Ever-Lasting-Night: Folle Notte infinita

di Sacchan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ever-Lasting-Night: Atto I, Scena I (Prologo) ***
Capitolo 2: *** Ever-Lasting-Night: Atto I, Scena II ***
Capitolo 3: *** Ever-Lasting-Night: Atto I, scena III ***
Capitolo 4: *** Ever-Lasting-Night: Atto I Scena IV ***
Capitolo 5: *** Ever Lasting Night: Atto II Scena I ***



Capitolo 1
*** Ever-Lasting-Night: Atto I, Scena I (Prologo) ***


Ever lasting night
...Dove Eravamo...

in Bad-End-Night...
Miku, giovane ragazza abitante in un villaggio ai margini di un bosco, riceve una lettera da un individuo misterioso che si firma Unknown Shadow (Ombra Sconosciuta), per incontrarlo e chiedergli il perché di quella lettera si reca nel bosco finendo per perdersi.
Giunge, infine, presso una Villa dove riceve ospitalità per una notte e ne conosce i suoi abitanti: gente stramba con il vizio di dare feste.
Rimasta per la notte a festeggiare, il giorno dopo viene spaventata da uno strano evento: è ancora notte inoltrata nonostante dovrebbe essere ormai giorno.
Spaventata da questo avvenimento e dalle reazioni tutto fuorché normali degli abitanti della Villa si rifugia in un sotterraneo dove trova delle bare.
Pensando di essere finita in una brutta situazione e spinta da una nota che le suggerisce di rendere le cose ancora più pazze, Miku distrugge il quadrante dell'orologio a pendolo situato nella hall della Villa e usa le lancette per uccidere tutti gli abitanti.
Rimasta da sola rivolge le lancette contro di sé mentre Unknown Shadow assiste alla sua morte ma la incita a ricominciare tutto da capo.
Infine, Miku si risveglia nel bosco frastornata e inquieta, senza più la lettera in mano e senza più ricordarsi della "notte precedente". Scorgendo la Villa davanti a lei decide quindi di recarsi verso essa.

in Crazy-Night...
Giungendo alla Villa  Miku conosce i suoi abitanti e trova ospitalità presso di loro per la notte. Stranamente, nonostante tutto sia perfetto, ella avverte che qualcosa non va. Prima di tutto il luogo le sembra incredibilmente famigliare e l'ospitalità che gli abitanti della Villa le dimostrano le pare troppo falsa per essere vera.
Difatti gli abitanti della Villa sono una combriccola assoldata per mettere in scena uno spettacolo, presumibilmente ideato da Unknown Shadow e mentre lei si era allontanata da tutti per indagare la combriccola entra nel panico scoprendo che nel copione dello spettacolo manca la pagina che rivela il finale, come se non bastasse il tempo sembra essersi fermato: le lancette dell'orologio a pendolo presente nella hall si è bloccato nonostante il meccanismo interno pare perfettamente funzionante.
Da qui inizia una diffidenza reciproca che porta gli abitanti della Villa a sospettare di Miku mentre questa viene a scoprire che in quella Villa "qualcuno" aveva precedentemente commesso un massacro e quel "qualcuno" era un ospite come lei.
Chiarendosi alla meglio con gli abitanti della Villa, alias attori, lascia questi a cercare la pagina scomparsa mentre Unknown Shadow esce allo scoperto e si reca da Miku per farle apprendere la verità su quanto successo nella "notte precedente".


in Twilight-Night...

Visionando un video assieme a Unknown Shadow Miku scopre gli avvenimenti accaduti nella Bad-End-Night e il motivo per cui il tutto sembra essere bloccato in un continuo loop temporale: decide pertanto di sistemare le cose da sola anche senza sapere come.
Len le offre il suo aiuto trovando un accordo: Miku scriverà un falso finale e lascerà la Villa, Len si occuperà di portare il falso finale agli altri spacciandolo per quello vero.
Ma le cose continuano ad andare storto: Miku continua  a girovagare per il bosco in tondo finendo sempre per ritrovarsi davanti alla Villa. Gli abitanti della Villa, convinti di avere il loro finale, si accorgono che il tempo ha ripreso sì  a scorrere ma al contrario.
Dopo l'ennesimo rimprovero di Unknown Shadow a Miku che ha voluto fare di testa sua e di non aver fermato il loop temporare a causa della scomparsa della lettera iniziale, Miku decide di ritornare di nuovo alla Villa.




EVER-LASTING-NIGHT
-LA FOLLE NOTTE INFINITA-

ATTO I, SCENA I


Il salone era luminoso, rischiarato da un enorme lampadario di vetro che svettava al centro di esso; le scale erano imponenti e abbellite da tappeti decorati in rosso e oro; le piastrelle erano di marmo puro, levigato e lucido: materiale di prima qualità, indubbiamente.
La location era perfetta, sotto ogni punto di vista.
"Incredibile, meglio di quanto immaginassi!" Commentò Kaito ad alta voce osservando le pareti della Villa.
Un uomo vestito distintamente e dai capelli viola gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla.
"Unknown Shadow nella sua lettera non scherzava quando citava che avremmo avuto solo il meglio del meglio per la sua rappresentazione teatrale."
Di seguito si presentò davanti a loro una giovane donna dalla figura alta e slanciata e dalle forme pronunciate. Giocherellava spensierata con le ciocche dei suoi capelli rosa senza nascondere una certa professionalità nei suoi gesti.
"I migliori registi sono tutti uguali: geni e sregolati." Dopo quelle parole tese la mano in direzione dei due uomini. "Luka Megurine, ingaggiata da quel misterioso Unknown Shadow che ha ingaggiato anche voi."
Kaito si sciolse in un sorriso rispondendo tempestivamente alla stretta di mano.
"Piacere nostro Luka. Mi stavo giusto chiedendo chi fossero i nostri colleghi e come mai non fossero ancora arrivati."
"Ho avuto difficoltà a trovare questa Villa spersa come è. Ma non credo di essere l'unica ad aver fatto ritardo. In realtà prima di me sono arrivati due ragazzini, una coppia di gemelli che però adesso non ho la più pallida idea di dove siano."
Un ventaglio rosso sventolò nell'aria sferzato con decisione dai movimenti del polso della sua padrona.
"Si sono precipitati in perlustrazione. Aaah, la beata gioventù, come vorrei tornare ad avere i loro anni."
Una giovane signora dai capelli a caschetto, con un rossetto rosso decisamente vistoso che le ricopriva le labbra camminava trascinandosi dietro una valigia di pelle dove, probabilmente, dentro aveva rinchiuso tutto il necessario.
"Oh, allora visto quanti siamo dovremmo essere al completo." Esclamò Kaito gioviale contando i presenti. "Io sono Kaito Shion e lui è il mio amico e collega Gakupo Kamui."
Luka scrollò leggermente la testa prima di presentarsi.
"Luka Megurine."
La donna col ventaglio abbozzò un lieve inchino.
"Meiko Sakine, altro membro della troupe a quanto pare."
"Sembra che ci siano anche due gemelli da qualche parte ma che ancora non abbiamo avuto modo di conoscere." Disse pacato Gakupo sistemandosi i guanti.
"No, aspettate!" Gridò improvvisamente una voce entrando a perdifiato dalla porta principale e schiantandosi subito dopo contro il pavimento. "Ci sono anche io..." Esclamò mascherando una smorfia di dolore.
Subito i due uomini, da bravi gentleman, porsero le mani alla ragazza per aiutarla a rialzarsi.
"Gumi, sei tu?" Chiese Gakupo riconoscendo nella ragazza qualcuno.
"Oh! Gakupo, quanto tempo!" Si sorprese Gumi riconoscendo nell'uomo dai capelli di viola qualcuno di sua conoscenza.
"La conosci?" Si intromise Kaito.
"Gumi Megpoid!" Si presentò successivamente la ragazza scrollandosi la gonna del vestito e controllando che non si fosse strappata durante la caduta. "Io e Gakupo siamo vecchi amici che frequentavano i corsi di recitazione insieme."
"Quindi siamo al completo adesso? Manca qualcuno?" Parlò Luka a braccia conserte.
"Se includiamo anche i due gemelli che ancora non sono tornati dal loro giretto di perlustrazione dovremmo essere sette quindi, sì, ci siamo tutti. Siamo tutti e sette presenti.
"Bene!" Batté le mani Gumi. "Sono arrivata in ritardo come al solito ma almeno ho individuato il posto giusto."
"E che posto!" Trillò una vocina giovane e infantile.
"Non avete ancora visto niente se vi siete limitati solo a fare salotto qui all'ingresso. Questa Villa è immensa." La seguì un'altra vocina infantile ma maschile.
Due ragazzini, poco più che adolescenti e completamente identici nell'aspetto si precipitarono nell'ingresso scendendo le lunghissime scale.
"Ma bene! Eccovi qua, quando prima vi ho perso di vista non avevo la minima idea di dove avreste potuto andare a cacciarvi." Si rabbuiò Luka imbronciando il muso.
"Perdono! La curiosità ci ha sopraffatto." Si scusò la ragazzina grattandosi il capo.
Gumi si avvicinò loro per presentarsi.
"E' un piacere conoscervi. Sono davvero contenta che stavolta reciterò insieme a te Gakupo, era da tanto che ci speravo."
"E a proposito di recitare..." Spezzò il discorso Kaito. "Qualcuno di voi sa esattamente per cosa siamo stati arruolati? Cosa reciteremo? Che ruoli avremo e via dicendo?"
Meiko scosse la testa.
"Non guardare me, io ne so quanto te mi sa."
Luka fissò i due gemelli, entusiasti da sprizzare energia da tutti i pori.
"Voi?"
Il ragazzino imitò Meiko.
"Abbiamo ricevuto la candidatura da questo tipo che si è firmato Unknown Shadow e abbiamo accettato perché la cosa sembrava divertente. Tutto qua."
"Ah, bene. Che dovremmo improvvisare?"
"Cioè voi tutti avete accettato questo lavoro senza avere un minimo di informazioni prima?"
"Per quanto mi riguarda..." Rispose Kaito sprofondando in una poltrona. "Il compenso promesso era davvero alto e tanto mi bastava."
"Anche io ho accettato per via del guadagno decisamente più alto da quello che promettono altri. Coi tempi che corrono..."
"Io ho bisogno di soldi per completare i miei studi..." Si picchiettò le labbra Gumi.
"Sì, ok, ok." Luka batté il tacco dello stivale per terra spazientita. "Insomma, più o meno abbiamo tutti accettato per lo stesso motivo. Ma la domanda qui è: qualcuno di voi sa esattamente che spettacolo dobbiamo mettere in scena? E perché mai in questa Villa sperduta in un bosco siamo stati convocati?".
Calò un silenzio tombale.
"Mi sa che ce lo domandiamo tutti..." Mormorò Meiko desolata.
Silenzio spezzato dallo strappo di una busta ad opera di Gakupo, seguito da un mugolio per attirare l'attenzione.
"Non temete, a quanto pare ci sono state lasciate istruzioni ben precise."
Tutti si avvicinarono a Gakupo per osservare cosa teneva in mano: una busta di carta in formato gigante.
Gakupo ne estrasse parecchi fogli e anche un quaderno dalla copertina rossa che aveva tutta l'aria di essere un copione.
"Ah, bene." Ridacchiò Kaito. "Quindi cosa insceneremo? Il conte Dracula?"
"O magari il mostro Frankestein?" ululò Len dietro di lui.
Ma Gakupo non ci prestò nemmeno attenzione alle battute dei due; proseguì a leggere assorto prima di passare i fogli e il copione ai suoi compagni.
"Nah, niente del genere." Sfoderò un sorriso. "Qualcosa di molto più facile, invece."
I restanti attori si passarono i fogli con le istruzioni e il copione di mano in mano leggendo più o meno attentamente tutto ciò che su essi vi era iscritto.
Infine, l'ultimo commento che provenì da una di quelle bocche fu:
"Certo che al nostro datore di lavoro devono piacere parecchio i misteri."
Tutti annuirono, fissando la busta strappata rimasta adagiata sul tavolino d'ingresso dove le iniziali U.S., scritte con nero inchiostro, saltavano subito all'occhio.

