Cinderella

di agatha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1° ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2° ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3° ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4° ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5° ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6° ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7° ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8° ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9° ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10° ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11° ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12° ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13° ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14° ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15° ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16° ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17° ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18° ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19° ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20° ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21° ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22° ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23° ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24° ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25° ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26° ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27° ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28° ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29° ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30° ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31° ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32° ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33° ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34° ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35° ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36° ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37° ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38° ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39° ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40° ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41° ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1° ***


Sono molto attaccata a questa ff. E’ stata una delle prime long che ho scritto e forse, in alcuni momenti, pecca di ingenuità (l’ho scritta un po’ d’anni fa) però ci sono molto affezionata. Magari la vita fosse sempre così.

 

Dedicata come sempre alla panchina e alla capa che “arpiescamente” mi ha invitato a postarla xD

 

**************************

 

Era una normale mattina estiva di giugno. Il sole era caldo e il cielo era privo di nuvole. Maria uscì frettolosamente da casa raggiungendo la macchina, aprì la portiera ed avviò il motore. Abitava a New York da quattro mesi, tutto era nato quando sua madre si era risposata con Pierce, il suo secondo marito e nella loro casa erano venute a vivere anche le sue due nuove sorellastre, Courtney e Tess. Purtroppo, fin dal primo momento, lei aveva capito che non sarebbero mai andate d’accordo. Le due ragazze erano molto vanitose ed egoiste, la trattavano con sufficienza senza fare niente per cercare di essere gentili. In poco tempo si erano appropriate delle sue cose e la madre l’aveva pregata di avere pazienza perché si dovevano ambientare. Maria aveva ingoiato bocconi amari molte volte, una sera ci fu l’ennesimo litigio che si trasformò nella classica goccia che fa traboccare il vaso. Si era avventata contro Courtney e dopo aver chiarito esattamente cosa pensava di tutti loro aveva fatto i bagagli abbandonando quella che un tempo era stata la sua casa. Si era trasferita a New York, la grande metropoli, per mettere la maggior distanza possibile dalla sua famiglia, anche se lei non la riconosceva più come tale. I primi tempi erano stati duri, aveva speso la maggior parte dei soldi del suo conto per affittare un piccolo appartamento e aveva accettato i lavori più umili per riuscire a sopravvivere. Poi un giorno aveva letto un annuncio di lavoro, si era presentata per un colloquio ed era stata assunta. Ormai erano tre mesi che lavorava come impiegata presso la Withman Enterprises, una multinazionale leader nel settore dei computer.

 

Quella mattina Maria stava guidando nervosa lungo la strada, un’occhiata all’orologio le disse che era in ritardo. Schiacciò di più il pedale sull’acceleratore nella speranza di trovare i prossimi semafori verdi.

“Forse ce la faccio, in fin dei conti cosa sono cinque minuti di ritardo?”

Iniziò a maledire la sua padrona di casa, il mese scorso c’erano stati dei lavori da fare all’impianto di riscaldamento e quindi la rata mensile era lievitata notevolmente. Il suo stipendio le bastava a malapena per sopravvivere nella Grande Mela poi, come se non bastasse, era stata costretta anche a sostituire il frigorifero e per questo motivo quella mattina aveva chiesto qualche giorno in più prima di pagare la rata mensile dell’affitto, ovviamente ne era nata una discussione ed ora era in ritardo. Adesso si trovava a guidare in seconda perché la macchina davanti si muoveva come una lumaca. Sperò in un miglioramento nel corso della giornata, si ricordò che quando era piccola suo padre di solito la incoraggiava ripetendole che lei era come cenerentola e che una fata madrina vegliava su di lei.

“In questo momento la mia fata dev’essere andata in vacanza”

L’unico desiderio che voleva esprimere era di un cambiamento positivo nella sua vita. Finalmente l’automobile davanti svoltò a sinistra e Maria ebbe via libera. Schiacciò di nuovo il piede sull’acceleratore ed ingranò la terza.

 

Aveva appena passato un incrocio quando un gatto attraversò la strada proprio un secondo prima di lei. Riuscì a sterzare il volante a destra evitando il micio per un pelo e cercò di frenare ma non poté evitare di tamponare una macchina parcheggiata a lato della strada, una Ferrari testarossa. Finì contro la portiera posteriore e per il colpo venne sballottata prima in avanti e poi di nuovo contro il sedile grazie alla cintura di sicurezza. Rimase per un attimo stordita cercando di capire cos’era successo, provò a muovere le braccia e le gambe e, fortunatamente, non le sembrava di avere niente di rotto. Si massaggiò la nuca con una mano e chiuse gli occhi, iniziava ad avvertire un indolenzimento del collo. Poi, come un lampo, si rese conto di quello che era successo. Slacciò la cintura e scese dalla macchina per guardare i danni alle due automobili. L’urto per fortuna non era stato forte ma le lamiere si erano piegate.

 

“Che cos’è successo?”

Maria alzò il viso e vide davanti a sé un uomo elegante, in giacca e cravatta, che spostava la vista dall’auto a lei e viceversa con espressione incredula. Le puntò un dito contro.

“Cos’ha fatto alla mia auto?”

“Mi scusi, stavo passando ma un gatto mi ha tagliato la strada ed ho sterzato per evitarlo”

L’uomo sgranò gli occhi incredulo.

“Così è colpa di uno stramaledetto animale se adesso ho la macchina rovinata!”

 Maria avrebbe voluto aggiungere almeno era riuscita ad evitare di investire l’animale ma, saggiamente, decise di non irritare di più quella persona.

“Mi dia i suoi dati”

“Come scusi, non ho capito”

“Ho detto mi dia i suoi documenti che scriviamo la constatazione amichevole”

“Questo vuol dire che andrà tutto in mano alle assicurazioni?”

“Certo, vedo che è stata attenta alle lezioni di scuola guida”

Il tono dello sconosciuto era chiaramente ironico.

“Io non posso”

Maria iniziava ad essere terrorizzata.

“C’è qualche problema?”

Lui stava cominciando a perdere la pazienza.

“Non posso mandare i dati di un incidente all’assicurazione… Mi aumenterebbero il premio assicurativo e non potrei più permettermi di pagarlo”

Lo sguardo di lei si fece cupo a quel pensiero

 

Lo sconosciuto fece un lungo respiro cercando di mantenere la calma.

“Senta signorina come la mettiamo?”

Attese ma non ebbe alcuna risposta, così continuò a parlare.

“Lei mi ha rovinato la macchina e deve pagarmi i danni, è chiaro?”

“Sì certo, ha ragione ma io…”

Avrebbe voluto aggiungere “non ho quei soldi” ma probabilmente lo sconosciuto l’avrebbe denunciata e fatta arrestare. Si mise una mano sulla fronte cercando di ricacciare indietro il mal di testa che stava arrivando.

 

Michael si domandò cos’avesse fatto di male per meritarsi tutto questo, già lo aspettava una giornata pesante ed ora ci si metteva anche questa matta che l’aveva tamponato per evitare un gatto. Sperò, stupidamente, di essere su un programma tipo “Scherzi a parte”, purtroppo si rassegnò subito, non era certo uno di quegli attori che apparivano ogni settimana sui giornali di gossip, quindi doveva essere tutto vero. Guardò la ragazza che aveva provocato l’incidente, era appoggiata alla sua macchina e si stava massaggiando le tempie. Era uno schianto, a lui piacevano particolarmente le bionde, indossava un golfino azzurro attillato che le sottolineava il seno, Michael intuì che aveva un corpo ben modellato, le gambe lasciate scoperte dalla gonna erano lunghe e tornite. Rimase folgorato da lei. Si era così arrabbiato per la macchina da non rendersi conto che probabilmente lei si era spaventata e poteva anche essersi fatta male. Si avvicinò a lei, Maria teneva la testa bassa e si trovò a pochi centimetri dalla sua camicia azzurra e dalla sua cravatta, entrambe griffate Versace. Non aveva il coraggio di alzare il viso.

“Oddio, adesso mi dirà che sono un’incosciente e pretenderà i dati dell’assicurazione, finirà che dovrò vendere l’automobile e…”

 

“Come si sente?”

Michael interruppe il corso dei suoi pensieri.

“Io?”

“Certo signorina, non vedo altre persone che hanno appena avuto un incidente” e le sorrise.

Maria rimase a fissarlo, era un ragazzo molto carino e giovane, notò che era più alto di lei, infatti per guardarlo doveva alzare il viso. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, che formavano dei riccioli, due occhi color nocciola con un’espressione penetrante e il sorriso fatto gli aveva illuminato tutto il volto. Però in quel momento tutti questi particolari vennero rapidamente accantonati.

“Credo di stare bene, non ho niente di rotto, l’urto non è stato forte per fortuna”

Lui rimase fermo davanti a lei fissandola e Maria si sentì intimorita, rimase immobile quasi fosse prigioniera del suo sguardo e del suo corpo.

“A quanto ho capito non vuole mettere in mezzo l’assicurazione giusto?”

Lei annuì.

“Possiamo trovare un accordo, mi dia i suoi dati vedremo di risolvere la faccenda privatamente va bene?”

“Dice davvero?”

Lei adesso aveva lo sguardo speranzoso e lui si sentì strano, ebbe  l’istinto di abbracciarla e rassicurarla, sembrava un cucciolo smarrito.

“Penso proprio di sì”

Michael recuperò dal cruscotto della Ferrari un foglietto ed una penna. Si appoggiarono al cofano della macchina di Maria e lei gli dettò nome, cognome, il cellulare e dove lavorava mentre lui le scrisse il suo nome.

 

Si scambiarono i foglietti e Maria lesse: Michael Guerin. Allungò la mano verso di lui.

“Sig. Guerin la ringrazio per la sua cortesia. Mi scuso per quello che è successo, davvero io non volevo. Grazie, grazie ancora. Devo scappare al lavoro, sono molto in ritardo”

Si strinsero la mano e Maria risalì sull’auto, mise in moto e si allontanò. Lui rimase sul marciapiede a guardarla, poi abbassò gli occhi sul bigliettino che teneva tra le dita. Si mise a ridere, quella ragazza non si era resa conto di essere finita dalla padella nella brace. Forse Maria De Luca poteva risolvere il problema che lo stava assillando da un po’, l’idea di passare del tempo in compagnia di quel folletto biondo era molto allettante. Piegò lentamente il biglietto di carta e lo infilò nel taschino della camicia. Guardò l’ammaccatura della macchina, per fortuna non era niente di grave, anche se avrebbe dovuto pagare una cospicua somma. Prese le chiavi ed entrò in macchina, aveva un appuntamento importante a cui non poteva mancare.

 

Nell’altra auto Maria intanto ripensava all’accaduto, era stata proprio un’incosciente, aveva evitato il pericolo dell’assicurazione ma restava sempre da pagare il danno della Ferrari. Sorrise ripensando a Michael Guerin, era stato molto carino a preoccuparsi della sua salute e ad accordarsi per risolvere privatamente la questione. Avrebbe aspettato la sua chiamata e sperò di non avere altre complicazioni, la giornata era ancora all’inizio ma si sentiva già stravolta. Oggi alla Withman Enterprises sarebbero arrivati alcuni dei principali azionisti del consiglio di amministrazione che volevano visitare la ditta.

“Spero di arrivare in tempo, non voglio essere additata come quella che arriva in ritardo”

Finalmente riuscì a parcheggiare. Una rapida occhiata allo specchietto le rimandò un’immagine abbastanza buona, quindi recuperò la sua borsetta e scese avviandosi verso l’ufficio.

 

 Tutto sommato aveva già ricevuto un segno positivo.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2° ***


La Withman Enterprises occupava un’intera palazzina di quattro piani all’interno di un centro direzionale. Maria lavorava al secondo piano dove gli ambienti erano divisi da interpareti mobili. La sua compagna d’ufficio era Laurie Dupree, si erano conosciute quando lei era stata assunta e l’amica era stata una preziosa fonte di consigli. Quando la vide entrare sorrise dalla sua scrivania.

“Tutto bene?”

Maria scosse la testa.

“Me ne sono già successe di tutti i colori. Poi ti racconto”

Accese il computer e si mise al lavoro. Per una mezz’oretta tutto fu tranquillo, poi iniziò a spargersi la voce che erano arrivati quelli del consiglio di amministrazione e dopo aver visitato il primo piano stavano salendo da loro e un mormorio si diffuse nello spazio open space.

“Tu cosa ne pensi Laurie?”

“Non c’è nessun motivo per cui agitarsi, ho sentito che si è parlato di un aumento del capitale, è per questo che i pezzi grossi hanno deciso di visitare tutto di persona, vogliono vedere come stanno investendo i loro soldi”

 

Sentirono il suono familiare dell’ascensore che si fermava ed il rumore delle porte che si apriva.

“Prego signori da questa parte. Questo è il reparto che si occupa della registrazione fatture delle varie commesse”

Le due ragazze sentirono che le voci si avvicinavano a loro. Maria continuò tranquillamente ad inserire i dati ma quando sentì parlare una persona, le sue dita rimasero sospese mentre cercava di capire perché le era familiare.

“Sig. Guerin cosa ne pensa?”

Lei si portò una mano alla bocca.

“No, non è possibile, con tutte le persone che potevo tamponare ho preso proprio uno del consiglio di amministrazione… Altro che segno positivo dal cielo, questa è una disgrazia”

Si rese conto che non poteva affrontarlo, d’istinto prese un fazzoletto dalla borsa e premendoselo sul naso si rivolse a Laurie.

“Scusami ma non mi sento molto bene, devo andare in bagno”

Passò davanti al piccolo gruppetto cercando di nascondere il viso il più possibile. Mentre imboccava il corridoio a destra sentì il suo responsabile chiedere a Laurie cos’era successo. Aprì la porta del bagno ed entrò, era salva. Si guardò allo specchio sperando che la visita degli azionisti fosse breve, sapeva benissimo di non poterlo evitare per sempre, però almeno voleva mantenere la cosa segreta sul posto di lavoro. Aveva usato un trucchetto molto infantile, ma in quel momento di panico le era parsa l’unica soluzione possibile e poi ce l’aveva fatta: era salva. Si lavò le mani e si bagnò le guance per cercare di far passare il tempo. Poi decise di uscire, aprì la porta e si stava avviando quando sentì una voce.

“Spero che stia bene adesso, signorina De Luca”

Lei sobbalzò e si giro per vedere Michael Guerin appoggiata al muro che la fissava con le braccia conserte.

 

“Buo-Buongiorno, cosa ci fa qui?”

“Faccio parte del consiglio di amministrazione e sono in visita alla Withman Enterprises. Mi è parso di capire che non stesse molto bene, ha forse risentito dell’incidente di questa mattina?”

Il tono di lui era neutro e lei non riuscì a capire se la stava prendendo in giro oppure era serio.

“Niente di grave, adesso è tutto passato”

“Avrei bisogno di scambiare due parole con lei, vuole seguirmi?”

“Io?”

Michael si spostò posizionandosi davanti a lei come aveva già fatto un’ora prima e avvicinò il viso al suo.

“Non vedo nessun altro in giro”

Poi passò oltre.

“Mi segua”

Maria si mise una mano sul cuore, respirare il suo dopobarba così da vicino le aveva fatto accelerare i battiti.

 

Arrivarono all’ufficio di uno dei dirigenti e Michael si sedette sulla poltrona dietro la scrivani facendole cenno di accomodarsi e chiudere la porta. Lei si sedette sulla sedia ed iniziò a torcersi le mani appoggiate in grembo mentre lui rimaneva in silenzio.

“Come lei saprà io e gli altri azionisti siamo qui in visita. Io mi fermerò un mese qui negli Stati Uniti anche per altri affari, poi tornerò in Canada, purtroppo ho ricevuto degli inviti per alcune feste ed altri eventi a cui non posso mancare”

Lui si fermò facendo una pausa e Maria istintivamente aggrottò la fronte cercando di capire dove volesse arrivare, lei non aveva certo questo tipo di preoccupazioni, se così si potevano definire.

“Quando mi è capitato l’anno scorso ci sono stati un po’ di problemi. Nelle serate in cui mi sono presentato da solo mi è successo di essere assillato da alcune ragazze che volevano farmi compagnia prima e dopo la serata, se mi spiego” e le fece uno sguardo ammiccante.

Maria arrossì afferrando il vero significato delle sue parole. Lui sembrò non farci caso e continuò.

 

“Questi diversivi di solito non mi dispiacciono, ma l’ultima volta la fanciulla in questione ha pensato bene di rilasciare un’intervista su di noi con molti particolari. Ovviamente ho subito sistemato la questione”

“Non ne dubito, la ragazza sarà finita nella stanza delle torture del tuo castello” pensò Maria prendendolo in giro e, istintivamente, sorrise a quest’idea.

“Cos’è che la diverte tanto?”

“Oh mi scusi, non volevo ridere di quello che le è successo, mi era venuta in mente una cosa, niente d’importante”

“Adesso sono curioso di saperla”

“No, no lasci perdere”

“Insisto e di solito ottengo sempre quello che voglio”

“Ed io non faccio mai niente contro la mia volontà”

Rimasero a fronteggiarsi occhi negli occhi finché Michael fece una smorfia divertita.

“Vedo che il gattino ha tirato fuori gli artigli diventando una tigre”

Maria fece una faccia perplessa ma decise di non ribattere.

 

Michael dentro di sé si stava divertendo come un pazzo, Maria De Luca era come un libro aperto, qualsiasi cosa stesse pensando si rifletteva sul suo viso ed era facile da intuire. Era stata adorabile prima quando si era imbarazzata mentre lui accennava alle notti di sesso, non pensava esistessero ancora ragazze capaci di arrossire. Era curioso di vedere come avrebbe reagito alla sua proposta.

Durante il viaggio in macchina aveva riflettuto e gli era sembrata la soluzione ideale poi, ammise con se stesso, la situazione lo intrigava moltissimo. Si rese conto che ora la faccenda si faceva delicata, il modo in cui le avrebbe prospettato la cosa era importante, doveva far leva sui suoi sensi di colpa. Appoggiò le braccia sulla scrivania intrecciando le mani.

“Ho parlato con il mio carrozziere, dice che il danno all’auto è ingente. Dovrà sostituire tutta la portiera ed anche il parafango posteriore. Forse ho fatto male ad accettare la sua proposta di non fare la constatazione amichevole”

“Bene, la bomba l’ho lanciata. Vediamo come si comporta”

“No la prego. Ha detto che potevamo accomodare la cosa privatamente”

“Ma come pensa di ripagarmi del danno subito?”

“Potrei darle una rata tutti i mesi fino a coprire il danno”

“Ma lei si rende conto di quanti soldi sono? Ed io dovrei anticipare tutto? In fin dei conti non la conosco, potrebbe essere solo una tattica per truffarmi”

Maria abbassò la testa scoraggiata, si rendeva conto che lui aveva perfettamente ragione, che diritto aveva lei di chiedergli una cosa simile, neanche si conoscevano.

Quando Michael la vide abbassare la testa sconsolata si sentì in colpa, non voleva certo farla piangere, però era indispensabile per la riuscita del suo piano. Si ripromise di farsi perdonare più avanti per questa vigliaccata.

 

“Forse una soluzione ci sarebbe…”

Maria rialzò il viso e spalancò i suoi occhioni verdi. Lui rimase a guardarli e si rese conto che erano davvero molto belli. Poi riprese il suo discorso.

“Io ho bisogno di aiuto e lei potrebbe essere la persona adatta. Non ho voglia di essere preda di altre ragazze che cercano solo un po’ di notorietà, vorrei godermi il mio soggiorno qui senza problemi. Se io avessi una fidanzata starei in pace”

“Ma non capisco cosa c’entri questo con il nostro problema”

“Le propongo di fingere di essere la mia fidanzata”

“Che cosa? Io?”

“Come tutte le volte che me l’ha domandato oggi le rispondo sì, è l’unica ragazza presente in questa stanza che ha un debito con me”

“Io non voglio essere la sua fidanzata!”

“Infatti sarà solo una copertura”

Nella stanza cadde il silenzio. Michael aspettava che lei assimilasse la sua proposta sperando che l’accettasse. Maria cercava di capire in quale universo parallelo fosse finita. Era assolutamente stupita di quello che lui aveva detto.

 

“Scusi, ma credo di non aver capito bene….”

Michael sorrise, si riappoggiò allo schienale della poltrona e posò la penna sulla scrivania.

“Le assicuro di non avere nessun secondo fine. Ho bisogno di avere una fidanzata da esibire, in modo da essere lasciato in pace finché sono qui negli Stati Uniti. Parteciperemo ad alcune serate mondane ed altri appuntamenti. Se invitassi qualche amica per questa finzione potrebbero esserci delle complicazioni di tipo sentimentale, io invece ho bisogno solo di un’accompagnatrice per un periodo limitato, quando me ne andrò tanti saluti e amici come prima”

Maria rimase in silenzio cercando di assimilare le sue parole. Passarono tre minuti buoni e poi lei si decise a parlare.

“Se io accetto queste sue condizioni sarà risolta completamente la faccenda dell’incidente? Non ci saranno lettere all’assicurazione , né soldi da versare?”

“Ha la mia parola. Un mese fidanzata con me in cambio del risarcimento della mia ferrari. Allo scadere del mese avrà saldato il suo debito”

“Affare fatto”

Michael sorrise, era riuscito ad ottenere quello che voleva. Si strinsero la mano per siglare il loro accordo.

“Direi che da questo momento possiamo anche darci del tu Maria”

“Certamente Michael”

“Ti lascio tornare al tuo lavoro. Devo partecipare ad una riunione di sopra. A che ora stacchi?”

“Di solito alle 18.00 ma siccome ho fatto tardi uscirò alle 18.30”

“Ci vediamo fuori nel parcheggio. Ti aspetterò, presumo che tu riconosca la mia macchina, se non te lo ricordassi è quella con una grossa ammaccatura sul fianco”

Maria si alzò e gli rivolse un sorriso che era più una smorfia.

“Davvero molto spiritoso”

Michael l’aveva raggiunta sulla porta ma prima che lei l’aprisse le prese la mano e se la portò alla labbra. Le diede un soffice bacio.

“Non sia mai detto che non sono galante con la mia fidanzata”

Poi le aprì la porta spostandosi per farla passare. Maria se ne andò senza dire niente, lo strano formicolio che ora sentiva dove si erano posate le sue labbra le aveva momentaneamente tolto l’uso della parola.

 

Sarebbe stata una lunga giornata.

************************************

Ringrazio chiunque abbia avuto la pazienza e la voglia di leggerla e un grazie speciale alle "panchinare" per aver letto e commentato, vi adoro.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3° ***


Eos75: Sì, Michael è decisamente cinico e poco corretto, però è parte del suo fascino. Ti ringrazio per il complimento di riuscire ad immaginare quanto letto, nello scrivere mi sono impegnata proprio perchè si capisse quello che avevo in mente. Speriamo continuino a piacerti i colpi di scena che ci saranno.

 

Silen: Vedo che hai inquadrato perfettamente Michael, vedrai che anche senza poteri non si smentirà. Come per Eos ringrazio anche te, sapere che una mia descrizione è stata capita e immaginata da chi legge vuol dire molto per me.  Dato che ho ricevuto un "richiamo ufficiale" dalla direzione posto direttamente due capitoli (d'altronde chi ha la tessera ha diritto ai suoi bonus quando non è soddisfatta xD).

 

Buona lettura a chiunque abbia voglia di leggere e seguire questa ff.

 

*************************

 

Finalmente la giornata era arrivata al termine. Maria spense il computer e radunò le sue cose, prese la borsa e dopo aver controllato che fosse tutto in ordine si avviò verso l’uscita. Non erano rimaste molte macchine nel parcheggio ed individuò subito la ferrari di Michael. Lui non era ancora uscito e lei si avvicinò per esaminare meglio la macchina. Era veramente una brutto danno. Si era piegata in avanti per guardare da vicino la carrozzeria quando una voce la fece rialzare di scatto.

“Ma che bello spettacolo! Hai veramente delle belle gambe”

“Io stavo solo controllando cos’avevo combinato questa mattina”

“Non ti preoccupare si può sistemare, l’importante è che tu non ti sia fatta niente”

“No, tutto in ordine, ho solo un po’ di fastidio alla nuca”

“Non potevi dirmelo stamattina? Ti avrei portato al pronto soccorso per una visita”

“No, ti ho detto che non è niente. So badare a me stessa”

Michael si avvicinò prendendole il mento con due dita voltandole la testa verso di lui.

“Ma adesso sei sotto la mia responsabilità, non vorrei mai che mi accusassi di trascurarti, tesoro”

Maria si sentì le gambe molli, già il tocco delle sue dita le provoca dei brividi in tutto il corpo, se poi la chiamava con questi vezzeggiativi, anche se ironici, non avrebbe retto per un mese intero. Non che provasse qualcosa per lui, però era bello avere intorno qualcuno, da quando suo padre era morto se l’era cavata da sola ed ora si stava rendendo conto di quello che si era persa.

 

Decise di reagire ponendo fine a quel contatto. Si allontanò da lui e indietreggiò.

“Grazie ma io adesso devo andare. Ci vediamo domani”

Poi si voltò e raggiunse velocemente la sua macchina, mise in moto ed uscì dal parcheggio diretta verso casa. Il tragitto le parve insolitamente lungo, stava ben attenta che nessun animale o persona le intralciassero la strada, un incidente le bastava e avanzava. Appena entrò in casa e chiuse la porta dietro di sé pensò che finalmente era al sicuro, come se la presenza di Michael l’avesse seguita fin lì. Però ora, tra le quattro pareti che componevano il suo mondo si sentiva molto più tranquilla, si cambiò mettendosi un paio di pantaloni della tuta a vita bassa ed una canottiera gialla attillata. Si sdraiò sul divano perché il collo aveva cominciato a farle di nuovo male e cominciava anche a sentire tutto il peso della giornata appena trascorsa. Guardò l’orologio, erano le 19.30 e decise di chiudere gli occhi.

"Solo per cinque minuti"

 

Maria sentiva in lontananza il suono di un campanello, era un rumore che le dava fastidio e cercò di ignorarlo. Quando si fece più insistente aprì gli occhi e realizzò che era in casa, che si era addormentata e che era il suo campanello che stava suonando. Rotolò giù dal divano e si tirò in piedi barcollando verso la porta. Guardò attraverso lo spioncino e le parve di riconoscere Michael, allora si sfregò gli occhi pensando di essere ancora addormentata ma quando riguardò lui era sempre lì in piedi davanti a casa sua. Girò la chiave e gli aprì.

“Cosa ci fai qui?”

“Posso entrare?”

Lei era sorpresa e si fece da parte senza replicare. Lui entrò e posò un sacchetto sul tavolo e si girò a guardarla. Maria si sentì vulnerabile di fronte alla sua occhiata, la stava spogliando con gli occhi e lei si sentì in imbarazzo. Andò a sedersi sul divano per sottrarsi a lui.

“Come hai fatto a sapere dove abitavo?”

“Ti ho seguita quando te ne sei andata dal lavoro”

Michael si accomodò vicino a lei.

“Pensavo te ne fossi accorta”

“No, ero concentrata sulla guida. Ma perché mi hai seguito?”

“Avevo bisogno di parlarti e tu sei scappata via”

“E cos’è che dovevi dirmi?”

Michael non le rispose e si alzò in piedi spostandosi verso il tavolo.

 

“Ho portato del cibo cinese. Sempre che tu non abbia già mangiato”

“No, veramente non ci avevo ancora pensato. Ma non hai risposto…”

“Vedo. Ma a che ora mangi di solito? ”

“Mangio intorno alle 19.30, però quando sono arrivata ho deciso di sdraiarmi qualche minuto sul divano perché mi era tornato male al collo. Devo aver chiuso gli occhi ed essermi addormentata. Se tu non avessi suonato probabilmente starei ancora nel mondo dei sogni”

“Sei sicura di non voler andare al pronto soccorso per farti visitare?”

“No davvero. Avevo già male ieri, prima dell’incidente”

“Sei fortunata, sono un mago a fare i massaggi, dopo cena potrai scoprire le mie qualità di massaggiatore”

Michael si alzò in piedi ed iniziò a togliere dal sacchetto i pacchetti confezionati. Maria rinunciò a farsi dare una risposta per il momento, il profumo di cibo cinese  le aveva svegliato lo stomaco e tutto il resto stava passando in secondo piano. Lo seguì e prese dalla cucina a vista una tovaglia e l’occorrente per apparecchiare. In cinque minuti la tavola fu pronta, le vaschette dei cibi aperte e loro due si erano seduti iniziando a mangiare.

 

“Mmmh che buoni. Non mi ero accorta di avere così fame”

Lui la guardò gustare i ravioli al vapore e sorrise.

“Mi dici perché sei qui?”

Maria stava soffiando sul cibo per farlo raffreddare ed attendeva la sua risposta.

“Avevo fame”

“Uno come te si può permettere di andare in qualsiasi ristorante a mangiare, perché sei qui?”

“Non ti ho spiegato i termini del nostro accordo”

“E quali sarebbero?” chiese allarmata.

“Mangia tranquillamente, ne parleremo dopo”

Mentre diceva queste parole prese una delle bacchette che erano insieme al cibo e gliela picchiettò sul naso.

“Mi stai trattando come una bambina!”

“No, mi sto solo divertendo a tenerti sulla corda”

Lei gli fece una smorfia e riprese a mangiare. Non l’avrebbe ammesso ma era tutto buono e lei era molto affamata, le questioni d’affari potevano aspettare dopo cena.

 

Terminato il cibo lui l’aiuto a sparecchiare e nel giro di mezz’ora aveva riordinato tutto. Poi si sedettero sul divano.

“Possiamo parlare adesso?” domandò lei.

“Come no, però girati”

“Scusa?”

“Se ti giri di spalle ti faccio un massaggio”

“Non mi sembra il caso”

“Girati”

“Ti sto dicendo che…”

“Girati, non te lo voglio più ripetere”

Lei sbuffò e fece come le aveva detto.

Michael le spostò i capelli di lato sfiorandole le spalle. Le sue dita si poggiarono sulla pelle di lei iniziando a muoversi piano piano. Poi si avvicinò al suo orecchio bisbigliando.

“Rilassati, non sto cercando di sedurti”

Maria sobbalzò leggermente.

“Non ci stavo neanche pensando e in ogni caso…”

“Sì?”

“La tua sarebbe fatica sprecata”

“Questo è un colpo duro per il mio ego” e rise.

 

Le sue mani iniziarono a scorrere sul suo collo e sulle spalle agevolmente.

“Oggi ho fatto presente che mi serviva una segretaria per tutto il tempo che mi fermerò negli Stati Uniti. Naturalmente mi hanno dato carta bianca dicendo che non c’era nessun problema. Ho fatto il tuo nome inventandomi che mi eri stata consigliata”

“Ah sì”

Maria iniziava a rilassarsi sotto il tocco delle sue dita. Ascoltava i suoi discorsi ma la sensazione di beatitudine che si stava diffondendo in lei metteva in secondo piano tutto il resto. Chiuse gli occhi godendosi quel momento, era un vero paradiso, desiderò che continuasse all’infinito.

“…quindi da domani non devi più andare al lavoro”

“Che cosa?”

Lei si girò di scatto, non aveva ascoltato la prima parte del discorso.

“Non mi hai ascoltato vero? Te l’ho detto che sono famoso per i miei massaggi”

Le sorrise e prendendola per le spalle la fece voltare di nuovo riprendendo ad accarezzarla.

“Ti stavo spiegando che da domani sei a mia disposizione e che sei giustificata al lavoro”

 

Maria venne sopraffatta di nuovo da quel senso di dolce stordimento e fece un sospiro.

 “Quindi cosa faremo?”

“Non te lo dico, sarà una sorpresa. Domattina potrai riposare un po’, verrò a prenderti intorno a mezzogiorno per andare a mangiare”

Maria non replicò completamente persa nel tocco delle sue dita. Anche Michael si stava rilassando, era da tanto che non passava una serata tranquilla in compagnia di una donna che non voleva saltargli addosso, poi toccare la pelle vellutata di lei era molto piacevole, la sentiva diventare sempre più morbida dopo il passaggio delle sue dita. Ad un certo punto si accorse che lei si abbandonava con il corpo contro di lui.

Si era addormentata.

Delicatamente si alzò, una rapida occhiata intorno ed individuò la camera. La prese in braccio e si diresse verso il letto e ve la depose adagio. Si sedette accanto a lei per guardarla, la bocca leggermente socchiusa e la piccola fossettina sul mento. Le sfiorò la punta del naso con un dito e la vide fare una smorfia nel sonno. Infine si rialzò, la tentazione di restare era forte, ma si impose di andare.

 

Era rientrato a casa ed era sdraiato nel suo letto, guardando il soffitto. La camera era leggermente illuminata dai raggi di luna che filtravano attraverso le persiane. Ripensava alla giornata che era appena terminata.

"Maria De Luca"

 

Aveva in mente questo nome e non riusciva a toglierselo dalla testa, una ragazza veramente bella, molto semplice e spontanea. Era letteralmente piovuta dal cielo combinando un bel disastro ma ripensandoci adesso era stato un colpo di fortuna quello che gli era capitato. Michael iniziò a cullarsi in una classica fantasia maschile: cercare di sedurre la ragazza seria e compita. Aveva un mese di tempo per divertirsi poi sarebbe tornato in Canada, alla sua solita vita.

 

L’oggetto dei suoi desideri invece stava dormendo beatamente nel proprio letto ignara di tutti i pensieri di lui.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4° ***


Maria aprì gli occhi. Si sentiva proprio bene, quella notte aveva riposato e non avvertiva nemmeno più il dolore al collo. Questo ricordo per associazione le fece tornare in mente tutti gli avvenimenti del giorno prima, l’incidente, Michael e la loro serata. Si tirò su a sedere cercando di ripensare a cosa fosse successo.

L’ultimo ricordo che aveva era di lui che le stava facendo un massaggio fantastico e poi nulla, buio totale.

Guardandosi vide che era ancora vestita come la sera prima, quindi non era successo niente di strano. A questo pensiero si sentì da un lato sollevata ma dall’altro un po’ delusa, probabilmente lui era abituato a ragazze ben più disinibite che ad una come lei che si vestiva con una semplice tuta anziché con provocanti negligè. Scosse la testa, non era il caso di approfondire cosa si aspettava o meno da Michael, tutto il loro rapporto doveva essere una finzione e basta. Si alzò per fare colazione e prepararsi, erano le 8.20, si stiracchiò felice di avere tutta la mattinata libera, aveva tempo di fare tutto con calma.

 

Infine arrivò il momento di prepararsi, totalmente ignara di quello che avrebbero fatto oggi decise di optare per un paio di jeans, una magliettina rossa attillata ed un paio di sandali con il tacco. Si raccolse i capelli in una treccia e guardandosi allo specchio decise che poteva ritenersi soddisfatta, elegante ma non troppo. Incominciò a guardare l’orologio attendendo, forse con troppa ansia, di sentir suonare il campanello.

“E se lui avesse cambiato idea? Magari si è reso conto che non c’entro niente con il suo mondo, che non sono la persona adatta per questa finzione”

Si guardò di nuovo allo specchio.

“Chi pensi di essere Maria? Sei solo una povera cenerentola, i principi azzurri non esistono. Però purtroppo le sorellastre cattive ci sono anche nella realtà” pensò amaramente.

Stava quasi per andare a cambiarsi quando il campanello suonò, lei sobbalzò dato che si era già rassegnata.

Sollevò la cornetta per rispondere.

“Chi è?”

“Sei pronta per andare?”

“Scendo tra un secondo”

 

Michael ritornò alla macchina impaziente di vederla, aveva passato la notte chiedendosi se era giusto quello che stava facendo, adesso vedendola camminare verso di lui, bella come il sole, si convinse di aver fatto la scelta migliore.

“Ciao”

“Ciao”

Lui le baciò di nuovo il dorso della mano.

“Guarda che potrei abituarmi a questo trattamento”

“Per me è un piacere”

Salirono in macchina.

“Mi dici dove andiamo?”

“Ti porto a casa mia”

“Ma tu non abiti in Canada?” scherzò lei.

“Certo però ho una appartamento anche qui”

 

Dopo un quarto d’ora arrivarono davanti ad un palazzo lussuoso. Maria lo guardò facendo mentalmente un confronto con quello dove viveva lei. Salirono in ascensore.

“A che piano abiti?”

“All’attico”

“Praticamente uguale a casa mia”

“Veramente l’appartamento è dei miei, ma loro non ci vengono quasi mai ed io lo uso come base quando vengo a New York”

Entrarono e lei si guardò intorno. Le piacque molto l’ambiente, i mobili erano tutti di ciliegio e l’insieme dei colori caldi delle pareti e dei divani trasmetteva un’idea di calore e conforto. Lui le fece fare il giro mostrandole la cucina, il bagno e la camera da letto. Lei notò che il poco disordine che c’era era tipicamente maschile, nessun oggetto che indicasse la presenza di una donna.

 

“Hai fame?”

“Un pochino. Vediamo, ieri sera mi hai fatto mangiare cinese ed oggi cos’ha in serbo il mio chef preferito?”

“Ti stupirò. Il menù è a base di pesce”

“Hai cucinato tu?”

“Certo, perché hai quell’espressione stupita?”

“Non ti ci vedo a trafficare tra i fornelli”

“Invece sono un vero e proprio cuoco provetto”

La risata di lei riempì la stanza.

“Scusami non volevo mettere in dubbio le tue qualità. E’ che dopo averti visto ieri tutto elegante mi è difficile immaginarti con un grembiule ed un cucchiaio di legno in mano”

“Se non la smetti di prendermi in giro potrei anche sculacciarti con quel cucchiaio”

Lei gli fece una linguaccia come risposta.

 

Lui le spostò la sedia facendola accomodare a tavola, poi andò in cucina a riempire i piatti. Si sedette vicino a lei alla sua destra.

“Spaghetti alle vongole!”

“Ti piacciono?”

“Adoro il pesce”

Michael arrotolò la pasta sulla sua forchetta e gliela mise davanti alla bocca. Maria si fece imboccare e lo vide in attesa di un suo giudizio.

“Sono buonissimi, davvero”

“Mi fa piacere che ti siano piaciuti”

Lei prese a sua volta degli spaghetti e lo imboccò. Si era instaurato un feeling spontaneo e per entrambi fu naturale imboccarsi a vicenda come due bambini. Mangiarono di gusto anche il secondo ed infine lui servì il dolce.

 

“Il tiramisù, tu vuoi farmi morire!”

“Va bene, allora lo porto via, non vorrei averti sulla coscienza”

“Michael Guerin lascia subito quel piatto sul tavolo se ci tieni alla vita”

“Ecco che spunta fuori di nuovo la piccola tigre”

“Sì e questo tigrotto ti graffierà se non restituisci subito quel dolce”

Michael si allontanò facendo dei passi all’indietro.

“E’ intrigante questa storia dei graffi, lo faresti veramente?”

“Dove stai andando?”

Per tutta risposta lui si chiuse in cucina.

 

Maria aprì la porta e lo vide in piedi.

“Dov’è?”

“Non capisco di cosa stai parlando”

“Lo stai facendo apposta”

Lei vide che il dolce era stato appoggiato in fondo al mobile della cucina. Solo che tra lei ed il piatto c’era Michael.

“Mi fai passare?”

“Dipende”

“Da cosa?”

“Devi pagare il pedaggio”

“Quale sarebbe?”

“Avvicinati a me”

“Disse il lupo a cappuccetto rosso”

Maria si avvicinò a lui, attratta come una falena dalla luce. Si fermò a pochi centimetri dal suo viso.

“Allora?”

Lui, per tutta risposta, le accarezzò una guancia con la mano ed avvicinò la bocca per baciarla. Appoggiò solo le labbra per testare la reazione di lei, quando la sentì rispondere approfondì  il bacio infilando la lingua nella sua bocca. Trovò quella di lei, un po’ esitante, ma ben presto il bacio divenne profondo. Alla fine si staccarono per riprendere fiato.

“Credo che tu possa passare adesso”

Lei fece finta di sistemarsi la maglietta per non guardarlo negli occhi.

“Grazie”

 

Ritornarono poi in salotto e finirono di mangiare in silenzio. Tutti e due pensavano al bacio che si erano scambiati, un bacio intenso, coinvolgente ed eccitante. Michael riempì due bicchieri di vino.

“Propongo un brindisi”

Lei prese il bicchiere.

“A cosa?”

“Al nostro fidanzamento ufficiale”

Lui alzò il flute sfidandola a fare altrettanto. Maria non si tirò indietro.

“Al nostro fidanzamento”

 

Fecero tintinnare i bicchieri e bevvero guardandosi negli occhi al di sopra dei calici.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5° ***


Con le vostre recensioni mi viziate lo sapete? Mi fa piacere se i precedenti vi sono piaciuti, ho cercato di mantenere per quanto possibile i caratteri originali e ricreare l'alchimia naturale che c'è sempre stata fra loro.

 

***************************

 

 

Uscirono sulla grande terrazza, guardando il panorama della città.

C’era una leggera brezza e Maria chiuse gli occhi assaporando le carezze del vento sul viso. Michael la stava guardava incantato, il bacio di prima non aveva saziato il suo desiderio, anzi l’aveva accentuato, voleva assaporare ancora quelle labbra ma doveva stare attento a non spaventarla o la sua piccola tigre sarebbe scappata.

“Ho qualcosa che non va?”

“Perché?”

“Mi stai fissando come se fossi un’aliena”

“Ammiravo il tuo profilo, che è decisamente meglio che guardare i grattacieli”

Maria sorrise però un’espressione triste prese posto sul suo viso.

“E’ molto bello qui, sai che sei fortunato?”

“Me ne rendo conto, non ho mai dato niente per scontato. I miei mi hanno cresciuto senza viziarmi. Non fraintendermi, è bello possedere una Ferrari, poter abitare in un attico o togliersi qualche sfizio senza problemi ma ho imparato tempo fa che le cose veramente importanti sono altre”

 

Maria rimase in silenzio riflettendo e poi si voltò verso di lui.

“E’ stato molto brutto?”

“Cosa?”

“Il tuo discorso di prima, deve esserti successo qualcosa per farti dire quelle parole”

Michael si passò una mano tra i capelli, distogliendo lo sguardo da lei per rivolgerlo al cielo. Lei gli mise una mano sul braccio.

“Scusami, non volevo essere invadente”

Lui coprì la mano con la propria.

“Non ti preoccupare”

Prese un profondo respiro e si spostò sedendosi sulla panchina in ferro battuto.

“Fortunatamente è una storia passata. E’ accaduto tre anni fa. Mia madre si era ammalata gravemente e i medici non riuscivano a capire cos’avesse. Abbiamo passato un lungo calvario consultando tutti gli specialisti possibili. Esami su esami e nessuno che diceva niente. Finalmente, dopo un’infinità di controlli, è stata trovata una cura ed ora sta bene, è guarita perfettamente”

Maria non disse niente ed attese che lui se la sentisse di proseguire, rimase appoggiata con le spalle alla ringhiera.

“In quei momenti mi sono reso conto di come siano inutili le cose materiali. Volevo solo che lei guarisse ma non potevo fare niente, nonostante avessimo a disposizione un mucchio di soldi io e mio padre potevamo solo pregare e sperare. Avrei barattato tutto quello che possedevo in cambio della sua guarigione. Non auguro a nessuno di passare quello che ho sofferto io”

Lei si avvicinò e quando lui posò la testa sulla sua pancia lo abbracciò. Rimasero così per un po’ finché lui riprese a parlare.

“Per questo ho deciso di non legarmi a nessuno, non voglio più soffrire così. Meglio i rapporti superficiali dove non rimani scottato”

Lui aveva detto queste cose sempre appoggiato a lei ma Maria aveva sentito distintamente le sue parole. Gli accarezzò i capelli dolcemente, per essere arrivato a dire così doveva aver sofferto molto.

Infine lui si staccò tenendo le mani appoggiate alla vita di lei.

“Grazie”

“Non ho fatto niente”

“Mi hai ascoltato senza dire le solite parole di circostanza, per me vuol dire molto”

 

Si alzò in piedi e la baciò dolcemente labbra contro labbra.

“Ti va di uscire?”

“Mmmh dove mi vuoi portare?”

“Al parco”

“Oh sì, voglio salire sullo scivolo e poi voglio un gelato”

Maria parlò con un tono infantile prendendolo in giro.

“Dipende da come ti comporterai”

“Ma io sono sempre brava e buona”

“Sì ed io vengo da un altro pianeta”

“Cosa vorresti insinuare?”

“Ti devo ricordare come ci siamo conosciuti?”

“Ma quello non c’entra, io ho salvato la vita di un gatto”

“Poi ce l’hai fatta ad evitarlo? Non te l’ho mai chiesto”

“Sì, avrei voluto dirtelo ieri ma sembravi un pochino alterato e temevo che mi avresti strangolato”

Risero entrambi e si prepararono ad uscire.

 

Arrivarono al parco e stesero una coperta sotto l’ombra di un albero. Michael si era portato un libro da leggere, l’Ulisse, e ne aveva prestato uno a Maria. Si tolsero le scarpe e si sdraiarono per terra. Ben presto lui si immerse nella lettura dimenticando il mondo circostante, lei invece dopo aver letto poche pagine chiuse il libro. Iniziò a guardarsi intorno, vide dei bambini che giocavano a pallone, alcune mamme che guidavano dei passeggini ed in lontananza c’erano anche dei ragazzi sui rollerblades. Iniziò a sentire gli occhi pesanti, la tranquillità che c’era intorno e l’aria calda stavano avendo un effetto soporifero. Si mise a pancia sotto e dopo aver piegato un braccio a mo’ di cuscino chiuse gli occhi. Michael la spiò con la coda dell’occhio e si accorse che si era addormentata.

 

Piano piano lui si girò e strappò un filo d’erba, poi le fece il solletico sul naso e la vide fare una smorfia. Le stuzzicò ancora la guancia rimettendosi a leggere facendo finta di niente. Con la coda dell’occhio la vide grattarsi il viso senza svegliarsi e non riuscì a resistere alla tentazione di riprovarci ma questa volta lei gli afferrò il braccio ed aprì gli occhi fissandolo.

“Io non ci riproverei se fossi in te”

“Sennò?”

“Se lo rifai me ne vado via lasciandoti qui da solo”

“Ecco la mia tigre che esce allo scoperto. Comunque non puoi”

“Io decido da sola cosa fare, te l’ho già detto una volta”

Lentamente Michael intrecciò le sue gambe con quelle di lei stringendola in una morsa.

“Lasciami andare subito!”

“Non ci penso neanche”

Maria cercò di divincolarsi spingendolo via ma Michael, prendendola alla sprovvista, si spostò sopra di lei bloccandola con il suo corpo.

“Spostati”

“Non ci penso neanche, sei molto comoda sai?”

“Tu sei un maniaco”

“Tesoro, non vorrai dimenticarti che siamo fidanzati?”

“Lo sai cosa sei? Un b…”

Lui le mise un dito sulle labbra

“Shhh, non si addicono le parolacce ad una ragazza bella come te”

“E cosa mi si addice?”

“I baci”

Maria rimase in silenzio e sperò che lui alle parole facesse seguire l’azione. Lo vide avvicinarsi ma una voce interruppe quel momento.

 

“Lo sapevo che ti avrei trovato qui Michael!”

“Kristen che bello vederti”

Maria lo vide sollevarsi da lei ed abbracciare calorosamente la ragazza appena arrivata, anche lei allora si alzò.

“Maria ti presento Kristen, una mia cara amica e questa è Maria”

Si strinsero la mano e lei notò due cose: che Michael non l’aveva presentato come sua fidanzata e che la nuova arrivata lo teneva a braccetto, segno che avevano una certa confidenza. Attese curiosa di sapere come si sarebbe comportato lui.

“Michael, ho saputo per caso che eri a New York ed allora ho deciso di venire a cercarti. Mi devi sempre una cena ricordi?”

“Veramente la scommessa non l’hai vinta quella volta, quindi non ti devo niente”

“Sei veramente cattivo. Ormai me l’hai promessa”

Maria l’avrebbe strangolata volentieri, Kristen sembrava la classica gatta morta e ci stava provando palesemente con lui, possibile che non si accorgesse di quanto era svenevole?

“Come posso dire di no quando mi guardi con quegli occhioni? Prenota dove vuoi per questa sera”

Kristen iniziò a saltellare e dopo avergli stampato un bacio sulla guancia prese il cellulare per prenotare.

“Hanno aperto un nuovo locale proprio vicino al tuo appartamento sai? Potremmo andare lì”

Senza aspettare la sua risposta si allontanò un poco per telefonare.

 

Michael finalmente si rivolse a lei.

“Vieni anche tu stasera?”

Maria non se l’aspettava questo invito.

“No grazie. Sono molto stanca e preferisco rientrare presto. Ho dei lavoretti da sistemare e mi sembra il momento adatto. Non preoccuparti per me”

“Ma no dai, Kristen è una ragazza simpatica”

“Sì certo, come una piccola scimmietta che saltella quando le vengono date delle noccioline” pensò lei.

“Non ne dubito ma preferisco andare a casa”

“Ma…”

Michael venne interrotto da Kristen che tornò alla carica appiccandosi addosso a lui.

“Tutto fatto, è per stasera alle 20.00”

“Sei sicura che non vuoi essere dei nostri?”

Maria si sentì squadrare dalla ragazza come se le fossero spuntate delle antenne in testa

“Vieni anche tu?”

“No grazie. Ora devo andare scusatemi”

Scappò quasi via dal parco, ansiosa di mettere la maggior distanza possibile da quei due. La sfiorò l’idea di prendere un taxi per tornare a casa ma sarebbe stato troppo caro, camminò fino alla fermata dell’autobus e quando arrivò si sedette.

Le venne spontaneo pensare che probabilmente Kristen non aveva mai preso un autobus in vita sua, lei non c’entrava niente con il loro mondo, ma perché diavolo aveva accettato la proposta di Michael?

“Perché non avevi scelta. Cosa conta un’umiliazione in più Maria? Fatti forza”

 

Automaticamente la sua mano salì a stringere la catenina nascosta che portava sempre al collo.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6° ***


Maria rientrò finalmente a casa. Si cambiò e per tenersi occupata decise di mettersi a fare le pulizie e riordinare un po’ in giro, accese la musica e si mise a canticchiare cercando di allontanare tutti i pensieri. All’ora di cena però le venne spontaneo ripensare al giorno prima, quando Michael si era presentato da lei per mangiare cinese.

