A Fish Called Greg [Traduzione di Midori No Esupuri]

di alisonmalison
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Ammettilo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Come trovare il suo tipo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Preparazione ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Accettazione ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Autocontrollo ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Incontro ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Sentimenti ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Pensieri ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Ammettilo ***


•Nota della traduttrice:
Solitamente lascio le note alla fine del capitolo, ma per questa storia ho deciso di fare diversamente. Per chi non conoscesse questa storia, è una fanfiction MyStrade (MycroftxLestrade) ispirata al video youtube dal titolo omonimo, la storia originale la trovate invece sul sito WattPadd a questo link:
http://www.wattpad.com/50557854-a-fish-called-greg-intro.
Aggiornerò con un capitolo tradotto a settimana, ogni martedì. Se trovate qualche errore di traduzione non esitate a riferirmelo, il mio inglese dopotutto non è perfetto! Buona lettura~

A fish called Greg
 
Capitolo 1: Ammettilo
 
Microft si sedette composto sulla sedia davanti a Sherlock, le braccia posate casualmente sui braccioli della poltrona. I suoi occhi corsero sulla figura di Sherlock, l’angolo del labbro tirato in un ghigno mentre la sua presa si stringeva sul manico dell’ombrello. Infastidito, Sherlock unì le mani sotto la punta del naso.
“Cosa c’è di tanto divertente?” chiese, il volto rimase completamente immobile, come la sua voce che scorreva calma nell’aria.
Le sopracciglia di Mycroft si sollevarono per la sorpresa.
“Andiamo fratello, cosa ti fa pensare che trovi qualcosa di divertente in te?”
Si permise di riportare gli occhi nuovamente su Sherlock, la soddisfazione si stabilì nelle sue iridi mentre il temperamento di Sherlock svaniva.
“Che cosa?” chiese in fretta Sherlock, scivolando contro la fredda pelle della sedia e generando uno scricchiolio che riecheggiò in tutto l’appartamento.
Mycroft scosse la testa ridendo appena.
“Oh Sherlock, non c’è nulla di sbagliato. Rendi così semplice il creare tensione fra di noi. Io non ho fatto niente, ma basta guardarti per farti dare in escandescenze.”
“Il tuo viso ha quella caratteristica che accentua ogni tua espressione in modo da renderti due volte più orribile e fastidioso per me che per le altre menti del mondo.” ringhiò Sherlock, portando la gamba sinistra al ventre per accovacciarsi sulla sedia.
“Sì beh, non vorrei parlare troppo delle menti più comuni del mondo Sherlock, sappiamo tutti che tu sei solamente un gradino più in alto.” lo schernì Mycroft, con un sorriso compiaciuto quanto annoiato. Per Mycroft e il suo grande intelletto erano tutti semplicemente ordinari, persino il magnifico e brillante consulente investigativo. Sherlock si corrucciò, il viso che trasudava disgusto in ogni ruga.
“Se persino tu mi sembri lento Sherlock, immagina come mi sembrino le persone reali.” rise, “Sto vivendo in un mondo di pesci rossi!”
Sherlock cercò disperatamente di nascondere il sorriso che combatteva per farsi strada sul suo volto. Non avrebbe voluto che Mycroft lo vedesse troppo soddisfatto per una battuta, non avrebbe mai smesso di tentare di farle se Sherlock avesse lasciato che si mostrassero leggermente ilari. Sherlock fece un respiro profondo e non si accorse quasi di essersi alzato dalla poltrona. Aveva ormai iniziato a camminare tra le due sedute.
“Credo che tu stia insultando le altre “menti” meno dotate o gente comune perchè ti manca l’affetto di una di loro. Oh, diciamocelo Mycroft, tu necessiti di interazione umana, odori di disperazione.”
Sherlock dipinse sul proprio volto quel famoso sorriso sghembo delle labbra.
Mycroft rimase seduto, stordito per un attimo e boccheggiando mentre cercava di formulare mentalmente delle parole in una frase udibile.
“Stai insinuando che sono... Solo? Io non sono solo, Sherlock.” confessò con voce flebile prima di schiarirsi la gola.
Il sorriso di Sherlock non si sarebbe potuto ampliare maggiormente, si limitò a guardarlo con gli occhi che intendevano: “ho ragione”, prima che si stringesse distrattamente nelle spalle.
“Mycroft ne sa di più.”
“Ne so più di te, fratello mio.” ridacchiò Mycroft alzandosi dalla sedia, sfiorando con la mano abbassata la parte anteriore del suo abito, permettendole poi di posarsi sul suo ventre mentre si alzava in piedi.
“Posso assicurarti che sono pienamente soddisfatto da solo.”
Sherlock strinse gli occhi e pressò le labbra incredulo, sapeva di avere ragione. Da quando lui e John avevano formalmente annunciato la loro relazione per quella che era realmente, aveva notato una lieve ossessione nel bisogno di compagnia di Mycroft. Non aveva più bisogno di prendersi cura di Sherlock, ora che John Watson lo avrebbe fatto fino alla fine dei suoi giorni e si sentiva annoiato con se stesso, si sentiva solo. Sherlock lo percepiva anche solo dal modo in cui Mycroft pronunciava le parole, dal modo in cui si ritraeva ogni volta che John era presente, Sherlock semplicemente lo sapeva. Non era il solo ed unico consulente investigativo del mondo senza motivo, vedeva cose che gli altri non vedevano, e con la sua attuale conoscenza di come ci si sente ad amare e ad essere veramente amato, poteva sentire la disperazione di Mycroft così bene come se fosse propria.
Sherlock si diresse lentamente verso il bellissimo violino lucido posato accanto alla scrivania di John. Lo prese, le mani strisciarono sulle corde non appena posò la guancia sullo strumento.
“Come se valesse la tua parola. Cosa vuoi saperne dell’argomento in questione, Mycroft?”
Il viso di Mycroft si inasprì mentre lui si ritirava per un attimo nei pensieri. Chiuse gli occhi lasciando la bocca libera di aprirsi, come se stesse aspettando che le parole ne uscissero senza sforzo.
“Ho abbastanza conoscenze per sapere che non sono solo, Sherlock Holmes.”
Sherlock si rifiutò nuovamente di controbattere alle bugie di Mycroft, lui sapeva la verità. Mosse l’arco sopra le corde, il violino diede vita a diversi suoni striduli. Mycroft fece una smorfia battendo la punta dell’ombrello sul pavimento.
“Tu e il tuo maledetto strimpellare!”
Sherlock sorrise, puntando l’archetto verso la porta d’ingresso.
“Allora vattene. Tu non sei solo, non ti è necessaria alcuna compagnia e men che meno ti interessa la mia. La porta è aperta, non sei qui senza motivo.”
Mycroft si fermò esitante per un momento, gli occhi fugaci tra la punta dell’archetto del violino e Sherlock. Era chiaro dall’espressione sconvolta sul volto di Mycroft che non voleva andarsene, ma uscì dall’appartamento con dignità e compostezza. Sapeva quando Sherlock ne aveva avuto abbastanza di lui, e aveva raggiunto il limite. Prima di chiudersi la porta alle spalle, si voltò con gli occhi bassi, rivolgendosi a Sherlock.
“Vi controllerò, e la prossima volta che entro in questo abominio di un appartamento mi aspetto che sia un tantino più pulito, fratellino. Il disordine non fa bene ad un funzionale--”
Il violino aveva cominciato a stridere sulle parole di Mycroft, la sua bocca venne chiusa in modo rapido e un filo di rossore si sparse sul suo viso. Emise un sospiro, chiudendo la porta con un tonfo sordo. Sherlock continuò con i suoi delicati e precisi movimenti delle dita, fermandosi solo per un attimo e scrutando oltre le pesanti tende scure, guardando Mycroft che saliva su un’auto nera lucida e misteriosa. Lasciò che lo strumento si posasse lungo il suo fianco, quello era un comportamento troppo infantile, anche per Mycroft.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Come trovare il suo tipo. ***


