Il richiamo della libertà

di Ragdoll_Cat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Dedicato a Mary Laura, mia amica e fidata beta reader cartacea.
E a MiaBlack, che lo stava aspettando da molto tempo.

 
 
 
Tanto tempo fa (eh sì, è quel genere di storia) in un bosco viveva un taglialegna; costui era forte e coraggioso tanto è vero che era anche un bravissimo cacciatore.
Tuttavia era stanco di vivere da solo e così in un giorno d’inverno chiuse la sua casetta e si recò in città, determinato a restarvi sino a quando non si fosse sposato.
Passò un po’ di tempo, ma finalmente conobbe una fanciulla. Vederla ed innamorarsene fu tutt’uno.
Si sposarono e dopo un anno nacque loro una bellissima bambina. La loro felicità era al culmine tanto che chiamarono la bimba Felicity.
Felicity era una bambina bellissima, sembrava fatta di neve, con gli occhi azzurri ed i capelli biondi.
I suoi genitori decisero di rimanere in città fino a quando la piccola non fosse cresciuta.
Il taglialegna per mantenere la propria famiglia aveva aperto una piccola bottega. La sua abilità di intagliatore fu presto conosciuta in tutta la città ed il lavoro non mancava.
Un bel giorno entrò nella bottega Re Robert, seguito dai due figli. Il Re era venuto a ritirare l'arco che aveva commissionato al padre di Felicity.

-Vostra Maestà, non dovevate disturbarvi, ve l’avrei portato io al castello.-

-Volevo mostrare ai miei figli il borgo e questa era l’occasione migliore. - gli rispose il Re.

Dopo aver detto questo i due uomini uscirono per provare l’arco. I principi Tommy ed Oliver rimasero nella bottega sorvegliati dalle guardie.
I due fratelli curiosarono un po’ in giro e quando il padre rientrò entrambi gli mostrarono quello che avevano trovato.
Tommy aveva in mano una trottola di legno dipinta con colori vivaci; Oliver dal canto suo aveva scovato un piccolo arco, era proprio della sua misura.
Il bambino ne era rimasto subito affascinato, lo si capiva da come faceva scorrere il dito lungo gli arabeschi che lo decoravano.
Il Re sorrise bonariamente per le scelte dei figli, pagò generosamente tutta la merce; proprio nel mentre in cui stavano per andarsene, dal retrobottega uscì Felicity.
La piccola con le sue corte gambette trotterellò verso il padre, che la prese in braccio.

- È vostra figlia Intagliatore?-

-Sì, Vostra Maestà, si chiama Felicity.-

La piccola dal canto suo fissava rapita quei due bambini poco più grandi di lei.
Tommy era ancora concentrato sulla sua trottola, Oliver invece aveva perso interesse per il suo arco; tutta la sua attenzione era rivolta a quella bambina dai codini biondi che lo guardava sorridendo.
Era giunto il tempo di andarsene e dopo l’ultimo saluto il Re uscì.
Passarono gli anni, la regina Moira nel frattempo ebbe una figlia, la principessa Thea.
Felicity ed i suoi genitori, tornarono nel bosco dove vissero felici per molti anni.
Il padre riprese il suo vecchio mestiere però non trascurò la figlia tanto amata; infatti le insegnò a cacciare, a costruire trappole perché come diceva sempre certi trucchi “possono sempre tornare utili”.
Durante le lunghe sere invernali, sua madre le insegnava a filare, a tessere, a cucire e come tenere in ordine la casa. Le insegnava pure a preparare dei decotti ed ad usare le piante medicinali, perché vivendo nel bosco certe conoscenze “possono sempre tornare utili”.
Felicity aveva compiuto da poco vent’anni, quando purtroppo i suoi genitori si ammalarono e morirono a pochi mesi l’uno dall’altra. La giovane non si perse d’animo e continuò a vivere nella sua casetta nel folto del bosco.
Un paio d’estati più tardi, mentre era a caccia Felicity udì l’inconfondibile abbaiare dei cani. Felicity scosse la testa, era tipico dei ricchi fare tutto quel chiasso. Si acquattò fra i cespugli che delimitavano la radura ben decisa a non farsi vedere.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Sono tornata!
Stavolta ho intenzione di pubblicare una long!
Il primo capitolo è un po’ corto, ma non temete i prossimi saranno più esaustivi.
Ho apportato qualche modifica alle varie caratteristiche dei personaggi per poterli adattare a questo contesto.
Una domanda: secondo voi chi starà arrivando?
Ora la nota tecnica: pubblicherò un capitolo alla settimana, ogni venerdì.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto!
Ciao!
Ragdoll_Cat

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il ritmico scalpiccio dei cavalli si faceva sempre più forte e vicino; all'improvviso si fermarono poco distanti dal nascondiglio di Felicity.

La giovane si fece coraggio e sbirciò un pochino, sicura del fatto che la sua tenuta da caccia l'avrebbe aiutata a mimetizzarsi; indossava dei vecchi calzoni di fustagno, appartenuti al padre e una giubba color marrone. Per evitare che i suoi magnifici capelli le fossero d'impaccio, era solita nasconderli sotto ad un vecchio berretto di pelle di capra. Doveva solo restare in silenzio e nessuno si sarebbe accorto di lei; con un po' di fortuna i nuovi arrivati se ne sarebbero andati presto.

La curiosità però era troppa, quindi allungò il collo un altro po'.

A pochi passi da lei c'erano due bellissimi cacciatori; uno dei due portava un guanto di cuoio molto spesso alla mano sinistra, segno inequivocabile del fatto che cacciasse con un falco. Il giovane dai lucenti capelli corvini era davvero molto bello ed il lungo mantello che indossava stava ad indicare la sua origine nobile.

L'attenzione di Felicity però era stata catturata dall'altro giovane; lui non indossava né mantello né guanti ed era a testa scoperta.

Aveva un portamento nobile e fiero ed in mano stringeva un arco.

Un arco... già ma non un arco qualunque, quello era stato intagliato dal padre di Felicity, la giovane l'avrebbe riconosciuto tra mille altri; il legno riccamente intarsiato in un intricato gioco di linee sinuose ed eleganti erano la firma inconfondibile dell'abilità di suo padre.

Istintivamente fece scorrere il pollice lungo la superficie del suo arco come faceva ogniqualvolta veniva assalita dal ricordo del suo amato papà e come sempre quel semplice gesto la tranquillizzò.
I due nel frattempo erano scesi da cavallo e stavano perlustrando la radura con i cani che annusavano tutt'intorno.

Il giovane dai capelli neri ad un certo punto finì con un piede in una delle trappole costruite da Felicity; in un attimo si ritrovò appeso a testa in giù.

-Fratello, potresti liberarmi?- esclamò.

L'interpellato dal canto suo iniziò a ridere a crepapelle e pure Felicity dal suo nascondiglio non riuscì a trattenere una risatina; quello fu il suo unico errore.

L'arciere infatti l'udì e si voltò verso di lei o meglio verso il cespuglio.

Felicity a questo punto scappò.

Il giovane partì immediatamente all'inseguimento ignorando le richieste d'aiuto del fratello.
L'uomo era veloce ma era pure grosso e quindi la boscaglia lo rallentava; Felicity più minuta, passava veloce fra i rami.
Questa danza si interruppe in prossimità di un ruscello; lì finalmente il cavaliere la raggiunse e la fermò.
Il destino però ci mise lo zampino, infatti a causa dello slancio con cui il giovane l'aveva placcata, entrambi finirono in acqua.
Felicity fu svelta ad uscirne però, il cappello che portava era rimasto a mollo, rivelando così i lunghi capelli biondi.

-Ma sei impazzito? Volevi farci annegare?-

Il ragazzo era rimasto senza parole; l'ombra misteriosa era una ragazza?
Lui era abituato a considerare le donne come esserini delicati, come dei passerotti indifesi; di sicuro non abili cacciatrici. Tuttavia si riscosse in fretta e pure lui uscì dall'acqua.

-Non volevo spaventarti. Stai bene? Io mi chiamo Oliver e tu?-

-Felicity, Vostra Maestà.-

-Come dici?-

-Lo stemma reale. Tre frecce verdi su fondo bianco. Solo i reali possono farlo ricamare sulla gualdrappa dei propri cavalli, Principe Oliver.- continuò Felicity, perspicace come sempre.

Una volta di più Oliver rimase senza parole. Quella ragazza sbucata da chissà dove continuava a sorprenderlo ed in genere non era una cosa facile.
A quel punto le chiese:

-Quella trappola, l'hai costruita tu?-

-Sì, Vostra Maestà.-

-Vostra Maestà è mio padre, chiamami Oliver e dammi del tu.-

-Va bene.-

-Vivi qui nella foresta? Da sola?-

-Certo!-

-Perché?-

-Perché mi va, questa sono io. Non riesco a vivere in città, troppo rumore e troppa gente.- replicò lei torcendosi i capelli per farne uscire l'acqua -Qui sono libera e senza vincoli di sorta e inoltre la notte posso vedere le stelle... Adesso ti conviene tornare da tuo fratello, ormai si starà chiedendo che fine hai fatto.-

“Tommy!” Felicity aveva ragione, se ne era completamente dimenticato!
Felicity approfittò di quel momentaneo smarrimento di Oliver per scappare nuovamente.





Angolo dell'autrice:

Secondo capitolo!
Allora che ve ne pare dell'incontro scontro fra Felicity ed Oliver?
Vi è piaciuto?

Nota tecnica: la gualdrappa è la “coperta” del cavallo, ma voi lo sapevate già, non è vero?

Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto ed apprezzato il primo capitolo;
Ringrazio anche i recensori, per le loro parole incoraggianti!
Ringrazio Dare_to_dream_  e iris1996 per aver scelto la mia storia per il loro elenco delle preferite;
yellowcapra per averla inserita fra le ricordate;
e BebyChan, ELIZABETHD, Ella Rogers, ile_nia49, lolletta1989, MiaBlack, Rachele_95, sackiko_chan, sonounapazza, Spyro76, yukii96 per aver deciso di seguirla.
Siete tantissime!
Grazie! Grazie!
Spero di non deludervi!
Un abbraccio!
A venerdì prossimo!
Ragdoll_Cat

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il Principe non riuscì a trattenere un sorriso; era riuscita a sorprenderlo, di nuovo.
Era giunto il momento di tornare da Tommy, però la sua attenzione fu catturata dal berretto di Felicity.
Il copricapo era rimasto impigliato in alcuni rametti che sfioravano l'acqua chiara del ruscello, impedendogli così di seguire il flusso dell'acqua e perdersi chissà dove.
Oliver lo raccolse e con il suo bottino tornò dal fratello.

Tommy nel frattempo era riuscito, seppur con fatica, a tagliare la corda che lo teneva prigioniero ed adesso era alla ricerca di Oliver.
Quando finalmente si trovarono, Tommy gli disse:

-Dov'eri finito fratello?-

-Ho inseguito l'artefice della trappola; purtroppo prima sono caduto in un ruscello e dopo il bosco ha fatto il resto.-

-In che senso?- gli chiese Tommy, trattenendo a stento un sorriso, almeno quel giorno non era stato l'unico a fare una figuraccia.

-Questo è il suo ambiente. Io non sono abituato a muovermi in questo ambiente selvaggio.-

-Bé non pensarci più. Si è fatto tardi, torniamo a casa.-

I due giovani risalirono sui loro cavalli e dopo aver richiamato con un fischio i cani, partirono.
Fatti pochi passi, però Oliver si fermò.

-Cosa c'è adesso?-

-Non posso lasciar perdere. Tornerò nel folto del bosco ed avrò la mia rivincita!-

-Oliver! Non dirai sul serio? Te lo ricordi vero l'impegno che hai preso? Manca solo una settimana.-

-Sì, non l'ho dimenticato... però Tommy io lo devo fare!-

-Capisco, suppongo che farti cambiare idea sia solo una perdita di tempo. Cosa dirò ai nostri genitori?-

-La verità. Starò nel bosco per un po'.-

-Lo sai che nostro Padre, manderà qualcuno a prenderti, se tu non dovessi far ritorno.-

-Lo so...-

-Buona fortuna Oliver!-

Detto questo Tommy spronò il suo cavallo e dopo pochi istanti lui ed i cani erano ormai lontani.
Oliver dal canto suo galoppò verso il folto del bosco.

******************************************

Il Principe dopo aver cavalcato per buona parte del pomeriggio, finalmente individuò un pennacchio di fumo in lontananza.
Sicuro di aver localizzato l'abitazione di Felicity, si diresse da quella parte.

Non si era sbagliato, infatti poco dopo si ritrovò al centro di uno spiazzo erboso; vide un piccolo orto; degli alberi da frutto proteggevano con i loro rami la legnaia. Una casetta costruita con solidi tronchi d'albero, sembrava dargli il benvenuto.
La proprietaria uscì proprio in quel momento e lo apostrofò dicendogli:

-Cosa ci fai qui?-

-Sono venuto per riportarti il berretto, l'avevi perso nel ruscello.- le disse mentre glielo porgeva.

-Grazie.-

-E per chiederti un favore.- continuò lui, un po' titubante.

-Di che tipo?- indagò lei, un po' sospettosa.

-Ho sempre vissuto al castello, ho sempre obbedito alle regole, alle convenzioni, potevo andare ovunque volessi, ma in realtà non sono mai stato veramente libero... vorrei poterlo essere almeno per una volta nella vita. Vorrei essere semplicemente Oliver.-

Una volta concluso il discorso Oliver fissò Felicity nei suoi chiari occhi azzurri.
La giovane a quel punto gli rispose:

-Dunque io dovrei insegnarti a vivere nel bosco? Speravo vivamente di poter aggiungere alle mie abilità, la qualifica di “Istruttrice privata del principe Oliver”.-

A quel punto Oliver emise un profondo sospiro fra l'irritato e l'esasperato.
Felicity resasi conto della gaffe e ricordando una volta di più le parole del padre, si grattò nervosamente la punta del naso e sorridendo gli disse:

-Ovviamente ne sarò lieta!-

-Quando iniziamo?- replicò Oliver scendendo da cavallo.

-Domani mattina.- gli rispose Felicity.

Oliver non fece nemmeno in tempo a risponderle che la giovane era già rientrata in casa.
Iniziò a togliere i finimenti al cavallo, liberandolo dal peso della sella; il destriero iniziò a brucare l'erbetta fresca, felice di riposarsi un po'.

Oliver aprì la sua bisaccia e ne controllò il contenuto. Aveva portato con sé solo una pagnotta ed un pezzo di formaggio; dopo pochi bocconi, quella cena frugale era già finita però la fame era rimasta.