“Questa sera non verrà, è impegnato con quella Kristen” pensò

Non capiva perché stesse pensando a lui, in fin dei conti il loro era solo un finto fidanzamento, lui era libero di uscire con un amica senza doverle rendere conto. Lanciò lontano lo straccio con cui stava facendo la polvere.

“Accidenti a te e alla tua dannata macchina Michael Guerin!”

Dopo questo sfogo si preparò velocemente qualcosa da mangiare e quando squillò il telefono, una parte di lei si ritrovò a sperare che fosse lui al telefono.

“Pronto?”

“Ciao Maria, sono Laurie. Tutto bene? Ho saputo oggi la novità”

“Quale novità? Ah sì, mi hanno reclutato le alte sfere”

“Come ti trovi?”

“Diciamo che avrei preferito stare alla mia scrivania. Comunque tutto ok, non è un lavoro molto impegnativo”

“Hai voglia di uscire questa sera? Pensavo di fare un salto con qualche amico in un pub, se ti vuoi aggregare”

“No grazie. La prossima volta, mi sento molto stanca e me ne starò davanti alla tele con un po’ di gelato”

“Sei sicura?”

“Certo, vai e divertiti”

 

Maria riagganciò sentendosi in colpa. Avrebbe voluto dire la verità alla sua amica ma non se la sentiva. Finito di mangiare si accomodò sul divano e spense le luci lasciando accesa solo qualche candela per fare atmosfera. Si mise a seguire un film giallo alla televisione mangiando del gelato al limone e ben presto si fece prendere dalla trama dimenticando tutti i pensieri riguardanti il suo pseudo fidanzato. Quando il film terminò si preparò per andare a dormire ed automaticamente si chiese se Kristen quella sera sarebbe andata a letto da sola o in compagnia. L’allusione che aveva lanciato dicendo che il ristorante era vicino al suo appartamento non era stata casuale, la ragazza l’aveva fatto apposta.

Scosse la testa, questi non erano affari suoi. Sperò di riuscire ad addormentarsi e svegliarsi senza ricordare più il nome di Michael Guerin.

Ma, come al solito, il destino aveva altri progetti.

 

*****

 

Il sole era sorto, una nuova giornata stava iniziando. Nell’appartamento aleggiava un invitante profumo di caffè, Maria aprì gli occhi ancora assonnata ed ispirò avidamente.

“Che buon profumo, magari lo trovassi già pronto” pensò

Si alzò e sbadigliando uscì dalla camera per andare in cucina. Si bloccò quando vide una figura di spalle intenta a trafficare ai fornelli.

“Michael? Cosa ci fai qui?”

Lui si girò e sfoderò un grande sorriso.

“Buongiorno tigre. Cappuccino?”

“Sì grazie”

Maria prese la tazza e rimase ferma a fissarlo.

“Come hai fatto ad entrare?”

“L’altra sera quando me ne sono andato non potevo certo lasciarti con la porta aperta, all’entrata ho visto un secondo mazzo di chiavi ed ho chiuso con quello, poi ieri mi sono scordato di restituirtelo”

Il suo sguardo la percorse da capo a piedi.

“Siediti, ho comprato anche delle brioche fresche”

Si accomodarono entrambi al tavolo e fecero colazione in silenzio. Maria moriva dalla voglia di chiedergli com’era andata la sera a cena ma non voleva dare l’impressione di essere interessata.

“Perché io non sono interessata” puntualizzò mentalmente.

 

“Ti sei alzato presto questa mattina? Pensavo volessi dormire dopo il tuo appuntamento di ieri”

“Il mio cosa? Non era mica un appuntamento. Kristen la considero una sorella minore”

“Lei non credo ti veda in veste di fratello però”

“Ha una piccola cotta per me ma non è niente di serio”

“Quindi niente dopocena a casa tua? Poverina avrà pianto tutta la sera”

“Chi ti ha messo in testa l’idea che ci sarebbe stato un dopocena? Se non sbaglio ieri parlavamo di andare a mangiare qualcosa e basta”

“Lei ha detto che era vicino al tuo appartamento il ristorante e poi ti stava appiccicata addosso….”

Maria iniziò a balbettare e si dette della stupida mentalmente per aver sollevato questo discorso. Michael iniziò a ridere.

“E’ per questo che non sei uscita con noi?

“Certo che no, avevo degli impegni ieri sera”

“Di che tipo?”

“Dovevo uscire”

“Peccato che io sia passato sotto casa tua ed abbia visto la luce del televisore, segno che eri in casa”

“Perché sei passato sotto casa mia?”

Questa volta fu Michael ad arrossire leggermente.

“Stavo solo passando per caso. Cambiando discorso, questa sera abbiamo il nostro primo impegno mondano”

“Cioè?”

“Andiamo a teatro, ho ricevuto un invito ed ovviamente ci voglio andare con la mia fidanzata”

Maria si alzò per sistemare le tazze nel lavandino.

“Come mi devo vestire?”

“Non è un problema”

“Invece penso di sì”

“Questo mi ricorda che abbiamo un appuntamento stamattina alle 10.00, ti conviene prepararti”

“Dove?”

“Neanch’io ho un vestito adatto, mi accompagnerai a cercarne uno”

“Credi che sia la persona più adatta?”

“Sei la persona adatta per molte cose”

Maria decise di non approfondire la sua affermazione e si girò per tornare in camera.

 

“Maria?”

“Sì?”

 “Carino il tuo pigiama, molto sexy”

Lei arrossì e solo allora si rese conto di indossare una canottiera con un paio di pantaloncini corti e aderenti. Per tutto quel tempo era rimasta così svestita davanti a lui e Michael non aveva detto una parola se non alla fine.

“Pervertito”

“Cosa vuoi anche l’occhio vuole la sua parte”

Maria chiuse la porta della camera appoggiandosi contro. Non l’avrebbe mai ammesso apertamente ma era molto lusingata dal suo complimento. Si diresse verso l’armadio cercando qualcosa da indossare.

 

Michael era rimasto seduto ed era molto divertito da tutta la situazione. Il suo folletto biondo era una continua fonte di sorprese, chissà come si era fatta l’idea che lui e Kristen fossero amanti. Lui la conosceva da anni e cercava di assecondarla perché non aveva una situazione facile, visto il divorzio dei genitori, ma da qui ad andarci a letto, l’idea non l’aveva mai sfiorato. Accantonò quei pensieri, si alzò e si mise a girovagare per la stanza nell’attesa, vide delle candele profumate e annusò l’essenza, riconobbe il muschio bianco che piaceva anche a lui. Accese la televisione e si sedette sul divano. Dopo poco lei ritornò vestita di tutto punto.

“Sono pronta”

“Allora possiamo andare”

Era ormai sulla porta quando lei lo richiamò.

“Michael non dimentichi qualcosa?”

Lui fece uno sguardo incerto.

“Le mie chiavi di casa”

“Oh quelle, già me le stavo scordando ancora in tasca”

Le prese e le rimise al loro posto nel mobiletto vicino alla porta.

 

Saliti in macchina lui guidò fino ad una famosa boutique. Vennero fatti accomodare in un salottino dove entrò poco dopo una commessa che salutò Michael amichevolmente, ovvio che lui venisse qui per rifornirsi di solito. Loro due rimasero seduti sulle poltroncine mentre dei commessi portarono vari modelli di completi da uomo. Michael alla fine ridusse la scelta a due e chiese a Maria cosa ne pensava.

“Preferisco il secondo”

“Hai ragione. Vado a provarlo”

Quando ritornò lei rimase senza fiato, era veramente uno schianto. Una sarta prese delle misure per fare delle piccole modifiche ma assicurò che l’abito sarebbe stato pronto nel pomeriggio per il ritiro. Poi lui disse qualcosa sottovoce alla commessa e ritornò da lei.

Maria quindi si alzò ma Michael le posò un mano sul braccio.

“Aspetta, già che siamo qui potremmo vedere un vestito per te”

“No, non è il caso, lasciamo perdere”

“Insisto. Dai almeno un occhiata a qualche modello, se poi non trovi niente che ti piace pazienza”

 

Maria sbuffò ben conscia che era solo una perdita di tempo, lei non aveva assolutamente i soldi per comprare un abito in una boutique ma non l’avrebbe mai ammesso con lui. Decise di dare un’occhiata e rifiutarli tutti. Iniziarono ad entrare delle commesse portando dei vestiti uno più stupendo dell’altro. Maria li ammirò tutti ma trovava qualche scusa per scartarli finchè non le portarono un vestito chiaro, color panna che la lasciò senza parole. Venne convinta a provare almeno quest’ultimo e dopo essere uscita per farsi vedere si cambiò e, a malincuore, lo restituì. Michael intuì che le piaceva molto ma non disse niente.

 

Si diressero alla cassa dove lui pagò il suo acquisto e si mise a parlare con una commessa per la consegna a casa del vestito.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7° ***


Eccoci ad un nuovo capitolo. Ringrazio chi mi legge e Ahirin, Eos75 e stellinathebest19 che mi hanno messo nei preferiti!

Passo alle risposte:

 

Capa: grazie mille per i commenti così precisi. Vedo che hai notato come Michael non si comporti da ricco viziato ma, al contrario, sia un tipo semplice e il poco che ha rivelato di lui sarà importante in futuro. Sulla poca sensibilità che dire... è un tratto distintivo di Michael, come lo è per Maria parlare sempre troppo, anche quando sarebbe meglio non farlo xD  Lo scambio di battute sul venire da un altro pianeta era proprio un tributo a Roswell e da brava roswelliana l'hai capito al volo! Trovarsi Michael in casa che ti ha preparato il caffè sarebbe il massimo lo so xD Chissà cosa dirai di questo capitolo...

 

Eos75: non so come ringraziarti, non segui roswell eppure stai leggendo e commentando così bene, centrando i punti essenziali. Michael in alcune occasioni si è comportato come un principe azzurro è vero, però come hai potuto notare a volte manca proprio di sensibilità e questo rispecchia il suo personaggio in roswell. Sono felice che i loro caratteri ti piacciano e ti convincano. I riferimenti alla favola ogni tanto ci voglioni, giusto per rispettare il titolo e per far un po' sognare (e io ho sognato parecchio scrivendo xD). Ripeto la stessa frase di prima, chissà cosa dirai di questo capitolo...

 

********************************

 

 

Maria venne riaccompagnata a casa da Michael, che aveva un appuntamento di lavoro. Si lasciarono con la promessa che lui sarebbe passato a prenderla intorno alle 19.00 per uscire a cena e trovarsi a teatro alle 21.00. Tornata a casa Maria aprì tutto il suo armadio alla ricerca di un vestito adatto per la serata.

Purtroppo niente le sembrava all’altezza, soprattutto se paragonato agli abiti visti nel pomeriggio, quelli sì che erano belli. Si sedette sconsolata sul letto e dopo aver dato un’altra occhiata all’armadio si sdraiò.

“E’ tutto inutile, non troverò mai qualcosa di adatto per stasera”

Il trillo del campanello di casa interruppe i suoi propositi di scappare in Messico. Andò ad aprire e si trovò davanti un fattorino che le consegnò quello che sembrava un abito.

“Mi scusi ma deve esserci un errore, io non aspettavo niente”

“Lei è la signorina Maria De Luca?”

“Sì”

“Allora nessuno sbaglio, la consegna è per lei. Firmi qui prego”

 

Rimasta sola appoggiò l’involucro sul letto ed aprì la cerniera. Davanti ai suoi occhi apparve il vestito chiaro provato nel pomeriggio, che la fece rimanere senza parole. Si avviò decisa verso il telefono per chiamarlo e dirgli che non accettava qualcosa che non poteva permettersi, era a metà del numero quando si bloccò e cancellò la chiamata. Ritornò in camera e si mise davanti allo specchio con il vestito appoggiato a lei. Avrebbe fatto un figurone, ormai l’abito le era stato consegnato, perché non approfittarne? Rapidamente riordinò la stanza e si preparò l’acqua per un bagno, era decisa ad essere splendida.

 

Le ore passarono veloci, la lancette dell’orologio arrivarono quasi all’ora x. Maria si guardò allo specchio, era veramente bella, si era arricciata i capelli che ora ricadevano a boccoli, il vestito sottolineava le curve del suo corpo e lei si sentiva orgogliosa dell’immagine riflessa dallo specchio. Quando Michael suonò e chiese di salire, lei lo aspettò incuriosita.

“Ciao”

“Ciao”

“Queste sono per te” e le porse un mazzo di calle.

“Calle! I miei fiori preferiti! Ma come facevi a saperlo?”

“Tu non ti accorgi quando parli vero? L’hai detto ieri mentre mangiavamo”

Maria aspirò il profumo e si affrettò a prendere un vaso per metterli dentro, che appoggiò poi in centro sul tavolo.

“Non dovevi ma grazie”

“Ho raggiunto il mio scopo”

Lei lo guardò interrogativamente.

“Farti sorridere”

Le prese la mano per baciarla e lei rimase turbata da quel contatto e si allontanò

“Devo prendere la borsa e poi sono pronta per andare”

Michael la lasciò andare, si era accorto del suo imbarazzo e la cosa gli aveva fatto piacere.

Questo finto fidanzamento si stava rivelando molto, molto intrigante.

 

Entrarono nel ristorante, un posto molto tranquillo ma di classe, vennero accompagnati al loro tavolo posizionato in un angolo appartato. Al centro stava una candela accesa che creava un’atmosfera molto romantica.

Maria aveva appoggiato una mano sul tavolo e lui si era avvicinato ad accarezzarla facendo scorrere il suo dito avanti ed indietro. Il tocco di Michael le provocava una morsa allo stomaco, avrebbe voluto spostare la mano ma una forza invisibile le impediva di allontanarsi e spezzare quel legame. Intervenne il cameriere che portò loro da mangiare a dividerli.

“Io volevo ringraziarti” esordì lei dopo aver terminato il secondo.

“Per cosa?”

“Il vestito. E’ stato molto gentile da parte tua, non me l’aspettavo”

Lui finì di bere il suo vino.

“Non mi devi ringraziare. E’ stata una spesa come un’altra, niente di importante”

Maria accusò il colpo, per lui non aveva significato niente, e cercò di mascherare il suo disappunto con un sorriso.

“Va bene”

Terminata la cena si diressero verso il teatro, dove arrivarono puntuali.

“Questa è la nostra prima uscita pubblica come fidanzati. Dobbiamo recitare bene”

Lei annuì un po’ sconsolata.

Si sentiva veramente usata, i fiori, il vestito, faceva tutto parte di una messinscena, anche lei impersonava un ruolo finto. Nell’atrio molte persone fermarono Michael per salutarlo e chiedergli quant’è che si sarebbe fermato. Lui la presentò a tutti e ricevettero entrambi congratulazioni ed auguri per un felice matrimonio. Maria sorrideva, ringraziava e salutava fingendo una gioia che assolutamente non provava. Restò in silenzio per tutta la durata dello spettacolo.

Al momento di uscire lui non prese un taxi.

 

“Ti va di fare una passeggiata a piedi?”

“Per me è uguale” rispose lei con voce neutrale.

Si incamminarono silenziosamente

“Hai attirato molti sguardi in teatro”

“Davvero? Magari tra uno di questi c’è anche il mio principe azzurro”

“Non è bello da dire davanti a me”

“Se ben ricordo sei stato tu ad affermare che volevi una faccenda senza coinvolgimenti. Non puoi certo lamentarti del mio comportamento, sono stata una fidanzata impeccabile stasera. Non ho fatto gli occhi dolci a nessun uomo”

“Mi sembra il minimo!”

“Però non puoi certo impedirmi di guardarmi intorno per il futuro, un mese non è l’eternità”

Michael la guardò senza rispondere e guardò davanti a sé continuando a camminare.

 

“Mi dici cos’hai?”

“Non ho niente”

“Maria ti si legge in faccia che c’è qualcosa che non va”

“Ho freddo”

Ed era vero, il vestito che  indossava aveva delle spalline fini e la brezza notturna le stava facendo venire la pelle d’oca. Michael si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle, in questo modo si fermarono e lui la fece voltare, avvicinò i due lembi dell’indumento in modo che fosse vicinissima davanti a lui e poi appoggiò la fronte a quella di lei.

“Cosa c’è?” le chiese sottovoce.

Suo malgrado Maria non seppe resistere al suo tono suadente, all’intimità della situazione.

“Mi sono sentita usata, hai comprato i fiori, hai comprato il vestito……. hai comprato me”

“Che cosa? Maria tu non sei questo per me. Io ti rispetto come persona, non l’ho mai pensato credimi”

“Davvero?” la sua voce era un sussurro.

“Sei molto bella, intelligente, spiritosa e….”

“E?”

“Estremamente sexy e sensuale”

 

La baciò dolcemente assaporando le sue labbra piene e morbide, sentì che lei rispondeva e timidamente gli invadeva la bocca con la lingua cercando la sua. Approfondirono il bacio e Maria appoggiò una mano sul suo torace e con l’altra gli accarezzò una guancia mentre lui l’avvolse in un abbraccio. Il tempo si era fermato mentre loro due si assaporavano, scambiandosi sensazioni, brividi, accendendosi a vicenda. Maria sentiva la pelle scottare, non aveva più freddo, lui l’avvolgeva e questo le dava una sensazione di sicurezza.

Il desiderio cresceva e lui voleva di più, si rese conto che ciò non era possibile in mezzo ad una strada. Si staccarono per riprendere fiato. Poi lui le accarezzò la bocca con un dito.

“Andiamo”

“Sì”

 

Presero un taxi che li riportò all’appartamento di lui.

Entrarono in casa e non appena si richiusero la porta alle spalle si buttarono di nuovo l’uno sull’altra. Le mani di Michael iniziarono a vagare sul corpo di lei, seguendo la curva delle spalle, della schiena fino ad arrivare al sedere, poi la spinse verso di lui, il suo seno morbido schiacciato contro il suo torace era eccitante. Tutto di lei lo era. Inizio a camminare spingendola verso la camera da letto. Maria seguiva i suoi movimenti docilmente. Finirono sdraiati sul letto, lei a pancia in su e lui parzialmente sopra di lei. Michael fece scorrere le sue mani dal collo fino alle spalle sfiorando ed abbassando la spallina del vestito, Maria non indossava il reggiseno ed ebbe libero accesso al suo seno. Lo sfiorò prima delicatamente poi prese a stuzzicare il capezzolo finchè non lo sentì indurirsi sotto le sue dita ed iniziò a succhiarlo avidamente.

Il respiro di Maria era irregolare ed emetteva piccoli gemiti di piacere mentre infilava le mani nei capelli di lui. Michael si spostò del tutto sopra di lei ed il contatto tra la durezza del suo corpo e la morbidezza di quello di lei gli mozzò per un momento il respiro. Si baciarono muovendo i loro corpi uno contro l’altro. Poi Maria prese la testa di lui tra le mani sollevandola per guardarsi negli occhi.

“Forse è meglio se ci fermiamo” la voce era roca.

Michael capì di essere vicino al punto di non ritorno, ancora qualche istante e non avrebbe potuto fermarsi neanche se lo avesse voluto.

“Sì, hai ragione tu”

 

Si sollevarono sedendosi sul letto e lei tirò su una spallina del vestito mentre lui le riaggiustava l’altra. Maria si alzò dal letto e si sistemò l’abito.

“E’ meglio che vada adesso”

Arrivò fino alla porta della camera, la mano sulla maniglia.

“No”

“Come?” rispose lei senza voltarsi.

Michael si avvicinò mettendosi dietro di lei e appoggiò una mano sulla porta tenendola chiusa, poi le sussurrò dietro l’orecchio.

“Resta. Non mi va di rimanere solo”

 

Lei non rispose, stupita dalla sua affermazione.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8° ***


Nuovo capitolo servito con un bel fiocco rosso natalizio.

 

Capa: quando scrivo di Michael e Maria faccio di tutto per raffigurarmeli e immaginare come si comporterebbero davvreo in una situazione del genere. Sarà che Roswell è un tf che ho amato tantissimo e scrivere di loro mi sembra naturale. Direi che entrambi hanno un po' perso di vista il vero motivo di quel fidanzamento anche perchè hanno scoperto di stare bene insieme. Niente finale ad effetto stavolta ma con un pizzico di dolcezza in più.

 

Eossina: non ho ancora messo in giro cartelli con la scritta "wanted", so bene che non mi abbandoni e che è il tempo che complotta contro. Scoprire com'è realmente Michael sotto la sua scorza di uomo duro e insensibile è un piacere perchè lui è davvero così e ogni volta che mostra il vero sé stesso io mi sciolgo come Maria. In perfetto stile "cinderella" lei ha ricevuto il vestito e vedrai che anche in questo capitolo ci sono dei riferimenti (forse un po' scontati) in linea con la fiaba.

 

***********************************

 

 

Maria non sapeva cosa dire.

La voce di lui aveva una nota disperata, sapeva benissimo di doversene andare, si erano spinti troppo avanti quella sera ma qualcosa glielo impediva. Sentiva di non poterlo abbandonare, non sembrava tipo da fare una richiesta del genere a cuor leggero.

Rimase indecise su cosa fare.

Tutti questi ragionamenti durarono pochi secondo nella sua testa. Lasciò andare la maniglia e si girò.

“Va bene”

Lui sorrise.

“Ti va di bere qualcosa?”

“Sì”

Tornarono in salotto e mentre lei si toglieva le scarpe per camminare a piedi nudi lui prese due tazze da un armadietto.

“Cosa beviamo?” chiese Michael.

“Io di solito mi faccio un po’ di latte e menta quando voglio rilassarmi”

“Latte e menta, sei sicura?”

Lei rise.

“Lascia fare a me”

 

Cinque minuti dopo si ritrovarono tutti e due seduti sul divano, con le ginocchia rannicchiate ed i piedi che si toccavano, bevendo una tazza di latte freddo corretto con sciroppo alla menta.

“Come ti senti adesso?”

“Meglio. Avevi ragione”

Michael aveva quasi tutti i bottoni della camicia slacciati e si intravedeva il suo petto. Maria si domandò se li aveva aperti lei i bottoni oppure no, bevve un lungo sorso chiudendo gli occhi e cercando di non pensare alla sua pelle.

“Raccontami qualcosa di te”

“Di me?”

“Possibile che tutte le volte che ti faccio una domanda mi chiedi se mi sto rivolgendo a te?”

Risero entrambi.

 

“La mia vita non è interessante. Sono nata a Roswell, nel New Mexico, dove vivono attualmente mia madre, il mio patrigno e le mie due sorellastre. Non andiamo molto d’accordo ed appena ne ho avuto la possibilità mi sono trasferita mettendo più chilometri possibili tra me e loro”

Maria aveva parlato tenendo lo sguardo basso e rigirandosi la tazza tra le mani. Michael si avvicinò di più a lei e cominciò a massaggiarle una caviglia.

“Qualcuno ieri mi ha fatto una domanda che vorrei girare a te”

Lei lo guardò interrogativamente non capendo dove volesse arrivare.

“E’ stato molto brutto?”

Lei sorrise ricordando quando aveva pronunciato quella frase rivolta a lui. Il suo massaggio era molto rilassante e cominciava a sentire un piacevole senso di benessere.

 

“Mio padre è morto quando avevo 12 anni, un incidente sul lavoro e da un giorno all’altro non c’era più. Mia madre poi si è risposata con Pierce, non è una cattiva persona ma non siamo mai andati molto d’accordo. Il problema più grande sono state le sue figlie, Courtney e Tess. Sono due ragazze viziate ed egoiste, si sono piazzate in casa nostra come fossero delle principesse. Ho dovuto fare buon viso a cattivo gioco ed essere gentile con loro. Mi rubavano i vestiti e dovevo essere tollerante perché si dovevano ambientare, mi chiedevano di fare i loro compiti ed io lo facevo, sempre perché si dovevano abituare al cambiamento di casa. Alla fine era diventato un inferno, qualsiasi scontro ci fosse tra di noi mia madre prendeva sempre le loro difese, perché succube di Pierce e non si opponeva a nessuna decisione”

Maria si interruppe per bere un sorso di latte. Michael spostò le mani salendo a massaggiarle il polpaccio, a lei sfuggì un sospiro di piacere.

“Ti piace?”

“Sì, mi stai viziando con i tuoi massaggi sai?”

Per tutta risposta le diede un piccolo bacio sul ginocchio.

“E poi cos’è successo?”

 

Maria rimase in silenzio, non era facile per lei rivivere tutti quei momenti, tutto il dolore che aveva provato e che sentiva ancora vivo nel suo cuore. Ma in questo momento si sentiva protetta, seduta sul divano con Michael davanti che  non la guardava direttamente, forse poteva aprire la porta dei ricordi senza farsi del male.

“C’è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una sera dovevo andare ad una festa e non trovavo più la mia catenina, quando poi l’ho vista al collo di Courtney non ci ho visto più dalla rabbia. L’ho praticamente aggredita dicendole in faccia tutto quello che pensavo di lei e della sorella, mi sono ripresa la collana ed è in quel momento che ho capito di non poter più sopportare quella vita. Sono salita a fare i bagagli decisa ad andarmene di casa il giorno dopo. Così ho fatto. Mia madre prima mi ha sgridato per tutte le cose orrende che ho detto alle mie care sorelline, poi mi ha supplicato di restare ma io non ce l’ho fatta. Ormai avevo preso la mia decisione e sono andata via. Da allora sono passati quattro mesi e me la sto cavando abbastanza bene, se non si considera un certo incidente”

Posò la tazza, ormai vuota, sul tavolino di fronte al divano vicino a quella di Michael.

 

“Ti manca tuo padre?”

“Tantissimo. Ero molto legata a lui. Da piccola stavamo sempre insieme ed il nostro rapporto era speciale. Mi ricordo che alla sera, prima di dormire, mi raccontava sempre la favola di Cenerentola, la mia preferita. Ero la sua piccola principessa, così mi chiamava”

Prese in mano la sua collana.

“Vedi questo? E’ un piccolo smeraldo che mi ha regalato lui per il mio 10° compleanno, il colore dei miei occhi”

Fece un triste sorriso stringendo la collana in mano.

“Ormai è tutto ciò che mi rimane di lui”

“Non è vero hai ancora i tuoi ricordi”

Michael passò a massaggiare l’altra gamba di lei, gli piaceva accarezzare la sua pelle morbida come seta.

“Mmh ti ho già detto che adoro i tuoi massaggi?”

“Negli ultimi cinque minuti? No”

La risata di Maria lo fece sorridere a sua volta.

“Sei bella quando ridi”

“No, devo essere un mostro, sono stanca e mi si sta sciogliendo il trucco”

Michael sbadigliò e guardò l’orologio

“E’ ora di andare a nanna cenerentola, la mezzanotte è passata da un pezzo”

Si alzarono entrambi dal divano.

“Non ho niente da usare come pigiama”

“Perché non ti bastano solo 2 gocce di Chanel?”

L’occhiata beffarda di lei fu una risposta sufficiente.

“Va bene, vado a prenderti qualcosa. Manchi di umorismo lo sai?”

 

Michael entrò in camera pensando a cosa darle, poi ebbe un’idea e dopo aver aperto un’anta dell’armadio si mise a cercare dentro ad un cassetto.

Trovò quello che cercava.

Maria era entrata in uno dei due bagni e lui bussò alla porta.

“Si può?”

Lei aprì la porta a metà e prese l’indumento richiudendo subito.

“Grazie” le sentì dire lui.

Michael rimase un po’ dubbioso dal suo atteggiamento freddo, non poteva immaginare che in realtà Maria si sentiva intimidita dalla situazione. Lei intanto si era appoggiata alla porta cercando di riflettere sulla situazione in cui si era cacciata.

Il suo piccolo segreto, di cui nessuno era a conoscenza le pesava adesso come un macigno: non aveva mai fatto l’amore con nessuno e quindi neanche mai dormito con un uomo.

Aveva avuto alcune occasioni ma suo padre le aveva sempre insegnato che il rispetto per se stessi era importantissimo e lei non aveva voluto andare con il primo incontrato solo per essere al pari delle altre. Ma adesso la situazione era diversa, con Michael sentiva di potersi lasciare andare completamente e non voleva, lui era stato chiaro sul loro accordo, un rapporto senza impegno che si sarebbe concluso allo scadere del mese. Sentiva di avere tanta confusione in testa e nessun modo per riordinare le idee. Decise di non pensarci e guardò il pigiama che lui le aveva portato scoppiando a ridere.

 Se pensava che lei non avrebbe avuto il coraggio di indossarla si sarebbe ricreduto.

 

Michael rientrò in camera e si infilò sotto le lenzuola. Dopo qualche minuto sentì la porta aprirsi e la vide entrare in camera. Era uno spettacolo, si era messa una sua maglietta dei Vancouver Canucks , la sua squadra di hockey preferita,

che le arrivava sopra il ginocchio lasciando scoperte le sue lunghe gambe ed aveva sciolto i capelli che le ricadevano morbidamente sulle spalle. Quando lui l’aveva scelta aveva immaginato proprio che facesse quell’effetto su di lei. Si avvicinò lentamente al letto, dall’altra parte e sollevò le lenzuola e si sedette coprendosi.

“Credo sia ora di dormire”

“Hai ragione, adesso spengo”

“Buonanotte”

“Buonanotte”

Michael spense la luce e si sdraiò a pancia in su, mettendo le mani dietro la nuca, si sentiva completamente sveglio e si mise a fissare il soffitto. Maria si era girata sul fianco, dandogli le spalle ed aveva chiuso gli occhi. Per qualche minuto ci fu un silenzio assoluto.

“Non ho mai diviso il letto con nessuno. Sono sempre stata sola”

La sua voce lo sorprese. Capì che non doveva essere stato facile confessare questa cosa. Si girò verso di lei e l’abbracciò da dietro mettendosi anche lui su un fianco. Intrecciò una mano con quella di Maria appoggiandola poi sulla sua pancia.

“Adesso non sei più sola. Ci sono io”

Lui non poteva vedere il sorriso di Maria, come risposta lei strinse la sua mano e finalmente si rilassò riuscendo ad addormentarsi. Anche lui si abbandonò nelle braccia di Morfeo respirando il profumo dei suoi capelli e percependo il calore del suo corpo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9° ***


Nuovo anno, nuovo capitolo!

 

Eossina: sono contenta che ti sia piaciuta Maria e il suo modo di fare. Essendo la protagonista ho voluto che fosse positiva, certo è pasticciona, a volte sbaglia ma mi piaceva l'idea che fosse "buona", un po' quello che manca nella vita di Michael. Non so come mi sia uscita la battuta sul profumo però sono contenta che sia stata apprezzata xD

 

Capa: non sono brava con le macchinazioni, preferisco la semplicità e in questa storia lo noterai più volte (però un paio di sorpresine ci saranno comunque) e il bello del loro rapporto è proprio che trovano facile confidarsi pensieri che normalmente non direbbero a nessuno, vuoi perchè è più facile farlo con qualcuno che non ti conosce bene, vuoi perchè sentono di potersi fidare. Un altro punto per la battuta del profumo, ma bene xD

 

 

Capitolo 9°

 

La notte passò tranquillamente e tutt’e due riposarono.

Maria aprì gli occhi e si girò a guardare la radiosveglia, segnava le 5.10. Nella penombra della stanza vide che Michael si era messo a pancia sotto con le mani infilate sotto al cuscino. Maria lo guardò e le si addolcì l’espressione, era così tenero abbandonato nel sonno, la bocca leggermente socchiusa, con quelle labbra che chiedevano solo di essere baciate, un cucciolo bisognoso di affetto.

 Maria l’aveva capito dalle sue parole, aveva sofferto, rifiutava di farsi coinvolgere emotivamente però non voleva rimanere solo. Lei si chiese se non stesse giocando con il fuoco stando vicino a lui, doveva stare attenta a non affezionarsi troppo. In quel momento lui fece una smorfia nel sonno ed una ciocca di capelli gli ricadde sulla guancia. Lei la prese spostandola indietro. Vederlo così, in quel momento, le faceva venire voglia di proteggerlo, di abbracciarlo forte.

Scosse la testa cercando di scacciare questi pensieri.

“Michael è stato chiaro con me, il nostro rapporto è puramente simbolico, lui l’ha detto chiaramente ed è una cosa che non devo scordare”

 

Si tolse la voglia di dargli un piccolo bacio sulla gobba del naso e si rimise giù a dormire.

La seconda volta che aprì gli occhi le sembrò di aver riposato per appena cinque minuti ma guardando di nuovo la radiosveglia si rese conto che erano le 10.00. Guardando dall’altro lato del letto si accorse di essere sola, però Michael non doveva essersi alzato da molto, c’era ancora l’impronta del suo corpo ed appoggiando la testa sul suo cuscino Maria ispirò il suo profumo. D’improvviso il cellulare di lui si mise a suonare, lei rimase immobile dubbiosa su cosa fare, quando sentì una porta chiudersi  decise di far finta di dormire non sapendo come affrontarlo. Rimase immobile con gli occhi chiusi e lo sentì entrare in camera affrettandosi a rispondere al telefono.

“Pronto”

Maria non poteva sentire cosa diceva l’altra persona ma capì dal tono che si trattava di una donna.

“Tu non mi disturbi mai”

Poi si mise a ridere.

“Va bene. Ogni tuo desiderio è un ordine, ci sarò sicuramente”

Maria rifletté sul fatto che la donna al telefono doveva avere un legame particolare con lui, il suo tono di voce era molto dolce.

“Oggi a pranzo? Come ti sono mancato? Non ci vediamo da una settimana!”

“Lo so, ormai mi sono abituato”

“Va bene ci sarò”

“Anch’io”

 

“Ma si può sapere con chi stava parlando al telefono? Prima mi chiede di fingere una storia con lui e poi scopro che lui ha veramente una donna segreta. Brava Maria e tu che ti preoccupavi per lui”

“Guarda che puoi aprire gli occhi adesso tigre”

La voce di Michael la riscosse dai suoi pensieri.

“Non è possibile che lo squillo del cellulare non ti abbia svegliata”

Lei aprì gli occhi guardandolo con espressione innocente.

“Buongiorno”

“Mi stavi spiando?”

“Veramente io ero qui in camera, se non volevi farti sentire bastava che uscissi per andare di là”

“Come sei acida la mattina”

Maria gli rispose con una linguaccia e si alzò dal letto diretta in bagno.

 

Si ritrovarono poi in cucina per fare colazione. Lei indossava ancora la sua maglietta che le lasciava scoperte le gambe, quasi a volersi vendicare di quella telefonata mostrandogli cosa non avrebbe mai avuto.

“Oggi non ci sono a pranzo” esordì lui passandole una tazza.

“L’avevo intuito”

Maria sapeva di aver usato ancora una volta un tono acido ma non poteva farne a meno.

“Anch’io ho degli impegni oggi, anzi questa sera”

“Davvero?”

“Certo ti sembra così strana la cosa?”

“No assolutamente”

Una volta pronti uscirono entrambi di casa e Maria dopo un frettoloso saluto scappò via.

Arrivata a casa si cambiò, visto che indossava ancora il vestito della sera prima, e telefonò a Laurie per organizzare la serata, voleva sfogarsi e, in modo indiretto, vendicarsi della telefonata ricevuta da Michael.

 

*****

 

La giornata passò velocemente ed arrivò il momento di prepararsi. Maria si guardò allo specchio, stava veramente bene. Aveva indossato una maglietta scollata sopra ad una minigonna che lasciava scoperte le sue gambe. Si sarebbe divertita questa sera e flirtato con chiunque le si sarebbe avvicinato.

“E non perché voglio vendicarmi di Michael, ma solo perché mi va”

Il citofono all’ingresso suonò e lei si affrettò a prendere la borsa per scendere da Laurie che era passata a prenderla.

 

Il locale era affollato, di trattava di un pub con uno spazio destinato a chi voleva ballare. L’ambiente era poco illuminato e le due ragazze trovarono un tavolo libero ed ordinarono due bicchieri di vodka.

“Allora cosa mi racconti, tutto bene con il tuo pezzo grosso?”

“Sì, diciamo che non mi lamento e in ufficio?”

“La solita vita. Ho litigato con Joey e quindi stasera voglio divertirmi come ai vecchi tempi”

“Sono perfettamente d’accordo”

Cominciarono ad elencare i difetti degli uomini e continuarono ad ordinare alcolici da bere per brindare. Poi euforiche si spostarono sulla pista da ballo iniziando a muoversi a ritmo della musica. Due ragazzi si affiancarono a loro ballando e formarono così un gruppetto. Ad un certo punto Laurie le fece un cenno.

“Vado a sedermi con lui”

“Ok”

Maria continuò a ballare con il ragazzo che aveva davanti, l’alcool cominciava a fare effetto e si sentiva la testa leggera, rise senza saperne il motivo. L’unica cosa fastidiosa è che aveva sempre davanti agli occhi il viso di Michael, ripensò all’appuntamento con la misteriosa donna del telefono.

“Non sono per niente gelosa della sua amante segreta”

“Cosa, non ho capito”

“Niente, stavo solo pensando ad alta voce”

Il ragazzo le si avvicinò abbracciandola mentre la musica diventava più lenta, all’inizio lei lo lasciò fare ma quando provò a baciarla si ritrasse e cercò di divincolarsi.

“Ehi, lasciami”

“Perché? Ci stiamo divertendo un po’”

Maria provò ancora ad allontanarlo da lei ma la sua stretta era troppo forte. Ad un certo punto chiuse gli occhi voltando la testa di lato per evitare il suo viso. D’un tratto fu libera, quando riaprì gli occhi vide davanti a sé Michael.

“Scusami ma lei sta con me” lo sentì dire.

“Calma amico, la ragazza non mi ha detto così”

“Adesso lo sai”

“Ok, me ne vado”

Lui la guardò e prendendola per un braccio la condusse fuori dal locale.

“Cosa pensavi di fare?” l’aggredì.

“Mi stavo divertendo”

“A me è sembrato tutto il contrario”

Maria cominciò a ridere e Michael capì che doveva essere un po’ brilla.

“Andiamo, ti porto a casa”

Lei si divincolò da lui.

“No, sono qui con Laurie e non voglio andare via”

“Tu non stai bene, saluta la tua amica e poi andiamo”

“Io torno dentro tu puoi fare quello che vuoi”

Maria rientrò nel pub ed individuò Laurie e le si avvicinò all’orecchio.

“Vado a casa mi sento stanca. Ho un amico che mi accompagna”

“Ok, io mi fermo ancora un po’”

 

Maria e Michael salirono in macchina senza scambiarsi una parola.

Lui era furioso, era entrato in quel locale per bere qualcosa e quando l’aveva vista gli era venuto un colpo. Non aveva fatto in tempo ad avvicinarsi che il ragazzo aveva cercato di baciarla e in quel momento lui avrebbe voluto picchiarlo solo per averla sfiorata. Guidò fino al proprio appartamento e quando scese dalla macchina aprendo la portiera a lei la vide imbronciata con le braccia conserte.

“Io voglio andare a casa mia, non scendo”

Lui sbuffò, se normalmente era una testa dura ubriaca era ancora peggio.

“Forza, se scendi e mi fai vedere che stai bene ti porto a casa tua”

Lei lo fece ed in un lampo lui se la caricò sulle spalle.

“Michael lasciami”

Non ottenne nessuna risposta mentre si aprivano le porte dell’ascensore.

“Mettimi giù”

Gli stava dando dei pugni sulla schiena ma senza ottenere niente. Alla fine ci rinunciò rimanendo appoggiata a lui e respirando il suo profumo che, come la prima volta, le faceva accelerare i battiti. Le porte di aprirono e Michael, dopo aver preso le chiavi di casa, entrò nel suo appartamento sempre tenendosela sulla spalle. Dopo aver percorso il salotto la depose delicatamente sul letto e se ne andò dopo averle lanciato un’occhiata per niente amichevole.

Maria avrebbe voluto alzarsi ed andarsene subito a casa sua, ma si sentiva stanca e il suo letto era così comodo, senza accorgersene chiuse gli occhi e si addormentò.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10° ***


Capa: Prima o poi si scoprirà chi era al telefono con Michael mwaahh. La scena a sacco di patate anch'io l'ho trovata molto romantica e tipica di loro due. Si stanno legando sì ma come sempre, quando c'è di mezzo lui, non sono mai semplici le cose. Vedrai.

 

Eossina: sembra proprio che non sappia stare senza donne Michael! Devi sapere che quei due sono famosi per essere testoni e duri ad ammettere qualsiasi cosa che riguardi i sentimenti.

 

Grazie come sempre peri  vostri commenti e per chi sta leggendo in silenzio.

 

*********************************************

 

Capitolo 10°

 

Gli uccelli stavano cinguettando, questa fu la prima cosa che sentì Maria al suo risveglio.

Si girò nel letto scalciando le lenzuola e sbadigliando. Si sentiva molto strana e quando aprì gli occhi fece scorrere lo sguardo per tutta la stanza cercando di capire dove fosse. Non era la sua camera, allungò un braccio rendendosi conto di essere in un letto matrimoniale e tutte le tessere del puzzle si incastrarono alla perfezione.

Era a casa di Michael.

Ma cosa ci faceva qui?

Aveva un ricordo molto vago della serata di ieri, era uscita con Laurie ed aveva bevuto forse un po’ troppo, poi si erano messe a ballare… E stop, da quel punto non ricordava cosa fosse successo. Però qualcosa doveva essere accaduto se lei si ritrovava qui nel suo letto e indossava di nuovo la sua maglietta dei Vancouver Canucks. Si tirò su a sedere ed iniziò a farle male la testa. Si alzò e si diresse verso la cucina.

 

Michael era seduto al tavolo e stava bevendo una spremuta d’arancia quando se la ritrovò davanti nel vano della porta. Camminava a piedi nudi e lo scollo della maglia si era spostato lasciandole scoperta una spalla, aveva un’aria smarrita e gli occhi spalancati.

Semplicemente adorabile.

Anche se la sera prima non era proprio di quell’opinione.

Dopo averla deposta sul letto se n’era andato in salotto perché si sentiva molto arrabbiato e sicuramente le avrebbe urlato contro riprendendola per il suo comportamento sconsiderato. Aveva lasciato passare un po’ di tempo finché non si era calmato. Poi era tornato in camera per parlare con lei e l’aveva trovata profondamente addormentata nella stessa posizione in cui l’aveva appoggiata sul letto.

Probabilmente si era messa a dormire qualche secondo dopo averla lasciata. Lentamente si era seduto accanto a lei togliendole i sandali e rimanendo indeciso su cosa fare mentre le accarezzava le caviglie. Poi si era deciso, in fin dei conti era tutta colpa sua se era finita in questa situazione. L’aveva svestita, ammirando il suo corpo stupendo e mettendole di nuovo quella che ormai era diventata la sua maglietta. Si era spogliato a sua volta rimanendo solo con un paio di boxer, dato il caldo, e dopo averle dato un bacio a fior di labbra si era messo a dormire accanto a lei. Lui aveva sempre dormito da solo, apprezzando di avere tutto il letto per sé ma ora stava cominciando a trovare dei lati positivi nell’avere compagnia, nel dividerlo con qualcuno, anzi nel dividerlo con Maria.

 

“Buongiorno tigre”

“Ciao. Cosa faccio qui?”

“Hai dormito è ovvio”

Michael decise di divertirsi un po’ prendendola in giro, se lo meritava dopo quello che aveva combinato la sera prima.

“Sì questo l’avevo capito. Ma perché sono qui?”

“Non ti ricordi cos’è successo ieri?”

“Sono uscita con Laurie ieri sera”

“E poi?”

“Non lo so, ho un vuoto totale nella mente”

Lui continuò a bere la sua spremuta facendo finta di niente.

“Allora?”

“Allora cosa?”

“Mi dici cos’è successo?”

“Ti sei ubriacata”

“Io? Non è possibile”

“Ti ho vista e credimi lo eri”

Maria si sedette al tavolo di fronte a lui ed accettò il bicchiere di succo che le porse lui, bevendone subito un sorso.

“Ok, io sono uscita con la mia amica e ci siamo ubriacate ma non capisco come sono finita qui”

“Stavi flirtando spudoratamente con un ragazzo, solo che quando lui ha cercato di baciarti tu non volevi è magicamente è arrivato il principe azzurro a salvarti”

“Non ci credo!”

“Al fatto che stavi flirtando o al principe che ti ha salvato?”

“A tutt’e due. Non è possibile, mi stai mentendo”

Dicendo questa frase lei si era alzata in piedi. Michael a sua volta si alzò costringendola ad indietreggiare e la imprigionò contro il frigorifero appoggiando le mani ai lati intorno a lei.

 

“Non è che hai bevuto un goccetto ancora tra la camera e la cucina stamattina?”

Maria fece un profondo respiro prima di rispondere la sua vicinanza le stava provocando dei brividi in tutto il corpo.

“Davvero spiritoso”

“Ti sto dicendo la verità, ti ho salvato da quel tizio, ti ho portato a casa sana e salva e questo è il tuo ringraziamento?”

Nel dire queste parole si era avvicinato sempre di più verso il suo viso e poi, d’improvviso si era allontanato dandole le spalle. Maria rifletté sulle sue parole e capì di essere stata troppo brusca. Si avvicinò a lui che stava sciacquando i bicchieri nel lavandino e, d’impulso, gli si appoggiò alla schiena circondandolo con le braccia.

“Scusami, non volevo trattarti male. Grazie per tutto quello che hai fatto per me”

“Non c’è di che”

Lei non accennava a lasciarlo andare, era bello appoggiarsi alla sua schiena forte, ampia e respirare il suo profumo, ormai inconfondibile per lei. Poi lo lasciò andare.

“Vado a vestirmi”

 

Arrivò fino alla porta e poi lo chiamò.

“Michael?”

“Dimmi”

“Sei stato tu a mettermi questa maglietta?”

Lui rimase in silenzio continuando a rimanere girato.

“Michael?”

Lui continuò a lavare i bicchieri che ormai si stavano consumando.

“Guarda che i vestiti che indossavi lasciavano ben poco all’immaginazione”

“Sei un maniaco”

La sentì sbattere la porta e scoppiò a ridere per la sua reazione. Maria recuperò i suoi vestiti e si chiuse in bagno.

Il pensiero che Michael l’avesse spogliata, guardata e toccata la faceva sentire strana, avrebbe dovuto essere arrabbiata ma invece si sentiva compiaciuta che lui l’avesse ammirata. Sentì una contrazione nel basso ventre, un sintomo che provava ormai costantemente da quando lo conosceva.

 

Ritornò vestita in salotto e siccome lui non c’era ancora, si accomodò sulla grande terrazza prendendo in mano un libro da sfogliare. Annoiata dopo poco si alzò in piedi appoggiandosi alla ringhiera guardando lo stupendo panorama. Il cielo era blu e non c’era neanche una nuvola, una splendida giornata estiva.

“Anche a me piace mettermi qui e guardare”

Non l’aveva sentito arrivare e la sua voce la fece sobbalzare.

“Ti ho spaventato?”

“No, è solo che ero persa nei miei pensieri”

“Un soldino per i tuoi pensieri”

“Sono stata una stupida ieri sera a comportarmi così”

Michael si avvicinò abbracciandola.

“Ehi, è tutto finito. Non ci pensare più”

Poi le rialzò il mento con due dita fino ad agganciare il suo sguardo.

“Cosa ne dici di fare un pic-nic oggi?”

“Dico che è la giornata ideale. Però prima devo passare a cambiare, non ho l’abbigliamento adatto”

“Ogni tuo desiderio è un ordine tigre”

 

Salirono a casa di lei. Maria andò subito in camera a cambiarsi per mettersi qualcosa di più comodo mentre Michael si versò un po’ d’acqua da bere. Non riusciva a spiegarsi da dove avesse tirato fuori l’idea di un pic-nic, lui non era tipo da fare queste cose.

Però, un istinto gli aveva suggerito di fare quella proposta, si sentiva stranamente elettrizzato, come se la giornata di oggi fosse molto importante per il suo futuro.

Scosse la testa cercando di allontanare questi pensieri. Lui non credeva assolutamente al destino, bisognava sempre mantenere le distanze. Mai farsi coinvolgere troppo, questo era il suo motto e finora l’aveva pienamente rispettato. Sentì aprirsi la porta della camera e si voltò per vedere come si era vestita. Indossava una gonnellina a fiori con una maglietta beige scollata. I capelli erano stati legati a coda di cavallo.

“Sono pronta”

Michael non riuscì a resistere e buttò l’occhio sulla sua scollatura senza farsi vedere.

“Propongo di passare a comprare l’occorrente e poi destinazione parco”

“Proposta accettata, andiamo”

 

Stesero la coperta in mezzo al prato e tirarono fuori dalla borsa frigo l’occorrente per prepararsi dei panini. Maria ne passo uno a Michael che gli diede subito un morso.

“Complimenti è veramente buono”

“E’ inutile che mi prendi in giro. Sappi che sono una cuoca provetta”

“Ma io non ho mai avuto occasione di sperimentare di persona”

“E’ un modo indiretto per ottenere un invito?”

“Può essere. Mi inviteresti?”

“Può darsi. Me lo stai chiedendo?”

Lui rise.

“Sì, te lo sto chiedendo”

“Sì, ti invito”

 

Il tempo passò velocemente mentre chiacchieravano di argomenti leggeri come la loro musica preferita o gli ultimi film visti in televisione, erano ormai le 18.00 passate.

Non si accorsero del tempo che stava cambiando.

In cinque minuti il cielo si oscurò nascondendo completamente il sole e le prime gocce di pioggia li avvertirono del temporale che incombeva su di loro.

“Sta cominciando a piovere. Raccogliamo in fretta le cose ed andiamocene”

Michael si alzò in piedi iniziando a mettere via i bicchieri.

Purtroppo non fecero in tempo ad evitare la pioggia.

Quando arrivarono alla macchina erano bagnati fradici e si era alzato anche il vento. Maria sentiva freddo, aveva i vestiti attaccati al corpo e non si spiegava come il tempo fosse peggiorato così d’improvviso. Mentre Michael guidava verso il suo appartamento videro i primi lampi che squarciavano il cielo.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11° ***


Sono di fretta ma avevo promesso di postare.

 

Siete un’ammmore a commentare ogni capitolo e a trovare sempre qualcosa di positivo. Non dico e non commento stavolta e mi ritiro in un angolino. L’ho riletto solo a grandi linee. Mah… xD

 

***********

 

Il temporale ormai infuriava su tutta la città quando finalmente riuscirono ad entrare in casa.

