Beautiful soul

di midnight89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** Terzo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La storia che mi accingo a scrivere non è frutto unicamente della mia mente, ma si basa anche su delle anticipazioni rilasciate dal cast di Supernatural durante le interviste. Ovviamente io ho sviluppato in maniera personale le loro affermazioni, pertanto in cuor mio spero che l’ipotetico finale di stagione che ho scritto non si realizzi mai. Ma mai dire mai.
 
Dean è stato ucciso da Metatron ed è davvero morto in quell’istante, ma poi il potere del Marchio di Caino gli ha donato nuova linfa vitale, salvandolo dall’estremo epilogo, ma tramutandolo in un Cavaliere Infernale. Sam e Castiel, dopo molte vicissitudini, sono riusciti a guarirlo, ma il Marchio incombe ancora sul suo braccio, rendendolo vulnerabile ad un possibile e futuro cedimento.
Castiel continua ad accompagnare Hannah durante le sue peregrinazioni sulla terra, dopotutto si sente ancora responsabile per la caduta e gli interrogatori a Metatron non stanno portando agli esiti sperati, ma accorre immediatamente non appena i Winchester lo chiamano, aiutandoli nel pieno della sua fugace potenza ritrovata.
Poi un giorno, bazzicando distrattamente nell’Illinois, incontra Claire Novak.
Castiel un tempo non l’avrebbe degnata di uno sguardo, rinnegando la sua paternità, proseguendo per la sua strada. Ma quei tempi sono passati e Castiel non può non fermarsi, congedando Hannah e concedendo tempo a quella bambina, no ora ragazza adulta. All’inizio il silenzio e il risentimento la fanno da padrone, ma poi i ricordi riaffiorano e Claire ritorna ad essere figlia e Castiel padre. Parlano a lungo quella volta, tanto che la cameriera è costretta ad accompagnarli alla porta del bar, ma la conversazione è lontana dall’esaurirsi e Claire lo prega di venire a casa con lei.
Castiel si blocca sulla soglia, è tutto così familiare che lo spaventa, ricordi remoti riaffiorano chiari nella sua mente, eventi che non sapeva di aver vissuto.
“La mamma non c’è…” esordisce Claire, credendo che la reticenza di Castiel sia dettata dal timore di un confronto con la…moglie?
L’angelo entra, chiudendo la porta, guardandosi in giro e muovendosi con una familiarità che lo disturba, non dovrebbe essere così, non dovrebbe sapere esattamente dove sono state scattate quelle foto tra la neve, né che Claire il giorno successivo si era presa l’influenza.
“Dov’è Amelia...?” domanda poi, pentendosi di non aver chiesto prima notizie di lei. Non avrà legami con lei ma è pur sempre la madre di Claire e la moglie di Jimmy.
Claire si prende del gelato dal freezer e si siede al tavolo “Oh lei non vive più qui, lei vive a Los Angeles, si è risposata, sai…” lo guarda incerta su come proseguire, ma quelle parole sembrano bastare. Per adesso.
Castiel torna spesso da Claire, più di quante volte si sarebbe aspettato, complice la grazia che si affievolisce e quel sentimento di rimorso che per la prima volta s’insinua nel suo cuore, avendo privato quella figlia di una figura paterna per tutta la sua vita.
Ma se Paradiso e Inferno appaiono stabili, a infuriare sulla terra è la strega Rowena, che sempre più rapidamente sta raccogliendo adepti in tutto il mondo, con promesse di redenzione e ricchezza, assuefacendo con le sue parole persone innocenti. Crowley sembra piuttosto seccato da questa nuova concorrenza sleale, dopotutto è una strega, e ha perso parecchi suoi sottoposti a causa di qualche malocchio o fattura ben fatta.
Sam e Dean l’hanno affrontata più volte di sfuggita e gli esiti sono sempre stati sconfortanti, non c’è entità peggiore delle streghe, con i loro malefici e sacchetti nascosti. Ma a preoccupare maggiormente il minore sono le condizioni di Dean, soprattutto a seguito di una ferita piuttosto profonda che non voleva saperne di rimarginarsi in fretta. Non avevano più parlato della Prima Lama, gelosamente custodita da Crowley, ma non era la prima volta che Dean la tirava fuori, rimpiangendo la sua efficacia e il suo possibile utilizzo contro Rowena.
Sam lo capisce subito, chiama Castiel in preda all’ansia e ad entrambi appare chiaro sin da subito che la guarigione di Dean sta cedendo, non possono più posticipare l’inevitabile.
Il secondo passo è parlare a Dean, il quale non capisce tutta quella fretta di tornare da Caino. Ripete che lui sta bene e che ora ci sono problemi più importanti da affrontare, ma alla fine cede alle pressioni di entrambi.
Ma l’anima di Dean è legata a quel corpo solo grazie al potere del Marchio e non è difficile immaginare cosa accadrebbe una volta che il Padre dell’Omicidio se lo riprenderà. Castiel sa benissimo cosa succederà e la rabbia per sé stesso e per la sua ingenuità lo dilania, ma sa che l’autocommiserazione non salverà Dean, quindi prende la sua decisione e parla con Sam.
Sam non accetta, non potrebbe mai acconsentire un rischio simile, ma dall’altra parte dovrebbe accettare l’idea di perdere per sempre suo fratello e stavolta senza possibilità di ritorno, perché né Castiel né nessun altro angelo sarebbe in grado di riportarlo indietro.
Sam accetta, nonostante non si fidi delle rassicurazioni di Castiel, nonostante taccia tutto a Dean, perché lui non avrebbe mai e poi mai permesso un simile accordo.
Caino non fa domande, lo sguardo di Castiel è sufficientemente eloquente, e poi si sente troppo colpevole per rivolgersi a qualcuno che gli ricorda suo Padre.
Dean si siede e si lascia legare alla sedia, sa che farà male, ma sa anche che è l’unico modo per chiudere questa storia e per iniziare finalmente a perdonare i suoi errori da Cavaliere Infernale.
Sam è visibilmente nervoso e continua a fissare Castiel, vorrebbe fermare tutto e rivelare tutti i suoi dubbi, più che fondati, a Dean, ma l’indecisione lo costringe a un’inquieta immobilità.
Castiel fissa Dean, che sorride beffardo ma sa benissimo che ha paura, terrore di affrontare tutti i suoi errori, di cadere ancora e di ferire di nuovo tutti irrimediabilmente. L’angelo si avvicina e gli poggia una mano esattamente dove lo afferrò anni prima, salvandolo dalla perdizione.
“Andrà tutto bene Dean…” e lo guarda con quegli occhi che ancora adesso appaiono indecifrabili a Dean, ma che questa volta sembrano dire tutt’altro.
“Bene, iniziamo…” sbotta Caino, bloccando sul nascere le domande di Dean, mentre Castiel interrompe il contatto, arretrando di qualche passo, continuando a fissarlo in quel modo.
“Mi dispiace, Dean”.