Miku ritornò verso la Villa.
Dopo aver abbandonato per l'ennesima volta Unknown Shadow stavolta era decisa più che mai a fermare il loop temporale che si era formato in quel luogo e che teneva braccata lei e gli abitanti della Villa che, ormai sapeva, erano attori ingaggiati ignari di quello che stava succedendo loro.
Perciò varcò l'entrata del giardino della Villa Sconosciuta, superò l'insegna di legno che citava le solite quattro parole -Benvenuti alla Unknown Mansion- per arrivare sino al grande portone dove, se avrebbe bussato, le avrebbero aperto e tutto sarebbe ripartito da capo.
Ma prima di farlo trasse un lungo respiro: aveva il cuore che batteva a mille e l'agitazione alle stelle, doveva calmarsi e apparire naturale.
Dopotutto dubitava che l'avrebbero riconosciuta; loro, come ogni Notte, dimenticavano tutto.
Perciò sollevò il pugno e bussò forte, dopodiché attese fino a quando Gakupo non le venne ad aprire.
E difatti fu proprio Gakupo ad aprirle la porta, distinto e perfetto come sempre nei suoi abiti bianchi e neri, con una espressione sul viso che lasciava intendere pura sorpresa.
Miku ormai sapeva il perché: il loro copione prevedeva l'arrivo di un'ospite a notte fonda, il che generava stupore iniziale negli abitanti della Villa superato il quale tutto sarebbe sfociato in pazza festa notturna.
"Chiedo scusa..." Biascicò deglutendo. "Potrei restare qui solo per stanotte?"




-L'Autrice Sconosciuta-
E sono tornata! Ma era naturale, no? Tutti voi mi stavate aspettando, giusto? *parte la risata del secolo* Volevate sapere come sarebbe continuata la Saga delle Night da me creata, vero?
Certo, perché anche io lo voglio sapere! Voglio dire, ai tempi delle prime tre long si vociava una possibile quarta canzone ma non si sapeva come, quando e perché sarebbe uscita!
E invece è arrivata con tanto di PV! E naturalmente Hitoshizuku ci trolla come sempre con un finale dove tutti restiamo così: "?"
Ma noi la amiamo comunque vero?
Bene, visto il discreto successo ottenuto dalla mia Trilogia sul fandom adesso sapete che non vi siete ancora liberati di me e che sono qui pronta a darvi il seguito! xD
_Flowermoon_




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Capitolo 2
*** Ever-Lasting-Night: Atto I, Scena II ***