•Nota della traduttrice:
Bentrovati al secondo capitolo di questa traduzione, non mi aspettavo che così tanti l'avrebbero seguita e anzi, temevo che nessuno la conoscesse xD Che dire, è una bellissima sorpresa e ringrazio tutti coloro che hanno recensito, letto, inserito nei preferiti e nelle seguite, come sempre nulla sarebbe possibile senza voi lettori c: Sarò breve come al solito, dopo i ringraziamenti di cui sopra vi lascio alla lettura, ci vediamo martedì prossimo~

Capitolo 2: Come trovare il suo tipo
 
Il suo bisogno di un compagno doveva essere di gran lunga molto più grande di quanto Sherlock si sarebbe mai aspettato. Portò la parte bassa del piccolo strumento a corde contro la sua guancia, chiudendo gli occhi immerso nei pensieri. Preferiva scivolare nella musica mentre pensava, dal momento che John cercava di allontanarlo dai cerotti alla nicotina, sostenendo che fossero troppo “malsani”, che era contro il suo buon senso consentire a Sherlock di avvelenare il suo corpo con tali tossine. In altre circostanze Sherlock avrebbe mandato John al diavolo, ma visto che questo avrebbe causato un litigio tra i due si mordeva la lingua e cercava un modo migliore per concentrarsi.
Sherlock passò l’intera notte nell’ossessione per la disperazione di suo fratello. Perchè gli interessava così tanto? Non era nemmeno così affezionato a Mycroft! Perchè passava così tanto tempo a dedicarsi a qualcuno che sminuiva continuamente la sua intelligenza? Si sedette sul divano insieme a John, che stava sonnecchiando accanto a Sherlock, le braccia incrociate sul petto forte, la testa che iniziava a cadere lentamente e gradualmente da un lato. Solitamente si sarebbe accorto della sonnolenza di John e avrebbe portato i loro corpi fino alla camera da letto, ma era così infossato nella propria mente da non aver prestato la minima attenzione a John da quando era arrivato a casa. A disagio, Sherlock si mosse da sotto John, la sua vicinanza rendeva due volte più difficile per il suo cervello il trovare una soluzione logica al problema di suo fratello. Dal momento che Mycroft era troppo imbarazzato per risolvere la propria situazione, Sherlock sapeva che avrebbe dovuto intervenire e risolverla da solo, come se fosse un altro dei suoi casi. Le sue labbra si stesero in un sorriso ambiguo, un caso sull’amore, era diverso. Una sfida, oh, ma l’apprezzava molto. John iniziò a muovere e ad allungare le braccia, sentendo con la mano il posto caldo di Sherlock che si era fatto più freddo, vuoto.
“Sherlock?” chiamò, intontito.
“John, torna a letto.” rispose bruscamente, tornando nei suoi pensieri.
John sfregò la base del naso chiudendo gli occhi e sbadigliando.
“In nome del cielo, a cosa starai mai pensando! Non mi hai detto una maledetta parola da quando sono tornato a casa!”
Le labbra di Sherlock erano appiattite in una linea sottile e dura mentre pensava a come dire gentilmente a John di stare zitto. Era una persona piuttosto emotiva, e anche se Sherlock lo amava immensamente aveva davvero bisogno di starsene tranquillo!
“Affari importanti John, vai a letto e basta.”
Il labbro inferiore di John sovrastò quello superiore mentre lui si stringeva nelle spalle.
“Vago, perchè mai dovrei aspettarmi una risposta elaborata dal grande Sherlock Holmes? Dio non voglia che io possa essere in qualche modo capace di aiutare, o l’Inghilterra crollerebbe!” gridò, dondolando avanti e indietro nel tentativo di alzarsi.
Gli occhi di Sherlock si allargarono per un momento. John. John era la persona più sentimentale e romantica che Sherlock avesse mai conosciuto. Grazie al cielo era finalmente utile!
“Aspetta John, devo chiederti una cosa.” urlò Sherlock, John lo aveva ormai oltrepassato.
“Cosa, Sherlock?” chiese infastidito.