Ciao a tutti, questa è la mia seconda storia nel fandom di Supernatural ma è la mia prima mini-long. Spero vi piaccia questa personale visione del finale di stagione e sentitevi liberi di commentare (e criticare).
Gli aggiornamenti saranno puntuali di venerdì,infatti domani pubblicherò il primo vero capitolo della storia.

Grazie a chi mi seguirà in questa piccola avventura.

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Capitolo 2
*** Primo capitolo ***


HO RISOLTO IL PROBLEMA HTML!Chiedo scusa per l'inconveniente a tutti voi, starò mooolto più attenta venerdì prossimo.
BUONA LETTURA!


Sam sta tracciando il cerchio demoniaco attorno al letto quando Dean si sveglia d’improvviso, con gli occhi spalancati e il fiato corto. Il minore sussulta e la mano corre rapida al coltello di Ruby, ma poi si alza guardando il fratello, che visibilmente sconvolto fissa la stanza.
“Dean…” mormora deglutendo forte, fissandolo incerto. Caino era stato chiaro il giorno precedente, non vi erano garanzie che il Marchio non lasciasse strascichi nel corpo martoriato di Dean, pertanto gli aveva mostrato un cerchio demoniaco entro il quale rinchiuderlo nel caso in cui non fosse stato in grado di controllarsi.
“Dean!”lo chiama nuovamente, catturando finalmente l’attenzione del fratello che si volta verso di lui, recuperando il fiato, passandosi poi una mano sugli occhi, cercando di ritrovare gli ultimi ricordi che la sua mente conservava.
“Che diavolo è successo…?”.
Sam avanza di qualche passo, mantenendosi comunque al di fuori del cerchio, cercando di raccogliere quante più informazioni possibili sulla condizione del fratello appena risvegliato.
“Il rituale per il Marchio, ricordi...?”mormora fissandolo, conscio che i prossimi istanti avrebbero determinato quale fosse lo stato in cui versava il maggiore.
Dean sembra finalmente realizzare, mettendosi seduto contro i cuscini, guardandosi intorno, tornando poi a fissare il fratello in silenzio.
“Si…si ricordo, eravamo in un capanno e poi…”e poi la sua mente aveva memoria solo di una forte luce che l’aveva ridestato qualche istante fa, per il resto la mente di Dean si rifiutava di mostrargli altro.
Inconsciamente le dita sfiorano l’avanbraccio e un sussulto lo coglie immediatamente, spostando lo sguardo sul muscolo, sgranando gli occhi di fronte all’assenza del Marchio.
Sam sorride di cuore quando il fratello passa con religiosa attenzione le dita lungo le linee del muscolo, poi con maggior pressione, senza che alcun Marchio riaffiori sulla pelle.
“E’…”la voce di Dean si perde nel silenzio mentre lo sguardo risale alla figura del fratello che ora sorride rassicurato annuendo con soddisfazione.
“Si…si è scomparso…” ammette, mentre parte del macigno che incombeva sul suo cuore svanisce per sempre.
Dean sospira abbandonandosi nuovamente sui cuscini, passandosi poi una mano sul viso, incredulo di ciò che stava solo iniziando a realizzare. Perché Dean infondo non ci aveva mai creduto o forse, una remota parte di lui, sperava addirittura di non doversi separare da un potere così grande, e pericoloso certo, ma che gli avrebbe permesso di fare al culo a quella fottuta strega del ventunesimo secolo.
Invece era maledettamente reale, aveva perso definitivamente il Marchio di Caino. Era…libero?
Sam si morde il labbro incerto di fronte a quel silenzio, mentre i piedi sostano sul limitare del cerchio, frementi nel volerlo oltrepassare, ma timorosi al contempo, che quello non sia ancora il momento giusto. Sam ancora una volta è vittima di un’indecisione che lo immobilizza.
“E’ davvero finita, dunque…” ammette Dean voltandosi verso il minore, ricercando la stessa consapevolezza anche nei suoi occhi.
Sam annuisce “Si, si è davvero finita, finalmente. Caino si è ripreso il suo Marchio e siamo liberi da questa maledizione.” esclama, mentre Dean sorride mettendosi seduto.
“Ho…ho un’enorme confusione in testa, come se fossi stato investito, morto e poi riportato in vita, il tutto in pochi istanti.
“Beh tecnicamente è stato davvero così, ti abbiamo ripreso per i capelli…”esclama varcando finalmente la linea ed allungandogli una bottiglietta d’’acqua che Dean afferra prontamente per poi berla e sputare immediatamente.
“Ma che cazzo è? Fa schifo!” esclama seccato fissandolo il fratello che scoppia in una timida quanto liberatoria risata.
“Scusa era…era solo un’ultima precauzione, sai com’è….” ammette guardandolo mentre Dean si abbandona a un profondo sospiro.
“Mi hai fatto bere acqua santa per vedere se ero io? Non sono più un fottuto demone, Sam!” esclama alzandosi e fissando il complesso cerchio attorno al letto, imprecando a bassa voce, ricercando lo sguardo del fratello in cerca di spiegazioni.
“Senti erano solo precauzioni ok? Con tutte le birre che ti bevi non morirai per un’ po’ di acqua santa…” richiude la bottiglietta poggiandola sul tavolo.
Dean scuote il capo alzando le mani in segno di resa, poi va alla finestra e nota che il sole è alto nel cielo. Ma per quante ore è rimasto privo di sensi?
“Che è successo comunque? Io mi ricordo solo che ero legato a quella sedia e poi il nulla completo!” esclama dando un’occhiata distratta ai sacchetti vuoti presenti sul tavolo. Aveva una fame pazzesca.
Sam si stiracchia prendendo tempo per poi sedersi vedendo il fratello fare lo stesso, mentre conduce un’analisi approfondita dei sacchetti, alla ricerca di qualcosa di commestibile e che sia il meno sano possibile.
“Beh ecco…Caino ti ha stretto la mano e si è ripreso il Marchio…”dice allungando un sacchetto di patatine al fratello, che prontamente afferra, aprendolo con un unico rapido gesto.
“Insomma una stretta di mano ed era finita? “ lo fissa sgranocchiando, intuendo benissimo che il fratello non gli sta raccontando la verità, o perlomeno sono a livello parziale.
Sam sospira fingendosi spazientito “Se proprio così vogliamo definirla direi di sì. Insomma tu…tu hai fatto un pò di resistenza ma alla fine si è concluso tutto per il meglio” tentò ancora, cercando per un’ultima volta di apparire credibile, nonostante lo sguardo pungente di Dean scardinasse le sue difese senza dargli tempo di erigerle nuovamente.
“E’ per quello che mi avete tramortito quindi. A giudicare dall’intensità direi che è stato Cass...A proposito dov’è?”.
Sam sussulta, sentendosi colpito e affondato con un’unica e semplice domanda. Si alza mostrando le spalle alla ricerca del nulla nel suo borsone, vagliando tutte le scuse che aveva formulato durante l’incoscienza di Dean, ma al momento gli sembrano tutte maledettamente stupide.
“Sam…?”richiama la sua attenzione con un tono più seccato, appallottolando il sacchetto, attendendo pazientemente una risposta.
Si morde il labbro per poi sospirare “Senti io…io non lo so, va bene?” esclama come infastidito da quella domanda, o forse dalla sua lampante incapacità di non saper mentire, o forse ancora, dall’ansia che lo attanaglia circa la sorte dell’angelo.
“Che significa che non lo sai? Era lì con te!” ribatte Dean alzandosi, e fissandolo tanto insistentemente che Sam si volta quasi subito.
“Quello che ho detto! Un minuto prima c’era e poi puff è scomparso!”
Dean sta iniziando a spazientirsi “Così a caso? Senza dire niente? Perché non so se devo ricordartelo ma lui e gli altri suoi compari pennuti si sono sfracellati sulla terra e non possono proprio svolazzare da nessuna parte ormai, visto che mister Egocentrismo numero 2 li ha sparati fuori Cloudville!” esclama seccato non comprendendo perché il fratello si ostini a rimanere sul vago.
“Ok, senti non so cosa sia successo, va bene? Ti sto dicendo esattamente ciò che ho visto!” ribatte a tono Sam, sentendosi sempre più esposto e prossimo a capitolare.
“Non mi sta dicendo proprio niente! La mia mente ha un vuoto cosmico di circa 24 ore e tu mi stai prendendo per il culo!” sbotta esasperato Dean, fissandolo seccato.
Sam sospira scuotendo la testa “Ok senti, io so…io so solo che Caino aveva iniziato la procedura ok? Ma la tua anima era legata al Marchio, era quello che la teneva congiunta a te.”
Dean prende fiato, nascondendo un principio di tremore con finta seccatura. “Va avanti…”.
Sam annuisce “Se Caino avesse proseguito in quel modo, saresti certamente morto così…così Cass è intervenuto e no, non so che ha fatto di preciso!”esclama alzando leggermente la voce e decapitando ogni principio di domanda da parte del fratello “Io so solo che… che ha poggiato una mano sull’impronta che hai sulla spalla e poi si è sprigionata una luce fortissima e…”prende nuovamente fiato “…e sono comparse le sue ali”.
“Cristo….”Dean si passa nervosamente una mano sul viso, preparandosi al peggio, perché quello stupido moccioso pluricentenario alato aveva una malata vocazione da martire.
“Caino ha proseguito sino a quando si è scostato da te. A quel punto la luce è diventata insopportabile e mi sono coperto gli occhi. Quando li ho riaperti lui non c’era e tu eri privo di sensi. Così ti ho portato qui e....il resto lo sai.”tace in attesa della scenata del fratello, perché sa benissimo che l’avrebbe fatta e Sam non avrebbe avuto parole per giustificarsi.
Stupido Castiel e stupido lui che gli aveva dato retta!
Dean rimane in silenzio ancora per qualche istante prima di decidersi a parlare poggiando le mani sul tavolo “Quindi, fammi capire. Lui si illumina come una cometa, scompare e tu…tu esprimi un desiderio?” esclama seccato fissando il fratello, deluso da quel suo comportamento.
“Caino mi aveva raccomandato di metterti al sicuro e di non lasciarti nemmeno un secondo perché non sapeva che aveva fatto Cass e non c’erano certezze che la procedura di sostituzione sarebbe andata a buon fine!” ribatte su tono Sam, ferito da quello sguardo ma pentendosi poi immediatamente dell’avventatezza delle sue parole.
“Quale…procedura di sostituzione?”.
Sam tace.