-Oliver! Vieni!-

Sentendosi chiamare per nome il giovane si voltò verso la voce che proveniva dalla casa.
Felicity era sulla soglia e gli stava facendo segno di entrare.
Oliver entrò e si accomodò sulla sedia che Felicity gli stava indicando; poi l'attenzione di Felicity fu nuovamente reclamata dal pentolone che bolliva sul fuoco.
Oliver lasciato per un momento a sé stesso, ne approfittò per dare un'occhiata all'ambiente; la stanza non era molto grande però era pulita e ordinata.
Il tavolo di legno grezzo era attorniato solamente da tre sedie.
In un angolo poteva scorgere le gambe di un letto, semi nascosto da un drappo, creando così un ambiente a sé stante.
Di fianco al letto si vedevano un catino ed una brocca, per le abluzioni mattutine.
Ai piedi del letto c'era una cassapanca dove Felicity era solita riporre i pochi indumenti che possedeva.
Oliver era sbigottito; era davvero possibile vivere con così poco?
I beni di Felicity erano racchiusi in quei pochi metri quadrati eppure lei sembrava felice.
Mentre stava pensando a queste cose non si accorse neppure che Felicity gli aveva posato davanti, una scodella contenente una minestra di legumi.

-Oliver? Tutto bene?-

-Sì, scusa stavo pensando...-

Felicity si sedette dall'altro lato del tavolo e iniziarono a mangiare; per qualche minuto nessuno dei due parlò.
Quando entrambi ebbero finito Oliver le domandò:

-Perché mi hai lasciato entrare?-

-Perché avevi fame immagino... non lo so nemmeno io.- gli rispose stringendosi nelle spalle -Però sia chiaro, questa è stata un'eccezione, non farci l'abitudine.- continuò Felicity con un sorriso.

-Grazie. Cosa faremo domani?-

-Ancora non lo so, però qualcosa mi verrà in mente. Dovrai svegliarti presto, dobbiamo approfittare di tutte le ore di luce di cui possiamo disporre.-

Oliver si alzò e le disse:

-D'accordo, adesso ti lascio andare a dormire.-

-In effetti sono parecchio stanca, sarà stato quel tuffo non previsto a stancarmi così.-

Oliver sorrise fra sé e sé, “Che ragazza particolare!” , pensò; ormai sulla porta stava per uscire ma Felicity lo chiamò nuovamente:

-Oliver! Tieni!-

Oliver una volta di più rimase senza parole; quella ragazza aveva così poco, però era molto generosa.
Infatti gli stava porgendo una coperta.

-L'aria è umida nel bosco, ti servirà.-

-Grazie... per tutto.-

-Aspetta a ringraziarmi, non abbiamo ancora iniziato! Buonanotte Oliver.-

-Buonanotte Felicity.-

A quel punto Oliver uscì e si distese sul prato coprendosi con la coperta che gli aveva dato Felicity.
Riuscì solo a notare l'innumerevole quantità di stelle che brillavano nel cielo, "In città non si vedevano" pensò, proprio come gli aveva detto Felicity, prima di addormentarsi profondamente.



 

Angolo dell'autrice:

Dunque prima di tutto vorrei dirvi: Grazie!
La storia ha sempre più lettori, grazie! Grazie!
Grazie ai recensori, per le vostre parole incoraggianti!

Ora passiamo al capitolo, di sicuro avrete notato qualcosa di familiare, infatti qui e là ho ripreso qualche battuta dalle varie puntate, adattandole al contesto, che ve ne pare?

Avete visto il promo della 3x09?
Adesso guardate qui. Non è la stessa identica scena?

Ciao!
A venerdì prossimo!
Un bacio!
Ragdoll_Cat

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Felicity si svegliò presto come sua abitudine.
Si vestì in fretta ed uscì.
L'aria del mattino era fresca e le dava energia.
Guardandosi intorno vide soltanto il cavallo di Oliver che brucava l'erba.
Il suo proprietario sembrava scomparso; l'unica traccia del passaggio del Principe era la coperta che lei stessa gli aveva prestato la sera prima.
La coperta era stata piegata con cura, Felicity sorrise fra sé e sé almeno in qualcosa era bravo.
Si avvicinò al destriero; era un bellissimo esemplare baio con il mantello lucido e la criniera folta.
Senza quasi rendersene conto iniziò ad accarezzarlo; il cavallo parve apprezzare quelle attenzioni, infatti emise un suono gioioso.
A quel punto Felicity tornò in casa per uscirne dopo pochi istanti; in mano teneva una carota.
L'equino riconobbe immediatamente il vegetale ed emise un altro nitrito.
Felicity sorrise e gli diede la carota.
Mentre l'animale la sgranocchiava Felicity riprese ad accarezzarlo dicendogli:

-Sei proprio un bellissimo cavallo e molto dolce... sono curiosa di conoscere il tuo nome.-

Una voce profonda alle sue spalle, la fece sobbalzare...

-Tu e Verdant avete fatto amicizia a quanto pare.-

-Oliver, che spavento! Dov'eri finito?- disse Felicity voltandosi verso di lui per poi tornare immediatamente a fissare Verdant; voleva evitare che Oliver notasse l'improvviso rossore che le aveva imporporato le guance.

-Verdant bel nome... proprio un nome da cavallo...- aveva iniziato a parlare a vanvera per non pensare a quello che aveva appena visto: Oliver a torso nudo.
Evidentemente il Principe era sceso fino al fiume per rinfrescarsi un po' e si era rivestito a metà.
“Accidenti!” pensò Felicity “Perché deve essere così... attraente?”

Continuando a fissare Verdant domandò ad Oliver:

-Ieri sera non te l'avevo più chiesto; per quando tempo pensi di fermati qui?-

-Per una settimana, se per te non è un problema.- le rispose infilandosi la lunga casacca di lino.

Felicity trasse un profondo respiro, per darsi un contegno ed una volta di più si voltò verso Oliver, chiedendogli:

-Sei pronto?-

-Un momento solo devo solo sellare Verdant.-

-Eh, no! Andremo a piedi. Forza su!-

Oliver seppur perplesso la seguì.

*******************************************************

Che giorni strani e belli furono quelli.
Finché il sole era in alto nel cielo e illuminava la foresta Felicity, paziente maestra, insegnava ad Oliver, allievo diligente, ad usare la foresta come alleata e si stupiva della rapidità con cui lui apprendeva.
Nel pomeriggio Oliver ricambiava l'ospitalità di Felicity facendo alcuni lavori di miglioria alla casetta, riparando le assi del tetto o tagliando della legna in vista dell'inverno.
Quando giungeva la sera i due giovani conversavano davanti al fuoco, scambiandosi le opinioni della giornata.
In genere era Felicity che parlava perché Oliver era molto curioso.
Non si stancava mai di ascoltare la ragazza, lo si capiva dal suo sguardo attento e serio.
Felicity all'inizio era stata un po' riluttante a parlare di sé, però ora non riusciva a farne a meno.

Una sera ad esempio le aveva chiesto:

-Perché hai deciso di aiutarmi, il giorno in cui sono arrivato qui?-

-Per via di quello...- gli rispose Felicity indicando l'arco di Oliver -L'ha costruito mio padre. Quando ero piccola mi diceva sempre che se avessi mai incontrato il possessore di quell'arco avrei dovuto fidarmi di lui, perché lui l'aveva costruito per una persona saggia e buona, l'aveva costruito per un Re.-

-Davvero? Mio padre me l'ha regalato il giorno del mio ventunesimo compleanno dicendo che era il dono migliore per un futuro re.-

-Tuo padre ha ragione. Sei un bravissimo arciere e sarai un ottimo re!-

-Il trono spetta a Tommy, è suo dalla nascita, io sono solo...- Oliver si interruppe, lasciando la frase in sospeso.

-...Oliver- Felicity terminò la frase per lui -Tu sei Oliver, ti pare poco?-

Oliver scoppiò a ridere e poi le disse guardandola negli occhi:

-Hai ragione, io sono Oliver, grazie Felicity!-

Felicity arrossì vistosamente e distolse lo sguardo.

Oliver a quel punto le chiese:
-Hai qualche idea per domani oppure posso avanzare una proposta?-

-È il tuo ultimo giorno... decidi tu!- gli rispose Felicity accompagnato la risposta come sempre con un sorriso.

-In questo caso, rimarrai piacevolmente sorpresa.-

-Buonanotte Oliver.-

-Buonanotte Felicity.-



Angolo dell'autrice:

Adesso sapete come mai Felicity si è fidata di Oliver fin dal primo momento. Il suo papà era un uomo saggio non trovate?
E pure Verdant è stato Smoakizzato.
Del resto chi può resistere a Felicity?
Avanti, secondo voi cosa succederà nel prossimo capitolo? Qualche ipotesi?

Fra qualche capitolo inserirò una “X” all'inizio di determinati paragrafi, che fungerà da collegamento ipertestuale.
Con un click si aprirà un'altra pagina e lì potrete ascoltare una canzone che secondo me potrebbe aiutarvi ad immaginare le varie scene.
Ovviamente è solo un suggerimento, se volete leggere il capitolo in silenzio, potete farlo, nessun problema!

A venerdì prossimo!
Un bacio!
Ragdoll_Cat

P.s. Stavo quasi per dimenticarmene! Non ho visto la punta 3x09 ma solo una scena... e senza fare spoiler od altro io dico solo: 3 a 0! ;-)
Capito?!?
Baci!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ciao!
Prima di lasciarvi al capitolo vorrei dirvi una cosa.
Mi è stata fatta notare una cosa: quando parlano fra loro, Oliver e Felicity si danno del tu, quando invece dovrebbero darsi del lei o del voi.
Prima di scrivere i dialoghi ho riflettuto parecchio riguardo allo stile da adottare e alla fine ho optato per il "tu".
Voi cosa ne pensate?
 
Adesso godetevi il capitolo!



 
Il giorno seguente Felicity si svegliò in preda a sentimenti contrastanti. Da un lato era felice per la giornata che avrebbe trascorso con Oliver; dall'altro sapeva bene che quello sarebbe stato l'ultimo giorno con lui.
Scacciò la malinconia, scuotendo la testa e si alzò.
Dopo pochi minuti era pronta; come d'abitudine nascose i capelli sotto al berretto e poi uscì.
Anche Oliver si era già alzato e stava finendo di bardare Verdant.
 
-Buongiorno Oliver!-
 
-Buongiorno Felicity!-
 
Verdant a quel punto nitrì quasi offeso...
 
-Buongiorno anche a te Verdant; non ti preoccupare ecco qui la tua carota.-
 
Mentre Verdant sgranocchiava beato la sua carota Oliver disse a Felicity:
 
-Ti adora! Generalmente si lascia avvicinare da pochissime persone, eppure tu l'hai conquistato!-
 
-Già l'ho conquistato con le carote!-
 
-Sei pronta?- continuò Oliver montando a cavallo con un unico fluido ed elegante movimento.
 
-Aspetta... andremo a cavallo? Io non ci sono mai salita...-
 
-Non ti preoccupare...- replicò Oliver tendendole la mano sinistra per aiutarla a salire -... stringiti forte a me.-
 
-Speravo di sentirtelo dire in altre circostanze...- gli disse Felicity mentre prendeva posto alle sue spalle.
 
Quando Oliver si voltò verso di lei con un'espressione interrogativa stampata in faccia, Felicity fu svelta a terminare la frase:
 
-... molto platoniche ovviamente!-
 
Oliver non aggiunse nulla; si limitò a spronare il cavallo e quindi partirono.
Quale emozione! Verdant galoppava veloce e leggero, non sembrava minimamente infastidito dal peso (seppur irrisorio) di Felicity.
Oliver era un abile cavallerizzo e giostrava con abilità; sapeva perfettamente quando dare il comando per far saltare il cavallo.
In quei momenti, mentre erano sospesi per pochi istanti, Felicity aveva l'impressione di volare.
Cavalcarono per buona parte della mattinata e quando Oliver fermò il destriero per farlo riposare, Felicity notò che erano arrivati alla radura, in prossimità del ruscello, dove si erano conosciuti.
 
Oliver scese con un balzo ed invitò Felicity a fare altrettanto; proprio in quel momento però, Verdant, forse infastidito da un insetto scalciò violentemente e quindi Felicity che in quel mentre si accingeva a scendere rovinò addosso ad Oliver.
I due giovani si trovarono così, distesi a terra, con i visi distanti solamente un palmo l'uno dall'altro; si guardarono negli occhi ed entrambi scoppiarono a ridere.
 
Si alzarono ed Oliver diede sfoggio delle conoscenze imparate durante quella settimana accendendo in breve tempo un bel fuoco scoppiettante.
 
-I miei complimenti Oliver, sei stato molto bravo.-
 
-Il merito è tutto tuo, mi hai insegnato bene.-
 
Felicity a quel punto arrossì, però gli disse indicando il coniglio che stavano cucinando allo spiedo:
 
-L'unica cosa che non ho dovuto insegnarti è stato come usare l'arco; sei un ottimo arciere. L'hai colpito con una singola freccia; io ne avrei dovuto usare almeno due.-
 
-Non ci credo! La carne non è ancora pronta, quindi abbiamo un po' di tempo.-
 
-Per fare cosa?-
 
-Oggi invertiremo le parti; io ti insegnerò e tu imparerai.-
 
-D'accordo!-
 
-Colpisci quell'albero, proprio nel nodo centrale del tronco.- le disse Oliver indicando un grosso albero posto dall'altro lato della radura.
 
Felicity incoccò la freccia, prese la mira e lasciò andare la corda. Mancò il bersaglio di pochi centimetri.
Sbuffò frustrata, che figuraccia!
 
-C'eri quasi, aspetta ti faccio vedere io.-
 
Oliver a quel punto scoccò la freccia che si conficcò al centro del tronco.
 
-Come hai fatto?-
 
-Mi sono concentrato e ho tirato tutto qui. Posso?- le chiese avvicinandosi.
 
Felicity annuì e Oliver scivolò alle sue spalle.
 
-Dunque, adesso tendi l'arco, così brava, prendi la mira, non avere fretta...-
 
Mentre parlava, Oliver correggeva con dei leggeri tocchi la postura di Felicity; la giovane ogni volta che sentiva le dita di Oliver sfiorarle le braccia o le spalle, veniva percorsa da dei brividi.
Gli stessi brividi che avvertiva quando osservava Oliver mentre era impegnato a tagliare la legna, ad esempio o quando lui la guardava con i suoi profondi occhi azzurri mentre lei gli spiegava qualcosa.
Adesso lui era così vicino che poteva avvertire il calore che emanava la sua pelle.
 
Oliver dal canto suo sentiva il battito accelerato del cuore di Felicity.
La ragazza si era tolta il solito berretto e Oliver poteva ammirare i lucidi capelli biondi di Felicity, che profumavano di aria fresca e di libertà.
 
