troppi e sembravano moltiplicarsi, così Jason aveva guardato Percy negli occhi e l'altro aveva capito. Il figlio di Poseidone aveva evocato una quantità d'acqua pari a quella di una piccola piscina, arrivata probabilmente dalle profondità degli Inferi, mentre Jason una fortissima raffica di vento e, non sapeva come fosse possibile, anche una folgore. Le avevano scagliate ed erano riusciti a creare una piccola tempesta che aveva mandato a terra tutti i morti viventi. Era stato davvero stancante. Si era seduto a terra per riposarsi un attimo e Percy fece lo stesso.

“Tutto bene, Percy?”

“Oh, sì, grazie. Anche se avevo tutto sotto controllo”

“Ah sì?” Non mi sembrava avessi tutto sotto controllo mentre eri svenuto”

“Era tutto programmato in realtà”

Jason non aveva controbattuto, poi si rese conto che stavano solo perdendo tempo

“Dici di continuare per questa strada”

“In questi anni ho imparato che la via che sembra più pericolosa è sempre quella giusta”

Si era rialzato e aveva aiutato Jason a farlo.

“Andiamo”

Gli aveva detto il figlio di Poseidone, prima di iniziare a correre.

 

*

 

Ovviamente durante il tragitto avevano incontrato altri zombi e mostri degli Inferi, ma insieme erano riusciti a sconfiggerli. E ora finalmente si trovavano in un lungo corridoio, in fondo al quale c'era una porta blindata di metallo. Wow, penso Jason. Ade si era proprio impegnato per rinchiudere Nico. Lui avrebbe preferito avvicinarsi con cautela per evitare altre imboscate, ma Percy Jackson non era quel tipo di ragazzo. Il figlio di Poseidone iniziò a correre e ad urlare il nome di Nico mentre si avvicinava alla porta. Jason sbuffò e lo seguì di corsa. Arrivarono proprio di fronte alla porta e Percy sguainò la sua spada, Vortice e la colpì ripetutamente, riuscendo a sfondarla. Per fortuna Nico non era stato schiacciato dalla porta perché aveva avuto il buonsenso di allontanarsi. Percy e Jason entrarono nella stanza, che era grande, ma decisamente poco accogliente. Senza finestre. Nico restò un attimo a fissarli, intontito e poi, come preso da un istinto primordiale, corse ad abbracciare Percy e scoppiò in lacrime. Il figlio di Poseidone sembrava sul punto di dire qualcosa, ma alla fine rimase zitto e si limitò a circondare Nico con le sue braccia.

“Scusa, scusa, scusa”

Gli stava dicendo il più piccolo e Percy lo strinse più forte.

“Non ti preoccupare, ora siamo insieme, l'importante è questo”

Ancora una volta, Jason si sorprese di non provare gelosia, ma doveva comunque rovinare quel momento. Erano ancora negli Inferi

“Ehm...ragazzi, odio interrompervi, ma mi sa che è meglio se ce ne andiamo”

I due si staccarono e Nico fece un grosso sorriso a Jason. Un sorriso vero

“Grazie di essere venuto qui per me, Jason”

“Di niente, sei mio amico, lo sai...ora andiamo”

Uscirono da quella deprimente stanza e si incamminarono per il corridoio. Nico si mise davanti perché conosceva la strada meglio degli altri due. Dopo un paio di svolte, proprio quando stavano per raggiungere i portoni del palazzo, una figura apparse dal nulla. A Jason si rizzarono i peli sulla nuca: era Ade.

 

Ade.

 

In effetti Ade non aveva voluto veramente imprigionare suo figlio. Fissò i tre ragazzi che aveva davanti e notò subito che suo figlio stava tenendo la mano di Percy Jackson. Nonostante gli avvertimenti e nonostante fosse stato rinchiuso, teneva la mano a quel ragazzo. Ora non aveva più dubbi. Nico diceva la verità. Era davvero innamorato, e il fatto che Percy fosse sceso fino a lì per salvare Nico gli fece che suo figlio era corrisposto.

“Allora”

Disse

“Siete riusciti a liberare Nico, ora che farete? Vi metterete a combattere contro di me?”

Nico fece per parlare, ma Percy lo precedette

“Ade, qual è il problema? Perché Nico non può stare con chi vuole? Perché non può stare con un ragazzo se lo ama veramente?”

“Il problema è che quel ragazzo sei tu.

Ade non era veramente arrabbiato, ma l'atteggiamento del figlio di suo fratello era davvero irritante.

“Padre”

Nico gli aveva parlato guardandolo negli occhi, e Ade rivide gli occhi della madre del ragazzo.

“Ti prego, lasciaci an...”
Ade lo interruppe.

“Sapete qual è la verità? Io non ho nessuno problema con la vostra relazione, anzi sono felice per mio figlio, ma voleva mettervi alla prova”

“Cosa?”

