L'Insolita Grifondoro 3 - Una nuova minaccia di LanaPotter (/viewuser.php?uid=22695)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vacanze Romane ***
Capitolo 2: *** Magici soccorsi ***
Capitolo 3: *** La nuova Hermione ***
Capitolo 4: *** Verità nascoste ***
Capitolo 5: *** Due in più ***
Capitolo 6: *** 6. Partenze ***
Capitolo 7: *** 7. Divisi ***
Capitolo 8: *** Una giornata movimentata ***
Capitolo 9: *** La riunione ***
Capitolo 10: *** Il compromesso ***
Capitolo 11: *** La battaglia finale ***
Capitolo 12: *** La vera storia di Jane ***
Capitolo 1 *** Vacanze Romane ***
1.Prologo
L'insolita Grifondoro 3 - Una nuova minaccia
1.Vacanze Romane
Era Giugno anche in
Inghilterra, nonostante le solite nubi e il grigiore che
intristirebbero anche un Dissennatore; per questo Ron ed Hermione non
vedevano l'ora di prendere la passaporta e trovarsi immersi nel tepore
della bella città che si accingevano a visitare.
"Ehi Weasley, sai già che Hermione ti farà girare tutti i
musei e le rovine della città?" aveva allegramente gridato Marty,un
collega di Ron "Mi raccomando, non vi divertite troppo..."
"Sai benissimo che sarà una vacanza stupenda, non cercare di
rovinarcela con il tuo sarcasmo da quattro soldi!" aveva risposto
Hermione stizzita.
"La cultura è una cosa molto importante, Marty, perfino io non
vedo l'ora di essere a Roma per visitare il museo del Prado!" aveva
controbattuto il rosso con aria di superiorità scatenando
l'ilarità di tutti e ricevendo da Hermione una gomitata
colossale nello stomaco.
"Ahia! Ma che ho detto?"
"Sei il solito ignorante!!! Il Prado?!"
"Sì, in piazza di Spagna...credo...forse..."
"Ahhhhh, mi fai sempre fare queste pessime figure, con la tua boccaccia! Il Prado è in Spagna!"
"E Roma...?"
"Non ci posso credere" disse Hermione scuotendo la testa.
Si misero in fila perchè la passaporta era arrivata; Hermione
era eccitatissima e come sempre chiacchierava a più non posso
con tutti i compagni di viaggio, non accorgendosi che a qualche metro
da loro Rebecca,una bella ragazza di vent'anni, con lunghissimi capelli corvini
e dei grandi occhi viola, li guardava con l'aria di chi sta per creare un bel pò di problemi.
Il sole era rovente su Roma,
ma nulla poteva impedire al gruppo di intrepidi turisti inglesi di
godersi fino in fondo le bellezze della città eterna. Dopo aver camminato un paio d'ore erano arrivati al Colosseo
stremati e si erano seduti all'ombra di una delle immense colonne.
Erano tutti entusiasti e rapiti dalla bellezza e dalla
grandiosità delle vestigia storiche della città, perfino
Ron era felice di essere immerso in tutta quella cultura.
"Per la barba di Merlino, dei babbani non possono aver fatto una cosa
così bella da soli...devono averli aiutati dei maghi..." aveva detto Ron guardando il maestoso monumento.
"Come no!" disse Marty "Perchè non dei
marziani?"
"Ma chi l'ha invitato questo comico nato?! Mi viene voglia di
avadakedavrizzarlo!" disse Ron a Hermione sottovoce. La battuta aveva
fatto ridere Rebecca dietro di loro, e quando Ron si era voltato aveva
incrociato i suoi occhi, che l'avevano fissato più del dovuto.
"Tesoro sono stanca di camminare...non vedo l'ora di tornare in albergo"
"Ok, per oggi finiamola qui. Andiamo."
Tutti furono d'accordo e il gruppo si mosse in direzione della
metropolitana a pochi passi da lì; ovviamente Marty era alla
testa della comitiva e,mentre attraversavano la strada, Ron si augurava
che un autobus li liberasse dalla sua irritante presenza. Purtroppo
ciò non accadde e non solo! Tra una battuta e l'altra li
guidò sulla bachina sbagliata.
"Siamo
nelle mani di un imbecille! E fà anche le battute!!!"
sbraitò Ron uscendo insieme agli altri da una stazione della metro a loro totalmente sconosiuta e
cercando qualcuno a cui chiedere informazioni; per loro sfortuna
sbucarono in una piazzetta deserta e polverosa dove c'era solo una
casupola adibita a bar e di fronte un' officina unta dal pavimento al
soffitto, da cui proveniva una musica ad un volume infernale che
nessuno conosceva.
Erano tutti esausti e avevano assolutamente bisogno di bere.
"Ti prego Ron, non ce la faccio più! Andiamo al bar!"
"Ma no, dai, rimanete qui all'ombra; vado io a prendere acqua per tutti" disse Rebecca con falsa gentilezza.
La ragazza corse via prima che qualcuno potesse controbattere; una
volta dentro mise in atto il piano che aveva architettato fin
dall'inizio: stappò una boccetta di pozione e la versò nella bottiglia che avrebbe destinato a Ron.
Tornò di corsa verso il gruppo che la aspettava ma a pochi passi
da loro inciampò facendo cadere tutte le bottiglie che aveva in
mano; non sapeva più quale fosse quella 'manomessa' e non poteva
certo riesaminarle tutte, anche perchè il gruppo, assetato, si
era gettato su di esse.
"Merda! Speriamo che capiti a Ron...ma non credo proprio..."
pensò Rebecca sapendo che presto l'avrebbe capito
dall'improvviso e folle amore che avrebbe colpito uno a caso del gruppo.
In quel momento uscì dall'officina un essere sporco dalla testa
ai piedi che gridava a squarciagola; loro pensarono che fosse una
specie di troll di città, ma poi si resero conto che quelle urla
non erano altro che una canzone italiana che lui stava orribilmente
storpiando.
Tutti si guardarono esterrefatti e divertiti, tutti tranne Hermione che
era rimasta a bocca aperta, estasiata come la prima volta che vide
Clark (vd. L' Insolita Grifondoro). Ron, vagamente preoccupato,
cominciò a sospettare che stesse succedendo qualcosa di grave
quando vide Hermione essere quasi investita da un autobus e non dargli
il minimo ascolto mentre attraversava la strada per raggiungere il
coatto.
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Capitolo 2 *** Magici soccorsi ***
2
2.Magici soccorsi
Harry stava giocando col
piccolo James Sirius, mentre Jane, ormai all'ottavo mese di gravidanza,
cercava di preparare la cena con scarsissimo successo; non era mai stata una
cuoca provetta, ma far prendere fuoco a un uovo era troppo anche per lei, che da otto
mesi a quella parte diceva che era colpa degli ormoni.
A interrompere quella scena comica era stato il telefono. Uno, due, tre squilli e finalmente Harry aveva risposto.
"Harry, grazie a dio ci sei!" aveva detto una voce agitata all'altro capo
"Ron, sei tu?! Non mi aspettavo di sentirti...soprattutto tramite telefono."
"Sì lo so, è un'emergenza Harry, sono disperato e tu e Jane siete gli unici che possono aiutarmi!"
"Ma che è successo? Nulla di grave spero!"
"Si tratta di Hermione"
"Oh mio Dio! Dimmi che sta bene!"
"Sì lei sta bene...in un certo senso...ma sono io che sto male!" e dopo una pausa, con voce rotta "Mi ha lasciato!"
"Cosa?! Non è possibile! Eravate così innamorati solo ieri!"
"Dillo a lei! E' come impazzita!"
"Ma come possiamo aiutarti io e Jane?!"
"Dovete farla rinsavire! Vi prego non abbandonatemi anche voi!"
"Tu sei in Italia, e Jane non può spostarsi così lontano!"
"Harry, ti prego ho assoluto bisogno di voi e soprattutto di tua moglie! Ha sempre avuto un certo ascendente su Hermione"
"Va bene, glielo dico subito e trovo un modo per partire!"
"Grazie, sei davvero un amico! Vi ho già mandato due biglietti
per la passaporta; arriverà a casa vostra tra poco."
"Come?! Ma abbiamo a mala pena il tempo per trovare qualcuno che resti con James Sirius!"
"Lo so, ma non c'è tempo da perdere. Allora ci vediamo appena
arrivate a Roma. Vi mando un taxi dove si ferma la passaporta!"
"Mmmhh, va bene. A dopo!"
Harry riagganciò e si diresse in cucina da Jane raccontandole tutto; in fretta prepararono
una valigia e corsero al numero 12 di
Grimmauld Place.
Per fortuna Sirius era in casa, visto che negli ultimi tempi non faceva
che star fuori tutta la notte senza dire a nessuno dove fosse.
"Ragazzi, ma come mai partite così, senza preavviso?" aveva
chiesto quando Jane l'aveva pregato di tenere James per qualche
giorno.
"E poi sei così incinta...non è pericoloso?"
"Ma mica dobbiamo prendere un aereo, c'è una passaporta speciale per lei!" lo rassicurò Harry
"Dobbiamo aiutare Ron, ma è una storia lunga, adesso non abbiamo
tempo! Ti racconteremo tutto quanto torniamo!" aveva aggiunto Jane.
Ron camminava per la stanza nervosissimo ed anche un pò
preoccupato per il ritardo dei due amici, che avrebbero dovuto essere
lì già da un'ora secondo i suoi calcoli. Quando bussarono
alla porta aprì imprecando: "Ma che diavolo di fine avete fatto,
maledizione! Vi sto aspettando da un sacco di tempo!"
"Questa città è bellissima!" aveva escalamto Harry con aria sognante
"Chissenefrega della città! Io sono nella merda fino al collo e
tu ammiri il panorama! Adesso ti faccio un altro sfregio sulla fronte!"
"Ron, piantala! Sei diventato ancora più scemo!?Ma che diavolo
è successo di così grave? Se ti sei comportato
così anche con Hermione capisco perchè ti ha mollato!"
aveva detto Jane.
Il roscio l'aveva guardata disperato e aveva iniziato a piangere.
"Oddio, mi dispiace, ma eri così aggressivo...E poi lo sai, le
donne incinte sono piene di ormoni..." disse Jane dispiaciuta.
"Raccontaci tutto, amico mio" disse Harry abbracciandolo e accompagnandolo verso il divano.
"E' stato terribile! Era accanto a me ed improvvisamente l'ho vista
cambiare espressione, si è girata, mi ha sorriso ed è
partita di corsa attraversando la strada, rischiando di essere
investita due volte e si è piantata di fronte ad un tipo
bruttissimo tentando sfrontatamente di attaccare bottone!"
"Ma..."
"Con un perfetto sconosciuto!"
"Fammi capir.."
"Brutto, pure! E sporco, perchè fa il meccanico!"
"Ma scusa Ron..."
"BABBANO!"
"E basta! Che cazzo! Fammi capire" Urlò Harry "Ora dov'è Hermione?"
"Sono due giorni che sta con lui, il porco, che sicuramente avrà
approfittato di lei, la mia fragilissima ed elegantissima Hermione!"
"Ma è incredibile! E' proprio vero che non ti puoi fidare mai
delle donne! Basta che ti giri un attimo e Sblum! Catong! Bang! Te lo
mett..."
"Ma che cosa dici! Sei diventato imbecille anche tu?" Disse Jane
furiosa (nonostante la sua LUNGHISSIMA coda di paglia) "Stai parlando
come uno stronzo maschilista! E poi non vi pare troppo strano il
comportamento di Hermione?"
"Che vuoi dire ?"
"Voglio dire, che non ce la vedo affatto la nostra Hermy che si
innamora perdutamente in pochi istanti del primo troglodita romano che
incontra!"
"Vedi!" Disse Ron con voce esultante, "Lo sapevo che Jane sarebbe stata
più utile di te, quattrocchi, che da quando non c'è
più Voldemort non servi veramente più a un cazzo!"
"Ron, sai che ti dico?! Un'altra frase così e ce ne torniamo all'istante in Inghilterra!!"
"Scusa, non so quello che dico. Sono disperato..."
"Basta litigare, dobbiamo scoprire cosa è successo e soprattutto
chi è il colpevole; quindi domani mattina torneremo sulla scena
del crimine e vedremo di capirci qualcosa!" disse Jane risoluta come
solo un detective sa fare.
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Capitolo 3 *** La nuova Hermione ***
3.La nuova Hermione
3.La nuova Hermione
Jane, Harry e Ron uscirono dalla metropolitana e si ritrovarono
nella
piazzetta dove Hermione era uscita di senno; Ron raccontò nei
dettagli come si
erano svolti i fatti due giorni prima, e mentre Harry cercava di
prestargli
attenzione, nonostante il caldo torrido, Jane si guardava intorno come
faceva
sempre quando si trovava sulla scena di un crimine.
"Allora Ron indicaci il negozio da cui è uscito il grande amore
di Hermione!"
"Sempre delicata tu,eh!?" disse Ron con il tono piagnucoloso con cui
ormai diceva ogni frase
"Vabbè dai, è solo un modo di dire...quindi da quale
negozio è uscito il
futuro marito di Hermione?!"
"Uffa Harry, falla smettere!!!!"
"Jane, per favore, non ti ci mettere pure tu!" rispose Harry
ridacchiando "Allora sto diavolo di negozio?!"
"E' quello lì!" rispose Ron indicando l'officina chiusa.
"Mhhh, molto interessante, tutto sporco, odore di olio di motore...che
uomo virile deve essere..." continuò Jane bastardamente.
"Perdonala, ogni tanto le prende così...saranno gli ormoni..."
disse
Harry
"Ahhh allora finalmente mi dai ragione! Comunque, sai benissimo che sto
scherzando; e poi don't worry risolveremo tutto, lei ti ama,
nessuno sa
spiegarsi il perchè, ma è così!"
Ron alla fine si era rassegnato al sarcasmo di Jane e li aveva guidati
al bar
lì accanto; erano entrati dopo essersi fatti l'un l'altro
l'incantesimo Italicus,
che permetteva loro di parlare italiano.
"Buongiorno, posso chiedere un'informazione?" chiese Jane
educatamente alla donna dietro il bancone.
"Aò, entrasse mai quarcuno che vole quarcheccosa! Che te
serve
regazzì?" rispose il donnone grattandosi un enorme neo
peloso sul
mento.
"Volevo, gentilmente sapere…" iniziò Jane un
pò intimidita dalla
mole della donna e sopratutto dalla sua somiglianza con Shrek.