ending night
EVER-LASTING-NIGHT
-LA FOLLE NOTTE INFINITA-

ATTO I, SCENA II


Gli occhi di  Gakupo si sgranarono, quelli di Miku insieme a lui.
Calò un silenzio imbarazzante su tutto il gruppo, silenzio di cui Miku sola non riusciva a comprenderne il significato.
"Eppure adesso loro dovrebbero accogliermi a gran feste..."
Invece no. Nessuna parola proferiva da quelle labbra, né da quelle di Gakupo né da nessun'altro di loro.
"Il copione è variato? Stavolta il loop temporale cosa ha cambiato?"
"Chiedo scusa..." Ripeté Miku più accigliata di prima. "Potrei restare qui per una notte sola?"
Stavolta le parole risvegliarono Gakupo che si scansò di lato lasciandola entrare, nonostante ciò pareva essere ancora piuttosto frastornato. Gli servirono secondi prima di dare una risposta appena congruente alla ragazza.
"Ah, sì, ecco... è che ci cogli veramente impreparati."                            
Miku entrò lasciando che l'uomo sigillasse il grande portone alle sue spalle.
"Impreparati?"
"La verità è che siamo appena arrivati anche noi e siamo un po' spaesati." Rispose imbarazzato Gakupo giocando con i capelli, sembrava essere in una specie di trance che non gli spiegava cosa fare.
"Cosa?" Domandò Miku accorgendosene.
"Che succede?" Gridò d'un tratto una voce femminile proprio dietro di lei. "E' una di noi?"
Miku riconobbe la voce di Meiko, vestita in rosso come solita e con l'immancabile rossetto acceso sulle labbra.
"Non capisco... Non c'eravamo già tutti? Doveva arrivare qualcun'altro?"
Allora restò ad ascoltare in silenzio.
"No, nessun'altro. Lei è un'intrusa." Setenziò austera Luka; nemmeno lei era cambiata, anzi pareva ancora più severa di prima.
"Intrusa? Quindi perché è qua?"
"Che ne so? E' un'intrusa e basta!"
"E calmati, dai. Magari è solo arrivata qui per caso, che ne possiamo sapere...?"
Miku, dopo quella sfilza di domande e risposte incomprensibili, avanzò di un passo.
"Ehi, ma che combinate?"
I presenti si ammutolirono cercando di ritrovare la calma.
"Insomma, che vi prende?"
Gli abitanti della Villa si guardarono l'uno negli occhi dell'altro cercando risposte: c'era chi boccheggiava, chi lanciava occhiate a destra e sinistra, chi spostava il peso da una parte del corpo all'altro...
"A questo punto non sappiamo davvero che dobbiamo fare..." Dichiarò Len con la tipica ingenuità dei bambini.
I presenti, eccetto Miku, abbassarono il capo riflettendo dentro di sé. Miku stessa fu quasi portata a mettersi a testa china e rimuginare.
"Qualcosa non va?" La domanda che persisteva a girarle in mente prese forma concreta ad alta voce e, forse, fu proprio quella a sbloccare l'intera situazione.
"In realtà noi non abitiamo veramente in questa Villa, siamo una compagnia di attori ingaggiati per mettere in scena uno spettacolo."
Vero, questo Miku lo sapeva già.
"Siamo venuti qui perché il nostro datore di lavoro ci ha dato invito dentro questa Villa e, sempre qui, ci avrebbe dato le istruzioni finali."
Nulla di più veritiero.
"Ma nel copione fornitoci non veniva fatta menzione che qualcun'altro dovesse arrivare qui stasera, ecco perché siamo così confusi adesso."
"Anche tu sei stata contattata da Unknown Shadow?"
Miku rifletté di nuovo sulla base delle informazioni appena ottenute e ciò che riuscì ad intuire fu che, stavolta, non era soltanto ritornata al punto di ricominciare tutto da capo; era tornata ancora più indietro: al primissimo incontro della squadra di attori dentro la Villa.
Tuttavia non si spiegava come mai la sua presenza avesse alterato così tanto i piani che essi si sarebbero dovuti accingere a seguire; dalla sua ormai conoscenza nel ripetere quella 'Notte Infinita' quei ragazzi dovevano essere ormai tutti consapevoli del fatto che sarebbe arrivata un'ottava persona, che l'avrebbero invitata ad entrare dentro e che da lì sarebbe partita una folle festa diventando l'inizio di una serie di eventi bizzarri.
Invece non era così: da come parlavano nessuna ottava persona si sarebbe dovuta presentare e ciò significava che la sua presenza aveva ancora scombinato i fatti.
O forse no?
"Non si può mai sapere quali siano i cambiamenti all'interno di un loop temporale, nemmeno io posso prevederli."
Già, queste erano state le esatte parole pronunciate da Unknown Shadow soltanto una mezz'ora prima nella foresta.
Le cose non si erano scombinate, erano semplicemente cambiate ma dovevano comunque proseguire verso un'unica direzione; Miku aveva il pieno potere decisionale nelle sue mani in questo momento, gli altri potevano benissimo essere considerati i suoi burattini.
"Io sono... stata contattata da Unknown Shadow proprio come voi, ma sono..." Cercò di inventarsi qualcosa di verosimile sul momento. "Sono un caso speciale, diciamo. Sì, io sono qui per dirvi esattamente cosa bisogna fare."
Gli abitanti della Villa sbarrarono occhi e labbra.
"Ah?"
"Esatto! Diciamo che io sono il vostro jolly della serata."
Vide Luka intrecciare le braccia e assumere la sua tipica espressione imbronciata portando il labbro inferiore poco più sopra di quello superiore.
"Ci stai prendendo in giro?"
"Assolutamente no." Scosse la testa Miku continuando a mantenere quel tono di sicurezza. "Ho ricevuto istruzioni ben precise, istruzioni che adesso dovrò riportare a voi."
Nessuno di loro fiatò, anzi tornarono tutti a squadrarsi uno contro l'altro cercando risposte. Chi più chi meno ancora non erano del tutto convinti.
"Forse vale la pena ascoltarla, che ne dite?" Si fece avanti Gumi parlando timida e sottovoce. Lei era quella più credulona e portata a credere a qualsiasi cosa ma in quel frangente persino il più scettico sarebbe stato disposto ad ascoltarla.
Perciò gli abitanti della Villa restarono muti poi, piano piano, ognuno di loro iniziò ad esprimere il proprio consenso.
Evidentemente la situazione, già stramba di suo, li portava per forza ad accettare le parole di Miku, l'unica che sembrava saperne qualcosa in più. C'era ben poco da fare di fronte a una situazione come questa.
"Bene, allora quale sono le prime istruzioni che Sua Signoria ci da?"
Decisamente avevano abboccato all'amo, sì, era proprio questo che Miku voleva: tutto doveva seguire perfettamente il suo copione, così stavolta avrebbe posto fine a quella pazza Notte, avrebbe liberato quei ragazzi da quel maleficio imposto di ripetere all'infinito quelle azioni e sarebbe finalmente ritornata a casa.
Sorridendo e piroettando su se stessa per la felicità rispose con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
"Insomma, quando un'ospite viene a farvi visita non è dovere dei padroni di casa organizzare una bella festa?"
 

-L'Autrice Sconosciuta-
Un capitolo transitorio diciamo. Notate qualcosa di strano già da adesso? xD

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Capitolo 3
*** Ever-Lasting-Night: Atto I, scena III ***


ever lasting night
EVER-LASTING-NIGHT
LA FOLLE NOTTE INFINITA

Atto I, scena III


"Mademoiselle, per lei il piatto principale di stasera è petto d'anatra imbevuto di aceto balsamico. Ad accompagnarlo un frizzante vino d'annata dal gusto agrodolce."
Gakupo guardò Miku e Miku guardò Gakupo; dopo essersi scrutati alcuni secondi Gakupo stava già cercando di trattenere delle smorfie mentre Miku aggrottava le soppracciglia contrariata.
"Insomma!" Esordì gridando forte. "Quante volte devo dirtelo? Sembri finto così! Devi essere più sciolto, meno rigido. Rifallo da capo, anzi torna in cucina con quel piatto che hai in mano, che poi non ci credo che è davvero petto d'anatra, e riservimelo come si deve."
Dopo essersi sfogata a dovere Miku riaffondò il sedere nella soffice poltroncina lasciandosi andare a un sospiro.
"Tu, Gakupo, sarai un maggiordomo tuttofare, perfetto ed elegante in tutto."
Insomma, cosa c'era di così complicato nel capire una cosa così semplice?
Miku si pizzicò il naso e sbadigliò per poi vedere Gumi schiantarsi a terra sul pavimento.
"Bruciaaaaa!" Urlò la ragazza; la teiera di thé, che si era fracassata al suolo insieme a lei, si era riversata sui suoi capelli e sul suo viso ustionandola.
A Miku partì l'ennesimo embolo sulla fronte.
"Ancora? Con questa fanno esattamente cinque volte che cadi al suolo, cinque!"
"Eh, ma..." Balbettò Gumi rialzandosi sulle ginocchia e strofinandosi la faccia. "La mia parte prevede di essere un'imbranata, no? Sto solo cercando di recitarla al meglio."
"Ma questo non significa che ogni quarto d'ora tu debba schiantarti contro il pavimento. Non so nemmeno se qui dentro ci sia una cassetta del pronto soccorso."
Gumi si diede comicamente un buffetto sulla testa tirando fuori la linguetta, per poi dedicarsi a raccogliere i cocci sparsi per terra. Naturalmente non mancò di tagliarsi un dito e zampillare gocce di sangue sul pavimento.
"Chissà se da qualche parte c'è almeno un cerotto..." Pensò esasperata Miku per poi rivolgersi a Luka. "Megurine, per piacere, aiutala a disinfettarsi."
Il solito, tipico, verso di stizza provenì dalle labbra di Luka mentre afferrava la cameriera per un braccio per poi trascinarla verso il bagno.
"Mi chiedo se..."
Neanche finì la frase che fu investita dalle strilla dei due gemelli biondi.
"Sorellonaaaaaaaa!"
"Sorellonaaaaaaaa!"
"Siete voi stavolta..." Mormorò stordita Miku. "Che cosa c'è?" Sentiva le orecchie fischiare, gli occhi quasi le giravano assieme alla testa.
"E' troppo difficile parlare in rima!"
"A parlare così mi si abbassa l'autostima!"
Le due testoline bionde si guardarono a bocca aperta.
"Oohh... ma quella era davvero una rima!"
"E non potevi dirla prima?" 
Ai due gemellini Miku aveva dato il compito di essere due piccoli, pazzi servitori che parlavano per rime; inutile dire che i due avevano passato tempo ad esercitarsi, a cercare battute in rima, a dimostrarsi infantili -cosa che, in effetti, erano già-, a scocciare Miku mentre istruiva gli altri più e più volte perché nessuno dei due trovava l'ispirazione su come sfornare battute tali. Improvvisamente erano diventati capaci e Miku si sentì presa quasi in giro.
Posò i palmi delle proprie mani su quei due capi biondi strofinando i loro capelli.
"Bene, bene. La vostra sorellona è molto contenta di voi, ora tornate ad esercitarvi." Batté le mani. "Su, su!"
I due bimbi saltellarono sul posto a pugni chiusi, stretti contro il petto.
"Vedrai sorellona: non ti deluderemo!"
"Esatto, in rima parleremo!"
"E piccoli pazzi servitori diventeremo!"
Sfrecciarono via come come due saette, ritirandosi in disparte per poter studiare altre nuovissime, esilaranti battute.
"Beh, almeno due su sei prendono sul serio quello che devono fare..." Pensò fra sé la ragazza mentre veniva raggiunta da Kaito e Miku.
"Sul serio, non capisco..." Mormorò Kaito tenendo in mano qualche foglio.
"I nostri ruoli saranno importanti ma sono troppo..." Meiko cercò un termine adatto.  "...deviati. Insomma siamo due padroni di casa sessualmente frustrati, con intenzioni poco chiare e battutine a sfondo sessuale!"
A Miku partì un risolino isterico per l'imbarazzo: come lo spiegava a quei due che la prima volta in cui li aveva incontrati recitavano esattamente nei ruoli di una padrona lesbica e di un padrone dai dubbi gusti sessuali?
"Ehm, andiamo andiamo... I vostri personaggi sono originali e hanno quel... quella dualità intrinseca da cui tutti sono affascinati..." Si stava letteralmente inventando cose su cose. "Poiché, oggigiorno, non esiste più lo stereotipo del personaggio solo personaggio ma devono, ehm, avere sfaccettature da cogliere nel corso della storia che, uhm, non sono percepibili a un primo impatto..."
Come regista Miku non poteva avere un futuro, di questo ne era già consapevole.
"Ma, ehi, lo faccio per liberare tutti quanti, no?" Giustificò se stessa. "Devo trasformare la Bad End Night in una Good Night!"
Allargò le braccia e sbatté le mani per richiamare tutti all'attenzione.
"Ooook! Mi aspetto che adesso tutti voi abbiate ben chiaro che cosa dobbiate fare o perlomeno quale sia il vostro ruolo! Vi lascio altri trenta minuti per riflettere e per immedesimarvi nelle vostre parti. Dopodiché riprenderemo esattamente da dove abbiamo interrotto."
E per Miku questo significava solo una cosa: ritornare fuori nella foresta, bussare al grande portone della Villa Sconosciuta e fingersi ancora la sperduta ospite che chiedeva ospitalità agli abitanti della Villa.

