Le ragazze del Dream Club

di adria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - The end ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Era stata una giornata pesante, una di quelle in cui ti chiedi ma perché mi sono alzato ancor prima di alzarti e non vedi l’ora che tutto finisca come un incubo durato troppo.
Nonostante tutto Olivia aveva stretto i denti e contato i minuti, sopportando con il sorriso perfino la signora Loddo (una vecchia rompiscatole acida che si crede che il mondo giri intorno a lei) e avrebbe preferito di gran lunga fare un bel giretto nell’ultimo girone dell’inferno dantesco, ma aveva resistito fino alla fine e adesso, mentre abbassava le serrande, si sentiva come una supereroina.
Con il sorriso sulle labbra s’incamminò verso la sua meta, l’unica cosa che le aveva impedito di cedere alla disperazione o peggio.
Si sentiva leggera.
Dieci minuti dopo era già arrivata davanti ad una casa a due piani con la facciata rivestita in pietra e il suo cuore accelerò i battiti.
Prima ancora che la ragazza potesse bussare la porta si aprì e si ritrovò trascinata dentro dall’esuberante padrona di casa Rosa che le disse - Avanti che sei l’ultima!
Rosa era la segretaria dell’unico dentista del paese, bassa, con qualche chilo di troppo di cui non si preoccupava minimamente, vivaci occhi castani e lunghi ricci neri, era il motore del gruppo, un vero e proprio tornado concentrato.
Olivia si ritrovò nel salotto senza neanche sapere come, prima era all’ingresso e poi …
Sorrise, non poteva farne a meno da quando aveva chiuso il negozio, quello era l’unico posto al mondo in cui poteva essere se stessa senza temere ripercussioni. La sua boccata di ossigeno.
Seduta sulla poltrona in vimini c’era l’altra sua grande amica e collega, Camilla, intenta a sferruzzare una copertina per neonato verde mente.
- Giornatina? – chiese vedendo la faccia stremata della giovane
- Ho avuto un incontro ravvicinato con la vecchia che ho scoperto anche essere daltonica. – si lasciò andare sull’altra poltrona e iniziò a frugare nella busta dove teneva il suo lavoro ad uncinetto – Fortuna che avevi il giorno libero.
- Allora ho fatto bene a preparare questa bella torta? – chiese Rosa entrando con una torta ricoperta di panna.
- Decisamente! – esclamarono le due con l’acquolina in bocca.
Dopo aver mangiato una fetta di torta ripiena di crema pasticcera in religioso silenzio le tre amiche misero mano ai loro lavori e Rosa, che ospitava l’incontro di quella settimana, con voce solenne e gli occhi che ridevano dichiarò – Che la seduta del Dreams Club inizi!
E tutte e tre scoppiarono a ridere senza sapere bene perché ridevano.
Quando ritornarono in possesso di tutte le facoltà mentali, Camilla ritornò alla copertina, Rosa prese il cucito e Olivia la stola, ma non riusciva a trovare il suo uncinetto per il punto tunisi.
- Ragazze ho dimenticato l’uncinetto in negozio. – comunicò con voce lugubre – Vado a recuperarlo.
E in altri dieci minuti si ritrovò davanti alla merceria Fantasia che aveva la serranda aperta.
Rimase un po’ interdetta, lei l’aveva abbassata. Si avvicinò lentamente alla vetrata e guardò l’immagine che le rimandava, una ragazza mingherlina, in maglietta e jeans con i capelli raccolti in una coda di cavallo e un’espressione stranita in volto. Poi le venne in mente che, forse, Giordano, il proprio, era tornato indietro e che, come lei, aveva dimenticato qualcosa o voleva sistemare della merce e si diede della stupida per aver pensato chissà cosa.
Con passo sicuro varcò la porta e disse a voce alta e chiara – Sono Olivia. Ho dimenticato il mio uncinetto, lo prendo e vado.
Non ricevette nessuna risposta e prima di mettersi a cercare dietro al bancone decise di entrare nel magazzino, probabilmente lui era talmente concentrato che non l’aveva neanche sentita.
Aprì la porta e si trovò davanti lo spettacolo più raccapricciante che avesse mai visto. Giordano steso a terra con un uncinetto che spuntava da un orecchio.
Olivia si inginocchiò per vedere se respirava ancora, ma era morto e il suo sguardo andò inevitabilmente a posarsi sull’oggetto che sporgeva dal cranio e il suo cuore si bloccò di colpo.
Quello non era forse il suo uncinetto?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Camilla aveva appena terminato di contare i punti del motivo a foglie della copertina che le prime note di Stronger di Kelly Clarkson attirarono la sua attenzione.
Chi poteva chiamarla a quell’ora?
Tutti sapevano che nessuno doveva interrompere quel pomeriggio sacro se non era una cosa urgente e doveva esserlo davvero per evitare la sua furia.
Rosa sorrise mentre guardava l’amica prendere il cellulare dalla borsa mandando saette dagli occhi.