“Hai qualche idea su chi sia il tipo ideale di Mycroft?”
John lo guardò con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Strinse l’occhio sinistro per chiuderlo, grattandosi l’angolo dell’orecchio detro.
“Scusa, cosa?”
Sherlock roteò gli occhi.
“Mi hai sentito benissimo, John!” sbottò, perdendo la pazienza. La ripetizione non era una delle attività preferite di Sherlock.
“Come diavolo puoi aspettarti che io sappia cosa piace a tuo fratello! Cristo santo Sherlock, non so nemmeno quale sia il mio tipi e pretendi che sappia quello di Mycroft?” gridò puntando il dito contro la faccia di Sherlock.
Sherlock strinse gli occhi guardando John, evidentemente era stato un errore chiedere il suo aiuto.
“Tu sei il romantico, pensavo sapessi come piazzare un appuntamento di qualche tipo a Mycroft!”
John rise, un sorriso di incredulità si posò sul suo volto.
“Un appuntamento? Vuoi mandare Mycroft ad un appuntamento! Perchè pensi che io avessi indizi su cosa possa piacergli, Sherlock!”
John aveva tutte le ragioni, ci aveva messo tre anni per capire di essere innamorato di Sherlock. Si sedette in silenzio per un attimo, le mani intrecciate sotto al naso mentre pensava. Ci doveva essere un modo per capire il tipo ideale di Mycroft. Aveva bisogno di cercare qualcuno da far lavorare sotto copertura in grado di ottenere la fiducia di Mycroft, e con il quale Mycroft si sarebbe sentito al sicuro nel confidare certe informazioni.
“Lestrade.” disse Sherlock a voce alta.
John lo guardò vagamente frustrato, stanco e confuso, tutto era chiaro sul suo volto.
“Cosa?” sibilò John.
“Gavin Lestrade. Oh, è perfetto.” annunciò Sherlock eccitato, le mani scivolarono via dal suo volto non appena saltò in avanti verso John dalla poltrona.
“Il suo nome è Greg, Sherlock! E cosa ha a che fare con questa faccenda?”
Sherlock guardò John, le sopracciglia aggrottate insieme. Il suo piano era stato chiaramente delineato agli occhi di John, per come era stato detto. John mosse la lingua contro la propria guancia.
“Stai facendo quella faccia verso di me. Non fare quella faccia con me.” grugnì, gli occhi inchiodati in quelli di Sherlock.
“Non sto facendo alcuna faccia, John. E’ la mia fa-”
“Sì, e sta facendo quella cosa!” lo interruppe John.
Sherlock si lasciò sfuggire un pesante sospiro e roteò gli occhi, quanto odiava dover spiegare tutto!
“Oh, non essere stupido John, pensa! Mi serve qualcuno per capire quale sia il tipo ideale di Mycroft. Ovviamente lui non me lo dirà, non vuole nemmeno ammettere il suo bisogno di affetto, non c’è ragione per cui dovrebbe dirmi del suo “tipo”. Non si è mai confidato con te, sapeva che la cosa ti avrebbe entusiasmato e che me l’avresti detto. Ma Gavin... Gary... Lestrade, è una conoscenza comune tra me e Mycroft. Lui invia Lestrade per tenermi d’occhio continuamente, oh, ma che succederebbe se invertissi la situazione e lo facessi lavorare per me?” spiegò Sherlock, gli occhi gli si erano illuminaroni dal momento in cui aveva iniziato ad elaborare il piano.
John rimase lì, in un silenzio incredulo. Scosse la testa e si allontanò.
“Come ti pare, Sherlock. Visto che hai finito, me ne vado a letto.”
Si trascinò per la sua strada fino in fondo al corridoio, sbattendo la porta contro Sherlock.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Preparazione ***


Nota della traduttrice: Bentrovati al capitolo tre di questa fanfiction Mystrade, mi scuso per il ritardo dell'aggiornamento ma ho avuto molte cose da fare, come sempre. Sono felice di sapere che sta piacendo a molti lettori, ho portato i vostri complimenti anche all'autrice e sto aspettando che pubblichi l'aggiornamento del quinto capitolo, il quarto invece lo inizierò a tradurre domani. Sarà sicuramente pronto per la prossima settimana ♥ Detto questo, vi auguro buona lettura!

