Three cheers for sweet revenge

di Alissya_Paglieri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** Chapter 4 ***
Capitolo 6: *** Chapter 5 ***
Capitolo 7: *** Chapter 6 ***
Capitolo 8: *** Chapter 7 ***
Capitolo 9: *** Chapter 8 ***
Capitolo 10: *** Chapter 9 ***
Capitolo 11: *** Chapter 10 ***
Capitolo 12: *** Chapter eleven ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


 
Prologue


But you'll come back each time you leave
Cause darling I'm a nightmare dressed like a daydream
~ Taylor Swift, Blank space
 
 
Dedicata alla mia Clare, 
grazie di tutto








Sentii qualcuno continuare a chiamarmi scuotendomi il braccio. Infastidita lo scostai bruscamente continuando a rimanere a letto. Ovviamente chiunque mi stesse disturbando decise che continuare era divertente.
«Io.Ti.Ammazzo.», sbottai incazzata come una vipera.
«Oh come rompi!»
«Vedi tu che mi svegli così!»
«Dai! Devi accompagnarmi in un posto…»
«Dove?»
«Da starbucks»
«E dovevi svegliarmi così per andare da starbucks? Cos’è tutta questa fretta?»
«Vedi… ho conosciuto una ragazza e… beh vedi… ha il turno di mattina…»
«Ho capito, ho capito… dammi dieci minuti e sono pronta»
«Grazie Gegeo
«Ora però sparisci!»
«Subito!»
 

«Con calma… mi stai staccando un braccio!»
«Scusa Gegeo… sono agitato!»
«Non ci ero arrivata! E io che pensavo che questa volta sarebbe stato un ragazzo…»
«Purtroppo per i tuoi pronostici Valerie è arrivata prima»
«Bel nome»
«Vero?»
«Sì, ma ora siamo arrivati, entra o la tua bella se ne andrà e io ti ucciderò!»
«Come sto?»
«Male», risposi indifferente.
«Grazie!»
«Non c’è di che!»
«Gegeo!»
«Okok, scusa femminuccia! Stai bene»
«E…?»
«E cosa?»
«Ma ti devo proprio insegnare tutto sul come si fa a far star meglio la gente?!»
«Non ho mai detto di volerlo imparare!». Vedendo il suo sguardo agitato decisi di farlo contento, così aggiunsi, «Dio e va bene… Stai bene Kyle e sicuramente le piacerai… Ora possiamo andare?!»
«Sì… ma solo perché so che più di così non puoi fare»
«Come vuoi. Ora entra o ti trascino dentro per un orecchio!»
«Non dovrei essere io ad avere fretta?»
«Dovresti! Ma siccome evidentemente non l’hai te la metto io! È l’unico giorno in cui posso dormire, col cavolo che passo qui tutta la giornata!»
«Ok, entriamo. Sono pronto»
«Dio esiste!»
«Antipatica!»
«Zitto che mi ami!»
«Già…»
«Io scherzavo!»
«Anche io»
«Che sfaso mi fai venire! Mi vado a sedere, tanto ordini tu per noi, no?»
«Sì, cosa vuoi?»
«Un cappuccino con-»
«Due bustine di zucchero»
«Grazie.» Gli risposi sorridente.
Quando tornò con la nostra colazione e un sorrisone sulla faccia feci per chiedergli come fosse andata, anche se mi sembrava piuttosto palese, ma degli urletti isterici mi fecero voltare.
«Merda!»
«Gegeo?»
«Tu lo sapevi, vero? Mi hai fatta venire qui apposta!»
«No, ma cosa dici?»
«Kyle!», strillai isterica.
«Sapevo che erano già arrivati, ma non sapevo che gli avremmo incontrati. Ci speravo visto che ho letto che il loro albergo è da queste parti e che tu mi avevi detto in una delle sere in cui eri ubriaca che loro amano Starbucks…»
«Cazzo…»
«Ti sei rifatta i capelli, sei dimagrita, come se prima non fossi magra abbastanza tra l’altro, e stai indossando una sciarpa… dubito che ti riconosceranno!»
«Non importa se mi riconosce o no… sai cosa farei? Mi metterei a correre e gli salterei in braccio baciandogli tutta la faccia e piangendo continuerei a chiedergli scusa… e…»
«Cosa stai aspettando? Vai e fallo, no?»
«SEI IMPAZZITO? LUI MI ODIA!», urlai tappandomi subito dopo la bocca con entrambe le mani.
«No, ti ama»
«Non può amarmi…»
«Non può NON amarti»
«Non posso… gli ho già fatto troppo male». Presi la mia borsa e scappai verso l’uscita.
«Georgia! Non potrai continuare a scappare per tutta la vita!»
Mi girai verso di lui con gli occhi colmi di lacrime. Il suo sguardo si addolcì immediatamente. Si avvicinò a me e mi strinse in un abbraccio. Forse per la prima volta in vita mia piansi tra le braccia di qualcuno che non fosse parte della mia famiglia; ma soprattutto piansi senza nemmeno pensare al fatto che non eravamo soli. Non avevo mai pianto in pubblico prima d’ora. Non realizzai nemmeno che quella era la prima volta dopo due anni che piangevo. Iniziai a picchiare i pugni sul petto del mio amico, che mi lasciò fare continuando a stringermi a sé.
«Passerà tutto Gegeo», cercò di calmarmi Kyle strofinando le sue mani sulla mia schiena.
«Lo amo… e ho gettato via tutto»
, mi disperai continuando a piangere.
«Riuscirai a sistemare questo casino»
«Non ci sono mai riuscita»
Sentii un vociferare intorno a noi e tornai sul pianeta terra allontanandomi da Kyle e guardando il mio riflesso nei suoi occhi. Mi diressi in bagno camminando a testa alta, come se non avessi appena dato spettacolo. Sciacquai la faccia e uscii dal bagno trovandomi sotto lo sguardo di tutto il locale che parlottava a bassa voce. La mia attenzione venne catturata da sette paia di occhi. Mi sembrò di ricevere una stilettata al cuore quando incontrai i loro sguardi, i 1D al completo erano fiancheggiati da Kyle che probabilmente si era avvicinato chiamato da loro e una ragazza con i capelli bruni e due meravigliosi occhi nocciola. Fu proprio quest’ultima la prima a muoversi e a venirmi incontro. Appena ci trovammo a pochi centimetri di distanza la ragazza mi tirò uno schiaffo. Spalancai gli occhi dalla sorpresa per un paio di secondi ma poi annuii triste abbassando la testa.
«Sei un’idiota Georgia Leheman!»
«Scusa…»
«Scusa?! Davvero?! Questo è tutto ciò che sai dirmi?! Ti avevo avvertita e tu non mi hai ascoltato, ovviamente e quando mai lo hai fatto? E poi cosa fai? Scappi! Senza dirmi niente! Senza farmi sapere se stavi bene! Hai idea di cosa ho provato quando ho scoperto che con Niall avevi parlato e con me no? Che lui sapeva che stavi a New York da tuo fratello? E poi un giorno ti ha chiamato e tu non hai risposto, ha chiamato tuo fratello e tuo padre che hanno detto che non avevano idea di dove tu ti fossi trasferita. Io per te ci sono sempre stata e tu non mi hai minimamente calcolata! Come se io non fossi nessuno per te! Cosa cazzo pensavi? A cosa cazzo pensavi mentre ci tradivi tutti e gli facevi le corna? Proprio tu che eri stata tradita a tua volta come hai potuto fare lo stesso a noi che eravamo tuoi amici? Come hai potuto fare le corna a Harry che ti amava più di sé stesso?!»
«BASTA! Non gli ho fatto le corna! Mai! Mai neanche per un attimo io non ho provato disgusto verso me stessa e verso quel viscido verme di Adam! Mai nemmeno per un minuto non ho pensato al sorriso di Harry, ai suoi occhi, ai suoi baci, alle sue mani sulla mia pelle, al modo in cui guardava solo me… Mai!»
«Perché allora?»
«Lo sai perché! Doveva pagarla! Era tornato, era il mio momento! Avevo passato anni ad aspettare di potermi vendicare di quel mostro che mi ha usata e gettata in pasto ai leoni!»
«Anche io ero con te! Ha tradito entrambe! Ha abbandonate entrambe ad arrangiarci da sole dopo averci trascinate nel recinto dei leoni!»
«No! Tu non eri con me! Tu non sai niente di quello che ho visto io e sai perché? Perché io ti ho protetta, per quel che potevo, dalla verità! Ho visto un uomo morire di fronte ai miei occhi per il colpo di una pistola. Tu non c’eri! La volta in cui sei stata con me… io ho continuato a fare quello che lui voleva per altre due settimane perché mi ricattava! Non ti ho detto niente perché tu sei più debole di me e non volevo caricarti di altro peso sulle spalle. Guarda…» dissi alzandomi i capelli e mostrando una piccola cicatrice che ero sempre riuscita a nascondere a tutti tranne che ad Harry, al quale avevo però mentito sull’identità della stessa. «Il tizio che sparò il colpo mi lanciò contro un cassonetto pensando che fossi con l’altro e… mi ha…», non riuscii a finire la frase perchè venni scossa da brividi ripensando a ciò che quel verme mi aveva fatto.
«Non lo sapevo… Mi dispiace Georgia… io…»
«Quindi non dire che io ho tradito l’unica persona oltre a te e a mia madre che mi abbia mai realmente amata! Adam… doveva soffrire almeno un terzo di quanto ha fatto soffrire noi»
«I-io… scusami, non avrei dovuto attaccarti in questo modo», disse scusandosi come faceva sempre quando ancora potevo considerarmi la sua migliera amica.
«Non potevi saperlo, io non te lo avevo detto apposta Ale. Sei la mia migliore amica, non avrei mai potuto tirarti in mezzo ancora, avevi già sofferto troppo»
«Non quanto te…»
«Io sono in grado di sopportarlo però»
«Avresti dovuto denunciarlo, così lui avrebbe avuto quello che si merita e tu anche. Vi amavate davvero Ge»
«E io continuerò a farlo per sempre Ale. Ma non potevo denunciarlo e non potrò mai farlo. Lui è stato solo uno del gruppo e denunciandolo rischierei di mettere tutti nei casini. Non sappiamo chi ci sia dietro a questa storia Ale…»
«Non te ne libererai mai così… Appena lui potrà tornare ti avrà ancora in pugno»
«Per questo me ne sono andata senza dirvi niente: dovevo proteggervi dal mostro in cui mi ha trasformata e da lui. Non ti avrei mai lasciata altrimenti. Ma ora che sapete dove vivo mi trasferirò»
«No, cosa? Perché?»
«Perché devo proteggervi. Devo impedirvi di venirmi a trovare ogni qual volta sarete qui. Se avrò legami con voi lo saprà tutto il mondo. Lui compreso. Se voi sarete nella mia vita lui potrà usarvi contro di me. Io non ho bisogno di voi. E voi non avete bisogno di me»
«Io ho bisogno di te», confessò la mia amica scoppiando a piangere.
«Lo so. Per questo sto andando via. Ti voglio bene Alexandra. Te ne vorrò per sempre. Vieni qui, abbracciami. Shh, non piangere piccola mia. Ti terrò sempre d’occhio»
«Non lasciarmi di nuovo», mi pregò scossa dai singhiozzi.
«Stammi bene e controllami i ragazzi»
«Ma se lui torna e prende noi per arrivare a te?»
«Non lo farà. Per un semplice motivo. Lui mi conosce. Sa che se sto mettendo le distanze tra noi se anche vi prendesse piuttosto che dargliela vinta vi lascerei morire. Non tornerà Ale. Punterà alle persone che saranno al mio fianco. E poi sa che toccando voi finirebbe nella merda. Il loro omicidio o il tuo finirebbero su tutti i giornali, il mondo intero si scatenerebbe contro di lui. E io non tornerei ma farei in modo che si sappia chi è l’omicida. Stai tranquilla»
«Non lasciarmi, ti prego Ge», ripetè lei come se non avesse ascoltato una parola di quello che avevo appena detto.
«Mi dispiace ma non posso. Buona fortuna. Sii felice»
Sciolsi l’abbraccio e mi avvicinai ai ragazzi che nel frattempo si erano spostati dietro me e Ale. Mi vennero tutti incontro tranne Harry. Gli abbracciai uno a uno.
«Continuate a brillare superstars»
«Lo faremo», promise Liam.
«Niall…»
«Sì?»
«Stalle vicino, ne avrà bisogno»
«Sai che lo farò»
«Sì, lo so»
Mi staccai anche da loro e andai da Harry. Gli accarezzai una guancia e sentii gli occhi pizzicarmi ma trattenni le lacrime, non era ancora il momento di piangere.
«Continuerò ad amarti fino alla fine dei miei giorni»
Lo guardai ancora un attimo cercando di imprimermi bene in mente ogni particolare del suo viso. Lasciai per ultimi gli occhi, volendomi beare del suo sguardo incantatore e per un attimo mi parve di leggervi dentro un decimo dell’amore che una volta sicuramente provava per me. Mi girai e mi accostai a Kyle.
«Mi aiuti a fare le valigie?»
«Gegeo…»
«Kyle, ti prego!», lo supplicai.
«Ok, andiamo»
Lasciai che mi prendesse la mano e mi trascinasse fuori dal locale.
«Georgia, aspetta!»
Mi voltai di scatto e mi fermai ad aspettarlo. Lui mi corse incontro e, prendendomi il viso tra le sue grandi mani, mi baciò. Mi sembrò di tornare quella di due anni prima, la ragazzina felice che ero stata con loro e con Harry sempre al mio fianco.
«Ti amerò sempre anche io». Gli regalai un sorriso sincero e dolce.
«Abbi cura di te Harry»








 
*Writer's corner*
Lo so, lo so, avevo detto che non sarei tornata. Purtroppo sono stata costretta da forze superiori e perciò eccomi qui. Spero che questo sequel vi piaccia. Georgia è tornata, in che casini si metterà questa volta?!

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Capitolo 2
*** Chapter 1 ***



Chapter 1

 
Flames just create us, burns dont heal like before
You dont hold me anymore.
~ Ed Sheeran, Drunk







 
 
Ero in camera mia insieme a Kyle, avevo appena piegato l’ultima maglietta, ero pronta.
«Sei sicura?», mi chiese Kyle.
«Sì, non meritate tutto questo male. Ma soprattutto hai visto? Sono già uscite foto di oggi pomeriggio e se conosco Adam almeno un decimo di quanto pensavo di conoscerlo un tempo ti posso assicurare che se non è ancora venuto a cercarmi è solo perché avevo tagliato i ponti con gli altri. Ora invece verrà a cercarmi. Per farmela pagare userà voi, te e mio fratello. Nasconditi per qualche giorno, ok? E spiega la situazione ad Alec per favore»
«Ti troverà»
«Appena arrivata a Los Angeles mi farò fare dei documenti falsi. Poi ripartirò. Stai tranquillo»
«Non hai paura per gli altri?»
«Userà te e Alec. Come dicevo prima ad Ale loro hanno troppi riflettori puntati addosso, non si avvicinerà a loro. Promettimi che ti metterai in salvo Kyle. Promettimelo»
«Te lo prometto Gegeo»
«È ora che io vada. Ti voglio bene»
«Anche io»
Lo abbracciai e gli infilai in tasca una busta. Infondo tutta questa storia era colpa mia. Dovevo offrirgli la possibilità di salvarsi. Lo strinsi a me più forte ancora una volta, poi mi girai e senza più voltarmi uscii dalla sua vita.
 

«Ciao Alan»
«Ciao Georgia»
«Come stai?»
«In piedi. Tu?»
«Bene. Tieni, mettiti questi. Dobbiamo cercare di dare meno nell’occhio possibile»
«Allora… com’è Los Angeles?»
«Bella, ma tu sai che non resteremo qui per molto, vero?»
«Sì, immaginavo. Dove andremo?»
«A Seattle per ora. Sali»
«Ti manca mai?»
«Tutti i giorni», rispose tristemente capendo subito a chi mi riferivo.
«Ti crede morto»
«E deve continuare a farlo. Non posso metterla ancora in pericolo»
«Ho fatto fatica a riconoscerti, ma ti hanno ingannato gli occhi. I tuoi magnifici occhi. Ne ho visti solo un paio più belli dei tuoi»
«Non dovrai più pensarci. Non dovrai più pensare alla tua vita prima della “rinascita”. Hai ancora qualche ora per pensarci, ma poi non potrai più farlo. Scendi, siamo arrivati», disse con tono perentorio.
Camminammo uno a fianco dell’altra per una decina di metri, fino ad arrivare ad un capannone che si aprì senza che noi facessimo nulla.
«La tua macchina continua a fare troppo rumore. Quando ti deciderai a cambiarla?!»
«E tu quando la smetterai di rompere le palle Phoebe?»
«Mai»
«Immaginavo. Comunque lei è Georgia. Pensi di poterla trasformare?»
«Certo che posso! Anche se è un peccato, è così bella!»
«Devo essere geloso?»
«No amore, tranquillo»
Detto ciò finalmente la ragazza dal viso sconosciuto uscì dall’ombra e camminò incontro ad Alan gettandogli le braccia al collo e baciandolo.
«Mi sei mancato»
«Anche tu stellina»
«Sei proprio bello!»
«Non vantarti!»
«Sai che quando lo dico mi riferisco ai tuoi occhi e a te come eri prima»
«Phoebe
«Okok, scusa. Pff, fa sempre così! Appena gli dici qualcosa sulla sua vita precedente si mette sull’attenti. Come se noi due non ne sapessimo niente, eh Georgia?»
«Giaà…»
«Vabbè, vieni qui che vedo cosa posso fare»
«Arrivo»
«Allora… direi che potremmo iniziare con la tinta. Tu sei castano scuro, vero?»
«Sì»
«Perfetto, facciamo un biondo chiarissimo naturale»
Dopo due ore i miei capelli erano tornati lunghi grazie a delle extension, ma al contrario di prima erano biondi e riccissimi.
«Wow!»
«Belli vero?»
«Sì»
«Ora facciamo le sopracciglia»
«Le sopracciglia?»
«Ovvio! Per rendere ancora più naturale questo colore in modo da farlo sembrare tuo»
«Avrò comunque la ricrescita»
«No, io vengo con voi. Ti aggiusterò sistematicamente in modo che sembri tutto naturale»
Mezz’ora dopo ancora anche le sopracciglia erano di un altro colore.
«Sembrò già un’altra persona!», esclamai guardandomi allo specchio.
«Già, non ce ne accorgiamo ma capelli e sopracciglia fanno molto»
«Cosa mi tocca ora?»
«Queste saranno le tue nuove migliori amiche»
«Lenti a contatto?»
«Sono lenti colorate. Azzurro ghiaccio. Ora provale, poi te le farò fare su misura». Misi le lenti e prima di guardarmi allo specchio per vedere il risultato finale mi girai verso Phoebe. «Sei bellissima!»
«Dici davvero?»
«Sì. Ora dovrai mettere su giusto un paio di chili. Passiamo però alle note dolenti: hai qualche segno distintivo che potrebbe smascherarti? Tipo nei o cicatrici?»
«Sì, ha un neo a forma di cuore nell’ombelico», intervenne Alan.
«E tu come lo sai Chris?»
«Chris?!», chiesi io confusa.
«Sì, Christian è il mio nome ora, io vivo già sotto falsa identità», mi spiegò lui con pazienza. «Comunque Phoebe, lo so perché la conosco da quando è nata!»
«È vero! Non c’è mai stato niente tra di noi, te lo posso giurare», affermai io andand in soccorso del mio salvatore.
«Ok, ti credo!»
«Eh certo! Perché te l’ha detto lei, mica perché te l’ho detto io, vero?»
«Ovvio. Comunque dobbiamo toglierlo. Mi va anche di culo perché essendo nell’ombelico anche se il segno sarebbe comunque stato minimo in questo caso sarà proprio invisibile»
«De-devi…?»
«Oh, no tranquilla! Non sarò io a farlo. A quello ci pensa Chris!»
«Alan?», domandai spaventata.
«Ti ricordo che ho studiato medicina mia cara!», mi ricordò lui.
«Dio che paura!»
«Ti addormento, ok?»
«Basta che poi mi risveglio»
«Non ti preoccupare, non ti lascerei mai a dormire per tutta la vita»
«Allora esiste ancora da qualche parte Alan!», esclamai sollevata.
«Zitta e ferma», mi ordinò lui indifferente.
«Come non detto!». Mi fece sdraiare su un lettino e mi cercò la vena sul braccio per inserirmi un liquido giallognolo. «Cos’è questa roba?»
«Il tuo sonnifero mia cara. Buon riposo Geo». Sorrisi, credo.
 