Come da accordi presi Miku abbandonò la Villa e lasciò passare una ventina di minuti per dare in modo agli attori di prepararsi. L'aria pungente della notte minacciava le sue braccia nude e niente serviva sfregarle con le dita per riscaldarle: avrebbe dovuto comunque aspettare la mezz'ora stabilita prima di rientrare. Nel frattempo sperava che tutti loro avessero capito cosa dovevano fare e si erano inventati un modo per calarsi nei ruoli che lei aveva assegnato.
"In fondo sono tutti attori professionisti..."
Non ci diede più peso del dovuto, in fondo a lei importava raggiungere il True End questa volta, poco peso aveva come avrebbero deciso di gestire il loro personaggio; bastava soltanto farla finita una volta per tutte.
Sollevò il pugno e bussò più volte contro il legno pregiato dell'entrata principale e, con il cuore che batteva a mille, aspettò che Gakupo venisse a riceverla.
E difatti Gakupo arrivò, stavolta con un'espressione meno stordita e meno confusa della precedente: serio e composto, senza lasciar trasparire alcuna emozione, la ricevette nell'attico della Villa esattamente come il copione recitava.
"Chiedo scusa..." Si schiarì la voce Miku. "Potrei restare qui soltanto per una notte?"
D'improvviso o stupore si dipinse sul volto di Gakupo e una smorfia gli contornò le labbra.
"Ho perso il sentiero per uscire dal bosco e adesso non trovo più la via del ritorno..."
Dei tacchi risuonarono sul pavimento di marmo tirato a lucido.
"Quale è il problema Gakupo?" Chiese la donna dalla folta chioma rosa.
"Sembra che qualcuno si sia perso nella foresta..." Rispose mite il maggiordomo.
"Oh cielo, a quest'ora così tarda? Con questo buio e con questo freddo? Facciamola entrare subito."
Miku si rincuorò a quelle parole: avevano capito esattamente cosa dovevano fare e si erano calati egregiamente nelle rispettivi parti; in fondo, proprio come aveva pensato poco prima, erano dei professionisti.
"Io ho perso la strada di casa... non riuscivo più a ritrovare il sentiero per tornare indietro e temevo di essermi persa, Poi ho visto una luce e questa Villa..."
Ma ormai nemmeno lei si poteva permettere di essere da meno.
"Non si preoccupi." La rassicurò Gakupo invintandola ad entrare. "Anzi, è stata molto fortunata a trovarci."
"Avviseremo subito i nostri padroni di questo inconveniente."
La donna abbandonò il salone per precipitarsi ad informare i suoi signori di quanto successo.
Rimasti soli Miku non poté che dare una strizzatina d'occhio a Gakupo per l'ottimo inizio con cui egli aveva cominciato.
Naturalmente l'attore non tradì il suo personaggio e si limitò soltanto a portare la mano al petto e a chinare il busto per far intendere di aver ricevuto il messaggio.
Due minuti dopo colei che era sparita dall'ingresso principale per andare ad informare i proprietari di quella Villa fece ritorno, stavolta al suo fianco vi era anche una ragazzina vestita da cameriera: Gumi che, impacciatamente, camminava goffa e a viso basso.
"Ho già informato i miei signori di quanto successo, prego ci segua. Ecco, se avrà bisogno di qualsiasi cosa la nostra cameriera è al suo servizio. Le chieda ciò che vuole."
"Sì! Infatti!" Urlò piena di vigore Gumi. "Sono a sua completa disposizione!" Gumi alzò esageratamente il mento per poi irrigidirsi come un bacchetto.
Miku avrebbe voluto dirle di rilassarsi e di non essere così tesa ma ricordava bene che ognuno di loro recitava non solo con un ruolo ma anche con un carattere prefedinito.
"A pensarci bene però Luka mi sembra molto più disposta delle altre volte..."
Passandole accanto Miku non riuscì a fare a meno di complimentarsi con lei per l'ottima performace ed ecco che, proprio allora, Luka sibilò il suo solito verso di stizza.
"Tsk! Vediamo di concludere in fretta questa recita" Sussurrò con tono da vipera.
Naturalmente Miku dovette rimangiarsi tutte le parole; non era affatto cambiata anzi stava soltanto recitando come era suo dovere.
Gumi, al contrario, pareva essere un'impacciata sia da "vera" che da "attrice", ecco spiegato perché il ruolo della cameriera sbadata le si addiceva alla perfezione.
"Vedrà che si troverà bene qui da noi stanotte." Iniziò. "I padroni sono un po' strani ma sono delle brave persone, appena hanno sentito di quello che ti è successo si sono commossi talmente tanto che..."
"Ah! No, stai attenta! Dritto, davanti a..." Inutilmente, Miku tentò di agguantare la cameriera per una spalla e cercare di salvarla dal tragico pericolo.
Ma a niente servì: il viso di Gumi si spalmò contro una colonna portante fissa in mezzo al corridoio che stavano percorrendo, la ragazza non urlò nemmeno per il dolore; anzi, forse essendoci abituata si limitò soltanto a strofinarsi il muso ormai rosso e a trattenere delle smorfie.
"Oh, è tutto a posto, è tutto a posto. Ci sono abituata, sai? Non guardo mai dove metto i piedi, figurati se presto attenzione a quello che ho davanti..."
"Meglio che ti porti in bagno a sciacquare il viso almeno, non hai del disinfettante? Qualcosa?"
Gumi sventolò una mano in aria.
"Ma no, davvero! Sto bene!" Disse lei rialzandosi in piedi come se nulla fosse.
"Gumi c'è abituata!" Parlò una vocina piccina.
"Il suo record è di almeno trenta cadute a giornata." Le fece eco un'altra voce.
I due gemelli, finora ancora non apparsi, sbucarono dall'ombra di un angolo con un sorriso sul volto che andava da un orecchio all'altro.
"Ah, eccovi dove eravate! Perché non siete venuti prima?"
"Impossibile, ci saremmo persi questo spettacolo!"
"Il tuo viso contro la colonna spalmato!"
"Gumi è così divertente!"
"Di noi servitori è la meno negligente."
Gumi si sistemò meglio le ciocche dei capelli sotto la cuffietta.
"Signorina, non ci badi. Rin e Len sono due mocciosi pestiferi a cui piace prendere in giro la gente. Voi due! Non dovete andare in cucina ad aiutare Gakupo adesso?"
Accompagnati dalle loro risate i due gemelli scheggiarono via in direzione delle cucine.
Gumi, invece, proseguì allegra dilettandosi a fare da cicerone e spiegare cosa si nascondeva dietro tutte le porte che stavano sorpassando, ovviamente stava fingendo palesemente di inventarsi cose su cose, a meno che non avesse passato i trenta minuti antecedenti all'inizio della messinscena a girare tutta la Villa e a memorizzarsi ogni stanzone, salone, punto cardinale o chicchessia.
Cosa di cui Miku dubitava fermamente.
Quando Gumi arrestò i suoi piedi lo fece davanti a un salone immenso, dal pavimento a schacchi e dal tavolo di legno pregiato, lungo e rettangolare su cui sopra svettava in bella mostra una tovaglia rossa abbinata a delle poltrone di colore mogano che sembravano essere davvero parecchio soffici e comode.
"Per favore, si sieda dove preferisce e attenda qui." Gumi la salutò con queste esatte parole e poi sparì via.
Naturalmente Miku fece come le era stato detto: si sedette e aspettò pazientemente che Meiko e Kaito le venissero incontro.
Intrecciò le dita e le gambe e restò in attesa.
Dopo cinque o dieci minuti che già si trovava da sola dentro a quel salone iniziò a pensare che ci stavano davvero mettendo troppo...
Fece per alzarsi quando una voce femminile le parlò all'orecchio.
"Allora è vero che stasera avremo un'ospite carina a cena."
Meiko, addossata contro la poltroncina esattamente dietro di lei, le diede il benvenuto spaventandola.
"Cavolo, Meiko! Non comparirmi dietro così!"
La donna castana scosse la testa sconsolata, ammonendola e facendo comparire magicamente nel palmo della mano destra un ventaglio di pizzo nero e rosso.
"Ricorda, sono tutti attori professionisti" Rimembrò Miku.
"Come vi siete persa signorina?" Pronunciò Meiko agitando davanti alla sua faccia il magnifico ventaglio.
"Uhm, non ricordo bene... Prima che me ne accorgessi avevo già perso il sentiero del ritorno."
" Una vera sciagura..." Sussurrò Meiko melliflua per poi agguantarla per un braccio. "Ma non ha niente da temere, non potremmo mai lasciare una persona sperduta nel cuore della notte e con questo buio e freddo." Il tono che Meiko usava era dolce e lo sussurrava direttamente alle sue orecchie; Miku avrebbe quasi voluto staccarsi da lei ma poi ricordò che era stata lei stessa a spiegarle come doveva essere il suo personaggio.
"Andiamo sorellina! Non essere così invadente! Prova a metterti un po' nei suoi panni: sarà sicuramente spaventata e spaesata..."
Kaito, il padrone di casa, comparve sulla soglia dello stanzone elegante e autoritario come al solito e perfettamente calato nella sua parte esattamente come Miku ricordava.
Appena lo vide Meiko rise sommessamente.
"Non facevo niente di male... volevo solamente assaggiarla."
"Conosco cosa significa per te assaggiare... sei proprio una cannibale!"
Meiko gonfiò le guance.
"E tu allora? Tornatene a giocare con i tuoi veleni nelle tue stanze!" Meiko assunse un tono da bambina e si avvinghiò ancora di più contro il braccio di Miku.
Veleni? Miku si chiese che cosa diamine si era inventato Kaito per parlare di veleni...
"Sfortunatamente non può..." Parlò improvvisamente Gakupo apparso chissà come e da chissà dove. "La cena verrà servita fra poco."
Tutti i presenti si guardarono, convenendo che era ora di tornare alle buone maniere.
"Signorina, non si preccupi. Per stasera lei sarà la nostra preziosa ospite non invitata." Le sorrise suadente Kaito invitandola a tornare a sedersi.
Ormai c'erano, Miku se lo sentiva.
La Folle Notte stava per iniziare e stavolta, nel bene o nel male, doveva essere portata a termine.

