Wrong Choices

di Serpeverde_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scontri Occasionali ***
Capitolo 2: *** Torta al cioccolato ***



Capitolo 1
*** Scontri Occasionali ***


 
 



Wrong Choices
Scontri Occasionali



Gli occhi puntati su di me, i suoi occhi.
Come calamite, che mi impediscono di distogliere lo sguardo.
«Ogni tanto mi sembra surreale» sussurrò.
«Che cosa?» chiesi soffice.
«Che tu sia mia»

 

Coprii con il palmo la vista della mia migliore amica, assicurandomi che non sbirciasse.
«Ora posso guardare?» domandò elettrizzata.
Le scostai i capelli ridendo mentre facevo cenno a Niall di avvicinarsi.
«Sfoggia il tuo miglior sorriso» mormorai.
«Perchè? Cosa hai combinato?»
Il suo tono si fece accusatorio ma ascoltai per metà ciò che disse, ero troppo intenta a controllare che il biondo si fosse posizionato dietro di lei. Mi sorrise riconoscente mentre stringeva convulsamente un mazzo di rose rosse. Era visibilmente stressato.
Allentai la presa e tolsi la mano in gran velocità.
June sbatté le palpebre confusa, controllando alla sua destra e alla sua sinistra.
«É uno scherzo?»
Le feci cenno di girarsi, le presi le spalle e la voltai di trecentosessanta gradi. Niall le fece l'occhiolino e le porse le rose dolcemente.
La sentii irrigidire, le spalle tese, i muscoli bloccati.
In meno di un secondo gli si lanciò addosso cingendoli il collo con le sue esili braccia.
«Non mi lasciare più» disse quasi singhiozzando.
Il biondo la caricò in spalla affondandole il viso nell'incavo del collo. Era commovente.
Sentii gli occhi pizzicare ma mi imposi di non piangere, dovevo fare l'impostata come lo ero sempre stata. Ahimè una lacrima mi rigò la guancia.
Due forti braccia mi abbracciarono da dietro.
«Tu non lo fai mai» constatò accusatorio.
Mi lasciai trascinare all'indietro poggiando la testa sul suo petto. Soffocai una risata sulla sua maglietta.
«Basta chiedere» risi buttandomi sul suo collo.
Strinsi più forte che potevo finché non sentii il suo corpo vibrare sotto il mio.
«L'amore fa male» disse accarezzandosi le spalle.
Gli diedi un colpetto sul torace «Zitto Payne»

 

uhlznpel

 

Affondai la testa nel cuscino, sperando che le incessanti risate provenienti dal salotto finissero.
Lo pregai con tutta me stessa.
June e Niall non si vedevano da soli tre mesi, del resto.
«Lena scendi» sentii la voce della mia migliore amica chiamarmi.
Sbuffai aprendo la porta e buttandomi letteralmente sulle scale affacciandomi dall'alto.
«Che succede?» domandai posandomi sullo scorri mano.
«Il cellulare, dove lo hai dimenticato?» chiese riducendo gli occhi a due fessure.
Controllai la tasca degli shorts, vuoti.
«Probabilmente in macchina, perchè?»
Lei volse uno sguardo fiero a Niall, avevano fatto sicuramente una scommessa.
«Mi ha chiamato Liam, dato che tu il telefono lo usi come optional»
Imprecai, mi ero dimenticata di averlo praticamente lasciato al Sushi Rock da solo scappando con Niall e June. Mi incolpai da sola, la memoria non era mai stata dalla mia parte.
«Cosa ti ha detto?» sospirai scendendo due scalini alla volta.
Niall alzò un sopracciglio contrariato «Te lo sei davvero dimenticata Lena?»
Gli volsi un'occhiata truce facendo ordine nel cervello.
Non mi ricordai niente, era così importante del resto? Poi una frase riaffiorò nella mia mente, leggermente confusa ma era pur sempre qualcosa.
Mi accompagnerai a prenderlo?”
Sgranai gli occhi «Ha detto dove si trova in questo momento?»
June scosse la testa «Ha detto solo che se non ti muovevi sarebbe andato da solo, credimi non sarebbe un buon segno»
Mi morsi il labbro ripetutamente nervosa, afferrai la prima giacca che mi capitò a tiro e con un teatrale gesto della mano uscii dalla porta di casa lasciandomi alle spalle la voce di June che urlava qualcosa tipo «Non ringraziare troppo, mi raccomando». Sorrisi un'ultima volta correndo verso la mia auto.
Era piccola, non c'era che dire. Non era di certo una di quelle macchine nel quale poteva entrare una squadra di football, ma era calda e confortevole specialmente dopo che l'avevo decorata con qualche pupazzetto.
Feci scattare la portiera e con lo sguardo cercai il telefono.
Se ne stava innocente sul sedile posteriore. Lo aggrappai cercando di non cadere di faccia, sbloccai lo schermo mettendo in mostra le notifiche.