- Pronto? – rispose seccata senza neanche guardare il display per vedere chi fosse il molestatore.
- È morto. – rispose una voce tremante dall’altro capo
- Olivia? – chiese l’altra sorpresa drizzandosi sulla poltrona, Rosa fece lo stesso abbandonando il lavoro sul tavolino, non le era sfuggita la lieve nota allarmata di Camilla
- N … non … non … è nel suo orecchio … - le parole sconnesse la colpirono come lame.
Che diavolo era successo?
Sapeva perfettamente che quando Olivia si agitava non c’era verso di farla ragionare in alcun modo ed era un controsenso dato che era lei la razionale del gruppo, ma trasse un profondo respiro e prese in mano la situazione.
- Tesoro resta dove se e non fare nulla. Stiamo arrivando, tranquilla. – chiuse la comunicazione e si alzò senza curarsi del lavoro per terra – Deve essere successo qualcosa al negozio.
- Che ti ha detto? – chiese Rosa seguendola fuori casa ad una velocità che nessuno avrebbe mai attribuito possibile ad una della sua stazza
- Non molto. – tacque un attimo – È sconvolta. Ho capito solo che qualcuno è morto.
Le due amiche, come una sola persona, accelerarono il passo con l’angoscia nel cuore.
Davanti al negozio videro lo stesso scenario a cui aveva assistito Olivia venti minuti prima, senza esitare entrarono e individuarono subito la ragazza che se ne stava seduta con la schiena sullo stipite della porta del magazzino e gli occhi fissi nel vuoto.
La situazione era peggio di come l’avevano immaginata.
- Olivia? – la chiamò dolcemente Camilla con quel suo fare materno che la contraddistingueva. Si chinò alla sua altezza e la scosse lievemente registrando appena Rosa che si fiondava dentro il magazzino.
Olivia era pallida, più pallida del solito.
- Ho trovato il mio uncinetto. – rispose l’interpellata in tono monocorde senza staccare gli occhi dal vuoto – È nel suo orecchio.
- Il tuo capo è morto. – annunciò Rosa uscendo, sembrava aver perso tutta la sua vitalità, il volto pallido - Chiamo la polizia.
Camilla la guardò muoversi incapace di elaborare le parole che aveva appena udito.
La donna andò dietro il bancone afferrò il telefono stringendolo con troppa forza tra le dita grosse, poi guardò l’amica ancora china che la fissava e disse – Com’è il numero? Faccio sempre confusione …
- Non lo so. Prova il 118 o il 112. – ci rifletté qualche secondo, forse non erano quelli, ma il suo cervello non riusciva a lavorare, pareva ingolfato.
Rosa premette i tasti con dita tremanti.
- Carabinieri, buongiorno. – rispose cordiale una voce maschile.
Il 112 era stata la scelta giusta e, suo malgrado, la donna si trovò a sorridere.
- Abbiamo trovato un uomo. È morto. – rispose, aveva il tono di qualcuno che legge la lista della spesa
- Dove si trova?
- Via Emilio Lussu 16, la merceria. 
- Come si chiama?
- Rosa Marras
- Sta arrivando una volante. Non si muova e non tocchi nulla.
La telefonata s’interruppe e il suono vuoto dell’apparecchio le rimbombò nel cervello come un grido.
- Stanno arrivando. – annunciò andando a sedersi al fianco di Olivia – Hanno detto di non toccare nulla. –
Camilla  si limitò ad annuire, poi le prese una mano e la posò su quella di Olivia che teneva e la ricoprì con l’altra. Dovevano farsi forza per riuscire ad emergere da quella spiacevole situazione.
Non si resero conto di quanto rimasero sedute lì, in quella posizione.
Si riscossero solo quando sentirono delle sirene avvicinarsi.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Quando scese dall’auto il commissario Moretti si guardò intorno con aria annoiata.
Si chiedeva perché tanto clamore per una semplice effrazione a scopo di rapina andato male. Considerava sprecata la sua intelligenza per un caso così evidente, ma gli ordini erano pur sempre ordini.
Togliendosi gli occhiali da sole e appuntandoseli allo scollo della maglia bianca che portava sotto la giacca in pelle da motociclista, si fece scortare da un agente all’interno della casa a due piani dove erano state portate le re testimoni dopo l’arrivo dei primi agenti alla merceria.
L’uomo aveva ritenuto più opportuno interrogare le donne prima che vedere la scena del crimine invasa dai RIS, se doveva sprecare del tempo, che almeno la visuale fosse la migliore.
Trovarono le donne nel salotto.
Due erano sedute sul divanetto in vimini mentre l’altra aveva avvicinato una delle poltrone. Si tenevano la mano a vicenda ed erano piuttosto pallide, una, quella al centro aveva addirittura lo sguardo vitreo.
Le donne! Pensò con un sospiro prima di congedare l’agente e fare la sua entrata in scena.