Chiesero all'unisono Percy e Nico

“Esattamente. Non voglio che mio figlio debba soffrire anche per amore e quindi volevo vedere fino a dove eri disposto a spingerti per Nico e ho capito che lo ami veramente, Percy”

I tre ragazzi erano senza parole, così lui aggiunse

“Questa vuol dire che la vostra relazione può continuare. E ora, prima di andarvene, voglio parlare con Nico”

Percy si mise subito davanti a Nico, come per proteggerlo.

A volte non capiva i sentimenti e le reazioni dei mortali.

“Da solo, Percy, non gli succederà niente”

Poi si rivolse a suo figlio

“Nico, vieni qui”

Il ragazzo obbedì e gli si avvicinò.

“Innanzitutto ecco la tua spada”

Gli porse l'arma

“Scusa per tutta questa farsa, ma voglio che accanto a mio figlio ci sia una brava persona e...per quanto irritante e arrogante, Percy ti ama. So che non te lo dico spesso, ma sono fiero di te. Sei riuscito a superare tutto quello che il destino ti ha messo davanti e in pochi ci riescono.”

“Lo pensi veramente?”

Lo sguardo di Nico si era illuminato e Ade rivide ancora sua madre, la sua tenacia, la sua forza e anche la sua bellezza.

“Certo.”

Nota dell'autore: Mi scuso per il ritardo :( spero questo capitolo vi sia piaciuto e volevo avvisarvi che, sfortunatamente, ci avviciniamo alla fine della storia

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Capitolo 10
*** X ***


Nota dell'autore: Salve, salve, scusate ancora il ritardo :( Allora, questo capitolo è decisamente da rating rosso, ma non avevo nessuna voglia di cambiare il rating della storia solo per un capitolo...spero comunque vi piaccia :) Per il prossimo capitolo i consiglio di andare a rileggervi il terzo capitolo di We Seemed like a Good Idea, così per rinfrescarvi la memoria ;) Ah, già...mancano altri due capitoli alla fine della fanfiction :(

 

Jason.

 

Jason non era preparato a quello che sarebbe accaduto quel giorno. Per niente.

Erano passati un paio di giorni da quando erano tornati dagli Inferi e si erano sorbiti una ramanzina da parte di Chirone, ma avevano anche ricevuto un sacco di complimenti degli altri Eroi del Campo.

La vita di Jason procedeva bene, anche se si sentiva un po' solo e vedere tutte quelle coppiette al Campo non lo faceva stare meglio.

Quel giorno si svegliò più tardi del solito. Si fece una doccia veloce, si vestì e uscendo si ritrovò davanti l'ultima persona che si sarebbe aspettato di incontrare: Leo Valdez.

Il ragazzo latinoamericano dai capelli ricci e il bel visetto sembrava nervoso. Teneva qualcosa stretto nella mano destra.

“Ehi, Leo, che c'è?”

“I-io...volevo darti una cosa”

Aprì la mano destra: era un semplice foglietto.

“Cos'è?”

Leo non gli rispose, ma gli mise il bigliettino in mano e scappò. Jason era confuso e la sua confusione aumentò quando lesse il biglietto, che diceva:

 

Incontriamoci dopo pranzo, vicino al bosco. Devo parlarti.

 

*

 

Il figlio di Efesto non c'era a colazione e Jason si insospettì. Cosa aveva fatto di male? Si ritrovò a pensare al rapporto con quel ragazzo:

Era stato, insieme a Piper, la prima persona che aveva visto dopo aver perso la memoria. La prima cosa che aveva pensato è che Leo fosse un bel ragazzo, ma non il suo tipo. Anche se...No! Scacciò quei pensieri. Non poteva invaghirsi di Leo, aveva visto come si comportava con le altre ragazze del campo, o con le Ninfe...o con le Naidi. Era sicuramente etero e Jason non aveva voglia di soffrire di nuovo. Mangiò la sua colazione in fretta e uscì dal capanno. Quel giorno gli toccava la lezione di scherma con i semidei più piccoli. Non ci sapeva tanto fare coi bambini, anzi, per niente. Infatti Percy dovette venire ad aiutarlo a calmare una mini rissa che si era creata tra i giovani Eroi, e lui lo ringraziò. Da quando erano scesi negli Inferi, lui e Percy erano diventati amici, probabilmente perché esperienze di quel genere non potevano che far legare due persone. Restarono a parlare fino all'ora di pranzo.

 

Questa volta Leo era presente, ma mangiò molto in fretta per poi uscire a passo svelto. Jason notò che il ragazzo stava parlando da solo, come se si stesse preparando un discorso e la curiosità del figlio di Giove crebbe alle stelle. Anche lui finì in fretta il suo pasto per dirigersi verso il bosco.

 

*

 

Leo era seduto, a gambe incrociate con la schiena contro un albero. Jason si avvicinò e si sedette di fronte al ragazzo.

“Ehi, Leo”

Quello gli sorrise e Jason non poté fare a meno di dire che aveva un sorriso stupendo

“Ehi, Jason”

“Ehm...mi hai scritto di venire qui. Cosa significa? Che dovevi dirmi?”