5 chiamate perse
7 messaggi whatsapp

 

Liam mi avrebbe staccato la testa, lo sentivo.
Impugnai il cellulare e avviai una chiamata.
«Rispondi, rispondi,rispondi» mormorai sbattendo il piede a terra.
«Ciao – feci per parlare – sono Liam, probabilmente in questo momento sono troppo impegnato a coccolare la mia ragazza – sentii la mia voce in sottofondo – lasciate un messaggio alla segreteria e levatevi dal cazzo grazie»
Sbuffai frustrata mentre scorrevo nella rubrica il nome di Zayn.
Schiacciai il tasto 'chiama' e portai il telefono all'orecchio.
Tre squilli e poi una voce impastata rispose.
«Lena – sbraitò – a cosa devo la tua chiamata? Mi sento onorato»
Risi «Zayn zitto, dimmi piuttosto se sai dov'è Liam»

«Bè sono le tre, dovrebbe essere andato a prendere Hazza perchè?»Connessi il soprannome Hazza al suo migliore amico, al loro migliore amico.
«Sì questo lo so, ma in che stazione? Tu lo sai? Ti prego dimmi che losai»
«Wowowo calma, alla Interchange»

Mi diedi un minuto per identificare quel posto, come in un navigatore mi esplose nel cervello la destinazione. Sì, sarei riuscita ad arrivarci.

«Perfetto, grazie mille Zayn» affermai entrando in macchina.
«Non ringraziarmi, piuttosto ci sarai stasera alla cena di rimpatriata da me?» usò un piccato tono teatrale che mi fece ridere di gusto impedendomi di centrare il buco delle chiavi.
«Ti ricordo che io non centro nulla con voi» ammisi.
«Eccome se centri, tu sei la fidanzata di Liam, chi più di te può centrare?» disse rimproverandomi.

«Ma non conosco nessuno oltre a te, Niall e Liam»«E con questo? Ti presenterò tutti, e poi ti ricordo che ora conoscerai anche Harry»
Partii ingranando la marcia, se mi avesse visto la polizia col telefono mi avrebbe fatto una multa, una di quelle davvero salate.

«Dettagli, ad ogni modo ora ti lascio Zayn, ciao»
«A stasera?» chiese supplicante.
«A stasera – sbuffai – a stasera»

Chiusi la telefonata, destinazione: Bradford Interchange Station.
 

uhlznpel

 

 

