Chuck sesta stagione e/o Chuck vs film

di Marzio C
(/viewuser.php?uid=752888)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sofferenza ***
Capitolo 2: *** Attesa ***
Capitolo 3: *** Ricerca ***
Capitolo 4: *** Incontro ***
Capitolo 5: *** Incomprensione ***
Capitolo 6: *** Reinizio ***
Capitolo 7: *** Confidenze e missione ***
Capitolo 8: *** Riconoscimenti!!! ***
Capitolo 9: *** Preparativi ***
Capitolo 10: *** Nuvole nere sul cielo Bartowski ***
Capitolo 11: *** Imminente rottura? ***
Capitolo 12: *** Fra i due le cose peggiorano... ***
Capitolo 13: *** La missione continua tra alti e bassi e Jill Roberts ***
Capitolo 14: *** Adrenalina...... ***
Capitolo 15: *** Tragedia sfiorata ***
Capitolo 16: *** La brutta gelosia di Sarah I° parte ***
Capitolo 17: *** Parte II ***
Capitolo 18: *** L'ansia di Sarah ***
Capitolo 19: *** Camp David e le mani di Chuck ***
Capitolo 20: *** Le cose vanno bene ma all'orizzonte una nuova missione..... ***
Capitolo 21: *** La missione di Chuck ed il malore di Sarah ***
Capitolo 22: *** Per il rotto della cuffia ***
Capitolo 23: *** L'esplosione ***
Capitolo 24: *** L'ira e la morte ***
Capitolo 25: *** Ipotermia ***
Capitolo 26: *** Due spari ***
Capitolo 27: *** La fine ***



Capitolo 1
*** Sofferenza ***


Chuck con la squadra si erano recati a N’Djamena per rubare, ad un mercante d’armi internazionale, l’ultimo pezzo mancante per ricostruire l’intersect che avrebbe restituito la memoria alla moglie.
Nella colluttazione scaturita con gli uomini del mercante, vi fu un’esplosione che scaraventò violentemente  Chuck contro una porta blindata. Aviotrasportato d’urgenza in USA  giace in coma in un letto d’ospedale a Burbank.
 
Sarah era tornata a lavorare per la Cia accettando missioni al limite del non ritorno. Non riusciva a convivere con l’amnesia creata dall’intersect difettoso.
 Aveva completamente dimenticato il marito Chuck ed il grande amore che la legava a lui, per questo viveva in uno stato di perenne tristezza.   
 
 
 
 
 
                                                                   Capitolo 1
 
 
Sarah camminava lentamente, rasentando i muri di quel vicolo buio e maleodorante nella Chinatown di San Francisco, si muoveva guardinga, troppi nemici intorno. La sua missione era estremamente pericolosa, inseguiva da giorni  un gruppo di eco terroristi assassini che doveva “Terminare”. Una missione che solo lei poteva compiere.
L’adrenalina che le circolava in corpo, attenuava quel senso di tristezza che la pervadeva da quando neppure “il magico bacio” sulla spiaggia di Cabrillo le aveva rammentato quell’uomo che così tanto l’amava e che così tanto lei aveva amato. Era come se le avessero strappato una considerevole parte di se stessa ed il vuoto formatosi era stato colmato dalla malinconia.
Da una finestrella semi aperta usciva un odore di cibo, cucina orientale . Macao!!! Ma perché  le venne in mente Macao? Per un attimo il lampo di un ricordo squarciò la nebbia che avvolgeva la sua mente ed ebbe un flash back di loro due “una banca, un’altra donna” quel ricordo ebbe il sopravvento sui suoi sensi di spia.
Due spari e sentì i morsi dei proiettili che le devastavano la carne, uno alla spalla ed uno al petto; mentre si accasciava su quella lurida strada  riuscì a premere un pulsante dell’orologio per far partire il segnale “Uomo a terra”
Lo shock dell’impatto delle pallottole e la successiva ondata di dolore che la invadeva tutta facevano affiorare uno dopo l’altro i suoi ricordi. “ Amava quel nerd da quando lo aveva conosciuto, si  rivide a Parigi mentre facevano l’amore … la loro prima volta ….” e le venne spontaneo chiamarlo: “Chuck dove sei? , Chuck  amore mio, aiutami … sto morendo ….”. Non poteva sapere che suo marito era in coma, la missione in Ciad, per recuperare l’ultimo pezzo dell’intesect che le avrebbe ridato la memoria, si era rivelata un  vero disastro.
Delle voci la distolsero dai ricordi, le parve di riconoscere quella della Beckman, poi percepì che la sollevavano, qualcuno le infilava un ago in vena, la sirena di un’ambulanza, il rumore delle pale di un elicottero e nonostante la morfina  dolore, ancora dolore e… tanti ricordi.
Il generale si rese subito conto della gravità delle ferite di Sarah, dubitando della possibilità di una sua sopravvivenza, diede ordine che venisse trasportata d’urgenza all’ospedale di Burbank  e messa nella camera  di Chuck che, nel mentre, aveva ripreso  conoscenza ma  non  ancora  in grado di muovere un solo muscolo.. tranne le palpebre.
I medici dell’ospedale la dichiararono inoperabile, fu adagiata su un letto di fianco a quello del marito conscio che, si stava consumando la tragedia della sua vita. Avrebbe voluto urlare la sua rabbia per non averla potuto difendere, avrebbe voluto alzarsi, stringerla fra le braccia accarezzarle il volto, baciarle le  labbra, dirle quanto l’amava, pregarla di non abbandonarlo … ma il corpo non rispondeva.
Ellie  singhiozzando gli prese il viso fra le mani e  glielo lo girò con delicatezza così che  potesse guardare sua moglie, gli distese un braccio in modo tale che la sua mano potesse incontrare quella di Sarah, poi a capo chino, piangendo a dirotto, uscì dalla stanza.
Sarah, sempre più debole, con estrema fatica aprì gli occhi, riuscì a stringergli la mano, incontrò il suo sguardo e con un soffio di voce gli sussurrò:” Ti ricordo, ci ricordo, ti amo e ti amerò per sempre. Perdonami se ti lascio solo”  Poi un beeeeeeep risuonò nella stanza.
Un attimo prima erano entrati Morgan e Casey, per loro quel suono fu  un coltello gelido nelle viscere.
Tra una missione e l’altra  Sarah aveva insegnato al marito il codice Morse … Chuck fissò John e con le palpebre comunicò all’amico il suo volere. Morgan, intuendo ciò che sarebbe accaduto di li a poco,  si avventò contro Casey urlando “Non farlo”. Un preciso diretto al mento lo mise fuori combattimento.
Il colonnello, piangendo come un fanciullo, baciò Chuck sulla fronte,  prese un cuscino, l’appoggiò delicatamente sul viso dell’amico e fece pressione. Qualche istante dopo, nella stessa stanza, risuonò il medesimo agghiacciante beeeeeep di qualche minuto prima.
Casey si caricò sulle spalle Morgan e si allontanò in silenzio, non voleva che altri vedessero il suo dolore.
 
                                                                                                                                     Marzio C.
  Rimango in attesa delle vostre opinioni. Grazie ....Segue                                                                       

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Attesa ***


                                               Capitolo 2
 
 
La zona di Burbank era stata colpita da una strana tempesta magnetica assolutamente fuori stagione, se  poi esiste veramente una stagione per questi  atipici fenomeni atmosferici. I fulmini  disegnavano luminose ragnatele nel cielo. Si susseguivano uno dietro l’altro  con accecanti bagliori, una luce violenta senza tuoni, solo elettricità nell’aria, a terra ed in ogni luogo.
Il personale dell’ospedale era in subbuglio, le attrezzature per il monitoraggio delle funzioni vitali erano impazzite, il suono del beep prolungato  invadeva corridoi e camere …poi d’improvviso, per un istante, fu solo silenzio. Un urlo che nulla aveva di umano uscì dalla gola di Chuck , si era svegliato di soprassalto ed iniziò  a chiamare a squarciagola Sarah; il peso che gli gravava sul petto tanto da tagliarli il respiro tolse potenza alla sua voce ed ansimando sempre più continuava, con voce strozzata, a ripetere il nome della moglie.
Intercalava al nome Sarah invettive contro Casey che non aveva avuto il coraggio di ucciderlo.
La madre gli fu subito accanto, gli asciugava il sudore con una candida pezzuola cercava di tranquillizzarlo cullandolo come quando era piccino,ma non fu possibile. Si dibatteva indicando un punto della stanza dove doveva esserci un letto. Pian piano riuscì a controllarsi e chiese alla madre dove avessero portato il corpo di Sarah.
Lo sguardo interrogativo di Mary lo indusse a raccontare quanto egli pensava fosse realtà. Lei lo interruppe esclamando “Sarah è in missione per la Cia a San Francisco” Di colpo Chuck chiese alla madre il telefono, muovendo i muscoli a fatica, compose il numero privato della Beckman: “Generale, Sarah è in pericolo, non mi chieda come faccio a saperlo, per favore la localizzi, mandi una squadra di emergenza, mandi Casey è urgente, la prego!!!” Terminata la telefonata sospirò e dopo tanto tempo un accenno di sorriso nacque sulle sue labbra, la morte di sua moglie era stata solo un sogno.
Sarah, sempre più schifata dall’olezzo che emanava quel vicolo, aveva una specie di formicolio che partendo dalla nuca si irradiava lungo tutta la colonna vertebrale ed un fastidioso rivolo di sudore le bagnava la schiena. “Segno di pericolo” esclamò a bassa voce e poi c’era quell’odore di cibo orientale…. Macao…
D’improvviso due spari ed un braccio che le cingeva la vita trascinandola a terra. La spalla ed il fianco bruciavano per le ferite dovute alle pallottole, il viso doleva per l’impatto con il suolo. Casey, che continuava a ripararla col suo corpo, l’aveva rintracciata ed era riuscito, all’ultimo istante, a toglierla dalla traiettoria mortale del secondo colpo diretto in pieno petto. La ferita al fianco era seria ma non mortale.
Intorno ai due si era scatenato l’inferno, gli agenti della sicurezza nazionale sparavano su tutto ciò che si muoveva mettendo fuori combattimento gli ecoterroristi.
Sdraiata nell’eli-ambulanza diretta a Burbank ascoltava , con estremo interesse,  ciò che Mary aveva raccontato al colonnello, sul sogno di Chuck, così minuzioso nei particolari, dal vicolo male odorante al numero dei colpi che l’avevano ferita, al fatto che lei si era distratta pensando a Macao, (ed era la verità, lei un attimo prima degli spari stava pensando a Macao) e di come finiva il sogno. Ma quanto infinito era l’amore di quell’uomo?. Se lei fosse morta egli avrebbe cercato, con ogni mezzo, di seguirla.
Ma perché non lo ricordava? Voleva vederlo al più presto, voleva parlargli, voleva con tutta se stessa tornare da Chuck innamorata come allora e mentre l’elicottero l’avvicinava sempre più a lui le lacrime iniziarono a sgorgarle copiose. Si addormentò. Iniziò a sognare: La Francia, la Svizzera, un treno, un vagone letto. Purtroppo neppure il sogno riusciva a regalarle le sensazioni perdute, percepiva che qualcosa di meraviglioso era accaduto ma, nessuna emozione.
                                        Gradirei conoscere il vostro parere. Grazie
 
                                                                       continua
                                                                                                                                                                                  
                                                                                                                                                                    Marzio C.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ricerca ***


                                        Capitolo 3
 
 
 
 
 
 
 
 
Sulla sedia a rotelle Chuck attendeva con ansia l’arrivo di Sarah che, di li a qualche minuto, sarebbe giunta  a bordo dell’eli-soccorso per poi essere portata in sala operatoria. Lo sentì arrivare, vide Casey ed un paramedico scendere trasportando la barella dove lei era adagiata.
 
 Il viso di sua moglie, era di un pallore indescrivibile. Poi la lunga attesa dell’esito dell’intervento.
 
Chuck aspettava che Sarah uscisse dal limbo dell’anestesia. I medici  assicurarono che tutto era andato per il verso giusto e che la paziente, salvo complicazioni. sarebbe potuta tornare a casa da li a tre settimane, giorno più giorno meno.
 
 Sì ma a quale casa? Da tempo sua moglie non viveva con lui, bensì nel solito albergo come qualche anno prima. Doveva parlarle, non poteva trascorrere il periodo di convalescenza da sola.
 
Prese il coraggio a due mani e propose a Sarah di trasferirsi in quella che era stata la loro casa. In fin dei conti avevano due camere da letto per cui lei poteva prendere possesso di quella che preferiva. Le promise, inoltre, che non l’avrebbe assillata tentando di farle ricordare la loro storia.
Sarah, seppur nicchiando, accettò.
 
Vi furono momenti d’imbarazzo per Chuck, quando le cambiava le medicazioni, doveva fare sforzi sovrumani per non baciarla….vedere parti scoperte del suo corpo e non poterla accarezzare era un tormento.
 
La loro salute migliorava, trascorrevano lunghe ore chiusi nel loro silenzio intercalate da momenti di chiacchiere ma mai una risata, neppure un sorriso. Gli occhi di lei erano perennemente tristi ed evitavano che gli sguardi si incrociassero. Si sentiva in colpa per essere così fredda e distaccata, in quell’ambiente si sentiva un’estranea, era a disagio.
 
Chuck aveva preparato per Sarah una postazione internet, criptata secondo i canoni Cia, affinchè  potesse collegarsi con il generale Beckman.
 
Pian piano ripresero la loro vita quotidiana, ognuno si dedicava al proprio lavoro, qualche volta la sera si incrociavano ma il più delle volte trascorrevano dei giorni senza vedersi. A Chuck pesava tantissimo questa situazione ma non lasciò mai trapelare la sua sofferenza.
 
Un giorno Sarah, uscendo da casa,  si lasciò sfuggire che avrebbe dovuto collaborare con un agente dei servizi segreti britannici, lo salutò, salì sull’auto e partì. Qualcosa, ma non sapeva cosa, contrariò Chuck anzi, lo spaventò.
 
Settimane dopo Sarah rientrò, era diversa, quell’alone di tristezza era sparito, gli occhi, non più segnati da scure occhiaie, sorridevano. Chuck ebbe paura di chiedere spiegazioni e lei se ne guardò bene da  fornirgliele. Si limitò ad avvisarlo che avrebbe ripreso tutte le sue cose, tornava a vivere in albergo. Si scusò per il disturbo che gli aveva arrecato, un veloce commiato e se ne andò. Probabilmente era l’inizio della fine ed egli si sentì morire dentro.
 
Una mattina, mentre stava andando al Buy More gli capitò di vedere Sarah, la sua Sarah, mano nella mano con un uomo affascinante, un play boy stile James Bond. L’agente dell’ MI6 inglese, loro vecchia conoscenza, Cole Barker.
 
 
L’atteggiamento era inequivocabile, erano in pieno flirt, di una cosa era sicuro, non avevano ancora fatto l’amore. Conosceva bene il linguaggio del corpo di sua moglie, dal loro incedere insieme capiva che non lo avevano ancora fatto. Non per questo non gli scoppiò una granata nel cuore.
 
Il suo primo istinto fu quello di scendere dall’auto, affrontarli e prendere a pugni Cole, invece, si ritirò in buon ordine, del resto l’aveva persa tanto tempo prima, “Maledetto Queen” esclamò. Un altro pensiero gli venne in mente: sua moglie era felice? Ebbene sperava che lo fosse davvero, se lo meritava. Non era colpa sua se lo aveva dimenticato. Ora sapeva cosa fare.
 
Sarah abbracciata a Cole, con il respiro ansimante, lo baciava con passione, le mani di lui l’accarezzavano con bramosia, erano arrivati al momento fatidico. Cominciò a spogliarla, sussurrandole con voce roca “vedrai, non rimpiangerai tuo marito”. A quelle parole un globo di luce esplose nel cervello di Sarah, una miriade di immagini di lei e Chuck  la invasero, una canzone iniziò a risuonarle nelle orecchie: “Down River” e ciò che si era perso nell’oblio fu ritrovato.
 
Con rabbia respinse Cole. Lui sorpreso la bloccò per un braccio, lei si divincolò graffiandogli il viso, urlando NOOOOOOO, non sei tu quello che voglio e ricomponendosi il più velocemente possibile cercò di scappare verso la porta. Egli tentò  di fermarla, ma lei riuscì  ad evitare la sua presa, lo colpi ed imbocco di corsa le scale. Se ci avesse riprovato…. l’avrebbe ucciso.
 
In auto, mentre guidava, piangeva e rideva “ Ora sì sono pronta, torno da te Chuck, arrivo come tua moglie, mi ricordo di noi, non tutto, so solo che non può esserci un altro uomo nella mia vita,  solo tu. Sono nata per te..ora lo so “
 
 
La sua mente era piena di lui, i ricordi si affacciavano uno dietro l’altro, una marea inarrestabile. I sentimenti, così a lungo sopiti, l’assalirono in ondate successive, il cuore batteva a mille
 
Come un’invasata aprì la porta di casa.  Buio e silenzio l’accolsero, accese la luce e lo chiamò…nessuna risposta.
 
Sul tavolino, in bella vista, una cartelletta con una scritta: “Per Sarah”. Conteneva i documenti di divorzio da firmare, lasciava tutto a lei ed una lettera in cui si scusava per non aver avuto il coraggio di consegnargliela di persona. Concludeva dicendo “ Ti amo più della mia vita ma, se sei felice con Cole …. non mi rimane altro che lasciarti libera di andare. Che il tuo futuro sia colmo di gioia, hai sofferto abbastanza”  
 
La disperazione fu così violenta che quasi svenne. Ripreso il controllo iniziò a fare una serie di telefonate voleva che tutte le agenzie governative si attivassero nella ricerca di colui che era  tutta la sua ragione di vita.
 
Chiamò i vecchi amici e riunì la squadra. Aveva bisogno di loro, aveva bisogno di tornare ad essere la fredda agente operativa Sarah Walker.  Non era il momento di piangersi addosso.
 
 
 
                                                                             continua
 
 
                                                                                                                                   Marzio C.
 
 
                                                                                                                                            
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Incontro ***


                                                          Capitolo 4
 
 
 
I giorni, le settimane, i mesi trascorrevano e di Chuck nessuna traccia. Sarah ottenne dalla Beckman  un’aspettativa illimitata ed insieme alla squadra si mise alla ricerca di suo marito. Nemmeno  i manifesti affissi in città, con la richiesta in codice di tornare da lei, sortirono alcun effetto
Chuck nascosto in quello che era stato il rifugio da spia di sua madre, con i capelli e la barba sempre più lunghi, conduceva la sua vita da eremita. Usciva a notte fonda,  acquistava  poco cibo e tanto alcol, era veramente irriconoscibile. La bruttissima copia dell’avvenente uomo che era.
Non riusciva a dimenticarla e nonostante i buoni propositi solo  bevendo era in grado di attenuare il fuoco della gelosia ed il gelo della solitudine che lo stavano consumando. Forse sarebbe stato meglio morire. La morte avrebbe portato la pace.
In un attimo di lucida follia decise di attuare il suo proposito, abbandonò il rifugio e si avviò rasente i muri verso il “Castello”. Aveva ancora le chiavi e ricordava, nonostante la sua perenne sbronza, i codici per entrare . Doveva  solo prendere una pistola e farla finita.  La notte era particolarmente buia, il suo manto di tenebra lo avvolgeva riparandolo da sguardi indiscreti. Sicuro di non incontrare anima viva entrò, nessuna luce, nessun vocio,”Perfetto, presto sarà finita” bofonchiò.
Scelse un’automatica,  la soppesò ed a lui che aveva sempre detestato le armi le sembrò una vecchia amica quasi una sorella. Inserì il caricatore mise la pallottola in canna , uno sguardo alle sue mani che tremavano ed un ultimo pensiero rivolto  a Sarah. “ Addio amore” mormorò.
La testa gli esplose in una miriade di dolorose luci colorate, qualcuno l’aveva colpito alla nuca. Prima di svenire a faccia in giù senti una voce che diceva “ Uomo puzzolente, hai sbagliato posto, qui non si ruba”  
Morgan, reprimendo a fatica i conati di vomito, dato il cattivo odore che lo sconosciuto  emanava, lo trascinò in una cella del “Castello” . Dopo aver messo in sicurezza la stanza, si tolse i guanti e li gettò nell’immondizia. In attesa della squadra si mise a lavorare al computer. 
Sarah e Casey rientrarono, lei, sempre più depressa, diede uno sguardo distratto all’uomo vestito di stracci, e chiese a Morgan chi fosse costui. Nonostante la porta della cella fosse chiusa, il fetore di quell’uomo  feriva le sue narici. Lo guardò di nuovo e qualcosa la colpì, al polso aveva  l’orologio del marito.
“Caro il mio sconosciuto se gli hai fatto del male te ne pentirai amaramente. Scoprirai quanto dolore può infliggere un essere umano ad un altro” esclamò  con voce carica d’ira.
Aprì la porta, con un calcio lo girò e si trovò a fissare un viso emaciato, scavato dalla denutrizione e dall’alcol, era il viso del suo Chuck. Non le importò più del cattivo odore e della sporcizia, lo abbraccio, lo cullò baciandogli le labbra, sussurrandogli parole che solo una donna pazza d’amore può pronunciare. L’angoscia che aveva provato quando il belga l’aveva rapito era niente in confronto a quello che stava provando in quel momento. Non poteva e non voleva piangere, doveva essere forte, più di allora.
Per l’ennesima volta si ritrovarono tutti quanti in una stanza d’ospedale. Chuck, lavato e sbarbato da Sarah, non aveva ripreso conoscenza. Morgan non si dava pace, aveva colpito il suo migliore amico, era inconsolabile.
Arrivarono da Chicago anche Ellie, Devon e Mary.
 Ellie si fece consegnare la cartella clinica, controllò la tac del cranio e si rivolse a sua cognata: “ In questo punto c’è un piccolo versamento ematico  una cosa non grave, nel giro di poco tempo si risolverà da solo.
Quello che mi preoccupa maggiormente sono le condizioni del suo fegato e lo stato di denutrizione. Ancora qualche giorno e la cirrosi epatica l’avrebbe fatta da padrona. Comunque non ti affliggere, abbiamo parlato con i nostri vecchi colleghi, faranno di tutto per rimetterlo in forma per restituirtelo come era prima. Dovrai avere molta pazienza, dovrai lottare per aiutarlo a disintossicarsi, lo dovrai imboccare perché per i primi momenti rifiuterà il cibo,  sarà come avere a che fare con un bambino”
Sarah annui ed esclamò “ Quanta pazienza ha avuto lui con me, non sarà un sacrificio”
Chuck aprì gli occhi ma era come se non li vedesse. Un tremito sempre più violento lo assaliva… erano iniziate le crisi di astinenza e con loro il delirium tremens.
Le tre donne si davano il cambio. Sarah non lasciò mai l’ospedale era sempre a pochi metri dal suo uomo. Voleva esserci nel momento in cui egli avesse aperto gli occhi. Aveva mesi  e mesi di parole  in arretrato da dirgli e soprattutto raccontargli che non era andata a letto ne con Cole ne con altri. Per lei era importante che lui sapesse che non l’aveva mai tradito.   
 