- Salve signore. – disse in tono annoiato sedendosi sul tavolino con il ripiano in vetro davanti al divanetto.
La cicciona e la bionda lo guardarono sorprese.
La bionda non era male.
- Salve. – risposero in coro, la terza, la brunetta dall’aspetto fragile, pareva in catalessi.
La cicciona intercettò il suo sguardo e disse - È sotto shock. Ha trovato lei il … - e fece uno strano gesto con la mano sperando che lui capisse
- Bene. – rispose l’uomo con un finto sorriso – Io sono il commissario Moretti e sono qui per farvi alcune domande sull’accaduto. Sarò rapido.
Le due annuirono.
- Perfetto. – il sorriso si allargò ancora di più mentre prendeva un blocco per gli appunti e un penna dalla tasca della giacca – I vostri nominativi per favore.
- Io sono Camilla Carta. – si presentò la bionda, poi indicò la brunetta – Lei è Olivia Meloni. Lavoravamo per Giordano.
- Io sono Rosa Marras.
- Chi ha chiamato la polizia?
- Io. – rispose la Marras alzando la mano come se fosse ancora a scuola.
Il commissario sospirò.
- Eravate insieme quando avete rinvenuto il cadavere? – vide le due donne sbiancare alle sue parole. Era stato brutale nell’esprimersi, ma non voleva perdere tempo.
- No. – rispose incerta la Carta scambiando uno sguardo con la Marras prima di continuare con un tono più sicuro - Siamo arrivate dopo. Quando Olivia ci ha chiamate.
- Era sconvolta. – s’intromise l’altra, sembrava sentirsi in dovere di proteggere l’amica - Siamo tra le chiamate rapide …
- Va bene. – l’uomo tacque un momento facendo finta di prendere appunti – Cos’avete visto quando siete arrivate?
- La serranda era alzata, la porta aperta, siamo entrate e abbiamo trovato Olivia seduta davanti al magazzino in questo stato. – a queste parole strofino la mano della ragazza che teneva tra le sue.
- Poi Rosa è andata a vedere dentro al magazzino e ha chiamato voi. – concluse la bionda alzando il mento. Sembrava sfidarlo a contraddirla e la cosa lo fece sorridere. Se solo avesse saputo …
- Che cosa ci faceva la vostra amica al negozio?
- Cercava il suo uncinetto. Si era accorta di averlo dimenticato li. –
- Un uncinetto? – alzò un sopracciglio perplesso
- Si.
- Bene. – fece ancora finta di scrivere – Le indagini sono in corso, ma siamo sicuri che si sia trattato di un furto con scasso andato male. -
Le due si guardarono e poi riportarono l’attenzione sul loro interlocutore.
- Avete notato qualche persona sospetta?
- Oggi era il mio giorno libero. Dovrebbe chiederlo a Olivia, ma adesso non penso che possa esserle molto utile.
- Tornerò domani mattina, allora. – si alzò e senza neanche salutare si alzò e uscì lasciando le due donne di sasso.
Era un bel tipo il commissario.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


L’acqua le scivolò lungo la schiena.
Era calda e rilassante e stava portando via tutto il torpore in cui Olivia era caduta il pomeriggio precedente.
Offrì il viso al getto per svegliarsi del tutto.
Era stato gentile da parte di Rosa ospitare sia lei che Camilla.
Il ricordo del ritrovamento del suo capo la travolse come un uragano.
Era stato orribile.
Non le era mai piaciuto molto, ma vederlo morto …
Con un sospiro chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia avvolgendosi nel telo bagno sulla sedia di fianco.
Toc toc
Quel bussare la riscosse dai pensieri cupi.
- Avanti. – disse sapendo bene che erano le sue amiche venute a controlla se si era ripresa del tutto.
- Ehi. – esordì Camilla abbracciandola
- Buongiorno! – esclamò Rosa con un vassoio di delizie entrando subito dopo – Spero tu abbia fame perché non siamo riuscite a farti mangiare nulla ieri. –
- Mi dispiace.
- Non ti preoccupare. È normale avere la tua reazione quando … in quella situazione.
- Già. – le diede man forte Camilla
I ricordi dopo il ritrovamento erano molto confusi e Olivia non sapeva come riordinarli.
- Comunque non ti sei  presa gran che.
- Il commissario è un tipo parecchio idiota!
- Rosa! – la rimproverò Camilla con un sorriso.
Suo malgrado anche Olivia sorrise.
- Sai perfettamente che è vero! Faceva finta di prendere appunti!
La bionda ci pensò su un attimo e poi guardò Olivia che teneva a braccetto – Ha ragione. È un vero idiota.
Ed entrambe si lanciarono in un resoconto del colloquio con l’uomo mentre sbocconcellavano la colazione che Rosa aveva appoggiato sulla tazza chiusa come se fosse un tavolino.
- Hai visto qualcosa di strano? – chiese Camilla addentando il croissant appena terminato il racconto.