«Non dovrebbe già essersi svegliata?», chiese una voce un po’ spaventata.
«No, tranquilla, le ho dato una dose un po’ più forte. Almeno quando si sveglia non sente dolore, potrebbe addirittura non accorgersi. Inoltre aveva bisogno di riposo. Ha appena perso le persone a lei più care al mondo per la seconda volta»
«Mi dispiace così tanto per lei!»
«Anche a me. Ma non possiamo più farci niente. Nel momento in cui abbiamo deciso di vendicarci le nostre vite sono inevitabilmente cambiate»
«Hai detto che tu sei stato l’unico ad attuare questo piano… allora lei?»
«Ha fatto tutto da sola. Ma il suo desiderio di vendetta è rivolto solo ad Adam. Il mio invece riguarda tutti coloro che fanno parte di quel gruppo. Hanno costretto due povere ragazze a rischiare la propria vita per i loro interessi; hanno ucciso guardando negli occhi la vittima, schiacciandola come fosse una formica, senza pensare alla sua famiglia; si sono fatti padroni del mondo sostituendosi a Dio»
«Continuo a non capire perché voi due…»
«Siamo stati messi in mezzo, ci hanno rovinato la vita», concluse semplicemente la seconda voce.
«Mi dirai mai cosa ti hanno fatto?»
«Phoebe…»
«No, ascoltami per una volta! Voglio sapere perché vi sto aiutando. Io ti amo Chris, ma devo sapere. Non puoi continuare a tenermi all’oscuro se poi mi chiedi una mano»
«Hanno ucciso il mio migliore amico e la sua ragazza. Hanno rapito la loro bambina. Avevo promesso che l’avrei protetta»
«Chris…»
«Devo trovarla. Devo salvarla. Per questo mi stai aiutando»
«Cosa ti spinge a pensare che non l’abbiano ancora uccisa? Se sono tanto vili come dici, perché credi che sia ancora viva?», chiese Phoebe non capendo.
«Ho fatto in tempo a tenerla un paio di giorni. Le ho installato un microcip sotto pelle. Se fosse morta si sarebbe spento e all’inizio avrebbe segnato sempre un posto. Invece continua a suonare, il che significa necessariamente che lei è viva. È il suo sangue in circolazione ad alimentare il cip»
«Quindi tu sai dov’è!»
«Sì. Ma non posso ancora riprendermela. Non finchè non sarò sicuro di poterla salvare. Non posso rischiare di farmi scoprire, ucciderebbero entrambi»
«Ce la faremo Chris. La salveremo»
«Lo so… però hai ragione… mi è capitato tante volte di interrogarmi sul perché lei sia ancora viva…»
«Lo scopriremo. Stai tranquillo amore»
«Grazie Phoebe. Mi dispiace averti coinvolto in tutto questo gran casino», si scusò Alan.
«Sono stata io a trovare te. Io ti ho offerto il mio aiuto. Ero già innamorata di te. Potessi tornare indietro rifarei tutto da capo. Non ti angosciare». Phoebe lo abbracciò appoggiando la testa sulla sua spalla. A quel punto mi alzai dal lettino e barcollante mi diressi da loro.
«Come si chiamava?»
«Georgia. Da quanto sei sveglia?»
«Abbastanza da aver sentito ciò che nemmeno io sapevo. Così non è vero che Brooke ed Every si sono trasferiti. Sono morti. Loro sono…». Non riuscii a trattenermi e scoppiai in lacrime. Brooke, Every e Alan erano stati esattamente come me, Alex e Adam. Amici fin da piccoli, cresciuti insieme e vissuti sempre l’uno in funzione degli altri due. Erano i nostri modelli e i nostri complici.
«Non piangere Geo», esclamò Alan precipitandosi ad abbracciarmi come quando da piccola mi ero sbucciata il ginocchio imparando ad andare in bici con Adam e Alex «Vedi perché ho mentito? Eravate già troppo dentro. La verità vi avrebbe messe ancora più in pericolo»
«Non me la ricordo la figlia. Non mi ricordo nemmeno una Brooke incinta in realtà», dissi asciugandomi le lacrime.
«Si erano davvero trasferiti. Brooke sapeva che sua madre non avrebbe mai accettato quella gravidanza. Aveva solo 21 anni e ancora diversi anni di studi davanti per diventare un chirurgo. Si trasferirono e uscirono dal giro disperdendo le loro tracce. Per un anno andò tutto bene. Un giorno però Every dovette tornare all’ospedale dove facevamo lo stage perché sua sorella aveva avuto un incidente-»
«Me lo ricordo! Anna è rimasta in ospedale un mese», esclamai io ricordandomi dell’incidente. Lui annuì e continuò a raccontare.
«Fu Marcus a provocare quell’incidente. Marcus è il capo della banda. Il suo piano consisteva nel togliere di mezzo Brooke ed Every perché loro avrebbero potuto denunciare Marcus e la sua banda. Quel bastardo seguì Every fino a casa, dove nel frattempo io ero andato per tenere compagnia a Brooke e alla bambina. Every non si fidava a lasciarle sole. Quando ci accorgemmo che Marcus era arrivato e che presto sarebbero arrivati anche i suoi, Brooke ed Every mi lasciarono la bimba e mi chiesero di proteggerla. Opposi resistenza, non volevo lasciar morire i miei amici, perché questo sarebbe successo e io lo sapevo già allora. Ma Brooke mi si avvicinò, scosto la copertina dal volto della piccola e la guardò con un sorriso ebete “Vedi?” mi chiese “Tu e lei siete tutto quello che abbiamo io ed Every. Non abbiamo nient’altro che ci dispiaccia lasciare se non voi due. Ti prego Alan. Proteggila. Amala come se fosse figlia tua. Promettimelo Alan. Promettimelo.” “Te lo prometto” le dissi. Quei due pazzi sorrisero confortati dalla mia promessa e mi diedero la carrozzina con la borsa che conteneva tutto l’occorrente per i primi due giorni. Solo dopo realizzai che dentro avevano lasciato anche la nostra foto da diplomandi e un video per la piccola. Mi travestii e uscii di lì fingendomi un normalissimo padre che porta in giro la figlioletta. Feci appena in tempo», fece un lungo sospiro, poi riprese, «Si chiamava Faith. Bel nome, eh? Faith perché in lei avevano riposto la fiducia in un mondo migliore»
«Io… non lo sapevo Alan… avresti dovuto dirmelo! Io ho pensato solo al tradimento di Adam, quando in realtà dietro c’è molto di più!»
«Eri piccola. Ma non è solo questo: non ti avrei detto niente neanche se tu fossi stata più grande. Non lo avrei fatto neanche ora se non sapessi che ormai non puoi più tornare indietro. A questo punto è meglio che entrambe sappiate con chi abbiamo a che fare. Non ti aspettare che Adam si fermi di fronte a te, perché è un vigliacco e sa che Marcus potrebbe ucciderlo, o peggio torturarlo. Adam ti ama davvero, lo ha sempre fatto. Ma una volta che ti hanno preso sei loro per sempre. Non ti avrebbe tirata in mezzo, né te né la tua amica se non fosse stato obbligato. Vi avrebbero uccisi tutti e tre. O forse avrebbero ucciso solo voi due e lui l’avrebbero lasciato vivo a vivere una vita nella vostra assenza. Lui non ce l’avrebbe fatta e lo sapeva. Ha pensato che in fondo quello fosse il male minore. Adam ti amava a tal punto che dopo la tua aggressione ha capito che non gli interessava cosa sarebbe successo dopo, ma che tu e Alexandra eravate troppo importanti per lui e non poteva vedervi soffrire, così mi ha chiesto aiuto e abbiamo convinto Marcus a lasciarvi in pace raccontandogli qualche cazzata»
«L-lui… lui mi amava?». Alan annuì.
«E posso scommettere quanto vuoi che ti ama ancora e che probabilmente ti ha anche perdonata per la tua piccola vendetta qualche anno fa. Ma se lo conosco, e credimi, lo conosco bene, lui è uno che ragiona di pancia. Non sarebbe tornato tre anni fa se tu non fossi stata con Harry. È per questo che dobbiamo andarcene al più presto e cambiare nome. Le foto tue e di Harry stanno già facendo il giro di internet e lui le avrà sicuramente già viste. La gelosia lo avrà accecato e sia lui che Marcus saranno già sulle tue tracce. Ti verrà a cercare e si vendicherà per tutto perché preferisce continuare a recitare la parte dello stronzo piuttosto che ammettere la verità»
«Perché?»
«La verità lo mostra per quello che è: un debole che prende ordini da qualcuno più potente di lui»
«Non capisco…»
«E probabilmente non lo farai mai. Lui ha scelto la strada più semplice, quella che io e te non sceglieremmo mai», disse Alan baciandomi la fronte.







*Writer's corner*
Siccome la mia Clare ha deciso che si rifiuta di leggere la storia finchè non sarà completa devo aggiornare spesso (maledette migliori amiche!). Spero che la storia vi stia piacendo, così come piace a me. 
Un bacione, Ali <3

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Capitolo 3
*** Chapter 2 ***


Chapter 2
 
 
I've turned into someone else.
~ Miley Cyrus, Someone else










«Alan? Phoebe?»​, domandai allarmata quando svegliandomi non trovai nessuno.
«Siamo qua»​, disse la voce di Alan verso cui camminai.
«AAAH!»​, urlai spaventata.
«Sorpresa! Mi sei mancata micetta!»​, esclamò Adam.
«C-come ci hai trovati?»​
«Intuizione»​
«Non fare loro del male, ti prego»​
«Perché non dovrei?»​
«Perché tu vuoi me, non loro»​
«Oh, hai ragione. Ma il mio padrone vuole il tuo amichetto. E io voglio divertirmi un po’»​
«Ti prego Adam»​, dissi supplichevole.
«Non mi inganni più»​. Si girò e piantò un coltello nello stomaco di Alan.
«NOO!»​, urlai disperata lanciandomi a terra e iniziando a piangere.
 
 
«Georgia… Georgia sveglia!»​, disse qualcuno scuotendomi.
«Lasciami stare, non mi toccare!»​, urlai io.
«Georgia sono Alan. Era solo un sogno, solo un brutto sogno. Non c’era niente di vero. Tranquilla»​, mi tranquillizzò lui quando aprii gli occhi realizzando dove fossi.
«Tu… Phoebe… Ci aveva trovati. Adam ci aveva trovati»​
«Non è vero, anzi! I passaporti e tutti gli altri documenti sono pronti. Le nostre vite sono state scritte e inserite negli archivi, dalla nostra nascita fino ad adesso. Io e Phoebe stiamo andando a ritirare il tutto proprio ora»​
«Portatemi con voi, vi prego. Non lasciatemi da sola.»​
«Va bene, ma Georgia… Tra qualche ora staremo iniziando una nuova vita sotto falso nome. Se vogliamo vendicarci e trovare giustizia dobbiamo essere forti. Non ci sarà più spazio per queste scene. Dovrai essere forte. Inizieremo ad allenarci appena arriveremo»​, mi riprese poi con sguardo severo.
«Allenarci?»​
«Sì. Ti insegnerò a non aver bisogno di nessuno. Ti insegnerò a saperti difendere. Ti insegnerò a sopravvivere»​
«I-io…»​
«Ora andiamo. Ci siamo fermati qui fin troppo. Dobbiamo prendere i documenti e scappare»​
«Ma chi ti ha fatto i documenti?»​
«Un mio amico. Anche lui scappato da Marcus. Vive sotto falso nome da cinque anni ormai»​
«Quanti…?»​, cominciai a chiedere senza riuscire però a completare la frase.
«Quanti siamo?»​, continuò per me Alan. Annuii solamente, «Più di quanti immagini. Ma solo io a detta del mio amico sono “tanto pazzo da cercare vendetta”»​
«Oh»​
«Ora: Phoebe chiudi il magazzino, Georgia tu invece dammi una mano a portare in macchina i bagagli. Muoviamoci, Max ci aspetta fra 30 minuti»​
«Ok»​, risposi ancora scossa.
Quando arrivammo al luogo dell’incontro Alan ci ordinò di restare in macchina. Tornò dopo cinque minuti con una valigetta ventiquattr’ore in mano.
«Andiamo»​, disse solo rimettendo in moto la macchina.
«Prendiamo l’aereo?»​, chiesi io ingenuamente.
«No, andiamo in macchina. Sono troppo affezionato a Bridget per lasciarla»​
«Bridget?»​
«È la macchina… spesso mi trovo a domandarmi se mi tradisca con lei…»​, si intromise Phoebe alzando gli occhi al cielo.
«Naaah… però non la lascerei neanche due minuti in mano a uno sconosciuto»​
«Ti capisco benissimo Brò!»​, esclamai io.
«Davvero Geo?»​
«Ovvio! Chi lascerebbe mai una BMW Q5 in mano ad uno sconosciuto?!»​
«Non anche tu Georgia!»​, gemette Phoebe.
«Ma io amo le macchine… e le moto!»​, cercai di difendermi dalla donna.
«Vedi amore? Lei sì che è intelligente!»​, la prese in giro Alan.
«Come scusa?»​
«Scherzavo!»​
«Ti conviene!»​
«Sì, tranquilla»​, disse allungandosi a baciarla, prima di continuare con tono imperioso, «Adesso: prendi la valigetta, mettete tutti i nostri documenti in quella busta gialla che poi nasconderò in una cassaforte nella camera segreta della nuova casa; poi prendete i vostri portafogli e mettetevi dentro i vostri nuovi documenti – tu Phoebe sistema anche il mio per favore; quando avete finito lì ci sono tre buste ognuna contenente i fogli con scritte le nostre nuove vite più due sintesi sulle vite degli altri due. La cartelletta che rimane non toccatela. È quella con i documenti per la casa, e tutto il resto. Chiaro?»​
«Cristallino»​
Facemmo come ci era appena stato ordinato. Dopo aver sistemato i documenti vidi Phoebe tirare fuori le tre buste di cui parlava Alan e chiedergli quali fossero le nostre due buste visto che la sua era immediata essendo l’unico uomo. Lui indicò la prima e le disse di consegnarla a me.
«Questa è la tua Georgia, buona lettura»​
«Grazie Phoebe»​
«Un’altra cosa ragazze: dobbiamo abituarci a non chiamarci più con i nostri veri nomi. Da ora in poi siamo solo Noah, Eddison e Summer»​, guardai la busta che Phoebe mi aveva allungato e alzai gli occhi al cielo.
«Non potevi fare di meglio, vero Noah?»​, chiesi ironica.
«Mi spiace, è il primo nome che mi è venuto in mente…»​
«Un nome da stupida bionda! Ti odio»​
«Anche io ti voglio bene…»​
«Seh…»​, aprii la busta e inizia a leggere la mia nuova vita, «Sono tua cugina Noah»​
«Lo so. Quel dettaglio l’ho inserito io apposta per mantenere un contatto parentale tra noi due»​
«Anche la storiella dell’adozione l’hai decisa tu?»​
«No. Credo che Max lo abbia fatto per comodità. Così ci sono meno dettagli da sistemare»​
«E sono cresciuta come tua sorella»​
«Sì, mentre io e Pho-»​, si interruppe e continuò, «Eddison ci siamo conosciuti 5 anni fa»​
«Quando tu mi sei venuto addosso sulla spiaggia»​, aggiunse lei sorridendo.
«Esatto. Giocavo a pallone con i miei amici e non ti avevo vista»​
«Molto telefilm»​, commentai sarcasticamente ghignando.
«Concordo pienamente. Credo che Max si sia divertito molto»​
«Io che lavoro farò?»​
«Max ti ha inserito nell’archivio di una scuola di fumetto di Los Angeles, perciò non è stato difficile trovarti un posto in una redazione del luogo… Io lavorerò come medico in un ospedale e Eddison farà la parrucchiera in-»​
«Mi troverà subito»​ lo interruppi io.
«Come? Chi?»​
«Adam... Alan-»​, mi fermai grazie all’occhiataccia che mi mandò dallo specchietto retrovisore, «Noah… non posso disegnare. Chiunque mi conosca riconoscerebbe il mio modo di disegnare. Devo fare qualcos’altro»​
«Tipo?»​
«Non ne ho idea in realtà… so fare solo quello»​
«Facevi danza da piccola, no?»​, chiese dopo un minuto di riflessione.
«Sì, non ero neanche tanto male»​, sorrisi al ricordo delle lezioni di danza con Alexandra dalla signorina Doboaux.
«Guarda se Max ha scritto qualcosa in proposito…»​
«Sì… ha scritto che faccio danza ancora adesso»​
«Bene. Eddison prendi il mio telefono e chiama Max. Summer ha ragione. Bisogna toglierla al più presto da quell’archivio e bisogna disdire con quella redazione. Di’ a Max di inserirla invece in qualche buona scuola di balletto di Los Angeles. Potremmo farla assumere come insegnante di danza per bambine»​
«Cosa?!»​
«Zitta Summer. Con i bambini sei sempre stata molto brava. Ma questo significa anche che per una settimana il tuo compito sarà soprattutto quello di preparare una coreografia perfetta e di ripassare tutti i passi di danza. Poi ti presenti alla scuola di danza di Seattle con il curriculum e la coreografia e cerchi di farti prendere. Nel frattempo ci alleniamo anche. Non posso lasciare da parte la tua istruzione in campo di autodifesa e vendetta»​. Mentre noi parlavamo Eddison aveva chiamato Max e aveva sistemato tutto. «Grazie amore»​, le disse Noah.
«Quanto manca?»​
«Tanto. Dormi Summer»​
«Ok»​. Non ci misi molto a cadere in un sonno profondo. Mi risvegliai non so quanto tempo dopo pervasa da un senso d’ansia. «Noah?»​
«Sì, Summer?»​
«Hai un cellulare usa e getta non rintracciabile?»​
«Sì, perché?»​
«Ho un brutto presentimento su Alec. Ti prego, fammelo chiamare»​
«Va bene, ma stai molto attenta»​
«Grazie»​
«Alza il tappetino a destra, sotto c’è uno scomparto… lì dentro ci sono 15 telefonini usa e getta. Prendine uno. Non dire chi sei finchè non sei sicura che sia solo»​
«Ok»​. Composi il numero con le mani tremanti e aspettai che rispondesse.
«Pronto?»​, sentii dire dall’altro capo del telefono
«Buongiorno. Parlo con il signore Alec Lewis?»​
«Sì, sono io. Chi è lei?»​
«Sono Wendy»​
«Come?! Wendy, sei davvero tu?»​
«Sì, sono io. Possiamo parlare due minuti?»​
«Sono in compagnia»​, dal suo tono criptico potei capire anche di chi.
«Merda! Immaginavo»​
«Tranquilla piccola Wendy»​
«Come diavolo faccio a stare tranquilla Alec?»​
«Noi stiamo bene. Non ti preoccupare»​, abbassò la voce e aggiunse, «Me la so cavare»​
«Non sai con chi hai a che fare»​
«Penso un’idea di essermela fatta in realtà. Sai? Ieri è passato il riccio, voleva sapere dov’è Georgia»​
«Non parlare se non sei da solo»​
«Lo sono ora»​
«Ne sei certo?»​
«Sì, comunque… la ama ancora»​
«Non so dove sia tua sorella Alec se è questo che vuoi sentirti dire»​
«Mi manca. E sono preoccupato per lei»​
«Se la sa cavare, proprio come te. Preoccupati per te piuttosto. Ora devo andare. Stai attento Alec. Se non avete alternative scappate. Ciao»​
«È solo un arrivederci questo, vero?»​
«Addio Peter Pan»​
«Addio Wendy»​
Staccai il telefono e visto che eravamo in un autogrill buttai il telefono nel primo cestino che trovai, poi raggiunsi Eddison e Noah all’interno del bar e mi fiondai tra le braccia del mio “fratellone”.
«Lo ha trovato. Avevo ragione Noah: Adam è con mio fratello»​
«Lo avevo capito dal tuo tono. Tranquilla, ho già mandato qualcuno a sorvegliare la sua famiglia»​
«Perché mi dite tutti di stare tranquilla cazzo?!»​, chiesi furiosa, «Non posso stare tranquilla sapendo che mio fratello e la sua famiglia sono in pericolo per colpa mia!»​
«Hai buttato il telefonino?»​
«Sì… Noah?»​
«Sì, Summer?»​
«Mi fanno male i polpastrelli, me ne sono appena accorta. Cosa avete fatto?»​
«Ti abbiamo bruciato le impronte digitali e le abbiamo rifatte con un altro stampo»​
«Perché me ne accorgo solo ora?»​
«Deve essere finito l’effetto dell’antidolorifico. Ce l’ho in macchina, prendilo e mettiti anche la pomata»​
«Ma allora… quanto ho dormito?»​
«Due giorni»​
«Ah»​
«Ti ho… ti ho anche tolto il segno dello yang che avevi fatto con la tua amica»​
«Tu cosa?!»​, chiesi passando da uno stato di confusione a uno di imbufalimento. Mi tirai immediatamente su la maglietta fottendomene se eravamo in un parcheggio con altra gente e scostai il reggiseno per scoprire che aveva realmente fatto ciò che aveva appena detto e che al posto del tatuaggio troneggiava un cerotto di garza. «Perché cazzo, perché? Non si vedeva neanche!»​
«Bastava scostarti il reggiseno come hai fatto tu ora per vederlo»​
«Era nostro! Non avevi il diritto di togliermelo!»​
«Mi dispiace, ma tu non sei più Georgia»​, disse abbassando il tono di voce, «Georgia è morta. Tu ora sei Summer Lion, una ragazza acqua e sapone, dolce e solare che ama la danza e risponde a tono solo al cugino/fratello (ossia il sottoscritto). Tutto ciò che ti rendeva Georgia Leheman deve sparire. Perciò sì, ti ho tolto il tatuaggio.»​
«Ero il suo yang»​
«Hai usato il tempo verbale corretto: eri. Ora non lo sei più, lei non deve più esistere per te. E ora saliamo in macchina o non arriveremo mai»​
Rimasi in silenzio per il resto del viaggio cercando di memorizzare più dettagli possibili su questa nuova vita inventata e cancellando ogni mio ricordo. Li ripercorsi nella mia mente, uno ad uno e li archivia in un cassetto che non sarebbe più stato aperto. Avevo deciso io di vendicarmi e ora dovevo adattarmi. Sarei stata Summer Lion, una dolce ragazzina di città, bionda con gli occhi azzurro ghiaccio che avrebbero trasmesso calore e non freddo a tutti quelli che li avrebbero guardati. I miei occhi dovevano indicare purezza. Ma su una cosa Noah si sbagliava. Georgia Leheman non era morta. Era viva. Eccome se lo era. E il suo sarcasmo sarebbe sopravvissuto.









