A beautiful disaster

di StormLight94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Meeting ***
Capitolo 3: *** Different ***
Capitolo 4: *** Run Away ***
Capitolo 5: *** Never ***
Capitolo 6: *** Blind ***
Capitolo 7: *** Feelings ***
Capitolo 8: *** Afraid ***
Capitolo 9: *** Change of mind ***
Capitolo 10: *** Never Again ***
Capitolo 11: *** With or Without You ***
Capitolo 12: *** Open Your Eyes ***
Capitolo 13: *** Am I In Love? ***
Capitolo 14: *** Black Holes and Revelations (parte uno) ***
Capitolo 15: *** Black Holes and Revelations (parte due) ***
Capitolo 16: *** Too Late ***
Capitolo 17: *** I'm gonna do the right thing ***
Capitolo 18: *** Heartbroken ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo1

Salve a tutti :D

Perché ho deciso di iniziare questa long? Boh, non lo so nemmeno io. Stavo leggendo il libro "Uno splendido disastro" di Jamie Mcguire e a un certo punto mi sono detta: "Se al posto dei personaggi del libro ci fossero i protagonisti della nostra amata sitcom?" (indovinate chi saranno i protagonisti principali. Come se fosse tanto difficile xD). Ci ho pensato davvero a lungo e ho iniziato a scrivere qualche capitolo pur non avendo in mente un vero e proprio finale. Infatti è da un bel po' che sono dietro a questa fanfic e il mio obiettivo era quello di pubblicare quando fosse finita, ma ho sentito il bisogno disperato di leggere qualche commento D:

È una rivisitazione del libro, ma riprende solo l'ambientazione e il nomignolo che il protagonista affibbia alla protagonista. Mi piaceva e così ho deciso di infilarcelo anche io u.u

Come si intuisce questa storia è una AU e quindi non c'entra un fico secco con la serie, non so se possa piacere o meno, anche perché i personaggi sono molto OOC. In tal caso sono pronta ad abbandonare la storia e a non farmi mai più vedere in questa sezione xD Ma infondo quanti di voi non hanno immaginato almeno una volta di vedere uno Sheldon figo che rimorchia come se non ci fosse un domani? Io sì e anche tanto. u.u

È inutile, sto in fissa, dovrete sopportarmi ancora u.u

Perché un'AU direte voi. Beh, perché inizialmente volevo scrivere un'originale, ma creare nuovi personaggi da caratterizzare e nuove ambientazioni in cui farli muovere mi sembrava difficile (e noioso aggiungiamo). Così ho ripiegato sulla più semplice e meno impegnativa "fanfiction alternative universe" ed eccoci qua con una fanfic orginale-ma-che-originale-non-è. Inoltre negli altri fandom ci sono molte AU e ho pensato che sarebbe stato carino provare a scriverne una visto che non ne ho mai fatte e che mi piace un sacco vedere i personaggi in altre ambientazioni. E poi, diciamocelo, gli Shamy sono belli in tutte le forme e in tutte le salse <3 

Dato che ho scritto solo pochi capitoli i primi aggiornamenti saranno più veloci e regolari. Poi si ritornerà con gli aggiornamenti random e solo quando l'ispirazione arriva xD

Questo è solo il prologo. Forse è un po' "strano", ma serve per la storia. Prima di lanciarmi contro vari tipi di ortaggi aspettate almeno di leggere il primo capitolo xD Se interessa pubblico il prossimo capitolo lunedì o comunque massimo entro fine della prossima settimana, altrimenti nada u.u

Ok dopo questa presentazione esageratamente lunga mi nascondo e aspetto con ansia i vostri commenti.

A presto! :D

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prologo.

 

Un giorno ti innamorerai, non importa quando, come o perché.
Riderai, piangerai e sorriderai a causa sua.
E tutto ciò sarà bellissimo.

 

 

 

 

 

Una dolce melodia risuonava per tutta la casa. Delle mani percorrevano i tasti del pianoforte con maestria, sfiorandoli con leggerezza e forza allo stesso tempo.
Non aveva bisogno dello spartito. Conosceva a memoria il brano che ormai da anni suonava alla fine di ogni sua esercitazione.
Sapeva anche di non essere sola. Qualcuno la osservava sempre di nascosto.
La donna si fermò e guardò l'intruso con la coda dell'occhio.
« Cosa ci fai nascosto lì? Dai, vieni qui. » lo chiamò mostrandogli un dolce sorriso.
Il bambino lasciò il nascondiglio dietro la porta e la raggiunse, un po' arrabbiato per la sua interruzione. Amava sentirla suonare, sopratutto quell'ultimo brano che riempiva la sua vita fin da quando aveva memoria.
La donna si girò completamente verso di lui, specchiandosi negli occhi azzurri del bambino.
« Ti piace? » chiese indicando lo strumento dietro di lei e lui annuì.
« Vorresti imparare a suonarlo? »
Il bambino spalancò gli occhi sorpreso. « Davvero me lo insegneresti, mamma? »
Lo prese in braccio e se lo mise sulle gambe, rivolto verso la tastiera. Era piccolo, aveva solo cinque anni, ma era molto intelligente e non avrebbe fatto fatica a imparare.
Lei iniziò a premere alcuni tasti facendogli vedere le prime note. Lui guardava affascinato le dita affusolate muoversi da un tasto all'altro e si ripromise che si sarebbe impegnato al massimo per raggiungere la sua stessa bravura.
« Sai Sheldon, un giorno arriverà una persona importante nella tua vita. » sussurrò.
Lui alzò lo sguardo su di lei, incuriosito da quelle strane parole.
« Dovrai suonare per lei e farle capire quanto la ami. Non dovrai mai smettere. Mai. »
« Come fai tu con papà? » domandò.
« Esatto. » rispose dolcemente mentre con la mano destra gli mostrava la scala di Do e con la sinistra gli cingeva la vita.
Sheldon corrugò la fronte e smise di prestare attenzione all'esecuzione della madre per riflettere sulle sue parole. Non l'aveva mai sentita parlare di quelle cose e si chiese perché mai gliele stesse dicendo, dato che al momento non gli importava proprio nulla di tutto ciò.
Riprese a concentrarsi su ciò che aveva davanti solo quando sua madre gli prese una mano per fargli vedere la corretta postura. Quando premette un tasto e da esso uscì una nota dal tono grave sentì un brivido percorrergli la schiena. Sorrise verso la madre e lei ricambiò, contenta che almeno uno dei tre figli mostrasse interesse verso lo strumento.
« Vieni, è quasi ora di cena. » disse prendendolo in braccio e allontanandolo dal pianoforte. Lui mise il broncio. Non aveva la minima voglia di mangiare, non ora che finalmente stava imparando le prime note.
Lei rise vedendo la sua espressione torva. « Non c'è bisogno di arrabbiarsi. Hai tutto il tempo che vuoi per suonare. »

 

*

 

 

Sheldon si guardò attorno con circospezione. Doveva essere sicuro che nessuno ci fosse nella stanza o sarebbero stati guai. Restò immobile per qualche secondo, ma nessun rumore proveniva dalla casa.
Sorrise. Era solo.
Si avvicinò al pianoforte a muro in un angolo della stanza e con le dita fece scorrere il bordo fino ad arrivare agli angoli dove si bloccò. Aprì il copritastiera e una lunga fila di tasti bianchi e neri si mostrò ai suoi occhi. Erano anni che non toccava più quei tasti, che non si sedeva sulla panca e che non intonava un brano.

Quel brano.
Serrò le labbra e ne premette uno. Una lunga nota si diffuse per la stanza e il silenzio la fece sembrare molto più alta di quanto fosse in realtà.
Erano passati quattro anni da quando sua madre era morta in un incidente e da quel momento gli era stato categoricamente vietato di suonare anche solo una nota. Le poche volte che ci aveva provato suo padre si era arrabbiato moltissimo e l'aveva minacciato che se non avrebbe smesso avrebbe portato via lo strumento.
Sheldon però non riusciva a stargli lontano a lungo. Aveva bisogno di sfiorarlo, di sentire la sua musica. Aveva bisogno di ricordare e quello era l'unico modo per farlo.
« Cosa stai facendo? »
Una voce grave e ferma lo fece sussultare, stonando così l'ultimo accordo.
« N-niente. » mormorò appena vide la persona meno gradita sulla soglia.
L'uomo assottigliò lo sguardo e si avvicinò a passo svelto, afferrandogli con forza l'esile braccio.
« Ti ho detto che non devi suonare! » gridò.
Sheldon riusciva a sentire l'odore pungente di whiskey provenire da lui. Era di nuovo ubriaco.
Con un gesto secco lo tirò verso di sé facendolo quasi inciampare nella panca. Il braccio avvolto nella sua stretta cominciava a fargli male, ma non si sarebbe lamentato. Non voleva dargliela vinta.
« Non sto facendo nulla di male. » disse cercando di trattenere il tremolio nella voce.
« Vattene. » il tono duro e freddo usato dall'uomo lo metteva sempre a disagio. Gli mancava il modo dolce e gentile con cui sua madre si rivolgeva a lui.
Si allontanò di qualche passo guardandosi i segni rossi rimasti sul braccio poi si girò di scatto.
« Perché non posso suonare come faceva la mamma? » chiese in tono fermo e puntando lo sguardo su di lui.
« Non voglio che ti avvicini a questo piano, Sheldon. Se tua madre è morta è solamente per colpa tua! »  
Sheldon si irrigidì. Non era colpa sua se quel giorno l'aveva implorata di portarlo al nuovo negozio di giocattoli. E non era nemmeno colpa sua se lui era sopravvissuto e lei no.
Non aveva mai creduto di essere in qualche modo il responsabile, nonostante negli ultimi anni suo padre non avesse fatto altro che ripetergli il contrario.
Uscì sbattendo la porta.
Non sarebbe rimasto in quella casa a lungo.

 

 

Sheldon era nella sua camera quando sentì dei rumori provenire dalla stanza di fronte alla sua. Si avvicinò per capire cosa stesse accadendo. Dal rumore ovattato a causa delle porte chiuse sembrava fosse qualcuno che stesse riempiendo uno zaino. O un grosso borsone da viaggio. Forse suo fratello aveva deciso di andare via qualche giorno con gli amici, pensò.
Aprì leggermente la porta e vide suo fratello uscire dalla stanza con un grosso zaino nero consunto sulle spalle. Indossava anche un giubbino nonostante fossero in piena estate.
« Dove vai? » chiese timidamente.
« Via. » tagliò corto sistemandosi meglio lo zaino. Non lo guardava negli occhi, come se avesse paura di dirgli qualcosa.
« E quando torni? » disse avvicinandosi di un passo.
Lui si passò una mano sul viso dai bei lineamenti e sospirò sconsolato.
« Non lo so. Forse mai. »
Il viso di Sheldon si fece cupo.
Se ne stava andando via di casa.
Alzò lo sguardo determinato. « Allora portami con te. »
In quel momento di tutti i dispetti che gli aveva fatto, di quando lo prendeva in giro con gli amici e di quando quella volta lo fece cadere dalla bicicletta, non gli importava nulla. Non voleva che se ne andasse. Voleva solo rimanere con suo fratello perché, anche se avevano una certa differenza di età, gli voleva bene. Con lui in casa si sentiva protetto, ma se ora lui se ne andava si sarebbe sentito solo. Tremendamente solo.
Il ragazzo più grande si abbassò alla sua altezza.
« Non puoi venire con me. Sei troppo piccolo. » disse cercando di usare un tono più calmo e rassicurante.
« Non sono piccolo. Ho già dieci anni! » brontolò, incrociando le braccia al petto.
Lui sorrise malinconico. Gli sarebbe mancato quel nanetto capriccioso e rompiscatole.
Gli mise le mani sulle spalle, stringendole.
« Devi rimanere qui, Sheldon. »
« Io non voglio rimanere qui con papà. » mormorò a disagio.
« Non devi rimanere per lui, ma per tua sorella. Hai capito? Devi restare qui per lei. »
Ecco, era sempre colpa di sua sorella. Proprio una gemella doveva avere? Non potevano essere soltanto loro due?
« Allora quando sarò diventato più grande verrò con te. Mi prenderai con te vero? »
Il fratello più grande lo spinse con delicatezza dentro la stanza.
« Fai il bravo. » poi chiuse la porta.
Sheldon rimase fermo. Ascoltò i suoi passi riecheggiare per il corridoio e poi scendere le scale. Sentì delle voci provenire dal piano inferiore, poi urla, insulti e una porta sbattere con violenza facendo cadere uno dei sopramobili di cui sua madre avvertiva sempre di fare attenzione.
Corse alla finestra e lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava lungo il vialetto di casa. Suo fratello si girò un'ultima volta per osservarlo prima che una macchina nera si fermasse davanti a lui per farlo salire.
Quella fu l'ultima volta che lo vide.

*

 

Cacciò il borsone con forza dietro il sedile posteriore e si sedette dalla parte del passeggero ignorando volutamente l'espressione di rimprovero del conducente.
« Ehi stai attento! La macchina è nuova. »
« Una macchina degli anni 90, di terza mano e senza servosterzo. Gran bell'acquisto. » rispose sarcastico mentre picchiettava nervoso le dita sulla gamba.
« Almeno io la macchina ce l'ho. » borbottò sistemandosi gli occhiali. « Lo hai detto a Missy? »
Sheldon si girò verso di lui con aria leggermente esasperata.
« Hai intenzione di partire o vuoi rimanere qui tutto il giorno? »
« Glielo hai detto sì o no? » insisté l'amico senza dar segni di cedimento.
Sheldon distolse lo sguardo ed emise un lungo sospiro.
« Certo che gliel'ho detto e le ho anche chiesto se voleva venire via con me. Ha detto che non se ne vuole andare e adesso mi odia perché è convinta che la stia abbandonando. Ora possiamo partire? » disse sperando di finirla lì e che l'amico accendesse il motore e si allontanasse il più possibile.
« Senti, sei proprio sicuro di voler―»
Sheldon sbuffò stizzito. « Leonard sono sicuro. Non posso più stare qui lo sai bene. Se lei ha intenzione di rimanere qui sono affari suoi. Io ho fatto la mia scelta. » si toccò involontariamente una parte del braccio ancora dolorante e con i segni della lite con suo padre avvenuta il giorno prima. No, non poteva rimanere un giorno di più. Diede un'occhiata fuori dal finestrino e vide sua sorella mentre lo fissava dalla finestra del salotto con uno sguardo carico di rabbia e odio. « Piuttosto, sei sicuro di volermi seguire? Tu non hai nessun motivo per lasciare questa città. Posso benissimo cavarmela da solo. »
Leonard finalmente accese il motore. Cominciò lentamente a lasciare quella via e ad allontanarsi da quella casa che, almeno per Sheldon, avrebbe visto soltanto per l'ultima volta.
« Ovvio che ti seguo. Senza di me chissà dove andresti a finire. L'ultima cosa che voglio è averti sulla coscienza. » proruppe dopo aver passato l'incrocio.
Sheldon appoggiò una guancia sul palmo della mano e sorrise impercettibilmente mentre osservava il paesaggio scorrergli davanti.   
« Sai che non troveremo mai tuo fratello vero? »
« Lo so. » rispose tranquillamente tirando fuori dalla tasca del giubbino una cartina piegata alla bene e meglio. « Infatti non ho nessuna intenzione di cercarlo. Andremo qui. » indicò un punto sulla cartina. « A Pasadena, California. »
« Pasadena? E a fare che cosa? » chiese perplesso alternando lo sguardo dalla cartina alla strada.
Sheldon lo guardò con ovvietà. « A iniziare la nostra nuova vita, Leonard. »

 

 

" I venti del destino soffiano quando meno ce lo aspettiamo.
A volte hanno la furia di un uragano, a volte sono lievi come brezze.
Ma non si possono negare, perché spesso portano un futuro impossibile da ignorare."

-Le parole che non ti ho detto -



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Capitolo 2
*** Meeting ***


cap1

Capitolo I.
Meeting.

 

"So che quando ci incontreremo non conterà quanto ci sia voluto per trovarti.
Quando ci incontreremo avremo tutto il tempo del mondo per dirci quello che dobbiamo dirci." 

● Sarah Butler ●

 

 

 

La musica ad alto volume del locale le rimbombava fastidiosamente nelle orecchie mentre osservava con aria annoiata la gente muoversi e ballare a poca distanza dal suo tavolo. Cosa ci trovassero i suoi coetanei di entusiasmante a ballare sulla base di una musica rumorosa e senza senso, ubriachi da non ricordarsi nemmeno il proprio nome per poi finire nei bagni con gente che non conoscevano nemmeno, ancora non riusciva a capirlo. Anzi, a dirla tutta ne era disgustata.
Quindi cosa ci faceva in un posto che detestava con tutta se stessa? Se lo stava chiedendo dal preciso istante in cui aveva messo piede nel locale.
Penny, la sua unica nonché migliore amica, l'aveva trascina con lei. Erano appena arrivate in quella grande città e ancora non conoscevano praticamente nessuno, perciò, a detta sua, cosa c'era di meglio se non spassarsela in un locale cercando di fare nuove amicizie e, perché no, magari rimorchiando qualcuno?
Sbuffò sonoramente quando scorse in mezzo alla folla la sua amica parlare con il fidanzato. Aveva in mano un bicchiere mezzo vuoto e, a giudicare da come rideva e dal colore delle sue guance, doveva essere abbastanza su di giri.
Nonostante odiasse questi posti -e Penny lo sapeva bene- quando quella mattina stessa le propose di uscire non era riuscita a dirle di no anche se avrebbe preferito passare la serata a leggere.
Come lei e Penny fossero diventate amiche rimaneva un mistero per chi le osservava da fuori. A vederle in un primo momento erano una l'opposto dell'altra. Penny amava uscire e divertirsi mentre lei preferiva stare per conto proprio. Non si definiva proprio un'asociale, ma non era poi così lontana dall'esserlo davvero. Erano diverse, ma anche molto simili, molto più di quanto si potesse notare al primo impatto.
Si erano conosciute alle superiori dato che erano nella stessa classe. All'inizio pensava che Penny fosse la solita approfittatrice che le faceva la bella faccia davanti per farsi aiutare in qualcosa e poi di spalle gliene diceva di tutti i colori. Invece in diverse occasioni l'aveva difesa dai compagni che la prendevano in giro con cattiveria, lasciandola più di una volta stupita e affascinata da quel carattere così forte che invidiava.
Una volta finite le superiori avevano continuato a uscire insieme e, a poco a poco, aveva cominciato a coinvolgerla nelle sue attività e a farle frequentare quegli ambienti che aveva deciso categoricamente di evitare, ma che aveva imparato a conoscere anche se non li aveva mai apprezzati completamente.
Quando decise di lasciare la sua città per iniziare l'università Penny la seguì dicendo che aveva bisogno di cambiare aria e conoscere nuova gente. Sapeva che in realtà non voleva lasciarla sola, ma non lo avrebbe mai sentito dire direttamente da lei.
Alzò lo sguardo dal drink che era stata praticamente costretta a prendere e subito un ragazzo biondo con gli occhi verdi si sedette di fronte a lei.
« Come mai ti hanno abbandonata qui da sola? »
Sorrise forzatamente cercando di essere gentile e di non mandarlo subito a quel paese.
« Non sono sola. Sono con un'amica »
Il ragazzo sorrise e bevve un sorso di birra.
« Vuoi ballare? »
Si stupì sentendo quell'invito. Di sicuro era la prima volta che qualcuno le chiedeva di ballare senza contare le volte che lo facevano solo per avere un pretesto per avvicinarsi a Penny.
Guardò dietro di lui e vide un gruppetto di ragazzi che li fissavano sghignazzanti e si sentì fremere di rabbia. Si alzò di scatto e si allontanò dal tavolo, sentendo il ragazzo lamentarsi di aver perso la scommessa.
Uscì fuori e l'aria fresca della sera la costrinse a mettersi la giacca e restò a osservare il via vai delle persone per la strada. C'erano gruppi di ragazzi che ridevano e scherzavano, chi camminava mano nella mano con il partner e ragazze tirate al massimo che la squadravano da capo a piedi con aria di sufficienza mentre entravano nel locale.
Mentre ripensava a quanto sarebbe stato meglio se fosse rimasta a casa l'odore acre di fumo di sigaretta la invase facendole storcere il naso disgustata.
« Che schifo! » disse agitando una mano per cacciare via la nuvola di fumo. Si voltò per vedere chi era e i suoi occhi incrociarono quelli di un ragazzo molto alto, magro e piuttosto attraente che, a giudicare da un primo sguardo, doveva avere solo una paio di anni più di lei.   
La guardò con un sorriso beffardo mentre scrollava la cenere dalla sigaretta.
« Scusa, non volevo. »
Ovviamente non ci voleva un genio per capire che non si stava scusando davvero, ma che era solo sarcastico.
Fece una smorfia e si girò dall'altra parte. Aveva già capito che tipo era e, per quella sera, ne aveva avute abbastanza.
« Cosa ci fai qui fuori da sola? » domandò aspirando una boccata di fumo.
« Niente. » sbottò stringendosi nella giacca dopo una folata di vento più forte delle altre.
« Stai aspettando qualcuno o ti diverti a rimanere qui fuori a guardare la gente che passa? » chiese ironico mentre giocherellava con l'accendino accendendolo e spegnendolo e facendolo ruotare tra le dita.
Alzò gli occhi al cielo e sospirò seccata da tutto quell'interesse da parte di un perfetto sconosciuto.
« Potrei farti la stessa domanda. » mormorò guardando davanti a sé le macchine che passavano.
Il ragazzo lanciò il mozzicone per terra e si infilò le mani nel giubbino di una marca piuttosto costosa.
« Ho capito, ti hanno dato buca. »
Si girò e notò che la stava fissando e solo ora si accorse dei suoi occhi di un intenso azzurro. Sorrideva, quasi si stesse prendendo gioco di lei.
Stava cominciando a non sopportarlo e si conoscevano da trenta secondi scarsi. Decise di ignorarlo, ma lui non sembrava intenzionato a demordere.
« Questo locale fa pena. Sto aspettando degli amici per andare da un'altra parte. »
Lo guardò accigliata e lui scrollò le spalle.
« Beh, mi hai chiesto anche tu cosa ci facessi qui fuori, no? »
"Già, peccato che non mi interessi affatto" pensò e, sebbene fosse tentata di dirglielo, preferì stare zitta. Lo invidiò leggermente perché lui se ne sarebbe andato da lì a poco mentre lei chissà quanto avrebbe ancora dovuto aspettare.
« Forse dovresti andare a casa. » disse lui facendole alzare lo sguardo dal marciapiede. « Non sembri il tipo di ragazza che frequenta locali e discoteche. » la stuzzicò.
Incrociò le braccia sul petto e lo guardò con aria di sfida da sotto gli occhiali.
« Ah sì? Perché, cos'ho di diverso? »
Il ragazzo ghignò e si avvicinò di qualche passo.
« Tanto per cominciare non sei truccata e non porti scarpe con il tacco. Inoltre non ho mai visto nessuna indossare un cardigan come il tuo per venire in discoteca. » si fermò poco distante da lei mentre il vento gli scompigliava i capelli castani, ma sembrò non curarsene affatto. « Sembri una mocciosetta. » aggiunse, ridendo divertito dall'espressione imbronciata e offesa della ragazza.
« Non sono affari tuoi. » sbottò infastidita. Ma chi si credeva di essere per giudicarla? Non la conosceva nemmeno!
« Okay okay, scusa! » replicò alzando le mani e sorridendo.
Improvvisamente una macchina nera si fermò davanti a lui. Abbassò il finestrino e sentì all'interno più di una persona, di cui una con un forte accento indiano, spronarlo a salire in fretta.
Aprì la portiera del passeggero e, prima di richiuderla riuscì a sentire la conversazione tra lui e il conducente.
« Chi è quella? La conosci? »
« Certo che no! Ti sembra per caso il mio tipo? »
La macchina sfrecciò via mescolandosi nell'intenso traffico. Rimase a guardare nella direzione in cui andò l'auto per qualche secondo quando sentì una voce familiare chiamarla.
« Amy! »
Si voltò e la sua amica la raggiunse stringendo la mano a Zack, il suo ragazzo.
Zack e Penny si erano conosciuti ad una festa un paio di giorni dopo essersi trasferite  ed erano andati subito d'accordo. Ora erano solo un paio di settimane che stavano insieme e si leggeva dal suo volto quanto fosse felice.
« Ti ho cercata dappertutto sai? È successo qualcosa? » chiese preoccupata.
« No. Stavo solo prendendo una boccata d'aria tutto qua...»
Penny addolcì lo sguardo.
« Si sta facendo tardi. Ti accompagno al campus okay? »
Amy annuì. La bionda diede un bacio al moro dietro di lei, mise una mano sulla schiena dell'amica e si avviarono verso il parcheggio.

 

~°~

 

Amy camminava a passo svelto per il lungo viale che portava all'ingresso di una delle più prestigiose università del Paese. Con una mano cercava di sistemare i lunghi capelli castani che la tiepida brezza autunnale continuava a spettinare rendendo perciò vani i suoi sforzi.
Guardò l'orologio, arricciò il naso e affrettò il passo. Avrebbe avuto lezione fra poco ed era già in ritardo il primo giorno.
Fantastico.
Aveva proprio scelto la mattina sbagliata per non sentire la sveglia.
Una volta varcato l'ingresso rimase stupita vedendo quanto fosse grande. Era tutto così nuovo e curato che la lasciò a bocca aperta.
Passò per i corridoi, ma erano tutti uguali e faceva fatica ad orientarsi. Decise di fermarsi un attimo per fare mente locale sperando di ricordarsi dove fosse l'aula giusta.
Se ci fosse stata Penny non avrebbe avuto problemi, ma lei era a un corso completamente diverso dal suo e cosa più importante non era in ritardo.
« Ti sei persa? »
Sussultò sentendo una voce non familiare alle spalle. Si girò con l'intenzione di dire che era tutto a posto quando rimase stupita vedendo chi aveva davanti.
Occhi azzurri, capelli castani, sorrisetto beffardo...
Non aveva dubbi.
Era lo stesso ragazzo che aveva incontrato fuori dal bar qualche sera prima.
Con la sua semplice maglietta a maniche corte e i jeans stretti era molto diverso rispetto all'ultima volta che lo aveva visto e, se le fosse passato semplicemente in parte senza attirare la sua attenzione, probabilmente non l'avrebbe nemmeno riconosciuto.
Era rimasto a fissarlo senza dire una parola e lui la guardò sorridendo.
Solo quando si accorse di aver fatto passare decisamente troppo tempo prima di aprir bocca decise di rispondere.
« No, non mi sono persa. Stavo...stavo solo aspettando un'amica. » mentì sperando di non sembrare stupida. L'ultima cosa che voleva era essere presa in giro già il primo giorno nella nuova università.
« Davvero? A me sembravi piuttosto smarrita invece. » ghignò fissandola attentamente.
Amy sbuffò e incrociò le braccia.
« Invece non è vero. Sto solo aspettando un'amica. » ripeté sperando di averlo convinto e che se ne andasse il più in fretta possibile. Aveva lo stesso atteggiamento dell'altra sera e già stava incominciando ad innervosirsi.
Il misterioso ragazzo si avvicinò di un passo.
« Non credo sia così. Scommetto che non hai la più pallida idea di dove ti trovi, ma non hai il coraggio di chiedere a qualcuno. Ho indovinato vero? »
Amy spostò il peso da una gamba all'altra mentre osservava nervosamente il numero di studenti farsi sempre più ridotto. Cominciava ad essere davvero tardi.
Se si fosse trovata davanti un'altra persona non avrebbe esitato a chiedere dove fosse l'aula giusta, ma quel tizio aveva un'aria così di superiorità che non voleva dargliela vinta. Aveva già intuito che tipo di persona era e sapeva anche che meno aveva a che fare con lui meglio sarebbe stato.
Gli rivolse uno sguardo seccato mentre pensava a una risposta efficace.
« Ti sbagli. » soffiò Amy sistemandosi la tracolla su un punto non dolorante della spalla a causa del peso. « E comunque non sono affari tuoi. » aggiunse infine.
Il moro rise e si infilò le mani in tasca. Amy notò un tatuaggio nella parte interna del braccio sinistro. Era una frase in inglese e fece fatica a decifrarla a causa della grafia un po' contorta. "What doesn't kill you makes you stronger " riuscì infine a capire.
« Anche l'altra sera, fuori dal locale, mi hai risposto allo stesso modo dopo che ti ho chiesto cosa ci facevi lì fuori. È l'unica cosa che sai dire? » la punzecchiò e lei rimase quasi sorpresa vedendo che non solo si ricordava di lei ma addirittura si ricordava cosa si erano detti.
Lo vide piegare leggermente la testa di lato e corrugare la fronte.
« Sbaglio o indossi lo stesso cardigan da mocciosetta dell'altra volta? »
Amy abbassò lo sguardo sul petto e notò che aveva ragione. Non ci aveva nemmeno fatto caso quella mattina, ma lui come faceva a ricordarsi tutti quei dettagli?
Si imbronciò ancora quando si accorse di essere stata chiamata mocciosetta un'altra volta e si chiese perché tra tutte le persone che c'erano proprio lui doveva fermarsi.
Controllò l'ora sull'orologio. Se non si dava una mossa sarebbero stati guai.
« Senti, devo andare sono in ritardo. » lo superò ma aveva ancora la sensazione dei suoi occhi puntati addosso.
« Che facoltà frequenti? »
Si fermò e strinse le labbra incerta se dirglielo o proseguire e ignorarlo.
« Biologia. » rispose infine e lui sorrise.
« Il Dipartimento di Biologia è dall'altra parte. » indicò il corridoio alle sue spalle.
« Lo sapevo. » replicò Amy facendo dietrofront verso la direzione giusta.
« Certo come no. Bastava chiedere, Pigeon » disse senza smetterla di guardarla con quel modo divertito che lei trovava assolutamente irritante.
Si chiese cosa ci fosse di così divertente, poi si rese conto di aver praticamente fatto la figura dell'imbecille. Probabilmente più tardi si sarebbe fatto quattro risate alle sue spalle con i suoi amici.
Voleva convincersi che non le importava nulla, ma sapeva bene che quello era il classico ragazzo che scherniva chi non era come lui. Ne aveva viste fin troppe di persone come lui. Si stava solo prendendo gioco di lei, glielo si leggeva in faccia.
« Pigeon? Guarda che ce l'ho un nome. » disse alzando un sopracciglio perplessa al nomignolo che le aveva appena affibbiato.
« Davvero? Allora qual è? Non me l'hai ancora detto e pensavo non ne avessi uno. » rise quando lei gli lanciò uno sguardo furioso. Si girò dall'altra parte decisa a ignorarlo completamente.
« Okay allora ti chiamerò Pigeon. »
« Amy, mi chiamo Amy. » sbottò alzando gli occhi al cielo.
« Io sono Sheldon. » disse in tono amichevole lasciandola un attimo confusa. Spostò poi lo sguardo dietro di lei.
« Ti accompagnerei in aula, Pidge, ma ho un impegno improvviso. » le passò velocemente in parte e raggiunse una ragazza mora, piuttosto formosa e le cinse le spalle con il braccio. Prima di sparire in un corridoio laterale lo vide girarsi verso di lei.
« Segui il corridoio, sali le scale fino al secondo piano. Lì c'è il Dipartimento di Biologia. Se ti dai una mossa non arrivi troppo in ritardo! »
Amy rimase immobile qualche secondo domandandosi cosa fosse successo. Le sembrava tutto piuttosto assurdo, sopratutto perché non era riuscita a inquadrare bene quel ragazzo. Prima sembrava la stesse prendendo in giro, poi invece si presenta come se volesse stringere amicizia e le fornisce addirittura le informazioni di cui aveva bisogno.
Scosse la testa e decise di darsi una mossa, seguendo il suo consiglio.

 

All'ora di pranzo Amy osservò la folla di studenti riversarsi verso la mensa alla ricerca di un tavolo. Fece passare velocemente lo sguardo da una persona all'altra nella speranza di incontrare Penny, ma inaspettatamente si ritrovò a posare gli occhi su ogni ragazzo con i capelli castani e gli occhi chiari.
Improvvisamente un braccio alzato cercò di attirare la sua attenzione dal fondo della mensa. Scorse la chioma bionda dell'amica e la raggiunse sistemandosi di fronte a lei.
Penny iniziò a raccontarle della mattinata, di come erano simpatici i suoi compagni di corso e di quanto era affascinante un certo Brad. Amy non la stava ascoltando più di tanto troppo presa a far guizzare lo sguardo da un tavolo all'altro. L'avrebbe rivisto?
Sospirò chiedendosi perché mai si stava interessando a quel tizio così irritante e invadente. Se non l'avrebbe più rivisto sarebbe stata una gran bella cosa. Magari neanche frequentava quell'università. Anzi, sicuramente doveva essere così, non sembrava il tipo da intraprendere una carriera universitaria. Probabilmente aveva semplicemente accompagnato la fidanzata.
Penny si accorse di star parlando al vento per cui si protese verso di lei, assumendo uno sguardo minaccioso.
« Amy, mi stai ascoltando? »
« Sì, stavi parlando di un certo Steve. » disse cercando di ricordare qualche frammento di conversazione.
« Brad. » la corresse lei.
« Sì, Brad. »
Penny abbozzò un sorrisetto malizioso. « A cosa stavi pensando? Non mi dire che hai adocchiato qualcuno. Lo conosco bene quello sguardo. »
Amy giocherellò con il cibo nel piatto, indecisa se parlargli o meno di Sheldon. Alla fine optò per mantenerla all'oscuro di tutto, sapendo come l'avrebbe assillata ed esasperata.
« No. Stavo pensando che...beh...che il programma è piuttosto tosto quest'anno. Tutto qui. »
Penny sembrava delusa. « Amy, Amy, cosa devo fare con te? » scosse la testa come se la stesse rimproverando. « È ora di cominciare a guardarsi intorno, sai? »
Amy sbuffò e alzò gli occhi al cielo come faceva ogni volta che veniva tirato fuori l'argomento "ragazzi".
« Sai che non mi interessa avere una relazione adesso. Non voglio avere distrazioni. » tagliò corto sperando che la cosa finisse lì.
Penny ridacchiò. « Non deve per forza essere una distrazione. Diciamo che potrebbe essere...uno sfogo, ecco. » ammiccò lei e Amy divenne rossa per l'imbarazzo.
« C-come vanno le cose con Zack? » disse per cambiare argomento. Il volto di Penny si illuminò.
« Benissimo! Zack è proprio fantastico! Usciamo mercoledì. Sapevi che è capitano nella squadra di football della scuola? Amy, credo sia quello giusto. »
Amy sorrise in modo forzato. Ogni volta era sempre così. Si innamorava, andava bene per un paio di mesi e poi puntualmente veniva lasciata o tradita. Voleva sperare che almeno lui fosse diverso, ma sapeva che non sarebbe stato così.
« Come mai non stasera? »
« È molto impegnato purtroppo. » sospirò. « Ehi, stasera vieni da me. Ho appena finito di traslocare e finalmente l'appartamento è diventato vivibile così te lo faccio vedere. Inoltre ti faccio conoscere i miei vicini di casa. » disse dandole una pacca sul braccio e facendole l'occhiolino.
"Oh, ci risiamo" pensò Amy notando la sua espressione fin troppo euforica.
« Non lo so Penny, volevo cominciare a studiare...»
Non era esattamente vero. Sarebbe andata volentieri a casa di Penny anche perché era curiosa di vedere il nuovo appartamento, ma l'idea che la sua amica avrebbe coinvolto anche i vicini di casa la metteva a disagio. Conoscere nuove persone la metteva sempre in difficoltà per questo aveva pochissimi amici.
« Possiamo studiare un po' insieme. » cercò di convincerla la bionda mentre mangiucchiava una patatina fritta.
« Tu studi psicologia. Come facciamo a studiare insieme? » domandò perplessa.
Penny alzò gli occhi al cielo e sospirò. « Leggiamo un po', ci beviamo due birrette, leggiamo ancora e poi usciamo. »
Amy rise e anche Penny le andò dietro.
« Certo, questo sì che si chiama studiare! »
« Allora vieni? »
« A quanto pare non ho scelta. »
« Bene allora ci vediamo stasera dopo le lezioni. » disse alzandosi e avviandosi verso l'uscita. Amy rimase al tavolo ancora qualche minuto e quando vide la mensa svuotarsi decise di andare a lezione.

 

~°~

Amy si trovò davanti a un grande palazzo. Guardò l'indirizzo scritto di fretta su un bigliettino stropicciato e lo comparò prima al nome della via sul cartello e infine al numero civico dell'edificio. Era quello giusto, non aveva dubbi. Entrò e si avvicinò all'ascensore, ma un cartello attaccato piuttosto malamente alle porte recitava la scritta "guasto". Sbuffò e guardò malamente la rampa di scale. Non aveva voglia di fare anche ginnastica.
Raggiunse il quarto piano e sentì un chiacchiericcio piuttosto rumoroso e della musica provenire dall'appartamento alla sua sinistra. Forse stavano dando una festa, o molto più probabilmente era gente che era convinta di abitare da sola in quel grande palazzo. Scosse la testa. Penny avrebbe avuto il suo bel da fare a sopportare quei vicini casinisti, ma con il suo carattere ci avrebbe messo poco a zittirli. Sembrava si stessero divertendo molto, però.
Attraversò il pianerottolo e si fermò controllando se il numero fosse giusto. Ci mancava solo che ad aprirle fosse stato un perfetto sconosciuto.
Una volta appurato che anche quello fosse giusto bussò alla porta dell'appartamento 4B e una Penny piuttosto euforica le aprì facendola entrare.
« Finalmente! Pensavo di fossi persa. »
Amy si sedette pesantemente sul divano e si guardò attorno. Era piuttosto disordinato, ma era molto carino e si trovava in una zona della città decisamente invidiabile.
Aprì la borsa a tracolla e tirò fuori libri e appunti. Penny la guardò accigliata.
« Cosa stai facendo? »
« Dobbiamo studiare no? » rispose con ovvietà.
Penny si passò una mano sulla fronte. « Davvero vuoi studiare? » chiese incredula.
« Hai detto che avremmo studiato solo per farmi venire qui? »
« Ehm...sì. » mormorò aspettandosi una sfuriata da parte sua.
Amy sospirò e gettò il libro nello zaino in malo modo.
« D'accordo cosa vuoi fare? »
« Per prima cosa mangiamo. » disse sorridendo e aprendo la porta di casa.
« Andiamo fuori? »
« Più o meno. » La prese per un braccio e la trascinò con sé fuori dall'appartamento.
Amy era sempre più confusa sopratutto quando la vide bussare alla porta dell'appartamento di fronte al suo. La musica si spense, ci furono voci ovattate all'interno e infine rumori di passi. In pochi secondi, la porta si aprì e si trovarono davanti un ragazzo molto alto e con gli occhi azzurri. Amy sussultò quando lo riconobbe.
« Tu?! » dissero all'unisono Amy, con un'espressione sconvolta e Sheldon con un'aria sorpresa e leggermente divertita.
Doveva essere un incubo, o una specie di scherzo.
Il tizio più irritante che avesse conosciuto era il vicino di casa della sua migliore amica.


Eccoci con il primo capitolo vero e proprio!
Allora come ve ne pare? Per ora abbiamo visto solo tre dei sette protagonisti e spero che come inizio vi piaccia :)
Succederanno un bel po' di cose nel corso dei capitoli, preparatevi u.u
Nel prosssimo verranno introdotti anche gli altri e Sheldon e Amy inizieranno a conoscersi un po' di più e....niente non posso dire altro per non fare spoiler xD
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Different ***


cap2

Capitolo II.
Different.

 

"Se l'universo intero ci ha fatto rincontrare 
qualcosa di sicuro vorrà dire."
  -Ligabue-

 

Amy sgranò gli occhi.
« Che cosa ci fai qui? » chiese quando si fu ripresa dallo shock iniziale.
« Io ci vivo qui. » rispose lui con estrema tranquillità. La squadrò da cima a fondo esattamente come aveva fatto la mattina stessa in università.
Penny li guardò perplessa. « Vi conoscete? »
« Più o meno. » mormorò Amy.
Il destino doveva esserle avverso ultimamente. A quanto pare oltre ad essere il suo vicino di casa era anche diventato un ottimo amico. Fantastico, ora sì che non se lo sarebbe più tolto dai piedi.
« Vuoi entrare o preferisci restare qui fuori? »
Amy dovette pensarci su. L'idea di restare fuori non era poi così terribile dopotutto. Almeno si sarebbe risparmiata di vederlo per tutta la sera.
Penny le lanciò uno sguardo assassino e fu costretta ad entrare.
L'appartamento era più grande di quello di Penny e si chiese cosa se ne facesse di tutto quello spazio un ragazzo solo. Guardandosi bene attorno era convinta di trovare una specie di discarica, in realtà rimase molto sorpresa nel vedere quanto fosse pulito e ordinato. Sembrava quasi maniacale.
« Ehi Penny ciao! »
Solo ora Amy si accorse che c'era altra gente all'infuori di loro tre. Seduti sul divano c'erano altri tre ragazzi intenti a tirare fuori dalle buste cibo d'asporto.
Quello sulla sinistra era piuttosto basso e mingherlino, ma aveva l'aria di uno divertente e sempre con la battuta pronta. Indossava dei jeans e una semplice maglietta colorata. Quello al centro, che aveva salutato Penny, era straniero e si capiva dal colore scuro della pelle e dall'accento indiano. Si ricordò di averlo sentito in macchina qualche sera fa quando era fuori dal locale. Aveva un'espressione tenera e sorrideva con lo sguardo. Sembrava la classica persona sempre di buon umore e ottimista.
Infine quello a destra era bassino, capelli leggermente lunghi e mossi, viso tondo ricoperto da una barbetta incolta. Aveva una felpa scura con le maniche tirate fin sopra i gomiti e dei pantaloni stretti dello stesso colore. Ebbe la sensazione che i suoi occhi brillarono quando incrociò quelli di Penny, ma non ci fece molto caso e decise di concentrarsi sul nuovo gruppo.
Dall'aspetto le sembrarono tre normalissimi ragazzi. Non erano vestiti male, ma nemmeno tirati come se dovessero andare chissà dove. Tutto il contrario di Sheldon che invece aveva dei pantaloni molto stretti che risaltavano le gambe magre e su cui spiccava il marchio di un famoso quanto costoso stilista e una maglia blu scuro a righe a maniche lunghe; e si chiese cosa mai potessero avere in comune loro tre con lui. Loro sembravano gentili e amichevoli, non arroganti e con quell'aria di superiorità che, a quanto pare, Sheldon amava mostrare dato che anche in quel momento non faceva altro che guardarla con quell'aria divertita.
« Chi sei? » le chiese il ragazzo sulla destra vedendola sull'uscio, mentre tirava fuori le vaschette dal sacchetto di plastica.
« Lei è Pigeon. » rispose Sheldon al suo posto.
« Pigeon? » domandò perplesso.
« Mi chiamo Amy. » lo corresse fulminando Sheldon con lo sguardo.
« Ancora non mi avete detto come fate a conoscervi. » domandò nuovamente Penny spazientita.
« Ci siamo visti fuori da un locale la sera del 20 settembre e poi stamattina in università mentre cercava di capire come raggiungere l'aula giusta. Se non ci fossi stato io sarebbe ancora là. » disse mentre prendeva una birra dal frigo.
« Se non ci fossi stato tu ci sarebbe stato qualcun altro. E a dirla tutta non mi sarebbe neanche dispiaciuto. » Amy appoggiò la borsa sulla sedia dove anche Penny aveva messo la sua e gli regalò un'occhiata di sufficienza.
Il ragazzo con la felpa scura rise. « Wow, non avevo mai sentito nessuna rispondergli così. Di solito sembra che stiano per avere un mezzo infarto già dopo il "ciao". »
Sheldon stappò la bottiglia e ridacchiò. « Allora sei stata fortunata ad incontrarmi. Non capita mica a tutte di avere l'onore di essere degnate della mia attenzione. »
« Non farci caso è sempre così, come dire, rompipalle. » continuò  il ragazzo di prima e gli tese la mano.
« Io sono Leonard e loro sono Howard e Rajesh. » li indicò con il dito ed entrambi alzarono una mano per salutarla.
« Allora Pidge ti piace il thailandese? » disse Sheldon con una vaschetta in mano.
« Hai davvero intenzione di continuare a chiamarmi così? »
« Certo. Avevo detto che ti avrei chiamata in questo modo no? »
Capì che non l'avrebbe mai avuta vinta con lui perciò lo ignorò e si sedette su una sedia. Sheldon le allungò una vaschetta e lei la prese con un piccolo sbuffo.
« Così studi biologia. » cominciò Sheldon rigirando il cibo con la forchetta. « Hai l'aria da secchiona. Scommetto che non fai fatica con gli studi. »
« No, infatti. »
« Anche loro due frequentano la nostra stessa università. » disse Penny indicando Sheldon e Leonard con la forchetta.
« Davvero? »
Di Leonard poteva anche crederci, ma Sheldon non la convinceva proprio. Davvero uno come lui studiava in una università prestigiosa come quella?
« Cosa studiate? »
Non che le interessasse particolarmente, ma era curiosa di sapere cosa mai potesse studiare Sheldon. Non c'erano corsi, come dire, "facili", per cui sarebbe stata alquanto scettica riguardo a qualunque tipo di facoltà avrebbe potuto rispondere. Chi lo sa? Magari era stato bocciato innumerevoli volte e la sua testardaggine lo obbligava a restare invece di lasciare tutto e fare qualcos'altro.
« Io sono un fisico. » disse quest'ultimo e Amy non riuscì a trattenersi dal ridergli in faccia.
La guardò non capendo cosa ci fosse di così divertente.
Amy vedendo la sua espressione seria immediatamente si ricompose.
« Stai dicendo sul serio? »
« Sì. Perché tutta questa perplessità? »
« Scusa, ma non sembri proprio il tipo da frequentare una facoltà così difficile. »
Sheldon alzò un sopracciglio. « Stai dicendo che sono stupido? »
« Beh...» Amy si mosse sulla sedia incerta su come rimediare alla figuraccia che stava facendo. Non voleva proprio dirgli che era stupido però, insomma, che non le sembrava il tipo che si trovasse a suo agio tra numeri e formule matematiche.
« Forse non sembra, ma lui è un maledettissimo genio. » intervenne Leonard in suo soccorso.
« Ha una media che rasenta la perfezione ed è il miglior studente dell'intera università. Il tutto facendo il minimo indispensabile e solo quando ne ha voglia. Certe volte lo ucciderei. » aggiunse infine.
Quel ragazzo la stupiva sempre di più. Cioè, andiamo, come faceva ad essere così perfetto? Non solo era attraente come pochi aveva visto, ma aveva anche una vita sociale intensa da quello che era riuscita a intuire e in più ora veniva a sapere che era pure un genio. Non credeva di poterlo pensare, ma era invidiosa di lui. 
« Come mai proprio la Fisica? » continuò Amy smettendo di pensare alle sue fortune che avrebbero soltanto aumentato il suo senso di inferiorità.
Sheldon scrollò le spalle.
« Non lo so. Mi piaceva e basta. »
Scoprì poi che Howard lavorava in un piccolo negozio in cui si riparavano elettrodomestici e altri oggetti elettronici, ma il suo sogno era sempre stato quello di diventare un astronauta. Aveva una grande passione per la tecnologia ed era un grande esperto di computer. Purtroppo per vari motivi dovette lasciare l'Università fin dal primo anno.
Raj, come lo chiamavano loro, invece detestava la scuola e, nonostante potesse continuare la carriera di ginecologo del padre, preferì dedicarsi alla sua passione, ovvero la cucina. Per ora lavorava in un piccolo ristorante, ma stava già progettando di aprirne uno tutto suo.
Infine Leonard era il coinquilino di Sheldon, nonché suo migliore amico e anche lui studiava Fisica. Al contrario di Sheldon che aveva un carattere estroverso ed esuberante, Leonard era molto più chiuso e non amava mettersi in mostra. Non era un tipo loquace, Amy l'aveva capito quella sera stessa dato che lui fu quello che parlò meno di tutti. Sembrava nervoso, ma non riusciva a capire perché. Era come se ci fosse qualcuno lì nella stanza che lo metteva a disagio.

 
La serata fu piuttosto piacevole e Amy rimase sorpresa dalla simpatia di quei quattro ragazzi e dal grande feeling che c'era tra di loro, anche se erano molto diversi l'uno dall'altro sia come carattere che come interessi. Sembrava si conoscessero da una vita e Amy li invidiò per essere un gruppo così affiatato. Avrebbe voluto farne parte anche lei, eppure aveva la sensazione che non sarebbe mai riuscita a integrarsi pienamente, che nonostante ci avrebbe messo tutto l'impegno del mondo sarebbe finita per rimanere un'estranea. Pure Sheldon, che aveva trovato abbastanza irritante all'inizio, era piuttosto simpatico, anche se non perdeva occasione per punzecchiarla e farla innervosire.
« Ragazzi domani devo alzarmi presto, ci vediamo! » disse Raj dopo aver controllato l'ora.
« D'accordo domani sera ci troviamo al solito posto e non fare tardi come sempre. » disse
Howard alzandosi e tirando fuori dalla tasca le chiavi della macchina dopo avergli lanciato un occhiataccia minacciosa.
Sheldon accompagnò Amy alla porta. « Mi ha fatto piacere conoscerti, Pidge. » disse. « Verrai ancora? »
Amy strinse le labbra. « Forse. »
Lui rise. « Okay ti aspetto. Penny è sempre qui a mangiare la sera. »
« La parola "forse" ha un altro significato per te? » chiese acida, ma gli occhi le brillavano per quell'invito.
« Verrai, ne sono sicuro. Ho visto come ti sei divertita stasera. »
Lo guardò di sbieco. Aveva ragione e non poteva negarlo.
« Oltretutto sappi che non accetto un no come risposta. » sorrise, ma non nel solito modo beffardo. Questa volta era sincero e amichevole allo stesso tempo. Amy non riuscì a controbattere, per cui annuì semplicemente e si voltò sentendo poi la porta chiudersi dietro di sé.
Entrò nell'appartamento di fronte per prendere la tracolla con i libri. Penny chiuse la porta e si appoggiò con la schiena ad essa, sorridendole maliziosamente.
« La nostra Amy è stata adocchiata da qualcuno. »
Amy si mise la tracolla sulla spalla. « Non essere ridicola, non sono stata adocchiata proprio da nessuno. »
« Invece io credo proprio di sì. » continuò lei senza perdere quel sorrisetto allusivo.
Amy sospirò e Penny si avvicinò verso di lei di qualche passo.
« Non hai idea di chi sia, vero? »
Amy la guardò confusa. Cosa avrebbe dovuto sapere?
« Lui è Sheldon Cooper uno dei ragazzi più popolari dell'università! Le ragazze fanno la fila per starci insieme e farebbero di tutto pur di avere la sua attenzione! »
La mora la guardò come se si fosse appena bevuta il cervello.
« Okay. E allora? » chiese con aria di sufficienza.
Penny sospirò rassegnata. « Magari potresti provare a farti avanti. »
« Magari non ho nessuna intenzione di farmi avanti. » ribatté Amy. « Penny te l'ho già detto. Non voglio uscire con nessuno, tantomeno con uno come lui! Non è il mio tipo e non lo sarà mai, fine della questione. »
« Come fai a dirlo se nemmeno lo conosci? »
« Perché è così! Finirà col farmi soffrire. »
Voleva dirle che sapeva bene come sarebbe finita perché l'aveva visto un milione di volte accadere a Penny. Non voleva che capitasse lo stesso anche a lei. Illudersi inutilmente e offrire i propri sentimenti a qualcuno che li avrebbe solo frantumati in mille pezzi per poi finire a disperarsi per sere intere in un angolo buio della camera.
« Va bene, se vuoi rimanere sola per sempre, fai pure! » sbottò Penny, ma si pentì subito di quello che aveva detto.
Amy rimase delusa da quelle parole e Penny la guardò afflitta, avvicinandosi per prenderle una mano tra le sue.
« Scusa, io non— »
Amy si sistemò la giacca sotto il braccio e aprì la porta con uno scatto veloce.
« Verrai lo stesso domani sera? » tentò la bionda.
« Non lo so. » sbottò e uscì lasciando l'amica abbattuta e un po' in colpa.
Quando scese per prendere la macchina notò Raj finire una chiamata e avviarsi verso la sua stessa direzione.
Raj la adocchiò e sia affiancò a lei, approfittandone per scambiare due parole.
« Allora come è andata? Ti sei divertita? Siamo sempre così quindi dovrai farci l'abitudine. » sorrise e Amy rimase un po' sorpresa vedendo come l'avesse già inserita nel gruppo, dando per scontato che si sarebbero incontrati ancora.
« Sì molto. Ammetto che siete un po' strani, sopratutto Howard. Mi sembra un maniaco. » ridacchiò ricordandosi di tutti i suoi discorsi sconci che avevano fatto ridere fino alle lacrime Sheldon e Leonard e lasciato perplessa Amy. Raj annuì.
« Oh, lui fa così solo quando non c'è la sua fidanzata. Quando c'è lei è un santarellino. »
« Invece Sheldon che tipo è? Ancora non sono riuscita a inquadrarlo bene. » aggiunse.
« Oh lui è un po' così. Ha l'aria da menefreghista unico, è egocentrico come pochi e a volte si crede dio sceso in terra, ma non è una cattiva persona e per gli amici farebbe di tutto. »
Amy abbassò lo sguardo pensierosa.
« Avrai già capito che è molto popolare tra le donne. Le ragazze cadono ai suoi piedi, ma lui le usa solo per divertirsi, per passare il tempo, non è intenzionato ad avere relazioni serie. Non adesso almeno. Diciamo che è un buon amico se sei un maschio, ma un gran stronzo se sei una donna. »
« Capisco...beh, lo immaginavo. » mormorò Amy.
« Volevo solo avvisarti. Prima che anche tu cominciassi a farci un pensierino. »
« Tranquillo, non ho nessuna intenzione di andarci dietro se è quello che intendi. »
« Non bisogna mai dare nulla per scontato, sai? »

 

~°~

 

Quella mattina avrebbe avuto lezione di matematica. Aveva deciso di frequentare un corso di livello più alto rispetto a quello a cui solitamente si iscrivevano gli studenti del primo anno. Non che le piacesse come materia, ma guardando il programma notò che praticamente in quel corso si sarebbe fatto tutto un ripasso della matematica già fatta al liceo e le sembrò inutile rifare le stesse cose. Almeno lì avrebbe iniziato qualcosa di nuovo e se ci fosse stato qualche riferimento all'anno precedente le sarebbe bastato poco per recuperare.
Era arrivata piuttosto presto e solo qualche banco era occupato da studenti più grandi di lei che leggevano, parlottavano con il vicino o semplicemente se ne stavano per conto proprio.
Quando l'aula fu piena il professore entrò facendo zittire tutti all'istante.
Amy aprì il quaderno su una pagina nuova pronta per prendere appunti quando vide entrare per ultimo una persona fin troppo conosciuta negli ultimi giorni. Appena Sheldon la adocchiò affrettò il passo e si sedette accanto a lei.
« Cosa ci fai qui? » domandò brusca sottovoce.
« Ora non si saluta più? » disse facendo il finto offeso.
« Ciao. Cosa ci fai qui? » ripeté e Sheldon ridacchiò.
« Abbiamo lo stesso corso di matematica. Sei contenta? » chiese ironico.
« Fantastico. Sono felicissima guarda. » borbottò iniziando a scribacchiare quello che vedeva alla lavagna. Se avesse saputo che ci sarebbe stato anche lui avrebbe fatto tutto il ripasso di matematica del liceo, delle medie e già che c'era anche delle elementari.
 Sheldon appoggiò la guancia su una mano e sorrise.
« Non capisco perché tu sia così acida e antipatica con me. »
« Non distrarmi, voglio seguire la lezione. » lo rimproverò.
Sheldon si guardò attorno annoiato poi notò una ragazza alla sua destra che lo fissava ammiccando e con un sorrisetto sensuale. La osservò per un po' poi le fece l'occhiolino scatenando in quest'ultima una risatina.
Amy osservò la scena con la coda dell'occhio e alzò gli occhi al cielo infastidita dal suo provarci spudoratamente con tutte.
Sheldon riportò l'attenzione sulla mora che intanto stava ricopiando un'equazione e pensava a come risolverla.
« Detesti gli uomini in generale o soltanto me? »
Amy sospirò esasperata e appoggiò la penna.
« Credo solo tu. Non sopporto l'idea che tu possa saltarmi addosso da un momento all'altro come fai con tutte le altre solo per cercare di raggiungere le mie tube di falloppio. »
Sheldon cercò di trattenersi, ma scoppiò a ridere attirando l'attenzione dei compagni e del professore.
« Trova che le differenziali siano così divertenti, signor Cooper? »
Sheldon si ricompose subito. « No per niente. A dire il vero mi chiedo perché Leibniz non se la sia spassata con la moglie invece di inventarsi questa roba inutile. » Il professore lo guardò in modo severo. « Se non fosse per la sua particolare predisposizione per la materia, l'avrei già sbattuta fuori dal corso tempo fa. Ora, per cortesia, cerchi di seguire e smetta di distrarre la signorina Farrah Fowler. » Sheldon annuì e aspettò che il professore si girasse.
« Farrah Fowler? Ma che razza di cognome è? » sussurrò cercando di mascherare un sorriso per non farsi beccare.
Amy mise il broncio. « Hai mai sentito il tuo nome invece? Sheldon. È ridicolo. I tuoi genitori dovevano proprio odiarti. »
« Le ragazze lo trovano molto sexy invece. Devi sentire come lo gridano quando sono al massimo del piacere. » disse con esagerata enfasi.
Amy fece una smorfia. « Piantala. Sei disgustoso. »
Dopo quasi un quarto d'ora finalmente aveva cominciato ad interessarsi alla lezione. Ad un certo punto lo vide fissare il suo quaderno con lo sguardo corrucciato.
« Beh? Cosa c'è? »
« Stai sbagliando tutto. Non si risolvono così le differenziali, Pidge. »
Amy osservò perplessa i numeri riempire il foglio, ma non riusciva a capire cosa stesse sbagliando.
« Se procedi così ci metterai il doppio del tempo, oltre che a complicarti la vita inutilmente. » si avvicinò e iniziò a cancellare. « Se invece fai così la risolvi molto più facilmente. » Amy lo osservò mentre scriveva velocemente nuovi numeri, soffermandosi prima sulla mano per poi salire lungo il braccio fino ad arrivare all'espressione concentrata sul suo viso.
« Oh. » si stupì vedendo con quanta facilità aveva risolto un'equazione piuttosto complicata e, sopratutto, come in pochi passaggi avesse reso tutto molto più chiaro. Sheldon inarcò le sopracciglia leggendo l'espressione di puro stupore sul suo viso.
« Pensavi ti avesse mentito Leonard quando disse che sono praticamente un genio? »
Sì, credeva fosse un'esagerazione. Ora però capì che non stava affatto esagerando.
« Vuoi una mano, Pigeon? »
« No, so cavarmela. »
Sheldon sembrò deluso e si girò dall'altra parte. « Come vuoi. »
Amy strinse le labbra e pensò che forse un piccolo aiuto avrebbe potuto chiederglielo. Se in meno di un minuto era riuscita a capire al volo un'equazione piuttosto difficile, in un'ora avrebbe risolto gran parte dei suoi dubbi. Anche perché di quello che il professore aveva scritto alla lavagna non ci aveva capito nulla. Ma che razza di teoremi stava spiegando? Aveva fatto male a non iscriversi al  corso consigliato per le matricole. del primo anno.
« Forse un aiuto non sarebbe male. » mormorò dopo aver sentito il professore parlare di un tipo di teorema che non aveva mai neanche sentito e che dava per scontato che sapessero già padroneggiare.
Sheldon la guardò, visibilmente entusiasta.
« Bene, ma a una condizione però. » alzò un dito « Dovrai venire a mangiare da me tutte le sere con Penny. »
Amy ci pensò su. « D'accordo a patto che non ci provi spudoratamente con me come se fossi l'ultimo essere umano femminile sul pianeta. »
Sheldon rise. « Non ci sto provando con te! »
Amy alzò un sopracciglio scettica. « Ah no? »
Sheldon smise di giocherellare con la penna e si avvicinò lentamente fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo volto. « Se ci stessi provando te ne accorgeresti. » mormorò. Amy trattenne il fiato e si immerse nel blu dei suoi occhi. Sheldon si ritrasse, tornando a sistemarsi nel suo posto.
« E comunque anche se volessi non lo farei. Tu sei diversa da tutte le altre. »


Bene bene eccoci con il secondo capitolo! 
Lo so che è ancora presto per chiederlo, ma come sta procedendo secondo voi? Vi piace? Non sapete quante paranoie mi faccio prima di scrivere e pubblicare un capitolo <.<  
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito il prologo e il primo capitolo, grazie non sapete quanto mi rende felice <3  Non immaginavo certo che avrebbe avuto tutto questo successo, sono commossa :')
A presto!


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Capitolo 4
*** Run Away ***


cap3

CAPITOLO III.

Run away.

"Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore.
Il silenzio è bianco."

● Alessandro D'Avenia ●

 

Amy sospirò a lungo davanti alla porta dell'appartamento 4A. Ancora non credeva di aver accettato le sue ridicole condizioni solo per un aiuto in matematica. Si ridestò dai suoi pensieri solo quando vide la porta aprirsi e uno Sheldon con una maglietta bianca e un paio di pantaloni della tuta firmati le si presentò davanti.
« Allora, sei pronta per passare un pomeriggio intero a studiare una delle materie più belle del mondo? » disse sarcastico. La ragazza sbuffò, già annoiata ancora prima di aprire un libro.      
« Dai, prima cominciamo e prima finiamo. »
La fece entrare e lei appoggiò giacca e tracolla su uno degli sgabelli della cucina. Notò il tavolino di fronte al divano colmo di libri, quaderni, penne, matite e calcolatrici scientifiche.     
« Siediti dove ti pare, ma non lì. » indicò il posto a destra del divano dove era seduto un paio di sere prima. « Quello è il mio posto. »
Amy sbatté un paio di volte le palpebre. « Il tuo posto? Cosa sei, un bambino di cinque anni? »
« No, semplicemente mi piace sedermi lì, tutto qua. È questione di abitudine. » rispose con ovvietà come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Decise di non approfondire ulteriormente la questione e si sedette sulla poltrona in parte.
Passarono le successive due ore tra equazioni differenziali e trigonometria. Sebbene fossero argomenti piuttosto complessi Sheldon cercò di spiegarglieli nel modo più semplice possibile e poco alla volta i suoi dubbi vennero risolti.
« Quindi nella trigonometria
, il teorema della corda esprime la lunghezza della corda tracciata lungo una circonferenza e l'angolo sotteso dalla corda stessa...»
Amy si passò una mano sugli occhi esausta. « Ancora con la teoria? Quand'è che iniziamo con gli esercizi? »
Sheldon le tirò un colpetto con i fogli sulla testa. « Senza la teoria non si va da nessuna parte, Pidge. »
« La teoria senza esercizi non serve a un tubo. Come faccio a passare l'esame se non so neanche da dove si inizia? »
« Tranquilla agli esercizi ci arriviamo. Allora, ripetiamo...»
Amy roteò gli occhi, stufa di sentire tutte quelle regole. « Sì, sì ho capito. » disse agitando una mano per fargli capire di andare avanti.
« Non mi stavi ascoltando, Pigeon. »

« Sono stanca, Sheldon. »
Il moro appoggiò i fogli sul tavolo e la guardò comprensivo.
« D'accordo facciamo una pausa. » Aprì uno degli sportelli della cucina e cominciò ad armeggiare all'interno, tirando fuori varie bottiglie che appoggiò tutte sulla penisola.
« Ho qui un sacco di roba. Scegli quello che preferisci. »
Tutte le bottiglie che aveva tirato fuori avevano una piccola cosa in comune: erano leggermente alcoliche. C'era rum, Jack Daniels e almeno cinque diversi tipi di vodka.
Amy lo guardò scettica.
« Hai qualcosa che non sia alcolico? Sai, vorrei riuscire a ricordarmi quello che ho studiato. »
Sheldon rifletté per qualche secondo guardandosi attorno.
« Ho...mmh...del tè da qualche parte. Credo. » scavò più a fondo nella dispensa e lo trovò. Le mostrò la scatola ancora incellofanata e Amy annuì.
Preparò la tazza con dentro una bustina e gliela mise davanti.
« Raccontami qualcosa di te. » disse Amy prendendo la tazza tra le mani e annusando il profumo di limone.
Sheldon la guardò sorpreso. « Vuoi davvero sapere di più di me? »
Amy scrollò le spalle. « Pur di non sentir parlare ancora di quella roba sono disposta ad ascoltare la storia della tua vita. »
« Cosa vuoi sapere? » chiese mentre mescolava. Stranamente aveva optato anche lui per del semplice quanto banale tè.
« Non lo so. » si portò la tazza alle labbra e ci pensò su per qualche secondo. « Come vi siete conosciuti tu e Leonard? »
« Io e Leonard ci conosciamo fin da quando eravamo piccoli. » iniziò. « Diciamo che ho passato più tempo a casa sua, con i suoi genitori che con i miei. All'inizio non andavamo molto d'accordo. Mi ricordo che era un gran frignone e bastava sfiorarlo per farlo piangere, così io ovviamente mi divertivo a rompergli le balle e a farlo scoppiare in lacrime. » rise mentre Amy lo guardava di sottecchi perplessa. « Non lo sopportavo e la cosa era reciproca. Dato che mia madre e sua madre  erano amiche spesso ci toccava stare insieme e in quei momenti ci facevamo letteralmente la guerra. Una volta ha persino rotto di proposito il mio giocattolo preferito. Avrei voluto picchiarlo a sangue, giuro. » continuò assaggiando un sorso e facendo una smorfia per la temperatura troppo elevata del tè.
Ad Amy scappò una piccola risata. Non credeva che loro due un tempo si odiassero così tanto. Dato l'affiatamento che c'era tra i due era convinta che fossero sempre andati d'accordo. Chissà a cosa fu dovuto quel cambiamento così drastico.
E infatti non ci pensò due volte a chiederglielo.
« Allora come avete fatto a diventare migliori amici? »
Sheldon appoggiò la tazza ancora piena sul tavolino e abbozzò un mezzo sorriso. « È una storia lunga. Diciamo solo che, in un particolare momento della mia vita, lui è l'unico che mi sia stato davvero vicino. Mi ha aiutato e mi ha sostenuto, cosa che non sarei mai riuscito a fare da solo. »
Amy rimase sorpresa. Chissà a cosa si riferiva. Notò che aveva l'aria assente, come se avesse la mente altrove e stesse pensando a qualcosa.
O che stesse ricordando qualcosa.
« Poi? Com'è finita? » lo incalzò lei a concludere. Sheldon si ridestò immediatamente dai suoi pensieri.
« Niente, quando ho finito le superiori ho deciso di allontanarmi da casa così mi sono trasferito qui e Leonard mi ha seguito. Poi abbiamo conosciuto Howard e Raj dopo che ho chiesto a quest'ultimo un passaggio fino a casa quando siamo stati ad una festa e non mi ricordavo più dove avessi parcheggiato la macchina. Ecco, finito. »
Una storia piuttosto simile alla sua. Tranne la cosa della macchina, ovviamente. Anche lei si era trasferita da lontano perché cominciava a sentire la presenza di sua madre piuttosto soffocante e quando le si era presentata l'occasione per frequentare quell'università a centinaia di chilometri di distanza aveva accettato al volo. Inoltre anche lei aveva la sua migliore amica, Penny, che aveva deciso di seguirla.
Ma c'era qualcos'altro sotto, qualcosa che lo turbava e lei era riuscita a coglierlo dal suo sguardo, dal modo in cui parlava e dai gesti, diventati improvvisamente più tesi; nonostante tutti i suoi sforzi per nasconderlo.
« Come mai hai deciso di andare via? » Voleva sapere se anche in quest'aspetto erano simili. Magari aveva anche lui dei genitori talmente apprensivi da non lasciarlo libero un secondo e conoscendo il suo carattere non era riuscito a sopportalo a lungo.
Sheldon però si irrigidì. « Volevo solo essere indipendente e farmi una vita. Se fossi rimasto là non ci sarei riuscito. » disse con freddezza.
« In che senso se fossi rimasto là non ci saresti riuscito? C'entrano i tuoi genitori? »
Amy vide lo sguardo di Sheldon farsi cupo e capì di aver toccato un tasto dolente.
« Non mi va di parlarne, Amy. » rispose in tono glaciale e si alzò per mettere la tazza nel lavandino. Solo quando allentò la presa si accorse di averla stretta così tanto da farsi male.
Amy rimase turbata, ma non sapeva se era per quel tono freddo che non aveva mai sentito o per il fatto che l'avesse chiamata per nome per la prima volta.
« Scusa, non volevo essere invadente. » mormorò imbarazzata.
« No, non fa niente. » disse tornando a sedersi di fronte a lei e abbandonando quell'aria cupa.
Passarono qualche minuto in silenzio, poi fu Amy a romperlo.
« Sai, anche io me ne sono andata di casa. Avevo bisogno di cambiare aria. »
Sheldon sorrise. « L'avevo capito. Si vedeva che non eri da queste parti e Penny mi ha accennato qualcosa riguardo al trasferimento. »
Amy sgranò gli occhi. « T-ti ha raccontato di me? »
« No. Mi ha detto le tue stesse identiche parole. Non ha approfondito la questione. »
« Cosa fai per mantenerti? » chiese Amy cercando di cambiare discorso.
« Per ora lavoro in un bar, ma il mio sogno è quello di diventare un attore famoso un giorno. »
Amy lo guardò perplessa. « Studi fisica, ma il tuo sogno è fare l'attore? Non è un po' strano? »
Sheldon ridacchiò. « Sì in effetti è un po' strano, ma ho pensato che se non dovessi riuscire a diventare un attore ho comunque qualcosa su cui ripiegare. »
« Non ti facevo così previdente. » disse bevendo un sorso di tè.
« Cosa credi? Non sono mica uno sprovveduto! » esclamò. « Inoltre non ancora preso una sola lezione di recitazione. Purtroppo non ho il tempo di fare anche quello. »
O più probabilmente non aveva voglia di impegnarsi in un'altra attività.
« Ti ci vedo però ad insegnare ad un gruppo di studenti con la tua solita aria di superiorità, spiegando quanto la Fisica sia difficile e che solo pochissimi di loro hanno i requisiti per diventare degli scienziati un giorno, mentre gli altri il massimo a cui possono ambire sarà il professore di scienze alle medie intento a far vedere ai ragazzi come costruire vulcani usando il bicarbonato per simulare la lava. Sarai così pignolo ed esigente che verrai odiato da tutti. » concluse descrivendo il suo ipotetico scenario di Sheldon-professore.
« Se faranno quello che dirò non c'è nessun motivo per cui debbano odiarmi. » affermò. « Ma la mia pazienza è scarsa e finirei col tirare un libro di cinquecento pagine in testa a qualcuno. » 
Amy rise. « Sì, verrai proprio odiato da tutti. »
Ritornarono a studiare matematica fino all'ora di cena quando arrivò Leonard portando la pizza per tutti.
« Finalmente, non ne potevo più! » esclamò Amy alzandosi e prendendo un cartone con la pizza che aveva ordinato. « Abbiamo studiato tutto il pomeriggio e sono sempre più convinta che la matematica sia una materia orribile. » borbottò sedendosi sulla poltrona.
« Sheldon ti ha fatto disperare? In genere non è un tipo molto paziente, sopratutto quando deve insegnare qualcosa. »
« No, ma è fin troppo puntiglioso ed esigente. » osservò Amy addentando una fetta di pizza.
« Fosse solo questo il problema. » Leonard rise e Sheldon gli lanciò un'occhiataccia.
« Eccomi scusate il ritardo! » Penny entrò di corsa seguita da Zack. Presero entrambi una sedia e si sistemarono vicini.
« Io sono Zack piacere! » disse sorridendo amichevolmente.
« Finalmente conosciamo il famoso Zack. » Leonard sorrise debolmente e Sheldon lo scrutò attentamente per qualche secondo con lo sguardo corrucciato, ma non disse nulla.
Amy si guardò attorno. « Dove sono Rajesh e Howard? » domandò.
« Raj nei week-end finisce sempre tardi mentre Howard portava Bernadette fuori a cena. » rispose Sheldon poco interessato.
« Chi è Bernadette? » chiese Penny mentre lottava con la mozzarella filante.
« Bernadette è la fidanzata di Howard. Stanno insieme fin dal liceo. Sono la coppia storica del gruppo. » aggiunse Leonard tenendo lo sguardo basso.
« Scommetto che non è affascinante quanto Penny. » disse Zack avvicinandosi a Penny e dandole un bacio.
La bionda ridacchiò e gli diede un colpetto sul braccio. « Smettila! »
Leonard li guardò infastidito. « Tra un mese la nostra confraternita organizza una festa. Venite? »
Amy arricciò il naso. « Non mi piacciono molto le feste. » ammise. « E poi non saprei con chi andare. » mormorò abbassando gli occhi sul piatto.
« Puoi venire con me. » disse Sheldon con tranquillità.
« Piuttosto che venire con te preferisco andare con un manico di scopa travestito. » un sorriso tradì però il suo interesse.
« Da quando ti interessa andare ad una festa per matricole? » chiese Leonard perplesso.     
« Infatti non mi interessa andarci, ma se Pidge ha bisogno di qualcuno che la accompagni posso fare questo sacrificio. »
« Ci sarà una festa?! Tesoro, ci andiamo vero? » domandò Penny eccitata rivolta a Zack.
« No aspetta, io non ho bisogno di nessuno. » obiettò Amy guardandolo storto.
« Ah no? E come pensi di andarci allora? » ribatté Sheldon mentre si puliva con il tovagliolo.
« Infatti non ci vado. » sbottò seccata Amy. Se avrebbe dovuto passare un intera sera in una qualche festa che avrebbe sicuramente odiato, tanto valeva andarci con qualcuno che non gliel'avrebbe fatta odiare ancora di più. 
« Certo che ci andiamo, bambola. » disse Zack sorridendo alla bionda.
Amy incrociò le braccia. « Perché non porti la tizia dell'altra volta? »
« Quale tizia? Intendi Amber? O forse Jessica. Aspetta, con chi avresti potuto avermi visto...? » Sheldon si portò due dita sotto il mento per riflettere.
« Dai Amy vieni ti prego, ti divertirai! » cercò di convincerla l'amica, ma lei scosse la testa.
« No, non ho nessuna intenzione di venirci. »
Sheldon ghignò. « Bene, allora dovrai dire addio alle lezioni di matematica gratuite. »
« Mi stai forse ricattando? »
« Mmh...credo di sì. » disse prendendo l'ultima fetta di pizza.
Amy alzò gli occhi al cielo. Certe volte sembrava così infantile.
« Dai vieni! Non vorrai mica lasciarmi sola, vero? » la implorò Penny facendo gli occhioni grandi.
« E va bene verrò. A quanto pare non ho scelta. » sospirò e un largo sorriso si dipinse sul volto di Sheldon.
« Sono sicuro che ti divertirai un sacco, Pidge. »
Amy sospirò. « Non ne dubito. »

 

Penny aprì con uno scatto la porta del suo appartamento e, prima di richiuderla, sentì Sheldon chiamarla.
« Penny posso parlarti di una cosa? »
La bionda rimase sorpresa. « Certo. »
Lui si avvicinò di qualche passo e il suo sguardo vagò per un po' prima di posarsi sul suo.
« Non dovresti uscire con Zack. » soffiò fuori quelle parole in modo aspro.
Penny aprì e richiuse la bocca un paio di volte, incerta su come reagire. « Che cosa intendi dire? »
« Io lo conosco, so che persona è. Si sta solo approfittando di te e quando non le servi più o si stancherà, passerà ad un' altra. »
Penny rimase un po' spiazzata da quella parole. « Perché mi stai dicendo queste cose? »
« Perché sono tuo amico e non voglio che tu soffra. »
Penny assottigliò lo sguardo e incrociò le braccia al petto, decisa a non credere a una sola parola di quello che diceva.
« Non è quello che fai anche tu Sheldon? Ora vieni a fare il moralista con me? Non è un po' ipocrita da parte tua? »
Sheldon alzò lo sguardo dietro di lei e sospirò. « Pidge mi aveva detto che sei testarda. »
« Quello che dici non è affatto vero. Zack non è come dici tu. Noi due ci amiamo molto e lui ci tiene molto a me. » sibilò furiosa.
« Penny— »
« No, non voglio ascoltarti! Ma chi ti credi di essere per giudicare gli altri? » gridò e gli sbatté la porta in faccia.
Sheldon sbatté le palpebre un paio di volte. « Cavolo, quella ragazza fa quasi paura. »
Entrò in casa e si lasciò andare pesantemente sul divano dopo aver fatto un cenno a Leonard e quest'ultimo scosse la testa rassegnato.

 

~°~

 

« Ehi, Pidge. » Sheldon appoggiò il vassoio di fronte ad Amy e si sedette, seguito da Leonard che si mise in parte a lui. Avevano già preso l'abitudine di mangiare insieme anche a pranzo e questo ad Amy tutto sommato non dispiaceva. Peccato solo che mancavano Howard e Rajesh. Sopratutto quest'ultimo dato che con lui si trovava meglio che con chiunque altro, se non si teneva conto di Penny ovviamente. Era gentile e cercava sempre di metterla a suo agio. Il suo sorriso le metteva una certa calma e tranquillità.
Penny tenne lo sguardo sul piatto e non lo salutò nemmeno, ancora arrabbiata per ciò che aveva detto il giorno prima.
« Penny, mi dispiace per quello che ho detto ieri. » cercò di mostrarsi dispiaciuto anche se era piuttosto difficile dato che non si sentiva per niente in colpa. Sapeva di aver ragione, ma con Penny era quasi impossibile ragionare, testarda com'era.
La bionda appoggiò una guancia sul palmo della mano e giocherellò con la pasta prima di lasciarsi andare in un lungo sospiro e alzare gli occhi verdi sul moro.
« D'accordo ho capito...»
« Dai Penny fate pace. Non vorrei che non venissi più per colpa sua, altrimenti non potrei mai perdonarlo. » esclamò Leonard e Penny si lasciò andare in una risatina. No, non avrebbe mai potuto smettere di frequentare quei due ragazzi.
« Va bene. » disse infine ed entrambi i ragazzi di fronte a lei sorrisero.
« Hai bisogno di un passaggio per dopo, Pidge? »
« No, non credo che— »
« Sheldon! »
Amy riconobbe subito la ragazza mora che aveva appena pronunciato il suo nome in un modo assolutamente odioso e irritante con quella vocina stridula. Era la stessa ragazza che aveva visto all'ingresso il primo giorno di Università e che era andata via con Sheldon.
« Ramona...» mormorò il ragazzo seccato.
Ramona, ecco come si chiamava.
Si avvicinò sculettando in modo esagerato e la lunga chioma oscillava, attirando gli sguardi di una buona parte dei ragazzi della mensa.
Amy alzò gli occhi al cielo e Penny la guardò con aria di sufficienza.
Ramona, dopo averle accuratamente ignorate, mise un braccio intorno al collo di Sheldon e si sedette sulle sue gambe.
« È un po' che non ci vediamo, tesoro. » ammiccò lei segnandoli il profilo del viso con un dito.
« Sì, già, sono stato impegnato ultimamente. » disse con tono piuttosto annoiato.
« Perché stasera non andiamo a bere qualcosa? Magari a casa mia. » scandì bene le ultime parole e si avvicinò un po' di più, fissandogli prima le labbra e poi gli occhi.
« No, stasera ho un impegno. » tagliò corto.
La ragazza rimase sorpresa. « Oh, o-okay...e domani? »
« Anche domani ho da fare. » disse lasciando gli occhi chiari di Ramona per guardare Amy.
Lei li fissò senza muovere un muscolo.
Ramona si accorse di non essere più al centro della sua attenzione e si voltò, seguendo il suo sguardo.
« Chi è questa? » disse squadrandola da cima a fondo con una smorfia infastidita.
« Nessuno che ti interessa. » rispose tranquillamente.
« Ma— »
« Senti Ramona, perché non porti questo bel culo fuori e mi lasci in pace? » le diede una pacca sul fondoschiena facendola alzare. Guardò furiosa prima Amy e poi lui.
« Sei uno stronzo. » sibilò e si allontanò a passo svelto.
« Finalmente. Forse ora l'ha capita che non mi interessa aver alcun tipo di relazione con lei. » borbottò iniziando a prendere il cibo dal piatto.
« Da quanto ti veniva dietro? » domandò Leonard.
« Da abbastanza tempo da darmi fastidio. »
« È incredibile come le ragazze siano convinte di avere qualche possibilità solo perché hanno passato una nottata con te. Sopratutto conoscendo la tua fama. » affermò l'amico. Sheldon scrollò le spalle.
« Cosa ci posso fare se ho un fascino così irresistibile? » disse passandosi una mano nei capelli con un gesto teatrale.
Sia Penny che Leonard risero tranne Amy che rimase seria.
« A quanto pare non tutte sono attratte da te. » disse Leonard con un cenno rivolto alla mora.
Amy fece spallucce. « Forse perché semplicemente non è il mio tipo. »
Sheldon rise. « Ah davvero? Non mi dire che il tuo ragazzo perfetto è un nerd asociale, magari con qualche comportamento ossessivo - compulsivo. »
« Almeno sono sicura che non ci prova con mezzo mondo. » rispose fissandolo negli occhi.
Sheldon si appoggiò allo schienale e incrociò le braccia al petto.
« Ti da fastidio che io ci provi con le altre ragazze? » indagò assottigliando lo sguardo.
« Figurati. Per me puoi fare quello che ti pare. » si sistemò gli occhiali e sperò che il discorso finisse lì.
Aveva fatto una pessima figura. Si era comportata come se fosse gelosa per il fatto che si vedesse con altre ragazze, ma a lei tutto ciò non importava assolutamente nulla. O almeno dovrebbe. Quando vide quella ragazza avvicinarsi si era sentita pervadere da una strana sensazione mista a rabbia e amarezza, ma quando Sheldon aveva spostato l'attenzione da Ramona per guardarla si era sentita improvvisamente bene. L'idea che aveva preferito lei a Ramona l'aveva fatta sentire bene.
« Sei proprio strana, Pidge. » ghignò « Comunque, stavo dicendo, vuoi un passaggio dopo? »
« No grazie, non— »
« Ti aspetto fuori dopo le lezioni. »
Roteò gli occhi esasperata sapendo che si aspettava un sì a prescindere. « Va bene. » disse con un sospiro e Sheldon sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori.
Vederlo così contento le fece battere il cuore più veloce. Perché adesso si emozionava in questo modo? Ma cosa stava succedendo oggi?
Quando si fu allontanato Penny le diede una gomitata.
« Prima ti invita alla festa e adesso ti viene a prendere in macchina. Sai cosa significa tutto questo? » Penny si avvicinò al suo orecchio. « Significa che gli piaci. » sussurrò. « E ho come la sensazione che la cosa sia reciproca. »
Amy ebbe un sussulto. « Non è vero. Siamo solo amici. »
Penny si allontanò un po' e sorrise. « Il mio istinto non sbaglia mai, Amy. »

 

 

Amy si stiracchiò e un libro le scivolò dalle gambe, cadendo con un tonfo. Anche quel pomeriggio l'aveva passato a casa di Sheldon studiando per tutto il tempo. Dopo quel giorno Sheldon la portava a casa sua in macchina e poi la riaccompagnava sempre al campus dopo cena. Ormai si trovavano insieme praticamente ogni pomeriggio e doveva ammettere che con lui era molto più facile e piacevole studiare. Lui aveva una memoria straordinaria e gli bastava pochissimo tempo per imparare tutte le nozioni interessate, così passava il resto del tempo ad aiutare Amy. Anche se la Biologia non aveva quasi nulla a che fare con la Fisica a Sheldon bastava leggere un paio di volte il testo per capire immediatamente tutto quanto gli servisse e Amy lo invidiava tremendamente per questo.
Spesso si distraevano, ritrovandosi a ridere a lungo per cose futili oppure semplicemente si limitavano a parlare d'altro, dimenticandosi che presto avrebbero avuto i primi esami.
« È già ora di cena, Pidge. » disse annoiato Sheldon chiudendo il quaderno e lanciandolo sul tavolino.
« Aspettiamo Leonard con le pizze? »
« No, stasera siamo solo noi due. » disse aprendo il frigo per cercare qualcosa da bere.
« Ah, capisco. » si ricordò di Penny che usciva con Zack e probabilmente anche Howard e Rajesh erano impegnati. « Tu invece? » aggiunse seguendolo con lo sguardo mentre si sedeva sul divano.
Sheldon scrollò le spalle e bevve un sorso di birra. « Non lo so, pensavo di uscire con degli amici. »
« Oh. » rispose delusa.

« Vuoi stare con me per caso stasera? » ghignò malizioso.
Amy sentì il sangue affluire alle guance e si chiese perché stesse arrossendo. « M-ma cosa dici? Non è affatto vero! È solo che— » si bloccò. Non voleva dirgli che il motivo era che con lui si trovava bene e che non voleva restare sola.
Sheldon sembrò capirla e ammorbidì l'espressione del viso.
« Dai vieni con me. » la prese per un braccio , facendola alzare.
« Dove andiamo? » chiese curiosa.
« È assurdo che tu non abbia ancora assaggiato la cucina di Raj. »
Si mise il giubbino nero di pelle e prese le chiavi della macchina. « Per fortuna è un ristorante con poche pretese, altrimenti conciata così ti avrebbero guardata tutti. »
Amy abbassò gli occhi sul suo cardigan scuro e sui jeans sformati e scoloriti.
« Grazie per i complimenti. » borbottò offesa.
« Sto scherzando Pigeon. Sei splendida. »
Un sorriso appena accennato comparve sulle labbra di Amy e si prese una ciocca di capelli tra le dita, imbarazzata. Il suo apprezzamento era sincero, glielo aveva letto dallo sguardo e la cosa ovviamente le fece un piacere immenso.
« Forza, alza quel culo acido e incazzoso e muoviti. Se arriviamo tardi poi non c'è più posto. »

 

 
« Ehi ragazzi cosa ci fate qui? » Raj gli andò incontro con un grande sorriso.
« Non ha ancora assaggiato i tuoi piatti e così ho deciso di rimediare. »
« Hai fatto bene. Venite. » li portò a un tavolo che si trovava in fondo alla sala. Il ristorante era piccolo, ma ben arredato e le luci appena soffuse creavano la giusta atmosfera.
« La signora ha scelto cosa ordinare? » domandò Raj con tono galante dopo aver portato ad entrambi il menù.
Sheldon lo guardò scettico mentre Amy trattenne una risata e decise di stare al gioco.
« Cosa mi consiglia lo chef? »
Raj sorrise e si avvicinò a lei, posando un dito su una riga del menù. Sheldon alzò gli occhi al cielo e si girò dall'altra parte.
« Posso consigliarle l'anatra in agrodolce? È una vera delizia, sopratutto perché è una mia ricetta. » disse portandosi le punte dei polpastrelli sulla bocca e schioccò le labbra.
« D'accordo. Prendo questo allora. » rispose la ragazza sempre sorridendo.
« Come vuole. Posso dire che è veramente affascinante questa sera? »
Amy rimase senza parole e abbassò gli occhi. Aveva ricevuto ben due complimenti quella sera nonostante fosse quasi impresentabile e la cosa le fece uno strano effetto.
Raj rimase a fissarla qualche secondo di troppo, facendo arrossire Amy e facendo sbuffare Sheldon.
« Dacci un taglio Raj. Non voglio far notte. » sbottò secco e l'amico, dopo essersi ridestato dall'incanto e ricordandosi di avere dei clienti, si allontanò.
« Quando è qui al ristorante si monta sempre la testa, credendosi il miglior cuoco del mondo. Andrebbe avanti ore a vantarsi, sopratutto se c'è una ragazza. » spiegò mentre si versava del vino.
Amy bevve un sorso d'acqua. Aveva come la sensazione che a infastidirlo fossero state le sue lusinghe. Probabilmente si sbagliava. Anzi doveva essere sicuramente così.
Parlarono a lungo, passando da argomenti seri a futili come se niente fosse e più di una volta risero così forte da far voltare alcune persone verso di loro.
Era da tempo che non rideva così tanto e non si ricordava nemmeno l'ultima volta che era stata così bene con un ragazzo.
« Sai, sembra di essere ad un appuntamento. » disse Amy piegando con cura il tovagliolo dopo essersi pulita la bocca.
Sheldon appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo. « Io non sono un tipo da appuntamento. Diciamo che preferisco le cose più dirette, senza tanti preamboli, ecco. »
Amy lo osservò per qualche secondo poi decise di fargli una domanda che gli ronzava in testa da diversi giorni.
« Perché non vuoi impegnarti in una relazione seria? » Vide il suo viso farsi improvvisamente serio, ma lei proseguì lo stesso. « Sei un bel ragazzo, simpatico e intelligente. Potresti trovare facilmente la persona giusta. »
« Semplicemente non ho voglia di impegnarmi. » scrollò le spalle con aria di sufficienza.
« Per esempio Ramona. Pensavo stavate insieme. » disse ricordandosi come l'aveva mandata via in malo modo nella mensa.
« Persone come quella sono divertenti solo la prima volta che ci stai insieme poi diventano irritanti e noiose. Lei è stupida, oltre che superficiale e non ho alcun interesse a condividere qualcosa con persone del genere, che non sia semplicemente una notte per spassarsela. » disse con tono piuttosto duro.
Amy fissò il piatto ormai vuoto e si immerse nei suoi pensieri. Doveva esserci sotto qualcos'altro oltre il mero menefreghismo. Lo vedeva dai suoi occhi e di come erano diventati freddi. Cosa stava nascondendo che a lei sfuggiva?
« Anche tu Pidge non vuoi relazionarti con nessuno, o sbaglio? » chiese osservandola con più attenzione.
Amy serrò le labbra. « Io non voglio avere distrazioni. » tagliò corto allontanando lo sguardo dal suo.
« Io non credo sia solo per questo. Penso che il motivo sia un altro. » disse aggrottando la fronte.
Amy si torturò le mani come faceva sempre quando era nervosa e sotto pressione. « Credo sia per paura. » ammise in un mormorio appena udibile. « Forse ho paura che la persona a cui mi sono affezionata possa ferirmi. Sembra stupido lo so...» alzò le spalle e bevve un sorso d'acqua. Senza pensarci due volte gli aveva rivelato una parte di sé che nessuno, nemmeno Penny conosceva. Era già stata scottata una volta da un ragazzo che credeva di amare, ma che in realtà si era dimostrato un gran bastardo approfittatore. Da quel momento si era ripromessa che non avrebbe mai più sofferto per colpa di qualcuno. E qual'era il modo migliore per farlo se non decidendo di chiudere il proprio cuore?
« No, non è stupido. La paura di venire rifiutati, di credere di essere importanti per qualcuno quando in realtà non rappresenti nulla, se non un impiccio, un peso. Paura di sapere che la persona che dovrebbe amarti in realtà cerca solo un pretesto per odiarti. » disse Sheldon con un velo di tristezza negli occhi. « L'amore fa soffrire, Pidge. »
Amy rimase immobile sentendo quelle parole. Non avrebbe mai detto che fosse una persona così insicura. Si mostrava forte solo per nascondere una fragilità interna. Per certi versi erano molto più simili di quanto non sembrasse.
« So cosa vuol dire, lo capisco benissimo. Ci sono passata anch'io. » disse Amy abbozzando un mezzo sorriso triste.
« No, non sai un bel niente. » il suo tono divenne improvvisamente duro. « Tu non sai cosa ho passato io quindi non puoi dire che capisci quando in realtà non sai un cazzo di niente. Evita di fare la moralista e l'ipocrita se non sai nemmeno di cosa stai parlando. »
La mora sobbalzò e rimase a bocca aperta. Non le aveva mai risposto così male prima. Tutto a un tratto si era arrabbiato senza quasi un motivo.
« Io...io non...» non sapeva cosa dire e Sheldon si accorse del suo errore, rilassando i muscoli tesi e assumendo uno sguardo dispiaciuto.
« Mi-mi dispiace Pidge, non volevo. » gettò il tovagliolo e si alzò, andandosene.
« Ma dove...» Amy lo seguì con gli occhi confusa. Lo vide avvicinarsi a Rajesh e dirgli poi qualcosa nell'orecchio. La osservarono entrambi e poi Sheldon uscì. Raj sospirò e raggiunse Amy.
« Sheldon aveva...aveva delle cose da fare. » disse infilandosi le mani in tasca e girando la testa dall'altra parte.
Amy annuì facendo finta di credere a quella bugia. Quello che più la infastidiva era il fatto che se ne fosse andato senza dare alcun tipo di spiegazione.
« Se aspetti un po' ti accompagno io al campus. »
« D'accordo. » mormorò. Era arrabbiata e delusa perché con una sola, semplice frase aveva rovinato una piacevolissima serata. Mentre aspettava Raj ci ripensò su e capì che effettivamente lei, di lui, non sapeva assolutamente nulla. Aveva detto di capirlo, ma come poteva essere dato che non conosceva affatto né il suo passato né tanto meno cosa lo avesse spinto a evitare di legarsi con qualcuno? Inoltre l'idea di lui arrabbiato con lei la metteva a disagio. Non voleva perdere la sua amicizia.
Dovette aspettare fino a quando l'intero ristorante si fu svuotato poi finalmente Raj l'accompagnò fuori, verso la sua macchina.
Per un po' rimasero in silenzio mentre l'auto sfrecciava per le vie della città e le luci dei lampioni si riflettevano sul volto indecifrabile di Amy.
« Devi avere pazienza con Sheldon. » disse Raj mentre aspettava lo scattare del verde.
« Non capisco perché se ne sia andato così, senza motivo. » borbottò guardando fuori dal finestrino.
« Il fatto è che lui ha l'aria da duro, di chi non gli importa di niente e di nessuno, ma in realtà è tutta una montatura, una maschera. Cerca solo di nascondere la sua fragilità e quando si cerca di indagare sul suo passato, si comporta così. » accelerò appena comparve il verde e Amy non gli staccò gli occhi di dosso.
« Tu sai cosa nasconde? »
Raj annuì. « Ovvio, ma è meglio se sia lui a dirtelo quando vorrà. »
« Ha a che fare con la sua famiglia vero? » Raj strinse le labbra e Amy capì di averci azzeccato.
Lo fissò curiosa e Raj si lasciò andare in un lungo sospiro, maledicendo già la sua lingua lunga.
« Non conosco bene i dettagli, ma so che ha lasciato casa sua per colpa di suo padre. Non hanno un bel rapporto, perciò ha preferito allontanarsi il più possibile. Questo è tutto quello che so. » Ovviamente non era solo quello, ma Amy non voleva approfondire ulteriormente. Era una sua faccenda personale e lei non aveva nessun diritto di intromettersi.
Viaggiarono in silenzio fino a quando Raj parcheggiò l'auto di fronte al campus e spense il motore.
« Grazie Rajesh. »
« Di niente Amy. » sorrise e lei ricambiò.
Aprì la portiera, ma venne bloccata dall'amico.
« Senti, pensavo che...sì insomma...potevamo andare fuori a bere qualcosa una di queste sere, se ti va. »
Amy accennò un piccolo sorriso. « Sì, mi farebbe molto piacere. »
Raj si illuminò. « D'accordo ti chiamo allora. »
Dopo che se ne fu andato Amy si diresse verso la sua stanza rimuginando su ciò che aveva detto Raj riguardo a Sheldon. Avrebbe dovuto pensare che per la prima volta un ragazzo l'aveva invitata a uscire con lei, ma non riusciva ad essere felice troppo presa da Sheldon e da quel passato che era ostinato a nascondere.