Grazie in anticipo a chi commenterà. A venerdì prossimo!

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Capitolo 3
*** Secondo capitolo ***


Eccomi puntuale con il secondo capitolo. Non finirò mai di scusarmi per tutti i disagi causati dalla mia incapacità di usare l'HTML, ma ora dovrei aver capito come funziona pertanto il pericolo "dialoghi inesistenti" è scongiurato. Ringrazio tutti quelli che hanno letto e anche gragnola68 che mi ha subito fatto presente il problema con i dialoghi.
BUONA LETTURA!

Sam sa benissimo che Dean è arrabbiato con lui, ad essere precisi è proprio furioso, ma sa anche che non po’ rammaricarsi di ciò, è esattamente ciò che aveva previsto che sarebbe accaduto.
Non riesce a ribattere ma al tempo stesso non riesce nemmeno a perdonare la sua ingenuità nell’essersi fidato delle parole di Castiel, senza sospettare nulla. No non è vero, Sam sa benissimo che questo è un altro autoinganno della sua mente, un blando tentativo di giustificazione, di tirarsi fuori da una scelta che lui stesso ha approvato.
Vorrebbe provare rabbia nei confronti di Castiel, scaricargli tutta la colpa dandogli dell’egoista, dell’egocentrico e del martire ma non ci riesce, non può inveire contro chi ha salvato ancora una lta la vita di suo fratello.
Avevano localizzato grazie al GPS del cellulare la posizione di Castiel, e Sam ringraziò quel Padre assente che l’apparecchio non fosse rimasto in quel capanno ma che si fosse spostato, segno forse che l’angelo non era svanito letteralmente nel nulla.
Pontiac, Illinois.
Dean non aveva voluto aspettare un minuto di più, avere una pista da seguire pompava adrenalina nelle sue vene, rendendolo sordo alle suppliche del fratello, che liquidò in maniera brutale, forse eccessiva, ma il desiderio di conoscere le condizioni di Castiel e di scongiurare il peggio gli impedivano di ragionare lucidamente.
Si erano messi in macchina, partendo sgommando puntando verso l’Illinois, che distava solo sei ore di viaggio, e con un’ po’ di buona fortuna sarebbero arrivati a destinazione nel tardo pomeriggio.
All’inizio non avevano realizzato, ma poi, mentre Dean guidava in silenzio sull’interstatale, avendo ridotto al minimo le sue interazioni con il fratello, aveva sbottato:
“Pontiac…Pontiac è dove abitava Jimmy…”si era voltato verso il minore, con quello sguardo ancora furioso, ma permeato da un alone di paura e ansia che aveva immediatamente coinvolto anche Sam, che si era risparmiato ogni commento per non peggiorare la sua già precaria situazione.
Dopo due ore di guida, Dean aveva rischiato per ben tre volte di tamponare altre auto, complice la stanchezza che lo stava avvolgendo e l’adrenalina che l’aveva definitivamente abbandonato progressivamente, una volta conosciuta l’ubicazione di Castiel.
Sam era riuscito ad ottenere il cambio, non senza litigare, mentre Dean aveva lentamente ceduto al sonno, cullato dal motore della sua Impala, dormendo per le restanti quattro ore di viaggio.