Finalmente Felicity lasciò andare la corda e la sua freccia finì immediatamente accanto a quella di Oliver: un centro perfetto!
 
Felicity si voltò verso Oliver con un'espressione gioiosa sul viso:
 
-Ce l'ho fatta!-
 
-Bravissima!-
 
In quel momento erano vicinissimi, sarebbe bastato un battito di ciglia per annullare la distanza che li separava, ma proprio in quel momento Verdant nitrì, rompendo l'incanto di quel momento.
Quell'interruzione fu provvidenziale, infatti la carne stava per bruciarsi!
Oliver si staccò da Felicity, che approfittò di quel momento per ricomporsi un po'.
Si risistemò i capelli sotto al berretto e si sedette accanto ad Oliver.
 
A quel punto Oliver le chiese:
 
-Perché nascondi i capelli sotto il berretto? Non sarebbe più comodo tenerli corti?-
 
-Probabilmente sì, ma li porto così in ricordo di mia madre...- gli spiegò con voce triste.
 
-Scusami Felicity, non volevo rattristarti...-
 
-Tranquillo non lo sapevi, lo sai qual è la cosa che mi manca di più?-
 
-No, dimmelo.-
 
-La sera la mamma mi pettinava i capelli ed io le raccontavo com'era andata la mia giornata...- continuò Felicity mentre una lacrima solitaria le scorreva lungo la guancia.
 
-Ehi, non fare così. Se tu volessi raccontarmi come hai trascorso la giornata, puoi contare su di me.- le disse Oliver posandole una mano sulla spalla.
 
-Grazie! Si è fatto tardi; sarà meglio tornare a casa.-
 
Mentre stavano tornando a casa Felicity istintivamente appoggiò la guancia contro la schiena di Oliver, non si era mai sentita così felice.
 
Quando arrivarono a casa Felicity diede a Verdant un'altra carota; poi si barricò in casa perché voleva fare una sorpresa ad Oliver.
 
Quest'ultimo nel frattempo, dopo aver strigliato e spazzolato Verdant, iniziò a sentirsi nervoso.
“Lo deve sapere” continuava a ripetersi “Ha diritto di saperlo; ma come reagirà?”
 
Felicity dopo aver preparato la cena si diresse verso la cassapanca che si trovava ai piedi del letto; si inginocchiò e l'aprì.
Dopo pochi minuti era pronta, quindi chiamò il suo ospite.
 
-Oliver! La cena è pronta!-
 
Il Principe in quel momento le stava dando le spalle; però quando udì la voce di Felicity che lo chiamava fece un profondo respiro e si voltò verso di lei:
 
-Allora era questa la sorpr...-
 
Non riuscì a concludere la frase perché era rimasto senza fiato e senza parole.
 
Felicity era lì sulla soglia di casa, come sempre, però adesso c'era qualcosa di diverso in lei; non indossava la sua solita tenuta da caccia, ma una veste che esaltava la sua figura snella ed i suoi capelli lasciati sciolti, che erano lucidi e brillavano come un'onda d'oro, le incorniciavano il viso.
 
-Sono ridicola?- gli chiese, tormentandosi un ricciolo con le dita.
 
-Felicity... sei bellissima!- le rispose Oliver ancora un po' inebetito.
 
-Grazie! Vieni accomodati!- gli disse con un sorriso luminoso.
 
Oliver entrò senza staccare gli occhi da lei nemmeno per un momento; era veramente meravigliosa!
 
Felicity gli aveva preparato la stessa zuppa della prima sera e così come l'altra volta Oliver la mangiò con gusto.
Dopo aver vuotato la scodella, era ben conscio che non poteva più tergiversare.
 
Si avvicinò a Felicity, annullando la distanza che li separava, proprio come poche ore prima, la prese per mano e traendo un profondo respiro iniziò a parlare:
 
-Felicity c'è una cosa che devo dirti...- si interruppe indeciso se continuare o meno, stava camminando sul bordo di un precipizio, ne era consapevole ma doveva andare avanti, doveva finire ciò che aveva iniziato; dopo un altro profondo respiro continuò:
 
-...io... sto per sposarmi.-
 




Angolo dell'autrice:
 
Boom! [Cit. Danny Messer]
 
Sono ancora viva?*Restituisce lo scudo a Steve* *Continua a godere della protezione di Bucky*
Dunque l'impegno di Oliver era questo... sorpresa!
Cosa succederà adesso? Dai sbizzarritevi! Ditemelo!
Adesso le cose serie:
Vorrei ringraziare le mie fedeli lettrici e sostenitrici: Ella Rogers, julya95, Lady Windermere, MiaBlack, mici71, Mirtillo92, Rachele95 e _Maisie_.
Un grazie speciale anche a Magali_1982 che mi ha prestato Bucky; senza di lui non sarei sopravvissuta!
Un consiglio: leggete la sua storia è bellissima!
Il prossimo capitolo lo pubblicherò il 26 dicembre, quindi colgo l'occasione per farvi tanti auguri di Buon Natale!
Un bacione!
Ragdoll_Cat

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 
 
Felicity sciolse l'intreccio delle loro mani e senza proferire parola, ma con gli occhi pieni di lacrime, si alzò di corsa ed uscì.
 
Corse fuori, nella notte, nella foresta.
Continuava a correre graffiandosi le mani ed il volto contro i rami bassi degli alberi. Il vestito leggero che indossava, era appartenuto a sua madre, l'aveva conservato come un ricordo prezioso ma ora non le importava di strapparlo e rovinarlo, correndo fra i rovi, lei doveva solo scappare lontano.
Il dolore fisico che provava era niente rispetto a quello che aveva nel cuore.
Mentre correva le lacrime continuavano a bagnare le guance in fiamme e dentro di sé Felicity continuava ad insultarsi: “Sei una stupida, una stupida, ti sei innamorata di Oliver e lui invece ama un'altra e la sposerà. Stupida, stupida, stupida!!!”
 
Ad un certo punto le gambe le cedettero e lei collassò sulle ginocchia.
Tentava di riprendere fiato, ma era ancora scossa dai singhiozzi; alla fine si calmò quel tanto che le serviva per tornare a respirare quasi normalmente e in quel momento le parve di udire la voce di Oliver, in lontananza.
 
Aveva ragione, infatti come lei era scappata via Oliver aveva tentato di correrle appresso ma era stato fermato dal buio.
 
Già, il buio.
 
Felicity aveva tenuto per sé quella specifica abilità, sapersi orientare nel buio assoluto.
 
Mentre la chiamava a gran voce in cuor suo continuava ad insultarsi: “Stupido, stupido, stupido, non potevi pensare prima di parlare? Dovevi spiegarti meglio. Adesso hai perso per sempre la donna che ami!”
 
Perché era così; in quei giorni Oliver aveva capito che Felicity era la donna della sua vita.
Al diavolo il matrimonio combinato! Una volta tornato al castello avrebbe comunicato la sua decisione ai suoi genitori e ne avrebbe sopportato le conseguenze.
Ora però era andato tutto in fumo, perché ormai l'aveva persa per sempre.
 
I due giovani trascorsero così quella notte insonne, da soli e con il cuore spezzato.
 
All'alba Oliver tornò alla capanna distrutto e ancora solo.
Ormai non poteva più rimandare l'inevitabile, raccolse i suoi effetti personali, li legò alla sella di Verdant; stava per salire, però il cavallo scartò all'improvviso.
 
- Verdant! Stai calmo!-
 
Il cavallo era inquieto, continuava a muovere la testa, sembrava quasi che stesse cercando Felicity.
 
-Ho capito! Ti manca, ma non la vedremo mai più, andiamo!-
 
Il cavallo parve comprendere e si calmò all'istante.
Oliver balzò in sella e partì senza voltarsi indietro.
In quel momento visto all'esterno non mostrava alcuna emozione, ma dentro era inconsolabile.
 
Cavalcava da un po' quando udì l'abbaiare dei cani; si stampò in faccia un sorriso falso, di circostanza.
Dopo pochi minuti era circondato dai cani da caccia del padre. Scese da cavallo e si lasciò coccolare dai cani; il più festoso era Gambit, il più vecchio e fedele della muta.
 
-Buongiorno Principe!-
 
-Buongiorno!- “Magari lo fosse!” pensò -Come procedono i preparativi?-
 
-Secondo Vostra Maestà, io vengo tenuto al corrente di tutto? Il mio unico compito è proteggerla, Vostra Maestà e non mi serve sapere altro. Tuttavia devo dirle che il suo scherzetto mi è costato caro. Scappare e nascondersi per una settimana, nel folto del bosco... Vostro padre non era molto contento di questa iniziativa...-
 
-Mi dispiace Diggle, non volevo crearti dei problemi.-
 
-Ormai è passato, non ci pensi più; andiamo?-
 
-Sì!-
 
Oliver risalì in sella e lanciato un ultimo sguardo alla foresta e alla libertà che racchiudeva; poi spronò il cavallo e galoppò verso il castello.
 
Felicity nel frattempo era tornata a casa e per la prima volta in vita sua si sentì veramente sola.
Questa nuova consapevolezza calò su di lei come una coperta bagnata, mozzandole il respiro.
Niente Oliver, niente Verdant, niente risate, niente amore.
“Io sono sola, tutto è tornato com'era; non c'è nulla che mi impedisca di ritornare alla mia vecchia vita.” si disse.
Ma non era così, infatti quando sfiorò la sedia su cui Oliver era solito sedersi, gli occhi si riempirono di nuove lacrime e Felicity in quel momento capì che la vecchia vita non le sarebbe mai più bastata, lei non sarebbe più potuta tornare quella di un tempo, perché lei si era innamorata e questo aveva cambiato tutto.
 
Oliver ormai era giunto in città.
I sudditi scherzosamente dicevano che il regno di re Robert era tutto lì, a Starling City.
Ovviamente c'erano altri territori, governati da vassalli fedeli ed onesti; però il punto nevralgico del regno ruotava intorno al castello che sovrastava la città, che era protetta da possenti mura.
Tutte le vie della città erano addobbate a festa; tutto era pronto per l'imminente matrimonio.
 
Oliver una volta giunto alle scuderie reali affidò Verdant alle cure di Roy, il suo scudiero, affinché lo strigliasse e lo rifocillasse, quindi si diresse verso le sue stanze.
 
Si lavò e si vestì per la cerimonia. Era quasi pronto quando udì bussare alla porta.
 
-Avanti!-
 
-Fratellone!- Thea entrò di corsa; correva sempre, la giovane principessa, infischiandosene del suo titolo nobiliare.
 
-Thea! Come sei bella!- le disse Oliver sforzandosi per apparire allegro.
 
-Cosa c'è Oliver? Sei strano...-
 
-Non c'è nulla che non vada, solo che... in questo momento mi sembra di essere...-
 
-All'inferno?-
 
-Più o meno...- replicò lui finendo di sistemarsi la giubba verde che indossava.
 
-Com'era la foresta? Tommy mi ha detto qualcosa ma non molto.-
 
-La foresta era...- Oliver si interruppe cercando di trovare le parole giuste. Il ricordo del sorriso luminoso di Felicity lo sorprese all'improvviso, facendo vacillare per un istante le difese, trincerate dietro alla maschera che aveva indossato dal momento in cui s'era andato dal bosco e Thea che non era una stupida se ne accorse.
 
-Oliver cosa c'è?- indagò sospettosa.
 
-Nulla. La foresta era un'isola felice, tutto qui.-
 
-Ne sei sicuro? Perché ho come il sospetto che tu abbia incontrato qualcuno laggiù.-
 
-Thea ma cosa dici? Sto per sposarmi!-
 
-Appunto! Stai per sposarti! Ma non per amore! Il tuo è un matrimonio combinato; ho sentito padre e madre discutere a tal proposito. Lo so che è per il bene del regno... però io non voglio sposarmi per dovere, Oliver, io vorrei sposarmi per amore, ma tale libertà mi è preclusa, avrei voluto...- continuò Thea ormai sul punto di scoppiare a piangere.
 
Oliver fissò la sorella minore un po' interdetto, da quando Thea parlava così? Cosa nascondeva?
A quel punto fece l'unica cosa che poteva fare: l'abbracciò.
 
-Calmati Thea, tranquilla e ascoltami. Questo matrimonio consoliderà i nostri rapporti con il nostro alleato e sarà sufficiente per molti anni.
Quindi tu ti sposerai per amore, Thea, te lo prometto! Io stesso lotterò per te d'accordo? Ora asciugati le lacrime e sorridi.-
 
-Ti voglio bene Oliver!-
 
-Anch'io sorellina!- le disse baciandola in fronte.
 
Qualcun altro bussò nuovamente alla porta della stanza di Oliver.
I due fratelli si voltano e videro la loro madre, la regina Moira che li guardava sorridendo.
 
-Sei pronto figliolo?-
 
-Sì, madre.-
 
-Andiamo allora- gli disse porgendogli il braccio.
 
Oliver uscì dalla sua stanza e si diresse verso il luogo della cerimonia.
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
 
Ciao!
Avete trascorso una bella giornata ieri? Spero proprio di sì!
Passando al capitolo ho introdotto gli altri personaggi vi sono piaciuti?
Ormai non manca più nessuno... a parte la sposa!
Chi sarà mai?
Provate ad indovinare, c'è un premio in palio!
Potrete leggere un estratto del prossimo capitolo in anteprima!
Via messaggio privato ovviamente altrimenti che esclusiva sarebbe?
Partecipate in tanti!
Riguardo alla musica dal prossimo capitolo ci sarà la famosa “X” per poterla ascoltare.
Prima di lasciarvi vorrei fare un po' di pubblicità ad un'altra autrice, non scrive in questo fandom però la sua storia merita di essere letta e recensita.
Vi lascio il link: Demons of light and darkness e l'autrice è Ella Rogers.
Non ve ne pentirete, fidatevi!
In bocca al lupo per il concorso!
Buon Anno Nuovo!
Un bacio!
Ragdoll_Cat
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Oliver percorse il tragitto fino alla chiesa, conscio del fatto che quelle sarebbero state le ultime ore fra quelle mura.
Infatti dopo la cerimonia sarebbe partito per stabilirsi definitivamente nel ducato di provenienza della sposa, come da accordi presi in precedenza.
Questi patti erano necessari per evitare la divisione del regno fra i due fratelli; Tommy in quanto primogenito avrebbe sposato una fanciulla di origine nobile e sarebbe diventato Re. Oliver invece pur mantenendo il titolo di Principe avrebbe governato un ducato, giurando fedeltà al fratello, ovviamente.
 
Oliver entrò in chiesa.
Vide Tommy, circondato come al solito da tante giovani dame e il padre tremendamente regale seduto sul suo trono.
 
Adesso era tutto pronto, mancava solo la sposa.
Le trombe iniziarono a suonare segnalando l'ingresso in chiesa della giovane.
 