                                                                                                continua
                                                                   
                                                                                                                       Marzio C.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Incomprensione ***


nbsp;                                                             Capitolo 5
 
 
Chuck socchiuse gli occhi, la testa gli doleva da impazzire come quasi tutto il corpo, il minimo movimento gli procurava forti dolori.
La luce del giorno filtrava dalle persiane illuminando una stanza a lui sconosciuta, non riusciva a capire dove fosse. Sapeva solo di sentire un estremo bisogno di bere “un goccio”.
Lentamente mosse la testa per guardarsi intorno e vide due splendidi occhi azzurri, inumiditi dalle lacrime, che lo stavano fissando.  Quegli occhi erano stati la sua ragione di vita, ora erano solo la sua ragione di morte , non aveva senso averli accanto, il loro sguardo non era più per lui.
Chiese a Sarah, in modo gentile ma fermo, di andarsene e  di non tornare mai più. Non era giusto che soffrissero in due. La pregò di fargli un ultimo favore, di comprargli una bottiglia di liquore.
Per tutta risposta lei gli si fiondò tra le braccia gli urlò di amarlo, gli giurò di non averlo mai tradito, di esserci arrivata vicino e che lo shock  del possibile tradimento aveva risvegliato i suoi ricordi.
Lo pregò  di crederle e di perdonarla per tutto il dolore che, nvolontariamente, gli aveva procurato.
Gli avrebbe dato tutto, anche la vita ma gli alcolici no.  
Singhiozzando, con il capo appoggiato al petto di Chuck, rimase in attesa della sua reazione.
Passò qualche minuto poi egli sospirò, accarezzò la testa di sua moglie e  le chiese di aiutarlo a venir fuori dal pantano dell’alcol, voleva stare bene per lei, per loro. Cercò le sue labbra e la baciò. Lei rispose al bacio con infinita dolcezza mormorando:” Sono qua, non ti lascerò più. Non posso immaginare la mia vita senza di te . Ti aiuterò, come potrei non farlo?.  Tienimi stretta amore mio” .
Mentre il marito sonnecchiava lei accese il portatile, si collegò al sito della Cia per informarsi degli ultimi accadimenti.  Chuck nel dormiveglia spiava il viso di sua moglie, lo vedeva stanco ma sereno,  era di una bellezza ineguagliabile. La gioia che provava ad averla accanto era così grande da non riuscire a contenerla, per un attimo ebbe paura che tutto se stesso esplodesse.
Un avviso di video chiamata proveniente dal p.c. lo distolse dalle sue considerazioni, la voce autoritaria della Beckman  risuonò nella stanza: “Agente Walker  il tuo periodo di aspettativa è finito, sii pronta a partire per Londra. Entro venti minuti l’agente Cole passerà a prenderti. Non ammetto rifiuti”. Un gelo improvviso scese nella stanza, le labbra di Sarah assunsero una piega amara, guardò disperata il marito che fece finta di dormire.
Casey arrivò qualche minuto dopo. Messo al corrente della situazione  commentò la notizia con uno dei suoi soliti grugniti.    
Allo scadere dei venti minuti il viso graffiato di Cole fece capolino nella stanza, un sorriso beffardo e trionfante lo illuminava, aveva fatto in modo che lei fosse costretta a  partire con lui. Con i vertici del MI6 e della Cia aveva giocato bene le sue carte. Possedeva l’autorità per poter trattenere Sarah in Inghilterra il più a lungo possibile, doveva diventare la sua donna a tutti i costi.  “Fottiti Bartowski” pensò “lei è troppo per te. Sarà solo mia”.
Si avvicinò a Sarah, abbracciandola esclamò “ Vieni piccola è ora di andare, il dovere ci chiama”. Lei per qualche secondo rimase fra le sue braccia,  poi con voce di ghiaccio, senza voltarsi, disse “Chuck ci vediamo” uscirono  dalla camera seguiti dal colonnello.
Chuck non sapeva più cosa pensare, era confuso, si sentiva umiliato, fatto a pezzi da sua moglie e si chiese “Ma perché?, ero sparito, l’avevo lasciata libera, è lei che mi ha cercato non io .  Perché farmi del male illudendomi? Ora basta!!! È troppo.”
La debolezza fisica lo rendeva estremamente vulnerabile, il suo equilibrio psicologico era un disastro. Un impatto emotivo di quel genere lo aveva prostrato in tutti i sensi.
Con l’aiuto di un infermiere, si sedette sulla sedia a rotelle. Chiamò Josè, un inserviente messicano, gli diede 100 dollari dicendogli “Comprami una bottiglia di tequila tieni pure il resto ”
Pian piano si spinse verso l’ascensore e premette, con estrema fatica, il pulsante che lo avrebbe portato su all’eliporto. Un vento abbastanza sostenuto sferzava la piazzuola di atterraggio, quel vento gli diede un po’  di ristoro poi cominciò ad avvicinarsi al bordo del tetto, si fermò nei  suoi pressi. Aprì la bottiglia, versò in un bicchiere un’abbondante dose di tequila,  alzò il braccio brindando alle luci della città , al mondo intero e sghignazzando recitò a bassissima voce il saluto dei gladiatori all’imperatore. Era giunto il momento di farla finita.
Stava per tracannare il dozzinale liquore per poi gettarsi nel vuoto quando un colpo gli fece saltar via dalle mani bicchiere e bottiglia, era Casey,  dietro di lui c’era Sarah che lo fissava terrorizzata, la guardò con disprezzo. Lei per lui non esisteva più, l’aveva cancellata.
Impietrita vide il colonnello che allontanava Chuck dalla zona di pericolo e lo stava spingendo verso l’ascensore, decise di seguirli a distanza.
Quando furono in camera Casey lo apostrofò  “Idiota d’un nerd , cosa credi di aver visto due ore fa in questa stanza?”
Chuck  rispose urlando “ Mia moglie che abbracciata a Cole  le si strusciava contro come una cagna in calore,  ecco cosa ho visto!!! E poi cosa è tornata a fare, a gioire del mio strazio? Che grande attrice, che exploit di cinismo. L’intersect deve averle proprio bruciato il cervello. Non la voglio più vedere.”-
 “Doppiamente idiota” intercalò l’altro “ Tu la vedevi di spalle, io ero vicino ho visto e sentito perfettamente tutto.  Sarah abbracciandolo aveva puntato all’altezza dell’aorta addominale di Cole un pugnale e gli aveva sussurrato all’orecchio:” Se dici ancora una sola parola, una bugia che possano ferire mio marito o sconvolgere il nostro  rapporto,  ti uccido nel peggiore dei modi, tu per me sei niente, sei stato solo qualche bacio fugace, sei un errore. Lui per me è tutto, è la vita.”
“ Triplo idiota,  tanto per la cronaca, sappi che lei ha rassegnato le sue dimissioni, immediate ed irrevocabili. Non fa più parte dell’agenzia ora è una moglie a tempo pieno, tua moglie!!!
“ E’ tornata per te, razza di somaro!!! Come vorrei che Gertrude mi amasse come Sarah ti ama!!!”
“Qualche anno fa ti dissi che Walker era una brava ragazza, ebbene lo è ancora, non ha mai smesso di esserlo, non ha mai smesso di esserlo neppure quando non ti ricordava più.”
“Stupidissimo essere se la fai soffrire ti uccido”  
“Casey, sono davvero la quintessenza dell’idiozia, cercala, riportala da me… ti prego ”
La porta si aprì lui si alzo dalla sedia a rotelle e barcollando andò incontro a Sarah. Si abbracciarono ed il silenzio fu rotto dai suoi “perdonami”, dai loro singhiozzi e dall’inconfondibile “grugnito” dell’amico John che si allontanava sorridendo. 
Trascorsero il resto della serata abbracciati, ogni tanto si scambiavano uno sguardo ed un bacio. Non avevano bisogno di parole. I loro occhi traboccavano tenerezza ed un’immensa voglia di ricominciare a vivere insieme. Erano di nuovo una coppia, anzi, la coppia.
Un cellulare squillava…era la Beckman… nessuno rispose.
 
                         Continua                                                       
         Marzio C.                                                     
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Reinizio ***


Capitolo 6
 
Enorme fermento nel  patio di casa Bartowski .
 Ellie, Mary, Alex e le ragazze della Cat Squad erano impegnate a completare i preparativi per la grande festa  in onore di Chuck . Fecero sparire tutti gli alcolici, al gruppo si unì anche Gertrude, aveva il compito di dissuadere i signori uomini dal cercare qualsiasi tipo di bevanda che non fosse analcolica. Chuck stava guarendo ma non era ancora fuori del tutto dal pericolo alcolismo.
Anche la piccola Clara non vedeva l’ora di riabbracciare gli zii.
La madre e la sorellina di Sarah  non erano ancora arrivate, probabilmente un ritardo dell’aereo.
Morgan bighellonava senza meta aspettando che giungesse l’ora di andare con Casey e Capitan Fenomeno all’ospedale a prenderli.
Due macchine del governo si fermarono davanti alla casa,  ne scesero la Beckman e cinque energumeni. Morgan si allarmò ma, vedendo i regali che gli agenti Cia scaricavano si rassicurò, anche il generale desiderava festeggiarlo.
Nella sua camera d’ospedale Chuck, sempre più impaziente, attendeva che l’ultima fleboclisi disintossicante finisse, non vedeva l’ora di essere dimesso. Sentiva un prepotente bisogno di stringere la moglie fra le braccia, baciarla e raccontarle la sua felicità. Il suo fisico rispondeva egregiamente alle terapie, si sentiva bene, le forze stavano tornando. Avrebbe voluto essere già a casa, che fosse sera inoltrata… la musica adatta…. Inebriarsi del profumo del corpo di Sarah  ed iniziare a far l’amore con lei, dolcemente. Era da tanto, tantissimo tempo che lo sognava.
Questo pensiero lo commosse, due lacrime  scesero facendosi strada sul suo viso. Sarah si voltò per chiedergli quale felpa volesse indossare, vide le lacrime ed immediatamente si allarmò. Il sorriso del marito le tolse ogni dubbio, anche a lei scesero lacrime di gioia e pensò “Dio mio quanto lo amo”  Mentalmente pregò il Signore di concedere loro una vita lunga e serena.
Mentre si vestiva, arrossendo come uno scolaretto, raccontò a Sarah  quello che aveva immaginato per loro dopo che la festa fosse finita … lei, paonazza, rispose che lo voleva con tutta se stessa.
Gli prese il viso fra le mani e lo baciò appassionatamente.  Chuck le accarezzò il seno, lei gli diede un bacio sul naso,  con una piroetta si allontanò sorridendo e gli sussurrò  “Anch’io ho un folle desiderio di te… Stasera amore mio … stasera” .
Forse era giunto, anche, il momento  di raccontargli del suo passato, di come fosse nata la spia Sarah Walker, sentiva la necessità di condividere con lui tutto ciò che per così tanti anni aveva taciuto, ma egli non volle. “ Io sono innamorato della Sarah Walker attuale. Dei  suoi alias e di ciò che  era stata prima di me non mi appartiene. Arriverà il giorno che ne parleremo ed io sarò pronto ad ascoltarti. Non ora”
Come un tornado entrarono Casey e Morgan. Li spinsero fuori dalla stanza e si avviarono all’uscita dell’ospedale dove li attendeva Devon    
Di sicuro non si aspettavano la girandola di abbracci di tutti gli amici, il patio era una bolgia. I Jeffster  cantavano le loro canzoni,  anche la compassata e marziale Beckman si era lasciata andare e cantava con loro. Big Mike corteggiava le belle signore, Morgan ed  Alex si scambiavano promesse di eterno amore, John e Gertrude controllavano che tutto girasse per il meglio. La giornata proseguiva  in allegria era troppo che non succedeva, anche la fontana sembrava diversa, tutto era diverso, la malinconia e la tristezza erano sparite per sempre.
Inaspettato, arrivò anche il padre di Sarah, abbracciò figlia e genero e con le lacrime agli occhi disse “ Scemotto non riesco ad immaginare un altro uomo accanto a mia figlia, tu sei perfetto per lei, grazie per renderla così felice. Vi voglio bene”  così dicendo si allontanò canticchiando “See you later alligator”.
La splendida baraonda finì, gli ultimi ospiti lasciarono la festa e … finalmente il silenzio.
Scelse la loro canzone “Feeling good”
Nell’intimità ritrovata si abbracciarono lasciandosi cullare dalla musica e dal battito dei loro cuori. Poi la passione accese il fuoco dei sensi.  Fecero l’amore per quasi tutta la notte.
Si addormentarono appagati . Il sole li sorprese ancora stretti l’uno all’altra. Sarah diede il buongiorno a Chuck e disse :” Se non ridi ti confido una mia sensazione”
-“Dimmela”
- “Mi sa che sono rimasta incinta”
 Egli la riprese fra le braccia e fecero nuovamente l’amore.  
Tre mesi dopo Sarah uscì dallo studio medico, guardò con tenerezza il marito ed esclamò: “ Sarai papà di una femminuccia e …di un maschietto”  Chuck inizio a ballare da solo, era come impazzito, dopo quello sfogo belluino si avvicinò alla moglie, l’abbracciò con estrema delicatezza e prima di baciarla le sussurrò  “Grazie “.
Erano in auto, guidava Sarah, la strada non era quella di casa, lo stava portando a Cabrillo Beach.  Arrivati lei parcheggiò. Si incamminarono, mano nella mano, verso la loro spiaggia. Si sedettero sulla sabbia. L’atmosfera era ben diversa dall’ultima volta che vi erano stati. Sarah guardava il marito con occhi adoranti, lui si era immerso totalmente in quello sguardo,  ogni sua cellula vi affondava lentamente, nelle sue vene non scorreva più il sangue, scorreva Sarah, era lei la sua unica linfa vitale. 
Rimasero per parecchio tempo in silenzio, assaporando  con il cuore la magia di quel prezioso momento, poi come allora Sarah gli chiese di raccontarle la loro storia.  Alla fine lei non potè fare a meno di esclamare: “ Chuck  baciami”
La piccola Vonnie ed il piccolo Zach vennero alla luce in una splendida e soleggiata giornata come solo a Burbank si possono trovare. Già… Burbank, il luogo dove iniziò la storia di mamma e papà. Una delicata, struggente ed a volte buffa storia d’amore, non priva di momenti bui e drammatici ma, con un presente ed un futuro radiosi…
 
                                                                To be continued                                       Marzio C.                        

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Confidenze e missione ***


 
                                      Capitolo 7
 
 
 
 
 
“Chuck”
 
“ Sì dimmi Sarah”
 
“ John e Gertrude  si sono offerti di andare a prendere i bambini all’asilo, per qualche ora saremo liberi, vuoi andare a correre, a surfare o rimaniamo in casa?”
 
“Sinceramente, se anche tu sei d’accordo, preferirei rimanere in casa … magari a coccolarci un po’.”
 
Guardandolo con occhi maliziosi esclamò“ Ma tu non cambierai mai, pensi sempre a quello?.... Beh se la cosa ti può far piacere … anch’io!!!
 
Amami Chuck, amami con tutto te stesso, amami con la mente, amami con il cuore, amami con i sensi e che sia così per sempre.”
 
 
In quel pomeriggio  un’energia pura e primordiale rinacque dall’unione dei loro corpi e delle loro menti.
 
 “ Chuck, cosa ti piace di me?”
 
 “ In che senso?” chiese lui “ Fisicamente, caratterialmente o che altro?”
 
“ In generale” gli rispose.
 
“ Orbene, di te mi piacciono i difetti fisici. Pensi che non mi sia mai accorto che le tue splendide e lunghe gambe siano leggermente storte? Soprattutto la tibia della gamba sinistra. Rimanendo a sinistra pensi che non abbia mai notato quell’accenno di alluce valgo? Per non parlare delle mani e dei piedi, curatissimi sì ma non perfetti, si vede che fanno molto sport…..niente zucchero, niente caffè, dieta ferrea se no ti  arrotondi. Poi ci sarebbe la storia della pelle…..” Non fece in tempo a terminare la frase che gli arrivò un pugno sulla spalla ed una serie di morsi sul collo e sulle orecchie. Si fermarono senza fiato, per il gran ridere.
 
Chuck ribadì che amava da impazzire quei suoi “difetti” , erano la dimostrazione che non era una bambola, era una donna vera, una donna bellissima, la sua bellissima donna.
 
“Chuck, tu sai che il mio vero nome è Sam vero?”
 
 “Lo so!!! . Ti prego non voglio parlarne mi fa male ricordare che a quei tempi stavi con Shaw. A lui, per primo, hai confidato il tuo vero nome. Mi dispiace, ma ancora adesso ne sono geloso, scusami non dovevo dirlo, è solo uno sfogo, lo so, sono uno sciocco . Se penso a quanto tempo ho sprecato per le mie indecisioni, per la mia timidezza mi viene una rabbia…
 
 Spesso mi soffermo ad analizzare una serie di episodi accaduti prima che ci mettessimo insieme, dovevo capire che già da allora mi volevi bene. Tante volte me lo stavi per rivelare ed io, egoisticamente ottuso,  ti interrompevo dando la precedenza alle mie aspirazione di condurre una vita normale, non mi rendevo conto che la mia normalità eri tu, sei tu!!! Che stupido!!! Non ti ho mai chiesto scusa, lo faccio ora.
 
Al tutto si è aggiunto il mio impuntarmi a diventare una spia, accidenti se ti avessi dato retta a Praga. Poi c’è stato anche quello stramaledetto equivoco del test rosso
Purtroppo non posso cambiare quello che è stato e me ne duole.
 
Comunque tu ora sei qui, siamo qui, conta solo questo. Abbiamo due bambini stupendi,  io ti stra-amo ma, mai e poi mai ti chiamerò Sam”.
 
“Chuck, quando tu avevi  una relazione con , con … non ricordo neppure il suo nome non stavo ancora con Shaw e morivo di gelosia. Nel breve tempo che sono rimasta con lui avevo una grande confusione in testa, ero amareggiata credevo che ti fossi “contaminato” con il test rosso. Il solo pensiero che tu fossi diventato un killer mi sconvolgeva, mi strappava l’anima. Ti odiavo per aver mortificato i miei sentimenti.
 
Delusa volevo allontanarti da me ma, nonostante ciò la mia unica certezza, che ora riconosco essere stata la mia salvezza emotiva, era sapere di essere gelosa. Lo sono tutt’ora, perfino dell’aria che respiri, per cui, attento super nerd, sono stata addestrata ad uccidere in 200 modi diversi.
 
 Comunque non finirò mai di ringraziare Casey per avermi rivelato la verità. Adesso sono io che ti chiedo scusa per non averti creduto.
 
Sì è vero ci sono stati, nel nostro passato,  momenti in cui volevo dirti che eri perfetto per me ma, eri così preso dal desiderio di una vita normale, che ho soprasseduto. Tesoro, meno male che a Praga non mi hai dato retta, ora saremmo solo dei disertori in perenne fuga.
 
Del resto, col sen di poi, ritengo che in quel periodo non eravamo ancora pronti per vivere insieme. Devo ammettere, però, che il tuo rifiuto mi aveva offesa a morte.
 
Nel nostro presente io ti amo perdutamente, sto vivendo con te e con i nostri figli una vita da favola, mi sento circondata da tanto amore e serenità. Sì, sono una donna fortunata, quindi non scusarti. A proposito neanche io voglio che tu mi chiami Sam.”
 
Per qualche minuto stettero a fissarsi era il momento in cui erano indifesi l’uno agli occhi dell’altra, non potevano mentire e mai lo fecero.
 
“Chuck, abbracciami, tienimi stretta … a volte ho paura di perderti, sono terrorizzata dal pensiero che l’intersect sia ancora nascosto nei meandri del mio cervello e che potrebbe riattivarsi… ho paura di dimenticarti un’altra volta e con te anche i bambini.”
 
“Sarah, l’intersect nella tua testa è svanito, non esiste più. Non avere paura è tutto ok!!! Grazie a Dio quell’aggeggio infernale, per ora, non è più ricostruibile. Adesso, però, tesoro sbrighiamoci a rivestirci, fra 5 minuti John e Gertrude arriveranno con quegli splendidi capolavori che hai messo al mondo. Ti amo”  
 
Il tempo trascorreva veloce,  i gemelli crescevano, erano bellissimi. Mamma Sarah oltre ad essere gelosa del marito lo era anche del figlio Zach. Sapeva che al college frotte di ragazze lo corteggiavano…del resto lo stesso succedeva a Chuck nei confronti di Vonnie, troppi mosconi le ronzavano intorno. Praticamente la figlia era la copia spiccicata della madre da giovane.  Stupenda!.
 
Comunque si fidavano di loro, erano bravi e giudiziosi, tra l’altro i ragazzi si controllavano l’un l’altra ed a loro insaputa  erano, a loro volta, controllati a distanza dagli zii John, Gertrude, Morgan e Alex, con loro c’era poco da scherzare.
 
In una tarda mattinata, Sarah chiamò il marito ” vieni presto è arrivata la Beckman su un’auto ufficiale, santo cielo cosa vorrà da noi?.”
 
“Generale, buongiorno, qual buon vento la porta in casa Bartowski ?” esordì Chuck facendola accomodare.
 
Senza troppi preamboli il loro vecchio comandante disse che aveva bisogno della vecchia squadra. Non aveva l’autorizzazione per metterli al corrente di cosa bollisse in pentola, poteva rivelare solo che l’agenzia e la sicurezza nazionale si aspettavano la loro partecipazione. Avevano 24 ore di tempo per decidere se presentarsi a rapporto.
 
Appena il generale se ne fu andata … si guardarono negli occhi e …..
 
“Ancora una missione Signor Sarah Walker ?”
 - “ Sì, ancora una missione Signora Chuck Bartowski  !!!”
 
 “Però una domanda dobbiamo porcela: Facciamo bene ad accettare?, le mie stanche membra iniziano ad avere dei dolorini sparsi qua e la; tu invece sembri, sempre più, una giovane donna in forma, sei fenomenale”
 
“Amore, i dolori delle vecchie ferite si fanno sentire, non lo nego ma, abbiamo bisogno di sgranchirci con una missione e poi anche tu sei in forma, ti vedo come ti muovi in palestra, conosco anche i tuoi tempi nella corsa, sono ottimi, per non parlare delle tue prestazioni amorose….  sei sempre il mio fantastico Chuck”.
 
La squadra si riunì, era da tempo che non si ritrovavano nel Castello. Morgan disse che persisteva un cattivo odore come se qualcuno non si fosse lavato da molto tempo … Casey lo fece scappare a gambe levate, ridevano come matti mentre correvano per i corridoi.
Chuck e Sarah si appartarono.
 
 “Agente Walker guai a te se non mi stai vicina, fai molta attenzione, non dimenticarti che sei la mia vita e che sei mamma, questa volta indossa il giubbotto antiproiettile!!!”.
 “Agente Bartowski lo stesso vale per te, sii prudente. Anche tu sei la mia vita e sei papà.”
 
Un lungo bacio e di nuovo in azione. Adrenalina a go go.
 
 
To be  continued                                                                                                            
                                                                                Marzio C

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Riconoscimenti!!! ***


 
                                             Capitolo 8
 
 
 
Arrivarono al Pentagono alla spicciolata.
 
Nel giro di poco tempo tutti i componenti della squadra furono fatti sedere su comode poltroncine nell’ufficio della Beckman. Erano in attesa dell’arrivo del Segretario di Stato che, come al solito, era in ritardo e lo sarebbe stato ancora per qualche ora.
 
Inevitabilmente le chiacchiere scivolarono sul ricordo di vecchie missioni.  Erano veramente al settimo cielo. Ognuno di loro aveva qualche aneddoto da raccontare agli altri.
 
Casey, invitato dal generale, versò per se e per Morgan una generosa dose di bourbon, Sarah e Chuck sorseggiavano una bibita analcolica.
 
Furono formalmente  informati della morte di Shaw che, in un tentativo di fuga dal carcere di massima sicurezza, rimase colpito dal fuoco incrociato delle guardie.
 
Alla notizia, Sarah versò qualche lacrima. Il marito ne rimase sorpreso, vide gli sguardi allibiti che gli altri si scambiarono. Comunque tacque, non fece commenti..
 
Ricompostasi, spiegò loro che il suo era stato un pianto liberatorio, Shaw in vita, anche se in isolamento in un super carcere, rimaneva sempre un individuo pericolosissimo. Avrebbe potuto, in qualche modo, fare del male a tutti loro, soprattutto ai suoi figli. Del resto non ci aveva già provato? Ora quella minaccia non esisteva più!!!
 
“Chuck scusami se non ti ho mai esternato questa mia paura, era una cosa che ho sempre voluto tenere per me, non ritenevo opportuno che anche tu ti preoccupassi. Potrai mai perdonarmi?”
 
“Sarah come potrei non farlo però sappi che sono estremamente contrariato ed arrabbiato , ne riparleremo in privato”
 
“Chuck però dopo faremo la pace …vero?. Con questa battuta riuscì  a rubare un sorriso a suo marito ed una risata liberatoria a tutti i presenti.
 
Entrò un agente della sicurezza nazionale che con voce altisonante annunciò:” Signore, signori il Presidente degli Stati Uniti d’America”  Un annuncio ad effetto bomba.
 
Scattarono tutti sugli attenti il Presidente li guardò ad uno ad uno diritto negli occhi, si soffermò su quelli di Sarah, anche lui affascinato da quello sguardo esclamò: “Bartowski lei è un uomo fortunato, sappia che ci sono al mondo uomini che ucciderebbero per essere guardati con amore da quegli occhi, un consiglio: non li deluda mai. Ma, non è per ascoltarmi dire quanto sia bella sua moglie che il generale, dietro mio preciso ordine, vi ha convocati nel suo ufficio. 
 
Con estremo ritardo il paese fa ammenda della propria negligenza e riconosce l’estrema importanza dei servigi resi da tutti voi alla Nazione. Avete sopportato, con abnegazione, privazioni, dolori fisici e mentali, immeritati ostracismi, angherie di ogni tipo e ciò nonostante   non avete mai smesso di amarla e di difenderla. Siete il nostro orgoglio.
Si faccia avanti signor Casey  a lei viene conferita la medaglia presidenziale con preghiera di accettare l’offerta di rientro nei ranghi col grado di generale. Quando sarà il momento lei sostituirà il generale Beckman. Lei Diane è d’accordo?”
 
La risposta affermativa fu lo sbattere dei tacchi del generale Diane Beckman
 
Con gli occhi lucidi dalla commozione John con voce stentorea come si conviene ad un marine disse “Agli ordini Signor Presidente, grazie Signor Presidente, grazie Signora”
 
“Signor Grimes si avvicini, anche a lei è stata conferita la medaglia presidenziale e se accetta, il posto di funzionario analitico della difesa”
 
Morgan emozionatissimo bofonchiò confuso un “Sì lo voglio” inutile dire che tutti fecero fatica a rimanere seri.  
 
“Charles Bartowski, Sarah Walker ad entrambi è stata conferita la medaglia del Congresso. Sono conscio che per me sarà difficile convincervi a rientrare in servizio. Siete stati degli eccelsi agenti operativi e sono sicuro che lo sareste tutt’ora ma, mi rendo conto che, per ovi motivi,  non volete più ricoprire quei ruoli, per questo ho in serbo per voi, con il massimo grado  e livello di segretezza, un posto dirigenziale nell’Intelligence, naturalmente alle dirette  dipendenze della Casa Bianca. Io non vedo di buon occhio che un marito ed una moglie lavorino fianco a fianco nel medesimo servizio…voi siete l’eccezione che conferma la mia regola.
 
Inoltre, in data odierna sono stati accreditati sul vostro conto corrente 40 milioni di dollari e relativi interessi, il denaro che vi era stato confiscato ingiustamente dagli agenti traditori della CIA.
 
Come mio omaggio personale vi consegno le chiavi di quella casa dipinta di bianco con la porta rossa. Sì, quella che non avete mai potuto comprare. Sarah, le assicuro che la sua incisione sullo stipite è ancora la, in bella evidenza, la prego non la tolga mai la lasci, si ricordi che anni fa vederla le ha impedito di premere un grilletto.
 