«Scusi,scusi,scusi» sbraitai mentre colpivo le spalle della gente cercando di farmi spazio tra la folla.
Ma ovviamente quando sei di fretta le persone aumentano smisuratamente impedendoti di passare.
Pregai solo di non incontrare nessuno di mia conoscenza, mi avrebbero fatto sprecare tempo prezioso.
«Stia più attenta» «Guardi dove cammina, dannazione» «La finisca di spingere»
Avrei voluto spararmi, insomma eravamo a Bradford mica a Londra.
Quanta gente poteva esserci?
Mi fermai in prossimità dei cartelloni, scorsi con gli occhi la lista finché non trovai la linea del treno.
Corsi verso il binario 15 e col fiatone mi accorsi che il treno era già ripartito.
Ciò significava che l'amico di Liam era già sceso.
Controllai a destra e a sinistra, ma non vedevo la testa pelata del mio ragazzo.
Forse erano partiti di nuovo, accidenti.
Avevo fatto una corsa che mi aveva fatto scoppiare il cuore per cosa?
Mi voltai di scatto notando che una persona con la valigia mi stava letteralmente finendo addosso.
Buum.
E mi buttò per terra, non ci volle molto per lanciarmi col culo a terra solo una leggera spinta con il bagaglio ed era fatta, la mia figura di merda era iniziata.
Divenni rossa dall'imbarazzo, ma mi accorsi che il nervoso si era impossessato di me.
Ero diventata quella che Liam amava chiamare, la Lena nevrotica.
«Mi dispiace, oddio scusami» disse il ragazzo. Mi guardai la maglia leggermente rotta sull'orlo, l'avevo bucata. Avevo bucato la mia maglia preferita, quella che mi portava fortuna.
Presi un respiro profondo e alzai gli occhi «Potrò anche non essere fortunata, ma perchè proprio questa t-shirt? Perchè?» domandai retorica.
Il ragazzo era chinato su di me, con la mano mi faceva cenno di alzarmi.
“I suoi occhi” pensai.
Erano come quelli dei miei sogni, verdi come smeraldi. Verdi come la speranza.
Scossi la testa e lo squadrai di nuovo, era dannatamente familiare, dove lo avevo visto?
«Harry non posso lasciarti solo un momento che usi la tua tecnica 'butta per terra e rimorchia'?»
Oh merda, riconobbi quella voce.
«Lena che ci fai lì per terra?» chiese sorpreso il mio ragazzo.
Avvampai, mi ero dimenticata di essere ancora stesa sull'asfalto.
Mi alzai di scatto pulendomi gli shorts blu con le mani, controllando che nessuno mi avesse vista.
Mi ero appena scontrata con il suo migliore amico, quel Harry di cui tanto mi parlava.«Liam, perchè non mi hai risposto al cellulare?» domandai con le mani sui fianchi.

«Potrei farti la stessa domanda» disse lui cupo.
Ero nel torto, e lo sapevo.
«L'avevo lasciato in macchina, lo sai che non amo molto quegli aggeggi»
Harry mi stava guardando, troppo.
Mi mossi in fretta, schivai il riccio e mi misi al fianco di Liam.

«Io sono Lena, la fidanzata del tuo amico» marcai bene la parola fidanzata.
Non per essere vanesia, ma semplicemente per farli capire come andavano le cose e non creare fraintendimenti.
«Harry Styles»accennò un sorriso porgendomi la mano.

Gliela scossi sostenuta.
«Liam mi ha parlato tanto di te, fin troppo direi» rise limpido.
Voltai la testa verso il pelato e gli sorrisi dolcemente, e contraccambiando il sorriso mi cinse le spalle.
Amavo il suo sorriso, lo amavo.
Presi la valigia di Harry «Possiamo andare o dobbiamo star qui a guardarci?»
Entrambi risero lanciandosi delle occhiate, qual'era il loro problema? Ah, maschi.
 

uhlznpel

«Stasera siamo invitati da Zayn» disse Liam col gelato in mano.
«Oh, come ai vecchi tempi eh Payne?» rise Harry.
Mi sentivo completamente inutile, loro parlavano dei tempi passati e io ero come una palla al piede.
«Verrai anche tu?» mi chiese il riccio girandosi.
Feci per risponderli ma Liam mi precedette.
«No lei non viene» affermò grave.
Cosa?

«In realtà io..»
«Harry puoi lasciarci un attimo da soli?»

Il moro annuii allontanandosi verso un gruppo di ragazze.
Squadrai Liam perplessa quando si chinò sul mio viso.
«Non voglio che tu venga Lena» disse scostandomi i capelli.
«Perchè?» domandai confusa.
«Devi promettermi una cosa» sussurrò lieve.
Annuii.

