Ever-Lasting-Night: Folle Notte infinita di Sacchan_ (/viewuser.php?uid=82631)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ever-Lasting-Night: Atto I, Scena I (Prologo) ***
Capitolo 2: *** Ever-Lasting-Night: Atto I, Scena II ***
Capitolo 3: *** Ever-Lasting-Night: Atto I, scena III ***
Capitolo 4: *** Ever-Lasting-Night: Atto I Scena IV ***
Capitolo 5: *** Ever Lasting Night: Atto II Scena I ***
Capitolo 1 *** Ever-Lasting-Night: Atto I, Scena I (Prologo) ***
Ever lasting night
...Dove
Eravamo...
in
Bad-End-Night...
Miku,
giovane ragazza abitante in un villaggio ai margini di un bosco, riceve
una lettera da un individuo misterioso che si firma Unknown Shadow
(Ombra Sconosciuta), per incontrarlo e chiedergli il perché
di
quella lettera si reca nel bosco finendo per perdersi.
Giunge, infine,
presso una
Villa dove riceve ospitalità per una notte e ne conosce i
suoi
abitanti: gente stramba con il vizio di dare feste.
Rimasta per la
notte a
festeggiare, il giorno dopo viene spaventata da uno strano evento:
è ancora notte inoltrata nonostante dovrebbe essere ormai
giorno.
Spaventata da
questo
avvenimento e dalle reazioni tutto fuorché normali degli
abitanti della Villa si rifugia in un sotterraneo dove trova delle
bare.
Pensando di
essere finita in
una brutta situazione e spinta da una nota che le suggerisce di rendere
le cose ancora più pazze, Miku distrugge il quadrante
dell'orologio a pendolo situato nella hall della Villa e usa le
lancette per uccidere tutti gli abitanti.
Rimasta da sola
rivolge le
lancette contro di sé mentre Unknown Shadow assiste alla sua
morte ma la incita a ricominciare tutto da capo.
Infine, Miku si
risveglia nel
bosco frastornata e inquieta, senza più la lettera in mano e
senza più ricordarsi della "notte precedente". Scorgendo la
Villa davanti a lei decide quindi di recarsi verso essa.
in Crazy-Night...
Giungendo
alla Villa Miku conosce i suoi abitanti e trova
ospitalità
presso di loro per la notte. Stranamente, nonostante tutto sia
perfetto, ella avverte che qualcosa non va. Prima di tutto il luogo le
sembra incredibilmente famigliare e l'ospitalità che gli
abitanti della Villa le dimostrano le pare troppo falsa per essere
vera.
Difatti gli abitanti della Villa sono una combriccola assoldata per
mettere in scena uno spettacolo, presumibilmente ideato da Unknown
Shadow e mentre lei si era allontanata da tutti per indagare la
combriccola entra nel panico scoprendo che nel copione dello spettacolo
manca la pagina che rivela il finale, come se non bastasse il tempo
sembra essersi fermato: le lancette dell'orologio a pendolo presente
nella hall si è bloccato nonostante il meccanismo interno
pare
perfettamente funzionante.
Da qui inizia una diffidenza reciproca che porta gli abitanti della
Villa a sospettare di Miku mentre questa viene a scoprire che in quella
Villa "qualcuno" aveva precedentemente commesso un massacro e quel
"qualcuno" era un ospite come lei.
Chiarendosi alla meglio con gli abitanti della Villa, alias attori,
lascia questi a cercare la pagina scomparsa mentre Unknown Shadow esce
allo scoperto e si reca da Miku per farle apprendere la
verità
su quanto successo nella "notte precedente".
in Twilight-Night...
Visionando
un video assieme a Unknown Shadow Miku scopre gli avvenimenti accaduti
nella Bad-End-Night e il motivo per cui il tutto sembra essere bloccato
in un continuo loop temporale: decide pertanto di sistemare le cose da
sola anche senza sapere come.
Len le offre il suo aiuto trovando un accordo: Miku scriverà
un
falso finale e lascerà la Villa, Len si occuperà
di
portare il falso finale agli altri spacciandolo per quello vero.
Ma le cose continuano ad andare storto: Miku continua a
girovagare per il bosco in tondo finendo sempre per ritrovarsi davanti
alla Villa. Gli abitanti della Villa, convinti di avere il loro finale,
si accorgono che il tempo ha ripreso sì a scorrere
ma al
contrario.
Dopo l'ennesimo rimprovero di Unknown Shadow a Miku che ha voluto fare
di testa sua e di non aver fermato il loop temporare a causa della
scomparsa della lettera iniziale, Miku decide di ritornare di nuovo
alla Villa.
EVER-LASTING-NIGHT
-LA FOLLE NOTTE INFINITA-
ATTO I, SCENA I
Il
salone era luminoso,
rischiarato da un enorme lampadario di vetro che svettava al centro di
esso; le scale erano imponenti e abbellite da tappeti decorati in rosso
e oro; le piastrelle erano di marmo puro, levigato e lucido: materiale
di prima qualità, indubbiamente.
La location era perfetta, sotto ogni punto di vista.
"Incredibile, meglio di quanto immaginassi!" Commentò Kaito
ad alta voce osservando le pareti della Villa.
Un uomo vestito distintamente e dai capelli viola gli si
avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla.
"Unknown Shadow nella sua lettera non scherzava quando citava che
avremmo avuto solo il meglio del meglio per la sua rappresentazione
teatrale."
Di seguito si presentò davanti a loro una giovane donna
dalla
figura alta e slanciata e dalle forme pronunciate. Giocherellava
spensierata con le ciocche dei suoi capelli rosa senza nascondere una
certa professionalità nei suoi gesti.
"I migliori registi sono tutti uguali: geni e sregolati." Dopo quelle
parole tese la mano in direzione dei due uomini. "Luka Megurine,
ingaggiata da quel misterioso Unknown Shadow che ha ingaggiato anche
voi."
Kaito si sciolse in un sorriso rispondendo tempestivamente alla stretta
di mano.
"Piacere nostro Luka. Mi stavo giusto chiedendo chi fossero i nostri
colleghi e come mai non fossero ancora arrivati."
"Ho avuto difficoltà a trovare questa Villa spersa come
è. Ma non credo di essere l'unica ad aver fatto ritardo. In
realtà prima di me sono arrivati due ragazzini, una coppia
di
gemelli che però adesso non ho la più pallida
idea di
dove siano."
Un ventaglio rosso sventolò nell'aria sferzato con decisione
dai movimenti del polso della sua padrona.
"Si sono precipitati in perlustrazione. Aaah, la beata
gioventù, come vorrei tornare ad avere i loro anni."
Una giovane signora dai capelli a caschetto, con un rossetto rosso
decisamente vistoso che le ricopriva le labbra camminava trascinandosi
dietro una valigia di pelle dove, probabilmente, dentro aveva rinchiuso
tutto il necessario.
"Oh, allora visto quanti siamo dovremmo essere al completo."
Esclamò Kaito gioviale contando i presenti. "Io sono Kaito
Shion
e lui è il mio amico e collega Gakupo Kamui."
Luka scrollò leggermente la testa prima di presentarsi.
"Luka Megurine."
La donna col ventaglio abbozzò un lieve inchino.
"Meiko Sakine, altro membro della troupe a quanto pare."
"Sembra che ci siano anche due gemelli da qualche parte ma che ancora
non abbiamo avuto modo di conoscere." Disse pacato Gakupo sistemandosi
i guanti.
"No, aspettate!" Gridò improvvisamente una voce entrando a
perdifiato dalla porta principale e schiantandosi subito dopo contro il
pavimento. "Ci sono anche io..." Esclamò mascherando una
smorfia
di dolore.
Subito i due uomini, da bravi gentleman, porsero le mani alla ragazza
per aiutarla a rialzarsi.
"Gumi, sei tu?" Chiese Gakupo riconoscendo nella ragazza qualcuno.
"Oh! Gakupo, quanto tempo!" Si sorprese Gumi riconoscendo nell'uomo dai
capelli di viola qualcuno di sua conoscenza.
"La conosci?" Si intromise Kaito.
"Gumi Megpoid!" Si presentò successivamente la ragazza
scrollandosi la gonna del vestito e controllando che non si fosse
strappata durante la caduta. "Io e Gakupo siamo vecchi amici che
frequentavano i corsi di recitazione insieme."
"Quindi siamo al completo adesso? Manca qualcuno?" Parlò
Luka a braccia conserte.
"Se includiamo anche i due gemelli che ancora non sono tornati dal loro
giretto di perlustrazione dovremmo essere sette quindi, sì,
ci
siamo tutti. Siamo tutti e sette presenti.
"Bene!" Batté le mani Gumi. "Sono arrivata in ritardo come
al solito ma almeno ho individuato il posto giusto."
"E che posto!" Trillò una vocina giovane e infantile.
"Non avete ancora visto niente se vi siete limitati solo a fare salotto
qui all'ingresso. Questa Villa è immensa." La
seguì
un'altra vocina infantile ma maschile.
Due ragazzini, poco più che adolescenti e completamente
identici
nell'aspetto si precipitarono nell'ingresso scendendo le lunghissime
scale.
"Ma bene! Eccovi qua, quando prima vi ho perso di vista non avevo la
minima idea di dove avreste potuto andare a cacciarvi." Si
rabbuiò Luka imbronciando il muso.
"Perdono! La curiosità ci ha sopraffatto." Si
scusò la ragazzina grattandosi il capo.
