Second Chance means Choice

di elle490
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Never Give Up ***
Capitolo 2: *** Fight for What you Want ***
Capitolo 3: *** You Can Fix It ***



Capitolo 1
*** Never Give Up ***


"Ci sono novità Coreen?" domandò Vicki letteralmente irrompendo in ufficio

"Ciao anche a te capo" rispose la ragazza risentita

"Novità Coreen?" domandò di nuovo la detective accentuando lo spazientimento

“Come non detto. Si, ci sono due nuovi casi … una signora scomparsa ed un tizio che continua a trovare gatti morti nel suo giardino”

“Intendevo dire novità interessanti”

“Oh, no. Di quelle non ce ne sono … Dopo San Pietroburgo la settimana scorsa più niente” rispose Coreen mortificata

“Ovviamente. Beh, domani mattina telefona al tizio dei gatti morti e digli che provi a smettere di utilizzare fertilizzanti tossici, potrebbe essere utile a risolvere il problema. Della signora scomparsa esco ad occuparmene subito, mandami i dati sul palmare”

“Come ? …” chiese confusa la ragazza

“Ho sentito puzza di Matrina o Sophora Flavescens che dir si voglia appena sono entrata. È a buon mercato ma tossica per persone ed animali” spiegò Vicki

“Oh, capisco. Io … io, no, non lo avevo sentito. Glielo dirò. Ti ho già inviato i dati del caso, se non c'è altro vado a dormire, sai alcuni di noi ne hanno bisogno”

“Dormi dormi giovane fanciulla” strillò la detective dalla porta d'ingresso.

 

La donna salì in auto, accese il palmare e lesse rapidamente le informazioni che le aveva mandato l'assistente. Donna, 37 anni, sposata senza figli, assistente del marito broker e scomparsa insieme a duecentomila dollari prelevati dal conto corrente aziendale.

In meno di cinque ore Vicki aveva ritrovato la Signora Daniels addormentata fra le braccia del portinaio dell'azienda di suo marito a pochi kilometri dalla città.

Aveva bussato, era entrata e si era qualificata con la donna.

La Signora Daniels le disse che era dispiaciuta di essere scomparsa a quel modo ma che, adesso che aveva trovato l'amore, non aveva intenzione di farselo portare via dal marito prepotente ed oppressivo.

Vicki annuì, la salutò e le consigliò di partire insieme al fidanzato la mattina successiva presto in treno per lasciare meno tracce.

“Rinuncerò al caso, dirò a suo marito di non averla trovata ed io e lei non ci saremo mai viste. Tutto chiaro?” chiese la detective aprendo la porta della camera del motel

“Grazie Signora Nelson, arrivederci”

“Addio”.

Vicki tornò in macchina e guardò l'orologio.

Le 5 del mattino; era affamata come l'inferno, non mangiava dalla notte prima. Fortunatamente conosceva un sacco di persone fantastiche per cui le fu sufficiente girarsi verso i sedili posteriori ed estrarre una sacca dal piccolo frigo portatile che nascondeva sotto il posto del guidatore.

Pescò a caso, aveva troppa fame per fare la schizzinosa.

Tolse il tappo al piccolo tubicino e bevve.

Contemporaneamente non poté fare a meno di iniziare anche a pensare; a quello che le aveva detto Coreen qualche ora prima nel dettaglio.

<>.

Dannazione, una settimana senza alcuna notizia o traccia … non succedeva da … Vicki si concentrò … dall'anno precedente, dall'Antartide.

Quella volta non era successo niente di buono e Vicki temeva che anche questa volta ci fosse qualcosa da temere.

San Pietroburgo … poteva essere ovunque a questo punto, dopo una settimana.

Vicki era talmente immersa nei suoi pensieri che non si era accorta del passare del tempo; le 7, si, era decisamente arrivato il momento di rincasare.

Prese il palmare e scrisse a Coreen di chiamare il Signor Daniels e di rinunciare al caso inventando una scusa plausibile qualsiasi. Stava per premere invio quando aggiunse delle scuse non troppo esplicite per la scortesia della sera.

Inviò ed accese il motore.

Giunta a destinazione parcheggiò la macchina, prese l'ascensore e si diresse verso l'appartamento; posò la borsa e la giacca sul tavolo di salotto e si diresse in camera da letto.

Affondò il volto nel cuscino ed inspirò profondamente, uno dei vantaggi della sua condizione era lo sviluppo dei sensi … poteva sentire l'odore nonostante fossero trascorsi quasi due anni; inspirò nuovamente e si addormentò.

