Pensieri dal sottosuolo

di LePableu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pandemia ***
Capitolo 2: *** Blackout al luna park ***
Capitolo 3: *** La macabra storia di Martìn Delaville ***
Capitolo 4: *** Condannato a morte ***
Capitolo 5: *** Lo spettacolo va avanti ***
Capitolo 6: *** Tributo alla formattatrice ***
Capitolo 7: *** Pensieri dal sottosuolo ***



Capitolo 1
*** Pandemia ***


Creepypasta numero 1

Pandemia

Non sempre i batteri sono malevoli nei nostri confronti,
Apesso, anzi, tendono a non palesarsi o a svolgere funzioni utili al nostro organismo, prendiamo per esempio la flora batterica intestinale.

Siamo portatori di migliaia di creaturine, delle vere e proprie colonie, e molte di queste non le conosciamo neanche.

Batteri di ogni sorta, innocui o meno, sono quindi nel corpo di ogni essere umano.

E molti ribadisco ci sono sconosciuti.

...E cosa accadesse se un giorno uno di quelli che non conosciamo mutasse?
Diventando da un normale parassita a qualcosa di pericoloso o addirittura letale?

Immagina disturbi mentali e fisiologici in contemporanea su ogni essere umano...



La fine del mondo che noi ci aspettiamo dallo spazio profondo potrebbe venire dai nostri stessi corpi.



Immagina di svegliarti domani con tosse, emicrania, vomito, convulsioni, necrosi dei tessuti, infarti, coma e collasso totale dell'organismo.

Immagina  che tutto questo possa accadere in ogni singolo momento della nostra vita distruggendo in un giorno l'intera civiltà...

Anzi... fai qualcosa di più che immaginare..

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Capitolo 2
*** Blackout al luna park ***


Creepypasta numero 2

Blackout al luna park

 
Il piccolo luna park di Andora, cittadina Ligure presso Imperia, che come ogni estate si stabiliva in riva al fiume per regalare momenti di gioia ai turisti, si trovava la sera del 17 luglio nel corso di una delle sue serate più attive e fruttuose.
Le giostre si illuminavano in modo splendido dando vita a magnifici giochi di luci e i bambini si fermavano a fissarle estasiati, mentre i più impavidi si lanciavano in splendide avventure.
Le attrazioni erano poche, più o meno le stesse di ogni Luna Park.
Delle montagne russe facevano da sfondo, non erano particolarmente grandi, ma incutevano timore grazie al classico 'giro della morte', che regalava attimi di terrore ai pochi che lo volevano provare.
Celeberrimo anche il tunnel del terrore, che offriva un quarto d'ora di spaventi ai malcapitati che vi entravano.
Immancabili i calcinculo,  come vengono volgarmente chiamati, e una piccola cabina per il cinema 4D che si muoveva e dava effetti speciali mentre veniva proiettato un film, dando un senso di realtà notevole.
Il grande scivolo in fondo al parco, alto una decina di metri, dal quale si scendeva su un tappetino, chiudeva il piccolo paradiso dei bambini. Oltre quelli solo un’ ultima luce, un led raffigurante un uomo grasso, con baffi e cappello a cilindro in divisa da circense e con un bastone in mano con sotto la scritta:
'Venite adulti e bambini, qui si divertono, grandi e piccini.'
E sembrava fosse proprio quel led a dirlo, con grande entusiasmo e con una voce grossa  e buffa alla 'Babbo Natale'.
Ma quel led non è stato sempre acceso.
Accadde una tragica sera, proprio quel 17 luglio di dieci anni fa, quando la centralina sovraccaricata dall'energia in arrivo dal trasformatore collassò.
Un blackout è normale, direte, ma in un luna park causa vere situazioni di panico.
E quella notte, a causa di un piccolo cortocircuito, morì una quantità spropositata di gente. Il Luna Park fece delle sue mille luci l'arma della sua strage.
La prima a collassare fu la grande montagna russa, ma non in un momento qualunque: al culmine dell'adrenalina, nel giro della morte.
I tre vagoncini contenenti diciotto giovani si fermarono mentre erano a testa in giù, calarono le tenebre e si sentirono delle urla: si era attivato lo sblocco automatico della sbarra che li teneva ancorati al carro e uno dopo l'altro caddero, schiantandosi al suolo e sfracellandosi sulla ghiaia in un miscuglio di sassolini, sangue e interiora che sporgevano verso l'esterno dei corpi martoriati.
Furono più fortunati, per così dire, quelli chiusi nel tunnel, fermi al buio con i raggi della luna che illuminavano le spaventose facce dei mostri al suo interno, morirono d'infarto appena le luci si spensero, quasi si fossero spenti insieme alle luci del grande parco.
La scena più crulenta si vide dalla base dello scivolo, quattro persone si erano lanciate per fare a gara a chi arrivasse prima in fondo, ma lo spegnimento del parco attivò i cancelletti a grata che bloccarono la discesa proprio quando erano al massimo della velocità, trapassarono le grate e arrivarono in fondo sul materassino e lì si divisero in tanti prismi rossi, esattamente dove le grate di chiusura li avevano trapassati.
I bambini urlavano e gridavano cercando una via di fuga.
E le urla aumentarono quando i ‘calcinculo’ attivarono lo sblocco del sedile di sicurezza che fece sbalzare quelle due dozzine di occupanti lanciandoli in ogni direzione nell’aria scura della notte facendoli finire sulla ghiaia o in mezzo alle bancarelle..
Gli ultimi furono quelli bloccati nella cabina del cinema 4D, sei persone che ancora fissavano lo schermo, che non si era spento perché alimentato da un generatore a parte, e quando le sospensioni cedettero per la posizione troppo inclinata in avanti, dovuta al fatto che per mancanza di elettricità il mezzo si era fermato in una posizione pericolante, e si schiantò in avanti schiacciando i sei tra le lamiere in un inferno di sangue e acciaio. Da fuori uscivano i corpi pressati e una grande pozzanghera, forse nel cadere in avanti guardando il film non si saranno neanche accorti che le sospensioni avevano ceduto.
Senza contare i soccorritori morti sui binari schiacciati dai vagoncini che ripartivano, quella sera morirono 43 persone.
La fine di quella serata fu segnata dal riaccendersi dell'icona triste dell'uomo al neon, con la solita scritta accesa e abbagliante:
'Venite adulti e bambini, qui si divertono, grandi e piccini.'