Naturalmente i vostri nuovi ruoli anche se in campi diversi  si intersecheranno per cui la squadra Bartowski è ancora operativa, in stand by ma operativa. Non sarò io a dividere un gruppo di persone eccezionali ed affiatate. Siete come una famiglia.
 
Le Industrie Carmichael rimarranno come supporto esterno alle agenzie di stato.”
 
Sarah e Chuck si scambiarono una velocissima occhiata, non ebbero bisogno di parlarsi, risposero all’unisono: “Agli ordini Signor Presidente, grazie Signore”
 
Il Presidente rivolgendosi ai Bartowsk disse loro che si era presentato un nuovo e gravissimo problema di sicurezza nazionale per cui erano precettati per la mattina seguente. Si dovevano presentare alla Casa Bianca alle ore 8.00 a.m. per un breefing sul caso. A pranzo sarebbero stati suoi ospiti.
 
Li un’altra sorpresa li aspettava ma, quella era un’altra storia.       
 
                                                  Continua
                                                                                Marzio C.
 
 
Attendo i vostri commenti, anche quelli negativi. Grazie
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Preparativi ***


                                            Capitolo 9
 
 
 
 
Era appena passata la mezzanotte quando i nostri eroi tornarono in albergo. Fecero una doccia al volo e si coricarono. Avevano bisogno di dormire almeno qualche ora. La sveglia sarebbe suonata alle 5.30, non potevano permettersi di arrivare in ritardo alla Casa Bianca.
 
Chuck non riusciva ad addormentarsi, appena chiudeva gli occhi rivedeva il film della giornata, emozionante, coinvolgente ma emotivamente sfibrante.  Rimaneva immobile per non disturbare il sonno di Sarah. Invece, lo stesso stava succedendo, a lei. Sentiva ancora le voci allegre dei figli che si congratulavano con loro. Dovette promettere che al loro ritorno avrebbero raccontato per filo e per segno quello che era successo. Lentamente, si girò su un fianco, cercò la mano del marito per stringerla. Appena vi fu quel contatto scattò la scintilla, si abbracciarono ed…. in seguito esausti si addormentarono.
 
Dopo 1 ora di estenuanti controlli furono condotti ad un’entrata secondaria della residenza presidenziale, la segretezza innanzi tutto. Un colonnello della guardia consegnò loro i documenti ufficiali con tanto di distintivo di alto grado dell’intelligence con i rispettivi badges per entrare senza controlli. Fecero lo scanner delle impronte digitali e della cornea. Da quel momento erano autorizzati ad entrare in qualsiasi luogo della Casa Bianca tranne, naturalmente, negli appartamenti privati del suo illustre inquilino.
 
Scesero nella sala blindata delle riunioni. Seduti, intorno ad un lungo tavolo ovale, vi erano alti ufficiali rappresentanti tutte le forze militari, c’erano anche la Beckmann   e Casey. Si scambiarono un cenno di saluto ed un sorriso.  Nella sala entrò, accompagnato dal comandante in capo dell’esercito britannico Lord Martius McCorby, il Presidente  che prese subito la parola. Rivolgendosi ai presenti disse:” Come potete notare, nello staff vi sono 3 nuovi componenti,  il generale John Casey, che alcuni di voi conoscono già ed i direttori Sarah Walker e Charles Bartowski volti a voi non noti. Questi ultimi componenti risponderanno unicamente al sottoscritto ed avranno carta bianca su ogni operazione inerente la sicurezza del paese. Avranno libero accesso a qualsiasi tipo di documentazione richiedano, se qualcuno li ostacolerà dovrà vedersela con me previo aver rassegnato le dimissioni.
 
Cedo la parola all’ammiraglio Peter La Selva.”
 
“Non mi dilungherò in convenevoli, il mio benvenuto a Lord Martius ed ai nuovi membri dello staff ed entro immediatamente in argomento. Per cortesia abbassare le luci ed iniziare la proiezione delle slides.
 
Dalle foto scattate dai nostri droni e dai filmati dei nostri satelliti spia, nel campo di addestramento terroristi di  El Brahimir, al confine con lo Yemen, possiamo notare un discreto concentramento di uomini, presumiamo mercenari, che si distinguono dagli altri per la loro superiore preparazione a livello militare a cui fa seguito una grande competenza nel campo delle armi di distruzione di massa. Quest’ultima notizia e la prossima fotografia  è stata fornita al governo inglese da  un loro agente operativo infiltrato da parecchi mesi tra i terroristi. Essendo il suolo degli Stati Uniti come del resto il suolo britannico obiettivi altamente sensibili, Sua Maestà la Regina ha ritenuto opportuno condividere con noi quanto in loro possesso.. 
 
Capitano O’Connor, cortesemente mandi la foto in questione, grazie.
 
Eccoci arrivati al clou del problema, questo individuo dovrebbe essere il comandante dei mercenari.
Un viso a noi sconosciuto, di lui non conosciamo alcunché, brancoliamo nel buio.”
 
Una voce lo interruppe, era Sarah  che chiedendo scusa per l’invadenza,  informava i presenti che quel viso lo avevano già visto, necessitavano solo del tempo per frugare nei cassetti della memoria per dargli un nome.
Come accesero le luci gli occhi dei presenti si focalizzarono su loro due, anche Casey disse che quel viso non gli era nuovo. Probabilmente lo avevano incrociato in qualche vecchia missione.
 
Inutile dire che il tempo stringeva, la minaccia di un attacco con agenti chimici o batteriologici in territorio americano e inglese era possibile. Non doveva succedere, non dopo il tragico 11 Settembre.
 
Squillò il telefono presidenziale, egli rispose, scambiò 2 battute con l’interlocutore. Chiusa la comunicazione si rivolse ai presenti:“Purtroppo dovrò assentarmi per almeno un ora, scusate un impegno di governo che non posso rimandare. Facciamo così: sono le 11.30 ci riuniremo oggi alle ore 03.30 p.m. . Signori Bartowski noi ci vedremo a pranzo alle ore 01.00 p.m., il mio segretario personale verrà a prendervi alle 12.45 e vi accompagnerà nei miei appartamenti.”  Così dicendo uscì dalla sala.
 
Lord McCorby si avvicinò a Sarah ed a Chuck  e disse che doveva parlare con loro in privato. Scortati da un roccioso marine si appartarono in una saletta attigua.
 
Dalla sua elegante 24 ore, il generale inglese estrasse una lettera che consegnò a Sarah. Sulla busta, ingiallita dal tempo, c’era scritto :” per Charles e Sarah”.
 
Era una lettera di Cole nella quale si scusava con entrambi per essersi comportato nei loro confronti come un gaglioffo, purtroppo aveva perso la testa per lei, era come impazzito, del resto ne era ancora innamorato ma, se in un futuro si fossero incontrati si sarebbe comportato come un perfetto gentiluomo come, del resto, lo era sempre stato prima di quel maledetto tentativo di portarla via a Chuck. Sperava di essere perdonato ed augurava loro tanta felicità.
 
Il comandante britannico rivelò che l’agente infiltrato era lui. Purtroppo da qualche settimana non avevano più notizie. All’ MI6 erano molto preoccupati, temevano per la sua vita.
 
Fu Chuck a parlare per entrambi. Disse a McCorby che se fossero riusciti a contattarlo di riferirgli che i Bartowski lo aspettavano a cena a casa loro. Nonostante tutto, non poteva dimenticare che per ben 2 volte Cole aveva salvato la vita di sua moglie ed indirettamente i suoi ricordi.
 
Il generale esclamò :”Caro Chuck la sua fama di essere una persona corretta  con una gran carica di umanità non è usurpata, è stato un onore per me conoscere lei e la sua splendida moglie. Se il nostro agente è ancora vivo sarà felice di sapere che l’avete perdonato.”
 
Prima di uscire, con voce commossa, esclamò “Cole è mio nipote, figlio di mia sorella, funzionario all’ MI6, inutile dire che stiamo vivendo giorni tristi e bui. Sappiate che la lettera era già in mio possesso da qualche anno, Cole me la consegnò chiedendomi di inoltrarvela qualora si trovasse in un genere di situazione quale l’attuale, in caso gli succedesse l’irreparabile desidera che lo ricordiate per quello che veramente era, un perfetto gentiluomo inglese che in un momento di follia ha perso di vista la sua vera personalità. Vi ringrazio, arrivederci alle 03.30.
 
Uscito l’inglese entrò Casey. Aveva stampata sul volto un’espressione di disappunto: “Ragazzi non riesco a ricordare il nome del furfante, non sono in grado di collocarlo in alcuno scenario del passato, a voi è venuto in mente qualcosa?”
 
Sarah propose di analizzare una per una le foto ed i documenti delle loro missioni, anche quelle dove Chuck doveva rimanere in auto, mentre lo diceva le scappò una risatina, uno sfottò al marito. Un grugnito ed una pernacchia furono la risposta dei due uomini.
 
Avevano bisogno, anche,  di Morgan, convocarono il colonnello dei marines addetto alla documentazione ed ordinarono i pass per Grimes Morgan e di far approntare, con la massima urgenza, un aereo militare  che dalla sede analisi di Burbank lo portasse a Washington. 
 
                                     Continua……
 
                                                                                        Marzio C.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Nuvole nere sul cielo Bartowski ***


                          Capitolo 10
 
 
Puntuale, allo scoccare delle 12.45 p.m. il segretario personale del Presidente si presentò nella sala riunioni. Li guidò fino al luogo dell’appuntamento.
Li fece accomodare  in un graziosissimo salottino stile Chipendale, chiese se poteva servir loro degli aperitivi. Rifiutarono. Mentre usciva li avvisò che di li a 5 minuti sarebbe arrivato il Presidente. Chuck borbottò che aveva una fame canaglia, Sarah mentre lo redarguiva gli diede un pizzicotto. Scoppiarono a ridere come due bambini,  proprio in quell’istante entrò il loro ospite lo guardarono e nonostante fossero in presenza di uno degli uomini più potenti della terra non riuscirono a frenare la risata. Anche lui fu contagiato da quel momento di ilarità e si unì a loro.
Si avviarono verso la sala da pranzo, un marines aprì loro la porta e meraviglia delle meraviglie Ellie e Devon erano seduti al tavolo con la first lady. A Chuck batteva il cuore all’impazzata, non vedeva sua sorella da parecchio tempo.
Ignorarono l’etichetta e si abbracciarono. Praticamente fu un abbraccio a 4. La first lady li guardava, piacevolmente colpita da quella semplice ma significativa manifestazione di affetto e di unione.
Terminati i convenevoli il Presidente, comunicò a Chuck che Ellie e suo marito avevano accettato l’offerta di lavorare per il governo, avevano bisogno di ottimi chirurghi e di neurochirurghi, sua sorella e suo cognato erano il meglio. 
Sentirono bussare, una guardia del corpo aprì la porta. Entrò un cadetto di West Point che salutò militarmente poi rimanendo sull’attenti attese un cenno. Avutolo si gettò fra le braccia di sua madre e di suo padre. Era George, il figlio del Presidente. Bellissimo ragazzo, molto educato, raffinato con un portamento principesco. A Sarah balenò il pensiero che lui e Vonnie sarebbero stati una magnifica coppia. Mai dire mai.
Chuck osservava sua moglie, ne intuì i pensieri ed immediatamente le sussurrò “Non ci pensare neppure lontanamente. Non mi diventare una sensale” Lei di rimando a sua volta bisbigliò:” Così non vale sei un mostro e poi una madre vuole il meglio per i suoi figli”
“Hai ragione amore, ma un genitore non può scegliere per loro”
Tra una portata ed una chiacchiera si fecero le ore 03.15 pm. Il presidente fece presente ai suoi collaboratori che erano attesi nella stanza riunioni. Si alzarono da tavola, salutarono ed uscirono dalla sala erano tornati in trincea.
Un brusio li accolse nella sala riunioni, dagli ultimi filmati inviati dai satelliti si vedevano una serie di autocarri in attesa di caricare degli uomini già schierati e pronti a salirvi. Tra questi, si riconosceva Cole che ammanettato era tenuto d’occhio da due mercenari.
Gli autocarri partirono prendendo una direzione, la jeep con a bordo Cole ne prese un’altra.
Non conoscevano la destinazione del grosso dei mercenari, immaginavano quella dell’agente inglese, sicuramente lo avrebbero portato, per interrogarlo, nella cittadina di Sidi Al Abihra quartier generale dei terroristi.
Il Presidente e lord McCorby confabulavano strettamente, fecero cenno ai quattro componenti della Bartowski di avvicinarsi. Presero in considerazione l’allestimento di una squadra recuperi composta da commandos inglesi e Delta Force americana.
Non sapeva spiegarsi cosa gli avesse preso, sicuramente se ne sarebbe pentito, Chuck suggerì di inviare la sua squadra, avrebbe dato meno nell’occhio. A Sidi Al Abihra, avevano scoperto delle rovine di epoca Assira, per cui sarebbero potuti entrare nella cittadina in veste di turisti. Il Presidente chiese a Chuck e Sarah se pensavano di portare anche i loro figli a maggior copertura, lui avrebbe fatto in modo che il suo fosse presente. Casey disse che anche Gertrude sarebbe stata della partita e precedendo Morgan disse” Alex no”
Grimes chiese “perché no?” 
“Perché forse non te ne sei accorto, ma la tua ragazza aspetta un bambino”
“Te lo ha detto lei?” gli domando Morgan con voce adirata, “Perché io non so mai niente?”
“No, non mi ha detto nulla ma, come me ne sono accorto io da vari segnali potevi accorgertene anche tu. Fine della discussione”
Tutti i presenti rimasero basiti da questo strappo al protocollo, non avevano mai assistito a nulla del genere. Certo che questi nuovi venuti erano davvero strambi. Stava per intervenire il Segretrio di Stato, ma il Presidente fece cenno che andava tutto bene.
Sarah si era innervosita, l’idea che i suoi figli partecipassero, anche se marginalmente, ad un’azione in territorio ostile, la mandava fuori giri. Anche Chuck non digerì molto bene quella idea e lo disse.
Il Presidente fece loro presente che non sarebbero stati soli, nella cittadina sarebbero stati costantemente monitorati, detto questo ordinò che uscissero tutti tranne Chuck.
“Bartowski devo chiederle un ulteriore sacrificio: se non erro lei ha nel cervello un intersect che è stato disattivato alcuni anni fa vero? Bene, bisogna riattivarlo”.
“Signore no! La prego non possiedo più il governatore, non voglio che la mia memoria venga distrutta da quell’aggeggio. Non voglio dimenticare la mia famiglia, piuttosto rassegno seduta stante le mie dimissioni”
“Chuck venga con me, mi segua” fece scorrere un pannello ed aprì una porta. Entrarono in una stanza con una serie di casseforti a muro, ne aprì una e consegnò a Chuck un orologio, l’ultimo modello di governatore, uno sviluppo del progetto di suo padre.
“Finita la missione me lo riconsegnerà e disattiveremo un’altra volta l’intersect. Promesso!!! Ora seguiremo questo corridoio, andremo in un ala segretissima dove i migliori scienziati del mondo le riattiveranno in meno di un minuto il congegno. Inutile dirle che se vuole lo può rivelare solo a sua moglie ed ai componenti della squadra.”
Sarah stava discutendo animatamente con gli altri sulla necessità di portarsi dietro i suoi ragazzi, anche zio Morgan era contrario. Non si accorsero dell’arrivo di Chuck fin quando egli non parlò: “Alla sicurezza dei miei figli ci penso io, argomento chiuso. Come capo missione ho deciso così.”
Sarah rimase a guardarlo a bocca aperta domandandosi la ragione di quel cambiamento. Suo marito così protettivo con la famiglia decideva di esporli come se niente fosse, non capiva. Appena soli doveva spiegarle tante cose.
Chuck seduto sul letto teneva la testa tra le mani, gli occhi chiusi, non sapeva come dire a Sarah che l’intersect stimolato dagli scienziati si sarebbe attivato, a pieno regime, nel giro di qualche ora.
La moglie come lo vide gli si rivolse in maniera sgarbata “Allora capo missione ti sei rimbambito? Passi che tu abbia offerto la squadra per la missione, senza averci consultato, i miei figli, però, NO lasciali fuori da questo gioco pericoloso. Meno male che non dovevamo più essere agenti operativi. Sono arrabbiata nera!!!”
“Walker conosco il Kung Fu, di nuovo”
 
                                       Continua
                                                                        Marzio C.
 
Nota dell’autore: gradirei conoscere il vostro parere, torno a ripetere: per me è importante conoscere i vostro giudizio, le vostre indicazioni. Grazie 
 
    
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Imminente rottura? ***


                              Capitolo 11
 
Per Sarah quella notizia fu come ricevere una martellata in piena fronte, il suo Chuck aveva ancora il pericoloso aggeggio nel cervello, non ci poteva credere.
“Tesoro ti hanno impiantato un’altra volta l’intersect?.Sono impazziti tutti? Tu…tu dovevi dire di no, ma si sa Bartowski vuole dimostrarmi a tutti i costi, che anche lui è all’altezza delle super spie. Stupido, lo sei anche senza quella cosa. Ti odioooo!!!”.
Chuck le chiuse la bocca con un bacio e… “ Sarah l’intersect non me l’hanno mai tolto, l’avevano solo disattivato. Se lo avessero estirpato avrebbero danneggiato irrimediabilmente il mio cervello.”
“Allora anch’io l’ho ancora ed è disattivato?”
“No, tu non lo hai più, tranquilla. Si può estrarre solo una volta e per te era la prima.
Guarda, mi hanno dato il nuovo governatore per cui il mio cervello non si cuocerà.
Se ti garba, andiamo a piedi alla C.B., quando arriveremo ricontrollerò il dossier con tutte le foto. Sicuramente avrò un flash e sapremo il nome del capo dei mercenari”.
Sarah sospirando si rannicchiò tra le braccia del marito e disse, “Sì va bene, dammi solo 10 minuti, per ora desidero rimanere così in silenzio, devo ragionare. Per favore tienimi stretta.”
Chuck, mentre sua moglie appoggiava il capo al suo petto, pensava a quanto lei era cambiata, soprattutto dopo la maternità, dolcissima ma feroce con chi avesse minacciato i suoi figli. In missione le avrebbe riaffidato la sua vita come nei vecchi tempi. Già, fra non molto sarebbero stati ancora in ballo insieme ai loro ragazzi.
“Bartowski sei un cretino”, si disse, “la prossima volta prima di parlare valutane le conseguenze. Comunque il dado è tratto, non si può tornare indietro”.
Mentre s’incamminavano verso i loro uffici Sarah in tono glaciale gli disse con voce tagliente:
“Sei tutta la mia vita ma se accadesse qualcosa ai miei figli, potrei ucciderti, non sto scherzando”
Si sentiva perforato dal suo sguardo, nei suoi occhi lesse la durezza e la determinazione di quando, anni addietro, stava per sparargli.
Forse si era incrinato se non addirittura rotto qualcosa nel loro rapporto.
Non voleva pensarci, adesso la sua attenzione doveva essere rivolta al buon esito della missione, la salvezza di Barker l’unico a conoscere i piani dei terroristi e che poteva evitare un’escalation di attentati in tutto il mondo.
Il flash, puntualmente arrivò, il capo dei mercenari, un certo Stephen Anchors, era stato il braccio destro di Queen nelle operazioni estere, non aveva mai operato sul suolo americano. Un soggetto pericolosissimo di cui sapevano poco niente. I genitori, Serge e Lucy Anchors abitavano in una cittadina dello Utah, esattamente a Mailanville in Canonic street.
Chuck decise di partire in elicottero con Casey per interrogarli. Avvisò il Presidente che nel viaggio di ritorno, si sarebbe fermato a Burbank. Doveva mettere in preallarme i figli, voleva farlo di persona non al telefono.  All’ultimo istante si unì anche Morgan, approfittava del passaggio per tornare a casa. Non vedeva l’ora di vedere Alex e sentirsi dire che aspettavano un bambino. 
Sarah era impegnata nella preparazione logistica della missione, non si accorse neppure della partenza del marito e forse in quel momento neppure le importava. Dentro di se era un vulcano, un compendio di adrenalina, preoccupazione e rabbia. Si sentiva come una leonessa ferita a cui stavano minacciando i cuccioli… un killer spietato.
Per scaricarsi andò in palestra, chiese ad un istruttore di arti marziali se potevano incrociare i guantoni, doveva scaricarsi. Il combattimento iniziò, la velocità degli scambi era sbalorditiva, il tempo non l’aveva arrugginita.  Il caschetto e le pettorine li proteggevano dai colpi affondati. Alla fine, entrambi acciaccati e senza fiato si salutarono. Mentre si allontanava senti l’istruttore che chiedeva “Ma chi è quella pazza?” Dentro di se sorrise e pensò che lei e non Chuck avrebbe difeso i suoi cuccioli.
Fatta la doccia si cambiò e ritornò al suo lavoro, passò accanto all’ufficio del marito, bussò, non rispose nessuno. Chiese ad una segretaria, una giovane ed avvenente mora che tra l’altro non aveva mai visto, dove fosse, lei le rispose che non era autorizzata a dare quel tipo di informazioni. Sarah, non impose il suo grado, fece spallucce e si allontanò.
Il residente FBI di Salt Lake City li aspettava nell’eliporto, aveva con se i mandati di perquisizione.
Appena arrivati furono messi al corrente che i coniugi Anchors li stavano aspettando.
La casa era circondata dagli uomini dello sheriffo, un esagerato spiegamento di forze. Chuck ordinò che fosse tolto quell’inutile assedio. In brevissimo tempo tutti gli uomini delle forze dell’ordine sgombrarono Canonic street. Nell’aria odore di fritto, di cucina cinese.
Entrarono, niente da dire un bell’ appartamento, ordinato. In un angolo, in procinto di essere gettate nell’immondizia, una serie di scatole da pizza. Riuscì anche a leggere il nome del ristorante St. George da Marco’s l’egiziano. Lo colpì la nazionalità del ristoratore, era la prima volta che si imbatteva in un pizzaiolo non di origini italiane.
La squadra della scientifica si mise al lavoro cercando qualche indizio nella camera del figlio.
Mamma Lucy e papà Serge erano delle persone molto gentili, dallo sguardo intelligente e con un sorriso simpatico. Risposero alle loro domande con sincerità, dichiararono che non vedevano il loro figlio da alcuni anni, praticamente da quando partì per andare a studiare in Inghilterra. Ogni tanto ricevevano qualche lettera. Il padre aprì un cofanetto e consegno ai due un plico di lettere tenute insieme da un nastro rosso e blu abbastanza sgualcito, su cui si poteva ancora leggere …oa cricket and foo…club. 
“Signori Anchors” disse Chuck, alla fine dell’interrogatorio, “In territorio americano vostro figlio non ha commesso reati, se per caso vi contattasse esortatelo ad abbandonare qualsiasi progetto stia architettando. Sappiate che la caccia a vostro figlio è iniziata, Stephen potrebbe rimanere ucciso e se catturato difficilmente eviterebbe la pena di morte.”
Così dicendo salutarono ed uscirono dall’appartamento.
Chiesero all’agente FBI di riportarli con urgenza all’eliporto.
Avvisarono Washington che avrebbero inviato tramite FBI un plico di lettere da analizzare e da cui dovevano risalire all’indirizzo inglese del terrorista. Suggerivano di coinvolgere anche MI6. 
Morgan a bordo dell’elicottero pensava come affrontare il discorso “bambino” con Alex senza finire a litigare come al solito. I rotori iniziarono a girare, i suoi due amici stavano per giungere.
              Continua
                                                                       Marzio C.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Fra i due le cose peggiorano... ***


nbsp;                              Capitolo 12
 
 
 
 
“Vonnie,  Zach, papà è a casa. Nessuno viene a darmi un bacio?”. Si aprì la porta della cucina e comparve Mary, sua madre.
 
“Mamma che bello averti qui, pensavo che fossi a Chicago con Clara . Cosa ti porta a LA?”.
 
“Charles Irving Bartowski, ho sentito per telefono Sarah, è fuori dalla grazia di Dio, mi ha raccontato del tuo exploit alla casa bianca. Come hai potuto far coinvolgere i miei nipoti in pericolosi affari di stato? Questa tua insensata  decisione ti farà perdere moglie e famiglia.”
 
In quel frangente entrarono i ragazzi, avevano sentito tutto, non credevano alle loro orecchie, sarebbero andati in azione con mamma e papà.
 
Abbracciarono il padre, parlavano contemporaneamente, anzi per meglio dire urlavano la loro gioia.
 
Chuck penso che non era così che avrebbe voluto avvisarli comunque la frittata era stata fatta. Disse ai ragazzi di prepararsi, bagaglio leggero. Dopo cena sarebbero partiti con destinazione Washington.
 
Mentre saliva in camera sentì Vonnie che parlava al telefono con sua madre, pareva un alterco. La figlia faceva presente a Sarah che loro avevano una preparazione militare. Da quando avevano 15 anni  facevano parte della Guardia Nazionale, avevano da sempre respirato aria di agenzie governative. Erano maggiorenni e ben felici di entrare nella squadra Bartowski. Fu dura quando, con voce tagliente, le disse di non trovare scuse per lasciare suo marito, se non lo amava più e/o  ci fosse un altro uomo nella sua vita non prendesse a pretesto questa circostanza. Ribadì che per quanto le riguardava non l’avrebbe seguita, sarebbe rimasta con suo padre.
 
Non volle ascoltare oltre, durante il viaggio avrebbe parlato coi figli, non potevano addossare alla madre colpe che non aveva, semmai l’errore partiva tutto da lui. Certo che solo l’evenienza che Sarah lo lasciasse o che potesse succedere qualcosa ai figli… no, no non voleva pensarci e di nuovo si maledì per non aver tenuto la bocca chiusa.
 