Ed eccoci con il terzo capitolo!
Che ve ne pare? Cosa succederà con Raj adesso? Aspettate e vedrete...xD
Scusate, sono di frettissima, volevo aggiornare ieri ma non ci sono riuscita, pardon!
Spero non sia una schifezza <.<
Fatemi sapere cosa pensate con una recensioncina piccina picciò, non chiedo molto! <.<
Ringrazio infinitamente tutti quelli che stanno leggendo, recensendo, seguendo e preferendo (?) questa mia sclerata.
Vi voglio bene <3

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Capitolo 5
*** Never ***


cap4!

Capitolo IV.
Never.

"Spesso pensiamo che le cose dovrebbero andare come vogliamo noi,
ci aspettiamo tutto dalla vita e la vita ci delude continuamente.

Invece è la vita che si aspetta qualcosa da noi."

●Alessandro D'Avenia

 

« Hai un appuntamento con Raj?! » esclamò Penny e per poco non fece rovesciare la boccetta con lo smalto. Amy sospirò e si passò una mano nei capelli per ravvivarli. Le aveva raccontato tutto della sera precedente, ma aveva omesso del piccolo "incidente" con Sheldon. Invece di dirle che se ne era andato per colpa sua disse semplicemente che aveva avuto un impegno improvviso.
« Non è un appuntamento. Usciamo solo a bere qualcosa, come amici. » sottolineò bene l'ultima parola. « E poi voglio ringraziarlo per avermi riaccompagnato al campus. »
Penny diede un'ultima passata sull'unghia del mignolo della mano destra e richiuse la boccetta con due dita, stando ben attenta a non rovinare lo smalto.
« Pensavo ti piacesse Sheldon. » mormorò delusa.
Amy sbuffò e sprofondò nel morbido cuscino del divano. « Non mi piace Sheldon. Quante volte te lo devo dire? »
Penny scrollò le spalle. « Ultimamente passate un sacco di tempo insieme, quindi pensavo ci fosse sotto qualcosa. » disse soffiandosi sulle unghie.
« Siamo solo amici, non c'è nulla tra noi due. » puntualizzò.
« D'accordo come vuoi. » sospirò la bionda arrendendosi. « Comunque anche Raj è un tipo interessante. » disse mostrando un bel sorriso. « È carino, molto simpatico e Howard mi ha detto che è un gran romanticone e ama le smancerie, in più è un cuoco eccellente! Forse hai fatto il colpaccio questa volta. »
Amy rimase immobile, riflettendo attentamente su quelle parole. Non ci aveva fatto caso fino a quel momento, ma effettivamente lui era la persona più vicina al suo ideale di ragazzo. Aveva sempre voluto uno che la coprisse di attenzioni, che le facesse capire ogni secondo quanto ci tenesse a lei.
« Forse hai ragione. » sussurrò Amy e il volto dell'amica si illuminò.
« Ma certo che ho ragione! Amy, lui è il ragazzo perfetto per te! » gridò prendendole un braccio, fregandosene dello smalto ancora fresco.

Il ragazzo perfetto per me. Non poté fare a meno di pensarci. Aveva paura di rimanere ancora ferita anche se era sicura che Rajesh non le avrebbe mai spezzato il cuore. Aveva fiducia in lui nonostante lo conoscesse da poco tempo.
Avrebbe dovuto dargli una possibilità? O avrebbe fatto meglio a rimanere dietro il freddo muro che si era costruita per proteggersi dagli altri?
« Quando uscite? » chiese Penny risvegliandola dai suoi pensieri.
« Venerdì. »
« Aspetta. » disse alzandosi e dirigendosi in camera. Tornò dopo pochi minuti con diversi abiti in mano.
« Dovrai essere impeccabile. Scegli quello che preferisci, te ne presto uno volentieri! »
« Penny...»
« No. » la zittì portandosi un dito alle labbra. « Se è Raj che ti interessa allora dobbiamo farlo cadere ai tuoi piedi. »

 

 

Sheldon era fuori da scuola, appoggiato con la schiena al muro dell'edificio mentre fumava pigramente una sigaretta. Osservò un paio di ragazze passargli accanto ammiccando con lo sguardo nella sua direzione, ma lui si girò dall'altra parte annoiato ed infastidito. In quel momento di ragazze che lo spogliavano con gli occhi non ne voleva proprio vedere. Proseguirono confuse chiedendosi perché fossero state ignorate così deliberatamente.
Sbuffò una nuvola di fumo verso l'alto e quando riconobbe Amy gettò la sigaretta per terra e si affiancò a lei.
« Oh, sei riuscito a sbrigare quelle cose importantissime che dovevi fare? » domandò Amy con una punta di sarcasmo.
« Senti Pidge, mi dispiace davvero per l'altra sera. »  disse serio.
Amy fece una smorfia. « Capita di doversene andare per un impegno improvviso, no? » cercò di rimanere calma, ma sentiva già la rabbia montarle dentro.
Lui sospirò e si passò una mano nei corti capelli.
« Lo so che mi sono comportato da stronzo lasciandoti da sola ed hai tutto il diritto di essere arrabbiata con me. » si fermarono e si guardarono negli occhi.
« Non potevi dire semplicemente che non ne volevi parlare invece di andartene? » chiese e lui allontanò lo sguardo per un attimo come per pensare alle parole giuste da dire, poi lo riportò su di lei senza però darle una risposta.
Amy si girò per andarsene, furiosa per la sua mancanza di spiegazioni. Se aveva intenzione di prenderla in giro, comportandosi come voleva e poi pretendere delle scuse senza nemmeno provare a dare un minimo di chiarimento, beh, si sbagliava di grosso.
Venne bloccata per il polso da una presa salda, costringendola a voltarsi verso di lui.
« Mi dispiace davvero, Pigeon » allentò la presa e prese un respiro profondo mentre gli occhi di lei lo scrutavano attentamente.
« Il fatto è che io tendo sempre a rispondere male alle persone, sopratutto quando si tira in mezzo il mio passato. Me ne sono andato perché avevo paura di combinare qualcosa di stupido e di cui poi mi sarei pentito. » Sheldon le spostò una ciocca di capelli che le era finita davanti agli occhi a causa del vento. « Ci tengo a te e non voglio che la nostra amicizia finisca per colpa mia. » aggiunse mormorando.
Neanche lei voleva rinunciare alla sua amicizia e non sarebbe stata certo una cosa del genere a farli allontanare. Forse aveva esagerato con lui. Le aveva appena detto che ci teneva alla loro amicizia e in fondo al cuore ringraziò di aver trovato un amico come lui.
Rilassò i muscoli e gli mostrò un sorriso appena accennato. « Non fa niente Sheldon. »
« Non sei più arrabbiata con me? »
« No. » sospirò sistemandosi i capelli nervosamente.
« Allora verrai ancora la sera come al solito? »
Amy annuì e lui sembrò essere sollevato.
« Anzi per farmi perdonare domani sera ti offro una cena in uno dei migliori ristoranti della città. Giuro che non scappo. » disse ridendo.
Amy abbozzò un sorriso imbarazzato.
« A dire il vero domani sera ho già un impegno. »
Sheldon corrugò la fronte. « Davvero? Con chi? »
Amy si morse il labbro inferiore domandosi se fosse stato il caso di dirglielo o se avrebbe fatto meglio a tenerlo all'oscuro. Alla fine optò per la sincerità. Infondo non era un appuntamento, anche se si trattava di uscire con uno dei suoi migliori amici. Inoltre Sheldon non era interessato a lei, no?
« Io e Rajesh andiamo a bere qualcosa, tutto qui. »
« Ah, ho capito...» il sorriso abbandonò le sue labbra e assunse un'espressione indecifrabile.
« Spero che vi divertirete. » sbottò secco infilandosi le mani nelle tasche del giubbino.
« Sheldon...»
« Devo andare sono in ritardo. » affermò secco dirigendosi verso l'entrata.
Amy lo guardò allontanarsi confusa e si chiese perché fosse così infastidito dal fatto che sarebbe andata fuori con Raj. Sembrava quasi geloso. Allontanò quel pensiero decisamente surreale e si diresse anche lei verso l'entrata, andando però nel corridoio opposto.

 

~°~

 

Amy restò tutto il pomeriggio a provare vestiti, nuove acconciature e trucchi di ogni colore. Alla fine Penny riuscì a convincerla ad indossare un vestito verde scuro e un paio di scarpe nere col tacco con cui la mora sperò di non uccidersi scendendo la lunga rampa di scale.
« Oh, tesoro stai benissimo! » squittì l'amica quando vide Amy raggiungere il salotto.
« Tu dici? Io mi sento un po' a disagio...» disse cercando di allungare il vestito per farlo arrivare almeno fino alle ginocchia.
« Finalmente ti vedo con un vestito addosso. Non credevo avrei mai assistito a questo momento. » disse ridacchiando e sistemandole i capelli.
« Non so neanche perché mi sto vestendo così. Non abbiamo mica un appuntamento romantico. » obiettò cercando di districare l'orecchino che si era impigliato in una ciocca di capelli.
« Certo questo è quello che pensi tu. Credo che Raj abbia un'idea diversa invece. »
Improvvisamente la porta si aprì ed entrò un Zack vestito nel solito modo affascinante e alla moda.
« Allora sei pronta bambola? » domandò osservando Penny ammaliato. Quando si accorse di Amy inarcò le sopracciglia sorpreso. « Wow, sei...sei davvero bella! »
Amy arrossì per quel complimento. Zack ancora non le stava togliendo gli occhi di dosso così Penny gli diede un colpetto sul braccio.
« Ehi, così divento gelosa! » disse sorridendo e facendo l'occhiolino all'amica.
« Andiamo? » chiese il moro.
« Sì, aspettiamo che arrivi Raj e poi andiamo. »
Zack aprì una lattina di birra e si sedette sul divano accendendo la tv. Fece passare un po' di canali sperando di trovare qualcosa di decente.
Amy era nervosa. Continuava a tormentarsi una ciocca di capelli pensando a cosa dire e a come comportarsi una volta che Raj sarebbe venuto a prenderla. Non era proprio abituata a questo genere di uscite.
Anche Penny si sedette sul divano e il fidanzato le passò un braccio attorno alle spalle.
Mentre Amy rimurginava sugli stessi pensieri un brano suonato al pianoforte si diffuse per la stanza in un suono leggero e ovattato. Si accorse che proveniva dall'appartamento di fronte a quello di Penny.
La mora si girò per guardare l'amica.
« Sheldon ogni tanto suona. È piuttosto bravo. » rispose senza distogliere lo sguardo dal film.
Amy era attratta da quella musica, non sapeva perché. Era malinconica e triste, tutto il contrario del carattere allegro ed estroverso di Sheldon. Si chiese come mai suonasse un brano di questo tipo, poi le vennero in mente le parole di Raj.

"Il fatto è che lui ha l'aria da duro, di chi non gli importa di niente e di nessuno, ma in realtà è tutta una montatura, una maschera. Cerca solo di nascondere la sua fragilità."
Uscì e si fermò davanti alla porta del 4A. Quella musica era così familiare che immediatamente tornò con la mente alla sua infanzia.
Senza quasi accorgersene si ritrovò nel suo salotto e lui le dava il profilo mentre faceva scorrere le dita sulla tastiera digitale. Era così concentrato che nemmeno si accorse della sua presenza.
« Sei...sei davvero bravo. »
Sheldon si bloccò e la osservò sorpreso.
« Cosa ci fa qui? » si alzò e arrivò a pochi passi da lei. La squadrò dall'alto verso il basso soffermandosi sulle sue forme accentuate dal vestito. « Non mi dire che sei venuta vestita così per cercare di far colpo su di me. » sorrise malizioso.
Amy arrossì e si sentì tremendamente in imbarazzo. Era piombata in casa di un altro senza apparente motivo e in più indossando un abito succinto. Non c'era da stupirsi se lui avesse cominciato a fare certi tipi di pensieri. Stupidi maschi depravati. 
« Non voglio certo far colpo su di te. » incrociò le braccia sul petto. « Ti ho...ti ho sentito suonare e così ho deciso di venire qui a vedere. Ora però me ne vado. » girò sui tacchi per andarsene, ma lui la bloccò.
« No, aspetta. »
Lei lo guardò incuriosita.
« Se ti piace posso farlo ancora. » si sedette e schioccò le dita. « Allora, cosa vuoi sentire? Chopin, Beethoven, Bach? Ma ti prego non Mozart, non lo sopporto. »
Amy ridacchiò e si avvicinò lentamente sfiorando la tastiera con due dita.
« Non lo so, quello che vuoi tu. »
Sheldon ci pensò su. Cercò di ricordare se nel suo repertorio ci fosse un brano che potesse suonare per lei, ma si accorse che non ce n'era nemmeno uno. Infondo non era mai stato un tipo romantico né tantomeno uno a cui importasse suonare per qualcuno. L'aveva fatto sempre e solo esclusivamente per se stesso. Era anche la prima volta che si offriva di far sentire qualcosa.
Amy lasciò che un lungo sospiro rompesse il silenzio che si era creato.
« Mio padre era un buon pianista e suonava spesso. Mi ricordo che lo ascoltavo spesso, immaginando di essere al suo posto. Poi lui è...beh, non sono mai riuscita ad imparare. Davo per scontato che lui avrebbe sempre suonato per me, ma mi sbagliavo. » mormorò e una punta di malinconia si fece spazio dentro di sé.
Sheldon abbassò lo sguardo. Aveva involontariamente tirato fuori un argomento piuttosto doloroso per lei.
« Beh, quello possiamo sempre risolverlo. »
Amy aggrottò la fronte perplessa. Lui le afferrò un braccio e la fece sedere accanto a sé.
« Lezione numero uno: la postura. » iniziò. « La schiena deve essere in una posizione eretta, non curva, ma nemmeno rigida. Devi essere rilassata, altrimenti poi ti farà male dappertutto. »
Le prese la mano destra e Amy si lasciò guidare. « Il polso deve trovarsi in questa posizione e le dita devono essere leggermente ricurve...» continuò con voce più bassa.
Amy si sentiva in soggezione sentendolo così vicino. Ogni volta che la sua mano si intrecciava con le sue dita sentiva dei brividi percorrerle la schiena. Non riusciva a capire perché si sentisse così strana.
«...in questo modo ti sarà più facile passare da un accordo a un altro. »
Lo guardò negli occhi blu e rimase per qualche istante incantata. Perché non riusciva a distogliere lo sguardo da lui?
Lui sorrise divertito. « Devi guardare la tastiera non me. »
Immediatamente si girò e cercò di nascondere l'imbarazzo con i lunghi capelli.
« Insegnante di matematica e adesso anche di musica. C'è qualche altra materia in cui non sei brava? »
« Mi spiace deluderti, ma per il resto me la cavo alla grande. »
« Oh, ma davvero? » si avvicinò un po' di più e Amy sentì il respiro bloccarsi. Maledetto lui e il suo fascino.
« Sicura di non aver bisogno di un aiuto in inglese? Magari posso darti una mano con l'orale...» ghignò.
« Piantala, sei solo un depravato. » disse alzandosi e allontanandosi per calmare gli ormoni impazziti.
« Lo sai che scherzo, Pidge. Non ti sarai mica offesa? » chiese guardandole la schiena.
« Offesa? Non sono così stupida da offendermi per una frase come questa. » lo guardò in segno di sfida.
All'improvviso una persona bussò alla porta e Amy corse ad aprire.
« Ciao, Penny aveva detto che eri qui e...» Raj diede un'occhiata all'interno e vide che erano solo loro due e che Amy era rossa in viso.
« Va tutto bene? » chiese.
« Benissimo. Andiamo? » uscì senza nemmeno degnare Sheldon di uno sguardo.

È solo un amico. È solo un amico. È solo un amico....
Continuò a ripetersi mentre scendeva le scale.
Non potrà mai esserci nulla tra di noi. Mai.

 

Raj la portò in un ristorante giapponese. Amy non c'era mai stata, ma rimase piacevolmente sorpresa quando assaggiò il primo piatto, la tempura, e scoprì che non era affatto così male come pensava. Si vedeva che Raj aveva una grande passione per la cucina. Sapeva tutto di quei piatti orientali e le consigliava cosa prendere e cosa abbinarci.
Parlarono a lungo dei più svariati argomenti. Scoprì che fu molto emarginato quando arrivò negli Stati Uniti, un po' per i vari pregiudizi, un po' perché faceva molta fatica a relazionarsi con gli altri suoi coetanei. Conobbe Howard a una festa e legarono subito, diventando migliori amici.
Amy voleva godersi questa serata, sia per conoscere di più Raj sia per distrarsi un po', ma la sensazione delle dita di Sheldon sfiorarle la mano era ancora molto, troppo nitida nella sua mente. Sentiva ancora il suo corpo vicino, la voce profonda vicino all'orecchio e gli occhi che la scrutavano attentamente.
Scosse la testa imponendosi di non pensarci.
« Sono molto contento di averti incontrata. » disse improvvisamente Raj distogliendo Amy dai suoi pensieri. « Era da un po' che non parlavo con una ragazza come te. Di solito le ragazze cercano di provarci con me solo come pretesto per avvicinarsi a Sheldon. »
Il cuore di Amy cominciò a battere più velocemente. La serata aveva iniziato ad accelerare e a prendere una piega che non si aspettava.
« Tu però sei diversa. Sei l'unica che lo ha respinto quando lui si è fatto avanti. »
« Infondo lui non è il mio tipo...preferisco un altro genere di persone. » voleva credere che fosse così eppure non era convinta di quello che aveva appena detto. Se ne stava accorgendo solo ora. Più passavano i giorni più diventava difficile stargli lontano e non pensare a lui. Ma quello che stava provando era tutto immotivato: a lei non piaceva, punto e basta.
« Non so perché, ma c'è qualcosa che mi ha attratto di te...è come se noi due, infondo, fossimo simili. Stessa riservatezza e difficoltà nel relazionarsi con gli altri. Io ho Howard come punto di riferimento, mentre tu Penny. » bevve un sorso di vino e Amy lo guardò attentamente. « Ma sono solo mie impressioni quindi non farci troppo caso. » sorrise per rassicurarla e lei abbassò lo sguardo sul piatto.
« Tu hai difficoltà nel relazionarti con gli altri? Non ci credo. » alzò di nuovo gli occhi su di lui dopo qualche secondo di silenzio. L'aveva visto ridere e scherzare anche con altre persone e le dava l'idea di tutto, tranne di uno che non riuscisse a legarsi con altri.
Raj sorrise. « Beh, te l'ho detto che non sono sempre stato così. Prima non riuscivo a parlare con nessuno, sopratutto con le donne e facevo un sacco di figuracce a causa della mia timidezza. Poi sono cambiato e adesso ho imparato a controllarla. Il fatto che ti parli così tranquillamente non significa che in realtà non me la stia facendo sotto dalla paura di dire o fare qualcosa di altamente stupido. »
« Tutti dicono e fanno cose stupide, Rajesh. »
Raj la guardò negli occhi senza abbandonare quel sorriso. « Hai ragione, Amy. Forse dovrei smetterla di essere così teso. »
Dopo aver acquisito più sicurezza Raj si sentì decisamente più tranquillo. Le raccontò della sua passione per le stelle e del fatto che aveva a casa un telescopio con cui si dilettava a individuare e osservare le costellazioni più semplici e famose.
La serata passò in fretta e dopo essere stati al ristorante la portò in un locale appena fuori città. Era un posto molto carino e dall'aria abbastanza costosa, ma lei non poteva saperlo dato che fu lui a pagare tutto. Raj avrebbe voluto fare una passeggiata fuori all'aperto, ma il rombo di un tuono rovinò i suoi progetti costringendolo a porre fine alla serata.
« È stata una bella serata, mi sono divertito. » affermò Raj mentre la riaccompagnava da Penny.
Amy sorrise. « Anche io. Sei stato davvero gentile. »
Era buio, ma la mora poté vedere chiaramente l'amico diventare leggermente rosso per l'imbarazzo.
« Quindi...se per caso dovessi invitarti un'altra volta accetteresti? »
Si mise due dita sotto il mento fingendo di rifletterci a lungo e attentamente e Raj sbiancò pensando ad un rifiuto. Di punto in bianco la sua espressione passò dal seria all'allegra.
« Molto volentieri! » rispose con un largo sorriso.
Raj si rasserenò e sorrise a sua volta. « D'accordo allora...mi farò sentire presto. » disse fermando la macchina davanti al portone d'ingresso.
« Buonanotte Rajesh. » mormorò lei timidamente scendendo dalla macchina e guardandolo attraverso il finestrino abbassato.
« Buonanotte Amy. » la salutò con la mano e si avviò.
Prima di avviarsi alla macchina si ricordò di essersi dimenticata il cellulare a casa di Penny. "Accidenti che svampita!" pensò. "Tutta colpa di Sheldon e..." corrugò la fronte. Ecco, ora era tornata a pensarci nuovamente.
Salì le scale più velocemente che il suo vestito attillato e le scarpe alte potessero concedergli e raggiunse la porta di Penny che notò non era stata chiusa a chiave. Come diavolo si faceva ad uscire di casa lasciando la porta aperta? Solo lei poteva farlo.
Scavalcò i vestiti lasciati sparpagliati durante le numerose prove abito e trovò il cellulare perso sotto una gonna a vita alta blu scuro. Lesse un messaggio da Sheldon. Le chiese se domani potevano riprendere la lezione da dove erano stati interrotti.
Sospirò. Infondo lui lo stava facendo perché aveva capito che era una cosa a cui teneva. Non le era mai capitato che qualcuno si interessasse in questo modo a lei, a parte Penny, e la cosa non poteva che renderla felice. Una parte di sé era irrimediabilmente attratta da lui, ma un'altra parte era convinta che erano troppo diversi perché potesse funzionare in qualche modo. Gli diede conferma per il mattino, ma si promise che si sarebbe concentrata solo su Raj. Lui era, ipoteticamente parlando, il ragazzo giusto per lei, non Sheldon.
Aprì la porta, ma prima ancora di mettere piede fuori sentì le risatine di due persone provenire dal fondo della scala. Una era chiaramente femminile mentre l'altra era fin troppo familiare...
Spense la luce e socchiuse la porta quel tanto che bastava per sbirciare fuori e vedere quando ci fosse stata via libera.
Vide una ragazza dai lunghi capelli biondi salire l'ultimo gradino affiancata da uno Sheldon che non sembrava molto lucido da come barcollava leggermente tenendo un braccio attorno alla sua vita per stringerla a sé. Lei lo spinse contro la porta baciandolo con foga e passando le mani tra i suoi capelli, poi sul petto fino ad ogni altra zona mentre Sheldon cercava a tentoni la maniglia e dopo diversi tentativi riuscì a girarla ed entrarono dentro mentre lei gli slacciava la camicia. Con un calcio chiusero la porta ed Amy poté finalmente uscire.
Sentì la rabbia montarle dentro mentre scendeva in fretta le scale. Con tutti i momenti che c'erano proprio adesso doveva incontrarli? Quando l'aveva visto con quella tipa avrebbe voluto uscire e urlargli che si merita di meglio di una poco di buono appena conosciuta e rimorchiata in chissà quale discoteca.
Era arrabbiata, ma sopratutto delusa. Delusa da come uno così intelligente potesse accontentarsi di così poco nella vita.
Aprì la portiera con forza e si sedette al posto guida fissando per una attimo lo specchietto retrovisore.
Voleva un motivo per convincersi che non avrebbe mai funzionato con lui? Beh, ora ce l'aveva.



Ta dan! Siamo al quarto capitolo e già le cose stanno cominciando a complicarsi. 

Raj ha adocchiato Amy e lei a quanto pare sembra essere interessata a lui anche se non riesce a non pensare a Sheldon.
Sì, se non ci fosse Sheldon io Amy ce la vedrei bene con Raj u.u Non chiedetemi il perché xD
Poi, cos'altro? Ah sì. Se siete curiosi e lo so che lo siete, il brano che Sheldon suona è di Danny Elfman e si trova nel film d'animazione "La sposa cadavere" dove il protagonista, Victor, suona un brano da solo prima di essere interrotto da Victoria. Adoro questo brano, mi piace un sacco <3 Se non avete mai visto il film, beh, guardatelo u.u Vi lascio il link: https://www.youtube.com/watch?v=EJlRujI4uXU
Volevo solo dirvi che probabilmente (anzi sicuramente) aggiornerò dopo le feste o addiritura per metà gennaio. Il motivo è molto semplice: voglio portarmi avanti con la storia il più possibile e con le feste rischio di non starci dietro. Così almeno non vi farò aspettare un'eternità e io posso avere le idee più chiare su cosa scrivere.
Okay credo di non dover più dire altro xD
Grazie per tutte queste bellissime recensioni! Vi adoro <3
A presto!

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Capitolo 6
*** Blind ***


asdad

Capitolo V.
Blind.

"So già che quel tuo sorriso mi metterà nei guai."
Vanilla Sky






Con fatica Amy riuscì a prendere sonno quella sera. L'immagine di Sheldon abbracciato a quella sconosciuta mentre lei tastava ogni singolo centimetro del suo corpo continuava a ripetersi nella sua mente, facendola girare più e più volte nel letto finché non si arrese, rimanendo immobile a fissare il soffitto. Chiuse gli occhi e quando suonò la sveglia le parve fossero passati soltanto pochi minuti anche se in realtà era ormai già mattina. Si ricordò dell'impegno con Sheldon, ma non aveva molta voglia di andarci. Purtroppo ormai glielo aveva promesso e se non ci fosse andata le avrebbe tenuto il muso per giorni conoscendolo. Forse doveva dirgli che non aveva più bisogno di lezioni di musica e che il ritrovarsi a studiare insieme era già sufficiente. Sì, decise che avrebbe fatto così.
Si vestì svogliatamente con le prime cose che trovò e non si curò affatto di ridurre al minimo il rumore tant'è che sentì la sua coinquilina rigirarsi nel letto e borbottare qualcosa da sotto le coperte.
« Amy hai idea di che diavolo di ore sono?! »
Erano le otto di sabato mattina ed effettivamente si domandò perché non gli avesse chiesto di fare di pomeriggio. Almeno non avrebbe sentito la sua coinquilina insultarla per l'orario, a parer suo, inumano.
« Chiudi la bocca, Leslie. » sbottò Amy quando trovò le scarpe che erano finite sotto il letto.
Leslie Winkle era quella simpaticona della sua coinquilina. Era molto seria e detestava chiunque non rispecchiasse il suo ideale di persona. Era una gran studiosa, dotata di una notevole intelligenza e per questo spesso si sentiva in obbligo di criticare e correggere gli altri. Non aveva amici perché non sopportava nessuno e nessuno, ovviamente poteva sopportare lei. Non era facile aver a che fare con il carattere lunatico di Leslie, ma con il tempo aveva capito come gestirla e dato che per chissà quale motivo era entrata nelle sue grazie, la convivenza non era poi così terribile. Anzi, infondo non era nemmeno così antipatica come le era sembrata in principio, appena conosciuta. Molto spesso però non prestava molta attenzione a quello che diceva, sopratutto quando cominciava a parlar male di praticamente chiunque.
« Si può sapere dove stai andando? » continuò la ragazza tirando su il busto e stropicciandosi un occhio, mezza assonnata.
« Ho un impegno con un amico. » disse dandosi un'occhiata allo specchio.
« Alle otto di mattina? Sicura che non intendesse le otto di sera? Mi sembra più logico. » continuò lei prendendo gli occhiali dal comodino e passandosi una mano nei capelli mossi.
Amy sospirò e decise di ignorarla.
« Chi è? » chiese la ragazza. La mora si girò guardandola curiosa. Da quando le interessava con chi usciva?
Leslie scrollò le spalle. « Beh, è la prima volta che ti vedo passare così tanto tempo davanti ad uno specchio. »
Amy prese una spazzola e tornò a specchiarsi. « Forse lo conosci, si tratta di Sheldon Coo—»
« Sheldon Cooper?! » urlò quasi, interrompendola. Si mise a gattoni e raggiunse il bordo del letto, fissandola attentamente. « Tu esci con quel Sheldon Cooper? »
« Ehm...beh, siamo amici e...» balbettò Amy sorpresa da quella sua strana reazione. Non è che forse....
Leslie assottigliò lo sguardo. « Hai idea di che razza di imbecille sia? »
Chissà perché si aspettava una frase del tipo:" sei sua amica? Ti prego me lo fai conoscere?", ma poi si ricordò che si trattava pur sempre di Leslie e se non dava dell'imbecille a qualcuno un giorno sì e l'altro pure significava che qualcosa non andava bene.
Amy ridacchiò mentre si pettinava i lunghi capelli. « Perché? »
« Come perché?! Perché lo è e basta. Guarda come va in giro, chi frequenta e senti tutte le storie che si dicono su di lui e poi dimmi se non è imbecille uno così. » Si sedette sui polpacci e incrociò le braccia al petto. « Un tipo del genere non merita di frequentare una Università di questo prestigio. Io ho fatto i salti mortali per entrare qui dentro mentre lui chissà che raccomandazioni ha avuto! Io non capisco perché continuano a permettergli di rimanere. » continuò alzando la voce di un tono per rimarcare tutto il suo disappunto.
Ora capiva qual'era il motivo di tutto questo odio. Lui era più bravo di lei e Leslie non sopportava l'idea di essere seconda a qualcuno. Sopratutto se uno riusciva a ottenere i risultati che voleva con il minimo sforzo. Era sempre stata la più brava a scuola e vedere che qualcun'altro le aveva portato via l'unica cosa di cui poteva esserne orgogliosa la mandava su tutte le furie. Era tremendamente invidiosa di lui e dei suoi meriti, secondo lei, immeritati.
« Se lo conoscessi capiresti che non è per niente come pensi. In più non è un raccomandato, è davvero bravo. » ripensò a come ridevano e chiacchieravano a lungo quando si ritrovavano il pomeriggio e sopratutto del talento che aveva per i numeri.
« Bah, non mi interessa fare amicizia con lui. Piuttosto mi butto da un ponte. » sbottò ritornando sotto le coperte e tirandosele fin sopra la testa per bloccare un po' la luce che arrivava dalla finestra. « E poi voglio proprio vedere se è davvero tutto farina del suo sacco o se in realtà c'è sotto qualcosa. » borbottò.
Quando uscì dalla stanza erano già le nove passate. Era leggermente in ritardo, ma non le importava affatto e fece il resto del tragitto con assoluta calma, fermandosi per far passare ogni singolo pedone pronto ad attraversare la strada.
Quando arrivò all'appartamento di fronte a quello dell'amica si accorse di averci messo il doppio del tempo che ci metteva di solito, il triplo se considerava quando tornava con Sheldon. Lui amava la velocità e più di una volta si chiese come facesse a tornare a casa vivo ogni volta, sopratutto nelle condizioni pietose in cui riversava dopo le sue solite uscite da vita mondana. Nonostante il suo essere spericolato, doveva ammettere che era davvero molto bravo a guidare. Probabilmente era grazie a questo suo talento se riusciva a tornare sempre sano e salvo.
Bussò un paio di volte, ma non ricevette alcuna risposta.
Strano.
Riprovò ancora.
Niente.
Girò allora la maniglia e notò che la porta era aperta. Entrò e fece qualche passo, ispezionando il luogo in cerca di forme di vita, ma sembrava non ci fosse nessuno. Tutto quello che poteva sentire era il silenzio più assoluto. 
 « Sheldon...? » provò a chiamare. Superò il divano con la poltrona accanto e si affacciò nel corridoio buio dove faceva un angolo e sul fondo poteva vedere la porta della camera di Sheldon.
Non osò andare oltre. Certamente non poteva catapultarsi in camera sua come se niente fosse e l'ultima cosa che voleva era beccare Sheldon con quell'altra a fare...chissà cosa.
Improvvisamente la porta si aprì facendola sobbalzare. Una figura alta quasi un metro e novanta uscì, con una mano nei capelli e camminando a passo lento.
« Pidge...» biascicò con la bocca ancora impastata dal sonno. « Cosa ci fai qui? » chiese con gli occhi socchiusi e i capelli in disordine.
Solo ora Amy si accorse che indossava solo dei boxer di Calvin Klein. Immediatamente divenne rossa e distolse lo sguardo imbarazzatissima.
« S-Sheldon copriti dannazione! » esclamò. Non che avesse un brutto fisico, anzi, sopratutto con quella leggera muscolatura e il tatuaggio che risaltava sul braccio, ma non poteva presentarsi in quel modo di prima mattina senza alcun preavviso e che cavolo! Il ragazzo sbarrò gli occhi realizzando uno chi aveva davanti e due come si era presentato. In meno di un secondo si precipitò in camera e ritornò con addosso dei pantaloni lunghi del pigiama mentre cercava di infilarsi una maglia presa a caso dal mucchio sparso sulla sedia.
Amy si guardò attorno. Nessuna traccia della ragazza di ieri. Meglio così.
Incrociò le braccia e spostò il peso su una gamba. « Dovevamo finire una cosa ricordi? »
Sheldon ci pensò qualche secondo poi inarcò le sopracciglia e schiuse la bocca in una O quando si ricordò della conferma di Amy.
« È vero ora ricordo! » si massaggiò la fronte sentendo un dolore acuto alla testa. Non si era ancora ripreso dalla sera precedente. Si passò due dita sugli occhi sperando che il dolore si attenuasse un po'. « Non c'era bisogno di venire così presto, Pidge. »
Amy inarcò un sopracciglio scettica. « Presto? Guarda che sono passate le nove e mezza da un pezzo. »
Lui si interruppe e la fissò serio. « Non può essere così tar...» si bloccò con un' espressione di puro orrore quando guardò l'orologio sulla parete e notò che Amy aveva ragione.
« Merda! » imprecò. « Sono in ritardo! » corse in camera e lo sentì aprire l'armadio con forza e imprecare nuovamente per non aver trovato i vestiti giusti. Lo vide tirare fuori i vestiti alla rinfusa e lanciarli in giro finché non trovò i pantaloni e la maglia nera che gli servivano. « Questa volta mi licenzia ne sono sicuro! » disse mentre si precipitava in bagno.
Amy batté le palpebre un paio di volte e, da quello che stava succedendo, capì che doveva essere mostruosamente in ritardo per il lavoro.
Trenta secondi dopo era vestito, pettinato con gel e lacca e persino improfumato. Non c'era tempo per lavarsi i denti l'avrebbe fatto appena sarebbe tornato anche se il pensiero di uscire ignorando una cosa così fondamentale per l'igiene personale lo metteva tremendamente a disagio.
« Dovevo essere là già alle nove, dannazione. » disse cercando le scarpe per tutto il salotto.
«Perché diamine non mi ha svegliato quell'idiota di Leonard?! »
Saltellò su un piede solo mentre tentava di infilarsi la seconda scarpa e contemporaneamente cercava portafoglio e cellulare. Appena trovò gli oggetti si fiondò alla porta d'ingresso aprendola con un colpo secco. Neanche il tempo di uscire che si sentì chiamare da Amy. Si voltò con un aria che implorava di essere capito e di lasciarlo andare, ma lei gli mostrò le chiavi della macchina.
« Senza queste dove pensi di andare? »
Con due falcate la raggiunse e le strappò le chiavi di mano. « Grazie Pidge, come farei senza di te? » disse dandole un veloce bacio sulla fronte.
Corse fuori e mentre scendeva di corsa le scale sentì gridare qualcosa rivolto a lei. « Nel mucchio vicino alla porta ci sono le chiavi di scorta! Mi dispiace, quando ho finito ti chiamo! »
Amy sbuffò e sorrise mentre prendeva le chiavi e chiudeva la porta. Era proprio strano doveva ammetterlo.
Infilò le chiavi in tasca e tornò al campus sentendo ancora le sue labbra a contatto con la sua pelle.

 

~°~

 

« Dai Howard ti prego! » lo supplicò Raj appoggiando i gomiti sul bancone e assumendo un'aria afflitta. « Sei mio amico me lo devi questo favore! »
Howard sbuffò e appoggiò il cacciavite con forza guardando l'amico esasperato. « Ti ho detto che non posso farlo! Sono fidanzato, non posso provarci con una solo per farla poi uscire con te! » sbottò rigirando l'oggetto fra le mani in cerca del guasto. « Bernie mi ucciderebbe. »
« Devi solo farmi conoscere una ragazza da portare alla festa non ti sto chiedendo il mondo! » continuò osservandolo dritto negli occhi.
« Perché non chiedi allora a Amy? Ti piace no? »
Raj si staccò dal bancone e fece qualche passo per il piccolo negozio guardando distrattamente gli oggetti esposti.
« Perché sai che casini combino quando vado a quel tipo di feste e inoltre non so se gli piaccio. Magari mi fa la bella faccia davanti, ma sotto sotto in realtà mi odia. »
Howard alzò gli occhi al cielo seccato. Ora iniziava con le paranoie.
« Inoltre va già con Sheldon. » aggiunse ritornando di fronte all'amico.
« Senti se ti odiasse ti avrebbe mandato a quel paese già da tempo e per la festa basta solo che non bevi come se non ci fosse un domani...»
« Come faccio a non bere, Howard!? Lo sai che è l'unico modo per combattere la timidezza! »
« Allora non andare! » sbottò ormai al limite della sopportazione. Quando Raj si comportava così avrebbe voluto strozzarlo.
« Ma ci andate tutti! Persino Sheldon! Cosa faccio da solo? Passo per lo sfigato di turno! »
Howard spostò l'oggetto in malo modo in un angolo del bancone e appoggiò i palmi sul tavolo fissandolo irritato.
« Senti io qui sto lavorando. Hai tre opzioni: o non ci vai, o vai da solo, o prendi quel dannatissimo cellulare, chiami Amy, e le chiedi di venire con te. »
Raj tirò fuori il cellulare e lo guardò incerto. « Sicuro che mi conviene fare così? »
« Se Sheldon ci vuole andare ha mille ragazze a cui chiedere e che accetteranno di uscire con lui a prescindere, mentre tu non ne hai neanche mezza da quando ti sei lasciato con Lucy. A lui fanno schifo le feste per matricole, gli farai solo un piacere. » continuò riprendendo da dove aveva interrotto.
Rajesh ci pensò ancora poi strinse con forza il cellulare e guardò l'amico con fare deciso. « D'accordo, allora la chiamo! » esclamò aprendo la porta e gridando un "grazie!" appena varcata la soglia.
Meno di cinque secondi dopo la porta si aprì di nuovo e stavolta non c'era un ragazzo indiano in ansia pronto a farlo disperare con i suoi discorsi paranoici, ma una graziosa ragazza bionda e minuta.
« Ciao! » squittì con la sua voce leggermente stridula e andò incontro al ragazzo dietro al bancone stampandogli un bacio sulle labbra.
« Ehi, cosa ci fai qui? » chiese lui ora decisamente più tranquillo di prima.
« Oggi finivo prima ricordi? » rispose sorridendo.
Howard si schiaffò una mano sulla fronte. « È vero mi sono dimenticato! Sono bloccato qui tutto il pomeriggio probabilmente. C'è un sacco di roba da fare per lunedì. » continuò lui dispiaciuto.
Bernadette lavorava come cameriera in un ristorante poco lontano dal suo negozio. Solitamente il sabato aveva il turno pieno, ma quella settimana invece lavorava solo mezza giornata.
E lui non aveva smaltito il lavoro convinto di poter fare tutto il sabato.
« Mi dispiace...» mormorò il ragazzo.
« Non importa ci vediamo stasera, riesco a restare da voi finalmente. È da tanto che non vedo i ragazzi! »
« D'accordo a dopo allora. » disse ammorbidendo l'espressione del viso e approfittando della mancanza di clientela per darle un altro bacio.
« A proposito, prima di entrare ho incrociato Raj e aveva un'aria strana, non so spiegare bene...»
Howard rise. « Forse ha trovato qualcuna finalmente. »
« Davvero? » chiese quasi incredula. « Allora devo assolutamente conoscerla! »

 

 

 

Sheldon riuscì a cavarsela con solo un mezzo rimprovero dal proprietario. Da quando lavorava lì, ovvero quasi due anni, il numero di clienti era discretamente aumentato sopratutto quelli di sesso femminile. Se l'avesse mandato via avrebbe dovuto sorbirsi un'orda di ragazzine inferocite. Ma non era solo grazie al fatto di aver incrementato gli affari che non si arrabbiava mai veramente con lui nonostante non fosse la prima volta che arrivava in ritardo o addirittura si dimenticava del turno. Semplicemente si rispecchiava in quel ragazzo e vedeva la sua versione da giovane. Non che adesso fosse vecchio, avevano solo una decina d'anni di differenza eppure sembravano molto di più se si confrontavano la sconsideratezza di Sheldon e la serietà del proprietario. 
A Sheldon quel lavoro tutto sommato non dispiaceva. Amava stare a contatto con le persone e sentire le storie delle loro vite che, dopo un bicchiere di troppo, venivano puntualmente raccontate a lui come se si trattasse di un amico fidato di lunga data. L'unica pecca era che a volte gli toccava lavorare la sera impedendogli così di uscire con gli amici. Lo faceva sempre il proprietario quando si accorgeva che stava esagerando. Piuttosto che lasciarlo andare sapendo come poi sarebbe tornato a casa preferiva tenerlo lì e, anche se si arrabbiava, almeno era sicuro che si sarebbe tenuto lontano dai guai.
Mentre preparava le ordinazioni dei due clienti seduti al bancone vide entrare Leonard seguito da Amy e Penny. Prima di sedersi Amy sentì due ragazzine dietro di sé mormorare qualcosa.
« Hai visto? Oggi c'è lui di turno. »
« Hai ragione Adrianne, è davvero figo cavolo! Perché dalle mie parti non ci sono ragazzi del genere? »
« Lo so. Una volta l'ho visto in una discoteca. Dovevi vederlo, Alyssa. »
« E non ci hai provato?! »
« No purtroppo, ma la prossima volta giuro che non me lo lascio scappare. »
Amy alzò gli occhi al cielo sbuffando. Ovunque si girasse c'era sempre qualcuna che gli moriva dietro.
Le due sconosciute si misero a un tavolo e ridacchiarono tutto il tempo lanciando sguardi in continuazione verso di lui. Avranno avuto sì e no quindici anni. Ebbe l'impulso di alzarsi e tirare un pugno ad entrambe. Almeno avrebbero smesso di ridere.
« Cosa ci fate qui? » chiese sorpreso mentre asciugava un bicchiere.
« Ci stavamo annoiando, così siamo venuti a trovarti. » rispose Leonard appoggiando la guancia su una mano e pensando a cosa prendere.
« Stamattina per colpa tua sono arrivato tardi. » disse mettendo il bicchiere a posto. « Si può sapere dove sei andato? »
Leonard lo guardò di sottecchi. « Via. E poi non posso sempre essere io a svegliarti, dannazione! Hai quasi ventidue anni dovresti essere in grado di svegliarti da solo! »
« Non è colpa mia se non sento mai quella stupida sveglia. » borbottò.
« Se andassi a dormire a orari più umani la sentiresti. » continuò Leonard con aria di sufficienza.
Sheldon mormorò un paio di insulti a denti stretti rivolti all'amico e poi si avvicinò alle due ragazze sedute accanto a Leonard.
« Cosa prendete? »
« Non lo so qualunque cosa va bene basta che sia alcolica. » sbottò Penny con aria imbronciata.
« Anche a me. » disse Amy guardando il cellulare.
« Non è un po' presto per bere? » chiese Sheldon con una bottiglia in mano.
« Zitto e versa. » replicò Penny indicando il bicchierino che aveva davanti. « Zack è davvero un idiota certe volte. »
« Solo certe volte? » disse Leonard non riuscendo a trattenersi.
« Cosa hai da insinuare tu? » rispose acida rivolta al ragazzo con gli occhiali.
« Dico solo che non è la prima volta che si comporta così e lo farà ancora. »
« Ah davvero? E farti un po' di affari tuoi no eh? »
Sheldon faceva passare gli occhi da uno all'altra come se stesse seguendo una partita di tennis. Si lanciavano frecciatine di ogni tipo e decise di intervenire per impedire lo scoppio di una lite.
« Ehi calmatevi, ma cos—»
« Quando si parla di Zack ti devi sempre intromettere vero? »
« Certo perché io so con chi hai a che fare, ma tu ancora non te ne rendi conto! »
La bionda si girò dandogli le spalle. Era davvero furiosa, ma non voleva fare una scenata in
mezzo a tutta quella gente.
« Senti fai come ti pare non mi interessa. Puoi pensare quello che vuoi. » rispose Penny seccata. Afferrò la borsa e se ne andò lasciando Sheldon sempre più sbigottito. Anche Leonard la seguì lasciando una banconota da cinque sul bancone.
« Okay...puoi spiegarmi gentilmente cosa sta succedendo? » chiese guardando Amy.
« Zack ha detto che non può venire alla festa perché è impegnato con il lavoro e Leonard ha affermato che in realtà era tutta una balla perché si sta, in realtà, frequentando con un'altra. »
« In poche parole la sta tradendo. » disse calmo.
« Questo è quello che ha detto Leonard. » replicò Amy, ma lui non fece una piega. « Perché non è così vero? »
Sheldon sospirò. « Non è la prima volta che fa una cosa simile. Io e Leonard lo conosciamo sappiamo che tipo è, ma a quanto pare Penny è accecata da quel ragazzo e non riesce a vedere chi in realtà sia. »
« Allora dobbiamo dirglielo! » esclamò Amy.
« Lo abbiamo già fatto, fidati, ma è testarda e non ci vuole ascoltare. » Amy abbassò lo sguardo sapendo che aveva ragione. Se Penny si metteva in testa una cosa era difficile poi farle cambiare idea. « Dovremo aspettare che sia lei ad accorgersene da sola. » portò via i bicchierini lasciati mezzi pieni e, approfittando della calma, si appoggiò al bancone su cui era appoggiata la macchina del caffè di fronte ad Amy. « Almeno così Leonard potrà finalmente farsi avanti. »
Amy sgranò gli occhi e Sheldon si mise una mano davanti alla bocca, maledicendosi per aver detto una cosa così delicata e che aveva promesso non avrebbe detto a nessuno.
« Aspetta, intendi che...»
Lui si avvicinò mettendosi un dito davanti alle labbra. « Non devi dirlo a nessuno. Se Leonard sa che ho spifferato tutto mi uccide davvero. » mormorò.
Ora capiva perché Leonard sembrava sempre a disagio quando era in compagnia di Penny. Si era preso una cotta per la sua migliore amica e lei manco se n'era accorta. Ottimo.
C'era da dire però che li vedeva bene insieme. Di sicuro molto di più che con Zack.
Mentre rifletteva su questo vide una ragazza alta e bionda affiancarsi a lei. Amy la scrutò attentamente. Aveva un'aria familiare, ma non riusciva a ricordare dove l'avesse vista. Era nervosa a giudicare da come si tormentava l'unghia del pollice.
« Sheldon...» mormorò quest'ultima con voce flebile attirando la sua attenzione per un soffio.
Lui corrucciò la fronte con aria interrogativa. « Sì? »
Ora che la osservava bene la riconobbe, anche se con fatica. Era la tipa avvinghiata a Sheldon che aveva incontrato casualmente sul pianerottolo la sera prima. Aveva i capelli raccolti in una coda, il viso senza un velo di trucco e i vestiti molto casual. Ecco perché non l'aveva riconosciuta subito.
« Ecco io...io volevo...per ieri...mi dispiace tanto... mormorò spezzettando le frasi e con un'espressione seriamente dispiaciuta in volto. Non stava mentendo. Amy la guardò basita.
« Non so perché l'ho fatto...mi avevano costretto le mie amiche ad andare a quella stupida festa, io neanche ci volevo andare...ho...ho bevuto e poi...» si mise le mani davanti al viso per nascondere il tremendo imbarazzo e gli occhi lucidi. Aveva detto tutto con una voce talmente bassa che Amy a fatica riuscì a sentire nonostante le fosse accanto.
Sheldon era rimasto completamente immobile, con la bocca leggermente socchiusa per lo stupore e a malapena respirava, quasi per paura di non sentire quello che stava dicendo.
« N-non ero mai neanche stata con un ragazzo prima...» si asciugò una lacrima e tirò su col naso prima di riprendere. « Ammetto che sei davvero molto carino forse è per questo che mi sono lasciata andare...So chi sei, conosco la tua fama e per questo non mi aspetto nulla da te, però ci tenevo a fartelo sapere. Non voglio che mi consideri come le altre con cui sei stato insieme. » si sistemò la borsa che aveva a una spalla e si voltò per andarsene.
Amy la seguì con lo sguardo finché la porta non si chiuse alle sue spalle. Quando si voltò nuovamente Sheldon aveva un'espressione cupa in volto. Quelle parole dovevano averlo turbato parecchio.
« Va tutto bene? » chiese Amy.
« Sì...» rispose con voce grave. Prese lo straccio che stava stringendo tra le mani e lo gettò dietro di sé. « Sì, va tutto bene. »


Eccomi qua finalmente ad aggiornare questa storia!
Avete passato bene le vacanze? Io sì dai anche se sono ingrassata due chili mannaggia.
Lo so che vi ho fatto aspettare un sacco e mi dispiace davvero <.< Volevo aggiornare lunedì, ma ho pensato che avevate aspettato fin troppo, così ecco il capitolo nuovo^^
Leonard non sopporta che Penny esca con Zack e glielo sta facendo capire in tutti i modi che tipo di persona è e Sheldon, ovviamente, non riesce a mantenere il segreto a lungo finendo per svelarlo ad Amy.
Raj è deciso a convincere Amy ad andare con lui alla festa, deve solo trovare il coraggio di chiederglielo!
Fatemi sapere, come sempre, cosa ne pensate, ci tengo molto :)
Grazie a tutti e al prossimo capitolo^^

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Capitolo 7
*** Feelings ***


6
Capitolo VI.
Feelings.


"Desidera quello che vuoi. Datti da fare per ciò di cui hai bisogno."
●Ann Brashares●






« Ciao! »
Amy si bloccò di colpo quando vide Raj apparire magicamente davanti a lei. Era così distratta e con la testa fra le nuvole che per poco non gli andò addosso. Per fortuna l'aveva salutata, almeno era riuscita a fermarsi in tempo.
« Oh, ciao Rajesh. Cosa ci fai qui? » chiese sorpresa. In genere a quell'ora lavorava al ristorante.
« Passavo di qua e ti ho incontrata per caso. Oggi ho il pomeriggio libero per cui pensavo che potevamo andare da qualche parte. » propose con una scrollata di spalle. Amy sorrise. Aveva come la sensazione che non fosse stato casuale quell'incontro, ma infondo che le importava? Tanto non aveva niente di meglio da fare.
No, non era vero. Doveva andare da Sheldon per la consueta lezione di matematica, ma era ancora arrabbiata per quello che era successo sia alla cena sia per quello che aveva visto qualche sera prima con la tizia che poi era venuta a scusarsi. Quello era il suo modo per vendicarsi. Sospirò leggermente. Diamine quanto era infantile a fare così, eppure una parte di sé era convinta che se lo meritasse. Infondo cosa gli cambiava se per una volta non andava? Per lui era una noia dato che quegli argomenti li sapeva affrontare ad occhi chiusi.
« Certo, mi piacerebbe molto. » disse. « Aspetta solo che porto i libri in stanza. » indicò la tracolla e Raj annuì.
« D'accordo, ti aspetto qui. »
Quando Amy si allontanò dalla sua visuale Raj raggiunse la macchina parcheggiata poco distante e dal riflesso del finestrino provò a vedere se era tutto in ordine. Capelli? Perfetti, non un ciuffo fuori posto. Maglia? Presa quella stessa mattina in uno dei negozi più alla moda della città. Giacca? Quella era la sua "giacca fortunata" e sperò potesse aiutarlo anche in quella situazione come già aveva fatto nelle volte precedenti.
« Forza Raj puoi farcela. Ormai Amy è completamente ammaliata dal tuo fascino irresistibile. È completamente attratta da te. » si ripeté più volte per darsi coraggio.
Sentì ridacchiare alle sue spalle e si voltò di scatto.
« Cosa stavi farfugliando? » disse Amy. Raj andò per un attimo nel panico, ma il suo eccellente self-control non fece trasparire nulla all'esterno. Sembrava sempre il solito ragazzo fiero e sicuro di sé.
« Niente, assolutamente niente. Non stavo affatto dicendo frasi per auto incoraggiarmi. » corrugò la fronte e si diede del deficiente mentalmente. Perché ogni volta che la vedeva tutta la sua sicurezza andava all'aria? Si comportava come un imbecille e la cosa lo mandava in bestia.  
Amy rise più forte e anche Raj sorrise di rimando.
« Ti piace il gelato Amy? » domandò a bruciapelo.
« Uhm...sì. » rispose lei perplessa e incuriosita.
« Allora devi assolutamente assaggiare il gelato che fanno in centro. Una volta mangiato lì, tutto il gelato che assaggerai in futuro ti sembrerà una schifezza. »
« Addirittura? »
Raj le mise una mano dietro alla schiena per farle vedere la direzione da prendere. « Possiamo andare a piedi non è tanto distante. »
Camminarono per un po' lungo una strada che costeggiava un grande parco. C'erano bambini che correvano da tutte le parti e madri che parlavano tra di loro sedute su una panchina mentre controllavano i figli con la coda dell'occhio.
« Ti piace questa città? » Raj si infilò le mani in tasca e si voltò appena per osservarla. I lunghi capelli di lei le nascondevano metà viso per cui con un gesto veloce se li portò dietro all'orecchio.
« Sì, mi piace molto anche se mi manca la mia vecchia città. Non pensavo l'avrei mai detto. »
« Ti capisco, anche a me manca l'India certe volte anche se qui ho tutti i miei amici e ci vivo ormai da  più di dieci anni. Però casa tua rimane comunque casa tua e finirà col mancarti sempre. »
Amy riabbassò lo sguardo sul marciapiede. Casa sua era Portland, dove era nata e cresciuta, ma nonostante tutto si era sempre sentita un'estranea. I suoi coetanei la escludevano a priori perché non era il tipo di ragazza che avrebbero voluto frequentare, troppo tranquilla e riservata per i loro gusti. Nella sua famiglia l'unico che la capiva veramente era suo padre e quando morì di cancro Amy si sentì terribilmente sola. La sensazione di vuoto che provava continuamente si faceva via via più opprimente ogni giorno che passava e solo quando le fu offerta la concreta possibilità di studiare in un'università a parecchi chilometri di distanza riuscì ad alleggerire quel macigno che le pesava sul cuore. Lì adesso aveva degli amici, amici che le volevano bene per quello che era davvero. Nessuno la giudicava, nessuno fingeva. Tutti sapevano chi era e a loro andava bene così.
« Casa tua è il posto in cui vorresti tornare sempre. Io non sono sicura di voler tornare a Portland. » mormorò tenendo sempre lo sguardo fisso sul cemento.
« Beh, se per questo nemmeno io tornerei mai in India. Se tornassi là dovrei lasciare tutto e ricominciare da capo. L'ho già fatto una volta non credo riuscirei a farlo nuovamente. E poi non riuscirei mai a separarmi dai ragazzi. Gli voglio bene, li considero come i miei fratelli ormai. »
Amy sorrise dopo aver alzato lo sguardo. « È bello sapere di avere degli amici su cui puoi contare sempre. »
Raj annuì più volte. « Certo, qualche volta litighiamo come fanno tutti, sopratutto con Sheldon. Quando si impunta su certe cose è impossibile fargli cambiare idea e certe volta ha degli atteggiamenti così arroganti che vorresti prenderlo a schiaffi dalla mattina alla sera però quando non c'è senti subito la sua mancanza. È un po' strano, ma è così. » rise. « Nonostante le nostre differenze sia caratteriali che di idee siamo tutti molto legati. Credo che non avrei potuto avere degli amici migliori. »
Il sorriso di Amy si fece a poco a poco più triste. Lei non aveva mai avuto - a parte Penny - degli amici di cui si potesse fidare ciecamente. E per questo li invidiava molto.
Raj si accorse di quel sorriso che nascondeva un certo disagio. « Se hai bisogno di qualcosa sappi che puoi sempre contare su di noi. » disse fermandosi. Amy lo fissò negli occhi neri per diversi secondi mentre un bambino correva verso di loro per raccogliere il pallone che aveva perso.
Addolcì lo sguardo e quel peso che avvertiva di continuo di fece di colpo più leggero. « Grazie, era proprio quello che volevo sentire. » mormorò.


~°~

Raj tirò verso di sé una sedia del bar Rosie's e si sedette con un sorriso ebete stampato in faccia che non aveva tolto da quando aveva riportato Amy al campus. Rosie's era il locale in cui Raj, Howard, Leonard e Sheldon si ritrovavano ogni tanto la sera prima di cena per rilassarsi e bersi una birra raccontandosi i fatti più o meno divertenti accaduti nei giorni precedenti. Era un posto molto carino e ormai erano conosciuti da tutti i camerieri a motivo della loro abituale frequentazione. Erano usciti anche con un paio di loro una volta. Quel posto era diventato un po' il loro luogo di ritrovo. Se dovevano parlare di qualcosa l'appuntamento era fisso al Rosie's senza bisogno di avvertire gli altri.
 « Allora? Com'è andata? » disse Howard notando come l'amico fremesse d'impazienza. Non vedeva l'ora di raccontare tutto ai suoi amici.
« È andata benissimo! Anzi, meravigliosamente bene! » esclamò al settimo cielo dalla felicità.
« Cos'avete fatto? Su, racconta. » lo spronò Leonard.
Raccontò che l'aveva portata a mangiare il gelato in quella gelateria famosa in centro dove lei era rimasta senza parole da quanto era buono, poi che avevano camminato a lungo raccontandosi un sacco di cose mentre lui le mostrava la città e infine simulò alcune scene in cui aveva usato frasi, più o meno elaborate, per farle i complimenti. Ancora aveva bene in mente come lei arrossì.
Howard e Leonard erano contenti per il loro amico mentre Sheldon aveva un'aria leggermente disgustata.
« Diamine se sei sdolcinato Raj, mi stai facendo venire il diabete. » si lamentò Sheldon dopo aver bevuto un lungo sorso della sua birra preferita. Rossa, a doppio malto.
« Dovresti imparare da me sai? Le donne morirebbero pur di sentire frasi del genere al loro primo appuntamento. » disse con aria sicura mentre si appoggiava allo schienale e appoggiava la caviglia destra sulla coscia sinistra.
« Piuttosto che dire frasi del genere mi faccio bruciare vivo. Ho una reputazione da mantenere. » ribatté l'amico preparando una sigaretta sul tavolo.
« Ma adesso arriva la parte bella. » si avvicinò di più e appoggiò le braccia sul tavolo. « Quando l'ho portata al campus ci siamo guardati fisso negli occhi per tipo mezzo minuto, con il vento che ci scompigliava i capelli e il tramonto in lontananza che creava una delle più suggestive e stupende―»
« Dacci un taglio con questa roba e arriva al sodo. » sbottò Sheldon mentre sistemava il tabacco all'interno della cartina con estrema cura.
Raj sospirò e gli lanciò un'occhiataccia. « Stavo solo cercando di creare la giusta atmosfera. Comunque, dopo che siamo fissati a lungo negli occhi, mi sono avvicinato lentamente e bam, l'ho baciata. » disse dandosi uno schiaffetto sulla mano.
Howard e Leonard inarcarono le sopracciglia stupiti mentre Sheldon sussultò e con un gesto secco ruppe la cartina spargendo il tabacco sul tavolino.
« Merda. » imprecò. Dieci minuti di lavoro buttati nel cesso.
« E com'era? Ci hai messo la lingua? » indagò Howard senza mezzi termini. Sheldon si bloccò e aspettò la sua risposta. Raj fece segno di no.
« Niente lingua. A stampo. Sai, uno di quelli che dici "ehi, mi piaci, ma non voglio andare troppo veloce. Aspettiamo un po' e vediamo come vanno le cose". »
Leonard guardò Howard come a chiedere che diamine di bacio fosse, ma Howard socchiuse gli occhi dicendo con lo sguardo che non ne aveva la più pallida idea.
« Quindi con Lucy è definitivamente finita? » disse Sheldon con aria di sufficienza mentre mandava a quel paese la stupida sigaretta.
Raj mise una mano davanti. « Finita. Non ne voglio più sapere di lei. »
« Sei stato insieme a lei per quattro anni e vi siete mollati soltanto due mesi fa. Sei sicuro che non sia troppo presto? » chiese Leonard un po' preoccupato.
Raj sospirò. « Devo voltare pagina e credo che con Amy possa riuscirci. Ragazzi, penso sia quella giusta. »
« Quella giusta per te deve essere un maschiaccio rozzo e troglodita che impreca come una camionista. Così nella coppia sarà lei a fare l'uomo. » lo prese in giro Howard.
Raj lo guardò male. « Solo perché mi piace cucinare non significa che sono una specie di femminuccia. Però quando vi porto i pancake non vi dà così fastidio. »
« Per niente. I tuoi pancake sono la fine del mondo. » rispose Howard.
Sheldon per tutto il tempo aveva pensato al fatto che Raj soltanto poche ore prima avesse baciato Amy. Non sapeva perché, ma si sentiva pervadere da una certa rabbia. Era come se fosse geloso di quello che l'amico avesse appena fatto. E la cosa lo sorprese parecchio perché non gli era mai capitato di provare quel tipo di sentimento verso una ragazza. Non gli era mai fregato nulla delle ragazze dei suoi amici, o delle ragazze in generale ad essere sinceri se non come puro e semplice sfogo, eppure più Raj raccontava dettagli sul pomeriggio passato con Amy più avrebbe voluto alzarsi e dirgli di stare zitto. Ma non lo fece. Rimase lì, a fissarlo e a chiedersi cosa cavolo gli stesse succedendo.
Dopo un po' sentì il cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni. Lo estrasse e quando lesse il messaggio si alzò prendendo la giacca e lasciando qualche banconota sul tavolo.
« Dove vai? »domandò Leonard.
« Mi cercano spesso sai? » disse con sguardo malizioso. Leonard capì subito e gli diede una pacca sul braccio.
« Salutamela e dimmi se mi presenta un'amica. »
« Non sai nemmeno chi è. E poi vorresti dirmi che ti sei già arreso con Penny? Mi deludi. »
Leonard si rigirò appoggiando due dita sulla tempia e imbronciandosi. « Scommetto che si tratta di Ramona vero? »
« Ma va. Chi la sente più? » mentì, ma la sua espressione tesa lo tradì. Gli altri sapevano della sua scarsa capacità di dire bugie perciò non fu difficile accorgersene.
Si avviò verso l'uscita non prima di sentire le parole di Howard. « Vai amico, smontala per bene! » gridò facendo voltare un paio di persone. Sheldon alzò semplicemente il braccio come ad aver ricevuto il messaggio ed uscì.
« Alla fine torna sempre da lei. Quella Ramona è il suo punto debole. » disse Leonard prendendo i soldi dell'amico e aggiungendoli ai suoi.


 ~°~



Il bacio con Raj fu del tutto inaspettato. Non sapeva bene nemmeno come fosse successo. Era scesa dalla sua macchina e, prima di avviarsi verso l'entrata del campus, una mano stretta attorno al suo polso la costrinse a voltarsi. Non disse una parola e con un piccolo spostamento del busto si protese verso di lei fino a far unire le loro labbra in un piccolo bacio.

Raj era visibilmente emozionato sia per il modo impacciato con cui si era staccato da lei sia per il modo frettoloso con cui l'aveva salutata e poi era salito di nuovo in macchina. Dal canto suo Amy non aveva la più pallida idea di cosa pensare. Non si aspettava di certo tutto questo. Le piaceva   
uscire con lui e stare in sua compagnia, ma tra questo e l'avere una relazione ce ne passava di acqua sotto i ponti. Per questo era rimasta completamente spiazzata da quel gesto e non sapeva come comportarsi. Non voleva ferirlo, ma nemmeno illuderlo.
Che cosa doveva fare?
Senza dubbio era stato il primo e unico ragazzo a mostrare un sincero interesse verso di lei e per questo era davvero molto contenta ed emozionata, eppure non così tanto come se lo aspettava. Anche il bacio non era stato poi così entusiasmante come si era sempre immaginata. Raj era un ragazzo molto dolce e romantico, esattamente come Howard l'aveva descritto, ma il coinvolgimento e l'interesse che provava non erano gli stessi che qualsiasi altra ragazza avrebbe provato stando con un ragazzo come Raj. Forse perché non se lo aspettava, o forse perché lei non voleva affatto baciarlo.
Per un attimo provò ad immaginare Sheldon al posto di Raj e si chiese se sarebbe stata la stessa identica cosa o se, infondo, sarebbe stato qualcosa di profondamente diverso.
Qualcosa di più sentito.
Qualcosa di vero.
Sospirò. Perché si ritrovò a pensare a lui proprio in quel momento? E perché lo aveva immaginato al posto di Raj?
Mi ha fatto molto piacere passare del tempo con te oggi, Amy. Lesse il messaggio che Raj le aveva mandato cinque minuti dopo essere partito e si chiese se dovesse rispondergli qualcosa o fare finta di niente.
Alla fine ripose il cellulare in tasca e si avviò verso l'entrata del campus.



Penny uscì dal suo appartamento, infilò la chiave nella serratura e con tre giri la chiuse. Si avviò verso le scale mentre controllava se nella borsa aveva messo il portafoglio quando all'improvviso vide comparire Leonard, anche lui appena uscito da casa e in procinto di scendere la lunga rampa di scale.
« Ciao Penny. » la salutò con un piccolo sorriso.
« Ciao Leonard. » disse sorpresa. « Dove stai andando? »
« Vado a prendere la cena. Sheldon sta cominciando a lamentarsi che ha fame. »
« Così fai il fattorino che porta la cena ogni sera. Ti pagano almeno per farlo? » disse ridendo. Intanto aveva già iniziato a scendere e gradino dopo gradino Leonard divenne sempre più teso. La troppa vicinanza con Penny lo rendeva nervoso, cosa che non gli era mai assolutamente capitata. Non aveva mai avuto problemi a parlare con altre persone, sia che fossero conoscenti o perfetti sconosciuti. Ma con Penny era completamente diverso. Più parlava con lei più sentiva il suo cervello annebbiarsi e concentrarsi esclusivamente al modo in cui lei muoveva la bocca, agli occhi vivaci e lo sguardo allegro e spensierato.
Gli venne in mente un commento che Sheldon gli fece qualche giorno prima quando Penny, dopo averli salutati, aveva dato un bacio sulla guancia ad entrambi. Leonard rimase immobile e si sentì pervadere da un calore intenso che immediatamente si diffuse per tutto il corpo. "Amico, è la prima volta che ti vedo innamorato lo sai?" disse dopo che Leonard si riprese dallo stato catatonico in cui era finito.
Innamorato. Poteva essere davvero così?
« Sheldon si rompe ad andare e in più non azzecca mai quello che voglio. Così preferisco andare io e già che ci sono prendo per tutti. » la guardò velocemente negli occhi per poi tornare a fissare gli scalini. « Tu non resti con noi stasera? »
Penny si fermò. « A dire il vero no. Esco con Zack stasera, ma voi divertitevi pure senza di me. Forse riesco ad unirmi prima che Howard e Raj vanno via. »
L'espressione di Leonard divenne più dura. « Capisco. » Riprese a scendere e tirò fuori il cellulare facendo finta di guardare se gli era arrivato un messaggio. Era l'unico modo che aveva per mostrarsi indifferente.
« Se vuoi ti teniamo via qualcosa. Vado al Cheescake Factory stasera e di solito prendo sempre anche la torta. Forse riesco a tenerti da parte una fetta prima che quegli animali mangino tutto quanto. » disse una volta giunti all'ingresso.  
Penny rise per l'appellativo "affettuoso" che aveva rivolto ai tre amici. « D'accordo, ci conto allora. La cheescake è il mio dolce preferito in assoluto. » Sorrise in modo dolce e lo guardò per qualche secondo prima di uscire dall'edificio.

Penny era una traditrice. Non le aveva nemmeno accennato al fatto che lei non ci sarebbe stata quella sera. Amy era andata da Sheldon e Leonard come faceva sempre nelle ultime tre settimane e quando non vide l'amica si infervorò. Non voleva essere l'unica femmina del gruppo e non voleva rischiare da stare da sola con Raj o peggio con Sheldon. Ormai era lì e non poteva di certo andarsene. Non aveva una scusa valida, purtroppo.
« Vedo che sei nervosa, Pidge. Rilassati, guarda che non ti mangiamo mica. » disse il futuro fisico con un mezzo sorriso mentre cercava il piatto che aveva ordinato. « Non doveva esserci anche Bernadette? »
« No, le hanno cambiato il turno all'ultimo minuto purtroppo. »
« Peccato è da tanto che non la vediamo. » disse Leonard.
« Forse Amy si sente un po' a disagio perché l'unica ragazza. » disse Raj tornando al discorso di prima e guardando Amy in modo rassicurante.
« E perché mai? Anzi, ogni tanto avere una ragazza fa bene, almeno si evita di dire cose troppo stupide. » aggiunse Leonard guardando Howard storto.
« Perché guardi me? Io sono quello che rallegra il gruppo. » si difese.
« No, tu sei quello che fa battute sconce su ogni cosa possibile e immaginabile. A volte mi chiedo come faccia Bernadette a stare con te. »
« Però devi ammettere che fa morire dal ridere. » intervenne Sheldon.
Leonard cercò di rimanere serio, ma non riuscì a trattenere una risata. « Okay lo ammetto, è piuttosto divertente. »
Howard fece un mezzo sorriso soddisfatto. « E poi non è vero che faccio solo battute sconce. Hai riso per mezz'ora quando ti ho raccontato le assurde richieste che mi fanno i clienti in negozio. » Leonard annuì ricordandosi il modo in cui imitava i clienti totalmente inesperti riguardo alla tecnologia. Li imitava così bene sia nei gesti che nella voce che era impossibile rimanere indifferenti.
Mentre loro tre parlavano Raj continuava a guardare di sottecchi Amy come per vedere le sue reazioni. La osservava con attenzione studiandone i movimenti e non riusciva a non rallegrarsi quando Amy rideva per le battute degli amici.
Amy non ci fece troppo caso agli sguardi dell'amico, troppo impegnata ad assistere alle imitazioni geniali di Howard e ad evitare di soffocarsi con i bocconi che rischiavano di andarle di traverso a causa delle continue risate.
Inoltre lei stava guardando Sheldon, ma lui era troppo preso dall'amico per accorgersene. Amy osservava il suo viso, i suoi occhi e ogni suo gesto, anche quello più banale come portarsi il cibo alla bocca sembrava estremamente interessante. Aveva una risata contagiosa, di quelle che vorresti sentire sempre perché sai che sono in grado di metterti immediatamente di buon umore.
Dopo un bel po' di tempo passato a raccontarsi le cose più assurde e divertenti finalmente decisero di riprendere un po' di fiato e Leonard portò la cheescake con sopra le fragole che iniziò a tagliare.
« È buona, ma non è nulla di speciale. Ti ricordi quando Raj l'aveva fatta per il tuo compleanno, Leonard? »
« Certo che me la ricordo. Tra un po' si mangiavano anche i piatti. »
« I piatti quasi se li mangiavano perché erano tutti ubriachi marci quella sera. » disse Sheldon.
« Nemmeno tu ci sei andato leggero o sbaglio? »
« No, infatti. Ancora adesso non mi ricordo che cosa abbiamo fatto fino alle sei di mattina. Vuoto totale. Ricordo solo che sono stato male come un cane il giorno dopo. »
Leonard ridacchiò. « Avevi giurato che non avresti più bevuto un goccio di alcol per il resto della tua vita. Quanto è durato poi? »
« Quattro giorni se non erro. E indovina con cosa ho iniziato? Jack Daniel's! »
« Ma se Raj è così bravo a fare da mangiare perché non cucina mai lui invece di andare a prendere cibo d'asporto? » disse Amy per cambiare discorso.
« Perché lui non cucina mai per noi. Dice che non sappiamo apprezzare la vera cucina e altre stupidate del genere. » sospirò Sheldon guardando male l'indiano.
« È vero! Tu Sheldon non mangi, ti ingozzi peggio di un cavernicolo. Il cibo, come ti ho già spiegato un'infinità di volte va gustato e assaporato lentamente. » Sheldon alzò gli occhi al cielo.  « Leonard è intollerante a un sacco di cose, fai prima a chiedergli cosa può mangiare, mentre Howard è così schizzinoso da fare schifo. Quindi non c'è gusto a cucinare per loro. Ho più soddisfazione a dar da mangiare al mio cane. »
In pochissimo tempo iniziò una vera e propria discussione in cui Sheldon e Howard cercavano di giustificarsi mentre un Raj abbastanza seccato continuava a ripetere che mai più avrebbe fatto qualcosa per loro.
« Le uniche per cui cucinerò d'ora in avanti saranno soltanto Amy e Penny! » sbottò dopo che Howard affermò che le sue lasagne non sono poi tutto questo granché. « E i pancake ve li potete anche scordare. » guardò male i due amici e si imbronciò.
Amy ridacchiò. Non pensava che Raj fosse così permaloso.
Passarono un paio d'ore e Leonard capì che Penny probabilmente non si sarebbe unita a loro. Sapeva che in quel momento era in giro con quel Zack e la cosa lo stava mandando in bestia. Perfino un cieco si sarebbe accorto di che razza di persona era, eppure lei era totalmente affascinata e succube di lui. Non riusciva a capacitarsi di come fosse riuscita ad innamorarsi proprio di Zack.
« Ehi che ne dite se andiamo fuori un po'? C'è quel posto nuovo a due isolati da qui che non abbiamo ancora provato e che hanno aperto due mesi fa. » propose Howard alzandosi in piedi e guardando uno ad uno i presenti con aria entusiasta.
Annuirono tutti convinti tranne Amy e Sheldon che rimasero immobili con lo sguardo fisso sull'amico.
« Non vieni tu? » Leonard si rivolse al suo migliore amico con una piccola punta di stupore. Di solito era sempre il primo ad offrirsi per questo genere di uscite.
« No, a dire il vero non mi va. È tutta settimana che sono fuori. Stasera preferisco rimanermene qui. » disse lanciando una breve occhiata alla ragazza che era seduta in parte per poi alzarsi per buttare via le vaschette vuote.
Amy pensò fosse solo la sua immaginazione, ma le sembrò quasi che con quella breve occhiata lui la stesse invitando a rimanere lì. E forse avrebbe anche potuto farlo. Rimanere a parlare per un po' o per tutta la notte. Soltanto loro due. Non le sembrava una cattiva idea dopotutto.
Okay, da quando pensare di rimanere con lui semplicemente per parlare le sembrava una buona idea? Non lo sapeva. Forse il motivo era che non voleva rimanere da sola. Era da un bel po' che non soffriva di solitudine. Da quando era arrivata a Pasadena si potrebbe dire e il merito, doveva ammetterlo, era anche per Sheldon così come per gli altri.
« D'accordo, andremo soltanto noi allora. » Raj si stiracchiò. « Tu Amy vieni con noi o preferisci tornare al campus? »
Amy posò velocemente gli occhi sul moro che faceva avanti e indietro per sistemare il tavolino e si fermò due secondi per riflettere. Raj la guardava in modo implorante e per Amy fu difficile resistere a quello sguardo, ma non voleva che lui pensasse che ci fosse qualcosa da parte sua. Il bacio doveva aver creato fin troppe aspettative in Raj.
« No, preferisco rimanere qui. Non ho voglia di uscire e Leslie starà studiando. Se faccio il minimo rumore quella è capace di tirarmi dietro un libro. »
Raj abbassò lo sguardo insoddisfatto. Ora Amy si sentiva un po' in colpa per avergli detto di no. Sheldon rimase a fissarla da dietro il bancone immobile per qualche secondo completamente sorpreso per la sua risposta.
« Alla fine non riesci a fare a meno di me, vero? » disse avvicinandosi. Amy lo guardò storta.
« Non farti troppe illusioni. È solo perché non c'è Penny altrimenti sarei rimasta da lei. »
« Ma davvero? » sorrise lui alzando leggermente un sopracciglio.
« Davvero. » affermò convinta. I ragazzi li salutarono e Sheldon ricambiò il saluto con un gesto frettoloso della mano. Poi uscirono lasciandoli soli in un silenzio che sembrava infinito.
« Perché non ammetti che ti piace restare qui da sola con me? » mormorò lui seduto sul suo solito posto. Si avvicinò con il busto ed Amy, nonostante fosse seduta sulla poltrona, le sembrava incredibilmente vicino. Così vicino da sentire il cuore accelerare improvvisamente e senza apparente motivo.
« Forse hai ragione sai? » rispose allungando anche lei il busto mentre appoggiava il gomito sul bracciolo del divano e lasciando che le labbra si increspassero in un piccolo sorriso malizioso.
Sheldon sgranò gli occhi, completamento colto alla sprovvista dalla sua risposta.
« Credo che in realtà mi piaccia molto restare con te. » disse con voce sempre più bassa fissandolo nelle iridi azzurro ghiaccio. « Dovremmo farlo più spesso. » aggiunse infine.
Sheldon aprì e richiuse la bocca un paio di volte incerto su cosa dire. Amy sorrise ancora di più vedendo la sua espressione sbigottita. Era riuscita a metterlo con le spalle al muro, chi l'avrebbe mai detto?
« Davvero? » chiese in modo completamente diverso rispetto a prima. Non era ironico o scherzoso. Era serio.
Amy si ritrasse incrociando le braccia e abbandonando il sorrisetto che aveva. « No, ti sopporto già abbastanza direi. Tra le lezioni e le cene ritengo che passiamo fin troppo tempo insieme, non ti pare? »
L'espressione di Sheldon non mutò. Semplicemente tornò ad appoggiarsi lentamente con la schiena sul cuscino del divano senza staccare gli occhi azzurri dai suoi scuri.
« Giusto. » disse con tono apatico abbassando lo sguardo sulle proprie ginocchia. Troppo tempo insieme? Forse, ma a lui tutto sommato non dispiaceva.  
« Ti aspettavi una risposta diversa? » indagò lei.
« No, sapevo che mi avresti risposto così. »
Restarono in silenzio per diversi minuti poi Amy decise di romperlo facendogli una domanda che non si sarebbe aspettata di fare.
« Suoneresti qualcosa? »
Il suo sguardo sembrò illuminarsi. « Mmmh...okay. In genere non suono mai quando c'è qualcuno, ma credo che potrò fare un'eccezione per stasera. »
Si alzò immediatamente e raggiunse il pianoforte dove iniziò a suonare qualche accordo che Amy trovò subito molto familiare.
« Ma questo è Neil Diamond! Come fai a sapere che mi piace? »
Sheldon rise. « Perché in macchina quando hai sentito alla radio "September Morn" hai alzato a tutto volume intimandomi di stare zitto. E in più hai anche cantato. »
Amy si ricordò di quell'episodio e di quando, senza badarci più di tanto, appena aveva sentito una delle sue canzoni preferite in assoluto passare alla radio iniziò a cantare. Appena finì la canzone e si accorse del modo divertito con cui Sheldon la guardava arrossì e si sentì in imbarazzo come non mai sopratutto perché non era poi così intonata.
Chiuse gli occhi per un paio di secondi. « Dio, amo quell'uomo. »
Sheldon la guardava con la coda dell'occhio. Gli occhi chiusi, le labbra che mimavano le parole di "Sweet Caroline" mentre seduta sul bracciolo del divano si dondolava leggermente a ritmo di musica. Era davvero bella, non poté non pensarlo.
Infondo non era così male avere qualcuno che lo osservasse mentre si dilettava a suonare qualcosa.
« Potrei farlo, sai? »
Amy si fermò e lo guardò curiosa. « Che cosa? »
« Suonare per te. Qualunque cosa vorrai. Solo per te e per nessun altro. » abbozzò un sorriso prima di fermarsi e girarsi verso di lei. « Oppure potresti provare ad imparare come ti avevo suggerito tempo fa. » disse passando una mano sui tasti.
Amy si avvicinò verso di lui e si lasciò andare in un piccolo sospiro. « Preferirei di no. Non sarò mai brava come te. »
Sheldon allargò il sorriso. « Non devi diventare più brava di me, non è mica una gara! »
Amy scrollò le spalle. « Che ne dici se lasciassimo perdere l'insegnamento e rimanessimo solo su quello che hai detto poco prima?»
Il ragazzo alzò un sopracciglio. « Io che suono quello che vuoi e basta? »
« Sì, quello. » mormorò spostando lo sguardo un po' in imbarazzo.
« D'accordo, mi va bene anche così. »
Continuarono così per le successive due ore, con Amy seduta sul bracciolo del divano che lo osservava, lo ascoltava e si inebriava di quella musica che trovava estremamente confortante e piacevole. Fu impossibile non ritornare con la mente alla sua infanzia, alla sensazione che provava ogni volta che vedeva suo padre al piano che con un sorriso le chiedeva di sedersi e di ascoltarlo.
Solo che ora c'era qualcun'altro che suonava al suo posto.
E sperò che non avrebbe mai smesso.


Ma buonasera bella gente^^
Alla fine Raj ce l'ha fatta a rubare un bacio ad Amy, ma lei non sembra particolarmente colpita dal gesto arrivando ad immaginarsi qualcun'altro al suo posto.
Leonard cerca in tutti i modi di farsi notare da Penny, ma ovviamente è tutto inutile finché lei resta con Zack <.<
Cercherò di aggiornare per la prossima settimana se tutto va bene :D
Vi ringrazio ancora infinitamente <3
A presto!



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Capitolo 8
*** Afraid ***


123
Buongiorno bella gente :)
Mi stavo quasi dimenticando di aggiornare, ma per fortuna il capitolo è qui, bello pronto per essere letto e commentato u.u
La storia prenderà una piega un po' particolare, vi ho avvisati xD
Okay vi lascio alla lettura :)
Bye~


Capitolo VII.
Afraid.