Midori No Euspuri~

Capitolo 3: Preparazione

Il giorno successivo, John si svegliò accanto a Sherlock, il braccio stretto intorno alla sua vita. Ancora piuttosto irritato dal loro battibecco della sera precedente, John si liberò dalla stretta di Sherlock rotolando col corpo verso l’altro lato del letto, quasi evitando ogni altro contatto con lui. Non era ancora pronto ad affrontare la situazione con maturità. Era ancora piuttosto ferito ed infastidito dall’incapacità di Sherlock di parlargli in modo gentile e razionale, invece di dare di matto e rimproverarlo con impazienza, insultando la sua mente, perché non capiva. Gli occhi di Sherlock si aprirono di malavoglia, il naso si arricciò, mentre sbadigliava.
“John?” gridò, strisciando sul letto fino ad afferrare la base della schiena dell’altro.
Il suo disagio crebbe quando lo vide allontanarsi.
“Va’ al diavolo, Sherlock.” sibilò irritato, mentre si alzava dal letto. Si infilò in fretta i pantaloni, nascondendo l’intimo dal colore rosso vivo, seguiti dalla camicia e si precipitò verso la porta della stanza. Sherlock sbadigliò appena arcuando le labbra.
“John, il tea!” borbottò, mentre cercava la forza di alzarsi.
“Fatti da solo il tuo maledetto tea!” gridò John, chiudendo la porta con forza e inondando l’appartamento di vibrazioni. Sherlock strinse le labbra passandosi le mani tra i ricci scuri morbidi, si poteva dire che John fosse in un altro dei suoi stati d’animo particolari, inutilmente drammatico come sempre. Emise una risatina, era divertente come John lo avesse sempre criticato per essere una drama queen, quando in realtà era drammatico quanto lui. Emise un sospiro annoiato e gettò i piedi fuori dal letto stropicciandosi un occhio, non c’era tempo per poltrire. Avrebbe presto avuto una giornata impegnativa, convincere Lestrade ad unirsi ai suoi sforzi per trovare un compagno per Mycroft, e ora doveva trovare un modo anche per calmare la rabbia di John e risolvere la tensione fra loro. Sollevò gli occhi verso l’alto, i rapporti erano difficili, perché aveva accettato di farsi coinvolgere in quello? Si alzò in piedi, afferrando la vestaglia blu e allacciandola stretta attorno al proprio corpo, mentre si imbatteva sbadigliando nella cucina, rimpiangendo di aver discusso con John. Ora chi avrebbe fatto il tea del mattino?
“Oh, bene.” sospirò a se stesso. “John non crede che io possa fare da solo. Io sono più che in grado di fare il tea da solo. Sono Sherlock Holmes, di certo non ci vuole il mio grande intelletto per mettere l’acqua in un bollitore e farla bollire finchè non fischia.”
Lo sporco bollitore fischiò a tutto volume, perforando il cervello di Sherlock. Quest’ultimo si fece piccolo sulla poltrona, portando rapidamente le mani alle orecchie.
“STA’ ZITTO!” ringhiò all’oggetto inanimato sul fuoco, nonostante stesse facendo il suo lavoro. Grugnì, correndo in cucina e cercando di far cessare quell’inferno, poi riuscì a svuotarlo dell’acqua bruciandosi una mano nel processo. Prese una forte boccata d’aria, imprecando sottovoce.
“Dannazione, bastardo.” borbottò, portandosi la mano al petto.
Si era davvero stancato di giocare con quel piccolo diavolo d’argento. Lestrade sarebbe stato sicuramente per strada e Sherlock era ancora con indosso i larghi pantaloni del pigiama, slacciati, e la vestaglia blu. Fissò con rabbia il bollitore sul fuoco, al diavolo, il tea non era poi così importante per lui, sarebbe stato perfettamente in grado di lavorare senza di esso!
Si precipitò nella sua stanza, cambiandosi rapidamente con il suo abbigliamento abituale, prima di tornare nuovamente in cucina. Strinse le labbra, d’altra parte il tea sarebbe stato piacevole... E se Lestrade ne avesse voluto un po’? Non avrebbe avuto nulla da offrirgli e forse sarebbe stato più semplice convincerlo a lavorare con lui, se avesse offerto da bere al suo ospite. Le labbra gli tremavano mentre meditava al riguardo, perchè era così difficile? Era solo del maledetto tea! Aveva visto John prepararlo un milione di volte! Avvolse nuovamente la mano attorno al manico di metallo del bollitore, e la ritirò in fretta verso il proprio petto.
“Per l’amor del cielo, perchè è un processo così dannatamente difficile? NON DAI QUESTI PROBLEMI A JOHN!” urlò al bollitore, irritato.
“Devo forse tornare in un altro momento, quando non avrai una discussione con le stoviglie?” chiese Greg dalla porta, schiarendosi la gola. Sherlock guardò in sua direzione, la mano ancora sul petto.
“No, va bene. Vieni pure... Era solo la preparazione del tea...”
“Non suonava come la preparazione del tea.” rise Greg, facendosi strada nell’appartamento.
“Oh, sta zitto, Lestrade.” brontolò Sherlock, la faccia plasmata in un broncio offeso.
“Sono qui per aiutarti, Sherlock! Ricordatelo.” minacciò Lestrade, aggrottando le sopracciglia mentre guardava verso Sherlock. Quest’ultimo alzò gli occhi al cielo, tutto quello sarebbe stato decisamente una bella sfida per lui.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Accettazione ***


•Nota della traduttrice~
Come ho già spiegato nell'account personale, ho avuto problemi col pc e numerosi impegni, che mi hanno portato ad un incommensurabile ritardo nel postare e aggiornare fanfiction. Vi informo con gioia che, dopo il suo blocco, l'autrice originale ha pubblicato fino al capitolo sei, quindi per altre due settimane potrò andare avanti a tradurre, sperando che il settimo capitolo venga pubblicato presto... Detto questo, vi auguro buona lettura!
Midori No Esupuri~
 