L'Autrice Sconosciuta
Pollice in su per le citazioni a Evil Conchita e a Cantarella!
Avevo promesso un aggiornamento più celere ma non ne sono stata in grado, perdonatemi.
Comunque l'intro è ufficialmente finita e ora si entra nel vivo della festa e se l'avrete notato questa parte assomiglia abbastanza alla prima parte della mia Bad End Night, ma per non essere ripetitiva mi sa che dovrò inventarmi qualcosa di nuovo, no?
Sperando che vi sia piaciuta vi invito a lasciare un commentino. <3
_Flowermoon_



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Capitolo 4
*** Ever-Lasting-Night: Atto I Scena IV ***


ever lasting night


Le portate furono servite con maestria, merito dell'impeccabilità di Gakupo che  dall'antipasto, al primo, al secondo diresse tutto al meglio senza nemmeno avvalersi dell'aiuto della cameriera o dei due piccoli servitori.
Ma, in tutta sincerità, l'aiuto di Gumi era pressoché inesistente dato che quell'unica volta che la ragazza aveva tentato di versare il vino dal collo della bottiglia al bicchiere di Miku aveva provocato soltanto una vistosa macchia rossa sulla raffinata tovaglia bianca che difficilmente sarebbe andata via.
Dei due gemellini poi era del tutto inutile parlarne che, presi dalle rime, ancora stavano dialogando fra di loro. Miku addirittura sentiva come erano passati dalla classiche rime baciate alle rime alternate.
'Magari evolveranno di livello e passeranno alle incrociate, pure'.
A fianco di Miku sedeva Meiko che di tanto in tanto, con un tantino di malizia nei modi e negli sguardi, la invitava ad assaggiare bocconi di cibo direttamente dal suo cucchiaio o dalla sua forchetta.
Di fronte a lei Luka la inceneriva con lo sguardo: corrucciando le labbra, aggrottando le soppracciglia o mostrando qualsiasi linguaggio del corpo che trasparisse irritazione.
Ne ebbe sempre più la conferma quando, allugando un braccio, la sentì gridare:
"Non si appoggiano i gomiti sul tavolo, è segno di maleducazione!"
Al che Miku si fece piccola piccola: va bene che Luka stava recitando il suo ruolo alla perfezione ma era davvero troppo severa nel farlo.
Fortunatamente Kaito intervenne in suo soccorso.
"Suvvia, Luka. Non puoi pretendere che tutte le persone conoscano le regole del galateo come noi!" Convenne asciugandosi le labbra col tovagliolo.
Miku avrebbe voluto ridere istericamente.
'Era un tentativo di difendermi quello?'
Meiko, euforica, applaudiva le mani peggio di una bambina.
"Ce ne vuole di pazienza per sopportare la nostra Luka!"
Quella frase non fece che aumentare il nervoso di Luka che riversò quel risentimento con ulteriori occhiataccie verso Miku.
'Aaahh non riuscirò mai a farmela amica...'
"Oh, vuoi saperla un'altra cosa?" Spettegolò Meiko appoggiandosi spalla contro spalla verso Miku.
"Sì, certo, cosa?"
"Quando la vedi tenere delle forbici in mano non farla arrabbiare, potresti finire male."
Se prima, dagli occhi di Luka, Miku poteva intravedere fulmini e saette adesso si erano aggiunti tuoni e tempeste.
Quasi tremò quando la vide portare una mano alla bocca e coprire le labbra per nascondere un sorriso. Questo non era, nel modo più assoluto, da lei.
"Era tanto tempo fa, quando mi dilettavo a fare da sarta nel tempo libero."
"Oh, no! No! Tutti lo sanno che..." Continuò Meiko.
"Sorellona, ti prego" Prima di essere interrotta da suo fratello, almeno. "Non credo che alla nostra ospite possano interessare certe cose o pettegolezzi."
"Oh, no affatto! Anzi mi piacerebbe..."
A quel punto esordirono i due gemelli, rimasti fino allora in disparte nel loro angolino.
"Non le dia retta signorina!"
"Dia ascolto a noi!"
"Quanto è vero che parliamo in rima."
"Le racconteremo una storia che non la annoi."
Miku avvertì i brividi sulla pelle: aveva creato due piccoli geni del male, di questo non ne era solo certa, ne era assolutamente sicura.
"Al nostro padrone piace seviziare ragazze nel sonno."
"Ma di giorno è soltanto un rubacuori senza ritorno!"
Miku giurò di vedere gocce di sudore cadere dalle tempie di Kaito fino alla tovaglia.
"I miei gusti sono alquanto singolari..." Commentò Kaito a Miku sussurrando ogni singola parola.
Miku si sentì avvampare mentre  Meiko sbadigliò annoiata.
"Mio fratello colleziona reggiseni."
"Fa peggio: calcola a vista d'occhio la tua taglia del seno!" Aggiunse Luka schifata.
"Ha anche un fetish per il gelato!"
"E lo mangia come un assatanato!"
L'occhio di Miku vagò fino a Kaito che, osservato bene, pareva pietrificato. Doveva essere dura essere un solo uomo in mezzo a tutte quelle donne.
Cioè, in realtà non era l'unico uomo ma Gakupo non faceva testo dato che, nella sua impeccabilità si estraniava da certi discorsi. Di Len poi non ne parliamo.
Meno male che fu proprio Gakupo a richiamare l'attenzione, servendo quello che doveva essere il terzo secondo e che si presentava come una magnifica grigliata di carne aromatizzata.
Naturalmente a Miku stava per scoppiare lo stomaco ma
non ci sarebbe stata altra occasione per lei di poter mangiare piatti tanto deliziosi e prelibati. Contrariamente Meiko ingurgitava tutto senza problemi, poco importava se si trattava di cibo, acqua o vino: era una botte senza fondo.
"Ancora?" Le sussurrò Gakupo chinando il fiasco di vino in direzione del suo bicchiere vuoto.
Miku protese le mani in alto, sapeva che era meglio non alzare il gomito.
"Oh, no, no. Non sono per niente abituata a bere, potrei finire per stare male... meglio di no."
Ricordava ancora come, in una delle precedenti Notti,  era dovuta correre a chinarsi su un gabinetto mentre Gumi le tirava indietro i capelli ed era meglio evitare una spiacevole esperienza come quella di nuovo.
"Peccato..." Gonfiò le guance Gumi. "Gakupo ha scelto ogni cosa con cura..."
"Gumi! Non si offendono le decisioni di un ospite!" Tossicchiò Gakupo. "Piuttosto, ritorna in cucina e aiutami a servire il dolce e il caffé."
"Agli ordini!" Gumi filò via in direzione delle cucine accompagnata dalle risatine dei gemellini che, nonostante i continui rimproveri che Luka riversava contro loro, non si decidevano ad alzarsi dalle sedie.
La donna li stava spronando ad aiutare il maggiordomo e a riordinare la tavola il più possibile, quantomeno togliendo i piatti vuoti ma i due perseguitavano a fare i nullafacenti lamentandosi di essere ancora troppo piccoli per fare lavori domestici così faticosi come lo sparecchiare una tavola.
"Deve essere dura sopportare tutto questo..." Bisbigliò Miku a Gakupo.
"Non lo è se ci sei abituato... chi fa da sé fa per tre."
Difatti Gakupo faceva tutto da solo e tutto finora era andato liscio come l'olio.
Miku non riuscì a fare a meno di chiedersi se Gakupo fosse così perfetto anche nella vita privata, a dire il vero aveva la totale sensazione che tutti loro attori avessero caratteristiche in comune con i personaggi che interpretavano.
"Certo che è una notte davvero noiosa..." Meiko sventolò il suo immancabile ventaglio davanti al viso mentre osservava assorta una delle grandi, ampie finestre munite di balcone presenti all'interno del salone.
La notte era scura e il vento quasi impetuoso che tirava fuori faceva sì che i rami degli alberi si muovessero con movimenti irregolari.
"Sono certo che se la mia padrona ci pensasse al meglio riuscirebbe a trovare degli ottimi modi per trascorrere questa notte..." la rincuorò Gakupo mentre si apprestava a porle sotto il naso una tazzina ricolma di caffè fumante.
"Uh? Sento un odore speziato..." Commentò la donna, mostrando ancora una volta le abilità del suo naso superfino.
Con la stessa grazia Gakupo porse un'altra tazzina anche a Miku.
"Spero che le spezie miscelate al caffé vi piacciano, in particolare questa è una mia specialità."
Miku soffiò sopra il liquido scuro.
"Non sono una grande intenditrice di caffè, ma immagino che, se preparato da te, deve essere squisito di sicuro." Convenne.
"Si tratta di un caffè marocchino: ossia un caffè dove ai soliti grani vengono mishiati anche cannella, chiodi di garofano, bacche di cardamomo, noce moscata, zenzero e pepe nero." Si intromise Kaito bevendolo e destando un sorriso compiaciuto in Gakupo.
"Vedo che il mio signore se ne intende."
Kaito sollevò prima in alto la tazzina e poi la bevve in un sorso; Miku lo imitò deglutendo quel caffè, forse, per lei fin troppo aromatizzato.
"Rimane il fatto che questa serata è noiosa..." Riprese Meiko. "Così buia e triste... oh, ma certo!" Improvvisamente si alzò in piedi trascinando Miku con sé. "Dobbiamo far divertire la nostra ospite! Canti, balli, giochi! Qualsiasi cosa che renda questa notte divertente!"
Soltanto Miku restò appagata da quella proposta, soltanto lei sapeva che l'organizzare una festa dopo la cena era un dovere inviolabile di quel infinito copione, al contrario gli altri non si dimostrarono così entusiasti.
"E per tutti gli dei in cielo..." Rovesciò la testa all'indietro Kaito. "Cosa vorresti fare, sorella mia?"
Meiko parve prima rimurginarci un po' su per poi battere le mani fra loro con vigore.
"Una caccia al tesoro! Sì, quando abbiamo comprato questa Villa e ci siamo trasferiti qui il precedente proprietario non ci ha forse detto che da qualche parte, in qualche stanza, fosse nascosto un tesoro segreto?"
Calò il silenzio.
"Sognate troppo mia signora, quel vecchio era solo un ciarlatone."
Meiko si rabbuiò.
"Non possiamo sapere se è vero oppure no, non abbiamo mai cercato."
"Vero o no, quello era uno che di soldi ne aveva."
I gemelli saltarono su con una delle loro.
"Perché non ci giochiamo?"
"Così non ci annoiamo!"
Non tutti i presenti risultarono entusiasti dalla proposta fatta dalla padrona, Miku per prima non era sicura di voler partecipare. Era bene a conoscenza dei segreti che nascondeva quella misteriosa Villa perduta nel bosco. Segreti che avevano a che fare con seminterrati bui, dove vi erano disposte bare in circolo e dentro quelle bare...
Osò non pensarci.
Meiko fece gli occhioni a tutti i presenti con la speranza di convincerli.
"Provate a pensarci: è solo un modo come un altro per scacciare la noia, per passare il tempo. Magari non troveremo nulla ma se, invece, ci fossero davvero ricchezze in questa Villa? Non potremo saperlo dato che domani ognuno di noi andrà per la sua strada. Ci rimarrà solo l'insoddisfazione di non aver reso questa Notte indimenticabile.
Kaito si grattò quel poco di barba che possedeva.
"Un ragionamento che non fa una piega..."
Meiko piroettò su se stessa.
"Allora è deciso!" Ululò piena di gioia. "Possiamo cercare da soli! Andare in coppia, formare delle squadre...
"Andremo da soli."
Puntualizzò Miku azzerando tutto l'entusiasmo appena nato in Meiko.
"Oh va bene..." Disse sconsolata. "Possiamo andare tutti da soli..."
Miku voltò loro le spalle: non ce l'aveva con nessuno in particolare, semplicemente sapeva già che in quella Villa non esistevano cose belle come un forziere pieno di monete, tesori nascosti chissà dove o chissà quali ricchezze perdute nel tempo.
'L'unica cosa che esiste...'
Si ritrovò a pensare fermandosi davanti al grande orologio a pendolo situato nell'ingresso principale.
'...è questa Notte maledetta.'
Gli altri, eccezion fatta per i gemelli e Meiko, scrollarono tutti le braccia e sbuffando fra di loro diedero inizio a quel gioco di caccia al tesoro. Fra loro parlottavano su chi avrebbe esplorato le stanze o chi avrebbe ispezionato gli angoli della casa, i gemelli addirittura si adoperarono per bussare ad ogni centimetro di muro o tirare qualsiasi candela o candelabro che avrebbero incrociato nel loro cammino.
Ma Miku lo sapeva, nulla di tutto questo era reale. Non vi erano passaggi segreti o antri misteriosi in quella Villa.
Vi era soltanto un unico, stretto e buio corridoio che portava giù nell'oscurità, nei meandri di quella Villa ed era lì che voleva andare; per verificare ancora quella cosa con i propri occhi.