Sono le sei passate quando raggiungono Pontiac e Dean chiede subito il cambio alla guida, preferendo che il fratello tenga gli occhi fissi sul portatile, indicandogli la strada da prendere secondo le indicazioni del GPS. Dean aveva pensato di chiamare, ma poi aveva immediatamente desistito. Poi anche Sam aveva proposto lo stesso e lui aveva ribattuto seccamente che non voleva sentire la sua voce sino all’arrivo.
In realtà Dean aveva una fottuta paura.
Paura che il cellulare risultasse spento, che ci fosse la segreteria o che rispondesse qualcuno che non fosse Castiel. O che rispondesse l’angelo stesso e allora Dean sarebbe crollato.
“Dovremmo esserci ormai…” esclama il fratello alzando lo sguardo sulla strada, stavano percorrendo quel quartiere residenziale da tre quarti d’ora poiché la collocazione del GPS era imprecisa e continuava a saltare da una via all’altra, facendo saltare anche i nervi di Dean.
“E’ la terza volta che me lo dici e io qui sto guidando in tondo come un pesce rosso in una fottuta boccia. Se non sono informazioni rilevanti puoi anche evitare di parlare, Sammy!” ribatte seccato il maggiore, fermandosi nuovamente a quell’incrocio, iniziando ancora una volta a percorrere le vie del quartiere.
“Dean smettila di prendertela con me, ok? Il GPS è instabile per colpa del cellulare di Cass, non so se è danneggiato o…”Sam si pente subito di aver usato quella parola ma non ha tempo di correggersi perchè il maggiore si volti verso di lui inviperito:
“Non me ne frega un cazzo, ok? Scenderò a bussare ad ogni maledetta porta se necessario!” ribatte inchiodando in prossimità di un’auto che sta parcheggiando, ripartendo rapido, lasciando nell’aria gli insulti del guidatore.
“Ti sto solo dicendo di stare calmo, va bene? Lo sai anche tu che perdere la testa in questo modo non aiuterebbe ness-DEAN!” sbotta seccato di fronte alla nuova inchiodata che il fratello ha dato all’improvviso, notando però che non vi è nessuno ostacolo tra l’Impala e la strada.
Dean sta fissando dall’altra parte della strada, senza badare alle parole che il fratello continua a sciorinargli riguardo al suo brutto carattere, al GPS e all’idea che forse avrebbero dovuto elaborare un piano diverso per continuare la ricerca.
Dean si morde il labbro continuando a fissare quella figura lontana, decidendosi poi a spegnere il motore della sua baby e a rispondere alle molteplici domande cadute nel vuoto del fratello.
“Credo di averlo trovato.” Ammette semplicemente, indicando l’uomo che dall’altra parte della strada s’incammina con una ragazza che porta a passeggio un cagnolino.
Sam sgrana gli occhi, zittendosi all’istante, e non ha nemmeno il tempo di rispondere che il fratello è già sceso dalla macchina e si prepara ad attraversare la strada; quindi chiude rapido la portiera e lo raggiunge, implorando, pregando, se ancora qualcuno ascolta, che il suo peggior incubo non si realizzi.
Dean avanza per ampie falcate, combattendo contro il feroce impulso di correre o di chiamare a voce alta quel nome, ed attendere che la figura si fermi per voi voltarsi, rivelando la figura dell’angelo caduto.
Ma questo non è una fottuta commedia da due soldi, questa è la vita vera e a rendere frenetica la camminata del cacciatore è il disperato bisogno di vedere il volto che si cela dietro quelle spalle stanche, coperte da un logoro trench, che avanza lento su due gambe provate da rovinose cadute e altrettanti ripide risalite.
“Cass!” finalmente da voce alle sue parole, vincendo l’enorme peso che avviluppava quel nome, denso di timori, ansie e paure, ormai così vicine al potersi manifestare o allo svanire completamente.
L’uomo a pochi metri di distanza si ferma improvvisamente e l’ossigeno ritorna prepotente nei polmoni di Dean, che interrompe il suo cammino quando la figura si volta verso di loro.
E’ Castiel.
 