Gumi si avvicinò loro per presentarsi.
"E' un piacere conoscervi. Sono davvero contenta che stavolta
reciterò insieme a te Gakupo, era da tanto che ci speravo."
"E a proposito di recitare..." Spezzò il discorso Kaito.
"Qualcuno di voi sa esattamente per cosa siamo stati arruolati? Cosa
reciteremo? Che ruoli avremo e via dicendo?"
Meiko scosse la testa.
"Non guardare me, io ne so quanto te mi sa."
Luka fissò i due gemelli, entusiasti da sprizzare energia da
tutti i pori.
"Voi?"
Il ragazzino imitò Meiko.
"Abbiamo ricevuto la candidatura da questo tipo che si è
firmato
Unknown Shadow e abbiamo accettato perché la cosa sembrava
divertente. Tutto qua."
"Ah, bene. Che dovremmo improvvisare?"
"Cioè voi tutti avete accettato questo lavoro senza avere un
minimo di informazioni prima?"
"Per quanto mi riguarda..." Rispose Kaito sprofondando in una poltrona.
"Il compenso promesso era davvero alto e tanto mi bastava."
"Anche io ho accettato per via del guadagno decisamente più
alto
da quello che promettono altri. Coi tempi che corrono..."
"Io ho bisogno di soldi per completare i miei studi..." Si
picchiettò le labbra Gumi.
"Sì, ok, ok." Luka batté il tacco dello stivale
per terra
spazientita. "Insomma, più o meno abbiamo tutti accettato
per lo
stesso motivo. Ma la domanda qui è: qualcuno di voi sa
esattamente che spettacolo dobbiamo mettere in scena? E
perché
mai in questa Villa sperduta in un bosco siamo stati convocati?".
Calò un silenzio tombale.
"Mi sa che ce lo domandiamo tutti..." Mormorò Meiko
desolata.
Silenzio spezzato dallo strappo di una busta ad opera di Gakupo,
seguito da un mugolio per attirare l'attenzione.
"Non temete, a quanto pare ci sono state lasciate istruzioni ben
precise."
Tutti si avvicinarono a Gakupo per osservare cosa teneva in mano: una
busta di carta in formato gigante.
Gakupo ne estrasse parecchi fogli e anche un quaderno dalla copertina
rossa che aveva tutta l'aria di essere un copione.
"Ah, bene." Ridacchiò Kaito. "Quindi cosa insceneremo? Il
conte Dracula?"
"O magari il mostro Frankestein?" ululò Len dietro di lui.
Ma Gakupo non ci prestò nemmeno attenzione alle battute dei
due;
proseguì a leggere assorto prima di passare i fogli e il
copione
ai suoi compagni.
"Nah, niente del genere." Sfoderò un sorriso. "Qualcosa di
molto più facile, invece."
I restanti attori si passarono i fogli con le istruzioni e il copione
di mano in mano leggendo più o meno attentamente tutto
ciò che su essi vi era iscritto.
Infine, l'ultimo commento che provenì da una di quelle
bocche fu:
"Certo che al nostro datore di lavoro devono piacere parecchio i
misteri."
Tutti annuirono, fissando la busta strappata rimasta adagiata sul
tavolino d'ingresso dove le iniziali U.S., scritte con nero inchiostro,
saltavano subito all'occhio.
Miku ritornò verso la Villa.
Dopo aver abbandonato per l'ennesima volta Unknown Shadow stavolta era
decisa più che mai a fermare il loop temporale che si era
formato in quel luogo e che teneva braccata lei e gli abitanti della
Villa che, ormai sapeva, erano attori ingaggiati ignari di quello che
stava succedendo loro.
Perciò varcò l'entrata del giardino della Villa
Sconosciuta, superò l'insegna di legno che citava le solite
quattro parole -Benvenuti alla Unknown Mansion- per arrivare sino al
grande portone dove, se avrebbe bussato, le avrebbero aperto e tutto
sarebbe ripartito da capo.
Ma prima di farlo trasse un lungo respiro: aveva il cuore che batteva a
mille e l'agitazione alle stelle, doveva calmarsi e apparire naturale.
Dopotutto dubitava che l'avrebbero riconosciuta; loro, come ogni Notte,
dimenticavano tutto.
Perciò sollevò il pugno e bussò forte,
dopodiché attese fino a quando Gakupo non le venne ad
aprire.
E difatti fu proprio Gakupo ad aprirle la porta, distinto e perfetto
come sempre nei suoi abiti bianchi e neri, con una espressione sul viso
che lasciava intendere pura sorpresa.
Miku ormai sapeva il perché: il loro copione prevedeva
l'arrivo di un'ospite a notte fonda, il che generava stupore iniziale
negli abitanti della Villa superato il quale tutto sarebbe sfociato in
pazza festa notturna.
"Chiedo scusa..." Biascicò deglutendo. "Potrei restare qui
solo per stanotte?"
-L'Autrice Sconosciuta-
E sono tornata! Ma
era naturale, no? Tutti voi mi stavate aspettando, giusto? *parte la
risata del secolo* Volevate sapere come sarebbe continuata la Saga
delle Night da me creata, vero?
Certo,
perché anche io lo voglio sapere! Voglio dire, ai tempi
delle prime tre long si vociava una possibile quarta canzone ma non si
sapeva come, quando e perché sarebbe uscita!
E invece
è arrivata con tanto di PV! E naturalmente Hitoshizuku ci
trolla come sempre con un finale dove tutti restiamo così:
"?"
Ma noi la amiamo
comunque vero?
Bene, visto il
discreto successo ottenuto dalla mia Trilogia sul fandom adesso sapete
che non vi siete ancora liberati di me e che sono qui pronta a darvi il
seguito! xD
_Flowermoon_
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Capitolo 2 *** Ever-Lasting-Night: Atto I, Scena II ***
ending night
EVER-LASTING-NIGHT
-LA
FOLLE NOTTE INFINITA-
ATTO
I, SCENA II
Gli occhi di
Gakupo si sgranarono, quelli di Miku insieme a lui.
Calò
un silenzio imbarazzante su tutto il gruppo, silenzio di cui Miku sola
non riusciva a comprenderne il significato.
"Eppure
adesso loro dovrebbero accogliermi a gran feste..."
Invece
no. Nessuna parola proferiva da quelle labbra, né da quelle
di Gakupo né da nessun'altro di loro.
"Il
copione è variato? Stavolta il loop temporale cosa ha
cambiato?"
"Chiedo
scusa..." Ripeté Miku più accigliata di prima.
"Potrei restare qui per una notte sola?"
Stavolta le
parole risvegliarono Gakupo che si scansò di lato
lasciandola entrare, nonostante ciò pareva essere ancora
piuttosto frastornato. Gli servirono secondi prima di dare una risposta
appena
congruente alla ragazza.
"Ah,
sì, ecco... è che ci cogli veramente
impreparati."
Miku
entrò lasciando che l'uomo sigillasse il grande portone alle
sue spalle.
"Impreparati?"
"La
verità è che siamo appena arrivati anche noi e
siamo
un po' spaesati." Rispose imbarazzato Gakupo giocando con i capelli,
sembrava essere in una specie di trance che non gli spiegava cosa fare.
"Cosa?"
Domandò Miku accorgendosene.
"Che succede?"
Gridò d'un tratto una voce femminile proprio dietro di lei.
"E' una di noi?"
Miku riconobbe
la voce di Meiko, vestita in rosso come solita e con l'immancabile
rossetto acceso sulle labbra.
"Non capisco...
Non c'eravamo già tutti? Doveva arrivare qualcun'altro?"
Allora
restò ad ascoltare in silenzio.
"No,
nessun'altro. Lei è un'intrusa." Setenziò austera
Luka; nemmeno lei era cambiata, anzi pareva ancora più
severa di prima.
"Intrusa? Quindi
perché è qua?"
"Che ne so? E'
un'intrusa e basta!"
"E calmati, dai.
Magari è solo arrivata qui per caso, che ne possiamo
sapere...?"
Miku, dopo
quella sfilza di domande e risposte incomprensibili, avanzò
di un passo.
"Ehi, ma che
combinate?"
I presenti si
ammutolirono cercando di ritrovare la calma.
"Insomma, che vi
prende?"
Gli abitanti
della Villa si guardarono l'uno negli occhi dell'altro
cercando risposte: c'era chi boccheggiava, chi lanciava occhiate a
destra e sinistra, chi spostava il peso da una parte del corpo
all'altro...
"A questo punto
non sappiamo davvero che dobbiamo fare..." Dichiarò Len con
la tipica ingenuità dei bambini.
I presenti,
eccetto Miku, abbassarono il capo riflettendo dentro di sé.
Miku stessa fu quasi portata a mettersi a testa china e rimuginare.
"Qualcosa non
va?" La domanda che persisteva a girarle in mente prese forma concreta
ad alta voce e, forse, fu proprio quella a sbloccare l'intera
situazione.
"In
realtà noi non abitiamo veramente in questa Villa, siamo una
compagnia di attori ingaggiati per mettere in scena uno spettacolo."
Vero, questo
Miku lo sapeva già.
"Siamo venuti
qui perché il nostro datore di lavoro ci ha dato invito
dentro questa Villa e, sempre qui, ci avrebbe dato le istruzioni
finali."
Nulla di
più veritiero.
"Ma nel copione
fornitoci non veniva fatta menzione che qualcun'altro dovesse arrivare
qui stasera, ecco perché siamo così confusi
adesso."
