We met under Starlight, after the storm.

di Kytalpha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Deep Grave ***
Capitolo 2: *** You look terrible. ***



Capitolo 1
*** Deep Grave ***


We met under Starlight, after the storm.
Capitolo primo: Deep Grave




"Eva," la chiamò Proctor. "Chris è nel buco."
Le parole del primario le caddero addosso come una lastra di marmo cade al suolo.
"Come nel buco?" Chiese stupefatta, mentre nella sua mente si accavallarono pensieri orribili. "E non lo hai fermato?"
"A me non ha detto nulla." Rispose.
Qualcosa dentro la Zambrano crebbe: un'ansia terribile.
Si mise la mano destra sul fianco come era solita fare, e si portò la sinistra sugli occhi, mentre i capelli neri le scendevano sul viso.
"Scusami un momento" riuscì a dire.  
Matthew la guardò storta mentre scompariva dietro un corridoio.
"Ma cos'ha la Zambrano oggi?" Chiese perplesso entrando in sala operatoria seguito dalla Warren.
"Ma come, non l'hai notato?!" Domandò stupefatta.
"Cosa?" Chiese di nuovo sempre più incuriosito.
"Il sorriso di Eva quando è con Chris." Disse secca. "E di come lui ne rimane incantato."  
"B'è ha un bel sorriso" Ammise intento ad incidere con il bisturi.
"Ma allora sei duro!" Sbottò. "Metti in moto quelle rotelle nella testa, Proctor." Gesticolò con le mani vicino alla testa.
"Si, tu passami una garza." Ordinò continuando a fare il suo lavoro risultando del tutto assente dalla questione "Eva e Dottor C", che prima lo aveva interessato tanto.
Oramai tutti sanno quello che provano l'uno per l'altra. Pensò Serena. Tranne loro due...
Eva si rinchiuse in ufficio due ore a ispezionare delle cartelle cliniche, ma nulla di tutto questo riusciva a distrarla dal pensiero che se fosse andata male sulla sua scrivania ci sarebbe stata la cartella clinica di Chirs Deleo. Quello stupido organismo vivente, che riusciva che faceva di tutto per farla sorridere non ostante stesse piangendo, che la abbracciava e la teneva stretta a se come per proteggerla, che con le sue battute riusciva a farla sentire più a suo agio nei momenti 'no'.
"Oh Chris..." Riuscì a sussurrare con gli occhi che iniziavano a bruciare..

Chris intanto sentì il freddo salirgli sulla schiena man mano che entrava nella tana della morte, fredda, buia, paurosa come gli incubi di quando era bambino.
Come farò a spiegarlo a Proctor? Si chiedeva mentre scendeva sempre più in quella trappola, dalla quale, forse non sarebbe mai uscito. Ed Eva? Lei rischia di uccidermi.
Oramai era dentro, non aveva scelta se non continuare.
Non sapeva perchè lo stava facendo, forse si sentiva impotente nei confronti di suo fratello, non c'era molto da fare per lui, era condannato. Se solo glielo avesse detto prima... Non sapeva se odiarlo o amarlo, come in un remoto passato aveva fatto, ma c'era sempre una parte di Rick, la parte idiota di lui, che lo mandava in bestia, e questo lo sta portando alla lenta morte. Oltretutto aveva baciato Eva, davanti a lui.
Perchè? Si chiedeva ogni volta. Perchè lo ha fatto? Per mandarmi in bestia?
E così è sempre successo, iniziava a provare dell'affetto per lui, e Rick Deleo finiva sempre per rovinare tutto...

Eva in ospedale stava prendendo a calci e pugni una macchinetta per degli stupidi biscotti.
"Non te la prendere con una stupida macchinetta" Disse Serena sbucandole dal dietro.
"Ah ah!" Rispose acida continuando a maltrattare quel pezzo di latta.
"Aspetta, faccio io." Con un calcio di lato la merendina cadde sotto gli occhi stressati di Eva. "Ecco, tieni." Le porse il piccolo pacchetto di oreo per il quale aveva lottato duramente.
Con un cenno ringraziò la pazienza di Serena e si mise a sedere su uno dei divanetti in sala d'aspetto, intenta ad aprire i biscotti.
"Stai bene?" Chiese la Warren.
"Benissimo!" Rispose scettica spezzando un biscotto fra i denti. "Se solo mi avesse avvertita..." Abbassò la testa.
"Tu l'avresti fermato." Le disse.
"Appunto!" Venne fuori Eva alzando il capo verso Serena.
"Perchè?" Chiese la dottoressa, volendo arrivare al punto.
"Non ne ho idea." Disse continuando a ingozzarsi di biscotti. "Forse perchè è l'unico che in certe situazioni riesce a capirmi, forse perchè sto bene con lui, fors-" Serena sorrise. "Voglio un maledetto biscotto, non un ragazzo! Oh adesso cosa hai da ridere!" La rimproverò Eva.
"Niente." Continuò a tenersi il sorriso stampato sulla bocca.
"Lasciatelo dire" Si alzò in piedi, difronte alla Warren. "a volte non ti capisco proprio." se ne andò lasciando sorridere Serena in sala d'aspetto, seduta su quel divanetto azzurro.
Come gli occhi di Chris...