"…come si
chiama il ragazzo che lavora nell'officina accanto, e se possibile
anche dove
abita, per favore..."
"Ma che ssei de li carabbigneri? Anvedi che panza che c'hai! Ma
perchè
te ne vai in giro co' sto caldo e co' sti du' pupazzi? Vuoi da bbere,
tesò?"
"No, grazie signora, lei è molto gentile..."
"Pensa se era sgarbata!" disse Ron a bassa voce rivolto ad Harry.
"Ma avremmo una certa urgenza..." continuò
Jane
"Ma dde chi state a parlà, dde Spartaco o dde Kevin?"
I tre si guardarono, terrorizzati da quei nomi, ed Harry disse "
Spero
di nessuno dei due, ma credo che..."
"Tu zzitto, pupazzo, stò a pparlà co' sta bbella
regazzetta!"
Poi, dopo un attimo disse con voce incredula " Ma mmica sarà
stato uno
de' 'sti due a mettete incinta!"
Jane disse istintivamente "No!!" Poi, resasi conto del lapsus, si
affrettò a dire "Volevo dire, Si, certo che si, il
pupaz…cioè il ragazzo
con gli occhiali è mio marito!"
"Ma penza un po'...Certo mejo lui che 'sto roscio quà! Comunque
credo che
state a ccercà Spartaco che l'artroieri se nè annato co'
'na regazzetta inglese
che sse lo magnava co' ll'occhi!... Ma che te piagni, a Roscio!?"
"E ci indicherebbe, cortesemente il domicilio del suddetto?"
"Ao', parli come Arberto Angela!! Comunque, viè cco' mme!"
Uscì dal bar e, giratasi verso il primo piano dello
stesso palazzo urlò: "SPAARTEECOOO!!!! TE CERCHENO!!!!!"
Dopo qualche momento si aprì una finestra e si
affacciò una ragazza con
addosso solo una camicia da uomo abbottonata male, truccatissima e con
una
bocca troppo rossa e volgarmente lucida.
"Chi è sora GGì?"
"....ma...è Hermione...?!" chiese Harry
"...sì...è lei...ma in versione porno..." aggiunse Jane
"...Ron?" disse il bruno voltandosi verso l'amico "RON!!!"
esclamarono i coniugi Potter vedendolo disteso a terra che respirava a
mala
pena e sussurrava "Non è vero,
ditemi che non è vero, che è solo un incubo..."
"Posso assicurarti che quella lì è proprio Hermione,
caro... Certo, non è
molto in sé, però..." Disse Jane con un sorriso
falsamente dolce.
"Jane, amica mia, tenevaiaffanculo!!!"
"Harry! Jane!! Ma che ci fate qui! Come sono contenta di vedervi!!"
In quel momento apparve alla finestra un ragazzone bruno e
muscoloso, con
una bella faccia che esordì al pubblico con una sonora pacca sul
sedere di
Hermione, la quale sobbalzò un poco per poi guardarselo
innamorata.
"Amò, che ssò, amici tua? E quello roscio per tera
dev'esse l'ex omo
tuo! Salisci, roscio, che tte vojo conosce!"
"Cruciatemi, vi prego, non voglio più vivere....!"
piagnucolò Ron.
"Fatti forza, rosc...hem, Ron, aggiusteremo tutto e ci riporteremo via
la
nostra Mione!" esclamò Harry riavutosi dallo shock.
Quando i tre entrarono nella casa furono aggrediti
da un forte odore di cucinato pesante e fumo di sigaretta; in una
vetrinetta
laccata bianca con i ripiani specchiati faceva
bella mostra di se quella che doveva
essere la collezione privata della famiglia: varie sfere di vetro con
la neve
che racchiudevano varie basiliche in plastica di pessima fattura, gondole, facce di santi e una di Padre Pio che
benedice, ma soprattutto una piccola bara in vetro che conteneva quelle che dovevano essere le spoglie mortali
di una santa italiana.
Tre energumeni guardavano una partita di calcio in
televisione ad un volume assordante, che però loro riuscivano a
coprire di tanto
in tanto con urla e parolacce. Una brutta copia di Molly Weasley che si
aggirava per la stanza con uno strofinaccio sporco, si voltò
verso di loro con
un sorriso simpatico.
“A bbelli, ma
che ssète l’amici de
Sirmione?
L’inglesi?”
“Si, signora siamo noi…” rispose Jane
“KEVINE!!!! METTI GIU’ QUEI PIEDI ZOZZI DAR
DIVANO!!!...Scusi, sa, signorì, ma er fratello de Spartaco me fa
dannà….”
“Ma le pare…” rispose Jane leggermente
scossa
dall’urlo baritonale della donnetta.
In quel momento entrarono da una porta laterale
Hermione e Spartaco, avvinghiati in un abbraccio che li faceva
camminare male.
Ron notò subito lo sguardo adorante di Hermione per Spartaco e
la mano di lui
posizionata sul sedere di lei, e la cosa rischiò di farlo
sentire male di
nuovo. Harry lo guardò con comprensione e gli strinse una spalla
per consolarlo
ed eventualmente bloccare un suo avada kedavra verso il nuovo fidanzato
della
sua fidanzata.
“A belli! Anvedi, c’è pure il roscio! A
Ronne! Come
stai! Sempre più roscio diventi! A
Hery!
Sono proprio contenta de vedere a te e tù moje! Lo vedete
Spartaco, l’omo mio!
Quanto lo amo! Non famo altro
che…”
“E BASTA, MISERIACCIA LADRA! MA CHE CAVOLO TI STA
SUCCEDENDO! Passi il fatto che stai con sto troglodita mentecatto
cafone, ma
addirittura parli in romanaccio! Ma è veramente troppo!”
Jane in quel momento ebbe una intuizione geniale….
Spartaco, anche se non aveva capito gran parte delle
offese di Ron, stava avanzando verso di lui per mettere in chiaro che
non
poteva parlare così alla sua ragazza, quando Hermione lo
tirò per la maglietta
e mettendosi faccia a faccia con Ron cominciò ad inveire.
“Senti un pò, a pezzo de fango, a capoccia de
rame,
ma con chi credi de sta a parlà, co’ tu’ sorella? Ma
non te vedi che sei! Co’
sta faccia da tifoso de cricket, sto fisico da lanciatore de
coriandoli! Vieni
qua e te permetti de parlamme così, manco fossi l’omo
mio!”
Ron la guardò con sfida e poi, con molta maschia
dignità… scoppiò a piangere.
Harry non potette più trattenersi e intervenne prima
che Hermione parlasse di nuovo e peggiorasse ulteriormente la
situazione.
“Hermione, falla finita! Basta!! Prima di essere
fidanzata con questo uomo delle caverne, che tra parentesi non capisce
neanche
quando viene offeso, sei, o meglio, eri la mia migliore amica, e anche
quella
di Ron! Qualsiasi cosa ti sia successa, non è amore!
L’amore non ti trasforma
in una bestia, non te ne rendi conto tu stessa?! Ricordati cosa sei
veramente!”
disse in un modo freddo e aggressivo.
Tutti erano rimasti gelati dalle parole di Harry, e Jane,
che non si sarebbe mai aspettata una
reazione del genere dal marito, colse l’occasione per intervenire.
“Ma la smettete di trattare male questo ragazzo!
Vieni con me Spartaco, raccontami del vostro primo incontro!”
disse
portandoselo nell’altra stanza e lanciando un’occhiata di
intesa a Harry.
Hermione era rimasta colpita dal discorso dell’amico
occhialuto e un po’ si era pentita per come aveva trattato Ron.
“Mi dispiace, ma io adesso sto con lui…quello
che
c’è stato tra noi è stato bellissimo e non lo
dimenticherò mai…” aveva detto
avvicinandosi al rosso.
“E’ tutto quello che sai dire per consolarmi?!
Questo mi fa sentire anche peggio! Comunque sappi che non
rinuncerò a te così
facilmente, e che resterò a Roma finchè non ti
avrò riconquistata.”
Intanto Jane aveva portato Spartaco lontano dagli
altri e, bevendo un caffè, stava cercando di confermare
l’idea che le era
balenata quando aveva sentito Hermione così fredda nei confronti
di Ron.
“Allora Spartaco, raccontami il momento esatto del
colpo di fulmine.”
“Ma chette devo da dì, a Jane, stavo a
pulì un
carburatore vicino all’entrata dell’officina mia, quanno ho
visto sta
ragazzetta straniera che m’ha gguardato prima schifata, poi ha
bevuto un sorso
d’acqua e BAM! Prima c’ha avuto come un brivido forte, ma
forte! Poi m’ha
riguardato e…che te devo da dì, n’altra donna,
s’è avvicinata, m’ha soriso e
m’ha bbaciato! Io pensavo che era tipo una penitenza, uno
scherzo, e invece da
quel momento nun se semo più lasciati!”
Jane era estasiata dalla sua sagace intelligenza e
perspicacia; l’intuizione che aveva avuto era assolutamente
perfetta: era ormai
sicura che ci fosse di mezzo la magia, più esattamente un filtro
d’amore.
“ Spartaco, tu sei un babbano?” chiese per
essere
sicura che lui non fosse l’artefice di tutto.
“Babbano?! No, faccio er meccanico!”
Appurato che il giovane non aveva alcun potere
magico, Jane si sentì molto sollevata, perché sapeva che
il modo per rompere
l’incantesimo d’amore era semplicissimo, e con la scusa di
portare il caffè
agli altri, tornò da Harry, Ron ed Hermione.
Jane quasi corse nell’altra stanza dove trovò
una
situazione tragicomica: Ron ancora in lacrime seduto in sala da pranzo,
Harry
che faceva il tifo insieme ai fratelli e al padre di Spartaco, ed
Hermione
versione casalinga disperata, con un fazzoletto in testa che spolverava
con la
madre del suo nuovo ragazzo, parlando di Beautiful.
Jane si avvicinò al roscio piangente e gli
sussurrò
in un orecchio.
“Quando senti Hermione urlare, avvicinati a lei e
dì
chiaramente Finite Incantatem!”
Ron, con il naso tappato e gli occhi gonfi, si girò
verso Jane confuso.
“Perché dovrei fare una cosa del genere?!”
“Piantala di fare domande sceme! La rivuoi Hermione,
o no?” disse lei perdendo la pazienza.
“Certo che la rivoglio!”
“Allora fa come ti dico, e soffiati il naso!”
Jane si era avvicinata furtivamente a Hermione con
un accendino trovato sul tavolo, nascosto nella mano destra; con la
scusa di
ammirare il suo anello pacchiano, serrandole le dita, le bruciò
il palmo della
mano.
Da quel momento successe di tutto.
Hermione urlò di dolore, la Roma segnò, i
fratelli di
Spartaco si abbracciarono saltando ed esultando, mentre il padre si
lanciò su
Harry baciandolo come un figlio ritrovato dopo anni, anche lui urlando
e
festeggiando.
Ron per lo spavento, quasi dimenticò cosa doveva
dire, ma all’ultimo istante riuscì a dire le parole
magiche; Hermione fu scossa
da un brivido e nello stesso momento in cui tornava in sé fu
abbracciata con
foga da Spartaco.
“Amo segnato, amò!Uno a zero pè
noi!”
La ragazza lo scansò schifata. “Ma cosa vuoi da
me?
Babbano impertinente! Come osi toccarmi?”
Tutti si zittirono e si voltarono verso di lei; le
facce stupite e già vagamente arrabbiate.
“Che jài detto a mi fijo?!” disse la
madre
inviperita.
Spartaco, nonostante la sua stazza, aveva le lacrime
agli occhi…
“Hai fatto piangere mi fijo!” aveva urlato il
padre,
e a quel punto Ron prese la mano di Hermione e se la diedero a gambe,
mentre
Jane prontamente aveva cancellato la memoria di tutti con un gesto
della
bacchetta.
Harry, come al solito, non aveva capito niente, ed
era stato trascinato via di corsa da sua moglie.
Giunti in strada Harry e Jane trovarono Ron ed
Hermione che si baciavano appassionatamente.
“Oh amore mio, mi hai fatto passare due giorni
d’inferno!”
“Mi dispiace….Io so benissimo chi ci ha tirato
questo tiro mancino, ma gliela farò pagare a tempo
debito!” disse Hermione con
uno sguardo diabolico. “Grazie mille a tutti e due per averci
aiutato!”
“Prego…anche se non ho ben capito cosa è
successo un
minuto fa…” disse Harry perplesso.
“Tesoro, se stavamo ad aspettare te, a quest’ora
eravamo a fare i testimoni di nozze…” rispose Jane
ironica, baciandolo sulla
guancia.
Ron li invitò a cena per sdebitarsi, e dopo una
lunga e romantica passeggiata, i quattro si salutarono vicino alla
passaporta.
In un attimo Harry e Jane furono di nuovo a Londra,
davanti al numero 12 di Grimmauld Place. Dalla casa provenivano delle
urla
sconnesse, e i due si precipitarono verso l’entrata, temendo il
peggio.
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Capitolo 4 *** Verità nascoste ***
4.Verità nascoste
4.Verità nascoste
Dopo aver bussato con
tutta la forza che aveva e non avendo ricevuto risposta, Harry stava
iniziando a preoccuparsi sul serio. Per fortuna un attimo dopo, Sirius
gli aveva aperto; non aveva mai visto il suo padrino in quello stato:
era totalmente ubriaco e imprecava contro il quadro di sua madre, che
urlava a sua volta.
Il sangue di Jane stava cominciando a ribollirle nelle vene per la
rabbia; non poteva credere di avere affidato suo figlio a un tale
irresponsabile, ma prima che potesse fare o dire qualcosa, Harry
sbottò.
"Che diavolo sta succedendo qui?! Dov'è James? Perchè sei
così ubriaco?"
Una voce familiare alle spalle di Sirius rispose.
"Harry, Jane, bentornati!" i due guardarono Remus increduli "State
tranquilli, il bambino è con me, è meglio se lasciamo
Sirius da solo."
"Remus, meno male ci sei tu!" aveva esclamato Jane un pò
rincuorata, ma sempre furiosa con il padrino di suo marito. Ignorando
gli sproloqui della signora Black e di suo figlio, erano scesi con
Remus in cucina, dove James Sirius giocava allegramente con un libro
della collezione di Lupin.
"Remus, non so come ringraziarti! Sirius è del tutto
inaffidabile, non mi sarei mai aspettata un tale
comportamento....nemmeno da lui!"