Oliver si voltò verso di lei e la prima cosa che notò fu il suo volto. Il suo non era un sorriso, sembrava quasi una smorfia di scherno.
Una volta che la sposa l'ebbe affiancato le porse la mano ed in cambio ricevette una stretta fredda e ghiacciata.
 
Il celebrante iniziò la cerimonia:
 
-Siamo qui riuniti, in questo giorno festoso per unire in matrimonio il principe Oliver, secondogenito di re Robert e della regina Moira, nostri sovrani, e madamigella Isabel, figlia del Duca Wilson. Se qualcuno ha qualcosa da dire parli ora o taccia per sempre!-
 
-Io, avrei qualcosa da dire!-
 
A parlare era stato Slade Wilson.
Il duca si era alzato dal posto che occupava ed adesso stava camminando lungo la navata, scrutando la folla con uno strano scintillio nell'occhio sinistro.
Il destro, si raccontava, l'aveva perso in battaglia, per difendere re Robert, da morte certa.
Il Re come segno di riconoscenza l'aveva nominato duca e Slade in poco tempo, aveva fatto fruttare la rendita che gli aveva assicurato il Re, rendendolo di fatto l'uomo più importante dell'intero regno, secondo solo al Re.
 
L'atmosfera in chiesa si era fatta grave, Oliver avvertì un qualcosa, un pericolo imminente; quelle parole all'apparenza così innocue non avrebbero portato nulla di buono, di questo ne era certo.
 
Anche il Re si era alzato dal suo trono e seguiva i movimenti di Slade, che continuava ad avanzare verso l'altare.
 
-Siamo qui riuniti per rafforzare i nostri vincoli commerciali e la nostra alleanza.
Re Robert e se io volessi di più?
Il vostro regno ad esempio, perché Slade Wilson non è secondo a nessuno!-
 
-Voi siete pazzo! Guardie!- urlò il Re.
 
-Io non volevo arrivare a tanto, però...- continuò il duca calmissimo -Tocca a voi!-
 
A quell'ordine gli invitati del duca sguainarono le spade; la maggior parte dei soldati erano all'esterno, impegnati a sorvegliare le mura, non si sarebbero mai aspettati un attacco interno.
 
L'esercito di Slade, perché in fondo di un esercito si trattava, in pochi minuti sconfisse le poche guardie presenti all'interno della chiesa.
 
 
In pochi istanti il fuggi fuggi generale separò il Principe dagli altri.
Oliver istintivamente provò a raggiungere la sua famiglia, ma non ci riuscì, la confusione era troppa.
Non poteva combattere, era disarmato ed in più doveva proteggere Isabel; la sposa era terrorizzata e sembrava incapace perfino di muoversi.
Oliver l'afferrò per un braccio e la trascinò lontano dall'altare.
 
In qualche modo riuscirono a raggiungere la porta posteriore della chiesa ed uscirono.
Quando furono sufficientemente lontani Oliver parlò:
 
-Isabel, io devo trovare la mia famiglia, voi state  bene?-
 
-Sto benissimo Principe, mai stata meglio!- gli rispose Isabel, prima di colpirlo con un fendente al fianco sinistro, con il pugnale che aveva tenuto nascosto tra le pieghe dell'abito.
 
Oliver la guardò attonito, prima di cadere in ginocchio, pure lei faceva parte della congiura.
Quella vipera aveva solo finto di essere terrorizzata, l'aveva ingannato.
 
Isabel alzò un'altra volta il pugnale per colpirlo di nuovo e l'avrebbe sicuramente ucciso se Diggle non fosse arrivato proprio in quel momento, in suo soccorso.
 
Diggle iniziò a lottare contro la donna e mentre la teneva impegnata urlò ad Oliver:
 
-Scappa Oliver! Scappa!-
 
Oliver seppur con fatica si rialzò e corse verso le scuderie; stava perdendo parecchio sangue, doveva assolutamente scappare lontano altrimenti sarebbe morto.
 
-Principe Oliver!-
 
Oliver si voltò e riconobbe Roy, il giovane scudiero.
 
-Venga con me presto!-
 
Lo condusse da Verdant che aspettava fremente, sellato e bardato di tutto punto.
 
-Dovrebbe riuscire ad arrivare al ponte levatoio prima che i rivoltosi, riescano a prendere possesso delle torrette di guardia.-
 
-Tu cosa farai?-
 
-Me la caverò.-
 
-Ti prego, trova la mia famiglia.-
 
-Lo farò senz'altro; ora vada, presto!-
 
Come Roy ebbe aperto le porte, Verdant partì al galoppo.
Travolse tutti quelli che tentarono di fermarli. Non c'era nulla che potesse bloccarli, dove non arrivavano gli zoccoli di Verdant, erano presenti le mascelle di Gambit e degli altri cani.
 
Mancava poco, pochissimo ormai, però la grata stava per essere calata ed il ponte alzato.
Verdant se possibile accelerò ancora di più e con un ultimo colpo di reni riuscì ad evitare i letali spuntoni della grata ed ad uscire dalla città.
Solo il ponte li separava dalla libertà ma Verdant diede prova di tutta la sua abilità, continuando a correre, quasi incurante della pendenza che aumentava sempre di più, a causa del sollevamento del ponte.
All'ultimo istante utile saltò e si ritrovarono oltre il fossato.
 
Cavallo e cavaliere erano senza fiato per lo sforzo.
Oliver a quel punto si voltò. 
Vide dei pennacchi di fumo alzarsi da diverse zone della città; in quel momento capì che la sua casa era ormai persa e la sua famiglia molto probabilmente era stata fatta prigioniera.
Tastò la ferita che aveva al fianco e  stringendo i denti per il dolore, Oliver riuscì a mormorare solo una parola:
 
-Felicity.-
 
Verdant parve comprendere e si diresse quanto più velocemente possibile verso il centro del bosco.
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
 
Ed eccoci qua!
Colpo di scena!
La sposa misteriosa era Isabel, non Laurel.
Non ve lo aspettavate vero? 
Sono contenta di sorprendervi!
Cosa succederà adesso? Qualche ipotesi?
 
Che ne pensate della musica? È calzante?
Se non è "Escaping The Realm" questo...
Tenete, guardate il video con la musica in sottofondo.
 
Siamo a metà!
Ancora non riesco a crederci!
12 preferite, 2 ricordate e ben 31 seguite!
E 57 recensioni!
Grazie!
 
Ecco ho finito! 
Alla prossima settimana! 
Ragdoll_Cat

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 
 
 
Felicity era sulla soglia di casa e stava ammirando i giochi di luce che il sole stava creando mentre durante il tramonto.
 
Era riuscita a trascorrere un’intera giornata senza Oliver, era stata dura ma ce l’aveva fatta; domani sarebbe andata ancora meglio.
 
Un fruscio proveniente dalla boscaglia attirò la sua attenzione. Provò una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
 
Quando Verdant comparve al suo cospetto, sospirò sollevata.
 
Il sollievo durò poco, il tempo di notare le condizioni critiche del cavaliere; Oliver era pallido e respirava a fatica.
 
Felicity corse verso di lui: -Oliver! Cos’è successo?-
 
-Un colpo di stato.-
 
-Ce la fai a scendere?-
 
-Sì.-
 
In quel momento Felicity vide la terribile ferita al fianco; il fatto che Oliver non fosse morto dissanguato aveva un che di miracoloso.
 
-Oliver ce la fai ad entrare in casa?-
 
-Credo di sì…-
 
-Non ti preoccupare ci sono io qui con te.-
 
Dopo averlo fatto entrare Felicity lo fece sdraiare sul letto.
Con mani tremanti tagliò la casacca di Oliver, per controllare la gravità della lesione.
Era abbastanza profonda, ma per fortuna non sembrava aver trafitto organi vitali.
Svelta prese tutte le creme e gli unguenti di cui disponeva, ringraziando in cuor suo la madre per i suoi preziosi insegnamenti.
 
Lavò con delicatezza la ferita di Oliver; poi vi spalmò sopra un preparato disinfettante e cicatrizzante. Per fasciare il torace di Oliver fece a strisce l’unico paio di lenzuola in suo possesso.
 
In quel momento nulla importava se non Oliver.
 
Dopo quei momenti così concitati Oliver si addormentò, ormai fuori pericolo e Felicity si lasciò cadere su di uno sgabello, sfinita.
 
Dopo aver ripreso fiato avvicinò lo sgabello al capezzale di Oliver e lo vegliò tutta la notte; ogni tanto Oliver si agitava nel sonno, però non appena Felicity posava una mano sulla sua spalla il giovane si calmava all’istante.
 
Le prime luci del mattino iniziarono a filtrare attraverso le finestrelle della casetta, rischiarando il volto stanco di Felicity, annunciando così la conclusione di quella terribile notte.
 
Felicity non aveva mai staccato gli occhi dalla figura dormiente di Oliver; quando finalmente lui aprì gli occhi e le sorrise fu investita da una strana sensazione… era sollievo? Felicità? No, era amore.
 
Delicatamente appoggiò una mano sulla fronte e trovandola fresca ed asciutta gli disse:
 
-Non hai la febbre, questo è un buon segno, non c’è traccia di infezione per fortuna. Come ti senti? Adesso vado a prenderti qualcosa da mangiare.-
 
Fece per alzarsi ma Oliver la trattenne per il polso; con una forza inaspettata la fece sedere sul letto accanto a lui mentre con l’altra mano appoggiata sulla nuca l’attirava verso di sé.
 
Il gesto di Oliver era chiaro…
 
Felicity era un po’ spaventata da tutto questo; non aveva mai baciato nessuno, del resto vivendo da sola nella foresta come avrebbe potuto?
 
Tutte le sue paure svanirono non appena avvertì le labbra di Oliver sulle sue. Una scossa la percorse da capo a piedi e dimentica di tutto si abbandonò completamente a quella nuova sensazione. Era una sensazione strana ma allo stesso tempo familiare; un po' come il sole che sbuca all'improvviso dalle nubi.
 
Anche per Oliver era un’esperienza nuova; aveva già baciato qualche ragazza ma nessuna era lei; nessuna era la sua Felicity.
Il bacio sapeva di acqua fresca, di libertà ed era puro ed innocente come Felicity.
 
Dopo qualche istante Felicity si staccò da Oliver e lo guardò sorridendo; Oliver a quel punto le disse:
 
-Ti amo Felicity!-
 
Il sorriso di Felicity si spense; lui l’aveva già ingannata, come poteva credergli ancora?
 
-Cosa c’è Felicity?-
 
-Tu… mi hai mentito… come posso ancora fidarmi di te?- gli disse voltandogli le spalle.
 
-Felicity…- le rispose accarezzandole il polso con il pollice –Non è vero non ti ho mentito…-
 
A quel punto Felicity si girò per un istante verso di lui fulminandolo con lo sguardo; poi si voltò nuovamente. 
Oliver resosi conto di aver sbagliato a parlare ricominciò daccapo.
 
-Felicity hai ragione ad essere arrabbiata con me, perché è vero ti ho omesso alcune informazioni e ti chiedo scusa per questo, ma non dubitare mai, nemmeno per un momento dei sentimenti che provo per te, puoi fidarti di me, lo sai questo vero?-
 
Felicity a quel punto si voltò verso di lui e gli disse fissandolo diritto negli occhi.
 
-Mi hai raccontato un sacco di cose assurde, non negarlo, però per qualche strano motivo io ti credo. La ferita al fianco parla da sola... ma cos'è successo?-
 
Il loro discorso venne interrotto dal nitrire di Verdant; il cavallo era irrequieto, avvertiva la presenza di qualcuno, di un estraneo.
Felicity si alzò immediatamente dal letto e con circospezione guardò attraverso la finestra, avendo l'accortezza di recuperare il suo arco.
 
Dai cespugli comparve un uomo alto e grosso, alla vista di Felicity sulla soglia di casa, con l’arco pronto a scoccare una freccia esclamò alzando le mani in segno di resa:
 
-Sono solo! Sono fedele al principe Oliver!-
 
Nel frattempo pure Oliver si era alzato, seppur con fatica dal letto ed era giunto sulla soglia; quando ebbe riconosciuto Diggle posò una mano sulla spalla di Felicity dicendole:
 
-È con noi, è un amico!-
 
Felicity rivolse al nuovo arrivato un cenno di assenso, per poi abbassare l’arco.
 
Diggle fece altri passi in avanti ed aiutò Oliver a ritornare a letto.
 
Il giovane Principe, infatti, era ancora debole, nonostante le cure di Felicity e quindi doveva riposare ancora.
 
Per non disturbarlo Felicity e Diggle uscirono.
 
Mentre Felicity accarezzava Verdant, Diggle le raccontò con poche parole cos’era successo durante il quasi matrimonio.
 
Le guardie erano state decimate, lui stesso aveva rischiato grosso, però era riuscito a scappare grazie ad una somma di fattori; la conoscenza della topologia della città in primis e l’aiuto del giovane scudiero del principe Oliver, Roy aveva fatto il resto.
 
Una volta fuori dalle mura aveva seguito le tracce lasciate da Verdant ed alla fine era arrivato lì.
 
-Adesso capisco perché il Principe, non fosse contento di tornare in città... Qui si sta bene.-
 
-È vero, io non riesco ad immaginare un posto migliore in cui vivere, di questo.-
 
-Io non mi riferivo al luogo, ma alla compagnia.-
 
Felicity borbottò qualcosa di incomprensibile ma Diggle aveva già capito tutto.
 
-Sarà meglio che rientri, Oliver potrebbe svegliarsi da un momento all'altro.-
 
-Io resto qui fuori; voglio essere sicuro di non aver portato ospiti indesiderati.-
 
Felicity rientrò e vide che Oliver era completamente sveglio; un po' di colore era ritornato sulle guance. Felicity scaldò un po' di farinata per lui e lo osservò mangiare; quando ebbe terminato il giovane volle alzarsi. 
Felicity lo sostenne una volta di più, ma questa volta non poté frenare la lingua e gli disse:
 
-Sei pesante! Sei sicuro che siano tutti muscoli?-
 
Oliver la guardò perplesso e lei continuò:
 
-Fa niente...-
 
-Interrompo qualcosa?- chiese a quel punto Diggle, entrando in casa.
 
-No, no niente.- disse Felicity mentre faceva sedere Oliver al tavolo.
 