Mary lo raggiunse in camera, accarezzandogli la testa gli chiese scusa per le dure parole con cui l’aveva accolto. Capiva bene la battaglia interiore del figlio la famosa scelta “Il bene del paese o la famiglia?” I suggerimenti presidenziali sono ordini ed al presidente non si può dire No.
 
“Chuck, tua moglie, è arrabbiata, terrorizzata che possa accadere qualcosa ai ragazzi, fai che non succeda, non vorrei che tutto l’amore che ha per te si trasformasse in odio. Avresti una nemica letale” Lo baciò sulla fronte e si accomiatò, doveva tornare al più presto a Chicago.
 
Mentre stavano salendo sull’elicottero, il pilota avvisò Chuck che il generale Casey era già in viaggio per la capitale su un aereo di linea con la moglie Gertrude. Bene pensò cosi potrò parlare con i miei figli.
 
Fu un viaggio piacevole, chiarì tante cose con loro soprattutto che la madre aveva ragione e che lui si era sbilanciato coinvolgendoli. Un suo grossolano errore.
 
Arrivati a destinazione furono avvisati che avevano meno di 2 ore di tempo per prepararsi alla partenza.
 
Sarah, rivolse un freddo cenno di saluto al marito, abbracciò i figli, Vonnie cercò di divincolarsi dall’abbraccio, fu fulminata con lo sguardo dal padre e desistette, troppo tardi sua madre se ne accorse ed accusò il colpo . Si recarono  al magazzino logistica, dovevano scegliere il loro equipaggiamento.
 
In magazzino trovarono George, i suoi capelli erano un poco più lunghi, se li stava facendo crescere in preparazione alla missione. Con il vecchio look si capiva lontano un miglio che fosse un militare.
 
Salirono su un Hercules C130  destinazione  Ramstein Air Base in Germania. Dall’aeroporto civile di Miesenbach con un aereo di linea avrebbero raggiunto Amman in Giordania. Avrebbero trovato le loro prenotazioni in un’agenzia turistica del luogo. Tre Land Rover con autista e guida turistica (tutti uomini della CIA) li avrebbero portati prima a Petra e poi a  Sidi  Al Abihra.
 
La fermata al sito di archeologico di Petra faceva parte della copertura. In caso ci fosse qualche spia dei terroristi sarebbero passati come semplici turisti, degli archeologi dilettanti.
 
Mentre prendevano posto sull’ aereo militare a Chuck non sfuggirono gli sguardi che si scambiarono George e Vonnie, accidenti si piacevano. In un battibaleno precedettero tutti e si sedettero vicini.
Le labbra di sua moglie, atteggiate ad un mezzo sorriso ironico, la dicevano lunga, era come se mormorassero “Te lo avevo detto”.
        
Vonnie si era addormentata con il capo appoggiato sulla spalla di George, sul viso un’espressione serena pareva un angelo. Lui, premuroso, la coprì con una copertina. A Chuck  fecero molta tenerezza anche se un pizzico di gelosia lo stava disturbando.
 
L’aereo dopo l’atterraggio, rullò fino all’estremità più remota della pista, fuori da sguardi indiscreti. Un pulmino coi vetri oscurati caricò la squadra e partì verso l’aeroporto civile.  Avevano rispettato i tempi.
 
Anche sull’aeromobile della Lufthansa sua figlia si sedette accanto al rampollo presidenziale. Forse aveva ragione Sarah, formavano veramente una bellissima coppia. La sua piccola ormai era una donna, doveva farsene una ragione.
 
Il giovane cadetto si alzò per sgranchirsi le gambe, lo seguì, approfittò per parlargli.
 
“George”
 
“Agli ordini signore”
 
“George, in questo momento non ti sto parlando come capo missione, ti sto parlando come padre.” Il ragazzo si irrigidì, “Tranquillo non ho intenzioni bellicose, mi sono accorto che a mia figlia piaci e se non erro lei piace anche a te. Sbaglio?”
 
“Signor no signore, francamente non posso dire che sia amore, quel sentimento non l’ho mai provato, ma quando le sono vicino mi batte forte il cuore, balbetto e mi sudano le mani ”
 
“Mi basta sapere questo, rispettala, non farla soffrire. Suo zio, il generale Casey, te la farebbe pagare cara anche se sei il figlio del presidente. Io, invece, ti ucciderei seduta stante. Un’ultima cosa quando saremo arrivati in territorio nemico non dovrai più scattare sugli attenti e chiamarci signore, siamo un gruppo eterogeneo di turisti e tu passerai per il fidanzato di Vonnie.
Proteggila, questo è il tuo compito.”
 
“Agli ordini signore, grazie signore, lo farò a costo della mia vita”
 
A Petra faceva un caldo micidiale, dall’ultimo dispaccio dell’intelligence risultava che la jeep con a bordo Cole era in avaria per cui non erano ancora arrivati al Quartier Generale dei terroristi. Una buona notizia, avevano guadagnato un po’ di tempo e l’agente inglese non aveva ancora subito ulteriori torture.
 
Visitarono il sito archeologico.
 
Grazie all’intersect Chuck diede sfoggio di un’ottima preparazione archeologica, Sarah nonostante fosse in collera, per non compromettere la copertura, era costretta a camminare mano nella mano con lui ed accettare con un sorriso i baci del marito. Era veramente combattuta, lo amava e nel contempo lo odiava a morte. Si domandò cosa sarebbe stato di loro?
 
Un esplosione li fece rabbrividire, il lungo allenamento impedì loro di gettarsi a terra in posizione di combattimento, lo avessero fatto sarebbero stati scoperti. Si guardarono intorno con fare smarrito, vociando e lanciando gridolini.
 
Era solo scoppiata la gomma ad un pullman di turisti. 
 
Finito il giro della zona archeologica, salirono sui fuori strada e partirono alla volta della loro meta.
 
A metà strada si fermarono per un’ora, si riunirono e riesaminarono dettagliatamente il piano da attuare il giorno dopo, sempre che Barker fosse arrivato.
 
Sarah catechizzò i figli ed il cadetto, ricordando loro che non erano operativi, figuravano come aiuto per la copertura, per cui dovevano stare alla larga dalla zona calda. Intervennero anche Casey e Gertrude la quale disse che fosse stato necessario sarebbe rimasta anche lei a protezione dei ragazzi.
 
Vedere i suoi “bambini” improvvisamente adulti  gli diede la percezione che stava diventando vecchio e sospirò. Il suo sguardo malinconico non sfuggì alla moglie che ebbe l’impulso di correre ad abbracciarlo, non lo fece… stramaledetto orgoglio.
 
                                          Continua
                                                                                Marzio C.
 
    
   
 
 
 
 
 
        
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** La missione continua tra alti e bassi e Jill Roberts ***


Capitolo 13
 
 
 
Arrivarono all’imbrunire, il caldo era meno soffocante, in albergo presero possesso delle loro stanze. Chuck chiese a Sarah se volesse fare per prima la doccia.
 
Per evitare imbarazzi e litigi lui sarebbe sceso a fare una ricognizione.
 
La camera era semplice ma pulita quindi avrebbe dormito per terra, non l’avrebbe costretta a condividere il letto.
 
Non aspettò neppure la risposta, girò sui tacchi e se ne andò. A lei questo atteggiamento diede molto fastidio si accorse di detestare di essere snobbata dal marito, era la prima volta che succedeva. Non le piacque per niente.
 
Mentre ascoltava la sorella che gli stava confidando di essersi presa una cotta per il cadetto, Zach vide dalla finestra il padre che si incamminava verso la periferia. Avrebbe voluto raggiungerlo ma Vonnie gli ricordò che avevano dato la loro parola, non dovevano uscire se non tutti insieme e solo per visitare gli scavi archeologici.
 
Chuck in meno di un chilometro, tra quelle viuzze strette e tortuose, ebbe almeno tre flashes, aveva individuato altrettanti terroristi.   
 
Si fermò all’angolo di una strada a bere un the, mentre controllava l’andirivieni delle persone le parve di vedere entrare in un negozio di spezie Jill Roberts una sua ex sua fidanzata, ex agente della Fulcrum ed ex sua nemica.
 
La seguì all’interno del negozio, un penetrante odore di cumino mischiato a profumo francese colpì il suo olfatto. Lei era di spalle non lo aveva sentito entrare. Quando si voltò e lo vide il suo viso sbiancò poi arrossì, gli sorrise, mentre sorrideva gli si avvicinò lo abbracciò. Chuck sentì qualcosa di metallico che gli frugava fra le costole, la canna di una pistola. Jill sempre sorridendo gli disse di seguirla nel retro bottega e di non fare scherzi. “Che sei venuto a fare in questo luogo dimenticato da Dio? Cosa cerchi, chi cerchi?”.
 
“Sicuramente non te, piuttosto tu che ci fai qui?”
 
“Il negozio è mio, tiro avanti la mia vita tra alti e bassi, ormai ci sono abituata, dopo che mi hai lasciata scappare ho venduto il brillante, girovagato un po’ per il mondo nascondendomi dai tuoi colleghi fin quando ho trovato questo posto. Sono anni che ci vivo, conosco tutti, ho dovuto rompere qualche naso ma alla fine ho ottenuto il loro rispetto. Bartowski come mai sei qui?”.
 
“Tu sai dove sia il QG della brigata terroristi?”
“Sì conosco la sua ubicazione. Non pensare di fare irruzione, è pericoloso, ci sono troppi uomini ai quali si sono uniti alcuni mercenari che non conosco”
 
“Amica mia è una questione di vita o di morte, sia per il mondo occidentale che per un agente inglese caduto in loro mani. Mi puoi aiutare?”.
 
“Vedrò cosa potrò fare, ci sono tanti amici che li detestano e sicuramente li convincerò a darti una mano. Adesso raccontami di te, della tua vita, hai famiglia, figli?”.
 
“Sì sono sposato, ho due gemelli che sono in albergo con la madre, non mi chiedere perché sono qui con me è una lunga storia.”
 
“Conosco tua moglie?
 
“Sì, la stavi per uccidere”
 
“Noooooo la Walker, non ci posso credere, ma come hai fatto a far innamorare quel pezzo di ghiaccio? Aspetta… però se ci penso bene quando ti baciavo faceva una faccia, se avesse potuto spararmi l’avrebbe fatto. Hai capito? sotto sotto Sarah è sempre stata attratta da te”.
 
“Ora molto meno, ma lasciamo perdere. Ho bisogno di sapere quando arriverà un fuoristrada proveniente dal confine con lo Yemen. Su quel mezzo viaggia il prigioniero, l’inglese. Mi serve la planimetria della costruzione. Devo individuare con precisione la cella in cui lo rinchiuderanno.  
 
Adesso vado, vendimi qualcosa, così non uscirò a mani vuote. Alloggio nell’hotel Le Dune, sono registrato col mio vero nome, attendo tue notizie”.
 
“Chuck è stato bello rivederti, posso abbracciarti?” Gli accarezzò il viso e lo baciò sulle labbra, poi scomparve nel retro bottega.
 
“Rientrato in albergo, salì in camera. Sua moglie lo stava aspettando, si era cambiata per la cena, un paio di jeans ed una camicia, era straordinariamente bella.
 
Non dissero una parola. Chuck andò a farsi una doccia, uscito dal bagno trovò la moglie che come un segugio annusava la sua camicia.
“Tra tutti gli odori delle varie spezie percepisco uno in particolare: Chanel N°5 non credo che tu usi quel profumo vero Chuck?”
 
“Hai ragione, non uso quella marca”.  Non aggiunse altro, Sarah stava per controbattere quando bussarono alla loro porta.
 
Entrarono i figli seguiti dagli zii Casey.  Chuck ancora mezzo svestito protestò per quella invasione poi sganasciandosi dalle risate torno in bagno per finire di vestirsi.  
 
Scesero in sala da pranzo, dopo pochi minuti furono raggiunti da George, anche lui vestito molto casual, la barba vecchia di tre giorni… Vonnie non riusciva a smettere di guardarlo i suoi occhi brillavano. A Chuck ricordavano quelli di Sarah quando gli disse per la prima volta “Ti amo” Sì, brillavano della medesima luce.
Accidenti sua figlia si era innamorata veramente. Anche gli occhi del cadetto si erano persi in quelli di sua figlia, che dire… Si alzò e cedette il suo posto al ragazzo, che ben felice si accomodò di fianco a lei. Chuck si sedette accanto alla moglie, si ignorarono per quasi tutta la cena poi lei d’improvviso gli disse “Dobbiamo parlare” di rimando lui rispose “Certo a missione finita”.
 
Dopo cena, lontano da orecchie indiscrete, Bartowski con il satellitare munito di scrambler fece rapporto direttamente al Presidente, prima di concludere lo pregò di far annullare l’ordine di cattura per Jill Roberts, era diventata una loro importantissima risorsa, avevano bisogno del suo aiuto per la riuscita della missione. Avuto l’ok del presidente ritornò sui suoi passi. Salì in camera e senza accendere la luce prese un cuscino, una coperta e si coricò sul pavimento.
 
Era buio, non poteva vedere gli occhi di sua moglie inondati di lacrime. Lei, con voce incerta gli sussurrò:” Chuck amore mio fai che non accada nulla ai nostri figli”
 
Lui non la udì, si era già addormentato. Sarah scese dal letto, si coricò per terra vicino a lui, l’abbracciò ed anche lei si addormentò.
  
 
                                              Continua…
                                                                           Marzio C.
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Adrenalina...... ***


                                Capitolo 14
 
Chuck si destò, fuori era ancora buio, il suo cuore ebbe un sussulto, sua moglie gli era di fianco e dormiva profondamente. Baciò la sua fronte e respirò il suo respiro.
Fu preso da un irrefrenabile desiderio di far l’amore con lei. Avrebbe voluto svegliarla ma, volendo evitare l’umiliazione di un suo diniego, lasciò perdere. Ci pensò il fragore della marmitta di un vecchio e malandato camion che in quel momento transitava sotto le loro finestre. Sarah aprì gli occhi ed immediatamente cercò un arma.
Lui la calmò, “Non è niente, continua a dormire” le bisbigliava mentre le baciava le labbra. Lei lo abbracciò e si apri a lui. Si amarono in maniera selvaggia, non lo avevano mai fatto, stavano scaricando tutte le tensioni accumulate.
Alla fine, senza fiato rimasero in silenzio.
Tornati alla realtà Chuck la mise al corrente di quanto successo nel pomeriggio ed in serata, senza omettere nulla, neanche il bacio di Jill. 
“Ora capisco il profumo sulla camicia e dimmi ti è piaciuto quel bacio?”.
“Mmmmm …insomma …” si beccò un pugno nello stomaco.
“Togliti quel sorriso idiota dalla faccia”
 “Sarah ma sei impazzita? Mi hai fatto un male bestia”
“Questo è per il bacio che hai dato a quella gatta morta”
“Non l’ho baciata io è stata lei a baciare me. Chiariamoci una volta per tutte.
Ora mi alzo faccio una doccia e sveglio gli altri, andiamo per rovine.”
“Chuck posso lavarti la schiena?”.
Mentre si insaponavano, avvolti dal vapore acqueo, sentirono rinascere il desiderio e… si riamarono, questa volta dolcemente.
Stava finendo di albeggiare. La squadra si apprestava a salire su un fuoristrada, destinazione vestigia assire.
I tre ragazzi erano stranamente silenziosi, il loro atteggiamento denotava nervosismo, Gertrude parlò loro con voce pacata, rassicurandoli che non ci sarebbe stato alcun pericolo, piano piano la tensione si allentò.
 Vonnie e Zach si guardarono, avevano notato il cambiamento nei genitori, era tornata la loro complicità di coppia, sorrisero felici.
Giunti nei pressi scesero dai mezzi e si incamminarono verso gli scavi.
Vonnie camminava al fianco della madre e… “Mamma credo di essermi innamorata”
“Me ne sono accorta piccola mia, sono tanto felice per te” disse mentre l’abbracciava. “E’ un bravissimo e bellissimo ragazzo, il suo modo di fare mi ricorda tanto tuo padre, un po’ imbranato ma tremendamente adorabile. Approvo la tua scelta”
“Grazie mamma, ma papà cosa dice? Ti ha parlato, ha detto qualcosa?”
“Vonnie tuo padre ha detto tutto senza proferir parola, ieri sera ha ceduto il suo posto a George perché potesse cenare vicino a te. Hai ancora bisogno di altre certezze?”.
“No mamma” disse commossa. “Ho visto che anche voi… che gioia vedervi ancora uniti”
“Questo non significa che io non sia ancora in collera con lui. Mi sono resa conto che in questo momento ha bisogno di tutto il mio appoggio, come agente e come moglie. Finita la missione chiariremo tutto”. Sempre che finisca tutto bene pensò
Chuck fu entusiasta nel vedere madre e figlia riconciliate.
Se non fosse stato per il pensiero di essere in luogo ostile avrebbero goduto in pieno di quella interessante visita al sito archeologico. Rimasero ammirati dai bassorilievi e dai loro colori che avevano attraversato indenni i secoli per consegnarsi intatti ai loro occhi.
D’improvviso operai ed archeologi si ritirarono in buon ordine, uno di loro li consigliò di fare altrettanto. Un gruppo di uomini armati si stava avvicinando. In men che non si dica furono accerchiati.
Si disposero in modo da proteggere i più giovani. La tensione nell’aria si poteva tagliare con un coltello.
Sarah conosceva l’arabo, così anche Chuck grazie all’intersect. Quello che sembrava il capoccia si rivolse a Casey, chiedendo qualcosa che egli non capì. Intervenne Chuck pregandolo di ripetere. In pratica stava mercanteggiando l’acquisto delle donne.
Al suo diniego imbracciarono le armi. Improvvisamente risuonò nell’aria il trillo di un fischietto, a quel suono le abbassarono.
Comparve un mercenario, un uomo alto e biondo, forse un belga che mollò un ceffone al capoccia e con una voce simile ad un ruggito li insultò minacciandoli di tremende quanto temute punizioni.
Si scusò con il gruppo, chiese chi fossero. Soddisfatto dalle risposte ottenute, assicurò che non avrebbero più avuto noie dai suoi uomini. Augurò loro una buona vacanza culturale e sparì al di la degli scavi.
Chuck era nervosissimo, aveva vissuto attimi di terrore, il timore che accadesse il peggio alla sua famiglia gli era rimasta dentro, era una sensazione tremenda. Eppure, non aveva letto paura negli occhi dei figli, anzi avevano lanciato a quegli uomini uno sguardo di sfida. Che incoscienti.
Sarah stava per esplodere, era tesa come la corda di un violino.
Tornati in albergo trovarono un messaggio di Jill. Dovevano contattarla immediatamente, meglio se la raggiungevano in negozio.  Chiamo Casey, chiese a Gertrude di rimanere coi ragazzi, George si offrì di uscire con loro. Chuck lo incenerì con lo sguardo e gli disse che il suo compito era di difendere Vonnie. Era o non era il suo fidanzato? Sarah si aggregò ai due.
Camminavano, chiacchierando disinvoltamente, si fermarono a bere il the nel chiosco d’angolo, poi varcarono la soglia del negozio di spezie.  Le due donne si guardarono in cagnesco, poi Jill allungò la mano a Walker sancendo così una strana pace o per meglio dire un armistizio armato.
Li fece accomodare nel retro bottega, istanti dopo arrivarono degli uomini. Si presentarono come amici, niente nomi. Avvisarono che la jeep in questione era stata avvistata a cinque ore dalla città, viaggiava ad un’andatura lenta, quasi a passo d’uomo in un territorio completamente allo scoperto. Non avrebbero nemmeno potuto prendere in considerazione un blitz per liberarlo.  
Fornirono anche una pianta dell’edificio. Erano sicuri che il prigioniero sarebbe stato messo in una cella al primo piano nella parte nord-ovest del QG.
Come arrivarono, sparirono. Jill dispiegò sul tavolo una mappa. Mostrò loro il percorso più breve per arrivarci indisturbati, un dedalo di viuzze anguste e strette dove un solo uomo avrebbe potuto tenere in scacco un reggimento. Dovevano fare in modo di lasciare i fuoristrada vicini alla roccaforte nemica così da poter fuggire subito dopo l’incursione. Per attuare quel piano di fuga avrebbero dovuto portare i ragazzi nel bel mezzo dell’azione con tutti i rischi annessi e connessi. Un bel dilemma.
Mancava ancora qualche ora all’imbrunire, Chuck e Sarah confabulavano nervosamente non riuscivano a trovare una soluzione che evitasse il pericolo ai figli.
Borbottando lei lasciò il retro bottega, seguita da Jill. La sua nemica l’abbracciò cercando di consolarla. “Walker tuo marito è una brava persona, ama la sua famiglia più della sua vita. Aiutiamolo a venir fuori da questo ginepraio”
“Jill, credimi lo amo da impazzire ho paura anche per lui, di sicuro si caccerà in un brutto guaio per tenerci fuori dal pericolo.
Chuck e Jill uscirono dal negozio, lei gli fece da guida, fecero il percorso fino a pochi metri dal QG, lo memorizzò.  Aveva deciso. Liberato Cole, gli altri avrebbero raggiunto i fuori strada, lui sarebbe tornato indietro a prendere i ragazzi in albergo.
Confidava nel buio… non svelò il suo piano, le disse solo “Sei libera di ritornare a casa, tutti i mandati di cattura sono stati revocati”
 
                                          Continua….
                                                                          Marzio C.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Tragedia sfiorata ***


