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di locarstairsx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Elisabeth ***
Capitolo 2: *** Fuori dall'ordinario ***



Capitolo 1
*** Elisabeth ***


Londra 1874
 
Cara Teresa,
ti scrivo come ogni giorno per chiederti come stai. Mi manchi molto. Londra è grigia come dice sempre nostro padre, ma è anche una bella città, bisogna avere pazienza per apprezzarla fino in fondo. Le persone sono tutte molto cordiali e la signora Wilkinson mi ha offerto un lavoro in cambio della mia sistemazione nel suo orfanotrofio. Ovviamente starò qui per poco tempo, non appena avrò guadagnato abbastanza denaro comprerò una casa tutta mia e tu potrai venire a stare da me, è la soluzione migliore di questi tempi.
Attendo risposta, tua
         Elisabetta
 
Ormai sono quasi due mesi che mi trovo in Inghilterra, sono partita spinta da mio padre per cercare una vita migliore. Quando sono partita non ho portato molto con me, dei vestiti, due paia di scarpe e dei soldi che mi sarebbero serviti per il viaggio e per i primi giorni nella nuova città.

Al mio arrivo non c’era nessuno ad attendermi, non avendo parenti qui e me la sono dovuta cavare da sola. Mio padre ha insistito per partire con me, ma sono riuscita a fargli cambiare idea qualche settimana prima della partenza. Se fosse venuto ora le mie sorelle sarebbero da sole o con nostra zia, una donna subdola, sgradevole oserei dire, pronta a tutto per conquistare mio padre rimasto vedovo da pochi anni.
Mia madre è morta poco dopo aver dato alla luce la mia seconda sorella, Anna. Mia madre… una donna così giovane e così gentile. Mio padre era sempre stato innamorato della mamma e dopo tanti corteggiamenti era riuscito ad averla in sposa, a mia zia questo non era di certo andato bene. Si era invaghita di mio padre e contestava le scelte di mia madre e tutto quello che faceva per lui da quando ne ho ricordo. Quando ero piccola mi guardava con disprezzo, mi maltrattava in assenza dei miei genitori. Il motivo era perché non ero figlia sua. Ero la figlia di sua sorella con quello che sarebbe dovuto essere suo marito, secondo lei.
Quando è nata la mia prima sorella, Teresa, le cose iniziarono ad andare male. Il lavoro di mio padre non dava più i suoi frutti e noi eravamo a corto di soldi. Mia zia non volle darci nemmeno un centesimo. Così per tre anni i miei genitori hanno provato di tutto per darci almeno da mangiare. Al mio ottavo compleanno mia madre mi disse che aspettava un altro bambino, una sorellina forse, io e Teresa eravamo felicissime e non vedevamo l’ora di vedere la nuova arrivata.
Mia madre si ammalò al nono mese di gravidanza, la bambina è nata sana, nessun problema fisico e nemmeno al cervello o al cuore. Stava bene. Purtroppo non si poteva dire lo stesso di mia madre che fece in tempo solo a vedere Anna, poi morì lasciando a mio padre una bambina in più nonché un’altra bocca da sfamare.
Da quel momento zia Rose ha sempre cercato di entrare nelle mie grazie e in quelle di Teresa, si mostrava gentile e premurosa nei nostri confronti per cercare di attirare nostro padre. Non aveva rispetto per niente e per nessuno, quella situazione era davvero insopportabile.

Sono cresciuta con l’idea di donare alla mia famiglia una vita migliore, di donare loro quella felicità che ormai mancava da tempo e alla prima occasione non mi sono tirata indietro. Ora ho diciotto anni e mi trovo in Inghilterra per seguire i miei ideali e realizzare il mio sogno. Teresa non è mai stata d’accordo, voleva essere lei la figlia in cui riporre fiducia, voleva essere lei la figlia che veniva lasciata andare e che veniva salutata con le lacrime. Voleva essere lei quella a cercare fortuna in un paese straniero. Sfortunatamente per lei la maggiore sono io e il compito spetta a me.
Le scrivo ancora ogni giorno per chiederle come stanno lei e gli altri, per sentire come vanno le cose, anche solo per il gusto di sentirla, ma lei non risponde mai. Mi arriva una lettera qualche volta e non racchiude la felicità di leggere mie notizie. Ma come faccio da due mesi a questa parte continuerò a scriverle sperando che l’odio nei miei confronti si faccia da parte.

Ora mi trovo in questa grande città, Londra, in un orfanotrofio in attesa di qualcosa di meglio. La signora Wilkinson è una donna gentile, calma e brava con i bambini. Credo che mi abbia presa con se perché le facevo pena. Come biasimarla? Le sono spuntata davanti alla porta dell’istituto bagnata e infreddolita dalla pioggia, con solo una valigia e niente da mangiare. Nessun altro mi avrebbe fatta entrare nella loro casa, ma lei mi ha accettata senza neanche domandare il mio nome.
In cambio di un posto dove dormire e dell’ottimo cibo mi occupo dei bambini insegnando l’italiano e facendo giochi in giardino durante le belle giornate. Ho insistito per non avere nient’altro in cambio, ma la Signora vuole che io sia indipendente e dopo la prima settimana ha iniziato a darmi qualche soldo, come se quello che facessi fosse un lavoro. Oltre a questo mi porta con se per la città in modo da farmi conoscere i vari luoghi e le varie persone di sua fiducia, grazie a questo riesco a muovermi liberamente da sola ogni tanto.