-Come state Principe?-
 
-Niente principe solo Oliver; sto meglio grazie! Diggle sai qualcosa della mia famiglia?-
 
-Purtroppo no... Però grazie a Roy abbiamo un infiltrato all'interno delle mura, non è molto però, è già qualcosa no?-
 
-Roy sta già facendo molto; più di quello che ho fatto io ed ora sono qui nella foresta che aiuto potrei dare?-
 
-I rivoltosi ti credono morto; questo è un punto a nostro favore. Sei la speranza del tuo regno!-
 
-Bella speranza... Sono pure disarmato.-
 
-No! Questo non è vero!- a parlare era stata Felicity. -Tu ce l'hai un arco.-
 
-Sì, al castello.-
 
Felicity scosse la testa e si diresse verso il letto; si chinò ed estrasse da sotto il mobile una scatola di legno chiusa e sigillata. L'appoggiò sul tavolo e mentre scioglieva lo spago raccontò:
 
-Mio padre diceva sempre che aveva costruito tanti archi quante le dita di una mano. I suoi archi erano eccezionali. Aveva costruito il suo, con il quale poi è stato sepolto; il mio e quando era in città ne aveva intagliati solo due! Uno piccolo da bambino e l'altro per il Re; quello che avevi tu Oliver.-
 
-Mio padre me l'aveva regalato quando ho compiuto ventun anni dicendomi che era il dono migliore per un Re... E riguardo a quello da bambino, quello era stato il mio primo arco; l'avevo trovato nella bottega dell'intagliatore...- mormorò Oliver perso nei ricordi -nella bottega di tuo padre c'eri anche tu...-
 
A quelle parole le mani d Felicity smisero di sciogliere i nodi della cordicella e la giovane si voltò a guardardarlo:
 
-Io?-
 
-Tu eri piccola, probabilmente non te lo ricordi però io ti ho vista ne sono sicuro!-
 
I due giovani a quel punto si fissarono increduli; il destino a volte opera in maniera imperscrutabile.
 
A quel punto Diggle si schiarì la gola, si sentiva di troppo evidentemente. 
Felicity si riscosse e riprese il suo lavoro.
Oliver la spronò a continuare il suo racconto:
 
-Dicevi che tuo padre aveva costruito cinque archi hai raccontato la storia di quattro finora, quindi l'ultimo è nella scatola?-
 
-Sì, questo fu il quinto ed ultimo arco di mio padre! Era solito ripetermi che l'arco che aveva consegnato al Re era degno di un Re ma questo... Era per qualcuno di diverso...-
 
L'ultimo nodo venne sciolto e Felicity spinse la scatola verso Oliver che l'aprì. Dentro c'era un bellissimo arco, ancora più bello di quello Oliver era solito usare.
 
L'arco era stato ricavato da un singolo ramo di nocciolo dandogli così una resistenza estrema. 
Il legno era duttile ed estremamente leggero. Un arciere avrebbe potuto usarlo per delle ore senza problemi.
Inoltre era finemente intarsiato con dei dettagli in argento posti alle estremità esterne.
Lungo il lato interno era stata intagliata una frase che recitava così: La felicità è una virtù e come tale non va conquistata ma meritata.
 
-Che ne pensi?- gli chiese Felicity.
 
-È perfetto!-
 
Angolo dell'autrice:
 
Ciao! 
Quando Felicity cura Oliver immaginate questa scena qui.
 
C'è stato il bacio!!! 
Vi è piaciuto? 
Oliver che ricorda il primo incontro con Felicity non è dolcissimo? 
Riguardo all'incisione scritta nell'arco, ero tentata di scriverla in latino, però poi mi sono resa conto di non sapere il latino,quindi... ^_^
Niente musica in questo capitolo, ma nel prossimo ci rifaremo!
Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate con una vostra, sempre gradita recensione. 
Un bacio! 
A venerdì prossimo! 
Ragdoll_Cat

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


 
 
Il giorno seguente trascorse velocemente; infatti mentre Diggle ed Oliver costruivano quante più frecce possibili, Felicity preparava degli intrugli in cui avrebbero intinto la punta delle succitate frecce per poterle usare come dardi avvelenati.
 
Chi fosse stato colpito, non sarebbe morto, ma si sarebbe semplicemente addormentato.
L'effetto sarebbe stato passeggero, l'unico strascico si sarebbe limitato ad una lieve emicrania.
Oliver era stato molto preciso a tal riguardo; non avrebbero ucciso se non come extrema ratio, i traditori del regno avrebbero dovuto essere giudicati dalla legge non dalla spada.
 
Felicity tuttavia non si limitava a praticare l'arte dell'alchimia infatti mentre i preparati sobbollivano sul fuoco la giovane cuciva febbrilmente alla casacca verde scuro di Oliver, un cappuccio del medesimo colore, che aveva ricavato dalla camicia che il principe indossava quando era ritornato, ferito, da lei, seguendo le istruzioni di Oliver.
Al tramonto era tutto pronto il piano era stato studiato e memorizzato; avrebbero agito quella stessa notte con il favore del buio. 
Oliver nel frattempo aveva indossato la sua “uniforme” e quando Diggle lo vide gli chiese:
 
-Perché hai voluto che Felicity ti cucisse questa casacca?-
 
-Per difendere la mia città non posso essere il principe Oliver devo essere qualcos altro, devo diventare qualcun'altro. -
 
-Sono d'accordo. Ma chi sei allora?-
 
Oliver scosse la testa e disse:
 
-Un simbolo?-
 
Felicity a quel punto tese ad Oliver una mascherina verde.
 
-Qualcosa di meglio... Mi avanzava un po' di stoffa posso?- gli chiese.
 
Oliver annuì e Felicity si alzò in punta di piedi e gli sistemò la maschera sugli occhi era perfetta!
 
-Come sto?-
 
-Come un eroe!- gli rispose Felicity sorridendo.
 
Oliver ricambiò il sorriso e poi si coprì la testa con il cappuccio: era ora di andare.
 
*
 
 
-Che schifo! Che schifo! Che schifo! Dovevamo proprio passare per le fogne della città?-
 
-Felicity sei stata tu a proporlo!-
 
-Non credevo che lo avresti considerato!-
 
Oliver sospirò con fare rassegnato. Se la memoria di Diggle non aveva giocato brutti scherzi in quel momento erano esattamente sotto le scuderie. Diggle in qualità di Capo delle guardie reali conosceva ogni via di fuga dalla città e quindi avevano agito di conseguenza. Felicity ed Oliver sarebbero entrati di soppiatto e con l'aiuto di Roy (se fossero riusciti a trovarlo ovviamente) avrebbero aperto uno dei portoni laterali che si trovavano lungo le mura. 
Lì ci sarebbe stato Diggle e con un po' di fortuna non sarebbe stato da solo. Oliver infatti tramite Diggle aveva inviato un messaggio ad un vassallo del Re, il conte Quentin. 
Il Conte non era un alleato potente dal punto di vista commerciale ma era fedele. Disponeva inoltre di un piccolo ma ben addestrato esercito quindi l'ideale per combattere contro Slade.
 
Finalmente Oliver e Felicity videro la fine del condotto e quando Oliver aprì, con circospezione, la botola sopra le loro teste poterono notare che effettivamente erano sotto alle scuderie. Si issò oltre l'apertura poi aiutò Felicity ad arrampicarsi.
 
-Adesso come faremo a trovare Roy?-
 
-Diamo un'occhiata in giro; io andrò a sinistra e tu a destra; chi lo trova farà un fischio e poi ci ritroveremo qui.-
 
-D'accordo!-
 
-Stai attenta Felicity mi raccomando.-
 
-Anche tu!-
 
Si separarono; Oliver controllò ogni vano della stalla ma non trovò nessuno, stava quasi per tornare indietro, quando il suo orecchio registrò il rumore familiare di un corda d'arco ben tesa. Scartò di lato appena in tempo per schivare una freccia che passò vicinissima alla sua spalla sinistra; poi si voltò ma stavolta era lui il cacciatore. Abbassò l'arco quando Il suo aggressore; era Roy.
 
-Roy sono io! Oliver!-
 
-Principe Oliver?-
 
-Sì, sono io!-
 
-Vi credevo morto!-
 
-Infatti c'è mancato poco, ma sono stato curato; forza andiamo!-
 
-Dove?-
 
-Ora lo vedrai.- gli disse Oliver prima di fischiare brevemente.
 
Quando lui e Roy arrivarono alla botola Felicity era già lì in attesa.
 
-L'hai trovato a quanto vedo.-
 
-Sì, Roy lei è Felicity la mia partner.-
 
-Piacere!-
 
-Roy, per favore dicci quello che sai, ogni dettaglio è importante.-
 
-Il Re, vostro fratello e i cortigiani fedeli al re sono stati rinchiusi nelle segrete. Vostra madre, vostra sorella e le altre dame invece sono state rinchiuse nell'ultima stanza posta in cima alla torre del castello. Purtroppo non sono riuscito a scoprire di più-
 
-Cosa mi dici riguardo a Slade?-
 
-Slade e i suoi fedelissimi escono raramente dalla sala del trono.-
 
-Sei stato bravissimo; ci muoveremo così: Roy tu andrai fino al portone di Nord-Est, lo aprirai e farai entrare i nostri alleati. Io scenderò nelle prigioni e libererò mio padre e Tommy poi ci dirigeremo verso la sala del trono.-
 
-Oliver ed io cosa faccio?-
 
-Trova e libera mia madre e mia sorella; poi portale fuori dalla città e resta con loro.-
 
- Oliver io non voglio lasciarti! Voglio stare con te in pericolo!-
 
-No!- replicò Oliver, deciso.
 
-Perché no?- gli chiese Felicity.
 
-Perché non potrei vivere senza di te per questo ti voglio al sicuro- le rispose Oliver guardandola negli occhi.
 
-Io... D'accordo.-
 
A quel punto Roy che era rimasto in silenzio durante quello scambio di battute disse:
 
-Dopo aver aperto il portone verrò a darti una mano Felicity in due saremo più forti.-
 
-Grazie Roy.-
 
Roy si voltò verso Oliver e gli disse, tendendogli l'arco:
 
-Principe questo è il suo arco, sono riuscito a recuperarlo appena in tempo.-
 
Oliver lo rifiutò con un gesto del capo e disse:
 
-Tienilo tu ed usalo saggiamente, io ne ho uno nuovo.-
 
A quelle parole Felicity arrossì.
 
A quel punto si separarono.
Roy veloce e silenzioso arrivò in pochi minuti al portone di Nord-Est. Era sorvegliato da due guardie solamente; le mise fuorigioco molto facilmente, dopo di che aprì il portone. Con sua somma gioia vide Diggle a cavallo seguito da altri soldati capeggiati dal conte Quentin. Roy aggiornò rapidamente Diggle e gli altri poi si diresse verso la torre del castello; non l'aveva mai detto a nessuno però lui si era innamorato della principessa Thea e la principessa ricambiava tale sentimento.
 
Quando era una bambina, la giovane principessa si limitava a correre lungo gli infiniti corridoi del castello, Thea però non vedeva l'ora di compiere diciotto anni; infatti i suoi genitori per il suo diciottesimo compleanno le avevano promesso un cavallo.
I sovrani mantennero la promessa e così Thea poté coronare il suo più grande sogno, avrebbe potuto cavalcare assieme ai suoi amati fratelli.
Però non aveva considerato una cosa, infatti Oliver e Tommy avevano degli impegni ufficiali da cui non potevano esimersi e quindi per non lasciare che Thea uscisse da sola dalla città, Oliver aveva incaricato il proprio scudiero, Roy, di accompagnarla.
Ogni giorno Thea scendeva nelle scuderie e Roy era lì che l'aspettava. 
Cavalcando insieme i due giovani parlavano del più e del meno.
Roy le raccontò della sua infanzia un po' travagliata e del suo sogno segreto, avrebbe tanto desiderato imparare a tirare con l'arco.
Thea che si era affezionata al giovane, chiese ad uno stupefatto Oliver di insegnare a Roy qualche trucco.
Oliver acconsentì e Roy si dimostrò un eccellente allievo; accettava le critiche senza arrabbiarsi e imparava in fretta.
Un giorno verso sera Roy e Thea stavano cavalcando quando il cavallo di Thea inciampò in una radice e la principessa cadde rovinosamente a terra.
Roy fermò il suo destriero e si precipitò dalla giovane.
Sia lei sia il cavallo non erano feriti per fortuna; Roy l'aiutò a rialzarsi e in quel momento, mano nella mano, entrambi capirono; si amavano e il bacio che si scambiarono subito dopo ne era la prova.

Sapevano entrambi che il loro amore era impossibile però Roy avrebbe lottato fino alla fine per saperla al sicuro. 
Oliver nel frattempo era riuscito a trovare la cella in cui erano rinchiusi suo padre e suo fratello. La gioia che provò a vederli sani e salvi fu indescrivibile; mentre li liberava spiegò loro il piano. Tommy si diresse con un manipolo di guardie reali all'armeria per affrontare al meglio la battaglia. Re Robert guardava con orgoglio i suoi figli erano valorosi ed affiatati erano degni figli di re.
 
-Padre voi dovete restare qui.-
 
-Perché?-
 
-Perché il popolo ha bisogno di una guida, non potete rischiare la vita-
 
-Oliver io ormai sono vecchio, sei tu che dovresti fare attenzione.-
 
-Padre non discutete con me e fate come vi ho detto.-
 
-E sia!-
 
Oliver a quel punto aveva portato a termine la sua parte del piano, però nessuno era ancora sceso dalla torre. “Felicity!” pensò e subito corse verso le scale a chiocciola.
 
 
 
 
 
Angolo mio:
Ciao!
Felicity sarà davvero in pericolo oppure Oliver è paranoico?
Riguardo alla musica cosa mi dite?
Roy in versione Arsenal vi piace?
La parentesi rosa Roy/Thea come vi è sembrata?
Vi piacerebbe uno spin-off su di loro?
Fatemelo sapere!
Un bacio!
A venerdì prossimo!
Ragdoll_Cat
P.s. Martedì inizia Arrow!!! Non vedo l'ora!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Scusate per il ritardo!
Ho avuto un impegno stamattina e quindi ho aggiornato solo adesso!
Buona lettura!
 
 
 
L'eco leggero dei passi di Felicity era l'unico rumore prodotto dalla giovane, impegnata nella risalita della scala che l'avrebbe condotta in cima alla torre.
Felicity sentiva il suo cuore battere ritmicamente nel petto ad una velocità insolita; era abituata a correre ma questa volta c'era una variante in più, la paura.
Il freddo castello di pietra non era un ambiente a lei conosciuto e per questo era tesa, temeva di compiere qualche passo falso. 
Finalmente la scala finì e la giovane vide la porta della stanza dove erano rinchiuse la madre e la sorella di Oliver ed ovviamente le altre dame.
 
-Trovate!-
 
-Buffo! Mi hai tolto le parole di bocca!-
 
Dopo quelle parole Felicity avvertì un colpo alla nuca e poi il buio.
 