"Anche tu sei
stata contattata da Unknown Shadow?"
Miku
rifletté di nuovo sulla base delle informazioni appena
ottenute e ciò che riuscì ad intuire fu che,
stavolta, non era soltanto ritornata al punto di ricominciare tutto da
capo; era tornata ancora più indietro: al primissimo
incontro della squadra di attori dentro la Villa.
Tuttavia non si
spiegava come mai la sua presenza avesse alterato così tanto
i piani che essi si sarebbero dovuti accingere a seguire; dalla sua
ormai conoscenza nel ripetere quella 'Notte Infinita' quei ragazzi
dovevano essere ormai tutti consapevoli del fatto che sarebbe arrivata
un'ottava persona, che l'avrebbero invitata ad entrare dentro e che da
lì sarebbe partita una folle festa diventando l'inizio di
una serie di eventi bizzarri.
Invece non era
così: da come parlavano nessuna ottava persona si sarebbe
dovuta presentare e ciò significava che la sua presenza
aveva ancora scombinato i fatti.
O forse no?
"Non
si può mai sapere quali siano i cambiamenti all'interno di
un loop temporale, nemmeno io posso prevederli."
Già,
queste erano state le esatte parole pronunciate da Unknown Shadow
soltanto una mezz'ora prima nella foresta.
Le cose non si
erano scombinate, erano semplicemente cambiate ma dovevano comunque
proseguire verso un'unica direzione; Miku aveva il pieno potere
decisionale nelle sue mani in questo momento, gli altri potevano
benissimo essere considerati i suoi burattini.
"Io sono...
stata contattata da Unknown Shadow proprio come voi, ma sono..."
Cercò di inventarsi qualcosa di verosimile sul momento.
"Sono un caso speciale, diciamo. Sì, io sono qui per dirvi
esattamente cosa bisogna fare."
Gli abitanti
della Villa sbarrarono occhi e labbra.
"Ah?"
"Esatto! Diciamo
che io sono il vostro jolly della serata."
Vide Luka
intrecciare le braccia e assumere la sua tipica espressione imbronciata
portando il labbro inferiore poco più sopra di quello
superiore.
"Ci stai
prendendo in giro?"
"Assolutamente
no." Scosse la testa Miku continuando a mantenere quel tono di
sicurezza. "Ho ricevuto istruzioni ben precise, istruzioni che adesso
dovrò riportare a voi."
Nessuno di loro fiatò, anzi tornarono tutti a squadrarsi uno
contro l'altro cercando risposte. Chi più chi meno ancora
non erano del tutto convinti.
"Forse
vale la pena ascoltarla, che ne dite?" Si fece avanti Gumi parlando
timida e sottovoce. Lei era quella più credulona e portata a
credere a qualsiasi cosa ma in quel frangente persino il più
scettico sarebbe stato disposto ad ascoltarla.
Perciò
gli abitanti della Villa restarono muti poi, piano piano, ognuno di
loro iniziò ad esprimere il proprio consenso.
Evidentemente la
situazione, già stramba di suo, li portava per forza ad
accettare le parole di Miku, l'unica che sembrava saperne qualcosa in
più. C'era ben poco da fare di fronte a una situazione come
questa.
"Bene, allora
quale sono le prime istruzioni che Sua Signoria ci da?"
Decisamente
avevano abboccato all'amo, sì, era proprio questo che Miku
voleva: tutto doveva seguire perfettamente il suo copione,
così stavolta avrebbe posto fine a quella pazza Notte,
avrebbe liberato quei ragazzi da quel maleficio imposto di ripetere
all'infinito quelle azioni e sarebbe finalmente ritornata a casa.
Sorridendo e
piroettando su se stessa per la felicità rispose con un
sorriso che andava da un orecchio all'altro.
"Insomma, quando
un'ospite viene a farvi visita non è dovere dei padroni di
casa organizzare una bella festa?"
-L'Autrice Sconosciuta-
Un capitolo
transitorio diciamo. Notate qualcosa di strano già da
adesso? xD
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Capitolo 3 *** Ever-Lasting-Night: Atto I, scena III ***
ever lasting night
EVER-LASTING-NIGHT
LA FOLLE NOTTE
INFINITA
Atto I, scena III
"Mademoiselle,
per
lei il piatto principale di stasera è petto d'anatra
imbevuto di
aceto balsamico. Ad accompagnarlo un frizzante vino d'annata dal gusto
agrodolce."
Gakupo
guardò Miku e
Miku guardò Gakupo; dopo essersi scrutati alcuni secondi
Gakupo
stava già cercando di trattenere delle smorfie mentre Miku
aggrottava
le soppracciglia contrariata.
"Insomma!" Esordì gridando forte. "Quante volte devo
dirtelo?
Sembri finto così! Devi essere più sciolto, meno
rigido.
Rifallo da capo, anzi torna in cucina con quel piatto che hai in mano,
che poi non ci credo che è davvero petto d'anatra, e
riservimelo
come si deve."
Dopo essersi sfogata a dovere Miku riaffondò il sedere nella
soffice poltroncina lasciandosi andare a un sospiro.
"Tu, Gakupo, sarai un
maggiordomo tuttofare, perfetto ed elegante in tutto."
Insomma, cosa c'era di così complicato nel capire una cosa
così semplice?
Miku si pizzicò il naso e sbadigliò per poi
vedere Gumi schiantarsi a terra sul pavimento.
"Bruciaaaaa!" Urlò la ragazza; la teiera di thé,
che si era
fracassata al suolo insieme a lei, si era riversata sui suoi capelli e
sul suo viso ustionandola.
A Miku partì l'ennesimo embolo sulla fronte.
"Ancora? Con questa fanno esattamente cinque volte che cadi al suolo,
cinque!"
"Eh, ma..." Balbettò Gumi rialzandosi sulle ginocchia e
strofinandosi la faccia. "La mia
parte prevede di essere un'imbranata, no? Sto solo cercando di
recitarla al meglio."
"Ma questo non significa che ogni quarto d'ora tu debba schiantarti
contro il pavimento. Non so nemmeno se qui dentro ci sia una cassetta
del pronto soccorso."
Gumi si diede comicamente un buffetto sulla testa tirando fuori la
linguetta, per poi dedicarsi a raccogliere i cocci sparsi per terra.
Naturalmente non mancò di tagliarsi un dito e zampillare
gocce di sangue sul pavimento.
"Chissà se da qualche parte c'è almeno un
cerotto..." Pensò esasperata Miku per poi rivolgersi a
Luka. "Megurine, per piacere, aiutala a disinfettarsi."
Il solito, tipico, verso di stizza provenì dalle labbra di
Luka mentre
afferrava la cameriera per un braccio per poi trascinarla verso il
bagno.
"Mi chiedo se..."
Neanche finì la frase che fu investita dalle strilla dei due
gemelli biondi.
"Sorellonaaaaaaaa!"
"Sorellonaaaaaaaa!"
"Siete voi stavolta..." Mormorò stordita Miku. "Che cosa
c'è?" Sentiva le orecchie fischiare, gli occhi quasi le
giravano
assieme alla testa.
"E' troppo difficile parlare in rima!"
"A parlare così mi si abbassa l'autostima!"
Le due testoline bionde si guardarono a bocca aperta.
"Oohh... ma quella era davvero una rima!"
"E non potevi dirla prima?"
Ai due gemellini Miku aveva dato il compito di essere due piccoli,
pazzi servitori che parlavano per rime; inutile dire che i due
avevano passato tempo ad esercitarsi, a cercare battute in rima, a
dimostrarsi infantili -cosa che, in effetti, erano già-, a
scocciare Miku mentre istruiva gli altri più e
più volte
perché nessuno dei due trovava l'ispirazione su come
sfornare
battute tali. Improvvisamente erano diventati capaci e Miku si
sentì presa quasi in giro.
Posò i palmi delle proprie mani su quei due capi biondi
strofinando i loro capelli.
"Bene, bene. La vostra sorellona è molto contenta di voi,
ora tornate ad esercitarvi." Batté le mani. "Su, su!"
I due bimbi saltellarono sul posto a pugni chiusi, stretti contro il
petto.
"Vedrai sorellona: non ti deluderemo!"
"Esatto, in rima parleremo!"
"E piccoli pazzi servitori diventeremo!"
Sfrecciarono via come come due saette, ritirandosi in disparte per
poter studiare altre nuovissime, esilaranti battute.
"Beh, almeno due su sei prendono sul serio quello che devono fare..."
Pensò fra sé la ragazza mentre veniva raggiunta
da Kaito
e Miku.
"Sul serio, non capisco..." Mormorò Kaito tenendo in mano
qualche foglio.
"I nostri ruoli saranno importanti ma sono troppo..." Meiko
cercò un termine adatto. "...deviati. Insomma
siamo due
padroni di casa sessualmente frustrati, con intenzioni poco chiare e
battutine a sfondo sessuale!"
A Miku partì un risolino isterico per l'imbarazzo: come lo
spiegava a quei due che la prima volta in cui li aveva incontrati
recitavano esattamente nei ruoli di una padrona lesbica e di un padrone
dai dubbi gusti sessuali?
"Ehm, andiamo andiamo... I vostri personaggi sono originali e hanno
quel... quella dualità intrinseca da cui tutti sono
affascinati..." Si stava letteralmente inventando cose su cose.