Capitolo 4: Accettazione

Lestrade aiutò il detective, mettendo a sobbolire un pentolino d'acqua e sbattendo le ante della credenza alla ricerca del posto in cui John avesse riposto il tea.
"Sherlock, dove diavolo è il tea?" abbaiò Lestrade.
Le spalle di Sherlock si incurvarono.
"John si occupa del tea. Lui lo saprebbe."
"Chiaramente." sbottò Lestrade, sbattendo le ante per richiuderle.
Sherlock congiunse le mani sotto il naso, prendendo un respiro profondo, le sue dita scivolarono lentamente verso il basso per permettere al mento di rilassarsi mentre esalava. L'orlo argenteo delle sue iridi, fisse su Lestrade dal momento in cui questo era entrato, scivolarono sulla poltrona di John. Sentì le proprie labbra tendersi in una sorta di amarezza, che rese fastidiosa l'aria della stanza. Odiava il modo in cui le parole che stava per pronunciare risultavano amare sulle labbra, disprezzava il modo in cui lo facevano sentire. Poteva già sentire la risata beffarda nella gola di Lestrade, mentre questi si sedeva, la gamba piegata casualmente sul grembo, le braccia appoggiate al tessuto morbido e invecchiato della poltrona di John.
"Allora, cos'è questo stato di emergenza? E' stato un inferno assicurarmi che Anderson non mi seguisse fin quassù, l'intera centrale è curiosa di sapere in cosa Sherlock Holmes possa avere bisogno di aiuto." Lestrade rise, un sorriso sfacciato, da un orecchio all'altro.
Il volto di Sherlock si inasprì, mentre gli occhi si socchiudevano verso Lestrade. Lui alzò gli occhi, continundo a ridere rumorosamente.
"Beh, per cosa diavolo hai bisogno del mio aiuto?"
Ormai anche Sherlock era arrivato a comprendere che le sensazioni di Mycroft non fossero così tanto imbarazzanti e tristi, ma per qualche ragione, non importava quanto duramente cercasse di abbandonare quel 'caso', perchè non poteva proprio. Non era nella sua natura scartare un caso e lasciarlo irrisolto. Strinse forte gli occhi, prendendo un respiro profondo prima di avvicinarsi alla sedia del'altro.
"Mycroft."
Il sorriso scomparve dal viso di Lestrade, uno sguardo di pura incertezza si era insinuato tra i suoi lineamenti squadrati. Si appoggiò allo schienale della poltrona, le dita che scorrevano agitate sulla fronte e attraverso i fili argentei dei capelli. Sherlock lo sguardò mentre si spostava sulla sedia, a disagio, era incuriosito dalla reazione. Bastava il suo nome per innescare una pressione all'interno della mente di Lestrade. Si sedette, picchiettando le dita sui braccioli della poltrona, gli occhi concentrati esclusivamente sulla tappezzeria stracciata mentre parlava.
"Come, prego?"
"Non farmi ripetere Lestrade, conosci il mio odio per le ripetizioni."
Lestrade deglutì a fatica, spingendo verso il basso il respiro bloccato in gola, scollando gli occhi dal bracciolo della poltrona di John, la mano che sfregava contro la barba appena tagliata.
"E' tuo fratello, se si tratta della sua richiesta di tenerti d'occhio, mi spiace Sherlock ma mi ha dato precise istruzioni per non discutere trop-"
"Voglio che tu lo controlli per me."
Lestrade era stato sopravvalutato, forse non era l'uomo più adatto per quel lavoro, dopotutto. Sherlock sospirò, sollevando il corpo per infilarvi sotto le proprie gambe e tendersi in avanti.
"Voglio che tu scopra il tipo ideale di Mycroft."
"Il suo... Tipo...?" ripetè Lestrade, ribadendo le parole di Sherlock in una domanda, sgranò gli occhi mentre si strofinava una mano sul viso.
"Cristo Sherlock, come diavolo ti aspetti che io lo scopra?"
Sherlock guardò Lestrade, inclinando la testa di lato.
"Certo, puoi capirlo benissimo da solo. Sei un Ispettore. In pratica, devi solo scavare un po' e tornare da me con i risultati. E' semplice."
Emise un gemito, le dita che si separavano mentre guardava davanti a sè.
"Sherlock, io... Non posso, credo. Io non conosco nemmeno tuo fratello, a volte cerco di invitarlo ma quel dannato bastardo non accetta mai."
Le sopracciglia di Sherlock si sollevarono, sospettose.
"Tu hai chiesto a mio fratello di vedervi per un appuntamento?"
Sulle guance di Greg nacque un pallido color salmone, mentre si schiariva la gola.
"No di certo. Non in quel modo, almeno. Basta, non lo so. Ho pensato che, dato che saremmo stati d'accordo su di te, sarebbe stato buono conoscerci, no?"
Il DI si sedette, le mani sempre più umide e le dita sudate nei pugni stretti. Emise un rapido sospiro, perchè diavolo si stava innervosendo tanto? Si trattava solo di quel maledetto Mycroft! L'uomo poteva anche essere stato intimidatorio, ma entrambi sapevano da tempo dell'esistenza dell'altro, e in tutto questo il pover'uomo non riusciva a capire come mai divenisse così nervoso anche nel sentir nominare Holmes senior. Non era minimamente terrorizzato da quell'uomo elegante, ma c'era qualcosa in lui. Sherlock si schiarì la gola, Lestrade si permise di incrociare il suo sguardo.
"Mi dispiace Sherlock, non posso."
Sherlock emise un sospiro, non pensava che avrebbe dovuto abbassarsi così tanto.
"Sono preoccupato. Ti prego, Gavin."
"GREG!" lo corresse frustrato Lestrade, a denti stretti.
"Giusto."
Lestrade sospirò strofinandosi la mano sulla fronte, le dita che graffiavano nervose il cuoio capelluto. "Dici che lo scoprirò? Cosa diavolo hai intenzione di fare con queste informazioni?"
"Trovargli un appuntamento, ovviamente."
Una risata sfuggì dalle labbra di Lestrade, un piccolo sorriso sul viso incredulo.
"Mycroft Holmes? Un appuntamento? Beh, buona fortuna con questo."
Le labbra di Sherlock si serrarono l'una contro l'altra, puntò il dito contro la porta.
"Vattene, ora."
Evidentemente non sarebbe arrivato da nessuna parte in quel modo. Era stato solo uno spreco di tempo, il tempo che avrebbe potuto usare per capire Mycroft completamente da solo. Sentiva chiaramente che Lestrade non era disposto ad aiutarlo, era frustrato e purtroppo era nuovamente al punto di partenza.
"Che cosa? Aspetta, pazzo bastardo!" lo interruppe Lestrade, il volto indurito. Fece scivolare il telefono dalla tasca.
"Devo incontrare tuo fratello verso mezzogiorno, sono le undici ora. Prima che mi metta in imbarazzo, sei proprio sicuro che debba farlo io?"
La soddisfazione si impadronì del viso di Sherlock.
"Sapevo che avresti visto le cose a modo mio, Lestrade. Ora vattene. John sarà qui da un momento all'altro."
Imprecando sottovoce, Greg si alzò dalla poltrona. Si ficcò le mani in tasca, un groppo inquietante in gola. Era pazzo, ad accettare quel caso da Sherlock. 
Sherlock mise una mano sula parte inferiore della schiena dell'ispettore dandogli una spinta poco educata, spingendolo fuori dalla porta. Quest'ultima scricchiolò appena, chiudendosi dietro di lui. Guardò il cielo.
"Per l'amor di Dio, in cosa mi sono cacciato." grugnì, mentre si rialzava dalla caduta sul pavimento, per poi uscire da Baker Street.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Autocontrollo ***