"Vivo la mia vita un quarto di miglio alla volta.
 Per quei dieci secondi sono libero."
Dominic Toretto




Raj si rigirò il cellulare tra la mano distrattamente mentre, con la schiena appoggiata al muretto che divideva la strada dal campus, osservava la gente riversarsi all'interno dell'istituto tra risate e discorsi più o meno interessanti.
Quando una ragazza con gli occhiali e lunghi capelli castani si avvicinò lui si staccò dal muretto e fece qualche passo per andarle incontro.
« Ciao. » disse con un certo imbarazzo, esattamente come ogni volta che se la ritrovava davanti.
Lei sorrise. « Ciao. Di cosa volevi parlarmi? »
Raj si passò una mano dietro la nuca e si inumidì le labbra un paio di volte.
« Ecco, io...volevo chiederti se ti andava di venire con me alla festa di settimana prossima...» chiese con voce bassa e tenendo lo sguardo sul marciapiede.
Amy serrò le labbra. Si aspettava un invito da parte sua, ma comunque rimase lo stesso stupita.
« So che vai già con Sheldon però ecco...sì insomma se volevi potevamo andare insieme...Tanto a lui non piacciono quelle feste e inoltre credo preferisca stare con altri tipi di ragazze...» continuò, guardandola negli occhi questa volta.
Amy si bloccò sentendo quell'ultima frase. Cosa intendeva? Che in realtà Sheldon si annoiasse a stare con lei e che la stesse prendendo in giro per tutto il tempo?
Non ci aveva mai nemmeno pensato a una cosa simile. Effettivamente lei era molto diversa  rispetto alle ragazze con cui era abituato a uscire, ma si trovava davvero bene con lui. Non poteva però essere sicura che fosse la stessa cosa anche per Sheldon.
Ora era indecisa su cosa fare. Ormai gli aveva detto di sì, non poteva rimangiarsi la parola. Ma se quello a cui stava pensando fosse vero, beh, allora non c'era motivo di farsi tanti problemi per nulla.
« Dammi un po' di tempo per pensarci. »


Quella sera Amy conobbe finalmente Bernadette. La vide entrare mentre teneva per mano Howard e tutti immediatamente la salutarono molto calorosamente. Sheldon l'abbracciò ed Amy sentì uno strano senso di fastidio nel vedere come la stringeva per un tempo decisamente troppo lungo per i suoi gusti e per come le sorrideva chiedendole che fine avesse fatto per tutto questo tempo. Bernadette era fidanzata da anni con Howard per cui qual era il problema? E, cosa più importante, a lei cosa importava se Sheldon l'abbracciava? Era una sua carissima amica infondo, aveva tutto il diritto di farlo. Scosse la testa. Tutta la biochimica di oggi doveva averle dato alla testa.
Mentre era intenta a raccontare al gruppo di amici il perché era da un sacco di tempo che non si vedevano, Amy la studiava attentamente. Era molto bella, ma non quanto Penny. Aveva i capelli biondi lisci lunghi fino a metà schiena e un bel vestitino che le stava davvero bene. Gli occhi poi erano di un bell'azzurro vivace. Doveva essere davvero simpatica se i ragazzi l'adoravano così tanto.
« Ciao, non vi avevo viste. Voi chi siete? » disse con una voce assurdamente stridula che Amy iniziò ad odiare subito. Si chiese se facesse apposta o se fosse stato davvero quello il suo timbro vocale. In entrambi i casi lo trovava parecchio fastidioso.
« Io sono Penny la loro vicina di casa mentre lei è Amy una mia cara amica. » disse mostrandole un sincero sorriso. Bernadette guardò qualche secondo Amy allargando lo sguardo, lo posò velocemente su Raj che intanto corrugò leggermente la fronte interrogativo per poi riportarlo sulla ragazza di fronte. Quindi era lei la famosa Amy di cui Howard le aveva parlato e che Raj menzionava fin troppo spesso.
« Mi avevano detto che si sarebbe trasferito qualcuno nell'appartamento qui di fronte. E dimmi sei sempre stata una ragazza? » disse seria rivolgendosi a Penny. Lei rimase spiazzata dalla sua domanda non capendo a cosa si riferisse. I ragazzi invece iniziarono a ridere.
« Prima ci abitava un travestito e circa un anno fa ha fatto una serie di operazioni per diventare donna. » spiegò Sheldon dopo aver smesso di ridere. « Dopo l'operazione avresti giurato che quella era una donna a tutti gli effetti, non avresti mai pensato che prima era un uomo. Tra l'altro era una gran figa questo forse perché era un bell'uomo prima. » si alzò e andò a prendere da bere mentre Penny, superato il mezzo imbarazzo iniziale, scoppiò a ridere a sua volta.
Tirarono fuori dalle buste la cena che venne messa sul tavolino in modo che ognuno potesse prendere la propria ordinazione. Quella sera avevano optato per il cinese.
« Bernadette volevo dirti che il tuo vestito è assolutamente adorabile. Dove lo hai preso? »
A Bernadette si illuminarono gli occhi sia per il complimento sia perché finalmente c'era qualcuno con cui poter parlare di scarpe e vestiti. Cominciava ad essere stanca di essere l'unica ragazza del gruppo.
« A due isolati da qui c'è un negozio piccolissimo e abbastanza nascosto a cui non daresti un centesimo vedendolo da fuori, ma dentro è pieno di robe carinissime e a poco prezzo! » disse prendendo la sedia e piazzandosi in parte alla bionda.
« Dici davvero? Ci andiamo insieme un giorno? »
« Ovvio! »
Amy alzò gli occhi al cielo. Ora sarebbero iniziati gli infiniti discorsi su scarpe e vestiti e di cui a lei non interessava minimamente.
« Se vuoi puoi venire anche tu. » disse Bernadette rivolgendosi ad Amy. Lei annuì con un piccolo sorriso.
Le due bionde iniziarono a parlare tirando fuori nomi di marche e modelli che Amy non aveva mai sentito. Non si sforzò nemmeno di provare ad inserirsi nel loro discorso.
« Ti va di giocare? » disse Sheldon offrendole il joystick della ps3. Amy guardò prima lui, poi il joystick e poi ancora lui. Sheldon semplicemente scrollò le spalle. « Visto che sei un maschiaccio pensavo che avresti preferito giocare alla playstation. » disse sorridendo. « Nei momenti di noia ci piace giocare ogni tanto. »
Amy ignorò la mezza presa in giro sul fatto che fosse un maschiaccio solo perché non partecipava ai loro discorsi da donne.
« Okay. » disse prendendo l'oggetto dalla sua mano.
« Non ti spaventi se ci sono gli zombie e i mostri vero? » chiese con un ghigno divertito.
Amy sbuffò. « Per chi mi hai preso? »
« Voglio giocare anche io! » si intromise Raj prendendo un joystick e sistemandosi con poca grazia tra Sheldon ed Amy costringendo quest'ultima a spostarsi un po' più in là.
« Facciamo a squadre. » disse Leonard prendendo anche lui un joystick. « Io e Sheldon contro Raj e Amy. Ci state? »
Amy e Raj si scambiarono un'occhiata. « Vi stracceremo. » disse la ragazza guardandolo con sfida.
« Non credo proprio. »
Due ore dopo Amy e Raj vinsero con un punteggio davvero notevole e, mentre si davano il cinque entusiasti, Leonard e Sheldon litigavano incolpandosi l'un l'altro per aver perso contro due principianti.
« È stato divertente dovremmo farlo ancora. » esclamò Amy appoggiando il joystick sul tavolino e crogiolandosi per la sua vittoria.
Sheldon bevve un sorso di birra con aria contrariata. « Io non gioco più con voi due. »
Raj si girò verso di Amy e sospirò. « Non sa perdere. » mormorò per non farsi sentire.
Il cellulare di Sheldon suonò e quando lesse il messaggio il suo sguardo si illuminò in un modo che Amy non aveva mai visto prima. Fece un cenno a Leonard e quest'ultimo annuì.
« Io devo andare. » proruppe Sheldon afferrando la giacca e uscendo di fretta.
Amy si guardò attorno, ma a parte Penny nessuno sembrava perplesso per lo strano comportamento del fisico.
« Noi togliamo il disturbo. » dissero insieme Howard e Raj mentre Leonard prendeva le chiavi della macchina.
« Ma come?! Di già? » disse Penny guardando tutti afferrare le proprie cose per andarsene.   
« Anche tu vai via? » chiese guardando Leonard pronto per uscire.
« Ehm...Io e Sheldon abbiamo delle cose da fare con...uhm...l'università...» mormorò impacciato. Suonava come una balla lontana un miglio.
Raj, Howard e Bernadette uscirono mentre Penny si piazzò davanti al ragazzo con un sopracciglio alzato e un'aria scettica da chi non voleva essere preso in giro.
« Con l'università, eh? Alle undici di sera? »
« È...è complicato...» disse a voce bassa mentre si tormentava l'unghia del pollice. Non era mai stato così tanto a disagio con una ragazza in vita sua.
« Se volevate uscire per gli affari vostri andando in qualche locale e non ci volevate con voi potevate benissimo dirlo. » disse spostando il peso da una gamba all'altra e assumendo uno sguardo più minaccioso.
« No, no, non è quello te lo assicuro! »
« E allora dove stai andando? » continuò la bionda assottigliando lo sguardo.
Leonard si mosse sul posto visibilmente a disagio. « Non...non posso dirvelo...»
Penny incrociò le braccia al petto e assunse un'aria dura. « Cosa ci stai nascondendo Leonard Hofstader? »



Sheldon arrivò davanti ad un edificio dall'aria abbandonata in una zona appena fuori dalla città. Parcheggiò l'auto in un angolo ben nascosto e si incamminò per il vialetto sterrato in cui spuntavano erbacce che davano all'ambiente un'aria ancora più sinistra.  
Si avvicinò alla porta rovinata dal tempo ed entrò facendo cigolare i cardini in un modo tanto inquietante da far invidia ai film dell'orrore.
Percorse il corridoio finché non raggiunse l'unica stanza illuminata. Vide un ragazzo seduto al tavolo mentre armeggiava un oggetto di metallo. Era in canottiera e aveva le mani sporche di nero. Stava sistemando il filtro dell'aria di un cinquantino.
« Ehi, Stuart. »
Il ragazzo ebbe un sussulto l'oggetto cadde per terra con un tonfo facendo staccare alcuni pezzi più o meno grandi che si dispersero sul pavimento.
« Sheldon, dannazione! Mi hai fatto prendere un colpo! » sbottò mentre riprendeva fiato.
« Scusa non volevo. » disse con aria indifferente mentre prendeva una sedia e si accendeva una sigaretta, appoggiando i piedi sul tavolo.
« Perché non bussi come fanno tutte le persone normali? » chiese imbronciato mentre si abbassava sotto il tavolo per cercare i pezzi perduti.
« L'ho fatto una volta, ma tu non mi avevi sentito. E poi chi vuoi che venga fin qui? »
«Quella volta stavo usando il flessibile in garage per quello non ti avevo sentito. » si tirò su e fece rigirare l'oggetto per constatare i danni. « Inoltre bisogna essere prudenti. Non sai mai chi puoi ritrovarti fuori dalla porta. »
Sheldon sbuffò. « Tu guardi troppi film. »
« Io, al contrario di te, sto ben attento a non farmi beccare. Tu sottovaluti sempre tutto, amico. » alzò lo sguardo su di lui e lo osservò mentre sbuffava una nuvola di fumo verso l'alto.
Sheldon si guardò attorno con un'aria infastidita e leggermente disgustata. « Dovresti cambiare posto. Fa schifo qui dentro. » commentò notando lo sporco incrostato negli angoli della cucina e alla polvere che da chissà quanto tempo non veniva tolta.
« Se non ti sta bene puoi cercarti un altro meccanico. » rispose distrattamente e agganciò il filo che si era staccato.
« Sai anche tu di essere il migliore della zona. Non posso cercarne un altro. » disse spegnendo il mozzicone sotto la suola della scarpa e gettandolo nel posacenere sul tavolo ormai pieno. « Anche se finirò per prendere l'ebola prima o poi. »
Stuart sospirò. « Vuoi vedere la macchina o no? »
Sheldon sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso. « Non vedo l'ora. »
Raggiunsero il garage e quando Stuart accese la luce una Nissan Skyline GT-R R34 fece capolino con tutta la sua maestosità e aggressività da auto da corsa. Era stata appena riverniciata completamente, ancora si sentiva l'odore acre diffuso per l'ambiente chiuso. Grigia metallizzata con aerografie blu che si estendevano da entrambe le fiancate fino ai fari posteriori in una linea tratteggiata obliqua davano all'auto un'aria ancora più accattivante.
Sheldon si avvicinò per ammirarla in tutto il suo splendore. Fece scorrere le dita sulla carrozzeria e osservò gli interni nuovi, eccitato all'idea che presto avrebbe finalmente guidato quell'auto.
« Il motore è stato rifatto completamente tenendo però tutti componenti originali. Beh, quasi tutti. » affermò Stuart quando Sheldon finì di ammirare l'estetica. « Ho faticato molto per trovarla quindi cerca di prestare attenzione una volta tanto. » disse osservandolo sotto la luce al neon che faceva risaltare il pallore del viso di Stuart e gli occhi azzurri di Sheldon.
« Cosa hai montato su? » chiese ignorando completamente le parole dopo "motore rifatto".
Stuart aprì il cofano per mostrargli il suo lavoro degli ultimi tre mesi.
« Ho utilizzato pezzi della GT-R R35 per aumentarne la potenza. Ora fa da 0 a 100 in 2,5 secondi contro i 4,9 prima delle modifiche. » gli mostrò i sei cilindri e i due turbocompressori e di tutti gli altri pezzi originali del motore. Poi fu la volta delle modifiche vere e proprie.
« Quindi adesso non ho più quel problema con la trazione? »
Stuart scosse la testa. « Assolutamente no. Il suo assetto è completamente da corsa ora. Non avrai più problemi tecnici. Se hai notato anche la carrozzeria è stata fatta per aumentare l'aerodinamicità. Le sospensioni sono più basse, l'impianto frenante e di scarico sono stati completamenti sostituiti. Ah, ho aggiunto un alettone e i neon blu. »
« È davvero fantastica, devo assolutamente prov— »
« Oddio, ma è stupenda! » gridò una voce femminile alle loro spalle. Stuart indietreggiò di colpo e Sheldon per lo spavento sbatté la testa contro il cofano aperto. Si girò di scatto verso l'origine di quella voce tenendosi con la mano la parte dolorante.
« P-Penny?! Ma che diavolo ci fai qui?! E anche tu Pidge?! » guardò poi l'amico vicino a loro.  
« Leonard...» mormorò a denti stretti socchiudendo gli occhi.
La bionda lo ignorò e si avvicinò all'auto studiandola da cima a fondo con aria incantata.
« Ma questa è una Nissan GT-R R34! Sai quanto è difficile trovarne una? » gridò rivolta a Stuart. Lui la guardò con gli occhi sbarrati.
« Sheldon, ti ricordi quando ti avevo detto che non dovevi dire a nessuno di questo posto tranne a Leonard? » domandò Stuart cercando di mantenere il controllo mentre Penny girava intorno alla macchina.
Sheldon trascinò Leonard in parte e lo guardò nel modo più minaccioso possibile. « Ma sei cretino?! Hai portato Penny e Pidge qui? »
L'amico cercò di difendersi. « Io non volevo portarle te lo giuro, ma hanno voluto sapere a tutti i costi dove stavo andando! »
« E inventarsi una balla, no? » continuò Sheldon arrabbiato.
« Ehm...lo sai che non sono molto bravo con le bugie e, beh, Penny sembrava piuttosto irremovibile. Non mi avrebbe mai creduto. »
Sheldon si schiaffò una mano sul volto e sospirò a lungo. « Quindi hai pensato di portarle qui. Ottimo. A volte mi chiedo se al posto del cervello hai un branco di scimmie urlatrici. » disse esasperato.
« Ma sì dai, infondo non è la fine del mondo...» mormorò aggiungendo una risatina nervosa.
Sheldon lo fulminò con lo sguardo. « Spero per te che sia davvero così. »
Ritornò da Stuart e immediatamente Penny gli si parò davanti con un enorme sorriso sulle labbra.
« È tua quell'auto? » chiese con un gridolino eccitato.
« Beh ecco....»
« Mi fai fare un giro? » lo osservò negli occhi azzurri aspettandosi un sì come risposta.
Sheldon la afferrò per le spalle e la spostò di lato. « Senti, tu qui non dovresti nemmeno starci, dico sul serio, non è un posto per—»
« Cosa fai esattamente? » domandò Amy che per tutto il tempo era rimasta in disparte. Quattro paia di occhi si spostarono su di lei. « Intendo, perché siamo in un posto isolato come questo con un'auto così costosa nel garage di uno che a malapena può permettersi di comprarsi dei vestiti decenti? »
« Ehi! » sbottò offeso Stuart. « Sono vestiti che uso per lavorare questi! »
« Ma come Amy non l'hai ancora capito? » Penny si staccò dalla presa di Sheldon e si avvicinò a lei. « Casa apparentemente abbandonata, auto completamente modificata dal motore alla carrozzeria per poter correre al meglio, niente targa né numero di telaio o di immatricolazione. Qui si fanno corse clandestine! » disse completamente su di giri. La cosa la stava affascinando tantissimo.  
« Corse clandestine? » Amy era confusa. Era un nome che aveva sempre associato a film e videogiochi, non avrebbe mai pensato di vederne davvero una dal vivo.
« Sheldon...» lo chiamò Stuart.
« Si sta facendo tardi. » disse dopo aver guardato l'ora. Aprì la portiera e si sedette dentro l'auto sentendo subito la differenza tra un sedile normale e uno da corsa. « Leonard portale a casa e poi raggiungimi. » ordinò e accese l'auto. Un rombo che sembrava un ruggito si diffuse per il piccolo garage aumentando l'intensità del suono e facendo alzare il livello di adrenalina in Sheldon.
Lasciò il garage e si udì il suono del motore per un bel pezzo mentre percorreva le stradine secondarie per raggiungere il luogo dell'incontro.
« Lo avete sentito...» disse Leonard rivolto alle due ragazze. « Forza andiamo. »
Penny alzò un sopracciglio perplessa. « Hai davvero intenzione di portarci a casa? » chiese senza spostarsi di un solo millimetro.
Leonard alzò lo sguardo e sospirò. « Sheldon ha detto di fare così perciò, almeno per una volta, fai quello che ti dice. »
Penny sbuffò e gli tirò una pacca sulla spalla. Col cavolo che si sarebbe fatta scappare una cosa del genere. « Avanti, sali in macchina e raggiungiamolo. »
 

Amy avrebbe preferito mille volte tornare a casa. Si guardò un po' attorno, ma tutto ciò che poteva vedere erano file di auto parcheggiate modificate così tanto da rendere irriconoscibile il modello originale e impianti subwoofer messi nel baule che trasmettevano musica a livelli assurdi. C'erano tipi dall'aria losca e ragazze poco vestite. Si sentiva l'odore dolciastro dell'erba appena fumata e l'aria carica di tensione e adrenalina. In poche parole l'ambiente non le piaceva per niente.
« Statemi vicino. » disse Leonard con tono fermo mentre si addentrava nella folla. Per una volta in quella sera Penny decise di dargli retta.
« Ma è proprio necessario che rimaniamo qui anche noi? Non è meglio fare come ha detto Sheldon e tornare a casa? » sussurrò Amy a Penny anche se con quella musica stava praticamente urlando.
« Scherzi? » rispose lei voltandosi appena. « È una vita che sogno di vedere una gara clandestina seria. Ho la sensazione che qui ci siano anche piloti professionisti. »
La passione per i motori di Penny sfuggiva completamente a Amy. Eppure pensava di conoscerla bene, ma a quanto pare non così bene come credeva. Però effettivamente le venne in mente quando Penny le raccontò di come aveva smontato e rimontato il motore di una  vecchia Chevrolet di suo padre all'età di tredici anni. Chissà perché non aveva più approfondito questa sua passione.
Finalmente si districarono da quella folla di gente soffocante e si trovarono con cinque auto parcheggiate una fianco all'altra. Poi notò la linea bianca tracciata sull'asfalto e capì che non erano parcheggiate, ma che si stavano preparando per la gara e che quella era la linea della partenza. E tra una macchina rossa e una nera c'era quella di Sheldon. Lui era appoggiato al cofano e stava parlando con un tizio che gesticolava con particolare enfasi. Indossava un improbabile abbinamento di colori talmente sgargianti da risultare in contrasto con gli stili della maggior parte delle persone presenti, ovvero giubbini in pelle e maglie con teschi.
« Le scommesse sono da capogiro! Siamo arrivati alla bellezza di diecimila dollari. » disse il tizio di fronte a loro.
« Diecimila?! » esclamò Sheldon staccandosi dal cofano.
« C'è gente che viene da Boston, New York e Chicago. Stasera ci sarà da divertirsi me lo sento! Non ci sono più i ragazzini e i principianti a cui eri abituato prima. Ora le cose stanno cominciando a diventare serie per cui stai attento. » disse con tono d'avvertimento.               
« Sopratutto a quel tizio grande come un armadio che ti sta guardando male da quando sei arrivato. » mormorò avvicinandosi di più a Sheldon. Si girò e quell'energumeno non gli aveva ancora tolto gli occhi di dosso. Non ricordava di averlo mai visto, ma non poteva esserne sicuro.
« Capito. » disse semplicemente. Leonard si mise in parte a loro e il tizio un po' strambo lo salutò molto calorosamente come se non si vedessero da anni.
« A quanto siamo? » chiese dopo essersi liberato dalla presa un po' troppo invadente dell'amico.
« Diecimila. » disse Sheldon scandendo bene le lettere e gli mostrò un ampio sorriso entusiasta. Leonard batté le palpebre un paio di volte.
« S-sul serio? »
« È la scommessa più alta che avete visto immagino. » disse il tizio mettendo le braccia dietro ai loro colli. « Ma quando ti sarai fatto conoscere, mio caro, arriverai a vedere punte anche di cinquanta o sessanta mila dollari, se non di più. »
« Io non gareggio per i soldi. » rispose Sheldon.
« Forse, ma quando ti ritrovi tra le mani cinquantamila bigliettoni con soli cinque minuti di "lavoro" fidati che il "io non gareggio per i soldi" diventa un "gareggio per guadagnarne ancora di più". » disse sorridendo ad entrambi.
« C-cinquantamila dollari? » disse Penny facendoli voltare tutti e tre.
« Oh, volti nuovi stasera. Da dove venite belle fanciulle? » disse sistemandosi la giacca come se si fosse trovato in una serata galante in qualche posto rinomato.
Sheldon rimase bloccato, completamente incredulo di vedere chi aveva di fronte.                         « Leonard...quale parte di "portale a casa" non hai capito? »
« Sono stata io a costringerlo a portarci. » disse Penny prendendo le difese dell'amico.                 « Volevo vedere una gara. Soltanto una. » fece gli occhi dolci. « Non sei arrabbiato vero? »
Sheldon alzò gli occhi al cielo esasperato. « Va bene fate quello che volete. Ma soltanto una, chiaro? Non è un bel posto questo...» quando si voltò Penny sorrise e fece un occhiolino a Leonard che sorrise anche lui e mormorò un grazie.
Un ragazzo di pelle scura che aveva tenuto per tutto il tempo una radiolina incollata all'orecchio diede l'ok al tizio strambo. Immediatamente si staccò da loro e si addentrò un po' nella folla. « Accendete i motori gente! Tra poco si comincia! » gridò prendendo un megafono e facendo cenno alla gente in fondo di avvicinarsi. Alcuni rimasero appoggiati alle loro auto, pronti ad assistere alla gara da lì. Una buona fetta fece un grosso semicerchio dietro le auto pronte per gareggiare.
« Mettetevi in parte e. Non. Muovetevi. » disse passando da Amy a Penny e soffermandosi a lungo su quest'ultima.
« Ricevuto! » gridò la bionda per sovrastare il rumore della folla.
Sheldon salì sulla Skyline e accese il motore. Strinse nervosamente il volante e prese un grosso respiro. Doveva concentrarsi. Adesso c'era solo lui e la strada. Nessuna folla schiamazzante, nessuna scommessa da capogiro, niente ragazze a cui aveva chiesto categoricamente di tornarsene a casa. Solo lui, l'auto e l'adrenalina che stava aumentando di secondo in secondo.
Una ragazza camminò su dei tacchi a spillo vertiginosi e raggiunse il centro della strada. Aveva due fazzoletti rossi in entrambe le mani e lanciava sguardi provocanti verso i cinque piloti sulla linea di partenza. Cominciarono a sgasare per scaldare il motore.
Sheldon si guardò prima a sinistra e vide uno che aveva un'aria decisamente molto sicura di sé. Guidava una Mazda RX-7 rossa, ma non per questo si sentiva inferiore. Anzi, chi era troppo sicuro delle proprie capacità in genere sottovalutava sempre gli altri e finiva per perdere la gara, sopraffatto dall'abilità di qualcuno che aveva avuto l'accortezza di sembrare innocuo. Girò la testa verso destra e, guarda un po', l'armadio a quattro ante lo stava fissando. Lui era su una Dodge Charger del '69 con un'enorme presa d'aria sul cofano. Con quella stazza effettivamente gli serviva una macchina in grado di contenerlo.
La ragazza alzò entrambi i fazzoletti in alto mentre i piloti puntarono gli occhi sulla strada. Sheldon notò un pulsante rosso sul volante con la scritta NOS.
Sorrise. « Bravo Stuart, ora sì che si ragiona. »
« È una gara sprint. Finirà ancora prima che ve ne accorgiate. » disse Leonard senza staccare gli occhi dalla Nissan.
« Cosa vuol dire sprint? » chiese Amy.
« Significa che parte in un punto e finisce in un altro, senza quindi ricongiungersi al punto di partenza. » spiegò Penny facendo rimanere di stucco Leonard. Lei fece spallucce. « Mio fratello partecipava a gare clandestine fino a qualche anno fa. Con la moto però. »
« Sostanzialmente ci sono tre tipi di gare: sprint, circuito e chilometro lanciato. La prima te lo ha già spiegato Penny in cosa consiste, nella seconda si ritorna al punto di partenza e nell'ultima le auto gareggiano su un rettilineo di mille metri in cui si testa la velocità di punta di un'auto. Qui non conta se sei bravo o no. O hai la macchina veloce o perdi. » spiegò. « Ogni pilota scommette una cifra che viene indicata dall'organizzatore. Più le macchine sono elaborate e i piloti esperti più la scommessa è alta. Se non hai i soldi scommetti l'auto. Si aggiungono poi anche le scommesse da altre persone quindi alla fine si arriva sempre a un bel gruzzoletto. »
Amy guardava come Penny annuiva e rimaneva incantata sentendo parlare di scommesse e gare. Lei però non capiva da venisse tutto questo suo entusiasmo. Anzi, trovava tutto ciò ridicolo.
« Sheldon sta gareggiando con un'auto che non ha mai nemmeno provato. » disse Stuart sbucando fuori dal nulla. « Spero non sia così sconsiderato da utilizzare il protossido di azoto che ho montato su. Ma ne dubito fortemente. »
« Venite. » Leonard le prese per un braccio e le portò sopra una collinetta poco distante. Stuart li seguì. Non erano molto in alto, ma si vedeva la strada stendersi per parecchi metri. « Da qui possiamo vedere un pezzo di gara. Purtroppo non possiamo vedere quando raggiungeranno il traguardo. »
Penny si morse il labbro, delusa.
Finalmente la donna abbassò i fazzoletti e con un stridio di gomme le cinque auto partirono creando un rombo che ricordava quello di un grosso temporale moltiplicato per cento volte. All'inizio sbandò un po', ma poi riuscì a prendere il controllo dell'auto e immediatamente era già col fiato sul collo alla macchina in quarta posizione.
La Skyline di Sheldon sfrecciava velocissima, tenendo tranquillamente testa all'auto verde davanti a lui. Con due semplici sterzate guadagnò la terza posizione e alla prima curva era già secondo. Davanti a lui c'era solo il tizio enorme con la macchina enorme.
Amy osservò la scena con una certa ansia. Non che vincesse o perdesse, di quello le fregava ben poco, ma era la velocità alta, la vicinanza estrema con gli altri e la sensazione che stesse per succedere qualcosa a farle provare quella sensazione di disagio.
Sheldon cercherò di superarlo da destra, ma il tizio sterzò bruscamente verso di lui, premendolo contro il muro e facendo partire scintille dovute alla fiancata che grattava contro la parete. Era una mossa sleale, ma della lealtà te ne freghi quando c'è il rischio di perdere.
Stuart da lontano vide la scena e si mise le mani nei capelli. « La macchina...ho appena finito di metterla a posto...» mormorò con un dispiacere quasi esagerato. « Perché deve sempre rovinarle? Perché? »
Amy lo guardò di sbieco. Interessante notare che a Stuart premeva più la sorte della macchina che quella dell'amico.
Sheldon doveva trovare un modo per liberarsi.
Frenò e scalò in quinta e in meno di due secondi era già dietro alla macchina a prendere la scia. Se restava perfettamente allineato all'auto che aveva davanti poteva acquistare velocità e così superarlo, senza dover ricorrere all'N2O. Passò in sesta e lentamente si mise al suo fianco sinistro.
Era un testa a testa di quelli in cui le sorti della gara dipendevano dal millimetro in più o in meno. Potevano persino guardarsi dal finestrino, ma non lo fecero perché la minima distrazione poteva far vincere l'altro per quel maledetto, insignificante millimetro.
Mancavano poco al traguardo, ma la Nissan più di così non poteva fare. Sfiorò il piccolo pulsante rosso sul voltante. Beh, ora o mai più. Lo premette e l'improvvisa accelerazione lo schiacciò contro il sedile. La distanza si fece più netta ogni secondo che passava e dallo specchietto retrovisore vide che il Dodge non riusciva a raggiungerlo.
Passò il traguardo e anche il NOS finì facendogli riacquistare una velocità più normale. Tirò il freno a mano e fece un mezzo testa coda, fermandosi in mezzo alla strada. C'era un po' di fumo dovuto all'alta velocità raggiunta. Scese dall'auto e anche il l'ominide grande come una casa scese dalla sua auto per poi avvicinarsi a Sheldon. Gli spettatori si accerchiarono intorno a loro pensando che oltre allo spettacolo ci sarebbe stata anche una rissa finale per concludere in bellezza.
Quando gli fu davanti gli sembrava ancora più imponente. Con un semplice pugno l'avrebbe quasi sicuramente ucciso. Non abbassò lo sguardo né si mostrò in alcun modo teso o nervoso.
Anche Leonard e gli altri li raggiunsero.
« Ragazzino...» disse con voce profonda. Gli occhi di tutti puntati su di loro.
« Cosa succede? » chiese Amy a Leonard e lui scosse la testa.
« Non ne ho idea. » mormorò preoccupato.
L'omone allungò la mano verso di lui. « Complimenti. Davvero un'ottima gara. Mio fratello era stato battuto da un professionista, come supponevo. »
Sheldon gliela strinse, un po' confuso. « Ah...ehm, grazie. Anche se non sono un professionista. »
« Ah no? » disse stupito. « Allora hai sicuramente del talento, ragazzino. »
Così come si era avvicinato, in pochi secondi era già a bordo del suo bolide mentre si allontanava per le stradine quasi sperdute. Sheldon continuò a osservarlo finché non sparì dietro a una serie di edifici.
« Hai vinto! Sei stato fantastico! » gridò Penny battendo le mani. « Hai guadagnato ben cinquemila dollari! Tutti insieme! Cioè....oddio! » era gasata al massimo per tutto quello che aveva visto nelle ultime due ore e a malapena riusciva a stare ferma. Amy non capiva se ad eccitarla così erano solo le auto o anche l'idea di essere coinvolti in qualcosa di illegale. Probabilmente entrambe le cose.  
« D'accordo adesso andiamo però. Potrebbe venire qualche sbirro...» disse Leonard dopo aver preso i soldi ed esserseli messi in tasca. Sheldon annuì. Si diresse verso la sua auto, ma mentre apriva la portiera notò che Penny lo stava osservando con un sorriso a trentadue denti. Alzò gli occhi al cielo.
« Sali. » le disse dopo una breve pausa seguita da un piccolo sospiro e lei corse immediatamente a sedersi sul posto del passeggero. Amy andò con Leonard.
Arrivarono alla casa, se così si poteva chiamare, di Stuart e parcheggiò l'auto all'interno del garage.
Penny non faceva altro che parlare della gara, delle auto a suo dire "tremendamente fighe" e lanciando una serie di insulti al tizio che aveva rovinato la macchina.
« Per fortuna si è rovinata solo la carrozzeria. » mormorò Stuart piegandosi per vedere le sospensioni e i freni. « Trovare i pezzi di ricambio per quest'auto è difficile, Sheldon. Devi fare attenzione. »
« Lo so, ma non è stata colpa mia. È stato quello là a chiudermi contro il muro. Altrimenti te l'avrei riportata come nuova. »
Stuart gli lanciò uno sguardo scettico. Poi scosse la testa e si alzò, pulendosi le mani sui pantaloni.
« Andiamo. Torniamo a casa adesso. » disse Sheldon dando quasi tutta la parte del suo guadagno a Stuart. Lui li contò.
« Non so se bastano. » affermò arrivando all'ultima banconota.
« E tu cerca di farteli bastare. »
Si incamminò verso l'uscita seguito da Leonard e le due ragazze. Quando vide che Amy seguiva Leonard verso la macchina lui si fermò e la guardò sorpreso.
« Non sali con me? »
« Beh ecco io...»
« Non ti fidi per caso? »
Lei si strinse nel giubbino e sentì il suo sguardo pungente addosso.
« Certo che mi fido, non è questo...»
Lui sorrise. « Allora non hai nessun motivo per rifiutare il mio invito. » Si spostò e le fece gesto con la mano di raggiungere l'Audi parcheggiata dietro di lui.
Amy sospirò leggermente. In un modo o nell'altro trovava sempre il modo di farle fare quello che voleva lui. In genere non le dispiaceva, ma quella sera non le andava di stare con lui. C'era qualcosa nel suo comportamento che la infastidiva.
Passarono il viaggio nel più completo silenzio. L'unica voce che si sentiva era quella di Axl Rose che usciva dalla radio mentre cantava una delle canzoni più famose dei Guns 'n Roses.
Fermi ad un semaforo Sheldon le diede un'occhiata veloce e notò il suo sguardo leggermente corrucciato prima di tornare a concentrarsi sulla strada.
« C'è qualcosa che non va? Non hai spiccicato una sola parola da quando siamo partiti. »
« Mi chiedi se c'è qualcosa che non va? » osservò il suo profilo mentre ripartivano allo scattare del verde. « Accidenti Sheldon, ti ho appena visto partecipare a una gara illegale dove un tizio per poco non ti faceva schiantare contro un muro e tu mi chiedi se va tutto bene? No, non va tutto bene! » parlava velocemente ed era nervosa.
Sheldon la guardò di sfuggita un paio di volte. « Non capisco perché ti stia comportando così. Non è successo nulla. È andato tutto bene no? »
« E se non fosse stato così invece? » continuò lei con un tono più duro.
Questa volta la osservò un po' più a lungo. Fece un mezzo sorriso sghembo e guardò di nuovo la strada.
« Ho capito, hai paura che possa succedermi qualcosa. »
Amy aprì la bocca per ribattere, ma sospirò e guardò fuori dal finestrino.
Lui posò una mano sul suo ginocchio. « Non devi preoccuparti, non mi accadrà niente. Starò qui a romperti le scatole ancora per un sacco di tempo. »
Amy si girò a guardare fuori dal finestrino.
« Perché lo fai? » chiese con la guancia appoggiata ad una mano dopo essersi annoiata di tutto quel buio monotono che le passava davanti.
Sheldon scrollò le spalle. « Perché mi diverto. Credo sia solo questo il motivo. »
« Non ti fa paura tutto questo pericolo? »
« No, trovo che sia molto eccitante invece. » ghignò, ma si smorzò non appena vide lo sguardo preoccupato di Amy.
Lei si avvicinò di più alla portiera e appoggiò la testa sul braccio. Sentiva le palpebre pesanti.  « Fai attenzione. » mormorò. Era l'unica cosa che poteva dirgli. Non sarebbe mai riuscita a fargli cambiare idea, nemmeno se ci avesse messo tutto l'impegno di questo mondo. Poteva solo raccomandarli di fare attenzione.
Sheldon annuì e strinse con più forza il volante. « Certo. » rispose con filo di voce.
Dopo una lunga pausa i muscoli tesi di Sheldon si rilassarono e sorrise leggermente.
« Non pensavo ti preoccupassi così tanto per me sai Pidge? » disse. « Ci tengo a te e non voglio che tu ti preoccupa per questo. Anzi, voglio che ne resti fuori. E poi...» sospirò a lungo e prese una pausa prima di proseguire. « Non ti devi affezionare troppo a me, Amy. Perché io finirò col farti soffrire. » si pentì subito di averlo detto. Non sapeva perché aveva detto quelle cose. Da una parte voleva che lei si affezionasse a lui, dall'altra cominciava lentamente a insinuarsi dentro di sé la consapevolezza che più a lungo restavano insieme più sarebbe diventato difficile restare lontani e questo, lui lo sapeva, avrebbe portato Amy a non essere davvero felice.
La mancanza di una risposta da parte sua lo lasciò perplesso poi si accorse del suo respiro lento e regolare e capì che si era addormentata. Perciò di quello che aveva detto non aveva sentito nulla.
Tirò un sospiro di sollievo. Chiedere a Amy di non affezionarsi a lui era un gesto masochista per entrambi. Sarebbe davvero riuscito a rinunciare a lei? Al modo in cui si stava lentamente intromettendo nella sua vita?
Sapeva molto bene la risposta.


Ecco, io non devo guardare Fast and Furious prima di scrivere un capitolo perché poi mi vengono in mente queste cose e la mia mente bacata mi impone di metterlo in una storia. Ma insomma, diciamocelo, quanto sono belle le corse clandestine? Quelle nei film ovviamente xD
Infondo se è una storia Universo Parallelo (circa) Sheldon sarà per forza un asso alla guida con la passione per l'adrenalina, giusto? u.u
Ovviamente la fanfic non si baserà su questo, ma farà solo da contorno, o almeno spero di riuscirci xD
Detto questo spero davvero che vi sia piaciuto il capitolo^^
A presto!

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Capitolo 9
*** Change of mind ***


123
Capitolo VIII.
Change Of Mind



"Un sorriso spesso nasconde una lacrima.
Una risata spesso nasconde un sospiro.
Un abbraccio spesso cela una disperata richiesta di aiuto."
Mirai Nikki



Amy aprì stancamente la porta del bar e si sedette ad un tavolino massaggiandosi una tempia con due dita. Alzarsi quella mattina era stato piuttosto traumatico. Si era riaddormentata due volte e alla terza volta Leslie le lanciò dietro il cuscino e le tolse le coperte urlando che non poteva perdersi le lezioni e che avrebbe fatto meglio a sbrigarsi o l'avrebbe buttata letteralmente giù dal letto. Ad Amy più che una tranquilla ragazza in quel momento  le apparve come il sergente di una caserma militare che urlava ai marines di scendere dalle brande.
Con una forza sovrumana riuscì ad alzarsi e a raggiungere il bar dove Sheldon lavorava per fare colazione.
« Ti senti bene Pidge? Hai una faccia sconvolta. » Sheldon si sedette di fronte a lei con i cappuccini e le brioche per entrambi.
« Forse perché non ho dormito un cavolo di niente stanotte. » sbottò irritata.
« Ma dai, non saremo mica tornati tardi eri sera! » rise mentre versava lo zucchero nel cappuccino e iniziava a mescolare.
Lei lo guardò come se si fosse bevuto il cervello. « Non siamo tornati tardi? Io a quell'ora dormo già da un pezzo. Non so come fai ad essere così fresco dopo tutto quello che è successo ieri. »
Assaggiò un sorso. « È solo questione di abitudine. Ci vuole un po', ma con il tempo non senti neanche più la stanchezza. Potresti riuscirci persino tu. »
Amy corrugò la fronte. « No, io non ho nessuna intenzione di tornarci ancora. Io e le gare clandestine abbiamo chiuso. »
Sheldon appoggiò la tazza e si pulì la bocca dalla schiuma. « Bene. Puoi convincere anche la tua amica a fare altrettanto? Perché mi sta letteralmente stressando. »
« Di già? Sono passate soltanto poche ore. » ridacchiò.
« Guarda. » prese il cellulare e le fece leggere i messaggi che Penny gli aveva inviato dopo che l'aveva accompagnata a casa e quelli inviati quella stessa mattina.

Ore 7:15
Ieri mi sono divertita tantissimo! Quand'è che ci andiamo ancora?

Ore 7:19
A proposito, non è che mi fai fare ancora un giro sulla tua macchina? :)

Ore 7:24
La prossima volta scommetto su di te così magari vinco qualcosa! ahahaha

Ore 7:33
Sheldon! Perché non rispondi!? Giuro che se osi darmi buca e non portarmi più con te, te la faccio pagare molto cara è.é

« Cosa dovrei fare secondo te? È peggio di uno stalker. »
Amy prese la tazza tra le mani e assaporò il latte mischiato al caffè. « Effettivamente non hai molta scelta. Penny non è una che demorde facilmente. »
« Lo so per questo tu sei l'unica che possa convincerla. Non voglio coinvolgervi in cose come questa. È rischioso e non ne vale la pena. »
« D'accordo ci proverò, ma non ti assicuro nulla. »
« Grazie. » rimise il cellulare in tasca e prese un pezzo di brioche. « Tutta colpa di quell'idiota di Leonard. Se non vi avesse detto nulla a quest'ora non dovrei preoccuparmi di tenere lontano Penny. »
Amy si bloccò con la tazza sospesa a mezz'aria. « Aspetta, stai dicendo che se non fosse stato per Leonard tu non ci avresti detto nulla? »
« Probabilmente no. »
« Perché? »
« Perché ci sono alcune cose che preferisco non dire a troppa gente e in questo caso direi che sono più che giustificato. » rispose appoggiandosi allo schienale della sedia e cercando nella tasca del giubbino il pacchetto di sigarette. « Non mi è mai piaciuto coinvolgere le persone nelle mie cose sopratutto se sono persone che conosco da poco tempo. »
Amy rimase colpita. Voleva dire che non si fidava di lei?
« Davvero mi avresti tenuto all'oscuro da tutto questo? »
Sheldon incrociò le braccia e la guardò perplessa. « Non ti ho detto praticamente nulla di me e non ti ha infastidito. Perché questo sarebbe diverso? »
« Beh perché...» si bloccò non trovando nulla per cui ribattere. Il fatto che non la ritenesse importante la fece soffrire, ma d'altronde cosa si aspettava? Raj l'aveva detto che era uno molto riservato e che ci voleva tempo prima che iniziasse a fidarsi di qualcuno. Però pensava che ormai tra di loro si fosse creata una certa chimica e che coinvolgerla in una cosa importante come questa sarebbe stata scontata.
Infondo di lui non sapeva proprio un bel niente. Non le aveva raccontato quasi niente sulla sua vita prima di trasferirsi a Pasadena. Era completamente all'oscuro.     
« No, hai ragione...non sei tenuto a farmi sapere tutto. Infondo hai ragione. Ci conosciamo da troppo poco. » appoggiò i gomiti sul tavolo e abbassò lo sguardo sulla sua brioche che non era stata ancora toccata.
« È difficile da spiegare, Pidge. »
Amy alzò gli occhi su di lui e Sheldon si avvicinò un po'. « Ci sono cose che preferisco tenere per me ed è molto meglio così fidati. » abbassò la voce. « Meno sai di me e meglio è. »
Amy annuì e Sheldon si allontanò tornando ad appoggiarsi completamente allo schienale della sedia.
Meno sapeva di lui e meglio era.
Non le importava sapere cosa nascondeva. Lei voleva soltanto che lui riuscisse ad aprirsi con qualcuno, perché -ne era sicura- nemmeno con Leonard ci era riuscito, o almeno non del tutto. Voleva aiutarlo a sostenere quel peso che si portava dietro. Si era accorta che dietro il suo sguardo apparentemente allegro e spensierato si celava una certa sofferenza. Non sempre traspariva, ma certe volte si notava più del solito. Era come un'ombra che aleggiava nei suoi occhi e che con difficoltà riusciva a contenerla. Un'ombra che minacciava di diventare sempre più grande. Il suo apice lo raggiungeva quando suonava il pianoforte. Quando le sue dita percorrevano i tasti, sembrava diventasse quasi un'altra persona. L'espressione diventava più severa, le sopracciglia corrugate per la concentrazione e lo sguardo di chi stava affrontando le proprie paure, la propria rabbia, il proprio dolore. A volte smetteva di ascoltarlo per concentrarsi su di lui.
Se conoscesse la musica forse capirebbe quello che lui sta cercando di dire.
Forse sarebbe perfino riuscita a sentire la sua disperata richiesta di aiuto.
« Dovrai imparare a fidarti di qualcuno prima o poi. » disse dopo aver appoggiato la tazza vuota.
Sheldon abbozzò un mezzo sorriso e guardò il tavolo. « Hai ragione. Ma prima dovrò trovare quel qualcuno non ti pare? »


~°~



Nelle settimane successive Amy uscì diverse volte con Raj. La portava in posti diversi ogni volta e in poco tempo aveva praticamente visitato tutta la città. Raj era sempre estremamente gentile con lei, ma era anche molto timido anche se cercava in tutti i modi di sembrare uno dal carattere sicuro e forte. Nonostante i suoi sforzi ogni tanto capitava che arrossisse senza motivo o che balbettava qualcosa. Amy si inteneriva sempre quando perdeva per un attimo la sua sicurezza.

Aprì la porta di un appartamento fin troppo familiare negli ultimi tempi. Effettivamente passava un sacco di tempo lì. Dopo le lezioni quasi tutti i pomeriggi si ritrovava in quell'appartamento e se non poteva per qualche motivo era da Penny e la sera era praticamente costretta a cenare da loro. Piuttosto che mangiare da sola o con  Leslie non le dispiaceva la loro compagnia.
Aveva una scatola in mano e quando l'appoggiò sul tavolino Sheldon guardò interrogativo prima lei, poi la scatola e poi di nuovo lei.
« Che cos'è? »
« Una scatola. » rispose con ovvietà.
Sheldon la guardò male e lei ridacchiò. « No, intendo, cosa c'è dentro? »
« Niente che ti interessa. » rispose facendogli un sorriso. Tirò fuori i libri e li appoggiò in parte all'oggetto che in quel momento era fonte di curiosità per Sheldon.
« Perché non mi dici cosa c'è dentro? »
« Perché non è per te. Mi hanno fatto un regalo. » disse vaga prendendo una penna e sistemandosi sul divano mezza rivolta verso di lui come faceva sempre quando studiavano insieme.
« Dai fammi vedere! » esclamò allungando la mano, ma lei fu più veloce e spostò la scatola più in là dove non potesse arrivarci.
Lui la fissò intensamente per qualche secondo. « D'accordo, hai vinto tu. » disse alzando le mani e prendendo il suo libro di matematica.
Sorrise soddisfatta. Per una volta aveva vinto lei.
« Ieri non mi è uscita nemmeno un'integrale. Perché io ci metto un'ora per arrivare alla soluzione, sbagliata tra l'altro, mentre tu in cinque minuti scarsi la risolvi? » pensò ad alta voce.
« Perché io sono un genio. » rispose con un mezzo sorriso e l'aria di superiorità.
Amy sospirò. Quando si atteggiava così gli avrebbe tirato dietro il libro. Non c'era bisogno che le sbatteva in faccia ogni volta questo fatto.
« Ci vuole un po' di tempo per capirle. Non sono così difficili come sembrano, anzi sono la parte più semplice del programma. »
Amy lo guardò terrorizzata. « Come la parte più semplice?! C'è qualcosa di peggiore di questa robaccia? »
Sheldon annuì. « Vedrai come ti divertirai con la statistica inferenziale. » aprì il libro svogliatamente sugli esercizi con le differenziali e lo appoggiò davanti ad entrambi in modo che potesse vedere anche lei.
Amy iniziò a trascrivere la prima equazione quando vide Sheldon, con uno scatto, allungarsi sul tavolino per prendere la scatola.
« Ehi! » gridò per lo spavento.
« Oh! » esclamò quando finalmente vide cosa c'era dentro. « Ma sono cupcake! »
« Sì, sei contento adesso? » sbuffò incrociando le braccia.
Lui ne afferrò uno e iniziò ad esaminarlo. « Li hai fatti tu? Che gentile, non c'era bisogno sai? Aspetta non saranno mica velenosi? » disse toccando la superficie morbida.
« No, non li ho fatti io. Mi hanno fatto un regalo, non mi hai sentito prima? »
« Sinceramente no. Stavo cercando di capire cosa diamine ci fosse dentro. » staccò un pezzettino per guardare all'interno. « Si vede che non li hai fatti tu sono troppo perfetti. » ghignò mentre Amy lo guardò torva.
« Cosa ti dice che non sappia farli anche io? »
« Il fatto che l'ultima volta hai voluto cuocere la pizza e si è carbonizzata. Ammettilo, Pidge, a cucinare fai pena quanto me. »
È vero cucinare non era mai stato il suo forte.
« Comunque li ha fatti Raj, prima che me lo chiedi. » disse prendendone uno.
Quel pomeriggio Raj, dopo le lezioni, si era presentato davanti al cancello dell'università poco prima che lei partisse per andare da Sheldon e le aveva dato quella scatola con dentro sei cupcake tutti diversi. Al cioccolato, alla cannella, alla vaniglia, con la crema, la panna e uno semplice senza nulla.
Rimase molto stupita quando lo vide. « Come fai a sapere che adoro i cupcake? » chiese e lui sorrise tranquillamente. « Sapessi...» rispose vago con una scrollata di spalle. "È stata sicuramente Penny" pensò. Quando Raj se ne andò non riuscì a trattenere un sorriso. Le aveva preparato un dolce e per essere sicuro di non sbagliare aveva chiesto a Penny quale fosse il suo preferito.
Sheldon ne addentò uno, quello con la cannella, e sgranò gli occhi. « È tipo la cosa più buona che abbia mai mangiato! » esclamò con la bocca piena. « E quello stronzo mai una volta che li abbia fatti per noi. Lo odio. »
Lei rise vedendo la sua espressione estasiata. Poi ne assaggiò uno anche lei e in effetti era davvero molto buono, il migliore che abbia mangiato finora. Raj aveva talento per la cucina e quella era la prova definitiva.
Improvvisamente Raj le apparve ancora più carino del solito. Avrebbe avuto una fornitura di cupcake a vita.
Sheldon la guardò e scoppiò a ridere. « Lo dico sempre che sei una mocciosetta. Non riesci nemmeno a mangiare un cupcake senza sporcarti. » disse allungando il pollice per toglierle la panna dalla punta del naso. Si pulì il dito sui pantaloni e Amy si portò istintivamente due dita sul naso. Fu un gesto semplice quello di toglierle la panna, ma lei ebbe un brivido lungo tutto il corpo. Al pari di quando le aveva dato il bacio sulla fronte. Rimase immobile con lo sguardo perso nel vuoto per qualche secondo tant'è che Sheldon agitò una mano davanti ai suoi occhi.
« Ehi, ci sei? »
« Sì...sì, stavo solo pensando a una cosa. »
« A cosa? » domandò incuriosito.
« A...» al fatto che ogni volta che ti sono vicino perdo la testa, al fatto che basta solo che mi sfiori per farmi venire i brividi lungo la schiena, al fatto che mi sta succedendo tutto questo e non riesco a capire perché. «...a quanto tempo mi ci vorrà per riuscire a risolvere queste stupide differenziali. » disse con un piccolo sorriso. Lui si avvicinò di più iniziando a scrivere qualcosa sul suo quaderno. Il respiro di Amy si fece più veloce.
« Intanto potresti iniziare a scrivere l'equazione nel modo corretto, che ne dici? » disse dopo aver appoggiato la penna.
Ma ad Amy della matematica non gliene fregava un tubo. Era confusa su ciò che provava, confusa su quello che c'era tra di loro.
E più restava con lui più aveva la sensazione di non riuscire a capire i suoi sentimenti.   



~°~



« Andiamo? » disse una Penny alquanto impaziente mentre tamburellava le dita sul braccio. Era in piedi che dava le spalle alla porta dopo essere entrata nella sua stanza con una certa veemenza. Leslie le scoccò un'occhiataccia, ma non disse nulla.
Amy alzò lo sguardo dal libro piuttosto confusa. « Prego? »
Penny sbuffò. « Dobbiamo andare a prendere questo benedetto vestito per la festa. »
La mora inarcò le sopracciglia ricordando qualche frammento della conversazione fatta con lei a pranzo. Stava pensando a tutt'altro e sinceramente si era completamente dimenticata del vestito.
« vuoi andare adesso? » rispose scocciata lanciandole un'occhiata veloce mentre lanciava il libro sul letto e metteva il tappo all'evidenziatore.
« Certo! La festa è tra cinque giorni, Amy. Ho solo cinque giorni per trovare il vestito, le scarpe e la borsa da abbinarci. Se non ci diamo una mossa potremmo non trovare nulla. » si imbronciò pensando all'eventualità di non avere tutto nuovo di zecca.
« Forse sei tu quella che non troverà niente. Io sono già più che a posto. »
Penny alzò un sopracciglio scettica. « Ma davvero? E sentiamo, di grazia, cosa indosserai? »
« Io...» si bloccò quando tutto ciò che le vennero in mente furono maglie e jeans. Non era certo l'abbigliamento più bello che potesse sfoggiare, sopratutto ad una festa in cui ci sarebbero state tutte le matricole pronte a sfoggiare il loro aspetto migliore per conquistare il rispetto di gente più grande di loro.
« Magari posso venire così. » si indicò mostrando un sorriso innocente.
Penny le puntò contro un dito in modo minaccioso. « Se pensi di venire vestita da barbona giuro che ti prendo a calci da qui fino a Portland. » Portland era la loro città di origine. Improvvisamente sentì una certa malinconia nel ricordarsi la sua città.
« Dai stavo scherzando, è ovvio che non mi vestirò così. » roteò gli occhi. Anche se non stava proprio scherzando del tutto. « Ma non ti pensare che indosserò qualche abitino striminzito, chiaro? »
« Certo che no. » disse mostrandole un sorriso di chi stava pensando tutto il contrario invece.
Amy si alzò e prese la sua borsa già pentendosi di aver deciso di darle retta.
« D'accordo andiamo. » sospirò non proprio entusiasta. Penny la prese per un braccio e la accompagnò fuori.
« Vedrai che bel vestitino che ti troverò! » squittì trascinandola giù per le scale.
Forse sarebbe stato meglio così. Doveva andare vestita bene a quella festa non poteva fare come la prima volta che entrò in quel locale appena trasferite. Lo stesso giorno in cui incontrò Sheldon per la prima volta e che, molto gentilmente, le aveva detto che sembrava una mocciosa. E aveva perfino riso. Avrebbe dovuto davvero tirargli dietro qualcosa, accidenti.

Finalmente ritornarono a casa e una volta entrate appoggiarono per terra numerose borse. Amy era esausta. Aveva provato qualcosa come un migliaio di vestito e un altrettanto numero di scarpe. Andare a fare shopping con Penny metteva a dura prova la pazienza di chiunque, anche della più appassionata al mondo di negozi. Però almeno era riuscita a trovare tutto al contrario di Penny che ancora non aveva trovato la borsa e, stando a come nemmeno in un immenso negozio solo di borse non ne avesse trovata una di suo gusto, probabilmente avrebbe finito con l'usare una che già possedeva.
« Vedrai come piacerai a Sheldon con quel vestito azzurro. » la bionda le portò un bicchiere di vino e le fece l'occhiolino con aria complice.
« Per l'ultima volta...io non piaccio a lui e lui non piace a me, va bene? » sbottò infastidita assaggiandone un sorso. Perché continuava a insistere con questa cosa?
« Stavo solo scherzando, scusa...» mormorò l'amica. « Era solo per dire, dato che sarete insieme. So benissimo che non vi piacete. »
Amy appoggiò il bicchiere sul tavolino davanti a sé. « Il fatto è che non ci vado più con lui. »
A Penny andò il vino di traverso. Tossì un paio di volte e poi tornò a guardare l'amica. « Come non vai con lui? E con chi andresti scusa? Non ti azzardare a darmi buca, sai? »
« Vado con Raj. »
Penny batté gli occhi un paio di volte. « Con...Raj? »
Amy annuì. « Sì, mi ha chiesto se potevamo andare insieme tempo fa e gli ho risposto che andava bene. »
« E Sheldon non ha detto nulla? » domandò perplessa.
Amy spostò lo sguardo e iniziò a muoversi nervosamente.
« Oh cielo, tu non glielo hai ancora detto...» disse con rassegnazione.
« No, non ancora. Ma non ci sono problemi, va bene? A Raj serviva un'accompagnatrice e a Sheldon serviva qualcuno che non gli stesse in mezzo ai piedi. Problema risolto. » tagliò corto.
Penny inclinò la testa da un lato e la lanciò un'occhiata scettica. « Ah sì? Allora se è tutto risolto perché non gli hai detto che non ci vuoi più andare con lui? »
Amy si bloccò non sapendo cosa dire. Non aveva mai trovato il momento giusto per dirglielo.
« Beh, perché...» si morse il labbro in cerca di qualcosa di convincente da dire. La guardò decisa.
« Perché glielo dico adesso. » affermò sicura di sé.
« Adesso? »
« Sì. Adesso. » si alzò di scatto e raggiunse la porta. Non sapeva nemmeno lei cosa stesse facendo. Ma Penny la stava osservando seduta sul divano e ora non poteva più tirarsi indietro.
Titubante bussò alla porta. Un paio di colpetti leggerissimi. Nessuno avrebbe sentito e lei sarebbe potuta tornare indietro tirando un bel sospiro di solliev—
« Hai bisogno di qualcosa per caso? » Amy se lo ritrovò ad un palmo dal naso in meno di dieci secondi. Ma come accidenti aveva fatto a sentirla? Si era appostato dietro alla porta?
« Ah, ehm...io...» cercò di formulare una frase di senso compiuto, ma tutto ciò che il suo cervello fu in grado di elaborare erano solo versi e sillabe prive di logica.
Sheldon si appoggiò allo stipite fissandola con un ghigno divertito. « Ora ti metti a balbettare quando mi vedi? Non pensavo di farti questo effetto. »
Amy prese un respiro cercando di calmarsi. Con la coda dell'occhio vide Penny che rideva e che la guardava curiosa.
Ignorò quello che aveva detto sull'effetto che gli faceva.
« A dire il vero ti devo dire una cosa. »
Lui si staccò dallo stipite e, leggermente sorpreso, si spostò facendole segno di entrare.
Stava guardando un film a giudicare dal sacchetto di pop-corn appoggiato sul divano e alla bottiglia di birra appoggiata sul tavolino. Sullo schermo c'era il fermo immagine su uno zombie che stava azzannando la sua vittima. Fece una smorfia di disgusto. Ottimo tempismo per mettere il film in pausa, davvero.
« Vuoi? » disse offrendole il sacchetto con i pop-corn. Lei scosse la testa.
« No, grazie. Senti volevo solo dirti che...» si fermò. Una stana sensazione iniziò a farsi strada dentro di sé. Non era sicura, ma aveva come il presentimento di star facendo la cosa sbagliata.
« Allora? » la incalzò a proseguire. Si portò una manciata di pop-corn in bocca aspettando che si decidesse ad andare avanti.
« Io non vengo più alla festa con te. »
Sheldon tolse la mano dal sacchetto e se la pulì sui pantaloni. La osservò per qualche secondo con espressione seria.
« Perché non dovresti più venire con me? » domandò alzando leggermente un sopracciglio.
« Vado con un altro. » disse senza tanti giri di parole. Non voleva dirgli con chi andava dato che si trattava pur sempre si uno dei suoi migliori amici. Anche se non c'era alcun motivo per farlo. Loro due non stavano insieme, perciò perché nasconderlo?
« Capisco. Immagino si tratti di Raj. »
Lo sguardo di Amy gli fece capire che aveva indovinato.
« Lo sapevo. Non fa altro che dire quanto gli piaci e che ti trova carina. È una vera rottura di palle ultimamente. » disse con tono freddo.
« Ah. » disse solo. Certo sapeva di piacergli, ma non pensava così tanto. Era davvero preso da lei se ne parlava così spesso con gli amici.
« Quindi...a te va bene? » domandò cauta.
Lui scrollò le spalle. « Che vuoi che me ne importi? Vuoi andare con lui? Meglio così, almeno mi risparmio quella festa inutile. » prese il telecomando e spense il televisore poi lo cacciò sulla poltrona con un gesto stizzito.
Amy ci rimase male. Non gliene importava niente di lei e questo avrebbe dovuto capirlo da tempo. Non la considerava più della semplice amica della sua vicina di casa. Strinse le labbra e si sentì pervadere da rabbia e delusione.
« Se non volevi venire con me potevi anche dirlo subito, sai? » sbottò fissandolo negli occhi azzurri.
« Pensi che il motivo sia che non voglia venire con te? »
« Sì, esatto. La verità è che non ti piace stare con me. Pensi che sono semplicemente un peso e una noia. E ora scusa, ma devo andare. » si girò, ma una stretta salda le afferrò il polso costringendola a voltarsi nuovamente.
« Sei davvero una stupida a pensare questo. »
Amy sgranò gli occhi. La sua mano ancora attorno al polso.
« A me piace stare con te. » mormorò.
Amy non sapeva cosa dire. Aveva ragione a darle della stupida.
« Davvero? »
« Sì. Se vuoi andare con lui non sono certo io a impedirtelo. È giusto così, infondo è lui la persona più adatta a te. »
Lentamente lasciò andare la presa e con un sospiro leggero raggiunse il pianoforte dove con la mano destra iniziò a fare qualche accordo con aria svogliata.
« Ora se non ti dispiace, dato che non c'è Leonard, vorrei esercitarmi un po'. » disse celando in quella frase un invito a lasciarlo da solo.
« Non suoni mai quando c'è Leonard? » chiese ignorando il messaggio nascosto nella frase. Al contrario di quanto si aspettava non aveva alcuna voglia di andarsene.
« Preferisco farlo quando sono da solo. Mi concentra. » continuò tenendo gli occhi fissi sulle dita che si muovevano.
« A me piace vederti suonare. » mormorò e subito si coprì la bocca con la mano quasi avesse detto un segreto inconfessabile. Non voleva dirlo davvero, voleva solo pensarlo, ma il suo cervello non aveva attivato il filtro che lo collega alla bocca.
Sheldon accennò un sorriso. Si fermò e si girò appena verso di lei.
« Perché pensi che non mi piaccia stare con te? » domandò con un'espressione curiosa.
Amy sperò che l'argomento non tornasse più fuori e invece lui aveva voglia di approfondire, accidenti. Si morse il labbro cercando di ponderare le parole giuste da dire. Non sapeva molto bene neanche lei perché pensasse questo di Sheldon. Forse era per la loro diversità, i gusti ed interessi opposti, per le vite e le esperienze così distanti.
Sheldon aspettò pazientemente che Amy trovasse il pensiero giusto da esprimere. Avrebbe voluto dirle che se continuava a tormentare in quel modo il labbro l'avrebbe rovinato, ma non disse nulla.
« Il fatto è che siamo molto diversi, Sheldon. Per questo penso che in realtà tu preferisca stare con altri tipi di persone. E poi in genere non piaccio molto ai miei coetanei perché dicono che sono troppo diversa e troppo introversa. » Chissà come aveva trovato il coraggio di dirgli quello che pensava. « Alla maggior parte piace uscire e divertirsi, bere e andare a ballare, esattamente come te, mentre io preferisco stare da sola a leggere e a...scrivere. » concluse allontanando lo sguardo dal suo.
Sheldon la guardò comprensivo. Anche se non sembrava la capiva molto bene.
« Vieni ti facci vedere una cosa. » disse alzandosi e facendole cenno di seguirlo. Raggiunsero la sua camera dove Amy si bloccò qualche secondo prima di entrare. Sheldon roteò gli occhi quando la vide ferma sulla porta. « Non ti faccio niente se metti piede in camera mia, Pidge. »
« Sono semplicemente colpita dal fatto che è così ordinata da sembrare quella di una donna. » lo prese in giro mostrandogli un largo sorriso finto.
« Ah ah ah davvero divertente. Mi sto piegando dal ridere. » rispose mostrandole anche lui un sorriso finto. Poco alla volta la sua espressione si fece seria.
« Tu dici che sei noiosa perché preferisci stare a casa a leggere uno dei tuoi libri super impegnativi o a scrivere. » incrociò le braccia. « E io cosa dovrei dire? Suono il pianoforte e ho diversi CD di musica classica che ogni tanto mi piace ascoltare. Dovrei forse considerarmi un emarginato o uno strambo? »
Amy iniziò a tormentarsi una ciocca di capelli. « No...»
« Visto? Te ne devi fregare di quello che pensa la gente. Vogliono giudicarti in base a quello che ti piace senza conoscerti? Bene, lascia farglielo. Quella è tutta gente che non ti merita e che faresti meglio a lasciar perdere. » disse.
Amy rimase sorpresa da quelle parole. Il modo in cui lo aveva detto le face capire quanto ci tenesse a lei. Sentì l'autostima crescere e fu convinta che doveva assolutamente adottare la sua stessa filosofia di vita.   
« Credo...credo che tu abbia ragione. » mormorò.
Sheldon sorrise appena. Si accovacciò e prese ad armeggiare sotto il letto finché non tirò fuori una scatola con uno sottile strato di polvere sopra.
Amy lo guardò confusa. « Cosa c'è lì dentro? »
« Qui ci sono tutte le mie cose che mi sono portato da casa. Beh, alcune cose. Quelle che ritenevo più importanti. » disse cominciando a spostare i vari oggetti finché non trovò quello che gli interessava. In quel caso due libri dall'aria piuttosto vecchia e su cui c'erano disegnate delle note.
La curiosità di Amy fu più forte dell'educazione così non riuscì a non dare un'occhiata dentro.
« Hai addirittura dei vinili di musica classica? » domandò sorpresa.
« Uhm? Ah, sì ho...ho una specie di collezione. » ne prese uno e se lo rigirò tra le mani. Era da tanto che non vedeva quei dischi. Erano sempre sparsi per casa sua un tempo. Li trovava ovunque, perfino in bagno. « Ma non sono miei. Erano di mia madre. Aveva la passione per la musica classica e amava collezionare i dischi dei suoi compositori preferiti. » spiegò con una punta di nostalgia.
« Perché non hai mai detto che avevi una collezione di musica classica? » domandò Amy prendendone un altro e studiandolo con attenzione.
Sheldon rise. « Perché non è una cosa che dici per vantarti in giro, non ti pare? » Effettivamente non aveva tutti i torti.
« Anche a me è sempre piaciuta, ma non ho mai approfondito purtroppo. »
Sheldon si fece pensieroso. « Beh, potremmo andare ad un concerto uno di questi giorni. Ne fanno spesso qui in città e si esibiscono musicisti provenienti da tutto il mondo, alcuni anche piuttosto famosi come Yiruma. »
« Eh? »
Alzò gli occhi al cielo. « Non scherzavi quando dicevi che non avevi approfondito...» sospirò. « È un genio quell'uomo. Te lo farò sentire un giorno. »
« Davvero vuoi andare ad un concerto di musica classica? » chiese sorpresa. Si sarebbe aspettata un invito per un concerto metal dove padroneggiavano chitarre elettriche e grida da parte dei cantanti, oltre a un'orda di metallari che pogavano come matti noncuranti di finire addosso agli altri. Di certo non un concerto fatto di pianoforti e violini.
Sheldon scrollò le spalle. « A dir il vero da quando sono qui non ci sono mai andato e piuttosto che andarci da solo faccio a meno. »
« Chiedi a Leonard, no? » disse con ovvietà.
Lui la guardò leggermente a disagio. Amy inarcò le sopracciglia capendo. « Ti vergogni di chiederglielo! »
« Non mi vergogno di chiederglielo! » sbottò. « A Leonard non piace mentre agli altri non interessa. Quindi ci ho rinunciato. »
Amy sorrise. « D'accordo, magari una volta possiamo andarci. »
« E questa volta non mi darai buca perché comprerò io i biglietti e costano parecchio. » cercò di rimanere serio, ma un luccichio negli occhi lo tradì. Amy ridacchiò. « No, non ti darò buca. »
Si abbassò per rimettere a posto il disco quando notò l'angolo di una fotografia emergere tra due libri. La prese con la punta delle dita e la esaminò. C'era una donna piuttosto giovane con accanto un bambino che doveva avere sui sette anni. Assomigliava molto a Sheldon ma non era lui perché aveva gli occhi grigi e non azzurri come i suoi. Forse doveva essere...
Sheldon le strappò la fotografia dalla mano.
« Lei è...» mormorò Amy.
Lui abbassò lo sguardo e il viso si fece cupo. Fece passare un dito sopra e annuì. « Sì, è mia madre insieme a mio fratello. »
Era da tantissimo tempo che non la guardava più. Solo quando i suoi lineamenti cominciavano a farsi più sfocati allora la tirava fuori dalla scatola e gli dava un'occhiata veloce. Solo grazie a quella fotografia poteva ancora ricordarsi di lei altrimenti l'avrebbe già dimenticata da tempo.
Calò un silenzio fatto di tensione e ricordi.
Amy si abbassò per vedere se ci fosse qualcosa di interessante e sperò di non imbattersi in un'altra fotografia. Non le piaceva quello sguardo triste, non gli si addiceva. Tirò fuori un libro con delle note sulle copertina e con i bordi leggermente rovinati. Lo aprì e iniziò a sfogliarlo lentamente. C'erano spartiti semplici e altri piuttosto complessi, brani di compositori classici e di musica moderna, il tutto accompagnato da brevi appunti presi a bordo pagina. Era una scrittura fine ed elegante, appartenente ad una donna probabilmente e contando il fatto che Sheldon li avesse con sé non fu difficile capire a chi appartenessero un tempo.
« Visto che hai bisogno di farti un po' di cultura ti presto qualche CD. » disse il ragazzo dopo aver appoggiato la fotografia sul letto ed averle messo in mano alcuni CD che Amy guardò perplessa.
« Yiruma e...Yann Tiersen? Devo proprio ascoltarli? » disse dopo aver letto i nomi.
« Sì. » rispose semplicemente.
Li rigirò tra le mani per osservare la copertina e il retro. « Mi chiedevo...perché non hai fatto il conservatorio se ti appassionava così tanto la musica? »
« Perché c'è una concorrenza spietata e non sarei mai riuscito ad emergere. Nei conservatori c'è gente con un talento di gran lunga superiore al mio, inoltre costa troppo non sarei mai riuscito a permettermela. E poi sono molto più bravo in matematica. » spiegò ricordandosi improvvisamente di quando arrivato all'ultimo anno del liceo non avesse la più pallida idea di cosa fare. Anzi, quando non aveva la benché minima voglia di fare qualcosa dopo il liceo. Era estremamente disinteressato e apatico verso lo studio o qualsiasi altra cosa lo circondasse e i suoi voti erano mediocri nonostante i professori sapessero che fosse un ragazzo dotato di una notevole intelligenza. Sopratutto quello di matematica. Si ricordò bene della conversazione fatta con il professore in cui lo spronava a non lasciarsi scivolare tutto addosso, ma a sfruttare i suoi talenti perché è questo che fanno le persone intelligenti. "Sai cosa odio di più, Sheldon? Vedere le persone che sprecano i propri talenti." Aveva ancora bene in mente quella frase detta dal suo professore ed era stato quello, forse, l'unico motivo per cui aveva deciso di dare una svolta alla sua vita. Non avrebbe sprecato così miseramente i suoi talenti.
Amy mosse qualche passo verso l'uscita, ma si fermò e si voltò nuovamente.
« Senti, credo di aver sbagliato. Avevo detto che sarei venuta con te alla festa e invece io ho preferito andare con—»
« Ho già detto che va bene così. » la interruppe freddamente.
« O-okay...» lei uscì e prima di seguirla prese la foto dal letto la mise tra due libri posti sullo scaffale. Poi chiuse la porta.


~°~

« Secondo te è meglio se mi metto la cravatta e i pantaloni eleganti o meglio i jeans e una maglia? » domandò Leonard mentre portava in salotto degli abiti per farli vedere al suo coinquilino.

« Quello a destra. » disse senza staccare gli occhi dal televisore. Leonard gli lanciò un'occhiata stizzita.
« Non hai nemmeno guardato! »
« Sto guardando il wrestling adesso! Non rompere. » sbottò acido mentre apriva un sacchetto di patatine al formaggio.
« Tu hai un sacco di maglie e camicie strafighe, cavolo. Perché io non ho mai niente di decente? »
« Perché io so vestirmi e tu no. » rispose con sufficienza.
Leonard gli fece una linguaccia. Tanto non lo stava nemmeno guardando. Diede un'occhiata alla maglie e alle due camicie che aveva in mano, ma non lo convincevano affatto così li lanciò sul pavimento e tornò in camera a rovistare nell'armadio. Se non fossero per i quindici centimetri abbondanti di differenza tra le loro altezze avrebbe sicuramente rubato qualcosa dall'armadio dell'amico. Aveva una camicia scura di seta davvero bella, peccato che se l'avesse indossata lui gli avrebbe fatto da camicia da notte. Sbuffò diverse volte mentre tirava fuori dall'armadio i vestiti e dopo una veloce occhiata gettava sul pavimento quelli scartati mentre sul letto quelli che avrebbero potuto andare bene. Si sorprese dalla quantità di roba che non sapeva nemmeno di avere.
Non c'era quasi niente che gli piaceva. Sembrava tutto inutile e anonimo in questo momento eppure fino a poche settimane prima era convinto di avere un guardaroba più che invidiabile con tutti quei capi firmati che facevano capolino appena apriva l'anta. Il fatto è che niente sembrava abbastanza bello per Penny.
Ritornò in salotto con altre maglie tenute in mano, tre camicie sulle spalla e un paio di pantaloni sull'altra.
« Dici che a Penny piace di più un uomo vestito elegantemente o casual? » continuò ricevendo un'occhiataccia torva da Sheldon.
« E io cosa vuoi che ne sappia? »
« Sarei dovuto andare a comprare qualcosa...» disse passandosi due dita in mezzo agli occhi.
Sheldon sospirò esasperato. « Domani andiamo a comprare qualcosa, va bene? Se vuoi ti scelgo i vestiti e ti aiuto anche metterteli in camerino! »
Leonard arricciò le labbra schifato. « Non ci vengo a scegliere i vestiti con te, sei scemo? Mica siamo una coppia! »
Alzò le spalle. « Ti stai comportando come una donna isterica e mestruata. Sei tu fai la femmina io farò l'uomo di questa relazione. » disse guardandolo e ridendo.
« Voglio solo fare bella figura con Penny domani...e poi non sono una donna isterica! » sbottò alzando la voce.
« Come no...» mormorò a bassa voce.
Leonard iniziò a raccogliere i vestiti sparsi sul pavimento.
« Non capisco perché ti stai facendo tutti questi problemi per nulla. È solo una stupida festa. Sii te stesso come sempre, no? »
« Certo, facile a dirsi...» la verità era che con Penny non riusciva ad essere se stesso. Lo metteva a disagio e si comportava come un imbecille timido ed impacciato quando in realtà non lo era affatto. Si sedette sulla poltrona. « E tu con Amy invece? » chiese per cambiare discorso.
« Io con Amy cosa? »
« Viene con te alla festa domani, no? Hai intenzione di comportarti decentemente o farai lo stronzo menefreghista che si mette a pomiciare negli angoli con la prima tizia ubriaca che gli capita? »
Leonard sorrideva divertito per la scena, ma Sheldon rimase serio. Gli occhi che fissavano l'incontro di wrestling alla tv.
« Non ci viene più con me. »
« Davvero? » disse sorpreso.
« Raj l'ha invitata e lei ha accettato. »
« Giusto, Raj voleva chiederglielo...»
Scrollò le spalle. « Meglio così, non avevo nessuna voglia di andarci. Andrò da un'altra parte, probabilmente al Paradise insieme a qualche compagno di corso. »
« La discoteca nuova che hanno aperto soltanto due mesi fa? È un posto esclusivo, come fai ad avere il permesso per entrarci? »
« Ho le mie conoscenze. » rispose con un sorriso soddisfatto.
« Howard e Bernadette si imbucheranno con noi invece. Alla fine Howard è riuscito a convincerla a venire. »
Annuì svogliatamente. « Ottimo. »
Leonard lo osservò attentamente per qualche secondo. Aveva come la sensazione che qualcosa non andasse e che centrasse il cambio di idea di Amy. Possibile che ci fosse rimasto male? Era tentato chi chiedergli se c'era qualche problema, ma capì che era meglio aspettare un altro momento. Non era il caso di insistere.
Guardò un po' il wrestling insieme a Sheldon e mentre tamburellava con entrambi gli indici sui braccioli della poltrona si chiese come avrebbe dovuto comportarsi domani. Zack ci sarebbe stato o no? E se ci fosse stato avrebbe fatto meglio a stare lontano? No, col cavolo. Non aveva paura di quel tizio e non si sarebbe fatto alcun problema a parlare con lei o, perché no, anche a ballarci insieme.
Ma per farlo doveva assolutamente trovare qualcosa da mettersi. Qualcosa che la lasciasse a bocca aperta.
Si allungò sul tavolino e prese il cellulare. Velocemente compose il numero sulla tastiera.
« Chi chiami? » chiese Sheldon passandosi due dita sotto il mento.
« Chiedo a Raj se mi presta qualcosa. »
« Giusto, tanto siete entrambi nani da giardino quindi la sua roba sicuramente ti andrà bene. » lo prese in giro.
Leonard gli fece una smorfia. Appena l'amico rispose immediatamente si alzò e si diresse in camera per spiegargli come stavano le cose.
Sheldon sospirò rassegnato. « L'amore gli sta dando alla testa. »



Buonasera^^ Perdonate il ritardo, ma non sono proprio riuscita a rileggere e a mettere a posto il capitolo prima <.<
Quindi: abbiamo una Penny che tormenta Sheldon di portarla con lui alle prossime gare, ma Sheldon ha deciso che non andranno mai più con loro poiché è troppo pericoloso.
Amy decide di cambiare idea e di andare con Raj alla festa, quindi Sheldon è intenzionato ad andare da tutt'altra parte.
Infine Leonard è in crisi perché non sa cosa mettersi xD Giustamente diventa difficile scegliere quando devi cercare di fare colpo su Penny.
Spero di non metterci così tanto anche con il prossimo aggiornamento, ma non vi assicuro niente prutroppo <.<
Grazie a tutti ♥

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Capitolo 10
*** Never Again ***


xxx
Capitolo IX.
Never Again


"Ho divorato il tuo viso, quella sera.

Ti ho visto forse per cinque minuti, ma quei cinque, lunghi minuti ti hanno impressa in me,
e già ti conosco a memoria."
David Grossman






P
enny posò la spazzola sul mobile e girò la testa da una parte e poi dall'altra per assicurarsi che i capelli fossero perfettamente lisci. Uscì dal bagno e dopo essersi messa le scarpe fece una piroetta su se stessa davanti allo specchio per vedere l'insieme. Sorrise assolutamente soddisfatta. Era incantevole con quel vestito stretto che non le arrivava nemmeno a metà coscia. Zack sarebbe rimasto ammutolito davanti a tanta bellezza se solo si fosse degnato di venire alla festa. Sospirò pensando che non era colpa sua dato che era impegnato con il lavoro.
Amy intanto seduta sul divano la stava aspettando con aria annoiata. Lei era già pronta da una mezz'ora buona e sapeva quanto Penny fosse lenta ed esigente riguardo al suo aspetto.
« Eccomi sono pronta! » gridò uscendo dalla camera mentre era intenta ad infilarsi un orecchino.
« Alla buon'ora. Perché devi sempre metterci così tanto? » domandò. Con la mano si passò la gonna corta a palloncino per darle un po' di forma.
« Perché devo essere assolutamente perfetta, Amy. » rispose e nel frattempo si guardava intorno alla ricerca della borsetta.
« Non devi cercarti il fidanzato quindi cosa ti importa? »
« Anche se sono fidanzata non significa che non possa divertirmi un po'.» disse lanciandole uno sguardo malizioso. Si avvicinò a lei. « Voglio che anche tu ti lasci un po' andare, Amy. Cerca di divertirti, d'accordo? » la prese per una mano e le mostrò un sorriso sincero. Amy annuì promettendo a se stessa che si sarebbe impegnata per trovare qualcosa di divertente in quella festa.
« Va bene. » Penny soddisfatta la prese per un braccio e aprì la porta vedendo di fronte a sé i suoi vicini di casa intenti ad uscire e a chiudere a chiave. Leonard stava molto bene con i capelli tirati indietro con il gel oltre ai jeans neri e alla maglia con una stampa colorata. Rimase impressionato vedendo Penny. Dopo qualche secondo sbatté le palpebre come se si fosse risvegliato da un sogno e le rivolse un mezzo sorriso. « C-ciao...» balbettò e abbassò lo sguardo vergognandosi della figura che aveva appena fatto. Penny ridacchiò e lanciò uno sguardo d'intesa ad Amy. Lei lo interpretò come un "sono talmente bella che la gente rimane senza parole". Purtroppo non era a conoscenza del vero motivo per cui era rimasto senza parole.
« Ma come siete belle ragazze. » commentò Sheldon da dietro l'amico dopo che si infilò le chiavi in tasca ed essersi soffermato un po' troppo sulla bionda.
Lui era...splendido. Solo quello riuscì a pensare Amy appena lo vide. Indossava dei pantaloni chiari e una camicia della stessa tonalità e con il giubbino di pelle in mano sembrava davvero un modello.
« Pensavo non venissi. » disse perplessa Penny facendo la domanda al posto di Amy.
« Infatti io non vengo con voi. A malincuore dovrete fare a meno di me stasera. » rispose mentre scendevano le scale. Amy non era ancora riuscita a dire una sola parola. Si era affiancata a lui e mentre Sheldon illustrava cosa avrebbe fatto quella sera Amy lo guardava di sottecchi stando ben attenta a non farsi notare. Era ancora più affascinante delle altre volte. Aveva qualcosa di diverso, qualcosa che lei non riusciva a capire. Perché aveva smesso di ascoltarlo dal tanto era attratta da lui? Cosa le stava facendo standole semplicemente vicino?
Per fortuna raggiunsero presto l'uscita così poté respirare a pieni polmoni l'aria fresca della sera.
« Allora ci vediamo. » disse Sheldon salendo sulla sua Audi.
« Sapevi che c'è un dj famoso nella discoteca appena fuori città stasera? » Penny si rivolse ad Amy che smise di guardare l'Audi allontanarsi per fare un cenno con la testa a Penny. Non aveva ascoltato una sola parola di quello che aveva detto per cui non sapeva nemmeno di cosa stesse parlando.
« Forza, andiamo. »
Salirono sull'auto di Leonard e appena Amy si sedette ebbe l'impulso di scendere e di ritornare in casa. Non ci voleva più andare, ma ormai non poteva più nemmeno tirarsi indietro o Penny l'avrebbe odiata per sempre. 
Passarono a prendere Rajesh perché a quanto pare era molto meglio se c'era qualcuno in grado di riportarlo a casa. Era vestito molto bene per essere una festa in cui metà delle persone il giorno dopo avrebbe vomitato per la sbornia. Aveva un certo stile e gusto nel vestire cosa che lasciò sorpresa Amy. A quanto pare qui tutti sapevano vestirsi tranne lei.
Anche se Raj si era impegnato con tutto se stesso per risultare il più affascinante possibile Amy non fu colpita nello stesso modo con cui aveva guardato e riguardato Sheldon. E questo la fece arrabbiare parecchio. Aveva appurato che stare con Raj le piaceva. Lui le piaceva. Eppure non era stata folgorata come con Sheldon, non aveva sentito il cuore accelerare all'inverosimile e non gli lanciava occhiate furtive per ammirarlo. Non prestava a Raj più della stessa attenzione che stava prestando a Penny o a Leonard.
« Sei...sei davvero carina stasera. » disse imbarazzato Raj guardandola nervosamente.
Amy accennò un sorriso per il sincero apprezzamento. « Grazie. Anche tu stai davvero bene. Mi piace molto come ti sei vestito. »
Raj si guardò attorno nervoso e si sistemò per la millesima volta il collo della giacca da quando era uscito di casa.
« Stasera voglio divertirmi un mondo! Come sono le feste qui? A Portland sono una noia pazzesca. »
« Non sono male se non ti da fastidio vedere gente che comincia ad andare fuori dopo due bicchieri e che comincia a starti addosso solo perché indossi una gonna. Oltretutto senza considerare la quantità di droga che gira e alle risse frequenti che capitano sia fuori che dentro il locale. Ma se non conti questi piccoli dettagli sono sicuro che ti piaceranno. » disse con una punta di sarcasmo.
Penny si girò verso il finestrino del lato del passeggero con aria delusa. « Ah, allora sono come quelle di Portland. Che peccato. »
Leonard alzò un sopracciglio un po' sorpreso per quella reazione. « Perché scusa, pensavi che qui fosse diverso? Guarda che le feste tra universitari sono tutte così a me no che non frequenti paesini sperduti dove è già tanto se hanno un locale per fare una festa. »
« Ma qui siamo in California pensavo che sarebbe stato diverso! »
« Diverso come? »
Penny lo guardò qualche secondo pensando a cosa dire poi tornò ad appoggiare seccata la schiena al sedile. « Non lo so, diverso e basta. »
Mentre Leonard e Penny discutevano su come doveva essere data una festa secondo loro Raj cercava di trovare il modo migliore per attaccare discorso. Amy era davvero bella quella sera, molto più di quanto si sarebbe aspettato.
Dato che non trovava nulla di decente per rompere il ghiaccio si limitò a stare zitto e a darsi dell'imbecille mentalmente.
« Siamo arrivati. » disse parcheggiando l'auto in un piazzale dall'altra parte della strada rispetto al locale dove si sarebbe tenuta la festa. C'erano numerose persone che si avviavano verso l'ingresso.
Varcarono la soglia di una grande stanza di un vecchio edificio che per l'occasione era stata completamente messa a posto. Era stato messo perfino un bel bancone dove il barista stava preparando cocktail dal colore improbabile e che Amy non aveva mai visto prima. C'era gente, ma il locale non era pieno come si aspettava forse perché era ancora presto. Un dj improvvisato, che dall'aspetto e da come parlava probabilmente era uno dell'ultimo anno con la passione per la musica elettronica, iniziò a movimentare la serata mettendo un disco dietro l'altro e atteggiandosi come se fosse stato il David Guetta della festa.
Amy era lì dentro da neanche un'ora e si era già stufata. C'era un odore di fumo misto ad alcol che le dava un tremendo fastidio e in più già i ragazzi cominciavano ad andare fuori. Si tenne vicino a Raj intanto che lui, fermo al bancone, prendeva il suo drink.
« Andiamo a ballare? » chiese indicando con un cenno il centro della stanza.
Amy scosse la testa. « A dir il vero non mi piace ballare. Non sono nemmeno capace. »
« Non c'è problema, nemmeno io sono poi tanto bravo. » insistette sperando di convincerla. Il centro della sala stava iniziando lentamente a riempirsi di gente e anche a lui sarebbe piaciuto andare lì e lasciarsi finalmente andare con Amy. Avrebbe potuto starle vicino senza che nessuno dei suoi amici ficcasse il naso e, se ci fosse stato un lento anche se ne dubitava, avrebbe avuto una compagna con cui ballare. Però se lei si rifiutava sarebbe andato tutto a farsi benedire.
« No, non mi va. » rispose Amy con un tono più duro di quanto volesse. Raj ci rimase un po' male e Amy addolcì l'espressione del viso.
« No, cioè, non è che non mi va di ballare con te è solo che preferisco restare qui. » si prese una ciocca di capelli e iniziò a girarsela attorno alle dita. Non le andava di stare appiccicata a tutta quella gente sconosciuta.
Raj piegò l'angolo della bocca in un sorriso. « D'accordo come vuoi, non voglio costringerti. » Cercò di mascherare la delusione. Sarebbe stata un'altra volta. Bevve un sorso del suo drink e restarono per qualche minuto in silenzio, allontanando lo sguardo l'uno dall'altra. Amy aveva risposto ai tentativi di conversazione di Raj con frasi taglienti così alla fine lui ci aveva rinunciato, chiedendosi il perché di tanto astio. Eppure non era così le altre volte che stavano insieme.
Amy sospirò quando vide Raj guardarsi attorno annoiato. Non sapeva nemmeno lei perché si stesse comportando così. Il fatto è che avrebbe voluto che ci fosse stato anche Sheldon. Era sicura che con lui si sarebbe sentita più a suo agio in mezzo a quella folla.
« Ti fa niente se vado a ballare un po'? » disse l'amico dopo essersi soffermato a lungo sulle persone al centro della pista.
Amy fece segno di no e gli mostrò un sorriso e sperò che risultasse sincero, anche se in realtà non voleva affatto che la lasciasse da sola. Leonard e Penny si erano già dispersi e non li avrebbe rivisti fino a fine serata, inoltre anche Howard e Bernadette erano lì da qualche parte, ma non era ancora riuscita ad incontrarli. Lo osservò mentre si divincolava tra le persone per raggiungere il centro e si chiese perché mai l'avesse invitata se poi l'avrebbe lasciata da sola. Appena le note di una nuova canzone iniziarono a riempire la stanza Raj assunse un'espressione decisamente più euforica, a tratti sollevata e immediatamente iniziò a muoversi a ritmo di musica.  
Amy appoggiò un braccio sul bancone e si girò dall'altra parte. Aveva fatto male a venire, aveva fatto male ad ascoltare Penny, aveva fatto male a non essere venuta con Sheldon.

Leonard si guardò attorno in cerca della sua vicina di casa, ma non era più riuscito a trovarla, sembrava si fosse volatilizzata nel nulla. Appena arrivati era andato subito a prendere da bere al bancone dato che aveva bisogno di alcol per sciogliersi un po'. L'attesa era stata lunga, ma era certo che Penny lo stesse aspettando eppure appena tornò da lei non la trovò più ad aspettarlo. Provò a passare ogni singola persona della sala per vedere se avesse trovato qualcun'altro con cui ballare, ma non era in compagnia di nessuno e questo da una parte lo fece sollevare e dall'altra lo fece anche preoccupare. Era un atteggiamento parecchio strano.
Howard vedendolo da solo gli si avvicinò insieme alla fidanzata. Dopo averlo interrogato con lo sguardo Leonard sbuffò, alzò le spalle e si passò una mano nei capelli.
« Se n'è andata. Non la trovo più. »
« Non può essersene andata, deve essere qui da qualche parte. » disse Bernadette alzandosi sulle punte dei piedi per riuscire a vedere al di sopra degli altri ragazzi. Anche con i tacchi alti non raggiungeva una grande altezza.
« Ha ragione Bernie, sarà qua in giro. Magari è con Amy. »
Leonard scosse la testa. « Amy è là infondo con Raj, li vedo a stare qui, ma di Penny nemmeno l'ombra. »
C'era troppa gente adesso per riuscire a soffermarsi su ogni singola persona e più passava il tempo più nuove persone si univano alla festa creando così una grande confusione. Bevve un sorso del suo Mojito e diede l'altro bicchiere che aveva preso per Penny a Bernadette che accettò tranquillamente e senza farsi problemi nonostante fosse il terzo che beveva.
Dopo essersi scolata mezzo bicchiere alzò gli occhi sul ragazzo di fronte a lei. « Magari è semplicemente andata in bagno, non c'è bisogna di farne un dramma come lo stai facendo tu. Lo sai che noi donne siamo lente. » lo rimbeccò seria cercando comunque di tranquillizzarlo. Mescolò il ghiaccio con la cannuccia senza togliergli gli occhi di dosso. « Non ti avevo mai visto così agitato e nervoso per una donna. Si può sapere cosa ti sta facendo quella ragazza? »
Leonard aprì e richiuse la bocca un paio di volte. Persino lei si era accorto della tremenda cotta che aveva per la bionda. Era così palese che non riusciva a nasconderlo a nessuno.
« Comunque anche Amy sembra aver perso le tracce di Raj. È appoggiata al bancone e Raj non si vede da nessuna parte. » commentò Howard dopo aver dato un'occhiata dalla parte opposta a dove si trovavano.
« A quanto pare questa serata fa schifo per tutti. » mormorò Leonard appoggiando il bicchiere su un tavolino occupato da due ragazzi che lo guardarono male.