 

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Capitolo 3
*** La macabra storia di Martìn Delaville ***



Creepypasta numero 3
La macabra storia di Martìn Delaville.

 
Il ridente villaggio di pescatori di Grayon, sulla costa atlantica presso Bordeaux, fu preso di mira agli inizi del duemila da una serie di macabri omicidi il cui autore era chiamato “L'assassino della macchia blu”.
Questo a causa del modus operandi del killer, che uccise 23 persone nel quartiere lungo la foce del fiume Gironde, puramente casuali e senza collegamenti tra loro.
Le apriva lentamente: tagliava a metà le braccia mentre la persona era ancora cosciente, ne tirava fuori tendini e nervi per poi tagliarli e far urlare di dolore puro il malcapitato, quindi apriva loro la pancia per mostrare le interiora e fargliele inghiottire fino a creare macabri scenari di sangue e interiora per tutta la stanza.
E in mezzo a quell'oceano di rosso spiccava la scritta blu su un muro casuale dell'ambiente, la quale diceva frasi macabre come “Eccomi qui” o “Sono in casa tua” che probabilmente il killer scriveva prima che le vittime arrivassero.
Il caso sconvolse l'intera regione suscitando indagini guidate sia da esperti detective che da semplici popolani, fino a quando si arrivò alla conclusione che Martìn Delaville fosse il principale indiziato per le orribili stragi.
Fu istituito il processo, presieduto da un giudice arrivato dal nord, e l'imputato venne difeso dall’avvocato Matieu Delaville, suo fratello.
Matieu era in una condizione difficile ma sapeva, anzi era più che certo, dell'innocenza del fratello tanto che la dimostrò a suon di obiezioni e spesso anche tirando fuori prove false.
L'imputato fu scagionato grazie all'abilità di Matieu, il caso dichiarato chiuso una volta per tutte e per molto tempo non si sentì parlare di quello che ormai veniva chiamato ''L'assassino dalla macchia blu''.
Si ripresentò un caso giorni dopo, in casa di Martìn Delaville.
Quando l'uomo, oramai dimenticato dalla corte giudiziaria, rientrava in casa dopo una giornata di lavoro.
E trovò guardando il muro quella macabra scritta blu.
“Congratulazioni per il processo fratellino”
Diceva.
E poi il buio.
E poi si vide legato al pavimento.
Le pareti della casa rivestite di teli di plastica dai quali traspariva la scritta blu.
Davanti a lui il fratello Matieu in uno stato irriconoscibile: il volto blu ed i capelli rossi, così come le mani dipinte di due colori.
i capelli erano irti e circondavano il suo volto.
Vestiva con la stessa giacca aperta e la cravatta del processo, entrambe nere, che nel buio dava la sensazione che la testa volteggiasse nel vuoto.
Poi dalla ventiquattrore tirò fuori un coltello ricurvo.
 