                      Capitolo 15
 
La notizia la colpì come una sberla, a fatica riuscì a mormorare “Grazie Chuck” Poi gli si lancio fra le braccia e lo baciò.
 A pochi metri, nascosta dal buio c’era Sarah. Li aveva seguiti, inferocita stava per intervenire quando vide il marito scostarsi da lei dicendole “Ascolta, il nostro momento è stato tanti anni fa ma non è andata, nel mio presente e nel mio futuro c’è posto per una sola donna e non sei tu. Non voglio che ci siano fraintendimenti. Spero di essere stato chiaro. Ora andiamo torniamo dagli altri.”
“Bartowski scusami, mi ero lasciata prendere dall’euforia del momento, non accadrà più.
Sarah, non vista, ritornò al negozio precedendoli, camminava veloce col cuore più leggero.
In negozio il marito iniziò a spiegare il suo piano, arrivato al punto in cui egli sarebbe tornato in albergo a prendere i figli, fu contestato sonoramente da tutti, in special modo da sua moglie. Giunsero ad un compromesso, Jill avrebbe tenuto i gemelli ed il cadetto in negozio in attesa del ritorno di Chuck, poi con il suo fuoristrada avrebbero raggiunto gli altri.
Così deciso andarono in albergo, lasciarono in camera vestiti e valige, presero solo le armi, gli esplosivi e l’attrezzatura necessaria... Era iniziata l’azione. I ragazzi, forniti di visori notturni, si misero di vedetta sulla terrazza del negozio, per fortuna era una notte senza luna dava a ben sperare. Jill iniziò a montare una carabina Anschutz 64 cal. 22 silenziata e con puntamento notturno. Calibro leggero per non fare troppo rumore. Le pallottole erano ad alta velocità, punta cava con mercurio. Mortali.
La squadra si era appostata a circa 50 metri dal QG, usando i visori contarono 4 sentinelle per angolo, quello di N.O. sembrava il meno guarnito. L’arrivo della jeep distrasse le sentinelle, riuscirono ad addossarsi al muro perimetrale.
Barker fu scaraventato giù dal mezzo, fatto rialzare a urla e calci fu condotto alla presenza del comandante, il mercenario belga.
Anche costui inveì contro Cole lo colpì all’addome con un pugno e gli disse “Sei fortunato che sia già notte” rivolgendosi ai suoi uomini:” Portatelo in cella, ci divertiremo domani.” 
Gli amici di Jill avevano visto giusto, la cella era quella indicata da loro. Iniziarono ad issarsi fino al primo piano, lungo tutto il corridoio esterno non incontrarono anima viva, alla cella solo due guardie armate, Chuck le neutralizzò sparando loro i dardi soporiferi.
Sarah tra i due riconobbe il capoccia, inviperita gli diede un calcio in faccia, gli spappolò il naso, seguì un secondo calcio ai genitali, redarguita dal marito rispose” Voleva comprare mia figlia per farne scempio, quindi va bene così”.  Tolsero le chiavi dalla cintura del capoccia aprirono la cella. Barker era sdraiato sul pavimento, era conciato male, aveva qualche costola fratturata e sicuramente una commozione cerebrale. Lo aiutarono ad alzarsi, si appoggiò a Casey e si portarono verso la via di fuga.
Un urlo di allarme si levò dal cortile una sentinella li aveva visti. Iniziò una sparatoria. Gertrude e Sarah rispondevano al fuoco con micidiale precisione.  Chuck e John sollevarono Cole ed iniziarono la discesa verso la salvezza.
Per l’agente inglese fu una pena dover scendere dal muro appeso ad una corda, ogni cellula del suo corpo urlava dal dolore. Sempre coperti dalle due donne si affrettarono a scomparire nelle tenebre.  Dai piani superiori sparavano all’impazzata in tutte le direzioni, intanto all’interno dell’edificio si stavano riorganizzando. Avrebbero fatto una sortita in massa per cercare il fuggitivo e i suoi complici.
John e Gertrude disseminarono delle trappole esplosive per ritardare gli inseguitori. 
Quando tutti furono saliti tutti sulle jeep Chuck prese la via del ritorno, Sarah ebbe l’istinto di andare con lui, ma gli ordini erano ordini.
Correva velocemente senza dimenticare la prudenza, cercava di stare rasente i muri evitando gli spazi illuminati, era quasi in prossimità del negozio quando notò dei terroristi che si dirigevano verso il nascondiglio dei figli.
Fece appositamente rumore per distrarli, questi lo individuarono ed iniziarono a sparare. Dalla terrazza Zach vide la scena, senza pensarci due volte prese la pistola a Jill e si fiondò in strada. Anche Vonnie cercò di seguirlo ma George la bloccò.  Cercava di divincolarsi ma il cadetto la teneva ferma. Quando lei si calmò prese la via delle scale e seguì Zach.
Jill cambiò l’angolo di tiro, inquadrò degli inseguitori e li colpì.  Zach come un ciclone raggiunse due terroristi e sparò loro a bruciapelo, Chuck era impegnato in un corpo a corpo con sei di loro. Suo figlio lo raggiunse e si mise a combattere al suo fianco.  In aggiunta ai due arrivò anche George in poco tempo ebbero la meglio, il problema era che i nemici continuavano ad arrivare sempre più numerosi. Batterono in ritirata e si barricarono in negozio. Bruttissima situazione. Erano infilati da un fuoco incrociato, una gragnola di colpi ricamava i muri della casa, ogni tanto i difensori riuscivano a sparare un colpo che andava a segno. D’improvviso qualcosa era cambiato, gli spari erano più nutriti ma non erano diretti verso di loro.
Bartowski osò dare un’occhiata dal parapetto e con suo stupore vide parecchi abitanti armati che scacciavano i terroristi. Ordinò a tutti di uscire e salire sul mezzo di Jill. Da un vicolo laterale spuntò il capoccia, il suo viso era sfigurato dalla pedata di Sarah e dall’odio. Punto la pistola verso Vonnie e sparò due volte.
Spararono anche Jill e Chuck, il terrorista si accasciò colpito a morte. Chuck con gli occhi sbarrati urlava NO NO NO NO, la figlia era a terra, i capelli insanguinati. Come un automa si avvicinò, continuava a ripetere Vonnie, bambina mia perdonami. La sentì piangere, era viva. George immobile era sdraiato su di lei, il cadetto con grande coraggio aveva interposto il suo corpo tra l’aggressore e la ragazza. Era stato colpito al braccio e di striscio al capo. Lo caricarono di peso e partirono di gran carriera. Sua figlia, disperata, continuava a ripetere: “Salvalo papà, salvalo”
 A circa metà percorso videro, in mezzo alla strada, in piedi a gambe larghe il mercenario biondo. Imbracciava un mitra. Chuck rallentò fino a fermarsi, scese dal mezzo, ostentatamente gettò la pistola a terra e sputò verso l’altro uomo. Un gesto di sfida, immediatamente raccolto.
Si affrontarono disarmati, nonostante l’intersect si rese conto che il suo avversario era davvero temibile, incassò un paio di colpi che gli fecero rintronare il cervello. Alla fine Chuck gli assestò una serie di atemi che lo misero fuori combattimento.
Lo legò lasciandolo sul ciglio della strada. Lo fece rinvenire e gli disse “Sei ancora in vita perché hai salvato la mia famiglia. Ti do un consiglio abbandona il tuo capo Anchors, sta arrivando anche per lui la fine”. Lo sguardo del mercenario fu di stupore, lo ringraziò per non averlo ucciso e lo rassicurò. Quella non sarebbe stata più la sua guerra.
A 10 miglia dalla città, il resto della squadra attendeva l’arrivo degli altri. Sarah sempre più in apprensione stava portando i primi soccorsi a Cole che, stringendole la mano chiese nuovamente il suo perdono.
Gertrude e Casey di vedetta videro arrivare una jeep. John tolse il fucile dal fodero e si mise in posizione di sparo. Inquadrò nel mirino il guidatore. Abbassò l’arma era Chuck.
Sarah di corsa andò loro incontro, si bloccò di colpo, vide la figlia piena di sangue ed impallidì, “Mamma non ho niente, è il sangue di George, mi ha salvato la vita” Fu abbracciata stretta stretta dalla madre. Le due donne si sciolsero in un pianto liberatorio. “Mamma, anche tu soffrivi così per papà?”
“Sì, ancora adesso. Vonnie, l’amore è bello ma, la crudeltà stessa della sua essenza porta a centuplicare qualsiasi tipo di emozione legata ad esso. Nonostante tutto, dammi retta, ama con tutta te stessa e non smettere mai di farlo”.     
Bartowski accese il satellitare, annunciò al presidente che avevano recuperato “Il pacco”. Lo mise al corrente del ferimento di suo figlio, non doveva essere nulla di grave, necessitava, però, di un ricovero in ospedale.
A sua volta venne avvisato che tre elicotteri sarebbero arrivati entro 30 minuti per portarli in Turchia e da li in Germania.
Finalmente era finita, gettò uno sguardo intorno vide John che baciava Gertrude, la moglie ed i figli anche loro abbracciati, in quel momento per un istante, si sentì un estraneo, si sentì solo.
Cole, sedato, dormiva accudito con amore da Jill.
In lontananza una serie di esplosioni, i droni stavano radendo al suolo il QG.
 
                                                  Continua
                                                                          Marzio C. 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** La brutta gelosia di Sarah I° parte ***


                         Capitolo 16
 
Salirono sugli elicotteri, i medici a bordo iniziarono a medicare i due feriti, dovettero rassicurare Vonnie che George non era in pericolo di vita. Finito il loro lavoro fecero cenno alla ragazza che si poteva avvicinare, il cadetto aveva ripreso conoscenza.
A lui si avvicinarono anche Sarah e Chuck, non finivano più di ringraziarlo per aver salvato la vita della figlia. Lui schermendosi disse: “Se le fosse accaduto qualcosa anche la mia sarebbe finita.
Direttore Bartowski, signore le chiedo il permesso di poter corteggiare sua figlia”.  Chuck sorrise, fece cenno a Vonnie di avvicinarsi al ferito ed esclamò: “Permesso accordato”.
Arrivati ad Ankara, Barker fece rapporto ai residenti della sua agenzia e della Cia, diede tutte le informazioni necessarie per intercettare i mercenari con il loro carico di morte. Stremato si addormentò.
Aveva una guardia personale che non lo mollava un secondo: Jill. Forse esisteva veramente il colpo di fulmine.
Vonnie accarezzava il viso del suo ragazzo, ancora sotto anestesia, gli avevano estratto il proiettile dal braccio.
Si guardò intorno, erano soli… baciò le sue labbra. Non aveva mai provato nulla di simile, in precedenza aveva avuto qualche filarino… ma questo era come essere al settimo cielo. Sì, ne era convinta, George era l’uomo della sua vita.
Non aveva mai fatto l’amore. La sua prima volta sarebbe stata con lui. Non vedeva l’ora che glielo chiedesse.
Zach aveva le nocche spellate ed un occhio nero, era tutto indolenzito ma, era strafelice di aver combattuto al fianco di suo padre, ne era fiero.
Il Generale Casey e Gertrude dovettero partire prima degli altri, lui sarebbe stato a capo della missione denominata “The Anchors” era atteso urgentemente a Washington.
Sarah e Chuck in una saletta dell’ospedale americano di Ankara, stavano avendo un’animata discussione. Lei agitatissima continuava a ripetere “Non voglio più vivere dei momenti simili, ho rischiato di perdere marito e figli senza contare che potevo rimanerci anch’io. La prossima volta cuciti la bocca”.
Chuck le chiese scusa, dandole ragione su tutti i fronti. Notò, inoltre, che sul viso di sua moglie erano comparsi alcuni tic nervosi. Doveva preoccuparsi?
Lei si appoggiò alla sua spalla e disse che non vedeva l’ora di tornare a casa.
Due giorni dopo salutarono Cole e Jill, l’inglese doveva rimanere ancora qualche giorno ricoverato poi sarebbe tornato in Inghilterra con la sua innamorata. Promise che al più presto sarebbero andati a trovarli a LA.
L’Hercules C130 decollò in direzione Stati Uniti, avrebbero saltato la tappa tedesca. Il rifornimento l’avrebbero fatto in volo, sull’Atlantico.
Iniziò così il lungo viaggio di ritorno, Chuck stanchissimo non riusciva a dormire. Vagonate di adrenalina circolavano ancora nel suo corpo. Si limitava a passeggiare nel ventre del grande aereo, ogni tanto si fermava a guardare la sua famiglia. Li amava, non sapeva neppure lui quanto. Vonnie si era addormentata con la testa appoggiata sulla spalla sana di George. Sarah dormiva rannicchiata in posizione fetale, il viso disteso ed un accenno di sorriso sulle labbra.
 Zack, già dove era Zach? Se lo ritrovò di fianco anche lui sveglio. Gli passò un braccio intorno alle spalle e… “Figliolo, combatti bene, sono orgoglioso di te, grazie per il tuo grande aiuto, ne abbiamo stesi parecchi vero? Mi sa che dovrò ringraziare il tuo sensei per averti istruito così bene”
“Papà, allora ringrazia la mamma”
“Davvero? Non me lo ha mai detto, credo che subirà una punizione severissima per avermelo nascosto”
“Papà no! Non dirai sul serio”
“Sì Zach parlo seriamente, la punirò con mille baci” 
Risero così forte che svegliarono tutti. A quel punto gli altri volevano che giustificassero quella esplosione di ilarità. Guardandosi con complicità tennero la bocca chiusa.
Atterrarono che era tardo pomeriggio, in un dispaccio presidenziale veniva ordinato loro di presentarsi urgentemente alla CB.
Un’ ambulanza con il medico personale del presidente e la first lady attendeva di poter caricare George e portarlo in clinica.
Il cadetto si impose con la madre, voleva Vonnie accanto non ci fu verso di farlo ragionare.
Nella sala riunioni c’erano tutti, Chuck fece un rapporto verbale, Il presidente gli chiese di fermarsi, necessitava del rapporto scritto, lo voleva trovare sulla scrivania il più presto possibile. Per dovere e per cortesia era imperativo inviarlo a Sua Maestà la Regina.
Congedò i presenti, chiese a Sarah se volesse cenare, lei declinò l’invito, desiderava tornare all’appartamento che avevano affittato nella capitale. Non vedeva l’ora di farsi una bella doccia, coccolare suo figlio Zach ed andare a dormire. Salutò e disse a Chuck che si sarebbero visti a casa.
“Bartowski mi segua andiamo a farle disattivare l’intersect”.
Finita l’operazione Chuck andò nel suo ufficio, vi trovò ancora Susan, la giovane segretaria che stava per andarsene. La pregò di rimanere per aiutarlo nella battitura del rapporto. Susan gli riferì che qualche giorno prima una bellissima signora bionda aveva chiesto di lui ma, lei non rivelò dove lui fosse.
 Chuck disse che aveva fatto bene ma, la signora in questione era il direttore Walker nonché sua moglie. Susan spaventata chiese se per questo l’avrebbero licenziata. Chuck scoppiò in una sonora risata e disse “No”
Nel giro di 1 ora il rapporto finì sulla scrivania del grande capo.
Stava quasi per uscire dalla casa bianca quando si sentì chiamare, era la first lady. “Direttore Bartowsky, posso chiamarla Chuck?”.
“Sarebbe un onore per me signora”
“Chuck mi chiami Evelin, grazie per quanto ha fatto per mio figlio e soprattutto grazie a Sarah per aver messo al mondo quel tesoro di ragazza. In pochissimo tempo ha fatto del mio George un uomo, non lo avevo mai visto così sicuro di se. Non lo avevo mai visto innamorato e poi diciamolo sono bellissimi stanno bene insieme”.
“Evelin siamo noi che ringraziamo suo figlio. Se non avesse compiuto quel gesto eroico io sarei qui a piangere Vonnie e la mia famiglia si sarebbe disintegrata.”
“Sua figlia la sta aspettando alla macchina, buona serata Chuch”  
“Anche a lei Evelin”
“Vonnie andiamo a casa tesoro”. Non avendo voglia di guidare chiese ad un marine di fargli da autista. Si sedette dietro con sua figlia e la prese fra le braccia. Parlarono per tutto il tragitto, lei gli confidò di quanto amasse quel ragazzo, il padre ascoltava ed annuiva, fu bellissimo.
Salirono sull’ascensore che ancora stavano parlando, entrarono in casa e videro una scena dolcissima, Sarah e Zach addormentati sul divano, le braccia della madre strette sul petto del figlio come a difesa. Non li svegliarono fecero piano e si ritirarono nelle loro stanze.
Il giorno dopo era venerdì, andarono in ufficio, la sera stessa sarebbero partiti per LA, si erano presi una settimana di ferie. Sarah ne aveva bisogno, era sempre più nervosa, forse ancora traumatizzata dagli eventi.
A metà pomeriggio Sarah decise di andare dal marito per invitarlo a bere un the, attraverso i vetri vide Chuck, in atteggiamento equivoco, dare dei fiori alla segretaria. Lei lo abbracciò e lo baciò. Dalla posizione in cui era non riusciva a vedere bene però decise che il bacio era sulla bocca.
Sarah sentì la gelosia nascerle dal più profondo del suo essere, stava uscendo la sua parte oscura. Aveva perfino il viso trasfigurato, pauroso a vedersi. I tic nervosi fecero ancora capolino.
Riuscì a ragionare e si impose di non fare scenate. La resa dei conti ci sarebbe stata ma non li.
In aeroporto si comportò come se nulla fosse accaduto, dopo poche ore di aereo atterrarono a LA. Andarono direttamente a casa.
                                         Continua
                                                            Marzio C.    
 
 
  

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Parte II ***


                                 Capitolo 17
 
 
 
Chuck uscì da casa sbattendo la porta, era arrabbiatissimo ed offesissimo con Sarah, per la prima volta avevano alzato la voce, lei gli aveva urlato in faccia tutto il suo livore, accusandolo di essere diventato un Don Giovanni da strapazzo, di fare il cascamorto con le segretarie della Casa Bianca e che stava prendendo in considerazione l’idea di mollarlo ed andare via con i figli.  Per un attimo ebbe pure il timore che lei gli sparasse.
Ma cosa le stava succedendo? Da quando erano tornati dalla missione era cambiata parecchio, non era più lei.
Non l’avevano mai vista in quello stato, una vera arpia. Anche i ragazzi ne erano rimasti impressionati. Vonnie abbracciò la madre tentando di calmarla, Zach cercò di fare lo stesso. Al violento rumore della porta che si chiudeva dietro le spalle del marito Sarah esclamò adirata “ Sì , sì vattene pure e cerca di non tornare più”.
I due figli vollero sapere la ragione di quel violento alterco, la madre spiegò che il loro padre si era messo a corteggiare la giovane segretaria donandole dei fiori e baciandola. Lo aveva colto sul fatto.
 Vonnie domandò alla madre se per caso non fosse una composizione di fiori di campo… lei allibita chiese “ma come fai a saperlo?” “Mamma li abbiamo comprati Zach ed io, servivano a papà, doveva regalarli a Susan come ringraziamento per essere rimasta in ufficio, oltre l’orario normale di lavoro, per redigere il rapporto che dovevate consegnare, con urgenza, al Presidente.”  
“Sì ma il bacio sulla bocca?”.
“Mamma impossibile! Glielo avrà, eccezionalmente, dato sulla guancia. Susan fa parte di una congregazione religiosa puritana con regole severissime e lei è una fervente praticante.”   
“Mio Dio cosa ho fatto” mormorò Sarah
Nervosamente cominciò a passeggiare su e giù per la casa, non si capacitava di aver pronunciato quelle orrende parole, di aver detto cose che non pensava perdendo il controllo. Non riusciva a credere di essersi ingelosita in maniera così morbosa. Suo marito era un gentiluomo, il dono di un mazzo di fiori ad una collaboratrice premurosa era per lui una cosa normale, era dire grazie con eleganza.
Doveva fare qualcosa ma non sapeva cosa. Chuck aveva lasciato orologio e cellulare a casa, i dispositivi elettronici per rintracciare l’auto erano stati disattivati, non riusciva a stare calma.
Intanto Chuck seduto sul bordo della fontana nel patio della sua vecchia casa di Burbank attendeva il ritorno del suo amico Morgan. Quanti ricordi, quante risate, quante feste, anche qualche tristezza ma, quanto amore trasmettevano quei muri, forse sarebbero dovuti rimanere a vivere in quel luogo.
Stava male, di un male che nessun farmaco avrebbe potuto alleviare. L’amore della sua vita lo aveva accusato di cose assurde, non vere. La cosa che lo aveva maggiormente ferito era stata la minaccia di andarsene con i ragazzi e di abbandonarlo. Non voleva essere dimenticato un’altra volta.
Dal suo vecchio appartamento uscì una giovane coppia, quanto erano teneri, si tenevano per mano baciandosi timidamente. Lo videro, per loro era un estraneo e si misero sulla difensiva. Chuck li salutò, si presentò e disse che stava aspettando il suo amico Morgan
I due giovani insistettero perché si accomodasse in casa, varcò la soglia e fu assalito dall’odore particolare di quell’ambiente, un odore che gli ricordava gli anni del Buy More. Chiese se poteva fare il giro della casa e… scivolò nel passato.
Le parve di udire le voci di Ellie e di Devon, i rimproveri di suo padre, la voce di Sarah mentre gli diceva “ti amo”, la voce di sua madre che cantava una ninna nanna alla piccola Clara, il vociare dei suoi bambini che gli correvano incontro urlando “è tornato papà” e quella di Morgan che, come sempre, lo chiamava con insistenza. In effetti, lo stava chiamando veramente. A malincuore tornò alla realtà non senza che una fitta lo colpisse al petto.
Ringraziò e salutò la coppia di sposini ed andò incontro all’amico.
“Chuck ma che faccia hai, sei sicuro di stare bene?”  
“No Morgan, non sto affatto bene” ed iniziò a raccontargli l’accaduto. Man mano che si inoltrava nel racconto, diventava sempre più pallido. Una strana sudorazione gli imperlava la fronte, respirava con affanno, vedeva le labbra di Morgan muoversi ma non udiva alcun suono…poi il buio.
Riaprì gli occhi, era sdraiato sul letto di Morgan, intorno un paio di sconosciuti che lo stavano auscultando con degli strani fonendoscopi. Al braccio destro una fleboclisi di fisiologica con soluzione salina al 5%. Aveva ancora delle ventose attaccate al torace per cui di sicuro gli avevano fatto un ECG. Uno dei due sconosciuti si rivolse a lui “Direttore Bartowski mi sente? Come va?”
“Sì, la sento forte e chiaro, ora va bene, gradirei alzarmi ed andarmene”
“Assolutamente no!!!” disse il secondo sconosciuto, “dovrà rimanere, almeno, per 48 ore sdraiato, non può alzarsi. Lei ha subito un fortissimo stress psico-fisico, niente di grave ma, perchè farlo diventare alzandosi prima del tempo? Rimanga tranquillo e si voglia bene”
Così dicendo scrissero una ricetta che diedero a Morgan e salutarono.
“Grimes chi erano quei due?” chiese Chuck
“Due medici della CIA, sai che non potevo farti ricoverare in ospedale e… finiscila di farmi prendere questi spaventi. Ora devo avvisare Sarah.
 Mi sembra corretto che sappia dove sei, sarà in pensiero. E’ già tardi.”
“No Morgan, lascia stare sarà ben contenta che io mi sia tolto dalle scatole.”
 “ Chuck tu ti sei rimbecillito e non poco, lo sai che quando si litiga si dicono cose che in realtà non si pensano. Sarah nei vostri confronti è estremamente possessiva, siete il suo mondo.  Mi toccherà litigare con Alex, lei di sicuro vorrà avvisarla. Accidenti eccola che arriva, c’è anche suo padre. Siamo fritti”.
Intanto a casa Bartowski……
 
Continua                                  
                                                                            Marzio C.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** L'ansia di Sarah ***


                        Capitolo 18
 
 
 
 
 
Sarah era sempre più in fibrillazione, la notte stava per finire e di Chuck nessuna notizia.
 
I figli erano in collera con lei, non capivano la ragione della sua crisi isterica. Li chiamò, si accomodarono in salotto e decise che dovevano chiarirsi.
 
“Mamma”, disse Zach “perché”? “Dai spiegacelo” la invitò Vonnie.
 
“Ragazzi, credo che per farvi comprendere il tutto debba  ritornare indietro nel tempo. Con vostro nonno vivevo una vita randagia, mai  vissuti in una città per un lungo periodo . Vivevamo truffando il prossimo, vostra madre da ragazzina viveva così. Non ho mai avuto amici di scuola, nessuno su cui contare. Quando arrestarono mio padre, la mia salvezza fu un agente speciale della CIA che mi istradò a quella che poi divenne la mia professione.   
 
La regole di vita: “Non fidarti mai di nessuno e di contare sulle proprie forze” me le sono sempre portate dietro, avevano condizionato così tanto la mia vita da diventare estremamente arida, simile alla zia Carina di quando eravate piccoli.
Poi ebbi come partner e fidanzato Bryce, un bellissimo quanto  bravissimo agente, forse fu un errore avere una relazione ma, in una maniera rocambolesca, fu lui a farmi conoscere vostro padre. Questa storia la sapete già.  
 
Sono i risvolti che stanno dietro alla sfera dei sentimenti che hanno iniziato a cambiarmi, dall’interno. Un approccio alla vita sotto un’ottica diversa dal mio essere egoista l’ebbi quando vidi, per la prima volta, la faccia teneramente buffa di Chuck  e ciò mi diede una sensazione di fastidio.”
 
“Mamma non capiamo, perché fastidio?”
 
 “Calma, abbiate pazienza, non è facile parlare di questi argomenti con i propri figli, mi sembra di essere sotto processo. Comunque andiamo avanti, fastidio perché si stava insinuando in me un nuovo tipo di sentimento, diverso da quelli precedentemente vissuti. Iniziavo a rendermi conto che desideravo avere fiducia in qualcuno e che quel qualcuno mi proteggesse, desideravo una vita di  coppia però, per i miei standard di allora,  era inimmaginabile che fosse un imbranatissimo nerd per di più sotto osservazione e che dovevo proteggere.
 
Più vivevo gomito a gomito con lui e più sentivo la necessità di averlo accanto. Comunque vivevo di alti e bassi.
 
Nell’ambito del nostro lavoro facemmo conoscenza e collaborammo con un agente inglese, sì, quello che abbiamo liberato qualche giorno fa.
 
Per onestà intellettuale, devo dire che non mi era indifferente. Ricordo che una sera nel castello ci baciammo, la mia indole di spia indipendente e scapestrata stava per uscire di nuovo, pronta a rubare alla vita ed alle persone il meglio senza curarsi dei danni arrecati.
 
Mancò un niente perchè finissimo a letto.
 
Immagino cosa stiate pensando, ve lo leggo negli occhi: “Nostra madre era una poco di buono, una facile” ma non è così  credetemi.
Quando ogni giorno potrebbe essere un buongiorno per morire gli schemi convenzionali si spezzano e subentra come normalità più che l’immoralità direi l’amoralità. Comunque mi invitò a trascorrere con lui la sua convalescenza in una località esotica (era stato ferito). Rifiutai, Bartowski era il mio fattore deterrente. Sempre li presente nella mente e nel cuore.
 
Nella sua prima missione solitaria, vostro padre si invaghì di una splendida ragazza, vederla prendere il mio posto accanto a lui a tavola, in casa degli zii, mi straziava, anche se eravamo stati fidanzati solo per copertura, sentivo di volere che lo fossimo veramente. Mi smarrii.
 
La prospettiva di rimanere senza quella sensazione di sicurezza affettiva, di protezione ed il senso di calore famigliare che papà mi dava mi spinse verso Shaw. Per me fu un periodo pieno di contraddizioni e di confusione, per fortuna la nostra relazione durò poco tempo.
 
Chuck, finalmente si liberò dalle indecisioni.…mi salvò anche la vita.. Io gli volevo bene e non poco, non v’erano dubbi, ma quel bene si trasformò piano piano, giorno dopo giorno in amore, un amore senza confini, senza tempo, senza mezze misure.
 
Quando ero senza memoria  per me Chuck era solo una missione, dovevo terminarlo. In questa stessa casa l’avevo in pugno. Era davanti a me, disarmato, gli avevo puntato la mia pistola contro e…e ricordo che non riuscivo a premere il grilletto…poi vidi lo stipite…
Sono e sarò innamorata di vostro padre alla follia, tanto che se solo mi sfiorasse ancora l’idea, di immaginarlo con un’altra donna, io…io smetterei, nuovamente, di essere il glaciale direttore dell’intelligence Sarah Walker, per ridiventare una semplice moglie impazzita, io esisto perché lui è in me e con me. Non posso permettermi di perderlo. Non dite nulla, lo so il mio è puro egoismo ma, lo amo così tanto… 
 
Sono convinta che sia l’uomo che ogni donna vorrebbe accanto però, Chuck è solo di Sarah e di nessun’altra.”
 
“Papà ti ama tantissimo, non dubitare mai dei suoi sentimenti, non farlo mai più.
 
Immagino quanto ti sia costato confidarti con noi, ora capiamo. Grazie!!!. Mamma abbracciaci”
 
“ Ragazzi, ma dove sarà ora? Mi sento che sia successo qualcosa di brutto.” 
 
 
“Morgan, se dici qualcosa a Alex o a John ti frantumo malleoli e rotule, ero già stressato dal lavoro e da mia moglie, non ti ci mettere pure tu. Racconta quello che vuoi ma non e sottolineo non, rivelare i miei problemi familiari.”
 