"Poiché, oggigiorno, non esiste più lo stereotipo
del
personaggio solo personaggio ma devono, ehm, avere sfaccettature da
cogliere nel corso della storia che, uhm, non sono percepibili a un
primo impatto..."
Come regista Miku non poteva avere un futuro, di questo ne era
già consapevole.
"Ma, ehi, lo faccio per
liberare tutti quanti, no?" Giustificò se
stessa. "Devo
trasformare la Bad End Night in una Good Night!"
Allargò le braccia e sbatté le mani
per richiamare tutti all'attenzione.
"Ooook! Mi aspetto che adesso tutti voi abbiate ben chiaro che cosa
dobbiate fare o perlomeno quale sia il vostro ruolo! Vi lascio altri
trenta minuti per riflettere e per immedesimarvi nelle vostre parti.
Dopodiché riprenderemo esattamente da dove abbiamo
interrotto."
E per Miku questo significava solo una cosa: ritornare fuori nella
foresta, bussare al grande portone della Villa Sconosciuta e fingersi
ancora la sperduta ospite che chiedeva ospitalità agli
abitanti
della Villa.
Come da accordi presi Miku abbandonò la Villa e
lasciò
passare una ventina di minuti per dare in modo agli attori di
prepararsi. L'aria pungente della notte minacciava le sue braccia nude
e niente serviva sfregarle con le dita per riscaldarle: avrebbe dovuto
comunque aspettare la mezz'ora stabilita prima di rientrare. Nel
frattempo sperava che tutti loro avessero capito cosa dovevano fare e
si erano inventati un modo per calarsi nei ruoli che lei aveva
assegnato.
"In fondo sono tutti
attori professionisti..."
Non ci diede più peso del dovuto, in fondo a
lei
importava raggiungere il True End questa volta, poco peso aveva come
avrebbero deciso di gestire il loro personaggio; bastava soltanto farla
finita una volta per tutte.
Sollevò il pugno e bussò più volte
contro il legno
pregiato dell'entrata principale e, con il cuore che batteva a mille,
aspettò che Gakupo venisse a riceverla.
E difatti Gakupo arrivò, stavolta con un'espressione meno
stordita e meno confusa della precedente: serio e composto, senza
lasciar trasparire alcuna emozione, la ricevette nell'attico della
Villa esattamente come il copione recitava.
"Chiedo scusa..." Si schiarì la voce Miku. "Potrei restare
qui soltanto per una notte?"
D'improvviso o stupore si dipinse sul volto di Gakupo e una
smorfia gli contornò le labbra.
"Ho perso il sentiero per uscire dal bosco e adesso non trovo
più la via del ritorno..."
Dei tacchi risuonarono sul pavimento di marmo tirato a lucido.
"Quale è il problema Gakupo?" Chiese la donna dalla folta
chioma rosa.
"Sembra che qualcuno si sia perso nella foresta..." Rispose mite il
maggiordomo.
"Oh cielo, a quest'ora così tarda? Con questo buio e con
questo freddo? Facciamola entrare subito."
Miku si rincuorò a quelle parole: avevano capito esattamente
cosa dovevano fare e si erano calati egregiamente nelle rispettivi
parti; in fondo, proprio come aveva pensato poco prima, erano dei
professionisti.
"Io ho perso la strada di casa... non riuscivo più a
ritrovare
il sentiero per tornare indietro e temevo di essermi persa, Poi ho
visto una luce e questa Villa..."
Ma ormai nemmeno lei si poteva permettere di essere da meno.
"Non si preoccupi." La rassicurò Gakupo invintandola ad
entrare. "Anzi, è stata molto fortunata a trovarci."
"Avviseremo subito i nostri padroni di questo inconveniente."
La donna abbandonò il salone per precipitarsi ad informare i
suoi signori di quanto successo.
Rimasti soli Miku non poté che dare una strizzatina d'occhio
a Gakupo per l'ottimo inizio con cui egli aveva cominciato.
Naturalmente l'attore non tradì il suo personaggio e si
limitò soltanto a portare la mano al petto e a chinare il
busto
per far intendere di aver ricevuto il messaggio.
Due minuti dopo colei che era sparita dall'ingresso principale per
andare ad informare i proprietari di quella Villa fece ritorno,
stavolta al suo fianco vi era anche una ragazzina vestita da cameriera:
Gumi che, impacciatamente, camminava goffa e a viso basso.
"Ho già informato i miei signori di quanto successo, prego
ci
segua. Ecco, se avrà bisogno di qualsiasi cosa la nostra
cameriera è al suo servizio. Le chieda ciò che
vuole."
"Sì! Infatti!" Urlò piena di vigore Gumi. "Sono a
sua
completa disposizione!" Gumi alzò esageratamente il mento
per
poi irrigidirsi come un bacchetto.
Miku avrebbe voluto dirle di rilassarsi e di non essere così
tesa ma ricordava bene che ognuno di loro recitava non solo con un
ruolo ma anche con un carattere prefedinito.
"A pensarci bene
però Luka mi sembra molto più disposta delle
altre volte..."
Passandole accanto Miku non riuscì a fare a
meno di
complimentarsi con lei per l'ottima performace ed ecco che, proprio
allora, Luka sibilò il suo solito verso di stizza.
"Tsk! Vediamo di concludere in fretta questa recita"
Sussurrò con tono da vipera.
Naturalmente Miku dovette rimangiarsi tutte le parole; non era affatto
cambiata anzi stava soltanto recitando come era suo dovere.
Gumi, al contrario, pareva essere un'impacciata sia da "vera" che da
"attrice", ecco spiegato perché il ruolo della cameriera
sbadata
le si addiceva alla perfezione.
"Vedrà che si troverà bene qui da noi stanotte."
Iniziò. "I padroni sono un po' strani ma sono delle brave
persone, appena hanno sentito di quello che ti è successo si
sono commossi talmente tanto che..."
"Ah! No, stai attenta! Dritto, davanti a..." Inutilmente, Miku
tentò di agguantare la cameriera per una spalla e cercare di
salvarla dal tragico pericolo.
Ma a niente servì: il viso di Gumi si spalmò
contro una
colonna portante fissa in mezzo al corridoio che stavano percorrendo,
la ragazza non urlò nemmeno per il dolore; anzi, forse
essendoci
abituata si limitò soltanto a strofinarsi il muso ormai
rosso e
a trattenere delle smorfie.
"Oh, è tutto a posto, è tutto a posto. Ci sono
abituata,
sai? Non guardo mai dove metto i piedi, figurati se presto attenzione a
quello che ho davanti..."
"Meglio che ti porti in bagno a sciacquare il viso almeno, non hai del
disinfettante? Qualcosa?"
Gumi sventolò una mano in aria.
"Ma no, davvero! Sto bene!" Disse lei rialzandosi in piedi come se
nulla fosse.
"Gumi c'è abituata!" Parlò una vocina piccina.
"Il suo record è di almeno trenta cadute a giornata." Le
fece eco un'altra voce.
I due gemelli, finora ancora non apparsi, sbucarono dall'ombra di un
angolo con un sorriso sul volto che andava da un orecchio all'altro.
"Ah, eccovi dove eravate! Perché non siete venuti prima?"
"Impossibile, ci saremmo persi questo spettacolo!"
"Il tuo viso contro la colonna spalmato!"
"Gumi è così divertente!"
"Di noi servitori è la meno negligente."
Gumi si sistemò meglio le ciocche dei capelli sotto la
cuffietta.
"Signorina, non ci badi. Rin e Len sono due mocciosi pestiferi a cui
piace prendere in giro la gente. Voi due! Non dovete andare in cucina
ad aiutare Gakupo adesso?"
Accompagnati dalle loro risate i due gemelli scheggiarono via in
direzione delle cucine.
Gumi, invece, proseguì allegra dilettandosi a fare da
cicerone e spiegare cosa si nascondeva dietro tutte le porte che
stavano sorpassando, ovviamente stava fingendo palesemente di
inventarsi cose su cose, a meno che non avesse passato i trenta minuti
antecedenti all'inizio della messinscena a girare tutta la Villa e a
memorizzarsi ogni stanzone, salone, punto cardinale o chicchessia.
Cosa di cui Miku dubitava fermamente.
Quando Gumi arrestò i suoi piedi lo fece davanti a un salone
immenso, dal pavimento a schacchi e dal tavolo di legno pregiato, lungo
e rettangolare su cui sopra svettava in bella mostra una tovaglia rossa
abbinata a delle poltrone di colore mogano che sembravano essere
davvero parecchio soffici e comode.
"Per favore, si sieda dove preferisce e attenda qui." Gumi la
salutò con queste esatte parole e poi sparì via.
Naturalmente Miku fece come le era stato detto: si sedette e
aspettò pazientemente che Meiko e Kaito le venissero
incontro.
Intrecciò le dita e le gambe e restò in attesa.
Dopo cinque o dieci minuti che già si trovava da sola dentro
a quel salone iniziò a pensare che ci stavano davvero
mettendo troppo...
Fece per alzarsi quando una voce femminile le parlò
all'orecchio.
"Allora è vero che stasera avremo un'ospite carina a cena."
Meiko, addossata contro la poltroncina esattamente dietro di lei, le
diede il benvenuto spaventandola.
"Cavolo, Meiko! Non comparirmi dietro così!"
La donna castana scosse la testa sconsolata, ammonendola e facendo
comparire magicamente nel palmo della mano destra un ventaglio di pizzo
nero e rosso.