-Bene bene cosa abbiamo qui? Interessante...-
 
*
 
Oliver saliva lungo la scala a chiocciola con il cuore in gola; faceva i gradini due a due per arrivare quanto prima, aveva un brutto presentimento.
Infatti quando Oliver arrivò in cima la sua più grande paura era divenuta realtà! Felicity la SUA Felicity era in pericolo!
 
Vide la luce dei suoi occhi minacciata da uomo sconosciuto.
Costui la stava trattenendo per i capelli e con fare minaccioso stava facendo scorrere la lama di un coltello lungo il viso. 
Dominando a stento la rabbia domandò allo sconosciuto:
 
-Chi sei tu?-
 
-Il mio vecchio nome non ha importanza, se vuoi puoi usare il mio nuovo nome Principe; sono il Conte Vertigo.
Slade mi ha promesso un contado se l'avessi aiutato.
Dovevo semplicemente uccidere chiunque avesse tentato di aprire quella porta...- disse indicando la cella -Però avevo voglia di divertirmi un po'. Immagina quindi la mia sorpresa quando durante la colluttazione questa giovane ha perduto il berretto rivelando così con la sua chioma bionda la sua identità. Mai mi sarei aspettato una donna!- gli rispose ostile.
Mentre parlava la lama del coltello continuava la sua macabra danza lungo il collo di Felicity.
 
-È una storia fra noi due! Lei non centra nulla!-
 
-Lei centra invece! Non amo molto chi si intromette nei miei affari tuttavia per questa affascinante biondina potrei fare un'eccezione...- continuò il conte, giocando con i capelli di Felicity che si stava ormai riprendendo dalla botta.
 
-Lasciami! -
 
-Fai silenzio non rovinare tutto! Non puoi vincere Principe! Siamo troppo forti!-
 
Fu un attimo; il Conte lanciò il pugnale verso Oliver. 
Quest'ultimo, preso alla sprovvista scartò all'ultimo istante; purtroppo non era stato abbastanza veloce e venne ferito di striscio al braccio sinistro.
 
-Oliver!-
 
Felicity provò a liberarsi ora che il Conte era disarmato; ma lui fu più svelto, la strattonò per i capelli e tornò nuovamente a minacciarla con un altro coltello che aveva tenuto nascosto, fino a quel momento dietro la schiena.
 
-No, mia cara; tu ora verrai con me... sarai il mio lasciapassare.-
 
-Lasciala andare!- ripeté Oliver che seppur ferito continuava a tenere l'arco ben teso.
 
-Altrimenti cosa farai? Mi trafiggerai con una freccia? No, non lo farai altrimenti rischieresti di colpire lei. Lei è importante per te...l'ho letto nei tuoi occhi... tu la ami!-
 
Felicity aveva notato che la punta della freccia di Oliver non era verde; questo poteva significare solo una cosa: la freccia era pronta per uccidere.
 
-Oliver... Ti prego non farlo per me!-
 
-L'hai sentita? Getta l'arco a terra! Subito!-
 
Oliver abbassò l'arco e lanciò la freccia lontano.
 
-Vedi non è più facile così? Ora tu ti farai da parte e ci lascerai andare; non temere mi prenderò io cura di lei.-
 
-Preferisco la morte alla tua compagnia! - replicò Felicity con acredine.
 
-Come preferisci allora! -
 
Oliver agì fulmineo, senza pensare, senza alcuna esitazione e prima che Vertigo abbassasse il pugnale per colpire a morte Felicity, lo trafisse con una freccia seguita da altre due in rapida successione.
 
Il tempo di un battito.
Era finita.
Il Conte Vertigo cadde a terra, morto. Oliver trasse un profondo respiro e corse da Felicity leggermente sconvolta.
La giovane stava per scoppiare a piangere da un momento all'altro eppure tentava di dominarsi tuttavia quando Oliver si inginocchiò accanto a lei e le sfiorò il viso sussultò.
 
-Ehi stai tranquilla...-
 
-Oliver sei ferito!- disse Felicity sfiorando l'avambraccio di Oliver.
 
-Non è niente, sei al sicuro, adesso...- continuò lui toccando con delicatezza il viso di Felicity.
 
-Oliver mi dispiace...-
 
-Per cosa?-
 
-Ti ho costretto a prendere una decisione estrema. Tu non volevi ma io sono finita nei guai e tu l'hai ucciso.-
 
-Felicity stava per farti del male; non c'era alcuna scelta da fare.-
 
Detto questo le diede un bacio a fior di labbra.
 
-Tranquilla adesso ci sono qui io.-
 
In quel momento arrivò Roy che domandò preoccupato:
 
-Tutto bene?-
 
-Sì, Roy tutto bene. Dammi un momento.-
gli rispose Felicity sistemando una volta di più i suoi capelli sotto al berretto.
 
Roy si diresse verso la porta della cella e ruppe il catenaccio poi aprì la porta e dimentico di tutto e di tutti gridò:
 
-Thea!-
 
-Roy! Sei arrivato!-
 
La Principessa uscì di corsa e abbracciò il giovane. Dietro a lei uscì la Regina un po' provata da tutte quelle vicissitudini. 
Quando vide il figlio rischiò di svenire, però Oliver fu pronto a sorreggerla.
 
-Madre state bene?-
 
-Temevo di averti perso figlio mio! E vostro padre? E Tommy?- replicò lei incredula, mentre gli accarezzava il volto.
 
-Stanno bene. Ce la fate a camminare?-
 
-Certamente; tuttavia se questo giovane valoroso mi aiutasse lo aprezzerei.- disse la Regina guardando Roy -Thea mi ha parlato di te.-
 
Roy, che a quel punto era diventato rosso come un papavero, si schiarì la voce e con fare compito disse:
 
-Sarà un onore Vostra Maestà.- offrendole poi il braccio sinistro.
 
-Roy portale al sicuro tutte quante.- gli disse Oliver rimarcando di proposito quel tutte.
 
-Sì, lo farò andiamo signore.-
 
Roy in testa con Thea e la Regina ai lati iniziò a scendere le scale; via via uscirono tutte le giovani tra cui Laurel, la promessa sposa di Tommy. 
La ragazza disse ad Oliver:
 
-Grazie!-
 
-Ringrazia tu padre senza di lui non ce l'avremmo mai fatta!-
 
-Mio padre è qui?-
 
-Sì!-
 
-Forza Sara andiamo!-
 
E le due sorelle imboccarono pure loro le scale.
 
-Forza Felicity vai!-
 
-Oliver... Devo dirti una cosa...-
 
-Me la dirai dopo Felicity; io non posso combattere se tu sei in pericolo non ce la faccio! Non sono abbastanza forte, non voglio perderti! Ti prego Felicity, vai via da qui!-
 
-Va bene.-
 
-Ritornerò!- le disse guardandola negli occhi
 
-Promettimelo!- gli rispose Felicity, sostenendo quello sguardo.
 
Oliver però non disse nulla Felicity ricacciò indietro le lacrime ed insieme scesero le scale. Giunti in fondo si separarono Felicity diretta al portone di Nord-Est e Oliver alla sala del trono. Lasciare l'uno la mano dell'altra fu una sofferenza per entrambi.
Questa scena però non passò inosservata.
 
Una volta arrivata a portone Felicity si voltò verso il centro della città; Oliver era nei guai, lo sentiva. 
 
-Padre!- gridò Laurel.
 
-Bambine mie! State bene?- chiese il Conte abbracciando le figlie con trasporto.
 
-Sì!- 
 
-Grazie a Dio. E a voi- disse il Conte guardando Felicity e Roy.
 
-Roy, io torno in città.-
 
-Cosa?-
 
-Oliver ha bisogno di me; io torno indietro.-
 
-Vengo anch'io-
 
-Ma Thea?-
 
-Thea è al sicuro adesso forza andiamo!-
 
-Roy...-
 
-Thea, io devo andare, lo devo a tuo fratello...-
 
-Lo ma dovete tornare, tutti quanti!-
 
-Non perderai nessuno stanotte Thea, te lo prometto!-
 
A quel punto Thea lo abbracciò e gli disse un momento prima di baciarlo:
-Mi raccomando, devi mantenere la promessa! Vai ora!-
 
Roy e Felicity si misero a correre verso il castello, verso la battaglia.
 
Oliver nel frattempo si era riunito al fratello e alle guardie ora armate, davanti all'ingresso della sala del trono.
 
-Dai l'ordine Oliver noi ti seguiremo- gli disse Tommy. 
Oliver respirò a fondo poi fece un cenno a due soldati che aprirono i battenti del pesante portone. Oliver entrò in testa al plotone con l'arco teso, pronto a scoccare la freccia e gridò:
 
-Slade Wilson tu hai tradito questa città!!!!-
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Scusate ma potevo non usare LA frase di Oliver per antonomasia?
Non sono molto contenta della parte riguardante il salvataggio di Felicity, voi cosa ne dite?
Ho forse esagerato?
Ho alzato il rating perché quella scena mi sembrava un po' cruda.
Fatemi sapere, le critiche costruttive sono utili.
Il Conte Vertigo è il primo Conte, ovviamente.
Ora momento pubblicità:
Due sorelle l'ho scritta ieri, se volete passare e lasciare una recensione ne sarei contenta.
Grazie!
A venerdì prossimo!
Ragdoll_Cat

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


X
 
Slade seduto sullo scranno di re Robert era soddisfatto di sé stesso.
Il suo piano di conquista era in pieno svolgimento.
Starling City oggi ed il resto del regno domani.
Mentre sorseggiava del vino rosso da un calice dorato, in compagnia dei suoi complici pensava a questo ed altro.
Ascoltava distrattamente il resoconto del suo alleato Sebastian Blood; costui in origine era membro della corte del Re, ma in gran segreto era passato dalla parte di Slade. Sua era stata l'idea di tendere l'imboscata durante il matrimonio.
In quel momento stava illustrando a Slade la situazione delle risorse militari di cui disponevano.
Anche Isabel era presente e così come Slade anche lei ignorava bellamente Sebastian. Continuava a ripensare a quando aveva ferito Oliver; la linea della mascella continuava ad essere percorsa da contratture involontarie, era scocciata per il fatto di non aver completato la sua opera, se non fosse stato per Diggle a quell'ora la testa Oliver sarebbe stato cibo per i corvi.
“Basta!” pensò svuotando con un lungo sorso il contenuto del suo calice. Oliver era morto di sicuro, con quella ferita era impossibile che fosse sopravvissuto.
Riguardo a Diggle prima o poi le guardie lo avrebbero trovato e lei avrebbe avuto la sua vendetta; questo pensiero la fece sorridere in una maniera sinistra, tant'è che il servitore che in quel momento le stava versando dell'altro vino, rabbrividì e rovesciò il contenuto della caraffa addosso ad Isabel.
 
-Idiota! Stai più attento!-
 
-Mi dispiace... non capiterà più, mi perdoni...-
 
-Ne sono sicura... guardia! Portalo nelle prigioni, uno o due decenni saranno sufficienti per fargli comprendere il suo errore!-
 
-No! Pietà!- gridò il servitore.
 
-Avanti cosa aspetti? Portalo via!-
 
-Subito!-
 
La guardia afferrò per un braccio il disgraziato e fece per uscire dalla sala quando dei rumori provenienti dal corridoio attirarono l'attenzione dei presenti.
Slade ed Isabel si scambiarono un'occhiata piuttosto eloquente. 
Isabel uscì di corsa da una porta laterale per andare chissà dove.
Slade invece diede l'ordine di chiudere il portone principale e restò seduto sul trono, come nulla fosse, con Sebastian e Gold ai lati, in attesa.
 
Attesa che non durò a lungo, infatti dopo pochi istanti il portone si aprì e un uomo vestito di verde entrò in testa ad un piccolo gruppo di uomini.
 
-Slade Wilson tu hai tradito questa città!!!!- gridò lo sconosciuto minacciandolo con una freccia.
 
Slade non era uno stupido proprio no.
Infatti non appena Oliver (l'aveva riconosciuto nonostante il travestimento), Tommy e gli altri furono entrati Slade diede l'ordine ai suoi di attaccare; lui nel frattempo scappò.
Oliver provò ad inseguirlo però fu fermato da Gold, un uomo che di umano aveva ben poco sembrava un orso, sia per la stazza sia per il metodo di combattimento. 
Oliver provò ad attaccarlo con una serie di pugni al plesso solare, ma nulla sembrava fiaccare quella montagna di muscoli.
Gold rideva nel vedere Oliver palesemente in difficoltà e quando si stancò di questo divertimento iniziò a colpire a sua volta.
Oliver finì al tappeto in pochi attimi.
I suoni giungevano ovattati alle sue orecchie e la vista... bé aveva avuto dei momenti migliori.
 
Una voce però superò quella cacofonia indistinta:
 
-Alzati Oliver! Combatti!- quella era la voce di Tommy -Sei un eroe puoi farcela!-
 
Un eroe? 
Chi altri l'aveva definito così? 
Felicity! 
Già! Lui doveva combattere e vincere per lei. 
Oliver sbattè velocemente le palpebre e scosse ripetutamente la testa, per ritornare alla realtà.
Solo a quel punto si rialzò; le gambe tremanti facevano fatica a sostenerlo però le braccia erano salde e ferme.
Gold torreggiava in maniera minacciosa su Tommy, che era disteso a terra sulla schiena.
L'energumeno stava per fracassargli la testa, con un calcio ben piazzato, ma Oliver fu più svelto,incoccò l'ultima freccia di cui disponeva e la scagliò contro il cuore di Gold mentre quest'ultimo stava per uccidere Tommy. Quel colosso stramazzò al suolo senza nemmeno emettere un gemito.
 
Tommy si rialzò e guardò Oliver con gratitudine:
 
-Grazie fratello!-
 
-Oh che quadretto commovente!-
 
Oliver e Tommy si voltarono verso quella voce. Era Isabel che armata con delle spade li teneva sotto tiro; accanto a lei c'era Blood a cui Isabel passò velocemente una spada.
 
-Perché fai tutto questo Isabel, perché?- le chiese Oliver.
 
-Perché? Hai davvero il coraggio di chiedermi il perché? Non ricordi forse? Mio padre era alleato del tuo. Durante una battaglia è stato abbandonato da tutti e lasciato da solo a morire. Tuo padre si definiva suo amico invece era come tutti gli altri! Slade mi ha preso con sé quando nessuno mi voleva e mi ha dato tutto. Adesso ho l'opportunità di vendicare mio padre!- disse alzando la spada pronta a colpire Oliver mentre Tommy osservava la scena impotente poiché anche lui era minacciato da Blood.
 
Tutto sembrava perduto ormai, quando all'improvviso due frecce colpirono quelle lame, portatrici di morte, che caddero a terra.
Tommy ed Oliver si guardano poi si voltarono verso la direzione da cui erano arrivate le frecce.
I due fratelli videro Roy e Felicity con gli archi pronti a scoccare e tenevano Isabel e Sebastian sotto tiro.
 