Amy dopo essere stata ferma ad aspettarlo per quasi un'ora decise che ormai era inutile rimanere ancora. Prese il drink che il barista le aveva appena portato e cercò di farsi largo tra la gente per cercare l'amica. Voleva dirle che li avrebbe aspettati fuori o in macchina se avesse trovato anche Leonard.
« Ehi ma guarda qui che bella bambolina. » biascicò uno sconosciuto alle sue spalle. Sentiva la puzza di alcol impregnarle le narici. Si irrigidì quando il ragazzo si avvicinò ulteriormente premendo il corpo contro il suo e accarezzandole le spalle lentamente, ma con forza. Che diavolo doveva fare adesso? Anche se avesse gridato nessuno l'avrebbe sentita con quella musica così alta. Le mani continuavano a percorrere le braccia nude, ma ad un certo punto lo sentì staccarsi di colpo come se qualcuno l'avesse spinto via. Si voltò per vedere chi fosse e una figura alta e magra si era messa tra lei e il ragazzo ubriaco.
Amy rimase molto sorpresa quando lo riconobbe.
« Togliti. » disse gelido assottigliando lo sguardo.
« Sheldon...» mormorò Amy.
« Ehi amico l'ho vista prima io. » continuò senza demordere e si avvicinò ancora quasi fosse stato in grado di passargli attraverso.
Sheldon gli diede un altro spintone. « Ho detto di toglierti. » continuò più minaccioso di prima.
Il ragazzo traballò, ma anche sotto l'effetto dell'alcol capì che era molto meglio se si allontanava. E infatti così fece.
« Tutto bene? » chiese serio Sheldon prendendo Amy per un braccio.
« Sì...sì va tutto bene. » rispose con un filo di voce. Non voleva neanche immaginare cosa sarebbe successo se non fosse arrivato lui per mandarlo via.
« Devi stare molto attenta quando giri da sola in posti come questi. » continuò severo, quasi la stesse rimproverando. Amy lesse anche una velata preoccupazione. « Non hai idea di che razza di gente giri qua dentro. »
« Ma tu...tu non dovevi andare da un'altra parte? » disse per cambiare argomento. Non aveva voglia di sorbirsi una ramanzina manco fosse stata una bambina di dieci anni.
Sheldon non rispose immediatamente. La sua idea iniziale era proprio quella di andare da tutt'altra parte e divertirsi esattamente come faceva sempre, ma nel momento esatto in cui mise piede dentro la discoteca si rese conto che non sarebbe mai riuscito a divertirsi come voleva. Il pensiero di Amy in un luogo simile al suo, ma dall'altra parte della città e sopratutto insieme a Raj non gli dava tregua. Aveva deciso che li avrebbe raggiunti, ma non si sarebbe fatto vedere e se per caso avrebbe assistito a qualcosa di più serio tra loro due si sarebbe semplicemente messo l'anima in pace, rendendosi conto di comportarsi semplicemente come un imbecille invidioso e geloso per nulla.  
Ovviamente questo non lo avrebbe mai detto ad Amy, perciò in mancanza di un'altra scusa decise di sviare il discorso.  
« Un grazie sarebbe più che sufficiente per averti salvata da quel tipo sai? » abbandonò lo sguardo accigliato per far spazio ad uno più allegro, il tutto accompagnato da uno dei suoi sorrisi smaglianti.
Amy prese un respiro. « Grazie. »
« Di niente. » diede un'occhiata al contenuto nel bicchiere di Amy e con poco garbo glielo strappò di mano.
« Ehi! »
« Sei così ingenua, Pidge. Non fanno per te questi posti mettiti l'animo in pace. Ti ci vedo di più al club del ricamo. » ghignò.
Amy sospirò. « Sei davvero gentile stasera. » disse ironica alzando gli occhi al cielo.
« Lo so non c'è bisogno di dirlo. » fece muovere il liquido e poi offrì il bicchiere a un tizio che aveva vicino. « Scommetto che non sei stata attenta quando ha preparato il drink dico bene? Potrebbe averti messo dentro chissà che roba. »
Amy non seppe come ribattere. Ancora una volta aveva fatto la figura dell'ingenua e dell'inesperta che ha sempre bisogno di qualcuno accanto e che badasse a lei.
« Dov'è Raj? » disse il ragazzo guardandosi attorno.
Amy si mosse sul posto nervosa. « Io...io non lo so. »
Il viso di Sheldon tornò improvvisamente serio quando si fermò a fissare un punto dietro di lei.
« L'hai visto? » domandò Amy seguendo il suo sguardo.
« Credo di sì. » disse con un soffio. Amy cercò di allungarsi sopra la gente e finalmente riuscì a vederlo. Stava parlando con una ragazza e da come ridevano entrambi sembrava molto preso oltre che completamente ubriaco. Lo vide poi avvicinare il viso al suo e baciarla. Amy ci rimase davvero male. Gli uomini sono tutti uguali, cosa si aspettava? Si era illusa per niente.
« Quella è Lucy, la sua ex ragazza. Dice che ormai non gli interessa più, ma io sono convinto che sia ancora innamorato di lei. » Amy abbassò lo sguardo sul pavimento. Ora aveva la conferma definitiva che in quello stupido posto non ci doveva affatto andare. « Mi dispiace. Te l'avevo detto che Raj diventa un idiota quando beve. » mormorò. In genere si sarebbe un po' dispiaciuto per la ragazza in questione che veniva abbandonata da un Raj ubriaco per provarci con un'altra, ma questa volta era stranamente sollevato. Non sapeva perché, ma era contento che Amy non avesse passato il tempo con lui. Si sentiva uno schifo anche solo per averci pensato, ma non poteva farci niente. Sapere che Amy era lì con lui invece che con Raj fu una sensazione assolutamente piacevole, quasi di vittoria. Amy aveva sempre gli occhi puntati in basso e del vano tentativo di Sheldon di cercare di confortarla non le fregava assolutamente niente. Avrebbe voluto semplicemente scomparire se soltanto avesse potuto.
Sheldon sembrò capire quello che passava per la testa della ragazza.
« Vieni. » disse Sheldon prendendola per un braccio dopo aver visto la delusione nei suoi occhi. Non gli piaceva vederla così, non gli piaceva quello sguardo pieno di sconforto.
« Dove andiamo? » chiese improvvisamente esausta. Quasi non fece caso alla sua mano che scendeva lentamente lungo il braccio per cercare la sua.
« Vedrai. » disse enigmatico.
Quando Amy finalmente incrociò i suoi occhi azzurri dovette ricredersi. Solo guardandolo e sentendolo vicino fu una delle sensazioni più confortanti che avesse mai provato. Ora però una domanda sorgeva spontanea: dove voleva portarla?
Prima che potesse chiederglielo nuovamente Sheldon la prese per mano e l'aiutò a farsi strada tra gli ubriachi spintonando e dando spallate senza alcun tipo di garbo. Amy osservò la sua schiena e si chiese perché non fosse andato alla discoteca dove doveva andare e, sopratutto, perché stesse cercando proprio lei. Perché sì, la stava sicuramente cercando altrimenti non si sarebbe mai accorto di quello che stava accadendo con quel ragazzo ubriaco.
Dopo essersi lasciati tutte quelle persone alle spalle Sheldon aprì la porta sul retro e si ritrovarono in un corridoio stretto e buio dove l'unica cosa che riusciva a vedere fu una scala che portava verso l'alto. Appena venne chiusa la porta la musica divenne subito ovattata. Sentiva un ronzio fastidioso nelle orecchie e finalmente poté tirare un sospiro di sollievo per essersi allontanata da quel posto. Con la mano ancora ancorata nella sua Amy si lasciò guidare da lui mentre un po' a tentoni si facevano strada fino a raggiungere la lunga rampa di scale di metallo chiedendosi cosa avesse in mente. Quando salirono tutti i gradini si ritrovò davanti ad un'altra porta e appena Sheldon l'aprì sentì l'aria fresca della sera spettinarle i capelli e infilarsi tra le pieghe del vestito. Lasciò la sua mano e mosse qualche passo sul cemento accorgendosi di essere sul tetto dell'edificio. Non era esattamente la sua idea di andarsene, ma si accontentò. Oltretutto non c'era anima viva a parte loro due e questo bastò per riprendere fiato e riordinare i pensieri. Incrociò le braccia al petto nel vano tentativo di scaldarsi. Faceva piuttosto freddo per essere solo metà ottobre, ma non aveva nessuna voglia di tornare dentro. Tra l'altro da quell'altezza si vedevano alcune case, le strade illuminate dai lampioni, gente che camminava sui marciapiedi e macchine che sfrecciavano sulle strade. Anche se non era un granché apprezzò comunque il paesaggio che riusciva a vedere. Una volta raggiunta la ringhiera appoggiò le mani sul freddo metallo e chiuse un attimo gli occhi. Quanto le sarebbe piaciuto poter spiccare il volo semplicemente pensandolo, poter andarsene via da lì, da tutto e da tutti.
Sheldon le appoggiò delicatamente il giubbino sulle spalle. Amy sussultò, si era quasi dimenticata di lui e non lo aveva sentito avvicinarsi.
« Non vorrei che ti ammalassi per colpa mia. » disse affiancandosi alla bruna e tirando fuori una delle sue fidate Marlboro. Chiuse le mani a coppa in modo da proteggere la piccola fiamma creata dall'accendino dal vento, aspirò a lungo e quando si assicurò che la sigaretta si fosse accesa rimise l'accendino in tasca. Con una sbuffata lasciò che il fumo uscisse dalla sua bocca per volare via insieme al vento. Si perse con lo sguardo nell'oscurità.
« Io non ci volevo neanche venire a questa stupida festa. » pensò Amy ad alta voce.
« Nessuno ti aveva chiesto di venire con Raj. » continuò lui sempre osservando davanti a sé.
« Non metterci anche tu adesso. » sibilò tra i denti in tono tagliente. Ora ne aveva davvero abbastanza del suo tono da rimprovero.
« È la verità. » rispose tranquillo scrollando la cenere oltre la ringhiera non curandosi della gente che si trovava sotto.  
Amy si voltò appena, quel tanto che bastava per guardarlo con la coda dell'occhio. « Stai per caso dicendo che se fossi venuta con te sarebbe stato diverso? » domandò con tutto lo scetticismo di cui era capace.
Lui raddrizzò la schiena. « Puoi pensare quello che vuoi, ma io non me ne sarei andato per provarci con un'altra di cui non mi ricorderò nulla il giorno dopo. »
Amy sbuffò sonoramente davanti a quelle parole. « Ma per favore. » sbottò con tono sprezzante. « Avresti fatto la stessa identica cosa, non raccontare balle. »
« E invece ti dico di no. » questa volta appoggiò un gomito sulla ringhiera e si girò appena per guardarla. « Punto primo io mi ricordo sempre con chi sono stato, sempre. Punto secondo non me ne sarei mai andato e sai perché? »
« Perché sentiamo? »
La fissò per qualche secondo negli occhi perdendosi in quel verde scuro. Sarebbe rimasto a guardarla per ore.
« Perché sarei stato con te e non avrei potuto chiedere di meglio. »
Amy abbandonò la ringhiera per voltarsi completamente verso di lui. Gli occhi sgranati e la bocca leggermente aperta per lo stupore. Ma che stava dicendo?
Lui accorciò la distanza con un passo mettendosi davanti a lei. I corpi che si sfioravano appena, il leggero calore che riuscivano a percepire l'uno dall'altra.
Era tutto troppo...troppo. Lui era troppo vicino, lei era troppo nervosa e c'era troppo silenzio. Sembrava come se il tempo si fosse improvvisamente fermato. Lo guardava in quegli occhi azzurri talmente belli dai cui non si sarebbe mai staccata, nemmeno per tutto l'oro del mondo.
« Anche se sei una mocciosetta ingenua. » aggiunse ridendo. Il sorriso si smorzò poco alla volta e senza pensarci troppo avvicinò il viso lentamente al suo e Amy, realizzando cosa stesse per fare, restò semplicemente lì ad aspettarlo, mentre il cuore aveva iniziato a battere alla velocità della luce. Aspettò che lui appoggiasse le labbra sulle sue perché era esattamente quello che voleva. Voleva baciarlo dal primo momento che lo aveva visto quella sera e adesso quell'attesa stava cominciando a diventare snervante. Sembrava ci fossero chilometri tra di loro invece che pochi centimetri. L'odore pungente di Jack Daniel's che proveniva da lui riempì immediatamente le narici di Amy e si chiese quanto di quello che aveva detto e che stava facendo fosse davvero dettato dalla lucidità o meno.
« Quanto hai bevuto? » domandò sperando che la risposta fosse "niente" anche se l'odore di alcol non lasciava alcun dubbio.
« Solo un paio di birre e qualche bicchierino di Jack Daniel's, nulla di che. » disse anche se non si ricordava affatto il numero esatto di birre né tantomeno il numero di bicchierini di whiskey. Solo da quella distanza Amy notò il suo volto leggermente rosso per aver alzato troppo il gomito quella sera.
Anche se aveva bevuto non le importava sapere quanto alcol avesse nel corpo. L'aveva aiutata con quel tizio ubriaco, l'aveva portata via da quello stupido posto e ora erano soltanto loro due su un tetto dell'edificio sotto un cielo stellato e a lei questo bastava.
« Non sono una mocciosetta né tantomeno un'ingenua. » sussurrò quelle parole ricordandosi improvvisamente di come l'avesse etichettata soltanto pochi secondi prima. Aveva perso il solito tono tagliente che usava quando Sheldon faceva una delle sue battutine idiote.
« Ah no? Io dico di sì invece. E sai una cosa? » ormai era vicinissimo, si sfioravano con la punta del naso. « A me non dispiace affatto. »
Amy trattenne il respiro. Sheldon Cooper l'avrebbe baciata e lei invece di allontanarsi o di spingerlo via gridava mentalmente di sbrigarsi. Solo ora si accorse di quanto in realtà avesse bisogno di lui, di quanto fosse felice sapere che era tornato soltanto per lei, anche se non avrebbe mai voluto ammetterlo.
Improvvisamente lo scatto della serratura e il cigolio di una porta che veniva aperta fece sobbalzare Amy e scivolare il braccio con cui Sheldon si teneva appoggiato alla ringhiera rischiando quasi di finire addosso a lei. Entrambi si voltarono verso l'intruso.
« Oh, scusate non sapevo ci fosse qualcuno...» disse imbarazzato una delle matricole insieme ad una ragazza.
« A dire il vero ce ne stavamo andando. » rispose frettolosamente Sheldon avviandosi verso l'uscita.
Amy lo seguì velocemente e si sentì avvampare mentre scendeva le scale. Cosa le era preso? Perché quando Sheldon si era avvicinato così pericolosamente non lo aveva respinto? L'attrazione che provava per lui stava diventando sempre più forte ogni giorno che passava, ogni volta che stavano insieme, ogni volta che la faceva ridere quando raccontava qualcosa di divertente e ogni volta che capiva quanto sarebbe stato difficile allontanarsi da lui.
A malincuore dovette ritornare dentro a quell'inferno fatto di luci stroboscopiche e gente ammassata. Aveva bisogno di uscire, di allontanarsi. Doveva riflettere e in quelle condizioni le risultava impossibile. Raj le fece un cenno con la mano dall'altra parte della stanza, ma lei lo ignorò e proseguì fino a quando si trovò a camminare sull'erba umida del prato. Pensava che Sheldon l'avrebbe seguita invece non vide nessuno dietro di sé, probabilmente si era fermato dentro o aveva trovato Leonard. Camminò per un po' quando trovò Penny seduta sul marciapiede in lacrime. Velocemente si avvicinò e si sedette accanto a lei.
« Cosa succede? » chiese preoccupata.
Lei si asciugò gli occhi. « Sai chi ho visto prima lì dentro? Ho visto Zack con un'altra donna! » gridò lasciando Amy sbigottita.
« Davvero? »
« Sì! E sai cos'ha detto quando ho visto quello stronzo? » indugiò qualche secondo e Amy fece di no con la testa. « "Ma io pensavo non saresti venuta dato che io non c'ero". » lo scimmiottò per poi tornare a singhiozzare coprendosi la faccia con le mani. La mora le appoggiò una mano sulla spalla. Non era mai stata brava nel confortare qualcuno, sopratutto se si trattava di Penny. Di solito era lei quella forte, quella rassicurante. Era Penny che la consolava non il contrario.
« Quale razza di mente sana direbbe mai una frase del genere? » continuò l'amica con tono più sommesso. Amy si strinse di più a lei lasciando che si sfogasse.
« Mi dispiace. » disse solo. Leonard e Sheldon avevano avuto ragione su quel tizio e si rammaricò di non essere riuscita a convincerla prima. Voleva risparmiarle per una volta la delusione e il dolore.
« Cos'ho che non va, Amy? » chiese dopo essersi calmata.
« Niente, non hai assolutamente niente che non va. Sono sicura che arriverà presto il ragazzo giusto. Anzi prestissimo e ti renderà felice come non lo sei mai stata. » Amy era assolutamente convinta di quello che aveva appena detto. Penny non era una cattiva ragazza, non si meritava tutto quello, solo non era brava a scegliere le persone.
Penny sorrise e cercò di asciugarsi gli occhi con il dorso della mano. « Dobbiamo tornare con Leonard e io non voglio che mi veda così. » si lamentò immaginandosi già il suo aspetto orribile.
« Aspetta ti aiuto io. » prese la borsa di Penny e tirò fuori la pochette con i trucchi di emergenza. Le rimise il fondotinta, il fard e le sistemò l'ombretto e l'eyeliner. Anche se non era brava come lei nel truccare fu comunque soddisfatta del risultato.
« Ecco fatto, adesso sei come prima. Beh, dai quasi come prima. »
Penny si specchiò, ma c'era ancora un particolare che non andava bene. « E per gli occhi arrossati cosa faccio? »
« Per quelli diremo che ti sei fumata una canna, d'accordo? »
Penny scoppiò a ridere e annuì. « Grazie Amy, sei davvero un'amica. »
Amy sorrise. « Forza andiamo a cercare Leonard e Raj così possiamo tornare a casa. Giuro che non ne posso più. »
« A chi lo dici. » sospirò la bionda alzandosi e passandosi una mano dietro al vestito per togliere lo sporco. « A proposito come è andata con Raj? »
Il viso di Amy si fece buio. « Lasciamo perdere che è meglio. » tagliò corto. Le avrebbe spiegato tutto dopo, tranne del quasi bacio con Sheldon e del fatto che le sarebbe sicuramente piaciuto se non fossero stati interrotti.
« Eccovi finalmente, non vi trovavamo più! » Leonard le raggiunse seguito dal suo migliore amico.
« E tu cosa ci fai qui? » domandò Penny rivolta a Sheldon.
« Niente, sono venuto solo a fare un giro. So quanto vi sono mancato e che senza di me siete perdute. » rispose con aria saccente.
« Quando finisci di fare il megalomane avvertimi. » lo rimbeccò l'amico squadrandolo.
Penny e Amy ridacchiarono.
« Tra l'altro Howard e Bernadette se ne sono già andati. Non ho neanche fatto in tempo a salutarli. » continuò Sheldon un po' dispiaciuto. « Sono due nonni da ospizio ormai. Se mai dovessi fidanzarmi giuro che non diventerò mai una noia come loro. »
« Raj dov'è? » domandò Amy notando la sua assenza.
« È ancora dentro che balla, almeno credo. Gli ho detto di andare a dormire da Howard, tanto abita qui vicino. Non voglio che mi vomiti sui tappetini dell'auto. » rispose Leonard.
« E vi fidate a lasciarlo andare così? Sicuri che sappia arrivarci? » disse Penny cercando di essere se stessa e di non pensare a quello che le era appena accaduto.
« Tranquilla riuscirà benissimo ad arrivarci. Al massimo lo troveremo domani mattina su una panchina a dormire come è capitato l'anno scorso, te lo ricordi Leonard? »
Leonard iniziò a ridere. « Sì e si era spaventato a morte pensando che gli avessero portato via l'intera casa e lo avessero lasciato lì solo con una panchina. È un bravo ragazzo, ma certe volte è davvero un imbecille. » disse senza smettere di ridere.
Dopo un po' vide le due ragazze con un'aria non proprio allegra. Sembravano entrambe giù di corda. « Volete andare? » continuò Leonard tornando serio. Doveva essere successo qualcosa a Penny perché gli occhi rossi e gonfi erano la prova di chi aveva pianto a lungo.
« Sì per favore. Voglio solo andare a casa e togliermi queste maledette scarpe che mi stanno distruggendo i piedi. » mentì Penny fingendo un'aria sofferente.
« D'accordo. » sospirò guardandola ancora per un paio di secondi, ma lei distolse immediatamente lo sguardo.  
Si avviarono verso il parcheggio, ma Sheldon trattenne Amy per un braccio e la costrinse a rimanere ferma mentre gli altri proseguivano alla ricerca della macchina.
« Ascolta Pidge io volevo solo dirti per prima che...beh, che ho sbagliato. Non avrei dovuto, è stata colpa dell'alcol. Per fortuna è arrivato quel tizio prima che combinassi qualche cavolata...» sorrise in un modo piuttosto amaro. « Lo sai che non ti bacerei mai. »
Amy rimase sbigottita. Dava la colpa all'alcol se stava quasi per baciarla. Non voleva farlo e ora si stava addirittura scusando per averci provato. Ma ciò che le fece davvero male furono le ultime parole.
Non l'avrebbe mai baciata e doveva saperlo.
Era ovvio che non poteva davvero provare qualcosa per lei, insomma, chi voleva prendere in giro? Non aveva nulla di speciale, non era niente. Si era solo illusa che, per quei brevi attimi, forse in lei aveva visto qualcosa di diverso.
Invece si era sbagliata.
« Capisco...sì, fortuna che è arrivato quel tizio...» mormorò con voce sempre più bassa. Il labbro le tremava leggermente perciò iniziò a torturarlo con i denti in modo che Sheldon non potesse accorgersi del tremolio. Loro due non avrebbero mai potuto stare insieme.
Sheldon avrebbe dovuto essere sollevato, ma non lo era. Abbandonò il sorriso per assumere un'espressione seria che poco gli si addiceva.
« D'accordo allora è tutto come prima, giusto? »
Amy ci mise qualche secondo per annuire. « Tutto come prima. »

Leonard accompagnò prima Amy al campus, la quale si infilò immediatamente sotto le coperte sperando di addormentarsi immediatamente e che con il sonno avrebbe cancellato anche tutto quello era accaduto quella sera. Non voleva soffrire ancora così. Per fortuna non era tornata a casa con lui anche se tanto non le aveva nemmeno offerto il passaggio come faceva sempre. Semplicemente arrivati alla macchina disse che la sua l'aveva parcheggiata più in là e senza nemmeno salutare se ne andò.
Quando Leonard si ritrovò sul pianerottolo del quarto piano insieme a Penny l'istinto gli suggerì di chiederle se ci fosse qualcosa che non andasse. Lei abbozzò un mezzo sorriso e gli disse che ora non aveva proprio voglia di parlare perché era stanca, ma che non si doveva preoccupare perché era tutto a posto. Prima di chiudere la porta però gli chiese scusa per essersene andata senza dirgli nulla e che in un'altra occasione sarebbe rimasta lì con lui per tutto il tempo.
Leonard fece finta di credere che tutto andasse bene e, una volta entrato in casa, mandò velocemente un messaggio ad Howard il quale gli rispose nel giro di una decina di secondi scrivendogli che prima di andarsene avevano visto Zack in compagnia di un'altra ragazza. Ora capiva tutto e si sentì sollevato dopo aver pensato che la causa fosse lui. Sorrise mentre teneva ancora il cellulare in mano. Ora che si era tolto quell'imbecille dai piedi non c'era più nessun'ostacolo tra di loro. Domani lo avrebbe detto anche agli altri e, perché no, magari sarebbero andati al Rosie's e avrebbe perfino offerto loro da bere. Andò in camera e lanciò il cellulare sulla scrivania.
Alla fine non era stata una serata così schifosa come aveva pensato.
 
Sheldon tornò a casa più di un'ora dopo rispetto a Leonard. Il fatto che per loro la serata fosse finita questo non voleva dire che sarebbe stato lo stesso anche per lui. Era passato a salutare un vecchio amico che non vedeva da tempo, ma se ne andò quasi subito quando appurò che era appena stato lasciato dalla fidanzata e non aveva nessuna voglia di sorbirsi le sue lagne e la sua depressione, così fece un salto da Stuart per vedere se la sua adorata Skyline era ancora tutta intera. Aveva bisogno di distrarsi e cosa c'era di meglio di una bella bevuta con uno degli amici che conosceva da più tempo?
Barcollò un po' fino a raggiungere la porta del suo appartamento. Grazie a tutto quell'alcol ora si sentiva più euforico e non pensare ad Amy era diventato decisamente più semplice. Fece per inserire la chiave nella serratura quando dall'altra parte del pianerottolo sentì un bicchiere schiantarsi al suolo e una Penny piuttosto arrabbiata imprecare violentemente come uno scaricatore di porto.
Stupito e divertito per il linguaggio colorito della ragazza decise di andare a vedere. Tanto tra l'amico depresso e afflitto di prima e Stuart che era ancora più triste e deprimente del solito -aveva iniziato anche lui a raccontare la sua vita infelice per la gioia di Sheldon- con Penny avrebbe chiuso quella serata in bellezza. Probabilmente aveva già capito di cosa si trattasse. Aveva visto Zack di sfuggita alla festa e la bionda che aveva in parte era quasi sicuro non fosse Penny, ma non ci aveva badato più di tanto dato che stava cercando un'altra persona.
« Che cosa ci fai qui? » Penny biascicò quelle parole quando vide il vicino di casa all'ingresso.
« Volevo solo vedere come stavi dato che ti ho sentito tirare giù parolacce peggio di un camionista. » chiuse la porta e si avvicinò di qualche passo stando attento ad evitare i pezzi di vetro rotti.
Lei gli fece un gesto con la mano e bevve tutto d'un fiato un bicchierino di vodka.
« Cosa stai facendo? » chiese Sheldon senza perdere quel mezzo sorriso divertito. Era strano vederla così, con quell'espressione di chi sembrava stesse sostenendo il peso del mondo.
« Sto affogando i miei problemi nell'alcol, non si vede? » sbottò acida riempiendosi il bicchierino con il Jack Daniel's dato che la vodka era finita e dalla foga ne rovesciò un po' sul tavolino.
« Posso? » Sheldon indicò il posto libero accanto. La testa gli girava e doveva sedersi un attimo per riprendersi. Lei lo guardò qualche secondo come se stesse cercando di capire cosa volesse, poi girò stizzita la testa dall'altra parte.
« Fa' come ti pare. » borbottò tracannando l'ennesimo bicchierino.
Nello stesso momento in cui si sedette lei iniziò a parlare raccontandogli tutto quanto. Gli raccontò del fatto che le mancavano i suoi amici di Portland, che era andata via perché non voleva lasciare sola Amy e che con Zack riusciva a sentirsi a casa. Gli parlò di tutti i suoi ex fidanzati, delle delusioni d'amore e di come riuscisse sempre a trovare la persona sbagliata.
Sheldon l'ascoltò in perfetto silenzio. Restarono per un'ora buona seduti sul divano mentre Penny si sfogava completamente. Non sapeva nemmeno lei perché lo stesse facendo proprio con lui che conosceva da così poco e non con Amy con cui aveva molta più confidenza. Forse era proprio questo. Sheldon l'avrebbe giudicata in modo diverso rispetto ad Amy.
« La mia vita fa schifo. » concluse prendendo in mano la bottiglia quasi vuota. Sheldon non riuscì a non pensare al fatto che se fossero stati questi i suoi problemi avrebbe avuto una vita normale come tutti gli altri.
« Credo che sia abbastanza. » disse togliendole la bottiglia di mano e appoggiandola ai piedi del divano. Non sapeva nemmeno lui come aveva resistito alla tentazione di mettersi a bere con lei. Forse non voleva preservare quel briciolo di lucidità che gli era rimasta. « L'unica cosa che posso dirti è di non arrenderti. Non lasciare che le delusioni, il dolore e la perdita di schiaccino, Penny. »
Penny apprezzò il sincero consiglio. E dal suo sguardo capì che doveva aver affrontato anche lui varie difficoltà e che era riuscito a lasciarsi tutto alle spalle. Voleva essere forte come lui.
« È quello che dice anche il tuo tatuaggio, no? » mormorò lasciando che le labbra si piegassero in un piccolo sorriso. « "Quello che non ti uccide ti renderà più forte". Perché hai scelto proprio questa frase? » sfiorò con la punta dell'indice il suo avambraccio creandogli dei brividi lungo tutta la schiena.
« L'ho fatto a diciannove anni, un anno dopo essere arrivato qui. È per ricordarmi che nonostante abbia affrontato le cose più dolorose puoi sempre riuscire ad andare avanti e a renderti abbastanza forte da poter superare qualunque cosa nella vita. »
Penny rimase sorpresa. Erano parole di chi non aveva avuto una vita facile e che aveva accumulato molta esperienza nonostante avesse poco più di vent'anni.
« Sei un buon amico Sheldon. Sai, non tutti sono disposti ad ascoltare quello che ha da dire una ragazza alle due del mattino mentre beve vodka. Avrei dovuto darti retta riguardo a Zack, sono stata un'idiota. » constatò appoggiandosi completamente al cuscino del divano. Socchiuse gli occhi sentendo la stanchezza farsi più intensa.
« Non sei un'idiota, Penny. Eri innamorata di lui, non avresti dato retta a nessuno nemmeno a tua madre. »
Lei si lasciò sfuggire una risata. « Hai ragione. »
Restarono in silenzio per qualche minuto. Sheldon si guardava attorno chiedendosi se dovesse aspettare ancora o se fosse il caso di tornare a casa, mentre Penny gli lanciava delle occhiate veloci rendendosi conto, forse a motivo dell'alcol, che in fondo Sheldon non era affatto male come ragazzo. Le piaceva il modo in cui si stava preoccupando per lei e le piaceva che fosse rimasto lì ad ascoltarla. Non era facile trovare qualcuno che ti ascoltasse per davvero, ma lui lo aveva fatto e adesso Penny si sentiva già meglio.
« Credo sia arrivato il momento di andare. » proruppe Sheldon dopo aver iniziato a sentirsi un po' meglio e dopo essersi alzato lentamente si diede una stiracchiata.
Penny lo guardò allarmata. Non voleva che se ne andasse.
« Aspetta. » lo fermò facendolo risedere di nuovo. « Volevo solo ringraziarti. »
Lui sorrise. « Quando vuoi. Dicono che sia molto bravo a consolare la gente. »
Penny abbozzò un sorriso timido e lo guardò intensamente negli occhi. « Sarà molto fortunata la ragazza che resterà con te. »
Sheldon si irrigidì. « No, non credo. »
« Io dico di sì, invece. » Penny si avvicinò pericolosamente verso di lui prima con il viso poi con tutto il corpo. Sheldon sapeva cosa voleva fare e nonostante il suo cervello gli ordinasse di andarsene i suoi muscoli non rispondevano al comando, costringendolo perciò a restare fermo immobile. Guardò le labbra della ragazza avvicinarsi sempre di più finché esse non si appoggiarono sulle sue. Con tutto l'alcol che aveva ingerito probabilmente Penny non sapeva nemmeno cosa stesse facendo, ma la sensazione fu così piacevole che fu impossibile staccarsi e lui la lasciò fare. Lasciò che lei lo baciasse in modo lento, deciso e poco alla volta sentì la lingua farsi spazio tra le labbra per incontrare la sua. Sheldon in un primo momento ricambiò, con la mente rivolta a quello che stava accadendo sul tetto soltanto qualche ora prima, all'essere stati interrotti, a cosa aveva detto ad Amy.
Chiuse gli occhi e questa volta invece pensò a come Penny baciasse tremendamente bene, al profumo di vaniglia, lo stesso che aveva Amy quella sera, che si mescolava all'odore di alcol dando vita così ad una fragranza che creava una piacevole dipendenza. Penny accorciò di più la distanza premendo il corpo contro il suo iniziando a baciare con più foga mentre cercava i bottoni della camicia per slacciarglieli. Solo quando la ragazza slacciò il terzo bottone Sheldon si rese conto di quello che stava facendo e con uno scatto si allontanò di colpo quasi fosse stata bollente. Penny lo guardò spaesata per un attimo poi quando si accorse di cosa aveva appena fatto si mise una mano davanti alla bocca, sconcertata.
Sheldon ansimò per un paio di secondi, gli occhi sgranati per l'orribile realizzazione dei fatti. Immediatamente uscì e dopo aver cercato di infilare la chiave più volte riuscì ad entrare e, una volta chiusa la porta, si appoggiò con la schiena ad essa, cercando di respirare regolarmente.
Si era comportato da idiota. Anzi, dal più grande traditore ed idiota della storia.
Ora Leonard l'avrebbe sicuramente odiato.  


Salve a tutti :D
Beh, che dire, sono successe un bel po' di cose in questo capitolo.
Ora che Zack ce lo siamo tolti dai piedi arriva un altro piccolo problema: Sheldon. I fan degli shenny avranno apprezzato il finale suppongo xD
Manterrà il segreto o confesserà a Leonard di aver tradito la sua fiducia?

Grazie a tutti quelli che hanno letto, recensito e quant'altro. Adoro come mi state supportando (e sopportando) durante la stesura di questo delirio.
A presto! :D

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Capitolo 11
*** With or Without You ***


123
Capitolo X.
With Or Without You



"Io di amico ne ho tradito uno
e per questo errore tiro ancora pugni contro il muro."
FEDEZ







S
heldon si passò una mano sul viso stancamente. Non aveva dormito molto bene quella sera. Si sentiva in colpa per aver lasciato che Penny lo baciasse e, sopratutto, per aver ricambiato in un primo momento. Anche se poi si era reso conto di quello che stava facendo, portando perciò all'immediata interruzione del bacio e a lasciare l'appartamento, questo suo gesto non bastò minimamente ad affievolire il senso di colpa che provava.

Quella mattina avrebbe voluto studiare un po', ma il mal di testa causato dalla serata precedente non lo lasciava in pace. Però doveva portarsi avanti perciò decise di ignorare il dolore e aprì lo zaino in cerca del libro di fisica applicata senza tuttavia trovarlo. Dove diamine era finito quello stupido libro? Spostò malamente i libri riposti sullo scaffale, ma di quel tomo nemmeno l'ombra. Con uno sbuffo stizzito si arrese. Non importa, avrebbe fatto a meno. Tanto non aveva alcuna voglia di studiare quella mattina.
Raggiunse il salotto e vide Leonard che, con un gomito appoggiato sul bancone della cucina e mezzo seduto sullo sgabello, stava messaggiando con il cellulare.
« Sai dov'è il mio libro di fisica applicata? »
« Sì, l'ho preso io perché mi serviva. È in camera mia sulla scrivania. » disse senza alzare lo sguardo.
« No, fa niente. Non mi serve. » non aveva nessuna intenzione di ritornare indietro e di mettersi a cercare nel disordine in cui Leonard amava stare. Leonard era l'opposto di Sheldon in quell'aspetto. Gettava le cose senza curarsi minimamente di dare un senso di ordine e qualunque cosa finisse in camera sua poi misteriosamente spariva. Una volta gli aveva prestato un suo vecchio CD dei Metallica e Leonard glielo aveva restituito dopo sei mesi perché si era dimenticato dove l'aveva messo e non lo trovava più.
« Ieri Mike ha fatto a botte, guarda come l'hanno conciato. » disse girando il telefono verso di lui per fargli vedere una foto. « Gli sta bene a quell'idiota. »
Sheldon grugnì una specie di sì.
« È successo qualcosa? » domandò Leonard senza alzare lo sguardo dopo essersi accorto del tono nervoso con cui gli aveva risposto prima. Continuò a messaggiare mentre il silenzio calò sopra di loro, ma solo Sheldon lo avvertiva incredibilmente pesante.
« No, è tutto a posto. » mormorò infine osservandogli la schiena.
«D'accordo, allora ci vediamo a pranzo. » mise il cellulare in tasca e prese lo zaino abbandonato ai suoi piedi.
« Dove vai? »
« Vado in biblioteca a fare un paio di ricerche. Così almeno mi evito i tuoi spaccamenti di palle della mattina post-sbornia. »
Voleva lasciarlo andare, ma sapeva benissimo che non poteva farlo. Non poteva tenerlo all'oscuro perché era suo amico e doveva informarlo della grandissima stupidata che aveva fatto. Inoltre non era capace di tenere a lungo i segreti e prima che lo venisse a sapere per vie traverse era molto meglio se lo avesse sentito direttamente da lui. Forse si sarebbe arrabbiato di meno.
« Aspetta Leonard....» bloccò l'amico il quale si fermò e lo guardò impaziente. « C'è una cosa che devo dirti. » Indugiò qualche secondo prima di proseguire. Era molto più difficile di quanto pensasse. Apriva la bocca, ma da essa non usciva alcun suono.
« Allora? » lo incalzò ad andare avanti. Era strano quel suo comportamento la mattina così presto. Di solito a quell'ora non poteva spiccicare una mezza parola che riceveva subito degli insulti da parte di Sheldon. Con lui vigeva la regola che prima delle nove nessuno doveva rivolgergli la parola perciò era alquanto strano che fosse proprio lui in vena di conversare.
Sheldon prese un grosso respiro e decise di dirgli tutto quanto in colpo solo, senza girarci attorno. « Ho...ho baciato Penny. » soffiò in un tono appena udibile. Forse nemmeno aveva sentito.
Leonard batté gli occhi un paio di volte. « Tu...cosa? » mormorò restando immobile. Aveva un'espressione completamente sbigottita in volto e nella voce una velata minaccia.
Sheldon abbassò lo sguardo istintivamente. Leonard si avvicinò di qualche passo.
« Tu hai baciato Penny?! » gridò completamente incredulo. Sul viso immediatamente si dipinse una smorfia di rabbia.
« Mi dispiace. »
« Ti dispiace?! Vieni qui a dirmi che ti sei fatto la ragazza che mi piace e tutto quello che riesci a dire è "mi dispiace"?! » alzò ancora di più la voce e Sheldon temette che potesse sentirlo la diretta interessata da fuori la porta.
« Lo so, ma ho bevuto e—»
« Non voglio sentire le tue stramaledettissime scuse, cazzo. » gettò lo zaino per terra dato che gli stava dando fastidio e, con tutta la rabbia che provava, non voleva avere niente di intralcio.
« Avevi promesso che saresti stato lontano da lei, che non ci avresti provato. » sibilò tra i denti assottigliando lo sguardo.
Sheldon si ricordava molto bene di quella promessa. Appena Penny si trasferì davanti a loro fu immediatamente adocchiata da entrambi. Leonard non era mai stato uno che si interessava particolarmente alle ragazze. Certo, aveva avuto alcune fidanzate, ma le aveva lasciate dopo poco perché si annoiava. Nessuna l'aveva attratto come aveva fatto Penny. Ne era rimasto completamente affascinato. Dal modo in cui era andata a salutarli, con quel sorriso grande e caloroso, da quei lunghi capelli che le ricadevano dolcemente lungo la schiena e a quegli occhi verdi che trovava bellissimi. Era stato un vero colpo di fulmine e quando Sheldon gli fece notare che era rimasto a fissarla come un pesce lesso capì che avrebbe fatto di tutto per conquistarla. E la prima cosa da fare era mettere fuori gioco il suo amico. Senza di lui come rivale sarebbe stato tutto molto più semplice. Era bastata una promessa, nulla di più, e Sheldon aveva fatto il suo dovere standole a debita distanza. Ma ora che aveva scoperto che non aveva mantenuto la parola sentiva che non poteva davvero fidarsi di lui nonostante si conoscessero da tantissimo tempo. Lo aveva ferito come un vero amico non dovrebbe mai fare.
« Infatti è così! È stata lei a iniziare. » cercò di giustificarsi, ma sapeva che sarebbe stato tutto inutile.
Leonard lo guardò storto non credendogli affatto. Lo conosceva bene e in genere era sempre lui ad iniziare.
« Io sono andato da lei ieri sera perché avevo visto che c'era qualcosa che non andava, abbiamo parlato un po' e poi, quando stavo per andarmene, lei mi ha baciato. » continuò cercando di mostrarsi il più convincente possibile, ma Leonard non sembrava credergli molto.
« Invece di andare da lei dovevi farti gli affari tuoi, dannazione. »
« Lo so, ma mi dispiaceva lasciarla lì. E poi stava bevendo Jack Daniel's, sai che ho un debole per quello. » abbozzò un mezzo sorriso sperando di sdrammatizzare un po', ma Leonard si infuriò ancora di più.
« Giusto, mettiti a bere con lei così quando si ubriaca completamente puoi fartela senza alcun problema! »
Sheldon sospirò esasperato. « Ammetto di aver ricambiato all'inizio, ma mi sono fermato prima che potessi andare oltre. » Quando vide lo sguardo che Leonard gli aveva appena lanciato capì che aveva fatto malissimo a dire quell'ultima cosa.
« "Potessi andare oltre"?! » gridò furioso come non mai. « Non dirmi che hai pensato anche a quello, Sheldon. » disse a denti stretti mentre a stento si tratteneva dal tirargli dietro lo zaino con tutti i libri. E c'era un libro di seicento pagine piuttosto pesante che sperò potesse fargli male sul serio.
Lui si mosse incerto sul posto mentre con lo sguardo fuggiva altrove.
« Non ci posso credere. » mormorò sconvolto.
« Leonard...»
« No, stammi lontano. » sbottò uscendo e sbattendo la porta.
Sheldon tirò un calcio a uno degli sgabelli della cucina per la rabbia e senza nemmeno prendere il giubbino uscì anche lui, ma appena aprì la porta andò quasi a sbattere contro una Penny in procinto di bussare.    
« E tu che cosa vuoi adesso? » sbottò in modo glaciale tant'è che Penny rimase spiazzata di fronte a quell'atteggiamento.
« Io...io volevo solo chiederti scusa per ieri. » disse indietreggiando di un paio di passi. « Mi dispiace non volevo e...»
« Lascia stare. » la interruppe. « È successo un gran casino e non ho voglia di star qui a discutere con te adesso. »
Penny lo guardò confusa. Di quale casino stava parlando?
Scese le scale velocemente e lei lo seguì con lo sguardo fino a quando non riuscì a vederlo. Non aveva avuto il coraggio di chiedergli di cosa si trattasse. L'aveva trattata malissimo e in fin dei conti era giustificato, dato che era stata colpa sua. Ma infondo doveva essere abituato a questo genere di cose. Non era lui quello che andava sempre con ragazze diverse? Era stato un semplice bacio tra due ragazzi ubriachi perché prendersela così tanto?
Sospirò pensando che non avrebbe ricevuto alcuna risposta. Tornò in casa e iniziò a vestirsi. Un po' di sano shopping l'avrebbe aiutata a distrarsi.

Dato che passare tutto il pomeriggio da sola per negozi era una cosa che le metteva una tristezza incredibile chiamò Amy in modo che potesse unirsi a lei. In un primo momento pensava che chiedere anche a Bernadette sarebbe stata una pessima scelta vista la poca confidenza che c'era tra di loro, ma poi si rese conto che era arrivato il momento di iniziare ad approfondire la loro amicizia. Aveva appurato che era simpatica da quelle pochissime volte che si erano viste e cosa c'era di meglio nell'aggiornarsi dei vari gossip tra una prova d'abito e l'altra?
Mandò un breve messaggio all'amica e quest'ultima le rispose nel giro di un paio di minuti affermando di essere libera e che le sarebbe piaciuto molto unirsi a loro. Si diedero appuntamento davanti ad una pasticceria del centro molto grande dove Penny passava sempre in parte per raggiungere l'università.
Scese le scale velocemente e, poco prima di scendere gli ultimi quattro gradini, si imbatté in Leonard e Sheldon che, fermi al centro del pianerottolo che dava all'ingresso del condominio, si guardavano con astio. La ragazza fu piuttosto sorpresa nel vedere il modo teso con cui Sheldon spostava il peso da una gamba all'altra e dalle sopracciglia di Leonard corrugate in un'espressione che indicava rancore e fastidio. Si appoggiò alla parete e cercò di non fare il minimo rumore in modo che i due ragazzi non la sentissero.
« Non mi interessa, Sheldon! E ora lasciami stare, dannazione! » esclamò esasperato avviandosi verso l'uscita.
« Ma...! » non ebbe tempo di ribattere che Leonard uscì facendo sbattere la porta per il gesto stizzito con cui aveva aperto. Una signora che stava prendendo la posta li aveva fissati per tutto il tempo con gli occhi sbarrati, domandandosi perché, fra tutti i momenti che c'erano, doveva prendere la posta nell'esatto momento in cui i due ragazzi erano nel bel mezzo di un litigio. Penny vide Sheldon sospirare e poi uscire anche lui andando nella direzione opposta. La signora scosse la testa e borbottando qualche lamentela rivolta alla gioventù di adesso salì le scale a passò in parte alla bionda senza prestarle la benché minima attenzione.
Penny rimase immobile per altri tre secondi prima di scendere lentamente gli ultimi quattro gradini rimasti, chiedendosi quale potesse essere il motivo per cui avessero litigato. Da quando li conosceva era certa che quella era la prima volta che vedeva Leonard così arrabbiato e Sheldon così teso e nervoso. In un primo momento nella mente le balenò l'idea che potesse essere lei la causa di tutto per colpa del bacio avvenuto la sera precedente, poi però si chiese perché mai avrebbero dovuto litigare per questo. Lei non aveva tradito nessuno visto che con Zack si era lasciata e lo stesso valeva per Sheldon visto che non aveva nessuna fidanzata. Leonard non aveva nessun motivo per arrabbiarsi, no? Si diede della sciocca mentalmente pensando che a Leonard potesse importare qualcosa e se stavano litigando era sicuramente per qualcosa di cui lei non era affatto a conoscenza. Cercò le chiavi della macchina e buttò un occhio sul riflesso sul finestrino. Sicuramente doveva essere così.
Ma allora perché non ne era affatto convinta?



Howard osservò gli amici seduti al tavolino del bar con aria interrogativa. Leonard, di fronte a lui, aveva le braccia incrociate e con sguardo torvo fissava il suo drink analcolico pensieroso. Sheldon, in parte a lui, rigirava il bicchiere di birra con fare svogliato e non ne aveva assaggiato ancora un sorso nonostante fossero lì da una buona mezzora.
Raj, seduto al proprio fianco invece, aveva lasciato il suo dolce mezzo mangiato sul piattino di fronte a sé e fissava Sheldon in cagnesco.
« Sentite, se volete stare qui a mugugnare qualche parola e a guardavi male tra di voi io me ne vado. » sbottò Howard vedendo il modo fiacco con cui parlavano quella sera e le occhiatacce che si riservavano l'un l'altro.
Tutti e tre sospirarono all'unisono.
Howard aprì le braccia sbigottito. « Mi volete dire che diamine è successo o no? »
« Perché non lo chiedi all'idiota che ho qui in parte? » disse acido Leonard mentre alzava lo sguardo sull'amico seduto di fronte.
« Già, chiedi a lui. » aggiunse Raj sempre riservando a Sheldon uno sguardo di biasimo.
Howard si rivolse verso il soggetto in questione, ma quest'ultimo si limitò a dargli un'occhiata veloce per poi riabbassarla di nuovo sul bicchiere.
« Ti ho già detto che mi dispiace quante volte te lo devo dire? » disse infine Sheldon dopo qualche secondo rivolto a Leonard.
« Questa volta non te la caverai con delle semplici scuse. » Leonard aveva distolto l'attenzione dal drink per rivolgerla all'amico.
« Vuoi che mi metta a supplicare in ginocchio il tuo perdono? » disse sarcastico alzando un sopracciglio.
Leonard si girò verso di lui appoggiando il gomito sul tavolino. « Voglio che tu stia lontano da Penny, va bene? Non devi nemmeno sfiorarla. »
« Ti ho già detto per la millesima volta che non volevo fare niente con lei, d'accordo? È stato solo uno stupido errore. »
Howard inarcò le sopracciglia quando finalmente capì cosa fosse successo. Anche se detestava ammetterlo, era piuttosto sicuro che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa con Penny. Lei era una bella ragazza, Sheldon uno che non si faceva problemi di moralità e, con due bicchieri di troppo si finiva per fare qualcosa che non si sarebbe dovuto fare. Aveva inoltre sospettato che ci fosse dell'interesse da parte di Leonard verso la bionda e adesso ne aveva la conferma, come dimostrava la rabbia che provava per il suo migliore amico. Ora bisognava solo capire la gravità della situazione.
« Quindi...» Howard deglutì. « Significa che con Penny hai fatto ses—»
« Ci siamo solo baciati. » lo interruppe Sheldon. « Non abbiamo fatto nient'altro. »
Leonard arricciò le labbra e sospirò a lungo per calmarsi. L'ultima cosa che voleva era fare una scenata davanti a tutta quella gente.
« Certo, questo è quello che dici tu. Chissà come sono andate le cose veramente. » sbottò.
« Leonard non ti sto mentendo. » disse serio fissandolo intensamente.
Leonard ritornò davanti al suo drink non sapendo se fidarsi di lui o no. Lo conosceva da un sacco di tempo, ormai pensava di sapere chi era, ma ora non ne era più tanto sicuro. Chi diceva che in realtà stesse solo mentendo?  E se stesse solo aspettando il momento giusto per conquistare Penny e portarla via da lui?
No, quello era un ragionamento volutamente esagerato. Sheldon non si sarebbe mai comportato in quel modo, non con lui almeno. Sapeva quanto ci tenesse alla sua amicizia e che non avrebbe lasciato che questa cosa li allontanasse.
« Senti, quando la sera viene a mangiare io me ne vado, okay? Non la saluterò neanche più se ti dà così fastidio. »
Leonard sospirò. Magari le cose potessero sistemarsi con così poco. Il fatto era che la sua fiducia era appena stata tradita dal suo migliore amico e ci sarebbe voluto del tempo prima che lui riuscisse a riconquistarla nuovamente.
« E magari fai così anche con Amy, cosa ne dici? » si intromise Raj con tono tagliente e glaciale lasciando per un attimo perplesso Sheldon.
« Si può sapere tu che cos'hai adesso? È da stamattina che mi eviti e mi guardi male. » Sheldon si stava innervosendo. Non solo Leonard ma anche Raj aveva iniziato ad mostrarsi adirato verso di lui.
Raj aprì leggermente la bocca stupito. « Non hai capito cos'è successo? »
Sheldon sospirò esasperato. « No, cosa? Cos'è che ho fatto ancora? »
Raj si protese verso di lui. « Le parole "Amy" e "festa" non ti dicono nulla? »
Lo sguardo di Sheldon non mutò, segno che non capiva a cosa l'amico si stesse riferendo e Raj si arrabbiò ancora di più.
« Diamine, Sheldon, ti sei intromesso nel mio appuntamento con Amy e me l'hai portata via! » esclamò aprendo le braccia.
« Io non mi sono intromesso proprio da nessuna parte se vuoi saperlo e poi, sei stato tu a lasciarla da sola, no? Inoltre sbaglio o hai baciato Lucy?  » disse assottigliando lo sguardo.
Raj rimase per un attimo spiazzato, ma si riprese in fretta. « Quello che ho fatto con Lucy non sono affari tuoi. Sta di fatto che quando sono ritornato Amy non c'era più. L'ho cercata dappertutto, ma non riuscivo a trovarla finché non l'ho vista sbucare magicamente in mezzo alla folla con te dietro e al mio cenno lei si è girata dall'altra parte. Cosa le hai detto? Avete fatto qualcosa, vero? » disse minaccioso.
« Non abbiamo fatto proprio un bel niente. Non c'è stato nulla tra di noi. » disse a denti stretti. Stava cominciando ad averne abbastanza.
« E allora perché eri alla festa!? » Raj alzò la voce.
« Perché non sono affari tuoi dove vado! » rispose con lo stesso noto Sheldon battendo una mano sul tavolo e facendo traballare i bicchieri sopra.
« Ehi ragazzi, calmatevi... » si intromise Howard cercando di abbassare i toni. Ci mancava che scoppiasse una lite all'interno del bar.
« Howard non ti intromettere. » lo rimbeccò l'indiano seccato.
« Esatto, stanne fuori. » disse Sheldon guardandolo malissimo. Howard serrò le labbra e si ripromise che non si sarebbe più messo in mezzo.
« Vuoi sapere come è andata in realtà? » continuò rivolto a Raj. « Amy ti ha visto mentre baciavi Lucy e sai cosa le ho detto? Le ho detto che sei un idiota perché io se fossi stato al tuo posto non l'avrei mai lasciata da sola. »
Raj schiuse la bocca sorpreso. Non sapeva che Amy l'avesse visto e sapeva molto bene di essersi comportato da vero idiota. Avrebbe dovuto chiederle scusa il prima possibile.
Sheldon tornò ad appoggiarsi allo schienale con le braccia incrociate mentre girava la testa dall'altra parte.
Restarono in silenzio per qualche minuto poi Raj continuò. Anche se era successo tutto quello Sheldon doveva avere le cose ben chiare su come stavano le cose tra lui ed Amy.
« Avevamo fatto un patto tempo fa ricordi? »
Certo che se lo ricordava. L'avevano fatto in quello stesso bar poco tempo dopo che avevano iniziato ad uscire insieme.
« "Stare lontani dalle ragazze dei tuoi amici". » scandì bene Raj.
Sheldon sembrò vacillare un attimo.
« E tu non solo non ti sei tenuto a debita distanza da Penny e Amy, ma hai bellamente ignorato il nostro patto provandoci con entrambe praticamente nello stesso momento! »
Howard faceva guizzare lo sguardo prima su uno poi sull'altro come se stesse seguendo una partita di tennis. Se si fosse intromesso per difendere uno dei due l'altro ce l'avrebbe avuta a morte con lui quindi stette zitto a seguire quello strano quanto insolito scambio di battute. Erano ormai quattro anni che si conoscevano e uscivano insieme e non avevano mai litigato seriamente. Ogni tanto c'erano stati degli attriti, ma erano sempre stati risolti nel giro di poco con una bella bevuta al solito bar e tutto veniva prontamente accantonato e dimenticato. Ma quando si trattava di donne sapeva che non sarebbe bastato così poco per rimettere tutte le cose a posto.
Sheldon appoggiò il gomito sul tavolo e gli puntò l'indice contro. « Ti ripeto per la centesima volta che con Amy non ci ho fatto un beneamato cazzo e con Penny...» questa volta lo puntò verso Leonard al suo fianco. « È stato per colpa dell'alcol. So che ti piace, Cristo, pensi davvero che mi approfitterei di lei?! Pensi che voglia farti un dispetto? Infastidirti?! » alzò la voce per il nervoso. Dannazione, ma cos'avevano oggi? Perché continuavano ad incolparlo per qualcosa che uno non aveva fatto -perché con Amy è stato così, lui non aveva fatto proprio un bel niente- e con Penny era stata tutta colpa sua e del Jack Daniel's?
« Non lo so, magari le altre ragazze non ti bastano e vuoi provarci anche con loro. » disse con estrema tranquillità Leonard sostenendo con aria di sfida il suo sguardo.
« O forse vuole farci vedere che lui può ottenere tutte le donne che vuole solo perché è figo e sa di esserlo. » aggiunse Raj con le braccia incrociate e la testa leggermente inclinata di lato.
« Oddio...» Howard si passò una mano sul volto e sospirò. Sheldon era molto meglio non provocarlo perché se si arrabbiava sul serio c'era da avere paura. Soltanto una volta l'aveva visto veramente incazzato e si augurò che non sarebbe mai stato lui la sfortunata vittima della sua furia.
Sheldon si alzò di scatto ormai al limite. Guardò i due amici nel modo più ostile possibile, ma nessuno dei due sembrava intimidito dalle suo occhiatacce.
« Ne ho abbastanza di voi due e delle vostre stronzate. Me ne vado. » sbottò trattenendo a fatica la sua rabbia.
« Continui a scappare dai problemi invece di affrontarli. Ma d'altronde è l'unica cosa che sai fare, no? » Leonard disse quelle parole in modo quasi sprezzante e Sheldon si bloccò per un paio di secondi a fissarlo.
« Che cosa intendi dire? » mormorò assottigliando lo sguardo assumendo un'aria ancora più minacciosa di prima.
Leonard abbandonò quell'aria tesa quando si accorse di aver detto quelle cose di sproposito.
« Niente, lascia perdere. » era arrabbiato, ma si pentì lo stesso di quello che aveva detto.
Sheldon si avvicinò di più a lui e abbassò la voce quasi non volesse farsi sentire dagli altri due.
« Non sono mai scappato, Leonard. Nemmeno quando sono andato via di casa stavo scappando, ricordatelo bene. »
Detto questo non lasciò nemmeno all'amico il tempo di replicare. Se ne andò sbattendo la porta con forza, lasciando la cameriera basita per il suo comportamento.
Percorse qualche metro a piedi con i colletto della giacca alzato e le mani infilate in tasca mentre sentiva la rabbia ribollire nelle vene. Era stato accusato ingiustamente per due cose che non aveva assolutamente fatto e ora non solo Leonard, ma anche Raj ce l'aveva con lui. In un solo colpo aveva perso due degli amici più importanti che aveva.
« Ehi, aspetta! »
Si fermò sentendo un inconfondibile accento indiano e il rumore di passi dietro di sé. Parli del diavolo...
« Che cosa vuoi ancora? » disse seccato senza nemmeno voltarsi. Raj rallentò il passo mentre teneva gli occhi puntati sulla sua schiena.
« Sei scappato via prima che potessimo finire...» si avvicinò fino a mettersi davanti a lui per poterlo fissare negli occhi con aria di sfida. « Il patto vale ancora lo sai questo vero? »
« Sì lo so. » mormorò sostenendo lo sguardo pungente dell'amico con leggera difficoltà.
« Allora...» si avvicinò di un altro passo. «...saprai anche che Amy sta uscendo con me adesso. Non mi interessa che cosa fai con Penny, ma con Amy devi starle lontano. Anche se ho baciato Lucy è stato solo un errore, non ho nessuna intenzione di rimettermi insieme a lei, sappilo. A me interessa soltanto Amy e non lascerò che me la porti via. »
 Sheldon si lasciò andare in una risata. « Pensi che voglia portartela via? Sei ridicolo. Sai che non mi interessa avere relazioni durature. Con Amy poi? Assurdo. Non è nemmeno lontanamente paragonabile al tipo di ragazza con cui vorrei stare. » ghignò  divertito, ma dopo aver pronunciato quelle parole sentì una morsa allo stomaco. Non pensava davvero a quello che aveva detto.
Raj non sembrava credergli. « Hai detto di non voler passare troppo tempo con la stessa ragazza, ma con Amy fai un'eccezione. Provi qualcosa per lei? »
Sheldon lasciò che il sorrisetto beffardo si spegnesse poco alla volta fino a lasciarlo con un'espressione indecifrabile in volto tant'è che Raj parve allarmarsi un poco.
Ci mise qualche secondo prima di rispondere.
« No. Non provo assolutamente niente per lei come non ho mai provato nulla per qualsiasi altra ragazza con cui sono stato insieme. »
Raj sembrò convincersi delle sue parole. Forse si stava preoccupando troppo. Infondo Sheldon non aveva mai provato niente per nessuna ragazza e non avrebbe certo cominciato con Amy, no?
« D'accordo. » terminò così la conversazione facendo immediatamente dietrofront per ritornare dagli amici lasciati al bar.
Sheldon guardò la sua schiena finché non lo vide rientrare. Amy usciva con Raj e lo sapeva bene, inoltre l'interesse era sicuramente reciproco a giudicare dal racconto dell'amico fatto qualche giorno prima in cui il loro appuntamento terminò con un bacio tra i due. La colpa era stata dell'alcol che gli aveva offuscato la mente altrimenti non l'avrebbe portata lontano da occhi indiscreti cercando di ottenere un bacio da lei. Non gli importava di Amy come non gli era mai importato di nessun altra e non gli fregava niente se si sarebbe messa insieme a Raj.
Ma se non gli interessava allora perché ci stava rimanendo così male?
Cosa gli stava facendo quella ragazza?
Oltretutto Raj aveva ragione, loro due stavano uscendo insieme e doveva smetterla di mettersi sempre in mezzo.
Aveva bisogno di tempo per riflettere e per farlo doveva stare lontano da Amy.



~°~






Come tutte le mattine Amy andò al solito bar a fare colazione, ma stranamente non vide Sheldon ad aspettarla. Guardò l'ora, ma era in perfetto orario. Si sedette al tavolino pensando che forse era semplicemente in ritardo e perciò decise di mandargli un messaggio per sapere se stesse arrivando o meno. Dopo un quarto d'ora non ricevette alcuna risposta.
Strano. In genere dopo appena un paio di minuti le rispondeva sempre.
Chiese a Penny se per caso stesse male o se non avesse sentito la sveglia, ma lei le assicurò che non c'era nessuno in casa.
Oltretutto Penny iniziava un'ora dopo e Leonard aveva deciso di prendersi la mattina libera dalle lezioni per recuperare un po' di studio arretrato quindi era completamente sola.
Bevve il suo cappuccino di fretta scottandosi pure la lingua e velocemente uscì per raggiungere l'università.
Passò per i corridoi cercando con lo sguardo Sheldon a lungo finché non lo vide in fondo al corridoio che sembrava stesse aspettando qualcuno. Si avvicinò a lui passando di striscio i ragazzi che venivano dalla direzione opposta, ma improvvisamente si fermò di colpo.
Lo vide mentre una ragazza gli si avvicinava con un sorriso smagliante e dopo che le diede un bacio sulla guancia le appoggiò una mano sulla schiena e l'accompagnò dentro l'aula.
Ecco perché non c'era al bar stamattina.  
Si sentiva una stupida, l'aveva aspettato per niente.
Girò i tacchi e si allontanò il più possibile.
Per fortuna non avevano lezione di matematica insieme.


La mensa era gremita di gente come sempre. Amy si alzò sulle punte per riuscire a scorgere qualche dettaglio familiare in mezzo a tutta quella calca e quando riuscì a riconoscere la chioma bionda dell'amica immediatamente si avvicinò al tavolo con passo svelto.
« Ehi ragazzi come va? » disse sorridendo.
Leonard e Penny alzarono lo sguardo come se fossero stati ridestati dai loro pensieri e borbottarono un semplice "bene".
Amy non ci fece caso più di tanto e iniziò a prendere il cibo dal piatto aspettando che uno dei due iniziasse la conversazione raccontando qualcosa.
Guardò il posto libero accanto a sé. Strano che Sheldon non ci fosse ancora, poi però le venne in mente quello che aveva visto nel corridoio soltanto poche ore prima e capì perché non c'era. Infilzò la forchetta con un gesto stizzito nella pasta portandosi i maccheroni alla bocca.
Penny si massaggiò la fronte a causa di alcune fitte di dolore. Avrebbe fatto meglio a rimanere a casa quella mattina. Non aveva ascoltato una sola parola di quello che avevano detto i suoi professori, troppo presa a rimuginare su quello che era successo con Sheldon.
« Mi dispiace per quello che è successo con Zack...» Leonard cercò di mostrarsi il più dispiaciuto possibile anche se non fu facile perché, anche se non gli piaceva affatto vedere Penny soffrire così, almeno era sicuro che tra loro due adesso era definitivamente finita. Zack si era comportato da vero vigliacco e se lo avesse incontrato lo avrebbe costretto a chiederle scusa sia con le buone che con le cattive.
Erano passati due giorni e solo ora aveva trovato il tempo di stare con lei. Tra le varie uscite con gli amici durante tutto il week end non aveva quasi praticamente visto la vicina di casa.
Voleva sapere del bacio con Sheldon, ma non poteva di certo mostrarsi inutilmente geloso o peggio ficcanaso. L'ultima cosa che voleva era peggiorare le cose.
Penny alzò le spalle. « Avevi ragione tu, è un idiota. Spero solo di non trovarmelo davanti o potrei fargli molto male. » disse in tono minaccioso.
« Se vuoi posso darti una mano. » si offrì Leonard.
« Un aiuto potrebbe farmi comodo. »
Mangiarono in silenzio per diversi minuti, tutti e tre immersi nei loro pensieri.
« Quindi adesso...cosa deciderai di fare? » domandò titubante il ragazzo dopo un po' mentre giocherellava con l'insalata.
Penny capì immediatamente a cosa si stava riferendo. « Basta non ne voglio più sapere di ragazzi! Sono solo un branco di idioti senza cervello! Senza offesa Leonard...»
Leonard fece un cenno con la testa dicendole che non faceva niente.
« Voglio solo laurearmi, trovare un lavoro decente e poi forse finalmente riuscirò a trovare quello giusto...» disse abbassando la voce non del tutto convinta di quello che stava dicendo. Avrebbe aspettato così tanto prima di trovare l'amore della sua vita?
« Non tutti i ragazzi sono come li descrivi tu Penny. » affermò Leonard. Voleva che cambiasse idea altrimenti come avrebbe fatto a farle capire quello che stava provando per lei da settimane?
« Purtroppo quelli che ho incontrato io sono tutti così. » continuò lei decisa puntando lo sguardo nel suo.
« Allora dovresti guardarti attorno con più attenzione. Il ragazzo giusto per te potrebbe essere molto più vicino di quanto pensi. »
Penny si irrigidì e anche Amy smise di prestare attenzione alla pasta per rivolgerla all'amico. Iniziò inaspettatamente a riflettere su quelle parole. Nel suo caso potevano riferirsi tranquillamente a Raj o, perché no, anche a Sheldon.
« Se fosse così allora perché non me ne sono ancora accorta? » rispose Penny dando voce ai suoi stessi pensieri.
Leonard abbozzò un sorriso mentre prendeva una patatina fritta. « Perché non l'hai ancora visto. »
Penny rimase piuttosto sorpresa ed Amy si chiese se lo stesso poteva dirsi di lei. Forse anche lei avrebbe dovuto guardarsi attorno con più attenzione.   
Mentre Penny stava per replicare Amy vide Sheldon avvicinarsi verso di loro con in mano un vassoio. Quando lo vide da solo sorrise ed immediatamente alzò un braccio per fargli vedere dove erano seduti.
« Ehi, siamo...»
Sheldon però proseguì dritto dando solo una breve occhiata ad Amy per poi sedersi ad alcuni tavoli più in là insieme ad altre persone tra cui la famosa Ramona la quale immediatamente si appiccicò a lui mentre gli occhi le brillavano per l'emozione. Sembrava che tutto quello che fosse successo poche settimane prima fosse stato immediatamente dimenticato non appena Sheldon le rivolse un mezzo sorriso.
«...qui. » mormorò abbassando lentamente il braccio e constatando che Sheldon non aveva intenzione di sedersi con loro, ma che anzi preferiva la compagnia di ben altra gente.
« Forse non ci ha visti...» disse Penny guardando in direzione dell'amica.
« Certo che ci ha visti, mi ha guardata! » replicò lei senza togliere gli occhi da Sheldon e la sua amichetta.
« Lascia stare Amy. Sheldon è strano, non farci caso. » disse frettolosamente Leonard con uno sbuffo annoiato.
« Ma...»
« Evidentemente preferisce stare con quel branco di oche. » tagliò corto Penny senza dare ad Amy il modo di replicare nuovamente.
Dopo che ebbe finito di mangiare diede nuovamente un'occhiata furtiva al ragazzo pensando di non essere vista, ma si sbagliava perché Sheldon aveva lo sguardo puntato nella sua direzione.
E la stava fissando
.



Eccoci qua con il decimo capitolo^^
Sheldon ha preferito dire tutto a Leonard piuttosto che tenerlo all'oscuro e questo ovviamente l'ha portato a litigare con il suo migliore amico e, come se non bastasse, anche Raj si è arrabbiato con lui affermando che deve stare lontano da Amy.
Penny non ha capito che la causa è lei perché non sa ancora della cotta di Leonard, ma chissà quando Leonard deciderà di farsi avanti! <.<
Vi ringrazio infinitamente per aver letto e recensito i precedenti capitoli^^
Al prossimo aggiornamento^^

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Capitolo 12
*** Open Your Eyes ***


111
Capitolo XI.
Open Your Eyes.


"Ogni giorno che dobbiamo stare lontani, mi sento come un bambino col cuore spezzato"

Nickelback



Amy guardò il cellulare per la quarta volta nel giro di venti minuti scarsi da quando aveva deciso che era arrivato il momento di mettersi a studiare biologia. Perché Sheldon non si era ancora fatto sentire? Da quasi due settimane il ragazzo a stento le rivolgeva la parola, ovvero da quando erano tornati da quella cavolo di festa inutile e non capiva perché si stesse comportando in questo modo strano.
Era tentata di mandargli un messaggio, ma cosa avrebbe potuto dire? Poi magari avrebbe frainteso tutto conoscendolo...
Solo che era tutto davvero molto strano. Prima cercava sempre qualche pretesto per stare con lei come quando aveva rinunciato ad uscire solo per rimanere con lei a parlare, oppure quando le ricordava continuamente che era fuori ad aspettarla dopo le lezioni e di non fare tardi altrimenti l'avrebbe lasciata lì. Senza dimenticare tutte le volte che insisteva per suonarle qualcosa al pianoforte.
Ora invece in mensa non si sedeva con loro. Passava accanto, scambiava uno sguardo truce con Leonard e poi si andava a sedere a qualche tavolo più avanti insieme a dei compagni di corso. Il pomeriggio non l'aspettava all'uscita e alla sera l'unica cosa che diceva ad entrambe era un semplice "ciao" stiracchiato e nulla di più. Durante la cena restava praticamente in silenzio e se parlava con qualcuno erano solo Howard e Bernadette. Avevano mangiato insieme come al solito per qualche giorno poi Amy aveva preferito smettere. Si sentiva a disagio e aveva come la sensazione di avere sempre lo sguardo puntato addosso. Liquidò Penny dicendo che aveva da studiare molto adesso e voleva approfittare della sera perché era l'unico momento della giornata in cui si rilassava. Con Raj invece in un primo momento ignorò le sue chiamate e i suoi messaggi poi, trovando un po' di coraggio, gli disse che non era affatto il momento per uscire ancora insieme dopo quello che era successo con Lucy. Non gli aveva nemmeno dato il tempo di replicare, semplicemente aveva chiuso la chiamata in modo sbrigativo dicendo che aveva un sacco di cose da fare. Raj preferì non insistere e non le mandò più un solo messaggio.
Quando sarebbero tornate le cose al loro posto avrebbe ricominciato ad unirsi a loro a cena.
Sospirò chiedendosi cosa avesse portato Sheldon a reagire così. Poteva capire che potesse avercela con lei -per cosa poi non riusciva ancora a capirlo- ma con Penny che problemi aveva? Era diventato incredibilmente freddo e distaccato con lei e la cosa strana era che Penny non parve porsi il problema, quasi non fosse cambiato nulla. Aveva notato che entrambi quando si guardavano finivano per allontanare lo sguardo come se avessero un segreto da nascondere. Oltretutto anche Leonard e Raj erano piuttosto tesi e spesso i tre ragazzi si guardavano male l'un l'altro e il massimo della loro interazione era scambiarsi qualche parola e nulla di più. Questo però solo quando c'era Sheldon perché quando lui non era presente Leonard e Raj parlavano tra di loro tranquillamente e senza problemi.
Aveva notato anche che l'atmosfera di complicità che c'era prima era come scomparsa. C'era qualcosa che non andava tra quei tre, ma non riusciva proprio a capire cosa potesse essere.
« Se pensi che restare lì a guardare il cellulare possa aiutarti a superare l'esame di biologia sei completamente fuori strada. »
Alzò lo sguardo sulla compagna di stanza che le ricambiò un'occhiata ammonitrice. Era seduta sul letto, gambe incrociate e l'espressione severa di chi stava rimproverando una bambina che non voleva decidersi ad iniziare a fare i compiti.
« Sto solo controllando i messaggi. Non ti preoccupare che l'esame lo passo lo stesso. » sbuffò leggermente infastidita per quel suo atteggiamento di superiorità e di chi aveva la certezza di sapere sempre tutto.
« Il tuo fidanzato non ti chiama? Oh, poverina. » disse sarcastica piegando l'angolo della bocca in un piccolo sorriso.
Lo sguardo di Amy si fece più serio capendo immediatamente a chi si riferiva. « Non è il mio fidanzato, Leslie. »
Lei scrollò le spalle. « Da come guardi il cellulare ad intervalli regolari di cinque minuti direi che se non è il tuo fidanzato poco ci manca. »
Amy sospirò e il libro che aveva in grembo le scivolò sulle coperte. « Non c'è proprio niente tra di noi perché continuate tutti con questa storia?! »
« Perché sono quasi quattordici giorni che non lo vedi e sei molto più nervosa del solito. »
« Io nervosa? Senti chi parla! Sei tu quella nervosa non io! » disse alzando la voce ed afferrando il libro che stava per cadere a causa del movimento stizzito con cui si era raddrizzata. Leslie la guardò come dire "sicura?".
« Lascia perdere. » sibilò tra i denti alzandosi per prendere gli appunti abbandonati sulla scrivania.
« Come fai a sapere che non ci vediamo da due settimane? » chiese dopo aver passato da un foglio all'altro senza tuttavia leggere una sola parola.
Leslie si lasciò andare in una piccola risata. « Sono una buona osservatrice, Amy. In mensa vi vedo che non vi sedete più insieme e il pomeriggio sei sempre qui o in biblioteca. E poi, te l'ho detto, sei più nervosa ultimamente. »
Amy portò le gambe verso il petto, rannicchiandosi su se stessa. Era davvero così palese quanto la sua indifferenza e il suo improvviso distacco la facesse soffrire? A quanto pare sì perché se se n'era accorta la sua coinquilina se ne sarebbe accorto chiunque, anche chi non avrebbe voluto come Penny o Raj.
Appoggiò il mento sulle ginocchia e guardò un punto sul muro davanti a sé. Leslie abbandonò l'espressione seria per rivolgerle uno sguardo appena preoccupato.
« Te l'avevo detto che era un imbecille. » mormorò. « Non capisco perché continui a voler stare con lui. »
« Perché è mio amico. »
Leslie si sistemò gli occhiali sospirando. « Almeno sai perché sta facendo così? »
Amy si strinse ancora di più aspettando qualche secondi prima di rispondere. « Magari lo sapessi. »
Dopo un'ora passata sempre sulla stessa pagina a leggere sempre le stesse cinque righe Amy decise di spostarsi in biblioteca, almeno lì sarebbe stata più tranquilla. Leslie ignorò lo studio per avanzare delle ipotesi su quanto potesse essere successo, ma dato che Amy non le aveva detto quasi nulla le sue idee erano piuttosto particolari ed assurde. Si passò dal semplice avere un'amante che teneva nascosta a tutti all'improbabile coinvolgimento in una qualche banda criminale e per paura di essere scoperto o di avere qualche ritorsione aveva deciso di limitare i rapporti con tutti compreso il suo migliore amico. Anche se quell'ipotesi la fece ridere pensò che tutto sommato poteva anche essere per quanto ne sapeva.
Scese le scale di marmo, si diresse verso l'ampia biblioteca del dormitorio e, una volta entrata, constatò con immenso piacere che era praticamente vuota. Si accomodò su un tavolo messo infondo alla stanza passando accanto ad un ragazzo basso e mingherlino con la maglia di Lanterna Verde curvo su un libro pieno di numeri e formule matematiche. Frequentava il suo stesso corso di matematica ed era uno dei migliori da come aveva potuto vedere dai risultati riportati sul test fatto all'inizio per verificare le capacità di tutti. Era anche molto silenzioso e non l'aveva mai visto in compagnia di qualcuno che non fosse il suo inseparabile libro di fisica.
Il silenzio della biblioteca ebbe un effetto rigenerante su di lei e poco alla volta riuscì a ritrovare la concentrazione che inutilmente stava cercando da quando aveva finito le lezioni. Mentre evidenziava le parti importanti del testo sentì dei passi riecheggiare dall'entrata fino ad arrivare dove si trovava lei. Non alzò lo sguardo pensando che si trattasse di uno degli studenti giunto per prendere un libro, ma quando la figura le si fermò di fronte non poté non spostare gli occhi dalla pagina al soggetto che aveva avuto la pessima idea di interromperla. Quando si accorse di Raj lasciò che al posto dei lineamenti contrariati si formasse un'espressione di stupore.
« Cosa ci fai qui? »
« Ho il pomeriggio libero quindi ho pensato di venire a trovarti. » disse sorridendo, ma un "shh" stizzito proveniente dal ragazzo con la maglia di Lanterna Verde lo costrinse ad avvicinarsi il più possibile alla ragazza.
« Cavolo come siete seri voi universitari. Ho solo detto quattro parole in croce e quel tizio per poco non mi inceneriva con lo sguardo. » sussurrò guardando male il ragazzo che intanto si era già messo a scarabocchiare qualche formula su un foglio.
Amy abbassò lo sguardo sul libro e si ritrovò a pensare che era piuttosto strano ritrovarselo lì così all'improvviso tenendo conto che nei giorni precedenti si erano scambiati soltanto qualche parola quando erano insieme agli altri e nulla di più. Inoltre non si erano nemmeno più sentiti per telefono dopo avergli detto chiaro e tondo che doveva pensare bene a cosa volesse fare con Lucy.
« Volevo dirti che mi dispiace per averti lasciata da sola alla festa. E per quello che è successo con...Lucy. » abbassò la voce. « Non mi piace scusarmi per telefono o per messaggio e preferivo dirtelo di persona, ma non abbiamo mai avuto modo di stare da soli in questi giorni. »
Amy trattenne il respiro e finalmente si decise a guardarlo negli occhi scuri.
« Ti capisco e lo apprezzo. » mise il tappo alla penna e lo guardò seriamente « Ma tu sei ancora molto preso da Lucy e credo che non potremo continuare ad uscire insieme se tu continui a pensare a lei. »
« Lo so e hai assolutamente ragione. Ma ti assicuro che tra di noi è davvero finita. Quella sera avevo esagerato un po' e appena l'ho vista mi sono lasciato andare, ma ti prometto che non capiterà mai più. » disse addolcendo lo sguardo.
Amy guardò il ragazzo seduto all'altro tavolo e sospirò. Voleva credere alle sue parole, ma non ci riusciva.
Raj capendo quello che pensava si affrettò ad appoggiare una mano sul suo braccio per cercare di tranquillizzarla. « Amy, io non sono quel tipo di persona a cui piace giocare con i sentimenti degli altri. In queste due settimane ci ho pensato davvero a lungo e ho capito che con Lucy non voglio più avere a che fare perché...» prese un respiro ed abbassò la voce, vergognandosi un po' di mostrare una parte debole di sé. « Perché mi ha spezzato il cuore e non riuscirei mai a perdonarla. » mormorò.
Amy rimase sorpresa. Non sapeva del motivo per cui avessero deciso di lasciarsi, non ne aveva mai fatto cenno con lei.
« Ho scoperto che mi tradiva da mesi con un suo collega di lavoro. Pensa, è stato Howard a dirmelo di averli visti baciarsi e tenersi per mano altrimenti io non lo avrei mai scoperto. »
« Mi dispiace. » mormorò Amy.
Raj scrollò le spalle. « Non ti preoccupare, ormai l'ho superata. Solo che alla festa, quando l'ho vista, per un attimo mi sono dimenticato tutto quello che mi aveva fatto, ma quando poi mi sono ricordato la persona che era mi sono sentito un idiota perché invece di stare con te ho preferito lei. » disse serio e dai suoi occhi Amy poté notare il suo disagio. « Ci vuole tempo prima di riuscire a dimenticarla. È stata la prima ragazza che ho amato con tutto me stesso. » questa volta il tono si fece ancora più basso ed Amy si chiese come avesse potuto quella ragazza ferirlo in quel modo. Non era un cattivo ragazzo e non si meritava tutto questo.
Dopo qualche secondo l'espressione del ragazzo si addolcì. « Mi perdoni? »
Non sapeva perché, ma non provava alcun risentimento verso di lui. Aveva detto che si era sentito un idiota ad averla lasciata per Lucy e aveva ripeto più volte che ormai aveva deciso di chiudere tutti i rapporti con lei. Non aveva perso del tutto la fiducia che provava per lui e il fatto che le avesse rivelato una parte così dolorosa della sua storia le fece capire che di lei gli importava molto e che avrebbe fatto di tutto per rimediare ai suoi errori. Da quello sguardo Amy si rese conto che era sincero e anche terribilmente dispiaciuto per quello che era successo. Dopo aver annuito appena guardò la pagina del suo libro. « D'accordo. »
Il ragazzo prese una sedia e si piazzò di fronte ad Amy, l'espressione dolce improvvisamente diventata seria.
« Piuttosto, ho visto anche Sheldon alla festa. » disse a bruciapelo fissandola intensamente. Amy si bloccò e alzò gli occhi su di lui.
« Sì è vero, l'ho visto e ci siamo salutati. »
Raj assottigliò leggermente lo sguardo ed ebbe la sensazione che avesse capito che stesse mentendo. O meglio, che stesse omettendo una piccola parte del racconto.
Possibile che Sheldon glielo avesse detto che erano andati sul tetto?
« Certo...capisco. » disse semplicemente senza distogliere lo sguardo incatenato al suo né tantomeno dare una ben che minima idea di credere a quello che aveva appena detto.
« Quindi Sheldon poi non l'hai più visto? »
Amy sbuffò spazientita. « Senti, vuoi farmi l'interrogatorio? Ci siamo salutati e abbiamo parlato un po' esattamente come fanno due amici. Quindi dove sta il problema? »
Il tono duro di Amy fece rimanere Raj di sasso.
« No, non voglio farti l'interrogatorio, voglio solo sapere come stanno le cose tra di voi. Io mi trovo bene con te e non voglio che per colpa sua venga mandato tutto all'aria.»
« Non c'è assolutamente niente tra di noi, Rajesh. » replicò.
« Quello che sto cercando di dirti è che Sheldon non è il tipo di ragazzo giusto per te. Mi dispiace dirlo perché è mio amico, ma fidati quando ti dico che per le relazioni lui non è portato. Ti farà soffrire. »
Amy dovette ammettere a malincuore che Raj aveva ragione. Il fatto che non fosse capace a relazionarsi con qualcuno era una cosa che le era immediatamente saltata all'occhio fin dal primo momento che lo aveva visto e il fatto che si divertiva a passare da una donna all'altra ne era la conferma.
« Lo so e ti ripeto che io non ho nessuna intenzione di andarci dietro. » disse tutto d'un fiato.
« Vorrei solo che le cose tra di noi continuassero come prima. »
Amy strinse le labbra. « Nemmeno io voglio che le cose cambino. » Ormai aveva appurato che non era più arrabbiata con lui. Gli voleva bene, lo considerava un ottimo amico e non voleva perderlo per così poco.
Raj rilassò i muscoli tesi. « Facciamo finta che tutto quello che è successo alla festa non conta nulla, okay? Dimentichiamo tutto e ricominciamo da capo. »
Amy non voleva dimenticare tutto, non voleva dimenticare di aver quasi baciato Sheldon. Non voleva e non poteva.
Ma era la cosa giusta da fare.
« Va bene, hai ragione. Facciamo finta che non sia successo niente. » disse mostrandogli un timido sorriso.
A Raj si illuminarono gli occhi. « Quindi torna tutto come prima? Se dovessi invitarti ancora ad uscire accetteresti? »
Amy si morse l'interno della guancia e per un attimo si chiese cosa fosse più giusto fare. Immediatamente la scena sulla terrazza si materializzò nella sua mente come faceva ogni giorno e ogni giorno si domandava come sarebbero adesso le cose se non fossero stati interrotti. Avrebbe potuto avere il cuore spezzato per un suo rifiuto come avrebbe potuto essere la ragazza più felice del mondo perché sapeva che lui provava qualcosa per lei.
« Non lo so Raj io...»
« Dai ti prego! Sarà tutto come prima te lo prometto. »
« Non è quello...»
« Allora cosa? »
« Credo che stiamo correndo troppo. Tu sei indubbiamente molto preso, ma io non sono sicura di voler impegnarmi in una relazione. »
« Io voglio solo passare del tempo con te, non sto pensando ad una relazione, non adesso per il momento. Non sto cercando di metterti sotto pressione, ma farti capire che tu...beh che tu mi piaci. » arrossì per aver detto quelle parole di getto senza quasi pensarci.
« Davvero? » mormorò. Era la prima volta che qualcuno mostrava un interesse sincero verso di lei.
Lui annuì.
« Una sera. Soltanto una, Amy. Poi se non ti interesso lascerò perdere, ma per favore dammi una possibilità. »
La stava letteralmente supplicando con lo sguardo. Non riuscì a dirgli di no.
« Va bene. » soffiò poco convinta.
Raj sorrise entusiasta. « Bene, allora ci vediamo! » disse con tono normale dimenticandosi improvvisamente di essere in una biblioteca.
Il ragazzo di prima sembrò sul punto di tirargli dietro il pesante libro, ma a Raj non importava.
Amy abbozzò un sorriso poco entusiasta. « Certo. A presto allora. »
Una volta allontanato Amy si chiese se avesse dovuto dirgli quello che le passava per la mente ovvero che sì, stava provando interesse per qualcuno e no, non era lui. Ma Sheldon non avrebbe mai voluto stare con qualcuna figurarsi una come lei. D'altronde cosa avevano in comune loro due? Assolutamente niente. Rivelare i suoi sentimenti per lui avrebbe solo portato a farla soffrire ulteriormente. Forse avrebbe fatto meglio a soffocarli, respingerli e lasciarli lì, nel posto più nascosto del suo animo.
Aveva un ragazzo che la stava corteggiando e che avrebbe fatto di tutto per lei, ma no, doveva proprio mettere gli occhi sul ragazzo menefreghista e irraggiungibile. Quello con cui non avrebbe mai avuto nessuna possibilità.
Forse doveva davvero cercare di lasciarlo perdere e provare a vedere come sarebbe andata con Raj. Magari se avesse provato ad impegnarsi un po' più seriamente con lui alla fine avrebbe lasciato perdere Sheldon.
Ma è davvero possibile mettere a tacere ciò che dice il proprio cuore?
Chiuse il libro ben conscia che ormai non sarebbe più stata in grado di immagazzinare una sola informazione e si avviò così verso la sua camera, prima però compose sul cellulare il numero della sua migliore amica. La voce squillante di Penny sembrò perforarle l'orecchio.
« Ma perché urli?! » sbottò dopo aver allontanato il cellulare.
« Sapevi che la sorella di Raj ha un negozio di scarpe firmate? » gridò Penny.
Amy alzò gli occhi al cielo. Lo sapeva ovviamente, Raj glielo aveva detto, ma poi si era dimenticata di dirlo alla sua amica. E ora Penny lo aveva scoperto.
« Okay e allora? » disse non capendo da dove venisse tutto questo entusiasmo.
« L'altro giorno sono entrata per dare un'occhiata e ho visto un paio di scarpe stupende, te lo giuro Amy erano bellissime...» sospirò con aria sognante. « Ovviamente costavano un occhio della testa e quando ormai avevo abbandonato ogni speranza scopro che il negozio è della sorella di Raj e lui mi ha detto che le avrebbe parlato e che probabilmente mi avrebbe fatto un bel po' di sconto in modo che possa comprarle. Quasi mi viene da piangere...»
Amy abbozzò un sorriso. L'amore che aveva Penny per le scarpe era qualcosa di esagerato, ma assolutamente sincero.
« Ragazza mia te lo devi sposare quest'uomo. » concluse seria.
« Per farti avere le scarpe gratis da sua sorella? »
« Brava, hai indovinato! » e scoppiò a ridere.
Anche Amy ridacchiò. Incredibile come quella ragazza riuscisse a farle tornare subito il buon umore.
« Comunque perché mi hai chiamato? » chiese tornando ad utilizzare un tono più normale.
Quasi si era dimenticata che l'aveva chiamata per chiederle un favore. « Oh, giusto. Stasera posso restare da te a dormire? Non ho voglia di stare qui da sola. »
« Leslie rompe le palle come al solito? » indagò con un sottile velo di minaccia nella voce. Penny sarebbe stata capace di irrompere nella stanza di Leslie e intimarle di non dare fastidio alla sua amica o le avrebbe fatto passare la voglia anche solo di aprir bocca. Ma in quel caso Leslie non centrava.
« No, no...semplicemente pensavo che potevamo stare un po' insieme, ecco. » abbassò la voce e si attorcigliò una ciocca di capelli attorno al dito. Amy la sentì sorridere al di là della cornetta.
« Ma certo che puoi restare da me, scema! Non c'è neanche bisogno di chiedermelo! Quando vuoi restare prendi le tue cose e vieni qui direttamente. » disse in un modo che sembrava quasi un ordine misto ad un amorevole invito.
« Grazie. »
Tornò di corsa nella sua stanza e gettò i libri con poca grazia sul letto noncurante dell'occhiataccia omicida che Leslie le rivolse per essere stata interrotta nel bel mezzo di un lungo ed intricato ragionamento su un problema.
Mise il cambio dentro lo zaino, afferrò il cellulare per vedere se c'era almeno un messaggio da parte di Sheldon anche se sapeva molto bene che non ce ne sarebbe stato neanche mezzo ed uscì senza nemmeno salutare la coinquilina la quale, con una semplice scrollata di spalle, tornò al suo studio.


« Appoggia la roba qui, adesso ti preparo il letto. » disse mentre toglieva i cuscini e apriva il divano-letto. « Visto che ho fatto bene a prendere un divano-letto? E tu che mi avevi chiesto a che cavolo mi serviva! »

« Certo...certo. » disse senza ascoltare. Fuori dalla porta, a soli pochi metri di distanza si trovava il ragazzo più difficile da capire che avesse mai incontrato. Era una settimana che non cenava da loro perché Sheldon non la andava a prendere il pomeriggio e ora che era lì con Penny doveva per forza andare nell'appartamento di fronte, cenare, parlare con gli altri e con...lui. Non si sarebbe arresa in così poco tempo, lei voleva vederlo e ci sarebbe riuscita.
« È quasi ora di cena, cosa facciamo? » constatò con un mezzo sorriso dopo aver dato una veloce occhiata all'orologio sulla parete. Era convinta che Penny l'avrebbe afferrata per il braccio dicendole che non avrebbe cenato lì ma "fuori" esattamente come aveva fatto la sera stessa, ma di più di un mese prima, in cui li aveva conosciuti. Invece la risposta fu del tutto inaspettata.
« Credo che ci prenderemo delle pizze e le mangeremo qui, che ne dici? »
Amy si irrigidì. In che senso sarebbero rimaste lì? No, non voleva mica rimanere davvero dentro quell'appartamento!
« Pensavo che saremmo andate dai ragazzi, sai come facevamo sempre...» mormorò cercando di mascherare la sua delusione.
Penny mostrò un sorriso amaro. « È da una settimana che non vado da loro, Amy. »
« Davvero? E perché? »
« È proprio questo di cui vorrei parlarti stasera. Tu sai perché si stanno comportando in modo così strano? »
« Chi si sta comportando in modo strano? » disse facendo la finta tonta.
Penny sbuffò. « Sheldon e Leonard. Ma come non ti sei accorta di niente? Prima erano sempre insieme e adesso a malapena si parlano. Non vado più da loro proprio perché c'è quest'aria di tensione tra di loro e quindi preferisco tenermi fuori. Non è piacevole mangiare mentre quei due sembra che siano lì per sbranarsi da un momento all'altro. »
Sapeva che c'era qualcosa che non andava tra di loro così come tra lei e Sheldon. Per arrivare a comportarsi in questo modo così freddo con il suo migliore amico doveva essere successo qualcosa di grave.
« È sicuramente successo qualcosa, ma non so proprio cosa. » disse mordendosi un labbro pensierosa.
Amy spostò il peso su una gamba. « Forse hanno litigato...» provò ad indovinare.
« Quello sicuramente. Li ho sentiti più di una volta rispondersi male e insultarsi. Però vorrei proprio sapere cosa possa averli allontanati così tanto. »
Entrambe abbassarono lo sguardo pensierose.
« Scommetto che se glielo chiedessimo non ci risponderebbero mai, vero? »
Penny annuì. « Ci ho già provato. Leonard ha mugugnato qualcosa sul fatto che non è nulla di che, mentre Sheldon mi ha detto in modo abbastanza schietto di farmi gli affari miei. » si sedette sul letto mezzo fatto e passò una mano sulle coperte. « Qualunque cosa sia spero che risolvano in fretta. Finalmente ci siamo fatti degli amici e non ho voglia di ricominciare da capo. »
In genere non le sarebbe importato molto se avesse smesso di frequentare un gruppo di persone che conosceva da poco, ma con loro era ben diverso. Anche se si era inserita da pochissimo in quel gruppo sapeva che le sarebbero mancati tantissimo, tutti e quattro. Le sarebbe mancato Howard con le sue battute e la sua ironia davvero divertente, Leonard con il suo modo gentile e premuroso, Raj con i suoi sorrisi rassicuranti e infine la persona che più di tutte avrebbe sentito la mancanza, Sheldon.
« Io sono due settimane che non vedo Sheldon, pensa tu...»
« Lui mi evita come la peste, invece. Almeno mi dicesse il motivo quel cretino! » alzò la voce per il nervoso.
« Davvero? »
Penny annuì. « Sì. Ogni tanto io e Leonard ci becchiamo sul pianerottolo o sulle scale, ma anche lui mi sembra molto più freddo ultimamente. Non lo so, vai a capirli tu 'sti uomini! »
Sentirono dei rumori all'esterno e due voci molto familiari.
« Dai, muovi il culo. Non possiamo essere in ritardo. »
« Lo so, okay? Non rompere. »
Penny, con uno scatto, si alzò ed andò ad aprire, decisa a parlare faccia a faccia a loro due. Amy la guardava sbigottita. Cosa voleva fare adesso?
« Possiamo parlare un minuto? » chiese ai due ragazzi che, fermi sulla soglia, la osservavano senza dire una parola.
« Allora? » li incalzò lei.
« A dire il vero dobbiamo andare via. » proruppe Leonard mettendosi le chiavi in tasca.
Penny incrociò le braccia al petto. « Cos'è, adesso siete tornati amici di punto in bianco? »
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo perplesso.
« Non capisco a cosa ti riferisci...»
« Certo, ora fate i finti tonti. Ci siamo accorte che c'è qualcosa che non va tra di voi. Cos'è successo e perché adesso ci ignorate? »
Amy la raggiunse mettendosi al suo fianco. Sheldon la guardò ed entrambi si fissarono negli occhi per qualche secondo prima che lui spostasse lo sguardo sulla scala che portava verso il piano inferiore.
Leonard fece un sorriso tirato. « Non vi stiamo affatto ignorando. »
« Giusto, allora il fatto che è una settimana che non mangio da voi o che Sheldon non parla con Amy è una cosa normalissima. »
Amy sentendosi chiamata in causa si avvicinò ancora di più alla bionda. Non voleva essere messa in mezzo, accidenti!
Leonard abbassò lo sguardo sul pavimento e si passò nervosamente una mano nei capelli.
« Senti Penny è tutto a posto, va bene? » Non poteva certo dirle qual'era il motivo del perché adesso a malapena si parlavano insieme.
« Allora se è tutto a posto come dici veniamo anche noi con voi. Non ci sono problemi, giusto? » domandò prima rivolgendo lo sguardo all'amica dietro di sé, poi ai due ragazzi.
« Beh, veramente noi...»
« Stiamo andando ad una gara. » si intromise Sheldon dopo un lungo silenzio. « Quindi sì, ci crea dei problemi se veniste anche voi due. »
Penny sciolse le braccia che ricaddero lungo i fianchi mentre sgranava gli occhi. « State andando ad una gara e non mi avete detto niente?! Pensavo che ormai―»
« Che ormai cosa? » la interruppe avvicinandosi di un passo. « Te l'avevo detto fin dall'inizio che non volevo coinvolgerti. Non ho mai portato una ragazza con me e non farò di certo un'eccezione con te! » sbottò sentendo la presa di Leonard al polso dopo che aveva mosso un altro passo verso di lei.
Penny si morse il labbro e prese due grossi respiri per calmarsi prima che iniziasse ad insultarlo. Era ovvio che fosse teso e nervoso per qualcos'altro ed era per quello che le aveva risposto in quel modo.
« Non è un po' presto per una gara? » si azzardò di dire Amy. Non sapeva nemmeno lei come avesse trovato il coraggio di parlare.
« Infatti prima andiamo da Stuart. » tagliò corto Sheldon, tuttavia usando un tono meno freddo rispetto a come aveva risposto a Penny prima.
Le aveva rivolto ben cinque parole dalla scorsa settimana. Wow, stiamo facendo progressi.
« Ora dobbiamo andare. » aggiunse infine iniziando a scendere un gradino alla volta. Leonard arricciò le labbra e diede un'ultima occhiata alla bionda prima di seguire l'amico.
« D'accordo, fate come volete, non mi interessa! Sappiate solo che siete i tizi più strani che conosca! » gridò sicura che avessero sentito nonostante non li vedesse più.
Entrò in casa e sbatté la porta alle spalle. « Sono degli stronzi. » affermò tornando al divano-letto e finendo il lavoro di prima. Sistemò le coperte in completo silenzio e sprimacciò il cuscino in modo stizzito e con forza immaginando di avere tra le mani Sheldon.
Dopo aver cenato -che consisteva in un semplice piatto di pasta la quale, preparata da Penny, risultò essere scotta e con il sugo bruciato- iniziarono a parlare del più e del meno finendo poi per parlare delle bellissime scarpe che aveva visto quello stesso pomeriggio. Ad Amy non interessava minimamente sapere come fossero fatte o che colore avessero perciò si limitò semplicemente ad annuire ogni tanto come un automa. Ma almeno lei sembrava di nuovo di buon umore al contrario suo. Amy continuava a pensare a cosa si erano detti sul pianerottolo soltanto un paio di ore prima e a come si fosse rivolto a loro due. Non si era nemmeno degnato di salutarla. Era davvero così poco importante per lui?
Quando ormai gli argomenti sembravano terminati decisero che era il momento di andare a dormire. Amy si infilò nel letto e si tirò le coperte fin sotto al mento. Non aveva sonno e adesso, nel buio della stanza, i suoi pensieri erano rivolti soltanto all'amico -o ex amico? Ancora non lo sapeva- e a cosa stesse facendo adesso. Chiuse gli occhi provando ad immaginare il luogo, il rombo dei motori, la gente che urlava e scalpitava e lui seduto nella sua auto pronto per gareggiare.
Aprì di scatto gli occhi. E se ci fosse stato un problema all'auto? E se avesse preso una curva troppo stretta o troppo veloce? E se non fosse riuscito a frenare in tempo?
L'idea che potesse succedergli qualcosa iniziò a tormentarla. Avrebbe dovuto aspettare l'indomani mattina e vedere se lo avesse ritrovato in casa o al bar mentre faceva colazione tutte le mattine.
L'essere all'oscuro di tutto la stava mandando fuori di testa. Ma non avrebbe potuto fare nulla se non rimanere lì e sperare che andasse tutto bene.



~°~


Restare lontano da Amy fu più difficile di quanto pensasse. Mostrarsi indifferente e freddo con lei fu una tortura, ma aveva bisogno di tempo per capire cosa volesse veramente. Quando vide il suo sguardo deluso quando le disse che non avrebbero più studiato insieme sentì un tuffo al cuore e una morsa allo stomaco. Era già un'impresa non starle vicino, non sentire la sua risata o parlare con lei se poi aggiungeva quegli sguardi rendeva tutto impossibile. Più volte ebbe l'impulso di ritornare da lei e rimettere le cose come prima, ma così facendo non avrebbe mai messo in chiaro i sentimenti nuovi che avevano iniziato a sorgere in lui dal primo momento in cui l'aveva vista.