"Ricorda, sono tutti
attori professionisti" Rimembrò Miku.
"Come vi siete persa signorina?" Pronunciò Meiko agitando
davanti alla sua faccia il magnifico ventaglio.
"Uhm, non ricordo bene... Prima che me ne accorgessi avevo
già perso il sentiero del ritorno."
" Una vera sciagura..." Sussurrò Meiko melliflua per poi
agguantarla per un braccio. "Ma non ha niente da temere, non potremmo
mai lasciare una persona sperduta nel cuore della notte e con questo
buio e freddo." Il tono che Meiko usava era dolce e lo sussurrava
direttamente alle sue orecchie; Miku avrebbe quasi voluto staccarsi da
lei ma poi ricordò che era stata lei stessa a spiegarle come
doveva essere il suo personaggio.
"Andiamo sorellina! Non essere così invadente! Prova a
metterti un po' nei suoi panni: sarà sicuramente spaventata
e spaesata..."
Kaito, il padrone di casa, comparve sulla soglia dello stanzone
elegante e autoritario come al solito e perfettamente calato nella sua
parte esattamente come Miku ricordava.
Appena lo vide Meiko rise sommessamente.
"Non facevo niente di male... volevo solamente assaggiarla."
"Conosco cosa significa per te assaggiare... sei proprio una
cannibale!"
Meiko gonfiò le guance.
"E tu allora? Tornatene a giocare con i tuoi veleni nelle tue stanze!"
Meiko assunse un tono da bambina e si avvinghiò ancora di
più contro il braccio di Miku.
Veleni? Miku si chiese che cosa diamine si era inventato Kaito per
parlare di veleni...
"Sfortunatamente non può..." Parlò
improvvisamente Gakupo apparso chissà come e da
chissà dove. "La cena verrà servita fra poco."
Tutti i presenti si guardarono, convenendo che era ora di tornare alle
buone maniere.
"Signorina, non si preccupi. Per stasera lei sarà la nostra
preziosa ospite non invitata." Le sorrise suadente Kaito invitandola a
tornare a sedersi.
Ormai c'erano, Miku se lo sentiva.
La Folle Notte stava per iniziare e stavolta, nel bene o nel male,
doveva essere portata a termine.
L'Autrice
Sconosciuta
Pollice in su per
le citazioni a Evil Conchita e a Cantarella!
Avevo promesso un aggiornamento più celere ma non ne sono
stata in grado, perdonatemi.
Comunque l'intro è ufficialmente finita e ora si entra nel
vivo della festa e se l'avrete notato questa parte assomiglia
abbastanza alla prima parte della mia Bad End Night, ma per non essere
ripetitiva mi sa che dovrò inventarmi qualcosa di nuovo, no?
Sperando che vi sia piaciuta vi invito a lasciare un commentino.
<3
_Flowermoon_
|
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Capitolo 4 *** Ever-Lasting-Night: Atto I Scena IV ***
ever lasting night
Le portate furono
servite con
maestria, merito dell'impeccabilità di Gakupo che
dall'antipasto, al primo, al secondo diresse tutto al meglio senza
nemmeno avvalersi dell'aiuto della cameriera o dei due piccoli
servitori.
Ma, in tutta sincerità, l'aiuto di Gumi era
pressoché
inesistente dato che quell'unica volta che la ragazza aveva tentato di
versare il vino dal collo della bottiglia al bicchiere di Miku aveva
provocato soltanto una vistosa macchia rossa sulla raffinata tovaglia
bianca che difficilmente sarebbe andata via.
Dei due gemellini poi era del tutto inutile parlarne che, presi dalle
rime, ancora stavano dialogando fra di loro. Miku addirittura sentiva
come erano passati dalla classiche rime baciate alle rime alternate.
'Magari evolveranno di
livello e passeranno alle incrociate, pure'.
A fianco di Miku sedeva Meiko che di tanto in tanto, con un tantino di
malizia nei modi e negli sguardi, la invitava ad assaggiare bocconi di
cibo
direttamente dal suo cucchiaio o dalla sua forchetta.
Di fronte a lei Luka la inceneriva con lo sguardo: corrucciando le
labbra, aggrottando le soppracciglia o mostrando qualsiasi linguaggio
del corpo che trasparisse irritazione.
Ne ebbe sempre più la conferma quando, allugando un braccio,
la sentì gridare:
"Non si appoggiano i gomiti sul tavolo, è segno di
maleducazione!"
Al che Miku si fece piccola piccola: va bene che Luka stava recitando
il suo ruolo alla perfezione ma era davvero troppo severa nel farlo.
Fortunatamente Kaito intervenne in suo soccorso.
"Suvvia, Luka. Non puoi pretendere che tutte le persone conoscano le
regole del galateo come noi!" Convenne asciugandosi le labbra col
tovagliolo.
Miku avrebbe voluto ridere istericamente.
'Era un tentativo di
difendermi quello?'
Meiko, euforica, applaudiva le mani peggio di una bambina.
"Ce ne vuole di pazienza per sopportare la nostra Luka!"
Quella frase non fece che aumentare il nervoso di Luka che
riversò quel risentimento con ulteriori occhiataccie verso
Miku.
'Aaahh non
riuscirò mai a farmela amica...'
"Oh, vuoi saperla un'altra cosa?" Spettegolò
Meiko appoggiandosi spalla contro spalla verso Miku.
"Sì, certo, cosa?"
"Quando la vedi tenere delle forbici in mano non farla arrabbiare,
potresti finire male."
Se prima, dagli occhi di Luka, Miku poteva intravedere fulmini e saette
adesso si erano aggiunti tuoni e tempeste.
Quasi tremò quando la vide portare una mano alla bocca e
coprire
le labbra per nascondere un sorriso. Questo non era, nel modo
più assoluto, da lei.
"Era tanto tempo fa, quando mi dilettavo a fare da sarta nel tempo
libero."
"Oh, no! No! Tutti lo sanno che..." Continuò Meiko.
"Sorellona, ti prego" Prima di essere interrotta da suo fratello,
almeno. "Non credo che alla nostra ospite possano interessare certe
cose o pettegolezzi."
"Oh, no affatto! Anzi mi piacerebbe..."
A quel punto esordirono i due gemelli, rimasti fino allora in disparte
nel loro angolino.
"Non le dia retta signorina!"
"Dia ascolto a noi!"
"Quanto è vero che parliamo in rima."
"Le racconteremo una storia che non la annoi."
Miku avvertì i brividi sulla pelle: aveva creato due piccoli
geni del male, di questo non ne era solo certa, ne era assolutamente
sicura.
"Al nostro padrone piace seviziare ragazze nel sonno."
"Ma di giorno è soltanto un rubacuori senza ritorno!"
Miku giurò di vedere gocce di sudore cadere dalle tempie di
Kaito fino alla tovaglia.
"I miei gusti sono alquanto singolari..." Commentò Kaito a
Miku sussurrando ogni singola parola.
Miku si sentì avvampare mentre Meiko
sbadigliò annoiata.
"Mio fratello colleziona reggiseni."
"Fa peggio: calcola a vista d'occhio la tua taglia del seno!" Aggiunse
Luka schifata.
"Ha anche un fetish per il gelato!"
"E lo mangia come un assatanato!"
L'occhio di Miku vagò fino a Kaito che, osservato bene,
pareva
pietrificato. Doveva essere dura essere un solo uomo in mezzo a tutte
quelle donne.
Cioè, in realtà non era l'unico uomo ma Gakupo
non faceva
testo dato che, nella sua impeccabilità si estraniava da
certi
discorsi. Di Len poi non ne parliamo.
Meno male che fu proprio Gakupo a richiamare l'attenzione, servendo
quello che doveva essere il terzo secondo e che si presentava come una
magnifica grigliata di carne aromatizzata.
Naturalmente a Miku stava per scoppiare lo stomaco ma non
ci sarebbe stata altra occasione per lei di poter mangiare piatti tanto
deliziosi e prelibati. Contrariamente Meiko ingurgitava tutto senza
problemi, poco importava se si trattava di cibo, acqua o vino: era una
botte senza fondo.
"Ancora?" Le sussurrò Gakupo chinando il fiasco di vino in
direzione del suo bicchiere vuoto.
Miku protese le mani in alto, sapeva che era meglio non alzare il
gomito.
"Oh, no, no. Non sono per niente abituata a bere, potrei finire per
stare male... meglio di no."
Ricordava ancora come, in una delle precedenti Notti, era
dovuta correre
a chinarsi su un gabinetto mentre Gumi le tirava indietro i capelli ed
era meglio evitare una spiacevole esperienza come quella di nuovo.
"Peccato..." Gonfiò le guance Gumi. "Gakupo ha scelto ogni
cosa con cura..."
"Gumi! Non si offendono le decisioni di un ospite!"
Tossicchiò
Gakupo. "Piuttosto, ritorna in cucina e aiutami a servire il dolce e il
caffé."
"Agli ordini!" Gumi filò via in direzione delle cucine
accompagnata dalle risatine dei gemellini che, nonostante i continui
rimproveri che Luka riversava contro loro, non si decidevano ad alzarsi
dalle sedie.
La donna li stava spronando ad aiutare il maggiordomo e a riordinare la
tavola il più possibile, quantomeno togliendo i piatti vuoti
ma
i due perseguitavano a fare i nullafacenti lamentandosi di essere
ancora troppo piccoli per fare lavori domestici così
faticosi
come lo sparecchiare una tavola.