•Nota della traduttrice~
Bentrovati con il quinto capitolo di questa fanfiction, ne manca soltanto uno per essere in pari con l'autrice americana e sono sinceramente contenta di aver portato avanti questa traduzione, vedo che la state apprezzando in molti! Anche l'autrice è molto felice, nemmeno si aspettava che sarebbe stata seguita con questo interesse. Vi lascio al capitolo, è un po' più corto degli altri ma personalmente posso dire di amare notevolmente questo Greg... E presto saprete perchè! Buona lettura, e alla prossima settimana!
Midori No Esupuri~
 
Capitolo 5: Autocontrollo

Mentre Greg passeggiava per la strada, non poteva fare a meno di liberare la propria mente, annoverata intorno alle parole di Sherlock. I suoi discorsi giocavano nella sua testa, suonando reali proprio come quando erano stati pronunciati.
"Scopri il tipo ideale di Mycroft."
Greg si lasciò sfuggire un piccolo, divertito e sprezzante sorriso. Dubitava che Mycroft Holmes fosse in qualche modo attratto da qualcosa che non fosse il suo lavoro. Ripensando a tutti i loro incontri passati, Greg non potè riportare alla mente una circostanza in cui Mycroft fosse felice in compagnia di qualcuno. Il viso di Greg si fece rapidamente accigliato nel ricordare che Mycroft sembrava non godere nemmeno della sua compagnia.
Si lasciò sfuggire un sospiro sconfitto, era alle prese con questo sentimento per il maggiore degli Holmes da due anni, e ora, anche con il suo divorzio ufficializzato e il resto, il mercoledì precedente si era ritrovato fortunatamente in compagnia di Mycroft e ci era voluto ogni grammo di volontà che aveva dentro per evitare di incollare quella compiaciuta, brillante, diabolica figura dell'uomo contro le pareti del suo grande ufficio e baciarlo fino a farlo dannare. Si morse con forza il labbro al solo pensarci.
Guardò l'orologio, sapeva quanto Mycroft disprezzasse quando era in ritardo per i loro appuntamenti a pranzo. Dopotutto, Mycroft era un uomo molto impegnato e aveva cose migliori da fare con il suo tempo, invece che aspettare gente del calibro di Lestrade. Per fortuna, il luogo del loro incontro non era che a due isolati, gli dava il tempo sufficiente per prepararsi mentalmente alla conversazione nella quale stava per gettarsi.
Si sentiva la bocca secca, mentre i palmi delle mani avevano cominciato a sudare nervosamente, non era sicuro di voler sapere il tipo ideale di Mycroft. Non era sicuro di saper gestire la consapevolezza che lui non era il tipo ideale di Mycroft. Voleva essere il suo tipo, voleva sapere com'era stringersi contro l'elegante politico, l'aria calda e vaporosa mentre i loro corpi che sfregavano l'uno contro l'altro potevano quasi dar vita ad un incendio, che avrebbe potuto raffreddarsi solo dalla fresca sensazione delle sue labbra premute contro quelle di Mycroft, mentre ancora l'uomo sfregava contro di lui e ansimava nel calore del momento.
Greg scosse piano il capo, solo pensare una cosa del genere tra sè e sè gli faceva girare la testa come una giostra. Dio, era pietoso quanto volesse Mycroft Holmes. 
"Andiamo, non è il momento di pensare questo, ora. O finirò per camminare con una sfortunata erezione." borbottò fra sè e sè, frustrato per i suoi stessi pensieri.
"Aiuterebbe davvero la situazione. Meglio finire questa passeggiata in silenzio."
Emise un sospiro esasperato, facendo esattamente ciò che aveva pensato.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Incontro ***


~Nota della traduttrice:
Ed eccomi con il sesto capitolo di questa traduzione, che per il momento è l'ultimo. Spero che l'autrice aggiorni presto, la storia sta prendendo - almeno per me - una piega interessante e non vedo l'ora di leggere il continuo! Questo sesto capitolo riguarda solo Mycroft e Greg, finalmente. Vi lascio alla lettura, come sempre grazie a chi recensisce, segue e/o legge in silenzio!
Midori No Esupuri~
 