Non riusciva a concentrarsi nello studio, al lavoro o in qualsiasi altra attività e nell'ultima gara arrivò ultimo, lasciando Stuart completamente sbigottito dalla sua pessima performance.
Rajesh fu soddisfatto di vedere come Sheldon stesse mantenendo la sua parola, ovvero standole a debita distanza e limitando le interazioni con la ragazza.
Ovviamente non aveva capito che Sheldon lo stava facendo solo per avere un'idea più chiara di quello che pensava di Amy e non per fargli un favore, ma questo Raj non avrebbe mai potuto saperlo.
Sheldon prese il giubbino e se lo mise mentre dava un'occhiata veloce alla schiena del suo coinquilino il quale era intento a guardare qualcosa al computer.
« Stasera non torno. » disse preparandosi ad una sua risposta fredda e tagliente.
« Chi se ne frega. » borbottò senza distogliere lo sguardo dallo schermo. Sheldon rimase un paio di secondi fermo e, anche se sapeva che gli avrebbe risposto così, gli fece comunque male. Sembrava di essere ritornato a sei anni prima quando era suo padre a dargli quelle risposte. Anche il modo glaciale e tagliente con cui Leonard si rivolgeva a lui era molto simile a quello che usava suo padre. L'indifferenza che gli aveva sempre mostrato lo aveva fatto soffrire per molto tempo e sentire lo stesso tono da parte del suo migliore amico fu ancora più terribile.
Decise di uscire prima che i ricordi iniziassero a tormentarlo e a non dargli tregua. Percorse una decina di chilometri e parcheggiò di fronte ad una villetta dall'ampio giardino estremamente  curato. Scese e andò a bussare alla grande porta bianca in legno pregiato. Ramona gli aprì e appena lo vide un ampio sorriso apparve sulle sue labbra.
« Sei in ritardo. » disse appoggiando una mano sul fianco.
Sheldon le mostrò un sorriso sghembo. « Ho trovato traffico. » si affrettò a rispondere con la prima scusa che trovò.
La ragazza si spostò appena, dandogli il giusto spazio per lasciarlo entrare in casa, ma lo bloccò immediatamente mettendosi davanti a lui. Con un dito passò sulle labbra e sul mento, quasi non fosse sicura che fosse davvero lui.
« Mi sei mancato. » disse maliziosa e passandosi il labbro superiore con la lingua.
Sheldon trattenne il respiro e lentamente chiuse la porta alle sue spalle.



Quando Amy tirò fuori il portatile e aprì le slide su cui c'erano salvati gli appunti del professore Penny le lanciò un'occhiataccia.
« Oh no, non ti azzardare sai? Non pensare che ci metteremo a studiare...»
Amy lo richiuse prontamente, intimorita dallo sguardo dell'amica. « Scusa hai ragione, ma vedi settimana prossima ho l'esame di matematica e ho paura di non passarlo. In più sono giorni che io e Sheldon non studiamo insieme perché dice che è impegnato e non ha tempo di seguirmi. »
« Capisco...» disse semplicemente Penny dispiaciuta. « Continua ad evitarti quindi. » La sua più che una domanda era un'affermazione.
Amy annuì e sospirò, accavallando una gamba sull'altra.
Bussarono alla porta e il fattorino con le pizze consegnò i cartoni alla padrona di casa con aria torva per essersi fatto quattro piani a piedi. Penny appoggiò le banconote sulla mano del ragazzo e lo salutò gentilmente poi appoggiò la pizza fumante sul tavolino da caffè e si accomodò sul divano in parte all'amica.
Mangiarono in silenzio per qualche minuto entrambe assorte nei proprio pensieri.
« Come serata tra donne è un po' deprimente non credi? » disse Amy constatando che non avevano detto praticamente una sola parola.
« Hai ragione...» chiuse il cartone della pizza e lo spostò in un angolo del tavolo. Non aveva molta fame. « Chiediamo a Bernadette se vuole venire qui con noi. »
« A Bernadette? » Amy non era molto convinta. L'aveva vista poche volte e quando erano insieme il più delle volte parlava con Penny o con i ragazzi. Non avevano mai parlato a lungo e comunque sempre di cose estremamente banali come il lavoro e l'università.
« Sì! Così possiamo conoscerla meglio, che ne dici? »
Amy annuì poco entusiasta e Penny cercò il cellulare rimasto sepolto da una montagna di vestiti e  cercò il suo numero sulla rubrica.
 

« Scusate se ci ho messo tanto, ma ho finito più tardi del solito. » Amy non si era ancora abituata alla voce stridula di Bernadette.
« Tranquilla non ti preoccupare. » la rassicurò Penny con un sorriso amichevole.
« Finalmente passiamo un po' di tempo insieme! Purtroppo non riesco mai ad esserci la sera e di giorno voi siete impegnate con l'università quindi non troviamo mai il tempo per vederci. »
« Hai ragione. Vuoi qualcosa? »
Bernadette annuì e le chiese qualcosa di alcolico. Dopo un intero pomeriggio passato a pulire tavoli e correre avanti e indietro dalla cucina voleva solo sedersi, birra alla mano e non alzarsi più.
Parlarono del più e del meno e Amy scoprì che non era affatto antipatica come pensava. Era una che preferiva dirti le cose in faccia senza tanti problemi e per questo aveva avuto parecchi problemi con le persone e aveva perso diversi amici, ma a lei questo non importava. Non sopportava dire le cose alle spalle ed era questo suo lato del carattere che Howard trovava affascinante.
Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta. Penny corrugò la fronte interrogativa. Leonard non poteva essere perché l'aveva visto andare via e probabilmente sarebbe tornato tardi mentre Sheldon neanche bussava, semplicemente entrava come se fosse stata casa sua.
Quando si ritrovò davanti Howard rimase parecchio sorpresa.
« Oh, e tu che ci fai qui? »
« Posso entrare? »
Penny gli fece spazio sempre più confusa.
« Howie! Non dovevi essere al lavoro? »
« Sì, ma ho finito prima e...beh, sono venuto a fare un giro qui...» disse camminando per la stanza guardandosi attorno.
« Non sei uscito con Leonard e gli altri? » domandò Amy.
« No, sono usciti tutti per conto loro...»
Rimasero in silenzio per qualche secondo mentre Howard cercava qualcosa da bere. Vagò per la cucina sotto lo sguardo di Penny e Amy ed alla fine optò per bere direttamente dalla bottiglia della fidanzata.
« Ma cos'è successo? Avete litigato per caso? » domandò incuriosita la padrona di casa. Howard sembrava giù di morale e Penny capì che ancora non avevano risolto qualunque cosa fosse.
« Non mi avevi detto che avevate litigato. » si intromise Bernadette.
« Io no, ma Leonard, Raj e Sheldon sì. » rispose il ragazzo con aria mogia. « A malapena si parlano adesso. »
« Lo so lo abbiamo notato anche noi, giusto Amy? »
Amy annuì.
« Solo che ancora non sappiamo perché. Tu lo sai? »
Howard serrò la mascella. Sapeva che aveva fatto male ad andare da loro quella sera, ma non c'era nessuno con cui poteva stare e non aveva voglia di girare da solo.
« Io? Scherzi? Non mi dicono mai niente quei tre...» mentì sedendosi sul bracciolo del divano in parte alla sua ragazza.
« Howard, tesoro, lo sai che non siamo cretine vero? » lo rimbeccò con un finto tono dolce Bernadette.
Il ragazzo sospirò, arrendendosi.
« E va bene, solo che non volevo dirlo qui, davanti a loro. » disse rivolgendo una breve occhiata a Penny e ad Amy.
« Aspetta, stai dicendo che è colpa nostra? » esclamò Penny puntandosi un dito contro. E adesso cosa centravano loro due?
« No...beh, diciamo che forse un pochino sì, cioè no, non intendevo questo...» si portò entrambe le mani avanti per scusarsi.
Penny corrugò la fronte perplessa.
« Ti conviene sputare il rospo, ciccino. » disse secca.
Howard sbuffò. « D'accordo. Raj si è arrabbiato perché pensa che alla festa Sheldon ci abbia provato con te » si rivolse ad Amy « e che per colpa sua tu adesso non voglia più uscire con lui. »
Amy rimase molto sorpresa. Le aveva dato l'impressione che in biblioteca Raj avesse capito che infondo c'era stato qualcosa, ma non avrebbe mai pensato che avrebbe addirittura litigato con Sheldon per questo. Non sapeva però com'erano andate veramente le cose altrimenti non si sarebbe limitato a non parlare più con lui, forse avrebbe avuto una reazione un po' più violenta.
Raj era geloso di lei, ma d'altronde era normale visto che aveva ammesso che gli piaceva.
Era forse questo il motivo per cui Sheldon non voleva più stare in sua compagnia?
« Invece Leonard ha saputo che tu e Sheldon vi siete baciati. » ora stava guardando Penny. « E si è incazzato come una bestia. Li conosco da tanto, ma non li avevo mai visti litigare così a lungo. »
Penny sgranò gli occhi. Non tanto per la questione del bacio, ma per il fatto che Leonard si fosse arrabbiato. Perché? Cosa c'era sotto?
Amy si girò di scatto verso l'amica. « Perché non mi hai mai detto che vi siete baciati?! » Come aveva potuto nasconderle una cosa del genere? Si erano baciati e lei non aveva saputo niente fino a quel momento. Sentì la rabbia crescerle dentro e dovette mordersi il labbro per scaricare la tensione. Era arrabbiata verso di lei per averle tenuto nascosta una cosa così importante per tutto questo tempo. Quel bacio doveva essere riservato a lei, non a Penny. Ed era arrabbiata con Sheldon perché, beh...perché è solo uno stupido. Se voleva stare con Penny poteva farlo senza alcun problema, senza allontanarsi da loro, da lei, e senza litigare con tutti.
« E perché tu non mi hai detto che lui ci ha provato con te? » sbottò la bionda.
« Lui non ci ha provato con me. Raj non ha capito niente. » si sentiva una falsa. Lui ci aveva provato con lei, eccome.
« Io ero ubriaca, quasi non mi ricordo di quello che ho fatto, pensa tu! » Penny si portò entrambe le mani sul viso. « Che stupida che sono stata. Ho fatto le cose senza pensarci e adesso loro due hanno litigato per colpa mia, anzi nostra. » piagnucolò in preda ai sensi di colpa.
« Ma no ragazze non è colpa vostra...» cercò di tranquillizzarle l'amico, ma con scarso risultato.
« Il fatto è che Sheldon è così dannatamente figo. » proruppe Penny tirando su la testa di scatto come se avesse avuto un'illuminazione dal cielo. « Oltretutto è simpatico e sì, ne sono sicura, infondo infondo è anche dolce. Come si fa a resistergli? » domandò più a se stessa che ai presenti. « Se solo volesse impegnarsi seriamente. Non ci penserei due volte a mettermi insieme a lui. »
Amy rimase pietrificata da quelle parole. No, non poteva credere che la sua amica mostrasse interesse verso Sheldon. Non ora. Non ora che aveva capito di provare qualcosa per lui. Se davvero anche Penny aveva messo gli occhi su di lui, lei non avrebbe più avuto alcuna speranza. Se Penny si facesse avanti Sheldon non ci penserebbe due volte a dirle di sì perché lei è indubbiamente il suo tipo di ragazza preferita.
E pensare che voleva confidarle il fatto che Sheldon cominciava a non vederlo più come un semplice amico. Ora però non era più tanto sicura di dirglielo. Anzi, non avrebbe dovuto dirglielo. Se loro due si piacevano come pensava, avrebbe solo complicato le cose se avesse ammesso quello che in realtà provava per Sheldon. E, nonostante tutto, voleva solo che Penny fosse felice. Se fosse stata felice con lui, allora non aveva alcun diritto di mettersi in mezzo.
Ma non ci riusciva. Non riusciva a mostrarsi indifferente e non ce l'avrebbe mai fatta. Non avrebbe sopportato l'idea di vederli insieme, di tenersi per mano o di baciarsi. 

Quando sentì gli occhi pizzicare lievemente prese un paio di grossi respiri. Non voleva che gli altri notassero qualcosa di diverso in lei.
Howard assunse un'espressione più tesa alle parole della bionda. Era ben conscio dei sentimenti che Leonard provava per lei e se davvero Penny metteva gli occhi su Sheldon sarebbe stata la fine. C'era davvero il rischio che non si sarebbero più parlati.
« Però tutti sappiamo com'è fatto Sheldon. Dovrai rassegnarti. » disse Howard guardandola seriamente.
Penny ci rifletté su per qualche secondo mentre osservava il soffitto. Poi riabbassò lo sguardo e lo posò sul ragazzo moro di fronte a lei.
« Però magari riesco a fargli cambiare idea. »
Amy trattenne il respiro. Non stava dicendo sul serio...
Howard strinse con forza la bottiglia che aveva in mano mentre Bernadette la guardava curiosa.
« Cosa intendi dire? » cinguettò lei sbattendo le lunghe ciglia.
« Beh, in psicologia abbiamo studiato che se un uomo non si vuole impegnare in una relazione solitamente è perché ha paura di assumersi un tale impegno...»  si sistemò in una posizione più comoda. « Forse ha solo bisogno di qualcuno di cui possa fidarsi ciecamente. »
« E quel qualcuno potresti essere tu? » domandò cauto Howard.
Penny scrollò le spalle. « Perché no? »
Amy lanciò un'occhiata al ragazzo e sul suo viso lesse solo stupore e timore allo stesso momento. Esattamente quello che stava provando lei. E nessuno dei due sapeva più cosa dire.
« Perché se non dovesse funzionare quella che ne uscirebbe sconvolta saresti tu, non lui. » disse Bernadette salvando entrambi.
« Provare non costa nulla, giusto? » disse abbozzando un piccolo sorriso.
Amy andò nel panico. Voleva dirle di Leonard e l'avrebbe già fatto se solo Sheldon non le avesse fatto promettere di tenere la bocca chiusa. Voleva dirle tutto quanto, tutto quello che provava, ma non uscì nemmeno mezza parola. Erano come bloccate infondo alla gola.
« No, non puoi Penny! » scattò Howard alzandosi in piedi e lasciando di stucco le tre ragazze. Amy rimase sconcertata. Che stesse per dire lui quello che lei aveva in mente?
Penny lo fissò leggermente perplessa. « Perché non posso? »
« Perché...beh, perché...» non sapeva cosa dire. Aprì e richiuse la bocca tre o quattro volte non riuscendo a trovare le parole da dire. « Perché Bernadette ha ragione. Hai appena chiuso con Zack, forse hai bisogno di un po' di tempo prima...per pensarci...» mormorò sperando di essere abbastanza convincente.
Penny sospirò fissando il pavimento. « Forse hai ragione...» disse in modo atono. Howard tirò un piccolo sospiro di sollievo e anche Amy parve rilassarsi un pochino.
« Devo solo superare questo momento post-rottura con il mio ex fidanzato. » affermò con sguardo deciso.
Amy si fece di nuovo tesa. Quel luccichio negli occhi non le piaceva per niente.




Buon pomeriggio, finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare!
Penny è sempre la solita, non ha nessun problema a passare a qualcun'altro a quanto pare <.<
Amy ha ormai -finalmente- capito che per Sheldon prova qualcosa di più che una semplice amicizia e avrebbe voluto confidare questo fatto a Penny, se solo quest'ultima non avesse ammesso che con Sheldon ci starebbe tranquillamente <.<
Un grazie grandissimo a tutti quelli che seguono la storia! :D
A presto!

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Capitolo 13
*** Am I In Love? ***


147
Capitolo XII.
Am I In Love?



"Il cuore vuole ciò che vuole, il resto non gli importa."
Emily Dickinson





D
opo averci pensato a lungo Amy, complice anche l'improvviso interesse di Penny, decise che era arrivato il momento di dire quello che provava per Sheldon. Era giunto il momento in cui finalmente gli avrebbe rivelato i suoi sentimenti. Armandosi di tutto il coraggio che possedeva bussò all'appartamento 4A sapendo molto bene che in casa c'era solo il soggetto in questione poiché Leonard si era rintanato in biblioteca per delle ricerche su un progetto a cui stava lavorando insieme a dei compagni di corso.
Perché avesse deciso di farsi avanti proprio adesso e con così tanta determinazione rimaneva ancora un mistero. Aveva avuto una specie di folgorazione, un'illuminazione in cui il suo subconscio l'aveva avvertita che quello era il momento migliore e se avesse esitato non ci sarebbe più stata un'occasione del genere.
Tempo cinque secondi e la porta fu aperta mostrando uno Sheldon splendido come sempre che le regalò un mezzo sorriso.
« Come mai hai deciso di farmi visita? »
Amy si sentì avvampare. Si era preparata tutto il discorso che voleva fargli, ma a causa dell'emozione non riusciva a ricordarsi niente. Ma cosa le era saltato in mente?
« Mentre cerchi di ricordare perché sei venuta qui che ne dici di entrare? » continuò lui allargando il sorriso e lanciandole un'occhiata divertita.
Amy entrò titubante mentre sentiva le gambe molli. Lo stomaco si contraeva e la gola era diventata improvvisamente secca. Non riusciva ad articolare neanche una sillaba.
« Allora? » la spronò a spiegare il motivo per cui aveva deciso di prendere la macchina in fretta e furia e catapultarsi a casa sua.
Prese un grosso e profondo respiro.
« Io...io sono venuta qui perché ti devo parlare di una cosa. » mormorò abbassando gli occhi sul pavimento per la vergogna. Ormai non poteva più tirarsi indietro.
Sheldon inclinò leggermente la testa di lato e lo sguardo divertito si trasformò in uno sguardo curioso.
« Ti ascolto. »
La ragazza chiuse gli occhi per un paio di secondi e quando li riaprì si decise che avrebbe detto tutto in una volta, senza esitazioni. Se si fosse fermata non sarebbe più stata in grado poi di proseguire.
« Io non credevo di poterlo mai dire, ma tu mi piaci e tanto anche. Non solo per il tuo aspetto fisico, ma sopratutto per come riesci a farmi stare completamente a mio agio in qualunque situazione. Sei divertente, sei intelligente e sei una delle pochissime persone di cui mi fido di più in assoluto. Sei l'unico che non mi ha giudicato al primo sguardo, ma anzi hai deciso di conoscermi per quella che sono davvero. » prese un po' di fiato mentre Sheldon non mutava lo sguardo. « Non riuscivo più a tenermi tutto dentro...» disse in un soffio.
Sheldon non disse nulla. Si avvicinò a lei e con il pollice le accarezzò dolcemente una guancia. Amy si irrigidì per il tocco freddo sulla sua pelle bollente. Era vicinissimo, più di quanto avesse anche solo potuto immaginare.
« Oh Amy, Amy, Amy...» disse come se fosse un rimprovero tuttavia senza smettere di sorridere. E il nomignolo che usava sempre che fine aveva fatto?
« Era questo quello che volevi dirmi? »
Amy annuì. « Sì...sì volevo che tu lo sapessi...» sussurrò abbassando gli occhi sulle sue labbra. Quanto avrebbe voluto baciarlo...
Il pollice lasciò spazio all'intero palmo che si appoggiò sulla sua guancia mentre le dita, infilate tra i capelli, le sfioravano la nuca. Amy sentì un brivido lungo la schiena e quando vide il suo viso avvicinarsi al suo trattenne il respiro. Le labbra non si posarono sulle sue come aveva immaginato, ma si spostarono verso il suo orecchio dove lo sentì sussurrare delle parole.
« Sai che non ricambierò mai i sentimenti per te, vero? »
Amy rimase paralizzata. Non per quello che aveva detto, ma per come lo aveva dette. Era un tono sprezzante di quelli che usi quando vuoi far capire a qualcuno che non la consideravi degna nemmeno di uno sguardo.
« Cosa? » disse schiudendo leggermente la bocca per permettere a quel suono di uscire fuori.
Lui si allontanò di un paio di passi. Un ghigno si formò sulle sue labbra.
« Pensavi davvero che venendo qui e dicendo quelle cose io avrei deciso così, di punto in bianco, di rinunciare a tutte le ragazze che mi vengono dietro solo per stare con te? »
Amy boccheggiò e il corpo lo sentì bollente. Perché si stava comportando così?
« Io...io non stavo dicendo questo...»
« E allora per quale motivo avresti detto tutte quelle assurdità? »
« Non...non volevo...»
Il suo sguardo divenne improvvisamente serio. « Non sei il tipo di ragazza con cui vorrei stare e non lo sarai mai, mettitelo in testa. Sei solo una mocciosa. » piegò gli angoli della bocca in un sorriso perfido. « Che cosa me ne faccio di una come te? »
« Già, perché dovrebbe stare con te quando ha me? »
Amy si voltò appena e Ramona, sbucata da non si sa dove, lo raggiunse e lo prese per un braccio mentre le rivolgeva un sorriso di soddisfazione e vittoria.
Amy si sentì umiliata e in imbarazzo come poche volte nella sua vita e non avrebbe mai pensato che Sheldon in realtà fosse una persona così cattiva e meschina.
« Adesso piangi? Poverina...» la prese in giro Ramona mentre appoggiava una tempia sulla spalla del ragazzo. Entrambi si misero a ridere.
Voleva trattenere le lacrime, ma non ci riuscì e si pentì di non essersi dimostrata più forte. Voleva andarsene il più lontano possibile, ma le sua gambe non si muovevano era come se fossero state ancorate al suolo.
Amy si svegliò di colpo ansimando. Era avvolta dall'oscurità e poco a poco i suoi occhi si abituarono al buio riuscendo così a distinguere i mobili della sua stanza. Si tirò su mentre cercava di far diminuire i battiti del cuore. Nessuna dichiarazione, nessuna presa in giro, nessun Sheldon perfido che si divertiva a vederla soffrire Era stato solo uno stupido sogno. Anzi, uno stupido incubo.  Il suo subconscio aveva lavorato intensamente quella notte regalandole uno degli scenari peggiori che potesse immaginare.
Guardò la sveglia sul comodino: le 4.02. Osservò la coinquilina che dormiva profondamente a giudicare dal lieve russare che accompagnava il suo sonno. Si sdraiò nuovamente, ma non sapeva se sarebbe riuscita ad addormentarsi nuovamente. Era stato tutto così reale. Il suo tocco sulla guancia riusciva a sentirlo ancora chiaramente quasi avesse davvero ancora le sue dita appoggiate sulla pelle, il suo sguardo che prima sembrava così dolce trasformato improvvisamente in uno sguardo di disgusto e quelle parole tanto perfide da riuscire a ferirla ancora e ancora nonostante non fossero altro che frutto della sua immaginazione.
Tirò le coperte fin sotto il mento e cercò di riaddormentarsi, sperando di non sognarlo nuovamente.

Amy camminava per i corridoi dell'università tenendo in mano numerosi libri di biologia e biochimica piuttosto pesanti. Faceva slalom tra i ragazzi fermi a chiacchierare e tra quelli che venivano dalla direzione opposta stando attenta a mantenere l'equilibrio per evitare di far cadere qualche libro o peggio di inciampare e di fare una figuraccia davanti a tutti. Pensava anche a quanto doveva essere pretenzioso il suo professore per aver costretto tutti gli studenti del suo corso a portare una tale mole di libri. E molti non li avrebbero nemmeno aperti, ne era certa. La sua scarsa concentrazione l'aveva portata a non prestare molta attenzione agli ostacoli che si trovavano sul suo cammino perciò finì col scontrarsi con qualcuno che, forse, era ancora più distratto di lei.
L'impatto fu piuttosto forte tant'è che i libri caddero rumorosamente sul pavimento, ma prima che anch'essa facesse la stessa fine sentì una mano afferrarle il polso e tirarla verso di sé, finendo così vicinissima al corpo dello sconosciuto. Alzò lo sguardo pronta ad insultarlo per la sua distrazione, ma quando lo riconobbe sgranò gli occhi in un'espressione completamente stupita. In quella università c'erano circa duemila studenti se non di più e tra tutte le persone con cui avrebbe potuto scontrarsi proprio lui.
« Sheldon! » esclamò.
« Dovresti guardare dove vai, sai? » disse con un sorrisetto.
Lei prontamente si allontanò dalla sua presa. « Sei tu quello che mi è venuto addosso. » si giustificò.
Sheldon si passò una mano sulla parte ancora dolorante per la botta. « Sì, hai ragione. Ero un po' distratto. » il sorriso lentamente abbandonò le sue labbra. La guardò qualche secondo negli occhi verdi per poi abbassarsi a prendere i libri che erano caduti. Raccolto anche l'ultimo, un manuale sugli aminoacidi, glieli porse.  
Amy improvvisamente ripensò al sogno che aveva fatto quella notte. Chissà perché lo aveva immaginato così cattivo quando in realtà non lo era affatto.
« Grazie. » mormorò prendendoli e sistemandoli tra le braccia.
« Scusa devo andare. » disse frettolosamente il ragazzo superandola per andare a lezione di fisica quantistica.
Amy lo seguì con lo sguardo. Non voleva lasciarlo andare via in questo modo, non dopo tutto il tempo in cui non si erano quasi mai rivolti la parola e al vano tentativo della sera precedente di restare con lui.
« Ehi! » Sheldon si fermò e lei lo raggiunse. « Abbiamo appena cominciato questa roba...» indicò con lo sguardo i libri che aveva in mano «...e pensavo che tu potevi―»
« Non ho tempo. »  la interruppe già capendo cosa volesse chiedergli. « Inoltre in chimica non ci ho mai capito niente. » mentì. Era molto bravo in chimica, ovviamente.
Amy fece finta di credere alla sua bugia. Come se una persona dotata di una intelligenza come la sua potesse trovare difficoltà nella chimica di base.
« Capisco...beh, non fa niente. » si sforzò di sorridergli.
L'espressione di Sheldon non mutò. « D'accordo, allora ci vediamo. » disse allontanandosi.
Amy sospirò. Aveva la sensazione che non sarebbe stato facile tornare come prima.
Forse nemmeno ci sarebbero mai riusciti.

~°~


Penny bussò all'appartamento di fronte al suo. Sperò che almeno quel giorno Sheldon fosse più trattabile rispetto ai giorni precedenti. Doveva assolutamente parlargli di una cosa.

Quando se lo ritrovò davanti immediatamente increspò le labbra in un largo sorriso.
« Ciao Sheldon, come stai? »
Il ragazzo rimase perplesso e ci mise un paio di secondi per capire che la sua vicina di casa era di fronte a lui senza alcun apparente motivo e con un ampio sorriso che non capiva a cosa fosse dovuto.
« Bene...cosa ci fai qui? »
Penny abbandonò lentamente il sorriso e iniziò a torturarsi le mani. « Volevo chiederti ancora scusa per il bacio dell'altra volta...» mormorò un po' in imbarazzo.
Lui si rilassò constatando che si trattava solo di quello. « Non importa, è tutto risolto...» disse anche se non era proprio vero dato che Leonard ancora gli teneva il muso. « Ora dovrei andare. » tagliò corto e si voltò mentre richiudeva la porta alle sue spalle, ma sentì ancora la voce di Penny dietro di sé.
« Anche se a me non è dispiaciuto. »
Sheldon si allarmò e riaprì nuovamente la porta. « Che cosa? »
Penny batté gli occhi un paio di volte, presa alla sprovvista dalla reazione di Sheldon. « Beh...ho detto solo che non mi è dispiaciuto. » mormorò in un tono appena udibile.
« Cosa intendi dire? » disse serio.
Penny abbozzò un mezzo sorriso e si avvicinò di un passo. « Intendo dire che...che se dovesse capitare ancora non ci penserei due volte a rifarlo. »
Sheldon non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Penny ci stava provando con lui. Doveva liberarsi di lei prima che Leonard sarebbe tornato o sarebbero stati guai. Stavano iniziando piano piano ad andare d'accordo nuovamente e non voleva rovinare di nuovo tutto.
« E scommetto che anche tu lo rifaresti, dico bene? » aggiunse con un po' di malizia mentre muoveva un altro passo verso di lui.
Sheldon indietreggiò. « Credo che tu stia fraintendendo Penny...» deglutì un paio di volte. Non gli era mai capitato di doversi allontanare da una ragazza. « A-avevamo bevuto un po' troppo tutti e due e sappiamo entrambi che noi due siamo solo amici e nulla di più. »
 « È proprio questo quello di cui volevo parlarti! » alzò la voce la bionda e assunse uno sguardo più determinato.
« Eh? » riuscì solo a dire il ragazzo colto alla sprovvista da quell'affermazione. E ora che cosa voleva ancora?
« Io e te non siamo poi così diversi Sheldon. Io sto cercando il ragazzo giusto e tu qualcuno di cui puoi fidarti. Secondo me potrebbe addirittura funzionare. »
« Che cosa? » domandò con una punta di panico. Ma perché il destino gli era così avverso ultimamente?
« Una relazione. » concluse ingrandendo il sorriso e con gli occhi che le brillavano.
Sheldon strinse le labbra. Penny era una gran bella ragazza senza ombra di dubbio, aveva un carattere interessante ed era piacevole stare in sua compagnia. Oltretutto non era affatto stupida come si potrebbe pensare in un primo momento. Forse se fossero stati in un altro contesto ci avrebbe addirittura provato ad instaurare una relazione con lei. Avrebbe abbandonato quella sua fredda superficialità che usava con le altre ragazze per non lasciarsi coinvolgere in nessun tipo di sentimento per paura di soffrire. Forse Penny sarebbe stata davvero la sua prima e unica ragazza.
Ma per quanto si sforzasse Sheldon non riusciva a trovare un valido motivo per decidere di starci. Sapeva troppo bene quanto Leonard fosse innamorato di lei e non sarebbe mai riuscito a fargli un torto di questo tipo. Penny aveva detto che erano simili, ma in realtà erano molto diversi. Non erano fatti per stare insieme. Al contrario di Leonard e Penny che li vedeva molto bene insieme. C'era alchimia tra di loro, lo notava dalle battutine e dalle frecciatine che si facevano, un po' come lui con Amy...
Amy, già. Ancora non sapeva cosa pensare di lei. Ancora non era riuscito a capire cosa provasse  per lei. Era convinto che oltre all'amicizia non ci fosse nulla, ma ogni volta che sapeva delle sue uscite con Raj si sentiva pervadere da una strana e insolita gelosia. Gli piaceva molto stare con lei, punzecchiarle con le sue battutine e vedere le sue reazioni infastidite e sapere che lei era lì ad ascoltarlo mentre suonava.
Sospirò impercettibilmente.
Era tutto così maledettamente complicato, dannazione.
« No, non posso. » disse dopo diverso tempo in cui entrambi si scrutavano negli occhi chiari, quasi volessero leggere l'uno i pensieri dell'altra.
« Perché no? Io pensavo di piacer―»
« Perché tu piaci a Leonard. »  
Penny si irrigidì e strabuzzò gli occhi come se le avessero appena lanciato addosso dell'acqua ghiacciata.
« Io...cosa? » disse incredula. Davvero gli piaceva? E come mai non si era mai accorta di niente?
« È da un po' che va avanti con questa storia, ma non ha mai avuto l'occasione di farsi avanti. Prima per Zack e ora perché ha saputo del nostro bacio. » disse con voce grave.
Penny non gli toglieva gli occhi di dosso. Ora capiva finalmente il motivo per cui avessero litigato. Ed ecco perché da quella sera Leonard era più freddo con lei.
« Non mi ero mai accorta di interessargli...l'ho sempre considerato come un amico. »
« Già, lui però credo non ti abbia mai considerata come una semplice amica. »
Penny abbassò lo sguardo per riflettere. E ora come doveva comportarsi con lui? Anzi, con entrambi? Sheldon era suo amico e sapeva bene che era molto legato a Leonard e non avrebbe mai fatto nulla che potesse mettere a rischio la loro amicizia. Per quanto ci avrebbe provato Sheldon non ci sarebbe mai stato in una relazione, non finché Leonard aveva una cotta per lei.
« Quindi è per questo che tra noi due non potrà mai funzionare? » domandò cauta sentendo una punta di delusione farsi strada dentro di sé.
Sheldon sospirò mentre con una mano si scompigliava i capelli. « No, non è solo per quello. »
« E allora cosa? » lo incitò ad approfondire. Non avrebbe accettato solo quella risposta. Se non voleva avere una relazione con lei allora voleva almeno sapere il motivo.
« È difficile da spiegare Penny...»
« Ho capito, ti sei innamorato di un'altra. Giusto? »
Spalancò gli occhi chiedendosi perché mai fosse giunta a quella strana conclusione.
« Cosa? No, no. Sei...sei completamente fuori strada. » la voce vacillò appena. Lui innamorato? Che assurdità. Era una cosa assolutamente inconcepibile. Allora perché aveva tentennato a rispondere?
Penny sorrise. « Certo, come no. Sono io ad essere fuori strada o per caso sei tu che non riesci ad ammettere quello che provi? »
Sheldon rimase immobile alla domanda della ragazza. Non aveva la più pallida idea di cosa pensare. Non si era mai innamorato prima, non aveva idea di cosa si provasse in realtà.
Penny appoggiò una mano sul suo braccio come gesto di conforto. « D'accordo Sheldon credo di capire come ti senti e credo tu stia facendo la cosa giusta. Se fossi al tuo posto mi comporterei allo stesso modo. »   
Lui si limitò semplicemente ad annuire. « Mi dispiace. » aggiunse infine con voce bassa.
« Ti lascio a quello che dovevi fare. » ignorò le sue scuse. Non aveva nessun motivo per scusarsi, aveva agito nel migliore dei modi con sincerità e schiettezza. Il sorriso si spense poco alla volta mentre gli dava le spalle. Fece un paio di passi prima di fermarsi ancora.
« La ragazza in questione sarà molto fortunata ad averti quando deciderai di farti avanti. » disse senza voltarsi. Non voleva che leggesse negli occhi la sua tristezza per essere stata messa da parte in questo modo. « E non dire che non è vero perché sai anche tu che sarà così. »
Sheldon tornò in casa e si richiuse la porta alle spalle senza smettere di pensare alle parole appena pronunciate dalla sua vicina di casa. Possibile che si fosse davvero innamorato di Amy? Proprio di quella mocciosetta ingenua, come la chiamava sempre?
Difficile crederlo. Insomma lei non era di certo il suo tipo.
Eppure era convinto che non sarebbe più riuscito a stare senza di lei, senza vederla ogni giorno, ascoltare la sua voce o vedere i suoi sorrisi. Erano passati giorni dalla festa e non si erano più visti né sentiti. Sentiva come se gli mancasse qualcosa, come se servisse ancora un pezzo prima di completare il puzzle. Voleva solo poter infilare la mano tra i suoi capelli per giocare con le lunghe ciocche castane, avvolgerla in un abbraccio per poter sentire il calore del corpo stretto al suo, poter sapere che lei sarebbe rimasta sempre lì per lui e per nessun altro.
Sospirò.
Che fosse questo l'amore? La consapevolezza di aver così tanto bisogno di una persona da sentire un grande ed intenso vuoto dentro di sé?
Perché era proprio questo quello che sentiva e sapeva che soltanto lei sarebbe stata in grado riempirlo. Con la sua presenza, la sua voce, i suoi sorrisi.
E cosa doveva fare adesso? Glielo avrebbe detto o si sarebbe tenuto dentro tutto quanto? Se non l'avesse fatto qualcun'altro poi si sarebbe intromesso e l'avrebbe portata via per sempre, questo ne era certo.
Si appoggiò con la schiena alla porta e lasciò cadere la testa all'indietro finché non toccò il freddo metallo e con lo sguardo rivolto al soffitto si chiese se facendo così non avrebbe rovinato tutto.
Amy non aveva nessuna intenzione di uscire con lui. Passavano già troppo tempo insieme, stando alle sue parole. Inoltre a lei piaceva Raj da come aveva intuito, anche se dopo la festa c'era stato un po' di attrito tra di loro e il clima era diventato decisamente più freddo dovuto sia all'imbarazzo sia al non sapere come comportarsi l'uno con l'altra.
Eppure quando stava per baciarla non si era tirata indietro. Anzi, era rimasta immobile e con lo sguardo lo implorava di appoggiare le labbra sulle sue. Era sicuro che fosse rimasta delusa quanto lui quando furono interrotti.     
Mentre rifletteva su questo non si accorse del coinquilino che aveva girato la maniglia della porta per entrare. Con un colpo secco dietro di sé Sheldon si risvegliò dai suoi pensieri e completamente colto alla sprovvista perse l'equilibrio e per poco non cadde in avanti. Leonard lo guardava interrogativo.
« Si può sapere che diamine stavi facendo dietro alla porta? »
« N-niente stavo...» si bloccò non sapendo quale scusa inventarsi.
« Lascia stare, ultimamente sei parecchio strano. » disse entrando e togliendosi il giubbino che gettò con poca grazia sul divano.
« Questa è per te. » disse dandogli una busta con su l'indirizzo di un sito di biglietti online. Erano quelli per il concerto che aveva preso una settimana prima e finalmente erano arrivati. Ora non restava che dire ad Amy se poteva venire con lui. Aprì la busta e tirò fuori i due biglietti. Sarebbe stata una semplice uscita tra due amici e nulla di più.


~°~


Amy era a fare colazione nel bar dove lavora Sheldon insieme alla sua migliore amica come ogni mattina. Quella mattina lui non c'era dietro al bancone, ma non sapeva se era perché non aveva il turno o se si fosse dimenticato un'altra volta. Notò anche lo sguardo deluso di due ragazze quando a prendere le ordinazioni fu un altro ragazzo. Erano le stesse che arrivavano ogni mattina circa dieci minuti dopo di loro. Decise di ignorarle e portò lo sguardo sulla bionda di fronte a sé. Solitamente Penny sembrava sprizzare energia da tutti i pori anche alla mattina presto mentre ora a stento tirava fuori qualche parola agli inutili tentativi di conversazione di Amy. Con una guancia appoggiata al palmo della mano e lo sguardo perso nel proprio cappuccino Penny, tra un sospiro e l'altro, mescolava pigramente per far sciogliere lo zucchero e intanto ascoltava distrattamente le poche frasi dette dall'amica da quando si erano sedute al tavolo.
« Capisco che la mattina sia dura per tutti, ma così mi stai facendo venire una depressione cronica. » disse Amy dopo aver appoggiato la tazza sul piattino.
Un altro sospiro, lungo e intenso, arrivò da Penny.
« Il fatto è che nessuno mi vuole, Amy. » mormorò quelle parole mentre continuava a mescolare nonostante non ci fosse più zucchero da sciogliere sul fondo.
Amy si appoggiò allo schienale e guardò l'amica da sotto gli occhiali.
« E adesso questa cosa da dove salta fuori? » disse in un tono che sembrava un mezzo rimprovero.
Penny si strinse un po' quasi potesse diventare piccola e invisibile. Non rispose subito, lasciò passare qualche secondo e solo allora alzò la testa dalla sua colazione.
« È una constatazione, un dato di fatto. Capisci che nessuno ti vuole quando anche la persona che è stata con praticamente mezzo mondo si rifiuta di stare con te. »
Amy si immobilizzò alle parole pronunciate da Penny. Possibile che...
« Aspetta, cosa intendi dire? Chi è stato con mezzo mondo? » disse alzando la voce di un tono.
Penny alzò un sopracciglio con aria scettica. « Secondo te chi? »
Sheldon. Sheldon era l'unico che conoscevano che era stato con così tante ragazze da aver perso il conto da chissà quanto tempo. Non tolse lo sguardo da lei. Allora alla fine si era davvero fatta avanti e senza perdere tempo tra l'altro.
Anche se Amy aveva capito tutto Penny si sentì comunque in dovere di darle una spiegazione, di raccontarle come fosse andata, sempre secondo il suo punto di vista.
« Ti ricordi quando ti ho detto che volevo provare a vedere se ci sarebbe stato in una relazione? » Non c'era bisogno di fare nomi. Entrambe sapevano perfettamente chi fosse il diretto interessato.
Amy annuì appena. « Certo. »
« Ecco ieri gliel'ho chiesto. Sono stata piuttosto diretta, sai, senza tanti giri di parole cosa che non mi sarei mai aspettata di fare...»
« E...» la incitò la mora a proseguire.
Penny sbuffò e finalmente si decise ad assaggiare un sorso del suo cappuccino ormai freddo.
« E lui ha detto che non poteva perché piaccio molto a Leonard. »
Amy spalancò gli occhi. Alla fine glielo aveva detto.
« Che strano vero? E pensare che non mi ero mai accorta di niente. Tu invece ti eri accorta di qualcosa? »
Amy accavallò la gamba destra su quella sinistra e si portò con entrambe le mani la tazza alla bocca per assaggiare un generoso sorso di latte mischiato al caffè mentre con gli occhi cercava di evitare il suo sguardo guardando un punto alla sua destra.
« Io? Assolutamente no...non mi sono accorta di nulla. Niente...»
Penny assottigliò lo sguardo capendo immediatamente il linguaggio del corpo della sua amica. Studiando psicologia certi piccoli dettagli che passavano inosservati ad altri a lei risultavano chiari come il sole. E lei stava mentendo.
« Tu lo sapevi! Amy perché non me l'hai mai detto? »
« L'ho scoperto per puro caso qualche settimana fa e Sheldon mi ha fatto promettere di non dirti niente...» si sentiva un po' in colpa per non averle detto nulla.
« Quindi lo sanno tutti, anche Howard e Raj immagino. »
Amy fece un timido cenno di assenso con la testa.
« Ecco perché Howard l'altra sera mi aveva detto che non potevo stare con Sheldon...ovviamente lui lo sapeva, come tutti gli altri e stava cercando di avvisarmi. » si portò una mano sulla fronte e se la massaggiò con due dita. « Che stupida che sono stata. Sono stata l'unica a non sapere niente...»
« Non volevano che tu ti comportassi in modo diverso con Leonard per questo hanno preferito tenerti all'oscuro...o almeno credo sia così. » disse Amy cercando di risultare un po' confortante.
« Immagino anche io sia così. Ma non preoccuparti Amy non sono arrabbiata. » abbozzò un sorriso amaro. « Sono solo un po' delusa, ecco. »
Anche Amy le sorrise. Era triste per la sua amica senza ombra di dubbio, ma almeno sapeva che con Sheldon non sarebbe successo mai nulla. « Mi dispiace. » disse solo.
« È buffo sai? È la stessa cosa che mi ha risposto anche Sheldon dopo aver detto che non ci sarebbe stato nulla tra di noi. » Lo sguardo di Penny si fece più serio. « Solo che il suo sembrava sincero mentre il tuo no. »
Amy schiuse la bocca e non mosse un solo muscolo. Non voleva che capisse qualcos'altro.
« Stai dicendo che in realtà sono contenta di quello che ti è successo con Sheldon? Pensi davvero che sarei felice nel vederti delusa? » Era incredula dalle accuse che Penny le aveva lanciato velatamente. Si conoscevano da diversi anni e non credeva potesse mai accusare proprio lei di essere una persona approfittatrice e menefreghista.
Penny si accorse di quello che aveva appena detto, forse a causa della rabbia e dell'amarezza che aveva solo fatto finta di aver superato, e si portò entrambe le mani sul viso.
« Io...scusami non volevo dire quelle cose. » le allontanò dal volto leggermente rosso e afferrò una delle sue. « Lo so che non saresti mai felice di vedermi così. Sei la mia migliore amica e non voglio assolutamente litigare con te. » disse profondamente dispiaciuta anche solo per aver pensato a quelle cose.
« Neanche io voglio litigare con te. Non preoccuparti, non le pensavi davvero. » ma non era sicura che fosse vero. Penny annuì decisamente più sollevata.
Passarono parecchio tempo in silenzio ognuna immersa nei propri pensieri. Quando si accorsero che ormai era ora di andare Amy si alzò per afferrare la tracolla e la giacca sotto di essa, ma Penny era seduta quasi avesse voluto rimanere lì tutto il giorno.
« Credo che Sheldon si sia innamorato. »
Amy lasciò andare la tracolla che tornò ad appoggiarsi alla sedia a cui era stata appesa. Si guardarono intensamente prima che Penny proseguisse.
« L'ho capito perché ha detto che non è solo il motivo di Leonard se non vuole impegnarsi con me e che è "complicato". » mimò le virgolette con le dita. « Quando un ragazzo dice così novantanove su cento è perché si è innamorato ma non lo vuole ammettere perché non ha il coraggio. »
Amy fece un sorriso tirato mentre si metteva il giubbino. « Se è vero è meglio così. Credo abbia bisogno di qualcuna che gli stia vicino sempre in modo stabile. » allacciò la cerniera e tirò fuori i capelli rimasti sepolti sotto la giacca. « Sarebbe strano vederlo con una ragazza fissa non trovi? Chissà chi è. » disse sperando di mascherare la tristezza che stava pian piano prendendo posto sul suo volto.
Penny scrollò le spalle mentre si alzava. « Chi lo sa? Magari sei tu. »
Amy le lanciò uno sguardo ammonitore. « Non dire assurdità. Sai benissimo che non posso essere io. » prese con un gesto secco la tracolla e se la mise sulla spalla sinistra.
Penny sorrise, questa volta senza alcuna traccia di amarezza o falsità. « Oh Amy, certe volte sei così ingenua. Se non sei tu non so proprio chi possa essere. Tu non te ne sei ancora accorta, ma lui ti guarda in modo diverso, molto diverso. » Le passò accanto. « Fidati che gli piaci. E anche tanto. »
Amy arrossì violentemente. Penny sgranò gli occhi in un'espressione di chi aveva capito il perché della sua reazione.
« Piace anche a te vero? »
« Beh, ecco...io...» balbettò presa alla sprovvista.
Penny si avvicinò di un passo azzerando la distanza per poterla fissare negli occhi in cerca della verità.
« Dillo che ti piace, Amy. Voglio sentirlo uscire dalla tua bocca. » allargò ancora di più il sorriso. Doveva farglielo ammettere a tutti i costi.
Amy voleva negare tutto, ma senza sapere neanche lei come la verità uscì fuori tutta insieme in colpo solo. Senza esitazioni.
« Sì mi piace. » sussurrò abbassando lo sguardo sul pavimento come se avesse confessato un tremendo peccato.
Penny l'abbracciò e la strinse forte a sé. Sembrava che tutta la sua delusione fosse sparita di colpo. O forse più semplicemente non era mai nemmeno stata davvero delusa. Sheldon lo trovava carino ed interessante ma non le piaceva davvero. Solo ora se n'era accorta perché appena aveva sentito quella piccola confessione da parte di Amy non poteva non essere felice per lei. L'aveva detto fin dall'inizio, fin dal primo momento che tra loro due ci sarebbe stato qualcosa. Ne era certa. Rinnovata di una nuova energia Penny la prese sotto un braccio e stavano per andare alla cassa a pagare quando videro entrare Leonard.
« Oh ciao state già andando via? » disse fingendo di essere sorpreso. Sapeva bene che a quell'ora Amy e Penny erano lì a fare colazione.
« Sì, stanno per iniziare le lezioni. Tu non vai? »
« Io inizio tra un'ora. » sorrise. « Stasera mi chiedevo se avevate voglia di andare da qualche parte. » indugiò con lo sguardo sulla bionda per diversi secondi prima di portarlo anche su Amy.
« Dove? »
« Mmh...non lo so devo ancora pensarci. »
« Non vai con gli altri? »
« Sheldon ha da fare, Raj lavora ed è depresso, Howard è da sua madre. Quindi prima di chiedere ad altri volevo sapere se eravate impegnate. »
« Io non vengo perché devo studiare per l'esame di lunedì ma Penny verrà sicuramente. Vero Penny? » disse Amy con un sorriso furbo mentre guardava l'amica di sottecchi.
Penny le lanciò un'occhiataccia di traverso. Poi portò l'attenzione sul ragazzo di fronte a sé.  « Ehm...certo nessun problema. »
Gli occhi di Leonard si illuminarono. « Allora possiamo andare al, uhm, cinema se vuoi o a giocare a bowling. »
Penny sorrise a sua volta addolcendo lo sguardo. « Il bowling va benissimo. »
« Vengo a prenderti alle otto okay? »
Penny rise. « Abitiamo a dieci metri di distanza. Basta che bussi e mi dici che sei pronto. »
Leonard annuì diventando serio. « Giusto hai ragione. Comunque per le otto sono lì. »
« D'accordo. »
Le salutò e andò a sedersi ad un tavolino poco distante. Penny si girò verso Amy. « Perché mi lasci da sola con lui? »
« Nervosa? » ghignò.
« No, figurati solo che...è così strano. Non riesco a comportarmi come prima, Amy! » si lamentò Penny sentendo le guance diventare calde. Forse stava addirittura arrossendo.
Amy le diede una pacca sul braccio prima di avviarsi verso l'uscita. « Divertitevi stasera. »
Penny sbuffò e la seguì, affiancandosi a lei per raggiungere l'università.


~°~


Leonard, puntuale come un orologio svizzero, alle otto era già davanti alla porta dell'appartamento di fronte al suo mentre si passava distrattamente le dita tra i capelli per assicurarsi che il gel avesse fatto il suo lavoro. Era decisamente troppo nervoso per i suoi gusti, ma non poteva farci niente. Aveva passato tutta la mattina a pensare a come vestirsi, a cosa dire e a come comportarsi quella sera invece di ascoltare ciò che il suo professore diceva riguardo ad Heisenberg e la meccanica quantistica fregandosene che si trattava di un ripasso per l'esame del giorno dopo. Il pomeriggio aveva girato per il centro in cerca di nuovi vestiti da indossare dato che restare a casa non faceva altro che crescere l'agitazione, inoltre anche Sheldon si stava preparando per un esame e dopo averlo interrotto per la quarta volta per chiedergli un qualche consiglio Sheldon lo minacciò che se avesse non avesse preso il massimo dei voti -come sempre- per colpa sua gliel'avrebbe fatta pagare cara. Così Leonard fu costretto ad uscire a fare due passi; almeno camminare l'avrebbe aiutato a ridurre la tensione.

Quando bussò Penny ci mise qualche secondo di troppo per rispondere tant'è che il ragazzo per un paio di secondi aveva creduto che non ci fosse nessuno.
« Ehi, sei già qui...» disse la bionda una volta aperta la porta. A giudicare dall'ombretto leggermente sbavato e alla mancanza di mascara e rossetto Penny stava ancora finendo di truccarsi.
« Avevamo detto alle otto e perciò eccomi qua! » disse aprendo le braccia e mostrando un sorriso timido.
Penny sorrise a sua volta. « D'accordo dammi cinque minuti e sono pronta. »
Venti minuti dopo, dopo che Leonard aveva iniziato a camminare impaziente per il pianerottolo ed aver salutato il coinquilino che intanto si apprestava a scendere le scale, una Penny vestita né troppo sportiva né troppo elegante uscì finalmente dal suo appartamento. Indossava dei jeans a vita alta stretti e una camicetta bianca leggermente trasparente. I lunghi capelli biondi erano raccolti in una coda alta.
« Sono pronta! » esclamò chiudendo a chiave la porta.
Leonard controllò l'ora sul cellulare. « Dobbiamo sbrigarci. Ho prenotato il bowling per le otto e mezza e se facciamo tardi poi dobbiamo aspettare un sacco prima di iniziare una partita. »
Penny annuì e si affiancò a lui mentre scendevano le quattro rampe di scale che portavano all'ingresso.
« Sei silenziosa stasera. » disse Leonard mentre ingranava la quarta di marcia e superava un paio di macchine che stavano andando troppo lente per i suoi gusti. Il numero sul tachimetro continuava a salire.
« Scusa ero un po' sovrappensiero. » mormorò guardandolo con la coda dell'occhio.
« Va tutto bene? »
« Certo. » sorrise appena, ma Leonard non gli credette.
« Ti da' fastidio che restiamo da soli? » indagò e Penny assunse un'espressione interrogativa.
« Assolutamente no! Perché dici così? »
Leonard scrollò le spalle. « Niente, lascia stare. »
Restarono in silenzio per qualche minuto mentre sfrecciavano per le vie della città.
« Sheldon era già impegnato? » domandò e si chiese perché le interessasse dopotutto. Leonard serrò le labbra in una linea dura.
« Stasera lavora. Perché ti interessa? » strinse istintivamente il volante con più forza. Penny si morse il labbro inferiore prima di proseguire.
« Perché ho visto che dalla sera della festa vi siete staccati e non uscite più così spesso come prima. » spiegò tenendo la voce bassa per il timore. Aveva paura di dire qualcosa di sbagliato e peggiorare le cose, ma voleva a tutti i costi rimediare all'errore fatto.  
Leonard si rilassò. « Non devi preoccuparti per questo Penny. Non è nulla di che. » cercò il suo sguardo e sperò di averla convinta, ma la ragazza non era di quell'avviso.
« So perché avete litigato e so che è tutta colpa mia. »
Leonard si fermò al rosso e la fissò negli occhi verdi per parecchi secondi.
Lei deglutì. « Avevo decisamente bevuto troppo e quando me lo sono ritrovato davanti io ne ho approfittato. Sheldon non centra niente, Leonard. Ho fatto tutto io. Anzi, lui se ne è anche andato e...»
« Perché ti stai scusando con me? »
Penny batté le palpebre più volte e ci mise qualche momento prima di rispondere.
« Perché so che ti piaccio. »
Leonard rimase completamente spiazzato da quella rivelazione. Come faceva a saperlo? Una sola  persona ne era a conoscenza e questo poteva significare soltanto una cosa...
Il suono del clacson di un'auto dietro di loro lo risvegliò dai suoi pensieri e immediatamente premette l'acceleratore.
Dato che il ragazzo non trovava le parole per proseguire Penny interruppe il silenzio al suo posto.
« Ieri sono andata a parlare con Sheldon e mi ha confessato questa cosa...» omise volutamente il motivo per cui era andata a parlare con lui. Non voleva che sapesse che ci aveva provato con il suo amico ed era sicura che nemmeno Sheldon glielo avrebbe mai detto.
Leonard assottigliò lo sguardo e strinse ancora una volta il volante con forza. Lo sapeva che non doveva fidarsi di lui, accidenti! Alla fine non aveva resistito e glielo aveva detto quel maledetto, grandissimo infame e str...
«...e penso che tu sia molto carino, oltre che gentile e davvero simpatico. » mormorò abbassando lo sguardo.
...aordinario coinquilino e migliore amico a cui voleva tanto bene.
Leonard sorrise al massimo della felicità. Si passò la mano sinistra nei capelli cercando di imitare la stessa disinvoltura di Sheldon.
« Effettivamente quanti ce ne sono con un fascino come il mio? »
Penny rise. « Se non contiamo Sheldon diciamo che non c'è nessuno. »
Parcheggiarono proprio davanti all'entrata. Ebbero solo il tempo di entrare e pagare per la partita prima che Penny si accorgesse della presenza di una persona assolutamente non gradita.
« Che c'è? » chiese Leonard mentre seguiva il suo sguardo verso la causa di quell'espressione tesa.
« Non ci posso credere, c'è Zack! » esclamò riconoscendo l'ex fidanzato e la sua nuova ragazza che gli era appiccicata manco fosse stata attaccata con la colla.
Leonard la prese per il polso. « Vieni, andiamocene. » ordinò allontanandosi dalla cassa e lasciando il commesso con un'espressione confusa mentre gli porgeva le scarpe per il bowling.
« No Leonard non c'è bisogno. Posso...posso sempre fare finta di niente. E poi hai già pagato. »
Il moro sorrise. « Non ti preoccupare, non fa niente. E poi voglio che passi una bella serata non che ti faccia tormentare da quell'idiota senza cervello. Andremo in un altro posto. » disse con tono gentile. Penny lo ringraziò mentalmente.
« D'accordo. »
Uscirono e dopo aver girato per la città per una buona mezz'ora alla fine optarono per andare al cinema. Non era esattamente quello che Leonard si aspettava dato che avrebbe preferito un posto dove poter parlare un po', ma Penny voleva vedere l'ultimo film con Robert Pattinson così alla fine cedette e l'accompagnò.
Il film durò ben due ore e mezza e Leonard stava quasi per addormentarsi sulla poltrona mentre una Penny al suo fianco a stento tratteneva le lacrime.
Quando apparvero i titoli di coda e le luci finalmente si accesero Leonard intonò mentalmente un Halleluja. Quello strazio sembrava non finire mai.
« Ti è piaciuto? » disse la bionda mentre gettava il barattolo vuoto che una volta conteneva i pop-corn nella spazzatura.
Leonard si finse entusiasta. « Certo che sì! Insomma, stiamo parlando di Robert Pattinson no? Le sue interpretazioni sono sempre fantastiche e poi il finale, cioè, wow! Non ho parole. »
Penny non riuscì a trattenersi dal ridacchiare. « Non ti è piaciuto vero? »
« È così evidente? »
« Mmh, direi di sì. E credo anche di averti sentito russare negli ultimi venti minuti. »
Ecco perché gli era sembrato che mancasse un pezzo. Alla fine si era davvero addormentato.
Alzò le mani in segno di resa. « Okay mi arrendo. Quel film è stato una noia mortale. »
Penny gli diede una leggera gomitata. « Non c'è bisogno che fingi che ti piaccia quello che piace a me. Non sono mica una di quelle ragazze che se la prendono per queste cose! »
Si guardarono per qualche secondo mentre le persone passavano accanto a loro commentando il film appena visto quasi come se non li vedessero.
« Torniamo a casa? »
Penny annuì e si affiancò al moro sentendo il battito accelerare e la gola farsi improvvisamente secca. Era tutto così strano. Da quando aveva saputo dei suoi sentimenti per lei sembrava che le cose fossero improvvisamente cambiate nonostante avesse cercato in tutti i modi di comportarsi come prima. Solo ora vedeva la luce nei suoi occhi mentre parlavano o di come alcune volte i suoi gesti sembravano tesi e impacciati quasi avesse paura di commettere uno sbaglio semplicemente muovendo un dito.
E Penny non sapeva cosa fare. Passare da Sheldon -anche se non era stata una vera cotta, ma più un capriccio il suo o più semplicemente la paura di restare single troppo a lungo la quale l'aveva portata ad avvicinarsi al più lascivo tra gli amici che aveva- a Leonard nel giro di poche ore era semplicemente..strano. Era confusa e aveva bisogno di tempo per pensarci. Non voleva fare le cose di fretta come era successo con Zack, ma voleva dare al tempo la possibilità di mostrarle cosa fosse più giusto fare. Anche se paragonare Leonard a Zack era del tutto ingiusto. Leonard era mille volte meglio del suo ex fidanzato.
Salita l'ultima rampa di scale del condominio in cui abitavano si fermarono entrambi al centro del pianerottolo con un sorriso imbarazzato.
« Davvero un'ottima partita di bowling! Dovremmo farlo ancora. »
Penny rise e si sistemò la borsa su una spalla. « Mi dispiace ancora te lo assicuro. La prossima volta ci giochiamo per davvero, promesso. »
« Non fa niente Penny, stavo solo scherzando. » sentì il telefono vibrare nella tasca per l'arrivo di un messaggio, ma lo ignorò « Quindi ci sarà una prossima volta? »
« Assolutamente sì. Non vedo l'ora di batterti. » disse con tono di sfida.
« Non ci giurerei. Forse non sembra, ma sono parecchio bravo a bowling. »
« Mai sottovalutare l'avversario, sopratutto se è una donna. »
Il moro incrociò le braccia al petto. « D'accordo, ma se non dovessimo riuscire a giocarci ancora i film romantici sono esclusi! »
Penny addolcì lo sguardo e spostò il peso da una gamba all'altra.
« Buonanotte Leonard. »
Il ragazzo si avvicinò di un paio di passi. « Buonanotte Penny. » disse dandole un bacio sulla guancia.
La bionda entrò in casa dopo essersi soffermata ancora una volta a guardarlo e quando si richiuse la porta alle spalle Leonard strinse il pugno come gesto di esultanza.
« Allora come è andata? » indagò Sheldon non appena vide l'amico gettarsi sul divano ed assumendo un'espressione ebete.
« All'inizio pensavo che fossi stato un grande stronzo a dirle che mi piace mentre adesso sono convinto che tu abbia fatto benissimo invece! »
Sheldon lo guardò scettico.
Leonard si girò verso di lui con uno scatto. « Ha ammesso che mi trova carino, simpatico oltre che gentile. Praticamente l'ho già conquistata. » disse appoggiandosi al cuscino del divano e muovendo la gamba destra per l'agitazione. Ci voleva ancora un po' prima che riuscisse a calmarsi del tutto.
Sheldon sorrise appena. « E pensi che la cosa sia reciproca? »
« Secondo me sì! Quando le ho dato un bacio sulla guancia ha arrossito e prima di entrare in casa si è fermata per guardarmi. Ah, inoltre ha detto che vuole uscire con me un'altra volta. Se non è reciproco tutto questo non so cosa possa essere. »
Se era così felice e sicuro di quello che Penny provava era perché lei non aveva rivelato alcunché su quello che si erano detti quella stessa mattina e ovviamente nemmeno lui si sarebbe azzardato a dire una sola parola al riguardo a Leonard. Quello era il tempo più lungo che avevano passato a parlarsi dalla famosa notte del bacio con Penny ed era davvero sollevato che finalmente Leonard avesse deciso di lasciarsi tutto alle spalle. Perciò si limitò a sorridergli sinceramente.
« Sono contento per te Leonard. » disse semplicemente lasciando l'amico in un'espressione stranamente perplessa e divertita allo stesso tempo.
« Da quando ti lasci andare in frasi del genere? »
L'amico alzò un sopracciglio. « Beh, cosa avrei dovuto dire? »
« Non lo so qualcosa del tipo: "Quindi la prossima volta te la scopi?" o "Bene. Che film guardiamo?" »
Sheldon scoppiò a ridere. « Effettivamente queste sono più frasi da me. Tutta colpa dello stupido film che Pigeon mi ha costretto a vedere oggi. Una roba smielata e romantica con un certo Pattinson che a quanto pare le ragazze adorano. »
« Non dovevi studiare e poi andare a lavorare? Non dirmi che non sei andato stasera...Nick ti ammazza questa volta. »
Sheldon corrugò la fronte. « Certo che sono andato al bar come puoi vedere. » si indicò i vestiti neri.
« Quindi hai smesso di fare l'indifferente e menefreghista con Amy? Come mai hai deciso di punto in bianco di cambiare idea? »
Il ragazzo si mordicchiò il labbro inferiore e gli diede un'occhiata veloce. « Te lo spiegherò più avanti. Comunque siamo andati al cinema e lei ha voluto scegliere il film. Mai più farò scegliere a lei, poco ma sicuro. »
« Anche Penny ha voluto scegliere! Mio Dio pensavo che quell'inferno fatto a pellicola non sarebbe mai finito! »
Sheldon annuì più volte in segno di supporto. « Io e il ragazzo che avevo in parte ci siamo lanciati uno sguardo carico di dolore e sofferenza...»
Parlarono per un'ora buona sia sul film che su quello che entrambi pensavano riguardo alle due ragazze. In poco tempo sembrava che il loro rapporto fosse ritornato esattamente come prima.
E solo ora si accorsero di quanto l'uno era mancato all'altro.



Bene bene eccoci qua finalmente!^^
Lo so che eravate curiosi di sapere come sarebbe andata avanti, per fortuna avevo il capitolo già pronto.
Penny viene tranquillamente friendzonata da Sheldon senza alcun problema, in questo modo almeno siamo sicuri che non si metterà in mezzo nuovamente u.u
È un capitolo un po' più Lennycentrico e mi sembrava giusto dare un po' di spazio anche a loro una volta tanto u.u
Alla fine Sheldon ed Amy hanno fatto, come dire, "pace" anche se non è stato mostrato nulla. Non temete miei cari nel prossimo capitolo verrà spiegato xD
Anche Leonard e Sheldon si sono riavvicinati e perciò anche il gruppo si riunirà finalmente.
Okay credo di aver detto un sacco di robe.
Ci si vede con il prossimo^^
Grazie e a presto!!

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Capitolo 14
*** Black Holes and Revelations (parte uno) ***


111
Capitolo XIII.
Black Holes and Revelations (parte uno)




Q
uella mattina Amy si alzò presto per ripassare un'ultima volta. Sapeva che aveva fatto male ad andare da Sheldon il giorno prima di un esame e il giorno stesso in cui la sua migliore amica prima si era fatta avanti con lui e poi l'aveva praticamente costretta a rivelare i sentimenti che solo di recente aveva scoperto di provare per Sheldon. Ma non poteva farci niente. C'erano delle cose che non riusciva a capire e doveva assolutamente chiedergliele prima di rischiare di lasciare il foglio in bianco.
Solo quando se lo ritrovò davanti si accorse di quanto gli fosse mancato passare del tempo con lui. Alla fine avevano passato settimane in cui a stento si vedevano dato che lui non faceva altro che evitarla in tutti i modi.
« Perché mi eviti, Sheldon? » disse dopo aver sentito l'ennesima scusa che le stava propinando. Voleva chiarire in fretta la questione perché stava diventando decisamente esasperante.
Sheldon abbassò lentamente lo sguardo sul pavimento per qualche secondo in cui cercava di trovare una spiegazione più convincente sia per lei sia, sopratutto, per sé stesso.
Già, perché la stava evitando?
« Io non ti sto affatto evitando. » rispose con tono serio dopo aver trovato il coraggio di guardarla negli occhi.
Amy sbuffò spazientita. « Smettila, sai anche tu che è vero. Prima ci vedevamo tutti i giorni, mi venivi a prendere e cercavi sempre un pretesto per stare con me in qualche modo. Ora non solo hai deciso di punto in bianco di non aiutarmi in matematica, ma a cena a stento mi rivolgi la parola. Perché? » aveva usato un tono fermo e deciso. Non voleva sembrare preoccupata e fargli quindi capire quanto in realtà ci rimanesse male per tutta quell'indifferenza.
« Sono impegnato in questo periodo per questo non posso seguirti in matematica. » rispose con superficialità mentre stringeva con forza la maniglia nella parte interna della porta e dove Amy non riusciva a vedere.
« Certo, sei impegnato ad uscire e a passare da una discoteca all'altra. Non sono mica stupida, sai? » Incrociò le braccia al petto e tenne il mento alzato in una posizione di fierezza. Non sarebbe bastato così poco per farla desistere, avrebbe saputo in un modo o nell'altro cosa gli stesse passando in quella testa.
« Quello che faccio non deve interessarti, okay? » rispose duramente. « Ho un sacco di esami complicati adesso e devo mantenere la media alta se voglio continuare a ricevere la borsa di studio! » alzò la voce e si mosse con il busto verso di lei, ma ritornò subito indietro sentendosi un po' in colpa.
Amy sospirò arrendendosi. Era testardo e capì che non sarebbe riuscita a tirargli fuori di bocca alcuna parola. « D'accordo. Ero solo venuta per chiederti una cosa, ma a quanto pare è molto meglio se chiedo a qualcun'altro. Scusa se ti ho disturbato. »
Amy gli diede le spalle e Sheldon girò la testa dandosi del cretino mentalmente. Non poteva lasciarla andare via in questo modo e non poteva lasciare che qualcun'altro si mettesse in mezzo. Aveva già i suoi problemi con Raj, ci mancava solo un suo compagno di corso.
Un passo alla volta Amy si allontanava da lui e Sheldon sentiva sempre più chiaramente una vocina interiore urlargli di muoversi, avvicinarsi, fare qualunque cosa affinché lei rimanesse e non se ne andasse.
« Aspetta. »
Le parole gli uscirono di getto senza che lui quasi se ne accorgesse.
La mora si fermò immediatamente, ma non si voltò. Voleva sapere cosa le avrebbe chiesto ora. Di rimanere? Di non venire più a disturbarlo?
Quello era il tempo più lungo in cui si erano parlati dopo giorni di quasi totale silenzio e Sheldon si sentì stranamente più sollevato, più alleggerito quasi avesse trattenuto il respiro a lungo e solo ora avesse ritrovato la forza e la voglia di respirare nuovamente.
Si era chiesto cosa avrebbe portato l'allontanamento da quella ragazza e ora lo sapeva. Sconforto, disagio e un dolore sordo che non aveva capito di avere finché non si accorse di quando tenerla lontana lo facesse soffrire. Aveva promesso a Raj che non si sarebbe intromesso, che avrebbe lasciato tutto quanto libero dalla sua attenzione, ma non poteva perché non ci sarebbe mai riuscito.
Non sarebbe riuscito a smettere di guardarla o di sfiorarla involontariamente solo per avere quel misero contatto dalla durata di un soffio.
E di quello che l'amico avrebbe pensato non gli importava affatto.
Amy avvertì i passi del ragazzo avvicinarsi alle sue spalle e in un primo momento pensò che semplicemente l'avrebbe superata e sarebbe sceso per le scale, dicendole che tutto sommato aveva di meglio da fare che passare il proprio tempo con lei.
Sentì  invece il libro che le veniva sfilato dalla mano destra con lentezza e quando si voltò Sheldon iniziò ad aprirlo su delle pagine a caso mentre la fronte si corrugava.
« Cos'è che non hai capito? »
Amy schiuse la bocca sorpresa per quel gesto. Senza perdere tempo sfoglio il libro che aveva in mano fino ad arrivare alla pagina giusta. Gli lanciava delle occhiate di sfuggita mentre Sheldon leggeva silenziosamente le righe che riempivano la pagina.
« Vieni dentro, devo farti uno schema per questa cosa. »
Obbedendo Amy entrò nell'appartamento con un sorriso stampato in volto. Non c'era alcuna garanzia che sarebbe tornato tutto come prima, ma era comunque un notevole passo avanti e avrebbe sfruttato appieno questa opportunità.
Mezz'ora dopo aveva ben chiaro il principio di complementarità, ma ancora non aveva idea del perché Sheldon stesse cercando di allontanarla.
« Grazie ho capito tutto adesso! » disse mostrandogli un sorriso timido. Il ragazzo sembrava aver addolcito un po' quello sguardo serio che aveva assunto da quando lei aveva bussato alla sua porta.
« Quando vuoi. »
Amy rimase ancora qualche secondo ferma poi decise che era meglio tornare al campus. Era impegnato molto no? Per gli esami o così almeno doveva essere.
La accompagnò alla porta.
« Che ne dici se ce ne andassimo, uhm, al cinema? È tanto che sei sui libri, dovresti svagarti un po'. »
Amy lo guardò perplessa mentre si sistemava il libro sul braccio. « Come fai a sapere che sono stata sui libri per parecchio tempo oggi? »
Lui ridacchiò. « Perché ormai ti conosco bene. Inoltre continui a strofinarti gli occhi per la stanchezza, come se avessi passato molto tempo a leggere. »
La ragazza aprì la bocca, ma la richiuse subito. Non gli si poteva sfuggire niente.
« D'accordo. » mormorò con un filo di voce sentendosi un po' in imbarazzo. Ora cosa voleva fare? Mettere tutto da parte come se niente fosse?
« Mi dispiace. » la usa voce interruppe l'afflusso di pensieri nella mente di Amy. « Ti ho ignorata ed evitata per tutto questo tempo senza che tu avessi alcuna colpa. »
Amy trattenne il respiro e lo fissò negli occhi azzurri, curiosa come non mai di ottenere ulteriori confessioni.
« Spero che tu non sia arrabbiata. » concluse.
Ci rifletté qualche secondo e constatò che non era arrabbiata, ma più che altro amareggiata. Di punto in bianco aveva smesso di parlarle e la cosa l'aveva lasciata senza parole. Un atteggiamento troppo strano se non fosse dettato da qualche motivo particolare.
« Ci sono rimasta un po' male, lo ammetto. All'inizio pensavo fosse colpa mia o che avessi trovato qualcuno di più interessante con cui stare...» disse con un mezzo sorriso. Era davvero convinta di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma lui le aveva appena assicurato che così non era.
Sheldon si lasciò andare in una risata. « Lo sai che mi piace stare con te. »
Amy abbassò lo sguardo imbarazzata per quella confessione.
Era lo stesso anche per lei.
« Mi sei mancata. » disse dopo averla osservata a lungo.
Amy pensò di non aver capito bene e di colpo alzò lo sguardo su di lui. « Cosa? »
« Mi è mancato studiare con te, parlare insieme, prenderti in giro per i tuoi cardigan...»
Amy arricciò il naso. « Questo non mi è mancato affatto. » poi rise. Finalmente le sembrava stesse tornando tutto a posto. « Anche tu mi sei mancato. » disse infine.
Voleva chiedergli allora quale fosse il motivo di quello distacco se la colpa non era sua, ma preferì non interrompere o rovinare di già il sottile legame che si stava piano a piano riformando.
« Andiamo? » disse il ragazzo prendendo le chiavi e uscendo.
« Okay. »
Chiuse il libro con un gesto secco e decise di andare in aula per sostenere il primo, vero esame di quella noiosa materia quale era la matematica.
Leslie le ricordò che mancava ancora un'ora buona prima dell'inizio dell'esame, ma ad Amy non importava. Restare in camera avrebbe portato inevitabilmente la sua mente a concentrarsi su cose che l'avrebbero distratta come l'aver mangiato insieme nello stesso contenitore di pop-corn extra large del cinema e dove più di una volta le loro dita si erano accidentalmente sfiorate.
Basta pensare, non era il momento.
Si accomodò in uno dei posti liberi all'interno dell'aula e lentamente tirò fuori dalla sua tracolla tutto l'occorrente per sostenere quella prova.
Restare da soli in quell'aula così grande le dava un senso di pace e di tranquillità a cui si sarebbe abbandonata per sempre. Solo quando iniziò a riempirsi lentamente di studenti sentì quella meravigliosa sensazione spezzarsi di colpo.
Più vedeva ragazzi entrare e prendere posto più sentiva l'ansia crescere dentro di sé. Passava lo sguardo ad uno ad uno e quello che leggeva sui loro volti era un'espressione del tutto simile alla sua, un mix di agitazione e paura. Quando però posò gli occhi sull'ultimo ragazzo ad aver varcato la soglia riuscì a trovare, solo per un attimo, una piacevole sensazione di calma e serenità e che solo lui, aveva notato, riusciva ad infondergli.
Sheldon ricambiò il suo sguardo, abbozzò un sorriso e le fece l'occhiolino. Poi si sedette qualche posto più in là con l'aria annoiata di chi è così tanto sicuro delle proprie capacità da non aver alcun timore sul tipo di prova che avrebbe affrontato.
« Mi auguro che vi siate preparati adeguatamente. » disse il professor Collins facendo ammutolire tutti all'istante. Era un uomo alto, brizzolato e con lo sguardo severo celato dietro a un paio di occhiali dalla spessa montatura. « Per alcuni sarà una prova difficile, per altri una passeggiata. Ma se avete studiato allora non avrete nulla di cui preoccuparvi. »
Dopo aver dato le solite raccomandazione sull'annullamento istantaneo della prova nel caso beccasse qualcuno a copiare o a suggerire finalmente iniziò a consegnare i test.
Amy lesse velocemente il suo foglio e appurò che non era affatto così difficile come credeva, anzi era sicura che non avrebbe lasciato nulla in bianco, nemmeno quella specie di equazione lunghissima e all'apparenza impossibile da risolvere che riempiva le ultime due righe del foglio. Tirò un sospiro di sollievo. Doveva ammettere che se non fosse stato per Sheldon a quest'ora si sarebbe messa le mani nei capelli per la disperazione.
« Avete tre ore a partire da...» guardò l'orologio. «...ora. »
Immediatamente la maggior parte degli studenti iniziò a scrivere sul foglio mentre altri si guardavano attorno con aria preoccupata, quasi disperata. Anche Amy decise di non perdere tempo ed iniziò con la prima differenziale. Il professor Collins era famoso in università per la difficoltà dei suoi esami e molti dovevano rifarli più e più volte prima di riuscire a passare.
Dopo un'ora scarsa, mentre era nel massimo della sua concentrazione, vide con la coda dell'occhio qualcuno passarle accanto ed avvicinarsi alla cattedra. Guardò davanti a sé e vide Sheldon consegnare il foglio al professor Collins.
No, non poteva aver già finito.
« Già finito? » domandò osservandolo da sotto gli occhiali cercando di mascherare un certo stupore.
Sheldon si limitò ad annuire annoiato.
« Ha ricontrollato? »
« Sì, due volte. Posso uscire adesso? » chiese, già stanco di restare chiuso lì dentro.
Il professore si limitò ad allargare le braccia e ad indicare la porta. « Prego. » disse semplicemente.
Uscì senza degnare di uno sguardo nessuno mentre alcuni gli rivolgevano occhiatacce di odio, invidiosi per la sua bravura.
Il professor Collins smise di leggere l'articolo sulla rivista 'Science' per concentrarsi su ciò che trovava scritto sul foglio appena lasciato da Sheldon. Picchiettava con il dorso della penna rossa sulla cattedra mentre leggeva e dopo una decina di minuti rimise il tappo alla penna e girò il foglio sulla sua destra, esattamente dove avrebbe messo tutte le altre prove corrette.
E che diamine, nemmeno un errore? Pensò la ragazza e con un leggero sbuffo tornò alle sue equazioni.
Amy fu l'ultima ad uscire ed era piuttosto sicura di aver fatto tutto molto bene. Si guardò attorno pensando a cosa fare dato che aveva ben due ore libere prima di pranzo e quando incrociò gli occhi azzurri di un ragazzo che le stava passando accanto si ricordò che Sheldon le aveva detto che l'avrebbe aspettata in caffetteria.
La stava aspettando da più di un'ora contando quanto in fretta aveva finito ed era uscito. Fece dietrofront per raggiungere la caffetteria e se da una parte era davvero felice di poter passare del tempo da sola con lui, dall'altra non voleva illudersi troppo di trovarlo ancora lì. Poteva benissimo essersene andato da un pezzo.
Invece, con sommo stupore, una volta varcata la soglia lo vide seduto al tavolo mentre rigirava il cucchiaino dentro al suo milkshake. Amy appoggiò lo zaino sul posto vuoto davanti a lui e immediatamente Sheldon alzò lo sguardo su di lei.
« Finalmente. Ce ne hai messo di tempo, eh? »
Alzò lo sguardo al cielo. « Scusa se non sono un genio come te che dopo mezz'ora ha già finito tutto. »
« È il terzo milkshake che bevo da quando ti aspetto. Questo coso è una stramaledettissima droga. » borbottò mentre affondava il cucchiaino nel cioccolato per poi portarsi una generosa porzione alla bocca.
« Se è da così tanto che mi aspettavi potevi andare via prima...»
Lui aggrottò la fronte. « Perché sarei dovuto andare via? Ti avevo detto che ti avrei aspettata qui e poi avevo voglia di milkshake. » rispose tranquillamente. « Anche se questo non è un granché. La prossima volta andiamo da Starbucks. »
Amy sorrise. Era bello avere qualcuno che la aspettasse e che le tenesse compagnia mentre era in  università.
Abbassò lo sguardo sul bicchiere pieno di cioccolato e panna e sentì lo stomaco brontolare per la fame. Non fece neanche in tempo ad alzarsi che Sheldon allungò il bicchiere verso di lei e le porse un cucchiaino.
« Tieni, prendine un po'. »
« No, è tuo questo. Vado a prendermene un altro. »
Rise. « È il terzo che bevo, sto per esplodere. Dai, aiutami a finirlo. »
Amy arricciò le labbra non del tutto convinta. Sheldon piegò leggermente la testa di lato.
« Non mi dire che ti fa schifo mangiare dove ho mangiato io! »
« Cos— no, non mi fa schifo! » sbuffò e gli tolse il cucchiaino di mano. « Dai qua. » disse avvicinandosi il bicchiere e assaggiando quella delizia fatta di latte e cioccolato.
Mangiarono in silenzio per un po' con una Amy concentrata solo sul milkshake mentre Sheldon la guardava e sorrideva per la voracità con cui lo stava mangiando. Amy, sentendosi osservata, alzò lo sguardo e vide come Sheldon stava ridacchiando. Guardò il bicchiere e si accorse di averlo finito praticamente solo lei e a tempo record. Non si era data il minimo contegno. Zero proprio. Ecco un'altra figuraccia da aggiungere alla sua collezione, come se non fossero già abbastanza.
« Buono? » chiese senza smettere di sorridere divertito dalla sua reazione alla vista del dolce.
« Ehm...sì. » ammise a bassa voce guardando il pavimento per l'imbarazzo.
« Stasera sei impegnata? »
Amy sentì il battito farsi più veloce. La stava invitando ad uscire da qualche parte?
« Mmmh...volevo studiare un po' stasera...»
Sheldon si appoggiò allo schienale sconsolato. « No, non puoi dirmi così. Vuoi studiare ancora?! »
No, non voleva. Poteva passare del tempo con lui perché diamine avrebbe preferito stare sui libri?
« Hai ragione chi se ne frega. Dove andiamo? »    
Mentre il sorriso di Amy si allargava quello di Sheldon si affievoliva lentamente. Abbandonò la posizione contro lo schienale e appoggiò entrambi i gomiti sul tavolino, avvicinandosi di più ad Amy.
« Sarebbe un'idea folle se ti chiedessi di venire con me ad una gara stasera? » disse a bassa voce.
Amy lo guardò stupita non sapendo cosa dire. Aveva categoricamente vietato sia a lei che a Penny di andare con lui ad una qualsiasi gara e adesso arrivava addirittura ad invitarla?
Sheldon fraintese la sua espressione pensando che in realtà non volesse affatto andarci. « No, lascia stare. Non avrei dovuto chiedertelo. » disse facendole un gesto con la mano e spostando lo sguardo in un punto in parte a sé.
« Va bene, vengo. »
Sheldon la guardò piacevolmente sorpreso.
« Davvero? »
Lei annuì. « Anche se ammetto che trovo il tuo invito parecchio strano. Avevi detto che non avresti mai portato con te una ragazza e ora mi chiedi di accompagnarti e restare lì a guardarti. »
Sheldon rigirò il bicchiere sul tavolo per qualche secondo riflettendo sulle sue parole.
« È vero, avevo detto che non vi avrei mai più portate con me, ma il fatto è che quando c'eri tu tra la folla mi sono sentito più motivato a dare il meglio di me. » alzò lo sguardo su di lei. « Vorrei che continuassi a farlo, Amy. Vorrei che restassi sempre lì con me. »
Amy schiuse leggermente la bocca sorpresa per quello che le aveva appena detto. Voleva che lei restasse lì con lui, che lo supportasse e lo incoraggiasse. Non aveva usato il plurale, non aveva incluso Penny. Era una richiesta rivolta esclusivamente a lei.
« Quindi mi stai dicendo che d'ora in avanti dovrei venire sempre con te quando vai in una di quelle...corse? »
« Sì, esatto. »
Amy si morse il labbro. Era una richiesta parecchio insolita. Oltretutto era un ambiente che non apprezzava particolarmente, ma se lui le aveva chiesto espressamente di lei rifiutare l'avrebbe fatta sentire un mostro insensibile. Riteneva la sua presenza importante, anzi quasi indispensabile.
Contro ogni aspettativa non fu affatto difficile dargli una risposta. Si sistemò gli occhiali e scrollò le spalle. « Perché no? »
A Sheldon si illuminò il viso. « Sapevo che non avresti detto di no. »
Amy si attorcigliò una ciocca di capelli attorno al dito e cercò di sfuggire dal suo sguardo. Dal calore che sentiva alle guance era quasi sicura di essere arrossita.
« Per domani pensavo che...»
Il cellulare di Sheldon appoggiato sul tavolino iniziò a suonare, interrompendola, e appena rispose il suo sguardo si illuminò ancora più di prima.
« Alex? Finalmente, da quanto tempo! Ti sei decisa a chiamare finalmente! » esclamò sorridendo e iniziando a giocare distrattamente con il bicchiere vuoto. Amy tese le orecchie per cercare di carpire quante più informazioni possibili. Chi era Alex? Perché non ne aveva mai sentito parlare prima?
« Domani? Certo, tanto non ho nulla da fare...sì, tecnicamente avrei da studiare, ma posso anche fare a meno...La sera? Possiamo stare con gli altri se vuo—ah, da soli? Va bene...»
Amy si irrigidì alle parole "da soli". Attese pazientemente che Sheldon dicesse qualcosa. Lo vide aggrottare la fronte e lo sguardo farsi serio. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di sentire cosa diceva la ragazza dall'altra parte del telefono.
« D'accordo a domani sera allora...Mi sei mancata molto Alex...Ti dico una cosa carina e mi rispondi così?! Sei una stronza! Sì, ciao...»
Chiuse la chiamata e infilò il cellulare in tasca sbuffando leggermente. « Se le rispondo male rompe perché dice che sono uno stronzo, se le dico qualcosa di gentile si lamenta dicendo che sembro un idiota...quella donna è impossibile da accontentare. » borbottò tra sé e sé. Appoggiò entrambi i gomiti sul tavolino e tornò a guardare Amy che intanto era rimasta pietrificata da quello che aveva detto ad Alex. Le era mancata molto? Era per caso una sua...ex fidanzata o qualcosa del genere? Non ne aveva mai fatto cenno prima, però. E se in realtà fosse davvero la sua fidanzata che veniva a trovarlo e non aveva mai detto nulla prima per presentargliela come una sorpresa? Anche se strano non era del tutto inverosimile, oltretutto aveva appena detto che sarebbero stati da soli domani sera.
Ovvio, doveva essere così. Si sarebbe incontrato con una ragazza a cui teneva molto e avrebbero passato la notte insieme, esattamente come aveva sempre fatto prima.
Ogni volta che Amy pensava che forse qualcosa sarebbe potuto nascere tra di loro veniva irrimediabilmente distrutta in qualche modo. E questo era forse uno dei modi più dolorosi. Era felice con una ragazza che non sarebbe mai stata lei.
« Scusami, dicevi? » riprese il discorso Sheldon.
« Ehm...niente lascia stare, non era importante. »
« D'accordo, allora è meglio se vado. Ho delle cose da fare. » Si alzò e quando le passò accanto piegò il busto all'altezza del suo orecchio. « Non vedo l'ora che arrivi stasera. » sussurrò in un modo che le fece partire un brivido per tutta la schiena.

Dopo essere tornata in camera ed essersi gettata sul letto con l'intenzione di farsi almeno un'oretta di sonno per recuperare le ore spese sui libri, decise di dare un'ultima occhiata al cellulare così poi lo avrebbe spento e nessuno l'avrebbe più disturbata. Fu sorpresa nel trovare ben due chiamate perse da Raj e un messaggio che le chiedeva se potevano sentirsi al più presto.
Curiosa di sapere cosa volesse non esitò un secondo a premere il numero sulla rubrica per chiamarlo.
« Amy? »
« Ciao, scusami se non ti ho risposto prima, ma avevo un esame e ho finito solo ora. »
« Lo immaginavo, infatti avevo sospettato fosse questo il motivo. Spero sia andato tutto bene. » disse ed Amy iniziò subito a raccontargli com'era stato e che se non fosse stato per Sheldon sarebbe stata bocciata di sicuro.
Raj ridacchiò. « Ho sempre pensato fosse un genio, ma non pensavo fino a questo punto. Davvero ha finito in meno di un'ora e non ha fatto mezzo errore? » chiese mezzo incredulo.
« Sì. Poi dopo mi ha anche offerto il milkshake quindi meglio ancora. »
« Bene. » disse semplicemente ed Amy non si accorse del leggero cambio di tono del ragazzo. « Volevo dirti per stasera se potevamo uscire. È tanto che non facciamo qualcosa insieme. » la sua voce ora era speranzosa e un pochino nervosa adesso. Amy stava per dire di sì quando improvvisamente si ricordò dell'impegno che aveva con Sheldon. Ovviamente non fu difficile scegliere con chi avrebbe voluto davvero passare la serata.
« Scusami, ma non posso. Ho già un programma con Sheldon stasera. » disse un po' dispiaciuta, ma neanche più di tanto. Le dispiaceva per Raj che riusciva a sentire la delusione fin dall'altra parte del telefono.
« Oh, così adesso ha ricominciato a parlarti? » chiese duramente e con una punta di ironia. Amy corrugò la fronte perplessa.
« Sì, finalmente si è deciso. C'è qualche problema per caso? » domandò lei usando un tono non proprio gentile. Raj se ne accorse e immediatamente cambiò tono.
« No no, assolutamente! Anzi sono contento che finalmente abbia deciso di...mmh...chiarirsi con te...» mentì spudoratamente. Non ne era a conoscenza di questo dettaglio. Era stato tutto più bello quando Sheldon aveva deciso di non rivolgerle quasi la parola e adesso invece aveva voluto rimettere le cose esattamente come prima, il che significa di nuovo uscite, lezioni e scambi di parole tra loro due. Mandò giù il boccone amaro deglutendo sonoramente.
« Quindi...ci vediamo insieme agli altri? » Avranno sicuramente deciso di uscire tutti insieme, solo che lui ancora non era stato messo al corrente e la cosa non gli piaceva affatto.
« Mmmh, a dire il vero no, non ci vedremo stasera. »
Raj trattenne il respiro per un paio di secondi poi rilasciò l'aria. « Uscite voi due da soli? » chiese con due toni più bassi rendendo la voce grave e leggermente roca.
Amy ridacchiò pensando che stesse scherzando. « No, stai tranquillo. Andiamo ad una gara. Sheldon stasera porterà a casa un mucchio di soldi. »
« Sempre se vince. » obiettò lui smorzando l'entusiasmo della ragazza.
« Ovvio che vince. » ribatté lei in sua difesa.
Raj sospirò. « Non pensavo fossi una di quelle che si entusiasmano per queste cose. » disse quasi dispiaciuto.
« Infatti non mi piacciono. Vado solo a fare il tifo per lui. »
« E allora perché vai? » chiese come se non avesse sentito il resto della frase.
« Te l'ho detto. Voglio vederlo e fare il tifo per lui insieme a Penny. » disse seria. Voleva anche dirgli che lo faceva perché era stato lui a chiederglielo espressamente, ma non lo fece.
« D'accordo ho capito, tanto lo so che non riuscirò mai a convincerti. » sospirò esasperato. « Allora divertiti. » concluse con tono spento e con nessuna sincerità nella voce.
« Lo farò non preoccuparti. » disse e chiuse la chiamata dopo un ciao non molto entusiasta da parte di Raj.
Aveva capito che era invidioso e un po' geloso del rapporto che c'era tra lei e Sheldon, non era stupida. Rajesh non diceva quelle cose con cattiveria, lo sapeva bene, semplicemente aveva paura di un possibile interesse o avvicinamento da parte di Sheldon.
Ma di questo doveva stare tranquillo, si disse. Perché tanto lei a Sheldon non piaceva.
 


~°~

« È incredibile che Sheldon ci abbia invitate ad andare con lui stasera! » esclamò Penny mentre si metteva il rossetto con estrema cura. « È parecchio strano. Chissà perché ha deciso così di punto in bianco. »
Amy si limitò a fissarla da dietro le sue spalle. Penny la osservò dal riflesso dello specchio. « C'entri tu per caso? »
Amy si limitò a sospirare.
« È successo qualcosa? Sei parecchio silenziosa. »
La ragazza si limitò a fare cenno di no con la testa. Non voleva dirle della sua preoccupazione per questa Alex. Non aveva nemmeno idea di che faccia avesse e cosa più importante non sapeva assolutamente chi fosse. Magari si stava preoccupando per nulla anche se le sue parole non lasciavano molti dubbi.
« Amy, se mi nascondi qualcosa questa volta mi arrabbio. Avevamo promesso che ci saremmo raccontate qualunque cosa, ricordi? » disse assumendo uno sguardo un po' preoccupato e distogliendo l'attenzione dalle sue labbra per portarla sull'amica.
« Come tu che mi hai raccontato che hai baciato Sheldon? » rispose sarcastica.
Lei chiuse il tappo del rossetto e lo appoggio sulla mensolina del bagno. Si passò un dito sotto l'occhio per togliere la matita leggermente sbavata.
« Se avessi saputo che ti piaceva te lo avrei detto e ti avrei anche chiesto scusa, dopo che avremmo litigato e non ci saremmo più parlate per giorni come hanno fatto i due tizi lì infondo. » disse facendo cenno con la testa verso la porta d'ingresso. « Ma tu non mi racconti mai niente da quando siamo arrivate qui perciò...»
Amy sbuffò ed alzò gli occhi al cielo. « D'accordo, hai vinto. » si sedette sul divano e prese a tormentarsi il tessuto dei jeans.
« Il motivo per cui ci vuole portare con sé stasera è che vuole che io sia lì a vederlo. Dice che si sente più motivato...»
A Penny si illuminò lo sguardo. « Visto, che cosa ti dicevo?! Lui prova qualcosa per te, ne ero sicura e questa è la prova! » si voltò di scatto e le sorrise radiosa. Amy le diede una breve occhiata per poi posare gli occhi di nuovo sulle gambe.
« Ha chiamato poi una ragazza, una certa Alex e domani sera staranno insieme da soli. Inoltre ha detto che le era mancata molto...»
Penny abbandonò il sorriso e si morse il labbro inferiore. « Non è che magari fosse, che so, un'amica? Mi sembra davvero strano che sia la sua fidanzata. »
« Non lo so, non ne ho idea. » si alzò e iniziò a camminare per scaricare la tensione. « Cosa dovrei fare? Andare da Sheldon e dirgli: "ehi, chi è questa Alex? Sai, mi piaci e vorrei essere sicura che non sei fidanzato prima di decidere di farmi avanti!" » sbottò incrociando le braccia al petto.
Penny si avvicinò con un sorriso sornione. « Così hai deciso di farti avanti, eh? Quando? »
Amy smise di muoversi in tondo e schiuse la bocca mezza sconvolta. Davvero aveva detto che si sarebbe fatta avanti?
« I-io non ho detto niente! » gridò nascondendosi il viso tra le mani per l'imbarazzo.
« Oh, tesoro...» le andò vicino e mise una mano sulla sua spalla. « Quando ti imbarazzi così sei dolcissima. »
« Mi prendi in giro? »
« Un po'. » prese il cappotto grigio dalla sedia e se lo infilò. Amy la guardava perplessa. « Bernadette lavora nel ristorante qui vicino. Tanto abbiamo ancora un bel po' di tempo prima di andare con i ragazzi. » Lo sguardo di Amy si fece ancora più interrogativo.
Penny sospirò leggermente e abbassò il tono. « Vuoi sapere chi è questa Alex o no? »
« Certo, ma non penso che sia il caso di chiedere a lei! »
« Vuoi che chieda a Leonard? »
« Dov'è che lavora Bernadette? » chiese prendendo anche lei il cappotto lasciato su una sedia.