“Ok Chuck, spero di riuscirci”
 
Intanto che Morgan stava parlando con la sua ragazza e con Casey,  Chuck a fatica aspettava che albeggiasse, a giorno fatto avrebbe telefonato al proprietario della sua vecchia casa e gli avrebbe fatto un’offerta irrinunciabile, voleva comprarla, voleva tornare a viverci.
 
Li si sarebbe sentito meno solo, del resto la vita da sfigato non lo spaventava, l’aveva già sperimentata e vissuta per ben 25 anni.
 
Avrebbe rassegnato le sue dimissioni, non poteva pensare di condividere parecchie ore di lavoro al fianco di Sarah, sarebbe stato chiedere troppo al suo equilibrio mentale. Ora, però, si sentiva estremamente stanco, chiuse gli occhi e si addormentò.
 
Squillava il telefono Sarah si precipitò a rispondere, con voce concitata urlò: “Chuck dove sei? Ti rendi conto dello stato d’animo della tua famiglia? Sono più di 24 ore che non abbiamo tue notizie. Dovresti vergognarti”
 
 
“Direttore Walker sono il Presidente”
 
 Un fragoroso silenzio seguì dall’altra parte del filo. Parecchi secondi dopo….
 
“Buongiorno signore, mi scusi signore” balbetto Sarah. “ cosa posso fare per lei?”
 
“Dunque devo arguire che lei non sia al corrente del malore di suo marito, mi rammarico che lo sappia da me, un estraneo ed in questa maniera. Ne sono venuto a conoscenza perché 2 medici della CIA hanno dovuto fare rapporto sull’accaduto. Trattandosi di un alto dirigente è la prassi.”
 
Sarah lo interruppe violando il protocollo:” Signore per carità, la prego mi dica dov’è Chuck “
 
“Signora Bartowski…. Sarah se glielo dicessi violerei la privacy di suo marito.
 
Chiaro che non voglio sapere cosa sia successo fra di voi  ma, per questioni puramente egoistiche e per il bene del paese vi ordino di riconciliarvi, non mi posso permettere di perdere nessuno dei due.
 
E visto che, per le ragioni sopracitate, della privacy mi frega una cippa, sappia che Chuck si trova in casa Grimes. Ho già dato ordini tassativi. Una autovettura con scorta verrà a prelevarla entro 10 minuti ed in meno di 20 sarà a Burbank.
 
Un’altra cosa direttore, fra tre giorni, a West Point,  verranno appuntati i gradi di sottotenente a mio figlio.
George, vorrebbe che Vonnie fosse presente, io e la mia famiglia ne saremo felici. Finita la cerimonia trascorreremo qualche giorno a Camp David se anche voi voleste raggiungerci li sarebbe perfetto”
 
“Grazie signore veramente grazie mille ho un grande debito di riconoscenza nei suoi confronti, se consente le passo mia figlia”
 
Dopo aver parlato con il presidente Vonnie era eccitatissima, anche la famiglia di George era favorevole alla loro unione, stava volando. Fu portata
a terra dalla voce di sua madre:
 
“Ragazzi vestitevi si va a prendere papà. Mi sentiranno, eccome se mi sentiranno quei due”  
 
“Mamma smettila, calmati adesso basta!!!”
 
Salirono in fretta e furia sull’auto, 4 staffette dei CHIPS la precedevano, partirono a sirene spiegate.
 
Arrivarono in un battibaleno.
 
Grimes li vide, si mise le mani nei capelli e pregò il Signore che quella bellissima furia non distruggesse ne lui ne la casa.
Non aspettò che suonasse, apri la porta sorridendo, lei lo guardò torva ed esclamò “Morgan con te faccio i conti dopo, per cortesia portami dal tuo degno compare” Intanto dietro di lei i figli la invitavano a tranquillizzarsi.
 
 Zach voleva entrare in camera con la madre, Vonnie lo fermò “E’ una questione fra mamma e papà, stiamone fuori”. 
 
Come vide il suo viso sofferente represse le lacrime ed il desiderio di stringerlo a se.  Assunse un atteggiamento da sfida ed esplose:“ Di tutti gli uomini che mi ronzavano attorno mi sono innamorata del più idiota, tu...tu somarissimo e splendido amore mio, come hai fatto a pensare che quello che ti ho detto fosse la verità,  non lo sai che da una donna in preda ad un feroce attacco di gelosia ci si può aspettare di tutto?
 
Chuck sono ancora sotto stress, la missione mi ha shockata. Ogni volta che chiudo gli occhi un incubo ricorrente mi assale: tu e i ragazzi siete a terra inondati di sangue, i vostri corpi pian piano scompaiono ed io rimango sola nel panico.  Mi sveglio sempre madida di sudore e terrorizzata, lo so, non basta a giustificarmi. Non sono più un freddo agente operativo, sono solo una moglie e una madre.  Sii comprensivo, aiutami.
 
Il mio rammarico è che in questo caso non ho usato l’intelletto per capire quello che c’era da comprendere, ho agito di puro istinto. Perdonami, torniamo a casa tesoro”
 
Chuck rispose “NO”
 
Sarah sbiancando: “Ma come no? Sei impazzito? Non farmi spaventare.
 
 Chuck, non… non lasciarmi ti prego!!!”
 
“Non posso venire a casa devo stare a letto ancora 24 ore. Ordine dei sanitari”
 
“Scemo, scemissimo, mi hai fatto venire un colpo” Lo abbraccio come forse mai lo aveva fatto ed inizio a coprirlo di baci. Entrarono pure i ragazzi che spostarono di peso la madre per poterlo  abbracciare.
 
Dal salotto veniva il rumore di un litigio, Alex era arrabbiatissima, apostrofava Morgan con male parole, lo accusò di essere cattivo,  solo un uomo senza cuore come lui avrebbe avuto  il coraggio di tenere nascosto ad una moglie preoccupata il luogo dove si trovava il marito.
 
 Ad un certo punto dovette intervenire Casey che urlò:” Silenzio!!! , Grimes ha fatto bene. Aveva dato la sua parola a Chuck e quando un uomo dà la parola la deve mantenere, che abbia ragione o no.
Alex ricordati dell’esserino che porti in grembo, essere in collera non fa bene ne a lui ne a te. Su voi due, ora, datevi un bacio e fate la pace” 
 
Di botto tacquero, Sarah salutò con un abbraccio Alex, abbracciò anche John e rassicurò Morgan. Non era arrabbiata con lui bensì con se stessa. La colpa di quanto era successo era solo sua.
 
Arrivò Gertrude, mancava solo lei, guardò Sarah che le fece un cenno come dire ti racconto dopo.  
 
Dalla camera da letto giunse la voce di Chuck:” Mi sento soloooooo”
 
                                                  Continua                       
                                                                                      Marzio C.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Camp David e le mani di Chuck ***


                              Capitolo 19
 
Gocce di pioggia picchiettavano, ritmicamente, sui vetri della finestra della camera da letto. La natura si stava esibendo in un assolo di percussioni.
Sarah guardava il giardino attraverso il vetro bagnato, era tutto così comicamente distorto che le scappò un risolino. Chuck era in ritardo, avrebbe dovuto fare la sua valigia. Conoscendolo ci pensò lei.  Erano attesi a Camp David.
Qualche decina di minuti prima aveva parlato con sua figlia, era talmente su di giri, che dovette calmarla. George, al termine della cerimonia a West Point, le aveva dichiarato formalmente il suo amore dicendole che presto, appena saputa la destinazione, le avrebbe chiesto di sposarlo. Naturalmente non subito, era conscio della loro giovinezza magari avrebbero aspettato un paio d’anni…..
Era estremamente felice per la figlia, magari suo padre un po’ meno però avrebbe rispettato qualsiasi decisione di Vonnie. Certo che se George fosse destinato in qualche ambasciata estera come consulente militare, avrebbero avuto poche occasioni per vederla. Peggio se inviato in zone di guerra, lei sarebbe rimasta con loro ma in che stato d’animo? Si sarebbe consultata con Chuck, forse potevano fare in modo che George fosse aggregato alla Intelligence.
Chuck entrò in quel preciso istante: “Ciao splendida creatura, un bacio a questo povero uomo?”.
“Vieni qui, sappi che in casa siamo soli.  Ora che ne sei a conoscenza ti accontenteresti solo di un bacio o vorresti qualcosa in più?”
“Tu esagera sono pronto”
Si persero in un mondo tutto loro.
“Sarah, fare l’amore con te è così appagante, ogni volta per me è la prima volta, il tuo odore mi droga.  Ancora?”.
“Grazie Chuck, sì amore mio, ancora”.
Mentre si recavano a Camp David, Sarah espose la sua teoria, il marito disse che poteva essere tranquillamente d’accordo ma, era George che doveva decidere. Pregò la moglie di non parlare di tutto ciò a Vonnie per non darle false aspettative. Anche Zach si intromise nel discorso, era d’accordo su tutto, specialmente su quanto detto dal padre.     
Già a cinque miglia dalla residenza estiva presidenziale, dovettero sottoporsi a controlli capillari, ancora quattro posti di blocco e sarebbero giunti a destinazione. Chuck ordinò di essere messo in comunicazione, via radio, con il comandante della sicurezza al quale disse di inviare una staffetta per essere scortati saltando così gli altri controlli. In un battibaleno raggiunsero la loro meta.
La first lady andò loro incontro, in un inusuale gesto di affetto e di amicizia abbracciò Sarah, dicendogli: ”Sono estremamente felice che tu sia qui e visto che dobbiamo diventare consuocere ti prego diamoci del tu.”
A quelle parole scoppiò un brusio fra gli invitati che, aumentò di qualche decibel quando il presidente accortosi del loro arrivo esordì:” Chuck amico mio, benarrivato, ho bisogno di parlare con te, di certo non subito, magari dopo la festa di questa sera. Sarah sei sempre bellissima è un piacere guardarti. Farò portare i vostri bagagli in camera, beviamo qualcosa insieme, poi il mio cameriere personale vi accompagnerà ai vostri alloggi”.
Zach stava fissando insistentemente a bocca aperta e con espressione da beota, una ragazza stupenda circondata da uno stuolo di suoi coetanei, figli di alti ufficiali e di membri del governo. Lei incrociò il suo sguardo e gli sorrise. Il cuore di Zach partì al galoppo ventre a terra.
 A Chuck stava per andare di traverso l’analcolico, diede di gomito a Sarah dicendo “Ma no!!! anche lui”. Guardando bene la fanciulla gli scappo un
“Apperò” Questa volta fu sua moglie che, ridendo, gli diede di gomito…nelle costole. Non poteva fare a meno di essere un pochino gelosa.
“Amore, mi aiuti? Per cortesia tirami su la lampo del vestito e poi agganciami la collana di perle”.  
“Arrivo, eccomi qua al vostro servizio mia signora”
“Chuck tira via quelle mani, smettila di accarezzarmi il seno, no dai non scendere più in basso accidenti se vai avanti così alla festa non ci andremo. Ma che ti prende?  Per favore fai il bravo… Mi stai facendo perdere la testa. Amore aspetta, più tardi dai”. Mentre diceva così si avvinghiò a lui cercò le sue labbra e tremando raggiunse l’orgasmo.
“Chuck sei un adorabile mascalzone… e non guardarmi così, mi fai vergognare. Lo so che sono tua moglie e non dovrei però… Sono anni che siamo sposati eppure ogni volta provo sensazioni così forti, così dolci, così eroticamente appaganti. Ti amo, sono folle di te, mi fai sempre sentire una ragazzina.
Vado a rifarmi il trucco. A festa finita ti renderò pan per focaccia, è una promessa”
“Sarah, ci conto”      
Con i capelli raccolti, un leggero trucco e l’abito lungo che le cadeva alla perfezione Sarah era pronta a dare il braccio al marito.
Chuck nel suo elegantissimo smoking si sentiva come James Bond con la sua Bond Girl. 
Mentre scendevano le scale, un’altra copia li affiancò, George in alta uniforme e Vonnie, anche lei in abito lungo, rivaleggiava con sua madre per bellezza ed eleganza. I due uomini pensarono che erano le donne più belle che avessero mai visto, tutte le altre…normalità. 
A metà scalinata udirono i commenti che li riguardavano. Tutti lusinghieri, solo qualche vecchia invidiosa carampana li criticò.
Comparve Pamela, che si piazzò davanti a George, lo abbracciò e commentò:
 “Sei bellissimo, ti terrei per me tutta la sera ma non demordo, stanotte ti raggiungerò nella tua camera”.
Chuck vide gli occhi di sua figlia liquefarsi, l’iride espandersi a dismisura e diventare completamente nera, due blocchi di ossidiana, gli occhi di un gatto inferocito. Se fosse stata gelosa la decima parte di sua madre sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale. Anche George intuendo la probabile esplosione si affretto a dire “Amore, ti presento mia sorella Pamela”
“Ciao Vonnie, benvenuta in famiglia” disse lei abbracciandola. “Di la verità, ti ho messo paura vero?”
Scoppiarono a ridere fragorosamente, la tensione sparì di colpo. L’unico che non rideva era Zach, si era già visto tagliato fuori ed essendo alquanto timido si tolse del tutto ogni velleità dalla testa. Prese da un vassoio un bicchiere di succo di frutta ed uscì a passeggiare nei vialetti del giardino.
Si sedette su una panchina ad osservare la volta celeste. Era così immerso nei suoi pensieri che si spaventò quando dietro di lui una voce melodiosa gli chiese: “tu sei Zach vero?”  Si voltò, mamma mia, era lei. In quel momento capì zio Morgan e la sua “imbranaggine”. Fece fatica ad articolare una risposta, un semplice “Sì”.
Lei fraintendendo il suo comportamento gli chiese di scusarla per il disturbo e che se ne sarebbe andata subito.
Zach sbottò tutto d’un fiato:” No, no ti prego non te ne andare è…. che sei talmente bella che mi intimidisci, non vorrei dire una scemata ma credo di essermi innamorato di te, beh… l’ho detto, non ci posso credere ma l’ho detto… Ecco ora lo sai, se lo ritieni opportuno puoi anche ridere mentre ti allontani”.
“Zach anch’io provo qualcosa per te, l’alchimia che regola la chimica dei sentimenti, tra i giovani delle nostre due famiglie, è veramente forte. Sono prepotentemente attratta da te, mi fai pulsare il cuore come se fosse in tachicardia. Tu mi parli di innamoramento, io non lo so ancora o forse sì? ... Posso baciarti?”
Le loro labbra si incontrarono, fu un bacio molto timido si guardarono negli occhi e vi lessero tante cose. Sorrisero felici.
Avrebbero potuto fare l’amore in quel preciso istante ma lui ebbe paura di rovinare tutto. Tornarono mano nella mano nel salone.
Vonnie chiese al fratello se la faceva ballare. Danzarono e parlarono. Zach raccontò quello aveva provato per Pamela appena vista, Vonnie disse che lo stesso era successo a lei con George. Non ebbero modo di continuare, furono reclamati dai rispettivi partners.
A casa si sarebbero confidati…
                                                   Continua
                                                                      Marzio C.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Le cose vanno bene ma all'orizzonte una nuova missione..... ***


                                 Capitolo 20
 
Vonnie all’apice della felicità osservava i suoi genitori, si avvicinò a loro, accarezzò le tempie brizzolate del padre, il viso di sua madre ed esclamò ammirata “ Siete bellissimi, tremendamente affascinanti”
 
Sarah prese fra le braccia sua figlia, la baciò e sorridendo disse “ Tesoro, mai quanto voi che avete la freschezza della gioventù dalla vostra parte.  Non smettete mai di amarvi e tu, sii gelosa quanto basta, non fare gli stessi miei errori.”
 
Chuck stava per rivolgersi a sua figlia quando uno dei marines gli fece cenno che dovevano recarsi verso un corridoio che portava alla zona sud della costruzione.
Diede un bacio a Vonnie, peccato avrebbe voluto danzare con lei. Disse a Sarah che dovevano andare. Qualcosa bolliva in pentola.
 
La Beckam e Casey stavano gesticolando animatamente, come li videro si avvicinarono e Diane disse “Guai seri amici, qualcuno ha tradito, la trappola fatta ad Anchors è fallita. I mercenari hanno architettato un’imboscata ed i nostri ci sono caduti. Abbiamo subito parecchie perdite, perfino l’MI6 si è visto costretto a precettare l’agente Barker, anche se  ancora in convalescenza e lo ha messo su un aereo della RAF. Il suo arrivo è previsto fra un’ora e mezzo. Pare che Cole si avvarrà della consulenza di una signorina di nostra conoscenza, risorsa di entrambe le nazioni: Jill Roberts.
 
Sarah diede atto a Jill di essere stata un ottimo agente della Fulcrum, per cui la sua esperienza avrebbe fatto comodo.
 
Sentirono chiamarsi si voltarono ed uno scatenato Morgan corse loro incontro li abbracciò esprimendo la sua felicità nel vederli. Aveva una 24 ore piena zeppa di documenti riguardanti Stephen Anchors.
 
Chuck  disse alla moglie che doveva assolutamente parlare con il suo ufficio a Washington, la pregò di contattare uno dei suoi collaboratori, aveva bisogno di conoscere la città e l’indirizzo di Dick Van Petegeen, il mercenario con cui aveva lottato a Sidi  Al Abihra.  Appena ricevuto avrebbe ordinato ai residenti locali di individuarlo.  Lui solo sarebbe partito per raggiungere il mercenario ovunque fosse, ora più che mai avevano bisogno di informazioni.
 
Sarah protestò, il marito fu irremovibile, i ragazzi a casa avevano bisogno della loro madre, stavano vivendo una situazione bellissima che necessitava, però, di un costante monitoraggio. A quell’età si è fragili ed una delusione d’amore può segnare per sempre. Era solo una precauzione, “Prevenire è meglio che curare”. E soprattutto l’ufficio Intelligence di Washington aveva bisogno di uno dei suoi due direttori per svolgere, in collaborazione con John e Diane,  delle indagini segrete. Sicuramente c’era una talpa in uno dei servizi. Doveva essere neutralizzata.
 
Gli diede un buffetto sul naso e con fare sornione le ricordò che, nonostante la sequela di brutte notizie, appena fossero tornati in camera… lui non aveva dimenticato le promesse.  Sarah gli rispose “Io neppure”.
 
Un marine li fece accomodare in un’accogliente stanza che ricordava la sala ovale di Washington. Dei tecnici uscirono rassicurando il presidente che la sala era “sterile” nessuna cimice, nessun microfono nascosto.
 
Presenti alla riunione erano in pochi, i Bartowski, Grimes, Becham, Casey, il presidente, Barker, appena arrivato e claudicante, Roberts e cosa stranissima il giovane George.
 
Ascoltò con mal celato nervosismo il rapporto dei due generali, sposò in pieno la proposta di Chuck con una variante, George sarebbe partito con lui.
La sua partecipazione all’azione gli avrebbe dato esperienza e fatto “Curriculum”. L’azione ad Sidi  Al Abihra gli era valsa una stella ed un encomio solenne. Un bel colpo la promozione a tenente pochi giorni dopo “Lo Zodiaco”.
 
Al termine della riunione Chuck e Sarah rimasero col presidente:” Amici miei, oltre ad essere i miei più stretti e fidati collaboratori, siete i genitori di due splendidi ragazzi. Non potreste mai immaginare quale regalo, i vostri figli, hanno fatto alla mia famiglia. George ha intrapreso la carriera militare, non per mio volere, lo ha fatto di sua iniziativa. Si è sempre reso conto di essere un insicuro, ha voluto così mettersi alla prova… di risultati pochini. Quello che non è riuscita a fare West Point l’ha fatto, in brevissimo tempo,  una brava e bellissima fanciulla: “Vonnie” che già amo come se fosse mia figlia.
 
Discorso diverso per Pamela, per ragioni di studio è sempre rimasta lontana da noi, viveva con la nonna materna. A causa di una forte delusione d’amore, cadde in una brutta depressione così ha deciso di raggiungerci. Abbiamo cercato con tutti i mezzi di aiutarla a dimenticare, senza successo,  fino a questa mattina.
 
Zach ha fatto il miracolo. Per tutta la sera ho osservato Pamela, è tornata la ragazza felice e spensierata di pochi anni fa. Ma che cosa avete di speciale voi Bartowski? No, non voglio saperlo ma, Grazie!!!
 
“Grazie a lei signor presidente per le belle parole. Siamo orgogliosi dei nostri figli, sono veramente dei bravi ragazzi”
 
“Chuck, Sarah a Washington sono il signor presidente, in vacanza ed in privato per voi sono Jeremy il vostro consuocero. Ora andiamo, gli ospiti si staranno già chiedendo il perché della nostra sparizione.” Ridendo tornarono alla festa.
 
Zack ballò con sua madre, Chuck con la figlia anche George e Pamela vollero danzare con loro, la festa proseguiva all’insegna dell’allegria. Nell’aria si respirava profumo di armonia.
 
Evelin osservava divertita il marito che goffamente tentava un valzer lento con la figlia, sorrise a Sarah che di rimando fece il segno del cuore. Le due madri non erano mai state così serene.
 
Un marine consegnò a Chuck un cablo, il mercenario viveva ad Ostenda.
I residenti locali erano già in allarme e si stavano prodigando per individuarlo.
 
Chuck chiamò George, gli ordinò di tenersi pronto, sarebbero partiti per il Belgio.
 
Tornarono alle danze ma, per loro l’atmosfera era cambiata.
 
George avvisò Vonnie che sarebbe dovuto partire, non disse altro. Con gli occhi implorò la sua ragazza di far l’amore con lui. Il suo sorriso ed il bacio che lei gli diede era la risposta che desiderava da quando l’aveva conosciuta. 
 
Chuck intuì tutto, prese per mano la figlia ed a bassa voce gli disse “ Tesoro, se ne sei sicura fallo,  spero che la tua prima volta sia indimenticabile.” Lei arrossì baciò suo padre sulla guancia e gli disse “Ti amo papà”
 
Anche Sarah e Chuck fecero l’amore, lo fecero come se  quella notte il mondo fosse in procinto di finire.  Si amarono sapendo di amarsi, l’una era il compendio dell’altro, volavano avvinghiati sorvolando territori sconosciuti poi lentamente tornarono planando nella realtà.
 
Il giorno dopo si trovarono tutti riuniti per la colazione, Vonnie, si sedette vicina alla madre e le bisbigliò qualcosa all’orecchio. Sarah con dolcezza  la baciò sulla guancia. Incrociando lo sguardo del padre sorrise, gli aveva trasmesso il messaggio.
 
Arrivò il momento dei saluti, si accomiatarono dai padroni di casa, Pamela era in lacrime, Evelin le chiese se volesse andare con loro, tanto il giorno dopo l’avrebbero raggiunta alla CB.
 
 “Ma davvero posso?”
 
“Salta in macchina” disse Chuck  “Dai prima che ci ripensino”
 
I passeggeri di quella vettura erano le persone più felici di tutto l’emisfero occidentale.
 
                                            
Continua    
                                 Marzio C.            