Sam si ferma sorridendo rincuorato vedendo l’amico vivo e in salute, che li fissa sorpreso ma non eccessivamente, segno che forse le sue ansie erano state esagerate, ma sicuramente giustificate dall’esperienze che avevano dovuto costantemente fronteggiare.
“Castiel, figlio di puttana che non sei altro!” Dean lo abbraccia calorosamente “Ci hai fatto prendere un infarto a sparire così! Potevi almeno avvertire!” ammette sorridendo scostandosi da lui dandogli un leggere buffetto scherzoso.
“Stavo iniziando seriamente ad avercela per essermi fidato di te, ma sono felice che tu stia bene Cass...” aggiunse Sam.
L’uomo fissa Dean, spostando poi lo sguardo su Sam, passandosi la lingua sulle labbra screpolate, cercando con cura le parole da dire, ma alla fine cede a quella che ripeteva più spesso:
“Dean…”.
Il sorriso sul volto del ragazzo si spegne immediatamente e un terrore martellante comincia a pompare nelle sue vene, accelerando il battito e azzerando per un momento la sua mente.
Quella parola, quella parola suona distorta al suo udito, storpiata a tal punto da apparire sbagliata. Quello non è il suo nome, non è così che lo chiama Cass, accarezzando con le labbra ogni singola lettera, con reverenza e sincero affetto, quello è il nome di qualcun altro, quello è…
Quello non è Castiel.
Rimangono in silenzio per qualche istante, un silenzio assordante che rimbomba nelle orecchie di Dean senza pietà, costringendolo a fare un passo indietro, come alla ricerca di maggior stabilità. Ed è allora che Sam inizia a intuire che c’è qualcosa che non va.
“Dov’è Castiel?” domanda serio il maggiore, precedendo il fratello, saltando ogni domanda preliminare e dimenticandosi di salutare Claire che assiste in silenzio a quell’incontro che prima o poi si sarebbe aspettata, anche se non così in fretta.
L’uomo sospira incerto “E’...è complicato Dean…sono tornato me stesso da meno di ventiquattr’ore...” tenta di giustificarsi passandosi una mano tra i capelli, arruffandoli ancor di più.
Dean arretra ancora di un passo, sentire ripetuto il suo nome in quella maniera e avere di fronte Castiel, osservare quei gesti così innaturali, appare troppo disturbante da sopportare a quella distanza.
“Non me ne frega un cazzo, ok? C’eri anche tu in quel momento! Mi rifiuto di credere che…che lui non ti abbia detto di nulla di ciò che stava facendo o che sarebbe accaduto dopo, quindi non prendermi per il culo!” sbotta seccato, riversando nel suo tono rabbioso, tutta l’ansia che sta provando in quel momento.
Sam lo guarda smarrito, indeciso se intervenire, mediando quella conversazione che sembra essere partita immediatamente nei peggiore dei modi. Ma forse non è ben sicuro di poterci riuscire, parlare con quell’uomo dal volto conosciuto, ma dall’anima completamente ignota lo destabilizza tanto quanto Dean, con la definitiva aggiunta che ciò che più temeva si sta spaventosamente palesando davanti ai loro occhi sconcertati.
“Dean calmati…Jimmy è…è appena tornato in sé, non è detto che sappia queste cose. E’ successo così anche la scorsa volta…” ci prova lo stesso Sam, interponendosi tra lo sguardo rabbioso del fratello e quello incerto di Jimmy Novak.
“Taci Sammy! Questa volta è diverso e non me ne andrò da qui fintanto che questo stronzo non mi darà che cazzo è successo!” ribatte Dean alzando la voce, vanificando ogni tentativo di Sam ma provocando una reazione nell’uomo davanti.
“Senti io posso capire come tu ti senta, ok? Ma non sarà minacciandomi che cambierai la situazione, hai capito? Mi sono svegliato ieri notte nel giardino di casa mia completamente solo! Castiel non è mai stato di troppe spiegazioni e lo sapete anche voi benissimo! Non è certo al prima volta che vi abbandona nell’ignoranza più totale, o mi sbaglio forse? Finito il suo lavoro qui se n’è andato! Si è preso almeno il disturbo di portarmi da Claire e non abbandonarmi in un bosco come un vestito ormai troppo logoro e malandato per essere utilizzato!” ribatte con forza Jimmy, senza nascondere il visibile astio che prova nei confronti di Castiel.
Sam sussulta e fissa immediatamente Dean temendo il peggio, ma la sua fiducia è ben ripagata, perché il fratello rimane immobile, come sordo alle parole appena pronunciate, ma ciò non fa altro che aumentare la preoccupazione di Sam. Dean non è mai stato in silenzio di fronte alle accuse, tantomeno che riguardino un amico a lui caro.
“Ora quindi mi dispiace, mi dispiace seriamente per voi, ok? Ma finalmente posso riavere la mia vera vita senza venir trascinato, ferito, posseduto da una parte all’altra del globo. Io non so nulla e non voglio più saperne niente di demoni e angeli…o di voi due…” esclama riprendendo fiato, pronto a salutare entrambi ed andarsene.
Dean scatta talmente veloce che Sam non ha tempo di intervenire. Si avventa con rabbia sull’uomo, colpendolo con un pugno in viso, stringendo tra le mani i lembi del colletto della camicia, scuotendolo davanti a sé.
“Non dire altro dannato figlio di puttana! Castiel! Castiel rispondimi! Maledetto stronzo!” urla in faccia a Jimmy, che invano tenta di liberarsi, fissandolo ma senza guardarlo veramente, in attesa che un altro sguardo risponda al suo, uno sguardo che ora appare così lontano.
“Dean!” Sam interviene, dividendoli, mentre Claire come una furia si pone davanti a Jimmy con il cagnolino che abbaia nervosamente, attirando ulteriormente l’attenzione.
“Non lo toccare! Non toccare mio padre!” urla la ragazza mentre Jimmy si ricompone, nonostante il labbro sia evidentemente spaccato e macchi la camicia. “Mio padre ha rinunciato alla sua famiglia e alla sua vita per voi! Se n’è andato per anni senza che io e mamma sapessimo nulla, perché aveva detto “si” a Castiel ed ora che è tornato tu vuoi portarmelo ancora via? Sei uno schifoso egoista, Dean Winchester!” sbraita con rabbia fissando i due cacciatori.
Sam fissa il fratello, cedendo lentamente la presa e lasciandolo, preoccupato per quelle parole e sul effetto devastante che stanno avendo su di lui e ancor più sicuramente su Dean.
“Se davvero facessi tutto per la famiglia come dici sempre allora non saresti qui adesso!” continua, portando in braccio il cagnolino, che finalmente sembra placarsi. “Mio padre è tornato e il vostro angelo se n’è andato per sempre!”.
Dean sgrana gli occhi fissandola, mentre una stilettata di dolore scardina la sua rabbia, che prova copiosamente verso quella ragazzina odiosa che aveva sfruttato Castiel nel momento del bisogno, adducendo la scusa dell’essere figlia del suo tramite, per poi vessarlo con il suo risentimento¹.
Sam sta parlando, sembra arrabbiato, ma Dean non sente, semplicemente la sua mente si rifiuta di dare significato a quello che sta ascoltando, troppo sconquassata da ciò che ha ammesso Claire.
D’improvviso si sente fuori posto, con l’ossigeno che soffoca la sua gola, perché erano andati sin lì?
Lui lo aveva sospettato che Castiel fosse stanco di quella vita, ma non credeva che davvero lo avrebbe abbandonato. Non in quel modo.
Dean senza dire nulla, si volta, avviandosi verso la macchina, sordo alle richieste del fratello che vuole sapere quanto lui ciò che era accaduto a Castiel, ma semplicemente ora a lui non importa più.
E poi delle parole lo raggiungono.
“Mi dispiace, Dean...”

E a Dean sembra di morire.


NOTE:
¹ La frase fa riferimento all' ipotetica, ma sempre più avvalorata, trama della 10x9 di cui vi lascio qui il link, nel caso vogliate farvi un'idea più chiara: http://www.spoilertv.com/2014/11/the-cw-primetime-listings-for-week-of_21.html

Vi dò appuntamento a venerdì prossimo, grazie a tutti!
 

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Capitolo 4
*** Terzo Capitolo ***


Scusate il ritardo ma è stata una settimana davvero densa e ho potuto scrivere e betare a tratti, ma non volevo lasciarvi una settimana senza capitolo, così eccolo qui di domenica sera. Ringrazio tutti, sia i lettori silenziosi sia chi commenta.
A settimana prossima con l'ultimo capitolo, giusto per "festeggiare" il mid season finale.
BUONA LETTURA!