Leo fece un grande respiro prima di parlare

“Jason, io volevo dirti che sei uno stupido”

Jason più che offeso, era confuso.

“Cosa?”

“Ti spiego, sei uno stupido perché non ti sei accorto dell'ovvio”

“Non capisco.

“Lo so che non capisci, eri troppo impegnato a correre dietro a Nico di Angelo per accorgertene, ma non te ne faccio una colpa”

Jason iniziava sentirsi davvero stupido

“Accorgermi di cosa?”

Leo lo guardò negli occhi e a Jason vennero i brividi.

“Ho una cotta per te”

Jason strabuzzò gli occhi

“C-cosa? M-ma tu...le r-ragazze e...etero”

Sapeva che non era una frase sensata, ma Leo capì lo stesso

“Era tutta una copertura. Ti ho detto quello che avevo da dirti, ora, con permesso, me ne vado”

“No, per favore, ho bisogno di capire”

“Lascia stare. È un mese che provo a dirtelo e sinceramente non so perché l'ho fatto. Se non ti sei accorto di me finora, non vedo come i tuoi sentimenti possano cambiare”

Detto questo, il figlio di Efesto si alzò, lasciando Jason stordito.

 

Percy.

 

Percy e Nico stavano andando a mangiare quando all'improvviso Nico si fermò, si avvicinò a Percy e lo baciò. Rispose al bacio.

“A cosa devo questa esplicita dimostrazione d'affetto, Nico?”

“Ehi, non ho bisogno di una scusa per baciarti, sei il mio ragazzo”

“Ovvio, comunque pensavo ad una cosa”

“Dimmi”

“È da tanto che non passiamo un po' di tempo da soli”

“Già, hai ragione, quindi cosa proponi?”

“Quindi che ne dici di dormire nella mia cabina stanotte?”

Nico sembrò pensarci un attimo, poi però sorrise e disse

“Va bene, ora però andiamo, sto morendo di fame”

 

La cena fu fantastica, come al solito. Percy era seduto al tavolo accanto a quello di Nico e quando provava a farlo divertire mettendosi in bocca più cibo possibile e facendo facce buffe, quello scoppiava a ridere. Percy amava la sua risata. Amava Nico. Da quando erano tornati negli Inferi era diventato molto più protettivo col suo fidanzato, non poteva permettersi d perderlo.

 

*

 

Dopo la cena Percy andrò nella sua cabina e si mise il pigiama, Nico era andato a prendere il suo.

Il figlio di Ade bussò, aprì e si ritrovò davanti ad un Nico con un pigiama coi teschi. Lo fece entrare e iniziarono a parlare.

“Nico, ti ricordi la prima volta che abbiamo dormito insieme?”

Quello sorrise

“Già, ero scappato e poi ti sono ricomparso sul letto. Scommetto che è stato un risveglio fantastico per te”

Percy iniziò a ridere e gli venne in mente un altro ricordo

“O quella volta che Annabeth è venuta a trovarci proprio quando stavo per dire ai miei di me e te”

“Oddei, non ricordarmelo, il momento più imbarazzante della mia vita! A proposito...penso che sia finalmente arrivato il momento di dirlo...a tutti”

Percy ne fu sorpreso

“Dici sul serio? Cioè, non ti crea nessun problema che qualcuno lo sappia?”

Nico lo guardò negli occhi. Era serissimo

“Percy, hai visto ciò che abbiamo passato per finire insieme? Non mi interessa se ad un paio di invidiosi dà fastidio che siamo fidanzati. Io ti amo e l'importante è questo”

Percy non poté fare a meno di sorridere, era fiero del suo ragazzo. Nico era cambiato così tanto, era molto più sicuro di sé adesso.

“Anche io ti amo”

Nico sorrise e lo baciò.

Le loro lingue si incontrarono e Percy sentì il sapore del suo ragazzo e gli piacque molto. Nico si sedette cavalcioni su di lui, iniziando a baciarlo con più foga e Percy dovette fare di tutto per tenere calma l'erezione che spingeva nei suoi pantaloni. Senza staccare la bocca dalla sua, il figlio di Ade gli sfilò la maglia, lasciandolo a petto nudo, poi gli prese le mani e le portò all'estremità della sua maglia. Percy esitò un attimo

“S-sei sicuro? Insomma, non siamo mai andati oltre un bacio e...”

“Percy, è da tanto, troppo, tempo che aspetto questo momento. Te l'ho già detto: Ti amo e sono pronto”

Allora Percy gliela tolse e i loro due petti già leggermente sudati e accaldatisi incontrarono, mentre ricominciavano a baciarsi. Dato che non era una posizione molto comoda, Percy si sdraiò sul letto con Nico sopra. Il più giovane gli diede un bacio sul collo, poi uno sul capezzolo sinistro e uno su quello destro. Scese dando baci umidi su ogni centimetro degli addominali di Percy, Arrivò ai pantaloni dove l'erezione spingeva più che mai. Nico glieli tolse insieme ai boxer. Avvicinò la bocca al glande di Percy fino a toccarlo e appena lo fece Percy non poté trattenere un gemito di piacere. Osservò Nico mentre faceva scivolare il suo membro lungo la gola, e lui provò un piacere così grande che quasi grugnì. Nico iniziò a leccare il sesso, passando la lingua anche tra i testicoli per aumentare la sua eccitazione, poi lo prese ancora in bocca di nuovo, iniziando a pompare su e giù con foga, muovendo la lingua molto velocemente.