*Writer's corner*
Eccomi qui con un nuovo capitolo! Salutiamo Georgia e diamo il benvenuto a Summer (nel banner è la ragazza bionda (prestavolto: Dianna Agron, con i capelli biondi e ricci) tra Eddison (prestavolto: Kerry Washington) e Noah (prestavolto: Matt Boomer).

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Capitolo 4
*** Chapter 3 ***


Chapter 3

 
 
"What don't kill a heart only makes it strong,
It's the end where I begin."
~ The script, The end where I begin










«Summer, devi alzarti», mi scosse Noah cercando di svegliarmi.
«Non ne ho voglia», borbottai affondando la testa nel cuscino.
«Dobbiamo cominciare ad allenarci»
«Sono stanca»
«Non posso lasciarti dormire oltre, mi dispiace»
«Perchè?»
«Non puoi stare ancora molto senza saperti difendere e inoltre ti ricordo che devi iniziare a montare la coreografia»
«Eh che noia!»
«Giù c'è già il caffè pronto che ti aspetta»
«Caffè?», chiesi lanciando in aria le coperte.
«Sì. Un bel caffè nero e bollente e un brownie al cioccolato». Saltai giù dal letto e volai al piano di sotto. Sentii Noah ridere scendendo le scale e sorrisi mentre già ero seduta in cucina a mangiare.
«Io ti amo!», esclamai appena fece il suo ingresso in cucina.
«Summer!»
«Scusa Eddison, ma credo che ti fotterò il ragazzo»
«Non ci provare!»
«Noah vero che vuoi me?»
«Non avevamo deciso di dirglielo a cena?»
«Noah!», lo chiamò Eddison scandalizzata.
«Scusa Eddison, non volevo ferire i tuoi sentimenti...»
«Tu», disse indicandomi minacciosamente avvicinandosi a me.
«Stacci!»
«Io ti odio, come ti sei permessa?!», chiese Eddison incazzata come una biscia. A quel punto Noah mi si avvicinò e mi passò un braccio intorno alle spalle per poi abbassarsi a lasciarmi un bacio tra i capelli. Vedendo l'espressione di Son nessuno dei due riuscì più a trattenersi, così scoppiammo in una fragorosa risata.
«Ma tu ci credi pure? Ma quanto sei babba Eddison?», chiesi continuando a ridere. Noah si avvicinò a lei per abbracciarla ma la ragazza si scostò piccata.
«Fottetevi tutti e due!»
«Questa convivenza sarà divertentissima!», risi io.
«Summer?», mi richiamò lei.
«Sì?»
«Vaffanculo!»
«Mi accompagni?»
«Vacci da sola»
«Non so la strada, speravo che tu me la potessi indicare»
«No. Io esco»
«Dove vai?», chiese subito Noah.
«A fare la spesa e a conoscere i vicini sperando di incontrare anche l'idraulico per portarmelo a letto!»
«Come sei suscettibile», la presi in giro io.
«Tu cazzo ridi?! E tu cazzo dici?! Scherzi, vè?!»
«Certo che scherzo abnorme coglione! Non è un bello scherzo?»
«Okok... scusa... Ma poi è stata lei ad iniziare!»
«Mi spiace Eddison ma è troppo divertente vedere come ti scaldi non appena si tocca il tuo amato stoccafisso!»
«Mi hai dato della stoccafisso nana?!»
«Nana a chi?»
«Non mi dirai che credi veramente di essere alta!»
«Smettetela voi due! Sembrate veramente fratello e sorella, vi siete calati un po' troppo nei personaggi secondo me! Comunque io adesso vado a fare la spesa e a perlustrare un po' la zona. A dopo». Lasciò un bacio dolce e frettoloso sulle labbra a Noah e uno sulla fronte a me, poi prese la borsa e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle»
«Iniziamo dunque?», domandai io mettendo fretta a Noah una volta rimasti soli.
«Sei impaziente adesso?»
«Sì. Dobbiamo salvare Faith e io rivoglio Harry con me»
«Potrebbero volerci anni»
«Per questo dobbiamo iniziare subito. Tu hai Eddison e siete felici insieme, vi siete trovati. Io ho trovato la mia anima gemella. A quanti capita nella vita?»
«Nel tuo armadio ci sono già i vestiti per l’allenamento e anche tutto ciò che ti serve per danza»
«Di già? Come hai fatto?»
«Hai dormito un giorno intero. Io e Eddison siamo andati ieri a prendere le tute e tutto il resto»
«Dovrei smetterla di dormire così tanto!»
«Tranquilla, ne avevi bisogno. Ma da oggi si cambia registro! Alle dieci a letto e sveglia alle 5.00 a.m.»
«Che inferno! Non devo andare a scuola!»
«Ma ti devi allenare! E appena otterrai il lavoro dovrai allenarti e lavorare, perciò… mi spiace ma le cose stanno così!»
«Vado a vestirmi»
«Ti aspetto in palestra tra 5 minuti»
«Ok», annuii salendo in camera mia e aprendo l’armadio. Avevo una camera molto bella: limpida, pulita, essenziale. Notai appesi alle stampelle alcuni vestiti. Storsi la bocca. Summer non si vestiva per niente come Georgia! Scossi la testa e guardai nel cassetto la cui targhetta citava “danza”. Spalancai i miei nuovi occhioni azzurro ghiaccio e poco ci mancava che dovessi andare a prendere una bacinella per non creare un lago di bava. C’erano calze a maglia color carne, rosa e nere, body dei medesimi colori, 4 paia di scarpette: quelle con la punta, quelle morbide, quelle da tango e quelle da moderno, 2 coprispalla: uno nero e uno bianco, elastici per i capelli, nastri per lo chignon, forcine, una scatoletta con la pece e un porta CD con una ballerina. Cercai di riprendermi dallo stato di trance in cui ero entrata e, chiuso il cassetto delle meraviglie, aprii l’altro la cui targhetta recitava “allenamento”. Feci una faccia di disgusto appena notai che i pantaloni erano tutti leggins o pantaloncini/coulottes e le magliette coprivano tutte a malapena il seno. Perfetto. Tutto attillato e praticamente inesistente! Presi uno dei top colorati e stretch che popolavano l’armadio e un paio di coulottes. Se conoscevo bene Noah li aveva presi per un motivo preciso. Andai in bagno e mi vestii dopo aver fatto una velocissima doccia fredda lavando solo il corpo. Sciolsi i capelli – che precedentemente avevo legato in una crocchia alta per impedire che il getto della doccia li bagnasse – e con una spazzola li pettinai legandoli in uno chignon alto e ordinato. Gettai uno sguardo alla specchio e sospirai prima di uscire e chiudermi la porta alle spalle.
«Avevo detto 5 minuti», mi rimproverò Noah appena entrai in palestra.
«Scusa Noah. Ho avuto un orgasmo nel vedere il materiale per danza e poi un conato di vomito nel vedere il vestiario per gli allenamenti. È proprio necessario?»
«Sì. Comunque tranquilla: a breve arriveranno anche gli anfibi e le giaccone. Ma devi imparare a sopravvivere in qualsiasi ambiente con lo stretto indispensabile. Inoltre questi vestiti agevolano i tuoi movimenti»
«Immaginavo ci fosse dietro un motivo del genere», sbuffai.
«Iniziamo»
 

Dopo 3 estenuanti ore passate a correre, fare addominali, pesi e stretching, Noah mi lasciò libera di andare a farmi una doccia veloce perché era ora di pranzo. Disse che avrei avuto un paio di ore tutte per me ma che alle 4 avrei dovuto iniziar a danzare.
«Da domani la tua giornata inizia alle 5. Dalle 5 alle 6 andremo a correre al parco. Dalle 6 alle 8 ci alleneremo facendo addominali, pesi e stretching. Dalle 8 alle 8.30 potrai fare colazione. Dalle 8.30 alle 12 ci alleneremo sulle arti di difesa e di combattimento. Dalle 12 alle 13 pausa pranzo. Dalle 13 alle 15 avrai tempo libero. Dalle 15 alle 16 invece ci impegneremo nel progettare una strategia di attacco, devi saperti difendere e devi saper combattere, ma per farlo non basta la forza fisica. Dalle 16 alle 20 danzerai, almeno per questa prima settimana, appena inizierai ad insegnare dovrai dire che tu puoi solo in quelle quattro ore, tutti i giorni, ma solo per quelle quattro ore. Dalle 20 alle 21 ci sarà la cena. Dalle 21 alle 22 avrai un’altra ora a disposizione per fare quello che vuoi. Alle 22 però dovrai andare a dormire. Ti voglio riposata»
«Wow. Manco in carcere», scherzai io.
«Questa è una cosa seria Summer»
«Lo so Noah. Stavo solo sdrammatizzando. Vado a fare la doccia», dissi baciandogli una guancia. Salii le scale con le gambe doloranti e mi diressi verso la mia stanza recuperando l’intimo, un jeans e un maglione dall’armadio per poi fiondarmi in bagno sotto il getto dell’acqua calda. Uscii solo 20 minuti e tanti pensieri dopo. Mi vestii e mi asciugai i capelli lasciandoli ricci. Grazie alla permanente miracolosa che mi aveva fatto Eddison infatti i miei capelli non solo non erano più lisci, ma sembravano addirittura ricci naturali. Quella donna è un genio!
«È pronto il pranzo!», mi chiamò Eddison da sotto.
«Scendo!», urlai di rimando. Misi un paio di scarpe e truccai leggermente gli occhi con un filo di mascara.
«Allora?», mi richiamò lei scocciata.
«Sto arrivando!». Mi feci le scale di corsa e piombai in cucina con una fame da lupi, «Cosa si mangia?»
«Pasta alla carbonara!»
«Tu cucini italiano?»
«Mia mamma è di origine italiana e mi ha insegnato a fare la pasta. La nostra a confronto fra proprio cagare!»
«Concordo pienamente!», esclamai accomodandomi con grazia al tavolo, così iniziammo a mangiare ridendo e scherzando. Stare in loro compagnia era molto piacevole, anche se non era lo stesso che stare con i ragazzi. Mi mancavano come l’aria. Sospirai attirando su di me l’attenzione di Noah.
«Cos’hai?»
«Nostalgia»
«Summer…»
«Lo so. Non devo pensarci. Georgia non esiste più, me l’hai già detto». Guardai l’orologio e notai che mancavano pochi minuti alle 13.00, così mi alzai dal tavolo, lavai il piatto e sparecchiai la mia parte di tavola. Poi lasciai un bacio sulla fronte di entrambi i piccioncini e mi diressi al piano di sopra a prendere la borsa. Quando scesi presi il mazzo di chiavi che Noah mi aveva fatto fare e mi affacciai alla porta della cucina. «Vado in biblioteca ad iscrivermi, in libreria a comprarmi un libro e a cercare una fumetteria. Ci vediamo tra due ore»
«Stai attenta», mi avvertì il mio “fratellino”.
«Sì, paparino», risposi con una linguaccia.
Uscii di casa e respirai a pieni polmoni l’aria di Seattle. Non era Londra, ma ci andava vicino. Mi strinsi nel cappottino verde militare che Eddison e Noah mi avevano comprato il giorno prima insieme a tutti i vestiti che ora sarei stata costretta a mettere. Mi guardai intorno un attimo, osservando il quartiere in cui eravamo andati ad abitare. Quando varcai la soglia del cancello mi voltai indietro e lanciai uno sguardo alla casa che ancora non avevo avuto il modo di studiare. Era una bella villa, con uno spazioso giardino e un enorme cancello. Sorrisi pensando al modesto appartamento che solo fino a qualche giorno prima condividevo con Kyle. Un sospiro di frustrazione mi uscii dalla bocca nel ripensare a quante persone avevo amato e poi perso per uno stupido desiderio di vendetta. E ora ero qui. Spersa nella zona signorile di Seattle a piangere lacrime di coccodrillo su un errore che io stessa avevo commesso. Scossi la testa e mi incamminai verso il centro della città. La prima cosa che riuscii a trovare di ciò che cercavo fu una vasta libreria in cui vi era uno spazio dedicato ai fumetti. Lasciai vagare lo sguardo sugli scaffali finchè non scorsi la serie di fumetti che stavo cercando. Sorrisi e presi in mano il primo numero che non avevo ancora e mi spostai nello spazio dedicato ai libri di narrativa. Trovai un volume che conteneva alcune delle più belle leggende mitologiche greche. Sfogliai qualche pagina fino a quando non trovai ciò che cercavo: la storia di Atalanta. Decisi di comprare anche quel libro e con i due acquisti in mano mi diressi alla cassa. Uscita dalla libreria camminai fino ad un parco in cui mi addentrai senza pensarci. Stavo per sedermi su una panchina posta sotto una quercia quando notai che qualche metro più avanti si trovava la biblioteca. Mi diressi a passo di marcia verso l’edificio e fui piacevolmente sorpresa di scoprire che al piano terra vi era una hall molto allegra.
«Salve», mi salutò la bibliotecaria.
«Salve. Vorrei iscrivermi a questa biblioteca se possibile»
«Certo. Vieni pure più vicina, non ti mordo, giuro», rise lei mettendomi a mio agio. Parlammo qualche minuto mentre la donna mi faceva firmare alcuni documenti per fare la tessera. «Sarà pronta tra un paio di settimane»
«Grazie, molto gentile», la ringrazia e lei sorrise dolcemente. Notai sul grande orologio dietro la bibliotecaria che erano già le 14.00. Avevo ancora solo un’ora, «Sa per caso dirmi dove potrei trovare un bar non troppo affollato e tranquillo dove potermi mettere a leggere?»
«Proprio al piano di sotto», disse sorridente indicando il cartello che descriveva i piani della biblioteca: notai che effettivamente indicava un bagno e un bar al piano inferiore.
La ringrazia e scesi le scale trovandomi in un piccolo atrio che dava su un salone adibito a bar. Credetti di poter morire. Le tre pareti murate erano tappezzati da frasi e immagini tratte da libri e film, mentre quella che dava sull’atrio era divisa da una vetrata incisa con altre frasi. Guardai incredula davanti a me facendo vagare lo sguardo sulle poltroncine e i tavolini del bar. Era decisamente il mio paradiso. Forse vivere a Seattle non sarebbe stato così male, pensai. Vidi un ragazzo sorridermi da dietro il bancone facendomi cenno di avvicinarmi.
«Devi essere nuova. Non credo di averti mai vista qui prima d’ora»
«No, infatti. Sono arrivata in città solo da due giorni»
«Vuoi qualcosa da bere o da mangiare?»
«Sì, grazie. Un pan de chocolate e un the caldo. Dove posso sedermi?»
«Dove vuoi, ma io ti consiglio la poltroncina nell’angolino in fondo. Hai l’aria di cercare un po’ di tranquillità», mi consigliò il ragazzo riuscendo a capirmi al volo. Annuii e mi diressi timidamente dove mi era stato indicato. Quel ragazzo ci aveva visto maledettamente giusto! Le poltroncine si trovavano disposte a cerchio intorno ad un piccolo tavolino in un angolo della stanza. Tirai fuori dalla borsa i miei acquisti e iniziai a leggere il libro sulle leggende mitologiche greche, tenendomi il fumetto per la sera, chiusa al buio della mia cameretta.  «Ecco qui il tuo the e il tuo pan de chocolate», disse il cameriere sorridendomi.
«Grazie», risposi ricambiando il sorriso.
«Ti spiace se mi siedo qui un attimo con te?», domandò lui e io scuotendo la testa e tenendo basso lo sguardo chiusi il libro lasciando che le mie dita fungessero da segnalibro. «Come ti chiami?»
«Summer, tu?»
«Io sono Christian», rispose con un sorriso che si perse non appena notò il mio sguardo incerto che continuava a spostarsi in ogni punto della stanza per evitare i suoi occhi. «Ti sto dando fastidio?»
«No, ma… non ci stai provando con me, vero?»
«Cosa?! No, figurati! Sei indubbiamente una bellissima ragazza, ma non sei il mio tipo e soprattutto… io ho già una ragazza e la amo alla follia e non sono un tipo che ci prova con la prima che vede!»
«Scusa, non volevo darti del marpione, ma non conosco nessuno qui e tu sei così gentile e tutti quelli che mi parlavano prima ci volevano solo provare»
«Tranquilla. In realtà ad essere sincero mi intrighi. Non capita spesso di vedere una così bella ragazza che non ama stare in compagnia e che cerca di isolarsi volendo passare inosservata. Ti assicuro che non hai speranze di non essere notata. Inoltre non mi va che tu non abbia nessuno con cui parlare. Quindi… ti va se ci scambiamo i numeri e stasera esci con me, la mia ragazza e la nostra compagnia?»
«Io… io posso uscire solo dalle 21.00 alle 22.00»
«Non sei un po’ grande per avere ancora il coprifuoco?»
«Mio cugino è molto iperprotettivo»
«Capisco. Beh, potresti comunque venire a fare un giro con noi, giuro che ti riaccompagniamo a casa per le 22.00»
«Non voglio disturbare e creare problemi»
«Figurati! Anzi, sono sicuro che tu e la mia ragazza andrete d’amore e d’accordo…». Mi guardò speranzoso e io non potei far altro che annuire. «Perfetto! Mi segni il numero?», disse allungandomi il cellulare mentre io gli passai il mio. Dopo esserci scambiati i numeri riprendemmo i nostri cellulari e sorrisi vedendo come si era salvato.
«Modesto, mi dicono!»
«Ah, ma allora hai la lingua da donna!»
«Scusa, non volevo», mi scusai immediatamente cercando di nascondermi dietro i capelli.
«Scherzi? Ora sono anche più sicuro che tu e Sarah diventerete grandi amiche. Dove abiti?»
«Nella zona signorile, al numero 3»
«Erano mesi che aspettavamo di vedere chi sarebbe stato il prossimo riccone che avrebbe acquistato quella villa!»
«Beh, eccomi qui», sorrisi soddisfatta.
«Allora sei ricca sfondata!»
«Mio cugino è medico, la sua ragazza fa l’estetista»
«Capisco, e tu che fai?»
«Io… mi sto preparando per fare un provino in modo da essere presa come insegnante di danza alle bimbe»
«Insolito»
«In che senso?»
«Di solito una ragazza della tua età pensa a diventare una ballerina, non un’insegnante»
«Beh… non credo di essere abbastanza brava e poi io amo i bambini»
«Christian!», urlò una ragazza dall’entrata del bar.
«Parli del diavolo… Ciao amore, vieni», la chiamò lui. La ragazza si avvicinò e mi guardò molto male.
«E lei chi è?», domandò continuando a guardarmi diffidente.
«Sarah!», disse quasi con tono di rimprovero, «Lei è Summer, è appena arrivata a Seattle. Le ho chiesto di unirsi a noi stasera. Summer questa è Sarah»
«È un piacere conoscerti Sarah», mi rivolsi a lei timidamente. Ero appena arrivata, volevo evitare di trovarmi subito una nemica.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Writer's corner*
Ehi babies! I'm back! Sono stata obbligata ad aggiornare da quella psicopatica della mia tanto amata Clare (rischiavo sicuramente la tortura cinese se non l'avessi fatto!) e quindi... spero che il capitolo vi piaccia, anche se è solo di passaggio!
Baci, Alissya :*

 

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Capitolo 5
*** Chapter 4 ***


Chapter 4

 
"When you open your heart
and believe in the gift of a friend"

~ Demi Lovato, Gift of a friend


Alla mia amica Clare che mi ha donato la sua amicizia, grazie.
 








Erano già passati ormai sei mesi dal nostro trasferimento a Seattle. Inutile dire che ero stata presa come insegnante di danza - non che avessi altre possibilità se volevo salvarmi la pellaccia da Noah - e che gli allenamenti con il mio "fratellino" procedevano a gonfie vele. Ormai sapevo difendermi sia a corpo libero che con le armi; ero capace di infiltrarmi dove volevo senza farmi notare; e l'amico di Noah, Max, mi stava insegnando l'arte dell'hackeraggio via skype. Sapevamo di essere quasi pronti all'attacco, stavamo solo stabilendo un piano.
I ragazzi mi mancavano come l'aria, nonostante avessi trovato una compagnia meravigliosa: Christian era un grande amico, così come lo era Sarah con cui avevo legato non appena aveva capito che non mi interessava il suo ragazzo; nella compagnia c'erano inoltre due gemelle: Sasha e Sharon. Erano due tipe piuttosto stravaganti, dall’aspetto molto rock, anche se di rock quelle due non avevano niente; Damian era decisamente la persona che preferivo all'interno del gruppo. Era un ragazzo molto carino, ma soprattutto molto dolce e protettivo nei miei confronti. Credo che la nostra amicizia fosse scattata nel momento in cui mi trovò seduta sotto una quercia a piangere pensando al passato. Non gli raccontai niente, ma lui capii ugualmente; a tenere alto il tasso di divertimento nella banda ci pensavano Paris, una bionda ossigenata stupida come una gallina ma di una simpatia spaventosa, Daniele, un ragazzo di origine italiana molto espansivo e allegro, e Adrian, uno di quei ragazzi con il sorriso sempre sulle labbra.
 