 

 

Venne svegliata alle 18 circa dal cellulare.

“Coreen spero per te che sia qualcosa di veramente grave o importante ...”

“L'ho trovato Vicki!” rispose la ragazza esaltata

“Cos'hai trovato?” domandò la detective indossando gli occhiali da vista

“Non cosa Vicki, chi”

La donna trasalì.

“Dove?”

“Al Pearson, ieri notte alle 2, arrivi internazionali”

“Sei sicura Coreen?”

“Sicurissima Vicki. Henry è qui”.

 

La detective si alzò ed andò in cucina; prese un bicchiere di vino e si sedette a pensare.

Henry era a Toronto, era in città, era lì.

Cosa poteva essere successo?

Per quale motivo era tornato in città?

E soprattutto, come poteva trovarlo?

Sbirciò dalla finestra della stanza, il sole era completamente tramontato, corse a vestirsi e si precipitò in macchina.

“Ed ora – pensò Vicki –, ora che diavolo faccio? Giro per la città col finestrino abbassato sperando di sentirne l'odore? Vado a cercarlo nei posti che frequentava di solito? Lo aspetto qui a casa?”

Il cellulare squillò di nuovo, interrompendola.

“Cos'hai trovato Coreen?” domandò impaziente

“Allora, appena uscito dall'aeroporto ha preso un taxi. Il tassista dice di averlo portato nella parte est della città ma non ricorda l'indirizzo con precisione ...”

“Nella parte est …” ripeté Vicki

“Esatto, nella parte est!”

“Hai qualche idea Coreen?”

“Santo cielo Vicki, tu vivi nella parte est! Casa tua … sua … insomma l'appartamento di sua proprietà in cui tu vivi è nella parte est!”

“Si ma non è entrato in casa Coreen, ti assicuro che me ne sarei accorta”

“Beh, magari è sceso e sentendoti all'interno se n'è andato”

“Beh – rispose la detective stizzita –, magari si. Magari si fermerà due giorni e farà di tutto per evitarmi perché delle stupide leggi scritte in non so dove dicono che non possiamo coesistere sullo stesso territorio. Magari non ci vediamo da due anni e continueremo a non farlo perché si è dimenticato di me e non gliene frega un accidente mentre io continuo come una stupida a farti seguire le sue tracce. Magari sono stupida e basta” concluse la detective coprendosi il volto con la mano libera

“Ehi Vicki, mi dispiace … non intendevo quello. Volevo dire che probabilmente non si aspettava di trovarti li ed ha reagito d'istinto …”

“Tranquilla Coreen, non ce l'ho con te, ce l'ho solo con me stessa. Non vengo in ufficio per stanotte ed anche tu vai a casa, riposati. E prenditi anche la giornata di domani”

“Sei sicura di stare bene Vicki?”

“Si, tranquilla. Buonanotte”

“Ciao Vicki”. 

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Capitolo 2
*** Fight for What you Want ***


La detective chiuse la telefonata e scoppiò a piangere.

<>.

Si girò bruscamente facendo cadere gli occhiali sul pianale dell'auto, da quando era stata trasformata non ne aveva più realmente bisogno ma continuava a portarli per abitudine e perché Henry, prima di andarsene, le aveva detto che lei era la detective testarda con gli occhiali e che non doveva dimenticarlo.

Si chinò per raccoglierli, mentre li prendeva sentì una brezza fresca sulla nuca, si rialzò rapidamente ma non c'era nessuno. Poi lo notò, un foglio sul parabrezza.

C'era scritto <>.

“Ma che diavolo ?! Cosa ho perso ?! E quale prima volta ?! … Non siamo mai, cioè noi non abbiamo mai … magari, però prima ero troppo umana ed indecisa, poi troppo vampira e stronza … Era qui davanti dannazione, maledetti occhiali … aspetta … certo! Gli occhiali, la prima volta che ci siamo incontrati … lui mi ha colpito, mi ha portata via e ha lasciato gli occhiali al parco. Ma certo, il parco!”

Prese il palmare e digitò rapidamente <>.

 

Vicki inserì le chiavi nel quadro dell'auto più velocemente possibile, mise in moto e partì in quarta infilandosi nel traffico.

Inveì contro ogni singolo individuo che incontrò lungo la strada, pedone o autista che fosse, fino al parco; parcheggiò in divieto di sosta e si precipitò verso il luogo in cui aveva incontrato Henry per la prima volta.

Arrivata lì trovò una giacca buttata per terra e l'odore di sangue le invase le narici, la prese in mano trovandola umida all'altezza di una spalla, la portò al volto e riconobbe l'odore di Henry.