La pioggia scendeva sempre più forte, i lampi ed i tuoni si susseguivano a brevi intervalli. Ma se fuori si scatenavano gli elementi, all’interno dell’appartamento si stava per scatenare una vera e propria tempesta ormonale. Entrarono in casa con i vestiti ed i capelli gocciolanti.

Appena richiusa la porta dietro di sé Michael indicò il bagno.

“Ho freddo” balbettò lei.

“Dobbiamo toglierci i vestiti bagnati o ci prenderemo un accidente”

Appena entrati si guardarono negli occhi e si fissarono intensamente. La pioggia sembrava aver lavato via le inibizioni, sciolto l’atteggiamento distaccato che cercavano di mantenere fra di loro.

Come al rallentatore si avvicinarono l’uno all’altra, Maria posò le mani sul suo torace e Michael l’avvolse nel suo abbraccio.

 

Entrarono tutti e due nella doccia, Michael teneva Maria tra le braccia e sentiva il suo corpo tremare per il freddo. La maglietta di lei erano completamente bagnata ed appiccicata come una seconda pelle, il suo seno era perfettamente visibile, i capezzoli in rilievo facevano capolino da sotto la stoffa. Non volendo Michael avvertì l’involontaria reazione del suo corpo, un ondata di calore esplose nel suo ventre risvegliando il suo membro che iniziò a drizzarsi, i suoi jeans chiusi non concedevano spazio e lui represse un gemito mentre l’erezione si faceva sempre più dolorosa. Spostò i capelli bagnati di Maria spingendoli indietro con entrambe le mani ed alzò il suo viso fino a far incontrare i loro occhi. Ci fu un lungo istante in cui si guardarono fissi e un muto messaggio passò fra di loro. Avvicinarono le loro bocche fino a toccarsi. L’effetto che provocò fu quello di una scintilla buttata su una chiazza di benzina, il fuoco divampò in un secondo. Iniziarono a baciarsi voracemente, le lingue frenetiche si cercavano, si respingevano, cercavano di entrare sempre più in profondità nella bocca dell’altro.

“Oh Michael”

Maria sospirava il suo nome nei rari momenti in cui si separavano per respirare. Le mani di lui scesero fino a toccare l’orlo della sua t-shirt e si infilarono sotto di essa per accarezzare la sua pelle bagnata, toccarono la pancia e poi si spostarono sulla schiena spingendola verso il suo corpo in modo che vi aderisse completamente. Anche a lui sfuggì un gemito. Tirò fuori le mani afferrando il bordo della maglietta e tirandolo verso l’alto, lei alzò le braccia aiutandolo a sfilarla completamente. Ricominciarono a baciarsi e Michael scese verso il suo collo, fece scorrere la lingua facendo dei piccoli cerchi sulla sua pelle, la succhiò delicatamente e le mordicchiò il lobo dell’orecchio, sentendola gemere.

 

Ad un certo punto Maria smise di subire solamente quella dolce tortura ed iniziò a muovere le mani sul fantastico corpo di lui, anche la sua maglietta bagnata aderiva rivelando il suo torace sodo e gli addominali scolpiti. Lei voleva di più, voleva toccare la sua pelle, sentire il suo sapore leccando ogni centimetro, tirò la maglietta verso l’alto e lui in risposta si staccò da lei togliendola del tutto e lasciandola cadere per terra. Quando le mani di Maria lo toccarono sul petto sentì tutti i muscoli contrarsi per il piacere, lei lo stava accarezzando facendo vagare le sue mani, i suoi capezzoli diventarono molto sensibili sotto il suo tocco. Quando lei vi appoggiò le sue labbra si sentì la testa scoppiare, il suo fiato caldo, la lingua bagnata lo stavano eccitando tantissimo e desiderò che questa tortura non finisse mai. Sentì Maria spostarsi dedicando le stesse attenzioni anche all’altro e non si accorse subito che le mani di lei stavano slacciando i pantaloni, il sollievo di avere più spazio per la sua erezione gli fece capire quello che lei aveva fatto. Non contenta Maria si lasciò scivolare pian piano in ginocchio abbassando del tutto i jeans ed aiutandolo ad uscirne fuori. Michael la guardò accovacciata in basso e la sua posizione gli fece scorrere mille idee in testa, una più lussuriosa dell’altra. Un barlume di lucidità attraverso la sua mente e si rese conto che non poteva essere così la loro prima volta, in piedi nel box doccia. Fece uno sforzo immenso per calmarsi e gestire diversamente la situazione. La fece alzare e lei si strofinò sensualmente contro di lui.

“Cosa c’è? Ho fatto qualcosa di sbagliato?” la voce di Maria era roca e bassa.

“No tu sei perfetta, ma non voglio che succeda così tesoro”

Maria lo guardò cercando di capire cosa intendesse.

“Fidati di me”

Lei annuì baciandolo e abbandonandosi a lui.

 

Michael si scostò da lei, slacciò la sua gonna e la fece scivolare a terra, dove Maria la spostò con un piede. Le mani di lui accarezzarono il suo sedere e si infilarono nell’elastico dei suo slip spingendoli verso il basso, anche il reggiseno seguì la stessa strada. Per tutto il tempo lui non aveva staccata gli occhi dai suoi per un solo istante. Rimasta completamente nuda Maria gli fece un piccolo sorriso e ripetendo i suoi movimenti spinse i suoi boxer verso il basso, non prima di aver sfiorato il suo membro eretto.

“Adesso cosa si fa?”

“Una bella doccia calda, non voglio che tu prenda freddo”

“Veramente mi sento un fuoco in questo momento”

Lui aprì i rubinetti dell’acqua e furono investiti dal getto tiepido. Chiusero gli occhi e ricominciarono a baciarsi, il sapore delle loro bocche mischiato all’acqua corrente, i loro corpi bagnati che si sfioravano. Fu una doccia estremamente sensuale. Alla fine lui chiuse l’acqua, prese un accappatoio e glielo fece indossare, allacciandosi una salvietta in vita. Poi la prese in braccio, Maria gli allacciò le mani dietro al collo, e si diresse verso la camera da letto.

 

Arrivati ve la depose delicatamente e si sdraiò di fianco a lei. Le aprì l’accappatoio e rimase a guardarla.

“Sei bellissima”

Maria si sentì molto vulnerabile, così esposta a lui, ma anche lusingata dallo sguardo che aveva lui. Ricominciò a baciarla e a toccarla dappertutto, carezzando la sua pelle liscia. Michael si rendeva conto che era la sua prima volta e voleva metterla il più possibile a suo agio. Ben presto però si fece così coinvolgere dal bacio da dimenticare tutto, dove si trovavano, chi erano, l’unica cosa ben presente nella sua mente era Maria ed il suo corpo vicino al proprio, molto vicino, troppo vicino per resistere. Quando lei iniziò ad accarezzargli il collo ed il petto capì di non aver più nessun tipo di autocontrollo, si lasciò crollare sul letto permettendo a Maria di esplorare il suo corpo. Lei non si fece certo pregare, gli lecco l’incavo del collo e scese con la lingua arrivando ai suoi capezzoli. Ne prese uno in bocca succhiandolo ed avvolgendolo con il calore della sua lingua. Ne torturò prima uno e poi si dedicò all’altro mentre con le mani gli toccava le braccia, le spalle ed il torace. Michael boccheggiava, Maria era molto sensuale nei suoi gesti e lo stava eccitando molto.

Troppo.

Doveva riprendere in mano la situazione se voleva condurre lui il gioco. Lentamente le rialzò la testa facendola sdraiare di nuovo.

 

Si sistemò sopra di lei appoggiandosi tra le sue gambe. Sapeva di dover essere delicato, lei lo stava guardando implorante, ansiosa.

“Michael ti prego”

Lui ricominciò la sua tortura dei baci cercando di farla rilassare. Non ci volle molto e lui si accorse che si stava lasciando andare. Con un ginocchio le fece allargare le gambe e la toccò. Lei era pronta e lui non si fece certo pregare. Affondò in lei, adagio, con delicatezza, rompendo la sua barriera ed immergendosi nel suo calore. Si fermò vedendo l’espressione di sofferenza dipinta negli occhi di lei, nelle labbra che si stava mordendo per impedirsi di urlare.

“E’ finita. Non ci sarà più dolore, solo piacere tesoro”

Lei era ancora incapace di parlare ed annuì solamente. Gli mise una mano dietro la testa per spingerlo verso di lei e baciarlo.

Ricominciarono a muoversi, ritmicamente, trovando una perfetta sintonia, i loro corpi si completavano a vicenda. Maria cominciò a mormorare il nome di lui mentre si sentiva spingere in alto, sempre di più finché si sentì cadere aggiungendo l’apice del piacere. Poco dopo anche lui lo raggiunse soffocando un grido nella bocca di lei.

 

Rimasero fermi così, con Michael ancora dentro di lei.

“Sono pesante, se vuoi mi sposto”

“No, non farlo voglio rimanere così ancora per un po’”

“Certo”

Michael le stava lasciando tanti piccoli baci leggeri su sulla fronte, sulle guance, sul naso e persino sul mento mentre lei rimaneva ad occhi chiusi assaporando tutte le stupende sensazioni che stava provando. Quando Michael si spostò per sdraiarsi di fianco la sentì protestare.

“Ehi sono qui, non vado mica da nessuna parte”

Maria si sporse accoccolandosi più vicino a lui, appoggiando la testa nell’incavo della sua spalla, respirando l’odore della sua pelle e beandosi del contatto che avevano i loro corpi. Chiuse gli occhi ripensando a tutto quello che era appena successo ma il sonno incombeva e non le diede il tempo che di pensare a quanto si sentiva felice in quel momento.

Al contrario di lei Michael si sentiva perfettamente sveglio.

Era ancora preda delle emozioni vissute poco prima. Aveva avuto delle ragazze ed anche abbastanza storie solo di letto ma nessuno l’aveva mai fatto sentire così e questa cosa lo rendeva felice e spaventato allo stesso tempo. Una sensazione di inquietudine si stava impossessando di lui, Michael la ricacciò indietro a forza.

Non era quello il momento per pensarci, non era assolutamente il momento di pensare a niente.

D’improvviso anche lui fu colpito dalla stanchezza. Avvertì le palpebre pesanti e dopo un sbadiglio si lasciò prendere anche lui dal sonno, stringendo Maria tra le braccia come se avesse paura di non trovarla al suo fianco il mattino seguente.

 

Seguendo l’umore dei due giovani anche il tempo fuori si era calmato. La pioggia aveva smesso di cadere, i fulmini ed i lampi erano terminati anche il vento si era placato lasciando il posto ad una stupenda notte stellata.

 

Ma né Maria né Michael poterono vederla perché dormivano profondamente, abbracciati.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12° ***


Come promesso alla capa eccomi qui a postare. Rileggendo mi sono resa conto di aver cambiato il mio stile di scrittura (grazie al cielo aggiungerei xD). Quindi abbiate pazienza.

 

Capa: sono felice se ti è piaciuto, sì Michael è stato molto principe azzurro stavolta, d’altronde erano entrambi abbastanza scombussolati e quindi si sono amplificati anche i sentimenti, abbastanza da “harmony”. Ma è una favola quindi ho voluto, in parte, calcare un po’ la mano.

 

***********

 

Maria si era svegliata presto quella mattina.

 

Gli avvenimenti del giorno precedente erano ancora così vivi nella sua mente, come fossero accaduti solo qualche minuto prima. Girandosi verso Michael, lo vide beatamente addormentato e con un braccio posato sopra di lei in modo protettivo. Lentamente riuscì a spostarlo e si alzò dal letto sempre attenta a non svegliarlo. Recuperò quella che ormai era diventata la sua maglietta e se l’infilò mentre lo guardava dormire nudo, coperto solo parzialmente dal lenzuolo. Aveva bisogno di restare un po’ da sola  e riflettere su tutto quello che era successo.

Non che fosse pentita della sue azioni ma doveva sedersi e capire.

Aprì la portafinestra e si sedette su una delle sdraio imbottite tirando le gambe sotto di sé. Era presto, il cielo manteneva ancora i colori tenui dell’alba e gli unici suoni presenti erano il cinguettio degli uccellini e il rumore di qualche macchina che era già in strada. Chiuse gli occhi ripensando ad ogni singolo avvenimento del giorno prima, non voleva che qualche ricordo andasse perduto. Aveva aspettato fino adesso non concedendosi a nessuno e ora era successo.

Un’esperienza unica, Michael era stato dolce e premuroso.

Davvero non avrebbe potuto immaginare una persona migliore con cui fare l’amore la prima volta.

 

“Tigre”

Come evocato dalla sua mente Michael si materializzò lì in piedi davanti a lei, in carne ed ossa, ridestandola dai suoi pensieri.

“Ciao”

“Ho aperto gli occhi e non c’eri più”

Maria lo vide sedersi sulla panchina in ferro battuto, indossava solo un paio di boxer neri.

“Quando mi sono svegliata ho sentito il bisogno di stare un po’ da sola e allora sono venuta qui”

Lui rimase in silenzio ed appoggiò la testa indietro guardando il cielo.

“Ti sei pentita?”

Michael aveva detto queste parole in un sussurro, tanto che lei quasi non aveva capito cosa le stava domandando.

“No assolutamente”

Lui rialzò il capo e la guardò.

“Vieni qui”

Maria si alzò lentamente avvicinandosi a lui ma restando in piedi. Michael allungò una mano a toccarle la gamba e poi facendola scivolare verso l’alto, accorgendosi che lei non indossava niente sotto la maglietta. Quindi tirò per farla sedere in grembo a lui.

“E’ stato bellissimo” confessò lei.

“Mi fa piacere che tu lo dica perché avrei tanto voglia di fare il bis”

Mentre diceva queste parole le sue mani si erano infilate sotto la t-shirt accarezzandole tutto il corpo. Maria chinò la testa fino a far incontrare le loro labbra in un bacio mozzafiato e infilando le mani nei suoi capelli scompigliandoli. Lentamente si spostò fino a mettersi a cavalcioni sopra di lui, avvertendo perfettamente l’intensità del suo desiderio. Lui la fece spostare un attimo per togliersi i boxer e la rimise sopra di lui gemendo quando si riabbassò accogliendolo dentro di sé.

 

Dopo aver fatto l’amore Maria si era spostata sedendosi di fianco a lui ed appoggiando le gambe sopra quelle di Michael, che cominciò ad accarezzarle un ginocchio. Poi lei si mise a ridere.

“Cosa c’è?” le chiese lui.

“Tu sei pazzo!”

“Cioè?”

“Ti rendi conto di cos’abbiamo appena fatto e dove l’abbiamo appena fatto?”

Compreso il discorso di lei la bocca di Michael si allargò pian piano in un sorriso per sfociare infine in una risata argentina.

“Tu mi hai traviato. Fino a ieri ero una ragazza pura e innocente ed oggi mi ritrovo qui su questo terrazzo ad aver fatto sesso dove tutti potevano sentirmi”

“Io non ti ho traviato! E’ colpa tua, ieri eri completamente bagnata, con i vestiti incollati come una seconda pelle e ti stringevi a me. Mi hai sedotto!”

“Non credo alle mie orecchie. Sei un bugiardo, sei un ..”

Maria aveva cominciato a picchiarlo per finta ma lui le aveva bloccato i polsi e catturato la bocca per un bacio, riuscendo così a zittirla.

 

Passarono parecchi minuti assaggiandosi a vicenda e giocando con le lingue. Si separarono per riprendere fiato rimanendo però appoggiati fronte contro fronte. Michael le prese il viso tra le mani carezzandole le guance.

“E’ stato molto bello anche per me” le sussurrò con voce seria.

Maria chiuse gli occhi incapace di rispondere.

“Hai fame?” chiese ancora lui.

“Direi proprio di sì”

“Allora andiamo a mangiare”

La prese in braccio per portarla fino alla cucina e poi la fece sedere su una delle seggiole.

“Cosa vuoi…”

Michael non poté finire la frase perché il suo cellulare squillò. Lo prese e si spostò in salotto per rispondere

 

Maria sbuffò e si alzò per preparare la colazione ad entrambi. Lui ritornò, poggiò il telefonino sul tavolo e prendendo il bicchiere con il succo fece una domanda a Maria.

“Ce l’hai una valigia?”

“Certo”

“In quanto tempo puoi prepararla?”

“Dipende da quanto devo stare via”

“Quattro o cinque giorni”

“Destinazione?”

“Palm Beach”

Maria si alzò in piedi.

“Devo andarmene subito”

“Perché?”

“Si vede che non conosci le donne. Palm Beach significa sole e mare, questo vuol dire che mi devo preparare e trovare i vestiti adatti da portare”

Detto questo sparì in bagno. Michael finì di fare colazione e dopo cinque minuti se la ritrovò davanti vestita di tutto punto e pronta ad andarsene.

“Non stavi scherzando prima”

“Certo che no”

 

Maria si avvicinò per baciarlo.

“Come vai a casa?”

“Prenderò l’autobus”

“No”

“Michael lasciami devo andare”

Lui la stava trattenendo tra le sue braccia.

“Ritira gli artigli tigre, ti chiamo un taxi che ti porterà fino al tuo appartamento”

“Non ce n’è bisogno”

“Insisto o non ti lascio andare”

“Nessuno ti ha mai detto che sei un uomo delle caverne?”

“No. Cosa decidi?”

“Non penso di avere molta scelta… Accetto il taxi”

Michael prese il telefono avvertendo il portiere di chiamarlo. Poi si avvicinò prendendole le mani e portandosele alla bocca per baciarle.

“La partenza è all’una. Hai tutta la mattina per fare quello che devi fare, qualunque cosa sia”

“Grazie”

Dopo qualche minuto il suono del campanello li avvertì che il taxi era arrivato. Michael la vide uscire dalla porta e di colpo la casa gli sembrò vuota e silenziosa. Una strana sensazione si stava impadronendo di lui, scrollò le spalle come se con quell’azione potesse allontanare anche l’inquietudine che sentiva.  Si diresse verso il bagno per fare una doccia e poi prepararsi alla partenza. Non vedeva l’ora di partire. Maria avrebbe avuto una bella sorpresa al loro arrivo.

Ma tutto sarebbe avvenuto a suo tempo.

 

Maria aveva appena chiuso la valigia quando il suono del citofono la avvertì che lui era arrivato a prenderla. In pochi minuti sistemarono le valigie in un altro taxi ed arrivarono all’aeroporto. Dopo aver sbrigato tutte le pratiche al check-in annunciarono il loro volo e si diressero verso l’uscita 12. Ma ad un tratto lei si bloccò.

“Michael io non ti ho detto una cosa”

“Cioè?”

“Non posso salire sull’aereo”

“Perché sei forse una terrorista ricercata?”

“L’ho preso una sola volta quando sono venuta qui e sono morta di paura. Ho giurato di non ripetere più quell’esperienza”

Lui spalancò gli occhi rendendosi conto che non stava scherzando, aveva l’espressione terrorizzata.

“Maria non devi essere spaventata. L’altra volta eri da sola, te ne stavi andando dopo aver litigato con la tua famiglia. Questa volta sarà diverso, andiamo in una bellissima città e poi ci sono io con te ricordi? Ti prometto che ti divertirai. Fidati di me”

Le tese la mano prima di continuare verso il loro corridoio sorridendole. Maria fece un sospiro e poi appoggiò la sua mano nella sua lasciandosi portare verso l’aereo.

“Mi fido. Non deludermi”

 

Il viaggio fu veramente uno spasso.

Maria ammise che viaggiare in business class era tutta un’altra cosa. Michael la fece divertire raccontandole degli aneddoti riferiti ad altri suoi viaggi, pranzarono e guardarono la proiezione di Star Wars episodio VI, scoprendo tutti e due di essere degli appassionati di cavalieri jedi e spade laser. Ben presto si accesero le luci che indicavano di allacciarsi le cinture per l’atterraggio.

“Ho mantenuto la mia promessa di farti star bene?”

“Sì”

Una volta usciti arrivarono in poco tempo all’albergo e Maria, guardando le cinque stelle impresse sopra la scritta Hilton, si rivolse a Michael.

“Tu mi stai viziando con tutti questi lussi”

Lui la baciò sul naso.

“Il mio tigrotto si merita solo il meglio”

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Capitolo 13
*** Capitolo 13° ***


Visto che stavolta non ti ho fatto aspettare troppo capa? Consideralo un regalo di Pasqua xD

 

La favola continua come puoi vedere e di sorprese ce ne saranno ancora molte, alcune belle e alcune brutte. Per l’interlocutrice devi aspettare ancora un po’, ma prometto di non farti annoiare nell’attesa.

 

 

La stanza era spettacolare.

Maria non era mai stata in un albergo a cinque stelle e spalancò gli occhi estasiata. La loro camera era una minisuite, dotata di un piccolo salottino e con un bagno che era grande come il suo soggiorno con angolo cottura. Un facchino posò le loro valigie nell’ingresso, augurando loro una buona giornata. Il cellulare di Michael squillò e quando chiuse la telefonata informò Maria di dover incontrare un cliente che aveva anticipato l’appuntamento del giorno dopo.

“Maria devo scappare”

“C’è qualche problema?”

“No, avevo un appuntamento domani con una persona, mi ha chiamato proprio adesso dicendo di dover partire questa sera per un emergenza e mi ha chiesto se ci potevamo vedere fra mezz’ora. Ho accettato, mi spiace ma ho dovuto penare per riuscire ad incontrarmi con lui e non posso farmi scappare l’occasione”

“Certo, capisco molto bene. Qualsiasi contratto è positivo per l’azienda e quindi anche per me”

“Lo sai, ragioni quasi meglio di un dirigente”

“Suggerisci la mia promozione allora. Scherzavo, non ti preoccupare, io sistemerò un po’ i bagagli, in un hotel a cinque stelle non mi posso certo annoiare”

“Mi cambio e scappo allora”

 

Non appena salutato Michael si precipitò subito in bagno. Aprì i rubinetti per riempire la stupenda vasca jacuzzi e fare un idromassaggio, uno dei suoi sogni proibiti. Si spogliò ed entro assaporando i getti che la massaggiavano divinamente.

Chiuse gli occhi rilassandosi.

Dopo un po’ spense l’idromassaggio e riempì con del bagnoschiuma Michael rientrò in camera e guardandosi in giro vide che Maria non c’era.

“Strano mi ha detto che non sarebbe uscita”

Poi vide la porta del bagno socchiusa e sorrise. Entrò furtivamente, senza far rumore, e la vide sdraiata nella vasca piena di schiuma e con gli occhi chiusi. Si avvicinò tranquillo fino al rubinetto e si lavò le mani.

“Michael!”

“Ciao”

“Cosa fai qui? Pensavo tornassi più tardi”

“Invece mi sono liberato prima”

“Io sto facendo il bagno”

Lui si avvicinò e si sedette sul bordo.

“Lo vedo”

“Vorrei godermelo in pace”

“Non ho la minima intenzione di disturbarti”

 

Con il braccio fece cadere volutamente la bottiglietta del bagnoschiuma dentro l’acqua.

“Ops, adesso lo recupero”

Immerse il suo braccio fino in fondo e le accarezzò delicatamente il piede. Maria rise.

“Cosa stai facendo?”

“Niente, cerco solo di tirare su il bagnoschiuma” rispose lui innocentemente.

La sua mano risalì lentamente accarezzandole tutto il polpaccio fino al ginocchio. Poi continuò sfiorandole la coscia.

“Non lo trovi?” chiese lei maliziosamente.

“Con tutta questa schiuma non è facile”

La sua mano intanto continuava a risalire toccando l’interno coscia e passando poi all’ombelico tralasciando volutamente il resto. Risalì con un dito al centro del suo stomaco, passò in mezzo ai seni e finì accarezzandole la gola.

Maria per tutto il tempo aveva trattenuto il fiato a questa dolce tortura.

“Mi dispiace non l’ho trovato”

“Forse non hai cercato abbastanza bene”

“Dici che dovrei continuare?”

“Dico che dovresti impegnarti di più”

Michael non se lo fece ripetere due volte, si spogliò lasciando cadere a terra tutti i vestiti e la raggiunse nella grande vasca.

 

Dopo aver fatto l’amore rimasero abbracciati dentro l’acqua. Maria era appoggiata con la schiena al torace di lui e dopo aver eliminato la schiuma si stavano godendo l’idromassaggio.

“Programma della serata Michael?”

“Indovina un po’, una festa”

“Ancora?”

“Ti avevo avvertito quel giorno in ufficio”

“E’ vero ma non avrei mai pensato di darti ragione un giorno”

“E invece è successo”

Rimasero in silenzio godendosi questo piccolo momento di tranquillità, dove esistevano solo loro due, stretti l’uno all’altra e coccolati dall’idromassaggio.

 

Il pomeriggio volò così in fretta che Maria si ritrovò a doversi preparare per la serata continuando a controllare l’orologio per paura di non fare in tempo. Michael le aveva comprato e regalato anche gli altri vestiti provati quel giorno in boutique, quindi non aveva che l’imbarazzo della scelta. Questa volta optò per un vestito rosso che scendeva fino a metà polpaccio da un lato ed allungandosi fino alle caviglie dal lato opposto. Raccolse i capelli in uno chignon lasciando libere due ciocche ai lati del viso. Infine passò al trucco. Michael, che era si era collegato con il computer per lavorare, lo aveva spento per cominciare anche lui a prepararsi. Prima di scendere si specchiarono entrambi ed il riflesso diede a loro l’immagine di una coppia molto affiatata ed elegante.

“Direi che siamo perfetti così” approvò lui.

Maria gli sorrise nello specchio annuendo, poi si diressero verso la porta per scendere a cenare.

 

Cenarono nel ristorante dell’albergo e lui le raccontò alcuni aneddoti sugli uomini d’affari che avrebbero incontrato più tardi. Michael le spiegò che alcuni dei suoi migliori affari li aveva conclusi proprio in questo modo, avvicinando i clienti in queste occasioni informali per poi concludere in ufficio contratti molto buoni. Maria si sentiva un po’ nervosa di fronte alla prospettiva della serata.

“A cosa stai pensando?” le chiese Michael.

“Mi sento un po’ nervosa”

“Perché?”

“Ho paura di non essere all’altezza”

“All’altezza di cosa?”

“Della serata. Ci saranno un sacco di persone importanti e se faccio qualcosa di sbagliato? Non voglio certo farti fare brutta figura”

Lui prese il bicchiere di lei guardando attentamente l’acqua che c’era dentro.

“Sei sicura che questa non sia grappa? Perché per dire tante idiozie tutte insieme devi essere ubriaca”

“Non è divertente Michael, sto dicendo sul serio”

“Allora mi preoccupo veramente. Maria ti stai facendo un sacco di paranoie per niente. Andremo lì, berremo qualche cocktail ed assaggeremo delle tartine con forme e colori strani. Mi farò quattro chiacchiere con alcuni conoscenti e poi ce ne ritorneremo in albergo, al sicuro. Non devi essere così pessimista, cerca di divertirti, andrà tutto bene”

“Se lo dici tu. Ok, cercherò di rilassarmi”

 

Finita la cena presero un taxi e Michael diede all’autista l’indirizzo. Non c’era molto traffico in giro ed arrivarono perfettamente puntuali alla serata. Scesi dalla macchina Maria guardò l’imponente edificio, si capiva subito che era lussuoso. Venne riassalita da quella paura di non essere adeguata, di non fare assolutamente parte di quel mondo.

“Vorresti girare i tacchi ed andare via vero?”

Michael le aveva parlato sussurrando queste parole vicino al suo orecchio. Un brivido le passò lungo la schiena grazie alla sua voce calda e sensuale.

“Vorrei, ma non sia mai detto che Maria De Luca è una vigliacca”

“Ben detto”

Lei infilò il suo braccio in quello di lui.

“Sei pronta ad entrare?”

“Veramente no”

“Stai tranquilla, sarà facile e poi ci sarò io vicino a te”

 

Erano appena entrati nel salone. Maria rimase impressionata dal lusso che la circondava. C’erano delle donne vestite molto elegantemente che sorseggiavano champagne e il suo primo istinto fu quello di sentirsi un pesce fuor d’acqua ed andarsene, però si girò verso una vetrata e riuscì a scorgere il suo riflesso. Il suo vestito era di classe, i capelli acconciati perfettamente e non aveva niente di cui vergognarsi. Rialzò il mente decisa a mostrarsi sicura di sé.

Si sarebbe goduta questa serata, un’incursione nel mondo dei ricchi, una breve parentesi prima di ritornare alla sua solita vita.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14° ***


Sorry per il ritardo, lo ammetto sto diventando ancora più pigrona del solito xD

 

Capa quanto adoro i tuoi commenti! Non sai che piacere leggere che ti sembra di essere a Roswell, non potevi farmi un complimento migliore. “Ce ne fossero di Guerin in giro…” ah, questa è una grande verità xD

 

 

Avevano ballato quasi sempre.

Michael era un ballerino fantastico, sapeva condurla con facilità e lei si sentiva veramente a suo agio tra le sue braccia. Risero più volte facendo battutine su alcune persone presenti e vestite in un modo veramente orribile. Poi, di comune accordo, abbandonarono la sala da ballo per dirigersi verso il buffet.

“Hai sete?”

“Sì, non sono abituata a ballare così tanto, però mi è piaciuto”

Michael si fece dare due bicchieri di champagne da un cameriere e ne porse uno a lei.

“Propongo un brindisi”

“Per che cosa?”

“A noi, alla mia fidanzata che in questa sala brilla come una stella”

“Troppo galante, anche tu non sei niente male”

“Solo niente male? Non ti sbilanci molto”

“Sei già abbastanza sicuro di te, non hai bisogno dei miei complimenti”

Lui fece una smorfia ed avvicinò il bicchiere per farlo tintinnare con il suo.

“Salute”

“Salute”

Maria si avvicinò all’orecchio di lui.

“Sei l’uomo più affascinante di tutta la sala, ma non lo dico ad alta voce o tutte le donne vorranno saltarti addosso”

Si guardarono negli occhi e sorrisero.

 

“Michael?”

Maria si girò e vide una ragazza molto carina che si stava avvicinando a loro.

“Jasmine! Come stai?”

I due si baciarono sulle guance. La nuova arrivata aveva un vestito lungo nero con un profondo spacco su un coscia.

“Troppo profondo” pensò malignamente lei.

Michael si girò per le presentazioni.

“Maria ti presento Jasmine, una mia amica. Mentre lei è la mia fidanzata”

“Che cosa? Tu ti sei fidanzato? Ma com’è possibile?”

Maria si sentì squadrata da capo a piedi e lesse l’incredulità negli occhi dell’altra, vide anche un lampo di odio passare nel suo sguardo

“Ma che bello, allora devo farvi le congratulazioni”

Jasmine baciò lei sulle guance e poi abbracciò un po’ troppo calorosamente Michael baciandolo sulla bocca. Quando si staccarono le lanciò uno sguardo di sfida e se ne andò.

 

Maria fece un profondo respiro e vuotò in un solo sorso lo champagne. Posò il bicchiere sul tavolo visto che le stavano tremando le mani dalla rabbia e non voleva farlo cadere.

“Ti sei divertito?”

“Come scusa?”

“Baciarti qui, in pubblico con la tua amichetta”

“Veramente è lei che mi ha baciato non io. Non farci caso, ci ha sempre provato con me ma è innocua”

“Se avesse potuto mi avrebbe cavato gli occhi credimi”

“Stai esagerando”

L’abbracciò ed incominciò a baciarla con passione, l’aggredì con la lingua costringendola ad aprire la bocca per approfondire il bacio. Quando sentì che rispondeva rallentò il ritmo e poi si staccò per guardarla.

“Mi sbaglio o siamo un po’ gelose?”

Lei aspettò qualche secondo per prendere fiato e si rese conto di tutto quello che gli aveva detto.

“Scusami, ma se fossi la tua vera fidanzata non avrei mai permesso di fartela passare liscia”

“Quindi è stata tutta una finta la tua?”

“Certo”

“Comunque, fidanzata o meno in questa sala per me esisti solo tu capito?”

Maria si sentì rassicurata e le riscaldò il cuore la sua affermazione.

“Anche per me”

 

Questo fu l’ultimo momento tranquillo, Michael venne trascinato in una discussione con alcuni uomini d’affari e lei ne approfittò per uscire sulla grande balconata per prendere un po’ d’aria e rimanere da sola. Con la coda dell’occhio vide Jasmine dalla parte opposta della sala che beveva un bicchiere dopo l’altro di vino.

Non se ne preoccupò più di tanto, l’importante è che stesse lontano da lei e da Michael. Si appoggiò alla ringhiera di pietra e guardò il cielo stellato.

“Ma cosa mi è preso prima per parlargli in quel modo? Sembravo davvero una fidanzata gelosa. Eppure io non provo niente per lui, è solo finzione e con tutti i casini che gli ho procurato mi sembra giusto interpretare al meglio questo ruolo. Però quando mi ha baciata…”

Si toccò le labbra incapace di approfondire quel pensiero.

 

“Così sei qui”

Si girò di scatto trovandosi di nuovo Jasmine davanti a lei, con un bicchiere di champagne in mano.

“Scusami devo rientrare”

“No, prima mi ascolterai”

Maria si sentì afferrare ad un braccio e si bloccò voltandosi.

“Cosa c’è?”

“Sei solo un’illusa se credi di riuscire a sposarlo. Michael si sta solo divertendo con te, non è un tipo fedele e ti sta solo prendendo in giro. Le sue relazioni sono sempre brevi e senza importanza”

“Ma come ti permetti di dire queste cose?”

“Io lo conosco bene credimi, siamo andati a letto insieme per un periodo. Gli piacciono le novità, probabilmente voleva provare la classica ragazzina ingenua, per questo si è messo con te”

“Tu non ti rendi conto di quello che stai dicendo”

“Io lo so bene. Sei solo una sgualdrinella”

 

Maria si rese conto che la ragazza aveva bevuto troppo. Cercò di restare calma, non doveva raccogliere le sue provocazioni e mettersi a litigare nel bel mezzo della festa.

“Scusami ma devo rientrare”

“Ricordati le mie parole, tu non conti niente per lui, sei solo un passatempo”

Rientrata nella sala vide Michael ancora intento a chiacchierare con un gruppetto di uomini, le fece un sorriso e lei rispose come se non fosse successo niente. Si avvicinò la buffet ed assaggiò delle tartine cercando di non ripensare alle cose che aveva sentito.

“Siamo stati a letto insieme”

Quella frase continuava a girare nella sua testa e si domandava se fosse vera o meno.

Sapeva di non avere nessun diritto di chiedergli spiegazioni, però doveva conoscere la verità, si ripromise di toccare l’argomento successivamente.

 

Vide che Michael si era liberato e le faceva segno di raggiungerlo. Camminò in mezzo alla sala ma venne bloccata ancora da Jasmine che le si parò davanti.

La ragazza era completamente ubriaca.

Maria si rese conto troppo tardi di quello che stava per succedere, vide il braccio alzarsi e colpirla alla guancia senza avere il tempo di spostarsi. Per tutta la sala si udì il suono di uno schiaffo. Il silenzio cadde improvvisamente nella sala. Michael corse verso di lei e l’abbracciò stretta.

“Come stai?”

“Stavo meglio prima a dir la verità”

Lei parlava tenendo il viso premuto contro il suo petto.

Michael lanciò un occhiata alla ragazza ubriaca.

“Non voglio vederti mai più”

Si allontanarono dalla sala e dopo aver ritirato i cappotti salirono in macchina per tornare all’albergo. Non si dissero niente, lui la tenne stretta contro di sé accarezzandole teneramente i capelli.

 

Michael dopo averla accompagnata in camera era sceso per farsi preparare una borsa del ghiaccio. Maria si tolse le scarpe e si buttò sul letto tenendosi premuto con la mano il punto dove era stata colpita. Quando lui ritornò in camera la trovò semi sdraiata e con gli occhi chiusi.

“Come va?”

“A parte la guancia bene.”

Aprì gli occhi e lo vide in piedi vicino a lei, si era tolto la giacca e la cravatta. La camicia aveva i primi tre bottoni sbottonati ed era scalzo pure lui.

“Posso?”

“Solo se non hai intenzione di picchiarmi”

“Bene, se riesci a fare ancora le tue battutine al veleno vuol dire che ti stai riprendendo”

Nonostante tutto lei riuscì a sorridere. Michael si sedette accanto a lei e le appoggiò la borsa del ghiaccio sulla guancia.

“Ahia, brucia!”

“Shh, lo so ma devi tenerla lo stesso. Così non si gonfierà”

Michael le passò un braccio dietro le spalle e lei si accoccolò contro il suo petto, mentre le teneva premuto il ghiaccio.

“Mi dispiace per quello che è successo, non avrei mai immaginato una simile reazione”

“Non ti preoccupare non è colpa tua. Però ti consiglio di creare un fondo infortunio per fidanzate, è un mestiere pericoloso starti accanto”

Lui le diede un bacio sui capelli.

“Domani andrò subito in banca, aprirò un conto a tuo nome”

“Ma io lo dicevo per la tua futura e vera fidanzata”

“Beh, per ora sei tu la mia fidanzata, quindi spetta a te”

Maria chiuse di nuovo gli occhi.

“Mi sento molto stanca”

“Lo so, anch’io. Dormi adesso”

 

Scivolarono entrambi più in basso e si addormentarono abbracciati.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15° ***


Eccomi qui, con un giorno di ritardo perchè page breeze ieri non collaborava, ma ho vinto io!

 

Alyenda: non sai che piacere leggere il tuo commento e non posso che darti ragione, Roswell è entrato nel cuore anche a me, in particolare Michael e Maria che sono stupendi. Spero continuerai a seguire la mia ff. Baci.

 

Tessora: Felicissima di rivederti! Soprattutto perché tu la stai leggendo come originale e non finirò mai di ringraziarti! Maria è cotta a puntino per quanto cerchi di negarlo e Michael lupo me lo vedo (e l’immagine mi fa sbavare non poco xD). L’happy end per ora è piuttosto lontano, ancora non si vede nemmeno la fine del tunnel e ne devono ancora succedere di colpi di scena. Un baciotto al profumo di vicks (che fa bene per la tosse secca xD).

 

Capa: non potevi trovare paragone migliore, Michael attira le donne/sciaquette come il miele! E lui, come il suo alter ego in Roswell, non si rende conto che influenza ha sulla povera Maria. Povera anima ingenua lui! Maria è rimasta piuttosto frastornata perché non se l’aspettava ma tirerà fuori le unghie poi. Adoro le tue “infervorazioni”. Bacio “volante”.

 

 

******************

 

 

Michael e Maria si svegliarono tardi quella mattina.

Lui aprì gli occhi per primo ed avvertì un dolore al braccio sinistro, avevano dormito tutta la notte nella stessa posizione e Maria era appoggiata proprio su quello. Le soffiò dolcemente sul viso.

Dapprima lei fece una smorfia, arricciando il naso e poi aprì gli occhi.

“Mmmh buongiorno”

“Come ti senti?”

Lei si toccò la guancia.

“Come una che è stata schiaffeggiata”

Si tirarono su entrambi a sedere e Michael le sollevò il visto scrutandola con attenzione.

“Non mi sembra tanto gonfia, il ghiaccio ha fatto miracoli”

“Ancora non riesco a credere a quello che è successo”

“Nemmeno io se può consolarti”

Maria fu la prima ad alzarsi in piedi.

“Se non ti spiace vado prima io in bagno, ho bisogno di una bella doccia”

“E se venissi a farti compagnia? Potrei lavarti la schiena e…”

Il loro discorso venne interrotto dallo squillo del telefono di lui.

“Accidenti, chi diavolo è lo scocciatore?”

Lesse il numero sul display e rise.

“Pronto”

Maria rimase in attesa cercando di capire se fosse ancora la misteriosa donna dell’altra volta, invece sentì chiaramente che la persona dall’altra parte era di sesso maschile. Soddisfatta, entrò in bagno facendogli un cenno di saluto con la mano prima di chiudere la porta.

“Max come stai?”

Ascoltò con attenzione tutte le novità che gli vennero raccontate.

“Certo che non vedo l’ora di vederti”

“Siamo arrivati solo ieri”

“Perché ho detto siamo? E’ una sorpresa, lo scoprirai più tardi”

“Sì, alloggiamo all’Hilton. A dopo ciao”

Chiuse la telefonata cercando di immaginare cos’avrebbero detto dopo aver visto Maria.

 

Entrò giusto in tempo per vederla uscire nuda dalla doccia ed avvolgersi in un accappatoio. Non si era accorto di essere rimasto così tanto al telefono.

“Sei una stupenda visione” le disse avvicinandosi.

“E tu un adulatore”

“Pensi che le adulazioni mi porteranno dove voglio?”

“Dipende cosa vuoi”

La mano di Michael si fece largo nell’accappatoio toccandole il sedere e spingendola verso di lui.

“Te” fu la sua risposta.

 

Ci volle un’altra mezz’ora prima che entrambi uscissero dalla doccia. Maria si stava pettinando i capelli bagnati di fronte al grande specchio e Michael, di fianco a lei, si stava facendo la barba quando si ricordò di una cosa.

“Oggi abbiamo un appuntamento a pranzo”

“Con chi?”

“E’ una sorpresa, ma sono sicuro che ti troverai molto bene”

“Ha a che fare con la telefonata di prima?”

“Sì”

“Devo portarmi i guantoni da pugile oppure sarà un incontro tranquillo?”

Michael rise.

“No, non ti devi preoccupare sono persone a posto e non si permetterebbero mai di fare una cosa simile. Piuttosto la farebbero a chiunque ci offendesse”

Maria fece un finto sospiro

“Adesso mi sento molto più tranquilla”

Prese in mano in phon ed iniziò ad asciugarsi i capelli.

 

Era quasi mezzogiorno quando presero l’ascensore per scendere nella hall dell’albergo. Appena usciti dalla cabina Maria vide quattro persone farsi loro incontro dopo essersi alzate dai divanetti. Erano due ragazzi e due ragazze.

“Michael, che bello vederti”

La ragazza bionda lo stava abbracciando. Dopodiché fu la volta dei due ragazzi ed infine fu il turno della ragazza bruna che era incinta.

“Liz, sei uno splendore, anzi siete”

“Grazie”

Ci un attimo di silenzio e tutti gli sguardi dei nuovi arrivati si focalizzarono su Maria, in attesa di sapere chi fosse. A quel punto Michael fece le presentazioni.

“Maria ti presento Isabel e Max, i miei cugini, insieme ai loro rispettivi consorti Alex e Liz”

Poi lui fece una piccola pausa.

“Vi presento Maria, la mia fidanzata”

L’annuncio di Michael aveva provocato un’espressione collettiva di incredulità sui volti dei suoi parenti, che si ripresero subito. Isabel l’abbracciò calorosamente e così fecero anche gli altri. Maria provò subito un moto di simpatia nei loro confronti e si sentì ben accetta.

 

Uscirono dall’albergo e si diressero verso un ristorante che aveva prenotato precedentemente Max. Seduti a tavola Maria venne tempestata di domande riguardo a come avesse conosciuto Michael, da quanto stavano insieme e così via.

Lei cercava di tenere a bada la loro curiosità rispondendo genericamente, in quanto non sapeva cosa Michael volesse dire e cosa no.

“Quindi Maria tu lavori alla Withman Enterprises giusto? Vi siete conosciuti lì?” chiese Isabel.

“No, il nostro più che un incontro è stato uno scontro” le rispose Maria.

“Anzi per dirla tutta lei mi ha tamponato la macchina”

Michael raccontò tutta la storia, evitando di parlare del loro accordo, e una risata collettiva si levò appena finì. Interruppero il discorso quando venne loro servito il pranzo. Maria si mise a mangiare riflettendo sui parenti di Michael. Erano persone molto simpatiche, l’avevano subito accettata e si vedeva che erano legate moltissimo a Michael. Bevve un sorso d’acqua e con la coda dell’occhio lo spiò. Stava tagliando un pezzo di carne.

"Perché ha raccontato a tutti che siamo fidanzati? Perché non gli ha detto semplicemente la verità?"

Purtroppo non poteva domandarglielo finché non fossero rimasti di nuovo da soli. Riprese a mangiare gustandosi il pesce che aveva nel piatto, una vera delizia.

 

“Michael ti ricordi cosa dobbiamo fare questo pomeriggio?” esordì Alex.

“Purtroppo sì”

“C’è qualche problema?” domandò Maria.

“Mio marito, Max e Michael devono discutere con altri soci sull’acquisizione di una piccola società per conto del gruppo Withman”

“Quindi anche tuo marito e Max fanno parte della società?”

La domanda di Maria provocò un’ilarità generale.

“Cos’ho detto di strano?”

Isabel si girò verso di lei.

“Prima mi sono dimenticata di dirti che il cognome di Alex è Withman. Suo padre è stato il fondatore della società e adesso Alex ha preso il suo posto. Mentre Michael e Max hanno investito dei soldi entrando a far parte del consiglio di amministrazione”

“Quindi tu saresti il mio capo generale giusto?”

“Tecnicamente sì, ma preferisco considerarti mia cognata” e le fece l’occhiolino.

“Grazie”

 

Mentre bevevano il caffè, tutti tranne Liz, Maria trovò il momento per parlare con Michael.

“Se me lo avessi detto prima mi sarei risparmiata una figuraccia”

“Su Alex? Non ti preoccupare. E poi è stato molto divertente vedere la tua faccia”

“La prossima volta ricordati di dirmi tutto”

“Tesoro, il problema è che quando sono con te non mi vengono in mente queste cose così banali. Ho ben altri pensieri”

Questa frase la fece arrossire ed abbassare lo sguardo non accorgendosi così che Isabel e Liz aveva ascoltato il loro scambio di battute. Alex guardò l’orologio e disse a Michael e Max che dovevano avviarsi tra poco se non volevano fare tardi.

“Maria tu cosa fai oggi pomeriggio?”

“Niente di particolare, rimarrò in albergo”

“Assolutamente no. Adesso hai noi, Liz deve comprare dei vestiti premaman perché non ci accompagni? Ci divertiremo vedrai”

“Ti prego Maria. Così possiamo conoscerci un po’ meglio”

Lei rimase stupita dalla loro cortesia, si accorse che erano sincere e non lo stavano chiedendo solo come formalità.

“Ci vengo molto volentieri”

Uscirono dal ristorante e Michael le diede un bacio prima di andarsene.

“Starai bene con loro, vedrai”

“Lo so, grazie. A dopo”

 

*****

 

Il tempo era trascorso molto velocemente. Erano state in vari centri commerciali divertendosi a provare dei vestiti e facendo battutine sulle taglie scelte da Liz prendendola in giro. Alla fine del giro si ritrovarono con quattro borse di acquisti e si sedettero ad un bar per bere qualcosa di fresco. Liz, come prima cosa, si scusò subito dovendo andare in bagno.

“Da quando sono incinta mi capita spesso e la situazione è destinata a peggiorare” spiegò scusandosi ma con gli occhi che le brillavano per la gioia.

Quindi Maria rimase seduta sola con Isabel che iniziò a parlare.

“Mi ha fatto piacere passare questo pomeriggio con te”

“Anche a me davvero”

“Mio cugino è sempre stato un tipo schivo, non l’ho mai sentito parlare delle ragazze con cui era insieme, anche perché non mi pare abbia avuto storie serie, tu sei la prima”

A Maria si bloccò il respiro sapendo che in realtà le cose non stavano proprio così.

“Oggi quando ci ha detto chi eri ho avuto un piccolo shock ma guardandovi a tavola mi sono tranquillizzata. Voglio molto bene a mio cugino e devo ammettere che mi sei piaciuta subito. State veramente bene insieme, sono tanto contenta per tutti e due”

“Posso dire la mia opinione di donna incinta?”

Liz le aveva raggiunte di nuovo al tavolino e la sua domanda le fece ridere.

“Certo tesoro, ti ascoltiamo” le rispose Isabel.

“Siete perfetti insieme. Ho notato che avete una sintonia che mi ricorda tanto quella che abbiamo io e Max”

“Ok, adesso siediti e bevi qualcosa, quando parli di mio fratello ti vengono subito gli occhi a forma di cuore”

“Maria è bene che tu impari subito che Isabel non è la cara ragazza che sembra, ama prendere sempre in giro tutti”

Le tre ragazze risero.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16° ***


Capa: posso dire che amo i tuoi commenti? Per quando il mio cuore sia candy al 100% mi piace sistemare anche le altre coppie, soprattutto dare ad Isabel ed Alex tutto quello che gli è stato tolto, poverini. Abbi fede perché non manca molto a capire chi era l’interlocutrice di Michael, magari non erano sbagliate le supposizioni. Grazie ancora per i complimenti alle descrizioni.

 

Vi lascio a questo capitolo che non mi soddisfa molto ma a suo tempo l’avevo scritto così e non mi pare giusto toccarlo adesso, quindi beccatevelo in questo modo xD

 

Buona lettura!

 

*************

 

 

Erano le 18.00 quando Isabel e Liz la riaccompagnarono in albergo. Loro alloggiavano in un altro ma si sarebbero riviste il giorno dopo. Quando entrò nella camera Maria vide subito che non c’era traccia di Michael, doveva essere ancora fuori. Probabilmente la riunione era stata più lunga del previsto. Decise di farsi una doccia veloce per avere tutto il tempo di prepararsi con calma. Si sdraiò sul letto, era stata una giornata molto particolare.

“Ho trovato molto simpatiche le cognate di Michael. Sono davvero una famiglia unita, li invidio molto”

Quando Michael rientrò in camera la trovò ancora così, sdraiata e con gli occhi chiusi. Si avvicinò silenziosamente togliendosi la giacca.

“Ciao, non stavo dormendo”

“Ehi tigre”

“Com’è andata la riunione di oggi?”

“Piuttosto faticosa ma alla fine abbiamo ottenuto quello che volevamo. Ed il tuo pomeriggio?”

“E’ stato fantastico. Abbiamo girato decine di negozi cercando dei vestiti per Liz e provando un sacco di cose carine. Sono stata proprio bene con loro. Sei fortunato sai?”

“Perché?”

“Hai veramente una famiglia meravigliosa, tutto il contrario della mia” ammise con tristezza.

Michael si avvicinò sdraiandosi accanto a lei a pancia sotto.

“Ehi non voglio sentire questi discorsi. Sono anche tue amiche adesso. Invece di pensare a quello che non hai dovresti essere contenta di quello che hai”

“Che filosofo!”

“Osi criticare i miei pensieri profondi?”