Il Tamigi non è proprio un fiume bellissimo, ma è grande e in mezzo alla città sta bene. C’è una ricca varietà di persone, molte passano in carrozza, mi hanno sempre entusiasmato quegli affari tirati dai cavalli, maestosi e forti; un giorno anche io avrò una carrozza sulla quale girare e dalla quale guardare i paesaggi per poi perdermi nei miei pensieri.

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Capitolo 2
*** Fuori dall'ordinario ***


Londra, 20 dicembre 1874
Cara Teresa,
ormai l’inverno è arrivato, Dicembre non è poi così tanto brutto. Qui sembra che il tempo voli, le strade sono illuminate completamente e spuntano ghirlande su ogni porta, su ogni battente. Le persone sentono già l’aria natalizia, sembrano meno scontrose del solito e più felici, anche il vecchio scorbutico che vedo sempre nella strada lungo il fiume sembra essere più calmo e paziente. Ti ricordi quando da bambine aspettavamo con ansia l’arrivo di Dicembre e del Natale? Per me non è cambiato. All’orfanotrofio stiamo preparando una grande festa per i bambini, speriamo di riuscire a fare tutti i regali desiderati.
Spero che papà e Anna stiano bene, abbracciali da parte mia.
Come sempre attendo una tua risposta,
Elisabetta
 

La città con tutte queste luci mi ricorda i racconti della mamma, avrebbe sempre voluto andare in un altro paese per vedere l’aria di festa, ma purtroppo non le era stato possibile. Ora io le vedo per lei e aveva ragione nel credere che tutto fosse più bello. Londra risplende di luce propria e tutti sembrano notarlo.
Devo arrivare da Robert, il fioraio, prima che il sole cali troppo e si faccia buio. La signora Wilkinson mi ha mandata a comprare qualche fiore per poter decorare le stanze della casa, giusto per dare un tocco più vivo alle pareti bianche. Potrei prendere qualche fiore rosso che abbia delle belle foglie verdi, un classico natalizio.
Ci sono tanti ragazzi riuniti in gruppi che escono e fanno la corte alle fanciulle più giovani. Sono veramente divertenti. Ci sono anche uomini di un’eleganza sopraffina, certamente non conosco tutti colori che abitano in città, ma sono sicura di non averli mai visti per queste strade. Hanno degli abiti neri che devono essere stati fatti da una sarta con mani d’oro, la stoffa sembra così vellutata…

-Oh, chiedo scusa! Non era mia intenzione scontrarmi con voi, chissà a cosa pensavo-
Non ho nemmeno visto questo ragazzo tanto ero presa da contemplare degli abiti, che sbadata.
-No, la colpa è mia, avevo la testa per aria. Mi dispiace-
-Accetterò le vostre scuse solo dopo che voi avrete accettato le mie-Alzo la testa e incontro il suo sguardo fisso su dime, guardandolo in viso posso dire che non è inglese, ma il suo accento è così normale… -Ah, che maleducato! Il mio nome è Lee Jeongmin, mi trovo in Inghilterra per questioni familiari. Posso sapere il vostro nome ora?-
I suoi occhi hanno un taglio singolare, no, non può essere inglese e poi il nome…
-Si, scusate. Io mi chiamo Elisabetta, ma qui a Londra tutti mi chiamano Elisabeth, forse perché la pronuncia è più semplice- Potrei arrossire da un momento all’altro se continua a sorridere così –Posso domandarvi da dove venite, se non è troppo scortese?-
-Non mi risulterebbe scortese neanche se me lo domandaste un milione di volte. Vengo dalla Corea, ma una parte della mia famiglia si trova qui e così i miei genitori hanno deciso di fare un viaggio per passare il periodo di Natale con loro. Sapete, le feste con la famiglia riunita sono più belle a mio avviso-
-A-avete pienamente ragione- abbasso lo sguardo per evitare il suo.
-Beh, Elisabeth, vorrei accompagnarvi ovunque voi stiate andando, in fondo sta calando il sole e poi mi sembra il minimo che io possa fare per farmi perdonare-
-Non dite sciocchezze, non c’è assolutamente bisogno! E poi avrete degli impegni e io sono solo la causa di un vostro possibile ritardo, quindi andate come se niente fosse successo- dico rialzando lo sguardo con l’accenno di un sorriso. Non sembra prendere molto in considerazione quello che ho appena detto.
-Non esigo obiezioni, vi accompagnerò anche alla vostra dimore se necessario-
Accettare la compagnia di uno sconosciuto non è proprio quello che mi hanno insegnato, ma in questo caso andrebbe in mio favore: avrei un ritorno sicuro anche nel caso in cui io non riesca a sbrigare le commissioni in tempo. E poi potrei camminare senza dovermi guardare costantemente intorno. Non mi resta che accettare. Così facendo mi porge il braccio e io mi metto al suo fianco.