“Nico, sto p-per venire”

Quello non si fermò, ma pompò ancora di più e Percy venne nella sua bocca, gemendo. Nico ingoiò poi si avvicinò di nuovo a Percy e lo baciò. Il figlio di Poseidone, si staccò e gli saltò addosso, sussurrandogli all'orecchio

“Ora tocca a me”

Gli leccò poco castamente il capezzolo fino a farlo indurire. Gliene diede uno sull'ombelico, scese ancora fino ai pantaloni. Lanciò uno sguardo a Nico per avere il suo consenso. Il più piccolo aveva gli occhi neri per l'eccitazione e annuì. Percy glieli tolse. Si trovò davanti l'erezione del suo ragazzo. Senza esitare, l'avvicinò alla bocca, prima solo il glande poi tutto. Nico iniziò a gemere senza ritegno. Gli stava piacendo. Percy si staccò e lo prese in mano, masturbandolo un po' prima di iniziare a leccare il membro di Nico in tutta la sua lunghezza, dalla punta ai testicoli. Lo riprese in bocca e pompò finché l'altro non venne. Lui ingoiò come aveva fatto Nico. Ora era arrivato il momento più importante. Mentre Nico ansimava, si chinò verso il comodino accanto al letto, aprì il primo cassetto e accanto ad un biglietto di Annabeth, che diceva “Il sesso sicuro è meglio”, trovò un preservativo. Lo aprì, ma Nico, che si era ripreso, glielo prese e disse

“Faccio io”

Si avvicinò all'erezione di Percy e glielo infilò, per poi sdraiarsi supino sul letto.

Il figlio di Poseidone pensò a quanto fosse perfetto quel momento. Era lì a fare l'amore col suo fidanzato, non poteva desiderare di meglio.

Diede un altro bacio a Nico, poi gli aprì le gambe e dopo un ultimo sguardo al suo ragazzo, lo penetrò. Nico non trattenne un gemito di piacere, allora Percy spinse ancora. La sua eccitazione cresceva ad ogni penetrazione e ad un certo punto, il figlio di Ade iniziò a sua volta a spingere verso di lui. Nico iniziò a masturbarsi. Nessuno dei due si preoccupava di trattenere i gemiti. Percy lo penetrava sempre con più forza e alla fine venne prima del più piccolo, gemendo il suo nome. Allora allontanò la mano con la quale Nico si stava toccando e l'allontanò, iniziò a masturbarlo e alla fine Nico venne nella mano di Percy, che avvicinò la mano alla bocca e leccò il seme del suo ragazzo. Dopo aver smesso di ansimare, fu Percy il primo a parlare

“È stato stupendo”

L'altro, ridendo, rispose

“Un po' doloroso”

“Oh, mi dispiace”

“Sto scherzando, Percy! Hahahah, è stato bellissimo. Anche solo perché è stato con te. Ti amo”

Nico sorrideva e aveva una luce negli occhi, una luce che Percy non aveva mai visto, ma che apprezzò molto.

“Ti amo anche io, Nico, buonanotte”

Lo baciò di nuovo

“Buonanotte Percy”

Si rimisero i pigiami e si addormentarono, Nico accoccolato tra le braccia di Percy.

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Capitolo 11
*** XI ***


Nico.

 

Nico venne svegliato dalla luce del sole e dalla familiare voce di una ragazza

“Lo sapevo che stavate insieme, finocchietti, non mi sbaglio mai”

Era Clarisse.

Sia lui che Percy balzarono dal letto allarmati. Fu Percy a parlare per primo

“Che diavolo nella mia cabina, Clarisse?”

La ragazza sorrise. Un sorriso che per quanto terribile a vedersi, non sembrava malevolo.

“Oggi c'è l'ispezione delle capanne e tocca a me farla, quindi eccomi qui. Comunque potrei fare la stessa domanda al mingherlino che fino ad un minuto fa era nel letto con te.”

Gli occhi di Percy si illuminarono e aprì la bocca per parlare. Nico sapeva cosa stava per dire, ma non lo fermò. Era stufo di nasconderlo a tutti

“È vero, io e Nico stiamo insieme”

“Lo sapevo! Sono un cavolo di genio”

“Bene, ora ispeziona la capanna e lasciaci in pace”

Percy sembrava molto arrabbiato, così Nico gli mise una mano sul braccio

“Dai, Percy”

Gli disse per calmarlo

“Tanto prima o poi lo avrebbero scoperto tutti”

Percy lo guardò negli occhi

“Sei sicuro?”