“No, era solo una battuta. Grazie, ho capito cosa intendevi dire”

“Adesso dimmi cosa pensi di loro”

“Liz l’ho trovata dolcissima. E’ molto innamorata di Max, si capisce da come ne parla o, come dice Isabel, quando le vengono gli occhi a forma di cuore. Anche con Isabel mi sono trovata bene, sembra una persona autoritaria a prima vista, in realtà è molto sensibile ed ha un forte attaccamento alla famiglia, sia per Alex che per voi”

 

Quando finì di parlare si accorse che Michael la stava fissando.

“Perché mi guardi così”

“Sono stupito”

“Da cosa?”

“In un solo pomeriggio sei riuscita a capire perfettamente i loro caratteri”

“Modestamente”

“Adesso non ti montare la testa”

Lui le diede una piccola spinta contro la spalla, che lei gli restituì subito. Così si ritrovarono a lottare l’uno contro l’altro e finendo per farsi il solletico a vicenda. Michael scoprì, stupito, che Maria non poteva resistere se le si toccava la pianta dei piedi. Alla fine lei si alzò allontanandosi dal letto.

“Stammi lontano, non sto scherzando”

“Che paura mi fai”

Anche Michael si alzò dal letto avvicinandosi a lei che stava indietreggiando per mantenere un distacco tra loro due. Lei si spostò mettendo fra di loro il tavolino con le due poltroncine.

“Non puoi sfuggirmi”

“Questo non vuol dire che sia disposta ad arrendermi così facilmente”

Iniziarono a girare intorno al tavolo sempre mantenendo la stessa distanza fra di loro.

“Ti rendi conto che ci stiamo comportando come due bambini dell’asilo?”

“Allora fermati se ti senti ridicola”

Maria rise.

“Mi fermo solo se lo fai anche tu”

 

Michael si allontanò da lei.

“Va bene. Il gioco è finito”

Maria si spostò per andare verso il bagno e lui in un lampo la prese tra le braccia stringendola.

“Ti ho preso finalmente”

“Questo è stato un colpo basso, mi hai ingannato”

“Tutto è lecito pur di vincere”

Iniziò a baciarla e anche lei rispose intrecciando la lingua con la sua. Maria lo abbracciò a sua volta e infilò le mani nei suoi capelli lasciandosi trasportare dalle emozioni che solo lui le faceva provare.

“Michael dobbiamo prepararci per cena, faremo tardi”

“No, non ti preoccupare”

“Devo andare in bagno a fare una doccia e lavare i capelli”

Maria cercava di parlare bocca a bocca con la sua. Michael iniziò ad indietreggiare verso il bagno senza staccarsi da lei e costringendola a seguirlo.

“Volevi andare in bagno giusto? Possiamo continuare anche lì a fare quello che stiamo facendo”

Quando furono entrati nella stanza lui iniziò a slacciarle i bottoni della maglietta leccandole ogni centimetro di pelle che andava scoprendo. L’ultimo pensiero razionale di Maria fu che avrebbero fatto tardi per la cena, ma non le importava granché.

 

*****

 

Mentre l’ascensore stava scendendo Maria fissava lo specchio ammirando quanto fosse affascinante Michael e sorrise a se stessa perché nell’immagine riflessa lei era accanto a lui. Quando le porte dell’ascensore si aprirono Maria infilò il suo braccio in quello di Michael prendendolo a braccetto. Non si accorsero di essere oggetto degli sguardi delle altre persone presenti in sala, che pensavano fossero proprio una bella coppia.. Si sedettero al loro tavolo riservato e Maria notò che il loro cameriere era un ragazzo nuovo. Si avvicinò a lei scostandole la sedia per farla accomodare e le rivolse un sorriso.

“Prego signorina”

Lei si accomodò ricambiando il sorriso.

“La ringrazio”

Non aveva notato che gli occhi di Michael si erano stretti in due fessure mentre assisteva a questo episodio. Si misero a sfogliare il menù per decidere cosa ordinare. Tra loro era calato il silenzio. Quando il cameriere tornò per portare una bottiglia d’acqua ed una di vino prese nota dei piatti che volevano mangiare.

“Ottima scelta signorina” commentò rivolgendosi a Maria.

“Grazie, lei è molto gentile”

“Si figuri, per me è un piacere servirla”

 

Michael riempì con il vino i bicchieri di entrambi e bevve il suo tutto d’un fiato. Lo riempì nuovamente e tenne in mano il calice centellinando il liquido ambrato.

“Quel cameriere si è preso una cotta per te”

“Che cosa?”

“Non hai visto come ti ha guardato per tutto il tempo?”

“Michael stai esagerando è stato solo molto gentile. Non ci vedo niente di male”

“Continuava a sorriderti guardandoti negli occhi e mi sembra che tu gli abbia anche risposto”

“Ti rendi conto che questo è tutto un discorso assurdo?”

“Non è vero. Tu ti sei messa a flirtare con lui!”

“Ma quanto vino hai bevuto per dire certe cose?”

“Sono sobrio, sei tu che ti stai divertendo un po’ troppo”

Maria lo guardò molto stupita, cercando di capire perché le aveva fatto un discorso del genere. Poi comprese. Con calma prese il suo bicchiere e bevve un sorso di vino.

“Qualcuno a questo tavolo si è sentito ferito nel suo amor proprio”

“Non capisco di cosa stai parlando”

“Ammettilo, ti sei ingelosito”

“Impossibile”

“Se lo dici tu”

Vennero interrotti dalle portate che vennero loro servite. Maria questa volta ringraziò il cameriere evitando di incrociare il suo sguardo. Non voleva essere scortese, soprattutto perché riteneva di non aver fatto niente di male, però voleva evitare di irritare ulteriormente Michael, anche si stava comportando in modo assurdo.

Mangiarono in silenzio.

Maria ogni tanto gli lanciava delle occhiate per capire se era ancora arrabbiato, lui invece guardava fisso il suo piatto non alzando lo sguardo. Rassegnata si preparò a passare una serata non particolarmente allegra.

 

Tornarono in camera senza rivolgersi la parola.

Anche in ascensore Michael tenne lo sguardo dritto davanti a sé fissando le porte scorrevoli mentre Maria era girata verso lo specchio guardando le spalle e la schiena di lui. Entrarono in camera e lei, dopo aver preso un indumento dal cassetto, si diresse verso il bagno senza dire una parola, chiudendo la porta dietro di sé. Michael era ancora arrabbiato. Si rendeva conto che si stava comportando in modo assurdo, però non poteva fare a meno di sentirsi così, Maria non c’entrava niente ma questa cosa era più forte di lui, si era irritato per quello che era successo prima. Distrattamente si spogliò rimanendo solo con i boxer e si sdraiò sul letto, alzando il cuscino in modo da potersi appoggiare e prese il libro che aveva cominciato a leggere in aereo. Era concentrato nella lettura e non la vide uscire dal bagno vestita con una sottoveste color champagne, un piccolo capriccio che si era concessa un mese fa. Lei si avvicinò al fondo del letto e lo chiamò.

“Michael ci sei?”

Lui alzò lo sguardo dal libro e strabuzzò gli occhi vedendola con quella mise provocante.

“Cosa stai facendo Maria?”

Lei camminando a gattoni si avvicinò a lui.

“Mi sento molto tigre stasera. Hai ancora voglia di quei famosi graffi?”

Questa frase riuscì a far spuntare un sorriso sul volto di lui.

“Finalmente ti vedo senza il broncio. Mi mancava il vecchio Michael sorridente sai?”

Lui la prese per le braccia facendo in modo che si sdraiasse sopra di lui.

“Sono stato così insopportabile?”

“No, non era la tua serata, può succedere”

Mentre parlavano lei gli stava graffiando leggermente il braccio avanti e indietro.

“Mi sono dimenticato di dirti due cose su domani”

“Devo provare ad indovinare?”

“Domani passeremo la giornata sulla barca di Alex, ti divertirai sicuramente. Potrai assistere alla consueta gara di pesca che facciamo ogni volta. Alla sera abbiamo un invito però questa volta l’organizzatrice è mia madre. Forse sarò di parte ma solitamente non ci si annoia mai, c’è la musica ed il cibo è buono, niente roba strana che quando la mangi non riesci a capire cos’è”

“Oddio, le tartine dell’altra sera. Ma tu hai capito cosa c’era dentro?”

“No e non voglio neanche saperlo”

Risero ricordando come avevano mangiato sospettosi degli stuzzichini senza comprendere di cosa fossero fatti.

“Mi dici come fai?”

“A fare cosa Michael?”

“Cinque minuti fa ero arrabbiato e adesso sono qui a ridere”

“Avevi solo bisogno di sfogarti e adesso ti senti meglio”

 

Lui fece scorrere le sue mani sulla schiena di lei, partendo dalla nuca e scendendo fino al sedere provocandole una serie di brividi. Le loro bocche si unirono per un lungo bacio. Poi Maria fece per spostarsi di lato ma lui la bloccò.

“Non spostarti ti prego”

“Ma così ti schiaccio come farai a dormire?”

“Innanzitutto sei un peso piuma e comunque mi piace sentirti”

Lei si accomodò meglio sistemandosi contro di lui ed appoggiando la testa nell’incavo della sua spalla.

“Buonanotte Michael”

“Sogni d’oro, tigrotto”

Di risposta lei gli fece il verso della tigre. La mano di lui si allungò spegnendo l’interruttore del lampadario facendo piombare la stanza nel buio, tranne per un filo di luce che passava attraverso i pesanti tendaggi scuri.

 

Entrambi chiusero gli occhi, era stata una giornata piena, avevano anche discusso ma adesso, nella tranquillità della camera, sentivano di aver chiuso fuori il mondo esterno.

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17° ***


Se l’Arpia non ci fosse bisognerebbe inventarla e con questo ho detto tutto!

 

Avevo tanti dubbi come ti ho detto ma leggere quel commento, fatto da te soprattutto, vale davvero tanto, quindi mi metto il cuore in pace e posto come promesso. Hai colto come sempre le piccole sfumature sul comportamento dei due piccioncini, che mostra quello che ancora non hanno capito di provare.

 

Vediamo se ti piacerà il piccolo aneddoto che fa da sfondo a questo e al prossimo capitolo.

 

 

Maria si svegliò per prima e scese dal letto aprendo le tende.

Subito venne investita dai raggi del sole che splendeva nel cielo terso, non c’era una nuvola e l’azzurro intenso preannunciava una calda giornata estiva. Si stiracchiò pigramente e subito sentì due braccia circondarle la vita.

“Buongiorno” le disse lui dandole un bacio sul collo.

“Ciao, hai dormito bene?”

Per tutta risposta lui abbandonò la testa contro la sua spalla come se si fosse addormentato di colpo facendola ridere per la messinscena.

“Ehi, ci sei? Sto parlando con te”

“Sto dormendo non posso risponderti”

“Grazie per avermelo detto”

Maria si spostò scostandosi da lui.

“Non so tu ma io vado a prepararmi”

Si diresse verso il bagno e mentre chiudeva la porta l’ultima immagine che vide fu il corpo di lui di nuovo sdraiato sul letto.

 

Michael la sentì uscire ed avvicinarsi a lui, aprì un solo occhio intravvedendo le gambe di lei coperte da una minigonna di jeans. Allungò una mano per accarezzarle la coscia ma lei si spostò mettendosi al di fuori della sua portata.

“Io sono pronta, hai intenzione di venire oppure rimarrai così tutto il giorno?”

Finalmente lui si alzò e, borbottando frasi incomprensibili, andò a prepararsi. Appoggiò le mani al lavandino e guardò il proprio viso riflesso nello specchio, avrebbe di gran lunga preferito rimanere tutto il giorno a letto, in dolce compagnia. Sospirò ben sapendo di non avere scelta stavolta.

In poco tempo si vestì mettendosi un paio di pantaloni beige alla pescatora e una maglietta bianca senza maniche, completò la sua preparazione con un cappellino messo al contrario e gli occhiali da sole. Vide che Maria si era allacciata un foulard bianco in testa che faceva completo con la canottiera bianca che indossava e che lasciava scoperto l’ombelico. Approvò tra sé quell’abbigliamento non sapendo che anche lei mentalmente stava pensando la stessa cosa su di lui.

“Pronta per andare?”

“Veramente dovrei essere io a rivolgerti questa domanda”

“Devi sempre puntualizzare tutto?”

“Quando ho ragione sì”

Lui sospirò.

“Donne”

Per tutta risposta Maria lo sculacciò con la borsa che conteneva le salviette ed i solari.

“Andiamo”

 

*****

 

Presero un taxi e si fecero portare fino al porto. Camminarono a piedi sul pontile passando davanti alle imbarcazioni ormeggiate, una più bella dell’altra, finchè Michael si fermò davanti ad una barca a motore e stese un braccio.

“Ti presento Princess Isabel, il gioiellino di Alex”

Maria spalancò gli occhi stupita dalle dimensioni. Non aveva mai conosciuto qualcuno che ne possedesse una e questo pensiero la colpì come uno schiaffo. Lei non apparteneva a questo mondo, stava solo giocando ad interpretare un ruolo che non le apparteneva. Michael notò che la luce nei suoi occhi si era spenta d’improvviso, ormai aveva imparato ad interpretare bene le sue espressioni.

“Che succede?”

“Niente perché?”

“Mi sei sembrata strana”

“Non è nulla, non ero mai salita su una barca così e mi è venuto in mente che magari potrei soffrire il mal di mare”

“Spero proprio di no, comunque lo scopriremo presto. Vieni”

Michael le tese la mano per salire. Fortunatamente lui non la stava guardando e non notò il sollievo di Maria per essere riuscita a sviare il discorso con quella bugia inventata di sana pianta. Non aveva mai sofferto il rollio delle barche ma, per fortuna, lui non poteva saperlo.

“Ma come ha fatto ad accorgersi di quello che stavo pensando?”

Purtroppo questa domanda era destinata a rimanere senza risposta per lungo tempo.

 

Videro subito Alex ed Isabel che andarono loro incontro per salutarli.

“Mancano ancora Max e Liz e poi possiamo salpare” esordì Alex.

“Ma Liz starà bene?”

“Non preoccuparti Maria è già salita altre volte ed ha sempre goduto di ottima salute, mai nessuna nausea o altro”

“Grazie Isabel”

“Viene, ti porto a fare un giro, così poi puoi lasciare giù la tua borsa”

“Volentieri”

I due ragazzi le guardarono allontanarsi e poi Alex si rivolse a Michael.

“Sei pronto per la gara di quest’anno? Io mi sono allenato e sono certo di essere il vincitore”

“Non cantare vittoria troppo presto”

“Naa, questa volta sono sicuro di quello che dico. Non potrà vincere ancora Max”

“Nel caso peggiore possiamo sempre buttarlo in mare”

Risero entrambi.

“Chi è che volete buttare in mare?”

“Max, sei arrivato proprio al momento giusto, stavamo parlando della gara” spiegò Alex.

Max e Liz stavano salendo per raggiungerli e lui fece un cenno con la mano.

“Non c’è gusto, tanto vi batterò come tutti gli anni”

Michael fece una faccia dubbiosa.

“Non esagerare, da come parli sembra che tu abbia sempre vinto”

“Non è così?”

“Alex lo buttiamo subito in acqua?”

“Vi prego, non voglio rimanere una vedova incinta”

“La mia dolce mogliettina”

“Cercate piuttosto di batterlo nella gara”

“Ritiro quello che ho detto”

 

Dopo essere partiti per un lungo giro seguendo la costa aveva ancorato la barca al largo di Miami ed avevano preparato per mangiare. Il menù comprendeva pasta fredda e insalata di mare. Si stavano gustando una fetta d’anguria fresca quando il discorso cadde su Jasmine, che anche Alex conosceva.

“Lo sappiamo che è a Palm Beach, ci siamo incontrati in un bar”

“Purtroppo l’abbiamo incontrata anche noi l’altra sera” gli rispose Michael.

“Perché purtroppo?”

“Diciamo che è stata piuttosto maleducata con Maria”

“Spero solo di non rivederla più o non rispondo delle mie azioni” sbottò lei sentendosi tirata in causa.

“Perché, cos’è successo l’altra sera?” si intromise Isabel.

“Sono stata schiaffeggiata”

“Che cosa?”

Tutti gli sguardi si puntarono automaticamente verso Michael.

“Non guardatemi così, io non c’entro niente!”

“Meno male” esclamò di nuovo Isabel.

“Grazie per aver pensato subito male di me”

In cambio ricevette una pacca sulla spalla da parte di Max. Maria intanto si era messa a raccontare di come avessero incontrato Jasmine, del fatto che lei fosse rimasta sconvolta dalla notizia del fidanzamento e di come l’avesse aggredita davanti a tutti dopo essersi ubriacata. Le altre due ragazze avevano ascoltato tutta la storia assumendo una faccia sempre più stupita via via che lei concludeva il racconto.

“Se non me l’aveste raccontato voi non ci avrei mai creduto”

“Lo so Alex è esattamente quello che ho pensato anch’io” gli rispose Michael.

 

*****

 

“Credo che sia l’ora giusta per prendere il sole cose ne dici Maria?”

“Quando vuoi”

Le due ragazze stesero le salviette sul ponte superiore e Liz, seduta su una sdraio si era messa lì vicino a loro ma all’ombra. Maria si sedette e tirò fuori la crema solare ad alta protezione, cominciando a spalmarsela addosso.

“Michael”

“Dimmi”

“Mi metteresti la crema sulla schiena?”

“Come no”

Si sedette accanto a lei e lentamente sciolse il laccio inferiore del costume sfiorandole la pelle con le dite. Lei avvertì un brivido ed ebbe un piccolo sussulto.

“Tutto bene?”

“Certo”

Tuttavia la sua voce tremava leggermente. La mano di lui prese a spalmare la crema con dei movimenti circolari, prima in alto e poi in basso, indugiò a lungo continuando ad accarezzarla.

“Michael hai intenzione di continuare fino a stasera oppure le lascerai prendere il sole?”

Si girò per vedere la cugina che lo guardava con un’espressione fintamente innocente.

“Il sole picchia e Maria ha la pelle molto chiara. Se non metto bene la crema e poi lei si scotta con chi credi che se la prenderà?”

Detto questo se ne andò fingendosi offeso e raggiungendo Alex e Max all’interno della barca.

“Isabel mi sbaglio o ti diverti a stuzzicarlo?”

“E’ sempre stato così fra di noi, ti dispiace?”

“No, è molto divertente vedere Michael in imbarazzo, non accade molto spesso”

“Già”

Si misero a ridere tutt’e tre.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18° ***


Capa, se tu non vedi l’ora del capitolo, io non vedo l’ora dei tuoi commenti. Riesci a cogliere tutti i particolari, tutto quello che volevo trasmettere.

*si asciuga una lacrima commossa* *____*

 

 

Passarono un’ora tranquilla, mentre soffiava una leggera brezza marina e il lento rollio della barca contribuiva a creare un’atmosfera rilassata. Questa sensazione di pace venne rotta dalle voci maschili che si levavano. Maria aprì gli occhi cercando di capire cosa stesse succedendo.

“Liz, ci siamo”

“Lo so Isabel, speravo non arrivasse mai questo momento”

“Ma cosa state dicendo?”

“La famosa gara di pesca che disputano ogni volta che ci incontriamo in barca” le spiegò Liz.

“E’ così tremenda?”

“Aspetta e te ne accorgerai. Andiamo a raggiungerli”

Si alzarono in piedi e si spostarono sul ponte più basso dove i tre ragazzi stavano in piedi, ognuno con una canna in mano, preparandosi a lanciarle in acqua.

 

Michael si era messo sul lato sinistro, Alex stava al centro e Max occupava invece il lato destro.

“Finalmente vi siete degnate di scendere da noi”

“Alex vedo che hai già subito la trasformazione”

“Stai esagerando amore, solo perché mi sento sicurissimo di vincere questo non vuol dire che stia cambiando”

Isabel fece una smorfia rassegnata.

“Sicuro di vincere? Ti devo ricordare che le ultime volte ti ho stracciato?”

Anche sul volto di Liz apparve la stessa identica espressione.

“Abbassa la cresta, è stata solo fortuna”

“Ripetilo più tardi quando avrò pescato più di voi”

“Ragazzi se voi continuate a litigare io incomincio da solo”

Sentendo le parole di Michael anche Maria, istintivamente, le imitò.

“Contiamo fino a tre e poi lanciamo la lenza. Faccio partire il tempo.” sentenziò Alex.

 

Per i primi dieci minuti non successe niente, le canne da pesca rimanevano immobili. Liz, Maria ed Isabel avevano portato gli asciugami e si erano sedute per terra, all’ombra, osservando la scena e ridendo. Infatti i tre provetti pescatori continuavano a pavoneggiarsi l’uno con l’altro proclamandosi vincitori della gara.

“Ma fanno sempre così?” domandò Maria sottovoce.

“Ti avevamo avvertito prima” le ricordò Isabel.

“Sì purtroppo – sospirò Liz – e ultimamente la gara finisce con Max che vince e fino a sera continua a vantarsi di essere il migliore”

“Praticamente un incubo” concluse Isabel.

“Santo cielo”

La situazione si animò quando Max tirò su il primo pesce guadagnandosi un’occhiataccia da parte degli altri due. Successivamente altri pesci abboccarono e le tre canne vennero tirate sue e ributtate in acqua più volte. Maria cominciava ad annoiarsi un po’ a stare seduta così. Si rivolse ad Isabel.

“Come vi siete conosciuti con tu ed Alex?”

“E’ una storia molto buffa. Mio padre è avvocato in uno studio legale e quel giorno dovevamo pranzare insieme e per fargli una sorpresa mi sono presentata in anticipo da lui. L’ho trovato occupato al telefono e mi sono messa a gironzolare un po’ fuori dal suo ufficio quando è arrivato Alex che mi ha scambiato per la sua segretaria. Mi ha domandato se ci fosse mio padre perché nel colloquio avuto la mattina aveva scordato di lasciargli un documento. E’ stato così gentile che sul momento non ho saputo dire niente se non annuire, siamo rimasti a fissarci negli occhi e poi lui mi ha chiesto come mi chiamavo presentandosi poi a sua volta. Abbiamo parlato per cinque minuti poi è squillato il suo cellulare e mi ha detto di avere un impegno urgente. Era già uscito dall’ufficio quando è rientrato chiedendomi, balbettando, se ero libera per andare a bere qualcosa quella sera”

“Tu hai accettato?”

“Sì, aveva un’espressione quando me l’ha chiesto. Non ho saputo dirgli di no. La serata è andata molto bene, ho sentito che eravamo in sintonia. Ci siamo salutati con la promessa di sentirci per uscire ancora. Lui mi ha dato il suo numero e gli ho promesso che l’avrei chiamato”

“Quindi è così che è cominciata fra voi due”

“Aspetta – la interruppe Liz – non è mica finita qui”

Isabel sorrise e continuò.

“Io non l’ho richiamato. Ho capito che poteva diventare una cosa seria e mi sono spaventata. In passato ho avuto una relazione con una persona che mi ha ferito molto e avevo paura a lasciarmi andare”

Lasciò vagare lo sguardo in alto, verso il cielo mentre ricordava queste cose.

“Dopo un paio di giorni Alex ha telefonato allo studio chiedendo della segretaria di mio padre e puoi immaginare la sorpresa quando ha capito che non ero io. Avevo chiesto a Tracy di coprirmi e non rivelare chi ero facendo finta di non conoscermi. Ma a quanto pare a lui non è bastato, credo abbia smosso mare e monti per scoprire dov’ero finita”

“Che romantico” le disse Maria sorridendole dolcemente.

“Sì, hai ragione. Un bel giorno me lo sono trovata davanti alla porta di casa e appena ho aperto mi ha abbracciato e baciato. Ha iniziato a parlare a raffica, dicendo che non poteva stare senza di me e quei giorni erano stati un inferno. Ci siamo seduti e, dopo essermi scusata, gli ho spiegato perché avevo agito così. Lui è stato comprensivo e mi ha rassicurato dicendo che non c’era nessuna fretta, ci saremmo frequentati con calma, senza nessuna pressione da parte sua”

“Deduco che lui sia riuscito a vincere le tue paure”

“Deduci bene. Ma anche la nostra Liz non ha avuto vita facile con Max”

“Come mai?”

“Troppo amore” rispose l’interessata.

Maria fece un’espressione stupita.

“Non capisco”

 

“Io e Max siamo stati presentati da alcuni amici in comune. E’ stato amore a prima vista, ci siamo messi insieme e dopo qualche mese lui voleva già sposarmi. Naturalmente io ero al settimo cielo, non desideravo altro che vivere con lui, purtroppo i nostri genitori non erano d’accordo. Insistevano sul fatto che eravamo giovani, ci conoscevamo da poco e non c’era nessuna fretta di legarci con un matrimonio”

“No!”

“Invece sì. I miei genitori hanno fatto di tutto per separarci, almeno all’inizio. Con la scusa dello studio mi hanno mandato all’estero a seguire dei corsi ma non è servito a niente. Io e Max abbiamo continuato a stare insieme e a vederci di nascosto per un periodo. Poi abbiamo di nuovo affrontato il discorso con loro, chiarendo che eravamo adulti e che avremmo continuato la nostra relazione con la loro benedizione o meno. Alla fine hanno capito che non era solo una cotta adolescenziale ma vero amore. Non ti dico come sono eccitati tutti e quattro all’idea del nipotino. Sono cambiati totalmente”

“Che bella storia, meno male che è finita bene”

“Già, non sai che….”

Liz non potè terminare la frase perché Michael si era messo ad urlare. Lo videro correre verso di loro e far alzare Maria in piedi per poi sollevarla e farla girare.

“Ho vinto!. Abbiamo vinto!”

“Michael, fermati mi fai girare la testa. Calmati cosa stai dicendo?”

“La gara, finalmente sono riuscito a vincere”

“Davvero?”

“Sì e tu sei stata il mio portafortuna”

Si chinò a baciarla profondamente dimenticando dove si trovavano. Si sentiva euforico per la vittoria e aveva il bisogno di comunicarlo a Maria, di renderla partecipe del suo stato d’animo, la sentiva morbida tra le sue braccia, gli aveva risposto immediatamente al bacio accogliendo le sue labbra e la sua lingua. Un getto d’acqua lanciato addosso a loro spezzò quel dolce momento. Si girarono in tempo per vedere Max con una bottiglia d’acqua ormai vuota in mano.

“Ma sei impazzito?”

“Scusa Michael ma ti ho visto un po’ surriscaldato. Volevo calmare i bollenti spiriti, niente di personale”

 

Maria si staccò da lui e si toccò i capelli bagnati strizzandoli, non aveva detto una parola perché dentro di lei si sentiva ancora turbata dal bacio di prima. Non era semplice passione, lei aveva percepito i suoi sentimenti, il bisogno di condividere qualcosa. Era durata una frazione di secondo ma era stata un’emozione molto intensa. Michael intanto si era avvicinato a Max e cogliendolo di sorpresa aveva afferrato un’altra bottiglietta cercando di vendicarsi. Dopo poco era nata una battaglia generale, seguita da un tuffo in mare collettivo. Alex si era esibito in una serie di tuffi perfetti, grazie agli anni in cui aveva praticato nuoto a livello agonistico.

“Troppo buoni, grazie” rispose lui dopo l’ennesima esibizione.

Isabel si avvicinò a lui per abbracciarlo e baciarlo e venne trascinata sott’acqua. Maria rideva, si sentiva veramente bene, come non era mai stata e tutto questo era la conseguenza di un incidente in macchina, chi l’avrebbe mai detto. Forse quel giorno, quando aveva espresso il desiderio di un segno positivo, era stata esaudita. Mentre pensava a queste cose non si era accorta di essersi allontanata dalla barca e dagli altri.

“Ehi, hai intenzione di espatriare?”

La voce di Michael la riscosse dai suoi pensieri.

“Cosa?”

“Chiedevo se avevi intenzione di tornare a casa a nuoto, visto che ti sei spostata dalla barca”

“Non me n’ero accorta tutto qui”

Lui rimase a fissarla per qualche secondo e sembrò sul punto di domandarle qualcosa, Maria distolse gli occhi dai suoi, il suo sguardo era così penetrante che sembrava in grado di leggerle dentro, sperò che non riuscisse a capire i suoi pensieri.

“Facciamo una gara fino alla barca”

“Ok”

Cominciarono a nuotare e mentre si avvicinavano alla barca Maria vide, con la coda dell’occhio, che lo stava distanziando. Infine giunse a toccare lo scafo.

“Prima”

Si voltò e non vide traccia di lui da nessuna parte. L’acqua era increspata leggermente dalle onde ma non vedeva nessuna bollicina venire in superficie. Fu presa dal panico preoccupandosi che gli fosse successo qualcosa e così non si accorse dell’ombra che si stava avvicinando a lei sott’acqua. Ad un tratto si sentì afferrarle la vita e poi vide spuntare la sua testa proprio vicino alla sua.

“Michael! Ma sei matto!”

“Che c’è?”

“Non ti vedevo più, ho pensato ti fosse successo qualcosa”

“Volevo solo darti una sbirciatina sott’acqua” le rispose con un sorriso.

Lei reagì facendo l’offesa.

“Basta, io risalgo. Credo che tu mi abbia preso in giro abbastanza”

Michael la guardò risalire la scaletta, ammirando il suo fondoschiena.

“Maria è uno spasso quando fa la finta offesa. Diceva la verità quando ha affermato di essere preoccupato non vedendomi gliel’ho letto negli occhi”

 

Il tempo volò ed in breve arrivò l’ora di rientrare in porto.

Il sole aveva cominciato ad arrossarsi e a scendere lentamente verso l’orizzonte. Mentre Alex guidava la barca gli altri si erano messi in piedi a prua guardando la terraferma che si avvicinava e lasciandosi cullare dal vento che stava soffiando.

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19° ***


Sono un po’ di fretta, quindi lo dedico alla capa (ma và? xD) per una pronta ma “abbioccosa” guarigione.

(Ma i punti si possono convertire sulla tessera del super?  *rotola*)

 

 

Il taxi li lasciò davanti al loro albergo intorno alle 19.00.

Maria indossava il cappellino di Michael in cui aveva raccolto i capelli per il caldo, il suo viso era arrossato intorno alle guance e sul naso per il sole preso, mentre lui sfoggiava un colorito ambrato data la carnagione più scura.

“Ti sei divertita oggi?”

“Scherzi, non c’è neanche da chiederlo”

“Di solito ci vediamo spesso ma in questo mese abbiamo avuto diversi impegni che ci hanno tenuti divisi”

“Sarò ripetitiva, mi piace la tua famiglia”

“E tu piaci a loro”

Lui infilò la tessera magnetica nella serratura della loro camera così da aprirla. Entrambi si erano lasciati cadere sul letto per riposare un poco.

“Sei sicuro che debba venire anch’io questa sera? Non è meglio se rimango qui ad aspettarti?”

“Mi lasceresti tutto solo?”

“Michael non scherzare, se incrociamo i tuoi e scoprono del finto fidanzamento? Ci hai pensato?”

“Noi non diremo niente e vedrai che non faranno domande”

“Mi sembra che tu stia rendendo tutto troppo facile”

“E tu tutto troppo complicato tigre”

Maria fece un sospiro rassegnata.

“Vado a prepararmi”

Si sentì prendere per un braccio e tirare verso il corpo di Michael. Lui abbassò il viso fino a toccare quasi il suo e rimase così, immobile, con le labbra a qualche millimetro da quelle di lei, i loro fiati che si mischiavano insieme. Fu Maria la prima a cedere in quella gara di resistenza, annullando la breve distanza e poggiando le labbra sulle sue per un profondo e lungo bacio. Quando si separarono lei si voltò senza dire una parola e si diresse verso il bagno chiudendo la porta alle spalle. Non ebbe il coraggio di guardarsi allo specchio per non vedere il sorriso beato che sapeva di avere stampato in faccia, quello che ignorava era che Michael, in camera, ne aveva uno uguale in viso.

 

*****

 

“Maria sei pronta? Ormai sono ore che sei in bagno”

“Ho quasi finito, tu comincia a scendere, ti raggiungo nella hall”

“Va bene. Ti lascio ancora cinque minuti, poi me ne andrò con la prima ragazza che trovo”

“Spiritoso”

 

Maria uscì dal bagno non appena sentì che lui era uscito. Era giù vestita e truccata, a piedi nudi si avvicinò allo specchio dell’armadio per vedere come stava. Indossava un vestito lungo, nero, con degli strass che decoravano le spalline e i fianchi del vestito fino alla vita. Una lunga sciarpa di seta appoggiata sulle spalle completava la sua mise. Aveva deciso di lasciare i capelli sciolti, dopo averli stirati, in modo da incorniciarle il viso e fare contrasto con il nero dell’abito. Si sedette sul letto per infilare i sandali neri, decorati anch’essi con dei piccoli strass. Non aveva gioielli importanti da poter indossare e decise quindi di non mettere niente, senza però rinunciare alla sua catenina e decise quindi di non mettere niente. Arrivò sulla porta e diede un’ultima occhiata alla stanza, rimpiangendo di non poter restare lì al sicuro. Infine spense la luce e chiuse la porta preparandosi a scendere.

 

Michael stava passeggiando nella hall e quanto sentì il tintinnio che annunciava l’apertura dell’ascensore si voltò per la settima volta da quando era lì. Si aspettava di vedere l’ennesima coppia che usciva dopo aver cenato oppure un’altra famiglia con dei bambini urlanti. Invece apparve Maria. Ci mise un secondo a mettere a fuoco la sua figura, dopodiché tutto intorno a lui parve scomparire, i suoni, le luci, le persone, l’unica cosa che vedevano i suoi occhi era lei che si avvicinava bella come il sole.

“Come sto?”

“Mettiamola così, è valsa la pena aspettarti e rifiutare le avances delle ragazze di prima”

“Non è molto come complimento ma mi dovrò accontentare”

Camminarono fino ad uscire dall’albergo, dove soffiava una leggera brezza.

“Cosa aspettiamo?” domandò lei vedendo Michael guardarsi intorno.

“Quella”

Lui aveva alzato un braccio indicando una macchina che si avvicinava da destra. Maria si portò le mani alla bocca.

“Non ci posso credere!”

“Perché?”

“Quella è….”

“E’ una limousine”

Intanto la macchina aveva accostato proprio di fianco a loro e Michael aprì la portiera facendo un cenno all’autista. Fece cenno a Maria di salire e lei vide che c’erano all’interno Max, Liz, Alex ed Isabel. Sedettero anche loro e lei continuava a guardarsi intorno stupita.

“A cosa dobbiamo l’onore della limousine Max?” chiese Michael.

“Volevamo fare bella figura con Maria” rispose lui sinceramente.

Lei si voltò a guardarlo.

“Per me?”

“Sei appena entrata in famiglia ed è giusto che tu veda le cose positive, ci penserò quell’orso di mio cugino a renderti la vita impossibile”

Per tutta risposta Michael fece una smorfia causando una risata collettiva. Ci fu un brindisi e poi chiacchierarono piacevolmente fino a destinazione. Entrarono nel palazzo dove si sarebbe tenuto il ricevimento e Maria pensò che sarebbe stata una serata meravigliosa.

 

I saloni erano già pieni di invitati che parlavano fra di loro e bevevano cocktail. Appena varcata la porta automaticamente lei lasciò la mano di lui, con cui era intrecciata fino a pochi secondi prima per paura di incontrare i genitori di lui. Raggiunsero uno dei tavoli del rinfresco dove si fecero servire qualcosa da bere. Maria stava assaggiando una tartina al salmone affumicato, guastandola, quando ad un tratto tra la folla riconobbe una faccia conosciuta.

“No, non è possibile”

Aguzzò la vista e quando la sentì ridere non ebbe più dubbi.

“Scusate, credo di aver visto una persona che conosco”

Maria si allontanò rapidamente per evitare eventuali domande.

“Tutto bene?”

La voce di Michael era stata poco più di un sussurro ma lei l’aveva percepita con chiarezza, fece un grande sforzo e gli rivolse un sorriso.

“Sì, torno tra poco”

“Ok”

Maria si sentiva un po’ in colpa per aver detto una mezza bugia ma non poteva parlarne con nessuno, tantomeno con lui che sicuramente non l’avrebbe lasciata sola. Ma questa era una faccenda che doveva gestire da sola. 

 

Si avvicinò ad una delle persone che aveva sperato di non incontrare mai più e la toccò su una spalla facendola voltare.

“Maria”

“Courtney”

“Cara ma che piacere vederti qui. Come stai?”

Il suo tono di voce era dolce, volutamente falso, una recita inscenata per le persone che erano intorno a loro.

“Vi presento Maria, la mia sorellastra. E’ tanto che non ci vediamo, mi fa piacere che anche tu sia qui”

“Ho bisogno di parlarti, puoi venire un attimo con me?”

“Scusatemi, a dopo”

Maria, che non voleva mettersi a litigare nel bel mezzo della festa individuò un angolo della sala vuoto e fece segno alla sua sorellastra di seguirla. Si sedettero su due poltroncine e rimase a fissarsi l’un l’altra. Fu Maria la prima a spezzare il silenzio.

“Che cosa ci fai qui?”

“Ho un amico che è stato invitato qui dalla padrona di casa ed ha voluto che lo accompagnassi. Sai è un uomo molto generoso”

Volutamente alzò la mano aperta verso Maria per mostrare il grosso anello che indossava. Lei fece finta di niente ignorando il gioiello. Courtney riprese a parlare.

“Sono rimasta stupita di vederti qui, questo non è il tuo mondo”

Maria era abituata alle sue cattiverie e respirò a fondo cercando di mantenere la calma.

“Nemmeno il tuo se è per questo”

La sua sorellastra sfoggiò uno dei suoi sorrisi velenosi riprendendo la conversazione.

“A meno che tu non abbia accompagnato qualcuno. So che esistono agenzie che forniscono compagnia di tipo femminile agli uomini d’affari di passaggio in città, non mi meraviglierei se tu ti fossi abbassata a queste cose”

“Non ti permetto di fare certe insinuazioni. Sono qui perché sono stata invitata”

Le due ragazze si fronteggiarono lanciandosi sguardi d’odio.

“Questo è impossibile, smettiamola con le stupidaggini. Non posso credere che tu abbia avuto un invito, probabilmente ti sei infiltrata di nascosto. Sai cosa ti dico, avvertirò la padrona di casa che c’è una presenza indesiderata”

Maria strinse le labbra cercando di non reagire a quest’ennesima provocazione. Stava per replicare quando una voce si levò proprio da dietro le sue spalle.

“Si dà il caso che la padrona di casa sia informata sulla signorina De Luca, che a quanto ho sentito diventerà presto mia nuora. Di conseguenza l’unica presenza non gradita qui è lei. Non ammetto che venga insultato uno dei miei familiari, in casa mia soprattutto. Le sale sono grandi, spero di non doverla incontrare più per tutta la sera”

Dopo questo discorso lanciò un’occhiata gelida a Courtney, che si alzò in piedi e se ne andò con la coda tra le gambe. La soddisfazione di Maria nel vedere l’umiliazione della sua sorellastra fu breve perché si trovò a guardare negli occhi la madre di Michael, che si era seduta davanti a lei.

"Finalmente ci conosciamo"

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Capitolo 20
*** Capitolo 20° ***


Finalmente sto venendo a capo del nuovo programma per l'html e quindi capitolo a sorpresa!
Come hai sottolineato tu "la mamma è sempre la mamma" e qui c'è la seconda parte del famoso incontro, ma esiste anche un padre...

Crollo dal sonno e sono un po' in fase "senza parole", quindi mi limito come sempre ad un Hope you'll like it!

“Sono molto onorata di conoscerla Sig.ra Guerin, Maria De Luca piacere”
“Patricia Guerin”
Si strinsero la mano. Maria osservò la donna che stava di fronte a lei. Era una donna molto bella. Aveva un visto dolce, su cui spiccavano due occhi color nocciola della stessa tonalità di quelli del figlio. Indossava un vestito molto elegante e portava i capelli raccolti ed una splendida collana di topazi abbinata agli orecchini, tutti questi particolari, uniti al suo modo sicuro di comportarsi, la faceva sembrare una perfetta donna di classe. Maria si sentì un po’ intimorita da lei.  
“Sai – esordì la donna – ho tentato di insegnare a mio figlio le buone maniere ma a quanto pare non ha imparato granché”
Maria la guardò con espressione dubbiosa, non capendo il motivo di questo discorso.
“Ho dovuto essere informata da Isabel che voi siete fidanzati invece che da Michael direttamente. Stavamo chiacchierando quando mi ha parlato del vostro fidanzamento dando per scontato che io ne fossi al corrente. Io invece sono caduta letteralmente dalle nuvole. L’ultima volta che l’ho visto Michael era single o comunque non mi risultava nessuna storia importante e adesso invece scopro che la situazione è l’esatto contrario. Purtroppo non sono riuscita ancora a trovarlo, in compenso ho incontrato te”
“Già”
La situazione era molto imbarazzante, perlomeno dal punto di vista di Maria, che si trovava totalmente in balia di quella donna e le uniche parole che riusciva a dire erano monosillabi.
“Mi spiace che tu sia stata offesa da quella ragazza. Posso sapere chi è?”
“Courtney, purtroppo è la mia sorellastra. Come ha potuto notare non siamo mai andate d’accordo. Non la vedevo da più di due mesi e non sapevo che l’avrei rincontrata questa sera”
“Capisco”
Maria sospirò, la madre di Michael aveva dimostrato molto tatto nel lasciar cadere un argomento che per lei era doloroso.

“Cosa mi dici di te?”
“Di me?”
“Certo, non vedo nessun altro vicino a noi”
La risata di Maria spezzò la tensione che si era creata fra di loro. Patricia rimase stupita dalla sua reazione, per un secondo si chiese se quella ragazza non fosse pazza, ma poco dopo si scoprì a ridere insieme a lei contagiata dalla sua allegria.
“Mi scusi se mi sono messa a ridere ma la situazione di prima mi ha ricordato suo figlio”
“In che modo?”
“E’ già capitato diverse volte che lui mi rivolgesse delle domande ed io gli abbia risposto se chiedeva a me. Lei prima si è espressa esattamente come lui e la cosa mi è sembrata molto comica. Adesso ho capito da chi ha preso”
Patricia annuì.
“Capisco. Per un momento mi hai sconvolto”
Dopo questo scambio di battute calò il silenzio fra loro.
“Non sia arrabbiata con Michael, suo figlio le vuole molto bene”
“Te l’ha detto lui?”
“Non direttamente ma è impossibile non accorgersene. Tutte le volte che parla di lei il suo tono di voce diventa più dolce”
“Quello che non capisco è perché non mi abbia parlato di te quando ci siamo incontrati a pranzo la settimana scorsa. L’ho chiamato al telefono per vederlo e non ha detto neanche una parola”
Maria non aveva sentito le ultime parole dette dalla madre di Michael, stava collegando la telefonata misteriosa a quello che aveva appena sentito.
“Era sua madre al telefono. La donna misteriosa! Ma perché lui non me l’ha detto?”
“Io non so che dire signora, dovrebbe chiederlo a lui”
“E’ quello che farò non appena mi capiterà tra le mani, ma raccontami qualcosa di te, come vi siete conosciuti?”
Maria iniziò così a raccontare di nuovo la loro storia, quella donna le ispirava fiducia e si ritrovò a descrivere tutto, tranne il particolare dell’accordo. Quando finì la vide sorridere.
“Sei veramente una brava ragazza Maria. Da come parli di mio figlio si capisce che ne sei molto innamorata. Bene, non potevo desiderare di meglio per lui”
Si alzò in piedi.
“Ora perdonami, ma devo andare a cercarlo per sgridarlo come solo una madre sa fare”
“Certo, a più tardi”
Maria rimase seduta riprendendo a respirare normalmente. Aveva conosciuto la madre di Michael!
Doveva ammettere che era una persona veramente adorabile, dopo l’iniziale imbarazzo l’aveva messa a suo agio e adesso lei capiva da chi aveva ereditato quella vena di ironia. C’era qualcosa nel suo discorso che l’aveva scossa, stava cercando di fare mente locale quando si sentì toccare ad una spalla. Si girò e vide che era Liz.

“Tutto bene?”
“Sì grazie”
“Ti ho visto parlare con la mamma di Michael, com’è andata”
“Direi bene tutto sommato. Mi ha praticamente salvato da un incontro con la mia cara sorellastra Courtney”
“Non andate d’accordo?”
“Per niente”
“Mi dispiace, non dev’essere facile la situazione”
“Puoi dirlo forte. Ma ormai è passato. Spero di non incontrarla più”
Liz fece una smorfia.
“Che è successo?”
“Mi ha dato un calcio. Deve essersi svegliato”
“Liz, io ti devo ringraziare”
“Per cosa?”
“Per tutto. Per come mi avete accolta il primo giorno, per la gita in barca e poi per quella frase che ha detto Max a proposito della limousine”
“Non devi ringraziarmi per niente”
“ Vuoi sapere una cosa?”
“Dimmi”
“Non ero mai salita su una macchina del genere, credo di averla vista solo in fotografia!”
“Maria come sei dolce. Però non pensare che sia tutto oro quello che luccica. In questi giorni che ci siamo presi di vacanza stiamo un po’ folleggiando, questo è vero, ma di solito conduciamo una vita normalissima. Io lavoro in un laboratorio di ricerca, ho una macchina normale e… oh oh”
“Che succede?”
“Non vorrei allarmarti ma la mamma di Michael stava facendo dei cenni nella nostra direzione e penso si stia riferendo a te”
“A chi li sta facendo?”
“A suo marito”
“Cosa?”

Maria non fece in tempo ad aggiungere nient’altro che vennero raggiunte dai genitori di Michael. Lei si trovò a guardare un signore alto, elegantemente vestito, che le ricordava molto il figlio. Gli stessi capelli, lo stesso viso, erano molto simili.
“La signorina Maria De Luca giusto?”
“Sì”
“Credo che nessuno ci abbia ancora presentato, sono Jake Guerin, il padre di Michael”
“Piacere di conoscerla”
“Direi che il piacere è tutto mio. Posso invitarla a ballare?”
Maria stava per parlare ma si bloccò stringendo le labbra. Patricia capì che intendeva domandare ma si era interrotta prima, questo pensiero la fece scoppiare a ridere, attirandosi gli sguardi degli altri.
“Cosa c’è Pat?”
“Niente Jake, credo di aver capito cosa voleva dire Maria, tutto qui” e fece l’occhiolino alla ragazza, che abbassò lo sguardo, capendo che l’altra aveva intuito il suo pensiero. Comprendendo che le due donne non avrebbero rivelato niente Jake rinnovò la sua richiesta a Maria.
“Allora vuole ballare con me? Non accetto un no come risposta”
Lei guardò Liz cercando un aiuto, ma l’altra le rispose con un espressione che significava .
“Non sono una grande ballerina ma accetto volentieri il suo invito”
Mentre camminavano per raggiungere la sala da ballo Maria mentalmente stava prendendo nota di tutte le cose che avrebbe urlato a Michael per averla lasciata sola a gestire una situazione che era sfuggita al loro controllo.

Quando la musica cominciò Maria riconobbe un walzer, per fortuna conosceva abbastanza i passi e per un po’ rimase concentrata sui movimenti.
“Così sei tu”
Il padre di Michael cominciò a parlare.
“Quando mia moglie me l’ha detto prima non ci ho creduto”
“Perché?”
Maria sapeva che la cosa migliore da fare era limitare i danni e parlare il meno possibile, però l’uomo con cui stava ballando le sembrava una brava persona e lei era curiosa di capire perché la notizia del fidanzamento, vero o falso, stava sconvolgendo tutti in questo modo.
“Tu non l’hai conosciuto quand’era più giovane. Mio figlio è sempre stato un ragazzo intraprendente e amante dello sport, soprattutto l’hockey. Era molto socievole e devo dire che nonostante sia cresciuto in mezzo ai lussi non è mai stato un bambino viziato, un po’ per merito mio e di Pat un po’ per il carattere. Ci siamo sempre fidati di lui e la nostra fiducia è stata sempre ripagata. Poi c’è stato il cambiamento. Mia moglie si è ammalata improvvisamente e i dottori non riuscivano a capire esattamente quale fosse il suo male. E’ iniziato un lungo calvario fatto di ospedale, esami a non finire e speranze che si affievolivano sempre di più. Alla fine, fortunatamente, ne siamo usciti e Pat è guarita completamente. Ti confesso che è stata dura, molto dura sia per me che per Michael. Solo che quando tutto è finito abbiamo reagito in due modi differenti. Io sono riuscito a tornare alla vita di sempre, grato di avere di nuovo mia moglie accanto a me, mio figlio invece è rimasto segnato in modo più profondo. La paura di perdere sua madre lo ha portato a decidere di non avere più rapporti d’affetto con nessuno. Ha iniziato a lasciare i suoi amici di una vita e anche con noi ha cominciato a comportarsi in modo distaccato. Ne ho parlato con un amico dottore e mi ha detto che quello era il suo modo per allontanare il dolore. Michael ha deciso che per non soffrire basta mantenere rapporti superficiali con tutti., non capendo che così si vive solo a metà. Sentire che si era fidanzato è stata la risposta alle nostre preghiere, perché un legame più stretto di questo non c’è. Devi essere veramente speciale per averlo guarito”
Si trovò molto imbarazzata, Jake le stava parlando a cuore aperto e lei si sentiva un’imbrogliona perché sapeva che prima o poi la farsa sarebbe finita e tutti i loro sogni si sarebbero infranti.
“Lei sta esagerando, non ho fatto niente di speciale. Io e Michael stiamo bene insieme, tutto qui”
“Che è la verità”
“Non è che lo sposi solo per i suoi soldi?”
“Come? Ho capito bene cosa mi ha domandato?”
“Sì”
“Perché dovrei? Ho un lavoro, una casa, certo non navigo nell’oro, ma non ho mai desiderato vivere nel vostro mondo, troppo complicato dover sempre apparire, sorridere ed essere gentili con tutti. No grazie, non mi interessa”
Jake cercò di parlare ma ormai Maria era scatenata.
“Mi vede? Non indosso nessun gioiello, se fossi quella che dice lei mi sarei già fatta regalare chissà cosa”
Si interruppe nel vedere il sorriso benevolo apparso sul viso del padre di Michael.
“Ti chiedo scusa”
“Come?”
“Ho dovuto rivolgerti quella domanda, era mio dovere. Se fossi stata un’arrampicatrice avresti cercato di abbindolarmi con moine e parole dolci, non mi avresti aggredito come una tigre”
“Io... Io non so cosa dire”
“Non dire niente. Accetta le mie scuse per averti offeso. Mio figlio non si sarebbe mai fatto raggirare da una così, è troppo scaltro. Ho fatto solo un piccolo esperimento per vedere come avresti reagito. Ti do ufficialmente il benvenuto nella nostra famiglia”
Con un tempismo perfetto la musica terminò in quel momento e Jake la ricondusse verso la poltrona dove era seduta Liz.
“Mia moglie?” le domandò.
“Ha visto Michael e si è diretta di corsa verso di lui dicendo che aveva quattro paroline da dirgli”
“Li raggiungo subito, non voglio perdermi lo spettacolo. A dopo mie care”
Maria si risedette e vennero raggiunte anche da Isabel.
“Tutto bene ragazze? Ho portato un po’ di viveri”
Appoggiò sul tavolino un vassoio di pizzette e tramezzini e subito tutt’e tre si misero a mangiare.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21° ***


Ed ecco il proseguimento della serata.