 « Ragazze, che bello vedervi! » squittì la biondina quando vide le due nuove amiche sedute ad un tavolo. « Siete venute a trovarmi? »
« Sì, passavamo di qua e avevamo pensato di venire a salutarti. »
Ordinarono due cocktail analcolici e quando Bernadette glieli portò Penny la invitò a sedersi un po' con loro. Lei accettò approfittandone della calma per la quasi chiusura del ristorante.
« Allora, cosa mi raccontate? »
Penny scrollò le spalle. « Niente di che, sai le solite cose. Studio, shopping, studio...» disse abbastanza evasiva.
« Certo, capisco...» disse la ragazza diminuendo il sorriso.
« Domani sera avete in mente qualcosa per caso? » disse Penny iniziando a tastare il terreno.
« Mmh...che io sappia penso si sta a casa di Leonard come le altre volte, ma non so se hanno voglia di andare da qualche parte...»
« Dici che ci sarà anche Sheldon? »
Bernadette la guardò leggermente sorpresa. « Ehm...credo di sì. Perché? »
« No, niente...pensavamo che andasse con una certa Alex e—»
« Alex è tornata!? » la interruppe alzando al voce.
« Immagino di sì...» mormorò perplessa. « Perché, era partita per caso?  
« Oh, sono così contenta! » esclamò euforica.
« Scusa, chi è questa Alex? » domandò Amy facendo la finta tonta, come se non le importasse affatto di sapere. Sotto sotto invece stava morendo dalla curiosità.
« Oh giusto, voi non l'avete mai conosciuta. Alex veniva a scuola con me e conosce Leonard e gli altri da un sacco di tempo. È la migliore amica di Sheldon. »
La migliore amica di Sheldon, ecco chi era. Si sentiva decisamente più sollevata adesso.
« Non sapevo avesse una migliore amica. Come mai non l'abbiamo mai vista in tutto questo tempo? » continuò Penny.
« Perché suo padre viaggia molto per lavoro e lei ogni tanto lo segue. Questa volta è rimasta per tutta l'estate a Londra e non l'abbiamo più sentita né sapevamo quando sarebbe tornata, ma se domani è qui ve la facciamo conoscere! » Bernadette era piuttosto euforica nel parlare di questa ragazza, si vedeva che le voleva molto bene.
Entrambe annuirono.
« Per caso sono stati insieme o sai se si piacciono? » domandò Penny senza tanti giri di parole. Voleva che Amy fosse sicura al cento per cento che tra loro non ci fosse nulla? Tanto valeva chiederglielo.
Amy le lanciò un'occhiataccia terrorizzata. Ma cosa le saltava in mente adesso? Sperò solo che non si azzardasse a dirle nulla sulla cotta che aveva per Sheldon o avrebbe davvero chiuso con lei. Bernadette allargò lo sguardo sorpresa e sorrise leggermente.
« Che io sappia non sono mai stati insieme e non credo che si piacciano. Anche perché finirebbero per litigare in continuazione conoscendoli. » rise e si sistemò il grembiule della sua divisa da cameriera. Ad un certo punto smise di tormentare gli angoli della stoffa per alzare di colpo lo sguardo sulla bionda di fronte a lei. « Ma allora ti piace davvero Sheldon! » esclamò quasi urlando.
« Cos—no, certo che no! » si difese.
« E allora perché stai indagando così tanto su di loro? Pensavo che dopo il rifiuto di Sheldon avresti lasciato perdere! »
« Ma io sto lasciando perdere! Non mi interessa affatto Sheldon, ero solo curiosa di sapere chi fosse questa Alex. » disse sistemandosi nervosamente il colletto della giacca.
« Certo, come no. Puoi anche dirlo, sai? Non c'è nulla di male se ti piace ancora. E sai una cosa? È un vero peccato che lui non voglia perché secondo me sareste davvero una bella coppia! »
Amy abbassò lo sguardo e si accorse di essersi tormentata così a lungo la pellicina da aver fatto uscire il sangue. Solo una goccia la quale risaltava sulla pelle diventata improvvisamente pallida. Anche lei li vedeva bene insieme.
« Ti ripeto che non ho una cotta per Sheldon, okay? » disse con tono più duro.
« Okay, okay scusa...» alzò entrambe le mani. « Allora per caso sei tu Amy? » disse con sguardo innocente.
Amy per poco non si soffocò con il cocktail. « Eh?! No, no, no e no! Nemmeno io ho una cotta per Sheldon! »
La cameriera sbuffò. « E va bene, mi arrendo. Volevate sapere chi era questa Alex e perché sarebbe uscita da sola con Sheldon domani sera, ma nessuna delle due ha una cotta per lui. » si avvicinò un po' di più a loro. « Non lo dirò a nessuno, nemmeno ad Howard. E poi non siete le prime che si sono prese una cotta per lui, non sapete quante ce ne sono state prima di voi. »  disse facendo irrigidire entrambe.
« Scusate devo andare adesso. Grazie per essere passate! » disse allontanandosi velocemente.
« Bernadette è molto più sveglia  di quanto non sembri. » commentò Penny dopo che l'amica se ne fu andata.
« Non è che tu sia stata proprio antisgamo! Ci mancava solo che le dicessi il motivo! »
« E io cosa ne sapevo che ci sarebbe arrivata così in fretta! Fantastico, ora pensa che entrambe abbiamo un interesse per Sheldon. »
« Secondo te glielo andrà a dire? » domandò timorosa. Ci mancava solo che per questo Sheldon la prendesse in giro o peggio, che ritornasse a smettere di voler stare in sua compagnia.
« Non credo...ma tu dovresti essere più preoccupata dal "non sapete quante ce ne sono state prima di voi" che da questo. Amy, devi sbrigarti a farti notare o qualcun'altra potrebbe mettersi in mezzo! »
« Non ho nessuna intenzione di farmi notare, chiaro? E poi sarebbe tutto inutile perché sarebbe impossibile che lui noti proprio me. » tagliò corto raggiungendo l'uscita.
Era vero, non avrebbe mai avuto alcuna speranza con lui. Non era bella, non aveva nulla di interessante e aveva l'autostima sotto i piedi. Chi mai avrebbe voluto stare con lei?
Raj aveva mostrato interesse verso di lei, ma non sapeva nemmeno più cosa pensare di lui. Prima diceva che voleva conoscerla meglio e poi appena ha rivisto al sua ex subito l'ha dimenticata come ha dimostrato il bacio che le ha dato alla festa, poi le chiede scusa e si mostra inutilmente geloso di lei e Sheldon, arrivando a sperare che smettessero di stare in compagnia.
Aprì la porta e l'aria fresca della sera la costrinse a stringersi di più nel cappotto.
Era tutto un gran casino.


Eccoci qui con il tredicesmo capitolo!
A quanto pare adesso entrerà in scena un altro personaggio. Ve la ricordate vero? Ma ovvio che ve la ricordate, suvvia, anche se apparsa per poco.
Questo doveva essere un solo capitolo, ma è venuto decisamente troppo lungo per cui sono stata costretta a dividerlo in due parti. Quindi mi dispiace se questo capitolo è corto e noioso, ma inizialmente doveva, appunto essere un'unico capitolo, perciò diciamo che questo potrebbe essere un capitoletto di passaggio.
Vi avviso che i prossimi aggiornamenti saranno piuttosto lenti perché mi devo destreggiare tra i numerosi impegni della quotidianità, dall'ispirazione che, dannazione, si sta facendo sentire poco ultimamente e dal mio volermi impegnare in un'altra breve long che devo assolutamente finire e pubblicare prima della fine dell'estate, capirete perché xD
Le prossime settimane saranno un po' così, ma non vi preoccupate che non mi dimentico di voi né tantomeno di questa storia che ci tengo molto a vedere finita.
A presto e grazie come sempre per tutto, vi adoro troppo <3



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Capitolo 15
*** Black Holes and Revelations (parte due) ***


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Capitolo XIV.
Black Holes and Revelations (parte due)




“Non so che fare, da un lato vorrei dimenticarla, contemporaneamente ho la certezza che sia l’unica persona, l’unica dell’intero universo, in grado di rendermi felice.”

500 giorni insieme




« Siete pronte per andare, donne? » disse Sheldon con un sorriso smagliante mentre chiudeva la porta di casa.

« Assolutamente sì! » rispose con entusiasmo la vicina di casa aggiustandosi la borsa sulla spalla e affiancandosi a lui.
Amy prese un grosso respiro. Sarebbe andata, avrebbe assistito alla bellezza e all'emozione di vedere il ragazzo che ti piace rischiare di spiaccicarsi contro qualcosa e poi sarebbero usciti da qualche parte per festeggiare fino a chissà che ora. Fortuna che restava da Penny a dormire e che il giorno dopo era sabato quindi niente lezioni, perciò potevano tranquillamente alzarsi a mezzogiorno.
« Vi avverto che questa volta ci sarà più gente del solito. Quindi occhio a dove andate e con chi parlate. »
« Ricevuto, capo! » disse Penny senza smettere di sorridere. Intanto Leonard li osservava da dietro. Ancora non aveva detto una sola parola, quasi gli dispiacesse intromettersi tra di loro.
« Ma Howard e Raj non vengono mai con voi? »
« No, loro—»
« Loro sono delle checche cagasotto. » lo interruppe Sheldon senza tanti problemi. « Ci sono venuti un paio di volte, ma non amano particolarmente quel posto e hanno sempre paura di venire arrestati. »
« E tu non hai paura? »
Scrollò le spalle. « Chi se ne frega. Io mi diverto a gareggiare, conta solo quello. »
Amy non poteva credere che fosse così menefreghista e poco interessato. Si trattava di una cosa seria eppure a lui non importava più di tanto. La sensazione dell'adrenalina scorrergli in corpo doveva valere qualsiasi rischio, pensò.
Leonard osservò l'amico e Penny mentre parlavano di tutto e di più come se si conoscessero da una vita. Odiava ammetterlo, ma tra di loro c'era una certa sintonia. Presto probabilmente sarebbero diventati migliori amici, considerandosi a vicenda come fratelli. E li invidiava anche. Avrebbe voluto esserci lui al suo posto, a parlare in quel modo con la ragazza e invece la sua stupida quanto improvvisa timidezza lo costringeva a restare indietro. Lui, che mai una volta nella vita aveva avuto problemi ad interagire con altre persone, donne o uomini che fossero, non riusciva a dire una sola sillaba in presenza di Penny. In questo momento si odiava con tutto se stesso. Aveva davvero perso la testa per lei così tanto da cambiare in un modo tanto radicale il suo carattere?
Eppure solo con lei si mostrava in questo modo, lo aveva appurato giusto un paio di giorni fa quando non aveva avuto alcun problema a rimorchiare una ragazza al bar. Doveva essere un test per verificare se fosse solo un caso isolato o se davvero si fosse rincoglionito del tutto, ma per fortuna non era così.
Sospirò. A quanto pare solo con Penny si comportava da vero rincoglionito.
Improvvisamente la bionda del gruppo fece un paio di passi indietro e afferrata Amy per le spalle la spinse in avanti, portandola un po' troppo vicino a Sheldon. Si voltò per cercare di capire cosa accidenti volesse fare, ma lei si limitò ad ammiccare con lo sguardo nella sua direzione e a rivolgere poi un sorriso soddisfatto quando Leonard la guardò senza capire.
Amy alzò gli occhi al cielo. Quando faceva così l'avrebbe presa a calci.
Appena arrivarono davanti alle macchine Penny prenotò immediatamente l'auto di Leonard così Amy fu praticamente costretta ad andare con Sheldon visto che non voleva rimanere da solo e voleva che qualcuno gli facesse compagnia durante il viaggio.
Pensava sarebbe stata nervosa per tutto il viaggio, invece si stupì dalla facilità con cui si rilassò. Sheldon sapeva come metterla a suo agio, era davvero molto abile nel farlo. Dopo aver tolto il cd, ormai rovinato dai troppi ascolti, dei Guns and Roses mise quello di Neil Diamond ancora fresco di apertura dalla sua protezione di plastica e cercò immediatamente la canzone preferita di Amy.
Non gli chiese nemmeno perché avesse un cd nuovo di Neil Diamond, genere che si discostava completamente dai suoi gusti, né perché avesse scelto proprio quella  canzone. Intuiva già la sua risposta, un qualcosa di simile a "me l'hanno regalato e Sweet Caroline è l'unica canzone decente che ha scritto". Ovviamente non avrebbe mai ammesso che aveva girato quattro negozi di musica per trovarlo e che aveva messo proprio Sweet Caroline perché quando Amy socchiudeva gli occhi e si lasciava trasportare dalla musica avrebbe voluto rimanere fermo a guardarla per ore, quasi il suo viso fosse come una calamita da cui non riusciva a staccarsi.
Amy era così presa dal raccontargli una cosa che aveva fatto con Penny quando era a Portland che non si accorse di essere arrivati a casa di Stuart. Aspettò pazientemente che finisse il racconto, sorridendo ogni tanto o solo quando ebbe finito scesero dall'auto. Un po' le dispiacque averci messo così poco ad arrivare, avrebbe voluto raccontargli un sacco di altre cose.

Arrivati nel luogo dove avrebbero disputato la gara Penny scese dall'auto e si guardò attorno cercando Amy.
« Dove sono Sheldon e Amy? »
« È andato a prendere la macchina con cui gareggia. Ci raggiungerà con quella. » spiegò iniziando a farsi strada tra la folla. Sheldon aveva ragione: c'era molta più gente rispetto alle altre volte.
Penny si guardò attorno e si accorse di diversi uomini che immediatamente l'avevano adocchiata e alcuni facevano segno agli amici che avevano in parte di dare un'occhiata anche loro. Un brivido freddo le percorse la schiena. Si sentiva terribilmente osservata. Allungò il passo in modo da mettersi più vicino a Leonard.
Leonard accorgendosi su chi diverse persone avevano deciso di focalizzare la loro attenzione accigliò lo sguardo e cercò di risultare il più minaccioso possibile. Se pensavano che li avrebbe lasciati avvicinarsi a lei si sbagliavano di grosso.
« Leonard, mi sento osservata...è inquietante. »
« Tranquilla non ti accadrà nulla. Sono solo dei morti di figa. » disse sorridendole gentilmente per rassicurarla. Poi si fece serio. « Restami vicino. » ordinò e Penny annuì più volte. Gli sarebbe rimasta appiccicata finché non sarebbero tornati a casa.
Poco alla volta la tensione iniziò ad affievolirsi e poté iniziare a godersi l'ambiente circostante. Guardava affascinata le numerose auto che costeggiavano la strada e non seppe assolutamente scegliere la sua preferita, talmente erano belle. Vide una donna che scendeva dalla sua auto elaborata e faceva vedere alla gente circostante il suo operato come se fosse una guida turistica che spiegava i minuscoli dettagli che componevano il quadro. Penny la osservò a lungo. Doveva ammettere che le sarebbe piaciuto molto essere al suo posto. Chissà se avrebbe mai gareggiato anche lei un giorno.
L'importante ora era riuscire a trovare un posto comodo dove assistere alla gara insieme a Leonard e...un momento, dov'è Leonard?!
Guardò attorno, ma non riuscì a trovarlo da nessuna parte. Sembrava si fosse volatilizzato nel nulla. Per fortuna le aveva ordinato di restargli vicino, accidenti. Si ritrovava da sola in mezzo a quel branco di gentaglia e velocemente sentì il panico invaderla.
Provò a farsi strada sperando di incontrare qualcuno che conoscesse, magari Stuart o il tizio vestito in modo strambo dell'altra volta. Si fermò quando capì che spostandosi avrebbe solo peggiorato la situazione. Se rimaneva ferma Leonard avrebbe avuto più probabilità di ritrovarla.
Improvvisamente sentì due forti mani appoggiarsi sulle sue spalle e stringerle. Sentì il respiro bloccarsi.
« Che cosa ci fai qui da sola? »
Penny riconobbe immediatamente la voce e il panico fece presto spazio alla rabbia. Si girò e gli diede un colpo energico sul braccio.
« Ma sei cretino!? Mi hai fatto prendere un colpo! » gridò.
Sheldon si massaggiò la parte dolorante. « Ehi, ma che ti prende? » chiese non capendo da dove venisse tutta questa violenza.
« Pensavo fossi un maniaco, ecco che mi prende! »
Sheldon si guardò attorno non dando molto peso alla questione. « Dov'è Leonard? »  
« Non lo so dov'è quell'idiota del tuo amico. È preso e se n'è andato di punto in bianco senza dirmi nulla. » gonfiò le guance e si imbronciò.
Meno di due secondi dopo lo vide riapparire con in parte Stuart e il commentatore della gara. Era vestito in modo ancora più assurdo dell'altra volta con quei pantaloni attillati e la maglia di un'orrenda fantasia.
« Leonard perché l'hai lasciata da sola? » disse Sheldon con tono serio.
« Io non l'ho lasciata da sola! Le ho detto che avevo visto Stuart e che dovevamo raggiungerlo, pensavo mi stesse seguendo e quando mi sono girato e non l'ho vista ho iniziato a cercarla. » si difese il ragazzo dando poi un'occhiata ammonitrice alla bionda.
« D'accordo abbiamo perso la biondina e l'abbiamo ritrovata. Ora possiamo passare alle cose interessanti? » disse il commentatore con sguardo stizzito.
« Dai CJ, dimmi cosa abbiamo stasera. » disse con un sospiro Sheldon.
« Davvero si chiama CJ? » domandò Penny a bassa voce rivolta al meccanico.
« È un soprannome. Il suo vero nome è Chester Johnson. Forse però non avrei dovuto dirlo...»
« Tu dici? » disse sarcastica.
« Ora zitta che voglio sentire anche io. »
Penny alzò lo sguardo al cielo e si mise in parte ad Amy.
« Spero che si sbrighino perché mi sono già stufata. » brontolò quest'ultima iniziando a spostare il peso da una gamba all'altra.
« Credo siano quasi pronti...» disse non del tutto convinta a giudicare da come discutevano piuttosto animatamente. « Secondo te di cosa staranno parlando? »
« Non ne ho idea...e comunque non ci capisco niente, perciò...»
«...ma la zona del molo è l'unico posto dove c'è un rettilineo abbastanza lungo per riuscire a superare qualcuno nel caso non fossi primo! »
« Ma è troppo stretto, dannazione! Se lo superi a sinistra e si avvicina troppo a te rischi di cadere in acqua! »
Le due ragazze guardavano Sheldon e gli altri parlare e discutere sugli aspetti tecnici della gara. Amy si domandò che cosa cavolo avesse in mente di fare quel negligente di uno Sheldon. Non sarebbe stato così stupido rischiare di finire in acqua per una cosa come una gara clandestina.
« Lo sai che dopo la zona del molo non c'è più alcuna possibilità di recuperare vero? »
O forse sì?
Stuart sospirò. « D'accordo fai come ti pare, ma se cadi in acqua sappi che la macchina te la farò riportare sulla terraferma a furia di calci in culo. Te ne darò così tanti che non sarai in grado di sederti per i prossimi dieci anni. »
Sheldon ghignò. « Adoro come ti preoccupi per me. » disse e si allontanò per raggiungere le due ragazze rimase in disparte.
« Infatti non è per te che mi preoccupo, idiota! » sbottò dietro alle sue spalle.
« Gareggerete dove c'è molo? » chiese Amy.
« Un pezzo del tracciato comprende anche quella zona, ma tranquilla che andrà tutto bene. »
« Lo hai già fatto prima? »
« No. » rispose tranquillo con una scrollata di spalle. Amy sospirò allontanando lo sguardo. Era incredibile come non gli importasse mai niente.
CJ lesse un messaggio sul cellulare e iniziò a farsi strada tra la gente agitando il braccio e gridando per farsi sentire.
« Tra poco comincia! Preparatevi! »
Sheldon guardò Amy negli occhi. « Devo andare. Augurami buona fortuna. »
« Stai attento perché potrei aiutare Stuart a prenderti a calci. »
Lui scoppiò a ridere. « Come siete gentili tutti e due. » disse sarcastico. Avvicinò il viso al suo e le diede un bacio sulla guancia vicinissimo all'angolo della bocca, soffermandosi un po' troppo. « Se vincerò saprò cosa mi ha portato fortuna. » disse con una punta di malizia nello sguardo.
Amy si sentì avvampare.
« Dai muoviti che stanno aspettando solo te! » urlò CJ tirandolo per un braccio.
Mentre i piloti raggiungevano la linea della partenza Leonard, Amy e Penny raggiunsero CJ all'angolo della strada da dove sarebbero partiti.
« Ma così non vedremo niente! » si lamentò Penny.
CJ allungò un tablet piuttosto grande a Leonard. « Non questa volta. Abbiamo ragazzi che filmano tutto e noi possiamo seguire la gara da qui. » disse indicando l'oggetto che aveva in mano.
« Fantastico! » esclamò la bionda appiccicandosi a Leonard. Si guardarono negli occhi per qualche secondo poi Penny, sentendosi in imbarazzo per la troppa vicinanza, si staccò un po'.
Anche Amy decise di avvicinarsi per vedere. Il non sapere cosa stesse accadendo sarebbe stato mille volte peggio del vedere e aver paura che stesse per accadere qualcosa.
Appena partirono le immagini immediatamente iniziarono a mostrarsi sul tablet e anche se la qualità non era al massimo era comunque meglio di niente.
I primi due chilometri procedettero lisci e senza intoppi, ma appena arrivarono al molo tutti e quattro iniziarono a trattenere il respiro.
Sheldon era secondo e stando alle sue parole di poco prima aveva tutta l'intenzione di superare in quel rettilineo anche se il rischio di finire in acqua era molto elevato.
« Spero che Sheldon non abbia davvero intenzione di fare quello che ho in mente voglia fare. » disse CJ guardando lo schermo con la coda dell'occhio.
« Temo voglia farlo invece...» disse Leonard mentre si mangiava un'unghia.
Stuart arrivato solo ora si mise dietro di loro e si alzò sulle punte per riuscire a guardare qualcosa da sopra le loro teste.
« Sapete che se cade in acqua le portiere non si possono aprire e muore affogato, vero? »
Tutti e quattro si girarono verso di lui fulminandolo con lo sguardo.
« Lo sappiamo...» mormorò Leonard tra i denti.
Stuart scrollò le spalle. « Pensavo di spezzare un po' la tensione...» cercò di mostrarsi tranquillo, ma in realtà era preoccupato quanto loro.
E non si trattava della macchina.
« Beh, si è trovato in situazioni ben peggiori no? Ti ricordi Leonard quando con la vecchia macchina ha rischiato di prendere fuoco ben due volte perché Sheldon l'aveva praticamente portata al limite? O di quando si sono rotti i freni. » ridacchiò nervosamente. « Dio solo sa come ha fatto a non farsi niente. Ha davvero un culo enorme in queste cose e—»
« Oh santo cielo stai zitto! » sbottò Penny lanciandogli un sguardo di fuoco. Amy sentiva lo stomaco contorcersi per quello che Stuart aveva raccontato. Quante volte aveva rischiato la vita?
Stuart abbassò lo sguardo affranto. « Ma io volevo solo spezzare un po' la tensione...» ripeté.
CJ lo guardò esasperato. « Ragazzo, ascolta la biondina e chiudi quella dannata bocca. »
Tornarono a guardare lo schermo e si accorsero con grande orrore che Sheldon si stava preparando per superare il tizio con la Mitsubishi davanti a lui.
« Vuole farlo davvero...» mormorò CJ sgranando gli occhi.
« Oh mio Dio...» Penny iniziò a tormentarsi le mani.
« Giuro che se osa cadere non so cosa gli faccio...» Stuart tirò il tablet verso di sé con un gesto stizzito. « Hai capito razza di idiota che non sei altro?! Appena torni ti farò tanto di quel male che ti passerà la voglia di rifarlo ancora! » urlò rivolto allo schermo.
Leonard se lo riportò davanti a sé. « Dai che ce la fai...»
CJ saltò giù dal rialzo della console dove trasmetteva la musica e mise una mano sulla spalla di Penny per riuscire a vedere meglio.
« Visto? » indicò con il dito un punto dello schermo. « Quello stronzo con la Mitsubishi lo sta spingendo verso il mare! Frena, cazzo! » gridò come se potesse sentirlo.
Ormai mancava pochissimo per uscire dalla zona a rischio e raggiungere il traguardo a soli trecento metri di distanza.
Amy non riusciva a pronunciare nemmeno una sillaba. Mentre gli altri gridavano lei rimaneva semplicemente immobile come se fosse stata rinchiusa in una bolla.
La Skyline però non rallentava, anzi sembrava stesse prendendo sempre più velocità.
« S-si sta allontanando. » disse Leonard.
Dieci secondi dopo aveva già tagliato il traguardo.
« Mio Dio ce l'ha fatta...» CJ si passò entrambe le mani nei capelli e si lasciò andare in un lungo sospiro.
« Ovvio che ce l'avrebbe fatta avevate qualche dubbio? » disse Leonard sorridendo a trentadue denti.
« Ma se sei quello che se l'è fatta addosso più di tutti. » affermò Stuart per poi sorridere a sua volta e dandogli il cinque.
Penny gridò saltando per la felicità e Amy non poteva credere a quello che aveva visto.
« Voglio bene a quel ragazzo, ma è davvero il più grande incosciente e sconsiderato che abbia mai visto. Mi farà morire di crepacuore, lo so. » disse CJ prendendo le cuffie attorno al collo e mettendosele.
Quando Sheldon ritornò al punto di partenza una grande folla gli si avvicinò per esultare della sua vittoria.
Stuart fu il primo ad avvicinarsi dei suoi amici.
« Visto? Te lo riportata come nuova. » disse sorridendo e tamburellando con le dita la parte alta della portiera.
« Ti avevo detto cosa ti avrei fatto se non fosse stato così. » si avvicinò e gli passò un braccio attorno al collo. « Allora dove sono i suoi soldi? Gente, se manca anche un solo dollaro mi incazzo di brutto. »
Anche gli altri lo raggiunsero e dopo vari insulti da parte di Leonard finalmente prese i soldi dalla sua mano e iniziò a contarli.
« Posso abbracciarti? » disse una Penny entusiasta.
« Non credo che...» neanche il tempo di finire che una morsa lo avvolse completamente, rendendo difficile anche respirare.
« Penny, così mi soffochi. »
La ragazza si staccò immediatamente. « Scusa. »
Sheldon si allontanò dalla presa di Penny per raggiungere Amy rimasta un po' in disparte come sempre.
« Mi hai portato fortuna. » disse con il suo sorriso smagliante.
« Non farei affidamento così tanto sulla fortuna se fossi in te. »
« Giusto, faccio affidamento solo sul mio talento fenomenale nel mettermi nei guai. » abbassò un po' la voce. « Sono davvero bravo in quello. » Mise poi un braccio attorno alle sue spalle e si girò verso il gruppo di amici. « Andiamo a festeggiare! Offro io! » gridò alzando il braccio per far vedere la mazzetta. Prese poi il cellulare. « Chiamo anche quei due imbecilli, vediamo se vengono. » non lo entusiasmava avere Raj in mezzo alle scatole quando c'era anche Amy, ma dopo una gara era fisso che festeggiavano tutti insieme.
Improvvisamente il rumore in lontananza delle sirene della polizia fece impallidire tutti quanti che immediatamente iniziarono a correre alle proprie auto per andarsene il più in fretta possibile.
« Ci mancava solo questa. » mormorò Sheldon. Si voltò per prendere Amy e portarla via, ma con grande orrore vide che non c'era più. Ed era sicuro che non fosse andata con Leonard perché non l'aveva vista salire in macchina con lui. Le persone correvano da tutte le parti, i rumori dei motori di tutte quelle auto elaborate creavano un boato fastidioso e Stuart che lo tirava insistentemente per un braccio non lo aiutava di certo.
« Forza, dobbiamo andarcene! Cosa stai aspettando?! »
« Non riesco a trovare Pigeon! » gridò per farsi sentire.
Stuart scosse la testa incredulo. « Non è possibile! Ma dove è andata?! »
Sheldon partì immediatamente alla ricerca della ragazza facendosi strada tra tutta quella gente che scalpitava per trovare una via di fuga.
« No, fermo non—» si portò entrambe la mani sulla testa quando lo vide sparire nella folla. « Merda...merda, merda, merda. »
Ci mise solo una ventina di secondi per trovarla. Era ferma sul marciapiede che si guardava attorno con aria spaesata. Quando lo vide gli corse immediatamente incontro.
« Sheldon! La folla mi ha...mi ha trascinata e non vi vedevo più e—» sembrava sull'orlo di una crisi di pianto. Lui l'afferrò per la mano e la portò via da lì. « Muoviti, dobbiamo andarcene! » gridò con tono tremendamente preoccupato.
Stuart appena li vide correre verso di loro salì immediatamente in macchina nel posto del passeggero.
Sheldon si sedette al posto guida cercando di riprendere fiato.
« Dai parti! » lo incitò il ragazzo seduto in parte.
Senza perdere altro tempo girò la chiave due volte, ma la macchina non si accese. Tutti e tre impallidirono.
« Prova di nuovo! » gridò Stuart.
« N-non va! » riprovò per la terza volta, ma ancora niente.
« E adesso che facciamo!? » disse Amy nel panico sbucando da dietro e mettendosi tra i due ragazzi.
« Stuart, cazzo, è tutta colpa tua! Dovevi controllarla meglio! »
« Mia?! Ma se sei tu quello che l'ha guidata fino adesso, cosa centro io? »
« Fino a dieci minuti fa andava! »
Amy tornò a sedersi e si prese la testa tra le mani. « Non sta accadendo davvero...» Immediatamente immaginò  la peggiore delle soluzioni. Li avrebbero presi, sarebbe andata in prigione per anni, rovinandosi per sempre la vita. Sua madre non le avrebbe mai più rivolto la parola e avrebbe condotto per sempre una vita piena di stenti. Ma non poteva rimanere nella sua stanza a leggere un libro della Austen?
« Ormai sono praticamente arrivati, VUOI DARTI UNA MOSSA CON QUELLA CHIAVE?! »
« Ci...sto...provando...oh! » esclamò quando finalmente sentì il rombo del motore. « Si è accesa. »
« Molto bene. Ora, per cortesia, VUOI PARTIRE!? » sbraitò Stuart pallido come un lenzuolo.
Immediatamente premette sull'acceleratore e riuscì ad andarsene nel momento esatto in cui la prima volante arrivò dove c'erano loro fino a un attimo prima. L'unica cosa che i poliziotti riuscirono a vedere erano i fari rossi della macchina che si allontanavano sempre di più nel buio delle strade.
« Visto? Ce l'abbiamo fatta. » disse sorridendo.
Stuart si passò una mano sugli occhi. « Non farlo mai più. Non mi sono mai spaventato così tanto in vita mia. »
« Non l'ho fatto apposta! Se non si accendeva non era colpa mia! » si difese.
Amy sentiva il cuore battere alla velocità della luce. Era incredibile la quantità di emozioni che aveva provato in quell'ultima ora. Sentiva l'adrenalina scorrerle nelle vene e per la prima volta si sentì davvero viva. Forse solo ora riusciva a capire il perché a Sheldon piacesse così tanto rischiare nelle corse clandestine, ma questo non le impedì di pensare che comunque non ci avrebbe mai più rimesso piede in quel luogo per tutto l'oro del mondo. Sheldon e il suo invito a vederlo gareggiare sarebbero anche potuti andare a quel paese.
« Adesso dove andiamo? » mormorò Amy con un filo di voce dopo qualche chilometro percorso nel più totale silenzio. Si sentiva stanchissima.
« A festeggiare, ricordi? » rispose Sheldon tranquillamente come se non fosse accaduto nulla.
« Ma davvero vuoi andarci? » chiese incredula allungando il busto verso lo spazio tra i due sedili. Come poteva avere la forza di festeggiare?
Lui si voltò brevemente verso di lei. « Mi sembra ovvio. Ho vinto, no? »
« Sì...hai vinto...» mormorò sistemandosi meglio sul sedile e lasciandosi cullare dal rumore del motore e dalle luci dei lampioni che si riflettevano sul viso. Sperò di non addormentarsi ancora come l'ultima volta.
« Mi ci vorrà una bottiglia intera di rum per riprendermi. » disse Stuart che intanto aveva iniziato a prendere un po' di colore.
« Se vuoi te ne compro anche dieci. Ho tanti di quei soldi che potrei dare da bere a tutta l'università. »
Quando arrivarono davanti a casa di Stuart parcheggiarono la Skyline e presero l'Audi.
« Vieni con noi? » chiese Sheldon rivolto all'amico.
« Dio mio, certo che sì! Ho perso dieci anni di vita stasera e non lascio che mi offri da bere? » sbottò aprendo la portiera della macchina.
Arrivati al bar videro i loro amici seduti al tavolo con aria preoccupata mentre fissavano Leonard che premeva con forza il dito sullo schermo del cellulare touchscreen.
« Perché non mi risponde quel coglio—Sheldon! » esclamò appena lo vide. Lo sguardo sorpreso si trasformò presto in uno sguardo adirato. « Si può sapere dove eri finito? E perché non mi rispondevi? Pensavo ti avessero preso! »
Sheldon prese una sedia e si sistemò di fronte all'amico. « Rilassati stavo facendo un po' di scena, no? Mica potevo arrivare qui prima di tutti...»
« La macchina non si accendeva. » si intromise Stuart sedendosi accanto a lui.
« Davvero? » disse Penny guardando l'amica che si limitò ad annuire.
« Me lo dicevi e ti venivo a prendere! »
« Certo, così se ci beccavano prendevano tutti quanti! Ma fammi il piacere. » sbottò chiamando la cameriera per ordinare.
Leonard sospirò. Aveva il presentimento che prima o poi davvero sarebbe finito nei guai con la polizia. Sperò solo che si trattasse di una sensazione e che questo non sarebbe mai accaduto.
Amy invece si sedette nel posto in parte a Raj che le aveva tenuto libero apposta. Sheldon dovette accontentarsi del posto più lontano rispetto a dove la brunetta si era seduta. Non li aveva proprio di fronte e non poteva nemmeno sentire quello che si dicevano.
Quando la birra di Sheldon arrivò iniziò a sorseggiarla lentamente mentre dava veloci occhiate a Leonard e Penny seduti di fronte a lui che non facevano altro che ridere e scherzare. Aveva notato che da tutta la sera erano stati sempre praticamente insieme e non si erano quasi mai staccati l'uno dall'altra.
Non che forse c'era qualcosa anche da parte di Penny?
Chissà se avrebbero concluso in bellezza la serata, pensò.
Guardò poi Raj e Amy che parlavano e gesticolavano come se fossero stati amici di lunga data. Raj però la stava ascoltando distrattamente a giudicare da quanto intensamente la stava guardando. Lo vide anche abbassare gli occhi un paio di volte sul suo seno e per poco non gli andò di traverso la birra. Voleva cacciarle la lingua in bocca e pomiciare con lei davanti a tutti già che c'era?
Sentiva di nuovo quella fastidiosa gelosia invaderlo fin nella parte più profonda di sé.  
« Sheldon guarda chi c'è. » disse Stuart dandogli una leggera gomitata per richiamare la sua attenzione.
Il ragazzo si voltò verso di lui sperando così di distrarsi da quei due. « Chi? »
« Quella ragazza là al bancone insieme a quella con i capelli rossi. »
« Non la conosco. » disse dandole un'occhiata veloce. Amy adesso stava bevendo il suo cocktail mentre Raj appoggiava una mano sul suo ginocchio e si avvicinava un po' di più. E no, se pensava che avrebbe permesso di farla ubriacare si sbagliava di grosso. Amico o non amico un pugno in faccia non glielo avrebbe tolto nessuno. Sapeva però che Raj non avrebbe mai agito in un modo così subdolo. Non era quel genere di persona.
« Dai Sheldon te ne ho parlato a lungo! »
Sheldon sbuffò e si girò di nuovo verso l'amico. « Ma chi? Me ne hai parlate di così tante che non mi ricordo! »
« Come se ne avessi avute chissà quante! » sbottò accavallando una gamba sull'altra.
Sheldon si passò due dita sotto il mento. « È quella che ti ha fatto ubriacare e ti ha costretto a tatuarti "I love my ass" sul tuo culo? »
« Cos—no! Non è lei e ti ripeto per la centesima volta che non ho quel tatuaggio! »
Sheldon sorseggiò la sua birra tranquillamente. « E io ti ripeto che ti crederò quando me lo farai vedere. »
Stuart sbuffò esasperato. « È Jane! »
« Ah Jane! La ragazza che ti piace dalle medie giusto? »
« Esatto! Guardala come è diventata bella...» sospirò con aria sognante.
« Vi siete mai parlati almeno? »
« Ehm...una volta, ma era ubriaca e...mi ha vomitato addosso. »
Sheldon arricciò le labbra disgustato. « Ottimo. Senti, cosa vuoi fare adesso? » chiese mentre guardava con la coda dell'occhio Raj e Amy. Amy sembrava aver voluto prendere un po' le distanze da lui. Molto bene.
Stuart abbassò lo sguardo per poi rialzarlo con decisione. « Io...io vado a parlarle! Basta ho deciso, questa sarà la mia grande occasione! » esclamò dando un colpo sul tavolo.
« Quello che è successo stasera è un segno, Sheldon. La vita ha voluto darmi una seconda possibilità e io non me la lascerò scappare. Non questa volta. »
Sheldon si massaggiò la fronte stancamente. « Oh, Signore...»
Il meccanico si sistemò la maglia e stese le braccia come se si stesse scaldando i muscoli. Si passò poi una mano nei capelli. « Come sto? » disse rivolgendo all'amico un sorriso sbilenco.
« Sei orribile come sempre. »
« Grazie lo prenderò come un complimento. » disse alzandosi e facendo un paio di passi per poi correre a sedersi nuovamente. « Non posso farcela da solo. Dammi una mano, Sheldon! »
« Io? E cosa vuoi che faccia? »
« Rompi il ghiaccio, presentami a lei! Inventati qualcosa! »
Sheldon vide Raj dire qualcosa all'orecchio di Amy e quest'ultima aveva iniziato a ridacchiare. Sheldon fissò Stuart con decisione. « D'accordo, andiamo. »
Si alzarono entrambi e si incamminarono verso il bancone.
« Sai almeno cosa le piace bere? »
« Credo Long Island Iced Tea, perché? »
« Bene. Ora lascia fare a me. »
Amy notò che Sheldon aveva lasciato il tavolo insieme a Stuart per raggiungere due ragazze sedute al bancone. Sentì la rabbia crescerle dentro. Appoggiò la guancia sul palmo della mano e si voltò completamente verso l'indiano sperando così di non vederlo mentre ci provava con una delle due o...con entrambe.
Sheldon ordinò i due cocktail e quando furono pronti si avvicinò alle due donne. « Spero non vi offenderete se offro qualcosa a due belle ragazze come voi. » disse con tono sensuale.
Entrambe lo squadrano dalla cima ai piedi. « Assolutamente no. Tra l'altro il Long Island Tea è il mio preferito. » sorrise la ragazza con i capelli castani.
« Ma davvero? Che coincidenza. » diede un alcolico a lei e uno alla sua amica e preso Stuart lo pose davanti alla mora con gli occhi verdi che corrispondeva al nome di Jane. « Lui è il mio amico Stuart. Stuart saluta le ragazze. »
Stuart balbettò un ciao.
« Ma aspetta io ti conosco! Ci siamo visti alla festa di fine estate e, oh Dio, non mi dire che sei quello a cui ho vomitato addosso! » disse mettendosi una mano davanti alla bocca.
« No...cioè sì, ero io, ma non preoccuparti non è stato nulla di che...»
« Oddio mi dispiace così tanto, non volevo assolutamente! »
« Tranquilla, almeno ho avuto un pretesto per andarmene via prima da quel postaccio. »
« Anche a te ha fatto schifo, vero? Santo cielo ogni anno peggiora quella festa...»
E così iniziarono a parlare del più e del meno e Stuart sembrava essersi finalmente rilassato un po'.
Sheldon guardò l'ora. « Oh, ma guarda come si è fatto tardi. Ho un sacco di cose da fare. » disse rivolto ai due, ma Stuart lo liquidò con un gesto veloce della mano. Si spostò di un paio di posti più in là. Al tavolo non aveva voglia di tornarci. Leonard parlava con Penny, Howard con Bernadette e Raj con...Amy. Si sentiva il terzo incomodo tra tutte quelle coppiette. E ora che anche Stuart aveva trovato con chi stare si sentiva solo. Lui non aveva nessuno con cui passare il tempo. Bel festeggiamento, pensò. Ordinò un Long Island che gli fu servito in quindici secondi. L'alcol era l'unica cosa che gli facesse compagnia ora.
Passò alla radio una canzone.

Such a lonely day
Shouldn’t exist
It’s a day that ill never miss
Such a lonely day
And it’s mine
The most loneliest day of my life
And if you go
I wanna go with you
And if you die
I wanna die with you
Take your hand and walk away*


La ragazza amica di Jane si sedette in parte a lui e gli sorrise ammiccante. « Jane ha Stuart con cui parlare e magari noi due potevamo conoscerci un po' meglio visto che anche tu sei qui da solo...»
Sheldon fece una smorfia infastidita. « Scusa non te l'ho detto? Non mi piacciono le rosse. » tagliò corto iniziando a bere il suo Long Island.
La ragazza batté gli occhi incredula, non aspettandosi un commento del genere detto con un tono così acido e se ne andò offesa.
« Patetica. » borbottò.
Quando ebbe quasi finito il suo cocktail qualcun'altro si sedette accanto a lui. Sperò non si trattasse di un'altra donna. Invece si sorprese nel vedere Howard.
« Cosa ci fai qui? »
« Me ne sono andato appena ho sentito le parole "ciclo mestruale". » disse facendo cenno a Penny e Bernadette che parlavano tra di loro. Lo guardò mentre tamburellava con le dita sul bancone. « Va tutto bene? »
Sheldon mostrò un sorriso tirato. « Certo. »
« E allora perché sei qui e non sei di là con gli altri? »
Sheldon guardò il suo bicchiere ed emise un breve sospiro. « Voglio stare da solo per un po'. »
Howard guardò verso il suo migliore amico che intanto stava raccontando qualcosa di cui era molto preso mentre una Amy particolarmente interessata non gli toglieva gli occhi di dosso.
« È per Raj e Amy vero? »
« Non dire cagate. Non centrano nulla loro due. »
Howard sospirò. « Sheldon perché non dici qual è il problema? Lo so che è per Raj, non sono stupido! »
Gli lanciò un'occhiataccia. « E da quando saresti diventato così sveglio? »
Howard ignorò l'insulto. « Da quando te ne stai qui a guardare male nella sua direzione mentre stringi quel bicchiere come se avessi il suo collo tra la mano. »
Solo ora Sheldon si accorse di quanto avesse stretto il bicchiere. Diamine, non poteva fargli quell'effetto.
« Dammene un altro! » disse rivolto al barista.
« E non è l'unica volta che lo fai, me ne sono accorto. » concluse l'amico.
« Okay, mettiamo che forse mi dà fastidio che Raj passi così tanto tempo vicino ad Amy, cosa dovrei fare secondo te? »
Howard alzò un sopracciglio e abbozzò un sorriso. « Andare da Amy e dirle che ti piace? » disse con ovvietà.
Sheldon scosse la testa e prese il suo Long Island. « Subito, guarda. » sbottò guardando ancora una volta verso di loro notando come non si fossero staccati nemmeno un secondo da quando Amy si è seduta vicino a lui. « Sarebbe del tutto inutile se glielo dicessi dato che a lei piace Raj. » ammise abbassando la voce e tornando verso il suo bicchiere.
« Fidati che non le piace. Forse sembra, ma ti assicuro che non è così. Sono convinto che le piaccia qualcun'altro e credo anche di sapere chi...» disse guardandolo negli occhi.
Sheldon alzò le sopracciglia sorpreso. Non le piaceva Raj? Perché allora aveva sempre la sensazione che tra di loro ci fosse qualcosa? E sopratutto perché Howard insinuava che in realtà fosse proprio lui il ragazzo che piaceva ad Amy?
« Cosa ti convince che sia io? »
« Perché ci era rimasta davvero male quando non le hai parlato per due settimane e un paio di volte era venuta a chiedermi se per caso sapessi il motivo di questo tuo cambiamento. Inoltre Bernadette mi ha detto che ha indagato su chi fosse Alex. »
« Alex? Ah, giusto, ne ho parlato in mensa oggi e c'era anche lei. » bevve un lungo sorso di cocktail e quando lo finì ne ordinò un altro. « Non lo so...da quando siamo arrivati qui non mi ha rivolto neanche mezza parola. »
« Forse perché ha avuto paura per quello che hai rischiato stasera e vuole prendere un po' le distanze. Lei non è abituata a queste cose e Raj le dà più sicurezza. »
« È per questo che non potrà mai esserci nulla tra di noi, Howard. Raj è il classico bravo ragazzo che tutte vorrebbero avere. Io sono un casino, invece. » Al terzo Long Island con tutto l'alcol che aveva assunto si sentiva decisamente più disposto ad aprirsi con qualcuno.
« Perché dici così? »
« Perché dico così? Evidentemente hai frequentato qualcun'altro in questi cinque anni. » disse bevendo un sorso e sentendo la gola bruciare. Aveva le guance rosse e la testa aveva iniziato a girare. « Faccio corse clandestine in cui ogni volta o rischio la vita o rischio di andare in galera, non sono capace a relazionarmi con una donna a meno che non si tratti di una botta e via e ho questo stupido problema con l'alcol che non riesco a risolvere. » sbottò indicando il bicchiere già quasi vuoto. Appoggiò la fronte sul palmo aperto della mano. « Come potrebbe decidere di stare con me? » disse abbassando la voce e facendo trasparire tutta la sua delusione la quale probabilmente avrebbe mascherato se solo fosse stato sobrio. « Senza contare poi tutti i casini che ho combinato quando ero in Texas. »
« Questi problemi sono tutti assolutamente risolvibili se ci mettessi un po' di impegno! Vuoi essere sicuro che Amy si sentirà sicura a stare con te? Allora smetti di gareggiare, smetti di andare con ogni donna che ti guarda e smetti di bere! » disse allungandosi per togliergli il bicchiere.
« Rimettilo lì dov'era. » lo minacciò con lo sguardo. Howard timidamente lo riappoggiò nel punto di prima.
« D'accordo, magari questo lo risolviamo più avanti...» mormorò iniziando a tormentarsi il tessuto dei pantaloni. « Per quanto riguarda quello che hai fatto in Texas, beh, chi se ne frega! Ormai è fatta, non puoi cambiarlo. Puoi però cambiare quello che farai in futuro. »
Sheldon fece cenno al barista di versare ancora. « Sapevi che a sedici anni ho rubato un'auto perché mio padre non me la voleva comprare? »
Howard sospirò. « No, non lo sapevo. »
« E sapevi che per quello sono stato un anno in riformatorio? »
 Howard trattenne il respiro. « No, neanche questo sapevo. » disse rilasciando l'aria.
« Non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico di stare in quello schifo di posto. » sussurrò con voce biascicata. Ormai i freni erano stati completamente tolti. « A dodici anni ho dato uno spintone a un mio compagno di classe facendolo andare a sbattere contro lo spigolo del banco cavandogli quasi un occhio solo perché mi aveva chiamato idiota. A quattordici anni sono stato coinvolto in una rissa dove mi hanno rotto un braccio e sono stato sospeso da scuola. A quindici ho rischiato di dormire in mezzo alla strada dopo che mio padre mi cacciò fuori di casa. Per fortuna c'era Leonard. » prese una breve pausa. « La lista è ancora lunga. »
« Non voglio sapere che cosa hai fatto prima di venire qui. » disse serio.
« Dovresti invece. » disse guardandolo intensamente. « Cambierebbe la tua opinione che hai di me. » Si passò stancamente entrambe le mani sul volto. « Da una parte vorrei allontanarla, ma dall'altra se vedessi Amy mettersi con qualcun altro credo che impazzirei. »
« Amico, sei davvero cotto di lei. » disse Howard completamente sorpreso da quelle parole.
« Io voglio solo che sia felice. Non mi sembra di chiedere tanto. » biascicò a bassissima voce.
« Purtroppo non è così facile...»
Howard rimase seduto vicino a lui per tutto il resto della serata mentre Sheldon gli raccontava cosa aveva fatto prima di conoscerlo e di come Leonard l'avesse sopportato per così tanto tempo. Il tutto accompagnato dall'alcol.
Dopo un bel po' i ragazzi seduti al tavolo si alzarono e raggiunsero Howard e Sheldon pronti per andarsene.
« Ragazzi è tardissimo, le ragazze vogliono tornare a casa. » disse Leonard stropicciandosi un occhio per la stanchezza.
« Già stanco, Leonard? Ma come, così presto? » Sheldon si girò leggermente, quel tanto che bastava per far vedere il suo viso rosso e gli occhi lucidi per il troppo alcol ingerito. « Non dirmi che con Penny hai già finito? » borbottò mangiandosi le parole.
« Sheldon quanto hai bevuto? » sospirò Leonard guardando male prima lui poi l'amico seduto accanto il quale si limitò ad alzare le spalle.
« Quanto non ho bevuto, Leonard. C'è una sostanziale differenza. » disse girandosi completamente verso di loro e mostrando un sorrisetto compiaciuto.
« D'accordo, quanto non hai bevuto. Andiamo adesso. » lo prese per un braccio, ma il ragazzo non sembrava volersi muovere.
« Ed ecco i miei amici preferiti! » esclamò con un sorriso rivolto ad Amy e Raj. Ma il sorriso durò poco e le labbra si strinsero in una linea, l'espressione seria per quanto possa esserlo dopo tutto quello che aveva bevuto. « Sei patetico, Raj. Ecco cosa sei. E sai una cosa divertente? Nemmeno le piaci. » disse guardando prima uno e poi l'altra.
« Cosa sta dicendo? » chiese quest'ultima dopo essersi trovata gli occhi di Sheldon puntati addosso per diversi secondi.
« Lascia stare, Amy. È completamente andato. » disse Raj toccandole un braccio.
« È inutile che ci provi, tanto non ti vuole. Ficcatelo in testa. » continuò lui cercando una sfida che Raj non era per niente intenzionato a dargli.
Questa volta Leonard riuscì a farlo alzare, ma Sheldon si staccò dalla sua presa.
« Lasciami. Riesco a cavarmela da solo. » sbottò mantenendo appena l'equilibrio. Cercò le chiavi della macchina che con fatica riuscì a tirare fuori dalla tasca del giubbino. « Ora spostatevi che devo andare. »
Vedendo che nessuno muoveva un muscolo Amy li guardò indignata. « E lo lasciate andare così? »
« Amy, è già tanto se riuscirà a trovare l'uscita. » disse Howard con un sospiro.
Sheldon vacillò per un paio di metri poi appoggiò una mano su un tavolino per sostenersi a causa di una fitta alla testa.
Penny fu l'unica che rise vedendo quella scena. « Non riesce a reggersi in piedi! »
Notarono che anche lei era parecchio su di giri anche se non si ritrovava nelle stesse condizioni del loro amico.
« Penny, forse è meglio se andiamo. » disse Leonard sostenendola e iniziando ad avviarsi verso l'uscita.
Amy si fece strada tra le persone finché non arrivò davanti a Sheldon. « Dammi le chiavi. » aprì la mano e lo guardò decisa.
« No, non ti do le chiavi della mia macchina...»
« Le chiavi. Adesso. » non se ne sarebbe andata finché non gliele avrebbe date. Alla fine Sheldon cedette e con mano tremante le appoggiò sul suo palmo aperto. Amy si mise un suo braccio attorno al collo e con fatica lo portò fuori dal parcheggio. Fu difficile perché Sheldon non faceva nulla per sostenere il peso, così gravava tutto sulle sue spalle.
Quando lo fece sedere nel posto passeggero non si lamentò nemmeno una volta ed Amy poté mettersi al posto guida senza dover discutere con lui. Ingranando la prima, si avviò verso casa sua. Ci misero davvero poco tempo ad arrivare a motivo del poco traffico per l'ora tarda.
Giunti davanti alla prima rampa di scale Amy sentì un brivido. E ora come avrebbe fatto a portarlo fino al quarto piano? Tra l'altro l'ascensore era ancora rotto.
Stranamente Sheldon sembrava più disposto a collaborare e un po' per volta riuscirono a fare tutti i quattro piani di scale a piedi. Frugò nelle tasche del suo giubbino per cercare le chiavi di casa, ma queste, ovviamente, si trovavano nella tasca dei pantaloni. Quando infilò la mano nella tasca Sheldon iniziò a ridere.
« Ehi, non sapevo ti piacesse toccarmi. »
Amy alzò gli occhi al cielo. « Oh, ma piantala. Giuro che ti lascio qui per terra se dici ancora qualcosa. »
Una volta entrati lo portò fino in camera dove lo fece sdraiare poco delicatamente. Ma perché diavolo doveva bere così tanto? Era la prima volta che lo vedeva completamente ubriaco e la cosa la fece arrabbiare ancora di più. Si era allontanato dal gruppo per provarci con quelle due, l'aveva completamente ignorata e aveva bevuto così tanto che tra un po' rischiava il coma etilico. Più lo guardava e più non riusciva a capacitarsi del perché le piacesse proprio uno come lui. Era quel genere di persona da cui aveva sempre giurato di stare alla larga, quella che sua madre le aveva proibito fin da ragazzina di frequentare perché chissà come sarebbe diventata se avesse avuto amici di quel tipo. E dal canto suo non era mai stata nemmeno attirata da quelli come lui, visto che più volte erano proprio loro a prenderla in giro ed emarginarla.
Ma Sheldon  non aveva mai mostrato cattiveria nei suoi confronti. Anche quando la prendeva in giro lo faceva sempre in tono scherzoso, mai con l'intento di ferirla perché sapeva quali tasti poteva toccare e quali era meglio di no.
E per questa sua diversità dai soliti ragazzi che aveva visto fu portata a cercare di conoscerlo meglio invece di allontanarlo, dal fidarsi di lui volta per volta fino a sentirsi completamente a suo agio e a diventare sua amica, anche se presto questa amicizia fece spazio a qualcos'altro di più profondo.
Fu l'unico che iniziò a farle battere il cuore.  
« Amy...» mormorò.
« Basta soprannome? »
Lo vide sorridere nell'oscurità quasi totale della stanza. « Preferisco mille volte il tuo nome. Adoro il tuo nome. »
Amy si avvicinò per sistemargli le coperte. « È meglio se dormi. Stai dicendo un mucchio di stupidaggini stasera. »
Sheldon con uno scatto l'afferrò per i polsi e la tirò verso di sé. La sua bocca vicinissima alla sua, così tanto da sentire il suo respiro solleticarle il labbro. « Mi piaci, Amy. Mi piaci da morire. »
Amy rimase paralizzata. Non lo stava dicendo sul serio, non poteva averle detto per davvero che gli piaceva. Era così assurdo.
L'odore pungente di alcol che veniva da lui le ricordò che molto probabilmente i suoi pensieri erano distorti in quel momento e che non pensava affatto a quello che aveva appena detto. Anzi, il giorno dopo non se lo sarebbe neanche ricordato.
« Sei ubriaco. » affermò con tono severo. Si illuse per due secondi, ma ben presto tornò alla realtà dei fatti.
« Forse sì, ma ti assicuro che lo penso davvero. »
« Domani te lo sarai già dimenticato. » disse con un filo di voce. Era sotto l'effetto dell'alcol e non pensava davvero a quello che stava dicendo. Doveva continuare a ripeterselo.
« Io non penso. Scommettiamo? »
No, non avrebbe scommesso e no, non si sarebbe illusa per niente. Non ancora.
« Sheldon, lasciami. » disse decisa.
Non allentò la presa ai polsi, ma anzi accorciò la distanza che c'era tra di loro premendo le labbra sulle sue e dandole un bacio delicato. Amy rimase pietrificata.
« Questo è il bacio che non ti ho dato alla festa. » sorrise appena e appoggiò la testa sul cuscino sentendo le palpebre pesanti a causa della stanchezza. Poco alla volta lasciò andare la presa attorno ai polsi della ragazza e quando lei si tirò su Sheldon si era già addormentato.
Amy sentiva la testa scoppiarle. Erano successe troppe cose oggi, così tante che adesso era sfinita. La storia di Alex, la paura che fosse la sua fidanzata e invece si era rivelata la sua migliore amica, la corsa, il bacio portafortuna, la paura di venire arrestati, la sua indifferenza al bar, il provarci con delle sconosciute e adesso questa rivelazione mentre era completamente ubriaco. Non si stupì se dopo tutto questo non stava più capendo niente.
Aveva bisogno di essere più lucida per ragionare e per far questo aveva bisogno di dormire. Per fortuna accanto a loro c'era l'appartamento di Penny così avrebbe potuto dormire da lei e non sul divano dei suoi amici.
Prima di uscire lo girò sul fianco nel caso vomitasse e poi si chiuse la porta alle spalle.
Sul pianerottolo vide Penny appoggiata alla porta mentre Leonard la baciava appassionatamente. Proprio adesso doveva uscire? Non le andava di interromperli. Stava per rientrare e aspettare quando avrebbero finito quando Penny la vide ed interruppe il bacio chiedendole poi cosa stesse facendo.
« Ho portato Sheldon in camera e adesso vorrei dormire un po'. Penny posso restare da te vero? »
« Certo, certo...ma non credo di riuscire ad aprire il divano letto quindi...dormiamo insieme? » disse Penny barcollando un po'.
« Vi aiuto io ragazze. » si offrì gentilmente Leonard sistemandosi i capelli con una veloce passata di mano.
Dopo aver preparato il letto ed essersi assicurato che Penny stesse bene uscì e prima di chiudere la porta ringraziò Amy per aver portato il coinquilino a casa.
La bionda la guardò maliziosamente. « Ci hai visto mentre pomiciavamo davanti alla porta come fanno i liceali dopo una festa. Per fortuna non ci hai visto fare le cose sporcaccione. » ridacchiò avviandosi verso la camera.
« Buonanotte anche a te Penny! » disse prima di infilarsi sotto le coperte.
Avrebbero avuto un sacco di cose da raccontarsi il giorno dopo.


* Un giorno tanto solitario
Non dovrebbe esistere
E’ un giorno che non mi mancherà mai
Un giorno così solitario
Ed è mio
Il giorno più solitario di tutta la mia vita
E se vai via
Voglio venire con te
E se muori
Voglio morire con te
Prendere la tua mano e andare via
(System of a Down - Lonely Day)




Sì sono tornata. Sì, ho ripreso in mano questa storia dopo mesi. E sì, quello che state vedendo è davvero un nuovo capitolo di questa long, non state sognando né siete sotto effetto di droghe. Ho davvero aggiornato con la seconda parte del capitolo *parte un halleluja registrato*.
È inutile che provo ad abbozzare una scusa, lo so già che mi odiate per aver fatto passare tutto questo tempo, ma non è colpa mia <.<  Okay, sì è mia ma va? ma non riuscivo più ad andare avanti. Ora spero che l'ispirazione non mi abbandoni e che riesca quindi ad aggiornare in tempi più umani, senza far passare ere geologiche.
Che inizino finalmente a smuoversi un po' le cose tra i due protagonisti? Mmmh, non si sa xD
Ringrazio tutti i lettori e chi abbia voglia di lasciare un commento!
A presto! (prometto).

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Capitolo 16
*** Too Late ***


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Capitolo XV.
Too late.




"C'era qualcosa in lei, qualcosa nel loro modo di rapportarsi che gli aveva fatto perdere la ragione.
In mancanza di una definizione migliore, poteva chiamarla una sensazione di gioia, di spontaneità, di quieto benessere."

Nicholas Sparks





S
tare sotto alle coperte in quel letto comodo per Amy era come essere in paradiso. Se avesse potuto sarebbe rimasta lì sotto per tutto il giorno, o per tutta la vita. Guardò il display del cellulare e l'improvvisa luce l'accecò per un paio di secondi poi, con un occhio mezzo aperto, riuscì a leggere l'ora. Erano solo le otto e mezza, ecco perché era ancora così stanca. Tra l'ora tarda in cui rientrarono e la difficoltà con cui era riuscita a prendere sonno probabilmente aveva dormito solo tre o quattro ore. Si stropicciò entrambi gli occhi, ma invece di scostare le coperte decise di tirarsele ancora più sopra la testa e sistemare meglio il cuscino. Voleva riaddormentarsi e svegliarsi nel pomeriggio. Tanto anche Penny non si sarebbe alzata tanto presto.

Appena richiuse gli occhi però immediatamente le venne in mente quello che era successo con Sheldon soltanto poche ore prima. Aprì gli occhi di scatto ricordandosi della sua dichiarazione, se così si poteva dire. Come avrebbe dovuto agire adesso? Avrebbe potuto far finta di nulla dato che quasi sicuramente non si sarebbe ricordato niente, ma se invece si fosse ricordato? Se le avesse confermato che il "mi piaci" veniva davvero da lui e non dall'alcol sarebbe stata pronta per accettarlo?
Perché era questo che la preoccupava.
Perché se Sheldon si fosse fatto avanti chiedendole addirittura di diventare la sua ragazza Amy non avrebbe saputo cosa rispondere.
Da una parte era proprio quello che voleva, voleva smettere di considerarlo un semplice amico e voleva che lui facesse altrettanto. Voleva che Sheldon guardasse solo lei, toccasse solo lei e baciasse solo lei.
Dall'altra parte però sapeva che sarebbe stato molto difficile. Avrebbe dovuto fare i conti con una persona insicura e difficile da capire nonostante tutte le maschere che indossava per nasconderlo. C'era anche da tenere conto tutte le ragazze avute prima, le sue gare in cui rischiava perennemente la vita e tutto ciò che non aveva mai avuto il coraggio di rivelarle.
Perciò in definitiva, si fidava davvero di lui?
Sarebbe stato il ragazzo giusto per lei? L'avrebbe resa felice?
Non poteva saperlo, non finché non ci avrebbe provato.
Mentre era ancora immersa nei suoi pensieri sentì dei passi strascicati muoversi dietro di lei, l'aprirsi dell'anta del mobile e poi il rumore di un barattolo cadere al suolo seguito da un'imprecazione detta a bassa voce.
Puntò i gomiti sul materasso e si alzò quel tanto che bastava per vedere la scena di fronte a lei. Penny si era appena accovacciata per raccogliere il barattolo e quando diede un'occhiata all'interno lo appoggiò malamente sul mobile facendo altro rumore. Penny si girò appena, con il viso ancora imbronciato, e notò lo sguardo di Amy da dietro il divano-letto.
« Oh, scusa, ti ho svegliata. » mormorò dispiaciuta allacciandosi meglio la vestaglia.
« No tranquilla, ero già sveglia. »
Penny annuì e si passò due dita sugli occhi. « Ieri sera credo di aver bevuto un po' troppo e adesso sono qui con un mal di testa pazzesco. La prossima volta giuro che non bevo una sola goccia di vodka. »
« Come se ne fossi davvero capace. » entrambe si guardarono per due secondi poi scoppiarono a ridere. La bionda si sedette sul letto dopo che Amy si spostò un po' per farle spazio.
« Dobbiamo parlare, Amy. C'è una cosa che devo dirti. »
L'amica seduta al suo fianco sospirò appena. « Anche io devo dirti una cosa. »
Penny la guardò leggermente sorpresa. « Oh, davvero? Che cosa? »
Amy passò una mano sulle lenzuola cercando di prendere un po' di coraggio. Le era sempre stato difficile confidarsi con qualcuno, anche se si trattava della sua più cara amica. « Solo se inizi tu per prima. » disse infine.
Penny incrociò le gambe e portò entrambe le mani nello spazio che si era creato dove iniziò a torturare la stoffa arancione che copriva il materasso.
« Ieri sera sono stata così bene con Leonard che alla fine, quando siamo tornati a casa, l'ho baciato. »
« Lo so vi ho visti. »
Penny abbozzò un sorriso. « Giusto, me ne ero dimenticata. Comunque è stato...è stato davvero bello anche se purtroppo non me lo ricordo molto bene. Mi ricordo solo il modo in cui mi ha guardata quando ci siamo lasciati e ti assicuro che nessuno mi aveva mai guardata così. È stato uno degli sguardi più belli che io abbia mai visto. » il sorriso invece di ingrandirsi si era fatto sempre più ridotto fino a scomparire.
Amy aggrottò leggermente la fronte davanti alla sua espressione. « Non capisco...vi siete baciati e ti è piaciuto, perché allora hai quella faccia? »
Penny girò la testa dall'altra parte e si passò una mano dietro alla nuca. Quando faceva così era perché era tesa per qualcosa, ormai la conosceva bene. Solo non riusciva a capire cosa potesse renderla così.
« È il fatto che mi sia piaciuto che mi spaventa, Amy. Non so come dirlo...è come se avessi paura di innamorarmi di nuovo. »
« Forse ho capito. » Amy si avvicinò un po'. « Credo che tu abbia paura di soffrire ancora come hai sofferto per gli altri ragazzi avuti prima. Hai paura che anche Leonard possa ferirti. »
« Esatto. Credo sia questo il motivo, ma ti assicuro che non penso assolutamente che Leonard possa essere come gli altri. »
« Infatti non lo è. » Amy sorrise cercando di essere confortante. « Sono convinta che lui sia davvero innamorato di te e che farebbe di tutto per renderti felice. »
« Questo lo so anche io. Insomma, ogni volta che mangio da loro mi offre sempre la cena e ogni tanto mi aiuta con le materie scientifiche. » Alzò lo sguardo pensieroso. « Quest'idea deve averla presa da Sheldon. »
« Senza contare quella volta che stava per inciampare dalle scale quando sei uscita con quel mini abito nero. »
Penny rise. « Hai ragione, ci è mancato davvero poco che rotolasse per tutti e quattro i piani! »
« Sheldon mi ha detto che solo con te fa così. Non ha mai offerto la cena a nessuna né si è mai soffermato così tanto a guardare una ragazza come con te. In genere rivolge solo qualche sguardo superficiale e nulla di più, come se nessuna fosse degna della sua attenzione. »
« Davvero? » disse, aggrottando le sopracciglia un po' sorpresa. Era così diverso il Leonard che vedeva tutti i giorni rispetto a quello descritto da Amy. Non si aspettava un atteggiamento tanto freddo e distaccato.
« Sta diventando un tenerone grazie a me! » rise di nuovo Penny prendendo un cuscino e appoggiandoselo sulla pancia. « Poi ci manca solo che mi porti al Luna Park e che mi regali uno di quei mega orsi coccolosi e poi siamo la classica coppia di liceali che si vedono nei film. »
« Stareste comunque benissimo insieme. » disse sinceramente Amy addolcendo lo sguardo. Anche Penny le rivolse un sorriso e le accarezzò il dorso della mano. Dopo una decina di secondi si alzò e si diresse verso i fornelli decisamente più di buon umore rispetto a quando si era appena alzata.
« Tu invece che cosa volevi dirmi? »
Amy aprì e richiuse la bocca un paio di volte, colta alla sprovvista. Accidenti, pensava si sarebbe dimenticata.
« Niente di importante, lascia stare. » disse facendo un gesto evasivo con la mano e dandole la schiena.
Penny si appoggiò al tavolo ed incrociò le braccia al petto. « Amy, tesoro, cosa volevi dirmi? » disse severa senza lasciare alcuna possibilità ad Amy di mantenere la propria privacy. Ma aveva davvero bisogno del parere di qualcuno in questo momento. In più Penny non gliel'avrebbe fatta passare liscia se l'avesse tenuta all'oscuro questa volta. Per cui, con un gesto sovrumano, si girò verso di lei, prese il cuscino che poi strinse al petto ed iniziò a parlare.
« Ieri sera ho portato a casa Sheldon dato che non era in grado nemmeno di reggersi in piedi e l'ho portato in camera sua per metterlo a dormire...»
« Okay...» disse Penny leggermente preoccupata per quello che stava per dire. Le parole alcol e camera da letto di solito non portavano nulla di buono.
« Mi ha preso per i polsi e mi ha tirato verso di sé facendomi sdraiare sopra di lui e—»
« Oddio non mi dire che voi due...» disse portandosi una mano davanti alla bocca per lo shock.
« No no, non abbiamo fatto nulla. Però ha detto che gli piaccio da morire e poi...mi ha baciata. »
mormorò sentendo le guance accaldate. Stava arrossendo al solo pensiero di quello che Sheldon le aveva detto e di come l'aveva baciata.
Penny batté la mano sul tavolo e le rivolse un sorriso entusiasta. « Visto?! Amy che cosa ti avevo detto dal primo momento che vi siete visti? » Amy non disse nulla per cui Penny rispose al posto suo. « Che Sheldon ti aveva notata e che aveva subito mostrato dell'interesse per te. »
Amy sospirò non soddisfatta di quello che Penny le stava dicendo.
« A quanto pare quell'interesse si è trasformato in una cotta, anzi in qualcosa di molto meglio. » i suoi occhi brillavano per l'emozione, ma Amy la guardò confusa.
« Si è innamorato di te. » concluse staccandosi dal tavolo per avvicinarsi a dove stava lei.
« Penny, era ubriaco. Avrebbe anche potuto dire che la Terra è piatta ed esserne fermamente convinto per quanto mi riguarda. Non lo pensava sul serio. »
Penny si passò entrambe le mani nei capelli con un gesto esasperato. « Tesoro, lo hanno capito anche i muri che vi piacete entrambi molto. Possibile che voi due ancora non riusciate a capirlo? »
« Evidentemente i muri capiscono meglio i miei sentimenti. »
Penny ignorò la sua ultima frase. « Quello che non capisci Amy è che non c'è nulla di male se ti sei innamorata di Sheldon. »
Amy si bloccò a quelle parole. Non era sbagliato innamorarsi di qualcuno, era sbagliato innamorarsi della persona che non era giusta per sé.
« Io e lui siamo troppo diversi. Non abbiamo niente in comune, come potrebbe anche solo funzionare? » alzò la voce.
Penny scrollò le spalle con tranquillità. « Non potrai mai saperlo finché non ci provi. »
Touché. Era la stessa cosa che avrebbe voluto dirle riguardo a Leonard.
« Resta comunque il fatto che Sheldon era ubriaco e che quello che ha detto potrebbe benissimo esserselo inventato. »
« Quindi cosa intendi fare? »
« Farò finta che non sia successo niente, che non mi abbia detto niente e che non mi abbia baciato. Lascerò che le cose rimangano come prima. »
Penny si morse il labbro. « Amy, se non ti fai avanti prima o poi arriverà qualcun'altra che te lo porterà via e resterai per sempre con il rimpianto di non essere tu la donna che gli rimarrà accanto. »
Amy avvertì un brivido lungo la schiena. Penny sapeva come mettere in crisi qualcuno e sapeva anche quali tasti toccare. Sapeva quanto rischiava a far passare troppo tempo, ma non poteva rivelargli quello che provava per lui se ancora non aveva nemmeno capito esattamente quali sentimenti provava nei suoi confronti.
« Lascia stare Penny, dico davvero. »
Penny si arrese e tornata in cucina si mise di nuovo alla ricerca del caffè nella dispensa. Ancora non era riuscita a prepararselo ed era già passata un'ora. Si innervosì parecchio. Aprì tutti gli armadietti ed i mobiletti, ma non c'era alcuna traccia di caffè in casa.
« Ho finito il caffè. Vado da Leonard a chiedergli se ne ha un po' da prestarmi. » disse con un tono che lasciava capire tutto il fastidio che provava per la situazione che si era appena venuta a creare, ovvero dover uscire presto da casa ed andare in pigiama dai vicini solo per del caffè.
Aprì la porta con un gesto stizzito, ma invece di uscire si fermò sulla soglia e lanciò un'occhiataccia ad Amy.
« Beh, cosa c'è? » disse quest'ultima non capendo il motivo di quello sguardo.
« Non vuoi venire a vedere come sta Sheldon? »
« Devo proprio? »
Penny sospirò. « Sì, devi proprio. Ora muoviti che ho un disperato bisogno di caffè. »
Lentamente si alzò dal letto e raggiunse l'amica che intanto era già davanti alla porta dell'appartamento di fronte al loro. Bussò un paio di volte, ma non rispose nessuno così girò la maniglia e trovò la aperta. Strano, Leonard era stato l'ultimo ad entrare ed era abbastanza lucido da ricordarsi di chiudere a chiave. Evidentemente qualcuno era già sveglio.
Quando entrarono videro il salotto e la cucina immersa nel buio. Le pesanti tende tirate in modo da non far passare neanche un filo di luce.
Penny cercò l'interruttore che accese illuminando la stanza.
« Ehi, spegni subito quella dannatissima luce! »
Penny sobbalzò spaventata e immediatamente vide uno Sheldon seduto al bancone della cucina che la guardava malissimo.
« Sheldon non ti avevo visto! Che spavento. » disse la bionda portandosi una mano sul petto.
« La luce. Spegnila. » disse con tono grave indicando l'interruttore. Penny, anche se confusa, obbedì. Ora che tornarono al buio riuscivano a distinguere a malapena il suo profilo.
Ci volle un po' prima che gli occhi si abituassero all'oscurità.
« Va...va tutto bene? » chiese Amy un po' titubante. A giudicare dal viso pallido e le occhiaie profonde la risposta era piuttosto scontata.
« Ho una terribile emicrania per questo vi ho detto di spegnere la luce. » mormorò appena, passandosi entrambe le mani sugli occhi. La sbornia non era ancora passata e chissà quanto ci sarebbe voluto ancora prima di riprendersi completamente. Aveva davvero esagerato la sera prima se ne rese conto, ma non aveva potuto farne a meno. Almeno per un paio d'ore gli sembrava che tutto stesse andando bene. Aveva pure rivelato ad Howard dettagli che avrebbe preferito tenere per sé e questo lo faceva arrabbiare. Doveva imparare a controllarsi e smetterla di rivelare tutto quello che provava o pensava non appena beveva un po' più del solito. Non si ricordava esattamente quanto e cosa dei pensieri che lo attanagliavano aveva confidato al suo amico, ma era certo che riguardassero Amy. Chissà cosa gli aveva detto, dannazione.
« Sono solo venuta per chiederti se avevi del caffè da darmi, ma non importa ce ne andiamo. » disse Penny frettolosamente pentendosi di averlo disturbato la mattina presto. Promemoria per i giorni futuri: mai andare da Sheldon il giorno dopo una pesante sbornia.
Sospirando Sheldon si alzò e cercò nel mobiletto in alto se trovava quello che l'amica gli aveva appena chiesto. Dopo aver fatto passare ad uno ad uno i barattoli all'interno, riuscì a distinguere quello rosso contenente il caffè.
« Non è che ne prepareresti un po' anche a me? » chiese porgendole l'oggetto.
Penny lo afferrò ed annuì. « Certo. »
Rigirò il barattolo tra le mani per qualche secondo e si mordicchiò il labbro. « Però non riesco a preparare nulla se stiamo al buio. »
Sheldon la guardò in cagnesco. Questo voleva dire che c'era bisogno di luce e in questo momento odiava la luce con tutto se stesso. Nonostante ciò si fece forza con tutto se stesso ed andò verso la finestra scostando così le tende e lasciando che la stanza si illuminasse di luce naturale.
« Fottuto sole. » borbottò allontanandosi e inciampando quasi nel gradino del rialzo mentre cercava di raggiungere la cucina. Si accomodò di nuovo sullo sgabello mentre con due dita si massaggiava le tempie per far passare il mal di testa.
Dopo qualche minuto che la macchina del caffè era accesa nell'aria si diffuse un piacevole profumo di caffè che fece venire fame ad Amy mentre fece disgustare gli altri due. Ecco perché non beveva mai tanto, perché non voleva ridursi nello stesso stato pietoso in cui si trovavano Sheldon e Penny in questo momento.
Amy si sostituì all'amica dopo che quest'ultima si chiuse in bagno per della nausea improvvisa e versò quanto più caffè possibile nelle tazze dei due ragazzi e quello che avanzava in una tazza più piccola per sé.
Sheldon mescolava lo zucchero con aria pensierosa ed Amy lo fissava curiosa domandosi cosa gli stesse passando per la mente. Forse stava cercando di ricostruire quello accaduto la sera prima, chissà dove si fermavano i suoi ricordi. Se al terzo Long Island al bar, dopo avergli preso le chiavi della macchina o una volta arrivato a casa.
« Ieri sera, dopo che mi hai portato a casa e mi hai messo sul letto...»
Ad Amy quasi andò il caffè di traverso sentendo quelle parole. Allora si ricordava molto più di quanto immaginava.
« Ti ho...ti ho detto qualcosa o...fatto qualcosa? » alzò lo sguardo e la fissò intensamente mentre Amy sentiva lo stomaco contorcersi nella paura di quello che avrebbe potuto dirgli.
Se rivelava le esatte parole che le aveva detto c'era il rischio, anzi, la concreta possibilità che si rimangiasse tutto affermando che la colpa era solo della birra e che non lo pensava affatto. Avrebbe di nuovo avvertito quella stessa delusione avuta per il quasi bacio sul tetto del locale, cosa che si era ripromessa non sarebbe mai accaduta di nuovo.
Se mentiva però non avrebbe mai saputo che cosa pensasse veramente di lei. Se invece avesse detto che sì quelle cose le pensava davvero?
Non aveva idea di cosa fare.
Non sapeva cosa ascoltare, se il suo cervello o il suo cuore.
« Allora? » la spronò a dargli una risposta.
Amy scosse la testa. « No, non hai detto né fatto nulla. Quando ti sei sdraiato ti sei addormentato subito. » disse senza lasciar trasparire alcuna emozione.
Sheldon non sembrava convinto di quello che aveva detto ed Amy ebbe la sensazione che lui in realtà sapesse, che si ricordasse e che stesse solo cercando di avere una conferma da lei.
« D'accordo, meglio così allora. » disse portandosi la tazza alle labbra e sorseggiando lentamente la bevanda.
Amy abbassò gli occhi sul tavolo pentendosi già della bugia che gli aveva detto. Nascondere la verità non sarebbe servito a niente, lo sapeva bene, ma la paura di un altro suo rifiuto fu più forte.
« Quando te lo dirò voglio essere sobrio. »
Amy appoggiò la tazzina sul tavolo non sicura di quello che le aveva appena detto. Gli occhi fissi nei suoi in cerca di una risposta che ovviamente non le avrebbe mai dato, non ora per il momento.
« Cos'è...cos'è che mi dirai? » disse in un sussurro. Sheldon piegò leggermente gli angoli della bocca in una specie di sorriso e quando schiuse la bocca per rispondere Penny entrò nuovamente in salotto, pallida e con una mano appoggiata sullo stomaco.
« Io non mi sento tanto bene...» disse guardando entrambi. « Credo che rimarrò nel letto tutto il giorno. »
Amy annuì e Penny uscì per tornarsene a casa sua. Dopo che chiuse la porta tornò a guardare il ragazzo seduto di fronte a lei, ma lui si era già alzato e aveva appoggiato la tazza mezza vuota nel lavandino. Fremeva dalla curiosità di quello che stava per dirle.
« Vai da Penny adesso? »
Stava sviando il discorso, accidenti.
« Credo di sì, anche se avrei preferito tornamene al campus dato che sta male. »
« Potresti restare qui se vuoi e prenderti cura di me. » disse con un sorrisetto.
Amy incrociò le braccia al petto. « L'alcol deve aver bruciato l'unica parte sana del tuo cervello. »
« Dai, ti prego, fammi compagnia! Non ho voglia di stare qui da solo. » disse abbandonando il sorriso ed Amy pensò che fosse ancora più carino con quello sguardo carico di supplica. Non sarebbe riuscita a dirgli di no e, ovviamente, non aveva nessun motivo né intenzione di rifiutare quell' invito.
« Va bene, ma fammi andare a cambiare almeno. » disse aprendo la porta.
« Perché? Sei tremendamente affascinante anche con il pigiama. » ammiccò con lo sguardo ed Amy alzò gli occhi al cielo.
« Sì, come no, nei tuoi sogni forse. » una volta di spalle sorrise per quel complimento anche se sembrava una mezza presa in giro.
« Ah, Pigeon...» Amy si voltò. « Per quella cosa dovrai aspettare. »



Amy stette tutta mattina e buona parte del pomeriggio a casa con Sheldon. Gli preparò il caffè cercando di farlo il più forte possibile per tirarlo un po' su, lo costrinse a bere molta acqua per fargli smaltire l'alcol che ancora aveva nel corpo e gli portava degli antidolorifici quando si lamentava per il mal di testa. Si accorse che stargli vicino e prendersi cura di lui non le dispiaceva affatto, ma sperò che non si sarebbe mai più ridotto in quelle condizioni.
Avevano parlato a lungo, avevano guardato un film, avevano anche giocato alla playstation. Sheldon si riprese in fretta dalla sbornia e nel pomeriggio sembrava l'avesse smaltita quasi del tutto.
 Amy appoggiò il joystick sul tavolino e si alzò passandosi le mani sui pantaloni.
« Dove vai? » chiese il ragazzo con aria interrogativa.
« Ormai stai benissimo, posso anche tornare al campus adesso. » disse con ovvietà cercando poi la borsa che trovò dietro uno sgabello della cucina e che si mise a tracolla.
« Allora ti accompagno. » affermò prendendo subito le chiavi della macchina.
« No, non ti preoccupare. Non ce n'è bisogno. »
« Sei sicura? »
« Certo...» disse non del tutto convinta. Aveva solo bisogno di stare un momento da sola, lontana da lui per mettere un po' in ordine i pensieri. Però al tempo stesso voleva restare con lui il più possibile, come se non ne avesse ancora abbastanza. « Forse è meglio se resti qui e non usi la macchina. Sembra tu stia bene, ma non sono sicura che ti sia ripreso del tutto. »
Sheldon sorrise appena. « D'accordo, come vuoi. Se la mia infermiera personale dice che è meglio se sto ancora a casa allora farò così. »
Rimase un po' sorpresa. Non si aspettava che l'ascoltasse e facesse quanto gli aveva detto.
« Allora ci vediamo in università? » continuò lui ed Amy annuì.
« Ti aspetto per pranzo domani. E non fare tardi come sempre. » lo rimproverò ridacchiando.
« Solo se non mi addormento durante le lezioni o vengo fermato da qualcuna nei corridoi. »
A quell'ultima affermazione Amy indurì l'espressione del viso e Sheldon si accorse di quello che aveva detto senza pensarci, tant'è che smise immediatamente di ridere e si avvicinò a lei la quale però si limitò a dargli le spalle.
« Beh, a domani. » lo salutò freddamente uscendo dall'appartamento. Ovviamente doveva sempre puntualizzare il suo successo tra il genere femminile dell'università e questo suo modo di atteggiarsi la faceva andare su tutte le furie. Cosa voleva ottenere continuando a rimarcare quel punto restava un mistero.
Prima di tornare al campus passò davanti al bar che si trovava solo a pochi metri dal condominio in cui abitava la sua amica per prendersi un caffè. Non c'era niente di meglio di un po' di caffeina quando era tesa e nervosa per qualcosa.
Una volta entrata si sorprese nel vedere Bernadette seduta al tavolo con una ragazza. Chissà chi era, non l'aveva mai vista. Appena l'amica la vide ferma all'ingresso che le guardava alzò un braccio nella sua direzione e con un grande sorriso la invitò a sedersi con loro. Amy, un po' titubante, accettò l'invito.
« Ciao Amy, che piacere vederti! Se avessi saputo che eri liberi ti avrei invitata prima, stiamo quasi per andare via noi. »
« A dire il vero sono rimasta quasi tutto il giorno a casa con Sheldon. » Notò la ragazza amica di Bernadette aggrottare la fronte e fissarla attentamente.
« E come mai? » indagò Bernadette allungando la sedia con il piede per farla sedere.
« Ieri sera l'ho portato a casa, ti ricordi in che condizioni si ritrovava no? Ecco, così stamattina sono andata a vedere come stava e dato che Penny non si sentiva bene e io non sapevo né come tornare al campus né dove andare, Sheldon mi ha chiesto di rimanere lì e di passare un po' di tempo con lui visto che si annoiava a stare da solo tutto il giorno. » spiegò tranquillamente non accorgendosi che qualcun altro avrebbe potuto trovare ambigue quelle parole. Con la coda dell'occhio vide sempre la misteriosa ragazza squadrarla da capo a piedi con un'espressione che sembrava leggermente infastidita. Ma cosa aveva da guardarla così?
« Sei una delle sue nuove amichette con cui piace divertirsi per qualche ora a letto per poi scaricarle in malomodo il giorno dopo? » chiese la sconosciuta dopo un lungo silenzio ed Amy rimase spiazzata da quella domanda detta con così tanta tranquillità.
Amy ci mise qualche secondo prima di rispondere. « N-no, io non—»
Bernadette si intromise, salvandola. « Amy lei è Alex, Alex lei è Amy. »
Quindi quella ragazza mora, dagli occhi azzurri e molto bella era Alex, la migliore amica di Sheldon. Ma perché la stava guardando con astio e perché aveva insinuato fosse una delle tante che Sheldon si portava a casa?
« Amy è amica di Penny, la loro nuova vicina di casa. Ed è diventata anche molto amica di Sheldon, ma non è quel genere di amica che intendi tu. » spiegò tranquillamente Bernadette rivolta ad Alex e quest'ultima abbandonò l'espressione tesa per assumerne una decisamente più sollevata.
« Oh, scusa io non lo sapevo. Quando hai detto che Sheldon ti aveva chiesto di rimanere perché si annoiava, sai, ho subito pensato fossi una di quelle che non ci pensava un secondo a finire nel letto con lui. »
Amy sorrise appena. « Non fa niente, non preoccuparti. » Improvvisamente si ritrovò a pensare a quante "amichette" avesse avuto nel corso degli anni, a quante si erano fermate da lui o da quante lui si era fermato e sentì accendersi ancora una volta la fiamma della gelosia.
« Stasera io e Howie andiamo a vedere un concerto in un locale dato che il chitarrista è un suo amico, perché non vieni anche tu? Possiamo dirlo anche ai ragazzi. »
« A dire il vero sono già impegnata con Sheldon stasera. Ci sono delle cose che dobbiamo dirci. » rispose finendo di bere la sua cioccolata.
« Certo, immagino che dopo cinque mesi avrete un sacco di cose da raccontarvi. Ma la prossima volta non osare darmi buca, d'accordo? »
Alex rise. « D'accordo, te lo prometto. » Si alzarono entrambe e si abbracciarono a lungo.
« Ora devo andare, sono piuttosto di fretta. È stato un piacere conoscerti, Amy. » disse velocemente mentre prendeva borsa e giacca e si avviava verso la cassa per pagare.
Al tavolo Bernadette si sporse un po' verso Amy ed abbassò la voce. « Alex è sempre stata molto protettiva nei confronti di Sheldon ecco perché ti ha detto quelle cose, non l'ha fatto per cattiveria. »
« Certo, capisco...»
« Il fatto è che non ha mai sopportato l'idea che Sheldon passasse da una donna all'altra con così tanta frequenza. Sai quante volte hanno litigato all'inizio per questa cosa? Alla fine Alex si è arresa e ha smesso di ficcare il naso nelle sue faccende. »
« Non capisco però, infondo a lei cosa importa di quello che lui fa o con chi esce? » E neanche a lei avrebbe dovuto importare quello che lui faceva, si ricordò.
« Credo sia perché non vuole vedere un suo amico lasciarsi andare in questo modo. Forse ha paura che comportandosi così si ritroverà in futuro a soffrire. Oppure chissà, magari è solo gelosa delle altre ragazze. » All'ultima frase Bernadette sorrise ed Amy intuì che l'aveva detto solo per scherzo. E sperò fosse così.
« Che ne dici se ci facciamo un giro? » continuò la bionda ed Amy, con un sorriso, accettò l'invito.


Leonard si recò nell'appartamento di fronte al suo ed entrò senza nemmeno bussare. Penny, seduta sul divano, lo guardò un po' indispettita.
« Ma perché qui nessuno bussa mai? »
« Perché pensavo dormissi e non volevo disturbarti. » disse tranquillamente mentre cercava qualcosa da bere nel frigorifero, il tutto come se fosse stato a casa sua.
« E se mi trovavi a dormire cosa avresti fatto? »
Leonard si portò alle labbra la bottiglia di birra e si fece pensieroso. « Non lo so, avrei guardato la tv probabilmente. »
Penny sospirò ed iniziò a ridere. Quei due vicini di casa erano parecchio strani, doveva ammetterlo. Eppure adorava il fatto che si comportassero in questo modo.
« Fortuna che eri già sveglia altrimenti con il tuo russare non avrei sentito una sola parola. »
Penny aprì la bocca per lo shock. « Leonard! » urlò lanciandogli un cuscino addosso. « Io non russo! »
Lui ridacchiò e le rilanciò il cuscino a sua volta. « Sì che russi. Sheldon voleva persino registrarti e farlo sentire agli altri. »
Penny si sedette sul bracciolo del divano e si passò una mano sulla fronte. « Dimmi che non lo ha fatto davvero. »
« No, sono riuscito a convincerlo a non farlo. Per fortuna. »
« Grazie allora. Te ne sarò per sempre grata. » disse ridendo, lasciando cadere il cuscino per terra ed abbandonando il bracciolo per sedersi accanto a lui.
Per diversi minuti restarono in silenzio, Penny teneva lo sguardo basso e Leonard sorseggiava la sua birra con estrema lentezza.
« Le cose si sono fatte strane tra di noi, eh? » disse all'improvviso il ragazzo mentre teneva lo sguardo fisso davanti a sé.
Penny non disse nulla. Si limitò a torturare la pellicina del pollice confermando mentalmente che aveva perfettamente ragione.
« Si è trattato solo di un bacio tra ubriachi, nulla di più. » mormorò lei dopo un lungo silenzio smettendo di tormentare il dito ed appoggiando entrambe le mani sulle ginocchia.
« Il fatto è che io non ero ubriaco, Penny. » disse con tono fermo girandosi quel tanto che bastava per guardarla negli occhi. « Ero ben consapevole di quello che facevo. Ma tu, invece, non lo eri. Per questo trovo tutto strano, Penny, perché non ho idea di quello che tu stai pensando o...provando. »
« Io...» si alzò e camminò in tondo nella stanza. « Leonard, non voglio prenderti in giro, ma il fatto è che non lo so. Non so cosa penso né cosa provo in questo momento. Non riesco nemmeno a capire se il bacio di ieri mi sia piaciuto o meno! »
« Capisco...» Leonard si alzò a sua volta mettendosi di fronte alla bionda. « Immagino che io ti sia servito soltanto per una pomiciata facile, allora. A questo punto potevi chiedere a Sheldon, no? Lui è esperto di queste cose. » disse duramente.
« Non sto dicendo questo, solo che—»
« E allora cosa? Qual è il problema? » alzò la voce e Penny si sorprese nel sentirlo usare quel tono con lei.
Non voleva dirgli che la sua paura era quella di rimanere ancora delusa da qualcuno, non voleva ferirlo in questo modo. Il suo silenzio portò Leonard ad emettere un lungo sospiro.
« Senti, lascia stare. » sbottò freddamente abbandonando la bottiglia mezza piena sul tavolino ed uscendo da casa sua, sbattendo la porta.
Penny sprofondò sul divano e si passò una mano sulla fronte chiedendosi perché doveva sempre complicarsi tutto quanto.