- A parte la signora Francesca che ha preso di nuovo la merceria per un bazar? – chiese lei – No.
Olivia iniziò a riflettere sulle loro parole e le altre tacquero.
Potevano quasi vedere gli ingranaggi muoversi sotto quei capelli bruni.
- Ha detto che pensano che sia un furto andato male?
- Si. – rispose Rosa e imitando la voce del commissario continuò - Le indagini sono in corso, ma siamo sicuri che si sia trattato di un furto con scasso andato male ha detto.
- Non pensi sia andata così?
- Penso sia plausibile Cam, ma c’è qualcosa che non mi convince. – iniziò a camminare avanti e indietro tra il lavandino e la doccia con la tazza di tè in mano – Un tizio entra per rubare, viene scoperto e pugnala Giordano con il mio uncinetto? Non sembra fattibile.
- Non sappiamo se quello era il tuo uncinetto. – precisò Rosa appoggiata al lavabo
La ragazza non parve neanche ascoltarla – Inoltre il bancone era in ordine. La cassa chiusa.
- Forse Giordano lo ha sorpreso subito.
- Può essere. – concordò Camilla
- C’è qualcosa di sbagliato in questa storia. – Olivia fermò la sua marcia e guardò le amiche con una strana espressione in viso.
- Conosco quell’espressione.
- Segno che si è ripresa del tutto. – le fece eco Rosa trangugiando in fretta il tè.
- Nella mia borsa ci sono le chiavi del negozio.
Le tre sorrisero, dopotutto erano già in ballo, no?

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Mezz’ora dopo erano davanti al negozio che aveva i sigilli.
- Finiremo nei guai. – sospirò Camilla rassegnata.
All’inizio le era sembrata anche una buona idea, ma adesso che erano lì non né era più tanto sicura.
- Sicuramente. – rispose secca Olivia con gli occhi fissi sull’altro lato della strada e un’espressione seria in volto.
- Non cominciare Cami. – intervenne Rosa mettendosi le mani nei fianchi e fronteggiandola – Questo è il nostro sogno!
- Certo! È sempre stato il mio più grande sogno indagare sulla morte del mio capo!
- No. – disse Olivia voltandosi con un sorriso – Ma quello di essere le nuove Chailie’s Angels si.
Senza aspettare oltre attraversò la strada.
- La preferivo ieri! – sbuffò la bionda seguendola con Rosa al fianco
- Non è vero.
Non c’era nessuno a guardia del negozio, così si diressero nel vicolo tra la merceria e una casa in mattoni ancora da terminare senza problemi.
In meno di un minuto erano dentro.
- Okay. Dividiamoci. – ordinò Olivia facendo vagare lo sguardo nel negozio che non pareva diverso dagli altri giorni.
- Io torno fuori a fare da palo. – annunciò Rosa in un bisbiglio – Non si sa mai e poi non saprei neanche cosa manca. –
- Perché bisbigli? Siamo sole. – chiese Camilla
- Mi sembra giusto. Non dovremmo essere qui! -
- Stiamo lontane dalle vetrine. – si limitò a dire la brunetta andando dietro il bancone.
- Vi avviso per sms se qualcosa non va. –
Le due annuirono e Camilla si fiondò nell’ufficio di fianco il magazzino.
Rosa tornò nel vicolo e riattraversò la strada per tenere d’occhio le vetrine.
Nessuno sembrava aver preso nulla.
La cassa non era stata toccata, i prodotti erano ancora al loro posto, anche se, non pensava che qualcuno avrebbe mai rischiato una condanna per omicidio per qualche gomitolo e un paio di ferri.
- Olivia! – si sentì chiamare
Si fiondò sulla porta con il cuore in gola - Hai trovato qualcosa? -
- Non manca nulla. Non hanno toccato neanche il portafogli di Giordano. I ladri del commissario fanno davvero pena! -
- La cassa è intatta e non penso che fossero interessati al nuovo colore del cotone egiziano. – era un po’ delusa, pensava che almeno l’amica avesse trovato qualcosa.
- Però ho trovato qualcosa che non dovrebbe esserci. -
Ed ecco che l’adrenalina iniziò a scorrerle nuovamente nelle vene, avevano qualcosa.- Davvero? –
- Guarda in bagno. –
La ragazza non se lo fece ripetere due volte.
Dentro il piccolo bagnetto dalle piastrelle verdi che conteneva a mala pena un lavabo e il WC c’era una coperta, due spazzolini, l’occorrente per fare la barba, un profumo da donna …
Profumo da donna?
Si voltò verso l’amica sbalordita.
C’era una sola ragione per cui c’era un profumo da donna in quel bagno, quel vigliacco aveva un’amante.
- Maledetto! - riuscì a dire
- Gianna non se lo merita. –
Improvvisamente il cellulare di Olivia emise un bip.
Messaggio.
 
Vecchia in arrivo, uscite. La tengo impegnata.
