Sorry for lies.

di Tomorrowlandgirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Apro gli occhi, senza voglia. La sveglia suona, e mi alzo solo per buttare a terra quel dannato aggeggio che non mi fa dormire.

Odio le sveglie.

Sento la porta che si apre. Tiro ancora più su le coperte, e mi nascondo. Non ho voglia di affrontare il mondo reale, oggi.

Cioè, come tutti gli altri giorni in realtà.

Mia madre entra in camera, e mi ordina di alzarmi e di sbrigarmi a prendere l'autobus per andare a scuola.

Infastidita, butto le coperte di lato e poggio i piedi sul pavimento freddo.

Le mie pantofole saranno andate da qualche parte a farsi fottere, come al solito.

In casa mia, se non lo sapete ancora, sembrano esserci fantasmi e forze mistiche che spostano le mie cose e le nascondono nei posti più improbabili.

Magari fosse davvero così; in realtà è mia nonna, che si comporta più da badante che da nonna e fa sparire tutto in casa nel tentativo di mettere ordine.

Se fosse davvero un fantasma, credo che a quest'ora ci avrei già fatto amicizia, e il problema non si porrebbe.

Mentre la mia mente svaga su questi pensieri, mi sono lavata e vestita. Afferro il mio zaino, borbotto un ciao e mi chiudo dietro la porta di casa, scendendo le scale di fretta.

Sono in ritardo, ma ormai è normale. Lo sono sempre.

Salgo in autobus insieme ad un paio di amiche, e infilo le cuffiette.

I testi delle canzoni nemmeno li ascolto; mi concentro sulla musica stessa, su quello che mi trasmette il ritmo, il suono: rabbia, forza, tristezza, passione.

Credo sia più rabbia, che altro.

Non so perchè, ma è da un periodo a questa parte che mi sento sempre così. Sempre nervosa, non ho voglia di parlare ne di vedere nessuno.

La gente mi fa schifo. Ma allo stesso tempo la invidio: vedo tutti i giorni ragazzi e ragazze pieni di vita intorno a me, mentre io non riesco a essere come loro.

Certo, qualcuno fingerà pure. Ma almeno riescono a nasconderlo.

Io no. Mi autodistruggo, allontano tutti.

Gli altri intorno a me possono pure ingannarsi a vicenda. Ma almeno riescono ancora a sorridere e a lasciarsi andare, dopotutto.

Io no, io sono diversa.

Non chiedetemi il perchè, non lo so ancora.

Entro in classe, e mi siedo vicino alla mia migliore amica. Siamo sempre state insieme, praticamente dall'asilo e per il resto di quei lunghi diciassette anni.

Il suo nome è Letizia, ma non fatevi ingannare. Anche lei, come tutti gli altri, è solo una maschera.

La mia è una vita tranquilla, priva di avventura, emozioni forti, cazzate fatte, passioni.

La mia è una vita da schifo. Certo, forse qualcun altro al posto mio riuscirebbe ad apprezzarla, ma io no.

Certe cose non riesco ad accettarle.

Ed ero arrabbiata, ve l'ho detto. Tanto arrabbiata con il mondo.

I professori spiegavano, le amiche ridevano, i compagni di classe facevano confusione, e io mi chiudevo nella mia bolla. Anche se quello, in realtà, sembrava essere un periodo di cambiamento.

I miei equilibri sbagliati stavano per spezzarsi.

Suona l'ultima campanella, raccolgo lo zaino e insieme al solito gruppo vado a prendere l'autobus.

A metà pomeriggio, dopo intere ore passate sui libri per mantenere alta quella fottutissima media, vado in palestra. Taekwondo, per la precisione arti marziali, per la mia “irrequietezza.”

Già.

“Fanculo.” sospiro, seduta alla mia scrivania, verso la mezzanotte.

Quanto resisterò ancora?

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Sono a scuola. Oggi è una bella giornata di sole, ma a me non piacciono le giornate di sole. Amo la pioggia, le giornate fredde.

Quindi non è per quello che rimpiango di stare in classe.

Un paio di banchi avanti a me scorgo Manuel. E' seduto vicino ad una troietta di classe mia.

Nulla da aggiungere; direi che tutti sono in grado di fare due conti.

Lo guardo schifata. Ma spero lo stesso che si giri a guardarmi. E' diventata un ossessione ormai.

Letizia mi da' una gomitata.