"Hai ragione, Harry, ma ha davvero passato due giorni orribili, anche
se non vuole dirmi perchè..."
Jane aveva preso suo figlio in braccio e lo stava baciando sulle guance.
"Vado a parlare con Sirius, ho proprio bisogno di dirgli un paio di
cosette, e magari riesco anche a estorcergli la verità!"
"Tesoro, ti prego, controllati! Ricorda che sei incinta, e agitarti
troppo non fa bene al bambino."
"Tranquillo, Harry, non ho intenzione di fargli male!" aveva risposto
lei calma, posando James Sirius sul seggiolone e uscendo dalla stanza
con passo deciso.
"Povero Felpato...non vorrei proprio essere al suo posto..." aveva
mormorato Remus, guardando Harry.
Sirius era sdraiato sul divano con in mano una bottiglia mezza vuota di
Whisky, dormiva con la bocca aperta e russava. Entrando in biblioteca,
Jane gridò.
"Siriusssssss!!! Svegliati immediatamente!"
Il malandrino era caduto dal divano per lo spavento e si era alzato in
piedi di scatto versando quel poco whisky che era rimasto.
"Come hai potuto ubriacarti, quando dovevi badare a mio figlio?!" aveva
urlato Jane su tutte le furie. "Sei un idiota! Ci credo che nessuna
donna voglia stare con te! Sarebbe come fare da babysitter a un
deficiente irresponsabile!"
Sirius non aveva afferrato tutti gli insulti di Jane, perchè
aveva un fastidioso ronzio nelle orecchie, accompagnato da un terribile
mal di testa.
"Scu-scusa, non volevo trascurare James, ma...mi sento un verme...hai
ragione..." aveva risposto Sirius barcollando verso di lei.
"Certo che ho ragione! Hai cinquanta anni, non puoi comportarti
così! Cosa devo fare con te...."
"Jane, ti prego, ho la testa che sta per scoppiare, non potremmo
discuterne domani?"
"Nemmeno per sogno! Ne parliamo adesso, e mi devi anche spiegare
perchè hai bevuto! Remus dice che a lui non l'hai voluto dire!"
"Non è niente...avevo solo voglia di bere..."
"E ti fai venire queste voglie mentre tieni d'occhio un bambino?! E'
assurdo, tu non me la conti giusta! Sputa il rospo, avanti!"
"E va bene! Si tratta di una donna!"
Jane lo fissava con le braccia conserte e uno sguardo truce.
"Avevamo una relazione da un paio di mesi...ma ieri mi ha lasciato..."
"Bhè...non ne sapevo niente....ma perchè ti ha lasciato?"
"Perchè si è resa conto di amare troppo il suo
fidanzato..."
"Santo cielo! Era pure fidanzata! Bella coppia, un ubriacone e una
sgualdrina!"
"Non era una sgualdrina! Io la amavo...e la amo ancora, per questo sto
così male..."
"E si può sapere chi sarebbe questa donna misteriosa?!"
"Forse è meglio che tu non lo sappia..."
"Avanti Sirius, non fare il bambino!"
"L'hai voluto tu! E' Rachel!"
"Rachel?! Oh no, dimmi che non è la Rachel fidanzata con Tom!"
Sirius aveva annuito; si vergognava come un ladro per quello che aveva
fatto, ma il suo amore era autentico e sincero.
"Ci siamo conosciuti a casa tua, durante la cena di compleanno di
Harry."
"Maledizione, Sirius! Questo non lo dovevi proprio fare...posso
accetttare che tu sia un ubriacone e un irresponsabile, ma non poisso
sopportare che tu sia un traditore!" aveva esclamato Jane che ormai non
era più arrabbiata, ma sconvolta.
"Jane, ti prego, non fare così...io non l'ho fatto con
cattiveria, anche se voldemort meriterebbe questo e altro!"
"Non è un ragionamento! Come hai potuto fare una cosa
così spregevole a mio fratello!?"
"Ti ricordo che ha ucciso il mio migliore amico e moltissimi altri
innocenti!"
"E' successo secoli fa! Adesso lui è cambiato, e comunque non
stiamo parlando di lui, ma di te! Dovrei dire tutto a Tom e vedere cosa
decide di fare!"
"No, per favore, non dirgli nulla! sarebbe la fine per tutti! Meglio
non stuzzicare il suo lato malvagio!"
"Bhè, è un rischio che ti tocca correre!"
In cucina Remus ed Harry avevano sentito le urla di Jane senza capire
una parola; ma ad un certo punto era calato il silenzio...un silenzio
innaturale che li aveva fatti preoccupare non poco.
"Per la barba di Merlino, forse lo sta strozzando!" aveva detto Harry
uscendo di corsa dalla stanza; Remus l'aveva seguito con James Sirius
in braccio.
Arrivato sulla soglia della biblioteca, Harry aveva visto Jane seduta
su una poltrona con le mani tra i capelli e Sirius accasciato sul
divano, con una faccia terrorizzata che fissava il vuoto.
"Ragazzi, cosa è successo?" aveva chiesto Harry timoroso.
"Ti prego, perdonami Harry! Lo sai quanto voglio bene a James, ma..."
aveva detto Sirius in tono di scusa.
"Lascia perdere, credo che Jane ti abbia sgridato abbastanza per tutti
e due! Consideriamo la faccenda chiusa!"
"Dai tesoro, torniamo a casa...troppe emozioni per una sola giornata!"
aveva detto Jane prendendo James Sirius dalle braccia di Lupin e
uscendo dalla biblioteca.
Dopo aver ringraziato Remus e salutato Sirius, i tre si erano
smaterializzati nella loro bellissima casa.
Jane non riusciva a chiudere occhio; troppi pensieri le affollavano la
mente. Ascoltava il respiro regolare di Harry, innervosita dal fatto
che lui dormisse serenamente, mentre lei non poteva nemmeno rigirarsi
nel letto.
Il suo vero terrore era che se avesse raccontato tutto a suo fratello,
la bestia che era assopita in lui, si potesse risvegliare e scatenare
tutta la sua furia omicida.
La sua ansia cresceva,e raggiunse il suo apice verso le cinque di
mattina, quando colpìcol gomito la spalla di Harry, che aveva
emesso solo un lamento di protesta e si era girato dall'altra parte.
Jane pensò che era inutile prendersela col suo adorabile marito,
e decise che avrebbe corso il rischio dicendo tutto a Tom.
Si addormentò sapendo che l'indomani mattina sarebbe andata in
centrale a incontrare il suo temibile fratello.
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Capitolo 5 *** Due in più ***
5
5. Due in più
La bella giornata di sole contrastava con l'animo agitato di Jane che
fissava, ancora dubbiosa, l'entrata della Centrale di polizia. Si
decise a entrare quando anche il terzo agente che le veniva incontro la
salutò chiamandola Detective Riddle e mettendola in imbarazzo.
La serie di saluti sempre uguali continuò fino a che non
arrivòmdavanti a una porta socchiusa su cui c'era scritto
"Detective Tom Riddle".
Dall'ufficio non proveniva alcun suono, così Jane entrò
senza bussare; una volta dentro scoprì tre cose
contemporaneamente: suo fratello non c'era, alla sua scrivania era
seduto un ragazzone bruno che per un attimo le era sembrato Clark, e il
suddetto ragazzo non era affatto male!
"Buongiorno bella! Hai bisogno di aiuto? Te lo do io..." aveva esordito
lui con un sorriso beffardo.
"Senti 'bello', fai meno lo spiritoso! Sto solo cercando mio fratello
il cui posto è occupato dal tuo enorme ego!" aveva risposto Jane
già sul piede di guerra.
Il ragazzo impallidì e si alzò così in fretta che
urtando la scrivania fece cadere il porta penne e rovesciò la
sedia con un gran fracasso. Mentre raccoglieva tutto goffamente
disse:"Oh, mi scusi signorina Riddle, non volevo essere sgarbato, e poi
mi ero solo seduto un attimo....per vedere cosa si prova...mi scusi...!
Lei sorrise a quel cambio repentino di personalità. "Non
importa, e comunque non sono la signorina Riddle, ma la detective Jane
Riddle!! E tu chi saresti?!" chiese lei gentilmente.
"Lei è la famosa Jane Riddle?! Io sono il detective
Matthew Hunter ,nuovo collega di suo fratello e
sono onorato di conoscere una delle più belle e brave agenti
della città! Mi piacerebbe molto ascoltare tutte le sue
avventure, magari a cena...!
"Complimenti detective, a te non sfugge niente! Ma non vedi che sono
incinta?!"
"Bhè in effetti mi sembravi un pò abbondante sul
davanti..."
Jane l'aveva guardato esasperata e stava per rispondergli in malo modo,
quando entrò Tom nel suo affollatissimo ufficio. "Jane, che
piacevole sorpresa! Hai già conosciuto Hunter?" aveva detto lui
abbracciando sua sorella.
"Purtroppo sì...comunque sono venuta per parlarti, Tom!"
Il detective Riddle si era avvicinato al suo collega e gli aveva
stretto la mano.
"Allora sorellina, come stai? Il bambino tutto ok?"
"Sì sì, tutto ok, ma devo proprio parlarti!" aveva
risposto lei cercando di trattenre l'ansia che le era improvvisamente
tornata. Hunter era uscito lasciandoli soli.
"Cosa devi dirmi di così importante?"
"Bhè...ecco, io..." la ex detective titubava, e in un attimo
tutti i bei discorsi che si era preparata la sera prima erano andati in
fumo; non aveva più il coraggio di dire al fratello del
tradimento della su afidanzata.
"Volevo solo dirti che sono stata a Roma questo weekend...è una
città splendida!"
"Oh...tutto qui!? Pensavo fosse qualcosa di più grave...sei
venuta fin qui solo per questo?!"
"Sì, proprio così....ma volevo anche sapere come va con
Sabrina."
"A meraviglia! Lei è adorabile, e credo che le chiederò
di sposarmi molto presto!"
"Cosa?! No, non puoi farlo!" aveva gridato Jane "Cioè...pensaci
bene prima!"
"Ci sto pensando da un sacco di tempo, e la amo!"
"E' un passo importante...comunque ora è meglio che torni a
casa, James Sirius ha bisogno della mamma!!" e detto questo aveva
girato i tacchi ed era uscita quasi di corsa, lasciando suo fratello
piuttosto stupito per quella sua fugace apparizione.
Fuori dalla centrale Jane aveva tirato un sospiro di sollievo, ma allo
stesso tempo si era amledetta per non essere riuscita a dire a Tom di
Sabrina e Sirius; di solito non era così fifona, ma forse il
possibile ritorno del Signore Oscuro l'aveva un pò inibita. I
suoi pensieri furono interrotti da una voce alle sue spalle.
"Detective, mi scusi!"
"Oh no, ancora tu!" aveva detto Jane girandosi e trovandosi davanti
Hunter "Che cosa vuoi?"
"Volevo chiederle scusa per prima, mi sono comportato come un vero
idiota..."
"Non c'è nessun problema, e dammi del tu, se no mi senti
vecchia!"
"Va bene...grazie...allora posso offrirti qualcosa per farmi perdonare?"
"In che lingua te lo devo dire?! No, no e poi no!!! Sono incinta e sono
sposata!" aveva risposto Jane mostrandogli la fede.
"Ma io voglio solo bere una tazza di tè..." aveva aggiunto
Hunter con tono innocente.
"...e va bene, ma poi mi lasci in pace?"
"Certo! Allora andiamo!"
Insieme si erano incamminati verso un bar italiano un isolato
più in là, quando improvvisamente Jane si era fermata di
scatto ed era impallidita.
"Oh santo cielo, ci siamo!" aveva detto appoggiandosi al muro.
"Che cos'hai, stai male?" aveva chiesto Huntet preoccupato.
"Mi si sono rotte le acque!"
"Vabbè, ne compreremo delle altre!"
"Il bambino, imbecille...sta per nascere! Ma è troppo presto..."
"Maledizione...cosa facciamo adesso?" il giovane detective era
completamente nel pallone.
"Andiamo all'ospedale!"
"Va-va bene, chiamo un taxi!" e si era gettato in mezzo alla strada
cercando di fermare il primo taxi disponibile, ed era stao quasi
investito da un autobus a due piani.
"Hunter, se ti fai ammazzare, non risolviamo il problema!" aveva urlato
Jane tenendosi la pancia. Per foruna Hunter era riuscito a trovare un
taxi che finalmente li aveva portati, il più in fretta
possibile, all'ospedale più vicino.
Janeera terrorizzata, non poteva partorire, mancava ancora un
mese...subito le erano tornate in mente le parole di Clark: Io sono Kriptoniano e tu sei una strega, i
nostri geni non sono compatibili! Lo aveva detto anche lui, il
bambino non poteva assolutamente essere suo,anche se la situazione in
cui si trovava la faceva dubitare della sincerità del suo amico.
Il reparto maternità era affollato, ma quando Jane raccontato la
sua situazione, l'avevano portata subito in sala parto. Hunter le
teneva la mano, anche se in realtà era Jane che gliela stava
stritolando; lui sarebbe volentieri scappato il più lontano
possibile da quell'insieme di sangue e urla, ma non avrebbe mai laciato
Jane in quelle condizioni.
Alla vista della testa del bambino però non aveva resistiro ed
era svenuto; rinvenendo qualche minuto dopo, sempre con la mano di Jane
che stringeva la sua, gli venne un conato di vomito e dovette uscire di
corsa dalla stanza inseguito dagli insulti della donna. Poco dopo un
'infermiera lo aveva riaccompagnato dentro, dove Jane esausta teneva in
braccio un fagottino avvolto in una coperta rosa; il medico che l'aveva
assisitita lo prese dalle sue braccia e lo porse ad Hunter con un
sorriso.
"Complimenti, è una splendida femminuccia!"
"Oh...è magnifico, ma...io non sono il padre!" rispose lui
imbarazzato. Il dottore sgranò gli occhi per un attimo, non
capendo come mai un uomo che non fosse il padre avesse assistito al
parto tenendo la mano alla donna.
"Comunque la bambina sembra non avere alcun problema, nonostante sia
prematura; le faremo tutti i controlli possibili per esserne certi!"
aveva detto rivolto a Jane ed era uscito con la piccola Potter. La neo
mamma aveva guardato Hunter sorridendo.
"Non so come ringraziarti! Sei stato adorabile...tranne quando sei
dovuto scappare fuori per non imbrattare tutto!"