"Deve essere dura sopportare tutto questo..." Bisbigliò Miku
a Gakupo.
"Non lo è se ci sei abituato... chi fa da sé fa
per tre."
Difatti Gakupo faceva tutto da solo e tutto finora era andato liscio
come l'olio.
Miku non riuscì a fare a meno di chiedersi se Gakupo fosse
così perfetto anche nella vita privata, a dire il vero aveva
la
totale sensazione che tutti loro attori avessero caratteristiche in
comune con i personaggi che interpretavano.
"Certo che è una notte davvero noiosa..." Meiko
sventolò
il suo immancabile ventaglio davanti al viso mentre osservava assorta
una delle grandi, ampie finestre munite di balcone presenti all'interno
del salone.
La notte era scura e il vento quasi impetuoso che tirava fuori faceva
sì che i rami degli alberi si muovessero con movimenti
irregolari.
"Sono certo che se la mia padrona ci pensasse al meglio riuscirebbe a
trovare degli ottimi modi per trascorrere questa notte..." la
rincuorò Gakupo mentre si apprestava a porle sotto il naso
una
tazzina ricolma di caffè fumante.
"Uh? Sento un odore speziato..." Commentò la donna,
mostrando ancora una volta le abilità del suo naso
superfino.
Con la stessa grazia Gakupo porse un'altra tazzina anche a Miku.
"Spero che le spezie miscelate al caffé vi piacciano, in
particolare questa è una mia specialità."
Miku soffiò sopra il liquido scuro.
"Non sono una grande intenditrice di caffè, ma immagino che,
se
preparato da te, deve essere squisito di sicuro." Convenne.
"Si tratta di un caffè marocchino: ossia un caffè
dove ai
soliti grani vengono mishiati anche cannella, chiodi di garofano,
bacche di cardamomo, noce moscata, zenzero e pepe nero." Si intromise
Kaito bevendolo e destando un sorriso compiaciuto in Gakupo.
"Vedo che il mio signore se ne intende."
Kaito sollevò prima in alto la tazzina e poi la bevve in un
sorso; Miku lo imitò deglutendo quel caffè,
forse, per
lei fin troppo aromatizzato.
"Rimane il fatto che questa serata è noiosa..." Riprese
Meiko.
"Così buia e triste... oh, ma certo!" Improvvisamente si
alzò in piedi trascinando Miku con sé. "Dobbiamo
far
divertire la nostra ospite! Canti, balli, giochi! Qualsiasi cosa che
renda questa notte divertente!"
Soltanto Miku restò appagata da quella proposta, soltanto
lei
sapeva che l'organizzare una festa dopo la cena era un dovere
inviolabile di quel infinito copione, al contrario gli altri non si
dimostrarono così entusiasti.
"E per tutti gli dei in cielo..." Rovesciò la testa
all'indietro Kaito. "Cosa vorresti fare, sorella mia?"
Meiko parve prima rimurginarci un po' su per poi battere le mani fra
loro con vigore.
"Una caccia al tesoro! Sì, quando abbiamo comprato questa
Villa
e ci siamo trasferiti qui il precedente proprietario non ci ha forse
detto che da qualche parte, in qualche stanza, fosse nascosto un tesoro
segreto?"
Calò il silenzio.
"Sognate troppo mia signora, quel vecchio era solo un ciarlatone."
Meiko si rabbuiò.
"Non possiamo sapere se è vero oppure no, non abbiamo mai
cercato."
"Vero o no, quello era uno che di soldi ne aveva."
I gemelli saltarono su con una delle loro.
"Perché non ci giochiamo?"
"Così non ci annoiamo!"
Non tutti i presenti risultarono entusiasti dalla proposta fatta dalla
padrona, Miku per prima non era sicura di voler partecipare. Era bene a
conoscenza dei segreti che nascondeva quella misteriosa Villa perduta
nel bosco. Segreti che avevano a che fare con seminterrati bui, dove vi
erano disposte bare in circolo e dentro quelle bare...
Osò non pensarci.
Meiko fece gli occhioni a tutti i presenti con la speranza di
convincerli.
"Provate a pensarci: è solo un modo come un altro per
scacciare
la noia, per passare il tempo. Magari non troveremo nulla ma se,
invece, ci fossero davvero ricchezze in questa Villa? Non potremo
saperlo dato che domani ognuno di noi andrà per la sua
strada.
Ci rimarrà solo l'insoddisfazione di non aver reso questa
Notte indimenticabile.
Kaito si grattò quel poco di barba che
possedeva.
"Un ragionamento che non fa una piega..."
Meiko piroettò su se stessa.
"Allora è deciso!" Ululò piena di gioia.
"Possiamo cercare da soli! Andare in coppia, formare delle squadre...
"Andremo da soli."
Puntualizzò Miku azzerando tutto l'entusiasmo appena nato in
Meiko.
"Oh va bene..." Disse sconsolata. "Possiamo andare tutti da soli..."
Miku voltò loro le spalle: non ce l'aveva con nessuno in
particolare, semplicemente sapeva già che in quella Villa
non
esistevano cose belle come un forziere pieno di monete, tesori nascosti
chissà dove o chissà quali ricchezze perdute nel
tempo.
'L'unica cosa che esiste...'
Si ritrovò a pensare fermandosi davanti al grande orologio a
pendolo situato nell'ingresso principale.
'...è questa Notte maledetta.'
Gli altri, eccezion fatta per i gemelli e Meiko, scrollarono tutti le
braccia e sbuffando fra di loro diedero inizio a quel gioco di caccia
al tesoro. Fra loro parlottavano su chi avrebbe esplorato le stanze o
chi avrebbe ispezionato gli angoli della casa, i gemelli addirittura si
adoperarono per bussare ad ogni centimetro di muro o tirare qualsiasi
candela o candelabro che avrebbero incrociato nel loro cammino.
Ma Miku lo sapeva, nulla di tutto questo era reale. Non vi erano
passaggi segreti o antri misteriosi in quella Villa.
Vi era soltanto un unico, stretto e buio corridoio che portava
giù nell'oscurità, nei meandri di quella Villa ed
era
lì che voleva andare; per verificare ancora quella cosa con
i
propri occhi.
Le bare erano esattamente lì, proprio come le ricordava.
Disposte in circolo e laccate di nero, su ognuna di esse svettava un
singolo numero.
C'erano cose che ancora Miku ricordava vagamente, alcune aveva anche
provato a rimuoverle ma le bare erano un ricordo vivido impressosi
ormai nella sua mente e ce ne sarebbe voluto di tempo prima di
cancellarlo.
"Cancellare questa Notte potrebbe essere un modo..."
Si avvicinò ad una di esse, non badò al numero:
una valeva l'altra.
Con un calcio la fece scoperchiare, il coperchiò
rimbalzò
contro il pavimento provocando un forte rumore che, a causa dello
spazio vuoto e delle pareti, rieccheggiò fino in lontananza.
Dapprima non vide che oscurità. Infine, quando i suoi occhi
si
abituarono, poterono scorgere il fondo di quella bara e il suo
contenuto.
La visione fu troppo brutale per la ragazza che, assalita dagli orrori
e dai sensi di colpa dovette correre fino al lato opposto di dove si
trovava per poi appoggiarsi con le mani alle pareti.
Sentiva i conati di vomito, la testa girare, il respiro mancare, il
mondo farsi ancora più buio di quanto già non
era.
No, non era il momento di svenire. Decisamente no.
"Perdonami." Riuscì solo a sillabare.
Quando riemerse in superficie trovò tutti gli abitanti della
Villa radunati all'ingresso, sembravano aspettarla o quantomeno si
atteggiavano a tale.
"Trovato niente?" Chiese loro notando che nessuno si degnava di dire
qualcosa.
Non ci fu risposta se non il silenzio, almeno fino a quando le lancette
dell'orologio a pendolo non si spostarono entrambe sulla XII e questo
finì per far trillare un forte "DONG!" ripetuto per dodici
volte.
Quel suono... a Miku parve così estraneo.
Da quanto tempo stava cercando di far sì che l'orologio a
pendolo realizzasse proprio quel suono?
Improvvisamente le sembrò un tempo eterno.
Avrebbo dovuto esserne felice, immaginò. Era da tanto che li
sognava, invece quei rintocchi sembravano estraniarla al mondo sempre
più.
"Mezzanotte!" Strepitò all'improvviso Rin.
"Mezzanotte!" Fece eco Len.
Quei rintocchi segnavano la fine?
O forse no?
Sembrava che
questo capitolo o
che questa long non avesse mai avuto una continuazione ed invece eccolo
qua! Finalmente, oserete dire.
Ci sono state diverse problematiche dietro alla stesura di questo
capitolo, leggasi: autrice immersa nel lavoro, temporaneo blocco dello
scrittore, paragrafi scritti e poi cancellati, estate di mezzo e quindi
ferie. Più di una persona mi ha anche scritto in privato per
sapere come mai e la mia risposta era che non avrei abbandonato questa
storia nonostante la lunga assenza da EFP (sì, non sono
stata
poi così attiva). Questo capitolo poi doveva risultare
più lungo originalmente ma allungare il brodo mi
è
sembrato troppo e l'ho accorciato lasciando solo ciò che ho
ritenuto fondamentale, spero che sia piaciuto.
_Flowermoon_
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Capitolo 5 *** Ever Lasting Night: Atto II Scena I ***
nuovo chapter
EVER
LASTING NIGHT
LA FOLLE NOTTE INFINITA
atto II scena I
Miku si risvegliò in un letto di sua conosenza ma non suo.