Vi fu un'ennesima scossa e il soffitto cadde, travolgendo Chris e Joe.
Gli occhi del Dottor "C" non riuscivano a scorgere nientaltro che false speranze dall'oscurità, così fredda, buia, senza senso che portava alla morte.
"Joe!" Urlò. "Stai bene?"
"Sì... Credo." Riuscì a dire fra un colpo di tosse e l'altro.
Chris trovò finalmente la torcia perduta, e la accese. Vide Joe in difficoltà, il carico sulla sua gamba era decisamente aumentato, e stava soffrendo.
"Allora Joe, devo incidere la gamba, così da poterla amputare, usciti di qui." Lo informò Chris intento a cercare un bisturi.
L'uomo annuì e si lasciò andare dal sonno e dalla stanchezza.
"Ehi!" Lo svegliò il medico. "Joe, senti... Parliamo un po', purtroppo se ti addormenti potrebbe finire male, e mi servi sveglio." Continuò. "Okay?"
Annuì nuovamente. "Allora dot-" emise un gemito di dolore. "Di cosa vuole parlare?"
"Qualsiasi cosa, anche la più banale." Rispose. "C'è qualcuno che ti aspetta la fuori?" Domandò. "Una ragazza? Una famiglia? Figli?" Si infilò il bisturi in bocca mentre tamponava la gamba.
"No." Rise sofferente. "Abito da solo. La mia famiglia sono i ragazzi." Specificò. "Lei?"
"C'è qualcuno..." Rispose. "Ma sono stato un idiota."
"Come si chiama?" Chiese a Chris.
"Eva." Malinconicamente il medico rispose, come se pronunciare il suo nome provocasse altro dolore.
"E" una smorfia di dolore apparì sul suo volto. "E lei lo sa?"
"No." Diede una risposta secca, continuando ad incidere, troppo concentrato per fermarsi a dare una risposta completa.
"Perchè? Dovresti dirglielo." lo interrogò spronandolo a dichiararsi.
"Tu dici?" Domandò mentre Joe annuiva. "Mha... E' difficile da spiegare." Decise di prendere un minuto di pausa, era sfinito. "Crede che io scherzi, ma credo non abbia ancora capito che dietro le mie burle nascondo quello che provo." Esaudì con queste uniche parole la curiosità di Joe.
Un'ennesima scossa giunse improvvisa.
"Chris! Chris! Mi senti?!" Il Dottor C riconobbe la voce metallica di Brian, il 'boss del pronto soccorso'.
"Doc B! Dica tutto" Rispose con una felicità finta.
"Siete bloccati." Chris rimase un secondo in silenzio pensando al peggio.
Eva.
"Chris! Oddio cavolo Chris, non farti prendere dal panico e ascoltami!" Brian iniziava a perdere la pazzienza.
"S-Sì, dimmi." Concesse la parola al boss.
"Queste sono scosse di assestamento, non sappiamo quando smetteranno, e non siamo nemmeno sicuri che lo faranno. Quando la terra avrà intensione di smettere di tremare, vi faremo uscire fuori, intanto devo avvertire Proctor."
"Sì! Brian aspetta!" Con un'ansia improvvisa iniziò a tremare.
"Dimmi Chris." Brian sbuffò.
"Puoi dire alla dottoressa Eva Zambrano una cosa da parte mia?" Domandò con una vana speranza.
"Cosa Chris?"
"Desidero che sappia..." Sospirò. "Che la amo." Ecco, ora si che si sentiva vuoto. Era bloccato in una voragine sotto terra, al buio incapace di intendere e di volere.

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Capitolo 2
*** You look terrible. ***


Capitolo secondo: You look terrible.