-Allontanatevi dai Principi! Subito!- intimò loro Roy.
 
Blood terrorizzato, fece come gli era stato ordinato; anche Isabel seppur riluttante indietreggiò.
 
-Oliver! Slade sta fuggendo! Vai! Ci pensiamo noi!- gli disse Felicity tendendogli le ultime frecce che aveva nella faretra.
 
Oliver annuì e corse fuori.
 
In quel momento Tommy si accasciò a terra.
Felicity e Roy corsero verso di lui, il Principe stava perdendo parecchio sangue; molto probabilmente Gold era riuscito a ferirlo durante il combattimento.
Mentre tentavano di arrestare l'emorragia Isabel approfittò di quel diversivo per scappare.
 
Roy guardò Felicity e le disse:
 
-Vai! Penso io a lui!-
 
Felicity non se lo fece ripetere due volte e partì all'inseguimento della fuggitiva.
 
 
 
 
 
Angolo mio:
Tommy è ferito, povero...
Vi è piaciuta l'azione?
Eravate preoccupate/i per Felicity dite la verità... invece è stata lei a salvare Oliver eh eh... ^_^
Quindi nel prossimo capitolo dovrete seguire la coppia in doppio duello in simultanea, chissà cosa accadrà...
Se volete lasciatemi una recensione, magari con questo capitolo arriveremo a 100! 
Chiedo troppo? Forse, ma è bello sognare no?
Quasi dimenticavo!
Guardate queste immagini, io ho riso per un quarto d'ora!
A venerdì!
Ragdoll_Cat

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


X
 
La battaglia all'esterno del castello era al culmine.
Diggle, il Conte Quentin ed il suo esercito combattevano senza esclusione di colpi.
Sapevano benissimo per cosa stavano combattendo; per la libertà e tutti si impegnavano al massimo per non rinunciarvi.
Oliver era riuscito a guadagnare l'uscita dal castello però ora doveva fermare Slade.
Fece correre lo sguardo lungo tutto lo spiazzo antistante l'ingresso al castello.
Lo individuò in mezzo alla folla, quel vile, in groppa ad un cavallo nero, stava scappando travolgendo chiunque gli si parasse davanti.
 
Oliver fischiò a lungo ed immediatamente Verdant arrivò al galoppo.
Il fedele destriero era stato cavalcato da Diggle per portare il messaggio di Oliver al Conte Quentin e poi sempre con Diggle in groppa aveva guidato l'assedio al castello; anche se stanco Verdant non si era sottratto al richiamo del suo padrone, che balzò in groppa con un salto.
 
Partirono dunque all'inseguimento di Slade replicando per certi versi la scena di due giorni prima.
Questa volta però Oliver non era la preda, ma il cacciatore; nessuno poteva fermarlo.
 
Oliver in sella a Verdant era un vero spettacolo;cavallo e cavaliere erano un tutt'uno.
Il Principe schivò le frecce dei traditori, scartando a destra e a sinistra evitando così insidiosi ostacoli lungo il percorso riuscendo a rispondere agli attacchi e soprattutto a non perdere di vista Slade nemmeno per un momento.
 
-Chiudi la grata!- gridò quest'ultimo ad un suo soldato.
 
Povero illuso! Pensava veramente di poter fermare Verdant? 
Il cavallo passò sotto il volto delle mura dimostrando un'altra volta il suo valore; gli spuntoni della grata strapparono semplicemente un pezzo della sua gualdrappa senza che il destriero se ne accorgesse, impegnato com'era a correre a perdifiato.
Ormai Oliver era vicinissimo a Slade; si lanciò su di lui e lo placcò. Rovinarono entrambi a terra, in quanto nessuno dei due voleva cedere.
 
 
*
 
 
 
Felicity nel frattempo continuava ad inseguire Isabel. Quella donna non l'avrebbe passata liscia.
 
Mentre perlustrava il corridoio alla ricerca di Isabel, quest'ultima sbucò da una nicchia del muro.
 
Felicity fu presa alla sprovvista e cadde a terra mentre l'arco scivolò sul pavimento, lontano da lei.
Si rialzò prontamente, con i muscoli tesi per la battaglia imminente.
Le due donne si squadrarono a vicenda; erano come due leonesse pronte ad attaccare.
 
-Così saresti tu, la causa di tutto questo?- l'apostrofò Isabel.
 
-Cosa intendi dire?-
 
-Il Principe ad una settimana dal matrimonio, era scomparso nel folto del bosco.
La servitù mormorava di un incontro misterioso...Hai quasi rovinato tutto, Oliver non voleva più sposarsi e il piano sarebbe andato in fumo!-
 
-Puoi biasimarlo? Tu l'hai pugnalato, non appena ne hai avuto l'occasione!-
 
-Colpa di Slade, ha avuto troppa fretta... io avrei aspettato, l'avrei ucciso più tardi, durante la prima notte di nozze, quando saremo stati soli...- replicò Isabel con un ghigno malvagio.
 
Felicity tremava per la rabbia, quella donna no quella strega, voleva ferirla, voleva che lei si arrabbiasse invece lei doveva stare calma e ragionare; il suo arco era lontano, ma non troppo, poteva raggiungerlo.
 
-Invece è riuscito a scappare ed è tornato da me; lo sai che cosa mi ha detto? Che mi ama. Tu invece non hai nessuno che ti ami, non sei nemmeno riuscita a sposarti, come mai? Troppo vecchia?-
 
Udendo quelle parole Isabel scattò verso Felicity come una furia; il piano di Felicity aveva funzionato, l'aveva offesa intenzionalmente, rendendole così pan per focaccia e Isabel aveva abboccato.
 
Felicity che si aspettava quella reazione partì di corsa e una volta vicina ad Isabel si lasciò scivolare sulla schiena, riuscendo così a raggiungere l'arco. Incoccò l'ultima freccia, mirò, proprio come le aveva insegnato Oliver e lasciò andare la corda.
Isabel cadde a terra come fulminata; il sonnifero di Felicity aveva funzionato ancora.
 
A quel punto giunsero delle guardie che le chiesero:
 
-State bene?-
 
-Sì, portatela nelle prigioni è lì il suo posto.-
 
Felicity a quel punto si affacciò ad una finestra.
Dov'era finito Oliver?
 
 
*
 
 
 
Oliver si rimise in piedi a fatica; era esausto e ferito, di sicuro la ferita al fianco si era riaperta ma non poteva cedere.
 
-Patetico ragazzino! Credi veramente di potermi sconfiggere? Ce ne sono altri come me!-
 
-Che vengano pure! Io non ho paura!-
 
-Dovresti averne invece!- disse Slade sguainando la spada -Tieni fammi vedere come te la cavi!- continuò per poi lanciargliela.
 
Oliver la raccolse; era pesante ma non poteva fare altrimenti, le poche frecce che gli erano rimaste, si erano rotte con la caduta.
 
Slade aveva estratto da chissà dove un'altra spada e si era lanciato verso Oliver.
Le spade iniziarono a stridere fra loro e i due contendenti sembravano due ballerini impegnati in una macabra danza di morte.
Oliver era in difficoltà, riusciva a parare i colpi di Slade, però faceva sempre più fatica, le forze lo stavano abbandonando, presto non sarebbe più riuscito a rimanere in piedi.
Slade alzò la spada con fare minaccioso.
In quel momento, come in un sogno, gli ritornò in mente il primo consiglio che gli aveva dato Felicity: doveva vedere la foresta come un'alleata.
Scartò di lato lasciandosi cadere sul soffice manto erboso; a quel punto la lama della spada di Slade fendette solo dell'aria e il suo proprietario barcollò.
Oliver approfittò del precario equilibrio del suo avversario per colpirlo alle gambe, con un calcio ben piazzato; poi si rialzò e corse verso i resti delle frecce.
Slade schiumante di rabbia e di dolore gridò:
 
-Non credere di aver vinto!-
 
Non fece in tempo ad aggiungere altro perché fu raggiunto da una punta di freccia, imbevuta di sonnifero, che lo fece ricadere al suolo.
La sua corporatura però giocava a suo favore, infatti non era ancora privo di sensi.
 
-Nessuno può rinchiudere Slade!- gridò e dopo essersi strappato la freccia dal polpaccio, fece per lacerarsi il collo.
 
-Fermo!- gridò Oliver di rimando conficcandogli nella coscia altre tre frecce soporifere -Pagherai per i tuoi crimini. Hai una vita intera da vivere rinchiuso in una cella!-
 
Slade lo guardò un'ultima volta prima di perdere conoscenza.
Oliver esausto cadde in ginocchio, prima di sedersi sull'erba.
Aveva il fiato corto e davanti a sé vedeva ballare grosse macchie nere...
 
-Oliver!-
 
Evidentemente doveva aver qualche problema anche all'udito, infatti gli sembrava di udire la voce di Felicity che lo chiamava.
 
-OLIVER!-
 
Era lei! Solo lei poteva pronunciare il suo nome con tutta quella urgenza ed allo stesso tempo con tutta quella dolcezza.
 
-Sono qui!- le rispose alzandosi a fatica.
 
-Oliver!-
 
Felicity arrivò di corsa e lo abbracciò; a causa dello slancio entrambi si ritrovarono a terra.
La giovane era incredula; rideva e singhiozzava allo stesso tempo, aveva avuto tanta paura. Paura di perderlo per sempre.
 
-È finita?-
 
-Sì, abbiamo vinto!-
 
-Oliver... c'è una cosa che devo dirti...-
 
-Dimmi.- le rispose Oliver puntellandosi su di un gomito per osservarla meglio.
 
-Io ti amo!-
 
-Ti amo anch'io!-
 
-Lo so, me lo avevi già detto ricordi?- gli disse Felicity con un sorriso.
 
Il Sole scelse quel momento per sorgere dietro ad una macchia di alberi ed illuminò quella scena d'amore, dove un Principe stava baciando il suo più grande tesoro.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo mio:
Ma sono o non sono l'amore?
Oliver e Felicity ovviamente, non io!
Come al solito vi chiedo se la musica è stata di vostro gradimento.
Note tecniche:
Quando Oliver insegue Slade, immaginate questa scena, solo un po' più medievale.
Quando Felicity chiama Oliver, il tono con cui lo fa è questo. (Sono sufficienti i primi dieci secondi)
Spero di averlo reso bene.
A venerdì prossimo!
Ragdoll_Cat

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Scusate il ritardo!
Godetevi il capitolo!
 
Il nitrire di Verdant richiamò i due innamorati alla realtà. 
Era ora di tornare in città; Oliver si alzò per primo e tese la mano a Felicity per invitarla a fare altrettanto.
Il giovane seppur con fatica riuscì a caricare Slade, ancora privo di sensi, sul dorso Verdant.
Oliver e Felicity si incamminarono alla volta di Starling City, continuando a tenersi per mano.
 
 
Il ritorno in città fu un vero trionfo per Oliver.
Si udivano, in ogni dove, risate e urla festose, tutto il popolo era riconoscente al Principe per averlo liberato.
Dopo aver consegnato Slade alle guardie Oliver si diresse, con Felicity al suo fianco, al castello dove la sua famiglia lo attendeva.
I due giovani entrarono nella sala del trono ed anche lì furono accolti da un'ovazione di tutta la corte.
Il Re e la Regina sedevano sui loro troni, con la principessa Thea al loro fianco. All'appello non mancava neppure Tommy; il Principe era stato curato dal miglior cerusico della città ed ora era fuori pericolo, però era ancora incapace di rimanere in piedi a lungo e quindi pure lui era seduto al fianco dei genitori.
 
Re Robert si alzò, immediatamente il cicaleccio si spense e tutti i presenti si voltano verso il sovrano, che prese la parola:
 
-Fedeli sudditi! Vorrei ringraziare il Conte Quentin per l'aiuto che ci ha dato in quest'occasione, dimostrando la sua fedeltà una volta di più.
Inoltre un sentito ringraziamento va anche a Diggle, il capo delle guardie reali.
Tuttavia se oggi siamo qui il merito è di mio figlio, il principe Oliver! Ha combattuto con coraggio e ha saputo guidare le truppe con intelligenza e mano ferma...- a quel punto si interruppe e guardò il figlio negli occhi - Oliver, figlio mio avvicinati, hai agito come un vero Re, sono fiero di te!-
 
Oliver gli disse:
 
-Non ho fatto tutto da solo padre, sono stato aiutato. A tal proposito avrei una richiesta da farvi.-
 
-Di che si tratta?-
 
-Durante questa battaglia sono stato aiutato; un giovane di umili origini, ha combattuto al mio fianco dimostrando così che il coraggio e la fedeltà trascendono dalla nobiltà. Io vi chiedo di nominarlo cavaliere.-
 
-Così sia! Che questo giovane valoroso venga avanti!-
 
Roy un po' impacciato si inginocchiò di fronte al Re che con voce solenne disse:
 
-In nome di mio padre e di suo padre prima di lui, io vi nomino cavaliere! Alzatevi, Ser Roy.-
 
-Perdonate l'ardire padre ma avrei un'altra richiesta da farvi.-
 
-Un'altra? D'accordo me la spiegherai con calma, durante il banchetto nuziale.-
 
-Quale banchetto?-
 
-Sposerai la contessina Sara, come segno di continuità del sodalizio fra il nostro regno ed il contado del Conte Quentin.-
 
-Ma padre...-
 
-Basta! Così ho deciso e così sarà!-
 
Oliver si voltò verso Felicity. La giovane stava piangendo silenziosamente, non emetteva alcun suono ma le lacrime che scorrevano lungo le guance erano molto eloquenti... lo stava perdendo di nuovo!
 
Affranta fece per scappare ma una mano la trattenne:
 
-Ferma! Dove scappi? Vieni con me, fidati!-
 
Felicity sussurrò:
 
-Come fai a dirlo?-
 
-Tu fidati e basta.-
 
*
 
Oliver non riusciva a crederci eppure stava succedendo di nuovo, stava per sposarsi, con una donna che anche stavolta non amava.
 
“Almeno” pensò “Non dovrò sposare Laurel.”
Incredibile a dirsi ma il matrimonio fra Tommy e Laurel non sarebbe più un matrimonio combinato, bensì un matrimonio d'amore, perché i due giovani si erano innamorati ed Oliver non poteva essere più felice per loro.
 
Però aveva perso Felicity, un'altra volta e stavolta per sempre.
Avrebbe voluto ribellarsi ma aveva fatto una promessa alla sorella e l'unico modo per mantenere tale promessa era sposare Sara.
Con la morte nel cuore entrò in chiesa e si diresse verso il trono su cui era seduto suo padre.
Doveva fare un'ultima richiesta e sarebbe andato fino in fondo.
 