Ringrazio tantissimo GinevraMalfoy90 (tra l'altro complimenti per il nick io amo Draco e Ginny) per aver commentato, non sai che piacere! Spero ti piaccia anche questo e soprattutto se ti ha soddisfatto cos'ha combinato Michael xD

Capa, ebbene sì, avevi azzeccato che era la mamma di Michael in quella telefonata, d'altronde le antenne d'Arpia non falliscono mai e aggiungerei, sibillinamente, che anche nell'ultimo commento hai colto un indizio importante che porterà ad una svolta fra poco. Aspetta e vedrai. Michael è stato il solito disgraziato che, in un modo o nell'altro, se la cava sempre (d'altronde con quel bel faccino che si ritrova come si fa a rimanere arrabbiate con lui?). Mi inchino, ringraziando, per l'ammissione ai preferiti!.

Come sempre, per chiunque abbia voglia di leggere, Hope you'll like it!



Michael aguzzò la vista cercando Maria con lo sguardo.
Quando lei si era allontanata affermando di aver visto qualcuno che conosceva lui era rimasto interdetto, gli sembrava strana la sua affermazione, però si era detto che lei sicuramente aveva avuto le sue buone ragioni. Però il tempo passava e lei non si vedeva ancora, iniziò a sentirsi inquieto e si avvicinò a Liz.
“Scusa, hai visto Maria?”
“No”
“Si è allontanata dicendo di aver riconosciuto qualcuno e da allora non la vedo più”
“Sarà qua intorno non hai motivo di preoccuparti”
“Non mi sto preoccupando solo che vorrei sapere dov’è andata a finire”
“Facciamo così, ho bisogno di sgranchirmi le gambe, faccio un giro per le sale e la vado a cercare”
“Posso venire con te”
“Preferisco andare da sola così poi possiamo spettegolare un po’ tra donne”
“Ok, non state via troppo però”
“Ciao ciao”
L’aveva guardata allontanarsi tra la folla e si era voltato più tranquillo, con Liz Maria era in buone mani. Scorse alcuni suoi ex compagni di classe che non vedeva da tanto. Si avvicinò a loro e ben presto fu assorbito dai discorsi su quello che avevano combinato ai tempi della scuola. Si sentì toccare su una spalla e voltandosi si trovò davanti Max con due bicchieri di vino in mano. Gliene porse uno.
“Splendida festa come sempre. La zia Pat non si smentisce mai”
“La conosci ormai”
Bevvero entrambi dai flûte.
“Credo che questa serata la stia usando per dare il benvenuto in famiglia a Maria”
Michael, che dava le spalle alla pista da ballo, si voltò di scatto.
“Cos’hai detto?”
“Guarda con i tuoi occhi, lo zio e Maria stanno ballando insieme”
Lui li individuò subito e rimase sbalordito, si vedeva chiaramente che stavano parlando e Maria aveva un’espressione arrabbiata, da tigre all’attacco, come amava definirla lui. Sentì dei brividi freddi lungo la schiena.
“Forse aveva ragione lei, ho liquidato troppo semplicemente la faccenda senza pensare ai possibili problemi. Ci metto la mano sul fuoco che mio padre le sta facendo il terzo grado. Devo riuscire a portarla via alla svelta”

Fece per muoversi verso la pista ma un braccio infilato nel suo lo bloccò.
“Dove pensi di andare?”
“Mamma”
“Lascia che Jake e Maria facciano conoscenza. Credo che tu debba spiegarmi un po’ di cose o sbaglio?”
“N-no, ci siamo già detti tutto l’ultima volta che ci siamo visti”
“Penso che tu ti sia dimenticato un piccolo particolare. Mi hai raccontato del lavoro, della tua squadra di hockey ma hai omesso di parlarmi del tuo fidanzamento, o avevi intenzione di dirmelo dopo il matrimonio?”
“Guarda che non è come credi”
“Ah no? Quindi Isabel si è sbagliata quando mi ha detto di te e Maria?”
“La cosa non è così semplice”
Lei lo tirò per un braccio finché non raggiunsero un angolo appartato della sala.
“Spiegami, ti ascolto”
La mente di Michael lavorava freneticamente cercando di inventare una scusa per tenere buona sua madre.
“Credo che Isabel abbia esagerato quando ti ha parlato di fidanzamento”
“Cioè?”
“Maria ed Io stiamo insieme è vero ma non siamo proprio fidanzati”
“Tesoro come mai stai balbettando? Non è da te”
Pat si stava divertendo a mettere in difficoltà suo figlio, certo come madre avrebbe dovuto essere contenta per lui e basta, però il fatto di averlo scoperto da un'altra persona le dava il diritto di vendicarsi un pochino. Michael si sentiva veramente messo alle strette, non gli veniva in mente nessuna scusa plausibile da dire a sua madre quando ebbe un’idea.

“Maria non me lo perdonerà mai ma è l’unica soluzione”
“Il fidanzamento non è ancora ufficiale perché Maria ha detto di non essere ancora sicura di volermi sposare. Io ho cercato di forzare un po’ le cose dicendolo a Max ed Isabel ma in realtà lei non ha ancora accettato, infatti se guardi non porta nessun anello, non ha voluto perché prima vuole essere sicura della sua decisione”
“Eppure prima quando abbiamo parlato non mi ha dato quest’impressione”
“Probabilmente non si sentiva di parlarne con te, non è un argomento di conversazione da poter fare al primo incontro no?”
“Effettivamente hai ragione”
Michael esultò nell’intimo per aver segnato un punto a favore, era riuscito ad insinuare il dubbio in sua madre.

Ma la sua vittoria era destinata ad avere vita breve perché vide suo padre avvicinarsi a loro e il suo sguardo non prometteva niente di buono.
“Guarda chi si vede”
“Ciao papà”
“Maria è una ragazza deliziosa non capisco perché tu non ci abbia detto quello che era successo fra di voi”
“Non ne ho avuto il tempo”
“Michael queste scuse con me non funzionano, ci hai tenuto all’oscuro e non posso perdonarti per questo. Io e tua madre ci siamo rimasti molto male”
Jake sembrava veramente arrabbiato.
“Qui le cose si mettono peggio del previsto”
Michael stava in silenzio cercando di inventarsi di nuovo qualcosa quando suo padre si mise a ridere.
“Non ti sei comportato bene con noi, è vero, ma siamo molto contenti per te e quindi tutto il resto passa in secondo piano”
“Grazie”
“Però, figlio mio, sei un pessimo fidanzato ho notato che Maria non porta nessun anello. Ora non mi sembra che tu abbia problemi di denaro quindi ti consiglio di rimediare al più presto”
“Stavo appunto spiegando alla mamma perché non vi ho informato prima”
Michael si ritrovò a raccontare un’altra volta la frottola che Maria non era sicura. Odiava dover mentire ai suoi genitori ma non aveva scelta, non poteva certo raccontare di aver ricattato una ragazza perché gli piaceva e che era tutta una finzione.

*****

Michael, finalmente libero, girò per le sale e alla fine individuò Maria seduta in un angolo in compagnia di Liz ed Isabel. Le raggiunse.
“Ho bisogno di parlarti. Andiamo a fare un giro”
“A dopo ragazze”
Uscirono in giardino e non appena furono lontani lei si decise a parlare.
“Io te l’avevo detto”
Michael fu aggredito da Maria.
“Di cosa stai parlando?”
“Hai idea di cosa ho dovuto sopportare stasera? Prima Courtney e le sue solite insinuazioni velenose, poi tua madre che mi ha sottoposto ad un interrogatorio ed infine tuo padre che mi ha accusato di essere una manipolatrice”
“Che cos’hanno fatto?”
“E’ stata tutta colpa tua”
“Davvero i miei ti hanno trattato così?”
“Non proprio, sono stati molto gentili ed entrambi mi hanno dato il benvenuto in famiglia. Hai idea di come mi sono sentita? Un’imbrogliona”
“Se ti può consolare non sei stata l’unica a subire un interrogatorio. Ho avuto lo stesso trattamento”
“Sentiamo mister non ti preoccupare ho tutto sotto controllo, cosa gli hai detto?”

Michael le prese la mano baciandola e tenendola poi stretta tra le sue.
“Avevi ragione prima in albergo, non avrei dovuto sottovalutare la faccenda ma devi capire che quando mi sono reso conto che mia madre sapeva del finto fidanzamento ho avuto poco tempo per inventarmi qualcosa”
“Adesso mi sto preoccupando davvero”
“L’unica scusa che mi è venuta in mente è stata quella di sostenere che io ti ho chiesto di sposarmi ma tu dopo aver accettato ti sei tirata indietro, per questo non l’abbiamo detto ufficialmente, perché tu volevi un po’ di tempo per pensarci”
“Che cos’hai fatto?”
“Era l’unico modo…”
“Non ci posso credere”
“Lasciami spiegare…”
“Ti rendi conto della figura che mi hai fatto fare?”
“Posso spiegare…”
“Non ho parole”
“Non mi sembra visto che non riesco a finire neanche una frase!”
Con quest’affermazione si guadagnò un’occhiata furibonda da parte di lei e la guardò nello stesso modo.
“Certo, adesso è colpa mia. Dopo aver fatto la figura di quella che prima si fidanza e poi ritratta tutto adesso non ti faccio neanche parlare. Perché non…”
Maria non riuscì a finire la frase perché lui si era avvicinato per baciarla. Fu un bacio lungo, profondo entrambi si persero nelle sensazioni che ognuno dava all’altro. Lei aveva infilato le mani nei suoi capelli e lui le aveva accarezzato la schiena scendendo poi verso il suo sedere. Quando si separarono avevano il fiato corto.
“Sono perdonato?”
“Quasi, comunque sei sulla strada buona”
Lui si avvicinò al suo orecchio bisbigliando.
“Questa sera in camera mi farò perdonare del tutto”

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Capitolo 22
*** Capitolo 22° ***


Non sapete che felicità, ho due commentatrici e addirittura 14 persone l'hanno messa nei preferiti e ben 6 nelle seguite. Un grandissimo grazie!!!

GinevraMalfoy90: non so più in che modo ringraziarti perchè è un onore sapere che aspetti il prossimo capitolo con ansia! La parte in cui Maria non fa finire Michael piace anche a me, me li sono immaginati troppo in una situazione del genere. Spero ti piaccia anche questo perchè, come capita nelle favole, ad un certo punto arrivano i nuvoloni ad oscurare il sole... non dico altro xD (ho scritto una shottina su D/G per un contest, appena posso la posto su efp, nel caso volessi leggerla). Alla prossima!

Capa: Michael è il solito marpione, pensa sempre di aver previsto tutto, puntualmente toppa anche se poi riesce sempre a salvarsi per il rotto della cuffia come solo lui sa fare. Maria si sarà anche arrabbiata ma se poi in cambio ha un trattamento simile... In un modo o nell'altro ci son sempre scintille fra loro (ma li amiamo proprio per questo no?).

Come sempre Hope you'll like it!

*****************


Il resto della serata era trascorso in un’atmosfera più rilassata.
Maria sfruttò il senso di colpa di Michael, che aveva attribuito a lei tutti i motivi per non aver comunicato ai genitori il fidanzamento, facendosi servire per tutto il tempo della festa. Tutto era cominciato con un bicchiere d’acqua. Erano ritornati all’angolo appartato dove Liz e Isabel erano state raggiunte dai mariti.
“Michael ho sete, mi andresti a prendere qualcosa da bere?”
“Certo”
Ben presto però Maria ebbe voglia di una tartina, di una fetta di dolce e di un bicchiere di spumante. Gli altri assistevano un po’ sorpresi alla vista del cugino che si faceva comandare a bacchetta da lei. In un momento in cui Michael si allontanò per prenderle l’ennesimo bicchiere Maria cercò di chiarire il suo comportamento.
“Ne ha fatta una grossa. Gli sto facendo scontare la pena”
“Deve aver combinato qualcosa di grave, ti vedo molto decisa” sottolineò Isabel.
“Hai ragione”
Quando lui ritornò per sedersi fu oggetto di otto paia d’occhi che lo stavano fissando.
“Cosa c’è?”
“Niente cugino” assicurò Max mentre tratteneva a stento le risate.
“Cos’è hai la coda di paglia?” rincarò la dose Alex.
“Mi spiegate che sta succedendo? Vi siete coalizzati contro di me”
Maria si sporse verso di lui accarezzandogli una guancia.
“Tesoro, ho solo spiegato che devi farti perdonare un grave errore ed è per questo che ti sto comandando a bacchetta”
Il suo sguardo di lei era dolce e perfido nello stesso tempo.
“Perfetto, mi hai fatto diventare lo zimbello della famiglia”
“Vorrei ricordarti che tu mi hai fatto fare la stessa figura”
Lui alzò subito le mani in segno di resa, non voleva che i suoi cugini si mettessero a fare domande inopportune su cos’era successo fra di loro.
“Ok, chiudiamo l’argomento”
I primi sbadigli arrivarono da Isabel e Maria.
“Credo sia ora di andare a dormire” suggerì Alex abbracciando sua moglie.
Si alzarono in piedi quasi contemporaneamente.
“Io e Maria partiamo domani mattina, dobbiamo rientrare”
Ci fu un coro di proteste. Alla fine si accordarono per salutarsi prima di andare in aeroporto.

Si avvicinarono ai signori Guerin per salutarli.
“Mamma, papà noi andiamo, si sta facendo tardi”
Michael baciò la madre e scambiò un cenno d’intesa con suo padre.
“Buonasera signori Guerin. E’ stato un piacere conoscervi, anche se le premesse non sono state delle migliori”
“Maria sei una cara ragazza. Non ti devi preoccupare di niente”
“Mi associo al pensiero di mia moglie. Aggiungo che sei stata un’eccellente ballerina e spero di avere un’altra occasione per invitarti a ballare”
“Grazie. Buonanotte”
“Noi partiamo domani mattina per tornare a New York”
“Fate buon viaggio. Anche noi pensiamo di rientrare a Winnipeg domani in giornata”

Ritornarono di nuovo nella limousine. Nessuno aveva voglia di chiacchiere, la stanchezza si faceva sentire. La prima fermata fu all’Hilton e Maria e Michael scesero salutando gli altri.
“Ho sonno” affermò lei reclinando il capo verso la sua spalla.
“Siamo quasi arrivati”
In ascensore lei si mise a sbadigliare. Raggiunsero il loro piano e mentre le porte scorrevoli si aprivano per farli uscire lui la prese in braccio.
“Cosa fai?”
“Faccio il galante, devo ancora farmi perdonare la bugia raccontata ai miei”
“Sì, mi sembra giusto”
Lei si accoccolò meglio contro il suo petto, respirando la fragranza del dopobarba. Toccò a Maria prendere la chiave elettronica e aprire la porta della camera, dato che lui aveva le mani occupate. La depose delicatamente sul letto. Poi cominciò a slacciarle i sandali massaggiandole i piedi.
“Mi ci voleva proprio un massaggio. Hai idea della tortura di portare per una sera intera quei tacchi alti?”
“No, però mi sono sempre domandato perché voi donne vi ostiniate a portarli se poi vi lamentate tutte le volte”
“Perché slanciano, ci fanno sembrare più belle. Non conosci il detto, se bella vuoi apparire un po’ devi soffrire?”
“Non credo che tu ne abbia bisogno, hai comunque delle belle gambe”
“Grazie, ma credo sia la stanchezza a farti dire queste cose”
“Rilassati adesso. Chiudi gli occhi”
Lei lo fece, abbandonandosi a lui, al suo tocco rilassante.
“Vuoi dormire?” sussurrò lui
Lei scosse il capo rispondendo di no.
“Allora continuo?”
Un altro cenno della testa, questa volta affermativo, fu la risposta.

Michael si alzò in piedi per togliersi le scarpe, la giacca e la camicia. Maria socchiuse gli occhi e lo spettacolo di lui, con indosso i pantaloni scuri del completo e a torso nudo, le mozzò il respiro. Era sexy, maledettamente sexy. D’un tratto si sentì completamente sveglia, un calore familiare si stava diffondendo nel basso ventre. Lui si chinò di nuovo sul letto e le tolse la collana sempre sfiorandola dolcemente. Maria sentiva la pelle diventare di fuoco dove era stata toccata da lui. La sua tecnica di seduzione era estremamente sensuale, non era facile rimanere passive di fronte alla sua tortura.
“Stavi molto bene con questo vestito”
“Grazie”
“Più volte, questa sera, ho immaginato di sfilartelo per vederti nuda”
“Avrei creato un grosso scandalo alla festa”
“Solo questo mi ha trattenuto”
“Adesso siamo soli”
“Già, posso realizzare la mia fantasia”
Le sue mani si infilarono nelle spalline del vestito spostandole lentamente dalle spalle alle braccia. La sua deliberata lentezza la stava facendo eccitare, cominciava a sentire il fiato corto. Iniziò a tirare l’abito verso il basso sfiorandole i seni, la pancia e spostandosi poi sui fianchi, sulle cosce, scivolando sui polpacci fino ad avvolgere le sue mani attorno alle sue caviglie, carezzandole i piedi. Il vestito venne lanciato lontano, finendo abbandonato per terra, ma nessuno dei due ci fece caso. Le sfilò anche il ridotto perizoma. Poi rimase fermo ad osservare la sua pelle bianca, le forme perfette e mangiandola con gli occhi.
“Sei bellissima. Ancora meglio della mia fantasia”
Maria si sentiva vulnerabile, così esposta a lui e fece per alzarsi.
“Non muoverti. Voglio che ti fidi di me. Voglio che ti abbandoni completamente”
Il suo tono era poco più di un sussurro, la voce roca. Ebbe l’effetto di ipnotizzarla. In quel momento avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.

Anche Michael si sentiva eccitato. Aveva cominciato questo gioco di seduzione non immaginando quando si sarebbe sentito coinvolto. Si sentiva affamato e solo lei poteva saziare il suo desidero. Si abbassò lasciandole baci infuocati su tutto il corpo finché non la sentì gemere e respirare affannosamente. Era completamente in suo potere, la sua tigre finalmente era stata domata. Si era lasciata domare da lui. Si scostò leggermente per slacciare la cintura dei pantaloni e sfilarsi gli ultimi vestiti. Si sdraiò a pancia in su sul letto e fece spostare Maria sopra di lui. Lei si mosse sensualmente premendo sulla sua erezione che diventava sempre più dura. Maria infilò le dita nei suoi capelli spingendoli all’indietro.
“Mi vuoi?” domandò lui.
“Sì. Ti voglio adesso, completamente, profondamente”
Lui non si fece ripetere l’invito due volte ed entrò in lei con un’unica spinta. Lei lo accolse con gioia. Fecero l’amore intensamente, non risparmiandosi, come se da quei gesti dipendesse la loro stessa vita.

Maria si alzò per andare in bagno. Sentì lui mugugnare qualcosa e afferrarle un polso.
“Torno subito” cercò di calmarlo lei con un sussurro.
La mano che la bloccava si aprì lentamente lasciandola libera. Una volta arrivata in bagno si chiuse la porta alle spalle e infine accese la luce.
C’era qualcosa che la turbava ma non riusciva a capire cosa.
Aprì il rubinetto sciacquandosi la faccia con l’acqua fresca. Mentalmente rivisse tutta la serata appena passata. L’incontro con Courtney, l’incontro con i suoi genitori, Liz che le parlava… Poi, d’un tratto, tutto fu chiaro. Era successo mentre parlava con Patricia, poi era arrivata Liz e lei non aveva avuto il tempo di riflettere sue quell’affermazione.
“Da come parli di mio figlio si capisce che ne sei molto innamorata”
Maria si guardò nello specchio senza riconoscersi.
Rimase lì, immobile, fissando se stessa negli occhi e partendo dal giorno dell’incidente rivisse tutti i momenti passati con lui. Quando guardò l’ora si accorse che erano passati quasi dieci minuti da quando era entrata in bagno. Era ora di dormire, spense la luce e rientrò in camera. Rimase ferma aspettando che i suoi occhi si abituassero all’oscurità abbastanza da poter distinguere i mobili ed arrivare fino al letto. Michael respirava regolarmente e lei capì che si era addormentato. Stava girato leggermente su un fianco, voltato verso il centro del letto, una mano infilata sotto il cuscino e l’altra allungata come a cercare il corpo di lei. Lentamente si sdraiò girandosi con la schiena verso di lui e si rannicchiò con le braccia attorno al corpo.

Si era appena resa conto di essere perdutamente innamorata di Michael.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23° ***


Ok, se dopo aver letto avrete voglia di tirarmi dietro qualcosa suggerisco le palline per l’albero di Natale, così le attacco xD e non metto nessun augurio di buone feste così dovrò postare assolutissimamente ancora prima del 25.

Chiedo scusa per il ritardo, spero durante le feste di farmi perdonare!!!
Ringrazio tantissimo GinevraMalfoy90 (direi che su alcune cose avevi proprio azzeccato, ma la strada è ancora lunga prima di vedere la parola fine, chissà che tu non azzecchi anche altre cose! Ti avverto appena posto la shottina d/g), RBAA (una nuova lettrice *wub* ti ringrazio dei complimenti e vedo che la pensiamo allo stesso modo sul romanticismo) e la Capa (rotolavo nel leggere il tuo commento xD e l’amore è ricambiato obviously).

Come sempre: Hope you’ll like it!


Salutare tutti le aveva messo tristezza.
Maria era seduto al suo posto sull’aereo e ripensava a quello che era successo la mattina. Erano scesi nella hall e Michael aveva provveduto a saldare tutti i conti relativi alla camera e poi aveva fatto chiamare un taxi. Una volta seduti nell’auto lo aveva sentito dare l’indicazione dell’albergo dei suoi cugini.
“Loro si fermano qui ancora?”
“Alex mi ha riferito che lui ed Isabel si fermeranno ancora per una settimana mentre Max e Liz dovrebbero raggiungerci a New York fra qualche giorno”
“Capisco”
Si erano trovati tutti e sei in albergo per salutarsi. Fu un momento toccante, lei li salutò con molto calore perché qualcosa le suggeriva che, probabilmente, non si sarebbero più visti per lungo tempo. L’ultima che abbracciò fu Liz.
“Presto verremo anche noi a New York, così ci incontreremo più spesso”
“Certamente, non vedo l’ora”
“Stammi bene e abbi cura di Michael”
“Ci proverò”
Risalirono sul taxi diretti verso l’aeroporto. Questa volta ci furono meno problemi da parte di lei, il viaggio d’andata l’aveva tranquillizzata sui voli e poi aveva molte cose su cui riflettere.

Maria era seduta nel suo posto in aereo e, ancora una volta, stava analizzando tutti i suoi comportamenti. In particolare si sentiva in colpa nei riguardi dei cugini di lui. Era stata sincera quando li aveva salutati, quando aveva affermato che le sarebbero mancati e che era stata felice di conoscerli, ma si sentì triste perché stava realizzando che era basato su una menzogna, innocua forse, ma la realtà dei fatti era che aveva ingannato delle brave persone che si erano comportate onestamente con lei. Avvertì su di sé lo sguardo di Michael.
“Ho sonno” spiegò a mo’ di scusa.
“Riposati allora. Siamo appena partiti”
“Lo farò”
Chiuse gli occhi anche se si sentiva sveglia ma in questo modo era libera di riflettere e non rischiava di fargli capire che si sentiva inquieta. Continuò a rimuginare su cosa doveva fare una volta ritornati a casa. Alla fine la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò veramente.
Lui la accompagnò fino al suo appartamento, aveva insistito perché venisse fino a casa sua ma Maria aveva obiettato che preferiva sistemare i bagagli e far cambiare aria alle stanze. Gli promise di raggiungerlo più tardi e Michael, dopo averle fatto un piccolo broncio, le sorrise.
“Va bene, a dopo tigre”

Maria rientrò nel suo appartamento e le sembrò che fossero trascorsi secoli da quando ci aveva messo piede l’ultima volta. Oppure era semplicemente che lei era cambiata e si sentiva diversa. Sospirò. Decise di svuotare la valigia e dare una sistemata. Tutto andava bene pur di ritardare la decisione che sapeva di dover prendere. Riuscì a tenersi impegnata per un’oretta poi dovette arrendersi. Entrò in camera e si guardò allo specchio.
“Le favole esistono solo nei libri. Cara Maria hai vissuto per un po’ come una principessa ma ora è tempo di tornare nella realtà”
Non poteva più rimandare, il momento era giunto. Si rincuorò dicendosi che aveva preso la decisione giusta. L’unica decisione possibile. Prese la borsa ed uscì da casa per raggiungere l’appartamento di Michael. Il tragitto in autobus le parve allo stesso tempo troppo breve e troppo lungo. Quando entrò in casa sua lo trovò seduto sul divano che stava sfogliando una rivista di hockey.
“Ehi, hai già sistemato tutte le valigie tigre?”
“Quasi”
Si alzò andandole incontro e, dopo averle preso il viso tra le mani, le diede un dolce bacio. Maria si abbandonò come sempre alle sensazioni che lui sapeva darle, ai brividi che le faceva provare lungo la schiena, poi si staccò da lui.
“Ho bisogno di parlarti”
“Dimmi”
“E’ meglio se ci sediamo”
Raggiunsero il divano e mentre lui si accomodò lì Maria scelse la poltrona in modo da essere davanti a lui.
“Lo sai che ieri sera ho parlato con tua madre”
“Certo e purtroppo dopo ha parlato anche con me. Mi ha fatto una bella ramanzina”
“Michael!”
“Che ho detto?”
“Ti prego di non interrompermi. Non è facile fare questo discorso”
Lui la fissò negli occhi e si rese conto che era seria.
“Scusami, continua pure, ti ascolto”
“Ti ricordi com’è nata tutta la storia tra noi vero? Io ti ho tamponato involontariamente la macchina e tu mi hai proposto un accordo per non dover pagare i danni”
“E’ tutto esatto”
“Da quel momento è nato il nostro pseudo fidanzamento. I patti erano chiari, dovevamo fingere di stare insieme davanti a tutti per un mese esatto e basta giusto?”
“Sottoscrivo ogni parola”
“Da quel momento la mia vita è cambiata, ho conosciuto un mondo nuovo. Ho avuto dei vestiti eleganti, mi hai portata a cena in ristoranti dove non avrei mai pensato di entrare. Poi ci sono stati il teatro, le feste e per finire l’albergo a cinque stelle e la barca. Michael, da quando sto con te, è come se stessi vivendo in una favola, una bellissima favola ma…”
“Non mi piace la piega che sta prendendo il tuo discorso. C’è qualcosa che non va? Ho sbagliato qualcosa?”
“No…”
“Non ti sei trovata bene?”

Maria si alzò in piedi iniziando a camminare.
“Michael ti prego, non è facile per me”
“Spiegami allora”
“E’ quello che sto cercando di fare. Sono stata davvero felice in questo periodo ma il nostro accordo era preciso e io mi sono resa conto di non poterlo più rispettare. Non possiamo più andare avanti così”
Anche lui si alzò in piedi mettendosi davanti a lei.
“Perché mi stai dicendo queste cose? Anch’io sono stato bene in queste settimane. Devi dirmi cos’è cambiato”
Maria fece un sospiro e cercò di allontanarsi ma lui glielo impedì tenendola ferma per le spalle.
“Non scappare, voglio una risposta. Perché?”
“Non è facile…”
“Dimmelo”
La stretta di lui si era fatta più forte sulle sue braccia.
“Perché mi sono innamorata di te, ecco cos’è successo!”
Michael la lasciò andare di colpo e lei quasi perse l’equilibrio. Lo vide girarsi ed allontanarsi verso la finestra e le sembrò che il cuore le si fermasse, lui non diceva niente, stava immobile e Maria non riusciva a dire neanche una parola. I minuti passavano inesorabili e loro stavano lì fermi come statue, come se tutto intorno a loro si fosse congelato. A lei sembrarono ore, non aveva il coraggio di muovere neanche un muscolo e attendeva, guardava le sue spalle sperando che si girasse e le dicesse qualcosa.
“Quando l’hai capito?”
La voce di lui era irriconoscibile, fredda e distaccata. Maria si sentiva la gola secca, deglutì più volte prima di riuscire a parlare.
“E’ stato l’altra sera alla festa di tua madre. Dopo aver parlato con lei mi è rimasta impressa una sua affermazione”
“Quale?”
“Subito non me ne sono accorta. Però sentivo che c’era qualcosa che mi tormentava e stamattina, mentre ero da sola, ci ho riflettuto. La verità è sempre stata lì, la sapevo ma avevo fatto finta di ignorarla, di non accettarla”
“Non hai risposto alla mia domanda”
Lui era sempre di spalle e il tono di voce era duro, a Maria sembrò che ogni parola la trafiggesse come un coltello.
“Dopo aver parlato, prima che tua madre si allontanasse mi ha detto e mi ha aperto gli occhi”
Di nuovo cadde il silenzio nella stanza.
“Michael parlami ti prego, di' qualcosa” pensò lei.
“Lo sai che questo cambia tutto?”
“Lo so”
“Io ero stato chiaro quando ti ho parlato la prima volta, ti ho spiegato che non volevo coinvolgimenti seri. Conosci anche i motivi di questa decisione”
“Mi ricordo tutto ”
Lui finalmente fece un mezzo giro guardando il pavimento.
“Non posso darti quello che vuoi”
“Lo sapevo già ma dovevo dirtelo. Ho finto tanto in questi giorni e con persone che invece sono state sincere con me. Era tempo che lo fossi anch’io, con me stessa e con te”
“Capisco”
Il tono di lui era sempre gelido.

“Non hai niente da dirmi? Non hai neanche il coraggio di voltarti a guardarmi?”
Si girò e il suo sguardo non prometteva niente di buono.
“Credo non ci sia niente da aggiungere. Sai già come la penso in proposito. Niente legami seri, niente coinvolgimenti. Non intendo cambiare idea proprio adesso”
“Come sei cinico, possibile che non ti rendi conto di quello che dici?”
Michael abbassò lo sguardo senza rispondere.
“Tuo padre mi ha raccontato, dal suo punto di vista, quello che è successo nella vostra famiglia quando si è ammalata tua madre. Se tuo padre è riuscito a superare quel dolore e tornare quello di un tempo perché non lo puoi fare anche tu Michael?”
“Perché non posso e non voglio”
“Ti sono stata vicino in queste settimane e dal tuo comportamento ho creduto che tu avessi ritrovato la fiducia che avevi perso nei rapporti con gli altri. Ho sperato di averti aiutato ma a quanto pare i miei sforzi non sono stati abbastanza”
“Io non voglio che tu te ne vada. Possiamo ancora stare insieme, siamo stati bene no?”
“Tu mi stai chiedendo di continuare a fingere come se non fosse successo niente, come se i miei sentimenti non contassero?”
“Dico solo che potremmo andare avanti come abbiamo fatto fino adesso, lasciando da parte quello che provi”
“Non credo alle mie orecchie. Io non posso accettare un compromesso del genere mi dispiace”

Maria capì di aver perso, nonostante tutto aveva sperato di riuscire a farlo ragionare, che lui si rendesse conto che anche lei era importante. Probabilmente il suo cuore aveva eretto un muro troppo spesso.
Non c’era più niente da fare.
Lei gli si avvicinò e lo baciò. In quel bacio c’erano tutto il suo amore e la speranza, l’ultima, che lui si rendesse conto di ricambiarla ma non accadde niente.
Maria sentì le lacrime che cominciavano a bruciarle gli occhi.
“Addio”
Si voltò, si avvicinò piano verso la porta sperando di sentirlo dire qualcosa, di salutarla. Non accadde nemmeno questo. Aprì la porta di casa sua e se ne andò.

Per l’ultima volta.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24° ***


cinderella

Promessa rispettata. Ecco un altro capitolo, anche se poco allegro al contrario dell’atmosfera natalizia che c’è. Dedicato alle mie fedelissime lettrici che continuano a commentare. Grazie!!!

GinevraMalfoy90: stavolta Michael l'ha fatta grossa come hai detto tu. Dovrai avere un po' di pazienza prima che quel testone capisca cos'ha combinato, nell'attesa se vai sul mio profilo vedrai che ho postato anche una shottina natalizia D/G che avevo iniziato l’anno scorso ma poi l’ho terminata fuori tempo massimo (lieto fine assicurato e senza penare troppo xD)

Capa:  secondo me hai una sfera magica. Tanto di cappello per l'analisi dei comportamenti di Maria e Michael, hai capito perfettamente cosa volevo trasmettere. Essì, persino su Liz c'hai preso (ma come fai? xD). Concordo perfettamente sul gran pezzo di fig...liolo *________*


*** Buon Natale e Felice Anno Nuovo! ***


Come sempre:
Hope you’ll like it!

Maria non si accorse neanche del viaggio di ritorno verso casa. Quando si ritrovò davanti alla porta si riscosse per prendere le chiavi, aprire ed entrare nel suo appartamento. Lasciò la borsa sul tavolo e si tolse i sandali andando a sedersi sul divano. Si prese la testa tra le mani.
“E’ finita. Lo sapevi che sarebbe potuto accadere Maria. Hai tentato… ma non ha funzionato”
Si spostò appoggiando la schiena e la testa alla spalliera del divano, voleva disperatamente spegnere il cervello e non pensare più a niente, ma gli ultimi istanti in cui si erano visti erano ormai scolpiti nella sua mente: Michael in piedi, fermo, senza nessuna espressione sul viso, che la guardava andarsene per sempre.
Per sempre.
Che brutta parola, però descriveva perfettamente la sua attuale situazione.
“Per sempre, sempre, sempre”
Forse continuando a ripetere queste parole alla fine si sarebbe convinta. Chiuse gli occhi.
Infine li riaprì, doveva cercare di reagire. Iniziò a riordinare e pulire la casa, qualsiasi cosa pur di non avere il tempo di fermarsi a riflettere. In qualche modo la giornata trascorse e lei si ritrovò seduta sul divano, ricordando tutte le volte che si erano seduti insieme per parlare. In quel momento desiderava averlo vicino, sentire uno dei suoi massaggi che avevano il potere di tranquillizzarla e farla stare bene.


Michael era rimasto in piedi, immobile, mentre lei chiudeva la porta lasciandolo. Avrebbe voluto dirle qualcosa ma si rendeva conto di non poter pretendere niente da lei. Solo pochi minuti prima si era sentito bene e in pace con il mondo e ora tutto era cambiato. Il silenzio che regnava per l’appartamento gli fece comprendere che era tutto vero, Maria se n’era andata lasciandolo solo.
“Accidenti”
Prese la rivista che stava leggendo poco prima e la scagliò contro il muro con rabbia.
“Perché hai rovinato tutto Maria?” urlò con rabbia.
Dopo il giornale anche la sua mano colpì la parete con il pugno chiuso. Si sentiva arrabbiato, svuotato e impotente riguardo tutto quello che era successo. Gli ultimi fatti erano serviti però a rafforzare la sua convinzione: meglio avere rapporti superficiali per non soffrire. Sì, le sue idee erano giuste e ne aveva avuto un’altra volta una prova.
“Ma perché esiste l’amore?”
Capì, con una punta di amarezza, che anche lei non era diversa dalle altre, sempre a parlare di amore. Possibile che nessuno si renda conto che l’amore porta solo sofferenza? Lui l’aveva capito e mai avrebbe commesso un’altra volta quello sbaglio. Era ora di andarsene, New York e le persone che ci vivevano lo stavano soffocando, meglio tornare nel suo Canada, a Winnipeg, lì sì che si sentiva a casa. Sarebbe partito il giorno dopo, tanto non aveva nessuno da salutare ormai. Non aveva voglia di cucinare e si preparò un semplice panino con del burro di arachidi. Alla televisione non c’era nessun programma interessante e quindi lui spense l’apparecchio prendendo una bottiglia di whisky come compagnia. Riempì un bicchierino e lo bevve in un sorso solo. Il liquido amaro e forte gli provocò dolore sul palato e nella gola. Solitamente evitava i super alcolici, preferiva del vino o dello champagne, ma questa sera voleva esagerare e continuò a riempirsi e svuotare il bicchiere più volte.

Divisi solo da qualche chilometro di distanza, divisi da una diversa visione della vita, in quel momento Michael e Maria avevano qualcosa in comune: erano seduti sul divano a soffrire. Lei aveva acceso delle candele e stava rannicchiata abbracciando un cuscino, lui era semi sdraiato e intontito dal troppo alcool.

Così vicini eppure così lontani.

*****

La mattina dopo Michael si svegliò sul divano, dove si era addormentato, con un gran mal di testa dovuto alla sbornia. Si preparò due tazze di caffè e chiamò l’aeroporto per prenotare un volo. Non se la sentiva di avvisare Max, sicuramente gli avrebbe fatto mille domande a cui lui non sapeva cosa rispondere. Vigliaccamente pensò che avrebbe lasciato a Maria il compito di spiegare cos’era accaduto.
“In fin dei conti è stata colpa sua” pensò con una punta di risentimento.
In poco tempo arrivò il taxi e lui scese senza voltarsi, ormai in quell’appartamento c’erano troppi ricordi.

Come previsto, appena arrivati in città, Liz e Max avevano cercato di contattare Michael senza successo dopo essersi sistemati. Nel pomeriggio, dopo l’ennesimo tentativo fallito, lui riuscì a frasi dare l’indirizzo di Maria tramite la Withman Enterprises.
“Sento che c’è qualcosa di strano Max” gli confidò Liz.
“Perché dici così? Non mi è sembrato ci fossero problemi”
“E’ solo una sensazione che ho, non saprei come spiegarla”
“Ti accompagno da Maria se vuoi”
“No, hai già un appuntamento e non voglio rischiare di farti arrivare tardi. Non preoccuparti, andrò da sola”
“Come vuoi Liz”

Da quando era tornata non aveva versato una sola lacrima. Si sentiva completamente svuotata ed incapace di provare qualsiasi tipo di emozione. Si era preoccupata delle faccende di casa e si era preparata da mangiare sempre agendo come un automa. Si sentiva sola, molto sola, disperatamente sola. Quando suonarono il citofono per un momento Maria fu tentata di non rispondere. Non voleva avere nessun contatto con il resto del mondo. Ma il buonsenso ebbe il sopravvento sui suoi sentimenti.
“Chi è?”
“Sono Liz. Posso salire?”
“Certo. Sono al terzo piano”
L’aspettò sulla porta domandandosi perché era passata da lei. Appena si videro le due ragazze si abbracciarono calorosamente salutandosi.
“Cosa ci fai qui?”
“Mi prenderai per matta ma ero preoccupata. E’ tutta la mattina che non riesco a rintracciare Michael e alla fine ho trovato il tuo indirizzo. Tutto bene?”
Maria fissò il vuoto e rispose con voce neutra.
“Sì”
“Ti vedo strana, c’è qualcosa che non va?”
“No, tutto a posto. Semplicemente io e Michael abbiamo rotto”
“Cosa?”
“Ci siamo lasciati”
“Perché?”
“Ci siamo accorti che, tutto sommato, non volevamo le stesse cose”
“Io non ci posso credere, stavate così bene insieme, c’era amore fra di voi”
“Ti sbagli. Liz scusami ma non mi va di parlarne”
“Capisco, ma semmai avessi bisogno di sfogarti io ci sarò sempre”
Maria aveva cercato di essere forte, di non far capire quanto stava soffrendo ma dopo queste parole sincere qualcosa si incrinò dentro di lei e scoppiò a piangere abbracciandola. A poco a poco le raccontò tutto la storia, fin dall’incidente. Liz l’ascoltò in silenzio, senza mai interromperla nonostante avesse mille domande da fare.
“Forse è solo una cosa passeggera, fra qualche giorno capirà l’errore che ha fatto”
“Non credo. Dovevi vederlo ieri, è rimasto freddo e distaccato, non mi ha neanche salutato quando me ne sono andata. E’ veramente finita”
Rimasero insieme per buona parte del pomeriggio. Maria rifiutò di uscire a cena con loro, preferiva rimanere a casa tranquilla e da sola.
“Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto oggi per me”
“Non è niente. Spero solo che tutto si aggiusti”

Alla fine Maria era rimasta sola, Liz aveva insistito più volte per convincerla a non rimanere da sola ed uscire con lei. Guardò l’ora e vide che erano le 19.00 passate, non aveva assolutamente fame e decise di farsi una doccia, il getto fresco dell’acqua era forse l’unico sollievo che poteva avere. Accese la radio appoggiata sulla mensola e dopo essersi spogliata aveva aperto il rubinetto. Si stava sciacquando i capelli quando, ad un certo punto, sentì una canzone che le fece stringere il cuore. Descriveva esattamente la sua vita, la sua storia con Michael.


Se è meglio amarti invano o non amarti per niente
Io non lo so se non smetterai mai di mancarmi
Ma io non lo so e non lo voglio sapere
ma sono condannata a pensarti per sempre

Mai più noi due
Mai più le tue labbra sulle mie
Mai più la forte intimità
e la sensualità
mai più

Oggi è un giorno qualunque, oggi si vive comunque e non so perché
Il tempo impone distanze, il tempo è fatto di assenze e non c'è un perché
Ma io non lo so se lo voglio sapere
ma sono condannata a pensarti per sempre

Mai più noi due
Mai più le tue paure con le mie
Mai più la forte intimità
e la sensualità
mai più
Mai più noi due
Mai più le tue promesse con le mie
Mai più la dolce ingenuità
e la complicità
mai più

si, lo so, lo so, lo so, che si vede che ho pianto
ma, non si vede quanto
E per sempre, dopo un addio
ti rimane dentro un leggero brusio

Mai più noi due
Mai più le tue paure con le mie
Mai più la forte intimità
e la sensualità
mai più*


Maria lentamente si appoggiò al muro, con l’acqua che le bagnava il viso e scivolò verso terra. Si sedette rannicchiandosi e ricominciò a piangere. La sua vita era a pezzi. Poi strinse i pugni e si rialzò. Non poteva permettere a Michael di rovinarla, di farla diventare come lui, lei credeva nell’amore e nell’amicizia. Già una volta era stata abbandonata, quando suo padre era morto, e se l’era cavata da sola, ce l’avrebbe fatta anche adesso.
Si fece una promessa, semmai avesse rivisto Michael non gli avrebbe più permesso di interferire nella sua vita e di farla soffrire ancora.

Ormai le loro strade si erano divise.



* testo di "Mai più noi due" di Dolcenera

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Capitolo 25
*** Capitolo 25° ***


Torno a postare finalmente! Mi dispiace aver fatto aspettare chi stava leggendo, cause di forza maggiore mi hanno impedito di dedicarmi al pc, ma... agatha is come back!

Ringrazio la Capa/Silen, GinevraMalfoy90 e FedeV (sono d'accordo loro devono stare insieme).

Come sempre: Hope you’ll like it!

Erano passati quattro mesi esatti da quel giorno.

Michael aveva ripreso la sua solita vita in Canada cercando di dimenticare la sua permanenza a New York. Purtroppo per lui non era una cosa facile. Qualsiasi gesto o attività gli ricordavano lei. Il semplice fatto di entrare nella doccia, di leggere un libro o sedersi al parco era tutte azioni già vissute con Maria e lui non poteva fare a meno di pensare com’era stato bello stare insieme a lei. Aveva cercato in tutti i modi di convincersi di aver agito per il meglio, di aver fatto la cosa giusta. Eppure non riusciva a riprendersi, una parte del suo cuore si era irrimediabilmente incrinata e niente sembrava in grado di aggiustarla. Naturalmente aveva dovuto affrontare tutta la sua famiglia. Due giorni il loro ultimo incontro lui aveva concluso tutti i suoi affari a New York e si era rifugiato a casa sua in Canada. Per qualche giorno era riuscito ad isolarsi dal mondo intero, solo con il suo dolore, il suo senso di vuoto che non voleva e non poteva spiegarsi. Aveva tenuto spento il cellulare e in casa c’era inserita la segreteria. Aveva ricevuto messaggi da parte di Max, di Isabel ed anche di sua madre. Come avrebbe fatto ad affrontare tutti e a raccontare la verità?

La sua partenza non era passata inosservata e aveva dovuto affrontare le domande dei suoi genitori. Aveva spiegato loro che lui e Maria avevano capito di non essere fatti l’uno per l’altra, dopo un lungo discorso si erano resi conto di non poter stare più insieme, si erano lasciati di comune accordo. Negli occhi dei suoi genitori aveva letto il dispiacere, la delusione di vedere il loro figlio di nuovo solo. Era stato doloroso sentire le loro frasi che cercavano di confortarlo, che dicevano di essere dispiaciuti in quanto avevano trovato Maria una ragazza molto dolce e simpatica. Si ricordava ancora quando erano andato a cena da loro.

Si erano appena seduti a tavola e sua madre aveva subito toccato l’argomento.
“Allora è proprio finita?”
“Sì mamma te l’ho già detto”
“Scusa se insisto ma stavate così bene insieme. Quando ho parlato con Maria l’ho vista veramente innamorata, per questo non mi spiego come sia potuta finire”
“Pat penso non sia il caso di insistere. Se si sono lasciati ci saranno stati dei motivi seri e credo non sia giusto continuare a tormentare Michael”
“Grazie papà”
“Però quel che è certo è che ci siamo rimasti molto male. Ormai consideravamo Maria una di famiglia, un ragazza veramente spiritosa e avrei avuto piacere di parlare ancora con lei”
A quel punto Michael non ce la fece più. Sbattè la forchetta con forza sul tavolo.
“Basta! Volete la verità? Non c’è mai stato nessun fidanzamento serio. Ci siamo illusi che potesse funzionare, io avevo una visione della nostra storia che non corrispondeva alla sua. Io volevo stare con lei ma non ho mai voluto farmi coinvolgere seriamente, ero stato chiaro su questa cosa, nessun sentimento serio ma alla fine le cose sono cambiate Maria si è innamorata di me e a quel punto non poteva più funzionare”
I suoi genitori erano rimasti allibiti da questa dichiarazione. Jake Guerin si rese conto che suo figlio non era per niente cambiato, quando aveva affermato che Maria l’aveva guarito si era sbagliato. Guardò sua moglie e strinse la sua mano accorgendosi che anche lei stava pensando la stessa cosa.
“Ci dispiace”
Da quel momento c'era stato solo silenzio. Alla fine della serata se n'era andato sperando di non dover più sentire domande su quell'argomento.

*****

Era una domenica pomeriggio e Michael era nel suo appartamento, sdraiato sul divano, che stava seguendo una partita di hockey alla televisione. Questo era il modo in cui passava ormai tutti i suoi pomeriggi liberi, in casa da solo a guardare qualche programma. Quando suonò il citofono andò a rispondere stupito che qualcuno lo cercasse. Vide nel piccolo monitor la figura familiare di sua madre. Le aprì subito ed aspettò che salisse. Appena entrata in casa si abbracciarono e si diresse in salotto, dove si accomodarono sul divano.
“Ho saputo che sei sempre in casa” esordì lei.
“Non è vero, per tutta la settimana sono in giro per lavoro, è ovvio che poi voglia godermi un po’ di tranquillità”
“Io direi che stai evitando tutto e tutti”
“Non è vero, solo non mi sento di uscire”
Si passò una mano tra i capelli scompigliandoli.
 “Tesoro cos’è che ti turba? Non vuoi parlarne con me?”
“Mamma non ho niente, come devo dirtelo. Sono solo un po’ stressato”
Michael si accorse di aver alzato il tono di voce ma conosceva sua madre e questo voleva dire che non se ne sarebbe andata prima di aver raggiunto il suo scopo. Si alzò in piedi e dandole le spalle si mise a guardare fuori dalla finestra aperta.