Il buio è lentamente sceso inesorabile anche sulla città di Pontiac, Illinois. Dean sta guidando senza meta tra le vie meno trafficate della città, tenendosi ben lontano dalle zone residenziali e dal cellulare che vibra a intervalli regolari. Sa benissimo che Sam non mollerà, che continuerà a chiamarlo anche nel cuore della notte, lascerà passare più tempo forse, ma non lo lascerà vagare da solo ancora per molto.
Perché Sam è fatto così.
D’impatto ti sembra quello più pacato, più tranquillo e razionale, ma si può star certi che non mollerà la presa sino a quando non sarà sicuro di averla in pugno, non importa quanto dovrà aspettare o quante chiamate senza risposta dovrà lasciare sul suo cellulare.
Lui è decisamente meno paziente. A quest’ora avrebbe già localizzato la sua posizione con il GPS e gli avrebbe tagliato la strada, se necessario, per farlo fermare e gli avrebbe urlato talmente forte da essere udito per tutto il quartiere.
Ma Dean adesso sta vivendo in un limbo, in un Purgatorio senza mostri da cui fuggire o da cui difendersi, ma con un’oscura ombra che dopo aver azzannato il suo cuore non vuole saperne di lasciarlo andare, di lasciarlo sanguinare in pace, ma continua a stringere la morsa, mozzandogli il fiato non appena la mente torna agli eventi di poche ore prima.
Dean comincia ad essere stanco, distrutto da quel dolore che non si decide ad affrontare, che tenta di chiudere fuori dalla sua mente, nonostante lo senta raspare alla porta con sempre maggior ferocia e nulla potrà fermarlo dallo scardinare i catenacci e di dilaniarlo.
Fa inversione con l’Impala, puntando verso il centro, ma poi nuovamente ci ripensa e accosta in un parcheggio fissando l’insegna del pub di fronte a lui.
Ubriacarsi non è mai una buona idea. Che sia per affrontare o scappare da un problema, l’alcool non ha mai risposto con soddisfazione alle sue domande, annebbiando la razionalità e dando spazio all’istinto. Senza contare che il pericolo sbronza triste, è sempre dietro l’angolo.
Ma Dean stavolta, come le tante volte passate, cede a quella promessa di offuscamento mentale e scende dalla sua baby, avviandosi verso il locale. Il freddo sferza immediatamente il suo volto, e parole che credeva, fingeva, di non avere udito rimbombano gravemente nella sua testa, mentre le catene della porta stridono, segno che quella mostruosa bestia non si è ancora arresa.
Poi finalmente la mano arriva alla maniglia e la porta del locale si apre, avvolgendolo con un’aria gioviale e calda, che da sempre accompagna le dimore dell’alcool a buon prezzo.
Dean è felice di notare che il locale è discretamente pieno, ma non a sufficienza da compromettere il suo desiderio di solitudine. Si ferma al bancone e fa cenno all’uomo di servigli qualcosa di forte, limitando al massimo l’utilizzo della sua voce, temendo che possa uscire distorta o strana all’udito di quelle persone, tanto da suscitare domande.
Lui non vuole parlare. Non vuole condividere nulla con nessuno. Tanto meno ora che l’alcool allenterà le sue difese, abbandonandolo disarmato al dolore, che scardinando la porta lo azzannerà mortalmente, permettendogli forse, di cedere finalmente.
Il liquido ondeggia nel bicchiere che gli viene posato davanti agli occhi e Dean si ritrova a fissare i riflessi ambrati che giocano sui bordi di vetro.
Centinaia di flash iniziano ad accecare la sua mente, ma non è così che Dean vuole affrontare la realtà, sarebbe decisamente troppo facile. Dean vuole ripensare lucidamente ad ogni singolo momento, ad ogni singola parola, ad ogni singolo sguardo di Castiel. Ogni indizio che l’angelo gli aveva offerto e che lui aveva stupidamente calpestato, ogni mano tesa che lui aveva abbandonato nel baratro, troppo impegnato a crogiolarsi nel bagliore che il Marchio irradiava sul suo braccio maledetto. Troppo orgoglioso per ammettere di essere di nuovo sul ciglio della voragine, con il delirante desiderio di volerci saltare dentro.
Così mentre Castiel si spegneva, sacrificando quanto un angelo avesse di più prezioso, lui brillava nel suo delirio di onnipotenza, affondando le mani nel sangue.
Perchè Castiel, ancora volta, aveva dato priorità alla sua richiesta di redenzione, piuttosto che ricercare una soluzione, un incantesimo, un inganno che ingabbiasse l’inesorabile  scorrere del tempo, che ravvivasse la sua grazia sempre più flebile.
Dean beve tutto d’un fiato il liquore, che pizzica lungo la sua gola, lasciando che la prima zampata della bestia mostruosa lo sferzi in pieno viso.
“Mi dispiace, Dean”.
 
Sam sospira rimettendo il cellulare in tasca, il fratello sta perseguendo la sua politica di silenzio stampa totale e sa bene che è solo questione di tempo, che prima o poi vedrà l’Impala venirgli incontro e per quel momento vorrebbe avere maggior risposte da dargli, magari anche qualche speranza.
Claire gli poggia davanti una lattina di birra, abbandonandosi poi sulla poltrona di fronte a lui, tracannandosi la sua.
“Mio padre tornerà a breve, il fast food è giusto infondo alla strada…” esclama “…ma immagino che tu non ti sia voluto trattenere solo per del cibo spazzatura...”.
Sam abbozza un sorriso prendendo la lattina “Ebbene sì…credo che tu mi abbai scoperto…” mormora bagnando le labbra con il liquido biondo “Claire, senti…”.
La ragazza sospira visibilmente scocciata, ammutolendo Sam, che rimane in attesa di una risposta che sembra tardare a venire, ma che poi si palese vaga e incerta.
“State perdendo tempo Sam, Castiel se n’è andato per sempre” ammette candidamente fissandolo come se fosse un ingenuo. Quelle parole lo feriscono ancora, ma non si ritiene un sognatore o un illuso, perché l’esperienza gli ha insegnato che ogni situazione, fosse anche l’Apocalisse stessa, ha sempre una soluzione. Una strada non sempre priva di pericoli o sacrifici certo, ma non per questo da scartare o da rifiutare senza averla intrapresa, sperimentata e percorsa sino alla fine. Fosse anche un vicolo cieco, deve ancora esistere un ostacolo che lui e suo fratello non possano abbattere.
“Lo so, l’hai già detto. Ma noi conosciamo bene Cass, so per certo che una scelta del genere deve essere stata difficile anche per lui da prendere da solo, pertanto mi viene naturale pensare che ti abbia confidato qualcosa prima di…” Sam ancora si rifiuta di coniugare quel verbo così definitivo accanto al nome del loro amico.
“...di morire, di sparire, di ritornare tra le nuvole?” sospira Claire, scuotendo la testa “Sam lo so che ti posso sembrare stronza ma prima l’affronti meglio sarà. Credi che reagire come tuo fratello sia di qualche utilità?” si siede maggiormente composta, finendo la sua birra.
“No, ma questo non toglie che tu ti stia comportando da…vera stronza con noi…” ammette piccato fissandola, tornando poi calmo, sospirando “Claire, io so che hai passato un inferno... ma Cass, lui ha fatto cose meravigliose qui e le ha fatte proprio grazie a tuo padre…” ma Sam non può concludere il discorso, perché la ragazza salta in piedi, urlando.
“Non me ne frega un cazzo di chi ha aiutato! Io sono cresciuta da sola! Io sono finita in quella merda! Io avevo bisogno di lui!”.
Sam non ribatte, non ha giustificazioni o parole di conforto, Claire ha semplicemente ragione.
Castiel, l’angelo che ha salvato Dean dalla perdizione, che ha tentato di diventare Dio per rendere il mondo migliore, che ha voltato le spalle ai suoi fratelli per loro, che ha rinunciato alla sua stessa esistenza per salvare Dean, ha abbandonato sua figlia.
Castiel, semplicemente, ha creato la sua nuova famiglia, dimenticandosi del suo tramite.
“Jimmy ha accolto Castiel volontariamente e lui ti ha sempre protetta, nonostante fosse lontano da te, nonostante non rispondesse alle sue preghiere…”.
Claire lo guarda stranito “Preghiere? Che preghiere avrei mai dovuto rivolgere a qualcuno che mi ha portato via mio padre?”.
Sam non sa subito come rispondere, poi finalmente parla “Qualcuno che ti ha riportato a casa tuo padre sano e salvo dandoti nuove speranze”.
Claire non sa quanto è costato a Sam dire quelle parole e sorridere, ma il cacciatore ha sperimentato cosa significhi accettare la scomparsa di una persona a noi cara, soprattutto quando sei costretto a rinunciare all’idea di poterla riavere con te.
Perché Sam ormai l’ha capito: Castiel non ritornerà più, non negherà a nessun altro umano la possibilità di vivere la sua già fragile esistenza.
E questo fa ancora più male.
Claire rimane in silenzio per qualche istante, riflettendo che forse qualche spiegazione in più potrebbe concederla, così si siede aggiustandosi i capelli e poi inizia finalmente a raccontare.
 