"Non infierire, non sono abituato a queste cose..." aveva detto lui
avvicinandosi e prendendole di nuovo la mano. "Tu come stai?"
"Abbastanza esausta, ma devo avvertire Harry, mio marito!"
"Lascia fare a me, lo chiamo dal tuo cellulare!"
"Grazie mille Matthew!" gli disse mentre le infermiere la portavano
nella sua stanza.
Jane aprì gli occhi e vide i due volti che più amava,
quelli di Harry e James Sirius che le sorridevano.
"Amore mio, finalmente ti sei svegliata! Non sai quanto mi sono
spaventato quando mi ha chiamato Hunter per dirmi che eri qui!"
"Mamma, come stai?" disse James Sirius con un faccino preoccupato. Lei
lo prese e lo baciò. "Tesorino mio, sto benissimo e tra poco
conoscerai la tua sorellina!"
In quel momento entrò l'infermiera spingendo una culla con la
bimba dentro; "Ecco vostra figlia, è sanissima ed è
sveglissima...forse anche troppo, sarà stata una mia
impressione, ma mi ha fissata per tutto il tragitto fin qui. Ha due
occhi ipnotici ed è bellissima!!!" disse l'infermiera con
ammirazione e poi uscì.
Harry prese in braccio James Sirius e lo sporse oltre il bordo della
culla; accadde qualcosa che sconvolse persino due grandi maghi: un
raggio di luce bianca unì all'altezza della fronte i due
fratelli che si accarezzarono a vicenda con dolcezza; un sorriso di
complicità era apparso sul loro viso, e James Sirius disse
:"Miley!"
"Cosa hai detto tesoro?" aveva chiesto Jane
"Miley!" ripetè James. "Il suo nome è Miley!"
"Vorresti chiamarla così?"
"Lei si chiama già così!"
"E' un nome adorabile" aggiunse Jane
I due genitori si guardarono un pò perplessi, ma poi Harry prese
in braccio la bimba e la mise accanto a Jane, sedendosi sul letto.
Guardò estasiato le due donne che amava di più e
pensò che d'ora in poi la sua vita sarebbe stata perfetta.
Il giorno dopo Jane era distesa nel suo letto con miley in braccio,
quando qualcuno aveva bussato; era davvero l'ultima persona che si
aspettava di vedere: Clark dalla soglia, con un grosso mazzo di rose
rosa, la guardava con un sorriso splendente.
"Clark...sei qui?"
"Mi ha chiamato Harry, voleva farti una sorpresa!"
"C'è riuscito!"
"Questa è la nuova Potter?" aveva chiesto lasciando i fiori e
avvicinandosi al letto. "E' bellissima, proprio come te."
"Grazie...sai è nata prematura, ma sta bene...solo che mi sembra
strano, lo hanno detto anche i medici!"
"Meglio così, no?! Volevi che non fosse sana?!"
"Certo che no! Ma non trovi sospetta una cosa del genere? Cioè,
sei sicuro di quello che mi hai detto otto mesi fa?!"
"Io..." ma prima che potesse dire altro, un dottore era entrato nella
stanza, con un'espressione preoccupata sul viso.
"Buongiorno signora Potter, dovrei parlarle delle analisi del sangue di
sua figlia."
"Cosa?! Che vuol dire?!" aveva chiesto Jane spaventata.
"C'è un'anomalia nel suo DNA...è la prima volta che vedo
una cosa simile! In poche parole ha due cromosomi in più,invece
di 46 ne ha 48."
"Non sa spiegarsi il motivo?!" aveva chiesto Clark lievemente agitato.
"Purtroppo no, ma visto che per adesso la bambina non sembra mostrare
nessun segno esterno, non c'è da preoccuparsi, ma era giusto
dirvelo." aveva concluso il dottore uscendo dalla stanza.
Clark e Jane si fissavano esterrefatti. "Mio Dio...lo sapevo che c'era
qualcosa di strano! Che cosa significano questi cromosomi in
più?"
"Jane, io lo so...ce li ho anche io..."
"Cioè la bambina è...è..."
"Il DNA mio e di Harry deve essersi mescolato; la bambina è sua,
ma per un quarto è anche mia...è difficile da spiegare..."
"Oh no, non è possibile! E' assurdo! Cosa dovrei fare secondo te
adesso?! Dire tutto a Harry e rovinargli la vita?!"
"Non devi fare niente del genere! Ama e cresci questa splendida
creatura, rendila una donna eccezionale come sua madre!"
Jane l'aveva abbracciato mentre le lacrime avevano preso a scorrerle
sulle guance.
Harry era entrato nella stanza con James Sirius. "Come stanno le mie
ragazze'" aveva chiesto allegramente; probabilmente non aveva ancora
parlato col dottore.
"Stiamo benissimo amore!"
"Clark, sono contento che tu si avenuto!"
"Lo sono anche io, però adesso è meglio che tolga il
disturbo. Ci vediamo ragazzi, e ancora congratulazioni per la piccola!"
aveva baciato Jane sulla fronte ed era andato via.
Jane aveva preso James Sirius e l'aveva messo accanto a lei e Miley;
lui era felicissimo di avere una sorellina e non faceva altro che
guardarla in adorazione e accarezzarle il visino. Harry non aveva mai
visto una scena così dolce, e quasi si era commosso; Jane invece
ripensava al DNA di Miley e si chiedeva se suo marito se ne sarebbe mai
accorto. Se la bambina avesse avuto qualche superpotere, come volare
senza una scopa, lanciare fuoco dagli occhi o essere veloce come un
fulmine, era solo il tempo che poteva dirlo.
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Capitolo 6 *** 6. Partenze ***
6
6.Partenze
Sette anni dopo...
Erano secoli che Harry non sostava al binario 9 e 34 in attesa
dell'Hogwarts Express, e Jane non c'era mai stata. James Sirius e Miley
scalpitavano accanto ai loro genitori super eccitati e contentissimi di
partire per la nuova scuola.
"E' incredibile che la McGranitt abbia mandato la lettera così
presto! Secondo me sono ancora troppo piccoli!" aveva detto Jane
apprensiva guardando i suoi bambini.
"Lei ha spiegato il motivo, e poi stai tranquilla, andrà tutto
bene; se la McGranitt ha deciso così, vuol dire che è la
cosa migliore
per loro!" le aveva risposto Harry. Infatti una mattina di qualche mese
prima, Jane e suo marito si erano visti piombare in casa un gufo che
portava una lettera di iscrizione a Hogwarts per i loro figli.
Cari James Sirius e Miley Potter,
siete ufficialmente iscritti lla scuola di magia e stregoneria di
Hogwarts. Immagino che sarete un pò perplessi, ma tutto il corpo
insegnanti è stato d'accordo ad ammettere due maghi dotati come
voi,
nonostante non abbiate ancora undici anni.
Il vostro potere è tale da avervi permesso di accedere alla
nostra
scuola tre anni prima del dovuto. Il mondo magico non può
permettersi
di non educare al più presto due maghi come voi.
Cordiali saluti
La Preside
Minerva McGranitt
Dopo aver letto e riletto quella lettera, Jane ancora non poteva
credere di dover già separarsi da James e Miley, ma Harry
continuava a
dire che non era la fine del mondo e che i bambini erano al settimo
cielo.
Erano le undici meno tre minuti, l'Hogwarts Express stava per
partire e Jane ancora teneva tra le braccia Miley, che invece cercava
di divincolarsi e correre sul treno con suo fratello.
"Mi raccomando, fai la brava, studia e ...fai la brava!"
"Sì mamma,me l'hai già detto un sacco di volte!"
"Lo so, ma tu fai la brava lo stesso! Ciao piccola!" aveva detto
Jane lasciando Miley e dando l'ennesimo bacio anche a James Sirius.
"Buon viaggio, amori miei!" aveva aggiunto gridando, mentre il treno
usciva dalla stazione. Harry l'aveva abbracciata ed erano tornati a
casa; Jane sentiva già terribilmente la mancanza dei bambini,
non le
importava quello che pensava la McGranitt, per lei erano troppo piccoli
per Hogwarts, ma ormai non poteva più farci nulla, doveva
accettarlo e
basta.
"Avanti cara, perchè la devi prendere così male?" aveva
chiesto
Harry, vedendo che la moglie non apriva bocca da quando avevano
lasciato la stazione.
"La casa è così vuota...non so se resisterò fino a
Natale"
"Ma dai, vedila così, avrai più tempo per te...e per
noi..."
Jane aveva fatto finta di non sentire la frase maliziosa del
marito, aveva la testa da un'altra parte. Aveva come la sensazione che
presto sarebbe successo qualcosa di terribile, ma non sapeva se fosse
solo paranoia o un eccezionale sesto senso.
Harry era andato al Ministero, lasciando Jane da sola, dopo aver
cercato, senza successo, di consolarla. Per distrarsi un pò
aveva
deciso di mettere in ordine la casa e pulire tutto quello che le
capitava a tiro. Quando aveva aperto la porta del ripostiglio, per poco
una grossa scatola non le era caduta addosso; era piena di vecchie cose
di Harry che non aveva mai visto: una foto incorniciata, la divisa di
quidditch di Grifondoro, vari stemmi e qualche libro, ma quello che
aveva attirato l'attenzione di Jane era stato un album di foto segnato
dal tempo. Al suo inteno c'erano foto di Harry, Ron ed Hermione bambini
e una di James e Lily particolarmente sgualcita e con delle gocce che
dovevano essere lacrime. Jane non riuscì a non provare un forte
dolore
e compassione per l'infanzia difficile di suo marito; non sopportava
che l'uomo che amava potesse soffrire e così uscì di casa
diretta dal
mago più potente che conosceva, con una precisa idea in testa.
Tom Riddle era tranquillamente steso sul suo comodo divano; quella
settimana era stato malato e si era preso anche un altro giornodi
riposo. Sua moglie Sabrina era al lavoro nel ristorante in cui era capo
chef e lui si godeva momenti di meritato ozio e relax. Jane era entrata
in casa sua senza nemmeno bussare e l'aveva fatto cadere dal divano per
lo spavento.
"Porca miseria Jane! Prima o poi ci resto secco!" aveva detto
rialzandosi da terra.
"Scusa Tom,ma è urgente e non potevo perdere tempo in
smancerie!"
"Ma cosa è successo?! Non dirmi che ancora non hai accettao la
partenza di James e Miley!"
"In reltà no...ma non è questo, sono qui per un altro
motivo. Devi
assolutamente aiutarmi! Voglio sapere se c'è un modo per far
tornare i
genitori di Harry!"
Tom era esterrefatto "Lo sai bene che nessuno può riportare in
vita i morti!"
"Sì, ma tu sei unmago oscuro, deve esserci un modo, ti prego,
rifletti!
"Bhè...ora che ci penso, credo di aver letto una volta di un
incantesimo che poteva momentaneamente richiamre i defunti, ma non
ricordo dove...forse in uno di quei libri." aveva detto indicando
l'enorme libreria alla sua destra.
"E' già un passo avanti! Lo sapevo che dovevo chiedere a te!"
aveva esclamto Jane felice.
"Adesso no ti resta che trovarlo. Comunque è un incantesimo
molto complicato."
"Non mi importa, farò tutto il possibile per rendere felice
Harry!"
"Ma non basta che ci vai a letto?!" aveva commentato Tom sarcastico.
"Quanto sei volgare! Comuqnue spulcerò tutti questi libri, fosse
l'ultima cosa che faccio!"
"Ok, ok ma non ti scaldare!" aveva detto Tom ritornando sul divano
e lasciando sua sorella intenta a cercare l'incantesimo impossibile.
Quattro ore e cento libri dopo, Jane non aveva ancora trovato
nulla e aveva un terribile mal di testa. Le restavano ancora dieci
volumi da controllare, ma aveva quasi perso la speranza, quando Tom
aveva detto: "Ora mi ricordo! E' su Strani
e pericolosi incanti che l' ho letto! E' proprio lì, in
fondo allo scaffale!"
"Cosa?! Maledizione, potevi dirmelo prima che perdessi tutto questo
tempo e due diottrie!"
"Scusa, ma mi è venuto in mente solo ora..."
Jane aveva afferrato il tanto agognato libro e aveva preso a sfogliarlo
velocemente. Finalmente aveva trovato l'incantesimo giusto; aveva
portato il tomo sul divano vicino a suo fratello. "E' questo, vero?"
aveva chiesto impaziente.
"Sì, esattamente. Però cavolo, è più
complicato di quanto ricordassi!"
"Te l'ho detto Tom, niente potrà fermarmi!"
"Jane, renditi conto, non devi solo recitare una formuletta, c'è
bisogno di sei pozioni e di uno specchio magico!"
"Lo specchio ce l'ho...e le pozioni le farò presto!"
"Se sei così testarda, non so cos'altro dirti!"
"Tom, mi hai salvata! Grazie mille!"
"Figurati, lo sai che quando hai bisogno, io ci sono sempre!" jane
aveva sorriso e dopo aver ripreso il libro si era smaterializzata a
casa sua.
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Capitolo 7 *** 7. Divisi ***
7
7. Divisi
Harry era stato agitato tutto il giorno, non era riuscito a
concentrarsi sul lavoro al pensiero che Jane stesse male per l
apartenza dei loro fogli; così prima di tornare a casa si era
fermato da un fioraio e in gioielleria. Era deciso a fare di tutto per
tirare su il morale a sua moglie.
La casa era splendente e in perfetto ordine, anche meglio di quando era
Dobby a occuparsene, e un profumo delizioso proveniva dalla cucina.
Jane era andata incontro ad Harry e l'aveva abbracciato.
"Tesoro, sono contenta che tu sia tornato!" aveva notato i fiori e la
scatoletta che lui aveva in mano "E questi cosa sono?!"
"Un regalo per te, angelo mio!"
"Oh santo cielo, non dovevi."
"Da quando non posso viziare la mia splendida metà?! Avavnti
aprila!" aveva detto porgendole la scatoletta.
Al suo interno c'era un paio di splendidi orecchini pendenti di
diamanti. "Harry, sono meravigliosi! Spero tu non abbia prosciugato il
nostro conto per questi!"
"Tranquilla, sono pieno di risorse io!"
"Lo so, amore, è per questo che ti amo..." aveva sussurrato Jane
baciandolo appassionatamente.
"Chissà come stanno i bambini."
"Staranno per essere smistati, sono curioso di sapere in che casa
andranno, anche se sono sicuro che saranno entrambi Grifondoro!"