Quel giorno ero uscita con Sarah, era una domenica, o meglio, la prima domenica in cui io, Eddison e Noah non eravamo andati a fare le nostre solite escursioni, perchè Noah aveva un importante operazione che non poteva lasciare ai suoi colleghi. Così armata della platinum card di Noah ero andata in centro a fare shopping con la mia amica.
«Come?!», chiesi con gli occhi fuori dalle orbite.
«Certo, non lo sapevi?!»
«No!»
«Io sono riuscita a prendere due biglietti in più, se vuoi uno è tuo», mi disse lei dolcemente.
«Sicura?»
«Assolutamente sì! Devi venire! Ci saranno anche Paris, Sasha e Sharon»
«Anche alle gemelle piacciono i 1D?»
«Sconvolta?», mi chiese sorridendo.
«Abbastanza! Non me lo aspettavo proprio!», risposi sincera.
«Sì, a giudicare dai loro gusti musicali sembra strano. Ma a quanto pare quelle cinque carote hanno talmente tanto fascino da aver colpito anche quelle due rockettare»
«Incredibile!»
«Beh, quindi, ci vieni o no?»
«Hai detto che sono in prima fila, vè?»
«Sì. Quindi...»
«Cartelloni! Iniziamo a farli domani, ok?»
«E' un sì?», chiese Sarah speranzosa.
«Certo! Quanto costa il biglietto?»
«Non ci provare, fai come se fosse il tuo regalo di compleanno», mi riprese lei.
«Non se ne parla», risposi categorica.
«Guarda caso il concerto è il 17 marzo, che a me risulta essere proprio il giorno del tuo compleanno, quindi... stacci!»
«Ma costa troppo!»
«Tranquilla, non è di sicuro un problema per me!»
«Non riuscirò a farti cambiare idea, vero?!»
«No, quindi non discutiamone più», esclamò lei felice di essere riuscita ad avere la meglio su di me.
«Okok, ma Christian? Non doveva raggiungerci con Damian?»
«Arriveranno a breve, staccava tardi perchè John non sta bene»
«Ok, che facciamo nel frattempo?»
«Andiamo a farci fare delle magliette per il concerto?»
«Che bell'idea! Sei un genio Sà!»
«Dai vieni, prendiamo la macchina». Io storsi la bocca alle sue parole e lei accorgendosene aggiunse, «E non fare quella faccia! Il centro commerciale si trova a uno kilometro da qui e io non sono te... potrei morire andando a piedi fino a lì!»
«Ok capo! Come comandi tu!»
Ci dirigemmo alla sua auto e ce ne andammo a fare shopping. Mi ricordai di quando Ale mi costrinse a provarmi un vestitino per la festa di Adam. Ricevetti talmente tante lusinghe da gente abituata a vedermi con felpone, jeans e scarpe da skater che, essendo una molto egocentrica e vanitosa, iniziai a vestirmi così ad ogni serata.
«Mi stai ascoltando Sum?!», mi chiese irritata dopo un po’, probabilmente accorgendosi che non avevo seguito una parola di quello che aveva detto.
«In realtà no, scusa Sà!»
«Ma che ho fatto io di male per meritarmi un'altra amica idiota?!»
«Come sei melodrammatica Sà!»
«Non faccio l'attrice a caso...»
«Oh mi scusi Barbra Streisand dei poveri...»
«Ma quanto sei stronza?»
«E tu quanto sei bionda?»
«Vedi che sei bionda anche tu scema!»
«Ma io sono nigga inside!»
«Cazzo c'entra?!»
«Non so, non ci stiamo rivolgendo accuse infondate?!»
«Perchè Dio, dimmi perchè!», disse alzando il volto al cielo e portando in alto le mani gesticolando.
«Oh, guarda, un cagnolino!»
«Dove?», disse distraendosi subito.
«L'ho detto io che sei bionda! La tinta non maschera la tua stupidità Sà!»
«Fottiti!»
«Aspetta che chiamo Chris per farmi aiutare...»
«Ti odio, stronza!»
«Mi eccita quando mi tratti male!», dissi iniziando a ridere.
«Una cogliona, ecco cosa sei!»
«Oh sì, continua così!»
«La smetti?!»
«Va bene...»
Ci spintonammo e continuammo il nostro giretto. Comprammo diversi completi nuovi e numerosi altri capi d'abbigliamento. Andammo a farci fare le magliette e prendemmo un gelato aspettando i ragazzi, che non tardarono ad arrivare.
«Ciao belle fanciulle!», ci salutò Damian venendomi ad abbracciare.
«Hei boysss!», risposi al saluto di Damian.
«Amore!», esclamò Sarah andando incontro a Chris, che finito di salutare la sua ragazza venne ad abbracciare me.
«Sarah, Summer... cosa sono tutte quelle buste?!», ci chiese Chris con gli occhi sgranati.
«I nostri nuovi acquisti naturalmente», dissi io sorridente.
«Donne!», esclamò Damian alzando gli occhi al cielo.
«Zitto Dami che voi siete peggio!», lo rimbeccai io.
«Non ha tutti i torti amico!», mi appoggiò Chris.
«Sarah... che ne dici di farlo tacere?», chiese a quel punto Dami.
«Damian!», urlò la mia amica piccata.
«Tranquillo brò che togliamo subito il disturbo. Bye bye piccioncini, io e Sarah abbiamo un impegno...»
«Sarah non mi avevi detto niente!», dissi io mettendo il broncio.
«Non farmi il labbruccio Sum! E poi sei con Damian!»
«Appunto! Ti prego non lasciarmi sola con quest'essere!»
«Se vuoi me ne vado, basta dirlo!», si intromise il ragazzo.
«Come sei suscettibile Dami! Lo sai che scherzavo!», esclamai abbracciandolo e baciandogli una guancia.
«Non sono dolcissimi, amore?», domandò Sarah con gli occhi a cuoricino.
«Decisamente, ma noi di più!»
«Chris, Sarah, non dovevate andarvene voi due?! Su su, forza andale andale!», urlai spintonando i due fidanzatini d’America.
«Guardala come non vede l'ora di stare da sola con Damian!», mi prese in giro Chris.
«Potreste evitare di parlare come se noi due non fossimo qui, per favore?! E comunque non vedo l'ora di stare sola con il mio migliore amico perchè lui mi vuole bene e voi no!»
«Certo certo... chissa cosa farete appena ce ne andremo!», continuò quello stupido del mio amico.
«Ma si può sapere come cazzo è che siete tutti convinti che prima o poi finiremo insieme io e Dami?!»
«Perchè... boh, non date l'impressione di due migliori amici!», rispose Sarah.
«Non mi sembra che ci baciamo o che stiamo accozzati tutto il tempo!»
«Io se Chris andasse in giro mano per la mano con la sua migliore amica gliela mozzerei quella mano di merda!», disse la bionda rivolgendo un’occhiataccia al suo ragazzo.
«Stai dicendo che ho delle brutte mani?», chiese Christian ingenuamente.
«Ma no scemo!»
«Scemo a chi?!»
«Guarda Dami, non è bellissimo quel vestitino? Devo assolutamente provarlo, vieni!», presi per la mano Damian che si lasciò trascinare di buon grado lontano dalla coppietta.
«Grazie Sum!», disse appena fummo soli.
«Tranquillo, non ne potevo più neanche io! Che facciamo?»
«Andiamo al parco a leggere?»
«Sììì!», strillai tutta contenta.
 
Passammo due ore seduti sotto la nostra quercia a leggere Cime tempestose, finchè non si fece l'ora di tornare a casa. Damian mi accompagnò in macchina e dopo esserci salutati suonai al campanello aspettando che qualcuno venisse ad aprirmi. Venne Noah che non appena mi vide sbarrò gli occhi.
«Cos'è tutta quella roba?!»
«Vestiti», risposi sorridendo teneramente.
«E con cosa li hai pagati?», indagò lui.
«Con la tua platinum ovviamente!»
«Ma come...?», guardò nel portafogli e constatò che effettivamente la sua carta non era lì. «Come diavolo hai fatto?!»
«Mi hai insegnato tutto tu, sicuro di non sapere la risposta?»
«Non ci credo!»
«Beh, test superato, no? Tieni la tua carta e grazie». Iniziai a salire le scale, per poi ricordarmi quello che mi aveva proposto la bionda qualche ora prima, «Ah, comunque Sarah e le altre mi hanno regalato il biglietto per il concerto dei 1D del 17 marzo»
«Non ci vai»
«Come scusa?!»
«Ho detto che non andrai a quel concerto»
«Scordatelo proprio che io non vada!»
«Tu fai quello che dico io»
«No. Io a quel concerto ci vado, eccome se ci vado, che ti piaccia o meno. Non puoi evitarmi di andare. Ho bisogno di rivederli, di risentire le loro voci. Perchè me lo merito. Siamo qui da sei mesi e io sto facendo tutto quello che mi chiedete di fare e anche di più. Non mi riconosceranno, ma io riconoscerò loro. Ho bisogno dei suoi occhi ancora una volta. Voglio vederli. Possiamo saltare un'altra escursione, no? Questo è il primo weekend che non andiamo in giro, possiamo saltarne un altro. Tu ed Eddison potreste andare da qualche parte e io potrei invitare qui le ragazze. Ve lo meritate anche voi e inoltre il 18 è il compleanno di Eddison, no?». Lo guardai e addolcii il tono di voce, «Per favore Noah»
«Ok», asserì lui arrendendosi.







*Writer's corner*
Buon sabato sera a tutte! 
Due capitoli senza i one direction e già mi mancavano... non potevo non farli sbucare fuori in qualche modo! Cosa succederà al concerto?
Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacione a tutte

 

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Capitolo 6
*** Chapter 5 ***


Chapter 5

 
"I know people change and these things happen
But I remember how it was back then
Locked up in your arms and our friends were laughing
~ Taylor Swift, If this was a movie

 
 








​«Siete pronte?», ci chiese Sarah urlando per sovrastare le urla delle fans.
​«Non so voi, ma io sto tremando!», squittì Paris.
Eravamo giunti finalmente al 17 marzo, giorno del mio compleanno, ma soprattutto giorno in cui avrei rivisto i ragazzi. I cancelli erano stati aperti da una mezz'oretta e noi avevamo già raggiunto i nostri posti. Il concerto sarebbe iniziato due ore dopo, così ci mettemmo comode a parlare e ridefinire i cartelloni.
Il tempo passò velocemente tra una risata e un urlo. Il concerto iniziò. Io ero seduta esterna, di fianco a me, a destra si trovava Sarah, mentre le due sedie a sinistra rimasero vuote. Quando la band di sostegno fu quasi giunta alla fine del suo spazio vidi del movimento in prima fila. Un omone, che riconobbi come Paul, stava probabilmente scortando qualcuno ai due posti rimasti liberi accanto a me. Solo quando le due ragazze si sedettero e Paul fu tornato nei backstage ebbi il coraggio di buttare un occhio per vedere chi fossero. Mi si mozzò il fiato. Accanto a me era seduta Alexandra, al cui fianco si trovava Perrie. Temetti di svenire e Sarah se ne accorse.
​«Ehi Sum, tutto bene?», mi chiese all'orecchio.
​«Sì», risposi balbettando, ​«Sono solo molto emozionata, tra pochi minuti i 1D saliranno sul palco!»
​«Già! Ammetti che ti abbiamo fatto proprio un bel regalo di compleanno!»
​«Non potevate farmi regalo migliore Sà!», lei mi sorrise e si girò chiamata da Sasha.
Quando mi voltai a guardare le mia migliore amica la trovai a fissarmi. Abbassai lo sguardo colpita dalla profondità dei suoi occhi che tanto mi erano mancati. Lo rialzai dopo qualche istante constatando che non aveva ancora spostato l'attenzione dal mio viso.
​«Ciao». Un altro colpo al cuore. La sua voce. La voce che tante volte avevo sentito spezzata dai singhiozzi o dalle risate, che tante volte mi aveva consolata o sgridata.
​«Ciao», le risposi flebilmente.
​«Ho sentito che oggi è il tuo compleanno»
​«Sì»
​«Sai, anche la mia migliore amica compie gli anni oggi. Ne compie ventidue»
​«Anche io»
​«Le somigli molto, potreste essere gemelle se non fosse per i capelli e per gli occhi... forse anche per il naso, il tuo è più alla francese del suo»
​«La tua migliore amica come si chiama?»
​«Aspetta...», richiamò l'attenzione di Perrie su di me. ​«Lei è... Oh, non ti ho neanche chiesto come ti chiami»
​«Summer, mi chiamo Summer». Ale soffocò una risata.
​«Perchè ridi?», le domandai trattenendo un sorriso.
​«Perrie... non trovi che sia incredibilmente simile a Geo?»
​«Sì, decisamente. Ma giusto fisicamente, non potrebbe essere più diversa di così da lei»
​«Concordo pienamente», affermò la frase della bionda. ​«Ridevo perchè Georgia effettivamente ti somiglia fisicamente, ma credo che caratterialmente sia il tuo opposto! E anche il nome... Summer... Scusa ma mi sono immaginata la reazione di Geo di fronte a te. Non volevo mancarti di rispetto, scusa, è stato scortese il mio comportamento»
​«Oh, non ti preoccupare»
​«Perrie, sai che è il suo compleanno?»
​«Davvero? Ma oggi non è anche il compleanno di Geo?»
​«Sì»
​«I casi della vita!»
​«Lo penso anche io. Comunque mi chiedevo, secondo te ai ragazzi farebbe piacere realizzare il sogno di una ragazza il giorno del suo compleanno?», domandò Ale con sguardo furbo rivolgendosi a Pez.
​«Sai che adorano realizzare i sogni delle fans»
​«Ci stai allora a venire con noi nel backstage dopo il concerto?»
​«Non posso, sono qui con le mie amiche»
​«Facciamo venire anche loro. Ci terrei davvero tanto a poterti fare questo "regalo" di compleanno»
​«Chiedo alle ragazze»
​«Allora è sicuro che verrete con noi», rise lei guardando quanto le mie amiche fossero elettrizzate all’idea di essere a quel concerto.
​«Sì, credo che tu abbia ragione!», esclamai sorridendo.
Inutile dire che le ragazze furono entusiaste della cosa. Scambiai ancora qualche parola con Alexandra e Perrie prima che la band di sostegno lasciasse il posto ai ragazzi. Vederli fu... indescrivibile! Le loro risate sul palco, le loro voci, i loro occhi... e poi lui. In tutta la sua perfezione. Strinsi a me il cartellone che avevo deciso di lasciare sul palco a fine concerto e che invece avrei lasciato nel backstage. Non lo avevo aperto, doveva essere solo per Harry. Niall e Zayn si spostarono nella zona del palco dove eravamo noi, o meglio, le loro ragazze. Entrambi sbarrarono gli occhi quando volgendo lo sguardo alle due intravidero me.  Niall fu il primo a riprendersi, mentre Zayn continuava a fissare i suoi occhi nei miei tentando di capire se fossi davvero io. Gli sorrisi e gli feci un occhiolino e lui sembrò paralizzarsi. Si riprese grazie ad una gomitata da parte di Liam e appena finì la canzone il pakistano confessò a Liam, Louis e Niall che io ero tra il pubblico. Niall annuì e si diresse dall'altro lato del palco dove Harry scherzava con Josh. Liam e Louis invece mi guardarono e un'espressione confusa si formò sui loro volti. Solo dopo altre due canzoni anche Harry si spostò dalla nostra parte del palco. Fu un attimo e i nostri occhi si incontrarono. Smise di cantare e si fermò in mezzo al palco con lo sguardo fisso su di me.
​«Harry Styles sta guardando proprio te?». Non riuscii a rispondere alla domanda postami dalla mia amica.
Mi sembrò che tutto si movesse a velocità accellerata: Perrie e Alexandra che mi guardavano realizzando chi fossi, Harry che scappava fuori dal palco, Louis che mi lanciava un'occhiataccia e lo seguiva, Paul che veniva a prendermi, probabilmente mandato da Louis... Sbattei le ciglia e tornai a vedere ciò che mi accadeva intorno. Paul mi scortò fino al camerino dei ragazzi, dove, un volta entrata, fui assalita da tutti e cinque.
​«Avete lasciato una canzone a metà e siete scesi dal palco! Siete impazziti???!», chiesi io urlando tentando di liberarmi dalla loro presa.
​«Cosa hai fatto?», chiese subito Louis.
​«Quello che era necessario, e proprio non capisco come abbiate fatto a riconoscermi!»
​«I tuoi lineamenti, le tue labbra, ma soprattutto il tuo sguardo...», rispose Niall.
​«Beh, almeno adesso so che devo farmi una cazzo di operazione di chirurgia plastica se non voglio che altri mi riconoscano!»
​«Georgia...», sussurrò Harry avvicinandosi a me con una mano alzata a volermi sfiorare la guancia.
​«Mi chiamo Summer! Il mio nome ora è Summer Lion, non vivo nè a Londra nè a New York, non sono una stronza e oggi è il mio fottuto compleanno! Adesso salirò con voi sul palco e voi direte a tutti che Perrie e Alexandra vi hanno inviato un sms per dirvi che compio gli anni oggi e voi avete deciso di farmi gli auguri di persona, vi rimettete a cantare LWWAY, e dopo di che non ci vedremo più, chiaro?», ordinai secca.
​«Come puoi parlare così?», domandò a quel punto Liam.
​«Io ho una missione da portare a termine, Noah aveva ragione, non sarei mai dovuta venire oggi. Purtroppo ciò che è fatto è fatto, Harry, questo è per te», dissi porgendogli il cartellone che tenevo stretto al fianco, ​«Ricordatevi che nessuno sarà mai tanto fiero di voi quanto lo sono io, nessuno vi vorrà più bene di quanto ve ne voglio io e nessuno ti amerà di più di quanto ti amo io amore mio» dissi accarezzando la guancia di Harry, ​«Purtroppo non sapevo a cosa stavo andando incontro vendicandomi di Adam, ora lo so e vi prometto che appena io, Noah, Max, Eddison e tutti gli altri ci saremo liberati del problema tornerò da voi. E non importa se ci vorranno sei mesi o cinquant'anni... Io tornerò da voi. E' una promessa e sapete che io mantengo sempre le mie promesse». Raccolsi una lacrima all'angolo dell'occhio di Harry e baciai dolcemente le sue labbra per poi fare un passo indietro e rialzare il mio muro di freddezza che loro stessi avevano abbattuto anni prima. ​«Ora andiamo», dissi imperativa.