Castiel era cambiato. Lui non era più l’angelo del Signore, che rimaneva sordo alle preghiere di chiunque non facesse parte della famiglia Winchester, ora, complici gli eventi e la grazia sempre più fievole, provava sentimenti ed emozioni tipicamente umane.
Pertanto, condannava la sua condizione di debolezza e impotenza di fronte a ciò che ha compiuto, ma aveva il desiderio umano di porre rimedio a tutte le sue mancanze, fino a quando le forze gli avrebbero permesso di farlo.
Non aveva più paura di soffrire né di gioire, quindi quando parlò a Claire del suo piano la sua voce era vagamente tremante, ma al tempo stesso cercava di mantenere un tono sicuro, insistendo sugli aspetti che avrebbero potuto maggiormente interessarla.
Dopotutto, angeli, demoni e umani seguono sempre il loro personale interesse, non curandosi degli effetti che il loro obiettivo possa avere sul resto del mondo, e anche Castiel non è estraneo da questo ragionamento.
Claire era dubbiosa, nonostante non potesse negare che avere nuovamente suo padre vicino, anche se relegato a banale tramite di un potente angelo, la facesse star bene, non riusciva ad accettare quel piano dai contorni sin troppo vaghi e nebulosi.
“Tuo padre tornerà, io te lo prometto…” aveva ammesso Castiel guardandola e accompagnando le parole con un sorriso che cominciava a sortire l’effetto sperato “…e io non tornerò mai più.”
Quell’ultima frase gli aveva fatto leggermente tremare la voce e il cuore, perché nonostante le sue condizioni fossero effimere, non era pronto a salutare Dean e Sam in maniera definitiva, non era così che aveva immaginato idillicamente il loro futuro.
Che poi a ben pensarci, era proprio un sogno assurdo, voler restare al loro fianco semplicemente per sempre. Salvare Dean dal suo istinto autodistruttivo e rassicurare Sam su quanto lui fosse umano, tanto quanto…lui?
Come se davvero Dean e Sam lo volessero tra i piedi da qui all’eternità.
Anche se lo continuavano a chiamare, anche se lo consideravano parte della famiglia.
Come se davvero lo considerassero una figura importante nelle loro complicate esistenze.
Anche se Castiel aveva bisogno di loro.
 
Claire aveva accettato di sottoporsi a quell’operazione dolorosa per prelevare quella piccola gemma di grazia che Castiel aveva lasciato dentro di lei quando l’aveva utilizzata come tramite, ma ancora non si capacitava del perché l’angelo volesse rinunciare a tutto per quell’umano.
“Io davvero non capisco, Castiel. E’ stato lui a decidere di ottenere quel lurido marchio, s e n’è fregato di te fino a ieri, quando tutto serio ti dice di farlo fuori se sclera? E’ così dannatamente egoista e nonostante tutto l’altruismo cristiano che uno possa provare, come puoi volergli salvare ancora il culo rinunciando a te stesso?” sbottò Claire passandosi una mano sul collo che pizzicava appena adesso, ma forse era solo un’impressione.
L’angelo aveva sorriso di cuore, rivolgendole quegli sguardi pieni di emozione, evento che accadeva quando parlava dei fratelli e soprattutto del maggiore.
“Dean ha un’anima meravigliosa” aveva esclamato con naturale sincerità, come se quella motivazione potesse davvero rispondere alla domanda formulata dalla ragazza, la cui espressione era ancor più stralunata, tanto da invitare l’angelo a proseguire.
“Anche quando era un Cavaliere Infernale, anche adesso, è luminosa e raggiante come quando l’ho vista per la prima volta, che mi implorava all’Inferno. E’ qualcosa che non si può descrivere, perché vedere un’anima non è un’azione che si compie solo con gli occhi, ma la si percepisce con tutti i sensi…ancor più se si entra in contatto con lei. E’ un esperienza…davvero incredibile”.
Claire sembrava leggermente più convinta, aveva imparato a fidarsi di quei discorsi così filosofici e densi di buoni sentimenti, quasi quanto quelli che faceva suo padre.
“Vedere la sua anima, conoscerla, dialogarci è un’esperienza per cui mi ritengo immensamente fortunato. Io vivevo nell’oscurità prima, incatenato a ordini che non capivo ma ai quali sottostavo per cieca ubbidienza, ma poi una luce ha iniziato a squarciare il mio buio. All’inizio era doloroso, i miei occhi non erano abituati ad un bagliore così intenso, ma poi lentamente, mi ha completamente avvolto e per la prima volta l’aria che ho respirato era leggera e densa di emozioni e sentimenti.”
Claire aveva sorriso, rapita da quei ricordi che Castiel condivideva con lei e che per empatia la facevano stare bene, come se improvvisamente non fosse più sola.
“Ho lottato all’inizio, mi sono opposto rimpiangendo la mia cieca oscurità, ma quando poi ho iniziato a volare in quella luce, a lasciarmi sopraffare, allora ho iniziato a vivere”.
Gli occhi di Castiel erano lucidi e colmi di affetto per quelle parole, tanta era l’emozione che provava nel confidarle così liberamente a qualcuno.
Claire si era morsa il labbro, mentre una domanda scalpitava per venir formulata, ma non era ben sicura che fosse la cosa giusta da fare in quel momento. Poi il cellulare di Castiel aveva trillato e il momento si era rotto.
Era Dean, l’aveva compreso ancor prima che l’angelo pronunciasse il suo nome. L’aveva letto da come la pupilla si era dilatata, appena la voce aveva iniziato a parlare nell’apparecchio, da come Castiel era concentrato e si torturasse nervosamente la stoffa del trench. Era Dean che aveva bisogno di lui.
 