Sheldon si presentò a casa di Alex alle otto di sera. Bussò e dopo pochi secondi una ragazza alta e dai vivaci occhi azzurri gli aprì la porta, mostrandogli un sorriso.
« Ma guarda chi si vede. E in perfetto orario aggiungerei. » disse squadrandolo dalla cima ai piedi. Il solito sorrisetto strafottente, l'immancabile giubbino in pelle e il suo fascino irresistibile. Non era cambiato affatto in quei cinque mesi.
« Non potevo di certo perdermi questa serata. » affermò spostando il peso sull'altra gamba.
« Solo una birra? » disse indicando la bottiglia che aveva in mano. Sheldon fece spallucce.
« Mi dispiace, ma non ti farò compagnia questa volta. »
« Sei ancora sotto l'effetto di una sbornia o hai paura di perdere ancora in una delle nostre sfide a chi beve di più? »
« Diciamo che sto cercando di smettere. » disse facendosi spazio per entrare. « E poi perché solo l'odore mi fa venire da vomitare. »
Alex rise mentre si richiudeva la porta alle spalle. « Quando capirai che l'alcol non lo reggi? »
Sheldon la guardò torvo poi appoggiò la birra sul tavolino e si sedette sul divano. Era da tanto che non metteva più piede in quella grande casa. I genitori di Alex erano gente benestante e lo si poteva capire dai mobili pregiati e raffinati, dal parquet che rivestiva tutti i pavimenti e dai quadri di qualche pittore famoso che il padre di Alex amava mostrargli con orgoglio, ma che a lui non interessava affatto.
Alex lo raggiunse dopo poco e si accomodo al suo fianco, appoggiando i piedi sul tavolino di cristallo. Sheldon piegò l'angolo della bocca in un mezzo sorriso. Nonostante tutto il lusso in cui era abituata a stare Alex non si era mai vantata per questo, non aveva mai fatto sentire inferiore gli altri solo perché possedeva qualcosa di pregiato.
« Ti prendo qualcosa da bere. » disse la ragazza alzandosi improvvisamente e raggiungendo la grande cucina dove iniziò a cercare nella dispensa mentre Sheldon non le toglieva gli occhi di dosso.
Si conoscevano da un sacco di tempo ormai, era stata la prima che avevano incontrato e con cui avevano stretto amicizia una volta arrivati in città.
« Se non vuoi nulla di alcolico allora dovrai fare senza. » disse chiudendo l'anta dell'armadietto con un colpo secco e ritornando a sedersi accanto a lui.
« Fa niente. » tagliò corto.
Alex bevve dalla sua bottiglia guardando un punto non ben definito davanti a sé con aria persa. Sheldon si chiese a cosa fosse in realtà dovuta questa serata in cui sarebbero rimasti solo loro. Era una cosa piuttosto strana sopratutto se si considera quanto Alex amasse passare il tempo con gli amici. Era sempre stata molto schietta e sfrontata, una ragazza dal carattere forte e talvolta un po' autoritario e vederla ora, con quell'aria apatica, a tratti malinconica faceva uno strano effetto. Sembrava fosse stata prosciugata di tutte le sue energie, della sua esuberanza ed ebbe come la sensazione che questo fosse legato a quanto successo negli ultimi cinque mesi. Solo non aveva idea di cosa potesse essere cambiato.
« Ti ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti? » iniziò lei senza distogliere lo sguardo dal punto che stava fissando.
« Ovviamente, come potrei dimenticarmelo? Ero al parco, di notte, quando ti ho sentito piangere su una panchina. Quando mi sono avvicinato hai iniziato ad insultarmi gridando di andarmene e di farmi gli affari miei perché non erano cose che mi riguardavano...»
« E ovviamente da bravo impiccione quale sei non solo non te ne sei andato, ma hai anche insistito per riportarmi a casa. »
« Non potevo lasciarti da sola al parco di notte. Potevi imbatterti in un maniaco. »
Alex rise. « Il maniaco potevi essere benissimo tu. Cristo, sono salita in macchina con te senza nemmeno sapere come ti chiamavi. Hai idea di quanto sono stata stupida? »
Sheldon le diede una pacca sul ginocchio e ghignò divertito. « Ma così non mi avresti mai conosciuto! Sai che vita noiosa e deprimenti avresti avuto senza di me? »
Il sorriso che increspava le labbra della ragazza si affievolì poco alla volta e dopo aver dato una breve occhiata a Sheldon iniziò a fissare la bottiglia che rigirava tra le mani.
« Ancora non mi hai detto cosa ci facevi lì a quell'ora. » disse abbassando la voce. Anche Sheldon divenne serio.
« Nemmeno tu se per questo. »
Alex appoggiò la bottiglia sul tavolino, stanca di averla tra le mani. « Mio padre voleva costringermi a tutti i costi a frequentare l'università di Harvard. Io invece volevo continuare a suonare il basso nella mia band e farci conoscere anche al di fuori della città. Avevamo già pianificato praticamente tutto. »
Alex era la bassista di un gruppo formatosi qualche anno fa, quando aveva appena iniziato a frequentare le superiori. Era l'unica ragazza e per un paio di anni era stata anche la fidanzata del cantante, Brian Barton, ragazzo con una grande passione per il rock e fondatore vero e proprio della band. Si erano lasciati perché lui non sopportava più l'idea di essere vincolato in una relazione e preferiva essere una specie di "spirito libero", in modo che potesse fare tutto quello che voleva.
« C'ero quasi riuscita, Sheldon, mi mancava pochissimo. »
La sua famiglia era sempre stata soffocante, con il bisogno di chiuderla continuamente in una immaginaria bolla protettiva e per questo l'idea di allontanarsi da loro per inseguire il suo sogno era diventato, nel corso degli anni, un bisogno impellente. E loro l'avevano ostacolata, come sempre.
« Ma mio padre non ha mai accettato questa mia scelta, non voleva che sua figlia fosse considerata una perdente, una nullità. Quella sera che ci siamo conosciuti, la mattina stessa, mio padre mi dice che mi ha iscritta ad Harvard, che avrei dovuto frequentarla a tutti i costi e che avrei dovuto smettere di suonare il basso. Dovevo rinunciare al mio sogno solo per uno suo capriccio. » alzò gli occhi con aria mista tra il triste e il malinconico. « All'inizio pensavo di andarmene lo stesso e fregarmi di quello che lui mi aveva detto, poi però ho realizzato che questa è la mia vita e che avrei dovuto accettarla per come era. Mio padre aveva deciso il mio futuro e io dovevo semplicemente accettarlo. »
Sheldon serrò le labbra in una linea dura. Aveva sempre pensato che fosse una ragazza forte, ma in realtà non lo era affatto. Era una debole se aveva permesso a qualcun altro di scegliere la sua vita.
« In più non avrei mai potuto abbandonare il mio fratellino. Se me ne fossi andata non l'avrei più rivisto e so quanto questo lo avrebbe fatto soffrire. »
Anche lui aveva lasciato sua sorella a casa, ma non si era mai chiesto quanto l'avesse fatta soffrire. Preferiva non saperlo.
Alex aveva iniziato a tormentarsi nervosamente il tessuto dei pantaloni. Era una cosa che non aveva mai rivelato a nessuno prima. Tutti erano convinti che avesse smesso di suonare il basso solo perché si era semplicemente stancata come spesso accade ad una passione adolescenziale.
« Eri molto brava me lo ricordo. Credo di averti vista un paio di volte suonare insieme agli altri in qualche locale. »
Alex gli mostrò un sorriso amaro. « Così brava che avevo perfino i miei fan. »
Sheldon appoggiò gli avambracci sulle ginocchia e si fece pensieroso per qualche momento. Voltò appena la testa verso di lei.
« Io avevo avuto una giornata no. Non trovavamo un lavoro, non avevamo un soldo e Leonard aveva detto che era tutta colpa mia se ci trovavamo in quel casino. In più mia sorella mi aveva appena chiamato implorandomi di tornare e quando le ho risposto di no mi ha detto che mi odiava. Sapevo che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei sentita e infatti così è stato. »
Alex si morse il labbro. « Mi dispiace. » disse solo.
Alzò le spalle. « Le cose però sono migliorate, no? »   
Alex annuì. Infondo non si poteva di certo lamentare di come stavano le cose ora. Si era appena laureata in medicina, anche se era riuscita a convincere suo padre a farle frequentare un'università in città e non in un altro Stato. Aveva svolto un tirocinio in un ospedale a Londra e, ora che era tornata, poteva specializzarsi in chirurgia generale. Esattamente come aveva fatto suo padre. E dato che anche lui era un chirurgo famoso e molto rinomato non avrebbe avuto nessuna difficoltà ad inserirsi in un ospedale e avere un posto di rispetto.
Eppure nonostante i suoi successi molto spesso si chiedeva cosa ne sarebbe stato di lei se avesse continuato testardamente a seguire le proprie scelte invece di farsi condizionare dagli altri. Sarebbe stata più felice? O sarebbe stata una fallita?
Ovviamente non avrebbe mai potuto saperlo.
Restarono in silenzio per qualche minuto. Un silenzio pesante, a cui non erano affatto abituati. Tra di loro si rideva e scherzava, si litigava e ci si confidava. Non c'era posto per il silenzio, ma a quanto pare quella sera era ciò di cui avevano più bisogno entrambi.
« Gli altri non vedevano l'ora di vederti. » ruppe il silenzio Sheldon tornando ad appoggiare la schiena contro il divano. La fissava così intensamente che Alex per la prima volta si sentì a disagio.
« Lo so, ma volevo che fossimo da soli. Dobbiamo parlare. »
Sheldon si chiese come mai fosse diventata così improvvisamente tesa. Chissà di cosa voleva parlare. Immediatamente un'espressione di stupore mista a curiosità si dipinse sul suo volto.
« Non lo stiamo già facendo? »
Alex raccolse i capelli e se li mise su una spalla. Gli occhi che con fatica incrociavano i suoi e i denti che tormentavano il labbro inferiore.
« Alex c'è qualcosa che non va? » chiese lui, abbassando la voce. Non gli piaceva questo suo silenzio , quello sguardo teso e quel modo di mantenere le distanze da lui.
Alex fece cenno di no con la testa, poi increspò le labbra in un sorriso tirato. « Raccontami cos'è successo in questi cinque mesi. Sbaglio o sono cambiate un po' di cose, eh? » Alex era una ragazza intelligente dotata di un ottimo spirito di osservazione e lo Sheldon che si era presentato davanti alla porta anche se sembrava sempre lo stesso era in realtà diverso dal ragazzo che aveva lasciato cinque mesi fa. Lo leggeva negli occhi che qualcosa deve avergli scombussolato l'intera esistenza.
Sheldon scrollò le spalle con tranquillità. « Oh, beh, non è che sia successo poi molto. Io sono sempre il solito ragazzo tremendamente affascinante da cui le donne non riescono a stare lontane...» Alex, con le labbra incollate alla bottiglia, rise. « Leonard si è preso una cotta mostruosa per la nostra nuova vicina di casa e credo stia diventando qualcosa di serio tra di loro da come Leonard mi ha raccontato come si sono slinguati per dieci minuti fuori casa mia . Raj si è appena lasciato con Lucy e Howard e Bernadette vanno avanti come sempre. Direi che ho finito. »
Alex tracannò un generoso sorso di birra poi agitò la bottiglia per vedere quanto liquido fosse rimasto e, constatando che era appena finita, la riappoggiò sul tavolino. « Quindi ti porti a letto una donna diversa ogni volta? Ancora paura delle relazioni serie? »
Sheldon accavallò una gamba sull'altra e smise di guardare la ragazza che aveva in parte a sé. Appoggiò il gomito sul bracciolo del divano e con due dita si passò il mento con aria pensierosa. Era un gesto che faceva sempre quando era indeciso se rivelare o meno una determinata cosa.
« A dire il vero è da parecchio che non passo la notte con una donna rimorchiata da qualche parte. » sussurrò accorgendosi troppo tardi di aver rivelato una cosa che non aveva mai detto a nessuno, nemmeno a Leonard.
Alex sgranò gli occhi allibita da quello che aveva appena sentito. « Perché? Cioè, insomma, è piuttosto strano. È successo qualcosa? » Ad Alex brillarono gli occhi: forse c'era speranza anche per lei, forse avrebbe potuto finalmente dirgli quello che avrebbe dovuto dirgli molto tempo fa.
Sheldon inaspettatamente iniziò a ridere. « Strano vero? Lo dico anche io, solo che...» sospirò passandosi una mano nei capelli. « Ti sembrerà ridicolo quello che sto per dirti, anzi mi prenderai per idiota, ma il fatto è che non mi interessano più le altre donne perché c'è soltanto una ragazza che vorrei avere al mio fianco. » portò finalmente lo sguardo su di lei e immediatamente i loro occhi si incrociarono. Alex avvertì il cuore accelerare per quel contatto visivo. « Alex, credo di essermi innamorato. » disse con un'evidente nota di preoccupazione nella voce così come negli occhi.
La ragazza si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorrise imbarazzata. Abbassò perfino lo sguardo e si sentì avvampare.
« Può capitare quando...quando incontri la persona giusta. » abbassò la voce e si avvicinò un po' di più a lui. Non poteva credere a quello che aveva appena detto, non poteva credere che lui avesse ammesso di essersi innamorato, e di lei per giunta. Non lo aveva detto, ma il modo in cui la stava guardando non lasciava alcun dubbio. Inoltre erano sempre stati molto legati e più di una volta li avevano scambiati per una coppia.
Iniziò a giocare con la bottiglia vuota che faceva passare da una mano all'altra per allentare un po' la tensione. Sulle labbra si materializzò un grande sorriso. Era felice, felice come non mai. Però non capiva come mai non l'avesse ancora baciata, insomma le aveva appena detto ciò che provava per lei, allora perché non farsi avanti?
Proprio quando Alex era intenzionata finalmente a togliere quella distanza tra di loro Sheldon disse una cosa che la lasciò completamente spiazzata.
« Dovresti conoscerla, è fantastica. »
La bottiglia che aveva in mano si schiantò al suolo e il viso assunse un'espressione indecifrabile. Tutto quello che aveva pensato fino a quel momento si era rivelata solo un'illusione ed era crollato come se fosse stato un castello di carte. Aveva creduto che fosse lei, aveva pensato che fosse lei, era convinta che fosse lei e invece era un'altra. Si diede della stupida mentalmente. Se Sheldon si fosse innamorato era ovvio che non poteva essere lei. Si consideravano come fratelli ormai.
Facendosi forza per mostrarsi indifferente si abbassò per raccogliere i pezzi di vetro sparsi sul parquet sperando che non ci fosse nessun graffio a rovinare il legno pregiato. Guardò una scheggia grande e un paio di righe che segnavano il pavimento. Come se le fosse importato davvero qualcosa di quello stupido parquet in quel momento.
« Aspetta ti aiuto. » disse il ragazzo mettendosi sulle ginocchia e quando afferrò un pezzo di vetro Alex glielo tolse malamente di mano.
« Lascia stare, faccio io. » disse duramente. I capelli lunghi che le ricoprivano metà volto nascondevano i suoi occhi lucidi.
Sheldon si sedette sul pavimento, perplesso per la reazione della ragazza. Prima sorrideva serenamente mentre ora era diventata improvvisamente cupa. La osservava in silenzio mentre prendeva i pezzi della bottiglia e li appoggiava sopra il tavolino.
« Va tutto bene? » chiese con voce grave.
« Benissimo, va tutto benissimo! » sbottò spostandosi con un gesto secco i capelli dalla faccia, dimenticandosi di rivelare così le emozioni che si leggevano sul suo volto e che lei non voleva che lui vedesse.
« A me non sembra invece! C'è qualcosa che ti ha turbato. Cosa? » disse con tono severo. Non poteva cambiare umore così all'improvviso e sopratutto non per colpa sua. Non si sarebbe mai perdonato se avesse fatto del male a quella ragazza.
Alex sospirò smettendo il lavoro di pulizia. Si sedette sui polpacci e voltò il viso dall'altra parte. « Anche se te lo dicessi non cambierebbe nulla...» mormorò con un filo di voce cercando di trattenere a stento il tremolio della voce.
« Cosa? Alex, cos'è che devi dirmi? »
La ragazza chiuse gli occhi e scosse leggermente la testa. Aveva fatto male a farlo venire quella sera lo sapeva bene, ma aveva davvero bisogno di lui. Solo che niente era andato come aveva pianificato.
Vedendo che Alex tardava a parlare Sheldon perse la pazienza. « Dimmelo dannazione! » alzò la voce. « Perché devi essere sempre così—»
« Sono innamorata di te, Sheldon. » disse tutto d'un fiato.
Sheldon boccheggiò incredulo dalle sue parole. Si sarebbe aspettato qualsiasi cosa da lei, qualsiasi tipo di rivelazione, ma mai e poi mai avrebbe immaginato che quelle parole sarebbero uscite proprio dalla sua bocca.
« C-cosa? »
« Hai capito benissimo. »
Sheldon deglutì sonoramente. « Da...da quando? »
Alex si passò una mano nei capelli e si sedette sul divano lentamente, poi appoggiò entrambe le mani sulle ginocchia che iniziò a stringere con forza. « Non lo so, credo da un paio di anni...o forse dal primo momento in cui ti ho visto. »
« Non me ne sono mai accorto...» mormorò sedendosi anche lui e  appoggiandosi completamente al cuscino del divano.
Alex scrollò le spalle. « Forse perché sei sempre stato troppo preso da tutte quelle donne che ti giravano attorno per accorgerti di me. »
« Io ti ho sempre e solo considerato come un'amica, anzi come la mia migliore amica. »
« Io ho smesso di considerarti un amico da un sacco di tempo. Ma se non ti ho mai detto nulla è solo perché, beh, perché avevo paura di perdere la tua amicizia. »
« Io non avrei mai—»
« So come avresti reagito. » lo interruppe. « Avresti detto che non sarebbe cambiato nulla, ma poi avresti iniziato a mostrarti sempre più indifferente, mi avresti a poco a poco allontanata e non mi avresti più trattata come mi hai sempre trattata. E io avevo troppa paura di perderti così. » si morse il labbro e lo guardò negli occhi anche se era difficilissimo farlo. « Volevo dirti stasera ciò che provavo per te, finalmente mi ero decisa e quando hai detto di esserti innamorato ero davvero, ma davvero convinta che fossi io. E invece a quanto pare mi sbagliavo. » Due lacrime sfuggirono al suo controllo rigandole le guance.
Sheldon si passò una mano sulla fronte. « Perché deve sempre essere tutto così complicato? » mormorò chiudendo gli occhi.
« Solo l'amore è complicato. »
 Il silenzio piombò di nuovo nella stanza. L'unico rumore era quello dei vetri gettati nella spazzatura e del passo lento di Alex che si muoveva dalla cucina al salotto.
« Lei lo sa? » domandò freddamente dandogli le spalle mentre gettava gli ultimi resti nell'immondizia.
Sheldon sospirò. « No. Non...non ho ancora avuto modo di dirglielo. »
« Oppure non hai avuto il coraggio, dico bene? »
Si mosse incerto sul posto. « Esatto. »
« Come si chiama? » continuò addolcendo però il tono. Era pur sempre sua amica e se lui era felice doveva esserlo anche lei.
« Amy. Io la chiamo sempre con un nomignolo però perché all'inizio si ostinava a non dirmi come si chiamava. È particolare, con quei cardigan assurdi che solo lei indosserebbe senza vergognarsi e quel suo essere un po' ingenua e infantile. Però è molto intelligente e sai una cosa? Adora Neil Diamond. Cioè, chi lo ascolta alla sua età? Penso sia l'unica. »
Alex vide con la coda dell'occhio il suo sguardo illuminarsi non appena aveva iniziato a parlare di lei. Si ricordava bene di questa ragazza incontrata al bar nel pomeriggio e sorrise impercettibilmente pensando che mai e poi mai avrebbe creduto fosse capace di innamorarsi, sopratutto di una ragazza così diversa da lui.
« Allora dovrai darti una mossa oppure quando ti deciderai potrebbe essere troppo tardi. » disse apatica.
Sheldon sentiva quelle parole ripetersi nella mente come un eco.
Troppo tardi.
Aveva ragione, non poteva aspettare inutilmente. Amy doveva sapere quello che provava per lei, doveva conoscere i suoi sentimenti.
« È meglio se vai adesso. » disse cercando di mostrarsi forte, come se non gli importasse nulla, ma fallì miseramente non appena si mise di fronte a lui.
Sheldon appoggiò entrambe le mani sul divano e fece leva per alzarsi. « Hai ragione, è meglio se torno a casa. »
« Sheldon non è colpa tua okay? È solo che voglio restare da sola adesso. »
« Va bene. » disse semplicemente. Nessuno dei due mosse un passo, come se avessero paura di rovinare per sempre la loro amicizia non appena uno dei due si sarebbe voltato per andarsene. Ma forse ormai le cose non sarebbero più state come prima.
Sheldon la strinse però in un abbraccio. Si sentiva comunque in colpa per averla fatta soffrire, anche se non aveva niente per cui incolparsi. Non poteva obbligare il proprio cuore ad amare un'altra persona né poteva costringerlo ad ignorare i sentimenti che provava per qualcuno.
Alex appoggiò la fronte sulla sua spalla.
« Sei una delle persone più importanti della mia vita, Alex. »
La ragazza chiuse gli occhi. « Così non sei d'aiuto. »
« Lo so, ma volevo dirtelo. » Le prese le spalle e la allontanò leggermente dal suo petto, poi le diede un bacio sulla guancia. Sospirò e si allontanò da lei per raggiungere l'uscita. Prima che si richiudesse la porta alle spalle sentì Alex chiamarlo un'ultima volta.
« Se...se per caso te lo avessi detto prima che tu conoscessi questa Amy...»
« Forse ti avrei detto di sì. » la interruppe capendo cosa stesse per chiedergli.
Alex aprì la bocca un paio di volte prima di mormorare un flebile: « Capisco. »
Alex si girò dall'altra parte e quando Sheldon chiuse la porta si sedette ai piedi del divano portandosi le ginocchia al petto dove affondò la faccia mentre le spalle avevano iniziato ad essere scosse per i singhiozzi.
Aveva aspettato troppo e ora l'aveva perso.
Sheldon riusciva a sentirla da dietro la porta chiusa, anche se era piuttosto flebile. Gli dispiaceva terribilmente per quello che stava provando Alex, ma non poteva farci nulla. Era sicuro però che presto si sarebbe innamorata di un ragazzo che l'avrebbe amata con tutto se stesso, rendendola felice come mai lo era stata.
Iniziò a scendere le scale mentre una leggera pioggerellina aveva iniziato a bagnarlo, ma lui non se ne curò affatto.
Salì in macchina e mise in moto.
Ora sapeva cosa avrebbe dovuto fare con Amy, prima che fosse troppo tardi.



Come promesso ho aggiornato in un tempo decisamente più accettabile, rispetto alla pausa di 5 mesi con il capitolo precedente.
Sheldon a quanto pare, della sera precedente, si ricorda molto più di quanto Amy si fosse aspettata, ma nonostante questo lei fa finta di niente.
Dopo aver parlato con Alex, Sheldon si accorge che non può far passare troppo tempo o potrebbe essere tardi. Quindi come avrà intenzione di agire? Presto lo scoprirete.
Leonard a quanto pare non sopporta tutta questa indecisione da parte di Penny, ma lei ancora non sa se può davvero fidarsi di lui.
Vi ringrazio come sempre, ora corro a rispondere alle vostre bellissime recensioni <3
A presto!

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Capitolo 17
*** I'm gonna do the right thing ***


147
Capitolo XVI.
I'm gonna do the right thing

"Per come il cuore mi batteva nel petto, mi sono detto che si poteva anche morire per un bacio."
Marc Levy


 
Dato che i suoi amici insistevano così tanto per vederla dopo tanto tempo, Alex fu costretta ad organizzare una serata in cui ci sarebbero stati tutti quanti, compreso Sheldon e ovviamente anche Amy.
Non le andava assolutamente di vederli insieme, di vedere il modo in cui il suo migliore amico guardava la bruna. Non sarebbe riuscita a sopportare quegli sguardi che per tutti questi anni sperò potesse dedicare a lei soltanto.
Erano passati pochi giorni da quando gli aveva dichiarato ciò che provava per lui e per tutto questo tempo aveva fatto qualsiasi cosa per evitarlo. Non credeva ci sarebbe rimasta così male per un suo rifiuto, segno che ne era veramente innamorata persa. E, da parte sua, nemmeno Sheldon aveva fatto più di tanto al riguardo. Non l'aveva cercata una sola volta da quella sera e questo contribuì a peggiorare il suo già pessimo umore.
Guardò l'ora e constatò che erano appena le tre del pomeriggio e con un piccolo sbuffo si accomodò con poca grazia sul divano di pelle, passandosi poi una mano nei capelli lunghi.
Di Sheldon non le era mai interessata la sua bellezza, non era mai stato quello ad attirarla. Era la sua maschera da sbruffone e menefreghista che indossava sempre solo per non far vedere le sue debolezze e la sua fragilità ad averla incuriosita fin dall'inizio. Perché se inizialmente mostrava atteggiamenti freddi e distaccati, non appena entrava in confidenza diventava una persona completamente diversa. Avrebbe fatto di tutto per i suoi amici e Alex lo sapeva bene, arrivando così a fidarsi ciecamente di lui.
Nonostante tutto il tempo passato insieme però, Alex non era mai riuscita a far breccia nel suo cuore, troppo impegnato a divertirsi, troppo impegnato a guardare le altre donne per accorgersi di lei.
Ora l'unica cosa che doveva fare era cercare di mettersi il cuore in pace. Non avrebbe più potuto fare nulla ormai se non rassegnarsi ed assistere al momento in cui Sheldon si sarebbe messo insieme ad Amy. Era ormai solo questione di tempo, lo aveva capito, così come aveva capito, da ciò che Bernadette le aveva confidato il giorno prima quando era andata a trovarla, che l'interesse era reciproco.
Con uno scatto si alzò in piedi. Cosa trovava di così interessante in questa Amy? Cosa aveva di così tanto speciale da riuscire a fargli perdere la testa in questo modo? Non era particolarmente bella, anzi era tutto il contrario di quello su cui Sheldon era abituato a soffermarsi e a prestare attenzione. Da quel poco che aveva visto al bar Amy le era sicuramente sembrata intelligente, ma poi era finita lì. Per il resto le appariva poco interessante, del tutto anonima.
Sospirando si diresse in camera sua. Sentiva rabbia, mista a delusione. Non riusciva ad accettarlo, le sembrava impossibile farlo in questo momento.
Mancavano ancora cinque ore all'appuntamento con gli altri amici e più le lancette si spostavano più sentiva lo stomaco stringersi in una morsa. Guardò la sua immagine riflessa nel grande specchio attaccato alla parete e si chiese se sarebbe riuscita a fingere anche questa volta, così come aveva fatto per tutto questo tempo mentre si comportava da semplice amica. Cercò di sorridere per darsi un po' di incoraggiamento, ma uscì solo una smorfia che era l'ombra di un sorriso.
Non sarebbe mai riuscita a fingere.


~°~



« Ultimamente Sheldon si comporta in modo strano...» disse Leonard dopo un lungo e pensieroso silenzio mentre guardava le due ragazze sedute di fronte a lui al tavolo della mensa dell'università.
Penny corrugò la fronte perplessa. « Cosa intendi dire? A me sembra sempre il solito. »
« Intendo dire che mi sembra diverso dalle altre volte. È sempre distratto, quando gli parlo quasi non mi ascolta e in questi giorni non l'ho visto neanche mezza volta sui libri. E abbiamo un esame importante, quello con più crediti. »
Amy concordò mentalmente con Leonard. Anche lei aveva la sensazione che fosse diverso rispetto alle altre volte, ma era convinta fosse una semplice impressione.
« Hai idea del perché? » chiese la bionda.
Il ragazzo appoggiò la forchetta ed incrociò le braccia, assumendo un'aria pensierosa mentre guardava un punto a caso.
« Credo centri qualcosa su quanto è successo qualche sera fa quando è stato da solo con Alex. » disse infine dopo una lunga ed attenta riflessione.
Penny inarcò le sopracciglia sorpresa mentre Amy drizzò le orecchie, pronta a non lasciarsi sfuggire nemmeno una parola a riguardo. Cosa era successo quella sera era fonte di domande continue che però non avevano ancora ricevuto una risposta.
« È sempre molto vago quando gli chiedo di dirmi cosa si sono detti, ma sono sicuro che qualcosa è successo perché è da lì che ha iniziato ad essere strano. » continuò lui guardando prima una e poi l'altra.
Amy serrò le labbra in una linea dura. Questa cosa non le piaceva per niente. Aveva un brutto, bruttissimo presentimento.
« Quel ragazzo è molto enigmatico. Cosa potrebbe mai essere successo da non volerti dire niente? Sicuro che non sia solo una tua impressione? » disse Penny mentre giocherellava con il cibo nel piatto.
« Magari ha altro per la testa adesso per questo è distratto. » intervenne Amy che per tutto il tempo non aveva detto una parola. Non voleva nemmeno pensare che Alex fosse coinvolta in qualche modo.
Leonard invece increspò le labbra in un piccolo sorrisetto. « Esatto Amy, ha altro per la testa. O meglio, ha qualcuna per la testa. » affermò guardando intensamente la ragazza con gli occhiali. Amy si sentì avvampare senza motivo. Leonard stava chiaramente insinuando qualcosa e lei non voleva credere a quello che inevitabilmente la sua mente stava formulando in quel momento.
Aveva qualcuna per la testa.
Penny le diede un piccolo pizzicotto sulla gamba per attirare la sua attenzione, cercando di non farsi vedere da Leonard, poi ridacchiò.
« Ma davvero? Sheldon distratto da una ragazza? »
Leonard annuì senza perdere quello strano sorrisetto. « E credo anche di sapere chi è. »
Penny rivolse all'amica seduta in parte una veloce occhiata. « La conosciamo per caso? » continuò lei con tono tranquillo e disinvolto.
« Certo che la conoscete. » affermò Leonard ed Amy trattenne il respiro. Sarebbe stato tutto troppo assurdo se adesso avesse detto il suo nome. Assurdo, ma terribilmente bello. Penny questa volta diede un paio di pacche sulla coscia della ragazza come a dire di tenersi pronta perché ora avrebbe detto il suo nome e poteva così confermare tutte le teorie che aveva fatto su di loro.
« Sono sicuro che si tratti di Alex. »
Leonard pronunciò quelle parole mentre il sorriso si ingrandiva.
Penny allontanò la mano dalla gamba della ragazza e la portò sul tavolo mentre Amy si bloccò completamente colta alla sprovvista. Dentro di sé era convinta che avrebbe detto il suo nome e invece era saltato fuori quello di un'altra. Abbassò lo sguardo e sperò che l'amico non si accorgesse dell'espressione cupa che si era dipinta sul suo volto.
« A-Alex? » balbettò Penny al posto di Amy. Ci era rimasta male quanto lei. Insomma, come poteva essere lei? Se Sheldon aveva perso la testa per qualcuna era sicuramente per Amy non poteva essere nessun'altra. L'unica opzione valida era che Leonard ovviamente non aveva capito niente e di conseguenza aveva equivocato tutto, ne era più che certa. Le occhiate che Sheldon le rivolgeva non lasciavano alcun dubbio, era troppo palese l'interesse per essere frainteso. Ma a quanto pare era l'unica ad essersene accorta.
« Ma sì deve essere lei per forza! Insomma si conoscono da un sacco di tempo, sono migliori amici e poi sai com'è una cosa tira l'altra...»
« Magari ti stai sbagliando invece. » disse duramente Penny.
Leonard non colse la nota fredda nella voce di Penny per cui le lanciò uno sguardo eloquente. « Penny se è vero che Sheldon si è preso una cotta per qualcuna può essere solo per Alex, fidati. Lo conosco bene e se non è lei, beh, non so proprio chi possa essere. »
Penny non seppe più come ribattere e riprese a mangiare cercando di evitare accuratamente di incrociare gli occhi di Leonard. Poi all'improvviso alzò lo sguardo su di lui.
« Invece non credo affatto sia lei. »
« Ah, no? » chiese  con un sorrisetto. « E allora chi è? Se pensi sia Ramona ti assicuro che non potrà mai essere lei. Sheldon non si innamora delle donne con cui è stato a letto. »
« Infatti non sto parlando di lei, cavolo. »
« Senti, ti ripeto che può essere soltanto Alex. Non vedo nessun'altra che possa piacergli così tanto. » replicò un po' infastidito.
« Invece sì, solo che sei troppo cieco per accorgertene! »
« E allora chi?! Dimmi questo nome! »
Penny si bloccò e si rese conto di aver detto più di quanto avesse voluto. Guardò Amy che intanto aveva gli occhi sbarrati e la minacciava con lo sguardo di non osare dire altro.
« Non...non lo so. » soffiò Penny infine, arrendendosi.
Leonard riprese in mano la forchetta e tornò a mangiare lentamente e la stessa cosa fece Penny.
Amy invece non aveva fame e l'unica cosa che voleva fare era andarsene, ma senza nemmeno rendersene conto il ragazzo di cui avevano parlato fino a quel momento si sedette con loro. Amy non riusciva a guardarlo in faccia dal tanto continuava a pensare a quello che aveva detto Leonard.
« Ehi potevate almeno aspettarmi! » si lamentò Sheldon appoggiando il vassoio in parte a quello dell'amico. Guardò in modo torvo tutti e tre, ma si soffermò su Amy dopo aver visto che fu l'unica a non aver alzato lo sguardo dal piatto dopo essersi limitata a bofonchiare un ciao poco entusiasta. Prima che potesse dirle qualcosa Leonard lo anticipò.
« Così stasera stiamo tutti insieme con Alex, eh? » disse tenendo quel sorrisetto di chi aveva capito come stavano in realtà le cose.
Sheldon alzò un sopracciglio scettico. « Sì, lo so. E allora? »
« Niente niente... era così, tanto per dire. » disse lanciando una breve occhiata alla bionda la quale si limitò a sorridergli appena. « Se vuoi l'appartamento libero stasera, basta dirlo. » continuò con una certa malizia nella voce rivolto all'amico.
Amy si alzò di scatto, non riuscendo più a rimanere seduta a quel tavolo un secondo in più. Sheldon le rivolse un'occhiata interrogativa.
« Dove stai andando? »
Amy fu costretta a guardarlo negli occhi azzurri anche se avrebbe preferito non farlo. Si sentiva vulnerabile, come se lui fosse in grado di leggerle la mente ed essere così esposta la metteva ancora più a disagio.
« Non ho più fame. » tagliò corto. « E voglio passare in biblioteca prima di tornare a lezione. »
« Okay. » disse con indifferenza. Si rivolse poi a Leonard. « Piuttosto, di cosa stavate discutendo prima? »
Colti alla sprovvista sia Leonard che Penny inventarono una scusa e Sheldon sembrò credergli.
Amy sospirando lasciò il tavolo, ma Penny, dopo un breve attimo di tentennamento, decise di seguirla.
Fuori dalla mensa la vide mentre a passo svelto si dirigeva verso l'aula di chimica e Penny dovette correre per raggiungerla. La afferrò per un braccio e la costrinse a fermarsi.
« Amy...»
« Cosa c'è? » sbottò strappando il braccio dalla sua presa con un gesto stizzito.
Penny capì immediatamente il motivo per cui l'amica non rivolse un mezzo sorriso a Sheldon e  lasciò il tavolo così presto. « Non sai come stanno davvero le cose, Leonard ha solo ipotizzato. »
Amy sospirò e guardò gli studenti passarle in parte. « Non mi interessa...» soffiò quelle parole in un sussurro appena udibile.
Penny mosse un passo verso di lei. « Certo che ti interessa invece, ti si legge in faccia! Senti, non capisco perché ti stai comportando in ques—»
« Perché Leonard ha ragione. » la interruppe. « Sheldon è strano in questi giorni me ne sono accorta anche io ed è ovvio che centri qualcosa Alex. »
Penny addolcì lo sguardo. « Non centra niente lei te lo assicuro. »
« Come lo sai? »
« Hai sentito Bernadette no? Sono solo ottimi amici tutto qui. E, te lo ripeto ancora, lui ti guarda in modo diverso. Non vedi come cerca sempre di stare con te? E vogliamo forse dimenticare quello che ti ha detto quando lo hai riportato in camera la sera della gara? »
Amy spostò il peso sull'altra gamba. « Era ubriaco. Te l'ho detto che non lo pensava sul serio. »
« Invece lo pensava sul serio! Amy perché non capisci che prova qualcosa da te? »
« Come fai ad esserne così sicura?! » sbottò esasperata. « Come fai ad essere così convinta che prova qualcosa per me? »
« Fidati di me. Ne sono più che certa e vedrai che anche tu finalmente te ne accorgerai. »
Amy invece non ci credeva e non capiva da dove veniva tutta questa convinzione. Lei non riusciva affatto a vedere tutti questi sguardi, anzi era più che certa che la trattava nello stesso modo in cui trattava Penny e Bernadette. Lei non era diversa per Sheldon, lo sapeva.
« Hai ragione Penny, Sheldon si è innamorato. » prese una breve pausa. « Ma non di me. » disse per poi avviarsi lungo il corridoio lasciando l'amica senza alcuna possibilità di ribattere.



~°~





Il locale dove Alex aveva deciso di andare era uno dei più in voga tra i giovani di Pasadena. Situato ad una decina di chilometri fuori città era molto apprezzato per la splendida vista che dava sul mare.
« Wow questo posto è davvero fantastico! » esclamò Penny guardandosi attorno. Era molto grande, non aveva molti posti a sedere, ma c'era un ampio spazio dove poter ballare. Un dj stava già provando i dischi da mettere per quella sera.
« Sapevo ti sarebbe piaciuto. » disse Alex rivolgendo alla bionda un mezzo sorriso.
Un cameriere molto affascinante si avvicinò al gruppo che lo guidò al tavolo prenotato per loro.
Raj appena vide Amy le sorrise calorosamente ed indicò il posto libero accanto a sé. Prima di raggiungerlo riuscì a scorgere l'occhiataccia che Sheldon rivolse all'amico. Per un breve momento ci fu tensione tra i due, persino Amy riusciva a percepirlo, ma si limitò soltanto a sedersi al posto lasciato libero da Raj.
Si sistemò la gonna del vestito nero che Penny le aveva obbligato ad indossare sotto minaccia, affermando che se fosse venuta con i jeans glieli avrebbe tagliati tutti. Amy si sentiva a disagio con quel vestito senza spalline che arrivava sopra al ginocchio, per fortuna si era presa di nascosto un coprispalle così almeno poteva metterselo e sentirsi meno scoperta. Infatti fu la prima cosa che fece appena seduta.
« Perché ogni volta che ti vedo sembri sempre più bella? » disse Raj ed Amy sentì il viso accaldarsi, segno che stava arrossendo.
« G-grazie, ma non c'è bisogno che mi fai tutti questi complimenti, mi sento in imbarazzo. »
Raj per tutta risposta iniziò a ridere. « Non ci posso fare nulla se è la verità. » si avvicinò un po' di più ed abbassò il tono della voce. « E poi quando ti imbarazzi ed arrossisci sei davvero sexy. »
Amy quasi si strozzò con la saliva. Nessuno le aveva mai detto che era sexy, sopratutto usando quel tono così mellifluo. Istintivamente portò lo sguardo verso un'altra direzione e ovviamente si posò su Sheldon che, ancora in piedi, parlava con Leonard. Tempo neanche un secondo e Sheldon la guardò negli occhi accorgendosi immediatamente che Amy lo stava fissando. Le sorrise appena ed approfittò del posto lasciato libero da Penny per sedersi accanto ad Amy.
« Caspita, sono già due volte che ti vedo con un bel vestito. Se inizi a prenderci l'abitudine avrai un sacco di ragazzi che non riusciranno a toglierti gli occhi di dosso. » disse tenendo lo sguardo davanti a sé.
Amy non capiva se stesse dicendo seriamente o no. Non sapeva dirlo.
« E tu non ti conti? » disse per il gusto di provocarlo un po'.
Sheldon sorrise e finalmente si rivolse a lei. « Non lo sto forse già facendo? »
Il cuore di Amy iniziò a battere troppo velocemente. Ormai bastava che le rivolgesse anche solo mezza parola per aumentare immediatamente il battito cardiaco e pure la gola si fece secca. L'idea che Sheldon non riuscisse a toglierle gli occhi di dosso la mandava su di giri e se il merito era solo per un vestito, beh, forse era arrivato il momento di cambiare il guardaroba.
Alex strinse il bicchiere con forza sentendo quello che Sheldon aveva detto su di lei e sentì una fitta di gelosia ed invidia mai provata prima. Sapeva che sarebbe stato difficile vederli insieme, ma non pensava così tanto. Stava diventando insopportabile.
Nemmeno Raj era molto contento di vederli parlare insieme. Voleva l'attenzione di Amy tutta per sé, ma ovviamente Sheldon stava rovinando tutto come al solito. Perché non capiva che doveva smettere di mettersi in mezzo a loro due?
« Ehi, c'ero seduta prima io lì. » disse Penny una volta tornata al suo posto e constatando che il suo vicino di casa l'aveva tranquillamente occupato.
« Mi dispiace bambola, ormai hai perso il posto. » sorrise sornione sistemandosi meglio sulla sedia.
Penny alzò gli occhi al cielo. « Solo perché sono di buon umore stasera, altrimenti ti avrei fatto alzare a suon di calci. »
Sheldon indicò verso il fondo del tavolo. « Il posto vicino a Leonard è libero se vuoi. »
Penny diede un'occhiata a Leonard e al posto libero in parte a lui e deglutì.
Era proprio quello che voleva evitare, ma non aveva altra scelta per cui dovette tornare indietro e sedersi accanto al coinquilino di Sheldon. Leonard non alzò nemmeno lo sguardo dal cellulare che aveva in mano.
Penny sospirò. Sperò che almeno per Amy sarebbe stato meglio.

« La parte migliore di questo posto è la terrazza; è enorme e dà sul mare. D'estate si possono vedere anche i fuochi d'artificio, se riesci a farti strada tra le gente ubriaca e ad evitare che qualcuno ti vomiti addosso. »
Amy ridacchiò. « Grazie, ma preferisco di no allora. Potrà essere bella quanto vuoi, ma se devo rischiare così tanto allora lascio perdere. »
Sheldon iniziò a ridere a sua volta. « Dillo a Stuart allora che appena ha voluto provarci con la ragazza che gli piace fin dalle medie si è ritrovato il suo vomito addosso. »
Amy si portò una mano sulla bocca senza smettere di ridere. « Poverino! »
« È stata una scena epica, non ho mai riso così tanto in vita mia. »
Raj continuava a sospirare e a passarsi la lingua sulle labbra per l'impazienza. Ormai era da più di un'ora che parlavano e ridevano ed Amy sembrava non accorgersi nemmeno di lui.
Quando vide Howard e Bernadette e poi Leonard e Penny lasciare il tavolo per raggiungere la pista da ballo gli venne un'idea.
« Ehi, andiamo a ballare? » chiese rivolto alla ragazza.
Amy lo guardò per un paio di secondi per riflettere sulla sua domanda e Sheldon gli lanciò un'occhiataccia torva per essere stato interrotto, ma che venne subito ricambiata dall'indiano in un modo, forse, ancora più torvo.
« D'accordo ho capito, vado a farmi un giro. » borbottò Sheldon alzandosi e raggiungendo il bancone del bar dove immediatamente iniziò a parlare con il barista dopo averlo riconosciuto.
Amy dapprima lo seguì con lo sguardo e quando lo vide sparire dietro a Raj fu costretta ad alzare gli occhi sull'amico che, fermo ed intento a torturarsi le mani, aspettava una sua risposta.
Alla fine scrollò le spalle.
« Perché no? » e, presa la mano del ragazzo, raggiunsero il centro della sala facendosi largo tra le varie persone che affollavano il locale.

Penny si chiese perché Leonard l'avesse seguita. Non le aveva rivolto neanche un'occhiata da quando aveva abbandonato il suo posto accanto ad Amy perché occupato da Sheldon e aveva parlato tutto il tempo con Howard, come se lei non esistesse. Poi appena si era alzata dicendo che aveva voglia di ballare Leonard fece lo stesso e solo in quel momento si erano guardati in tutta la sera.
Decise di non pensarci più e di godersi quelle ore di svago, senza che il suo vicino di casa la tormentasse anche nei pensieri.
« Tieni, vuoi un po'? »
Leonard le stava offrendo un bicchiere da cocktail con un liquido rosso. Penny assunse un'espressione interrogativa.
« È un Cosmopolitan, il migliore della zona. Assaggia. »
Penny, sempre più perplessa, accettò il drink offerto dal ragazzo e bagnò solo le labbra.
« Hai ragione, è molto buono. » disse anche se aveva appena sentito il sapore.
Lui sorrise ed indicò la folla dietro di lei che ballava. « Fa un po' schifo ballare da soli in mezzo a tutte quelle persone, vero? »
Penny si guardò indietro e confermò mentalmente quello che lui aveva detto. Piuttosto che stare da sola in mezzo a quella gente sarebbe rimasta seduta al tavolo tutto il tempo.
« Sì, concordo. » mormorò.
« Allora seguimi. » disse iniziando a farsi strada per raggiungere il centro della sala stando attento a non rovesciarsi il drink addosso.
« Perché? »
Leonard si fermò e si voltò verso la bionda. « Vuoi ballare in compagnia di qualcuno o preferisci restare lì in piedi tutto il tempo come una scema? »
Penny aprì la bocca per risponderli, ma la richiuse subito. Dopo un breve attimo di incertezza decise di fare come gli aveva detto.
« Pensavo fossi arrabbiato con me. » disse una volta trovato il punto giusto dove fermarsi.
« No, non sono arrabbiato con te. Vuoi divertirti e non pensare ad una storia, ti capisco. Nemmeno io voglio una storia se per questo. »
« Oh...»
« Già, troppo noioso avere una fidanzata. Ci sono troppe responsabilità e non sopporto dover dipendere da qualcun altro. » disse guardando il liquido rosso del suo bicchiere.
« Certo...è quello che penso anche io. » mormorò Penny con poca convinzione.
« Ottimo, allora non dobbiamo preoccuparci di nulla. » ribatté Leonard secco.    

Amy ballò per un po' cercando così di distrarsi e non pensare a niente, ma la tentazione di sapere cosa Sheldon stesse facendo era troppo forte. Dava brevi occhiate dietro a Raj e ogni volta che si prometteva che sarebbe stata l'ultima immancabilmente si ritrovava a cercarlo con lo sguardo. Era un gesto masochista, lo sapeva bene, eppure non riusciva a far finta di niente.
Era convinta che lo avrebbe visto provarci con qualcuna, bere insieme a lei e lanciarsi in qualche ballo provocante e invece con suo sommo stupore niente di tutto questo accadde. Sheldon se ne stava semplicemente seduto sullo sgabello con un braccio appoggiato al banco del bar mentre ascoltava piuttosto annoiato i racconti del barista. Più di una ragazza gli si avvicinò con l'intento di chiedergli se era libero per ballare, ma lui si limitò ad ignorarle.
Tornò a guardare Raj che intanto aveva messo una mano dietro alla sua schiena e l'aveva tirata a sé, riducendo così le distanze.
« Ti stai divertendo? » mormorò sfiorando con la guancia la sua.
« Sì, molto...» si stava divertendo? Di sicuro lo avrebbe fatto se smettesse di pensare a Sheldon ogni secondo.
Se voleva davvero impegnarsi con Raj come si era ripromessa più e più volte doveva fare meglio di così. Se continuava a lasciarsi distrarre in questo modo non sarebbe mai riuscita a togliersi Sheldon dalla testa. Lasciò scivolare le braccia dietro alla sua schiena e appoggiò la testa sulla sua spalla, sforzandosi di sorridere di apparire il più disinvolta possibile.
Sheldon li stava guardando da tutto il tempo con la coda dell'occhio. Fece una smorfia infastidita quando Raj l'attirò a sé. Sospirò e bevve un sorso del suo cocktail mentre distrattamente ascoltava qualche frase del barista.
Howard si sedette accanto e lo guardò di sbieco.
« Beh, che c'è? Perché mi guardi così? » disse Sheldon alzando un sopracciglio.
« Perché Raj sta ballando con Amy? »
« Forse perché glielo ha chiesto? » sbottò alzando gli occhi e sospirando.
« Dovresti esserci tu al suo posto. »
Sheldon si girò verso di lui. « Raj è il tuo migliore amico perché stai dalla mia parte? » constatò e Howard allontanò lo sguardo dal suo per qualche secondo.
« È vero è il mio migliore amico, ma anche tu lo sei. Il fatto è che se Amy ti ha colpito così tanto deve esserci un motivo, Sheldon. Ti sei innamorato di lei e credo, anzi ne sono convinto, che non proverai questi sentimenti per nessun'altra. » prese una breve pausa. « Raj può trovare facilmente un'altra ragazza, tu no invece. »
« N-non sono innamorato di lei. » balbettò preso alla sprovvista.
« Non prendermi in giro, Sheldon. Si vede lontano un miglio che lo sei. »
« E' davvero così palese? » mormorò.
Howard arricciò le labbra ed annuì. « Abbastanza, sì. »
Sheldon si passò entrambe le mani sul viso. « Cavolo. »
« Ma non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno. » disse e lui annuì un paio di volte per poi bere un lungo sorso del suo drink.
Howard si voltò e guardò il suo migliore amico ballare a stretto contatto con Amy. « Non lasciartela scappare. Dico sul serio. » disse infine e lasciò il posto per ritornare dalla sua fidanzata.
Sheldon infilò la mano in tasca ed iniziò a giocherellare con la piccola scatola impacchettata. Quella mattina aveva fatto un gesto avventato entrando in quel negozio, ma non si era affatto pentito dell'acquisto. Quando però entrò nel locale e vide Raj si pentì immediatamente dell'oggetto che aveva in tasca.
Tornò a guardare nella direzione in cui c'erano prima i due amici a ballare e quando vide Amy da sola si alzò di scatto. Le parole di Howard avevano sortito un certo effetto e senza pensarci due volte si avvicinò a lei. La afferrò da dietro e appoggiò il mento sulla sua testa. Amy sobbalzò per lo spavento.
« Sei libera per un ballo? » disse stringendo leggermente la presa attorno ai suoi fianchi.
« Sheldon! » esclamò riprendendosi dallo spavento iniziale. « Che stai facendo? »
« Quello che ho detto un secondo fa. Sei libera per un ballo? » ripeté avvicinando la bocca all'orecchio.
Amy non riusciva a ragionare. Sentirlo così vicino la faceva avvampare e provare brividi freddi nello stesso momento. Sembrava che tutto si fosse improvvisamente fermato come se il tempo avesse voluto ritagliare un piccolo attimo solo per loro.
Boccheggiò un paio di secondi prima di rispondere e quello che uscì lasciò inaspettati entrambi.
« Raj è andato in bagno. Arriverà da un momento all'altro. » sussurrò, accorgendosi poi della risposta idiota che aveva appena dato. Perché non disse semplicemente "okay"?
Sheldon allentò la presa e lasciò che le mani si allontanassero da lei per scivolare lungo i fianchi in un gesto lento e rassegnato.
« Capisco...» mormorò ed Amy percepì una certa insoddisfazione nella voce. Voleva replicare che non ci sarebbero stati problemi a ballare insieme, che voleva poter provare almeno una volta la sensazione di essere completamente al centro dell'attenzione di una persona come lui. Dell'unica persona che voleva stringere e a cui voleva accoccolarsi al petto.
« Allora vuol dire che andremo da un'altra parte. » continuò lui senza arrendersi. Non avrebbe lasciato tutto per così poco.
Amy si girò appena ed incatenò lo sguardo al suo, curiosa come non mai di sapere cosa avesse in mente. Non ebbe nemmeno il tempo di chiedere dove volesse andare che immediatamente Sheldon aveva già afferrato la sua mano, intrecciando le dita con le sue in una presa salda come se non avesse voluto lasciarla andare per tutto l'oro del mondo.
Ad Amy non interessava minimamente se una volta tornato Raj non l'avrebbe vista e se avesse passato l'intera serata a cercarla. Voleva solo scoprire dove questa volta Sheldon l'avrebbe portata. L'ultima volta era il tetto di un locale dove per poco non si erano baciati, ora cosa sarebbe stato invece?
Velocemente passarono tra le persone che erano intente a dare il meglio di loro in un qualche ballo improvvisato e, aperta la porta, una piacevole brezza li accarezzò dolcemente nonostante fosse autunno inoltrato.
Raggiunsero delle scale situate infondo al parcheggio ed iniziarono a scenderle gradino per gradino mentre Amy alternava la vista tra la schiena del ragazzo e il paesaggio circostante. Anche se era buio si accorse che stavano costeggiando una piccola collina e da quell'altezza si vedeva chiaramente il mare le cui onde si infrangevano dolcemente sulla spiaggia.
Sceso anche l'ultimo gradino si ritrovò sulla spiaggia e si accorse che non erano da soli. Altre coppie avevano avuto la stessa idea e le lanterne sistemate al centro della spiaggia davano un'atmosfera davvero affascinante. Si tolse le scarpe per poter camminare meglio.
Nonostante la presenza di altra gente ad Amy sembrava che non ci fosse nessuno. Con il buio e con la distanza dagli altri non fu difficile immaginare di essere soli. La musica del locale si sentiva appena, sovrastata dal vento e dalle onde, ma quel tanto che bastava per riuscire a distinguere lo stesso le note e le canzoni.
Quando abbassò lo sguardo vide che le loro dita erano ancora incrociate. E questa volta, invece di lasciare la presa, strinse la sua mano con più forza e rimase sorpresa quando quel gesto venne fatto anche da Sheldon.
« Amo il mare. Penso che il rumore delle onde sia una delle cose più rilassanti che ci siano. » disse Amy per rompere il ghiaccio. Era stato così silenzioso per tutto il tragitto che ebbe quasi la sensazione che sarebbero rimasti a guardare il mare in perfetto silenzio tenendosi per mano.
« Lo penso anche io. »
Amy sorrise timidamente e guardò la distesa buia di fronte a lei. Si sentiva stranamente in imbarazzo a stare con lui cosa che non le era mai capitata prima, ma se fosse stato per lei sarebbe rimasta a guardare il mare tutta la notte con lui.
« Ho qui una cosa per te. » disse il ragazzo spezzando il silenzio e sciogliendo la presa dalla sua mano. Estrasse dalla tasca il pacchettino con cui aveva giocato per tutto il tempo e glielo porse imbarazzato. Non era portato per questo genere di cose e non sapeva nemmeno cosa dire. Lui odiava i regali e nonostante non fosse certo la prima volta che regalava qualcosa a qualcuno non fu mai tanto a disagio come in questo momento. Osservava attentamente lo sguardo di Amy corrucciarsi per la perplessità e le sue dita affusolate afferrare l'oggetto e rigirarlo tra le mani un paio di volte come se volesse cercare di capire cosa ci fosse dentro senza tuttavia aprirlo.
« È un regalo. » continuò lui dato che Amy non aveva detto ancora una parola e la sua espressione leggermente confusa non accennava a lasciare il suo volto.
« Sì, solo che...» questa volta guardò lui. « Non me lo aspettavo. »
Sheldon ridacchiò. « Lo so, non è una cosa da me questa. Però ci tenevo. »
Amy titubante iniziò a togliere la carta blu scuro che avvolgeva la scatolina stretta e lunga.
« E poi volevo scusarmi con te per averti ignorata per tutto quel tempo e per...quello che è successo alla gara...» mormorò imbarazzato come non mai.
Amy annuì e sorrise timidamente mentre armeggiava con la carta. Quando la tolse però aspettò ad aprirla.
« Se è vuota giuro che non ti parlerò mai più. » affermò corrugando la fronte.
Sheldon si portò una mano sul petto mentre l'altra l'alzò. « Ti assicuro che non è vuota, prometto. »
Amy piegò le labbra in un piccolo sorriso e lentamente alzò il coperchio rivelando un bel bracciale d'argento che lasciò la ragazza di stucco.
« Wow...» mormorò senza togliere gli occhi dall'oggetto. « È davvero bello. »
« Stamattina mentre giravo per il centro l'ho visto in vetrina e ho pensato che...sì, insomma...che ti sarebbe stato bene...» cercò di mostrarsi indifferente come al solito, ma lo sguardo era basso.
« Grazie, ma...perché? »
« Deve esserci un perché per un regalo? »
« Non riesco a capire perché io, Sheldon. Cos'ho di diverso? »
« Molte cose, Amy. È un vero peccato che tu non riesca ad accorgertene. » Si avvicinò di un passo e prese il bracciale ancora appoggiato sul soffice velluto della scatolina. Lo mise sul polso destro della ragazza e pazientemente cercò di agganciarlo finché non ci riuscì. Un piccolo sorriso soddisfatto increspò le sue labbra quando appurò che aveva ragione sul fatto che quel bracciale le donava perfettamente.
Le dita accarezzavano dolcemente l'interno del polso e ad Amy mancò il respiro mentre le sentiva salire lungo il braccio e fermarsi alla base del collo. Sentì il cuore martellarle nel petto per la troppa vicinanza con lui.
Sheldon sapeva che quello sarebbe stato il momento perfetto. Non poteva attendere oltre e se Raj si fosse arrabbiato con lui non gli importava affatto.
Dopo aver accarezzato un paio di volte la sua guancia con il pollice, lentamente avvicinò il viso al suo fino a quando non incontrò le labbra di lei, morbide, impazienti di sentirlo dopo tutto questo tempo.
Amy sentì la terra mancarle sotto i piedi dall'emozione e la felicità che stava provando in quel momento era indescrivibile.
Sheldon, vedendo l'espressione spaesata della ragazza, si allontanò di qualche passo. « Scusa, io...io non dovevo...» si affrettò a rispondere. « Tu stai uscendo con Raj e...» sospirò. « Sono uno stupido. »
« Sheldon, io in realtà—»
« Ehi, Cooper! »
Entrambi si voltarono sentendo la voce di un ragazzo che intanto si stava avvicinando a loro con un ghigno strafottente e una bella bionda accanto a sé. Amy si chiese chi fosse mentre Sheldon lo guardò male.
« Non avrei mai pensato di vederti qui e con una ragazza come...lei. » continuò il ragazzo misterioso con tono sprezzante indicandola con la testa con aria indifferente.
Amy fece finta di non cogliere il mezzo insulto insito nelle sue parole.
« Che cosa vuoi, Kripke? » sbuffò infastidito muovendo un passo nella sua direzione.
« Niente, volevo solo dirti che hai fatto davvero un ottimo lavoro con Josh. » ghignò parecchio divertito.
Amy corrugò la fronte interrogativa mentre Sheldon sbiancò.
« Chi è Josh? »
« Santo cielo, hai spaccato la faccia a quel poveraccio! Sai che adesso è ancora al pronto soccorso e che probabilmente lo devono ricoverare? Ma che ti è preso? » esclamò dandogli una pacca sul braccio. « Qualunque cosa fosse hai fatto bene. Era da tempo che quel qualcuno dovesse dare una bella lezione a quel coglione. » concluse guardando Amy che rimase sconcertata dalle parole che aveva sentito.
« Cos'è successo? »
« Niente, lascia perdere...»
« Non hai sentito stamattina all'università? Sheldon ha tirato un pungo al capitano della squadra di Football e per poco non scoppiava una rissa. » spiegò senza smettere di ridere e anche la sua ragazza si lasciò andare in una breve risata.
Amy si voltò verso di lui incredula. Ma che gli saltava per la mente? Guardò le nocche della mano destra e vide che erano leggermente rovinate.
Kripke si avvicinò un po' di più a loro. « E tra l'altro da quando Alex è tornata te la stai scopando come se non ci fosse un domani. » Si sedette sul muretto seguito dalla sua ragazza e le cinse immediatamente la vita con un braccio.
« Io non ho fatto niente con lei! » esclamò.
Barry Kripke scrollò le spalle. « Non è questo che si sente in giro. Ma dai, con la figlia dei Smith? Seriamente? Appena suo padre lo scoprirà dovrai nasconderti o ti verrà a cercare dopo che hai osato profanare il corpo dell'adorata figlia. » poi sorrise malizioso. « E quello che si sente in giro ha dell'incredibile. Solo tu riesci a fare queste cose, praticamente la stai sfondando quella povera ragazza! » ed iniziò a ridere di nuovo, questa volta più forte.
Sheldon boccheggiò incredulo da quelle parole. Perché si stavano diffondendo quei pettegolezzi assolutamente fasulli?
Si girò verso Amy con estrema lentezza per vedere il suo volto pallido e la mascella contratta per la tensione.
« Non devi ascoltarlo, sta mentendo. È...è una cazzata. »
Amy non lo stava neanche guardando, troppo concentrata sulle parole appena dette dal ragazzo che la stava fissando parecchio divertito dal muretto.
« Una cazzata? Io non credo proprio. È stata proprio Alex a dirmelo. » intervenne la ragazza di Barry che per tutto il tempo era stata in silenzio e Sheldon si mise davanti ad Amy per non permetterle più di guardarli.
« Devi credermi, Amy. Quello che Barry sta dicendo sono solo stronzate, te lo giuro. »
Amy scosse la testa. Non ci credeva, era lui che stava mentendo non Barry. Aveva sentito anche lei alcune di queste fantomatiche voci, ma non sapeva che si trattasse di Sheldon. Aveva avuto dei sospetti, ma non voleva crederci davvero.
Barry la scrutò ancora per un po' poi, inarcando le sopracciglia, la indicò.
« Ho capito chi sei! Sei l'amica di quella bionda stra figa che frequenta Psicologia e che si è trasferita di fronte a Cooper! » Scese dal muretto e si avvicinò di qualche passo, rivolgendosi poi a Sheldon. « Amico, perché non sei con la bionda invece che con questa qui? Non sei stato tu a dire che la trovavi assolutamente ridicola e per nulla attraente? »
Amy trattene il respiro e si sforzò di restare calma.
« Stai zitto, Kripke. Giuro che se dici un'altra parola—» sibilò a denti stretti intimandogli con lo sguardo di non aggiungere nient'altro.
« Mi ricordo: eravamo in università una mattina, ti ha indicata mentre passavi e si è messo a ridere. Poi con Josh ha cominciato a dire un mucchio di robe su di te. Robe del tipo che avresti fatto meglio a non uscire di casa per non ridicolizzarti ulteriormente o che nessun ragazzo avrebbe mai avuto il coraggio di avvicinarsi a te. »
« Okay, adesso basta. » urlò riducendo in fretta la distanza con Barry e dandogli uno spintone, pronto a fargliela pagare cara.
« È vero? » chiese Amy con un filo di voce.
Sheldon immediatamente lasciò la presa dalla giacca di Barry e tornò verso di lei. Diede un calcio ad un sasso, si mise le mani in tasca e si tormentò a lungo i labbro prima di rispondere.
« Sì, è vero. Ho...ho davvero detto quelle cose. » mormorò dopo un lungo sospiro. « Mi dispiace, ma non è assolutamente come—»
« Ti dispiace? Mi hai umiliata davanti ai tuoi amici e vieni a dirmi che ti dispiace? » sbottò gelida ed incredula allo stesso momento.
Era davvero questo quello che pensava di lei? Aveva solo mentito per tutto il tempo, si stava approfittando di lei ed aspettava solo il momento giusto per farla soffrire. E ci era riuscito, dannazione.
« Ti stai scopando Alex da tutto questo tempo e vieni da me per farmi un regalo e baciarmi. A quale scopo? Qual è il tuo scopo, Sheldon!? »  gridò sentendo il viso avvampare e le lacrime inumidire le guance. « Anzi no, non voglio saperlo. Non voglio sapere il motivo di tutto quanto. »
Sheldon vedendola piangere si sentì sprofondare. Non era così che aveva programmato la serata. Nella sua mente dopo il bacio le avrebbe rivelato tutto quello che provava per lei e, forse, sarebbero tornati a casa insieme. Ma era andato tutto storto invece. Per colpa di Barry.
Amy gli voltò le spalle e se ne andò, asciugandosi gli occhi con il palmo della mano, indignata e stanca di tutte quelle prese in giro.
« Ehi, aspetta! » gridò rivolto alla sua schiena. Era un azzardo correrle dietro, ma non poteva restare senza fare nulla.
« Ops, forse non avrei dovuto dire quelle cose davanti a lei. » disse con finto dispiacere Barry massaggiandosi il mento. « Credo si sia arrabbiata parecchio. »
Sheldon gli rivolse un'occhiata omicida prima di seguirla. Una volta raggiunta l'afferrò per una spalla e lei, con un gesto stizzito, si allontanò dalla sua presa.
« Lasciami. »
« Posso spiegare. » cercò di difendersi abbassando la voce.
« Non c'è niente da spiegare. Né con il tizio che hai picchiato né con Alex e né tantomeno con quello che hai detto su di me! » gridò. Ora si era finalmente resa conto del tipo di persona che era e capiva anche perché tutti le avessero detto di stargli alla larga. Se solo li avesse ascoltati prima forse tutto questo non sarebbe successo. Riprese a camminare il più in fretta possibile, ma Sheldon ancora una volta la seguì e la obbligò a fermarsi dopo averla presa per il polso.
« Ti ho detto di lasciarmi! » alzò la voce ancora una volta. Nonostante l'evidente rabbia della ragazza Sheldon non la lasciò andare e questo bastò per farla infuriare ancora di più. « Non voglio star qui ad ascoltare le tue scuse! Io non starò ai tuoi giochetti e non mi farò abbindolare come fanno le altre a cui sei abituato, scordatelo! Volevi umiliarmi? Bene, ci sei riuscito, complimenti! »
« Devi ascoltarmi, non è come pensi. »
« Non mi interessa quello che dici. Ho già capito più che abbastanza del tipo di persona che sei e non ho nessuna intenzione di star qui a farmi prendere in giro da te. Vivi la tua patetica vita come più ti aggrada, ma smettila di tormentarmi. » disse con un tono talmente gelido che Sheldon deglutì e lasciò andare il braccio della ragazza.
Amy poté ritornare dentro e mescolarsi tra la folla, ma la consapevolezza che non sarebbe mai stato il ragazzo che voleva fu troppo dolorosa da sopportare. Sheldon era violento, non aveva alcun tipo di moralità e mentiva spudoratamente. Più ci pensava più sentiva le lacrime salire agli occhi ed offuscarle la vista.
 Riuscì ad incrociare Raj che era intento a cercarla preoccupato.
« Dov'eri finita? » disse lui con un mezzo rimprovero.
« Riportami al campus. » disse lei con un filo di voce.
« È successo qualcosa? » domandò avvicinandosi di un passo.
« Per favore. » continuò lei ignorando la domanda e il ragazzo, con un sospiro, la guidò fino alla macchina.

Penny in un primo momento non si accorse dell'allontanamento dell'amica dal locale. Si stava divertendo un mondo a ballare e Leonard per tutto il tempo era rimasto vicino a lei, ballando con lei e stando ben attento che nessuno si avvicinasse troppo alla bionda. Non ci avrebbe pensato due secondi a tirare una gomitata nel mento a chiunque avesse anche solo osato sfiorarla per sbaglio.
« Non pensavo fossi così bravo a ballare! »
« Come? » gridò cercando di superare il volume della musica.
« Ho detto che non pensavo fossi così bravo a ballare! » gridò lei a sua volta e Leonard annuì anche se non aveva capito un accidente di quello che aveva detto.
Tutto quel muoversi e quel caldo soffocante lo convinsero a fermarsi un attimo a prendere fiato.
« Vado a prendere da bere! »
« Cosa? » alzò la voce Penny non sentendo assolutamente nulla.
« Vado...» si indicò con un dito. « A prendere...» sospese la mano a mezz'aria imitando la presa di un bicchiere. « Da bere! » disse indicando questa volta il bancone del bar. Penny, leggendo un po' il labiale, capì quello che aveva detto e si limitò a fare cenno di sì con la testa.
Continuò a scatenarsi sotto le note di una popolare musica da discoteca quando all'improvviso qualcuno avvolse la sua vita con il braccio e la strinse a sé appoggiando le labbra sul suo collo. In un primo momento era convinta fosse Sheldon, giusto per farle uno scherzo e spaventarla un po', ma era decisamente troppo invadente e la sua presa troppo forte per essere lui. Quando si voltò e vide che era un perfetto sconosciuto immediatamente gli diede uno spintone per mandarlo via, ma non era abbastanza forte per uno con quei muscoli.
« Non toccarmi, togliti! » gridò, ma lui si limitò a sghignazzare e ad avvicinarsi ancora di più.
« Perché dovrei farlo? Sei la più figa qua dentro. »
« Vattene, non ti avvicinare! »
La prese per un braccio, ma qualcuno si frappose fra di loro.
« Lei è con me. » disse minaccioso Leonard reggendo due bicchieri.
Il tizio muscoloso lo fissò per lunghi secondi poi lasciò andare il braccio della ragazza con malavoglia ed alzò entrambe le mani in segno di scusa.
« Pensavo fosse sola » disse semplicemente allontanandosi.
Penny era furibonda per aver lasciato che qualcuno mettesse le mani su di lei. A passo svelto ritornò al suo tavolo.
« Non è possibile che non si possa nemmeno ballare in pace! » sbottò accavallando una gamba sull'altra e tracannando un generoso sorso di cocktail.
« Sai che gente gira in posti come questi e tu sei molto carina, poi se ti vedono anche da sola è come se si sentissero autorizzati a portarti nei bagni o nelle loro macchine. »
« Per fortuna c'eri tu altrimenti mi sa che sarebbe successo per davvero. »
« Non lo avrei mai permesso » disse serio e Penny sorrise.
« Grazie per prima »
« Di niente »
La bionda si guardò attorno cercando di trovare qualcuno che conoscesse, ma nessuno aveva un volto familiare. « Non si vede più nessuno dei nostri amici, sono spariti tutti quanti! »
« Hai ragione non vedo più nessuno » disse guardandosi in giro.
Penny si allarmò. « E nemmeno Amy. Dov'è finita? » tirò fuori immediatamente il cellulare per comporre il suo numero sperando che rispondesse. Non aveva più fatto caso a lei per tutta la sera e se per colpa sua le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonata.
« Tranquilla l'ho vista andare via con Sheldon prima. » disse Leonard e Penny smise subito di premere sullo smartphone per guardare il ragazzo.
« Davvero? E perché? »
Alzò le spalle. « Non ne ho idea. Saranno andati a farsi un giro per conto loro. »
Penny cercò di mascherare un piccolo sorriso.
E così erano da soli, eh? Chissà che accidenti stavano combinando ora.


« Non pensavo che Sheldon fosse fatto così. » mormorò una volta che Raj parcheggiò la macchina fuori dal campus. Avevano fatto tutto il tragitto in silenzio tombale, ma alla fine Amy non riuscì a trattenersi dall'esprimere quel pensiero.
« È stato lui a farti piangere? » disse serio il ragazzo voltandosi verso di lei.
« Lascia stare, Raj. La colpa è mia visto che pensavo fosse un tipo di persona e in realtà si è rivelato essere l'opposto. » guardò fuori dal finestrino le altre macchine parcheggiate. « È uno stronzo che si diverte a far soffrire gli altri e io sono stata così stupida da credere che fosse una brava persona. »
« Hai sentito quello che è successo in università con un certo Josh? »
Lei annuì. « Ma tu come fai a saperlo? »
Raj scrollò le spalle. « Beh, Leonard ci ha raccontato tutto. È stato lui a fermare Sheldon prima che si accanisse ancora su Josh. »
Solo lei non sapeva niente di questa storia a quanto pare.
« E poi c'è anche la questione con...Alex. » fece fatica a pronunciare quel nome. « E tutto quello che ha detto su di me insieme ai suoi amici. »
Raj tamburellò con le dita sul volante, ma non disse nulla. Amy si insospettì per quello strano silenzio da parte dell'indiano.
« Tu lo sapevi, vero? » disse assottigliando lo sguardo.
« I commenti che ha fatto su di te me li ricordo perché c'era anche Leonard in università. Era il primo giorno in cui avevano ripreso le lezioni ed eravamo andati tutti al solito bar quella sera per bere come abbiamo sempre fatto e ad un certo punto è venuto fuori l'argomento matricole e Leonard ha iniziato a fare i soliti commenti che si fanno sempre sulle matricole, sai com'è no? E tra questi nuovi arrivati presi di mira c'eri anche tu, anche se io e Howard ti conoscevamo solo come "la ragazza dai capelli castani che era passata di fronte a loro quella mattina". » allontanò lo sguardo dal suo. « Ma non sapevamo eri tu, davvero. Leonard non gli avrebbe mai dato corda se sapeva che saresti diventata una sua amica. »
« Capisco. » disse apatica.
« Stavano solo scherzando, Amy, davvero. »
« Ma davvero? Chissà perché non ci credo affatto. » sbottò incrociando le braccia al petto.
« Amy...» disse con un sospiro. « Sheldon ha tanti difetti, questo è vero, ma ti assicuro che non è cattivo né tantomeno perfido. Dopo averti conosciuta ha detto che se qualcuno osava dire qualcosa su di te gliel'avrebbe fatta pagare cara. »
Amy annuì poco convinta. Non si fidava ancora.
« E di Alex che mi dici? »
« Non saprei. Sono sempre stati molto amici e più di una volta Sheldon ha ribadito che non si sarebbe mai e poi mai approfittato di lei, però le cose, si sa, cambiano. »
Il viso di Amy si rabbuiò.
« Il fatto è che tra quei due c'è sempre stata una sorta di alchimia. Erano molto uniti prima che lei partisse per Londra. C'era un periodo in cui dove andava uno c'era sempre l'altra e quindi, tutto sommato me lo aspettavo che prima o poi quei due arrivassero, come dire...al sodo, ecco. » Le toccò il braccio per confortarla.
« Voglio solo che tu sappia che per te ci sarò sempre. Per qualunque motivo. »
« Grazie. » sorrise appena improvvisamente rincuorata. « Forse è meglio se vado adesso, si sta facendo tardi. »
« Sei sicura di voler restare da sola stasera? »
Il viso di Amy si fece cupo a quella domanda. No, non voleva stare da sola, sapeva che avrebbe passato tutto il tempo a focalizzarsi su quanto era successo prima con Sheldon, ma non aveva il coraggio di chiedergli di farle compagnia. Avrebbe voluto parlare con lui come se nessun problema fosse dietro alle sue spalle, pronto a farla cadere nello sconforto. Si portò entrambe le mani sul viso e scosse la testa in segno di dissenso.
Raj delicatamente le afferrò una mano costringendola così ad alzare gli occhi su di lui.
« Ho un'idea. » disse solo ed accese la macchina allontanandosi nella direzione opposta rispetto a quella da cui erano arrivati.

Amy non capiva cosa ci facevano su un prato a quell'ora così tarda. Ormai c'era poca gente per le strade e il parco in cui adesso si trovavano era completamente deserto.
Raj si avvicinò poco dopo con in mano una coperta che spiegò sull'erba resa fredda dalla bassa temperatura. Si sedette sulla morbida e calda coperta marrone ed invitò Amy a fare lo stesso.
« Guarda in alto. » disse ed Amy obbedì volgendo lo sguardo verso il cielo buio.
Quello che vide la lasciò senza parole. Non aveva mai visto così tante stelle brillare tutte insieme sopra la sua testa. Erano così belle che non riusciva a riabbassare lo sguardo sul ragazzo per chiedergli quali fossero i suoi piani per quella sera.
« È davvero bellissimo. » disse ancora incantata.
« Qui siamo lontani dalle luci della città, è per questo che riesci a vederle così nitide. » spiegò avvicinandosi un po' di più. Alzò poi un braccio per indicare un insieme di stelle. « Guarda quella costellazione: è Orione. È una delle più facili da riconoscere, vedi come sono luminose le stelle? »
Amy seguì il suo braccio fino ad individuare le stelle indicate. « Poi c'è Cassiopea che rappresenta la regina Etiope. »
« Wow...»
Ed andò avanti così per un po', con Raj che le spiegava qualche aneddoto interessante sulle costellazioni che conosceva e con Amy che lo guardava affascinata.
« Tu sei così diverso da Sheldon. Sei sempre gentile, come fai ad essere suo amico? »
Lui iniziò a ridacchiare. « Mi sono abituato ai suoi modi di fare, ai suoi cambi di umore improvvisi, ai suoi atteggiamenti. Te l'ho detto non è una cattiva persona bisogna solo imparare a conoscerlo bene. È divertente essergli amico, non ti annoi mai. »
Amy avrebbe voluto conoscerlo meglio come Raj aveva suggerito di fare, ma al tempo stesso credeva che non sarebbe mai riuscita a conoscerlo davvero. E credeva anche che non si sarebbe mai abituata del tutto ai suoi atteggiamenti o ai suoi cambi di umore come Raj sembrava aver fatto.
Raj appoggiò una mano sulla sua ed Amy smise di pensare a Sheldon. Lo guardò intensamente e sorrise appena.
« Sono contenta che tu sia rimasto con me. »
Raj portò la mano libera sul suo collo ed Amy non cercò di allontanarsi da quel tocco, anzi quel gesto fu sufficiente per tranquillizzarla.
« Anche io sono contento di essere rimasto. »
Si avvicinò un po' di più e quando constatò che Amy non aveva nessuna intenzione di spostarsi o di fermarlo sfiorò delicatamente le sue labbra. Sapevano del Cosmopolitan che aveva bevuto prima.  
Raj portò anche l'altra mano sulla sua guancia e tenendo il viso la baciò con meno timore. Aveva paura che si sarebbe allontanata e invece era lì che ricambiava il suo bacio, portando le braccia dietro alla sua nuca.
« Vorrei che questa sera non finisse mai. » mormorò il ragazzo una volta che si staccò da lei.
Amy sorrise, ma fu pervasa dalla sensazione che forse non era questo ciò che voleva perché la sensazione delle labbra di Sheldon era ancora nitida e fresca nella sua mente.
Le venne subito in mente anche quello che aveva detto Kripke su quanto accaduto con Alex, la conferma da quella ragazza che Sheldon stesse mentendo quando le disse che era tutto vero, la notizia che quella mattina Sheldon avesse preso a pugni un tizio senza apparente motivo; e tutto il suo perfetto castello crollò inesorabilmente al suolo.
Non sapeva esattamente come sentirsi, era ancora combattuta dai suoi sentimenti.
Poi incrociò gli occhi marroni di Raj e il suo sorriso così bello le diede un sollievo immediato.
Ora aveva la certezza.
Con Raj stava facendo la cosa giusta.



Penny e Leonard ridevano di gusto mentre uscivano dal locale. Erano stati così bene quella sera che il litigio avuto qualche giorno prima in cui lui le aveva chiesto se volesse o meno fare le cose seriamente sembrava dimenticato.
Penny rideva come non faceva da tempo e a Leonard piaceva guardarla mentre il suo viso si illuminava di gioia. Era così bella che non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Le prese una mano e la tirò verso di sé. Una mano dietro la nuca e l'altra stretta nella sua e presto le loro labbra si toccarono ancora una volta. Era un bacio decisamente più dolce rispetto a quello dato dopo la festa per le matricole.
« Leonard...» disse lei dopo che si staccarono, ma il ragazzo sorrise.
« Colpa mia, è da quando sei uscita di casa che volevo farlo. »
« Ne abbiamo già parlato. »
« È solo un bacio, Penny, rilassati. Non ho nessuna intenzione di diventare il tuo ragazzo puoi stare tranquilla. » replicò indurendo il tono. « Mi ricordo quello che hai detto prima, non me ne sono dimenticato. »
« Allora potevi fare a meno di baciarmi. » replicò lei stizzita.
« Farò a meno quando tu smetterai di ricambiare ogni mio bacio. » disse tranquillamente mentre tirava fuori dalla tasca le chiavi della macchina e Penny rimase ammutolita. Aveva ricambiato entrambi i baci, ma la prima volta non era particolarmente lucida e questa volta, beh, Leonard era più affascinante del solito. Il cuore prese ad accelerare all'improvviso mentre gli osservava la schiena e non riusciva a capire cosa le stesse succedendo. Voleva smettere di pensare ai ragazzi, ma per qualche assurdo motivo con Leonard le era impossibile.
« Ehi, ma cosa ci fai qui? » disse Leonard riconoscendo il suo coinquilino seduto sul marciapiede mentre si teneva la testa fra le mani.
« Sheldon...» lo chiamò ancora toccandogli la spalla visto che non si era mosso. Con una lentezza esasperante l'amico liberò la testa dalle mani e lo guardò.
« Ho rovinato tutto, Leonard. Sono stato così stupido da rovinare tutto con le mie stesse mani. »
« Aspettami in macchina. » disse rivolto a Penny.
« Okay...»
Quando salì in macchina e chiuse la portiera, Leonard si rivolse nuovamente al suo migliore amico.
« Dov'è Amy? Non dovrebbe essere qui con te? »
« È andata via con Raj. » si passò le mani sul volto più volte, poi si alzò in piedi di scatto. « Tutta colpa di quel maledetto Barry Kripke! Se lui non avesse cominciato a dire quelle stronzate non sarebbe successo nulla ed Amy sarebbe tornata con me non con Rajesh. » disse con profondo disprezzo.
« Sheldon, calmati. Spiegami cos'è successo! »
Sheldon si immobilizzò quando si rese conto di quello che la ragazza di Barry aveva detto.
"Non è una cazzata. È stata Alex a dirmelo."
Cosa le aveva raccontato? Era per quello che adesso giravano pettegolezzi su di loro?
Amy si era arrabbiata parecchio per questa cosa, molto più che con la storia dei commenti poco carini che aveva fatto la prima volta che l'aveva vista. Doveva vederci chiaro, capire cosa stesse succedendo.
E poi eccola lì. Alex stava uscendo mentre parlava e rideva con Bernadette.
Immediatamente la prese per un braccio e la allontanò da orecchie indiscrete.
« Che cosa stai facendo? » chiese piuttosto confusa.
« Che cosa sei andata a dire in giro? » sibilò furioso. Alex sbatté gli occhi più e più volte non sapendo nemmeno di cosa stesse parlando.
« Ma cosa stai dicendo? » lo ammonì corrugando le sopracciglia.
« Smettila di far finta di niente! Perché sei andata a dire che siamo stati a letto insieme? » disse avvicinandosi di un passo, lo sguardo assottigliato per la rabbia che non accennava a scemare.
Alex spalancò gli occhi. « Chi...chi ti ha detto queste cose? Io...io non ho mai detto questo! »
Sheldon incrociò le braccia al petto e spostò il peso da una gamba all'altra.
« C'era Rachel insieme a Kripke stasera. Hanno ribadito più volte il fatto che tu abbia detto a lei che io e te scopiamo da quando sei tornata. » disse in tono grave. « Ma sono sicuro che non hai detto tu queste cose, vero? »
La ragazza si morse il labbro e spostò lo sguardo alla sua destra, poi emise un lungo sospiro.
« Alex...» si avvicinò ancora ed appoggiò una mano sulla ringhiera in ferro. Erano vicinissimi tant'è che Alex deglutì sonoramente. «...che cos'hai detto a Rachel? » mormorò abbassando così tanto la voce da renderla roca.
« Niente, te lo assicuro. » sussurrò cercando di non distogliere lo sguardo dal suo.
Sheldon sospirò e lasciò lentamente la presa dalla ringhiera e mosse qualche passo indietro, poi le diede le spalle e scese i gradini di pietra. Una volta sul vialetto sentì Alex chiamarlo.
« Aspetta...» si torturò le mani prima di alzare lo sguardo su di lui che intanto si stava avvicinando a lei. « Ho...ho solo detto che eravamo stati insieme a parlare un po', non sono scesa nei dettagli. Ha insistito così tanto per sapere cos'avessimo fatto perché lei, insomma, sapeva quello che provo per te e...» prese una pausa. «...probabilmente quando sono rimasta così vaga avrà pensato che mi vergognavo di dirle com'erano andate davvero le cose e avrà frainteso tutto...» concluse.
Sheldon alzò gli occhi al cielo esasperato. « Non ci posso credere...sapevi come sarebbe andata a finire, perché continui a stare con quella lì non lo so! » la rimproverò. « Sai che è una pettegola e che non ha problemi a divulgare qualcosa anche se non è sicura che sia vero o falso! » alzò la voce. « È tutta colpa sua, la detesto quella ragazza! »
« A dire il vero non è solo colpa sua. »
« Che cosa intendi dire? » disse serio.
« Quando...quando lei mi ha chiesto se noi due eravamo finiti a letto insieme...io...non sono riuscita a dirle di no. » mormorò vergognandosi per il suo gesto.
Sheldon strinse le labbra in una linea dura. Non poteva credere a quello che aveva sentito. Erano amici, si conoscevano da tanti anni e non solo avevano passato di tutto insieme, ma si erano anche confidati e consolati a vicenda. Ora lei invece lo aveva ferito in questo modo. Raccontando una bugia su di lui, anzi su di loro.
« Senti, mi dispiace tantissimo, sono stata una stupida e hai ragione ad essere arrabbiato con me, ma alla fine si tratta di uno stupido pettegolezzo, vedrai che nel giro di qualche giorno si saranno già dimenti—»
Si girò di scatto. « Non mi interessa l'opinione degli altri! » gridò. « Non mi è mai fregato nulla di quello che gli altri pensano di me, lo sai bene. »
« Ma allora se non ti interessa perché sei così arrabbiato? Non è la prima volta che mettono in giro voci su di te, ma non ti sei mai curato di nulla...»
Sheldon prese un paio di respiri e chiuse gli occhi per un paio di secondi. « C'era anche Amy quando Kripke ha detto quelle stronzate. »
Alex schiuse la bocca stupita.
« E lei se n'è andata furiosa. Le avevo regalato un bracciale, l'ho...l'ho baciata e poi arriva quell'idiota e rovina tutto. »
Alex sussultò all'improvviso. Sheldon aveva deciso di farsi avanti con Amy e forse ci sarebbe anche riuscito nella corsa alla conquista del cuore della ragazza se lei non avesse fatto la più grande stupidata della sua vita, raccontando quella bugia.
Si portò una mano sulla bocca. « Mi dispiace così tanto...» sfiorò un suo braccio, ma lui si scostò.
« Mi fidavo di te, dico davvero. Adesso invece...» sospirò. « Ho bisogno di tempo. »
Alex annuì sentendo gli occhi farsi lucidi. « Certo...capisco. »
« È meglio se vado adesso. » tagliò corto voltandole le spalle e scendendo di corsa i gradini per poi raggiungere l'auto parcheggiata. Una volta salito guardò la sua immagine riflessa nello specchietto retrovisore ed emise un lungo sospiro di rassegnazione.
L'aveva fatta soffrire e se ora l'aveva persa poteva solo incolpare se stesso.


È un capitolo decisamente più lungo rispetto ai precedenti, spero di non avervi annoiato^^' ma almeno mi faccio perdonare per il ritardo.
Che dire, il capitolo è partito in un modo per poi stravolgersi completamente sul finale. Ammettetelo, questa volta eravate davvero convinti che finalmente Sheldon ce l'avrebbe fatta a dichiarsi ad Amy. Ma da quale persona perfida e malvagia che sono ho deciso di scombussolare tutto e mescolare un po' le carte in tavola.
Amy è venuta a conoscenza di certi dettagli di Sheldon che l'hanno fatta arrabbiare parecchio e nonostante quest'ultimo abbia tentato in tutti i modi di spiegarsi, Amy non glielo ha permesso.
Leonard e Penny...mmh, davvero sono così intenzionati a non iniziare una storia seria?
Ora corro a rispondere alle vostre recensioni e vi ringrazio ancora infinitamente per seguire questa fanfic!
Alla prossima^^


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Capitolo 18
*** Heartbroken ***


777
Capitolo XVII
Heartbroken



"So che non potrei mai rassegnarmi a vederti con lui.

Ma dentro me sento che tu mi vuoi."

Modà●


Amy uscì per ultima dall'aula dopo un lungo ed intenso esame. Sentiva la testa scoppiarle per la mancanza di sonno e le troppo ore di studio, ma almeno si era finalmente liberata da un esame difficile e poteva così godersi qualche giorno di riposo.
Entrata nella caffetteria si apprestò a cercare un tavolo vuoto dove avrebbe sistemato le sue cose per poi andare a prendersi qualcosa al cioccolato e pieno di zucchero. Ne aveva decisamente bisogno.
Nemmeno il tempo di appoggiare la sua tracolla sulla sedia che venne raggiunta da un ragazzo che ultimamente non sapeva se adorare o se odiare a morte. I suoi bei occhi azzurri la fissavano attentamente e, dopo aver accennato un breve sorriso, appoggiò sul tavolo un bicchiere pieno di quello che doveva essere l'idea di cioccolato e pieno di zucchero che aveva in mente. Allungò il milkshake con più panna verso di lei e si sedette, tenendosi per sé quello meno abbondante.
« Che cosa vuoi? » disse piatta, studiando attentamente le sue mosse quasi non credesse che potesse fare tutto con così tanta naturalezza come se non fosse successo assolutamente nulla.
Sapeva che lo avrebbe visto, era naturale dato che frequentavano la stessa università e avevano perfino un corso in comune, ma sinceramente sperava che non si sarebbe mai avvicinato. Era stata stupida, doveva sapere che non lo avrebbe mai fatto.
« Ti ho portato il milkshake con panna e cioccolato, il tuo preferito. » disse con ovvietà il moro assaggiando la seconda cucchiaiata. Prese un cucchiaino e glielo porse, ma rimase con il braccio sospeso a mezz'aria dato che Amy non voleva prenderlo.
« Non ho nessuna intenzione di star qui a mangiare un milkshake con te. » sbottò tagliente afferrando la sua tracolla e pronta a fare marcia indietro.
« Lo facciamo sempre dopo un esame, Pigeon. »
Amy si mise la tracolla sulla spalla, ma non si mosse. Il tono che aveva usato era mesto, quasi timoroso oserebbe dire. Nel suo sguardo sembrava scorgere un velo di supplica, quasi avesse aspettato tutto il giorno solo per poter condividere un semplice dolce insieme. Incredibilmente riuscì a restare ferma nella sua freddezza, senza farsi influenzare dal suo comportamento improvvisamente privo dell'arroganza che generalmente lo caratterizza.
« Non voglio più farlo con te, Sheldon. » replicò duramente. « Ti ho detto di lasciarmi in pace, perché non lo capisci? »
« Non finché non mi lasci spiegare. »
« E io ti ripeto per l'ennesima volta che non voglio sentire le tue stupide scuse. Per una volta accetta che qualcuno ti dica di no. »
Sheldon si alzò di scatto facendo quasi cadere la sedia e batté con forza entrambe le mani sul tavolo.
« Non lo accetto, no! Perché so che nemmeno tu vuoi questo in realtà. Sei solo arrabbiata e parli a sproposito, come fai sempre del resto. »
Amy sbatté le palpebre più volte. « Come scusa? Io parlerei a sproposito? »
« Ogni volta che ti arrabbi finisci sempre per non ascoltare mai nessuno e dici cose che non diresti mai. » aggirò il tavolo e si mise di fronte a lei, pochi centimetri a dividerli. « Come per esempio il fatto che non vorresti più stare con me. »
Amy sentiva crescere la rabbia. Non sopportava quel suo modo di dimostrare di avere sempre ragione ad ogni costo. Lui non poteva assolutamente immaginare i sentimenti che stava provando in questo momento. Certo che avrebbe voluto continuare a stare con lui, ma era proprio Sheldon stesso a renderlo impossibile. Se fosse stato meno imprevedibile, meno sfuggente e meno incoerente tutto questo adesso non ci sarebbe. Ma perché appunto sapeva che comunque andavano le cose avrebbe sempre finito per rimanere delusa che la costrinse a nascondere tutti questi sentimenti dietro una maschera di finto menefreghismo.
« Ti assicuro che sono più che convinta di questa decisione. Non voglio più avere a che fare niente con te. »
Sheldon, invece di arrabbiarsi come pensava, iniziò a ridere facendola innervosire parecchio.
« Come se ci riuscissi davvero. » Amy strinse le labbra. Forse aveva ragione, anzi, aveva pienamente ragione, ma questo non poteva dirglielo. « Sappiamo entrambi che non riuscirai mai a starmi lontana, Pigeon. »
Amy sostenne il suo sguardo pungente nello stesso identico modo. « Per prima cosa, io riesco benissimo a starti lontana, quello che non ci riesce sei tu. E per seconda cosa...» questa volta fu lei ad avvicinarsi a lui, abbassando al minimo la voce. «...non chiamarmi più con quello stupido nome. »
Il sorriso un po' sbilenco sul volto del ragazzo lasciò spazio ad un'espressione fredda, priva di emozione.
« Te lo dico per l'ultima volta: stammi lontano. »
E con questo concluse, andandosene verso l'uscita e lasciandolo in piedi accanto al tavolo su cui erano appoggiati due milkshake di cui uno non era stato nemmeno toccato.
Sheldon abbassò lo sguardo rendendosi conto del duro colpo che aveva subìto. Amy era davvero, ma davvero arrabbiata se pensava a quelle cose. Forse faceva davvero bene così, uscire dalla sua vita e lasciarla andare.
Mentre rifletteva su questo passò davanti al tavolo in cui era seduto il capitano della squadra di football, il quale mostrava ancora sul volto i segni lasciati da Sheldon dopo la famosa rissa che aveva fatto mormorare e discutere l'intera università.
Appena i loro occhi si incrociarono Josh abbassò immediatamente lo sguardo sul suo piatto e smise di ridere.
« Ehi, ma che ti prende? »
Sheldon si fermò immediatamente riconoscendo quella voce odiosa ed irritante. Sapeva che doveva fargliela pagare in qualche modo per quello che aveva fatto, dato che aveva volontariamente rovinato quello che doveva essere uno dei momenti migliori della sua vita. Più ci pensava e più sapeva che era soltanto colpa sua se Amy ora lo odiava. Arretrò così di qualche passo e raggiunse il tavolo occupato dall'intera squadra di football.
Appena lo adocchiò Barry gli rivolse un largo sorriso.
« Cooper, è sempre un piacere rivederti. » disse ironico. Fu l'unico a rivolgersi con così tanta tranquillità a Sheldon, gli altri rimasero immobili quasi avessero paura di subire la stessa sorte di Josh.
« Josh ci stava proprio raccontando di come lo hanno appena dimesso dall'ospedale e che i suoi genitori hanno intenzione di denunciarti. » continuò Barry trasformando il sorriso in un ghigno. Sheldon si irrigidì e questo non passò inosservato a Barry che lo fece divertire ancora di più. « Come è finita è finita poi con quella lì? Te l'ha data o no? Anche se dalla scenetta che ho visto prima direi proprio di no. » lo prese in giro iniziando poi a ridere.
Sheldon impulsivamente scattò verso di lui e Barry si alzò di colpo a sua volta.
« Che c'è, ti ho offeso per caso? Poverino, la ragazzina è andata via e lui ci è rimasto male. » lo scimmiottò e Sheldon dovette fare forza a tutto se stesso per non sbattergli la faccia contro il tavolo. Non voleva creare ulteriori casini in università.
« Quello che è successo tra me ed Amy non deve interessarti. » sibilò furioso.
« Peccato, perché ti assicuro che è parecchio divertente. »
Sheldon stava per ribattere quando l'occhio gli cadde sulla bionda seduta nel posto accanto a quello di Barry. Appena la riconobbe ghignò e Barry si limitò a squadrarlo perplesso.
« Rachel non ti ha mai raccontato di come ce la siamo spassata quando sei stato due settimane a New York quest'estate? »
Come previsto Barry sbiancò all'improvviso e smise immediatamente di sorridere.
« Non ti ha detto di quante volte lo abbiamo fatto e che abbiamo usato ogni luogo possibile del tuo appartamento? » Ora era il suo turno di deriderlo davanti a tutti. Come previsto i ragazzi al tavolo iniziarono a sghignazzare sommessamente e Barry si sentì sprofondare dall'umiliazione.
« Sheldon! » strillò Rachel. « Avevi promesso che non lo avresti detto a nessuno! » Si portò entrambe le mani sulla bocca accorgendosi troppo tardi di aver rivelato fin troppo, ma ormai il danno era fatto. Aveva appena ammesso che quello che Sheldon aveva detto era tutto vero.
« Tu lo hai portato nel nostro appartamento?! » urlò fumante di rabbia rivolto alla ragazza seduta dietro di sé. « E te lo sei scopato per tutto il tempo in cui non c'ero! Era così che ti mancavo, eh?! »
« Ops, forse non avrei dovuto dirlo. » disse il moro fingendo di rammaricarsi. « Divertitevi adesso. » concluse spostandosi verso l'uscita lasciandoli nel loro litigio. Vibrò il cellulare e lo estrasse per leggere il messaggio. Era di Raj mandato nella chat di gruppo che condivideva con gli altri tre amici.