*Writer's corner*
Buon natale ragazzuoleee! <3
Ed ecco il mio regalo per voi (soprattutto per te mia dolcissima e rompicoglionissima Clare)!
... Il tanto atteso ritorno dei ragazzi è avvenuto ma... cosa succederà ora? Summer ha una missione da portare a termine, e non vuole che i ragazzi ne siano coinvolti! Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio a tutte!
Alissya

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Capitolo 7
*** Chapter 6 ***


Chapter 6
 


"Chi vuole vincere impari prima a perdere
chi vuol tenere prima deve sapere cosa lasciare
chi vuole insistere impari prima a cedere
chi vuole amare prima deve imparare a rinunciare"
~ Fabi, Silvestri e Gazzè, Come mi pare

 






 
 
​«Ti avevo detto di non combinare casini cazzo Summer!»
​«Scusa Noah, non l'ho fatto apposta! Non volevo fare niente! A loro è bastato guardarmi negli occhi per capire che ero io. Non funziona, dobbiamo inventarci qualcos'altro!»
​«Fammi pensare», rispose Noah. Sospirò e si premette le dita sulle tempie massaggiando lentamente.
​«Non volevo toccare i tuoi lineamenti... Ti viene in mente qualche alternativa?»
​«Potrei fare una plastica al naso... In fondo ho sempre desiderato avere un nasino alla francese. Poi potremmo fare un nuovo taglio delle sopracciglia, e... Si possono aggiungere le lentiggini?»
​«Sì»
​«Perfetto! Potremmo trasferirci in Irlanda: saremmo molto più vicini al nostro obbiettivo, potremmo osservarlo meglio. Eddison potrebbe tingermi di nuovo i capelli e farmi sembrare una rossa naturale»
​«Significa cambiare di nuovo identità»
​«Potremmo inscenare la mia morte, magari per un incidente stradale, voi potreste trasferirvi in Irlanda con la scusa di dover cambiare aria e andreste dalla cugina di Eddison che poi sarei io. Così voi manterreste le vostre identità, tu potresti chiedere un trasferimento in un altro ospedale e Eddison uguale»
​«Ok. Pronta a morire?»
​«Accetti?», chiesi incredula.
​«Mi sembra un ottimo piano. Brava Summer. Hai imparato molto. Questa volta il nome vuoi deciderlo tu?», rispose Noah con uno sguardo fiero che spesso gli avevo visto rivolgere a me e Ale.
​«Voglio un tipico nome da irlandese... tipo Aislinn!», urlai.
​«Mi piace!», esclamò Eddison.
​«Andata quindi?», chiesi speranzosa rivolgendomi a Noah.
​«Andata!»
​«Perfetto!», sorrise entusiasta Eddison all'idea di dovermi di nuovo "modificare".
​«Quando morirò?», domandai invece io.
​«Tra una settimana può andare?», propose Noah.
​«Certo, intanto che facciamo?»
​«Visto che hai imparato molto e che è martedì che ne dici se per stamattina ti lascio la palestra libera? Così puoi ballare veramente e oggi pomeriggio vai a lavoro. Dobbiamo comportarci come sempre, nessuno deve capire la verità, ok?»
​«Va bene. Grazie Noah», esclamai felice abbracciandolo.
Corsi in camera a cambiarmi per andarmi ad allenare () e presi un CD preparato diverso tempo prima e mai toccato per paura che potesse scatenare in me troppi ricordi. Mi fiondai in palestra e notai che Noah aveva già spostato gli attrezzi di mezzo in modo da lasciarmi spazio per ballare. Inserii il CD nello stereo e premetti play. Le note dello schiaccianoci si diffusero per la stanza inibendomi i sensi. Cominciai a ballare trasportata dalla musica. Azzerai i pensieri. Annullai il mio corpo. Cancellai i ricordi in modo da non permettere loro di distruggermi.
Mi accorsi a malapena che la melodia era finita presa com'ero dal ballo. Bevvi un sorso d'acqua e mi avvicinai al registratore per estrarre il CD ed inserire quello per hip-hop. Appena chiusi la custodia, tuttavia, i ricordi bloccati fino a quel momento tornarono a galla. Io, mia madre e Ale nel salotto a ballare mentre Adam e Dean ci facevano un video. Iniziai a lacrimare accorgendomene solo quando avvertii le lacrime calde bagnarmi le guance. Le asciugai velocemente e una volta inserito l'altro CD tornai a ballare scaricando tutta la mia rabbia e frustrazione. Non avevo mai amato particolarmente l'hip-hop, ma in quei mesi avevo scoperto che questo genere di ballo e prendere a pugni il saccone mi erano di grande aiuto. Esaurii tutta la rabbia che portavo in corpo ballando per altre due ore. Decisi che forse era arrivato il momento di tornare da Noah ed Eddison, ma mentre uscivo dalla palestra notai che nell'angolo era stato lasciato un appendiabiti che conteneva una stampella alla quale era appeso un magnifico tutù in perfetto stile cigno nero (). Non resistetti e corsi a indossarlo per poi mettere la canzone del balletto che si trovava su una delle mie chiavette. Tornai al centro della palestra e inizia a ballare come se non ci fosse un domani, come se io fossi su un palco a ballare e il pubblico avesse occhi solo per me. Quando finii il pezzo mi guardai allo specchio e notai uno strano luccichio nei miei occhi che non vedevo da quando Harry mi aveva lasciato. Mi impressi quell'immagine in mente: io ancora nella posa finale del balletto con un'espressione così rara ormai sul mio viso, un magnifico tutù addosso, le note della canzone che si dissolvono e mille emozioni. Corsi a togliermi il tutù e indossai nuovamente i miei vestiti, poi mi diressi al piano di sopra in fretta e furia. Mi fiondai a fare la doccia, mi cambiai pronta per il lavoro () e mi misi alla scrivania a disegnare. Non mangiai quel pranzo e non prestai attenzione alle lamentele di Eddison e Noah, troppo impegnata a riportare su un foglio la me stessa di qualche ora prima. Solo quando il disegno fu completato e il colore asciutto mi alzai dalla scrivania accorgendomi di avere solo pochi minuti prima di dover andare a danza. Misi il disegno in una teca e l'appesi sopra al letto, prima di prendere il borsone e dirigermi al piano di sotto. Afferrai una mela e mi feci accompagnare in palestra da Noah come tutti i giorni.
​«Ci vediamo dopo», dissi salutandolo con un bacio sulla guancia.
​«A dopo piccolina», disse sorridendomi fiero.
Entrai con la sensazione che Noah avesse osservato tutte le mie mosse quel giorno. Sorrisi sapendo che fosse più che probabile conoscendolo. Entrai nell'aula in cui avrei tenuto lezione e sistemai le mie cose. A poco a poco arrivarono le mie bambine e realizzai che mi sarebbe dispiaciuto molto lasciarle. Sorrisi a tutte e iniziammo la lezione. Dopo un'ora le lasciai andare a casa e iniziai sistemare l'aula riponendo il mio materiale nel borsone. Mi sentii picchiettare su una gamba e mi voltai trovandomi davanti Sophie, una dolcissima bimba che partecipava alle mie lezioni.
​«Ehi piccolina, la tua mamma non è ancora arrivata?», le chiesi.
​«No»
​«Vieni, andiamo di là ad aspettarla insieme, vuoi?». Lei annuì incerta, così le presi la mano e insieme andammo fuori ad aspettare sua madre.
​«Summer...», chiamò la mia attenzione la piccola.
​«Dimmi piccola»
​«Ma tu conosci Harry?»
​«Harry?»
​«Sì, Harry Styles! Mia sorella mi ha fatto vedere un video dove tu sei sul palco con i 1D», spiegò lei innocentemente.
​«Ti piacciono?», chiesi invece io.
​«Sì, ma sai, io non li vedrò mai», rispose triste.
​«Come? Non dire così Sophie! Hai ancora tanto tempo per vederli»
​«No». La guardai confusa per quella risposta così categorica e rassegnata. ​«La mia mamma sta male. Ha il cancro. Lei sta morendo. Dopo che lei sarà andata io e Paison finiremo in un orfanotrofio»
​«Oh, Sophie! Non lo sapevo! Ma piccola, il tuo papà?», domandai subito preoccupata che quelle due bambine dovessero finire in un orfanotrofio.
​«Lui ci ha lasciate»
​«Sophie... vieni qua», dissi indicandogli di sederi sulle mie gambe. Le asciugai le lacrime che avevano cominciato a scorrerle sulle guance e l'abbracciai stretta al mio petto carezzandole i capell.i ​«Vedi Sophie, anche la mia mamma è morta e il mio papà non mi ha mai voluta, così io avevo un altro papà. Ma avevo anche tante altre persone che mi volevano bene. Ci sono i tuoi nonni e i tuoi zii. Stai tranquilla che non finirai mai in un orfanotrofio»
​«Noi non abbiamo nessuno. Siamo solo io, Paison e la mamma. La mamma sta cercando un bell'orfanotrofio, ma io voglio la mia mamma!», disse iniziando a singhiozzare.
​«Tranquilla Sophie. Troveremo una soluzione. Te lo prometto!»
​«Davvero?»
​«Sì. Te l'ho promesso», dissi porgendole il mignolino che lei subito afferò con il suo.
Sentimmo la porta chiudersi e vedemmo venirci incontro Noah accompagnato da una meravigliosa donna che intuii essere la madre di Sophie grazie agli occhi così somiglianti a quelli della figlia.
​«Sophie, tesoro scusa il ritardo!», disse correndo ad abbracciare la figlia per poi scusarsi anche con me.
​«Si figuri signora»
Sophie e la madre si avviarono all'uscita e io preso il borsone feci lo stesso al fianco di Noah. Quando uscimmo vidi Sophie corrermi incontro seguita dalla sorella che avevo già avuto il piacere di conoscere. Mi abbracciò le gambe e mi disse di abbassarmi.
​«Grazie», sussurrò al mio orecchio. Io le feci un occhiolino e l'abbracciai.
​«Non finirete all'orfanotrofio. Troveremo una soluzione. Non piangere che quando ridi sei più bella Sophs!». La bambina mi regalò un meraviglioso sorriso e, presa la mano di Paison, tornò alla macchina.
​«Cosa c'è?», chiesi a Noah notando che mi scrutava.
​«Le hai promesso che non finirà in un orfanotrofio. Come pensi di fare?»
​«Non ne ho idea. Ma non posso permettere che succeda una cosa del genere. Sono due bambine meravigliose. Noah...»
​«No, Summer! Non se ne parla neanche!», rispose forse intuendo già i miei pensieri.
​«Ma non ti ho nemmeno chiesto niente ancora!»
​«So già cosa vuoi chiedermi! Non possiamo coinvolgerle in questa storia!»
​«Non le coinvolgeremo! Ma tu e Eddison potreste adottarle...»
​«Chi è che potremmo adottare?», chiese Eddison spuntando fuori da non so dove.
​«Ma sei pazza?!», le chiesi portandomi una mano sul cuore.
​«Rispondi!», ordinò lei non lasciandosi depistare.
​«Due bambine. La madre è malata di cancro e loro non hanno nessun altro. La madre sta già cercando un orfanotrofio...»
​«Hai idea di cosa ci stai chiedendo, vero? Non siamo un coppia normale! E abbiamo già un'altra bambina di cui occuparci, o ti si dimenticata di Faith?», sbraitò Son.
​«Non me ne sono scordata! Ma... non posso lasciare che finiscano in orfanotrofio... potremmo trovare una soluzione...»
​«Lasciaci pensare, ok?», mi chiese Eddison. Io annuii semplicemente e salimmo in macchina, pronti a tornare a casa.









*writer's corner*
Doppio aggiornamento (così forse Clare la smette di fracassarmi le ovaie)!
Siete pronte a dire addio a Summer e ad accogliere Aislinn?!
Un bacio a tutte, Ali

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Capitolo 8
*** Chapter 7 ***




 

Chapter 7


"So baby if you say, you want me to stay
Stay for the night
I’ll change my mind"
~ One direction, Change my mind"
 






 
Quando Eddison entrò in camera mi trovò ancora una volta davanti al computer a captare quante più informazioni possibili riguardo i miei ragazzi. Perché non importava se avevo dovuto lasciarli, non importava se li avevo “traditi” e non importava neanche se in quel momento loro erano in un altro continente lontani da me… loro erano i miei ragazzi e io non potevo stare senza di loro.
«Ancora con quei video Sum?», chiese infatti Son.
«Sono tutto ciò che ho di loro»
«Ti mancano molto?»
«Sì… Li sogno, sai? Siamo di nuovo insieme e io sto con Harry. Ho bisogno di vederli, non hai idea di quanto mi manchino!»
«Sai che non ti è permesso», mi ammonì.
«Lo so e io in primis non voglio che succeda. Non posso esporli ad ulteriori pericoli!»
«Sei forte, non so se al tuo posto potrei farcela»
«Non sono forte, al contrario, sono fragile. E mi sto spezzando. Mi sembra quasi che dove dovrebbe esserci il cuore ci sia solo uno spazio vuoto. Ma non posso far altro che portare a termine questa missione se voglio che la mia vita torni a scorrere»
«È proprio per questo che ti dico che sei forte Sum! Hai perso tutte le persone a te care, sei rimasta da tu con la sola forza mia e di Noah eppure continui a lottare. Tu sai cosa vuoi e di cosa hai bisogno e vai avanti per riprenderti ciò che è tuo. Ammiro molto la tua forza»
«Grazie Eddison», sorrisi sincera. Ci abbracciammo ma fummo costrette a sciogliere l’abbraccio quasi subito per via di alcuni colpi insistenti alla porta. «Ci penso io», dissi ad Eddison mentre mi alzavo dal letto per andare ad aprire. Guardando l’orologio sopra la parete realizzai che non poteva essere Noah visto che oggi aveva il turno in ospedale fino a mezzanotte. Con una strana sensazione di formicolio allo stomaco mi diressi verso l’ingresso e guardai dallo spioncino per capire chi vi si trovasse al di là. Per poco non ebbi un mancamento e senza pensarci due volte spalancai la porta e tirai per un braccio l’ultima persona che mi sarei immaginata di vedere e che inaspettatamente si trovava proprio davanti a casa mia. Richiusi immediatamente e mi spostai verso la finestra per vedere se qualcuno fuori si fosse accorto dell’individuo che si stava togliendo la giacca appendendola all’attaccapanni con una calma tale che sembrava fosse di casa. Lentamente rimisi a posto le tendine e mi voltai verso il ragazzo accarezzandolo con lo sguardo. «Harry», sussurrai ancora incredula e sorpresa.
«Ciao amore mio», disse con tono dolce. La sua voce! Chiusi gli occhi e trassi un profondo respiro.
«Cosa ci fai a casa mia Harry?», chiesi riaprendo gli occhi e cercando di impostare un tono di voce distaccato.
«Mi mancavi Geo»
«Non mi chiamo più così…»
«Ah, già, ora ti chiami… Summer, giusto?»
«Sì, e tu non dovresti essere qui», lo sgridai.
«Lo so. Ma non sopportavo più di non vederti. Ho bisogno di te Georgia»
«Non chiamarmi così», rispondo infastidita.
«Summer chi era alla porta?», chiese Eddison scendendo al piano di sotto. Non ebbi neanche il tempo di rispondere o di far nascondere Harry che la mora (cambia colore di capelli ogni mese) si trovava già di fronte a noi. «Dimmi che non è chi penso che sia!», esclamò tra l’incazzato e il preoccupato guardando nella nostra direzione, «Devi andartene! Non puoi restare qui», disse poi rivolta al riccio.
«Mi scusi signorina, non volevo piombarle in casa in questo modo, ma ho bisogno di stare da solo con Summer per un po’», si scusò tranquillo Harry.
«Se Noah lo trova in casa ho paura che non ci sarà da inscenare la tua morte Summer!»
«Non lo saprà infatti!», dissi rivolgendole un’occhiata di rimprovero per ciò che si era lasciata scappare, poi continuai, «Lo porto nella mia stanza, e tengo d’occhio l’ora, in caso Noah torni quando Harry sarà ancora qui lo nasconderò nella cabina armadio. Tu per favore non ti far prendere dal panico e mantieni la calma, ok So?»
«Non chiamarmi così! Comunque va bene, ma ti prego stai attenta»
«Non ti preoccupare». Poi presi Harry per mano e lo trascinai in camera mia facendolo sedere sul letto mentre io mi occupai di chiudere la porta di camera mia a chiave. «Spero che tu abbia una buona scusa per esserti presentato a casa mia… come fai a sapere dove abito?!»
«Sono pur sempre Harry Styles, babe!», si pavoneggiò il ragazzo facendomi scappare una risatina. «Ma cosa vuol dire che non ci sarà bisogno di inscenare la tua morte?», chiese lui confuso.
«Non sono affari che ti riguardano!»
«Tutto ciò che riguarda te mi riguarda. Tu sei mia»
«Lo ero»
«No, lo sei ancora e continuerai ad esserlo. Ti amo e questo non cambierà mai»
«Ti amo anche io», dissi mentre le lacrime cominciavano a scendermi lungo le guance per quell’improvvisa dichiarazione. Harry mi tirò a sé stringendomi in un abbraccio e depositando un bacio tra i miei capelli.
«Mi sei mancata incredibilmente», sussurrò piano come se qualcuno potesse sentirci.
«Anche tu Harry…»
Mi strinsi più forte al suo petto e lui rafforzò la presa sui miei fianchi. Alzai il viso incontrando i suo occhi smeraldini e tutto tornò al suo posto. Il cuore tornò a battere e improvvisamente io tornai serena. Vidi che si soffermò a guardare le mie labbra e un brivido mi scosse portandomi a posare la mia bocca sulla sua. Le nostra labbra tornarono a modellarsi le une alle altre come se non ci fossimo mai lasciati. Dopo poco mi ritrovai stesa sul letto schiacciata dal corpo caldo di Harry. Gli tolsi la maglietta lasciandola cadere a terra e lui poco dopo fece lo stesso con la mia. Lo vidi sorridere quando si accorse che non avevo perso il vizio di girare per casa senza reggiseno e io gli strizzai l’occhio lasciandogli un bacio sul petto, all’altezza del cuore. Le sua grandi mani percorsero il mio corpo soffermandosi sui fianchi, stringendoli leggermente per poi accarezzare il mio ventre piatto e risalire fino al seno nudo. Portai indietro la testa accarezzando i ricci, che tanto mi erano mancati, toccandone di nuovo la morbidezza. Harry mi sfilò anche i pantaloni e fece lo stesso con i suoi, riposizionandosi poi sul mio corpo trovando uno spazio tra le mie gambe. Gli strinsi le cosce al bacino e con un colpo di reni ribaltai le posizioni trovandomi a cavalcioni su di lui. Iniziai a baciargli il petto fino all’elastico dei boxer che tolsi poco dopo. Iniziai a massaggiargli l’erezione, lasciando una scia di baci su tutta la lunghezza, ma Harry sembrava avere fretta, perciò ribaltò ancora una volta le posizioni e mi sfilò gli slip infilando subito un dito nella mia apertura. Sospirai per l’azione inaspettata e tirai leggermente i suoi capelli. Lui mi baciò e aggiunse un secondo dito. Questa volta gemetti – in parte per il dolore, dal momento che da quando ci eravamo lasciati non ero più andata a letto con nessuno – e soffocai il rumore mordendogli una spalla. Quando capì che ero pronta sfilò le dita e si sistemò meglio pronto a entrare in me. Mi guardò come per aspettare una conferma e io annuì prendendogli la mano e baciandone il dorso. Con una spinta decisa ma allo stesso tempo dolce mi penetrò facendomi inarcare la schiena. Gli afferrai le spalle e affondai le dita della carne quando le spinte iniziarono a farsi più veloci e profonde. Venne prima lui, dando un’ultima potente spinta facendo raggiungere l’orgasmo anche a me. Si mosse per uscire da me, ma io gli posai una mano alla base della schiena. Non ero ancora pronta a non sentirmi più piena di lui. Harry capì e mi depositò un bacio appena sotto l’orecchio.
«Ti amo», mi sussurrò dolce.
«Ti amo anche io, ora e sempre», risposi baciandogli la punta del naso.
Restammo in quella posizione per qualche minuto ancora prima che Harry rotolasse al mio fianco tirandomi per i fianchi in modo da far aderire la mia schiena al suo petto. Iniziò ad accarezzarmi i capelli e lo lasciai fare mentre disegnavo ghirigori immaginari sulla sua mano. Mille domande iniziarono ad affollare la mia mente e decisi di cercare la risposta almeno ad alcune di loro. Mi girai trovandomi con la fronte contro quella di Harry. Intrecciammo le gambe e ci scrutammo negli occhi per qualche istante finché non presi parola.
«Perché sei venuto qui?»
«Te l’ho detto. Mi mancavi»
«Sai che non puoi mentirmi, Harry. Non è solo per questo o non saresti venuto, come non sei venuto negli anni addietro». Harry sospirò prima di rispondermi e quando lo fece aveva gli occhi chiusi.
«Ho visto il cartellone che mi hai portato al concerto e ho ripensato a quello che ci hai detto quando ci siamo incontrati a New York. Ho capito che non potevo certo comprendere le tue motivazioni riguardo la tua vendetta e nello stesso istante ho realizzato che non mi sentivo tradito. Non so dirti, ma è stato come se improvvisamente avessi capito che non avevo niente da perdonarti e che non ero arrabbiato con te. Quando poi Ale ci ha detto del tuo disgusto a stare con Adam mi sono sentito un coglione. Certo, mi sento ferito perché so che il mio amore non è bastato per distoglierti dalla vendetta. E…»
«Harry… il tuo amore mi basta, mi è sempre bastato. Ma non so come spiegarti. È come se avessi sempre saputo che avrei dovuto vendicarmi, per me e per Ale. Ma non solo. È come se avessi avvertito che dietro alle azioni di Adam si nascondeva qualcosa di più grande e non avessi potuto evitare di vendicarmi. Ora che ci sono dentro e che Noah mi ha spiegato come stanno veramente le cose so di aver fatto la scelta giusta. Devo vendicarmi. Se avessi saputo prima la verità le cose sarebbero andate diversamente e magari non ti avrei mai conosciuto. Non avrei attuato quel tipo di vendetta su Adam, perché ora so che non basta. Si merita di marcire in galera per il resto dei suoi anni e con lui tutti gli altri. Non posso tirarmi indietro, troppe vite sono coinvolte in questa storia, troppi innocenti ne stanno e ne hanno pagato le conseguenze. Io e Ale siamo soltanto due di loro. Abbiamo un compito e dobbiamo portarlo a termine. Non posso stare con te o ti metterei in pericolo ed è tutto quello che voglio evitare. Tu non c’entri niente con questa storia e devi starne fuori, mi hai capito bene?!». Lui annuì e io proseguii, «Ti amo, ti amo con tutta me stessa e ce la metterò tutta per risolvere la situazione il prima possibile per tornare da te e dai ragazzi. Mi mancate come l’aria. Ti prometto che tornerò. Egoisticamente ti chiederei di aspettarmi ma sappiamo entrambi che non lo farò. Ti amo troppo per chiederti una cosa simile. Tu meriti di essere felice e io non so quanto ci metterò per tornare. Perciò tu vai avanti con la tua vita, te ne prego. Tornerò e quando tornerò sarai libero di tornare a stare con me, o di avermi solo come amica e so preferisci potrai mandarmi via. Ma lo deciderai solo quando sarà il momento opportuno»
«No»
«Cosa vuol dire no?»
«Significa che non ti lascio! Significa che io sono un cazzo di cantante famoso in tutto il mondo! Contatterò chi vuoi, ma voglio stare con te! Sono stanco di starti lontano e non ne ho più le forze»
«Tra sei giorni si terrà il mio funerale, Harry», dissi a quel punto sperando di convincerlo a lasciar perdere.
«Cosa stai dicendo?», chiese improvvisamente preoccupato.
«Significa che Summer deve morire. Qui non sono più al sicuro, non dopo ciò che è successo al concerto. Cambierò di nuovo identità e ci trasferiremo»
«Dimmi dove andrete»
«Non posso»
«Dimmelo Georgia!», mi ordina.
«Non posso, devo proteggerti!», esclamai esasperata.
«Ci penso da solo a proteggermi! Sai come ho fatto a trovarti? Ho chiesto ad un amico che lavora per l’FBI!», urlò probabilmente stanco quanto me.
«Chi? Cosa?», domandai ora preoccupata.
«Si chiama Max…»
«Non può essere… Max Mcoin?!», gridai con voce stridula.
«Sì, perché?»
«Perché è lui che ci sta aiutando! Lui ci ha fornito le nostre nuove identità… e se lui lavora per l’FBI allora Noah… Non posso crederci!», mormorai sconvolta.
«Cosa? Cosa sta succedendo?», chiese lui non capendo niente, dal momento che non sapeva come funzionavano le cose in quel mondo.
«Non lo so, ma se è come sospetto tra sei giorni non ci sarà il mio funerale, ma quello di Noah!», ringhiai alzandomi dal letto e raccogliendo i miei vestiti. Attraversai la stanza fino alla porta del bagno ed entrai sbattendo la porta dietro di me e buttando i vestiti nella cesta dei panni sporchi. Mi appoggiai al lavandino e guardai il mio riflesso nello specchio. Avevo gli occhi lucidi di rabbia, e la mascella tesa ma c’era qualcos’altro che a primo impatto non notai. Osservando più attentamente però mi resi conto che la rabbia presente nei miei occhi stava nascondendo un sentimento più forte: non erano solo lucidi di rabbia, ma risplendevano anche, per via dell’amore che Harry mi faceva provare. Mi sciacquai la faccia e tornai in camera camminando verso il mio letto dove Harry, seduto, si stava rinfilando i boxer. «Vieni», sussurrai prendendogli la mano e moderando il mio tono in modo da apparire di nuovo calma. Harry non fece domande e mi seguì in bagno. Chiusi la porta e mi ci poggiai contro strattonando il riccio che finì con il torace contro il mio. Gli cinsi il collo con le braccia e iniziai a baciarlo con bramosia mentre le mie gambe si allacciavano al suo bacino. Rimase un attimo rigido e capii che si stava trattenendo, così passai le mani tra i suoi capelli e premetti le labbra con più forza sulle sue. Lo sentii borbottare un vaffanculo per poi afferrarmi i glutei e schiacciarmi di più contro la porta. Sorrisi soddisfatta con la bocca ancora incollata alla sua e lui mi morse il labbro inferiore.
E mentre l'acqua della doccia ci lavava dai postumi di ciò che era successo poco prima sul mio letto noi ci completammo per la seconda volta in quella sera.
«Resta con me stanotte», sussurrai al suo orecchio quando ci sdraiamo sul mio letto a coccolarci.
«Resto», rispose baciandomi la punta del naso.