-Guarda la Magari- la prof di scienze- come sbraita! Mo perde il parrucchino!- e scoppia in una delle sue risate a fischio, adorabili.

-Si, hai ragione.- e rido anch'io, sincera.

Lei è una delle poche ragioni per cui sono ancora in grado di ridere.

Suona la campanella.

-Ehi, France'!- mi sento chiamare mentre poso i libri nello zaino. Mi irrigidisco, mi giro nervosamente e rivolgo un sorriso scocciato a Manuel.

-Che vuoi?-

-Quanto sei bella con questi capelli lisci, oggi.-

-Già, immagino.- rispondo, e scappo nauseata da me stessa e da lui.

Nauseata, si. Per quello che ho fatto. Che gli ho concesso fare.

Tra una settimana partiremo tutti in gita, quella di più giorni. Lui, come tutti gli altri maschi della classe, sono corsi alla ricerca di una da portarsi a letto. E quale scelta migliore, se non la propria ex, che prova ancora un debole?

Sono proprio una deficiente.

-Ancora che ti corre appresso?- Silvia mi si affianca nel corridoio fuori dall'aula, seguendomi fino alla panchina in cortile che da' sul mare.

-Già. Oggi gli faccio il discorso...-

-Quando?-

-All'ultima ora.-

Cala il silenzio. E' bello il mare, placido innanzi a noi, lievemente azzurrino.

Ma a me non piace.

-Secondo te cosa dirà?-

-Non lo so Fra...però non credo qualcosa di positivo.-

Sbuffo, ansiosa. Oggi metterò fine a questa storia.

Che poi, non so neanche come è iniziata. Quel bacio, fuori dalla classe, di nascosto da tutti, non lo ricordo nemmeno più.

Ok, bugia. Mi è rimasto impresso a fuoco nella mente.

Ma non ha importanza. Un paio di baci dati senza senso, senza sentimento( da parte sua) non sono un motivo valido per avere la mia prima volta con lui. Anche se siamo stati insieme due anni fa.

Anche se, a tratti, lo amo ancora. Non sono così ingenua.

-Dai, andiamo.- ci alziamo, e torniamo in classe.

La Giulianelli è appena entrata e sta facendo l'appello. Che palle.

Odio inglese. Odio lei che insegna inglese.

Il mio sguardo vaga verso la porta. Sorpresa, vedo Giorgio che mi fa cenno dal corridoio di uscire fuori.

Che strano quel ragazzo. Come un'ombra, è entrato nella mia vita.

E' un enorme incognita.

Non lo saprei definire...forse, un amico? No, siamo più di questo. Almeno per lui, credo.

Allora un migliore amico? Nemmeno quello, mai avuti.

Un possibile fidanzato? Lo escludo. Io e Letizia non facciamo altro che prenderlo in giro. Anche se, in realtà, quando sto con lui sto bene. E pensare che me lo ha fatto conoscere Manuel.

Mi alzo e chiedo alla prof di uscire.

Rimarrò fuori un'ora, lo so. Quando io e Giorgio iniziamo a parlare, non la finiamo più.

-Ehi- mi saluta. Si è tagliato i capelli, di nuovo. Odio quando si taglia i capelli.

-Novità?-

Iniziamo a dirigerci verso la nostra stanzetta, un'aula minuscola senza sedie e banchi, in disuso e senza senso.

Proprio come noi.

-In realtà si.- risponde lui.- Valentina si è fatta risentire.-

Una fitta mi trapassa lo stomaco.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


È strano come tutto possa cambiare, da un giorno all'altro, da un martedì ad un mercoledì. Ieri gli ho fatto il discorso.

Mi ha detto che con me non sarebbe mai tornato, perchè non stavamo bene insieme. Perchè non mi ama, era il messaggio implicito.

Ma io lo sapevo già, quindi non sono sorpresa più di tanto.

È un rifiuto, però.

Esattamente come quando mi abbandonò su quella spiaggia due anni fa.

Questo pensiero mi perseguita durante tutto il resto della giornata, mentre sono a scuola e lui neanche mi saluta, per andare subito da Chiara (la troietta vicina di banco).

Non che non me lo aspettassi; era ovvio che ora doveva puntare ad un altro obiettivo, altrimenti in gita sarebbe rimasto senza giocattolo usa e getta.

Fa male. Non moltissimo. Ma fa male.

Racconto tutto alle mie amiche, in classe. Loro fanno smorfie di disappunto, convenendo tutte sul fatto che Manuel faccia schifo e sia cambiato tantissimo da tre anni fa.