"La lettera dovrebbe arrrivarci domani mattina, giusto?!"
S^. Però adesso pensiamo a noi, è da tanto che non stiamo
da soli..." aqveva detto Harry iniziando a baciare il collo di Jane.
"Fai il bravo, caro! Ho preparato un'ottima cena, non vorrei che
andasse sprecata!"
"Mangeremo dopo..."
"Mi hai convinta..."
Ovviamente la cena andò sprecata e la mattina seguente Jane ed
Harry furono costretti a mangiare pollo arrosto con patate per
colazione.
La lettera da Hogwarts non tardò ad arrivare; Harry la lesse
immediatamente.
"Lo sapevo! Il nostro James Sirius è Grifondoro, Miley
invece..." si era zittito all'improvviso, e Jane, che lo fissava in
attesa che continuasse, dovette strappargli il foglio di mano eleggere
lei stessa.
"Serpeverde...bhè, non è la fine del mondo!" aveva detto
fissando lo sguardo vacuo del marito. "Harry forza, non essere
così esagerato!"
"Mia figlia, la mia piccolina...serp-serp...non riesco nemmeno a
dirlo!" aveva piagnucolato lui.
"Ricordati che scorre anche sangue Riddle nelle sue vene!"
"Scommetto che Tom andrà in estasi quando lo saprà!"
aveva detto Harry stringendo i pugni.
"Per piacere, non ricominciare con questa storia! Non è certo
colpa sua se Miley è Serpeverde! E popi, io non vedo cosa ci sia
di male!"
"E se diventasse cattiva!? Non potrei perdonarmelo..."
"Non diventerà per niente cattiva! E io non potrò
perdonarti se non smetti immediatamente di dire tutte queste
sciocchezze! Mi hai capita?"
"Sissignora!" aveva risposto il bruno come se si stesse rivolgendo a un
suo superiore, e tutto sconsolato se n'era andato a lavorare.
Erano ormai due giorni che Harry trascurava il suo lavoro per pensare
alla sua famiglia e al possibile futuro di Miley; era molto
preoccupato, anche se Jane aveva ragione a dirgli di non essere
così prevenuto, perchè non tutti i Serpeverde avevano
fatto la stessa fine di Voldemort.
Ron fissava il suo amico sovrapensiero che di nuovo non combinava nulla
e temeva di sapere cos'era che lo angustiava tanto. "Harry, per
carità, datti una mossa! Non puoi campare così! Ti
verrà un infarto prima dei trent'anni!"
"E' facile per te parlare, non sei nella mia situazione!"
"Non mi sembra poi così catastrofica 'la tua situazione'!"
"Bhè, tua figlia non è Serpeverde!"
"E allora? Vuoi rovinarti l' esistenza per questo? Non sono mai stato
un grande saggio, ma questa volta credo di esserlo più di te che
tanto ti vanti."
"Non riesco a non pensare a Miley."
"Lo sai che è una bravissima bambina e non diventerà un
mago oscuro, ci metterei la mano sul fuoco!"
"Le voglio un bene dell'anima, non voglio che le succeda qualcosa di
brutto!" aveva detto Harry come se stesse parlando a sè stesso
più che a Ron.
"Ma mi ascolti quando parlo?! Ti ho appena detto che non le
succederà niente di niente. Sarà una studentessa modello
e diventerà un auror coi fiocchi...o quello che vorrà,
comunque, il punto è che tu devi calmarti e smetterla di farti
tutte queste pippe mentali senza alcuna ragione!"
"Whow, stai iniziando a parlare come Hermione!"
"Già...sarà che stiamo troppo tempo insieme..."
"Vorrei vedere, siete sposati da almeno sei anni!"
"Eggià amico, come vola il tempo...ehi, non cercare di cambiare
discorso! Allora, riuscirai a rilassarti un pò?"
"Ci posso provare.." Ron l'aveva guardato storto. "Ok ok ce la
metterò tutta!"
"Bravo, così mi piaci! E adesso mettiamoci a lavoro prima che
arrivi Tonks a darci una bella strigliata!" ed entrambi si erano
dedicati tutto il giorno a un caso riguardante strane sparizioni
avvenute quella settimana.
Jane era uscita per dire a Tom della lettera da Hogwarts. Giunta nel
suo ufficio alla centrale di polizia, aveva trovato quella confusione
tipica dei momenti critici, che col tempo era riuscita a controllare.
"Cosa sta succedendo?" aveva chiesto a suo fratello che sedeva dietro
la sua scrivania sommerso da un mucchio di carte e fascicoli aperti.
"Siamo in emergenza! Ma doveva succedere proprio il giorno in cui torno
io! Che sfortuna!"
"Di che stai parlando?"
"Sono quasi cinque giorni che riceviamo denunce di scomparsa; niente
indizi, niente cadaveri, insomma, un bel niente! Non so dove sbattere
la testa."
"Bhè, ma tu sei TomRiddle, troverai sicuramente qualcosa a cui
aggrapparti!"
"Questa volta temo di no...la situazione è più grave di
quanto sembri!"
"Perchè? Non sono tanto rare queste cose!"
"Bhè , di solito le persone non scompaiono da luoghi affollati
come scuole, uffici o cose simili."
"In effetti è strano...se vuoi posso darti una mano. Sai mi
manca molto lavorare qui!"
"Immagino, ma sei sicura di aver fatto la scelta giusta?"
"Quale scelta?"
"Quella di sposarti e avere un bambino."
"Tom, che diavolo dici?! Lo so che odi Harry, ma mettere in
dubbio il mio amore per la mia famiglia è davvero spregevole,
anche per te!"
"Io non metto in dubbio niente, volevo solo farti riflettere."
"Sei incorregibile! Era da tanto che il tuo lato oscuro non emergeva!"
"Jane, rilassati, ti stai scaldando per niente. Io non ho detto che tu
non ami Harry e i bambini, volevo solo ricordarti quanto amavi il tuo
lavoro, tutto qui!"
"Bhè...scusa Tom, è che ultimamente sono molto stressata
e perdo facilmente le staffe."
Tom si era avvicinato alla sorella e l'aveva abbracciata. "Mi dispiace,
ti voglio troppo bene per farti soffrire! E non pensare nemmeno che io
odi Harry...o per lo meno non più." Jane aveva riso.
"Sei un fratello fantastico!"
"Lo so, e anche un grande detective! Comunque Jane, se vorrai aiutarmi
te ne sarò grato, siamo proprio nella merda!"
"Farò il possibile. Ah, quasi dimenticavo, Miley è
Serpeverde!"
"Fantastico, finalmente una buona notizia oggi!"
Un agente era entrato nell'ufficio e aveva detto a Tom che la sua
presenza era richiesta sulla scena di un crimine. "Adesso devo andare,
Jane, ci teniamo aggiornati!"
Jane era uscita dalla centrale e si era ricordata degli ngredienti che
le servivano per preparare le pozioni e c'era solo un posto a Londra
dove poteva trovarli: Diagon Alley.
La via piena di negozi magici di solito era gremita di gente, ma per
fortuna quel giorno era quasi deserta. jane non voleva che qualcuno la
vedesse comprare tutte quelle strane cose. Dopo aver girato tutti i
negozi di pozioni, in cui aveva trovato solo due degli innumerevoli
ingredienti che le servivano, sconsolata si stava guardando intorno
nella speranza di notare qualche negozio più nascosto che magari
le era sfuggito.
"Jane!" aveva detto una voce alle sue spalle. La ragazza si era voltata
di scatto. "Hermione, che sorpresa! Che ci fai qui?"
"Potrei farti la stessa domanda. Comunque dovevo prendere un libro al
Ghirigoro."
"Oh...bene..." aveva risposto Jane un pò imbarazzata.
"Come stanno i bambini? Ho saputo che Miley è entrata in
Serpeverde. Immagino che Harry sia andato fuori di testa!"
"Sì, infatti! Non lo sopporto quando fa così...scusami
Hermione ma ho un pò fretta, ci vediamo presto!" aveva tagliato
corto Jane.
"Certo, mo ha fatto piacere incontrarti!" aveva risposto Hermione
lievemente offesa e si era allontanata.
Il tempo passava e jane era sempre più disperata; camminando,
camminando, era arrivata a Nocturn Alley e sapeva che sarebbe stato
più facile trovare lì quello che le serviva. Era entrata
in un negozio piuttosto malridotto, e quando gli aveva elencato gli
ingredienti che voleva, il proprietario aveva strabuzzato gli occhi.
"E' sicura di volere proprio questi?"
"Certo!"
"Vedo che è una caratteristica dei Riddle occuparsi di magia
oscura..."
"Cosa vorrebbe dire con questo?"
"La pozione che lei vuole preparare è molto difficile e
pericolosa, e non porterà nulla di buono."
"Non credo questi siano affari suoi! Se ha queste erbe me le dia, se no
andrò altrove!"
"No, no, mi scusi, non volevo essere indiscreto, ma è raro che
qualcuno le compri tutte insieme." aveva detto l'uomo e le aveva
consegnato un pacchetto avvolto in carta scura. Jane era molto
soddisfatta, anche se le parole di quell'uomo l'avevano turbata, ma non
vedeva l'ora di arrivare a casa per preparare le pozioni. Un ragazzo
pallido e vestito di nero le aveva sbarrato la strada poco fuori dal
negozio.
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Capitolo 8 *** Una giornata movimentata ***
una giornata movimentata
8. Una giornata movimentata
Jane non si
era mai lasciata intimidire da niente e nessuno, nemmeno in quelle situazioni
molto a rischio. Il lato Riddle che era in lei veniva sempre fuori quando si
trattava di aver a che fare con personaggi non molto raccomandabili. Per questo
il vicolo stretto e buio e la losca figura che le stava davanti non avevano
incrinato nemmeno un po’ il suo autocontrollo.
Il
ragazzo pallido le aveva fatto uno strano sorriso e aveva parlato: “Buongiorno
bella fanciulla, cosa ci fai qui tutta sola?”
“Sono fuori da un negozio e ho un pacco in mano, secondo te cosa sto
facendo?!” aveva risposto lei sarcastica.
“Sei molto
spiritosa, mia cara; di solito quando la gente mi vede non fa così…”
“Io non sono
‘la gente’, per cui fatti da parte e fammi passare!”
“Perché
questa fretta?! Vorrei conoscerti meglio.” Aveva continuato lui con voce
melliflua.
“Che
ragazzino adorabile, sicuramente sarai l’idolo del tuo liceo! Senti amico, se
credi di farmi paura ti sbagli di grosso e se non vuoi farti male ti consiglio
di evaporare all’istante!”
Il ragazzo
si era avvicinato pericolosamente a Jane e un lampo di rabbia gli aveva
illuminato gli occhi scuri. “Come osi parlarmi così, sudicio essere umano?! Non
hai idea di chi hai davanti!”
“Uhhh che
paura! Dimmelo tu chi ho davanti!”
“Lo
scoprirai presto…il tuo sangue ha un profumo davvero delizioso e invitante.”
aveva sussurrato mostrando a Jane i canini appuntiti.
“Sei un
vampiro…”
“Molto
perspicace…oltre che bellissima” aveva continuato lui annusando l’aria vicino a
Jane. “Siamo in tanti e diventeremo sempre di più. Tra poco proverai cosa
significa essere come me, e allora ti piacerò un sacco!” aveva incalzato il
vampiro ormai a un passo dal collo di Jane, che di tutta risposta l’aveva
spinto via con tale forza da sbatterlo contro il muro a tre metri da lui. Con
un ringhio il vampiro si era avventato su Jane.
“Stammi
lontano! Impedimenta!”
Il ragazzo
giaceva a terra avvolto da grosse catene; si dimenava mentre Jane lo guardava
schifata puntandogli la bacchetta alla testa. “Va bene bastardo! Adesso mi
dirai tutto, e stai ben attento a come risponderai! Siete voi la causa delle
sparizioni avvenute a Londra in questi giorni?”
“Non ho
intenzione di dirti nulla, capito?!”
“Sei tu che
non hai capito. Crucio!!” il vampiro
aveva urlato per il dolore, ma Jane non si era fatta impietosire e aveva continuato.
“Ripeto la domanda. Siete voi la causa delle sparizioni?” aveva urlato
furiosamente. Il ragazzo pallido non aveva retto. “Sì, siamo stati noi, e devo
dire che alcuni di quei babbani erano davvero appetitosi, e le loro grida
davvero eccitanti!” Jane gli aveva tirato un calcio in faccia e aveva ripreso
l’interrogatorio. “Chi è il vostro capo?”
“Non credo
ti interessi.”
“Rispondi
sanguisuga!” aveva gridato colpendolo di nuovo.
“Sono due
vampiri arrivati da molto lontano.”
“Qual è il
loro obiettivo?”
“Io non lo
so…”
“Ti conviene
collaborare o farai una brutta fine.”
“Vogliono
creare un esercito di vampiri e fare una strage di umani.”
“Dov’è il
loro quartier generale?”
“Non conosco
il nome, ma è una grande villa in periferia, e i babbani non possono vederla.”
“Oh mio
dio!” Jane aveva afferrato il cellulare e ,senza staccare gli occhi di dosso al
suo prigioniero, aveva composto il numero di Tom, pregandolo di raggiungerla
immediatamente. In un attimo suo fratello era arrivato e lei gli aveva riferito
quello che il vampiro le aveva raccontato.
“Credo di
sapere di che villa si tratta.” Aveva detto l’ex signore oscuro. “La conosco
molto bene.”
“E’ il
maniero dei Malfoy, vero?!”
“Come lo
sai? Non ci sei mai stata!”
“Me ne ha
parlato Draco tempo fa. Credi che Lucius sia coinvolto?”
“Ci metterei
la mano sul fuoco. Cosa ne facciamo di questo qua?” aveva chiesto Tom indicando
il vampiro incatenato ai loro piedi.
“Innanzitutto
gli impediremo di fare male a qualcun altro.”
“Vi prego,
lasciatemi andare, vi ho detto tutto quello che sapevo” aveva supplicato la
creatura notturna.
“Sarei un
‘idiota se lasciassi un assassino in libertà!” aveva detto Jane voltandogli le
spalle. In un attimo il vampiro si era liberato dalle catene e si era avventato
con grande ferocia al collo della ragazza. Prima che potesse farle davvero
male, Tom l’aveva ridotto a un mucchio di cenere con un paletto appuntito che
aveva fatto apparire.
“Diavolo,
grazie Tom, ti devo la vita. Era davvero un bastardo!”