Capitolo 6 - Incontro


Greg si trascinò all'interno del ristorante, le mani strette con forza nelle tasche e il petto gonfio di orgoglio, non appena si guardò intorno nel locale scelto per il suo pranzo in compagnia. Il suo respiro si smorzò quando il suo sguardo cadde sull'elegante uomo, il volto sepolto tra  le pieghe del quotidiano del giorno. Dio, aveva un aspetto mozzafiato! Controllati Lestrade!
Con un profondo respiro, si diresse tranquillamente verso il tavolo circolare al quale era seduto Mycroft. Allontanò la sedia schiarendosi la voce.
"Sera, Myc." balbettò Greg, sedendosi velocemente.
"Sei in ritardo, Gregory. Lo sai che sono riluttante verso i ritardi." Mycroft parlava, le sue parole erano fredde e concise. Mycroft piegò il giornale tra le mani e lo posò sul tavolo. Si considerava l'uomo più intelligente in tutta l'Inghilterra, ma ogni volta che si trovava in presenza di Gregory Lestrade, sia fisica che mentale, gli mancava sempre la capacità di respirare correttamente. Dio, era mozzafiato! Realizzò che stava trattenendo il respiro, e lo lasciò andare.
"Giusto, mi dispiace, sono stato con Sherlock prima di venire qui. Mi ha un po' trattenuto, mi scuso." iniziò a spiegare Gregory, gli occhi contro quelli di Mycroft, per un solo istante. Avrebbe giurato che in quel momento sentiva un leggero accenno di un qualche tipo di emozione, ma prima che Greg potesse capirlo appieno, gli occhi di Mycroft si erano induriti rapidamente mentre lasciava che i loro sguardi si separassero.
"Molto bene. Tra voi due si è forse sviluppata una degna conversazione?" domandò Mycroft, andando direttamente al punto del loro incontro.
Greg si morse nervosamente il labbro inferiore. Aveva l'occasione ideale per avvicinarsi alla conversazione delicata avuta con Sherlock, che aveva concordato prima di lasciare Baker Street.
Basta chiederglielo, stupido! E non è un grosso problema, solo una chiacchierata casuale. Dio, perchè ho accettato tutto questo?
Ci fu un momento di silenzio tra i due uomini e Greg cercò di trovare il metodo appropriato per esporre la sua confessione.
"Beh." iniziò Greg. "Mi ha detto che è preoccupato che lei possa essere solo, tutto qui."
Gli occhi di Mycroft ruotarono, e la gamba si mosse.
"Posso assicurare che non sono affatto solo. Sono perfettamente soddisfatto della mia vita così come lo sono stato negli anni passati, Gregory." sputò Mycroft, sapendo che era tutta una bugia.
Era strano, Mycroft non si era mai visto come un uomo dominato da attrazioni fisiche, ma Dio se non aveva l'urgenza di afferrare l'Ispettore Detective per il colletto della camicia, con forza, e indulgere nella beatitudine delle labbra di Gregory. Si scoprì involontariamente catturato dalle labbra sopra citate, mentre le sue divenivano aride, imploranti di essere inumidite da quelle di Greg.
Greg si contorceva sotto l'intensità dello sguardo di Mycroft, ma lo apprezzava molto. Dio se lo amava. Non ci aveva mai pensato prima, ma ora che aveva il tempo di osservare con attenzione Mycroft, aveva preso atto di quanto le sue labbra fossero paffute e rosee, era come se lo chiamassero a leccarle e a morderle. La sua mente iniziava a vorticare, cosa c'era di così maledettamente attraente in Mycroft?
Nessuno dei due sembrava voler spezzare la tensione del momento. Erano entrambi bloccati nei loro sogni ad occhi aperti desiderosi l'altro, anelando, bramando, desiderando, solo per sentire il calore della stretta dell'altro. Volevano sapere come fosse assaggiare l'altro, condito con la pura beatitudine dell'estasi sessuale, ma quel silenzio doveva essere rotto. Facendo attenzione che non vi fosse un rigido rigonfiamento troppo evidente contro la stoffa dei propri pantaloni, Mycroft si alzò, riprendendo il suo ombrello. Si schiarì la gola un certo numero di volte, forse fin troppe, ma a Gregory non avrebbe potuto importare meno di così.
"Come sempre, è stato un piacere Gregory. Puoi assicurare a Sherlock, che sono di fatto contento della mia vita così com'è."
Detto questo si mosse rapidamente per raggiungere l'uscita, non riuscendo ad allontanarsi molto prima che Greg lo chiamasse.
"Aspetta Myc, aspetta un secondo!"
Puntando i talloni a terra, Mycroft si voltò. Emise un leggerissimo sospiro.
"Sì?"
"Sembrerà ridicolo, ma se non torno a Baker Street con le informazioni riguardo al tipo ideale di persona con cui ti interesserebbe stare, il tuo diavolo di fratello mi incollerà al muro."
Tendendogli una mano, l'uomo più giovane interruppe il discorso di Greg.
"Non dire altro. Puoi riferire al mio dolce fratellino che io non ho un tipo. Buona giornata Gregory, sentiti libero di chiamarmi se scopri qualcosa."

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Sentimenti ***


•Nota dell'autrice~
Salve a tutti, e bentornati all'aggiornamento di questa fanfiction! Che dire, l'autrice ha avuto dei problemi legati alla scuola e quindi non ha potuto aggiornare, ma mi ha scritto che potrà farlo più spesso adesso che è libera... E spero davvero che riesca a mandare avanti la storia, che a me sta piacendo davvero molto, nonostante i capitoli siano davvero corti! Questo è incentrato sul caro Mycroft, buona lettura! Ci vediamo al prossimo aggiornamento~
Midori No Esupuri

Capitolo 7 - Sentimenti

Il giovane uomo elegante non potè fare a meno di uscire in fretta da quel ristorante, cominciava a sentirsi sempre meno composto. Ben presto si rinchiuse nella propria auto nera, lasciando andare indietro la nuca contro il poggiatesta del sedile. Come poteva, Mycroft Holmes, aver agito in un modo tanto stupido? Che stava succedendo nella sua testa, che formava quei... Sentimenti! Piegò accuratamente le mani in grembo, gli occhi chiusi e tremanti mentre cercava disperatamente di dimenticare l'Ispettore. Non vedeva alcun motivo per cui l'Ispettore avrebbe potuto nutrire il minimo interesse per lui, ma comunque non riusciva ad allontanare la mente dal pensiero della compagnia di Gregory.