Eppure sono stranamente calma. Non sono nervosa, non sono arrabbiata con lui.

Sono calma.

So che la cazzata la sta facendo lui. Sono fiera della mia scelta.

Durante l'ora di buco, le altre si mettono a chiacchierare su quale sia il prossimo ristorante da sperimentare questo sabato.

Io non ascolto, mi perdo nei miei pensieri.

È come se fossi in un'altra dimensione.

All'improvviso, nel mio campo visivo compare Giorgio.

-Ehi, ciao.-

Lo guardo, assente. Poi lo vedo finalmente.

-Ciao! Che ci fai qui?-

-Sono rappresentante d'istituto, posso fare quello che mi pare.- e mi fa un sorriso scemo.

-Ma quest'anno hai la maturità! Forse dovresti seguire un po' di più le lezioni invece di...

-Nah- mi interrompe- che mi racconti?-

E ci avviamo fuori dalla classe.

Ieri Giorgio mi ha detto che Valentina lo aveva ricercato, gli aveva detto che si era sbagliata a lasciarlo e che voleva tornare con lui. E lui, l'ha perdonata.

Non capisco. Non lo riesco proprio a capire.

Lei lo ha lasciato per mettersi con un altro, e quando questo l'ha lasciata, lei a sua volta è tornata da Giorgio.

Ma come fa a fidarsi ancora di Valentina?

Boh.

Non che io sia gelosa. Sinceramente, non me ne importa niente.

Manuel invece è ancora al centro dei miei pensieri.

Racconto tutto a Giorgio.

-Secondo me hai fatto bene a dirgli di no. Io la prima volta l'ho fatto con una ragazza che mi era solo simpatica, e non ho provato niente.-

Annuisco. Ma non riesco a farmene una ragione. Mi uccide il pensiero che lui ora sia di Chiara e non più mio.

Continuiamo a parlare, e, non so perchè, appena nomina Valentina mi innervosisco.

-Non so se ho fatto bene a tornarci insieme. Il fatto è che non è più come prima. E non mi va giù come mi ha trattato. Neanche fossi un deficiente che obbedisce ciecamente alle sue decisioni.-

Mentre lo dice, una piccola parte di me esulta. Insomma, lui è mio amico, e non voglio che soffri.

Fuori ha iniziato a piovere. Usciamo dalla stanzetta e mi accompagna in classe.

La prof di arte è già entrata, ma lui decide lo stesso di rimanere, e si siede al banco con me.

Non so dove sia Letizia. In questo periodo è strana, non fa altro che ridere, ma lo vedo lo stesso che qualcosa che non va. Aspetto solo che me ne parli di sua spontanea volontà. Ormai sono finiti i tempi in cui mi rispondeva sincera al “come stai?”.

Giorgio appoggia la testa sulla mia schiena, dato che sono praticamente distesa sul banco.

Mi sento osservata, però.

-Giorgio! Che fai, ora ci provi anche con lei?- scherza la prof, invece di insegnare arte.

Mai una volta che si faccia i cazzi suoi. Io sorrido, e Giorgio pure.

Alzo lo sguardo e vedo Manuel che, girato verso di noi, ci lancia occhiate di disappunto e rabbia.

Non capisco, è geloso?!

-Guarda qua- Giorgio, che lo ha notato, mi fa leggere il messaggio che Manuel gli aveva appena mandato:

 

 

“ Meno male che non tocchi le ex degli amici eh!”

 

Allibita, incontro lo sguardo di Giorgio, divertito.

-E ora guarda la risposta- ride.

 

 

“Sono passati due anni! E poi, se non te la scopi tu, la scopo io!”

 

 

Gli do uno scappellotto, e mi metto a ridere. È una cosa così improbabile, che non mi sfiora neanche l'idea che possa accadere realmente.

Poi inizio a realizzare. E se ci stesse veramente provando con me?

Improvvisamente mi sento a disagio, perchè so che non potrò mai provare qualcosa. Non è proprio il mio tipo, il classico ragazzo che ogni ragazza vorrebbe.

È alto quanto me, quindi bassino, sempre abbronzato, con occhi nocciola e capelli neri.

E poi, dalle voci che ho sentito, non è esattamente il ragazzo serio che invece immagino al mio fianco.

No, non si può proprio fare.

Per non parlare dei caratteri, poi: completamente opposti.

E allora perchè sto così bene con lui?

 

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