*Writer's corner*
Avere una scema come te per migliore amica significa essere costretta ad aggiornare tutti i giorni almeno con tre capitoli per vivere una vita pacifica e serena, ma nonostante questo io ti amo Clare!
Ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la mia storia e chi ha deciso o deciderà di recensirla! Un bacio a tutti, Ali «3

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Capitolo 9
*** Chapter 8 ***




 

Chapter 8

 
"And that was the day that I promised 
I'd never sing of love 
If it does not exist 
But darlin', 
You, are, the only exception"
~ Paramore, The only exception 

 







Io e Harry eravamo stesi sul mio letto a ridere e parlare di quello che ci era successo in quei mesi. Il tempo sembrava essersi fermato riportandoci nella nostra casetta situata nella periferia di Londra. Ricordavo che la mattina, nonostante potesse svegliarsi dopo, Harry si svegliava quando suonava la mia sveglia e scendeva a preparare la colazione mentre io andavo in bagno a prepararmi. Facevamo colazione insieme e poi, lasciandogli un bacio sulle labbra, andavo a scuola e al lavoro. Quando poteva passava a prendermi da Nando’s – e la metà delle volte Niall lo seguiva… non serve che io spieghi il perché – e andavamo a fare delle lunghe passeggiate prima di tornare a casa e ordinare cibo cinese o una bella pizza. Sorrisi ricordando quei momenti che mi ero stupidamente lasciata sfuggire tra le mani. Harry se ne accorse e mi guardò interrogativo.
«A cosa stai pensando?», chiese infatti.
«A te. A noi due. Stavo ripensando a come era la nostra vita e fantasticavo su come sarebbero potute andare le cose se io non avessi deciso di vendicarmi»
«Ci ho pensato anche io tante volte. Avevo intenzione di chiederti di sposarmi. Quella sera, quando ero in bagno, stavo guardando il telefono per chiamare il ristorante che avevo prenotato per la serata. Volevo chiederti la mano quel giorno»
«I-io…», balbettai incapace di formulare una frase di senso compiuto per quella sorprendente rivelazione.
«Non importa. Abbiamo ancora anni per pensarci», disse baciandomi la tempia.
«Tu volevi sposarmi?», domandai con voce stridula.
«Sì, ti sembra tanto strano?», rise lui.
«No… è che ho sognato così tante volte che succedesse davvero che ho perso il conto. Immaginavo noi nella nostra villetta con dei piccoli Styles che correvano per casa. Ma non ho mai pensato che anche tu potessi volerlo»
«Hai sempre dubitato dell’amore che provo per te. Ma io ti amo, più della mia stessa vita, e non importa se adesso devi portare a termine la tua vendetta e non sai quando ci rivedremo. Un giorno io ti sposerò e avremo tanti piccoli Styles che scorrazzeranno per casa e ci faranno impazzire. Ed io continuerò ad amarti e ad essere felice di averti al mio fianco»
«Ti amo»
«Anche io piccola», rispose baciandomi dolcemente. Mi accoccolai tra le sue braccia e restammo in silenzio, beandoci della compagnia l’uno dell’altra.
La porta al piano di sotto venne aperta e richiusa il più silenziosamente possibile. Sentii dei passi e un vociferare tranquillo. Decisi di scendere. Harry si era addormentato un quarto d’ora prima e liberarmi della sua presa ferrea sui miei fianchi non fu affatto semplice. Attenta a non svegliarlo chiusi la porta della mia stanza dietro di me e raggiunsi Eddison e Noah al piano terra. Eddison scossee la testa appena mi vide ma io non le diedi retta dirigendomi a passo spedito verso Noah. Lo afferrai per il colletto della camicia e lo attaccai al muro.
«S-summer», esclamò lui sorpreso della collera che lesse dentro i miei occhi.
«Ciao Noah. Ti sei forse dimenticato di dirmi qualcosa?!», sbraitai furiosa facendo scontrare la sua schiena contro il muro in un impeto di rabbia.
«Non so di cosa tu stia parlando», rispose cercando di mantenere la calma, ma capii dal suo sguardo che era nervoso e… spaventato?
«Oh, io credo proprio di sì, invece! Chi è Max Mcoin? E tu, tu chi sei Noah?»
«Cosa stai dicendo?»
«Sto dicendo che so che Max fa parte dell’FBI! Mi hai mentito Noah! Hai detto che ci sono diverse persone che ce l’hanno a morte con quel clan e invece? Invece tutte quelli che ci stanno dando una mano fanno parte dell’FBI… Perché non me l’hai detto? Io non c’entro nulla con questa storia porca troia! Non puoi mentirmi così su quello che stiamo facendo! Mi stai allenando per quello, non è vero?»
Noah sgranò gli occhi sempre di più ad ogni mia parola. Non oppose resistenza alla mia stretta, anche se sapevo perfettamente che avrebbe potuto farlo con facilità. Mi resi conto di aver urlato solo quando vidi Harry comparire in sala mentre si strofinava la faccia. Sbarrò gli occhi quando vide la situazione e in attimo fu dietro di me. Mi afferrò per i fianchi e mi strinse contro il suo petto mentre io continuavo a fulminare Noah. Quest’ultimo, finalmente libero dalla mia presa, si sistemò il bavero della camicia e mi fronteggiò.
«Cosa ci fa lui qui?», sibilò tra i denti.
«Non è di questo che dobbiamo parlare! Cazzo Noah, ti sembra corretto tenermi all’oscuro di una cosa così grande?»
«Senti… è vero, Max fa parte dell’FBI, ma io no. E non ti ho mentito quando ho detto che molte persone vorrebbero morti quei bastardi. Ma noi non facciamo parte dell’FBI! Max ci lavora solo per raccogliere più informazioni possibili. In realtà fa parte, come me, di un’organizzazione segreta, presente in ogni continente, che si occupa di liberare il mondo da questi parassiti. Mi dispiace non avertelo detto prima, e sì, ti ho allenata con tanto affanno anche per questo. Tu ci servi, ma nello stesso momento dobbiamo proteggerti. Sei una tessera fondamentale per la riuscita del nostro piano. L’unica che ha avuto contatti diretti con loro e che conosce Adam!», urlò. Moderando poi il tono di voce aggiunse, «Summer… forse è meglio se ti siedi, è ora che io ti dica tutto quello che so»
Harry mi strattonò il braccio il più delicatamente possibile e si sedette sul divano, sistemandomi sulle sue ginocchia, tenendo salda la presa sui miei fianchi. Eddison prese posto affianco a noi, mente Noah si accomodò sul divano di fronte. Capii quindi che neanche Eddison sapeva tutto e le strinsi la mano. Era arrivato il momento della verità. Noah iniziò a raccontare, mentre Harry mi accarezzava i capelli, sapendo che solo così poteva evitare che io mi alzassi e uccidessi Noah.
«Quindi tu mi stai dicendo che Adam è il figlio del capo clan?! E hai pensato bene di tenermelo nascosto per tutti questi anni?! Avrebbero potuto uccidermi!», gridai ora incazzata come una serpe. Sentii Harry tremare a quelle mie parole, ma ero troppo inviperita per prestare attenzione alla sua reazione per più di due secondi.
«Mi dispiace, ma anche noi lo abbiamo scoperto da poco. Ho parlato con Max e con James… tutto ciò che serve per inscenare la tua morte è pronto e ci siamo già messi in contatto con i membri del K6 in Irlanda. Sono pronti ad accoglierci e a darci una mano. Tu – o meglio Aislin – sarà presente al funerale di Summer in quanto cugina di Eddison. Poi ti spiegherò come faremo. Ripartirai la sera stessa e noi ti raggiungeremo la settimana dopo. Devi stare attenta. All’aeroporto verrà a prenderti Jason – fa parte del K6 in Irlanda e siamo amici di vecchia data, mi fido di lui. Per la prima settimana farai affidamento soprattutto su di lui, che ti porterà nella nostra villa a Dublino. Dirai di essere appena uscita dal college e inizierai a lavorare. Ci penserà Jason a spiegarti meglio cosa dovrai fare una volta lì. Appena arriveremo anche io ed Eddison ci metteremo subito a lavorare con il K6. Sono stanco anche io di questa storia. Dobbiamo finire il prima possibile. Spero di riuscire a riprendere Faith entro sei mesi al massimo»
«Sì, ma una volta presa Faith? Non penserai veramente che questo basti a fermarli!», cercai di farlo ragionare.
«No, di certo. Ma per ora dobbiamo pensare a salvare la bambina. In realtà abbiamo un piano per incastrarli tutti»
«Ho capito, mi spiegherai», dissi capendo che non avrebbe detto di più, non in quel momento in cui Harry era con noi. E pensandoci mi chiesi come mai ci avesse fornito tutte quelle informazioni in sua presenza. Mi alzai dalle gambe di Harry e prendendolo per mano lo feci alzare. «Bene, noi andiamo a dormire, buona notte», proclamai guardando intensamente Noah.
«Summer…», mi chiamò Noah.
«Cosa vuoi?»
«Non avercela con me…. Volevo tenerti il più lontano possibile da tutto questo», mi pregò.
«Ci sono dentro! Quindi dimmi le cose come stanno e basta. Ora buonanotte»
«Buonanotte»
«Buonanotte ragazzi», ci salutò Son, avvicinandosi e lasciandomi un bacio sulla fronte.
Io e Harry salimmo in camera mia e finalmente ci addormentammo abbracciati.
 
Il mattino dopo aprii gli occhi, richiudendoli subito per via del sole che illuminava la stanza. Mi svegliai, ancora con il sorriso sulle labbra per il sogno fatto. Mi girai sul fianco e mi accorsi che Harry sta ancora dormendo. In viso aveva dipinta quell’espressione che assumeva sempre durante il sonno, con le labbra a cuoricino e il volto rilassato. Gli baciai una guancia e gli spostai un ricciolo che gli era caduto sulla fronte. Lui allungò un braccio tirandomi a sé borbottando qualcosa. Il mio sorriso si ampliò, tanto che credetti che potesse venirmi una paralisi facciale perenne, e cominciai a baciargli tutto il viso. Lui non si scompose, anche se capii dallo sbuffo che gli era uscito dalle labbra che era sveglio e che stava cercando di trattenersi dal ridere. Per provocarlo iniziai a lasciargli una scia di baci che scese dalla mandibola fino all’elastico dei boxer. Sentii la sua erezione mattutina premere e cominciai a baciargliela attraverso la stoffa. A quel punto il riccio finalmente la smise di trattenersi e in un movimento fulmineo mi ritrovai premuta contro il materasso con il corpo del riccio a schiacciarmi.
«Hai intenzione di farmi impazzire?», mi chiese con voce roca.
«Ci sto riuscendo?», domandai io maliziosa.
«Assolutamente sì»
«Allora sì!», risposi tirandolo verso il mio viso e premendo le mie labbra sulle sue. Un gemito gli scappò dalla bocca quando infilai una mano nei suoi boxer.
«Summer, Harry, la colazione è pronta!», ci chiamò Eddison dalla cucina. Noi sbuffammo e restammo a coccolarci ancora per qualche minuto. «So che siete svegli, quindi muovete i culi e scendete!», ci richiamò la ragazza.
Soffocai una risata vedendo l’espressione sconvolta e imbarazzata di Harry. Poi con un colpo di reni mi ritrovai a cavalcioni su di lui e lo baciai a stampo prima di scendere dal letto e andare in bagno a vestirmi (). Quando uscii Harry era già vestito e stava rifacendo il mio letto.
«Oh, lascia stare. Faccio io dopo. Scendiamo a fare colazione, amore?»
«Sì, certo», disse prendendomi la mano e iniziando a scendere. Si fermò a metà scala e si voltò a guardarmi. «Cosa hai detto?!», mi chiese stralunato.
«Non ho detto niente. Harry, ma ti senti bene?», domandai preoccupata.
«No, prima… cos’hai detto?»
«Ti ho solo detto di scendere a fare colazione… oh!», esclamai capendo a cosa si stesse riferendo. Sorrisi e mi accostai al suo orecchio. «Ti ho chiamato amore», sussurrai.
«Ti amo»
«Anche io. Ma adesso basta o mi abituerò a sentirtelo dire e poi sarà peggio», dissi abbozzando un sorriso carico di amarezza.
«Ehi! Summer guardami!», proferì alzandomi il mento facendo incontrare i nostri occhi, «Io ti amo, ok? E questo non cambierà. Non mi interessa quello che dice Noah e nemmeno quelle che vuoi tu… sono adulto e vaccinato e non ho intenzione di stare ad aspettare mentre tu rischi la vita. Io non me ne vado. Resto. Ti amo e affronteremo insieme questa cosa! Non importa se sarò in Australia o in Messico… noi stiamo insieme. Adesso e per sempre. Io non ti lascio andare via, non di nuovo!»
«Harry...»
«No. Io ho bisogno di te e non tra dieci anni! Ho bisogno di te adesso»
«Va bene», risposi sospirando.
«P-puoi ripetere?»
«Ho detto che va bene»
«E da quando convincerti è diventato così facile miss testadura?»
«Da quando anche io ho bisogno di te», sussurrai al suo orecchio, come se quella frase dovesse rimanere un segreto tra me e lui.
 
 






*Writer's corner*
Eccomi con il secondo capitolo del giorno!
Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate di questo grande ritorno e delle nuove rivelazioni da parte di Noah!
Un bacio, Ali 

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Capitolo 10
*** Chapter 9 ***


Chapter 9

 
"Si dice che bello tornare alla vita,
che mi era sembrata finita
che bello tornare a vedere"
~ Noemi/Ivano Fossati, La costruzione di un amore
 








La mattina dopo Eddison ci venne a svegliare alle 9.00 e tutti e quattro insieme facemmo colazione. Scorsi le occhiatacce che Noah mi riservava ogni volta che io e Harry ci guardavamo o ci sfioravamo. Così ad un certo punto, stanca di essere osservata e giudicata, sbottai.
«Si può sapere quale cazzo è il tuo problema, Noah?»
«Voi due siete il mio problema! Hai intenzione di farci scoprire, Summer?!»
«Ma smettila di lanciarmi addosso merda! È ovvio che non voglio farci scoprire, ma come pensi che possa andare avanti senza di lui?!», domando imbestialita, «Noah, io non ne posso più! Non mi sentivo così felice e in pace con me stessa da quando… da quando ho iniziato la mia vendetta contro Adam! Ho bisogno di sapere che Harry mi ama, perché io non ho più nessun altro al mondo ormai! Nessuno che mi ami un decimo di quanto mi ama lui! E ancora devo capire come lui possa amarmi…», conclusi abbassando lo sguardo mortificata per il dolore che aveva provato per colpa mia Harry, il quale, leggendo i miei pensieri, mi strinse dolcemente la mano.
«E io chi sono scusa? Sono così insignificante che non mi riconosci neanche il bene che provo per te?»
«Non dire scemenze Noah! Tu sai benissimo quanto io ti voglia bene, tanto che ti ho sempre detto che prima di Alec io considero te mio fratello! Tu e Dean siete mio fratello e mio padre. Tu sei stato un punto di riferimento per me e Ale quando eravamo piccole e tutte e due abbiamo sofferto per la tua perdita! Poi mi hai contattata e mi hai cresciuta ancora una volta facendomi diventare quella che sono ora… sono forte e indipendente grazie a te. È merito tuo se sono capace di mantenere un certo autocontrollo e se sono in grado di andare avanti ogni giorno. Sempre tu mi hai insegnato ad aiutare il prossimo in tutti i modi possibili. Ti devo tutto. Se non fosse per te non sarei qui oggi e non mi riferisco solo agli ultimi avvenimenti… Ma tu sai che io non parlo di questo tipo di amore. So di non essere sola al mondo finché ho te ed Eddison. Ma non mi basta più… ci ho provato sul serio in questi mesi a ripetermi che voi due eravate tutto quello di cui ho bisogno, ma la verità è che mi serve Harry al mio fianco, perché è l’unico che vorrò per sempre con me. Quando questa missione sarà finita tu e Son potrete finalmente vivere come una vera famiglia, con Faith e magari anche con un figlio tutto vostro. È tanto volere la stessa cosa per me?»
«Summer, io…», iniziò Noah con tono di scuse.
«Non ho bisogno che ti scusi, lo so che volevi solo proteggere me e tutto quello per cui abbiamo lavorato. Non manderò a monte niente, voglio salvare Faith tanto quanto lo vuoi tu. Ma non manderò via Harry. Non deciderò di nuovo io per entrambi…»
«In questo caso… benvenuto in famiglia Harry!», esclamò il mio fratellone allungando una mano ad Harry.
«Grazie Noah», rispose il riccio afferrando la mano e stringendola. «Io vorrei… se c’è qualcosa che posso fare per voi e per la vostra missione… chiedete pure… Max sa che ci si può fidare di me»
«Ecco svelato come Summer sia venuta a conoscenza dell’attività di Max…»
«Già… ecco io non… non sapevo che anche voi lo conosceste e…»
«Stai tranquillo. Infondo Sum ha ragione, prima o poi doveva saperlo visto che anche lei è coinvolta in questa storia. E ti prometto che se avremo bisogno di una mano ti faremo sapere… anzi, forse so già cosa puoi fare», disse con un’espressione che non mi convinceva neanche un po’.
«Ok, ora che siete diventati super amici, tu vedi di non farti coinvolgere troppo e tu di non fargli fare cose improponibili, sono stata chiara? Ho detto che voglio un fidanzato, non un morto sulla coscienza!»
«Stai tranquilla sorellina, non ho intenzione di farlo fuori… potrebbe perfino starmi simpatico»
«Di male in peggio!», borbottai mentre tornavo nella mia stanza.
 