 
- Quanto odio quella donna! – sibilò – Andiamo via. –
E uscirono svelte.
Trovarono la povera Rosa che tentava di tenere a bada un’agguerrita signora Loddo che non voleva saperne di mollare l’osso.
- Le dico che … - aveva un tono esasperato ma cercava di mantenere la calma
- Non prendermi in giro ragazzina, i miei occhi sono ancora buoni! – le puntò contro un dito nodoso e tremante.
- A parte il daltonismo e la lieve miopia! – sussurrò Olivia all’orecchio di Camilla mentre si avvicinavano.
- Eccoci! – Camilla annunciò la loro presenza. – Pensavamo che non saresti venuta. -
- Che ci facevate voi li dentro? – chiese la vecchia in tono accusatorio.
- Niente. – rispose Olivia con un’espressione innocente – Eravamo al negozio all’angolo. -
L’altra strinse gli occhi sospettosa, ma la ragazza non si lasciò intimidire e così se ne andò borbottando che non potevano prenderla in giro.
- Grazie a Dio! – esalò Rosa appena la donna non f più a portata d’orecchio. – Come diavolo fate a sopportarla? Vi dovrebbero fare un monumento alla memoria! -
- Io lo dico sempre! – rispose la bionda prendendo l’amica sotto braccio
- Dobbiamo andare a parlare con Gianna. – annunciò Olivia trascinando le due su per la via principale.
- Perché? – a Rosa non piaceva fare le condoglianze, non sapeva mai cosa dire e come comportarsi.
- Non è una rapina. Non manca nulla, ma in compenso Giordano aveva un’amante. –

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Alle dieci erano davanti alla casa della vedova.
- E ora? – chiese Rosa – Non possiamo presentarci e dirle “Ciao cara, ci dispiace per il tuo marito e lo sapevi che aveva un’amante?”.
- Una cosa è certa io non do le condoglianze a nessuno. Non lo faccio mai e poi è da ipocriti. Io non ho mai sopportato quel fedifrago! – disse Camilla trovando subito conforto nell’amica.
- Smettetela. Le uniche persone che sopportavano quell’essere erano la madre e la moglie e non ci piove. Ora, da qui ad ucciderlo però …
Era ritornata la solita, razionale Olivia con il cervello che lavorava a mille.
- Hai mai pensato che forse hai letto troppi gialli?
- Ti devo ricordare che aveva il mio uncinetto nell’orecchio? Nessuno si deve permettere di usare i miei strumenti per creare o per distruggere! Non permetterò al colpevole di passarla liscia!
Le due sospirarono alzando gli occhi al cielo per la teatralità della ragazza prima di seguirla attraverso il cancello aperto.
Trovarono anche il portoncino aperto e un sacco di gente vestita di nero, sicuramente tutta gente che non vedeva l’ora di ficcare il naso in cerca di un ottimo pettegolezzo.
Le tre amiche non sopportavano gli ipocriti di questo genere, ma anche loro, nonostante erano davvero dispiaciute per la sofferenza della vedova, era li perché volevano qualcosa, così si fecero coraggio e varcarono la soglia con i ranghi serrati sperando di trovarla subito.
Attraversarono ingresso e il salotto degli ospiti dirette … neanche loro sapevano esattamente dove, fortunatamente, ad un tratto, qualcuno si fiondò su di loro attaccandosi al collo di Olivia piangendo come una fontana.
Gianna.
Grazie ad un attento e minuzioso lavoro di traduzione riuscirono a capire che tra i singhiozzi la donna era dispiaciuta per Olivia perché aveva scoperto il corpo e disse che era felice di averle tutte e tre li, non ci sperava.
La tranquillizzarono e riuscirono a portarla in un luogo tranquillo, lontano da occhi e orecchie indiscreti che si rivelò essere il bagno.
Rosa aprì il rubinetto del lavabo sotto lo sguardo sbalordito di Camilla che teneva un braccio intorno alla vedova che sembrava più piccola e scheletrica del normale, Olivia intercettò il suo sguardo e le fece cenno con la mano che era per non far sentire nulla o male a chiunque fosse con l’orecchio attaccato fuori.
La bionda sospirò, quelle due si erano calata alla perfezione nella parte di investigatrici.
Gianna intanto non aveva notato impegnata com’era ad asciugarsi le ultime lacrime rimaste intrappolate tra le lunghe ciglia nere.
- Ci dispiace per Giordano … - iniziò Camilla
- Ma siamo qui per un’altra cosa. – l’interruppe Olivia sbrigativa beccandosi l’occhiataccia dell’amica – Non abbiamo tempo per i convenevoli. -
- Per cosa … - iniziò timidamente Gianna per poi soffiarsi rumorosamente il naso con un pezzo di carta igienica
- Siamo sicure che non sia stata una rapina finita male.
La povera donna la guardò a bocca aperta come se non riuscisse a comprendere appieno quelle parole.