«Stagli lontano Lena, chiaro?» disse freddo. Tremendamente freddo.
«Non ti fidi di me Liam?» chiesi a fil di voce.
«Non di te, ma di lui»

Mi voltai, incontrando lo sguardo del riccio.
Morii dentro.

 

 

 



Hellopeople!
Eccomi qui con una storia, complicata a dire il vero. Intrigante e piena di sorprese.
Lena sarà una ragazza complicata, con una vita semplice ma dura. 
Avrà delle scelte da compiere, seppure esse siano difficili.

Mi potete trovare su Twitter (faccio banner su richiesta) 
Un bacione, spero in tante tante tante recensioni :) 


 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Torta al cioccolato ***




Wrong Choices
Torta al cioccolato
 

Erano le sei inoltrate, il sole era già scomparso e il tempo non era certamente dalla mia parte.
Nuvoloso, instabile.
«Ley»
La voce di mia madre mi fece riprendere conoscenza, mi resi conto dopo di aver passato dieci minuti abbondanti a guardare fuori dalla finestra afflitta.
Forse ero ancora mentalmente triste per quello che mi aveva detto Liam, forse avevo solo voglia di starmene rinchiusa in camera con la musica nelle orecchie a pensare.
Perchè stare insieme se non si fida nemmeno della propria ragazza, ragazza sottolineiamo che lo ama da ben tre anni.
«Dimmi mamma» sbraitai buttandomi sul letto.
Sentii i passi di Emily Evans avanzare fino all'entrata della mia camera, e con uno schiocco la porta si aprì rivelando mia madre.
Capelli ricci neri, pelle bianca ma lucida e bella, occhi color miele, spalle dritte e sorriso vivace.
Sì, mia madre era davvero bella. Tanto che alle volte i miei amici credevano fosse mia sorella.
«Stasera – si appoggiò alla scopa che stava usando per pulire il pianterreno – tua sorella mi ha chiesto di preparare la torta al cioccolato, ma non ho gli
ingredienti. Potresti fare un salto al supermercato e comprarli?»

«Okey, nessun problema. Mi annoiavo a stare qua da sola» ammisi infilandomi le converse.
Mi volse un sorriso sincero prima di scuotere la testa e riprendersi «La lista è sul tavolo»
Annuii servizievole per poi sorpassarla e correre giù.
Due passi alla volta, trotterellando.
Afferrai il post-it giallo e con un gesto teatrale uscii dalla casa «Cinque minuti e torno»

uhlznpel

 

Scorsi la lista: cioccolato fondente.
Mi guardai attorno individuando la corsia giusta.
Spinsi il carrello con forza entrando nel reparto dolciumi : il peggior reparto del mondo.
Una specie di casetta di marzapane, attirava a sé le persone e non le lasciava più andare via.
Mi costrinsi ad attenermi alla lista, niente caramelle, niente nutella, niente marshmallows.
Strizzai gli occhi sorprendendomi di quanto fossi debole mentalmente.

 

Cioccolato fondente, guardai in alto.
Sperai profondamente che la marca che amava mia madre non fosse proprio quella sull'ultimo scaffale.
Cioccolato fondente lindt, diceva la lista.
Merda.
Come ci sarei arrivata lassù?
Guardai la base degli scaffali, mi avrebbe tenuto?
Dovevo per forza prendere quella confezione, mia madre era davvero molto pignola su quale prodotto usare e su quale marca adoperare.
Misi il primo piede sopra lo scaffale più basso, quello poco rialzato da terra.
Mi fermai un attimo per constatarne la tenuta, avrei scritto una lettera al capo di quell'impresa.
Come si poteva essere tanto stronzi da mettere dei ripiani così alti?
Appoggiai l'altro piede cercando di metterci meno pressione possibile, dovevo essere leggiadra come una farfalla.
Allungai la mano in alto, spinsi più che potevo.
Le dita sfiorarono la confezione ma non riuscivano a prenderla saldamente.
Perchè mia madre non mi ha fatta con il braccio più lungo e le gambe più alte?
Trattenni il respiro concentrandomi sullo stiramento dell'arto.
Stava cominciando a bruciare.
Un braccio dietro di me scavalcò la mia figura e prese saldamente l'ultima barretta di cioccolata.
Avevo un'espressione indecifrabile, un misto di rabbia, sorpresa e umiliazione.
Ancora in piedi sullo scaffale mi girai sconvolta verso il presunto 'ruba cioccolata degli altri'
«Ti sembra gentile fregarmelo davanti ai miei stessi occhi?»
Il ragazzo infilò la barretta nel mio carrello e mi aiutò a scendere.
Lo riconobbi: Harry.