-Padre, prima di sposarmi avrei una richiesta da farvi, l'ultima che posso chiedere da figlio vostro e di mia madre.-
 
-Parla figliolo, ti ascolto.-
 
-Il mio futuro è già stato scritto, padre, fra qualche ora lascerò queste mura per sempre, per seguire la mia sposa nella nuova dimora.- disse Oliver con un groppo in gola -Lasciate quindi che almeno quello di di Thea sia libero. Permettetele di sposare l'uomo che ama e che ha dimostrato il suo valore.-
 
-Chi sarebbe costui?-
 
-Il nuovo cavaliere del regno, Ser Roy!-
 
-Potevi chiedere qualsiasi cosa, figliolo, anche di ereditare il regno eppure non l'hai fatto. Perché?-
 
-Io non ho mai anelato il trono, padre, Tommy sarà un re migliore di me.-
 
-Hai parlato con saggezza figlio mio, Thea potrà sposare chi vorrà!-
 
-Grazie padre.-
 
-Ora è il tuo turno.-
 
Oliver sospirò tuttavia disse:
 
-D'accordo padre, lo farò!-
 
Il giovane si avvicinò all'altare, dando così le spalle all'ingresso della chiesa.
 
-Oliver...-
 
-Madre.-
 
-Sono fiera dell'uomo che sei diventato.-
 
-Davvero? Io ne dubito.-
 
-Oliver... io so, so tutto.-
 
Lo sguardo che si scambiarono fu più che sufficiente.
 
Angolo mio:
Scusate ancora!
Ieri è stata una giornata diversa dal solito ed anche oggi non è stata da meno.
Ser Roy! ^_^ Non vedevo l'ora di scriverlo! Ser Roy... mi piace un sacco come suona... e voi cosa ne pensate?
Un altro colpo di scena!
Ve lo aspettavate?
Cosa succederà adesso?
Le vostre domande troveranno tutte le risposte con la pubblicazione dell'ultimo capitolo!
A venerdì prossimo!
Un bacio!
Ragdoll_Cat
P.s Domenica scorsa avevo pubblicato una flashfic su Felicity e Sara intitolata Due amiche.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


X
 
Oliver annuì una volta di più e la Regina gli diede un lievissimo bacio sulla guancia.
Oliver sorrise alla madre che a quel punto si staccò da lui, per accomodarsi sul trono alla sinistra del Re.
Thea con Roy al fianco guardava il fratello con affetto e riconoscenza; Oliver vedendola così felice ebbe la certezza di aver agito per il meglio.
Anche Tommy era presente, anche se ancora un po' pallido e provato; Oliver aveva tentato di dissuaderlo ma era stato inutile, Tommy era incredibilmente testardo e quindi anche lui era lì.
 
La musica iniziò indicando che la sposa era pronta per fare il suo ingresso.
Il brusio della folla, si affievolì fino a sparire del tutto.
Oliver poteva quasi udire il rimbombo che causavano i passi di colei che stava percorrendo il corridoio al centro della chiesa.
Il cuore ogni secondo più pesante, gli martellava nel petto, a causa della consapevolezza di essere in procinto di sposare una donna che non era Felicity.
 
Memore dell’ultima volta Oliver non si voltò, voleva rimandare l’inevitabile il più a lungo possibile quindi si limitò ad allungare il braccio sinistro verso il centro della navata.
Fece un profondo respiro e quando sentì una mano sfiorare la sua istintivamente la strinse. 
La mano della giovane quasi scompariva nella sua; Oliver la strinse più forte e sussultò; infatti non appena sfiorato l’indice aveva notato un callo, anche lui ne aveva uno e quel genere di callo aveva un’unica origine: l’uso dell’arco.
Con il cuore ricolmo di speranza si voltò verso la sposa e con gioia vide che si trattava di Felicity.
 
Felicity era a dir poco magnifica; indossava un lungo abito di broccato verde impreziosito da dei fili d’oro che andavano a disegnare un intricato ramage di foglie d’edera, lungo tutta la lunghezza della gonna.
Le ampie maniche bordate di pelliccia sfioravano appena i suoi polsi delicati.
La foggia dell’abito, rendeva giustizia alla figura atletica di Felicity, esaltandone la vita sottile.
I lunghi capelli biondi erano stati intrecciati in una complicata pettinatura e sul suo capo era stata appoggiata una scintillante e preziosa coroncina d’oro.
 
Incredulo Oliver guardò i genitori che a stento trattenevano un sorriso e poi guardò Tommy che invece sorrideva apertamente con Laurel al suo fianco.
 
-Padre… cosa sta succedendo?-
 
-Ti ho messo alla prova un’ultima volta figlio mio.-
 
-Cosa…?-
 
-Tu hai dimostrato di essere maturato, sei diventato più riflessivo e meno impulsivo. Hai imparato a pensare prima di agire e prima di parlare rifletti attentamente. Non molto tempo fa avresti contestato la mia decisione con forza ed arroganza e chissà avresti potuto così scatenare una guerra. Adesso hai capito che le nostre azioni hanno un prezzo da pagare… io l’ho capito troppo tardi e ho quasi perso la mia famiglia.- continuò il Re.
 
Oliver ascoltava il padre in silenzio, ora comprendeva il perché delle azioni paterne; il trono spettava a Tommy ma se il principe ereditario fosse morto senza eredi, il peso della corona sarebbe ricaduto sulle spalle di Oliver.
Il vecchio Oliver sarebbe stato incapace sopportare tale peso e tali responsabilità, in quanto era superficiale ed immaturo.
Il nuovo Oliver aveva dimostrato invece che per suo regno era pronto a qualsiasi sacrificio; avrebbe addirittura rinunciato al suo unico amore pur di garantire la sicurezza dei suoi sudditi.
 
Re Robert riprese la parola:
 
-Non potrei essere più fiero di te figlio mio!-
 
-Grazie padre!-
 
-Fratellone! Vuoi sposare Felicity sì o no?- gli domandò una Thea decisamente impaziente.
 
-Certo che lo voglio!- replicò lui voltandosi verso Felicity che gli sorrideva raggiante.
 
L’officiante iniziò la celebrazione e questa volta nessuno ebbe l’ardire di interrompere il rito.
 
Quando la cerimonia giunse alla conclusione Oliver e Felicity si scambiarono il primo bacio da marito e moglie, fra le grida e l’applauso collettivo dei presenti.
 
 
 
Durante il banchetto nuziale Oliver chiese a Felicity:
 
-Ma come è stato possibile tutto questo?-
 
-È stata un’imboscata; da quello che ho capito, tua madre sapeva di noi due e mentre noi eravamo fuori dalla città, ha parlato con tuo padre.
Durante l’annuncio del tuo matrimonio con Sara, ho tentato di scappare ma Thea e Sara mi hanno fermata e condotta nelle stanze della Regina, dove mi hanno spiegato tutto…- gli rispose.
 
-Capisco… Felicity c’è un’altra cosa che vorrei chiederti; tu non sei abituata a vivere in città, tu sei abituata a vivere nella foresta, dove puoi essere libera di essere te stessa.
Ti piacerebbe continuare a vivere nella foresta, con me?-
 
-Oliver! Dici davvero?-
 
-Mai stato così serio!-
 
-Ogni tanto però torneremo in città, non voglio che tu stia lontano dai tuoi cari…-
 
-Va bene torneremo in città alla prima neve dell’anno ed in primavera ritorneremo nel bosco.-
 
I due sposi suggellarono la promessa con un dolcissimo bacio.
 
Verso sera il banchetto finalmente finì; su richiesta di Oliver fu portato Verdant al cospetto degli sposi; prima vi salì Oliver e dopo Felicity.
Insieme galopparono fuori dalla città e si diressero nel bosco dove potevano essere liberi.
 
 
 
 
 
Due anni dopo
 
 
Oliver rientrò in casa, battendo ritmicamente i piedi a terra per scaldarsi.
 
Ogni volta che ritornava a casa aveva sempre una piacevole sensazione che gli scaldava il petto.
 
La loro casetta aveva subito alcune migliorie; il tetto era stato rifatto completamente, erano state aggiunte un paio di stanze e quelle preesistenti erano state rimesse a nuovo.
Era stata costruita una piccola stalla che ora ospitava Verdant e Fern.
Costei era un regalo che Oliver aveva fatto alla moglie, così da poter cavalcare insieme.
Era davvero un bellissimo esemplare color grigio perla e con un carattere così mansueto che Felicity non aveva fatto alcuna fatica ad imparare a cavalcare ed ora era diventata così brava che ogni tanto quando lei ed Oliver si sfidavano raramente perdeva la corsa.
 
Con questi piccoli accorgimenti la casa era diventata ancora più accogliente tant’è vero che durante la bella stagione ogni tanto capitavano Tommy e Laurel e più frequentemente Thea e Roy.
 
Mentre pensava a queste cose, Oliver si liberò del pesante mantello e della faretra contenente le frecce.
Andò alla dispensa ed appese la selvaggina, che aveva appena catturato, ad un gancio che pendeva dal soffitto.
Fatto questo si diresse verso sua moglie che intenta a ricamare, sedeva vicino al fuoco.
La salutò con un bacio e le disse:
 
-C’è aria di neve.-
 
Felicity sollevò lo sguardo dal ricamo e gli chiese:
 
-Ne sei sicuro?-
 
-Ho avuto un’ottima insegnante… presto nevicherà.-
 
-Allora domani mattina partiremo alla volta di Starling City- gli rispose Felicity con un sospiro, mentre tornava a fissare le fiamme che danzavano nel caminetto.
 
Oliver la trovò bellissima seduta lì, con le fiamme che le illuminavano il viso ed i capelli dorati.
 
-Cosa c’è?- le domandò.
 
-Niente…-
 
-Fe-li-ci-ty. Ti conosco, quel sospiro significa qualcosa, non essere triste, ritorneremo in primavera, come sempre…-
 
-Lo sai che lasciare casa nostra per me è sempre un po’ traumatico…-
 
Felicity infatti adorava le loro serate seduti accanto al grande focolare sempre acceso, mentre controllavano i loro rispettivi archi.
 
In quella piccola casetta loro due non erano il principe Oliver e la principessa Felicity ma erano semplicemente Oliver e Felicity.
 
Quando erano in città, o meglio al castello, in quelle enormi stanze non c’era quella tranquillità e pace che invece trovavano lì.
La parte migliore della giornata o meglio della nottata era quando finalmente andavano a dormire e si addormentavano stretti l’uno all’altra.
 
Comunque era solo per pochi mesi all’anno, niente di insopportabile, però partire era ogni volta difficile.
 
-Stavo pensando che forse questa volta dovremmo rimanere in città un po’ più a lungo.-
 
-Perché dici questo?-
 
-Thea e Roy si sposeranno a breve, no?-
 
-Il mese prossimo; ma non dovrebbe significare un soggiorno più lungo per noi due.-
 
-Questa volta trascorreremo la primavera in città e forse anche una parte dell’estate.-
 
-Perché dici questo?-
 
-Perché verso fine maggio, inizio giugno avrò bisogno di una levatrice, Oliver.- gli rispose guardandolo diritto negli occhi.
 
-Una levatrice?-
 
-Sì, Oliver! Aspetto un bambino!- gli disse Felicity con gli occhi scintillanti.
 
Oliver fissò la moglie ancora incredulo.
 
Felicity era incinta di suo figlio.
 
Sarebbe diventato papà!
 
-Sei felice Oliver?- gli chiese Felicity con la voce un po' tremante.
 
-Se sono felice? Sono al settimo cielo!-
 
Oliver dimostrò la veridicità delle proprie parole baciandola appassionatamente e sollevandola dalla poltrona su cui era seduta per poi adagiarla dolcemente sul loro letto mentre continuava a baciarla.
 
La mattina seguente Felicity si svegliò come sua abitudine alle prime luci dell’alba ma questa volta non si alzò, anzi si accoccolò ancora più vicina ad Oliver che imperterrito continuava a dormire.
 
Decise di svegliarlo con un bacio, dovevano prepararsi per andare in città e non c’era tempo da perdere.
 
-Buongiorno dormiglione!-
 
-Buongiorno!-
 
-Dobbiamo muoverci! Ci sono tante cose da fare, devi dare il buon esempio sai?-
 
-Di già?- le chiese con un sorriso.
 
-Non è mai troppo presto, per dare il buon esempio.-
 
-Felicity?-
 
-Dimmi…-
 
-Sei sicura? Insomma sei sicura di volere che nostro figlio nasca in città?-
 
-Certo! Anch’io sono nata in città e sono cresciuta benissimo.-
 
-Hai ragione.-
 
-Poi chissà, se sarà una femmina magari anche lei incontrerà il suo innamorato durante il nostro soggiorno in città…-
 
-Non dirlo neanche per scherzo! Quel bellimbusto dovrà passare sul mio cadavere!- replicò Oliver facendo la voce grossa.
 
-Oliver… sarai un bravissimo papà!-
 
-Lo sarò, perché avrò una bravissima mamma al mio fianco.-
 
-Hai dimenticato di aggiungere “bellissima moglie”.-
 
-Chiedo scusa.-
 
-Hai dimenticato anche “infallibile cacciatrice”-
 
-Domando scusa di nuovo.-
 
-E…-
 
Felicity non poté continuare la lista perché Oliver l’aveva zittita con un bacio.
 
 
Quando si staccarono, rimasero abbracciati consapevoli che avrebbero vissuto per sempre felici e contenti
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Ciao!
Il comportamento del Re aveva un suo perché, avete visto?
Vi piace il nome che ho scelto per il cavallo di Felicity?
Fern è semplicemente “Felce” in inglese eh eh... a buon intenditor...
 
 
Siamo arrivati alla fine.
Vorrei dirvi grazie per avermi seguito fino a qui.
Grazie ha chi ha letto tutti i capitoli, chi si è fermato a metà, chi magari ha aperto solo ora la mia storia, perché ha atteso con pazienza che pubblicassi l'ultimo capitolo per leggere la storia nella sua interezza.
Grazie!
Il primo capitolo ha raggiunto le 1700 visualizzazioni.
Grazie!
Grazie a Rachele95, Mici71,
Mirtillo92, _Maisie_, julia95, LadyWindemere mie fedeli lettrici e supporters. 
Grazie anche a chi ha recensito un solo capitolo, significa davvero molto per me.
Un grazie speciale va alla mia sister Ella Rogers che con le sue recensioni ed i suoi consigli mi sprona sempre a migliorare.
Ora mi prenderò una piccola pausa, infatti ho una long da scrivere in un altro fandom ed da troppo tempo che la rimando, quindi per un po' di tempo sarò assente.
Non temete non vi abbandonerò infatti ho in mente altre long e alcune one-shot, fra cui una Flommy!!!
Cosa ne dite vi piace come idea?
Quale vorreste leggere per prima?
Ciao!
Ragdoll_Cat

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