Le bare erano esattamente lì, proprio come le ricordava.
Disposte in circolo e laccate di nero, su ognuna di esse svettava un singolo numero.
C'erano cose che ancora Miku ricordava vagamente, alcune aveva anche provato a rimuoverle ma le bare erano un ricordo vivido impressosi ormai nella sua mente e ce ne sarebbe voluto di tempo prima di cancellarlo.
"Cancellare questa Notte potrebbe essere un modo..."
Si avvicinò ad una di esse, non badò al numero: una valeva l'altra.
Con un calcio la fece scoperchiare, il coperchiò rimbalzò contro il pavimento provocando un forte rumore che, a causa dello spazio vuoto e delle pareti, rieccheggiò fino in lontananza.
Dapprima non vide che oscurità. Infine, quando i suoi occhi si abituarono, poterono scorgere il fondo di quella bara e il suo contenuto.
La visione fu troppo brutale per la ragazza che, assalita dagli orrori e dai sensi di colpa dovette correre fino al lato opposto di dove si trovava per poi appoggiarsi con le mani alle pareti.
Sentiva i conati di vomito, la testa girare, il respiro mancare, il mondo farsi ancora più buio di quanto già non era.
No, non era il momento di svenire. Decisamente no.
"Perdonami." Riuscì solo a sillabare.

Quando riemerse in superficie trovò tutti gli abitanti della Villa radunati all'ingresso, sembravano aspettarla o quantomeno si atteggiavano a tale.
"Trovato niente?" Chiese loro notando che nessuno si degnava di dire qualcosa.
Non ci fu risposta se non il silenzio, almeno fino a quando le lancette dell'orologio a pendolo non si spostarono entrambe sulla XII e questo finì per far trillare un forte "DONG!" ripetuto per dodici volte.
Quel suono... a Miku parve così estraneo.
Da quanto tempo stava cercando di far sì che l'orologio a pendolo realizzasse proprio quel suono?
Improvvisamente le sembrò un tempo eterno.
Avrebbo dovuto esserne felice, immaginò. Era da tanto che li sognava, invece quei rintocchi sembravano estraniarla al mondo sempre più.
"Mezzanotte!" Strepitò all'improvviso Rin.
"Mezzanotte!" Fece eco Len.
Quei rintocchi segnavano la fine?
O forse no?