E calarono di nuovo le tenebre.
Martìn riaprì le palpebre e vide il suo cuore retto dalla mani del fratello pulsargli davanti agli occhi.
Lo premeva con le mani ancora collegato con le arterie fino a spremerlo come un' arancia matura.
Ma nonostante tutto quel sangue la faccia di Matieu era ancora di quel blu ciano, la cui vernice aveva creato mischiando i fanghi del fiume.
Rimase blu anche quando un vicino attirato dal rumore gli sparò in volto col suo fucile.
Il suo cadavere fu buttato nel fiume e finalmente Grayon era stata liberata dal suo persecutore.
L'uomo che lo uccise, un pescatore, fu riempito di onori da parte degli abitanti.
 
La quiete durò un'altra settimana.
Poi l'uomo fu ritrovato in casa. Morto in un mare di sangue.
la solita scritta blu.
"I morti non muoiono"
E se ti capitasse di vedere ancora la scritta blu,  i capelli rossi, la faccia blu scuro, non tentare di scappare, è sempre inut…

Oh mio dio.
Bentornato a casa...


 


 

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Capitolo 4
*** Condannato a morte ***


Creepypasta numero 4
Condanna a morte


Si toccava le basette corte come se la sua lunga barba fosse stata appena tagliata.
Notava quella strana cravatta verde e la giacca blu che mai aveva visti.
Si sente sollevare per le braccia con ancora in bocca il sapore del pasto offertogli la sera prima dal condannato e subito dopo riconobbe di essere nella Sua cella.
Riconobbe i due uomini, due suoi colleghi, secondini, i quali lo portarono nel grande cortile.
Niente estrema unzione, la folla urla contro di lui, sente il boia che gli mette il cappio attorno al collo e alla sua destra vede Sir Longlake, con la sua divisa, che lo fissa sorridente sul patibolo.

Nella torre di Londra si sono per molti anni trattenuti i peggiori criminali dell'Inghilterra, e tanti di questi vennero processati con pena di morte.
Fu il caso di Sir James Longlake, uomo onesto e gran lavoratore agli occhi della gente, ma con una vita notturna a dir poco maniacale.
Sotto la bombetta e il soprabito dell'uomo si nascondevano le conoscenze e le aspirazioni di un perfetto serial killer che amava uccidere altri nobili che invitava a cena e, dopo averli addormentati li uccideva dopo ore di torture nelle sue segrete.
Quella cravatta verde scuro che portava sempre, le basette e la sgargiante giacca blu gli conferivano l'aspetto del perfetto gentiluomo britannico elegante ed eccentrico amante del té delle cinque e dei grandi manieri e la sua immagine restò questa fino a quando dopo 12 omicidi la gente prese a preoccuparsi.
Non ebbe neanche un regolare processo, non fu ritenuto degno di difesa e condannato subito all'impiccagione.
In cella passò però una ventina di giorni, durante i quali divenne amico grazie alla sua oratoria, del secondino che passava da lui tutte le sere per controllare che dormisse.
Si parlava di filosofia e del destino in attesa della condanna, ma la guardia non accettò mai di far evadere il criminale.
Rideva anzi sotto la lunga barba, nera, come le corte basette del nobile, di come fosse mutevole il destino.
Ne rise anche Sir Longlake la sera che precedeva l'impiccagione, quando fattosi accompagnare dal secondino nelle cucine della torre di Londra gli offrì una cena in cui vantò le sue grandi qualità di cuoco.
Il secondino mangiò di gusto e poi...il buio.