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** La missione di Chuck ed il malore di Sarah ***


                                  Capitolo 21
 
Il presidente riconsegnò il governatore a Chuck, l’intersect glielo avrebbero riattivato nel pomeriggio. Mentre passeggiavano nel porticato sentirono dei passi che si avvicinavano, erano Sarah e Pamela. La ragazza chiese l’autorizzazione al padre di poter cenare a casa Bartowski la sera stessa. Disse chiaramente che non resisteva un solo giorno lontana da Zach, con lui accanto il dolore che si era trascinata per così tanto tempo spariva del tutto.
Il presidente sospirò, abbraccio la figlia ed accondiscese. Chuck era a disagio, non si aspettava una situazione del genere, Jeremy si scusò con lui.
Di sicuro Pamela stava pian piano recuperando il suo equilibrio, non leggeva più nei suoi occhi la voglia di fuggire, gli chiese di pazientare.
Intervenne Sarah, confermando che Pamela era la benvenuta in casa loro tutte le volte che riteneva opportuno, confessò che anche suo figlio lontano da lei era un pesce fuor d’acqua.
Arrivò anche George, si mise sull’attenti e chiese a Chuck:” Signore a che ora pensa di prendere l’aereo per il Belgio?”.
Chuck gli rispose: “Non ti preoccupare, avrai tutto il tempo per salutare mia figlia, anzi stasera a cena da noi, non tollero rifiuti”.
“Non rinuncerei per tutto l’oro al mondo signore, grazie signore”  
I due padri sollevarono gli occhi al cielo, che dannata e buffa situazione. Entrambi giunsero alla conclusione che ormai le due famiglie erano legate a  filo doppio. 
Sarah se la rideva sotto i baffi fin quando non notò al polso del marito il governatore. “Signori, perdonate l’interruzione, Chuck dopo posso parlarti un secondo?”
“Sarah anche subito, andate pure.”  Furono congedati dal presidente.
Si recarono nell’ufficio di Chuck, Sarah con fare minaccioso e l’indice sotto il naso del marito gli chiese “Quando mi avresti detto che ti avrebbero attivato l’intersect? Che tipo di missione sarebbe la vostra? Se hai bisogno di quella cosa significa che sarà pericolosa. Voglio venire con te.”
In quel momento entrò Susan, lo sguardo che le diede Sarah la gelò. All’istante fece dietro front e scappò a gambe levate. 
“Direttore Walker, lei conosce già quali sono i miei ordini, si attenga a quanto già concordato.  Non voglio più tornare sull’argomento.  Può andare”
Le carotidi di Sarah stavano per scoppiare, il viso paonazzo rivelava quanto lei fosse arrabbiata. “Sissignore, sicuramente qui non discuterò i suoi ordini, a casa sarà tutt’altra musica”
“Sarah, aspetta… siediti un attimo.” A malincuore lei cedette.
“Ritengo che non sarà una missione ad alto rischio, però l’intersect fa comodo non si sa mai. Avrò sempre con me il nostro vecchio dispositivo così potrai monitorare tutto ed io saprò di non essere solo, ti avrò sempre accanto. Adesso vai, ti raggiungo fra qualche minuto. Mi dai un passaggio a casa?”
Così dicendo la prese alla sprovvista fra le braccia e la baciò. Sarah oppose una resistenza non molto convinta alla fine chiuse gli occhi e rispose al suo bacio con passione.
“Chuck amore mio, promettimi che starai attento, se ti accadesse qualcosa io...io non ti sopravviverei.
Ti detesto, accidenti a te, tu in Belgio in azione senza che io possa essere al tuo fianco, non è giusto!!!”.
“Sarah… stai zitta e baciami”   
La cena fu all’insegna dell’allegria, ai ragazzi sarebbe piaciuto che durasse all’infinito. Evelin telefonò, gradiva sapere l’ora in cui avrebbe dovuto mandare la scorta per riportare a casa i suoi figli. Sarah chiese se potevano rimanere a dormire da loro. George in camera con Zach e Pamela in camera con Vonnie.
Non vi furono problemi di sorta ebbero l’ok. Chuck ordinò ai maschi di comportarsi da gentiluomini non voleva essere costretto ad alzarsi in piena notte e prenderli a calci nel sedere. Risata generale e tutti a nanna.
Su un aereo di linea Chuck stava spiegando per filo e per segno il piano d’azione a George.  La Cia avrebbe fornito armi e alcuni uomini fidati Sarebbero andati ad Ostenda via terra.  Arrivati sul luogo, avrebbero contattato il mercenario e se non ci fossero stati intoppi, nel giro di due giorni sarebbe finito tutto.
Ad Ostenda il tempo era uggioso, una noiosa pioggerella cadeva dalla sera precedente. L’umidità penetrava nelle ossa.  Se ne lamentò anche il giovane George, la ferita al braccio si faceva sentire. Giunti nei pressi della casa di Dick, a Chuck parve di notare qualcosa di insolito, ordinò di proseguire e di non fermarsi per nessuna ragione. Parcheggiarono a circa un chilometro. Scesero dalle auto e si avviarono verso la casa usando vie parallele. Pareva che all’interno non ci fosse nessuno… eppure il quadro d’insieme stonava.
Accese il dispositivo audio e video così che Sarah attraverso lo schermo al plasma da 120 pollici riuscisse a seguire tutta l’azione.
I dati registrati del dispositivo LZ024 venivano automaticamente codificati, il segnale inviato ad un satellite che a sua volta lo ritrasmetteva al suo gemello che lo decodificava trasformandolo in immagini e suoni.  Vi era però un ritardo temporale di circa 3 secondi, doveva tenerne conto.
Sarah osservava le immagini ed era d’accordo sulle sensazioni avute dal marito, la stonatura c’era. “Chuck, l’anomalia è lo stendi panni nel prato della casa. Se non erro sta piovendo per cui è strano che qualcuno si dimentichi degli indumenti, in un giorno così piovoso, per di più ci sono appesi vestitini da bambino”
Fece cenno di mettere in funzione il dispositivo infrarossi ed il ricercatore di fonti di calore”
In effetti in casa videro al piano terra 4 uomini in piedi, uno seduto, dalla postura pareva legato, al primo piano 1 uomo che pareva tenere a bada una donna ed un bambino.  Si sentivano talmente al sicuro da non aver messo delle sentinelle.
La situazione era alquanto complicata, dovevano intervenire sincronizzati al secondo, un errore significava perdere degli ostaggi.
Senza fare rumore si avvicinarono alla costruzione, esaminarono porte e finestre per trovare la via di entrata migliore. Un agente salì sulle spalle di un collega e si issò sul piccolo balcone del primo piano. Fino a quel momento nessun intoppo.
Prepararono delle granate acustiche al suo via ruppero i vetri delle finestre e le gettarono all’interno, l’agente al primo piano, invece, sparò direttamente al mercenario.
L’effetto sorpresa fu totale, neutralizzarono i 4 uomini, liberarono   Van Petegeen , Chuck ordinò a tutti di uscire egli rimase all’interno della casa in attesa dell’altro agente, della donna e del bambino. Questi ultimi correvano giù dalle scale il suo uomo barcollava tossendo sangue, il quinto mercenario, sebbene ferito lo aveva colpito a morte e si apprestava a lanciare, verso di lui, una granata. Sarah gli urlò con tutte le sue forze di uscire dalla casa immediatamente, Chuck non poteva, doveva salvare la donna ed il bambino.
Riuscì a far uscire la donna prima che la granata esplodesse, Il bambino se lo strinse al petto, si rannicchiò a uovo dando le spalle alla granata. La deflagrazione lo investì sulla soglia di casa.
 Le immagini dell’esplosione arrivarono con 3 secondi di ritardo, poi sullo schermo solo effetto neve. Sarah ebbe un malore, nessuno se ne accorse. Rimase al suo posto.
 
                                  Continua
                                                                       Marzio C.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Per il rotto della cuffia ***


                                           Capitolo 22
 
LZ024 smise di trasmettere le immagini, il presidente accorso nell’ufficio di Sarah stava controllando con John e Diane le registrazioni dell’intera operazione. Un attimo prima dell’esplosione sembrava di intravvedere due mani protese verso Chuck mentre tentavano di tirarlo fuori dalla casa.
Sarah si aggrappava a qualsiasi tipo di speranza, doveva fare uno sforzo sovrumano per non impazzire, si imponeva di rimanere calma e lucida in caso contrario l’avrebbero allontanata ed inviata dallo psicologo di sostegno.
All’improvviso tra mille fruscii, si sentì una voce, l’audio, seppur gracchiante, si era ripristinato.
“Merda, merda ho una marea di schegge nelle mani, qualcuno tolga il giubbotto anti proiettile al direttore, aiutatelo a respirare, anche lui è pieno di schegge è conciato peggio di me ma almeno è vivo”. Questo era George. Sarah distinse perfettamente la flebile voce di Chuck che chiedeva del bambino. Poi un suo lungo respiro ed ancora lui che ringraziava George assicurandogli che dopo questa missione se non lo avessero promosso al grado di capitano sarebbe andato lui al pentagono a prendere a calci il capo di stato maggiore. Gli offriva anche un posto all’Intelligence.
“Grazie signore, accetto, direttore mi sente? Merda è svenuto. Signori prendo io in mano la situazione, ho bisogno di un satellitare devo comunicare con Washington voglio un elicottero con medici a bordo e lo voglio nel più breve tempo possibile, il mio comandante è ferito per cui sbrigatevi. Darò io le coordinate del luogo di incontro ai piloti appena saranno in volo”.  Da ragazzo che era, in poche ore le circostanze lo avevano trasformato in un veterano.
Mentre cercava di tamponare le ferite alle mani l’auricolare del satellitare emise il classico suono “Chiamata in arrivo”, immediatamente rispose, era suo padre. “George, abbiamo sentito tutto, tu stai bene? Dimmi la verità, come sta Bartowski?”
 “Papà, signore mi scusi signor presidente, il comandante è ferito seriamente, ma non in maniera mortale, credo che abbia delle fratture alle gambe necessita di un rientro immediato in patria, un aereo ambulanza sarebbe l’ideale, caricheremo anche degli ospiti, il mercenario e la sua famiglia.
Gli ostili sopravvissuti verranno portati in una prigione della Cia dove saranno interrogati. Io ho qualche scheggia nelle mani ma nulla di grave. Ora dobbiamo defilarci, sento il suono delle sirene, la polizia sta arrivando, non possiamo coinvolgere il paese, il nostro intervento non era autorizzato, meglio evitare una crisi diplomatica. Chiedo il permesso di interrompere la comunicazione”
“Permesso accordato tenente”
“Direttore Walker hai sentito tutto vero? Adesso vai nei miei appartamenti, Evelin ti sta aspettando, lei ti accompagnerà a casa. Potrai collegarti con il tuo ufficio e con il mio dalla tua postazione privata sulla linea sicura, così seguirai minuto per minuto lo svolgersi del rientro.”
“Signor presidente, Jeremy devo per la seconda volta la sopravvivenza della mia vita affettiva a tuo figlio. Vonnie non avrebbe potuto scegliere un ragazzo, anzi, uomo migliore”.
Con Evelin si lasciò andare, lei la lasciò piangere sapeva che così avrebbe sfogato tutte lo stress e tutte le paure che l’attanagliavano.
Arrivarono a casa Bartowski.  Vonnie e Zach erano già a casa, stavano studiando, videro Evelin e sorrisero, guardarono in viso la loro madre e quel sorriso si spense.  “Mamma come mai sei già a casa, mamma è successo qualcosa a papà, a George? Nooooooo”
“Allora ragazzi cosa significa questa esplosione di isterismo? Basta!!!
George si è ferito alle mani salvando la vita a vostro padre, niente di grave. Per papà la cosa è più seria è rimasto vittima dell’esplosione di una granata, non è in pericolo di vita però pare che abbia delle fratture oltre a ferite varie dovute alle schegge. Stanno per recuperarli per poi inviarli a casa.”
“Mamma non ci nascondi nulla vero?”  
“Assolutamente no, tesori miei. Per favore aiutatemi a fare delle telefonate dobbiamo avvisare nonna Mary, Ellie e Devon . Ho già avvisato anche nonna Emma”
“Mamma, siamo estremamente irritati ed arrabbiati ci avevate promesso che nessuno di voi due sarebbe più tornato sul campo, non vogliamo vivere con la pura di perdere un genitore o addirittura entrambi. Non fatelo più.”
Sentirono suonare il campanello, Sarah chiese ad Evelin la gentilezza di aprire la porta. Era Pamela, timidamente si avvicinò e chiese notizie del fratello e di Chuck.  Le riferirono quello che sapevano. Sarah le chiese se volesse rimanere a cena con loro, lei ringraziò dicendo che lo desiderava tantissimo però era meglio che restasse coi suoi genitori, prese per mano sua madre e le chiese di portarla a casa. Diede un bacio al suo ragazzo e gli domandò: “Dopo cena vieni da noi?” 
Zach guardò sua madre che assentì.
“Va bene, alle nove sarò da te”. 
Sarah, chiusa nella sua camera, si era collegata con la CB, seguiva le operazioni di recupero, di immagini non se ne vedevano ancora, riuscì a collegarsi con l’elicottero ed a parlare con uno dei medici. Chuck aveva una frattura bilaterale di tibia e perone, per fortuna composta, una serie di ferite che piano piano stavano suturando. All’apparenza gli organi vitali non erano stati compromessi.  Chiese se poteva parlare con lui ma non fu possibile, il marito dormiva era stato sedato. Si fece passare George, lo ringraziò mille e mille volte per aver salvato suo marito. D’improvviso la comunicazione si interruppe. Una forte perturbazione stava imperversando sui Paesi Bassi.
L’elicottero prese la via verso sud mentre il fronte temporalesco si spostava dietro di loro. Il pilota chiese il permesso di atterrare sul ponte di una portaerei della flotta del Mediterraneo. Appena toccato il ponte, dei barellieri portarono Chuck e George in infermeria I medici ridussero le fratture a Chuck e lo ingessarono, estrassero le ultime schegge dalle mani di George.
Era una lotta contro il tempo, la burrasca li stava raggiungendo. Fatto il pieno di carburante l’elicottero ripartì in direzione di Aviano dove un aereo aspettava per trasportarli in patria. 
Svegliatosi dall’anestesia, non riusciva a capire dove si trovasse, improvvisamente si sentì abbracciato da una donna e da un bambino, che concitatamente parlavano in neerlandese, fece fatica ad avere un flash però alla fine comunicò con loro.
Non finivano più di ringraziarlo, lui accarezzò la testa del bambino e gli sorrise. Si avvicinò anche Dick, aveva la faccia pesta, il labbro spaccato, riuscì a sorridergli lo stesso. “Bartowski, ti chiami così vero? Mi hai lasciato vivere in medio oriente, hai salvato la mia vita e quella della mia famiglia ad Ostenda, ti sarò eternamente debitore”.
“Parlami dei piani di Anchors se ci aiuti a fermarlo saremmo tutti tuoi debitori. Se non ci riuscissimo inizierà un periodo di morte e distruzione, periranno migliaia di innocenti. ”
Zach stava percorrendo a piedi Pennsylvania Avenue, mano a mano che si avvicinava al numero 1600 sentiva il cuore che accelerava i battiti, fra poco avrebbe visto la sua Pamela. Voleva con tutte le sue forze che fosse lei la donna della sua vita, come lo era sua madre per suo padre. Il pensiero scivolò sulle condizioni di suo padre, chissà come stava, chissà dove era in quel momento. Qualcuno alla CB sicuramente aveva sue notizie.
Si presentò al controllo, consegnò i documenti. Le guardie stavano eseguendo un controllo meticoloso, per nulla impressionate dal suo cognome.  Fermo in guardiola osservava il loro lavoro. D’improvviso si sentì abbracciare da dietro, odorò un profumo da sogno, si voltò e due dolcissime labbra si impossessarono delle sue. Le guardie furono sorprese da questa sortita della figlia del presidente, poi sorrisero e fecero cenno a Zach di passare.
Ad Aviano l’aereo stava rullando sulla pista in procinto di partire. Il pilota stava cercando di aprire un collegamento audio e video con Washington.
Chuck non vedeva l’ora di parlare con sua moglie, provò con un satellitare… non ci riuscì.
 
                                              Continua
                                                                       Marzio C.
        
 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** L'esplosione ***


 Capitolo 23
 
 
 
Seduti sul dondolo in uno dei porticati della casa bianca i due innamorati stavano scambiandosi delle innocenti effusioni, quando di punto in bianco lei disse: “Zach, vorrei raccontarti una cosa, posso?”
 
“E me lo chiedi? Certo che sì”
 
“Qualche anno fa, ho preso una cotta per un ragazzo più grande di età, i primi tempi andava tutto bene, poi cambiò. Divenne insistente, voleva “La grande prova d’amore” Io non ero pronta. Una sera tornati da una festa, tentò di violentarmi, riuscii a fuggire prima che accadesse. Il mondo mi crollò addosso, ero disperata e senza accorgermi caddi in depressione. Poi pochi giorni fa sei comparso tu.
 
Amore mio grazie per avermi salvata, grazie per avermi rispettata anche se quella sera a Camp David mi sarei concessa, grazie perché mi ami sebbene io sia strana, grazie per essere qui stasera.”
 
“Pamela, io non sono in grado di cancellare le brutte cose del tuo passato, posso solo prometterti di cercare di rendere felici il tuo presente ed il tuo futuro e… grazie a te per amarmi”.
 
Finalmente il collegamento con la CB.
Chuck salutò il presidente che, dopo essersi accertato delle loro condizioni, volle subito un rapporto.
 
“Signor presidente, ritengo opportuno che lo faccia il mio secondo, praticamente è lui che ha portato avanti la missione dopo il mio ferimento. Tenente tocca a lei”.
 
“Direttore Bartowski è pronto anche suo il collegamento privato col direttore Walker”
 
“Grazie comandante.  Sarah, tesoro sei bellissima nonostante quel faccino stanco”.
 
“Charles, quelle zone del tuo corpo ancora senza ferite non saranno risparmiate dalla mia furia.  Ho una voglia tremenda di adoperarti come un sacco da boxe, mi hai fatto perdere 10 anni di vita. Chuck non ho più voglia di spaventi, non sono più adatta per questo tipo di vita. Promettimi, mai più operativi.  I ragazzi hanno detto che se non ci limitiamo ad un lavoro di intelligence faranno lo sciopero degli affetti.”
 
“Sarah posso solo prometterti che risolto il problema Anchors se vuoi potremo anche ritirarci.
Tesoro avrei tanta voglia di fare l’amore con te ma sono conciato da buttar via non saprei come fare.”
 
“Scemissimo, anche rovinato hai di queste velleità? Comunque non ti preoccupare il modo per farlo lo troveremo.  Adesso smettila che c’è Vonnie. Ti amo testone. Ti passo tua figlia.
 
“Papà, grazie a Dio sei vivo, anche a nome di Zach ti invito a smetterla di fare come se  nella vita tu fossi solo. A casa hai delle persone che ti amano esageratamente e che pretendono che tu rispetta i loro sentimenti quindi mantieni le promesse”.
 
“Come se non mi bastassero i pistolotti di tua madre, anche tu ti ci metti ora?
Non ti preoccupare, ho ricevuto il messaggio e farò il possibile per farlo. Zach dov’è?”
 
“Papà secondo te dove vuoi che sia? Da Pamela, naturalmente, ormai sta diventando un desaparecido per il resto della famiglia Bartowski”.
 
“Vonnie, per caso sei gelosa di tuo fratello? Mi domando da chi tu abbia preso….
George ha finito il suo rapporto, ora te lo passo. Ti abbraccio e ti bacio”.
 
Chuck chiese di essere spostato, non voleva che la sua presenza intimidisse i due ragazzi.
 
Mentre sua figlia e George stavano tubando, Dick gli stava svelando la parte del piano di Anchors di sua conoscenza. Di una cosa era certo, i mercenari avevano una buona scorta di gas nervino e di antrace.
 
Improvvisamente si udì un esplosione, l’aereo scivolò d’ala ed iniziò a perdere quota vertiginosamente.
 
A Washington udirono perfettamente la deflagrazione e la voce del comandante pilota che con freddezza chiamava il mayday dando le coordinate della loro posizione, si trovavano 75 miglia oltre le Azzorre e che avrebbero tentato un ammaraggio di fortuna. Riuscì ad avvisare che si trattava di un sabotaggio. In seguito solo un fruscio di sottofondo e basta.
 
Dalla Casa Bianca partirono immediatamente gli ordini alla flotta del Mediterraneo di far levare in volo i ricognitori a lungo raggio e che almeno tre navi appoggio raggiungessero la zona.
 
Sempre a Washington due donne si guardarono negli occhi, si abbracciarono piangendo disperatamente. Sarah, asciugò le lacrime alla figlia dicendole di non preoccuparsi, era sicura che tutti si sarebbero salvati, anche se in cuor suo ne dubitava tantissimo, poi scappò in bagno a vomitare.
 
Ripresasi chiamo il suo ufficio, ordinò che i generali Casey e Beckman fossero convocati con estrema urgenza all’intelligence e che mandassero una macchina scortata a prenderla. Doveva, assolutamente scoprire il bastardo che aveva tradito. Lo avrebbe torchiato lei, sì, ci avrebbe pensato lei. Non avrebbe avuto pietà.
 
Nella sala delle riunioni erano presenti tutti, compreso il presidente che la investì di pieni poteri.
 
Sarah prese la parola, era estremamente calma, il viso impassibile da giocatore di poker, guardò negli occhi tutti gli alti papaveri, qualcuno non resse quello sguardo da iceberg.
 
Signori, voglio che tutti i vostri uomini fidati analizzino telefonate, mail, sms di ognuno dei vostri collaboratori, passate al setaccio ogni tipo di comunicazione che possa essere stata inviata ai terroristi. Si levò un brusio, iniziarono le contestazioni. Sarah sbattè un pugno sul tavolo, ammutolirono. Senza alzare la voce sibilò “Mi sembra di avervi dato delle direttive, siete ancora qui?”.  Uscirono tutti con la coda fra le gambe, il presidente in silenzio salutò Sarah dandole un bacio sulla fronte.
 
Rimasta sola tornò nel suo ufficio, si sedette sulla poltrona, spense la luce chiuse gli occhi per qualche secondo… si alzò e di corsa tornò in bagno a vomitare, lo stress la stava uccidendo. 
 
Dall’Atlantico meridionale si stava muovendo verso ovest un fronte di perturbazioni che non lasciava presagire nulla di buono. 
 
 
   Continua….                                                                       Marzio C.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** L'ira e la morte ***


h3>                                       Capitolo 24
 
 
 
Chuck era in condizioni pietose, l’ammaraggio era stato violentissimo il gesso alle gambe si era polverizzato, uno spuntone in alluminio, tagliente e seghettato, gli si era conficcato nella schiena e fuoriusciva dall’addome tenendolo ancorato alla fusoliera, per sua fortuna o non aveva tranciato alcuna arteria o se era accaduto lo spuntone stesso bloccava l’emorragia.
 
I canotti di salvataggio erano in acqua, Dick e la sua famiglia, a parte qualche contusione superficiale stavano discretamente bene, anche  pilota e copilota ne erano usciti quasi indenni. George aveva una brutta ferita alla testa, sanguinava copiosamente ma era vigile. Non avevano molto tempo a disposizione, l’aereo si stava inabissando.
 
George e Dick si precipitarono ad aiutare madre e figlio a salire su uno dei canotti di salvataggio, l’aeromobile si stava spaccando in tre tronconi, non c’era più tempo per agire. Nonostante le proteste di Chuck che li invitava a salvarsi, i piloti e gli altri due uomini rientrarono all’interno dell’aereo in suo soccorso.
 
Zach non si dava pace, si sentiva in colpa per non essere rimasto a casa. Suo padre, sempre che fosse sopravvissuto, era ferito e sballottato dalle onde dell’oceano e lui non poteva aiutarlo. Si mise a piangere come un bambino, a nulla servivano i tentativi di rincuorarlo della madre e della fidanzata. In disparte Vonnie, con lo sguardo perso nel vuoto,  pensava a suo padre ed a George. Un urlo di dolore le uscì dalla gola e si accasciò svenuta sul pavimento.  
 
I ricognitori arrivarono sul posto, la tempesta si stava avvicinando. Fotografarono pezzi galleggianti dell’equipaggiamento ma, dell’aereo e cosa più importante dei suoi occupanti nessuna traccia. I piloti ricevettero l’ordine di rientro, le condizioni meteo sarebbero peggiorate per cui era inutile continuare le ricerche. Sarebbero riprese con il ritorno dell’alta pressione prevista 20 ore dopo. Nel mentre le navi appoggio sarebbero arrivate in zona entro 15 ore, scortate da due cacciatorpediniere.
 
Morgan stava tentando di comunicare da casa, sulla linea protetta, con l’ufficio di Sarah. Era nervosissimo, non riusciva a farlo. La chiamò al cellulare. Sì lamentò con lei per il fatto che ne con la linea sicura ne con quella criptata riusciva a dialogare con loro.
 
Sarah decise che quel contrattempo era veramente una cosa insolita. Fece chiamare il residente di LA  e gli ordinò di inviare dei tecnici a casa di Grimes per un controllo urgentissimo.
 
Il tecnico iniziò a smontare tutta la centralina di comunicazione, pareva tutto in ordine, cambiò dei relais, sostituì il decriptatore, resettò lo scrambler ed infine stava per chiudere il coperchio quando decise di dare un’occhiata anche ai cavi coassiali. Seguì la traccia perimetrale arrivando fino alla scatoletta blindata a muro che conteneva le uscite dei cavi. Trovò un’anomalia, per aprirla necessitava di una combinazione particolare, invece lo sportellino non era bloccato. Dei leggeri segni, quasi invisibili ad un occhio non esperto, denotavano un intervento di abili mani che con mezzi elettronici erano riuscite a violarne la combinazione.
 
Trovò una piccola apparecchiatura che, oltre ad entrare nel sistema e nel cuore dell’Intelligence, ritrasmetteva i dati carpiti ad una ricevente che sicuramente non poteva essere troppo distante, la portata era di 50 metri.
 
Da semplice controllo tecnico diventò un fattore di sicurezza nazionale.
Una squadra d’assalto ed una di ricerca furono allertate e fatte partire in fretta e furia, tempo stimato di arrivo 18 minuti.
 
I pochi agenti presenti cercarono di sigillare il perimetro intorno alla casa. Si fecero aiutare dalle forze dell’ordine. Anche Morgan e Alex furono soggetti a questo regime di restrizione, inutili furono le loro proteste. Da Washington Sarah fu irremovibile.
 
Con il benestare del presidente ordinò che un caccia supersonico, con relativo pilota, fosse messo a sua disposizione. Era importante che lei arrivasse nel più breve lasso di tempo possibile a LA e da li a Burbank. L’aviazione militare fece sgomberare un corridoio aereo dichiarandolo off limits per l’aviazione civile.
 
La squadra d’attacco monitorava coi sensori, due dei tre appartamenti nella vecchia casa di Chuck.  Di sicuro uno era vuoto, nell’altro si vedevano due persone.
 
Sarah scese dall’aereo, ringraziò il pilota e salì su un elicottero. Via radio i vari comandanti delle squadre si rapportarono, attendevano i suoi ordini. Lei disse che in pochi minuti sarebbe stata sul posto.
 
Vonnie e Zach, erano ospiti  della famiglia presidenziale. Evelin teneva stretta a se Vonnie le due donne si consolavano a vicenda. Lo stesso succedeva a Zach e Pamela.  Quello che maggiormente li logorava era l’assenza di notizie, non sapere nulla sulla sorte dei loro cari.
 
Per Sarah rivedere la vecchia fontana ed il patio fu una mazzata in pieno petto. Chuck le mancava da morire. Stava per essere sopraffatta dai ricordi, li  scacciò e inizio a dare ordini.
 
Entrarono nell’appartamento vuoto, niente di irregolare.
 
Bussò in quello abitato, la sua vecchia casa. Fece cenno agli agenti di non farsi vedere e che due di loro si appostassero vicino alla camera da letto da li sarebbero potuti entrare. Aprì la sposina che sorridendo chiese che cosa desiderasse, lei si presento e domandò se poteva dare un’occhiata alla sua vecchia casa… la nostalgia era tanta.
 
La donna asserì di essere sola in casa e che in assenza del marito non faceva entrare estranei. Sarah si scusò, fece finta di andarsene e mentre la giovane donna stava chiudendo la porta lei si gettò con tutto il suo peso su di essa. Rotolò a terra mentre una pallottola  sparata dall’interno la sfiorava.
 