- Non abbiamo neanche tempo per il tatto vero? – la rimproverò Cami.
Prima che potesse rispondere la vedova si portò la mano sulla bocca sgranando gli occhi e poi parlò a macchinetta – Oddio! Si è messo nei guai con gli strozzini, vero? Per via del negozio che andava male! Lo sentivo che c’era qualcosa che non andava, rimaneva troppo spesso rimaneva oltre la chiusura, ma non ho fatto domande perché mi aveva assicurato che aveva tutto sotto controllo. Che stupida che sono stata! –
Avevano ottenuto le risposte alle loro domande e non avevano neanche dovuto farle il terzo grado.
La poverina riprese a piangere tra le braccia della bionda che tentò di consolarla dicendo - No, tu non hai colpa.
- Infatti. Ti sei fidata dell’uomo che amavi. – concordò Rosa che non vedeva l’ora di uscire da quella casa.
- Dobbiamo parlarne con la polizia. – decise Olivia.
Tirando su col naso e sciogliendo l’abbraccio la donna, con gli occhi lucidi, disse – Io non me la sento. Non posso affrontare quel commissario un’altra volta. Non riesco neanche ad affrontare quelle persone la fuori!
- Non ti preoccupare, lo facciamo noi. – la rassicurò Olivia con un sorriso tirato che voleva essere rassicurante.
- Io rimango a dare una mano con gli sciacalli in salotto. – annunciò Camilla
- Noi andiamo subito in commissariato. Vi aggiorniamo più tardi. – replicò Rosa filando fuori come una saetta.
Una volta in strada le due amiche tirarono un respiro profondo.
- Il commissariato è aperto di domenica? – chiese improvvisamente Rosa
- Dovrebbe e se non lo è ci attacchiamo al campanello! – sentenziò Olivia imboccando la strada a sinistra del cancello.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Arrivate al commissariato trovarono un giovane carabiniere annoiato intento a fare le parole crociate che le informò dell’assenza del “loro uomo”.
- Tornate domani. – disse con espressione seria ritornando a leggere le definizioni.
Le due amiche rimasero interdette.
          
Rosa si riprese in fretta, quel ragazzino aveva bisogno di una lezione, lei non voleva di certo fargliela passare liscia e come un tornado lo raggiunse veloce, gli strappò “La settimana enigmistica” senza tante cerimonie per dirgli - Due persone hanno informazioni utili per le autorità e vanno a riferirle, come ogni bravo cittadino farebbe, e devono prendere l’appuntamento? Davvero?
Non stava gridando, ma quel ragazzo avrebbe preferito mille volte che lo facesse.
Niente mette più paura di un tono calmo e serio contornato da parole affilate come il rasoio del barbiere di Siviglia.
- Ma… - prese a balbettare l’altro
- Niente ma. Vogliamo parlare con il commissario Moretti adesso.
- Lo chiamo.
- Vedi che non era tanto difficile. – le sorrise bonariamente mentre il giovanotto si alzava per andare nell’ufficio a telefonare.
- Ottimo lavoro. – si congratulò Olivia mostrandoli il cinque.
- Alle volte ci vuole solo polso. – minimizzò Rosa battendo la mano che l’altra le porgeva con la sua.
Sorrisero del loro successo.
Qualche minuto d’attesa e il carabiniere fece loro cenno di entrare nell’ufficio.
- Il commissario dice che, di qualsiasi cosa si tratti, potete dirgliela al telefono, anche perché si trova impossibilitato a venire. – aveva un tono più professionale e rispettoso adesso.
- Credici. – sbuffò Rosa
- Come?
- Mi dia la cornetta! – intervenne Olivia e gliela tolse di mano prima di perdere la pazienza. Possibile che nessuno in quel posto avesse un pizzico di buonsenso?
- Salve, sono Olivia Meloni, quella che ha trovato il corpo alla merceria…
Rosa avvicinò l’orecchio alla cornetta appena in tempo per sentire l’uomo rispondere svogliatamente – Si. Lieto di sapere che si è ripresa. Sarei passato in giornata per interrogarla. – Rosa assunse l’espressione Sicuro, l’anno del mai e il giorno del poi… facendo sorridere l’amica – Non capisco perché tutta questa urgenza di parlarmi.
Era scocciato, le due si scambiarono un’occhiata eloquente.
- Adesso glielo spiego.
E le due, a turno, spiegarono ad uno svogliato tutore della legge tutto ciò che avevano scoperto omettendo, ovviamente, di dire che si erano intrufolate nel negozio sotto sequestro giudiziario.
- Mi state dicendo che vi siete ricordate che avevate notato che la vittima dormiva al negozio, che aveva un’amante, che ha mentito alla moglie, che, forse, si è messo nei guai con gli strozzini e che, per questo, pensate che sia stato ucciso?