“Posso accettare che tu non ne voglia parlare con tua madre ma non negare che stai male. Stai soffrendo per lei vero?”
Michael si irrigidì.
“Non so di cosa stai parlando davvero” le rispose senza girarsi e mordendosi le labbra.
Sua madre si alzò in piedi seguendolo fino alla finestra.
“Per quanto tempo vuoi andare avanti così? Ammettilo, ti manca Maria”
“Non è vero. Io non ero innamorato di lei e quindi non mi può mancare”
Sua madre intuì che stava soffrendo molto, quindi decise di cambiare tattica.
“Meglio così. Mi sono resa conto che quella ragazza era solo un’opportunista, probabilmente cercava di incastrarti per i tuoi soldi, è un bene che tu non provi più niente per lei”
Dette queste parole si girò sedendosi sul divano ed aspettando una sua reazione.
“Non è assolutamente vero. Tu non la conosci bene, non è per niente così, non ha mai cercato di incastrarmi. E’ una ragazza molto dolce ma soprattutto è sincera, lo è stata fino in fondo con me. Era sempre pronta ad ascoltarmi se avevo un problema. Mi regalava dei sorrisi stupendi e, in quei momenti, credevo non ci fosse niente di impossibile al mondo. Quindi ti stai sbagliando completamente”
Michael si interruppe e attese una replica da parte di sua madre, di cui vedeva solo le spalle.
“Mamma?”
“Hai ascoltato le parole che hai detto per difendere Maria? A parte elencarmi tutte le sue qualità, su cui sono perfettamente d’accordo, hai descritto come ti fa sentire e se tu non sei un uomo innamorato allora non sono più tua madre”

Quell’affermazione lo colpì in pieno petto come un colpo di maglio. La sua mente in un primo tempo respinse semplicemente l’idea ritenendola assurda. Però le sue parole erano riuscite a passare attraverso il muro eretto intorno al cuore. Cominciò a pensare a quello che aveva appena detto.
“Maria mi faceva veramente sentire in grado di fare tutto. Ho sempre odiato i picnic eppure con lei è stata una giornata indimenticabile, perché dopo abbiamo fatto l’amore per la prima volta, lei lo ha fatto per la prima volta con me. E’ riuscita a farmi ridere la sera che ero arrabbiato. Ha capito che ho avuto un grande dolore e mi ha ascoltato. Lei che si è sentita abbandonata dal padre che è morto, dalla madre che le ha preferito le altre figlie…. da me che l’ho lasciata sola, che le ho voltato le spalle”
Michael si avvicinò al divano e dopo essersi seduto si prese la testa fra le mani.
“Che cos’ho fatto?”
Pat gli mise un braccio intorno alle spalle e lo abbracciò.
“Eri solo spaventato”
“Io l’ho respinta e l’ho mandata via”
“Non eri preparato ad affrontare tutte quelle emozioni”
“Cosa posso fare adesso?”
Sua madre gli sorrise dolcemente, in quel momento aveva la stessa espressione di quando era piccolo e si trovava ad affrontare un grosso problema.
“Vai da lei e dille la verità. Sii sincero”
“Credo che non mi voglia più nemmeno vedere”
“Questo non lo puoi sapere se non provi”
“Io non lo so”
La madre andò in cucina e riempì un bicchiere d’acqua, poi lo portò a lui.
“Bevi”
Attese che si calmasse.
“Michael tu la ami, lei ti ama. Non c’è nulla di difficile. Tu sei un Guerin, fatti valere”
Lui si alzò in piedi e sorrise abbracciandola.
“Hai ragione. Per un attimo me n’ero dimenticato”
“Credo di poter andare a casa adesso. Il mio compito è terminato, sono riuscita a farti ragionare”
Michael annuì con la testa e guardò sua madre riprendere la sua borsetta ed avviarsi verso la porta.
“Mamma”
“Dimmi”
“Grazie”
“E tu ringrazia Maria per averti reso quello che sei adesso”
“Lo farò”

Rimasto solo uscì sul balcone e appoggiò entrambe le mani sulla ringhiera e guardando l’azzurro cielo canadese e sorrise. In quel momento aveva il cuore leggero, si sentiva in grado di poter fare qualsiasi cosa, di cambiare la sua vita per ritornare ad essere felice, felice com’era stato solo con lei. Si domandò cosa stesse facendo Maria in quel momento.
“Chissà se i suoi capelli sono più lunghi. Se ha ancora il vizio di attorcigliarsi una ciocca intorno al dito quando è nervosa. Se domanda ancora sgranando i suoi occhioni. Come mi manca, come mi è mancata. Ho bisogno di vederla, di stringerla tra le mie braccia e di baciarla. Voglio toccare la sua pelle e respirare il suo profumo perché lei è mia, mia, mia”
Rientrò in salotto consapevole di dover organizzare il suo ritorno a New York. Doveva preparare la valigia, prenotare il volo e avvertire Elise di aprire l’attico e dare una pulita prima del suo arrivo. E questa era la parte più semplice del suo piano, non aveva idea di come sarebbe andato l’incontro con lei ma era certo di una cosa: non avrebbe desistito dal suo scopo, l’avrebbe convinta e passato l’intera vita a farsi perdonare per questi due mesi assurdi in cui l’aveva lasciata.

Battè il pugno destro contro il palmo aperto della mano sinistra. Era ora di darsi da fare.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26° ***


Capitolo delicatissimo alla capa per festeggiare, anche se in ritardassimo, il suo compleanno.

Auguroni!!!!

Grazie per il commento, Michael è decisamente e irrimediabilmente una zucca dura (ma noi lo amiamo anche per quello xD), ci mette un secolo ma poi capisce e lotta per quello che conta davvero.

 

As always: Hope you’ll like it!

 

“Maria sono tornato per te”

Questo fu il primo pensiero di Michael appena sceso dall’aereo. Si fece portare al suo appartamento e subito, tutti i ricordi riaffiorarono nel suo cuore. Uscì sul terrazzo e il suo sguardo venne attirato dalla panchina sulla quale avevano fatto l’amore una mattina. 
Le mancava, le mancava da morire.
Voleva correre da lei ma temeva la sua reazione, il modo in cui si erano lasciati probabilmente l’aveva ferita molto. Se si fosse presentato a casa sua di certo avrebbe ricevuto una porta in faccia senza tanti complimenti. Non sapeva davvero come fare. Voleva andare da lei ma, allo stesso tempo, non voleva dichiararsi apertamente, il suo orgoglio gli impediva di aprirsi completamente. Prese in mano il cellulare e compose il numero di Max.
“Michael? Sei davvero tu?”
“In persona perché?”
“Dato che sei praticamente irraggiungibile e non rispondi ai messaggi in segreteria mi concederai di essere stupito di sentire la tua voce”
Il tono di lui divenne serio.
“Hai ragione. Ho bisogno di parlarti”
“Vuoi venire da me e Liz?”
“Preferirei vederti senza tua moglie, non credo mi accoglierebbe con gioia”
“Hai ragione. Passo di lì prima di cena ok?”
“Ti aspetto”


Quando Max arrivò e furono faccia a faccia iniziò a capire cosa si sarebbe aspettato da tutte le persone care che conosceva.
“Vorrei dirti che è un piacere rivederti ma non sarei sincero”
“Lo so e me lo merito. Non voglio che ci siano altri malintesi fra di noi. Ho intenzione di spiegarti quello che è successo”
Max andò a sedersi sul divano.
“Ok, ti ascolto”
Michael prese un profondo respiro e cominciò a raccontare cos’era successo tra lui e Maria, e perché avevano rotto. Diverse espressioni passarono sul viso di Max, impassibilità, stupore, collera e infine gioia per le ultime parole dette dal cugino.
“Sono contento che tu ti sia confidato con me ed è bellissimo che tu abbia capito cosa provi per Maria, però…”
“Però cosa?”
“Non sarà una cosa facile. Sarò sincero. Maria è stata molto male dopo la tua partenza, non usciva quasi di casa e Liz è stata la persona che più le è stata vicino. Adesso ha ripreso la sua vita normale e non so come reagirà alla notizia che sei tornato”
“Ma io non voglio che tu avverta nessuno del mio arrivo. Voglio solo che mi organizzi un incontro con Maria. Se lei lo sapesse prima potrebbe rifiutarsi di vedermi e non avrei modo di spiegarle tutto”
Max si alzò in piedi.
“Non puoi chiedermi questo. Se Liz scoprisse che ho fatto in modo di farti incontrare Maria ingannandola non me lo perdonerebbe mai”
“Tu sei l’unico che può aiutarmi”
“Possibile che tu riesca sempre a cacciarti nei guai Michael? Io non so come…”
“Ti prego Max!”
“Mettiamola così. So che domani sera Maria, quasi sicuramente, verrà a cena da noi. E questo è tutto, io non voglio sapere niente di quello che farai”
“Grazie davvero”
Max si avviò alla porta e prima di aprirla si voltò di nuovo ad abbracciò suo cugino.
“Sono davvero contento che tu sia tornato”
“Anch’io”

 

*****
 
Maria controllò l’orologio e si accorse di essere in ritardo.

“Accidenti a questo traffico"

Involontariamente questa situazione le ricordò la prima volta che lei e Michael si erano incontrati. Anche allora era in ritardo.
“Ma perché ci sto pensando proprio ora? Ormai è una storia chiusa e finita
Parcheggiò ed entrò nel palazzo dove abitavano Max e Liz. Il portiere la riconobbe facendole un segno di saluto.
“Maria, sei arrivata”
“Ciao Liz. Con un leggero ritardo ma sono qui”
“Entra dai. Ma cos’hai portato?”
Maria le porse un pacchetto.
“Torta. Lo sai che non mi piace venire qui a mani vuote”
“Ti ricordo che sono già enorme come una balena, così tu attenti alla mia linea”
Liz si mise ad annusare il contenuto.
“Cos’è?”
“Torta margherita farcita con crema al cioccolato”
“Lo sai che sei la mia migliore amica vero?”
“Mi chiedo se sia il cuore o lo stomaco a parlare”
Scoppiarono entrambe in una risata mentre entravano in soggiorno.
“Ciao Max”
“Ben arrivata”

Stavano apparecchiando la tavola in sala quando suonarono alla porta. Fu Max ad andare ad aprire. Naturalmente aveva già un’idea precisa di chi avrebbe trovato, però per il bene suo e di Michael doveva fingere di essere all’oscuro di tutto.
“Chi si rivede! Questa sì che è una sorpresa. Come stai?”
“Ciao Max”
I due ragazzi entrarono in soggiorno e sentirono le voci delle ragazze in cucina. Maria fu la prima ad uscire. Teneva in mano i bicchieri da mettere sulla tavola quando la vista di Michael la sconvolse. Lasciò cadere a terra i bicchieri che si frantumarono andando in mille pezzi.
“Oddio. Che cos’ho fatto!”
Lei si chinò cercando di raccogliere i pezzi di vetro.
“Maria cos’è successo? Ho sentito cadere…”
Anche Liz rimase stupita nel vedere Michael a casa loro.
“Tu?”
“Ciao Liz”
“Ciao Michael”
La voce di lei era rimasta fredda nel salutarlo.
“Maria lascia stare, potresti tagliarti. E’ meglio prendere la scopa per raccogliere tutto”
Si chinò Michael per aiutarla.
“Ha ragione Liz. Me ne occupo io”
Così dicendo le sfiorò la mano. Maria sussultò a quel contatto e le sfuggì di mano un pezzo che le procurò un taglio sul dorso, vicino al pollice. Lui se ne accorse subito.
“Ti sei tagliata. Fammi vedere…”
“NO”
Maria si rialzò di scatto.
“Liz vado in bagno a disinfettare la mano”
Non attese la risposta e scappò via.

 
Solo quando richiuse a chiave la porta alle sue spalle si concesse di nuovo di respirare. Si avvicinò all’armadietto e, con le mani tremanti, tolse l’alcool e un pezzo di cotone. Decise, volutamente, di non usare l’acqua ossigenata, aveva bisogno di sentire la ferita bruciare sperando che questo dolore servisse a coprire quello del suo cuore, la cui ferita aveva ripreso a sanguinare. Purtroppo per quella non esisteva nessun medicamento.
Dopo aver messo un cerotto si sedette sul dorso della vasca prendendosi la testa tra le mani.

“Non posso tornare di là. Non ho il coraggio di guardarlo in faccia”
Si rendeva conto di non poter rimanere in quel bagno per sempre, anche se non sarebbe stata una cattiva idea. Stava ancora pensando a come risolvere la situazione quando venne interrotta da un leggero bussare.
“Maria, sono Liz. Tutto bene?”
“Sì, grazie. Tra un minuto esco”
“Se n’è andato”
Le ci volle un momento per realizzare cos’aveva detto. Si alzò e, girando la chiave nella serratura, uscì trovandosi faccia a faccia con la sua amica. Si abbracciarono fraternamente.
“Mi dispiace. Mi dispiace tanto. Io non sapevo che era tornato in città, tantomeno che si sarebbe presentato qui questa sera”
“Lo so. Non ti devi preoccupare. In fin dei conti è il cugino di Max, è più che normale che sia venuto qui”
“Sarà pure suo cugino ma non l’ho ancora perdonato, quindi è meglio che non si faccia vedere troppo in questa casa”
“Io non me la sento più di mangiare, preferisco andarmene”
“Ma no dai. Non permettere che ti rovini la serata”
“Non è questo ma…. Ho bisogno di stare un po’ sola, di riflettere”
“Ti posso capire”
Max la guardò andare via, con un’espressione di infinita tristezza dipinta in volto. Si sentiva in colpa per quello che aveva fatto, perché lui sapeva cosa sarebbe successo.

“Accidenti a te Michael. Possibile che mi cacci sempre nei casini?”
“Ciao Maria. Se avessi bisogno di qualcosa…”
“Grazie. Ci vediamo e scusatemi per la serata"

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Capitolo 27
*** Capitolo 27° ***


Sono di fretta, ma vi ringrazio per i commenti, vi adoro!!!

Hope you’ll like it!

 

Michael era rimasto seduto in macchina al buio.

Non aveva dubbi sul fatto che lei sarebbe scappata a casa. Aveva letto l’angoscia nei suoi occhi e, per quanto lei l’avrebbe negato, la conosce abbastanza bene da sapere come si sarebbe comportata. Quando scorse la sua figura uscire dal portone si concesse un piccolo, fugace sorriso. La vide salire sulla sua piccola macchina e accendere i fari prima di partire. A sua volta imboccò la strada per seguirla.
Quando arrivarono a casa sua dovette stringere le mani sul volante per impedirsi di scendere a parlarle. Non era il momento adatto. Si era aspettato una sua reazione violenta, anche se saperlo non gli impediva di soffrire e adesso doveva lasciarle il tempo di digerire il suo ritorno. Seguì la sua piccola figura aprire la portineria ed infilarsi su per le scale. Attese ancora finché non vide le luci accendersi nel suo appartamento. Questo voleva dire che era in casa sana e salva. Adesso poteva ritornare a casa. Purtroppo ingranò la marcia in malo modo e la macchina sussultò prima di ripartire.

Maria era entrata in casa e si stava togliendo la giacca di jeans quando sentì un rumore provenire dalla strada. Senza una ragione precisa si avvicinò alla finestra guardando in basso. Nella luce fioca del lampione riuscì solo a vedere la parte posteriore di una macchina che si stava allontanando.
“Sembrava proprio la macchina di Michael”
Scosse la testa allontanando questo pensiero. Eppure una vocina le suggeriva che lui l’aveva silenziosamente sorvegliata fino a casa.
Era proprio da lui fare una cosa del genere.
Questa consapevolezza le mise rabbia, perché lui pretendeva ancora di comandare la sua vita, di sentirsi in diritto di spiarla, ma le scaldò il cuore che lui si fosse preoccupato così tanto per lei.

“Basta, se continuo così impazzisco”
Raggiunse la cucina e accese il gas mettendo a scaldare dell’acqua. L’ideale in questo momento era una bella tisana calmante. Una volta pronta prese tra le mani la tazza fumante si rannicchiò sul divano. Sentiva tanto freddo, nonostante fosse appena settembre, soffiò e bevve un lungo sorso, sentì il liquido caldo scenderle giù per la gola fino allo stomaco. Rimase accoccolata sperando di addormentarsi e di svegliarsi domani ricordando la serata solo come un brutto sogno, non come qualcosa di reale che era successa veramente. Si impose di non piangere. Aveva versato già abbastanza lacrime. Finì di bere e appoggiò la tazza sul tavolino, dopodichè chiuse gli occhi. Automaticamente comparve nella sua mente il volto di Michael. Per quanto si fossero guardati solo per qualche minuto le era rimasto impresso tutto di lui. Si concesse di riflettere sui cambiamenti che aveva notato. I suoi capelli erano più lunghi e gli stavano molto bene. Però l’aveva trovato dimagrito, le guance erano un po’ scavate e anche il corpo muscoloso che lei ricordava così bene sembrava più minuto nei vestiti che indossava. Chissà cos’aveva fatto in questi mesi. 

Il suo pensiero riandò a quattro mesi fa, dopo la loro rottura. Si era sentita totalmente distrutta e, per fortuna, Liz e Isabel le erano state sempre accanto. Nonostante fossero parenti di Michael si erano preoccupate per lei, sostenendola e convincendola a superare tutto quello che era successo. Grazie ad Alex era ritornata al lavoro senza che niente trapelasse di quanto successo. Laurie si era accorta che qualcosa non andava, aveva provato a rivolgerle qualche domanda e poi si era limitata ad ascoltare il poco che lei aveva rivelato senza indagare ulteriormente. Era stata dura ritornare alla vita normale, alla sua vita solitaria ma non aveva altra scelta. Aveva cercato di lavorare il più possibile per tenersi impegnata.
E aveva anche conosciuto Billy Darden.
Era successo in un bar, lui si era scontrato con lei versandole addosso una tazzina di caffè e si era scusato offrendole da bere. Da qui era nata la loro amicizia. Maria non si sentiva pronta per cominciare una relazione, però, a poco poco, aveva cominciato a ritornarle la voglia di uscire e chiacchierare allegramente. Poco alla volta Billy era entrato a far parte della sua vita senza che lei se ne accorgesse. Capitava a volte che andasse a prenderla al lavoro e poi si fermasse a cena a casa sua.

Maria si era accorta che lui si era innamorato di lei però non se la sentiva di andare oltre la loro affettuosa amicizia. Una sera, dopo aver cenato insieme, si era accomodati sul divano e lui aveva cominciato a carezzarle i capelli. Lei era molto stanca e non si era opposta, beandosi della sensazione che le dava. Non aveva realizzato subito che il suo viso si era avvicinato per baciarla. Di scatto lei aveva girato la faccia ricevendo solo un bacio sulla guancia.

“Scusami, ma io non posso. Non me la sento ancora”
“Tu mi piaci molto Maria”
“Lo so. Però sono uscita da poco da una relazione molto importante e mi sembra troppo presto per…”
Lui le prese la mano.
“Capisco. Ma sappi che io sono qui, ti sono vicino e aspetterò”

Maria gli aveva sorriso incapace di pronunciare qualsiasi parola. Sarebbe stato così facile abbandonarsi a lui, farsi amare e proteggere. Ma lei era una persona corretta, non se la sentiva di ingannarlo in questo modo. Quando si fosse sentita pronta avrebbe fatto il primo passo.
Non aveva messo in conto di rivedere Michael.
Eppure era successo, lui era tornato e lei non capiva quale scopo avesse. Ormai le loro strade erano separate ed era stato lui a decidere in questo modo. Non riusciva a trovare nessuna spiegazione.

*****

Il giorno dopo era arrivata al lavoro ma, dopo essersi resa conto di non riuscire a concentrarsi, decise di prendere mezza giornata di ferie per scappare a trovare Liz.
“Maria, mi aspettavo una tua visita”
Lei si lasciò cadere stancamente sul divano.
“Non ho praticamente chiuso occhio ieri notte. L’ultima cosa che mi immaginavo era di ritrovarmelo davanti di nuovo”
“Posso immaginare. Credo di essere rimasta sconvolta come te quando l’ho visto in casa. Non mi sarei mai aspettata una sua visita. Abbiamo cercato più volte di parlare con lui ma senza esito. Non era mai raggiungibile al cellulare e non c’è mai stata risposta ai nostri messaggi lasciati in segreteria”
“Quindi non vi siete più parlati da quando se n’è andato?”
“No. O meglio io non gli ho più parlato, però qualcosa mi dice che il mio caro marito c’entra qualcosa con il ritorno di Michael”
“Pensi che siano rimasti in contatto tutto il tempo?”
“No questo no. Però ho la vaga idea che sia stato lui ad informare Michael della nostra cena e che saresti stata presente anche tu”
“Oh Liz, io non so cosa pensare”
“Maria, vorrei tanto poterti aiutare ma sono all’oscuro di tutto”
“Lo so Liz. Tu non c’entri niente, avevo solo bisogno di parlarne con qualcuno”
“Lo sai che con me lo puoi fare”
“Sì, mi sei stata sempre accanto in questi mesi e davvero non so cos’avrei fatto se non ci fossi stata tu”
“Ma scherzi a dire queste cose? Siamo amiche ed era il minimo che potessi fare”

“Cosa farai ora?”
Maria sbuffò.
“Non lo so proprio. Sto ancora cercando di rimettere insieme i pezzi e non voglio che lui torni a farmi soffrire ancora. Adesso c’è Billy nella mia vita. E’ un ragazzo d’oro e non voglio che si senta in competizione con Michael”
“Non provi più niente per lui?”
“No. E’ finita. Non voglio più ritornare sui miei passi”
“Eppure non riesco a togliermi dalla testa l’espressione di Michael. Se non voleva più avere niente a che fare con te perché sarebbe tornato?”
“Io non lo so”
“E se si fosse reso conto di aver sbagliato? Che tu sei più importante del resto?”
“Non penso proprio. Queste cose accadono solo nelle fiabe dove il principe azzurro arriva sul cavallo bianco e alla fine vissero tutti felici e contenti. Ho imparato sulla mia pelle che la vita vera non assomiglia per niente ad una favola”
“Io vorrei poter fare qualcosa”
“Va bene così Liz. Semplicemente non gli permetterò più di intromettersi nella mia vita e se insiste glielo dirò chiaro e tondo”

“Non credo che…”
Una smorfia di dolore apparve sul viso di Liz.
“Cos’hai?”
“Io…. Sento delle fitte tremende allo stomaco”
“E’ il bambino?”
“Non lo so. Ho paura Maria”
Maria si alzò in piedi prendendo il telefono.
“Stai tranquilla e mettiti seduta. Chiamo subito un’ambulanza" 
"Ti prego fai presto!"

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Capitolo 28
*** Capitolo 28° ***


Dovrei farvi un monumento dato che ancora leggete e commentate, perdono per il ritardo mostruoso!!!!!!!!!!!!

Ma quant’è bello rispondere direttamente ai singoli commenti? xD

Hope you’ll like it!



Il consiglio di amministrazione della Whitman Enterprises si era riunito da una mezz’ora quando il telefono interno squillò ed Alex rispose.
“Max, c’è una telefonata per te”
Gli passò la cornetta.
“Pronto. Ciao Maria”
Sentendo quel nome Michael alzò la testa dai fogli che stava leggendo. Vide la faccia di suo cugino impallidire e poi riagganciare il telefono.
“Scusatemi. Devo andare”
Alex gli posò una mano sopra il braccio.
“Tutto bene?”
“Sembra che Liz si stata male e Maria l’ha portata all’ospedale”
“Vai subito. Appena posso vi raggiungerò con Isabel”
Michael si era alzato in piedi recuperando la sua giacca.
“Accompagno Max”
Il suo tono non ammetteva repliche e infatti Alex annuì senza cercare di fermarlo. Desiderò non essere il presidente per potersene andare con loro ma purtroppo aveva degli obblighi che lo costringevano a portare a termine la riunione.
“Rimettiamoci al lavoro. Vorrei finire il prima possibile”


Avevano preso la macchina di Michael, lui si era accorto dell’agitazione del cugino e non gli avrebbe mai permesso di guidare in quello stato.
“Cosa ti ha detto Maria?”
“Solo che sono all’ospedale. Ho paura, non voglio che succeda niente a nessuno dei due, Liz è la mia vita e nostro figlio è parte di tutti e due”
“Calmati. Ci sono i dottori con lei e andrà tutto bene”
Appena arrivati all’ospedale si precipitarono al pronto soccorso chiedendo notizie.
“Max”
Videro Maria arrivare verso di loro.
“Dov’è Liz? Cos’è successo?”
“L’hanno portata in una sala e la stanno visitando. Il dottore non è ancora uscito e non so niente”
Max si passo una mano tra i capelli e bloccò la prima infermiera che gli passò accanto deciso a sapere dove fosse Liz. Questa promise di informarsi e tornare da loro. Quando lo fece comunicò che il dottore stava sottoponendo la sig.ra Parker ad alcuni esami e che, appena possibile, avrebbe parlato loro.


Michael si avvicinò a Maria.
“Tu stai bene?”
“Sì, sono solo preoccupata”
Lui alzò il braccio per passarglielo intorno alle spalle, per confortarla ma lei si scostò bruscamente allontanandosi. Michael reagì male al suo rifiuto e sentendosi ferito si allontanò spostandosi dal lato opposto della sala d’aspetto. Anche Maria si era accorta che lui era rimasto male dal suo atteggiamento, avrebbe voluto avvicinarsi e scusarsi per la sua reazione ma non se la sentiva.
Non voleva incoraggiarlo in nessun modo. Tra loro era finita.
Si diresse verso Max.
“Siediti ora. Finché non arriva il dottore non possiamo fare nulla”
“Sono in ansia”
“Lo so, ma vedrai che andrà tutto bene. L’ambulanza è arrivata immediatamente e si sono subito occupati di lei”
“Grazie per il tuo aiuto”
“Di niente. Ero nel posto giusto al momento giusto. Vuoi qualcosa da bere?”
“Sì, magari un caffè”
“Adesso te lo prendo”
Maria si avvicinò alla macchinetta e venne raggiunta da Michael.
“Cosa ti ha detto Max?”
“Niente. E’ solo preoccupato e l’ho convinto a bere qualcosa”
“Ci penso io”
Si guardarono per un istante negli occhi.
“Grazie. Io torno a sedermi”


Poco dopo arrivarono anche Isabel ed Alex che chiesero subito notizie e si misero anche loro ad attendere. Isabel non smetteva di lanciare occhiate assassine a suo cugino. Aveva saputo dal marito del suo ritorno ed era ancora profondamente arrabbiata e delusa dal suo comportamento e, soprattutto, ben decisa a dimostrarglielo. Si era seduta accanto a Maria.
“Come ti senti?”
“Un po’ stanca. Non vedo l’ora che ci dicano qualcosa”
“Anch’io, ma sai che non mi riferivo a quello”
“Lo so. Credo di potercela fare”
“Se lo dici tu”
Lei annuì e le strinse una mano.
“Credo che sia tuo fratello quello più bisogno di conforto in questo momento”
“Hai ragione. Vado a parlargli”


*****


Maria si era addormentata su uno dei sedili di plastica nella sala d’attesa. Si stava lentamente risvegliando, i rumori delle infermiere, dei carrelli spinti cominciavano a farsi largo nella sua mente. Eppure la sensazione che stava provando non era di fastidio, c’era qualcosa che la faceva sentire bene, al sicuro. Non voleva svegliarsi, voleva solo godersi questo momento, eppure la luce che filtrava attraverso le palpebre chiuse vinse e lei aprì del tutto gli occhi. Quando si mosse per rimettersi seduta dritta, si accorse di un indumento che stava cadendo. Lo prese in tempo e guardandolo riconobbe una giacca da uomo. Michael!
Ecco cos’era quella sensazione di benessere, era l’odore del suo dopobarba sulla giacca che le aveva procurato quella sensazione. Probabilmente lei si era addormentata e lui l’aveva coperta perché non prendesse troppo freddo. Il suo cuore batté più forte realizzando cos’aveva fatto. Per un momento strinse a sé la giacca e ispirò la sua fragranza. Girò la testa per cercarlo e riconobbe la sua figura in piedi, accanto alla macchinetta del caffè mentre si stava bevendo qualcosa.

“Devo restituirgliela”
Si alzò in piedi decisa a ringraziarlo ma mantenendo le distanze. Aveva fatto un passo quando si bloccò vedendo il dottore che veniva verso di loro. Max fu il primo che lo raggiunse e subito domandò quello che tutti stavano pensando.
“Come stanno Liz e il bambino?”
“Stanno bene, abbiamo stabilizzato la situazione. Rimarrà qualche giorno qui in osservazione e, se non ci saranno altri problemi, potremo dimetterla”
“Possiamo vederla?”
“Lei è il marito?”
“Sì”
“In questo momento la paziente sta riposando, se vuole può rimanere, ma solo lei”
“La ringrazio per tutto dottore"

Rimasti soli Michael appoggiò una mano sulla spalla del cugino.
“Va da lei. Hai bisogno di qualcosa?”
“No, grazie”
Isabel lo informò che si sarebbe occupata di passare da casa loro per portare a Liz un borsone con l’occorrente per trattenersi in ospedale.
“Maria ti ringrazio ancora per tutto quello che hai fatto per Liz. Se fosse stata sola…”
“Adesso va tutto bene. L’importante è questo. Ha ragione Michael, vai da lei”
“Sì, ma come farai per andare a casa? Siete venute con l’ambulanza…”
Maria stava per replicare che avrebbe preso un taxi o comunque si sarebbe arrangiata quando un’altra voce la prevenne.
“L’accompagno io”
Gli occhi di tutti i presenti si fissarono sbarrati su di lui.
“La possiamo accompagnare noi, non c’è bisogno che ti disturbi”
La voce di Isabel era chiaramente ironica, non aveva ancora perdonato suo cugino per come si era comportato. Maria notò gli sguardi di sfida che lei stava lanciando a Michael e decise di intervenire, non voleva che litigassero per colpa sua e, per giunta, in un ospedale.
“Ti ringrazio Isabel, ma voi dovreste allungare di molto il tragitto per accompagnare me, invece Michael è molto più vicino”
“Lo sai che non è un problema, io…”
Maria si avvicinò a lei. Sapeva che era una persona molto protettiva e, soprattutto in questo caso, voleva impedirle di soffrire ancora, anche se questo significava scontrarsi con suo cugino.
“Lo so. Va bene così”
Cercò di comunicarle, con lo sguardo, che aveva capito le sue intenzioni, ma che non poteva fuggire per sempre da Michael e che si sentiva pronta ad affrontarlo. Isabel capì e l’abbracciò.
“Come vuoi. Se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi”
“Certamente. Grazie di tutto e non preoccuparti"
"Ci proverò"

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Capitolo 29
*** Capitolo 29° ***


Nuovo capitolo, ahimè non ho nessuno da ringraziare però, dalle visite, qualche anima pia che legge c'è. Non vi va di lasciare un commentino? 

Come sempre: Hope you'll like it!


Maria si avvicinò a Michael e, in silenzio, si incamminarono per uscire dall’ospedale.
Lei lo seguì non sapendo dove aveva parcheggiato e prima di salire in macchina fece per restituirgli la giacca.
“Grazie, ora non mi serve più”
Lui non fece nessun gesto per riprenderla e aprì la portiera.
“Tienila, fa piuttosto freddo stasera. Io ho la camicia con le maniche lunghe, tu invece sei a maniche corte. Me la ridarai più tardi”
Il suo tono di voce era stato brusco e, nonostante tutto, rimase ferita dal suo atteggiamento. Se la infilò. Sembrava quasi di essere abbracciata da lui.

“Non essere stupida, ormai lui è il passato. Non conta più niente”
Ma non era facile concentrarsi su questo mentre erano seduti, da soli, in macchina, vicini come non lo erano da molto tempo. Decise di guardare fuori dal finestrino per evitare la tentazione di osservare il suo viso, le sue mani. Sapeva, dal primo momento in cui l’aveva rivisto, che prima o poi avrebbero dovuto parlare di tutto quello che era successo. Quel momento era giunto e lei non sapeva se esserne sollevata, per scrivere finalmente la parola fine, oppure timorosa per lo stesso identico motivo.


Anche Isabel ed Alex erano saliti in macchina.
“Sono preoccupata per Maria”
“Un po’ anch’io, ma non credo che Michael sia tornato per farle del male”
“Non lo avrei mai creduto capace di fare quello che ha fatto, per cui ormai non sono più sicura di niente”
“Ho parlato con lui e l’ho visto diverso”
“Cioè?”
“E’ veramente innamorato di Maria, credo si sia reso conto averla ferita solo per paura di aprirsi. Lo sai com’è fatto Michael, non ha mai voluto legami stretti”
“Cosa succederà adesso fra loro?”
“Non lo so. Spero che riescano a risolvere tutti i malintesi che ci sono ancora in sospeso”
“Lo spero anch’io”
“Lo sapremo presto”


Michael stringeva il volante con le mani.
Era una tortura essere in macchina con lei e non poter allungare un braccio per toccarla o rivolgerle qualche frase scherzosa. Con la coda dell’occhio aveva visto che si era girata verso il finestrino, segno che non le andava di parlare con lui mentre erano in auto. Si sentiva nervoso e aveva la gola un po’ secca. Si fermò davanti ad un semaforo rosso e volse lo sguardo su di lei. Osservò il suo profilo, la piccola gobbetta del suo naso che tante volte aveva baciato, desiderando di farlo ancora. Il semaforo verde lo distolse da questi pensieri mentre cercava di concentrarsi sulla guida. In poco tempo raggiunse la sua via e parcheggiò.
Maria aprì la porta ed entrò seguita da Michael. Appena entrato lui si guardò intorno. Il suo sguardo si posò sulla piccola cucina, ricordando la mattina in cui si era intrufolato in casa per prepararle la colazione, l’espressione del suo viso quando l’aveva visto era stata unica. Senza accorgersi cominciò a ridere.
“Cosa c’è?”
“Scusa. Mi è venuta in mente la scena della mattina in cui sono venuto qui e mi sono messo a preparare il caffè. Quando sei entrata nella stanza mezza addormentata e mi hai trovato con le tazze in mano avevi una faccia che era tutto uno spettacolo”
“Non potevo certo immaginare che mi avevi rubato le chiavi di casa per venire a scroccare la colazione!”
“Non ho scroccato un bel niente, il mio voleva essere un gesto carino” rispose lui sedendosi.
“Divertendoti a mie spese però”
Anche Maria si era messa a ridere. Si erano scambiati le solite battute scherzose che avevano caratterizzato il loro rapporto, quasi come se gli ultimi quattro mesi non fossero mai passati. Di colpo invece tornarono ben presenti e lei si sentì colpita da questa consapevolezza. Riprese l’espressione seria e si sedette sul divano accanto a lui.


“Perché sei qui?”
“Ti ho accompagnato a casa”
“Non scherzare Michael. Mi sento molto stanca e non ho voglia di tanti giri di parole”
“Ok. Me ne vado allora”
Lui si alzò in piedi. Non era facile dare voce a tutti i pensieri che aveva in testa e l’atteggiamento scontroso di lei lo stava facendo innervosire di più. Si era risentito per il suo tono e la sua prima reazione era stata di offendersi e andarsene via.
“Certo, scappa pure. D’altronde è quello che sai fare meglio no?”
La schiena di lui si irrigidì nel sentire queste parole. Lentamente si voltò tornando sui suoi passi.
“E’ sleale quello che hai detto”
Maria sgranò gli occhi.
“Come hai detto? Sleale? Tu mi accusi di essere ingiusta?”
Anche lei si alzò in piedi cominciando a gesticolare e camminando intorno a lui.
“Hai una bella faccia tosta a venire qui e dirmi queste frasi. Te ne sei andato senza una parola, senza un ciao o un
grazie Maria nonostante tutto sono stato bene
“Ero molto arrabbiato in quel momento”
“Scusa, è vero. Cosa può contare quello che stavo provando io o come mi hai trattato? I sentimenti di Michael Guerin valgono sicuramente di più dei miei. Maria De Luca è solo una povera ragazza che hai raccattato per strada e che ha potuto conoscere la bella vita per qualche tempo. Probabilmente avrei dovuto ringraziarti e non lamentarmi per il trattamento ricevuto” sottolineò ironicamente.
“Adesso stai esagerando”
“Ecco che sbaglio ancora. Ho urtato la tua sensibilità?” continuò lei sullo stesso tono.
“Speravo di poter parlare civilmente” sottolineò Michael guardandola.
“Ti sei sbagliato”


Le mani di Maria tremavano, aveva riversato su di lui tutta l’amarezza dei quattro mesi passati. Si sentiva arrabbiata per il suo comportamento, per la tranquillità con cui si era ripresentato da lei. Anche Michael si sentiva furioso per la situazione che si era creata, ce l’aveva con se stesso perché era successo tutto per causa sua, anche la rabbia di Maria era colpa sua. Purtroppo si stava sfogando nel peggiore dei modi, aggredendola.
Si fronteggiarono con odio.
“Credo sia meglio che tu te ne vada adesso” concluse lei.
“Ho bisogno di parlarti”
“Non posso Michael, non ce la faccio a restare qui con te. Puoi capirlo?”
Lui scosse la testa, non poteva accettare che tutto si concludesse in questo modo.
Si avvicinò a lei, le imprigionò i polsi e la fece indietreggiare fino al muro bloccandola del tutto. Abbassò la testa cominciando a baciarla rudemente. Maria cercò di divincolarsi ma la sua stretta d’acciaio non le dava nessuna possibilità di scampo. Tenne le labbra serrate cercando di non rispondere al suo bacio ma, poco dopo, quando divenne molto più dolce non le fu possibile resistere. Schiuse la bocca permettendogli di entrare, di invaderla con la lingua e di cercare la sua. Gli passò le mani nei capelli domandandosi quando lui l’aveva lasciata libera.
Ma non era importante.
Contavano solo le emozioni di sentirsi nuovamente tra le sue braccia, di lasciarsi avvolgere dal suo calore, di assaporare i suoi baci che sapevano farle girare la testa e sentirsi amata.
La parola “amata” le si incastrò nel cuore come una pugnalata. Tolse le mani puntandole contro il suo petto, cercando di allontanarlo. Lui continuò per qualche secondo prima di cedere alla pressione di lei e lasciarla libera. La guardò negli occhi e vide calde lacrime spuntare e scendere rigandole le guance.
“Maria…”
“Ti prego vattene adesso. Ho bisogno di restare sola” lo implorò con un filo di voce.
Lui le passò entrambi i pollici sul viso, asciugandolo.
“Ok, me ne vado. Ma tu promettimi di calmarti e andare a letto a riposare”
Poi le posò un piccolo bacio sulla fronte e, con un grande sforzo, si scostò da lei e aprì la porta. Non girò lo sguardo indietro ma le disse un’ultima frase.

"Non è finita tra di noi"

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Capitolo 30
*** Capitolo 30° ***


Capitolo dedicato interamente a luciadom!

Non sai che gioia è stata leggere i tuoi commenti, a tutti i capitoli per giunta! Sono particolarmente affezionata a questa long perchè è la prima "seria" che ho scritto e finito. Mi rendo conto a distanza di anni (sì, perchè credo di averla finita almeno 5 anni fa) che ci sono un po' di cose troppo "ingenue" che adesso forse scriverei diversamente o non metterei affatto. Però ho deciso di non toccarla adesso e postarla così, sia per mancanza di tempo sia perchè preferisco lasciarla così com'è nata.

Grazie ancora per i commenti, per aver apprezzato la storia, i comportamenti di Michael e Maria e perchè è sempre bello trovare qualcuno che ama "loro" e Roswell ♥

(mi sa che mi picchierai alla fine di questo capitolo, abbi fiducia xD)

Hope you'll like it!

Nei giorni seguenti la vita di Maria riprese, almeno apparentemente, una parvenza di normalità.

Dopo quella sera Michael non si era più fatto vedere e Liz era ritornata a casa, dato che lei e il bambino stavano bene e non correvano nessun pericolo. Aveva ricevuto una telefonata proprio da lei, che le domandava se fosse libera per uscire a festeggiare il loro ritorno a casa e ringraziarla ancora per l’aiuto.
“Ci sarai?”
“Ma certo Liz, nessuno è più felice di me che tu stia bene. A parte Max naturalmente”
Aveva avvertito uno strano silenzio dall’altra parte della cornetta.
“Ci sarà anche Michael”
Maria se lo aspettava.
“Nessun problema. Chiederò a Billy se mi accompagna, tanto per chiarire come stanno le cose”
“Certo, va benissimo. Allora a stasera”
Liz chiuse la comunicazione perplessa. Sapeva che Maria era ancora innamorata di Michael e la sua paura era che si  buttasse tra le braccia di Billy solo per ripicca.

Quando Michael entrò nel locale notò subito la testolina bionda di Maria, felice che lei fosse venuta, ben sapendo che ci sarebbe stato anche lui. Questo era un passo avanti. Ma, poco dopo, il sorriso gli morì sulle labbra vedendo la familiarità che il suo vicino aveva con lei. Le aveva postato una ciocca di capelli ribelle mettendola dietro il suo orecchio. Aggrottò le sopracciglia cercando di capire chi fosse questa persona. Max gli aveva raccontato di un tale che aveva conosciuto Maria, non avevano nessuna relazione ma si era instaurata una profonda amicizia. Si avvicinò al tavolo, salutando tutti con un cenno della mano. Gli venne presentato il misterioso amico di Maria e, quando sentì il suo nome, gli sembrò di averlo già udito.
La serata fu abbastanza tranquilla, Michael si ritrovò seduto quasi davanti a Maria e spesso si soffermava ad osservarla. Gli capitò più di una volta di incrociare lo sguardo di lei e questo lo fece ben sperare. Forse era il caso di provare un’altra volta a parlarle. Billy era risultato una persona simpatica e, apparentemente, innocua. Erano ormai le 23.30 quando tutto il gruppo si alzò per andarsene e lui andò alla cassa a pagare. 

“Michael”
“Billy”
“Voglio darti un avvertimento: stai lontano da Maria. Non credere che non mi sia accorto di come la fissavi al tavolo. Non so cosa sia successo tra voi due ma adesso lei non ha bisogno di te. Mi interessa molto e non esiterò ad usare qualsiasi mezzo per dividervi è chiaro?”
Michael serrò le labbra rendendosi conto di avere davanti un lupo travestito da agnellino.
“Anch’io voglio darti un consiglio: non metterti sulla mia strada. Soprattutto ricordati che Maria non è una tua proprietà”
Michael non credeva alle proprie orecchie, era stato minacciato. Billy gli era sembrata una persona innocua, quasi simpatica invece si era reso conto di quanto fosse falso, la sua era solo una facciata da mostrare, una vera serpe in seno. Il suo cognome gli risultava vagamente familiare, cominciò a pensarci ma non riuscì a mettere a fuoco perché il suo nome non gli risultava nuovo.
Il problema era che non poteva andare da Maria e dirle di tenersi alla larga da lui. Avrebbe pensato che fosse tutta una messinscena. Quindi fu con sofferenza che li vide andare via insieme senza poter fare niente.

Dopo quella sera c’era stati altri incontri. Nonostante fosse fortemente tentato di rifiutare, Michael si sentì obbligato a partecipare. Non poteva parlare con Maria ma poteva almeno tenerla d’occhio. Billy, dopo aver chiarito la sua posizione, ostentava palesemente il suo interesse. Da parte sua, Maria non faceva niente per ostacolarlo e lui aveva dovuto fare appello a tutto l’autocontrollo possibile per non reagire. L’ultima goccia ci fu quando andarono in un disco pub. Mentre gli altri ballavano lui era rimasto sul divanetto osservando Billy e Maria che si divertivano, la parte peggiore era stata durante un lento. Li aveva visti avvicinarsi e mentre lei si lasciava andare contro il suo corpo lui aveva appoggiato una mano sul suo fianco e le bisbigliava qualcosa all’orecchio. La prima volta aveva visto Maria scostarsi un po’ infastidita ma, dopo aver incrociato il suo sguardo, si era di nuovo lasciata andare abbracciandolo a sua volta.
“Basta, questa situazione non può andare avanti così. E’ ora di scoprire qualcosa su questo misterioso Billy Darden”
Si era scusato poco dopo, dicendo che doveva svegliarsi presto la mattina dopo per un appuntamento. Volutamente non aveva guardato verso Maria, risparmiandosi così la scena di lui che la stringeva a sé posandole un bacio sui capelli.

*****

Era passata una settimana da quella serata e più volte si erano incontrati tutti insieme. Michael aveva rinunciato del tutto a parlare con Maria, non prima di aver scoperto qualche informazione su Billy. Capiva che la situazione era molto più delicata e non voleva forzare troppo le cose.
Il mattino, in ufficio, Michael si incontrò con Max ed Alex. Siccome da solo non era riuscito a scoprire niente, decise di rivolgersi a loro in cerca di aiuto.
“Volevo domandarvi una cosa, non vi risulta familiare il cognome di Billy, Darden?”
“No Michael. Mi risulta del tutto nuovo”
“Nemmeno a me dice niente”
“Strano, io sono sicuro di averlo già sentito nominare più volte ma non riesco ad inquadrarlo”
“Non ti ricordi se fosse qualcosa legato al lavoro oppure ad altro?”
Michael si alzò in piedi di scatto.
“Forse mi sono ricordato. Scusate, devo fare una telefonata”
Uscì dall’ufficio di Alex diretto al suo. Alzò la cornetta del telefono e compose un numero a lui molto familiare.
“Ciao papà, hai un minuto? Ho bisogno di parlarti”
Dopo aver parlato con suo padre Michael aveva ricostruito la vita di Billy Darden. Cominciò a domandarsi se non fosse troppo strano che, per coincidenza, lui fosse entrato nella vita di Maria e quindi, anche nella sua. Avrebbe dovuto informarla di tutto quello che sapeva. Stava già alzando la cornetta per avvertirla che doveva comunicarle qualcosa quando si bloccò, forse era meglio parlare prima con Billy e avvertirlo che sapeva chi era. Avrebbe ascoltato le sue ragioni e chiesto se Maria era al corrente del suo passato. 

Si incontrarono in un parcheggio.
“Non capisco perché hai voluto incontrarmi ma fai veloce. Devo andare da Maria”
Lui strinse le labbra nel sentirgli pronunciare il nome di lei.
“Il tuo nome mi risultava familiare e sono riuscito a ricostruire chi sei”
“Ma che bravo. Vuoi un premio?”
Michael dovette stringere le mani per trattenersi, Billy stava usando un tono irritante e lui voleva solo dargli un pugno per togliere quel falso sorriso che aveva.
“Maria lo sa?”
“Sì, lei conosce tutta la storia e mi è stata molto vicino”
“Davvero?”
“Certo. Anzi, sto proprio andando da lei perché mi ha chiamato per comunicarmi una cosa importantissima…”
Si interruppe per stuzzicare la curiosità di Michael.
“Ti informo che probabilmente pensa di essere incinta”
Si zittì godendosi l’espressione del suo viso mentre assimilava la notizia.
“Quindi non è più il caso che tu rimanga qui. Sei di troppo, sono stato chiaro?”
Michael lo guardò incredulo. Aveva capito che i due si erano avvicinati molto in quel periodo ma non si aspettava certo che Maria si innamorasse a tal punto da lasciarsi coinvolgere così profondamente.
Forse la colpa era sua, non aveva voluto vedere quello che in realtà era chiaro: Maria l’aveva dimenticato. Il dolore che sentiva era molto forte, l’unico desiderio che aveva ora era di andarsene il più lontano possibile da lei, da tutto quello che era successo.
“Non lo sapevo. Non mi intrometterò più fra voi due. Lascerò New York domani stesso”
“E’ la cosa migliore che puoi fare”
“Abbi cura di lei”
“Lo farò se tu uscirai completamente dalla sua vita”
“E’ quello che intendo fare”
Billy lo aveva osservato allontanarsi. Se Michael si fosse girato in quel momento avrebbe visto il sorriso trionfale che aleggiava sul suo viso.

Michael era arrivato al suo appartamento sconvolto dalle ultime rivelazioni di Billy.
Era tornato pieno di belle speranze, armato di amore ma aveva dovuto scontrarsi con la realtà dei fatti. Il suo atteggiamento aveva rovinato il rapporto con Maria. Ormai era inutile raccontarle la storia di Billy. La sua idea era che lei dovesse sapere la verità prima di decidere con chi stare, ma il sapere che forse era incinta aveva cambiato tutto. Se erano stati insieme voleva dire che lei l’aveva dimenticato del tutto, si era innamorata e se lui fosse intervenuto Maria l’avrebbe accusato di volerle rovinare ancora una volta la vita.
Il passato era passato e forse era ora che lui facesse veramente qualcosa per renderla felice, anche se significava andarsene per sempre. 

Maria, ignara di tutto quello che era successo poco prima, se ne stava tranquillamente in casa a guardare un film. C’era una moglie che aveva scoperto, tramite alcuni indizi, che il marito aveva una doppia vita e lei non si era mai accorta di niente.
A poco a poco cominciò a pensare a Billy.
Si era messa ad osservarlo quando non pensava di essere visto. Da quando era tornato Michael aveva notato un cambiamento in lui, il suo sguardo si induriva e lei, più di una volta, aveva scorto un lampo d’odio passare nei suoi occhi. Ne era sicura, eppure non poteva fare a meno di domandarsi il perché di quella reazione.

“Posso capire che non gli stia molto simpatico visto il nostro passato, ma lui sembra proprio odiarlo profondamente”
Più ci pensava e più non riusciva a trovare nessuna giustificazione, ma stranamente cominciava a sentirsi inquieta.  

*****

Il mattino dopo aveva preso una decisione. Ci aveva pensato tutta la notte. In questi giorni si era sentita molto confusa, il ritorno di Michael aveva rimesso in discussione tutte le sue sicurezze e, soprattutto, il rapporto con Billy. Si era interrogata sinceramente sui sentimenti che provava e aveva fatto chiarezza. Per questo ora stava andando a casa di Billy per parlare con lui. Vide la sua faccia sorpresa quando aprì la porta di casa trovandosela davanti.
“Maria”
“Ho bisogno di parlarti”
“Entra e dimmi pure”
“Ho riflettuto molto in questi giorni. Ho sempre odiato prendere in giro la gente e mi sono resa conto che è quello che sto facendo con te, anche se non volontariamente”
“Non capisco dove vuoi arrivare”
Maria sospirò.
“Sono stata bene con te. Mi hai aiutato quando ne avevo bisogno, mi sei stato vicino e te ne sarò grata per sempre ma… Non posso continuare ad illuderti. Io non sono innamorata di te”
“Non posso credere alle tue parole”
“Mi dispiace. Sto solo cercando di essere sincera”
“Non starai ancora pensando a quel Guerin?”
“Lascia stare Michael. Io stavo parlando di noi due”
“Dopo tutto quello che ti ha fatto pensi ancora a lui... Non ti rendi conto che sei solo una stupida? Lui non ti merita, tu devi stare con me, lasciare che lui si roda di gelosia e soffra fino alla fine dei suoi giorni”
“Billy, ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Perché lo odi in questo modo?”
“Odiarlo? Io non lo odio, io voglio rovinare completamente la sua vita”
“Io non capisco…”
“Tu non puoi capire. Vuoi la verità? Io odio profondamente i Guerin. Ho giurato di vendicarmi per quello che hanno fatto all’azienda di mio padre. Stavano fallendo e lui fu costretto a falsificare alcuni assegni poi andò dal padre di Michael supplicandolo di aiutarlo confermando di averli emessi. Ma Jake Guerin si sentiva troppo superiore per aiutare una persona in difficoltà. Non ha esitato a chiudere in faccia la porta a mio padre lasciandolo al suo destino. E’ stato arrestato poco dopo e ha dovuto scontare due anni in carcere, la nostra ditta è fallita e ci siamo ritrovati a vendere tutto per saldare i debiti. Puoi immaginare come mi sono sentito? Ho visto mio padre dietro le sbarre e non ho potuto fare niente per aiutarlo. Ho giurato, quel giorno, di vendicarlo facendo soffrire i Guerin come loro hanno fatto con noi”

Maria aveva ascoltato in silenzio il suo racconto sempre più sconvolta.
“Questo vuol dire che io sono stata solo…”
“Una pedina. Certo, mi sono servita di te per arrivare a lui. Ero anch’io alla festa di Patricia a Palm Beach. Lì ho conosciuto Courtney e parlando con lei sono venuto a conoscenza di cosa stava succedendo. Michael, il giovane rampollo della famiglia, fidanzato e felice. Sappi che la tua cara sorellina non ti vuole particolarmente bene. Comunque mi sono annotato tutte queste informazioni sperando di trovare il momento buono per vendicarmi. Non puoi immaginare la mia gioia quando ho saputo che vi eravate lasciati. Ho fatto in modo di conoscerti e avvicinarti, sperando che tramite te sarei arrivata a lui e ce l’ho fatta. Quello stupido di Michael è tornato per te e si è ritrovato il suo grande amore insieme ad un altro. Puoi immaginare come abbia sofferto?”
La sua risata aveva riempito la stanza. Maria si era alzata recuperando la sua borsa.
“Te ne stai andando? Vuoi correre da lui per raccontargli la verità? Sappi che non lo troverai. Ieri sera gli ho fatto un bel discorsetto e credo che ormai sarà su un aereo diretto in Canada, deciso a non voler più avere niente a che fare con te o con me”
Maria, che era già arrivata alla porta, si voltò verso di lui.
“Cosa gli hai raccontato?”
“Una bella storia. Credimi, non potevo ferirlo di più”
“Ti odio”
“Io no invece, grazie a te mi sono vendicato”
Incapace di rimanere ancora nella stanza insieme a Billy lei se ne andò sbattendo la porta. Doveva assolutamente parlare con Michael per raccontargli il suo piano.