“Se l’è
meritato!”
“Te la sei
cavata molto bene; qualcuno qui ha fatto una scorpacciata di Buffy
l’ammazzavampiri!”
“Sì, ho
comprato tutte le stagioni in dvd.”
“Io ho visto
solo qualche puntata.”
“A me è
troppo simpatico Spike, il vampiro ossigenato!”
“Ok Tom,
adesso basta però. Vogliamo stare qui a chiacchierare o andiamo a villa Malfoy
a cercare di stanare quelle sanguisughe?
“Hai
ragione, andiamo!” e insieme si erano smaterializzati.
Nonostante
fosse una bella giornata, la casa dei Malfoy era avvolta in una grigia foschia
che la faceva apparire ancora più inquietante di quanto non fosse già. Jane e
Tom si erano nascosti dietro un folto cespuglio e stavano pensando a un modo
per entrare.
“Bene Jane,
è arrivato il momento di espormi il magnifico piano che sicuramente avrai
escogitato; perché noi abbiamo un piano, vero?!”
“Veramente
no…”
“Ma come
pretendi di entrare? Mica possiamo improvvisare. Ci sono un sacco di vampiri
affamati là dentro!”
“Lo so, lo
so! Se la smetti di parlare magari riesco a pensare a qualcosa!!”
“Scusa se ti
sto mettendo i bastoni fra le ruote; se vuoi me ne vado, così le sanguisughe le
affronti da sola!”
“Piantala di
fare il bambino! Da quando sei così permaloso?! Piuttosto pensa anche tu a
qualcosa visto che eri il più potente mago oscuro di sempre…ecco ho trovato!”
“Cosa?”
“Sarai tu a
farci entrare!”
“Davvero?!”
“Certo,
farai finta di volerti schierare dalla
loro parte e di essere tornato cattivo.”
“Dici che se
la berranno?”
“Sei sempre
Lord Voldemort. Anche io me la berrei.”
“Tu che
farai? Non sei mai stata cattiva.”
“Se tu sarai
credibile penseranno che anche io voglia diventare una di loro.”
“Spero che
funzioni o faremo la fine del topo!”
“Lo spero
anche io, comunque stai sempre pronto a tirare fuori la bacchetta.”
“Lascia fare
a me!”
Lucius
Malfoy era comodamente seduto su una delle sue costosissime poltrone, e
sorseggiava whisky. Era intento a pensare al piano che si accingeva a mettere
in atto di lì a qualche giorno. Un’improvvisa esplosione l’aveva fatto
sussultare e si era versato addosso un po’ di whisky. Del fumo nero aveva
invaso la stanza e il signore oscuro era apparso davanti al suo ex mangiamorte
con la sua splendida sorella.
“Maestro, bentornato in casa mia, non credevo che vi
avrei più rivisto qui!” e squadrando Jane
aveva aggiunto “Signora Potter che
piacere averla a casa mia.”
“Lucius ho
l’irritante sensazione che tu stia servendo altri!” aveva mormorato Tom come
faceva anni prima per incutere timore nei suoi sottomessi.
“Maestro,
voi non eravate più…voi!”
“Come hai
osato pensare questo! Io sono e sarò sempre il Signore Oscuro. Sono venuto a
conoscenza dei tuoi nuovi amici e vorrei saperne di più.”
“E lei
Signora Potter? E’ finalmente venuto fuori il mago oscuro che è in lei?”
“Malfoy,
quando parli con me non usare questo tono, ma soprattutto non chiamarmi mai più
Signora Potter! E comunque sono qui perché vorrei entrare anche io a far parte
del vostro ‘gruppo’!”
“Non credo
che il Suo maritino sarebbe d’accordo!”
“Lui non è
più un problema, ci siamo lasciati da un po’.”
“Perfetto,
allora nulla mi impedirà di trasformarla in una di noi proprio adesso.”
“Come?!
Adesso?! Forse è un po’ troppo tempestiva come cosa…magari potremmo aspettare
qualche giorno.” aveva detto Jane titubante.
“Una così
bella donna sarà un’ottima compagna.” aveva detto una voce alle sue spalle.
Nella stanza erano appena entrati due splendidi ragazzi, uno biondo e uno
bruno, molto pallidi e ben vestiti. “Molto piacere, io sono William.” aveva
continuato il vampiro biondo.
“E io sono Angelus!”
aveva aggiunto quello bruno. Jane era rimasta di sasso; Tom aveva capito che
quei due dovevano essere gli artefici di tutto, data la loro faccia tosta.
“Io sono
Jane e questo è mio fratello, Lord Voldemort.” aveva detto Jane innervosita
dallo sguardo dei due vampiri puntato addosso.
“Quindi sei
tu il famoso mago oscuro che ha terrorizzato l’Inghilterra anni fa!
Sinceramente ti immaginavo più spaventoso…comunque è un onore conoscerti!”
aveva esclamato William entusiasta.
“Sarà
fantastico averti dalla nostra parte!" aveva aggiunto Angelus.
“Sì, un
ritorno ai bei vecchi tempi!” aveva detto Tom con un ghigno malvagio dipinto
sul volto. William si era avvicinato a Jane annusando l’aria intorno a lei,
inebriato dal magnifico profumo che sprigionava. “Allora vuoi che ti trasformi
io?”
“Certo, però
magari fra una settimana…più o meno…”
“Ma
davvero?! Non sarà che in realtà tu non vuoi affatto diventare un vampiro, ma
vorresti farci tutti secchi?!” aveva detto Angelus alzando la voce e facendo
tremare Jane. Tom immediatamente aveva estratto la bacchetta e l’aveva colpito.
Una ventina di altri vampiri era apparsa dal nulla nella stanza e aveva
circondato i due Riddle. Tutti avevano le bacchette puntate su di loro, ma Tom
in un colpo solo ne aveva fatti fuori otto.
Era
stata davvero una pessima idea piombare in un covo di vampiri con un piano così
precario; solo ora Jane se ne stava tragicamente rendendo conto e iniziava a temere
il peggio. Con un incantesimo ben piazzato, lei ne aveva abbattuti altri
cinque, ma ne restavano ancora sette, senza contare Lucius, William e Angelus
che li guardavano con gli occhi iniettati di sangue e con i canini appuntiti
ben in vista. La situazione non stava affatto migliorando e Jane era quasi
entrata in panico quando uno dei vampiri le si era gettato addosso ferendola
alla schiena e al collo. All’improvviso si era sentita strattonare il braccio e
aveva avvertito la solita stretta allo stomaco tipica della smaterializzazione.
Tutto
era diventato nero e quando Jane aveva riaperto gli occhi si era ritrovata nel
salotto di casa sua; Tom le stava accanto, con una mano sanguinante le teneva
il braccio e con l’altra le tamponava la ferita che aveva vicino alla
giugulare. Perfino i nervi d’acciaio di suo fratello in quel momento stavano
vacillando.
“Mi dispiace
Tom, è tutta colpa mia!” aveva detto Jane con un groppo in gola.
“No Jane, io
ero d’accordo con te, per cui la colpa è anche mia; e comunque li abbiamo visti
in faccia, saranno più facili da catturare.”
“Tu la fai
semplice, io invece non posso non essere pessimista! Prima di tutto mi hanno
già aggredita tre volte oggi e quei due, Alex e John, sono completamente pazzi!
Dobbiamo avvertire gli altri, metterli in guardia. Domani convocherò una
riunione straordinaria dell’Ordine della Fenice.” Aveva detto Jane alzandosi,
ma un capogiro l’aveva costretta a stendersi sul divano.
“Per favore,
non fare troppi sforzi. Manderò io i gufi a tutti.”
“Grazie Tom,
sei un tesoro!” aveva sussurrato Jane e aveva peso i sensi. Al suo risveglio,
Tom era stato sostituito da un preoccupatissimo Harry che la guardava in preda
all’ agitazione.
“Santo
cielo, Jane! Che cosa ti è successo?”
“Sono stata
aggredita. Ma Tom non ti ha detto niente?”
“Mi ha
accennato qualcosa su Malfoy e su una riunione domani sera, ma poi è dovuto
correre alla centrale.”
“Siamo nei
guai, Harry. Ho scoperto la causa di tutte le sparizioni delle ultime
settimane. Dietro ci sono i vampiri!” aveva detto Jane raccontandogli poi tutti
gli avvenimenti di quel giorno, tralasciando il dettaglio degli ingredienti per
la pozione. La faccia di Harry era sempre più stupita e preoccupata,
soprattutto quando Jane era arrivata al punto dell’attacco a casa di Lucius.
“Non devi
essere così incosciente! Non può andarti sempre bene e a me prima o poi verrà
un infarto!”
“Sì, è vero,
ma tu sai quanto io sia impulsiva certe volte. Sarà il mio istinto da
poliziotta…comunque alla riunione dell’Ordine metteremo tutti in guardia e
vedremo di coinvolgere anche il Ministro della Magia.”
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Capitolo 9 *** La riunione ***
una giornata movimentata
9. La riunione
Jane era
nella cucina di Grimmauld Place, camminava su e giù nervosamente e si masticava
le unghie della mano destra. Stava aspettando gli altri membri dell’Ordine ed
era agitata per quello che doveva dire. Tom, seduto accanto al tavolo, la
guardava e dopo che le era passata davanti per la centesima volta si era
spazientito.
“Jane, la
vuoi piantare! Stai scavando un fossato in cucina a furia di andare avanti e
indietro!”
“Scusa se ho
i nervi a fior di pelle, Tom!”
“Così non
risolvi niente, lo sai?”
“Certo che
lo so, ma non è facile stare tranquilli quando un branco di vampiri psicopatici
minaccia la città.”
“Vedrai che
riusciremo a sconfiggerli! Insomma, io ero Lord Voldemort! Non sono del tutto
incapace!”
“Tu non lo
sei, ma tutti gli innocenti che hanno colpito fin ora?! A loro non pensi? Molte
famiglie non hanno più un padre, o una madre. E’ una cosa terribile!”
Mentre Jane
e Tom discutevano, Harry era entrato nella stanza con Sirius e gli altri membri
dell’Ordine. Erano tutti sorpresi da quella riunione improvvisa.
Jane aveva
fatto un respiro profondo e aveva iniziato a raccontare. Man mano che la storia
andava avanti, sul volto dei presenti si dipingeva un’espressione di paura.
“Cosa
dobbiamo fare?” aveva chiesto Remus tenendo Tonks per mano.
“Sappiamo
dove si nascondono, basta andar lì e fare una strage!” aveva risposto Sirius.
“Magari
fosse così facile! Innanzi tutto dobbiamo muoverci di notte e cercare di farne
fuori il più possibile separatamente; se andiamo nella loro tana ci mettiamo in
trappola da soli!” aveva controbattuto Jane con un tono da stratega
dell’esercito.
“Ha ragione
lei, dividerci è l’idea migliore. Potremmo fare gruppi da tre e mandare ognuno
a perlustrare zone diverse della città. I vampiri prediligono luoghi bui e sporchi,
quindi io propongo i docks e i dintorni del cimitero, per quanto riguarda la
parte babbana; per la parte dei maghi direi di controllare sempre Nocturn Alley
e soprattutto i dintorni di Hogwarts.” aveva proposto Tom.
“Hogwarts?
Credi che attaccherebbero i bambini?” aveva chiesto Jane molto allarmata.
“Bhè, se
fossi al posto loro io punterei proprio lì.”
“Hogwarts è
protetta benissimo, secondo me i bambini sono quelli più al sicuro!” aveva
detto Harry avvicinandosi a sua moglie. “Tesoro stai tranquilla, non succederà
nulla a James e Miley.”
Jane aveva
guardato automaticamente la McGrannit che era seduta tra il signor Weasley e
Piton.
“Harry ha
ragione, mia cara, ci siamo noi lì a proteggerli.”
“Io…non lo
so…Tom perché mi hai messo questa pulce nell’orecchio?!E’ sempre colpa tua!”
aveva detto Jane con la voce stridula di chi sta per avere una crisi di nervi.
“Ma volevo
solo essere utile…”
“Ora come
ora sei utile come un…ah non farmi essere volgare!” aveva detto Harry
arrabbiato seguendo la moglie fuori dalla stanza.
Jane aveva
il cuore che le martellava nel petto. Non poteva nemmeno immaginare la sua
reazione se fosse successo qualcosa ai suoi figli; erano la cosa più preziosa
che aveva, e non avrebbe permesso a niente e a nessuno di portarglieli via.
“Tesoro,
stai bene?”
“No, Harry,
certo che non sto bene! Per quanto detesti ammetterlo, Tom ha ragione, i nostri
bambini potrebbero essere in grave pericolo! E se li stessero attaccando
proprio adesso?! Santo cielo…io vado da Malfoy!”
“Cosa?! Non
puoi! Ti farai uccidere! Vuoi che James e Miley crescano senza una madre? Io so
cosa si prova ed è terribile!”
“E allora
cosa dovrei fare?! Aspettare inerme che ci ammazzino tutti?!”
“Devi
seguire il piano che ci hai appena suggerito! E’ ottimo secondo me.”
La McGrannit
era uscita dalla cucina e si era avvicinata a Jane ed Harry cercando di rassicurarli.
“Come
stanno, James e Miley?” aveva chiesto
subito l’ex detective.
“Benissimo,
sono due bambini davvero straordinari. Imparano molto in fretta!”
“Miley come
ha preso il fatto di essere Serpeverde?”
“ Ne è
felicissima. E comunque sta spesso con suo fratello; sono molto uniti!”
“Lo so. Ah,
quanto mi mancano.”
“L’altro
giorno Madama Bumb mi ha raccontato una aneddoto singolare. Alla prima lezione
di volo Miley è stata la più brava e la professoressa ha detto che sembrava che
fosse la scopa a volare con lei e non il contrario!”
Jane era
impallidita, memore del fatto che la bambina era per un quarto figlia di Clark.
“Ma che strano…sarà stata un’illusione ottica o forse Madama Bumb ha visto
male…” aveva detto con un tono tra l’isterico e il nervoso.
“E’ pur
sempre mia figlia! Crede che le piacerebbe entrare nella squadra di Quidditch?”
aveva detto Harry fiero.
“Credo di
no, ho anche provato a chiederglielo e lei mi ha risposto che il Quidditch è
uno sport per sfigati!”
“Oh…ma che
bambina adorabile…” aveva detto Harry decisamente deluso.