“Sì. Te l'ho detto, basta segreti”

Clarisse intervenne

“Bene, bene, finocchietti, ora mettetevi in un angolino mentre io controllo questa topaia, così poi potrete tornare a pomiciare in pace”

“Ehi!”

Le strillò Nico

“Hahahaha, scherzavo, sinceramente non mi interessa se state insieme o no”

“Ah, davvero? E quindi non andrai a spifferarlo a tutti appena uscirai di qui?”

La stuzzicò Percy.

“Mi hai preso per una figlia di Afrodite? Ho detto che non me ne frega”

Per fortuna la discussione andò avanti per poco, poi Clarisse iniziò a controllare se la cabina fosse in ordine e pulita, ovviamente Percy ricevette una valutazione negativa, (L'ordine non era il suo forte, ma Nico lo amava lo stesso) ma non sembrava importargli molto, infatti appena la figlia di Ares uscì ridacchiando, la prima cosa che il ragazzo di Nico fece fu tirarlo a sé e baciarlo con foga. Nico rispose al bacio e quando si staccarono gli venne da ridere

“Che c'è?”

Chiese Percy

“Stavo pensando che Clarisse su una cosa aveva ragione”

“Ovvero?”

“Stiamo già pomiciando”

Anche Percy iniziò a ridere, poi improvvisamente avvicinò il viso a quello di Nico così che le fronti si toccassero e i loro sguardi si incrociassero, con voce seria, disse

“Lo sai che ho passato la migliore notte della mia vita? Ed è stato grazie al te, il ragazzo che amo più di ogni altra cosa al mondo”

Nico era senza parole. Si limitò ad annuire.

 

Dopo un altro lungo e poco casto bacio, Percy parlò di nuovo

“Sai cosa potremmo fare oggi?

“Non mi viene in mente niente”

“Il figlio di Poseidone sorrise

“Che ne dici di continuare le lezioni di nuoto che abbiamo lasciato in sospeso?”

 

*

 

Per convincerlo bastò qualche bacio umido sul collo. Arrivati in spiaggia si spogliarono, restando in costume. Si avvicinarono al bagnasciuga e, senza un apparente motivo, Percy controllò una quantità d'acqua grande come un pugno e schizzò Nico in faccia

“Ehi! Non osare mai p...”

Un altro schizzo.

Percy iniziò a correre e lui lo inseguì. Mentre correvano Percy continuava a schizzargli l'acqua in faccia. Alla fine il figlio di Poseidone si tuffò, inseguito da Nico. Il ragazzo più grande iniziò a nuotare quasi fino a largo e, senza accorgersene, anche Nico lo fece.

“Visto?! Ce l'hai fatta! Ora sai nuotare”

Il figlio di Ade ci mise un po' a realizzare, poi si guardò e vide che in effetti stava nuotando. Puntò di nuovo lo sguardo su Percy...che era sparito. Prima ancora che potesse iniziare a preoccuparsi, riemerse e lo baciò.

Poi si staccò ridendo

“Sai un po' di salsedine, Nico”

“Ha-ha, molto divertente”

Tornarono a riva e quando Nico si fu asciugato, disse a Percy

“Mi accompagneresti alla mia cabina? Voglio prendere dei vestiti asciutti”

“Certo, mio re dei Fantasmi”

“Tu chiamami ancora così e il tuo nuovo soprannome sarà Il Sirenetto”

Percy borbottò qualcosa sul fatto che non gli dispiacesse particolarmente quell'appellativo.

Continuarono ad inventarsi nomignoli per tutto tragitto e si fermarono solo quando furono davanti alla porta della cabina di Ade, alla quale era appeso un foglietto, con su scritto:

 

La tua capanna è molto ordinata e pulita, forse un po' troppo.

Ti meriti una A, finocchietto.

 

-Clarisse”

 

Jason

 

Dopo una settimana passata senza praticamente dormire, Jason capì una cosa. Provava qualcosa per Leo Valdez. Non sapeva ancora bene cosa, ma di sicuro le parole del ragazzo riccio non lo avevano lasciato indifferente, però aveva bisogno di una conferma. Doveva parlare con Leo. Da quando il ragazzo si era dichiarato non si erano rivolti la parola e questo faceva stare molto male Jason.

Si alzò presto, si fece una doccia veloce e dopo essersi cambiato, uscì e si diresse verso la cabina di Efesto. Si appostò vicino alla porta e quando vide Leo uscire, gli andò incontro. L'altro era visibilmente sorpreso e un po' contrariato

“Jason, che ci fai qui?”

“Dopo colazione vieni nella mia cabina, devo parlarti”

“Perché dovrei? Non possiamo parlare ora?”

“Ti prego, Leo, è una cosa importante”

“D'accordo...”

 

*

 

Jason non andò neanche a fare colazione, tornò alla sua cabina.