Maria aveva fermato un taxi e si era fatta portare subito all’appartamento di lui. Era scesa di corsa, sperando di fare in tempo e si era subito diretta verso il portiere.
“Il signor Guerin?”
“Mi dispiace signorina, è andato via da quasi due ore. Ha caricato delle valigie e mi ha salutato avvertendo che non sarebbe ritornato a breve”
“Capisco. La ringrazio”
Maria ritornò sui suoi passi sconsolata. Non aveva fatto in tempo e lui era partito con delle convinzioni assurde, pensando il peggio di lei. Si era proprio fatta prendere in giro da Billy e lo aveva aiutato, indirettamente, a ferire la persona a cui teneva di più al mondo.
Si sentiva distrutta. 

Sedette sul marciapiede prendendosi la testa tra le mani.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31° ***


Ed eccomi qui a sciogliere qualche dubbio (e a crearne altri xD).

Grazie per chi commenta e per chi continua a seguire questa storia!

Hope you'll like it!

Non sapeva quanto fosse rimasta lì seduta finché non sentì qualcuno fermarsi di fronte a lei. Alzò gli occhi e si trovò davanti Michael, che la stava guardando sorpreso.
“Cosa ci fai qui?”
“Non sei partito…”
Lui non fece caso al fatto che non avesse risposto alla sua domanda. Tirò fuori il biglietto dalla tasca della giacca.
“Eccolo qui. Ero in aeroporto, avevo già passato il check-in quando mi sono reso conto di non potermene andare così”
“Perché sei tornato indietro?”
“Avevo un’ultima cosa da fare, se volevo lasciarmi il passato alle spalle e cominciare una nuova vita”
Maria tremò nel sentire queste parole: Billy aveva vinto, li aveva divisi e lui era pronto per tornare in Canada e dimenticarsi di New York e di lei.
“Cosa dovevi fare?”
“Dirti una cosa e poi andarmene, con la promessa di non intromettermi più nella tua vita”
“Anch’io ho una cosa importante che devi farti sapere prima di lasciarti andare definitivamente”
Michael ascoltò con sofferenza queste parole. Probabilmente lei desiderava comunicargli che aspettava un figlio e convincerlo a non tormentarla mai più. Per sua fortuna sapeva già cosa doveva dirgli, anche se sentirlo dalla sua voce era un dolore ancora più grande. Cercò di essere forte.
“Questo non mi sembra il posto migliore per parlare. Saliamo in casa?”
“Sì”
Michael allungò una mano verso di lei per aiutarla ad alzarsi e quando si toccarono un brivido familiare passò nel corpo di entrambi.

Rimasero in silenzio in ascensore ed anche una volta entrati in casa. Tutti e due avevano paura a parlare per primi.
“Vuoi qualcosa da bere?”
“Sì, un bicchiere d’acqua”
Maria prese il bicchiere e bevve non trovando il coraggio di parlare.
“Io sono…”
“Io volevo…”
“Comincia tu”
“No, parla tu per primo”
Michael prese fiato prima di iniziare il suo discorso.
“So che non vuoi nessuna intromissione da parte mia nella tua vita ed è per questo che avevo deciso di partire. Avevo già passato tutti i controlli ma poi mi sono reso conto che dovevo chiarire un’ultima cosa tra di noi, prima di chiudere definitivamente”
Maria bevve un altro goccio d’acqua.
“Il nome di Billy non mi era del tutto sconosciuto e, di nascosto, mi sono messo ad indagare sulla sua vita. Ho ricostruito gli ultimi avvenimenti di cui era stato protagonista. Capisco che ormai siete profondamente legati ma ho riflettuto e ho deciso che avevi il diritto di sapere, poi potrai pure odiarmi ma almeno sarò a posto con la mia coscienza”
“Aspetta Michael, io ho una cosa da dirti che riguarda Billy e me”
“Non c’è bisogno. Mi ha già informato lui, so tutto”
“Lo sai? E ti sta bene così?”
“Non credo di poter fare o dire niente ormai. Spero solo che siate felici”

Maria si era alzata in piedi, non capendo perché lui reagisse in questo modo tranquillo sapendo del piano di Billy.
“Ma ti rendi conto di quello che mi stai dicendo?”
“Cosa vuoi che faccia? Mi sto facendo da parte senza scenate o altro. Credo di essermi comportato più che correttamente nei vostri confronti”
“Vuoi dire che non farai assolutamente niente contro di lui?”
“Maria, io non riesco a capire il tuo discorso. Cosa vuoi che faccia, che me la prenda con lui? Che lo prenda a pugni perché ti ha messo incinta?”
“Incinta? Chi sarebbe incinta?”
“Tu!”
“Io non sono incinta!”
“Ma Billy mi ha detto che…”

“Adesso capisco qual era la bella storia a cui faceva riferimento” pensò lei.
Michael si era avvicinato toccandole un braccio.
“Credo di aver perso il filo del discorso. Non era questo il motivo per cui sei qui? Dirmi che aspettate un figlio e farmi promettere di non intromettermi più?”
“No. Io non sono incinta”
“Non gli hai detto di aspettare un bambino da lui?”
“No!”
“Non riesco a capire perché…”
“Questo te lo posso spiegare io ed è il motivo per cui sono venuta a cercarti”

 
Michael si era seduto sul bracciolo di una poltrona ascoltando attentamente il discorso di Maria. Quando ebbe finito tutto gli apparve chiaro, come le tessere di un puzzle che si incastrano perfettamente, completando il quadro. Alzò lo sguardo verso lei, che era in piedi dietro al divano.
“In realtà non è andata proprio così. Il padre di Billy usava la ditta per riciclare denaro ricavato dalla vendita di droga. Mio padre aveva già deciso di aiutarlo quando è venuto a conoscenza del suo doppio gioco. Per questo si è rifiutato di confermare gli assegni e non ha mosso un dito per evitare che andasse in prigione. Io non so se Billy sappia come sono andate veramente le cose, oppure se suo padre gli abbia taciuto la verità”
“Indipendentemente da questo, lui si è messo a giocare con le nostre vite. Mi ha usato come pedina solo per arrivare a te, non gliene importava niente dei miei sentimenti”
“E’ stato un verme. Mi dispiace, lo amavi molto?”
“Se lo amavo? Gli ero affezionata e mi sono sentita tradita”

Michael aveva ascoltato attentamente le sue parole. Non aveva parlato di amore e lui avrebbe voluto domandarle qualcosa di più ma gli mancava il coraggio.
“Allora abbiamo risolto tutto. Non ci sono più malintesi fra noi”
“Credo di no”
“I miei bagagli sono ancora all’aeroporto. Ormai ho perso il volo, ma spero di poter trovare un posto su quello successivo”
“Capisco... I tuoi stanno bene?”
“Nessuno sta meglio di loro, li conosci”
“Come hanno preso la notizia di quello che è successo… di noi…”
“Non molto bene, ma sono stati meravigliosi, come al solito”
Lei gli sorrise dolcemente.
“Sei fortunato. Salutameli tanto”
“Lo farò”
Michael guardò l’orologio.
“Credo proprio sia ora di andare”

Maria si rese conto che si stava ripetendo la stessa scena di quattro mesi fa, quando Michael l’aveva lasciata andar via senza fare niente. Adesso erano nella stessa situazione, se lui fosse uscito non si sarebbero più rivisti. Lo vide prendere in mano le chiavi per aprire la porta di casa.
“Io e Billy non abbiamo mai…”
“Cosa?”
“Non c’è mai stata una storia tra di noi. Solo qualche bacio davanti a te”

Michael sentì uno strano brivido e si domandò perché lei volesse affrontare proprio adesso questo discorso. Ormai avevano chiarito tutto.
“Perché vuole prolungare questa sofferenza?”
“Perché mi stai dicendo queste cose? Non ho più nessun diritto di chiederti cos’è successo. Dopo il modo in cui ti ho abbandonato non posso pretendere più niente”
“Credevo fosse mio amico e l’ho usato per ferirti quando sei tornato”
Lentamente lui si allontanò dalla porta avvicinandosi a lei.
“Perché l’hai fatto?”
“Volevo farti vedere che mi ero ripresa, che avevo superato la nostra storia e che potevo vivere benissimo anche senza di te”
“Ed è così?”
Il silenzio rimase sospeso tra loro.  

Sapevano entrambi quanto fosse importante quella risposta, che avrebbe determinato il loro futuro.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32° ***


Sono di fretta ma non volevo lasciarvi sulle spine.
Onestamente, rileggendolo a distanza di tempo, mi convince poco questo capitolo e cambierei un po' di cose ma, tant'è, lo posto così com'è nato e vedremo se ci saranno commenti.

Hope you'll like it!

Maria alzò gli occhi guardandolo fisso e poi quando rispose abbassò lo sguardo verso terra.
“No. Mi sei mancato terribilmente ogni giorno che ho passato da sola”
Quelle parole rimase sospese con tutto il loro importante significato.
“Maria”
“Michael”
Si abbracciarono colmando, in quel modo, quei quattro mesi di sofferenza, di separazione e di malintesi che li avevano tenuti separati. Poi lui le prese la testa tra le mani e la fissò negli occhi.
“Ti amo”
“Pensavo di non sentire mai queste parole”
“Ti amo da impazzire Maria”
“Io ti amo ancora di più Michael” 

Michael si staccò da lei e si avvicinò alla porta e, dopo averla chiusa a chiave, se ne andò in cucina nascondendo le chiavi in un cassetto.
“Che significa questa scena?”
“Se credi che ti lascerò uscire da quella porta un’altra volta sei pazza”
“Cosa stai dicendo?”
“L’ultima volta che ti ho lasciato uscire ti ho quasi persa e non intendo ripetere ancora lo stesso errore”
Maria lo guardò con un’espressione stupita in volto e lentamente si formò un sorriso sulle sue labbra.
“Ecco che rispunta l’uomo delle caverne”
Michael le prese la testa tra le mani.
“Ormai avevo perso le speranze. Credevo di averti persa per sempre”
“Invece sono qui, sono sempre stata qui per te”
“Ho tante cose da spiegarti e ancora di più da farmi perdonare”
“Adesso che ci siamo ritrovati abbiamo tutto il tempo”

Lui l’avvolse tra le sue braccia tempestandole il viso di baci. Lei si godette quel trattamento accarezzandogli dolcemente la schiena. Poi le loro labbra si trovarono esitanti. Il contatto fece divampare il fuoco tra di loro. Le loro lingue iniziarono a cercarsi freneticamente, le mani di lui le sfiorarono la gola, le spalle e si infilarono sotto la sua maglietta. Raggiunsero il seno e presero ad accarezzarlo. Maria cominciò a sbottonargli la camicia e gliela fece togliere, poi gli sfilò anche la maglietta e sospirò di piacere nel sentire la sua pelle nuda e i suoi muscoli scolpiti. Tutto questo stava eccitando tantissimo Michael, aveva sognato per tante notti di poterla tenere fra le braccia. Le tolse rapidamente la maglietta e il reggiseno e se la strinse contro il petto.
“Non sai quanto ho desiderato questo momento”
“Anch’io”
Maria gli avvolse le braccia intorno al collo e le gambe lungo i fianchi mentre lui la sosteneva con le mani sotto al sedere. Si spostarono in camera da letto.
“Pensi che sto correndo troppo?”
“Credo che tu abbia perso troppo tempo prima di portarmi sul tuo letto”
Lui le sorrise teneramente.
“Adesso riconosco la mia tigre”
“Vediamo se sei ancora capace di domarmi”
Michael non rispose ma si spostò coprendola con il suo corpo.

 
Avevano passato la giornata a letto. Maria era ancora nuda abbracciata a Michael, che le stava carezzando il braccio con un dito. Lei sospirò.
“Cosa c’è?”
“Sto pensando alla faccia che faranno Liz ed Isabel quando dirò loro la bella notizia”
“Non credi che sia riduttivo comunicarglielo e basta?”
“Cos’hai in mente?”
“Un piccolo scherzetto”
“Isabel non te lo perdonerà mai”
“Così mi prenderò una piccola rivincita su di lei”
Michael si alzò nudo e prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Lei se lo mangiò con gli occhi ammirando il suo corpo.
“Ho nascosto il numero. Adesso chiami Liz e ti fai invitare a cena questa sera”
Maria si alzò in ginocchio verso di lui.
“Se lo faccio cosa mi dai in cambio”
Lui sollevò un sopracciglio.
“La vuoi mettere in questi termini?”
“Sì”
“Allora dovrò darmi da fare per convincerti”
Lei gli circondò il collo con le braccia attirandolo di nuovo verso di sé.
“Non aspettavo altro”

 

*****
 

Maria si sentiva un po’ in colpa per il fatto di ingannare i suoi più cari amici, ma si consolava pensando che era solo per poco.
“Siamo contenti di averti qui stasera”
Max fu gentile come al solito. Alex ed Isabel evitarono qualsiasi riferimento a Michael per tutta la cena. Erano al dolce quando suonarono alla porta. Fu sempre Max ad andare ad aprire e rimase sorpreso alla vista di suo cugino.
“Ciao. Non credo tu debba entrare…”
“Perché? Non sono il benvenuto?”
“Non è questo. Stavamo finendo di mangiare”
Michael riuscì a superarlo ed arrivò fino alla sala da pranzo. Quando lo vide Maria scattò in piedi e il silenzio cadde nella stanza.
“Sono venuto per parlarti”
“Non abbiamo più niente da dirci”
“Allora raccontalo anche agli altri, così la facciamo finita”
Liz toccò Maria sul braccio.
“Non sei costretta a…”
“No. E’ ora di finirla con questa storia”
Lei si avvicinò, per fortuna voltava le spalle agli altri e solo lui vide che le stava venendo da ridere.
“E’ finita Michael”
“Sì, basta con tutti questi inganni”
Dopo qualche istante si abbracciarono scambiandosi un bacio. Quando si staccarono e si voltarono verso gli altri videro quattro persone immobili con un’espressione di stupore sul volto.
Maria stava appoggiata a lui, che la teneva stretta con un braccio intorno alla vita. Il primo a riprendersi fu Alex, che scoppiò a ridere.
“Ci stavate prendendo in giro eh?”
Isabel si alzò in piedi.
“Quando? Com’è successo che…”
Maria e Michael risero.
“E’ una storia lunga”
“Quando si tratta di voi due è sempre una storia lunga e complicata” sottolineò Alex.

Terminato il momento di stupore seguì quello degli abbracci e della gioia. 
Stavano ridendo e non si accorsero subito che Liz era in piedi, nel vano della porta.
“Amore cosa c’è?”
Lei si poggiò una mano sulla pancia. La sua voce era bassa ma calma.
“Credo sia il momento”
“Il momento per co… Oh mio Dio”
“E’ il bambino” finì Liz.
Tutti si alzarono facendosi intorno a lei. In poco tempo venne recuperata la borsa e due macchine partirono alla volta dell’ospedale.
Erano in sala d’aspetto da quasi quattro ore quando finalmente videro uscire Max, vestito con il camice verde della sala operatoria, con un sorriso raggiante.
“E’ andato tutto bene, siete diventati tutti zii”

*****

 

Il mattino dopo poterono entrare a trovare Liz. Lei era seduta nel letto con il piccolo Jason in braccio, beatamente addormentata dopo aver mangiato.
“Maria vuoi provare a tenerlo?”
“Certo”
Delicatamente il bimbo venne preso in braccio. Maria lo cullò accarezzandogli la guancia ed il nasino con un dito. Isabel, ad un certo punto, diede una piccola gomitata ad Alex per attirare la sua attenzione. Senza parlare gli fece segno indicando Michael. Suo marito voltò lo sguardo verso di lui e lo vide completamente imbambolato, concentrato ad osservare Maria con in braccio il bambino. Alex sorrise complice alla moglie, intuendo perfettamente il suo pensiero.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33° ***


Come ho già detto, ci sono ancora delle questione in sospeso da chiarire, non si può ancora mettere la parola "fine" a questa favola...

Come sempre un grazie a chi legge e a chi commenta!

Hope you'll like it!

Erano passati tre giorni da quando si erano riconciliati e da quando Liz e Max avevano avuto il piccolo Jason. Dopo ripetute richieste da parte di Michael, Maria si era decisa a disdire l’affitto del suo appartamento. Lei avrebbe voluto fare le cose con più calma ma lui non aveva voluto sentire ragioni, mai e poi mai le avrebbe permesso di vivere, mangiare e tantomeno dormire lontano da lui. I mobili facevano parte del contratto della casa e quindi a Maria rimanevano solo qualche soprammobile e i suoi vestiti da portar via.
In una sola giornata l’appartamento di Michael aveva completamente cambiato faccia. Il suo armadio era stato invaso da vestiti da donna, i cassetti dove teneva le magliette erano improvvisamente traboccanti di canottiere e lui doveva fare una vera e propria caccia al tesoro anche solo per trovare una cravatta. Per fortuna c’erano due bagni in casa e così lui aveva mantenuto il controllo almeno in quella stanza. Una volta si era avventurato nel “regno di Maria”, come lo aveva ribattezzato, e ancora non riusciva a spiegarsi come mai lei avesse bisogno di tutte quelle creme e quei profumi.
Quella mattina si era alzato molto presto, aveva una riunione a Boston e doveva essere in aeroporto tra tre quarti d’ora. Prima di alzarsi dal letto le aveva dato un bacio, che lei aveva ricambiato voltandosi poi dall’altro lato riaddormentandosi. Stava bevendo un caffè in cucina mentre ripensava alla scena di pochi giorni fa: Maria con in braccio il piccolo Jason. Poi si soffermò a considerare come la presenza di lei fosse tangibile in ogni stanza del suo appartamento. Guardò l’orologio e uscì di casa per aspettare il taxi che aveva chiamato. Ormai aveva deciso, non gli restava che fare qualche telefonata più tardi.

Il rumore della sveglia destò Maria. Riuscì, a fatica, a schiacciare l’interruttore per farla smettere e aprì gli occhi. Si accorse
subito che il posto accanto al suo era vuoto. Si alzò dal letto e, dopo aver dato una rapida occhiata per le stanze, capì di essere sola. Andò in cucina per preparare la colazione e vide, appoggiato sul tavolo, un foglietto.

“Sono dovuto uscire presto per una riunione. Ci vediamo questa sera dopo il lavoro. Ti amo”
Sorrise e rilesse più volte quelle parole, poi si preparò per andare al lavoro.

 
Una volta in ufficio venne sommersa dalle domande di Laurie. Non era sfuggito a nessuno che i due giorni precedenti lei era arrivata al lavoro sulla ferrari di uno dei pezzi grossi e non erano sfuggiti nemmeno i baci che si erano scambiati prima di separarsi all’ingresso dell’edificio.
“Credo che tu mi debba molte spiegazioni”
“Cosa intendi dire?”
“Sono due giorni che ti vedo sorridente e contenta. Mi domando se tutto questo non abbia a che fare con un tale Sig. Guerin che ti sta accompagnando al lavoro in questi giorni… e che tu ringrazi baciandolo appassionatamente”
“Non l’ho baciato appassionatamente!”
“Allora ammetti di averlo baciato”
Le due amiche risero.
“Ok, lo ammetto. Io e Michael stiamo insieme. Abbiamo avuto una storia, poi ci siamo lasciati ma ora abbiamo chiarito tutto e siamo tornati insieme”
Laurie assunse un’aria sognante.
“Sembra proprio una favola. L’umile segretaria che viene notata dal capo e scoppia il grande amore. Ma quando capiterà anche a me?”
“Forse dovresti cercare tra i mille ragazzi con cui esci. Magari c’è quello giusto ma tu sei troppo presa”
“Lo spero proprio”

 
*****

 
Quando Maria aprì la porta dell’appartamento si rese conto, dalle luci spente, che Michael non era ancora rientrato. Appoggiò la borsa e la giacca all’ingresso e si levò le scarpe. Stava pensando cosa cucinare per cena quando squillò il suo cellulare. Era lui.
“Pronto?”
“Ciao. Ho avuto un contrattempo e non riesco a rientrare, che ne dici di incontrarci e andare fuori a cena?”
“Non è meglio se ti aspetto qui? Non importa se farai tardi”
“No dai. Fatti bella, ti chiamo io un taxi. Va bene fra cinque minuti?”
“Stai scherzando vero?”
“Certo. Volevo solo prenderti in giro. Un’oretta ti basta?”
“Sarò pronta”
“A dopo allora”
Maria chiuse la chiamata e cominciò a pensare a come vestirsi. Non capiva come mai dovesse raggiungerlo, però decise di non porsi troppe domande.

 
Il taxi arrivò puntuale e lei salì. Il conducente aveva già avuto tutte le indicazioni sul luogo dove doveva portarla. Maria guardò fuori dai finestrini e si accorse che erano usciti dal centro e dato che non conosceva questi posti si incuriosì sempre di più. Non sembrava certo il luogo più adatto per un ristorante. Sentì l’auto fermarsi e interruppe le sue riflessioni. Il taxi la lasciò davanti ad una villa che lei non aveva mai visto. Una costruzione imponente e senza dubbio lussuosa.
“E’ sicuro che sia proprio questo l’indirizzo?”
“Certo signorina”
“Va bene grazie”

 
Maria, dopo aver dato un’ultima occhiata all’edificio, oltrepassò l’enorme cancello. Una grande fontana circolare zampillava proprio di fronte alla piazza davanti all’ingresso. Non c’era nessun campanello da suonare ed essendoci la porta socchiusa si azzardò ad entrare. Rimase stupita davanti all’arredamento della casa, tipicamente settecentesco. Una grande scalinata stava proprio di fronte a lei e una scia di petali di rose rosse erano sparsi lungo tutti i gradini. Si avvicinò alle scale e il rumore dei suoi tacchi risuonò nel silenzio dell’edificio. C’era una scatolina blu, appoggiata per terra, e lei la raccolse sciogliendo il nastro bianco. Aprì la scatola e con stupore tirò fuori la sua catenina. Dopo averla rimirata prese il biglietto che stava sul fondo.

“Questa rappresenta il tuo passato, le cose belle e le cose brutte che ti hanno fatta diventare la stupenda persona che ho conosciuto”
Sorrise. Cominciava a capire il significato di tutto quello che stava succedendo: Michael aveva organizzato una sorta di caccia al tesoro. Seguì la scia di petali fino in cima alla scalinata e trovò, appoggiata alla balaustra, una seconda scatolina e l’aprì. Uno stupendo paio di orecchini pendenti, con smeraldi, la stavano guardando.
“Questi rappresentano il presente, tutto quello che c’è stato fra di noi”
Questo gioco stava diventando sempre più divertente. Prima di continuare si allacciò la catenina e indossò gli orecchini. Ricominciò a seguire la scia di petali e dovette passare in diverse stanze, riccamente arredate. Cominciava a credere che avrebbe girato per tutta la sera quando aprì l’ennesima porta rimanendo a bocca aperta.
Si trovò davanti un grande salone, illuminato solo da un numero imprecisato di candele. Le luci delle fiamme gettavano strani giochi di ombre sulle pareti e sui quadri che erano appesi.

 
Si avvicinò ad un tavolo che stava al centro della stanza, dove troneggiava un enorme vaso pieno di decine di rose rosse. Trovò una terza scatolina.
Dato che la scia si fermava capì di essere arrivata alla fine del suo giro.
Si voltò a destra e a sinistra cercando Michael, ma la stanza era in penombra e lei non distinse la sua figura. Stranamente cominciarono a tremarle le mani quando sollevo la terza scatola. Questa volta, diversamente dalle altre due, trovò il biglietto all’esterno, appoggiato sul tavolo. Lo aprì e lesse la frase scritta al suo interno.

“Questo rappresenta il futuro, se lo vorrai”
Sciolse il nodo che la chiudeva. All’interno c’era un anello con uno smeraldo che catturava la luce brillando.
Non si accorse di Michael, che era alle sue spalle, finchè non le prese la scatoletta dalla mani e sfilò l’anello. La fece voltare verso di lei e ammirò il suo volto mentre le fiamme lo illuminavano. Anche lei lo stava fissando intensamente. D’improvviso sentiva di non poter muovere neanche un muscolo, di non poter pronunciare nessuna parola. Poteva solo attendere un gesto di Michael. Come al rallentatore lo vide prenderle la mano e infilarle lo smeraldo all’anulare. Quando lui parlò tutto tornò a velocità normale.
“Una volta ho incontrato una fanciulla che mi ha tamponato la macchina e poi, per colpa mia, lei è scappata via. Purtroppo, a differenza della favola di cenerentola, lei non ha perso una scarpetta per poterla rintracciare. Per magia una fata buona mi ha dato questo anello dicendomi che solo quella ragazza lo avrebbe indossato perfettamente. A questo punto, se non ricordo male, nella favola il principe azzurro chiede alla sua cenerentola di sposarlo e…”
“Lei risponde di sì con tutto il cuore perché lo ama, ma non avrebbe mai creduto di essere abbastanza per lui”
“E si sbagliava. Perché tutte le meraviglie del mondo non sono niente per lui senza di lei”
Maria gli sorrise dolcemente.
“A questo punto il principe dovrebbe darle un bacio”
“Vero, le favole vanno seguite alla lettera”
Alle parole seguì l’azione e si scambiarono un profondo bacio. Michael la trascinò verso il basso e la fece sdraiare sul tappeto posizionato proprio davanti al camino. Senza staccare le labbra dalle sue iniziò a spogliarla e sentì le lei stava facendo la stessa cosa con i suoi vestiti. Quando lei prese l’iniziativa, mettendosi a cavalcioni sopra di lui, non protestò ma si godette i baci che lei stava lasciando marchiando il suo corpo. Poi le prese il viso tra le mani, vide luccicare gli orecchini, la collana e i suoi stupendi occhi, due smeraldi ancora più preziosi. Dopodiché chiuse gli occhi.

Rimasero lì, nudi, scaldati dal fuoco che scoppiettava davanti a loro.
“Di chi è questa casa?”
“Di un amico. Gli piacciono queste dimore un po’ decadenti e si diverte a collezionarle”
“Questo vuol dire che non rientrerà a casa fra poco per sorprenderci in questa situazione compromettente?”
“No amore mio. E’ a nostra disposizione fino a domani”
“Posso farti una domanda? Perché tutto questo?”
“Se te l’avessi chiesto al ristorante forse gli altri clienti non avrebbero apprezzato il nostro modo di festeggiare facendo l’amore”
Lei finse un piccolo broncio.
“Non scherzare. Hai capito cosa intendevo”
“Già una volta ho rischiato di perderti e mi sono reso conto di quanto sei importante per me. Quando ti ho visto all’ospedale con Jason in braccio io… Ho capito che eri tutto quello che volevo, che insieme avremmo potuto creare la nostra famiglia. Ora, forse mi considererai tradizionalista, ma io ci tengo a fare le cose per bene ed era il momento giusto per farti quella proposta”
“Mi sembra ancora tutto un sogno”
“E’ tutto vero”

*****

Il mattino dopo erano rientrati preso al loro appartamento per una doccia veloce prima di andare in ufficio. Tutti e due lamentavano un leggero mal di schiena, dovuto all’aver dormito tutta notte sul tappeto. Avevano scherzato dicendo che era una cosa molto romantica ma al mattino, dopo aver sentito i muscoli tutti indolenziti, avevano giurato di non passare più una notte fuori dal letto. Durante la giornata Michael l’aveva avvertita che lui e Max dovevano andare in trasferta e sarebbero stati una settimana, si erano salutati velocemente e poi lei era stata presa da mille lavori urgenti. 

Sospirò contenta mentre usciva dagli uffici della Withman Enterprises, era stata una giornata pesante e, soprattutto, le era mancato Michael. Raggiunse la sua macchina e si fermò cercando le chiavi nella borsetta. Aveva appena tolto l’antifurto quando si sentì chiamare. Si voltò e sbarrò gli occhi riconoscendolo.
“Billy”

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Capitolo 34
*** Capitolo 34° ***


Ed ecco svelato il mistero di Billy, anche se resta il problema di eliminarlo xD

Hope you'll like it!

(e vi rispondo, non preoccupatevi)


Rimasero nel parcheggio, l’uno di fronte all’altra a fronteggiarsi.
Maria aveva stretto le chiavi che aveva in mano facendo sbiancare le nocche. Non pensava e non desiderava incontrarlo mai più, invece ora era lì, davanti a lei, con quel suo sorriso che una volta le era sembrato così dolce mentre ora, alla luce di tutti i fatti successi, le ricordava molto quello di lucifero, bello ma diabolico.
“E’ un po’ che non ci vediamo eh?”
La sua voce era calma, fingeva un tono dolce ma si capiva benissimo che lo stava facendo per prenderla in giro. Maria, istintivamente, fece un passo indietro per allontanarsi da lui ma sentì dietro di sé il freddo metallo della sua macchina.
“Speravo non accadesse mai più”
“Come? Dopo tutti i bei momenti che abbiamo passato insieme? Mi deludi Maria”
“Cosa vuoi?”
Aveva cercato di mantenere un tono calmo e distaccato ma aveva pronunciato quelle parole con voce malferma.
“Ci stiamo arrabbiando? Ho bisogno di parlarti, è vero. Ma questo parcheggio non mi sembra il luogo più adatto”
“Non ho nessuna intenzione di parlare con te né qui né in nessun altro posto”
“Io invece ho qualcosa da comunicarti. Personalmente mi è indifferente parlartene qui oppure seduti ad un tavolo… L’ho suggerito per te. Come pensi reagirebbe Michael nel vederti parlare fitto fitto con il tuo ex? Potrebbe pensare che abbiamo ancora una relazione…”
“Non abbiamo mai avuto una relazione”
“Particolari. Se lo avessi voluto veramente ti avrei fatta cedere credimi, eri molto fragile in quel periodo, una bambolina tra le mie mani”
“Smettila di parlare di quello che è successo”
Maria si stava alterando perché, oltre ad essere offensivo, aveva perfettamente ragione. Quando era stata male per Michael si era appoggiata totalmente a lui e se avesse insistito di più perché approfondissero i loro rapporti lei avrebbe ceduto, in questo aveva detto il vero. Ecco cosa le stava dando più fastidio.
“Devo parlarti di una questione molto privata. Scegli tu se preferisci mettere tutto in piazza qui, davanti alla Withman Enterprises, dove tutti possono sentire oppure trattarla in privato”
Lei non sapeva se era tutto un bluff oppure no, ma non poteva rischiare né di farsi vedere con lui né che qualcuno potesse sentire le loro parole. Questa volta non aveva scelta.
“Dove andiamo?”

Billy aveva suggerito il nome di un bar e lei aveva potuto solo annuire. Si era rifiutata di salire sulla sua macchina, in modo da potersene andare liberamente una volta terminato questo penoso incontro. Aveva guidato per raggiungere quel posto seguita a breve distanza dall’automobile di lui, sempre presente ogni volta che guardava lo specchietto retrovisore.
Maria si domandò perché mai lui volesse parlarle. Ormai avevano chiuso.
Sperò che il colloquio fosse molto breve.
Si sedettero ad un tavolo appartato in un angolo e ordinarono due caffè. Lei rimase in silenzio, aspettando che fosse lui a cominciare il discorso. La cameriera portò loro le tazzine e finalmente lui si decise a parlare.
“Sei stata una stupida. Il mio era un piano perfetto e tu, all’ultimo, sei riuscita a rovinare tutto. Non sai quanto ti ho odiato, certo non quanto odio Michael, ma ti sei guadagnata un secondo posto”
“Non capisco dove vuoi arrivare”
“Ti ho invitata qui stasera per dirti che ormai è tutto passato, dimenticato. Ti dirò che sono molto contento che vi siate ritrovati. Avete fatto pace e adesso addirittura vi sposate”
“Come fai a saperlo?”
Billy si spostò appoggiandosi alla spalliera della sedia e sorridendole.
“Ho le mie fonti. Posso farti le congratulazioni?”
Tutti questi discorsi cominciavano a dare la nausea a Maria. Era stata fin troppo educata ad aver accettato il suo invito ma ora si sentiva veramente stanca e voleva solo tornare a casa. Si alzò in piedi decisa ad andarsene

“Aspetta. Non ti ho ancora dato il mio regalo di nozze”
“Non mi interessa”
“Invece dovrebbe. Torna a sederti”
Qualcosa nel tono di lui la convinse a fermarsi e fare come le aveva detto. Un piccolo brivido attraversò la sua schiena mentre si risedeva al tavolo di fronte a lui. Aveva imparato, sulla propria pelle, quanto poteva essere pericoloso.
D’un tratto si rese conto che l’aveva sottovalutato. Billy non si sarebbe mai incontrato con lei, solo per sbeffeggiarla.
Aveva sicuramente qualcosa in mente.
Si accorse di avere le mani che tremavano leggermente. Le incrociò appoggiandole in grembo, il modo che lui non le vedesse. Cercò di mantenere un atteggiamento calmo e distaccato, sperando che lui non si accorgesse del terrore che stava provando.
“Cosa intendevi dire?”
Sul viso di lui apparve un espressione compiaciuta.
“Non ti pensavo così materiale. Ti vedo ansiosa di sapere cos’è”
“Billy, parliamoci chiaro, qualsiasi cosa tu abbia in mente non sarà niente di positivo per me e per Michael, quindi se deve dirmi qualcosa fallo e tronchiamo il più in fretta possibile questa chiacchierata”
“Una volta eri più gentile sai? Ti sedevi vicino a me e appoggiavi la testa proprio qui, sulla mia spalla….”
Sorrise nel vedere l’espressione sempre più accigliata di lei. Fece un cenno ad una cameriera e ordinò un altro caffè. Rimase in silenzio finchè non glielo portarono. Aggiunse dello zucchero e girò pigramente il cucchiaino.
“Immagino tu sia in buoni rapporti con i genitori di Michael”
“Sì ma questo cosa c’entra?”
“Sai anche della malattia di sua madre? Devo dire che si è ripresa molto bene”
“La malattia…. Non so di cosa tu stia parlando”
Maria sentì crescere il panico dentro di lei. Michael le aveva raccontato che avevano tenuto segreto tutto quello che era successo per paura della stampa, non volevano diventare il nuovo pettegolezzo di qualche giornale scandalistico, che non avrebbe esitato a dare Patricia già per morta pur di vendere qualche copia in più. Il fatto che Billy ne fosse a conoscenza era strano, molto strano. Doveva mostrarsi disinvolta e non dare peso alle sue parole se voleva fargli credere che fosse tutto falso.
“Io non ne so niente. Ha avuto l’influenza? O il morbillo? Ti posso dire che sta molto bene, tutto qui”
“E’ inutile che fingi con me. Sono a conoscenza di tutto quello che è successo e so anche che tutto è stato mantenuto nel riserbo più assoluto”
“E allora?”
“Io sono un tipo molto onesto, non mi piacciono le menzogne e i sotterfugi quando non ne posso ricavare niente di buono. Ritengo che il mondo dovrebbe sapere cos’è successo alla famiglia Guerin, magari quella che ha avuto Patricia è una malattia contagiosa, magari non è vero che è guarita”
Maria battè un pugno sul tavolo.
“Non sai quello che dici. La madre di Michael sta benissimo”
“Allora non avrà nessun problema a leggere sui giornali quello che le è successo no?”

Finalmente Maria aveva capito il suo piano. Voleva rendere pubblica tutta la storia della sua malattia.
In un attimo lei si immaginò i titoli dei giornali, le insinuazioni se stesse bene o meno, la curiosità delle persone che l’avrebbero guardata con occhi diversi, indagatori, curiosi. Non poteva permettere che tutto questo venisse alla luce. Michael si era appena ripreso dal grande dolore che aveva provato. Cosa sarebbe successo se avesse dovuto rivivere un’altra volta tutto quel calvario? Maria non voleva saperlo. Si morse le labbra.
“Non puoi farlo”
“Perché?”
“Perché… “
“Non mi sembra molto convincente la tua spiegazione. Ora vado, mi hai stancato e poi devo contattare le redazioni dei settimanali per vendere questo scoop. Potrei anche farti avere un’intervista, magari ci ricavi un po’ di soldi”
Lei gli afferrò un braccio per fermarlo. Doveva ad ogni costo impedire che Billy attuasse il suo piano.
“Non andartene. Siediti…. non abbiamo ancora finito di parlare”
“Credevo di sì. Mi hai trattato così male, ho pensato che fosse meglio andarmene”
“Cosa vuoi?”
“Come? Non ho capito”
“Qual è il prezzo per il tuo silenzio?”
Lui sorrise malignamente sentendo le parole che segnavano la sua resa. Si risedette lentamente sapendo di avere ormai in pugno Maria.
“Mi pensi così venale? Detto così suona quasi un ricatto…. Che brutta parola. Forse potremmo chiamarlo un accordo privato tra due amici no?”
Si fermò attendendo una risposta, costringendola a rispondere e a stare alle sue regole.
“Sì”
Così al momento non saprei, devo pensarci bene. Incontriamoci domani qui alla stessa ora e ti dirò le mie condizioni. Però…”
“Cosa?”
“Voglio un anticipo. Un pegno che manterrai la tua parola”
Lei non rispose aspettando che continuasse a parlare. Invece Billy le prese la mano sinistra accarezzandola e soffermandosi sull’anello di fidanzamento.
“E’ molto bello. Ammetto che Michael ha buon gusto nel fare i regali”
Maria ritrasse la mano.
“Credo che mi accontenterò di quell’anellino”
Lei spalancò gli occhi.
“Non posso. Michael se ne accorgerebbe subito e mi chiederebbe spiegazioni”
“Ma è proprio questo il bello del gioco mia cara. E ora dammi quell’anello se non vuoi che faccia pubblicare la notizia”

Lei prese un profondo respiro rendendosi conto di essere in un vicolo cieco. Lentamente si sfilò quell’anello che solo due giorni prima aveva indossato accettando la sua proposta di matrimonio. Significava tanto per lei ma i sentimenti di Michael e della sua famiglia valevano sicuramente di più.
Lo porse a Billy che se lo mise in tasca.
“E’ stato un piacere vederti. A domani dolcezza e cerca di essere puntuale”
Con questo parole lui se ne andò lasciandola da sola al tavolo. Lei si prese la testa tra le mani mentre la voglia di piangere cresceva sempre di più.
Questa volta doveva trovare da sola una soluzione, doveva proteggere Michael e questo significava tenerlo all’oscuro di tutto. Si alzò per andarsene.

Arrivata a casa si infilò subito sotto la doccia. Sentiva di doversi lavare di dosso la cattiveria di Billy, come se toccandola l’avesse contagiata. Si guardò la mano sinistra e con una stretta al cuore rivisse il momento in cui si era sfilata l’anello per darlo a lui. Sentì la rabbia crescere per non aver potuto fare niente. Non poteva neanche rivolgersi a nessuno per avere un aiuto.

Doveva assolutamente risolvere questa faccenda prima del ritorno di Michael. 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35° ***


Mi dispiace aver lasciato passare tutto questo tempo, ma tra le feste e poi il lavoro è stato un delirio.

Spero abbiate ancora voglia di leggere. Ormai non manca molto (l’ultimo capitolo è il 41°).

Ancora una volta, hope you’ll like it!



Per Michael quella settimana in trasferta era sembrato un secolo.
Si era sentito tutte le sere al telefono con Maria anche se aveva intuito qualcosa di strano nel suo tono. Le aveva rivolto qualche domanda ma si era sempre sentito rispondere che era molto stanca a causa del lavoro e che anche lei si sentiva sola. Dovette reprimere l’impulso di saltare sul primo aereo e tornare da lei, solo per abbracciarla, per sentire il sapore delle sue labbra e accarezzare la sua pelle.
Naturalmente era rimasto solo un sogno.
Quando finalmente ritornò a New York era ormai sera. Aveva salutato Max e si era infilato nel primo taxi libero dando l’indirizzo di casa. Alzò lo sguardo ma non riuscì a distinguere se ci fosse la luce accesa o meno. Non era molto tardi ma aveva avvertito Maria che non sapeva esattamente a che ora sarebbe arrivato e che non era il caso che lei lo aspettasse alzata.
Aprì adagio la porta e si accorse che la stanza era illuminata solo da alcune candele. Tutto era silenzioso e avvicinandosi al divano la vide. Si era addormentata. Era bellissima. Dopo aver passato l’intera settimana ad immaginarsi il suo viso si accorse di come fosse un’altra cosa vederla dal vivo. La prese delicatamente tra le braccia e la portò in camera da letto.
“Ciao, sei tornato”
Maria aveva aperto gli occhi.
“Sì. Non volevo svegliarti”
“Hai fatto bene, ti stavo aspettando”
“Ah sì e perché?”
“Perché dovevo dirti quanto ti amo”
Michael sorrise e le baciò la punta del naso.
“Mi sembra un buon motivo. Adesso puoi dormire”
“Ma io non voglio dormire”
Lei si alzò tirando il colletto della sua camicia in modo da poterlo baciare. Poi le sue mani scesero a slacciare i bottoni per spogliarlo. Michael non si fece pregare. Era una settimana intera che desiderava fare l’amore con lei e non intendeva perdere nemmeno un secondo. Si spostò schiacciandola con il suo corpo e godendo del contatto contro i suoi seni. Prima di dormire Maria si accoccolò contro la sua spalla e lui le passò un braccio intorno per tenerla vicina.
“Ti amo anch’io” le sussurrò prima di addormentarsi.

*****

Maria era in cucina, impegnata a tirare fuori delle lasagne dal forno, quando sentì il familiare suono delle chiavi di casa. Dopo qualche attimo Michael stava varcando la soglia. Lei appoggiò la teglia sui fornelli e si avvicinò a lui per abbracciarlo ma, con sua grande sorpresa, lui si spostò allontanandosi. Sul momento quel gesto le parve strano, magari era scocciato per qualche questione di lavoro.
“Ehi, tutto bene?”
“Dipende”
La sua voce era bassa e sembrava veramente arrabbiato. Maria si avvicinò e lo abbracciò da dietro, appoggiandosi alla sua schiena e allacciando le mani sul suo stomaco.
“Giornata pesante in ufficio?”
Michael le prese le mani liberandosi dal suo abbraccio e voltandosi verso di lei. Lo sguardo dei suoi occhi non prometteva niente di buono.
“La mia giornata è andata bene finchè non ho visto Laurie. Mi ha fatto le congratulazioni per la nostra storia e poi mi ha espresso la sua antipatia per Billy, aggiungendo che sperava non ti avesse importunato la settimana scorsa, quando ti ha parlato nel parcheggio”
Maria abbassò la testa guardando il pavimento. Adesso capiva perfettamente perché lui era così furioso.
“Posso spiegarti…”
“Perché non me l’hai detto subito?”
“Non volevo farti preoccupare”
“Invece così mi sono preoccupato ancora di più, complimenti. Cosa voleva?”
“Niente. E’ una faccenda chiusa ormai. Non lo vedremo più”
“Come mai questa sicurezza?”
“Lo sai che lui voleva vendicarsi di te e avendo saputo che siamo tornati insieme si è presentato per spiegarmi come sono stata stupida a rovinare il suo piano tutto qui”
“Dovevi chiamarmi. Uno come Billy ha sempre qualcosa in mente, non dovevi affrontarlo da sola!”
“Ma io non ero…”
Maria si morse le labbra visto che si era quasi fatta sfuggire il nome di Alex, ma Michael aveva sentito chiaramente le sue parole afferrandone il significato. In un lampo le aveva afferrato un braccio e l’aveva spinta contro il muro.
“Chi ti ha aiutato? Cosa mi stai nascondendo?”
Lei capì di non potergli mentire.
“Alex. Mi ha aiutato lui con Billy”

Michael si allontanò da lei stupefatto.
“Alex?”
Non più detto niente. Maria aveva cercato di avvicinarsi ma lui l’aveva allontanata con un gesto del braccio, poi aveva preso la sua giacca e le chiavi della macchina. Aveva aperto la porta quando e lanciandole un ultimo sguardo di disprezzo se n’era andato. Lei era rimasta immobile, incredula di fronte a quello che era appena successo. Probabilmente Michael stava andando da Alex per avere delle spiegazioni e lei doveva assolutamente avvertirlo. Prese il cellulare e compose il suo numero.
“Michael ha scoperto tutto. Sta venendo a casa tua per avere delle spiegazioni ed è molto arrabbiato”
“Io sono in mezzo al traffico, arriverò tra poco”
“Vi raggiungo subito anch’io”

Per un caso fortunato Maria arrivò a casa Withman quasi in contemporanea ad Alex. Appena aprirono la porta sentirono subito le voci dei due cugini che stavano litigando. Isabel andò subito incontro al marito.
“Meno male che sei arrivato. Michael è in preda ad una crisi, sembra un leone in gabbia e dice di doverti parlare subito”
“Lo so. Credo sia meglio accomodarci in salotto”
Isabel guardò le facce serie che avevano tutti e intuì che era successo qualcosa di grave. Si sedette sul divano e fece segno a Maria di accomodarsi. Con dolore, quest’ultima, vide Michael prendere una sedia piuttosto che sedersi accanto a lei. Era davvero doloroso notare come non volesse nemmeno starle accanto dopo quello che era successo. Fu Alex il primo a parlare.
“Michael, tu dovresti…”
Non potè terminare la frase perché lui saltò su dalla sedia.
“Io non devo fare niente. Sei tu che mi devi dare delle spiegazioni. Come avete potuto tenermi all’oscuro di tutto? C’entravo anch’io in questa storia e avrei voluto essere al corrente di quello che stava succedendo e invece devo venire a saperlo, per puro caso, da una persona estranea”
“Lo so che avevi tutte le ragioni del mondo ma prima ti consiglio di ascoltare la versione di Maria. Lascia che ti spieghi perché abbiamo agito tenendoti all’oscuro di tutto”
Michael aveva già aperto la bocca pronto a replicare che non voleva sentire più niente da Maria, che lei aveva tradito la sua fiducia ma le seguenti parole di Alex lo interruppero.
“Per favore”
Lui conosceva bene il marito di Isabel, il tono di voce che aveva usato gli aveva fatto capire quanto lui giudicasse importante che ascoltasse il racconto dalle parole di lei. Alex era sempre stato una persona razionale e altruista e i suoi consigli si erano sempre rivelati esatti. Decise, anche se con poca convinzione, di ascoltarlo anche questa volta.
Si risedette sulla sedia e, per la prima volta da quando era entrata in quella casa, si voltò guardando negli occhi Maria. Si accorse dei suoi occhi rossi, segno che aveva pianto e per un attimo il suo cuore cedette all’impulso di prenderla tra le braccia e consolarla. Si costrinse a mantenere un’espressione impassibile sul volto mentre lei cominciava a raccontare come Billy l’avesse avvicinata e le minacce che aveva fatto nei confronti di sua madre. Ogni parola che lei pronunciava serviva solo a far crescere la rabbia che stava provando.
Per un momento smise di ascoltare il suo racconto immaginando di picchiare Billy fino a non avere più forza nelle braccia. Scosse la testa concentrandosi di nuovo sulla voce di Maria. Anche lei, mentre spiegava tutto quello che era successo riandò con la mente a quei momenti.

Quando era ritornata all’appartamento di Michael si era sentita molto abbattuta. Aveva pensato e ripensato come poter uscire da questa storia ma nessun idea le era venuta in mente. Per ora non poteva fare altro che sottostare al ricatto di Billy. Aveva appena chiuso la porta quando aveva sentito  il citofono. Vide Alex e gli aprì immediatamente, domandandosi come mai era lì.
“Ciao Alex accomodati”
“Ciao. Tutto bene?”
“Abbastanza”
“Ho bisogno di parlarti”
Maria abbozzò un sorriso cercando di mascherare la sua tristezza.
“Sediamoci allora”
“Ti ho vista parlare con Billy”
“Come?”
“Cosa ti ha detto?”
“Niente… Mi ha dato della stupida per essere tornata con Michael… tutto qui”
“Io non ti credo. Stavo uscendo dal parcheggio anch’io quando vi ho visto parlare e… vi ho seguito”
“Tu cosa? Ci hai seguito?”
“Solo perché ero preoccupato per te”
Maria si alzò in piedi guardando fuori dalla finestra non sapendo cosa dire. Alex, a sua volta, si alzò in piedi mettendosi dietro di lei.
“Ti ha fatto qualcosa vero? Voglio solo aiutarti. Se non mi dici niente avrà vinto lui. Maria?”
Lei si voltò buttandosi tra le sue braccia ed iniziando a piangere. Lui l’abbracciò lasciandola sfogare.
“Mi vuoi raccontare tutto adesso?”
Lei l’aveva fatto, gli aveva spiegato ogni cosa, anche se aveva paura che lui si arrabbiasse perché aveva ceduto così facilmente al suo ricatto. Si era confidata togliendosi quel grosso peso che sentiva di avere nel petto. Alla fine, quando aveva alzato gli occhi verso di lui, aveva avuto paura di leggervi disprezzo e disgusto. Invece Alex si era limitato ad abbracciarla amichevolmente. L’aveva calmata e le aveva promesso di aiutarla.
“Quella serpe. Avrei dovuto immaginare che non si sarebbe arreso al primo tentativo. Mi dispiace che se la stia prendendo direttamente con te. Non potevi fare diversamente. Hai fatto bene a lasciargli l’anello. Almeno adesso abbiamo un giorno di tempo per organizzarci”
“Organizzarci per cosa?”
Lui le strizzò l’occhio.
“Per batterlo al suo stesso gioco”
“E Michael? Io preferirei non dirgli niente… Non voglio che si ritrovi a rivivere quei brutti momenti”
“Rimarrà il nostro piccolo segreto, non preoccuparti”
Alex si alzò.
“Ora devo andare. Ci sono un paio di telefonate che devo fare. A che ora dovete incontrarvi domani?”
“Dopo il lavoro, come oggi”
“Tu non preoccuparti di niente. Raggiungilo domani e ascolta quello che ha da dirti, poi arriverò io”
“Io non so che dire”
“Cerca solo di non preoccuparti troppo per Billy. Hai un matrimonio da organizzare, quello è molto più importante”
Si abbracciarono prima di salutarsi.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36° ***


Non mi hanno rapito gli alieni, ma sono stata abbastanza incasinata.