Claire sapeva che gli angeli amano Dio sopra ogni cosa e Lui soltanto, per nessun altro è concesso questo sentimento, nemmeno per le creature create dall’argilla dal Padre, così le raccontava Jimmy quando era piccola. Ma la realtà a cui assiste è molto diversa: un angelo è disposto a rinunciare alla sua esistenza per salvare un uomo perduto.
Nonostante non l’abbia chiesto direttamente, non è difficile arrivare alla conclusione più semplice: Castiel è perdutamente innamorato dell’anima di Dean.
Per questo non ritornerà in Paradiso.
Per questo è disposto a morire.
 
Dean barcolla instabile verso la sua Impala, facendo scorrere le dita lungo la carrozzeria nero lucente, stordito da quel dolore che gli ha sconquassato il corpo e il cuore per quella notte, tanto quella morsa l’ha azzannato con ferocia, dilaniandolo, lasciandolo agonizzante e senza fiato per poi sparire.
L’alcool ha abbassato le sue difese, permettendo finalmente ai sentimenti di scorrere scalpitanti nelle vene, di distruggere ogni muro e barricata, attaccando e conquistando il suo cuore, travolgendo le sue difese.
All’improvviso ogni ricordo, immagine, parola, odore e sensazione legata a Castiel ha accecato la sua memoria mandando in tilt in suo cervello, rivivendo eventi che non ricordava o che aveva sepolto sotto cumuli di risentimento, rabbia e dolore.
Ricordare Castiel e ciò che avevano compiuto insieme, o l’uno contro l’altro, l’aveva fatto star bene, strappandogli anche qualche solitaria risata o qualche imprecazione colorita, riguardo alla testardaggine o all’ottusità dell’angelo contro la quale aveva dovuto combattere più volte. Ma quei ricordi, allora spiacevoli, ora apparivano felici, perché alla fine avevano sempre chiarito le loro posizioni, arrabbiandosi e perdonandosi a vicenda.
Quella notte Dean aveva sorriso continuamente, tanto da destare qualche preoccupazione nel barman, che però non era intervenuto, vedendo che oltre alle ordinazioni fioccavano puntuali anche i dollari.
Ma quando l’ora si era fatta troppo tarda e il locale era in procinto di chiudere, il panico si era impadronito di Dean, terrorizzato all’idea di dover affrontare da solo quel dolore, con il cervello sempre più dolorosamente lucido e la realtà che scalpitava, sfrigolando nelle sue orecchie.
Si chiude in macchina, sperando forse, di sprangare fuori oltre al freddo anche quel dolore di perdita e solitudine che stanno tracimando dentro di lui, provocandogli un respiro affannato e un tremore incontrollato alle mani.
Stringe il volante fissando il vetro, serrando i denti, come aveva sempre fatto, combattendo ancora, senza cedere, sentendosi sempre più vicino a crollare. Il freddo arriva sin dentro le ossa, ma artigliare la stoffa non porta giovamento.
Poi semplicemente accade.
Il dolore straripa travolgendolo completamente, gettandolo in oceano gelido, annientando ogni sua difesa, soffocandolo.
Lenta e solitaria scorre tagliandogli la guancia, seguendo quelle linee contratte, scivolando poi sul mento e poi precipitando sulla mano che stringe la stoffa della giacca.
Dean sussulta, come scottato e improvvisamente il volto è lacerato da gelide lame che copiose sgorgano dai suoi occhi, scendono inesorabili sul mento, cadendo poi nel vuoto.
Vorrebbe combatterle, trattiene il respiro, ma è tutto inutile adesso che il suo scudo è fracassato e l’armatura squarciata.
Si abbandona sul sedile, chiudendo gli occhi, passandosi una mano sul viso, raccogliendo le sue lacrime, rinnegandole e celandole il più rapidamente possibile.
Ma ha ancora senso nascondersi ora?
 
Ora che nessuno ucciderà i suoi demoni.
Ora che nessuno assolverà i suoi peccati.
Ora che nessuno risponderà alle sue preghiere.
 
Ora che Dean è solo.
 
Contro chi può scagliare la sua rabbia cieca? Dean singhiozza forte, arrabbiato con sé stesso, tirando la stoffa della maglia, volendosi strappare quasi quel terribile dolore che scorre impetuoso dentro di lui. Impreca contro di lui a mezza voce, lo maledice e gli augura tutto il suo odio.
Come ha osato abbandonarlo così?
Gettato in un fosso gelido e buio, lontano dalla luce, come il peggior mostro su questa terra, marchiato da una crudele entità che l’ha ripudiato.
“Cass…” geme riacquistando il respiro, mordendosi forte il labbro sino a percepirne il sapore ferroso, mentre il terrore lo attanaglia, temendo che gli insulti che ha immaginato abbiano raggiunto davvero l’angelo.
E il suo sguardo mortificato appare nitido davanti ai suoi occhi.
“Perdonami, Dean”.
 
Urla, sbraita colpendo forte il volante della sua baby, poi il respiro torna regolarizzarsi e il battito ritmico del suo cuore lo aiuta a calmarsi. Gli occhi ormai asciutti fissano il sedile vuoto al suo fianco e un’ultima speranza solca la sua mente.
Lentamente congiunge le mani, chiude gli occhi e mormora parole di perdono, iniziando a pregare quel Padre assente che ha abbandonato i suoi figli, che hanno rinnegato il suo amore, immolandosi per delle vili anime mortali.
Poi invoca Castiel, nel solo modo che lui conosce, un lungo monologo fatto di imprechi e frasi disperate, serrando maggiormente le mani, come se questo influisse sulla potenza delle sue parole.
La fine di quella preghiera stenta ad arrivare, con il terrore di aprire gli occhi e vedere ancora quel sedile vuoto e un silenzio assordante a inghiottirlo.
Poi un flebile soffio lo fa sobbalzare.
Si volta stranito con il cuore in gola, gonfio di speranze.
 
Un sedile vuoto e il rumore del vento.

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