“E poi alla
lezione di erbologia sulle mandragole ha zittito la sua solo guardandola! Gli
altri studenti sono molto affascinati da lei!”
“Scusate io
torno alla riunione!” aveva detto Harry tristissimo, con la testa bassa.
“Ora che
Harry non c’è, posso dirti anche un’altra cosa.” Aveva continuato la McGranitt
sorridendo. “Oltre che con suo fratello, Miley passa molto tempo con un
ragazzino Grifondoro del primo anno. Sono così carini!”
“Oh, il
primo amore della mia bambina! Come si chiama lui?”
“Si chiama
Nick, è davvero un bambino adorabile! E’ anche diventato amico di James, visto
che frequentano le stesse lezioni. Ha altri due fratelli più grandi, uno al
quarto e l’altro al sesto anno.”
“Questo mi
fa piacere, sono felice che i miei bambini si trovino bene, anche se sono i più
piccoli.”
“Si sono
ambientati perfettamente. Ma adesso che dici di rientrare? La riunione senza di
te ha meno senso.”
“Sì, certo,
solo che quella frase di Tom, mi ha mandata fuori di testa!”
“Non ti
preoccupare, andrà tutto bene!” e insieme erano tornate in cucina.
La riunione
si era conclusa con una lettera del Ministro della Magia che aveva assicurato
che avrebbe messo a disposizione dell’Ordine tutti gli Auror del ministero.
Jane nonostante tutto era davvero felice per quello che la McGranitt le aveva
raccontato.
“Arrivederci
Professoressa!” l’aveva salutata Jane, mentre Harry era ancora scioccato per la
frase di sua figlia sul Quidditch. Non aveva parlato fino a quando non erano
arrivati a casa.
“Miley mi
crede uno sfigato!”
“Oh no,
tesoro, certo che no! Lei ti adora!”
“Allora
perché ha detto così?”
“I bambini
sono bambini, non bisogna prendere alla lettera le loro parole!”
“Non voglio
che la mia bambina pensi questo di me!” aveva piagnucolato Harry.
“Hai sentito
quello che ti ho appena detto?! Non pensa affatto questo di te, ti vuole un
bene dell’anima e tu lo sai!” aveva risposto Jane abbracciando il marito.
“Voglio
crederti, amore. Dai andiamo a letto, sono esausto!”
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Capitolo 10 *** Il compromesso ***
10. Il compromesso
10. Il compromesso
Il giorno dopo Jane si era svegliata
piuttosto bene, mentre Harry aveva un umore nero. Era andato a lavoro tutto giù
di morale dicendo solo un pallido buongiorno e trascinandosi come un condannato
a morte che viene accompagnato al patibolo. Lei non sapeva cos’altro dire per
convincerlo che sua figlia lo adorava e che non pensava affatto quello che
aveva detto, per cui aveva deciso di lasciarlo stare. Gli sarebbe passata
presto; se non lo tirava su rivedere i suoi genitori, non ci sarebbe riuscito
nient’altro.
Visto che ormai aveva comprato tutti
gli ingredienti, Jane aveva dedicato mezza giornata alla preparazione delle pozioni che le
servivano per il famoso incantesimo. Quattro complicatissimi intrugli che
dovevano cuocere per cinque lunghi giorni e che Harry non doveva assolutamente
vedere; per questo Jane aveva creato il suo laboratorio segreto nella loro
piccola cantina.
Con il libro davanti a sé aveva
seguito alla lettera i vari punti delle ricette: aveva ottenuto una pozione
giallo canarino ribollente, una trasparente che puzzava terribilmente, una
specie di fanghiglia verdognola e un distillato argentato molto brillante, in
effetti il migliore delle quattro. Jane era esausta. Aveva passato oltre sei
ore in quella umida e minuscola cantina. Non ne poteva più, ma dovette
ricontrollare tutto altre due volte per essere sicura che non succedesse un
disastro e non le esplodesse la casa! Sarebbe stato difficile da spiegare a suo
marito.
Mentre era intenta a togliere quello
che non le serviva e a cercare di nascondere alla meglio i quattro calderoni,
aveva sentito un rumore provenire dal piano superiore. Erano solo le cinque,
Harry non poteva essere tornato così presto…subito le erano venuti in mente i
vampiri, ma non era ancora calata la notte, quindi non potevano essere nemmeno
loro.
Quatta quatta aveva salito le scale
con la bacchetta sfoderata e pronta a colpire; era in salotto col fiato
sospeso, pronta al peggio.
“Jane!”
“AH!” aveva gridato lei facendo un
salto di un metro. “Harry, mi hai fatto prendere un colpo!”
“Scusa, ma non ti trovavo.”
“Che ci fai qui così presto?!”
“Visto che non riuscivo a combinare
niente, mi hanno mandato a casa.” poi notando che Jane aveva la faccia e i
vestiti sporchi di fuliggine aveva chiesto “e tu perché sei conciata così?!”
“Io…ehm…stavo cucinando.”
“Ma in cucina non c’è niente!”
“Bhè, è perché non mi piaceva quello
che avevo fatto e l’ho fatto evanescere…”
“Jane, tu non me la racconti giusta!
Cosa c’è sotto? Eri con un uomo, non è vero?!”
“Eh, cosa?! Harry ma come ti vengono
in mente certe cose? Non sapevo che avessi tutta questa fiducia in me! Dimmi,
quando ti avrei dato motivo di dubitare del mio amore per te, a parte in questo
momento?”
“Io…non…perdonami tesoro, è che…”
“Ti prego, non voglio sentire altro.
Vado di sopra a cambiarmi!” aveva detto Jane decisamente furiosa ed era salita
in camera da letto.
La finestra era aperta, un uomo la
fissava dall’albero davanti ad essa. Jane aveva quasi urlato per lo spavento,
ma era riuscita a trattenersi; non voleva che Harry salisse e trovasse davvero
un uomo nella sua stanza.
“Angelus…che ci fai qui?”
“Jane. Stavi pulendo il camino per
caso?”
“Non hai ancora risposto alla mia
domanda.”
“Se mi fai entrare ti spiego.”
“Mi credi un’idiota?! Non mi farò
uccidere così facilmente.”
“Voglio solo parlare con te di una
cosa molto importante.”
“Senti un po’, sanguisuga, non voglio
avere a che fare né con te né con nessun altro della tua razza di assassini
senz’anima! Sparisci dalla mia vista prima che ti impaletti!”
“Ah, Jane, Jane, è proprio questo che
ci piace di te, hai un carattere così forte…e sei bellissima!”
“Falla finita, Angelus!” disse lei con gli occhi
fiammeggianti.
“Io sono qui per farti
una proposta…ma devi giurarmi di non reagire subito male.”
“Questo preambolo ti
sta già mettendo seriamente in pericolo, bel ragazzo!”
“No, ti prego…lasciami
parlare almeno! Tu sai che noi vampiri non possiamo esporci ai raggi del sole….”
“Certo che lo so, vieni al dunque!”
“Abbiamo scoperto che
un incantesimo può permetterci di vivere anche di giorno…”
“Ho capito, e
allora?!”
“Ci serve un
ingrediente fondamentale, e solo tu puoi procurarcelo.”
“Di cosa si tratta?”
“Del…però stai
calma…del sangue…ricordati che ambasciator non porta pena…dei tuoi figli.”
“Cosa?! Sei morto,
bastardo!”
“Jane, per favore, non
è affatto pericoloso per loro! Ce ne serve solo qualche goccia. Te lo chiedo
solo perché deve essere donato volontariamente.”
“E chissenefrega! Non
ti consegnerò i mie bambini! E poi perché proprio il loro di sangue?”
“Perché sono i giovani
maghi più potenti della terra! I tuoi figli sono talmente pieni di magia che ci
regaleranno una vita migliore!”
“Certo, così potrete
fare stragi anche di giorno! Ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo?”
“Jane, parlo a nome di
tutti, se farai questo, io ti giuro che spariremo! Non sentirete più parlare di
noi!”
“La parola di un
demone assassino per me vale meno di zero!”
“Noi non vogliamo una
guerra con i maghi.”
“Senti invece cosa ti
propongo io, voi scomparite per sempre e vi dimenticate di me e dei miei figli,
altrimenti vi scateno una guerra che spazzerà via la vostra razza infame!”
Angelus scomparve
ringhiando tra i rami dell’albero senza aggiungere altro.
Jane con un
incantesimo si era ripulita sedendosi sul letto. Con le mani si teneva la testa
e ripensava alle parole del vampiro; era davvero una richiesta assurda. Lei non
l’avrebbe mai fatto.
Mentre rimuginava su
questo Harry era entrato nella stanza. Si era seduto accanto a lei.
“Jane, io volevo…ehi, va
tutto bene?” aveva detto vedendola così sconvolta. “Mi dispiace di aver detto
quelle cose…”
“Ho ben altro a cui
pensare…uno dei vampiri è stato qui…” aveva detto Jane ancora arrabbiata con
lui.
“Cosa?! Q-quando?”
“E’ appena andato
via.”
“Ha tentato di farti
del male? Ma cosa voleva?”
“Voleva solo
parlare…mi ha fatto una proposta incredibile, ha chiesto il sangue dei nostri
figli, Harry!” aveva detto Jane con le lacrime agli occhi.
“Oh mio Dio, e tu che
gli hai risposto?”
“Secondo te?! Di
andare al diavolo, ecco cosa gli ho risposto!”
“Hai ragione, faccio
sempre domande stupide! Perché non mi hai chiamato?!”
“Non lo so…volevo
farcela anche da sola.”
“Amore, mi dispiace
tanto. Tu non sei e non sarai mai sola; io sarò sempre qui con te!”
“A parte quando non
sei impegnato a inventare storie su di me e sui miei amanti.”
“Sì ho esagerato.
Quante volte devo dirtelo che hai ragione tu?”
“Bhè ancora una a
quanto pare!”
“Scusami amore.”
Harry l’aveva
abbracciata forte e aveva sentito le sue lacrime bagnargli la camicia.
“Non permetteremo che
succeda niente ai nostri figli, Jane, stai tranquilla. Manderò immediatamente
un gufo per avvertire gli altri. Non c’è tempo da perdere. Tutte le operazioni
dovranno iniziare stanotte!”
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Capitolo 11 *** La battaglia finale ***
10. Il compromesso
11. La battaglia finale
James Sirius era nella sua stanza con
Nick e i suoi due fratelli che gli stavano facendo ascoltare l’ultima canzone
che avevano scritto. Il maggiore, Kevin, era un ottimo chitarrista, e Nick
aveva una bellissima voce; quello di mezzo, Joe, oltre a cantare molto bene
aveva anche uno spiccato senso dell’umorismo.
A James Sirius stavano molto simpatici tutti e tre, anche se ultimamente
gli dava fastidio il fatto che Nick passasse così tanto tempo con sua sorella
Miley.
“Ragazzi siete davvero bravi.” aveva
detto alla fine della canzone “Avete un futuro come popstar, secondo me!”
Non avevano fatto in tempo a rispondere
che Miley si era materializzata in mezzo a loro. Erano sobbalzati per lo
spavento.
“Miley, che ci fai qui? E come hai fatto?!
Non ci si può smaterializzare a Hogwarts!” aveva esclamato Nick.
Lei lo aveva ignorato e aveva preso da
parte suo fratello.
“Dobbiamo tornare a casa, James!”
“Cosa?! Ma che dici?! Non possiamo
andarcene di qua.”
“Non capisci, ho un brutto presentimento,
sento che mamma e papà hanno bisogno di noi.”
“Se ci scoprono e ci cacciano da scuola
staranno molto peggio!”
“Ti prego James, fidati di me. Dobbiamo
andare immediatamente!” aveva insistito lei molto agitata. Vedendo che la
sorella era in quello stato, James aveva preso le loro scope e si era
avvicinato alla finestra aprendola.
“Ragazzi , non dite a nessuno che siamo
andati via. Torneremo il prima possibile!” aveva detto Miley a Nick e ai suoi
fratelli.
“State tranquilli!” aveva risposto
Kevin.
James e Miley erano saliti sulle scope
ed erano spariti oltre la fitta coltre di nubi che sovrastava il castello.
Intanto a casa Potter Jane era seduta
sul divano ad aspettare che Harry contattasse gli altri membri dell’Ordine per
avvertirli di andare lì immediatamente. Era talmente agitata che non riusciva
nemmeno a tenere una tazza di tè in mano.
“Ho avvertito tutti tesoro, dovrebbero
arrivare tra poco. Vedrai, andrà tutto bene.” Aveva detto Harry abbracciandola.
“Vorrei piombare a casa di Malfoy e
ridurre in polvere quei maledetti vampiri! Questa attesa mi uccide, Harry!”
“Lo so, ma ti ucciderebbero in men che
non si dica. L’impulsività non serve a niente, se tu…” Harry era stato di
interrotto dal campanello, erano Tom e sua moglie Rachel.
“Cara, come stai? Tom mi ha raccontato
tutto!” aveva detto la donna correndo ad abbracciare Jane. “Mi dispiace tanto.”
“Grazie Rachel, sei un tesoro.”
“Purtroppo io non posso fare nulla
materialmente, ma volevo essere qui come supporto morale.”
“Sei la migliore cognata del mondo!”
“Vado a farti una tazza di tè, che ne
dici?”
“Magari, grazie mille!”
Rachel era andata in cucina con Harry
lasciando Jane e Tom in salotto.
“Li faremo a pezzi quei bastardi, te lo
garantisco!” aveva detto lui dandole una pacca sulla spalla. “Per quanto
riguarda i bambini, a Hogwarts sono al sicuro. Ci sono Piton e la McGranitt che
li sorvegliano!”
“Sì ma ho una brutta sensazione Tom,
come se stesse per succedere qualcosa di terribile.”
“Sei solo stressata, vedrai che appena
arriveranno gli altri auror ti sentirai già meglio.”
Rachel ed Harry erano tornati con il tè
e si erano seduti accanto a Jane e Tom. Non sapevano che a pochi metri da loro
i vampiri erano in agguato pronti ad attaccare da un momento all’altro.
Miley e James stavano sorvolando la loro
casa. “Sono sicurissima che sia quella!” aveva detto lei iniziando la discesa.
Erano contenti e allo stesso tempo agitati per aver violato così palesemente le
regole della scuola. Appena atterrati, non avevano avuto nemmeno il tempo di
dire A, che erano stati investiti da una forza invisibile che li aveva
immobilizzati.
In preda al panico non sapevano cosa
fare, erano assolutamente inermi e in balia delle due pallide figure che si
erano avvicinate a loro e li avevano trascinati chissà dove.