- Si! – risposero in coro, era un po’ riduttivo, ma il succo era quello
- Signore vi posso assicurare che si tratta di un furto andato male ed eseguito da un novelli per di più. Quel poveretto ha fatto in tempo a prendere solo il cellulare del morto quando questi si è ribellato e nella lotta a perso la vita facendolo fuggire senza prendere altro. Lo prenderemo, tranquille. – tacque per un secondo poi aggiunse malignamente – Smettetela di seguire le repliche della Signora in Giallo. – e riattaccò.
Le due si guardarono sbalordite, poi guardarono la cornetta da cui usciva un cupo TU-TU e la restituirono al carabiniere che aveva seguito la conversazione con interesse.
Lui riappese la cornetta e loro, con un cenno della mano andarono via come in trans.
- Quell’individuo è un completo imbecille! – esclamò Olivia quando arrivarono al cancello
- Concordo.
Improvvisamente la bruna bloccò l’amica con un braccio – L’idiota ha detto che l’assassino ha preso il cellulare di Giordano.
- Si.
- Lui, lì, aveva tutto, contabilità del negozio, i dati di bollette pagate e da pagare, appuntamenti e così via. Era la sua vita.
- Quindi tu pensi che qualsiasi sia il motivo per cui è stato… - fece un gesto eloquente con la mano – È li dentro.
- Precisamente.
- Dobbiamo trovarlo.
- Decisamente.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Quando tornarono dalla vedova tutti gli avvoltoi erano stati mandati via.
Gli ultimi stavano uscendo mentre loro rientravano.
Camilla, che le aveva aspettate sulla porta, le guidò in un piccolo salotto pieno di luce dove la vedova dormiva tranquilla sdraiata sul divano.
Appena tutte si furono accomodate con una tazza di tè fumante, le nuove arrivate riferirono com’era andato il loro incontro telefonico con il commissario.
Una conversazione fatta di sussurri ed esclamazioni sommesse.
- Dove cappero hanno scovato un tale imbecille? – sbottò la bionda alzandosi dalla poltrona
- Non ti rispondo per educazione. – disse Rosa sorseggiando il tè con il mignolo sollevato per imitare le “signore perbene” di epoche passate.
- Ragazze non è questo il punto! – intervenne lievemente irritata la brunetta che a stento riusciva a stare seduta sul bordo della sua poltrona, tento era elevata la sua impazienza. – Il punto è che abbiamo una pista e non dobbiamo far altro che una semplice chiamata sperando che il nostro “uomo” ne sia ancora in possesso.
Per un attimo nella stanza calò il silenzio.
- Andiamo in cucina, se chiudiamo la porta non la sveglieremo. – decise Cami precedendole.
Una volta in cucina la bionda tirò fuori il cellulare, cercò il numero del suo ex-capo nella rubrica e chiamò mettendo il vivavoce. Nella stanza silenziosa gli squilli rimbombavano.
Dopo quella che parve un’eternità un voce acuta disse – Pronto?
Era la voce di un bambino.
Le tre si guardarono allibite.
- Pronto? – chiese nuovamente, le ragazze non sapevano che dire - Guardate che mamma dice che questi giochi sono stupidi e che non si devono fare!
- Ciao. – rispose di colpo Olivia – La tua mamma ha ragione, scusa se non ho risposto prima, ma mi sono distratta un attimo.
Le altre le fecero dei segni come a chiedere che aveva in mente e lei rispose, allo stesso modo, che stava improvvisando.
- Oh, allora va bene. – rispose la piccola allegra.
- Io sono Olivia e tu?
- Marta.
- Bene Marta, e quanti anni hai?
- Cinque. – rispose orgogliosa.
- Sei una bimba grande allora! – la elogiò - Il telefono che hai in mano è di un mio amico che lo ha perso. Mi passeresti mamma?
- Non c’è. Però il tuo amico è anche amico di mammina e se tu glielo di che è qui può venire a prenderlo.
La piccola si stava rivelando una miniera d’informazioni.
- E chi è la tua mamma?
- Maria Solinas.
Camilla mimò un “oddio” con le labbra mentre Olivia tentava di riprendere il controllo della conversazione.
- Davvero? Allora la conosco, viene nel negozio di lana dove lavoro.
- Anche l’amico di mamma lavora in un negozio così. È bellissimo.
- Si, tanto.
- Mamma dice che è un suo amico speciale ed è per questo che, quando papà non c’è, dorme con lei.
Le tre ragazze si scambiarono uno sguardo che diceva tutto, avevano trovato l’amante.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - The end ***


Passarono le tre settimane successive ad indagare per conto loro durante il tempo libero.
Rosa aveva il suo lavoro dal dentista, ma anche Olivia e Camilla avevano un gran bel da fare. Gianna aveva deciso di tenere aperta la merceria, solo che non ci capiva nulla, per cui aveva deciso di mettersi in affari con le due ragazze che passarono solo una settimana a rivedere tutti i conti. Responso: non rischiavano per nulla la bancarotta, anzi, il negozio andava a gonfie vele e fu un immenso sollievo per tutte e tre.