Lo conosceva bene, dopotutto ci aveva già dormito una volta,
o
forse due. No, non lo ricordava poi così bene.
Sicuramente era il letto riservato agli ospiti della Villa Sconosciuta
e, sicuramente, Miku ci aveva già dormito almeno
una volta.
Prima di alzarsi si rigirò fra le coperte un paio di volte
pensando alla sera precedente, dove l'orologio aveva rintoccato la
mezzanotte senza intoppi.
Sicuramente, quella mattina, avrebbe salutato la compagnia di attori e
se ne sarebbe tornata a casa; sapeva anche che molte cose erano rimaste
irrisolte, ma ormai
non le importava più risolvere il mistero di quella Notte se
le
veniva data la possibilità di ritornare al suo Villaggio.
Allungò una mano sopra di sé per accendere la
luce, era da tanto tempo che non vedeva i raggi del sole e il cielo
del giorno: la prima cosa che avrebbe fatto, in piedi, sarebbe stata
quella di aprire le persiane.
Così fece: la voglia di vedere il sole con i propri occhi
era
davvero troppa. Buttò i piedi nudi fuori dal letto e si
incamminò verso la finestra con la lunga camicia da notte
che le
frusciava intorno alle caviglie. Usando entrambe le mani
spalancò le finestre verso l'esterno.
Quasi avvertì il fiato mozzarsi, però, quando lo
scenario
che le si presentò davanti fu cupo e buio, dal colore blu
scuro.
Non c'era traccia del sole, anzi la luna era rimasta là,
fissa in cielo, esattamente dove la ricordava.
'Perché?
Questo è impossibile, no?' Pensò
con il cuore in gola.
Non badò a vestirsi bene, non fece caso alle
pieghe del
vestito o al grembiule allacciato malamente; si precipitò
fuori
dalla camera con un groppo nel petto. Che cambiamento c'era stato
quella
Notte? Più volte si era alzata di nascosto e, in punta di
piedi
senza fare rumore, era andata personalmente a controllare l'orologio a
pendolo.
Non c'erano dubbi sul fatto che l'avesse visto muoversi e ticchettare
con i propri occhi e le proprie orecchie.
Tuttavia, pur essendo conscia di questo, quando raggiunse l'ingresso e
volse il suo sguardo proprio verso l'orologio quasi urlò.
Le lancette non si muovevano affatto, anzi erano tutte e due
posizionate sul segno 'XII'.
Le ginocchia le tremarono finché non cedettero del tutto.
Sarebbe sprofondata a terra se avesse potuto.
Che avesse sognato?
No, non poteva aver confuso il sogno con la realtà. Lei,
quella
notte, si era effettivamente alzata dal letto un paio di volte ed era
andata a controllare. E non c'era nulla, assolutamente nulla, che
l'avesse fatta insospettire di un malfunzionamento o di qualcosa che
andasse storto.
Eppure le lancette non mentivano: come avevano fatto a tornare indietro?
Affranta, Miku notò qualcos'altro di strano: le volte
precedenti
l'orologio era rimasto sì fermo, ma il rumore che scatenava
il
suo meccanismo era percebile ad orecchio nudo. Questa volta non c'erano
affatto rumori, nessun 'tic tac' udibile, nulla di nulla. Forse era
solo immaginazione ma agli occhi di Miku quel maestoso orologio pieno
di bellezza antica appariva morto e spento adesso.
Tutti i miei sforzi,
tutto quanto. Cosa è andato storto, ora? Cosa?
Miku avvertì dei passi dietro di lei, si voltò
appena giusto per scorgere il bianco e il nero tipico del vestito da
cameriera di
Gumi.
Chissà che motivo aveva quella ragazza per vestire ancora
con il suo costume da scena.
"Fa sempre così." Scosse la testa. "Questo orologio
è così vecchio che spesso si rompe."
Una mano tesa verso di lei entrò nel suo campo visivo, Gumi
si era chinata di poco offrendole il braccio.
"Su, signorina. Non va bene restare seduta sul pavimento o vi
prenderete un raffreddore." Parlò calma. "A proposito,
buongiorno. Cosa gradite per colazione stamattina? Caffè?
Biscotti?"
Miku boccheggiò esterefatta un paio di volte o forse
più,
non ricevendo risposta Gumi si limitò a scrollare le spalle
e
allontanarsi in silenzio. In quei passi Miku notò l'eleganza
dei
piedi della cameriera che si allineavano pefettamente l'uno contro
l'altro.
"Cosa c'è di sbagliato in te?" Domandò Miku
ancora prima
di rendersi conto di aver parlato a voce alta, eppure quello era
davvero il suo pensiero. C'era solo Gumi insieme a lei, in quel
momento, ma quella non era Gumi.
Gumi non parlava in quel modo, non
camminava in quel modo, non si muoveva mai con grazia, non si
esprimeva mai in modo formale, al contrario, inciampava in ogni dove,
sbatteva il
naso contro ogni angolo per poi finire ad avere cerotti e
fazzoletti arrotolati su per il naso.
"Mh?"
"Stai ancora fingendo?"
"Non capisco, signorina. Non capisco niente di quello che state
dicendo." Ribattè Gumi, quasi infastidita.
Le due ragazze si guardarono per qualche attimo ancora, infine la
cameriera decise di congedarsi definitavamente con un inchino muto e
scomparendo per uno dei ampi saloni.
Miku non era riuscita a muoversi di un solo passo; su di
lei incombevano solo il grande orologio alle proprie spalle e il
silenzio assoluto generato da esso.
Restò ferma per molto tempo ancora, tanto da credere ormai
di
essere rimasta sola. Almeno fino a che dei passi troppo veloci si
udirono alle sue spalle: qualcuno aveva corso, passandole
esattamente dietro per poi andare a nascondersi.
"Cerca di ricordare ora..." Le parlò una voce.
"Come è iniziato tutto questo?" Ne seguì
un'altra.
Miku si girò appena in tempo per vedere una fugace
apparizione.
Erano i due gemelli e la stavano fissando con sorrisi inquietanti sui
volti.
Ma non erano nemmeno quelli a spaventarla più del dovuto;
difatti Miku era pronta a giurare di averli visti indossare due
maschere sul viso.
Quando entrò nella sala da pranzo notò che tutti
loro erano già seduti intenti a fare colazione. In silenzio
cercò un posto lasciato libero e quasi le si gelò
il
sangue nelle vene quandò notò che soltanto una
sedia era
ancora libera e si trovava alla destra del tavolo in una posizione
ancora più inquietante. Affianco a sé avrebbe
avuto Rin e
Len e questa era già un'altra enorme stranezza
poiché i
due gemelli mai una volta si erano separati l'uno dall'altro.
Incassando la testa in mezzo alle spalle andò a sedersi in
quel
buco vuoto con religioso silenzio, osservando gli altri nelle loro
faccende.
"Caffè?" Chiedeva Gakupo.
"Biscotti?" Si premurava Gumi.
Come era strano tutto questo, le pareva ancora più di essere
un'estranea. Ormai era abituata ad avere su di sé tutte le
attenzioni e il posto che le veniva riservato era sempre quello del
capotavola. Ora era tutto così noioso, con Kaito che leggeva
accigliato chissà quale notizia su un giornale, Luka che si
guardava le unghie e Meiko che lisciava l'orlo di un bicchiere. Persino
i due fratellini, i più vivaci del gruppo, rimanevano seduti
composti e in silenzio.
"Prego."
Una tazzina ricolma di caffè venne depositata sotto il suo
naso
e anche quella era un'altra stranezza di quella mattinata. La tazzina
era sporca da un lato, segno che delle gocce di caffè erano
scivolate fuori dal bordo.
Gakupo si affacendava nelle cose come se fosse costretto a farlo e in
piena atonia. Il maggiordomo che Miku ricordava, invece, non avrebbe
mai
lasciato servire una tazzina sporca e si sarebbe premurato di chiederle
se gradiva il latte al posto del caffè o quanto zucchero
voleva.
Sconsolata Miku l'afferrò e la portò alle labbra
per mandare giù quel liquido troppo amaro
osservando come, dall'altro lato della stanza, Gumi preparava vassoi
pieni di biscotti e pasticcini per poi sostituirli a quelli vuoti
rimasti sul tavolo.
La Gumi che lei aveva conosciuto avrebbe fatto finire quei dolcetti a
terra,
per poi scivolarci addirittura sopra. Questa invece li cambiava e li
sostituiva, li
ripuliva dalle briciole e poi li riempiva di nuovo.
Poiché nessuno parlava nemmeno Miku si azzardò a
farlo.
D'un tratto Kaito piegò il giornale lanciandolo lontano,
destando una reazione in Luka intenta ora a lisciarsi i lunghi capelli
rosa usando
le dita a mò di pettine.
"Presto dovremmo andare in città a fare scorte." Disse.
Gakupo si avvicinò a una vetrata scostando di poco la tenda
e guardò fuori.
"Non ora." Commentò. "Un temporale è in arrivo."
Miku si chiese come poteva esserne certo dato che lei vedeva solo il
buio della notte, con un esame più attento però
vide
anche che le finestre erano bagnate da delle goccioline d'acqua.
I due gemelli al suo fianco non facevano rumore, non giocavano col
cibo, non la prendevano in giro e non la consideravano. E nemmeno si
consideravano fra di loro.