"Ragazzi stasera ho una notizia fantastica da darvi!"

Non gli interessava sapere che tipo di notizia fosse.
Ripose il cellulare in tasca e si avviò verso l'aula di fisica.


~°~


« Andiamo? » domandò Leonard.
Penny si alzò dal divano e diede una veloce sistemata alla gonna corta del vestito mentre Sheldon si sistemò la giacca elegante indossata sopra a una maglia colorata per poi affiancarsi a passo svelto all'amico. Teneva lo sguardo basso, rimurginando per l'ennesima volta su Amy e sulle sue parole.
Erano passati diversi giorni da quando l'aveva baciata e ancora non riusciva a togliersi dalla testa l'idea che Amy stava ricambiando il suo bacio, che forse gli avrebbe rivelato che anche lei provava qualcosa per lui.
In tutto quel tempo Amy non fece altro che allontanarlo, ancora troppo arrabbiata per permettersi di ascoltarlo. Il modo con cui lo guardava, con disprezzo e fastidio, fu difficile da sopportare per Sheldon. Cercò di mostrarsi il più possibile indifferente, ma sapeva che era solo questione di tempo prima di crollare. Sentirsi dire che non voleva più avere nulla a che fare con lui lo lasciò senza parole. Non credeva che qualcuno, una ragazza per giunta, sarebbe riuscita a ferirlo così profondamente.
« A cosa stai pensando? »
Sheldon alzò la testa di scatto rivolto al suo coinquilino, trovandosi per un attimo smarrito.
« Niente...niente di importante, Leonard. »
Leonard lo squadrò per qualche secondo, intento a capire se stesse mentendo o meno, poi decise di lasciare perdere.
« Chissà cosa avrà da dirci Raj stasera. Sono piuttosto curioso. »
Giusto, la fantastica notizia che doveva dare a tutti. A Sheldon non interessava un tubo sapere se era stato promosso a capo chef del ristornate, se i suoi genitori avevano finalmente comprato quella villa al mare o chissà cos'altro.
Stasera ci sarebbe stata anche Amy e doveva pensare soltanto a questo, ovvero a come trovare un modo per farle ascoltare quello che aveva da dire.
« Dai, andiamo che ci stanno aspettando! » si intromise la bionda spingendo il ragazzo più basso verso l'uscita.
Dopo aver percorso alcuni chilometri in macchina giunsero a un ristorante che per tutto quel tempo in cui vissero a Pasadena non avevano mai saputo della sua esistenza. Nemmeno il nome risultava familiare. Non solo quel posto era nascosto in una stradina stretta e buia, ma da fuori sembrava addirittura mezzo abbandonato. Ma dove accidenti erano finiti?
« Beh, ma che diavolo è questo posto? » sbottò Sheldon infastidito e mezzo schifato alla vista di quel posto.
« Raj ha detto di venire qui a mangiare perché è uno dei migliori posti in cui sia mai stato...» commentò Leonard ricordando il messaggio mandato nel gruppo la sera prima.
« Abbiamo sbagliato per caso? » disse Penny anche lei perplessa per la strana scelta dell'amico.
« No è giusto, ho messo il navigatore apposta. »
Si scambiarono delle brevi occhiate.
« Entriamo e vediamo se troviamo qualcuno. » propose Sheldon e gli altri due appoggiarono la sua idea con un semplice cenno della testa.
Varcarono la soglia e l'interno non era tanto meglio di come si presentava l'esterno. L'arredamento era ridotto all'osso, i tavoli come le sedie sembravano provenire da mercato di roba vecchia e nell'aria c'era un vago odore di fumo di sigari. Nonostante ciò non dava l'idea di essere un posto sporco o poco frequentato, anzi i numerosi tavoli erano quasi tutti occupati e c'erano alcuni in fila ad aspettare di sedersi.
Si avvicinarono al bancone dove un uomo di bassa statura stava leggendo qualcosa su un quaderno pieno di scritte e cancellature e con gli angoli rovinati.
« Scusi per caso—»
« Oh, ma voi siete gli amici di Rajesh vero? » esclamò l'uomo dall'accento straniero, probabilmente messicano.
« S-sì...quindi lui è qui? »
« Certo è giù che vi aspetta insieme a tre belle fanciulle, un tizio pallido come un lenzuolo e il suo amichetto speciale da cui non si separa mai! » disse con un largo sorriso e la voce acuta.
Penny dovette mordersi il labbro per non ridergli in faccia. Aveva una voce davvero assurda.
« Dobbiamo scendere quelle scale? » continuò Leonard indicando le scale infondo alla grande stanza, vicino ai bagni.
« Esattamente! » rispose l'uomo sempre con quel sorriso enorme. « Volete che vi accompagni? »
« No no grazie abbiamo capito. » si affrettò di rispondere Leonard per paura di averlo in mezzo ai piedi ancora.
« Come facevi a sapere che eravamo amici di Raj? » chiese Sheldon curioso e Leonard alzando gli occhi al cielo lo tirò leggermente per una manica invitandolo a muoversi e a lasciarlo perdere.
« Oh, è stato faaaacile! » si sfregò le mani. « Rajesh mi ha detto che se avessi visto un bel ragazzo alto con gli occhi azzurri e l'aria di chi si crede il più figo del mondo, uno basso e con la faccia da scemo e una bionda carina avrei dovuto farvi passare immediatamente. »
« Ehi! » si lamentò Leonard per essere stato l'unico ad essere stato insultato nella descrizione.
L'uomo si protese verso di loro e si soffermò ad osservare intensamente Sheldon. « E aveva ragione quando diceva che non sei affatto male. Guarda qui che bel figliolo! » alzò la voce e un paio di persone si girarono per guardarli.
Sheldon rise nervosamente mentre si allontanava di un paio di passi messo in soggezione da quello sguardo così intenso ed inquietante. « D'accordo. Allora noi andiamo eh? »
« Se per caso sei single guarda che io sono qui! » gridò alzando un braccio ad indicare la sua presenza come se non si fossero accorti fino a quel momento che lui era lì.
Sheldon spintonava Leonard per farlo camminare più veloce. « Muoviti, veloce. E non ti voltare! »
Penny intanto scoppiò a ridere mentre scendevano le scale. « Dai, era simpatico però! »
« Era inquietante, altroché! Hai visto come mi guardava? »
« Poverino, si è preso una cotta per te. Cosa c'è di male? » continuò lei mentre rideva.
« Lasciamo perdere. Spero solo di non incontrarlo mai più. » borbottò mentre raggiungeva il tavolo occupato dai suoi amici.
Howard li guardò perplessi. « Perché state ridendo? »
« Perché il tizio alla reception, o comunque quella specie di cosa dove teneva conto dei tavoli occupati, è tipo l'uomo più inquietante che abbia mai conosciuto e si è pure preso una cotta per Sheldon. » spiegò Penny che ancora cercava di trattenersi dal ridere.
« Non fate caso a Pablo. Non è tanto a posto. » disse Raj mentre sfogliava il menù che in quel caso c'era ben poco da sfogliare visto che era un semplice foglio scritto da entrambi i lati.
« Ma in che razza di posto ci hai portati?! » sbottò Sheldon una volta seduto.
« Qui amico mio fanno la miglior cucina messicana dell'intera città, anzi dell'intera California. Lo so che da fuori non daresti due centesimi, ma la cucina è stratosferica. »
« Avrei preferito uno dei soliti vecchi posti. » disse prendendo uno dei fogli su cui erano scritti i vari piatti.
Notò che a capotavola c'era anche Alex e le rivolse solo un breve cenno prima di immergersi nuovamente nella lettura e la ragazza sospirò. Nessuno parve accorgersi della tensione che c'era tra i due.
Davanti a sé invece c'era Amy che stava giocando con i capelli e intanto pensava se provare ad assaggiare o meno le ali di pollo fritte. Si ritrovò ad osservarla a lungo da sopra il menù e lei notando il suo sguardo pungente ricambiò solo con un paio di veloci occhiate. Nessuno dei due aveva più parlato con l'altro dalla sera prima e nonostante le avesse mandato più di un messaggio per chiederle di potersi spiegare lei non gli rispose.
Sheldon non voleva ritornare come quando aveva deciso di ignorarla e di starle lontano per un suo capriccio. Non voleva ritrovarsi nella situazione opposta in cui era lui che bramava anche solo una breve occhiata, ma la quale veniva continuamente rifiutata.
« Hai già deciso cosa prendere? » le domandò e Amy dovette per forza rispondere non avendo alcun modo la possibilità di allontanarsi da lui e dalle sue domande.
« Sono indecisa. Non so se prendere le Fajitas o il più classico Chili con carne. » disse mostrandosi poco interessata.
« Possiamo fare a metà se vuoi. Io prendo un piatto e tu l'altro e poi ce lo dividiamo. »
Amy stava per rispondere che non era una cattiva idea quando Raj la precedette. « Il chili qui è una bomba. Prendi quello, non rimarrai delusa te lo assicuro. » disse rivolgendo una mezza occhiata all'amico.
« Va bene. » disse abbozzando un sorriso.
Immediatamente a Sheldon venne in mente il messaggio ricevuto quella stessa mattina da Raj riguardo una notizia fantastica che doveva dare a tutti. Non ci aveva badato più di tanto durante la giornata perché poco gli interessava sapere cosa si trattasse, ma ora aveva un terribile sospetto. Amy e Raj erano seduti uno accanto all'altra, si continuavano a scambiare occhiate e sorrisi e il fatto che le avesse accarezzato la mano più volte senza che lei desse alcun cenno di fastidio anzi era piuttosto soddisfatta.
Poco alla volta le sue paure peggiori stavano prendendo forma.
Mentre gli altri parlavano e mangiavano Sheldon continuava a guardare i due ragazzi seduti di fronte a lui cercando di non farsi notare. Stava studiando i dettagli per capire se quello che pensava fosse vero o fosse in realtà un semplice sospetto.
« Allora qual è questa cosa che dovevi dirci? » disse Howard che ormai fremeva dalla curiosità.
Bernadette guardò curiosa prima il fidanzato poi l'amico. Stessa cosa fece Penny, ma si limitò semplicemente a guardare Raj.
L'indiano piegò il tovagliolo e prese una mano di Amy e le loro dita immediatamente si incrociarono.
Sheldon sentì il cuore accelerare e la gola farsi secca.
« Io ed Amy stiamo insieme. » disse semplicemente senza inutili giri di parole. Tutti si bloccarono per un paio di secondi.
Bernadette fu la prima a mostrare un grande sorriso e complimentarsi con loro dicendo che erano proprio carini insieme. Stuart chiamò il cameriere per farsi portare altro vino per festeggiare, Penny si sforzò di sorridere dopo aver fatto cadere la forchetta nel piatto per lo shock. Howard si sforzò di essere entusiasta per l'amico, ma non ci riuscì completamente. Alex non disse nulla e Sheldon rimase semplicemente immobile come una statua. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito, non voleva.
Io ed Amy stiamo insieme.
« Devo...devo uscire un attimo. » mormorò dopo essersi alzato di scatto rischiando di far cadere il cameriere con il vino in mano.
« Stai bene? » domandò Leonard preoccupato. Lui si limitò semplicemente ad annuire. Si scusò con il cameriere e salì in fretta le scale. Leonard gettò il tovagliolo sul tavolo e lo raggiunse.
Penny rivolse un'occhiata torva alla sua migliore amica. « Devo andare in bagno. Vieni con me Amy? »
« Ma io a dire il ver—» Penny assottigliò lo sguardo minacciosa. « Okay ti accompagno. » ed entrambe salirono le scale per raggiungere il bagno.
« Devo fare una telefonata, scusate un attimo. » disse Alex con un filo di voce e Bernadette, conoscendola bene, sapeva che stava mentendo così decise di seguirla. « Aspetta vengo con te. Il cellulare non prende niente qui sotto! » Dopo che se ne andarono anche loro al tavolo rimasero in tre.
Stuart aveva ancora la bottiglia in mano pronto per dare il via ai festeggiamenti e intanto guardava perplesso e stupito i due ragazzi.
« Ehi, ma che accidenti succede?! » esclamò Raj rivolto ad un tavolo deserto ormai deserto.

 

Sheldon uscì e percorse qualche metro lungo il vicolo prima di appoggiare entrambe le mani al muro e guardare la strada mentre prendeva dei grossi respiri.
Io ed Amy stiamo insieme.
Quelle cinque dannatissime parole continuavano a ripetersi nella sua mente. Le cose erano degenerate in fretta negli ultimi giorni. Sapeva che stavano uscendo insieme, si era accorto degli sguardi che si lanciavano e allora perché questa notizia lo aveva turbato così tanto nel profondo? Forse perché una parte di lui non se lo aspettava affatto. Non dopo quel bacio in cui lei sembrava tutt'altro che intenzionata a staccarsi, anzi, ne era decisamente entusiasta se n'era perfettamente accorto.
« Cosa succede? » la voce del suo migliore amico lo costrinse ad alzare la testa e a staccare le mani dal muro.
« Niente, assolutamente niente. »
« Pensi sia così stupido? » si avvicinò lentamente fino a trovarsi di fronte a lui. « Te ne sei andato di punto in bianco senza motivo! Vuoi dirmi perché? » disse esasperato.
Sheldon appoggiò le spalle al muro e si lasciò andare in un sospiro. « Non lo so nemmeno io che mi sta succedendo...» ammise a mezza voce.
« Devi spiegarti meglio di così se vuoi che ti dia una mano. » disse serio l'amico giocando con le chiavi nella tasca.
Sheldon si staccò di colpo e fece qualche passo in avanti. « Io non lo so, va bene!? Non so che diamine mi sta succedendo! » esclamò ad alta voce. Si girò verso Leonard. « Dovrei essere felice per Raj, ma non lo sono! » confessò passandosi una mano sul volto.
Leonard spalancò la bocca a quella rivelazione. Non fu difficile capire a cosa si riferisse. « Oh mio Dio...» disse. « Ti piace Amy, vero? Tu...tu sei...»
Lui chiuse sgranò gli occhi. « No, non è come pensi, non- »
« Tu sei innamorato di lei. » constatò, interrompendolo, con l'espressione stupita sul volto.
Entrambi restarono in silenzio per interminabili secondi.
« Amico perché non me lo hai mai detto? » disse infine con un filo di voce dopo essersi ripreso.
Sheldon corrugò la fronte. « Cosa avrei dovuto dirti? Che mi piaceva la ragazza a cui andava dietro Raj? » sbottò incrociando le braccia.
« Sì! E qui non si tratta solo di piacerti, ma te ne sei addirittura innamorato! Siamo amici e ci siamo promessi che ci saremmo detti qualunque cosa ricordi? »
« Sì lo so...» ammise a bassa voce e sciogliendo le braccia per riportarle lungo i fianchi.
« Però adesso...cavolo Sheldon, adesso è un casino. Perché non glielo hai mai detto prima? »
« Ho cercato di dirglielo, ma non ci sono riuscito. E ora penso che sia troppo tardi. »
Leonard annuì. « Sì Sheldon, è troppo tardi ora. »
Sheldon spalancò gli occhi di fronte a quell'affermazione. Era suo amico pensava sarebbe uscito con qualcosa tipo: "ti aiuterò con Amy, non preoccuparti".
Vedendo l'espressione di Sheldon, Leonard si affrettò a spiegarsi. « Adesso stanno insieme Sheldon ed è evidente che si piacciono molto. Se ti fai avanti adesso finiresti per perdere due amici in un colpo solo oltre a ricevere un rifiuto da parte di Amy. »
« Immagino. Infatti non è mia intenzione interferire con loro. » disse con aria mogia mentre si incamminava verso l'auto parcheggiata.
« Mi dispiace. Vorrei aiutarti, dico davvero...»
« Lascia stare Leonard. » tagliò corto avviandosi verso la parte opposta dell'ingresso del ristorante. « Non ho voglia di tornare giù con...loro. Inventati una scusa o non lo so. Fa' quello che ti pare. »
Sparì dietro l'angolo del vicolo senza dare il tempo a Leonard di replicare.


Penny appoggiò con un gesto secco la pochette rossa sul mobile accanto al lavandino e si girò verso l'amica, appoggiandosi al lavabo ed incrociando le braccia al petto dove un dito aveva iniziato a picchiettare nervosamente sul braccio.
« Cosa stai facendo? Si può sapere? »
Amy abbassò lo sguardo.
« Vedo Sheldon avvicinarsi a te e sgusciare via insieme dal locale, e adesso tu mi dici che stai insieme a Raj?! » esclamò.
« Penny...»
« Mi hai detto che ti piaceva Sheldon, che volevi stare con lui! » continuò, alzando la voce.
Amy si sistemò il vestito e la guardò seriamente. « Io non ho mai detto che volevo stare insieme a lui. » replicò duramente e la bionda serrò le labbra. « Cioè ci ho pensato tante volte, è vero, ma mi sono accorta che non è lui la persona che voglio! »
« Amy...» disse staccandosi dal lavandino e avvicinandosi a lei. « Che cos'è successo quella sera? »
Amy prese un grosso respiro. « Siamo andati sulla spiaggia e...ci siamo baciati, anzi lui ha baciato me. »
Penny spalancò gli occhi, ma non disse una parola.
« Poi è arrivato un tizio, ha cominciato a dire che Sheldon e Alex sono stati insieme e che aveva fatto a pugni con un suo compagno di corso la mattina...»
« Sì avevo sentito...» disse semplicemente ricordando le voci che giravano per i corridoi.
« E ho capito che sto solo perdendo tempo con lui. » si strinse le braccia e abbassò la voce. « È stato a letto con Alex e poi mi ha baciata...quanto si può cadere più in basso di così? » mormorò con un filo di voce.
« Mi dispiace. » disse avvolgendola in un abbraccio. Era stata scossa da quella confessione. Non sapeva di Alex e questo la lasciò parecchio turbata. Non voleva che anche Amy soffrisse come ha sofferto lei in passato. Era davvero furiosa con Sheldon. Come si permetteva di trattare così la sua migliore amica?
Mentre preparava piani di vendetta sentì Amy parlare da sopra la sua spalla.
« Vorrei essere arrabbiata con lui, ma non ci riesco. » ammise con gli occhi chiusi e le mani strette a pugni.
La allontanò un po' da sé, quel tanto che bastava per guardarla negli occhi. « Non ci riesci per quello che provi per lui. » disse con un mezzo sorriso. « E il fatto che porti ancora il braccialetto che ti ha regalato ne è la prova. »
Amy accarezzò inconsciamente il sottile filo che le avvolgeva il polso pensando all'evidente imbarazzo che Sheldon aveva provato quando le porse la scatolina o delle sue dita che lentamente le accarezzavano il braccio per poi salire fino a soffermarsi sul collo. Anche se ci provava con tutta se stessa non riusciva a non rendere meno reale quel tocco, a renderlo un caso isolato, un episodio da rilegare in un angolo remoto della propria memoria.
Basta! Doveva smetterla di pensare sempre a lui.
« Forse hai ragione...è per colpa di questi stupidi sentimenti che provo per Sheldon che non riesco ad odiarlo. »
« Stare con Raj non migliorerà la situazione. » disse Penny seria.
Amy aprì la porta del bagno. « Ma ho bisogno di lui adesso. »



« Perché mi hai seguito, Bernadette? » disse duramente la ragazza rivolta all'amica che timidamente si avvicinava alle sue spalle e si tormentava l'unghia del pollice.
« Quando Raj ha detto che stava insieme ad Amy sei sbiancata di colpo. Poi ti sei alzata per andare via ed istintivamente ti ho seguito...» ammise e si lisciò la gonna a palloncino del vestito. Ridacchiò poi nervosamente. « Magari dovevi fare davvero una telefonata e io mi sto solo preoccupando per nulla. »
Alex scosse la testa e si portò una mano all'altezza della fronte. Dopo le parole di Raj guardò immediatamente Sheldon e l'espressione che si dipinse sul suo volto le aveva tolto il respiro. Per un paio di secondi aveva visto incredulità, rassegnazione, rabbia e invidia. Poi nascose sotto un falso sorriso di circostanza tutte quelle emozioni. Quando lo vide alzarsi e andarsene una morsa allo stomaco improvvisa la costrinse a fare lo stesso. Si sentiva terribilmente in colpa per quello che stava accadendo. Una parte di sé sapeva che se non fosse stato per lei forse al posto di Raj ci sarebbe stato Sheldon a dire che adesso era fidanzato mentre con un braccio avvolgeva le spalle di Amy.
Le serviva una boccata d'aria e Bernadette non era nei suoi piani. Ora però la bionda si era portata in parte a sé e teneramente le accarezzava un braccio.
« Non c'è nessuna telefonata in realtà. » disse a bassa voce.
Bernadette sorrise appena. « Lo avevo capito. »
« È che...mi sento così in colpa...non avrei dovuto...»
« Fare cosa? » chiese perplessa smettendo di accarezzarle il braccio.
Si passò una mano nei capelli. « Niente, niente...»
Non poteva di certo rivelarle il motivo. Avrebbe finito per odiarla esattamente come Sheldon.
« Sei strana ultimamente, sai? » la fissò negli occhi. « Da quando sei tornata. »
Alex alzò le spalle con un gesto di noncuranza, facendo finta che andasse tutto bene. « La vita di Londra ti cambia. »
« O forse è la vita di qui che ti sta cambiando. Magari centra qualcuno. »
Alex serrò le labbra sentendosi colta in flagrante. Bernadette non era stupida e ovviamente stava già intuendo che qualcosa stava cambiando in lei. Nonostante fosse sua amica non riusciva a confidarsi pienamente come se qualcosa la bloccasse.
« È...è complicato. » ammise.
Bernadette tornò ad accarezzarle il braccio nel tentativo di rassicurarla e di farle capire che era lì per qualunque cosa.
« Qualunque cosa sia, anche se è la più complicata del mondo, si sistemerà. Ci vuole solo tempo, vedrai. »
« Questa volta non credo si risolverà. » disse guardandola negli occhi azzurri. Alzò poi un braccio per chiamare un taxi e appena si fermò sul ciglio della strada si gettò all'interno senza nemmeno rivolgere mezza parola all'amica. Una volta seduta e chiusa la portiera si rilassò sul sedile, chiudendo gli occhi ed abbandonandosi alla stanchezza che aveva iniziato a sentire.   
 

~°~


« E niente, è successo e basta. Sinceramente non so nemmeno io come sia nato tutto. Ci siamo baciati dopo che abbiamo guardato le stelle, siamo usciti ancora un paio di volte e le ho chiesto se voleva rendere la cosa seria e lei ha detto di sì. » spiegò Raj il giorno dopo ai suoi amici seduti al solito bar. Raccontò dettagliatamente gli eventi che lo portarono a mettersi insieme ad Amy e il suo palese entusiasmo aiutò a rendere tutto più avvincente. Sheldon cercava di mostrarsi contento per lui, ma era già tanto se riusciva a mostrargli un sorrisetto di circostanza palesemente finto.
« Sono sempre più convinto che Amy sia quella giusta. Pensavo che dopo Lucy non sarei più riuscito ad andare avanti e invece...» sorrise. « Amy mi sta rendendo di nuovo felice. »
« Finalmente sei riuscito a toglierti dalla testa quella Lucy, non ne potevo più sentirti parlare di lei, sopratutto dopo tutto quello che ti ha fatto. » disse Howard dando una pacca sulla spalla dell'amico.
« Ve l'ho detto ragazzi. Il capitolo Lucy è chiuso definitivamente. »
Leonard schiuse le labbra in un sorriso. « Ottimo. »
Raj ridacchiò e poi, rivolgendosi a Sheldon, smise di sorridere diventando improvvisamente serio.
« Non dici niente? »
« Cosa dovrei dire? » ribatté con freddezza, assaggiando il suo drink.
« Qualcosa sul fatto che sono finalmente riuscito a lasciarmi alle spalle la storia con Lucy, che non sto più soffrendo a causa sua e che sono felice di stare con Amy? »
« Buon per te. » disse tagliente, mettendo mano al portafogli ed alzandosi.
« Grazie, sei davvero un ottimo amico, sul serio. » replicò sarcastico Raj alzando il proprio bicchiere verso di lui e poi portandoselo alle labbra.
Sheldon strinse le labbra per qualche secondo, scrutandosi entrambi negli occhi come se si stessero sfidando a una sorta di duello immaginario. Il leggero attrito che da qualche mese c'era tra di loro si era improvvisamente accentuato, rendendo freddo e macchinoso qualsiasi tipo di dialogo o di interazione.
« Ho da preparare un esame difficile, stasera non esco. » disse semplicemente, voltandosi per andarsene, ma la voce di Raj lo bloccò.
« Sei incredibile, davvero. Il tuo menefreghismo e disinteresse per gli altri mi lascia senza parole. »
Sheldon si girò ed alzò un sopracciglio scettico. « Menefreghismo? »
« Sì, menefreghismo. Ti importa soltanto di te e basta, degli altri non ti interessa minimamente. Non dico di fare i salti di gioia, ma almeno un minimo di interesse e coinvolgimento non mi sarebbe dispiaciuto. Ma sai cosa ti dico? Non me ne può fregar di meno del tuo finto interesse. »
Sheldon rise. « Non sai nemmeno di cosa stai parlando. Ti sei messo insieme ad Amy? Okay, buon per te, a me cosa cambia? Assolutamente niente. »
Raj si mise in piedi. « Non sopporti l'idea che qualcuna ti abbia allontanato e rifiutato, ecco perché fai così lo stronzo. Il sapere che Amy ha preferito me a te ti manda su tutte le furie. » alzò un po' la voce, ma la musica alta fu sufficiente a coprire la sua voce.
« Stai dicendo un mucchio di roba senza senso, amico. »
« Un mucchio di roba vera senza senso. Ho capito qual è il tuo giochetto, Sheldon. » assottigliò lo sguardo. « Non ti permetterò di sfruttarla e farla soffrire come hai già fatto con altre. L'hai già fatta piangere una volta, non capiterà una seconda. »
Sheldon strinse le mani a pugno, fremente di rabbia. Come si permetteva di dire che il suo scopo era solo quello di sfruttarla e ferirla? Non era mai stata questa la sua intenzione, anzi era sempre stato tutto il contrario. Voleva solo renderla felice, non chiedeva tanto.
Passò accanto al tavolo a passo svelto e Leonard, leggendo la minaccia nei suoi occhi, si alzò in fretta e si mise immediatamente tra i due ragazzi per evitare che scoppiasse una lite. Conosceva bene Sheldon e quello sguardo non gli piaceva per niente.
« Ritira quello che hai detto. Ritiralo! » urlò Sheldon adirato come non mai.
« No perché è la verità! Sei solo in grado di ferire chiunque ti sta vicino! »
Sheldon a quelle ultime parole scattò verso di lui cercando di colpirlo, ma Leonard fu abbastanza rapido da prenderlo per un braccio ed allontanarlo. Il pugno sfiorò solo la guancia di Raj.
Tenendolo per entrambe le braccia lo trascinò fuori dal bar, sotto lo sguardo di tutti, mentre quest'ultimo cercava di divincolarsi.
« Lasciami! Lasciami ti ho detto! » gridò ancora e una volta giunto fuori Leonard lo liberò dalla presa.
« Questa volta lo uccido, giuro! » esclamò cercando di entrare di nuovo al bar, ma il suo migliore amico gli diede uno spintone facendolo arretrare di qualche passo.
« Leonard togliti o ce ne sarà anche per te. »
« Piantala, ti stai solo comportando da idiota. »
« Ma hai sentito cosa ha detto? Non gliela farò passare liscia. »
Leonard si avvicinò fino ad arrivargli a pochi centimetri di distanza. « Capisco che tu sia arrabbiato perché stanno insieme e capisco anche quanto tu stia soffrendo per questa cosa, ma non puoi comportarti male con Raj. Non è colpa sua se si è innamorato di Amy e ha voluto iniziare una relazione con lei. »
Sheldon rilassò i muscoli e si lasciò andare in un lungo sospiro di rassegnazione.
« Lo so, ma non ci riesco, Leonard. Vederli così felici insieme mi...fa provare un'invidia tremenda. » si passò entrambe le mani nei capelli prima di proseguire. « E ha ragione a dire che faccio soffrire chiunque mi stia vicino. »
« Questo non è vero, lo sai anche tu. »
« Invece è così! Prima tu, poi Penny, Alex e adesso acnhe Amy. »
« Se tiri fuori ancora una volta la storia dell'aver lasciato casa mia per seguirti mi incazzo. Per la millesima volta ti dico che se l'ho fatto è perché non volevo lasciarti da solo. Non ti avrei permesso di andartene da solo in quelle condizioni. E sai una cosa? Lo rifarei ancora. Perché sei mio amico e non ti avrei mai abbandonato in un momento così difficile. »
Sheldon si limitò ad annuire un paio di volte. Sapeva che poteva sempre contare su di lui e si chiese come facesse a restargli sempre così vicino nonostante tutto quanto.
« Dai, vieni dentro. » lo invitò Leonard indicando con la testa l'ingresso, ma il ragazzo si mosse verso la parte opposta.
« Ho davvero un esame difficile da preparare. E ho bisogno di stare un po' da solo. »
« Certo, capisco. » disse solo mentre osservava l'amico allontanarsi.


~°~

Forse mettersi insieme a Raj era stato un gesto un po' avventato, dovuto probabilmente a ciò che aveva scoperto per puro caso per colpa di Kripke. Non le importava sapere la causa, quello che le interessava era che se non fosse stato per lui non avrebbe mai scoperto cosa fosse successo con Alex e sarebbe venuta a conoscenza troppo tardi di quello che era accaduto in università, evento che era ancora sulla bocca di tutti.
Quello che sapeva era che stava bene con Raj, la trattava bene ed era felice. Tutto il testo non le importava affatto.
O forse c'era ancora qualcosa che le importava.
Sheldon aveva reagito in un modo davvero strano quando Raj aveva dato la notizia a tutti. Non disse nemmeno una parola e si alzò con la stessa fretta di uno che non voleva restare lì un solo minuto in più.
Alla fine si disse che era inutile star lì a pensarci troppo. Non voleva arrovellarsi il cervello inutilmente su questioni che non avrebbero mai trovato una risposta. Se non era proprio Sheldon stesso a spiegarle il significato sia del bacio sia della sua reazione, lei da sola non sarebbe mai riuscita a capirlo.
Immersa nei suoi pensieri non si accorse di un ragazzo che si affiancò a lei per poi prenderla per un braccio e trascinarla lontano dalla folla che si riversava verso l'ingresso del prestigioso istituto. Una volta lontani da orecchie indiscrete Sheldon prese un grosso respiro e parlò prima ancora che Amy potesse iniziare a protestare.
« Dobbiamo parlare. »
« Di cosa precisamente? » disse pentendosi già di aver voluto dargli corda.
« Di noi due. » affermò serio più che mai ed Amy trattenne il fiato. Improvvisamente sembrava che il suo volersi a tutti i costi allontanare fosse sparito, svanito nel nulla. Gli lasciò il tempo di proseguire.
« Lo so che sei arrabbiata, dico davvero, ma non puoi odiarmi se non mi dai nemmeno il tempo  di spiegarmi. »
« È proprio questo il problema! Tu pensi che tutto possa risolversi semplicemente con le parole, ma non è così! Non puoi fare quello che ti pare, infischiandotene degli altri e poi venire sempre a dare spiegazioni come se fossi tu la vittima! Sei infantile. »
« Ah, io sarei infantile? Non tu che non mi guardi nemmeno in faccia e sei arrabbiata con me senza nemmeno sapere il motivo! »
Amy sbatté gli occhi incredula. « Io so il motivo per cui sono arrabbiata con te! »
« Ma davvero? » Si avvicinò di un passo, accorciando pericolosamente le distanze. « Allora dimmi perché sei arrabbiata. »
Amy fece un passo indietro, ma alle sue spalle si trovò il muro. Si sentiva in trappola.
Il modo intenso con cui la fissava fece accelerare il suo battito. Deglutì quando sentì la gola farsi secca.
« Mi hai preso in giro con i tuoi amici...» iniziò a bassa voce quasi avesse paura di quello che stava per dire.
« Non ti conoscevo ancora. Anzi, se vuoi saperlo, è stato poco prima che ti incontrassi per i corridoi e ti dessi indicazioni. Quando ti ho vista con quell'espressione spaesata avevo la sensazione di averti già incontrata prima, ma non mi ricordavo più dove. Mi è bastato parlarti per un secondo per ricordarmi della ragazzina fuori dal locale che si guardava attorno come se si sentisse fuori posto. Io mi sono avvicinato con l'intenzione di aiutarti, non di deriderti. Se avessi voluto prendermi gioco di te ti avrei fatto inciampare davanti a tutti facendoti fare una figuraccia, oppure in mensa ti avrei rovesciato qualcosa addosso. Ma non l'ho fatto perché non sono quel genere di persona. Non sono mai stato un bullo. »
Amy si ricordava bene il giorno in cui lo conobbe la prima volta. Fuori dal locale mentre aspettava Penny e veniva investita da una nuvola di fumo passivo. Quello stesso ragazzo dall'aria insopportabile l'aveva aiutata a farsi strada tra quel labirinto di corridoi e sempre lui era anche il vicino di casa della sua migliore amica. Aveva imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo poco alla volta finché smise di considerarlo come 'l'insopportabile vicino di Penny'. Gli voleva bene, così tanto da cercarlo continuamente perché ne sentiva il bisogno. Sorrideva ogni volta che lo vedeva e sentiva il cuore battere più velocemente quando per puro caso o intenzionalmente si toccavano. E così capì che non era più semplice amicizia quella che provava verso di lui.
Da qui sono iniziati i problemi, pensò. Prima andava tutto così bene, ora invece era un problema dopo l'altro.
« Mi hai baciato dopo essere stato a letto con Alex. » continuò alzando un po' di più la voce per darsi sicurezza.
« Io non sono mai stato a letto con Alex! » sospirò esasperato. « È stata lei ad inventarsi questa balla che ha raccontato alla ragazza di Kripke e ora queste bugie hanno iniziato a diffondersi per l'università. »
« Alex ha mentito? » chiese piuttosto sorpresa.
Sono migliori amici perché mai avrebbe dovuto inventarsi una cosa simile?
« Perché si è inventata questa bugia? » domandò visto che Sheldon non rispondeva. Lo vide mordersi il labbro e spostarsi in parte a lei dove appoggiò la schiena al muro. Prese il pacchetto di sigarette dalla tasca del giubbino e ne sfilò una che mise tra le labbra sottili. L'accese ed espirò il fumo che andò dalla parte opposta a dove si trovavano.
« Perché si è innamorata di me e io sono stato così idiota da non accorgermi mai di niente in tutti questi anni. Me lo ha confessato la sera che siamo rimasti da soli. Sono rimasto così spiazzato da essermene andato via subito. » aspirò un'altra boccata di fumo che poi lasciò fuoriuscire poco alla volta. « Ne ha parlato con Rachel e invece di dire che non è successo niente ha mentito. »
« Allora è per questo che non vi parlate più. » disse abbassando lo sguardo. Finalmente iniziava ad avere tutto un senso.
« Per un po' preferisco starle lontano. È meglio così. » tagliò corto.
« E del ragazzo che hai picchiato l'altro giorno cosa mi dici? Anche questo è una balla inventata da qualcuno? » disse tornando a guardarlo dopo un breve silenzio.
Il ragazzo vacillò un attimo per riprendere poi immediatamente il controllo. « No, questo è vero » mormorò a bassissima voce.
Amy sciolse le braccia che lentamente ritornarono ad appoggiarsi lungo i fianchi. Questa confessione l'aveva lasciata parecchio stranita. Era convinta che si sarebbe inventato qualcosa pur di non ammetterlo di fronte a lei, invece tutta questa sincerità era venuta fuori come se niente fosse. E se non stava mentendo significava che sarebbero cambiate le cose con Raj? Ma a lei piaceva e voleva stare con lui, a prescindere dai motivi. Sì, voleva credere che fosse così.
« È un idiota che si diverte a provocarmi e a darmi fastidio. Solitamente lo lascio perdere, ma aveva iniziato a parlare male di Leonard, di Penny e di te. » si leccò le labbra e alzò le spalle prima di proseguire. « E non ci ho visto più. Il resto poi più o meno è quello che si sente in giro. » disse ricordandosi di come avesse perso il controllo sentendo in che modo si era riferito ad Amy.
La ragazza rilassò i muscoli tesi e anche l'espressione divenne meno severa nonostante fosse rimasta seria.
« Non puoi metterti a picchiare la gente solo perché dice qualche parola sui tuoi amici »
« Lo so. E ti prometto che non capiterà mai più. »
Ora che veniva a conoscenza di questi aspetti tutta la rabbia che provava per lui sembrava magicamente scomparsa. Del tizio che aveva ricevuto un pugno in faccia da lui non gli importava poi molto e per quanto riguarda Alex una parte di sé aveva sempre saputo che in realtà non avevano mai fatto niente.
« Porti ancora il mio braccialetto...» disse Sheldon interrompendo i suoi pensieri.
« Sì. Mi...mi piace molto. »
Sospirando le prese il polso e lo avvicinò al viso limitandosi a fissare per qualche secondo il braccialetto d'argento.
« Le cose sarebbero potute essere molto diverse adesso...» disse a bassa voce esprimendo un pensiero che da giorni lo stava attanagliando. « Se non fosse stato per Kripke. »
Amy fece un sorriso tirato. « Allora forse dovrei ringraziarlo. »
Sheldon le lanciò un'occhiataccia ed Amy lo guardò torvo a sua volta. Ma perché doveva comportarsi sempre in modo così strano?
« Perché non vuoi che io e Raj stiamo insieme? » disse togliendo il polso dalla sua presa ed allontanandosi di qualche passo.
« Io non ho mai detto questo. » affermò il ragazzo mettendosi sulla difensiva.
« Oh certo come no, allora me lo sono appena inventato. Spiegami perché non vuoi che stia con lui! Non dovresti essere felice per me? » sbottò aprendo le braccia ed alzando la voce per rimarcare il suo disappunto.
« E lo sono, va bene? » anche Sheldon alzò la voce a sua volta. Si staccò dal muro per ridurre un po' le distanze. « Sono contento che tu stia con Raj perché sono sicuro che saprà...trattarti come meriti. » concluse soffermandosi un po' di più sull'ultima parte come se fosse un boccone amaro che con fatica cercava di mandare giù.
Amy si passò una mano nei capelli. Non sembrava affatto sincero quando disse che era contento per lei.
« Però mi hai baciato. Perché? »
« Tu non ti sei tirata indietro. » replicò per evitare la domanda.
Amy, come previsto, spalancò gli occhi. « Quindi stai dicendo che è colpa mia? »
« Sto solo dicendo che se non fosse stato per Kripke tu e Raj adesso non stareste insieme! » esclamò lasciando Amy senza parole.
Si guardarono per qualche secondo negli occhi come se cercassero di trovare le parole giuste da dire.
« Sei felice di stare con lui? » mormorò Sheldon dopo un po'. La fronte leggermente corrugata che non lasciava dubbi su ciò che pensava realmente.
Amy ci mise qualche secondo a rispondere. « Sì, Sheldon. Sono felice con lui. »
Il ragazzo annuì semplicemente. Non riusciva a dire nient'altro.
Amy si mordicchiò il labbro. Forse aveva ragione a dire che se non fosse stato per Kripke le cose sarebbero molto diverse ora. Ma infondo come poteva saperlo? E poi, in cosa sarebbe stato diverso?
Sheldon non voleva relazioni, di questo ne era certa. Doveva iniziare a ripeterselo un po' più spesso.
E Sheldon da parte sua sapeva che non avrebbe potuto continuare così a lungo o avrebbe dato di matto. Adesso Amy stava insieme ad uno dei suoi migliori amici, non avrebbe potuto più fare nulla.
Si sentiva uno stupido ad aver lasciato che tutto andasse nel peggiore dei modi.
« Allora non mi metterò più in mezzo. » concluse secco superandola per raggiungere l'ingresso.
Avevano parlato così a lungo da perdere la cognizione del tempo. Ormai il cortile era deserto e gli unici rimasti ancora fuori erano soltanto loro due.
Era in ritardo per le lezioni e in un altro momento questo l'avrebbe portata ad arrabbiarsi con lui, ma non questa volta.
Ora non le importava niente.



~°~


Amy era davanti all'appartamento 4B quando si ricordò troppo tardi che Penny le aveva mandato un messaggio dicendo che non c'era e che avrebbero recuperato la serata in un altro momento.
Accidenti si era completamente dimenticata. E adesso che avrebbe fatto? Non le andava di ritornare al campus da sola. Diede una veloce occhiata all'appartamento di fronte. Era sabato e molto probabilmente non c'era nessuno in casa. Meglio così, almeno era sicura che Sheldon non sarebbe piombato sul pianerottolo improvvisamente chiedendole di fare qualcosa insieme. Non voleva stare da sola con lui, succedeva sempre qualcosa quando erano soltanto loro due.
Improvvisamente il suono di un paio di accordi suonati sul piano arrivarono ovattati alle sue orecchie. Era da così tanto che non lo sentiva esercitarsi in qualcosa.
Appena finì con gli accordi per il riscaldamento ed iniziò a suonare un brano decisamente più complesso Amy non riuscì a non chiedersi cosa stesse pensando in questo momento. Se come aveva capito si metteva al piano solo quando aveva bisogno di stare da solo a pensare, ora doveva essere sicuramente uno di quei momenti dove tutto quanto rimaneva fermo là fuori da qualche parte e a cui Sheldon non voleva dare il potere di influenzarlo. Quando suonava il mondo si fermava solo per lui.
Non sapeva per quanto rimase ferma davanti alla porta ad ascoltarlo. Forse dieci minuti o forse più di mezz'ora. Non appena la musica si fermò per Amy la magia si fermò con essa. Sarebbe entrata per chiedergli di continuare, per poter sentire di nuovo quella magia che solo lui era in grado di creare e di immergerla. Ora si sentiva persa, smarrita nel momento di quotidianità a cui pensava di essere sfuggita per un po'.
Il mondo aveva ripreso a muoversi di nuovo.
Era pronta per scendere il primo gradino della rampa di scale quando sentì la porta aprirsi e il rumore di passi dietro di sé. Si girò e ovviamente non poté non chiedersi perché la fortuna non fosse dalla sua parte una volta tanto.
Sheldon era di fronte a sé e per interminabili secondi si fissarono in silenzio. Lui decisamente stupito di vederla lì fuori e lei assolutamente incerta su cosa fare.
« Penny non c'è è fuori a cena con Leonard. » disse semplicemente mentre infilava le chiavi in tasca.
« Lo so, mi sono ricordata solo adesso. »
« Capisco. »
Si mossero entrambi incerti sul posto mentre i loro sguardi sfuggivano e cercavano di guardare qualunque cosa tranne i loro occhi.
« Beh, ci vediamo. » Le passò accanto e sentì ancora una volta il suo profumo di vaniglia invaderlo e destabilizzarlo come ogni singola, dannatissima volta.
Fece finta che fosse tutto a posto ed iniziò a scendere le scale, obbligandosi a mostrarsi indifferente e a non fermarsi per chiederle cosa avrebbe fatto ora che sapeva non ci fosse nessuno. Raj faceva gli straordinari adesso per riuscire a mettere via dei soldi per il suo progetto di aprire un nuovo ristorante.
Prima di svoltare l'angolo però un "aspetta" pronunciato delicatamente lo fermò tra il muro e l'ultimo gradino. Si girò lentamente fino a vedere la figura della ragazza rimasta immobile nello stesso punto di prima e che questa volta aveva iniziato a girarsi nervosamente una ciocca di capelli tra le dita. Amy si pentì di averlo fermato, ma era anche consapevole che non potevano continuare ad andare avanti ad evitarsi inutilmente. Avevano lo stesso gruppo di amici e volenti o nolenti dovevano per forza interagire l'uno con l'altra in qualche modo. Se volevano far tornare le cose come un tempo uno dei due doveva sforzarsi di essere meno orgoglioso e di muovere i primi passi per riallacciare i rapporti rovinati.
« Ormai sono qui e...» si bloccò pensando che se stava uscendo era perché aveva già un impegno. Magari con una di cui ormai aveva imparato a conoscere fin troppo bene. « Niente lascia stare. »
Sheldon tirò fuori il cellulare e cercò un numero sulla rubrica. « Howard? Scusa, ma ti do' buca stasera. Ciao. » Amy sentì solo un "Cosa?! Non puoi darmi buca all'ultimo! Io ti—" urlato che usciva dal telefono prima che Sheldon chiudesse la chiamata.
Scrollò le spalle con noncuranza. « Prendiamo una pizza? » chiese aprendo la porta ed entrando, dando per scontato che lei avrebbe accettato. Ma lo sapeva, sapeva che sarebbe rimasta lì con lui. E infatti Amy entrò e mise la borsa in un angolo. Sistemò la camicetta ed iniziò a rigirarsi il braccialetto mentre osservava il ragazzo chiamare la pizzeria d'asporto.
La pizza arrivò con un ritardo mostruoso ed era pure fredda.
Dopo aver insultato a lungo sia la pizzeria sia il fattorino Sheldon guardò la ragazza seduta sul divano che ripiegava accuratamente il cartone vuoto. Doveva inventarsi qualcosa per non farla andare via.
« Guardiamo un film. » disse avvicinandosi al ripiano dove teneva tutti i suoi DVD.
Amy pensò che forse era meglio se andava così avrebbe potuto chiamare Raj, ma il suo corpo non voleva muoversi. Ma sì, poteva restare anche per un film.
Sheldon si massaggiò il mento dubbioso mentre guardava indeciso la copertina di un film horror e di uno thriller. « Quale ti ispira dei due? » Rivolse entrambe le copertine verso di lei ed Amy, con un piccolo sbuffo si portò al suo fianco. Si chinò leggermente per poter leggere il titolo sul dorso di ogni DVD.
« Nessuno dei due. Non voglio vedere un film di paura. » disse inclinando leggermente la testa di lato per riuscire a leggere meglio.
« D'accordo, allora cosa? »
Ne tirò fuori uno.
« 'Harry ti presento Sally'? » chiese perplessa e mezza divertita dopo aver letto il titolo.
Il ragazzo alzò entrambe le mani in segno di difesa. « Non è mio. »
« Va bene facciamo finta di niente. » disse rimettendolo a posto.
« È vero! Deve essere di Raj. Una volta abbiamo deciso di rimanere tutti qui a guardare un film e abbiamo chiesto a Raj di passare a prenderne uno in videoteca ed è tornato con questa roba qui! E deve essere rimasto qui per tutto il tempo. »
« Non c'è niente che mi piace. » asserì dopo un'attenta ricerca.
« Sei difficile da accontentare sai? » disse alzando gli occhi al cielo.
« Non è colpa mia se hai dei film orribili. »
« Shining non è orribile. » ribatté incrociando le braccia e facendo il finto offeso.
« Mmmh...aspetta. » estrasse un DVD rimasto nascosto dagli altri. « Anche questo è di Rajesh? » disse mostrandogli la copertina di 'Shakespeare in Love'.
Sheldon non rispose ed Amy spalancò gli occhi sorpresa.
« È un bel film va bene? » sbottò vergognandosi un po'.
Amy scoppiò a ridere. Ecco uno dei motivi per cui Sheldon le piaceva. Aveva tanto l'aria da duro, ma in realtà sotto sotto era piuttosto tenero anche se odiava mostrarlo. E piuttosto di dire che gli piaceva un film romantico come quello si sarebbe fatto sotterrare vivo.
« Allora guarderemo questo. » disse raggiungendo il lettore ed inserendo il DVD.
Sheldon si sedette in parte a lei dopo aver preparato i pop-corn e aver portato da bere per entrambi.
« Shining dovresti vederlo però. »
« Shh! Sta iniziando! » lo zittì minacciosa appropriandosi poi della scodella con i pop-corn e mettendosela sopra le gambe.
Alla fine del film Amy aveva gli occhi ludici.
« Ma...ma non può finire così! » si lamentò guardando i titoli di coda.
« Parliamo di uno che ha scritto Romeo e Giulietta. Non potevi aspettarti chissà quanto. Anzi è finito anche troppo bene. »
« Ci sono rimasta male. » bofonchiò facendo un'espressione indispettita che Sheldon trovò buffa.
Amy si accovacciò per prendere il bicchiere appoggiato per terra, ma l'essere maldestra la portò a farlo sfuggire di mano il quale si schiantò sul pavimento, frantumandosi.
« Non preoccuparti faccio io. » disse la ragazza iniziando a raccogliere i pezzi. Non si accorse di un coccio particolarmente appuntito che le lasciò un taglio sul dito non appena lo prese.
« Ahia...» gemette mordendosi il labbro con una smorfia di dolore.
« Cos'è successo? »
« Niente mi sono solo tagliata con il vetro. » disse mostrandogli un sorriso rassicurante. Raggiunse il lavandino dove passò il dito sotto il getto dell'acqua per lavarlo dal sangue che copiosamente ancora continuava ad uscire. Sheldon, preso un fazzoletto di carta, le tolse la mano da sotto l'acqua corrente e le asciugò delicatamente il dito attorno alla ferita poi ne prese un altro asciutto e lo premette con una leggera forza sul taglio.
« Ci vorrà un po' prima che si fermi. » mormorò con una smorfia di fastidio e spostando lo sguardo da un'altra parte.
« Grazie. » disse semplicemente e quando il ragazzo si allontanò Amy continuò a premere al suo posto. Ritornò con in mano il disinfettante e un cerotto.
« Tieni. » Le porse entrambi gli oggetti e si sedette su uno sgabello rivolgendole la schiena.
« Oh, ma come sei gentile. » disse con una punta di sarcasmo quando si accorse che la stava deliberatamente ignorando e che l'avrebbe lasciata a sbrigarsela da sola. Chissà perché era convinta che sarebbe stato lui a medicarla, un po' come fanno vedere nei film e invece si sbagliava. Quello accadeva nelle opere di finzione, non nella realtà. Meglio così, almeno avrebbe evitato di avere le sue mani sulle proprie, di sentire i suoi respiri vicinissimi e di sentire il suo profumo. Non voleva ricaderci di nuovo e ora che erano soli le probabilità erano davvero alte.
Quando finì richiuse il tappo e prese le cose lasciate sulla penisola che poi buttò nell'immondizia.
« Sei a posto? » chiese girandosi appena, giusto quel tanto che bastava per guardarla con la coda dell'occhio.
« Sì, a posto. Guarda. » gli mostrò il dito con il cerotto. Notò anche che era un po' più pallido del solito.
« Va tutto bene? »
« Sì...sì. » fece un gesto evasivo con la mano. « È solo che...non sopporto la vista del sangue. » ammise con un filo di voce.
« Oh, non lo sapevo...»
« Sono in pochi a saperlo in realtà. È una cosa che ho sempre avuto. »
Si sedette su uno sgabello di fronte a lui. « Emofobia. In genere si manifesta dopo un trauma. »
Sheldon si morse il labbro. « Ti va se guardiamo qualcos'altro? » disse sperando di deviare la conversazione. Si alzò e tornò a sedersi sul divano dove immediatamente mise su un canale a caso anche se Amy non si era ancora mossa.
Questa volta passava un film di azione ed Amy, anche se sapeva che era tardi, decise di rimanere ancora. Per un altro film non sarebbe successo niente.
Dopo un'ora Amy sentiva le palpebre pesanti per la stanchezza. Lentamente appoggiò la tempia sulla spalla del ragazzo che, sorpreso dal gesto, non mosse un muscolo per paura che si allontanasse. Dopo mezz'ora Amy stava dormendo pacifica con la testa appoggiata alla sua spalla. Le alzò delicatamente la testa, si spostò e la fece sdraiare sul divano. Spense il televisore e cercò una coperta che le mise sopra per non farle prendere freddo, ma il contatto con il tessuto la svegliò.
« Che succede? » disse sfregandosi un occhio.
« Stavi dormendo. Non volevo svegliarti. »
Amy si tirò su di scatto e cercò gli occhiali che trovò appoggiati con cura sul tavolino. « Devo andare...»
« Ormai è tardi. Perché non resti qui? »
Amy lo guardò come se si fosse appena bevuto il cervello. « Qui? »
« Sì. Qual è il problema? »
Di problemi ce n'erano, eccome se ce n'erano. Restare lì la esponeva ai rischi dei sentimenti che ancora non riusciva ad assopire completamente nonostante gli sforzi.
Iniziò a ridacchiare pensando che fosse solo una battuta, ma quando vide la sua espressione immutata smise immediatamente. « Oh Dio, non stai scherzando. »
« No, infatti. » disse serio incrociando le braccia al petto.
Sospirò. « Mi fai dormire sul divano? »
Schioccò la lingua. « Non farei mai dormire una ragazza sul divano, non sarebbe molto carino. »
« Okay, allora ci dormi tu? Benissimo, buonanotte. » disse incamminandosi verso la sua camera per poi bloccarsi quando lui le disse di no.
Amy gli lanciò un'occhiataccia.
« Non ci penso nemmeno! È scomodo! » esclamò allargando le braccia.
Amy serrò le labbra. No, non lo pensava davvero...non stava pensando davvero che loro due avrebbero...
« Dormiremo insieme. Siamo amici no? Perciò non ci vedo nulla di male. »
Amy chiuse gli occhi per un paio di secondi. Erano amici, questo senza dubbio, ma provava ancora dei forti sentimenti per lui e restargli così vicino per un'intera notte sarebbe stata una tortura infinita.
« Siamo amici...» disse a bassa voce guardando il pavimento.
« Perfetto. » disse indurendo il tono. Si avviò lungo il corridoio ed Amy fu costretta a seguirlo.
Titubante entrò in camera e Sheldon era inginocchiato davanti alla cassettiera mentre frugava tra i vestiti.
« Vuoi un pigiama? Ora che ci penso però dovrei cercare nell'armadio di Leonard. Scommetto che i suoi ti andranno benissimo. Siete alti uguali. » disse facendo leva sulle ginocchia e portandosi entrambe le mani sui fianchi.
« Mi basta una tua maglia. Tanto mi andranno enormi. »
Indicò il cassetto ricolmo di maglie. « Allora scegli quella che vuoi. »
Si mise nella stessa posizione che aveva Sheldon fino a poco prima e curiosò tra le sue maglie, ma sembravano tutte troppo belle per essere usate per dormire.
C'era quella nera che aveva indossato il giorno che si erano conosciuti in università. Se la ricordava perché l'aveva particolarmente colpita.
Scavò per un po' finché non trovò una maglia rossa con il logo di una saetta.
« Hai una maglia di Flash? » chiese perplessa mentre la rigirava tra le mani e notava i bordi leggermente consunti. Doveva essere piuttosto vecchia.
« Sì ed è vecchissima tra l'altro. Mi ero quasi dimenticato di avercela. »
« Userò questa allora. »
Andò in bagno a cambiarsi ed uscì con solo la maglia indosso. Era lunga a sufficienza da riuscire a coprirla abbastanza.
Rientrata in camera Sheldon tirò su le coperte. « Prego. » disse indicando uno dei due posti.
Lei si infilò sotto le coperte e le tirò fin sotto il mento. Lesse il messaggio sul cellulare in cui Raj le augurava la buonanotte. Se sapeva dove fosse in questo momento e con chi la buonanotte sarebbe andata a farsi benedire.
Ma Sheldon aveva ragione. Erano amici e non c'era nulla di cui preoccuparsi. Lei sapeva benissimo di non piacergli e stava cercando di imparare a non andare in iperventilazione ogni volta che lo aveva vicino. Fissò il soffitto per interminabili minuti mentre Sheldon andava in bagno, si svestiva per mettersi il pigiama e si sdraiava accanto a lei.
Adesso erano tutti e due a fissare il soffitto senza dire una sola parola.
« Ho appena mentito a Raj. Gli ho detto che ero al campus quando in realtà sono qui con te. »
« Se gli avessi detto la verità mi avrebbe tirato un pugno in faccia. Mi ci sarebbero voluti giorni per fargli capire che non c'era nessun secondo fine. »
Si girò leggermente per guardarlo. « Dovrei dirgli la verità. »
« Non sei tenuta a fargli sapere ogni singola cosa che facciamo. » sibilò.
« È il mio ragazzo, non dovrei mentirgli. »
Sheldon sospirò esasperato. « D'accordo, diglielo allora. » disse allungandole il cellulare. « Digli che non ho voluto farti andare al campus da sola a quest'ora e che stai dormendo qui con me adesso perché sul divano avresti gelato per il freddo. »
Amy strinse le labbra mentre guardava l'oggetto tra le sue mani. Se lo avesse fatto sarebbe venuto fuori un putiferio. Avrebbero litigato di nuovo, il gruppo si sarebbe diviso nuovamente e lei avrebbe dovuto tenere la parte a Raj a prescindere. Sarebbe stata costretta ad evitare Sheldon nuovamente, cosa che non voleva assolutamente fare.
Si girò dall'altra parte e si sistemò meglio la coperta sopra la spalla. Sheldon riappoggiò il cellulare sul comodino e cercò di rilassarsi sperando di riuscire a prendere sonno.
Il suo sonno fu tormentato dagli incubi.
Si svegliò di colpo, madido di sudore. Dopo essersi passato una mano sul volto per tranquillizzarsi e convincersi che era stato solo un brutto sogno diede una breve occhiata ad Amy che dormiva al suo fianco. Per qualche secondo si illuse che ora erano una coppia, che si sarebbe risvegliato ogni giorno con lei vicino e che non resistendo alla tentazione si sarebbe avvicinato per baciarla delicatamente, svegliandola con un sorriso.
Invece tutto questo era solo la sua immaginazione.
La sua crudele immaginazione.
Prese dei respiri profondi e il buio fuori dalla finestra indicava che era notte fonda. Se si fosse addormentato di nuovo era certo che avrebbe rifatto lo stesso identico sogno.
« Stai bene? » chiese delicatamente Amy appoggiando il gomito sul materasso e alzandosi appena.
Lui si voltò di poco. « Sì non preoccuparti. Dormi, è tardi. »
« Sembri sconvolto. » continuò lei non badando alle sue raccomandazioni.
« Era solo un incubo, non importa. » mormorò piegando l'angolo della bocca in un mezzo sorriso.
Amy vedeva solo il suo profilo e nemmeno tanto distintamente. Le diede quell'impressione perché respirava intensamente come se stesse cercando di calmarsi e si continuava a passare la mano nei capelli, segno che era teso per qualcosa.
« Parlane, ti aiuterà. » disse lei con tono gentile.
Prese un grosso respiro, incerto se rivelare o meno le scene ancora nitide nella sua mente. « Ho sognato di fare un incidente in macchina. Lo stesso che feci anni fa...» deglutì nel tentativo di sciogliere il nodo in gola. «...e ho visto una donna morire...» abbassò la voce e si portò entrambe le mani sugli occhi.
Era decisamente turbato e ad Amy non fu difficile collegare il suo stato emotivo con quello che aveva sognato. Rajesh glielo aveva accennato una volta che sua madre era morta quando lui era piccolo, salvo poi cambiare immediatamente argomento e guardandola come a dire di non parlarne con lui per nessun motivo.
« Era tua madre? » chiese debolmente per poi mordersi il labbro con forza e darsi della stupida mentalmente per averlo chiesto. Non ci aveva pensato, le era uscito di getto e solo ora si rese conto di quanto indelicata fosse stata.
Sheldon sembrò non farci nemmeno caso. Rimase immobile per qualche secondo poi liberò gli occhi dalle mani che scese lentamente sulla coperta iniziarono a tormentare il tessuto.
« Era tanto che non sognavo...questo. » mormorò insicuro.
« Mi dispiace...»
« E per cosa? Tu non hai fatto niente. » disse con un debole sorriso.
In quel momento nel buio della stanza Sheldon le parve debole ed insicuro come mai le era sembrato. Lui che era sempre stato forte e sicuro di sé dove sembrava che niente e nessuno potesse scalfirlo ora sembrava solo un bambino che cercava disperatamente di chiedere aiuto, ma non ci riusciva.
Amy capiva quello che provava, sapeva bene il dolore di aver perso un genitore e sapeva anche che spesso le parole non erano sufficienti per alleviare quell'opprimente sensazione che attanaglia il petto e lacera il cuore. Molto spesso bastava un gesto, un semplice tocco, giusto per far capire che non è da solo ad affrontare la propria battaglia. Per questo fece la prima cosa le venne in mente e sperò che potesse aiutare nello stesso modo in cui lei era stata aiutata. Si mise sulle ginocchia, al suo fianco e portò entrambe le mani sulla sua spalla destra mentre la fronte toccava la sua tempia sinistra leggermente umida per il sudore. Chiuse gli occhi e sentì il corpo di Sheldon rilassarsi poco alla volta nel suo abbraccio un po' impacciato per la strana posizione in cui si trovava.
Rimasero così per interi minuti. Sheldon sfiorò delicatamente il suo braccio ed Amy si allontanò leggermente sempre mentre teneva gli occhi fissi su di lui.
« Non so come fai, ma ogni volta che mi sei vicina sento come se tutto potesse soltanto migliorare. »
« Posso restarti vicina in ogni momento se vuoi. » disse come se si fosse dimenticata tutto d'un tratto che lei adesso aveva un ragazzo, che Sheldon non voleva alcuna relazione, che tutti gli sforzi fatti per non lasciarsi coinvolgere stessero andando all'aria e che le loro differenze erano così enormi da non lasciare in alcun modo la possibilità di restare davvero vicini.
Sheldon passò lentamente il pollice sul mento della ragazza. « No, non puoi. » disse dopo essersi fermato. Doveva far leva a tutto il suo autocontrollo per non scaraventarsi su quelle labbra e baciarle a lungo, passando sopra la lingua e mordendole delicatamente fino a quando avrebbe tastato ogni centimetro di pelle.
« Perché no? » mormorò mentre fissava a sua volta le labbra di lui. Si mosse impercettibilmente verso quella bocca quasi ne fosse attratta come una calamita. Sarebbe stato solo un innocente bacio, nessuno ne sarebbe venuto a conoscenza, nessuno lo avrebbe saputo. Sarebbe stato un segreto che avrebbe portato con sé molto volentieri.
« Perché non farei altro che farti soffrire. Sempre, continuamente. Così come ho già fatto con tutti gli altri che mi sono stati vicino. Guarda solo cos'è successo quando eravamo sulla spiaggia. Ti ho fatto piangere, Amy e non potrò mai perdonarmelo. » disse abbassando lo sguardo.
Amy sapeva quanto fosse difficile per lui ammettere una cosa del genere e per questo si sentì pervadere da uno strano senso di colpa, come se si sentisse la vera e unica responsabile di tutto il disagio che stava provando in quel momento. E forse, un po', aveva ragione a pensarlo.
« Anche se l'unica cosa che vorrei fare adesso è gettarti sul letto e baciarti dappertutto. » Le posò un dito sulla fronte. « Inizierei da qui, poi scenderei sul naso, le labbra, il mento...» appoggiò il dito ad ogni posto indicato, soffermandosi per un paio di secondi sulla sua pelle ogni volta. Amy respirava appena, la bocca asciutta e i muscoli che non si decidevano a reagire. Era come stregata dai suoi tocchi. « Poi sulla mandibola, qui dietro all'orecchio e sul collo...» tracciò un segno sulla pelle che partiva dalla mandibola per poi scendere fino alla base del collo, vicino alla clavicola. « Ti bacerei il petto, l'addome, fino all'orlo delle mutandine, dove mi soffermerei più a lungo. » Con il dito passò tra i suoi seni, sulla pancia, l'ombelico, fino a fermarsi sul fianco e più precisamente sul bordo della maglietta che a malapena le copriva il fondoschiena. Amy si sentì accaldata con il cuore in gola e il tutto solo per averla toccata un po' più a lungo del solito. E per aver detto dove avrebbe voluto baciarla se avesse potuto, usando un tono sensuale e provocante.
Sheldon non rimase indifferente alla reazione della ragazza. Il suo silenzio e il suo improvviso irrigidirsi già spiegavano più che a sufficienza quello che nel suo corpo stava accadendo. Ed era così piacevole vederla così, sembrava stesse dipendendo totalmente da lui e dalle sue parole.
Avvicinò il viso di poco ed abbassò la voce, facendola risultare roca. « Solleverei questa maglia poco alla volta mentre torno a baciarti le labbra prima piano e dolcemente e poi aumentando sempre di più la velocità, con le nostre lingue che iniziano ad intrecciarsi e a muoversi allo stesso ritmo. »
Amy avvertì un brivido percorrerle la schiena immaginandosi questa scena. E la sua descrizione la rendeva terribilmente reale, così tanto da riuscire quasi a sentire di nuovo le labbra sulle sue e le mani che toccavano il suo corpo. Nessuno le aveva mai parlato in quel modo prima. Non sapeva nemmeno a cosa pensare.
« E dopo che ti ho tolto la maglia bacerò ogni centimetro di pelle, ci passerò sopra la lingua mentre tu starai fremendo sotto di me e mi supplicherai di andare fino in fondo. E non appena ti toglierò anche le mutandine...» Amy trattenne il respiro quando spostò la bocca verso il suo orecchio e sussurrare delle parole, sentendo il suo respiro vicinissimo.  « Ti farò mia. »
Allontanandosi da lei Amy poté iniziare nuovamente a respirare. Più o meno a respirare, perché quello che aveva provato semplicemente ascoltando le sue parole era indescrivibile. Avrebbe voluto con tutta se stessa che non si limitasse semplicemente a parlare, ma che mettesse in pratica tutto quanto.
« O almeno questo è quello che farei se tu ora non stessi insieme ad un mio ami—» non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che le labbra di Amy erano sulle sue e, avvolgendo le braccia attorno al collo, si era protesa verso di lui. Sheldon la prese per i fianchi e l'attirò a sé, facendo aderire i loro corpi. Senza perdere tempo la fece sdraiare e si mise sopra di lei, iniziando a baciarla allo stesso modo di come aveva detto poco prima. Le aveva già tolto la maglia, gettandola poi sul pavimento e non lasciando le sue labbra nemmeno per un secondo. Le loro lingue si incontravano, si muovevano insieme nello stesso modo quasi fossero state in simbiosi. Poi fu il turno di Sheldon svestirsi gettando il pigiama in un angolo della stanza. Rimasti entrambi in intimo ormai mancava davvero poco per superare quello che mai avrebbero pensato di fare.
Amy teneva ancora gli occhi chiusi, inebriandosi dei suoi tocchi e del suo profumo che le invadeva le narici e le offuscava i pensieri. Non si era mai sentita così bene come in quel momento.
Appena il ragazzo fece scivolare le sue mutandine lungo le gambe, Amy sgranò gli occhi di colpo. Con il braccio lo spinse via e si alzò ansimando, mettendosi in fretta la maglia. Sheldon la guardò con la stessa espressione sconvolta di Amy e, in ginocchio sul letto, allungò un braccio verso di lei.
« Aspetta...»
« Lo sapevo che sarebbe stata una pessima idea, lo sapevo! »
« Amy...»
« Lo hai fatto apposta! Hai fatto tanto il gentile prima, mi hai addirittura confidato una cosa che nessuno sa. Poi mi hai raccontato quelle...quelle cose e hai solo voluto approfittarti di me! » urlò afferrandosi le spalle per coprire il petto anche se aveva addosso una maglia, la sua maglia. Si sentiva così arrabbiata ed in imbarazzo che le tremava addirittura la voce.
« Non è come pensi. Devi credermi, ti prego, almeno questa volta! »
Si diresse verso la porta e, prima di chiudersela alle spalle, lo guardò un'ultima volta.
« Nessuno deve saperlo, Sheldon. » lui non si mosse da quella posizione. « Nessuno deve sapere che abbiamo quasi fatto sesso. »
Arrivata in salotto si gettò sul divano e si portò la coperta fin sopra la testa. Avrebbe voluto uscire e andarsene il più lontano possibile, ma non poteva andarsene in quelle condizioni. Mezza nuda e senza nemmeno uno straccio di passaggio, visto che era venuta in pullman. Si chiese per quale assurdo motivo non fosse venuta con la sua di auto.
Stava tremando, ma la colpa non era della pelle del divano a contatto con le sue gambe nude. Non poteva credere che stesse per diventare così intima con lui. Se non si fosse fermata era certa che le conseguenze sarebbero state disastrose.
Chiuse gli occhi sperando di addormentarsi, ma quando ci riuscì era quasi l'alba.



« Amy...»
La ragazza sospirò e si sistemò meglio la coperta. Una voce lontana la stava chiamando, ma non aveva nessuna intenzione di aprire gli occhi. Stava dormendo così bene.
« Amy...»
Svogliatamente aprì un occhio e si ritrovò il viso di un ragazzo vicinissimo. Urlando si tirò su di scatto.
« Leonard, ma sei impazzito?! Mi hai fatto prendere un colpo! »
« Scusa non volevo spaventarti. Solo che pensavo che avresti voluto essere svegliata visto l'orario. »
« Ma che ore sono? » chiese stropicciandosi un occhio assonnata.
« Sono le undici e mezza. »
« LE UNIDICI E MEZZA?! » gridò spostando la coperta, ma rendendosi conto di essere ancora mezza svestita si avvolse nuovamente in fretta e furia.
Leonard la guardò perplesso e confuso. « So che non sono affari miei, ma si può sapere che avete fatto ieri sera? »
Amy boccheggiò pensando ormai che la verità era diventata di dominio pubblico. Ovviamente Sheldon non aveva mantenuto la promessa e alla prima occasione aveva spifferato tutto. Non osava pensare a cosa Raj avrebbe pensato di lei. Stavano insieme da neanche una settimana e già aveva combinato un casino gigantesco!
« Noi? Niente, te lo giuro, stavamo per...ma poi...»
« Ieri sera ero con il gruppo di studio mio e di Sheldon. Aveva detto che ci avrebbe raggiunti dopo essere stato un po' in giro con Howard, ma alla fine non si è fatto più vedere. Stamattina torno e lo vedo con l'aria sconvolta, sembrava non avesse nemmeno chiuso occhio stanotte. È uscito senza dirmi niente e poi mi accorgo di te che dormi sul divano. Ti ho lasciata dormire fino adesso, ma so quanto odi rimanere indietro con lo studio e per questo ho pensato di svegliarti. »
Amy annuì più volte. « Sì, hai fatto bene Leonard, non preoccuparti. » borbottò senza guardarlo negli occhi. Che stupida, stava per tradirsi da sola.
Il ragazzo si sedette sul bracciolo ed appoggiò entrambe le mani sulle ginocchia.
« Raj ti sta cercando da ieri sera. Dice che non rispondi ai suoi messaggi e il telefono è irraggiungibile. »
Amy sgranò gli occhi ricordandosi solo ora di Raj e di come abbia passato probabilmente tutta la mattina a tentare di chiamarla.
« Non gli ho detto che sei qui perché se no ci sarebbe un casino infinito. Già Raj e Sheldon ultimamente sembra che non possano vedersi, se poi sa che sei rimasta qui con lui tutta notte è la volta buona che davvero quei due non si parlano più. Se non si sono uccisi prima, ovvio. »
« Non doveva andare così. Ero venuta per Penny, ma poi lui mi ha invitata ad entrare e io, come una stupida, non sono riuscita a dirgli di no…»
« Non è con me che devi giustificarti, Amy. » disse serio. « Non sono io il fidanzato che hai ignorato tutto il tempo per stare con Sheldon a fare chissà cosa. »
Amy si alzò, ignorando di avere le gambe scoperte e una maglia che la copriva appena. Ma tanto che importava? Sheldon l'aveva vista nuda, almeno adesso qualcosa indosso ce l'aveva.
Andò in camera a prendere il cellulare e lo accese. Una sfilza di messaggi e chiamate perse le apparve davanti agli occhi. Fece il numero  del ragazzo e aspettò che rispondesse, cosa che fece al secondo squillo.
« Amy, ma dove sei? È da ieri che ti cerco. Perché non mi hai risposto? »
« Ci vediamo davanti all'università. Sto arrivando. » chiuse la chiamata ed iniziò subito a vestirsi.
Scese e vide Sheldon fuori che fumava. Sussultò appena la vide.
« Ti sei svegliata finalmente. È un'ora che aspetto di poter salire. » disse freddo.
« Potevi farlo tranquillamente. È casa tua quella. » ribatté lei.
« Non si sa mai che appena mi avvicino mi salti addosso. » continuò Sheldon rivolgendole un'occhiata torva.
« Sei stato tu che—»
« Oh no, non ci provare...» gettò la sigaretta ancora mezza intatta sul marciapiede e si avvicinò a lei. « Non provare a dire che la colpa è mia. Io non ti ho fatto niente, sei stata tu che all'improvviso ti sei gettata su di me. Stavo solo giocando un po' e guarda cosa hai fatto. Sono bastate due parole per farti aprire le gambe. Alla fine forse non sei poi così diversa da quelle ragazze che hai sempre criticato e giudicato. »
Amy rimase ferita dall'ultima affermazione. Aveva sempre ribadito più volte che era diversa dalle solite che aveva conosciuto e frequentato, a cui era abituato confrontarsi ed esporsi. Ora invece la stava paragonando proprio ad una di loro.
« Sheldon è stato un errore...un errore che non capiterà mai più, te lo giuro. » mormorò con voce così flebile che a malapena la sentì nonostante ci fosse poca distanza a separarli.
« Un errore...» disse senza mostrare alcuna espressione. « Solo un errore...» ripeté, infilandosi le mani in tasca e iniziando a giocare con le chiavi. « Beh, immaginavo che la pensassi in questo modo. »
« E come avrei dovuto immaginarlo, scusa? »
Scrollò semplicemente le spalle in un gesto di noncuranza. « Non lo so, che magari mi dicessi perché diamine non riesci a starmi lontana come dici sempre di voler fare. »
Amy non rispose e si limitò a fissare il marciapiede. In mancanza di una risposta non sapeva cos'altro fare.
« Senti, io posso continuare ad esserti amico. Possiamo...far finta che tutto questo non sia mai accaduto. » strinse le labbra per un paio di secondi prima di rilassarle nuovamente. « Non lo dirò a nessuno. »
Lei annuì debolmente. « Okay...»
« Bene. Sono sicuro che sia la cosa migliore da fare. »
Si allontanò perché la sola vista della ragazza lo stava facendo andare fuori di testa. Si era gettata su di lui senza pensarci due volte, lo aveva baciato e lo aveva stretto a sé come a dirgli che aveva bisogno di sentirlo vicino e che non voleva fosse mai lasciata andare. Il suo sguardo parlava chiaro, non era stupido. Il luccichio nei suoi occhi verdi rappresentava tutti i sentimenti che stavano affiorando lentamente dal posto nascosto in cui aveva voluto sigillarli per paura di soffrire. Per un solo, brevissimo, attimo aveva visto qualcuno guardarlo con gli occhi di chi ama, chi ama per davvero.
E poi il rigetto. Lo aveva allontanato, spingendolo via in malomodo come se stesse facendo la cosa più sbagliata di questo mondo.
Si era sentito così tanto rifiutato durante l'infanzia e l'adolescenza che riprovare di nuovo quella sensazione da l'unica persona che ora gli importava sul serio non riusciva a tollerarlo.
Per ogni passo che faceva verso Amy erano tre che lei faceva all'indietro.
Non sapeva più cosa fare.
Stava diventando tutto così esasperante che per un attimo pensò addirittura di arrendersi.
Forse c'era una specie di volontà divina ad impedire che loro due potessero stare insieme. Forse era proprio il destino a mettersi contro di loro, come a voler dire di lasciare perdere perché non ci sarebbero mai riusciti ad essere felici.
Fermandosi dopo pochi passi si voltò appena verso di lei, rimasta ancora ferma nella stessa posizione con il volto teso in un'espressione di massima concentrazione.
Rendendosi conto di essere osservata Amy alzò lentamente la testa per posare lo sguardo su di lui in attesa di sapere cosa volesse dirle ancora.
« Non prendere in giro Raj. È un bravo ragazzo e non si merita questo. Non farlo soffrire come ha fatto Lucy. »
« Non voglio prenderlo in giro...»
« Allora vedi di fare chiarezza nella tua mente. Non voglio essere preso in giro anche io. »
Detto questo con il braccio aprì il portone e lasciò che si chiudesse alle spalle mentre saliva di corsa le scale per il quarto piano.
Amy si ricordò di dover andare in università dato che Raj la stava aspettando da chissà quanto tempo. Improvvisamente sentì un senso di nausea all'idea di andare e parlarci. L'ennesimo messaggio sul telefono la convinse a darsi una mossa per raggiungere il luogo dell'incontro. Cercò di sfoggiare un sorriso di serenità, lo stesso che mostrava sempre quando lo vedeva, ma sapeva benissimo che questa volta doveva risultare come una smorfia poco convincente.
« Amy, finalmente. » L'abbracciò stretta appena la vide e lei si appoggiò alla sua spalla, inspirando il suo profumo e chiudendo forte gli occhi come se avesse voluto svegliarsi da un brutto incubo.
« Dove sei stata tutto questo tempo? »
« Ero...» si mordicchiò il labbro incerta. La verità non sarebbe mai riuscita ad uscire dalla sua bocca. Lo avrebbe fatto soffrire terribilmente e non voleva. «...mi sono addormentata presto ieri sera e stamattina il telefono era morto e non sono riuscita ad avvisarti. » Era stata così pessima nel raccontarlo che nemmeno lei si sarebbe creduta, ma Raj inarcò le sopracciglia in un gesto di soddisfazione ed emise un piccolo sospiro prima di sorridere caloroso.
« Scusa se ti ho assillata, non l'ho fatto apposta. Il fatto è che con Lucy era sempre così. Non rispondeva, mi mentiva, faceva finta di essere impegnata. Tutto questo prima di sapere che mi tradiva. »
Amy gli prese una mano nella sua. « Io non sono come lei. »
« Lo so. » disse e le diede un lungo bacio.
« Vieni, andiamo a farci un giro, ti va? » appena si voltò Amy lo afferrò per la spalla e lo abbracciò nuovamente, stringendosi a lui il più possibile. Raj, un po' perplesso, le accarezzò dolcemente la schiena.
« Va tutto bene? »
« Sì...ho...ho solo voglia di abbracciarti. » mormorò nascondendo il viso nell'incavo del collo.
È stato solo un errore...è stato solo un errore, un errore, un errore. Continuava a ripetersi mentalmente come se fosse un mantra o semplicemente un modo per autoconvincersi che fosse davvero così.
Non capiterà mai più, mai più.


Leonard stava pensando da tutto il giorno a ciò che è successo a Sheldon con Amy, a come fosse bastato solo un momento di esitazione per arrivare ad un punto di non ritorno. Anche se non  lo dava a vedere vedeva come il suo amico stesse soffrendo per questo. Gli fece uno strano effetto assistere ad un suo turbamento così intenso. Non lo aveva mai visto così.
Si sfregò a lungo le mani in un gesto pensieroso. Alla fine si alzò e uscì dall'appartamento con l'intenzione di prendere un po' di aria fresca, ma invece di scendere le scale attraversò il pianerottolo e si fermò davanti alla porta della sua vicina di casa.
Bussò un paio di volte, ma nessuno rispose. Eppure era convinto che ci fosse qualcuno in casa.
Girò la maniglia e constatò che la porta non era stata chiusa a chiave così si affrettò ad entrare.
Trovò Penny seduta sul divano che piangeva sommessamente, asciugandosi gli occhi con il palmo della mano.
« Che succede? » disse il ragazzo visibilmente preoccupato.
« Leonard! Cosa ci fai qui? »
« Volevo chiederti se ti andava di fare un giro, ma piuttosto dimmi che ti succede. Perché stai piangendo? » Si avvicinò e il suo tono calmo diede alla ragazza un senso di conforto. Anzi, solo vederlo lì davanti a sé fu sufficiente a darle un certo senso di sollievo.
Quando si fu calmata iniziò a parlare.
« Mi ha chiamato mia madre prima e mi ha detto che mio fratello è finito in carcere. Produzione e vendita di metamfetamine a quanto ho capito. »
« Caspita. » disse, ma non era particolarmente impressionato dalla notizia. Aveva visto Sheldon finire in riformatorio un anno. Non era come il carcere, ma ci andava vicino.
« Mi dispiace, immagino sia un duro colpo. »
« Il fatto è che sapevo che prima o poi sarebbe successo. Ma non sono pronta per questo adesso. Se fossi rimasta con lui forse tutto questo non sarebbe mai accaduto. Forse sarei riuscita a fargli cambiare idea e a fargli smettere di aver a che fare con quella gente. » mormorò. « Sono così stupida da piangere per quell'idiota? »
« No, non sei stupida. Capisco esattamente quello che stai provando. »
« Non credo. A meno che non hai anche tu un fratello che è finito in carcere e che non vedrai per chissà quanto tempo. »
« Non è finito in carcere, ma in riformatorio e ti assicuro che non è poi tanto diverso. E non si tratta di mio fratello, ma di una persona che ho sempre considerato tale. Anzi, a cui voglio più bene che ai miei fratelli. »
« Parli di Sheldon? »
« Sì esatto. »
« Non sapevo fosse finito in riformatorio. »
« Avevamo sedici anni e abbiamo provato a rubare un'auto. Non so nemmeno perché lo abbiamo fatto a dire il vero, forse perché eravamo strafatti e in quel momento ci sembrava la cosa più geniale del mondo. Oppure eravamo così stupidi da non renderci conto che non ci facevamo niente  di un'auto rubata visto che ci avrebbero beccati subito. Quando è arrivata la polizia il giorno dopo Sheldon si è preso tutta la colpa e visto che aveva già qualche precedente prima hanno deciso di mandarlo in riformatorio per un anno. Io ne sono uscito pulito perché secondo la versione raccontata da Sheldon io nemmeno sapevo di tutto questo. »
« Ti ha difeso. »
« Sì. Mi sono sempre sentito in colpa per questo. Mi chiedevo se invece di comportarmi così da coglione non avessi fatto meglio ad aiutarlo invece di continuare a dargli corda. Quando è tornato a casa mi sono ripromesso proprio questo, ovvero di aiutarlo perché era questo che aveva bisogno. Non di qualcuno che desse retta a tutto quello che voleva fare, ma che al contrario gli impedisse di fare cose stupide di cui poi si sarebbe pentito. Dopo l'anno di riformatorio è cambiato tantissimo. Sembrava l'opposto di come lo conoscevo. Mi ha detto delle sue intenzioni di lasciare la città e non ci ho pensato due volte a seguirlo. Ha smesso di comportarsi come uno sbandato, ha finito il liceo e ha voluto iscriversi all'università. »
« Non avrei mai detto che avesse passato tutto questo. Sembra così diverso ora. »
« Lo è. Ancora adesso mi stupisco di quanto sia cambiato. Certo fa ancora l'idiota con le ragazze e corre clandestinamente, ogni tanto si ubriaca così tanto da non riuscire a reggersi in piedi e se provocato si lascia andare in qualche rissa; ma...» prese una breve pausa in cui guardò il pavimento prima di riportarlo sulla ragazza. «...non si avvicina nemmeno lontanamente al ragazzo sempre arrabbiato con tutti, che non aveva amici e non si fidava di nessuno e che d'estate era costretto a mettersi le maglie a maniche lunghe per nascondere i lividi lasciati da suo padre. »
Penny si sfregò le braccia come se fosse stata percorsa da un brivido. « Allora deve ringraziare di aver avuto un amico come te. Non tutti sarebbero disposti a rinunciare a tanto per un amico. »
« Parli di essermi trasferito qui in California? Beh, se non lo avessi fatto non ti avrei mai conosciuta. » disse e Penny si sentì arrossire senza motivo. La guardava così intensamente con quegli occhi scuri che dovette deglutire più volte a motivo della gola improvvisamente secca.
« Già, anche questo è vero. » disse a bassa voce questa volta pensando a come se non fosse stato per Amy nemmeno lei sarebbe finita a Pasadena. « E io non avrei mai conosciuto voi. » Anche se li conosceva da poco si sentiva come se li conoscesse da una vita. Tutti, da Howard a Raj a Leonard e persino Sheldon, era come se avessero fatto parte della sua vita da sempre. Si era così affezionata a loro che non sarebbe mai riuscita ad allontanarsene.
Dopo un lungo silenzio il ragazzo si alzò e si sgranchì le braccia portandole verso l'alto ed emettendo uno sbuffo.
« Se...se hai bisogno di qualcosa, anche solo di parlare, non esitare a venire da me. Anche nel cuore della notte. » disse cercando di mostrarsi un po' scostante per non dar a vedere quanto ci tenesse a passare del tempo con lei a parlare. Si infilò le mani in tasca e guardò un punto della cucina.
Penny riuscì ad abbozzare un sorriso, intenerita dalle sue parole. Chi mai le aveva fatto una proposta del genere? Nessuno che ricordasse. Leonard si vedeva lontano un miglio che per lei aveva un trattamento speciale, oserebbe dire unico rispetto a tutti gli altri. Improvvisamente si chiese cosa di Leonard, esattamente, dovesse farle paura. Cosa, tra i suoi gesti o le sue parole, dovesse intimidirla. Aveva qualcosa di diverso dai soliti che aveva frequentato, ormai ne era quasi certa, ma forse ancora il timore che in realtà fosse solo un imbroglio la faceva desistere dal lasciarsi andare completamente con lui. Fu un pensiero rapido però, così rapido da non darle tempo di soffermarsi a pensare nemmeno per un attimo in più.
« Ormai lo hai detto, non puoi più rimangiartelo. Se avrò una crisi di pianto nel cuore della notte correrò da te, anche se dovrò rischiare di imbattermi in uno Sheldon decisamente incazzoso per averlo svegliato ad un orario improponibile. »
« Già, sappiamo quanto sia rompi balle se viene svegliato. »
« Oh, tu no invece? » lo prese in giro e iniziò a ridere seguita poi dal vicino di casa.
« Ti ringrazio davvero tanto Leonard. Non so come hai fatto, ma mi sento decisamente meglio. »
Lui scrollò le spalle. « Sono uno a cui piace chiacchierare ed ascoltare le persone. Tutto il resto viene da sé. »
Penny annuì un paio di volte ed entrambi rimasero ancora immobile uno di fronte all'altra con un certo imbarazzo.
« Di solito dopo una conversazione di questo tipo c'è sempre un abbraccio finale. » disse con un mezzo sorriso Leonard.
Penny ci pensò su poi acconsentì. « Hai ragione, un abbraccio è il degno finale di una serata che comprende un pianto isterico e confessioni intime. »
Tempo due secondi e si ritrovò le braccia del ragazzo avvolgerla in un abbraccio stretto.
Fu lungo e pieno di calore, esattamente quello di cui lei aveva bisogno ora.
« Sei un amico fantastico, Leonard. » mormorò da sopra la sua spalla.
Quando si staccarono si guardarono negli occhi per lungo istante e il ragazzo le accarezzò dolcemente la guancia.
Improvvisamente la porta si aprì facendoli sobbalzare.
« Interrotto qualcosa? »
« No, non hai interrotto niente. » borbottò guardando il coinquilino.
« Ottimo perché c'è qualcuno per te qui fuori. » si fece da parte e lasciò che la ragazza si fermasse sulla soglia e lo salutasse con la mano.
« Ciao, Leonard » disse con un largo sorriso.
Il ragazzo sgranò gli occhi per la sorpresa.
« Mandy? E tu che accidenti ci fai qui? »



Allora, che ne pensate? È un capitolo lunghissimo, me ne rendo conto, spero che non vi abbia annoiati, ma ho aggiunto un paio di cose e non mi andava di aumentare i capitoli né di tagliarlo proprio sul più bello, così sono venute fuori 30 pagine di capitolo^^'' Mi faccio perdonare per il mese di ritardo u.u
Sono accadute tantissime cose, spero non vi sia venuto il mal di testa xD
Con Sheldon ed Amy ormai abbiamo capito che qui le cose è sempre un continuo complicarsi e basta. La matassa invece di sgarbugliarsi si ingarbuglia sempre di più!
Per Leonard e Penny invece sembra arrivare una certa Mandy a smuovere le cose. Che forse Penny inizierà a darsi finalmente una svegliata?
Chiedo scusa se ci sono degli errori, ma ho controllato piuttosto in fretta e probabilmente qualcuno mi sarà scappato.
Vi ringrazio ancora per essere arrivati fin qui <3
Al prossimo capitolo!

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