Si toccava le basette corte come se la sua lunga barba fosse stata appena tagliata.
Notava quella strana cravatta verde e la giacca blu che mai aveva visti.
Si sente sollevare per le braccia con ancora in bocca il sapore del pasto offertogli la sera prima dal condannato e subito dopo riconobbe di essere nella Sua cella.
Riconobbe i due uomini, due suoi colleghi, secondini, i quali lo portarono nel grande cortile.
Niente estrema unzione, la folla urla contro di lui, sente il boia che gli mette il cappio attorno al collo e alla sua destra vede Sir Longlake, con la sua divisa, che lo fissa sorridente sul patibolo.

E poi, abbassa la leva. E la corda si tende.

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Capitolo 5
*** Lo spettacolo va avanti ***


Creepypasta numero 5
Cade il sipario
Era una grande notte all'operá quella sera, Josephine Dufleuve si apprestava a fare il grande debutto nello straordinario mondo del balletto.
Il lago dei cigni era quello a cui aspirava da tempo.
L'orchestra era pronta sotto il palco e il pubblico guardava con trepidazione il sipario abbassato.
La ballerina é dietro la quinta.
Beve un bicchier d'acqua e lo appoggia capovolto sul tavolino fissando la magnifica volta appesa al soffitto che ha lo scopo di far propagare le onde sonore.
E finalmente il sipario si alza.
Le macchine del fumo creano uno splendido effetto per l'inizio dello spettacolo.
Alcune goccioline di vapore si condensano sul bicchiere capovolto.
L'orchestra inizia a suonare.

 La gocciolina appena formatasi scivola lungo la superficie del bicchiere.
Josephine mette il primo piede sul parquet.

La goccia scivola lungo il palco toccando il cavo dell'altoparlante.
Le altre tre ballerine spiccano un balzo e atterrano sul palco.

L'altoparlante stride nelle orecchie di un violinista che alza la mano colpendo una leva dei riflettori.
Josephine ora circonadata da altre venti artuste inizia a volteggiare.

Uno dei riflettori attivati dal violinista si sposta e cozza violentemente coi sostegni della volta.
Ora in scena sono in una trentina.

Il sostegno di pietra cade sulla volta in legno a causa dello scontro col riflettore.
Il pubblico guarda estasiato.

Il primo filo del sostegno si stacca.
Josephine si appresta al gran finale.

I cavi d'acciaio non reggono il peso la volta di legno con sopra il sostegno in pietra precipita verso il palco dove sono riunite tutte le ballerine.
Josephine viene oscurata dall'ombra del palco.

Le poltrone della prima fila sono rosse di sangue.

Da sotto lanvolta si intravedono dei brandi di carne umana.

Il sipario si chiude.

Lo spettacolo non va sempre avanti.

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Capitolo 6
*** Tributo alla formattatrice ***


Tributo alla formattatrice
 
Dopo gli avvenimenti di Bordeaux in quel lontano 2001 la storia dei fratelli Delaville non finì, anzi, si può dire che era solo all’inizio.

Si era capito, dopo il mancato ritrovamento del corpo di Martìn Delaville, che i due erano in combutta per portare a compimento i loro sadici progetti.
Quando in quel pomeriggio Matieu Delaville era stato sorpreso in casa dal fratello Martìn, l’avvocato che lo aveva difeso nel processo dell’assassino dalla macchia blu, le cose non erano andate proprio come vennero da me descritte nella precedente creepypasta.