Tese l'udito ed aguzzò la vista ma non trovò niente, non c'era.

“Dannazione – gridò Vicki –, dannazione Fitzroy …”

Guardò di nuovo la giacca e le sue mani sporche di sangue e crollò al suolo in ginocchio.

“Dove diavolo sei?! Cos'è successo?! Perché non faccio in tempo a trovarti che te ne vai di nuovo?! Cosa devo fare per riaverti?” strillò la donna disperata

“Forse dovresti chiedermi di uscire per cominciare”

Vicki trasalì e reagì voltandosi di scatto e ringhiando; quello che videro i suoi occhi fu una figura maschile con i capelli lunghi, un sorriso smagliante ed una spalla ammaccata.

“Oppure puoi ringhiarmi, effettivamente ti si addice maggiormente”

“Henry …” farfugliò lei

“Ciao Vicki”

“Henry ...” ripeté la donna un po' più convinta

“Si, sono io”

“Henry!” strillò infine saltando addosso all'uomo

“Piano! La mia spalla ha bisogno di assistenza, frena l'entusiasmo!” commentò divertito

“Si, scusami – disse la donna ricomponendosi –, o santo cielo Henry”

“Come stai Vicki?”

“Come … Come sto?! Chi se ne frega di come sto io Henry, come stai tu, cosa hai fatto, che ci fai qui, ti sono mancata almeno un quindicesimo di quanto te sei mancato a me, dove sei stato. Forza dimmi …” disse Vicki tutto d'un fiato

“Ti sono mancato?” chiese il ragazzo sorpreso

Henry si aspettava che la donna facesse una battuta, che gli rispondesse male, che si comportasse come si era sempre comportata quando si trattava di loro due a livello personale.

“Come l'aria” rispose lei tirando indietro i capelli nervosamente

“Come l'aria” ripeté lui

“Già, forse anche qualcosina in più”

“Mi accompagni a casa?” chiese Henry

Vicki annuì ed insieme si diressero all'auto che incredibilmente non era stata rimossa nonostante il parcheggio artistico della donna.

 

“Quindi ti sei impossessata di casa mia” commentò Henry passando una mano sui vestiti di Vicki ammassati sul sofà della stanza armadi

“Non ho mai attrezzato la mia per il giorno e … pensavo che non ti dispiacesse”

“Non mi dispiace infatti. Dove hai riposto la mia roba?” chiese il ragazzo

“No no – si giustificò la donna –, non ho spostato nulla tranquillo”

Henry corse ad aprire i suoi armadi e ad annusare le lenzuola ed i teli da bagno.

“Sono i miei ...” commentò sorpreso

“Mmh, si, te l'ho detto, non ho spostato niente, ho solo portato qualcosa di mio e ci dormo durante il giorno”

“Come hai fatto a conviverci?” domandò sorpreso

“Ammetto che l'arredamento è un po' pacchiano e vecchio stile ma ehi, non è casa mia”

“L'odore Vicki! Come hai fatto a convivere con il mio odore?”

“A me piace il tuo odore!” rispose d'istinto lei

“Vicki … è così dannatamente strano. Non ci avevo ancora prestato attenzione fino ad ora” aggiunse Henry avvicinandosi a lei

“Cosa?” chiese la donna

“Tu non puzzi!”

“Beh grazie, sono molto impegnata in effetti ma faccio il possibile per prendermi cura della mia igiene personale”

“Un vampiro sul tuo territorio Vicki puzza, ha un odore sgradevole per il titolare del territorio in questione, puzza di rabbia, di sfida, di guerra e di morte, inizialmente si avverte un odore fastidioso che si intensifica sempre di più fino a che non si scatena la lotta per la supremazia. Accanto a te dovrei sentirmi irrequieto ed aggressivo e te dovresti sentirti minacciata ed aggressiva a tua volta … dovresti aver voglia di uccidermi ed io dovrei aver voglia di uccidere te” concluse Henry

“Ma io non ho assolutamente voglia di ucciderti”

“Nemmeno io, per nulla” ribatté il ragazzo facendosi pensieroso

“Dove sei stato Henry?”

“In giro per il mondo … il più lontano possibile da te”

“Oh si, me ne sono accorta, Coreen ha perso intere giornate a localizzarti” commentò Vicki sedendosi sul letto

“Tu mi hai fatto tenere sotto controllo da Coreen?”

“Giusto un pochino” si giustificò lei

“Sono sorpreso Nelson, sempre sempre?”