Si sedette sul letto a provare il discorso e prima che si accorgesse del tempo volato, Leo bussò e lui andò ad aprirgli. Il ragazzo riccio aveva un'aria scettica. Jason tornò a sedersi sul letto e fece segno a Leo di fare lo stesso. Il figlio di Efesto di sedette e iniziarono a guardarsi negli occhi, poi Leo parlò

“Allora, Jason, cosa dovevi dirmi?”

Quel tono brusco non scoraggiò Jason

“Volevo dirti che ho pensato a quello che mi hai detto. Io credo davvero che tu sia un ragazzo fantastico e avevi ragione, a causa di Nico non ti ho fatto caso. Penso di provare anche io qualcosa per te, ma...”
Leo lo interruppe.

“ma preferisci restare mio amico. Ho capito tutto, Jason”.

Leo si alzò, ma il biondo lo prese per il polso e lo fece risedere

“No! Stavo per dire che provo qualcosa per te, ma ho bisogno di una conferma”

“Cosa vorresti dire?”

Jason inspirò lentamente

“Questo”

Si avvicinò per baciarlo, ma Leo, che non aveva capito cosa stesse succedendo, fece un movimento brusco con la testa e sbatterono la fronte

“Ahi!”

Dissero all'unisono, poi iniziarono a ridere. La risata di Leo era qualcosa di fantastico. Jason gli prese delicatamente il viso tra le mani e questa volta riuscì a baciarlo.

All'inizio le loro labbra si sfiorarono e basta, poi si appoggiarono completamente. Jason, cautamente, insinuò la lingua nella bocca di Leo e fu beato oblio. Il ragazzo sapeva di muffin al cioccolato (probabilmente ci aveva fatto colazione). La lingua del moro si unì alla sua in un bacio meno casto. Era come se non esistesse nessun altro. Solo loro due, uniti da quel bacio fantastico. Mentre le loro lingue esplorava ogni centimetro della bocca dell'altro, Jason iniziò a giocherellare con i riccioli di Leo (Era da un sacco che voleva farlo).

Questa era decisamente la conferma che gli serviva.

Si staccarono. Leo sembrava felice, ma sembrava che fosse in un bellissimo sogno dal quale non voleva svegliarsi, come se avesse ricevuto il regalo più bello del mondo, ma avesse paura che svanisse da un momento all'altro.

“Allora...cosa ne pensi? I tuoi sentimenti sono confermati?

Jason allora gli sorrise e gli diede un altro bacio.

Leo rise, ogni sua preoccupazione era scomparsa.

“Non credo di aver capito bene”

Jason lo baciò di nuovo

“Ok, ok, messaggio recepito”

Disse il riccio, continuando a sorridere, Jason controllò l'ora

“Cavolo, ora devo andare, ho attività con gli Eroi più piccoli...ti va se ci vediamo vicino al bosco prima di cena?”

L'altro annuì. Si alzarono e prima di uscire, Jason spinse leggermente Leo contro il muro

“Sai, credo di aver bisogno di un'altra piccola conferma”

Si baciarono di nuovo.

 

*

 

Jason era sfinito, aveva dovuto fermare tre risse tra i giovani semidei. Arrivò nel punto dove si erano incontrati l'ultima volta prima di Leo, che però non si fece attendere.

Si sedettero e Leo chiese a Jason

“Ma quindi, ora siamo tipo fidanzati?”

“Non so cosa siamo, so solo che baciarti mi è piaciuto parecchio”

“Ah, davvero?”

Lo sguardo di Leo si illuminò e si chinò per baciarlo, ma Jason si alzò di scatto.

“Guarda che bel tramonto”

Anche Leo si alzò per guardarlo

“Uff, non lo vedo bene da qui”

“Ok, allora dammi la mano”

“D'accordo...”

Gliela porse. Jason si concentrò e insieme volarono fino al ramo che riteneva più stabile e ci si sedettero

“Devo ancora abituarmi al fatto che tu sappia volare...wow! Quel tramonto è davvero bellissimo”

Jason pensò “Anche tu.”

Lo cinse tra le sue braccia, Leo si voltò verso di lui e si baciarono. E quel bacio, con lo sfondo del sole che, tramontando, colorava di sfumature arancio-rosee l'atmosfera, era perfetto. E infatti venne interrotto.

“Oddei, ma questa settimana i finocchi li becco tutti io!”

Era Clarisse.

 

Percy.

 

Percy amava cantare ai falò. Tutto il campo era intorno al fuoco scoppiettante e gli Eroi cantavano a squarciagola. Lui era seduto accanto a Nico, che aveva la testa appoggiata alla sua spalla. E, come c'era da aspettarsi, nessuno li stava guardando come se fossero due fenomeni da baraccone. Erano una semplice e normale (In realtà non tanto) coppia.

Dall'altra parte del fuoco, Percy vide Jason e Leo. Erano seduti vicini, le spalle si sfioravano e sul volto avevano l'espressione imbarazzata e impacciata che ha una coppia quando si è appena messa insieme.

Sperava fosse così, Jason se lo meritava.