«E così vuoi un fidanzato, eh?», chiese Harry entrando in camera pochi secondi dopo di me.
«Uff, stai zitto!», mugugnai con la faccia nel cuscino.
«Sai… Noah è molto simpatico! Certo non si possono paragonare tra loro Alec e Noah, hanno due caratteri troppo diversi. Alec è molto posato, è gentile e disponibile… Noah invece è… è…»
«Un rompipalle? Un pazzo psicopatico? La miglior persona che io conosca?»
«Credo che l’ultima descrizione sia quasi perfetta… ma ti sei dimenticata di dire che ti ama immensamente! Mi spiegherai mai chi è veramente? E che ruolo ha avuto nella tua vita?»
«Forse… un giorno… o magari mai», risposi alzando la testa dal cuscino per fargli una linguaccia.
«Ah, è così? Allora… solletico!»
«No, no ti prego», esclamai cercando di allontanarmi da lui senza successo.
«Oh no! Devi chiedermi scusa»
«Mai!», urlai piegata in uno spasmo di risa.
«Sicura?», mi chiese iniziando a muovere più velocemente le sue dita sui miei fianchi e sul mio stomaco.
«Ok, ok… scusa!»
«Non mi basta! Voglio sincerità e un ti amo non darebbe fastidio»
«Tu… tu pretendi troppo», cercai di dire tra le risate.
«Io posso continuare così ancora quanto vuoi», mi minacciò mentre mi guardava dolcemente contorcermi sotto di lui per le risate.
«Ok, ma devi fermarti se vuoi una dichiarazione in stile romantico», dissi cercando di convincerlo.
«Va bene, ma non credere che ti lasci andare», disse alzandosi dal mio corpo prendendomi in braccio, per poi sedersi con la schiena appoggiata alla testiera del letto e sistemarmi meglio sulle sue gambe. «Bene, ora puoi iniziare!», proclamò sorridente.
«Io in realtà vorrei cominciare questa dichiarazione obbligata», dissi guardandolo male e ricevendo in cambio un sorrisino in grado di riportare la serenità nel mio cuore, «chiedendoti scusa ancora una volta per quello che ho fatto… non ho mai avuto intenzione di ferirti, tu che sei la prima persona, dopo quello che è successo con Adam, ad aver portato pace nella mia vita. Mi ricordo che al liceo ci spiegarono la filosofia stoica e io ne rimasi affascinata. Vedi, gli stoici puntano all’athalassia, ossia all’assenza del dolore e per farlo si sbarazzano dei sentimenti. Ecco, io ho aspirato all’athalassia per molti anni prima di conoscerti, e lo facevo proprio nel modo in cui pensavano che andasse fatto gli stoici: liberandomi dei miei sentimenti e nascondendoli dove non era possibile che gli altri, e forse anche me stessa, li potessero trovare. Poi salti fuori tu, con il tuo nido di rondini, il tuo sguardo malizioso, i tuoi sorrisini provocanti, e quella tua voce roca e gentile che mi ha permesso di tornare a sentire i suoni dopo tanto tempo. E ho visto il mondo attraverso i tuoi occhi, con i tuoi colori, e ho respirato il tuo odore, imparando a conoscerlo come se fosse il mio. E in quel momento ho capito, quel giorno al parco, stretta tra le tue braccia, con le mie labbra a contatto con le tue, ho capito che era quella l’assenza del dolore che tanto avevo cercato. Tu e tutto l’amore che hai per me sono stati l’unica mia medicina. E mi dispiace così tanto averti fatto soffrire! Quando ho visto Adam fuori casa mia quel giorno ho riprovato tutto il dolore che avevo vissuto quando lui mi aveva lasciato. No, dire che mi ha lasciato non fa capire neanche un decimo di ciò che ho sofferto per colpa sua! Ma non è di lui o della rabbia che provavo per lui che voglio parlare. Io ti amo e ti sono così grata per questa seconda possibilità che stai dando noi. Mi sei mancato immensamente questi anni e mi dispiace che ci troviamo in questa situazione. Non avrei voluto questo per noi. Ma sono sicura che andrà tutto bene e anche noi avremo la nostra assenza di dolore un giorno. E ti amo, ti amo con tutto il cuore. Ti amo perché sei stato l’unico in grado di scoprire la vera me e di starmi accanto comunque. Ti amo perché anche adesso sei qui con me nonostante tutto. Ti amo perché sei speciale anche se tu non te ne rendi conto. Ma soprattutto ti amo perché senza te non ci sarebbe questo meraviglioso noi capace di creare l’arcobaleno dopo la tempesta. Perciò grazie amore mio», conclusi il discorso con una sincerità immensa. E non mi accorsi neanche che una lacrima stava solcando il mio viso. Riaprii gli occhi che non ricordavo di aver chiuso e li puntai in quelli smeraldini del mio grande amore. Notai che anche lui si era commosso e poche lacrime scendevano dai suoi occhi sempre così sensibili. «Mamma mia come sono brava!», dissi facendo la scema per alleggerire l’atmosfera. Riuscii a farlo ridere trovandomi così a ridere anche io contagiata dalla sua risata solare.
«Ti amo», disse lui semplicemente prima di baciarmi.
In pochi secondi ci ritrovammo sdraiati sul letto e, avidi del corpo l’uno dell’altra, ci spogliammo. Con indosso solo i boxer Harry si alzò e chiuse la porta della mia camera a chiave prima di tornare da me con un sorriso capace di farmi scoppiare le ovaie. Facemmo l’amore ancora una volta senza pensare che ormai il tempo scorreva e che solo quattro giorni dopo sarei dovuta sparire. Avevo appena detto che non avrei preso di nuovo decisioni per entrambi, ma non potevo permettere che lui si mettesse in pericolo per me. Lo conoscevo bene e sapevo che non sarebbe stato capace di mantenere il sangue freddo. Così come sapevo che non era capace di tenere un segreto con i suoi amici.
«Ti amo», dissi guardandolo dolcemente quando ci sdraiammo uno accanto all’altra.
«Non mi lascerai, vero?». Io sospirai astenendomi dal rispondere. Come potevo dargli delle risposte quando nemmeno io le avevo?









*Writer's corner*
Buon anno nuovo belle fanciulle!
Ecco il primo capitolo di questo 2015! Spero che vi piaccia e che vi vda di farmi sapere cosa ne pensate! 
Una bacio a tutte, Ali

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Capitolo 11
*** Chapter 10 ***



Chapter 10

 
"Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici
per il semplice caso di avere incrociato il nostro cammino."
~ Paul Montes, L'albero degli amici

 








Harry era andato via quel pomeriggio, lasciandomi con un bacio e la promessa che ci saremmo rivisti presto. Così io, serena e innamorata più che mai, mi ero messa a fare gli scatoloni, impacchettando solo quello che sicuramente avrei voluto avere anche a Dublino. Lasciai la maggior parte dei vestiti nell’armadio, poichè a Dublino sarei entrata a far parte di una crew, quindi mi sarei vestita in modo più provocante in certe occasioni e più street in altre. Decisi di portare solo le tute per gli allenamenti e alcuni body e tutù che mi piacevano particolarmente. Misi sulla sedia il mio paio di jeans preferiti da mettere il giorno dopo il mio funerale e preparai il vestito che avrei indossato in quanto Aislinn. Finii poi di inscatolare le mie foto e i miei disegni, i miei libri e i miei film preferiti. Misi in un borsone un paio di completi per vestirmi, una tuta, gli effetti personali e la parrucca che Eddison mi aveva fatto avere il giorno prima. Guardai la camera ormai spoglia per poi chiudere la porta e andare in palestra. Indossavo un paio di culotte nere e un top bianco (). Feci dieci minuti di corsa sulla ciclette, aumentando gradualmente la velocità, poi saltai la fune per un po’. In seguito passai ai pesi e agli addominali. Dopo quaranta minuti dal mio ingresso in palestra decisi che era arrivato il momento di mettermi a fare boxe. Dopo una decina di minuti che prendevo a pugni il sacco entrò Noah vestito anche lui con una tuta. Venne a tenermi fermo il sacco guardandomi malinconico.
«Che c’è?», gli chiesi stufa del suo sguardo tirando un rovescio più forte degli altri che fece indietreggiare leggermente il mio fratellino.
«Ottimo pugno!», si complimentò non rispondendo alla mia domanda.
«Allora? Parla Noah!»
«Mi dispiace. Se ti avessi detto tutto subito non saresti qui adesso. E mi dispiace ancora di più che tu non sia felice… non ho mai desiderato altro per te e per Ale, e mi dispiace così tanto che nessuna delle due sia completamente felice della propria vita. Tu lontana dal tuo ragazzo e lei lontana da te. Ed è inutile negarlo mi dispiace ancora di più perché stiamo andando incontro all’ignoto e potrebbe non finire tutto come abbiamo previsto…»
«Noah… io so quello che faccio! Solo facciamolo velocemente», risposi io semplicemente, «E non solo per me, ma anche per te e per Faith»
«Stai bene?»
«Certo che sto bene, non fare domande idiote!»
«Sei pronta?»
«Babe, io sono nata pronta! E poi che sarà mai! Mi metto nella bara fingendomi morta, cosa lì mi fa da controfigura come Aislinn, quando mi fate un cenno esco dalla bara e mi tolgo la parrucca, cambio il vestito in tempo record e do il cambio alla controfigura. Quando dovrete presentarmi toglierò il cappello. Tutto chiaro! Ce la posso fare!»
«Devi stare calma, nessuno deve sospettare nulla!»
«Lo so, me lo hai già ripetuto ottocento volte! So cosa fare e sono in grado di farlo! Ora smettila di mettermi così tanta ansia!», chiusi il discorso tirando un calcio laterale piuttosto potente che fece perdere la presa sul sacco a Noah.
«Cazzo!», esclamò lui.
«Tutto merito del maestro», sorrisi ammiccando mentre mi allontanavo in direzione dello stereo. Accesi la musica mettendo un brano di contemporanea e sciogliendo i muscoli abbandonandomi alla musica. Ballai ininterrottamente per venti minuti mentre la musica cambiava, trasformandosi in musica da street e musica hip hop. Quando giunse il brano del lago dei cigni ballai con tutta l’anima, non vidi neanche che Noah si era fermato dal suo allenamento per guardarmi. Mi accorsi della sua presenza solo quando partì il brano successivo, un altro pezzo di contemporanea. Il suo petto nudo entrò in contatto con la mia schiena. Aprii gli occhi che avevo chiuso la canzone precedente e sorrisi al nostro riflesso. Ballammo insieme fondendoci con la musica. Mi ero dimenticata quanto fosse bello ballare con un partner. Quando anche quella canzone finii ne partii una da street e insieme ci scatenammo ridendo e facendo gli scemi. Phoebe entrò proprio in quel momento guardandoci stralunata. Le sorridemmo e dopo esserci scambiati uno sguardo le saltammo addosso e la trascinammo in mezzo alla palestra con noi. Dopo un paio di passi anche lei si lasciò andare e ci divertimmo tutti insieme.
 
Quella notte andai a dormire tranquilla, consapevole che nonostante gli anni e la situazione il mio rapporto con Noah non era cambiato di una virgola. Era stato proprio Alan, infatti a convincere i genitori miei e di Ale a farci iscrivere a danza. Era stato il nostro maestro insieme ad Brooke. Quando le cose erano ancora belle, e la nostra adolescenza era ancora normale. Quella notte mi addormentai con i baci di Harry nella mente, la musica nelle orecchie e il sorriso di tutte le persone che amavo impresse negli occhi.
E quando giunse la mattina mi alzai di buon grado. Feci colazione e mi preparai per incontrare i miei amici (). Sasha e Sharon furono le ultime ad arrivare, come al solito. Passammo tutta la mattina insieme divertendoci e ridendo. A pranzo andammo al McDonald’s.
«Non è possibile! Sarah come cazzo fai a mangiare tutta quella roba e ad essere così magra?!», chiesi sconvolta vedendo che la ragazza aveva appena ordinato un Mcbacon menu grande, un cheesburger e una scatoletta di crocchette da 9.
«Ho il metabolismo veloce!», rispose ridendo.
Un flashback improvviso mi colpii facendomi perdere per un momento la presa sul panino che stavo mangiando.
 
«G andiamo a mangiare?»
«Mi prendi per il culo Ale? Sono le undici di sera, non dirmi che hai fame!»
«Invece sì, gnuffi! Dai, andiamo a mangiare, ti pleeego»
«Poi un giorno mi spiegherai come fai a mangiare così tanto ed essere così magra, no perché io devo stare attenta a quello che mangio o rischio di diventare centottanta chili e tu mangi a quattro palmenti»
«Il segreto è semplice… Il mio metabolismo è il quadruplo più veloce del tuo»
«E te pareva, tutte le fortune agli altri»

«Disse quella che ha un fisico da urlo e un visino che piacerebbe anche ad un cieco»
«Ahahah no Ale per favore non rincominciamo! Comunque andiamo dai, ti porto a mangiare qualcosa così faccio scorta di dolci, il nostro frigo ne è sprovvisto e questo non va affatto bene, non trovi?»
«Scherzi? Ho comprato l’altro ieri il gelato»
«L’altro ieri, appunto!»
«Lo hai già finito?»
«Non è colpa mia, non puoi prendermi la vaschetta limone, cioccolato, fragola e crema in gelateria e aspettarti che duri»
«Poi ti lamenti che stai attenta alla linea?»
«Ahah ma solo perché tu sei più magra e hai sempre fame. Io mangio a colazione e a pranzo!»
«Potresti iniziare a cenare per esempio piuttosto che scofanarti il gelato alle undici di sera»
«No grazie, preferisco il dolce la notte»
«Sei incredibile»
«Aww grazie amore»
«Sai vero che non ti sopporto?»
«Me lo dici tutti i giorni eppure sei ancora qui con me»
«Questo solo perché io sono più insopportabile di te»
«Non dire così, mi ferisci»
«Disse Georgia hoilcuoredighiaccio Leheman»
«Zitta Alexandra amoNiallHoranelosognodinotte Levene»

 
«Ehi Sum, tutto bene?», chiese Sasha.
«Sì… sì, tutto bene», risposi insicura quando mi riscossi dai miei pensieri.
«Sicura? Sei molto pallida, stai bene?», domandò l’altra gemella.
«Sì, mi era solo finito un ricordo nell’occhio», dissi sorridendo ai miei amici.
Dopo pranzo i ragazzi decisero di andare al parco, mentre io tornai a casa, salutandoli tutti, per poi recarmi alla scuola di danza.
«Ciao piccolina», salutai Sophie appena la vidi entrare nell’aula prima delle altre bambine.
«Ciao maestra», rispose lei sorridendomi.
«Allora, come sta la tua mamma?»
«Ieri sembrava stare meglio… ma ho sentito il dottore Wilson che diceva che è normale in questa fase della malattia»
«Io ho qui delle carte da darti, pensi di poterle far firmare alla tua mamma?»
«Sì…»
«Dopo viene Paison?»
«Sì, ma è rimasta fuori in sala d’attesa, dice che non ha niente da fare e che mi aspetta…»
«Oh, davvero? Valla a chiamare allora, così oggi mi fa da assistente!», esclamai io facendo battere le mani alla bambina che corse subito fuori a chiamare la sorella.
«Ciao Summer», disse Paison quando entrò in aula tutta timorosa.
«Ciao tesoro. Tua sorella mi ha detto che eri fuori, così ho pensato che si ti andava potevi darmi una mano con queste pesti oggi!», le spiegai sorridendole dolcemente.
«Volentieri», sorrise lei entusiasta della mia idea.
«Dai, togliti le scarpe e appoggiale pure lì vicino al mio borsone. Ah e quei fogli sono per l’adozione, serve la firma di tua mamma», aggiunsi poi.
«Ci adotterai tu, Summer?», chiese la più grande delle sorelle.
«No, tesoro, non posso, ma il migliore amico di mio cugino e sua moglie si sono dimostrati entusiasti appena abbiamo detto loro che due bambine cercavano una famiglia. Sono ormai tanti anni che cercano di avere figli, ma non riescono… porta i fogli a tua mamma, e dille che domani questi nostri amici vi faranno visita in ospedale in modo che vostra mamma possa decidere se lasciarvi a loro o no»
«Grazie Summer, hai fatto tanto per noi!», mi disse sinceramente commossa Paison.
«Figurati piccina! Non vi avrei mai lasciate finire in un orfanotrofio sapendo che potevo far qualcosa per impedirlo», le sorrisi scompigliandole leggermente i capelli.
Quando tutte le bambine furono arrivate iniziammo la lezione. Paison, come Sophie era veramente portata per la danza, cosa che mi appuntai mentalmente di far sapere a Max. Già… ad adottare le sorelle sarebbero stati Max e Molly. I due si erano veramente mostrati entusiasti quando Noah aveva parlato loro del nostro problema nel sistemare le sorelle, offrendosi di adottarle loro stessi. Io e Phoebe inizialmente ci eravamo mostrate contrarie, perché non eravamo sicure che sarebbe stata la soluzione migliore per loro quella di finire in questo casino, ma Max e Molly ci avevano assicurato che le due bambine non ne avrebbero saputo niente.
«Ehi piccolina!», mi chiamò una voce dall’altro lato della strada quando uscii dall’accademia.
«Damian!», urlai correndo incontro al mio amico e saltandogli in braccio, stringendogli le gambe intorno al bacino. «Cosa ci fai tu qui?»
«Sono venuto a portar fuori a cena la mia migliore amica, non posso?», mi sorrise dolcemente riposandomi a terra dopo averi schioccato un sonoro bacio sulla guancia.
«Devo chiedere a Noah, ma credo che vada bene», dissi tirando fuori dalla borsa il cellulare.
«Non ti preoccupare, l’ho incontrato prima e mi ha detto che non c’è nessun problema!»
«Vedi perché ti amo?!», chiesi io abbracciando i suoi fianchi mentre insieme camminammo fino alla sua macchina. Come al solito storsi la bocca e lui rise per la mia faccia.
«Lo so che non ti piace la mia macchina, ma non insultarla!»
«Non è la tua macchina è…»
«Che non ti piace doverla usare, lo so! Ma per andare al cinema non mi sembrava il caso di andare a piedi!», disse rivolgendomi un’occhiata.
«Cinema?», domandai felicissima.
«Prima pizzeria e poi cinema, sì!», rispose contento di essere riuscito a rendermi felice.
«Grazie Dami! Ti sposerei in questo momento!»
«Io ti sposerei sempre invece». Lo guardai sconvolta per la serietà che traspariva dalla sua voce. Quando dopo un paio di minuti che ci guardavamo scoppiò a ridere gli tirai un pugno sul braccio ridendo a mia volta.
«Sei uno stronzo! Mi hai fatto prendere un colpo Dami!»
«Scusa, ma dovevi vedere la tua faccia! Come hai fatto a cascarci? Ti voglio bene, ma lo sai che il sentimento che provo per te è ben lontano dall’amore tra fidanzati!»
«Lo so, lo so, e per me è lo stesso, io amo solo un ragazzo...», dissi mentre la mia voce si affievolì leggermente, «Ma eri talmente serio!», ripresi cercando di tergiversare sul mio momentaneo momento di depressione.
«Si chiama saper fingere!»
«Sei proprio un bastardo!»
«Ma mi vuoi bene?»
«Quello sempre!», sorrisi abbracciandolo prima di salire sulla sua auto. Il viaggio durò venti minuti, durante i quali ridemmo e scherzando, cercando di cantare senza storpiare le canzoni senza riuscirci veramente.
«Che pizza vuoi?», mi chiese Damian quando, seduti in pizzeria, la cameriera venne da noi per le ordinazioni.
«Margherita, tu?»
«Diavola!», rispose facendomi l’occhiolino.
«Oh, piccante!», lo presi in giro io.
«Sempre babe!». Mangiammo le pizze e quando finimmo pagammo e uscimmo per andare al cinema, solo dopo che Damian si fu acceso una sigaretta. Mi sputò il fumo in faccia convinto di darmi fastidio. Io sorprendendolo gli presi la sigaretta delle mani e feci un tiro. «Tu fumi?», mi chiese sconvolto.
«Fumavo. Prima di venire ad abitare con mio cugino qui, quando ancora studiavo all’accademia. Sai sono cresciuta sentendomi dire che non potevo fare determinate cose, prima fra tutte fumare “Sei una ballerina, non puoi fumare!”, e a sedici anni, in preda a una sensazione di grandezza e di maturità non dai ascolto a nessuno e non permetti che ti impongano leggi morali… così iniziai a fumare. Noah mi disse che mi avrebbe tenuta con sé a vivere solo se avessi smesso di fumare, così smisi…»
«E così anche Summer sono-perfetta-e-tu-no Lion ha avuto la sua fase da ribellione adolescenziale!»
«Certo!», dissi aspirando ancora una volta dalla sigaretta prima di ridarla al proprietario. Fumare mi mancava, in un certo senso, mi mancava la sensazione di assoluto relax che mi dava mettermi ad aspirare la nicotina. Vedendo che eravamo arrivati al cinema, che si trovava cinque minuti a piedi dalla pizzeria in cui avevamo mangiato, lasciai la mano di Dami correndo a vedere quali film proiettassero. «Ti prego, ti prego, ti prego! Andiamo a vedere questo Dami!», saltellai intorno a lui indicandogli uno dei miei film preferiti.
«Ma con tutti quelli nuovi perché dobbiamo andare a vederne uno dello scorso secolo?»
«Non è dello scorso secolo! E poi è un film meraviglioso, ti prego», dissi allungando la e facendo una vocina dolce da bambina e mettendo pure il broncio.
«Ti odio!», proferì baciandomi i capelli mentre mi circondava con una mano la spalla avvicinandomi a lui.
«Grazie Dami!», esclamai baciandogli una guancia e correndo alle casse. Pagammo il biglietto e prendemmo i popcorn giganti con due coca-cola.
«Ti prego, riesci ad aspettare che inizi il film prima di mangiarti tutti i nostri popcorn?», mi chiese Damian sottolineando l’aggettivo possessivo nostri.
«Uhm… no, credo di no!», dissi sorridendogli e baciandogli la guancia.
«Quanti baci stasera! Carenza d’affetto?»
«Assolutamente no! Solo che stasera mi sento felice! Mi piace la sorpresa che mi hai fatto, grazie! Avevo bisogno di uscire un po’ di casa e mi piace stare con te… mi ricordi tanto una persona…». Pensai a Zayn, a quanto il mio rapporto con Damian fosse lo stesso che avevo con quel moro che tanto mi mancava. E un altro flashback mi tornò alla mente facendomi sorridere per lo strano modo in cui io e Zay eravamo diventati amici.
 