Sembrava che questo capitolo o che questa long non avesse mai avuto una continuazione ed invece eccolo qua! Finalmente, oserete dire.
Ci sono state diverse problematiche dietro alla stesura di questo capitolo, leggasi: autrice immersa nel lavoro, temporaneo blocco dello scrittore, paragrafi scritti e poi cancellati, estate di mezzo e quindi ferie. Più di una persona mi ha anche scritto in privato per sapere come mai e la mia risposta era che non avrei abbandonato questa storia nonostante la lunga assenza da EFP (sì, non sono stata poi così attiva). Questo capitolo poi doveva risultare più lungo originalmente ma allungare il brodo mi è sembrato troppo e l'ho accorciato lasciando solo ciò che ho ritenuto fondamentale, spero che sia piaciuto.
_Flowermoon_


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Capitolo 5
*** Ever Lasting Night: Atto II Scena I ***


nuovo chapter
EVER LASTING NIGHT
LA FOLLE NOTTE INFINITA
atto II scena I


Miku si risvegliò in un letto di sua conosenza ma non suo.
Lo conosceva bene, dopotutto ci aveva già dormito una volta, o forse due. No, non lo ricordava poi così  bene.
Sicuramente era il letto riservato agli ospiti della Villa Sconosciuta  e, sicuramente, Miku ci aveva già dormito almeno una volta.
Prima di alzarsi si rigirò fra le coperte un paio di volte pensando alla sera precedente, dove l'orologio aveva rintoccato la mezzanotte senza intoppi.
Sicuramente, quella mattina, avrebbe salutato la compagnia di attori e se ne sarebbe tornata a casa; sapeva anche che molte cose erano rimaste irrisolte, ma ormai non le importava più risolvere il mistero di quella Notte se le veniva data la possibilità di ritornare al suo Villaggio.
Allungò una mano sopra di sé per accendere la luce, era da tanto tempo che non vedeva i raggi del sole e il cielo del giorno: la prima cosa che avrebbe fatto, in piedi, sarebbe stata quella di aprire le persiane.
Così fece: la voglia di vedere il sole con i propri occhi era davvero troppa. Buttò i piedi nudi fuori dal letto e si incamminò verso la finestra con la lunga camicia da notte che le frusciava intorno alle caviglie. Usando entrambe le mani spalancò le finestre verso l'esterno.
Quasi avvertì il fiato mozzarsi, però, quando lo scenario che le si presentò davanti fu cupo e buio, dal colore blu scuro.
Non c'era traccia del sole, anzi la luna era rimasta là, fissa in cielo, esattamente dove la ricordava.
'Perché? Questo è impossibile, no?'  Pensò con il cuore in gola.
Non badò a vestirsi bene, non fece caso alle pieghe del vestito o al grembiule allacciato malamente; si precipitò fuori dalla camera con un groppo nel petto. Che cambiamento c'era stato quella Notte? Più volte si era alzata di nascosto e, in punta di piedi senza fare rumore, era andata personalmente a controllare l'orologio a pendolo.
Non c'erano dubbi sul fatto che l'avesse visto muoversi e ticchettare con i propri occhi e le proprie orecchie.
Tuttavia, pur essendo conscia di questo, quando raggiunse l'ingresso e volse il suo sguardo proprio verso l'orologio quasi urlò.
Le lancette non si muovevano affatto, anzi erano tutte e due posizionate sul segno 'XII'.
Le ginocchia le tremarono finché non cedettero del tutto. Sarebbe sprofondata a terra se avesse potuto.
Che avesse sognato?
No, non poteva aver confuso il sogno con la realtà. Lei, quella notte, si era effettivamente alzata dal letto un paio di volte ed era andata a controllare. E non c'era nulla, assolutamente nulla, che l'avesse fatta insospettire di un malfunzionamento o di qualcosa che andasse storto.
Eppure le lancette non mentivano: come avevano fatto a tornare indietro?
Affranta, Miku notò qualcos'altro di strano: le volte precedenti l'orologio era rimasto sì fermo, ma il rumore che scatenava il suo meccanismo era percebile ad orecchio nudo. Questa volta non c'erano affatto rumori, nessun 'tic tac' udibile, nulla di nulla. Forse era solo immaginazione ma agli occhi di Miku quel maestoso orologio pieno di bellezza antica appariva morto e spento adesso.
Tutti i miei sforzi, tutto quanto. Cosa è andato storto, ora? Cosa?
Miku avvertì dei passi dietro di lei, si voltò appena giusto per scorgere il bianco e il nero tipico del vestito da cameriera di Gumi.
Chissà che motivo aveva quella ragazza per vestire ancora con il suo costume da scena.
"Fa sempre così." Scosse la testa. "Questo orologio è così vecchio che spesso si rompe."
Una mano tesa verso di lei entrò nel suo campo visivo, Gumi si era chinata di poco offrendole il braccio.
"Su, signorina. Non va bene restare seduta sul pavimento o vi prenderete un raffreddore." Parlò calma. "A proposito, buongiorno. Cosa gradite per colazione stamattina? Caffè? Biscotti?"
Miku boccheggiò esterefatta un paio di volte o forse più, non ricevendo risposta Gumi si limitò a scrollare le spalle e allontanarsi in silenzio. In quei passi Miku notò l'eleganza dei piedi della cameriera che si allineavano pefettamente l'uno contro l'altro.
"Cosa c'è di sbagliato in te?" Domandò Miku ancora prima di rendersi conto di aver parlato a voce alta, eppure quello era davvero il suo pensiero. C'era solo Gumi insieme a lei, in quel momento, ma quella non era Gumi.
Gumi non parlava in quel modo, non camminava in quel modo, non si muoveva mai con grazia, non si esprimeva mai in modo formale, al contrario, inciampava in ogni dove, sbatteva il naso contro ogni angolo per poi finire ad avere cerotti e fazzoletti arrotolati su per il naso.
"Mh?"
"Stai ancora fingendo?"
"Non capisco, signorina. Non capisco niente di quello che state dicendo." Ribattè Gumi, quasi infastidita.
Le due ragazze si guardarono per qualche attimo ancora, infine la cameriera decise di congedarsi definitavamente con un inchino muto e scomparendo per uno dei ampi saloni.
Miku non era riuscita a muoversi di un solo passo; su di lei incombevano solo il grande orologio alle proprie spalle e il silenzio assoluto generato da esso.
Restò ferma per molto tempo ancora, tanto da credere ormai di essere rimasta sola. Almeno fino a che dei passi troppo veloci si udirono alle sue spalle: qualcuno aveva corso,  passandole esattamente dietro per poi andare a nascondersi.
"Cerca di ricordare ora..." Le parlò una voce.
"Come è iniziato tutto questo?" Ne seguì un'altra.
Miku si girò appena in tempo per vedere una fugace apparizione. Erano i due gemelli e la stavano fissando con sorrisi inquietanti sui volti.
Ma non erano nemmeno quelli a spaventarla più del dovuto; difatti Miku era pronta a giurare di averli visti indossare due maschere sul viso.

Quando entrò nella sala da pranzo notò che tutti loro erano già seduti intenti a fare colazione. In silenzio cercò un posto lasciato libero e quasi le si gelò il sangue nelle vene quandò notò che soltanto una sedia era ancora libera e si trovava alla destra del tavolo in una posizione ancora più inquietante. Affianco a sé avrebbe avuto Rin e Len e questa era già un'altra enorme stranezza poiché i due gemelli mai una volta si erano separati l'uno dall'altro.
Incassando la testa in mezzo alle spalle andò a sedersi in quel buco vuoto con religioso silenzio, osservando gli altri nelle loro faccende.
"Caffè?" Chiedeva Gakupo.
"Biscotti?" Si premurava Gumi.
Come era strano tutto questo, le pareva ancora più di essere un'estranea. Ormai era abituata ad avere su di sé tutte le attenzioni e il posto che le veniva riservato era sempre quello del capotavola. Ora era tutto così noioso, con Kaito che leggeva accigliato chissà quale notizia su un giornale, Luka che si guardava le unghie e Meiko che lisciava l'orlo di un bicchiere. Persino i due fratellini, i più vivaci del gruppo, rimanevano seduti composti e in silenzio.
"Prego."
Una tazzina ricolma di caffè venne depositata sotto il suo naso e anche quella era un'altra stranezza di quella mattinata. La tazzina era sporca da un lato, segno che delle gocce di caffè erano scivolate fuori dal bordo.
Gakupo si affacendava nelle cose come se fosse costretto a farlo e in piena atonia. Il maggiordomo che Miku ricordava, invece, non avrebbe mai lasciato servire una tazzina sporca e si sarebbe premurato di chiederle se gradiva il latte al posto del caffè o quanto zucchero voleva.
Sconsolata Miku l'afferrò e la portò alle labbra per mandare giù quel liquido troppo amaro osservando come, dall'altro lato della stanza, Gumi preparava vassoi pieni di biscotti e pasticcini per poi sostituirli a quelli vuoti rimasti sul tavolo.
La Gumi che lei aveva conosciuto avrebbe fatto finire quei dolcetti a terra, per poi scivolarci addirittura sopra. Questa invece li cambiava e li sostituiva, li ripuliva dalle briciole e poi li riempiva di nuovo.
Poiché nessuno parlava nemmeno Miku si azzardò a farlo. D'un tratto Kaito piegò il giornale lanciandolo lontano, destando una reazione in Luka intenta ora a lisciarsi i lunghi capelli rosa usando le dita a mò di pettine.
"Presto dovremmo andare in città a fare scorte." Disse.
Gakupo si avvicinò a una vetrata scostando di poco la tenda e guardò fuori.
"Non ora." Commentò. "Un temporale è in arrivo."
Miku si chiese come poteva esserne certo dato che lei vedeva solo il buio della notte, con un esame più attento però vide anche che le finestre erano bagnate da delle goccioline d'acqua.
I due gemelli al suo fianco non facevano rumore, non giocavano col cibo, non la prendevano in giro e non la consideravano. E nemmeno si consideravano fra di loro.
Approfittando dell'attenzione che si era spostata altrove, alle finestre bagnate e al tempo fuori, la ragazza ne usò l'occasione per intavolare un discorso con loro.
"Poco fa che cosa volevate dirmi?"
Rivolse la domanda sia a Rin, sia a Len ma i due restarono muti. Quando ormai Miku era pronta a rinunciare a una risposta e ad alzarsi dal tavolo i due fratellini si scambiarono la prima occhiata della giornata.
"In una buia notte tempestosa..."
"Chi è stato tradito?"
Miku non fiatò dopo quella domanda, forse si aspettava un continuo o forse no. Certo era che anche quando non parlavano in rima loro due restavano più enigmatici che mai. Sospirò e si alzò dalla tavola, nessuno si accorse che si era alzata prima di tutti oppure non le diedero attenzione.
Fuori, nel corridoio, Miku cercò di fare mente locale e le parole di Luka le tornarono alla testa.
Luka aveva menzionato una città, anzi aveva precisato che dovevano andare a fare scorte.
Una fitta acuta le colpì una tempia, talmente forte che Miku dovette portare due polpastrelli su essa per massaggiarsela.
Da quanto tempo mi trovo qui... Il mio villaggio... devo farci ritorno... tutti saranno preoccupati per me... da quanto tempo sono qui... non ricordo...
A giudicare da quanto ne sapeva lei  più di una Notte era passata, ma ogni Notte era sempre la stessa quindi era sempre una Notte. No?
Sì, era stata via dal suo Villaggio una notte, la stessa identica Notte.
E adesso la Notte si stava ripetendo, di nuovo.
Al di là delle vetrate Miku guardò la luna: una nuvola grigia l'aveva oscurata. Certo, quella Notte era strana e pure la luna lo era, talmente tanto da risultare finta. Ma sapeva anche che, prima o poi, questa era destinata a scomparire dal cielo e allora perché sembrava rimanere sempre fissa nel suo solito punto?
Con i palmi delle mani si colpì le guance. Di certo non voleva appurare di stare ancora sognando, sapeva benissimo che non era così piuttosto voleva riconquistare un po' di lucidità.
Ok, sono qui per finire ciò che è iniziato, pensò, quindi adesso tornerò da loro e farò loro delle domande.