Colui che doveva essere il marito non riuscì a sparare il secondo colpo, il ciclone Walker si abbattette su di lui. Col naso fratturato e con entrambe le spalle lussate  si rotolava per terra dal dolore mentre  la moglie con un taglio sulla testa si lamentava piegata in due.
 
Sarah fece cenno agli agenti di sollevare l’uomo e portarlo nell’appartamento vuoto, di ammanettare la donna e di iniziare la ricerca di qualsiasi dispositivo e documentazione che li legasse a i terroristi.
 
Feroce e crudele come una tigre l’agente Walker appoggiò un piede sulla spalla destra dell’uomo e fece pressione. Un urlo disumano uscì dalla sua bocca. Il dolore era atroce. Sarah:” Lo so, fa male ma se non vuoi più soffrire devi dirmi tutto quello che sai”. Non ottenendo risposta rifece pressione sulla spalla, altro urlo. Alla settima volta di questo trattamento l’uomo si decise a parlare.
 
Era da alcuni anni che stavano progettando la loro missione.  Sapeva che Anchors era stato contattato da un fantomatico personaggio che necessitava di un gruppo di mercenari addestrati per compiere una sua vendetta.
 
Avevano scelto la casa di Burbank, in quanto non ritenuta luogo sensibile a possibili controlli giornalieri da parte dei tecnici dell’agenzia.
Facilmente avevano violato la sua sicurezza ed ascoltato tutte le conversazioni inerenti gli spostamenti del Direttore Bartowski nell’ambito dell’operazione “Anchors”.
 
Dick Van Pettegeen era il loro bersaglio, come ex componente del gruppo sapeva troppe cose. Doveva essere annullato.
Conoscevano il piano di volo del aereo, sabotarlo per degli uomini bene addestrati era stato uno scherzo. Avevano calcolato il luogo dell’esplosione, dove l’atlantico era più profondo.
 
 
“Non troverete più nulla e nessuno, sono tutti morti, la stessa fine che farete voi miserabili. Rimarranno i vostri figli che si adegueranno o  subiranno la vostra sorte”. Una risata seguì alle parole.
 
Grosso errore, Sarah gli rifilò due calci in faccia che gli spezzarono tutti i denti. “ Probabilmente avete ucciso mio marito ma, tu e quei bastardi dei tuoi accoliti i miei figli non li toccherete mai”. Improvvisamente fu riassalita dalla nausea, andò a vomitare.
Naturalmente fece in modo che false notizie venissero continuamente  trasmesse per non insospettire i terroristi.
 
L’aereo affondava con Chuck prigioniero nel suo ventre, a niente era servito il tentativo di aiuto degli altri quattro. Mentre si inabissava si rese conto di non aver paura di morire, provava solo una grande tristezza. Non avrebbe più rivisto sua moglie, i suoi figli… rassegnato chiuse gli occhi e si lasciò andare…     
 
 
           Continua…..
                                                       Marzio C.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Ipotermia ***


                              Capitolo 25
 
Le forze speciali avevano trovato, nell’appartamento, documenti interessanti che potevano aiutare a smascherare la talpa e rintracciare Anchors.
 
Gli esperti informatici erano all’opera per poter individuare a quale servizio venivano inoltrati i dati rubati.
 
Sarah stava malissimo, continuava ad avere dei mancamenti con nausea e vomito. Stramaledetto stress.
 
Morgan mezzo impazzito per essere stato indirettamente responsabile degli recenti avvenimenti non sapeva dove sbattere la testa. Alex chiamò un medico.  Questi diede un calmante a Morgan e prestò le prime cure a Sarah.
 
Il medico alla fine della visita esclamò sorridendo:” Complimenti signora, se tutto andrà bene lei fra circa otto mesi sarà mamma.”
 
Sarah rimase basita, la notizia la trovò impreparata, mai e poi mai si sarebbe  aspettata di essere in stato interessante. Avrebbe voluto avere accanto il suo Chuck, questa era una cosa da condividere con la persona amata. Le venne in mente il vecchio adagio: “Una vita tolta, una vita data” non riuscì a trattenere le lacrime.
 
Alex la lasciò sfogare poi l’abbracciò e la tenne stretta per parecchio tempo.
 
Un sordo rumore e un fortissimo dolore alla schiena fecero aprire gli occhi a Chuck. L’aereo si era spezzato in un ulteriore troncone questo aveva rotto l’attaccatura dello spezzone che lo teneva ancorato alla fusoliera.
Quasi al limite dell’annegamento riuscì ad aprire uno dei cassoni e trovò le bombole di ossigeno per il primo intervento, quelle da 5 litri.
 
Piano piano iniziò la risalita, una risalita molto lenta, non poteva aiutarsi con le gambe, tutto il lavoro lo stava facendo il malandato giubbotto di salvataggio.
 
Il mare si era ingrossato, il vento soffiava forte ed a raffiche, la pioggia battente gli sferzava il viso. Era sballottato selvaggiamente dalle onde, la schiena e l’addome gli dolevano da impazzire. In tutte le maniere cercava di rimanere concentrato, di non svenire.
 
 Sul giubbotto c’era un piccolo trasponder, lo azionò. Mano a mano che il corpo si raffreddava il dolore scemava lentamente, stava andando in ipotermia. 
 
Intanto più spostati di parecchie miglia i tre canotti con il loro carico umano si spostavano velocemente fuori dalle rotte battute dalle altre navi. Qualche genere di conforto l’avevano trovato per cui rifocillati, attendevano fiduciosi di essere salvati.
 
La grande nota triste era Chuck, si era sempre prodigato ad aiutare gli altri e loro poco avevano potuto fare per lui. George taciturno, pensava al dolore di Vonnie, quando avrebbe saputo della morte del padre. Doveva starle vicino come non mai.
 
Sarah era al telefono con sua figlia, cercava di consolarla, era combattuta se rivelarle della vita che stava portando in grembo. Decise di sì.
 
Vonnie quando sentì la notizia, smise di piangere e disse “E’ l’ultimo regalo di papà.  Mamma se sarà un maschio lo chiameremo Charles George vero?”.
“Sì bambina mia” 
 
Una delle navi appoggio captava un debolissimo segnale. Le vedette, nonostante il pessimo tempo, erano al loro posto sulla coffa.  Con i loro binocoli controllavano quel tratto di mare a 360 gradi.
 
Aveva tanto freddo, non riusciva più a stare sveglio, mentre gli si chiudevano gli occhi sentì Sarah che chiamava “Chuck, bambini la cena è quasi pronta, su aiutatemi a preparare la tavola vicino al camino così staremo al cado e poi a letto presto, domani andremo a sciare.
 
Che bella questa loro prima vacanza invernale ad Aspen. Bella ma tremendamente gelida. Il rumore del motore di uno spazzaneve turbava l’armonia del momento.
 
Dalla lancia di salvataggio si lanciarono in acqua 2 sommozzatori che aiutarono i marinai a sollevare Chuck ed adagiarlo a bordo. Uno dei marinai commento” Questo è conciato malissimo, avvolgiamolo nelle coperte termiche, attenti alle ferite, non cercate di estrarre quel pezzo di metallo ci penserà il chirurgo sempre che costui arrivi alla nave vivo”.
 
Il cacciatorpediniere “Middletown” intercettò una trasmissione radio di un peschereccio portoghese che segnalava di aver tratto in salvo sei persone tra cui una donna ed un bambino. Fece rotta alla volta del peschereccio
 
Dopo innumerevoli triangolazioni i tecnici informatici riuscirono a risalire alla talpa.  Era un analista di Washington un certo Thomas Louis Q. Spencer.
 
Il capitano della nave appoggio “Philadelphia” aveva allertato i medici e fatto preparare la piccola sala chirurgica di bordo. Sperava che fosse sufficiente.
Chuck fu issato, con tutte le dovute precauzioni, i parametri vitali erano quasi a zero. Il riconoscimento, una volta a bordo, fu immediato. Il comandante disse a tutti gli uomini che il ferito era niente meno che il direttore Bartowski, medaglia del congresso.
 
I medici gli tagliarono i vestiti, lo collegarono ai monitor, lo avvolsero in nuove coperte termiche con una aggiunta di borse dell’acqua calda. Fleboclisi calde a bomba per reidratarlo.
 
La temperatura del suo corpo dai 29 gradi iniziava a salire e con lei anche il battito cardiaco e la pressione sanguigna.
 
Dovevano stare molto attenti, nel momento in cui si fosse stabilizzato sussisteva la possibilità di un’emorragia. Non potevano rischiare di operarlo subito, avevano bisogno di almeno quattro ore e di una mare più calmo.
 
Gli agenti della sicurezza nazionale riuscirono a catturare Spencer che risultò essere un figlio illegittimo di Queen, frutto di un suo rapporto adolescenziale con una ragazza di qualche anno più vecchia di lui.
 
Lo torchiarono per bene, se fosse stata presente il direttore Walker, sicuramente lei ci sarebbe andata con mano più pesante, l’avrebbe spezzato in due. Costui asseriva di essere stato avvicinato da Anchors che gli rivelò identità di suo padre e del tradimento da lui subito da parte del Governo. La loro vendetta sarebbe stata tremenda.
 
Vennero a sapere dove si nascondevano i mercenari e l’ubicazione dei depositi dell’antrace e del gas nervino. Il presidente diede ordine di riunire delle truppe speciali per attaccare i terroristi e per impossessarsi dei depositi. L’attacco fu sferrato alle prime luci dell’alba, lo scontro fu durissimo. Nelle fila dei terroristi vi furono parecchie perdite, i superstiti si arresero.
 
All’appello mancava il pericoloso Anchors.
 
Zach era in aeroporto, aveva comprato un biglietto per LA, voleva raggiungere sua madre, non voleva lasciarla sola, soprattutto mentre era in attesa di un bambino. Chiamarono il suo volo.
Si imbarcò e partì.
 
Continua…
                                           Marzio C.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Due spari ***


                             Capitolo 26
 
 
 
Anchors, accecato dall’odio, camminava circospetto, la prudenza non era mai troppa.
 
Per pura fortuna era riuscito ad evitare lo scontro con i governativi. Qualche ora prima si era allontanato con un volo privato per raggiungere L. A.
Era atteso da degli emissari di una potenza straniera, possibili acquirenti dei segreti trafugati all’intelligence. Per finanziarsi li aveva messi in vendita.
 
 
Naturalmente la notizia dell’attacco era arrivata anche all’orecchio dei compratori che si erano subito ritirati dalla trattativa, troppo pericoloso. Diedero appuntamento ad Anchors fuori dal territorio americano, in Canada.
Prima di raggiungerli in quella nazione, aveva ancora una cosa da fare.
 
 
Pareva che il mare si stesse calmando, il cacciatorpediniere raggiunto il peschereccio portoghese si apprestava al trasbordo dei superstiti.
 
 
I marinai avevano messo a loro disposizione delle morbide e calde tute. Arrivati a bordo, George si presentò al comandante della nave e chiese cosa
sapesse dell’aereo e del direttore Bartowski.  Le notizie erano frammentarie e vecchie di qualche ora. Dovendo osservare il silenzio radio anche in bassissima frequenza non potevano mettersi in comunicazione con il resto della flotta.
 
 
Nell’infermeria della nave appoggio i medici continuavano a tenere in osservazione il direttore, il suo fisico era sottoposto ad una terapia antibiotica. Erano un po’ alti i valori della bilirubinemia e delle gamma globuline.
 
 
La temperatura si era stabilizzata così pressione e battito cardiaco. Il fatto che il paziente non avesse ancora ripreso conoscenza non destava preoccupazione, era una cosa normale. Di sicuro l’attività cerebrale non era stata compromessa, anzi, il movimento sottopalpebrale dei bulbi oculari ne evidenziava un’intensa serie.
 
“Bryce Larkin, che ci fai qui? E’ un piacere poterti salutare, quanto tempo… lasciati abbracciare amico mio. Non sei cambiato per niente non una ruga e guarda li neanche un capello grigio ma come fai? Raccontami di te.”
 
 
“Ciao Chuck, non ho novità da raccontarti. Ho saputo che ti sei sposato con Sarah, io l’avevo previsto. Tu sai che lei doveva partire in missione con me, invece, al matrimonio di Ellie ha cambiato idea. Non voleva e non poteva lasciarti. Fidati di me voi due siete un tutt’uno.
A proposito i miei più sentiti complimenti per i vostri tre figli”
 
 
“Cosa? Ma va la, chi te lo ha riferito ha sbagliato, abbiamo solo due figli.
 
 
Bryce dove diammine ti sei cacciato ma… ma lo sai che sei un bel tipo sei nuovamente  sparito…   No, no no c’è qualcosa che non mi quadra, il mio amico è morto alcuni anni fa… accidenti perchè mi fanno così male la schiena ed il fianco? Ma dove sono?...  l’aereo, l’acqua stavo annegando”…
 
 
Chuck aprì gli occhi era tornato alla realtà. Era legato al lettino con delle cinghie. Pensò di essere stato catturato ed iniziò a dibattersi per liberarsi.
 
 
“Direttore Bartowski, fermo per carità, io sono il dottor Frenzen ed il mio collega è il dottor Tredstone della marina militare aspettiamo che il mare si calmi per asportare chirurgicamente lo spezzone metallico che ha conficcato nella schiena.
.
 
Era stanco e dolorante, se fosse sopravvissuto avrebbe smesso, lo doveva ai figli, lo doveva a Sarah. Quanto gli mancavano!!!
 
 
Volle avere notizie di George e degli altri, gli fu detto che probabilmente si erano salvati.
 
 
Chuck chiese di poter comunicare urgentemente con la sua famiglia, non sapeva che le navi stavano osservando il silenzio radio ancora per due ore. Comunque prima del collegamento dovevano operarlo.
Dalla nave appoggio “Montana” sarebbero arrivati un chirurgo toracico ed un neurochirurgo.
 
George scalpitava, non avere alcuna notizia lo rendeva nervoso, irascibile.
Non sapeva niente di Chuck e non poteva parlare con Vonnie, una cosa frustrante. Per ingannare il tempo si era messo ad insegnare al piccolo Peter il nome in inglese degli oggetti in cabina.
 
 
Morgan attendeva l’arrivo di Zach, aveva parcheggiato in divieto di sosta. Un poliziotto con fare borioso lo apostrofò poco educatamente ordinandogli di spostare l’auto. Grimes sorrise, mostrò i suoi documenti e chiese al poliziotto nome, cognome e numero di matricola. Sicuramente gli avrebbe fatto rapporto. Questi iniziò a balbettare e chiedendo scusa ammise di essersi fatto prendere la mano. A volte indossare una divisa fa brutti scherzi.
 
 
L’aereo atterrò puntuale, Zach, abbracciò lo zio e salì in macchina. Prima di accompagnarlo a casa doveva passare dal castello per recuperare dei documenti.
 
 
Anchors passò davanti alla casa dipinta di bianco con la porta rossa, finalmente l’aveva trovata. Fece il giro dell’isolato e trovò una posizione da cui poteva spiare gli abitanti della casa, senza essere a sua volta notato.
 
 
Una parte della sua vendetta si stava per compiere. Puntò il binocolo inquadrando le finestre, le tende erano aperte. In quello che doveva essere uno studio vide Sarah appoggiata alla scrivania che parlava concitatamente al telefono. La fortuna gli stava sorridendo, lei era sola.
 
 
Dopo tre ore l’equipe di medici aveva terminato l’intervento, non rimaneva che “ricucire” la pelle. Avevano incontrato delle difficoltà nella sutura del parenchima renale, cosa abbastanza difficoltosa. Fu una fortuna che il dottor Tredstone fosse un urologo. Anche una base polmonare era stata ferita, niente di serio. Gli alveoli erano intatti.
 
 
Non rimaneva che attendere il risveglio del paziente.
 
 
Nel castello Morgan stava sbrigando la sua incombenza quando gli cadde l’occhio sul tavolo di Sarah: “Strano, tua madre ha dimenticato la sua Beretta forse è meglio se gliela portiamo”.
 
“Si zio, andiamo.”
 
 
Anchors decise di agire, prese la sua 357 magnum e si avviò a piedi verso casa Bartowski. Con un sorrisino di compiacimento stampato sul viso si avvicinava sempre più.
 
 
Dovette nascondersi per qualche minuto in un anfratto, arrivavano delle persone e lui non poteva permettersi il lusso di farsi notare.
Le sentì allontanarsi. Proseguì nel suo intento.
 
 
Nella parte posteriore del giardino una porta finestra era aperta, entrò silenziosamente, le scarpe dalla suola speciale non facevano il minimo rumore.
 
 
Udì un fruscio, si acquattò nell’ombra e attese. Falso allarme, si appoggio al muro e stette in ascolto, la voce di Sarah proveniva dalla sua destra, era ancora nello studio.
Lentamente aprì la porta, lei era di spalle, sentì che diceva con la voce rotta dall’emozione “Grazie a Dio è vivo, sono tutti vivi”
 
 
Puntò l’arma e risuonarono due colpi.
 
 
 
                      Continua…                                                               Marzio C.
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** La fine ***


Fine sesta stagione
 
                         Capitolo 27
 
Comodamente sdraiato sul suo letto, Casey stava pensando a quanto era cresciuto professionalmente Chuck. Gli venne in mente la prima volta che si conobbero, meno male che c’era anche Sarah se no l’avrebbe ucciso.
 
Col passare del tempo divennero amici, formavano una squadra affiatata, compreso quel flanellone di Morgan suo prossimo genero. Mancava poco e lui sarebbe diventato nonno.
 
 Gertrude entrò in camera e gli chiese perché stesse sorridendo. John le fece cenno di avvicinarsi, la catturò ed iniziò una finta lotta corpo a corpo fatta di baci, di carezze e di amore. Sfiniti rimasero abbracciati.
 
“Gertrude, non ti sembra che i Bartowski abbiano subito troppe batoste dalla vita? Hanno avuto tanto ma ritengo che abbiano subito di più.
 
Sono felice che Chuck se la sia cavata ancora una volta, tra l’altro con le sue informazioni abbiamo riportato dei buoni risultati nella lotta al terrorismo. L’unica cosa che non mi va giù è che abbia partecipato all’azione.
 
Il direttore capo dell’intelligence non può e non deve esporsi in prima persona”. 
 
“John lo sai come è fatto, vuole ridurre al minimo il rischio per i propri uomini, mai e poi mai avrebbe inviato Sarah in missione. A proposito Walker aspetta un bambino”
 
Casey cominciò a tossire gli era andato di traverso la spremuta d’arancia che stava bevendo.
 
“Ma Chuck lo sa?”
 
“No, fino a quando non è stata visitata neppure lei lo sapeva”
 
Mentre attendevano il risveglio di Chuck i medici decisero di immobilizzargli le gambe con un tipo di gesso speciale. La frattura bilaterale non era peggiorata per cui da quel punto di vista non necessitava di un ulteriore intervento chirurgico.
 
George era stracontento, entro due minuti avrebbe avuto il collegamento con la CB, avrebbe parlato con la sua famiglia e con Vonnie e poi la grande notizia, Chuck era salvo.
 
A Washington, il presidente era in riunione con la Beckman, mancava Casey non era stato convocato per un disguido della segretaria. Lo stavano rintracciando, era indispensabile anche la sua presenza.
 
Arrivò tutto trafelato e neanche in divisa. Una camicia a quadri ed un vecchio paio di jeans. Tenuta alquanto disdicevole. Però, nonostante fosse un suo generale, era pur sempre un componente di quegli spostati del team Bartowski per cui decise di soprassedere dal redarguirlo.
 
Praticamente, tutti i servizi interessati avevano perso le tracce di Anchors, erano alla disperata ricerca di un indizio che li riportasse sulle sue piste.
 
Una voce all’interfono avvisò il presidente che era pronto il collegamento con il cacciatorpediniere.  Apparvero le prime immagini, vide il figlio George e fu preso dalla commozione, riuscì a dissimularla molto bene.
 
“Contento di vederla in salute tenente, rapporto prego”
 
“Grazie signore, piloti e famiglia Pettegeen salvi, come anche il direttore Bartowski. Non è difficile stabilire il tipo di esplosivo usato per abbattere l’aereo, dall’ odore era C4. Per nostra fortuna hanno commesso un errore ne hanno adoperato troppo poco”.
 
“Perfetto tenente, passi sull’altra linea che ci sono sua madre, sua sorella e la sua fidanzata che vogliono parlarle. Figliolo ti aspettiamo a casa”
 
“Signor presidente…papà non vedo l’ora di riabbracciarvi, grazie signore”.
 
Inutile dire che al solo vederlo le tre donne, emozionatissime, fecero fatica a trattenere lacrime di gioia. Vonnie gli chiese di suo padre, voleva essere rassicurata al 100%. George le riferì che era salvo, ferito ma salvo.
 
Chuck aveva la bocca impastata, erano almeno due giorni che non beveva, anche l’appetito non era niente male.
 
Era ancora imbragato ma, libero da quel maledetto pezzo di alluminio che lo stava portando alla morte. Come vide uno dei medici chiese da bere e del cibo. Il dottor Tredstone riferì che stavano già provvedendo. Dopo il collegamento con la CB dalle cucine sarebbe arrivato il suo pasto.
 
Entrò in infermeria un marinaio con una brocca di spremuta d’arancia allungata con dell’acqua minerale. 
Posizionarono uno schermo ed iniziò il collegamento.  Fu informato che le forze speciali avevano sgominato i terroristi e distrutto i depositi di gas nervino e di antrace.
 
 Chuck chiese di parlare con sua moglie, convinto che fosse a Washington, non potè in realtà lei era a LA. Vedendo i partecipanti alla riunione chiese il motivo di quest’ultima: “Anchors è introvabile” disse il presidente.
 
Chuch cercò di alzarsi dal letto, il medico lo bloccò. Si mise ad urlare: “Sarah è in pericolo, qualcuno vada in suo aiuto!!! John, Diane ordinate ai vostri uomini di L A di raggiungerla e di proteggerla”.
 
A Zach parve di vedere l’ombra di un intruso che all’interno della casa si muoveva guardingo.
 
Disse a Morgan di rimanere fuori a coprire il perimetro esterno.
 
Entrò e seguì il malintenzionato senza che costui se ne accorgesse. Dovette stare molto attento a non farsi udire, ripassò mentalmente gli insegnamenti della sua sensei. Fece un leggero rumore, gli si bloccò il respiro. Accidenti era stato maldestro. Stette immobile per un tempo che a lui parve eterno, poi  riprese il silenzioso inseguimento. Lo vide aprire la porta dello studio e puntare l’arma su sua madre.
 
Estrasse la pistola di Sarah, l’angolo di tiro era ridottissimo, sparò lo stesso due colpi, uno dei quali colpì Anchors ad una mano.
Il mercenario rimase spiazzato, aveva perso il revolver e sanguinava dalla mano destra ma, essendo perfettamente addestrato a sopportare il dolore con la mano sinistra cercò di estrarre da una tasca un’altra arma.
 
Non aveva tenuto conto della velocità di reazione della Walker. Un pesante tagliacarte gli si conficcò in gola un lancio rapidissimo e preciso, Sarah doppiò il tutto con un calcio, un perfetto Axe kick portato con tutta la sua forza che gli spezzò il collo. Il mercenario era definitivamente terminato. “La missione Anchors” era conclusa.
 
Abbraccio e baciò suo figlio, neanche il tempo di dirgli grazie che dovette correre in bagno a vomitare. Certo che l’esserino che stava crescendo in lei era già un bel tipino…
 
Qualche giorno dopo a Washington, sul prato nella parte sud della Casa Bianca stava atterrando l’elicottero presidenziale. Sarah coi figli, il presidente e famiglia aspettavano con ansia che il portellone si aprisse, il primo a comparire fu George, non appena egli scese dalla scaletta Vonnie scattò come un centometrista e le buttò le braccia al collo. Entrambi erano al massimo della felicità.
Due infermieri scesero trasportando su una barella un imbronciato Chuck, gli dava fastidio che lo vedessero in quelle condizioni.
 
Sarah lentamente si avvicinò al marito, appoggiò le labbra alle sue e bagnandoli il viso con le proprie lacrime gli sussurrò:
 
”Non ti uccido perché tu sei la mia splendida vita, non ti uccido perché voglio che la creatura che porto in grembo conosca suo padre. Da oggi in poi o molliamo tutto o vita da ufficio, missioni basta. Non voglio più vivere nel terrore di rimanere vedova. Ti prego giuramelo!!!”. 
 
“Sarah, amore mio, sarò papà un’altra volta? Oh mio Dio!!! No, no mai più missioni, mai più pericoli, non posso permettermi di perdervi, siete la mia esistenza. Lasciami guarire e se ti sentirai bene ci prenderemo una lunga vacanza. Andremo dove vorrai tu”. 
“Chuck voglio stare a casa con te e con i ragazzi. A proposito quando i gemelli si sposeranno lasceremo a loro la nostra casa che è molto grande, che la suddividano come meglio crederanno. Ho saputo che avresti voluto comprare il nostro vecchio appartamento di Burbank… beh tesoro l’ho acquistato io ed andremo a viverci noi con la nuova vita che è in arrivo”.
 
Non poterono dirsi altro, Chuck fu circondato da tutti i presenti che, festanti, si felicitavano con lui, i suoi occhi però continuavano a fissare Sarah ed i gemelli.
 
Pianse, ma non si vergognò di farlo. 
 
                                         
                                                                                Marzio C.   
       
 
Nota dell’autore: Per cortesia fatemi sapere se vi è piaciuto oppure no. Grazie
 
     
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2814011