«Ale… ti prego chiudi la bocca almeno, devo prenderti un catino?»
«Stronza», sibilò la mia amica
«Amore, smettila di dirmi che sono una stronza, lo sai che mi spezzi il cuore»
«Il tuo cuore non può essere spezzato»
«Hai ragione»
«Lo so! Aspetta… mi hai dato ragione?»
«Strano, vè? Beh, non posso negare che stavolta ho realmente detto una cazzata!»
«Credi davvero di essere una stronza?» Chiese il ciuffone. Era la prima volta che mi rivolgeva la parola direttamente
«Non è che lo credo, io lo so»
«Io sono pronto a scommettere che in realtà questa è solo una facciata»
«Ahahah ma ti droghi? Tu non mi conosci, ma credimi che non ti piacerebbe nemmeno»
«Non hai molta stima di te stessa»
«Non sono cieca, gli occhi ce li ho per vedere»
«Pensi di essere brutta?»
«Non ti intromettere ricciolo! E comunque io non mi vedo brutta, penso di essere una normale ragazza, non ho niente di speciale, tranne una forte stronzaggine»
«Ripeto, secondo me tu non sei stronza, sei solo spaventata dal mondo che ti circonda, temi l’amore, hai paura di essere debole. No, tu non sei una stronza, si vede dal bene che vuoi alla tua migliore amica, si vede dal tuo sguardo. Ricorda, gli occhi non mentono mai Georgia» Gli occhi mi divennero lucidi e per un attimo fui nuda davanti gli occhi di tutti e vidi la soddisfazione sul viso del tizio. Era riuscito a capirmi e lui lo sapeva bene. Fu un attimo, ma per quell’attimo tutti i miei muri caddero. Poi fu proprio il suo sorrisetto da stronzo a farmi tornare in me stessa, in un millesimo di secondo mi circondai di nuovo ti tutte le mie difese e del mio caratteristico menefreghismo
«Bel tentativo Freud, ma la prossima volta osserva meglio il tuo paziente» Gli scoccai un occhiolino e me ne tornai al mio posto vicino ad Alexandra, che mi guardava preoccupata. Io ricambiai il suo sguardo tranquillizzandola facendole capire che le sue parole non mi avevano minimamente scalfito. Non era vero e io lo sapevo, ma non potevo certo mostrarmi debole. I deboli perdono, sempre. E io lo avevo imparato anni prima. Mai fidarsi di nessuno, mai cedere, mai mostrarsi deboli. Così andavo avanti senza problemi. Ero stronza da così tanto tempo da non sapere nemmeno più come fossi prima.

 
«Dovevi voler molto bene a questa persona», disse Dami risvegliandomi dai miei pensieri.
«Gliene volevo molto. Era il mio migliore amico, proprio come te!», esclamai girandomi verso il suo bel viso e spostandomi in braccio a lui che iniziò ad accarezzarmi la schiena dolcemente. Sapevo già che mi sarebbe mancato. Damian era stato in un certo senso l’unico legame con il passato. Non sapevo se sarei riuscita ad andare avanti senza di lui come se niente fosse. In quell’anno avevamo instaurato un bellissimo rapporto, forse anche più stretto di quello che avevo con Zayn, o forse semplicemente diverso. La mia acidità incontrollata era rimasta a Londra tre anni prima, quindi il mio rapporto con Damian era molto più dolce di quello che avevo instaurato con il cantante. Sorrisi ripensando a tutte le nostre battutine e a tutte le volte che ci eravamo lanciati in discussioni filosofiche che stonavano con le stronzate che eravamo soliti dire.
«Inizia», sussurrò Damian facendomi annuire. Tornai a sedermi sulla mia poltrona portandomi le ginocchia al petto e girandomi leggermente in modo da poter appoggiare la testa sulla spalla del mio amico. A metà film stavo già piangendo, e quando il ragazzo, ormai invisibile per l’oscurità della sala, se ne accorse rise sommessamente. «Sei proprio una sentimentale!»
«Zitto Dami! Sei tu che hai il cuore di ghiaccio, come fai a non commuoverti davanti a un film come questo?!»
«Non fa piangere!»
«Uomini!», esclamai alzando gli occhi al cielo, scimmiottando il castano al mio fianco.
«Non rubarmi le battute ad effetto!»
«Pfft», chiusi la conversazione tornando ad appoggiare la testa sulla sua spalla concentrandomi sul film. Ad un certo punto mi resi conto di essere scossa dai singhiozzi, realizzando così che forse non era il film in sé a farmi piangere, quanto le considerazioni sulla mia stessa vita.
«Ehi piccolina!», mi chiamò dolcemente Damian tirandomi un braccio per farmi alzare e sedere sulle sue gambe. «Cosa c’è? Non credo che tu stia piangendo a questo modo solo per il film, vero?»
«No», risposi balbettante stringendo la sua maglietta nel mio pugno e incastrando il mio viso nello spazio tra il suo collo e la sua spalla.
«Ne vuoi parlare?»
«Ho solo paura…»
«Di cosa hai paura, piccola mia?»
«Di non riuscirci…»
«Non riuscire a fare cosa?»
«A vincere!»
«Non riesco a capire», mi disse sinceramente perplesso. «Non so contro cosa o contro chi tu debba vincere, ma ti assicuro che nessuno è più forte di te. Se non vinci tu nessuno può riuscirci»
«Grazie». Per questo Damian era il mio migliore amico: capiva quando non volevo parlare di qualcosa ma riusciva a rassicurarmi lo stesso cogliendo il nodo centrale della questione. Gli lasciai un bacio sul collo e continuai a guardare il film accoccolata sulle sue gambe, mentre lui mi massaggiava la schiena, lasciandomi qualche bacio tra i capelli. «Ti voglio bene Dami»
«Anche io te ne voglio Sum»
«Sempre?»
«Sempre»
















 
*Writer's corner*
Dal momento che la mia Clare è una vera spaccapalle... ecco qui un altro capitolo!
Non trovate che Sum e Dami siano adorabili? Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacione a tutti, Ali

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Capitolo 12
*** Chapter eleven ***



Chapter eleven


"Long ago
Just like the hearse you die to get in again

We are so far from you"
~ My chemical romance, Helena





 
 
Il grande giorno era arrivato. Eddison mi stava pettinando i miei nuovi capelli color fuoco – incredibile come risultassero naturali – legandomeli in uno chignon basso e stretto, tanto da farmi venir male al cuoio capelluto. Mi aveva già truccato pesantemente in modo da rendere la mia pelle bianca e perfetta, coprendo così anche le miei nuove lentiggini, che insieme ai miei occhi nocciola – merito delle lenti a contatto nuove – mi rendevano una perfetta irlandese. Noah era stato obbligato a sistemarmi il naso, da sempre caratterizzato da una bellissima gobbetta che lui aveva avuto la necessità di togliermi in modo da rendermi meno riconoscibile. Guardandomi allo specchio vedevo una ragazza che con me non aveva niente a che fare.
Quando Son finì di pettinare i miei capelli rossi e lucenti, lasciando libera la frangetta mi fece indossare il vestito che avrei dovuto indossare nella tomba (). Dopo di che mi tirò indietro anche la frangetta mettendomi la parrucca fatta apposta per essere uguale ai capelli che fino al giorno prima erano stati i miei.
«Sei agitata?», mi chiese dolcemente la donna appoggiandomi le mani sulle spalle mentre guardavo il mio riflesso allo specchio. Ero tanto bella da sembrare finta.
«No. Solo non voglio vedere i miei amici piangere per me quando io in realtà sono viva. Credo che mi farà male vederli soffrire…»
«Mi dispiace così tanto! Continui a perdere le persone che ami…»
«Voi ci siete ancora, e so che non vi perderò mai!», dissi voltandomi verso Eddison e abbracciandola, ringraziandola per tutto quello che aveva fatto per me da quando l’avevo conosciuta.
«È stato un piacere sorellina!». Sorrisi. Da qualche giorno aveva preso l’abitudine di chiamarmi così, diceva che ero la sorellina che non aveva mai avuto. E Noah sembrava entusiasta della cosa. Non solo perché tempo una settimana ma io e Son avremmo dovuto fingere di essere cugine, quel tipo di cugine che passano insieme la loro infanzia e adolescenza, ma soprattutto perché diceva che era bellissimo vedere la sua sorellina andare così d’accordo con la sua fidanzata e viceversa. Sospirai triste al pensiero che Noah mi considerasse sua sorella. In parte credo che per lui fosse quasi un obbligo perché io ero l’unico legame che gli era rimasto, e in parte perché per me era sempre stato anche il mio di fratellone.
«Ragazze, siete pronte?», chiese Noah entrando in camera e rimanendo a bocca aperta. «Siete bellissime!»
«Anche tu sei molto bello fratellone!», gli risposi abbracciandolo e scendendo le scale lasciandolo un paio di minuti con la sua donna. Quando scesero mi rivolsi a Noah, «Dov’è la mia controfigura?»
«Arriva direttamente al cimitero, così non dobbiamo preoccuparci troppo. Max sta portando qui la macchina con la bara»
«Perfetto! Io vado allora, a dopo». Uscii dal retro dove trovai l’auto con i finestrini neri ad aspettarmi. «Salve»
«Buongiorno, pronta?»
«Sì», risposi a un uomo del K6 che mi avrebbe scortato fino alla chiesa. Quando giungemmo sul retro della chiesa lui e Max mi fecero sistemare nella tomba, che per tutta la funzione sarebbe rimasta aperta. «Mi fate voi un cenno quando posso uscire?», chiesi per la prima volta sentendo l’ansia di quella situazione.
«Certo! Quando senti due botte sulla tomba esci», mi rassicurò Max.
«Perfetto!»
«Si va in scena», esclamò l’uomo di cui non sapevo il nome, tirando su la bara aiutato da Max e portandola dentro.
Dopo una ventina di minuti la chiesa era piena e la funzione ebbe inizio. Quando arrivò il momento dei discorsi dovetti costringermi a rimanere lì ferma immobile. Iniziarono a parlare prima Noah e poi Eddison. Per ultimo prese parola Dami e resistere fu veramente difficile.
«Summer Lion era una ragazza incredibile», cominciò con la voce spazzata dalle lacrime, «Era la mia migliore amica. Non ci conoscevamo da tanto, solo un anno più o meno, ma la velocità con cui è entrata nella mia vita è la stessa con la quale ne è uscita per colpa di un camionista ubriaco alle sette e mezza del mattino», continuò interrompendosi per via di un singhiozzo. «Lei aveva questa stupida fissa di dovere essere sempre perfetta! Se fosse ancora qui avremmo iniziato una discussione, come tutti i giorni, perché non ho mai capito che bisogno avesse di fare tutto quello sport visto il fisico perfetto che aveva. Sento che Summer è qui con noi adesso e mi sta guardando scuotendo la testa per le lacrime che sto versando e per le parole che ho appena detto. Ma proprio non ci riesco a non piangere la tua morte piccola mia. Due giorni fa mi avevi chiesto di prometterti che la nostra amicizia sarebbe durata per sempre. Manterrò quella promessa Sums, anche se tu non sei più qui con me. Ti voglio bene amica mia, ovunque tu sia», si fermò ancora sospirando pesantemente, probabilmente cercando di fermare le lacrime salate che gli bagnavano completamente il viso. «Non ci sono parole per descrivere Summer. Credo che tutti lo dicano ai funerali, ma nel caso di Summer è vero. Era un’anima nobile e sincera, pura. Sorrideva sempre, persino mentre piangeva accoccolata a me. Prima di prometterle che le avrei voluto bene per sempre, mi confessò che aveva paura di perdere. Non mi disse contro cosa o contro chi, disse semplicemente che aveva paura di perdere. Le risposi che se non vinceva lei non avrebbe vinto nessun’altro. Io non so dire se sia riuscita a vincere o meno, nella sua vita, ma sicuramente ha vinto un posto indelebile nel cuore di chi l’ha conosciuta. Perché Summer era così, una ventata d’aria fresca nel caldo torrido dell’estate. E allora adesso vi dico un’ultima cosa. Io amavo veramente quella ragazza. L’amavo come un fratello amerebbe la propria sorella, l’amavo come un bambino ama la sua mamma e come un padre ama la propria figlia. Amavo Summer in un modo che nessuno al di fuori di noi due poteva capire. Non ci amavamo come si amano due fidanzati, noi ci amavamo come solo due vere anime gemelle sano fare. Summer era semplicemente la mia anima gemella, e una persona così non la si può dimenticare. Ti amo Summer, e spero che ovunque tu sia adesso tu possa essere felice, magari in un sogno insieme all’unico uomo che è riuscito ad amarti veramente. Di quell’amore incondizionato di cui tu mi parlavi sempre. E spero che un giorno capirò tutti i tuoi discorsi sull’amore, quell’amore che io ancora non ho conosciuto, quell’amore così diverso dal nostro. Addio piccola mia». Si concluse così il discorso di Damian. Tra le lacrime sue e dei nostri amici, quelle di Eddison e Noah, quelle di due sorelle che grazie a quella ragazza così solare avevano trovato una nuova famiglia e quelle di una ragazzo dagli occhi verdi e i capelli ricci, che nascosto tra la folla aveva assistito a tutta la scena.
La funzione si concluse con le persone a Summer più care che le portavano un ultimo saluto. Noah e Eddison, ancora in lacrime per le parole del ragazzo castano si avvicinarono per primi accarezzandomi il viso. A turno tutti i miei amici vennero a salutarmi e ancora una volta cercai di fare il possibile per non muovermi assolutamente. Fu più difficile quando toccò a Sophie e Paison che mi baciarono la guancia piangendo sulla mia pelle e ringraziandomi di quello che avevo fatto per loro. Il saluto più difficile fu proprio quello di Damian che mi baciò sulle labbra prima di accostarsi al mio orecchio e sussurrare un’ultima parola: “Sempre”.
La bara venne chiusa e appena sentii due colpi sulla cassa uscii da sotto richiudendola e stringendomi le gambe al petto rimasi coperta da tutti sul piano che intuii non ospitare più la mia cassa. Il carrello venne poi spostato e solo quando vidi l’uomo di prima scostare il lenzuolo bianco per farmi uscire cominciai a piangere. Le parole di Dami mi si erano fermate in gola e non potei far altro che lasciarle uscire. L’uomo mi abbracciò insicuro e io mi lasciai cullare per qualche minuto fino a che, seppur ributtante, lui mi ricordò che dovevo trasferirmi al cimitero anche io, per sostituire la mia controfigura e farmi vedere. Io annuii debolmente alle sue parole e tolsi la parrucca, sistemandomi la frangetta. Mi struccai per poi applicare un trucco molto più sobrio e mi cambiai d’abito, indossando l’esatta copia del vestito che l’altra ragazza aveva indosso (). Adagiai anche il cappello sulla testa e raggiunsi il cimitero.
«Come ti chiami?», chiesi all’uomo che quel giorno sembrava essere il mio tassista.
«John, tu?»
«Aislinn», sorrisi pronunciando il mio nuovo nome.
«Siamo arrivati, Aislinn», disse lui dopo una manciata di minuti.
«Grazie John». Abbassai il cappello e mandai un messaggio all’altra ragazza dicendole di venirmi incontro dove nessuno ci avrebbe viste. Appena la vidi lei salii in macchina al mio posto lasciandomi la borsetta che teneva a tracolla e io sorridendole andai dove la bara di Summer Lion sarebbe stata sepolta. Quando arrivai mi avvicinai a Eddison facendo finta di chiederle scusa per la chiamata appena ricevuta. Lei annuì continuando a piangere e stringendomi forte la mano. Cercai di rassicurarla massaggiandole il dorso. Quando tutti ebbero buttato sulla tomba un tulipano rosso, arrivò il momento delle condoglianze e quindi della mia presentazione. Max, Molly e le due sorelle si avvicinarono a Noah e Eddison abbracciandoli e piangendo insieme, per poi stringermi la mano e dirmi che era stato un piacere conoscermi, nonostante la spiacevole situazione. Fu poi il turno dei miei amici e quindi anche di Damian. Appena Eddison lo vide corse letteralmente ad abbracciarlo piangendo sulla sua spalla. Il ragazzo ricambiò la stretta lasciando che altre lacrime scorressero sulle sue guance. Mi avvicinai lentamente e gli porsi la mano appena lui e Son sciolsero l’abbraccio.
«Piacere io sono Aislinn, la cugina di Eddison. Mi dispiace per la tua perdita, si vede che volevi molto bene a Summer»
«L’amavo», disse lui continuando a piangere mentre mi stringeva la mano.
«Era facile amarla. Io l’ho vista solo una volta per un paio di giorni e sto male come se l’avessi sempre conosciuta»
«Summer aveva questo potere. Non importa come l’amavi o come ti amava lei. L’amore con lei era bellissimo, qualsiasi tipo di amore fosse. Era e sarà per sempre la mia migliore amica»
«Sono sicura che lei sarà sempre con te in qualche modo», lo abbracciai sorridendo intenerita dalle sue lacrime. Non riuscii ad impedire a quell’unica lacrima di rigarmi la guancia, perché il dolore che stava provando Damian era così grande da invadere anche il mio cuore.
Salutai Damian e con le guance ormai bagnate mi guardai intorno. Erano rimaste poche persone e tra quelle potei scorgere un ragazzo che nonostante cercasse di rimanere ai margini e avesse cercato di camuffarsi non poteva che essere Harry. Intercettò il mio sguardo e si allontanò tra le lapidi. Mi voltai verso Eddison e Noah che annuirono. Seguii il riccio fino a quando non si fermò in una zona del cimitero nascosta da dove si trovava la tomba di Summer.
«Lo ami?», mi chiese con una nota di dolore nella voce.
«Cosa?»
«Lo ami? Non mentirmi, ho visto il tuo sguardo e ho sentito le sue parole»
«Forse non l’hai ascoltato bene. E sì, lo amo nello stesso modo in cui lui ama me. Lo amo in modo completamente differente da come amo te. Tu sei l’uomo che vorrò accanto per tutta la vita, l’uomo con cui vorrei crescere dei figli, l’uomo con cui farò l’amore fino a che non avrò più forze. Lui era la mia anima gemella. Era la mia metà mancante. Mi completava. E forse non riesci a capire. Io credo che non esista una sola anima gemella. Io ne ho due. Una è Damian e una è Alexandra. Tu non sei la mia anima gemella. Perché noi non siamo destinati a completarci. Tu non sei la mia metà mancante, perché se tu non ci sei a me non manca metà della mia anima e del mio cuore, se tu non ci sei io non sono. È qualcosa di molto più potente, capisci?». E neanche mi accorsi che avevo rincominciato a piangere. Piangevo perché avevo perso entrambe le persone che riuscivano a completarmi, piangevo perché avevo perso tutti gli ottimi amici che ero riuscita a trovare nelle mie due vite, piangevo perché l’amore della mia esistenza non sarebbe stato accanto a me per chissà quanto altro tempo, piangevo per il dolore che provava Damian e piangevo per il dolore che Harry avevo provato sentendo le parole di Dami.
«Ti amo anche io. Anche io non sono senza di te. Per questo sono tornato. Perché non ero», disse baciandomi intensamente.
Quella notte facemmo l’amore, senza pensare a niente, senza preoccupazioni e senza barriere, senza muri da abbattere e sentimenti da nascondere. Ci amammo semplicemente come solo una stessa anima può fare. E quella notte la nostra anima si incontrò, creando l’amore più puro che possa esistere.







*Writer's corner*
Lo so, lo so... sono imperdonabile e non pubblico da una vita! Stto costrizione della mia adorata Claire (che tra poco conoscerete anche voi, e spero possiate amare tanto quanto la amo io) oggi ho deciso di pubblicare. Purtroppo la connessione è lentissima, ma se riesco pubblico anche un secondo capitolo! Un bacione a tutte

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