Matieu, 
come ormai ben saprete , prima di quella serie di particolari eventi era un avvocato e sapeva già perfettamente come muoversi nell’operazione che lui e suo fratello svolsero a Bordeaux per far calmare le acque ed uscire momentaneamente dalle scene senza destare sospetti: inscenarono una serie di torture fatte da Matieu a Martin. in modo che il pescatore li potesse vedere.
Quando il pescatore colpì più e più volte con un fucile da caccia il primo assassino non sapeva, in preda al terrore, che la sua arma era stata riempita con finti proiettili di gomma il giorno prima dai due fratelli.
Così in poco tempo Matieu si riabilì, Martìn lo raggiunse e insieme partirono per Lione.

Qui avvennero,  nel 2003, i più recenti avvenimenti attribuiti agli "assassini della macchia blu".
Erano chiamati così, per chi non avesse seguito la precedente creepy, a causa del messaggio scritto con una vernice blu elettrico che lasciavano sulle pareti delle case delle vittime in attesa che queste rientrassero.
Vennero soprannominati così anche per i pochi avvistamenti che di loro furon fatti in seguito alle vicende di Bordeaux: il primo, Matieu, era solito compiere i suoi crimini con la faccia dipinta di rosso ed i capelli dipinti di blu mentre il fratello Martin aggrediva le vittime con i capelli rosso ed il volto rosso per un sadico divertimento nell’assassinio di quelle che ormai erano diventate trentanove persone.
Una delle uccisioni più interessanti è quella appunto avvenuta a Lione nel 2003 quando si occuparono di una programmatrice grafica impiegata nell’azienda di videogiochi ‘Microids’, in particolare nella costruzione di nuovi font di scrittura per rendere più piacevole la lettura dei dialoghi nel gioco.
La giovane donna lavorava da tempo alla creazione del videogioco ‘Syberia 3’, un periodo che la teneva impegnata giorno e notte, tenendola spesso lontana dal suo appartamento in periferia.
Tornò stremata una sera di dicembre, chiudendo la porta dietro di sé.
Accese le luci del salotto e togliendosi la giacca entrò nel corridoio sul quale era scritto con splendide lettere, eleganti e originali, delle lettere blu, grandi.
Le guardava estasiata, la grafia da sempre era stata il suo mestiere, trovarne uno così bello la distolse per un attimo dal messaggio: ‘Coming soon…’
 
Per un momento pensò all’uscita del gioco, subito dopo notò invece in fondo al corridoio la faccia rossa ed i capelli blu che facevano capolino dalla sua camera.
Poi, una botta in testa, il buio.
Si ritrovò sdraiata nel corridoio, legata ad un tavolo, alla sua sinistra Matieu, alla destra Martìn.
-Chi siete?- chiese – Che ci fate qui? Lasciatemi andare.- disse tremando.
Ma in fondo il suo sguardo continuava ad andare alla scritta, la realizzazione della sua ricerca del carattere perfetto, la guardava e intanto Martìn le aprì la gola con una mannaia.
Il sangue imbrattò il muro.
La scritta era ora piena di sangue.
Rovinata.
Riprese a sentire il dolore e...i fratelli completarono anche quest’opera, la quarantesima della serie di uccisioni che aveva gettato la Francia nel terrore.
La faccia blu e i capelli rossi, la faccia rossa e i capelli blu furono le ultime cose che vide, ma nella sua mente figurò di nuovo quella scritta.
La storia finì qui dopo le macabre torture dei due fratelli al corpo senza vita.
Il quarantesimo…per ora.
 
 
 
(Piccola parentesi: la creepy, seconda nel ciclo dei fratelli Delaville, che ho molto a cuore, è dedicata a Faby, la quale (alcuni di voi probabilmente conoscono) mi ha sempre aiutato a pubblicare, formattare e rendere con un bel font di scrittura, tutte le creepypastas da voi lette fino ad ora. La ringrazio in questo modo e spero che la creepy sia a voi gradita. Ciao da Le Pableu, noi ci rivedremo presto con l’ultima creepy del secondo ciclo)

Ps: alcuni di voi…vedrò di vederli prima, quando avrò comprato dell’altra vernice blu…

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Capitolo 7
*** Pensieri dal sottosuolo ***