 

«In realtà il mio era più un aiuto, ma interpretalo come vuoi» fece spallucce.
Afferrai l'impugnatura del mio carrello «Grazie»
Mi volse un sorriso per poi fare quella mossetta che ha fatto più di tre volte,due ore prima in stazione.
Scompigliarsi i capelli e poi posizionarli di lato.
 

Ripresi il passo sorpassandolo concentrandomi di nuovo sulla lista: zucchero.
«Perchè scappi?» domandò il riccio.
Di nuovo lui, ma non aveva altro da fare?
Afferrai il sacchetto di zucchero controllando i grammi dietro la confezione.
«Perchè mi segui?» affermai senza nemmeno girarmi di lato a guardarlo.
«Liam ti ha detto qualcosa su di me prima?» chiese perplesso continuando a fissarmi.
Mi fermai un attimo in mezzo alla corsia.
Sì, mi ha detto di starti lontano ed è proprio quello che sto cercando di fare.
«No» mentii scuotendo la testa.
Ripresi a camminare, ma lui non volle mollare.
Cercai la farina, non la trovavo.
«Tieni» disse passandomi proprio il sacchetto di farina 00 che mi serviva.

 

«Quindi stasera non verrai?» chiese Harry posizionando tutti i miei prodotti sul tappetino mobile della cassa. Per lo meno mi aveva aiutato con quel carico.
«Preferisco rimanere a casa» ammisi tirando fuori il portafoglio.
«Non ci credo – disse prendendo i due sacchetti di plastica e mettendoci dentro la spesa.
Lo guardai di traverso «Secondo me è Liam che ti ha costretto a rinunciarci» sentenziò lui.
Pagai e mentre il castano portava le buste piene, mi diressi verso l'uscita.
«E perchè avrebbe dovuto?» chiesi facendo la finta tonta.
Non gli avrei detto il motivo preciso per cui il mio ragazzo mi aveva imposto di non venire.
Mi fissò sorridendo «Facile – esordì – perchè ci sono io»

Sbuffai incredula «Sei pure modesto» affermai sarcastica.
Un vantaggio c'era nel averlo incontrato al supermercato: mi stava risparmiando la fatica di portare quelle buste da sola.
Lui almeno era forte, io mi sarei spaccata il braccio.
«Secondo me dovresti venire lo stesso» mi consigliò voltando l'angolo.
«e perdermi la torta al cioccolato di mia madre? Per questa volta passo»
Trattenne una risata sommossa, la sua voce era grave e ruvida.
Profonda ma limpida.
«Giustamente – dichiarò lui – avrei fatto lo stesso, ma sai loro si aspettano di vedermi dopo tanto tempo, devo andarci per forza»
Annuii comprensiva «Immagino ti siano mancati tutti»
«Molto – si limitò a dire – ma mi è mancata di più la parte di me che ho lasciato in questa cittadina»
Mi fermai in prossimità della mia villetta.
Frugai nella tasca.
Le chiavi.
Non le avevo prese prima di uscire di casa.
Mi voltai a guardare il riccio ancora con le borse in mano, per quanto muscoloso possa essere nemmeno un bodybuilder resisterebbe per tutto quel tempo.
Bussai più volte sperando che mia madre mi sentisse e che non avesse l'aspirapolvere acceso.
L'alta figura snella di mia madre fece capolino aprendo velocemente la porta d'ingresso.
«Giusto in tempo Lena, avevo appena messo a pre-riscaldare il forno» affermò sollevata.
Il suo sguardo passò da me a Harry.
Uno sguardo contrariato.
«E tu sei..?» chiese lei sporgendosi un po'.
«Oh lui è Harry, un amico di Liam» chiarii io ottenendo un suo sorriso come risposta.
«Buonasera signora» disse lui in tono reverenziale.