Nei buchi che riuscivano a ricavarsi il terzetto investigativo era riuscito a scoprire ben più di quanto si fosse aspettato in principio.
Per questo, di sabato sera, avevano convocato tutte le persone “coinvolte” compreso quell’idiota del commissario poltrone. Erano venute a capo di tutta quella storia ed era giunto il momento di mettere il colpevole dietro le sbarre.
- Grazie a tutti per essere venuti. – disse Camilla dando inizio allo spettacolo
- Io non capisco proprio perché mi abbiate fatto venire qui a quest’ora. – Protestò subito il commissario che se ne stava stravaccato in una delle poltroncine in vimini.
È l’essere più pigro che abbia mai avuto la sfortuna d’incontrare, pensò la ragazza, ma si limitò a dire con uno dei suoi migliori sorrisi di circostanza - Adesso lo spiegheremo a tutti.
- Sapete tutti cos’è successo qui a Giordano, non è vero? – intervenne Olivia spiccia, non vedeva l’ora di mettere fine a quella storia, non aspettò neanche la risposta e continuò impietosa – Ho trovato il mio capo morto laggiù. – ed indicò la stanza – E aveva il mio uncinetto nell’orecchio. Lo avevo dimenticato prima di chiudere.
- La cosa non le è piaciuta. – intervenne Rosa – Per nulla!
- Ad ogni modo c’era anche qualcos’altro che non quadrava e abbiamo ficcato il naso per scoprire cos’era dato che le autorità avevano liquidato la cosa come furto finito male. -
- Non rincomincerete con questa storia … - iniziò a protestare Moretti sentendosi chiamare in causa.
- Stia zitto e ascolti! – lo rimproverò severa Camilla – O è troppo faticoso anche rimanere seduto ad ascoltare, per lei?
L’uomo le lanciò uno sguardo velenoso, ma non osò più intervenire.
Così le tre ragazze, a turno, raccontarono delle incongruenze sulla scena del crimine, delle bugie di Giordano, della mancanza del cellulare scoperta al commissariato e di come avevano scoperto chi lo aveva.
- Come? – chiese la brunetta con fisico da modella, truccata pesantemente seduta nel divanetto insieme al marito.
- Ha sentito bene, lo aveva sua figlia. – rispose Rosa - Ed è stata tanto gentile da darcelo quando siamo andate a prenderlo. Per non parlare poi delle informazioni che ingenuamente ci ha fornito.
- Come ad esempio il fatto che lei e Giordano eravate amanti e v’incontravate qui svariate volte la settimana. – intervenne Camilla e vedendo la donna pronta a protestare aggiunse - Non provi a negare, sul cellulare ci sono vostre foto in atteggiamenti compromettenti. Così abbiamo passato le ultime tre settimane a cercare di capire cosa c’entrava la vostra relazione con l’omicidio.
- E abbiamo scoperto cose interessanti. Come il fatto che suo marito sapeva della tresca signora Solinas e non ne era felice o come il fatto che lei non è la sua unica moglie. – mentre parlava Olivia camminava intorno al cerchio formato dagli ospiti fissando nella mente le loro reazioni e il sussulto dell’uomo preso in castagna non le sfuggì, come non sfuggì a tutti gli altri.
Prima che scoppiasse una lite familiare Rosa prese nuovamente la parola – Giordano lo scoprì e la ricattò. Non è vero? Per questo è morto. E non neghi perché abbiamo le prove anche di questo. Gliele daremo a fine serata commissario.
L’uomo annuì distrattamente, si era messo a sedere composto e ascoltava attentamente.
- Quel … - iniziò lui alzandosi con il volto rosso e la rabbia nella voce – Quando sono venuto a digli di rompere la relazione con mia moglie se non voleva passare guai mi ha minacciato. Ha detto che voleva dire a Maria della mia poligamia e mi sfotteva e rideva e …
- Si è arrabbiato e lo ha colpito con la prima cosa che si è trovato in mano.
- Già.
 
Una decina di minuti dopo il caso era chiuso così come il negozio, il colpevole era stato arrestato e le tre amiche accompagnate da Gianna stavano per tornare a casa quando Moretti le richiamò indietro.
- Volevo solo … - era imbarazzato, balbettava e si torceva le mani – Io volevo …
- Si commissario, le voleva cosa? – chiese impietosa la brunetta incrociando le braccia al petto.
- Non mi rendete la cosa facile, vero? – le donne si limitarono a fissarlo e lui sospirò prima di continuare – Avete fatto un ottimo lavoro, senza di voi quest’omicidio sarebbe rimasto irrisolto e un assassino sarebbe ancora a piede libero, grazie. Mi scuso per non avervi ascoltato e per avervi preso in giro.
Poi, più veloce della luce, tornò alla sua auto.
Camminarono in silenzio per un po’ poi Giordana disse – Mi dispiace per tutto.

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