Scrollò Nico che si era quasi addormentato e gli disse

“Andiamo, canta anche tu”

Il figlio di Ade gli rispose con un diretto e conciso

“Gneh”

 

*

 

Dopo il falò si ritrovarono vicino alla cabina di Poseidone a parlare.

“Nico...”
Iniziò Percy, sorridendo

“...ti andrebbe di dormire da me questa notte?”

Nico gli sorrise di rimando e lo baciò. Proprio quando il bacio si stava per trasformare in qualcosa di più, Nico gli fece lo sgambetto e lo fece cadere a terra

“Mi dispiace”

Disse ridendo

“Mi manca la mia cabina”

Percy seduto a terra, lo guardò allontanarsi, come la prima volta che si erano baciati, quasi due anni prima, allora, però, stava scappando, invece questa volta sapeva che lo avrebbe rivisto il giorno dopo.

Si rialzò e rientrò nella sua cabina. Si mise il pigiama e si sdraiò sul letto, pensando a quanto fosse fortunato ad avere Nico e a quanto lo amasse.

 

Nota dell'autore: Ecco il nuovo capitolo, finalmente! Spero vi sia piaciuto. Lo considero l'ultimo capitolo della storia, anche se manca ancora l'epilogo, ci sentiamo la prossima settimana ;)

 

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Capitolo 12
*** XII (Epilogo) ***


Nico si svegliò con la schiena contro il petto di qualcuno. Il petto di Percy. Erano nel loro appartamento a New York. I due stavano insieme da 12 anni e da 5...erano sposati. Percy era diventato un biologo marino (Sì, era riuscito a superare il liceo!), mentre lui, dopo, il liceo aveva iniziato inspiegabilmente a desiderare di studiare giurisprudenza e così aveva fatto, ora era un avvocato. Nico controllò l'orologio sul comodino: erano le 10 di mattina. Credeva di essere in ritardo per il lavoro così si divincolò dalla dolce stretta di Percy e si alzò, poi si ricordò che era Domenica e si ributtò a letto. Ormai Percy si era svegliato, così, rantolando, lo abbracciò di nuovo e lo tirò a sé, poi lo fece girare e gli diede un bacio a fior di labbra.

“Buongiorno”

La voce roca di Percy Jackson di Domenica mattina era decisamente la cosa più sexy del mondo

“Buongiorno, Percy”

Prima che potessero baciarsi di nuovo, qualcuno aprì la porta e una piccola figura entrò nella stanza.

“Buongiorno papi, buongiorno papà”

A parlare era stata una bambina sui 5 anni, dai capelli lunghi e neri, un piccolo nasino e con gli occhi verdi ancora pieni di sonno.

“Buongiorno, principessa”

Così Percy e Nico salutarono loro figlia, Bianca.

La bambina sorrise e si avvicinò a letto e ci si arrampicò sopra, poi gattonò trovandosi in mezzo ai suoi genitori

“Sapete che vi voglio bene e che sono molto felice oggi?”

Nico, insospettito, le chiese

“Bianca, cos'hai combinato, rotto o fatto di male?”

La bimba iniziò a ridere

“Niente, papi, lo giuro, non ricordi chi viene a trovarci oggi?”

Nico si scambiò uno sguardo allarmato con Percy e realizzò

“Oddei, abbiamo invitato a Pranzo, Jason, Leo e il piccolo Mike oggi e noi siamo ancora a letto!”

Percy lo prese per le spalle e lo abbracciò, e nella stretta finì anche Bianca

“Calmati, ora ci organizziamo per bene, ci laviamo, io preparo Bianca, tu intanto puoi iniziare a cucinare”

Nico non rispose sorpreso dalla fermezza di Percy. Da quando si erano sposati aveva finalmente messo la testa a posto, non era più spericolato e avventato, almeno non tanto, era maturato parecchio e si era anche fatto crescere un po' di barba e questo lo faceva sembrare ancora più

sicuro di sé.

“Papà, mi stai schiacciando”

Iniziarono a ridere come idioti e strinsero loro figlia in un altro abbraccio.

 

*

 

Si trovarono tutti e tre davanti ai fornelli con un grembiule da cucina. Quello di Nico aveva anche dei fiori gialli, disegnati da Bianca, quelli di Percy erano blu.

“Bene”

Esordì il figlio di Ade

“Io penso alla portata principale, tu Percy pensa al dessert, mentre tu Bianca...”

Guardò la bambina che sembrava euforica

“...tu prendi un foglio e disegna qualcosa”

“Ma uffa, io volevo cucinare”

Percy intervenne

“Principessa, dai, ubbidisci a tuo padre”

“Va bene”

Borbottò la bambina prima di andarsi a sedere.

 

*

Riuscirono a preparare tutto appena in tempo. Bianca aveva appena finito di sparecchiare e Nico aveva appena tirato fuori la teglia dal forno quando bussarono. Il figlio di Ade si complimentò con se stesso per essere riuscito a cucinare tutto e a vestire Bianca, che indossava un semplice vestitino bianco e Percy (già, loro figlia non era l'unica ad avere bisogno di aiuto, il figlio di Percy aveva delle difficoltà a sistemarsi la cravatta) in tempo. Percy andò ad aprire. Leo, Jason e loro figlio Mike entrarono e ci fu un giro di saluti e di

“Dove metto la giacca?”