Mycroft si era sempre considerato l'uomo più intelligente della Terra, superando persino il suo fratellino... Allora, perchè non riusciva a capire che cosa ci fosse di così dannatamente attraente in Gregory Lestrade? Era una strana sensazione che lo aveva inghiottito ogni volta che si erano ritrovati insieme. Sebbene Mycroft non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, soprattutto con Sherlock, era leggermente solo... Ma c'era solo una presenza che desiderava continuamente, ed era quella di Lestrade. Sperava che fosse apparso evidente, al punto che anche Lestrade avrebbe potuto capirlo... Ma, dopotutto, flirtare non era tipicamente un gioco al quale Mycroft si prestava.

L'elegante uomo più anziano si stava rapidamente svelando per mano del detective dai capelli argentei... Ingrigito, ma ancora così incredibilmente bello. Con quei lineamenti perfettamente cesellati e il mento squadrato, accentuato dalla barba scura... Si fermò, il volto che si trasformava rapido in una tonalità bordeaux molto intensa. Tutto quello era assolutamente ridicolo! I suoi sentimenti per Gregory erano puramente legati al fisico, nulla più. Una scintilla che aveva lasciato accendersi e che avrebbe bruciato dentro di lui... E, dagli sguardi che si erano scambiati al ristorante, sembrava che Gregory volesse la stessa cosa...

Si fermò, la mano tesa nella tasca, le dita accarezzarono leggermente lo schermo del cellulare... Forse avrebbe dovuto contattare Gregory... O forse no. Sarebbe apparso strano, se lo avesse fatto? Molto probabilmente sì... Ma cosa sarebbe accaduto, se non lo avesse fatto? No, certamente lo avrebbe fatto. Le emozioni erano molto complicate, Mycroft lo aveva realizzato molto rapidamente. Emise un sospiro leggero, ritirando la mano dalla tasca, le dita che pizzicarono appena il naso.
"Non ho semplicemente il tempo di provare qualcosa per Gregory Lestrade... E' tutto, fine."

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Pensieri ***


• Nota della traduttrice: 
Bentornati al caiptolo otto di questa storia, finalmente aggiornata ~ Come sempre, il capitolo è abbastanza corto, dal punto di vista di un Greg molto confuso... Buona lettura, ci leggiamo al prossimo!
Midori No Esupuri ~ 

Capitolo 8 - Pensieri
 
Il viaggio di ritorno verso l’appartamento di Lestrade fu zeppo di domande sconvolgenti, la più importante delle quali era ‘che diavolo è successo lì dentro?’. Non importava quanto Greg cercasse di mantenere i pensieri lontani da Mycroft, non poteva farlo. Era quasi maledettamente impossibile dimenticare il momento che i due uomini avevano condiviso l’uno con l’altro. Il modo in cui i loro occhi si erano collegati e avevano sostenuto lo sguardo altrui. Il modo in cui i rumori sempre vivaci e fastidiosi nello sfondo del loro solito luogo d’incontro sembravano muti e lontani, come se fossero gli unici presenti lì dentro. Il modo in cui Greg si sentiva, solo immaginando di sovrastare quel tavolo, afferrare il sofisticato politico per la cravatta rossa, e premere le loro labbra insieme in un bacio rude e pieno di desiderio che li avrebbe lasciati disperati e con i respiri affanna- no. Era ridicolo, a stento conosceva il maggiore degli Holmes. Desiderava solo conoscerlo meglio, ad ogni livello immaginabile… Soprattutto a livello fisico.
Dio, Greg non poteva più negarlo. Da qualche parte, tra i loro incontri, si era innamorato follemente e velocemente di Mycroft.
L’Ispettore sospirò, i polsi affondati nelle tasche mentre camminava su un lato della strada, perso nei pensieri. Così perso, che quasi non si accorse del fatto che il suo cellulare stava scivolando via dalla tasca. Si forzò a tornare velocemente al presente, imprecò mentre le dita si tendevano per afferrare il telefono.
"Dannazione... Perchè diavolo questi maledetti aggeggi sono così dificili da tenere in mano!" mormorò a se stesso. Roteò gli occhi al cielo quando finalmente riuscì ad afferrare il piccolo cellulare plastificato nella sua grande mano maschile. Accidenti...
"Sì Sherlock... Cosa c'è?"
"Immagino che il tuo incontro con mio fratello sia stato meno soddisfacente del previsto..." lo punzecchiò Sherlock con voce davvero poco divertita.
Cristo, non era affatto dell'umore giusto per tutto quello. L'unica cosa nella sua mente era trovare il buco più profondo di tutta Londra e sotterrarsi all'interno di esso... E ovviamente non doveva dimenticare quel maledetto pazzo di un Holmes.
Dio, anche solo il suo nome era sufficiente a far stringere il cuore dell'uomo ingrigito. Lasciò semplicemente andare un sospiro e si pizzicò la punta del naso.
"Non mi darà mai una risposta certa... Immagino di doverlo fare per Mycroft, tu Sherlock levati dalle palle e resta fuori dalla mia vita privata... Lui deve aver saputo..."
Lestrade attese pazientemente una risposta da parte del giovane detective dall'altro capo del telefono. Sembrava che aspettasse da ore, giorni, mesi, anni per una risposta... Ma alla fine la conversazione si concluse con un click del telefono.
"Oh, bastardo!" imprecò con un sussurro, mentre il telefono tornava nella sua tasca. Dio, quello non era proprio il giorno di Lestrade!
"...Sai di cosa hai bisogno, Greg? Di una bella pinta giù al pub... Magari guardare una partita di calcio in tv e incazzarti contro di essa. Quindi ecco... Questo è quello che farò."

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