 
Jeongmin aveva ragione, il sole sta calando dietro gli edifici e il Tamigi ora ha un colore più rossastro. Ho sempre trovato bello il colore dell’acqua al tramonto e qui è tutto più suggestivo.
-Posso chiedervi dove stiamo andando?- la sua voce mi riporta alla realtà. Che sciocca, non gli ho nemmeno detto dove accompagnarmi.
-Devo comprare dei fiori per abbellire le stanze di quella che ora è la mia casa, quindi stiamo andando da Robert, il fioraio qui vicino- questa volta è il mio turno di fare un bel sorriso.

 
-Buonasera signorina Elisabeth! Attendevo una vostra visita. Come posso aiutarvi?- sempre pieno di energie. Mi chiedo come faccia a non avere mai un tono diverso da questo.
Rispondo con un po’ di sarcasmo, i suoi modi mi mettono allegria in fondo -Sapete benissimo, come, non penso che la signora Wilkinson non vi abbia avvertito dei fiori!-
Sul volto del signor Robert si fa spazio un largo sorriso che si è appena trasformato in risata.
-Diciamo che mi ha accennato qualcosa, ma mi ha anche detto di far scegliere a voi. Ma… chi è il giovanotto con voi?-
Non si era ancora accorto della presenza del ragazzo?
-Sono Lee Jeongmin, il suo accompagnatore per oggi- dice sfoderando un sorriso amabile.
-Il suo accompagnatore? Elisabeth, Elisabeth, perché non mi avete detto niente? Un bel giovane sarebbe sempre ben accolto lo sapete bene!- un bel giovane ben accolto? – Io sono Robert Marc Groove, è un piacere conoscervi-
-Ma no! L’ho conosciuto giusto oggi! Gli sono andata addosso per sbaglio e si è offerto di accompagnarmi!-
-Stavo scherzando!- scoppia in una sonora risata –Comunque ditemi che tipo di fiori state cercando, così potrò aiutarvi-
-Ne vorrei di semplici, ma allo stesso tempo bellissimi. Qualcosa sul rosso!-
 
 
-La scelta dei fiori, se permettete, mi sembra un po’ spenta-
-Un po’ spenta?-
-Si, in mezzo al rosso ci avrei messo qualcosa di bianco per dare più luce. Ma voi non ascoltate me, insomma, sono solo il ragazzo con cui vi siete scontrata-
-Del bianco? N-no, non pensate questo! Io ho detto così prima perché pensavo che il signor Robert…- come dire?
-Avrebbe potuto fraintendere la situazione?-
-S-sì-
-Non penso, mi è sembrato un uomo sveglio. Vi riaccompagno a casa se non avete altri fiori da comprare-
Ma non si stanca mai di sorridere? –No, niente più fiori per vostra fortuna- mi sembra il minimo ricambiare –e grazie per darmi una mano nel trasporto- anche se mi mette un po’ in imbarazzo.
-Non vi preoccupate, questo è il compito di un bravo gentiluomo-
Il sole è quasi sparito, ma quella poca luce che rimane illumina Jeongmin come se su questa strada ci sia solo lui. Non avrei mai pensato di dirlo, ma i tratti asiatici hanno qualcosa di affascinante, i suoi lineamenti sono alquanto fini, ma devo ammettere che è veramente un bel ragazzo. Lo vedrò ancora o dovrò ricordarmi il suo volto?
-Attenta! Tutto bene?-
-Si si, sono ancora in piedi se non sbaglio!- che figuraccia, mi mancava solo inciampare in una pietra.
-Siete una ragazza fuori dall’ordinario!-
-In che senso scusate?-
-Tutte le donne con cui ho avuto a che fare, in una situazione come questa avrebbero detto di essersi fatte male pur di poter restare con me qualche ora in più- ha lo sguardo basso, ferito. Non deve essergli andata molto a genio questa faccenda. E in effetti questo non è un comportamento rispettabile, solo le donne in cerca di qualcosa si comportano così.
-Io non farei mai una cosa del genere, mi sembra disdicevole- cerco di riprodurre il tono di mia zia e una faccia autoritaria. Lui ride, quindi sono riuscita nel mio intento e non posso non ridere anche io.
-Si, siete proprio fuori dall’ordinario, ed è una cosa che apprezzo molto-





Angolo autrice:
Ciao a tutti/e! Anche il secondo capitolo è arrivato! Questa è una nuova storia e come potete vedere è sui Boyfriend, una band coreana che mi fa impazzire. Posso dirvi che piano piano tutti i componenti entreranno nei racconti, chi in un modo e chi in un altro e non tutto sarà rose e fiori.
Detto questo spero vi piaccia e recensite in modo da scoprire cosa ne pensate!
Jal-ga!

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