“Dalla pure a me”

Mike era un bambino di 5 anni che ricordava molto Leo quando era più piccolo, aveva i capelli ricci e scuri, ma gli occhi azzurri erano come quelli di Jason, lo avevano adottato qualche mese dopo che Percy e Nico avevano adottato Bianca.

Si sedettero a tavola e Nico servì la sua specialità:

Lasagne alla bolognese

“Wow, Nico, sono buonissime!”

Si complimentò Leo. Nico, ridendo, gli rispose

“Grazie del complimento, ma per te ogni cosa commestibile diventa buonissima”

“Non è vero”

Jason lo squadrò e disse

“Invece sì, sei capace di mangiarti un pacchetto di crackers integrali senza alcun sapore e definirli buonissimi”

“Forse...”

Percy diede una leggera gomitata a Nico

“Tanto il mio tiramisù blu sarà ancora più buono”

“Percy, devo ancora capire come diamine fai a fare il cibo blu”

Intervenne Jason

“Segreto di famiglia”

“Già”

Disse Nico, alzando gli occhi al cielo

“Non vuole dirlo neanche a me

“Io lo so”

Tutti si girarono verso Bianca, che non si era miracolosamente sporcata il vestito

“Però non lo dico a nessuno perché papà mi ha detto che è un segreto”

Percy si alzò e abbracciò sua figlia

“Questa è la mia ragazza”

 

*
 

Dopo il pranzo (Il tiramisù conquistò tutti, i bambini e Leo ne presero due porzioni), Mike Bianca si alzarono da tavola e iniziarono a giocare, mentre gli “adulti” parlarono. Jason era diventato un aviatore, mentre Leo un ingegnere, abbastanza conosciuto a New York, sia per la sua bravura che per la sua simpatia. Passarono il pomeriggio allegramente parlando del più e del meno, alle scuole elementari alle quali avrebbero iscritto i loro figli e, con un filo di nostalgia, del campo Mezzosangue. Alla fine Jason, Leo e Mike tornarono a casa e dopo la cena Nico andò a farsi una doccia. Per quanto bella, era stata una giornata pesante.

Quando entrò in camera, Percy e Bianca erano sul letto e lo fissavano

“Cosa c'è?”

“Papi, ci racconti la storia del perché mi chiamate Principessa?

“Ma l'hai sentita un sacco di volte”

“Ho un vuoto di memoria, dai, sdraiati con noi e raccontacela”

Percy lo guardò con gli occhioni da cerbiatto

“Andiamo, amore, non farti pregare

“Va bene, ma se anche questa volta vi addormentate, mi arrabbio”

Salì sul letto e si accoccolò accanto agli altri due. Percy allungò un braccio e lo cinse.

“Bene, bene, sono passati due anni, ma me ne ricordo come se fosse ieri:

Il giorno in cui dovevamo andare a prenderti alla casa Famiglia, stavamo per arrivare in ritardo, dato che Percy non si sbrigava”

“Ehi, volevo apparire al meglio”

“Ceeerto, comunque, siamo saliti di corsa in macchina e abbiamo guidato praticamente a 100 allora senza neanche guardare i semafori per arrivare puntuali”

“Wow, ci tenevate molto”

Nico la guardò e le diede un bacio sulla guancia

“Ovvio! Allora, siamo arrivati puntuali alla fine, ma quando siamo arrivati tu eri ancora chiusa in camera e non volevi saperne di uscire e ci stavamo tutti chiedendo perché. Dato che nessuno si dava una mossa e io e tuo papà eravamo preoccupati per te, abbiamo deciso di arrivare in camera tua dalla scala antincendio e quando siamo entrati, tu stavi guardando Cenerentola e quando ci hai visto hai iniziato a ripetere 'Sono una principessa, principessa' così io e papà abbiamo deciso di...”

Si interruppe.

Percy e Bianca si erano addormentati.

Restò a guardarli per un po', erano il ritratto della dolcezza, si accorse di una cosa. Era finalmente felce. Aveva tutto ciò di cui avesse bisogno, il marito per cui aveva tanto lottato e sofferto e la bambina che aveva sempre desiderato. Abbracciò Percy e Bianca e si addormentò insieme a loro, col sorriso sulle labbra.

Nota dell'autore: Non riesco a crederci, ma siamo arrivati alla fine di questa fanfiction. Non immaginate quanto stia piangendo in questo momento, è da Maggio che mi impegno per renderla decente e mi sono affezionato troppo alla storia e a voi lettori/lettrici. Come avete visto, per l'Epilogo mi sono dato alla pazza dolcezza perché se lo meritavano. Spero vi sia piaciuto leggerlo tanto quanto mi è piaciuto scriverlo. Grazie mille per aver seguito questa fanfiction fino alla fine, siete i migliore :*

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