Il tutto era stato così improvviso che
non avevano nemmeno avuto la possibilità di contrattaccare. Miley si sentiva
responsabile per aver cacciato in quel guaio lei e suo fratello.
Jane aveva sentito qualcosa fuori dalla
porta, una sorta di fruscio seguito da un lieve botto, ma sportasi alla
finestra non aveva visto nulla; le era rimasta addosso solo quella brutta
sensazione di prima.
“Voi non avete sentito quel rumore un
attimo fa?” aveva chiesto a Harry, Tom e Rachel.
“No, tesoro, non ho sentito nulla.”
aveva risposto Harry comprensivo.
“Strano…”
Poco dopo erano arrivati tutti gli auror
e insieme avevano iniziato a prepararsi per l’attacco.
I giovani Potter si trovavano in una
stanza buia e stretta che aveva tutto l’aspetto di una prigione sotterranea.
Era il posto più brutto in cui fossero stati fino ad allora.
“James, ma dove ci hanno portato?” aveva
chiesto Miley spaventata.
“Non lo so.”
“E chi erano quei due signori pallidi?
Cosa vogliono da noi? Ho paura.”
“Anche io. Possiamo provare a usare la
magia.”
“Ci hanno tolto le bacchette!”
“Non ci servono!”
Si erano presi per mano e avevano
cercato di trasportarsi fuori da lì, ma la stanza doveva avere una specie di
barriera che annullava la magia, perché non riuscirono a spostarsi nemmeno di
un centimetro.
“Maledizione! E adesso che facciamo?”
“Stiamo calmi e vedrai che riusciremo a
liberarci!”
Qualcuno aveva aperto la porta di ferro;
era uno dei rapitori.
“I capi vogliono vedervi.” Disse
puntando contro di loro la bacchetta. I due bambini lo seguirono su per le
scale e arrivarono in una stanza lussuosa, in mezzo alla quale c’erano due alti
scranni occupati da due figure vestite di nero. Lucius Malfoy era in piedi
accanto a loro.
“Bene, bene, finalmente ci incontriamo.
Io sono William e lui è Angelus.”
“Non vogliamo farvi del male, quindi
potete stare tranquilli.”
“Cosa volete da noi?” aveva chiesto
James.
“Perché siete così pallidi?” aveva
aggiunto Miley.
William e Angelus avevano sorriso.
“Siamo vampiri mia cara. No, no. Non aver paura!” aveva continuato vedendo l’espressione
della bambina.
Li avevano fatti sedere su un divano e
avevano spiegato loro il motivo del loro rapimento. Alla fine del discorso
James non era del tutto convinto della sincerità dei vampiri.
“Non credo a una parola di tutta questa
storia!”
“Se fosse falsa non credi che vi avremmo
già uccisi?!” aveva risposto Angelus.
“Da morti non ci servite a nulla!” aveva
aggiunto William. “Per noi siete preziosi come l’acqua nel deserto. Vi prego,
vogliamo solo qualche goccia di sangue!”
“Dobbiamo pensarci!” aveva detto Miley.
“Che stai dicendo?!” aveva sussurrato
James alla sorella.
“Sto prendendo tempo, perché spero che
mamma e papà vengano a salvarci.”
“Non sanno nemmeno che siamo qui!”
“Tu li sottovaluti.”
Erano pronti ad entrare in azione,
bacchette alla mano, quando dalla finestra era entrato un gufo.
“Harry, è per voi, viene da Hogwarts.”
Aveva detto Sirius porgendo la lettera al suo figlioccio.
“Oh mio Dio! I bambini, sono spariti!”
aveva detto Harry con il cuore che gli batteva fortissimo.
“Com’è possible? Non erano al sicuro
lì?” aveva gridato Jane terrorizzata. “Li hanno presi i vampiri! Non c’è tempo
da perdere! Andiamo a farli pentire di averlo fatto!” e si erano
smaterializzati fuori da villa Malfoy.
“Scusate, bambini, avete finito di
bisbigliare tra voi? Noi stiamo aspettando!” aveva detto Angelus cercando di
trattenere la sua rabbia.
Un’esplosione aveva fatto cadere i
vampiri che erano di guardia e i due capi si erano alzati. Jane seguita dagli
auror era entrata nella sala con un espressione terribile sul volto. Aveva
lanciato sguardi fiammeggianti a William e Angelus.
“James, Miley, venite qui!” aveva detto in
tono dolce ai suoi figli. Subito i due bambini erano corsi dalla mamma.
“Jane, complimenti per l’entrata,
davvero spettacolare!”
“Chiudi il becco, sanguisuga!” aveva
detto lei scagliandogli contro un incantesimo, e la battaglia era iniziata.
Harry si era gettato contro Angelus,
mentre Tom combatteva contro Lucius e tutti i vampiri che gli capitavano a
tiro.
James e Miley si erano fatti da parte
e si erano nascosti dietro una colonna, anche se avrebbero voluto aiutare i
loro genitori.
In un attimo successe, Angelus aveva
disarmato Harry e gli aveva azzannato il collo. Jane aveva lanciato un urlo ed
era corsa dal marito. Tom aveva colpito Angelus con un potente incantesimo che
gli aveva fatto perdere i sensi e si era avvicinato al corpo esanime di suo
cognato.
“Harry, Harry, ti prego rispondimi!”
aveva detto Jane tra le lacrime.
“J-Jane….” Aveva sussurrato lui.
“Tesoro, resisti!”
“P-prenditi cura di James e M-Miley…”
“Non dire così, tu guarirai!” ma
mentre Jane lo teneva tra le braccia, Harry aveva smesso di respirare.
“Harry, NOOOOOOO!” Jane era
distrutta, non riusciva a fare altro se non a piangere.
Miley e James si erano avvicinati,
anche loro piangendo e si erano presi per mano; avevano emesso una forte luce
azzurra che, come un faro, aveva illuminato la stanza investendo tutti i
presenti.
“Jane…” aveva detto Harry riaprendo
gli occhi.
“Tesoro, sei vivo! Credevo di averti
perso per sempre!” aveva esclamato Jane con un groppo in gola.
I due bambini erano corsi ad
abbracciare il padre.
“Siete stati voi, vero?” aveva
chiesto lui emozionato.
“Sì, non potevamo lasciarti morire
così!” aveva risposto James.
Angelus e William erano rinvenuti e
si guardavano intorno straniti.
“Cosa è successo?”
“Non lo so Will, ma io mi sento
diverso…è come se avessi un masso sul petto.”
“Anche io ho la stessa sensazione e
mi sento anche in colpa per qualcosa, ma non so esattamente cosa!” entrambi si
erano girati verso i piccoli Potter.
“Il nostro incantesimo ha avuto
effetti diversi su ognuno di voi. I vampiri appena nati sono tornati umani,
nostro padre è ritornato in vita e voi avete riavuto la vostra anima!” aveva
spiegato Miley.
“Cosa?! Anima? Io stavo meglio
prima!” aveva esclamato William agitato.
“Secoli di orribili azioni per cui
sentirvi in colpa! Questa sì che è la giusta punizione!” aveva detto Jane
soddisfatta.
“Avete la possibilità di aiutare la
gente invece che divorarla!” aveva aggiunto Tom.
“Andiamo via di qui Angelus prima che
ci facciano qualcos’altro!”
“Quel nome non mi piace più…d’ora in
poi chiamami Angel!”
“Va bene ANGEL ma adesso andiamo!”
“Mi dispiace per quello che vi
abbiamo fatto passare. Addio!” aveva detto Angel seguendo William fuori dalla
casa.
Gli auror avevano aiutato i vampiri
tornati umani a rialzarsi e li avevano riaccompagnati alle rispettive case.
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Capitolo 12 *** La vera storia di Jane ***
10. Il compromesso
12. La vera storia di Jane
Erano passati cinque giorni da quando
i vampiri erano stati sconfitti ed era tornata la pace nella famiglia Potter; Harry
era ancora scosso dalla sua esperienza di quasi morte e scattava al minimo
rumore. I bambini erano tornati tranquillamente a Hogwarts e Jane si era data
da fare per mettere a punto gli ultimi dettagli dell’incantesimo.
Quella sera stessa Harry avrebbe
avuto il più bel regalo della sua vita; aveva appena messo piede in casa che
Jane l’aveva chiamato.
“Tesoro, sono qui, vieni!”
“Ehi, amore, che cosa stai facendo?”
“Ho un regalo speciale per te.”
“Mmmmh, scommetto che non hai nulla
sotto quel vestitino, dico bene!?” aveva risposto lui con fare ammiccante.
“No! Ma come fai a pensare solo a una
cosa!? Avanti, seguimi.”
Insieme erano scesi nella scantinato,
che Jane per l’occasione aveva riempito di candele.
Jane si era avvicinata a un tavolo
sul quale c’erano quattro calici e aveva scoperto un grande specchio antico.
“Che sta succedendo?” aveva chiesto
Harry molto incuriosito.
“Ti fidi di me?”
“Certo!”
“Allora non fare domande, mettiti di
fronte allo specchio, bevi un sorso da ogni calice e poi recita questa formula.”
Aveva detto Jane porgendogli un foglietto. Harry aveva obbedito e aveva
iniziato a recitare.
“Vi
richiamo dalla morte
Attraverso queste porte,
uno sbaglio può esser fatale…ehi ma chi ha scritto questa s…”
“Sono stata io!”
“..stupenda poesia?”
“Mmmmmh, finisci di leggere, forza!”
“La
ragione è assai evidente
Che il passato sia presente.”
Lo specchio si era illuminato; il
riflesso di Harry era sparito ed era stato sostituito da un tunnel bianco,
apparentemente interminabile, dal quale si intravedevano due figure che
avanzavano. Man mano che si avvicinavano, Harry era sempre più convinto di
sognare; Jane non poteva esserci riuscita, era impossibile. E poi li aveva
riconosciuti: i suoi genitori avvolti da un bagliore argenteo erano usciti
dallo specchio e stavano a dieci centimetri da lui. Harry era pietrificato per
l’emozione, poi li aveva abbracciati iniziando a piangere.
Jane non riuscì a trattenere le
lacrime assistendo ad una scena così commuovente.
“Mamma, papà…non ci posso credere,
siete qui!” aveva singhiozzato Harry.
“Sì tesoro mio, ti vogliamo un bene
dell’anima e questa donna è la migliore che tu potessi sposare.” Aveva detto
Lily andando ad abbracciare Jane.
“Siamo molto fieri di te Harry, di
quello che sei diventato. Un ottimo auror con una splendida moglie e due figli
meravigliosi!” aveva aggiunto James.
“Vi lascio soli, avrete un sacco di
cose da dirvi; ma ricordate,
l’incantesimo dura solo un’ora.”
Jane era salita in salotto; il tempo
era passato molto velocemente ed Harry ancora molto emozionato si era seduto
accanto a lei.
“Non so che dire. E’ una cosa che
credevo non sarebbe mai successa e invece grazie a te…” Harry l’ aveva stretta
a sè. “Sei una strega eccezionale e una moglie unica! Ti amo più che mai,
Jane!”
“Era quello che più volevi al mondo e
ho fatto di tutto per dartelo!” aveva detto lei accarezzandogli i capelli.
“Con lo stesso incantesimo puoi
rivedere anche i tuoi genitori!”
“Non credo sarebbe una buona idea….”
“Come?! Jane, sono i tuoi genitori!”
“Io non voglio rivederli.”
“Perché? E’ assurdo!”
“Bhè, perché io…” aveva fatto una
pausa “Credo sia arrivato il momento di raccontarti la mia storia.”
Harry non capiva; per lui era
inconcepibile che lei non volesse riabbracciare i suoi genitori.
“Devi sapere che io avevo un
fratello, a parte Tom intendo”
“Che cosa?! Un altro Riddle?!” aveva
chiesto Harry incredulo.
“Sì, lui è scomparso quando aveva 15 anni, io ne
avevo 8. E’ praticamente svanito nel nulla, non siamo mai più riusciti a
trovare sue tracce. Da quel giorno i miei genitori non furono più li stessi.
Erano disperati e io mi sentivo trascurata, ero solo una bambina che non capiva
il perché di tutta quella freddezza.
Qualche anno dopo, io avevo 17 anni,
presi a pugni una ragazza della mia classe; fui sospesa e loro vennero a scuola
per parlare con il preside. Erano davvero furibondi, non avevo mai picchiato
nessuno in vita mia, ma quella insulsa ragazzina aveva osato insultare il mio
fratello scomparso.”
“Buon sangue non mente!” aveva
commentato Harry.
“Comunque, stavamo tornando a casa in
macchina, loro mi stavano sgridando, quando un camion ci venne addosso; io mi
ritrovai senza nemmeno un graffio a dieci metri dall’incidente, mentre
loro….morirono sul colpo. Allora credetti che io mi fossi salvata per miracolo,
ma adesso credo di essermi smaterializzata fuori dall’auto.”
“Mio dio Jane, non me l’avevi mai
detto! Ma non ho ancora capito perché non vuoi rivederli.”
“Perché non solo li ho delusi, Harry,
ma li ho anche lasciati morire. Non ho nemmeno provato a salvarli!” aveva detto
Jane scoppiando a piangere.
“Tesoro, non potevi fare nulla; sono
sicuro che loro non la penserebbero così! Eri la loro bambina. La delusione
sarebbe svanita in poco tempo e sarebbe rimasto solo l’immenso amore che
provavano per te!”
“Come lo sai? Non li conoscevi.”
“E’ la stessa cosa che provo io per
James e Miley! Neanche se uccidessero qualcuno potrei smettere di amarli.”
“Sono parole splendide, amore!”
“Dopo la loro morte cosa hai fatto?”
“Mi sono diplomata e poi sono entrata
in accademia. Ero la migliore del mio corso; è per questo che a ventidue anni
ero già una detective in carriera.”
“Ti manca molto il tuo lavoro, vero?”
“Sì, terribilmente.”
“Credo che dovresti riprenderlo!”
“Ormai mi sono dimessa, non posso più
tornare lì.”
“E chi ha parlato di polizia. Io
pensavo a un ufficio privato!”
“Cioè…?”
“Non so… E’ un po’ di tempo che
volevo parlartene.. Hai mai pensato di aprire un’agenzia investigativa insieme
a Tom? Sareste imbattibili, FORMIDABILI!!”
“Sai che non è affatto una cattiva
idea…?
THE END
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