Creepypasta numero 7
Pensieri dal sottosuolo

Sono passati ormai anni, forse decenni, da quando un terremoto ha cambiato la mia vita. Era una gelida sera di gennaio, e mi trovavo solo nella mia cantina a suonare un pianoforte verticale. Era tutto normale quando ad un tratto.. la scossa.
Sentii delle urla e vidi in pochi minuti i sopprammobili cadere e rompersi a terra, i mobili rovesciarsi e la mia vita andare in frantumi. Tutto tremava, ero nel panico, mi aggrappai allo sgabello sul quale sedevo per suonare. Le case vecchie e già malridotte del mio paesino sul lago di Garda caddero a una a una. Sentii il piano superiore della mia abitazione crollare fino a che la casa non fu rasa al suolo. Dal sottosuolo tuttavia sentii solo l'eco di tutta quella distruzione, poiché le pareti della cantina avevano retto al peso di tutta la casa. Mi alzai in piedi ma quando lo feci riuscii appena ad accorgermi del pianoforte verticale inclinato pericolosamente a causa delle scosse ininterrotte, che alla fine cadde investendomi.

Io, Pablo, mi trovai schiacciato dallo strumento. Un'agonia terribile...

Quando mi rigirai sulla schiena vidi le mie gambe devastate sotto la cassa ed il sangue che scorreva seguendo le righe delle mattonelle arancioni del pavimento di quella che era stata la mia casa dolce e accogliente. Passarono due ore, riuscii non so come  a trascinarmi fino alla  porta che dava sulle scale... ma le macerie la bloccavano, capii di essere rimasto confinato nel sottosuolo. Passò quella giornata. Poi ne passarono due, tre e così via. Passarono sei mesi in cui mi nutrii del cibo della dispensa e vissi tra stenti in attesa che qualcuno mi aiutasse, ma non arrivò nessuno.
Morii verso giugno, o forse no, non capii se ero vivo, se era morto il mio corpo o se il mio spirito c'era ancora. Mi sforzai di aprire un varco verso l'esterno, ci provai, e alla fine riuscii a muovere le mani. Ma non ne potevo più, mi misi le mani tra i capelli, perforai il cranio con le mie unghie scavai più che potei, aprii la mia mente. Il mio pensiero, il mio spirito era ora libero di uscire da lì, passava attraverso le cose, potevo vedere tutto, ero di nuovo libero, libero e imprigionato. Mi imbattei in uno schermo, un computer e scoprii di poterci entrare senza difficoltà. Era per me qualcosa di nuovo, mi ritrovai all'interno di un sofisticato dispositivo e capii che da lì avrei potuto inviare un messaggio. Trovai uno strano sito interessante, EFP fanfiction, e così con i miei pensieri lo modificai inserendo l'account di Le Pableu, il nickname a me appartenente: Pablo. Iniziai a scrivere questi racconti horror, 19 oltre a questo, ispirandomi alla mia stessa disperazione: tutti furono letti e recensiti con un buon entusiasmo.
Ed è così che capii quanto era grande il poteziale di questo metodo: i lettori leggevano e scrivevano, io leggevo e rispondevo; e man mano accumulavo una forza, la loro forza.
Alla conclusione del mio primo ciclo riuscii a muovere completamente il mio corpo, anzi, lo sentivo più forte di prima. Prendendo energia da tutta Italia avevo ricostruito da luglio 2014 fino ad oggi l'energia che mi serviva per uscire di qui. Mi manca l'ultimo sforzo, l'ultimo passo prima di riavere il mio corpo unito al mio spirito. Allora uscirò di qui e mi vendicherò di voi che avete letto e non mi vavete aiutato. Verrò nelle case di chi mi ha lasciato qui sotto a marcire. Oramai manca poco, manca solo un'ultimo, breve...
Pensiero dal sottosuolo.


Nota dell'autore
Ed ecco che un altro ciclo giunge al termine!
Colgo l'occasione per informarvi di una mia piccola pausa natalizia, ma riprenderò presto a postare creepy! Tornerò verso il 15 gennaio con un nuovo ciclo di 10 creepy.
Spero che quest'ultimo lavoro vi sia piaciuto,
Ciao da Le Pableu.


PS: Ovviamente io sono vivo e vegeto e non intendo venire nelle vostre case per uccidervi... almeno al momento non rientra nelle mie necessità principali, forse. 

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