Approfittando dell'attenzione che si era spostata altrove, alle
finestre bagnate e al tempo fuori, la ragazza ne usò
l'occasione
per intavolare un discorso con loro.
"Poco fa che cosa volevate dirmi?"
Rivolse la domanda sia a Rin, sia a Len ma i due restarono muti. Quando
ormai Miku era pronta a rinunciare a una risposta e ad alzarsi dal
tavolo i due fratellini si scambiarono la prima occhiata della
giornata.
"In una buia notte tempestosa..."
"Chi è stato tradito?"
Miku non fiatò dopo quella domanda, forse si aspettava un
continuo o forse no. Certo era che anche quando non parlavano in rima
loro due restavano più enigmatici che mai.
Sospirò e si
alzò dalla tavola, nessuno si accorse che si era alzata
prima di
tutti oppure non le diedero attenzione.
Fuori, nel corridoio, Miku cercò di fare mente locale e le
parole di Luka le tornarono alla testa.
Luka aveva menzionato una città, anzi aveva precisato che
dovevano andare a fare scorte.
Una fitta acuta le colpì una tempia, talmente forte che Miku
dovette portare due polpastrelli su essa per massaggiarsela.
Da quanto tempo mi trovo
qui... Il
mio villaggio... devo farci ritorno... tutti saranno preoccupati per
me... da quanto tempo sono qui... non ricordo...
A giudicare da quanto ne sapeva lei
più di una
Notte era passata, ma ogni Notte era sempre la stessa quindi era sempre
una Notte. No?
Sì, era stata via dal suo Villaggio una notte, la stessa
identica Notte.
E adesso la Notte si stava ripetendo, di nuovo.
Al di là delle
vetrate Miku guardò la luna: una nuvola grigia l'aveva
oscurata.
Certo, quella Notte era strana e pure la luna lo era, talmente tanto da
risultare finta. Ma sapeva anche che, prima o poi,
questa era destinata a scomparire dal cielo e allora perché
sembrava rimanere sempre fissa nel suo solito punto?
Con i palmi delle mani si colpì le guance. Di certo non
voleva
appurare di stare ancora sognando, sapeva benissimo che non era
così piuttosto voleva riconquistare un po' di
lucidità.
Ok, sono qui per finire ciò che è iniziato,
pensò,
quindi adesso tornerò da loro e farò loro delle
domande.
Rimettendo piede nel salone vide che nessuno di loro aveva variato il
proprio atteggiamento. Nessuno parlava o si muoveva.
Kaito rimaneva sprofondato su una poltrona, una gamba piegata
sull'altra e un giornale poggiato sopra di essa. Con le labbra
imbronciate e la fronte corrucciata continuava a sfogliare dei giornali
ammucchiati nel tavolino posto proprio di fianco a lui. Rin e Len
invece si erano alzati, avevano abbandonato le proprie sedie per andare
ad inginocchiarsi sul pavimento, in un angolo più lontano
dove non avrebbero dato fastidio, giocando con delle carte da gioco.
Miku non capì a cosa giocavano, né si
impicciò a voler chiederlo visto come apparivano svogliati
anche solo a scambiarsi le carte. Gakupo era quello più
lontano da tutti, solo il suo profilo era visibile stando impalato
davanti ad una armatura di ferro e spolverandola con uno strofinaccio.
Ma Miku sapeva che stava facendo finta, lo vedeva dai movimenti che
continuavano a spolverare sempre e solo l'elmo senza preoccuparsi del
resto.
Con quel silenzio surreale che regnava non si sentiva così
sicura di voler iniziare a fare domande.
"Così noiooooosoooo..." Parlò Meiko,
sventolandosi grazie al suo immancabile ventaglio di pizzo nero e
rosso.
"Così noioso?" Fece eco Rin.
"Tutto è così noioso!" Le rispose Len.
"Cosa c'è di noioso?" Domandò Miku, non capendoci
nulla.
I sette attori si voltarono all'unisono per guardarla, come se la
vedessero per la prima volta, lasciando Miku in attesa di una risposta
che non arrivava.
"Mi pare di stare per morire." Rispose Gumi per prima, gli altri sette
confermarono il tutto acconsentendo con la testa.
Miku sollevò le mani sventolandole in aria, goffa e spaesata
per tutta quella situazione.
"Andiamo! Che bisogno avete di fingere ancora? Non volete tornare a
casa?" Azzardò a chiedere, sperando in una risposta
coerente.
"Mh? Cosa?" Ricevette in risposta.
"Il vostro lavoro è finito, no? Possiamo ritornare a casa!
Non siete stufi di rimanere in questa Villa e recitare questi ruoli?"
I sette si scambiarono occhiate fra di loro, perplesse e dubbiose.
"Eddai!" Si sforzò di sorridere Miku. "Non avete
più bisogno di fingere, piuttosto penso che dobbiamo trovare
un modo per andarcene da qui. Se continuiamo a restare qua dentro a
questa Villa sicuramente resteremo intrappolati per molte, molte Notti
ancora."
Miku non sapeva esattamente cosa voler ottenere da tutto questo, forse
si aspettava un piccolo segno che le potesse far capire che qualcuno di
loro la comprendeva, che percepissero che qualcosa non andava, che
tutta quella situazione era pazza, che fuori c'era una Notte che non
doveva esserci, che loro avevano fatto colazione poco prima osservando
un cielo notturno invece che diurno.
D'un tratto si ricordò dell'unico che aveva tentato di
essere un suo alleato e, speranzosa, tentò di far leva su
esso.
"Len! Tu non puoi aver scordato come questo lavoro in questo bosco
sperduto ti sembrava sospetto e privo di senso."
Il ragazzino buttò a terra le carte che teneva in mano e
sollevò gli occhi su di lei fissandola perplesso.
"Lavoro? Di che lavoro parli?"
Miku si ammutolì non volendo credere alle proprie orecchie.
"A proposito..." Si intromise Meiko picchiettandosi le labbra con la
punta del suo ventaglio. "Me lo stavo chiedendo da prima ma... tu chi
sei?"
Di colpo avvertì sette sguardi che la squadravano
contemporaneamente, facendola sentire un'estranea e accapponandole la
pelle.
Avrebbe voluto rispondere, Miku. Dire qualsiasi cosa ma nessuna
risposta le si formulò sulle labbra, alla fine l'unica cosa
che fece fu tirare una gomitata e urtare un'anfora di marmo lasciandola
traballare finché non si ruppe sul pavimento.
Scappò da quel salone e da quei sette incapace di sopportare
oltre.
Miku aveva memorizzato tutta la planimetria della Villa, al punto tale
da sapersi muovere come se fosse casa propria.
L'enorme mansione si estendeva su due piani: un piano terra e un primo
piano più un piano interrato, quello dove Miku sapeva di
trovarci otto bare disposte in circolo.
Senza contare le innumerevoli stanze per gli ospiti che la Villa
metteva a disposizione l'atrio e il piano interrato rimanevano i due
punti cruciali della Villa.
Nell'atrio perché si trovava l'orologio a pendolo, sua fonte
di preoccupazione; nel piano interrato per il mistero delle otto bare
disposte in circolo.
Miku era più che certa di sapere che quelle bare contenevano
i corpi morti della compagnia d'attori, dopotutto nella prima Notte lei
li aveva uccisi in preda alla follia della situazione bizzarra in cui
si era ritrovata. Poi aveva tentato di risistemare tutto, senza
riuscirci. E quando ancora pensava di tenere il tutto nel pugno si era
assicurata che quello che ricordava fosse reale e che dentro a quelle
bare vi fossero davvero i corpi che ricordava.
Così era stato, aveva perfino chiesto scusa ad uno di essi
giurando a se stessa che una simile tragedia non si sarebbe
più ripetuta.
Ora le pareva che nulla stava procedendo come lei si era immaginata:
l'euforia e la gioia che aveva provato nel vedere e sentire l'Orologio
a pendolo scoccare la mezzanotte era svanita nel giro di poco
più di un'ora. Adesso nessuno la riconosceva, nessuno sapeva
chi fosse, nessuno ricordava che l'unico motivo per cui si erano
radunati lì era di mettere in scena una chissà
quale sceneggiata.
Le uniche certezze a cui si era aggrappata le riponeva nelle bare,
sperando di non esserne di nuovo uscita pazza.
Vuota era una.
Vuota era anche un'altra.
Vuota era pure la terza.
E la quarta, la quinta, la sesta, la settima.
Le bare erano vuote, prive di contenuto, di qualsiasi altra cosa. Ma
non era così che dovevano essere: Miku non poteva
essere pure una visionaria.
Se avesse potuto piangere per la disperazione l'avrebbe fatto, eccome
se l'avrebbe fatto. Ma non c'era tempo di versare lacrime
poiché mancava ancora una bara da controllare: la numero 01.
Strano che Miku non avesse iniziato proprio da quella, forse il suo
inconscio si era rifiutato di farlo o forse qualcosa le diceva che era
meglio non farlo.
Incerta si avvicinò a quella che, sapeva per certo, essere
la sua bara.
Ho
tanto per cui scusarmi, questo capitolo pareva non volesse
più scriversi. Eppure finalmente è arrivato e
spero che sia di vostro gradimento!
Detto
questo: cosa vi aspettate? Cosa ne pensate? Lo so che per molto tempo
sono stata inattiva ma se vorrete darmi il vostro parere questo
è sempre ben accetto!
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