“A parte la settimana in Antartide e l'ultima dopo San Pietroburgo”

“Wow, ed io che pensavo di essere stato bravo a nascondere le mie tracce”

“Noi siamo più brave di te” rispose Vicki sorridendo

“A quanto pare si”

“Già, beh, immagino tu abbia bisogno di mangiare vista la ferita, in frigo ci sono delle sacche”

“Efficiente” commentò Henry analizzando il contenuto del freezer

“Eh si, ding dong, il Medioevo è finito. Comunque, è quasi giorno, prendo un paio di cuscini e mi sistemo sul divano. Ci vediamo stasera”

“Vicki andiamo, non mi vedi da due anni e vuoi negarmi il piacere di dormire insieme ? Mal che vada ci sgozzeremo nottetempo”

“Se la metti così, non posso rifiutare”

 

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Capitolo 3
*** You Can Fix It ***


Henry aprì gli occhi lentamente, erano diversi giorni che non riusciva a riposare seriamente. Erano le 6 del pomeriggio e Vicki stava ancora dormendo pesantemente.

Era stretta intorno a lui esattamente come si erano addormentati al mattino; era di nuovo affamato e aveva molto dolore alla spalla ma non si sarebbe spostato per nulla al mondo.

Vicki era lì, fra le sue braccia, non aveva mai smesso di cercarlo e gli aveva detto che gli era mancato … confessioni e rivelazioni importanti per una come lei.

Le baciò i capelli ed inspirò profondamente, aveva un odore diverso da quello che aveva quando era umana ma non lo infastidiva, non lo irritava, non era come con Christina.

“Mmh … ciao”

“Ciao Vicki, non volevo svegliarti, scusami”

“Fa niente, non ho più sonno” rispose lei strofinandosi gli occhi

Henry si alzò e si diresse in cucina.

“Lungi da me risultare scortese o dare l'impressione che la cosa non mi renda felice ma posso chiederti per quale motivo sei tornato in città ?”

“In realtà non c'è un motivo. Me ne sono andato da Toronto prima ancora che finisse il nostro periodo di convivenza naturale perché non volevo trovarmi a combattere il desiderio di ucciderti ed ho passato gli ultimi due anni in giro per il mondo a cercare di non pensare a questo posto. L'altra sera mi sono semplicemente svegliato con la voglia di tornare e l'ho fatto, sapevo che per un paio di giorni saremmo riusciti a convivere sullo stesso territorio pacificamente ma non potevo immaginare di trovare questo”

“Questo?” chiese Vicki

“Questa cosa Vicki, non ricordo di aver mai letto di niente del genere. Io non voglio ucciderti e tu non vuoi difenderti, non è normale”

“Io penso di si”

“Credimi, non lo è” ribatté lui

“E invece si – insisté Vicki –, è vero perché mi rifiuto che delle stupide leggi scritte nell'anno che fu o uno stupido istinto condizionino la mia vita. Mi sono innamorata di te molto tempo fa e non ho mai avuto il coraggio di dirlo, prima c'era lo shock di scoprire cosa fossi, poi ero troppo umana, poi c'era Mike, poi avevo paura, poi sei stato un po' stronzo, poi i demoni, poi sono morta, poi sono tornata ed infine una sera mi sono svegliata e non c'eri più. Quindi, adesso sei qui, nessuno di noi due puzza, quindi io sono innamorata di te e non ho intenzione di permettere a niente di separarci ancora perciò non pensare di restare due giorni ed andartene perché se lo farai verrò con te. Ho finito”

Henry smise di bere ed appoggiò la tazza vuota nel lavello, si voltò verso la donna e si lasciò andare ad uno dei sorrisi più belli che Vicki avesse mai visto.

“Puoi ripetere un attimo la parte importante del discorso?”

“Suppongo tu ti riferisca a quella in cui ammetto di essere innamorata di te” rispose serena

“Finalmente” aggiunse lui

“Finalmente cosa?”

“Finalmente ammetti”

Vicki sorrise e si alzò in piedi per baciare Henry; per dargli quel bacio che si era sognata ogni giorno da due anni e non gliene fregava niente se i vampiri non potevano sognare, lei era sicura di averlo fatto.

“Credo che Coreen sarebbe molto felice di vederti” disse Vicki

“Credo che Coreen sarà felice di aspettare un altro paio d'ore” concluse Henry prendendo fra le braccia la donna che avrebbe amato e con cui avrebbe trascorso tutta la vita.

E con tutta la vita nel nostro caso intendiamo per sempre.

 

 

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