 

Mia madre si scostò dall'entrata «Entra caro, entra»
Sgranai gli occhi: alla faccia del 'stagli lontano'.
Lui abbassò la testa ed entrò in casa «Le appoggio qui?» domandò.
«Certo certo, dove vuoi» affermò indaffarata Emily.
Mi sentivo quasi un'estranea in casa mia, come si permetteva mia madre ad invitare sconosciuti in casa nostra?
«Quindi Harry, sai fare una torta al cioccolato?»
Dove voleva andare a parare mia madre?
Lui sorrise «Eccome»
«Io avrei da fare qualche faccenda ora, che ne dite se alla torta ci pensate voi due?»
No.
Assolutamente no.
È categoricamente fuori discussione.
«Con piacere» ammiccò Harry.
«Perfetto – esordì lei – non combinate disastri»
Prima di uscire mi fece l'occhiolino, ma lei se lo ricorda che sono fidanzata?

 

 

Dopo aver messo tutti gli ingredienti sul tavolo, da sola oserei dire, dato che Harry era troppo impegnato a seguire ogni mio movimento accompagnandolo con uno di quei suoi sorrisi snervanti; sospirai esausta buttandomi sul bancone.
Lo guardai strafottente mentre si sedeva su una sedia lì vicina.
«Tu lo sai che se ti vede Liam qui ti uccide a morsi?» chiesi retorica.
Lui prese la confezione di cioccolato e la aprì scuotendo la testa «Come sei stressante»
«Realista – lo corressi tirandoli un canovaccio – ora metti a scaldare quel cioccolato prima che te lo dia in testa»
Alzò lo sguardo fulminandomi coi suoi occhi verdi.
«Purtroppo non posso rimanere, dovrai arrangiarti»
«E allora perchè hai detto a mia..» mormorai sconvolta.
Trattenne una risata «Si chiama educazione»
Si alzò rimettendo la sedia a posto ma purtroppo – per quanto educato volesse sembrare – non mi avrebbe fatto andar via la smorfia stile sei-un-bugiardo dalla faccia nemmeno con la sua cortesia.
Ma nonostante tutto non era proprio quello che desideravo? Certo.
Fuori di casa, nessun problema.
Vedendo che non stavo replicando si girò, afferrò la sua busta e si diresse verso l'entrata «Prima o poi la voglia assaggiare quella torta» disse grave.
Annuii tenendo gli occhi fissi sul tappetino.
Sentii la porta aprirsi, entro pochi secondi sarebbe uscito. Che ingrata sarei stata? Sì insomma, dopotutto mi ha aiutato.
«Harry» gridai. Vidi la sua chioma ricomarire dal cornicione della porta «Grazie»
Un sorriso passò sul suo volto.
Ammettiamolo, aveva un sorriso invidiabile.
«A presto, Lena»

 

Il piano 'stagli lontano' era appena naufragato clamorosamente.



Hellopeople!
Okey sono terribilmente in ritardo, ma proprio terribilmente.
Mi dispiace ma l'importante è che sia qui, no?
Spero che questo capitolo vi piaccia, diciamo che può sembrare molto banale per alcuni ma 
io personalmente volevo per una volta immedesimarmi in una cosa più semplice.
Ci sentiamo alla prossima (tornerò sicuro hah)
Un bacione.
Serpeverde_
 
 
 

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