Rimettendo piede nel salone vide che nessuno di loro aveva variato il proprio atteggiamento. Nessuno parlava o si muoveva.
Kaito rimaneva sprofondato su una poltrona, una gamba piegata sull'altra e un giornale poggiato sopra di essa. Con le labbra imbronciate e la fronte corrucciata continuava a sfogliare dei giornali ammucchiati nel tavolino posto proprio di fianco a lui. Rin e Len invece si erano alzati, avevano abbandonato le proprie sedie per andare ad inginocchiarsi sul pavimento, in un angolo più lontano dove non avrebbero dato fastidio, giocando con delle carte da gioco. Miku non capì a cosa giocavano, né si impicciò a voler chiederlo visto come apparivano svogliati anche solo a scambiarsi le carte. Gakupo era quello più lontano da tutti, solo il suo profilo era visibile stando impalato davanti ad una armatura di ferro e spolverandola con uno strofinaccio. Ma Miku sapeva che stava facendo finta, lo vedeva dai movimenti che continuavano a spolverare sempre e solo l'elmo senza preoccuparsi del resto.
Con quel silenzio surreale che regnava non si sentiva così sicura di voler iniziare a fare domande.
"Così noiooooosoooo..." Parlò Meiko, sventolandosi grazie al suo immancabile ventaglio di pizzo nero e rosso.
"Così noioso?" Fece eco Rin.
"Tutto è così noioso!" Le rispose Len.
"Cosa c'è di noioso?" Domandò Miku, non capendoci nulla.
I sette attori si voltarono all'unisono per guardarla, come se la vedessero per la prima volta, lasciando Miku in attesa di una risposta che non arrivava.
"Mi pare di stare per morire." Rispose Gumi per prima, gli altri sette confermarono il tutto acconsentendo con la testa.
Miku sollevò le mani sventolandole in aria, goffa e spaesata per tutta quella situazione.
"Andiamo! Che bisogno avete di fingere ancora? Non volete tornare a casa?" Azzardò a chiedere, sperando in una risposta coerente.
"Mh? Cosa?" Ricevette in risposta.
"Il vostro lavoro è finito, no? Possiamo ritornare a casa! Non siete stufi di rimanere in questa Villa e recitare questi ruoli?"
I sette si scambiarono occhiate fra di loro, perplesse e dubbiose.
"Eddai!" Si sforzò di sorridere Miku. "Non avete più bisogno di fingere, piuttosto penso che dobbiamo trovare un modo per andarcene da qui. Se continuiamo a restare qua dentro a questa Villa sicuramente resteremo intrappolati per molte, molte Notti ancora."
Miku non sapeva esattamente cosa voler ottenere da tutto questo, forse si aspettava un piccolo segno che le potesse far capire che qualcuno di loro la comprendeva, che percepissero che qualcosa non andava, che tutta quella situazione era pazza, che fuori c'era una Notte che non doveva esserci, che loro avevano fatto colazione poco prima osservando un cielo notturno invece che diurno.
D'un tratto si ricordò dell'unico che aveva tentato di essere un suo alleato e, speranzosa, tentò di far leva su esso.
"Len! Tu non puoi aver scordato come questo lavoro in questo bosco sperduto ti sembrava sospetto e privo di senso."
Il ragazzino buttò a terra le carte che teneva in mano e sollevò gli occhi su di lei fissandola perplesso.
"Lavoro? Di che lavoro parli?"
Miku si ammutolì non volendo credere alle proprie orecchie.
"A proposito..." Si intromise Meiko picchiettandosi le labbra con la punta del suo ventaglio. "Me lo stavo chiedendo da prima ma... tu chi sei?"
Di colpo avvertì sette sguardi che la squadravano contemporaneamente, facendola sentire un'estranea e accapponandole la pelle.
Avrebbe voluto rispondere, Miku. Dire qualsiasi cosa ma nessuna risposta le si formulò sulle labbra, alla fine l'unica cosa che fece fu tirare una gomitata e urtare un'anfora di marmo lasciandola traballare finché non si ruppe sul pavimento.
Scappò da quel salone e da quei sette incapace di sopportare oltre.

Miku aveva memorizzato tutta la planimetria della Villa, al punto tale da sapersi muovere come se fosse casa propria.
L'enorme mansione si estendeva su due piani: un piano terra e un primo piano più un piano interrato, quello dove Miku sapeva di trovarci otto bare disposte in circolo.
Senza contare le innumerevoli stanze per gli ospiti che la Villa metteva a disposizione l'atrio e il piano interrato rimanevano i due punti cruciali della Villa.
Nell'atrio perché si trovava l'orologio a pendolo, sua fonte di preoccupazione; nel piano interrato per il mistero delle otto bare disposte in circolo.
Miku era più che certa di sapere che quelle bare contenevano i corpi morti della compagnia d'attori, dopotutto nella prima Notte lei li aveva uccisi in preda alla follia della situazione bizzarra in cui si era ritrovata. Poi aveva tentato di risistemare tutto, senza riuscirci. E quando ancora pensava di tenere il tutto nel pugno si era assicurata che quello che ricordava fosse reale e che dentro a quelle bare vi fossero davvero i corpi che ricordava.
Così era stato, aveva perfino chiesto scusa ad uno di essi giurando a se stessa che una simile tragedia non si sarebbe più ripetuta.
Ora le pareva che nulla stava procedendo come lei si era immaginata: l'euforia e la gioia che aveva provato nel vedere e sentire l'Orologio a pendolo scoccare la mezzanotte era svanita nel giro di poco più di un'ora. Adesso nessuno la riconosceva, nessuno sapeva chi fosse, nessuno ricordava che l'unico motivo per cui si erano radunati lì era di mettere in scena una chissà quale sceneggiata.
Le uniche certezze a cui si era aggrappata le riponeva nelle bare, sperando di non esserne di nuovo uscita pazza.
Vuota era una.
Vuota era anche un'altra.
Vuota era pure la terza.
E la quarta, la quinta, la sesta, la settima.
Le bare erano vuote, prive di contenuto, di qualsiasi altra cosa. Ma non era così che dovevano essere: Miku non poteva  essere pure una visionaria.
Se avesse potuto piangere per la disperazione l'avrebbe fatto, eccome se l'avrebbe fatto. Ma non c'era tempo di versare lacrime poiché mancava ancora una bara da controllare: la numero 01.
Strano che Miku non avesse iniziato proprio da quella, forse il suo inconscio si era rifiutato di farlo o forse qualcosa le diceva che era meglio non farlo.
Incerta si avvicinò a quella che, sapeva per certo, essere la sua bara.





Ho tanto per cui scusarmi, questo capitolo pareva non volesse più scriversi. Eppure finalmente è arrivato e spero che sia di vostro gradimento!
Detto questo: cosa vi aspettate? Cosa ne pensate? Lo so che per molto tempo sono stata inattiva ma se vorrete darmi il vostro parere questo è sempre ben accetto!






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