Un Matthew Proctor dall'aria preoccupata entrò nell'ufficio della Zambrano e si mise a sedere alla scrivania di fronte a lei senza proferire parola, intento ad osservarla.
"Si sa nulla di Chris?" Domandò a Proctor con aria stanca, intenta a leggere altre cartelle cliniche.
"Brian, hai presente?" Chiese ad Eva, che annuì. "Vuole vederci, e credo che non ci siano buone notizie." Si fermò vedendo l'espressione di Eva mutare. "Così ti ho portato un po' di terapia." Disse rivelando un sacchetto, dal quale tirò fuori un a bottiglia. Si poteva benissimo osservare e intuire il contenuto.
"Quella è vodka." Sottolineò aggrottando le ciglia la dottoressa.
"Appunto." Rispose facendo l'occhiolino. "Vedi, anche io voglio bene a Chris, vi vedo tutti come dei figli e di conseguenza mi sento responsabile per voi." Versò quel liquido trasparente nel bicchiere che sarebbe destinato a Eva. "Nel caso si fosse cacciato in un guaio." Spostò il bicchiere verso di lei.  
"Sai che non bevo." Rispose secca incrociando le gambe.
"Sai, qualche volta anche il veleno fa del bene." Disse sinceramente, e in quel momento Eva accettò quel drink. Appena lo finì Proctor si alzò e lei fece lo stesso.
Sinceramente? Eva non voleva sapere cosa fosse successo, mentre camminava il suo cervello elaborava ogni scusa possibile per evitare la realtà, ma sapeva che non funziona così la vita. Alla sua mente venne un ricordo, che credeva di aver rimosso per sempre. Vedeva suo padre di fronte ad una bambina di circa sette anni che piangeva, stringendo a se un pupazzo consumato dall'affetto. Sentiva la voce giovane di suo padre consolarla dicendole:"Non cercare scuse per evitare ciò che è successo, affontalo e diventa forte. La mamma sarebbe fiera di te." E in quel momento Eva si forzò, ed entrò nell'ufficio di Matthew.
Videro Brian che stava camminando su e giù per la stanza massaggiandosi le tempie.
"Volevi vederci B?" Chiese Proctor.
"Sì, sì, sedetevi, prego." Indicò due sedie.
"Preferisco stare in piedi... E questo è il mio ufficio." Rispose con un sorriso falso. "Eva, tu no. Seduta."
La donna si sedette contro voglia.
"Allora," Cominciò Brian. "in queste ultime ore sono avvenute molte scosse di assestamento e noi non sappiamo quando smetteranno. Queste piccole scosse hanno causato il crollo della parete portante della voragine, nella quale il nostro collega, Chris Deleo stava operand-"
"Oh piantala Brian, cosa cazzo è successo?!" Sbottò Eva.
"Senza troppi rigiri di parole." L'appoggiò Proctor, sfoggiando un'altro dei suoi falsi sorrisi.
"D'accordo, d'accordo!" Disse Brian. "Il paziente e Deleo stanno bene, ma fin quando queste scosse avranno luogo non possiamo tirarli fuori, e inoltre pochi minuti prima che voi arrivaste... Abbiamo perso i contatti."
"Come perso i contatti?" Chiese Proctor.
"Negli ultimi minuti, quella testa calda ha tagliato il filo per muoversi meglio." Rispose sospirando. "Ma prima di questo, Chris ha espresso il desiderio di riferire una cosa alla dottoressa Zambrano."
Eva uscì dall'ufficio di Proctor correndo, si cambiò velocemente, sbattè la caviglia da qualche parte, prese il piumino e si diresse a piedi verso la voragine, zoppicando sotto una forte pioggia che cadeva dal cielo veloce, come se ogni goccia fosse propensa per il suicidio.
Proctor la inseguì.
"Dove credi di andare Eva?!" Urlò il primario mentre correva più veloce che poteva per raggiungere la ragazza.
"Secondo te?!" Si voltò e Matthew la raggiunse.
Erano faccia a faccia, Proctor vide che stava piangendo.
"Andremo insieme. Serena e gli atri se la caveranno." Disse.

Arrivarono alla voragine, quel maledetto buco nel terreno che pian piano si stava portando via Christopher Deleo.
Alcuni addetti stavano lavorando per liberare la via e far finalmente uscire i due in trappola, ma l'attesa era devastante per Eva. Passarono tre ore infernali, quando finalmente Eva percepì un raggio di luce in quell'oscurità accecante. Vide una barella improvvisata uscire dal buco, poi più niente per trenta minuti, trenta minuti di ansia che sembrarono un'eternità. Una seconda figura uscì, un po' ammaccata, ma riusciva a tenersi in piedi barcollando un po'.
Chris era uscito dalla voragine, cercando la luce come una falena nella notte, ma stava piovendo. La sensazione della pioggia che bagnava le sue braccia spoglie -non ostante provocasse un freddo pungente- gli piaceva poichè lo faceva sentire vivo. Però ora il suo unico pensiero era Eva, voleva abbracciarla, baciarla, dirle che la amava, e che questa esperienza terribile lo aveva cambiato.
Cominciò a ridere alzando la braccia al cielo cercando di toccare le goccie d'acqua che cadevano, quando vide Eva che gli stava correndo in contro.
"Hai un aspetto terribile, lo sai?" Chiese ironicamente.
"Emh..." Cercò di dire Chris.
"Oh sta zitto!"
Infine, sotto la pioggia e quel cielo grigio di novembre, iniziarono a baciarsi. Ogni volta che si fermavano era per ridere istericamente. Il medico notò che la dottoressa piangeva, le accarezzò il viso con la delicatezza di una rosa, e ripresero a baciarsi.

Proctor da lontano osservava l'amore nascere fra i due, mentre la pioggia rendeva tutto meno nitido e offuscato.

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