Arriverò a postarla fino alla fine, mancano pochi capitoli ormai.

(come sempre) Hope you'll like it!



Si fermò per osservare l’espressione di Michael.

Durante il suo racconto aveva evitato accuratamente di guardare verso di lui. Aveva paura di leggere nei suoi occhi indifferenza e magari anche disprezzo. Si era data mentalmente della vigliacca ma la paura aveva preso il sopravvento su qualsiasi pensiero razionale. Poi si era detta che lui era comunque il suo Michael, l’uomo che amava e che solo una settimana prima le aveva domandato, in un modo dolcissimo, di sposarlo. Tutto questo doveva pur contare qualcosa, non poteva credere che avergli nascosto una cosa potesse rovinare tutto il loro rapporto.
Niente.
Non riuscì a leggere nulla nei suoi occhi. Né rabbia, né stupore per le sue parole, aveva un’espressione indecifrabile e lei non sapeva assolutamente cosa pensare. Spezzò il contatto visivo con lui e deglutì per ritrovare la voce e finire il suo racconto.

Aveva passato la serata mangiando distrattamente solo un’insalata. Sentiva di non essere tranquilla, nonostante Alex avesse promesso di aiutarla. Michael aveva chiamato più tardi per salutarla.
“Ciao tigre, come stai?”
“Bene. Mi sento molto stanca, tutto qui. E voi?”
“Dovresti vedere Max, sta lavorando come un matto per essere sicuro di tornare a fine settimana da Liz. Credo sia impazzito dopo la nascita di Jason. Pensa che durante la pausa pranzo si è messo a spiegarmi come si cambiano i pannolini? Ti rendi conto? Io cercavo di mangiare e lui mi faceva questi discorsi. Un vero delirio”
“Era prevedibile. Già stravede per suo figlio e non posso dargli torto. E’ proprio un amore”
“Sì ma dovrebbe imparare a limitarsi. Non esiste mica solo Jason al mondo”
“Parli così perché non hai figli sennò capiresti”
“Perché tu ne hai?”
“No ma sono molto più sensibile di te”
Si erano salutati poco dopo. Lo scambio di battute scherzose avevano momentaneamente risollevato il morale di Maria e aveva rafforzato la sua convinzione di doverlo proteggere dalle minacce di Billy.
Il giorno seguente si era presentata allo stesso bar del giorno prima e aveva cercato di prendere tempo con lui mentre aspettava Alex.

“A questo punto credo sia meglio che continui tu a raccontare”
Alex annuì.
“Dopo tutto quello che avete passato per colpa di quel bastardo non potevo permettere che si intromettesse di nuovo, in un modo così meschino poi. Ho fatto qualche telefonata e sono riuscito ad farmi mandare dei documenti scritti in cui sono scritte, nero su bianco, tutte le colpe del padre di Billy. Dopodichè non ho fatto altro che giocare al suo stesso gioco, il suo scoop ai giornali contro il mio. Ha cercato di bluffare dicendo che non gliene importava niente e che lui avrebbe continuato per la sua strada ma io sono un osso duro, lo sapete, e alla fine ha perso su tutta la linea”
Fece una pausa e Maria non potè fare altro che ammirarlo, aveva liquidato in poche frasi il suo ruolo, in realtà essenziale e importante. Era davvero un amico fantastico. Si ricordò del tono tranquillo con cui aveva tenuto testa a Billy e quando invece il suo tono si era fatta tagliente mentre gli intimava di restituirle subito l’anello e che semmai l’avesse rivisto vicino a qualcuno di loro lo avrebbe rovinato senza nessun rimorso. Lei aveva notato come Billy fingesse di essere calmo ma aveva notato le sue mani tremare. Uscito di scena lei ed Alex si erano concessi una bella fetta di torta per festeggiare, da grandi amici. Si stava crogiolando in questi ricordi quando la voce di Michael la richiamò alla realtà.
“Ottima mossa Alex. In questo modo sei tu ad aver appeso una spada di Damocle sulla sua testa”
“Con certa gente l’unico modo di trattare è abbassarsi al loro livello”
“Quello che non riesco a sopportare è che non mi abbiate detto niente. Era mia madre la persona coinvolta, quella che avrebbe sofferto di più. Avevo tutto il diritto di sapere. Come hai potuto non avvertirmi Alex?”
Maria si alzò in piedi.
“Non accusare lui, sono stata io la prima a suggerire di risolvere questa faccenda tenendoti all’oscuro”
“Però le ho dato ragione, quindi la colpa è di entrambi”
Michael si alzò mettendosi dietro la sedia e puntando un dito verso Maria.
“Tu, più di tutti, avresti dovuto dirmelo”
“Io…”
“Sapevi quanto mi ha fatto soffrire quella storia…. C’era in gioco la vita di mia madre”
“Non volevo… Posso spiegarti…”
“Vuoi spiegarmi come intendevi gestire da sola una situazione in cui sono coinvolte altre persone più di te?”

Le parole di Michael erano taglienti come coltelli. Implicitamente la considerava meno legata alla sua famiglia. Quest’ultima frase arrivò a Maria come una pugnalata dritta al cuore. Si sentiva senza più fiato, senza più forze, completamente svuotata. Con passo lento tornò a sedersi, sentiva le gambe tremare e dubitava che l’avrebbero sostenuta qualche secondo ancora.
“Io l’ho fatto per te”
La voce di lei era sempre più debole al contrario di quella di lui, che aumentava di volume.
“Non dirlo. Questa è una grossa balla. Se veramente volevi fare qualcosa per me avresti dovuto dirmelo”
“Io volevo risparmiarti un dolore, è stata questa la mia motivazione”
Con un gesto della mano, segno che non considerava assolutamente le sue ultime parole, Michael si allontanò mettendosi a guardare fuori dalla finestra.
Con uno sguardo sia Isabel che Alex si alzarono in piedi per lasciare che i due si chiarissero da soli, con tutta calma. Prima di chiudere la porta Isabel disse un’ultima cosa.
“Io credo che Maria sia stata molto coraggiosa”
L’ultimo rumore che si sentì fu quello della porta che si chiudeva. Maria rimaneva seduta sul divano, immobile e fissava Michael.
“Rispondi almeno ad una domanda”
Ovviamente lui non reagì e rimase voltato.
“E’ bastato un piccolo problema ad incrinare tutto il nostro rapporto? Era così fragile da rompersi alla prima difficoltà?”
Il suo cuore battè più forte. Non era stato facile pronunciare quelle parole e soprattutto adesso aveva il terrore di sentire la sua risposta. Aveva paura di ascoltare cosa ne pensava lui. Si morse le labbra sempre più inquieta.
Ma il tempo passava e da parte di lui non arrivava nessuna reazione.

Ormai era chiaro che Michael non aveva nessuna intenzione di chiarire il loro malinteso. Maria decise di non prolungare ancora di più quest’agonia e si alzò in piedi, decisa ad andarsene. Lui stava voltato, con un braccio appoggiato alla parete e la fronte appoggiata al braccio, lei lo guardò e, dopo aver recuperato la giacca e la borsa si girò camminando verso la porta. Non si accorse neanche dei passi di lui che la raggiungevano. La sua mente registrò solo la sua mano che le afferrò il polso facendola voltare verso di lui e l’abbraccio forte che la circondò mentre era appoggiata al suo petto. La solita sensazione di caldo e di benessere invase Maria, essere stretta a lui era veramente un’emozione unica. Però questa volta un semplice abbraccio non poteva risolvere le cose, come lei aveva sbagliato a tenerlo all’oscuro di tutto, anche se con buone intenzioni, anche lui ora doveva ammettere di essersi comportato male. Maria puntellò le mani contro il suo torace per staccarsi da lui.
“Lasciami”
“Ma cosa…”
Lei scosse la testa.
“Tu non capisci. Non può bastare un semplice abbraccio per liquidare tutto quello che è successo”
Michael aprì la bocca per parlare ma la richiuse.
“Dobbiamo chiarirci. Io posso aver sbagliato ad averti tenuto nascosto quello che stava succedendo ma tu non hai aspettato un attimo a condannarmi senza nemmeno sentire le mie ragioni. C’è voluta la mediazione di Alex per far sì che tu mi ascoltassi. Te ne rendi conto? Io ho bisogno di capire perché adesso. Perché hai agito così?”
Michael nel sentire quelle parole la lasciò andare sconfortato. Quando si decise a parlare la sua voce era poco più di un sussurro.
“Non puoi capire”
Maria gli prese il viso tra le mani costringendolo a fissarla negli occhi e gli parlò dolcemente.
“Provaci. Fammi capire”

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Capitolo 37
*** Capitolo 37° ***


Lentamente lui si spostò raggiungendo il divano e lasciandosi cadere stancamente. Appoggiò i gomiti alle ginocchia prendendosi la testa tra le mani.
“Sono uno stupido”
Maria si concesse un piccolo sorriso, forse non tutto era perduto, c’era ancora qualche speranza. Lo raggiunse e si mise accoccolata per terra, di fronte a lui. Con le mani cominciò a massaggiargli un polpaccio sentendo i suoi muscoli tesi.
“E’ vero a volte lo sei, ma sei un adorabile stupido lo sai?”
Lui rimase ancora immobile per qualche secondo, avvertendo su di sé lo sguardo di Maria, ma poi riuscì ad alzare la testa per guardarla.
“Credo di sì”
Non volendo mettergli fretta lei si morse la lingua frenando le mille domande che voleva rivolgergli.
“Allora com’è il mio massaggio?”
“Rilassante. Sei molto brava”
“Ho avuto un ottimo maestro”
“Già…. Ma forse questa è stata una delle poche cose buone che ho fatto”
Fece una pausa e lei decise, saggiamente, di non commentare di lasciarlo libero di parlare.
“Non volevo reagire il quel modo a casa ma l’aver saputo di Billy mi ha fatto andare il sangue al cervello. Non avrei mai voluto aggredirti come ho fatto. Io non so…. No, io so perfettamente perché, solo che non è facile…”
Lui aveva parlato fissando un punto lontano, sopra la testa di lei. Quando si era fermato aveva abbassato lo sguardo per capire la sua reazione ma l’unica cosa che vide furono i suoi capelli perché lei aveva abbassato il viso controllando il suo massaggio. Così era più semplice.
“Ho sempre avuto relazioni superficiali che non mi hanno procurato grossi problemi, invece con te….  E’ tutto così profondo e intenso. Io sto ancora cercando di convivere con queste emozioni così forti. Sento di avere in mano la vera felicità ma mi sembra una cosa così fragile…. Non so nemmeno io cosa sto dicendo….”
“Mi stai aprendo il tuo cuore”
“E’ tremendamente difficile”
“Lo so, ma ne vale la pena credimi”
“Dopo averti quasi persa una volta mi sono reso conto che non posso dare per scontata la nostra storia, non ho nessuno un pezzo di carta che mi giuri che andrà sempre tutto bene. Quando ho sentito che tu e Billy vi eravate visti è come se si fossero realizzate le mie paure. Ho perso la testa e l’unica cosa che ho pensato è che mi avevi mentito e che forse…”
 
Lei lo aveva zittito appoggiandogli un dito sulle labbra.
“Non sei l’unico che ha questa paura. Abbiamo solo un modo per vincerla”
“Quale?”
Dopo questa domanda lui aveva cominciato a dare piccoli baci al suo dito.
“Fiducia e amore” gli rispose lei.
“Tanto amore” sottolineò lui.
“Sincerità”
“E dolcezza”
“Pazienza”
“E sesso”
“Michael!”
“Stavamo diventando troppo melensi e poi non mi sembra che tu ti sia mai lamentata”
“E’ vero”
Le loro labbra si incontrarono con nuovo ardore. Dopo aver chiarito tutti i malintesi stava diventando sempre più forte la voglia di far capire all’altro quanto era importante. Il loro bacio divenne molto profondo. Le loro lingue si erano intrecciate, quel sapore così familiare che tornava prepotente farsi sentire.
 
Michael infilò le mani sotto la sua maglia accarezzandole la schiena e spingendola sempre di più contro di sé. Maria si stava perdendo nel turbine di sensazioni che stava provando, per fortuna conservava ancora un barlume di lucidità.
“Michael”
Cercava di parlare ma lui non staccava le labbra dalle sue.
“Michael fermati”
“Non ci penso neanche”
“Michael…. Ti ricordi dove siamo?”
“Non mi interessa…”
“Non possiamo fare l’amore nel salotto di Isabel”
Per fortuna il nome della cugina servì come campanello d’allarme e anche Michael si sentì subito lucido.
“Siamo nel salotto di Isabel”
“Già, è quello che ho appena detto”
Lui si tirò in piedi sempre tenendola tra le braccia.
“Andiamocene”
“Prima dobbiamo salutarli”
“Molto velocemente però”
Li trovarono in cucina coinvolti anche loro in un bacio.
“Noi andiamo” li avvisò Michael.
Isabel lo fissò negli occhi.
“Tutto a posto?”
“Sì, questa volta per davvero”
Si sorrisero senza bisogno di aggiungere altre parole.
 
Arrivati a casa non persero tempo. Appena richiusa la porta si avvicinarono lentamente abbracciandosi e unendo le loro labbra. Dopo la confessione di Michael, dopo aver fugato gli ultimi suoi dubbi e le sue paure, si sentivano molto più vicini e ora avvertivano la necessità di unirsi anche fisicamente. Le loro bocche si cercavano avide. Mentre le loro labbra si incontravano le mani scendevano a togliere i vestiti, inutili in questo momento. Michael la prese in braccio appoggiandola sul tavolo della cucina. Le sue mani scesero stuzzicandole i seni e, contemporaneamente, i suoi fianchi spingevano verso di lei. Maria si stava dedicando a baciare e mordere il suo collo e l’orecchio sinistro, strappandogli piccoli gemiti di piacere. Era una dolce tortura per entrambi. La prima a cedere fu lei.
“Ti voglio Michael”
“Shh, non voglio andare in fretta”
La fece sdraiare cominciando a lasciare una scia di baci intorno all’ombelico e scendendo sempre più giù mentre lei aveva infilato le mani nei suoi capelli scompigliandoli. Maria si lasciò sedurre da questa tortura finchè sentì di non poterne più. Si sollevò verso di lui.
“Michael”
La sua voce era implorante.
“Andiamo di là”
“No, ti voglio adesso e subito”
Lui le sorrise.
“La mia tigre”
Assecondando i suoi desideri lui entrò nella sua bocca con la lingua e nel suo corpo.
 
Michael era semisdraiato sopra di lei, che era ancora appoggiata al tavolo, e le stava lasciando dei piccoli baci sulla pancia e intorno all’ombelico. 
“Suggerirei di spostarci sul letto, ti ricordi cos’è successo l’ultima volta che siamo rimasti sdraiati su qualcosa di duro?”
“Mmmmh…. Solo se prometti di continuare con questi baci”
“Non mi dedicherò ad altro, promesso”
La prese in braccio e lei allacciò le mani intorno al suo collo.
 
Si infilarono sotto le coperte rimanendo abbracciati. Si era fatto buio e ormai non filtrava più la luce attraverso le tende. Maria sospirò e si strinse ancora di più al corpo caldo di Michael. Nel suo cuore finalmente c’era una sensazione di pace, di tranquillità, come una nave che finalmente ha raggiunto il porto e sa di essere al sicuro contro la tempesta, contro tutte le tempeste che si possono scatenare. Fu lei, infine, a spezzare il silenzio.
“Sposiamoci subito ti prego”
Michael sollevò un sopracciglio sentendo le sue parole.
“Cosa?”
“Non voglio perdere altro tempo. Non mi interessano i ricevimenti fastosi con milioni di persone… Io voglio essere tua moglie”
Lui si chinò dandole un piccolo bacio sul naso.
“Neanche a me piacciono le cose troppo elaborate ma non posso permettere che il nostro matrimonio si riduca ad una fuga a Las Vegas per sposarci di nascosto. Primo perché credo che i miei non potrebbero mai accettare che il loro unico figlio li privi di questo momento e potrebbero persino arrivare a diseredarmi e, secondo, perché ti meriti solo il meglio, ti meriti un matrimonio da favola, proprio come cenerentola e, in qualità di principe azzurro, farò tutto il possibile perché sia così”
“Promettimi solo che sarà presto, il prima possibile”
“Ci proverò. Anzi, non c’è nessuno come mia madre in grado di smuovere mari e monti se decide di fare una cosa”
“Vorrei che questo momento e questa serata durassero per sempre”
“Credo non sia possibile mia piccola tigre ma posso prometterti giorni altrettanti belli come questo”
“Mi basta solo che tu stia sempre con me”

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Capitolo 38
*** Capitolo 38° ***


“Maria, posso entrare?”
“Certo Liz vieni pure”
“Non sono sola, c’è qualcuno che credo tu conosca molto bene”
La porta si aprì completamente e Maria vide sua madre, lì in piedi.
“Mamma!”
“Bambina mia”
“Co… cosa ci fai qui?”
“Sono qui per il tuo matrimonio”
“Ma come hai fatto a saperlo?”
“Michael. E’ venuto a parlarci qualche giorno fa e ci ha invitato al matrimonio”
“Ma lui non mi ha detto niente”
“Aveva paura che tu non la prendessi bene e poi ha detto di ricordarti, spero di non sbagliare, una frase del tipo te l’ho tenuto nascosto per il tuo bene… poi ha aggiunto che avresti capito”
Maria spalancò gli occhi. Alla fine si era comunque preso una piccola rivincita riguardo la storia di Billy. Ma oggi non era la giornata per nessun tipo di recriminazione.
“Maria, possiamo parlare un attimo?”
Liz intervenne.
“Vado a vedere se hanno già consegnato il bouquet per fare le foto. Ti avviso io, tu stai pure qui tranquilla”
“Grazie”
 
Maria si sentiva sulla difensiva. Era il giorno del suo matrimonio e sperava che tutto andasse liscio. Ora era qui, faccia a faccia, con quella che aveva sempre considerata sua madre fino a quando non si era sentita messa da parte in favore di due ragazze che non rappresentavano niente per lei. Sperava solo che quello che aveva da dirle sua madre fosse veloce. Non se la sentiva di affrontare un lungo discorso sul suo comportamento e sul suo modo egoistico di escludere la famiglia dalla sua vita. Attese che fosse Amy a rompere il ghiaccio spiegando perché si trovava lì in quel momento.
“Sono molto felice che tu abbia trovato qualcuno da amare e che ti ama tantissimo”
“Cosa ne sai tu?”
“Credimi, lo so molto bene perché ho provato lo stesso con tuo padre”
“E Pierce?”
“Quella è un’altra parte della mia vita. Io e tuo padre siamo stati davvero bene insieme. Eravamo molto innamorati”
“E allora come hai potuto…”
“Sposare un altro uomo?”
Maria annuì. Questa era una domanda che si era posta tantissime volte senza trovare mai una risposta plausibile. Non poteva negare di voler sapere le ragioni di sua madre.
“Ho amato tantissimo tuo padre e per alcuni anni non sono riuscita ad immaginare di poter tornare ad essere felice. Sei stata tu la mia ancora di salvezza. Eri così piccola eppure ti vedevo più forte di me. Non so se te lo ricordi ma una sera io ero seduta sul divano domandandomi come avremmo fatto a tirare avanti, tu ti sei avvicinata con una coperta e me l’hai stesa addosso. Ti sei messa vicino a me e mi hai abbracciato dicendo che sarebbe andato tutto bene”
Maria si era completamente dimenticata di quell’episodio ma ora, sentendolo raccontare, rivisse quel momento.
“Me lo ricordo”
“Mi hanno aiutato molto le tue parole. E’ stato da quel momento che ho capito che dovevo farmi forza. Sono riuscita pian piano a voltare pagina. Ho incontrato Pierce e lui mi ha fatto tornare il sorriso. Ho cercato di ricreare una famiglia sia per me che per te ma forse ho sbagliato. Ho pensato solo che insieme saremmo andati d’accordo, ho forzato le cose in questo senso e non mi sono accorta che così facendo ti stavo perdendo”
“Mamma…”
“Mi sono resa conto di aver commesso molti errori Maria. Scusami. Io volevo solo che tu fossi felice”
Si abbracciarono commosse.
“Lo sono mamma. Non pensiamo più al passato adesso. Se non avessimo litigato non sarei mai arrivata a New York e non avrei conosciuto Michael giusto? Quindi è andata bene così”
“Hai ragione… Non volevo rattristarti…. Fatti vedere. Sei splendida”
Maria si girò guardandosi nello specchio. Sua madre aveva ragione. Aveva scelto un vestito classico, con il corpetto lavorato e la gonna ambia completa di un discreto strascico. Aveva evitato il velo optando per alcuni boccioli di rose tra i capelli uguali alle rose che componevano il suo bouquet. Proprio in quel momento bussarono alla porta.
“Mamma ti presento Alex, lui mi accompagnerà all’altare”
“Piacere signora. Maria ti ho portato il bouquet”
 
*****
 
La macchina si fermò proprio davanti alla chiesa. Alex strinse la mano di Maria.
“Pronta ad andare?”
“Spero che le gambe mi reggano fino alla fine”
Prese un profondo respiro.
“Andiamo”
Appena entrati in chiesa Michael si voltò subito a guardarla. Rimase senza fiato vedendo quant’era bella. Aveva passato tutta la mattina insieme a Max facendo fatica a realizzare che di lì a poche ore si sarebbe sposato. Aveva sempre creduto che nella sua vita non ci fosse spazio per cose come queste, assolutamente false e senza senso e invece una botta alla macchina aveva cambiato completamente la sua vita e le sue convinzioni.
Non l’aveva raccontato neanche a suo cugino ma aveva passato quasi tutta la notte sveglio ripensando a tutta la sua storia con Maria. Si era domandato cosa ne sarebbe stato di lui se quel giorno Maria non avesse fatto tardi, se quel gatto non le avesse attraversato la strada. Ad un certo punto aveva smesso questo circolo vizioso di se. Lui e Maria non potevano non stare insieme, si sarebbero incontrati comunque, forse alla Withman Enterprises, forse in un altro posto ma nessuno gli avrebbe mai fatto cambiare idea: erano destinati.
La vista di Maria, radiosa accanto a lui, lo riportò alla realtà. 
 
Con grande stupore di entrambi la cerimonia passò in un lampo e giunse alla domanda più importante di tutte.
“Vuoi tu Michael Joel Jacob Guerin prendere la qui presente Maria Alejandra De Luca?”
Lui le strinse forte una mano e la fissò intensamente negli occhi per qualche secondo prima di pronunciare un sì deciso e forte.
“Vuoi tu Maria Alejandra De Luca prendere il qui presente Michael Joel Jacob Guerin?”
Lei intrecciò saldamente le dita con quelle di lui.
“Sì, lo voglio”
Forse alle orecchie dei presenti quel piccolo monosillabo era solo la risposta ad una domanda, in realtà per loro due significava darsi completamente, accettare di dividere la propria vita e condividere le paure e le sofferenze dell’altro, certi di avere completa fiducia nel loro amore. I loro occhi rispecchiavano questa volontà, questa voglia di cominciare una nuova avventura insieme.

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Capitolo 39
*** Capitolo 39° ***


Uscendo dalla chiesa vennero sommersi da una cascata di riso che sembrava non finire più. Ad uno ad uno gli invitati si fecero avanti per fare le proprie congratulazioni agli sposi. La festa si spostò poi in un ristorante circondato da uno splendido parco. Grazie alla splendida organizzazione della madre di Michael tutto si svolse in modo perfetto. Gli invitati vennero fatti accomodare e gustarono piatti prelibati. Gli sposi rimasero ben poco tempo seduti al loro tavolo. Scambiarono parole con tutte le persone presenti finchè ad un certo punto Maria, che stava pazientemente, ascoltando un’anziana parente di Michael che rievocava il suo matrimonio, non incrociò lo sguardo di lui. Lo implorò silenziosamente di salvarla  e, prontamente, venne in suo soccorso allontanandola con una scusa.
“Come va?”
“Benissimo se tralasciamo il mal di piedi e il mal d’orecchie”
“Scappiamo via allora”
“Dici sul serio?”
Lui rispose con una risata. Un suono così argentino che Maria si sciolse nel sentirla. Lo aveva sentito ridere molto volte eppure, solo ultimamente, aveva colto una nota diversa che sottolineava il cambiamento che era avvenuto dentro di lui.
“Dammi la mano principessa e vedrai”
Lui la condusse fuori dal ristorante e insieme camminarono in mezzo al grande giardino finchè non giunsero al gazebo che sorgeva su una piccola collinetta bassa e si rifugiarono al suo interno. Lei si tolse le scarpe una volta seduta in braccio a lui.
“Sei bellissima lo sai?”
“Anche tu. Ho notato le occhiate lussuriose che ti hanno lanciato alcune ragazze”
“Sei gelosa?”
“Sì. Tu sei solo mio”
“E tu solo mia”
Le loro labbra si unirono per un lungo bacio. Poi si fissarono negli occhi e un dito di lui percorse il contorno del viso di lei.
 
“E’ stata una sorpresa quando hai visto tua madre?”
“Non me l’aspettavo assolutamente”
“Avete parlato?”
“Sì. Ci siamo chiarite, è stata sincera con me e mi ha fatto capire alcune cose. Cercheremo di recuperare il nostro rapporto”
“E con Pierce?”
“Ho parlato anche con lui. Diciamo che non rientra ancora nella lista delle persone che mi stanno a cuore però è uscito dalla lista nera”
“E’ già un inizio”
“Già. Soprattutto ha guadagnato punti quando mi ha detto di aver cacciato di casa Courtney. L’aveva sorpresa a rubare dei soldi dal suo portafogli. Ha cercato di scusarsi per tutti i torti che ho subito da parte loro. Ha ammesso di essere stato un padre molto permissivo perché non voleva che soffrissero troppo dopo la perdita della madre. In realtà, così facendo, ha assecondato il loro carattere egoista”
“Direi che la tua famiglia ha alzato bandiera bianca”
 “Vero…. Ed è tutto merito tuo”
Lui sollevò un sopracciglio.
“Non fare finta di niente. Mia madre mi ha raccontato tutto”
“Sei arrabbiata?”
Maria scosse piano la testa facendo ondeggiare i suoi boccoli.
“Niente affatto. E’ stata veramente una cosa dolce quella che hai fatto. Era arrivato il momento di provare a ricucire i rapporti con la mia famiglia, perlomeno dovevo fare un tentativo. Se non fosse andata bene almeno non avrei vissuto con il rimpianto di non sapere cosa sarebbe successo”
“Sono contento di aver potuto fare qualcosa”
Michael la guardò con sguardo amorevole. Anche se Maria aveva sempre dichiarato di non voler avere più niente a che fare con la sua famiglia lui aveva capito che soffriva ancora molto per aver interrotto i rapporti con loro. Ci aveva pensato per qualche giorno prima di decidersi ad andare a Roswell per parlare con Amy. Doveva fare almeno un tentativo per lei, perché la sua felicità fosse davvero completa. Per fortuna era andato tutto bene. Amy era rimasta piuttosto stupita quando lui aveva spiegato chi fosse ma poi aveva visto spuntare un sorriso sul volto della donna. Volontariamente aveva omesso come si erano conosciuti, limitandosi a dire che erano molto felici insieme e, seppur velatamente, aveva spiegato come Courtney avesse cercato di boicottare la loro storia. Non intendeva certo mettere zizzania nella famiglia De Luca ma era giusto che sapessero quanto male avesse fatto a Maria. Quando se n’era andato aveva lasciato una Amy piuttosto sconcertata. Lei gli aveva promesso di riflettere sulle sue parole, anche se non poteva promettere di essere presente al matrimonio dopo tutto quello che era successo. Michael immaginava che le sue rivelazioni avesse confuso la donna e che aveva solo bisogno di riflettere con calma su tutto per capire quanto Maria avesse in realtà bisogno di lei. Per fortuna le sue intuizioni si erano rivelate esatte. Lei era riuscita a farlo uscire dal suo incubo, dalle sue paure, rompendo il muro che aveva costruito intorno al proprio cuore ed ora poteva dire, soddisfatto, di aver fatto altrettanto per lei, restituendole almeno in parte la sua famiglia.
 
“Ti amo signora Guerin”
“Ti amo signor Guerin”
“Non riesco ancora a credere che sia successo”
“Nemmeno io, eppure è così”
“Pentita?”
“Io no e tu?”
“Lo rifarei anche cento volte”
 
*****
 
Michael aprì la porta di casa ma le impedì di entrare.
“Cosa fai?”
“Non ricordi cosa dice la tradizione?”
“E da quando segui le tradizioni?” domandò lei con uno sguardo fintamente stupito.
Michael allargò le braccia.
“Qualsiasi scusa è buona pur di tenerti tra le braccia”
Fece seguire l’azione a quelle parole e la sollevò per portarla dentro casa. Erano stati indecisi se passare la prima notte in qualche lussuoso albergo, l’idea era stata allettante ma poi avevano preferito, di comune accordo, di tornare lì dove tutto era cominciato, dove si erano innamorati.
Michael le fece scivolare una mano intorno alla vita e l’altra dietro le ginocchia prendendola in braccio. Lei gli allacciò le mani dietro alla nuca avvicinandosi per baciarlo. Le loro labbra si incontrarono dolcemente per poi aprirsi e lasciare che le loro lingue si incontrassero. Si separarono solo una volta seduti sul letto. Michael iniziò a slacciarle i bottoncini che decoravano il vestito sulla schiena.
“Dov’è la cerniera?” le sussurrò lui vicinissimo al suo orecchio.
“Non c’è, li devi slacciare uno ad uno”
Michael si spostò guardandola serio in volto.
“Stai scherzando vero?”
Maria si girò e gli accarezzò una guancia e poi fece scivolare la mano sul suo collo, sul suo torace, scendendo sempre più giù.
“Purtroppo ti ho detto la verità, ma sarai adeguatamente ricompensato per il tuo sforzo”
Vide gli occhi di lui accedersi e le sue mani ritornarono sulla schiena cominciando pazientemente a slacciare i bottoni.
“L’hai fatto apposta vero?”
La risata di Maria confermò i suoi sospetti.
“Appena l’ho visto ho capito che era quello giusto. Mi ero immaginata esattamente la tua reazione e devo dire che non mi hai deluso”
“Sei una piccola strega”
“Non ero una tigre?”
“Sei entrambe le cose”
Finalmente giunse alla fine dei bottoni e l’aiutò ad uscire dall’abito ammirandola.
“Eri stupenda con quel vestito ma devo ammettere che senza sei molto meglio”
“Vediamo se anche per te è lo stesso”
“Prego, si accomodi”
“Con molto piacere”
Si buttò contro il suo torace lasciandosi abbracciare forte e respirando il suo inconfondibile profumo e cominciò a spogliarlo.
 
Era stata una lunga giornata e ben presto si addormentarono abbracciati. Ad un certo punto Maria si svegliò e, stando attenta a non disturbarlo, si alzò dal letto. Sentiva di dover fare qualcosa per conservare i suoi sentimenti, tutte le emozioni che aveva vissuto quel giorno. Mettere tutto nero su bianco le sembrava la soluzione migliore, anzi poteva fare qualcosa di più che scrivere un semplice pensiero. Trovò un foglio di carta immacolato e prese una penna rossa. Rimase solo un attimo ferma prima di lasciare che il cuore l’aiutasse a scrivere.
 
“Caro papà,
 
sono qui seduta a scriverti una lettera. Ho l’assurda convinzione che se metto nero su bianco queste parole tu riuscirai a leggerle. Oggi è stato il giorno del mio matrimonio. Non credo di essere in grado di esprimere a parole quanto mi sento felice, mi sarebbe piaciuto se tu e Michael vi foste conosciuti. Sono sicura che mi avresti dato in pieno la tua approvazione. C’è stato più di un momento in cui ti ho sentito davvero vicino, come se fossi accanto a me, con una mano sulla mia spalla e mi stessi vicino come facevi quando ero piccola e avevo paura di qualcosa. Mi manchi davvero tanto, ma Michael mi ha insegnato a convivere con questa mancanza, mi ha insegnato che tutti i ricordi e tutto quello che abbiamo vissuto sarà sempre vivo nella mia mente e quindi tu sarai sempre qui con me.
 
Ti confido un piccolo segreto: siccome è stato tutto merito di un innocente micino se gli ho tamponato la macchina Michael ha deciso di fare una donazione consistente in favore dei gatti e degli animali abbandonati. Quando me l’ha detto al momento sono scoppiata a ridere, soprattutto ripensando a quel giorno. Era talmente arrabbiato che se avesse avuto il gatto tra le mani ne avrebbe fatto una piccola pelliccetta e ora invece è tutto uno zuccherino. Non credo sia possibile che esista un giorno più bello di questo”

 

“Cosa stai facendo?”
La voce di Michael spezzò quella sensazione che si era creata mentre Maria stava scrivendo la lettera. Richiuse frettolosamente l’agenda con dentro la lettera piegata in due.
“Niente. Arrivo subito”

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Capitolo 40
*** Capitolo 40° ***


Avevo detto che mancava un capitolo mentre in realtà sono due. Buona lettura!
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Maria aveva radunato tutte le sue cose e chiuso il borsone. Girò lo sguardo intorno per controllare di non aver dimenticato niente. Controllò il piccolo fagotto che stava vicino al suo letto e, soddisfatta, si sedette preparandosi ad aspettare. La sua mente cominciò a vagare e ben presto si ritrovò a ricordare, con piacere, degli episodi avvenuti alcuni mesi prima, comunque collegati tra di loro.
 
Era entrata nell’appartamento chiudendo la porta.
“Sono tornata”
“Sono in cucina vieni”
Lei aprì la porta e lo vide intento a cucinare con indosso solo un paio di jeans ed un grembiule.
“Te l’hanno mai detto che sei un cuoco mozzafiato?”
“Me lo sento dire tutti i giorni al lavoro”
“Michael!”
“Scherzavo… Sei diventata troppo permalosa dopo il matrimonio”
“Cos’è questo odore?”
“Frutti di mare. Stavo preparando uno dei tuoi piatti preferiti… che ti succede?”
Michael si era bloccato vedendola sbiancare in viso, portarsi una mano sulle labbra  e scappare via.
 
La ritrovò in bagno mentre si sciacquava la bocca.
“Tutto bene?”
Lei si sedette sul bordo della vasca e prese la salvietta per asciugarsi.
“Sì… credo di sì. Non so perché ma prima, in cucina, quando ho sentito l’odore del pesce mi sono sentita male e mi è venuto da vomitare”
“Ora ti è passato?”
La vide fare un profondo respiro.
“Direi di sì. Ma anche la voglia di mangiare è sparita”
“Ti accompagno a letto, vieni”
Arrivarono in camera e si sedettero sul letto. Michael le spostò indietro i capelli e si fissarono negli occhi intensamente per alcuni minuti. Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare, di dire ad alta voce quello che stavano pensando, forse per paura che tutto svanisse in una bolla di sapone.
“Possibile?”
Era stata lei a pronunciare quell’unica parola, quasi sussurrata ma che lui capì perfettamente. La bocca di lui si distese in un dolce sorriso prima di risponderle.
“Lo spero”
Le diede un bacio sul naso prima di stringerla forte tra le braccia.
 
Nonostante il suo carattere forte e la sua cocciutaggine Michael si accorse come, in quel momento, Maria si sentisse smarrita ed impaurita. Anche lui stava provando le stesse sensazioni ma, probabilmente, lei avvertiva in modo ancora più forte questo smarrimento. Se fosse stata davvero incinta sarebbe stata una fantastica notizia ma avrebbe comportato grandi cambiamenti e, visto che non l’avevano programmato, si stava abbattendo su di loro come un fulmine a ciel sereno.
“Prima di fare mille pensieri dovremmo esserne sicuri non credi?”
“Hai ragione. Dovremmo comprare uno di quei test che vendono in farmacia”
“Vado io. Non voglio che ti affatichi”
“Guarda che non sappiamo ancora se sono incinta e comunque questo non vuol dire essere malata”
“Voglio solo coccolarti un po’. Vado e torno promesso”
Michael le diede un profondo bacio prima di staccarsi e alzarsi in piedi.
“Non avvicinarti alla cucina mi raccomando”
Riuscì a strapparle un sorriso.
“Per quanto adori il pesce non ci penso proprio”
Prese la giacca e le chiavi della macchina ed entrò nella prima farmacia che vide. Si aggirò fra gli scaffali leggendo le varie etichette.
 
Lei era rimasta in camera e si era sdraiata guardando il soffitto. Nel silenzio della camera ascoltava il ticchettio dell’orologio e, senza neanche accorgersene, aveva intrecciato le mani sulla pancia. Rimase così immobile, timorosa di cominciare ad immaginare un figlio suo e di Michael. Il cuore le diceva che era vero, che era incinta mentre la mente le suggeriva di fare il test per esserne sicura prima di fare dei castelli in aria. Per fortuna il rumore della porta d’ingresso le impedì di continuare a tormentarsi.
“Sono tornato”
Si sedette a gambe incrociate e lo vide rovesciare un sacchetto di carta sul letto. Ne uscirono più di una  decina di scatolette diverse per colore e dimensione.
“Cosa sono tutte queste cose?”
“Non sapevo quale test fosse il migliore e allora li ho presi tutti”
“Ma saranno più di quindici scatole, non puoi avermi preso quindici test di gravidanza!”
“Infatti sono solo cinque”
“Ho paura di chiederti cosa sono tutte le altre”
“Ho chiesto al farmacista di cosa potevi aver bisogno se il test fosse risultato positivo”
“E?”
“Mi ha suggerito di parlarne con il tuo medico ma, siccome ho insistito, alla fine mi ha suggerito di prendere delle vitamine e degli integratori"
Lei scoppiò a ridere immaginandosi la scena di Michael che incalzava il povero commesso costringendolo a fargli un elenco delle medicine che poteva comprare.
“Spero tu non sia arrivato a minacciarlo”
Lui era rimasto immobile per qualche secondo, rivivendo mentalmente quei momenti, e scoppiando anche lui a ridere.
“Credo di no, ma forse ci sono andato vicino”
Aprì la confezione di uno dei test e alzò lo stick proprio di fronte ai suoi occhi.
“Vado?”
“Vai”
 
Il test era appoggiato in bagno mentre loro si erano rifugiati in camera mentre aspettavano. Lei si era messa a sfogliare distrattamente una rivista cercando di non pensarci troppo intensamente e ci sarebbe riuscita se lui non avesse continuato a camminare avanti e indietro davanti ai suoi occhi.
“La vuoi smettere?”
“Cosa?”
“Sembri un leone in gabbia. Mancano ancora due minuti e poi sapremo”
“Io sono calmissimo, solo che non ho voglia di sedermi”
“Certo, tu adori consumare il pavimento, lo fai d’abitudine”
“Non capisco questo tuo tono sarcastico”
“Sto solo dicendo che sei troppo nervoso e rendi nervosa anche me!”
“Ti ripeto che io non sono agitato, come te lo devo dire?”
“Non ti offendi se ti dico che non ti credo minimamente?”
“Se non…”
Il loro piccolo battibecco venne interrotto dal suono della sveglia che avevano puntato. Michael si bloccò come se fosse diventato una statua di pietra. Dopo qualche secondo Maria si alzò lentamente da letto. Sentiva il cuore battere forte nel petto. Dentro di lei si mischiavano la voglia di sapere e quella di non voler sapere. Se non fosse stata così agitata si sarebbe messa a ridere per l’assurdità dei pensieri che stava facendo. Posò la mano sulla maniglia della porta del bagno e, con la coda dell’occhio, vide Michael proprio dietro di lei. Non l’aveva neanche sentito avvicinarsi.
“Io guardo il colore del bastoncino e tu controlli cosa significa ok?”
“Ok”
Aveva le mani che tremavano mentre guardava.
“Rosa”
Mentre Michael controllava cosa lei vide il suo volto impallidire e abbassare lo sguardo per non incrociare i suoi occhi.
“Che succede?”
Lui non rispose e gli scivolò il foglietto dalle mani finendo sul pavimento. Vedendo che lui non si muoveva si chinò lei a prenderlo ansiosa di conoscere la risposta. Anche Michael si accucciò abbassandosi. Le prese il volto tra le mani e si avvicinò a pochi millimetri dal suo naso.
“E’ positivo. Aspettiamo un bambino”

 
Il rumore metallico di qualcosa che era caduta per terra la riscosse da quei pensieri. Controllò l’orologio e sperò che lui non tardasse molto Era stufa di trovarsi lì dentro e non vedeva l’ora di rimettere piede a casa. E pensare che qualche giorno prima si trovava tranquillamente nel loro appartamento.
 
Erano seduti sul divano guardando una partita di hockey. Lei non era particolarmente contenta del programma ma, dato che si trattava di una finale, si era sacrificata guardandola insieme a lui e si godeva le sue dita che tracciavano piccoli cerchi sulla sua mano e sul suo braccio.
“Michael, ti ricordi cosa mi hai detto la sera che abbiamo scoperto di aspettare un bambino?”
Lui le baciò il dorso della mano.
“Credo di aver detto molte cose”
“Mi hai fatto una promessa precisa”
Il sopracciglio sollevato significava che lui stava cercando di ricordarsi e il successivo suo sorriso indicò che se n’era ricordato.
“Ho promesso che ti sarei stato vicino sempre, soprattutto in sala parto”
Sentì che lei gli stringeva forte la mano.
“E’ arrivato il momento di dimostrare se il tuo era un giuramento serio o una bugia”
“Lo farò non ti preoccupare. In fin dei conti mancano ancora dieci giorni…. perché scuoti la testa?”
“Non li abbiamo più dieci giorni. Avremo sì e no dieci minuti di tempo per arrivare all’ospedale”
“Maria non mi sembra il momento per scherzare, sai che questa è la finale”
“Credimi non sono proprio in vena di scherzare su una cosa del genere”
Michael si sollevò e finalmente distolse lo sguardo dallo schermo della televisione per voltarsi verso di lei.
“Non starai per caso cercando di dirmi che hai le doglie e dobbiamo correre in ospedale?”
Maria stava per rispondergli quando una contrazione le strappò una smorfia di dolore. Questa fu una risposta molto più eloquente di qualsiasi parola per lui, che si alzò in piedi di scatto.
“Non è possibile, mancano ancora quindici giorni alla scadenza!”
“Lo so anch’io, peccato che questa bambina sia già ribelle al punto da non voler rispettare la data prevista”
Entrambi si sentiva molto nervosi e le loro voci erano sempre più alte.
“Maria non è il caso di urlare”
“Sei tu che lo stai facendo”
“Non è vero”
“Già ed io non sono incinta”
Non aveva neanche finito la frase che una nuova contrazione le ricordò esattamente la sua condizione. Michael le fu subito accanto e l’accompagnò verso l’ingresso. Prese la giacca ed il borsone, che era già pronto e una volta in macchina schiacciò l’acceleratore per correre in ospedale. Maria si era calmata. Vedere Michael così preoccupato e premuroso le aveva infuso sicurezza, non si sentiva più sola ad affrontare questa prova.
“Guarda che quando prima ho parlato di dieci minuti scherzavo. Ci vorranno delle ore, puoi andare anche più piano”
“Prima arriviamo in ospedale meglio è”

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Capitolo 41
*** Capitolo 41° ***


Siamo alla conclusione di questa storia. Ringrazio chi ha letto e anche chi ha commentato, soprattutto Luciadom che è stata carinissima a recensire tutto (trovare il tempo per lasciare un commento in alcuni casi è difficile per cui sei stata doppiamente brava) e lillina22 che mi ha scritto per spronarmi a finire di postarla.
 
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“Sono arrivato”
La voce calda di lui la riscosse dai ricordi.
“Siamo pronte ti stavamo aspettando”
Michael l’abbracciò stretta. Era stata dura vivere senza di lei, anche se per pochi giorni. Aveva sentito fisicamente la sua mancanza, il calore del suo corpo vicino mentre dormivano, respirare il profumo dei suoi capelli quando lei si girava di schiena, il tocco delle sue mani, ma le era mancata anche emotivamente, la sua risata argentina, i suoi rimproveri perché aveva lasciato qualcosa in giro, la sua voce dolce quando gli sussurrava il suo amore. Ma ora quest’agonia era giunta al termine. Prese la borsa ed aspettò che Maria spingesse la carrozzina ma lei non accennava a muoversi.
“Cosa c’è adesso?”
“Dovresti spingerla tu”
“Cosa? Io?”
Maria lo stava facendo apposta, avevo notato quanto lui fosse timoroso con Michelle, sempre con la paura di farle male.
“Non è una cosa così difficile guidare una carrozzina” gli rispose con un tono tra l’ironico e il divertito.
“Preferisco di no, lo farò la prossima volta”
“Michael Guerin è anche tua figlia, non mi dire che hai paura”
Maria tratteneva a stento le risate nel vederlo sempre più impacciato.
“Non ho paura”
“Se non lo fai lo racconterò a Michelle quando sarà più grande e ti prenderemo in giro a vita”
Prima che lui potesse rispondere cominciò a spingere la carrozzina verso l’uscita ritenendo di averlo imbarazzato abbastanza ma, dopo pochi metri, fu lui a sorprenderla appoggiando le mani sopra le sue.
“Hai affilato di nuovo gli artigli tigre”
Maria gli lasciò il controllo e gli passò un braccio intorno alla vita.
“Questa sera lo scoprirai”
 
La mattina dopo Maria si svegliò da sola nel letto. Si chiese dove potesse essere Michael e quando vide la carrozzina vuota le venne un sospetto. Socchiuse la porta e vide la scena più dolce che potesse immaginare. Lui si era seduto sul divano e teneva in braccio la piccola che dormiva beatamente sotto il suo sguardo. Era strano vedere Michael così grande e forte tenere Michelle così piccola. Sempre silenziosamente richiuse la porta e aprì il cassetto tirando fuori la sua agenda. Prese la penna e aprì quella lettera cominciata e mai finita.
 
Qualche giorno fa  è nata Michelle. Visto che i nostri due nomi iniziano per M abbiamo voluto che anche il suo fosse uguale e siccome il mio nome è italiano, il suo è americano ci è sembrato carino che lei fosse francese, la nostra battuta è che siamo una famiglia globale.
 
Michael ha poi mantenuto la promessa rimanendo con me durante il parto, mi ha incoraggiato e non ha battuto ciglio mentre gli stritolavo la mano e gli urlavo dietro dandogli la colpa per qualsiasi cosa mi venisse in mente
 
Alla fine ce l’abbiamo fatta ed è nata una splendida bambina. . Quando poi l’abbiamo sentita piangere è successo un vero miracolo. Non mi sono più sentita stanca, l’unica cosa che contava è stato quando me l’hanno messa tra le braccia, così piccola, così fragile, ho provato un’emozione indescrivibile. Quel piccolo scricciolo era, per usare una frase fatta ma comunque vera, il frutto dell’amore tra me e Michael. Se avessi avuto la possibilità di avere una telecamera avrei filmato le sue mille espressioni quando l’ha vista. I suoi occhi brillavano di una luce nuova e credo di aver intravisto qualche lacrima di commozione, anche se lui non l’ha mai ammesso. Quando gliel’ho messa tra le braccia la nostra piccola ha sorriso, è rimasta conquistata da quegli occhi ambrati e dalla sua bocca da baciare. Allo stesso modo ho visto anche Michael completamente perso a guardarla. Poi si è avvicinato a me e mi ha dato un bacio ringraziandomi.

 
La nostra piccola ha preso da me gli occhi verdi e i capelli chiari ma l’espressione del suo viso, i tratti essenziali sono tali e quali quelli di Michael. Ed è lui, a dire il vero, quello che mi preoccupa di più. Ha già dichiarato che sua figlia non indosserà ridotte minigonne o magliette troppo scollate e se un ragazzo oserà avvicinarsi a lei ci penserà lui a sistemarlo. Io ho evitato di fare qualsiasi commento, ho ormai imparato che mio marito non ammette assolutamente di essere geloso. Mi auguro solo che la nostra bambina abbia ereditato la sua cocciutaggine, così assisterò ad uno scontro di personalità e sicuramente sarà Michael a cedere davanti agli occhi imploranti di sua figlia.
 
La cosa un po’ preoccupante è che lui e Max hanno già deciso di insegnargli a pescare e questo significa che oltre alla normale gara di pesca assisteremo presto anche ad una gara fra generazioni. Noi ragazze tremiamo al pensiero di quello che potrà succedere ma, per fortuna, abbiamo ancora un po’ di anni di relativa tranquillità. Dimenticavo di dirti che anche Isabel è incinta, addirittura di due gemelli.
 
Prima avevo scritto che non credevo possibile esistesse un giorno più bello di quello del matrimonio. Mi sbagliavo, oggi è stata un’emozione ancora più forte ed intensa. Credo che la mia storia sia paragonabile, con un po’ di buona volontà, a quella di Cenerentola, come tu mi dicevi sempre quand’ero piccola. Ma io sono stata più fortunata, lei aveva solo una fata madrina, io ho avuto te a vegliare su di me”

 
Soddisfatta Maria ripiegò la lettera e la chiuse. Tornò in salotto e si sedette vicino a Michael, che la circondò con il braccio libero. Proprio in quel momento Michelle aprì gli occhi fissando i suoi genitori e accennando una smorfia molto simile ad un sorriso. E rimasero così.
 
Tutti e tre insieme.
 
 
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In archivio ho altre ff di Roswell, su Michael e Maria. Quindi presto ne arriverà un’altra dal titolo “Private Emotion”.
 
A presto!
Agatha

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